Descrizione fondativa e Documento degli obiettivi

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI

S O M M A R I O

sezione prima LA SICUREZZA - LA SALUBRITA’ - I VALORI, L’IDENTITA’, LA STORIA pag. 9

1. LA SICUREZZA “ 11 1.1. LA MISURAZIONE DEL RISCHIO “12 1.2. RAPPORTI TRA PIANIFICAZIONE E LIVELLI DI SICUREZZA TERRITORIALE “13 1.3. IL RUOLO DEL PIANO TERRITORIALE PROVINCIALE NEL CAMPO DELLA SICUREZZA “17 1.4. LE FONTI DELLA CARTOGRAFIA “18 1.4.1. Rischio geologico “ 18 1.4.2. Rischio idraulico “ 18 1.4.3. Rischio industriale “ 18 1.4.4. Rischio sismico “ 19 1.4.5. Rischio incendi boschivi “ 20 1.5. LA “CARTA DELLA SICUREZZA”“20 1.6. AZIONI INERENTI LA SICUREZZA “21 2. LA SALUBRITA’ “ 23 2.1. LA VULNERABILITÀ DELLE ACQUE “23 2.1.1. Le acque di falda “ 24 2.1.2. Le risorse idriche e i loro impieghi “ 25 2.1.3. Le acque superficiali “ 33 2.2. VULNERABILITÀ DEL SUOLO “34 2.2.1. Interventi sui siti da bonificare “ 35 2.2.2. Il recupero delle aree contaminate “ 36 2.2.3. Il sistema delle cave “ 37 2.3. LA VULNERABILITÀ DELLA QUIETE “45 2.4. LA VULNERABILITÀ DELL’ARIA “46 2.4.1. La domanda e l’offerta di mobilità “ 48 2.5. LA GENERAZIONE DI CAMPI ELETTROMAGNETICI “50 2.5.1. Sorgenti di inquinamento elettromagnetico a bassa frequenza “ 50 2.5.2. Sorgenti di inquinamento elettromagnetico a radiofrequenza “ 51 2.6. LA “CARTA DELLA SALUBRITÀ”“52 3. I VALORI, L’IDENTITA’, LA STORIA “ 53 3.1. LE COMPONENTI STORICO-EVOLUTIVE “54 3.1.1. Il metodo degli “indicatori” - strumenti di lettura e interpretazione dei fenomeni ur- bani territoriali “ 54 3.1.2. Il territorio attraverso la cartografia “ 57 3.1.3. Dalle immagini cartografiche all’analisi morfogenetica del territorio “ 58 3.1.4. Inquadramento geografico “ 60 3.1.5. Ambiti storici “61 3.1.6. La Riviera di Levante “ 61 3.1.7. La Lunigiana storica “ 74 3.1.8. I due differenti ritmi evolutivi “ 86 3.1.9. L’interpretazione dei segni “ 87 3.1.10.Indicatori fisici: “inquadramenti” territoriali e “brani” contestuali “ 89 3.1.11.La struttura territoriale della lunga durata storica “ 90 3.1.12.Ambiti e sub-ambiti del P.T.C. “ 93 3.1.13.La “Lunigiana storica” oggi “ 99 3.1.14.La definizione degli ambiti provinciali “ 99 3.2. LO SVILUPPO DEI VALORI AMBIENTALI NEL QUADRO DEGLI INDIRIZZI DI AGENDA “ 101 XXI 3.3. LA PROMOZIONE DEI VALORI DEL TERRITORIO IN RELAZIONE ALLE INDICAZIONI DELLA NUOVA LEGGE URBANISTICA REGIONALE (LUR) “ 103

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SOMMARIO 3 3.4. LE TEMATICHE DEL RICONOSCIMENTO DEI VALORI E L’APPROCCIO DEL P.T.C. pag. 103 3.5. GLI STRUMENTI CONOSCITIVI: LA CARTA DEI VALORI “ 104 3.5.1. Le aree a diverso valore ambientale “ 105 3.5.2. I valori naturalistico/ambientali 106 3.5.3. Gli elementi della fruizione del sistema naturalistico/ambientale “ 106 3.5.4. Il sistema storico culturale “ 107 3.5.5. La rete sentieristica e dei percorsi tematici “ 107 3.5.6. La rete museale “ 109 3.6. L’INDIVIDUAZIONE DEGLI AMBITI PER LE POLITICHE DELLA VALORIZZAZIONE “ 111 3.6.1. Gli ambiti territoriali “ 111 3.7. LE POLITICHE DI VALORIZZAZIONE: INDIRIZZI SPECIFICI “ 112 3.7.1. La Val di “ 113 3.7.2. La Val di “ 130 3.7.3. Il Golfo “ 139 3.7.4. La Riviera “ 148 3.7.5. Le Cinque Terre “ 155 4. METODOLOGIA UTILIZZATA PER LA VALUTAZIONE DELLA VUL- NERABILITA’ DELLE FALDE AL RISCHIO DI INQUINAMENTO “ 161 4.1. Le classi di vulnerabilità “ 164 5. TABELLA DI RIFERIMENTO PER L’INDIVIDUAZIONE DI CONDIZIO- NI DI RISCHIO LOCALE PER L’INQUINAMENTO DELLE RISORSE I- “ 167 DRICHE sezione seconda LO SPAZIO RURALE “ 171

1. IDENTIFICAZIONE DELLO SPAZIO RURALE “ 173 1.1. LO SPAZIO RURALE COMPE SPAZIO MULTIFUNZIONALE “ 173 1.2. LO SPAZIO RURALE NEI COMUNI URBANI E NEI COMUNI RURALI “ 174 1.3. LA CLASSIFICAZIONE DELLO SPAZIO RURALE “ 174 1.3.1. Il territorio rurale periurbano “ 175 1.3.2. Il territorio rurale della produzione agricola “ 176 1.3.3. Il territorio rurale seminaturale dei pascoli e delle praterie “ 177 1.3.4. Il territorio rurale seminaturale dei boschi e delle foreste “ 177 1.3.5. Il territorio rurale naturale “ 178 2. INDIRIZZI PER LE POLITICHE DI SVILUPPO NELLO SPAZIO RURA- “ 179 LE 2.1. IL NUOVO QUADRO COMUNITARIO “ 179 2.2. IL PIANO DI SVILUPPO RURALE DELLA REGIONE “ 179 2.3. LE POLITICHE DEL P.T.C. “ 180 2.4. AMBITI E COMPRENSORI “ 182 2.5. VAL DI MAGRA “ 183 2.5.1. La fascia collinare: il sistema produttivo di mercato “ 183 2.5.2. La fascia collinare: l’ambito a caratterizzazione naturalistica “ 184 2.5.3. La Piana del Magra: il sistema produttivo di mercato “ 184 2.5.4. La Piana del Magra: l’ambito della “competizione urbana” “ 185 2.6. VAL DI VARA “ 186 2.6.1. L’ambito “Alta Val di Vara” “ 187 2.6.2. L’ambito “naturalistico” “ 188 2.6.3. L’ambito di sviluppo rurale integrato “ 188 2.7. LA RIVIERA “ 189 2.8. LE CINQUE TERRE “ 191 2.9. IL GOLFO “ 192 2.9.1. Il sistema della maricoltura “ 192 2.9.2. La fascia collinare del Golfo “ 193 2.10. ASSETTO FUNZIONALE DEL SISTEMA DELLE STRUTTURE PRODUTTIVE AGRICOLE “ 195

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SOMMARIO 4 3. IDENTIFICAZIONE DEGLI AMBITI INSEDIATIVI RURALI pag. NELL’AMBITO DELLE PREVISIONI URBANISTICHE DEI PUC 197 3.1. AREE AGRICOLE DI EFFETTIVA PRODUZIONE (ART. 35 LUR) “ 197 3.2. TERRITORI DI PRESIDIO AMBIENTALE (ART. 36 LUR) “ 198 3.3. TERRITORI NON INSEDIABILI (ART. 37 - LUR 36/97) “ 199 3.4. CARTA DELLO SPAZIO RURALE 199 4. ORIENTAMENTI E INDIRIZZI PER LE POLITICHE FORESTALI “ 201 4.1. LE RISORSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELLA SPEZIA “ 201 4.2. L’APPROCCIO MULTIFUNZIONALE PER LA VALORIZZAZIONE DELLE RISORSE FO- “ 201 RESTALI 4.3. GLI AMBITI DELLA VALORIZZAZIONE FORESTALE “ 203 4.3.1. L’ambito della Val di Vara “ 203 4.3.2. L’ambito della Riviera e delle Cinque Terre “ 204 4.3.3. L’ambito del Golfo “ 204 4.3.4. L’ambito della Val di Magra “ 205 4.4. INDIRIZZI PER GLI INTERVENTI DI VALORIZZAZIONE “ 206 4.4.1. Valorizzazione dei boschi a vocazione protettiva dall’erosione del suolo “ 206 4.4.2. Valorizzazione dei boschi a vocazione naturalistico-conservativa “ 207 4.4.3. Valorizzazione dei boschi a vocazione turistico-ricreativa “ 209 4.4.4. Valorizzazione dei boschi a vocazione produttiva “ 210 5. PROGETTI IMMATERIALI PROPOSTI AL PIANO DI SVILUPPO “ 213 5.1. COSTITUZIONE DELL’OSSERVATORIO RURALE PROVINCIALE “ 213 5.2. AGENZIA DI SVILUPPO RURALE “ 214 sezione terza LO SPAZIO URBANO “ 217

