CORRADO VALENTE CARINOLA SACRA

Con appendice di Francesco Miraglia

ARMANDO CARAMANICA EDITORE

CORRADO VALENTE

CARINOLA SACRA

ARMANDO CARAMANICA EDITORE Officium - Collana di studi e ricerche

Carinola Sacra, di Corrado Valente Con appendice di Francesco Miraglia

Prima edizione: aprile 2015

Comitato scientifico: Cesare Crova (coordinatore), Luigi D’Orta, Luigi Guerriero, Antonietta Manco, Francesco Miraglia, Corrado Valente. Progetto grafico: Francesco Miraglia

In copertina: Carinola (CE), ex cattedrale, portale principale.

ARMANDO CARAMANICA EDITORE Via Appia, 762 - 04020 Marina di Minturno (LT) - Tel. e Fax 0771.680838 www.caramanicaeditore.it

ISBN 978-88-7425-170-4

Abbreviazioni: ACS - Archivio Centrale dello Stato ASN - Archivio di Stato di Napoli ASCE - Archivio di Stato di AGA - Archivio Generale Agostiniano IGM - Istituto Geografico Militare

Le foto e i grafici, se non diversamente indicato, sono dell’Autore. È vietata la riproduzione anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, anche ad uso interno e didattico, non autorizzata.

Si ringrazia l’avv. Rosa Di Maio per il contributo finalizzato alla pubblicazione del presente volume. INDICE

PRESENTAZIONE p. 7

PREFAZIONE p. 9

DALLE ORIGINI ALL’ALTO MEDIOEVO p. 13 Note p. 22

LE CATTEDRE EPISCOPALI p. 27 L’episcopio di Ventaroli p. 27 Il centro liturgico e spirituale. La cattedrale di Carinola p. 37 Una processione di ceramica p. 61 I restauri p. 62 Note p. 65

LE OASI DI PREGHIERA E DI ASSISTENZA p. 71 Note p. 103

LA PARROCCHIA, I LUOGHI MISTICI ED IL CULTO PRIVATO p. 111 Il culto privato p. 131 Note p. 140

APPENDICE ARCHIVISTICO-DOCUMENTARIA p. 149 Note p. 161

LA CHIESA DELL’ANNUNZIATA IN CARINOLA NOTE SUI RESTAURI DEL SECONDO DOPOGUERRA p. 165 Premessa p. 165 Contesto operativo p. 165 Conclusioni p. 167 Note p. 167

BIBLIOGRAFIA p. 171

Presentazione

Carinola, la nostra amata e bellissima città, Un decisivo contributo a questo notevole offre una caratterizzazione che affonda le pro- contesto di ricerca è stato offerto dal presente prie radici in una codificazione storica pluri- lavoro di Corrado Valente, che ha avuto come millenaria. Le sue vicende antropologiche, scopo precipuo la ricostruzione della storia oltre che storico-culturali e costruttive, sono della Diocesi di Carinola, considerata con l’ot- sostanzialmente legate alla storia della Chiesa, tica dello studioso di dinamiche artistiche e so- essendo il sito sede di un antico e noto episco- stenuta da apprezzabili intuizioni personali pato, che ha trovato epilogo soltanto nella come da documenti di archivio inediti. metà del XIX secolo. Pertanto, è con grande piacere che ho ri- Diversi sono stati gli studi effettuati su tenuto di offrire il mio contributo affinché questa terra antica: indagini che hanno riguar- questo studio potesse trovare una meritata dif- dato, da diverse lateralità, le sue complesse fusione, estendendo in via ulteriore il già pre- sfaccettature culturali. zioso patrimonio bibliografico incentrato sulla Tutte ricerche grandemente interessanti, nostra città. che hanno ben contribuito, principiando dalla “pietra miliare” elaborata dal notaio Luca Avv. Rosa Di Maio, Ph. D. Menna nell’Ottocento, alla creazione di un Consigliere comunale di Carinola corposo e valido repertorio di storia patria. con delega alla Cultura

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Prefazione

È un viaggio attraverso la storia, l’arte e la con- creativo, che tende a coinvolgere chi, solo nel servazione del patrimonio cultuale di un’antica tempo, è posteriore, proprio per innescare un sede diocesana: Carinola sacra. Con questo ti- fecondo dialogo di reciprocità e d’intimità che tolo, l’Autore, descrive il sentiero su cui collo- genera nuove sensazioni di appartenenza, svi- carsi per rintracciare le radici, le fonti, gli luppando una forma “istintuale” di legame ad elementi caratterizzanti e costitutivi di un “pa- una origine che si rinnova appunto nel ripro- trimonio cultuale” che è la ricchezza di un po- porsi all’attenzione. I luoghi di Carinola sacra polo, non di una semplice memoria. Gli edifici non si pongono di fronte, essi sono dentro chi li sacri, le chiese, i luoghi della spiritualità e della vive, riconoscendosi in un’identità specifica e carità sociale, nel tempo, segnalano lo stile e la ricontestualizzandola nell’attualità dell’oggi. qualità sociale ed ecclesiale della Comunità che Chi, nel leggere i sentieri della ricerca e della li ha posti in essere, quasi come segno indele- riappropriazione, si pone liberamente in essi, bile di identità e di appartenenza. Non sono sem- rivive e rigenera quanto in essi è rappresentato plici rimandi della memoria o accurate analisi e manifestato: la qualità spirituale, i segni di storico – artistiche dei luoghi dello spirito, un’esperienza sacrale che si è consolidata in quanto la simbolica riapertura di un “rotolo” strutture, in spazi e immagini che segnano i che racconta quanto è stato scritto e fissato tratti caratterizzanti il carinolese. per la futura e vitale riappropriazione di quei Se si è grati all’Autore, per l’accurata e me- “luoghi”. ticolosa ricerca, con l’offerta di minuziose ri- Spazio e tempo s’incrociano e si conden- costruzioni e descrizioni in chiave storico – sano in uno sguardo che apre lo scrigno della artistico, lo si deve essere ancor più perché in memoria sulle origini e sullo sviluppo di un questo sentiero spalanca lo spazio simbolico genos, di una gens che si riconosce in quanto ha della sacralità e della identità spirituale che i fissato, in modo indelebile, come testimonio luoghi sacri rivelano. È come offrire all’oggi, vivente di una sensibilità mai perduta. Seppur spesso segnato da acritica supponenza o da appare in tutta evidenza la mira della ricerca forme degenerative del sacro, un riferimento certo scientifica, corredata con tutti i crismi della ri- e qualificante di un’identità da non disperdere, cerca storica ed architettonica, non passa in se- anzi da rigenerare valorizzandola. L’esito della condo piano, anzi ne diventa il paradigma, la ricerca sicuramente chiama a responsabilità; chiave critica di lettura, quella del racconto le- chiama cioè al dovere di rispondere a quanto è con- gato al “culto”, all’esperienza del sacro che segnato; anzi di riconsegnare al futuro, ma con il lega esperienza del quotidiano alla dimensione valore aggiunto della qualità di un oggi consa- dell’eternità del tempo, alla prospettiva del de- pevole, questo patrimonio ricevuto e arric- finitivo rappresentata nel culto e nella sacralità. chito dal contributo di nuove persone e da Questa sintesi simbolica che l’arte e la storia tante esperienze di vita. Ecco perché una ri- raccontano, fatta di aperture e di intuizioni cerca storica è sempre una grande opportunità (intus – ire), è fissata appunto negli spazi del di rigenerazione vitale del presente e, nel nostro sacro, nei luoghi dove si raccolgono, quasi caso, anche una rinnovata qualificazione spi- come in uno scrigno segreto, le speranze, le rituale del nostro rapporto con tale patrimonio attese, le esperienze di tante generazioni che di storia, di vita religiosa e sociale. hanno vissuto questi luoghi. La ricerca è dunque memoria innovans, me- L’indagine si anima, non rimane fredda e moria che genera nuove opportunità, apporti distaccata, non vuole fermarsi a presentare la creativi in quel patrimonio che, grazie allo cruda fotografia di ciò che c’è! Va ben oltre, sguardo del Ricercatore, ci appare con mag- desidera riconsegnare le voci, le vite, la succes- gior chiarezza nel suo ineludibile valore. La ri- sione di storie che in questo scrigno è ben rac- cerca spinge a riappropriarsi dei luoghi della chiusa e che attende di essere di nuovo letta e memoria e, quindi, a farne rivivere lo spirito, le condivisa. La ricerca storica, legata ai luoghi motivazioni, le esperienze che li hanno qualificati della memoria, è sempre un percorso genetico, nel tempo. La dovizia dei particolari artistici, i 9 racconti che ne ripresentano la dimensione vi- una tradizione, rappresentata nei luoghi e nelle tale, la loro storia, espressa in tutta la sua arti- storie, è percepire quei valori (sintesi di quel colata complessità, permettono non solo di luogo, di quella storia, di quel genos) come un valorizzarne la memoria, quanto di ripresen- orizzonte che ci precede e ci accompagna; essa tarne attualità e freschezza. traccia la strada di una nuova esperienza men- La memoria è un incessante e dinamico tre immette in quel flusso che ne comunica la trapassare e compenetrarsi, in uno scambio fe- memoria. Se non ci si entra in questo oriz- condo che riscatta dalla distanza temporale e zonte lo sguardo diventa opaco, la realtà par- la trasforma in presente vivente. L’apparte- tecipata diviene oscura e incomprensibile. nenza a quel genos diviene compenetrazione Ognuno potrà vedere ciò che vuole, ma non che genera connessioni di forze nel genos tra troverà il sentimento di quella tradizione rap- passato e presente. Noi siamo costantemente presentata, la memoria vivente di un popolo dentro la tradizione; essa non è mai qualcosa fisicamente celebrata in quegli spazi del sacro di diverso da noi, di estraneo; è qualcosa che che ne raccontano l’unità, la coesione di quel già sempre sentiamo come nostro … noi ap- genos che ne manifesta l’intima coscienza e spiri- parteniamo alla nostra storia, scopriamo l’in- tualità. In questa coscienza , la tradi- tensità del muoversi da vita a vita e dare senso zione mostrata all’oggi dall’indagine storica a questa esperienza di vita. Tradizione è sem- attualizza la triplice via del vedere (simboli-im- pre un momento di libertà. Anche la più forte magini-segni), sentire (motivazioni intime e spi- delle tradizioni non dura solo perché tutela ciò rituali), del volere (l’azione morale che sfida la che si è verificato, ma perché ogni presente la persona a trovare nuova sintesi) per aprire var- accetta, la adotta e la cura. È conservare nella chi a nuove esperienze vitali e condivise. Ri- libertà dell’accogliere e del tramandare. Nella presenta e rigenera “in noi” le originarie tradizione ricordo e distanza sono comple- motivazioni (per chi e perché) che hanno fon- mentari: la loro tensione permette di non irri- dato questi luoghi del sacro, impedendo che gidire il passato e lo dispone a nuove essi rimangano oscuri e rattrappiti nel passato. esperienze. Carinola sacra interpella oggi con le stesse mo- Nella ricerca storica è offerta l’esperienza tivazioni di ieri: ma a noi è dato di renderle an- di quel passato, una nuova esperienza (per- cora vere e attuali. Grazie all’Autore per questa sone-contesti-situazioni-motivazioni) che apre nuova opportunità. a nuove aspettative e genera nuove attese. La tradizione è vivente perché genera nuove espe- + Orazio Francesco Piazza rienze e nuove prospettive, crea una fusione Vescovo di di orizzonti tra passato e presente e nello stesso presente tra le tante, varie esperienze. La tradizione vivente (vive nei soggetti fisici e spirituali che la ripresentano) è: verticale (pro- fondità/intensità) nei valori, ma è anche oriz- zontale (crea partecipazione/contagio) nella condivisione di quei valori. Riappropriarsi di

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Dalle origini all’alto Medioevo

Nell’antica terra di Carinola le testimonianze modo, senza ulteriori e validi riscontri docu- religiose affondano le proprie radici sin da mentari molto rimane, all’attualità, ancora nel quando il Cristianesimo, attraverso le sue novero delle ipotesi. prime comunità, iniziava a radicarsi nella A partire dal IV secolo inziò la lenta deca- struttura sociale dell’Impero romano. Resi- denza dell’Impero, che in meno di due secoli steva e rappresentava un’ancora di salvezza porterà al generale disfacimento ed abbandono nella “notte del Medioevo”, quando le popo- di molti insediamenti. È probabile che il sito lazioni, che abitavano le fertili terre dell’ager abbia resistito anche alla guerra greco-gotica Falernus evi trovavano sostentamento, cerca- (535-53), un conflitto voluto dall’imperatore vano di sopravvivere mentre le sorti della po- d’Oriente Giustiniano il Grande per riunificare tente Roma erano destinate alla fine. le due parti dell’antico impero, che in Italia ad- Non vi sono molte tracce circa la presenza dusse molti più danni delle invasioni sino ad al- di strutture religiose del primo Cristianesimo lora subite. Le città, come peraltro anche i fora, nel territorio in esame, anche se recenti cam- sorte nelle fertili pianure, non potendo contare pagne di scavo hanno messo in luce un sito più sui sistemi difensivi dell’Impero iniziarono ubicato nella zona di Civitarotta, ossia l’inse- lentamente a spopolarsi. La decadenza politica diamento romano di Forum Popilii. La colonia, ed economica e tutte le gravi conseguenze ad come testimoniano le fonti antiche e la docu- essa legate condussero le popolazioni a riparare mentazione epigrafica, era uno dei pochi cen- in posti più sicuri di quelli in pianura. La stessa tri dell’ager Falernus a cui facevano riferimento sorte subirono gli abitanti del Forum Popilii e del- i vici e pagi ubicati nel territorio. Il forum aveva l’agro Falerno che iniziarono a raggrupparsi una particolare importanza economica, era sulle alture, in primis su una collina difesa natu- dotato di mura sin dal periodo augusteo, aveva ralmente, circondata da corsi d’acqua. spazi per i giochi gladiatori e per le venationes, È, in definitiva, l’origine della cittadella un tempio dedicato a Iside1 e un’area per il murata di Carinola, in un territorio, al mo- culto della Magna Mater; altresì, era dotato di mento della sua genesi urbana, occupato strutture termali2. anche da una cella monastica e da qualche abi- Tra gli elementi importanti rinvenuti du- tazione. L’organizzazione della cittadella ini- rante la prima fase di scavi del sito è una strut- ziava all’epoca delle contee della Langobardia tura quadrangolare, in origine appartenente Minor e si completava durante quella del prin- alle terme ed in seguito utilizzata come chiesa cipato normanno di , con la creazione e battistero. È stata rinvenuta, quindi, una di un primo sistema difensivo, nonché l’ubica- struttura di culto paleocristiana, costituita da zione, in essa, della sede episcopale. Le uniche un ambiente quadrangolare con abside semi- strutture territoriali romane che riuscirono a circolare ed innanzi, al centro, una vasca cir- sopravvivere al disastro, nei luoghi di fonda- colare profonda e rivestita con lastre di marmo zione, furono i villaggi. Noti anche come curtis, (alcune di reimpiego). erano elementi di significativa importanza al- Il ritrovamento di una tale struttura testi- l’interno del vecchio sistema produttivo monia la più antica presenza dei cristiani in romano. questo territorio. Forum Popilii, infatti, era Il sistema curtense, che si sostituì a quello anche sede di episcopato, sul quale le ultime tipico della villa rustica, era comunque costi- informazioni risalivano al 496. In questa data tuito da un insieme di edifici e terre coltivate, Papa Gelasio I inviava i vescovi di Minturno e per la maggior parte gestiti dagli organismi ec- di Sessa a verificare i gravi quadam necessitate ve- clesiastici che si stabilirono anche nel territo- xari il prelato di Foro Popilio3. Solo conti- rio in esame. All’interno della corte era spesso nuando i lavori di scavo si potranno avere, presente un edificio di culto. La corte (o il vec- verosimilmente, informazioni più dettagliate chio villaggio) riuscì dunque a superare la fase sia sulla realtà di questo sito che sulle origini critica e a divenire un anello di congiunzione del Cristianesimo nel territorio. Ad ogni tra la cultura tardoimperiale e quella medie- 13 Fig. 1 – Carinola, loc. Civitarotta, insediamento dell’antico Fig. 2 – Carinola, loc. Civitarotta, insediamento dell’antico Forum Popilii, pianta del battistero (da ZANNINI 2010). Forum Popilii, vista dall’alto del battistero (da ZANNINI 2010).

alla distruzione dell’abbazia da parte dei sara- ceni nell’anno 8835. Ritornando ai primi insediamenti religiosi in terra carinolese, risalenti a questa fase sto- rica, si registrano due centri, ubicati sulle alture della catena del Massico. Il primo era posto sul monte Finocchiaro, dove furono riutilizzati i resti di una struttura romana (III-II sec. a.C.), con una piccola chiesa a pianta rettangolare e abside semicircolare, ancora in parte visibile. Di questa struttura, nel complesso, purtroppo non restano molte tracce ascrivibili al periodo altomedievale. Del resto, anche la struttura ro- vale. Ciò fu reso possibile anche grazie alla mana riutilizzata probabilmente non era una Chiesa che, dall’età di Costantino, iniziò a ge- villa rustica, bensì una sorta di santuario, vista stire nei vari territori beni sia dell’impero che la sua particolare posizione paesaggistica6. dei nobili. Infatti, nel Liber Pontificalis, un pila- L’utilizzo di edifici romani da parte di comu- stro per la ricostruzione della storia della nità religiose non era evento raro in questa re- Chiesa di Roma, si apprende di svariate pro- altà, specie perché alcune di questi sorgevano prietà dell’Impero che passarono sotto la ge- in zone alte e particolari dal punto di vista pae- stione esclusiva di quest’ultima4. saggistico. Accanto ai villaggi, che continuarono a Posto ad una quota superiore rispetto al sfruttare le fertili pianure dell’agro Falerno, precedente insediamento, in un sito meno ac- sulle alture che lo chiudevano ad occidente ini- cessibile è l’eremo di San Martino, dal quale si ziarono ad insediarsi anche i primi centri mo- gode, tra l’altro, di una vista eccezionale del- nastici, ad opera soprattutto dei Benedettini. l’intero golfo di Gaeta. L’eremo è stato fon- L’ordine di Montecassino, fondato nel VI se- dato dal monaco e santo benedettino verso colo, con la sua azione sociale e culturale rap- l’anno 540; sulla vita di san Martino, peraltro, presentava una grande risorsa per la rinascita sono state pubblicate diverse ricerche, alcune del adiectum e della Terra Laboris. In par- delle quali prive di riscontri documentari. Una ticolare, poi, non si può tralasciare il fatto che prima notizia del complesso risale agli albori l’ordine si trasferì per diversi anni nella vicina del secolo VIII, allorché il duca longobardo (e successivamente a Capua) in seguito Romualdo II concedeva ai monaci il possesso 14 Fig. 3 – Carinola, Eremo di San Martino, pianta della Fig. 4 – Carinola, Eremo di San Martino, resti dell’affresco chiesa rupestre (da ZANNINI, GUADAGNO 1997). posto sull’altare della chiesa rupestre.

