La rassegna stampa diOblique luglio 2013

Per gentile concessione della casa editrice 66thand2nd, pubblichiamo l’incipit del romanzo di Marshall Jon Fisher Terribile splendore, in libreria dal 4 luglio.

20 luglio 1937. Il barone Gottfried von Cramm spersa da due settimane, dopo essere decollata da Lae, lancia una Slazenger bianca un metro sopra la te- Papua Nuova Guinea, diretta all’isola di Howland, sta. La pallina sembra restare sospesa per un istante distante quattromila chilometri nell’oceano Pacifi co. brevissimo, una luna lontana e immobile, prima che Aveva già realizzato per tre quarti quello che sareb- la racchetta di legno la strappi all’aria elettrica del be dovuto essere il primo giro del mondo lungo l’E- Centre Court di Wimbledon, scagliando un servizio quatore, poi si era ritrovata ad aff rontare un inatteso vincente contro J. Donald Budge. vento contrario ed era rimasta in volo per più di venti Il match decisivo di Coppa Davis tra Stati Uniti e ore con il suo navigatore Fred Noonan, esaurendo la Germania è cominciato, uno scontro che sarà ricor- scorta di carburante e senza riuscire a raggiungere l’i- dato a lungo come «la più bella partita di tennis di sola. Il presidente Roosevelt aveva inviato nove unità tutti i tempi». Quattordicimila spettatori – aristocra- della Marina militare e sessantasei aeromobili, per un tici in bella mostra, giornalisti sportivi, qualsiasi ti- valore complessivo di quattro milioni di dollari, ma il foso di tennis che sia riuscito a prendersi il martedì 18 luglio le ricerche furono defi nitivamente sospese. libero; la regina Mary e la sua corte, diversi membri La prima pagina non era più confortante. Con il del parlamento, diplomatici stranieri nel Royal Box –, «Times» del mattino appoggiato alle loro tazze di tutti sussultano sui loro seggiolini quando fi nalmente tè, i londinesi si erano ritrovati di fronte una raffi ca il servizio di von Cramm squarcia la sottile membra- di titoli infausti: aspri scontri vicino a Madrid. Quasi na tra l’attesa e il compimento. Il rumore sordo delle un anno prima, il generale fascista Francisco Fran- corde di catgut contro la pallina segna l’ora: sono le co aveva condotto un improvvisato esercito ribelle, quattro e cinquantasette del pomeriggio. composto da mori e legionari stranieri, dal Marocco attraverso lo stretto di Gibilterra per rovesciare il Era un altro giorno d’estate insolitamente radioso per governo repubblicano spagnolo, in carica da cinque Londra. In eff etti, per tutto il mese era caduta a mala- anni. Ne era scaturita una cruenta guerra civile e, a pena qualche goccia di pioggia, e quel pomeriggio era un anno di distanza, ancora non se ne vedeva la fi ne. di nuovo senza nuvole, il sole di mezza estate alto nel Gli altri titoli di quel giorno – stato di alta cielo, la colonnina di mercurio stabile sui venticinque tensione in cina e costo del programma an- gradi, proprio come il «Times» aveva promesso. Le tiaereo – rammentavano ai lettori la guerra mai previsioni del tempo, comunque, erano tra le poche dichiarata dal Giappone contro la Cina, cupo presa- notizie incoraggianti dei giornali del mattino, e anche gio della minaccia che veniva da Est, e la crescente il meteo aveva dovuto spartire la sua pagina con il ne- consapevolezza che l’onda d’urto di quella guerra si crologio di Amelia Earhart. L’aviatrice risultava di- sarebbe abbattuta presto sull’isola britannica.

rrs_luglio.indds_luglio.indd 1 001/08/20131/08/2013 009:55:219:55:21 Marshall Jon Fisher Terribile splendore. La più bella partita di tennis di tutti i tempi Traduzione dall’inglese di e Federica Bonfante

66thand2nd, collana Vite inattese, pp 376, euro 18

20 luglio 1937, centrale di Wimbledon, fi nale interzone di Coppa Davis. Davanti a quattordicimila spet- tatori, il barone von Cramm aff ronta Donald Budge in una partita che segnerà la storia di questo sport. La Seconda guerra mondiale è ormai alle porte, l’arroganza nazista miete le prime vittime e molti percepiscono che quello che sta per giocarsi non è solo un incontro di tennis: è Stati Uniti contro Germania, libertà contro regime, il bene contro il male. Budge, giovane e arrembante, «guance rosa confetto», gioca per il suo paese e per la gloria sportiva, von Cramm – il «sofi sticato aristocratico», l’elegantissimo atleta-eroe, il modello per la gioventù tedesca – intimidito dalla Gestapo e da una telefonata di Hitler pochi minuti prima dell’inizio del match gioca per sé stesso, per la sua vita. «Era Hitler, voleva augurarmi buona fortuna» dirà a Budge e al cerimoniere. A guardarli c’è Bill Tilden, il più famoso e chiacchierato tennista del tempo, l’americano amico dei divi, l’«intellettuale» che più o meno segretamente allena la squadra tedesca. Von Cramm appare teso, il volto è meno luminoso del solito. Eppure il suo inizio è fulminante. Dopo poco più di un’ora conduce per due set a zero. La rimonta di Budge però non si fa attendere, fi no all’estenuante quinto set. Raccontare lo sport è raccontare gli uomini, ed eventi come questa partita perdurano, dando l’impressione che la storia è sempre lì in attesa di manifestarsi in tutto il suo terribile splendore.

Marshall Jon Fisher (1963, Ithaca, New York) si è laureato alla Brandeis University, Massachusetts. È stato tennista professionista a Monaco e giornalista sportivo a Miami. Dal 1989 vive a Boston, dove lavora come scrittore e editor freelance. I suoi articoli sono apparsi su «Th e Atlantic Monthly» e «Harper’s Magazine». Terribile splendore si è aggiudicato nel 2010 il Pen/Espn Award for Literary Sports Writing.

rrs_luglio.indds_luglio.indd 2 001/08/20131/08/2013 009:55:279:55:27 È come un iceberg, la cultura dello scrittore: è la parte che deve stare sott’acqua. |

– Alessandro Gnocchi, «Le “cronache morali” di Bradbury» il Giornale, primo luglio 2013 5 – Giorgio Vasta, «Julio Cortázar. La voce argentina di un autore ritrovato» , 2 luglio 2013 7 – Mariarosa Mancuso, «Dio perdona, pagina 69 no» Il Foglio, 2 luglio 2013 9 – Liz Bury, «Independent bookshops: share your survival strategies» the guardian, 4 luglio 2013 13 – Alberto Ferrigolo, «“Due euro a pezzo”. Un’inchiesta sul giornalismo precario» Reset, 4 luglio 2013 14 – Graziano Dell’Anna, «Claustrofobia da condominio» , 5 luglio 2013 20 – Maria Serena Palmieri, «Vi aff ascino con il male» l’Unità, 6 luglio 2013 23 – Luca Mastrantonio, «Da Svevo a Moravia, classici autoprodotti» La Lettura del , 7 luglio 2013 25 – Mario Baudino, «Michele Dalai: “Mettere insieme Hessel e Houdini è bello e difficile”» La Stampa, 8 luglio 2013 27 – Raff aella De Santis, «Botteghino Strega» la Repubblica, 12 luglio 2013 29 – Francesco Erbani, «L’Italia di dentro» la Repubblica, 13 luglio 2013 31 – Leonetta Bentivoglio, «Libri interrotti» la Repubblica, 14 luglio 2013 33 – Giulio Meotti, «Le nuove streghe» Il Foglio, 14 luglio 2013 35 – Massimo Rizzante, «Miracolo Islanda. Isola felice degli scrittori» la Repubblica, 16 luglio 2013 39

rrs_luglio.indds_luglio.indd 3 001/08/20131/08/2013 009:55:289:55:28 – Antonio Prudenzano, «Paola Gallo: “Ecco perché non temo il self-publishing…”» Aff ari italiani, 17 luglio 2013 42 – Marco Mathieu, «Tel Aviv Football Club» la Repubblica, 20 luglio 2013 44 – Matteo Marchesini, «Che scrittore bulgaro!» Il Sole 24 Ore, 21 luglio 2013 46 – Vittorio Macioce, «Zadie e la colpa di sentirsi in colpa» il Giornale, 21 luglio 2013 49 – Guido Gerosa, «Quando Flaiano e Brera si azzannavano per il calcio» Il Foglio, 22 luglio 2013 (L’Europeo, dicembre 1970) 51 – Ermanno Paccagnini, «Addio a Riccarelli, scrittore del dolore» Corriere della Sera, 22 luglio 2013 53 – Nando Vitale, Sommerso dal mistero di New York il manifesto, 23 luglio 2013 55 – , «Lo Zibaldone in inglese. Impiegati sette traduttori» Corriere della Sera, 25 luglio 2013 57 – Silvana Mazzocchi, «Indies, il laboratorio di ricerca letteraria» la Repubblica, 25 luglio 2013 59 – Marco Filoni, «La vita agra dei traduttori, il proletariato (con laurea) dell’editoria» il venerdì della Repubblica, 26 luglio 2013 61 – Gianluca Didino, «D.T. Max. Una versione di Wallace» Mucchio, 26 luglio 2013 64 – Paolo Di Stefano, «La solitudine dello scrittore» La Lettura del Corriere della Sera, 28 luglio 2013 66 – Cinzia Monteverde, «L’ultimo libro di in edicola dal 24 settembre con il Fatto Quotidiano» il Fatto Quotidiano, 29 luglio 2013 69 – , «La grande sete» la Repubblica, 30 luglio 2013 70 – Giuseppe Dierna, «Tutti pazzi per Kafka» la Repubblica, 31 luglio 2013 72

Raccolta di articoli pubblicati da quotidiani e periodici e siti internet tra il primo e il 31 luglio 2013. Impaginazione a cura di Oblique Studio.

rrs_luglio.indds_luglio.indd 4 001/08/20131/08/2013 009:55:289:55:28 Le «cronache morali» di Bradbury

Scelte etiche, valori della famiglia e difesa della vita: un’autoantologia tutt’altro che fantascientifi ca

Alessandro Gnocchi, il Giornale, primo luglio 2013

Per capire che cosa distingue l’umano dal disumano, Bradbury non cambia. A lui interessa cercare la Ray Bradbury si è imbarcato in un colossale viaggio verità. Per arrivare alle cose ultime, quelle che dan- nell’universo della letteratura. Migliaia e migliaia di no o tolgono senso alla vita, Bradbury costruisce pagine, divise in romanzi, racconti, sceneggiature. Da grandiose utopie o altrettanto grandiose distopie qualche tempo in libreria è atterrato un imponente (come nel suo romanzo più noto, Fahrenheit 451). monolite, i Cento racconti. Autoantologia 1943-1980 Il risultato è sempre lo stesso: gli uomini si trovano (Mondadori, pagg 1342, euro 29; con un’intervista fi - in una situazione strana in un mondo stranissimo nora inedita). In questo volume, Bradbury ha selezio- ma possono trionfare, o quantomeno resistere, se nato il meglio della propria sterminata produzione. si comportano in modo etico. Una lezione, a dire C’è moltissima fantascienza ma non mancano singo- di Bradbury, appresa da narratori umili (secondo i lari storie horror, ritratti della provincia americana, canoni della critica snob) quali Jules Verne o Edgar piccoli-grandi apologhi morali. Rice Burroughs. Che descriva i coloni di Marte o un ragazzino Nei racconti ci sono splendidi personaggi. Senza in angosciante attesa del fratello, lo sguardo di perdere in spessore psicologico, essi sono l’incarna-

rrs_luglio.indds_luglio.indd 5 001/08/20131/08/2013 009:55:289:55:28 zione di idee. Ad esempio, l’idea che la tecnologia e secolo xx; contro l’idea di una società ridotta alla il progresso siano auspicabili soltanto se al servizio mera dinamica produttore-consumatore; contro dell’uomo. Non è aff atto una prospettiva passatista, la bruttezza del vivere moderno; contro il potere Bradbury è tutt’altro che refrattario al progresso senza criteri; contro l’ossessione sessualista; contro (anche se i suoi biografi ne hanno sottolineato la l’intellettualismo vuoto; e contro la retta ragione diffi denza per ebook et similia). Si legge ne La gita pervertita nel giro mentale di chi dipende solo dalla di un milione di anni, storia di una famiglia in fuga televisione. I suoi marziani, i suoi spettri e le sue streghe non sono infatti un intrattenimento che distrae; al contrario, essi diventano, per vie miste- riose, i difensori della verità e della bellezza» (cito Il risultato è sempre lo stesso: da Enemies of the Permanent Th ings, 1969). gli uomini si trovano in una situazione strana Bradbury, come si diceva all’inizio, cerca sempre in un mondo stranissimo ma possono trionfare, l’umano, anche nel disumano. Ne Le sfere di fuoco, o quantomeno resistere, se si comportano in il padre missionario chiamato a convertire le mi- modo etico. steriose forme di vita marziane, luci baluginanti tra i valichi di montagna del pianeta rosso, espone un punto di vista vicino a quello dell’autore: «Se do- mani scoprissi che gli elefanti marini posseggono dalla Terra: «La scienza è corsa troppo avanti a noi, il libero arbitrio e capacità d’intelletto, la facoltà è troppo presto, e gli uomini si sono smarriti nel de- di riconoscere un’azione malvagia e il valore dell’e- serto meccanizzato come bambini che si balocchino sistenza, che signifi ca temperare la giustizia con con attraenti congegni, elicotteri, razzi; dando rilie- la misericordia e la vita con l’amore… se scoprissi vo agli aspetti meno degni, dando valore alle mac- tutto questo, potete star certi che andrei a costruire chine anziché al modo di servirsi delle macchine». una cattedrale sotto il mare». A proposito di famiglia. In quali altre raccolte di Ecco dunque «il valore dell’esistenza»: molto cri- fantascienza s’incontra un numero così alto da es- stiano, come si vede, anche se la spiritualità di sere sbalorditivo di padri e fi gli in cerca (e in soc- Bradbury era decisamente fuori da ogni schema. corso) gli uni degli altri? In Bradbury perfi no i In una famosa intervista rilasciata a Oriana Fallaci, vampiri non possono vivere al di fuori della soltan- e pubblicata nel 1968 sull’Europeo, Bradbury spie- to in apparenza convenzionale famiglia borghese… ga alla giornalista perché sia necessario conquistare In che cosa consiste l’orrore? Le paure più grandi lo spazio. Dice lo scrittore: «Scordiamo il nostro sono la ribellione violenta dei fi gli, come nel magi- sistema solare, scordiamo il nostro corpo, la for- strale Th e Veldt, o la mancata attenzione del padre, ma che aveva, queste braccia queste gambe questi come nell’altrettanto magistrale Rocket Man. In occhi, diventiamo non importa come, diventiamo quest’ultimo racconto, un guidatore di razzi inter- licheni, insetti, sfere di fuoco, non importa cosa, stellari non riesce ad abbracciare fi no in fondo ciò importa solo che in qualche modo la vita continui, che avverte come verità assoluta: «Il mare e la città, e con la vita continui la coscienza di ciò che fummo la Terra e la famiglia erano le sole cose vere, le sole e facemmo e imparammo: la coscienza di Omero, cose buone». la coscienza di Michelangelo, la coscienza di Gali- Non stupisce dunque che Russell Kirk, l’autore di leo, di Leonardo, di Shakespeare, di Einstein! E il Th e Conservative Mind, abbia visto in Bradbury un dono della vita continuerà in eterno». compagno di strada, da collocarsi accanto a Lewis e La Fallaci, nel passaggio successivo, commenta Tolkien. Secondo Kirk, Bradbury «ha sfoderato la così: «Ecco. Questa fu la risposta. E a me parve spada contro il materialismo cupo e corruttore del una bellissima preghiera».

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 6 001/08/20131/08/2013 009:55:289:55:28 Julio Cortázar. La voce argentina di un autore ritrovato

Cinquant’anni dopo l’uscita di Rayuela, il suo capolavoro, lo scrittore torna protagonista con inediti e riscoperte editoriali e adesso viene pubblicato il primo volume delle sue lettere

Giorgio Vasta, la Repubblica, 2 luglio 2013

Ci sono scrittori che esistono nel nostro immagina- capolavoro), nell’arco dell’ultimo anno si vive nel rio come immersi in un naufragio. Sappiamo che ci nostro paese un ritorno d’attenzione nei confronti sono, riusciamo persino a intravederli ma la perce- dello scrittore argentino naturalizzato francese. An- zione che abbiamo di loro, fragile e incostante, più cora nel 2012 per Einaudi è apparso Gli autonauti che dal nostro desiderio di continuare a interrogarli della cosmostrada. Ovvero un viaggio atemporale Pa- sembra dipendere dai movimenti caotici delle onde. rigi-Marsiglia (traduzione di Paola Tomasinelli). A lungo accettiamo che sopravvivano come relit- Nel 1982, su un pulmino rosso della Volkswagen ti; poi un giorno qualcosa cambia, il naufragio si fa (detto Fafner, un veicolo rugginoso e tenerissimo), più mite, dai marosi affi ora una voce che sembrava Cortázar e sua moglie Carol Dunlop viaggiano dal- perduta. la capitale francese verso sud, destinazione Mar- Tra questi scrittori, perduti e poi all’improvviso siglia. All’apparenza la spedizione dura trentatré ritrovati, c’è Julio Cortázar. Mentre si festeggia- giorni; in realtà il viaggio del Lupo e dell’Orsetta no i cinquant’anni dalla pubblicazione di Rayuela – così i due decidono di ribattezzarsi – è un modo (in italiano Il gioco del mondo, probabilmente il suo per confrontarsi con un’altra esperienza temporale:

rrs_luglio.indds_luglio.indd 7 001/08/20131/08/2013 009:55:289:55:28 la procrastinazione della fi ne. Consapevoli di esse- Zavagna), il primo titolo di quella che nel tempo, re entrambi fatalmente malati (Carol morirà di lì a in forma di trilogia, sarà l’edizione dell’epistolario poco, Julio due anni più tardi), condividere un viag- cortazariano. Accuratamente conservate dallo stes- gio vuol dire per loro ostinarsi a vivere all’interno di so scrittore tramite il ricorso sistematico alla carta quel mezzo di trasporto fragilissimo – fatto di acce- copiativa, le lettere destinate, tra gli altri, a Borges, lerazioni, esitazioni, soste, deviazioni, di infrazioni Fuentes, Galeano, Lezama Lima, Paz, Cabrera dei limiti di velocità – che è ogni legame. Infante, Vargas Llosa, Soriano, nel comporre una Da pochissimo Voland ha pubblicato L’esame (an- mappatura dei rapporti tra narratori fondamentali cora nella traduzione di Paola Tomasinelli). Scritto del secondo Novecento, sono soprattutto l’occasio- nel 1950, quando il contesto sociale argentino ne ne per verifi care che in Cortázar ogni esperienza di impediva la pubblicazione (tanto che allora il libro scrittura possiede un’intenzionalità autoriale. Come venne letto solo da un pugno di amici dell’autore), segnalato dalla curatrice nella prefazione, «il carteg- e pubblicato postumo nel 1986, L’esame è una storia gio diviene una sorta di zona franca in cui realtà e di azioni e rifl essioni in cui essere giovani è una con- fi nzione si mescolano»; il racconto personale di ciò dizione fi siologicamente antagonista a un esercizio che è accaduto o che è stato immaginato travalica del potere incombente e repressivo. La Buenos Ai- l’argine della relazione privata valendo da spunto per res percorsa da Clara e Juan alla vigilia del loro ul- future narrazioni. La scrittura privata, in sostanza, è timo esame non restituisce soltanto la sensazione di sempre e inevitabilmente il collaudo di qualcosa che uno spazio fi sico reale ma è anche un sapore aspro, con molta probabilità diventerà racconto o roman- il modo confl ittuale di stare al mondo nell’Argenti- zo. Per Cortázar l’aff etto per il proprio interlocutore na peronista (circa la capacità di prevedere il futuro – un sentimento che si esprime anche come ironia, peculiare del suo romanzo Cortázar sintetizzava: «Il piglio critico, dissenso – è un naturale combustibile futuro argentino si ostina così tanto a plasmarsi sul letterario. presente che gli esercizi di anticipazione sono privi Mentre per noi leggere ancora le sue pagine, conti- di qualsiasi merito»). nuare ad abitare la sua voce, è il modo in cui, salvan- Per le edizioni Sur, infi ne, esce Carta carbone. Let- dolo e salvandoci da ogni eventuale naufragio dell’at- tere ad amici scrittori (curatela e traduzione di Giulia tenzione, si esprime l’aff etto nei suoi confronti.

Il futuro argentino si ostina così tanto a plasmarsi sul presente che gli esercizi di anticipazione sono privi di qualsiasi merito.

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 8 001/08/20131/08/2013 009:55:289:55:28 Dio perdona, pagina 69 no

Quasi solo prolissità e delusioni. La cinquina fi nalista dello Strega sottoposta all’infallibile test di Marshall McLuhan (e a quello di Ford Madox Ford, a pag. 99)

Mariarosa Mancuso, Il Foglio, 2 luglio 2013

Le colpe dei padri di Alessandro Perissinotto (Piem- vorrebbero le brigate rosse» – con la frase: «Questa me, 316 pp, 17,50 euro) storia inizia con un pugno in faccia e fi nisce con un Che avrà mai Alessandro Perissinotto per entrare colpo di pistola, o viceversa, secondo l’ordine che nella cinquina del premio Strega con 69 voti, mentre vogliamo dare alle cose, perché l’ordine è solo una il più bel romanzo italiano di quest’anno – El espe- convenzione e il tempo, che sembra allineare gli cialista de Barcelona di Aldo Busi – ne è stato escluso eventi lungo sequenze immutabili, talvolta si ritorce con miseri 18? Indaghiamo con il metodo suggerito su sé stesso come legno di vite». da Marshall McLuhan, teorico della pagina 69. Una Un bel punto dopo «pistola» era tutto guadagno: pagina abbastanza lontana dall’inizio, luogo dove lo quel che segue suggerisce uno scrittore con ambi- scrittore mostra i muscoli e si esibisce (o almeno do- zioni fi losofi che sproporzionate al talento. Anche vrebbe, se non conta sulla nostra pazienza, messa a il narratore ha le sue idiosincrasie: sta seduto con dura prova – come sosteneva Massimo Troisi – dal un amico «in un bar alla moda, di quelli che non ci fatto che a scrivere siete sempre di più e a leggere piacciono». Ora, se un libro aperto in pubblico – lo siamo sempre meno). ricaviamo sempre dall’articolo sulla Stampa – fun- La pagina 69 di Le colpe dei padri (Piemme) – imma- ziona come «segno di appartenenza a una setta», la giniamo siano quelle che ricadono sui fi gli – consta precisazione sul bar sito a piazza Vittorio fa lo stes- di quindici righe soltanto. Si parla dell’esame di ma- so eff etto. Caro lettore, so per certo che anche tu turità, di una vocazione da veterinario, di un padre sdegni i bar modaioli. Non era esattamente questo che dissuade il rampollo: «Gli aveva prospettato un che intendeva Charles Baudelaire nell’invocazione futuro di poche soddisfazioni a curare yorkshire e «mon semblable, mon frère»». siamesi infi occhettati da signore isteriche». Il gio- vanotto fi nirà per studiare ingegneria al Politecnico. Senza infamia e senza lode: la scrittura è di servizio, Resistere non serve a niente di Walter Siti (Rizzoli, l’episodio non particolarmente drammatico. Nulla 316 pp, 17 euro) che somigli alla lettura «senza un attimo di respiro, Delusione su delusione. Cercassimo un romanzo senza un minuto di noia» che Perissinotto celebra per l’estate fi nora non l’avremmo trovato. Eppu- sulla Stampa. re lo Strega fa vendere, o almeno così dicono gli Estendiamo la perizia a pagina 99, la pagina test scrittori che mai ammetterebbero di volerlo vin- suggerita allo stesso scopo dal romanziere Ford cere solo perché è bello arrivare primi. Per i let- Madox Ford. Uno che sapeva scrivere incipit così: tori, la fascetta giallina come il liquore sponsor «Questa è la storia più triste che abbia mai sentito». funge da garanzia. Uno degli aneddoti più gustosi Mentre Perissinotto attacca il capitolo primo – «Ci in materia di librerie racconta un tizio che voleva

rrs_luglio.indds_luglio.indd 9 001/08/20131/08/2013 009:55:289:55:28 La solitudine dei numeri primi dello stregato Paolo In queste cinque righe, comunque, non è che non Giordano. Il libro era sul bancone, nudo senza fa- succeda nulla. Si passa dall’usura a un fi danzamento. scetta. Il compratore lo rifi utò: ne voleva uno con Prima che la pagina 69 fi nisca c’è da trovare una casa la fascetta. «Guardi che sono uguali», disse il com- a Roma, e compare una mamma. Oddio no, vuoi messo. Il tizio non si fece convincere: «No, grazie, vedere che ora arriva la nostalgia? Ma neanche per è per un regalo». idea. «Per lui a dir la verità una casa valeva l’altra: non si era mai legato a quell’appartamento in cui era rimasto troppo solo, e il doppio cortile pieno di vecchi rincoglioniti lo detestava – si portavano giù le sedie a sdraio e lo trattavano come se avesse ancora Ma inventare qualcosa, mai? sei anni». Spiace per gli altri, ma Siti è l’unico a su- Raccontare vite che non sono le nostre, perare la prova. che non somigliano in tutto e per tutto a quella del romanziere, sembra fuori portata. Figli dello stesso padre di (Longanesi, 297 pp, 16,40 euro) Ci salveranno le donne? Mica detto. Romana Petri Piena confessione. Resistere non serve a niente di è entrata in cinquina con 49 voti, in terza posizione Walter Siti lo avevamo letto per intero – abbia- dopo Alessandro Perissinotto e Walter Siti. La pa- mo questa brutta abitudine, quando dobbiamo fare gina 69 di Figli dello stesso padre (Longanesi) illustra un’intervista – molto prima che fosse candidato un quadretto di vita familiar-editoriale. Ma inven- allo Strega. Ed è un gran bel romanzo. Può dar- tare qualcosa, mai? Raccontare vite che non sono si che questo avvantaggi il candidato Siti rispetto le nostre, che non somigliano in tutto e per tutto a agli altri, che potrebbero pretendere un bonus per quella del romanziere, sembra fuori portata. compensare l’indebito vantaggio. Lo concediamo Celebriamo in questi casi lo scampato pericolo: se volentieri, riportando le primissime righe di pagina nell’età in cui si prendono i vizi avessimo letto solo 69, senza neppure aspettare l’inizio di una frase: certi romanzi italiani, saremmo orgogliosamente «[…] col vespino riscuote i crediti dei cravattari analfabeti, come chi tossisce alla prima sigaretta e proprietari della bisca, un ragazzino è meno so- non ci riprova più. Sappiamo che va di moda l’auto- spettabile e se lo pistano vanno nei guai. Una volta fi ction, ben nota alle fedeli lettrici della storica rivi- sola s’è beccato una lussazione alla spalla che però sta Confi denze con la rubrica Vita vissuta. Ma anche s’è rivelata una fortuna perché la fi danzata l’ha tro- in questo caso non possiamo fare a meno di notare vata lì, ha già diciott’anni e fa l’infermiera». – soccorrono ancora gli articoli degli stregati usciti Chiunque abbia un minimo di orecchio per la let- sulla Stampa – l’abisso tra le pretese che i magnifi ci teratura – orecchio relativo, non si pretende l’o- cinque hanno come lettori e le loro più modeste pre- recchio assoluto – capisce che per far girare le frasi stazioni come romanzieri. così ci vuole talento. Un romanzo è fatto di trama La lettrice Romana Petri cerca «la parola che ci faccia e di lingua, e il lettore ha diritto a un minimo comprendere in maniera diversa e fatale ciò che prima garantito. Per compensare l’alto voto spettante a avevamo inteso in un altro modo». La scrittrice Ro- questa lingua gli altri concorrenti dovrebbero ti- mana Petri non ne mette neanche una nella pagina 69 rare fuori trame più avvincenti di quella costruita del suo romanzo: «La stanza dove lavorava era piena da Joël Dicker in La verità sul caso Harry Quebert di carte. I dattiloscritti si accumulavano l’uno sull’al- (colpi di scena da dieci e lode, per 700 e passa tro. C’era sempre un gran via vai di traduttori, redat- pagine). tori e scrittori». Succede in qualunque casa editrice,

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 1100 001/08/20131/08/2013 009:55:289:55:28 La rassegna stampa di Oblique | luglio 2013

come su qualsiasi comodino sta la bottiglia d’acqua, e alla volta: era l’unico movimento che il giornalista, le pilloline contro l’insonnia, se una è insonne. completamente paralizzato, riusciva a fare). Vale lo «Il bello della lettura è anche lardellare», insiste stesso per La guerra è dichiarata, il fi lm di Valérie Romana Petri, mentre la sua pagina 69 del libro Donzelli che racconta due genitori e la malattia di va avanti piatta, senza neanche la sorpresa di un un bambino (la madre ha scritto il fi lm, lo dirige e incongruo «lardellare» (in mancanza d’altro, falli recita, l’ex compagno e padre del malatino rifà sé secchi con una parola usata a sproposito: Margaret stesso). Mazzantini, vincitrice dello Strega e del Campiel- Squilla il cellulare (se fossimo scrittori che non vo- lo, nonché Cavaliere della Repubblica italiana, fa gliono stupire con eff etti speciali). In Nessuno sa di proseliti). Lei legge con il quadernino pronto e la noi è un «trillo assordante» che «interrompe questo matita, ragionando, interpretando e confrontando. sguardo impaurito che ci stiamo scambiando, come In cerca di qualcosa da interpretare svicoliamo a due clandestini un attimo prima di oltrepassare la pagina 99, può essere che McLuhan si sbagli, e che linea di confi ne. Dopo la quale non ci sarà più ri- abbia ragione Ford Madox Ford. Televisione, di- torno, ma soltanto la morte o la libertà. O forse en- vano, cucina al momento del «butta la pasta». Può trambe». Sul «forse entrambe» cediamo. Non ce la essere che la trama e lo sviluppo dei personaggi ri- possiamo fare. Il mondo è incerto e complicato, ma chiedano la domanda «lunga o corta?». Può essere, abbiamo sempre pensato che toccasse agli scrittori ma a leggerlo così sembra uno di quei dettagli ir- mettere un po’ d’ordine. rilevanti che i feuilletonisti di un tempo, pagati un «In questo libro pure la scelta di un capoverso è fon- tanto a riga, mettevano per tenere lontana la fi ne damentale. Anche in uno spazio vuoto può esserci dall’inizio. Bravi sono gli scrittori che scelgono il molto», dichiara Simona Sparaco in un’intervista. dettaglio giusto. Suvvia, non esageriamo. Mica siamo Raymond Carver, convinto che un punto fermo sia l’arma più forte. Lo è se uno scrive come Carver. Meglio, se Nessuno sa di noi di Simona Sparaco (Giunti, 256 scrive come Carver editato da Gordon Lish, che da pp, 12 euro) scrittore di racconti simili a tanti altri lo fece diven- A pagina 69 del romanzo di Simona Sparaco – Nes- tare unico. Tagliando. Per esempio, alla pagina 99 suno sa di noi, Giunti – siamo in pieno dramma. «Meno male, almeno usciamo dalle piattezze del quotidiano», sussurra l’angioletto che dimora sul- la nostra spalla destra. «Pericolo: libro che si vuole Le simpatie e le antipatie si decidono in scottante e da dibattito», incalza il diavoletto che un attimo, e se per tolleranza cerchiamo di dimora sulla nostra spalla sinistra. Una coppia, un contrastarle, capita sempre qualcosa che genetista, cure, trattamenti, scelte diffi cili. Ci stia- conferma l’intuizione di partenza. mo addentrando in un terreno minato. Un romanzo di cui nessuno valuterà i pregi e i difetti letterari, e se uno azzarda – peggio ancora: se una azzarda, anche tra i libri esiste la «cultura del piagnisteo» di cui parlava Robert Hughes – ottiene per sola rispo- che abbiamo consultato come controprova, avreb- sta: come potete essere così cinici davanti a tanta be tagliato le quattro righe che seguono la frase: «È soff erenza? Cinici siamo, inutile negarlo, ma anche come sostare sul ciglio di una scogliera prima del disposti a piangere tutte le nostre lacrime leggendo tuff o». Non un picco di originalità, ma poteva basta- Lo scafandro e la farfalla di Jean-Dominique Bau- re. I muscoli tesi, l’altezza della scogliera, la paura, by (scritto con un battito di palpebra, una lettera sono precisazioni superfl ue.