1. LA LETTURA DEL P.T.C. “ 221 1.1. LE SCALE DI LETTURA “ 221 1.2. GLI ASSI DELLE POLITICHE PER LO SPAZIO URBANO “ 222 1.3. LE ESPERIENZE DI PROGRAMMAZIONE INTEGRATA “ 224 2. L’ORGANIZZAZIONE DELL’ASSETTO INSEDIATIVO DI INTERESSE “ 229 2.1. LE COMPONENTI DELL’ASSETTO INSEDIATIVO: TIPI - FUNZIONI - RELAZIONI “ 230 2.1.1. Insediamenti in ambito urbano “ 231 2.1.2. Insediamenti in ambito rurale “ 232 2.2. MAPPA DELL’ASSETTO INSEDIATIVO “ 233 2.2.1. Assetti territoriali “ 233 2.2.2. Macroambiti territoriali “ 234 2.2.3. Area centrale “ 234 2.2.4. Area “rurale” “ 235 2.2.5. Insediamenti specialistici “ 237 2.3. OBIETTIVI “ 239 2.4. POLITICHE D’AMBITO “ 241 2.5. NUCLEI INSEDIATIVI “ 243 2.6. LE AREE CRITICHE DELLO SPAZIO URBANO “ 244 2.6.1. Conflittualità tra gli usi del territorio “ 244 2.6.2. Il degrado delle periferie del sistema urbano “ 245 2.6.3. La saturazione degli assi di mobilità “ 246 2.6.4. Le alterazioni ambientali “ 246 2.6.5. Processi di degrado degli insediamenti “ 246 3. IL SISTEMA DELLE FUNZIONI NON RESIDENZIALI “ 249 3.1. GENERALITÀ “ 249 3.1.1. Gli obiettivi del Piano “ 249 3.1.2. Indirizzi programmatici “ 251 3.1.3. Elementi del sistema sovracomunale “ 251 3.2. IL SISTEMA DELLE AREE INDUSTRIALI/ARTIGIANLI E LOGISTICO-PORTUALI “ 255

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SOMMARIO 5 3.2.1. Elementi conoscitivi: il catalogo delle aree produttive di interesse sovracomunale pag. 256 3.2.2. Il piano di interventi per la realizzazione di aree industriali ed ecologicamente at- trezzate “ 257 3.2.3. Il sistema delle aree produttive di interesse provinciale “ 260 3.2.4. Indicazioni per le aree industriali/artigianali e logistico/portuali “ 262 3.3. IL SISTEMA DELLE STRUTTURE COMMERCIALI E DI SERVIZIO “ 291 3.3.1. Elementi conoscitivi “ 292 3.3.2. Gli obiettivi del Piano “ 304 3.3.3. Politiche generali “ 305 3.3.4. Politiche per gli ambiti di rilievo sovracomunale “ 306 3.4. LA PROGRAMMAZIONE DELL’OFFERTA TURISTICA “ 315 3.4.1. Elementi conoscitivi specifici “ 315 3.4.2. L’individuazione degli ambiti turistici omogenei e dei sistemi turistici locali “ 327 3.4.3. Gli obiettivi del PTC “ 332 3.4.4. Il sistema d’offerta turistica della Val di Magra (SM) “ 338 3.4.5. Il sistema di offerta turistica del Golfo (SG) “ 355 3.4.6. Il sistema di offerta turistica delle Cinque Terre e della Riviera (SC) “ 369 3.4.7. Il sistema di offerta turistica della Val di Vara (SV) “ 382 4. IL SISTEMA DELLE ATTREZZATURE ED IMPIANTI PUBBLICI E DI INTERESSE PUBBLICO “ 397 4.1. LE ANALISI “ 398 4.1.1. La distribuzione e la struttura della popolazione e delle attività economiche “ 398 4.1.2. La popolazione turistica “ 402 4.1.3. L’analisi delle gravitazioni “ 402 4.1.4. L’analisi delle tipologie dei servizi “ 404 4.2. LA DEFINIZIONE DEI BACINI DI UTENZA NEL TERRITORIO SPEZZINO “ 406 4.3. CRITERI PER LA VALUTAZIONE DEL FABBISOGNO “ 406 4.3.1. Istruzione secondaria “ 407 4.3.2. Verde e servizi sportivi “ 408 4.4. TEMI SPECIFICI E PROPOSTE DEL PTC “ 408 4.5. I POLI DEL “SAPERE” E DELLA RICERCA “ 411 4.5.1. Istruzione superiore e “poli” integrati urbani “ 411 4.5.2. Le strutture per la formazione professionale “ 413 4.5.3. L’istruzione di livello universitario “ 414 4.5.4. I centri di ricerca “ 415 4.6. LA RETE DEI SERVIZI OSPEDALIERI ED ASSISTENZIALI “ 416 4.6.1. I servizi ospedalieri “ 416 4.6.2. Servizi assistenziali “ 416 4.7. LE STRUTTURE PER LA FRUIZIONE MUSEALE “ 417 4.7.1. Realizzazione diuna rete museale a livello provinciale “ 417 4.7.2. Strutture museali e potenzialmento della fruizione urbana “ 418 4.8. LE STRUTTURE PER LO SPORT “ 418 4.9. LA RETE DEI SERVIZI DI SICUREZZA E DI PROTEZIONE CIVILE “ 419 4.9.1. La rete dei servizi di protezione civile “ 419 4.9.2. I servizi per la sicurezza “ 420 4.10. CICLO DEI RIFIUTI “ 421 4.10.1.Carta e criteri dei fattori escludenti, penalizzanti e preferenziali per la selezione dei siti idonei allo smaltimento dei rifiuti “ 422 4.10.2.Criteri di selezione dei siti idonei per la localizzazione degli impianti di trattamento e smaltimento rifiuti “ 424 4.10.3.Procedimento di selezione delle aree idonee per l’installazione di impianti “ 427 4.10.4.Impianti esistenti “ 427 4.11. LA RETE DEI SERVIZI PER IL CICLO INTEGRALE DELLE ACQUE “ 428 4.12. LA PRODUZIONE ENERGETICA PROVINCIALE “ 429 4.12.1.Le strutture produttive e le infrastrutture a rete “ 429 4.12.2.La trasmissione energetica e di radiotelecomunicazione sostenibile “ 430 4.13. IL SISTEMA DEL VERDE “ 431

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SOMMARIO 6 4.13.1.Progetto territoriale: il verde “sociale” nella Piana del Magra pag. 432 4.13.2.Il verde “protetto” del sistema dei parchi nazionali, regionali, provinciali e comu- nali 434 4.13.3.La rete connettiva del sistema del verde “ 436 5. IL SISTEMA DELLE INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITA’ “ 449 5.1. IL SISTEMA DELLE INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITÀ VIARIA “ 452 5.1.1. La strategia del sistema: il sistema integrato autostradale e viario a scala metropo- litana “ 452 5.1.2. Classificazione del sistema “ 454 5.1.3. Azioni di piano sulla viabilità “ 458 5.2. IL SISTEMA DELLE INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITÀ FERROVIARIA “ 464 5.3. IL SISTEMA FUNIVIARIO ED A CREMAGLIERA “ 470 5.4. IL SISTEMA DELLA MOBILITÀ MARITTIMA NEL GOLFO “ 471 5.4.1. Il trasporto nel Golfo “ 471 5.4.2. Il trasporto turistico “ 472 5.5. IL SISTEMA DELLA MOBILITÀ AEREA: L’AEROPORTO DI LUNI “ 473 5.6. IL SISTEMA DELLA MOBILITÀ ESCURSIONISTICA E CICLABILE “ 473 5.7. L’INTEGRAZIONE DEGLI INTERVENTI SUL SISTEMA DELLA MOBILITÀ “ 474 5.7.1. Soluzioni modali a scala provinciale “ 474 5.7.2. Soluzioni modali a scala sovraprovinciale “ 475

ALLEGATI “ 477 1. CATALOGAZIONE DELLE STRUTTURE INSEDIATIVE DI VALORE “ 479 STORICO DELLA PROVINCIA 1.1. DESCRIZIONE DEL METODO ASSUNTO “ 480 1.2. PRESENZA, DENSITÀ E QUALITÀ DELLE EMERGENZE STORICO-ARTISTICHE DEL “ 480 CENTRO 1.3. LIVELLO E QUALITÀ DELLA STRUTTURAZIONE URBANA “ 480 1.4. RAPPORTO CON IL TERRITORIO “ 481 2. VALUTAZIONE SUI RISULTATI DELLE SIMULAZIONI MODELLISTI- CHE DEGLI INTERVENTI DI ADEGUAMENTO DELLA VIABILITÀ “ 493 DELLA PROVINCIA DELLA SPEZIA 2.1. OBIETTIVI “ 493 2.2. INDICAZIONI METODOLOGICHE “ 493 2.2.1. Scenari “ 494 2.3. I RISULTATI GENERALI “ 494 2.3.1. Distribuzione dei flussi “ 495 2.3.2. Analisi delle criticità “ 497 2.4. CONCLUSIONI “ 498

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SOMMARIO 7

SEZIONE PRIMA La sicurezza La salubrità I valori L’identità La storia

LA SICUREZZA - LA SALUBRITÀ - I VALORI, L'IDENTITÀ, LA STORIA

1. LA SICUREZZA

Il nuovo approccio intellettuale della prevenzione del rischio, contrapposto alla precedente cultura di sopportazione “passiva” degli eventi calamitosi come elementi non pronosticabili a priori, assegna specifici compiti allo Stato, alle Regioni ed agli Enti locali, volti a garantire la migliore protezione dei cittadini e dei beni naturali e materiali della comunità. In questo scenario rappresentato dalle relazioni spaziali, temporali e dalle competenze istitu- zionali che riguardano principalmente la protezione civile, un nuovo approccio alla pianifica- zione territoriale deve essere affrontato partendo dalla conoscenza dei rischi presenti nel territorio, esplicitando le azioni strategiche e le priorità di intervento da porre in atto per aumentare i livelli di sicurezza delle persone e dei beni.

