Dottorato di Ricerca in Visual and Media Studies Ciclo XXXII Curriculum in Writing, Translation, Creativity Past, Games and Miracles. Intersemiosi e metamoderno nelle opere di Neil Jordan Maria Elisa Salemi Matricola n. 1011925 Tutor: Prof. Fabio Vittorini Cotutore: Dott. Francesco Laurenti Coordinatore: Prof. Vincenzo Trione ANNO ACCADEMICO 2019/2020 Sommario Introduzione – Le narrazioni di Neil Jordan tra modernismo, postmodernismo e metamodernismo ................................................................................................ 1 Ringraziamenti ................................................................................................. 11 Sezione I ........................................................................................................... 12 Che cos’è la traduzione intersemiotica ............................................................ 12 A partire dal testo: il concetto di autorialità, le opere-mondo, le opere aperte.21 Dall’albero, al labirinto, al rizoma: il pensiero dell’opera aperta ................. 39 Dall’opera aperta all’ipertesto ....................................................................... 54 La traduzione intersemiotica oggi: rimediazione, ipermediazione, immediatezza. .......................................................................................................................... 68 Lettore empirico e lettore modello ................................................................ 77 When worlds collide: gli ambienti di convergenza mediale e gli ecosistemi narrativi ......................................................................................................... 86 Sezione II .......................................................................................................... 95 Identità e straniamento in The Dream of a Beast e The Crying Game ............ 95 The Dream of a Beast (1983) ........................................................................ 98 The Crying Game (1992) ............................................................................ 110 «A lone, Promethean figure»: il ritratto di Eamon de Valera in A Love, The Past e Michael Collins .............................................................................................. 121 A Love (1976) .............................................................................................. 129 The Past (1980) ........................................................................................... 134 Michael Collins (1996) ............................................................................... 139 Devouring Mother Ireland: le forme della violenza in Mona Lisa e The Butcher Boy .................................................................................................................. 148 Mona Lisa (1986) ........................................................................................ 154 The Butcher Boy (1997) .............................................................................. 165 I vampiri postumani di Interview with the Vampire e la crisi del postmoderno in Byzantium. ...................................................................................................... 191 Interview with the Vampire (1994) ............................................................. 201 Byzantium (2012) ........................................................................................ 219 Appendice 1 .................................................................................................... 231 Intervista a Declan Kiberd .......................................................................... 231 Appendice 2 .................................................................................................... 242 «To Neil Jordan from Sinéad O’ Connor» .................................................. 242 Filmografia e bibliografia dell’autore ............................................................ 243 Opere letterarie ............................................................................................ 243 Filmografia .................................................................................................. 244 Bibliografia ..................................................................................................... 259 Sezione I ...................................................................................................... 259 Sezione II .................................................................................................... 271 Riviste e giornali ......................................................................................... 281 Introduzione – Le narrazioni di Neil Jordan tra modernismo, postmodernismo e metamodernismo He played later on the piano in the clubhouse with the dud notes, all the songs, all the trivial mythologies whose significance he never questioned. It was as if he was fingering through his years and as he played he began to forget the melodies of all those goodbyes and heartaches, letting his fingers take him where they wanted to – trying to imitate that sound like a river he had just heard.1 But the frenzy whereby virtually anything in the present is appealed to for testimony as to the latter's uniqueness and radical difference from earlier moments of human time does indeed strike one sometimes as harbouring a pathology distinctively autoreferential, as though our utter forgetfulness of the past exhausted itself in the vacant but mesmerized contemplation of a schizophrenic present that is incomparable virtually by definition.2 Neil Jordan è nato a Sligo il 25 febbraio del 1950. Figlio di una pittrice e un insegnante, a sei anni si trasferisce con la famiglia a Dublino, dove frequenta il St. Paul’s College a Clontarf. È un ragazzo vispo, forse anche troppo, rispetto ai ritmi scolastici imposti dai suoi maestri. Jordan si annoiava e spesso preferiva leggere di nascosto autori come Dostoevskij alle lezioni di inglese, procurandosi ammonizioni e aspri rimproveri dal padre. I suoi primi esperimenti di scrittura creativa, più che un inno alla spensieratezza giovanile, soddisfano il desiderio adolescenziale di Jordan di ribellarsi alle tradizioni e alle regole imposte da una 1 Neil Jordan, “Night in Tunisia”, in Id. Night In Tunisia (1976), Londra, The Hogarth Press, 1989, p. 62. 2 Fredric Jameson, Postmodernism or, the Cultural Logic of Late Capitalism, Durham, Duke University Press, 1991, p. xii. ~ 1 ~ generazione, quella del padre, già lontana anni luce. Scrive Sunday Lunch, un racconto dedicato alla noia dei pranzi della domenica. Questo lavoro di tesi prende ispirazione da uno degli autori e registi più importanti del panorama irlandese contemporaneo, in quanto Neil Jordan ha saputo incarnare come pochi lo spirito del cinema postmoderno occidentale. Il suo percorso da scrittore consapevole a regista impegnato pervade ogni opera, edita o meno, creando un universo organico e tangibile, personale ma allo stesso tempo universalmente riconoscibile. Nelle numerose interviste rilasciate nel corso degli anni, Jordan concede spesso uno spaccato di quella che è stata la sua vita prima e dopo aver realizzato che avrebbe potuto occuparsi di cinema e diventare regista: la tradizione letteraria irlandese, per Jordan, è un rassicurante caposaldo della sua cultura ma allo stesso tempo un’ombra minacciosa e soffocante. Continuare a scrivere da romanziere, dunque, non sarebbe mai stato un atto di ribellione: «when I began to make movies, I felt a huge internal conflict because I was dealing with a medium that had basically nothing to do with words, which I loved»3. Prima che Neil Jordan iniziasse a imprimere su pellicola i paesaggi irlandesi di Angel o gli scorci della capitale in Michael Collins, nessun altro regista irlandese lo aveva mai fatto. L’ispirazione per Jordan proviene dai film americani, da Federico Fellini, da Akira Kurosawa. Manca quel senso di identità e di conforto che solo un artista oriundo riesce a esprimere nella sua opera che parla della sua terra. Una situazione di totale sbilanciamento: da una parte le parole, la pagina scritta, satura di intelligenza irlandese; dall’altra le immagini, il cinematografo, un canovaccio vuoto. In questa sede si è voluto inquadrare la produzione filmica di Neil Jordan entro la cornice del cinema occidentale modernista e postmodernista, 3 Mario Falsetto, “Conversation with Neil Jordan”, in Carole Zucker (ed.), Neil Jordan. Interviews, Jackson, University Press of Mississippi, 2013, p. 5. ~ 2 ~ senza soffermarsi troppo sulla visione strettamente nazionale: «when looked at as an industry, cinema is not a national but an international business, in which different nations do not compete on the same terms»4. Come osservato da Ruth Barton, l’assenza di una industria cinematografica irlandese per la quasi totalità del Novecento ha per molti aspetti «inhibited the evolution of a distinct Irish cinematic language»5. Ciononostante, un tratto distintivo di Jordan regista rispetto ai suoi conterranei è sempre stata la profonda consapevolezza della natura internazionale del cinema, inteso sia come industria che come forma puramente artistica e poietica. In una recente intervista, l’attore Cillian Murphy sostiene tale tesi dichiarando che he’s a world director first and foremost; his movies are loved by everyone all over the world, and even though he deals with Irish themes, he’s also dealt with themes as far removed from Irish topics as you can get. There isn’t a great visual history in Irish cinema, you know what I mean? Great
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