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 1111 001/08/20131/08/2013 009:55:289:55:28 Mandami tanta vita di Paolo Di Paolo (Feltrinelli, di lei, un’immagine di lei com’è in questo preciso 158 pp, 13 euro) istante, in questo istante appena passato e irrecupe- La prima impressione conta, eccome se conta. Per rabile». Sì, lo sappiamo cosa sono le fotografi e – si nobilitare le nostre idiosincrasie abbiamo trovato chiamano pure istantanee, guarda un po’ –, abbia- conforto e sostegno nel saggio In un batter di ciglia. mo anche letto La camera chiara di Roland Barthes. Il potere segreto del pensiero intuitivo di Malcolm Siamo persone informate sui fatti, un Moraldo che Gladwell (meno new age l’originale: Blink – Th e fotografa una Carlotta non impressiona più di tanto. Power of Th inking Without Th inking). Le simpatie e Non impressiona neppure il discorso diretto senza i le antipatie si decidono in un attimo, e se per tol- due punti, l’a capo, le virgolette d’ordinanza. leranza cerchiamo di contrastarle, capita sempre «Moraldo risponde dopo una pausa che la n di no qualcosa che conferma l’intuizione di partenza. I deve scalare come una montagna. N-no». Comin- nomi, per esempio. Nei romanzi italiani sono sem- ciamo a capire, continuando a non apprezzare: per pre a rischio di ridicolo, si capisce che lo scrittore li Paolo Di Paolo la letteratura deve complicare le cose sceglie per fare colpo. Lo sospettavamo da piccoli semplici, ricamare sul nulla, indugiare sull’inutile. lettori fanatici, in anni di pratica abbiamo trova- Colpo di scena: «Carlotta si scioglie le trecce. Lo fa to poche eccezioni. «Moraldo» si chiama costui, a con gesti minuti, rapidi». Suvvia, si scioglie le trecce, pagina 69 del romanzo di Paolo Di Paolo Man- non è gesto che un lettore non riesca a immaginare. dami tanta vita (Feltrinelli). Si chiama Moraldo e Il romanziere bravo dovrebbe star sempre un passo «si schermisce», off rendo l’occasione per un altro avanti a chi legge. Qui capita il contrario: chi scrive sussulto di antipatia. rimane sempre un passo indietro, anche due o tre. Il Andiamo avanti, la pagina stavolta è intera, non protagonista pure: «Moraldo la guarda e resta ancora richiederà supplementi di indagine. Moraldo è in in silenzio, stordito dalla sequenza di domande che compagnia di una fanciulla, Carlotta. Scatta una fo- adesso saltano fra le pareti; disorientato da una scena tografi a, e il romanziere indugia sull’attimo fuggente: che – nel fanatico, impenetrabile teatro di lei – non «Gli pare di avere compiuto un gesto piccolo dalla aveva previsto». Più disorientati siamo noi, all’idea di conseguenza enorme: lasciare impressa una traccia letteratura che hanno i giurati del premio Strega.

«Apri il libro a pagina 99 e leggi: ti verrà svelata la qualità di tutto il testo».

Ford Madox Ford

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 1122 001/08/20131/08/2013 009:55:289:55:28 Independent bookshops: share your survival strategies Liz Bury, the guardian, 4 luglio 2013

A debate this week highlighted some smart thoughts for keeping indies alive on the high street, but more are always welcome. Can you help?

It should be easy to love independent bookshops, about Amazon to work out, realistically, what your with their olde worlde charm and their suggestion business needs from publishers. Tell the publishers. of a life where there’s time to potter among the shel- 9. Create a community. Hold events and book ves and discover a beautiful, life-affi rming novel. groups that are so good people will attend even if Th e convenience of click-and-deliver shopping is they’ve never heard of the author and that af- hard to resist, but for a brief moment last night, at a terwards they’ll rave about to everyone they know. debate for Independent Booksellers Week, a world 10. Don’t give excellent customer service. Give where browsing a bookshop could be an everyday extreme customer service – so that you become part pleasure seemed possible. of the fabric of your customers’ lives. Th ey will do Top of the agenda was the economic reality of your advertising for you. trying to make a living from running an indie on the 11. Sell e-readers now if you love them as much high street. Nic Bottomley, the owner of the award- as physical books. If not, wait until the margins winning Bath bookshop Mr B’s Emporium of Rea- are plausible before you think about it and in the ding Delights, trumpeted a 13-point manifesto for meantime carry on selling books. independent success: 12. Don’t buy stock from Amazon. 13. Be surprisingly cut-throat and fi nancially dri- ven when no one is looking; aim not to survive, but 1. Do one thing diff erently every week. to thrive. 2. Tell everyone what you’re doing. Tell customers what’s happening at your shop; tell publishers which of their books you’re selling hard; tell the My own personal favourite is point eight, advis- press anything remotely interesting. It will come ing the use of time saved by not lamenting the back to help you. Amazon eff ect to woo and work with publishers. 3. Never pay for advertising. I like it because I want independent bookshops 4. Copy good ideas from other geographically- to stay on the high street, and I recognise that distant independent businesses. no amount of agonising about Amazon will make 5. Inspire 10 book lovers every day; convert one it go away. And I like point one, «do one thing book-agnostic every day. diff erently every week», because it would be ex- 6. Surround yourself with creative booksellers who tremely cool to have a new or surprising experi- love books as much as you and can wax on about ence every time you went into a bookshop. But them even more persuasively than you. what’s missing from this manifesto? What’s the 7. Use social media. key to success in the world of bricks and mortar 8. Use the time you were going to spend bitching bookshops?

rrs_luglio.indds_luglio.indd 1133 001/08/20131/08/2013 009:55:289:55:28 «Due euro a pezzo». Un’inchiesta sul giornalismo precario

«L’informazione non può essere precaria». È stato il tema degli Stati Generali dell’Informazione che si si sono riuniti l’11 e 12 luglio scorso alla Federazione nazionale della stampa a Roma

Alberto Ferrigolo, Reset, 4 luglio 2013

«Tengo in piedi e in vita un sito, aggiornato quoti- delle redazioni» si sono invece trasformati in distrat- dianamente, non del tutto “anonimo”, con un suo ti vigili di un traffi co caotico, privo di qualsiasi re- onorevole bacino di utenza, non grande ma neppure gola e dove gli obblighi prevalgono di gran lunga sui piccolo, faccio tutto da solo, coordinandomi con il diritti. «O così o Pomì», secondo la vecchia logica responsabile, un italiano che vive in Cina. Quanto che o mangi questa minestra o salti dalla fi nestra. faccio al mese? Seicento euro, al netto delle ritenute Anche di diritti che un tempo si davano per acquisi- d’acconto». ti, non negoziabili, indiscutibili, irrinunciabili. Paolo T. ha 36 anni, una laurea in Scienze politiche, Oggi nelle redazioni passa invece di tutto. E sen- 110 cum laude, un master in Diritto internazionale za il benché minimo sussurro. Derubricazioni di a La Sapienza di Roma con Maria Rita Saulle, giu- contratti, tagli agli stipendi del 20 o anche del 30 dice della Corte Costituzionale, e un secondo ma- percento, cancellazione dei buoni pasto con intima- ster in Giornalismo, con accesso tramite concorso, zione di restituire i blocchetti all’amministrazione in alla Fondazione Basso di Roma. Stagista a 27 anni, una certa data e fi no a dove son stati consumati (è il a 31 il primo contratto giornalistico a termine: pri- caso de La7). E questo per i «garantiti», come si sa- ma con un art. 1 del contratto nazionale di lavoro, rebbe detto un tempo, cioè i contrattualizzati. Che poi derubricato ad art. 2, in qualità di collaboratore stanno per diventare merce rara. per altra testata: «Il praticantato» racconta Paolo T. In altri tempi sarebbero state innalzate le barricate, «l’ho avuto d’uffi cio dopo tre anni di lavoro nella più oggi invece non si fi ata nemmeno. Si tace e si accon- totale illegalità». sente. Al più si mugugna, si tiene il broncio, ci si fa È una delle tante storie di precariato giornalistico da il sangue amaro e il fegato grosso. Non un comuni- «anni Duemila», in pieno sviluppo dell’«èra inter- cato, non una protesta, non uno sciopero. net». Perché il prepotente ingresso del new medium Se così reagiscono i garantiti, fi guratevi come se la digitale sulla scena editoriale ha davvero sconvolto e passano i «reietti», i precari, i non contrattualizzati, mutato radicalmente le regole della professione. A i collaboratori a pezzo, una tanto a riga, la cosiddet- tal punto da aver fatto del precariato la vera e prin- ta «generazione mille euro» – se va davvero bene –, cipale emergenza di un mestiere – quello del gior- quando gli euro sono invece di gran lunga meno. nalista – che vive e vegeta ormai alla mercé della più Un esempio? C’è chi viene pagato 2 euro per una totale deregulation. E dove, a farla da padroni, sono notizia, se questa però raggiunge almeno duemila soprattutto gli editori, sotto l’occhio spesso poco visualizzazioni, cioè viene cliccata sul sito almeno vigile, se non addirittura benevolo e compiacente – duemila volte. Ma se la notizia è al di sotto delle quando non complice –, di molti direttori, che dalla 800 battute non viene pagata. Il compenso scatta antica funzione di «garanti dei diritti (e dei doveri) dalla 801esima battuta in su. Al di sotto il lavoro

rrs_luglio.indds_luglio.indd 1144 001/08/20131/08/2013 009:55:289:55:28 La rassegna stampa di Oblique | luglio 2013

viene di fatto regalato all’editore. Se invece si tratta passato da 28 a 12 redattori e si avvia a varare l’enne- di un pezzo vero e proprio, il compenso può salire simo stato di crisi periodico. Ma nel 2011, secondo anche a 15 euro, sempre che raggiunga le duemila i dati di Lsdi.it, Libertà di stampa e diritto all’infor- visualizzazioni web. Altrimenti non si vede una lira. mazione, nei tre principali gruppi editoriali – Rcs, Come se andassimo dal medico e gli dicessimo: ti l’Espresso, Mondadori – «sono stati tagliati quasi pago solo se mi guarisci. Non esiste proprio. Nel 3.300 posti, il 21 percento del totale». giornalismo ormai è così. «Tanto ti cliccano, tanto Dopo il recente default della Rcs si è riaperto un ti pago». Più o meno come andare a scaricare cas- nuovo fronte di crisi annunciata. Il Corriere e la Re- sette ai Mercati Generali della frutta. Cottimo puro pubblica si apprestano a prepensionare un’altra cin- e semplice. Il punto è che ormai «il lavoro non vale quantina di giornalisti ciascuno, non appena il go- più nulla», per usare il felice titolo di un bel libro di verno rifi nanzierà la legge n. 416 per l’editoria, che Marco Panara uscito l’anno scorso per i tipi Laterza per il momento ha esaurito i fondi, per poter venire a proposito della malattia che sta divorando l’Occi- incontro alle esigenze degli esuberi che si rendono dente. Non che questo manchi, sia chiaro, purché necessari. Ma così anche Il Messaggero, La Stampa non si pretenda di essere pure pagati. e via di questo passo. Una generazione, quella dei Come il caso di Diego, 33 anni, che collabora con sessantenni classe ’51, ’52, è già fuori. Ora tocca a un sito online di un giornale che si fregia di una quella successiva. Un po’ di anni di scivolo – cinque storica testata romana degli anni Settanta: 5 euro in genere – e via a casa. Pensione anticipata. E largo lordi a pezzo. Oppure il caso del laureato che da alla generazione mille euro, quella dei giovani non anni collabora con Radiorai, programma di appro- più giovanissimi, in verità già attempati anche loro, fondimento musicale, con pezzi scritti e seguendo che però non entra, resta giusto sull’uscio a far di gli avvenimenti in prima persona, dalle conferenze tutto un po’, in presa diretta, copiando, prendendo stampa degli artisti, all’intervista: guadagno netto, dai siti e quant’altro. Insomma, lavoro random. 50 centesimi togliendo i biglietti dell’autobus per gli Racconta Pierpaolo D.: «Mi sono trovato a lavora- spostamenti che si rendono necessari per raggiunge- re per due anni, più un terzo che s’è aggiunto alla re i luoghi d’interesse delle notizie. fi ne, a tempo determinato dopo una lunga stagione I casi si sprecano. Le notizie e le denunce si inse- di lotte sindacali all’interno di una testata che su 8 guono sulla rete. Nei dibattiti e nelle informazioni giornalisti ne aveva 7 td (tempo determinato). Dopo attraverso i social network, sui siti di gruppi sinda- un periodo di 4-5 mesi di arretrati di stipendio, la cali o para tali, i blog di associazioni, di singoli o redazione chiede la stabilizzazione dei contratti pre- gruppi più o meno spontanei ma anche organizza- cari dopo aver trascorso un anno e mezzo “in soli- ti, i cosiddetti «indignados» del mestiere e delle sue darietà con l’editore”, per altro foraggiata dall’Inpgi nuove regole tacite ma non scritte né sottoscritte. per la metà». C’è Erroridistampa.it, Valigiablu.it, Ossigenoinfor- Si inserisce Paolo: «La cosa davvero stravagante è mazione.it, solo per citarne alcuni. Il punto è che che il giornale in questione all’epoca godeva persino non c’è più scampo per nessuno. di 2 milioni e mezzo di contributo pubblico per tre Neppure per i garantiti oggi, che ora infatti temono anni, che in totale fa 7 e mezzo nel triennio. Otte- il peggio, dopo che da alcuni anni si susseguono e nuta la stabilizzazione, la testata è entrata in crisi e ripetono periodiche aperture, chiusure e nuove ri- ha applicato la cassa integrazione al cento percento e aperture di stati di crisi aziendale. Un giornale che la nostra vita è precipitata in fondo al baratro. Il mi- pareva destinato al sicuro successo, come il free nimo sindacale sono 1.500 euro al mese, non molte, press svedese Metro – nato in Italia il 3 luglio 2000 ma chi ha un contratto ad art. 1 oggi è comunque un sull’onda del successo delle edizioni di Stoccolma, privilegiato. Di quella testata ora siamo tutti a spasso Malmö e altre città europee –, dal 2009 ad oggi è e devo dire che l’unico a cui fi nora è andata meglio

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 1155 001/08/20131/08/2013 009:55:289:55:28 sono io: 600 euro al mese con ritenuta, più altri 150 bisognerebbe ricordarsi anche di queste realtà e del- euro di collaborazioni varie. Penso che quello che le 147 agenzie di informazione che attraversano un ha permesso al sistema editoriale nel suo complesso momento di grande soff erenza». Già, se il vettore di reggere per così tanti anni» conclude Paolo «sia principale sta messo male, l’indotto se la passa an- stato in defi nitiva il meccanismo delle sovvenzioni cora peggio. pubbliche, dei sostegni all’editoria, anche se così alla I dati, del resto, non sono in generale incoraggianti. fi ne il giornalismo ha fi nito per diventare solamente Se ci riferiamo ai giornalisti in quanto iscritti all’Or- dine di categoria, troviamo che complessivamente in Italia sono oltre 112 mila (dati ricerca Lsdi, 2012 su dati 2011, la più recente), cioè il triplo di quanti E mentre in gran parte dei paesi occidentali sono in Francia (37.286), il doppio della Gran Bre- il numero dei giornalisti decresce, «in Italia tagna, ma solo il 45 percento sono quelli uffi cial- i giornalisti continuano ad aumentare», sia mente attivi e solo 1 su 5 ha un regolare contratto di come iscritti all’Ordine di categoria sia nella lavoro dipendente «guadagnando però 5 volte più di professione vera e propria. un freelance e 6,4 volte più di un co.co.co.». Sessan- tamila sono negli Usa, la metà dell’Italia. E mentre in gran parte dei paesi occidentali il nu- mero dei giornalisti decresce, «in Italia i giornalisti l’hobby di chi se lo può permettere. La realtà è che continuano ad aumentare», sia come iscritti all’Or- il mercato editoriale, senza contributi, agevolazioni, dine di categoria sia nella professione vera e propria. rimborsi, sconti eccetera, non ha mercato». Un vero paradosso in tempi di crisi acuta, perché Aziende come la Rcs-Corriere della Sera si potreb- il mercato anziché assorbire espelle. E così la mac- bero defi nire persino «tecnicamente fallite». E se di china dei praticantati, degli esami, dei corsi, delle fatto non ci fosse stata la rinegoziazione del debito, scuole di giornalismo e dei corsi di Scienza della la parziale ricapitalizzazione e l’iniezione di cento comunicazione rischia di diventare e produrre una milioni di euro da parte degli Agnelli-Ellkan attra- «fabbrica di disoccupazione». verso la propria accomandita Exor, cioè la cassaforte Il panorama lavorativo off re di tutto e per tutti i gu- della famiglia Fiat, il gruppo sarebbe davvero in cat- sti: c’è il free lance che versa con fatica i contributi tive acque. Anche se il peggio, a dire il vero, non è all’Inpgi, l’istituto di previdenza della categoria, ge- aff atto passato. stione principale o gestione separata; c’è l’ex art. 1 che La crisi, infatti, non risparmia nessuno. Non solo i otto anni fa guadagnava 3.000-3.500 euro al mese e grandi gruppi come Rcs, ma va in tutte le direzioni. che l’estate scorsa è riuscito a mettere insieme appena Nel rapporto sull’industria dei quotidiani realizzato 500 euro; ci sono gli over 55 che si ritrovano a fare i dall’Associazione Stampatori Giornali con l’Osser- free lance perché improvvisamente gli hanno chiu- vatorio tecnico «Carlo Lombardi», si può leggere so la redazione e, smarriti, non sanno proprio come ad esempio che il numero degli stabilimenti che muoversi nel mare magnum della collaborazione; stampano quotidiani, e che oggi conta 155 testate poi c’è anche una fascia media che riesce a mettere in mano a 116 società editrici, «è passato tra il 2011 insieme 32 mila euro lordi l’anno, «ma la stragrande e il 2012 da 92 a 77, con una riduzione di 15 com- maggioranza degli autonomi guadagnano meno di 10 plessi tipografi ci che hanno chiuso i battenti. Ma mila euro l’anno» spiega Maurizio Bekar, responsa- anche il numero dei poligrafi ci è in discesa, con una bile della Commissione lavoro autonomo della Fe- diminuzione di 424 unità da un anno all’altro». E derstampa. In pratica sono il 75 percento, ma il 62 non manca chi polemicamente – come il sito Da- guadagna meno di 5 mila euro l’anno e appena il 10 gospia – chiosa: «Quando si parla della crisi di Rcs percento sta intorno ai 25 mila lordi.

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 1166 001/08/20131/08/2013 009:55:289:55:28 La rassegna stampa di Oblique | luglio 2013

«Poi c’è il lavoro fi ntamente autonomo» sottolinea d’essere espulso a breve. Come dire: anche un con- Bekar «in cui il 95 percento dovrebbe e potrebbe trattualizzato di Corriere o Repubblica oggi vede chiedere la stabilizzazione perché si tratta di redat- il suo futuro a rischio. Perciò nei 48 mila e rotti tori a tutti gli eff etti, è il caso del Friuli-Venezia iscritti all’Ordine e non Inpgi c’è di tutto: un’area Giulia, dove stanno seduti davanti al computer in fi lo sindacale, una anti tipo Cobas, un’altra equidi- redazione a 500 euro al mese. O anche art. 2 o ex stante dalle due. art. 2 tutti nella condizione di poter avviare una Dice Valerio Tripi, 34 anni, collaboratore a impe- causa di lavoro, ma è chiaro che nessuno se la sente gno fi sso, «ma solo per quanto riguarda l’impegno» di farla. Ci sono poi posti in cui viene richiesta la tiene a precisare, presso la redazione palermitana di scrittura di un minimo di 400 articoli l’anno fi no a la Repubblica e che da un po’ di tempo è rientrato in un massimo di 1.200 per un totale di 1.000 euro al famiglia con i genitori per l’impossibilità di mante- mese (co.co.co). Ma come può scrivere un articolo nersi: «Guadagno da un minimo di 250 a un massi- in queste condizioni? Al più si cambia una virgola mo di 450 euro». Alla domanda «per quanti pezzi?» del comunicato stampa e via…». risponde così: «Noi collaboratori non conosciamo Per inchieste o servizi sulla professione giornalisti- nel dettaglio il tipo di pezzi». Cioè l’amministrazio- ca, in molti casi l’anonimato è d’obbligo. Esporsi ne comunica solo l’importo, non il titolo degli arti- è rischioso. La sindacalizzazione piace poco. E la coli. «So solo che per una rubrica quotidiana fi ssa logica della fl essibilità non ammette tutele, né ga- sei-giorni-su-sei di 800 battute ricevo in cambio 20 ranzie. Dice Maurizio Bekar, responsabile della euro a settimana». Commissione lavoro autonomo della Fnsi, il sinda- Una «spalletta» di dodici-quindici righe può vale- cato dei giornalisti: «Tra gli autonomi, gli iscritti al re 5 euro, ma il tariff ario varia, non è fi sso e ugua- sindacato sono 18 mila, ma all’interno di giornali, le per tutti. Così le righe possono essere anche 35 televisioni e radio i free lance iscritti sono ancora come 45, ma il compenso sempre uguale. In To- assai pochi». Secondo il Rapporto «La fabbrica dei scana un pezzo di questa grandezza può valere tra giornalisti» stilato da Lsdi, «sfugge invece ancora la i 10 e i 15 euro, nel Lazio tra i 20 e i 25 come pure natura di quei 48.206 giornalisti iscritti all’Ordine 5 euro. «Non c’è regola» annota Bekar. E le brevi, che, al primo ottobre 2012, non avevano nessuna «è consuetudine», non vengono pagate. E c’è chi, posizione Inpgi». Secondo l’Associazione libertà di al Gruppo Caltagirone per esempio, Messaggero di stampa diritto all’informazione questo dato rappre- Roma e Mattino di Napoli, chiede anche un breve senta il 46,8 percento di tutta la popolazione gior- abstract dell’articolo per destinarlo all’online, «tutto nalistica italiana. compreso nel prezzo». Cioè senza compenso extra. Per Bekar questi due dati, il basso tasso di sindaca- Nel panorama non mancano poi i free lance «di fa- lizzazione dei free lance rispetto al numero dei cosid- scia bassa da 5 mila euro l’anno, che lavorano come detti «giornalisti invisibili», iscritti all’Ordine ma non dannati e a cui viene chiesta anche la foto a corredo contribuenti dell’Inpgi, l’Istituto di previdenza della dell’articolo». categoria, «hanno un valore tecnico e insieme cul- Le brevi «entrano per lo più nel novero generale del turale». Perché sono un segno profondo della realtà rapporto di lavoro, cedute gratuitamente e poi, a presente: «Una volta facevi anche cinque anni di fi la compensazione, il capocronista ti fa fare un articolo di precariato, abusivismo e poi però venivi assunto, una tantum un po’ più lungo che ti viene pagato la chiunque veniva assunto, anche le capre… I motivi di bella cifra di 10 euro». L’informativa, cioè la notizia esclusione potevano esser solo due: o non eri proprio o il canovaccio di una notizia che viene data da un all’altezza oppure avevi scelto altre strade». collaboratore a un redattore interno, «è rigorosa- Oggi non è così, il precariato può essere a vita. mente gratis e la fi rma il titolare e non il collabora- Chi non è entrato non entra più, chi è dentro teme tore che la dà». Le tabelline sportive, le classifi che

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 1177 001/08/20131/08/2013 009:55:289:55:28 del campionato, i risultati delle partite valgono 3 raccomandati o persone di fi ducia della direzione euro l’una. del giornale. Qui c’è anche una corriva correspon- Autonomo, precario o free lance? Il mondo delle col- sabilità del sindacato e dell’Ordine professionale. laborazioni è una giungla: «Io mi ritengo fortunata» Gli editori, si sa, guardano al proprio tornaconto e dice Valeria Calicchio, che per il Lazio è un punto hanno capito che affi darsi al lavoro esterno in fondo di riferimento del gruppo Errori di stampa «perché paga. Perché sanno di poter contare su degli “schia- faccio l’addetta stampa del neocapogruppo del Pd vi” che sono per lo più presi dal sacro fuoco di vede- nel Consiglio comunale di Roma». Collabora anche re la propria fi rma su un pezzo di carta. E l’Ordine a l’Espresso, ha avuto rapporti con un free press «per dei giornalisti non è riuscito a fermare il fenomeno 10 euro a pezzo» e per una società che faceva recen- di quei colleghi che facendo altri lavori forniscono sioni enogastronomiche «a 12,50 all’ora, per cinque- anche prestazioni giornalistiche gratuite. Gli editori sei recensioni. Prima però ero disoccupata». Valeria sanno che possono sempre contare su un esercito di sostiene che «la fi gura del free lance maschera in ogni riserva di professionisti disposti a tutto e se ne ap- caso una precarizzazione sistemica. Anche se si viene profi ttano». pagati a pezzo, la testata ti considera come un dipen- Negli anni Novanta, a insidiare il lavoro delle reda- dente: a disposizione tutto il giorno, a qualsiasi ora zioni c’erano i service editoriali. Strutture esterne di e in qualsiasi momento, un tacito accordo capestro professionisti che confezionavano inserti spettacoli, anche se si è a borderò. Un collaboratore a partita iva tamburini, notiziari, pagine di servizio tipo week dell’Ansa, in teoria è un libero professionista che può end e di programmi tv, fi lm o risultati di calcio, dar- lavorare nel frattempo con chi altro vuole, ma solo ti “chiavi in mano” ai giornali, che così si liberavano in teoria: nella pratica fi nisce per lavorare solo per di un carico di lavoro rognoso. «Oggi il fenomeno è l’Ansa, tanto è l’impegno». rientrato, ma non per i quotidiani sportivi» aff erma Ma il precariato è davvero attività solo per giovani Moira di Mario, che aggiunge: «Si tratta di anoma- e giovanissimi? «Questo è un mito da sfatare. Tutti lie e storture tutte italiane. Gli editori hanno attinto questi giovani precari non ci sono, non si vedono» a piene mani ovunque, e spesso anche a scapito della aff erma Moira Di Mario, storica collaboratrice pre- qualità: ci sono pezzi che in taluni casi sono scritti caria de Il Messaggero alla cronaca di Roma. «I ragaz- davvero con i piedi. Gli editori in genere cercano zi tra i 20 e i 27 anni non collaborano ai giornali, in collaboratori che facciano o abbiano un’altra attività, genere i collaboratori storici sono tra i 30 e oltre i 50. così si mettono al riparo da possibili cause di lavoro. E hanno collaborato con lo stesso giornale anche per Vogliono sicurezza». oltre vent’anni nella continua e mai ripiegata speran- La fi liera produttiva è piena di “ragazzetti” che si za di entrare prima o poi, facendo di tutto, comprese fanno le ossa nella speranza (vana) di essere assunti le sostituzioni periodiche di colleghe in maternità o in futuro; intanto negli ultimi dieci anni, in periferia, colleghi in ferie». Lei compie 49 anni tra un mese, ha un quotidiano come quello della capitale ha chiuso iniziato nel 1992: ventuno anni fa con la speranza di le redazioni di Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo, entrare nel quotidiano della capitale. ma le pagine vengono comunque fatte e titolate da Niente da fare. «Prima aspiri alla collaborazione, poi Roma, i collaboratori esterni – che per la Cronaca speri nella sostituzione, ma adesso tutto è saltato. La sono 180 – lavorano prevalentemente da casa. fi liera o catena del tradizionale ingresso nel mercato A tale proposito, si racconta che pure nelle sezioni del lavoro giornalistico non esiste più. È cambiato il Esteri le cose non funzionano granché: gli invia- mercato e sono cambiate anche le regole d’ingaggio. ti non partono quasi più, così tra costi dei viaggi Quando ho cominciato si poteva ancora sperare in e tagli generali alle spese i veri reporter sono i free un futuro, ma gli anziani in genere o non venivano lance, specie dalle zone di guerra. Privi spesso di as- sostituiti per nulla oppure venivano sostituiti con sicurazione, non spesati, sono anche quelli che più

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 1188 001/08/20131/08/2013 009:55:289:55:28 La rassegna stampa di Oblique | luglio 2013

rischiano. Tutti gli altri, «vanno all’estero solo se ci «la moderazione dei tweet»: sette ore e mezza di la- sono viaggi organizzati e prepagati». In genere un voro per 800 euro tutti i giorni. «È come se tu fossi collaboratore di Esteri scrive anche per più testate, in di proprietà del giornale» annota Valeria Calicchio. modo da rientrare delle spese. Il guadagno «a pezzo» Ma dopo un po’ la collega che se ne occupava per un è decisamente minore, i tagli dei compensi sono ar- grande giornale del Nord ha deciso di dimettersi e rivati anche al 50 percento negli ultimi tre anni, ma dall’incarico per non correre il rischio di ammalarsi. almeno c’è continuità della fi rma, anche se i paga- Complessivamente, nella professione, l’area del la- menti arrivano dopo oltre i 60 giorni canonici, 90 se voro che cresce di più è quella del lavoro autonomo va bene, 120 se va peggio. e parasubordinato: i cosiddetti co.co.co. «mentre «Il primo taglio arrivò con lettera nel novembre quella del lavoro dipendente continua a restringer- 2010, al tempo del primo stato di crisi, ed ebbe ef- si». Lo studio della Fnsi certifi ca che al 30 novembre fetto retroattivo: -10 percento» ricorda oggi Moira 2012 «solo il 19,1 percento degli iscritti all’Ordine – Di Mario, che aggiunge: «Continuiamo ad accetta- meno di un giornalista su 5 – ha un contratto di lavo- re condizioni da schiavi anche perché ti viene det- ro dipendente». Ma in quest’ultimo settore, il 2011 to: “Se vuoi lavorare è così, altrimenti quella è la «ha visto un aumento esponenziale del ricorso agli porta”». ammortizzatori sociali, tanto che la spesa dell’Inpgi La deregulation è ormai totale. Dario Fidora, gior- è cresciuta del 18 percento rispetto al 2010 per la nalista free siciliano, punta l’indice contro i profes- solidarietà (+29 percento) e per la cassaintegrazione sionisti come il notaio, il farmacista o il sindaco che straordinaria (+144,7 percento). poi fanno anche il giornalista. «E vengono nominati Il risultato di questo passo è che diminuiscono i corrispondenti o collaboratori del foglio locale e in- contrattualizzati, invecchia progressivamente la sieme fanno pure l’uffi cio stampa magari del Comu- professione, aumentano i pensionati e si svuotano ne di Racalmuto…». C’è anche chi racconta che il via via i bilanci dell’Istituto di previdenza. collaboratore, specie delle cronache locali, s’è anche Il giornalismo? Sta di fatto cambiando, sulla pelle di inventato la piccola testata di paese sulla quale far chi lo fa. Però Paolo T. non è d’accordo. «Il giorna- confl uire tutte le notizie in eccesso che non riesce a lismo così com’è oggi non è solo in crisi, è bello che pubblicare altrove, ed è al tempo stesso direttore ed morto. Tolta la Rai, i grandi giornali, non resta che editore di sé stesso e voce o contraltare delle ammi- nistrazioni interessate. In un’indagine conoscitiva sul lavoro autonomo re- alizzata dalla Federazione della Stampa tra il 2010 Continuiamo ad accettare condizioni e il 2011, si può già leggere che «sono emersi dati da schiavi anche perché ti viene detto: signifi cativi e altamente preoccupanti […] di una «Se vuoi lavorare è così, realtà perfi no peggiore di quanto evidenziato fi no altrimenti quella è la porta». ad allora da altri studi». L’assunto è che forse il la- voro non manca neppure, quel che non arrivano sono i compensi «quasi mai congrui e sintomo di uno sfruttamento sfrenato e senza limiti». Su un campione di 873 posizioni analizzate, 243 sono le il silenzio. Siamo arrivati al fordismo intellettuale. partite iva, cioè il 30 percento del totale e alla voce Anziché dieci cofani, dieci paraurti, mi fai diecimila compensi «particolarmente impressionanti» risulta- battute? Anzi, direi di più: siamo oltre il fordismo: no essere le risposte di quanti le classifi cano come se vendo la macchina ti pago, se vendo l’articolo «lavoro gratuito» o «volontario». Grazie alle nuove avrai i soldi, altrimenti niente». Già. C’era (una vol- tecnologie, l’ultima frontiera della professione è oggi ta) la stampa, bellezza!