Dalla conoscenza delle zone di crisi, delle risorse disponibili, della popolazione (o delle cose) sottoposte a rischio è possibile individuare i livelli di rischio del territorio che, pur essendo di competenza specifica dei piani comunali di protezione civile, pare utile che siano anche de- scritti al macro livello provinciale dal piano territoriale, demandando tuttavia ai piani comu- nali gli approfondimenti di analisi, le azioni prescrittive e vincolistiche e le azioni progettuali di mitigazione per evitare il superamento di una soglia di rischio predefinita. Occorre rimarcare come la pericolosità di un evento calamitoso sia strettamente legata ai possibili ricettori; in quest'ottica è fondamentale che la congruenza delle attività e della logi- stica nelle aree di studio non siano unicamente valutate rispetto alle nuove previsioni, ma soprattutto in relazione a ciò che è già insediato e consolidato, di cui occorre a sua volta ac- certare la sostenibilità sotto il profilo della sicurezza.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 11 Il concetto di rischio e la consapevolezza dei rischi rispetto alle possibili conseguenze di scelte localizzative devono deve essere considerati come una questione molto rilevante all’interno delle attività di pianificazione territoriale e ambientale: pur non essendo di com- petenza del Piano Territoriale Provinciale la valutazione dei rischi (che più propriamente è competenza del Piano Provinciale di Protezione Civile) pare utile in questo ambito effettuare una breve disamina del concetto di rischio e dei possibili rapporti tra pianificazione a diversi livelli e prevenzione degli effetti attesi. Il Piano Territoriale pone pertanto l'accento sul fatto che la sicurezza debba essere considerata come un nuovo specifico campo della pianificazione, con cui mettere a punto i criteri di inda- gine e di misura del grado di raggiungimento “complessivo” della riduzione dei rischi presenti in un territorio.

1.1. LA MISURAZIONE DEL RISCHIO Il concetto di rischio è fortemente interconnesso a molteplicità di eventi e di cause con se- quenze di effetti difficili da prevedere, ed ancor più da indagare, poiché l'approccio al rischio è multidisciplinare e intersettoriale.

Per esprimere la sicurezza di un territorio occorre pertanto prendere in considerazione tutte le possibili cause di rischio, a cominciare da quelle maggiormente prevedibili e che hanno origi- ne nel quotidiano. Le problematiche della sicurezza territoriale-ambientale sono sempre tra- sversali ai tanti settori disciplinari che confluiscono sul sistema territorio; i singoli approcci tecnico-disciplinari non riescono a cogliere tutta la complessità delle implicazioni territoriali in materia di sicurezza. La misurazione dei livelli di rischio nel territorio consente applicazioni verificabili nel campo della pianificazione della sicurezza territoriale e ambientale. Il rischio e i livelli di sicurezza di un territorio possono essere resi misurabili nei loro effetti territoriali attraverso l’applicazione della cosiddetta equazione del rischio:

R = P x V x E dove il rischio R risulta definito come il prodotto dei tre fattori:

P = probabilità che si verifichi un evento calamitoso, intesa come frequenza media statistica dell’evento stesso attesa nell’intervallo di tempo considerato;

V = vulnerabilità rispetto all’evento, intesa come tipologia ed entità del danno stimato al verificarsi dell’evento stesso;

E = esposizione al danno, intesa come sommatoria dei valori prevedibilmente colpiti dal danno al verificarsi dell’evento.

Con questa equazione, è chiaro che quando almeno uno dei tre fattori assume valore zero, il prodotto è nullo, e non si può più parlare di rischio. È altrettanto chiaro che qualunque iniziativa di limitazione del rischio dovrà prendere in considerazione la possibilità di ridurre il valore attribuibile a ciascuno dei tre fattori.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 12 1.2. RAPPORTI TRA PIANIFICAZIONE E LIVELLI DI SICUREZZA TERRITORIALE Il sistema della protezione civile è regolamentato a livello nazionale principalmente dalla L. 225/92 che fissa le competenze in materia di sicurezza del territorio. Il D. Lgs. 300/99 istitui- sce la "Agenzia di protezione civile", organismo di livello nazionale che assume le massime competenze in materia di protezione civile. Gli enti locali assumono invece particolare rile- vanza nella stesura ed all'attuazione del programma di soccorso e dei piani di emergenza, che a seconda della rilevanza territoriale dei rischi prevedono le seguenti competenze: • lo Stato, per il programma di soccorso e per i piani di emergenza nazionali; • il Prefetto, per il piano di emergenza provinciale; • il Sindaco, per il piano di emergenza comunale. Il ruolo della pianificazione è rilevante nel campo della previsione e prevenzione dei rischi, nell'ottica di un aumento generalizzato della sicurezza del territorio a tutti i livelli. Come già detto l'obiettivo della pianificazione è di mitigare od eliminare i fattori di rischio, cercando di interagire con i fattori costituenti l'equazione del rischio territoriale (vulnerabilità, probabilità, esposizione) ove possibile. Il raggiungimento degli obiettivi previsti è stretta- mente collegato a due tipi di politiche di intervento che possono essere attivate: le azioni progettuali e le azioni normative.

Le azioni progettuali La mitigazione dei fattori di rischio è correlata ad una politica di programmi di intervento infrastrutturali che devono essere pianificati, e interagire con i fattori fisici che determinano la pericolosità del territorio. Ovviamente questi progetti devono essere attentamente valutati in termini di fattibilità tecnico – economica relazionata al beneficio conseguibile.

Le azioni normative Una seconda famiglia di azioni che possono essere perseguite attraverso la pianificazione territoriale è quella vincolistico – normativa. Qualora non sia possibile incrementare il livello di sicurezza del territorio attraverso interventi economicamente sostenibili, si può interagire con i parametri di esposizione, riducendo comunque il rischio complessivo. Le azioni normative possono riguardare prescrizioni relative al regime dei suoli e imporre vincoli di inedificabilità ed escludere completamente la presenza umana, o ancora, consentire la realizzazione di determinate opere solo in seguito ad approfondimenti di indagini specifiche (riferite ai fattori di rischio presenti in quel determinato territorio) per valutare i parametri tecnico – costruttivi necessari per garantirne un adeguato livello di sicurezza.

Le azioni strategiche per la riduzione dei fattori di rischio La tabella seguente riassume per i diversi strumenti di pianificazione le possibili interazioni con la disciplina della sicurezza. Sono indicati i generici fattori di rischio rilevanti rispetto cui sviluppare le linee di indirizzo e le azioni strategiche per contenere l’esposizione a livelli di sicurezza accettabili.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 13 POSSIBILI INTERAZIONI TRA STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE PIANO FATTORI DI RISCHIO CONNESSI ORDINARIA E LIVELLI DI SICUREZZA TERRITORIALE

• Predisposizione interventi di consolidamento dei movimenti franosi attraverso opere di drenaggio e di convogliamento delle acque superfi- ciali. • Predisposizione di piani di sistemazione montana tendenti a ridurre le velocità di afflusso e i movimenti franosi e a favorire la ritenzione delle acque. • Rischio idrogeologico • Sistemazioni degli alvei fluviali, anche attraverso la realizzazione di • Rischio ecologico opere di regimazione e laminazione delle acque (dighe, briglie, argina- • Gestione emergenza ture) • Predisposizione di sistemi di diversione delle acque su reti irrigue e di

PIANI DI BACINO canali di bonifica. • Predisposizione strutture di stoccaggio (per successivo trattamento) temporaneo e/o definitivo attraverso la realizzazione di sistemi di chiuse per deviazioni della rete idrica superficiale verso bacini di accumulo. • Predisposizione della rete di monitoraggio delle portate e dei livelli di piena dei corsi d’acqua e del relativo sistema di allarme. • Individuazione dei percorsi e delle rotte aeree, ferroviarie e stradali per il trasporto di merci a rischio, sia dal punto di vista del materiale tra- sportato (esplosivi, infiammabili, gassosi tossico nocivi, radioattivi) sia dal punto di vista del possibile inquinamento delle falde sotterranee, do- • Rischio trasportistico • vuto al riversamento di sostanze liquide altamente inquinanti in caso di Rischio ecologico incidente. • Gestione emergenza • Valutazione delle variazioni indotte nella rete infrastrutturale a seguito

TRASPORTI di eventi calamitosi, per far confluire i soccorsi dai luoghi di staziona- mento nel minor tempo possibile.

PIANO REGIONALE DEI • Individuazione preventiva di percorsi alternativi a seguito di interruzio- ni del sistema della mobilità dovuto ad eventi calamitosi. • Pianificazione delle attività estrattive negli ambiti fluviali compatibile • Rischio idrogeologico con le esigenze di sicurezza delle regimazioni idrauliche. Esempio: ripristini naturalistici delle aree di cava con realizzazione di casse di espansione. ESTRATTIVE PIANO REGIO- NALE ATTIVITÀ

• Pianificazione delle zone boschive con “fasce” di essenze a diversa combustibilità. • Rischio da incendio boschivo • Pianificazione della rete di strade forestali di servizio e con funzioni • Gestione emergenza tagliafuoco, da progettare anche in relazione alle tipologie vegetazio- nali presenti ed alla direzione dominante dei venti. • Individuazione della rete di impianti di rilevamento e spegnimento degli incendi (sistemi di osservazione, ricavati anche con telecamere e attra-

SVILUPPO RURALE verso impianti con sensori della temperatura, riserve d’acqua, rete idri- PIANO REGIONALE DI ca antincendio).

