Di fonti, di macere, di boschi Il mosaico rurale della media valle dell’Aterno Quaderni dell’Aterno, II

Direzione editoriale Alessio di Giulio Poi cominciava a piovere; e la notte i contadini si Consulenza editoriale Francesca Spadolini destavano al rumore delle muraglie che franavano

Impaginazione nei campi, trascinando la terra che, in quel paese Cogecstre edizioni di montagna arrampicato anch’esso sulla roccia,

© Copyright 2015 Ilex di Alessio di Giulio come i suoi magri vigneti, vi era stata portata via Cantone della Terra 22, (Aq) [email protected] con le ceste, a spalla, o in testa alle loro donne www.ilexitaly.com prima edizione gennaio 2015 [...] Si sentiva un crollo improvviso e rovinoso; si

ISBN 978-88-940458-2-6 tratteneva il fiato, era andato giù un altro muro, e pareva di vedere le pietre rotolare sulla strada o nel burrone.

Giovan Battista Titta Rosa, I giorni del mio paese, Società Editrice Internazionale, Torino 1944

In copertina La Pescara. Fontana abbeveratoio lavatoio presso Roccapreturo (Aq) © Sandro Coppa Seconda di copertina Terrazzamenti di pietra presso Campana di © edoardo Micati Terza di copertina Faggi in autunno © Marco Manilla

Foto a pagina intera © Alessio di Giulio e Marco Manilla Foto del capitolo Acqua Cisterna dell’Acqua ai frati presso Fontecchio (Aq) © Alessio di Giulio Foto del capitolo Pietra Primo tratto del sentiero per le pagliare di Fontecchio © Alessio di Giulio Foto del capitolo Terra Prato in primavera © Marco Manilla

Finito di stampare nel mese di gennaio 2015 su carta FSC® presso gli stabilimenti della cooperativa Cogecstre in via Collalto, 1 – 65017 Penne (Pe) per conto di Ilex di Alessio di Giulio Introduzione

Il paesaggio rurale italiano ci viene proposto, fn dai tempi del Gran Tour dell’Ot- che si era inflato, per tante cause, in un vicolo cieco e già nell’Ottocento aveva tocento o in tanti dipinti, come uno sfondo decorativo e statico da ammirare. perso la propria battaglia, con la conseguente emigrazione di massa. eppure esso non è solo il «bel paesaggio italiano» ma è l’espressione viva e Ma non bisogna neppure rinnegare completamente i periodi duri in cui la po- dinamica di culture profondamente radicate in determinati territori. Il paesag- vertà condizionava pesantemente la vita della persone. gio è una sorta di lingua locale che con le sue parole, la sua sintassi, la sua Non si tratta, perciò, di essere sostenitori o denigratori del tempo andato ma musicalità, i suoi ritmi ci parla di un modo di pensare e di vivere un territorio. semplicemente di capire se, fra tanti saperi che si vanno perdendo, ce ne Comprendere i mille perché di un paesaggio signifca capire l’animo e la vita di siano alcuni che possono tornarci ancora utili per far fronte al cambiamento chi, in una determinata zona, vive ed ha vissuto per secoli. climatico e all’abbandono delle campagne. Ogni cultura locale ha trovato modi ed evoluto saperi che le hanno consentito Il nostro non è, quindi, l’atteggiamento del nostalgico, del collezionista o del di abitare in un luogo e di forgiarlo secondo le proprie necessità, attitudini, conservatore da museo: cerchiamo, viceversa, di comprendere meglio il nostro capacità. passato per cavarne indicazioni utili al fne di disegnare un futuro sostenibile Questo volumetto, scritto dalla penna e dalla passione di alcuni fra i più noti e possibile. esperti di storia del paesaggio della nostra regione, è stato prodotto nell’am- bito del progetto Mosaici d’; è realizzato grazie al fnanziamento del Gruppo di Azione Locale Gran Sasso–Velino che amministra il Piano di Svilup- po Rurale per il territorio aquilano e per la . Non a caso abbiamo scelto la parola Mosaici nel sottotitolo del progetto: essa sta ad indicare quel collage di elementi diversifcati, fra loro intessuti, che dise- gnano i paesaggi rurali italiani rendendoli unici. Paesaggi, frutto di un continuo e reciproco adattamento fra esseri umani e natura. Un rapporto di secoli che ha generato un’infnità di nicchie, di micro- ambienti e di strutture rurali che sono le tessere culturali, fsiche e naturali di questi mosaici. I mosaici rurali presumono comunità che vivono e gestiscono attivamente il proprio territorio, in grado di prevenire i problemi e di reagire ad essi con so- luzioni appropriate e specifche, resilienti rispetto alle perturbazioni esterne. Una condizione che oggi dobbiamo però nuovamente darci come obiettivo se vogliamo far fronte al pervasivo cambiamento in atto, dettato dal riscaldamento climatico, dal declino numerico delle comunità e dalla globalizzazione. In questo testo abbiamo ri-scoperto e raccolto esempi dei tanti elementi che compongono il paesaggio della media valle del fume Aterno: muri a secco, macerine, capanne di pietra, fonti e fontane, frutteti antichi, boschi diversa- mente gestiti ed utilizzati, orti, vasi di fori ed altro. Un piccolo ma ricchissimo e variegato campionario che ci parla di come le comunità locali abbiano saputo sviluppare tecniche e criteri di gestione del territorio che non di rado ci stupiscono per la loro accortezza e competenza. Non vogliamo ricadere nella celebrazione del locale che è sempre e solo buo- no e bello, né tanto meno nel rimpianto di un «nonno felice» che non è mai Questo volumetto è dedicato a tutti i volontari che si impegnano per non far morire il nostro realmente vissuto. Del resto, la sostanziale desertifcazione per sovrappascolo piccolo mondo rurale ed a Pio, Armando, Cino, Sandro, Simone, Tonino, Luigi e Domenico che, e la deforestazione di tante aree dell’Appennino ci parlano di un mondo locale nell’estate del 2014, hanno ritrovato l’antica Acqua ai frati.

4 5 Sirente in autunno Indice

Introduzione Alessio di Giulio Pag. 4

Acqua 1 9 La fontana svelata di Fontecchio Pietra 2 Giovanni Damiani 10 Pag. 42 La pietra e l’uomo La fonte del Rio Edoardo Micati 43 Giovanni Damiani 22 L’acquedotto nascosto Giovanni Damiani 25 Fonte Ju puzz’ Terra 3 Giovanni Damiani 29 Pag. 59 Alcune osservazioni Boschi ed alberi sulle fonti della media Aurelio Manzi 60 valle dell’Aterno Fiori ed orti Sandro Coppa 30 Aurelio Manzi 67 Frutti antichi Marco Manilla 76

Biografia 91 Acqua

8 1 un basamento costituito da due ripiani circolari, concentrici, di diverso diame- La fontana svelata tro, giustapposti in modo da costituire due scalini circolari che elevano il mo- numento verso l’alto, conferendogli una Descrizione certa solennità. Il basamento è costitu- La storia delle fontane ci mostra un prestigio e di orgoglio della comunità, ito da conci squadrati e il suo diame- percorso evolutivo che parte dalla ne- di esibizione del carattere, della sensi- tro di base è di m 4,15, pari all’altezza cessità di portare l’acqua nell’abitato bilità e del grado di civiltà degli abitanti complessiva della fonte il cui disegno per il soddisfacimento di un bisogno di un paese. La fontana è il monumento potrebbe quindi essere inscritto in un primario della popolazione, si carica d’eccellenza per l’arredo urbano delle quadrato. Il pavimento, che attualmen- via via di signifcati estetici, di piazze perché «è viva», con i suoi mo- te costituisce la matrice della piazza, si misticismo, fno vimenti e suoni dell’acqua; essa va de- accosta alla fonte lasciandovi interpo- ad approdare scritta sotto due profli: nella forma ar- sto, lungo l’intera circonferenza, un pic- alla rappresen- chitettonica-decorativa del monumento colo canale per il defusso dell’acqua di tazione artisti- e sotto quello strettamente tecnico le- scolo. ca che rende gato all’approvvigionamento dell’acqua La vasca, alta 1,05 m, all’esterno è di queste opere e alla sua conduzione fno ai getti e allo forma poligonale, con gli spigoli ca- elementi di scarico. ratterizzati da colonnine lisce, eleganti competi- La fontana trecentesca di piazza del e ben proporzionate, inserite in una zione nel Popolo a Fontecchio è ritenuta tra le doppia cornice di uguali dimensioni e c a m p o più belle del suo genere nell’Italia cen- caratteristiche architettoniche simme- d e l l a trale (Foto 1)1. Realizzata in pietra cal- triche, che hanno nel contempo una funzione strutturale nel rendere solido il bellez- carea bianca, tipica delle montagne Foto 2 - Fontana di Fontecchio. Particolare za, di abruzzesi, è di pregevolissima fattura manufatto e una estetica. Le pareti sono della colonna artistica. La fontana è sopraelevata ri- costituite da quattordici facce lapidee e spetto al piano leggermente inclinato la cornice basamentale a scarpa, dà sa altezza ma di spessore appena più del pavimento della piazza, mediante l’impressione visiva della continuazione piccolo, in cui sono scolpiti una ghir- degli scalini come se questi dovesse- landa che racchiude spicchi in cui si 1 Per le foto di questo contributo: © Giovanni ro consentire di entrare all’interno del- distinguono un’aquila e lo stemma con Damiani. la vasca. Questa all’interno è circolare il leone rampante e la fontana stessa con parete verticale. Al centro dal fondo stilizzata. Dobbiamo qui aprire un bre- della vasca si erge una colonna cilindri- ve excursus dato che lo stemma attuale Foto 1 - Fontana di Fontecchio. ca, sempre lapidea, che emerge dallo del di Fontecchio mostra l’at- Veduta generale specchio d’acqua. La parte aerea reca, tuale fontana, chiaramente riconosci- all’interno di una sezione delimitata da bile, con due leoni rampanti sopra di due cornici a rilievo, quattro masche- essa. Il suddetto stemma, scolpito sulla roni scolpiti recanti altrettante cannelle colonna della fontana, mostra invece di erogazione: le fgure sfumano l’una una vasca completamente diversa da nell’altra dando continuità alle linee es- quella trecentesca oggi visibile e che senziali che rappresentano il capo, gli forse è il ricordo di una precedente fon- occhi, le guance e il mento (Foto 2). Al tana demolita per far posto a quest’ulti- di sopra della fascia anulare recante le ma. Tale antica fontana è anche rappre- maschere, ve ne è un’altra della stes- sentata sull’affresco che accompagna

10 11 la nicchia della Madonna dell’uccellino riferimento per quanto riguarda la per- robusti raggi orizzontali, subparalleli tra che sovrasta la fontana. Qui si vede fezione, la grazia e l’armonia sia in ar- di loro, in ferro, per allocarvi la classica chiaramente una vasca esagonale con chitettura, scultura e pittura, e persino conca abruzzese di rame per attingervi una colonna centrale e con maschero- della stessa Natura. l’acqua destinata al consumo umano. ni che gettano acqua (Foto 3). Se ne Il rettangolo aureo è stato oggetto di in- Nel complesso la distribuzione dei pesi può dedurre che lo stemma attuale sia dagini psicologiche per avvalorare tale e dei volumi delle masse lapidee è più stato successivamente aggiornato ac- tesi e ancora oggi è diffusa l’idea che marcata alla base e diventa sempre cogliendo la nuova fontana ed anche sia il rettangolo più bello. Questa logi- più leggera e ricca di decorazioni man un secondo leone, simbolo, pare, di un ca geometrica presente nella fontana di mano che il manufatto che si erge verso nuova comunità che si sarebbe aggiun- Fontecchio è importante perché le pro- l’alto, contribuendo a dare alla fonte una ta a quella originaria per costituire l’at- porzioni auree sono note per una molti- certa sacralità: leggerezza e bellezza si tuale Comune. Alla sommità la fontana tudine di edifci sacri e in generale per erigono verso il cielo. Guardando in alto diviene tronco-conica, rastremata con dipinti o strutture religiose, ma non risul- la colonna si assottiglia e l’edicola ap- decisione, staccandosi per quanto pos- tano descritte, fnora, per le fontane. Ri- pare come un piccolo tempio quasi a sibile dalla soprastante edicola (Foto 4). epilogando, la geometria della fontana sé stante, sospeso, con il minimo rap- L’edicola poggia su una coppa circola- richiama il quadrato per l’insieme, il ret- porto possibile con la colonna che la re intensamente decorata da elementi tangolo aureo per la parte verso la terra, sorregge. Il movimento che la persona botanici che ricordano il carciofo selva- il complemento a tale rettangolo in alto, deve fare per raggiungere l’acqua dà la tico ed è sormontata da colonnine con sei cuspidi di triangoli equilateri (sopra sensazione di un rito di sacralità che da Foto 3 - Fontana di Fontecchio. Particolare capitelli che sorreggono una cuspide gli archetti) e la sfera sommitale. sempre caratterizza il rapporto dell’uo- dell’affresco piramidale, in stile gotico, coperta da In basso ricorrono i numeri 2 e 7 e i mo con l’acqua: bisogna ascendere una volta a vela. Al di sopra l’edicola loro multipli (2 scalini, 2x2 masche- due scalini e chinarsi in avanti di fronte è ornata con archetti trilobati sovrastati roni e stemmi sulla colonna centrale, alla vasca per protrarsi verso la cannel- ciascuno da cuspidi triangolari con an- 7x2 pareti della vasca), mentre in alto la mentre la cornice di base impedisce golo di 60 gradi. Questi rappresentano 3 per i triangoli equilateri che sono in di accostarsi oltre un certo limite. Anche quindi i vertici di triangoli equilateri con numero 3x2. il contesto in cui è inserita la fonte indu- la base costituita dal bordo della coppa. È evidente che nel disegno della fontana ce una sensazione di sacralità del luo- Il punto di connessione tra l’estremità è stata introdotto un numero di elementi go: la piazza, integralmente lastricata, della colonna e la linea che la connette simbolici la cui logica, oggi, in buona è riparata perché cinta da due grandi all’edicola è stato scelto dal progettista parte ci sfugge. Appare verosimile che muri principali perimetrali in pietra, en- con una precisa quanto nascosta logi- l’aver posto l’edicola al di fuori e al di so- tro cui si aprono spazi all’interno di tre ca geometrica: la proporzione aurea. pra del rettangolo perfetto ma all’inter- archi a tutto sesto di cui i due in basso Infatti la parte della fonte, sottostante no del quadrato che racchiude il tutto, sono residui di fontanili, di cui uno di- l’edicola, è inscritta nel rettangolo au- e averla ornata di archetti e contrafforti smesso, di epoca più antica. Lungo il reo inscritto a sua volta nel quadrato in a sesto acuto e alla sommità della cu- muro collocato a sud si dispiegano, per cui è racchiudibile la sagoma dell’intera spide con un piccolo elemento sferico, circa quindici metri, accostati ad esso, fontana. La scelta di queste proporzioni simbolo di perfezione assoluta, vuole vasconi in pietra alimentati da acqua non è casuale: per secoli la proporzio- signifcare il distacco dalla terra verso corrente che servivano da abbeverato- ne aurea e il rettangolo aureo sono stati una dimensione divina: l’edicola pare io per gli animali e per attingervi l’acqua ritenuti elementi geometrici «di bellezza così riferirsi più al cielo che alla sotto- per il lavaggio dei panni (Foto 5). Si ten- assoluta», circondati di signifcati miste- stante terra, e l’acqua appare mediazio- ga presente a riguardo che, come risul- riosi. essi sono osservabili, ad esempio, ne tra i due elementi primordiali. In linea ta da tutti gli statuti municipali abruzzesi Foto 4 - Fontana di Fontecchio. Particolare nelle proporzioni dei templi dell’antica con ciascuna delle quattro cannelle, fno a noi pervenuti, nei secoli XIII e XIV dell’edicola Grecia e hanno costituito standard di dalla colonna centrale si dipartono due vigeva il divieto assoluto di lavare i pan-

12 13 ni direttamente alle fonti o nei fontanili mi affreschi sul tema del giudizio univer- posti in ambiente urbano, e a tal scopo sale nella chiesa di Santa Maria in Piano si imponeva di prelevare l’acqua in con- a Loreto Aprutino (Pescara). tenitori e di allontanarsi almeno di 15-20 Dal punto di vista architettonico e della metri per le operazioni di lavaggio. Fon- storia dell’arte, l’importanza della fon- tane e fontanili erano sorvegliati, dove- tana deriva anche dall’essere trecen- vano essere mantenuti pulitissimi e ai tesca: la maggior parte delle vetuste trasgressori delle regole civiche erano fontane italiane di pregio artistico-ar- comminate pene pecuniarie severe. A chitettonico, infatti, sono di epoca ri- Fontecchio la presenza di entrambi gli nascimentale o della successiva epo- elementi - una fontana monumentale e ca barocca, sia perché in quei periodi un grande fontanile - vicini fra loro, la- storici ci fu un forire di tali costruzioni e sciano facilmente desumere che la fon- sia perché le fontane antiche, sottopo- tana fosse adibita esclusivamente per ste più di altri manufatti alle ingiurie del l’attingimento delle acque per consu- tempo a causa della presenza dell’ac- mo umano, mentre per l’abbeveraggio qua, sono andate distrutte oppure han- degli animali e per i prelievi per tutti gli no modifcato i propri connotati con le Foto 5 - Fontana di Fontecchio. Particolare del altri usi diversi ci si serviva dei quattro vascone in pietra ristrutturazioni resesi necessarie nel Foto 7 - Piazza del popolo a Fontecchio. Porta vasconi del fontanile. tempo, fno a divenire irriconoscibili nel in ferro sul lato est del muro di contenimento La piazza del Popolo cinge la sua fon- loro aspetto originario. tana con un terzo muro, costituito dal La fontana di Fontecchio, di autore pur- parapetto della scalinata di accesso troppo ignoto, viene talvolta indicata alla cui estremità una lapide datata essere somigliante a quella del Piano- 1755 (Foto 6) riporta una vistosa scultu- scarano della città di Viterbo. In realtà ra dello storico stemma municipale e la l’unica effettiva somiglianza tra le due scritta2: en fontem vivum sanae / dulcedinis. risiede nel periodo di costruzione, men- unde / fonticulis nomen stem/ma levamen tre tutti gli altri elementi sono talmente honos / id oct / a.s. / mdcclv. diversi da non consentirne accosta- La sacralità del luogo è infne accentua- menti e confronti. ta da una grande edicola muraria che Foto 8 - Piazza del popolo a Fontecchio. racchiude e protegge l’affresco che Cunicolo all’interno del muro di contenimento ritrae la Madonna, chiamata dell’Uc- La struttura idraulica cellino, con il Bambino, con una quinta L’alimentazione della fontana non av- di due angeli. Secondo taluni studiosi, viene mediante la captazione di una probabilmente, è opera dell’ignoto arti- sorgente, ma è il risultato di una pre- sta che ha dipinto anche i pregevolissi- gevole tecnica di idraulica antica, os- servabile all’interno del muro del lato 2 ecco la fonte viva di sana dolcezza dalla est della piazza, che oggi funge (an- quale i Fontecchiani traggono il nome, lo che) da contenimento della parte car- stemma, il sollievo e l’onore [N. d. R.]. Pic- rabile superiore. Da una porticina di cirilli P., Fontecchio, in «RASA» 1990, n. 10, ferro (Foto 7) si accede entro il muro pp. 34-37. Piccirilli. P., Su e giù per l’Abru- zzo. Fontecchio in «Pagine d’arte», a. VII e mediante un breve cunicolo scava- Foto 9 - Piazza del popolo a Fontecchio. [1919], n. 8 , pp 69-71. Foto 6 - Piazza del popolo a Fontecchio. to nel terreno, si raggiunge un cuni- Cunicolo-camera Iscrizione del 1755

14 15 colo-camera, sempre scavato e con ne) dentro il terreno che diviene intri- che corre sotto e lungo il fume Ronco pareti non rivestite, alto e largo 2 m, so e saturo d’acqua accumulata: la in emilia-Romagna, chiamato Flumen lungo 6,15 m (Foto 8-9). Questo è in- falda artifciale. All’interno della diga Aqueductus e che dall’antica città ro- serito all’interno della falda idrica che interrata, immediatamente a ridosso mana di Mevaniola (l’attuale Galeata, impregna tutto il terreno circostante e di questa, si realizza il cunicolo dre- provincia di Forlì-Cesena) raccoglieva funge da sistema di drenaggio che, nante da cui si può attingere l’acqua e portava acqua pura fno al porto ro- per sgocciolio, raccoglie sul suo fon- per alimentare la fonte o l’acquedotto. mano di Classe, a Ravenna, con un do l’acqua che alimenta la fontana e Le porzioni di bacino in cui è possi- condotto sotterraneo di trasferimen- il fontanile sottostante (Foto 10). Ma è bile realizzare queste strutture posso- to lungo circa sessanta chilometri; le interessante sottolineare che anche la no ospitare importanti riserve idriche piccole fonti disseminate in Abruzzo falda in cui il cunicolo è inserito è pra- perché costituite da depositi geolo- come, ad esempio, Fonte Grande a ticamente artifciale, in quanto l’acqua gici superfciali abbastanza porosi, Spoltore (Pescara – fonte ancora atti- sotterranea è lì presente in abbondan- rappresentati dalle cosiddette coltri va); la Fonte della Trippa in contrada za perché sbarrata dal muro di conte- eluvio-colluviali, derivanti dal disfaci- Muretto a Loreto Aprutino (Pescara); nimento che funge da diga. Chiaria- mento delle formazioni che si produ- la Fonte Vecchia di Torano in Val Vi- mo meglio la tecnica della cosiddetta cono per effetto dell’azione erosiva brata, (Teramo), la Fonte Nuova di falda artifciale. Una diga normale ser- operata dagli agenti esogeni e dal Penne (Pescara). ve, notoriamente, per sbarrare un cor- successivo deposito dei detriti. L’ac- Osservando l’orografa dei luoghi si so d’acqua superfciale e per creare a qua è sostenuta naturalmente negli capisce subito come Fontecchio sia monte di essa un invaso o serbatoio strati alti del terreno dai depositi sotto- stata costruita a ridosso di un implu- idrico di capacità più o meno eleva- Foto 10 - Piazza del popolo a Fontecchio. stanti a minore permeabilità e la diga vio che in passato dava origine ad un ta. Una diga si costruisce, in defniti- Veduta dall’interno del cunicolo ha la funzione di consentire l’innalza- piccolo corso d’acqua superfciale4, va, per realizzare un lago artifciale. mento del livello di falda e l’accumulo successivamente sepolto dai detriti Le tecniche antiche realizzavano una di grandi quantità di acqua che satu- trasportati ma ancora permeato da un cosa del tutto simile ma per sbarrare rano il sottosuolo: il cunicolo drenante fusso per percolazione. All’interno del l’acqua che scorre sotto terra. Ogni in defnitiva la raccoglie, la riunifca e cunicolo drenante si può assistere alla corso d’acqua superfciale, infat- la convoglia verso la fontana e il fonta- caduta continua di gocce d’acqua da ti, compresi i piccoli fossi, oltre allo nile. È possibile quindi sfruttare que- ogni punto della parete, risultandone scorrimento che vediamo alla luce sto fusso, vero e proprio giacimento un’autentica pioggia; sono presen- del sole, ha quasi sempre anche uno rinnovabile che si trova al di sotto ti quattro piccoli scavi laterali-basali scorrimento sotterraneo, molto lento, dell’alveo, per alimentare una fonte ed uno scavo più grande, per favori- che avviene attraverso il terreno poro- di acqua pura perché, a differenza di re l’apporto di acqua dal lato sud (da so saturo d’acqua, sottostante l’alveo, quelle superfciali esposte al rischio dove arriva più copiosamente mentre detto «fusso iporreico». Ovviamente di possibili inquinamenti, quelle sot- sulla volta e sul lato nord vi sono con- tali sbarramenti, come ogni diga, de- terranee sono igienicamente assai più crezioni dendritiche, di notevole bel- vono essere previsti in avvallamenti sicure in quanto fltrate e protette dal- lezza, originate dalla precipitazione ragionevolmente stretti in modo che la terra oltre che salutari perché arric- del carbonato di calcio che si forma possano appoggiarsi su terreni, late- chite dai sali da essa disciolti (Disegni dai bicarbonati solubili sciolti nell’ac- rali al letto del rio ed atti al conteni- 1-2)3. Questa tecnica di idraulica anti- qua quando questa esala l’anidride mento dell’acqua. Interrotto in que- ca è rinvenibile in diverse località ita- carbonica, come avviene per la for- sto modo il fusso idrico sotterraneo, liane: l’acquedotto – d’epoca romana mazione delle stalattiti nelle grotte na- a monte dello sbarramento si forma ed oggi ridotto a resti archeologici – turali (Foto 11). una riserva idrica (esattamente simile Foto 11 - Concrezioni dendritiche all’interno a quella del lago di una diga comu- del cunicolo 3 Per questi disegni: © Giovanni Dispoto. 4 Torrente Campi.

