Rassegna del 19/01/2017

FABI 19/01/2017 Corriere Romagna 10 La Fabi: «Carim 75 esuberi e filiali chiuse» - «Carim, 75 esuberi e ... 1 4.16.00 Rimini filiali da chiudere» 19/01/2017 Sole 24 Ore 17 Banca Carim avvia il confronto su 75 tagli Casadei Cristina 2 2.41.00 SCENARIO BANCHE 19/01/2017 Avvenire 21 Italiani «rimandati» in cultura finanziaria Scarsi Paola 3 1.05.00 19/01/2017 Corriere del Trentino 11 Riforma del credito coop, Cassa Raiffeisen presenta il piano Damaggio Marika 4 4.04.00 19/01/2017 Corriere del Veneto 12 Azioni e aumenti chi capitale nuova maxi-multa Consob A Bpvi Nicoletti Federico 5 4.30.00 Venezia e Mestre conto da 4,2 milioni 19/01/2017 Corriere della Sera 11 Intervista a Salvatore Rossi - «Grandi aziende per ripartire» - Manca Daniele 6 4.53.00 «L'Italia? Riparte solo da giustizia, formazione e grandi aziende» 19/01/2017 Corriere della Sera 33 . Itb, la banca per i tabaccai ... 7 5.17.00 19/01/2017 Corriere della Sera 37 «Mps, finita fuga dei depositi. Cedere in blocco le sofferenze» Sensini Mario 8 5.24.00 19/01/2017 Corriere della Sera 37 Ubs, Hsbc e Goldman Sachs da Londra a Parigi e Francoforte ... 9 5.24.00 19/01/2017 Corriere della Sera 37 Via libera a Ubi: comprerà le «good » per un euro ... 10 5.27.00 19/01/2017 Corriere della Sera 39 Sussurri & Grida - taglia i bonus m. bor. 11 5.32.00 19/01/2017 Corriere di Arezzo 6 Bancarotta Bpel Via agli interogatori degli indagati Antonucci Marco 12 7.44.00 19/01/2017 Corriere di Arezzo 6 "Bond truffa": i rispsarmiatori continuano ad essere ascoltati dalla Antonucci Marco 13 7.45.00 Finanza 19/01/2017 Corriere di Arezzo 7 Etruria e Ubi: c'è l'ok di Banca d'Italia Ora serve il sì dell'Europa - Antonucci Marco 14 7.38.00 Bancarotta Bpel Via agli interrogatori degli indagati 19/01/2017 Corriere di Siena 9 Mps, il piano entro febbraio Lo Stato entrerà al 70% - Mps, piano ... 15 7.56.00 in un mese "Lo Stato al 70 per cento Fuga depositi fermata" 19/01/2017 Corriere Fiorentino 2 Etruria a Ubi, Bankitalia dice sì Resterà soltanto il marchio Bonciani Mauro 16 4.23.00 19/01/2017 Corriere Fiorentino 2 Mps, vertici in Senato «Tagli confermati, conti mai a rischio» S.O. 17 4.23.00 19/01/2017 Corriere Fiorentino 3 Intervista a Luca Severini - «Imprese, tornate a investire» - «Più Bonciani Mauro 18 4.27.00 coraggio, il credito è pronto Le imprese tornino a investire» 19/01/2017 Eco di Bergamo 10 Collegio sindaci Bpm Buffelli presidente nominato dal Banco ... 19 4.37.00 19/01/2017 Eco di Bergamo 10 La Cassa Rurale di Treviglio apre a fissioni con altre Bcc ... 20 4.39.00 19/01/2017 Eco di Bergamo 12 A Linate un parcheggio firmato Percassi ... 21 4.50.00 19/01/2017 Gazzetta del Sud 8 Intesa Sanpaolo "sbarca" in tabaccheria ... 22 7.14.00 19/01/2017 Giornale 22 Mps, lo Stato avrà il 70% «Finita la fuga dei clienti» ... 23 1.31.00 19/01/2017 Giornale 22 Ok di Bankitalia a Ubi per Etruria & C ... 24 1.31.00 19/01/2017 Giornale 24 Intervista a Stefano Barrese - «Ecco la nostra banca a portata di Malito Raffaella 25 1.34.00 mano di chi va in tabaccheria» 19/01/2017 Giornale 24 «Per noi è un salto di qualità E possiamo crescere ancora» Ra. Ma. 26 1.37.00 19/01/2017 Giorno - Carlino - 26 Il commento - Il giusto valore Villois Bruno 27 6.27.00 Nazione 19/01/2017 Il Fatto Quotidiano 6 Mps, Morelli non ci pensa a lasciare Cerasa Luciano 28 1.22.00 19/01/2017 Italia Oggi 11 Banche, soluzioni solo globali Lettieri Mario - Raimondi 29 3.09.00 Paolo 19/01/2017 La Verita' 1 Le manovre di Ubi su Bankitalia e Consob per impedire l'inchiesta Tortorella Maurizio 30 0.00.00 dei magistrati - Le manovre di Ubi Banca su Consob e Bankitalia per ostacolare l'inchiesta 19/01/2017 La Verita' 1 L'editoriale - Lo scandalo continua la vigilanza non va - Il vero Belpietro Maurizio 31 2.46.00 problema è la vigilanza che va riformata 19/01/2017 La Verita' 3 Quell'intercettazione di Vegas e il giallo dell'sms al renziano Serra M.Tor. 32 2.50.00 19/01/2017 La Verita' 5 Spunta Banca Etruria dentro il tesoro di Maniero - Nell'inchiesta su Amadori Giacomo 33 4.02.00 Maniero spunta anche Banca Etruria 19/01/2017 Libero Quotidiano 1 C'è un conflitto di interessi tra Mps e il ministro Calenda - Conflitto De Stefano Tobia 34 4.05.00 d'interessi tra Mps e ministro 19/01/2017 Libero Quotidiano 8 Gli esuberi saranno almeno 2.500 P.E.R. 35 4.59.00 19/01/2017 Libero Quotidiano 9 Intervista a Francesco Di Ciommo - «Il salvataggio pubblico è Castro Antonio 36 4.59.00 necessario Ma vanno accertate le responsabilità» 19/01/2017 Libero Quotidiano 9 Lo stratagemma per fregare due volte i clienti delle banche Bechis Franco 37 5.00.00 19/01/2017 Libero Quotidiano 20 La tabaccheria diventa banca Barbieri Attilio 38 4.35.00 19/01/2017 Messaggero 17 Good bank, via alla cessione a Ubi Bper conclude la verifica su R.Ec. 39 2.37.00 Carife 19/01/2017 Messaggero 18 Intesa apre lo sportello in 22 mila tabaccherie Di Branco Michele 40 2.42.00 19/01/2017 Mf 2 L'ad Morelli in Parlamento: cederemo gli npl in blocco - Mps, Ninfole Francesco 41 3.58.00 cessione degli npl in blocco 19/01/2017 Mf 2 Creval vola in borsa dopo la nomina degli advisor Longo Paola 42 3.59.00 19/01/2017 Mf 2 Intesa lancia la nuova Banca dei Tabaccai Chiarano Francesca 43 4.00.00 19/01/2017 Mf 3 Banche, dal Senato critiche alla vigilanza Ue Satta Antonio 44 3.53.00 19/01/2017 Mf 3 Vicenza, già in 10 mila per i rimborsi - Vicenza, già in 10 mila per i La Monica Gabriele 45 3.54.00 ristori 19/01/2017 Mf 5 Oggi la Bce non muoverà un dito Bussi Marcello 46 4.03.00 19/01/2017 Mf 12 Contrarian - Come sbrogliare il groviglio giuridico sul tema ... 47 4.50.00 Popolari-Spa 19/01/2017 Panorama 16 Un'eredità esplosiva per il governo Gentiloni Cavalli Martino 48 5.35.00 19/01/2017 Repubblica 9 Intervista a Jeroen Dijsselbloem - "Italia meglio sulle banche ma la Giugliano Ferdinando 49 4.34.00 correzione dei conti serve per non tornare indietro" 19/01/2017 Repubblica 24 Sportelli - Mps, si ferma l'emorragia da 15 miliardi Da oggi i bond Greco Andrea 50 5.51.00 19/01/2017 Repubblica 24 Forzieri - The Donald spinge i profitti delle banche d'investimento Amato Rosaria 51 5.51.00 19/01/2017 Repubblica 26 Bankitalia approva la vendita a Ubi delle 3 good bank ... 52 5.54.00 19/01/2017 Repubblica Firenze 11 La difesa di Strozzi: "Non ci fu truffa dovete assolverlo" f.s 53 5.49.00 19/01/2017 Repubblica Roma 7 In vendita il palazzo dell'Eur - Eur, il palazzo Unicredit Autieri Daniele 54 4.56.00 finisce in vendita sul Wsj 19/01/2017 Sicilia 11 Il tabaccaio farà anche da banca - Con Banca 5 dal tabaccaio ... 55 4.07.00 carte, conti, prestiti, polizze e anche servizi immobiliari 19/01/2017 Sole 24 Ore 7 Tutti gli attriti fra Roma e Berlino Longo Morya - Malan 56 1.22.00 Andrea 19/01/2017 Sole 24 Ore 8 Hsbc trasferisce a Parigi il 20% dei ricavi sul trading - Hsbc e Ubs Maisano Leonardo 57 1.26.00 avviano il trasloco dalla City 19/01/2017 Sole 24 Ore 8 Per Milano più vicino il grande progetto di Distretto finanziario Incorvati Lucilla 58 1.27.00 19/01/2017 Sole 24 Ore 10 Borse caute, bene il nuovo BTp a 15 anni Cellino Maximilian 59 1.29.00 19/01/2017 Sole 24 Ore 29 Intervista a Roberto Nicastro - «I vincoli Ue hanno rallentato i Graziani Alessandro 60 3.00.00 tempi del salvataggio» - «Salvataggio in porto malgrado i freni della Ue» 19/01/2017 Sole 24 Ore 30 Ok Bankitalia a Ubi per le good - Ok di Bankitalia a Ubi per Colombo Davide 61 3.03.00 le banche salvate - Ok di Bankitalia a Ubi per le tre banche 19/01/2017 Sole 24 Ore 30 Mps va avanti nella cessione in blocco di Npl - Mps va avanti con Trovati Gianni 62 2.58.00 la cessione in blocco di Npl 19/01/2017 Sole 24 Ore 30 Pop Vicenza restituisce il Caravaggio a Prato S.Pi. 63 3.09.00 19/01/2017 Sole 24 Ore 31 Parterre - Conti Deutsche Bank in calo, stretta sui compensi dei R.Fi. 64 3.12.00 manager 19/01/2017 Sole 24 Ore 33 In breve - Private banking Credem, obiettivo 20 nuovi banker ... 65 3.54.00 19/01/2017 Sole 24 Ore 33 In breve - Risparmio gestito Banca del Sempione quota 4 nuove ... 66 3.57.00 Sicav 19/01/2017 Sole 24 Ore 33 Goldman Sachs triplica i profitti con il boom del trading - Goldman Valsania Marco 67 3.53.00 Sachs triplica i profitti 19/01/2017 Stampa 20 Mps, lo Stato uscirà presto Domani l'incontro con la Bce G. PAO. 68 3.09.00 19/01/2017 Stampa 21 Panorama - Sì di Bankitalia alla cessione delle tre "good bank" a ... 69 3.14.00 Ubi 19/01/2017 Tempi 19 Vedi il salvataggio di Mps e capisci perché la gente ce l'ha coi Farina Renato 70 5.49.00 politici, le toghe, i giornali WEB 18/01/2017 CATANIAOGGI.IT 1 Sicilia: lavoratori Albo unico ancora fuori dalla Sas, sindacati in ... 71 0.15.00 commissione Lavoro 18/01/2017 ECONOMIASICILIA.CO 1 Sviluppo Italia Sicilia, audizione in commissione all’Ars. Sollecitata ... 72 0.15.00 M ricollocazione personale 18/01/2017 LIBEROQUOTIDIANO.IT 1 Sicilia: lavoratori Albo unico ancora fuori dalla Sas, sindacati in ... 73 0.15.00 commissione Lavoro 18/01/2017 LIBEROQUOTIDIANO.IT 1 Parla il signore delle banche La sua tremenda verità ... 74 0.15.00 Corriere Romagna Rimini 19-gen-2017

La Fabi: «Carim 75 esuberi e filiali chiuse» - «Carim, 75 esuberi e filiali da art chiudere»

RIMINI. «Vogliamo l'elenco delle filiali che chiuderanno e dei tagli agli altri costi che la Carim attuerà». Lo spiega il sindacato Fabi, dopo l'incontro con i rappresentanti della banca in cui si è parlato di esuberi e tagli alle spese. Per quanto riguarda i primi, «si tratta di 75 persone», sui secondi «non abbiamo ricevuto precisazioni». Il faccia a faccia tra Fabi, Cgil, Cisl e Uil da una parte e una delegazione della Carim dall'altra ha prodotto una sorta di fumata nera e a un nuovo appuntamento al primo febbraio in cui, stando alle indicazioni dei rappresentanti sindacali, «dovranno essere presentati nel dettaglio i dati su chiusure e strategie per contenere le spese». A spiegarlo è il segretario nazionale della Fabi, Attilio Granelli, che in merito all'incontro avvenuto ieri mattina parla di «appuntamento interlocutorio in cui non sono stati fatti i necessari chiarimenti, che però sono stati solo rimandati al prossimo incontro». Al momento, aggiunge ancora Granelli, è stato spiegato che «c'è circa il 13 per cento della forza lavoro in esubero e quindi parliamo di 75 dipendenti» sui 600 totali. Tra i punti su cui non sono stati però forniti dei dati precisi, chiarisce ancora il segretario della Fabi, «c'è il numero di dipendenti che potrebbe accedere al fondo di solidarietà, ovvero su quelli a cui mancano dai sette anni in giù per arrivare alla pensione». La Carim si è riservata di fare i conti con i contributi Inps e di dare quindi una risposta, così come dovrebbe dare una risposta «sull'elenco preciso delle filiali che in questa riorganizzazione dovranno cessare l'attività», continua il sindacato, «sappiamo che ne saranno chiuse ma non sappiamo altro e su questo vogliamo dei chiarimenti al più presto». Così come sono state chieste delle precisazioni «che non sono arrivate» sul piano degli interventi per ridurre il piano delle ulteriori spese, «come ad esempio il capitolo delle consulenze», conclude Granelli, che rimanda quindi al prossimo primo febbraio, data in cui le parti in causa si sono date di nuovo appuntamento. Per quanto riguarda gli interventi per contenere le spese, però, la Carim sostiene di avere «rappresentato ai sindacati gli ulteriori interventi di razionalizzazione della rete pianificati al fine di cessare o ridurre l'operatività degli sportelli che non contribuiscono in modo adeguato alla redditività della banca, recuperando al tempo stesso risorse da dedicare allo sviluppo delle attività maggiormente innovative e a valore aggiunto». Nel corso della trattativa, conclude comunque la Carim, «saranno valutati tutti gli strumenti atti a gestire e mitigare le ricadute sociali e sui livelli occupazionali, meglio precisando i risparmi di costo attesi».

FABI 1 Sole 24 Ore 19-gen-2017

Banca Carim avvia il confronto su 75 tagli art Cristina Casadei — Si è aperta ieri la trattativa per il taglio del costo del lavoro di Banca Carim che la scorsa settimana ha inviato ai sindacati (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca) la lettera di avvio procedura per illustrare gli interventi necessari per la sostenibilità economica della gestione. Per la parte relativa alle risorse umane,l'istituto spiega che « tenuto conto della condizione di fabbisogno patrimoniale in cui versa la Banca, al fme di recuperare l'equilibrio tecnico e reddituale, quale pre-condizione per favorire la ri-capitalizzazione, si rende indispensabile e improcrast inabile intervenire sui costi del personale». Serve, secondo la banca, «un recupero di costi del personale pari almeno al 13% dell'onere annuo, con riduzione degli organici di almeno 75 unità». Tra le vie indicate dall'azienda vi sono la revisione delle normative aziendali e degli accordi di secondo livello, «divenuti insostenibili»,e da cui la banca ha annunciato «il recesso». Nell'incontro di ieri, come spiega una nota aziendale, la banca ha rappresentato «gli ulteriori interventi di razionalizzazione della rete pianificati al fme di cessare o ridurre l'operatività degli sportelliche non contribuiscono in modo adeguato alla redditività della Banca, recuperando al tempo stesso risorse da dedicare allo sviluppo delle attività maggiormente innovative e a valore aggiunto». Si va avanti in un «clima di costruttivo confronto» e «nel corso della trattativa saranno valutati tutti gli strumenti atti a gestire e mitigare le ricadute sociali e sui livelli occupazionali, meglio precisando i risparmi di costo attesi». Dalle dichiarazioni dei sindacati sicapisce che non ci sarà nessuna resa, soprattutto alla luce dei sacrifici del passato e dei risultati della gestione ampiamente illustrati nella lettera di avvio procedura. «Non è ammissibile che si chiedano ulteriori sacrifici ai lavoratori I dipendenti negli ultimi due anni si sonofatti caricodioltre7milagiornate di solidarietà e di certo i deludenti risultati economici denunciati dalla banca non possono essere imputati a loro, ma a un management che non ha saputo gestire adeguatamente il gruppo», dice il segretario nazionale della Fabi, Attilio Granelli. I sindacati sono comunque molto determinati nel dire che i risparmi non potranno passare dal numero e dalle buste paga dei bancari, senza prima essere passati dalle consulenze e dai compensi dei manager. E senza che vi sia un vero piano di rilancio. ***

FABI 2 Avvenire 19-gen-2017

Italiani «rimandati» in cultura finanziaria art Un'indagine condotta dalla Banca d'Italia relativa al 2008 vedeva solo il 43% dei capifamiglia in grado di rispondere correttamente a domande semplici come la lettura di un estratto conto o le distinzioni tra differenti tipologie di mutui. «Modeste», secondo i rilevamenti 2016 della Consob le conoscenze finanziarie degli italiani riferite alle decisioni di investimento: il 40%ha contezza di alcune nozioni di base, ma il 60% non mostra alcuna conoscenza neppure dei servizi previsti dalla normativa. Un problema enorme, quello del basso livello di alfabetizzazione finanziaria, poichè coinvolge moltissime scelte dei cittadini, compreso il sistema pensionistico e la previdenza complementare. Ciononostante l'Italia continua ad avere uno dei livelli più bassi tra le economie avanzate e per questo il tema dell'educazione finanziaria è così attuale. Le raccomandazioni Infe (Foro intemazionale dell'Ocse perl'educazione finanziaria) sottolineano la necessità di una Strategia Nazionale di Educazione Finanziaria; come primo passo per la sua attuazione le Autorità di vigilanza - Banca d'Italia, Consob, Covip e Ivass - con il Museo del Risparmio, la Fondazione per l'Educazione Finanziaria e al Risparmio e la Fondazione Rosselli, d'intesa con il Ministero dell'Economia e delle Finanze e il Ministero dell'Università, dell'Istruzione e della Ricerca hanno effettuato una rilevazione delle iniziative di educazione finanziaria nel triennio 2012-2014. Nel complesso sono state censite 206 iniziative, promosse da 256 soggetti tra cui banche, assicurazioni e fondi pensione: quasi due terzi dei programmi hanno coinvolto nel triennio meno di 1.000 persone e solo una iniziativa su dieci si è rivolta a più di 10.000 partecipanti. sessantasei iniziative, pari al 32%, sono state classificate come "educazione" e 140, il 68%, come "sensibilizzazione". Il numero inferiore di programmi educativi si motiva presumibilmente per il maggiore impegno richiesto in termini di risorse umane e finanziarie. Di queste, 99 iniziative sono state rivolte agli studenti e 107 agli adulti; gran parte degli interventi più importanti ha avuto diffusione nazionale e numerose state le iniziative - soprattutto di sensibilizzazione - a carattere locale concentrate prevalentemente nelle regioni settentrionali, dove è più forte l'associazionismo e la presenza di intermediari locali. In totale nel 2014 appare raddoppiato - rispetto al 2012 - il numero di persone coinvolte in programmi di educazione finanziaria (da 563.665 a 1.154.624 persone); oltre 700.000 sono stati beneficiari di interventi di educazione. Nonostante sia interesse del singolo cittadino acquisire competenze e conoscenze sempre maggiori, tra le principali difficoltà segnalate dai promotori c'è quella di far conoscere ai potenziali beneficiari l'esistenza delle iniziative e catturare il loro interesse. Per quanto riguarda gli studenti invece forte criticità viene della mancanza di inserimento dei temi di educazione finanziaria nelle attività curricolari. E tempo che anche l'Italia si doti di una legislazione specifica in materia e per questo il presidente della Commissione Finanze della Camera, Maurizio Bernardo. ha affermato: «E' nostra intenzione lavorare per accorpare le diverse proposte di legge che giacciono nei due rami del Parlamento e tradurle in un unico emendamento da inserire nel testo di legge che riguarda il mondo delle banche e del risparmio».

SCENARIO BANCHE 3 Corriere del Trentino 19-gen-2017

Riforma del credito coop, Cassa Raiffeisen presenta il piano art TRENTO «Abbiamo consegnato tutte le bozze, ora da bravi scolari attendiamo la valutazione dei professori». Michael Grüner, presidente di Cassa centrale Raiffeisen, sceglie una metafora che rende l'idea: l'Alto Adige, nel mezzo della riforma del credito cooperativo, è per ora il primo gruppo in fieri ad aver rispettato «compiti» e scadenze. L'incontro di ieri, nella filiale bolzanina della Banca d'Italia, è stato definito dalla Federazione «un'altra pietra miliare per la nascita del gruppo Raiffeisen Alto Adige». Ora il piano industriale e gli allegati saranno analizzati preliminarmente, eventualmente corretti, poi trasmessi a Roma. Quello di ieri è a tutti gli effetti il primo passo verso l'autorizzazione formale a costituire un gruppo cooperativo provinciale. «Abbiamo consegnato tutta la documentazione provvisoria — spiega Grüner — Ora ci aspetterà un confronto, per capire se qualcosa va rivisto e, in seguito, verrà fissato l'incontro a Roma». Con un pizzico d'orgoglio, Bolzano arriva per prima, rispetto alle altre due capogruppo futuribili: Cassa centrale di Trento e Iccrea. «Entro gennaio Bankitalia, nella circolare diffusa poche settimane fa, ha chiesto di avere notizie certe, invitando le capogruppo a presentare le domande», ricorda Grüner. La filiale altoatesina di Via Nazionale, adesso, sfoglierà la documentazione prodotta negli ultimi mesi in Alto Adige. Contratto di coesione e statuto sono perlopiù snelli («Una decina di pagine ciascuno circa», spiega Griiner). Molto più articolato il piano industriale: un centinaio di pagine che includono focus patrimoniali specifici, tabelle e rating. «Il progetto definitivo — spiegano in una nota Federazione e Cassa Centrale Raiffeisen — contiene tutti i documenti elaborati negli ultimi mesi, con cui viene suggellata la nascita del gruppo Raiffeisen Alto Adige. In seguito alla consegna, tali atti verranno ora sottoposti a verifica preliminare». Ora che le bozze sono state consegnate, Federazione e Cassa centrale tirano un sospiro di sollievo: «La fattiva collaborazione all'interno dei gruppi di lavoro e il coinvolgimento attivo delle Casse Raiffeisen hanno consentito di registrare un ampio consenso intorno all'elaborazione della riforma — spiegano all'unisono i vertici della Federazione — Nel corso di numerose sedute e grazie all'assistenza specialistica esterna, sono state predisposte le bozze per i diversi documenti necessari alla costituzione del gruppo». Ieri intanto Bcc Roma, la più grande del credito cooperativo nazionale, ha formalizzato l'adesione al gruppo di Iccrea banca. Nessuna sorpresa: il presidente Francesco Liberati più volte aveva espresso questa intenzione. Da ricordare che Bcc Roma ha rilevato un anno fa Bcc Padovana.

SCENARIO BANCHE 4 Corriere del Veneto Venezia e Mestre 19-gen-2017

Azioni e aumenti chi capitale nuova maxi-multa Consob A Bpvi conto da 4,2 art milioni

VICENZA Popolare di Vicenza, arriva il bis della multa Consob già vista in Veneto Banca. Il provvedimento pare quasi fatto in fotocopia, anche nella cifra, stavolta di 4,2 milioni di euro, contro i 4,6 di Montebelluna. Dopo la multa da 4,5 milioni di euro dell'Antitrust per i mutui casa giunta a settembre, ora in ballo c'è la proposta di sanzione che l'Authority perle società e la Borsa ha fatto arrivare a oltre trenta tra membri dei cda dell'èra di Gianni Zonin (fino al giugno 2015), del collegio sindacale guidato da Giovanni Zamberlan e della squadra della direzione generale di Samuele Sorato, insieme ad altri dipendenti. Multa ancora nella fase della proposta comunicata in questi giorni agli interessati, che potranno inviare le contro-deduzioni prima della quantificazione definitiva, contro cui sarà possibile ricorrere in Corte d'appello. E il richiamo al passato s'incrocia a Vicenza con l'attuale momento decisivo della campagna di rimborso al 15% al soci sulle azioni azzerate, sulla quale nella prima settimana Bpvi ha totalizzato diecimila contatti. E mentre ieri la banca ha ufficializzato l'uscita di scena consensuale del vicedirettore Iacopo De Francisco giunto a Vicenza con l'ex Ad Francesco Iorio, la campagna di rimborso vive un altro passaggio rilevante con la scelta di far tornare a Prato i quadri della collezione della locale ex Cassa di Risparmio acquisita nel 2002 da Bpvi (ci sono anche dipinti di Giovanni Bellini, Caravaggio e Filippi Lippi), il cui trasloco tre anni fa a Vicenza aveva sollevato polemiche durissime. Il ritorno è stato stabilito ieri, con l'accordo siglato a Prato nell'incontro per presentare i risarcimenti (che riguardano tra l'altro Fondazione Cariprato, per cui l'adesione sulle 354 mila azioni vale 3 milioni di euro). «In fondo non sappiamo nemmeno noi perché i quadri sono arrivati in Veneto - ha detto il presidente Gianni Mion con una delle sue battute -. Qualcuno aveva forse ambizioni napoleoniche». Nello scambio tra passato e presente, toccherà nel frattempo al cda occuparsi, probabilmente già oggi, essendo la banca responsabile in solido, della proposta di multa arrivata da Consob. II procedimento è l'atto finale della lunga ispezione che l'Authority aveva attuato tra aprile 2015 e febbraio 2016 in Popolare di Vicenza, in parallelo a quella Bce apertasi dopo gli stress test dell'ottobre 2014 superati per un soffio, che fecero partire il ciclone che terremotò la banca, iniziando dalle dimissioni di Sorato. Il centro dell'inchiesta e delle contestazioni, su fatti tra il 1° aprile 2011 e il 30 giugno 2015, riguarda la sottoscrizione dell'aumento di capitale 2014 e la compravendita delle azioni tra soci, con soluzioni come i cambiamenti dei profili di rischio dei clienti per piazzare gli aumenti di capitale 2013 e 2014. In ballo ci sono poi gli acquisti finanziati di azioni, che l'ispezione Bce e interna dell'estate 2015 quantificarono in un miliardo di euro per oltre mille soci. Con azioni commerciali, per spingere all'acquisto, come la revisione dei fidi o la concessione di rendimenti sulle azioni acquistate o garanzie sulla possibilità di essere rivendute. E poi ci sono ancora gli «scavalchi» nell'ordine cronologico di vendita delle azioni e la procedura di definizione del prezzo delle azioni, che, dice Consob, era stata di fatto «esternalizzata» ai consulenti, senza che i consiglieri assumessero «un atteggiamento sufficientemente critico». Sono gli aspetti centrali della Bpvi smantellata da Bce, per cui Consob attribuisce ai manager comportamenti dolosi. Ma che chiama in causa anche cda e collegi sindacali per colpa, visto che «le violazioni contestate sarebbero caratterizzate da ampiezza, diffusione e rilevanza tali da poter e dover essere ricondotte al diligente adempimento delle funzioni degli organi di vertice». Federico Nicoletta ***

SCENARIO BANCHE 5 Corriere della Sera 19-gen-2017

Intervista a Salvatore Rossi - «Grandi aziende per ripartire» - «L'Italia? Riparte art solo da giustizia, formazione e grandi aziende»

Ha attraversato crisi e tentato di spiegare da economista quanto accadeva in Italia e nel mondo. Dopo un passaggio al Fondo monetario internazionale e al Mit di Boston, è dagli uffici della Banca d'Italia che si è trovato a gestire, soprattutto dal momento della sua nomina come direttore generale di Via Nazionale nel 2013, una delle peggiori crisi degli ultimi decenni e non solo. Salvatore Rossi (classe 1949) non è di quegli economisti che giocano a far previsioni le più tremende possibili per evitare di sbagliare. Anzi. L'orizzonte, per quanto nuvoloso sia, indica per lui sempre possibili vie d'uscita. Persino nel novembre del 2015, quando 4 banche italiane, la Popolare Etruria, la Cassa di risparmio di Ferrara, Banca Marche e Cassa di Chieti vengono messe in «risoluzione». Un modo elegante per dire che venivano avviate su un percorso appena meno doloroso del fallimento. Ebbene nel suo libro che ha scritto assieme ad Anna Giunta, professore di Politica Economica all'Università Roma Tre, «Che cosa sa fare l'Italia» (Laterza), in uscita oggi, dice: il mercato e la concorrenza iniziano a farsi strada anche in Italia. Aggiungendo: e a nessuno è venuto in mente di notarlo. Perché, come il libro racconta, il nostro Paese non ama molto analizzare se stesso. O meglio, abbiamo smesso di pensare alle cause del «declino come si definiva quindici anni fa». Siamo molto bravi nell'individuare mille e una possibili strade di uscita dalla stagnazione alla quale ci siamo condannati. Ma che si decida di imboccarne una o più, questa è un'altra storia. «Eppure sappiamo fare un sacco di cose. E un Paese trova la sua identità in quello che sa fare», spiega Rossi. D'accordo, ma questo saper fare testimoniato dal 16% di Pil che realizziamo nel manifatturiero (il campione al quale siamo secondi è la Germania che è al 22%), ci garantirà un posto in un mondo che tra Brexit e 'frump sta ridefinendo le regole del commercio mondiale? «Gli scenari che si preparano sono due: più protezionismo e più frammentazione. E per di più con l'economia italiana che è peggiorata». Allora non sopravvivremo? «Perché no? Servono buone politiche, buoni atteggiamenti dei cittadini e degli imprenditori. Non sono banalità. Perché la nostra identità è legata a quello che sappiamo fare ma richiede anche il saper vendere: è l'intuizione del grande Carlo Cipolla. L'Italia non è la Grecia». Fatto sta che cresciamo poco e stiamo soffrendo come non mai, perché? «Siamo strutturalmente in affanno perché non ci siamo adeguati a un mondo che da un quarto di secolo è cambiato, con tecnologie nuove Oct) e mercati che si sono globalizzati». Che cosa lo ha Impedito? «Gli anni Settanta hanno segnato una svolta. Molte grandi aziende italiane o sono finite all'estero o si sono rimpicciolite. Ricordate l'ideologia dei distretti? Di fronte a ostacoli politici e sindacali, le imprese hanno scelto di diventare meno visibili. Il nuovo mondo esige invece che ci siano grandi imprese che si mettano alla testa dello sviluppo, o che perlomeno si collochino ai primi posti nelle catene globali che creano valore». A dire il vero abbiamo perso Luxottica che ha scelto di quotarsi a Parigi dopo la fusione con Essi-lor.. «È invece una buona operazione stando a quanto leggo dai giornali, perché una famiglia italiana si trova a capo di un gruppo internazionale grande il doppio. Alla famiglia il compito di riuscire a contare. Ma l'internazionalizzazione è decisiva. Ce ne vorrebbero molte di più di aziende di questa dimensione e con queste prospettive». Si, ma andrà a Parigi. «Sarà quotata lì. Perché, un po' come Londra e New York, è un mercato più liquido. A Milano poche imprese che non fossero bancarie purtroppo hanno deciso di quotarsi. Perché in Italia abbiamo un tipo particolare di imprese familiari». Abbiamo sempre detto che sono la nostra forza... «Certo. Ma anche la nostra debolezza per alcune peculiarità esclusivamente italiane». La Bmw, la Mercedes, la Volkswagen tedesche vedono tutte una forte presenza delle famiglie. «La differenza non è nel controllo. In Germania la diffusione delle imprese familiari è pari al go96, in Italia all'86%. Come vede.... E anche il numero di amministratori delegati scelti all'interno della famiglia è simile. Ma quando contiamo le imprese in cui tutto il management è di famiglia, allora in Italia sono i due terzi, in Spagna un terzo, in Germania e Francia un quarto e in Gran Bretagna un decimo». E allora da dove nascono le sue speranze? «Ci è già accaduto di ripartire. Nell'epoca giolittiana, ai tempi del miracolo economico». Ma al di là delle speranze, diciamo, storiche «Di "fattori abilitanti" ce ne sono molti. Ma due sono quelli fondamentali: l'ordinamento giuridico e l'istruzione». Sappiamo in che condizione è la scuola. «C'è anche un problema di università, di dottorati di ricerca poco usati dalle aziende. Non è un più questione di nozioni, ma di competenze

SCENARIO BANCHE 6 più ampie. È la bandiera Intellettuale del governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco: investire in conoscenza». II capitale umano è fondamentale, ma la giustizia, siamo alla solita burocrazia? «No, ho parlato di ordinamento giuridico. I tribunali che non funzionano sono sicuramente un problema. Ma lì si può intervenire, a Torino funzionano, a Bari meno, quindi si può cambiare. Quando parlo di ordinamento giuridico intendo la filosofia che c'è alla base». Ma la filosofia non fa viaggiare l'economia. «E invece sì. Noi abbiamo un diritto, mi permetta di dirlo sperando di essere bene inteso, che è troppo "idealista". E cioè rifugge da concetti come l'efficienza, il mercato, le imprese. Non lo dico io, lo dicono insigni giuristi. Tuttavia qualcosa s'è fatto in questa direzione». La giustizia, anche in questi ultimi anni, non ha avuto un atteggiamento molto favorevole al mercato. «Eppure sul diritto fallimentare si è fatto qualcosa. Sui debitori le norme erano eccessivamente garantiste, tentando di salvaguardare tutti e non difendendo di fatto nessuno. Oggi i creditori hanno qualche garanzia in più. Che significa poi anche potere prestare più denaro se sono banche». Già, ma le banche vengono considerate uno dei problemi dell'Italia e non solo per l'Italia. «C'è una parte di verità. Il sistema bancario italiano ha un problema che si chiama Npl (Non performing loans, prestiti che le banche hanno difficoltà a recuperare ndr)». Che sono una cifra enorme... «Sì, ma figlia di un Paese che negli ultimi anni è andato indietro. E anche di errori di gestione». Dei banchieri.. sì, anche dei banchieri. E il Parlamento farà una commissione di inchiesta su questo. Ma vede, l'Italia, a differenza di Paesi come Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Spagna, Olanda, Irlanda, negli anni passati non ha usato soldi pubblici per salvare le banche e i loro clienti-risparmiatori, se non in misura minima. Adesso che le regole europee sono cambiate non si può più fare se non a condizioni molto stringenti». Ma il governo si è impegnato a mettere 20 miliardi nelle banche, sono soldi pubblici. «Appena una frazione di quelli messi da altri Paesi». Si poteva fare prima... «A posteriori si possono fare tante cose...». Insomma l'Italia ce la fa o no? «Io sono ottimista per natura. Nonostante tutto, confido di sì».