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 1199 001/08/20131/08/2013 009:55:289:55:28 Claustrofobia da condominio

Gli «inquilini» hanno sempre nutrito molteplici trame narrative, dal cinema alla letteratura, fornendo paradigmi al genere noir, ma anche ai romanzi di impianto ottocentesco, sostituendosi all’uffi cio come campo di ricognizione per esplorare l’alienazione

Graziano Dell’Anna, il manifesto, 5 luglio 2013

Incentrato sul voyeurismo alla base di tanta lettera- con la puntigliosità di un amministratore condomi- tura, il fi lm Nella casa di François Ozon, di recen- niale. Man mano che il mondo si aff olla e si urba- te uscita nelle sale italiane, si conclude col docente nizza e l’avanzata delle città verticali fa indietreggia- Germain Germain e l’allievo e aspirante scrittore re i mari in tempesta di Conrad e le campagne in cui Claude Garcia seduti su una panchina davanti a un il conte Tolstoj ambientava le sue scene di caccia, palazzo e intenti a fantasticare sulle vite inscatola- anche lo spazio letterario si contrae. Le distese d’er- te nel condominio. La pellicola del regista francese ba diventano strati di moquette. Le scene di guerra rientra a pieno titolo in quel fi lone cinematografi co si convertono in liti sul pianerottolo. E il cannoc- inaugurato da Hitchcock con La fi nestra sul cortile chiale del nostromo è rimpiazzato dallo spioncino e portato avanti da fi lm come L’inquilino del terzo sulla porta dei dirimpettai. piano di Polanski, Delicatessen di Jeunet e Caro e Carnage dello stesso regista polacco, che tanto deve Palazzi aff ollati alla narrativa condominiale. Che ogni palazzo sia un Ma se con Balzac, Dostoevskij e Zola il palazzo è mondo, una città in scala ridotta, era già chiaro ad ancora poco più che il nuovo habitat, il microco- alcuni autori dell’Ottocento, che avevano distolto lo smo sociale in cui i personaggi si aggirano in opere sguardo dalle ambientazioni rustiche e dai panorami dall’impianto ottocentesco, nei decenni successivi la da grand tour per puntarlo sugli interni delle pensio- letteratura di palazzo ha uno scatto di reni evoluti- ni e dei primi alveari urbani. In Papà Goriot (1834) vo. Appartamenti e mezzanini rompono gli steccati i maneggi di Rastignac e altri esemplari di umanità della location realistica e iniziano a interagire più balzacchiana sono impensabili fuori dalla cornice in profondità con trame e fi gure e col modo di rac- della pensione di madame Vauquer. Ed è probabile contarli. La struttura del condominio si infi ltra nelle che se non avesse abitato in affi tto nel claustrofobico gabbie narrative. Suggestiona e condiziona la forma sottotetto di un palazzo, le cui scale lo costringeva- romanzo, quando non diventa l’agente catalitico di no a incrociare la padrona di casa residente al piano poetiche moderniste o postmoderne. inferiore, il Raskol’nikov di Delitto e castigo (1866) Ecco allora Cornell Woolrich adattare le caratteri- non avrebbe mai ucciso la vecchia usuraia a colpi stiche dei nuovi agglomerati urbani allo statuto del d’accetta. Allo stesso modo le peripezie lavorative e genere noir. Il paradigma indiziario inaugurato da sentimentali di Octave Mouret avrebbero poca ra- Delitto e castigo è alla base del suo La fi nestra sul cor- gion d’essere senza il calderone residenziale di rue tile (1942), sul quale Alfred Hitchcock si avventerà de Choiseul, di cui in Pot-Bouille (1882) Zola, tra i con l’agilità predatoria di uno dei suoi uccelli per primi a sfruttare appieno il potenziale narrativo del trarne l’ennesimo capolavoro fi lmico. In It Had to palazzo, passa in rassegna appartamenti e inquilini Be Murderer, titolo originale del racconto, i traffi ci

rrs_luglio.indds_luglio.indd 2200 001/08/20131/08/2013 009:55:289:55:28 La rassegna stampa di Oblique | luglio 2013

del dirimpettaio spione, fi gura già presente in Zola le problematiche dell’alienazione contemporanea e qui elevata a potenza dalla sua attività di fotore- e dell’incerta esperienza del reale coi loro corollari porter, sono replicati nell’indagine sull’improvvisa tematici e stilistici: dalle picchiate negli strapiombi scomparsa della moglie di una coppia di condomini. dell’inconscio alla miscela di familiare e ignoto che Lo stesso paradigma – l’inchiesta sul furto di gioiel- genera il perturbante, dalle possibilità di montaggio li ai danni della vedova Menegazzi e sull’omicidio narrativo alla moltiplicazione e parcellizzazione dei della condomina Balducci nel «palazzo degli ori» – punti di vista. è invece in Quer pasticciaccio brutto de via Merulana È così che Roland Topor, ne L’inquilino del terzo (1957) poco più che il pretesto, la molla romanzesca piano, titolo originale Le locataire chimérique (1964), con cui dà slancio alla fi gura di trasforma gli attriti della vita di palazzo in un surreale Don Ciccio Ingravallo e a una baraonda narrativa di dramma psicologico. Alla sostituzione di inquilini, eventi e comparse. Ricerca investigativa, interazioni col subentro di Trelskoski nell’appartamento della tra personaggi e lo stesso palazzo di via Merulana, suicida Choule, corrisponde un ribaltamento sempre prefi gurato più di vent’anni prima dallo stabile mi- più schizofrenico tra il piano della realtà e quello psi- lanese de L’incendio di via Keplero, sono per Gadda chico fi nché il precipitare degli eventi porta il prota- i fi li indisciplinati dello gnommero, cioè il gomitolo, gonista, e il lettore con lui, a perdere il contatto col il caos barocco e inestricabile che secondo i canoni mondo reale e a non sapere più chi è chi. della sua poetica costituisce tanto la realtà quanto la lingua che la riedifi ca. Set visionari Al gomitolo gaddiano George Perec oppone il puz- Un’atmosfera simile, greve di ostilità e paranoia, si zle. Per lo scrittore francese al caos espressionista respira in Condominio (1975) di James G. Ballard. è da anteporre il razionalismo delle forme euclidee. Qui il blackout di un quarto d’ora manda in tilt la Meglio dell’arruffi o linguistico è il rigore dell’elen- recita delle convenienze sociali e fa ripiombare il co. Ed è così che in Vita, istruzioni per l’uso (1978) dottor Laing e tutta la media e alta borghesia che l’impalcatura romanzesca è consegnata alle forme di popola il grattacielo nelle tenebre dell’animalità. La un inventario di condominio. Le vicende dei pro- visionarietà antropologica di Ballard, che ritroveremo tagonisti sono narrate circolarmente a partire da- anni dopo nella claustrofobica pièce condominiale Il gli interni e arredi del palazzo al civico 11 di Rue Simon-Crubellier, un «biquadrato» di dieci stanze per piano distribuite su dieci piani per un totale di Negli stessi anni e nei successivi la narrativa cento camere. L’incastro dei destini individuali ri- di palazzo dà alcuni dei suoi frutti migliori calca le geometrie dell’architettura condominiale e impossessandosi del paradosso che fa da del puzzle, correlativo oggettivo del condominio e piedistallo a ogni moderno caseggiato: la sua del romanzo stesso, che il protagonista Bartlebooth contraddittoria e irriducibile combinazione si ostina a scomporre e ricomporre. di isolamento e anonimato da una parte e Negli stessi anni e nei successivi la narrativa di pa- convivenza coatta dall’altra. lazzo dà alcuni dei suoi frutti migliori imposses- sandosi del paradosso che fa da piedistallo a ogni moderno caseggiato: la sua contraddittoria e irri- dio del massacro (2006) di Yasmina Reza, sta lì a dirci ducibile combinazione di isolamento e anonimato che, scrostando con l’unghia la vernice tecnologica e da una parte e convivenza coatta dall’altra. Con una borghese del palazzo moderno, rimaniamo i vecchi, duttilità narrativa che fi nora solo l’uffi cio burocrati- eterni vicini di caverna. co aveva conosciuto, il condominio diventa il cam- E se in Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vitto- po di ricognizione per scrittori intenti a esplorare rio (2006) di Amara Lakhous la moltiplicazione delle

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 2211 001/08/20131/08/2013 009:55:289:55:28 fi nestre sul cortile dà l’assist all’esplosione polifonica fumettista Chris Ware. Composto da quattordici dei narratori e al melting-pot dei personaggi con l’as- elementi che variano per formato e dimensioni – sunzione del condominio a specchio dell’attuale so- dalla riproduzione del condominio in stile «gioco cietà multietnica, I malcontenti (2010) di Paolo Nori da tavolo» al diario, dal giornale alle vignette mi- compie un’operazione di segno opposto. Il gomitolo niaturizzate – il multiforme grafi c novel Building gaddiano è qui assottigliato fi no alla resa in fi ligrana. Stories (2012) incorpora rigore euclideo e caos La storia di Giovanni e Nina affi ora attraverso scorci, combinatorio, prospettive multiple, link narrativi. frasi orecchiate, reticenze e ipotesi con la frammenta- I protagonisti dei tre racconti che s’incrociano in ria fugacità di una serie di incontri sul pianerottolo. In un palazzo di Chicago sono una donna con una Un certo senso (2007) di Francesco Fagioli un guasto gamba amputata, la vecchia padrona di casa sme- alle condutture – l’incidente domestico che, alla stre- morata e una coppia di giovani. La varietà compo- gua del gesto violento, fa saltare il tappo della quiete sitiva dell’opera, che simula la struttura composita condominiale è già più che un topos letterario – dà il del condominio stesso, consente al lettore di deci- la a un eccentrico romanzo epistolare. Il formalismo dere il come e il quando, stabilire le connessioni, e il gergo avvocatesco della lettera di protesta sono scegliere la porta d’ingresso e quella di uscita di presto sgomitati via dal tono confessionale e da un una storia. vocabolario manierista. L’epistola a tema è scassinata Che il palazzo della narrativa condominiale abbia dal fl usso delle digressioni. E ancora una volta il Su- raggiunto quella che Ballard chiama la «massa criti- per Io del condominio non riesce a fare da coperchio ca», il momento in cui ogni spazio è abitato, la strut- alla pentola in ebollizione dell’Es individuale. tura è piena e ogni possibilità tematica e stilistica sia stata occupata? Poco probabile. Per cui non resta Stravaganti esistenze che sporgersi dalla fi nestra sul cortile o incollare un Ma chi tra gli altri autori condominiali ha osato orecchio alla porta della letteratura, nell’attesa che di più in termini di eclettismo è senza dubbio il arrivi il prossimo inquilino.

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 2222 001/08/20131/08/2013 009:55:289:55:28 Vi affascino con il male Parla il premio Strega Siti

Maria Serena Palmieri, l’Unità, 6 luglio 2013

Il romanzo che giovedì sera al Ninfeo di Villa Giu- del bene venissero diabolicamente cambiate di sen- lia ha fatto razzia di voti, il premio Strega 2013, so. Dunque «resistere non serve a niente» è un spe- racconta la storia di un uomo giovane e incommen- cie di ripresa sarcastica di quella frase così signifi ca- surabilmente ricco che, quando si spoglia, sembra tiva. Diceva Kafka che la letteratura è il salario per «un animale di peluche mal ricucito»: è Tommaso, il servizio al demonio: interpreta in nero cose che la borgataro fi glio di un detenuto, genio matemati- vita ci presenta in chiaro. co che la cosca del padre ha deciso di trasformare in un gangster fi nanziario, mandandolo alla Luiss In nota al romanzo ringrazia alcuni magistrati, e dandogli una presenza fi sica socialmente accet- giornalisti e finanzieri per l’aiuto che le hanno pre- tabile col tagliargli via, con operazioni che hanno stato. Quanta realtà c’è, in questo suo romanzo iper- lasciato immense cicatrici, 60 chili di troppo. Con reale? quell’Io nuovo Tommaso opera ora in un mondo C’è stato un lavoro di documentazione per la ter- di lussi mirabolanti e crimini orribili, trasformando minologia fi nanziaria. E ho letto tutto ciò che si soldi sporchi in soldi puliti. E, entrato in contat- poteva sulla criminalità organizzata. Ciò che cer- to con uno scrittore di nome Walter Siti, decide cavo era capire come parlano. Però contatti diretti di consegnargli la sua storia. Walter Siti, 66 anni, si potevano avere solo coi pentiti e loro, di quel modenese, docente universitario in pensione, ese- mondo, ti danno una versione ormai edulcorata, geta di Pasolini (ne ha curato i Meridiani), autore moralistica. Il criminale che è tale non parla con di sette romanzi, compreso questo, in cui la com- te. E dunque ho provato a supplire. Nel mio lavoro ponente omosessuale è esplicita e strutturale è, ora, non riesco a limitarmi a vedere le cose da fuori, il nostro interlocutore. devo entrare nelle anime e nelle menti dei perso- naggi. Capire l’eff etto che fa il male, cosa ci sia di Il titolo del suo romanzo, Resistere non serve a niente, attraente in esso, è importante per imparare a com- deriva da un commento che il protagonista, Tommaso, batterlo. Se il male non avesse un lato attraente chi fa a proposito dell’ossessione sessuale del personaggio che lo praticherebbe? nel libro si chiama Walter Siti. La parola «resistere» in Italia da un decennio ha un’altra eco, rimanda alla li- Quanto ai fatti, in che percentuale sono copie dal vero? nea del Piave evocata da Saverio Borrelli. Scegliendo il È vero il nesso criminale tra mafi a e alta fi nanza? titolo ci pensava? Ho puntato alla distinzione tra lo storico e il ro- La frase di Borrelli mi è venuta in mente e ho pro- manziere di cui parlava, mi sembra, già Aristotele. vato a leggerla contropelo. Esattamente come nelle Lo storico racconta le cose accadute, il romanziere prime pagine del libro, durante una scena di garro- quelle che potrebbero accadere. Non so davvero se tamento, c’è la battuta atroce con cui uno di questi c’è un legame tra mafi e e fi nanza dei derivati. Ma delinquenti prende in giro l’implorazione di quella suppongo che vista l’enorme quantità di liquidità in ragazza siciliana, la vedova Schifani, ai funerali di mano alla malavita, e vista l’oscurità in cui essa si Falcone. È come se in questo mondo alcune parole muove, il legame possa esserci.

rrs_luglio.indds_luglio.indd 2233 001/08/20131/08/2013 009:55:289:55:28 Parliamo del Walter Siti che – sia quello reale, sia un non c’è più: non c’è più il Padrone, ci sono sigle. E avatar – troneggia nei suoi romanzi. Prima mi levi allora questa insicurezza individuale, in letteratura, una curiosità: quanto di lei c’è in realtà nell’altro perso- al contrario, produce il bisogno di dire «io ci sono, naggio del romanzo, Tommaso? io c’ero». Forse sono più Tommaso che W.S., anche perché Walter Siti nel romanzo parla poco di sé. Mentre Che rapporto c’è tra la rubrica di critica televisiva che la bulimia di cui ha soff erto Tommaso la conosco tiene sulla Stampa e il mondo televisivo che troneggia personalmente. E quel desiderio che lui prova per in questo romanzo, come altrove nella sua opera? Gabriella, la donna disposta a concedersi per soldi, È la rubrica che è una fi liazione, mi è stata proposta girato di senso l’ho provato nella mia vita. Certe fra- dopo Troppi paradisi, romanzo che, nello scriverlo, si di Gabriella le ho dovute subire personalmente. mi fece scoprire quanti ircocervi, creature tra realtà e fi nzione, vengono creati dalla televisione. Si è fatto un’idea del perché sia un suo tratto stilistico questo «Io» che trasloca nelle sue narrazioni? Viene defi nito scrittore postmoderno. Le piace la defi nizione? So solo che non riesco a fare la parte del narratore Quando ho cominciato a scrivere nel 1982 ancora onnisciente. Ovvero quel narratore come Balzac cui era una defi nizione poco usata, non infl azionata. nessuno chiede perché sappia la storia di Eugénie Oggi mi sembra sorpassata e in fondo non vera. Sia- Grandet… Forse devo inocularmi la malattia per mo all’ultimo capitolo della modernità, piuttosto. capirla e avere un legame di complicità coi miei per- sonaggi. Un narratore ha sempre una complicità con Nel Meridiano Pasolini da lei curato appare lo scrit- loro, io però la metto in scena. to con cui PPP nel 1968 annunciava che, arrivato in cinquina allo Strega con Teorema, rinunciava all’ul- Autobiografi smo, diari di sventure e malattie, discesa di- tima tenzone. Denunciando le manovre dell’industria retta dello scrittore sulla pagina sono fenomeni ricorrenti e la fi ne della libertà culturale. Nel partecipare al pre- in queste stagioni letterarie. In cinquina tre romanzi, il mio Strega quel giudizio l’ha avuto in mente? suo e quelli di Perissinotto e Sparaco, riportavano a que- Da questo punto di vista sono piuttosto ingenuo. sto clima. Da critico letterario sa spiegarsi il perché? Pasolini vivendo a Roma era consapevole di ciò che L’individuo è sempre meno sicuro di sé stesso. Ci succedeva. Io ho spesso partecipato a premi lette- si costruisce un’individualità a pezzi, assemblando rari, ma sono stato scartato sempre perché troppo componenti più o meno glamour. L’individuo forte impegnato, o scomodo, o scabroso… Stavolta ho pensato: «Arrivato a 66 anni, ho poco da perdere. Se va bene, bene, se va male tutto resta uguale».

Diceva Kafka che la letteratura è il salario All’indomani della vittoria come si sente? per il servizio al demonio: interpreta in nero Ieri sera mi sentivo un cavatappi travestito da bal- cose che la vita ci presenta in chiaro. lerina. Avevo quei fl ash in faccia e mi chiedevo: «Ma perché mi fotografano?». Stamattina sono fi - nalmente meno frastornato e, quindi, riesco a essere contento.

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 2244 001/08/20131/08/2013 009:55:299:55:29 Da Svevo a Moravia, classici autoprodotti

Genna e Targhetta due casi recenti

Luca Mastrantonio, La Lettura del Corriere della Sera, 7 luglio 2013

Nella biblioteca della grande letteratura c’è uno dove vengono raggirati da editori senza scrupoli: scaff ale lungo e sottile che s’imbarca sotto il peso di «Fatturato altissimo, spese di gestione nulle. Poche nomi importantissimi. È quello dei libri pubblicati inserzioni sui quotidiani locali, le riviste di categoria, a spese dell’autore. Scaff ale che crea un doppio pro- le pubblicazioni letterarie di provincia. Spazi pub- blema al dibattito sul self-publishing: da una parte blicitari di media grandezza, con foto dell’autore e crea malcelati imbarazzi a chi è ideologicamente poche righe incisive. A questo punto la rete è tesa». contrario, in nome della qualità, dall’altra fornisce Finora ci sono caduti in tanti. Coloro che pur di alibi di ferro a chi è favorevole. realizzare il sogno narcisistico di diventare autori Qualche nome? Edgar Allan Poe e Walt Whitman. si rivolgono a fi nti editori che pubblicano a prezzi Il primo esordì a sue spese nel 1827 con Tamerlano molto alti volumi senza distribuzione. Ma si tratta e altre poesie; il secondo pagò di tasca sua, nel 1855, di quella che nel mondo anglosassone viene defi nita l’uscita di Foglie d’erba. E poi, in un’intervista del «vanity press», per diff erenziarla dal self-publishing; 1888 alla rivista Th e Signal, invitò gli aspiranti poeti un mercato, quest’ultimo, vero, che fa gola sia agli a diventare stampatori esperti perché chi scrive testi editori che vogliono ridurre i costi, sia ai grossi au- non conformisti può aver bisogno di pubblicarli da tori che vogliono aumentare i profi tti saltando la sé – o a proprie spese. Scelta cui ricorse, tra gli altri, mediazione tradizionale. E la qualità letteraria? Ri- Marcel Proust per il primo volume della Recherche schia, ovviamente, di andarci di mezzo. (Dalla parte di Swann, 1913). In Italia, un abbonato Ne è convinto l’ampio fronte italiano contrario al all’editoria a pagamento era Italo Svevo, che pubbli- self-publishing. Sono soprattutto giovani scrittori, cò a proprie spese Una vita (1892) e Senilità (1898) critici e intellettuali che lavorano o gravitano attor- presso l’editore triestino Ettore Vram (una copia di no a case editrici piccole e medie. Tra gli altri, Vin- Senilità è stata recentemente battuta per la cifra re- cenzo Ostuni, poeta e editor di Ponte alle Grazie, lo cord di 32.500 euro), mentre il suo capolavoro, La scrittore Giorgio Vasta, gli scrittori e editor di mi- coscienza di Zeno, uscì nel 1923 dal bolognese Cap- nimum fax Christian Raimo e , il cri- pelli, sempre a pagamento. Autoprodotti anche gli tico Andrea Cortellessa che, pur dichiarandosi «non esordi di , Poesie (1911), i Canti orfi ci catastrofi sta», vede nel self-publishing una «muta- (1914) di Dino Campana e Gli indiff erenti (1929) di zione genetica», un «colpo micidiale alla credibilità . e alla dignità dell’editoria» (così al forum della Let- Il catalogo potrebbe continuare, se non suonasse tura, coordinato da Paolo Di Stefano nel 2012). blasfemo inserire Whitman & Co. nella lista degli Tra i pochi non ostili c’è Stefano Petrocchi, coor- sfi gatissimi Aps, gli Autori a Proprie Spese raccon- dinatore del premio Strega. Non condivide «l’inter- tati da nel Pendolo di Foucault (1988), dizione» di quanti vogliono decidere «chi abbia il

rrs_luglio.indds_luglio.indd 2255 001/08/20131/08/2013 009:55:299:55:29 diritto a pubblicare un libro e chi no». Una prospet- le poesie che Targhetta si era pubblicato da solo. Il tiva «corporativa-ideologica» fondata sulla presunta titolo? Fiaschi (ExCogita, 2009). «Ho speso più di 2 «infallibilità» di giudizio e l’«imprescindibile» ruolo mila euro» racconta Targhetta alla Lettura. «Nessu- di mediazione con il pubblico degli addetti ai lavori. no degli editori a cui avevo mandato il manoscritto Giuseppe Genna, autore prolifi co e pioniere delle mi aveva risposto. E nessuno mi avrebbe risposto scritture digitalizzate, è addirittura entusiasta del mai. Per la poesia d’altronde è la regola: il primo suo esperimento di self-publishing. Su Lulu.com libro di Corrado Govoni (Le fi ale del 1903) uscì a nel 2007 ha pubblicato in formato elettronico Me- sue spese e fu fi nanziato grazie all’eredità (800 lire) dium, la «storia di mio padre, della sua morte e di che gli aveva lasciato la nonna. Le 250 copie dei cosa ho scoperto, dopo, su quanto accaduto prima. Fiaschi che avevo dovuto comprare le ho comunque «Il download era gratis» racconta l’autore in chat via rivendute quasi tutte». Targhetta ricorda che quan- facebook, «mentre per il cartaceo i lettori pagava- ti demonizzano il self-publishing sono «quasi tutti no spese di stampa e spedizione. Il mio guadagno? interni al mondo editoriale. Io, come esordiente in Zero. Però i miei lettori lo hanno quasi tutti preso, versi che viveva in provincia e non aveva alcun ag- mi hanno chiamato carceri e scuole… È stata la cosa gancio, non sarei mai riuscito a trovare un editore più bella riservatami dall’editoria». non a pagamento. I grandi editori, in ambito lirico, Chi ha fatto, per fortuna, ricorso al self-publishing pubblicano quasi esclusivamente autori già aff erma- è Francesco Targhetta (Treviso, 1980), autore del ti: non rischiano mai. Il lavoro “critico” di selezione romanzo in versi Perciò veniamo bene nelle fotogra- non è legato in alcun modo a valori di merito; negli fi e (2012), pubblicato con ottimi risultati di critica e ultimi anni, in poesia, molto di ciò che conta è usci- pubblico (3 mila copie) dalla Isbn di Massimo Cop- to fuori dalle grandi collane». pola; casa editrice dove furono notate e apprezzate La lezione di Whitman è ancora valida.

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 2266 001/08/20131/08/2013 009:55:299:55:29 Michele Dalai: «Mettere insieme Hessel e Houdini è bello e diffi cile»

Con la sua Add punta su saggi che fanno discutere. «Ma ho anche pubblicato i tweet del falso Casaleggio»

Mario Baudino, La Stampa, 8 luglio 2013

Ha fatto il giornalista, ha condotto trasmissioni tv, a pubblicare soprattutto romanzi. «Punteremo mol- ha scritto due libri per Mondadori: un romanzo, Le to sulla narrativa, che era la vocazione originaria», più strepitose cadute della mia vita, e un saggio Contro spiega. Con qualche addio, forse. Per esempio Fa- il tiqui-taca, ovvero il gioco del calcio praticato dal letti in veloce transito verso l’Einaudi? «Non nego Barcellona. «Una sciocchezza che facesse ridere», che la situazione sia complicata», risponde serafi co. scherza Michele Dalai, poi spiega: anche un ragio- E Busi? Suo padre ha pubblicato, un po’ a sorpre- namento contro «il bello fi losofi camente scontato», sa, El especialista de Barcelona. Due bei caratterini che travalica nella noia. a confronto, né sono mancate le scintille. «È un Nel frattempo però, e prima, da quando era ragaz- autore straordinario. A me piacerebbe moltissimo zino, è stato a bottega con due grandi intellettuali pubblicarlo ancora, però è complicato, richiede un come la coppia Oreste Del Buono-Piero Gelli, e un enorme impegno, non so davvero se ce la faremo». editore come il padre Alessandro, nella Baldini & Le strade degli editori sono sempre in salita. Add, Castoldi diventata poi Baldini Castoldi Dalai, quel- fondata nel maggio 2010 sulla scommessa di fare li- la di Susanna Tamaro e Giorgio Faletti. bri diversi, giornalistici, sostanzialmente interviste A 18 anni aveva letto nell’edizione Transeuropa dedicate all’attualità, ha riservato piacevoli sorprese Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Enrico Brizzi, e almeno un bestseller. «L’aspetto più divertente è e lo aveva portato eccitatissimo a Milano. Fu la sua che non rientrava aff atto nel nostro progetto inizia- prima consulenza editoriale a trasformarsi, nelle le, anzi ci ha fatto capire che non era perseguibile. mani del temibile terzetto dei suoi maestri, in uno Volevamo cose giovanili, e abbiamo trovato Hessel, dei grandi bestseller degli anni Novanta. Infi ne, in un novantenne che con Indignatevi è riuscito a par- vista dei quarant’anni, Michele Dalai si è spostato lare a un’enorme platea di giovani. Non è proprio la da Milano a Torino per una casa editrice tutta per stessa cosa». sé, la Add, dai nomi dei tre soci fondatori, oltre al Tre anni fa i venti di crisi soffi avano già forti sul suo quelli di Andrea Agnelli e Davide Dileo, ovvero mondo dei libri. Perché aprire una nuova casa edi- il musicista noto come Boosta. Figlio d’arte, nipote trice? «Perché da un lato, col padre che mi ritrovo, d’arte (perché Oreste del Buono era suo prozio), si non avevo la sindrome del principe Carlo. E perché defi nisce ironicamente «nipotizzato e nepotizzato». le idee servono e sono effi caci anche nelle crisi». È il Ora come Enea si carica sulle spalle anche i libri suo modo per uscirne? Una direzione? «Adesso non della Baldini & Castoldi, che travolta dalla crisi ha mi faccia fare il trombone, o il presuntuoso. Le case portato i conti in tribunale. editrici italiane sono piene di persone intelligenti; Ne prenderà in affi tto il catalogo con una nuova so- volersi pensare diversi può produrre qualche danno. cietà, per tenerlo in vita e rinnovarlo, continuando Ma se riusciamo a lavorare tutti insieme, a riconsi-

rrs_luglio.indds_luglio.indd 2277 001/08/20131/08/2013 009:55:299:55:29 derare in modo più trasparente e solidale lo stesso essere gradevoli, anzi belli, anzi di più. Mi sono abi- concetto di concorrenza, ce la possiamo fare». tuato così fi n da ragazzo: comprare un libro era una In Italia, un quarantenne è «giovane». «A 40 anni conquista. Un editore deve off rire qualcosa che val- all’estero si è considerati a metà carriera. Però ac- ga il prezzo. Educare al bello fa parte del mestiere». cetto il ruolo di “giovane editore”. Ho l’età di Mar- Ma proprio la saggistica è il settore più in crisi. «È co Cassini (minimum fax), di Antonio Sellerio o anche una crisi di fi ducia. C’è stata negli ultimi anni di Raff aello Avanzini (Newton Compton), grandi una produzione esorbitane di un solo tipo di sag- talenti che hanno saputo inventare cose nuove, e gistica, dalla denuncia sulla Casta al “travaglismo”, che ammiro». Si può immaginare una solidarietà che da un lato ha eroso spazi per altre proposte, ma generazionale? «Diciamo che con loro parlo ogni forse ha fatto il suo tempo». giorno». Questo signifi ca anche un comune sentire? Overdose da brutte notizie? «L’idea è lavorare, se «L’editoria non è una missione. È una professione. possibile, su una saggistica che porti altri messaggi. C’è e ci deve essere spazio per Mulino e per Newton Penso agli scritti di Pertini, che abbiamo pubblicato Compton. Non imitarsi freneticamente, non rubarsi in Gli uomini per essere liberi. Tutti parlano di Per- gli autori, non bloccare il mercato sono esigenze che tini, ma pochi lo hanno letto. Io su quelle pagine mi molti di noi ormai sentono come vitali». commuovo come un giovane vecchio. O a quelli di Per lei, oggi, la situazione è molto diversa da 10 anni Pierre Rahbi, il contadino francese di origina algeri-

fa? «Vista da Add, direi di no. L’impegno e i proble- na che ha scritto il Manifesto per la terra e l’uomo. mi sono gli stessi. Siamo quattro, più un collaborato- Messaggi positivi. re part time, con un fatturato medio di un milione e Storie forti. Claudio Fava, per esempio, ha scritto per mezzo l’anno. Se guardiamo invece dalla prospettiva noi Il mar della Plata, un libro meraviglioso che rac- di una casa come Baldini & Castoldi, con numeri cioè conta una squadra di rugby massacrata dalla dittatura molto più grandi, è cambiato tutto: le librerie chiudo- argentina, nel ’78. Queste storie vanno oltre sé stesse, no, e ancora non si percepisce, come in America, una hanno un peso enorme». Add ama lo sport e lo spet- certa ripresa di quelle indipendenti; siamo nel pieno tacolo, ci scherza e lo prende sul serio. Come il suo della crisi, si deve rivedere ogni aspetto, dalla politica editore ama twitter (e pubblica col titolo Essere Ca- delle rese – i libri invenduti che tornano in casa edi- saleggio la raccolta dei tweet del falso Casaleggio che trice – ai rapporti con gli autori». E con l’elettronica? furoreggia in rete). Fra le ultime uscite, un delizioso «Considero l’ebook un formato, straordinario, che se manuale di Houdini, Il modo giusto di sbagliare, che ben utilizzato ha un senso. Ma attendo che valga più comincia con una serie di «Consigli utili per giovani dell’1,5 per cento del mercato». illusionisti sotto gli ottanta», e prefazione di Jovanot- Add, segni particolari: grande attenzione alla grafi - ti. Come defi nisce tutto questo? «Pop. Ma il pop è ca. «Per quanto riguarda il digitale, ho una visione bellissimo e diffi cile; è la cosa più diffi cile del mondo, pragmatica. Per la grafi ca vado oltre. I libri devono anche se a molti fa orrore».

