2007-2013

PROGETTO STRATEGICO TRANFRONTALIERO RISKNAT

ATTIVITA’ B4 – C4 – PIENE E LAVE TORRENTIZIE

SCHEDA 15 – GORGIA DELLA MADONNA

COMUNE DI (CN) Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica, UOS Torino

Scheda 15

1. Bacino del Torrente Gorgia della Madonna

Localizzazione Il bacino della Gorgia della Madonna si apre sul versante sinistro dell’alta geografica Valle Stura di , nel comune di Argentera, località Bersezio (Provincia di Cuneo). Esso si trova a circa 8 km a valle del Colle della Maddalena (il valico attraversato dalla SS 21, un'importante Strada Statale che collega l'Italia alla Francia). Il pressoché totale denudamento e l’asprezza dei versanti hanno fortemente limitato l’insediamento antropico e le pratiche colturali, nonostante la favorevole esposizione. L’attività agricola è concentrata essenzialmente sulla parte sinistra del vasto conoide dove si sviluppa anche l’importante nucleo abitato di Bersezio, attuale sede comunale, e la Strada Statale n. 21.

Figura 1 – Vista prospettica del bacino della Gorgia della Madonna con la confluenza nello . In primo piano l’abitato di Bersezio, ubicato sul margine distale del conoide alluvionale

Contratto tra Arpa ed il CNR-IRPI di Torino per lo sviluppo di attività legate ai progetti “RiskNAT” e “MASSA” del Programma Operativo di cooperazione transfrontaliera tra Italia-Francia 2007-2013 ALCOTRA nel campo dei rischi idrogeologici Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica, UOS Torino

Caratteri Il bacino idrografico, di forma all’incirca pentagonale, presenta singolarità morfologici e morfologiche che lo differenziano nettamente dai tre bacini adiacenti e morfometrici convergenti alla quote sommitali (2600-2800 m). Mentre alla testata di questi ultimi l’impronta modellatrice dei ghiacciai è perfettamente preservata, non altrettanto, a parità di quota, si constata nel bacino della Gorgia della Madonna. Qui un fortissimo processo erosivo ha portato al quasi totale smantellamento dell’originario circo glaciale, la cui presenza è testimoniata, intorno a quota 2400-2500 m, da una sorta di spalto roccioso che interrompe l’acclività sostenuta delle pendici sopra e sottostanti.

Figura 2 Vista frontale del bacino. Al centro dell’ immagine è visibile la spalla rocciosa che sorregge il circo glaciale

BACINO

Area (km²) 2.05 Perimetro (km) 5.883 Lunghezza media (m) 1795 Quota massima (m) 2855 Quota minima (m) 1745 Quota media (m) 2310 Fattore di forma 0.64 Pendenza media (°) 40 Numero di Melton 0.78 Esposizione SSW ASTA TORRENTIZIA

Lunghezza asta principale (m) 1770 Lunghezza asta spartiacque (m) 1883 Lunghezza idrografia (km) 6.881 Quota massima (m) 2680 Quota minima (m) 1749 Pendenza media (°) 28 Densità di drenaggio (km/km²) 3.34

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Il diverso grado di affioramento del substrato roccioso condiziona fortemente la morfologia dei versanti. Il versante sinistro, che si svasa in corrispondenza delle pendici sud-occidentali del M. Oserot, è prevalentemente roccioso con marcate costolature subparallele, troncate trasversalmente da un sistema di lineamenti tettonici orientati NW. Il versante opposto, viceversa, presenta una morfologia assai meno accidentata, in cui la roccia è esposta solo nelle balze sommitali della cresta spartiacque settentrionale. I rari canali che solcano la falda detritica superiore sfociano nel ripiano glaciale senza oltrepassarne l’orlo. É solo al di sotto del ripiano glaciale, e quasi esclusivamente sul versante sinistro, che il reticolo idrografico prende evidenza, con una ramificazione complessa condizionata nel suo sviluppo dagli accidenti tettonici, da locali fenomeni di cattura e dallo stato di forte fratturazione della roccia. Questo reticolo si semplifica infine in due canali tributari che, insieme ad un lungo e rettilineo ramo inciso nella falda detritica del versante destro, concorrono ad originare il canale collettore principale a partire da quota 1885 m, corrispondentemente alla briglia superiore. Da questo punto e fino allo sbocco in apice conoide il torrente acquista evidenza pur senza ricevere altri contributi laterali. Su questo tratto terminale d’alveo, pressoché rettilineo, notevolmente pendente e regimato da una serie di briglie, insistono versanti denudati in attivo disfacimento nonostante l’intensivo ricorso a terrazzamenti e graticciate.

