Storie di polvere, di fatica e di cristalli

a cura di Lorenzo Mariano Gallo REGIONE PIEMONTE Assessorato alla Cultura Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino Direttore ad interim Roberto Moisio Direttore vicario Ermanno De Biaggi in collaborazione con il Gruppo mineralogico Valchiusella (Traversella, Torino) Presidente Valter Pecora

Collana Natura preziosa: coordinamento editoriale e scientifico Franco Andreone, Elena Gavetti ed Elena Giacobino

Traversella. Storie di polvere, di fatica e di cristalli a cura di Lorenzo Mariano Gallo ideazione Luca Delpiano, Lorenzo Mariano Gallo, Maurizio Varoli progettazione scientifica Lorenzo Mariano Gallo contributi di Laura Ballesio, Antonello Barresi, Rosanna Beratto, Silvio Bianco, Emanuele Costa, Luca Delpiano, Lorenzo Mariano Gallo, Michelan- gelo Gilli, Fulvio Malfatto, Valter Pecora, Elena Perotti, Riccardo Sandrone con la collaborazione di Marco Beratto, Gianfranco Chiappini, Sara Danie- le, Stefano Dozza, Giuliano Franza, Corrado Tagliante illustrazioni di Guglielmo Berattino (p. 18), Elena Perotti (pp. 16, 17) fotografie di Archivio Gruppo mineralogico Valchiusella (pp. 3, 7, 9, 11, 12, 13, 19, 49, 50, 51, 52), Archivio Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino (pp. 15, 35), Archivio Riccardo Sandrone (p. 5), Alessandro Delma- stro (p. 34), Guido Fino (copertina), Michelangelo Gilli (pp. 22, 24), Fulvio Malfatto (pp. 1, 6, 21, 26, 28, 32, 36, 37, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 46, 47, 48, 55, 60, 61), Giancarlo Piccoli (III di copertina, pp. 30, 33). grafica Giancarlo Prono stampato su carta ecologica - febbraio 2007 Società Tipografica Ianni srl

© REGIONE PIEMONTE - MUSEO REGIONALE DI SCIENZE NATURALI - TORINO ISBN 88-86041-65-9

2 Traversella: un nome mitico nella storia mineraria e metallurgica piemontese. Per oltre quattro secoli le attività estrattive hanno condizionato le vicende storiche, sociali ed economiche non solo della Comunità di Traversella, ma del- l‛intera Valchiusella. Alterne azioni imprenditoriali hanno caratterizzato nel tempo lo sviluppo dell‛attività mineraria che ha dato al paese momenti di ful- gore e di oblio, sino alla chiusura definitiva del settembre 1971, quando fu lasciato nell‛abbandono un notevole patrimonio edilizio di opifici e pertinenze minerarie, un patrimonio che non è solo della valle ma anche dei suoi abitanti, di coloro che qui hanno lavorato, costruito case ed edifici, condiviso esperienze e tradizioni, in una parola vissuto. Non basta, però, fermarsi a guardare ciò che le miniere hanno portato al territorio in termini di trasformazioni e di storia locale; bisogna pensare al futuro: ecco perché stanno prendendo forma nume- rosi progetti per contribuire a dare nuovo impulso alla vita e all‛economia della valle. Tra i tanti si fa strada l‛idea di creare un ecomuseo partecipando, prima, al progetto Cultura Materiale della Provincia di Torino e presentando, poi, ri- chiesta per entrare nel Sistema degli Ecomusei Regionali dove patrimonio, ter- ritorio e comunità sono le parole chiave per arrivare a un futuro sostenibile.

Roberto Moisio, Ermanno De Biaggi

Ermanno De Biaggi Direttore vicario

Minatori all‛esterno degli edifici della miniera (inizio del XX secolo).

3 Indice

Introduzione pag. 5 (Riccardo Sandrone, Lorenzo Mariano Gallo)

Un po‛ di storia ... pag. 7 (Laura Ballesio, Silvio Bianco)

Il complesso plutonico di Traversella pag. 15 (Lorenzo Mariano Gallo, Rosanna Beratto)

I giacimenti minerari pag. 18 (Rosanna Beratto, Fulvio Malfatto)

Innovazioni scientifiche a Traversella pag. 22 (Michelangelo Gilli)

Johann Strüver e i minerali di Traversella pag. 25 (Emanuele Costa)

Il quarzo ametista di Traversella: storia di un ritrovamento pag. 29 (Valter Pecora)

Traversella nei Musei d‛Europa pag. 33 (Lorenzo Mariano Gallo)

Minerali classici del giacimento di Traversella pag. 38 (Luca Delpiano, Antonello Barresi)

Recenti ritrovamenti nel giacimento di Traversella pag. 49 (Antonello Barresi, Luca Delpiano)

I minerali del giacimento e delle cave di diorite pag. 54 (Antonello Barresi)

Riferimenti bibliografici e informatici pag. 62 (Elena Perotti, Lorenzo Mariano Gallo)

4 Introduzione

Riccardo Sandrone, Lorenzo Mariano Gallo Restringere tra le anguste righe di una pagina quello che la miniera di Traversella ha rappresentato nel tempo per le tradizioni storiche e sociali della Valchiusella è quanto mai complicato. Ma è altrettanto difficile riuscire ad esprimere quello che questa miniera simboleggia per la cultura mineralogica e mineraria, non solo piemontese, ma anche nazionale, con notevoli apporti anche a livello mondiale. I rapporti tra la miniera di Traversella e il mondo accademico torinese, come verrà accennato più approfonditamente in altre parti di questo volumetto, furono sempre assai stretti. Numerosi docenti dell‛Univer- sità e del Politecnico vi svolsero approfonditi studi e lunghe ricerche di terreno. Tra questi si possono ricordare almeno i nomi di Sella, Strüver, Spezia, Zambonini, Colomba, Pelloux, Bibolini, Rondolino, Fenoglio, Ri- gault, Peretti, Matteucci e Zucchetti. Il giacimento ebbe anche notevole importanza nella formazione de- gli ingegneri minerari torinesi. Meta abituale delle visite effettuate nell‛ambito degli insegnamenti di Arte Mineraria, di Giacimenti Mi-

Il prof. Stefano Zucchetti con gli allievi ingegneri durante una visita a Traver- sella nel 1966.

5 nerari e di Preparazione dei Minerali tenuti presso il Politecnico di Torino, spesso fu una palestra dove decine di ingegneri impararono dal vero il mestiere. La miniera di Traversella servì anche a fornire grandi raccolte di mine- rali, rocce e campioni minerari per generazioni di studenti di Scienze Geologiche, di Scienze Naturali e di Ingegneria Mineraria, esemplari su cui imparare dal vivo la cristallografia, la mineralogia e la petrografia. Ma soprattutto numerosi campioni di Traversella furono raccolti, e sono tuttora conservati, nelle due più importanti collezioni dell‛epoca: quella del Museo Mineralogico dell‛Università di Torino, ora al Museo Regionale di Scienze Naturali, e quella del Museo del Politecnico di Torino. Quest‛ultima, originatasi dalla raccolta dell‛Azienda economica dell‛Interno allestita da Barelli, confluì in seguito in quella della Regia Scuola di Applicazione per gli Ingegneri al Valentino, che venne poi fusa nel 1909 con le raccolte geologiche e merceologiche del Regio Museo Industriale nella grande collezione del Politecnico.

Magnetite in cristalli nella ganga di calcite su skarn a magnetite (M/U 2952).

6 Un po‛ di storia ...

Laura Ballesio, Silvio Bianco

La tradizione fa risalire le prime coltivazioni minerarie nella zona di Traversella, seppure con qualche dubbio, all‛epoca dei Salassi, una popolazione originaria della Gallia Cisalpina successivamente sotto- messa dai Romani durante l‛Impero di Augusto. Pur non esistendo prove tangibili relative all‛estrazione del ferro, è comunque documen- tata per questo popolo la coltivazione nel dell‛oro di origine alluvionale. In effetti non è certa una base storica in merito ad una attività mineraria a Traversella neppure nel periodo romano, anche se favoleggiata da alcuni autori alla fine del 1800 e riportata in tempi recenti da Antonio Bonino (1972), all‛epoca Direttore delle miniere di Traversella, nel corso di una conferenza presso l‛Associazione Mine- raria Subalpina del 1971. Di fatto non esistono riscontri archeologici concreti: nella zona non sono mai avvenuti ritrovamenti di oggetti, lapidi o iscrizioni, come invece è accaduto in altre zone del Canavese. Inoltre nessun autore di epoca romana cita espressamente Traver-

Particolare degli edifici della miniera.

7 sella e le sue miniere che, nel caso fossero state attive, avrebbero dovuto essere considerate anche all‛epoca una risorsa significativa. Non hanno un riscontro toponomastico comprovato le citazioni di Tito Livio, che nel I° sec. a.C. parla di Phornellus Proelium, toponimo da al- cuni autori successivi identificato con Traversella, né quelle di Stra- bone (Geografia, V, VII), di Dione Cassio di Nicea (Frammento 79) e di Plinio il Vecchio, che nella Naturalis Historia, nel 77 d.C., menziona la presenza di miniere di ferro nella Vallis Cavearia (Valchiusella), senza però un riferimento sufficientemente affidabile all‛area mine- raria di Traversella. Probabilmente potrebbero essere fatti risalire all‛epoca pre-romana solo alcuni scavi molto antichi, che non fanno parte dell‛area interes- sata dalla presenza di mineralizzazioni ferrifere, come ad esempio quelli riconosciuti nella zona di Balma Bianca, sita in cima ad un co- stone roccioso sullo spartiacque opposto delle miniere. Si tratta di alcuni cunicoli di dimensioni ridotte che seguono i filoni quarziferi. L‛ingresso delle gallerie più grandi non supera il metro e mezzo di altezza con una larghezza di circa un metro. All‛esterno sono pre- senti tracce di fusione di metalli. La tipologia di scavo fa supporre in questo sito la presenza di ricerche aurifere piuttosto che quella di metalli quali ferro e rame. Il documento più antico presente nell‛Archivio delle Miniere del Co- mune di Traversella e relativo ad attività minerarie risale al 1731, anche se Guglielmo Berattino (1988) ha messo in evidenza l‛esistenza di un documento ben più antico, un manoscritto che riguarda gli Atti relativi alla lite intentata nel 1570 dinnanzi alla Regia Camera del Procuratore Fiscale del Duca Emanuele Filiberto contro le Comunità di Traversella sul diritto di coltivare le miniere di ferro nel di Lei territorio. Nei documenti più antichi dell‛Archivio Comunale non si fa riferimen- to a tecniche o metodologie di lavorazione oppure al tipo o alla quan- tità del minerale estratto, ma vengono solamente riferite dispute tra i concessionari dell‛attività estrattiva ed il . La prima re- golamentazione sui metodi di lavorazione compare in un documento