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 2288 001/08/20131/08/2013 009:55:299:55:29 Botteghino Strega

Una ricerca sulle ultime edizioni calcola che la fascetta di trionfatore moltiplica le vendite fi no a cinque volte.

Raffaella De Santis, la Repubblica, 12 luglio 2013

Ci sarà una ragione per cui gli editori sono tanto chiariscono come mai i 400 Amici della Domenica aff ezionati al premio Strega? Semplice: fa vendere che costituiscono la giuria siano tanto corteggiati libri. Sono passati pochi giorni dalla proclamazione dagli editori: il vincitore moltiplica le vendite fi no di Walter Siti come vincitore dell’ultima edizione e a cinque volte, rispetto a quello che è stato vendu- già le vendite del suo romanzo Resistere non serve a to dal libro prima dell’assegnazione del premio. È il niente (Rizzoli) sono impennate. Siti è uno scrittore fattore-Strega: chi vince vende e ha maggiori pos- decisamente poco pop, eppure l’eff etto-Strega va già sibilità di rimanere a lungo in classifi ca (Margaret raccogliendo i suoi frutti. Arrivato all’appuntamento Mazzantini con Non ti muovere c’è stata per 65 set- con 30 mila copie vendute, nel giro di una settimana timane); è stata calcolata una presenza media di 23 ha raggiunto le 40 mila e ha raddoppiato la presen- settimane. za in libreria (siamo a 80 mila copie distribuite e Il secondo classifi cato, oltre a rimanerci male, ha due ristampe). Certo, potrebbe trattarsi dell’impatto in genere molto meno successo in libreria: Tiziano del momento. Sta di fatto, però, che per un autore Scarpa, trionfatore nel 2009, ha venduto più di Scu- amato più dalla critica che dalla massa dei lettori, rati, nonostante lo avesse battuto per un solo punto. già questo risultato rappresenta l’ingresso nel mon- Per Stabat Mater, il romanzo di Scarpa pubblicato do degli «altri», dei non-intellettuali di professione, da Einaudi, l’onda del fattore-Strega ha prodotto un delle signore di buone letture che magari quest’esta- salto da 8 mila copie a 90 mila. L’ingresso in cinqui- te lo metteranno in valigia insieme all’ultima avven- na dà comunque visibilità: Paolo Di Paolo, in gara tura erotica di Irene Cao. Anche come titolo unico quest’anno per Feltrinelli con Mandami tanta vita, funzionerebbe benissimo: Io ti voglio, Resistere non ha quasi raddoppiato le vendite e veleggia ora sulle serve a niente. 16 mila copie. Il più famoso premio letterario italiano è arrivato Certo, ci sono annate più fortunate e altre meno. Au- alla sua sessantasettesima edizione bistrattato ma tori più diffi cili e altri più abbordabili. Il golden wri- in fondo ambito perché tutti sanno che esserci fa la ter per eccellenza rimane , giunto al diff erenza, prima di tutto sul mercato. A confermar- Ninfeo con 65 mila copie e approdato poi a oltre un lo c’è adesso un’indagine condotta dall’economista milione. Era il 2008, il ventiseienne Giordano era al Vincenzo Scoppa, professore all’Università di Ca- suo primo romanzo e dall’altra parte c’era uno scritto- labria, e Michela Ponzo, ricercatrice alla Sapienza re di lungo corso come , eppure contro di Roma, che valuta quanto il premio infl uisca sul La solitudine dei numeri primi (Mondadori) non c’è successo dei libri. I due studiosi hanno analizzato stata partita. Altre volte l’exploit è stato inferiore alle le classifi che dei più venduti dal 1975 al 2005, esa- aspettative. Inseparabili di Piperno non ha forse avu- minando l’impact factor del premio. Le conclusioni to il successo sperato, ma ha comunque incassato 65

rrs_luglio.indds_luglio.indd 2299 001/08/20131/08/2013 009:55:299:55:29 mila copie nel corso del 2012 (partendo da 14 mila), Nel 2010 Silvia Avallone, seconda con Accia- moltiplicando oltre quattro volte le vendite e confer- io (Rizzoli) dopo Pennacchi, ha venduto alla fi ne mando che la fascetta «vincitore Premio Strega» ri- più di Canale Mussolini, passato comunque dalle mane un ottimo incentivo all’acquisto. 12 mila copie della vigilia alle 200 mila del dopo. Ma perché il lettore continua a fi darsi del marchio Un bel salto per un libro non facile ambientato tra Strega? Stefano Petrocchi, coordinatore esecutivo i contadini dell’Agro pontino. Anche per Niccolò della Fondazione Bellonci, spiega: «Perché nel tem- Ammaniti nel 2007 non c’è stato l’atteso boom, ma po non è rimasto deluso. D’altra parte, negli anni Come Dio comanda (Mondadori) ha incrementato abbiamo proposto titoli come Il Gattopardo, Lessico le vendite di oltre 100 mila copie, da 78 a 180 mila, famigliare, La chiave a stella, Non ti muovere e Caos mentre libri come Caos calmo di , calmo. Mi sembrano una garanzia». Storia della mia gente di Edoardo Nesi (entram- C’è chi su twitter ha dichiarato di aver letto tutti i li- bi Bompiani), Il viaggiatore notturno di Maurizio bri vincitori del premio. Ora presumibilmente starà Maggiani (Feltrinelli) hanno raggiunto nell’anno leggendo Walter Siti. E in eff etti, lo Strega come bi- dello Strega i primi posti nella top ten: Nesi ha blioteca di una vita può contenere di tutto, libri più addirittura più che decuplicato le copie, da 8 mila o meno belli e più o meno complicati a seconda dei a più di 106 mila nel corso del 2011; l’anno della gusti. Secondo Alberto Galla, presidente dell’Associa- vittoria, Veronesi e Maggiani le hanno moltiplica- zione librai italiani e proprietario di una libreria a Vi- te per quattro. cenza, i lettori hanno bisogno di essere guidati: «Scatta Se questi sono i numeri, naturale che i colossi edi- un meccanismo di comodità. La fascetta dello Stre- toriali non stiano a guardare. E per i piccoli, anche ga sostituisce i consigli del libraio, ma se il libro non quando hanno libri di qualità come quest’anno quel- convince ha un’impennata di vendite nei primi giorni, li di Paolo Cognetti (Sofi a si veste sempre di nero, mi- dopodiché si ferma. È successo l’anno scorso con Pi- nimum fax) o di Alessandra Fiori (Il cielo è dei poten- perno, abbiamo venduto molto a giugno e luglio, poi ti, e/o), rimane poco spazio: possono fregiarsi della c’è stato un rallentamento, mentre Gianrico Carofi glio fascetta «fi nalista al premio Strega», ma alla fi ne dei ha continuato ad andare bene». Può accadere. giochi vincere è più importante che partecipare.

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 3300 001/08/20131/08/2013 009:55:299:55:29 L’Italia di dentro

Incontro con lo scrittore che narra le zone interne, occasione di sviluppo per il Sud Arminio: «Racconto piccoli paesi dove soffi a il nuovo umanesimo»

Francesco Erbani, la Repubblica, 13 luglio 2013

Franco Arminio fa il maestro elementare, lo scrit- contano meno abitanti e dove i sindaci, dice Ar- tore, il poeta, il documentarista, è animatore di bat- minio, «dovrebbero esporre i manifesti quando na- taglie civili (contro una discarica, contro una foresta sce un bambino e non quando muore un vecchio». di pale eoliche, contro la chiusura di un ospedale). Il «Questa è l’Italia che conosco, dalla quale non mi suo nuovo libro s’intitola Geografi a commossa dell’I- sono mai mosso», racconta Arminio camminando talia interna e prima sono venuti Vento forte fra La- per le strade di Bisaccia nuova, il suo paese, separata cedonia e Candela (Laterza), Cartoline dai morti (not- da Bisaccia vecchia da un vallone frutto di una frana. tetempo), Terracarne (Mondadori). Oltre a questo, Bisaccia vecchia è su un’altura, ci sono la chiesa, la Arminio ha inventato una disciplina, la paesologia, piazza, il belvedere davanti al convento. che defi nisce «tanto indispensabile quanto inesisten- Ci vivono in pochi, ma qui si svolgono le processioni te», usando una delle invenzioni spiazzanti che ca- e i funerali, tutti si danno appuntamento. A Bisac- denzano i suoi libri, un po’ metafore, un po’ ossimo- cia nuova, ingrandita dopo il terremoto per volere ri, comunque fi gure retoriche di una lingua carnosa dell’allora sindaco Salverino De Vito, big democri- che, nei racconti o nei versi colpisce, ma non come stiano e anche ministro, Arminio mostra il masto- ascoltandolo quando ritto in piedi declama con ge- dontico ospedale che non ha mai funzionato, il mo- sti plateali l’orografi a di questo lembo dell’Irpinia derno rudere di un edifi cio con una cinquantina di orientale, punta estrema della Campania tra Puglia appartamenti mai completati e una villa che sembra e Basilicata. O quando dalla sua Bisaccia si sposta un disco volante atterrato su un perno e con un bal- a Cairano, a Santomenna, a Conza, a Sant’Andrea cone che sporge come una pupilla fuori dall’orbita. di Conza e ai vecchi seduti al bar chiede quanti abi- Tante case, ma non c’è il paese. «Il paese non è uno tanti sono rimasti nel centro storico, quante vacche zerbino sul quale si cammina, è un corpo come il fanno ancora latte, quanti ettari di terreno sono stati mio corpo, una creatura con cui combattere, da cui sottratti al grano per le pale eoliche e perché se ne ricevere amore e anche odio», spiega Arminio. «Io sono tornati dal Venezuela o dalla Germania. Se non sento il confi ne fra la terra del mio corpo e la pensano mai alla morte. terra del mio paese, la mia è una terracarne. I nostri L’Italia di dentro è il teatro della paesologia di Fran- padri vivevano nei paesi come in un’epopea: alzar- co Arminio. I borghi soff erenti «sistemati fra il si all’alba e andare in campagna ogni mattina era Pollino e la Maiella», per niente decorati dal turi- un’avventura, una guerra. E la sera era grande il ri- smo dei resort, i paesi dell’osso lontani dalla polpa, storo di un bicchiere di vino. Queste cose le abbia- come li chiamava Manlio Rossi-Doria, delle pen- mo perdute, siamo convalescenti prima di aver preso sioni al minimo, distrutti dal terremoto del 1980 la malattia. Ma io sono qui per combattere, il mio è e dalla ricostruzione che seguì, che ogni giorno un dolore che combatte».

rrs_luglio.indds_luglio.indd 3311 001/08/20131/08/2013 009:55:299:55:29 Nonostante distruzioni e orrori il mondo che rac- è molto meglio Leopardi»). E su di lui ha messo gli conta Arminio non sta scomparendo. Anzi. «Fino occhi, quand’era ministro della Coesione territoria- a quando vedi un muro, una porta, un soffi tto, un le, un fi ne economista come Fabrizio Barca, che ha balcone, un paese c’è ancora». Come c’è ancora Cra- lanciato un ambizioso progetto per le aree interne co, borgo abbandonato della Basilicata «che pare del paese fi nanziato con fondi comunitari e che si un’ambasciata della luna sulla terra». Craco che non propone di ripopolare i luoghi abbandonati sia per è seppellito con i suoi ruderi, «ma è sollevato nell’a- garantire una migliore manutenzione contro frane ria e ogni giorno che passa diventa più bello e più e smottamenti che dissestano l’Appennino, sia per vivo». Ed è questa, sentendo brillare le sue meta- garantire la biodiversità naturale e culturale, sia, an- fore, la leva intellettuale e politica su cui agisce la cora, per diff ondere occasioni di sviluppo (dall’agri- paesologia, l’alternativa «all’autismo corale di cui è coltura biologica all’artigianato). impregnata la modernità cittadina». Arminio ha partecipato a diverse iniziative con Bar- Geografi a commossa dell’Italia interna che risente ca: «Dobbiamo svuotare le coste e riportare le per- di uno sguardo meno desolato. Arminio maneggia sone in montagna. L’Italia interna può diventare il la letteratura, i suoi reportage sono scritture narrati- laboratorio di un umanesimo delle montagne: basta ve e i suoi codici tutt’altro che da erudito di provin- che terra e cultura siano più rilevanti di cemento e cia. I suoi versi hanno un’andatura cantabile («Sa- uffi ci, canti e teatro al posto delle betoniere». Ma la lendo verso la fi ne del paese / il silenzio è così forte paesologia, così la vede lui, resta un movimento dal / che si sente assai vicina / la calma della nuvola / basso. D’accordo sulla tutela dei beni comuni, «ma che ha partorito la neve / e la nasconde dentro le la poesia non è tra questi, la poesia cerca i solitari, gli cantine »). Ma, oltre che scrivere, Arminio orga- aff amati d’amore, li cerca e affi da loro il suo piccolo nizza iniziative culturali, rassegne musicali, letture tesoro». pubbliche. Suscita energie, spacchetta competenze e Da Bisaccia ci spostiamo a Conza vecchia, nella cat- le fa fl uire in imprevedibili stampi, mette in contat- tedrale abbandonata, dove uno squarcio creato dal to poeti e cuochi, agronomi e piccoli imprenditori. terremoto ha fatto emergere un foro romano. Non Per fi ne agosto ha allestito un’iniziativa di paesolo- c’è più il tetto, ma sono venute alla luce le fondazioni gia a Aliano, in Basilicata, dove fu confi nato Carlo medievali della chiesa e qui si allestiscono letture di Levi. Tra i suoi interlocutori ci sono poesie, performance teatrali. «Per anni ho scritto a e Franco Cassano, il geografo Franco Farinelli, gli gomiti chiusi sul grembiule delle mie ansie. Ma ades- storici Piero Bevilacqua e Antonella Tarpino (l’au- so c’è un lato di me disteso, il lato che mi porta a trice di Spaesati. Luoghi dell’Italia in abbandono tra girare dentro il Sud, che porta tante persone a sentir- memoria e futuro, edito a fi ne 2012 da Einaudi), l’an- si una piccola risorsa di questo Sud». Risorsa quanto tropologo Vito Teti. Non ama la decrescita felice consistente? «Siamo un’esigua minoranza. Ma in cer- né il suo teorico Serge Latouche («È pur sempre un ti momenti è come se fosse più credibile che la storia pensiero del Nord, per la critica di questa modernità possa prendere una piega nuova».

Io non sento il confi ne fra la terra del mio corpo e la terra del mio paese, la mia è una terracarne.

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 3322 001/08/20131/08/2013 009:55:299:55:29 Libri interrotti

Con l’ebook si abbandona la lettura a metà

Leonetta Bentivoglio, la Repubblica, 14 luglio 2013

Ci sono libri che si amano, libri che si odiano, li- quantità indefi nita di Aureliano Buendía che s’aggi- bri dotati del potere di trasmigrare temporalmente ravano a Macondo, o del moltiplicarsi di personaggi (possono galleggiarci attorno in momenti diversi dai nomi uguali nello stesso romanzo (Aureliano, della vita). Ci sono classiconi ponderosi che ci guar- Arcadio, José), o del chi fosse vivo o morto tra gli io dano dagli scaff ali riempendoci di rimorsi per non narranti dell’opera-chiave del realismo magico lati- averli letti. Ci sono libri che ci imprigionano, fa- noamericano. cendosi divorare in un susseguirsi solido e costante Lo sdoganamento del libro interrotto lo ha sancito, d’immersioni. Ad altri dobbiamo chiedere perdono, con la spregiudicatezza spensierata che lo distin- perché siamo scappati a metà strada. Libri traditi, gue, Daniel Pennac in Come un romanzo, pubbli- mollati, interrotti. Ancor più colpevolizzanti dei cato in Italia nel ’99 da Feltrinelli, e applaudito a mai letti. È una tendenza antica come il mondo suo tempo dal popolo dei lettori come una salvifi ca della lettura, e alzi la mano chi ne è stato immune. dichiarazione dei loro diritti più selvaggi. Figurano Ma oggi più che mai appare incrementata dai modi nel decalogo il diritto di saltare le pagine, quello di tecnologici di lettura. spizzicare (lecito tuff arsi dentro un volume per un Gli e-reader potranno confermarlo: è più facile di- istante, «perché solo di quell’ istante disponiamo») e staccarsi da uno schermo che da un volume. L’og- quello di non arrivare mai a destinazione: «Ci sono getto-libro non si dissolve in un clic, come una pa- mille ragioni per abbandonare un romanzo prima gina del Kindle. Piuttosto resta lì, col suo ingombro della fi ne: la sensazione del già letto, una storia che concreto, a rammentarci quanto siamo vili o pigri. non ci prende, il nostro dissenso rispetto alle tesi Perciò l’ ebook viene abbandonato più spesso, so- dell’autore, uno stile che fa venire la pelle d’oca». Su stiene Sara Nelson, direttore editoriale di Kindle blog avviati all’insegna della sigla «Emmollalo, quel per Amazon.com: «Si può passare con più velocità libro!» (scritto proprio così, vedi lepaginestrappate. e disinvoltura al libro successivo», dice. E rivendi- it) convergono le proteste di chi denuncia l’insop- ca anche per se stessa «l’inclinazione a valutare di portabilità de I Malavoglia di Verga, l’astruseria di volta in volta se proseguire la lettura dopo le prime Horcynus Orca di D’ Arrigo e il giogo devastante di venticinque pagine». Il dibattito dilaga su blog e fo- Gita al faro della Woolf. Ma è votatissimo anche Il rum contemporanei. Basta nuotare un po’ nel mare pendolo di Foucault di Eco («troppo pieno di digres- magnum di internet per scoprire ovunque le classi- sioni»), in buona compagnia con Quel pasticciaccio fi che dei libri più lasciati, con vertici di «preferenze» brutto de via Merulana di Gadda («strampalato»), attribuiti a Proust, a Melville, a Joyce per l’Ulisse con I versi satanici di Rushdie (semplicemente «il- e soprattutto a Cent’anni di solitudine di Márquez. leggibili») e con Gomorra di Saviano. A proposito di Folle di lettori si sono bloccati sullo scoglio della questo titolo, sono molti i lettori in rete convinti che

rrs_luglio.indds_luglio.indd 3333 001/08/20131/08/2013 009:55:299:55:29 tutti avrebbero fi nto di leggerlo ma che pochissimi in preda a una voglia repentina e vana di ampliare sarebbero approdati al fi nale: si mente per compia- il nostro sapere o di avventurarci in pratiche che cere il gruppo. Decisivo, secondo lo psicologo ame- poi inevitabilmente diserteremo (manuali su sport, ricano Matthew Wilhelm (autore di uno studio sul diete, bricolage, cucina). Compendia bene lo spi- tema che prende le mosse dall’«ansia che provoca in rito attuale della lettura incompiuta il pamphlet ogni individuo la percezione di un oggetto non fi ni- Comment parler des livres que l’on n’a pas lus? (in to»), è il condizionamento dell’ambiente circostante Italia lo ha proposto Excelsior col titolo Come par- come motivazione per terminare il viaggio. lare di un libro senza averlo mai letto), fi rmato dal In tal senso la sua ricerca sottolinea la funzionalità professore parigino Pierre Bayard. dei club di lettura, diff usi specialmente negli Sta- Confortando chi si vergogna d’aver lasciato l’Eneide ti Uniti. Ovvio che la consapevolezza degli epilo- di Virgilio o L’uomo senza qualità di Musil, Bayard ghi sia obbligatoria per esserne parte. Goodreads. insegna come «metter da parte il pensiero raziona- com ha lanciato discussioni molto frequentate dai le dando al subconscio la possibilità di esprimere il navigatori in rete partendo dalla domanda: «Che rapporto tra noi e l’opera», per poi coniare pseudo- tipo di lettore sei?». Le risposte vanno a collocarsi categorie quali «la biblioteca virtuale» (a cui attinge- in dieci gruppi, scanditi in un elenco dove da Th e re durante i confronti letterari con amici o docenti), Hate Reader, colui che detesta quanto sta leggen- «il libro schermo» (nozione modellata sul ricordo do (lamentandosi della trama, dello stile, di tutto), schermo di Freud) e «il libro interiore» (l’insieme di si giunge a Th e BookBuster, il distruttore com- rappresentazioni mitiche frapposte tra lettore e testo pulsivo di volumi (consigliabile non fargli presti- che aiutano a districarsi in trame non aff rontate per ti). Tra gli «abbandonici» ci sono il Multi-Tasker, intero). Conta comunque la legittimazione del lettore ovvero il lettore promiscuo (consuma vari libri in sfuggito al proprio dovere di essere tale fi no in fon- simultanea, e gli è quindi spaventosamente fatico- do. Benché oggi sorretto e giustifi cato molto più di so portarli a termine) e l’Anti-Reader (l’impaziente prima (grazie ai nuovi sistemi non cartacei di lettu- che non supera mai la terza pagina). Altri spunti ra), quest’aff rancamento ha alle spalle una tradizione esplorati dai blog: i titoli che vorremmo leggere autorevole. Era a spiegare che perché convinti che manchino al nostro curricu- un fi ne lettore può sapere che un libro non va letto lum di lettori; quelli che ci pare d’aver letto senza pur senz’averlo cominciato. Non per la bassa quali- averli toccati; quelli da provare a rileggere o a fi nire tà dell’incipit, o per una bibliografi a mal fatta, o per qualche decennio dopo averli aperti la prima vol- un titolo irritante. Ma per una specie d’illuminazione ta; quelli disperatamente intonsi, poiché acquistati complessiva, di cui Manganelli s’arrogava il dono.

Gli e-reader potranno confermarlo: è più facile distaccarsi da uno schermo che da un volume. L’oggetto-libro non si dissolve in un clic, come una pagina del Kindle. Piuttosto resta lì, col suo ingombro concreto, a rammentarci quanto siamo vili o pigri.

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 3344 001/08/20131/08/2013 009:55:299:55:29 Le nuove streghe

Bigotta e islamofoba: i guardiani del politicamente corretto accusano Joyce Carol Oates. E non salvano Mark Twain né Pippi Calzelunghe

Giulio Meotti, Il Foglio, 14 luglio 2013

«Fanculo i senzatetto!», sbotta la protagonista di camente corretto è un «nuovo maccartismo» e che un romanzo di Nick Hornby. Suffi ciente a scate- l’establishment letterario richiede, per prenderti sul nare polemiche contro lo scrittore carino per an- serio, argomenti come «i bambini che muoiono di tonomasia. Alla celebre signora della letteratura fame in Africa». americana, Joyce Carol Oates, autrice di culto, Alcuni mesi fa al centro della censura antirazzista c’è voce fra le più signifi cative della narrativa statu- fi nita perfi no la povera Pippi Calzelunghe, protago- nitense, abituata alle adulazioni del grande pub- nista del libro della svedese Astrid Lindgren sulle blico, è bastata l’allusione all’islam, senza neppure cui gesta sono cresciuti milioni di bambini occiden- nominarlo, per incassare le peggiori accuse di raz- tali. Il ministro tedesco della Famiglia, delle donne zismo. Commentando i casi di stupri al Cairo, la e dei giovani, Kristina Schröder, ha attaccato la sto- Oates ha scritto su twitter: «Dove l’abuso sessuale ria di Pippi Calzelunghe in quanto «libro razzista», e lo stupro è epidemico – Egitto – viene natura- perché il padre di Pippi viene defi nito «Negerkönig» le domandarsi: qual è la religione dominante?». E («re dei negri»). Schröder ha proposto di trasforma- ancora: «Com’è possibile che la “cultura dello stu- re «il re dei negri» in «il re dei Mari del Sud». Con pro” non abbia legami con la “cultura religiosa”? il suo consueto sarcasmo, Henryk Broder ha scritto La religione non ha eff etto alcuno sul comporta- che se il ministro riuscirà a riscrivere Pippi Calzelun- mento? Possibile?». ghe sarà solo una questione di tempo fi nché sarà la Bigotta. Razzista. Islamofoba. Ritiratele la lau- volta di altri classici e L’idiota di Dostoevskij si rein- rea honoris causa. Banditela dall’olimpo dei libri. carnerà in «La idiota», in omaggio all’uguaglianza «Don’t miss @JoyceCarolOates coming out publicly di genere. as a serious bigot», ha scritto da Harvard Umair Ha- Poi è toccato alla Piccola strega, la storia di Otfried que, mentre Prachi Gupta da Salon l’ha chiamata Preussler e uno dei libri per l’infanzia più amato in «islamofoba». James Taranto del Wall Street Journal Germania. La casa editrice Th ienemann ha appe- si è invece schierato a sua, parziale, difesa: «Per la si- na pubblicato una versione buonista senza le parole nistra politicamente corretta, difendere i musulmani «negretto» e «negro». «Chiunque creda che l’arte dall’insulto è una priorità maggiore di proteggere le debba essere cambiata per non contraddire la mora- donne dalla violenza sessuale». le prevalente» ha scritto Jacques Schuster sulla Welt Joyce Carol Oates è l’ultima scrittrice vittima di «deve essere stato felice quando nel 2001 i talebani quella «paranoia razziale» di cui parla un recen- hanno distrutto i Buddha di Bamiyan». Stessa sorte te libro di John L. Jackson. Come quando Molly per Il mangiasogni di Michael Ende, l’autore della Jong-Fast, la cui madre Erica ha fatto della lettera- Storia infi nita, da poco rivisto laddove appariva la tura scandalosa un mestiere, lamentò che il politi- parola «negro».

rrs_luglio.indds_luglio.indd 3355 001/08/20131/08/2013 009:55:299:55:29 Interventi letterari simili da parte della nuova cen- le minoranze in cerca di riscatto letterario. Gli ac- sura hanno già colpito Charlie e la fabbrica di cioc- cademici svedesi che gli avevano dato il Nobel nel colato, il classico di Roald Dahl, di cui è stata mo- 1976 ebbero un sussulto, perché ormai da tempo difi cata l’accezione per i pigmei che Willy Wonka andavano a scovare gli incoronabili alle estreme pe- riporta dall’Africa. Per non dimenticare Huckleber- riferie dell’impero. Di colleghi disposti a prendere ry Finn di Mark Twain, in cui la parola «nigger» è le sue difese ne trovò pochissimi: su quasi tutti ave- stata sostituita da «slave», schiavo, e anche il ter- va trovato da ridire, con l’eccezione di Philip Roth. mine «injun», indiano, è stato rimosso. Un ripulisti Dopo la scomparsa di Bellow nel 2005, Richard perbenista. Non importa che Twain fosse stato un Stern, amico di lunga data del premio Nobel e suo feroce critico del razzismo, il suo capolavoro resta collega alla University of Chicago, suggerì al sindaco al quinto posto nella lista dei libri più banditi ne- democratico Richard Daley di dedicargli una strada. gli Usa stilata dalla American Library Association. Le associazioni dei diritti civili si schierarono contro, Di recente anche il drammaturgo elisabettiano perché Bellow aveva dato prova di «razzismo». Christopher Marlowe è stato censurato a Londra. Per l’editore Julliard, in Francia, è uscito un duro Tamerlano il Grande è uno dei successi della stagione attacco anche al «razzista Georges Simenon» a fi r- teatrale londinese, ma il testo della tragedia sul con- ma di . Nessun risparmio di im- quistatore è stato riadattato dal regista, David Farr, properi antirazzisti neppure per J.R.R. Tolkien, che ha lavorato di cesello per rendere l’opera più po- che avrà pure tenuto testa al Terzo Reich coi suoi litically correct. Nello spettacolo al teatro Barbican libri allegorici, ma che rischia di aff ondare sotto di Londra il sanguinario protagonista glissa sui rife- le grinfi e del politicamente corretto. Perché i vol- rimenti più off ensivi al Profeta – particolarmente su ti deformi dei suoi personaggi sarebbero in real- uno in cui Maometto era descritto come «non degno di tà «una sentina del pregiudizio razziale». Almeno essere venerato» – e la distruzione del Corano diven- così ha scritto il Guardian, bibbia liberal inglese. tava semplicemente quella di «un ammasso di libri». In un ormai celebre saggio scritto nel 1988, intito- Di recente era successo allo storico ed economista lato Minority and Women Law Professors: A Compa- Niall Ferguson, uno degli accademici più in vista rison of Teaching Styles, la futura fi rst lady Michelle del mondo anglosassone, accusato di «razzismo» Obama accusava di razzismo persino Scott Turow, sulle colonne della London Review of Books per il il re del legal thriller, a suo dire colpevole di per- suo libro, Civilization, in cui tesse gli elogi della ci- petuare «l’immagine dell’uomo bianco dominatore, viltà occidentale: «Voglio dire, sono sicuro che gli vecchio, che trae piacere a umiliare». Apache e i Navajo fossero culture ammirevoli. Ma Anche il darling dei libertari, Martin Amis, è membro nell’assenza di letteratura, non sappiamo chi eff et- onorario del club dei razzisti. Perché nel 2002 accusò i tivamente fossero perché non ci sono testimonianze militanti islamici di «insicurezza maschile». Nel 2007 scritte. Ma sappiamo che ammazzavano moltissi- Amis fi nì di nuovo al centro di una guerriglia ideolo- mi bisonti. Fossimo rimasti ancorati al loro siste- gica, quando il marxista iconoclasta Terry Eagleton lo ma, non credo oggi avremmo niente di lontana- accusò di essere un «razzista, ubriacone e oltraggiatore mente simile alla civilizzazione del Nordamerica». di donne, gay e liberal». Nel suo saggio per il quin- Anche Saul Bellow venne esecrato come «paria raz- to anniversario dell’11 settembre, dal titolo Th e Age of zista» quando in un’intervista sparò a zero sul decli- Horrorism, Amis spiegava che l’islam moderato «supi- no delle università americane che avevano cancella- no» ha perso la guerra interna all’islam. «La comunità to dalla lista degli autori studiabili tutti gli scrittori musulmana dovrà soff rire fi nché non rimetterà ordine maschi, bianchi, europei e morti. «Chi è il Tolstoj nella sua casa. Quale soff erenza? Il divieto per i suoi degli zulù? Chi è il Marcel Proust della Papuasia?», membri di viaggiare, la deportazione, la perquisizione chiese Bellow. E subito diventò il bersaglio per tutte di persone con fattezze mediorientali o pachistane…

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 3366 001/08/20131/08/2013 009:55:309:55:30 La rassegna stampa di Oblique | luglio 2013

