LA DIFFUSIONE DELLE SCIENZE NELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ALTAMURA: UN DIFFICILE PERCORSO DI AFFERMAZIONE BARBARA RAUCCI Società Nazionale di Scienze Lettere e Arti di Napoli e INAF - Osservatorio Astronomico di Capodimonte, Napoli Questo lavoro, avviato come tesi di laurea1, riguarda la diffusione delle scienze nell’università degli studi di Altamura, istituzione di cui si ebbe già modo di parla- re durante il Congresso dell’anno scorso2. In quella occasione fu scelto di trattare, attraverso la lettura di alcuni documenti, dell’apertura e della chiusura dell’ateneo stesso e dell’attività di ricerca scientifica di due professori, Luca de Samuele Cagnaz- zi e Vitangelo Bisceglia3. Il presente contributo pone l’attenzione sui criteri adotta- ti per le nomine dei docenti, prendendo ad esempio quella di un docente di Filo- sofia e geometria, sulle differenze di valore assegnato nel corso degli anni alle disci- pline scientifiche e sulle innovazioni didattiche, attuate o solo delineate, con le qua- li si tentò di colmare il divario con le altre università. L’università di Altamura venne istituita nel 1747 da Carlo di Borbone. La pro- posta di aprire il piccolo ateneo nella città murgiana era stata avanzata pochi mesi prima dall’arciprete della Chiesa locale, monsignor Marcello Papiniano Cusani4, per sfruttare i risparmi inutilizzati di un fondo, detto Monte a Moltiplico, istituito nel Seicento dai cittadini per trasformare la Chiesa arcipretale in Vescovato. Alla sua apertura l’ateneo ebbe un indirizzo di studi prevalentemente storico-giuridico, con solo qualche insegnamento scientifico: la motivazione del taglio umanistico è da ricercarsi nel particolare momento in cui era stata presentata la proposta istitu- tiva dal prelato. Cusani doveva muoversi con cautela per non urtare gli interessi del clero e dei notabili locali e per conservare di conseguenza il consenso della cittadi- nanza ottenuto con non poche difficoltà. La sua idea di aprire una scuola di ordi- ne superiore in città era stata accolta con entusiasmo; ma molti pensavano a un 1 B. Raucci, Scienza e tecnologia nel Regno di Napoli: l’Università degli Studi di Altamura (1747-1812), tesi di laurea in Conservazione dei Beni Culturali, Seconda Università degli Studi di Napoli, luglio 2001. 2 B. Raucci, L’università di Altamura (1747-1821), in Atti del XXII Congresso nazionale di storia del- la fisica e dell’astronomia (Genova-Chiavari, 6-8 giugno 2002). 3 Sull’università degli Studi di Altamura cfr.: O. Serena, Di un’antica Università degli studi delle Puglie, in «Rassegna Pugliese», vol. I, 1884, Trani; Id., Di un’antica Università nelle Puglie, memorie storiche pubbli- cate nel 1884 ed ora rivedute e corrette, ed. Leggieri, Altamura, 1887; T. Fiore, Di un’antica Università degli studi di Altamura, in «Altamura. Rivista Storica/Bollettino dell’A.B.M.C.», n. 13 (gennaio 1971), pp. 31- 46; E. Bosna, Le scuole universitarie altamurane, in Per una storia della scuola di Terra di Bari, Bari, 1974, pp. 75-135; Id., L’Università degli Studi di Altamura, in «Altamura. Rivista Storica/Bollettino dell’A.B.M.C.», n. 29-30 (1987-88), pp. 191-214; B. Raucci, L’università di Altamura (1747-1821) cit. 4 A. Gisondi, Marcello Papiniano Cusani (1690-1766) Regalismo e riformismo nella sua esperienza civile e pastorale altamurana, in «Altamura. Rivista Storica/Bollettino dell’A.B.M.C.», n. 21-22 (gennaio 1979- 1980), pp. 87-138. 350 Contributi seminario gesuitico5. Tuttavia il prelato era consapevole dell’ostilità delle corti europee, prima fra tutte quella di Madrid, nei confronti della Compagnia di Gesù6: l’istituzione di un seminario gesuitico non sarebbe stata vista di buon occhio da molti ministri napoletani, col rischio di mandare a monte qualsiasi altra azione riformatrice in futuro. L’arciprete doveva necessariamente scongiurare questo peri- colo e, forse argomentando che la futura università avrebbe portato grande presti- gio alla città, riuscì a far prevalere il suo punto di vista e a passare all’azione. Dobbiamo immaginare che la sua richiesta alla Camera di Santa Chiara contem- plasse comunque un piano di studi innovativo, poiché questa dispose che i rispar- mi del Monte a Moltiplico dovevano essere utilizzati per le tradizionali cattedre «di umanità, filosofia moderna, geometria, teologia metodica, e di canto gregoriano e di altre facoltà quanto potrà comportare il piano del Monte suddetto» e consigliò di rinunciare alle cattedre di matematica, di medicina e di giurisprudenza civile considerata l’insufficienza dei fondi7. Il pervicace prelato trovò risolutamente una soluzione al problema economico; dall’alto della sua carica di arciprete stabilì di incrementare il fondo con le congrue di quattro luoghi Pii della città8. Consapevo- le comunque che la questione sollevata dalla Camera di Santa Chiara era più che altro un monito, Cusani adoperò maggiore cautela e sembrò adeguarsi alla politica scolastica suggeritagli. All’inaugurazione del primo anno accademico furono infatti istituiti solo i cor- si di Letteratura umana, di Eloquenza latina e di Eloquenza greca. Egli mostrava di aver