16 17 Terreno saturo d'acqua nell'alveo Muro di contenimento Tunnel di drenaggio di un corso d'acqua stagionale

Vasca della fonte

Terreno saturo d'acqua

Muro di contenimento

Tunnel di drenaggio

Vasca della fonte Canaletta raccolta acque Marciapiede

Disegno 1 e 2 - Schema di alimentazione della fonte Fontana di Fontecchio. Particolare dell’edicola

18 La storia di Fontecchio legata riguardano la terra, cui l’acqua stessa dà la vita, ed il mondo sotterraneo, sede all’acqua del regno dei morti e di divinità ctonie. È evidente che il termine Fontecchio intravedere essere state, nel passato, Gli antichi ritenevano che l’acqua sor- sia un idronimo, legato alla presenza la fontana originaria e molto antica del giva, a contatto con le divinità, mante- di acqua meteorica raccolta, nel nostro paese (Foto 12-13). Lo si evince, osser- nesse qualche carattere divino e ogni caso, da un bacinetto idrografco che vando l’arco sul muro est della struttu- sorgente ispirava fascino, mistero ma funge da compluvio e che si infltra nel ra, dalla posizione basale rispetto alla anche timore. Proveniva dal sottosuolo, sottosuolo. L’abitato è stato realizzato falda che ancora mostra le scanalature dominio della morte, ma appena sgor- nel punto più basso, ove il terreno po- di alloggiamento di una lastra lapidea gata nel nostro regno solare, consentiva roso, fortemente imbibito, consente di (oggi rimossa ma ancora presente nel- la vita, l’igiene e il benessere. L’acqua disporre di acqua pura, protetta e fltra- la piazza e impiegata come sedile) che era vista in defnitiva come elemento ta dalla terra, con un giusto grado di mi- chiudeva la vasca (Foto 14-15). di mediazione tra la vita e la morte e la neralizzazione dovuto allo scioglimento Le fonti più antiche sono generalmente sorgente come confne tra i due regni, dei sali dalle rocce, raccoglibile me- dotate di nicchie incassate con volta ad solare e sotterraneo. A custodire la se- diante un cunicolo drenante. Una fonte arco, in pietra o mattoni e questo lascia parazione tra questi regni vi era sempre denominata Fontecchio, antichissima, prefgurare che l’arco inserito nel muro una ninfa che prediligeva le grotte, ed è è presente ed ancora attiva ad Atri (Te) della piazza sia appartenuto alla fonte per questo motivo che le fonti venivano ed è alimentata da un cunicolo drenan- originaria. costruite con le vasche racchiuse da te, orizzontale, scavato in conglomerato La realizzazione di tali strutture era le- archi, a costituire una sorta di tempietto (lungo 48 m, alto 2 e largo 80 cm) e ha gata al culto antico delle ninfe, divinità spesso decorato con elementi natura- un cunicolo affuente laterale lungo 18 minori che custodivano, tra l’altro, ogni Foto 14 - Fontana di Fontecchio. Scanalature liformi, vera a propria casa della ninfa, di alloggiamento della lastra lapidea m. La fontana di Atri è caratterizzata sorgente d’acqua naturale o, come nel che veniva ringraziata mentalmente da due archi a tutto sesto, e archi si- nostro caso, artifcialmente realizzata ogni volta che ci si recava ad attingere mili si rinvengono in numerose fontane tramite un cunicolo drenante. Sappia- l’acqua. antiche in tutto l’Abruzzo e nell’Italia mo bene che acqua e religione sono Il culto delle ninfe è antichissimo: era centro-meridionale. Anche la fontana due entità intimamente connesse, in- presente nelle popolazioni italiche, di piazza del Popolo a Fontecchio mo- tanto perché entrambe provengono dal pervasivo in tutto il periodo romano stra due archi a tutto sesto che lasciano cielo, sede del divino, ma anche perché e sopravvisse per secoli anche in era cristiana; non poteva quindi non essere presente nelle popolazioni vestine cui è attribuita, sulla base dei rinvenimenti di murature difensive, cisterne, necropoli e reperti di epoca italica, l’appartenen- Foto 15 - Fontana di Fontecchio. Lastra lapidea za dell’antica Fontecchio. Nel suo territorio sono presenti anche valle dell’Aterno, nel punto in cui il trac- evidenze del periodo romano: resti di ciato che la percorre nella sua lunghez- un tempio dedicato a Giove, cippi ed za, incontra quello che la attraversa, iscrizioni e nell’abitato resti di cisterne provenendo dalla piana di e da romane nel palazzo Corvi e un pavi- Peltuinum. Un centro fortifcato, così im- mento sotto il convento di san France- portante, quindi, non poteva non essere sco. Si consideri inoltre che Fontecchio dotato di una fontana altrettanto impor- Foto 12 - Fontana di Fontecchio. Particolare Foto 13 - Fontana di Fontecchio. I ghiaccioli ci è collocato in una pozione geografca- tante i cui resti sono oggi visibili, a piaz- dell’arco in pietra indicano che il terreno dietro al muro e sopra l’arco è saturo d’acqua mente importante per il controllo della za del Popolo, nell’arcata in basso.

20 21 le. Un posto facilmente accessibile e bello da visitare anche per il corredo di alberi. La fontana si mostra come La fonte del Rio una vasca posta sotto il piano di cam- pagna, sovrastata da un arco tondo a Un sistema acquedottistico che ha tutto sesto. Di fanco ad essa una se- avuto nel passato una grande im- conda vasca scoperta di dimensioni portanza locale alimenta la fonte analoghe (Foto 4-5). del Rio a Fontecchio. Ad essa si ac- Sia la fonte del Rio che quest’ultima si cede dalla piazzetta, lastricata con alimentano con le acque che proven- selciato di pietra locale, nei pressi gono dalla soprastante piana agricola dell’antica conceria che a sua vol- di Santa Petronilla e che in parte per- Foto 3 - Fontecchio. Cunicolo idraulico ta utilizzava l’acqua caduca della meano il terreno e le rocce, in parte fonte (Foto 1)1. La vasca, di forma si incanalano nel breve corso d’acqua rettangolare, è tuttora alimentata e stagionale denominato appunto il Rio. colma di acqua. essa è addossata Parallelamente a questo, corre un lun- a un muro in pietra a composizione go cunicolo che inizia da uno sportel- mista, con blocchi irregolari e altri lo accessibile dal giardino. Il cunico- Foto 1 - Fontecchio. Piazzetta e fonte del Rio squadrati, di grandi dimensioni, in lo, prima accessibile solo carponi, si cui spicca a destra dell’osservato- alza pochi metri dopo tanto da poterlo re, posta un po’ in alto, una fnestra percorre in piedi. Anche il comples- incorniciata con blocchi di pietra, so della fonte del Rio, infatti, non è dalla quale si può vedere il cunicolo alimentato da sorgenti naturali, ma idraulico (Foto 2). La parete esterna rappresenta una testimonianza degli Foto 4 - Fontecchio. Fontana del Centro visite della vasca è realizzata con quattro antichi saperi idraulici che abbiamo lastroni di pietra concatenati a tenu- descritto per la fontana di piazza del ta stagna. L’adduzione dell’acqua Popolo. avviene mediante un cunicolo lungo circa 75 m, di sezione insolitamente quadrata con lato di 70 cm, con pa- reti prive di rivestimento, a tratti sca- vato nella roccia ed a tratti ottenuto con pietrame e malta. Al suo inter- no si intravedono depositi calcarei lasciati dall’acqua sul pavimento e un rinforzo costituito da grosse la- pidi squadrate poste per contenere il franamento laterale ed il distacco della volta in un punto a rischio di occlusione (Foto 3). All’interno del Centro visite del par- co, sito presso l’ex giardino barona- le, troviamo una seconda fontana ai piedi di una parete di roccia vertica- Foto 2 - Fontecchio. Finestra

1 Per le foto di questo contributo: © Giovanni Damiani. Foto 5 - Fontecchio. Vasca del Centro visite

22 23 L’acquedotto nascosto

Sempre nella montagna che sovra- crollo parziale della volta – si entra sta Fontecchio e San Pio, si cela in un breve cunicolo artifciale, par- un’opera idraulica nascosta, asso- zialmente crollato e i cui detriti ostru- lutamente invisibile (e neanche per- iscono il normale defusso dell’ac- cettibile) dall’esterno. Attualmente qua, che immette in una camera non esiste neppure un sentiero che sotterranea a pareti non rivestite vi conduca ed è possibile arrivar- (Foto 1)1. Alla sua estremità è costru- ci, se guidati da un conoscitore dei ita una grande cupola, una sorta di luoghi, dopo un percorso di circa igloo realizzata con massicci blocchi trenta minuti attraverso la pineta di di pietra locale, non squadrati, as- rimboschimento. L’accesso si trova semblati con grande maestria, sen- in un posto apparentemente arido, za malta2, che protegge una cister- tra l’erba ed i rami secchi e i ginepri pungenti, e consiste in una fessura stretta, aperta nel terreno, ove di 1 Per le foto di questo contributo: © Giovanni può entrare solo sdraiati. Da questa Damiani. 2 Con la tecnica detta a falsa volta, utilizzata – che probabilmente non esisteva in fn dall’antichità unicamente per evitare il origine e si è generata grazie ad un distacco di terreno dall’alto [N. d. A.].

Fontecchio. Fonte colle Cagl’ Foto 1 - Camera sotterranea di accesso alla cisterna

25 cunicolo di trasferimento, scavato a to dopo aver alimentato, però, una mano nei detriti rocciosi. Le pareti prima fontana in altura (Foto 5). È del cunicolo sono prive di rivesti- impossibile dire oggi quale sia l’età mento e consistono in una sorta di originaria di questa opera idraulica conglomerato calcareo non partico- che mostra segni di interventi ma- larmente compatto, proprio per que- nutentivi anche relativamente recen- sto suscettibile a cedimento. ti. In base alla direzione del fusso Da questo punto parte un cunicolo, idrico, ancora visibile nonostante lungo circa 120 m, alto 1,2 m e di distacchi e franamenti occlusivi di larghezza media di 60 cm, rinforzato parti del cunicolo, è praticamente con volte (Foto 3), il cui fondo pre- certo che essa è stata al servizio senta una canaletta larga circa 30 di un fontanile nei pressi del sito e cm, ove scorreva l’acqua c’è uno del Convento dei frati cappuccini di stretto marciapiede rialzato, di pari Fontecchio, fondato nel 1593. I fon- larghezza (Foto 4). La volta è con- datori erano dell’ordine dei frati mi- Foto 2 - Cisterna voltata con apertura per la manutenzione solidata con blocchi di pietra irrego- nori cappuccini (Ordo fratrum mino- lare che non poggiano su spallette, rum capuccinorum) che nacque nel na di acqua purissima derivante da e in cui sono visibili alcuni interven- 1520 ad opera di Matteo Da Bascio un cunicolo laterale a fondo cieco e ti effettuati con malta cementizia e fu riconosciuto da papa Clemen- nudo che rappresenta il vero e pro- moderna, risalente probabilmente te VII nel 1528. Il convento di Fon- prio caput aquae3.. L’opera, a pianta ai primi anni del Novecento. L’esi- tecchio ha subìto una soppressione rotonda e di forma emisferica, ha un stenza di acqua e quindi di questo nel 1811 e, riaperto nel 1818, è sta- diametro di base stimabile in circa acquedotto, si comprende con la Foto 3 - Volta del cunicolo to nuovamente soppresso nel 1866. 6 m, ed è alta, al culmine, circa 4 natura geologica del luogo, caratte- Seguì una nuova riapertura nel 1875 m. È possibile girarvi parzialmente rizzato da accumuli di detriti di origi- cui seguì l’acquisto da parte della intorno per raggiungere il cunicolo ne eluvio-colluviale, distaccatisi dal famiglia Muzi il cui ultimo rappresen- da cui l’acqua scaturisce. Lungo la versante acclivio sovrastante e de- tante, in rovina, si vendette i coppi circonferenza esterna presenta due positatisi abbondantemente ai piedi della chiesa, decretandone l’abban- piccole aperture opposte per potervi di questo. In tempi geologici si è for- dono e l’inesorabile rovina. entrare per l’ispezione, la pulizia e la mato così uno strato più superfciale manutenzione (Foto 2).Un manufatto poroso, atto ad ospitare acqua me- tanto impegnativo nella sua realizza- teorica di infltrazione, che poggia zione non si motiva con la necessità su uno strato a minore permeabilità di proteggere l’acqua da possibili che blocca quell’acqua alla quota di inquinamenti, essendo questa fun- circa 750 metri sul livello del mare zione già assicurata dalla camera e che ne consente l’afforamento in principale scavata nel terreno ma superfcie. Il cunicolo termina in una piuttosto con la necessità di proteg- bocca che si apre all’ingresso di gere la sorgente da occlusioni che un’altra cavità artifciale scavata nel potrebbero verifcarsi per il distac- conglomerato, aperta sull’esterno e co della volta della camera che la facilmente individuabile. La bocca contiene. Dalla cisterna fuoriesce oggi si trova al di sotto del piano acqua che si immetteva (poiché at- della grotta e ciò è dovuto certa- tualmente ostacolata dal crollo) con mente al distacco di materiali dalla un fusso piccolo ma costante, in un volta che ne hanno ostruito lo sboc- co originario che conduceva l’acqua all’esterno in una condotta di laterizi 3 L’inizio dell’acquedotto [N. d. R.]. sul fanco delle valle fno al conven- Foto 4 - Cunicolo con marciapiede e canaletta Foto 5 - Uscita dal tunnel

26 27 Fonte Ju puzz’

Anche la fonte Ju puzz’, incastonata nel letto di un impluvio della monta- gna di San Pio (lo stesso che rag- giunge poi la piazza di Fontecchio), è composta di una parte sotterranea ed una visibile all’esterno (Foto 1)1. Nella parte sotterranea è presente un tun- nel rinforzato da volte di pietra e da cisterne voltate lungo il quale l’acqua viene incanalata per alcuni metri fno al pozzo di accumulo e ispezione. Da qui l’acqua è trasportata, tramite condotte, alla fonte e all’abbeveratoio. Inoltre, pare si alimenti anche grazie ad un sistema di canalette superfciali a spina di pesce – che sono state indi- viduate nel corso di alcuni lavori – che raccolgono l’acqua pluviale e, in mi- sura minima, anche quella di conden- sazione notturna, al fne di incremen- Foto 1- Fonte Ju puzz’ tare la raccolta al servizio della fonte (Foto 2). Anche Ju puzz’ più che una fonte vera e propria è un sistema di drenaggio antichissimo, analogo agli altri già descritti, che dava acqua, con ogni probabilità, al vicino insediamen- to vestino di Monte San Pio.

1 Per le foto di questo contributo: © Alessio di Giulio. Foto 2 - Tritone crestato nella fonte Ju puzz’

Fontana di Fontecchio

29 30 31 Qui l’acqua da sempre ha rivestito un veratoi e fontane. Complessivamente ruolo fondamentale, non solo per la sono stati identifcati: 9 siti nel comu- ovvia sussistenza della popolazione, ne di Fagnano Alto, 6 siti a Fontec- Alcune osservazioni sulle ma anche per l’economia locale basa- chio, 13 siti a e 11 ta, in passato, basata in passato, so- siti nel comune di . Non tutti fonti della media valle prattutto sull’allevamento e in un area questi siti conservano una presenza carsica, povera di acque superfciali. dell’acqua, alcuni sono abbandona- Le profonde trasformazioni econo- ti, fuori uso ma comunque rivestono dell’Aterno miche, più che quelle urbanistiche, uguale importanza per la storia del degli ultimi cento anni hanno mutato territorio. molto l’importanza e l’interesse delle Questa ricerca infatti è stata un’occa- Per meglio defnire il quadro storico l’approvvigionamento idrico, nei ter- popolazioni rispetto al vivere quoti- sione di riscoperta. Di lettura di luoghi delle fonti di approvvigionamento ritori comunali di Fagnano Alto, Fon- diano intorno alle fonti. Le pesanti raggiunti percorrendo vecchi sentieri, idrico nella media valle dell’Ater- tecchio, Tione degli Abruzzi, Accia- migrazioni, soprattutto del secon- antiche mulattiere, angoli poco cono- no, nell’estate 2014 è stato attuato, no (Foto 1)2. do dopoguerra, hanno allontanato sciuti a margine dei villaggi. Luoghi nell’ambito progetto Mosaici d’A- Tutti e quattro i borghi insistono en- migliaia di persone da queste terre dai nomi strani, incerti, o evocativi; bruzzo1 del Gal Gran Sasso Velino, tro i confni del parco regionale Si- montane, riducendo il numero di oc- nomi non più usati dagli stessi abitan- un censimento di sorgenti, abbeve- rente-Velino. Un territorio questo, cupati in agricoltura e allevamento ti, o memorie di generazioni passate. ratoi e fonti. che, come altri in Abruzzo ha subito, e facendo così disperdere anche Oggi, parlare di fonti e sorgenti, so- Questo censimento ha rilevato luoghi, negli ultimi decenni, grandi cambia- preziose conoscenze sui luoghi di prattutto con gli anziani, è un modo storici e non, interessati dalla presen- menti per quanto riguarda le attività interesse e sulle buone pratiche di per far loro evocare un mondo che za, in varie forme, di manufatti per economiche e la presenza umana. gestione dell’acqua. non c’è più, che era già compromesso L’arrivo dell’acqua potabile nelle case forse dai tempi del boom economico, negli anni Sessanta/Settanta, la nasci- di cui loro sono stati protagonisti dal 1 Azione 2.2 del succitato progetto pilota sul 2 Per le foto di questo contributo: © Sandro ta e la progressiva diffusione di grandi secondo dopoguerra. A Fontecchio paesaggio rurale. Coppa. reti idriche hanno reso gli abitanti più ad esempio, una risorgiva o piccola indipendenti dalle pubbliche fontane foritura d’acqua nella strada vicina- presenti in tutte le piazze del territorio le del fondovalle verso Tione degli e nei luoghi di campagna, una volta Abruzzi è localmente ancora ricorda- più frequentati. La quotidiana dipen- ta, ma purtroppo non esiste più. Di denza dalla pubblica fonte è quindi via questa qualcuno si ricorda di averla via scemata, così che essa ha assolto frequentata da bambino, altri ci por- sempre meno ai bisogni atavici del bere tavano le proprie pecore, c’è chi giura e del lavare i panni ed è rimasta legata che era l’acqua che proveniva dalla solo alle esigenze connesse al lavoro sorgente dell’Acqua ai frati, per alcuni come abbeverare le greggi o recupe- è scomparsa da quando fu allargata rare le acque refue per irrigare gli orti, e asfaltata la strada, per altri ancora perdendo pure importanza quale luogo questa fonte, come molte altre si è di incontro e aggregazione delle comu- esaurita a causa dei lavori a suo tem- nità locali. po fatti per la galleria del Gran Sasso. Il censimento è stato affrontato attra- Si ma come si chiamava? Fontana, verso ricerche documentali su ciò che funtanelle, fonte o qualcosa di simi- era diffusamente conosciuto, ricerche le. Andando a chiedere agli abitanti storiche attraverso materiali d’archi- di Tione scopriamo che anche loro la vio, conversazioni con gli abitanti dei conoscevano, ma la chiamavano la luoghi e infne sopralluoghi e rilevazio- fonte de lu scalepeje che dovrebbe ne dati. Obiettivo del censimento era voler dire la fonte dello scalpellino o Foto 1 - Fonte Cavalloni. Fontana abbeveratoio presso Goriano Valli la ricerca di sorgenti, fontanili, abbe- del lavoratore delle pietre. e perché