Discriminazione fi nché tutta la comunità non comin- degni dei privilegi del primo emendamento». Peretz cerà a soff rire e deciderà di essere severa con i suoi fi - ha anche detto che per i musulmani stessi «la vita gli». Il Guardian, che ha ospitato il pamphlet di Amis, dei musulmani non vale niente». Gli aggettivi non avrebbe titolato: «Vergogna su di noi». potevano che venire da soli: «antislamico», «razzi- Nel 2002 fu imbastito un processo contro Michel sta», «xenofobo», «antiamericano». L’editorialista Houellebecq, razzista per antonomasia, perché nel del New York Times Nicholas Kristof ha dedicato suo romanzo bestseller Plateforme, ma anche in in- una column contro Peretz: «Questa è l’America?», si terviste a magazine francesi, lo scrittore non rispar- è domandato l’opinionista. «Un celebre commenta- mia nulla all’islam. Houellebecq nuova strega, per tore americano, in un magazine a lungo associato frasi come questa: «L’islam aveva spezzato la mia alla tolleranza, si domanda se ai musulmani debba- vita e sentivo che l’islam era sicuramente qualcosa no essere accordate le libertà costituzionali». che potevo odiare». A favore dello scrittore inter- Kristof ha paragonato il trattamento che Peretz ha venne però il grande antropologo Claude Lévi- riservato ai musulmani a quello dei giapponesi in- Strauss, solitamente appartato: «Quello che pensavo ternati negli Stati Uniti durante la Seconda guerra dell’islam» disse al Nouvel Observateur «l’ho detto in mondiale e agli ebrei perseguitati in Europa. Sulla Tristi Tropici. Non era molto lontano da ciò per cui blasonata rivista Foreign Policy il giornalista James fanno oggi un processo a Houellebecq». Stessa sor- Fallows auspica che l’Università di Harvard, dove te, con un processo sui giornali di mezzo mondo, Peretz ha insegnato e dove una cattedra porta il suo per V.S. Naipaul, premio Nobel per la Letteratura. nome (attualmente è della studiosa di yiddish Ruth Il Sunday Times lo ha attaccato sotto il titolo: «Il Wisse), cancelli l’invito a Peretz: «Davvero Harvard razzista VS». Naipaul viene addirittura paragonato a vuole intitolare un corso studi a chi ha simili idee Oswald Mosley, il fondatore del Partito fascista bri- odiose?». Glenn Greenwald su Salon scrive che «la tannico. Derek Walcott, altro poeta laureato dell’a- bigotteria di Peretz non è isolata, ma ha una lunga rea caraibica, in una poesia lo chiama Mr Nightfall storia razzista». L’odio dell’ortodossia liberal contro (signor Crepuscolo) e lo considera «alla stregua di Peretz ebbe inizio nel 1991, quando il giornalista un razzista» per alcune aff ermazioni poco felici sui trasformò il suo magazine in un bastione del fi loi- neri. «La guerra religiosa è alla base dell’islam», ave- sraelismo. James Wolcott su Vanity Fair coniò l’e- va detto Naipaul dopo l’attentato alle Twin Towers. spressione «Peretzism» e su Nation il veterano del «Quella è gente che non legge molto, è contro la giornalismo antagonista, Patrick Cockburn, iniziò a civiltà. Vogliono portare ovunque il silenzio del de- dargli del «razzista». serto. In Afghanistan hanno distrutto i vecchi mo- Nel 2008, persino a un critico culturale compassato numenti, hanno fatto tabula rasa della loro storia. come George Steiner è capitato di essere accusato Nei paesi dove fanno regnare la loro fede sono riu- di intolleranza razziale. «È molto facile stare seduti sciti a far regnare quel silenzio». Abbastanza per es- a casa qui a Cambridge e dire che il razzismo è or- sere bandito per sempre dai salotti bene di Londra. ribile; ma venitemi a chiedere di ripeterlo dopo che Marty Peretz, già direttore e proprietario di New una famiglia giamaicana con sei fi gli si è stabilita ac- Republic, è un elettore democratico e vive a Cam- canto a casa mia e suona reggae e rock and roll tutto bridge, la città di Harvard, l’università più liberal il giorno». E ancora: «Venite a chiedermelo dopo d’America, dove ha insegnato a lungo. Fra i suoi che il mio agente immobiliare mi ha informato che allievi c’è stato anche Al Gore, ex vicepresidente e siccome ho dei giamaicani come nuovi vicini, il va- premio Nobel per la Pace e il surriscaldamento vero lore di casa mia è caduto in picchiata: in tutti noi, o presunto. Ma Peretz è stato quasi linciato in pub- nei nostri fi gli, se gratti un poco sotto la pelle scopri blico quando di recente ha scritto che «i musulmani molte zone oscure per mantenere la nostra comodi- sono indiff erenti alla vita umana, quindi non sono tà, il nostro modo di vivere». La lezione di Steiner,

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 3377 001/08/20131/08/2013 009:55:309:55:30 in un’intervista al País di Madrid, ha creato un caso provincia sudafricana che comprende Johannesburg, politico-culturale. «Questa generalizzazione off en- è stata giudicata «razzista» per il romanzo July’s Peo- siva nei confronti di un intero gruppo etnico non ple, che conterrebbe «toni profondamente razzistici, me la sarei aspettata da un uomo con il passato di altezzosi e paternalistci». Steiner», dice il portavoce del Muslim Council bri- L’accusa di razzismo non ha risparmiato neppure il tannico. «Parole di un vecchio capriccioso che do- recluso Cormac McCarthy, l’ultimo grande scrittore vrebbe starsene seduto a bere tè, invece di attribuire religioso americano che Robert Coles sul New Yor- alla collettività i suoi giudizi personali da razzista», ker ha paragonato ai drammaturghi greci e ai mora- per Bonnie Greer, drammaturga. listi medievali. Per il critico Barcley Owens «i libri Anche Agatha Christie, che pur visse l’èra prece- di McCarthy sono pieni dei vecchi stereotipi razzisti dente il politicamente corretto, è stata censurata per e sessisti che troviamo nei fi lm western». Nel 1994 razzismo. Vittima designata, Dieci piccoli indiani, McCarthy scrisse Th e Stonemason, ma i tentativi di il celebre giallo della scrittrice britannica che inve- portarlo in scena non andarono a buon fi ne a causa ce il presidente della National Association for the della opposizione di militanti afroamericani che con- Advancement of Colored People, Gary Hines, vuole sideravano quel testo «infarcito di razzismo». bandire perché il libro, pubblicato nel 1939, si intito- Di fronte a questo tribunale dell’opinione pubblica lava Dieci piccoli negri. Anche una icona del progres- non si salva nessuno. Se la perfi da accusa ti colpisce sismo, come il premio Nobel per la Letteratura Na- post mortem, al massimo rischi la censura semantica. dine Gordimer, almeno stando a un provvedimento Se ti colpisce in vita, puoi anche dire addio alle cre- preso dal dipartimento educazione di Gauteng, la denziali di sincero democratico. Diventi un reprobo.

Joyce Carol Oates

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 3388 001/08/20131/08/2013 009:55:309:55:30 Miracolo Islanda. Isola felice degli scrittori

È la più piccola nazione europea con il più alto numero di scrittori, che ora invadono le nostre librerie. Da Thor a Wotan il grande patrimonio letterario e mitico è ancora presente

Massimo Rizzante, la Repubblica, 16 luglio 2013

Qualche settimana fa mi sono sottoposto a un tour te troppo spesso bistrattata, ricordo che fu proprio in de force. Di stanza a Tokyo per motivi di lavoro, Islanda, durante un Festival internazionale della let- sono volato a Reykjavík, in Islanda, per tornare nel- teratura, la grande manifestazione che si tiene ogni la capitale giapponese dopo soli cinque giorni. Per- due anni a Reykjavík, che José Saramago pronunciò ché? Per amicizia, come al solito. L’occasione erano una frase che mi è rimasta impressa: «Gli autori fan- i festeggiamenti per gli ottant’anni di Gudbergur no le letterature nazionali, i traduttori la letteratura Bergsson, il più grande romanziere vivente di quel universale». paese e punto di riferimento per gran parte degli La traduzione è una delle attività più importanti al scrittori islandesi contemporanei. mondo: fa in modo che idee e sentimenti varchino le Con Bergsson tutto iniziò quando in Italia apparve il diverse civiltà ed è forse uno dei pochi strumenti per suo romanzo Il cigno (Il Saggiatore, 2001), nella bella tentare di sconfi ggere quell’inveterata presunzione che traduzione di Silvia Cosimini, a cui tutti i lettori e abbiamo tutti di giudicare chiunque e qualunque cosa afi cionados della letteratura islandese devono sicura- secondo i parametri della nostra cultura di provenien- mente molto. A proposito della traduzione, quest’ar- za. Di recente, in un’intervista, colui che a buon dirit-

Gudbergur Bergsson

rrs_luglio.indds_luglio.indd 3399 001/08/20131/08/2013 009:55:309:55:30 to viene ritenuto in Islanda forse il miglior romanziere 1955, un eroe nazionale delle lettere islandesi alla della sua generazione, Jón Kalman Stefánsson (1963), stregua di Snorri Sturluson, narratore e poeta del xii di cui in italiano è appena uscito Luce d’estate (Iper- secolo, autore dell’Edda. Pensate, un premio Nobel borea), ma di cui soprattutto si possono leggere i due di un paese che a quell’epoca contava poco più di primi volumi di una splendida trilogia (curati da Sil- 150 mila abitanti! Oggi la popolazione è raddoppia- via Cosimini e usciti sempre da Iperborea), Paradiso ta, ma l’Islanda resta la più piccola nazione europea e inferno (2011), La tristezza degli angeli( 2012), ha con la più alta percentuale di scrittori e lettori. Grazie a Th or Vilhjálmsson, un vulcano sempre in attività – di cui in italiano si possono leggere alme- no tre romanzi usciti da Iperborea, Il muschio gri- gio arde (2002), Cantilena mattutina nell’erba (2005, Una delle cose che subito mi colpì degli scrittori islandesi è che tutti, tradotto da Paola Turchi) e La corona d’alloro (2011) oltre alla propria opera, si dedicano – ho scoperto due cose che mi hanno orientato nel- con uguale intensità alla traduzione. la lettura di opere di autori islandesi appartenenti anche alle generazioni successive come Einar Már Gudmundsson (1954), famoso nel mondo e noto in Italia per due romanzi, Angeli dell’universo e Orme nel cielo (tradotti entrambi da Fulvio Ferrari e usci- aff ermato qualcosa di tanto semplice quanto incisivo: ti sempre da Iperborea nel 1998 e nel 2003); come «Se, per esempio, gli americani avessero una mentalità Steinunn Sigurdardóttir (1950), la sola scrittrice più aperta, si procurerebbero un bel po’ di traduttori islandese di valore che non è stata ancora, abbastan- dall’arabo, invece di spendere un mucchio di soldi nel- za inspiegabilmente, pubblicata in Italia, eppure già la ricerca di terroristi che loro stessi hanno nutrito con il suo primo romanzo, Tímaþjófurinn (Il ladro del la loro boria e arroganza». tempo) del 1986 era stato un successo internaziona- Una delle cose che subito mi colpì degli scrittori le; come infi ne Audur Ava Ólafsdóttir (1958) di cui islandesi è che tutti, oltre alla propria opera, si de- l’anno scorso è uscito Rosa candida (traduzione di dicano con uguale intensità alla traduzione. Non è Stefano Rosatti, Einaudi), un romanzo pervaso da stato un caso, ritornando a Bergsson, che il nostro una caritas rara che tuttavia fa i conti con una dupli- primo incontro sia avvenuto in Spagna. Fin dagli ce passione, quella tanto delicata quanto monacale anni Cinquanta, è rimasto per lungo tempo in quel per la coltivazione delle rose e quella alimentata da paese. Ha tradotto per la prima volta in islandese un amore casuale, nato in una serra, e che cambie- il Don Chisciotte e tutti i più importanti romanzie- rà la vita dei due protagonisti. Th or Vilhjálmsson, ri latinoamericani del xx secolo. Tuttavia, prima di dicevo, era un portento, una forza della natura. Era incontrare Bergsson, la mia amicizia con l’Islanda sempre presente, in ogni occasione uffi ciale. Era una nacque grazie a Th or Vilhjálmsson, scomparso nel vera intelligenza non specializzata in un mondo di 2011, l’altra colonna portante con Bergsson del ro- specialisti. Uno scrittore dotato, ovvero, come aff er- manzo islandese del xx secolo, dopo naturalmente mava il suo quasi coetaneo Saul Bellow, qualcuno Halldór Laxness (della sua vastissima produzione, che desiderava spingersi nella direzione di una «via almeno due romanzi fondamentali sono disponi- mediana alla coscienza che sia alla portata di tutti». bili in italiano sempre a cura di Silvia Cosimini e Ma questo non signifi ca che fosse facile. Come pubblicati rispettivamente nel 2004 e nel 2007 da ha scritto lo stesso Bergsson – così diverso da lui, Iperborea, Gente indipendente e Il concerto dei pesci), più riservato, volutamente sempre ai margini de- morto nel 1998 a novantasei anni e che si può con- gli eventi – in occasione della sua morte, Th or «era siderare, dopo il premio Nobel consegnatogli nel uno di quei capolavori che pochi leggono e pochi

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 4400 001/08/20131/08/2013 009:55:309:55:30 La rassegna stampa di Oblique | luglio 2013

comprendono, ma che per tutti sono guide e sen- titolo La volpe azzurra (traduzione di Silvia Cosimini, tinelle contro l’invasione della mediocrità». Allora Mondadori), dove una cronaca del xix secolo, costrui- che cosa mi ha insegnato Th or? Intanto mi ha fatto ta per capitoli che sembrano dei piccoli poèmes en prose, entrare nel mondo delle saghe, quel grande patri- vede come protagonisti un naturalista, un reverendo e monio letterario medievale, scritto tra il xii e il xiii Abba, una ritardata mentale. Questa costruzione dove secolo, di cui ogni islandese va giustamente fi ero. cronaca e poesia si mescolano, traduce perfettamente Le saghe, aff ermava Th or Vilhjálmsson, sono sempre quello che Th or mi spiegò la prima volta che ci sia- state presenti agli scrittori islandesi di tutte le epoche, mo incontrati: la parola che dalla metà del xix secolo e lo sono ancora, in virtù, diceva, della loro osserva- gli islandesi usano per defi nire il romanzo è skáldsaga. zione realistica dei personaggi; della loro comicità – a Saga signifi ca «racconto», «avventura» e skáld vuol dire proposito: se volete farvi un’idea della vena umoristi- «poeta». ca islandese, potete leggere Animali domestici di Bragi Ogni romanzo, fi n dal tempo delle saghe medieva- Ólafsson (1962), romanzo appena pubblicato da La li, si presenta come storico, veridico, ma è scritto da linea di Bologna; dell’economia dell’espressione nella un poeta, per cui gli aspetti lirici e comici sono spesso quale non c’è niente che non sia strettamente necessa- intrecciati e nessuno può dire quanto il racconto ap- rio. E aggiungeva: grazie al loro ancoraggio nel tempo partenga alla Storia e quanto alla fi nzione. Da questo umano e nella Storia che ne fanno una delle forme punto di vista la celebre opinione di Borges, grande in prosa più prossime al romanzo moderno così come connaisseur del mondo medievale islandese, per cui lo concepiamo dai tempi di Rabelais e Cervantes. Mi la saga è «la cronaca oggettiva di fatti storici», dovrà viene in mente, ad esempio, un piccolo e perfetto li- sempre fare i conti con la maestria degli eterni sagna- bro di un altro scrittore pluripremiato in patria, Sjón menn d’Islanda che fi n dalle origini conoscevano bene (1962), Skugga-Baldur, uscito in Italia nel 2006 con il l’arte romanzesca di costruire l’illusione della storicità.

Steinunn Sigurdardóttir

Jón Kalman Stefánsson

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 4411 001/08/20131/08/2013 009:55:309:55:30 Paola Gallo: «Ecco perché non temo il self-publishing». E sull’atteso nuovo romanzo di Piccolo…

Da otto anni è la responsabile della narrativa italiana Einaudi. Affaritaliani.it l’ha intervistata nell’àmbito della serie dedicata alle «donne dell’editoria»

Antonio Prudenzano, Affari italiani, 17 luglio 2013

In Italia, anche al tempo dell’ascesa del self-publi- di redazione, gli sms a tarda notte per commentare shing, per gran parte degli scrittori (e aspiranti tali) un libro nuovo, gli incidenti di percorso, le idee, le il sogno resta pubblicare con Einaudi. E a Torino, scoperte, sono tutte occasioni e possibilità. in via Biancamano, ad avere da otto anni la respon- sabilità della narrativa italiana contemporanea dello Lei lavora a stretto contatto con autori aff ermati e al- Struzzo è Paola Gallo, che lavora da sempre con Da- tri più giovani, e quotidianamente si fa carico delle loro lia Oggero, coadiuvata da due junior editor, Angela ansie. Un buon editor di narrativa italiana deve quindi Rastelli e Marco Peano. Nata a Torino il 14 giugno anche essere un discreto psicologo? 1967, ha cominciato a lavorare in Einaudi dal ’93 Uno psicologo sicuramente no. Certo, è necessario («Ho iniziato nella redazione dei tascabili, dove ho avere una buona tenuta emotiva. Diciamo che un buon imparato il valore del catalogo, e cosa signifi ca mette- editor di narrativa italiana dovrebbe piuttosto avere un re – o rimettere – un libro sul mercato. Poi ho lavora- discreto psicologo… Battute a parte, la vicinanza con to alla narrativa straniera, francese in particolare», ci gli autori è l’aspetto più bello del nostro lavoro; spesso aveva raccontato in una precedente intervista). c’è anche una vicinanza aff ettiva, e in ogni caso farsi carico delle loro diffi coltà è una delle responsabilità che Dati alla mano, l’editoria è sempre più un mestiere per ci assumiamo. Le loro ansie, specie nei momenti com- donne: esiste un approccio femminile a questo mestiere? plicati come questo, non sono sempre ingiustifi cate. In genere, quando un mestiere diventa «per donne» signifi ca che non è particolarmente remunerativo… Veniamo alle vostre prossime uscite: quali novità state pre- Non lo so se esiste un approccio femminile. Natu- parando per la seconda parte del 2013 per le tre collane che ralmente tutte le caratteristiche individuali entrano avete a disposizione, Supercoralli, Coralli e Arcipelago? in gioco, soprattutto quando si tratta di un lavoro La stagione autunnale dei Supercoralli si apre con un che ha a che fare con le relazioni, e le caratteristiche libro di cui siamo felici: Le attenuanti sentimentali di di genere non sono mai irrilevanti. Se per approccio Antonio Pascale. Dopo tanti anni Antonio torna alla femminile s’intende propensione all’ascolto, acco- narrativa, e lo fa con un libro particolarissimo, acuto e glienza, spirito di sacrifi cio e così via, mi rifi uto di divertente, puntuale e divagante, con un protagonista invocarle come una specifi cità. Delle donne dell’edi- assolutamente irresistibile, capace davvero di raccon- toria mi piacciono la fantasia e la capacità di diver- tare la contemporaneità. Nei Coralli, cominciamo con tirsi. Con Dalia, per esempio, fi n dall’inizio, discu- due scrittrici molto diverse: la prima è un’esordien- tere di libri è stato sempre bellissimo e stimolante. te, Luisa Brancaccio, che nel ’96 fi rmò un racconto A volte ci sembra di avere un cervello in due, alcuni con Niccolò Ammaniti e ora ci ha conquistati con un autori ipotizzavano che avessimo anche lo stesso romanzo abrasivo e feroce, con due fi gure femmini- marito. E ora anche con Angela e Marco le riunioni li diffi cili da dimenticare. S’intitola Stanno tutti bene

rrs_luglio.indds_luglio.indd 4422 001/08/20131/08/2013 009:55:309:55:30 La rassegna stampa di Oblique | luglio 2013

tranne me. La seconda invece è una conferma: Elena può raccontare una storia nitida e umana, e produrre Loewenthal torna ai temi e ai toni di Conta le stelle, se folgorazioni in tutti i tipi di lettori. puoi con una storia suggestiva e potente, di rinascita e sgomento, che prende il nome da un verso di Primo La crisi che da un paio d’anni coinvolge anche il mercato Levi: «La lenta nevicata dei giorni». Nell’Arcipelago, librario in che modo condiziona le sue scelte di editor? L’importanza dei luoghi comuni di : un Non condiziona le scelte, ma non semplifi ca il lavoro. «dramma da camera» tesissimo, un po’ sul modello di L’eff etto che vediamo con più evidenza è che diventa Carnage di Polanski: è un dialogo tra due sorelle, di progressivamente più diffi cile fare spazio agli autori ritorno nella casa del padre. Marcello ci ricorda che nuovi. I lettori, i librai, persino i giornali, tendono ad parlando si possono costruire e distruggere mondi. andare sul sicuro. Dopo l’ubriacatura degli esordien- ti miracolo degli anni scorsi, oggi dare visibilità a un C’è molta attesa per il nuovo libro di : autore sconosciuto è particolarmente complicato. Se quando lo leggeremo? usciamo dalle angustie del mercato librario e proviamo Il desiderio di essere come tutti esce a fi ne ottobre, ed è a leggere questo atteggiamento su scala sociale e na- un romanzo portentoso. zionale, non è così sorprendente e non mette allegria.

Per l’inizio del 2014 sono in programma dei debutti? In classifi ca anche quest’estate sono tornati i romanzi Il primo esordio puro dell’inizio dell’anno è il libro erotici. La novità è che ora li scrivono le autrici italiane, di Valentina Diana, drammaturga e attrice di teatro. e case editrici grandi e piccole ci stanno puntando. Ei- Uno di quei testi che noi ci siamo portati a casa la naudi pubblicherebbe mai un romanzo erotico italiano? sera per leggerli a tavola, che ci hanno fatti ridere fi no Non certo perché è di moda. Ma un bellissimo ro- a tarda notte, di cui ci raccontiamo gli episodi du- manzo erotico, certo, perché no? rante la pausa caff è. Diciamo che è uno sguardo un po’ controcorrente, e molto liberatorio, sul rapporto Da responsabile della narrativa italiana di una casa edi- con l’adolescenza dei fi gli. Lo dico con cognizione di trice storica, come si approccia al fenomeno del self-publi- causa, le madri italiane non ne possono più di sentirsi shing, che ha ormai messo piede anche in Italia? Lo teme? sempre in colpa. Qualsiasi editor creda nel senso del proprio mestiere sa di essere fallibile, di non essere un buon lettore di tutti i C’è un autore che da tempo prova a portare in casa Ei- libri – e però nello stesso tempo sa quanta strada fanno naudi senza riuscirci? i testi dentro la casa editrice, quanta strada fanno gli Solo uno? Ma è come innamorarsi di un uomo spo- autori quando trovano un interlocutore capace di sin- sato: fi no a quando il suo matrimonio non va in cri- tonizzarsi con la loro scrittura e con il loro percorso nel si, sono solo batticuori e sospiri. tempo. Perciò no, il self-publishing non mi spaventa. Gli autori che sentono il bisogno di confrontarsi con- Quest’anno Einaudi non è stata protagonista al premio tinueranno a cercare il dialogo e la collaborazione con Strega. Tornerete in gara l’anno prossimo? i loro editori. Per chi concepisce le case editrici come Chi lo sa. I libri ci sono… stamperie, certo, il discorso è diverso. E poi, da no- vembre a oggi sono arrivati alla casella di posta dell’Ei- Valerio Magrelli è in cinquina al con naudi qualcosa come 4000 dattiloscritti, noi possiamo Geologia di un padre, un testo autobiografi co particolar- pubblicarne uno o due all’anno: è confortante sapere mente intenso. Pensa che possa convincere la giuria popolare? che gli altri 3998 avranno altre strade da percorrere. Sarebbe meraviglioso che vincesse la scrittura im- maginifi ca di un poeta. Geologia di un padre dimo- Ha mai pensato di scrivere un romanzo? stra a ogni riga che grazie allo splendore dello stile si Fortunatamente no.

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 4433 001/08/20131/08/2013 009:55:309:55:30 Tel Aviv Football Club

I giovani scrittori israeliani cresciuti sui campi di calcio. Si allenano ogni domenica sera e nello spogliatoio parlano di letteratura. Il loro scopo è emanciparsi da Yehoshua, Oz e Grossman

Marco Mathieu, la Repubblica, 20 luglio 2013

«Sono sempre stato appassionato di calcio: da ra- Ma Tel Aviv, invece? «C’è chi dice che qui vivia- gazzino ero bravo, se fossi andato nella squadra giu- mo in una bolla e forse è vero», risponde Gavron. sta forse sarei diventato professionista». E invece il «Mentre noi parliamo, da Gaza sparano missili su sorridente numero 10 («attaccante di ruolo») che qualche parte di Israele». Quasi come quel che lui incontriamo sul campo di Holon, periferia di Tel stesso descrive in Idromania, uscito in questi giorni Aviv, è diventato scrittore: Assaf Gavron, 45 anni e in Italia per quelli di Giuntina (ma edito in Israele sette romanzi già pubblicati, oltre a essere capitano nel 2008 e precedente a Th e Hilltop che verrà tradot- di questa squadra particolare («Ci sono anche poeti to l’anno prossimo da noi): un thriller ambientato e sceneggiatori, grazie al pallone tra noi si sono cre- in un futuro prossimo e immaginario, condizionato ati legami e progetti») è protagonista di quella che dalla mancanza di acqua, con lo Stato ebraico ridot- Maya Sela, 41 anni, fi rma culturale di Haaretz, non to ai minimi termini geografi ci. «Nella scrittura ho esita a defi nire «la nostra nuova scena letteraria». Da volutamente tolto le emozioni al concetto di Sta- Gavron a Etgar Keret, il nome di maggiore succes- to di Israele e le ho attribuite alle persone», spiega. so, passando per Nir Baram, Dror Mishani e altri. «Perché penso che la terra, chiunque ne detenga il «Usano una nuova lingua, più asciutta, contempora- controllo, il concetto stesso di nazione non sono nea, quasi in contrapposizione a quella ingombrante così importanti. Quel che conta sono le persone e e pomposa degli autori tradizionali», sostiene Sela. le loro vite». «Prima c’era un senso del dovere che attraversava la Per raccontarci la sua, Etgar Keret, 45 anni – ul- nostra letteratura, ora gli autori non avvertono più timo libro pubblicato All’improvviso bussano alla l’obbligo di scrivere la storia, ma più semplicemente porta tradotto in Italia da Feltrinelli – ci aspetta a una storia». Forse anche perché vivono quello che un tavolino del Mersand Cafè, dove Tel Aviv in- Gavron defi nisce «il sogno interrotto: come se la contra la vista del mare. Lui è «fondatore e poten- nostra generazione si fosse svegliata accorgendosi ziale esterno di centrocampo» della squadra. «Nel che la realtà è diversa da quel che ci aspettavamo». 2007 uno scrittore tedesco, Klaus Doring, mi scris- La conseguenza è che i loro libri risultano più perso- se per organizzare una partita, ma in quel periodo nali, le loro vite più internazionali, infl uenzate dalla ero molto impegnato, così presi i contatti ma infi ne musica e dalla pop culture. chiesi a Assaf, che in queste cose è più bravo di me, «Va ricordato che questo è il paese dove negli anni di occuparsene». Da allora, niente più pallone per Sessanta i Beatles volevano venire a suonare», pre- Keret che, quando gli chiedi dello «strappo» avve- cisa la giornalista di Haaretz. «Ma il primo ministro nuto nella letteratura israeliana, risponde con due dell’epoca disse che non era possibile: le loro canzo- date. «Il periodo compresso tra gli accordi di pace ni avrebbero corrotto la gioventù israeliana…». di Oslo nel 1993 e l’assassinio di Rabin nel 1995:

rrs_luglio.indds_luglio.indd 4444 001/08/20131/08/2013 009:55:309:55:30 La rassegna stampa di Oblique | luglio 2013

sembrava fosse possibile vivere in pace, smettemmo attanagliare Israele». Ma sui temi trattati dalla let- di essere soldati e diventammo esseri umani ». teratura ha le idee chiare. «I lettori più tradizio- Come questo sia entrato tra le pagine dei libri, lo nali vogliono storie realistiche e psicologiche, voi spiega così: «Oz, Yehoshua e Grossman erano parte europei chiedete sempre del confl itto palestinese. integrante del paesaggio israeliano: mentre lo rac- In mezzo, ci siamo noi». A calcio Baram gioca da contavano lo defi nivano. Ho un grande rispetto per attaccante, anzi giocava: «Tre anni fa mi sono riti- loro, ma da ragazzo mi ritrovavo a leggere libri i cui rato, dopo aver vinto contro i tedeschi e gli inglesi. protagonisti erano sempre migliori di me. Inavvi- Ero felice così». cinabili. Da qui la voglia di raccontare esistenze ai Chi invece in squadra è entrato da poco è Dror Mi- margini, storie minimali in cui i perdenti avessero shani: 38 anni, centrocampista. Ed esordiente con un ruolo». E il confl itto, che attraversa e condiziona Un caso di scomparsa (Guanda): «Sono un autore di la società israeliana? «Nelle mie storie è lo sfondo. genere, ho creato una serie che ha per protagonista Incombente. Qui il problema è che ogni uomo, o un detective», ci spiega. «Roba che in Israele non donna, è stato addestrato per combattere e uccidere. esisteva». Perché? «Voglio scrivere in modo interna- Il mio agopuntore, la persona più pacifi ca e rilas- zionale, oltretutto vengo da una famiglia sefardita. sata che possiate immaginare, per esempio: è stato Non sono mai stato in un kibbutz, ma cresciuto nel- nei reparti speciali, ogni notte attraversava il confi - la periferia di Tel Aviv, dove le persone se ne fotto- ne con il Libano per uccidere qualcuno. Questa è la no dell’identità ebraica e pensano a sopravvivere». nostra società, bipolare, che ora si stupisce perché Mishani indica le parole chiave per comprendere il scopre la violenza urbana, tra i ragazzi». fi lo, non solo calcistico, che lo unisce a Gavron, Ke- Quegli stessi che invadono ogni mattina le spiagge ret, Baram e gli altri. «La contaminazione, ovunque di Tel Aviv. Da Frishman Street a Banana beach. nei nostri libri: per me le infl uenze vanno da Pa- Dove incontriamo Nir Baram, in partenza per solini a Tarantino, passando per il rock alternativo. l’ennesimo viaggio a Berlino. E impegnato, dopo il E poi la tecnologia. Può sembrare scorretto, ma lo successo di Brave persone (Ponte alle Grazie, 2011) dico: in questi anni l’iphone e facebook per noi sono a fi nire il nuovo romanzo «in cui cerco di raccon- stati più rilevanti del confl itto palestinese ». Ma tor- tare la globalizzazione attraverso le vicende di un niamo al calcio. «Assaf mi chiamò dicendomi che la gruppo di persone, tra Londra e il resto del mon- squadra aveva bisogno di autori tradotti all’estero. Il do». Il viaggio, dunque: elemento che accomuna i campo dove ci alleniamo ogni domenica sera è nel nuovi protagonisti della letteratura israeliana. Lo quartiere dove sono cresciuto, Holon. Ci divertiamo stesso Baram, 46 anni, sente «il bisogno frequente come ragazzini». Sorride, prima di aggiungere: «E di uscire da quell’incertezza sul futuro che sembra negli spogliatoi parliamo di letteratura».

Oz, Yehoshua e Grossman erano parte integrante del paesaggio israeliano: mentre lo raccontavano lo defi nivano. Ho un grande rispetto per loro, ma da ragazzo mi ritrovavo a leggere libri i cui protagonisti erano sempre migliori di me. Inavvicinabili. Da qui la voglia di raccontare esistenze ai margini, storie minimali in cui i perdenti avessero un ruolo.

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 4455 001/08/20131/08/2013 009:55:309:55:30 Che scrittore bulgaro!