SCENARIO BANCHE 7 Corriere della Sera 19-gen-2017

Intesa Sanpaolo. Itb, la banca per i tabaccai art Presentata a oltre mille tabaccai la nuova banca Itb, dopo il perfezionamento a dicembre dell'acquisizione del controllo totalitario da parte di Intesa Sanpaolo. Banca Itb, fondata nei 2008, è la prima banca online in Italia che opera nel settore dei sistemi di pagamento ed è dedicata alla rete delle tabaccherie. RIPRODUZIONE RISERVATA ***

SCENARIO BANCHE 8 Corriere della Sera 19-gen-2017

«Mps, finita fuga dei depositi. Cedere in blocco le sofferenze» art ROMA II nuovo piano industriale del Monte dei Paschi di Siena, basato sulla ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato, sarà presentato alla Bce e alla Commissione Ue tra fine gennaio e i primi di febbraio, confermerà la cessione in blocco dei crediti più difficili, la chiusura di 500 sportelli e l'uscita di 2.450 dipendenti già concordata con il sindacato. «Nella trattativa con la Commissione partiremo sicuramente da lì L'obiettivo è che la banca possa ripartire senza alcuna penalizzazione nella sua forza lavoro. Ci auguriamo che il confronto possa chiudersi in poche settimane per consentire alla banca di riprendere un percorso operativo e commerciale di maggior tranquillità » ha detto ieri in Senato l'amministratore delegato dell'istituto, Marco Morelli, ascoltato insieme al presidente Alessandro Falciai dalla Commissione Finanze che ha all'esame il decreto salva-banche. «La banca ha già fatto una forte cura dimagrante dopo aver ricevuto i Monti bond, il bilancio si è asciugato di un terzo e ci auguriamo che le istituzioni europee ne tengano conto» ha aggiunto Falciai. Con l'iniezione di 6,6 miliardi di denaro fresco lo Stato acquisirà una partecipazione di circa il 70% al capitale, con il Monte che resterà quotato in Borsa visto che gli investitori istituzionali riceveranno azioni in cambio delle loro obbligazioni, anche se il piano punterà a un disimpegno veloce del Tesoro dalla banca senese, che nel frattempo è riuscita ad arginare l'emorragia dei depositi che tuttavia, secondo Falciai «non sono mai stati a rischio». «Nelle prime settimane dell'anno si è interrotto il deflusso importante di depositi che si era avuto a dicembre sotto la pressione mediatica», ha detto Morelli che ha confermato la sua disponibilità a rimettere il mandato, come ha già fatto quando la banca ha chiesto l'intervento pubblico, in ogni momento. «Il mio mandato è a disposizione degli azionisti e sarà così anche andando avanti. Ma sono assolutamente disposto a restare al mio posto. Chi ha preso un impegno verso l'assemblea ritengo debba rispettarlo. Ho dato un impegno e lo onoro perché credo che il rilancio della banca sia possibile. Non spetta a me definire lo stipendio che dovrò avere, ma preferisco che mi sia ridotto anche in maniera pesante purché vengano tutelate le figure del management fondamentali, che se la banca perdesse creerebbero danni in prospettiva anche all'azionista», ha detto Morelli. «Era un nostro dovere morale provare tutte le soluzioni di mercato possibili prima di chiedere un solo euro ai contribuenti» ha detto Falciai rispetto al fallito aumento di capitale. Un'operazione che secondo il presidente della Cassa Depositi e Prestiti, Claudio Costamagna, sarebbe invece riuscita se avesse vinto il sì al referendum sulla riforma costituzionale. In Senato, intanto, si lavora per l'avvio della Commissione d'inchiesta sulle banche. Tra le questioni da approfondire anche la remunerazione di manager e azionisti. Mario Sensini

SCENARIO BANCHE 9 Corriere della Sera 19-gen-2017

Ubs, Hsbc e Goldman Sachs da Londra a Parigi e Francoforte art Le grandi banche internazionali cominciano la migrazione del personale da Londra alle capitali europee, come reazione alla Brexit, per non perdere il diritto ad operare nell'Unione Europea. Ieri Ubs ha fatto sapere che circa mille su 5 mila dipendenti basati a Londra potranno essere ricollocati sul Continente, mentre Hsbc ha annunciato che sposterà mille persone da Londra a Parigi. Traslochi in vista anche in Goldman Sachs: mille persone si sposteranno a Francoforte, in Germania, secondo il quotidiano Handesbiatt. ***

SCENARIO BANCHE 10 Corriere della Sera 19-gen-2017

Via libera a Ubi: comprerà le «good bank» per un euro art Il direttorio della Banca d'Italia ha approvato l'offerta da un euro di Ubi Banca per le good bank nate dal salvataggio di Banca Marche, Banca Etruria e CariChieti. Adesso «verrà dato avvio — si legge nel comunicato di via Nazionale — alle procedure autorizzative richieste nei confronti delle altre autorità e istituzioni coinvolte, anche europee, e alla fase esecutiva» per concludere la cessione nei prossimi mesi». Per la quarta banca, la Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara è in piedi una trattativa con la Banca popolare Emilia Romagna. ***

SCENARIO BANCHE 11 Corriere della Sera 19-gen-2017

Sussurri & Grida - Deutsche Bank taglia i bonus art (m.bor.) Costa caro anche ai dipendenti il patteggiamento da 7,2 miliardi di dollari concordato da Deutsche Bank con il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti per il ruolo avuto nella crisi dei mutui subprime del 2008. John Cryan, amministratore delegato dell'istituto tedesco, ha annunciato che saranno tagliati «in modo sostanziale» i bonus per il 2016 a circa un quarto dei dipendenti, inclusi molti top manager. «Ora che abbiamo un'idea più chiara dell'impatto finanziario del patteggiamento — ha spiegato Cryan — crediamo che siano inevitabili misure drastiche». L'amministratore delegato, comunque, prevede un ritorno alla normalità già nel 2017. Resta, però, anche il rischio del taglio dei posti di lavoro: secondo la stampa americana Deutsche Bank avrebbe già chiesto ai manager di identificare i dipendenti meno produttivi proprio in vista di tagli. ***

SCENARIO BANCHE 12 Corriere di Arezzo 19-gen-2017

Bancarotta Bpel Via agli interogatori degli indagati art AREZZO - Hanno chiesto di essere interrogati dal procuratore Rossi che li ha indagati per il crac della vecchia Banca Etruria: le prime convocazioni in Procura sono previste tra la fine di gennaio e i primi giorni di febbraio. Sono in molti, tra i 22 che a metà dicembre avevano ricevuto dalla Procura di Arezzo l'avviso di chiusura delle indagini per l'ipotesi di concorso in bancarotta fraudolenta, ad aver inviato, attraverso i propri legali, la richiesta di essere ascoltati dai magistrati che sul crac di Via Calamandrei hanno aperto un maxi fascicolo. Decine di migliaia di pagine vengono passate al setaccio dagli avvocati: pagine che raccontano- dal punto di vista della Procura - la storia degli ultimi anni dell'istituto bancario, anni travagliati che hanno portato alla risoluzione prima e alla dichiarazione di insolvenza poi In 22 tra ex amministratori, membri del cda, figuredi primo piano della storia recente di Bpel, sono finiti nell'indagine aperta dal pool di magistrati voluto dal procuratore Rossi per occuparsi dei risvolti giudiziari della vicenda Banca Etruria. In molti, avvalendosi della facoltà che viene data dalla procedura, hanno chiesto di essere interrogati. Tra questi ci sono anche l'ex presidente Giuseppe Fornasari e l'ex direttore generale Luca Bronchi, e anche Rossano Soldini, l'ex consigliere di amministrazione che nel 2009 lasciò Via Cala-mandrei sbattendo la porta, in aperto contrasto con le scelte del cda e che, a distanza di qualche anno si è ritrovato tra gli indagati, chiamato in causa per aver dato il proprio assenso ad un paio di operazioni finite sotto la lente della Procura. Rossano Soldini, assistito dall'avvocato Piero Melani Graverini, aveva affermato, subito dopo aver ricevuto quell'avviso di chiusura delle indagini: "Faro tutto quello che è in mio potere per dimostrare che io non c'entro nulla con questa storia". Tra le richieste di essere interrogato potrebbe esserci anche quella dell'ex vicepresidente Giorgio Guerrini, una richiesta che i suoi legali, Osvaldo Fratini e Stefano Tenti, stanno valutando. La procedura prevede che gli indagati hanno venti giorni di tempo per replicare alle contestazioni mosse dalla Procura. Un termine che, comunque, non è perentorio. Attraverso i legali, possono presentare delle memorie difensive o chiedere di poter essere interrogati dallo stesso magistrato che si è occupato dell'inchiesta. E al terzo piano dell'ex Garbasso, mano mano che stanno arrivando le richieste di interrogatorio, si sta procedendo a stilare un calendario e, stando alle prime indiscrezioni, gli interrogatori dovrebberonLare tra la fine di gennaio e i primi giorni di febbraio. Al centro dell'indagine c'è il crac della vecchia Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, un "buco" di 180 milioni di euro, soldi usciti dalle casse di Via Calamandrei per prestiti e affidamenti concessi - secondo gli inquirenti - spesso in assenza delle necessarie garanzie e mai restituiti. Soldi concessi per affari poi rivelatisi dei vene propri disastri finanziari. Tra i casi più eclatanti, quello del mega yacht di Civitavecchia, che si è portato via la bellezza di 30 milioni di euro ma che non ha mai visto il mare. ***

SCENARIO BANCHE 13 Corriere di Arezzo 19-gen-2017

"Bond truffa": i rispsarmiatori continuano ad essere ascoltati dalla Finanza art AREZZO - Sfiorano quota cinquecento gli esposti presentati dai risparmiatori della vecchia Bpel e i fascicoli continuano ancora ad arrivare al terzo piano dell'ex Garbasso da altre Procure italiane Mentre il pool voluto dal procuratore Roberto Rossi nelle scorse settimane ha fatto partire - indirizzata al tribunale - la richiesta di fissare le udienze per i primi processi relativi proprio alle vicende dei risparmiatori, va avanti l'attività d'indagine dei magistrati e degli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Arezzo che da mesi affiancano il procuratore capo Roberto Rossi e i tre sostituti - Julia Maggiore, Andrea Claudiani e Angela Masiello - che si stanno occupando delle inchieste sulla vecchia Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio. Le Fiamme Gialle in particolare, continuano ad ascoltare i risparmiatori che nei mesi scorsi, dopo aver perso i loro soldi nella risoluzione della banca, avevano presentato denuncia, ipotizzando il reato di truffa. Dopo aver acquisito gli esposti, gli investigatori hanno convocato i risparmiatori, per poter approfondire i vari aspetti legati alla loro denuncia. Centinaia di persone sono state ascoltate e in Procura si continua in questa attività, visto che continuano ad arrivare i fascicoli da altre Procure d'Italia. Questi esposti, dopo essere stati raccolti da altri magistrati, vengono inviati ad Arezzo per competenza territoriale Storie declinate in modo differente, ma unite da un comune denominatore: tutte raccontano di quei risparmi, trasformati in obbligazioni subordinate Bpel che domenica 22 novembre 2015, sono stati azzerati dall'entrata in vigore del decreto Salvabanche Attraverso quelle centinaia di esposti sono finiti sotto i riflettori della cronaca anche i Mifid, i questionari sui profili di rischio che molti risparmiatori hanno denunciato essere stati modificati in modo da poter dare il via libera all'investimento. Un'ipotesi, quella della truffa, che è sempre stata respinta dagli indagati, una ventina tra direttori e dipendenti. A metà dicembre dalla Procura di Arezzo sono partite le prime richieste di fissazione dei processi, che riguarderebbero i primi venticinque casi definiti dall'inchiesta, numero che si riferisce ai risparmiatori parti offese. ***

SCENARIO BANCHE 14 Corriere di Arezzo 19-gen-2017

Etruria e Ubi: c'è l'ok di Banca d'Italia Ora serve il sì dell'Europa - Bancarotta art Bpel Via agli interrogatori degli indagati

AREZZO Banca Etruria entra a far parte di Ubi. II via libera alla cessione di Via Calamandrei - e di Banca Marche e Cari-Chieti - lo ha dato ieri Banca d'Italia proprietaria unica, attraverso il Fondo di Risoluzione, delle quattro good banks. L'ok al "matrimonio" è arrivato nel giorno in cui scadeva l'offerta ufficializzata pochi giorni fa da Victor Massiah, numero uno di Ubi. E adesso? Nei prossimi 90 giorni Bce, Unione Europea e Antitrust dovranno dare la loro autorizzazione all'operazione e, una volta acquisiti anche i loro sì, strada in discesa verso la firma definitiva, il closing, atteso tra la fine di marzo e i primi di aprile Ad un anno preciso dall'apertura della gara da parte del presidente Roberto Nicastm, si chiude una trattativa davvero complessa. Si chiude con un'offerta formale di un euro per l'acquisizione di tre delle quattro good banks - per CariFerrara si è fatta avanti Bper-che in realtà prevede ben altre cifre, a partire dall'aumento di capitale da 400 milioni di euro previsto da Ubi (che ieri a Piazza Affari ha fatto segnare unpiù 0.41%), che poi potrà utilizzare più di 600 milioni di Dta. Il Fondo di Risoluzione, prima del closing, dovrà procedere ad una ricapitalizzazione dei tre istituti per 450 milioni di euro. E' poi prevista la cessione di cima 2,2 miliardi di crediti deteriorati, operazione che secondo Ubi, porterà più che a dimezzare il livello dei crediti deteriorati dei tre istituti. Questi, in estrema sintesi, i termini dell'operazione che ieri ha ricevuto l'ok da Via Nazionale. Il comunicato ufficiale è stato diramato nel pomeriggio: "Il Direttorio della Banca d'Italia ha deliberato la stipula del contratto per la cessione a Ubi Banca di Nuova Banca. delle Marche, Nuova Banca dell'Etruria e del Lazio e Nuova Cassa di Risparmio di Chieti. Verrà immediatamente dato avvio alle procedure autorizzative richieste nei confronti delle altre Autorità e Istituzioni coinvolte, anche europee, e alla fa- se esecutiva, finalizzata al perfezionamento della cessione che si concluderà nei prossimi mesi. L'impegno dell'Unità di Risoluzione della Banca d'Italia si concentra ora nellachiusuradelle trattative in corso con la Banca Popolare dell'Emilia Romagna per la cessione di Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara". C'è dunque il via libera all'acquisizione di Ubi, un'operazione che pone fine di fatto a quel "congelamento" dell'attività dei quattro istituti dovuto a commissariamento e risoluzione, che, secondo Il Sole 24 Ore, ha portato in Banca Etruria - dove i commissari erano arrivati nel febbraio 2015 - ad un41%di raccolta persa, al dimezzamento dello stock impieghi e alla chiusura di otto filiali. ***

SCENARIO BANCHE 15 Corriere di Siena 19-gen-2017

Mps, il piano entro febbraio Lo Stato entrerà al 70% - Mps, piano in un mese "Lo art Stato al 70 per cento Fuga depositi fermata"

SIENA Lo Stato "avrà cima il 70 per cento del capitale di Mps". Lo ha spiegato Alessandro Falciai, presidente del Monte dei Paschi di Siena, nel corso di una audizione sul decreto a tutela del risparmio del settore creditizio, davanti alle commissioni Finanze congiunte al Senato. Con l'intervento statale ci saranno "circa4 miliardi" di bonddaconvertire e, con il meccanismo del riacquisto pubblico per il retail "alla fine lo Stato mettere cima 6 miliardi e avremo cima 2 miliardi di investitori istituzionali. Quindi lo Stato avrà circa il 70% mentre il retail su base volontaria potrà convertiree uscire", ha spiegato. La strada è tracciata, i 20 miliardi, come ha ricordato Carmelo Barbagallo, capo del dipartimento vigilanza della Banca d'Italia, è una dotazione "ampiamente sufficiente" per supportare e salvare le banche in difficoltà e tra queste Mpsanchese "la crisi economica si è portata via nove punti percentuali della ricchezza e un quarto della produzione industriale del Paese". Impossibile dire quando riprenderà la quotazione, ha aggiunto Falciai, ma "tecnicamente la banca continuerà a essere quotata per la conversione dei bond in azioni". L'obiettivo è "fare in modo che Mps possa ripartire senza alcuna penalizzazione della forza lavoro" recuperando "quella che era prima degli ultimi mesi una posizione commerciale piuttosto forte". Un rilancio dunque "che veda lo Stato in posizione non prevalente", chiarisce l'amministratore delegato Marco Morelli. Tra gli obiettivi resta anche "la cessione delle sofferenze in blocco". "Nei primi giorni di febbraio contiamo di avviare l'interlocuzione sul piano industriale con le autorità di vigilanza italiane ed europee", spiega Morelli che si augura che "nel giro di poche settimane contiamo possa chiudersi questo processo per dare la possibilità alla banca di riprendere un percorso operativo, commerciale e ambientale di maggior continuità". La road map è delineata: "Partiremo dalle conclusioni del piano del 25 ottobre, prenderemo tutte le osservazioni raccolte e su quello tenteremo di arrivare a una conclusione che da un parte terràcontodelle indicazioni degli organi di vigilanza e dall'altra parte darà la possibilità alla banca di un'operazione di riposizionamento, soprattutto commerciale, per riprendere a fare il lavoro che ha sempre fatto". "Abbiamo subito delle uscite importanti" nel mese di dicembre, "ma il fenomeno siè arrestato", dice Morelli . E spiega che "Jp Morgan, e tutte le banche del consorzio di collocamento non hanno preso e non prenderanno un euro per il lavoro svolto nell'operazione conclusasi prima di Natale". Precisa Falciai: "Era nostro dovere morale provare aesperire tutte le possibili operazioni di mercato prima di chiedere anche un solo euro ai contribuenti e allo Stato" anche se "in nessun caso i depositi dei nostri clienti sono mai stati a rischio". Sul suo futuro, Morelli spiega che "siamo assolutamente pronti a qualunque giudizio" sul management, dicendosi disposto a restare anche con una forte riduzione di stipendio perché "Io ho dato un impegno e lo onoro perché credo che il rilancio della banca sia possibile. Preferisco che mi sia ridotto lo stipendio in maniera molto pesante ma che vengano tutelate figure di management molto importanti e che se fossero perse ci sarebbe un danno sostanziale". Stessa disponibilità da Falciai: "Il mio mandato - prosegue - è a disposizione dell' azionista, una volta fatto il piano si sceglieranno le persone migliori per portarlo avanti. Durante la sua audizione dinanzi alle commissioni congiunte, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan aveva spiegato che il mandato di Morelli non era in discussione, aggiungendo però che al momento dell'effettiva entrata dello Stato nel capitale della banca si procederà alla nomina di un nuovo cda. Domani nel frattempo il consiglio di amministrazione attuale si riunirà a Siena per iniziare a fare il punto sul piano industriale". ***

SCENARIO BANCHE 16 Corriere Fiorentino 19-gen-2017

Etruria a Ubi, Bankitalia dice sì Resterà soltanto il marchio art È arrivato il via libera di Banca d'Italia alla cessione di Nuova Banca Etruria — assieme a Nuova Banca delle Marche e Nuova Cassa di Risparmio di Chieti — ad Ubi Banca al prezzo simbolico di un euro. L'offerta del gruppo bergamasco scadeva ieri a mezzanotte e il sì atteso ad Arezzo e non solo è arrivato alle 18. L'annuncio della cessione chiude una fase iniziata nel novembre dei 2015, con il decreto del Consiglio dei Ministri del governo Renzi e la nascita della Nuova Etruria con azionista unico Banca d'Italia, ma la fase di transizione per l'istituto aretino da sempre «banca dell'oro» non è terminato. A giorni ci sarà la stipula del contratto preliminare di vendita tra Palazzo Koch e Ubi, poi scatteranno i go giorni per avere l'ok delle autorità di vigilanza europee, quindi si firmerà il contratto di cessione e successivamente Ubi renderà noto il piano industriale con i dettagli sul futuro della banca, compreso il destino di dipendenti e filiali. Quello che già si sa è che Banca Etruria sarà incorporata per fusione in Ubi — il cui piano industriale prevede di arrivare ad una sola banca, incorporando tutte quelle del gruppo nella capofila, con anche importanti benefici fiscali — e perderà il consiglio di amministrazione, mentre il marchio dovrebbe invece restare anche perché Ubi in Toscana ha appena sette sportelli contro gli oltre ottanta di Etruria. L'istituto aretino aveva comunque già in programma una cura dimagrante da qui al 2019 con 15o lavoratori in uscita, che si aggiungono agli altri 250 che già dal 2012 hanno lasciato, e la chiusura di qualche decina di sportelli; sindacati e istituzioni locali, sindaco di Arezzo in testa, chiedono che non siano effettuati altri tagli. Oggi l'istituto ha 1.470 dipendenti e 166 filiali in tutta Italia, per una raccolta diretta complessiva di circa 4,3 miliardi di euro al 30 giugno 2016 e impieghi allo stesso periodo di 3,5 miliardi, e continuerà ad operare normalmente anche in questa fase di passaggio verso Ubi. Ieri l'amministratore delegato della Nuova Banca Etruria, Roberto Bertola, non ha commentato il passaggio di proprietà del gruppo che comprende anche la fiorentina Banca Federico Del Vecchio, specializzata nella gestione del credito e dei patrimoni, e anche i vertici di Ubi non hanno rilasciato dichiarazioni, ma intanto la lunga fase di transizione è costata cara alla banca. Secondo i dati pubblicati dal Sole 24 Ore Banca Etruria in tre anni ha perso il 41% della raccolta, passata da 7 miliardi nel 2013 a 4,1 miliardi nel 2016, e i finanziamenti concessi si sono dimezzati dai 7,3 miliardi nel 2013 a 3,5 del 2016. Un conto salato, insomma, frutto delle turbolenze che hanno portato prima al commissariamento del febbraio 2015, arrivato proprio mentre si svolgeva il Cda che avrebbe dovuto approvare i risultati del 2014 con un rosso per oltre 140 milioni, e poi alla good bank da cedere sul mercato. Con, nel frattempo, le indagini per bancarotta fraudolenta (per i tanti milioni di euro concessi da Banca Etruria e mai rientrati) che nel dicembre dello scorso anno hanno visto gli avvisi di chiusura per ventidue indagati. Mauro Bondani RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO BANCHE 17 Corriere Fiorentino 19-gen-2017

Mps, vertici in Senato «Tagli confermati, conti mai a rischio» art Il Monte dei Paschi punta ad avviare il confronto con le autorità europee sul nuovo piano industriale entro i primi giorni di febbraio per trovare un percorso che permetta di cedere tutte le sofferenze e ridurre la presenza dello Stato, che entrerà nel capitale della banca con il 70% sborsando complessivamente 6,6 miliardi. Fra gli obiettivi del nuovo piano, secondo quanto hanno spiegato ieri l'Ad Marco Morelli e il presidente Alessandro Falciai in un'audizione al Senato, c'è quello di non penalizzare ulteriormente la forza lavoro: nel piano che Mps proporrà alla commissione è prevista una riduzione di 500 filiali e di 2.450 lavoratori. «Partiremo dal piano industriale presentato il 25 ottobre. Cercheremo di arrivare a una conclusione che da una parte tenga conto delle indicazioni degli organi di vigilanza ma, dall'altra, dovrà dare la possibilità alla banca di proseguire nel suo riposizionamento, soprattutto commerciale», ha detto Morelli. I vertici del Monte hanno confermato la fuoriuscita molto importante di depositi da inizio dicembre, un fenomeno che si è arrestato fra gli ultimi giorni del 2016 e l'inizio di gennaio, ma il presidente Falciai ha sottolineato che «i depositi dei clienti non sono mai stati a rischio». (S.O.)

SCENARIO BANCHE 18 Corriere Fiorentino 19-gen-2017

Intervista a Luca Severini - «Imprese, tornate a investire» - «Più coraggio, il art credito è pronto Le imprese tornino a investire»

Intesa Sanpaolo ha rivisto la Banca dei Territori, cambiando la geografia delle direzioni e in via Carlo Magno, nella sede di Banca Cassa di Risparmio di Firenze, è arrivato Luca Severini. Che chiede agli imprenditori di tornare ad investire, ad avere fiducia. Luca Severini, 56 anni originario di Siena, è passato da Firenze a Pistoia, poi a Bologna per la direzione regionale di Emilia Romagna, Marche, Abruzzo e Molise. Dal primo gennaio è di nuovo a Firenze: come è questo ritorno? «Mi piace molto. Ho un duplice ruolo, direttore generale di Intesa Sanpaolo per Toscana e Umbria (circa 400 filiali, ndr) e direttore generale di Banca Cassa di Risparmio di Firenze. Un ritorno a casa». Ci sono differenze economiche, e sociali, tra Emilia Romagna e Toscana? «In Emilia Romagna ci sono più settori che hanno performance positive, in Toscana — ma anche in Umbria — queste performance sono più concentrate. Questa caratteristica, in un momento non brillate, dà all'Emilia Romagna più possibilità di sviluppo». A proposito di sviluppo, secondo il vostro «osservatorio» il 2017 sarà l'anno della vera ripresa? «C'è un sentimento di sostanziale fiducia, ma ancora oggi non si esprime in pieno. Ci sono stati alcuni momenti, molti eventi, che pesano sulla fiducia di cittadini ed imprese, la Brexit, le elezioni Usa, il referendum in Italia. In Toscana il 2016 è stato difficile, anche critico: ci sono state le vicende Mps, Banca Etruria, la Popolare di Vicenza con il suo forte impatto su Prato. Non gioisco certo per le difficoltà di queste banche: i loro problemi hanno creato un clima di sfiducia verso l'intero sistema bancario che ha interessato anche le banche sane». Queste difficoltà però vi avranno creato più spazio... «Gli spazi ci sono e noi, che siamo la prima banca italiana e la prima banca nella regione, possiamo usufruirne. Nel 2016, in Toscana e Umbria, il gruppo Intesa Sanpaolo ha erogato ai privati, a medio e lungo termine, circa 1.590 milioni di euro e 1.480 milioni alle imprese, cioè in totale oltre 3 miliardi. Abbiamo poi erogato 9.500 mutui, per un importo medio di 110.000 euro. Abbiamo dato il nostro contributo allo sviluppo». Come sono cambiati i rapporti di forza tra grandi e piccole banche? «Direi che è cambiato il rapporto delle persone con le banche. I risparmiatori privati ora cercano sicurezza più che performance. E le imprese si rivolgono a chi ha solidità, liquidità e tempi brevi di risposta». Prima Intesa Sanpaolo aveva una direzione per Toscana, Umbria, Lazio e Sardegna, ora solo Toscana-Umbria. Con quali obiettivi? «Questo cambiamento nasce da un'esigenza già presente nel piano industriale di Intesa Sanpaolo 2014-2017, dal rivedere le dimensioni delle direzioni per essere più vicini ai territori e ai clienti. La vera forza della Cassa di Risparmio di Firenze è essere presente nella propria regione, radicata, con alle spalle la prima banca italiana e la terza europea, sfruttando i prodotti di un grande gruppo». E lei che obiettivi si pone nel suo nuovo ruolo? «Il 2017 sarà un anno complesso ma ciascuno deve imparare a convivere con la complessità, non guardando nello specchietto retrovisore ma avanti. La mia linea guida sarà la ricerca della crescita degli impieghi a breve e medio termine per dare una risposta positiva all'economia reale e alla fiducia. Auspico però che gli imprenditori tornino ad investire con più convinzione, su obiettivi come la ricerca, l'innovazione, la formazione, sempre mettendo al centro la qualità del prodotto». Si può essere grande banca e banca regionale assieme? «Certo. Siamo sul territorio e allo stesso tempo possiamo sfruttare i prodotti del gruppo, avere liquidità, solidità, apertura internazionale e più attenzione al business». La riorganizzazione significa anche nuovi prodotti? «Faccio una premessa. La ripresa può ripartire dal settore immobiliare e oggi siamo davanti ad una tenuta dei prezzi per edifici residenziali. Come gruppo e banca abbiamo tre specifici prodotti per la casa, Mutuo Giovani, Mutuo Up e Prestito Vitalizio. Il mutuo giovani di rivolge agli under 35: per massimo dieci anni si può scegliere di pagare solo gli interessi del mutuo, ma con tutte le detrazioni previste per la prima casa. Mutuo Up permette invece di avere liquidità fino al lo% del mutuo per far fronte a nuove spese, con una semplice scrittura privata tra banca e cliente. Il Prestito Vitalizio è pensato per gli ultrasessantenni che possono avere difficoltà a mantenere il tenore di vita al quale erano abituati, vuole dare loro serenità e dignità. Sfruttando il valore commerciale della loro abitazione possono avere un prestito da 30.000 a 400.000 euro, in piena trasparenza: devono firmare anche gli eredi. Nel 2016 abbiamo aperto a Firenze due filiali casa, una in via Bufalini e l'altra in viale Europa». E' ripartito davvero il settore immobiliare, o i tanti mutui sono solo surroghe? «La percentuale di surroghe nel secondo semestre del 2016 è diminuita rispetto alla prima parte