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 14 POSSIBILI INTERAZIONI TRA STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE PIANO FATTORI DI RISCHIO CONNESSI ORDINARIA E LIVELLI DI SICUREZZA TERRITORIALE

• Linee di indirizzo e/o delimitazione delle aree ad elevata esposizione al • Rischio sismico • Rischio nucleare rischio da sottoporre a vincoli normativi specifici. • Rischio vulcanico Esempio: aree esondabili o abitati situati in zone ad elevata fragilità, ottenuta • Rischio idrogeologico • Rischio chimico – industriale come incrocio del rischio sismico ed idrogeologico. • Rischio trasportistico • Individuazione delle aree di possibile localizzazione delle fonti a più • Rischio sanitario elevato rischio di inquinamento di scala provinciale (ad esempio industrie • Rischio incendi boschivi chimiche o insalubri) rispetto alle presenze insediative. • Rischio ecologico • Individuazione delle politiche di indirizzo alla nuova edificazione o infrastrutturazione rivolta alle aree a limitata vulnerabilità. Esempio: Ubicazione delle attività a rischio di inquinamento delle falde in aree in cui gli effetti di eventuali riversamenti siano minimizzati dalle caratteristiche fisiche del terreno, ossia questo costituisca una barriera in grado di minimizzare ed attenuare gli effetti della calamità. •

PIANO TERRITORIALE PROVINCIALEPIANO TERRITORIALE Pianificazione delle aree da riservare alla logistica per la gestione dell’emergenza di scala provinciale, da ubicarsi preferibilmente in aree che consentano un’elevata accessibilità alle zone a rischio attraverso vie di comunicazione sicure. • Indirizzi alla pianificazione della rete stradale di competenza provinciale su aree a bassa vulnerabilità rispetto ai fattori di rischio indicati. • Rischio idrogeologico • Individuazione percorsi sicuri per trasporto merci a rischio, sia dal punto • Rischio trasportistico di vista del materiale trasportato (esplosivi, infiammabili, gassosi tossico • Rischio ecologico nocivi, radioattivi) sia dal punto di vista dell’inquinamento delle falde • Gestione emergenza sotterranee (riversamento di sostanze liquide altamente inquinanti) in caso di incidente. • Predisposizione di sistemi di impermeabilizzazione, canalizzazioni a margine, accumulo e smaltimento dei versamenti di liquidi dalla carreg- VIABILITÀ EXTRAURBANA VIABILITÀ

PIANO PROVINCIALE DELLA giata stradale nelle zone ad elevata vulnerabilità della falda acquifera. • Predisposizione degli interventi di consolidamento idrogeologico e di regimazione fluviale in stretta coerenza con quanto previsto dai Piani di Bacino. • Rischio idrogeologico • Rischio incendi boschivi • Pianificazione della rete di strade forestali con funzioni tagliafuoco, da • Gestione emergenza progettare anche in relazione alle essenze presenti ed alla direzione domi- nante dei venti. • Programmazione delle opere di manutenzione del bosco attraverso la riduzione dei combustibili più pericolosi per l’innesco dell’incendio: fo- gliame, arbusti, cespugli.

PIANI DI SVILUPPO • Progettazione della rete di impianti di rilevamento e spegnimento degli incendi (sistemi di osservazione, ricavati anche con telecamere e attraver- DELLE COMUNITÀ MONTANE DELLE COMUNITÀ so impianti con sensori della temperatura, riserve d’acqua, rete idrica an- tincendio)

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 15 POSSIBILI INTERAZIONI TRA STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE PIANO FATTORI DI RISCHIO CONNESSI ORDINARIA E LIVELLI DI SICUREZZA TERRITORIALE

• Adozione di sistemi di attenuazione ed isolamento degli inquinanti in caso di versamento nella rete idrica superficiale o nelle acque profonde. • Rischio sismico • Verifica della compatibilità delle presenze insediative nelle zone • Rischio nucleare esondabili. • Rischio vulcanico • Vincoli con limiti di edificabilità delle aree a rischio di alluvione o degli • Rischio idrogeologico abitati situati in zone ad elevata fragilità (ottenuta come incrocio del ri- • Rischio chimico – industriale schio sismico ed idrogeologico) • Rischio trasportistico • Individuazione delle fasce di rispetto dei campi pozzi degli acquedotti. • Rischio sanitario • Rischio incendi boschivi • Verifica della compatibilità delle aree produttive ed industriali ed in • Rischio ecologico assenza di specifico piano, predisposizione di vincoli tecnologici e co- • Gestione emergenza struttivi rivolti alla sicurezza. • Individuazione di aree e fabbricati (zone D – Servizi pubblici di interes- se generale) da destinare alla gestione dell’emergenza e proporzionate al probabile bacino di popolazione esposta al rischio, da ubicarsi prefe-

PIANO REGOLATORE GENERALE ribilmente in prossimità di vie di comunicazione sicure. Esempio: Vincolo di destinazione di aree per allestimento strutture di prima accoglienza, da organizzare con tendopoli, e di aree per ammassamento materiali e mezzi di soccorso in caso di calamità, da localizzare in luoghi a bassa vulnerabilità.

• Rischio chimico – industriale • Pianificazione della rete di distribuzione e di stoccaggio di materiali • Rischio ecologico esplosivi, infiammabili, tossico nocivi e radioattivi rispetto al contesto insediativo circostante. CARBURANTI DISTIBUZIONE PIANO COMUNALE

• • Individuazione percorsi obbligati per trasporto merci a rischio in Rischio trasportistico ambito urbano (esplosivi, infiammabili, gassosi tossico nocivi, radioat- • Rischio ecologico • tivi), a minore pericolosità potenziale per i residenti in caso di inciden- Gestione emergenza te. • Individuazione e convogliamento del traffico su zone a minore sensibi- lità ambientale per l’inquinamento acustico ed atmosferico (predisposi- DEL TRAFFICO PIANO URBANO zione dei piani di circolazione e di evacuazione in condizioni di emer- genza ambientale). • Vincoli tecnologici e costruttivi rivolti alla sicurezza. Esempio: adeguamento delle strutture alla potenziale esposizione al rischio • Rischio sismico • Rischio idrogeologico sismico ed idrogeologico. • Rischio chimico – industriale • Predisposizione di vasche di accumulo per eventuali riversamenti di • Rischio ecologico inquinanti liquidi da sorgenti fisse. Gli stoccaggi di prodotti chimici o • Gestione emergenza delle stesse materie prime, infatti, devono essere dotati di bacini di contenimento di adeguata capacità. • Predisposizione dei piani di emergenza esterni per incidenti industriali. Vincoli tecnologici e costruttivi rivolti alla sicurezza. DI ATTUAZIONE • Verifica delle condizioni di sicurezza interna ed esterna degli edifici destinati ad ospitare elevate concentrazioni di persone (scuole, stadi, PIANI PARTICOLAREGGIATI ospedali, …) e della presenza di idonei spazi di evacuazione all’intero dei comparti.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 16 1.3. IL RUOLO DEL PIANO TERRITORIALE PROVINCIALE NEL CAMPO DELLA SICUREZZA Il tema della sicurezza e del rischio interferisce fortemente e in molti modi con l’uso e le trasformazioni del territorio. In questo quadro di complesse interazioni, è necessario coordinare le indicazioni e le azioni del PTC e dei piani di protezione civile, evitando al tempo stesso dannose confusioni di ruoli e di compiti. Il Piano Provinciale della Protezione Civile assicura ai sindaci, competenti per i piani comu- nali o intercomunali di protezione civile, uno strumento coordinato inerente la rilevazione dei rischi e le azioni di protezione civile da predisporre per la mitigazione degli stessi in ambito comunale. Spetta al PTC non già programmare gli interventi specificamente rivolti a prevenire gli eventi calamitosi, bensì, da un lato, indirizzare le previsioni urbanistiche alla luce della consapevo- lezza del rischio e, dall’altro, fornire gli elementi di natura urbanistica e territoriale necessari per quella comparazione degli interessi cui si accennava in precedenza. I rischi che vengono presi in considerazione in questa sede sono i seguenti: 1. rischio idrogeologico 2. rischio sismico 3. rischio idraulico 4. rischio industriale 5. rischio incendi boschivi. Alcuni fattori, come il rischio sismico, condizionano l’uso del territorio ma non sono condi- zionati dalle azioni umane. Altri, come il rischio idraulico, sono al tempo stesso condizionanti e condizionati rispetto alle forme di utilizzazione del territorio. Tutti sono oggetto di specifi- che norme che definiscono le cautele attive e passive da adottare al fine di minimizzare il rischio di eventi calamitosi o di limitarne le conseguenze dannose. Il PTC non si sovrappone a tali discipline specifiche né interferisce con esse, ma si propone, rispetto alle tematiche in argomento, essenzialmente due finalità. 1. Sul piano della rappresentazione, mostrare la distribuzione spaziale delle diverse tipologie e classi di rischio, alla scala territoriale, in sovrapposizione tra loro e alla base cartografi- ca, in modo da orientare sia le azioni di prevenzione e tutela, sia le politiche urbanistiche in senso lato. Questa rappresentazione cartografica non ha alcuna finalità né responsabilità immediatamente operativa, ma intende promuovere la diffusione della consapevolezza dei rischi fuori dalle strette cerchie dei tecnici competenti nelle singole materie, presso gli amministratori e la generalità dei cittadini. 2. La seconda finalità investe in modo più stringente il tema dell’uso razionale delle risorse del territorio, e attiene a quel principio della comparazione dei valori e degli interessi che la LUR richiama all’articolo 2, “Principi informatori della pianificazione”. Le norme che disciplinano la gestione delle singole categorie di rischio sono definite separatamente le une dalle altre e, nella maggior parte dei casi, prescindendo dalla considerazione di altri a- spetti o valori rilevanti del territorio. Può così accadere, ad esempio, che un centro urbano di antico impianto, essendo riconosciuto come zona inondabile in base all’esito degli studi idraulici, si trovi sottoposto a una disciplina scarsamente compatibile con il soddisfaci- mento di alcune elementari esigenze di funzionamento, a prescindere dalla reale gravità

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 17 del rischio cui è soggetto (ad esempio, in termini di battente idrico e di velocità di flusso dell’acqua). Si tratta di una condizione di potenziale contraddizione tra interessi ugualmente meritevoli di tutela, che può essere considerata fisiologica, ma che trova nell’assolutezza e nella rigidità di alcune norme un ostacolo alla ricerca di soluzioni soddisfacenti. Il PTC, mentre non ha né potrebbe avere alcun effetto immediato su situazioni di questo tipo, si propone tuttavia, attraverso le proprie rappresentazioni e descrizioni, di offrire uno stru- mento per consentire la comparazione dei valori in gioco e quindi per il superamento delle separatezze normative e disciplinari. In sostanza, ciò che si ritiene utile proporre in questa sede è un inventario dei fattori di rischio e delle criticità, da assumere come elemento di consapevolezza delle manovre del Piano Territoriale, fattori e criticità che restano affidati, per quanto riguarda la gestione operativa, alle pianificazioni di settore e ai relativi sviluppi anche alla scala locale.