Georgi Gospodinov. Bizzarro, sperimentale ma piacevole, Fisica della malinconia è come un montaggio di frammenti, racconti e microtrattati

Matteo Marchesini, Il Sole 24 Ore, 21 luglio 2013

rrs_luglio.indds_luglio.indd 4466 001/08/20131/08/2013 009:55:309:55:30 La rassegna stampa di Oblique | luglio 2013

Diceva il cinico Montale, citando il cinico Missiroli, spunto allo stato di embrione. Fisica della malinconia che «non si può essere un grande poeta bulgaro». è infatti un montaggio di frammenti, di motivi alter- Come dire che la scarsa infl uenza storica di un paese nati come in un sistema di rime. Ci sono brevi rac- condiziona a tal punto il destino della sua letteratu- conti, elenchi, immagini, versi, apologhi, microtrat- ra, che sembra minarne non solo le possibilità ege- tati fi losofi ci, e molti isolabili inserti aforistici («le moniche, ma perfi no il valore «reale». In Italia, si sa, storie fi niscono sempre in uno di questi due modi l’aggettivo «bulgaro» si usa praticamente solo nella – con un bambino o con la morte»; «La malinconia, frase fatta sulle famigerate maggioranze d’antan. come i gas e i vapori, non possiede una consistenza Sulla cultura e l’arte bulgare, oscurità completa. Del e una forma propria, ma assume la forma e la con- resto, siamo anche letterariamente una colonia an- sistenza del recipiente o dello spazio che occupa»). glosassone; e salvo eccezioni, non ci interessa trop- Questa Fisica fa pensare a un incrocio tra Savinio e po capire quel che si scrive nella periferica Europa una giocosa parodia di Sebald: oscilla tra realismo dell’Est (e ora perfi no in buona parte dell’Europa minuzioso e sbrigliate digressioni fantastiche, tra continentale). Drogati di Foster Wallace e compa- precisi scorci socio-antropologici e utilizzo umo- gni, diamo implicitamente ragione alla battuta di ristico dei miti, tra una svagata storia del costume Missiroli e Montale, allargandone la portata. Ep- e la coazione a catalogare le stratifi cazioni storiche pure, con l’aiuto di qualche editore temerario, oggi leggibili nei minimi oggetti, nei comportamenti, nei possiamo scoprire che anche in Bulgaria si produ- paesaggi. Tutto questo materiale è tenuto insieme cono opere straordinarie, e immediatamente godi- quasi soltanto dal tono: l’io che ci parla è così sua- bili da parte di un pubblico internazionale del tutto dente e insieme così autentico, che ci mette subito a ignaro della storia di quel paese. È il caso di Fisica nostro agio, anche se saltando da una tessera all’altra della malinconia, un indefi nibile testo del quaranten- del suo mosaico non riusciamo a leggervi un disegno ne narratore, saggista e poeta (forse grande, è presto compiuto. Gli diamo credito ascoltandolo come un per dirlo) Georgi Gospodinov, appena pubblicato narratore orale: lasciamo che ci seduca col suo ben da Voland nella prima traduzione mondiale. Diffi - dosato impasto di pathos, intelligenza e frivolezza, e cile trovare un libro che sia così piacevole, così poco che riga dopo riga ci porti dove vuole. In Fisica, l’io severo nel selezionare i suoi lettori, e insieme così di Gospodinov fa davvero un po’ di tutto. bizzarro, così sperimentale e lontano dalle aspetta- tive del lettore medio di narrativa. È un romanzo? In qualche modo sì, se come dice qui il fantomatico e proteiforme personaggio di Gaustìn «il romanzo La malinconia, come i gas e i vapori, non è ariano», e dentro ci può fi nire di tutto – se il non possiede una consistenza e una forma romanzo, insomma, è il genere che per non ridursi a propria, ma assume la forma e la consistenza una forma stereotipa deve di continuo reinventarsi. del recipiente o dello spazio che occupa. In Fisica della malinconia – dove si accenna a una «fi sica quantistica della lettura» – Gospodinov si fa consapevolmente carico della deriva novecentesca del romanzo, e non fi nge che dopo la sua implosio- ne si possa tornare ai mitici modelli classici. Ma non Ad esempio, ragiona sulla paternità e i tempi della sente alcun bisogno di mettere dei truci guardiani vita («L’infanzia e la giovinezza sono piene di ver- ideologici davanti alle sue pagine ibride: che restano bi. Non puoi mai startene fermo […]. Poi i verbi si affabili, «facili», leggere. mutano gradualmente con i sostantivi della mezza Sono pagine in cui non si esclude nessuna possibilità età. Figli, macchine, lavoro, famiglia […]. L’invec- formale, ma si passa dall’una all’altra lasciando ogni chiamento è aggettivale»). Oppure, con polemica

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 4477 001/08/20131/08/2013 009:55:309:55:30 verve antiantropocentrica, descrive la guerra uma- mondo esterno ridotto alle sole gambe, e ascoltava na dal punto di vista di animali e piante. O ancora, il rumore clandestino di «Europa libera» dalla ra- mostrando l’abilità di un narratore tradizionale, ci dio del padre. Questo quadro si lega infi ne a una cattura raccontandoci le deviazioni causate dalla Se- rifl essione rapsodica sul mito del Minotauro, che è conda guerra mondiale nel suo albero genealogico, descritto come un bimbo abbandonato, e che in un e la storia di una pazza che ha aspettato per decenni tragicomico monologo viene dotato di quella paro- Alain Delon davanti a un cinema di paese. Altrove la sempre negatagli dalla letteratura classica. Tutto, si diceva, è tenuto insieme dal tono. Ma anche da un sottile fi lo metanarrativo. L’io narrante si muove con tanta disinvoltura tra i soggetti, perché è cre- L’io narrante si muove con tanta disinvoltura sciuto con una speciale «empatia patologica» verso tra i soggetti, perché è cresciuto con una tutti gli spazi e i tempi e le esistenze, comprese quel- speciale «empatia patologica» verso tutti le animali, vegetali e minerali: «Ricordo ancora la gli spazi e i tempi e le esistenze, comprese grande Glaciazione e la fi ne della Guerra Fredda. quelle animali, vegetali e minerali. […] Mi ricordo di esser nato come rovo di rosa ca- nina, pernice, ginkgo biloba, lumaca, nuvola di giu- gno…». Ma crescendo, questa empatia l’ha persa: le innumerevoli vite si sono ridotte alla vita di un io ci porta a rifl ettere in mezzo alle tombe («Adorno solo e adulto. Così, descrivendo un processo inverso dice che scrivere versi dopo Auschwitz è una bar- a quello della Recherche, Gospodinov immagina che barie. E possono esserci crematori, anche solo nei il suo personaggio surroghi il contatto smarrito con cimiteri?»). Per parecchie pagine, poi, discute dei gli altri e col tempo attraverso la mania del collezio- tentativi statali d’incapsulare le informazioni «stra- nismo: mania emblematica di uno stato del mondo tegiche» e di disperderle nello spazio, confrontan- in cui l’esperienza si dissolve, e regna una malinco- doli coi suoi tentativi di conservare l’esperienza più nia benjaminiana. effi mera o puramente immaginaria («le cose che Perché Fisica racconta anche l’autunno di un piane- mi interessano non hanno peso. Il passato, la ma- ta tristemente globalizzato, ridotto «a breve carta» e linconia e la letteratura»). Ma soprattutto, in Fisica rimasto privo dell’energia mitica che dava senso alle Gospodinov vuol restituirci la vita intima, il «sapo- grandi narrazioni. Se si vuole narrare, non resta or- re» del suo paese com’era poco prima dell’89. Così mai che accumulare pezzi eterogenei di rifl essione e abbozza una storia della noia in Bulgaria negli anni di racconto, e magari montarli in piccoli apologhi: Ottanta, e una «introduzione alla malinconia in bisogna costruire un album di digressioni che s’in- provincia nel tardo socialismo». Ci spiega come era seguono, una «capsula» di polveri letterarie vario- diffi cile, a quell’epoca, imparare qualcosa sul sesso, pinte, dove ciò che è avvincente è solo il continuo e quanto peso abbiano quindi avuto, per un’intera rimescolarsi degli atomi del vissuto e del pensato, generazione, «le mitiche pagine 23-24» del Padrino degli incidenti biografi ci e delle associazioni men- di Puzo. Immagina una cittadina dove un imprendi- tali – ossia la peripezia attraverso cui si passa da tore pirandelliano ha rimesso l’orologio indietro di un’idea all’altra. Ma qui soccorre ancora Savinio, vent’anni, e paga la gente perché reciti la vita sotto che dà di sé una defi nizione applicabile a Gospodi- il regime, realizzando un mostruoso sogno politico nov: «Molti mi domandano il perché di questo mio vintage fatto di milizie, vecchi giornali, punizioni passare da argomento ad argomento. Non si capi- sadiche. Ma il cuore del libro è dedicato al modo in sce? Perché io scrivo romanzi di avventure. Quali cui ha vissuto il tramonto del socialismo il narratore avventure oltre a quelle delle idee, ora che il mondo bambino: che abitava in un seminterrato, vedeva un è tutto esplorato?».

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 4488 001/08/20131/08/2013 009:55:309:55:30 Zadie e la colpa di sentirsi in colpa

Il romanzo della Smith certifi ca il fallimento del post moderno. Mentre in Italia c’è una voce davvero nuova

Vittorio Macioce, il Giornale, 21 luglio 2013

Sono passati dodici anni. Milano, un giorno di C’è il rischio che questa arriva qui e non parla con novembre, ti ritrovi a cena con lei per un’intervi- nessuno». sta. Non è un’esclusiva. È quasi un favore. Sembra Quel romanzo era Denti bianchi. Sembrava una li- che a nessuno interessi la storia di questa ragazza di nea di confi ne, un passaggio a Nord Ovest dentro madre giamaicana e le lentiggini, sulla pelle scura, un quartiere di Londra, una mappa per viaggiare nel ereditate dal padre inglese. nuovo secolo, con il bengalese Samad Iqbal che trova Al tavolo c’è l’uffi cio stampa dell’editore italiano. certezze solo nel passato e Archie Jones che sceglie Ti aveva chiamato qualche giorno prima preoc- lanciando monete in aria. Zadie ti racconta l’energia cupata. «Conosci Zadie Smith?». «No». «È una della letteratura anglosassone, soprattutto di quella scrittrice inglese, molto giovane. Ha venduto i americana che è cresciuta a pane e postmoderno e ora diritti del suo romanzo ancora in bozze. Dovre- sta cercando di andare oltre. È lei a parlarti per la sti leggerlo». «Promesso». «Ti va di incontrarla? prima volta di Dave Eggers e forse anche di Aimee Viene a Milano. Solo che tutti gli altri giornali mi Bender e Michael Chabon. Poi Zadie Smith ha co- hanno praticamente detto no. Dammi una mano. minciato a viaggiare, le lezioni a Harvard, New York,

rrs_luglio.indds_luglio.indd 4499 001/08/20131/08/2013 009:55:309:55:30 due anni a Roma, quartiere Monti, gli altri romanzi, italiano e non è un particolare irrilevante. Non lo L’uomo autografo i saggi sulla letteratura che sono la è perché l’orizzonte è un carcere. E quel carcere è cosa da amare di più e poi sempre più in giro come la prima cosa che vedi. È dove nasci. Ti insegue, ti una madonna nera del romanzo, a metà tra una dea violenta, ti incarna, ti marchia e toglie il respiro. È mistica e una rockstar. Quando mesi fa hai comin- come il campo di una particella elementare che fi ni- ciato a leggere N-W (Mondadori), il romanzo del sce per dare massa a tutti quelli che lo attraversano. ritorno a Nord Ovest, del ritorno a casa, qualcosa di Figurati se ci sei nato. Questo carcere non solo ti tutta quella forza si è perso. E forse è normale. Nulla accorcia l’orizzonte e chiude il destino, ma ha ef- ‒ scrive lei ‒ sopravvive al proprio racconto. Il punto fetti sul tuo corpo, come se fosse il principio di una è che ti ha deluso. Come ti hanno deluso molti di mutazione genetica. E più lo respiri e più assume il quelli che all’inizio di questo nuovo secolo potevano profi lo di questa Italia. Quasi ti viene il dubbio che cambiare marcia. Non sono diventati mediocri. Ma non abbia conosciuto altra prigio- anche loro sono rimasti ingabbiati in questo limbo, ne che questa. Non abbia mai avuto la possibilità di fi nendo nei rivoli del Novecento, invece di superar- declinare il futuro come semplice futuro, muovendo lo, rincantucciandosi nelle fi losofi e dei padri e dei i suoi passi solo con le catene del futuro anterio- maestri, accettando di essere residui di un tempo al re. Rosella però non sfugge alla resa dei conti. Non tramonto. È l’illusione che al massimo si possa speri- scantona dal senso di colpa. Non lo seppellisce. Alla mentare nella forma e nel linguaggio, ma non c’è più fi ne si ribella al Panopticon e lo fa con una lingua un cavolo da dire. più dura, più vera, più sincera. Più nuda. Non crea Ma dov’è che ci siamo impantanati? Non è solo la un ghetto ad uso e consumo del club dei letterati. crisi economica mangiafuturo. Il peso di N-W sta Lo sai. Il gioco nasce da una ossessione. Sei convin- tutto in un maledetto senso di colpa. Il senso di col- to che per ritrovare il futuro sia necessario archiviare il pa di aver lasciato il proprio quartiere, di non saper postmoderno. Ed è come rinnegare tutto ciò che hai più parlare la lingua di tuo padre e di tua madre, amato. E dalla torre butti Zadie perché lo fa meno di quelli che ti hanno fatto studiare, condannandoti ad Rosella. Come fossero due simboli e come tutti i sim- essere diversa da loro. Il senso di colpa di non aver boli arbitrari. Rinneghi chiamando in causa proprio chi «ripudiato» i maestri del Novecento, fi no a rifugiarti è arrivato ai confi ni di questa lunga stagione indefi nita. nelle loro idee. Il senso di colpa di non aver neppure Al di là di quel confi ne lui ha perso le parole. David saputo immaginare il futuro. Il senso di colpa di non Foster Wallace. «Questi ultimi anni dell’era postmo- saper fuggire dalla prigione di questi anni. E di aver derna mi sono sembrati un po’ come quando sei alle mentito a te stesso, soprattutto. Perché il difetto superiori e i tuoi genitori partono e organizzi una festa. maggiore di N-W è che puzza di artefatto, di fi nto. Chiami tutti i tuoi amici e metti su questo selvaggio, Le due donne, le due protagoniste, sono i due desti- disgustoso, favoloso party e per un po’ va benissimo. ni con cui Zadie non è mai riuscita a fare i conti sul Ma poi il tempo passa e il party si fa sempre più chias- serio. Li ha lasciati inconciliabili, tanto che ognu- soso e le droghe fi niscono e le cose cominciano a rom- no continua a fare del male all’altro. È questa resa persi e rovesciarsi, e ci sono bruciature di sigarette sul dei conti fi nale mancata che ci lascia prigionieri in sofà, e tu sei il padrone di casa, è anche casa tua, e così questo limbo di fango. Zadie non si mette a nudo. pian piano cominci a desiderare che i tuoi tornino e Torna a casa per assecondare un senso di colpa. Non ristabiliscano un po’ d’ordine, cazzo. Non è una simi- lo risolve. N-W è una cattedrale vuota. Non sai se c’è litudine perfetta, ma è come mi sento, è come sento la una via d’uscita. C’è però un altro romanzo che hai mia generazione di scrittori e intellettuali o qualunque fi nito di leggere da poco. E anche lì si respira nella cosa siano. Sento che sono le tre del mattino e il sofà carne quel senso di colpa che sprofonda. È Il corpo è bruciacchiato e qualcuno ha vomitato nel portaom- docile (Einaudi) di Rosella Postorino. È un romanzo brelli e noi vorremmo che la baldoria fi nisse».

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 5500 001/08/20131/08/2013 009:55:309:55:30 Quando Flaiano e Brera si azzannavano per il calcio

La polemica d’altri tempi tra lo scrittore e il giornalista sulla lingua italiana, il catenaccio, la massa, le razze e Gianni Rivera

il Foglio, 22 luglio 2013

«Se Brera mi azzanna, che mi frega?» criticare qualcosa che sta avvenendo? E allora accade Guido Gerosa, L’Europeo, dicembre 1970 che i signori critici del calcio per scrivere su queste cose devono fare del marinismo (stile letterario che Ennio Flaiano, aff ermano Gianni Brera e Antonio si ispira a Giovan Battista Marino, 1569-1625, ndr). Ghirelli che l’italiano degli sportivi è l’unica lingua Sono costretti a inventare qualche cosa che sostitui- viva che esista oggi nel nostro paese, mentre quel- sca la semplicità, la realtà. la dei letterati è una lingua morta, accademica, che non rispecchia più niente di fronte al «volgare» del- Il dialetto lombardo di Brera, alla Carlo Emilio Gadda, la lingua parlata del popolo e dello sport. «Non mi non ha dignità di lingua, di invenzione letteraria? sembra sia vero. Perché è vivo l’italiano degli sporti- Ma a me va benissimo Brera, perché il Brera ha evi- vi? Non lo so. Forse perché lo scrivono loro?». dentemente delle qualità straordinarie: se non altro le qualità di portata, lui ha una portata come i fi umi, Perché è l’unico linguaggio che le masse capiscono e che come il Po, superiore a quella degli altri. Lui porta esprime adeguatamente i miti del tempo. tanti milioni di litri d’acqua al mare, lo fa con un’e- Ah, ma allora se vogliamo metterci sul metro della norme facilità, ma anche a questa facilità ci dovreb- massa, la massa non ha mai capito l’italiano: mai, in be essere un freno, est modus in rebus. Lui non scrive: nessun momento della storia d’Italia. Mi si accuserà lui ogni volta fa un esercizio di stile, un’acrobazia di lesa massifi cazione, come si dice adesso. Ma esi- verbale, perché ha un pubblico che lui deve meravi- stono gli individui: la massa è un’astrazione. gliare ogni volta. Come il cavalier Marino.

Brera vi accusa d’essere incomprensibili. Gli scrittori Com’è nata la tua polemica con Brera? italiani sono sperimentali, avanguardisti, il loro latino In modo molto semplice. Un settimanale aveva chie- non arriva a nessuno. sto ad Antonio Ghirelli, a me e a Giorgio Manga- Ma Gianni Brera fa dell’autobiografi a quando dice nelli se fosse ancora il caso di andare alla partita. Io questo! Perché io quando leggo Brera non lo ca- dicevo, in quell’intervento, che i giornalisti sportivi pisco. Quindi, a questo punto, sono io che rivolgo hanno una tendenza deplorevole alla retorica. Come a lui l’accusa d’incomprensibilità. Ciò che lui dice esempio citavo alcuni titoli. Loro usano continua- mi mette in sospetto che in realtà sia la sua un’o- mente la parola «umiliazione»: «La Samp umiliata», perazione sperimentale, letteraria: perché fare della «In ginocchio», «Kaputt». C’è sempre, nella loro critica calcistica è abbastanza assurdo, in quanto si- prosa, l’aria del disastro, assolutamente non sporti- gnifi ca fare la critica su una cosa che sta avvenendo. va, perché, se si leggono le cronache del Times, là si Il calcio è un happening. Benissimo. Come si può vedono i risultati e basta. Non c’è nessun giudizio.

rrs_luglio.indds_luglio.indd 5511 001/08/20131/08/2013 009:55:309:55:30 Qui invece tutto diventa fatto morale, punitivo. «La di cucina: che hanno sempre bisogno di ricorrere alla squadra agonizza», «il campionato ha bisogno di os- citazione latina, aulica, per far sapere, insomma, che, sigeno», «la Roma è stata umiliata dall’arbitro». Poi siccome la materia appare non grande, bisogna nobi- mi era apparso memorabile un titolo su Il Messagge- litarla con intromissioni continue di termini togati. ro: «Scialba prova del Divino Amore». Un’altra volta Ma in questo lui compie un errore gravissimo: fa del lessi che «il Chinotto Neri era in diffi coltà». suo stesso scrivere una lingua aulica e cardinale come quelle che critica. La cultura dev’essere solo presup- Tu sai che esistono due scuole di pensiero sportivo: Brera- posta, non ostentata. E come un iceberg, la cultura Zanetti, il calcio tattico, difensivistico, atletico, e Palumbo- dello scrittore: è la parte che deve stare sott’acqua. E Ghirelli, il calcio-spettacolo, la lussuria del gol inteso come quello che appare dev’essere semplice. Ma Brera è un un orgasmo, l’off ensiva e il movimento. Tu quale favorisci? iceberg che vola addirittura sulle acque, di lui si vede Ghirelli scrive abbastanza comprensibile; è quello, tutto, persino il libro degli esercizi latini delle medie. credo, che conosco di più. Zanetti chi è, scusa? Tutto.

Il direttore de La Gazzetta dello Sport (Gualtiero Zanet- Brera ha scritto di avere appena letto le Bucoliche nella ti, direttore dal 1960 al 1973, ndr). Esiste, dunque, questa nuova versione di Agostino Richelmy. faida dei due giornalismi sportivi. Brera sostiene che noi Splendida. Ce l’ho anch’io. Fa bene Brera a legger- italiani siamo una razza di rapinatori, quindi dobbiamo la, ma non a ostentarla. Io, a diff erenza di lui, la praticare il calcio di difesa e rapinare il risultato. Gli altri leggo al cesso per essere più segreto e concentrato. sono per un calcio aperto, generoso, alla garibaldina. Sarebbe bello che delle Bucoliche Brera esprimesse Be’, io credo di essere per la seconda tesi. Il calcio-spet- lo spirito in qualche cronaca: ma senza dircelo. Le tacolo, giocato in modo generoso e leale. E poi non è Bucoliche appartengono oggi allo sport. Gli italiani, aff atto vero che gli italiani sono rapinatori e saccheg- l’unica cosa verde che vedono è proprio il rettangolo giatori. Sono stati rapinati e saccheggiati in tutta la loro di gioco. Il verde non lo vedono più. L’ultima cosa storia, semmai: non è la cosa che sanno fare meglio. bucolica che ci sia rimasta è proprio lo stadio. Anzi, le qualità dell’italiano si ritrovano nei momenti brutti, durante l’occupazione tedesca, nelle crisi, nella Flaiano, che cosa pensi di Gianni Rivera? sconfi tta. Nella vittoria gli italiani sono sempre un po’ So che Brera l’ha battezzato «l’abatino». Io invece off ensivi, un po’ arroganti, vanno oltre: è nella sconfi tta confesso di essere un ammiratore di Rivera, anche se che, rare volte, sanno essere grandi. l’ho visto giocare una volta sola, perché mi piace la sua calma e il suo modo di non entrare negli incidenti. Sì, è un po’ la lotta del Gran lombardo, qual è Gianni Rivera porta nel gioco una misura classica: è un eroe Brera, contro i napoletani. antico. Mi è estremamente simpatico. È stato vittima Be’, qui andiamo a fi nire sul bagnato, la faccenda di un’ingiustizia terribile quando lo fecero entrare negli delle razze. Allora non c’è più niente da dire. Io non ultimi sei minuti, ai Mondiali (nel 1970, ndr), come credo nelle razze, credo sempre negli individui. Dice: chiamata di correo nella disfatta. Però bisogna stare «Lei darebbe sua fi glia in sposa a un negro?». E io do- molto attenti quando si parla di sport e di sportivi in mando: «Ma scusi, che razza di negro? Fascista o no? Italia, perché sta diventando un’industria molto grossa. Se è fascista non gliela do». La razza si vede da quello che uno esprime, non da quello che uno è. Quindi Tu conosci personalmente Brera? bisogna che Brera stia attento. Oh, ciò che io trovo Mai visto. Ma credo che la sua aggressività derivi da in Brera, e gliel’ho detto e forse lui se n’è dispiaciuto, un sentimento d’inferiorità. Lui attacca per paura di è che ha la tendenza a ostentare una cultura. Brera essere attaccato. Lui dice: adesso aggredisco Flaiano, ha un po’ il difetto dei gastronomi e degli scrittori lo azzanno. Ma, a me, che mi frega se lui mi azzanna?

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 5522 001/08/20131/08/2013 009:55:309:55:30 Addio a Riccarelli, scrittore del dolore

Scompare a 59 anni il romanziere che raccontò il suo faccia a faccia con la malattia

Ermanno Paccagnini, Corriere della Sera, 22 luglio 2013

Se n’è andato senza poter sapere quale sarà la sor- te del suo ultimo romanzo, L’amore graffi a il mondo legge un suo inedito (Mondadori), Ugo Riccarelli, fi nalista sia al Cam- nel corso di una serata della seconda edizione di 8x8. piello sia al Grinzane Cavour. Quel Campiello che subito ne aveva riconosciuto il valore nel 1998, quando, dopo un primo libro nel quale con piglio narrativo raccontava le drammatiche disavventure del suo cuore (Le scarpe appese al cuore. Storia di un trapianto, Feltrinelli 1995), aveva stupito per la poe- sia e la tenerezza con le quali nel romanzo d’esordio, Un uomo che forse si chiamava Schulz (Piemme 1998), si sommergeva nella vita del grande scrittore polac- co Bruno Schulz rivivendola dall’interno, ricrean- dola lontano dalla pedissequa biografi a, off rendo la vita di un sognatore che faceva nascere i propri racconti come poscritti fantastici di lettere inviate a un amico la cui morte in sanatorio li aveva por- tati nella distruzione disinfestante, evitando i rischi propri della letteratura che produce letteratura. Così aveva creato, grazie a una concreta forza inventiva, un personaggio che, quanto più richiamava il Bruno della realtà e dei suoi libri, tanto più sapeva essere autonomo e vivere di vita propria. E c’era già il suo narrare asciutto, sveltamente mos- so, quel tono suo proprio intriso d’aff ettuosa, ad- dolorata, partecipe malinconia che tornerà nei suoi altri scritti, a partire da Stramonio (Piemme 2000), anch’esso narrato in fl ashback, con un protagonista dipendente dell’Aria (antifrastica sigla dell’azienda cittadina di raccolta rifi uti) intento a raccontare la propria storia a due piccioni di nome Dite e Hanta, in un monologo narrativo dall’aff abulazione orale di

rrs_luglio.indds_luglio.indd 5533 001/08/20131/08/2013 009:55:309:55:30 andamento lieve, sospeso. Un romanzo di formazio- Una guerra che torna in L’amore graffi a il mondo, ne attraverso la sporcizia, ove la sporcizia è metafora, romanzo di forte impianto tradizionale nel por- prospettiva e lente d’ingrandimento della vera spor- re al centro una fi gura di donna forte e generosa, cizia morale, politica e sociale che si cela nell’uomo, Signorina, che delle proprie fragilità sa fare forza; così come lo Stramonio è la pianta dell’abbandono, accompagnata dalla nascita poco dopo la marcia che cresce presso ruderi e rifi uti, e che può essere su Roma alla morte negli anni Sertanta-Ottanta; buon medicinale, ma pure tremendo veleno. e dove però, pur in una struttura da saga familia- re, soprattutto nelle prime parti, a diff erenza di Il dolore perfetto in cui la presenza della storia con i suoi lutti era più spiccata, il quadro storico è più Un romanzo di formazione attraverso la sfumato. E ove una vicenda di durezza e dolore è sporcizia, ove la sporcizia è metafora, affi data a una prosa evocativa di delicato e malinco- prospettiva e lente d’ingrandimento nico lirismo, in cui si compongono le linee narrati- della vera sporcizia morale, politica e sociale ve di Riccarelli: la storia di famiglia centrata su un che si cela nell’uomo. personaggio forte caratterizzato da un forte dolore interiore ma pur con tocchi di realismo magico; la rappresentazione al vivo della provincia italiana; il legame con le storie di trapianto narrate in Ricucire È soprattutto la strada del romanzo a essere fre- la vita (Piemme) e Le scarpe appese al cuore (Feltri- quentata da Riccarelli: culminata nel 2004 nei pre- nelli 1995). mi Strega e Campiello Europeo per Il dolore perfetto Autore di romanzi, Riccarelli. Che però, quando (Mondadori), ambientato in una Toscana di tradi- decide di dedicarsi alla narrativa breve, dona auten- zioni anarchiche che vede contrapposti due gruppi tici gioielli. Come in L’angelo di Coppi (Mondadori familiari caratterizzati dalla scelta di nomi che si ri- 2001), dieci racconti ambientati in varie discipline petono nel tempo. Achille, Ulisse, Elena, Nestore sportive quattro dei quali restano indelebili nella per la famiglia più benestante; Liberia, Ideale, Ca- memoria. Come il valzer verso la morte danzato in fi ero per la più povera e idealista. Un romanzo che controcanto da Dino Ferrari e Guy Moli, il pilo- dai moti di Pisacane si porta all’ultimo dopoguerra, ta forse più amato da Enzo Ferrari; o la creatività in un andamento in cui il tono spesso magico delle e imprevedibilità della libertà cantate dalle gambe opere precedenti si traduce in una sorta di «realismo sgraziate dalla poliomelite di Passerotto Garrin- magico» al pari d’un continuo incrociarsi di tragico cha; o il Pasolini calciatore innamorato che al gol e grottesco. su rigore sacrifi ca l’amore per il portiere pischello Soprattutto, storie di famiglia Con risvolti auto- dagli occhi di cielo; o, su tutti, la squadra di prigio- biografi ci, come in Un mare di nulla (Mondadori nieri formata dai calciatori di Dinamo e Lokomo- 2006), incentrato su una fi gura paterna magico- tiv di Kiev che gioca ogni partita per una vittoria favolosa di stregone, «maestro di illusioni e imbro- che sa essere una tappa verso la morte. Racconti gli» con parole ed essenze, che dà vita a una nar- che si danno come una piccola Spoon River del- razione procedente per folate di racconti di eventi lo sport che mette in gioco la vita. Fisica, ma so- e situazioni che s’incardinano nella aff abulazione prattutto interiore. Fatta di interrogazioni, dubbi, paterna rivolta al fi glio, intorno ai quali Riccarel- scelte spesso estreme. Che costituiscono alfi ne la li costruisce il romanzo ampliando la prospettiva cifra pregnante di tutte le narrazioni di Riccarelli, paterna col recupero sia della sua famiglia e di zii abbiano a che fare con romanzi di formazione, sto- emigrati in un paesino alpino, sia di eventi esterni rie di tono autobiografi co, o un narrare attraverso come la guerra. biografi e altrui.