compreso i consigli della Camera di Santa Chiara e probabilmente proprio il suo assoggettamento portò all’apertura dell’ateneo senza la definizione dell’orga- nico e dello statuto. Nei mesi successivi il Cappellano Maggiore, monsignor Celestino Galiani9, det- 5 La Compagnia di Gesù fu fondata a Parigi nel 1534 da Ignazio da Loyola con lo scopo di propa- gandare la fede cristiana tra gli infedeli e gli eretici e riconosciuta ufficialmente da papa Paolo III nel 1540. Nel corso del Seicento, i padri gesuiti iniziarono a interessarsi di istruzione: i loro collegi diven- nero gli istituti più accreditati per rigore morale, disciplina e preparazione impartita. Sulla Compa- gnia di Gesù nel Mezzogiorno, cfr. E. Novi Chiavarra, L’attività missionaria dei Gesuiti nel Mezzogiorno d’Italia tra XVI e XVIII secolo, in Per una storia sociale e religiosa del Mezzogiorno d’Italia, a cura di G. Galas- so e C. Rosa, vol. II, Napoli, 1982, pp. 159-185. 6 L’attacco contro l’Ordine era partito in modo decisivo nel 1756 in Portogallo: i gesuiti furono espulsi dal Paese e mandati nello Stato Pontificio, con l’accusa di essere implicati nell’attentato a re Giuseppe I. Il movimento di rivolta si propagò poi in Francia, dove nel 1764 l’istituto fu sciolto, e rag- giunse l’acme in Spagna, dove nel 1767 Carlo III di Borbone ordinò l’espulsione della Compagnia dal suo Regno, quindi il pontefice Clemente XIV decretò la soppressione dell’Ordine in tutta Europa con il breve Dominus ac Redemptor. Nel 1814 Pio VII, tornato a Roma dalla lunga prigionia napoleonica, ria- bilitò la Compagnia con la bolla Sollecitudo omnium. Nell’Ottocento, mutata la situazione politica, ven- nero nuovamente espulsi da molti Stati, quindi, papa Leone XIII decise di richiamare tutti i gesuiti in Italia. In particolare sull’espulsione dei gesuiti dal Regno di Napoli, cfr. U.A. Padovani, La soppressione della Compagnia di Gesù, Napoli, 1962. 7 Archivio Biblioteca Museo Civico di Altamura (da ora in poi A.B.M.C.), Fondo «Cagnazzi», F. III D 5 (8b), c. 1 r. 8 Le rendite del Monte a Moltiplico furono incrementate con le congrue della Cappella dell’As- sunta e della Trinità e quelle della Congregazione del Rosario e di San Biagio. A.B.M.C., Fondo «Otta- vio Serena», F. 215, f.lo 5, c. 3 r; A.B.M.C., Fondo «Ottavio Serena», F. 215, f.lo 9, c. 1r. 9 Celestino Galiani era stato nominato Cappellano Maggiore nel 1732. Il suo insediamento nel- l’ufficio non era stato ben visto negli ambienti curiali: il suo atteggiamento alquanto aperto sulle que- B. Raucci La diffusione delle scienze nell’Università degli Studi di Altamura 351 tò le norme di gestione dell’ateneo. La carica di rettore sarebbe stata associata all’ufficio di arciprete. Al rettore era demandata la direzione dell’istituto con l’ob- bligo di comunicare alla Corte di Napoli l’andamento dei corsi e il comportamen- to dei docenti, di sottoporre ad approvazione sovrana le nomine dei professori, d’informare del piano di studi adottato, del numero degli studenti e di qualsiasi modifica nella didattica, nonché l’amministrazione economica del Regio Studio, definito istituto autonomo. Forte della carica di rettore nel 1749 Cusani poté finalmente istituire la cattedra di Filosofia e geometria e l’anno successivo quelle di Sacra teologia, di Medicina e di Giurisprudenza ecclesiastica e civile, di cui fu titolare10. La nomina dei docenti richiedeva molta accortezza. I candidati da segnalare alla Corte di Napoli dovevano essere inattaccabili sia sul piano culturale sia su quello morale: dovevano avere un curriculum studiorum, ma soprattutto vitae tale da soddisfare pienamente i ministri napoletani onde evitare richiami e nuove intromissioni11. Per la cattedra di Filoso- fia e geometria, Cusani propose al Cappellano Maggiore di nominare Giuseppe Carlucci, un professore altamurano distintosi per le doti intellettuali e per la capa- stioni inerenti i rapporti tra lo Stato e la Chiesa provocava grande sconcerto tra gli ecclesiastici. Altri motivi di contrasto erano dettati dal suo ruolo di promotore nella diffusione delle moderne teorie scientifiche e filosofiche. A Napoli Galiani era stato tra i fondatori dell’Accademia degli Studi Pubbli- ci, detta anche Accademia della Scienza. L’abate faceva parte del gruppo di cattolici illuminati, ossia di coloro che per amore della cultura, della conoscenza, della scienza, cercarono di svolgere una posi- tiva opera di riabilitazione di Galileo, di diffusione delle teologia naturale newtoniana, di divulgazio- ne delle opere di Gassendi; egli si proponeva attraverso l’Accademia di Scienze di rilanciare in sede scientifica la polemica contro la metafisica, appoggiando e diffondendo la dottrina di Newton, e di indagare e documentare la natura geografica e fisica, le risorse naturali del Regno senza false implica- zioni ideologiche, filosofiche e teologiche. Galiani si era posto inoltre l’obiettivo di riformare l’ateneo partenopeo; iniziò un paziente lavoro di analisi di tutti i precedenti progetti e colpito da quello del Contegna a esso si rifece in modo libero nell’ideazione del suo piano.
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