1.4. LE FONTI DELLA CARTOGRAFIA

1.4.1. RISCHIO GEOLOGICO • Nella cartografia di Progetto, la vulnerabilità geologica è quella desumibile dalle indagini relative alla franosità reale condotte nell’ambito della redazione dei Piani di Bacino.

Franosità reale Sotto questo titolo sono rappresentati i fenomeni gravitativi effettivamente rilevati, nell’ambito della redazione dei piani di bacino, a cura delle Autorità di Bacino competenti.

1.4.2. RISCHIO IDRAULICO La cartografia di Progetto riproduce l’azzonamento dei piani di bacino, nello stato di avanza- mento in cui si trovano al momento della redazione del presente documento.

1.4.3. RISCHIO INDUSTRIALE Nel territorio provinciale, secondo dati reperiti dalla locale Prefettura, sono presenti 5 stabili- menti industriali ad alto rischio, riportati in cartografia: 1. Kerocosmo Petroli S.p.A. – 2. BP. Gas s.r.l. – 3. Penox Italia Srl – La Spezia 4. Arcola petrolifera S.p.A. - Arcola 5. GNL Italia S.p.A. - Portovenere I criteri adottabili sui territori su cui sono presenti impianti industriali ad alto rischio ai sensi del DPR 175/88 sono descritti di seguito.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 18 La metodologia che i PUC dovranno adottare per individuare le zone di pianificazione del rischio sono tratte dalla documentazione prodotta dal Comitato di Coordinamento delle atti- vità di sicurezza nel settore industriale in collaborazione con l’ENEA - Disp (ora ANPA ), l’ENI e l’Enichem, approvata dalla Commissione Nazionale e la Prevenzione dei Grandi Rischi, istituita presso il Dipartimento della Protezione Civile. Le aree di pianificazione saranno suddivise in tre aree concentriche nel punto di impatto: la prima, definita di sicuro impatto, è caratterizzata da effetti sanitari comportanti elevata proba- bilità di rischio grave in caso di incidente; la seconda, definita zona di danno, esterna rispetto alla prima, è caratterizzata da possibili danni in caso di incidente; la terza definita zona di attenzione, è caratterizzata dal possibile verificarsi di danni, generalmente non gravi. Mentre le prime due zone sono predefinite in ragione delle quantità e qualità delle sostanze stoccate e lavorate, la delimitazione della terza, esterna ai limiti della seconda, è demandata ad una valutazione specifica da compiersi per la particolare realtà territoriale. 1. All’interno della prima zona di sicuro impatto il Comune definisce le misure urbanistico edilizie di tutela assoluta e le piu’ opportune misure di protezione civile pianificabili prio- ritariamente nell’individuazione di sicuri rifugi al chiuso ovvero, solo in casi particolari (incidente non in atto ma potenziale ed a sviluppo prevedibile) l’evacuazione spontanea o assistita della popolazione. 2. All’interno della seconda zona, di danno, il Comune definisce le misure urbanistico edili- zie di tutela relativa e le più opportune misure di protezione civile pianificabili priorita- riamente nell’individuazione di sicuri rifugi al chiuso. Eventuali luoghi di elevata concen- trazione di persone vulnerabili (asili nido, scuole, case di riposo, ospedali, ecc..) presenti in questa zona vanno presi in particolare considerazione per provvedimenti specifici quali la costituzione di locali chiusi idonei al rifugio, formazione ed addestramento del perso- nale responsabile, evacuazione mirata, attrezzature di protezione individuale, segnalazione diretta di allarme da parte dello stabilimento, linee di comunicazione dedicate. 3. All’interno della terza zona, di attenzione, il Comune definisce le misure urbanistico edilizie di tutela relativa e le più opportune misure di protezione civile pianificabili prio- ritariamente il rifugio chiuso solamente interventi mirati ai punti di concentrazione di sog- getti particolarmente vulnerabili (scuole, ospedali, luoghi pubblici, ecc.) ed azioni di con- trollo del traffico. 4. Il Comune provvede all’azione di informazione attiva e passiva estesa all’intera zona di sicuro impatto, di danno e di attenzione.

1.4.4. RISCHIO SISMICO Sono individuati i comuni classificati sismici ai sensi della L.64/74. Una parte dei comuni della Provincia, ricadono, infatti, in zona dichiarata sismica ai sensi del secondo comma lettera a) dell’articolo 3, Capo I, Titolo II, della legge 2 febbraio 74, n°64, e più precisamente: - , - , - , - , - , - Arcola,

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 19 - , - Ortonovo, - Castelnuovo Magra, - , - Santo Stefano Magra. I comuni sopra elencati, appartengono tutti al secondo grado di sismicità. La Regione, in relazione all'ordinanza 12/6/98 della Presidenza del Consiglio dei Ministri "Dipartimento della Protezione Civile" pubblicato sulla G.U. n°112 del 25/6/98, che individua le zone ad elevato rischio sismico del territorio nazionale, propone di classificare anche il territorio del Comune di tra le aree soggette a rischio sismico ai sensi della L.64/74, con indice di rischio pari a I=0,0582 ed intensità massima osservata (M.C.S.) = 8. Analogo approfondimento dovrebbe essere condotto anche in relazione al Comune di . Attualmente i comuni del crinale appenninico di Varese Ligure e Sesta Godano non risultano classificati a rischio.

1.4.5. RISCHIO INCENDI BOSCHIVI La notevole incidenza della superficie forestale, pari a 61.650 ha (dati IFN 1984) corrispon- denti a circa il 70% del territorio provinciale, espone decisamente la provincia della Spezia al rischio incendio, tanto che nel vigente Piano Regionale per la Difesa e la Conservazione del Patrimonio Boschivo della Regione Liguria nessun Comune della Provincia risulta nella classe di basso rischio e ben 21 in quella di alto rischio. Lo stato di abbandono della coltivazione del bosco e delle aree agricole marginali risulta certamente un fattore predisponente a tale calamità: una politica di rilancio di tali attività può giocare a favore della mitigazione del rischio incendi, per questo si rimanda al relativo capi- tolo della sezione 2 ("Lo Spazio Rurale") del PTC, ma sicuramente è anche necessario predi- sporre piani di prevenzione ed intervento mirati soprattutto a quelle aree maggiormente sensi- bili. Tutto ciò deve avvenire in ottemperanza di quanto previsto dalla legislazione nazionale (L. n°47/75) e regionale (L.R. n°6/97 e L.R. n°4/99). Il PTC acquisirà le indicazioni del piano di settore specifico.

1.5. LA “CARTA DELLA SICUREZZA” I risultati delle elaborazioni relativi ai rischi idrogeologico, idraulico, industriale e sismico sono riportati nelle carte, nelle scale di 1:52.000 (carta di sintesi, su fondo bianco) e 1:25.000 (carte di dettaglio, su base raster). La carta mette in evidenza come nel territorio spezzino siano presenti alcune ben delineate “strutture di insicurezza”: - ampie aree di instabilità nella parte alta del versante sinistro del Vara, che scendono fino alle quote basse in corrispondenza del tratto terminale del Magra - alta propensione all’instabilità naturale lungo buona parte del litorale (particolarmente a levante del Mesco) e più in generale nel versante a mare, nonché nelle alture che circon- dano il centro del Capoluogo - presenza di ampie aree inondabili nella piana del Magra e lungo le anse del basso corso del Vara.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 20 Per quanto riguarda la pericolosità legata agli impianti industriali, le poche attività a rischio segnalate sono concentrate nella porzione metropolitana del territorio. Si deve peraltro ritene- re che le segnalazioni non siano esaustive, stante anche l’elevata concentrazione di impianti militari, anche in ambito urbano, le cui attività sono coperte dal segreto. I livelli di rischio associati alle categorie di eventi sommariamente elencate sono evidente- mente molto variabili, in funzione sia del diverso grado di probabilità associabile agli eventi stessi, sia della diversa pericolosità, sia infine del diverso valore dei beni soggetti a essere danneggiati (a incominciare dalle vite umane). Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, nulla ci dice la carta su fondo bianco, mentre infor- mazioni rilevanti possono desumersi dalle carte in scala maggiore, su base raster, che mettono in relazione le zone a rischio con l’eventuale presenza o prossimità di insediamenti.