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 5544 001/08/20131/08/2013 009:55:309:55:30 Sommerso dal mistero di New York

Il grande sogno di attraversare una metropoli dimenticando il passato e il presente. Città aperta dello scrittore di origine nigeriana Teju Cole per Einaudi

Nando Vitale, il manifesto, 23 luglio 2013

Se si ha l’intenzione di aff rontare la lettura del ro- Julius si muove nelle geografi e newyorchesi senza il manzo di Teju Cole, Città aperta (Einaudi 2013, piglio dei grandi narratori di viaggio ma con uno traduzione di Gioia Guerzoni, pp 228, euro 17,50), sguardo pacato, quasi silenzioso, nel quale la descri- spinti dai fastidiosi, improbabili paragoni con i quali zione di ciò che vede assume con approssimazioni gli addetti al marketing editoriale propongono il vo- e approfondimenti successivi il senso più profondo. lume (trattando da sprovveduti i potenziali lettori), il Incontra le alterità culturali, nota il diverso stile di suggerimento sarebbe quello di riporre senza tenten- vita dei neri, dei bianchi, dei numerosi altri popo- namenti il libro sullo scaff ale. Il testo di lancio recita li che compongono la metropoli, ma non ha voglia più o meno così: «Una potente e inquietante indagine di riferirsi ad alcuna istanza di appartenenza, non è dell’animo umano. Cole ha guadagnato paragoni lu- dell’umore per sopportare gente che pretende qual- singhieri con pesi massimi letterari come J. M. Co- cosa da lui, fosse anche una semplice constatazione etzee, W.G. Sebald e Henry James, ma Città aperta o tantomeno un giudizio. merita maggiore lode: si tratta di un lavoro profon- Tuttavia incontra le numerose fenomenologie del damente originale, intellettualmente stimolante, in sopruso, i tentativi di discriminazione, ma li elude possesso di uno stile accattivante e seducente». sistematicamente, proseguendo il suo viaggio come Come dire il massimo delle aspettative letterarie an- un osservatore non partecipante, come un antro- nunciate con il gergo di un venditore di almanacchi. pologo urbano che va scavando nelle pieghe della Liberi da questo genere di riferimenti e senza ecces- città. Registra i segmenti dell’universo metropoli- sive attese, Città aperta off re il suo aspetto migliore tano restando impermeabile ad essi. Della sua vita attraverso una lettura lenta e la capacità di pene- il lettore conosce poco, rimane un mistero perfi no trare, condividendolo, il particolare sguardo sulle un suo viaggio a Bruxelles, dove aveva già vissuto. cose che l’autore rivela pagina dopo pagina. Nato da Il romanzo presenta aspetti sorprendenti ma lascia madre tedesca e padre nigeriano, trapiantato adole- una delusione di fondo generata da una certa, forse scente negli Stati Uniti, lontano da aff etti e radici, deliberata reticenza a prendere posizione. Di Julius Julius, il protagonista del romanzo, possiede quella si sa che è uno studente di psichiatria ma proprio sorta di sguardo distaccato che può scaturire da un per questo appare stranamente distaccato dal suo eccesso di saggezza oppure dal sentimento di non passato, sottraendosi dal narrare aspetti cruciali del- appartenere a nessun luogo, che è tutto sommato la sua giovinezza in Nigeria. Preferisce ascoltare le anch’esso una forma di saggezza, forse più dolorosa numerose storie di vita che gli raccontano le perso- e non cercata. Nell’autunno del 2006, con il distacco ne che incontra, prevalentemente di notte. Alcuni derivante dalla condizione appena descritta, inizia il personaggi sono descritti con profondità di sguardo, suo viaggio nella metropoli più famosa del mondo. notevole è il ritratto di un ex professore che soff re

rrs_luglio.indds_luglio.indd 5555 001/08/20131/08/2013 009:55:309:55:30 di cancro e quello di un anziano dottore belga che scorso autunno avevo cominciato a fare le mie pas- incontra in un volo diretto in Europa. Altri incontri seggiate serali, mi ero reso conto che Morningside con sconosciuti sono caratterizzati da un tono surre- Heights è un buon punto di partenza per esplora- ale, quasi sognante, come se rappresentassero delle re la città. La stradina che scende dalla cattedrale proiezioni di quel senso di spaesamento che è evi- di Saint John the Divine e attraversa Morningside dente in molti passaggi del libro. Park è a un quarto d’ora da Central Park. Nella di- La New York di Cole viene descritta senza grandi rezione opposta, andando verso ovest, Sakura Park proclami né rilevanti osservazioni. Scrittore, foto- è a dieci minuti, mentre a nord si arriva a Harlem grafo, storico, cresciuto in Nigeria e arrivato negli costeggiando l’Hudson, anche se il traffi co al di là Stati Uniti nel 1992, riferisce con apparente casua- degli alberi copre il rumore del fi ume. Quelle cam- lità di una città abitata da immigrati provenienti da minate, un contrappunto alla frenesia delle giornate ogni latitudine: nigeriani, keniani, libanesi, haitia- in ospedale, pian piano si erano allungate, portan- ni, cinesi e altri ancora, tutti venuti per sfuggire alla domi sempre più lontano, tanto che a volte, di notte, morsa della propria storia e per inseguire la loro ver- dovevo tornare a casa in metropolitana. È così che, sione del sogno americano. Un sogno verso il quale all’inizio dell’ultimo anno di specializzazione in psi- Cole non mostra particolari entusiasmi. Così come chiatria, New York si era fatta strada nella mia vita appare dal tono di questo brano: «E così quando lo passo dopo passo». Così quasi per caso.

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 5566 001/08/20131/08/2013 009:55:309:55:30 Lo Zibaldone in inglese. Impegnati sette traduttori

Leopardi pubblicato da Farrar, Straus and Grioux e Penguin. Impresa ardua: qui scritto e parlato si fondono

Pietro Citati, Corriere della Sera, 25 luglio 2013

Fino a questi ultimissimi anni e anzi a questi giorni, un immenso discorso, dice la parola che desideriamo mancava alla cultura d’ogni paese una fi gura essen- udire da una decina di versi. Quando leggiamo l’In- ziale: Leopardi. Mancava in inglese, in francese, in no ai Patriarchi, abbiamo l’impressione che Leopardi tedesco, in qualsiasi altra lingua. Mancavano i Can- voglia scrivere in una lingua inesistente, o che egli ha ti, le Operette morali, lo Zibaldone, i Pensieri, l’Epi- creato per primo. Non è meno diffi cile tradurre il Di- stolario, il Discorso di un italiano intorno alla poesia scorso di un italiano intorno alla poesia romantica e lo romantica: tutto, assolutamente tutto ciò che Leo- Zibaldone. pardi scrisse nella sua vita. Se oggi dico a un lette- Sono due meravigliosi testi parlati. C’è il rifi uto rato non italiano che i Canti non sono meno belli della costruzione logica: l’onda, la scorrevolezza e la delle poesie di Hölderlin e di Goethe o delle Fleurs liquidità del parlato, che va avanti, ritorna indietro, du mal, e insisto che la prosa dello Zibaldone non è si ferma, si ripete: la mente che scopre le cose via via meno sconvolgente di quella Nietzsche, nessuno mi che le scrive; la velocità del pensiero che sopravanza crede. Eppure, le cose stanno esattamente così. Que- quella della scrittura; e la presenza di una platea di sta mancanza ha le sue ragioni. Leopardi è un poe- ascoltatori immaginari, che vengono coinvolti nelle ta diffi cilmente traducibile: molto più di Hölderlin, parole, come se fossero anch’essi parole. Oggi, una sebbene il Faust II di Goethe sia di traduzione an- di queste grandi lacune è colmata nella principale cora più diffi cile. Il linguaggio petrarchesco-tassesco lingua d’Occidente. Farrar, Straus and Giroux ne- di una parte dei Canti non è di agevole intelligenza. gli Stati Uniti e Penguin in Gran Bretagna hanno Ma le Canzoni (Bruto minore, Alla primavera, Inno ai appena pubblicato lo Zibaldone (pp. lxxxxvi-2502, Patriarchi, Ultimo canto di Saff o) sono assolutamente dollari 75, sterline 50). È una edizione mirabile. Il intraducibili. Come volgere in francese o in inglese il testo è quello del facsimile del manoscritto napole- «sublime moderno» delle Canzoni, la poesia sognata tano, pubblicato nella recente edizione computeriz- e immaginata dallo pseudo-Longino e scritta in Italia zata di Fiorenza Ceragioli; e comprende anche gli nel1821 e nel 1822? indici e le schede leopardiane. La fi gura retorica più amata da Leopardi è l’iperbato: I direttori dell’edizione e gli autori della introdu- egli dissocia le parole e i pensieri dal loro ordine na- zione e del commento critico sono Michel Caesar e turale: non procede mai in ordine rettilineo: insinua Franco D’Intino: il lettore italiano conosce soprat- un’inversione in un’altra inversione: devia (o fi nge di tutto l’eccellente commento del secondo agli Scritti deviare) dal suo fi ne: intercala parentesi, poi ritorna al e frammenti autobiografi ci di Leopardi. Gli ottimi punto di partenza, come se fosse in preda a un vento traduttori sono Kathleen Baldwin, Richard Dixon, agitatissimo: rompe qualsiasi concatenazione natura- David Gibbons, Ann Goldstein, Gerard Slowey, le: separa le cose unite e inseparabili; e, alla fi ne, dopo Martin Th om, Pamela Williams, soccorsi da molti

rrs_luglio.indds_luglio.indd 5577 001/08/20131/08/2013 009:55:319:55:31 collaboratori per ogni disciplina. I principali fi nan- alla pubblicazione di tutte le opere di Leopardi in ziatori della edizione sono stati il Centro nazionale ogni lingua. Diffi coltà resteranno: come la lettura di Studi Leopardiani, diretto da Fabio Corvatta, e delle Canzoni. Ma, a rigore, tutta la poesia lirica è il ministero italiano degli Aff ari Esteri. Mi auguro sempre stata scritta in una lingua assoluta e inesi- che l’opera abbia un grande successo, e dia inizio stente in natura.

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 5588 001/08/20131/08/2013 009:55:319:55:31 Indies, il laboratorio di ricerca letteraria

L’auspicio è che il futuro dell’editoria si possa giocare sulla collaborazione mirata a migliorare la qualità dei libri pubblicati e non, come purtroppo oggi avviene, soprattutto sulla concorrenza e sul marketing

Silvana Mazzocchi, la Repubblica, 25 luglio 2013

È la sfi da dei prossimi anni: puntare su prodotti cul- inedito, che ha già coinvolto sei marchi del mon- turali dedicati ai lettori più curiosi, curati in ogni do editoriale italiano e che è destinato ad espander- dettaglio e ben distribuiti sul territorio e, contem- si: Nottetempo, Voland, Transeuropa, Nutrimenti, poraneamente, estendere la loro fruibilità a un pub- 66thand2nd e Zandonai, e punta a fare emergere le blico sempre più vasto. voci più nuove e più interessanti della narrativa con- Un primo passo concreto verso un obiettivo che sa temporanea italiana e internazionale. comunque di avventura, è Indies, un laboratorio per- Ambizione di Indies è pubblicare romanzi di gran- manente di ricerca letteraria appena nato e di prossi- de qualità, presentare autori di pregio in una veste mo debutto, che mira a coniugare l’esperienza degli semplice e moderna; rivolgersi ai lettori più abitua- editori indipendenti nel campo della ricerca e spe- li e attenti, ma anche riuscire a off rire le proposte rimentazione con la conoscenza e la forza di Feltri- editoriali degli editori indipendenti a una platea di nelli. Indies, parola breve che sta appunto a indicare pubblico più estesa di quella attuale. indipendenza al plurale, valore inestimabile nel set- Grafi ca immediatamente riconoscibile e dichia- tore dell’editoria, è un esperimento di collaborazione rata cura nei dettagli, Indies arriva in libreria il

rrs_luglio.indds_luglio.indd 5599 001/08/20131/08/2013 009:55:319:55:31 18 settembre prossimo e prevede sei titoli entro I titoli in uscita e la linea editoriale che accomuna le l’anno. Si comincia con Adrián N. Bravi, L’albero scelte. e la vacca (Nottetempo/Feltrinelli), Dulce Maria Nel 2013 prevediamo l’uscita di quattro titoli: Cardoso, Il ritorno (Voland/Feltrinelli), Stefano L’albero e la vacca di Adrian Bravi (pubblicato in Amato, Il 49esimo Stato (Transeuropa/Feltrinelli), collaborazione con Nottetempo), Il ritorno di Dul- Jenny Erpenbeck, La sera di ogni giorno (Zando- ce Maria Cardoso (con Voland), Il 49esimo Stato nai/Feltrinelli). Risponde Gianluca Foglia, diret- (con Transeuropa) e La sera di ogni giorno di Jenny tore editoriale di Feltrinelli. Erpenbeck (con Zandonai). Sono titoli che hanno profi li diversi: stranieri e italiani, di esordienti o di Le sinergie aiutano l’editoria indipendente. Quale futuro? autori già pubblicati. Ma nel loro insieme rappre- In eff etti Indies sperimenta una forma di collabora- sentano bene l’idea fondamentale di Indies, che è zione tra editori che è del tutto inedita, e non solo quella di creare un laboratorio permanente di ri- in Italia. Scegliamo insieme i testi da pubblicare, e cerca letteraria per fare emergere le voci più nuove poi li pubblichiamo a doppio marchio, il marchio e interessanti della narrativa italiana e interna- di Feltrinelli e quello dell’editore da cui è arrivata zionale di oggi. Indies vuole pubblicare romanzi inizialmente la proposta. È un metodo che scom- di qualità, vuole proporli in una veste raffi nata e mette sulla cooperazione laddove in genere c’è solo moderna, vuole off rire a un pubblico più ampio competizione: ragioniamo insieme sulla copertina, possibile le proposte dei migliori editori indipen- sull’editing, sulla promozione, e in questo modo denti italiani. proviamo a creare un libro più curato tanto nella fase di realizzazione che in quella di comunicazione. Non so se è il futuro, ma è un esperimento che può andare a vantaggio di tutti: l’editore indipendente può aspirare a una maggiore visibilità e diff usione del suo lavoro di scouting, Feltrinelli acquista un ruolo di coordinamento che qualifi ca e articola ul- teriormente la sua off erta editoriale.

I perché dell’iniziativa. Come spesso accade, è un’idea nata quasi per caso. Con colleghi e amici editori si parlava d’altro, ed è nata la voglia e l’esigenza di provare a fare qualcosa insieme. Ma credo che una ragione di fondo ci sia, ed è il fatto che tanto Feltrinelli quanto il mondo della piccola editoria indipendente hanno più di tutto a cuore il destino della letteratura di qualità, quella che nasce non per ragioni di marketing ma da esigenze espressive e contenutistiche più pro- fonde. È un tipo di proposta che oggi il mercato tende a volte a ignorare o emarginare. Ma è un er- rore, perché il mercato editoriale potrà continuare a prosperare solo se saprà coltivare e soddisfare lettori consapevoli e curiosi, dal gusto non massifi cato. È soprattutto a questi lettori che si rivolge Indies.

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 6600 001/08/20131/08/2013 009:55:319:55:31 La vita agra dei traduttori, il proletariato (con laurea) dell’editoria

Un lavoro faticoso, ma affascinante, che in Italia è pagato male e ancora poco riconosciuto. Ecco come lo racconta e di cosa si lamenta chi cerca di viverci, sognando la Danimarca

Marco Filoni, il venerdì della Repubblica, 26 luglio 2013

Il traduttore? Una sorta di baby sitter. Già, imma- donna col doppio cognome, il gatto sulle ginocchia ginate uno scrittore, gelosissimo del suo libro. Nel e la tazza di tè sulla scrivania, dedita a quell’ame- momento in cui il suo testo dev’esser tradotto in no passatempo che è tradurre libri. O comunque al un’altra lingua deve affi darlo a un traduttore, con il tradurre quale occupazione per chi ha altre fonti di timore che lo snaturi, che lo spinga troppo lontano. sostentamento. Proprio come una mamma che affi da il suo bambino Non è così, non più, da molti decenni. I professionisti alla baby sitter e teme che gli permetta di dire le delle lingue che ci permettono di leggere i capolavori parolacce, di mangiare le caramelle e d’arrampicarsi della letteratura mondiale sono sempre più bistrattati. sugli alberi dei giardinetti. L’immagine, felice, è di Ad esempio: arrivano in libreria opere di autori i cui Yasmina Melaouah, bravissima traduttrice italiana diritti sono scaduti (70 anni dopo la morte dell’au- di Daniel Pennac. A questo punto lo scrittore non tore) riproposte in traduzioni vecchissime e inappro- può far altro che mettersi l’animo in pace: sa che priate pur di non doverne pagare una nuova. quel suo testo vivrà un’altra vita in un’altra lingua. «Noi traduttori non siamo spandilacrime lamentosi. Ecco quello che fa un traduttore: si arrampica sugli Ma un problema c’è: le tariff e che oggi ci vengono alberi degli altri. proposte non sono solo molto basse, sono al di sotto Vista così, è un’operazione molto romantica. Ma della soglia di dignità», ci dice Claudia Zonghet- il lato poetico, che c’è ed è evidente (un traduttore ti, traduttrice dal russo alla quale dobbiamo classici che non sia follemente innamorato del suo mestiere come Vasilij Grossman, Gogol’, Dostoevskij e Bul- sarebbe un po’ pazzo), si scontra poi con la bieca gakov, nonché Anna Politkovskaja. realtà. Fatta di sacrifi ci, di tariff e irrisorie, di editori «Quando ho iniziato a tradurre, quasi vent’anni fa, che con la scusa d’un mercato disastroso propon- tutti cominciavamo con compensi bassi. Ma dopo la gono compensi da fame. Tanto qualcuno disposto prima prova era automatico che venissero ritoccati. a tradurre un libro si trova sempre. Peccato che la Ricordo le mie prime traduzioni a 5 mila lire a car- qualità spesso diventi un optional. tella, con Bulgakov e Dostoevskij – e mi è andata C’è, poi, chi dice: d’accordo, traduco per poco o per anche di lusso, visti gli autori. La volta successiva ho nulla, ma se non lo facessi quel libro non uscirebbe tradotto per Einaudi a tariff e di tutto rispetto». mai, dunque la mia traduzione s’inscrive in un’ope- Il metro di misura del compenso è la cartella, ov- razione culturale, diventa un sacrifi cio in nome del vero la pagina di duemila battute di traduzione. progresso intellettuale del paese. Una logica che – «Adesso il gioco è al ribasso continuo: chi accetta 3 o tuttavia – esclude la traduzione come mestiere del 3,50 euro, la volta seguente se ne sentirà off rire due. quale vivere e implica necessariamente il ritorno al Perché se accetti di lavorare (ma possiamo chiamar- vecchio stereotipo, duro a morire, della traduttrice lo lavoro, poi?) per poco più di un gelato, accetterai

rrs_luglio.indds_luglio.indd 6611 001/08/20131/08/2013 009:55:319:55:31 anche di farlo gratis. Vorrei fosse chiaro che chiun- Poi ci sono anche i privati a fi nanziare. Tim Par- que traduce per pochi spiccioli è responsabile delle ks, per esempio, in un articolo appena uscito sulla tariff e scandalose che si sentiranno proporre i suoi New York Review of Books e dedicato a un’antolo- colleghi. Tradurre non è un lavoro redditizio, ma gia dello Zibaldone di Leopardi che lo scrittore deve essere un lavoro e deve permetterti di viverne». inglese sta preparando, a un certo punto annuncia Per questo motivo il sindacato dei traduttori edi- che in Inghilterra un team di sette studiosi e tra- toriali Strade ha promosso una petizione a favore duttori ha concluso la prima immensa edizione completa e annotata dello Zibaldone. Come hanno fatto a portare a termine un lavoro così complesso e oneroso? Semplice, con la sponsorizzazione, fra Vorrei fosse chiaro che chiunque traduce l’altro, di Silvio Berlusconi. Dunque c’è un inte- per pochi spiccioli è responsabile delle tariffe scandalose che si sentiranno proporre i suoi resse a questo tipo di mecenatismo, non fosse altro colleghi. Tradurre non è un lavoro redditizio, per lucidarsi l’immagine all’estero con la cultura. ma deve essere un lavoro e deve permetterti Ma quella dei fi nanziamenti non è l’unica strada in- di viverne. vocata. Anna Nadotti, traduttrice di scrittori come Antonia Byatt, Anita Desai e Amitav Ghosh, ri- tiene che sia più utile riconoscere il diritto d’autore pure ai traduttori: «L’Italia è l’unico paese d’Europa della creazione di un fondo di sostegno statale alla che non riconosce royalties ai traduttori. Ecco cosa traduzione sul modello di quelli già esistenti in altri dovrebbero chiedere i professionisti della traduzio- paesi europei (si può fi rmare su traduttoristrade.it). ne. Una volta mi sono divertita a calcolare quanto Statale, sì, perché se è importante incentivare l’ac- avrei guadagnato se avessi preso anche solo l’uno quisto di automobili, lo è altrettanto far circolare le per cento delle royalties per Possessione di Antonia idee. Il Fondo di sostegno alla traduzione esiste in Byatt: le assicuro che era una bella cifra». moltissimi paesi europei. Molti dei libri che leggia- Che dire poi delle traduzioni stagionate e riciclate? mo in italiano godono di queste sovvenzioni. Anche «In molti casi andrebbero rifatte. Invece sono state l’Unione Europea ha un suo ente apposito per favo- spolverate, poco e male. Anche perché, fi no a qual- rire le traduzioni da una lingua all’altra. Ma pure qui che decennio fa, traduceva chi conosceva la lingua, noi italiani ci distinguiamo: sono in corso diverse che però non basta a tradurre letteratura. E poi c’e- cause con alcuni editori per traduzioni fi nanziate i rano traduzioni indirette: russo, giapponese, cinese cui soldi non sono mai arrivati ai traduttori. Eppure o arabo si traducevano dal francese o l’inglese. Oggi questo sistema, altrove, funziona benissimo. Ce lo un editore serio non lo fa più». spiega Bruno Berni, traduttore dal danese, freschis- Un altro passo importante, oltre al riconoscimento simo vincitore del Premio nazionale per la traduzio- economico, riguarda l’immagine. In Europa tro- ne e socio dell’Associazione italiana traduttori e in- viamo spesso il nome del traduttore in copertina, terpreti: «Tradurre dal danese è quasi un privilegio. sotto quello dell’autore. Da noi – nel migliore dei Permette di lavorare bene: siamo in pochi a tradurre casi – è all’interno, oppure a caratteri minuscoli nel le lingue nordiche. Fra l’altro paesi come la Dani- colophon, nella pagina cioè dove sono stampate marca, la Svezia e la Norvegia hanno una politica le informazioni editoriali. Non è una questione di culturale incredibile: fi nanziano traduzioni e tradut- egocentrismo, di visibilità fi ne a sé stessa, ma di ri- tori, ci invitano tutti gli anni, tanto che conosco tutti conoscimento del lavoro svolto, della propria fi gura i traduttori dal danese del mondo. Spesso lavoriamo professionale. Del resto anche giornali e giornali- sulle stesse opere e c’incontriamo per confrontarci. sti qualche responsabilità ce l’hanno: troppo spes- Davvero un bell’esempio di esportazione culturale». so pagine culturali e recensioni omettono ancora il

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 6622 001/08/20131/08/2013 009:55:319:55:31 La rassegna stampa di Oblique | luglio 2013

nome dei traduttori. C’è un però, che è quello degli alle prese con la crisi e i conti non tornano. Ma di editori. Il mercato editoriale è in grossa diffi coltà. una cosa bisogna tener conto: una cattiva traduzione Perciò tradurre bene, cioè pagare dignitosamente, è non è soltanto brutta. «Lo svilimento professionale sempre più diffi cile. Martina Testa ha tradotto mol- va di pari passo con lo svilimento della pagina e della to, e bene, autori americani del calibro di Charles parola» dice Yasmina Melouah. «La banalizzazione Bukowski, Kurt Vonnegut e David Foster Wallace. della lingua è banalizzazione del pensiero. La lette- Ma non si sente una traduttrice, bensì editrice (è di- ratura è farti guardare il mondo da un angolo un po’ rettore editoriale di minimum fax): «La traduzione insolito. E se quello sguardo è sciatto, non sarò in letteraria è molto diffi cile. In questo momento con grado di avere un punto di vista inedito, di leggere il mercato attuale non c’è un giro di soldi suffi ciente la realtà in modo non banale». per proporre tariff e alte come si dovrebbe. Ci vuole Di sicuro i lettori, gli amanti dei libri, vorrebbero un po’ di realismo. Oggi vivere di traduzione è quasi sempre traduzioni belle e ben fatte. E allora toc- impossibile. Penso a un giovane traduttore che co- cherà affi darsi alla seduzione dei traduttori. Perché mincia: come fa a vivere, farsi una famiglia e magari aveva ragione , citato da un’altra pagarsi un mutuo traducendo romanzi? Per questo nostra brava traduttrice, Gioia Guerzoni: «Il tradut- consiglio di provare a lavorare traducendo anche vi- tore è con evidenza l’unico autentico lettore di un deogiochi o cinema…». testo. Certo più d’ogni critico, forse più dello stes- La vicenda è complessa. I traduttori vorrebbero, a so autore. Poiché d’un testo il critico è solamente buon diritto, esser messi nelle condizioni di lavorare il corteggiatore volante, l’autore il padre e marito, bene e dignitosamente. Gli editori a loro volta sono mentre il traduttore è l’amante».

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 6633 001/08/20131/08/2013 009:55:319:55:31 D.T. Max. Una versione di Wallace

Intervista a D.T. Max, autore di Ogni storia d’amore è una storia di fantasmi, prima biografi a dello scrittore americano David Foster Wallace (1962-2008)

Gianluca Didino, Mucchio, 26 luglio 2013

Scrivendone la biografi a, non deve essere stato semplice un biografo è pur sempre uno scrittore, vale a dire fare i conti con il suicidio di Wallace. Si correva il ri- un essere imperfetto con i suoi pregiudizi, e che di schio di ricostruirne la vita in funzione di quel gesto, conseguenza non giudicare è impossibile. La frase di interpretare tutta la storia attraverso la lente di quel che citi è un esempio, ma credo che la mia presenza fi nale. Credo che tu sia riuscito a evitare questo rischio in quanto scrittore si riveli anche in altre parti del come meglio non si poteva. Come hai fatto? libro. Ad esempio penso alla scena in cui Franzen Non so bene cosa dire ma hai ragione: questo ri- e Wallace vanno in macchina verso Swarthmore, e schio era sempre in agguato. Ci ho pensato molto e in cui Franzen si stupisce della quantità di liquido ho dovuto fare non pochi sforzi per evitarlo. Lo stile tergicristalli utilizzato da Wallace. Ecco, dettagli di del libro in parte ha aiutato, nel senso che la piat- questo tipo di solito non si trovano in questo genere tezza della voce narrante e l’assenza voluta di qual- di libri. È più, direi, il tipo di dettaglio che apprezza siasi dettaglio melodrammatico mi è servita come un romanziere. strumento per scongiurare il rischio di presentare la morte di Wallace come un evento in qualche modo Essere il primo biografo di Wallace comporta anche una predestinato. Comunque sia, scrivendo ho sempre responsabilità: la tua versione della storia diventerà dovuto tenere a mente che il suicido non era l’unica quella con cui fare i conti. Penso anche a Marguerite maniera in cui le cose avrebbero potuto fi nire, che in Yourcenar, che sosteneva che ogni biografi a «costruisce» un’altra versione della storia Wallace avrebbe potuto un essere umano. Come è riuscito a fare i conti con que- essere ancora vivo oggi. Adesso avrebbe avuto solo sta responsabilità? cinquantuno anni, praticamente la metà della vita Mettiamola così: preferisco sempre essere il primo davanti a sé. piuttosto che fare i conti con una tradizione. Da un certo punto di vista è più facile, perché non c’è nes- Credi che il compito di un biografo sia quello di scompa- suno che ti possa contraddire, ma sicuramente è an- rire per lasciare spazio all’oggetto del proprio racconto? che più rischioso. Naturalmente c’è molta più paura In tutto il libro mi sembra che l’unica considerazione di fare degli errori, perché appunto non hai una tra- personale riconducibile alla tua voce sia la frase di chiu- dizione con cui confrontarti. Ma è stato stupendo, sura («non era l’epilogo che ci si aspettava da lui, ma è una sensazione davvero piacevole, essere presente l’epilogo che ha scelto»), e anche questa è una dichiara- nel momento esatto in cui una delle persone che ho zione di sospensione del giudizio. intervistato ha trovato per la prima volta la sua ver- Penso che sia vero in parte. Da un lato è importante sione della storia, il suo sguardo sugli avvenimenti. per un biografo non occupare tutta la scena a pro- Man mano che passerà il tempo queste persone co- pria disposizione, ma dall’altro lato è anche vero che minceranno a ripetere la loro storia, che andrà via

rrs_luglio.indds_luglio.indd 6644 001/08/20131/08/2013 009:55:319:55:31 La rassegna stampa di Oblique | luglio 2013

via stabilizzandosi, facendosi statica. Adesso è an- Nella prima fase della sua produzione Wallace parla cora tutto fresco, fl uido, in movimento. spesso di sé stesso come di una macchina a cui vengono richieste elevatissime performance. Credi che il confl itto Per il libro hai scelto un titolo bellissimo, che a mio pa- tra performance letteraria e autenticità emotiva possa rere si ricollega con quanto dice nella sezione dedicata ai essere una buona chiave di lettura critica dell’opera di ringraziamenti riguardo alla biografi a come «opera col- Wallace? lettiva»: si sente il peso di tutte queste voci che defi niscono Direi che è sicuramente una lettura possibile e per- quella che in fondo è un’assenza, una vita che non c’è più. sonalmente la condivido. L’ansia da prestazione, Anche una biografi a è una storia di fantasmi, in fondo? un’espressione che non a caso ha una forte impli- Sì, credo che in fondo il compito del biografo sia un cazione sessuale, è sempre stato un grosso proble- po’ quello del cacciatore di fantasmi. La cosa inte- ma per Wallace, e questo è abbastanza evidente non ressante è che per quel che mi riguarda questo è vero solo a livello della sua vita ma anche nella sua opera. anche a livello letterale. Ho già detto diverse volte Non voglio implicare che avesse disturbi sessuali, che di solito il computer portatile si apre solo dopo ovviamente: ma fi n da ragazzo era molto ansioso, la chiusura della bara, nel senso che nella maggior e questa forma di ansia credo traspaia dai suoi libri, parte dei casi le biografi e sono quei libri che ven- soprattutto nella prima fase. gono scritti su persone ormai morte. E sì, credo sia giusto dire, come hai detto tu, che la pluralità di voci Nel libro si accenna al superamento dell’ironia come che si sente parlare nel libro ha lo scopo preciso di strumento epistemologico postmoderno, tuttavia, l’im- sottolineare l’assenza del centro, quella cosa che è, o pressione è che Wallace non sia mai riuscito a portare dovrebbe essere, Wallace. fi no in fondo le proprie posizioni, troppo aff ascinato dalle manifestazioni dell’assurdo contemporaneo (la Dal tuo libro scopriamo che da ragazzo Wallace «affi sse crociera, il rap, il porno). Crede che in questo parados- un’immagine di Kafka trovata in un giornale alla la- so risieda un punto di limite o un punto di forza della vagnetta di sughero dedicata alle star del tennis, corre- scrittura di Wallace? dandola della didascalia: “La malattia è la vita stessa”». Sicuramente un punto di forza. Probabilmente a Cosa lega Wallace a Kafka? Sappiamo del suo rapporto Wallace sarebbe piaciuto riuscire a spiegare la pro- con l’umorismo kafkiano, ma anche il culto della malat- pria opera in termini di un’opposizione binaria tra tia mi sembra un fattore importante. letteratura ironica e anti-ironica, ma la verità è che Sicuramente Wallace aveva un’immaginazione mol- una versione così manichea della storia non è suf- to attiva, e poi aveva un sacco di fobie: due caratte- fi ciente. Prendi ad esempio Brevi interviste con uo- ristiche che lo accomunano a Kafka. Tuttavia a me mini schifosi, che risale a una fase tarda dell’opera di pare importante anche ricordare il debito letterario Wallace, quando stava già lavorando per superare che Wallace aveva nei confronti di Pynchon e Bar- l’approccio ironico postmoderno al mondo e alla thelme. Non ha mai apprezzato davvero la lettera- letteratura: di sicuro non è un libro anti-ironico. E tura realista e questo, ne sono quasi certo, perché quindi come dovremmo defi nirlo? Possiamo dire non percepiva il mondo come «realistico»: «la realtà che è «post-ironico»? Oppure prendi Il re pallido: è non è più reale», erano queste le sue parole d’ordine. pieno di momenti di assoluta sincerità, ma di sicu- Per questo poteva parlare di Infi nite Jest come di «un ro non assomiglia a un romanzo di Franzen. Tut- melodramma contemporaneo alla Henry James» in to questo per dire che per comprendere un uomo quella importantissima lettera che scrisse al grande profondo e complesso come è stato Wallace a volte critico Sven Birkerts dall’aeroporto nel novembre del le categorie della critica letteraria non solo si rive- 1993, mentre aspettava un volo da Chicago, quando lano poco funzionali, ma andrebbero decisamente aveva scritto poco più della metà del romanzo. ignorate.