una cavità naturale sottoposta nel tempo a di- versi interventi. L’invaso naturale, preceduto da un in- gresso arcato, presenta una copertura a volta in muratura tendente all’ogiva; tutte le super- fici erano ricoperte da affreschi appartenenti allo stesso ciclo, sovrapposti ad altri più anti- chi. Sulle pareti lunghe del piccolo ambiente si intravedono alcune immagini di angeli e santi, parte di una teoria di impostazione bi- zantina. Sopra di essi corre una fascia poli- croma con al centro un’iscrizione latina che, con buona probabilità, si riferisce al santo. del monte Massico. Tale donazione fu confer- Sulla volta, poi, quattro angeli tendono verso mata successivamente anche da Gisulfo II e il clipeo circoscrivente la figura del Cristo, che da Arechi II e vi si aggiunsero alcuni appez- si staglia su un fondo azzurro come quello zamenti agricoli. Nel secolo IX, poi, la strut- della volta. Sulla di destra, invece, si tura rientrava tra le celle di pertinenza del apre una piccola cavità, dove probabilmente monastero di San Vincenzo al . Altre erano un tempo le spoglie mortali di san Mar- informazioni sul monastero di San Martino ri- tino. Sulla parete di fondo, al disopra di un salgono all’anno 10597. Con il passare degli piccolo altare in muratura, è raffigurata una anni, accanto alla grotta del santo si formò un Crocifissione risalente al secolo XVII, posta piccolo monastero, governato da un abate8 e in una cornice in stucco affiancata da due vo- costituito da un recinto di protezione con, al- lute dipinte. Sopra l’immagine, due piccoli an- l’interno, la struttura che ospitava le celle dei geli sostengono un ostensorio, mentre al monaci, una cisterna ed altri ambienti. disotto si apre un piccolo varco, una fenestrella Tutte le strutture furono realizzate impie- confessionis, che consentiva ai fedeli di contem- gando scheggioni di pietra calcarea e, per al- plare le spoglie del suddetto santo9. cune, sono ben visibili l’apparecchio murario La parete in esame, tra l’altro, è stata rea- “a cantieri” e le bucature d’andito per l’allesti- lizzata, con buona probabilità, contestual- mento dei ponteggi. Il cuore dell’insedia- mente all’affresco. Infatti, l’originaria parete mento, però, era la grotta del santo, accessibile della cappella è occultata da quest’ultima e su tramite un sentiero impervio, consistente in di essa è presente un’altra crocifissione, data- 15 bile intorno al XIV secolo, della quale sono villa rustica romana del II secolo a.C.14. Sul ancora visibili la parte superiore del Christus sito sono stati rinvenuti frammenti di ceramica patiens ed un probabile san Giovanni che, non databile tra i secoli VII e XI. Il cenobio rien- riuscendo a guardare la tragica scena, si gira trava nei possedimenti del convento benedet- tenendo le mani giunte, con un volto da cui tino di San Vincenzo al Volturno. Il Menna del traspare un’espressione affranta. monastero scriveva: «era pur anche un altro In conclusione, la grotta di San Martino Monistero sotto il titolo della S. Croce, e nelle presenta interessanti e rare testimonianze di adjacenze medesime vestigie di molte abita- pittura, che vanno dal periodo altomedievale zioni si osservano, e diffatti muraglie, sepolcri, al gotico, filtrato attraverso la cultura an- connette di marmo, matoni ec. ivi giornal- gioina, sino ad arrivare al secolo XVII. La mente rinvengonsi. Questo distrutto Moni- fase pittorica più cospicua è senza dubbio stero verso l’anno 819 di Cristo fu concesso al quella che intrattiene rapporti con l’arte be- Cenobio di S. Vincenzo di Benevento, come nedettino-cassinense, realizzata da maestri lo- si ravvisa dalla Bolla di Papa Pascale I portata cali di formazione bizantina, che traducevano, nella Cronica Volturnense»15. semplificandole, le ieratiche immagini e le ri- Non tutti sono d’accordo con la corret- gide forme in un linguaggio meno subordi- tezza di questa data. Infatti, c’è chi ritiene ve- nato a modelli e simboli. ritiero che il passaggio al monastero Queste testimonianze pittoriche infor- volturnense sia invece avvenuto tra gli anni mano di come la struttura sia stata oggetto di 832 e 83916. Nel Chronicon Vulturnense17, per gli interesse religioso sino a tutto il secolo XVII. anni cinquanta del secolo XI, si fa riferimento A tal proposito, nel 1578, da un atto notarile ad un certo abate Landone che, costretto a di- risulta che l’abate e rettore della chiesa di San mettersi per azioni non consone al proprio Martino di monte Massico era Innocentio ruolo, si ritirò nel monastero: Accepto ergo con- Saugetta di Sessa10. Nel 1603, invece, fu redatto silio fratres ut ab illius possent evadere vanitatem, pro un assensus rediti et recognitiones pro Ecc.a S.ti suis stipendiis largiti sunt illi monasterium S. Crucis Martini de Monte Mass.co. Erano presenti: D. situm in Massico Monte, ubi et vite terminum fecit18. Claudio Salzillo procuratore di Geronimo Dalle Rationes Decimarum solo nell’elenco del Margarita abate del monastero, il giudice Foe- 1326 compaiono tre strutture con l’appellativo lice de Laurentio, Angelillo de Laurentio, S. Crucis, delle quali una precede quelle deno- Ascanio e Giuseppe Spano, Vincenzo Pisa- minate come S. Silvestri de Limata et S. Andree turo, Persio de Minarca, Silvio de Theo, Paulo de Limata19. Cortellario11. Notizie del convento si hanno, poi, attra- Nel 1662 era abate del convento il saler- verso lo storico agostiniano Herrera che, nel nitano fra Domenico Cavaselice12. Nello suo Alphabetum del 1644, riferiva che i monaci stesso anno era vescovo di Carinola il salerni- di sant’Agostino iniziarono intorno al 1388 a tano Girolamo Vincenzo Cavaselice. Verosi- costruire, sul monte Massico, il primo insedia- milmente i due ecclesiastici erano legati da un mento e successivamente si trasferirono a rapporto di parentela. Nell’apprezzo dell’Uni- Sessa. Giovanni Antonio Marzano, Duca di versità Baronale di Carinola del 1690, poi, si Sessa, dopo il 1417 (anno della sua reintegra- afferma che: «da sopra detto casale (Casanova) zione nei feudi da parte di Giovanna II) donò in una collina vi stà il convento antico di S. ai frati del Massico la chiesa di Santa Croce, Martino, dove al presente vi stà un romito»13. dove essi si trasferirono. Un’altra antica struttura monastica fu rea- La struttura benedettina, dunque, a partire lizzata in località Santa Croce, sempre sulla dal XV secolo non era più abitata dall’ordine dorsale occidentale del Massico. La data della che l’aveva fondata. «Sul primitivo insedia- sua fondazione non è nota ed è stata costruita mento del Monte Massico, olim detto di S. utilizzando, sia per la chiesa che per il con- Crucis», proseguiva ancora Herrera affer- vento (dei quali restano i ruderi), spolia di una mando che, dopo il trasferimento a Sessa, 16 frate Gerardo da Rimini insieme con Assenio Il Menna, a proposito della chiesa, afferma Scondito di Napoli il 17 agosto del 1432 «prae- che, tramite la platea parrocchiale, si appren- cepit hoc cenobium esse subiectum a padre Mattheo deva dell’esistenza alle falde del monte, ad una de Indroducto o d’Antrodoco Priore di S. distanza di circa seicento metri dall’abitato del Giovanni a Carbonara»20. Capo, della primitiva chiesa parrocchiale dedi- Non è noto sino a quando gli Agostiniani cata a Santa Maria di Boccadoro e grancia rimasero nel convento di Santa Croce. A dell’Abbazia di San Vincenzo al Volturno. Ri- causa della sua posizione ben lontana dall’abi- feriva ancora, il notaio carinolese, che la par- tato, ottima per l’eremitaggio ma certamente rocchia era rimasta attiva sino al 1639, allorché, non utile per un contatto diretto con la realtà date le sue precarie condizioni e l’impossibilità urbana, essi decisero di abbandonare il ceno- da parte dei fedeli di restaurala, l’anno seguente bio e di trasferirsi nei pressi della cittadella di si decise di trasferirla nella chiesa di San Pietro, Carinola, occupando ancora una volta una con l’assenso del vescovo di Carinola Cavase- struttura preesistente, di cui si parlerà in se- lice. Della chiesa, abbandonata verso la metà guito. A tal proposito, nel “Dizionario degli del XIX secolo, restavano soltanto i ruderi26. Istituti di Perfezione”, nell’elenco delle strut- La data riportata dal Menna, però, non trove- ture degli “osservanti” del napoletano, al n. rebbe riscontro con l’esistenza nel 1677 di Ste- 593 si cita quella di Carinola-Caleno in vita fano Menna, rettore della chiesa della parrochia dal 1445 al 165221. Quindi, a partire da quel- S.a Maria Bocca d’Oro villa Falciani, come si ap- l’anno, gli Agostiniani osservanti si trasferi- prende da un “istrumento” originario del 1607 rono nel convento della Maddalena a e ripreso nel 167727. Carinola22. Del resto, anche per gli anni addietro la Un’ulteriore struttura, scomparsa, di cui chiesa era più volte citata. Nel 1613 veniva sti- non si conoscono le origini ma si hanno notizie lato un atto di permuta tra la chiesa di Santa sin dal IX secolo, era la chiesa di Santa Maria a Maria di Falciano e Silvestro Sarda28. Un altro Boccadoro. Infatti, nel 874, la struttura fu citata atto notarile, del 1615, inerente una conces- nel Chronicon Vulturnense come donazione in fa- sione in enfiteusi, citava tra le parti convenute vore dell’abbazia di San Vincenzo al Voltuno: Luca Gervasio, procuratore e cappellano della ego Galcisi capuanus, filius quoddam Eponi, motus chiesa parrocchiale di Santa Maria di Fal- Dei omnipotentis misericordia, pro salute anime mee, ciano29. Nel 1621 Margherita Marcella effet- ut hic et in futuro de peccatis meis requiem invenire pos- tuava una donazione in favore della cappella sim, per hanc meam chartulam offero in monasterio bea- della Madonna del Carmine, posta nella citata tissimi Sancti Vincencii, in quo domnus vir venerabilis chiesa e nello stesso anno Paolo Gervaso sti- Maio abbas regimen tenere dinoscitur, hoc est integram pulava un atto per la realizzazione della cap- ipsam curtem meam de loco Fauciano, finibus monte pella dedicata alla Madonna degli Angeli nella Marsico, propinquo ecclesia Sancte Marie. chiesa di Santa Maria delle Grazie di Falciano. Altra citazione, come grancia del mona- Da questo, in particolare, si apprende come la stero volturnense, risale al 1059: ecclesiam Sancte chiesa in quel periodo fosse ancora un edificio Marie in Fauciano 23. Si trattava, in sostanza, di che attraeva donazioni ed interventi strutturali una curtis con sue pertinenze (terre, pascoli, vi- ad opera di privati e che era dedicata alla Ma- gneti) con annessa una chiesa, della quale sono donna delle Grazie30. Ben oltre la metà del ancora visibili i resti absidali posti sull’altura che XVII secolo iniziava probabilmente il declino sovrasta il vecchio casale del Capo in località della struttura ed il conseguente trasferimento Santa Maria. Qui sono stati rinvenuti anche nu- della parrocchia all’interno del villaggio. merosi frammenti di materiale in terracotta al- Il Chronicon, come in seguito le Rationes, tomedievale24. Nelle Rationes, per gli anni offre una grande opportunità per individuare 1308-10, al n. 1557 è annotata anche una chiesa strutture ecclesiastiche delle quali altrimenti di S. Marie de Fauzano. La stessa era riportata non resterebbe che il nome legato ad una lo- negli elenchi per gli anni 1326 e 132725. calità. Nel periodo altomedievale l’ordine be- 17 nedettino, come si è avuto modo di intuire, de- contraddistinti dalla presenza di edifici cultuali. teneva nel territorio in esame numerose celle All’abbazia di Montecassino, infatti, apparte- dipendenti dall’abbazia vulturnense. In so- neva la struttura di S. Anastasiae. Si trattava di stanza, queste erano dei riferimenti non solo una curtis nella località Buccini che, nel 1051, a dal punto di vista religioso, ma anche econo- seguito della conversione di due nobili fratelli mico-produttivo. Avevano a disposizione i ter- capuani, fu da questi donata al monastero di reni (spesso anche animali da allevamento) Montecassino: Curtem in Calinulo circa predictum dell’agro Falerno, che coltivavano e facevano Saonem. Curtem in loco qui dicitur Cervianum, et por- coltivare, traendone i dovuti benefici in termini tionem de ecclesia sancti Iacobi et de curte in loco Buc- finanziari ed i prodotti alimentari di prima ne- cino cum ecclesia sancte Anastasie36. cessità. La chiesa posta all’interno della corte, es- Le rendite ed i prodotti agricoli, ovvia- sendo proprietà di un monastero, era esente mente, non erano tutti appannaggio della cella, dal versamento delle decime (ma non di esi- ma buona parte di essi andava alla casa madre. gerle). Diversamente accadeva per il presbitero Le celle col passare del tempo sono scomparse che officiava nella cappella. Infatti, nelle Ratio- osono rimaste solo come benefici, ma testi- nes del 1327 Giovanni de Dominico per la cap- moniavano comunque la grande potenza del pella di S. Nastasia doveva pagare tarì tre37. Col monastero volturnense, capace di gestire strut- passare del tempo la struttura produttiva si in- ture sparse in territori anche a notevole di- grandiva. Ad essa si faceva cenno nella rela- stanza. zione sullo stato della Diocesi di fine XVI Dipendeva dal monastero molisano, sin secolo redatta dal vescovo Giovanni Vitelli dal 94431, la cella di Sant’Ilario (Sancti Ylarii) (1592-1609). Il prelato carinolese, in partico- probabilmente ubicata nella località omonima lare, sottolineava le condizioni di abbandono posta tra Falciano e Carinola. Notizie sulla cella in cui versavano le due chiese parrocchiali ad giungono anche nel XII secolo32. Il Menna po- collationem Abbatie di San Vincenzo al Volturno sizionava tale struttura nel fondo della masseria dell’ordine benedettino di Capua. S. Laro, di proprietà del Seminario di Carinola. Di queste, una era la chiesa di San Rufino Lo storico carinolese riportava che, oltre al a , l’atra era quella in esame: «Così “monistero”, era anche una chiesa molto anche per il Casale e parrocchia di S. Anastasia grande che già a quel tempo risultava un “am- da anni abbandonati con grande pregiudizio masso di pietre”. Osservando l’attuale struttura per la cura delle anime, nonostante le racco- della Masseria di San Laro, nel territorio di Fal- mandazioni fatte in occasione della visita pa- ciano del Massico, si intravedono frammenti di storale, l’Abate ricusò e ricusa. Tuttavia il antiche murature inglobate nelle costruzioni Vescovo, ha ordinato che il parroco più vicino postume. Tali frammenti sono collegabili al- si prenda cura di quelle anime, anche se durante l’antica struttura conventuale. l’inverno costa moltissimo»38. Nel 1614 veniva effettuata una donazione Si tratterebbe, quindi, di un aggregato edi- in favore della chiesa di Sant’Ilario33. Nel 1753 lizio di una certa consistenza abitativa. Nel Sant’Ilario era un Beneficio affidato al reve- 1596 Fabiana Pagano di villa S.ti Nastasii stipu- rendo Carlo Petrucci di Napoli, che compren- lava un atto con Petrus Cirta di ville Falciani39. deva anche la masseria con la chiesa “diruta”34. Come si evince dalla consultazione della carto- Nel 1789 San Laro divenne cappellania laicale grafia storica di Terra di Lavoro, la villa in di diritto regio e fu donata al Seminario dioce- esame è riportata in diverse elaborazioni grafi- sano35. che prodotte tra il XVII ed il XVIII secolo40. Nella cittadella di Carinola, poi, era la cel- Nel passo della Chronica si fa riferimento lam ecclesiam Sancte Marie, per la cui descrizione anche ad una ecclesia sancti Iacobi. Una chiesa di si rinvia a quella della cattedrale. Sempre di San Giacomo de Sala è riportata nelle Rationes pertinenza dell’ordine benedettino nel terri- del 1308-10, mentre nel 1326 l’arcidiacono di torio erano presenti ancora altri possedimenti Carinola versava decime per la chiesa di 18 S. Giacomo de Sala41. La località Sala si trova Croce vi è Chiesa Parocchiale sotto il titolo di spesso associata a strutture di culto presenti S.ta Croce col’altare Maggiore, et à destra vi è nelle Rationes: S. Albina de S., S. Castrese de S., l’altra Cappella con cupola sotto il titolo di S.ta S. Pietro de S. e don Pietro de S. Anche nella Maria del Carmine, nella p.tta Chiesa vi sono citata donazione del 1052, tra le proprietà dei tutti li suppelletili necessarij per la messa, et il fratelli capuani, si trovano: Terre et molas in flu- Paroco di d.a Chiesa somministra li Sacra- vio Saone. Curtem in Sala ad ipse Porcari. Vi è, menti alli Cittadini, così dell’uno, come dell’al- poi, una chiesa dedicata a San Nicola che nel tro Casale (San Bartolomeo)»46. 1080, come si apprende dal Codice diploma- A fronte di ciò, la notizia riportata dal tico normanno di , da Guiglielmus de Menna sul possibile trasferimento della parroc- Alno fu donata al monastero benedettino di chia dalla chiesa di Santa Maria all’attuale chiesa Sancti Laurentii levitae et martiris Christi, quid di- di Santa Croce sembra non avere riscontro. Gli citur ad Septimum42. estensori dell’Apprezzo erano precisi nel de- Infine, un altro monastero benedettino era scrivere la realtà esaminata. Per questo motivo dedicato a Sanctae Dei Genitricis semperque Virgi- non vi era ragione di definire tale un edificio di nis Mariae positi in loco qui vocatur calena, come si culto che al tempo non era ancora parrocchia, evince dalla bolla del 7 febbraio 1058 – indi- sottacendo l’esistenza della vera parrocchia, zione XI (ritenuta falsa) – di Papa Stefano IX ossia di quella intitolata a S. Maria Mater Domini. (1057-58)43. La chiesa è indicata anche nelle Ra- Quest’ultima, con buona probabilità, alla tiones del 1308-10 al n. 1536 come Ecclesia S. fine del Seicento era già stata abbandonata. Marie Matris Domini que est leprosorum pro pensio- La chiesa, del resto, sin dagli inizi del XVII nibus quas abet in Suessa; dal suddetto riferi- secolo risultava in un evidente stato di abban- mento si evince anche che la struttura era un dono. Infatti, come si apprende dalla rela- luogo in cui si svolgevano attività assistenziali zione triennale del vescovo G. Vitelli di particolare importanza per la comunità. (1592-1609), «in Diocesi c’è una Commenda Altra notizia sulla chiesa si ha nell’anno che va sotto il nome di Santa Maria Mater 1114 con un documento in cui Riccardo, Domini dell’Ordine dei Santi Maurizio e Laz- conte di Carinola, effettuava una donazione al- zaro, la cui chiesa minaccia rovina e il suo l’Ecclesia vocabolo Sancte Dei genitricis Marie foras commendatario ha l’onere di far celebrare huius Calene Civitatis, edificata per volere della Messe, ma né l’aggiusta né fa celebrare le de- madre Anna44. Quindi la chiesa in questione bite Messe né contribuisce al Seminario»47. era una struttura extra moenia edificata nell’XI Interessante, poi, era l’appartenenza della secolo. Per Menna la chiesa di S. Maria Mater struttura ad un importante e potente ordine ca- Domini a Casocavallo era posta nella località valleresco, nato dalla fusione dei rispettivi or- detta “Riello”, nei pressi degli abitati riuniti di dini dedicati ai due santi. In particolare, quello Santa Croce e San Bartolomeo e di essa resta- di San Lazzaro, molto antico e originatosi in vano solo i ruderi. La località Riellu, tra l’altro, Terra Santa, era un ordine religioso militare era citata anche come area dove insistevano al- ospedaliero, dedito all’assistenza dei lebbrosi. cune delle terre che dal signore Riccardo fu- Pertanto, la chiesa citata dal prelato era la rono donate alla chiesa. stessa di quella riportata nelle Rationes del Sempre secondo lo storico carinolese la 1308-10 con annesso lebbrosario ed aveva una chiesa era la vecchia parrocchia dei casali riu- delle rendite più alte tra tutte le strutture reli- niti, ma versando in pessime condizioni dal giose della Diocesi. L’Ordine di San Maurizio, giovane vescovo Del Balzo (1703-05) venne invece, venne fondato nel 1434 dal Duca di disposta la sua chiusura e la parrocchia trasfe- Savoia Amedeo VIII, l’antipapa Felice V. Con rita nella piccola chiesa dedicata alla Santa una Bolla del 1572, Gregorio XIII dispose Croce, nel casale omonimo45. Dall’Apprezzo l’annessione dell’rdine a quello mauriziano, af- del 1690, però, della parrocchia di Santa Maria fidandolo alla Casa Savoia. Dalla stessa rela- non si hanno notizie: «In d.o Casale di S. zione del vescovo si apprende anche 19 Fig. 5 – Rilievo topografico di “S. Ianni terr.o del Rev.mo Capitolo di Carinola, sono moggia 19 e passi cinque, misu- rata con catena cap.na ... a’ detto uso di Carinola, li 7 xmbre 1761, Gaspare Parisi Agtim.e. Anno 1761” (da BRODELLA 2010).

