I Boschi D'asio Fra Marginalità E Sviluppo

I Boschi D'asio Fra Marginalità E Sviluppo

MAURO PASCOLINI I BOSCHI n'ASIO FRA MARGINALITÀ E SVILUPPO . er le popolazioni della montagna il bosco e Il primo dato significativo da sottolineare è che a - più in generale l'intero patrimonio silvo­ differenza di altre aree della regione alpina friula­ iii forestale rappresenta da sempre una risor­ na, per le quali si possono trovare numerosi dati e sa che non è solamente economica, ma assume va­ documenti, per le valli dell'Arzino scarsi sono i rife­ lenza anche per la vita sociale e culturale delle rimenti al bosco ed al suo utilizzo l . popolazioni stesse. Infatti nel corso dei secoli nu­ Questo può essere ricondotto a diversi fattori merose sono state le attività economiche, le pro­ che vanno dal modello di economia praticato in fessioni, le tecnologie, le terminologie, gli usi civi­ passato, alla natura orografica, alle caratteristi­ ci e gli istituti giuridici che hanno avuto origine che della vegetazione. dal lavoro in bosco. Infatti, la vicinanza con la pianura friulana ha La figura del boscaiolo poi, assieme a quella del reso ad esempio impossibile il nascere di econo­ pastore, è forse la più tipica immagine dell'origi­ mie chiuse autosufficienti, rendendo l'area forte­ nale modello organizzativo e di utilizzazione delle mente dipendente dal sistema economico della risorse che si è venuto costituendo nel rapporto pianura che, essendo più forte, ha svolto di fatto tra l'uomo e l'ambiente della montagna. un ruolo predominante. Tale rapporto ha dato origine a dei modelli eco­ Rari sono stati i momenti di integrazione verti­ nomici ed organizzativi che si sono diversificati cale delle risorse produttive, mentre significativi per area, ma anche per il diverso peso che al loro sono stati i movimenti e gli scambi con la pianu­ interno ha assunto lo sfruttamento dei boschi e ra, specie di manodopera. In questa situazione, dei pascoli. Certamente nei modelli del passato l'agricoltura, l'allevamento e il lavoro in bosco tale peso era maggiore che al giorno d'oggi, ma hanno assunto funzioni di sussistenza limitata ed tutt'ora la risorsa bosco è al centro di rinnovati insufficiente a provvedere da soli al fabbisogno interessi che vanno ben oltre il semplice sfrutta­ delle popolazioni. mento del legname. D'altro canto la necessità di privilegiare l'alle­ Per meglio comprendere questo determinante vamento ha, nel passato, favorito l'estendersi dei legame è necessario cercare di determinare il ruo­ prati e dei pascoli a scapito del bosco che assume­ lo che questa risorsa ha ricoperto ed ancora rico­ va, nel sistema economico complessivo, una fun­ pre per le popolazioni d'Asio. zione di risorsa marginale. Ciò era dovuto anche alle essenze presenti che erano più adatte ad es­ vole vitalità presentando tassi in aumento estre­ sere utilizzate come legna da brucio che da opera. mamente significativi. La scarsa rete di comunicazioni, le difficili condi­ Anche il contributo della Val d'Arzino è signifi­ zioni di esbosco, le necessità locali hanno impedi­ cativo: basti pensare che dal 1974 al 1985 la su­ to inoltre che ci fosse un intenso commercio con i perficie boscata è aumentata passando da quasi centri della pianura, come al contrario fu quello 1700 ettari a oltre 4000 con un aumento percen­ delle Valli del Natisone che servivano di legname tuale di ben 59 punti. non solo il cividalese, ma anche la città di Udine. I boschi di faggio sono i più diffusi sia in forma Pure le attività artigianali connesse non hanno pura che misti al carpino nero, all'orniello, all'ace­ raggiunto in queste valli gli esiti significativi rag­ ro montano. E' presente pure il pino nero, il pino giunti ad esempio nella più settentrionale Val silvestre ed anche il larice. Nelle quote basse si Cellina, dove si sviluppò l'artigianato dei se­ trovano castagni e lecci. 74 donars, fatta eccezione per la produzione di dàl• Le fustaie predominano sui cedui sui quali si mines nell'alta Val d'Arzino. cerca di intervenire per convertirli in alto fusto, Anche se il peso della risorsa bosco non era eco­ al fine di utilizzarli nel lungo periodo e con mag­ nomicamente predominante, ugualmente l'atti­ gior valore economico. Percentualmente facendo vità boschiva ha lasciato alcune significative trac­ riferimento ai dati sopraricordati, i cedui rappre­ ce sia nelle trasformazioni territoriali, che, più in sentano il 32.4% del patrimonio totale, mentre le generale, nella storia della civiltà delle popolazio­ fustaie, che sono il 67.6%, si suddividono a secon­ ni d'Asio. da delle essenze in faggio (39.7%), pino nero e sil­ Il massiccio esodo, con il conseguente abbando­ vestre (9.6%), abete rosso (7.7%), altre resinose no delle attività tradizionali, ha reso ancor meno (28.1 %), altre latifoglie (14.5%) e in minime per­ significativa l'economia forestale e specie dopo gli centuali in fustaie