32 33 questo nome? Nessuno lo sa. A Beff un paio d’ore percorrendo sentieri della propria storia locale fatta an- abbiamo conosciuto l’anziano e gen- pietrosi accompagnati da zanzare e che di un passato vissuto faticosa- tile Nino Di Domenico che ci parla caldo opprimente, il gruppo errante è mente, di pratiche usuranti, di incer- della vecchia e non più attiva fonte pronto ad arrendersi: della sorgente tezza per il futuro, della pesantezza pizziguiu, tra Beff e Roccapreturo. niente, il terreno è vasto, tra rocce e del lavoro nei campi o nei pascoli. Chiediamo il signifcato del nome, lui fasci di cespugli spinosi. I giovani non Questo sapere è oggi un importan- non lo sa e se ne va. Poi ritorna e dice: sanno, gli altri hanno ricordi confusi. te patrimonio collettivo, popolare, «forse per quell’affare che si metteva Fino a quando la voce di Pio richia- non registrato se non nelle memorie alla bocca del cannello». Interpretia- ma l’attenzione di tutti. Lui aveva f- della singole comunità dove ognuno mo quindi che l’acqua che usciva da nalmente trovato l’accesso: nascosto, ha una propria mappa mentale dei Foto 2 - Fonte pizziguiu. Fontana abbeveratoio questa come le altre fonti era preziosa parzialmente franato, sembrava l’in- luoghi, dei ricordi, dei sentimenti: un presso Beff e che probabilmente una cisterna di gresso ad una tana di volpe. Impossi- pezzo della storia di tutti. e le fonti e raccolta recuperava l’acqua che altri- bile da capire per chi non l’aveva già gli abbeveratoi per secoli sono stati menti veniva dispersa se inutilizzata, visto. La sorgente poi, una bellissima al centro dell’interesse delle popola- non attraverso l’uso di un rubinetto ma scenografa (Foto 5). zioni locali. Questi manufatti erano per mezzo di un tappo, ju pizziguiu Questa ricerca è stata quindi anche costruiti con perizia, ben gestiti e appunto. In aiuto ci viene una fotogra- l’occasione per trasmettere consa- custoditi gelosamente per la soprav- fa degli ultimi decenni del XX secolo, pevolezza a chi questi luoghi li abi- vivenza delle comunità. riferita a una delle fonti di Succiano. ta da sempre. Un invito indiretto a Fontane o fontanili come La Pesca- ecco probabilmente un pizziguiu, un preservare saperi e nozioni, a tutela ra, a Roccapreturo (Foto 6), frazione tappo in metallo fssato alla parete della fonte con una catenella (Foto 2). Foto 3 - Pio Ciancone Nomi, utilizzi e pratiche scomparse con la perdita della centralità delle fonti. Memorie e ricordi sempre più vaghi e frammentati. Purtroppo molti degli anziani oggi interpellati non ri- cordano, o non sanno, semplicemente perché hanno vissuto altrove, magari in qualche grande città, giunti bambi- ni con i loro genitori durante le varie ondate emigratorie, e poi ritornati nei propri paesi di origine dopo decenni. Foto 4 - Gruppo dei frati cercatori Il signor Pio Ciancone aveva dei ri- cordi lontani quando si parlava della sorgente Acqua ai frati, sopra l’abitato di San Pio di Fontecchio (Foto 3). In diverse occasioni avevamo cercato, senza successo, questo importante sito da cui proveniva l’acqua che rifor- niva l’oggi diroccato convento dei frati cappuccini. Fino a quando, ai primi di luglio del 2014, alcuni fontecchiani decidono autonomamente di prende- Foto 5 - Acqua ai frati. Sorgente presso San Pio re parte alle ricerche. Il gruppo, com- di Fontecchio. Camera ipogea con volta in pie- tra e vasca scavata nella roccia che raccoglie posto da giovani e meno giovani e da acqua in caduta nelle pareti circostanti derivan- Pio, si organizza e parte alla ricerca te da un cunicolo laterale dove goccia della vecchia sorgente (Foto 4). Dopo Foto 6 - La Pescara. Fontana abbeveratoio lavatoio presso Roccapreturo

34 35 di Acciano o fonte Venditti a Goriano Valli possono oggi essere visti come posti affascinanti, dove fare una so- sta o un picnic nella stagione estiva. Ma la loro conformazione può rac- contarci anche di più: intanto le fonti di questo territorio si trovano a valle e nei fanchi delle montagne, spes- so sotto gli abitati, questo perché una volta il sistema di approvvigio- Foto 7 - Fontana di Fontecchio. Camera ipogea namento idrico era esclusivamente di raccolta dell’acqua a scorrimento naturale per gravità. Dall’epoca romana fno a tutto il Set- tecento, fonti e fontane erano poste in corrispondenza delle falde idriche naturali o dove erano state condotte le acque provenienti da sorgenti o raccolte per stillicidio dalla sommità dei colli o dei monti. In occasione di questo censimento sotto Piazza del popolo a Fontec- chio, è stata ad esempio rilevata una camera di raccolta che indirizza Foto 8 - Fonte di Opi. Fontana abbeveratoio Foto 11 - Fontana di Frascara lavatoio l’acqua di drenaggio verso la fon- tana trecentesca (Foto 7). In alcuni casi, probabilmente, le due tecniche che sostenevano le conche in rame (drenaggio e captazione delle risor- da riempire con l’acqua pulita da genze) sono state unite per aumen- riportare in casa per gli usi dome- tare la portata dell’acqua. Queste stici. Insomma le fonti e la loro pro- sono solo alcune constatazioni ge- gettazione rispondevano a esigen- nerali, che necessiteranno appro- ze e necessità diverse, soprattutto fondimenti ulteriori e specialistici, in passato, dove bisognava porre per comprendere meglio le tecniche massima attenzione alle precauzioni costruttive adottate in loco. igieniche per scongiurare possibili Foto 9 - Fontana di Campana. Appoggio in Certamente si potranno identifca- contaminazioni e contagi. metallo re altri manufatti, funzionali all’ap- Foto 12 - Fontana di Termine. Fontana abbeve- È verso la fne dell’Ottocento che si provvigionamento dell’acqua, quali ratoio lavatoio cerca di completare la diffusione di pozzi, vasche di decantazione e fonti e fontane nei borghi della me- sfatatoi, reti di cunicoli, e cisterne a distanza dagli abbeveratoi (Foto dia valle dell’Aterno dove l’acqua di raccolta, come quella bellissima e 8). Nelle altre, le porzioni e le diver- scarseggiava di più o dove questa ancora esistente, del convento San se vasche sono affancate secondo veniva attinta solo lontano dai centri Giorgio a Goriano Valli. specifci utilizzi: le vasche più bas- abitati: le fontana di Pedicciano, Fra- Le strutture delle fonti assolvevano se e strette per l’abbeveraggio degli scara (Foto 11) e Termine di Fagna- poi a più scopi secondo utilizzi di- animali, quelle alte e larghe per uti- no Alto (Foto 12) sono alcuni esempi versi. A Opi di Fagnano Alto è con- lizzi domestici. Sotto i cannelli delle di interventi ottocenteschi. Realiz- zazioni probabilmente consentite sia Foto 10 - Fonte della Lama. Fontana abbeve- servata una fonte organizzata con fonti vi erano sempre degli appog- ratoio lavatoio presso Tione degli Abruzzi. Ap- specifche vasche utilizzate come gi, in pietra o in metallo (Foto 9-10), dalla disponibilità di nuovi materiali di poggio in pietra lavatoi, costruite separatamente e

36 37 realizzazione, quali la ghisa3 che per- considerarsi le fontane di Campana metteva di sfruttare al meglio la forza (Foto 18) e Pedicciano, ma bellissi- della pressione, con garanzie di tenu- ma realizzazione di questo tipo è la ta e di salvaguardia igienica, sia per trecentesca fontana di Fontecchio ottemperare alla volontà del Regno che presenta la variante a fuso, una italiano di prevenire situazioni di rischi particolare struttura impostata su un sanitari, che nei decenni precedenti modello che in Abruzzo ha qui il suo avevano portato in vari luoghi della esempio più pregevole6. penisola alla diffusione del colera4. Alla fne di questo censimento, ab- Foto 13 - Fonte della Lama. Fontana abbevera- Dal punto di vista architettonico, le fonta- biamo avuto la possibilità di visiona- toio lavatoio presso Tione degli Abruzzi ne, gli abbeveratoi e altri manufatti iden- re alcuni dati relativi ad un altro cen- tifcati rispecchiano modelli conosciuti simento analogo svolto sessant’anni per il centro Italia e l’Abruzzo5. Abbia- Foto 17 - Fonte Vecchia. Fontana abbeveratoio fa in tutto il Meridione. In Italia nel presso Succiano mo le fontane a parete, di forma gene- secondo dopoguerra fu infatti lan- ralmente rettangolare appoggiata ad ciato un piano per risollevare un una parete, più o meno decorata e da Paese stremato da anni di dittatura cui sgorga l’acqua. Spesso la parete e dalle nefaste conseguenze della 3 «Solo quando la metallurgia fu in grado di pro- è scavata da profonde nicchie con ar- durre ghisa e acciaio, fu disponibile un nuovo chi, ricavate dalla muratura in pietra tipo di materiale, poi largamente utilizzato: la o laterizio. La differente articolazione 6 Sulla fontana trecentesca di Fontecchio si prima posa di tubazioni in ghisa per l’acqua funzionale è affdata alle vasche, di avvenne a Dillemburg in Germania nel 1455 veda il contributo di Giovanni Damiani a pa- dc […]. L’avvento della pompa, trasformò il altezza e forma diversa, come le fon- gina 12 Foto 14 - Fontana Recolle. Fontana abbeverato- sistema di approvvigionamento idrico a scor- ti della Coda e della Lama di Tione io presso Santa Maria del Ponte rimento naturale per gravità in quello a pres- degli Abruzzi (Foto 13), o la fontana sione, dando infne un notevole impulso allo di Santa Maria del Ponte (Foto 14). sviluppo degli acquedotti per la distribuzione La decorazione sovente è affdata dell’acqua potabile». Motta V., L’acquedotto di al punto di erogazione dell’acqua, Milano, a cura dell’Uffcio stampa del Comune spesso con mascheroni, come si di Milano, Milano 1981, p. 13. 4 Il 15 gennaio del 1885 fu emanata la cosiddet- ammira nella bella fontana di Accia- ta Legge per Napoli che segnava un punto di no (Foto 15). Sono presenti anche svolta nella politica governativa dell’Italia uni- numerosi abbeveratoi con la tipica ta. essa infatti con la destinazione di cospicui vasca stretta e lunga, alimentata da fnanziamenti imponeva norme igienico-san- un cannello di erogazione posto sul itarie pubbliche e private che le municipalità lato stretto, che poco concedono a dovevano far osservare a tutti i cittadini. Prior- varianti decorative (Foto 16). Le fon- itario era un sistema fognario, l’edifcazione di nuovi quartieri, la costruzione di nuove strade ti di Roccapreturo e Succiano (Foto 17) rappresentano comunque siti di Foto 15 - Fontana di Acciano. Fontana lavatoio e piazze, risanare i luridi bassi e i tuguri. Il caso di Napoli fu un riferimento per molti altri grande fascino per questa tipologia. centri che, all’indomani della pubblicazione Presenti in questo territorio le fonta- della legge, ebbero la possibilità di avvalersi ne centrali, costituite da una va- degli stessi benefci. Le prime città che ne sca, poligonale o circolare usufruirono furono: Genova, La Spezia, Torino, al cui centro è imposta- Caltanissetta, Trapani, Milano, Catania e un’al- tra sessantina di comuni. to un elemento verticale 5 Per una possibile classifcazione dei modelli di decorato da cui sgorga fonti, fontane e abbeveratoi facciamo qui rifer- l’acqua. esempi relativa- imento a quanto scritto da Maria Cicchitti, L’ar- mente recenti possono chitettura delle fontane, in Acque fonti fontane: Foto 16 - Fonte Castello o Castelli presso Santa dalla Majella al mare, a cura di Croce e.- Perri Maria del Ponte G., Meridies, Chieti 2004. Foto 18 - Fontana di Campana

38 39 guerra. Il Sud in particolare denun- in tutto il territorio nazionale. La com- nali della media valle dell’Aterno furono Dalla lettura delle schede, piuttosto ciava un’arretratezza storica, nelle in- petenza regionale per l’Abruzzo era a oggetto di interesse e in questi comuni essenziali, allora compilate, interpretia- frastrutture come nella gestione delle capo della Sezione idrografca di Pe- si svolse così un censimento nell’estate mo che l’Istituto inviava dei tecnici nei risorse, che andava a sommarsi a ciò scara8. Vennero così ricercate sul ter- del 1954. Nessuna delle fonti identifca- diversi ambiti territoriali, accompagnati che era stato distrutto moralmente ed ritorio quelle sorgenti che nel tempo te fu in seguito considerata d’interesse nei punti d’interesse da conoscitori dei economicamente dalle vicende bel- erano state una risorsa fondamentale per i futuri progetti di approvvigionamen- luoghi, in grado di dare indicazioni, di liche. Un tentativo di emancipazione delle comunità locali. Furono interro- to, a causa delle portate relativamente imboccare i giusti sentieri, di chiedere nazionale iniziò nell’agosto del 1950 gate persone, consultate mappe e scarse. Nonostante ciò, questo lavoro ai più anziani. Proprio come sessanta con l’istituzione della Cassa del Mez- studiati dal punto di vista geologico risulta ora prezioso se confrontato con anni fa, ancora oggi la memoria indivi- zogiorno. Questo ente doveva prov- i relativi suoli. Per questa campagna lo stato attuale di molti dei medesimi siti duale e collettiva delle comunità locali vedere all’elaborazione, al fnanzia- informativa erano considerate di inte- censiti per il progetto Mosaici d’Abruz- è indispensabile per rileggere questi mento e all’esecuzione di interventi resse le sorgenti in grado di erogare zo. Due censimenti effettuati sullo stes- territori e ciò che hanno rappresentato. straordinari diretti in modo specifco al almeno mezzo litro di acqua al secon- so territorio a distanza di sessanta anni, Nella ricerca del 1950, abbiamo, nei progresso economico e sociale dell’I- do, perché questo evidentemente, eseguiti orientativamente con la stessa quattro comuni aquilani di nostro inte- talia meridionale. Il piano d’intervento, era il limite minimo allora necessario metodologia e con gli stessi obietti- resse, il numero delle sorgenti allora inizialmente previsto per dieci anni, fu per considerare una fonte come parte vi di conoscenza10. Dal 1954 al 2014 identifcate, desumibile dalla lettura del- poi prorogato con leggi successive di interesse per le più grandi reti idri- sono cambiate tante cose: le necessi- le schede manoscritte, desumibile nel fno al 1984. Anche l’Abruzzo viveva che in corso di progettazione. Anche tà, l’economia, le memorie personali e più ampio lavoro regionale12. Nel com- in uno stato di arretratezza rispetto in Abruzzo perciò vennero raccolti collettive. Guardando l’intera nazione, plesso quantità e identifcazione dei ad aree del Settentrione che più ve- questi dati per conoscere la disponi- le migrazioni interne in quegli anni, so- siti sono in gran parte coincidenti con locemente erano riuscite a risollevarsi bilità idrica complessiva e per la suc- prattutto dal Sud al Nord, raggiunsero quelle nuovamente elencate oggi13, pur economicamente e rilanciare le attività cessiva redazione del Piano Generale numeri importanti, cambiando la ge- conto anche delle trasformazioni am- lavorative. L’acqua era ed è una delle degli Acquedotti9. ografa umana del paese. In Italia nel ministrative di alcuni territori14. Qualche risorse fondamentali; la sua disponibi- Di conseguenza anche i territori comu- 1950, la popolazione attiva impegnata nome risulta storpiato, qualche sito non lità come la creazione di effcaci reti di nell’agricoltura toccava il 40% e scese è più attivo, quasi tutte risultano sorgenti distribuzione furono tra gli aspetti che al 35% nel 1957. Le campagne e i mon- perenni, perché tale probabilmente era impegnarono in maniera continuativa 8 L’ente opera dal 2007 esclusivamente ti subirono maggiormente il progressivo l’indicazione riferita dagli abitanti, men- la Cassa del Mezzogiorno. Nei primi nell’ambito dei limiti amministrativi della re- abbandono, mentre ingenti masse si anni di attività questo ente iniziò un’o- gione Abruzzo da cui attualmente dipende. spostarono verso il triangolo industriale pera di conoscenza delle disponibilità Precedentemente, quale emanazione del e la capitale. Anche i paesi della mon- 12 I dati sono riportati in: Servizio idrogeo- di fonti e sorgenti anche sul territorio Ministero dei lavori pubblici, l’area di compe- tagna e della collina abruzzese vissero logico, Le sorgenti italiane, elenco e de- tenza faceva riferimento a una suddivisione scrizione, vol. Ix, Abruzzo, Istituto Poligraf- abruzzese. Obiettivo era elencarne la territoriale nazionale corrispondente grosso queste pesanti trasformazioni, solo ral- ico dello Stato, Roma 1964. 11 disponibilità e misurarne la portata, modo, in dieci grandi compartimenti delimi- lentate durante il ventennio fascista . 13 Nel censimento del 1954 i siti identifcati per successivi lavori di impostazio- tati con criteri puramente idrografci in modo sono stati: 8 nel comune di Fagnano Alto, ne delle reti idriche di acqua potabi- che ognuno di essi fosse racchiuso da linee 9 nel comune di Fontecchio, 3 nel comune le ancora non esistenti in moltissime spartiacque e comprendesse solo bacini in- 10 È stato possibile accedere ai dati del cen- di Tione degli Abruzzi e 12 nel comune di aree della regione. Per questo scopo teri, indipendentemente da suddivisioni pro- simento dell’Istituto Idrografco quando il Acciano. In quello del 2014: 9 nel comune di fu incaricato il Servizio idrografco ita- vinciali e regionali. Il compartimento della lavoro per Mosaici d’Abruzzo era già stato Fagnano Alto, 6 nel comune di Fontecchio, 7 Sezione autonoma di Pescara si estendeva ultimato. 13 nel comune di Tione degli Abruzzi e 11 liano , con le sue sezioni autonome per circa 13.500 Kmq e precisamente dal 11 emblematicamente possiamo vedere trac- nel comune di Acciano. del Genio Civile, che operavano per bacino del fume Tronto escluso al bacino cia di ciò anche nel censimento dell’Istituto 14 Negli stessi mesi di questi rilievi (estate conto del Ministero dei lavori pubblici del fume Fortore incluso, a meno dei baci- Idrografco. Nella scheda relativa al comune 1954), Santa Maria del Ponte e Goriano ni ricadenti nella Marsica, ma includendo di Fontecchio è allegata una comunicazione Valli, rispettivamente frazioni di Fontecchio l’intero territorio della Regione Molise, l’alta frmata dall’allora sindaco (29 novembre e di , passarono infatti sotto 7 Costituito nel 1917, il Servizio idrografco e provincia di Foggia, isole Tremiti incluse, ed 1954) che tra l’altro dichiara: «Non è pos- l’amministrazione del comune di Tione de- mareografco italiano, facente riferimento alcuni comuni della provincia di Benevento. sibile precisare se su ciascuna sorgente è gli Abruzzi. ecco perché nel 1954 le fonti all’allora Ministero dei lavori pubblici nacque 9 Russo M., Le sorgenti del comprensorio, in stato o sono state effettuate dal tecnico in- censite sul territorio di Tione degli Abruzzi con lo scopo di uniformare, organizzare e Acque fonti fontane: dalla Majella al mare, a caricato da codesta sezione la misurazione sono solo 3 (Fonte della Coda e della Lama rendere disponibili le misurazioni pluviomet- cura di Croce e.- Perri G., Meridies, Chieti in quanto la persona che a suo tempo lo ac- e Fonte d’mmore) mentre diventano 13 nel riche, idrometriche e mareografche in Italia. 2004. compagnava è emigrata in Venezuela». censimento del 2014.

40 41 tre le portate volumetriche erano e sono riodi dell’anno l’acqua viene a man- ancora piuttosto scarse. La differenza care e la popolazione è costretta ad principale rispetto a oggi, era che allo- attingere acqua presso i pozzi locali. ra non vi esisteva ancora la rete idrica Per giunta è in tali condizioni perché che portava l’acqua potabile nelle case non è stato mai riparato da quando e anzi, se ne registrava una generale è stato costruito». scarsità. Più lapidaria l’allora valutazione del Dice ad esempio il compilatore della relatore che si occupò del comu- scheda relativa al comune di Fagnano ne di Fontecchio: «Acqua potabile Alto riguardo alla valutazione sull’acqua dell’abitato e condizioni dell’acque- potabile dell’abitato e sulle condizioni dotto: Pessime». dell’acquedotto: «Il comune per le sue Negli anni successivi ci avrebbe esigenze idriche dispone di piccoli im- pensato l’acquedotto La Ferriera pianti con portate molto basse. È da ri- a dotare i paesi della media valle levare inoltre che in quasi tutte le frazio- dell’Aterno di adeguate infrastrutture ni le fonti sono oltreché insuffcienti ma idriche. Costituito già nel 1940 con anche lontane dai nuclei abitati». decreto prefettizio come primo Con- Discorso simile per il comune di Ac- sorzio per l’acquedotto La Ferriera15, ciano dove si parla della condotta questo ente avrebbe realizzato negli che da Fonte Cupa e Fonte Maria anni successivi l’imponente collega- portava e porta l’acqua alla bella mento tra la sorgente di nella fontana della piazza principale del valle del Giovenco e L’Aquila. borgo: «L’acquedotto è in condizioni Stava arrivando l’acqua potabile nelle pessime tanto è vero che in molti pe- case.