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Geologia del All’interno del bacino della Gorgia della Madonna affiora la successione substrato e dei sedimentaria di pertinenza della Zona Brianzonese, limitatamente alle depositi rocce di età mesozoica. L’ossatura geologica, soggetta a notevoli superficiali complicanze tettoniche, è prevalentemente costituita da calcari, calcari dolomitici e dolomie del Trias (parte medio - superiore del bacino) in discordanza angolare con uguali litotipi giurassici affioranti nel settore inferiore del bacino (Franceschetti 1959; Malaroda 1970). Le rocce affiorano con continuità in sinistra, a costituire il contrafforte sud-occidentale del M. Oserot (2781 m), fortemente accidentato per disturbi tettonici, diffusa attività gravitativa e locali fenomeni di cattura.

Figura 3 - Carta litologica semplificata del bacino della Gorgia della Madonna. Si notino le ampie coperture detritiche che occupano vaste aree nel bacino

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La roccia affiora con continuità anche sulla cresta spartiacque settentrionale e nella parte centrale alta del bacino dove sorregge quel che resta del circo glaciale. La gran parte del bacino è, invece, coperto da una spessa, quasi ininterrotta coltre detritica. I pochi spuntoni rocciosi visibili emergono per il loro aspetto pseudocalanchivo. Anche se mancano frane di rilevanza areale e volumetrica, da sottolineare è tuttavia il movimento gravitativo che coinvolge il crinale occidentale e che presenta evidenze morfologiche (sdoppiamento di cresta, trincee e contropendenze) che farebbero rientrare questo fenomeno nella categoria delle deformazioni gravitative profonde di versante (DGPV). Le dimensioni, rispetto a quelle generalmente assunte dalle DGPV, sono tuttavia ridotte anche se di profondità plurimetrica. Non si può escludere che quanto oggi visibile sia un relitto di un fenomeno più vasto smantellato dal processo erosivo di cui si è già accennato in precedenza e che ha profondamente modificato la morfologia del bacino e, in particolare, cancellato quasi del tutto l’impronta del piccolo ghiacciaio quaternario. Attribuibile ad un crollo in massa dal versante sinistro è l’accumulo detritico a grossi blocchi (spessore plurimetrico) delimitato dalle due incisioni torrentizie che convergono verso la briglia superiore (1900 m circa). Non si può escludere la continuità di questo accumulo lungo cordone detritico che borda il piede del versante sinistro tra le ultime due briglie. In tal caso si potrebbe considerare questo corpo detritico (lungo complessivamente circa 400 m) l’accumulo di una valanga di roccia incanalata, successivamente inciso dal corso d’acqua. Nel bacino sono diffusi distacchi parietali di blocchi isolati, raramente superiori a qualche m3, o di masse relativamente più consistenti, specie sul versante sinistro. Sono rappresentate anche altre tipologie quali colamenti, scivolamenti, sempre di dimensioni ridotte. In riferimento ai depositi superficiali, per i motivi già esposti i depositi glaciali grossolani e organizzati anche in un cordone subarcuato (nivomorena?) hanno ridottissima estensione. Molto estesa invece è la copertura detritica direttamente collegabile all’accentuata fratturazione delle rocce dovuta alla tettonizzazione (causa primaria) e ad ai processi crioclastici.

Figura 4 - Evidente fratturazione delle rocce dovuta alla tettonizzazione e ai processi crioclastici

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Le coltri detritiche, di spessore da metrico a plurimetrico con clasti di dimensioni medio - piccole (diametro 10-20 cm), sono organizzate per lo più in ripidi coni, spesso coalescenti, e risalenti talora fin quasi ai crinali. Particolarmente imponente è lo scivolo detritico che raccorda il circo glaciale all’incisione torrentizia con un dislivello di circa 400 m. Le scarpate detritiche in sinistra sono solcate da un fitto sistema di solchi d’erosione che convogliano la frazione granulometricamente più fine alla base dei versanti: in misura ininfluente per l’approvvigionamento della rete idrografica sulle pendici superiori (oltre quota 2400 m), in misura sensibile nel settore che insiste direttamente sul canale, nel tratto regimato dalle briglie. Depositi di colate detritiche recenti o meno recenti sono presenti lungo l’asta principale e nei tributari di sinistra. Nei depositi, eterometrici, sono frequenti blocchi rocciosi di volume anche superiore al m3.

Figura 5 - Testata di un ramo sinistro del reticolo idrografico: sono evidenti in alveo i grossi blocchi rocciosi crollati e traslati dalle piene