SCENARIO BANCHE 19 dell'anno. Noi comunque abbiamo sempre avuto poche suroghe, questo tipo di mutui nel nostro gruppo rappresenta attualmente circa il 25% del totale». Per aiutare le imprese a cosa puntate? «Stiamo continuando a puntare sui programmi di filiera. Nel 2016 ne abbiamo sottoscritti 22 che interessano 515 fornitori medi e piccoli che sfruttano il rating della capofila, riuscendo così ad ottenere credito ad un prezzo vantaggioso». L'online ha definitivamente cambiato il modo di fare banca? «Il cliente usa la telematica per quelle operazioni che prima si facevano allo sportello, che registrano un forte calo di operatività. La formula vicente è un mix tra l'online per le operazioni ordinarie ed una forte relazione tra cliente e gestore per le operazioni che restano il core di una banca, come gli investimenti, il risparmio gestito, mutui, prestiti, fidi. Il gruppo Intesa Sanpaolo è primo in Europa per clienti online, 5,5 milioni, ed in futuro ci saranno meno sportelli, ma diversi. Non a caso abbiamo investito in un nuovo modello di filiale open e multicanale, che sono anche punti di incontro tra banca e cliente e tra cliente e cliente». Fondazione CrPistoia venderà a Intesa Sanpaolo la propria quota nella Cassa di Risparmio di Pistoia, come ha già fatto la Fondazione Cari-Firenze per Banca CariFirenze. Come sono i vostri rapporti con le fondazioni? «Con la fondazione di Pistoia e con quella di Firenze sono ottimi e continueranno ad esserlo. Io poi sono legato da stima ed amicizia sia col presidente dell'ente di Pistoia, Luca Iozzelli, sia con Umberto Tombari, che guida l'ente di via Bufalini. Le operazioni che lei ha ricordato sono condivise con le fondazioni». La lunga crisi è iniziata nel 2007 con il crac della Lehman Brothers. Come stiamo rispetto a dieci ani fa? «I fatti della Lehman Brothers sono lontani, già "digeriti", e rispetto a tre anni fa la situazione è molto migliorata, c'è un segno più davanti al Pil, anche se leggero, ma la diffidenza ha inciso sui comportamenti. Ancora oggi le persone sono troppo caute, tengono più liquidità possibile, senza investirla e perdendo anche occasioni di mercato». Monte dei Paschi, Etruria, le banche venete, le scelte diverse di Banca di Cambiano e ChiantiBanca: siamo davanti ad una nuova stagione di risiko bancario? «No. Si tratta di operazioni che erano da tempo sul tavolo e che oggi, meno male, giungono a perfezionamento». Lei ha iniziato a lavorare nel settore nel 1984, quando il posto in banca era un'icona, la sicurezza di una vita, sicurezza anche di crescita sociale ed economica. E oggi, cosa significa? «Oggi, non solo in quello bancario ma in tutti i settori, occorre essere più elastici, disponibili a mettersi in gioco, a muoversi. Il posto fisso a vita non esiste più in nessuna professione, oggi la situazione è più competitiva e può dare più soddisfazione per la crescita professionale. Il mondo di oggi chiede ad ogni singola persona se vuole mettersi in discussione e giocare o stare a bordo campo, a guardare». Mauro Bondani [email protected] - Profilo • Luca Severini, 56 anni, origini senesi, è entrato in Banca Cassa di Risparmio dl Firenze nel 1984 • Severini è stato in passato direttore generale dl CariFirenze, direttore regionale di Intesa Sanpaolo per Emilia Romagna, Marche, Abruzzo e Molise, dg di CarisBo • Oggi è direttore generale per Toscana e Umbria e direttore generale di CariFirenze

SCENARIO BANCHE 20 Eco di Bergamo 19-gen-2017

Collegio sindaci Bpm Buffelli presidente nominato dal Banco art Il bergamasco Giuliano Buffelli è stato nominato presidente del collegio sindacale della Spa. A deciderlo - dopo la fusione che ha portato alla nascita del Banco Bpm - il , e questo è visto come un segnale di attenzione al territorio bergamasco dopo che l'assenza di un rappresentante della nostra provincia nel cd a del Banco Bpm aveva suscitato non pochi malumori a Bergamo. La Banca Popolare di Milano Spa, è la banca rete nata poco prima della fusione tra Banco e Bpm, con sede in piazza Meda a Milano e 635 filiali. L'incarico affidato a Buffelli in qualche modo colma quella che è considerata una lacuna nell'organigramma della nuova banca. E va ad aggiungersi a quello della docente universitaria bergamasca Claudia Rossi, nominata membro del collegio sindacale del Banco Bpm. Per quanto riguarda il collegio sindacale della Banca Popolare di Milano Spa, tra l'altro, va segnalata la presenza di un altro orobico (Dorino Agliardi) come membro del collegio sindacale anche se in quota Bpm. La Banca Popolare di Milano Spa utilizza l'autorizzazione bancaria della Popolare di Mantova Nell'ambito degli accordi pre fusione era infatti prevista un'operazione di conferimento di un ramo di azienda a favore della Banca Popolare di Mantova Spa, ramo chiamato a svolgere funzione di banca rete. Successivamente, la stessa ha adottato un nuovo statuto sociale che contempla, in particolare, la modifica della denominazione da Banca Popolare di Mantova Spa in Banca Popolare di Milano Spa E quest'ultima, nell'assemblea svoltasi ieri, ha proceduto alla nomina del nuovo cda (presidente Umberto Ambrosoli) e del nuovo collegio sindacale (presidente Giuliano Buffelli). Buffelli, 73 anni, originario di Gera Lario (Como), dal 1965 esercita la professione di dottore commercialista a Bergamo, con studio in via Masone. Lunga e prestigiosa la carriera del professor Buffelli: da11992 al '98 è stato presidente del collegio sindacale del Creberg; sindaco della stessa banca dall'aprile 1989 e presidente del collegio sindacale di Leasimpresa sino al 2002; sindaco effettivo del Banco Popolare di Verona e Novara dal 2002 al 2007; membro del consiglio di sorveglianza del Banco Popolare sino al 2011; sindaco effettivo del Banco Popolare dal 2011 al 2014; presidente del collegio sindacale dell'Istituto centrale delle banche popolari italiane dal 2008 al 2012 e dal 2014 al 2015; professore a contratto per l'insegnamento di Tecnica professionale all'Università di Bergamo. ***

SCENARIO BANCHE 21 Eco di Bergamo 19-gen-2017

La Cassa Rurale di Treviglio apre a fissioni con altre Bcc art La Cassa Rurale di Treviglio sceglie come capogruppo il gruppo Banca Iccrea che, con la trentina Cassa Centrale Banca, si dividerà il mercato del credito cooperativo italiano, e apre a possibili progetti di aggregazione con altre Bcc. «Fino all'ultimo la nostra Cassa - spiega, in un comunicato, il presidente della Cassa Rurale, Giovanni Grazioli - ha sostenuto la necessità e l'opportunità di arrivare alla costruzione di un unico Gruppo bancario cooperativo per evitare il rischio di disperdere risorse, esperienze, competenze e valori di una storia pluridecennale ma purtroppo abbiamo dovuto prendere atto della mancanza delle condizioni per intraprendere una strada comune tra le due candidate capogruppo nazionali. La nostra Cassa ha quindi valutato le differenti peculiarità organizzative e patrimoniali e le potenzialità delle due proposte e alla luce di tali valutazioni ha ritenuto di aderire alla proposta di Iccrea Banca». Intanto, la Federazione regionale delle Bcc sta già lavorando alla costituzione di un patto di sindacato tra le Bcc lombarde per contribuire in modo significativo al processo di organizzazione e efficientamento del futuro Gruppo bancario cooperativo. Non viene esclusa neppure la possibilità di costituire un sottogruppo territoriale con sede a Milano per dare un ulteriore supporto al gruppo Iccreaintermini di coesione organizzativa e snellezza operativa. Con oltre 21 mila soci, 42 filiali operanti nelle province di Bergamo, Milano e Cremona, la Cassa Rurale di Treviglio è una delle Bcc lombarde più radicate sul territorio dove è presente da 123 anni. Gestisce raccolta da clientela per oltre 2 miliardi di euro e impieghi per circa 1,5 miliardi. A proposito di future fusioni tra Bcc, Grazioli dice: «Nei prossimi mesi si intensificheranno i processi di aggregazione e di consolidamento tra Bcc, come auspica anche la Banca d'Italia per assicurare la stabilità dell'intero sistema del credito cooperativo. La Cassa Rurale di Treviglio è disponibile a valutare eventuali progetti che vadano in questa direzione, in coerenza con le richieste del mercato e nell'interesse di soci e clienti». Complessivamente sono 317 le Bcc italiane chiamate ad esprimere la propria adesione ad uno dei due gruppi. Intanto, la Cassa Rurale di Treviglio ha firmato un accordo con TicketOne per rilanciare «Anniverdi Web», il conto corrente Bcc riservato alla nuova clientela di età compresa trai 18 e i 26 anni che così potranno ritirare un voucher dal valore di 100 euro, per eventi musicali, teatrali, sportivi. RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO BANCHE 22 Eco di Bergamo 19-gen-2017

A Linate un parcheggio firmato Percassi art Un parcheggio di circa 1.600 posti auto adiacente all'aeroporto di Linate, nell'ambito dei progetti di sviluppo relativi allo scalo aeroportuale milanese. A realizzarlo la Gezzo srl, società che fa capo ad Antonio Percassi, che ha ottenuto dalla Banca Popolare di Vicenza - assistita dallo studio legale associato Dla Piper- un finanziamento a medio-lungo termine di circa 26 milioni di euro. Gezzo è stata, invece, assistita dallo studio Gatti Pavesi Bianchi. Nel 2011, nell'ambito dei lavori di ammodernamento dello scalo, era stato aperto un parcheggio, il più grande in quel momento a Milano, con 3.000 posti auto coperti. Un numero che oggi, alla luce dell'incremento del numero di passeggeri in transito dall'aeroporto alle porte di Milano, ha necessità di essere ampliato. Nella stessa zona, Percassi è impegnato - attraverso una joint-venture tra la Stilo Immobiliare finanziaria (una delle società controllate) e il gruppo australiano Westfield - nella costruzione del più grande centro commerciale d'Europa. L'investimento stimato è di un miliardo e 300 milioni di euro. Si tratta di un mega shopping center, Westfield Milan il nome commerciale, di oltre 185 mila metri quadri di superficie commerciale, oltre 300 negozi e un luxury village di 50 boutique, con una cinquantina di ristoranti e spazi per il tempo libero, oltre a un parcheggio in grado di ospitare 10 mila auto. Il bacino d'utenza stimato è di 7 milioni di consumatori. All'interno troverà posto anche il primo negozio Galeries Lafayette in Italia, in uno spazio di 18 mila metri quadrati suddivisi su quattro piani. I lavori di demolizione e di bonifica della zona dell'ex dogana di Segrate dove sorgerà il Westfield Milan, sono ormai terminati e il cantiere per gettare le fondamenta del centro è in fase di allestimento. L'apertura dovrebbe avvenire entro la fine del 2019 al più tardi entro i primi mesi del 2020. Stando alle previsioni, il Westfield Milan, darà lavoro a circa cinquemila persone. RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO BANCHE 23 Gazzetta del Sud 19-gen-2017

Intesa Sanpaolo "sbarca" in tabaccheria art ROMA Nell'era dei social network la rete delle tabaccherie resta senza rivali. Le rivendite di sali e tabacchi, cosl le insegne di una volta, arrivano dove non riescono i bit. Nasce da qui il progetto di Intesa Sanpaolo, che punta a portare la banca nel negozio, offrendo dei pacchetti ad hoc, che non si limitano solo alla possibilitá di pagare bollette o ricaricare il cellulare, ma permettono anche di sottoscrivere polizze o chiedere piccoli prestiti. Nasce la prima banca di prossimità in Europa, con l'obiettivo di arrivare al cliente, il più vicino possibile, non con uno smartphone ma con una persona, il tabaccaio». Cosi II responsabile della divisione banca dei territori di lntesa, Stefano Barrese, lanciando Banca 5. Lina sfida che pert, si basa su solidi pilasti. Dietro c'é infatti Banca itb, la banca dei tabaccai, che in pochi anni ha conquistato la categoria, contando 23 mila affiliati. La società ora è nelle mani di Intesa, che vuole coniugare tradizione e innovazione, sfruttando proprio il canale online.l25 milionidiitaliani che passano in tabaccheria potranno acquistare delle smartbox del credito, confezioni di prodotti bancari, e sbrigare le pratiche dalla pos razione tecnolog ica presente nel locale. Banca 5, perché 5 sono le linee di prodotti offerti: conto corrente, carta di credito, finanziamenti sotto un certo tetto, assicurazioni di tutela (auto, capofamiglia eanimali domestici) e servizi (tra cui l'intermediazione immobiliare). Si partirà a giugno, ma intanto si lavora per rendere operative le tabaccherie. Barrese vede vantaggi per tutti. Ne beneficerebbero i clienti della banca, quelli che già lo sono e quelli che lo diventeranno,visto che la rete di Intesa potrebbe estendersi a 34-35 mila punti andando oltre le filiali e i bancomat. Per aprire un conto Banca 5, «basta scendere sotto casa, sfruttando la flessibilità oraria della tabaccheria". Ma l'affare, sempre secondo banca Intesa, converrebbe anche al tabaccaio che aderisce all'iniziativa: 'avrà subito in tasca 200 euro al mese, potendo arrivare fino a 1.500 euro di ricavi addizionali. • ***

SCENARIO BANCHE 24 Giornale 19-gen-2017

Mps, lo Stato avrà il 70% «Finita la fuga dei clienti» art Subito, mette in chiaro un punto: «In nessuna circostanza i depositi dei nostri clienti sono mai stati a rischio». Eppure, il fuggi-fuggi dai conti correnti c'è stato eccome: il flusso in uscita «è stato molto importante» all'inizio di dicembre, ma il fenomeno «si è completamente arrestato tra gli ultimi giorni dell'anno e i primi di gennaio», ammette il presidente di Mps, Alessandro Falciai, davanti alle commissioni Finanze di Camera e Senato. Un'emorragia fermata probabilmente grazie all'eliminazione di quegli elementi di incertezza che pesavano sul futuro dell'istituto. A cominciare dalla composizione dell'azionariato. «Lo Stato avrà circa il 7096» del capitale, precisa, una volta convertiti in azioni i circa 4 miliardi di euro di obbligazioni. Uno snodo importante che legherà l'istituto senese alla Borsa, anche se «non posso dire» quando finirà la sospensione del titolo. «Il resto verrà preso dallo Stato, che attraverso questo meccanismo di conversione alla fine investirà circa 6 miliardi», mentre due miliardi saranno a carico degli istituzionali. Un intervento di nazionalizzazione che poteva essere accelerato, sgomberando il campo dagli interrogativi sollevati quando si prospettava una soluzione privata? «Era nostro dovere morale, prima di poter chiedere un solo euro allo Stato e ai contribuenti, provare a esperire tutte le operazioni di mercato», ha detto Falciai. Certo i problemi rimangono, e riguardano in prima battuta la cessione dei 27 miliardi di sofferenze che gravano sui bilanci. Marco Morelli, ad del Monte, ha spiegato durante l'audizione di voler procedere con una vendita in blocco, tema che sarà al centro del cda di oggi. «Vogliamo liberarcene il più rapidamente possibile», ma la tempistica sarà inevitabilmente condizionata dall'esito della negoziazione con la Commissione europea. Morelli ha chiarito che nei primi giorni di febbraio dovrebbe esserci la presa di contatto con le autorità di vigilanza italiane ed europee sul piano industriale. E, comunque, il Monte non intende stravolgere l'impianto della ristrutturazione già autorizzata da Bruxelles, quella a seguito della sottoscrizione dei Monti Bond, in cui è previsto il passaggio da 2mila a 1.500 sportelli e la riduzione di 2.450 lavoratori. Il piano ha posto vari paletti alla banca. «Per esempio - ha specificato Falciai - i total asset della banca pre-ristrutturazione erano 240 miliardi, oggi siamo a 160 miliardi, quindi il bilancio della banca si è asciugato del 30%, quasi di un terzo. Vorremmo che questo fosse il punto di riferimento per la negoziazione». Sul suo futuro, Morelli spiega che «siamo assolutamente pronti a qualunque giudizio» sul management, dicendosi disposto a restare anche con una forte riduzione di stipendio. Stessa disponibilità da Falciai: «Il mio mandato è a disposizione dell'azionista, una volta fatto il piano si sceglieranno le persone migliori per portarlo avanti».

SCENARIO BANCHE 25 Giornale 19-gen-2017

Ok di Bankitalia a Ubi per Etruria & C art Ubi può procedere all'acquisto di Banca Etruria, Banca Marche e CariChieti. Bankitalia ha deciso la stipula del contratto per la cessione. Ubi pagherà un euro, ma si accollerà una ricapitalizzazione prossima a 400 milioni. Ora resta da cedere CariFerrara al gruppo Bper ***

SCENARIO BANCHE 26 Giornale 19-gen-2017

Intervista a Stefano Barrese - «Ecco la nostra banca a portata di mano di chi va art in tabaccheria»

• Creare la prima banca di prossimità in Italia, caratterizzata da un tipo di offerta semplice ma completa e disponibile a tutti i cittadini ai prezzi più accessibili del mercato. Questa è la mission che Intesa Sanpaolo si è posta rilevando nel dicembre 2016 la Banca Itb, ovvero la banca dei tabaccai: il piano di integrazione è stato presentato ieri a Roma. La collocazione di Banca Itb nella divisione Banca dei Territori di Intesa risponde agli obiettivi del piano d'impresa 2014-2017 del gruppo per lo sviluppo della multicanalità: Banca Itb infatti dal punto di vista commerciale si presenterà con il marchio "Banca 5", il modello pensato da Intesa per focalizzarsi sulle fasce di clientela con un potenziale di crescita nell'utilizzo dei servizi creditizi. Ne abbiamo parlato con Stefano Barrese, responsabile divisione Banca dei Territori Intesa Sanpaolo. Cosa si intende per "prima Banca di prossimità" in Italia? «Il gruppo Intesa Sanpaolo già oggi può contare su 3.500 filiali, che saranno sempre più focalizzate sull'offerta di consulenza e servizi, e su oltre 7.500 Atm. Le oltre 20mila tabaccherie convenzionate con Banca Itb possono «raggiungere» quei cittadini meno propensi ad andare in filiale ma che entrano spesso in tabaccheria. In questo senso, Banca Itb, grazie alla capillarità della sua rete di tabaccherie convenzionate sul territorio e alla maggior flessibilità di giorni e orari di apertura, può diventare la prima Banca di prossimità in Italia». Perché Intesa Sanpaolo ha deciso di investire sulle tabaccherie? Che tipo di canale rappresentano? «Da un sondaggio fatto sui clienti delle tabaccherie è emerso che i tabaccai sono persone cortesi e di fiducia. Sono persone conosciute e raggiungibili senza fare code. Meritare la fiducia dei nostri clienti e poterli aiutare nel realizzare i loro piccoli e grandi sogni è per noi una priorità e attraverso la capillare rete delle tabaccherie crediamo di poter raggiungere fasce di clientela con tm potenziale di crescita nell'utilizzo dei servizi bancari». Quali sono i risultati a oggi della Banca Itb? «Banca Itb, fondata nel 2008, nel 2015 ha generato ricavi per circa 38 milioni di euro e un utile netto di circa 8,5 milioni, registrando un totale attivo di circa 228 milioni e un patrimonio netto di circa 33 milioni, con un coefficiente patrimoniale Core Tier 1 pari al 25,8% e un Return On Equity al 30%. Itb adotta un modello di business commissionale ((Atre 95% del margine d'intermediazione), basato su di un elevato volume di operazioni gestite ed un modello operativo leggero. La banca ha ottenuto risultati importantissimi grazie alla guida del suo fondatore Francesco Marrara che tornerà presto a ricoprire il ruolo di ad, per proseguire nello sviluppo del progetto che ha già raggiunto livelli di assoluta eccellenza». Quali sono i progetti di sviluppo anche al fine di conquistare una più ampia fetta di mercato? A oggi ci sono oltre 20.000 tabaccherie convenzionate con Banca Itb pari al 40% circa del totale dei tabaccai in Italia «Attraverso Itb, che diventerà "Banca 5", offriremo nuovi servizi di prossimità utili ai cittadini: carte, conti, prestiti, assicurazioni, oltre a nuovi servizi utili per la vita di tutti i giorni. Abbiamo pensato ad un'offerta facile e accessibile a tutti». Su quali nuovi prodotti e servizi intendete puntare? «Già oggi Banca Itb propone prodotti e servizi rivolti essenzialmente a due categorie di clienti: i tabaccai, ai quali la banca offre i tradizionali servizi bancari (conti correnti, depositi e finanziamenti a breve/medio termine) e soluzioni di automazione del ciclo degli ordini e relativi pagamenti; i cittadini, per i quali la banca gestisce, per il tramite della collaborazione dei tabaccai ed attraverso una piattaforma informatica proprietaria, servizi di pagamento e di incasso (tra cui tutti i tipi di bollettini, ricariche telefoniche e carte prepagate, voucher Inps). Questi continueranno a essere elemento chiave dell'offerta. A questi affiancheremo altri prodotti e servizi attraverso l'acquisto di una semplice "smart box" che consentirà l'immediata attivazione delle carte di pagamento così come di prestiti personali, conti, polizze auto e capofamiglia ma anche servizi di natura non bancaria». Quale il valore aggiunto che la Banca Itb offre a tabaccai e cittadini? «Semplicità, vicinanza fisica e immediatezza sono gli ingredienti che già oggi contraddistinguono Banca Itb nell'offerta ai tabaccai. Con il progetto Banca 5 affiancheremo all'offerta di prodotti finanziari da banco (conti, carte, prestiti e assicurazioni) proposti nelle "smartbox", App e contact center dedicati».

SCENARIO BANCHE 27 Giornale 19-gen-2017

«Per noi è un salto di qualità E possiamo crescere ancora» art Per Giovanni Risso, presidente della Federazione italiana tabaccai, non c'è dubbio che la decisione di Intesa Sanpaolo di acquisire il controllo totalitario di Banca Itb sia un punto qualificante. Con questa operazione Banca Itb «passa su un piano superiore. Siamo contenti che la prima banca italiana abbia avuto attenzione per il nostro gruppo, per noi è un punto qualificante», sottolinea Risso. Però «ci auguriamo che si continui a parlare di "Banca del tabaccaio". Perché si tratta di una realtà rivolta alla nostra categoria, che è nata soprattutto con la nostra categoria. Vorremmo che il termine rimanesse nell'uso comune». Nell'era digitale molte attività e molti servizi possono essere smaterializzati, ma per altri avere una rete fisica resta indispensabile. «La nostra, quella dei tabaccai, grazie alla capillarità sul territorio e alla professionalità dei rivenditori, da oggi, insieme a Intesa Sanpaolo, sarà in grado di offrire ai cittadini servizi a livelli irraggiungibili per chiunque altro», prosegue Risso. La Tabaccheria - aggiunge - è aperta dalle ore 7 del mattino alle 20 di sera e ha la possibilità di servire la clientela in un arco molto ampio della giornata. «Noi pensiamo che con questa acquisizione Intesa Sanpaolo si sia resa disponibile sul territorio a fornire servizi molto veloci per il cittadino». Ma con l'avvio di questi nuovi servizi, anche per le stesse tabaccherie sarà un po' cambiare pelle? «Assolutamente no - ribatte il numero uno della Federazione dei tabaccai - noi nel nostro Dna abbiamo la propensione a fornire servizi ai cittadini. Una volta offrivamo prodotti dello Stato, addirittura a suo tempo anche il chinino per supporta-re i malati di malaria. Ora offriamo francobolli, valori bollati, tabacchi, anche giochi. Siamo a disposizione di tutti i cittadini». L'acquisizione decisa da Intesa Sanpaolo, è il ragionamento di Risso, «può ampliare le possibilità di servire» il territorio. Il lavoro svolto finora è stato notevole: esiste una rete di oltre 20mila tabaccherie convenzionate con Banca Itb e adesso si può farla crescere ancora: «Ci sarà un'espansione, ci potranno essere altri diecimila punti operativi». Diversi sono i prodotti e servizi di Banca Itb rivolti ai cittadini, per i quali la banca gestisce, per il tramite della collaborazione dei tabaccai e attraverso una piattaforma informatica proprietaria, servizi di pagamento e di incasso (tra cui tutti i tipi di bollettini, ricariche telefoniche e carte prepagate, tributi F24, voucher Inps). Insomma le tabaccherie rappresentano un canale formidabile per i servizi al pubblico, una rete fruibile molto veloce da parte dei cittadini, prossima alle loro abitazioni. «Siamo soddisfatti - conclude Risso - di stare con Intesa Sanpaolo, abbiamo la possibilità di crescere assieme».

SCENARIO BANCHE 28 Giorno - Carlino - Nazione 19-gen-2017

Il commento - Il giusto valore art LE TRE maggiori banche italiane continuano a vivere una stagione di Borsa che, almeno per un paio di loro, non rende merito ai fondamentali che esprimono. Mi riferisco inrimis a Intesa Sanpaolo, la quale dispone di uno dei migliori indici patrimoniali a livello europeo, monte impieghi al top, sofferenze limitate, nonostante l'enorme massa amministrata, e una forte capacità di generare valore per i propri azionisti, con distribuzione di cedole, il cui P/e oscilla tra il 6 e il 7%. Il suo fiore all'occhiello è la divisione Corporate che opera, ben oltre l'Italia, in grandi operazioni internazionali: l'ultima è quella portata a termine in Russia in ambito energetico. Nonostante ciò, t! titolo è sotto di oltre i130% dai massimi di 15 mesi fa e ogni balzo in avanti viene rallentato dalla situazione politica e reputazionale del nostro Paese. CHI POTREBBE raggiungere credenziali analoghe, anche se più circoscritte entro confine, è la neonata Banco Bpm, concepita dalla fusione Banco Popolare e Bpm. Una banca che oltre ad avere i conti in ordine, un coefficiente patrimoniale buono e sofferenze nei limiti previsti dalla Bee ha pure il merito di essere primo attore nel Nord Italia, un'area con un tasso di crescita paragonabile a quello tedesco, ricchezza diffusa e la presenza della maggioranza di imprese sane e vincenti. Eppure la situazione in Borsa, nonostante un buon recupero da inizio anno, continua ad avere un pessimo -50% dai massimi, in presenza di un potenziale di crescita davvero eccellente. Diversa la situazione di Unicredit; che pur essendo italiana più internazionale e con il maggior giro d'affari, deve risottoporsi alle purghe di un pesantissimo aumento di capitale, che fa paio con i precedenti. Solo al raggiungimento dell'obiettivo si potrà capire la svolta e la sua entità. IL RUOLO delle banche è centrale per ogni ciclo economico. Di certo molto va ancora fatto per superare errori che hanno pesato in misura rilevante sulla nostra economia, ma la penalizzazione di Borsa, almeno per le tre citate, è assolutamente impropria. Una più equa valutazione darebbe sollievo all'intero listino. ***

SCENARIO BANCHE 29 Il Fatto Quotidiano 19-gen-2017

Mps, Morelli non ci pensa a lasciare art Con i 6 miliardi e mezzo che il Tesoro intende impiegare nella conversione in azioni dei bond enel riacquisto pubblico delle obbligazioni "retail" la quota dello Stato nel capitale del Monte dei paschi di Siena salirà a circa il 70%. Altri due miliardi arriveranno dai bond in mano agli investitori istituzionali. La stima è del presidente di Mps, Alessandro Falciai fornita nel corso di un'audizione parlamentare sul decreto a tutela del risparmio nel settore creditizio davanti alle commissioni Finanze di Camera e Senato. "Gli obbligazionisti retail potranno convertire e uscire su base volontaria" ha detto Falciai accompagnato dall'ad della banca Marco Morelli, che sulla futura ripresa delle quotazioni in Borsa proprio non si sbilancia: "È una domanda cui non possiamo rispondere". Per il resto l'umore dei vertici di Rocca Salimbeni è quello sollevato di chi se l'è vista brutta arrivando a un passo dalla disastro, ma ha trovato lo zio ricco che ha pagato tutti i debiti senza fare troppe domande e senza chiedere i soldi indietro. "Era nostro dovere morale provare ad esperire tutte le possibili operazioni di mercato prima di chiedere un solo euro ai contribuenti, nonostante il contesto fosse effettivamente difficile", ha dichiarato Falciai, che ha assicurato come "in nessuna circostanza i depositi dei nostri clienti sono mai stati a rischio nonostante quello che può essere stato detto", dimenticando che a dirlo era stata la stessa Mps, quando nelle settimane scorse aveva indicato il rischio concreto di un ricorso al bail-in - che prevede, nei casi più gravi, anche di attingere ai depositi oltre i 100 mila euro - in mancanza del piano di salvataggio e della ricapitalizzazione "precauzionale" dello Stato. EFFETTIVAMENTE, ha ammesso l'ad Morelli, un deflusso molto importante dei depositi c'è stato "ma si è completamente arrestato con gli ultimi giorni dell'anno e i primi giorni del mese". Sul suo futuro Morelli ha messo le mani avanti, dicendosi disposto a restare anche con un taglio pesante al suo stipendio, a patto "che vengano tutelate figure di management molto importanti, se fossero perse ci sarebbe un danno sostanziale". Stessa disponibilità è arrivata da Falciai: "Il mio mandato è a disposizione dell'azionista, una volta fatto il piano si sceglieranno le persone migliori per portarlo avanti". Nei primi giorni di febbraio si riaprirà il confronto con la Commissione europea e il ministero dell'Economia sul nuovo piano industriale, con l'obiettivo, ha spiegato Morelli, di mettere la banca in grado di proseguire un giorno con lo Stato"non in posizione prevalente". L'ad ha confermato che gli sportelli scenderanno da 2000 a 1500 e che il personale verrà ridotto attraverso l'accesso ai fondi di solidarietà. L'obiettivo del management della banca "è di proseguire sul percorso che prevede la cessione delle sofferenze in blocco". Si dovrà trattare, quindi, anche con il fondo Atlante. E per quanto riguarda Jp Morgan, Mediobanca e tutte le banche del consorzio di collocamento "non hanno preso e non prenderanno un euro per il lavoro svolto nell' operazione conclusasi prima di Natale: è una condizione rinegoziata prima della conclusione dell'operazione e quindi si sono assunti il rischio", ha tagliato corto Morelli. RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO BANCHE 30 Italia Oggi 19-gen-2017

Banche, soluzioni solo globali art Di fronte alle crisi bancarie che investono di volta in volta differenti Paesi della zona euro, la cosa peggiore, e suicida, che l'Unione europea possa fare sarebbe di trattarle come mere questioni nazionali. Oggi sembra toccare all'Italia, domani chissà. Ne è prova il fatto che le autorità preposte, a cominciare dalla Banca centrale europea, dalle banche centrali nazionali e dalla Commissione europea, navigano a vista, senza una chiara politica. Non si tratta, infatti, di tamponare gli effetti finanziari ed economici della grande crisi globale, ma di approntare misure che neutralizzino in modo definitivo la finanza della speculazione senza regole e che rimettano in moto lo sviluppo produttivo. Gli attuali grandi problemi del sistema bancario italiano hanno due nomi: crediti inesigibili per oltre 200 miliardi di euro e gravissime responsabilità degli amministratori delle banche e degli organi di controllo della Banca d'Italia. Il primo problema, ovviamente, è in gran parte dovuto agli effetti della crisi globale, che ha portato ad una drastica diminuzione nelle produzioni, nei commerci e nei consumi. Ciò ha messo molti imprenditori in ginocchio, rendendoli impossibilitati a mantenere la regolarità dei pagamenti e dei rimborsi per i prestiti precedentemente chiesti e ottenuti. Per il secondo problema si dovrebbe invece mettere sotto i riflettori le banche e soprattutto la Centrale Rischi della Banca d'Italia. Come è noto, le banche e le società finanziarie devono comunicare mensilmente alla Banca d'Italia il totale dei crediti verso i propri clienti, sia i crediti superiori a 30 mila euro che i crediti in sofferenza di qualunque importo. Il compito primario della Centrale Rischi è quello di valutare i crediti concessi per rafforzare la stabilità del sistema bancario. Si sottolinea inoltre che, dal 2010, essa scambia queste informazioni con le altre banche centrali europee e con la Bce. Come è possibile, dunque, che, sia a livello nazionale che a livello europeo, siano stati permessi e tollerati prestiti e altre operazioni finanziarie che, stranamente solo oggi, scopriamo essere ad altissimo rischio? Comunque nel sistema europeo vi sono molte altre anomalie che meritano attenzione ed interventi correttivi. L'Autorità bancaria europea, per esempio, oggi giustamente analizza criticamente i crediti concessi dalle banche ma, nel contempo, permette un leverage altissimo per le banche. Permette cioè che siano sufficienti tre (3) euro di capitale per creare finanza per 100. Permette anche che certe attività finanziarie, come i cosiddetti asset di terza categoria, che sono in gran parte derivati asset backed security, trattati e tenuti fuori mercato e quindi con un valore altamente incerto, vengano contabilizzati dalle banche secondo criteri interni molto convenienti alle stesse. Dopo il 2008 dovrebbe essere ovvio tener conto del fatto che l'intero sistema bancario internazionale è profondamente interconnesso e perciò pericolosamente esposto al contagio e a crisi sistemiche. Eppure Bruxelles, Francoforte, e spesso anche Berlino e Parigi, preferiscono, sbagliando, l'approccio nazionale a quello europeo. In questo modo si rischia di giocare al massacro. Ce lo ricorda anche l'Office of Financial Research (Ofr), l'agenzia del ministero del Tesoro americano, creata nel 2010 dalla legge di riforma finanziaria, la Dodd-Frank, con il compito di studiare i lati oscuri del sistema finanziario allo scopo di ridurne i rischi. Nell'ultimo rapporto dello scorso dicembre l'Ofr ammonisce che le banche americane di importanza sistemica si sono esposte per oltre 2 trilioni di dollari nei confronti dell'Europa, di cui circa la metà in derivati otc tenuti fuori bilancio. Quando Wall Street e le banche americane vendono derivati, lo fanno per proteggersi da eventuali fallimenti; quando invece li acquistano esse offrono una copertura a eventuali crisi di altre banche. In questo caso di quelle europee. Consapevoli delle difficoltà bancarie in Europa, gli Usa hanno lanciato questo allarme. L'Ofr ne lancia anche un altro tutto interno al sistema di Wall Street. Avvisa che già alla fine del 2015 anche le assicurazioni americane sulla vita hanno abbondantemente superato i 2 trilioni di dollari in derivati finanziari. Il 60% di tale «montagna» sarebbe stato sottoscritto soltanto dalle 9 maggiori banche americane ed europee, quelle too big to fail: Goldman Sachs, Deutsche Bank, Bank of America, Citigroup, , Morgan Stanley, , JPMorgan Chase e Wells Fargo. L'allarme non è da sottovalutare, si ricordi che soltanto l'Aig, il gigante delle assicurazioni, a suo tempo dovette essere salvato con 182 miliardi di soldi pubblici! Anche in questo caso si evince la urgenza di rispondere alla globalizzazione dei mercati finanziari e del sistema bancario con regole globali e condivise.