di rovere e larice. I cedui pre­ anni Sessanta la decadenza è stata pressochè ge­ valenti sono quelli in consociazione mista di fag­ nerale. Se da un lato questo fatto ha provocato un gio (89.5%), seguiti da quelli di faggio puri (6.6%) ulteriore degrado dell'ambiente e ha portato a for­ e da quelli di castagno (3.9%). me residuali di attività agricole tradizionali, dal­ La proprietà è in gran parte privata e presenta l'altro ha permesso al bosco di colonizzare le aree un forte frazionamento e una notevole polverizza­ prative e pascolive abbandonate e di convertirsi zione, mentre le proprietà pubbliche si possono ri­ da ceduo in alto fusto. durre alla foresta "Conte Giacomo Ceconi" e alle Il patrimonio così si sta ricostituendo e miglio­ proprietà del Comune di Clauzetto. rando nella qualità, facendo assumere al bosco un Si è già detto come le utilizzazioni siano in que­ ruolo importante nei programmi di sviluppo sta zona da sempre legate al legno come fonte di dell'area. calore. Infatti oltre al legname da brucio veniva prodotto carbone vegetale, mentre scarsa era la produzione di legname da opera. n patrimonio Lo sfruttamento del bosco fu certamente mas­ siccio nel corso dei secoli ed anche in quest'ultimo Accanto alle tradizionali aree forestali della re­ è stato particolarmente pesante specie durante i gione alpina friulana (Carnia, Canal del Ferro e periodi bellici, mentre è cominciato a diminuire in Val Canale), nel generale e progressivo aumento forma significativa a partire dagli anni '60 quan­ del patrimonio forestale regionale le zone delle do lo spopolamento della montagna, l'uso diffuso Prealpi Carniche e Giulie manifestano una note- di altre fonti energetiche e la lievitazione dei co- Il lavoro dei boscadors e menàus A ~r44C1.I<.U..(A...)) Nell'area più propriamente alpina della monta­ .B Urti.1 <Wl rf '><"n Co.>. '1~twI. (, ':h~{#/,J~, .........b.!,,,, ;_$...IU. gna friulana il lavoro in bosco raggiunse una ele­ G. .:;~q.>... J.·.i1c~,.t. 4,tUU-~~... F01..>1-I "",-jlr~;; ... uu.n....... :Nt,*" vata specializzazione e un'alta qualificazione che 11 ~(;:u:t~::~:.. ,;::;n~ si manifestarono non solo nelle tecniche di abbat­ timento, allestimento ed esbosco, ma anche nelle attività connesse di 'trasporto e trasformazione del legname. L'alta professionalità raggiunta ad esempio dai boscaioli (boscad8rs) della Carnia è testimoniata dal fatto che, assieme ai segantini, i boscaioli erano la manodopera più ricercata e me­ glio pagata nei p'aesi di tradizionale vocazione fo­ 75 restale. Basti ricordare che alla fine dell'800 era­ no stimati in circa un migliaio i boscaioli che an­ nualmente si recavano all'estero. Di solito si riu­ nivano in compagnie di 18-20 persone e appalta­ vano l'abbattimento e le succesive fasi di depezza­ tura e avvallamento di 10-20000 cubi di legname. I contratti venivano stipulati nella parte allora austriaca di Pontebba, contemplavano un impe­ gno di otto-nove mesi e permettevano un guada­ gno cospicuo, superiore di tre volte a quello possi­ bile in patria. I boscaioli che invece operavano abitualmente nelle zone pedemontane non ebbero la risonanza dei loro colleghi impegnati nelle foreste alpine, Disegno del 1776 (particolare) con le opere sull'Arzino ma al pari di quelli raggiunsero una professiona­ dei Politi di Clauzetto (Archivio di Stato di Venezia). lità elevata e misero in atto delle tecniche di lavo­ ro che sono testimoniate sia dalla tradizione ora­ le, attraverso i racconti dei più vecchi, sia dalle numerose tracce presenti nel più ampio patrimo­ sti di taglio ed esbosco lo resero economicamente nio culturale delle comunità locali. poco interessante. Ed è così anche per la Val d'Arzino che come si Ormai le utilizzazioni sono ridotte al solo fabbi­ è detto ha visto utilizzare i suoi boschi soprattut­ sogno personale o alimentano piccoli commerci. to come fonte energetica diretta o trasformata in Riferendoci sempre al 1985 la massa utilizzata è carbone. I documenti per questo ultimo caso fan­ stata complessivamente di quasi 24.000 mc. di le­ no riferimento o ai resti, che ancora si ritrovano gname, dei quali solo 365 di legname da opera. nei boschi, dei siti dove si produceva il carbone o Le imprese locali del settore ai censimenti del nei toponimi riconducibili a questa attività 2. 1971 e 1981 non superavano le cinque unità e gli Ma è certamente il complesso delle attività con­ addetti, oggigiorno, occupano una decina di posti nesse al taglio del bosco quello che ha lasciato di lavoro. maggior traccia, anche nella memoria collettiva. Il compito di un boscaiolo infatti non si esauriva ta raggiunta una strada si procedeva con i carri. nell'abbattimento delle piante, di solito fatto con Se il bosco era vicino o per usi personali veniva l'ascia, ma implicava una serie di operazioni suc­ anche usata la slite o la portantina (ziuière).

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