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Analisi Ipsografia morfometriche Le quote del bacino della Gorgia della Madonna sono comprese tra i 2855 m del monte Oserot ai 1750 m dell’apice del conoide. I valori maggiori si ipsografia e dispongono lungo il versante nord-est. Dalla figura seguente si può pendenze notare un andamento pressoché uniforme delle quote, la maggior parte del bacino sviluppandosi tra le fasce altimetriche comprese tra 2000 e 2600 m, con una elevazione media di circa 2350 m. Pendenze Le pendenze elevate di questo bacino riflettono la tipica caratteristica dei bacini alpini sviluppati in rocce carbonatiche. Le pendenze maggiori si hanno sulla parte NW dello spartiacque (dove si raggiungono le massime quote del bacino), lungo il versante sinistro, in corrispondenza delle pareti in roccia e anche lungo certi tratti di sponda dove il torrente ha scavato il suo alveo in depositi di detriti di falda, con spessori plurimetrici, accumulati alla base dei versanti in frana. La classe di pendenza dominante e quella tra 30° - 45° che corrisponde in gran parte alle coperture detritiche instabili sui versanti. Sul terreno, si può notare che i detriti localizzati in aree con pendenze inferiori ai 20° sono abbastanza stabili, come dimostra anche la presenza di vegetazione che è stata in grado di svilupparsi. Invece i detriti localizzati nelle zone con pendenze superiori ai 30° sono privi di vegetazione e in continuo movimento alimentando con materiale le aste torrentizie.

Inquadramento Il bacino della Gorgia della Madonna è caratterizzato da deflussi climatico superficiali quasi nulli durante l’anno, poiché le acque scorrono su depositi detritici molto permeabili. In occasioni di forti piogge si originano onde di piena con trasporto a valle di ingenti quantitativi di materiale solido. Per l’analisi climatica si fa riferimento ai valori di precipitazione misurati presso le stazioni della media-alta Valle Stura di Demonte e pubblicati sugli Annali Idrologici, con periodi di osservazione non sufficientemente lunghi. I valori mensili considerati si riferiscono alle stazioni di Argentera (1927-1943, 1996-2010), e (1921- 1970). Le precipitazioni medie annue variano da un minimo di 968 mm a Pietraporzio ad un massimo di 1115 mm ad Argentera.

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Il regime pluviometrico presenta due massimi stagionali, in autunno e primavera, e un minimo invernale. I dati pluviometrici riferiti alle precipitazioni brevi e intense (1/3/6/12/24 h) sono limitati alla media e bassa valle e spesso con una serie molto breve; l’indagine risulta cosi limitata per le quote più elevate. La tabella seguente sintetizza i dati di pioggia per gli eventi pluviometrici che hanno causato danni alle opere di difesa, ai fabbricati e terreni agricoli di Bersezio negli ultimi 100 anni. Il grafico successivo mette al confronto i dati di pioggia (cumulate di 24 h), che hanno caratterizzato gli eventi con effetti al suolo, con le precipitazioni massime cumulate di 24 h per i messi estivi di ogni anno, per l’intervallo di funzionamento delle due stazioni meteo considerate. Si nota un’assenza di correlazione tra eventi pluviometrici con effetto al suolo e le massime cumulate di 24 h di pioggia del periodo estivo. Il fatto che gli eventi pluviometrici gravosi per il territorio di Argentera si siano innescati con altezze di pioggia di 24 h che variano da 2 mm (24 giugno 1955) a 115 mm (13-14 giugno 1957) non permette di identificare una soglia di innesco per i processi di colata detritica. Per quanto riguarda la stagionalità dei processi torrentizi parossistici, se si considerano i sei eventi pluviometrici riportati nella tabella seguente, risulta che il periodo più probabile di manifestazione dovrebbe essere la tarda primavera-inizio estate, in corrispondenza delle piogge massime primaverili e probabilmente alla fusione della neve in alta quota.

Massimo Piogge cumulate precedentemente evento No. Data evento 24 ore Cumulata Cumulata Cumulata [mm] Stazione 15 giorni 30 giorni 60 giorni

Bersezio/Argentera (Gorgia della Madonna) 24 giugno 1 2 33 114 138 1955 Pietraporzio 13-14 giugno 2 115 150 248 326 1957

13-16 giugno 3 76 153 161 341 2000 4 11 luglio 2006 18 58 79 132 Argentera 5 16 luglio 2006 4 79 102 150 29-30 maggio 6 58 194 230 381 2008

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Confronto tra i valori cumulati di pioggia di 24h degli eventi pluviometrici che hanno innescato colate detritiche (in rosso) e le massime stagionale (periodo estivo) senza effetti al suolo (in blu), dal 1919 al 2009.

Valutazione del L’acclività elevata dei versanti e l’intensa fratturazione delle rocce, con potenziale conseguente, enorme produzione di detriti, giocano sicuramente un ruolo detritico primario nel conferire vivacità ai processi d’instabilità che si instaurano nel bacino

Figura 6 - La parte medio-alta del bacino, soprattutto il versante NW, è ricoperta ampiamente da una coltre detritica con spessori plurimetrici

I crolli e le valanghe contribuiscono ad alimentare falde detritiche ripidissime e talora a recapitare i detriti direttamente in alveo. Anche la rete effimera di incisioni che solcano i pendii detritici può essere veicolo di trasferimento della frazione più fine. La disponibilità di detriti nell’alveo della Gorgia della Madonna è di per sé considerevole e può aumentare, qualora, nel corso di una piena, si instaurassero erosioni al piede delle falde detritiche, specialmente in sponda destra.