1.6. AZIONI INERENTI LA SICUREZZA La sicurezza del territorio, come si è visto, è in larga misura correlata al suo livello di manu- tenzione. Garantire un elevato livello di manutenzione territoriale attraverso azioni consape- voli tanto delle istituzioni e degli apparati pubblici a vario titolo responsabili del governo del territorio, quanto degli interessi privati che nel territorio si esplicano è quindi obiettivo prio- ritario del Piano. A tal fine le istituzioni pubbliche, secondo le rispettive competenze, responsabilità e risorse, devono: ƒ Perseguire politiche di manutenzione del reticolo idrografico, con particolare riguardo ai fossi e canali presenti nel territorio extraurbano, al fine di assicurare lo stato di funziona- lità del sistema di smaltimento del reticolo idrografico principale e quindi pianificare i ne- cessari adeguamenti e regolamentare il sistema di manutenzione di tali infrastrutture. ƒ Perseguire politiche di conservazione ed efficienza del sistema di smaltimento delle acque superficiali canalizzate sul reticolo stradale che attraversa il territorio e quindi pianificare i necessari adeguamenti funzionali e regolamentare il regime di manutenzione, con parti- colare riguardo alla viabilità comunale e vicinale. ƒ Perseguire politiche di incentivazione delle attività agro-silvo-pastorali e del connesso presidio umano in ambito rurale, con particolare riguardo all’impiego della concessione convenzionata prevista dall’art. 36 della LUR per i territori di presidio ambientale e dall’art. 35 comma 6 lettera c) per le aree di effettiva produzione agricola. A tal fine, è da valutare positivamente l’inserimento nelle norme urbanistiche di disposizione che subordinino gli interventi edilizi ed urbanistici ammissibili in aree problematiche del territorio rurale ad una sorta di contratto di manutenzione, che individui e regoli puntualmente le prestazioni del concessionario in funzione del recupero e della riqualificazione agro-silvo- forestale del territorio a fini idrogeologici (regimazione del reticolo idrografico, piantumazio- ni compatibili, stabilizzazione dei pendii, opere di consolidamento, ecc.) asservito alla con- cessione edilizia ed eventualmente di quello assegnato in uso ed individuato dal Comune attraverso il censimento delle terre incolte o semiabbandonate ai sensi della LR 18/96. I Co- muni disciplinano la convenzione quadro da adattare alle diverse fattispecie d’intervento e di finalità.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 21 DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 22 2. LA SALUBRITÀ Il tema della salubrità è strettamente legato alla nozione di vulnerabilità delle risorse naturali per opera dell’uomo. Sono individuate le cinque principali tipologie di vulnerabilità ambientale che interessano il territorio provinciale : • Vulnerabilità delle acque superficiali e profonde, con particolare riguardo a quelle per uso potabile • Vulnerabilità del suolo, in relazione alle attività di cava ed allo smaltimento dei rifiuti di origine urbana e produttiva • Vulnerabilità della quiete, che affronta la tutela della risorsa quiete in relazione all’inquinamento da rumore originato da traffico, attività produttive e di servizio • Vulnerabilità dell’aria, che affronta la tutela della risorsa atmosferica in relazione alle diverse fonti di inquinamento di origine industriale, da traffico e civile • Generazione di campi elettromagnetici, che affronta la tutela dall’inquinamento elettro- magnetico in relazione alle prevalenti fonti di emissione a bassa frequenza quali elettro- dotti ad alta tensione e impianti di telecomunicazione di natura civile e militare a radiofre- quenza. Anche in questo caso, si deve ricordare che la vulnerabilità è solo uno dei tre fattori che compongono l’equazione del rischio R = P x V x E, già riportata al paragrafo 0, essendo gli altri due la probabilità che un certo evento dannoso si verifichi e l’esposizione al danno, in altre parole il valore dei beni (o l’entità delle popolazioni) esposti alle conseguenze negative dell’evento. L’impegno nelle politiche di tutela ambientale, così attive come passive, deve in ultima anali- si essere commisurato al rischio, o meglio alla riduzione del rischio, che è il parametro al quale riferire il bilancio costi/benefici, o costi/efficacia, delle politiche stesse. Le azioni che il Piano individua per la tutela delle risorse naturali operano su due livelli, pianificatorio e progettuale: il primo agisce sull’intero territorio provinciale interessato dalle principali tipologie di vulnerabilità, attraverso azioni non strutturali che forniscono ai PUC elementi conoscitivi e indiziari su cui fondare le politiche specifiche di tutela; il secondo agisce sul livello locale, là dove si concentrano le maggiori problematicità, attraverso azioni strutturali che esplicano proposte a livello progettuale e programmatorio rivolte ai diversi soggetti pubblici e privati coinvolgibili negli interventi di tutela.

2.1. LA VULNERABILITÀ DELLE ACQUE Le azioni di Piano descritte in questo paragrafo sono direttamente connesse ai più generali obiettivi, schematicamente descritti: 1. Tutte le acque, superficiali e sotterranee, ancorché non estratte dal sottosuolo, sono pub- bliche e costituiscono una risorsa che è salvaguardata ed utilizzata secondo criteri di soli- darietà. 2. Qualsiasi uso delle acque è effettuato salvaguardando le aspettative e i diritti delle genera- zioni future a fruire di un integro patrimonio ambientale. 3. Gli usi delle acque sono indirizzati al risparmio ed al rinnovo delle risorse per non pregiu- dicare il patrimonio idrico, la vivibilità dell’ambiente, l’agricoltura, la fauna e la flora ac- quatiche, i processi geomorfologici e gli equilibri idrologici.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 23 Il problema connesso alla salvaguardia delle fonti disponibili rappresenta sicuramente uno degli aspetti più delicati della corretta gestione delle acque destinate all’uso umano; a questo tende tutta la recente normativa di settore, che individua come assolutamente necessaria l’azione di prevenzione operata attraverso attività di protezione delle fonti attualmente dispo- nibili. Nella "Carta della Salubrità", di cui al Progetto di Piano Territoriale di Coordinamento adot- tato con Del. C.P. n°32 in data 22 Marzo 2002 e trasmesso agli Enti indicati nell'art. 22, comma 4° della L.R. 36/97 e succ. modd. ed ii., è riportata la classificazione dei Comuni della Provincia gestiti da ACAM per deficit idrico (Fonte: ACAM Servizi Energetici). Da questa classificazione emergono le maggiori criticità di approvvigionamento per i Comuni di Framu- ra, , Levanto, , Riccò, , Calice al Cornoviglio, mentre i Co- muni di Portovenere, La Spezia, Follo, Vezzano Ligure, Arcola, , , Ortonovo, Castelnuovo, Sarzana, Santo Stefano Magra sono catalogati senza deficit idrico. Per quanto concerne i rimanenti Comuni, sulla base delle informazioni acquisite direttamente presso gli uffici, sono stati classificati tra quelli a deficit idrico in periodo estivo ed autunnale se siccitoso Varese Ligure, Zignago, Borghetto Vara, Monterosso, , e Sesta Godano; mentre Brugnato, Bolano, , , , Rocchetta di Vara e presentano sufficiente dotazione idrica in tutto l'anno. Oltre ad azioni dirette, che devono essere realizzate dal gestore del ciclo integrato, dovranno essere implementati gli interventi “non-strutturali”, relativi ad azioni di tipo pianificatorio e di controllo ad opera di enti pubblici territoriali. Diviene quindi rilevante attivare tutte le possi- bili forme di collaborazione fra Regione, Provincia, Comuni, Autorità di Bacino, Ente Parco F. Magra - M. Marcello, Ente Parco Cinque Terre, ARPAL, ASL e gestore del ciclo integrato, affinché i relativi piani o atti pianificatori concorrano in modo armonioso alla necessaria attenzione alle fonti di approvvigionamento, tenendo nella debita considerazione le strettissi- me correlazioni fra acque superficiali e sotterranee.

2.1.1. LE ACQUE DI FALDA La vulnerabilità degli acquiferi dipende dalla permeabilità delle formazioni geologiche e geolitologiche, dalla loro solubilità, che dà luogo a fenomeni carsici, nonché dalle caratteristi- che dell’ammasso. La metodologia utilizzata per la valutazione della vulnerabilità delle falde al rischio di inquinamento è dettagliatamente descritta in allegato. Le analisi di tali fattori hanno consentito la classificazione del territorio rispetto all’esposizione della risorsa idrica al rischio di inquinamento. Questo è uno degli indicatori ambientali più significativi in relazione alla sostenibilità delle politiche urbanistiche e dei processi di urbanizzazione. Osservando la carta è facile constatare come, a eccezione della piana del Magra, la grande maggioranza delle sorgenti captate si trovi nelle zone a bassa vulnerabilità. Sono tuttavia presenti captazioni in zone a media vulnerabilità, soprattutto nella parte occidentale del terri- torio, e particolarmente nei comuni costieri. Si tratta in generale di aree a bassa probabilità di eventi dannosi, stante la bassa densità insediativa, che dovranno essere mantenute tali dalla pianificazione locale. In linea generale, le criticità maggiori si manifestano nelle aree di fondovalle e nei primi versanti, che associano l’elevata vulnerabilità conseguente alla permeabilità, l’elevata esposi- zione, dovuta all’importante capacità di accumulo della risorsa e all’intensa utilizzazione della stessa, e l’elevata probabilità di eventi dannosi, conseguente alla concentrazione di attività e di insediamenti.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 24 I pozzi di approvvigionamento pubblico sono in numero limitato, ma riforniscono i maggiori insediamenti. Tra questi si distingue per importanza il campo pozzi di Fornola, collocato in un posizione estremamente delicata, all’intersezione di grandi arterie di traffico stradale e ferro- viario, che si configura quindi come un punto ad alto livello di rischio. Un fattore particolarmente rilevante di compromissione della risorsa idrica è il cuneo salino, che avanza per effetto dei prelievi incontrollati in tutta la piana. In definitiva, volendo evitare ulteriori compromissioni della risorsa, ma volendo al tempo stesso evitare i costi e i disagi di cautele spinte per tutelare risorse già compromesse, è neces- sario predisporre una normativa fortemente selettiva e mirata, che associ la considerazione della vulnerabilità degli acquiferi a quella delle loro condizioni attuali e delle eventuali pro- spettive di recupero. Tale valutazione deve necessariamente essere affidata a uno studio di settore. Nel frattempo, è necessario adottare criteri prudenziali sia quando si tratti di estendere le urbanizzazioni in aree vulnerabili o comunque interferenti con gli acquiferi oggetto di sfrut- tamento, sia rispetto alla localizzazione di attività che possano determinare condizioni di rischio, anche in relazione a fatti accidentali. Si richiede ai Comuni, nella redazione dei PUC, di tenere nella giusta considerazione questo fattore, sviluppando adeguatamente alla scala locale le indicazioni contenute nel PTC.