SCENARIO BANCHE 31 La Verita' 19-gen-2017

Le manovre di Ubi su Bankitalia e Consob per impedire l'inchiesta dei magistrati - art Le manovre di Ubi Banca su Consob e Bankitalia per ostacolare l'inchiesta

• Erano «cinque cretini, che cercavano di mettere i bastoni tra le ruote e dovevano in qualche modo essere fermati. Così nel 2014 la pensavano, e in certi casi dichiarandolo espressamente al telefono, alcuni degli uomini ai vertici di Ubi Banca, parlando dei membri del consiglio di sorveglianza (nell'aprile 2013 per la prima volta eletti dalla minoranza dei soci) che cercavano di fare luce sulla gestione dell'istituto. Per frenare il loro impegno, dalle carte che la Procura di Bergamo ha depositato lo scorso 17 novembre chiudendo le indagini su Ubi Banca, emergono tentativi d'ingerenza nelle indagini avviate dalla Banca d'Italia (...) (...) e dalla Consob, la Commissione nazionale per le società e la Borsa. Quei «cinque cretini», e cioè Andrea Resti, Dorino Agliardi, Luca Vittorio Cividini, Marco Gallarati e Maurizio Zucchi, nel luglio 2013 avevano presentato un esposto alla Consob segnalando l'esistenza di patti parasociali non comunicati alle autorità di vigilanza. Sulla base di quel documento, nell'agosto di quell'anno la Consob ha aperto un «procedimento di contestazione« per violazione dell'articolo 123 bis del Tuf, il Testo unico della finanza, che disciplina il governo societario delle banche. Come fosse la tipica palla di neve che innesca la valanga, è proprio dall'esposto alla Consob (conclusosi poi nell'ottobre 2015 con una sanzione nei confronti di alcuni consiglieri di Ubi per circa 900.000 euro) che è partita anche la segnalazione alla Procura di Bergamo e quindi l'inchiesta penale sull'opaca gestione della quarta banca italiana, che presto dovrebbe approdare alla richiesta di rinvio a giudizio per 39 indagati eccellenti. L'esposto alla Consob era stato curato soprattutto da Andrea Resti, docente alla Bocconi ed esperto di diritto bancario e di mercati finanziari: vi s'ipotizzava che i due storici gruppi di azionisti, e cioè l'Associazione amici di Ubi e l'Associazione banca lombarda e piemontese, guidata da Giovanni Bazoli, l'ottuagenario (e ancora potentissimo) presidente emerito di Intesa San Paolo, avessero per anni usato patti indebiti e regole non scritte per predeterminare i vertici di Ubi e anche le nomine all'interno delle tante società controllate dal gruppo. Oggi Bazoli e gli altri 38 indagati sono accusati a vario titolo di varie ipotesi di reato: ostacolo all'attività di vigilanza, illecita influenza sull'assemblea della capogruppo Ubi Banca, truffa, conflitti d'interesse e illeciti tributari... Ma intanto dalle carte depositate due mesi fa dalla Procura di Bergamo inizia a emergere anche la capillare attività messa in atto dai consiglieri di maggioranza per attutire le lunghe indagini degli organi di sorveglianza, attenuarne i rischi, e soprattutto evitare che l'esposto di Resti e soci avesse un qualche effetto. Il 12 maggio 2014 viene intercettato Andrea Moltrasio, in quel momento presidente del consiglio di sorveglianza di Ubi Banca, che parla al telefono con Victor Massiah, dal 2008 consigliere delegato dell'istituto (entrambi sono tra gli indagati, ndr). Moltrasio riferisce di un incontro che ha appena avuto con Giuseppe Vegas, presidente della Con-sob: «Alla fine della conversazione», racconta il banchiere, «sono andato un attimo fuori e gli ho detto «Si ricorda, presidente, che mi aveva detto che in caso di accanimento dovevo rivolgermi a lei? Eccomi qua: noi abbiamo un caso di grave accanimento, che tra l'altro metterebbe in cattiva luce non soltanto la nostra istituzione (cioè Übi, ndr) ma soprattutto la sua... Per cui credo che dovremmo vederci e parlare al più presto»». Moltrasio aggiunge, soddisfatto che Vegas gli ha concesso un appuntamento per l'indomani. La mattina del 13 maggio, Moltrasio richiama Massiah e gli dice che devono preparare un comunicato per i giornali, «nel caso in cui i cinque cretini (cioè Resti e gli altri consiglieri di minoranza, ndr) dicano qualcosa ai giornalisti». Massiah propone di attendere i risultati al termine della riunione, ma intanto si dice «colpito positivamente dal fatto che (Vegas, ndr) avesse dato l'appuntamento immediatamente» e aggiunge: «Non escludo che lui abbia ricevuto qualche telefonata...». Nel pomeriggio del 13 maggio Mario Cera, vicepresidente del comitato di sorveglianza di Ubi, chiama Marina Brogi, consigliere di maggioranza, e riferisce dell'incontro appena avvenuto: «È andato molto bene, nonostante tutto» e aggiunge che avranno «presto un incontro ad personam per quella roba là». L'indomani mattina, Cera contatta Franco Polotti, presidente del consiglio di gestione, per informare anche lui che «si è visto con Vegas ed è andata benissimo». Gli inquirenti annotano che «le condotte poste in essere dai soggetti interessati, in particolare Moltrasio e Cera, paiono indicative della volontà di «risolvere» la questione in maniera inopportuna e del tutto fuori dalle regole». Perché davanti all'atto di contestazione della Consob derivante dall'esposto, il vertice di Ubi Banca avrebbe dovuto

SCENARIO BANCHE 32 presentare le sue deduzioni, con il pieno diritto di essere sentita, ma senza «incontri preliminari e informali, tanto meno con il presidente della Consob.. Ma i contatti impropri continuano, se è vero che il 5 giugno 2014 Federico Picco, funzionario della Consob, chiama Marina Brogi per riferirle che in seno alla commissione, verosimilmente sul provvedimento di contestazione che è stato appena notificato alla banca, «ci sono molte discussioni interne» e che «c'è stato un bello scontro, con molto misunderstanding e tensione». Brogi risponde: «Mi dicono che ci sono pressioni molto forti per un cambiamento al vertice (della Consob, ndr)». Il 2 agosto Moltrasio e Cera tornano a discutere al telefono di Consob. E anche Moltrasio parla degli scontri interni alla Commissione, all'apparenza da utilizzare in modo strumentale: «Dicono che veramente ci sono correnti diverse, diciamo di pensiero per usare una parola gentile. Per cui dovremmo capire bene come smontare con il loro linguaggio gli argomenti che hanno fatto in quella loro terribile contestazione (la procedura di contestazione, ndr).. E Banca d'Italia, l'altro organo di vigilanza? Che i magistrati avessero sospettato eventuali interazioni indebite con Palazzo Koch è confermato dal via libera alle intercettazioni anche su Annamaria Tarantola, ex capo della sorveglianza di Bankitalia, all'epoca delle misure giudiziarie in sella alla presidenza Rai. Il 16 maggio 2014, Cera chiama Moltrasio, sempre intercettato. Ed è qui che i due aprono il nuovo fronte, parallelo a quello attivato nei confronti della Consob: «Il problema» dice Cera «è questo: ma con Banca d'Italia si chiede un incontro? Perché io vorrei andare a protestare». E Moltrasio risponde: «Bisognerà farlo sicuramente». Il 23 maggio l'incontro con Bankitalia in effetti si svolge, a Roma: per Ubi Banca partecipano entrambi, Cera e Moltrasio. Il 26 di quel mese gli inquirenti intercettano Francesca Bazoli, al telefono con suo padre Giovanni: «Ho saputo che l'incontro è andato bene» dice lei. E aggiunge: «Questi erano stupiti che si parli di ostacoli (alla vigilanza, ndr) di cui loro non sanno niente». Bazoli le chiede se «questi» siano da intendere «i nostri», e Francesca replica che sta parlando dei loro «interlocutori romani», cioè degli uomini della Banca d'Italia. Il13 giugno Ettore Medda, vicedirettore generale di Ubi Banca e a sua volta intercettato, parla con un interlocutore rimasto ignoto. Costui ha chiamato Medda per informarlo che gli ha appena girato via email un documento, presumibilmente relativo all'esposto di Resti. Aggiunge di avere parlato con Massiah, che su quel documento ha dato il suo benestare, e riferisce che il consigliere delegato di Ubi gli ha consigliato di aggiungere che in aprile «una bozza del regolamento era stata inviata preventivamente alla Banca d'Italia». Medda risponde con una raccomandazione: «Non fare trapelare che ci siano stati scambi informali con Banca d'Italia, per non mettere in difficoltà l'ente». Infine il 1 agosto 2014 Massiah e Moltrasio tornano a parlare di Bankitalia. Il primo è preoccupato: «Questo (e gli inquirenti annotano che presumibilmente si tratta di Resti, ndr) più volte in vari consigli e addirittura in assemblea ha insinuato dei comportamenti scorretti da parte dell'azienda». Massiah replica: «Sì, cioè: attenzione. Qui prima o poi qualcuno...». E Moltrasio lo blocca: «Proprio per questo io pensavo di accompagnare il verbale di assemblea in Banca d'Italia, oltre a spedirglielo per le vie degli uffici. Vediamo se troviamo un'occasione per andare a sottolineare questi passaggi...». Sottolineare, spiegare, smontare: informalmente, si capisce. (2. Continua) RIPRODUZIONE RISERVATA ***

SCENARIO BANCHE 33 La Verita' 19-gen-2017

L'editoriale - Lo scandalo continua la vigilanza non va - Il vero problema è la art vigilanza che va riformata

• In questi giorni sulla Verità stiamo raccontando una serie di fatti che riguardano una delle più importanti banche italiane. Si tratta di vicende tratte dagli atti di un procedimento giudiziario della Procura di Bergamo. Ovviamente ciò che riportiamo non sono sentenze, ma solo ipotesi accusatorie, alcune délle quali ancora al vaglio della magistratura e per le quali non si è arrivati neppure a richieste da parte dell'ufficio del pubblico ministero. Ciò nonostante, leggendo denunce e intercettazioni risulta evidente che nella banca oggetto della serie di articoli come in molte altre di cui ci siamo occupati in questi mesi ci sia bisogno di un po' di chiarezza. Dietro allo sportello infatti non si maneggiano soldi di proprietà dei banchieri, ma i quattrini dei risparmiatori e dunque sul loro impiego è necessaria la massima trasparenza onde evitare che si ripetano casi come quelli registrati negli ultimi anni nel Veneto e in Toscana, ma anche in Emilia e nelle Marche. Vi state domandando dove abbiamo intenzione di andare a parare con il lungo preambolo? Lo spieghiamo subito. II pistolotto d'esordio del presente articolo (...) (...) punta ad accendere un faro sui controlli nel settore della raccolta e dell'utilizzo dei soldi dei risparmiatori. Il problema dei problemi infatti non è la qualità, la competenza e la correttezza di chi amministra il denaro degli italiani, ma la qualità, la competenza e il rigore morale di chi è chiamato a controllare i banchieri, gli assicuratori e chiunque solleciti la raccolta del pubblico risparmio. In poche parole, qui parliamo di vigilanza. Perché è chiaro che se nella Banca dell'Etruria sono riusciti a giocarsi l'intero capitale fino a far fallire l'istituto, le responsabilità sono dei vertici della Popolare ma anche di coloro i quali non si sono accorti delle operazioni spericolate di chi aveva il compito di tutelare i risparmi degli azionisti. Etruria, Mps, Veneto Banca, Popolare di Vicenza, Banca Marche e le altre banche finite nei guai negli ultimi io o 20 anni dimostrano una sola cosa, ossia che i controlli non funzionano e quando funzionano i buoi sono già fuggiti dalla stalla, cioè il danno è fatto e a pagarlo sono i risparmiatori. Forse qualcuno penserà che dopo i crac degli scorsi mesi, il salvataggio delle banche venete e l'acquisto del Monte dei Paschi di Siena da parte dello Stato le cose siano o stiano cambiando. Errore. I disastri degli anni e dei mesi precedenti non hanno insegnato nulla ma anzi tutto procede esattamente come nel passato. Ipotesi azzardate le nostre? E allora eccovi alcune prove. Non solo grazie a Maurizio Tortorella pubblichiamo le intercettazioni che dimostrano una eccessiva confidenza fra controllato e controllore, ossia tra funzionari della banca oggetto di accertamenti e il presidente della Consob, frasi che riportano alla memoria il bacio in fronte che il banchiere d'assalto Giampiero Fiorani rivolse all'allora governatore della Banca d'Italia. A sostenere la tesi ci sono anche i numeri. Basta andare a vedere quanti soldi siano stati drenati nel 2016 ai risparmiatori facendo loro sottoscrivere le famose obbligazioni subordinate. Come è noto, questi strumenti finanziari sono all'origine di molte fregature, perché essendo stati fatti acquistare a pensionati e persone senza alcuna esperienza in campo finanziario hanno mandato in fumo i risparmi di una vita. È successo con Etruria (un pensionato di Civitavecchia, Luigino D'Angelo, dopo aver perduto tutto addirittura si suicidò) ed è accaduto anche con Monte dei Paschi di Siena. E ciò nonostante fosse ben chiaro alle autorità, ossia a Banca d'Italia e a Consob, che i piccoli investitori non hanno conoscenze adeguate per poter acquistare tali strumenti. Salvatore Rossi, direttore del nostro istituto di vigilanza, alla fine del 2015 dichiarò che i bond subordinati non avrebbero dovuti essere venduti allo sportello, cioè alla clientela minuta, ma a fondi in grado di valutare i rischi dell'investimento e sopportarne eventuali perdite. Tuttavia se a maggio dello scorso anno le obbligazioni illiquide, ovvero acquistabili e rivendibili solo allo sportello, piazzate nei portatogli dei risparmiatori ammontavano a 3,4 miliardi (l'equivalente della manovra richiesta dalla Ue entro il primo febbraio), alla fine dello scorso anno assommavano a circa 23 miliardi. Una cifra monstre che dimostra come, in barba ad ogni rac-comandazio-ne e ogni controllo, il sistema abbia continuato a finanziarsi riempiendo le tasche della clientela di bond ad alto rischio. E le autorità di vigilanza? Zitte, hanno chiuso entrambi gli occhi. Il problema dei problemi non si limita dunque alla spregiudicatezza dei banchieri, ma alla inadeguatezza dei controllori, i quali ci costano tanti soldi, non solo perché li paghiamo molto denaro, ma perché, non facendo il loro dovere, ce ne fanno perdere ancora di più.

SCENARIO BANCHE 34 La Verita' 19-gen-2017

Quell'intercettazione di Vegas e il giallo dell'sms al renziano Serra art «È vero, nel 2014 ci siamo incontrati con i vertici di Ubi». Cosi dice Giuseppe Vegas, dal 2010 presidente della Consob, alla Verità. «Ma era un incontro normale, prestabilito», aggiunge. «Insomma, un vertice istituzionale dove i vertici venivano a pres enta-re la situazione della banca: ne facciamo tanti in Consob, è parte del nostro lavoro. Tant'è vero che in quell'occasione era presente anche il nostro direttore generale, Angelo Apponi». Il nome di Vegas compare nelle carte depositate lo scorso 17 novembre dalla Procura di Bergamo alla chiusura delle indagini su Ubi Banca. Il presidente della Commissione nazionale per le società e la Borsa vi viene rappresentato come oggetto delle attenzioni di alcuni banchieri e di personaggi che ruotavano attorno al gruppo creditizio (alcuni dei quali poi finiti sotto inchiesta penale per una serie di presunti illeciti) che nella primavera 2014, dopo l'esposto presentato alla Consob da cinque consiglieri di sorveglianza nominati dalla minoranza dei soci, cercavano di evitare problemi e soprattutto sanzioni. Vegas nega di aver percepito pressioni, e soprattutto di averle subite: «Alla fine delle nostre indagini sull'esposto», dice alla Verità, «abbiamo sanzionato decine di soggetti nel consiglio di sorveglianza di Ubi Banca. E mi venne riferito che parecchi di loro si seccarono non poco...». Nelle 46.000 pagine depositate dagli inquirenti bergamaschi, l'uomo al vertice della Consob compare anche per una telefonata. In una conversazione del 24 gennaio 2015, parlando con il suo portavoce Manlio Pisu, Vegas affronta il tema della grande attenzione attribuita in quel momento dai mass media a Davide Serra, il finanziere renziano con base a Londra che voci incontrollate (e poi smentite) sostenevano essere intervenuto con acquisti pesanti sui titoli di alcune banche popolari, forse approfittando di qualche amichevole anticipazione governativa sulla norma che aveva imposto a quegli istituti di trasformarsi in società per azioni, causando rialzi compresi tra l'8% di Ubi Banca e il 57% di Popolare dell'Etruria. Nella telefonata intercettata, Pisu segnala che sui quoti-diani ormai si parla espressamente di insider trading e di una «pista londinese». Vegas domanda: «E chi sarebbe il finanziere: Serra?». Pisu risponde affermativamente. Ma Vegas ridimensiona: «A Londra ci sta mica solo Serra...». Poi aggiunge: «Comunque (Serra, ndr) è uno sveglio. Era stato il primo anche a lanciare un fondo sugli Abs (un complesso strumento finanziario, ndr)». Pisu insiste: «Comunque non fa mistero delle sue simpatie renziane... ». E Vegas: «Certo, certo. Ma io lo conosco. Magari gli mando un messaggi-no, cosi...». La trascrizione riferisce che i due intercettati, a quel punto, ridono. Ma il presidente della Consob ha davvero contattato il finanziere Davide Serra via sms? Vegas ride: «E vero che conosco personalmente Serra, ma la risposta è no: non gli ho mandato nessun messaggino! Quella volta ho detto così al telefono, e anche in quel caso ridevo, perché in realtà era Serra che ogni tanto mi spediva sms, per segnalarmi qualche operazione. Ma al telefono scherzavo: io spedire un sms a Serra, e proprio in quel momento? Figurarsi... Tant'è vero che poi nella primavera del 2015, sugli anomali rialzi delle popolari in Borsa, lo abbiamo interrogato in Consob. Arrivò sulle stampelle, per un recente incidente sugli sci. E ricordo bene che anche lui era molto seccato». M. Tor. ***

SCENARIO BANCHE 35 La Verita' 19-gen-2017

Spunta Banca Etruria dentro il tesoro di Maniero - Nell'inchiesta su Maniero art spunta anche Banca Etruria

Non sono terminate le indagini della procura di Venezia sul presunto riciclaggio del tesoro dell'ex boss Felice Maniero e in uno dei filoni ancora aperti compare anche il nome di Banca Etruria, accusata di aver concesso a parenti e a società riconducibili al fondatore della cosiddetta mala del Brenta centinaia di migliaia di euro a fronte di garanzie inesistenti. Insomma una delle banche più chiacchierate d'Italia per non farsi mancare nulla è entrata con i propri soldi nella saga della prima e unica mafia del Nord certificata dal sistema giudiziario italiano. La storia del tesoro nascosto e dei finanziamenti sospetti si intrecciano e hanno come comune denominatore la madre di Felice Maniero, l'ottantaseienne Lucia Carrain. Quest'ultima è indagata (anche se i suoi reati potrebbero essere prescritti) nell'operazione che, due giorni fa, ha portato all'arresto di due persone per riciclaggio, un'operazione che in onore della signora ha preso il nome in codice di «Sottana, quella sotto la quale sarebbero avvenuti i presunti crimini e si nasconderebbe Felicetto. A finire in manette sono stati il sessantenne dentista fucecchiese Riccardo Di Cicco, ex genero di Carrain, e il quarantottenne broker finanziario Michele Brotini, entrambi accusati da Maniero di aver riciclato i soldi provenienti dalle attività illecite della sua vecchia banda. Di Cicco, tra il 1982 e il 1994, avrebbe ricevuto dal boss 33 miliardi di lire e i soldi gli sarebbero stati consegnati in gran parte da Lucia Carrain. Il ruolo della donna sarebbe stato confermato dal fedelissimo del boss Giuseppe Pastore e dal cugino di Felicetto, Giuliano Maniero. Quest'ultimo ha ammesso di aver sotterrato nel proprio giardino i soldi della banda a colpi di 300-500 milioni di lire e di averli poi consegnati alla zia, la quale con grossi borsoni li recapitava in Toscana alla figlia Noretta e al genero. La spiegazione per il nipote era che lei e Felice «li stavano aiutando. Oggi Maniero, con le sue nuove rivelazioni sembra preoccuparsi soprattutto di proteggere la vecchia madre. Tanto da consigliarle di parlare con i magistrati. DISSIDI FAMILIARI All'inizio Lucia sembra d'accordo e con la figlia Noretta sospira: « Eh sapessi quante cose mi tengo dentro io.. Però all'improvviso, forse per paura di perdere le ricchezze acquisite, Noretta (pure lei sotto indagine) fa marcia indietro e con un blitz preleva la madre e la nasconde a casa propria. Una mossa che Felice non gradisce: «Guarda che se la mamma fa un'ora di carcere vengo giù e ti spacco la testa. minaccia. Quindi invia un sms: «Se dice la verità non andrà nemmeno dentro (...) sarai tu che deciderai la fine che farà la mamma. Sta di fatto, che dopo il primo interrogatorio di marzo di Maniero (a cui ne seguiranno altri tre) l'ultraottantenne a fine luglio scorso, forse in vista delle misure cautelari e dei sequestri, magari su suggerimento del figlio, si libera delle pacchetto di maggioranza (l'80 per cento) di un'azienda specializzata della purificazione dell'acqua, la Aqurex srl, con sede a Empoli, e svende le sue quote al socio, tal marco Giglio di Anzio (Roma), un ragazzo nato nel 1994. Un'operazione che è finita sotto la lente d'ingrandimento degli investigatori che sanno bene che le azioni della madre sono strettamente legate a quelle del figlio prediletto. Gli inquirenti dopo questa primafase riguardante il presunto riciclaggio del tesoro di Maniero certamente inizieranno ad approfondire l'informativa della Direzione investigativa antimafia che nei mesi scorsi aveva segnalato finanziamenti sospetti a personaggi e società in difficoltà riconducibili allo stesso «Faccia d'angelo. da parte di Banca Etruria. IL BANCHIERE RAGAZZINO Secondo quanto risulta alla Verità a mettere in guardia gli investigatori sarebbero stati tre distinti finanziamenti da circa 500.000 euro l'uno. Un milione e mezzo che sarebbe stato rilasciato a fronte di garanzie inesistenti o poco concrete. Un'attitudine già emersa nell'avviso di chiusura indagini per bancarotta fraudolenta a carico di 22 ex dirigenti dell'istituto. In almeno una di queste operazioni sospette comparirebbe il nome di Lucia Carrain. Insomma l'ex Bpel, mentre imbottiva di sub-prime spazzatura i propri clienti, concedeva fidi milionari all'entourage di Maniero, quasi interamente trapiantato in Toscana. A inizio dicembre avevamo contattato personalmente Felicetto e l'ex boss, da nove mesi impegnato nelle sue confessioni m procura, non aveva voluto rispondere alla nostre domande: «Mi spiace, ma ho avuto troppe brutte esperienze con i suoi colleghi. scrisse via mail. Ma di fronte allo specifico quesito sui finanziamenti destinati da Etruria a società a lui riconducibili era stato tranchant: .Le assicuro che non ho scheletri nell'armadio e sarebbe facilissimo risponderle. Chiami l'avvocato se per lei è importante.. Successivamente il legale, Luca Ricci, ci ha, però, spiegato che il suo cliente gli aveva vietato di risponderci. Ora le indagini dovranno appurare eventuali

SCENARIO BANCHE 36 responsabilità, a partire da quelle della matriarca Lucia Carrain e verificare se i finanziamenti di Etruria siano serviti per ripulire il denaro di «Faccia d'angelo.. Per il momento ai magistrati Maniero ha svelato unicamente le colpe di Brotini e Di Cicco, che dal 1994 al 2015 gli avrebbe restituito solo 5-6 miliardi trattendone per se stesso 2526. In questo filone principale gli uomini del Nucleo speciale di polizia valutaria guidati dal colonnello Roberto Ribaudo e i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Venezia dovranno sviscerare le posizioni degli altri indagati, Carrain compresa, e dell'ex boss. Infatti sul suo conto il gip Alberto Scaramuzza ha chiesto un approfondimento: «Per le condotte dall'1 gennaio 2015 non si concorda con i pm che escludono qualsivoglia responsabilità di Maniero Felice per autoriciclaggio (...). ha scritto. I dubbi nel gip sono stati instillati dallo stesso Maniero che ha collocato la restituzione del denaro «dal 1994 fino a 7-8 mesi prima dell'interrogatorio del marzo 2016 e quindi fino al settembre 2015. Ovvero quando la nuova legge sull'autoriciclaggio era entrata pienamente in vigore. FELICETTO CON UNA NUOVA IDENTITA' SI E' DATO ALLA DEPURAZIONE DELLE ACQUE • Felice Maniero, conosciuto con II soprannome di «faccia d'angelo», è stato fondatore e dominus della cosidetta mala del Brenta, un'associazione criminale che ha dominato il Nordest per tutti gli anni Ottanta e i primi anni Novanta, specializzandoei in furti, sequestri di persona e traffico di stupefacenti. La storia della banda cambia quando, nel 1995, Maniero decide di pentirsi e inizia a collaborare con le forze dell'ordine, contribuendo a smantellare l'organizzazione facendo unire in carcere numerosi esponenti di spicco. Ma mentre sul versante della rivélazione di segreti la sua collaborazione con la giustizia era stata proficua, su quello del riciclaggio dell'enorme ricchezza e celata all'estero e in Italia tramite prestanome (17 milioni di euro, ma si tratta solo fondi accertati) il silenzio di Maniero non era mai stato perforato, fino alla vicenda di questi giorni. Evaso per due volte da due carceri diversi, Maniero è tornato libero nel 2010, con una nuova identità segreta. E' stato uno scoop della trasmissione televisiva Report, di Milena Gabanalli, a svelare il suo nuovo nome, Luca Mori, e la professione ripulita: per un curioso gioco del no, o forse di sfida, l'ex galeotto, assieme al figlio, si è dato alla depurazione delle acque.

SCENARIO BANCHE 37 Libero Quotidiano 19-gen-2017

C'è un conflitto di interessi tra Mps e il ministro Calenda - Conflitto d'interessi tra art Mps e ministro

A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. Se lo diceva Andreotti, un fondamento, di verità dovrà pur esserci. E cosi succede che nella faccenda dei grandi debitori di Mps, la banca senese che per salvarsi dal peso delle sofferenze ha chiesto 6,5 miliardi di euro allo Stato, l'aforisma calzi a pennello alle gesta del ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda. Libero, in buona compagnia, da giorni chiede che vanga pubblicata la lista dei grandi debitori del Monte. Non per un capriccio voyeuristico, ma per almeno tre buoni motivi. Primo: per salvare la banca più antica del mondo vengono chiesti soldi ai contribuenti. Secondo: se si va a spulciare nel bilancio si vede che le pratiche superiori al milione di euro rappresentano più del 55% dei crediti in sofferenza. Insomma, fidenti dt del bidonista è lontano da quello del buon padre di famiglia o dell'artigiano che accende un mutuo. Terzo: nel caso del Monte, una parte dei prestiti è andata agli amici delle coop rosse o ad altre imprese (vedi la gestione De Benedetti di Sorgenia, fino al 2015) vicini a un certo ambiente di sinistra. Tre buoni motivi che per il ministro dello Sviluppo Economico contano poco o nulla. Quella black list non sarà mai pubblicata, ha sentenziato questi qualche giorno fa. Poi, scorri la lista e ti accorgi che tra i grandi debitori di Siena c'è anche la Cisfi. Di cosa si tratta? Della finanziaria con la quale Gianni Punzo, imprenditore campano da sempre virino a Della Valle e Montezemolo, controlla (con il 62%) una delle sue creature, l'interporto di Nola. Parliamo di una delle maggiori infrastrutture logistiche del Meridione, a una ventina di chilometri da Napoli, che per) va male. Tanto male che il debito con le banche è aumentato anno dopo anno, "costringendo" il Monte a salire nell'azionariato della stessa Cisfi fino al 7% e a superare lo stesso Punzo che ha poco più del 6%. Morale della favola la Cisfi Spa, quindi l'Interporto, è un incaglio per Siena che, infatti, a fine 2015 aveva in pegno titoli della finanziaria svalutati per 11 milioni. E Calenda che c'entra? C'entra eccome perché l'atmale ministro dello Sviluppo Economico è stato direttore generale dell'Interporto per ben 3 anni, dal 2008 al 2011, proprio nel periodo più complicato del progetto nato nel 1999. L'obiettivo era quello di creare un campione dello stoccaggio e della movimentazione delle merci che sarebbero arrivate in loco attraverso i quattro vettori di trasporto tradizionali: strade, ferrovie (nel sito ci sono anche le officine di riparazione dei treni Italo che fanno capo ad Ntv), mare e cielo. Il problema è che soprattutto il porto di Napoli è venuto meno. Sono mancati i lavori di ristrutturazione per ospitare la grandi navi container e quindi è mancata anche la merce per l'interporto. Morale della favola: il mega- polo della logistica - con i suoi 3 milioni di metri quadrati di superficie occupata e i circa 200 operatori - si è dimostrato sovradimensionato rispetto agli investimenti fatti con le banche e quindi ha continuato a generare segni meno (l'ultimo bilancio ha chiuso con un rosso di 27,7 milioni). E cosi, quando nel 2011 il ministro Calenda è andato via per darsi anima e corpo alla politica, pare sia stato ricordato più per i rapporti alquanto burrascosi con il patron Punzo, che perla gestione non proprio lungimirante degli affari. Tant'è che qualche anno dopo (siamo a novembre del 2016) il tribunale di Nola ha dato il via libera all'accordo per la ristrutturazione del debito da 340 milioni verso le banche. Tra i grandi creditori ci sono quasi tutte le big. Unicredit, Bnl, Ubi, Intesa San Paolo (Banco di Napoli). E ovviamente le humancabili Mps ed Mps Services. In soldoni: 228 milioni vengono riscadenzati e altri 73 trasformati in strumenti partecipativi. Libero ha contattato l'Interporto che ha voluto precisare come l'accordo rappresenti un piano industriale credibile e che il business generato da quel progetto (che comprende anche il Cis, leader nella distribuzione commerciale all'ingrosso, e l'avveniristico centro commerciale Vulcano Buono) dà lavoro a migliaia di persone, in un'area del Paese dove il lavoro non abbonda di certo. Noi, invece, ci limitiamo a precisare che delle perdite per gli istituti di credito ci sono già state e che il mestiere delle banche non dovrebbe essere quello di entrare nel capitale delle aziende che finanzia e tantomeno quello di gestire i relativi business. Oltre a sottolineare che il ministro che censura la lista dei debitori di Mps agisce in conflitto di interessi.