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Figura 7 - Canale di un’asta torrentizia nella parte alta del bacino, drenante il versante NE. Si noti il rilevante detrito eterogeneo formato di blocchi talvolta superiori a 3 m3 inglobati in una matrice più fine

La valutazione del potenziale detritico in alveo e sui versanti è stata realizzata sulla base di: sopralluoghi di terreno effettuati nel giugno 2011, fotointerpretazione del volo della Provincia di Cuneo del 27/0/2000 (strisciata 265007, fotogrammi 15 - 17), e fotointerpretazione degli ortofotogrammi a colori del 2006 (WMS) presenti sul Portale Cartografico Nazionale. Per la suddivisione in classi e la stima del materiale detritico disponibile sui versanti prossimi alle sponde e nell’alveo sono state considerate tutte le aste torrentizie tributarie (identificabile al momento del osservazione) ed il canale principale.

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Figura 9 - Abbondante materiale detritico in alveo e sui versanti nel settore medio-superiore del bacino

La stima del valore minimo e massimo del potenziale detritico in alveo in m3, in relazione a possibili fenomeni di trasporto in massa in occasione di eventi meteorologici intensi, è riportato in tabella sottostante. Le modalità dettagliate di calcolo del potenziale detritico sono illustrate nell’estratto della relazione generale. Nella figura 9 si nota la grande estensione della copertura detritica, che occupa circa 49% della superficie del bacino. I depositi hanno generalmente una granulometria (grain suported) abbastanza omogenea, clasti angolari con dimensioni di 10-20 cm, con un buon assortimento granulometrico, inglobati in una matrice fine carbonatica. Al contatto con l’acqua piovana la matrice diventa compatta contribuendo, in parte, alla stabilita delle coperture detritiche sui versanti. Questo fenomeno spiega in parte la presenza di detriti

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apparentemente stabili sui versanti con pendenze di oltre 30°-45o (sopra l’angolo di attrito di tali depositi). I volumi stimati del potenziale detritico utilizzando due metodi differenti, ma entrambi basati su criteri geomorfologici risultano essere abbastanza diversi, ma comunque molto elevati per un bacino con una superficie di solo 2 km2. La consistente disponibilità di detriti presenti sia nel’alveo, sia sui versanti è principalmente il risultato di quattro fattori: (1) lito-stratigrafico - livelli e bancate di calcari e dolomie con scarse proprietà geo-meccaniche; (2) tettonica attiva - contribuisce allo sfasciamento dei pareti rocciosi; (3) le pendenze elevate che aumenta l’instabilità dei versanti e contribuisce al trasporto gravitativo del detrito verso i canali torrentizi; (4) la mancanza di vegetazione, causata dal mancanza di matrice fine nel substrato ed elevata pendenza, che come fattore secondare contribuisce ad aumentare l’instabilità de versanti e delle sponde.

NOME Stima del potenziale detritico esistente lungo le aste torrentizie CONOIDE (Metodo HUNGR et al. 1984) POT. POT. VOLUME VOLUME CLASSE LUNGHEZZA MIN MAX MIN MAX HUNGR ASTA (m) (m³) (m³) (m³) (m³) A 1 5 1493 1493 7465 B 5 10 3019 15095 30190 Gorgia della C 10 15 3872 38720 58080 Madonna D 15 30 2607 39105 78210 E 30 200 0 0 0 totale 94.000 173.000 Stima della magnitudo (Metodo Tropeano e Turconi 2000) M= [Ae * tgs*r*h*(n+1)*ef] 223.000

Uso del suolo Una buona parte dei versanti è tuttora in grave disfacimento, nonostante le sistemazioni più recenti (le più antiche risalgono alla fine del sec. XIX) con terrazzamenti e graticciate: il rimboschimento intensivo tentato negli anni ’70 dello scorso secolo, sulle gradonature non ha avuto buon esito, soprattutto per l’assoluta mancanza della frazione fine e per l’elevata pendenza. Le scarpate risultano oggi incise da un fitto sistema di solchi di erosione, soggetti ad un progressivo allargamento. All’interno del bacino le superfici coperte da vegetazione sono molto limitate, con praterie rupicole che si insediano tra le falde di detrito, e piccole isole di larice e pino uncinato presso l’apice del conoide. Gli alberi rappresentano il residuo di rimboschimenti effettuati alla fine dell‘800: i documenti sottolineano gli “scoscendimenti” dei fianchi del vallone, che trasportati dalle acque del torrente, rappresentavano una minaccia per Bersezio.