cittadella di Carinola, invece, si registrava l’esi- stenza di una chiesa dedicata a Sant’Andrea. Le prime notizie sulla struttura giungono da una concessione di Giordano I e di suo figlio Riccardo II in favore del monastero di San Lo- renzo ad Aversa. Tra i beni concessi, anche l’ec- clesiam sancti Andree que est in calino cum suis pertinentiis50. Ancora, nel 1097, sempre in un atto di Ric- cardo II, la chiesa in esame era citata come be- neficio di San Lorenzo di Aversa insieme ad un’altra presente nei pressi del Saone e dedicata a San Nicola51. La struttura non era riportata negli elenchi delle Rationes essendo probabil- mente beneficio del monastero laurenziano di Aversa. Nel 1589 mons. Nicola Vitelli, nella re- lazione sullo stato della Diocesi di Carinola, af- ferma che: «In detta città no’ vi sono parrochie, perché la cura delle anime la tieni il detto Domo et benché vi sia una certa chiesa quali si dice esseri parrochia no’ di meno da noi è stato provvisto conformi ai Canoni»52. Lo stesso nel 1590 scrive: adest intus dictam civitatem una Ecclesia parochialis sub voce Sancti Andree cuius dell’esistenza di una “commenda”, quella di 53 San Matteo, appartenente ad un altro ordine re- est Rector Federicus de Flumine . Della chiesa, col ligioso cavalleresco, quello di S. Giovanni Ge- passare del tempo, si è persa traccia e circa la rosolimitano, noto anche come “degli sua ubicazione si possono avanzare solo delle ipotesi. Il Menna affermava che era posta nel Ospitalieri”, la cui fondazione risale al volgere 54 dell’XI secolo. Si trattava di un altro antico or- «vicolo de’ zingari, o porta di mezzogiorno» , dine, il cui fine era curare e scortare i pellegrini quindi nei pressi della Porta (detta anche di in Terra Santa. Della chiesa di San Matteo Sant’Andrea) che si apriva alla fine dell’attuale scrive anche il notaio Nicola De Martoni, rife- via Diaz. rendosi alla chiesa di Sant’Antonio dell’Ordine Per quanto riguarda la citata chiesa di San di San Giovanni a Rodi. Quest’ultima, infatti, Nicola, si hanno notizie sin dal 1080, allorché possedeva nel cortile «diverse tombe ad arco Guglielmo de Alno55 donò al monastero di con cupole come quelle della chiesa di San Mat- San Lorenzo di Aversa la chiesa di S. Nicolai, teo a Carinola»48. que est in Saone, in territorio Calini56. Dalle Ratio- Il Menna, invece, afferma: «S. Matteo che nes, poi, per gli anni 1326 e 1327 si registrano è situata tutta smantellata sotto le Prigioni in sotto il titolo di questo santo ben due chiese: mezzo alla Strada de’ Viallonghi, che, come si S. Nicolai de Castro Caleni, S. Nicolai de Casa Puc- crede, ebbe anche il titolo di Parrocchia co- zana. Da queste brevi informazioni non è dato struita per comodo di quelle famiglie, che affermare con certezza se una di esse fosse la dimoravano nel Borgo della Città»49. Si tratte- cella in esame, anche se la prima struttura po- rebbe, in sostanza, di una struttura posta nella trebbe ricondurre ad una chiesa posta nella cit- parte bassa della cittadella, nell’area al disotto tadella di Carinola. Infatti, in un complesso del castello. Al di là dell’ubicazione della chiesa atto notarile del 1595, era citata la Cappelle S.ti è interessante notare che questa era presente Nicolai de Castro (Caleno) sive castello Civitatis Ca- nel territorio in esame sin dal XIV secolo e di leni, il cui cappellano era il sacerdote napole- pertinenza dell’Ordine di San Giovanni. Nella tano Andrea Gammacorta. 20 La citazione è quanto mai chiara poiché, siano de Silva, per il territorio in esame risulta parlando della struttura di culto, la si indica sita l’abitato di S. Giovanni, posto tra il lago di Fal- nella cittadella di Carinola ed in rapporto con ciano ed il Pantano. Nel 1667 compariva an- il suo castello. Da una donazione del 985 si ap- cora la villa, in un atto stipulato tra il Capitolo prende anche dell’esistenza della chiesa di San della Cattedrale ed il Capitano Pietro di Lo- Giovanni a Ponte Campano. La località riveste renzo. Nel 1669, invece, mons. Ayrolo riferiva particolare interesse anche dal punto di vista che, a causa delle esigue rendite, la struttura archeologico. Infatti, il Ponte Campano rap- era senza titolare e rischiava di perdersi61. presentava una fermata dell’antica Appia. At- Nell’Apprezzo dei Beni del 1690 non vi è tualmente nel territorio, ora pertinenza del alcun riferimento alla parrocchia o al villaggio. comune di , esiste ancora Al 1761 risalgono due rilievi, redatti dall’agri- una località chiamata Santoianni, dominata da mensore Gaspare Parisi, delle proprietà del una vecchia ed imponente masseria. La chiesa Capitolo inerenti S. Janni Ponte Campana. compariva anche nelle Rationes come S. Iohan- L’area di pertinenza del Capitolo era di nis de Ponte Campana. moggia diciannove e passi cinque e confinava Nel 1443 veniva redatto un atto di ven- ad occidente con la Strada che va à S. Janni,ad dita in cui una delle contraenti era una certa oriente con i terreni dei signori Vinale e di Capuana Campagna, moglie di Antonio Ba- Onofrio Carmignano, a meridione con quelli sile da “San Giovanni ponte campana, villa degli Agostiniani di Sessa e della Cappella delle pertinenze di Carinola”57. Nel 1595 fu dell’Assunta62. Nel foglio n. 10 dell’“Atlante trascritto un atto tra Desiata, vedova di Vin- terrestre del Regno di Napoli”, realizzato nel cenzo Romano della Rocca di Mondragone, 1789 da G. Rizzi Zannoni, di fronte alla mas- e Don Angiolillo De Laurenzio della villa di seria Spano è indicato S.to Janni, accompagnato Casanova, in cui si citava anche un bene sito dal simbolo di una croce, a significare appunto nella villa di Ponte Campano. Tre anni dopo, la presenza di una chiesa. Nello stesso anno, si registrava un altro atto in favore di Con- però, la parrocchia era già abolita e restava la salvo Scandaglia stilato a S.ti Jo.is Pontis Cappellania, che fu devoluta alla Real Camera Campane … Caleni58. e su cui intervenne anche Ferdinando I re di Nello stesso anno, circa la rimostranza per Napoli, in quanto nel 1775 le sue entrate erano la mancata riscossione delle decime da parte state attribuite – arbitrariamente – dal vescovo dell’arciprete di Gaeta Bernardino Guasta- di Carinola alle casse del Seminario63. ferro, si affermava che tra i sei benefici morosi Per quanto riguarda la Cappella dell’As- vi erano anche S. Giovanni del Ponte Cam- sunta, nel 1795 si parla di questa in occasione pana, S. Albina e S. Eustachio della Diocesi di di una “censuazione perpetua” della masseria Carinola59. Secondo il Menna la chiesa in ori- e dei territori ad essa annessi e posti, appunto, gine era parte dell’abitato di San Giovanni e nel luogo denominato Santo Ianni – Stato di Paolo, dal popolo chiamato S. Janni a Ponte Carinola64. Sempre nel territorio di Falciano, Campano, che nel XVII secolo era stato abban- nel luogo detto San Castrese seù Ceppari, nel Ca- donato per cause sconosciute (forse peste o tasto Onciario è censita la chiesa omonina, be- “mal’aria”). Gli abitanti di questo casale si sa- neficio del vescovo di Minervino Stefano rebbero trasferiti nell’altura dove sorgeva l’at- Spani di Casanova. tuale Casale, fondando il borgo di Santo Janni La stessa potrebbe identificarsi con la in ricordo dell’antico villaggio60. Il citato chiesa di San Castrese di Villa Cippare che, uni- “istrumento”, del 1606, riferisce di un presbi- tamente a quella di San Giovanni citata nelle tero economo della chiesa parrocchiale di S. Rationes del 1327, era stimata per tarì 6 da ver- Jovannis Ponte Campana. sarsi a cura del presbitero Giovanni de Sta- Nella cartografia del Baratta, pubblicata bile65. In prossimità della collina di San da G. Barrionuevo nel 1616 ed edita dal Bou- Francesco di Casanova è una località denomi- lifon, contenente incisioni di Francesco Cas- nata Sant’Arcangelo. 21 Nelle Rationes del 1308, in Civitate et Djocesi della Cappella di Santa Maria a Campierti72. Calinensi era registrata anche S. Arcangeli,per la Questa località ancora oggi è riscontrabile nel quale l’abate Giacomo Pisano doveva, unita- territorio, lungo la strada provinciale posta a mente ad altre chiese, tarì otto e grana quat- confine tra la frazione di Casanova ed il co- tro66. La chiesa è citata in un documento del mune di Falciano del Massico. La masseria Di- 1576 con il suo abate e in un atto del 1578 ri- nella è anche riportata nella pianta del Savarese guardante Iuliano Ianalfi di Casanova67. È pro- redatta nel 1856 e raffigurante il bacino infe- babile che in quella località vi fosse una chiesa. riore del Volturno. Nel 1753 Santa Maria a Dalle Minute di Campagna, che rilevano il terri- Campierti rientrava tra i benefici del reverendo torio di Carinola agli inizi del XIX secolo, si N. Menna73. Il toponimo “Campierti” trae ve- nota che nella località in esame era una masse- rosimilmente origine da una particolarità del ria denominata Sant’Arcangelo. luogo o da un proprietario, facendo ipotizzare Il Menna riferiva dell’esistenza di un l’antica costruzione di questa cappella, poi di- paese dedicato all’Arcangelo dove «quel guar- venuta beneficio. Nel Chronicon Vulturnense per diano [del convento francescano] ne aveva la l’anno 936 è riportato un atto riguardante la cura con titolo di parroco, che conserva, per cella di San Martino sul Massico e un territorio cui nelle pubbliche funzioni ha diritto di in località “Pisimanu” in “finibus Calinulo” le- 74 stola, e quando si prestava ubbidienza al ve- gato alla chiesa di “Sancta Maria Magiperti” . scovo se la dava il seguente titolo – Adm. Re- Nelle Rationes Decimarum, per gli anni 1308-10 si ritrova una chiesa di “S. Marie de Neu- verendus P. Guardianus S. Francisci, et 75 Parochus S. Arcangeli, e così tuttavia si pra- perto” . tica»68. In un atto notarile dell’aprile 1578 era Nello stesso documento del Chronicon Vol- citata una proprietà sottoposta alla Chiesa di turnense si ritrova un altro possedimento del Santa Maria dei Greci di Falciano. Questa monastero sul Massico, ossia della “ecclesie struttura ecclesiastica era presente nel terri- Sancti Nazarii”. Nelle Rationes Decimarum, in- torio, alla stregua delle altre citate, sin dal fine, per il primo biennio si ritrovano “S. Na- 1308, allorché nell’elenco delle decime per zarii de Armandis” e “S. Nazarii et S. Petri de quell’anno era indicata al n. 1557 come ecclesia Curtefranca”, mentre in quelle dell’anno 1326, S. Marie de Grecis69. risulta insieme alle chiese di “S. Laurentii, S. Pertanto, a meno di un’omonimia, sem- Nazarii, S. Archangeli, S. Petri de Plesco, S. Crucis, S. Silvestri de Limata et S. Andree de brerebbe che la chiesa, dalla particolare dedi- 76 cazione, fosse ubicata nel territorio di Limata” . Agli inizi del XIX secolo risulta un beneficio vacante dedicato al santo martire. Falciano. Infine, troverebbe anche riscontro un edificio di culto riportato ancora una volta nelle Rationes, quello dedicato a S. Pancrazio. Note: Nel 1173, dal Bullarum Privilegiorum si apprende che il papa Alessandro III confermò alla 1 Importante divinità egizia, una delle più note nel Medi- chiesa di Capua i privilegi di vari beni tra cui, terraneo. Dall’epoca tolemaica la venerazione per la dea, in Diocesi Ecclesiae Calinen, l’Ecclesiam Sancti Pan- simbolo di sposa e madre e protettrice dei naviganti, si dif- 70 71 fuse nel mondo ellenistico sino alla Roma di tarda età re- cratii . Nell’Epistolarum di papa Innocenzo pubblicana. Con la tendenza a conciliare elementi religiosi III è contenuta anche una riconferma del 1208 eterogenei, provenienti da dottrine diverse, tipica del pe- a Rainaldo, arcivescovo di Capua, di diversi be- riodo ellenistico, Iside fu assimilata a molte divinità locali. nefici in Diocesi Ecclesiae Calinensis e, nello spe- Nel mondo romano il culto ebbe fortuna a fasi alterne. Il culto isiaco fu considerato diversamente dal potere poli- cifico, in territorio Calinensi Ecclesiam Sancti tico, mentre con l’avvento di Caligola che ne consentì la Pancratii. diffusione in tutto l’impero e con Caracalla, agli inizi del Tra la fine del Settecento e gli inizi del se- III secolo, divenne religione di Stato. Amuleti di piccolis- colo successivo don Antonio Dinella acqui- sime dimensioni ispirati a Iside erano utilizzati per i suoi poteri di guarigione, di protezione delle donne incinte e stava per 605 ducati un territorio di capacità dei neonati. La fine di questo culto nel bacino del Medite- pari a “10 tomola” nel tenimento di Carinola raneo fu dovuta soprattutto all’avvento del Cristianesimo. 22 2 Forum Popilii oppidum muro est ductum: limitibus Augusteis ager archeologia ed arte della settentrionale, Falciano del eius est adsignatus: nam. imp. Vespasianus postea lege sua agrum Massico 2006, p. 71. censeri iussit. G. GUADAGNO, L’ager Falernus in età romana, in 17 Il Chronicon Vulturnense è un codice miniato in caratteri IDEM (a cura di), Storia economia ed architettura nell’Ager Fa- beneventani scritto verso il 1130 dal monaco Giovanni. lernus (Atti delle giornate di studio febbraio-marzo 1986), Questi, per la redazione del testo, attinse da fonti di VIII, Marina di Minturno 1987, p. 49. X e XI secolo. Nella descrizione non sono da escludere 3 U. ZANNINI, G. GUADAGNO, S. Martino e S. Bernardo, Ma- manomissioni di dati storici con lo scopo di aumentare rina di Minturno 1997, p. 28. la gloria del monastero. Il periodo storico, tra l’altro, era 4 Cfr. L. CRIMACO, Modalità insediative e strutture agrarie nella particolare, poiché il monastero, o meglio il suo patrimo- Campania settentrionale costiera tra Tardoantico e Alto Medioevo, nio, sembrava in pericolo per la presenza dei Normanni. in L. CRIMACO, F. SOGLIANI (a cura di), Dieci anni di ricerche Per il monaco benedettino si trattava, in sostanza, di una archeologiche a Mondragone e nel suo territorio (1997-2007), Spa- buona occasione per riordinare le memorie dell’illustre ranise 2007, pp. 37-81. cenobio. 5 I benedettini, preoccupati delle frequenti scorrerie dei 18 G. TORRIERO, L’architettura religiosa, in G. GUADAGNO (a saraceni lungo le coste laziali e campane, in più di un’oc- cura di), op. cit., p. 92. Il toponimo Limata è legato ad una casione si schierarono a favore di chi le contrastava. Du- località attualmente in tenimento di Falciano del Massico. rante la guerra tra Radelchi signore di Benevento e 19 M. INGUANEZ, L. MATTEI CERASOLI, P. SELLA, Rationes Siconolfo signore di Salerno, vennero da entrambi utiliz- decimarum italiane nei secoli XIII e XIV - Campania, Città del zati i saraceni, al fine di garantirsi la vittoria e la vendetta. Vaticano 1942, pp. 121-124. Radelchi, infatti, per divenire signore di Salerno (realtà 20 G. DI MARCO, G. PAROLINO, Frati e fabbriche. I conventi urbana sottoposta alla signoria beneventana) uccise il suo maschili di Sessa. Storia e Architettura, Marina di Minturno feudatario, nonché fratello di Siconolfo, già in esilio. La 2000, pp. 80-81. popolazione salernitana in opposizione all’uccisore del 21 B. RANO, voce Agostiniani, in G. PELLICCIA, G. ROCCA, vecchio principe, acclamò come nuovo signore Sico- Dizionario degli Istituti di Perfezione, I, Roma 1974, col. 278- nolfo. La guerra di successione longobarda durò alcuni 318. anni, durante i quali i saraceni seminarono ovunque de- 22 L’ordine nasceva nel 1244 dall’unione di diversi gruppi vastazione e morte. Durante questo frangente i Benedet- eremitici che si unirono e chiesero il riconoscimento al tini, che nel frattempo avevano stretto rapporti con il Papa Innocenzo IV che, appunto, attraverso la Incumbit principe di Capua, per la loro lotta antimusulmana rap- Nobis definì la sua carta di fondazione. A partire dal 1351 presentarono uno dei principali obiettivi di vendetta per l’ordine visse una fase di profonda crisi. Tutto iniziò con i saraceni di stanza presso il . Una delle azioni la peste nera (1347-1350), allorché nei diversi conventi più aspre nei confronti dell’ordine monastico fu la distru- d’Europa si ebbero svariate vittime e quindi una dimi- zione dell’abbazia e l’uccisione di diversi monaci. I reli- nuzione della popolazione conventuale. Questo spopo- giosi superstiti si rifugiarono così nei territori di Teano e lamento portò l’ordine ad accettare all’interno persone Capua, appartenenti al principato capuano. Il particolare con poca vocazione o impreparate e quindi ad una de- rapporto tra i Benedettini e la signoria di Capua com- cadenza generale, favorita anche dagli eventi legati allo portò la presenza dell’ordine nelle due città già alcuni Scisma d’Occidente. L’ansia di rinnovamento dello spi- anni prima dell’esilio. Nella città sidicina, in particolare, rito e dell’osservanza, però, era forte a tal punto da por- venne fondata, ad opera di Landone I e della moglie tare alla formazione delle congregazioni di Osservanza. Aloara, la cella di Santa Maria ed alcuni Benedettini fu- Attraverso queste si poté riformare l’ordine e ripristinare rono posti sulla cattedra vescovile. l’osservanza delle leggi. I padri generali incominciarono 6 Cfr. T. CONTI, Le ville rustiche dell’ager Falernus: il territorio a liberare dalla giurisdizione dei padri provinciali tutti di Carinola, in F. SIRANO (a cura di), In Itinere. Ricerche ar- quei conventi che decidevano di vivere seguendo i pre- cheologiche in Campania. Atti del I e II ciclo di conferenze di ricerca cetti della vera osservanza, sottoponendoli alle proprie archeologica nell’Alto Casertano, Cava dei Tirreni 2007, pp. direttive o a quelle dei rettori delle case di Osservanza. 294-295. In questo ambiente nacquero le congregazioni dell’Os- 7 Cfr. U. ZANNINI, G. GUADAGNO, op. cit., p. 28-30. servanza. Su questa scia venne fondata, nel 1428 circa, 8 In monasterio Sancti Martini, situs in monte Marsico, ubi Deo la Congregazione di San Giovanni a Carbonara a Napoli, auxiliante, Albinus abbas regimen tenebatur. V. FEDERICI, Chro- da cui dipenderanno nel 1432 anche il convento di Santa nicon Vulturnense, II, Roma 1925, p. 234. Croce di Carinola (poi quello della Maddalena) e nel 9 Cfr. U. ZANNINI, G. GUADAGNO, op. cit., p. 38-45. 1471 quello della Santissima Trinità di Sessa. Tra le con- 10 ASCE, Notai Cinquecento, v. 1105, f. 37. gregazioni dell’Osservanza nel 1419 si costituì anche 11 ASCE, Notai Seicento, v. 2340, ff. 131-135. quella di Germania o Magonza, della quale faceva parte 12 Ibidem, v. 4931, f. 55. il frate Martino Lutero. Cfr. G. DI MARCO, G. PAROLINO, 13 C. VALENTE, L’Università Baronale di Carinola nell’Apprezzo op. cit. dei Beni anno 1690, Marina di Minturno 2008, p. 56. 23 V. FEDERICI, op. cit., I, p. 341 e III, p. 93. 14 L. CRIMACO, op. cit., p. 40. 24 Cfr. L. CRIMACO, F. SOGLIANI (a cura di), op.cit., p. 72. 15 L. MENNA, Saggio istorico della città di Carinola (copia ana- 25 M. INGUANEZ et al., op. cit. stat. a cura di Adele Marini Ceraldi), II, Scauri 1980, p. 26 L. MENNA, op. cit., I, pp. 77-78. 42. 27 Cfr. A. BRODELLA, Cronaca di Carinola dal 1600 al 1925, 16 U. ZANNINI, Le presenze benedettine nella diocesi di Calinum I, 2010, pp. 17-30. in epoca medioevale, in U. ZANNINI (a cura di), Paesaggio storia 28 ASCE, Notai Seicento, v. 2340. 23 29 ASCE, Notai Seicento, v. 2341, f. 295. tanto secondo quello che chiedesti a noi, accettiamo sotto 30 Ibidem, ff. 218, 320. la tutela e la difesa della santa romana e apostolica sede il 31 Quoque curtes, et hereditates monasterii huius cum servis et an- predetto monastero caleno con tutte le sue giuste perti- cillis in Calinolu, cum ecclesia Sancti Ylarii, et Sancti Vincencii nenze. A. GRANITO, A. D’APREA, M. BAFFI, G. GENOVESI, recollegit et consignavit pater venerabilis Leo. V. FEDERICI, op. G. SEGUINO, G. CANONICO (a cura di), Regii Neapolitani Ar- cit., II, p. 109. chivi Monumenta, V, doc. 399. 32 Anno 962: cellam Sancti Martini de Monte Marsico; cellam 44 Tradimus, concedimus ac confirmamus in ecclesia vocabulo sancte Sancte Crucis; cellam Sancti Ylarii (Ibidem, II, p. 130); Anno Dei genetricis Marie foras huius Calene civitatis sita in loco ubi 978: pertinentes predicte ecclesie Sancti Ylarii, que esse videtur in fi- nuncupatur ad illum mercatum que Deo adiuvante, a domina Anna nibus comitatu Calinolu, loco ubi dicitur at Sanctum Vincencium, genitrice mea Karissima, constructa esse videtur a novo fundamine propinquo iam dicta ecclesia Sancti Ylarii, qui habet finis, ipsa prima et hoc pro mercede et redemptione animae mee et anime quondam pecia: ab uno latere via publica, et inde abet per longum passus cen- bone memorie domini Bartholomei comitis mei genitori, hoc est inte- tum viginti (Ibidem, pp. 200-201); Anno 983: … cellam Sancti gram unam petiam terram et presa et casa que est intus civitatem Ylarii (Ibidem, p. 249); Anno 1000: … pertinentes ecclesie Sancti Caleni, insimul cun integre septem petias terre site infra nostro co- Ylarii, cella predicti nostri monasterii, que esse videtur in finibus co- mitatu … de quorum due … in loco ubi nominatur Riellu et quin- mitatu Colinolo, loco qui vocatur Lamponianu (Ibidem, pp. 298- que in loco ubi nominatur Salla … Riellu habet hos fines: de uno 299); Anno 1014: … cellam Sancti Ylarii (Ibidem, III, p. 25); latere est finis terra Gemme uxsori cuiusdam Petri Rigi … de alio Anno 1059: in Calinole … cellam Sancti Ylarii (Ibidem, p. 25). latere est finis terra Gemme uxori cuiusdam Petri Rigi … de alio 33 ASCE, Notai Seicento, p. 390. latere est finis terra Johamis Frunzi et terra ecclesie episcopalis San- 34 G. SARNELLA, Tipologie edilizie urbane e rurali nell’Agro fa- cte Maria de Calvo; aliud caput tenet in terra Johannis Gustabili lerno alla metà del XVIII secolo, in G. GUADAGNO, op. cit., et terra ecclesie episcopio Sancti Johannis … Terra que est in loco p. 113, n. 40. Sala habet hos fines: de uno latere et finis terra Sansonis, de alio 35 Ibidem, pp. 86-87. latere et finis terra Sanctis Johanni de Patriczano. Cfr. A. BRO- 36 H. HOFFMANN (a cura di) Chronica monasterii Casinensis, DELLA, Storia della Diocesi..., cit., p. 40. Hannover 1980, p. 330. 45 L. MENNA, op. cit., I, p. 105. 37 A. BRODELLA, Storia della Diocesi di Carinola, Marina di 46 C. VALENTE, op. cit., p. 47. Minturno 2005, p. 364. 47 Dalla relazione, tra l’altro, si apprende anche dell’esi- 38 Ibidem, p. 96. stenza di una «Commenda di San Matteo dell’Ordine di 39 ASCE, Notai Cinquecento, v. 1781, f. 46. San Giovanni Gerosolimitano la cui chiesa è deserta e i 40 Terra di Lavoro olim Campania felix di G. A. Magini (1620) muri minacciano rovina. Ha pure l’onere di far celebrare e in quella dello stesso autore della metà del Seicento, non- Messe nelle singole settimane, ma il commendatario né ché nelle carte di Barrionuevo (1616), G. Mercatore (1636), aggiusta né fa celebrare Messe». A. BRODELLA, Storia della J. Jansonius (1647), J. Jansson (1660 ca.), P. Petrini (1735 Diocesi..., cit., p. 98. ca.), G. Graevius (1725), T. Salmon (1761). Cfr. L. CARDI, 48 M. PICCIRILLO (a cura di), Io notaio Nicola de Martoni. Il Carte geografiche e vedute di Terra di Lavoro dal XVI al XIX se- pellegrinaggio ai Luoghi Santi da Carinola a Gerusalemme 1394- colo, Marina di Minturno 2006; cfr. R. CARAFA, Le vie di co- 1395, Gorle 2003, p. 27. municazione nella piana tra il Volturno e Monte Massico attraverso 49 L. MENNA, op. cit., I, p. 47. la cartografia antica, in G. GUADAGNO, op. cit. 50 A. GRANITO et al., op. cit., V, doc. 444. 41 M. INGUANEZ et al., op. cit. 51 In nomine Domini Salvatoris nostri Ihesu Christi Dei eterni. se- 42 Ego praefactus Guiglielmus de Alno … cum licentia et voluntate cundus Riccardus divina ordinante clementia Capuanorum princeps domini Iordanis, magnifici principis, do, concedo et offero monasterio … ob Concedo et confirmo monasterio Sancti Laurentii Levite et Sancti Laurentii levitae et martiris Christi, quid dicitur ad Septi- martiris christi sito circa muros aversane urbis et dompno Guarino mum, non longe sito ab Adverse urbe, cui dominus Rainaldus ve- eiusdem monasterii venerabili Abbati suisque successoribus in per- nerabilis abbas preaest, ecclesiam Sancti Nicolai, que est in Saone, petuum. videlicet … et Ecclesiam Sancti Nicolai que est in Saone in territori Calini, cum terris, hominibus, et molendinis, et cursibus in territorio calme cum terris et hominibus et molendinis et cursibus aquarum, que sunt in ipsa Saone, cum omnibus suis pertinentis aquarum qui sunt in Saone et circa Saonem quod Guillelmus de culti set incultis, silvosis et insilvosis. A. GALLO, Codice diplomatico alno dedit prescripto monasterio cum omnibus suis pertinentiis qua- normanno di Aversa, Napoli 1927, p. 3. liter monasterium modo possidet et dominatur… et Ecclesiam Sancti 43 Stephanus Episcopus servus servorum Dei: Dilecto filio Oddoni Andree que est in Calino cum suis pertinentiis. Trad.: Nel nome abbati venerabilis monasterii sanctae Dei genitricis semperque virginis del Signore Salvatore nostro Gesù Cristo Dio eterno, Ric- Mariae. positi in loco qui vocatur Calena. et per eum cunctis succes- cardo secondo per volontà della divina benevolenza prin- soribus ipsius ibidem regulariter promovendis in perpetuum: Iustis cipe dei Capuani … dò, concedo e confermo al monastero petitionibus et maxime quieti servorum Dei prospicientibus. devotus di san Lorenzo levita e martire di Cristo sito vicino alle debetur assensus. Itaque secundum quod postulasti a nobis sub tutela mura della città aversane e a domino Guarino, venerabile et defensione sanctae romanae et apostolice sedis suscipimus predictum abbate dello stesso monastero, ed ai suoi successori in per- monasterium Calena. Trad.: Stefano vescovo servo dei servi petuo… e la chiesa di san Nicola che è nel Saone nel ter- di Dio al diletto figlio Oddone, abbate venerabile del mo- ritorio Caline con le terre e gli uomini e i mulini e i corsi nastero della santa genitrice di Dio e sempre vergine Maria delle acque che sono nel Saone e vicino al Saone che Gu- sito nel luogo chiamato calena e tramite lui in perpetuo a glielmo de Alno diede al predetto monastero con tutte le tutti i successori dello stesso ivi regolarmente nominati. loro pertinenze come il monastero ora possiede e domina Alle giuste richieste e massimamente a quelle che mirano … e la chiesa di Sant’Andrea che è in Calino con tutte le alla quiete dei servi di Dio è dovuto devoto assenso. Per- sue pertinenze. A. GRANITO et al., op. cit., vol. 489. 24 52 A. DI LANDA, La Collegiata di S. Giovanni Battista di Mon- 59 T. LECCISOTTI, F. AVAGLIANO, Abbazia di Montecassino. I dragone nei documenti editi e inediti, Sessa Aurunca 1998, p. 66. regesti dell’archivio, X, Roma 1964-1967, p. 2. 53 A. BRODELLA, Storia della Diocesi..., cit., p. 24. 60 L. MENNA, op. cit., I, p. 11. 54 L. MENNA, op. cit., I, p. 46. 61 A. BRODELLA, Storia della Diocesi..., cit., p. 160. 55 Guglielmo de Alno donò tutti i suoi possedimenti, com- 62 A. BRODELLA, Cronaca..., cit., I, pp. 47-50. presi quelli carinolesi, al convento di San Lorenzo di 63 Ibidem, pp. 17-36, 99, 261. Aversa, in seguito all’entrata in questa comunità monastica. 64 ASN, Ministero degli Affari Ecclesiastici, busta 521. Cfr. A. GALLO, Aversa Normanna, Napoli 1938, p. 191. 65 ARNELLA RO 56 G. S , Tipologie..., cit., p. 113, n. 39; A. B - Ego praefatus Guglielmus de Alno, ob onorem Dei et salutem DELLA, Storia della Diocesi..., cit., p. 364. animae nostrae, quam etiam pro salute genitoris et genitricis nostrae, 66 A. BRODELLA, Storia della Diocesi..., cit., p. 362. cum licentia et voluntate domini Iordanis, magnifici principis, do, 67 ASCE, Notai Cinquecento, v. 1104, f. 106 e v. 1105, f.36. concedo, monasterio Sancti Laurentii levitae et martiris Christi, qui 68 L. MENNA, op. cit., I, p. 73. dicitur ad Septimum, non longe sito ab Adverse urbe, cui dominus 69 M. INGUANEZ et al., op. cit., p. 121. Rainaldus venerabilis abbas preaest, ecclesiam San Nicolai, que est 70 in Saone, in territorio Calini, cum terris, hominibus, et molendinis, C. COCQUELINES, Bullarum privilegiorum ac diplomatum Ro- ALLO manorum Pontificum, Roma 1739, II, p. 428. et cursibus aquarum, que sunt in ipsa Saone. A. G , Codice..., 71 cit., pp. 3-4. S. BALUTIUS, Epistolarum Innocentii III, II, Parigi 1682, p. 57 È interessante notare nell’atto la presenza anche di un 196. certo Giacomo de Burro da S. Martino, una villa nelle per- 72 ASN, Regia Camera della Sommaria - Processi, fasc. 16229 tinenze della Rocca di Mondragone e, che il bene da lui (documento smarrito). acquistato, era ubicato in quella zona in una località detta 73 ASN, Catasto Onciario, v. 1134, f. 979. 74 “al monte”. T. LECCISOTTI, Abbazia di Montecassino. I Regesti V. FEDERICI, op. cit. II, p. 214. dell’archivio, VII, Roma 1972, p. 348. 75 M. INGUANEZ et al., op. cit., pp. 121-124. 58 ASCE, Notai Cinquecento, v. 1781, ff. 14 e 62. 76 Ibidem.

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Le cattedre episcopali

L’episcopio di Ventaroli Calenensi Civitate duobus circiter milliaribus distat. Ibi fuit B. Bernardus ec. Lo storico carinolese af- La sede episcopale, probabilmente successiva ferma anche che, a sinistra dell’altare mag- a quella di Forum Popilii, fu ubicata nel luogo giore, si era rinvenuto un frammento di dove si vorrebbe essere un tempo esistito il iscrizione su cui si leggeva: …NCTISSIMO/ Forum Claudii. Questo toponimo, però, non …USTO/ …RANUS . ROMANUS/ … trova riscontro in alcuna epigrafe o docu- SIMO . ERGA . SE/ …DUE . THERMAS/ mento antico che non sia di dubbia autenticità. …EGERIT. Un’epigrafe che, nell’ipotesi di un Il foro in esame, infatti, compare in alcuni do- suo reale rinvenimento, potrebbe avvalorare cumenti medievali non attendibili, in quelli che l’ipotesi dell’esistenza delle terme in quel descrivono la vita di san Bernardo e san Mar- luogo. Menna asserisce infine che: «D’intorno tino a partire dal secolo XVII e in fonti stori- a questo tempio i Coloni nel cavar la terra che locali. Del foro parla anche il letterato e hanno spesso trovato monumenti, vasi di archeologo capuano C. Pellegrino nel suo Ap- creta, statuette di bronzo, monete di rame … parato: «Et della città, detta Foro Claudio, vien e Sepolcri di ben grossi mattoni, pieni di os- fatta mentione, come accennai, dall’autore same de’ cadaveri, con chiodi, lumiere, e mo- della vita di san Bernardo (M. Monaco), Ve- nete secondo l’antico Gentilesimo»5. scovo di Carinola … Quell’Autore parlò del Nel luogo dove sorge l’episcopio, anche sito di Foro Claudio in riguardo di quello di se è dubbia l’esistenza del Forum Claudii, sono Carinola, la vita del cui Santo Vescovo descri- stati rivenuti effettivamente alcuni resti di veva … Et invero in un tal sito si veggono tut- strutture riconducibili al periodo romano. Vi tavia in un piano campo assai manifesti segni è una strada selciata che faceva parte della cen- di una città antica, i quali accoppiati col pre- turiatio del territorio falerno, organizzata se- sente nome di quel luogo»1. condo le modalità tipiche del sistema stradale In allegato al documento originario del romano; sono presenti resti di cisterne, delle 1651 l’autore inserisce anche la Carte de l’an- quali alcune collegabili a terme, altre a strut- cienne Campania Felice in cui, per il territorio ca- ture con diversa funzione nei pressi del casale rinolese, è riportato solo Foro Claudio2. di Ventaroli; si registra la presenza, su una Sull’episcopio riferiva anche C. Orlandi nel vasta area, di resti di strutture romane e alto- 1778: «Fino al 1087 anno in cui fu consegnato medievali nelle immediate vicinanze della Vescovo della Città, chiamata Foro Claudio, chiesa e su un’altura poco distante da essa. un certo Bernardo Capuano, del qual Vescovo L’episcopio di Ventaroli, quindi, sorge in un ne pubblicò la vita Michele Monaco, e lo chia- luogo dove erano collocate strutture di epoca mava Vescovo Claudiese. La città denominata romana che hanno continuato a vivere anche Foro Claudio, era situata circa due miglia Ita- durante il periodo altomedievale, proprio per liane lungi da Carinola, nel sito, che viene chia- la particolare importanza del sito, dovuta ve- mato in oggi Piscopio. Ivi si osserva rosimilmente anche alla vicinanza di qualche un’antichissima chiesa, con altre reliquie di an- antico asse viario. tiche fabbriche»3. Il canonico veneziano G. Diversamente, non si spiegherebbe la Cappelletti scriveva: «La sede vescovile di Ca- presenza di una struttura di culto, poi sede rinola ebbe principio nell’anno 1100, allorché episcopale, di tale importanza. Non è da san Bernardo, vescovo di Foro Claudio, (presso escludere che, anche al disotto della chiesa i latini Forum Claudii) vi si trasferì come ad asilo stessa, vi siano tracce di qualche edificio ro- di miglior sicurezza»4. mano. Non era raro nell’alto Medioevo, in- Infine, il Menna nel 1848 afferma che fatti, realizzare chiese in luogo di edifici nella Platea della Mensa Capitolare di Carinola pagani, in alcuni casi utilizzandone le stesse si leggeva: Erat Cathedralis Ecclesia in loco, qui di- strutture6. La chiesa presenta una tipica fac- cebatur Forum Claudii, nunc verso S. Maria de Epi- ciata medievale a capanna, che lascia intuire scopio Ecclesia nominatur Parochialis, quae a la sezione interna dell’edificio con l’organiz- 27 Fig. 1 – Carinola (CE), fraz. Ventaroli, basilica di Santa Maria in Foroclaudio, pianta delle stratificazioni. Sono in- dividuati: un probabile battistero (1.a) appartenente alla struttura di culto paleocristiana; i resti di un probabile en- donartece (1.b) del primo edificio di culto; resti murari con frammenti di strutture absidali appartenenti verosimil- mente al precedente edificio di culto (1.c) (dis. C. Valente).