SCENARIO BANCHE 38 Libero Quotidiano 19-gen-2017

Gli esuberi saranno almeno 2.500 art Li avevano convocati dentro al parlamentino della commissione Difesa del Senato, laddove di solito si ratificano gli interventi di guerra e le missioni militari. L'audizione del presidente del Monte dei Paschi di Siena, Alessandro Falciai, e dell'amministratore delegato dell'istituto, Marco Morelli, si è svolta pert) tutta in un altro clima. A convocare i vertici di Rocca Salimbeni in Parlamento le commissioni congiunte Finanze di Camera e Senato sul disegno di legge sulle banche. «Lo Stato avrà il 70 per cento del capitale», ha ammesso il primo. Nella relazione di dieci pagine (compreso la copertina) depositata, si ricostruisce l'operazione che ha consentito il salvataggio della banca nata nel 1472. La banca senese sarà il primo grande gruppo creditizio dell'Eurozona sottoposto alla cura della direttiva Brrd, sulla risoluzione e il salvataggio della banche in crisi: lo strumento scelto è quello della «ricapitalizzazione precauzionale» tesa a coprire il deficit patrimoniale, quantificato dalla Bce a 8,8 miliardi di euro. «Abbiamo circa 4 miliardi di euro di obbligazioni che verranno convertite e il resto verrà messo dallo Stato attraverso questo meccanismo di conversione in senior e riacquisto: investirà circa 6 miliardi», ha aggiunto. Alla fine, Mps sarà per la stragrande maggioranza delle sue azioni nelle mani dello Stato: «La struttura azionaria avrà gli "istituzionali" per un paio di miliardi e lo Stato per sei miliardi», ha aggiunto. Questa situazione, pert), è stato pensata come temporanea: «Vogliamo mettere la banca in condizioni tali da trovare velocemente un percorso con lo Stato non in posizione prevalente», rassicura. Il programma prevede che dopo una penna-nenza temporanea in Mps, il governo ne esca vendendo le sue quote, magari guadagnandoci, come - ha ricordato Falciai -è già avvenuto negli Stati Uniti. Ma l'occasione è servita ai commissari - membri della commissione Finanze - di tutti i partiti per vedere in faccia e fare qualche domanda ai vertici dell'istituto considerato storicamente vicino alla sinistra, del quale il presidente dell'Abi si era detto favorevole a far conoscere la lista dei primi cento debitori. «Sono quelli noti, ci sono stati giganteschi conflitti di interesse», si sfoga, per esempio, il segretario della Commissione, il leghista Filippo Busin. Per ora, pert), non sono previste rivelazioni. Forse le mosse in Parlamento servono proprio a guadagnare tempo, a superare gli "esami" delle autorità Ue. Certo in soccorso dei manager Mps ieri si è speso il responsabile della divisione banca dei territori di Intesa Sanpaolo, Stefano Barrese, che ha ricordato come «la riservatezza sia un elemento chiave per le banche, che, insieme alla fiducia, costituisce un aspetto fondamentale». Complice la cornice istituzionale, le assenze dovute alle nuove scosse di terremoto, i toni non si sono mai accesi troppo. «Resto se mi riducono lo stipendio? Assolutamente sì», ha risposto l'amministratore delegato, con serenità, a chi gli chiedeva come avrebbe reagito ad un atto così ostile. «Non sta a me definire lo stipendio che devo avere, preferisco che mi venga ridotto lo stipendio in maniera molto pesante, ma che vengano tutelate delle figure di management che per la banca sono importanti», ha aggiunto Morelli, ricordando di avere anche messo «a disposizione della banca e al ministro» il suo mandato, «immediatamente dopo la richiesta di ricapitalizzazione». I due dirigenti dell'Istituto dicono di sapere che il loro lavoro «potrà essere giudicato», ma rivendicano un risultato: «II fenomeno della fuga di depositi si è completamente bloccato tra la fine del mese di dicembre e l'inizio di gennaio perchè si è fermata la non chiarezza sul futuro della banca; quei depositi, in ogni caso, non sono mai stati a rischio». Finora, le ricapitalizzazioni a ripetizione di Mps, tra il 2014 e il 2015 per ben 8 miliardi e le richieste di "deleveraging e downsizing" delle autorità europee non avevano prodotto grandi risultati specie a causa della montagna di circa 28 miliardi di sofferenze lorde sui crediti. Falciai e Morelli hanno voluto rassicurare i parlamentari che hanno ascoltato le loro relazioni e risposto ad alcune domande sul destino dei dipendenti dell'azienda. L'ad ha confermato che «la base di partenza» saranno i 2.450 esuberi nel triennio dei quali aveva parlato già a ottobre. Se ne riparlerà oggi a Siena al cosiglio di amministrazione.

SCENARIO BANCHE 39 Libero Quotidiano 19-gen-2017

Intervista a Francesco Di Ciommo - «Il salvataggio pubblico è necessario Ma art vanno accertate le responsabilità»

Meglio salvare Mps, che «innescare un rischio sistemico» letale. Anche altri Paesi - dagli Usa alla Germania - hanno "salvato" le banche, pert, adesso da noi «vanno accertate le responsabilità» per evitare che passi l'idea «che in Italia il mercato privatizzi sistematicamente i guadagni e pubblicizzi le perdite». Francesca Di Ciommo, giovanissimo (classe 1976) professore della Luiss di Diritto Bancario, non ha dubbi: va bene l'intervento pubblico purché ne vengano definite le finalità. II governo inietterà 8 miliardi in Mps. E il ritorno dello Stato nella gestione del sistema creditizio? «Anche negli Stati Uniti e in altri Paesi europei le crisi bancarie sono state affrontate con massicci interventi pubblici. E questo perché dopo il fallimento di Lehman Brothers, nel 2008, si decise di evitare rischi sistemici, e cioè che la crisi di una o più grandi banche potesse travolgere l'intero sistema. Non c'è da meravigliarsene: piuttosto bisogna capire perché l'Italia sia arrivata così tardi ad occuparsi della crisi del proprio sistema bancario, e non parlo solo di Mps. L'altro punto è stabilire con chiarezza come lo Stato interviene e con quali obiettivi. Comunque non può passare ancora una volta l'idea che in Italia il mercato privatizzi sistematicamente i guadagni e pubblicizzi le perdite. Questo non è mercato». Ma non è un rischio che il Tesoro diventi il primo, pesante, azionista? «È certamente un rischio se lo Stato pensa di svolgere il ruolo di socio secondo logiche non di mercato. Perché una banca possa risultare competitiva deve operare con logiche moderne. Per Mps occorre urgentemente un piano industriale che tagli radicalmente i costi (chiudendo sportelli e razionalizzando l'impiego di risorse umane), rivedere i processi di concessione e gestione dei crediti, e offrire una soluzione seria per i crediti non performing. Temi che non possono essere affrontati se si è condizionati da dinamiche politiche». Aumentare il debito pubblico per fare da paracadute alle banche - senza imporgli alcun vincolo per le malefatte del passato - non è un controsenso? «È un grande controsenso. Solo regole giuridiche certe ed efficienti possono arginare il rischio dei fallimenti. Negli Usa, dal 2008, molte banche sono state pesantemente sanzionate per condotte illecite. In Islanda sono stati condannati recentemente 26 banchieri. Da noi le regole esistenti o sono poco efficaci o vengono percepite come tali. Se le cose restano così, chiedere sacrifici ai cittadini potrebbe essere inutile perché i problemi si ripresenteranno tali e quali tra quale anno, e l'operazione verrà percepita come un'ingiustizia». Non sarebbe più corretto sapere chi non ha rimborsato i prestiti? «Potrebbe essere utile, ma non sufficiente. I problemi del sistema bancario italiano in questi anni sono stati anche altri. E mi riferisco ad operazioni di acquisizione che non andavano fatte a certe condizioni o agli aumenti di capitale drogati». La crisi sistemica ventilata è realmente superata? «È tutt'altro che superata. Ma questo non riguarda solo l'Italia. Basta considerare la Germania (vedi i casi Deutsche bank e Commerzbank), per capire che il sistema bancario ha attualmente problemi rilevanti anche in altri contesti nazionali. Tuttavia, l'economia tedesca, e soprattutto le finanze pubbliche tedesche, non presentano le criticità italiane. E, dunque, la nostra situazione è davvero piuttosto singolare». RIPRODUZIONE RISERVATA Francesco Di Cimino ***

SCENARIO BANCHE 40 Libero Quotidiano 19-gen-2017

Lo stratagemma per fregare due volte i clienti delle banche art Quasi duemila investitori truffati e restati privi di tutti i loro risparmi in obbligazioni subordinate di Banca Etruria, Carichieti, Carife e Banca Marche non vedranno nemmeno un centesimo di rimborso. E l'amara sorpresa che arriva dal decreto sugli arbitrati trasmesso in Senato il 28 dicembre scorso dal ministro dei rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro. Nonostante le promesse iniziali dell'allora premier, Matteo Renzi e dell'attuale ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, il decreto sugli arbitrati che doveva arrivare entro marzo 2014, è stato presentato solo 9 mesi dopo, non consentendo ai risparmiatori di potere scegliere fra la procedura di rimborso diretto, che al massimo avrebbe consentito loro di recuperare fra il 70 e l'80% dell'investimento fatto, e la speranza di riavere indietro tutto rivolgendosi all'arbitrato. Alcuni erano invece automaticamente esclusi dalla prima parte della procedura entrata in funzione nel cuore dell'estate scorsa, perché avevano un reddito lordo dichiarato superiore ai 35 mila euro o detenevano risparmi superiori ai 100 mila euro. Ora salta fuori che contrariamente a quello che era stato assicurato quasi la metà degli esclusi dalla prima fase, è escluso anche dalle procedure arbitrali e quindi ha perso tutto quello che aveva. A scoprirlo fra le righe del decreto è stato un tecnico - Al-vise Aguti - che fin dai primi momenti ha assistito molti singoli risparmiatori (e che nei primi mesi è stato anche consulente dell'Associazione Vittime del salva-banche). «L'articolo 2, lettera A, ripropone il discrimine già avvenuto nel caso dei rimborsi forfettari», spiega a Libero Aguti, «I possessori di obbligazioni subordinate azzerate il 22/11/2015 potranno accedere alla procedura arbitrale e provare la violazione degli obblighi di trasparenza e correttezza solo nel caso di rapporto negoziale diretto con la banca in liquidazione che li ha emessi. Questa clausola si traduce nell'escludere tutti colo che abbiano acquisto presso intennediari, pari a circa 2.000 risparmiatori per un importo nominale di 90 milioni circa». Ma c'è di più: «La vera amara sorpresa è l'esclusione di tutti coloro che abbiano ricevuto le obbligazioni da parenti in vita. Cioè tutti i figli, ad esempio, a cui sia stato cointestato il dossier titoli in un secondo momento dopo l'acquisto dal genitore. Oppure in caso di co-intestazione alla moglie da parte del marito successiva alla sottoscrizione delle obbligazioni. La giustificazione legale era stata quella che i trasferimenti di dossier titoli tra parenti in vita sono considerati legalmente compravendite e per tale motivo il figlio risulta compratore dal padre e non più dalla banca in liquidazione. Questo ultimo aspetto era già stato ritenuto inaccettabile anche nel caso dei rimborsi automatici forfettari, ma la norma aveva escluso questi risparmiatori dalla possibilità di richiedere il rimborso automatico pena l'esclusione dalla procedura arbitrale». E in effetti ancora oggi si trova scritto (al punto 8) fra le istruzioni date ai risparmiatori truffati sul sito del Fitd (Fondo Interbancario di tutela dei depositi) che «Nel caso in cui lo strumento finanziario subordinato sia stato trasferito inter vivos (vendite/donazioni) dall'acquirente originario ad altro soggetto (anche appartenente allo stesso nucleo familiare), viene a decadere il requisito del rapporto negoziale diretto con la Banca. Pertanto, non si potrà accedere al rimborso forfettario, ferma restando la possibilità di accedere alla procedura arbitrale». Quanti sono i possessori di obbligazioni cointestate dal coniuge, dalla madre o dal padre? Secondo i primi calcoli almeno 1.500, e contrariamente alle assicurazioni messe nero su bianco da chi avrebbe dovuto rimborsarli, si trovano con un pugno di mosche in mano. Beffati continuamente, perché a novembre era stata approvata una risoluzione parlamentare per arrivare a sanare la loro situazione che era si formalmente atipica, ma certo non quella dei presunti speculatori come sembra ritenere oggi il governo (che ha questa fissa) nel testo del suo decreto sugli arbitrati. Fra i 1.500 che attendevano un rimborso perché si trovavano in quella situazione c'è per altro la stessa presidente dell'Associazione delle vittime del Salva banche, Letizia Giorgianni: quelle obbligazioni le aveva ricevute in donazione dalla madre, che ne ha conservate altre e non ha potuto accedere alla procedura di rimborsi diretti perché detentrice di un reddito lordo da riccona: 36 mila euro. Ora la madre può sperare di ricorrere all'arbitrato, la figlia invece deve rassegnarsi a perdere tutto, perché esclusa anche da questa procedura. Per altro anche i rimborsi diretti a 14 mesi dai decreti di risoluzione non sembra abbiano fatto passi da gigante. Secondo i dati al 17 gennaio sono pervenute in tutto 14.382 pratiche di rimborso (il numero è circa 3 volte più grande di quello degli effettivi possessori dei titoli, perché sono state frazionate). Ne sono state registrate poco più di 10 mila, e quasi la metà di queste (49,8%) erano relative a possessori di obbligazioni Banca Etruria, mentre il 33,93% aveva in mano titoli Carife, l'8,14% di Banca Marche e il 7,95% di Carichieti. Le pratiche ancora in

SCENARIO BANCHE 41 lavorazione sono 6.694, quelle interrotte 615, quelle sospese 4 e quelle rigettate senza possibilità di ricorso all'arbitrato 114. Alla fine sono state quindi liquidate 3.106 pratiche rimborsando complessivamente fin qui 41,11 milioni di euro sui 431 milioni di obbligazioni azzerate dal decreto del governo nel novembre 2015. La beffa continua, ed è ingigantita anche dalla scelta di un trattamento assai diverso concesso agli obbligazionisti Mps, che verranno rimborsati anche di quel che non avevano speso. ***

SCENARIO BANCHE 42 Libero Quotidiano 19-gen-2017

La tabaccheria diventa banca art Nasce la banca dei tabaccai. Con l'integrazione nel gruppo Intesa Sanpaolo della Banca ITB, attiva dal 2008 in Italia nei sistemi di pagamento, la rete delle 22mila tabaccherie convenzionate si trasforma in un network di sportelli di prossimità, focalizzati su quello che nel gergo del settore si definisce «instant banking». Un pacchetto di operazioni e di servizi di base, a partire dall'apertura di un conto corrente. Nella rete dei tabaccai convenzionati si potrà continuare ad effettuare le operazioni fin qui offerte, vale a dire pagamenti di bollettini bancari e postali, bollette per le utenze telefoniche o energetiche, ricariche telefoniche, versamento di tributi con il modello F24, pagamenti delle cartelle di Equitalia, invio di bonifici bancari. A tutto questo ora si aggiunge la possibilità di acquistare una «smart box», contenente le istruzioni per aprire un vero e proprio conto bancario e attivare carte ricaricabili o bancomat. ORARIO D'APERTURA Con un vantaggio sostanziale rispetto alla rete di sportelli tradizionali: le tabaccherie hanno un orario di apertura lunghissimo rispetto alle banche e in molti casi aprono pure la domenica. Oltre all'assistenza prestata ai clienti dai titolari delle privative, Intesa mette in campo una ulteriore attività di supporto attraverso le nuove filiali online, con personale specializzato nella consulenza alla clientela attraverso canali telefonici e digitali. I dettagli dell'operazione sono stati presentati ieri a Roma nell'ambito di un incontro organizzato da Intesa, ITB, Federazione italiana tabaccai e Logista, il distributore leader in Italia con consegne capillari su oltre 55mila punti vendita. Presenti oltre mille tabaccai. L'evento arriva dopo che a dicembre Intesa ha perfezionato l'acquisizione del controllo totalitario di Banca ITB. NUOVE OFFERTE A dare il senso dell'iniziativa è stato Stefano Barrese, responsabile della divisione Banca dei Territori di Intesa «Il gruppo Intesa Sanpaolo già oggi pub contare su 3.500 filiali, che saranno sempre più focalizzate sull'offerta di consulenza e servizi, e su oltre 7.500 terminali Atm (i Bancomat, ndr). Le oltre 20mila tabaccherie convenzionate con Banca ITB», ha spiegato Barrese, «possono raggiungere quei cittadini meno propensi ad andare in filiale ma che entrano spesso in tabaccheria e che costituiscono fasce di clientela con un elevato potenziale di crescita nell'utilizzo dei servizi bancari». Interessanti e tali da avvicinare le tabaccheria a uno sportello abilitato a svolgere le funzioni di base, i servizi destinati a integrare l'offerta tradizionale. Attraverso ITB, che diventerà Banca 5», aggiunge Barrese, «offriremo nuovi servizi di prossimità utili ai cittadini: carte, conti, prestiti, assicurazioni, oltre a nuovi servizi utili per la vita di tutti i giorni». All'offerta fornita dai tabaccai attraverso i terminali installati da Banca ITB in tutti i negozi convenzionati, «si affiancheranno corner multimediali dedicati e piattaforme digitali a disposizione della clientela», aggiunge Salvatore Borgese, direttore generale di Banca ITB. AMBIENTE DIGITALE Dunque l'evoluzione è verso un ambiente digitale cui il cliente possa appoggiarsi per effettuaare la gran parte delle operazioni che svolge solitamente nella filiale del suo istituto di credito. Senza contare quanti, e sono parecchi, non hanno un conto corrente, ma potrebbero aprirlo vista la semplicità delle procedure. Sui 25 milioni di clienti delle tabaccherie italiane circa 12 hanno già utilizzato in passato i servizi della banca dei tabaccai. Numero, quest'ultimo, destinato a crescere visto che nei corner dedicati presso le tabaccherie sarà possibile effettuare operazioni fin qui riservate agli sportelli bancari tradizionali. Con questa operazione l'istituto guidato da Carlo Messina aggiunge un ulteriore tassello alla strategia che gli ha permesso di entrare nella classifica delle 20 imprese più sostenibili al mondo secondo la rivista Corporate Knights, specializzata in capitalismo sostenibile.

SCENARIO BANCHE 43 Messaggero 19-gen-2017

Good bank, via alla cessione a Ubi Bper conclude la verifica su Carife art MILANO Risolti in extremis gli ultimi nodi del contratto riguardo la contabilizzazione di alcune poste a carico del venditore, Bankitalia ha dato il via libera alla vendita delle tre good bank a Ubi Banca per 1 euro, con l'obiettivo di definire il closing in primavera. L'ultima parola spetterà a Bce, Ue e Antitrust ma il Direttorio di via Nazionale, tornato a riunirsi ieri, conferma che insieme alla stipula del contratto darà immediatamente avvio alle procedure autorizzative richieste nei confronti delle altre Authority e istituzioni coinvolte (avranno 90 giorni per esprimersi). Ora che il passaggio di Banca Marche, Banca Etruria e Carichieti a Ubi Banca dal Fondo di risoluzione è praticamente cosa fatta «l'impegno dell'Unità di Risoluzione - sottolinea in una nota la Banca d'Italia - si concentra ora nella chiusura delle trattative in corso con la Banca Popolare dell'Emilia Romagna per la cessione di Nuova Cassa di Ferrara». L'offerta dovrebbe essere formalizzata entro fine mese e sulla falsariga di quella di Ubi dovrebbe prevedere la cessione di 400 milioni di sofferenze e la preventiva ricapitalizzazione di Carife per 100- 150 milioni da parte del Fondo di Risoluzione (FdR). Cruciale per l'operazione sarà anche l'esito del piano di esodi volontari incentivati per i dipendenti. Entro il termine del 19 gennaio dovranno aderire in 300. Ieri Bper avrebbe concluso la due diligence condotta da Kpmg e dall'avvocato Piero Albertario (studio Gattai, Minoli, Agostinelli): c'è un cda martedì 24 ma non è detto che sia in condizione di fare l'offerta finale o di dare un mandato all'ad Alessandro Vandelli di finalizzare l'acquisizione. Tornando all'acquisto delle tre good bank, il closing è subordinato a un aumento di capitale da 450 milioni a carico del Fondo mentre Ubi Banca varerà una ricapitalizzazione da 400 milioni, in modo da restare solida, mantenendo già dal 2017 il rapporto tra il capitale a disposizione della banca e le sue attività ponderate per il rischio sopra l'11% (la Bce ha fissato al 10% il requisito minimo). Perché si arrivi al closing, Banca Marche, Banca Etruria e Carichieti dovranno inoltre cedere circa 2,2 miliardi di crediti deteriorati al Fondo Atlante. In dote le tre good bank portano 900 mila clienti, 14,2 miliardi di impieghi lordi, 18,5 miliardi di raccolta diretta e 7,5 miliardi di raccolta indiretta. Ubi stima che l'acquisizione le permetterà di incrementare di oltre l'1% la quota complessiva di mercato al 5%, sia in termini di impieghi a imprese e famiglie sia in termini di raccolta diretta, e di elevare l'utile al 2020 da 900 milioni a 1,2 miliardi di euro. Tra i vantaggi per il gruppo bergamasco, anche la possibilità di sfruttare 600 milioni di crediti fiscali e di coprire aree geografiche in cui non è presente. I sindacati, però, temono un taglio del 30% dei 4.800 dipendenti delle tre banche. R. Ec. ***

SCENARIO BANCHE 44 Messaggero 19-gen-2017

Intesa apre lo sportello in 22 mila tabaccherie art ROMA Recarsi in tabaccheria come fosse una banca. Per effettuare operazioni che, attualmente, possono essere realizzate solo facendo la fila agli sportelli. Non tutte. certo. Ma abbastanza da far sembrare il negozio una specie di filiale. «Nasce la prima banca di prossimità in Europa. con l'obiettivo di arrivare al cliente, il più vicino possibile, non con uno smartphone ma. con una persona: il tabaccaio. Con queste parole il responsabile della divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, Stefano Barrese, ha spiegato al Messaggero la filosofia alla base del lancio di Banca 5, il progetto che parte dall'evoluzione di Banca Itb, la banca dei tabaccai. dopo l'acquisizione di Intesa, che l'anno scorso ha messo le mani sul 100% della società. Conto corrente, carta di credito, assicurazioni (ad esempio le Rc auto), prestiti, ed altri servizi rientrano nel pacchetto: recandosi nelle 22 mila tabaccherie già affiliate i clienti potranno acquistare uno smartbox grazie al quale, confidano i dirigenti, Intesa potrà andare ben oltre gli 11 milioni di utenti. La strategia è quella dell'Instant banlc i centri di contatto della banca sul territorio potranno così lievitare a 35 mila unità aggiungendo le tabaccherie ai punti Atm e alle filiali. Secondo Intesa ci saranno vantaggi per tutti: per il cliente, che per alcune pratiche potrà andare direttamente in tabaccheria, sfruttando la vicinanza, la velocità e la flessibilità degli orari. E anche per il tabaccaio stesso che, dotandosi del terminale, potrà ottenere ricavi aggiuntivi fino a 1.500 euro al mese. Vale a dire la remunerazione fissa garantita da Intesa per l'affiliazione più l'incasso derivante dalla vendita del pacchetto servizi. Inoltre le tabaccherie potranno in breve tempo anche diventare una vetrina per le nuove attività di intermediazione immobiliare della banca. «Non esiste un'entità unica che può arrivare così vicino al cliente. E non con il ricorso ad uno smartphone, ma con una persona di fiducia» sintetizza Barrese parlando di «una jointventure vera e propria». LA CONVENZIONE Nella tabaccherie convenzionate, oltre ai servizi di pagamento ed incasso attualmente erogati attraverso il terminale. si affiancheranno corner multimedia!' e piattaforme digitali a disposizione della clientela. Nell'era digitale, sottolinea Giovanni Risso, Presidente della Federazione Italiana Tabaccai, "molte attività e molti servizi possono essere smaterializzati ma per altri una rete fisica resta indispensabile. La nostra, quella dei tabaccai, grazie alla capillarità sul territorio e alla professionalità dei rivenditori, sarà in grado di offrire ai cittadini servizi a livelli irraggiungibili per chiunque altro. Entriamo in un futuro che permetterà alle nostre aziende di continuare a crescere con servizi in esclusiva per la categoria». «La nostra offerta - dice ancora Barrese - sarà semplice ma completa e disponibile a tutti i cittadini ai prezzi più accessibili del mercato. Abbiamo cercato di modulare un'offerta che raccolga le esigenze dei tabaccai e dei loro clienti e creato delle figure dedicate per dare loro assistenza e supporto con gestori dedicati e un contactcenter Banca 5». Un'offerta che, ovviamente, si rivolge alla platea più ampia possibile. Ma congegnata in particolare, sintetizza il direttore di Intesa Sanpaolo,«per quella clientela che oggi abbiamo maggiori difficoltà a raggiugere, come gli abitanti dei piccoli centri e le fasce giovanili che entrano in tabaccheria magari solo per fare le ricariche telefoniche. Presto potranno ottenere anche altri servizi». Michele Ili Branco ***

SCENARIO BANCHE 45 Mf 19-gen-2017

L'ad Morelli in Parlamento: cederemo gli npl in blocco - Mps, cessione degli npl in art blocco

L'obiettivo del management della banca è di proseguire sul percorso che prevede la cessione delle sofferenze in blocco». Lo ha detto l'amministratore delegato di Mps, Marco Morelli, rispondendo alle domande dei parlamentari nel corso dell'audizione sul decreto banche di fronte alle commissioni Finanze congiunte di Camera e Senato. «Teoricamente ci sarebbero altre possibilità, ma le sofferenze sui prestiti vanno eliminate perché senza la loro uscita dal bilancio non riparte la redditività della banca. Poi conta anche il parere delle autorità». La strada resta quindi quella di togliere dal bilancio 27,6 miliardi di sofferenze, anche se sarà necessario definire le modalità tecniche dell'operazione dopo il fallimento del piano di mercato che prevedeva una cartolarizzazione con l'acquisto della tranche mezzanine da parte di Atlante per 1,6 miliardi. Questo progetto si è arenato per l'assenza di investitori disposti a sottoscrivere l'aumento di capitale da 5 miliardi. Così si è arrivati alla soluzione d'emergenza, ovvero la ricapitalizzazione pubblica precauzionale legata al deficit nello scenario avverso dello stress test, per cui è stato richiesto da Bce un rafforzamento da 8,8 miliardi. Ora bisogna perciò ripartire con un nuovo piano. «Nei primi giorni di febbraio avvieremo formalmente l'interlocuzione con le autorità europee sulla base del piano industriale», ha detto Morelli. «L'aspettativa, anche se si tratta di una prima volta per tutti, è che nel giro di poche settimane questo processo possa chiudersi e dare possibilità alla banca di riprendere un percorso operativo, commerciale, anche ambientale, di maggior tranquillità». Il punto di partenza, anche in tema di esuberi e filiali, è il progetto già presentato il 25 ottobre. «Avevamo detto che l'obiettivo a tre anni era ridurre di 500 unità il numero degli sportelli, da 2 mila a 1.500, e ridurre il numero del personale di 2.450 unità attraverso il fondo solidarietà» ha detto. «Nella trattativa che faremo con la Commissione Ue partiremo sicuramente da questa assunzione, con l'obiettivo di fare in modo che la banca possa ripartire senza una penalizzazione della forza lavoro. Poi il piano deve essere condiviso dalle autorità». Il nuovo piano industriale di Mps si svilupperà considerando anche «la temporaneità dell' intervento dello Stato. La banca per rilanciarsi deve tornare a fare la banca», ha detto Morelli. Alessandro Falciai, presidente della banca, ha sottolineato ieri in audizione che «con i precedenti piani è già stato ridotto l'attivo del 30%». Il decreto salva-risparmio ha riportato tranquillità alla banca in termini di raccolta. Morelli ha spiegato ieri che a dicembre il Monte dei Paschi di Siena ha registrato «uscite importanti» di depositi per la «forte pressione mediatica» che ha investito la banca. Il deflusso si è arrestato a fine mese, quando è stata fatta chiarezza sul futuro dell'istituto. Oggi è previsto un cda a Siena nel quale si parlerà del piano e anche dell'emissione di bond assistiti dalla garanzia statale per rafforzare la posizione di liquidità della banca. «I depositi non sono mai stati a rischio», ha detto Falciai. Il top management ha ricordato di aver messo a disposizione il mandato dopo l'insuccesso dell' operazione privata. «Una volta fatto il nuovo piano, si sceglieranno le persone per portarlo avanti. Sono gli azionisti che devono decidere» ha osservato il presidente di Mps. «Anche in caso di riduzione del mio stipendio, onorerb il mio impegno», ha aggiunto Morelli. «Peraltro preferisco un forte taglio al mio stipendio ma che vengano conservate figure chiave del management». Lo Stato verserà fino a 6,6 miliardi di euro nella banca, arrivando a possedere circa il 70% del capitale. La quota restante (circa 2,2 miliardi) sarà pagata dagli investitori istituzionali. Rispondendo alle domande dei parlamentari, Morelli ha ribadito che «lpMorgan, Mediobanca e tutte le banche del consorzio di collocamento non hanno preso un euro» per l'operazione privata non andata in porto a dicembre. (riproduzione riservata) ***

SCENARIO BANCHE 46 Mf 19-gen-2017

Creval vola in borsa dopo la nomina degli advisor art Creval ieri ha tenuto banco in borsa dopo che il cda ha individuato Mediobanca ed Equita Sim quali advisor finanziari della banca per l'analisi e le valutazioni di possibili opzioni strategiche per l'evoluzione del grippo. Quest'ultima, come sottolinea MF, è un'espressione sfumata per indicare operazioni di MeA. Il titolo a piazza Affari ieri ha guadagnato il 15,87% a 0,476 euro dopo essere stato sospeso più volte dagli scambi. Secondo Giorgio Filipetto di Alpe Adria Gestioni, interpellato da MF-DowJones, «la nomina degli advisor è stato l'elemento che ha scatenato il grande interesse sul titolo. L'azione quota a multipli davvero bassi, cosa che in questa fase la rende una preda per l'MeA. Creval potrebbe essere l'obiettivo ideale per Bpen . Un analista sottolinea che la stampa cita proprio « Bper come potenziale partner di un'operazione di MeA». Vari esperti inoltre sottolineano come Creval sia reputata una realtà particolarmente interessante nel contesto bancario italiano alla luce della solidità del bilancio e del fatto che è legata a una realtà socioeconomica, quella valtellinese, che è particolarmente florida. (riproduzione riservata)

SCENARIO BANCHE 47 Mf 19-gen-2017

Intesa lancia la nuova Banca dei Tabaccai art Intesa Sanpaolo ha presentato ieri a oltre 1.000 tabaccai la nuova Banca Itb, recentemente acquisita. L'istituto, fondato ne! 2008, è la prima banca online in Italia che opera nel settore dei sistemi di pagamento ed è dedicata alla rete delle tabaccherie, la più capillare sul territorio nazionale. Dal 2008 Banca Itb ha ottenuto risultati importantissimi grazie alla guida del suo fondatore Francesco Marrara che tornerà presto a ricoprire il ruolo di ad, per proseguire nello sviluppo del progetto che ha già raggiunto livelli di assoluta eccellenza. L'integrazione di Banca Itb nel Gruppo Intesa Sanpaolo, con la sua collocazione nell'ambito della Banca dei Territori, risponde agli obiettivi strategici indicati nel piano di impresa 2014-2017, coerentemente con lo sviluppo della banca multicanale e del modello di Banca 5, focalizzato su fasce di clientela con un potenziale di crescita nell'utilizzo dei servizi bancari, perché permette in particolare di fare leva sull'attuale rete di oltre 22 mila tabaccherie convenzionate con Banca Itb per l'acquisizione e lo sviluppo di fasce di clientela oggi non servite dal modello di Banca 5. E consente di creare una banca rete di prossimità, focalizzata sull'instant banking, complementare - e con minori costi - rispetto all'attuale rete di filiali, che sarà sempre più focalizzata su consulenza e servizi a valore aggiunto. Le principali aree di sinergie derivanti dall'integrazione di Banca Itb sono riconducibili al cross selling di prodotti su clientela già di Intesa Sanpaolo servita nelle tabaccherie, dall'acquisizione di nuovi clienti che si rivolgono al canale delle tabaccherie (circa 25 milioni di cui 12 già clienti della rete di punti operativi partner di Banca Itb), dallo sviluppo di nuovi prodotti e servizi dedicati al canale tabaccherie e dalle sinergie di costo generate dalle tabaccherie come punti operativi più leggeri rispetto alle filiali bancarie. L'offerta Banca 5 prevede 5 aree di prodotto: conto, carte, assicurazioni, prestiti e servizi. Da oggi le tabaccherie convenzionate potranno facilmente aderire a questa offerta. «Con questa operazione abbiamo realizzato la prima banca di prossimità in Italia», ha commentato Stefano Barrese, responsabile Banca dei Territori, «La nostra offerta sarà semplice ma completa e disponibile a tutti i cittadini ai prezzi più accessibili del mercato. Abbiamo cercato di modulare un'offerta che raccolga le esigenze dei tabaccai e dei loro clienti e creato figure dedicate per dare loro assistenza e supporto con gestori dedicati e un contact center Banca 5». (riproduzione riservata)