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Figura 10 - Carta dell’uso del suolo. A causa delle forti pendenze e dell’elevato grado di fratturazione delle rocce, le aree prive di vegetazione occupano il 75% della superficie del bacino

La classe d’uso dei prato-pascoli è molto diffusa sul conoide, con una marcata differenza tra il fianco sinistro, che si presenta sotto forma di terrazzamenti coltivati (evidenti i cumuli di spietramento), e il fianco destro a prevalenza di pascolo molto povero, dove l’abbondante pietrosità e la superficialità del terreno limitano lo sviluppo vegetativo. La parte bassa è invece occupata dall’abitato di Bersezio e attraversata dalla strada statale per il Colle della Maddalena.

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4% 4% 13%

34% 43%

2%

ARBUSTETI % AREE URBANIZZATE % PARETI IN ROCCIA % BOSCHI % DETRITI DI FALDA % PRATI E TERRENI COLTIVI %

Figura 11 - Distribuzione percentuale delle classi di uso del suolo nel bacino idrografico e in conoide

Aree di criticità In un quadro di generale instabilità del bacino alimentatore riesce difficile nel bacino individuare criticità puntuali. In funzione della potenziale intensità che potrebbero assumere alcuni processi gravitativi, della morfologia, della vicinanza con la rete idrografica si possono considerare punti relativamente più critici: (1) la fascia rocciosa che sorregge il relitto di circo glaciale: considerata l’elevata acclività della scarpata detritica sottostante, crolli consistenti potrebbero raggiungere l’incisione torrentizia e mettere eventualmente a repentaglio l’integrità e l’efficienza della briglia superiore; (2) il settore di versante destro che insiste sul tratto di canale regimato: è il settore da cui ci si può attendere il maggior contributo solido per fenomeni di dilavamento, colamenti, crolli, valanghe, con potenziali sbarramenti d’alveo, temibili se in corso d’evento; (3) il ramo tributario di sinistra più meridionale che, per la grande quantità di detriti presenti in alveo, potrebbe immettere nel canale collettore principale flussi detritici rilevanti; (4) la tripla confluenza nella parte media del bacino, localizzata subito a monte del’ultima briglia. Questa rappresenta una zona di accumulo di materiale con volumi considerevoli, in grado di colmare la briglia stessa e di funzionare come sbarramento all’alveo; a ciò si aggiunge che in occasione di eventi parossistici la briglia potrebbe essere asportata, aumentando il pericolo di colate detritiche.

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Figura 12 - Punti di criticità nel bacino della Gorgia della Madonna legati generalmente ai fenomeni d’instabilità dei versanti

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2. Il conoide del Torrente Gorgia della Madonna

Aspetti Il conoide, ampio ed acclive, occupa totalmente lo stretto fondovalle morfologici della Stura di Demonte su un fronte di quasi 2 km: dall’apice il torrente si dirige verso il punto di confluenza con un percorso inizialmente subrettilineo, poi con debole curvatura verso sinistra, avvicinandosi al margine nord-occidentale dell’abitato di Bersezio. L’imponenza del conoide alluvionale della Gorgia della Madonna, il maggiore dell’intera Valle Stura di Demonte, è diretta espressione dell’intensità dei processi geomorfici che si sono impostati all’interno di un bacino caratterizzato da una generalizzata condizione d’instabilità. Dallo sbarramento sono conseguiti la creazione di una piccola piana alluvionale e lo spostamento della Stura contro il versante opposto, proprio in corrispondenza di settori in frana. Una singolarità di questo conoide è il sensibile dislivello (circa 100 m) riscontrabile tra i margini distali destro e sinistro. Sembra ragionevole l’ipotesi che la costruzione dell’edificio alluvionale sia avvenuta per progressivo adattamento ad un originario livello di base che presumibilmente presentava un gradino all’incirca nel punto in cui sorge l’abitato di Bersezio. Potrebbe cosi giustificarsi la spiccatissima asimmetria plano-altimetrica di questo conoide che ha pochi riscontri nelle Alpi.

Figura 13 - Ortofotogramma del 2006 con i principali aspetti naturali e antropici del conoide della Gorgia della Madonna

Il conoide è diviso asimmetricamente dal corso d’acqua in due settori nettamente differenziati per l’uso del suolo. Il lato destro del conoide è lasciato incolto, indizio quindi di una maggior tendenza del torrente a subire alluvionamenti.

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Figura 14 - Carta geomorfologica del conoide della Gorgia della Madonna. Si noti come le zone invase dalle colate detritiche hanno riguardato la parte sinistra idrografica del conoide

La sinistra idrografica è estesamente riservata alle pratiche colturali e vi insistono il nucleo storico di Bersezio e, dagli anni 1980, l’area residenziale a vocazione turistica. Un capillare lavoro di terrazzamento ha obliterato gran parte degli indizi di una passata attività torrentizia, ma la spettacolare diffusione di cumuli di spietramento (in particolare nella parte medio superiore) è prova indiretta che anche questo settore del conoide non sia rimasto indenne da alluvionamenti nei secoli passati. Del resto la tendenza del torrente ad alluvionare anche in sinistra, già sottolineata all’inizio del sec. XX, è suffragata anche da documenti del secolo scorso ai quali si rimanda nel paragrafo dedicato agli eventi alluvionali del passato.