8 del 9 dicembre 1797, secondo cui il Comune doveva intervenire per mettere un freno agli abusi che si verificavano nello sfruttamento delle miniere. Si stabiliva che nell‛aprire nuovi pozzi si dovesse os- servare una distanza minima di 20 piedi dal pozzo più vicino e che fosse fatto obbligo di approfondire i lavori e di sfruttare le miniere seguendo tutte le regole dell‛arte. Inoltre i coltivatori non dovevano darsi reciprocamente fastidio e se due esercenti venivano ad incon- trarsi nei sotterranei ciascuno doveva retrocedere nella sua parte di cava chiudendo l‛apertura di comunicazione. Inoltre ogni imprendito- re doveva provvedere a realizzare uno sfogo per lo scolo delle acque senza immetterle nelle aree di lavoro del vicino o, in alternativa, rea- lizzando l‛opera con la maggiore precauzione possibile per non crea- re danni. Chiunque avesse contravvenuto a queste disposizioni veniva immediatamente privato del diritto di sfruttamento della sua parte di miniera, che tornava alla Comunità, la quale era libera di investirne poi chi meglio volesse (Berattino, 1988). Gli abusi però persistevano,

Panoramica dell‛area mineraria (1923).

9 e l‛area mineraria di Traversella presentava in quel periodo tutti gli inconvenienti di lavori sotterranei asserviti alla cupidigia, all‛arbitrio e all‛ignoranza dei coltivatori. Per il trasporto del minerale si impiegavano spesso donne e bambini, che portavano sulla schiena il loro carico in recipienti di legno, cammi- nando curvi attraverso un dedalo di passaggi scavati qua e là in manie- ra caotica, una pratica di coltivazione che si protrasse per secoli, fino ai primi anni dell‛800. Una grande catastrofe, pur senza vittime per l‛assenza di minatori, essendo avvenuta di domenica, si verificò il 29 giugno 1819. Il crollo distrusse tutto l‛intricato labirinto di gallerie scavate nella parte del giacimento noto con il nome di Riondello. Una statistica del 1835 riporta l‛esistenza, nel comune di Traversel- la, di circa ottanta miniere e scavi di minerale di ferro, appartenenti a undici diversi proprietari. La produzione di minerale quell‛anno am- montò a 7.837 tonnellate metriche, che fornirono circa 3.375 t di ferraccio, da cui si ottennero oltre 1.871 t di ferro. Dopo anni di contenziosi tra i singoli imprenditori e cavatori, la Co- munità e lo stato sabaudo, il 30 giugno 1840 Carlo Alberto emanò un editto, divenuto successivamente legge il 20 novembre 1859, in virtù del quale lo Stato avocava a sé la proprietà del sottosuolo, mettendo in tal modo termine in tutto il Regno alle numerose dispute in materia mineraria: i secolari diritti del Comune sulle miniere di Traversella venivano così ridotti alla sola riscossione del canone sul minerale sca- vato. L‛elaborazione dei primi progetti organici di coltivazione fu suppor- tato da una serie di studi mineralogici, giacimentologici ed ingegne- ristici. Nel 1855 Quintino Sella, ingegnere minerario, oltre che noto statista, sperimentò per la prima volta a Traversella la cernitrice magnetica. L‛ingegner Giordano diede una prima valutazione globale della produzione dell‛area di Traversella dall‛origine delle coltivazioni al 1860, stimando in parecchi milioni di quintali il quantitativo di mi- nerale di ferro estratto ed in 75 km la lunghezza complessiva delle escavazioni sotterranee. Il dott. Crima, elaborando alcune stime sul- l‛entità delle discariche, calcolò in 350.000 tonnellate la quantità di

10 minerale estratto fino alla prima metà dell‛800, con tenori del 45% in ferro e del 0,6% in rame. Dopo il 1848 la forte concorrenza generata dalla importazione di fer- ro dall‛estero cominciò a riflettersi negativamente su tutta l‛industria estrattiva e siderurgica italiana. Non più competitiva sul mercato, l‛attività mineraria venne drasticamente ridotta. Il giacimento di Castiglione prima del 1849 produceva annualmente circa 5.000 t di magnetite di ottima qualità, ma poco dopo le miniere di Traversella cessarono di essere coltivate e rimasero in attività solo alcuni scavi nella regione di Riondello, da cui si estraeva il mine- rale di ferro necessario all‛alimentazione dell‛altoforno di Pont Saint Martin, allo sbocco della Valle d‛Aosta. Verso il 1860 si ebbe una breve ripresa dei lavori, non più per l‛estra- zione del ferro, ma del rame, ma dopo alcuni anni di discreta attività le miniere di Traversella caddero in abbandono fino ai primi anni del XX secolo.

Le mogli dei minatori sul piazzale delle miniere (1938).

11 Nel 1900 fu fondata la Società Anonima delle Miniere di Traversella, in cui vennero raggruppate tutte le concessioni esistenti. I proprie- tari, il Barone de Watteville, E. T. Read e l‛ingegner Alcide Froment, che ricopriva anche il ruolo di direttore delle miniere, avviarono im- portanti lavori per la riattivazione delle gallerie e fecero costruire impianti di lavorazione del minerale tecnologicamente molto avanzati, tra i quali un nuovo separatore magnetico, con cui si separava il mine- rale di ferro, seppur con alte percentuali di zolfo, dalla ganga steri- le. Ma restava irrisolto il problema del recupero del rame. Froment, osservando il comportamento della calcopirite sulle tavole a scosse, ideò un nuovo sistema di separazione, la flottazione per schiuma, che prese poi il suo nome. Venne così avviato il trattamento industriale per l‛estrazione del rame del materiale accumulato nelle discariche all‛esterno, ma l‛intervento non sortì risultati economicamente ap- prezzabili. Dal 1906, anno in cui le miniere vennero acquistate da una società svedese-tedesca, l‛attività mineraria diminuì drasticamente. Dopo

Attrezzi di scavo deformati dall‛uso.

12 vari passaggi di proprietà, nel 1914 la società concessionaria viene in- corporata nella FIAT, che diventò di fatto la legittima proprietaria. I lavori, sospesi durante la prima guerra mondiale, ripresero nel 1919. Furono intraprese nuove ricerche e indagini geofisiche e vennero rea- lizzati sondaggi e gallerie. Nel 1937 la FIAT stipulò un contratto con la Società Nazionale Cogne per il trattamento delle vecchie discariche utilizzando gli impianti di arricchimento magnetico esistenti. Gli scavi in galleria ripresero nel 1949 e proseguirono nel 1950 con il sistema di coltivazione a magazzino. Gli interventi si svilupparono entro due masse di magnetite mista a pirite e calcopirite, una nella zona Bertolino, e l‛altra nella zona Ferriere n. 2. Furono estratte complessivamente 2.060 tonnellate di magnetite, 247 di pirite, 59 di calcopirite e 1,8 di scheelite. In seguito gli interventi furono connessi soprattutto con la manu- tenzione straordinaria del sotterraneo, mentre continuò, seppure a ritmo ridotto, la coltivazione con il sistema a magazzino nella massa

Modello di perforatore impiegato a Traversella negli anni sessanta.

13 Ferriere n. 2. Tra il 1952 e il 1962 furono risistemate alcune gal- lerie e ripresero le attività, provvedendo ad eseguire delle ripiene nella parte del giacimento precedentemente coltivato con il metodo dei pilastri abbandonati. Negli ultimi anni la produzione si ridusse a circa 100 tonnellate/giorno di tout-venant al 30% di ferro, con te- nori di 40-50 grammi/t di scheelite e 2-3 grammi/t di uraninite. In quest‛ultimo periodo il recupero di minerali, in un impianto misto per via magnetica ed idrogravimetrica, era limitato solo alla magnetite e alla scheelite, mentre per via chimica si otteneva un certo recupero in uranio. Nel 1969 infine l‛attività all‛interno della miniera cessò completamen- te, le officine furono smantellate e nel 1971 gli stabilimenti chiusero definitivamente. Nel 1998 l‛Amministrazione comunale di Traversella ha intrapreso il recupero della miniera al fine di creare nuove prospettive e oppor- tunità di lavoro per la collettività del paese. Con tali obiettivi è nato dapprima il progetto del Geoparco della Miniera di Traversella, che ha realizzato la ristrutturazione di gran parte degli edifici della miniera e il recupero delle opere minerarie esterne, e ha dato nuova vitalità all‛intera area mineraria. Successivamente è stata proposta l‛idea di realizzare l‛ecomuseo Il ferro e la Diorite, un progetto, tuttora in corso di sviluppo, indirizzato al recupero e alla conservazione di re- perti mineralogici e minerari, documenti e attrezzature di cantiere, e di cui il Museo Mineralogico e delle Attrezzature della miniera di Traversella, allestito a cura del Gruppo mineralogico Valchiusella, co- stituisce il primo significativo passo.

14 Il complesso plutonico di Traversella

Lorenzo Mariano Gallo, Rosanna Beratto

I giacimenti minerari di Traversella, nonché quelli dell‛area di Bros- so, tutti posti sul versante nord-orientale della Valchiusella, poco a Nord-Ovest di , sono contraddistinti da una notevole affinità genetica in quanto la loro formazione e‛ legata ad uno stesso evento, l‛intrusione del cosiddetto Plutone di Traversella. Questa massa mag- matica si è messa in posto durante l‛Oligocene (circa 33-39 milioni di anni fa) insinuandosi all‛interno di un complesso geologico, noto nella letteratura specialistica come Zona Sesia-Lanzo, caratterizzata es- senzialmente da vari tipi di gneiss e di micascisti, con intercalazioni di banchi calcareo-dolomitici di potenza variabile. Il plutone, di composizione prevalentemente granodioritica, ha pro- dotto all‛interno delle rocce preesistenti tutta una serie di vistose modificazioni che, nel loro insieme, individuano un‛area, detta aureola metamorfica di contatto, che circonda l‛intero corpo magmatico. In particolare, i calcari sono stati trasformati in parte in marmi sac-

Granodiorite biotitico-anfibolica proveniente dalla Cava Pastore, poco a Nord del- l‛area mineraria di Traversella (esemplare lucidato, R. 1072).