15 Nel 1961 si trasformò in azienda consorziale di cui facevano parte 31 comuni dell’area aquilana fno alla successiva trasformazi- one, nel 1995, in Consorzio per la Gestione delle Risorse Idriche (Co.Ge.R.I.) e infne nel 2003 nella Gran Sasso spa. Acciano. Fonte vecchia

42 La pietra e l’uomo

I pendii che scendono dai paesi ar- mulini. Il versante opposto mostra fno roccati sulle alture della valle del fume ad una certa quota quegli stessi segni Aterno, sono oggi ricoperti da una ftta del lavoro dell’uomo per lasciare poi vegetazione sviluppatasi nell’arco di il posto ad un bosco ceduo piuttosto pochi decenni in seguito all’abbando- degradato. Più in alto, sugli altopiani, no delle campagne ed alla scomparsa troviamo le dimore stagionali dove nel quasi totale dell’attività pastorale (Foto periodo estivo interi gruppi familiari si 1)1. Se ci si inoltra lungo quei sentieri trasferivano, per integrare, con l’alleva- che percorrono la sinistra idrografca mento del bestiame e una povera agri- della valle, non ancora completamen- coltura di montagna, le magre risorse te invasi dalla vegetazione, ci si rende del territorio. immediatamente conto di cosa si na- L’immane lavoro per la messa a coltura sconde sotto quel manto verde. Terraz- dei terreni montani risale agli ultimi due zamenti sostenuti da mura in pietra a secoli quando, con l’eversione della secco, enormi mucchi di spietramento, feudalità, si resero disponibili demani piccoli ricoveri in pietra e grotte scavate comunali, baronali ed ecclesiastici per nel tenero conglomerato dei pendii per tutti quei nuovi coloni provenienti da il ricovero di uomini e animali. Giunti su- una pastorizia ormai in crisi e da un im- gli stretti pianori che costeggiano il fu- provviso incremento demografco. La me troviamo i canali, in gran parte inter- fame di terra rese coltivabili anche quei rotti, che portavano l’acqua ai numerosi terreni che per secoli erano stati pasco- lo per capre.

1 Per le foto di questo contributo: © edoardo Micati. Foto 1 - Le Piane di Iano, come valle Iannella e valle Ovacchia, giustifcano la salita dai paesi della valle poichè furono utilizzate per l’alleva- mento e l’agricoltura

Pietra

2 45 coltivata la vite e dove non è raro tro- I terrazzamenti vare alberi di mandorlo e ciliegio. In Esaurita la disponibilità delle aree più passato tutta la zona, ed in particolare fertili, situate sui pianori e sul fondo di quella di Acciano, era nota per la buo- vallette e doline, il colono iniziò l’opera na qualità del vino che vi si produceva. di terrazzamento dei terreni in pendio Le numerose cantine dotate di torchi a (Foto 2-5). I terrazzi seguono le curve trave, presenti nei paesi della valle, te- di livello disegnando ed evidenziando i stimoniano tale tipo di coltura. In questa fanchi della montagna con dimensioni zona la pigiatura delle uve avveniva an- che in altezza e larghezza sono stret- che in prossimità delle vigne e venivano tamente legate alla ripidità dei pendii. utilizzate vasche di pigiatura scavate Foto 2 - Il muro a secco, in località Abbadia, essi si alzano diritti o leggermente incli- sostiene il campo terrazzato e nello stesso tem- nella roccia, come ho potuto constatare po delimita l’importante sentiero che da Fontec- nati verso monte (a scarpa) in funzione da una mia recente ricerca. chio conduce al fume soprattutto della loro altezza. Queste «Nel luglio del 1892, a Ripa Fagnano, mura a secco, a distanza di molti anni frazione del comune di Fagnano Alto, in dall’abbandono dei campi, conserva- alcuni poderi dei signori fratelli Lattanzi, no in molti casi la loro integrità poiché alla contrada Cona Foschitto e Santo spesso si appoggiano a terreni roccio- Rocchitto, osservai alcune vasche sca- si, inglobando formazioni rocciose na- vate sulla nuda roccia, o meglio, sopra turali, e non sono perciò soggette ad due grossi macigni che poggiano pen- eccessive spinte verso valle da parte zoloni sopra una rupe. Nel macigno del modesto strato di terra trattenuto dal superiore, vi sono due vasche […] La terrazzamento. grande comunica con la piccola per La permeabilità del muro a secco è un Foto 5 - Fra i campi terrazzati un tempo coltivati a vigneto troviamo, all’ingresso di una grotta, mezzo di un foro circolare che si vede altro motivo della sua relativa longevi- una piccola vasca di pigiatura delle uve con nella parte inclinata della sua base […] Foto 3 - Questi terrazzamenti nei pressi di Cam- tà: l’acqua assorbita dal terrazzamen- l’innesto per un torchio a trave Nello scoglio inferiore si notano due al- pana mostrano una grande maestria nel costru- to, anche nel caso di forti piogge, può tre vasche, similmente in comunicazio- ire in pietra a secco fuoriuscire dagli interstizi di tutto il muro gli alberi che hanno preso il posto delle ne fra loro, col solito orifcio»2. senza cercare vie preferenziali che pro- antiche colture e che lentamente spin- Una vasca simile a quelle descritte dal vocherebbero velocemente erosione e gono i conci verso l’esterno. Purtroppo De Nino si trova all’ingresso di una pic- distruzione. Le altezze non eccessive si tratta di un fenomeno diffcile da com- cola grotta in località Abbadia. Dal foro dei terrazzi ed il clima non particolar- battere se consideriamo che i terrazzi presente sulla parete si può capire che mente piovoso, hanno reso superfua la sono quasi tutti abbandonati: liberare era dotata di un piccolo torchio a trave. realizzazione di canalette e vasche per semplicemente piccole zone partico- Certamente un’indagine più approfon- la regimentazione delle acque come in- larmente interessanti per evidenziare i dita rivelerebbe nella valle altre strutture vece è avvenuto in altre regioni. terrazzi richiederebbe comunque una di questo tipo. Nella maggior parte dei casi le pie- manutenzione annuale mentre la loro Dall’esame del Catasto provvisorio3 tre sono messe in opera senza alcun messa a coltura sarebbe la soluzione appare evidente il grande numero di lavoro di sbozzatura e non è raro che ideale. In alcune regioni (Veneto, Ligu- per la costruzione delle mura del ter- ria) i terrazzamenti sono stati concessi razzamento si siano utilizzati massi di Foto 4 - La parte superiore del muro è priva di gratuitamente a coloro che intendevano 2 De Nino A., Vasche primitive per pigiare le cordolo e si raccorda con il campo retrostante notevoli dimensioni. Contrariamente a coltivarli, o dati in adozione dietro mo- uve, in T.P.A., vol. I, 1970, pp. 325-328. quanto avviene in altre zone i nostri ter- desti contributi, utilizzati per il restauro 3 Archivio di Stato di L’Aquila. Catasto Prov- razzamenti, sulla parte superiore, non delle murature. visorio. Stato di Sezioni di Fagnano, Fon- presentano cordoli ma terminano allo Buona parte dei pendii sulla sinistra tecchio, Tione, Goriano Valli, Acciano. Il Catasto Provvisorio, o francese, fu formato stesso livello del campo. idrografca del fume Aterno è interes- Le principali cause di degrado dei muri in esecuzione del decreto del 12 agosto sata da terrazzamenti dove, grazie ad 1809 e delle istruzioni ministeriali del 1° otto- a secco sono oggi dovute alle radici de- una buona esposizione, è sempre stata bre dello stesso anno.

46 47 appezzamenti coltivati a vigna nelle Costruzione del muro di un terrazzamento zone in pendio che vanno da Fagnano ad Acciano; riscontriamo una minore La lunghezza delle mura varia in fun- può notare che dietro la cortina esterna presenza di vigneti nel territorio di Tio- zione dell’orografa dei versanti e della di contenimento vengono sistemate le ne (Cerreto, Fonte Antica…) dove pre- suddivisione delle proprietà. Spesso il pietre di minore pezzatura, che così as- valgono aree seminative nei pressi del mucchio di spietramento perpendico- sumono la funzione di fltro e riescono paese (seminativo di piano) e sull’alto- lare alla curva di livello segna la fne a contrastare la fuoriuscita della terra. I piano (seminativo di monte). del terrazzamento e nello stesso tempo conci del paramento esterno, di mag- Sulla destra idrografca della valle tro- della proprietà. È chiaro che troviamo giori dimensioni, vengono sistemati di viamo terrazzamenti che delimitano grande frammentarietà nei terrazza- punta per avere un maggiore ancorag- campi molto più ampi, come per esem- menti quando i versanti presentano una gio con la parte retrostante. Man mano pio in località Collecaglio di Fontecchio, parcellizzazione con piccoli appezza- che ci si alza con il muro, le pietre uti- i cui dislivelli sono raccordati tramite menti di terreno (Disegni 1-2). lizzate diminuiscono in dimensione, ma grossi mucchi di spietramento. Di par- Oggi le opere sui muri a secco dei non è raro trovare nella parte sommitale ticolare interesse, nella realizzazione terrazzamenti si riferiscono esclusi- grosse pietre (coperte) che servono per delle mura di contenimento dei terrazzi, vamente a lavori di restauro dei tratti stabilizzare gli ultimi corsi ed evitare il è una piccola area nei pressi del pas- crollati. In tal caso la prima operazione degrado della parte più esposta del saggio a livello di Campana: la perfetta consiste nel liberare la zona dal crol- muro. Pietre di grandi dimensioni, a vol- connessione dei conci, il meticoloso uti- lo del materiale caduto, cercando di te opportunamente squadrate, occor- lizzo delle zeppe, l’alzato uniforme delle suddividerlo secondo le varie pezza- rono anche nelle zone d’angolo delle mura, la rara presenza di una scala di ture, fno a raggiungere il piano delle mura in corrispondenza di netti cambi raccordo fra primo e secondo livello, Foto 6 - Il muretto delimita il sentiero e recinge un piccolo campo fondamenta. Una volta liberata la zona di direzione o di interruzioni dovute alla fanno di questa zona, formata da tre retrostante dalla terra, dalle pietre più presenza di scale. Il restauro di un muro mura di contenimento, un’area degna piccole e da quelle radici che possono a secco è ben poca cosa rispetto alla di essere salvaguardata. aver provocato il crollo si può iniziare la realizzazione ex novo di campi terraz- ricostruzione del tratto di muro curan- zati. Il cambio del proflo naturale dei do soprattutto il raccordo con le parti pendii comporta un grande lavoro di integre del terrazzamento. Va iniziato il scavo e di riempimento che parte dal Accumuli e muretti paramento esterno con strati orizzontali basso con la realizzazione del primo Al mucchio disordinato, primo ed istinti- di conci (corsi) e successivamente va muro del terrazzamento che verrà poi vo modo per liberare il terreno dalle pie- riempita la parte retrostante con pic- riempito con il materiale proveniente tre, in molti casi si sostituirono precise e cole pietre e terra. Nelle mura dirute si dallo scavo superiore. studiate forme di accumulo con lo sco- po di non rubare terra ai coltivi. Infatti la fame di terra era tale che invece di gettare le pietre in un mucchio disor- dinato che avrebbe occupato un’area eccessiva si preferì costruirlo disponen- do le pietre più grandi a formare una cortina esterna di contenimento (Foto 6-7). Non è raro il caso in cui all’interno del mucchio, o addirittura al di sopra di esso, sia stato realizzato un piccolo ricovero così da non occupare a tale scopo del terreno utile alla coltivazione. Tale tipo di economia risulta particolar- mente evidente in un piccolo casino Foto 7 - Un grande mucchio di spietramento. Disegno 1 - Muro di terrazzamento Disegno 2 - Muro di terrazzamento di campagna in muratura costruito su Sul fondo si nota la vegetazione nata grazie all’umidità che il muro pian piano rilascia

48 49 una enorme macera in località Abbadia strategiche riserve di umidità. La capa- recinzione e delimitare la rete dei sentie- (nel Catasto provvisorio: La Badia), e cità di poter assorbire notevoli quantità ri che segnavano la montagna. Mura di nelle capanne a falsa cupola costruite di acqua sia meteorica, sia di conden- notevoli dimensioni le troviamo lateral- nei mucchi di spietramento (Abbadia, sazione del vapor d’acqua contenuto mente al sentiero che conduce alle pa- Pie’ delle Vigne...). Costruire ricoveri al nell’aria e la lenta evaporazione degli gliare di Fontecchio. Lo scopo primario di sopra dei mucchi di spietramento è strati più interni permettono alla massa dei muretti non sempre era quello di de- abbastanza comune in molte regioni e di pietre di restituire gradualmente l’u- limitare la proprietà ma di ammucchiare spesso hanno anche funzione di punto midità al terreno circostante4. In alcune in qualche modo la grande quantità di di controllo dei campi. zone, fuori della regione abruzzese, la pietre. Il muretto varia in altezza e spes- Nella valle dell’Aterno possiamo trova- creazione e la particolare disposizione Foto 9 - Una piccola grotta scavata nel tenero sore. Le mura di maggiore spessore re mucchi di spietramento particolar- di accumuli di pietre costituiscono una conglomerato del pendio. Tale tipo di ricovero sono realizzate a sacco con due cortine è senza dubbio il più economico e nello stesso mente lunghi disposti perpendicolar- precisa strategia per fornire acqua ai tempo il più veloce da realizzare di contenimento, formate da pietre di di- mente alle curve di livello: si tratta dello coltivi. In Francia per questo scopo, in screte dimensioni, fra le quali vengono spietramento comune di due zone di molti dipartimenti, fra i flari delle vigne messe pietre di minore pezzatura. La terrazzamenti contigui. In sommità tro- vengono costruiti dei mucchi a forma di parte sommitale dei muretti, così come viamo tutte pietre di piccole dimensioni scafo rovesciato con l’asse maggiore avviene per le mura dei terrazzamenti, è che costituiscono gli ultimi residui degli parallelo ai flari. Nelle zone più aride di completamente piatta5. spietramenti che giorno dopo giorno, montagna, dove crescono a stento solo Questi microambienti creati dall’uomo per secoli, hanno interessato i terreni presentano un altro aspetto particolar- circostanti. 4 Cantelli C., Misconosciute funzioni dei muretti mente interessante: una fauna e una Un’ulteriore e utile funzione dei mucchi a secco, in «Umanesimo della Pietra-Verde», fora che hanno preso possesso di que- e dei muri a secco è quella di creare n. 7, gennaio 1994, pp. 21-27. sto mondo di pietra pieno di fessure e Foto 10 - L’ingresso a sesto acuto di una picco- di cavità. Ma anche sotto questo aspet- la capanna a falsa cupola inserita in un grande to troviamo notevoli differenze: muri mucchio di spietramento calcinati dal sole, muri sommersi dalla vegetazione rampicante, muri comple- tamente ricoperti dal muschio.

Ricoveri Con i centri abitati localizzati sulle al- ture che circondano la valle e la man- canza di insediamenti sparsi, si rese necessaria la costruzione di ricoveri in prossimità dei campi più lonta- Foto 11 - La casetta con tetto a due falde è sta- ni dal paese per rifugiarsi in caso di ta costruita sulla sommità di un mucchio anche maltempo e per depositare gli attrezzi per non rubare terra ai coltivi da lavoro (Foto 9-11). Questi punti di appoggio avevano solo una funzione giornaliera, cioé non venivano utiliz- magre erbe, troviamo a volte piccole zati per il pernottamento, poiché la macchie isolate di vegetazione: avvi- cinandosi ci si rende conto che esse nascondono il mucchio di pietre da cui 5 In molte regioni (Puglia, Sicilia) sulla parte hanno preso vita (Foto 8). superiore del muro viene realizzata una co- Le pietre, che uscivano dal campo pertura con pietre a forma di semicerchio, come da un’inesauribile miniera, veni- comunemente chiamate coperte, disposte vano utilizzate anche per creare mura di perpendicolarmente all’asse del muro. Foto 8 - Macerine con garofani di monte (epilobio) nati grazie all’umidità trattenuta dalle pietre

50 51 mo appartengono alla tipologia Sotto Fascia, in quanto inserite in mucchi Statica della capanna a falsa cupola di spietramento, cui corrispondono piccoli ambienti coperti. Due belle ca- panne con pianta a pera le troviamo inserite in un grande mucchio di spie- tramentino località; sul tetto vi cresco- no piante di iris6 che hanno la funzione di trattenere lo strato di terra superiore aumentando così l’impermeabilità e la coibentazione della capanna stessa (Disegno 3). Oltre al classico casino di campagna in muratura e tetto a due falde esisto- no anche altre tipologie di capanne con basi in pietra e copertura strami- nea (di erbe). Tuttavia tali ricoveri sono pochi poichè la distanza dei campi dai centri abitati non ne giustifcavano la costruzione. Disegno 4 - Capanna a falsa cupola Disegno 3 - Capanna ogivale all’interno di una Il fatto che le capanne siano quasi macera Gli pseudoarchi e le pseudovolte si ba- orizzontale un sistema spingente. In re- sempre abbinate a grossi mucchi di sano staticamente sulla trasmissione ver- altà nelle nostre semplici capanne ciò è relativa vicinanza con il centro abitato spietramento, e raramente isolate nei ticale degli sforzi. I pesi dei singoli conci realizzato in modo molto grossolano. La permetteva il rientro serale. Le tipolo- campi, ci fa capire che nella necessa- costituenti lo pseudoarco si trasmettono costruzione avviene sì per sovrapposi- gie costruttive dei ricoveri sono stret- ria opera di accumulo delle pietre si agli elementi sottostanti verticalmente, zione di cerchi concentrici di pietre, ma tamente legate all’ambiente: troviamo è ritenuto utile realizzare anche un ri- senza generare alcuna spinta: ciò ren- senza serrarle fra di loro, anche per l’e- piccole grotte lì dove era possibile la covero, senza che ciò rappresentasse de possibile in teoria di fare a meno di strema variabilità della forma dei conci loro realizzazione con un facile scavo una vera e propria esigenza. rinfanchi, atti appunto ad assorbire tali che non si prestano a essere incastrati. del terreno, capanne in pietra, con co- I ripidi pendii che salgono verso l’al- spinte (Disegno 4)1. Nelle capanne abruzzesi possiamo nota- pertura lignea o a falsa cupola, lì dove topiano non erano coltivabili e rap- È chiaro che per ogni singolo elemento re due diversi modi di realizzare l’aggetto vi era abbondanza di pietre. presentavano solo un magro pascolo; occorre che il momento ribaltante (Mr), che non costituiscono una libera scelta La presenza di grotte artifciali è piut- bisognava salire più in alto, raggiun- dovuto alla parte sporgente del concio, tecnica, ma sono in funzione del tipo di tosto comune sulle montagne del ver- gere gli ampi pianori che guardano il sia minore, o al limite uguale al momento materiale a disposizione. In quelle zone sante meridionale del Gran Sasso, Sirente per poter di nuovo coltivare e stabilizzante (Ms), dovuto alla sua parte in cui si dispone di materiale in lastre, anche alla periferia dei paesi, e as- portare al pascolo le greggi. poggiata o più semplicemente che la for- nelle quali larghezza e lunghezza preval- sumono in questo caso la funzione di za-peso del concio cada entro la base di gono nettamente sullo spessore, i singoli stalla-fenile: in tal modo si evitava di appoggio. conci vengono poggiati orizzontalmente, portare gli animali all’interno del cen- Tale struttura proiettata nello spazio può o con una lieve inclinazione verso l’ester- tro abitato. Le pietre provenienti dallo coprire per traslazione ambienti quadran- no, per favorire lo scolo dell’acqua. In tale maniera si realizza una pseudovolta scavo delle grotte venivano utilizzate golari e per rotazione ambienti circolari. Nel primo caso otteniamo pseudovolte pura senza alcuna spinta laterale. per costruire i muri a secco dei corri- 6 Tale accorgimento veniva spesso usato, in tutta l’area mediterranea, per trattenere lo a botte, nel secondo otteniamo pseudo- Quando si dispone invece di blocchi di doi d’ingresso e le arcate di sostegno strato di terra sulle capanne in pietra a sec- volte circolari. Nella pseudovolta circola- forma tondeggiante, in genere di origine nella parte più esterna della grotta. co a falsa cupola e stabilizzare in tal modo la re ogni anello di conci si comportereb- detritica e morenica, ai singoli conci oc- Nelle zone dove le pietre erano ab- copertura. Si veda: Preto D.-Tescari G., I ca- be, mediante l’interposizione di zeppe, corre dare un’inclinazione verso l’interno bondanti era quasi istintivo utilizzarle sotti di Pietra. Presenze antropiche nei colli come un arco giro, realizzando sul piano per poter suffcientemente progredire per costruire dei piccoli ricoveri. Le Berici, Blended editrice, Vicenza 1992. Lo nella chiusura della luce, realizzando capanne a falsa cupola che trovia- stesso sistema era utilizzato per trattenere lo strato esterno delle grotte artifciali. 1 Per questo disegno: © Giovanni Dispoto. pertanto un sistema spingente. Tale tec-