2.1.2. LE RISORSE IDRICHE E I LORO IMPIEGHI L’integrazione del prelievo nel Magra e nella Riviera con l’impiego delle risorse idriche della media e bassa Val di Vara

I sostanziali cambiamenti climatici degli ultimi anni, che già cominciano a far risentire i primi effetti sulla quantità d’acqua disponibile nel periodo estivo, unitamente ad un aumento della richiesta idrica nel medesimo periodo, connessa ad una maggiore presenza turistica, rendono improrogabile la ricerca di nuove fonti di approvvigionamento nelle aree soggette a più forti episodi di crisi.

Il problema si presenta in particolare per le aree della Riviera, ove l’attuale approvvigiona- mento idrico avviene principalmente attraverso sorgenti o, raramente, attraverso sistemi di pozzi sovente obsoleti. Dovranno così essere favoriti gli studi relativi al regime idraulico ed idrogeochimico delle sorgenti delle aree a maggiore criticità, che consentiranno di individuare le zone di emergenza di acquiferi più profondi e quindi con un regime più affidabile nel tempo per lo sfruttamento, sempre con un’attenzione rivolta al mantenimento del “minimo deflusso vitale” per garantire anche le condizioni di preservazione della vita biologica nelle aste torrentizie sottese alle emergenze d’acqua. Dovranno altresì essere verificate le possibili connessioni con sistemi acquiferi più produttivi presenti in aree contermini a quelle di crisi della riviera (sistemi dell’Alta e Media Val di Vara, piana di Levanto, acquifero di Deiva), anche attraverso la realizzazione di invasi su- perficiali come già ipotizzato per la zona di Pignone nel Piano Regolatore degli Acquedotti.

Per quanto attiene invece i prelievi dalla subalvea del F. Magra, che garantiscono l’approvvigionamento di circa _ della popolazione residente nella provincia, devono essere

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 25 intraprese azioni per l’individuazione di fonti alternative, o meglio localizzazioni integrative di approvvigionamento in considerazione dell'assetto morfologico del territorio provinciale che vede come unico acquifero alluvionale di rilievo (e quindi in grado di fornire volumi d'acqua consistenti) quello connesso al fondovalle del sistema Basso Vara - Magra. La piana di Follo si presenta come unica candidata (per ampiezza del bacino di alimentazio- ne e per dimensioni dell’acquifero utilizzabile) per la realizzazione di un campo pozzi di dimensioni significative; resta comunque il fatto che tale zona non potrà avere le potenzialità e le dimensioni dell’area di Fornola che attualmente alimenta La Spezia e tutti i centri abitati che insistono sul Golfo dei Poeti.

Anche la porzione alta della piana di S. Stefano, nell’intorno delle due zone pozzi già utiliz- zate per l’approvvigionamento del comune, risulta ricca d’acqua, anche se l’uso improprio della zona operato nei decenni passati non consente di estendere verso valle le ricerche per motivi legati alla qualità delle acque. Il potenziamento delle zone di emungimento presenti nelle due aree potrebbe contribuire a fornire garanzie per una temporanea copertura di carenze di approvvigionamento in Fornola a seguito di eventuali crisi qualiquantitative di tale campo pozzi, tenendo comunque sempre presente la insostituibilità di tale area che dovrà pertanto essere oggetto di particolare salva- guardia.

Alla luce delle considerazioni precedenti, emergono alcune specifiche criticità e conseguen- temente alcune indicazioni operative, che si possono sintetizzare nei termini seguenti:

Ö La zona del campo pozzi di Fornola, in considerazione della sua strategicità di rilevanza provinciale, dovrà essere protetta da una fascia di rispetto da definirsi e normarsi sulla ba- se di un apposito studio idrogeologico, che sarà promosso a cura della Provincia, se del caso nella forma del progetto territoriale di cui al Titolo X delle presenti norme. In tale quadro, saranno valutate, anche attraverso opportune concertazioni con RFI e ANAS per quanto di rispettiva competenza, le misure eventualmente necessarie per proteggere la fal- da dal rischio di inquinamento determinato dalla possibile infiltrazione delle acque di pri- ma pioggia ovvero dallo sversamento di sostanze liquide pericolose e/o tossiche in caso di incidenti che interessino la ferrovia tirrenica e la SS1, nonché per la rimozione di even- tuali attività incompatibili, tra le quali si segnala in particolare l'impianto di demolizione autoveicoli presente nel territorio di Vezzano. Ö I Comuni di Follo e S. Stefano Magra, il Parco Fluviale della Magra - Montemarcello, tutelano le aree destinate alle opere di presa del pubblico acquedotto su proposta del Ge- store Unico del ciclo integrale delle acque. Ö Il gestore unico del ciclo integrale delle acque all’interno della piana del Magra provvede a connettere a rete i pozzi di pubblico acquedotto al fine di costituire un sistema di prelie- vo integrato, capace di compensare eventuali carenze di approvvigionamento e/o crisi qualiquantitative delle singole zone pozzi ed in particolare della zona centrale di Fornola. Ö Il Gestore del ciclo integrale delle acque svolge studi relativi al regime idraulico ed idro- geochimico delle sorgenti delle aree a maggiore criticità della Riviera spezzina, che con- sentano di individuare le zone di emergenza di acquiferi più profondi e quindi con un re- gime più affidabile nel tempo per lo sfruttamento, sempre con un’attenzione rivolta al mantenimento del “minimo deflusso vitale” per garantire anche le condizioni di preserva- zione della vita biologica nelle aste torrentizie sottese alle emergenze d’acqua.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 26 Ö Il Gestore del ciclo integrale delle acque svolge studi relativi alle possibili connessioni con sistemi acquiferi più produttivi presenti in aree contermini a quelle di crisi della rivie- ra (sistemi dell’Alta e Media Val di Vara, piana di Levanto, acquifero di Deiva), anche attraverso la realizzazione di un invaso superficiale già ipotizzato per la zona di Pignone nel Piano Regolatore degli Acquedotti Ö La Provincia, in relazione agli studi di cui sopra, avvia, tramite il Gestore del ciclo inte- grale delle acque e di concerto con le Comunità Montane ed i Comuni interessati, le pro- cedure di programmazione e progettazione degli interventi necessari ad integrare le fonti di prelievo idropotabili dei bacini critici delle aree menzionate anche in relazione all’incremento del carico insediativo permanente e temporaneo prevedibile in ragione dello sviluppo turistico dell’intero ambito.

L’uso irriguo per fini agricoli nella piana del Magra e delle risorse del Canale Lunense La risorsa irrigua della piana del Magra attinge sempre al medesimo alimentatore dell’acquifero sotterraneo: il F. Magra. Attraverso una presa posta in alveo all’ingresso del corso d’acqua nella più vasta piana alluvionale, si ha la derivazione delle acque che attraverso il sistema irriguo del Canale Lunense raggiungono i singoli appezzamenti coltivati. Nella gestione del delicato sistema acque superficiali - acque sotterranee della piana del Ma- gra assume pertanto un’importante valenza il riutilizzo maggiore possibile delle acque deri- vanti da usi diversi. Diviene quindi importante perseguire un riuso di acque di scarico compatibile con le pratiche agricole. In pratica, orientando le tecnologie dei processi depurativi dei reflui verso un mag- giore affinamento si potrebbe recapitare le acque di scarico nel sistema irriguo esistente e quindi operare un “riciclo” delle acque depurate che attualmente vengono reimmesse nell’asta terminale del F. Magra.

La Provincia, tramite il Gestore del ciclo integrato delle acque e di concerto con i Comuni interessati ed il Consorzio del Canale Lunense, intende avviare uno studio di prefattibilità finalizzato a un riuso delle acque di scarico dei depuratori esistenti, compatibile con le prati- che agricole. Tale studio dovrà, in particolare, accertare le condizioni di recapito delle acque di scarico nel sistema irriguo esistente del Canale Lunense, operando un “riciclo” delle acque depurate che attualmente vengono reimmesse nell’asta terminale del F. Magra. Il progetto oltre a traguardare un duplice obiettivo, di tipo produttivo ( a favore dell’uso agricolo irriguo e di riqualificazione a fini turistici dell’asta terminale del Magra) ed ambientale (a favore della riqualificazione ambientale della parte fociva del Magra e diminuzione del consumo idrico per fini irrigui ) si connette ad un terzo obiettivo di natura infrastrutturale rappresentato dalla crescita della rete di irrigazione del Canale Lunense : la natura integrata del progetto e la sua forte valenza produttiva ed ambientale, collocano il finanziamento del progetto tra le priorità degli interventi programmabili dalla Regione a valere sul fondo d’interventi annuale.

L’uso a fini produttivi delle risorse idriche della piana della Spezia e l’impiego di acque marine attraverso processi di dissalazione Le aree a più intensa industrializzazione legata ad un rilevante consumo d’acqua attualmente presenti nell’ambito della città di Spezia (ENEL, San Giorgio, Oto Melara) vengono alimen- tate attraverso la risorsa idropotabile anche per la rilevante parte dei cicli produttivi. Tale situazione è determinata dalla particolare condizione che si verifica nello Spezzino, cioè di una buona disponibilità quantitativa della risorsa e dal suo basso costo legato alla quasi assen- za di processi di potabilizzazione.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 27 La presenza, nella stessa area industriale, di fonti alternative non utilizzabili a fini idropotabili perché eccessivamente mineralizzate, potrebbe ridurre il ricorso alla risorsa pregiata del Ma- gra. Il problema si configura principalmente come aspetto economico: a fronte di una dispo- nibilità della fonte in loco (riduzione dei costi di vettoriamento) si ha una rilevante incidenza dei costi di dolcificazione delle acque per effettuare un loro utilizzo industriale.