La chiesa, anche dopo il trasferimento della sede episcopale nell’XI secolo, restava un edificio di culto attivo e degno di atten- zione da parte dei fedeli che, per devozione, commissionarono nel tempo svariate opere. L’interno, come si è detto, è a tre navate divise da colonne provenienti da edifici romani sor- montati da capitelli corinzi, databili tra il II ed il IV secolo, sui quali poggiano dei dadi. Sulle colonne insistono arcate a tutto sesto costi- tuite da conci in tufo misti a laterizi. Undici delle quattordici colonne impiegate nella struttura hanno incise delle lettere, il cui si- gnificato non è chiaro. È possibile, infatti, che esse contribuissero a formare una frase nel- l’originario luogo di provenienza o nella pre- cedente chiesa. Se, alla stregua dei capitelli, anche i fusti sono ascrivibili ad edifici diversi, è altrettanto verosimile che le iscrizioni risalgano alla fase del loro reimpiego. Gli archi che impostano su di esse, poi, sono gli elementi che legano il pieno sovrastante del compatto tessuto mu- rario con lo spazio dell’intercolumnio. Le pa- reti superiori, infatti, sono interrotte da piccole monofore. La luce naturale che entra da queste ultime, da quelle sulle pareti delle navate laterali e dalla bifora in facciata, non risulta diffusa e leggera come nelle chiese pa- leocristiane, ma scarsa, spezzata e fortemente contrastata, creando un delicato stato di pe- nombra. L’uso del materiale di spoglio, poi, è zazione gerarchica delle tre navate. Il colmo tipico del periodo altomedievale ed è dovuto della zona centrale viene interrotto da una bi- soprattutto a motivi di ordine economico. fora su cui imposta un campanile “a vela” con Tutte le murature sono realizzate impiegando terminale a punta e due aperture simili a blocchi di tufo di estrazione locale disposti a quelle sottostanti. La semplice facciata, al di filari. là degli interessanti resti di un probabile por- L’impostazione planimetrica della chiesa tico appartenuto alla precedente basilica pa- rivela un rapporto tra le campate delle navate leocristiana, presentava un interessante laterali e quella centrale di 1:2. La serie rego- portale in pietra di piperno lavorata, ascrivi- lare di arcate e colonne dopo la quarta cam- bile a maestranze del XVI secolo. Questo pata si interrompe per la presenza di setti portale, purtroppo trafugato nottetempo nel murari con due colonne alle estremità. Dopo 2007, ad eccezione delle dimensioni e di pic- questi, altre due arcate conducono sino all’ab- coli dettagli, era simile a quello dell’Annun- side. La presenza di questi pieni, coevi all’im- ziata, al punto che appare utile affermare pianto, sembra essere dettata dalla volontà di come i due ingressi non solo fossero coevi, separare lo spazio della chiesa in termini fun- ma realizzati, con tutta evidenza, dalle stesse zionali, ossia quello riservato ai fedeli da maestranze. quello riservato al clero. 28 Fig. 2 – Carinola (CE), fraz. Ventaroli, basilica di Santa Maria in Foroclaudio, fronte.

Dalle nude pareti esterne ed interne, poi, la Madonna con Bambino in trono tra i santi su alcuni blocchi di tufo compaiono graffite Nicola e Bernardo di Carinola. Al disotto, poi, svariate iscrizioni, un motivo floreale realiz- corre l’iscrizione che ricorda i nomi dei due zato con un compasso, un pesce, una croce la- santi e quelli dei pittori che lo hanno realiz- tina con i terminali svasati e la data 1547. zato: Nicolaus de Belarduczi et Antonio suo compa- All’interno della chiesa sono numerosi ed in- gno pincserunt de Carin(o). teressanti brani pittorici, che vanno dall’XI Interessante notare come il trono della (sua ricostruzione) al XVI secolo. Per la de- Vergine, nonostante la sua evidente solidità, scrizione del ciclo si parte dalla controfacciata, venga raffigurato sospeso dal piano su cui, in- a sinistra dell’ingresso, dove è raffigurata la vece, insistono i due santi. Ai due lati dell’in- Virgo lactans, mentre sul pilastro della prima ar- tradosso della nicchia sono raffigurati, cata di destra è rinvenibile san Leonardo di rispettivamente, san Martino del Monte Mas- Noblac. Al disopra del santo è anche un’iscri- sico e un probabile sant’Antonio. L’estradosso zione. Sulla controfacciata della navata destra, della nicchia era dipinto con una cornice in una nicchia sporgente con arco tendente (ormai perduta) che insisteva su due paraste all’ogiva, è un affresco del XVI secolo (sovrap- che presentano all’interno una decorazione di posto ad un’opera precedente) con al centro stampo grottesco7. Sulla parete della navata 29 Fig. 3 – Carinola (CE), fraz. Ventaroli, basilica di Santa Fig. 4 – Carinola (CE), fraz. Ventaroli, basilica di Santa Maria in Foroclaudio, immagine del portale del secolo XVI Maria in Foroclaudio, Fronte. Particolare di un blocco di (da CIRCOLO LEGAMBIENTE NUOVA CALENUM 1997). tufo su cui è inciso il pesce - acrostico cristologico (Iesùs CHristòs THeù HYiòs Sotèr: Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore). La presenza della croce sul dorso, però, atte- sterebbe che l’incisione è stata realizzata nel periodo medievale.

nito a cadere in tentazione, quindi nel peccato durante l’esercizio della propria professione, dato dalla presenza, in ogni scena, di un pic- colo demone. La presenza in un Giudizio Universale di categorie socio-professionali è rinvenibile in diverse raffigurazioni, sullo stesso tema, del- l’Italia centro-meridionale. Ciò confermava l’affermazione, nella realtà economica e civile sono i resti di un grande affresco raffigurante del basso Medioevo, di categorie professionali il Giudizio Universale, di cui restano visibili quali giudici, mercanti, notai, artigiani, le cui l’immagine di un mostro infernale e, sulla de- attività erano una parte importante della so- stra, due figure di santi in preghiera, alcune cietà del tempo. Pertanto, nell’immaginario anime dannate ed i resti di una mandorla poli- collettivo, nell’Inferno, accanto ai rei di vizi ca- croma, che verosimilmente ospitava la figura di pitali, erano anche quelli che avevano peccato Cristo. Interessante di questo affresco, quasi del nel cattivo esercizio del proprio lavoro. tutto perduto e databile intorno al XV secolo, La Chiesa, in quest’ottica, era molto at- è la fascia sottostante dove, all’interno di fine- tenta alle evoluzioni culturali, avvertendo i strelle ad arco ribassato, si intravedono i “me- cambiamenti della società e cercando, a sua stieri”. volta, di controllarli. Lo spazio lasciato libero Il primo è danneggiato, ma dovrebbe trat- nell’affresco in esame, poi, potrebbe essere in- tarsi del sarto, poi vi sono: lo cauciolaro, lo canti- terpretato come se il ciclo dei mestieri fosse niero, lo voziero, lo potecaro, lo ferraro, lo mulinaro. rimasto incompleto rispetto alle previsioni e, Al disopra delle finestrelle, all’interno di una probabilmente, in rapporto a quelli maggior- fascia, corre un’iscrizione, della quale però si mente esercitati nella società del tempo. Inte- leggono solo alcune parole: … Sibillator mano ressante, a tal proposito, è un’opera letteraria …ra sen prein uve … sen serrato. Il ciclo si com- quattrocentesca di un anonimo di origine cam- pone di sette mestieri, dei quali sei raffigurati pana, nella quale si descriveva una sua visita su di un piano, mentre lo mulinaro è posto nel all’inferno: «Questi so’ iudici con molti notari, piano sottostante, in asse con quello superiore, capitani, camerlenghi e giustizieri, li qua i fuero ma seguito da una fascia libera, a significare ingannati per denari e non fecero la giustizia e un non finito. In questo ciclo è sotteso il mo- li mistieri. Tristi e tappini, che fuer tanto avari, 30 Fig. 5 – Carinola, fraz. Ventaroli, basilica di S. Maria in Fig. 6 – Carinola, fraz. Ventaroli, basilica di S. Maria in Foro Claudio, rilievo della chiesa degli anni venti del No- Foro Claudio. Interno, abside centrale, 1925-26 (Archivio vecento (Archivio Soprintendenza Belle arti e paesaggio Soprintendenza per i Beni architettonici, paesaggistici, per le province di Caserta e Benevento). storici, artistici ed etnoantropologici per Napoli e provin- cia).

per far grandi palazi e ricchi ostieri. Dello di- simità dell’abside, dove si trovava una cappella ritto ne fecero torto: mo’ stan(no) con Satte- poi smantellata, sono altri brani di affreschi nasso a malo porto … Quelli de sotto sono quattro-cinquecenteschi: i volti di un santo bar- fattuchiari … li tavernari … li ferrari … mer- buto e di una santa si scorgono in prossimità canti e cagnatori …medici e molti spiziali … di una piattabanda di legno di una vecchia calzolari e sartori … macellari … Qualunqua porta murata; un trittico di inizio Quattrocento artefice sia che non face l’arte diritta come con al centro una Madonna con Bambino af- deve fare in sempiterna secula là iace; per ciò fiancati da san Bartolomeo e san Paolo; un è buono dinanzi pensare, e questo è verità e altro dittico con la Madonna della Libera e un non è fallace, perché ognuno la deve ben fare; santo barbuto con saio, una mitra vescovile e poi che c’entri non ne pòi uscire e non ti iova nella mano sinistra e un libro nell’altra (san Be- il tuo repentire»8. nedetto?); in prossimità dell’abside, una Ma- Proseguendo l’analisi delle opere su questa donna in trono con Bambino, preceduti dai parete, in prossimità dell’abside è un dittico di resti di una santa. inizio Quattrocento, dove si intravedono i resti Nella navata centrale, sulle pareti tra le co- delle immagini di una Madonna con Bambino lonne, sono altri brani di affreschi. Su quella e san Leonardo. Sul lato del setto murario, de- di destra, al disopra del vano arcato da cui si limitato da due colonne, che prospetta su que- accedeva al citato pulpito, sono visibili ancora sta navata laterale, è un’altra raffigurazione di i resti di una Madonna con Bambino tra due san Leonardo e, nella zona superiore, si apre santi e, agli angoli, le piccole figure dei com- anche un vano arcuato che consentiva l’accesso mittenti in preghiera. Su quella di sinistra, in- al pulpito che dava sulla navata centrale. Sulla vece, i resti delle immagini presenti sono più parete della navata destra, concentrati in pros- articolati. Si tratta di figure di epoche diverse 31 Fig. 6.1 – Carinola, basilica di S. Maria in Foro Claudio, interno, l’abside centrale dopo i recenti restauri.

ed alcune sovrapposte. Nel dittico in alto a si- (probabile san Bernardo) e l’altro solo con pia- nistra si hanno due santi, ascrivibili al XIII se- neta e pastorale e con chierica (un monaco, colo, di cui uno con mitra, pastorale e pianeta san Benedetto?). Segue san Leonardo (circa 32 Fig. 6.2 – Carinola, basilica di S. Maria in Foro Claudio, interno, particolare del catino absidale centrale.

metà del XIII secolo) e, accanto, in un riqua- Il fulcro della basilica, però, è il ciclo pit- dro minore, una figura di santa con libro e torico che riveste l’abside maggiore. Sul setto candela (forse santa Brigida di Svezia). Nella murario sinistro che precede l’arco trionfale parte inferiore del setto sono i resti della Ver- sono stati collocati i resti di un affresco raffi- gine con Bambino e di un santo francescano, gurante la Madonna con Bambino (IX-X se- tutti ascrivibili al XV secolo. Nel catino absi- colo). Furono rinvenuti durante i lavori di dale sinistro, poi, è la Madonna in trono con restauro novecenteschi sotto la zona absidale, Bambino tra un arcangelo ed un probabile san a testimonianza di un brano pittorico apparte- Pietro. L’opera è riferibile al volgere del XII nente all’edificio di culto precedente. Nel ca- secolo. tino absidale, poi, è la Madonna in trono, con Nel catino dell’abside di destra, invece, Gesù bambino benedicente. Accanto alla testa sono i resti dell’Arcangelo Michele, raffigurato della Vergine sono i monogrammi greci MP- con la lancia che trafigge il diavolo calpestan- OY (Mater Dei) e due grandi angeli incensanti. dolo e nell’atto di effettuare la psicostasia, In testa alla vergine, come è consuetudine, una ossia la pesatura delle anime. Questo affresco, serie di raggi all’interno di un cerchio rappre- molto rovinato – unitamente a dei frammenti sentano la luce emanata dallo Spirito Santo. Il rinvenuti sull’arco trionfale raffiguranti un catino absidale, con buona probabilità, è stato probabile San Giovanni evangelista – può es- realizzato nel pieno del XII secolo9. «Il gruppo sere ascrivibile all’XI secolo ed è quindi coevo centrale, con l’immota icona della Madonna, è alla struttura originaria dell’edificio. Tra l’altro, esplicita evidenza del conservatorismo della sono evidenti i legami con una certa figurati- pittura campana che, ad un secolo di distanza, vità di stampo bizantino. Sotto l’Arcangelo, nel propone formulazioni stilistiche ancora sostan- Quattrocento è stata affrescata un’immagine zialmente dipendenti dalla pittura dell’XI se- di san Bernardino da Siena. colo (come in Sant’Angelo in Formis)»10. 33 Fig. 6.3 – Carinola, basilica di S. Maria in Foro Claudio, interno, particolare della fascia centrale dell’abside mag- giore con la serie simmetrica degli apostoli disposti a gruppi di due e, al centro, l’Arcangelo Michele.

Osservando alcuni particolari della raffi- con un’iscrizione dedicatoria oggi non leggi- gurazione della Madonna si possono indivi- bile appieno, ma con la possibilità di rico- duare analogie con quella del catino absidale struirla attraverso la riproduzione degli destro. Diverse nella regalità delle vesti, ma si- affreschi dell’abside, opera di F. Antoriello, mili nella gestualità, nell’essere entrambe se- degli anni settanta del XIX secolo. dute su un trono con sotto un elegante Il testo dell’Iscrizione è il seguente: cuscino cilindrico e, infine, grande similitu- Spir(itus in cel)is nos (que s)umus ut tuearis. dine tra la decorazione del drappo che copre Virgo prebe Petro non claudi carcere tetro (trad.: Lo il cuscino del trono centrale e quella del cu- spirito in cielo noi preghiamo affinché ci pro- scino a cilindro su cui si adagia la madonna tegga. O Vergine concedi a Pietro che non sia dell’abside minore. La non contemporaneità afflitto dal carcere duro)14. È interessante delle due Madonne potrebbe essere anche questa dedica che, verosimilmente, non do- confermata dal fatto che è poco coerente vrebbe riferirsi ad un nobile o committente avere, nella fascia sottostante, l’Arcangelo Mi- facoltoso caduto in disgrazia, quanto piutto- chele, la cui impostazione ricorda molto sto al vescovo di Carinola, il monaco cister- quella dell’abside di Sant’Angelo in Formis11, cense Pietro, sulla cattedra di san Bernardo a che separa gli apostoli. Questi sono disposti partire dal primo quarto del XIII secolo. a gruppi di due. Alcuni di essi reggono nella Dalla Chronica del notaio Ryccardi de Sancto Ger- mano un libro, altri una pergamena arrotolata, mano, si apprende, infatti, che nel 1239 il ve- a significare la rispettiva testimonianza lasciata scovo di Carinola Pietro, il cui fratello era nella storia di Cristo12. Il registro non sembra stato giustiziato per alto tradimento, era pre- coevo al superiore, ma più vicino all’affresco sente al Concilio di Lione del 1245. All’im- dell’abside destra, quindi riferibile al XII-XIII portante appuntamento era presente anche il secolo13. legato dell’imperatore, il giurista Taddeo da Al disopra degli apostoli corre una fascia Sessa. Il sovrano, artefice della pluridecennale con all’interno una decorazione a meandri tri- lotta contro la Chiesa, era stato scomunicato, dimensionali e, sopra questa, un’altra fascia per la seconda volta, nel 1239 da Gregorio IX. 34 Fig. 6.4 – Carinola, basilica di S. Maria in Foro Claudio, interno, particolare della figura dell’Arcangelo Michele posto al centro della fascia centrale dell’abside maggiore.

I vescovi di Carinola e di Bari erano gli unici prelati meridionali (che mostrarono – se- condo le cronache del tempo – di non mante- nere legami particolari con la monarchia) a partecipare all’incontro – ad eccezione dei rap- presentanti ecclesiastici di Federico II – in cui la Chiesa decise di intraprendere una posi- zione comune contro il nemico imperatore de- stituendolo. Il vescovo carinolese, poi, fu l’unico dei due partecipanti meridionali ad in- tervenire palesemente contro il sovrano. Nel 1239, i presuli che non accettarono la situa- zione drammatica creatasi all’indomani della scomunica, furono mandati in esilio15. Tra questi era anche Pietro che, verosimilmente, essendosi nel Concilio schierato apertamente contro l’imperatore, in quella sede difeso dal fedelissimo Taddeo da Sessa, certamente più degli altri dovette subire le ritorsioni per la sua linea anti fridericiana. A fronte di ciò è possibile che quella de- dica riguardi proprio lo sventurato vescovo il quale, opponendosi al potere di Federico II, oltre a subire la morte del fratello dovette sopportare ritorsioni e, in extremis, l’esilio. Al disotto del registro che contiene gli apostoli, che, come accennato, troverebbe una data- zione più circostanziata, corre un’altra iscri- zione (realizzata da una mano e in una fase guratività bizantina, potevano essere addirit- diversa da quella della dedica superiore), leg- tura leggermente posteriori. gibile solo per la prima metà: vos hic depicti pie- Lo stesso tema, anche se di dimensioni tatem poscite Christi. Il programma iconografico minori, è presente nel santuarietto della Ma- dei secoli XI-XIII che decora la chiesa di Ven- donna Incaldana di Mondragone, noto come taroli, nella sua impostazione generale intrat- Belvedere, la cui esistenza è attestata sin dagli tiene evidenti legami con le espressioni inizi del secolo XIV. Il ciclo di Ventaroli po- figurative bizantine. Il tema della Madonna re- trebbe, in sostanza, dimostrare l’eterogeneità gina, però, rappresenta una variante occiden- nell’arte pittorica dell’area della Campania set- tale rispetto ai temi orientali. tentrionale, anche quando sembrava seguire Si tratta di un repertorio molto vicino a linee espressive ben precise, individuabili nel quello di Sant’Angelo in Formis, anche se da ciclo inaugurato dall’abate benedettino a questo si allontana per l’uso di «forme più Sant’Angelo in Formis17. La raffigurazione del gonfie, per una modellazione più statica e im- terzo registro, poi, consiste in una singolare pacciata, quasi enfatica e declamatoria, per una decorazione, costituita da un misto di natura, certa crudezza e piattezza del colore»16. Le astrazione e genere fantastico. maestranze di Foroclaudio certamente cono- L’elemento principale è una struttura a scevano i modelli benedettino-cassinensi at- quinconce: una composizione di quattro tondi traverso la lezione desideriana, ma erano attorno ad un quinto, connesso agli altri attra- anche consapevoli dell’esistenza di altri mo- verso bande intrecciate. Nei cerchi minori e delli che, pur gravitando nell’ambito della fi- negli spazi residui sono elementi floreali bian- 35 Fig. 6.5 – Carinola, basilica di S. Maria in Foro Claudio, interno, particolare della fascia inferiore dell’abside mag- giore in cui è dipinto un singolare velarium di gusto orien- taleggiante, costituito sostanzialmente dalla ripetizione di un motivo geometrico a quinconce dove, nel grande tondo centrale, sono raffigurati docili animali ibridi e nei piccoli, perimetrali, dei fiori.

chi su fondo scuro. Nei cerchi centrali mag- chiesa, poi, almeno sino al XVI secolo, fu og- giori, invece, figure fantastiche, dall’aspetto do- getto di particolare attenzione da parte dei fe- cile, un misto tra cavallo ed elefante, che deli. Questa, tra l’altro, svolse la funzione di trasportano delle torri. Queste immagini rien- parrocchia sino al primo ventennio del Sette- trano nel repertorio simbolico-figurativo tipico cento, ossia sino all’edificazione della chiesetta dei secoli XI e XIII e sono, per la maggior dei Santi Filippo e Giacomo a ridosso dell’abi- parte, ricavate dai bestiari, opere che vedevano tato di Ventaroli. Successivamente si ebbe un nella Natura un insieme di simboli che riman- lento, ma inesorabile declino, che si protrasse davano al Creatore tanto che, a volte, alcune sino agli inizi del XX secolo. Negli anni venti qualità degli animali descritti erano modificate del Novecento, infatti, l’edificio sacro versava per rispondere alle necessità simboliche. in un deplorevole stato di abbandono. La Del resto, figure fantastiche del periodo chiesa era addirittura utilizzata per il ricovero medievale si ritrovano sia nel portale della cat- di animali. Si effettuarono anche trasforma- tedrale di Carinola sia in quello della chiesa dei zioni ed aggiunte. Santi Rocco e Martino di Falciano. L’affresco In una foto della facciata di quegli anni si dell’invaso absidale (origine della nuova nota un varco realizzato in corrispondenza chiesa), quindi, è frutto di stratificazioni pitto- della navata di sinistra ed una sopraelevazione. riche che vanno dal secolo XI al XIII. Tutta la Quest’ultima giungeva sino alla pluviale della 36 Fig. 7 – Carinola, basilica di S. Maria in Foro Claudio, interno. Foto anni 1925-26, frammento di affresco scomparso, ascrivibile al XIV secolo. Verosimilmente era posto su una parete della navata laterale. I santi sono disposti in sequenza ed in posa alternata di profilo e frontale. Tra gli attributi si intravedono una spada, alcuni libri ed un bastone (Archivio Soprintendenza per i Beni architettonici, paesaggistici, storici, artistici ed etnoantropologici per Napoli e provincia).

navata centrale. All’interno, invece, venne di restauro, poi guidati dall’architetto Marghe- chiusa parzialmente l’abside di sinistra, anche rita Asso, si conclusero nel 1972, contestual- a seguito della realizzazione di una cappella de- mente alla discutibile collocazione di un solaio dicata ad una Madonna con Bambino, le cui con travi in ferro ed interposti laterizi al diso- pareti perimetrali invadevano l’ultima campata pra dei rinvenimenti ubicati nello spazio anti- e parte di quella precedente. Le navate laterali stante la chiesa19. non avevano più la copertura. Nel 1917 una relazione tecnica sulla chiesa denunziava lo stato di fatiscenza che Il centro liturgico e spirituale. La catte- aveva compromesso gravemente anche i suoi drale di Carinola cicli pittorici18. Nel 1925, grazie all’interessa- mento del Ministro della Pubblica Istruzione Uno dei primi insediamenti cristiani dell’antica Pietro Fedele, si effettuarono modesti inter- cittadella di Calinola, di cui si hanno notizie venti di restauro. Nel 1937 vennero ricostruite storiche dal Chronicon Vulturnensis tra il 978 ed le coperture delle navate laterali. Nel 1962 fu il 1059, era l’ecclesiam Sancte Marie. Questa era aperto un nuovo cantiere rivolto alla salva- parte di un complesso (cellam Sancte Marie in guardia delle murature perimetrali e delle ab- Calinule) di pertinenza del monastero di San sidi a cura del soprintendente Pacini. I lavori Vincenzo al Volturno (adducat intus Calinola ad 37 Fig. 8 – Carinola, basilica di S. Maria in Foro Claudio, la navata centrale.