52 53 nica viene comunque usata solo Le pagliare assunsero caratteristiche nella parte fnale della cupola per Le pagliare simili alle abitazioni lasciate nella val- luci molto ridotte, altrimenti biso- L’unico problema che questa salita ai le, considerando che vi si trascorreva gnerebbe armare la struttura. monti comportava era rappresentato circa metà dell’anno. Non si trattava Tali differenti tecniche infuenzano dalla distanza che non permetteva un di semplici ricoveri momentanei ma, anche la tipologia delle capanne: rientro giornaliero poiché si sarebbe pur nella loro essenzialità, esse pote- nel primo caso si hanno profli più tolto troppo tempo al lavoro e si sareb- vano accogliere uomini ed animali in acuti rispetto al secondo caso. bero lasciati incustoditi gli animali. Oc- maniera dignitosa, per lunghi periodi, Questa disposizione dei conci de- correva pertanto una sede stabile in cui e resistere strutturalmente al peso del termina però una spinta laterale e trasferirsi con l’intera famiglia, o meglio manto nevoso. La tipologia costrutti- pertanto questo tipo di copertura si con tutti coloro che erano abili al lavoro va rispecchia nella maggior parte dei colloca fra la pseudovolta e la volta (Foto 12-18). casi quella della “casa contro monte”: vera e propria. In alcune costruzioni l’ambiente a piano terra era utilizzato si nota la pietra sommitale perfetta- come stalla e deposito attrezzi, quello mente incastrata nell’ultimo circolo superiore, con ingresso sul lato oppo- di conci con la funzione di creare sto, come fenile ed abitazione. I due contrasto nei flari, contrariamente ambienti erano quasi sempre collega- a quanto accade nella pseudovolta ti internamente tramite una scala in le- pura, ove la sommità è chiusa da un gno. Nelle pagliare realizzate in piano lastrone semplicemente poggiato. È chiaro che in tali capanne la fun- troviamo sempre la stessa disposizio- zione dei rinfanchi assume un’im- ne di ambienti ma l’accesso al piano Foto 12 - Le pagliare di Tione. Si nota al centro Foto 15 - In questa piccola pagliara, realizzata superiore avveniva tramite una scala portanza determinante. Infatti per il grande pozzo-cisterna, punto centrale per la in piano, si accedeva al piano superiore attra- esterna in pietra. Alcune sono dotate l’equilibrio statico del sistema oc- vita della comunità corre che la spinta trasmessa dalla verso una scala laterale in pietra di cortili antistanti l’ingresso alla stal- cupola sia contenuta entro la fascia la chiusi con muri a secco di discreta del terzo medio per evitare solleci- fattura. tazioni di trazione (pertanto la sezio- Le carte d’archivio testimoniano la ne risulta compressa, condizione presenza di numerosi proprietari di essenziale per i materiali litici). La pagliare, più di quante esse siano. È forza-peso trasmessa dal rinfanco, evidente che una stessa unità abitati- componendosi con essa, dà luogo va venisse utilizzata (era pertanto pro- a una risultante più verticale conte- prietà comune) da più famiglie. Nel nuta appunto in tale superfcie. Pic- catasto fgurano inoltre le aie, quasi coli cedimenti del rinfanco posso- Foto 13 - Il sentiero, nelle pagliare di Fontec- Foto 16 - Il piccolo bacino di valle Ovacchia no portare nuovamente la risultante chio, costeggia la parte superiore di alcune costituiva il principale punto di approvvigiona- fuori dal terzo medio, determinando case contro monte mento di acqua per le pagliare di Fontecchio una rotazione con il conseguente crollo della parte sommitale. Nella pseudovolta pura possiamo dividere lo spessore murario in tre parti: la parte interna, ove si realizza l’aggetto; il riempimento, costituito da pietre di piccola pezzatura, con la funzione di aumentare i momenti Ms; il mantello esterno atto a con- tenere il materiale di riempimento. Foto 14 - Di lato ad una pagliara troviamo la Foto 17 - La chiesa della Madonna di Loreto, Foto 18 - Anche nelle pagliare di Fontecchio bocca di accesso ad una cisterna alle pagliare di Tione, restaurata alcuni anni fa troviamo una chiesa: Sant’Anna

54 55 per ognuna delle unità abitative. alle ruote idrauliche. Questi insediamenti stagionali, nume- Le gore, con acque poco profonde, rosi sulle montagne d’Abruzzo, spes- rappresentavano spesso luoghi di so hanno in comune due elementi: un svago e di refrigerio nelle giornate più punto d’acqua e una chiesa. Il primo calde soprattutto per i ragazzi dei pa- elemento, essenziale per la sopravvi- esi. Le loro sponde divenivano picco- venza di uomini ed animali, possiamo le spiagge anche in considerazione di trovarlo come sorgente, come bacino una maggiore sicurezza rispetto alle naturale, come pozzo-cisterna. Per gli acque del fume. usi privati non era raro che alcune abi- Ma le gore erano anche i luoghi adat- tazioni avessero delle cisterne per la ti per una facile pesca e troviamo in raccolta dell’acqua piovana. alcuni contratti di afftto medioevali La chiesa era altrettanto necessaria: degli articoli che riguardano la ripar- era inimmaginabile che la comunità si tizione dei pesci fra il proprietario del privasse per diversi mesi del conforto Foto 19 - Il mulino a due macine di Fagnano, Foto 22 - Il bel mulino di Acciano, anch’esso restaurato di recente restaurato di recente mulino e il mugnaio. La maggior par- religioso. Il parroco percorreva pe- te dei pesci terminava nell’ambiente riodicamente a dorso di mulo i ripidi d’acqua di una certa portata, come il delle ruote idrauliche dove potevano sentieri che salivano alle pagliare per fume Aterno, troviamo dei mulini che essere facilmente raccolti. recarsi a Sant’Anna, alla Madonna di lavoravano ad acqua fuente. I nostri Un mulino, con la sua captazione e Loreto, al santuario della S.S. Trinità. mulini, salvo rare eccezioni (Tempera, la gora, interessava un’ampia zona Semivicoli), erano tutti a ruota orizzon- di territorio creando spesso una se- Mulini e gore tale sia perchè era più facile alimen- rie di problemi di carattere legale e di La maggior parte dei mulini ad ac- tarli attraverso un lago di carico, sia viabilità. In alcuni statuti medioevali qua della regione abruzzese erano ad perchè erano tecnicamente più sem- troviamo pertanto dei capitoli che da acqua raccolta: le gore (in dialetto ju plici: la rotazione della ruota idraulica una parte salvaguardano la qualità e scert’) portavano acqua in un un lago si trasmetteva direttamente alla mola la portata delle acque e l’integrità dei di carico che veniva aperto solo quan- superiore o ruotante. canali, dall’altra regolano le derivazio- do era completamente pieno (Foto La gora veniva deviata in un tratto di ni per uso irriguo oltre al diritto di pas- 19-22). Tale sistema si rendeva ne- Foto 21 - La grande gora di accesso ad uno dei fume con acque tranquille, spesso a saggio sulle vie interrotte dalle gore cessario per la scarsa portata e il fus- mulini di Fontecchio monte di una briglia. All’ingresso della e penalizzano i mugnai per i danni so incostante dell’acqua che non per- gora, in corrispondenza della presa provocati dall’acqua. era tale l’impor- mettevano una suffciente spinta sulle dell’acqua (capo scerto), si dispone- tanza di questi opifci che, nel caso in ruote idrauliche. Solamente sui corsi va in genere una griglia in ferro che cui un mulino subisse dei danni per aveva lo scopo di evitare che rami, alluvioni o smottamenti, il proprietario pietre ed altro materiale venissero tra- dei terreni confnanti era tenuto a ven- scinati all’interno del canale. Si evita- dere il proprio terreno, a prezzo equo, va in tal modo l’ostruzione della gora per la ricostruzione del mulino o della e il pericolo che corpi estranei giun- gora. gessero alla ruota idraulica. Questo Diversi mulini della media valle dell’A- accorgimento era inoltre prescritto in terno negli ultimi anni sono stati re- alcuni statuti comunali. staurati e salvati da una defnitiva Nella nostra zona di indagine le gore scomparsa. Non è pensabile che ri- sono scavate nel facile terreno dell’al- prendano la loro antica funzione ma veo del fume. Solo in prossimità del si spera che abbiano una funzione mulino si realizza un canale in mura- didattica e costituiscano dei centri di tura per meglio convogliare il fusso studio per la conoscenza del magnif- di acqua verso le docce che portano co paesaggio che li circonda. Foto 20 - Dal salterio di Luttrel 1338 circa

56 57 za essere soggetti ai capricci dei corsi funzione fno ad alcuni decenni fa9. I mulini attraverso i secoli d’acqua e con minori problemi tecnici. I Un altro tipo di mulino, nato poco primi mulini a ruota orizzontale avevano dopo l’anno Mille, è il mulino a ma- poco a che vedere con quelli giunti fno rea. Si è sviluppato in particolare Basterebbero i numerosi reperti arche- a noi; erano formati sostanzialmente da sulle coste atlantiche dove si poteva ologici, presenti in tutte le culture, a te- una cabina in legno, posta direttamente contare su maree di una certa en- stimoniare l’antichissima consuetudine a cavallo di un corso d’acqua, sotto la tità. Il sistema si basa su una diga, di macinare determinati prodotti, ma quale c’era una ruota a pale piatte co- munita di paratie, che chiude una ancor oggi è possibile osservare alcune assiale con la macina superiore situata piccola insenatura o la foce di un popolazioni che fanno uso delle stesse nella cabina. corso d’acqua. Terminato il fusso arcaiche attrezzature (Foto 23-26). Si- Di poco successivo è il mulino ad acqua montante della marea, tutta l’acqua curamente la macina più antica è quel- a ruota verticale, citato da Vitruvio nel I rimasta imprigionata nell’insenatura la costituita da un elemento a superfcie secolo d.C.7, provvisto di una grande viene usata a marea discendente concava o piana, sulla quale vengono ruota che tramite degli ingrannaggi tra- per azionare le ruote dei mulini. In posti i semi, e da un altro elemento che sforma il moto rotatorio dell’asse orizzon- effetti la piccola baia funziona come li schiaccia pestando o muovendosi in tale della ruota in moto rotatorio dell’asse il lago di carico di un normale mulino senso rettilineo. Foto 24 - Mulino galleggiante. Dal flm Il mulino verticale della macina. Il basso numero ad acqua. Dobbiamo giungere in epoca romana del Po di Alberto Lattuada di giri della ruota viene aumentato con Il mulino a vento è quello che ha avu- per trovare le prime macine a movimen- un adeguato rapporto di trasmissione fra to il maggior successo iconografco: to rotatorio che permettevano un più ruota dentata e lanterna. Questo tipo di lo troviamo infatti rappresentato in razionale uso della forza umana o ani- mulino era più idoneo per i corsi d’acqua moltissimi quadri. In effetti è l’unico male. Le piccole macine rotanti mosse che avevano portata costante. ben evidente per le posizioni che a mano sono state usate fno a tempi Intorno alla metà del I millennio, esatta- occupa ed inconfondibile per le sue relativamente recenti e facevano parte mente nel 537 d.C., vediamo nascere, lunghe pale. dell’attrezzatura di ogni casa contadina sotto la spinta della necessità, il mulino I primi mulini a vento comparve- e lo stesso può dirsi per le grandi macine fuviale o galleggiante. Nell’assedio di ro in Normandia alla fne del XII animate dalla forza animale, i centimoli, Roma da parte dei Goti di Totila gli as- secolo e si diffusero velocemente funzionanti fno a qualche decennio fa in sedianti interruppero gli acquedotti che un po’ ovunque. Si è sviluppato in quelle zone povere di corsi d’acqua. rifornivano la città rendendo in tal modo quei luoghi dove c’era carenza di Contemporaneamente troviamo la pre- inservibili i mulini del Gianicolo. Secondo corsi d’acqua e nello stesso tempo senza del mulino ad acqua a ruota oriz- la testimonianza dello storico Procopio si poteva disporre di venti costanti. zontale (a ritrecine), comunemente chia- di Cesarea, testimone oculare dell’avve- Sicuramente è il tipo di mulino tec- mato greco o scandinavo, ma il suo uso nimento, il generale bizantino Belisario nicamente più complesso poiché rimase piuttosto limitato in quanto si po- pensò di sfruttare la corrente del Tevere per sfruttare i venti in modo ottimale teva disporre di forze alternative (schiavi, per animare le macine8. Il sistema con- deve essere dotato di un sistema di carcerati ed animali) a costo nullo sen- sisteva nell’ormeggiare alla sponda del orientamento delle pale e degli in- Foto 25 - Mulino a ruota orizzontale. Scafa (Pe) fume due barche fra le quali veniva col- granaggi ad esse collegate. Possia- legata una grande ruota quasi completa- mo dire che sostanzialmente i mulini mente immersa nell’acqua. a vento erano formati da una base Nonostante le diffcoltà di costruzione e di fssa, in genere in muratura, che reg- gestione questo tipo di mulino ha avuto geva un palo intorno al quale ruo- un notevole successo in tutti i paesi d’eu- tava una parte mobile in legno alla ropa ed alcuni esemplari sono rimasti in quale erano collegate le pale.

7 Vitruvio Pollione M., De Architectura, Libro x, & 5. 9 Rivals C., Il mulino. L’avventura del 8 Mariotti Bianchi U., I molini sul Tevere, New- pane quotidiano, in «Storia Dossier», Foto 23 - Macinella a mano Foto 26 - Mulini a vento. Isole Cicladi (Grecia) ton & Compton, Roma, 1996, p. 11. n.7, 1987, p. 12.

58 59 Muri umidi - Cedracca (Ceterach Muri umidi - Asplenio e Ciombolino (Asplenium offcinarum) trichomanes con Cymbalaria muralis)

Terra

Muri asciutti - Calendula (Calendula Muri asciutti - Borracina (Sedum sspp) offcinalis) 3 polloni, tra queste i carpini, le rove- della minor richiesta di legna da ar- relle ed, altrove nella nostra regione, dere e di carbone vegetale, sarebbe Boschi ed alberi il leccio, il castagno ecc. Di contro, auspicabile che le grosse estensioni entità arboree che presentano una di boschi cedui di cui è ricca la cate- scarsa capacità pollonifera sono stati na appenninica, venissero convertite in boschi ad alto fusto per garantire Bosco ceduo garantire, seppure in maniera minima, penalizzati come nel caso delle co- la riproduzione sessuale degli alberi. nifere e anche di alcune latifoglie. Il una maggior complessità ecologica Gran parte dei boschi della valle Questa forma di governo del bosco ceduo è una tipologia boschiva che e la presenza di molte specie animali dell’Aterno e dei monti vicini sono è connessa alla produzione di legna presenta una minore complessità e vegetali divenute rarissime proprio governati a ceduo. Vengono cioè re- da ardere o di carbone vegetale, ma- ecologica. La struttura verticale risulta per la scomparsa dei boschi maturi golarmente tagliati e dalla ceppaia, teriali poveri di uso comune e dome- alquanto semplifcata ed omogenea, (Foto 2). il tronco reciso a livello del terreno, stico. I boschi governati ad alto fusto, la diversità delle specie vegetali ridot- spuntano nuovi getti o polloni. Il nu- invece, forniscono materiale legnoso ta, minima la presenza di legno sec- mero dei getti varia da specie a spe- di pregio idoneo per diversi usi poi- co e, ovviamente, mancano i grandi Mozzoni cie. Il bosco si presenta così forma- ché gli alberi che lo caratterizzano alberi contorti e cariati. Queste ca- Il toponimo mozzoni è legato a due to essenzialmente da alberi che non presentano dimensioni decisamente ratteristiche determinano una forte modi diversi di gestire il bosco in pas- sono nati da seme, come nel bosco maggiori e un portamento maestoso contrazione della diversità biologica, sato. Nel primo caso la voce individua di alto fusto, bensì generati dalla cep- (Foto 1)1. in particolare risultano assenti tutte un bosco bruciato per ottenere terra paia attraverso la riproduzione vege- Il taglio regolare e ripetuto ad intervalli quelle specie animali legate ai boschi da coltivare. I mozzoni sono infatti i tativa o agamica. Quando si effettua ciclici, nel tempo, ha fortemente con- di alto fusto e maturi, o dipendenti tronchi bruciati e fumanti degli alberi la ceduazione del bosco, solitamente dizionato la composizione specifca dalla presenza di necromassa, ossia incendiati. Un altro toponimo diffuso ad intervalli di alcune decine di anni, dei boschi cedui. Infatti, dalla conti- legno morto. Mancano molti insetti xi- sull’Appennino tradisce l’antica pra- vengono risparmiati alcuni alberi, le nua ceduazione hanno tratto vantag- lofagi, specie le cui larve si cibano di tica di disboscare grosse aree attra- cosiddette matricine facilmente iden- gio alcune specie che presentano legno, risultano assenti gli uccelli o i verso il fuoco: cotta o ‘ncotta. Questa tifcabili per le loro dimensioni all’in- una maggior capacità di emettere pipistrelli che nidifcano nel cavo dei voce ha infatti il signifcato di area terno della comunità forestale e la grandi alberi, i tipici rapaci forestali bruciata. In alcuni contesti regionali, disposizione regolare. Le matricine come l’astore, oppure diverse spe- la parola ‘ncotta ha assunto il signif- 1 Per le foto di questo contributo: © Marco hanno il compito di preservare il suolo cie di picchi. Oggi, in considerazione cato di piccolo campo coltivato di pro- dall’erosione e di produrre semi per Manilla e Alessio di Giulio.

Foto 1 - Bosco ceduato con matricine presso le pagliare di Tione Foto 2 - Albero ceduato e poi abbandonato

62 63 prietà del contadino ottenuto proprio ivano una merce fortemente ricercata dalle ceneri del bosco. Il toponimo nei centri urbani in quanto insostitui- mozzoni presenta, invece, nel territo- bili per alimentare i fuochi domestici rio dell’Aterno, l’accezione di tronco di nonché le fornaci e le calcare. In un albero tagliato ad un’altezza da terra bosco governato prevalentemente a di circa 1-1,5 m. Questa pratica di ta- ceduo, i vecchi mozzoni, con i loro glio veniva, solitamente, eseguita sui vetusti tronchi, ricchi di legno morto pendii molto acclivi per prevenire le e di fori, rappresentano un importante frane, nonché il ruscellamento delle habitat per specie più esigenti e spe- acque e la conseguente erosione del cializzate. suolo. Spesso, il taglio era fnalizzato a favorire il ricaccio dei giovani rami e getti dal tronco allo scopo di ap- Le difese provvigionare il bestiame di frasche. Con il termine difesa o defensa, stori- Molto probabilmente, l’area indicata camente, nell’Appennino centrale, vie- con il toponimo mozzoni nel territorio ne individuato un pascolo arborato di della montagna di Fontecchio era de- uso comune tra gli abitanti di un villag- stinata proprio a questa pratica e nel gio2. Si tratta di un’istituzione antica, in contempo ad evitare l’innesco di forti Foto 3 - Alberi “potati” nei rami bassi dagli animali al pascolo Abruzzo, documentata almeno dal xIV processi erosivi. Infatti, ancora oggi secolo ma, probabilmente, radicata da si notano molti faggi tagliati a circa 1 anche a dare ombra agli animali nella Novecento, almeno per le ultime difese tempi ben più remoti3. Questa tipologia o 1,5 m da terra su un versante bo- calura estiva, riparo nel periodo inver- non distrutte in tempi precedenti. Infat- di pascolo era un tempo diffusa in mol- scoso molto acclive. A differenza del- nale, nonché frutti (ghiande, faggiole, ti, molte difese, sia in ambito montano ti paesi del bacino del Mediterraneo, le capitozze, ottenute con un taglio mele e pere selvatiche, ecc.) come che collinare, furono quotizzate e mes- specialmente nella penisola iberica drastico della chioma eseguito a 2-3 integratore alimentare per il bestiame se a coltura nei primi decenni dell’Ot- ove ancora oggi occupa migliaia di m di altezza, i mozzoni subivano un (Foto 3). Gli alberi, a seguito delle ripe- tocento, a seguito della legge eversi- ettari. In Spagna è nota come dehesa, taglio molto più basso per permette- tute capitozzature, assumono un porta- va della feudalità emanata nel Regno in Portogallo sotto la denominazione re alle capre di alimentarsi delle fo- mento tipico a candelabro. Inoltre, nel di Napoli da Giuseppe Bonaparte nel di montado. Di fatto è la savana me- glie e dei giovani ricacci dei tronchi corso dei secoli sono state favorite le 1806. Altre furono alienate e coltivate diterranea, seppure di origine antro- recisi, nonché agevolare il taglio delle essenze arboree con foglie e frutti ap- nei primi decenni dell’Unità nazionale. pica, nata per favorire il pascolo del frasche e dei ricacci sul fnire dell’e- petiti dagli animali a discapito delle al- Negli anni Cinquanta e Sessanta del bestiame domestico e nel contempo state da parte degli allevatori. Questa tre essenze. In Abruzzo le difese erano Novecento, diverse difese, scampate usufruire delle risorse forestali. Gli al- pratica a Fontecchio veniva indicata boschi comunali, inizialmente riservati alle precedenti divisioni, furono sfrutta- beri, distribuiti in maniera uniforme nel con l’espressione fare la fronna ossia al pascolo degli animali da lavoro, es- te dalle amministrazioni comunali per pascolo, vengono potati (capitozzati) raccogliere le foglie. Le fascine di fra- senzialmente buoi e vacche impiegati la vendita del legname ottenuto con periodicamente per fornire frasche al sche, note come mattarelle, venivano nelle operazioni di aratura dei campi, l’abbattimento dei grandi alberi. Le ul- bestiame nei periodi in cui l’erba scar- conservate per l’inverno quando si oltre che muli e cavalli. Successiva- time difese sopravvissute, oggi, si ca- seggia. La loro presenza è fnalizzata somministravano alle pecore, capre e mente, ne sono state create per le pe- ratterizzano quali ambienti forestali di fnanche ai bovini. In passato le fra- core che non transumavano in Puglia, straordinario interesse naturalistico per sche costituivano il foraggio invernale per le capre e fnanche per i maiali. So- la presenza di alberi colossali che tut- maggiormente disponibile ed utilizza- 2 Manzi A., Le antiche difese e l’uso dei boschi litamente le difese erano localizzate in tora mostrano il classico portamento a nell’Appennino abruzzese, in AA. VV., Il Bosco to per alimentare il bestiame che non di Sant’Antonio, Premio Internazionale Carlo aree non distanti dal centro abitato, su candelabro. Questi ambienti, oltre che transumava in Puglia. Le mattarelle, Scarpa per il Giardino, xIII edizione, Fondazi- pendii con esposizione meridionale e per la loro bellezza paesaggistica, si ripulite dalle foglie, venivano utilizza- one Benetton, Treviso 2012, pp. 44-55. ben riparati dai venti affnché gli animali caratterizzano anche per una notevo- te per l’accensione del fuoco oppure, potessero pascolare anche nei periodi le diversità biologica poiché ospitano 3 Manzi A., Storia dell’ambiente nell’Appenni- raggruppate in fascine, vendute nei no centrale. La trasformazione della natura climatici sfavorevoli. Il loro utilizzo, se- sia specie animali e vegetali tipiche mercati cittadini di San Demetrio o in Abruzzo dall’ultima glaciazione ai nostri condo norme e consuetudini antiche, si delle foreste mature che degli ambienti dell’Aquila. Le fascine, infatti, costitu- giorni, Meta edizioni, Treglio 2012. è protratto fno agli anni Cinquanta del aperti ed ecotonali. Infatti, la difesa è