15 caroidi e in parte in cornubianiti a granato, wollastonite, pirosseni, anfiboli, biotite, cloriti, ecc., entro cui si sono incluse poi le minera- lizzazioni metalliche. I corpi minerari, risultato della diffusione di fluidi mineralizzanti du- rante le ultime fasi del raffredamento del plutone, hanno la forma di grandi apofisi che, partendo dalla granodiorite, si estendono nelle cornubianiti. I livelli di cornubianiti, che costituiscono il cosiddetto produttivo, si presentano in banchi di varia potenza ed estensione, spesso pieghet- tati e stirati, orientati modo Nord-Sud con una inclinazione di circa 40-50° verso Est.

Carta geologica della zona di Traversella (da Zucchetti, 1960, modificato).

16 Nel complesso i corpi sono distribuiti in una zona estesa per circa 1,5 km in direzione Nord-Sud, parallelamente alla superficie di contatto con la diorite, e per circa 300-400 metri in direzione Est-Ovest. Le mineralizzazioni (skarn) sono rappresentate prevalentemente da magnetite con ematite secondaria e con associati pirrotina, pirite, calcopirite, bornite, cubanite, tetraedrite, wolframite, scheelite, uraninite, ecc. La ganga è costituita soprattutto da quarzo, carbonati (calcite, dolo- mite, siderite, ecc.) e vari silicati (pirosseni, anfiboli, miche, cloriti, serpentini, talco, granati, epidoto, ecc.).

Sezione geologica del giacimento di Traversella (da Zucchetti, 1968, modificato).

17 I giacimenti minerari

Rosanna Beratto, Fulvio Malfatto

I giacimenti minerari di Traversella (Torino) sono situati nei dintorni dell‛omonimo paese posto a circa 900 metri di quota in Valchiusella, nell‛alto Canavese, in provincia di Torino. Le zone estrattive si possono suddividere geograficamente in tre aree principali, disposte lungo il fianco orografico sinistro del Rio Bersella, da Sud verso Nord nel seguente ordine:  Riondello, situata vicina all‛abitato, è il sito che comprende le gal- lerie più antiche, ormai quasi del tutto impraticabili a causa dei va- sti fenomeni di frana. È inoltre la zona delle discariche più antiche.

I giacimenti minerari della vallata del Bersella; a destra i giacimenti principali.

18 Da questa zona provengono la maggior parte dei campioni storici, specialmente di fassaite e granato. Attualmente non presenta più imbocchi praticabili.  la zona Ferriere/Bertolino, che è stata coltivata soprattutto nel XIX e XX secolo, comprende le mineralizzazioni principali, det- te Masse Ferriere, tradizionalmente numerate da 1 a 4 risalendo da Sud verso Nord. E‛ praticabile attraverso alcuni degli ingressi principali ed attraverso la galleria di servizio che porta al pozzo di estrazione.  Castiglione, dove ci sono le gallerie poste più in alto nella vallata.

Minatori al lavoro (1960 circa).

19 È un area di estensione limitata, ma di notevole interesse minera- logico. Purtroppo e‛ raggiungibile solo parzialmente e con difficoltà attraverso percorsi interni. In termini di sviluppo verticale, il giacimento principale si estende dal livello 779 m slm fino ai 962 m slm della galleria Castiglione C6, ma in- dustrialmente si sono sempre considerati i 5 livelli principali, definiti dalla quota e dal nome della galleria principale che li percorre:  779 Anglosarda  826 Mongenet  860 Bertolino  890 Bertolino  913 Ferriere Dalle mappe esistenti presso l‛archivio storico delle miniere, si è po- tuta stimare approssimativamente la lunghezza totale delle gallerie in circa 70 Km. Attualmente è praticabile poco più della metà di que- sta notevole estensione, in quanto gran parte delle gallerie antiche sono franate, ed i cantieri più moderni sono stati riempiti dal mate- riale sterile, residuo dei trattamenti di estrazione (ripiena). Sono però accessibili gran parte dei carreggi principali di 4 dei 5 livelli industriali ed alcuni dei vuoti di coltivazione della massa Bertolino e della Prima Massa Ferriere. Oltre alle zone estrattive esistono altre aree di interesse minera- logico, quali le Cave di Diorite, poste a ridosso della zona mineraria, e gli antichi giacimenti di magnetite di Montajù e di Pian del Gallo, che si trovano molto più a Nord e a quote elevate (1400/1500 m slm), verso il crinale che divide la Valchiusella dalla Valle d‛Aosta. Queste mineralizzazioni, sebbene di interesse secondario dal punto di vista estrattivo, sono note per aver fornito in passato pregevoli campioni di fassaite, granato ed epidoto. Esistono inoltre altre località storicamente incluse nelle diverse concessioni minerarie facenti capo al giacimento di Traversella, in cui nel passato sono stati effettuati saggi, ma che non sono ancora state caratterizzate dal punto di vista mineralogico (Cevrej, Car- rairino, Balma Bianca, Alpe Pizzolla, Trucco, Ajello/Tempia) data la

20 estrema difficoltà di reperimento delle antiche discariche ormai co- perte dalla vegetazione o dalle ripetute frane. Mentre nella letteratura mineralogica antica e nei cataloghi dei Mu- sei storici i campioni provenienti dalla zona di Traversella hanno in genere, salvo poche eccezioni, indicazioni geografiche generiche, nella descrizione dei ritrovamenti più recenti sta prendendo sempre più piede la consuetudine di utilizzare come riferimenti topologici le coordinate verticali, riferite al nome del livello, e quelle orizzon- tali, riferite alla zona del giacimento, o più in particolare, alla massa mineralizzata più vicina al sito. Quindi, ad esempio, per un campione etichettato 4aMF - 826 Mongenet si intende specificare che il sito di ritrovamento si trova in prossimità della quarta Massa Ferriere, incontrata dalla galleria Mongenet al livello di 826 m slm.

Scheelite su talco proveniente dalla 2a Massa Ferriere al livello 860 (M/ 6674).

21 Innovazioni scientifiche a Traversella

Michelangelo Gilli

La necessità di tentare il recupero dei minerali di rame, fino ad allora accumulati nelle discariche del giacimento polimetallico di Traversel- la, portò verso il 1850 il titolare delle concessioni di sfruttamento ad affidare a Quintino Sella lo studio di un metodo industrialmente appli- cabile per recuperare con profitto i solfuri dalla magnetite, selezione impossibile da ottenere con la semplice cernita manuale. Sella, esaminate le caratteristiche del grezzo, scartò la possibilità di separare i componenti per densità (molto simile per la magnetite e i solfuri di rame). Basandosi sugli studi di Faraday (1845) sulle pro- prietà magnetiche dei minerali, Sella progettò invece una macchina che utilizzava elettrocalamite per attirare la magnetite finemente macinata separandola dagli altri minerali. Impiegò 48 elettrocalamite montate a gruppi di tre su un tamburo rotante, al di sotto del quale scorreva un nastro trasportatore orizzontale sul quale, tramite una tramoggia, veniva deposto il minerale macinato.

Prototipo dell‛elettrocernitrice magnetica ideata da Quintino Sella. Il macchi- nario, rinvenuto nel 1902 presso la miniera di Traversella, è attualmente conser- vato presso il Politecnico di Torino.

22 Un anello dotato di contatti a lamelle, solidale all‛albero del tamburo, alimentava la corrente elettrica solo alle tre elettrocalamite che in quell‛istante si trovavano sul nastro in modo da attirare la magneti- te presente, lasciandola poi cadere in una vasca esterna non appena veniva interrotta la corrente. La rotazione del tamburo e del nastro veniva impressa tramite una trasmissione a cinghia mossa da una ruo- ta idraulica alimentata dalle acque del torrente Bersella. Una serie di pile forniva la corrente elettrica necessaria al funzionamento degli elettromagneti ( Pacinotti realizzerà la dinamo solo nel 1859). Il 30 settembre 1855 Quintino Sella ottenne il Privilegio per la pre- parazione meccanica dei minerali di rame contenenti magnetite con apparecchio elettro-magnetico per 15 anni. L‛invenzione ebbe subito un grande risalto nel mondo scientifico e in- dustriale: numerose applicazioni pratiche vennero subito sperimenta- te presso varie miniere e stabilimenti e ancor oggi tale procedimento trova largo impiego sia nell‛industria mineraria sia in altri campi ugual- mente importanti come il trattamento di rifiuti urbani e il riciclo di rottami metallici. Quasi un secolo dopo, numerose separatrici elettromagnetiche furo- no installate a Traversella dalla Società FIAT. Nel 1900 la miniera fu rilevata dalla Società Anonima delle Miniere di Traversella. Tra i soci fondatori vi era l‛ingegner Alcide Froment, francese con origini norvegesi. La società, nell‛ottica di recuperare i minerali di rame dai misti ma- gnetite-solfuri, decise di sperimentare il procedimento inventato da Elmore nel 1896 sfruttando l‛affinità dei solfuri con gli oli combusti- bili densi. Nella laveria di Traversella vennero installati due separatori Elmore, consistenti ciascuno di una campana di acciaio chiusa ermeticamente in cui era alimentata una torbida costituita dal minerale macinato, ac- qua, acido solforico e forti quantità di olio combustibile. Nella campa- na veniva realizzato il vuoto pneumatico ottenendo così una flottazione sottovuoto, in realtà poco efficace e con forte consumo di reagenti. Nel 1902 Froment apportò delle modifiche all‛impianto, osservando

23 che i solfuri avevano un comportamento idrorepellente se bagnati con piccole percentuali di olio combustibile e che se un gas qualunque veni- va immesso nella torbida, formava una schiuma che agiva da veicolo di trasporto verso la superficie del liquido dei granuli di solfuri. Il nuovo procedimento fu brevettato con il nome di flottazione a schiuma o froth flotation. Purtroppo le cattive condizioni finanziarie della società non permisero a Froment di sviluppare e perfezionare la sua scoperta. Nel 1904 fu co- stretto a cedere il brevetto per sole 225 sterline alla società Minerals Separations Ltd., che era venuta a conoscenza della sua scoperta. Il merito del Froment venne riconosciuto alcuni anni dopo quando il progresso tecnico permise l‛applicazione su scala industriale della flottazione a schiuma. Oggi in tutto il mondo questo procedimento viene usato per la separazione dei solfuri metallici, dei carboni, del talco, dei feldspati, della barite, della fluorite e di altri minerali in- dustriali.