SCENARIO BANCHE 48 Mf 19-gen-2017

Banche, dal Senato critiche alla vigilanza Ue art La Vigilanza europea applica due pesi e due miure diverse nel valutare gli attivi delle banche delle diverse nazioni. Se non sono questi i termini precisi dell'accusa, la sostanza non si discosta troppo, basta leggere la bozza della relazione finale dell'indagine conoscitiva sul sistema bancario svolta dalla Commissione Finanze del Senato. Un testo che il presidente dell'organismo parlamentare, Mauro Maria Marino, ha mandato ieri ai gruppi per ricevere le loro osservazioni in modo da poterlo votare già oggi. Ebbene, a proposito di quello che attualmente viene considerato il principale problema delle banche italiane, ossia la massa di crediti deteriorati da svalutare con conseguenti ricapitalizzazioni secondo le norme di Basilea, l'auspicio che emerge dalla relazione è che «la verifica a livello europeo della qualità degli attivi bancari debba essere condotta con oggettiva valutazione delle differenti pratiche e delle diverse scelte operate dalle singole banche dei paesi membri». Di conseguenza «l'attenzione delle vigilanze europea e nazionale sulla formazione e peso dei crediti deteriorati non può non essere accompagnata da un'analoga analisi degli effetti sul sistema bancario dell'utilizzo di strumenti derivati nei bilanci degli istituti di credito. In altri termini, la Commissione richiama l'esigenza di porre sullo stesso piano, ai fini della vigilanza, il rischio di credito e il rischio di mercato». Il primo è quello sanzionato alle banche italiane, alle quali la vigilanza Ue impone di disfarsi in fretta degli npl (non performing loans), il secondo è quello che caratterizza molte delle banche estere, imbottite di prodotti sofisticati ad alto rischio, per bilanciare i quali la Vigilanza non richiede analoghe ricapitalizzazioni. La conclusione è che «l'Italia ha pagato le conseguenze di una vigilanza europea che si è concentrata molto sul rischio di credito e troppo poco su quello di mercato». E non è l'unica critica alla linea Ue espressa dalla commissione, che infatti chiede a governo (e Parlamento) di «operare sul fronte europeo per recuperare margini di manovra su due fronti: l'applicazione del bail-in e la disciplina degli aiuti di Stato in merito agli interventi di risoluzione o preventivi rispetto alla crisi». Il confronto europeo, si legge nel documento, «ha risentito della volontà di accettare i termini imposti dalle autorità comunitarie, pur nella consapevolezza che anche sul fronte bancario è necessaria una più incisiva focalizzazione dell'interesse nazionale e degli strumenti per tutelarlo». (riproduzione riservata) Antonio Satta ***

SCENARIO BANCHE 49 Mf 19-gen-2017

Vicenza, già in 10 mila per i rimborsi - Vicenza, già in 10 mila per i ristori art Nella prima settimana intercorsa dalla presentazione della proposta di transazione ai soci della Popolare Vicenza, l'interesse da parte dei destinatari è stato decisamente elevato. Secondo quanto ha appreso MF-DowJones, sono stati oltre di 10 mila i contatti ricevuti da parte degli azionisti interessati, vale a dire circa il 12% dei 94 mila soggetti cui è rivolta la proposta di ristoro. Non tutti i contatti si sono già trasformati in manifestazioni di interesse, o perlomeno non ancora, ma la risposta è ritenuta più che incoraggiante da parte di fonti interne alla banca berica. Incoraggiante anche il feedback dei soci di Veneto Banca. I soci interessati avranno tempo fino al prossimo 15 marzo per formalizzare la manifestazione d'interesse alla transazione. Una volta ricevuto l'interessamento del socio, la banca gli comunicherà l'ammontare del ristoro. L'adesione all'accordo dovrà avvenire entro il 22 marzo mentre l'indennizzo sarà liquidato a partire dal prossimo mese di aprile. Le banche, tra l'altro, si sono riservate la facoltà di estendere fino al 30 giugno il periodo entro cui è possibile aderire all'offerta, in presenza di motivate ragioni, per favorire l'adesione maggiore possibile. A quanti aderiranno saranno riservate inoltre esclusive condizioni commerciali che consentiranno di beneficiare di rendimenti maggiorati sulle somme che saranno eventualmente depositate presso le banche del Gruppo (Deposito Vincolato), che possono dare maggior valore nel tempo al ristoro offerto dalla banca, e di agevolazioni consistenti su alcuni prodotti e servizi bancari (Conto Corrente e Mutuo Casa). La transazione, come accennato, è rivolta a circa 94 mila soci della Popolare di Vicenza e a circa 75 mila azionisti di Veneto Banca ed è condizionata a una adesione minima, in entrambi i casi, dell'80%. Nel caso dei soci della Popolare vicentina il risarcimento è stato quantificato in 9 euro per azione, mentre per quelli della ex popolare di Montebelluna ammonterà al 15% dell'investimento originariamente effettuato per un esborso massimo complessivo quantificato nell'ordine dei 600 milioni. Ieri la Vicenza ha tra l'altro comunicato di avere raggiunto una risoluzione consensuale del rapporto di lavoro con lacopo De Francisco, che terminerà la propria collaborazione con la banca alla fine del prossimo mese di febbraio. De Francisco ha ricoperto il ruolo di vice direttore generale vicario dal mese di giugno 2015 in una fase di profonda ristrutturazione e consolidamento della banca. La possibile uscita di De Francisco era nell'aria dopo la nomina di Gabriele Piccini ed Enrico Maria Fagioli Marzocchi a vice direttori generali decisa dal cda della Vicenza guidato da Fabrizio Viola lo scorso 5 gennaio. A Piccini è affidata la responsabilità e la direzione dell'Area Commerciale con il ruolo di chief commercial officer (cco) della banca mentre a Fagioli Marzocchi è affidato il coordinamento della direzione Affari Generali e Partecipazioni, della Divisione Finanza e della Divisione Bilancio e Pianificazione (chief financial officer). (riproduzione riservata)

SCENARIO BANCHE 50 Mf 19-gen-2017

Oggi la Bce non muoverà un dito art Secondo gli analisti di Bank of America-Merrill Lynch, oggi il presidente della Bce «Mario Draghi cercherà di essere il più noioso possibile, restando legato al messaggio dato nel mese di dicembre» per evitare di creare aspettative su ulteriori cambiamenti della politica monetaria. Questo è l'esito più probabile del Consiglio direttivo odierno della Bce. E ancora troppo presto per la sfida fra Draghi e il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann. Bisogna infatti vedere se la fiammata inflazionistica di dicembre in Germania (l'indice è salito all'1,7% su base annua) venisse confermata a gennaio e a febbraio. In questo caso, Weidmann partirebbe lancia in resta contro Draghi al Consiglio direttivo in programma il 9 marzo, chiedendo la testa del Qe e forse anche un aumento dei tassi d'interesse. Il mezzogiorno di fuoco è pera rinviato a quella data. Oggi il presidente della Bce dovrebbe fare melina, evitando di lanciare segnali particolari. Ma il dato di ieri sull'inflazione Usa, salita a dicembre al 2,1%, il maggior incremento tendenziale dal 2011, è un segnale preoccupante per l' Eurotower. Tanto più che l'inflazione core, depurata dai prezzi dell'energia e degli alimentari, è balzata al 2,2%. C'è quindi il rischio che il caro vita d'Oltreoceano possa contagiare la zona euro attraverso il rafforzamento del dollaro, che ovviamente comporta l'indebolimento della moneta unica. Taha Saei di Oxford Economics ha pubblicato uno studio in cui avverte che l'inflazione in Eurolandia potrebbe risalire al 2% già nel secondo trimestre di quest'anno. E la Bce, secondo Saei, dovrebbe rivedere urgentemente le proprie previsioni, che al momento puntano su un tasso di inflazione che solo nel 2019 si attesterà a una media dell'1,7%. Il continuo rafforzamento del dollaro innescato dall'elezione di Donald Trump e dal riavvio della stretta monetaria in Usa potrebbe infatti portare presto alla parità tra euro e dollaro. E l'indebolimento della moneta comune avrebbe come effetto, oltre a un aumento delle esportazioni dei Paesi a vocazione manifatturiera come Italia e Germania, una crescita dei prezzi all' import. Ad amplificare questo effetto è poi il recupero del prezzo del petrolio successivo all'accordo tra i Paesi dell'Opec per un taglio congiunto della produzione. Sarà interessante sentire che cosa dirà oggi Draghi sulle prospettive di inflazione. (riproduzione riservata) ***

SCENARIO BANCHE 51 Mf 19-gen-2017

Contrarian - Come sbrogliare il groviglio giuridico sul tema Popolari-Spa art Nell'audizione parlamentare sul decreto Salvarisparmio, il dg dell'Abi, Giovanni Sabatini, ha rappresentato la necessità che siano adottate misure urgenti per superare le incertezze che gravano sulla trasformazione in spa delle banche popolari con asset superiori a 8 miliardi, a seguito delle decisioni del Consiglio di Stato e nell' attesa che la Consulta si pronunci sulla eccezione di costituzionalità sollevata dallo stesso consiglio relativamente alla legge che ha imposto la trasformazione. Che vi sia incertezza è innegabile, considerato che due Popolari, Bari e Sondrio, che vi sarebbero tenute, non si sono ancora trasformate. Il termine per la modifica della forma societaria era il 27 dicembre. Tuttavia il Consiglio, nell' affrontare l'esame di merito di alcuni ricorsi presentati contro la trasformazione, ha deciso il 13 gennaio di sospendere il mutamento fino alla camera di consiglio che si terrà dopo la sentenza della Corte costituzionale. Si attendeva in precedenza una decisione del Governo che prorogasse il termine del 27 dicembre, che però non è stata adottata L'ordinanza del Consiglio di Stato non ha tuttavia un minor valore. Un intervento formale dell' Esecutivo potrebbe oggi, stando coi le cose, decidere una proroga certa. Ma se poi tardasse oltre il termine coli differito la pronuncia della Consulta, sarebbe un azzardo passare comunque alla trasformazione da parte dei due istituti, considerato che la sentenza della Corte potrebbe incidere almeno su un punto vitale della normativa qual è quello del diritto di recesso del socio dissenziente verso la trasformazione. Tutto ciò a meno che volontariamente, quasi prescindendo dalla legge, le banche decidano comunque di trasformarsi, mettendo in conto il rischio per quel che la Corte costituzionale potrebbe statuire, in specie per il recesso. La sentenza del Giudice delle leggi potrebbe avere effetti di retroazione anche verso le altre Popolari che hanno già assunto la forma di spa, a eccezione, forse, della stessa trasformazione, data l'irrevocabilità sancita dal codice civile (ma pur sempre modificabile, tuttavia, con una nonna di pari rango). Non si deve, poi, trascurare che rientra nella possibilità di un autonomo pronunciamento, a opera del Consiglio di Stato, la parte dei ricorsi contro il divieto, previsto dalle disposizioni della Banca d'Italia, della costituzione, a monte della spa bancaria, di una holding cooperativa, secondo il modello che fu adottato, ai tempi, per la riforma della banca pubblica con il conferimento d'azienda e, dunque, con la creazione di un'architettura istituzionale formata dalle fondazioni e dalle banche spa partecipate. Se il Consiglio per ora non si è pronunciato sul tema, di cui è competente, ciò è verosimilmente dovuto al fatto che la pronuncia della Consulta potrebbe avere un qualche riflesso su tale norma secondaria. Se le due banche accelerassero il cambiamento finirebbero senza certezze sull' ammissibilità dello schema holding-spa che potrebbero decidere di adottare se il Consiglio rimuovesse il divieto. D'altro canto non è ipotizzabile che si intervenga legislativamente anche sui punti ancora sub iudice per disciplinarli facendo venir meno il fondamento della richiesta pronuncia della Consulta, che potrebbe svolgere argomentazioni con riferimento ai principi costituzionali di cui sarebbe doveroso che il legislatore ordinario avesse contezza. Insomma, si è determinato un tale groviglio sotto il profilo giuridico e temporale che il più realistico comportamento da tenere è attendere la sentenza della Corte e poi la successiva pronuncia del Consiglio di Stato. Il grande demerito del groviglio va al modo in cui la normativa di trasformazione è stata scritta e alla rapidità con cui si è voluto emanarla Gli interventi sulle Popolari che si sono trovate in gravi difficoltà, per fattori indipendenti, sarebbero stati esplicabili anche se le banche avessero conservato la natura cooperativistica. ***

SCENARIO BANCHE 52 Panorama 19-gen-2017

Un'eredità esplosiva per il governo Gentiloni art Visti i precedenti, un Paolostaisereno sarebbe stato poco rassicurante, ma il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha capito subito che - per usare il linguaggio social del predecessore Maneo Renzi - il suo governo sarebbe stato piuttosto #Quiscoppialabomba. A partire dai conti pubblici, l'eredità che il nuovo premier si trova sulla scrivania è ogni giorno più pesante. Mentre all'orizzonte si profila un rialzo dei tassi, che all'Italia costerà qualche miliardo all'anno in più per finanziare il debito, arriva la tegola da Bruxelles: manovra da rifare, servono 3,4 miliardi (si pensava che ne sarebbero bastati due) . La Ue aveva già fatto sapere a Renzi che poteva risultare «una deviazione significativa dal percorso di aggiustamento verso l'obiettivo di medio termine». Ma ha aspettato a tirare il sasso e adesso se lo prende in testa il povero Gentiloni, che quindi diventerà, senza colpa, il presidente del Consiglio che ha dovuto aumentare le tasse. Prima di ricevere questa brutta notizia, ne era arrivata un'altra dal Canada. L'agenzia di rating Dbrs, l'unica che ancora riconosceva al nostro Paese la classifica da serie A, ci ha retrocessi a BBB. Un'operazione non indolore perché rende più costoso per le nostre banche il finanziamento da parte della Bce. E siccome le brutte notizie non vengono mai sole, Gentiloni - che in convalescenza non dovrebbe essere sottoposto a stress - si è visto arrivare la notizia che il Fmi lima le stime di crescita per l'Italia per il 2017 e il 2018. Il Pil crescerà quest'anno dello 0,7 per cento, 0,2 punti percentuali in meno rispetto alle stime di ottobre. Nel 2018 la crescita sarà invece dello 0,8, rispetto alle precedenti stime 0,3 punti percentuali in meno. Come dire che la legge di Stabilità 2018, su cui presto bisognerà iniziare a lavorare e che già si porta dietro 20 miliardi da trovare per disinnescare l'aumento automatico dell'Iva, parte tutta in salita. E fa ancora più male sapere che allo stesso tempo il Fmi ha rivisto al rialzo le stime degli Usa, dell'intera area Euro e della Gran Bretagna post-Brexit. Ma il Paese non era ripartito? Intanto si accumulano una serie di altre questioni lasciate aperte da Renzi. Adesso che l'intervento pubblico (8,8 miliardi, non i 5 che si pensava) è stato fatto e che lo Stato è tornato a essere il primo azionista, il futuro del Monte dei Paschi di Siena è ancora tutto da decidere. A partire dal come smaltire quei 21 miliardi di sofferenze che la Bce non vuole più vedere. E sarà un percorso accidentato perché bisogna avere il via libera sia di Francoforte sia di Bruxelles, mentre i tedeschi - che sentono odore di furbetti - hanno già iniziato a sparare ad alzo zero. «La banca è ancora un affare e ci saranno investitori italiani o stranieri disposti a investire» aveva detto Renzi prima del referendum. Poi è andata com'è andata e ora se la deve vedere Gentiloni. Dopo l'esito disastroso dell'operazione architettata conJP Morgan, il governo si interroga sul prossimo consiglio di amministrazione: licenziare l'amministratore delegato Marco Morelli oppure confermarlo? In ogni caso Gentiloni si esporrà a critiche sicure. Ma Mps è solo la punto dell'iceberg bancario che si sta pericolosamente avvicinando al Palazzo. Appena messo piede a Palazzo Chigi il neo premier ha dovuto chiedere al Parlamento un intervento di 20 miliardi per tenere in piedi anche altri istituti di credito. Gentiloni ha chiamato l'operazione «salva-risparmio», mettendo in chiaro la gravità della posta in gioco. Che differenza di toni rispetto a quel «Il nostro sistema bancario è solidissimo e non lo scambierei mai con quello tedesco» con cui aveva tuonato Renzi. Intanto si sono aperte delle crepe sul fronte delle relazioni industriali. Alitalia è di nuovo sull'orlo del baratro, con il rischio di migliaia di licenziamenti. Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha alzato la voce contro il management dicendo che l'azienda è mal gestita e i lavoratori non devono pagarne le conseguenze. Qualche mese fa, quando Renzi era presidente del Consiglio e Calenda era già ministro, la situazione era diversa? E perché invece non dire nulla di Almaviva, dove i posti di lavoro a rischio sono gli stessi, con 1.600 dipendenti licenziati a Roma? (Martino Cavalli) RIPRODUZIONE RISERVATA ***

SCENARIO BANCHE 53 Repubblica 19-gen-2017

Intervista a Jeroen Dijsselbloem - "Italia meglio sulle banche ma la correzione dei art conti serve per non tornare indietro"

DAVOS. Da presidente dell'Eurogruppo dei ministri delle finanze, l'olandese Jeroen Dijsselbloem ha sempre sposato la linea del rigore e della necessità di limitare gli aiuti pubblici alle banche. Anche in questa intervista a Repubblica, Dijsselbloem prende le parti della Commissione, dicendo che l'aggiustamento fiscale richiesto all'Italia è «molto ragionevole» e che le regole sul bail in non si toccano. Ma Dijsselbloem assume anche toni concilianti, sostenendo che il sistema bancario italiano non provocherà la prossima crisi e aprendo la porta a forme di ristoro degli obbligazionisti bancari truffati, purché all'interno delle regole europee. La Commissione Europea ha chiesto all'Italia un aggiustamento di bilancio pari allo 0,2% del Pil. Ci sono ancora margini di negoziazione? «Non sta a noi negoziare, tocca alla Commissione guardare i numeri, decidere quanta flessibilità applicare e quale sia il buco da colmare. In principio, l'Eurogruppo sta sempre dalla parte della Commissione, dunque se questa dirà che l'Italia ha bisogno di una correzione pari a uno 0,2%di Pil, l'Eurogruppo lo accetterà. All'inizio, il gap era più largo, dunque parlare di 0,2% rappresenta già un approccio molto ragionevole da parte della Commissione». Non crede che richiedere ora una manovra correttiva possa rallentare ulteriormente la crescita italiana? «Negli ultimi anni, c'è stato un aggiustamento fiscale in quasi tutti i Paesi dell'eurozona, ma la crescita è tornata e in alcuni casi è forte. Dunque non è vero che il rigore sia la causa di una crescita debole. Le regole europee ci dicono che c'è bisogno di un bilancio pubblico in ordine, e che bisogna raggiungere quest'obbiettivo passo dopo passo. Lasciare che il deficit torni a salire, o che il debito continui a salire sarebbe invece un passo indietro. Dobbiamo continuare a fare progressi». Pensa che il fondo da 20 miliardi messo da parte del governo italiano sia sufficiente per mettere in sicurezza il sistema bancario? «Non lo so, ma è molto positivo che governo e supervisori siano all'opera per risolvere questi problemi. Quando mi chiedono se si prospetti una nuova crisi bancaria in Italia, io rispondo di no e che, al contrario, si stannogestendo i problemi del passato. E' cruciale che questa operazione avvenga all'interno delle regole dell'unione bancaria, ma penso questo sia possibile. Inoltre, l'attenzione della stampa internazionale si è concentrata sul Monte dei Paschi di Siena, ma altre banche stanno venendo ricapitalizzate e ristrutturate sul mercato, si pensi ad UniCredit. Rispetto a molti critici internazionali, sono molto più ottimista. Infine ci sono stati episodi di misselling: si tratta di un problema sociale, per cui sono necessari strumenti di ristoro». Crede che il decreto di salvataggio di Mps sia compatibile con le regole dell'unione bancaria? «Mps non è in risoluzione, si tratta di una ricapitalizzazione preventiva che richiede solo un bail in parziale. Tocca alla vigilanza e alla Commissione assicurarsi che le proposte del governo siano compatibili con le regole. La Commissione sarà severa nel suo giudizio, si assicurerà che il ristoro non sia eccessivo e richiederà dei piani di ristrutturazione. La negoziazione potrà dirsi conclusa solo quando ci sarà un'approvazione della Commissione, e questa ha il mio pieno sostegno nell'accertare che ci siano sì forme di ristoro, ma che questo avvenga all'interno delle regole sugli aiuti di Stato e sull'unione bancaria». La Banca d'Italia vorrebbe si rivedessero le regole sul bail in per ragioni di stabilità finanziaria. E' d'accordo? «Non credo questo sia necessario, né che sia una buona idea. L'unione bancaria funziona pienamente solo da un anno, si basa su un negoziato politico e riaprirlo rimetterebbe in discussione molti punti. Gli investitori possono gestire e prezzare il bail in, ma diventano molto nervosi se queste regole vengono continuamente cambiate. Inoltre, il bail in è un principio molto giusto: parlando dal punto di vista del contribuente, credo sia più giusto che i soldi pubblici vadano ad ospedali e scuole invece che alle banche». Il presidente elettoTrump ha detto che, dopo il Regno Unito, altri Paesi lasceranno l'Ue e si sta lasciando andare a una retorica violentemente protezionista. Come intende rispondere l'Ue? «Dal dopoguerra, l'Europa è stata economicamente e politicamente dipendenti dagli Stati Uniti. Trump non vuole né è adatto a interpretare questa figura paterna, dunque siamo da soli, dobbiamo cercare nuovi amici e crescere, rafforzando il progetto europeo. Tuttavia, Trump è anche un negoziatore, che tratta in modo aggressivo e intimidatorio, ma sa quando ha bisogno di un accordo. Non dobbiamo essere troppo nervosi per quest'atteggiamento». Il primo ministro Theresa May ha confermato che il Regno Unito lascerà il mercato unico e con i suoi ministri sta facendo trapelare la minaccia di diventare un paradiso fiscale se non ci sarà un buon

SCENARIO BANCHE 54 accordo. Come reagirete? «A questo punto è chiaro che il Regno Unito vuole avere la sua politica sull'immigrazione ed essere pienamente indipendente. E' una scelta legittima, accettiamola. Ma non si possono avere tutti i vantaggi dopo essere usciti da un club. Dunque se il messaggio principale è molto chiaro, su come raggiungerlo non ho visto molto realismo. Non la ritengo una minaccia seria, ma se il Regno Unito volesse diventare un paradiso fiscale, un pariah alle porte d'Europa, questo sarebbe un problema, prima di tutto per il Regno Unito, perché la sua economia tornerebbe presto agli anni '70». Crede davvero si possa parlare di un rafforzamento della costruzione europea quando le forze euroscettiche sono co-si forti? Tutti sono preoccupati per il populismo e le elezioni in Europa. Ma, in Francia, Marine Le Pen non vincerà mai il secondo turno nelle elezioni presidenziali. In Germania, l'AfD si rafforzerà un po' ma resterà una forza minore in parlamento. In Olanda, Geert Wilders va molto bene nei sondaggi ma non avrà mai la maggioranzae tutti gli altri partiti hanno già detto che non formeranno una coalizione con lui. In Italia c'è un governo ragionevole, e ho molta fiducia continuerà ad esserci, perché il posto dell'Italia è in Europa. Entro un anno avremo di nuovo stabilità politica e governi con persone ragionevoli: sarà un ottimo momento per cominciare a decidere su come crescere e lasciare la casa paterna.

SCENARIO BANCHE 55 Repubblica 19-gen-2017

Sportelli - Mps, si ferma l'emorragia da 15 miliardi Da oggi i bond art Ad Marco Morelli dà ai parlamentari (suoi nuovi danti causa, dato che Mps presto avrà lo Stato al 70%) finalmente una buona notizia «il deflusso dei depositi si è completamente arrestato con gli ultimi giorni dell'anno», quando il Tesoro ha salvato Mps con la promessa di 6 miliardi pubblici nel capitale, e una tenda a ossigeno da 20 del decreto Salva banche per tutti i malati del credito. Il batticuore dicembrino, aperto dalla crisi di governo e chiuso dal fallito piano per salvare la banca sul mercato, lascia comunque il conto: una quindicina di miliardi sono scappati dalle agenzie Mps, tanti ne servono ora per rifornire la provvista senese. Per questo oggi il cda esamina il piano bond 2017 da 15 miliardi garantiti dal Tesoro. A ore, dopo il decreto attuativo, via ai primi 2 miliardi. Poi a febbraio inizia il confronto con Ue sul piano strategico. Che «parte da quello del 25 ottobre», ha detto Morelli. Ma ancora più severo e incisivo dovrà essere, perché in 2 anni i compratori del mercato subentrino allo Stato. ***

SCENARIO BANCHE 56 Repubblica 19-gen-2017

Forzieri - The Donald spinge i profitti delle banche d'investimento art L'effetto Trump fa volare i profitti delle grandi banche d'investimento. Lo sottolineano i media britannici, facendo notare come la vittoria del tycoon abbia creato un grande movimento a Wall Street, che ha aiutato Goldman Sachs a triplicare i profitti e Citigroup a ottenere risultati positivi ben oltre le attese. E, tra l'altro, diverse figure di primo piano di Goldman hanno ottenuto incarichi rilevanti nell' amministrazione Trump. Nell'ultimo trimestre 2016 la banca d' affari ha registrato un aumento del 25% dei profitti netti per la divisione dedicata ai clienti istituzionali, mentre per Citigroup i ricavi nello stesso periodo sono balzati del 36%. Una tendenza positiva che accomuna anche JPMorgan Chase, Bank of America e Morgan Stanley. E gli investimenti continuano, favoriti dall'opinione diffusa che i tassi d'interesse presto ricominceranno a crescere. ***

SCENARIO BANCHE 57 Repubblica 19-gen-2017

Bankitalia approva la vendita a Ubi delle 3 good bank art MILANO. Il direttorio di Banca d'Italia dà il via libera alla vendita di Nuova banca Marche, Nuova banca Etruria e Nuova Carichieti, tre delle banche ponte salvate un anno fa e che rileverà Ubi banca (a 1 euro) . Ora partono gli iter autorizzativi delle altre istituzioni, per una procedura che chiederà qualche mese. L'impegno dell'Unità di risoluzione di Bankitalia ora si concentra nella chiusura delle trattative con Bper per cedere la Nuova Cariferrara, che potrebbe formalizzarsi per fine gennaio se prima la banca si libererà di 500 milioni di euro di sofferenze e saràricapitalizzataper 100-150 milioni da parte del Fondo di risoluzione. SOFFERENZE Ora faro puntato su Cariferrara la cui cessione potrebbe concretizzarsi a fine gennaio se la banca si libererà di 500 milioni di sofferenze ***

SCENARIO BANCHE 58 Repubblica Firenze 19-gen-2017

La difesa di Strozzi: "Non ci fu truffa dovete assolverlo" art IL PRINCIPE Girolamo Strozzi, già presidente della Società Toscana di Edizioni che pubblicava II Giornale della Toscana, deve essere assolto dall'accusa di truffa ai danni dello Stato per i contributi all'editoria erogati sia al Giornale della Toscana sia alla testata Metropoli Day (edita da altra società ). Lo ha sostenuto ieri l'avvocato Antonio D'Avirro al processo per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino e le truffe sull'editoria. I pm Luca Turco e Giusy Mione, che chiedono una pena di 2 anni e mezzo per il principe Strozzi, sostengono che le varie testate promosse dal senatore Denis Verdini appartenevano a un unico gruppo editoriale di fatto, e che - per legge - soltanto una avrebbe potuto ricevere i contributi. L'avvocato D'Avirro ha sostenuto che il nostro ordinamento non prevede il gruppo di fatto e tutte le sentenze della Cassazione Civile e Penale spiegano concordemente che il gruppo esiste come realtà economica ma ogni società mantiene la propria autonomia giuridica. «E l'articolo 2359 del Codice civile - ha proseguito - esclude un controllo reciproco fra le diverse società beneficiate dai contributi». (fs) ***

SCENARIO BANCHE 59 Repubblica Roma 19-gen-2017

In vendita il palazzo Unicredit dell'Eur - Eur, il palazzo Unicredit finisce in vendita art sul Wsj

ORMAI E UFFICIALE: la sede di Unicredit all'Eur, quella che per anni è stato il quartier generale della Banca di Roma, è in vendita. Il grande edificio di viale Tupini, con il suo piano nobile dove opera parte del top management della banca e le grandi vetrate di cristallo che guardano al laghetto dell'Eur, è oggi sul mercato, con l'annuncio rilanciato ieri anche dal Wall StreetJournal. Il fondo di Unicredit che gestisce il patrimonio immobiliare della banca ha infatti affidato la vendita a Cushman e Wakefield, colosso internazionale del settore con la sede principale a Chicago, oltre 40mila dipendenti e un fatturato che si aggira intorno a 5 miliardi di dollari. Spetta ai suoi esperti, oggi, battere in lungo e in largo i mercati mondiali per trovare un acquirente danaroso, in grado di acquistare un immobile da diverse decine di milioni di euro. E proprio tra i grandi fondi internazionali il gruppo statunitense sta oggi cercando un possibile acquirente. La vendita di viale Tupini rientra in un piano di dismissione del patrimonio immobiliare della banca iniziato da circa tre anni, che segue quanto fatto dall'istituto anche a Milano, con la vendita della sede storica di piazza Cordusio e l'accorpamento delle funzioni nella Torre Unicredit, l'avveniristico grattacielo realizzato nel Centro Direzionale del capoluogo lombardo. A Roma la banca aveva sei differenti sedi, tutte eredità di Capitalia, alcune delle quali sono state messe sul mercato con l'idea di realizzare una nuova sede anche nella capitale. A questo proposito la banca aveva mostrato anche un interesse sull'area dove sorgerà il nuovo stadio della Roma. Un'ipotesi per il momento scartata.