64 costituita da un mosaico di ecosistemi tre prelevate direttamente dai campi che ne fanno un ambiente di per sé I filari di alberi e le siepi nelle operazioni di bonifca e spietra- unico, di straordinario interesse natura- Le siepi e i muretti a secco circoscri- mento. Nell’impianto delle siepi vive, listico. I boschi più belli ed interessanti vono e proteggono i campi di pro- venivano preferiti gli arbusti muniti della regione (bosco di Sant’Antonio a prietà privata, non più assoggettati di spine ed aculei per scoraggiarne , difesa di Opi, difesa al pascolo collettivo o ad altri diritti di l’attraversamento. Tra le essenze ve- di ) erano antiche difese uso civico. I campi recintati con cor- getali, quelle maggiormente utilizza- che ancora oggi assolvono, seppure tine murarie o siepi vive si diffusero te erano il biancospino (Crataegus parzialmente, alla loro funzione origi- nella montagna abruzzese a partire sp. pl.), il prugnolo (Prunus spinosa) naria. Alcune tra le specie faunistiche dal primo decennio dell’Ottocento (Foto 4), lo spinacristi (Paliurus spi- più rare in ambito appenninico, poiché quando, a seguito delle leggi eversi- na-christi) (Foto 5). Non di rado, a Foto 4 - Prugnolo legate agli alberi vetusti e marcescenti, ve della feudalità promulgate dal re di ridosso dei muretti a secco o lungo si rinvengono in maniera quasi esclu- Napoli Giuseppe Bonaparte, venne le siepi, si piantava anche il corniolo siva nelle vecchie difese. È il caso di avviato il processo di privatizzazione (Cornus mas), arbusto5 i cui frutti veni- diverse specie di uccelli forestali, non- delle terre attraverso la quotizzazione vano raccolti ed essiccati per essere ché pipistrelli che frequentano il cavo ed alienazione delle terre feudali, co- consumati d’inverno. Nelle siepi peri- degli alberi e insetti xilofagi (mangiatori munali o ecclesiastiche. Le recinzio- metrali venivano fatti crescere anche di legno). Una delle querce (Quercus ni proteggevano le proprietà private esemplari di melo e pero selvatico al pubescens) più grandi e maestose in dai furti, ma soprattutto impedivano fne di disporre dei frutti utili sia nell’a- ambito nazionale, è quella localizza- l’accesso e i danni da parte del be- limentazione umana che in quella ta nella vecchia difesa nel comune di stiame pascolante. I vigneti erano le animale. Gli statuti di tante comunità San Buono, nel settore meridionale del- forme colturali assoggettate ad una medievali abruzzesi, nel tempo della la regione. Le difese, oltre ai notevoli maggior protezione, in considerazio- vendemmia, imponevano ai proprie- valori naturalistici, esprimono anche ne del loro elevato valore patrimoniale Foto 5 - Spinacristi tari dei cani di munirli del landone, grandi valenze storico-culturali poiché e della loro vulnerabilità. I muretti a un bastone legato trasversalmente al rappresentano forme paesaggistiche e secco sono stati realizzati con le pie- collo dell’animale e spesso provvisto di utilizzo del territorio antiche arrivate di uncino. Lo scopo era quello di im- fno a noi. Inoltre, costituiscono un inte- pedire ai cani di attraversare le siepi e ressantissimo esempio di gestione co- così evitare che mangiassero o dan- mune di una risorsa, nonché un riuscito neggiassero la preziosa uva. I confni modello di governo territoriale che ha Nella valle dell’Aterno, il topo- dei campi erano segnati da termini la- saputo conciliare due attività antiteti- nimo difesa o defensa lo trovia- pidei, sacri ed inamovibili, su cui non che: la produzione economica (zootec- mo ancora riportato sulle carte di rado venivano incise le iniziali dei nia, sfruttamento risorse forestali) con militari in diverse località, per proprietari o gli stemmi delle rispettive esempio nel bosco sopra il bor- la conservazione della natura, favoren- Foto 6 - Sambuco famiglie. La funzione di termine veni- do peraltro l’incremento della biodiver- go di Tione degli Abruzzi, ai con- va affdata anche a particolari alberi sità. Gli antichi pascoli arborati oggi fni con l’abitato, o sulla (oggi) posti sul confne, perlopiù il sambuco costituiscono anche un forte polo di nuda montagna che sovrasta nero (Foto 6-7) e, più frequentemente, attrazione sia per i semplici turisti che Santa Maria del Ponte, un’area il melo cotogno i cui frutti profuma- per gli escursionisti e gli amanti della un tempo intensamente coltiva- tissimi potevano essere consumati natura, come ben dimostrano i casi del ta. Alcuni abitanti di Fontecchio previa cottura, oppure conservati a bosco di Sant’Antonio o della difesa di chiamano defensa un’area se- casa o negli armadi per sfruttarne il Pescasseroli4. mi-pianeggiante che si incontra gradevole odore che si espandeva appena attraversato il cosiddet- e impregnava gli ambienti chiusi. Le to «Ponte delle Tavole» sul fume 4 Manzi A.- Manzi G., Un territorio che diventa Aterno: oggi offre una boscaglia museo. Storia della trasformazione del pae- saggio nell’area tra la Maiella e il Sangro, Lan- rada ed alcuni begli esemplari di 5 Nome dialettale a Fontecchio: crugnal’ [N. ci Allestimenti Museali, Lanciano 2002. quercia in un flare imboschito. Foto 7 - Sambuco nero d. R.].

66 67 strade erano segnate da flari di albe- xIx secolo, l’allevamento dei bachi da ri, spesso olmi campestri (Ulmus mi- seta. I fossi, invece, sono delimitati dai nor) o aceri (Acer campestre) sfruttati salici bianchi (Salix alba subsp. vitel- in maniera intensiva per la produzione lina), un tempo regolarmente capitoz- Fiori ed orti di frasche per il bestiame. Purtroppo zati per la produzione dei vimini, i fes- gli olmi, a partire dal secondo dopo- sibili rami utilizzati per la realizzazione essenze utili, in particolare specie guerra, si stanno rarefacendo poiché di ceste e canestri, nonché come le- I vasi di fiori aromatiche da utilizzare in cucina. La colpiti dalla grafosi, una grave malat- gacci nei lavori agricoli. Lungo i fossi Tradizionalmente i vasi dei fori nei parte del leone la faceva il basilico tia di origine fungina che spesso pre- e i torrenti venivano impiantati, o co- paesi venivano localizzati sui davan- (Ocimum basilicum), pianta diffusa- senta esiti fatali, specialmente per gli munque ne veniva favorita la crescita, zali delle fnestre, sui balconi, oppu- mente utilizzata per aromatizzare cibi esemplari maturi. I gelsi piantati lungo dei pioppi neri (Populus nigra) rego- re sospesi lateralmente alle fnestre e conserve, ma ritenuta capace di al- la rete viaria o per segnare i confni larmente scpannati, ossia sgamollati grazie ad appositi sostegni circolari lontanare mosche e zanzare. Peraltro, dei campi, invece, costituiscono l’ul- per la produzione di frasche e di pali in metallo, ancorati al muro, all’inter- il basilico era una pianta carica di forti tima testimonianza di quell’attività che da utilizzare quali sostegni in diverse no dei quali venivano posti i vasi (Foto valenze simboliche che interessavano fu forente in Abruzzo dal XIV fno al colture (Foto 8). 9). Le piante coltivate erano perlopiù diverse sfere della vita, dall’amore fno alla morte. In particolare, i giovani in- namorati ne ostentavano orgogliosi un rametto sul cappello o sul padiglione auricolare per manifestare il loro stato d’animo e nel contempo sfruttarne il profumo6. Un’altra pianta coltivata nei vasi era l’erba pepe (Satureja horten- sis) di cui si faceva largo uso quale pianta aromatica. Veniva piantata an- che la menta (Mentha viridis) (Foto 10), impiegata per la preparazione di una salsa verde per condire diversi cibi. Bella mostra su balconi e fnestre facevano i peperoncini piccanti che, Foto 9 - Balcone forito presso San Pio di Fon- dopo la raccolta, venivano raggrup- tecchio pati in corone e serti da conservare appesi sulle pareti domestiche. Sui balconi di casa era uso coltivare an- che l’artemisia abrotano (Artemisia abrotanum), in Abruzzo nota sotto la denominazione di cambra o falsa canfora. Le foglie della pianta veniva- no poste negli armadi tra la biancheria per profumarla e prevenire l’attacco di tarme. Finestre e balconi ospita- vano anche piante coltivate solo per la loro bellezza e profumo. L’essenza maggiormente rappresentata era la violacciocca o viola gialla (Erysimum Foto 10 - Menta

6 Manzi A., Piante sacre e magiche in Abruz- Foto 8 - Pioppo nero zo, editrice Carabba, Lanciano 2003.

69 cheiri), spesso anche qualche specie Piante ornamentali ed aromatiche, concentrata nella zona della Rivera a colorata del genere Matthiola. Fre- spesso, venivano piantate nei pres- valle della Fontana delle Novantano- quente anche il giglio di Sant’Antonio si dei pozzi per attingere l’acqua. Le ve Cannelle. Mentre a Fontecchio, il (Lilium candidum) ricercato per la bel- piante maggiormente utilizzate erano complesso orticolo si sviluppava nelle lezza dei grandi fori candidi ma an- le rose appartenenti ad antiche varietà immediate vicinanze della sua celebre che per devozione verso Sant’Antonio di cui sarebbe auspicabile un recupe- fontana medievale. La disponibilità di di Padova di cui il giglio ne costitui- ro. Una essenza ricorrente era anche la acqua implicava la possibilità di irri- sce l’emblema. Intorno alle abitazioni, balsamita (Balsamita major), utilizzata gare gli orti e quindi ottenere raccol- a ridosso delle mura perimetrali, o in sia come pianta aromatica in cucina, ti diversifcati e in numero maggiore aree marginali venivano allocate altre ma anche come deodorante naturale (Foto 12). Ogni superfcie utile veniva essenze ornamentali come lo zaffera- dei panni riposti negli armadi. coltivata ad orto. A Fontecchio furono nastro (Sternbergia lutea) dalla fori- Oggi queste tradizioni foreali sono realizzati anche alcuni orti terrazzati, tura autunnale, inoltre due specie di state abbandonate, altre specie spes- impiantati a ridosso delle case che si iris (Iris germanica e Iris forentina) e so esotiche, si stanno affermando affacciano sulla rupe, sul soleggiato le pervinca (Vinca major) quest’ulti- quali piante da balconi, in particolare versante meridionale. Si trattava di orti ma come pianta tappezzante. Gli iris, i gerani e le petunie, seguendo una secchi ossia colture non irrigue poi- spesso, venivano utilizzati per con- moda che si è affermata in altri con- ché non vi era disponibilità di acqua solidare le scarpate in ambienti ari- testi nazionali e che si sta diffonden- (Foto 13). Venivano individuati sotto il di, grazie all’intreccio dei loro rizomi. do ovunque. La ricerca della propria nome di ferranie. L’antico termine di Non mancavano le piante grasse tra identità e tradizioni passa anche attra- origine latina lascia intendere che su queste il semprevivo (Sempervivum verso il recupero e la riproposizione di Foto 12 - Orto terrazzato presso Fontecchio ali- questi piccoli appezzamenti venisse tectorum) e il sedo (Sedum maximum) una originalità foreale nell’allestimen- mentato dall’acqua della fontana coltivata la ferragine, ossia un miscu- entrambe specie autoctone della fora to di fnestre, balconi e giardini. glio di cereali (avena, orzo o segale) locale (Foto 11). e legumi (veccia, fava, cicerchiola)

Gli orti urbani In passato, l’orto costituiva una risor- sa economica ed alimentare per le famiglie e l’intera comunità. Poiché, nei secoli scorsi, la popolazione risie- deva quasi esclusivamente all’interno dei centri abitati, gli orti venivano re- alizzati normalmente dentro le città e villaggi, oppure nelle loro adiacenze, Foto 13 - Orto terrazzato presso Fontecchio a ridosso delle mura di cinta. Nel Me- dioevo gli orti urbani rivelavano la loro importanza strategia nei momenti di assedio quando l’approvvigionamen- to delle derrate alimentari provenienti dall’esterno veniva impedito dagli as- sedianti7. Preferenzialmente, le aree orticole si localizzavano a ridosso delle risorgive e sorgenti. Così nella città dell’Aquila, la fascia degli orti era

7 Manzi A., Gli orti medievali in Abruzzo, Talea Foto 11 - Balcone forito presso Fontecchio edizioni, Atessa 2008. Foto 14 - Orto terrazzato presso Fontecchio Foto 15 - Orto terrazzato presso Fontecchio

70 71 che venivano sfalciati d’inverno e pri- la balsamita (Balsamita major), inol- di pero di terra, specialmente nel setto- mavera per fornire di foraggio fresco il tre l’aneto (Anethum graveolens), il re montano della regione. bestiame e, successivamente, mietu- coriandolo (Coriandrum sativum) e il Per alcuni di questi ortaggi americani to in estate per ricavarne semi e gra- cerfoglio (Anthriscus cerefolium). In le montagne abruzzesi hanno costituito nella, destinati sia all’alimentazione un angolo veniva allocata anche la un centro di differenziamento seconda- umana che del bestiame (Foto 14-15). cimiciotta greca (Ballota pseudodi- rio, ossia sono state selezionate varietà ctamnus) i cui calici di consistenza ed ecotipi locali di grande interesse. cartacea venivano utilizzati quali stop- È il caso delle tante varietà di fagioli Gli ortaggi del passato pini nelle lucerne ad olio per l’illumina- (Phaseolus vulgaris) tra cui, quelle di zione notturna o di uso rituale. maggior interesse anche commerciale, In passato, nei secoli che precedettero Foto 16 - Pannocchie di mais risultano il fagiolo a olio di Paganico, il la scoperta dell’America, gli orti ospita- tondino di Onna, o il fagiolo a pane di vano colture oggi scomparse o in forte Scanno. Lo stesso per il mais, il pomo- declino. Nelle aree montane gli ortaggi Gli orti lungo il fiume doro e la patata (Foto 17). diffusamente coltivati erano rape, navo- Gli orti posizionati lungo il fume risulta- ni, ravanelli, pastinache e scorzonere no i più produttivi sia per la disponibilità di cui si utilizzavano le parti sotterranee di acque irrigue che per la presenza di ingrossate ricche di sostanze nutrienti. suoli alluvionali profondi e fertili. Di solito Piante testimoni Oggi la scorzonera non viene più colti- sono orti destinati alla commercializza- La presenza di determinate specie ve- vata nella regione, mentre la pastinaca zione dei prodotti oltre che al consumo getali può aiutarci a capire non solo le è ancora presente in alcuni orti dell’alto famigliare. Le acque derivate dal fume, caratteristiche ecologiche dell’area in Aterno e la sua radice viene consumata attraverso una rete di canali e solchi, cui crescono (clima, tipo di suoli e ge- quale cibo rituale nel periodo natalizio. vengono distribuite sulla superfcie or- ologia, storia geologica, ecc.), ma può Tutte queste specie vennero soppianta- tiva. Lungo il Tirino, le acque del fume fornirci indicazioni utili anche sulle vi- te da alcune specie di origine america- vengono sollevate per essere immesse Foto 17 - Pomodori a pera cende umane, in particolare sul tipo di na, in particolare la patata. nella rete dei canali grazie a vere e pro- economia ed uso del suolo9. Un ortaggio molto diffuso nei secoli prie norie, grosse ruote idrauliche che Per esempio, la presenza concentrata scorsi era il cavolo. La sua coltivazio- attingono l’acqua dal fume, tuttora in sa già nei primi decenni del Settecento, di piante nitrofle (ossia specie che pre- ne nel periodo medievale veniva per- funzione. ma fu solo dopo la disastrosa carestia diligono suoli ricchi in sostanze azotate sino imposta dai regolamenti comuna- Attualmente, le principali verdure in col- del 1764 che la coltivazione del gran- ed organiche) come ortiche, romici o li in alcuni centri della regione. Difatti, tura sono pomodori, fagioli, peperoni, turco subì una forte accelerazione ed chenopodi è un chiaro indice della con- questo ortaggio invernale costituiva zucche e mais (Foto 16), tutte specie di espansione. La patata, invece, fece la centrazione di bestiame e quindi della una garanzia alimentare anche nelle origine americana. Tra le prime piante sua comparsa in Abruzzo nell’ultimo presenza di vecchi stazzi. La diffusione annate cattive caratterizzate da scarsi del Nuovo Mondo coltivate in Abruzzo decennio del xVIII secolo, si impose, spropositata nei pascoli di piante spino- raccolti e carestia. Sin dal xVII seco- fgurano i fagioli, già in uso nel corso però, come coltura popolare in seguito se quali cardi, cirsi, onopordi, o piante lo, la città dell’Aquila era conosciuta del xVI secolo. I fagioli americani ap- alla carestia del 1817. Regolarmente velenose: asfodelo, aconito, ranuncoli, per i suoi cavoli che raggiungevano partengono al genere Phaseolus e si dopo ogni carestia si registrava un au- ecc. sta ad indicare un pascolo sogget- dimensioni notevoli. sostituirono gradualmente al fagiolo mento della superfcie delle terre colti- to ad un eccessivo carico di bestiame. Negli orti trovavano posto anche pian- dall’occhio (Vigna unguiculata), pianta vate, quasi sempre a discapito del bo- Indicazioni sull’allevamento ci vengono te coltivate per usi non alimentari, di origine africana già attestata in Ita- sco. Altri prodotti americani si diffusero anche dal portamento e dalla forma de- in particolare per quello medicinale lia nel periodo romano. Questo fagiolo nelle nostre terre, come il girasole o il gli alberi. Infatti, il continuo morso del ed aromatico8. Tra queste ultime: la indigeno viene ancora coltivato nella tabacco già in coltura sul fnire del XVIII bestiame induce negli alberi e negli ar- matricale (Tanacetum parthenium), conca peligna sotto la denominazione secolo e gli inizi del xIx. Meno succes- busti la suberifcazione dei rami ed una la camomilla (Matricaria camomilla), di fagiolo gentile. Zucche, peperoni e so ebbero altre specie provenienti dal maggior spinescenza, una forma com- pomodori si radicarono negli orti regio- Nuovo Mondo come nel caso del to- patta e modellata quasi fossero stati og- nali successivamente, tra la metà del pinambur che le Società Economiche 8 Manzi A., Le piante alimentari in Abruzzo. La Settecento e l’inizio del secolo seguen- cercarono di diffondere quale pianta fora spontanea nella storia dell’alimentazi- te. Il mais, invece, fece la sua compar- coltivata per i rizomi eduli sotto la voce 9 Manzi A., Origine e storia delle piante coltivate one umana, editrice Tinari, Villamagna 1999. in Abruzzo, editrice Carabba, Lanciano 2006.