Cella di flottazione della calcopirite presso la miniera di Fenice Capanne (GR). Sulla superficie della vasca è ben visibile la schiuma contenente la calcopirite.

24 Johann Strüver e i minerali di Traversella

Emanuele Costa

Nato in Germania, a Braunschweig (Bassa Sassonia), nel 1842 Johann Strüver compì studi scientifici presso la Facoltà di Filosofia del- l‛Università di Gottingen, dove ebbe come maestri, fra gli altri, Wöhler per la Chimica e Sartorius von Waltershausen per la Minera- logia. Laureatosi nell‛agosto 1864, alla fine dello stesso anno si trasfe- rì a Torino, su interessamento di Quintino Sella, per ricoprire la po- sizione di assistente alla cattedra di Mineralogia e Geologia presso la Regia Scuola di Applicazione per Ingegneri. Quintino Sella, uno dei padri della cristallografia italiana, anche dopo essere diventato nel 1862 Ministro delle Finanze man- Il prof. Johann Strüver tenne importanti contatti con studiosi italiani e stranieri di altissima levatura, fino ad ideare e costituire con Giovanni Capellini la Società Geologica Italiana. Strüver rimase come assistente presso la Regia Scuola sino al 1870. Nel periodo 1871/73 venne nominato dapprima professore incaricato e poi straordinario presso la Facoltà di Scienze di Torino, per diventare poi professore ordinario di Mineralogia a Roma, dove ricoprì la cattedra sino alla morte, avvenuta nel 1915. La sua opera di scienziato ebbe alti riconoscimenti, e fu membro di importanti organizzazioni scientifiche, tra cui l‛Accademia delle Scien- ze di Torino e l‛Accademia dei Lincei di Roma. Fu Preside di Facoltà a Roma, città in cui si dedicò, fra le altre cose, all‛organizzazione del Mu- seo di Mineralogia, che lo impegnò moltissimo e di cui si può considerare

25 il vero fondatore. Basti pensare che durante la sua gestione acquisì per le collezioni oltre 10.000 esemplari e che, al termine della sua opera, il Museo accoglieva 896 delle 900 specie mineralogiche allora note. Anche se rimase a Torino per soli otto anni, fu sempre legato alla mi- neralogia del Piemonte, cui dedicò 23 pubblicazioni a suo solo nome. Descrisse per la prima volta la sellaite, un raro fluoruro di magnesio tetragonale che dedicò a Quintino Sella, compì approfonditi studi sulle mineralizzazioni della Val d‛Ala e della Val Vigezzo e pubblicò appro- fonditi lavori petrografici, fra cui particolarmente importanti quelli sui graniti della Valsesia. Non a caso infatti, oltre che uno dei fondatori della cristallografia, viene considerato anche un antesignano della mo- derna petrografia italiana. Ma è Traversella ad assumere una particolare importanza nella sua va- sta produzione scientifica. Questa località ha fornito buona parte del materiale per il suo monumentale studio sulle piriti del Piemonte e dell‛Elba, in cui vengono elencate ed illustrate tutte le varietà di forme

Pirite in cristalli su basetta originale della collezione del Museo di Mineralogia del- l‛Università di Torino (M/U 10084).

26 Una delle tavole disegnate da Strüver nella monografia del 1868 dedicata alla pirite del Piemonte e dell‛isola d‛Elba.

27 cristallografiche riscontrate. La monografia, pubblicata nelle Memorie della Regia Accademia delle Scienze di Torino, è ancora oggi da ammi- rare per l‛acutezza delle osservazioni e la precisione dell‛iconografia. Stupiscono i dettagli finissimi delle tavole incise (i disegni sono dello stesso Strüver), che illustrano cristalli di pirite di Traversella, di Bros- so e dell‛Isola d‛Elba, anche se sono i cristalli di Traversella a risultare i più interessanti per quantità, variabilità morfologica e tipologia cristal- lografica nella combinazione delle facce. In altri due studi descrisse anche la magnetite e l‛ematite di Traversella, raffigurando con la stes- sa accuratezza la varietà delle forme cristalline. Tutti gli esemplari esaminati da Strüver facevano parte delle raccolte del Museo Minera- logico dell‛Università di Torino (attualmente in comodato d‛uso presso il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino) e del Gabinetto Mine- ralogico della Regia Scuola di Applicazione per Ingegneri (poi divenuto Museo di Mineralogia e Geologia del Politecnico di Torino). Ferruccio Zambonini, suo illustre allievo, poi divenuto direttore del Mu- seo di Mineralogia di Torino (succedendo a Giorgio Spezia, anch‛egli allievo di Strüver) e in seguito ordinario di Chimica a Napoli, gli dedicò la strüverite, un raro ossido di titanio, tantalio e ferro.

Un altro esemplare di pirite (M/U 10071) proveniente da Traversella studiato da Strüver.

28 Il quarzo ametista di Traversella: storia di un ritrovamento Valter Pecora

Da quanti anni si favoleggia del ritrovamento del quarzo ametista a Traversella! Molte storie, molte verità, racconti certi o per sentito dire da chi c‛era … Ma cosa accadde in quella mitica notte del 1959? Ho cercato per anni di conoscere gli ultimi testimoni di quel ritrova- mento ed ho ascoltato versioni che dapprima mi sembravano diverse, ma che si sono rivelati solamente momenti diversi della medesima storia, fino a permettermi di ricostruire fedelmente la vera storia del ritrovamento. Anche se, con l‛avanzare dei lavori, molti hanno la- vorato il geode, i veri scopritori di quel tesoro furono minatori di una squadra composta da Isidoro Giachetto, da un bresciano di nome Pogna e dall‛aiutante Camillo Rizzi, abruzzese, il primo ad aver mate- rialmente toccato i cristalli. Si era tra il maggio e il giugno del 1959, un turno di notte, dalle ore 16.00 a mezzanotte. Il caposquadra, Edoardo Rey, era assente per essere stato ferito ad un occhio da una scheggia di pietra ed era sostituito da Giuseppe Alfredo Grosso, detto Fredo, il sorvegliante del turno. I lavori si stavano svolgendo nella 3a Massa Ferriere, tra il livello 826 Mongenet e il livello 860 Bertolino, ad una quota di circa 835 metri, e si stava scavando una serie di sette magazzini. Proprio tra il primo e il secondo magazzino la squadra, quella notte, stava aprendo una finestra. Fredo, il capo sorvegliante, va per con- trollare i lavori Si aspetta di vedere i due minatori e l‛aiutante in- tento a fare luce, ma trova solamente i due minatori. «Dov‛è Rizzi?», chiede, e da un buco a sinistra della finestra, per terra, una voce risponde: «Venga a vedere capo, ci sono i cristalli!». «Altro che cri- stalli, vieni a lavorare.» risponde Fredo. Così il geode, zeppo di quei cristalli che sarebbero poi diventati un pezzo della storia di Traver- sella, fu abbandonato. Da quel momento, con l‛avanzare dei lavori di svuotamento dei ma- gazzini, il geode rimase a far parte di un pilastro di sostegno che però, dopo alcuni anni, franò con tutto quel che era rimasto del suo

29 30 prezioso contenuto. Molti hanno cercato il punto preciso dove esisteva il geode, con ri- sultati però assai scarsi e tante furono le dicerie e le leggende che si intrecciarono. Durante lo svuotamento dei magazzini furono trovati, tra le macerie e nei carrelli, vari cristalli sciolti di ametista. Un grosso cristallo, ad esempio, particolarmente pregevole per la presenza di una bolla d‛aria interna, venne alla luce proprio in questo modo, tra una palata e l‛altra della ruspa ad aria compressa. Sotto la direzione dell‛Ing. Bo- nino si cercò ancora aprendo un fornello dal livello 826 Mongenet per raggiungere il fondo del geode, ma lo scavo sbucò, invece che sotto il pilastro, in mezzo alle macerie. Nessuno può riuscire ad immaginare la quantità, la qualità e le dimen- sioni dei campioni andati persi o distrutti. Tutti quelli che li hanno visti concordano nel ricordare la bellezza dei cristalli viola, immersi in una pasta pulverulenta argilloso-cloritica e accompagnati talvolta da una mesitina così tagliente che per estrarli occorreva proteggersi le mani con il berretto di lana a mò di guanto. La maggior parte dei cristalli di ametista era biterminata e alcuni contenevano delle bolle d‛aria all‛interno. Anche se molti vennero distrutti nell‛avanzare dei lavori, i pochi esemplari che sono stati salvati sono molto più che semplici campioni mineralogici: si tratta, senza paura di esprimere campanilismi, di una delle più belle varietà di quarzo ametista note al mondo per le eccezionali dimensioni dei cristalli e l‛intensità del colore.

Quarzo var. ametista proveniente dalla 3a Massa Ferriere – livello 826 Mongenet. Il cristallo principale misura 104 mm (M/ 6713).

31 Cristallo di quarzo var. ametista proveniente dalla geode descritta nel testo (M/ 6457).

32 Traversella nei Musei d‛Europa

Lorenzo Mariano Gallo

Girovagando tra le vetrine di molti dei più importanti musei naturali- stici d‛Europa, soprattutto se affondano le loro radici nei secoli pas- sati, non è raro trovare esposti perfetti esemplari geminati di dolo- mite dalla limpida trasparenza porcellanacea, cristalli di magnetite di dimensioni eccezionali o eleganti aggregati lamellari di mesitina, tutti provenienti dalle miniere di Traversella. Campioni ormai introvabili per qualità e perfezione delle forme. I pezzi da Museo che oggi fanno bella mostra di sé furono raccolti so- prattutto nel massimo periodo di sviluppo dell‛attività mineraria, dal XVIII alla prima metà del XX secolo. Selezionati in genere dai mina- tori con la prospettiva di arrotondare il magro salario, i pezzi erano destinati soprattutto al Museo di Storia Naturale dell‛Università di Torino, capitale del Regno di Sardegna, di cui le miniere della Valchiu-

Rombododecaedro di magnetite delle collezioni storiche dell‛Università di Torino. Ogni faccia misura 35 mm (M/U 2943.2).