Ecclesiam Sacte Marie que est nostri monasterii)20. Si sacello di Carinola rappresentano quindi, potrebbe avanzare l’ipotesi, in considerazione anche se visibili in pochi elementi, un prege- delle discrete dimensioni della cittadella, che vole esempio di decorazione musiva di in- l’insediamento religioso indicato dal Chronicon flusso orientale. e dedicato alla figura di Maria fosse individua- Nel primo episodio spiccano, in se- bile nei resti della struttura sacra databile tra il quenza, fiori quadripetali su fondo bianco; nel VI ed il VII secolo. Questi furono rinvenuti secondo una doppia serie di palmette e fiori durante i restauri della cattedrale operati negli di loto stilizzati con al centro un clipeo conte- anni sessanta del Novecento e consistevano in nente una croce con appesi l’alfa e l’omega che, una piccola abside, parte della muratura sopra- associate (come nel Libro d’Isaia), sono i sim- stante ed alcuni tratti di raccordo con le scom- boli dell’eternità di Dio, posti all’inizio ed alla parse pareti sud-est e nord-ovest. fine di ogni cosa. Sulle imposte dell’arco del- Di particolare interesse sono i brani su- l’abside ed all’interno di quello che lo contiene, perstiti di decorazioni musive che rivestono invece, sono presenti frammenti di un’iscri- l’imbotte dell’arco esterno e lo spessore di zione della cui parte iniziale restano le lettere quello che delimita l’abside. Questa preziosa VILIS e la “H” di un’altra parola che, in con- decorazione testimonia certamente la partico- siderazione dello spazio esiguo, potrebbe es- lare importanza della struttura, anche se di pic- sere un’abbreviazione. Dai resti rinvenuti si è cole dimensioni. Le decorazioni absidali potuta avanzare un’ipotesi in ordine alle carat- musive, importanti sia per la cultura orientale teristiche dimensionali del sacello, che mostra che per quella bizantina, erano rare in que- una pianta rettangolare con orientamento sud- st’area, dove (anche per questioni economi- est/nord-ovest, di dimensioni interne pari a che) si preferiva la pittura a fresco. I resti del 4,80x7,80 m circa, con un’altezza di 6 m circa. 38 Fig. 9 – Carinola, basilica di S. Maria in Foro Claudio, in- terno. I frammenti dell’affresco ascrivibile ai secoli IX-X rinvenuti al disotto del pavimento della zona presbiterale e raffigurante la Vergine con Bambino. L’opera decorava la precedente fabbrica religiosa.

Dopo la morte di Bernardo il sacello fu probabilmente utilizzato come suo primigenio luogo di sepoltura e necessariamente ampliato, come testimonierebbero i resti della pavimen- tazione oltre il perimetro della piccola cap- pella, in particolare sul lato sud-occidentale, sino a lambire la parete su cui si apre l’arco di accesso alla successiva cappella sepolcrale. Si tratta di una pavimentazione in opus sectile, che riprende anche motivi cosmateschi: tarsie mar- moree con un originale intreccio decorativo costituito dal quinconce. Il sacello, ingrandito, fu annesso succes- sivamente alla chiesa a seguito dell’amplia- mento avvenuto tra il XIV ed il XV secolo. La presenza del sacello paleocristiano dedicato alla figura di Maria, quindi, influenzò proba- bilmente la scelta, da parte di Bernardo, del collegava il sito con le altre realtà urbane. Un luogo dove realizzare la sua cattedrale all’in- punto strategico, uno spazio protetto da due terno del primo insediamento di Calinola, che porte e con una terza per entrare nella città, nel quale, oltre ad alcune attività commerciali divenne il fulcro religioso dell’insediamento e 23 di tutto il territorio. ed al mercato , erano anche il Sedile ed il Per quanto attiene alle strutture annesse complesso dell’Annunziata. Con l’avvento dei alla chiesa, ossia la cellam citata nel Chronicon, a Normanni il Castrum Calinulum divenne un seguito della realizzazione della cattedrale e polo politico importante e di conseguenza dell’adiacente episcopio, non è rimasto nulla anche sede episcopale affidata alle cure di Ber- se non possibili tracce nei ritrovamenti avve- nardo. Nel tempo intercorrente tra la sua ele- nuti durante i citati lavori di restauro della sa- zione e la realizzazione di una chiesa nella grestia. Effettuando saggi al disotto della cittadella, il nuovo vescovo utilizzò verosimil- pavimentazione di questo ambiente sono stati mente come sede provvisoria l’episcopio di rinvenuti frammenti di pavimenti in cocciope- Ventaroli. sto, resti di fondazioni di cui alcune sovrastate Il presule fu eletto vescovo da papa Vit- in parte dalla parete di sinistra ed altre presenti tore III e l’elezione della nuova chiesa carino- nella zona centrale, più due tombe in tufo con- lese a cattedrale fu opera di Papa Pasquale II tenenti resti di ossa umane21. La cattedrale di (1100), come testimonierebbero alcune fonti Carinola, quindi, è stata fondata da san Ber- storiche e le iscrizioni del XII secolo poste, ri- nardo poco dopo la sua elezione a vescovo spettivamente, sul portale centrale e su quello della città nel 1087 e sotto la giurisdizione di minore destro24. Della cattedrale, dedicata a Bartolomeo, fratello del principe Giordano di san Giovanni Battista, si hanno notizie nel Capua22. 1109, a proposito di una concessione di beni Questo passaggio storico è importante, da parte di Ricardo Conte di Carinola a sua perché consente anche di comprendere lo svi- madre Anna25. luppo politico della nascente cittadella. L’inse- L’ubicazione della cattedrale, come già diamento di Carinola iniziava ad assumere detto, sembrerebbe essere stata influenzata carattere fortificato con i Longobardi. Il cuore dalla preesistente ecclesiam Sancte Marie,il cui della difesa fu sin dall’origine individuato nella culto permase nella nuova chiesa e le strutture zona dove, successivamente, si elevò il mastio ad essa collegate furono realizzate in parte in- col castello ed a ridosso dell’unica ed impor- globando quelle della cella monastica proba- tante strada che, lambendo la collina tufacea, bilmente acquisita dal nuovo episcopio. 39 Fig. 10 – Carinola, basilica di S. Maria in Foro Claudio, in- terno. Foto degli anni 1925-26 riferita, nello specifico, ad una porzione della parete sinistra della navata centrale, ca- ratterizzata da un ampio affresco, del quale oggi restano solo alcuni brani (Archivio Soprintendenza per i Beni ar- chitettonici, paesaggistici, storici, artistici ed etnoantropo- logici per Napoli e provincia).

Volendone ricostruire le tracce (attraverso i episcopio di Ventaroli, erette nelle diverse re- frammenti delle fondazioni rinvenute a seguito altà urbane dell’Italia romanica. È probabile delle operazioni di restauro degli anni sessanta che il modello voluto da Bernardo per la sua del XX secolo), la cattedrale, dedicata al Batti- cattedrale sia stato proprio quello della sede sta ed alla Madonna (successivamente come episcopale provvisoria di Foro Claudio. parrocchia fu dedicata anche all’evangelista L’orientamento della cattedrale non segue Giovanni), consisteva in un edificio di dimen- perfettamente quello canonico, ossia ingresso sioni discrete, con pianta basilicale a tre navate. ad ovest ed altare ad est, bensì nord-ovest e Quelle laterali si affacciavano sulla centrale, sud-ovest, probabilmente perché influenzato presumibilmente, tramite sei arcate per lato su dall’orientamento del sacello paleocristiano, il colonne in marmo di recupero (quattro delle cui vertice nord-orientale era tangente all’ab- quali utilizzate per il pronao cinquecentesco, side della navata destra. Circa l’orientamento altre cinque reimpiegate nell’interno e l’ultima non è da escludersi anche l’influenza di un posta in prossimità del campanile a sostegno preesistente assetto urbano. di una piccola statua, di recente fattura, della Per quanto attiene al numero di campate Madonna). in cui era suddivisa la cattedrale, è difficile in- La navata centrale era ampia pressoché il dividuarlo dai pochissimi resti rinvenuti nelle doppio delle laterali, probabilmente senza operazioni di restauro anche se, con buona transetto; erano, poi, tre absidi semicircolari e probabilità, la posizione della facciata doveva una probabile copertura a tetto, tipica delle coincidere con quella attuale. La cattedrale di strutture di culto del tempo, come lo stesso Bernardo, alla fine del XIV secolo, subì un 40 Fig. 11 – Carinola, basilica di S. Maria in Foro Claudio. Fig. 11.1 – Carinola, basilica di S. Maria in Foro Claudio. Immagine del mestiere soggetto al peccato per influenza Immagine del mestiere soggetto al peccato per influenza del “maligno”: lo voziero. del “maligno”: lo cauciolaro.

ampliamento di tale entità da lasciare visibili decorazione dei piedritti (ripresa anche nell’ar- ben poche tracce dell’originaria chiesa. La rea- chitrave) è costituita da due cornici rettangolari lizzazione di una nuova cattedrale non è da- inscritte, a diverse profondità, con alla base un tabile con certezza, ma ipotizzabile attraverso blocco che ripropone classiche spirali di acanto qualche fonte storica molto frammentaria. (per il loro gusto classicheggiante più vicine a Nel 2003, nel corso di ulteriori scavi, nell’area quelle presenti alla base della porta della sagre- antistante sono state rinvenute diverse sepol- stia che al sovrastante ciclo decorativo medie- ture di epoca medievale, un cimitero databile vale) ed alla sommità due lastre con immagini tra l’XI ed il XVI secolo, unitamente a resti leonine dalla criniera stilizzata, di profilo e con murari che fanno presumere l’esistenza di una la testa rivolta verso l’esterno. struttura architettonica preesistente o coeva Nella zona centrale della trabeazione, poi, alla prima cattedrale (forse un battistero). è incisa un’iscrizione celebrativa del secolo Pertanto, si potrebbe, a ragione, affermare XII, che recita: HOC OPUS ORNATUM che, tra i primi interessanti elementi ancora vi- SPECIE SOLAMINE GRATUM QUOD sibili della prima chiesa, sono i portali di in- NON FAMA TEGIT BERNARDUS EPS gresso, in parte rimaneggiati, ma che nel HABETUR (Trad.: questa opera preziosa, complesso evidenziano ancora il lessico tipico creata per il sollievo [dell’anima] che la fama del periodo romanico filtrato da esperienze di non nasconde, è stata realizzata dal vescovo foggia locale. Dei tre, quello rimasto pressoché Bernardo). Al disopra della trabeazione insiste integro è il portale centrale, costituito da un un archivolto circolare, con lunetta affrescata vano architravato in pietra, in cui la semplice nel 1537 (data apposta sull’opera), con al cen- 41 Fig. 11.2 – Carinola, basilica di S. Maria in Foro Claudio. Immagine del mestiere soggetto al peccato per influenza del “maligno”: lo potecaro.

che recita: AUCTOR PORTARU BERNAR- DUS EPS - HARUM REGNO DONETUR CUI IANUA XPS HABETUR (Trad.: Autore di queste porte [fu] Bernardo vescovo. Sia con- cesso il Regno a colui che Cristo reputi porta). Entrambi i varchi laterali presentano archivolti ogivali con cornici che impostano su mensole con decorazione floreale e nel cui interno sono scolpiti tralci che prendono vita dalla bocca di draghi. È plausibile che i portali laterali siano stati ricomposti, con il rifacimento della catte- drale, dai pezzi di quelli della precedente chiesa (le parti in pietra che delimitano i varchi sono disuguali, lavorate quelle di destra, semplici quelli di sinistra), integrati e completati con la lunetta ogivale in tufo grigio tipica espressione dell’arte gotica angioina. Nella lunetta del por- tale di destra è un affresco raffigurante un evan- gelista, probabilmente Giovanni, mentre in quella di sinistra è raffigurato il Battista. Questi due dipinti sono coevi a quello centrale. Della cattedrale di Bernardo restano tracce cospicue anche all’interno nella serie di ambienti che si aprono lungo la navata di sini- stra. La quarta navata rivela un progetto armo- nico, realizzato inglobando il citato portico del XII secolo, al fine di collegare probabilmente la chiesa con il sacello successivamente am- tro la figura della Madonna in trono con Bam- pliato. bino benedicente, nell’atto di porgere una Gli ambienti che si aprono lungo quella croce. Nella parte alta dello schienale del di sinistra rivelano, invece, le caratteristiche ti- trono, un’iscrizione greca indica la Madre di piche di strutture realizzate per “gemmazione” Dio, con a destra la figura di san Martino con durante la vita dinamica della vecchia fabbrica. il simbolo della sua penitenza (catena e co- In particolare, osservando i vari spazi in parte lonna) ed a sinistra san Bernardo vescovo. disvelati dai restauri della seconda metà del In particolare, il vescovo santo, a cui si ri- XX secolo, si notano diversità morfologiche volge la benedizione del Bambino, è raffigu- con il contesto. Tra i più imponenti, è la cap- rato nell’atto di presentare un prelato, dipinto pella binata a duplice crociera che si apre con in scala minore, secondo un gusto tipico della altrettante arcate, di ampiezze leggermente di- raffigurazione gerarchica di stampo medievale, verse, a tutto sesto, in pietra grigia decorata che si aggrappa al suo bastone. Il prelato in con colonna centrale di spoglio. questione è identificato con Taddeo Pepoli, vi- Osservando le arcate, poi, si nota il disas- cario generale degli Olivetani, che occupò la samento rispetto alla campata su cui si aprono. cattedra di Carinola dal 1535. Infine, nella In particolare, il peduccio su cui imposta l’arco parte bassa dell’affresco sono dipinti i nomi di in pietra grigia, posto tra la prima e la seconda vari vescovi, poco leggibili tranne che per crociera della navata, cade in prossimità delle mons. Canuti, predecessore del Pepoli26. reni del primo arco, quasi a penetrarlo in quel Sulla trabeazione della porta di destra è punto. Tale soluzione rivela come la cappella un’iscrizione coeva a quella del portale centrale binata non sia nata come parte di una quinta 42 Fig. 12 – Carinola, basilica di S. Maria in Foro Claudio, ca- tino absidale destro. Lacerto di affresco raffigurante l’Ar- cangelo Michele nell’atto di trafiggere il diavolo ed effettuare la psiscostasia. Nonostante al frammento man- chi la testa, l’impostazione generale intrattiene rapporti con la cultura figurativa bizantina. campata, bensì sia preesistente a quest’ultima e quindi appartenente alla prima cattedrale. Si potrebbe anche pensare ad una corrispon- denza tra le luci delle due arcate e quelle fron- tali che si aprivano sulla navata centrale. La sua chiusura, poi, è stata probabilmente dettata dall’effettivo dissesto delle arcate, fenomeno quest’ultimo incrementato anche dalla volontà di disporre armonicamente le tre crociere della navata laterale con il resto della nuova chiesa. La presenza di elementi decorativi nei ca- pitelli esterni – su cui impostano gli archi tu- facei – ascrivibili al gusto gotico angioino fa ipotizzare che l’ambiente sia stato oggetto di interventi in occasione della ricostruzione della cattedrale. Inoltre, non è da escludere che, prima della chiusura definitiva, si sia pro- ceduto alla riduzione delle luci di accesso alla cappella, tramite arcate basse con sopraluce, con aumento della sezione muraria nel punto critico, dove scarica la crociera della navata. Tale espediente, utilizzato per salvare quello spazio, forse si mostrò inefficace; di conse- guenza, si operò la chiusura definitiva, come appariva a seguito del decorticamento della pa- rete effettuato durante i restauri degli anni ses- santa del Novecento. La parete di fondo del secondo vano, poi, presenta resti cospicui di un affresco raffigurante una Madonna con Bam- si apre sulla navata attraverso un arco ribas- bino tra i santi Giovanni Apostolo e Battista, sato, di luce simile a quello che lo precede ed riferibile al XVI secolo. incornicia un varco più piccolo coperto sem- Pertanto, la chiusura definitiva della cap- pre ad arco a tutto centro, che imposta su pie- pella binata deve ascriversi ad un periodo cer- dritti realizzati con grossi blocchi di pietra tamente seriore. Accanto alla cappella è un grigia. altro ambiente che, in origine, comunicava con L’interno di quest’ultimo è sempre rettan- essa tramite un vano arcato, di forma presso- golare e coperto con una volta a crociera che, ché rettangolare e di dimensione circa il dop- su un fianco, imposta su pilastri d’angolo con pio delle prime, coperto con una volta a botte capitelli in tufo lavorato, la cui morfologia rin- e con ingresso sulla navata ad arco. L’ambiente vierebbe ad un inserimento successivo. Inte- oggi si presenta spoglio. Prima dei restauri no- ressanti, di questo ambiente, sono alcuni brani vecenteschi si apriva sulla navata tramite un murari costituiti da blocchi squadrati di pietra arco ogivale e, verosimilmente, svolgeva fun- misti, che certamente riguardano una struttura zione di cappella. È probabile, poi, che l’am- con funzione diversa dalla semplice cappella. biente in origine fosse la vecchia sagrestia della È probabile che tale ambiente dovesse essere cattedrale. Non è un caso che la sagrestia proprio il piano terra della torre campanaria nuova, aperta sull’altra navata in asse con la della vecchia cattedrale. Rispetto alla chiesa ro- vecchia, sia costituita da un ambiente rettan- manica la torre campanaria era ubicata, vero- golare (di maggiori dimensioni) coperto con similmente, a ridosso dell’abside della navata una grande volta a botte. L’ultimo ambiente di sinistra. Dopo la morte del vescovo Ber- 43 Fig. 13 – Carinola, basilica di S. Maria in Foro Claudio, ca- tino absidale sinistro. Frammento dell’affresco (il più an- tico dei cicli pittorici appartenenti alla seconda struttura) raffigurante la Madonna con Bambino tra san Pietro e un angelo.

nardo la chiesetta paleocristiana adiacente alla portale ad arco di gusto classico, con buona cattedrale, come già accennato, fu ampliata ed probabilità coevo o di poco seriore alla cap- eletta a luogo imponente dove accogliere le pella (non in asse con la parete su cui si apre), spoglie del vescovo santo e, probabilmente, affiancato da colonne tuscaniche con sopra anche quelle di san Martino. una trabeazione, il tutto in pietra grigia. Nella Nello stesso ambiente sono stati rinvenuti lunetta superiore alla trabeazione , poi, si apre brani di un affresco presenti sulla parete nord- una finestra con ai lati la scena separata del- est raffiguranti intrecci di figure geometriche l’Annunciazione. semplici ed articolate, policrome, la cui data- Il succorpo ha una pianta quadrangolare zione avvalorerebbe la tesi dell’ampliamento con quattro archi ricavati nelle pareti perime- del sacello avvenuto dopo la morte di Ber- trali ed è sormontato da una cupola con tam- nardo e comunque durante il XII secolo. Tutto buro. Quest’ultima presenta un intradosso al fine di rendere l’ambiente degno ad acco- articolato tramite fasce di stucco, convergenti gliere la tomba del primo vescovo e dell’ere- nella lanterna superiore; il tamburo, scandito mita del monte Massico27. Non è chiaro, però, internamente da quattro piccole lesene tusca- il collegamento tra la primitiva cattedrale ed il niche alternate ad altrettante piccole finestre, sacello. L’unico elemento che potrebbe legare è opera del XVIII secolo. Per la costruzione le due strutture è il portico murato occupato della cupola è indicato l’anno 1764 e la pater- successivamente dalla quarta campata. Il nità è attribuita a mons. Salomone28. L’arca nuovo ambiente sepolcrale, poi, è coperto con marmorea, attualmente situata nella cappella una volta a crociera ogivale. rinascimentale, risale al periodo tardoantico e Nel XVI secolo fu realizzato il succorpo, con buona probabilità giunge da un mausoleo per ospitare definitivamente il sarcofago an- romano presente nel territorio. In origine era tico contenente le spoglie mortali di san Ber- addossata alla parete e sostenuta da quattro nardo. Tale ambiente è preceduto da un colonnine in pietra di foggia medievale. 44 Fig. 14 – Carinola, basilica di S. Maria in Foro Claudio, parete di controfacciata, Virgo lactans, XV secolo.

La fronte della bianca arca presenta due grandi geni alati per lato che sorreggono al- trettanti clipei con all’interno la testa di un uomo e di una donna (forse i committenti). I volti dei due personaggi risultano non definiti, probabilmente perché cancellati a seguito del reimpiego del sarcofago. Al disotto, a destra e sinistra, in scala minore sono due coppie si- mili di geni, in cui quella maschile, nuda, è se- duta e cerca di tirare a sè quella femminile, vestita in piedi; due altre figure alate sono pre- senti verso l’esterno: una intenta a galoppare una lepre; l’altra nella posa di riporre o pren- dere qualcosa da una canestra. I lati dell’arca sono decorati in modo sem- plice, ossia con scudi e coppie di lance realiz- zate a graffito. Il fronte tergale non presenta alcuna decorazione, ad indicare che era stato realizzato, in origine, per essere addossato ad una parete. Al lato sinistro del sarcofago era apposta, senza soluzione di continuità con il resto dell’opera, una figura umana nuda di chiara origine medievale (forse Adamo). Nel XVIII secolo mons. Salomone, per garantire la visione della salma del santo, ordinò la di- scutibile apertura di un piccolo vano quadran- golare chiuso con un portellino di vetro. All’attualità il sarcofago è posto al centro, su una piattaforma in cemento, privato delle co- lonnine medievali. Prima del restauro del Novecento esso ri- sultava ancora addossato alla parete della cap- pella, supportato dalle citate colonnine non più laterale rispetto al succorpo rinasci- poggianti su un basamento, il tutto all’interno mentale. L’antico passaggio è stato ripristinato di una cornice in stucco di gusto barocco pro- durante la prima fase dei restauri degli anni babilmente rientrante nella serie di interventi sessanta del Novecento. Al disopra della piat- operati nella cattedrale dal vescovo Della tabanda lignea di quest’ultimo si intravede la Marra. Da una descrizione della cattedrale, ri- muratura dell’antico sacello ed anche una trac- portata nel paragrafo successivo, risalente al cia di arco a tutto centro (forse di scarico) al 169029, si apprende dell’ingresso esclusivo alla disotto dell’arco acuto perimetrale della cro- cappella di San Bernardo tramite un portale in ciera della navata. Su questa parete era l’altare marmo che si apriva su una parete che divi- dedicato alla Madonna della Neve. deva il presbiterio dall’area sepolcrale. Da tale Di questa icona della Vergine con Bam- portale, tramite quattro gradini, si scendeva bino resta ancora traccia in un affresco stac- alla zona riservata al culto. Proprio per questo cato, datato 1534 e ubicato nella cappella a lei senso di riservatezza e maggiore sacralità, l’ac- dedicata. Il 1534 potrebbe con buona proba- cesso all’ambiente ad un certo momento non bilità essere anche l’anno della realizzazione avvenne più dalla quarta campata, bensì dalla della cappella della Madonna a discapito del zona presbiterale, in modo frontale e quindi vecchio varco all’area sepolcrale. Della cap- 45 Fig. 15 – Carinola, cattedrale. Rilievo planimetrico (dis. C. Valente).

pella originaria, oltre al citato affresco stac- pilastri in muratura con arcate ampie, legger- cato, restano le decorazioni sull’intradosso mente acute e ripartite in altrettante campate, dell’arco che sovrastava l’altare. Tra i riquadri delle quali le centrali quadrate e le laterali ret- di stucco compaiono pitture di discreta fat- tangolari. La zona del transetto è sopraelevata tura, raffiguranti l’Annunciazione, l’Incoro- ed il presbiterio è preceduto da un arco trion- nazione della Vergine tra Padre, Figlio e fale in pietra grigia del XV secolo, conformato Spirito Santo, la Natività ed una probabile As- secondo il gusto tardogotico e, nella fattispe- sunzione. cie, di foggia durazzesco-catalana. Nel 1813 La nuova cattedrale è, in sostanza, mag- veniva collocata una nuova balaustra in marmi giore per estensione rispetto alla precedente. policromi ad opera dal vescovo De Lucia30. Presenta una pianta basilicale dotata di tran- Questa, attualmente, è posta al limite del piano setto, suddivisa in tre navate scandite da grossi che separa il presbiterio dalla cappella di San 46 Fig. 15.1 – Carinola, cattedrale. Individuazione delle stratificazioni (dis. C. Valente).

Sacello (VI-VII sec.) annesso alla cella benedet- Cattedrale realizzata da san Bernardo nell’XI se- tina di S. Maria e resti di un braccio del chiostro colo. Il disegno è in parte suffragato dagli scavi altomedievale effettuati durante i restauri degli anni sessanta del Novecento.

Ampliamento del sacello (prorabilmente nel XII Ampliamenti della prima cattedrale (XI-XIV secolo) per ospitare la sepoltura di san Bernardo. sec.) inglobati nella seconda chiesa.

Cattedrale realizzata tra il XIV ed il XV secolo. Ampliamento del XVI secolo.

Ampliamento della cappella di San Bernardo del Ampliamento dei primi del XVIII secolo: realiz- XVI secolo con inserimento della cupola nel Set- zazione della cappella della Madonna e di San tecento. Gaetano, poi del Santissimo.

47 Figg. 16, 16.1, 16.2 – Carinola, cattedrale. Pronao. Parti- colari dei capitelli romanici della cattedrale di San Ber- nardo riutilizzati per la struttura cinquecentesca.