72 73 nelle boscaglie di recente formazione di grossi esemplari di quercia, dalla chioma globulare ed espansa, tradisce l’antica diffusione dei campi alberati (Foto 20). Ossia campi punteggiati da grosse querce (querce camporili), una soluzione ottimale per conciliare da un lato l’agricoltura, in particolare la produ- zione dei cereali, dall’altro l’allevamento dei maiali con le ghiande prodotte dagli alberi. La presenza nei boschi di altre essenze legnose come le alloctone ro- Foto 19 - Campo abbandonato con archeofte binia (Robinia pseudacacia) ed ailan- to (Ailanthus altissima) sono un chiaro biamo un buon indizio per affermare indice di degrado del bosco o di un che siamo di fronte ad un campo un eccessivo sfruttamento. Infatti queste tempo di proprietà di una famiglia agia- specie diventano più competitive nelle ta e sensibile. Infatti, questa specie di aree aperte e degradate e, quindi, nei Foto 18 - Papaveri origine americana si diffuse nelle cam- boschi che hanno subito pesanti mano- pagne abruzzesi sul fnire dell’Ottocen- missioni. Mentre il persistere nelle co- getto di un intervento di arte topiaria10. cenge rocciose circostanti si osserva la to e furono le famiglie più facoltose e più munità forestali di piante eliofle, ossia La presenza in un bosco di grossi alberi presenza di piante commensali dei ce- aperte alle innovazioni a diffonderla nel- legate a zone aperte irraggiate dal sole, dal portamento a candelabro è un chia- reali come papaveri (Foto 18), gittaioni, le loro proprietà per il suo valore orna- come nel caso dei ginepri, è un chiaro ro indizio di una antica difesa, ossia di centauree, ecc, tutte archeofte - piante mentale, legato alla bellezza dei frutti, indizio che la copertura boschiva si è un bosco rado riservato al pascolo del infestanti arrivate dal Medio Oriente in- e per la realizzazione di siepi, essendo ricostituita in tempi recenti su aree un bestiame in cui gli alberi erano soggetti sieme ai semi di molte specie coltivate armata di acute spine. tempo interessate da pascoli o coltivi. alla capitozzatura, fnalizzata sia al con- - siamo ben certi che negli anni passati Il persistere nelle terre abbandonate o trollo della chioma che all’approvvigio- nell’area era diffusa la cerealicoltura namento delle frasche per il bestiame. (Foto 19). L’osservazione nei campi Anche la sgamollatura, la tipica pota- abbandonati di viti americane (Vitis ri- tura che consisteva nell’eliminare tutti paria ed altre) rinselvatichite ci induce i rami lungo il tronco lasciandone solo a pensare che nel comprensorio è stata un ciuffo apicale, è correlata alla pratica praticata la viticoltura dopo la diffusione passata di approvvigionare il bestiame della fllossera, il piccolo insetto arriva- di frasche. Le grotte nelle cui vicinanze to dall’America che distrusse i vigneti cresce la buglossa (Asperugo procum- europei. In Abruzzo l’insetto comparve bens) di sicuro in passato sono state nei primi decenni del Novecento com- utilizzate come stazzi per il bestiame. portando la totale distruzione dei vigne- La presenza di altre specie vegetali è ti. Per risolvere il problema fllossera si connessa, invece, alla diffusione di cer- diffuse la pratica di innestare i nostri te colture o pratiche agronomiche oggi vitigni sulle viti americane ben più resi- scomparse11. Quando nei prati o sulle stenti al minuscolo parassita. Anche la presenza di alcune specie arboree può 10 Arte del giardinaggio [N. d. R.]. darci indicazioni interessanti. Per esem- 11 Manzi A., Antichi paesaggi agrari della mon- pio se su un campo, o nei pressi di una tagna abruzzese, in AA. VV. La biodiversi- vecchia masseria, notiamo la presenza tà vegetale in Abruzzo, Regione Abruzzo, della maclura (Maclura pomifera), ab- L’Aquila 2012, pp. 121-143. Foto 20 - Grande esemplare di quercia in una siepe

74 75 stazzi si caratterizzano per l’accumulo Gli stazzi delle deiezioni degli animali nell’arco Il termine stazzo individua i recinti in di molti anni. Il suolo si arricchisce no- cui stazionano e vengono ricovera- tevolmente di sostanze organiche ed te di notte le greggi, essenzialmente 12 azotate che favoriscono la presenza ovini e caprini . Si localizzano nelle di una fora ruderale nitrofla che trae aree di pascolo, sia estivo che inver- vantaggio dalla notevole disponibilità nale. Solitamente lo stazzo si compo- di azoto. Le comunità vegetali nitrof- ne di tre recinti denominati mandre le sono dominate da ortiche, romici, o mandrelle, contigui e comunicanti, in particolare Rumex alpinus, e prin- realizzati in pietre a secco, oppure cipalmente dal buon-enrico (Cheno- in reti di corda o fli metallici ed ele- podium bonus-henricus), una specie menti vegetali. Nel primo stazzo gli erbacea di notevole interesse alimen- animali rientrano al tramonto. Tramite tare. I pastori la raccoglievano rego- un’apertura interna accedono al se- larmente per consumarla in minestra condo recinto detto mungitoio, per oppure venderla nei mercati del fon- poi passare, sempre attraverso un dovalle. In Abruzzo, questa specie varco o guado, nel recinto più gran- è generalmente conosciuta sotto le de dove passeranno la notte. Proprio denominazioni di orapi e olaci (Foto nel varco gli animali vengono bloccati 21), nomi la cui radice etimologica va per essere munti. Vicino lo stazzo c’è ravvisata nella voce latino olera che la capanna del pastore realizzata in individuava, in maniera generica, le pietre a secco, oppure in muratura. verdure commestibili. Nei pressi dello In passato poteva anche essere co- stazzo, i pastori in passato impianta- struita con pietre ed elementi vege- vano l’orto in cui coltivavano essen- tali, rami e frasche, coperta con zolle zialmente rape e navoni allo scopo di terra. I recinti, di preferenza, han- di disporre di verdure fresche, merce no una forma circolare (solitamente alquanto rara in montagna. sono gli stazzi più antichi) per evitare gli angoli dove il gregge, spaventato dai grossi carnivori e in preda al pa- nico, potrebbe ammassarsi con con- seguenze gravi. Quando nelle aree di pascolo sono disponibili grotte e ripari sotto roccia, lo stazzo può includere anche questi rifugi naturali e la stessa grotta può essere adibita ad area di stazionamento del gregge, opportu- namente adattata con muretti a secco e altro tipo di recinzione. Lo spazio antistante lo stazzo, dove le greggi si radunano, prende il nome di grascito. Le aree segnate dalla presenza degli

12 Manzi A., Manzi G., Pastori, lanaioli e con- tadini. La pastorizia e lavorazione della lana nel versante orientale della Maiella, Meta Foto 21 - Orapi edizioni, Treglio 2007. Muro a secco con antica vite

76 sizione, del fotoperiodo, del clima e del ca moderna, le istituzioni agrarie, si im- microclima. Un racconto che ha creato pegnarono nella conservazione e nel una serie variegata di trame: pensiamo miglioramento del patrimonio genetico. Frutti antichi ai diversi tipi di farro, segale, grano te- Questo lungo processo determinò un nero e duro, avena, orzo, riso, miglio e risultato importante: ogni zona aveva La storia dell’agricoltura è la storia del profondo con la natura, ma anche nella tanti altri ancora. La tendenza del nuo- le proprie piante, i propri semi, i propri rapporto dell’uomo con piante ed ani- condizione socioeconomica e nell’e- vo modello agricolo, almeno negli ulti- animali; che viaggiavano lentamente da mali: anche se i gesti e le ritualità le- spressività dei costumi, della musica, mi trenta-quaranta anni, è stata quella una valle contigua all’altra quasi esclu- gati alle principali lavorazioni agricole del canto, delle feste popolari. In ogni di uniformare, standardizzare, limitare: sivamente attraverso legami parentali spesso sono simili in tutto il mondo, una caso, le diverse culture contadine han- una visione strettamente produttivi- e scambi di comunità. Le ricerche di profonda diversità pervade la cultura no prodotto una svariatissima gamma stica e meccanicistica si è afferma- storia economica compiute, ad esem- rurale. Diversità è ricchezza, possibili- di piante: è proprio di questo argomen- ta al di sopra e al di la di ogni altra pio, con lo studio del Catasto onciario, tà di scelta, fantasia delle elaborazioni. to che vogliamo trattare nelle pagine considerazione, fnanco legata alla ci mostrano la grande considerazione L’adattamento delle comunità rurali a che seguono ed in particolare, dei frutti salute. Una visione che aveva il suo che avevano piante e semi e come fa- condizioni diversifcate di tipo ambien- antichi. perno pragmatico nella necessità di cessero parte in modo sostanziale del tale, sociale e territoriale, ha generato Se guardiamo ai cereali, da sempre sfamare popoli che avevano sofferto patrimonio familiare. la grande variabilità delle risposte, dei fondamentali per la sopravvivenza la fame, ma che a lungo andare si è La ricerca scientifca, nei primi anni costumi, delle tradizioni antropologi- dell’umanità, dopo la rivoluzione del ne- trasformata in un’ideologia dogmatica del Novecento, ma già alla fne dell’Ot- che. L’adattamento delle piante e de- olitico, nell’arco temporale dei millenni, che ha portato alla produzione di cibo tocento, aveva attuato le medesime gli animali all’ambiente ha creato una sono stati selezionati, per via naturale, artefatto, denaturalizzato e, infne, ge- tecniche di miglioramento genetico, grande biodiversità naturale e, con l’in- una serie impressionante di ecotipi e neticamente modifcato. soprattutto attraverso l’impollinazione tervento dell’uomo, anche una grande cultivar locali, che hanno assunto una L’applicazione delle scoperte geneti- di piante della stessa specie con carat- biodiversità agronomica. Ignazio Silone variabilità genetica veramente impres- che all’agricoltura aveva da tempo cre- teristiche diverse. L’obiettivo era quello diceva che i contadini di tutto il mondo sionante. La biodiversità agronomi- ato nuove varietà di cereali più produt- di selezionare delle caratteristiche feno- si somigliano nell’esteriorizzazione di ca è intimamente legata al rapporto tive e con una taglia bassa. Anche nel tipiche di un certo tipo, che interessava un rapporto dell’uomo con la natura e ci campo della frutticoltura e dell’orticol- raggiungere e introdurle nel patrimonio parla del suolo, tura, si erano fatti passi da gigante nel genetico di un’altra varietà di pianta. Si Foto 1 - Frutti antichi dell’espo- selezionare o incrociare varietà antiche, velocizzava così un processo che po- in modo tale da avere ortaggi e frutta teva avvenire in natura o che i contadi- di maggiore dimensione e con una mi- ni avevano creato nel corso dei secoli. gliore produttività (Foto 1)1. In un quel Non passarono pochi anni che la ricer- primo periodo di ricerca, si seguivano ca incominciò ad utilizzare tecniche tecniche di incrocio, per così dire, natu- sempre più invasive anche con l’utilizzo rali. A parte la variabilità biologica dovu- delle radiazioni. Nasceva così l’era del- ta all’adattamento alle diverse condizio- le piante ibride. Anche nell’orticoltura ni pedoclimatiche, i contadini avevano avvenne lo stesso processo e così pure sempre cercato di creare nuove varietà nella frutticoltura. da incroci, impollinazioni guidate, inne- Oggi, ad esempio, solo tre tipi di mele sti, oppure cercavano di migliorare e rappresentano circa il 90% del merca- selezionare alcune caratteristiche utiliz- to, ma sino a pochi decenni fa, si con- zando la tecnica della selezione mas- tavano un centinaio di varietà di mele, sale o individuale. Il ricambio varietale come pure accadde per altre specie di era dunque assai lento e, le comunità frutta: pere, albicocche, pesche (Foto contadine, ma anche, più tardi, in epo- 2). L’abbandono delle campagne ne- gli anni Settanta e la scomparsa della civiltà contadina, segnò un momento 1 Per le foto di questo contributo: © Marco epocale nella storia dell’umanità. Fu un Manilla. fenomeno economico e sociale con im-

78 79 to per pulire. Basti vedere il successo degli orti urbani, dell’orticoltura sinergi- ca, dei vini naturali, e, in generale di un modo alternativo di interpretare il rap- porto con il cibo e l’agricoltura. I principi dell’agricoltura naturale e della non col- tivazione, dell’agronomo giapponese Fukuoka4, costituiscono le fondamenta ideali e pragmatiche per l’affermarsi di nuove metodologie biologiche, quali la permacoltura5, l’agricoltura sinergica, la policoltura. L’artifciosità del sistema produttivo e della qualità della vita moderna ha cre- ato una reazione opposta, una nausea legata al troppo e al crescere di un senso di rifuto verso un cibo imbalsa- mato dalla tecnologia e dai sistemi di conservazione, reso sterile da proce- dimenti tecnologici che se a volte han- no migliorato non di poco la qualità di alcuni prodotti (vedi vino e olio), altre Foto 2 - Melo antico in fore presso San Pio di Fontecchio volte ne hanno determinato la perdita delle caratteristiche qualitative intrinse- Foto 3 - enzo Sebastiani pota un melo antico portanti risvolti culturali. Se ne accorse conoscenze, di culture e di economie. che. Il miglioramento delle condizioni per primo Pier Paolo Pasolini che de- Certo molto si è perso, ma moltissimo si igienico-sanitarie dovuto alla tecnolo- popolari, le tecniche colturali (Foto 3). Il nunciò, nell’indifferenza generale, poi- è recuperato, salvaguardato, valorizza- gia ed alle scoperte della medicina e senso della memoria si è come assopi- ché tutti erano presi dalle meraviglie del to. Lo stesso fenomeno è accaduto nel della microbiologia hanno creato un to ed è scomparso il senso del tempo, boom economico, la fne di un’epoca, campo della musica popolare, per tanti netto miglioramento delle condizioni di un calendario contadino intimamente di una cultura profonda e di una civiltà. anni dimenticata e quasi derubrica- di benessere e salute, ma tutto que- legato alle stagioni. In questo processo Insomma, fu l’abbandono di un rappor- ta a musica minore; oggi protagonista sto si è trasformato velocemente, sot- prima culturale e poi economico, sono to paritario con la natura, che il contadi- di un recupero che ha dell’incredibile: to la spinta della massimizzazione del scomparsi animali, piante e semi, rite- no affrontava armato solo del suo lavoro foriscono festival, rassegne, concerti. proftto, nella creazione di cibo morto, nuti ormai obsoleti, e così si è rinunciato manuale. Fu una rivoluzione veloce, e Così accade per il recupero della tes- di sapori e forme standard, di colori ad una straordinaria ricchezza di sapori oggi, a distanza di cinquanta anni, si situra manuale, della tintura con le erbe artifciosi. La cultura contadina è stata e suggestioni. comincia a rivedere in modo critico quel ed i fori, della cosmetica naturale, del- troppo frettolosamente liquidata come È in questo contesto storico e cultura- periodo e quel fenomeno, soprattutto le erbe offcinali e selvatiche. Nascono un modello arcaico di vita e così hanno le che possiamo leggere meglio il va- nei tanti risvolti che ha avuto nel campo corsi di ftoalimurgia2, per la produzione perso signifcato le ricette, le tradizioni lore della riscoperta dei frutti antichi. dell’alimentazione, della salute a tavola, dei saponi; si riscopre la ftoterapia3, la Negli ultimi anni, in diverse regioni e della perdita di sapori, tradizioni, teso- cenere nel lavaggio dei panni, l’ace- 4 Masanobu Fukuoka (1913-2008) è stato un zone del paese, sono nati movimenti ri eno-gastronomici. Ci si è resi conto botanico e un flosofo giapponese, autore de spontanei di uomini di cultura, nuovi che il successo della cucina italiana nel La rivoluzione del flo di paglia e The Natural contadini, semplici appassionati, vi- mondo dipende in gran parte da quelle 2 La conoscenza dell’uso delle specie veg- Way of Farming [N. d. R.]. vaisti, giardinieri, botanici, orticoltori, tradizioni contadine, da quel partico- etali (soprattutto erbe spontanee) a scopo 5 È un metodo per progettare e gestire pae- associazioni culturali, per la riscoper- lare metodo per fare un formaggio, da alimentare [N. d. R.]. saggi antropizzati in modo che siano in gra- ta delle antiche varietà di cereali, le- quella particolare pianta, da quel par- 3 La ftoterapia è quella pratica che prevede do di soddisfare bisogni della popolazione l’utilizzo di piante o estratti di piante per la quali cibo, fbra, energia e al contempo pre- gumi, erbe, ortaggi e frutta. Si pensi ticolare seme. Si stava rischiando di di- cura delle malattie o per il mantenimento del sentino la resilienza, ricchezza e stabilità di al movimento Slow Food, all’associa- sperdere un patrimonio di saggezza, di benessere psicofsico [N. d. R.]. ecosistemi naturali [N .d. R.]. zione Civiltà Contadina, al Giardino dei

80 81 frutti dimenticati di Pennabilli (Rn) o alla delle piccole nuove economie e frutte- de, di sovente in orti abbandonati, nei Festa dei frutti dimenticati di Casola ti archeologici sono spuntati qua e la chiostri di antichi monasteri o in piccoli Valsenio, in provincia di Ravenna, alla nella nostra regione e nel paese (Foto frutteti inselvatichiti, vegetano ancora miriade di manifestazioni legate alla ri- 4). Nei mercati contadini e nella rete numerose piante di frutta antica. So- scoperta della cultura rurale. Ci sono dei Gruppi di Acquisto Solidali (G.a.s.), prattutto nella zona che va da Cam- poi le tante ricerche e progetti fnanziati si cercano sempre più i frutti antichi: pana e Stiffe, verso Acciano e Molina, da enti Parco, enti di sviluppo agricolo si tratta per ora di una piccola goccia sono state rinvenute diverse varietà di o da semplici cittadini, che hanno agi- nel mare del mercato dei frutti moder- piante, soprattutto mele, ma anche altre to in modo spontaneo, sull’onda di un ni, buoni da mangiare, anche saporiti, tipologie di frutta, come il fco verdone, moto emotivo, un moto dell’animo. Una poiché il dolce è sempre un grande al- la pera saravolla o mazzuta, la pesca ricerca romantica pervasa di nostalgia: leato di chi vuole comunque vendere, giallona e tante altre. Nella zona che va pensiamo all’associazione Archeologia ma nemico di chi vuole assaporare sfu- Foto 6 - Mele selvatiche da Fontecchio alle pendici dei monticel- arborea di Città di Castello in Umbria, mature e gusti diversi e fantasiosi. Una li che portano verso Castello di Fagna- promossa da Livio e Isabella Dalla volta scoperta la fragrante tenerezza no e Opi, sono state rinvenute varietà di Ragione. Anche in Abruzzo, numero- dei sapori inconsueti dei frutti antichi ricordo di una bella foritura o di un sa- mele rarissime come la mela tostella e se sono state le ricerche, pubbliche e è diffcile tornare indietro. I frutti antichi pore raro; ma anche perché è convin- la mela appia, talmente rare da essere private; gli appassionati che spesso in rappresentano il futuro e ora vediamo il to di poter dare una nuova funzionalità state considerate scomparse. Nell’orto silenzio hanno fornito un contributo non perché. economica alle vecchie varietà, e, que- botanico di Fontecchio si sta realizzan- trascurabile alla ricerca delle piante Il pregio delle antiche varietà locali è sto, è il miglior modo per salvarle vera- do un piccolo ma signifcativo giardino perdute e ritrovate. Si sono create così quello di aver mantenuto un’aura di mente. Il sapore straordinario della frut- arboreo dedicato ai frutti antichi dove fascino, ma anche sapori particolari, ta antica, la rusticità di queste piante, la saranno riprodotte anche queste raris- profumi intensi, colori variegati, forme resistenza alle malattie, sono tutti ele- sime varietà. La mela appia, già citata, diversifcate. Insomma una ricchezza di menti che consigliano un investimento a fne Settecento, dallo storico napole- gusto e sapori rari e preziosi (Foto 5). nel settore. La frutta antica può avere tano Michele Torcia, ha una forma allun- Alcune varietà sono veramente notevo- un suo mercato, ma ci vuole una buo- gata e assomiglia vagamente ad una li e possono diventare in breve tempo, na capacità di comunicazione: saper piccola pera; mentre la mela tostella se opportunamente valorizzate e fatte comunicare cioè, la grande qualità di è piccola e rossa, così defnita perché conoscere attraverso opportune cam- questi frutti pieni di sapori inconsueti e caratterizzata da una pasta molto dura. pagne informative e degustazioni sen- decisi, di colori e profumi che possono Si tratta di mele che si conservano per soriali, una validissima alternativa alla far innamorare molti consumatori. Inf- molti mesi in fruttaio senza alcun pro- frutta dell’agricoltura industriale. ne, le piante antiche si prestano ad una blema; anzi con il tempo diventano più Inoltre molti tipi di frutti antichi possono coltivazione biologica, perché il lungo dolci e profumate. Sono le mele che si essere trasformati in confetture, succhi, adattamento alle condizioni naturali, al mangiavano a primavera quando scar- caramelle secche, aceti. Le pere, le microclima, alle brezze locali, al tipo di seggiavano altre risorse e venivano Foto 4 - Mele rosa di Castello di Fagnano mele, le mele cotogne, le sorbe, dopo terreno, hanno determinato il selezio- considerate per questo piante impor- una leggera cottura e con l’aggiunta di narsi di varietà resistenti alle malattie. tantissime e i contadini locali, come vino, miele, cioccolata e spezie, posso- Tale evidenza è comunque correlata risulta da diverse testimonianze orali, no diventare dei fantastici dessert. Inf- piuttosto al tipo di portainnesto utilizza- le tenevano in grande considerazione. ne la frutta antica ha un indubbio fasci- to, come vedremo più avanti nel para- Con il miglioramento delle disponibilità no romantico e con le vecchie piante si grafo sulla riproduzione delle piante. alimentari, queste mele furono abban- possono creare giardini insoliti oppure Sino ad un recente passato, nella valle donate. Tale considerazione ci mostra frutteti didattici. Si tratta di piante arche- dell’Aterno e comunque, in tutta la re- ancora una volta come fossero correla- ologiche, tramandate di generazione in gione, le varietà coltivate erano decine te in modo veramente profondo le tec- generazione dai contadini (Foto 6). e decine: solo per le mele si parla di niche colturali, l’evoluzione biologica e Quando un agricoltore decide di avvia- almeno una ventina di varietà. Negli ul- gli aspetti antropologici. ecco dunque re un frutteto di frutta antica, lo fa per timi decenni si è assistito anche ad un delinearsi la formazione di un pomario passione, per amore romantico verso il abbandono pressoché completo della ideale, dove i frutti venivano coltivati in Foto 5 - Mele e pere passato: la pianta lasciata dal nonno, il frutticoltura, ma nelle diverse contra- relazione alle diverse epoche di matu-

82 83 razione, di foritura, di capacità di con- tunno vanno messi a dimora i portain- servazione. Prende forma un mosaico Recupero delle varietà autoctone: nesti, un astone7 con un buon appa- di saperi legati alle diverse funzioni ed fine produttivo e didattico-orna- rato radicale, selezionato per conferire alla piacevolezza: perché alla base del mentale determinate caratteristiche alla pianta rapporto con la terra c’è comunque e che spiegheremo di seguito. Natural- sempre un godimento, un aspetto po- La prima azione da intraprendere è mente, bisogna preparare il terreno che 8 etico; la considerazione che gli alberi quella di recuperare il germoplasma, andrebbe rippato in profondità con un fruttiferi «rendono dalle amene ombre cioè il materiale genetico. In questo trattore munito di rippatore che smuove soave freschezza, i fori diversi molta senso è molto importante compiere una gli strati profondi senza rivoltare la terra, allegria, e i frutti mirabili non poca de- ricerca nel proprio territorio per recupe- per non sconvolgere l’equilibrio micro- 6 licatezza» . Così le comunità contadine rare le piante autoctone. Naturalmen- biologico. Successivamente si procede Foto 7 - Mele limoncella avevano selezionato i frutti in base alle te la zona di ricerca sarà più ampia in ad una letamazione e ad una fresatura. loro caratteristiche legate all’utilizzo: i relazione alle scelte produttive. Se ad La letamazione può essere compiuta frutti da essiccazione, destinati al con- esempio, l’obiettivo è quello di impian- anche solo localizzata lungo le fle o sumo fresco, o che si mantenevano per tare un giardino archeologico, allora si nelle buche con letame maturo oppure mesi in fruttaio; frutti adatti a produrre compierà una ricerca più ampia possi- con compost organico. Quindi si pre- confetture, rosolii e dessert. Alcuni ve- bile. Nel caso si voglia mirare ad una parano le buche e si realizza l’impianto nivano consumati cotti o fritti. Ad esem- produzione di una certa consistenza, si con i portainnesti. Una volta individuate pio, la mela limoncella (Foto 7) è meglio sceglieranno, invece, al massimo due o le piante, nel mese di febbraio-marzo, consumarla verso il periodo natalizio tre varietà. La scelta di mezzo è quella prima che le gemme escano dallo stato quando conclude in fruttaio il periodo di impiantare anche sei o sette varietà, di dormienza, bisogna prendere le mar- della completa maturazione e sprigiona in piccoli frutteti a duplice attitudine: ze, dei piccoli rametti, possibilmente i un delicato profumo. La splendida mela quella produttiva e quella didattico-or- getti giovani, e tagliarli. Si riporta a casa gelata (Foto 8) o la pera spadona pos- namentale. il tutto e si conserva in frigorifero oppu- sono essere mangiate anche nel primo Quale che sia la scelta, è molto im- re si avvolgono i rametti in un panno di Foto 8 - Mele gelata autunno e si conservano comunque per portante compiere una ricerca auto- iuta, e si conservano al buio in cantina. diversi mesi. Così pure la mela rosa o la noma, soprattutto nel luogo dove si L’importante è non far perdere la vitalità pera volpina (Foto 9-10); mentre la mela opera. Questo perché, ad esempio, la della marza: si consiglia di mantenere renetta è meglio consumarla subito ed mela rosa della zona del Gran Sasso costante una certa umidità con un pan- è adatta alla trasformazione in confet- è leggermente diversa da quella della no imbevuto di acqua. Le marze vanno ture. valle dell’Aterno e così via. La variabi- innestate nei portainnesti che avevamo lità genetica e adattiva delle piante è piantato in autunno. 6 Marco Bussato da Ravenna, Il Giardino molto diversifcata e quindi se si vuole Ma quali portainnesti? Si sconsigliano dell’Agricoltura, Venezia 1684. propagare del germoplasma locale nel i portainnesti specifci delle produzioni vero senso del termine, non si dovreb- intensive, per capirci, i portainnesti che be prescindere da una ricerca perso- garantiscono una fortissima produzione nale. In tal senso, anche il recupero di e si prestano ad una conduzione inten- poche piante può essere importante. siva (sino a tremila piante per ettaro) La ricerca si realizza intervistando i vecchi contadini, cercando le piante, 7 Pianta arborea, di uno o due anni, cresciuta prendendo informazioni sulla produt- in vivaio e atta ad essere trapiantata a tività, sul sapore, sulle caratteristiche: dimora [N. d. R.]. i contadini locali conoscono meglio di 8 La ripuntatura o scarifcatura o rippatura è una lavorazione che prevede la lavorazione tutti il territorio e le piante, hanno spe- del terreno compatto mediante una serie di rimentato i luoghi migliori dove la frutta tagli verticali che, a seconda delle caratter- viene bene, dove non vi sono correnti istiche meccaniche del suolo, comportano troppo fredde o troppa siccità. In au- una ridotta od assente alterazione del proflo Foto 9 - Mele rosa Foto10 - Pere volpina degli strati [N. d. R.].