33 sella costituivano una delle principali risorse estrattive. I campioni dovevano contribuire ad arricchire le collezioni di quel Museo che, istituito nel 1730 da Carlo Emanuele III, era via via diventato uno dei centri di spicco della cultura scientifica europea. Già all‛epoca di Stefano Borson, titolare della Cattedra di Mineralogia e co-diret- tore del Museo dal 1810 al 1832, e soprattutto sotto la direzione di Angelo Sismonda, tra il 1833 e il 1878, si era consolidata la prassi di incrementare le raccolte non solo tramite acquisti o donazioni, ma anche con scambi di campioni importanti tra vari Musei dell‛epoca. Questa attenzione alla circolazione di esemplari significativi in tutto il mondo scientifico servì a far conoscere e a valorizzare i minera- li piemontesi, ed in particolare quelli di e di Traversella, di cui ora possiamo trovare esempi nelle collezioni storiche dei Musei di San Pietroburgo, Vienna, Parigi, Praga, Londra, Stoccolma, Roma,

Vari romboedri geminati di dolomite dalla caratteristica lucentezza porcellanacea. Il romboedro maggiore misura 85 mm di spigolo (M/ 8244).

34 Milano, Napoli, Bologna, Padova, ecc. Questa attività di scambio fece confluire a Torino da tutto il mondo, per contro, un gran numero di campioni mineralogici, spesso di notevole importanza scientifica oltre che ostensiva, che contribuirono a far diventare il Museo Geologico, all‛inizio del Novecento, uno dei più quotati d‛Europa. E tra i pezzi più significativi delle collezioni ci sono i campioni di Traversella, che con quelli di Brosso, Baveno e del Pian della Mussa costituiscono il vanto delle collezioni storiche universitarie, dal 1980 in comodato d‛uso al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino.

Veduta parziale del Museo di Mineralogia e Petrografia dell‛Università di Torino nel 1980.

35 Cristallo sciolto di scheelite in cui sono Pirite limonitizzata con geminazioni a cro- ben visibili le forme della bipiramide e ce di ferro (M/U 2609). del pinacoide (M/U 9841.1).

Calcite in cristalli su skarn a magnetite (M/U 1379).

36 Una pagina del catalogo a stampa di É. Borson (1830) usata per il nuovo catalogo del Museo Geologico, tuttora in uso. Si notino le correzioni manoscritte di A. Sismonda.

37 Minerali classici del giacimento di Traversella

Luca Delpiano, Antonello Barresi

Traversella è conosciuta in tutto il mondo per avere fornito, oltre ai minerali d‛interesse industriale (magnetite e scheelite), anche cam- pioni di notevole interesse estetico. Caratteristica è l‛associazione, piuttosto comune, di quarzo, dolomite, calcite, magnesite ferrifera (mesitina), che forma cristallizzazioni particolarmente eleganti e di notevoli dimensioni, ben rappresentate in tutti i più importanti musei del mondo. Di seguito vengono descritte in particolare le specie, dei veri e propri classici, relativamente comuni in tutto il giacimento. Calcite. Carbonato molto comune in quasi tutte le zone della miniera, si trova spesso associato ad altri minerali, in geodi e cavità anche di discrete dimensioni, nelle quali si possono reperire campioni con cri- stalli dalle molteplici forme e dimensioni. I cristalli hanno comunemen- te abito scalenoedrico, romboedro o prismatico, ma spesso i cristalli sono complessi e presentano una grande molteplicità di forme. Sono abbastanza frequenti i geminati. I cristalli di calcite, a Traversella, sono di solito perfettamente incolo- ri e trasparenti o traslucidi, ma possono assumere colorazioni diverse, con tonalità e sfumature alquanto variabili. I colori più frequenti sono il bianco e il grigio o il grigio nerastro, talvolta con riflessi azzurri, dovuto a impurezze o inclusioni, ma si osservano anche cristalli gialli, marroni o ro- sati. La lucentezza è vetrosa o perlacea e spesso i cristalli reagiscono alla luce ultravioletta con una spiccata fluorescenza di colore rosso. Comune- mente i cristalli hanno dimensioni che variano da pochi millimetri fino ad un centimetro, ma non è raro osservare campioni che misurano fino a 6-8 centimetri. Eccezionalmente sono stati raccolti campioni con cristalli che superavano abbondantemente i 15 centimetri di lunghezza. Tra i ritrovamenti recenti degni di nota si possono ricordare le druse di cristalli scalenoedrici sino a sei centimetri, di colore scuro, trovate nella zona di Castiglione e i non comuni cristalli romboedrici che accom- pagnano l‛apofillite al livello 826 del ribasso Mongenet, spesso confusi dai collezionisti con l‛apofillite stessa.

38 Calcite con quarzo a scettro (M/U 8671.4).

Dolomite. La dolomite, carbonato doppio di calcio e magnesio, spesso variamente ferrifera, è uno dei minerali che ha reso famosa la miniera di Traversella in tutto il mondo per la bellezza e le dimensioni dei suoi cristalli. La forma tipica è quella del romboedro, ma sono comunissime le geminazioni di più cristalli e la tipica forma a sella, formata dall‛ac- crescimento di molteplici romboedri leggermente ruotati tra loro. Si trova, soprattutto nelle zone di contatto tra i calcari e le mas- se metallifere, in geodi anche di discrete dimensioni, quasi sempre associata a quarzo, calcite ed altri minerali. Il colore dei cristalli di dolomite è solitamente bianco con leggere tonalità di giallo, ma non sono rari quelli incolori o marroni, più o meno scuri, per alterazione su- perficiale. Più raramente possono assumere colorazione leggermente aranciata e rosata. I cristalli bruni sono generalmente riferibili alle varietà ferrifere, ma il colore dipende non solo dalla composizione ma anche dal grado di alterazione, per cui campioni, anche con elevati tenori di ferro, possono essere perfettamente bianchi o incolori se

39 Dolomite in romboedri geminati (circa 70 mm di spigolo) con quarzo (M/U 7029). freschi. La lucentezza è generalmente perlacea. Le dimensioni dei cristalli variano da pochi millimetri ad alcuni cen- timetri. Campioni di 4-6 centimetri sono da considerarsi rari, anche se nei tempi in cui la miniera era attiva eccezionalmente sono stati trovati campioni con cristalli di oltre venti centimetri. Recentemente i migliori esemplari sono stati rinvenuti lungo tutto il livello 826 dalla prima fino alla 4a Massa Ferriere, ma non possono rivaleggiare con i pezzi storici.

Galena. Minerale relativamente comune si trova, perlopiù in forma massiva, miscelato ad altri solfuri, come componente delle masse me- tallifere, e piuttosto raramente in cristalli ben formati nelle cavità dei calcari metamorfici, spesso associati a quarzo e dolomite. I cristalli sono normalmente cubici o ottaedrici, talvolta con facce di rombododecaedro o forme più rare; molto raramente si osservano cristalli tabulari con contorno pseudoesagonale, molto caratteristici. Il colore è grigio piombo e la lucentezza metallica, ma molto spesso la

40 Esemplare di galena (28 mm ) proveniente dal livello Mongenet, massa Bertolino (M/ 6660). superficie è alterata. Le dimensioni dei cristalli possono variare da po- chi millimetri fino generalmente ad un massimo di cinque centimetri; solo in casi davvero eccezionali sono stati trovati campioni fino ad un massimo di dieci centimetri. In alcune zone della miniera la galena subisce un profondo processo di ossidazione, generando una serie di minerali secondari di alterazione, soprattutto cerussite, anglesite, wulfenite, stolzite, che si trovano normalmente associati ad essa; recentemente è stata riscontrata an- che la presenza di arsenico e vanadio in alcune di queste mineraliz- zazioni secondarie, ed è quindi possibile il ritrovamento di ulteriori novità.

Magnesite (var. mesitina). La mesitina è sicuramente uno dei minerali più caratteristici di Traversella, anche se non particolarmente comu- ne, ed è stato descritta come nuova specie proprio da questa località. Anche se oggigiorno è considerata semplicemente una varietà ferri-

41 Magnesite var. mesitina in aggregati di lamelle (fino a 40 mm di diametro) (M/U 9700). fera di magnesite, nella letteratura ottocentesca viene spesso indica- ta come una varietà della siderite. Si rinviene, associata a quarzo, calcite, dolomite e talvolta pirite, nel- le zone che separano le varie masse metallifere. I cristalli sono comu- nemente di forma lenticolare. Più raramente si osservano romboedri tozzi, che in tal caso possono risultare molto simili alla dolomite e alla siderite. Le dimensioni variano da pochi millimetri fino ad arrivare ec- cezionalmente a 5-6 centimetri. Il colore predominante è il bianco o il nocciola chiaro, con lucentezza perlacea, ma per effetto dei processi di ossidazione o alterazione i cristalli possono anche assumere toni decisamente più scuri.

Magnetite. È il più comune ed abbondante minerale presente nella mi- niera, nonché il principale minerale utile oggetto delle passate colti- vazioni. Presente praticamente ovunque in forma massiva e come co- stituente della roccia, si può osservare in cristalli anche di diversi centimetri. Sono stati trovati, eccezionalmente, cristalli di oltre die-

42 Magnetite in rombododecaedri centimetrici isolati o aggregati su skarn (M/ 7576). ci centimetri di lato. Solitamente i cristalli sono totalmente immersi nel talco o nella calci- te. Facilmente individuabili e riconoscibili per il colore nero metallico e per le note proprietà magnetiche, i cristalli di magnetite mostra- no le forme del rombododecaedro e dell‛ottaedro. In questo secondo caso sono presenti spesso le caratteristiche striature dovute ad una alternanza periodica di forme di crescita. La lucentezza è in alcuni casi spiccatamente metallica, ma spesso i cristalli appaiono scabri e talvolta corrosi. E‛ molto raro rinvenire campioni in geode, ma in questo caso i cristalli sono solitamente molto lucenti e l‛associazione con dolomite o calcite produce esemplari molto estetici.