In apice conoide il torrente è incassato per una profondità di circa 6 m, ma all’approssimarsi con la confluenza in Stura, sembra tendere alla pensilità: l’altezza naturale delle sponde si riduce e sono gli alti rilevati arginali costruiti con detriti prelevati dall’alveo ad assicurare un certo franco di sicurezza in caso di piena. Osservazioni erano già state raccolte fin dal 1904 dal Corpo Reale del Genio Civile di Cuneo che al

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proposito scriveva: “Al sommo del cono di deiezione il rivo è notevolmente incassato e solo trecento metri circa più in basso l’incassamento si presentava minore da dar luogo al timore che il rivo possa, disalveando, invadere detto abitato [Bersezio]... A tal pericolo del resto l’abitato summenzionato è soggetto fin da quando il medesimo fu fabbricato”.

Figura 15 - Figura 2. 2 Sponde e alveo all’apice del conoide e a monte: l’apporto permanente di materiale detritico richiede una costante manutenzione delle briglie

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Figura 16 - Lobo di colata detritica (probabilmente rimaneggiato dai contadini) sulla sponda sinistra del canale attivo situato immediatamente a valle dell’apice del conoide

Figura 17 - Lato sinistro del conoide: aree di raccolta dei detriti (in piemontese dette “masere”) con al centro una depressione

In figura 14 vengono riportate le aree di transito di colata detritica occorse negli anni 1957, 1979, 2000 e 2006. La cartografia risulta dalla foto interpretazione delle fotografie aeree conservate presso il archivio CNR-IRPI UOS di Torino. Per l’evento del 1957 invece, l’area di invaso della colata detritica e stata identificata sulla base di un documento del Genio Civile della Provincia di Cuneo e ha solo un carattere orientativo non essendo un area di dissesto georiferita. Le evidenze morfologiche più recenti, sia aree di transito di colata sia canali secondari potenzialmente riattivabili sono presenti soprattutto sul lato destro del conoide, vicino al canale attivo.

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La tabella seguente riporta i parametri morfometrici riassuntivi del conoide del T. Gorgia della Madonna:

Conoide Gorgia della Madonna Area (km²) 0.62 Quota apice (m) 1750 Quota unghia (m) 1598 Lunghezza alveo (m) 762 Pendenza media alveo (°) 11 Pendenza conoide morfologico (°) 8 Lunghezza totale asta principale (bacino + conoide) m 2532

Opere di difesa, Al momento dell’osservazione (2011) sul conoide erano presenti circa infrastrutture e 2.2 km di strade, circa 900 m dei quali facenti parte della SS 21. insediamenti All’apice del conoide e nella parte immediatamente a monte sull’asta urbani sul principale sono state realizzate 7 briglie costruite in massi di cava e conoide calcestruzzo. Durante il sopralluogo del luglio 2011, le briglie risultavano necessitare di lavori di manutenzione in quanto risultavano colme di materiale.

Figura 18 - Serie di briglie in apice conoide

L’unica opera di attraversamento significativa è il ponte stradale posto poco prima della confluenza con la Stura. L’altezza rispetto al fondo dell’alveo è di 3.9 m, la larghezza è di 8.5 m, mentre la sezione del torrente è pari a 9 m. La luce del ponte restringe la sezione di deflusso e rappresenta un potenziale punto di esondazione del materiale. In occasione dell’evento del 2006 l’ostruzione del ponte ha determinato la fuoriuscita del materiale sulla strada statale e conseguente interruzione della viabilità. Lo stato di conservazione del manufatto è buono se si eccettuano le condizioni della soglia di fondo posta a monte del ponte per proteggere una tubazione.

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Figura 19 - Ponte stradale alla confluenza con la Stura

Il tratto della Gorgia della Madonna che percorre il conoide appare incassato in argini di detrito sciolto, risultato probabilmente da interventi di svuotamento del materiale in alveo. L’altezza degli argini è di 1-3 m al di sopra del piano campagna, e pressoché costante lungo quasi tutto il suo tratto in conoide con qualche eccezione. Dove l’arginatura risulta interrotta, il livello altimetrico del letto del torrente è molto vicino a quello del piano campagna. Tali punti, grazie all’indagine di terreno e alle evidenze dell’evento del 2006, risultano punti critici per un’eventuale esondazione del materiale sul fianco destro del conoide. I recenti eventi pluviometrici (2006 e 2008) hanno parzialmente indebolito l’argine a causa di uno scalzamento al piede.