Bernardo. Anche in questo caso lo sposta- mento fu attuato nel corso dei restauri nove- centeschi. Nella parte centrale è l’altare in marmi po- licromi (spostato in avanti ed amputato della parte superiore che conteneva il ciborio per adeguarlo al mutamento della liturgia eucari- stica, ma soprattutto per consentire un’opina- bile maggiore visione della zona absidale), fatto realizzare nel 1796 dal vescovo Del Mu- scio, che fece incastonare anche il suo stemma nella parte inferiore. Parte dei resti del vecchio altare sono stati impiegati per rivestire quello nella cappella del Santissimo. Il corpo di san Martino, collocato sotto il vecchio altare, fu trasferito nella cappella di San Bernardo e ri- posto in un nuovo altare in marmo. L’evento venne ricordato da un’iscrizione apposta die- tro l’altare31. Superata la zona presbiterale si apre quella absidale, a pianta pentagonale, preceduta da un alto arco ogivale che imposta su due co- lonne di spoglio in marmo cipollino (apparte- nenti alla prima cattedrale). L’invaso è coperto con una struttura a semiombrello mediante l’impiego di un sistema di sostegno a costoloni che partono da fusti cilindrici angolari, il cui slancio è interrotto da nervature poste nella zona mediana. Le esili colonnine angolari in pietra grigia hanno alla sommità piccoli capi- telli costituiti da facce umane (forse angeli) al centro. Su queste, poi, impostano le nervature della volta. Negli angoli dell’arco di ingresso non partono da terra, bensì poggiano su co- lonnine sostenute da capitelli floreali pensili. Sulla parete frontale si apre una monofora ogi- vale. Le absidi laterali sono a pianta quadran- golare coperte con crociere acute costolonate. L’impostazione complessiva dell’am- biente del transetto presenta elementi tipici della cultura architettonica gotico-angioina, contaminata certamente da istanze locali: «Come nella maggior parte delle chiese an- gioine dell’Italia meridionale, la prospettiva in- terna termina con l’abside poligonale, ove la tensione spaziale del gotico si traduce nella volta a crociera costolonata, fortemente esal- tata dalla (monofora) di fondo. L’abside, ampia e poco profonda, si svolge a pianta poligonale 48 Fig. 17 – Carinola, cattedrale. Facciata. Una delle protomi elefantine del portale centrale a sostegno della ghiera cir- colare appartenenti alla fase romanica.

Fig. 17.1 – Carinola, cattedrale. Facciata. Particolare del capitello di Fig. 16.2. con contrafforti angolari, ed è accompagnata da due cappelle rettangolari a crociera. L’im- piego dei capitelli pensili, a reggere (esili para- ste) di sostegno ad arconi superiori, (si può attribuire) a maestranze cistercensi, richia- mando ad esempio le ben note soluzioni di Fossanova e Casamari»32. Questa descrizione ben si addice alla chiesa in esame, se non fosse per il fatto che l’insegne storico dell’architettura A. Venditti si riferisse alla chiesa di Sant’Eligio Maggiore a Napoli. Questi, tra l’altro, aggiungeva: «consi- derando, poi, la rarità del tipo iconografico a tre navate nell’Italia meridionale, va richiamata l’attenzione sull’episodio del duomo di Cari- nola, eretto intorno al 1100 sul modello cassi- nense, ma trasformato al volgere del Duecento nel gusto gotico e poi imbarocchito». Quindi il Venditti considera la cattedrale di Carinola, al pari della chiesa partenopea, insolita per l’im- postazione planimetrica, che solitamente nel meridione d’Italia è a pianta unica, conclusa da un sistema absidale pentagonale o radiale. Pertanto, accertata l’impostazione generale angioina, si tratta di definire in quale fase di questa dominazione sia stata ricostruita la cat- tedrale. A tal proposito, potrebbero risultare interessanti due citazioni del notaio carinolese Nicola De Martoni. Questi, durante il suo viaggio in Terra Santa tra gli anni 1394-95, vi- sitando la chiesa di Santa Maria a Betlemme e quella di Santa Croce a Gerusalemme trovò delle affinità con la cattedrale carinolese. Per la prima struttura egli afferma: «le pareti tut- t’intorno della chiesa sono decorate con storie rappresentate mediante mosaici e (tessere) d’oro fino alla tribuna dell’altare maggiore. Sulla tribuna ci sono tre figure: una della Beata Vergine con il suo Figlio diletto il quale si trova al centro … e (l’immagine) è lavorata mirabil- mente in oro purissimo, come è la tribuna della chiesa di S. Bernardo a Carinola». Visi- tando la basilica della Santa Croce, invece, ri- leva: «quella chiesa è larga e lunga quasi come quella di Carinola»33. lenda o costruenda, bensì integra. In partico- Queste brevi citazioni sono interessanti lare, dando nota della decorazione della chiesa per stabilire una datazione della cattedrale. Il di Betlemme, conferma la presenza di una de- notaio, infatti, nel rilevare delle affinità tra le corazione musiva absidale simile a quella pre- chiese visitate nella sua peregrinatio e quella della sente nella zona dell’altare della cattedrale di sua città, fa ipotizzare una chiesa non demo- san Bernardo. In ultimo, parla di una cappella 49 Fig. 18 – Carinola, cattedrale. Facciata. Particolare della ghiera marmorea che delimita la lunetta semicircolare posta al disopra del portale centrale.

iscrizione, in una descrizione non dettagliata della cattedrale, potrebbe significare che tale lapide fosse posta in particolare risalto. Del resto, si esclude la natura funeraria di un tale manufatto, in quanto il suddetto ve- scovo terminava il suo mandato nel 1477. Quindi è probabile che potesse essere il riferi- mento al ricordo di qualche intervento sulla struttura. Ritornando all’abside centrale, po- stuma al suo impianto è la graziosa nicchia con archetto a punta incorniciato e colonnine con capitelli floreali con, nel vano sottostante, una sorta di scodella, che probabilmente serviva a raccogliere dei liquidi, il tutto di foggia cata- della sua famiglia, dove erano seppelliti i geni- lana. tori ed i figli34. Le quattro tele che si conservano lungo le Di una struttura del genere parlava il pareti dell’abside (Predica di san Bernardo, Co- Menna: «la prima dedicata a S. Caterina, ch’era struzione della cattedrale, Traslatio del corpo di in mezzo al Largo del Vescovado colle mura san Martino, Morte di san Bernardo) sono tra cadenti che fu demolita per dilatare lo Spiazzo i pochi elementi superstiti della veste barocca innanzi al Vescovado»35. Non è chiaro, però, di tale ambiente. Infatti, tutti gli stucchi sette- se la cappella fosse legata alla cattedrale o ad centeschi che coprivano le superfici della chiesa un edificio di culto esterno. Nel secondo caso furono rimossi, a seguito dei lavori di restauro potrebbe essere messa in relazione alle strut- a cui è stata sottoposta la cattedrale a partire ture murarie rinvenute davanti alla chiesa nel dagli anni trenta del secolo scorso. Ai lati del- corso dei citati lavori di restauro. A fronte di l’abside maggiore sono le citate absidi minori queste brevi informazioni si può dedurre, con a pianta quadrangolare, coperte con volte a buona probabilità, che il cantiere della catte- crociera e con ingresso ad arco acuto su co- drale nell’ultimo decennio del XIV secolo non lonne in pietra grigia. Delle due cappelle, quella fosse ancora stato aperto. Pertanto, è verosi- di destra ospita la tomba-altare che custodisce mile che i lavori siano stati iniziati poco dopo, i resti di san Martino. quindi agli inizi del secolo successivo. Del Sulla parete sono una tela del Settecento, resto, se l’arco trionfale è attribuibile al pe- raffigurante la Madonna con Bambino, e due riodo durazzesco-catalano, è evidente che il figure di santi, identificabili con san Gennaro cantiere non fosse chiuso definitivamente, se e san Gaetano; in basso, è lo stemma della fa- non dopo il 1441. I vescovi interessati potreb- miglia Della Marra. La cappella di sinistra, in bero essere mons. Giacomo di Guglielmo origine, era dedicata al SS. Sacramento e, a (1420-56) e mons. Carlo Sforzati (1447-77). parte le decorazioni a stucco barocche, non Di quest’ultimo, in particolare, parla il frate presenta elementi di particolare rilievo. agostiniano Angelo Rocca che, visitando la La decisione di realizzare una nuova cat- cattedrale nel 1580, oltre a descrivere il porti- tedrale, che con la precedente ha in comune cato del vescovo Capranica e le iscrizioni pochissimi elementi strutturali, potrebbe es- poste sopra le porte, riferiva anche della pre- sere attribuita anche ad un evento calamitoso, senza di numerose lapidi, tra cui una con che recò seri danni alla primigenia chiesa. l’iscrizione CAROLUS DEI GRATIA EPI- Questo spiegherebbe anche perché la strut- SCOPUS CALINUS MCCCCLX36. Alcuni tura voluta da Bernardo finì col subire una resti di questa epigrafe esistono ancora: sono trasformazione così radicale da annullare, utilizzati come rivestimento delle pedate del- quasi del tutto, la precedente fabbrica. In que- l’altare del Santissimo. La citazione di questa st’ultimo caso si era in presenza di maestranze 50 Fig. 19 – Carinola, cattedrale. Facciata. Lastra marmorea con figura leonina, con funzione di raccordo tra l’archi- trave ed il piedritto del portale centrale.

che avevano, per alcuni versi, subito l’in- fluenza di quelle francesi. Approfondendo l’analogia tra la chiesa di Sant’Eligio con quella carinolese, oltre all’impianto tripartito ed all’abside pentagonale si possono indivi- duare altre similitudini, come le piccole para- ste in tufo grigio sulle pareti della navata sostenute da capitelli pensili lavorati, su cui in- sistono grandi archi della stessa pietra che, nel caso in esame, sono ogivali e di luce maggiore di quelli sottostanti e si svolgono anche trasver- salmente alla navata. Un’ulteriore analogia tra le due chiese può individuarsi negli oculi che si aprono nella zona presbiterale: al disopra degli archi ogivali Sull’origine medievale delle volte a cro- delle cappelle che affiancano l’abside grande, ciera acute della cattedrale persiste, però, sulle pareti opposte, sul lato in cui si apre la qualche dubbio. Nella descrizione contenuta Cappella della Madonna e di San Gaetano. Per nel più volte citato Apprezzo dell’Università quanto riguarda le archeggiature poste tra le Baronale di Carinola risulta che: «avanti la casa paraste pensili, mentre nella chiesa napoletana di Monsignor Vescovo, et à sinistra si trova un dimostrano che nell’originario progetto era altro largo avanti la Chiesa Cadredrale, accosto prevista una copertura a crociere della navata d’essa vi è il campanile di quattro ordini, il non realizzata in favore di una struttura lignea p.mo et secondo murato con pietre di taglio, et più leggera (per motivi statici)37, nella catte- vi saglie con scala di legno dalla parte di fuori drale di Carinola esse ben accompagnano le di detto largo, et avanti la porta di detta Chiesa, volte a crociera che attualmente coprono sia vi è un atrio coverto à lamia con tre archi, uno la navata che il transetto. Un sistema di sup- grande in mezzo et due mediocri laterali, so- porti pensili con archeggiature trasversali in stentati da quattro colonne con sue base, et ca- pietra grigia è presente anche nella zona del pitelli, a sinistra di dett’atrio vi è porta, che ha transetto. l’ingresso al cortile della suddetta casa di Mon- In quest’ultimo, in particolare, quelle che signore, et da dett’atrio si ha l’ingresso in detta affiancano l’arco trionfale presentano delle Chiesa per tre Porte, una grande in mezzo, et mensole, di cui una con al disotto una figura due piccole laterali con ornamento di marmo di aquila che con gli artigli si aggrappa ad un attorno. La suddetta Chiesa, consiste in tre asino. Le restanti quattro mensole che suppor- navi, una grande di mezzo con sei archi, tre à tano i pilastrini su cui scaricano le arcate go- destra, e tre à sinistra sostentati da pelastri di tiche del transetto hanno un profilo concavo fabrica con due altre piccole laterali coverte e privo di decorazioni, perché verosimilmente tutte a tetti. In testa vi è l’altra nave, che fa da inserite durante i citati restauri38. Queste men- croce coverta simile con soffitto di tonole sotto sole sono completamente diverse da quelle in detta nave, à sinistra vi sono quattro altari, che svolgono la stessa funzione nella navata una Cappella sfondata, è tre altre accosto il centrale e da quelle su cui scaricano le arcate muro, et à destra vi sono quattro altari con fi- delle crociere delle navate laterali. Del resto, gure di diversi santi, et à destra di detta nave la loro presenza nella zona del transetto ha un piccola vi è altra nave simile coverta con sei evidente valore simbolico. L’aquila, con l’oc- archi, et in testa vi è l’altare, sotto il titolo di S. chio frontale rivolto verso il sole, è il simbolo Maria della Neve, con tre altri altari accosto le apocalittico dell’evangelista Giovanni, ma la mura laterali, sotto il titolo di diversi santi, et presenza dell’asino rientra nell’ambito dei be- accosto la porta, vi è l’altro altare sotto il titolo stiari medievali. di S. Michel’Arcangelo, et accosto d.o altare di 51 Fig. 20 – Carinola, cattedrale. Facciata. Ghiera che cir- conda la lunetta al disopra del portale centrale.

S.ta Maria della Neve vi è la Sacrestia con stipi, paliotti, et incensieri, navetta, croce, calice, et et scansia, dove si conservano l’apparati di ogni altro per officiare»39. detta Chiesa, et alla nave maggiore vi è il pol- I tavolari, quindi, nella descrizione della pito, con l’organo, il dossello di detto Vescovo, chiesa parlavano di navate coperte a tetti, men- et in testa di d.a croce si trova l’altare Maggiore tre a tetto con “tonole” era coperto il transetto. con Custodia per conservarsi il SS.mo, et dietro Alla lamia si faceva riferimento solo per il pro- vi è il choro con sue prospere, et sedili attorno, nao, per la cappella di San Bernardo e per le dove officiano li canonici, et sotto l’altare mag- absidi. Pertanto, se la descrizione dei due tavo- giore, vi stà il Corpo di S. Martino anacoreta, à lari è attendibile, la cattedrale di Carinola sul fi- sinistra di dett’altare maggiore vi è la cappella nire del secolo XVII non aveva le volte. In à lamia del SS.mo, et à destra un’altra Cappella questa sede altrimenti non si spiega come due simile mal’inordine, et in fronte à mano destra estimatori autorevoli, accorti nelle loro descri- vi è la porta con ornamento di marmi per dove zioni (non solo di Carinola, ma anche della vi- si calano con quattro grade alla Cappella à cina Mondragone, di Minturno e di altri lamia di S. Bernardo lastricato d’uno musaico, innumerevoli centri), così come risulta da ri- et di testa un’arco con fronteggio d’ordine do- scontri oggettivi su strutture descritte e non rico di pietre di tufo, et s’entra alla cappella, con stravolte nel tempo, nell’analizzare una chiesa la cascia di marmo, dove si conserva il Corpo importante come la cattedrale siano incorsi in di d.o Santo. La suddetta Chiesa Catredale un simile errore. Non meno importante, a tal tiene tutti l’apparati necessarij così di pianete, proposito, potrebbe essere la notizia di un ter- 52 Fig. 21 – Carinola, cattedrale. Affresco del 1537 posto nella lunetta del portale centrale. La scena raffigura la Ver- gine con Bambino benedicente, che porge una croce a san Bernardo il quale, a sua volta, presenta (fuori scala) il ve- scovo Taddeo Pepoli (1535-1549) aggrappato al suo pa- storale. A sinistra della Vergine è san Martino, con un libro nelle mani, legato ad una colonna. Alla base dell’affresco, infine, sono i nomi poco leggibili di alcuni vescovi.

ribile incendio che interessò la cattedrale nel della navata centrale. Pertanto, se soffitti lignei 1644 e che, secondo il vescovo Cavaselice, era ci fossero stati, questi erano verosimilmente stato così forte da fondere addirittura le vetrate posti ad una quota superiore agli archi trion- della chiesa. fali dell’abside e della navata centrale e, Con un incendio di tale portata, am- quindi, al livello della chiave di volta delle at- messo che il vescovo non abbia ingigantito tuali crociere e al disopra delle arcate ogivali l’evento, sembra insolito che le coperture li- in piperno trasversali alla navata. gnee non fossero state minimamente interes- È verosimile, come accadeva non di rado sate dal fuoco. Ancora il vescovo, nella anche nel tardo Medioevo, utilizzare dei co- relazione del 1648, afferma che la chiesa, gra- siddetti “archi diaframma” su cui poggiare le zie anche al contributo della comunità, era coperture lignee a vista. Tali archi, ancora vi- stata riportata al suo antico splendore40. Uno sibili all’attualità tra le volte a crociera, servi- sforzo non da poco, data la particolare situa- rono per impostare questo tipo di coperture. zione di povertà in cui versava l’intera Dio- Ritornando alla costruzione della nuova cat- cesi. Per questo motivo, in più occasioni e in tedrale angioino-durazzesca, lungo la navata alcune relazioni, veniva spesso sottolineato il di destra venne aperto un quarto ambiente a fatto che la struttura non fosse stata mai par- sviluppo longitudinale, utilizzando lo spazio ticolarmente ricca, anzi qualche prelato la de- del portico a quadrifore in tufo grigio (in ori- finiva addirittura decadente. gine sostenute da colonnine) ad uso dell’an- Per quanto attiene alla datazione delle tico palazzo vescovile o, probabilmente, della volte, meno verosimile è l’idea che nel 1690 cella monastica benedettina. esse potessero essere nascoste da controsof- La realizzazione della quarta navata a sei fittature lignee. Questa soluzione risulterebbe campate, separate da quella adiacente tramite poco realistica: sia perché sembra assurdo, in pilastri in muratura e colonne e capitelli di spo- un regime di ristrettezze economiche, impie- glio su cui impostano archi ogivali, potrebbe gare denaro per realizzare una controsoffitta- essere stata dettata dall’esigenza di collegare il tura a delle volte esistenti; sia perché una tale sacello paleocristiano alla chiesa, probabil- soluzione, se fosse stata praticata, avrebbe ab- mente in precedenza non inglobato. Non è bassato di molto l’altezza della chiesa, occul- raro ampliare un edificio di culto accorpando tando gli archi trionfali e le luci sopra le arcate un corpo di fabbrica adiacente o realizzare una 53 Figg. 22-22.1 – Carinola, cattedrale. Facciata. In evidenza, le due lunette ogivali poste al disopra dei portali laterali e de- limitate da una ghiera in tufo grigio scolpita con motivi fitomorfi, appartenenti alla fase costruttiva angioina. Nella lunetta di sinistra è affrescato san Giovanni Battista, in quella di destra san Giovanni Evangelista. Entrambi gli affreschi sono postumi alle ghiere e coevi a quello della lunetta centrale.

54 Fig. 23 – Carinola, cattedrale. Pronao. Lastra tombale del sacerdote Stefano Cecha, benefattore della realizzazione del Seminario diocesano, deceduto nel 1518. La tomba in origine era posta nella chiesa della Maddalena.

nuova struttura inglobando corpi di fabbrica addossati. Esempi di tali interventi si possono ritrovare nella cattedrale di Teano e nella citata chiesa di Sant’Eligio a Napoli. Nella prima l’origine è stata individuata nel sacello realiz- zato nel IV secolo sulla tomba di san Paride, successivamente ampliato ed infine inglobato nella nuova cattedrale dell’XI secolo41. Nella chiesa partenopea, invece, si ebbe l’aggiunta di una navata attraverso l’accorpa- mento di uno spazio attiguo dove, appunto, il braccio dell’annesso ospedale fu accorpato alla chiesa nel XVI secolo, creando una quarta na- vata42. Particolari delle tre colonne che delimi- tano la quarta navata sono i capitelli tronco-piramidali collocati a rovescio, che rin- viano a soluzioni scultoree di stampo nor- manno, unitamente ad altri due sovrapposti ed impiegati come supporto del fonte battesi- male. È probabile che tali elementi scultorei giungano direttamene dalla vecchia cattedrale. Certamente, parlare di uso di un ambiente del palazzo vescovile per ottenere una galleria al fine di unire il sacello alla nuova cattedrale, non è opportuno. Infatti, è più logico affer- mare che, per una tale operazione, si fosse uti- lizzato lo spazio di un elegante portico preesistente, del quale permangono l’imposta- zione planimetrica, le quadrifore ed i fram- menti di arcate nelle quali queste erano collocate. Le arcate, in parte visibili dal cortile del pa- lazzo vescovile, impostano su grossi pilastri formati da blocchi di pietra su cui impiantano archi costituiti da una doppia fila di conci. Par- ticolare è anche l’inserimento di elementi scul- torei come la cornice tra due archi che propone come motivo decorativo il tralcio di vite. Dai Per quanto concerne la definizione del pe- saggi effettuati durante i lavori degli anni ses- rimetro del porticato, questa disposizione è ab- santa del XX secolo, tra l’altro, si sono ritrovate tracce del suddetto porticato anche nell’am- bastanza chiara: per questo lato sembrerebbe biente ricavato tra il pronao e questa navata. aver avuto quattro arcate, tutte con quadrifore Questo ambiente, coperto con crociera, è ac- all’interno, mentre la quinta, probabilmente, cessibile dal pronao (che i tavolari indicano era nel luogo poi occupato dalla parete tra la come l’accesso al cortile del palazzo del ve- navata e la sagrestia. Resta incerta l’effettiva po- scovo) e dal piccolo vano arcato in facciata, sizione della facciata della prima cattedrale: in oggi murato, probabilmente coevo al portico. linea con il porticato, disposta lungo le aperture Sulla controfacciata del piccolo spazio sono del pronao cinquecentesco o arretrata rispetto anche i resti di un affresco. al palazzo del vescovo e quindi corrispondente 55 Fig. 24 – Carinola, cattedrale. Vista dalla piazza (dis. C. Valente).

a quella della chiesa attuale. Alcune tracce mu- Mariae, posto accanto all’ingresso della sagre- rarie in controfacciata, nella navata di sinistra, stia; san Michele che effettua la psicostasia tra dimostrerebbero che le due superfici coinci- due santi, ascrivibile al XVII secolo, parte di un dono. Al di là di questi dubbi, è abbastanza altare jus patronato non più esistente posto in chiaro che, per ottenere la quarta campata, non controfacciata; l’immagine parziale di un santo si è fatto altro che murare ed addossare alla ascrivibile al XV secolo, che ha nelle mani una preesistenza la nuova navata, articolandola in palma ed un libro sull’ultimo pilastro, in pros- uno spazio a sei campate con un rapporto pla- simità del sito dove era ubicata la cappella della nimetrico di 2:1 rispetto a quella contigua. Madonna della Neve. Le colonne e i pilastri con arcate ogivali fu- Nella penultima campata di questa navata rono realizzati sulle orme della parete perime- si apre l’ingesso al grande ambiente della sa- trale sud-occidentale della vecchia cattedrale. grestia. Esso è scandito da un portale architra- Sempre in questo ambiente sono presenti brani vato in pietra con, alla base dei piedritti, due di affreschi: un frammento di discrete dimen- eleganti blocchi di marmo bianco con un or- sioni del XIV secolo raffigurante una Majestas nato naturalistico entro modanature sottil- 56 Fig. 25 – Carinola, cattedrale. Particolare dello stemma di mons. Capranica apposto nel 1558 sulla fascia al disopra del colonnato del pronao a ricordo della sua edificazione (dis. C. Valente).

mente profilate. Sulla liscia trabeazione è incisa l’iscrizione DON IOANNES VITELLIUS CAPUANUS EP.US CALN.I - A.D. MDLXXXXVIII, che ricorda il vescovo Gio- vanni Vitelli, nel 1598 promotore del rifaci- mento della sagrestia. Si tratta di un grande ambiente rettangolare coperto con una volta a botte separata dalla parete tramite una cornice in piperno di gusto classico. Sulla parete di fondo, una porta consente l’accesso al palazzo vescovile. Resta il dubbio se la nuova sagrestia imposti sui resti di un ambiente analogo o se sia stata realizzata in una zona nuova, come ipotizzato, nella navata opposta. Sempre ad opera del prelato, come si ap- prende nella relazione del 1607, fu costruito anche il nuovo palazzo vescovile: prope Ecc.am est Palatiu satis comodum stante. Edificatione nuper a me facta43. Un altro elemento riferibile al ve- scovo Vitelli è il lavabo in marmo che, in un pannello al disopra della vasca, ne riporta a ri- lievo lo stemma, tra due fiaccole. Sino alla metà del XVI secolo la facciata della cattedrale do- veva essere molto semplice, a capanna, con i tre portali ed una grande monofora tuttora presente nella zona centrale. Il pronao, seriore, fu realizzato per volere di una fascia tra due cornici di piperno [di cui di mons. Bartolomeo Capranica nel 1558, uti- quella inferiore, interrotta nella parte centrale lizzando in parte elementi provenienti dalla per l’interposizione dello stemma marmoreo cattedrale bernardina. Si tratta di una struttura del vescovo Capranica, mostra la data di edifi- a tre archi a tutto sesto, di foggia tardogotica, cazione: BAR(THOLOMEU)S CAPRANI- che impostano su colonne monolitiche di spo- CUS ROMANUS EP(ISCOPU)S CIVITATIS glio di qualche edificio romano, già utilizzate CALENI 1558] erano state collocate statuette nella precedente chiesa. Particolari sono i ca- in ceramica smaltata di epoca probabilmente pitelli, realizzati per la prima cattedrale, dei aragonese, la cui trattazione si rinvia di seguito. quali due sono la stilizzazione del modello co- Successivamente furono realizzati gli ambienti rinzio, mentre quello addossato alla parete di sopra il porticato, celando definitivamente la sinistra, pur essendo una rielaborazione corin- vecchia facciata a capanna. zia, presenta nell’abaco teste umane e leonine. Osservando i dadi posti al disopra delle Il quarto è il più interessante dal punto di vista colonne ed in particolare le piccole mensole iconografico, in quanto presenta leoni conver- su cui impostano le arcate esterne, si notano genti all’esterno in un’unica testa angolare. Tra diversità materiche e di elaborazione. Infatti, i i capitelli e le arcate sono stati introdotti dei dadi sulle colonne alle estremità sono in tufo dadi, in accordo ai cui lati sono inserite men- grigio e presentano capitelli pensili costituiti sole su cui impostano le arcate esterne. da un doppio ordine crescente di foglie leg- Per le basi sono stati utilizzati elementi di germente particolareggiate. Quelli centrali, in- spoglio, non mancando soluzioni singolari, vece, sono in pietra calcarea, con i capitelli come quella che vede l’impiego di un capitello pensili alle estremità che riprendono nelle linee ionico rovesciato. Sopra il pronao, all’interno generali i primi, ma risultano nel complesso 57 Fig. 26 – Carinola, cattedrale. Sezione sul pronao (dis. C. Valente).