Pirite. La pirite, piuttosto comune a Traversella, è presente, spes- so accompagnata da altri solfuri, in quasi tutte le zone della miniera. Presenta una grande varietà non solo di forme, ma anche di giaciture e associazioni. I cristalli, che possono anche raggiungere dimensioni

43 Pirite con ematite su quarzo (M/U 170). L‛esemplare risulta già descritto da Étienne Borson nel 1830 nel Catalogue raisonné de la collection minéralogique du Musée d‛Historie Naturelle de . notevoli (superiori a dieci centimetri di lato, sebbene quelli oltre i cin- que centimetri siano piuttosto rari), sono spesso inclusi nella matrice o in vene di calcite e non è molto comune osservarli liberi nelle cavità, per cui è poco frequente trovare campioni significativi. Le forme più comuni sono quella del pentagonododecaedro e quella del cubo, più raramente quella dell‛ottaedro e del rombododecaedro, ma i cristalli sono spesso complessi, con una grande varietà di forme e di combinazioni delle stesse. Talvolta si rinvengono anche dei ge- minati. L‛identificazione delle diverse forme non è sempre agevole: non è inusuale trovare cristalli malformati, talvolta molto allungati ed affusolati, o che presentano delle particolari distorsioni delle fac- ce o patologie di crescita, assumendo talvolta forme globulari. Molti di questi campioni vengono comunemente classificati dai collezionisti come marcasite, ma un attento esame nella quasi totalità dei casi rive- la trattarsi di cristalli distorti di pirite.

44 La forma cristallografica più rara, ma a Traversella relativamente frequente rispetto ad altri giacimenti, è quella diacisdodecaedrica, comunemente definita diploide. Solitamente presente come forma se- condaria di vari cristalli, è stata rinvenuta anche come forma preva- lente o unica in alcuni campioni. Nei cristalli freschi il colore è giallo ottone e la lucentezza metallica, anche se spesso i cristalli, per ossi- dazione superficiale, mostrano iridescenze scure o si ricoprono di una patina bruna. E‛ comune riscontrare sui cristalli delle tipiche stria- ture parallele sulle facce, dovute ad alternanza fra facce del cubo e del pentagonodecaedro durante la crescita. I campioni di pirite più rappresentativi rinvenuti recentemente, con cristalli pentagonodode- caedrici lucenti associati ad arsenopirite, provengono da Cava Grande Nuova. Qui si è avuto anche l‛eccezionale rinvenimento di un campione sul quale si trovano diversi cristalli di pirite diploide di oltre un centi- metro.

Quarzo. Comunissimo come costituente della roccia, si rinviene in cri- stalli generalmente allungati, che presentano una grande varietà di forme e colorazioni, nelle geodi presenti in molte zone della miniera, spesso associato ad altri minerali, soprattutto dolomite, calcite e ga- lena. Si rinvengono cristalli ialini (var. cristallo di rocca), lattei, verdo- gnoli per inclusioni (var. prasio), gialli, affumicati ed eccezionalmente viola (var. ametista). Di questi ultimi, diventati ambiti e ricercati da musei e collezionisti di tutto il mondo, ne fu trovato un discreto nume- ro, lunghi fino a oltre trenta centimetri e di colore viola molto intenso, in una grande cavità, scoperta nel 1959 durante i lavori di scavo tra il livello 826 Mongenet e il livello 860 Bertolino. In tempi precedenti erano già stati trovati eccezionali cristalli di ametista: Pelloux, nel 1908, infatti annota che cristalli di quarzo colorati in violetto sono stati rinvenuti talvolta a Traversella. Purtroppo in merito alle moda- lità e alla zona di ritrovamento non esistono relazioni scritte, ma il ri- trovamento è documentato oltre che da una tradizione orale, da alcuni campioni conservati nelle collezioni storiche torinesi. A parte questo eccezionale ritrovamento, il quarzo raggiunge solita-

45 Quarzo geminato secondo la legge del Giappone (M/U 14405). mente dimensioni ben più modeste: sono comuni cristalli tozzi o con il prisma allungato fino a 5-6 centimetri, ma sono rare le druse dove i cristalli arrivano a 10 centimetri di lunghezza o oltre. Comunissimi sono invece i piccoli cristalli, solitamente bianchi o incolori e molto lucenti, che accompagnano i più diversi minerali nelle cavità di tutte le dimensioni. Spesso inoltre si osservano campioni in cui sono evidenti successive fasi di generazione e crescita. I cristalli sono normalmente prismatici, spesso rastremati. Raramen- te si rinvengono piccoli cristalli biterminati con il prisma quasi o del tutto assente, lucentissimi ed incolori, sparsi in sciami sulle pareti di piccole cavità o su altri minerali, o talvolta sciolti. Non sono rare le geminazioni: la più frequente è quella secondo la legge del Giappone, ma si osservano anche quelle che seguono le leggi del Delfinato e del Brasile, nonché altre più complesse.

Scheelite. Minerale estratto industrialmente per la produzione del tungsteno, è presente, con diversa abbondanza, in tutti i livelli della

46 Scheelite su talco (M/ 6706). miniera, anche se il tenore più elevato è stato riscontrato nei livelli più alti, ormai inaccessibili, da cui si ritiene provenga la maggior parte dei campioni, con cristalli perfetti anche di notevoli dimensioni, conserva- ti presso Musei e collezioni private. Solitamente i cristalli si rinvengo- no inglobati in talco, clorite o calcite, mentre molto raramente (e mai in cristalli superiori a cinque centimetri) sono stati trovati in geodi, associati a quarzo, dolomite e clorite. La forma classica della scheelite a Traversella è quella della bipirami- de, che può presentare gli spigoli netti o avere delle faccette addizio- nali sia sugli spigoli che sul pinacoide. Il colore più comune è il giallo o il giallo-arancio, ma si possono rinve- nire anche esemplari marroncini, grigiastri, rossastri, e talvolta quasi incolori o verdastri. Solitamente opachi, i cristalli possono raramente essere trasparenti o semitrasparenti, ed in questo caso presentano una eccezionale lucentezza. Tutti i cristalli di scheelite presentano una spiccata fluorescenza da bianco bluastro a giallo, se esposti alla luce ultravioletta ad onde corte.

47 Negli anni passati era abbastanza comune trovare cristalli che rag- giungevano, e spesso superavano, 8-10 centimetri di lunghezza, in- globati nel talco o nella clorite. Cristalli di scheelite di dimensioni che raramente raggiungono i quattro centimetri si possono trovare invece immersi nella calcite spatica in paragenesi con magnetite, pir- rotina ed altri solfuri. È inoltre molto comune osservare cristalli più piccoli, fino ad un centimetro, sparsi un po‛ ovunque in diverse tipolo- gie di roccia e associati ai minerali più svariati. I migliori campioni recentemente rinvenuti provengono da Cava Grande, con cristalli di scheelite di oltre 3 centimetri, dal classico abito bipiramidale, di colore marroncino chiaro, inclusi in calcite. La scheelite è stata però raccolta anche nelle discariche delle vecchie miniere di Riondello, al livello 913 - 2a Massa Ferriere, nelle gallerie 890 e 860 Bertolino presso la 2a Massa Ferriere, al livello 826 Mon- genet presso la 1a e la 3a Massa Ferriere, a Montaju ed anche nelle cave di diorite.

Pirrotina in cristalli tabulari di 28 mm di spigolo in aggregati paralleli pseudoesago- nali con pirite e calcite (M/ 2995).

48 Recenti ritrovamenti nel giacimento di Traversella

Antonello Barresi, Luca Delpiano

Tra gli obiettivi del Gruppo mineralogico Valchiusella, che dal 2000 collabora con il Comune di Traversella per la gestione delle attività museali collegate alla miniera, rientra anche l‛esplorazione di tutte le zone ancora praticabili nei vari livelli del complesso minerario. Alcune gallerie, in particolare quelle verso la zona di Riondello, sono ormai inaccessibili per via delle frane o dei riempimenti effettuati con materiale sterile di risulta. Altre non sono accessibili perché in condizioni precarie o pericolanti a causa della mancata manutenzione per un lungo periodo. Il livello 826 Mongenet, relativamente in buono stato, dalle ultime ricerche appare molto interessante dal punto di vista mineralogico, ma ritrovamenti interessanti si sono avuti anche al livello 860, nella zona di Castiglione e, recentemente, a Cava Grande, in seguito alla riapertura della via principale, rimasta per molti anni impraticabile a causa di una grossa frana che ostruiva l‛ingresso e aveva causato il

Cobaltite in cristalli associati ad eritrite, dal colore roseo molto intenso, provenien- te dal livello 860.

49 totale allagamento della galleria principale. I campioni che documentano i principali ritrovamenti avvenuti sia in galleria sia nelle discariche dal 2000 ad oggi sono entrati a far parte delle esposizioni del Museo Mineralogico e delle Attrezzature della miniera di Traversella, allestito in uno degli edifici un tempo utilizzati per la lavorazione del minerale. Particolarmente significativo, ad esempio, risulta il rinvenimento, nel cappellaccio che affiorava lungo il greto del torrente Bersella, di an- glesite, emimorfite e stolzite associati a piromorfite ed altri minerali secondari di piombo quali cerussite e wulfenite, nonché il ritrovamen- to di lepidocrocite in cristalli all‛interno della matrice costituita da ossidi di ferro e galena alterata. Dal livello 860 provengono notevoli campioni di cobaltite cristalliz- zata accompagnati da sferule raggiate di eritrite, dal colore roseo molto intenso. La bismutinite, che in precedenza era segnalata solo a livello microscopico, è stata trovata in cristalli di varie dimensioni

Bismutinite in cristalli centimetrici prismatico-allungati e striati, associati a calcopiri- te, pirite e scheelite in skarn a talco e magnetite, provenienti da Cava Grande Nuova.

50 e in differenti paragenesi tra cui, in Cava Grande, in cristalli di circa 3 mm di spessore lunghi fino a 3 cm associati a calcopirite, pirite e scheelite in una matrice per lo più a talco e magnetite.

Tra le curiosità vanno sottolineati il ritrovamento, in una piccola sac- ca aperta nella zona di Cava Grande, di numerosi cristalli staccati, e purtroppo fratturati, di quarzo ametistino e il rinvenimento, soprat- tutto al livello 826, nei pressi della 1a Massa Ferriere, di cristalli di pirite distorti o mostranti caratteristiche patologie di crescita quali il parqueting (superficie a mosaico) o la formazione di subindividui sulle facce. Nelle cave di diorite, tuttora attive, sono stati raccolti alcuni inte- ressanti esemplari di allanite e di heulandite, oltre che di brookite, cuprite e laumontite (specie finora mai rinvenute nella parte sotter- ranea del giacimento). Altre recenti segnalazioni per il giacimento sono la cosalite, la cron-

Stilbite in piccoli cristalli lucenti aggregati a covone rinvenuta nel 2006 al livello 826 Mongenet, presso la massa Bertolino Nord.