Figura 20 - Argini in terra nel tratto a monte dell’abitato di Bersezio. Si notano processi di erosione sul entrambe le sponde nell’argine di protezione

Dopo l’evento del 2006, la Comunità Montana Valle Stura ha effettuato un intervento sul tratto superiore del rio della Gorgia della Madonna che ha previsto lo svuotamento delle briglie e il disalveamento del letto. Il materiale prelevato è stato utilizzato per formare un rilevato a

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protezione del complesso abitativo "Ruà Soleil", vicino agli impianti sciistici.

Figura 21 - Distribuzione delle infrastrutture, dei fabbricati, delle opere idrauliche e di difesa presenti sul conoide del T. Gorgia della Madonna

Figura 22 - Il tentativo di rimboschimento intensivo per la stabilizzazione del versante destro non ha avuto buon esito, soprattutto per l’assoluta mancanza della frazione fine e per l’elevata pendenza

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Eventi di attività La ricerca di materiale storico condotta presso l’archivio comunale di torrentizia Argentera non ha portato all’acquisizione di documenti significativi ad parossistica integrazione di quelli già disponibili presso il CNR-IRPI UOS di Torino, documentati relativi alle piene generate in passato dalla Gorgia della Madonna. dall’indagine Non sono note descrizioni di eventi anteriori a quello del 24 giugno storica 1955. In tale occasione si ebbero frane all’interno del bacino e danni gravi ad alcune briglie (Tropeano e Turconi, 2002), mentre in conoide: “l’acqua del Rio è esondata in sponda sinistra, circa 400 m a monte dell’abitato inondando i terreni coltivi (per la superficie di un ettaro), e ricoprendoli con uno strato di ghiaia e melma, che in alcuni punti ha raggiunto uno spessore di tre metri. Le acque del Rio in piena hanno minacciato di inondare l’abitato di Bersezio [...] Anche il transito sulla strada statale n. 21 è interrotto”. Nei giorni successivi si provvide allo svaso dell’alveo del torrente “sopraelevato dai detriti accumulati”. Due anni più tardi una nuova piena del torrente produrrà gravi danni in conoide (vedi paragrafo successivo). Tra gli eventi più recenti sono da ricordare: 13-16 giugno 2000, che diede origine ad una colata detritica con notevole apporto di sedimenti nel tratto di torrente in conoide, senza danni di rilievo e conseguenze per l’abitato. Le tracce della colata, all’interno del bacino, sono state ancora riconosciute l’anno successivo. 11 luglio 2006: è l'episodio più grave degli ultimi anni. A seguito di un temporale piuttosto intenso, il torrente si ingrossò fino a uscire dall'alveo e, più a valle, invase la statale 21 del Colle della Maddalena, interrompendola e coprendone un buon tratto con uno spesso strato di materiale lapideo. Si creò anche una situazione di elevato pericolo, perché i detriti misti ad acqua sfiorarono le prime case del paese.

Figura 23 - Ubicazione dei danni recati agli edifici e alle infrastrutture viarie durante l’ultimo evento di colata detritica del 20 giugno 2006

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Evento Nei giorni 13-14 giugno 1957 il Piemonte Occidentale venne coinvolto alluvionale di da un evento alluvionale che causò gravissimi danni nelle valli cuneesi riferimento e nelle valli di Susa e d’Aosta. Uno dei comuni più colpiti fu Argentera, le cui due frazioni principali vennero devastate: Argentera dalla Stura di Demonte, Bersezio anche dalla Gorgia della Madonna. La laconicità delle notizie sembrerebbe non suffragare quanto invece realmente accaduto: “...le acque in piena del Rio Madonna, ostruito il ponte della statale n.21, si riversarono sull’abitato [Bersezio]. Successivamente sotto la spinta delle acque in piena il ponte stesso venne travolto ed asportato un lungo tratto della sede stradale” (Govi, 1973; Tropeano e Turconi, 2002). L’area alluvionata, secondo una sommaria planimetria del Genio Civile di Cuneo (Archivio CNR-IRPI, UOS di Torino), fu valutata in circa 17 ha, quasi simmetricamente distribuita a cavallo del corso d’acqua.

Figura 24 - Area invasa dalla colata detritica del giugno 1957 secondo un documento redatto dal Genio Civile di Cuneo (post 1957)

Segnalazione di Sono da ritenersi beni a rischio (figura 25): beni soggetti a (1) il gruppo di edifici dell’abitato di Bersezio più prossimi alla sponda rischio sinistra torrente; (2) il campeggio sull’altro lato della SS 21, che si trova sulla direttrice di vecchi canali di deflusso; (3) il ponte lungo la strada statale; (4) le strutture predisposte per la pratica dello sci (edifici, stazione funiviaria) in caso di evento di colata straordinaria con disalveamento in destra nel settore medio-alto del conoide; (5) complesso abitativo "Ruà Soleil" sul lato destro del conoide, vicino agli impianti sciistici che durante l’evento del 2006 è stato minacciato dalle colata detritica uscita in destra lungo un canale secondario che si è riattivato in quella occasione.