84 85 e con sesto di impianto molto ristretto colo frutteto secondo i principi dell’agri- rabolano (ciliegio-susino) e per le po- (una pianta ogni metro). Questi portain- coltura naturale della non lavorazione. macee si utilizza il biancospino, ma nesti fanno venire su una pianta debole, Non è raro vedere piante di melo o di si tratta solo di indicazioni generiche, sempre bisognosa di cura e trattamen- pero secolari e ancora produttive, alte e meglio scegliere in base al tipo di ter- ti. È pur vero che siccome si tratta di vigorose, seppure abbandonate. Ciò è reno e di pianta. Negli anni successi- piante nane, la raccolta è facilitata e la possibile solo utilizzando il portainnesto vi, le piante vanno irrigate, almeno per produzione è anticipata, ma a qualcosa selvatico che si può reperire nei vivai i primi tre anni e sarchiate. Successi- bisogna pur rinunciare. Piante troppo forestali o riprodurre prendendo polloni vamente, quando la pianta si è for- deboli avranno sempre bisogno di cure radicali da piante selvatiche. mata, si può anche inerbire il terreno, e trattamenti, ecco perché consigliamo Una volta compiuto l’impianto con il magari con erbe azotofssatrici, come di scegliere sempre dei portainnesti che portainnesto desiderato, a marzo-a- la lupinella, l’erba medica, oppure le- abbiano una media vigoria, che fanno prile, quando non vi è più pericolo di guminose da granella. Si consiglia an- Foto 11 - Mele annurchetta tra foglie di quercia venire su delle piante forti e resistenti. gelate e la pianta è in piena vegetazio- che di attuare dei periodici sovesci10, ne, si procede all’innesto con le marze sempre con le leguminose indicate e Caratteristiche delle diverse tipo- che avevamo conservato in frigorifero o la pacciamatura del terreno. in cantina (il periodo dell’innesto deve Da consigliare anche la piantuma- logie di portainnesto essere anticipato nelle zone più calde zione di una siepe intorno al frutteto, Cloni nanizzanti: produzione anticipata e, talvolta, posticipato in montagna). magari con sambuco, biancospino, e costante, piante deboli, molti tratta- In questo modo avremo riprodotto le rosa canina, nocciolo, sanguinello, menti, irrigazioni frequenti per appara- piante originarie su un portainnesto piracanta, leccio, corbezzolo o altre to radicale debole, raccolta facilitata e che garantisce una fruttifcazione dopo piante a cortina per riparare il frutteto comunque meccanizzata, potatura a tre anni, una media vigoria, una buona da eventuali correnti fredde che a pri- spalliera. Le piante producono solo per resistenza alle malattie, un portamento mavera potrebbero rovinare le giovani otto- dieci anni. equilibrato. L’innesto è una fase delica- gemme (Fig. 11). Gli arbusti indicati, Portainnesti di media vigoria: produ- ta che va attuata da persone esperte ma anche altre piante autoctone, au- zione dopo tre o quattro anni, piante e nel momento giusto. Nella tradizione mentano la biodiversità e quindi con- Foto 12 - Frutti e ortaggi antichi con una vigoria signifcativa simile alle contadina, quando le stagioni erano più tribuiscono all’equilibrio agro-ecologi- piante in natura ma con portamento più regolari, era tradizione di fare l’innesto co del nostro frutteto. Sempre per lo contenuto, irrigazioni contenute e ne- nel giorno di san Giuseppe (19 marzo) stesso motivo, si consiglia di piantare e arbusti o erbe, sarà forte e sano per cessarie solo nei primi anni di impianto, o comunque alla fne di marzo. La tec- arbusti o piante, anche in mezzo al diversi anni e richiederà poche cure buona resistenza a diverse malattie e nica utilizzata di solito è quella dell’in- frutteto. Creare delle condizioni natu- ed un risparmio di tempo e lavoro. riduzione dei trattamenti necessari, rac- nesto a spacco, ma in ogni caso, è rali o comunque il più possibile vici- Per combattere i parassiti e le malat- colta manuale più o meno agevole in sempre bene leggere un buon manuale ne alla natura, consente di avere un tie delle piante, si utilizzeranno metodi relazione alle diverse forme di potatura. sull’argomento o chiamare un esperto. microsistema ecologico che funziona biologici, vale a dire sostanze naturali. Le piante producono per almeno venti Per quanto riguarda le altre specie, meglio, che ha bisogno di minori risor- In ogni caso, se si seguono le indica- anni, ed anche di più. tipo il pero, il ciliegio, il fco, l’albicoc- se minerali e idriche, si difende me- zioni qui elencate gli attacchi di funghi Portainnesto selvatico: grande vigoria co, il pesco, il melograno, il melo co- glio da attacchi esterni. Il nostro frut- e insetti saranno facilmente debellati della pianta e produzione non costante togno, il sorbo e il susino, si scelgano teto di piante antiche su portainnesti e, soprattutto, prevenuti. Le piante si solo dopo cinque-otto anni. Ottima resi- i portainnesti in base alle indicazioni vigorosi e contornato da altre piante ammaleranno molto meno, perché più stenza a malattie e siccità. Da utilizza- del vivaista. In generale, si può dire forti e ricontestualizzate in un equili- re solo in alcuni impianti didattici o per che per le drupacee9 si utilizza il mi- brio naturale. Il frutteto naturale bio- appassionati. Le piante producono per 10 Il sovescio è una pratica agronomica con- logico si presta bene anche per una decenni e sino ad un secolo. sistente nell’interramento di apposite colture coltivazione consociata di erbe offci- Quindi, nel nostro caso, la via di mez- 9 Drupacee è un termine tecnico adottato in allo scopo di mantenere o aumentare la nali o per la semina di ortaggi, zuc- sovescio si zo è la migliore. In ogni caso, il portain- agronomia per fare riferimento a un insieme fertilità del terreno. Nei campi il che, cavoli e fori (Foto 12). Tutto ciò, nesto selvatico rimane una sicurezza di alberi da frutto che producono come pratica con l’aratura per mezzo dell’aratro, frutto una drupa. Ne fanno parte il pesco, il mentre negli orti a conduzione famigliare si oltre a rendere il frutteto più produttivo e può essere una scelta da rispettare susino, l’albicocco, il mandorlo e il ciliegio può effettuare tramite la vangatura [N. d. R.]. con una diversifcazione delle produ- soprattutto per chi vuole creare un pic- [N. d. R.]. zioni, aumenterà ulteriormente la bio-

86 87 diversità e quindi l’impronta ecologica quella di vera e propria conservazione del sito migliorerà di molto, con con- di varietà di piante fruttifere che non seguenze positive sulle piante e sulla vengono coltivate perché comunque loro resistenza a eventuali malattie. non incontrerebbero il favore del mer- Chi non ha tempo, oppure vuole rea- cato, o perché hanno caratteristiche lizzare subito un impianto produttivo, produttive di scarso rilievo anche per può andare da un vivaista specializ- il più romantico degli agricoltori. Allo- zato e comprare direttamente alcune ra il pomario diventa un luogo dove si varietà e metterle a dimora senza altre attua una mera funzione conservativa complicazioni. In questo caso biso- come accade in un museo: un museo gna chiedere al vivaista: il tipo di por- di archeologia arborea (Foto 13). tainnesto impiegato, la provenienza Ottima l’idea di creare anche uno delle marze, le caratteristiche delle spazio verde, un giardino campestre diverse varietà. ben curato, magari in mezzo al frutte- to. Qui potranno trovare posto anche I giardini di piante antiche o di un gazebo, delle panche, dei tavoli in legno, per organizzare degli eventi archeologia arborea legati al frutteto, alle foriture, alla rac- Nel caso si voglia realizzare solo un colta della frutta, e invitare le famiglie, giardino di archeologia arborea, si i G.a.s.: si tratta di una forma di agri- consiglia di impiantare la più ampia turismo utile per vendere direttamente gamma di specie e varietà, in modo la frutta e per valorizzare anche gli al- da realizzare dei percorsi ragionati, tri prodotti. Se si dispone anche di un con l’ausilio di sentieri ed apposita orto, si può realizzare la stessa idea cartellonistica esplicativa e pannelli che potremmo chiamare: ortoturismo di approfondimento. La creazione di oppure, passeggiate archeologiche un antico giardino delle piante dimen- tra la frutta antica. Foto 13 - Frutti antichi ticate, un pomario, è una delle tante variabili che si hanno a disposizione. capace di emozionare con la sua fre- Il giardino arboreo può svolgere fun- Aspetti sensoriali Aspetti salutistici schezza infantile e primigenia, grade- zioni ornamentali, didattiche, di sva- Un altro elemento assai importante Numerose ricerche scientifche hanno vole e benigna, creando in bocca un go, turistiche e produttive. Bisogne- nella considerazione che la frutta di- confermato quello che già evocava la vortice che si disperde nella rapidità rebbe dedicare uno spazio apposito menticata ha presso gli appassionati, saggezza popolare. Le mele, mangia- del momento e lasciando impresse per l’antico pomario, magari distinto è la capacità di emozionare e incanta- te con la buccia, meglio se biologiche, lontane assonanze con il richiamo a da un eventuale frutteto con fnalità re con gusti, aromi e sapori veramente sono un concentrato di vitamine e di gusti ed echi di aromi perduti. La va- squisitamente produttive. Il giardino molto particolari e gradevoli. Soprat- sostanze antiossidanti e, tra queste, le riabilità di gusti e sapori è comunque arboreo diventa così uno spazio di tutto nelle mele antiche si possono catechine che svolgono una potente assai vasta poiché ampio è il mosaico benessere che aggiunge valore e allo apprezzare sapori insoliti, una strut- azione protettiva contro i radicali liberi, di varietà che sono pervenute sino a stesso tempo crea un angolo di bel- tura acida diversifcata e complessa hanno una decisa azione antinfamma- noi dalla civiltà contadina. Notevolissi- lezza. Dei cartelli in legno, piccoli sen- che è come un sistema nervoso che toria, proteggono il sistema cardiova- mi sono i succhi, come quello di melo- tieri di percorso magari delimitati da tiene insieme le fragranti sfumatu- scolare e abbassano il colesterolo. Il grano, o il raro succo di mele cotogne bordure di erbe offcinali, o da arbusti re che vanno dalla concentrazione succo di melograno è un concentrato come anche le albicocche secche, autoctoni, possono ulteriormente ag- di dolce-delicato alla dispersione di di antiossidanti idrosolubili e liposolubi- le pesche e le ciliegie sciroppate, le giungere motivi di interesse e rendere freschezza. Quest’ultima anche se li e tutti i frutti in generale e soprattutto amarene al vino, le mele cotte con visibile il pomario in modo più eviden- debole rimane persuasiva: la com- quelli antichi, hanno una maggiore con- miele, vino e cioccolato, oppure noci te. Il giardino arboreo può avere diver- posizione croccante della mela pure centrazione di antiossidanti (favonoidi, e mandorle. se funzioni, da quella più strettamente si scioglie in bocca con inaspettata antociani e carotenoidi) e una maggiore didattica, turistica e ornamentale, a morbidezza. La frutta antica è ancora presenza di composti fenolici.

88 89 speciale inondava le case contadi- Frutti minori Conclusioni ne con il suo inconfondibile aroma e Alcuni tipi di frutta sono molto facili L’antica tradizione era di lasciare al- così pure, la medesima suggestione da coltivare, nel senso che le piante, meno tre frutti sulla pianta: uno per il si può provare con le sorbe o le pere molto rustiche, non si ammalano, non sole, generoso per far maturare il frut- cotte. Le piante fanno parte della no- richiedono cure particolari e produ- to; uno per la terra che aveva fornito stra storia così come i monumenti, le cono frutta in quantità. Si pensi, ad gli elementi essenziali per la crescita opere d’ arte: rappresentano una par- esempio al melograno, al fco, al melo e la fruttifcazione, uno per la pianta te delle nostre tradizioni, della nostra cotogno, al sorbo (Foto 14), al cor- che aveva fatto bene il suo lavoro e cultura. Nel chiuso delle valli montane bezzolo, all’azzeruolo, al giuggiolo, al come una madre benigna aveva por- o nell’intimità della campagna pie- nespolo. Vengono defniti frutti minori tato a maturazione il frutto ed il seme. na, i contadini hanno tramandato da ma sono buoni come la frutta di clas- Questa antica tradizione contadina, una generazione all’altra una serie di 11 Elenco parziale di specie se superiore e se ne possono ricava- riproposta da Livio Dalla Ragione semi, di piante e di animali. Quando re numerosi prodotti. I fchi secchi, le nel suo peregrinare tra orti abbando- ci si sposava, della dote spesso face- e varietà sorbe sotto spirito o la composta di nati e antichi monasteri, boschetti e vano parte le marze di fruttiferi o semi sorbe, la cotognata; l’aceto di mela vecchi frutteti, vigne e fossi, esprime di cereali, legumi e ortaggi. Insomma, Melo: limoncella o meloncella, mela pia- cotogna (Foto 15) e tante altre sono bene una visione aperta, una empa- il materiale genetico o germoplasma, na, mela rosa, mela rosa del Castello, le composizioni alimentari che pos- tia profonda con la natura e le impli- veniva scambiato tra i contadini come mela gelata, tinella, zitella, mela man- sono valorizzare i frutti minori di una cazioni spirituali che sono alla base un dono, una promessa di buoni sa- gione, mela paradiso, mela cannella o piccola azienda agricola sostenibile o del rapporto tra i contadini e il cibo pori e questo dono lo dobbiamo sal- cappella, mela di santa Maria o agosti- arricchire la dotazione dei giardini dei e i frutti antichi. Il sole e la fotosinte- vare e valorizzare per le generazioni na, mela roscetta, mela di san Giovanni, semplici appassionati, con foriture e si cloroflliana, la luce e l’esposizione, future. renetta, annurca, mela ruzza, mela mula, frutti ornamentali ed edibili. le caratteristiche del terreno e le fasi mela cannella, tostella, mela appia, mela fenologiche delle piante, la foritura, paradiso, mela mora, mela panaia, mela la perdita delle foglie, la dormienza granettona, mela cerina, mela roscetta invernale, il rapporto tra le radici e le di Montereale, mela pruna, mela frate, foglie sono tutti elementi che si sus- mela testa d’asino. seguono con una sorda profondità Pero: pera a campanella, pera de vier- quotidiana e stagionale eppure, non ne, pera di san Giovanni, pera di san vengono percepiti dalla maggior par- Domenico, pera saravolla, pera trentatrè te delle persone. Bisogna tirare fuori onze, pera di san Pantaleone, spadona il senso di leggenda che aleggia in- d’inverno, pera mazzuta, la pera spina, torno alle vecchie piante e ai vecchi pera lattara, pera di san Francesco, semi, dare senso alla creatività legata pera fcarola, pera prosciutto, pera mo- alla storia, alle tradizioni più profonde; scarella. Foto14 - Sorbo domestico ritrovare quella suggestione che ci Pesco: pomo di renzo, pesca testa rossa, lega alle cose buone, alla terra, alle sanguinella, giallona. stagioni (Foto 16). Fico: fco al callare, fco bianco, fco di Mangiare le mele cotogne cotte dà san Pietro, fco verdone, fco a ottani il senso pieno dell’autunno, delle fe- bianchi. ste natalizie, fa pensare alla legna, al Susino: susina verdacchia e scosciamo- camino e il profumo di questo frutto naca. Ciliegio: ferrovia, corniola, ciliegio a spirito. 11 Pittore e antropologo ha fondato l’associazi- one Archeologia Arborea che si propone di Uva: aleatico, moscatello (Fig. 17), raccogliere, salvare e riprodurre, attraverso Foto16 - Mele selvatiche cococciola, passerina, pecorino, mon- tecniche di coltivazione naturale,i testimoni tonico, camplese, malvasia autoctona Foto15 - Mele cotogna della biodiversità alimentare [N. d. R.]. Foto 17 (a lato) - Uva moscato aquilana.

90 Biografia

Alessio di Giulio, per vent’anni respons- Edoardo Micati, istruttore di sci alpinismo, è abile del settore educazione del WWF Ita- uno dei maggiori esperti europei di antropo- lia, è direttore del Centro di educazione logia dell’architettura spontanea. Ambientale Torre del Cornone di Fontec- Le sue ricerche sui segni dell’uomo, con- chio. Fondatore di Ilex (Italian Landscape dotte sulle montagne dell’Appennino cen- exploration) un’impresa che promuove trale nell’arco di diversi decenni, vertono progetti di sviluppo locale sostenibile, sui seguenti argomenti: architettura in pietra programmi residenziali di turismo cultura- a secco; eremi e luoghi di culto rupestri; le, stage universitari, azioni formative e di grotte, incisioni e siti pastorali, mulini ad ac- ricerca sul tema. qua, la montagna e il sacro, vasche di vi- Collabora con il Dipartimento di economia nifcazione rupestri, torchi a trave in grotta, della Pacifc Lutheran University di Taco- testimonianze agro-pastorali alle alte quote. ma (Washington, USA). È il direttore edi- Ha collaborato a numerose riviste italiane ed toriale della collana di pubblicazioni, nata estere, con circa 150 pubblicazioni. nel 2014, Quaderni dell’Aterno. Aurelio Manzi, naturalista, specialista in et- Giovanni Damiani, biologo. Cofondatore nobotanica. La sua attività di ricercatore è del CISBA (Centro Italiano Studi di Bio- rivolta essenzialmente allo studio della veg- logia Ambientale), ex direttore generale etazione, ecologia, etnobotanica e conser- dell’ANPA (Agenzia Nazionale per la Pro- vazione della natura in ambito appenninico. tezione dell’Ambiente), membro del comi- L’attività di studio sul campo è documenta- tato scientifco dell’International Academy ta da oltre 150 pubblicazioni scientifche su of environmental Sciences (Venezia) e di riviste nazionali ed estere, oltre ad articoli ed associazioni di protezione ambientale. Co- opere a carattere divulgativo. fondatore dell’ecoistituto Abruzzo. È diret- Una parte della sua produzione scientifca tore tecnico all’ARTA-Abruzzo e dal 2001 e divulgativa interessa il settore della storia insegna all’Università degli studi della e trasformazione del paesaggio e dell’agri- Tuscia (Viterbo) È presidente del CISDAM coltura nell’Italia centrale. (Centro Italiano Studi e Documentazione degli Abeti Mediterranei). Marco Manilla, dipendente della CIA (Con- federazione Italiana Agricoltori). Sandro Coppa, restauratore di materi- Responsabile regionale dell’associazione ale cartaceo e fotografa, esperto in cat- Turismo Verde Abruzzo che si occupa di alogazione di archivi fotografci. Ex re- multifunzionalità in agricoltura. Ha scritto sponsabile del Centro di educazione Am- numerosi manuali tecnici e dispense sui più bientale del WWF Casale della Giannella svariati temi: dall’agriturismo alle erbe offc- di Orbetello. Collaboratore della Comunità inali, all’architettura rurale, alla biodiversità Montana Montagna Fiorentina (Agenda 21 agronomica. Si occupa di promozione dei locale) per il progetto Palma. Consulente prodotti tipici locali e biologici con la real- nell’ambito dell’inizativa Treno del Parco, izzazione di guide e siti internet e anche di del parco regionale Sirente-Velino, per la organizzazione di mercatini e manifestazi- valorizzazzione turistica della linea ferro- oni. È coautore del libro Chiedi alla terra, viaria Terni-L’Aquila-. esperto in- prima pubblicazione della collana Quaderni formatico di siti web e banche dati. dell’Aterno. Fontana di Fontecchio. Vasche

93 Capanna a falsa cupola