SCENARIO BANCHE 60 Sicilia 19-gen-2017

Il tabaccaio farà anche da banca - Con Banca 5 dal tabaccaio carte, conti, art prestiti, polizze e anche servizi immobiliari

ROMA. Nell'era dei social network la rete delle tabaccherie resta senza rivali. Nasce da qui il progetto di Intesa Sanpaolo, che punta a portare la banca nel negozio, offrendo dei pacchetti ad hoc, che non si limitano a pagare bolletteo ricaricare il cellulare, ma permettono di sottoscrivere polizze o chiedere prestiti. «Nasce la prima banca di prossimità in Europa, con l'obiettivo di arrivare al cliente, il più vicino possibile, non con uno smartphone ma con una persona, il tabaccaio». Così il responsabile della divisione Banca dei territori di Intesa, Stefano Barrese, lanciando "Banca 5". Una sfida che però si basa su solidi pilastri. Dietro c'è infatti Banca Itb, la banca dei tabaccai, che in pochi anni ha conquistato la categoria, contando 23 mila affiliati. La società ora è nella mani di Intesa, che vuole coniugare tradizione e innovazione, sfruttando proprio il canale online. 125 milioni di italiani che passano in tabaccheria potranno acquistare delle smartbox del credito, confezioni di prodotti bancari, e sbrigare le pratiche dalla postazione tecnologica presente nel locale. Si chiama "Banca 5", perché 5 sono le linee di prodotti offerti: conto corrente, carta di credito, finanziamenti sotto un certo tetto, assicurazioni di tutela (auto, capofamiglia e animali domestici) e servizi (tra cui l'intermediazione immobiliare). Si partira a giugno, ma intanto si lavora per rendere operative le tabaccherie. Barrese vede vantaggi per tutti. Ne beneficerebbero i clienti della banca, quelli che già lo sono e quelli che lo diventeranno, visto che la rete di Intesa potrebbe estendersi a «34-35 mila punti», andando oltre le filiali e i bancomat. Per chi apre un conto Banca 5, «basta scendere sotto casa, sfruttando la flessibilità oraria della tabaccheria». Ma l'affare, sempre secondo banca Intesa, converrebbe anche al tabaccaio che aderisce all'iniziativa: «Avrà subito in tasca 200 euro al mese, potendo arrivare fino a 1.500 euro di ricavi addizionali». Intanto, gli italiani sono fra gli ultimi per cultura finanziaria e capacità di difendersi dalle frodi. Solo un italiano su tre conosce alcuni dei «concetti base». Lo sostiene il primo censimento delle iniziative messe in campo in Italia per diffondere l'educazione finanziaria. Servirebbero «livelli di alfabetizzazione finanziaria spesso superiori a quelli attualmente disponibili in larghi strati della popolazione»; invece, il «livello di cultura finanziaria degli italiani» è «tra i più bassi riscontrati nelle economie avanzate per adulti e studenti», sottolinea la rilevazione promossa dalle Autorità di Vigilanza (Banca d'Italia, Consob, Covip e Ivass) con il Museo del Risparmio, la Fondazione per l'educazione finanziaria ed al risparmio e la Fondazione Rosselli (d'intesa con i ministeri dell'Economia e dell'Istruzione). ***

SCENARIO BANCHE 61 Sole 24 Ore 19-gen-2017

Tutti gli attriti fra Roma e Berlino art La foto è di quelle viste mille volte. Paolo Gentiloni e Angela Merkel si stringono la mano sotto i flash dei fotografi. Ma, dietro l'amicizia storica che lega l'Italia e la Germania e dietro i sorrisi di rito delle occasioni ufficiali, è da anni che spesso Roma e Berlino si trovano su fronti politici opposti. Sui conti pubblici, con l'Italia che punta il dito contro il surplus commerciale tedesco e la Germania che chiede rigore su deficit e debito. Sul settore bancario, con la Germania che ha cercato di imporre un limite europeo ai titoli di Stato neibilanci e l'Italia che chiede maggiore rigore nella valutazione dei titoli "tossici". Sulla politica monetaria, con il presidente della Bundsebank che non perde occasione per schierarsi contro le azioni di una Bce a guida italiana. Fino al recente caso del dieselgate. Sotto i buoni rapporti politici, in mezzo a due economie estremamente interconnesse, insomma, arde la brace. La stessa che sta logorando l'intera Unione europea, che proprio quest'anno festeggia i 6o anni dalla firma dei Trattati di Roma. L'Europa è sempre più divisa tra due visioni opposte: quella rigorista e quella più favorevole alla crescita economica. La Germania sta nel primo campo, l'Italia nel secondo. E ci sono i forti interessi economici che spiegano queste scelte di campo. «Le regole devono essere rispettate da tutti, anche da chi ha un surplus commerciale come la Germania». Era lo scorso settembre quando l'allora premier Matteo Renzi puntava il dito contro il gigantesco avanzo commerciale tedesco, pari ormai all'8,8% del Pil. E da circa un decennio che la Germania esporta molto più di quanto non importa. Questo - secondo uno studio pubblicato dal Centro studi Confindustria ormai un anno fa- causa «perdita di benessere per tutti». II surplus commerciale della Germania non solo drena ricchezza agli altri Paesi, ma costringe chi è in deficit a recuperare competitività di prezzo «ridimensionando gli standard divita, generando deflazione» e «riducendo la domanda» interna. Un conto salato, non compensato, come sarebbe logico e opportuno, da politiche espansive della stessa Germania (come più volte chiesto da Bruxelles). Non è un caso che il pacchetto di regole europee, il Six Pack,vieti ai Paesi europei di avere un surplus superiore al 6% del Pil per tre anni di fila La Germania è dunque in fallo. Ma il Six Pack è lo stesso pacchetto che impone ai Paesi europei di ridurre il debito pubblico. Su questo è l'Italia a sforare abbondantemente. Dietro la battaglia politica di Renzi c'era dunque anche l'interesse di spostare l'attenzione sulle mancanze tedesche.E viceversa: nell'incapacità collettiva di risolvere i problemi, e nello sbandamento generale dell'Unione europea, il dibattito politico si sposta troppo spesso sui problemi altrui per nascondere i propri. Le banche del vicino Sulla questione creditizia il meccanismo dello scaricabarile è altrettanto evidente. La Germania si è sempre opposta a completare l'Unione bancaria, che avrebbe dovuto comprendere anche la garanzia europea (collettiva) sui conti correnti. Berlino non vuole concedere questa garanzia finché le banche europee non riducono i rischi. Questo potrebbe anche essere condivisibile, se non fosse che la classe politica tedesca pensa solo a due rischi: i troppi titoli di Stato nei bilanci delle banche e i crediti deteriorati. Insomma, pensa solo a due problemi del Sud Europa (soprattutto italiani). Ma non ai problemi delle banche tedesche, che sono i titoli "tossici" (o meglio illiquidi) e i derivati che abbondano nei bilanci delle maggiori banche. II ministro delle Finanze tedesco ha provato in pass ato a mettere all'ordine del giorno in Europa un limite ai titoli di Stato nei bilanci bancari. Questa proposta, calcolava qualche tempo fa la Banca d'Italia, avrebbe costretto le banche italiane a vendere loo miliardi di titoli di Stato italiani: questo avrebbe messo al tappeto sia le banche, sia lo Stato. Per questo Renzi si oppose: «Metteremo il veto su qualsiasi tentativo di mettere un tetto alla presenza dei titoli di Stato nei bilanci delle banche», tuonò nel febbraio scorso. Su questa partita ha poi vinto, dato che la questione è stata rinviata al Comitato di Basilea ed è nel frattempo sparita dai radar. Ma l'Italia non ha certo vinto l'altra battaglia (quella su cui da tempo si spende l'Abi): che la Vigilanzaeuropea sia severa su tutti i rischi p resenti nei bilanci banc ari, anche quelli (tedeschi) dei titoli illiquidi. E non solo sui crediti deteriorati, che sono il tallone d'Achille degli istituti italiani. La politica di Draghi Mentre in tanti in Italia puntano II dito sulla rigidità della Vigilanza europea sulle banche (guidata dalla francese Daniéle Nouy), a Berlino gli occhi severi sono tutti per la politica monetaria della Bce. Le continue iniezioni di liquidità e i tassi a zero, secondo i tedeschi, creano seri problemi alle banche, alle assicurazioni e ai risparmi. In effetti in Germania la maggior parte dei titoli di Stato ha rendimenti negativi: questo crea problemi a chi quei titoli li possiede e a chi - come le assicurazioni - ha venduto polizze con un rendimento minimo e ora fa fatica a garantirlo. Il presidente della Bundesbank Jens Weidmann non perde occasione per

SCENARIO BANCHE 62 schierarsi (e votare) contro le misure della Bce. Di queste misure ha però bisogno l'Italia, che con il suo elevato debito pubblico non può che beneficiare dei tassi bassi (ma meno bassi che in Germania). Paradossalmente, però, proprio per le rigide regole della Bce (che acquista titoli di Stato in Base al capitale di ogni Paese), l'Eurotower continua a comprare molti più titoli tedeschi che italiani. Secondo i calcoli di Goldman Sachs, a fine 2017 la Bundesbank deterrà il 40% del debito pubblico tedesco e la Banca d'Italia solo il 15-17% di quello italiano. La disputa sull'auto L'ultimo dossier italo-tedesco è quello dell'auto, che nasce dalle indagini svolte nei vari Paesi dopo il dieselgate Volkswagen per verificare la presenza di eventuali dispositivi illegali. Dopo le denunce di un'organizzazione ambientalista tedesca, la Deutsche Umwelthilfe (Duh) che aveva evidenziato una serie di valori di emissioni fuori norma in una serie di veicoli di varie marche, tra cui la Fiat 5ooX, il ministero tedesco dei Trasporti aveva effettuato a sua volta dei test e chiesto spiegazioni a Fiat Chrysler, che nel maggio del 2016 non si era presentata a un appuntamento a Berlino. Già allora il ministro Dobrindt aveva portato la questione all'attenzione della Ue, che aveva avviato una mediazione tuttora in corso. Secondo le norme Ue ogni costruttore può scegliere dove omologare i propri veicoli, e quel Paese è poi responsabile dei controlli; sul piano formale, dunque, Romaharagione harivendicare il potere di controllo sulle auto Fiat. Va detto che tutti i Paesi dopo il dieselgate hanno effettuato verifiche anche su auto di produzione straniera. Gli scostamenti per le emissioni della 500X sono stati per esempio rilevati anche in Francia, dove il maggior numero di valori dubbi sono stati riscontrati per le auto Renault; Parigi ha trasmesso i dati su quest'ultima (di sua competenza) alla magistratura francese, che nei giorni scorsi ha aperto un'inchiesta, ma non ha agito su vetture straniere. II ministro dei Trasporti tedesco Dobrindt ha invece più volte rilanciato il tema Fiat, nelle more della mediazione Ue; ieri Gentiloni ha ricordato «in amicizia» alla Merkel che «le leggi attribuiscono alle autorità nazionali di omologazione di decidere». La questione"politica" di questi giorni, sollevata dagli italiani nel quasi totale silenzio della politica e dei media tedeschi, non ha nulla a che vedere con i rapporti economici nel settore auto. Questi vedono una Germania dominante a livello europeo e mondiale ma un'Italia che grazie anche all'export di componenti verso Berlino riesce a mantenere in attivo la bilancia commerciale del comparto.

SCENARIO BANCHE 63 Sole 24 Ore 19-gen-2017

Hsbc trasferisce a Parigi il 20% dei ricavi sul trading - Hsbc e Ubs avviano il art trasloco dalla City

Effetto Brexit. Anche per Ubs trasloco dalla City Hsbc trasferisce a Parigi il 20% dei ricavi sul trading Stuart Gulliver, ceo di Hsbc, ha confermato che la banca trasferirà da Londra a Parigi circa un quinto dei ricavi delle attività di trading per evitare le conseguenze di Brexit. Agli annunci di altri big players ieri si è aggiunta anche Ubs che trasferirà un migliaio di dipendenti dalla City. Maisano • pagina 8 Hsbc e Ubs avviano il trasloco dalla City 1l primo gruppo bancario europeo trasferirà un quinto dei ricavi del trading a Parigi, tagli allo staff Fuga da Londra La cancellazione del passaporto Ue spinge gli istituti a spostare risorse e rivedere strategie Le contromisure possibili Servirebbero accordi ad hoc euro-britannici per aggirare l'uscita dal mercato interno Leonardo Maisano LONDRA. Dal postroco«ispor dente Laconfermapiùrecenteporta la firma di Stuart Gulliver, ceo di Hsbc, che a Davos ha ribadito i numeri diffusi in passato sulle conseguenze dirette di uno strappo euro- britannico come quello trac-ciatodaTheresaMayduegiornifa a Lancaster House. Un quinto dei ricavi del tradinggenerato nel Regno Unito da Hong Kong and Shangai Bank sarà trasferito a Parigi nel giro dei prossimi due anni e nella capitale francese probabilmente fmiranno i mille dipendenti che la banca, britannica di diritto ma asiatica di fatto, ha già annunciato porterà fuori da Londra. Impattoanalogo sullo stafflondinese -un migliaio di dipendenti- quello annunciato ieri da Axel Weber, presidente di UBS. Se anche le previsioni espresse nei mesi scorsi dagli altri big players saranno riaffermate, Jp Morgan muoverà 4mila dei suoi 19mila dipendenti fuori dal Regno Unito, ritmo che seguiranno tutte le grandi banche d'affari, con Goldman Sachs che guarderebbe a Francoforte, dove secondo il quotidiano Handelsblatt si preparerebbe a trasferire a sua volta mille membri dello staff. Alcune banche - russe e giapponesi - sono già in movimento, avanguardia di uno smottamento che un rapporto di PwC indica in ioomila posti di lavoro diretti in rapida uscita. Numeri assoluti da prendere con il beneficio del dubbio perché dal 23giugno ad oggi si sono susseguite stime di ogni tipo, alternando scenari catastrofici a prospettive di morbida convivenza sui due lati della Manica. OracheTheresaMayhasciolto ogni riserva sulla sua Brexit, schierandosi sulle posizioni estreme dei falchi del partito, le ipotesi più cupe prendono, legittimamente, il sopravvento e lo smottamento del business fmanziario fuori dal Miglio Quadrato appare molto significativo ancorché tuttora imprevedibile. La cancellazione del passaporto europeo implicita con l'uscita dal mercato interno potrebbe essere, teoricamente e solo in qualche misura, aggirata da accordi ad hoc euro- britannici, quelli che Londra hagiàchiesto all'Ue. Sul tema Michel Barnier, negoziatore Ue, non sembra affatto disponibile come ampiamente previsto e prevedibile anche se Downing Street ci proverà in tutti i modi. Un possibile piano B punterebbe a rafforzare gli accordi di equivalenza che consentono ai gruppi regolati fuori dall'Ue di operare nell'Unione. Una reciprocità che non tutela i servizi fmanziari nella loro interezza, esposta, oltretutto, alle correzioni che i Ventisette potranno introdurre, costringendo Londra al costante adeguamento. Anche per questo City Uk, il lobby group che sperava nel mantenimento del passaporto con la Ue, non crede che l'equivalenza così come esiste oggi possa essere la soluzione. «Ci vogliono - precisano - intese nuove ritagliate sulla realtà emergente». Un'equivalenza rafforzata ? Probabile, ma potrebbe non bastare. La partita è complessae perquestohabisognoditempi lunghi di transizione. Theresa May pensava ai servizi fmanziari quando immaginava il passaggio al nuovo regime con il calendario a velocità alternata per gestire le esigenze di tutte le parti. Secondo alcuni top executive della City - a partire da Xavier Rolet ceo di London stock exchange - saranno necessari almeno tre anni di passaggio, soprattutto per il gigantesco business del clearing dei derivati (655 mila miliardi di dollari globali ) dominato da Londra e da Lch del gruppo Lse in particolare. I derivati denominati in euro (15omila *** miliardi di dollari lavorati" ogni anno nella City) potrebbero essere trasferiti nell'Eurozona contro la volontà britannica. E una querelle anglo-europea che, per volontà francese, si trascina da tempo, ma l'hard Brexit annunciata da Theresa May rende lo scenario più probabile. Uno studio di ErnsteYoung per conto di Lse fissa in 83mila i posti a rischio direttamente in caso di trasloco del clearing in euro, con un effetto domino che Xavier Rolet ha illustrato nei giorni scorsi ai Comuni capace di mettere in pericolo 232mila posizioni a vario livello e in diversi settori in tutto il Regno. Ipotesi, come detto, da prendere con il beneficio del dubbio nel caotico

SCENARIO BANCHE 64 precipitare di numeri che la Brexit ha innescato, che portano, tuttavia, le firme di istituzioni credibili. Ipotesi infine che incrociano anche le conseguenze-e le ricadute- dell'avviata fusione fra Lse e Deutsche Borse. L'affondo di Theresa May ha sgomberato il campo dall'equivoco maggiore - soft o hard Brexit -ma l'aver scelto la linea dura consente di restringere il campo delle ipotesi in gioco, non di defmire, fm d'ora, quali saranno gli equilibri fra Londra e Bruxelles. Sarà la trattativanei prossimi due anni a decidere il vero destino della City. Staff da ridimensionare Numero di dipendenti di alcune banche di investimento internazionali a Londra prima di Brexit .IP.Morgan 8.000 JpMorgan •cffi 8.000 7.000 6.600 Ì 5.500 Barclays Citi Credit Suisse I Goldman Sachs Morgan Stanley 5.000 5.000 5.000 4.500 4.000 HSBC Deutsche Bank Morgan Stanley Bank of America UBS Merril Lynch :::: :::: :::: :::: um NEEN E ; I Fonte: Financial TiTes ***

SCENARIO BANCHE 65 Sole 24 Ore 19-gen-2017

Per Milano più vicino il grande progetto di Distretto finanziario art Come minimo la creazione di oltre 10mila nuovi posti di lavoro, un contributo al Pil italiano di circa 3o miliardi e circa 6 miliardi di gettito fiscale. Sono queste le prime stime fatte dal comitato Select Milano che da alcuni anni sostiene la creazione di un distretto finanziario nel capoluogo milanese legate ad un possibile spostamento a Milano dell'attività di Euroclearing. Vale a dire quelle attività denominate in euro che vengono svolte dalle Casse di compensazione e garanzia La più grande è LCH Cl earnet che ha sede a Londra ed è controllata dal London Stock Exchange, gruppo della Borsa londinese del quale fa parte anche Piazza Affari. Per effetto di Brexit LCH non potrà più operare sui derivati in euro e queste attività dovranno abbandonare la City per stabilirsi in un'altra città dell'Eurozona. Milano compete in questo ruolo con Parigi, capitale non più così sicura, secondo molti, per accogliere ingenti flussi finanziari per i quali invece è indispensabile. Senza contare che dal punto di vista del diritto del lavoro e della pressione fiscale non offre vantaggi competitivi significativi rispetto a Milano. Poi ci sono Dublino e Lussemburgo che però sono piazze finanziarie di medie dimensioni e non hanno capacità per assorbire un esodo. Un altro elemento che gioca afavore di Milano sta poi in quel progetto di fusione tra la Borsa di Francoforte e la Borsa di Londra. Se dovesse chiudersi, si aprirebbero opportunità per costruire economie di efficienza che favorirebbero Milano. Il nuovo gruppo, nato dalla mega fusione, avrebbe interesse a valorizzare i propri asset, tra i quali c'è Borsa Italiana. Senza trascurare la Cassa di compensazione milanese, la Società Emittenti Titoli e il Mercato Telematico dei Titoli di Stato, un'infrastruttura di mercato già esistente e molto effeciente. «II gruppo Borsa di Milano, quale parte di quello londinese va protetto e valorizzato - spiega l'avvocato Bebi Pezzulli, fondatore del comitato Select Milano - approfittando dell'allineamento di interessi tra il capitale britannico in Italia e lo sviluppo della piazza finanziaria italiana». Ovviamente con Brexit non c'è solo il clearing che fa gola a Milano. Gli operatori bancari e intermediari fmanziari internazionali perderanno il passaporto europeo ai sensi della direttiva MiFiD e dovranno trasferire le proprie sedi operative dalla City di Londra all'interno dell'Unione. Ancora una volta Milano potrebbere svolgere un ruolo di primo piano. E tutto sarebbe più semplice se nascesse quel distretto finanziario di cui si parla da tempo. Ma all'orizzonte qualcosa sembra procedere in questa direzione anche grazie all'impegno del Governo. Dopo che lunedì è stata approvata dalla commissione Finanze della Carnera l'attesa risoluzione che impegna il Governo a far sì che Milano abbia le carte in regola per raccogliere l'eredità di Londra come piazza finanziaria, ora c'è l'impegno in tempi brevi a procedere alla creazione dell'impalcatura giunca necessaria Si è pensato di dar vita al Gruppo Economico d'Interesse Europeo (Geie), un soggetto con natura giuridica privatistica, capace di far coesistere soggetti internazionali ed istituzionali italiani, una sorta di consorzio comunitario che consente la cooperazione trasfortaliera grazie alla partecipare di privati ed enti pubblici. «II Geie sarà frutto di un decreto ministeriale di concerto tra il MEF e l'MSE - spiega l'onorevole Gregorio Gitti, tra i firmatari della risoluzione per il Distretto di Milano -, per dar vita ad un soggetto che si muova in un contesto di autoregolamentazione.Già mercoledì prossimo ho convocato i rappresentanti dei due ministeri per procedere in tal senso in modo tempestivo anche perché su questo c'è un accordo ampio politicamente». Il sindaco Giuseppe Sala dal canto suo ha accolto con favore questa mossa del Governo e ha ribadito il suo supporto anche perché si sta lavorando per portare a Milano l'agenzia per il farmaco. Insomma, un'azione congiunta pubblico privato nella quale molti sperano. ***

SCENARIO BANCHE 66 Sole 24 Ore 19-gen-2017

Borse caute, bene il nuovo BTp a 15 anni art Era neII'aria ormai almeno da una settimana, da quando il Tesoro aveva offerto un quantitativo insolitamente limitato di titoli di Stato nell'asta a medio-lungo termine, lasciando appunto intravedere l'ipotesi di una imminente nuova emissione. Ieri i nuovi BTp a 15 anni sono puntualmente giunti sul mercato attraverso un collocamento mediante sindacato: ne sono stati emessi 6 miliardi di euro a un prezzo di 99,131 che, tenuto conto di un tasso cedolare annuo del 2,45%, fa arrivare a un rendimento lordo a scadenza del 2,53 per cento. Il regolamento dell'operazione - curata da cinque lead manager, Banca Imi, Barclays Bank, Crédit Agricole, Ing Bank e Royal Bank of Scotland e dai restanti specialisti in titoli di Stato italiani in qualità di co-lead è fissato per Il 25 gennaio, il titolo avrà scadenza primo settembre 2033. Ma ciò che più è rilevante è la domanda sostenuta-pari a 23 miliardi di euro, quasi quattro volte l'offerta - che il BTp a 15 anni è stato in grado di raccogliere fra gli investitori, in un contesto non certo semplice. «Nonostante la volatilità presente in questi giorni e il declassamento subito da Dbrs lo scorso venerdì, che poteva rappresentare un fattore di disturbo, il mercato ha mantenuto un atteggiamento costruttivo nei confronti del debito italiano, che continua a suscitare interesse fra gli investitori», ha commentato uno dei lead manager dell'operazione, sottolineando come «la domanda si sia ben distribuita sia a livello nazionale, sia a livello internazionale, con una buona fetta delle richieste provenienti anche da fuori Europa». Sul mercato secondario dei titoli di Stato non è stata del resto una giornata particolarmente favorevole: i rendimenti sono saliti un po' su tutti i fronti e il BTp decennale si è attestato all'1,97%, aumentando di un centesimo lo spread col Bund a 191 punti base. Più che a un possibile nervosismo in vista della delicata conferenza stampa in programma oggi dopo il consiglio Bce- nella quale II presidente Mario Draghi è chiamato al non facile compito di parare i prevedibili attacchi dei «falchi» che agitano lo spettro del risveglio dell'inflazione e di tranquillizzare quanti invece temono una prematura riduzione (tapering) delle misure di stimolo monetario- la reazione potrebbe essere più verosimilmente legata a un movimento globale dei tassi, che ieri sulle lunghe scadenze sono saliti pure negli Stati Uniti (2,38%il decennale). II clima di attesa per l'Eurotower (e per l'insediamento ufficiale di Donald Trump alla Casa Bianca) si è invece respirato evidentemente s uimercati azionari, che in Europa si sono mossi con prudenzaesenzaallontanarsieccessivamente dai valori della vigilia: così mentre Francoforte è salita dello 0,51% e Londra dello 0,38%, Parigi (-0,13%) e Madrid (-0,09%) hanno limato pochi centesimi. A Piazza Affari il Ftse Mib ha terminato in progresso dello 0,32% con le banche poco mosse, con qualche presa di profitto su Luxottica (- 0,9%) e buone performance per Tenaris (0,7%), Ferragamo (2,6%) e Monder (1,9%). Sul mercato valutario il dollaro ha riconquistato qualche posizione dopo cinque sedute consecutive di discesa che avevano portato il biglietto verde ai minimi da oltre un mese su scala globale, l'euro però si è mantenuto poco al di sotto della soglia di 1,07. È tornata invece a scendere, se pur in maniera limitata, la sterlina dopo il maxi rimbalzo del giorno precedente in risposta alla conferenza stampa concui il PrimoMinistro,Theresa May, ha di fatto aperto la strada a un'uscita senza mezzi termini (Hard Brexit) del Regno Unito dall'Unione europea «Il rimbalzo del giorno precedente riflette semplicemente il posizionamento degli investitori che già scommettevano contro la valuta e ora procedono a incassare i profitti», sottolinea Marco Palacino, Managing Director per l'Italia di Bny Mellon Im, che però si aspetta «che le pressioni cui è stata sottoposta la sterlina tornino a intensificarsi, già a partire dalla prossima settimana, se non prima». Prudenza in questa fase anche da parte di Nadège Dufossé, Head of Asset Allocation di Candriam, che sottolinea come «le negoziazioni saranno difficili, in quanto l'Unione Europea dovrà dimostrare la propria forza politica se vuole preservare la sua integrità» e come la sterlina possa rimanere «volatile e globalmente sotto pressione, evolvendosi in un intervallo abbastanza ampio, tra 0,83 e 0,94 rispetto all'euro».

SCENARIO BANCHE 67 Sole 24 Ore 19-gen-2017

Intervista a Roberto Nicastro - «I vincoli Ue hanno rallentato i tempi del art salvataggio» - «Salvataggio in porto malgrado i freni della Ue»

La procedura di ri soluzione, scattata 14mesi fa, ha imposto la cessione in tempi strettissimi di tre banche in crisi e capitale azzerato, e non ha dato molto spazio per ristrutturazioni. La cessione a un gruppo forte e attento al territorio come Ubi rappresenta una svolta per i tre istituti, per i loro clienti e le risorse, ed è un segnale importante per il sistema italiano». Roberto Nicastro, ex top manager di UniCredit - presidente indicato dal Fondo di Risoluzione di Bankitalia a fine 2015 per le Nuove Banca Marche, Banca Etruria e CariChieti - non nasconde una sobria soddisfazione per la prossimità delle tre banche al salvataggio definitivo. A breve, entro stasera è atteso l'ok finale dei dipendenti, si materializzerà un elemento importante anche per il salvataggio di Nuova Carife nel contesto della possibile confluenza in un altro gruppo forte, Bper. — Dottor Nicastro, per lei la missione manageriale può dirsi quasi compiuta. Ma il sospiro di sollievo è soprattutto per i clienti delle tre banche che ora, col passaggio sotto la proprietà di Ubi, sono tranquilli. Il salvataggiotuttaviae' stato complesso. Ci può dire in che condizioni sono arrivate le banche 14 mesi fa alla risoluzione? Ora posso dire che le ore di quel salvataggio furono molto complesse. Le banche erano al dissesto e senza capitale. In queigiorni di fine 2015 sotto la guida della Banca d'Italia e del Mef il sistema bancario si è fatto carico di una ricapitalizzazione d'urgenza da 1,8 miliardi in un week end, per permettere alle filiali di poter riaprire il lunedì mattina. E le polemiche seguite alla Risoluzione scatenarono una corsa agli sportelli. Etruria, Marche, Chieti. In quelle 24 ore di fine 2015 gli azionisti hanno perso tutto, gli obbligazionisti subordinati pure. Non si poteva proprio fare altrimenti? Le tre banche erano sostanzialmente fallite. La Risoluzione ha evitato il bail in, che sarebbe entrato in vigore dal 1 gennaio del 2016, e avrebbe determinato un serio pericolo per i depositi dei 9oomila clienti dei tre istituti, per le sorti delle i8omila piccole e medie imprese clienti, avrebbe richiesto l'iniezione immediata di quasi n miliardi alle banche del sistema e potenzialmente generato un effetto contagio. Sugli obbligazioni-stisubordinati idecretigovernativi hanno per fortuna avviato un percorso di indennizzo che dovrebbe alla fine essere molto ampio. In quei giorni di fine 2015 l'Italia del credito ha rischiato più di quanto si sia raccontato fino a oggi? Non dico questo, ma a fronte della rigidità delle norme europee, evitare il bail-in fu fondamentale. Qualcuno pagherà per gli errori del passato? Diverse azioni di responsabilità sono già partite e i magistrati sono al lavoro, abbiamo anche cercato di far disporre sequestri cautelativi dei beni degli amministratori chiamati in causa, ma sin qui con pochi risultati. Il salvataggio, anche se l'acquirente Ubi non lo definisce tale, poteva avvenire a condizioni diverse se non vi fossero stati i diktat della Ue sui tempi delle cessioni? È stato possibile in questi mesi portare avanti un serio piano di ristrutturazione? Il mandato della Risoluzione era quello di cedere le banche e i tempi imposti dalla Ue hanno reso impossibile una vera ristrutturazione industriale. Prima un obbligo d i cinque mesi per la vendita, poi una proroga di altri 5 mesi ma annunciata in extremis. Poi un'altraprorogasempre in extremis. Impossibile programmare il futuro in queste condizioni, senza un orizzonte strategico definibile. E senza poter fare scelte che dipendevano da chi avrebbe comprato, basti pensare a un fattore decisivo come i marchi o i sistemi informativi. Non ha aiutato la tempesta mediatica nel frattempo scattata su Banca Etruria, per motivazioni più politiche che finanziarie. Né le molteplici e durature incognite contabili, legaliefiscali. Datalasituazione d'emergenza, la navigazione è stata a vista. Malgrado le difficoltà, manager e dipendenti delle tre banche hanno saputo trattenere la clientela, come dimostrano i 3omila nuovi mutui erogati e gli u miliardi di nuovo credito a ioomila clienti e l'abbassamento di mezzo punto del costo della raccolta. II tardivo salvataggio delle tre good banks, anche a causa dei paletti della Ue, non ha però impedito il calo della raccolta e degli impieghi. Che lezione si può trarre per il futuro? La prima lezione è che è indispensabile separare la good banks dalla bad bank pienamente e il prima possibile. La seconda è che bisogna evitare tempi troppo stretti e predefrniti per la successiva cessione delle banche salvate perché così oltre a impedire una ristrutturazione si indebolisce il potere negoziale nella cessione. Cariferrara quando sarà salvata? Credo che sia questione di settimane. Entro oggi attendiamo l'adesione dei dipendenti alle offerte di uscita, anche grazie al costruttivo supporto dei sindacati. Poi si andrà a chiudere con l'acquirente (gruppo Bper, ndr). Per lei missione compiuta. Che farà ora? In realtà per arrivare al completamento ci sono ancora alcuni mesi intensi. Per

SCENARIO BANCHE 68 un po' conto di tornare a godermi la famiglia e le montagne. Poi si vedrà. ***

SCENARIO BANCHE 69 Sole 24 Ore 19-gen-2017

Ok Bankitalia a Ubi per le good banks - Ok di Bankitalia a Ubi per le banche art salvate - Ok di Bankitalia a Ubi per le tre banche

Davide Colombo ROMA Il Direttorio della Banca d'Italia ha chiuso ieri il lungo percorso di salvataggio di tre delle quattro banche in dissesto che erano state poste in risoluzione il 22 novembre del 2015 dopo diversi mesi di cornmissariamento. Nuova Banca Marche, Nuova Banca Etruria e Nuova Cassa di Risparmio di Chieti sono state formalmente cedute a Ubi Banca sulla base dell'offerta (di un euro) avanzata una settimana fa. Il disco verde di via Nazionale s'è acceso al termine di una procedura di dismissione condotta, come si sottolinea in una nota, «secondo quanto previsto dalla normativa, nel rispetto dei principi di apertura, trasparenza e non discriminazione». La procedura era stata riaperta dopo la scadenza del 31 dicembre scorso per offrire la possibilità di presentare eventuali altre offerte sulla base delle condizioni Ubi, offerte che non si sono tuttavia manifestate, portando il passaggio definitivo delle tre good banks all'istitutoguidato da Victor Massiah. Ora scattano i tempi per le procedure autorizzative di Bce e Commissione Ue, che dovrebbero arrivare entro tre mesi. Dopodichè si passerà al perfezionamento della cessione prevista prima dell'estate. L'acquisto è subordinato a un aumento di capitale da 450 milioni per le tre good banks e da 400 milioni per Ubi Banca, in modo da mantenere, già dal 2017, un livello di Ceti fully loaded superiore all'11%. L'altra condizione è la cessione, da parte di Nuova Banca delle Marche, dell'Etruria e di Carichieti, di circa 2,2 miliardi di euro di crediti deteriorati, di cui si farà carico il Fondo Atlante. A questo punto l'impegno dell'Unità di risoluzione della Banca d'Italia si concentra sulla chiusura delle trattative in corso con la Banca popolare dell'Emilia romagna per la cessione dell'ultima good bank, la Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara. L'operazione potrebbe arrivare al dunque nelle prossime settimane e ricalcherebbe quella di Ubi, con la cessione di circa soo milioni di euro di Npl e la preventiva ricapitalizzazione dell'istituto ferrarese per 100-150 milioni da parte del Fondo di risoluzione. Due giorni fa in occasione dell'audizione davanti alle commissioni Finanze di Camera e Senato sul decreto «salva risparmio» (237/2016), il capo della Vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo, aveva ricordato che con la definizione della vendita delle quattro banche si rende necessario per il Fondo nazionale di risoluzione sostenere ulteriori oneri, il cui valore residuo ammonta a 1,5 miliardi. Per questo Bankitalia ha disposto il richiamo (entro la fine del 2016) di due quote contributive di pari ammontare, quote che le banche potranno versare entro i prossimi 5 anni. Queste risorse aggiuntive serviranno, in parte, anche per rimborsare gli anticipi effettuati al debutto di questo strumento dal pool di banche che intervenne con la garanzia di Cdp. Barbagallo, rispondendo alle domande dei parlamentari, ha chiarito che se in futuro si rendessero necessarie nuove risorse per la dotazione del Fondo nazionale di risoluzione, la Banca d'Italia le potrà richiedere senza nuove disposizioni normative. Ieri s'è anche appreso che entro fine mese in Banca d'Italia si terrà un summit con il capo della Vigilanza della Bce, Daniele Nouy e le maggiori banche italiane. L'incontro, secondo quanto riferito da Radiocor Plus, è stato esteso anche ai vertici dell'Abi. La Nouy è stata di recente a Roma in occasione di un incontro congli studenti dell'Università La Sapienza e il nuovo incontro fornirà, con ogni probabilità, l'occasione per un chiarimento con le banche italiane che hanno mostrato crescenti segnali di nervosismo per l'eccessiva attenzione di Francoforte sui crediti deteriorati nazionali rispetto a quella che dedica invece alle rischiose attività illiquide di "livello 3" che abbondano, ad esempio, nei bilanci delle banche tedesche. In vista dell'incontro con Nouy, tema affrontato ieri nel corso dell'Esecutivo dell'Abi, riferiscono fonti finanziarie, palazzo Altieri metterà a punto un dossier che potrà essere la base per il confronto dialettico con la banchiera centrale. Al momento, nell'agenda romana di Nouy non risulta fissato un incontro con il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan che, come si ricorderà, aveva criticato le modalità di comunicazione della vigilanza Bce nella vicenda del Monte dei Paschi.