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Figura 25 - Punti critici e beni a rischio sul conoide, in base agli elementi geomorfologici e all’analisi fotointerpretativa degli eventi avvenuti negli ultimi 60 anni

Punti critici Con richiamo alle osservazioni morfologiche del conoide ed agli effetti conseguenti ad eventi alluvionali documentati, sono da ritenere punti critici (con riferimento alla figura 25):

(A) e (B) il tratto di canale in conoide dal punto in cui la strada di servizio, in destra idrografica si avvicina alla sponda. In caso di sovralluvionamento del canale e/o di cedimento delle difese attualmente esistenti, non si può infatti escludere il disalveamento tanto in destra (A) tanto in sinistra (B). Particolarmente critici appaiono i punti dove l’argine è interrotto: questi, come si e visto in occasione dell’evento del 2006, costituiscono zone di esondazione del materiale soprattutto nel lato destro del conoide;

(C) il ponte di attraversamento della Stradale Statale, la cui luce, nel 2011, risultava quanto mai ridotta per la presenza di detriti anche grossolani di recente deposizione (giugno 2000, giugno 2006). L’altezza rispetto al fondo dell’alveo è di 3.9 m e la larghezza è di 8.5 m, mentre la sezione del torrente è leggermente più ampia (9 m). In occasione dell’evento del 2006 l’ostruzione della luce del ponte ha determinato la fuoriuscita del materiale sulla strada statale e conseguente chiusura di questa;

(D) la scarpata del terrapieno su cui è stato realizzato il campeggio e che, di fatto, costituisce il tratto terminale della sponda destra poche

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decine di metri dal nodo di confluenza. L’area del campeggio risulta doppiamente a rischio sia per eventi di colata da parte della Gorgia della Madonna, sia per attività erosiva e/o piena iperconcentrata da parte della Stura;

(E) le piccole aste torrentizie, incise nel versante instabile situato nella parte Est al di fuori del bacino, possono alimentare con materiale e riattivare i canali relitti presenti nel lato sinistro del conoide mettendo a rischio la parte alta dell’abitato di Bersezio. In particolar modo, queste aste torrentizie sono suscettibili al trasporto solido in occasione di attività valanghiva, che spesso in tarda primavera (quando potrebbero innescarsi anche le colate), trasferiscono ai canali secondari del conoide volumi rilevanti di materiale solido. In caso di scalzamento del modesto muro che difende il piede del terrapieno, potrebbero verificarsi cedimenti con ostruzione d’alveo. Si segnala che l’immissione del torrente nella Stura avviene in un tratto in cui la pendenza del corso d’acqua ricettore è modestissima. Ne potrebbe quindi conseguire una difficoltà di rapido trasferimento dei flussi detritici torrentizi nell’alveo della Stura con effetto di rigurgito che potrebbe ridurre l’officiosità del vicino ponte della strada statale.

Valutazione della severità e della ricorrenza del Corso d'acqua: GORGIA DELLA MADONNA fenomeno atteso

Ac/Ab (Ar) Me Im CL Fa Tr

Ar3 0,76 Im3 GCM Fa3 10 Il parametro Rapporto tra Aree (Ar), indica la quantità di materiale detritico trasportabile dal corso d’acqua nel tempo; per il bacino del t. Gorgia della Madonna assume valore 25,34, ad indicare un'elevata capacità di produrre materiale trasportabile. L'indice di Melton pari a 0,76 esprime una tipologia di trasporto di tipo debris flow. I due parametri incrociati forniscono un indice morfometrico Im pari a 3. La classe litologica in cui ricade il bacino appartiene alle rocce calcaree, calcaree dolomitiche e dolomitiche GCM che producono discrete quantità di minerali argillosi e argillosimili. La severità del fenomeno atteso è pertanto elevata (Fa3) con tempo di ritorno pari a 10 anni.

Considerazioni Dall’analisi storica risulta che il periodo più probabile di manifestazione conclusive dei processi torrentizi parossistici è la tarda primavera-inizio estate, in corrispondenza delle massime piogge primaverili e della fusione di neve in alta quota. Gli interventi sistematori sulle pendici del bacino, intrapresi già sul finire del sec. XIX, non hanno avuto buon esito. Permane pertanto lo stato di grave disfacimento denunciato dalla straordinaria diffusione ed imponenza delle falde detritiche e permane pertanto alta la potenzialità del bacino a generare colate detritiche torrentizie. Le briglie costruite

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nel tratto terminale del canale intravallivo costituiscono al momento le uniche opere che possono contrastare gli afflussi detritici verso il conoide. Allo stato attuale, apporti solidi consistenti nel tratto di canale in conoide potrebbero ancora creare situazioni predisponenti a disalveamenti sia in destra (evidenza morfologica), sia in sinistra verso l’abitato di Bersezio (conferma storica). Il settore destro del conoide, scarsamente antropizzato, potrebbe rappresentare il polmone per l’espandimento controllato delle colate detritiche.

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