diversi, come se fossero opera di altra mano o di abbellimento secondo il nuovo gusto este- addirittura di altra epoca. È possibile, ancora, tico del XVIII secolo fu commissionato dal fa- intravedere un legame tra i primi capitelli pen- coltoso mons. Antonio Della Marra (1706-17). sili e quelli posti all’interno della cattedrale. Nella sua relazione ad limina del 1711, par- Anche questi ultimi sono costituiti da un dop- lando della cattedrale, affermava: Totam exte- pio ordine crescente di foglie leggermente par- rius, interiusque reficiendam, ac ad recentiorem usum ticolareggiate. accomodandam curavi45. Tutte le superfici furono È possibile che per il porticato si siano im- ricoperte di stucchi. La semicolonna sinistra piegate, oltre alle colonne ed ai capitelli della dell’arco trionfale e le colonne dell’abside fu- prima cattedrale, anche elementi della struttura rono occultate all’interno di pilastri intonacati angioina. Sulla parete sinistra, poi, è stata ap- con cornice superiore classica. La semicolonna plicata (probabilmente dopo i restauri degli tardogotica di destra del primo arco trionfale anni sessanta del Novecento) la lapide sepol- fu eliminata, lasciando solo una piccola parte crale scolpita con l’immagine distesa di Stefano superiore in prossimità della cornice per posi- Cecha, educatore e fondatore del primo semi- zionare il pulpito in legno lavorato; a ridosso nario di Carinola, con l’iscrizione dedicatoria44. di quella di sinistra fu posizionato il baldac- Alla fine del XVII secolo la cattedrale, ad ec- chino con la sedia vescovile. Le colonne tra le cezione del pronao, della sagrestia e del suc- due navate laterali di destra furono inglobate corpo della tomba di san Bernardo, si in pilastri intonacati, con a vista solo la piccola presentava complessivamente inalterata ri- cornice torica superiore dei grandi capitelli tar- spetto all’impostazione quattrocentesca. domedievali. La quarta navata fu sopraelevata Agli albori del secolo successivo, come ac- di due gradini. cadde per diverse chiese di piccoli e grandi cen- Nella zona absidale, ricoperta di stucchi, tri, la cattedrale fu interessata da una serie di vennero posizionate le già citate quattro tele “ammodernamenti” barocchi. È da premet- con sotto gli stalli in legno che correvano tere, viste le foto prima dei restauri e le tracce lungo tutto il perimetro del coro. Una balau- lasciate, che il programma barocco della catte- stra in marmi policromi separava il transetto drale di Carinola non era tra quelli meglio riu- sopraelevato dalla navata. Sull’arco trionfale sciti a livello di espressione artistica. Il progetto absidale svettava imponente lo stemma in 58 Fig. 27 – Carinola, cattedrale. Il portale centrale (dis. C. Valente).

stucco di mons. Della Marra. Venne aperto un arco in luogo della porta per accedere alla cap- pella di San Bernardo e coperto il pavimento medievale per renderla complanare al tran- setto. Fu costruita ex novo la cappella, simme- trica alla precedente, dedicata alla Madonna e San Gaetano e, successivamente, anche al SS. Sacramento. La cappella è un ambiente quadrangolare coperto con una volta a botte lunettata deco- rata a stucchi. In testa, sull’altare in marmi po- licromi è la tela, coeva all’edificazione della struttura, di discreta fattura, raffigurante la Vi- sione di san Gaetano Thiene. Sulle pareti laterali della cappella sono altre due tele, sempre del XVIII secolo, probabilmente dello stesso pit- tore. In particolare, quella di destra (poco vi- sibile) raffigura la Madonna con Bambino tra l’Arcangelo Michele, una santa inginocchiata (forse Agata) con dietro un santo orante e un’altra figura, solo in parte visibile; a sinistra, l’Immacolata Concezione, sormontata dal- l’Eterno; a destra, san Giovanni Battista; a si- nistra, san Giovanni Evangelista e un santo con dalmatica inginocchiato. Tra il 1725 ed il 1727 nella cappella di San Bernardo fu realiz- dosso del palazzo vescovile. L’edificazione zato anche un altare anteposto al sarcofago, della torre dovrebbe essere contestuale alla ad opera di mons. Abbati (1724-33). Dell’ar- nuova cattedrale, mentre l’ubicazione proba- redo barocco, rimosso durante i restauri del bilmente fu dettata da vincoli urbanistici. Lo Novecento, si ha notizia nella relazione del spazio antistante la cattedrale era l’unica piazza 1752 del vescovo Del Plato: cuius corpus retro della cittadella. La torre fu posizionata all’an- eius aram46. golo tra la piazza stessa e la strada che, dal ca- La consacrazione della cattedrale rinno- stello, conduceva alla porta di Sant’Andrea. vata si celebrò nel dicembre 1725; il vescovo Tale collocazione le conferiva, e le conferisce Abbati, nella relazione del 1727, confermava i tuttora, una certa importanza, come elemento grandi lavori effettuati dal predecessore Della architettonico che caratterizza anche l’am- Marra: In elegantiorem formam restituit Antonius biente urbano. della Marra C. R. Barolitanus …; Ego … consa- Sullo spigolo opposto di detta piazza si af- cravi, hanc Ecclesiam et altare majus in quo est recon- faccia anche la loggia di gusto catalano del pa- ditum corpus S. Martini47. Abbati, poi, fece lazzo Petrucci. Pertanto, si può dedurre che, chiudere la quarta navata di destra, sino all’in- mentre l’imponente mastio ed il suddetto pa- gresso della sagrestia, allo scopo di realizzare lazzo erano i simboli del potere materiale, la un deposito per le suppellettili. cattedrale, con la torre e l’annesso palazzo ve- Struttura funzionalmente legata alla scovile, rappresentava quello spirituale. Al ma- chiesa, ma fisicamente separata, è il campanile. stio era affidata la protezione militare del La torre si presenta alquanto imponente: la sua signore e della comunità, alla torre campanaria impostazione è analoga a quella della catte- il richiamo per la comunità cristiana. drale di Teano, anche se più possente. È di La struttura turrita si articola in cinque li- forma quadrangolare ed è posizionata a ri- velli. Il primo è stato realizzato utilizzando 59 Figg. 28-28.1 – Carinola, cattedrale. I portali laterali (dis. C. Valente).

grossi blocchi di pietra calcarea provenienti da identici a quelli del livello sottostante e per la fabbriche antiche. Al disotto della cornice restante parte in blocchi di tufo. I livelli supe- della base, sulla strada e sullo stesso piano, riori sono in pietra tufacea, divisi tra loro da sono due epigrafi romane: una in posizione grosse cornici toriche. quasi centrale, l’altra all’estremità destra. Su ogni lato libero si aprono monofore a Delle due, la più interessante dal punto di tutto sesto di dimensioni diverse (anche se vista archeologico-documentario è la grande, l’apertura del quarto livello sulla facciata che posta pressoché al centro. Questa, prelevata dà sulla strada è attualmente murata). L’ultimo dal sito di qualche villaggio romano della zona, livello è a pianta ottagonale, con cupola a ci- è interessante sia per la conferma dell’esi- polla maiolicata ed è un intervento del XVIII stenza nel territorio di alcuni siti, che per le in- secolo. formazioni fornite circa «le vicende legate al Nel 1766 mons. Zarone, riferendosi alla modo di conduzione della terra, alla presenza torre, affermava di aver provveduto a farla «ri- di coloni in condizioni di affittuari impegnati parare subito e integralmente, e in una forma nei fondi di proprietà del duoviro di migliore e più bella». Maioliche colorate fu- Lucio Papio Pollio»48. rono poste anche al disopra delle cornici mar- L’accesso alla torre avviene tramite una capiano. L’intervento di mons. Zarone si rese scaletta esterna. Il vano di accesso è posto tra necessario a seguito dei danni subiti dalla la cornice torica che divide il secondo ed il struttura, causati da un forte terremoto. Ha in- terzo livello ed è sormontato da una monofora. teresse ricordare, a tal proposito, che lavori Questo livello è realizzato per metà in blocchi sull’imponente torre campanaria, per porre ri- 60 Fig. 29 – Carinola, cattedrale. Particolare della soluzione utilizzata per la base di una colonna del pronao. Si noti il capitello ionico invertito.

medio a diversi danni dovuti ad eventi sismici, si registrano anche in periodi precedenti. Dalla relazione del 1701 di mons. Ayrolo si apprende che il campanile, dallo stesso de- scritto nel 1665 come ex quadratis lapitibus ad modum turris magnifice compactum, si stava restau- rando nella stessa forma dopo la “distruzione” a seguito di un terremoto49. L’evento sismico dovrebbe, con buona probabilità, essere quello dell’8 settembre 1694 che, secondo le crona- che del tempo, provocò numerose vittime ed arrecò ingenti danni sia nella città di Napoli che nella provincia di Terra Laboris.

Una processione di ceramica

Al disopra delle arcate del portico, all’in- terno di una fascia delimitata da due cornici di pietra grigia, erano poste quindici statuette maiolicate, la cui funzione originaria non sem- bra essere quella di abbellire la facciata, quanto di arredo per una probabile struttura interna alla chiesa, non più esistente. Le pregevoli sta- tuette furono rimosse nel 1971, su richiesta dell’allora soprintendente Mario Zampino, con l’intenzione di riposizionarle appena ter- minati i lavori di restauro sulla facciata. Di fatto, però, nel 1973 alcune di esse fu- manca un richiamo all’Antico Testamento, rono esposte durante la mostra “Civiltà figu- nella figura di Eva, alla quale doveva fare da rativa dell’Età Aragonese” allestita nell’ambito contrappunto sicuramente quella di Adamo. del “X Congresso della corona d’Aragona”50. La disposizione delle sculture e la diffi- L’insieme delle sculture invetriate giunse coltà di lettura delle stesse che si presentava a presso la Soprintendenza ai Beni Artistici e quell’altezza ne fanno ipotizzare la realizza- Storici di Napoli e, nel 1986, fu trasferito per zione per un altro scopo. Alcuni particolari competenza in quella di Caserta, dove ancora delle figure, poi, trovano similitudine con oggi le opere sono conservate. quelli delle sculture del presepe di San Gio- Le preziose sculture, visti gli attributi ed i vanni a Carbonara a Napoli, opera dei maestri cartigli che riportano iscrizioni in caratteri go- Pietro e Giovanni Alamanni, risalenti alla se- tici, raffigurano allegorie delle Virtù teologali conda metà del secolo XV51. (Speranza, Fede e Carità) e di quelle cardinali Questa correlazione porterebbe ad attri- (Giustizia, Fortezza, Temperanza e Prudenza), buire le sculture in questione alla mano di qual- e di altre virtù, proprie, secondo la cultura me- che artigiano, non locale ma napoletano che, dievale, del buon governo, come pure dei vizi pur ancora legato ad una figuratività gotica, che lo minano (Avarizia, Superbia, Vanagloria, non era estraneo alla nuova cultura che si irra- Crudeltà, Inganno, Furore, Frode, Discordia, diò nella Napoli aragonese. Del resto, Carinola, Guerra), alla stregua di quanto egregiamente al tempo era un interessante cantiere, dove par- raffigurato da Ambrogio Lorenzetti nella Sala tecipavano diverse maestranze catalane. Il fer- dei Nove del Palazzo Pubblico di Siena. Non vore verso l’arte catalana trova verosimilmente 61 Fig. 30 – Carinola, cattedrale. La navata centrale.

un’impostazione generale simile, se non per due che si differenziano dal ciclo. Una è quella che raffigura Eva, dalle forme anatomiche so- vrabbondanti, con la folta chioma che scende sino alle braccia, innestandosi con il fondo su cui è schiacciata la figura e le cui mani strin- gono una grossa foglia di fico a destra e un cartiglio con iscrizione (sempre in caratteri go- tici) a sinistra; l’altra presenta una figura bar- buta, con una chioma irta, conformata a mo’ di raggi biforcuti, e la testa ruotata verso sini- stra. Dal suo volto traspare tensione; con la mano destra, che si porta alla testa, descrive un gesto benedicente; con la sinistra, invece, stringe con forza il cartiglio, che si svolge dia- gonalmente al corpo e contiene un’iscrizione a caratteri gotici. Anche la parte inferiore del corpo palesa un movimento che si percepisce al disotto delle pieghe delle vesti che, rispetto alle altre sculture, sono più dettagliate. Infine, la base della statuetta, a differenza delle altre non presenta un bordo tondo, ma simula una sorta di nuvola con due teste di bambino che fuoriescono alle estremità. Con tutta evidenza, il pregevole gruppo scultoreo presentava anche altre figure, andate forse perdute quando furono accantonate o utilizzate all’interno della cattedrale, sino a quando mons. Capranica, probabilmente nel 1558, le fece disporre in serie sulla cornice in origine nel fatto che la cittadella fosse parte del facciata, contestualmente alla realizzazione del feudo di Marino Marzano, genero di Alfonso porticato. d’Aragona, poi feudo e residenza del segretario di Ferrante I, il barone Antonello de Petruciis e I restauri di suo figlio Francesco conte di Carinola, en- trambi giustiziati poco dopo la repressione In Campania, durante la fase di riscoperta dei della cosiddetta “Congiura dei Baroni”. grandi valori dell’arte dalla prima cristianità al A tal proposito, è realistico ipotizzare che tardogotico meridionale, nella sola Napoli si le statuette potrebbero essere state commis- attuarono numerosi interventi di restauro su sionate dai Marzano o dai Petrucci per un mo- edifici che, indipendentemente dal loro stato di numento funebre da erigersi o eretto nella decadimento, fossero in grado di riferire quei cattedrale, che, a seguito del tragico epilogo valori. La caratteristica qualità conferita del- delle loro vicende, non sia stato più realizzato l’arte medievale era insita anche nell’appellativo o addirittura sia andato distrutto. Ai Petrucci, dell’ente preposto alla tutela dei monumenti: la dopo esser stati giustiziati, sembra sia stata ne- Regia Soprintendenza all’Arte Medioevale e gata anche degna sepoltura. Per quanto ri- Moderna. guarda ancora le antiche statuette, la cui altezza Se a Napoli il soprintendente Gino Chie- si aggira intorno ai 35 cm, esse presentano rici, tra il 1924 ed il 1935, effettuava una serie 62 Fig. 31 – Carinola, cattedrale. Vista della navata centrale in una foto di inizio Novecento. L’edificio si mostrava ancora in una veste barocca. Si notino le paraste sostenenti le arcate ogivali. Nella navata destra una delle due cappelle era in uso e chiusa da un’inferriata; le colonne su cui impostano le arcate ogivali tra la seconda e la terza navata erano obnubilate da una struttura muraria (collezione privata, per gentile concessione dell’ing. Enrico Tuozzi).

di restauri volti alla rivelazione di quelle forme imponenti arcate di accesso al pronao, an- uniche di arte medievale, in tutto il territorio ch’esso attintate a calce». I sondaggi avvalora- altri funzionari della Soprintendenza si preoc- rono le tesi del funzionario, che rinvenne sotto cuparono di individuare testimonianze mate- gli stucchi le cornici in pietra lavorata al disopra riali del Medioevo campano e, quindi, di dei portali e le cornici di imposta delle volte. attuare progetti di ripristino stilistico su edifici Questi rinvenimenti suscitarono, come af- forse di importanza minore, ma senza dubbio fermava il soprintendente Armando Venè interessanti per la ricerca di queste espressioni nella sua lettera alla Direzione Centrale delle artistiche. Antichità, premure da parte del Comune e Durante i lavori di restauro del palazzo delle autorità ecclesiastiche, tanto da spingerlo Martullo, già Marzano, il funzionario prof. O. a favorire la redazione di un progetto di ripri- Siviero rivolse la sua attenzione anche al por- stino del monumento alle forme originarie. tico dell’ex cattedrale52. Con il permesso del Ovviamente, questa proposta contrastava con Comune e del rettore parroco effettuò dei son- quanto prescritto dall’articolo 5 della Carta ita- daggi per conoscere la struttura celata da liana del restauro, redatta nel 1932 a cura del «goffe ornamentazioni di stucco, più goffa- Consiglio Superiore delle Antichità e Belle mente ancora attintate di un ignobile color ce- Arti: «che siano conservati tutti gli elementi lestino, che contrasta rudemente con le tre aventi un carattere d’arte o di storico ricordo, 63 Fig. 32 – Carinola, cattedrale. Vista della navata centrale in una foto di inizio Novecento. Si notino: alla sommità della scala marmorea la balaustra in marmi policroma voluta da mons. De Lucia agli inizi dell’Ottocento con un elegante cancelletto in metallo artisticamente sagomato (visibile nell’immagine precedente); a sinistra la sedia vescovile sotto un baldacchino ornato con stoffe; sulla destra il pulpito ligneo addossato al pilastro, la cui parte corrispondente alla colonna oggi visibile era stata eliminata; al limite tra il presbiterio e la navata, sotto l’arco trionfale dell’abside, l’imponente altare in marmi policromi fatto realizzare nel 1796 dal vescovo Del Muscio e del quale oggi resta solo la mensa; in testa all’ar- cone trionfale ogivale, il grande stemma in stucchi di mons. Della Marra; lungo le pareti dell’abside gli stalli lignei lavorati del coro (collezione privata, per gentile concessione dell’ing. Enrico Tuozzi). solo porticato. Una volta assicurati i finanzia- menti, si aprì anche il cantiere della cattedrale. Quest’ultima, però, come attesta un’epi- grafe posta sulla parete sinistra del pronao, fu oggetto di lavori di restauro già nel 1932, a cura del presidente della Cassazione, del po- destà e del parroco. Ritornando all’intervento: «si procede, quindi, alla spicconatura degli in- tonaci, alla demolizione di quattro edicole in stucco con relativi pitture settecentesche, alla pulitura delle cornici dei portali e delle arcate con restauro delle parti deteriorate, al rifaci- mento degli intonaci delle volte e delle pareti, alla eliminazione della vecchia pavimenta- zione in lastre di marmo, al restauro del fregio posto al disopra delle arcate e alla ripulitura delle statuette maiolicate che poggiano su di esso». Con queste opere, in definitiva, furono riportati alla luce i portali della chiesa medie- vale ed il portico. È probabile che il funzionario fosse a co- noscenza di questo dato, forse trascurabile se rapportato alla frenesia di ripulire la chiesa da qualsiasi aggiunta che celava le forme medie- vali. I lavori di restauro si interruppero, proba- bilmente anche a seguito del sopraggiungere della guerra. Negli anni cinquanta e sessanta del a qualunque tempo appartengano, senza che secolo scorso, sotto la direzione dell’ispettore il desiderio dell’unità stilistica e del ritorno alla Mario Zampino, si aprì il secondo lotto dei la- primitiva forma intervenga ad escluderne al- vori. Questi consisteranno: nella rimozione di cuni a detrimento di altri, e solo possano eli- tutti gli stucchi barocchi; nel riportare la quota minarsi quelli, come le murature di finestre e della cappella di San Bernardo a quella origina- di intercolumni di portici che, privi di impor- ria, disvelando l’antica pavimentazione; nel tanza e di significato, rappresentino deturpa- portare fuori le tracce dell’antico sacello, ria- menti inutili; ma che il giudizio su tali valori prendo il primitivo ingresso chiuso dalla cap- relativi e sulle rispondenti eliminazioni debba pella della Madonna delle Nevi; nel ricostituire in ogni caso essere accuratamente vagliato, e tutte le membrature angioine; nell’individuare non rimesso ad un giudizio personale dell’au- le tracce delle arcate dell’antico portico poi oc- tore di un progetto di restauro». cupato dalla quarta navata. Ad ogni modo, il valore di ciò che cela- Nel 1969 iniziò il terzo lotto, ad opera vano gli stucchi barocchi sembrò derogare della funzionaria Margherita Asso. Dalla rela- ogni intenzione di rispetto per le stratifica- zione sui lavori si apprende che, durante le at- zioni storiche. Quindi fu redatto il progetto tività di restauro precedenti, erano stati lasciati di ripristino della cattedrale, principiando dal aperti molti saggi e realizzati rifacimenti in- portico, per estendersi successivamente, in compiuti e poveri di documentazione. Questa vari lotti, alla struttura nella sua interezza. In- situazione non giovò a chi era subentrato. fatti, la richiesta di finanziamento di lire 4.400, Muovendo dalla presenza di una quarta cam- inoltrata nell’ottobre 1938 al Ministero, era fi- pata, ottenuta inglobando il portico con qua- nalizzata, unitamente al contributo assicurato drifore altomedievali, l’architetto andò alla dal Comune, pari a lire 2.200, al ripristino del ricerca di una campata simmetrica sul lato si- 64 Fig. 33 – Carinola, cattedrale. Particolare della sistema- Fig. 34 – Carinola, cattedrale. La stessa mensola della fi- zione a stucco del periodo settecentesco di una mensola gura precedente liberata dagli stucchi barocchi e riportata che sorregge le piccole paraste su cui impostano gli archi alla forma originaria, risalente al XV secolo. ogivali trasversali che separano le crociere della navata centrale.

nistro. Su tale versante, tra l’altro, al disotto rono studiate, imitate, rielaborate e riproposte dopo la degli stucchi comparvero le sagome di alcuni loro scoperta nel 1480 dalle grotte del Colle Esquilino a Roma, poi rivelatesi gli ambienti ipogei della Domus aurea. archi a tutto sesto con conci in pietra grigia la- 8 A. ALTAMURA, P. BASILE (a cura di), Imitazioni dantesche di vorata. Dopo un preliminare consolidamento quattrocentisti meridionali, Napoli 1976, pp. 7-27. delle volte e della soprastante muratura, furono 9 E. SPINELLI, La pittura nell’area benedettino-cassinense tra XI aperti gli archi e disvelate due cappelle comu- e XII secolo, in L. CRIMACO, F. SOGLIANI, Culture del Passato. La Campania settentrionale tra preistoria e medioevo, Napoli nicanti, coperte con volte a crociera ogivale, 2002, p. 233. con arcate impostanti su un tronco di colonna 10 M. D’ONOFRIO, V. PACE, Santa Maria di Foroclaudio a Ven- che presentava un capitello corinzio di spoglio. taroli, in “Italia romanica. La Campania”, IV, Milano 1981, p. 112. 11 L’abate benedettino Desiderio, per far decorare la sua chiesa chiamò nel territorio capuano artisti bizantini le cui Note: espressioni furono, successivamente, tradotte dalle mae- stranze locali con una certa libertà. Infatti, i racconti sacri 1 Cfr. C. PELLEGRINO, Apparato delle antichità di Capua. Ov- assunsero toni vivaci. Dell’arte bizantina furono presentate vero discorsi della Campania Felice, Napoli 1771, pp. 478-480. nuovamente le varie opzioni iconografiche, le figure tipiz- 2 L. CARDI, op. cit., p. 20. zate ed i panneggi; furono utilizzati colori chiari sulle pareti 3 C. ORLANDI, Delle città d’Italia e sue isole adiacenti, V, Perugia per renderle più luminose, con le modalità importate dai 1778, pp. 361-362. maestri orientali. Da queste espressioni figurative bizan- 4 G. CAPPELLETTI, Le chiese d’Italia. Dalla loro origine fino ai tine, però, le nuove intraprese artistiche si allontanarono nostri giorni, Venezia 1886, p.230. per il contrasto forte delle tinte, il modellato robusto delle 5 L. MENNA, op. cit., II, pp. 750-51. forme e la ricerca di espressione e movimento. 6 Un esempio paradigmatico di riuso dell’antico, non 12 Gli apostoli in origine erano: Pietro, Giovanni, Giacomo, molto distante dalla realtà in esame, è il duomo di Poz- Andrea, Filippo, Tommaso, Bartolomeo, Matteo, Giacomo zuoli, dove il tempio di Augusto fu interamente utilizzato di Alfeo, Simone Zelota, Giuda Taddeo e Giuda Iscariota. come chiesa. Dopo l’Ascensione, morto l’Iscariota, si aggiunsero Mattia, 7 La presenza di elementi decorativi grotteschi denota la e, dopo la conversione, Paolo, “apostolo dei Gentili”. conoscenza, non comune in piccole realtà come Carinola, 13 Cfr. M. D’ONOFRIO, V. PACE, op. cit., pp. 109-113. di motivi artistici che iniziano a riaffermarsi in questo 14 La riproduzione dell’affresco dell’abside, opera dell’ar- campo verso la fine del XV secolo. Le grottesche, infatti, fu- tista F. Antoriello, fu commissionata da Demetrio Salazaro, 65 Fig. 35 – Carinola, cattedrale. Copertura dell’invaso absi- dale.