51 stedtite, l‛heulandite-Ca, la thomsonite-Ca e l‛idrocerussite, raccolte in posto, cui si aggiungono varie altre specie identificate su materiale raccolto negli anni passati. In particolare è stata confermata con analisi diffrattometriche e chimiche la cubanite, rinvenuta nel 2004 in un raro geode di magnetite al livello 860, in corrispondenza del- la 3 Massa Ferriere, in cristalli prismatici bronzei plurimillimetrici, striati, presenti con orientazioni preferenziali sulla calcopirite e tal- volta incrostati da dolomite. La cubanite, segnalata da tempo a Tra- versella, ma solo in sezione lucida, come prodotto di smescolamento dalla calcopirite, era associata ad una paragenesi, tuttora in studio, comprendente tra l‛altro anche una fase attribuibile alla tochilinite, ma presente in sferule nerastre, una morfologia insolita per questo minerale. Altri ritrovamenti degni di nota sono i pregevoli campioni di granato andradite, di pirosseno e di epidoto raccolti in affioramenti esterni al Pian degli Svedesi, sito limitrofo alle miniere.

Argento nativo in accrescimento dendritico ramificato rinvenuto nel dicembre 2006 nel livello 826 Mongenet, nei pressi della massa Bertolino Nord.

52 Al livello 826 Mongenet, presso la 3a Massa Ferriere, è stata osser- vata una curiosa paragenesi a prehnite, andradite, titanite, zircone, thomsonite e barite su una matrice composta prevalentemente da ortoclasio. Le zeoliti sono state segnalate a Traversella, limitatamente a Mon- taju e alle cave di diorite, da molto tempo, mentre risale al 2006 il ritrovamento in posto nel giacimento, a Cava Grande, di heulandite, cabasite e stilbite, strettamente associati tra loro in piccoli cristalli incolori e molto lucenti, e in una traversa del livello 826, non distante dal ribasso Mongenet, in una zona di contatto con la diorite, di cri- stalli di stilbite lunghi fino ad 1,5 cm, sempre associati a heulandite. Cristalli piccoli, ma molto belli di zircone, associati a pirosseni, titani- te, clinozoisite rosa sono stati riconosciuti nel materiale proveniente dalla galleria Anglosarda. Ma il ritrovamento più eclatante degli ultimi anni è quello avvenuto nel dicembre 2006, durante una serie di ricerche al livello 826. In un‛area ricca di cristallizzazioni di carbonati, in una spessa fanghi- glia di talco, clorite ed altri minerali, sono stati raccolti vari esempla- ri di argento, sia sciolti sia su matrice, costituiti da riccioli raggrup- pati in piccole matasse oppure da cristalli allungati cuspidati, spesso raccolti in gruppi arborescenti fino a sei centimetri di lunghezza. L‛argento, eccezionalmente lucente, è ricoperto solo in piccola parte da carbonati e incrostazioni nere. Le prime analisi al SEM-EDS rive- lano che si tratta di argento molto puro, senza elementi in lega. In associazione sono presenti minuscoli cristalli di pirite e di galena, e, in alcuni casi, solfosali di argento non ancora del tutto identificati. Alla lista dei nuovi ritrovamenti vanno infine aggiunte alcune segnala- zioni relative a specie recentemente identificate su materiali di Tra- versella: la leadhillite, la mimetite e un termine della serie segnitite- beudantite provenienti dall‛area del cappellaccio affiorante lungo il torrente Bersella, nonché la scapolite rinvenuta a Montaju.

53 I minerali del giacimento e delle cave di diorite

Antonello Barresi

Traversella è una miniera molto antica ed i suoi minerali sono spes- so citati nei primi manuali di mineralogia ed in molte pubblicazioni dell‛800. Nonostante questo fatto, ad oggi non è la località-tipo di nessuna specie valida, benché nel corso del XIX secolo cinque mine- rali, tutti successivamente discreditati, siano stati descritti come specie nuove su campioni provenienti da Traversella. Il primo fu la mesitina, descritta da Breithaupt nel 1827 e poi ripreso nel 1847. Il termine, che corrisponde a una magnesite molto ricca in ferro, vie- ne ancora ampiamente usato dai collezionisti. In seguito sono state descritte nel 1842 da Dufrenoy la villarsite, risultata poi olivina al- terata, nel 1854 da Scheerer la traversellite, un pirosseno alterato, nel 1862 da Descloizeaux la talco-clorite (clinocloro misto a talco), nel 1869 da Bombicci la barettite, dedicata al geologo Martino Ba- retti, anch‛essa presto discreditata perché risultata una miscela di serpentino e carbonati. L‛ultimo, dedicato nel 1914 da Colomba al mi- neralogista ossolano Giorgio Spezia, la speziaite, è stato in seguito riconosciuto come orneblenda. Nel tempo le specie valide segnalate nei giacimenti di Traversella ed in quelli di Montaju, Gias del Gallo e Alpe Cima, nel territorio di Vico, sono andate via via aumentando, passando dalle 16 citate nel catalogo di Barelli del 1835, alle 33 di Strüver, per arrivare alle 70 descritte da Torti nel 1973. Attualmente sono elencate per i giacimenti di Tra- versella 98 specie valide e 3 dubbie, che salgono a 106 considerando anche le cave di diorite e la zona di Montaju. Nella tabella seguente è riportato l‛elenco di tutte le segnalazioni della zona di Traversella, suddividendo in dettaglio le aree estrat- tive dagli altri siti. Viene riportata la prima segnalazione valida per ciascuna specie, anche se riferita ad una varietà o ad una specie poi discreditata, in tal caso in parentesi quadre. Inoltre il simbolo P indi- ca che la specie è stata osservata solo al microscopio da mineralogia ed è pertanto di esclusivo interesse petrografico. I nomi dei minerali di uso corrente in letteratura che sono attual-

54 Calcopirite con quarzo e dolomite (M/U 9695).

Ematite in cristalli lamellari iridescenti con quarzo e magnesite var. mesitina su skarn a dolomite e magnetite (M/U 3099.2).

55 mente considerati varietà (e quindi discreditati ) o nomi di serie sono riportati in corsivo. L‛asterisco indica che i dati sono insufficienti per una esatta attribuzione, mentre la lettera D sta a significare che l‛identificazione è stata proposta in via dubitativa dall‛autore della prima segnalazione.

anno della prima

specie mineralogica Traversella Montaju diorite cave segnalazione riferimenti bibliografici

acantite X 2005 G.m.V. et al. (2005) actinolite [bissolite] X X 1835 Barelli (1835) albite P X X 1913 Colomba (1911-12) Zucchetti (1962); allanite-Ce P X 1961 Bianco & Barresi (2006) allofane P D 1915 Colomba (1914-15) anatasio P D X 1929 Colomba (1928-29) andradite [granato] X X 1812 Vagnon (1811-12) anglesite X 2005 G.m.V. et al. (2005) anortite P 1913 Colomba (1911-12) antigorite X 1960 Zucchetti (1960) apatite * * * 1869 Strüver (1869) aragonite X 1869 Strüver (1869) argento X 1915 Colomba (1914-15) arsenopirite X 1869 Strüver (1869) augite * 1873 Jervis (1873) azzurrite X D 1973 de Michele & Torti (1973) barite X 1906 Colomba (1906 b) Jervis (1873) [?]; P 1873 biotite Colomba (1911-12) Zucchetti (1966); X 1966 bismutinite Barresi (2005) Zucchetti (1960); X 1960 bismuto Brizio (1986)

56 bornite P 1960 Zucchetti (1960) brochantite X 1980 Brizio e Maletto (1980) brookite X 2006 Bianco & Barresi (2006) Strüver (1869); X X X 1869 cabasite-Ca CNMMN-IMA (1997) calcantite X 1908 Pelloux (1908) calcite X X X 1835 Barelli (1835) calcocite X 1915 Colomba (1914-15) calcopirite X X X 1858 Sella (1856) cerussite X 1869 Strüver (1869) cianotrichite X 1917 Colomba (1917) clinocloro X X X 1862 Descloizeaux (1862) clinozoisite X X 2006 Bianco & Barresi (2006) Zucchetti (1966); X 1966 cobaltite Barresi (2005) cordierite P 1915 Colomba (1914-15) corindone P 1915 Colomba (1914-15) cosalite X 2005 G.m.V. et al. (2005) crisocolla X X X 1908 Pelloux (1908) cronstedtite X X 2007 nuova segnalazione cubanite X X 1933 Bibolini (1933) cuprite X 2006 Bianco & Barresi (2006) diopside X X 1812 Vagnon (1811-12) [pirosseno] dioptasio D 1917 Colomba (1917) dolomite X X 1835 Barelli (1835) edenite * 1915 Colomba (1914-15) ematite X X X 1835 Barelli (1835) emimorfite X 2005 G.m.V. et al. (2005) enstatite [bronzite] P P 1913 Colomba (1911-12) epidoto X X X 1835 Barelli (1835) Montrasio et al. (1997); Bar- X 1997 eritrite resi (2005)

57 flogopite P 1960 Zucchetti (1960) fluorite X 1869 Strüver (1869) forsterite X X 1842 Dufrenoy (1842) [villarsite] galena X 1835 Barelli (1835) gehlenite (?) *P 1960 Zucchetti (1960) (gruppo melilite) gesso X X 2005 G.m.V. et al. (2005) goethite [limonite] X X X 1835 Barelli (1835) hedenbergite * * 1873 Jervis (1873) heulandite-Ca X X 2006 Bianco & Barresi (2006) idrocerussite X 2007 nuova segnalazione idrossiapofillite Colomba (1907); X 1907 [apofillite] G.m.V. et al. (2005) idrossilclinohumite Zucchetti (1960); P 1960 [titanolivina] Ferraris et al. (2000) ilmenite P 1960 Zucchetti (1960) langite X 2005 Orlandi & Campostrini (2005) laumontite X 2006 Bianco & Barresi (2006) leadhillite X 2007 nuova segnalazione Barresi (1999); X X X 1999 lepidocrocite G.m.V. et al. (2005) magnesite [mesitina] X 1827 Breithaupt (1827, 1847) magnetite X X X 1786 Napione (1784-5) malachite X X X 1835 Barelli (1835) marcasite X 1869 Strüver (1869) mimetite X 2007 nuova segnalazione molibdenite X X 1869 Strüver (1869) Fiorentini Potenza & P X 1964 muscovite Morelli (1964) orneblenda * * 1913 Colomba (1911-12) oro X 1948 Scaini & Fagnani (1948) ortoclasio P X X 1913 Colomba (1911-12)