SCENARIO BANCHE 70 Sole 24 Ore 19-gen-2017

Mps va avanti nella cessione in blocco di Npl - Mps va avanti con la cessione in art blocco di Npl

Gianni Trovati ROMA II Monte dei Paschi punta a confermare la «cessione in blocco» dei 27 miliardi di crediti deteriorati che è stata al centro dell'opzione di mercato. A indicare l'obiettivo, insieme a quello di «non penalizzare i dipendenti» è stato ieri l'ad, Marco Morelli, ascoltato insieme al presidente Alessandro Falciai nel corso delle audizioni sul decreto banche alle commissioni Finanze di Camera e Senato. La scelta sugli Npl, che potrà impattare anche sul valore effettivo dell'aumento di capitale e quindi dell'impegno del Tesoro, conferma che la base di partenza continua a essere rappresentata dal piano industriale studiato a Siena quando si tentò l'operazione di mercato. Anche per questa ragione i tempi saranno brevi e, pur essendo la prima a dover affrontare l'esame di Bruxelles e Francoforte, la ricapitalizzazione precauzionale di Siena dovrebbe chiudersi «nel giro di poche settimane». L'avvio ufficiale del confronto con Banca centrale e commissione Ue è in programma per inizio febbraio, per cui il Tesoro diventerà proprietario del 70% circa delle azioni Montepaschi in primavera staccando un assegno intorno ai 6 miliardi: da recuperare quando l'ombrello pubblico «temporaneo» sari richiuso e labanca tornerà interamente sul mercato. La prima mossa del «piano B» potrebbe affacciarsi già oggi, con il via libera definitivo di Corte dei conti e Ragioneria generale al decreto che autorizza la garanzia pubblica sulle emissioni di liquidità, visto che il temaè in agenda anche al cda della banca. Da fronteggiare c'è il «deflusso molto importante» registrato dai depositi di Siena, che secondo Morelli si è però «completamente arrestato» tra la fine di dicembre e l'inizio di gennaio, cioè dopo che il decreto di Natale ha cancellato le incognite sull'assetto futuro di Rocca Salimbeni. L'altro effetto collaterale dell'intervento dello Stato è la riduzione dei compensi, imposta anche dalla comunicazione Ue del 2013, ma i vertici di Mps hanno chiarito che questo aspetto non mette in discussione la loro permanenza alla guida di Rocca Salimbeni: «Preferisco che mi taglino lo stipendio - ha detto Morelli - e che vengano garantite figure manageriali importanti per la banca». Nel frattempo nella commissione Finanze del Senato presieduta da Mauro Marino sta arrivando al traguardo il lavoro della commissione d'indagine sul sistema bancario, che rappresenta di fatto la premessa per la commissione d'inchiesta promossa pochi giorni fa da entrambi i rami del Parlamento (anche al disegno di legge che deve unificare le varie proposte lavorerà la commissione di Palazzo Madama). Nella bozza di conclusioni distribuite ieri ai gruppi, in vista del documento condiviso su cui sivoterà il 25 gennaio, si chiede a governo e Parlamento di lavorare su tre fronti. Il primo è il rafforzamento della trasparenza, con una modifica delle regole Mifid (per ampliare la tutela automatica con procedure stragiudiziali) e con l'introduzione di strumenti informativi sintetici sui rischi di investimento che riguardino anche depositi e conti correnti. Sul versante delle stabilità la richiesta è di attivare il sistema unico di assicurazione dei depositi e di ridurre lo stock di Npl, mentre nel dibattito con l'Europa si dovrà provare a recuperare margini di manovra su bail in e aiuti di Stato: margini oggi ristretti anche dal fatto che «la vigilanza europea si è concentrata molto sul rischio di credito e troppo poco su quello di mercato». [email protected] RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO BANCHE 71 Sole 24 Ore 19-gen-2017

Pop Vicenza restituisce il Caravaggio a Prato art I rapporti «tessuti» con Prato, dopo l'incorporazione sei anni fa della locale Cassa di risparmio, si erano davvero sfilacciati. Ora i nuovi vertici della Popolare di Vicenza provano a ricucirli, tendendo la mano dell'arte: ieri il presidente Gianni Mione l'ad Fabrizio Viola sono arrivati nella città tessile per annunciare la restituzione dei dipinti e sculture ex-Cassa Prato, tra cui la «Coronazione di spine» del Caravaggio, che erano state portate a Vicenza all'epoca di Zonin. Quello spostamento ha originato polemiche e contese. Ora il segnale di distensione arriva insieme con l'invito ad aderire all'offerta transattiva lanciata il 9 gennaio agli azionisti di Popolare Vicenza (circa cinquemila a Prato) e Veneto Banca, col "bonus" di 9 euro per azione in cambio della rinuncia ad azioni legali. Solo se le adesioni raggiungeranno l'80% delle azioni offerte, potrà andare avanti il piano difusione Vicenza- Veneto che l'ad presentere a fine mese alla Bce. Per Viola, che ieri ha ricordato di aver passato in Toscana cinque anni intensi della sua vita, è un'altra «missione impossibile», addirittura più difficile di quella in Mps. (SA) ***

SCENARIO BANCHE 72 Sole 24 Ore 19-gen-2017

Parterre - Conti Deutsche Bank in calo, stretta sui compensi dei manager art Il consiglio di gestione di Deutsche Bank rinuncerà completamente alla parte variabile di compenso nel 2016 a fronte della debolezza dei risultati della banca tedesca, oltre a registrare un considerevole taglio dei bonus. È quanto si legge nella lettera inviata dal consiglio di gestione ai dipendenti e pubblicata sul sito di Db. «Ora che riusciamo meglio a fare una stima dei conti annuali e degli oneri dopo il confronto con le autorità americane riteniamo indispensabili misure dure.Questo vale sopratutto nei periodi in cui vengono eliminati migliaia di posti di lavoro e in cui ai nostri azionisti non viene pagato alcun dividendo», affermalamissiva,che precisa che i funzionari con il titolo di vicepresidente, direttore e managing director non riceveranno la componente variabile della loro retribuzione a titolo del 2016. Circa due terzi degli addetti non saranno coinvolti oppure saranno coinvolti marginalmente dalla decisione, aggiunge il consiglio digestione, che «è determinato a ritornare al regime abituale di compensi individuali sulla base dei risultati nel 2017». Db ha concordato di recente con le autorità Usa una multa per 7,2 miliardi di dollari per chiudere il caso dei mutui subprime. (R.Fi.) ***

SCENARIO BANCHE 73 Sole 24 Ore 19-gen-2017

In breve - Private banking Credem, obiettivo 20 nuovi banker art Reclutare 20 nuovi private banker ed acquisire 2.3oo nuovi clienti, sono questi gli obiettivi per il 2017 della divisione private banking Credem, specializzata nella gestione dei clienti con un patrimonio superiore ai 500 mila euro. Gli obiettivi sono stati presentati nel corso della convention che si è svolta a dicembre a Reggio Emilia. ***

SCENARIO BANCHE 74 Sole 24 Ore 19-gen-2017

In breve - Risparmio gestito Banca del Sempione quota 4 nuove Sicav art Banca del Sempione quota 4 nuove Sicav Base Investment Sicav, la Sicav lussemburghese di Banca del Sempione, sbarca su Borsa Italiana con quattro strumenti a gestione attiva. Si tratta dell'obbligazionario Bonds Value, del flessibile Flexible Low Risk Exposure e dei due comparti Bonds Multicurrency ed Euro Hedging che permettono una diversificazione valutaria. ***

SCENARIO BANCHE 75 Sole 24 Ore 19-gen-2017

Goldman Sachs triplica i profitti con il boom del trading - Goldman Sachs triplica i art profitti

BANCHE USA Goldman Sachs triplica i profitti con il boom del trading Marco Valsania • pagina 33 Credito. Il risultato netto batte le attese e sale a 2,35 miliardi grazie al boom del trading Goldman Sachs triplica i profitti BENE ANCHE CITIGROUP Bilanci in crescita per Citi, grazie al maggior controllo dei costi. Tuttavia la sua redditività è la meno elevata tra le grandi banche Usa Marco Valsania NLW YORK Gli exploit degli scambi a Wall Street, con le ondate di acquisti azionari e vendite obbligazionarie degli ultimi mesi, hanno tirato la volata a Goldman Sachs e Citi-group, come già fatto per JP Morgan, Bank of America e Morgan Stanley. Goldman ha battuto le attese del quarto trimestre 2016 riportando utili più che triplicati a 2,35miliardididollari,pari5,o8do1lari per azione contro i 4,82 previsti. Un anno fa Goldman aveva contabilizzato oneri per 1,54 miliardilegatiasanzionisuimutui.Le entratesonosalitedelunl,a8,17miliardi anzichè fermarsi ai 7,72 miliardi ipotizzati, anche se non sono bastate aevitareundeclino annuale dovuto alla debolezza sofferta dall'intero settore agli inizi del 2016. I profitti annuali sono stati di 7,lmiliardisurevenuedi3o,6,ilminimoin cinque anni. Citigroup ha brillato meno ma ha a sua volta superato i pronosti-ci,facilitatadaunanuovadiscipli-na nei costi - ridotti de19% nel trimestre- adottata da tutte le socie-tà di Wall Street. Gli utili sono lievitati del 7% a 3,S7 miliardi, pari a 1,14 dollari per azione rispetto agli 1,12 attesi Le revenue sono tutta-viadiminuitedel9%a17,olmiliar-di, deludendo stime medie di 17,3o miliardi. I profitti annuali sono stati di 14,9 miliardi e le revenue di 69,9 miliardi. Le grandi firme di Wall Street, archiviato un trimestre generalmente robusto, secondo fonti di mercatosposanoorauncautootti-mismo sul futuro. La cautela è generata dalle incognite economiche e geopolitiche che gravano su entrambe le sponde dell'Atlantico: la maggior volatilità dovrebbe sostenere il trading, i tassi d'interesse Usa dovrebbero salire aiutando i bilanci bancari; Ipo, collocamenti e merger dovrebbero riprendersi e l'economia Usa dovrebbe accelerare fl passo spinta dalle riforme promesse dall'amministrazione Trump. È però possibile che delusioni su questi fronti risveglino timori e paralisi tra gli investitori Goldman ha anche davanti a sé sfide particolari:la società, ilcui titolo haguadagnato il3oqb dalle elezoni di novembre, è redu-cedaunesododialtidirigenti,aco-minciare del direttore generale Gary Cohn. Considerato l'erede del Ceo Lloyd Blankfein, diventerà invece consigliere economico della Casa Bianca Il quarto trimestre 2o16 è stato tuttavia più che incoraggiante. Lasuaredditività,misurata dal Roe, è statadell'n,4,, la piùaltatrale regineamericanedellafmanza. L'attivitàdi trading- che rappresenta oltre metà delle sue entrate, unico caso a Wall Street - ha mostrato un 25% a 3,6 miliardi, coni178%messo asegnonelreddito fisso enellevaluteaun totale di 2 miliardi mentre sono scivolate le revenuedaazioni. PerCitigroup,ilcuititoloèsalito del 17% da novembre, fl risultato del trading è stato ugualmente robusto: le entrate, esclusi oneri contabili, sono cresciute del 31% con corse de1369bnelreddito fisso eincrementi del 15% nella compravendita di azioni. «Abbiamo terminato l'anno con un andamento solidoedibuonauspicio»,hadetto fl Ceo Michael Corbat La redditività di Citi è stata però del 6,2%, la piùbassatralegrandibanche. ***

SCENARIO BANCHE 76 Stampa 19-gen-2017

Mps, lo Stato uscirà presto Domani l'incontro con la Bce art TORINO Dovrebbe iniziare domani a Milano il «confronto» tra Mps e la Bce sui conti dell'esercizio appena concluso. Un incontro «di routine», precisano le fonti. All'ordine del giorno non dovrebbero esserci temi relativi alla nuova ristrutturazione del Monte in vista dell'ingresso dello Stato nel capitale. Oggi il cda dell'istituto avvierà l'esame del nuovo piano industriale. Piano che dovrebbe ricalcare le grandi linee del piano precedente preparato per la soluzione «privata» e che avrà come obiettivo, ha spiegato l'ad Marco Morelli, di permettere una uscita dello Stato - che avrà il 70% del capitale - in tempi rapidi. Nell'attesa, le azioni (adesso sospese dagli scambi) resteranno quotate, con gli attuali titolari dei bond subordinati che avranno le azioni ottenute con la conversione obbligatoria. Il confronto con le autorità europee, ha detto ancora Morelli, inizierà invece «nel giro di poche settimane». Non ci sarà invece in cda la prima emissione di bond con la garanzia pubblica. Manca ancora il decreto attuativo che renderà operativa la garanzia pubblica. Anche se fonti citate dall'agenzia Reuters sottolineano i timori di una tiepida accoglienza del mercato al ritorno di Mps sul mercato dei bond senior dove mancava dal 2014. Ma l'appuntamento dovrebbe essere solo rimandato e Mps dovrebbe intanto approvvigionarsi di liquidità con operazioni di repo sul mercato interbancario. Ieri Morelli e il presidente Alessandro Falciai sono stati sentiti in commissione finanze al Senato nell'ambito dei lavori sul decreto salva-risparmio. Falciai ha spiegato che l'emorragia di liquidità, che aveva destato più di una preoccupazione nel corso del mese di dicembre, si è arrestata verso la fine dell'anno con l'annuncio dell'arrivo dei soldi pubblici. I vertici hanno chiarito che «L'obiettivo - ha spiegato Morelli - è proseguire sul percorso che prevede la cessione delle sofferenze in blocco» e in tempi brevi. Riguardo i dipendenti, l'ad ha ricordato che il vecchio piano prevedeva una riduzione di 500 sportelli e circa 2600 esuberi: «Nella trattativa con la commissione - ha aggiunto - partiremo sicuramente da questa assunzione». Morelli e Falciai hanno anche assicurato che resterà al suo posto anche se i suoi compensi verranno drasticamente tagliati «perché credo che il rilancio della banca sia possibile», ha detto Morelli. In ogni caso, ha aggiunto, «una volta che azionista diventa il Governo, decide liberamente e si deve sentire libero di disporre del management e di valutare i risultati». [G. PAO.]

SCENARIO BANCHE 77 Stampa 19-gen-2017

Panorama - Sì di Bankitalia alla cessione delle tre "good bank" a Ubi art Banca d'Italia ha dato il via libera e ora l'acquisizione delle tre "good bank" da parte di Ubi passa alla fase esecutiva, con l'obiettivo di chiudere l'operazione nei prossimi mesi. L'ultima parola spetta a Bce, Ue e Antitrust, ma il Direttorio di via Nazionale conferma che insieme alla stipula del contratto darà immediatamente avvio alle procedure autorizzative richieste nei confronti delle altre Authority e istituzioni coinvolte (che avranno 90 giorni per esprimersi). Ora che il passaggio di Banca Marche, Banca Etruria e Carichieti a Ubi Banca dal Fondo di risoluzione all'istituto guidato da Victor Massiah è praticamente cosa fatta, «l'impegno dell'Unità di Risoluzione - sottolinea Banca d'Italia - si concentra nella chiusura delle trattative in corso con la Bper per la cessione di Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara». ***

SCENARIO BANCHE 78 Tempi 19-gen-2017

Vedi il salvataggio di Mps e capisci perché la gente ce l'ha coi politici, le toghe, i art giornali

DI RENATO FARINA BORIS HA UNA CERTA ESPERIENZA DI RUSSIA SOVIETICA. Il regime delle più sfacciate disuguaglianze, dove in nome del futuro la nomenklatura sacrificava il popolo, cui assicurava un destino radioso. In Italia la disuguaglianza non è nemmeno coperta da questa finzione, è proprio sfacciata. Questo spiega tante cose. Il famoso populismo è il tentativo di spaccare l'orizzonte chiuso. Non sempre spinti da nobili interessi, o da una visione positiva e giusta. Ma questo è un altro discorso. Di certo oggi gli italiani sono sconcertati dalla differenza di trattamento, dalla disuguaglianza patente. Ci sono sempre state, ma mai è stato chiaro che fossero così sfacciate e impunite. Mi riferisco a quanto sta emergendo dall'abisso dei debiti del Monte dei Paschi di Siena. L'erario - cioè noi cittadini - per salvare il sistema Italia, altrimenti destinato a saltare con guai immensi in caso di fallimento della terza banca italiana, è chiamato a infilare nel salvadanaio dei banchieri rossi per eccellenza (ma con affari anche a destra, sia chiaro) 8 miliardi di euro. I crediti in sofferenza, più o meno morti, di quella banca sono arrivati a 47 miliardi. Dunque ci pensa lo Stato. Non sarebbe la prima volta in Europa: la Germania, prima che scattassero i divieti di Bruxelles, in silenzio ha gonfiato di denari le proprie banche con quasi 300 miliardi di euro. Ma la Germania se lo poteva e se lo può permettere: l'euro l'ha ingrassata a nostro danno. Ma noi? La lista degli "sfortunati" Non sto qui a discutere sulla necessità del salvataggio. Boris beve come oro colato le tesi degli economisti i quali sostengono che il crollo di Mps porterebbe con sé nella discarica molte altre banche, con danni incalcolabili per tutti. Dico solo che chi sbaglia deve pagare. Lo pensano tutti. Non c'è bisogno di essere raffinati moralisti per capire che chi ha munto dalle mammelle del Monte e chi glielo ha consentito è bene che paghino con i loro beni privati e con un certo disdoro pubblico. Niente gogna, solo corretta informazione. Non parlo delle piccole aziende andate in malora per la crisi. Imprenditori e artigiani hanno pagato e pagheranno: a loro fideiussioni e garanzie sono state chieste in abbondanza. Mi riferisco ai giganti che hanno mangiato la pappa degli altri e si atteggiano a moralisti. Centinaia di milioni di euro prestati e bruciati, senza che i beneficiari abbiano dovuto rinunciare a neppure uno dei propri yacht o appartamenti a Saint Moritz o a spiegare come dev'essere fatto il mondo, da bravi proprietari di giornali di sinistra. Ovvio a chi mi sto riferendo: alla famiglia De Benedetti, che ha avuto un trattamento di favore eccezionale con Sorgenia, una catastrofe di debiti, tranquillamente assorbiti dalle banche e soprattutto, per un terzo, più di 600 milioni, da Mps. E così varie realtà della Lega delle Coop, speculatori edilizi, proprietari di catene alberghiere miliardarie. Ora il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan sostiene che non è il caso di fare i nomi degli "sfortunati". E il ministro dello Sviluppo economico, Fabio Calenda, nega che sia corretta l'esibizione di una "black list". Io direi, se proprio si vogliono evitare giustizialismi, la si definisca "catalogo degli sfigati", così da catturare non la rabbia ma la compassione del popolo. A Boris tocca essere sarcastico. Sfortunato infatti è chi ha perso tutto, non chi ha speso i soldi degli altri e adesso se la cava con un buffetto di comprensione. Logico poi che la gente odi la politica, che non è capace di far rispettare il popolo comune; e che detesti la magistratura e i giornali, che sulla vicenda di Siena per la prima volta nella storia non hanno prodotto una sola intercettazione compromettente. Chissà perché... ***

SCENARIO BANCHE 79 CATANIAOGGI.IT 18-gen-2017

Sicilia: lavoratori Albo unico ancora fuori dalla Sas, sindacati in commissione art Lavoro

Palermo, 18 gen. (AdnKronos) - Approda in commissione Lavoro all'Ars la vicenda dei 146 lavoratori delle società regionali licenziati e inseriti nell'Albo unico ma non ancora ricollocati nella società partecipata Sas (Società servizi ausiliari Sicilia). Dinanzi alla commissione presieduta dal deputato Marcello Greco, Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Fabi - in rappresentanza dei lavoratori di Sviluppo Italia Sicilia, Ciem, Cerisdi e Lavoro Sicilia - hanno chiesto come mai nonostante nel 2016 il parlamento regionale "abbia approvato una serie di norme volte a tutelare i lavoratori e abbia dato una copertura finanziaria, ancora i lavoratori non siano stati ricollocati". All'audizione erano stati invitati anche il vicepresidente della Regione Mariella Lo Bello, il ragioniere generale della Regione Sammartano, la dirigente dell'ufficio speciale per le liquidazioni Grazia Terranova e, in rappresentanza dell'assessorato all'Economia, il dirigente del servizio partecipazioni e liquidazioni Filippo Nasca, ma, fanno sapere i sindacati, "gli scranni del governo sono rimasti incomprensibilmente vuoti".

WEB 80 ECONOMIASICILIA.COM 18-gen-2017

Sviluppo Italia Sicilia, audizione in commissione all’Ars. Sollecitata ricollocazione art personale

Audizione delle rappresentanze sindacali Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Fabi presso la V Commissione Lavoro dell’ARS – Cultura, Formazione, Lavoro, presieduta da Marcello Greco sulla tutela occupazionale dei 146 lavoratori delle società regionali licenziati e inseriti nell’Albo unico. I sindacati, che rappresentavano i lavoratori di Sviluppo Italia Sicilia, Ciem, Cerisdi, Lavoro Sicilia, hanno posto in evidenza come, nonostante nel corso del 2016 il Parlamento abbia approvato una serie di norme volte a tutelare i lavoratori e abbia dato una copertura finanziaria, ancora i lavoratori non siano stati ricollocati nella società partecipata Sas (società servizi ausiliari Sicilia). All’audizione erano invitati il vicepresidente della Regione Mariella Lo Bello, il ragioniere generale della Regione Sammartano, Grazia Terranova dirigente dell’ufficio speciale per le liquidazioni, Filippo Nasca dirigente del servizio partecipazioni e liquidazioni, in rappresentanza dell’Assessorato all’Economia. Gli scranni del governo sono rimasti “incomprensibilmente vuoti”. I sindacati hanno anche rammentato che lo scorso 19 dicembre l’Ufficio legislativo e legale della presidenza della Regione ha dato parere favorevole alla ricollocazione dei lavoratori nella SAS e che l’assemblea dei soci della stessa SAS, lo scorso 22 dicembre, ha a approvato il PEA – Piano Economico Annnuale 2017, il POS – Piano Operativo Strategico 2017/2019 nonché il piano dei Servizi e del Personale che prevedono l’assorbimento di tutti i lavoratori presenti nell’Albo. “Fino ad oggi – dichiarano i sindacati – a nulla sono valse le rassicurazioni fornite dall’Assessore Baccei nella precedente audizione dello scorso 25 ottobre, presso la stessa Commissione lavoro, in cui si ipotizzava una soluzione della vicenda in tempi brevi e l’impianto normativo approvato negli anni dal Parlamento Siciliano (dall’art. 20 della LR 11/2010, all’art.64 della LR 21/2014, l’art.11 LR20/2016 e infine l’ art. 62 della LR 3/2016) è rimasto lettera morta”. Nel pomeriggio di ieri i sindacati sono stati ricevuti dal Presidente Crocetta al quale si sono appellati “per una risoluzione della vicenda in tempi rapidi e per non mortificare la volontà del Parlamento, che si è espresso con chiarezza sulla volontà di tutelare una platea di lavoratori altamente qualificati che potrà continuare – questo è l’auspicio dei sindacati – a dare il proprio contributo professionale per lo sviluppo della Sicilia, ma in vesti diverse”.

WEB 81 LIBEROQUOTIDIANO.IT 18-gen-2017

Sicilia: lavoratori Albo unico ancora fuori dalla Sas, sindacati in commissione art Lavoro

Palermo, 18 gen. (AdnKronos) - Approda in commissione Lavoro all'Ars la vicenda dei 146 lavoratori delle società regionali licenziati e inseriti nell'Albo unico ma non ancora ricollocati nella società partecipata Sas (Società servizi ausiliari Sicilia). Dinanzi alla commissione presieduta dal deputato Marcello Greco, Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Fabi - in rappresentanza dei lavoratori di Sviluppo Italia Sicilia, Ciem, Cerisdi e Lavoro Sicilia - hanno chiesto come mai nonostante nel 2016 il parlamento regionale "abbia approvato una serie di norme volte a tutelare i lavoratori e abbia dato una copertura finanziaria, ancora i lavoratori non siano stati ricollocati". All'audizione erano stati invitati anche il vicepresidente della Regione Mariella Lo Bello, il ragioniere generale della Regione Sammartano, la dirigente dell'ufficio speciale per le liquidazioni Grazia Terranova e, in rappresentanza dell'assessorato all'Economia, il dirigente del servizio partecipazioni e liquidazioni Filippo Nasca, ma, fanno sapere i sindacati, "gli scranni del governo sono rimasti incomprensibilmente vuoti".

WEB 82 LIBEROQUOTIDIANO.IT 18-gen-2017

Parla il signore delle banche La sua tremenda verità art Presidente Antonio Patuelli, in una settimana, la proposta - sua e di Libero - sulla lista pubblica dei primi 100 debitori delle banche salvate con intervento pubblico ha di fatto monopolizzato il dibattito, non solo quello politico. Dove può portare una simile iniziativa? "Con Libero non ci eravamo preventivamente consultati. È da mesi che stavo pensando alla questione, da quando il Presidente della regione Toscana, Rossi, ha avanzato tale proposta con forte insistenza e parallelamente a lui diverse associazioni di consumatori ed alcuni sindacati". Perché tanta attesa?"Ho atteso innanzitutto lo svolgimento del referendum, perché avevo deciso di non interferire in alcun modo con quella scelta sulla quale l' Abi non si è doverosamente e statutariamente pronunciata. Poi era in preparazione il decreto legge "Salva risparmiatori" e ne ho atteso la pubblicazione e le valutazioni degli organismi europei. Infine, alla vigilia del dibattito parlamentare sul decreto legge e sulla Commissione parlamentare di inchiesta sulle vicende bancarie, ho ritenuto utile prevenire ogni rischio di equivoco e pronunciarmi a favore di una possibile norma che permetta di rispondere positivamente alle richieste che da mesi venivano avanzate". Soddisfatto del risultato?"La mozione, approvata nei giorni scorsi dalla Camera dei Deputati, che propugna l' istituzione di una Commissione bicamerale di inchiesta, fra le finalità, ha indicato di fare luce su ogni aspetto che ha causato le gravi crisi bancarie, compresi i principali debitori insolventi. Il risultato è stato raggiunto, ora la responsabilità è piena ed esclusiva del Parlamento". Qualcuno teme che ci possano essere selezioni sui nomi dei grandi insolventi da diffondere. Glielo dico in maniera più diretta: c' è il rischio di "sbianchettamenti"?"Non credo, perché le autorità di vigilanza europee ed italiane hanno in proposito tutte le documentazioni". Non c' è il pericolo di innescare una guerra "tutti contro tutti" che poi non porta da nessuna parte?"I pericoli sono sempre prevedibili e anche imprevedibili: occorre evitare assolutamente una guerra di tutti contro tutti, ma ciò non deve implicare carenze negli accertamenti delle responsabilità". Ha trovato unanimità di consensi fra i colleghi o pareri contrari?"Il Comitato di Presidenza dell' Abi ha approvato ed apprezzato all' unanimità la mia presa di posizione e la mozione della Camera dei Deputati che l' ha recepita". I problemi delle banche sono solo i clienti che non rimborsano i finanziamenti? Non sarebbe opportuno, in una operazione di trasparenza, verificare anche responsabilità interne agli istituti, fra quanti hanno autorizzato linee di credito poi finite in clamorosa perdita?"Occorre che venga fatta piena luce su tutti i responsabili delle crisi bancarie: vi sono diverse inchieste giudiziarie ed anche processi e la mozione della Camera indica obiettivi di accertamento in tutte le direzioni". Il sindacato Fabi chiede chiarezza sulle relazioni perniciose fra imprenditori e banchieri per voltare pagina rispetto alla logica dei prestiti agli "amici degli amici". Che ne pensa?"Questa riflessione va fatta innanzitutto sull' adeguatezza dell' articolo 136 del Testo unico bancario (la norma sulle operazioni con parti correlate e i conflitti d' interesse, ndr) alla luce delle esperienze recenti". Il senatore di Forza Italia, Paolo Romani, ha annunciato un emendamento per punire i manager bancari responsabili dei fallimenti e per recuperare, se possibile, i soldi delle loro buonuscite. Concorda?"Lo valuterò giuridicamente quando sarà possibile, cioè quando sarà presentato". E la vigilanza della Banca d' Italia? Mi rendo conto che è complesso portarla su questo terreno, ma non crede che le eventuali colpe siano da individuare a 360 gradi?"Sono convinto che la Commissione bicamerale di inchiesta, se vorrà togliere il segreto dalle crisi bancarie, accerterà che la Banca d' Italia ha prodotto numerose segnalazioni all' Autorità giudiziaria in relazione alle attività di Vigilanza che sono coperte per legge da riservatezza". E il mondo politico? A più di 20 anni dalla riforma Amato-Ciampi, oggi c' è una netta separazione tra banche e politica? Le cronache e le indagini giudiziarie dicono di no."In una società complessa come l' attuale sono difficili i compartimenti stagni. La mia convinzione è che vi debba essere una sempre netta separazione di responsabilità fra banche, imprese e istituzioni. In ciò sono magistrali gli insegnamenti innanzitutto di Luigi Einaudi nel volume su "La difficile arte del banchiere" di cui l' Abi ha promosso la ripubblicazione in questo fine anno, per evidenziare anche un indirizzo culturale alto di etica bancaria, oltre alle tante normative europee e nazionali". Durante la crisi, anche con un po' di orgoglio d' appartenenza, avete sempre sostenuto che le banche italiane non avevano difficoltà. Alla fine del 2015 l' Abi ha addirittura pubblicato un manifesto su tutti i quotidiani in cui, tra altro, si sosteneva che le banche italiane erano "sane". Ne è ancora convinto?"Ci siamo sempre basati su notizie rese pubbliche dalle autorità europee e nazionali. La grandissima parte delle banche italiane risulta essere sana".

WEB 83 Non la faccio entrare nel dettaglio di singoli associati perché lei, giustamente, non ne parla. Ma le criticità non sono poche. Monte dei paschi, Etruria, Marche, Chieti, Ferrara, Carige e Unicredit che va sul mercato con aumento di capitale da 13 miliardi di euro: un lungo elenco di casi che, messi insieme, non restituiscono la fotografia di un settore in ottima salute."La crisi quasi decennale è stata affrontata in Italia, fino al 23 dicembre scorso, esclusivamente con risorse private bancarie. Prima del decreto legge di fine anno i costi dei salvataggi bancari sono caduti sulle altre banche concorrenti e sui risparmiatori, mentre in altre parti d' Europa e negli Usa gli Stati sono intervenuti già all' inizio della crisi con soldi pubblici, realizzando, poi, le privatizzazioni. Le prime settimane di questo nuovo anno vedono procedere più speditamente alcune soluzioni di crisi bancarie e questo sta dando nuovi spazi di serenità non solo nel comparto creditizio". Quanta responsabilità c' è da parte delle istituzioni europee, Unione europea e Bce, se oggi le banche italiane soffrono?"Il 4 novembre 2014 è iniziata l' esperienza dell' Unione bancaria europea che vive in molte contraddizioni e in eccessi di logiche burocratiche rispetto alle carenze di strategie innovative. Infatti la Vigilanza è unica, ma sono ancora diverse le norme tuttora nazionali di diritto bancario, finanziario, fallimentare, tributario e penale dell' economia. Occorre superare al più presto queste contraddizioni prima che sia troppo tardi". Dietro l' eccesso di regole, che penalizzano le banche italiane più di altre, c' è un disegno strategico? Vede una sorta di complotto da parte di chi vuole mettere le mani sugli istituti del nostro Paese?"L' Italia è da decenni uno Stato non fra i più forti nell' Occidente. In un mercato totalmente aperto e concorrenziale occorre ripensare ai limiti che hanno ristretto il capitalismo italiano e favorirne un sano e più robusto sviluppo". Il problema delle sofferenze (200 miliardi quelle lorde, 85 le nette) è reale o ingigantito da una lettura speculativa del caso "Italia"?"In Europa occorrono regole identiche per misurare la rischiosità delle banche: non possono essere valutati con estremo rigore solamente i prestiti e non debbono più essere sottovalutati i rischi di altre tipologie di attività bancarie (l' uso di strumenti complessi e rischiosi come i derivati) di minore frequente uso nel nostro Paese. Occorre un terreno competitivo livellato in Europa senza privilegi e discriminazioni per alcuno. Comunque, le sofferenze in Italia da qualche mese non crescono più e vi sono primi sintomi e previsioni di riduzioni. Le banche in Italia stanno facendo grandissimi sforzi per ridurre i costi della crisi che sono evidenziati in particolar modo dai crediti deteriorati". Il settore va ristrutturato e da più di un anno coi sindacati riflettete sul nuovo modello di banca. Proposte concrete, però, non si vedono. Come immagina il bancario di domani? Si tratterà solo di chiudere le agenzie o di ripensare il rapporto coi clienti, offrendo altri servizi?"Il settore bancario si sta ristrutturando in modo veloce ed originale. Le banche sono fra loro tutte diverse e non riconducibili a un solo modello.Su queste e su altre tematiche vi è un confronto costruttivo con i sindacati che sta portando risultati concreti.Ogni banca sta sviluppando il proprio piano industriale non limitandosi alle sole dolorose chiusure di filiali, ma producendo e distribuendo sempre ulteriori servizi compatibili con il Testo unico bancario. Il pluralismo competitivo dei modelli bancari darà certamente risultati". Pensa anche al suo futuro? Finora ha avuto due vite: la prima caratterizzata da impegno politico; la seconda, cominciata più di 20 anni fa, in banca, con Cassa di risparmio di Ravenna, Acri e Abi. La terza?"Per la verità ero consigliere di amministrazione della mia banca prima di entrare in Parlamento nel 1983. Nei primi anni '90 ho concluso definitivamente la mia esperienza politica e istituzionale con la fine della vita del Governo Ciampi nella primavera del 1994. Non ci sarà una mia terza vita. Sono innanzitutto molto legato e impegnato, anche come azionista storico della Cassa di Ravenna, e sono e sarò indisponibile a tutto ciò che, per leggi o per opportunità, possa contrastare l' impegno per Cassa Ravenna e le attenzioni culturali innanzitutto, ma non solo, in materia economica".di Francesco De Dominicis

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