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 6655 001/08/20131/08/2013 009:55:319:55:31 La solitudine dello scrittore

Da Rowling a Vikram Seth. Scenari d’un cambio d’epoca

Paolo Di Stefano, La Lettura del Corriere della Sera, 28 luglio 2013

Che cosa sta succedendo nell’editoria? Soprattutto, possibilità di pubblicare, accrescono la precarietà che cosa succede nel rapporto tra gli scrittori e gli di rapporti collaudati nel tempo e indeboliscono editori? Nel giro di poche settimane alcuni segnali di la cura individuale tipica dell’editoria tradizionale. inquietudine ci dicono che relazioni apparentemen- Viene messa in crisi la funzione mediatrice e selet- te consolidate per l’eternità diventano precarie o co- tiva del lavoro culturale. Il vantaggio prospettico di munque tornano in discussione. Non si era mai visto Carmine Donzelli è dato dal fatto di essere fuori un grande editore chiedere la restituzione dell’anti- dalla mischia dei grandi numeri, trattandosi di un cipo a un suo autore. Un milione e 700 mila dollari editore dalla lunga esperienza, ma (per sua fortuna?) è una cifra altissima, ma il fatto che Penguin chieda collocato in una zona del mercato alquanto margi- indietro i soldi allo scrittore che non ha ancora conse- nale (saggistica di cultura), che non prevede grandi gnato il manoscritto del suo nuovo libro, è un inedito investimenti fi nanziari preliminari. Donzelli parla, assoluto. A proposito di anticipi: Martin Amis si è insomma, più da osservatore disinteressato che da dichiarato pentito di aver accettato 500 mila sterline, parte in causa: «Le autorialità talmente eccelse da a suo tempo, per L’informazione, il che lo costrinse a potersi gestire in proprio saranno, nel mondo, non cambiare agente, passando da Pat Kavanagh, moglie più di un centinaio. Io credo che il self-publishing dell’amico Julian Barnes, a Andrew Wylie, detto lo potrà riguardare quei pochi autori capaci di vendere Squalo. Per non dire del caso J.K. Rowling, che dopo sé stessi senza l’intermediazione dell’editore; oppure la delusione del romanzo non harrypotteriano ha la pletora infi nita dei dilettanti allo sbaraglio, che deciso di pubblicare con pseudonimo (Robert Gal- scrivono tantissimo senza leggere e che si illudono braith) il nuovo Th e Cuckoo’s Calliing: il falso nome le di poter saltare, con una presa diretta sconsiderata, il ha fatto guadagnare tante belle recensioni, ma le ha meccanismo che presiede alla costruzione del libro. infl itto la bocciatura del mercato (1.500 copie), pron- Nella maggior parte dei casi, però, l’autorialità è sì to a ricredersi non appena svelato l’inganno. Sono il frutto del genio individuale, ma non può prescin- vicende che intrecciano le ragioni indubbie della crisi dere da altri elementi più condivisi che fanno riferi- economica con questioni più profonde, che hanno a mento a un editore». che fare con la solitudine e il disorientamento (ma Dunque il senso di solitudine dello scrittore laure- forse anche la furbizia: chi lo dice che il caso Rowling ato non ha ragion d’essere? «La tecnologia produ- non sia stato programmato?) degli scrittori in un mo- ce innovazioni che indubbiamente modifi cheranno mento di trasformazioni epocali. la struttura del mercato e la fi liera del commercio, Trasformazioni contraddittorie, che mentre pre- ma non potranno cambiare la componente essen- vedono l’accesso incondizionato indotto dal self- ziale dell’editore: la funzione di fi ltro, la capacità di publishing, rendendo potenzialmente infi nita la selezione, la certifi cazione della qualità. Gli editori

rrs_luglio.indds_luglio.indd 6666 001/08/20131/08/2013 009:55:319:55:31 La rassegna stampa di Oblique | luglio 2013

seri ne sono consapevoli, e lo sconcerto degli auto- star della narrativa, abituate ad anticipi spaventosi, ri nasce dal vedere che questa consapevolezza viene sono quelle che risentono dei cambiamenti». meno. Specie quando la fola del self-publishing è Dentro case più piccole sarebbero magari al riparo, enfatizzata dallo stesso editore, che così favorisce la ma non troverebbero le strutture adeguate: «Negli caduta di selezione, criticità e qualità». Stati Uniti e in Inghilterra tornano di moda le libre- Mancanza di fi ducia nel servizio e nella collabo- rie indipendenti di quartiere o di tendenza, mentre razione dell’editore che punta ai grandi numeri e le catene librarie sono in grave crisi. Con l’avvento scarica i nomi che non possono garantire risultati di Amazon, che in dodici ore ti procura di tutto, le immediati: «Certo. Il bravo editore non è uno stam- catene librarie non hanno un gran senso. Per questo patore, e non è neppure quello che vende un milione tornano le piccole librerie specializzate, che propon- di copie, ma quello che sa valutare congruamente gono anche forme di socialità, circoli di discussione l’esito di un libro senza illudere l’autore: quello che e di lettura e che off rono una qualità decisamente pensa di vendere tremila copie e ne vende tremila, alta e già selezionata». Intanto, però, spopolano le giustifi cando così la remunerazione dei propri costi. Sfumature, nate come self-publishing: «Le Sfumatu- Se off ro indicazioni incerte al mio autore e al mio re sono una delle pochissime operazioni di successo lettore, faccio male il mio mestiere. E questo, spe- tra le migliaia uscite dal self-publishing, le altre non cialmente in Italia…». hanno raggiunto neanche livelli minimi: è giusto che Cioè? «Una specie di self-publishing si sta realizzan- per questi libri ci siano le piattaforme digitali, per le do in tutte le forme intellettuali: non solo editori e quali il progetto è una questione irrilevante, che ga- scrittori in via diretta, ma giornalisti, ricercatori, cri- rantiscono all’autore il 30 percento di royalties e che tici che pensano di saltare le forche caudine della se- danno la possibilità di muoversi immediatamente sul lettività. Andando avanti di questo passo, viene meno mercato globale. È chiaro che i grandi editori carta- l’intero sistema dell’organizzazione culturale, che è cei che vogliono imitare questi sistemi sono sconfi t- fatta di circuiti di selezione, di presidi e di certifi cabi- ti in partenza». Da qui il disorientamento dei loro lità. Certo, il self-publishing si impone anche perché autori? Chissà se l’annunciato abbandono di Philip la valutazione della qualità è una fatica, richiede ener- Roth e Alice Munro è suggerito anche dal non rico- gie e tempo… La rivoluzione del web è accentuata noscersi più in questo sistema. «Il rapporto con gli dalla caduta del senso di responsabilità: è questo che agenti e con gli editor» dice Russo «viene saltato a piè mette in crisi gli autori seri». pari nel self-publishing e si sta indebolendo anche Certifi cazione, fi ltro, mediazione, responsabilità. nell’editoria generalista e commerciale. Sarà questa Sembrano parole novecentesche. Non bisognerebbe ad andare in crisi, portandosi dietro le inquietudini prendere coscienza di questa evidenza? E guardare ol- dei suoi autori, che non si ritrovano più». Parados- tre? Non c’è editore più novecentesco di Neri Pozza. salmente dunque, nel mondo globalizzato, saranno Basta leggere i carteggi del fondatore con i suoi auto- le librerie indipendenti e i marchi editoriali molto ri: Gadda, Montale, Luzi, Buzzati… Tempi in cui gli caratterizzati a dare conforto agli autori letterari in scrittori si lamentavano, ma in cui la convivenza era crisi di identità e ai lettori più esigenti? «Sono fette quasi more uxorio. Oggi il direttore editoriale Giusep- di pubblico minoritario che si rivolgeranno a un’edi- pe Russo ha aperto il catalogo ai grandi nomi mon- toria di progetto, quella che negli ultimi dieci anni diali, Tracy Chevalier, Amitav Gosh, Daniel Men- sembrava in crisi, che si preoccupa della costruzione delsohn e tanti altri: «Gli autori che soff rono di più di una lista, della coerenza del brand, della cura del sono quelli legati ai grandi marchi internazionali, che testo, dell’identità culturale e grafi ca. Anche l’indu- puntano maggiormente sull’intrattenimento com- stria discografi ca sta tornando indietro, dopo gli anni merciale. La crisi economica pone problemi ai mega delle follie commerciali». Insomma, ci saranno due anticipi, di cui bisogna rendere conto nei bilanci: le mercati distinti: quello megacommerciale e quello

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 6677 001/08/20131/08/2013 009:55:319:55:31 di nicchia e di qualità, mentre oggi i due piani sono che permette a ogni libro di trovare il suo lettore sempre più confusi, anzi, coesistono spesso sotto lo ideale». Non si può negare però che il lavoro di se- stesso tetto. «Sì, si verifi cherà una controtendenza lezione una volta era fatto con scrupolo maggiore: rispetto all’indistinto del web: conteranno molto an- «La selezione ci sarà sempre, ma oggi è molto più che le nuove forme di socialità viva, come i club del diffi cile che in passato. E una volta il sistema non libro, che già sono attivi». era certo perfetto: negli anni Sessanta un manoscrit- Il direttore della narrativa (italiana e straniera) to, prima di essere rifi utato, poteva avere tre letture Mondadori è Antonio Franchini. Ottimo scrittore autorevoli interne. Questo succedeva non perché (pubblicato perlopiù da Marsilio), oltre che editor quell’editoria fosse fatta di geni, ma semplicemente di lunghissimo corso: «Non sono un futurologo, ma perché le proposte erano infi nitamente inferiori. E sono certo che il rapporto con lo scrittore continuerà non sempre le motivazioni erano giuste. Ora, io mi a fondarsi sulla fi ducia e sulla stima. Anche in una chiedo: è meglio che un romanzo venga rifi utato per prospettiva fortemente digitalizzata, il rapporto in- ragioni sbagliate o è meglio che non venga letto?». timo e personale non potrà venir meno». Ma il self- Domanda fi losofi ca… Il paradosso è che la quanti- publishing su cui puntano i grandi gruppi, a comin- tà delle proposte richiederebbe un fi ltro ancora più ciare dalla Mondadori, sembra basarsi su premesse rigoroso. Del resto, a questa funzione sembra avere diverse: «Il self-publishing è un bacino di ricerca di abdicato anche la critica, a cui un tempo gli scrittori autori: prima leggevi i manoscritti che arrivavano in affi davano le loro ansie maggiori, mentre oggi guar- casa editrice, adesso valuti quelli che arrivano per via dano soprattutto alla loro posizione in classifi ca: digitale, che sono molti molti di più, ovviamente». «Alfonso Berardinelli dice che si pubblicano troppi Bisogna vedere secondo quali criteri vengono valu- romanzi. È vero che i titoli sono tanti, ma il fatto tati: «È vero che gli editori cercano libri che ven- è che siamo molti di più e siamo più alfabetizzati dano, ma sanno anche che non c’è mai una ricetta che in passato… Agli editor si richiedono maggior giusta, per cui conviene puntare sugli autori, tra cui tempo ed energia, ma anche i critici dovrebbero la- magari verranno fuori quelli di successo. Tutti san- vorare di più per riconoscere la qualità. Impossibile? no che la ricerca del bestseller è sterile, perché chi lo Secondo me un cardiochirurgo fa un mestiere più cerca non lo trova». Come si giustifi cano i segnali di faticoso di un critico che voglia davvero sondare la inquietudine di scrittori già aff ermati? «Avvertono produzione di oggi. L’importante è che ognuno fac- che è un momento di cambiamenti epocali: può suc- cia il proprio mestiere: lo scrittore si deve preoccu- cedere di tutto e nessuno, tanto meno gli autori, sa pare di scrivere e di creare, di decifrare con la scrit- esattamente come sarà l’editoria tra dieci anni. Bi- tura il mondo contemporaneo». Purché sia smart, sogna però ricordarsi che il cambiamento riguarda la raccomanda il marketing: «Già, tempo fa abbiamo comunicazione culturale in genere: critica, giornali- seguito un corso di aggiornamento in cui l’oratore smo, ricerca, dibattito… Il numero degli autori si è diceva che bisogna essere smart… Ascoltandolo, il moltiplicato. Dico sempre che gli scrittori napoleta- mio amico Antonio Riccardi, che è poeta oltre che ni negli anni Ottanta erano non più di dieci, mentre editor, ha detto: ma questi sono dei versi! E ne ha oggi saranno una trentina, se non cinquanta. Per scritto una poesia intitolata Le strenne si vendono al forza la durata di un libro diventa più breve. È un sole». Ecco l’incipit: «Mescola e rimescola le regole/ altro mondo nel bene e nel male, dove gli scrittori del nostro luminoso futur/ dobbiamo essere smart/ sono molto più numerosi e le tirature molto più alte. conoscere la metrica dei consumi/ amare il nostro Un mondo dove il dibattito sulla letteratura è vivo cliente». Morale di Franchini: «Anche il mondo del al di fuori dei luoghi canonici e dove è più facile, management, passando attraverso la letteratura, può attraverso internet, individuare nicchie di pubblico, essere stravolto». Vuoi vedere che alla fi ne la lettera- territori ristretti di cultori e appassionati. Un sistema tura vince sempre?

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 6688 001/08/20131/08/2013 009:55:329:55:32 L’ultimo libro di Aldo Busi in edicola dal 24 settembre con «il Fatto Quotidiano» Cinzia Monteverde, il Fatto Quotidiano, 29 luglio 2013

Basta un titolo così, E baci e basta uno scrittore Si chiama E baci l’opera inedita dello scrittore di come Aldo Busi per convincere un editore a dire Montichiari edita dal quotidiano diretto da Antonio «lo voglio». La nostra prima esperienza con un li- Padellaro. Lo scrittore e il vicedirettore presenteranno bro inedito è stata quella con Daniele Luttazzi. Un il volume il 7 settembre durante la festa del giornale a grande successo. Ed è nata ugualmente d’istinto. Marina di Pietrasanta Non appena ho saputo che Luttazzi non aveva un editore per il suo libro inedito, Lolito, mi sono sen- luogo, un punto, anche di vendita, al quale non chie- tita semplicemente fortunata di essere capitata al diamo prenotazioni anticipate e pagamento anticipato. posto giusto nel momento giusto. Adesso ci ricapita Chiediamo solo di starci vicino, di ricambiare i nostri con un grande scrittore e intellettuale, Aldo Busi. sforzi per uscire ogni giorno con un giornale credibile Uno di quelli che hai paura a contattare perché sai e, pertanto, desiderabile, acquistabile, concepito per il che sbaglierai a parlare, a scrivere, a pensare. Perché lettore e non per inviare messaggi cifrati a un coprota- la lingua e il pensiero vanno usate con criterio, con- gonista al potere, un giornale, in una parola, leggibile. sapevolezza e soprattutto conoscenza e studio. Se Aldo Busi approda all’edicola con un inedito, vuol Con Busi è molto meglio parlare un dialetto che par- dire che qualcosa sta cambiando davvero senza che ce lare male la lingua uffi ciale del paese in cui vivi. Ma ne accorgiamo. Cambia l’iva e ce ne accorgiamo. Cam- con Busi non puoi fi ngere. Non puoi far fi nta di sapere biano le tasse e ce ne accorgiamo. Perché le paghiamo se non sai. Non puoi fare fi nta di aver letto se non hai noi direttamente. Ma la crisi dei librai e degli edicolan- letto. Ed è questo che mi ha fatto credere fosse per- ti interessa forse a qualcuno? Chi sta aiutando questi fetto per noi. La fi nzione non ci appartiene. Sbagliati operatori a sopravvivere? Lo Stato forse? Aumentando o giusti, siamo comunque limpidi. E non c’è giornale l’iva sui collaterali? Un altro colpo alla cultura. migliore per uno scrittore come Aldo Busi, che ha bi- La rete del Fatto è l’edicola, perché siamo un giorna- sogno di un certo polmone libertario e anticensorio per le, viviamo di quotidiano in quotidiano. E la nostra eccellenza per aprirsi nei suoi profondissimi respiri di rete di diff usione quotidiana ed empirica la difen- libertà. Può dire tutto, persino parlare male di noi in E diamo per difendere noi stessi anche se investiamo baci. Ma certamente non per uno sfogo irrazionale o sulla rete telematica, empirica a modo suo ma non vendicativo, ma per ricreare e conquistare, mettendone così drammaticamente ancorata al numero di copie in luce i suoi punti e puntelli più deboli, quello spazio vendute, giacenti, omaggiate o rese, aumentate o di- umano, civile, colto, che un autore come Busi è giusto minuite di un’edicola che ogni giorno deve conqui- che abbia. Il rispetto delle istituzioni, della nostra Co- starsi il suo diritto alla sopravvivenza quasi fosse il stituzione, delle leggi, del lavoro, della giustizia, della rifl esso esistenziale e civile di una redazione stampa. correttezza nei rapporti fra persone, sono la base di E Siamo dunque felici di dare agli edicolanti la possi- baci. Non c’è nulla di folle in Busi, a parte un ideale di bilità di vendere un inedito di un autore come Aldo democrazia assoluto e non solo a parole, ma nei fatti Busi. È una di quelle cose che si può chiamare rivo- della sua vita stessa, di rara e incorrotta e incorruttibile luzione. Quella rivoluzione che Aldo Busi condivi- integrità. Ma c’è la follia subita nei suoi racconti. La de perché così possiamo incontrarlo, alla mattina in follia del paese in cui viviamo. edicola, chiedendo il suo E baci, senza che nessuno Con questa iniziativa diamo forza nuovamente, e gli possa impedire di esserci o di permettergli di es- ancora di più, alla rete degli edicolanti, che sono un serci ma, per l’appunto, debitamente censurato.

rrs_luglio.indds_luglio.indd 6699 001/08/20131/08/2013 009:55:329:55:32 La grande sete

Da London a Bukowski quell’antico amore fra alcol e letteratura. Due saggi raccontano il rapporto tra vino, liquori, cocktail e ispirazione negli scrittori di tutte le epoche

Valerio Magrelli, la Repubblica, 30 luglio 2013

Secondo un antico detto taoista, «dopo averla be- colti con vivo interesse. Si tratta di Th e Trip to Echo vuta, una coppa di vino può portare con sé cento Spring, di Olivia Laing (Canongate) e di Th eWet and strofe». L’assunto è presto detto: alcol e letteratura the Dry. A Drinker’s Journey, di Lawrence Osborne costituiscono un connubio tanto antico quanto ge- (Crown). Il titolo del primo è ispirato a una battu- ografi camente ampio. La loro sacra unione aff onda ta del dramma di Tennessee Williams La gatta sul nei millenni, per realizzarsi praticamente in ogni tetto che scotta, quando uno dei personaggi ricorre tipo di civiltà. Ciò che cambia è soltanto la forma all’espressione «trip to Echo Spring» per indicare il assunta via via dallo spirito (con l’iniziale minuscola, bourbon. Da notare, di passaggio, che il precedente per distinguerlo da quello di Hegel). Birra, distillati libro della Laing, To the River, era stato dedicato e vino, sono così evocati nei luoghi e nelle cultu- ai rapporti fra la letteratura inglese e l’acqua… Al re più diverse come preziosi, talvolta indispensa- contrario, il suo nuovo volume si concentra sull’o- bili alleati nell’esercizio della scrittura. Ma già dire pera «alcolica» di sei scrittori americani, ossia He- «vino» solleva un problema. Come possiamo infatti mingway, Williams, Carver, Cheever, Berryman defi nire tale, almeno rispetto alle nostre abitudini, e Fitzgerald. Ma i nomi da aggiungere sarebbero la potentissima salsa che i romani amavano diluire molti altri, con Poe, Faulkner, Hart Crane, Truman attentamente durante i loro sterminati banchetti? Capote, Dorothy Parker, Raymond Chandler, Jack Cosa pensare, poi, delle infi nite varietà di acquavi- London, Jack Kerouac, Charles Bukowski, Anne te, estratte da tante piante nel corso dei secoli? E Sexton e Patricia Highsmith, in una sterminata lista quanto alle coppe che circolano vorticosamente nel- composta da adoratori di Bacco. Volgendosi poi agli le quartine composte all’inizio del 1100 dal poeta inglesi, che dire di Malcom Lowry, Dylan Th omas persiano Omar Khayyam, che cosa avranno davvero o Philip Larkin? contenuto? «Esser, non esser, salvezza, destino, / Quanto al testo di Osborne, si tratta invece di un cielo, inferno e misteri… Ah parolai! / Con tutto viaggio vero e proprio, intrapreso nel mondo mu- il mio studiare io non trovai / che una cosa quaggiù sulmano per osservare l’impiego degli alcolici sotto profonda: il vino». una prospettiva priva di preconcetti. Partendo dal- Insomma, evitiamo il rischio di smarrirci nell’im- la constatazione che Oriente e Occidente esistono mensa foresta delle varietà etilico-letterarie, dalla fi anco a fi anco, «in un atteggiamento di reciproca Scandinavia al Messico, dalla Grecia alla Cina, e incomprensione», l’autore si spinge attraverso l’O- riprendiamo il nodo della questione, costituito ap- man, la Turchia, l’Egitto, il Pakistan e gli Emirati punto dal quasi indissolubile legame tra versi, prosa Arabi, alla perenne ricerca di un drink. La sua pro- e alcol. Il tema è di recente tornato alla ribalta grazie vocazione scatta esattamente alle 18.10 (improro- a due saggi apparsi sul mercato anglosassone e ac- gabile limite del cocktail), e lo conduce spesso in

rrs_luglio.indds_luglio.indd 7700 001/08/20131/08/2013 009:55:329:55:32 La rassegna stampa di Oblique | luglio 2013

situazioni di estremo pericolo. Dietro lo scontro fra Accanto a tutto ciò, si dispega poi un’autentica civiltà, sembra suggerirci, può nascondersi anche un fenomenologia dei gradi etilici. Stando a Osbor- diff erente uso delle bevande. ne, «la birra e il vino sono fatti per gli amici, ma Inutile dire che entrambi i volumi pullulano di cita- i distillati per chi beve da solo», salvo precisa- zioni. Infatti una fra le caratteristiche del rapporto re: «La vodka è come un clistere per l’anima». che stringe alcol e letteratura, consiste nel piacere di Chissà cosa direbbe al riguardo Sapo Matteucci, commentare, e assai spesso addirittura cantare, la so- che un paio d’anni fa pubblicò il manuale-diario stanza cui tanto deve l’ispirazione. È come se la grati- pamphlet C’era una vodka. Un’educazione spiritua- tudine degli autori verso la loro liquida musa li spin- le da 0° a 60° (Laterza)? Senz’altro in disaccordo gesse a sdebitarsi dei tesori scoperti grazie a lei. Non sarebbe la messe degli scrittori russi che, da Tol- per niente, nella Parigi di fi ne Ottocento, i poeti ma- stoij a Dostoevskij, da Erofeev a Dovlatov, sog- ledetti ribattezzarono il letale assenzio con il nome di giacque, più o meno consenziente, all’insinuante «fata verde». In eff etti, c’è qualcosa di magico nell’idea richiamo del liquore (lo ricorda fra gli altri The di poter attingere un grado superiore di conoscenza e Dedalus book of Vodka di Geoff rey Elborn, appe- d’arte ricorrendo a ingredienti fermentati. L’alcol, in na edito da Dedalus). Ma nel crudele bilancio fra defi nitiva, pare agire alla stregua di quelle «brecce» vantaggi e svantaggi, avere e dare, euforia arti- di cui parlò Henri Michaux a proposito delle droghe stica e cirrosi epatica, la parola defi nitiva rimane (sulla scia di Confessioni di un mangiatore d’oppio di forse quella di Ernst Jünger, che nel suo saggio De Quincey), ovvero dischiudendo alla coscienza di- Avvicinamenti. Droghe ed ebbrezza (Guanda), va- mensioni ulteriori, inaudite. È quanto grosso modo sta escursione dall’alcool fi no all’acido lisergico, sostengono d’altronde Hemingway («Scrivi da ubria- conclude amaramente: «Nell’ebbrezza […] por- co; correggi da sobrio») o Cheever («L’eccitazione zioni di tempo vengono anticipate, amministrate data dall’alcol e quella data dalla fantasia sono mol- in modo diverso, prese in prestito; e questo pre- to simili»). Certo, la dipendenza dal bere può essere stito va restituito». provocata da trau- mi infantili. Olivia Laing menziona per esempio il sui- cidio del padre (nel caso di Berryman e Hemingway) o l’anaff ettività della madre (che affl isse in particolar modo Cheever). Ma Ten- nessee Williams è perentorio: «Perché un uomo beve? Due sono le ragioni, uni- te o separate: 1. Ha una paura matta di qualcosa 2. Non ri- esce a aff rontare la verità».

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rrs_luglio.indds_luglio.indd 7711 001/08/20131/08/2013 009:55:329:55:32 Tutti pazzi per Kafka. Se il Signor K. diventa marketing

Da Bukowski a Murakami fi no agli ultimi libri usciti, il nome dello scrittore compare nei titoli come un marchio. Ecco perché

Giuseppe Dierna, la Repubblica, 31 luglio 2013

Kafka sulla spiaggia di Haruki Murakami, Ehi, Kaf- E il primo era stato proprio Brod, gran mediatore ka! di Charles Bukowski, Kafka in love di Jacqueline fra culture nella Boemia del tramonto asburgico ma Raoul-Duval, Il gabinetto del dottor Kafka di France- scrittore solo mediocre («un impresario che presen- sco Permunian, Kafkaesque… ti la sua nuova star», lo defi nirà l’editore Kurt Wolff A scorrere i cataloghi editoriali degli ultimi tempi ricordando l’incontro con lui e Kafka del ’12). Quei salta agli occhi un’attitudine, di autori più o meno manoscritti ricevuti in dono da Kafka o rinvenuti famosi, a utilizzare il nome dello scrittore del Pro- tra le sue carte lo ossessionano, quell’aff ascinante cesso nel titolo di opere tra loro le più lontane. Il scrittura asciutta che lui non aveva mai avuto. Ma marchio come richiamo. Ma perché proprio lui? Se- molto più lo aff ascina la possibilità di trasformare misconosciuto in vita, Franz Kafka – grazie a una l’amico nel cavallo di Troia attraverso cui contrab- brillante operazione di marketing del devoto Max bandare la propria visione del mondo. Nella sua Brod che a neanche due mesi dalla sua morte già biografi a del ’37 lo paragona a «santi e fondatori di aveva fi rmato il primo contratto per quegli inediti religioni», parla di «fede profonda». In un articolo destinati alle fi amme – diventa in pochi anni un caso dell’anno dopo lo defi nisce «un autentico profeta» e letterario su cui si getteranno in molti. Con scopi la sua opera «una continuazione del Libro di Giob- diversi. Tutti preda però di una stessa inarginabile be», e intanto manipola impunemente i testi che passione, di un insano impulso a ridisegnarlo a loro pubblica. immagine e somiglianza. Sono tutti pazzi per Kafka, perché per ciascuno è un C’è chi lo vuole sionista, chi socialista e chi anar- Kafka diverso (spesso un Kafka mai esistito). Viene chico, chi esistenzialista e chi invece protosurrea- inventata una biografi a, o magari solo un minuscolo lista, chi tedesco (e qui non sembrerebbero esserci frammento. Chi avrebbe avuto molto da dire, o non dubbi, perché era in tedesco che scriveva) e chi ceco può più parlare (la sorella Ottla o Milena Jesenská, («Kafka si può spiegare solo da Praga», scrive nel ’48 entrambe morte in un lager), o – come Dora Dia- Pavel Eisner, e in fondo non aveva neanche lui tutti mant, l’ultima compagna – sceglie la discrezione. i torti). È la scrittura stessa di Kafka a germinare Quando nel ’56 Klaus Wagenbach cerca a Praga tale proliferazione d’interventi, con la sua assenza di materiali per una biografi a dello scrittore, la città riferimenti precisi e una studiata ambiguità a cui la non off re molto: la sua famiglia è quasi tutta estinta, critica fi n dall’inizio non sa trovare giuste risposte, gli archivi ancora sigillati. Ma ci sono i memorialisti, favorendo l’arbitrio interpretativo. Si assiste così col più pericolosi ancora dei kafkologi di cui si lamenta tempo a uno strano fenomeno: l’opera con tanta Kundera. Come venditori di souvenir sui luoghi del cura sottratta agli inceneritori scompare dietro l’om- martirio, anche loro smerciano reliquie di ricordi, bra sempre più ingombrante dell’autore. spesso contraff atte.

rrs_luglio.indds_luglio.indd 7722 001/08/20131/08/2013 009:55:329:55:32 La rassegna stampa di Oblique | luglio 2013

E tra i più fantasiosi c’è l’ex anarchico Michal storie d’amore che si concludono irrimediabilmente Mareš, che nel ’46 s’inventa una frequentazione di nel sanatorio di Kierling. Il mediometraggio Kafka Kafka degli ambienti anarchici boemi, accennando di Rybczynski è un’ossessione al femminile costru- anche a un fermo di polizia (senza riscontro però ita quasi solo su fatti biografi ci, mentre la critica si negli archivi). L’idea di un Kafka «di sinistra» attrae era già sbizzarrita a vedere nel Processo un’«allegoria Wagenbach, che nel suo volume del ’58 pubblica biologica», per cui i tre visitatori in nero rimandano un nuovo testo in cui Mareš si dilunga su un in- a «tre sbocchi di sangue». contro dello scrittore con Jaroslav Hašek, anch’esso La sua biografi a diventa a tal punto un terreno che però smentito da più affi dabili testimoni. L’intento il lettore conosce ormai a menadito da ingenerare di Mareš era chiaro: accreditare in Occidente il se- negli scrittori il ghiribizzo di smontarla, di riscriver- misconosciuto autore dello Švejk, legandolo all’astro la a fi ni narrativi. Si costruisce una vita postuma del nascente di Kafka (ciò non ha impedito che poco personaggio-Kafka e del suo snaturato genitore. In tempo fa un esperto alquanto improvvisato potesse un racconto di Landolfi (Il babbo di Kafka), dinanzi riesumare la storia farlocca). E non meno farlocchi al «futuro grande scrittore» appare un grosso ragno – almeno per la gran parte – si presentano i Colloqui con la testa implorante del padre, che lui non esita con Gustav Janouch, fi gli di quella stessa fame di a schiacciare. Nadine Gordimer pubblica un’astiosa testimonianze dirette: troppi incontri in quei pochi lettera di Hermann al fi glio, ormai entrambi morti, mesi, poco credibile l’immagine di Kafka che discet- mentre in una commedia di Alan Bennett il geni- ta sull’intero scibile umano (e, soprattutto, poco cre- tore si presenta a un critico letterario chiedendo un dibile che Janouch gli facesse visita in uffi cio quando trattamento migliore. lui era ormai da mesi in malattia). Ma è Kafka a spadroneggiare. Johannes Urzidil lo Si assiste per Kafka a un’ipertrofi a del privato. Negli descrive giardiniere ottantenne a Long Island, Bohu- anni Cinquanta escono in rapida successione i diari, mil Hrabal lo fa svegliare in una pensione nella cupa la lettera al padre, i quaderni di appunti, le lettere a Praga anni Cinquanta, Philip Roth se o ritrova inse- Milena e agli amici. Nel ’67 quelle a Felice Bauer. gnante in una scuola ebraica. Ma è ancora poco. Nel- Una massa che sommerge e oscura i testi letterari, la fantasia degli ultimissimi scrittori americani Kafka diventandone parte integrante (spesso privilegia- assume ormai i tratti del supereroe: in un racconto ta), anche se si scatenano bizzarre reazioni: Brod di David Gerrold, le radiazioni atomiche per debel- aff erma di scrivere la sua biografi a per correggere lare la tubercolosi lo hanno trasformato nell’Uomo- l’immagine troppo cupa dei diari, Mareš e Janouch Insetto impegnato contro l’Uomo-Psiche (uno sdop- confessano di non leggerlo troppo Kafka, uno per piato Freud), mentre in un altro, tratto dalla raccolta puro disinteresse, l’altro per non perdere l’incanto Kafkaesque (2011), Kafka tiene di giorno una rubrica del ricordo. di posta per le lettrici, ma di notte è La Cornacchia, L’industria culturale cavalca questo occultamen- vendicatore solitario a caccia di malviventi, e soprat- to dell’opera dietro al personaggio. I testi talvolta tutto dello Scarafaggio Nero, che altri non è che il diffi cili e minacciosi, che sembra «si avventino sul perfi do Max Brod. Un racconto compreso in Kafka lettore come le locomotive sul pubblico nei recenti Americana (1999) insegue invece l’impossibile idillio: fi lm tridimensionali» (Adorno), vengono edulcora- lo scrittore si è trasferito in Terra santa con Dora, è ti all’ombra della biografi a: malattia, problemi con guarito e nel ’34 emigra a Hollywood, dove – come le donne, disagio nei rapporti familiari. A partire il povero Bertold Brecht delle ballate americane – lo dall’Altro processo di Elias Canetti, la vita di Kafka troviamo improbabile sceneggiatore delle pellicole diventa materiale per romanzi pseudobiografi ci, ottimistiche di Frank Capra.

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