58 pirite X X X 1835 Barelli (1835) piromorfite X 2005 G.m.V. et al. (2005) pirrotite X X 1869 Strüver (1869) prehnite X X X 2005 Barresi e Schellino (2005) quarzo X X X 1812 Vagnon (1811-12) rame X 1907 Pelloux (1907, 1908) rutilo X X 1915 Colomba (1914-15) scapolite * 2007 nuova segnalazione scheelite X X X 1860 Bernouilli (1860) segnitite-beudantite * 2007 nuova segnalazione sfalerite X 1858 Sella (1856) siderite X 1835 Barelli (1835) sillimanite X 1913 Colomba (1911-12) solfo X 1915 Colomba (1914-15) spinello X 1913 Colomba (1911-12, 1913) Strüver (1869); X X 1869 stilbite-Ca CNMMN-IMA (1997) stolzite X 2005 G.m.V. et al. (2005) talco X 1869 Strüver (1869) tetraedrite X 1906 Colomba (1906) thaumasite X 1986 Brizio (1986) thomsonite-Ca X 2005 Barresi & Schellino (2005) titanite X X X 1869 Strüver (1869) tochilinite X 1973 Ferraris (1973) tremolite X X 1908 Pelloux (1908) uraninite X 1960 Zucchetti (1960) valleriite X 1973 de Michele & Torti (1973) wolframite * 1869 Strüver (1869) wulfenite X 1995 Fraccaro (1995) Colomba (1911-12); X 1912 zircone Barresi & Schellino (2005) zoisite P 1960 Zucchetti (1960)

59 Epidoto in cristalli prismatici provenienti dalla zona di Montaju (M/U 8166).

Tochilinite in ciuffetti di minuti cristalli aciculari neri su calcite (M/ 6093).

60 Aggregato di cristalli di augite var. fassaite (M/U 5508.7).

Calcite in cristalli aggregati in cui è ben evidente la combinazione del romboedro e del prisma esagonale (M/ 6762).

61 Riferimenti bibliografici e informatici

Tracciare un elenco bibliografico che comprenda tutti i lavori in cui i minera- li e/o la miniera di Traversella sono descritti o quanto meno citati è un com- pito talmente arduo da scoraggiare chiunque per la vastità dei riferimenti e l‛impresa esula di gran lunga dall‛obiettivo di questo volumetto. Ciò non di meno può essere utile ad alcuni volenterosi lettori voler cercare qualche ap- profondimento sulle specie mineralogiche del luogo oppure avvicinarsi mag- giormente alle realtà non solo geologiche e giacimentologiche, ma anche sto- riche e culturali, della miniera e del territorio di Traversella. Con questo fine vengono proposti di seguito alcuni titoli di volumi e di articoli scientifici con lo scopo di fornire non un dato esaustivo, ma solo alcuni spunti di ricerca per comprendere un po‛ di più la Valchiusella e i suoi tesori, antichi e recenti.

La Valchiusella

BERATTINO G., 1988. Le miniere dei “Baduj” di Traversella. - Tipografia Ferraro, Ivrea, 460 pp. BERATTINO G., 2002. Traversella in Val di Brosso. - Edizioni Gest. Ar. Tur., 2 voll. BURCI G., 1860. L‛elettricità applicata alla preparazione meccanica del mi- nerale di rame estratto dalla miniera di Traversella in Piemonte. - Nuovo Cimento, 12: 45-70. PELIZZA S., 1992. Idee per la realizzazione di un centro minerario di cultu- ra presso la miniera di Traversella (Torino). - Bollettino Associazione Mine- raria Subalpina 29, (4): 407-410.

Riferimenti geologici e mineralogici divulgativi

BASSANI U., 1978. Traversella. Un importante giacimento a skarn con i suoi numerosi problemi genetici insoluti. - Rivista Mineralogica Italiana, 2:10-17, 36-40, 66-74, 93-102. BIANCO S. & BARRESI A., 2006, La cava di diorite “Tomaino” di Traversel- la. - Micro, Periodico Associazione Micro-mineralogica Italiana, 1: 141-160. BRIZIO P., 1986. Brosso e Traversella: duecento anni di mineralogia. - Asso- ciazione Piemontese Mineralogia Paleontologia, Torino, 56 pp. CALLERI M., 1999. Johann Strüver. In: La facoltà di Scienze Matematiche Fisiche Naturali di Torino 1848-1998, tomo secondo: I docenti. - Deputazio- ne Subalpina di Storia Patria, Torino. CARONE A., 1982. Le famose miniere di Traversella.- Notiziario Gruppo Mi- neralogico Ligure, 24. GALLO S., 1973. The Mines of Traversella. - Mineralogic Record, 4: 39-41.

62 GRUPPO MINERALOGICO VALCHIUSELLA, PAGANO R., BARRESI A., 2005. La miniera di Traversella: passato, presente e futuro. - Rivista Mine- ralogica Italiana, 19 (1): 8-26. TORTI R., 1973. La miniera di Traversella e i suoi minerali. - Gruppo Minera- logico Lombardo, 10, 54 pp.

Riferimenti geologici e mineralogici specialistici

BIBOLINI A., 1933. La cubanite nel minerale di Traversella. - Periodico Mi- neralogia, .4:221-224. BONINO A., 1972. Le miniere della Valchiusella. - Bollettino Associazione Mineraria Subalpina, IX (1-2): 37-55. COLOMBA L., 1906. Sulla scheelite di Traversella. - Rendiconti Accademia Nazionale Lincei [5], 15, (1): 281-290. COLOMBA L., 1906. Osservazioni cristallografiche su alcuni minerali di Brosso e Traversella. - Rendiconti Accademia Nazionale Lincei, [5], 15 (2): 634-644. COLOMBA L., 1913. Ricerche sui giacimenti di Brosso e Traversella. Parte 1a. Osservazioni petrografiche sul massiccio dioritico di Valchiusella. - Me- morie della R. Accademia delle Scienze di Torino, [2], 63: 271-325. COLOMBA L., 1914. Speziaite, nuovo anfibolo di Traversella. - Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino, 49 (9): 625-634. COLOMBA L., 1915. Ricerche sui giacimenti di Brosso e Traversella. Parte 2a. I fenomeni di metamorfismo e di deposito nei giacimenti inferiori di Tra- versella. - Memorie della R. Accademia delle Scienze di Torino, [2], 66 (3): 1-53. COLOMBA L., 1922. Sopra alcuni notevoli cristalli di magnetite di Traver- sella (Piemonte). - Atti Società dei Naturalisti e Matematici Modena, 5 (6): 69-71. COLOMBA L., 1929. Osservazioni litologiche e mineralogiche sul giacimento di Castiglione (Traversella). - Atti della R. Accademia delle Scienze di Tori- no, 64 (14-15): 373-384. NOVARESE V., 1901. L‛origine dei giacimenti metalliferi di Brosso e Traver- sella in Piemonte. - Bollettino R. Comitato Geologico d‛Italia, 32: 75-93. NOVARESE V., 1902. La serpentina di Traversella e la sua origine. - Bolletti- no Società Geologica Italiana 21 (1): 36-40. NOVARESE V., 1943. Il sistema eruttivo Traversella-Biella. - Memorie per servire alla descrizione della Carta Geologica d‛Italia, 28. STRÜVER G., 1869. Studi sulla mineralogia italiana. Pirite del Piemonte e dell‛Elba [con Cenni sui giacimenti di Brosso, Traversella e Montaieu (Mon-

63 teacuto)]. - Memorie della R. Accademia delle Scienze di Torino, [2], 26: 1-51. STRÜVER G., 1871. Note mineralogiche. Magnetite di Traversella. - Rendi- conti della R. Accademia delle Scienze di Torino, [2], 6: 374. STRÜVER G., 1872. Studi cristallografici intorno all‛ematite di Traversella. - Rendiconti della R. Accademia delle Scienze di Torino, [2], 7: 377-427. ZAMBONINI F., 1906. Appunti sulla scheelite di Traversella. - Rendiconti Accademia Nazionale Lincei, [5], 15: 558-565. ZUCCHETTI S., 1960. Studio geo-mineralogico delle zone radioattive nel deposito di Traversella. - L‛Industria Mineraria, 2: 887-909. ZUCCHETTI S., 1966. Studi sul giacimento di Traversella (Torino). I corpi mineralizzati a scheelite. - Atti del Simposio Internazionale sui Giacimenti Minerari delle Alpi, Trento, 3: 939-960.

Riferimenti web http://www.comuni-traversella.it/011/278 il comune di Traversella all‛interno del portale dei comuni d‛Italia. http://www.ecomusei.net/User/guida_regione.php?name=piemonte all‛interno del portale internazionale degli ecomusei la rassegna dettagliata delle località piemontesi http://www.gmv.traversella.com presentazione delle attività del Gruppo mineralogico Valchiusella, che da anni si oc- cupa del recupero delle attrezzature e dei campioni mineralogici e minerari di Tra- versella, oltre a gestire l‛apertura del Museo Mineralogico e delle Attrezzature della miniera di Traversella. http://www.mineralidelpiemonte.com/traversella.htm un viaggio all‛interno della miniera con link per i principali minerali. http://www.minerali.it/itinerariobrossoetraversella.htm le miniere di Brosso e Traversella con link per i principali minerali. http://dilinger.libero.it/mineralweb/minerali_traversella.htm le principali specie mineralogiche di Traversella. http://www.mindat.org/loc-53972.html il più importante database per la ricerca di minerali e siti mineralogici del mondo, qui con riferimento alla miniera di Traversella. http://www.bolognamineralshow.com sito della mostra mineralogica di Bologna. http://www.regione.piemonte/museoscienzenaturali/ al Museo di Scienze Naturali di Torino è conservata la maggior parte dei campioni storici provenienti dalla miniera di Traversella.

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