componente della Commissione Conservatrice dei Monu- cinta muraria, in quanto si fa riferimento ad una porta; menti di Terra di Lavoro ed Ispettore del Museo Nazio- per l’anno 980: et inclita ipsa sorte, que nobis vel ad pars iam nale di Napoli, in occasione dei suoi Studi sui Monumenti dicti monasterii exinde venerit, per singulos annos ipsis, qui supra della Italia Meridionale dal IV al XIII secolo (Napoli, 1871). germani vel eorum eredes, illos nobis adducat intus civitate Calinola, 15 Cfr. N. KAMP, Monarchia ed episcopato nel Regno svevo di Si- ad ecclesiam Sancte Marie cum omne suum spendium salvum.V. cilia, in UNIV. STUDI DI BARI (a cura di), Potere, società e popolo FEDERICI, op. cit., II, pp. 196-203; per il 1034: cellam Sancte nell’età sveva: 1210-1266, Bari 1985, p. 140. Marie in Calinule. Ibidem, III, p. 25; per il 1059: in Calinole 16 Cfr. E. SPINELLI, op. cit. p. 233. ecclesiam Sancte Marie; et Sanctorum Cosme et Damiani. Ha in- 17 Ibidem. teresse, a tal proposito, notare la presenza in Carinola 18 C. ROBOTTI, Architettura catalana in Carinola. Chiesa di anche di una struttura dedicata ai santi Cosma e Damiano. Santa Maria in Foroclaudio, in M. ROSI (a cura di), Carinola, Ibidem, p. 93. Pompei quattrocentesca, Napoli 1997, p. 114. 21 A. BRODELLA Storia della Sagrestia della Cattedrale di Cari- 19 Cfr. G. LEVA, F. MIRAGLIA, Il restauro della basilica di S. nola, Marina di Minturno 1996, p. 65. Maria in Foro Claudio a Ventaroli (1968-1972), in G. FIENGO, 22 Leguntur enim nomina Ionathae et Bartholomaei, Iordani Prin- L. GUERRIERO (a cura di), Monumenti e documenti. Restauri e cipis fratrum; huic Bartholomaeo, Carinolae domino, filius fuit Ri- restauratori del secondo Novecento (Atti del Seminario Nazio- chardus, qui primum fuit tutor nepotis Ionathae Ducis et postea ipse nale), Napoli 2011, pp. 459-470. Ducatum obtinuit, sub nomine Richardi II. A. BRODELLA, Ap- 20 Dal Chronicon per l’anno 978: et quamdiu ibidem pro talia pendice alla storia della Diocesi di Carinola, Marina di Minturno steterit missus predicti monasterii, ibi debeat manducare, et bibere 2008, p. 40. iusta racione secundum suam potenciam et inclita ipsa curte, quam 23 Di questo si hanno notizie alla fine del XVIII secolo, ad pars predicti monasterii exinde evenerit per singulos annos vic- allorché si chiese di riportare il mercato dalla piazza della tualium, et vinum, et alia omnia ref[r]ugia, qui supra Leo, et Io- cattedrale innanzi alla porta del Castello: «Che si restitui- hanne, vel eorum eredes illos nobis adducat intus civitate Calinola, sca detto mercato nel luogo antico, cioè fuori la porta del ad ecclesiam Sancte Marie, que est nostri monasterii, cum omne Ducal Castello, senza che più si eserciti avanti il largo di suum spendium salvum. Da questo documento si apprende detta Cattedrale». A. BRODELLA, Cronaca di Carinola dal come l’insediamento di “Calinole” fosse già dotato di una 1600 al 1925, I, Sparanise 2010, p. 213. 66 Fig. 36 – Carinola, cattedrale. Piccola nicchia per suppel- Fig. 37 – Carinola, cattedrale. Capitello della chiesa roma- lettili sacre decorata esternamente con una cornice in pie- nica impiegato nella fabbrica successiva. Nella fase di reim- tra di tufo lavorata secondo il gusto artistico piego è stata inserita una mensola in tufo grigio su cui durazzesco-catalano. Al disotto un piccolo incavo con- scarica l’esile arco ogivale. tiene un’altrettanta piccola ciotola scolpita con foro per raccogliere liquidi.

34 Ibidem, p. 161. 35 L. MENNA, op. cit., I, p. 46. 36 AGA, Carte Rocca, p. 37. Il vescovo Carlo Sforzati morì nel 1477; A. BRODELLA, Storia della Diocesi..., cit., p. 77. 37 A. VENDITTI, op. cit., p. 713. 38 Le mensole delle arcate del transetto e di quelle della na- vata furono obnubilate, con gli interventi barocchi, me- diante la sovrapposizione di teste di angeli in stucco. 24 Cfr. U. ZANNINI, G. GUADAGNO, S. Martino e S. Bernardo, 39 C. VALENTE, op. cit., p. 39-40. Marina di Minturno 1997. 40 25 A. BRODELLA, Storia della Diocesi..., cit, pp. 131-133. Duodecima petia de terra de suprascripto loco ubi nominatur Ci- 41 La cattedrale sidicina fu quasi distrutta dai bombarda- vitas Ructa hos abet fines: ab uno latere est finis terra Petri filii menti del 1943 e successivamente ricostruita su progetto quondam Purpuri, ex alio latere est finis terre ecclesie Calinensis di Roberto Pane. Cfr. A. CAPASSO, S. CAVALLACCIO, La ri- episcopii Sancti Iohannis. Cfr. J. MAZZOLENI, Le pergamene di costruzione della cattedrale di Teano ad opera di Roberto Pane, in Capua, I, 972-1265, Napoli 1957, p. 29. IENGO UERRIERO 26 G. F ,L. G (a cura di), Monumenti e ambienti. Cfr. A. BRODELLA, Appendice..., cit., p. 55. Protagonisti del restauro del dopoguerra. Atti del Seminario Na- 27 Cfr. S. RICCIARDONE, op. cit., pp. 77-88. 28 zionale, Napoli 2004, p. 417. A. BRODELLA, Appendice..., cit., p. 69. Il Menna riferisce 42 M. RUSSO, Antonino Rusconi: l’attività campana, Ibidem, p. di conoscere il testo di una lapide mai realizzata «in me- 299. moria di aver Monsignor Salomone fatta costruire la Cu- 43 A. DI LANDA, La Collegiata di S. Giovanni Battista di Mon- pola». L. MENNA, op. cit., I, p. 62. dragone nei documenti editi e inediti, Sessa Aurunca 1998, p. 72. 29 C. VALENTE, op. cit., pp. 39-45 44 CLAUDITUR HIC CORPUS VENERABILIS PRE- 30 L. MENNA, op. cit., II, p. 102. SBITERI STEFANI CECHA DE CALENA QUI 31 HIC REQUIESCIT CORPUS / BEATI MARTINI FUIT CELESTIS MILICIE ET BONITATIS SECTA- TRANSLATU(M) / DE MONTE MARSICO PER / TOR PRECLARUS ET HOC DUM VIXIT SIBI ELI- MANUS PRESULIS BERNARDI / ANNO DEHINC. GIT HOSPICIUM. MCCCCCXVIII. Secondo il Menna MDCCXCVI DIE XXI FEBR. / DE ALTARI MA- la tomba di Cecha era posta nella chiesa della Maddalena. IORE HEIC. SOLEMNITER / COLLOCATUM. L. Se l’informazione è vera, è probabile che la lapide con i MENNA, op. cit., II, p. 45. resti mortali sia stata trasferita nella cattedrale, a seguito 32 Cfr. A. VENDITTI, Urbanistica e architettura angioina, in AA. della chiusura del vecchio seminario e la realizzazione del VV. Storia di Napoli, Napoli 1969, pp. 710-720. nuovo ad opera del vescovo Abbati, appena dopo il suo 33 M. PICCIRILLO (a cura di), Io notaio Nicola De Martoni. Il insediamento, avvenuto nel 1724. pellegrinaggio ai Luoghi Santi da Carinola a Gerusalemme 1394- 45 A. BRODELLA, Storia della Diocesi…, cit., p. 190. 1395, Gorle 2003, pp. 73-93. 46 Ibidem, p. 265. 67 Fig. 38 – Carinola, cattedrale. Due capitelli sovrapposti della Fig. 39 – Carinola, cattedrale. Uno dei capitelli dell’arco prima chiesa utilizzati come base per il fonte battesimale li- dell’abside laterale, rielaborazione del modello corinzio gneo scomparso dopo i lavori di restauro. secondo i canoni dell’arte gotica angioina.

Fig. 40 – Carinola, cattedrale. Frammento del mosaico Fig. 41 – Carinola, cattedrale. Frammento di un affresco della cella paleocristiana. In chiave, in un tondo, è una del XIV secolo, staccato, che raffigurava una Madonna croce gemmata con l’alfa e l’omega. con Bambino tra angeli e santi.

47 L. MENNA, op. cit., I, p. 55 48 L. CRIMACO, Dal vicus al castello. Genesi ed evoluzione del pae- saggio agrario tra antichità e medioevo. Il caso della Campania set- tentrionale, in L. CRIMACO, F. SOGLIANI (a cura di), Culture e passato. La Campania settentrionale tra preistoria e medioevo, Napoli 2002, p. 106. 49 Cfr. A. BRODELLA, Storia della Diocesi..., cit., pp. 157, 166, 296. 50 G. LEVA, F. MIRAGLIA, Il restauro della cattedrale di Carinola (1966-1972), in G. FIENGO, L. GUERRIERO, Monumenti e do- cumenti..., cit., pp. 432-435. 51 G. DONATONE Contributo alla storia della maiolica napole- tana, in “Napoli nobilissima”, s. III, VI, Napoli 1967, pp. 186.187. 52 Cfr. Carinola, Chiesa ex Cattedrale di S. Giovanni Battista. ACS, Ministero P.I., Direzione Generale AA. BB. AA., div. II, 1938-1939, Napoli Provincia A-M, B. 259, class. 6 mo- numenti. 68 Fig. 42 – Carinola, cattedrale. Sarcofago romano conte- nente i resti mortali di san Bernardo.

Figg. 43-44 – Carinola, cattedrale. A sinistra, alcune statuette maiolicate quattrocentesche poste in facciata. A destra, due statuette realizzate per il presepe in San Giovanni a Carbonara a Napoli dai fratelli Alemanno (o Alamanno) nel 1478 su commissione di Jaconello Pipe, aromatario del duca di Calabria. Le affinità ricondurrebbero i manufatti ad un’unica espressione artistica.

69 Francesco Miraglia La chiesa dell’Annunziata in Carinola Note sui restauri del secondo dopoguerra

Premessa L’anno seguente, l’architetto Zampino, La suggestiva chiesa dell’Annunziata, di ma- sotto la guida del soprintendente Giorgio Rosi, trice trecentesca e con stratificazioni sostan- nella relazione iniziale di un corposo inter- zialmente riferibili al XV secolo, si staglia nel vento, il cui preventivo – datato 10 febbraio settore nord-orientale del centro storico di Ca- 1947 – configurava un investimento pari a rinola, negli immediati pressi della seconda 1.500.000 lire, affermò che la struttura sacra cinta muraria quattrocentesca, attraverso la «costruita nel XIV secolo ebbe a subire note- quale, dopo aver impegnato il ponte della voli danni a causa degli eventi bellici» e che, in Maddalena, ci si connetteva all’antico asse via- considerazione dell’interesse «artistico del mo- rio che conduceva alla vicina Capua. La strut- numentale edificio questa Soprintendenza ha tura, che da molti anni versa in un deplorevole eseguito con un primo finanziamento del Su- stato di abbandono, è di proprietà comunale periore Ministero i più urgenti lavori necessari ed è all’attualità oggetto di minimi interventi per la conservazione della Chiesa». di restauro1. Con l’intervento in parola, che rappresen- tava un suppletivo, erano previsti «i lavori di Contesto operativo consolidamento dei pilastri e degli arconi delle Il presente contributo anatomizza, giovandosi cappelle, nonché il completamento della co- di inediti documenti di archivio2, gli interventi pertura, l’intonaco ed il pavimento»5. Tra le ca- condotti sulla chiesa dalla Soprintendenza ai tegorie di lavoro più significative era Monumenti della Campania nell’immediato annoverato l’utilizzo della “pietra scura locale” secondo dopoguerra. Necessari ai fini delle ri- (il tufo grigio campano, litotipo dominante nel parazioni dei danni di guerra, essi si protras- territorio di Carinola), «lavorata a bocciarda o sero, snodandosi in diverse perizie di spesa, a martellina, in blocchi di misure obbligate, sa- sino agli anni cinquanta del Novecento3, su in- gomati, scorniciati, con decorazioni, per rive- teressamento di diversi soprintendenti e con stimento dei pilastri polistili e degli archi di l’impegno continuativo dell’architetto Mario mattoni (…) (in sostituzione di quelli schiac- Zampino, che, a sua volta, sarebbe di lì a poco ciati), per le ornie dei finestroni, nonché per i divenuto soprintendente4. pezzi dell’arcone trionfale da sostituire». Al- Un primo preventivo di spesa, del cui esito tresì, il preventivo prevedeva di realizzare una non è stato sinora possibile avere riscontro, fu pavimentazione «di pianelli di argilla pressata redatto nel 1945 dall’ufficio del Genio Civile rettangolari (…) con quadrelli di argilla maio- di Caserta, riguardante, nel più ampio contesto licata (…) di lato perfettamente piano ed ar- dei danni di guerra, i «lavori occorrenti per la rotati negli assetti, a tinta omogenea fornita in riparazione della Monumentale Chiesa della SS. opera» e la fornitura e posa in opera di «tegole Annunziata di Carinola», per un importo di piane dette alla napoletana e coppi di argilla» 3.000.000 di lire. Comprendente ben ottanta per la copertura in corrispondenza dei se- voci di spesa, alcune delle quali successiva- guenti ambienti: navata, abside, sacrestia, spa- mente eliminate, prevedeva, in sostanza, lavori zio ad essa adiacente e congrega. di consolidamento, affiancati alla ricostruzione Nel novembre dello stesso anno fu stilato delle porzioni della struttura distrutte a causa un ulteriore preventivo, riguardante le «opere degli eventi bellici, a cominciare dal tetto, per necessarie urgenti per la preservazione della un’estensione di 660 metri quadri. monumentale chiesa della SS. Annunziata in Cessata l’emergenza bellica, la Soprinten- Carinola (Caserta) danneggiata dalle azioni denza ai Monumenti della Campania cominciò belliche», che prevedeva lo stanziamento di ad interessarsi alla struttura sacra. Un primo 1.000.000 di lire per continuare le opere di intervento, riportato nell’elenco dei finanzia- consolidamento strutturale realizzate «con i menti del Ministero della Pubblica Istruzione primi due finanziamenti concessi dal Supe- per l’anno 1946 e non corredato da preven- riore Ministero della Pubblica Istruzione». La tivo, ammontava a 2.370.000 lire. relazione introduttiva chiariva anche che la 165 Fig. 1 – Carinola. Chiesa dell’Annunziata, crociera absidale (foto 2013).

chiesa, «costruita nel XIV secolo», pur avendo Monumento». Per tali lavori, più articolati dei sofferto danni cagionati dagli eventi bellici, precedenti, si prevedeva un finanziamento di non aveva fortunatamente subito «sostanziali 500.000 lire. Il preventivo, in sostanza, ripor- modifiche architettoniche». tava due sole voci, riguardanti, rispettivamente Ennesimo preventivo, di entità netta- «Ferro lavorato per la costruzione degli infissi mente inferiore (150.000 lire, somma in gran come da disegno esistente» e «Vetri chiari sot- parte prevista per lavori a misura), fu redatto topiombo eseguiti a disegno come quelli anti- il 10 ottobre 19486. Gli interventi più incisivi chi». In ciò configurando la volontà di si riferivano al consolidamento del campanile, effettuare un intervento non orientato alla di- da condursi con l’utilizzo di «muratura di mat- stinguibilità. toni pieni e malta ordinaria» ed all’intonacatura In considerazione della complessità del delle pareti esterne dell’edificio sacro, da ese- contesto d’azione, l’interesse della Soprinten- guirsi con «intonachino liscio a regolo di malta denza campana perdurò negli anni successivi: ordinaria, previo arriccio ed abbozzo», per una infatti, due ulteriori preventivi – finalizzati alla spesa di egual misura. realizzazione di «lavori urgenti per la conser- In un successivo preventivo, datato 23 vazione della monumentale chiesa della SS. agosto 1949, nel riconoscere che i precedenti Annunziata in Carinola (…) chiesa assimilata finanziamenti avevano consentito «lavori di a parrocchia» – furono redatti, rispettivamente consolidamento e rifazione della copertura a il 20 novembre 1950 ed il 15 ottobre 1951, dal- tetto con capriate a vista trecentesca», si af- l’arch. Mario Zampino (che ricopriva anche il fermò che si sarebbe dovuto provvedere, no- ruolo di direttore dei lavori) ed approvati dal nostante i «ristretti limiti della spesa per la soprintendente Antonino Rusconi7. Il primo limitata assegnazione dei fondi (…) al ripri- prevedeva un finanziamento di 900.000 lire, il stino degli infissi in ferro con vetri sotto- secondo di 360.000. Frutto, con tutta evi- piombo per evitare ulteriori danni al denza, di un continuum operativo, i due docu- 166 menti proponevano lavori che si erano resi ne- tuale della ricerca, purtroppo, non sono noti cessari per rendere officiabile l’edificio sacro, gli esiti di quest’ultimo provvedimento8. seguitando sostanzialmente le opere di demo- lizione, cucitura e finitura (intonaci esterni e Conclusioni ripristino di alcune cornici), cui si associava la L’anamnesi degli interventi condotti sulla realizzazione dell’altare maggiore. chiesa dell’Annunziata nell’immediato se- La relazione al primo preventivo – del condo dopoguerra, pur non arricchita da un tutto simile a quella del secondo – chiariva che corredo grafico o fotografico, fa compren- «già con i precedenti finanziamenti di codesto dere, al pari di altri casi indagati, come l’esi- Ministero della Pubblica Istruzione», la chiesa genza di consolidare o addirittura ricostruire era stata restaurata «con opere di consolida- con celerità e di recuperare alla propria fun- mento statico e col rifacimento del tetto, della zione le strutture danneggiate dagli eventi bel- pavimentazione e degli infissi, riportando l’in- lici, soprattutto quelle con destinazione sieme al suo originario aspetto tardo gotico, pubblica quali edifici governativi o chiese, con la messa in luce di pitture dei primi del fosse preminente rispetto ad altre istanze. Quattrocento». Ha interesse constatare, anche Spinti da questa necessità, purtroppo, di- in questo caso, la pervicace, quanto inadeguata versi operatori tecnici, del Genio Civile come ricerca, negli interventi proposti, dell’unità in anche delle soprintendenze, congegnarono in- stile, ampiamente proscritta decenni prima terventi troppo spesso non guidati da una lo- dalla Carta del Restauro di Atene (1931) e dalla gica di preservazione delle preesistenze, che, Carta Italiana del Restauro (1932). anzi, procurarono ulteriori danni ai palinsesti La costruzione dell’altare maggiore, ripor- oggetto di intervento. tata nel secondo preventivo ai numeri d’ordine 7, 8 e 9, prevedeva scalini in piperno «lavorati a grana fina e cesellati negli assetti per gradini Note: e formazione della predella», un blocco dello 1 stesso materiale per la realizzazione del palio I suddetti lavori non sono purtroppo risolutivi, abbiso- gnando la struttura sacra di un piano di interventi ben ed uno di marmo bianco o di bardiglio per la più ampio ed incisivo, da condursi con la cura e la speci- mensa. Del suddetto altare, all’attualità, non vi ficità caratterizzanti il moderno esercizio della tutela. sono purtroppo tracce: con buona probabilità 2 Archivio Soprintendenza Belle arti e paesaggio per le è stato rimosso per aggiornare l’aula alle mu- province di Caserta e Benevento (BEAP), B. 55. Le suc- tate esigenze cultuali. cessive citazioni, ove non diversamente indicato, sono Il 28 marzo 1951 l’ufficio del Genio Civile tratte dalla stessa fonte. 3 Da riscontri documentari presso l’archivio della Soprin- di Caserta, su richiesta della Soprintendenza tendenza BEAP di Caserta e Benevento, si è potuto ve- campana, certificò che «la Monumentale rificare che l’entità dei finanziamenti erogati dal Ministero Chiesa SS. Annunziata in Carinola è rimasta della Pubblica Istruzione per «lavori di restauro e di ri- danneggiata da azioni belliche». La certifica- pristino» della chiesa, nel periodo 1946-52, ammonta a zione fu redatta ai sensi delle disposizioni del 7.380.000 lire, ripartiti come di seguito indicato. 1946: decreto luogotenenziale n. 322 del 7 giugno 2.370.000 lire; 1947: 1.500.000 lire; 1948: 1.000.000 lire; 1949: 150.000 lire; 1950: 500.000 lire; 1951: 900.000 lire; 1945, che regolamentava l’applicazione delle 1951: 360.000 lire; 1952: 600.000 lire. Nello stesso pe- agevolazioni tributarie per la ricostruzione edi- riodo furono stanziati ben 11.330.000 lire per la chiesa di lizia. Il precario stato di conservazione della S. Francesco a Casanova e soltanto 500.000 lire per il pa- struttura sacra, dunque, era ancora oggetto lazzo Marzano (annualità 1947). In ordine ai lavori con- dell’interesse delle istituzioni preposte a vario dotti su quest’ultima struttura nel corso degli anni titolo alla sua tutela. Infatti, nel 1952, come ri- quaranta del Novecento, si consulti, per un’ampia tratta- portato nel citato elenco dei finanziamenti del zione, G. LEVA, F. MIRAGLIA, La tutela del palazzo Marzano a Carinola tra gli anni quaranta e settanta del Novecento attra- Ministero della Pubblica Istruzione, essa verso l’attività della Soprintendenza ai Monumenti della Campa- avrebbe giovato di ulteriori interventi, per una nia, Terra Laboris. Itinerari di ricerca, 2, Marina di sovvenzione pari a 600.000 lire. Allo stato at- Minturno 2012. 167 Fig. 2 – Carinola. Chiesa dell’Annunziata, scorcio dell’aula (foto 2013).

4 L’arch. Mario Zampino profuse il proprio impegno – della Soprintendenza campana ad occuparsi della tutela dapprima da funzionario, poi in qualità di soprintendente delle statue, andate perdute. –anche per la configurazione di interventi su diverse 7 La figura di Antonino Rusconi è ampiamente trattata in strutture presenti a Carinola. Si ricordino, a tal proposito, M. RUSSO, Antonino Rusconi: l’attività campana, in G. i lavori di restauro dell’ex cattedrale, da lui principiati e FIENGO, L. GUERRIERO (a cura di), Monumenti e ambienti. proseguiti sotto la guida dell’arch. Margherita Asso. Cfr. Protagonisti del restauro del dopoguerra (Atti del Seminario Na- G. LEVA, F. MIRAGLIA, Il restauro della cattedrale di Carinola zionale), Napoli 2004, pp. 289-326. (1966-72), in G. FIENGO, L. GUERRIERO (a cura di), Monu- 8 Nei documenti di archivio è stata rinvenuta una breve re- menti e documenti. Restauri e restauratori del secondo Novecento lazione, senza data ma con tutta evidenza seriore agli in- (Atti del Seminario Nazionale), Napoli 2011, pp. 427-438. terventi in parola, contrassegnata con la sigla “4/70”, nella 5 I lavori furono affidati all’impresa Romano Alfredo, che quale, dopo una sintetica analisi della struttura sacra, si de- offrì un ribasso dell’8%. scrivono i lavori sulla stessa effettuati: «Anche la Chiesa 6 Qualche mese prima, il 6 maggio 1948, il soprintendente della SS. Annunziata fa parte del notevole complesso di Rosi inviò una missiva al soprintendente alle Gallerie di costruzioni sorte in Carinola nella prima metà del Quat- Napoli, incentrata sul destino di alcune statue raffiguranti trocento nelle forme durazzesche-catalane dilaganti in la Deposizione. Il gruppo statuario «che si trovava in una quell’epoca in tutta l’Italia Meridionale, ma particolar- cappellina annessa alla Chiesa della SS. Annunziata all’ini- mente accentrate in Carinola. Ad unica navata con altari zio del lavori in corso di esecuzione a cura di questo Uf- laterali allogati nella profondità di archi poggianti su pila- ficio è attualmente depositato in un locale adiacente alla stri polistili con ricchi capitelli, termina con un’abside qua- Chiesa, ove fu trasportato a cura del locale Parroco». G. drata; l’arcone trionfale è a tutto sesto come pure le Rosi aggiunse: «tale gruppo consta di due parti distinte finestre con doppia strombatura. Durante i restauri sono una raffigurante il Cristo deposto con le tre Marie e il S. stati ritrovati vari affreschi quattrocenteschi raffiguranti la Giovanni in pessimo stato di conservazione e non su- Vergine e Santi. A lato della facciata sorge una cappella scettibile di restauro e l’altro composto delle figure di che risulta dalla trasformazione di un ingresso formato da Giuseppe d’Arinotea (di Arimatea, N.d.A.) e di Nico- pilastri con portale che doveva costituire l’ingresso ad un demo in migliore stato. Si ritiene che sia da escludere la recinto monastico oggi scomparso. È stato restaurato possibilità di un restauro e che al più si possa proporre anche il campanile lievemente posteriore alla chiesa; og- al Superiore Ministero la concessione di un contributo getto di consolidamento e restauro è stato anche il bel por- alla spesa che il locale Comitato dovrà sostenere per un tale caratteristico esempio di uno stile di transizione dal nuovo gruppo». In ciò comunicando l’indisponibilità catalano al rinascimentale, con lunetta affrescata». 168

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