Analoga considerazione si può svolgere per un utilizzo delle acque di mare attraverso processi di dissalazione. Nell’ottica, perseguita dalle recenti normativi di settore, di un risparmio della risorsa idropo- tabile anche nell’ambito di una sostenibilità ambientale dei cicli industriali produttivi, diviene possibile pensare a forme di politica delle acque che incentivino, attraverso sgravi fiscali che possano compensare i maggiori oneri di produzione di acqua ad uso industriale, l’utilizzo di acque non idonee all’uso idropotabile. Ovviamente, nell’ottica della sostenibilità, sono oggetto di considerazione anche gli impatti ambientali degli interventi di correzione e depurazione necessari. Su questi temi la Provincia, tramite il Gestore del ciclo integrato delle acque e di concerto con il Comune capoluogo ed i principali utilizzatori industriali, intende promuovere una ricerca finalizzata all’individuazione di fonti idriche captabili in loco ed utilizzabili a fini produttivi. Tale studio dovrà accertare anche la possibilità d’impiego delle acque marine attraverso processi di dis- salazione, in particolare per il funzionamento della centrale termoelettrica, così come previsto dall’accordo tra Enti Locali ed ENEL

L’uso a fini commerciali delle acque minerali ed oligominerali dell’Alta Val di Vara Le caratteristiche geologiche e geomorfologiche del territorio provinciale, unitamente ai dati storici sulla presenza di fonti idriche significative sia in termini qualitativi che quantitativi per un uso commerciale da imbottigliamento, portano a circoscrivere le zone di interesse per tale attività alla sola Alta Val di Vara. Limitandosi a valutazioni di ordine meramente economico (mercato saturo o quantomeno di difficile accesso, investimenti iniziali consistenti a fronte di ricadute occupazionali molto limitate) tale attività potrebbe risultare eccessivamente onerosa e non remunerativa; ma am- pliando l’orizzonte alle iniziative di più ampio respiro in atto in Alta Val di Vara relative a processi di certificazione di qualità ambientale, sia di prodotto sia di processo, si potrebbero instaurare condizioni aggiuntive in termini di commerciabilità del prodotto tali da rendere competitiva l’acqua minerale prodotta in questi territori. Infatti la certificazione di qualità ambientale di un territorio (come ad esempio sta portando avanti il Comune di Varese Ligure) fornisce un elevato valore aggiunto ai prodotti dell’area; valore che potrebbe essere ulteriormente incrementato dalla introduzione a breve della “bandiera arancione” della UE per i centri dell’entroterra che operano in termini di salvaguar- dia e valorizzazione del patrimonio storico, artistico, culturale ed ambientale in analogia con quanto avviene per le località turistiche marine per le quali è prevista la ben nota “bandiera blu”. Sono quindi da valutare positivamente eventuali iniziative della Comunità Montana dell’Alta Val di Vara, di concerto con i Comuni del comprensorio ed il Gestore unico delle acque, volte a ricercare sorgenti appenniniche che assicurino per quantità e qualità condizioni di produttivo sfruttamento a fini economici e commerciali del processo di produzione di acque minerali ed oligominerali dell’area.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 28 Pertanto risulta necessario favorire l’attività di comuni singoli o associati o consorziati e della comunità montana affinché possano sviluppare, anche unitamente al gestore delle acque, ricerche e studi finalizzati alla individuazione di fonti idonee dal punto di vista qualitativo e quantitativo e quindi giungere a valutazioni economiche e commerciali del processo indu- striale.

La sicurezza e l’efficienza della rete di distribuzione La salvaguardia del ciclo integrato delle acque passa anche attraverso la sicurezza e l’efficienza della rete di distribuzione: un contenimento delle perdite nella rete garantisce un minor sfruttamento delle fonti di approvvigionamento e contestualmente garantisce ulterior- mente nei confronti del mantenimento di condizioni di potabilità delle acque (le perdite nelle tubazioni possono, in particolari condizioni, favorire una contaminazione delle acque vetto- riate). I dispositivi di monitoraggio e di controllo della rete, degli apparati di sollevamento e dei serbatoi Come previsto anche dalla normativa di settore, diviene importante, per la definizione ed il controllo del bilancio idrico di acquedotto, il monitoraggio dei volumi che transitano nella rete: dalle zone di produzione, a quelle di deposito (serbatoi), a quelle di distribuzione. La trasformazione della gestione dell’acqua idropotabile verso un processo industriale perse- guita dalla legge Galli comporterà di per se stessa una maggiore attenzione del gestore verso gli aspetti di ottimizzazione dei sistemi di produzione che garantisce anche minori costi. In tal senso dovranno essere favorite azioni e politiche che portino all’implementazione da parte del gestore di sistemi di telemisura delle principali caratteristiche idrauliche e operative delle reti acquedottistiche e degli organi speciali che su esse insistono. Il monitoraggio e la telemisura dovrebbero poi essere estesi anche agli aspetti qualitativi, soprattutto quelli connessi ai sistemi di disinfezione utilizzati per il trattamento delle acque prima della distribuzione. I nuovi materiali impiegabili a tutela delle reti distributive Una maggiore sicurezza in termini qualitativi delle acque di distribuzione può essere perse- guita anche attraverso l’uso, per le tubazioni delle reti, di materiali che presentano minori interazioni con l’aggressione delle acque. Si dovrà pertanto preferire, ove le condizioni idrauliche lo consentono, l’impiego di PeAD o altri materiali che non rilasciano nelle acque sostanze che possono comportare il superamento delle condizioni di potabilità.

Il sistema depurativo e la sua efficienza • Lo stato attuale dell’infrastrutturazione depurativa posta al servizio della provincia spezzina descrive, in termini di adeguatezza alle reali esigenze di trattamento degli scarichi, un quadro funzionale ampiamente diversificato, riconducibile sostanzialmente a tre situazioni tipo : Ö Impianti che offrono un’efficienza depurativa ed una potenzialità residua di incremento quantitativo dei reflui (Camisano in bassa Val di Magra ) Ö Impianti che grazie a programmi di riassetto manutentivo ed ottimizzazione del processo, hanno consentito il raggiungimento di prestazioni idonee ma che non consentono poten- zialità di incremento dei reflui (Ortonovo-Portonetti, Ghiarettolo di Santo Stefano, Castel- nuovo - Molicciara)

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 29 Ö Impianti che seppure migliorati non consentono il raggiungimento di una potenzialità di trattamento adeguata. Per questi impianti si impone la realizzazione di ampliamenti im- piantistici o il collettamento del relativo comparto fognario ad un terminale depurativo centralizzato ( Piana Battolla nel Comune di Follo, San Benedetto e Capoluogo nel Co- mune di Riccò) Le previsioni di ottimizzazione del sistema depurativo non attiene tanto all’evoluzione tec- nologica dei sistemi quanto all’adozione di giusti criteri di centralizzazione commisurate alle condizioni ambientali del territorio ed in particolare del corpo ricettore.

Gli interventi più significativi sono di seguito identificati:

AREA DEL GOLFO : Ö Comuni della Spezia e di parte di Portovenere presso l’impianto degli Stagnoni ove ver- ranno depurati anche i reflui extrafognari trasportati tramite autocisterna. Ö Comune di Lerici presso l’impianto di Camisano

AREA DELLA VAL DI MAGRA : Comuni di Vezzano, Arcola, Ameglia, Bocca di Magra, Fiumaretta, zona Eliporto - S. Lazza- ro presso l’impianto di Camisano Comune di Follo presso l’impianto di Pian di Follo cui verranno conferiti anche i liquami di Piana Battolla. Comune di Bolano, presso l’impianto di Ceparana Comune di S. Stefano, presso l’impianto di Ghiarettolo Comune di Sarzana e parte di Fosdinovo, presso l’impianto di Silea Comune di Castelnuovo, presso l’impianto di Molicciara Comune di Ortonovo, Luni Mare e Marinella di Sarzana,presso l’impianto di Portonetti. AREA DELLA MEDIA VAL DI VARA : Ö Comune di Riccò, concentrazione degli impianti esistenti.

AREA DELLA RIVIERA : Ö Riomaggiore e Manarola, impianti di classe 4 per entrambi i paesi Ö Levanto e Bonassola,impianto intercomunale presso Villaggio La Francesca

Nei restanti comuni ove esistono impianti di depurazione si punta all’ottimizzazione tecnolo- gica mentre nei centri e nelle aree rurali più rarefatte, qualora non sia stato ancora provveduto, si dovranno prevedere impianti di trattamento più semplici ed adeguati alle dimensioni degli abitati serviti ed alla relativa bassa vulnerabilità del corpo ricettore dei reflui di trattamento.

Scarichi a mare lungo la costa Le configurazioni impiantistiche imposte dalla normativa regionale vigente in tema di scarichi a mare, per la particolarità dei siti interessati e le vocazioni turistiche delle aree rivierasche che necessitano obiettivi di qualità d’impatto sul recettore marino, richiedono principi pro- gettuali volti al conseguimento degli obiettivi di qualità tali da compensare gli oggettivi limiti impiantistici del pretrattamento, spesso inattuabile per limiti morfologici della costa e comun- que inefficace ad eliminare i fastidiosi accumuli dei fanghi.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 30 Considerate le ottime possibilità di dispersione dell’effluente, le favorevoli caratteristiche batimetriche dei possibili punti di sbocco, le cospicue capacità autodepurative del recettore marino, legate anche al suo generale stato oligotrofico, per l’intera area della Riviera, da Deiva alle isole del Golfo, si prospetta l’impiego di dispersori a mare di dimensioni e posizio- namenti tali da assolvere adeguatamente all’efficacia dell’obiettivo anzidetto. Per il Golfo si è già detto, mentre per Lerici sono previsti lavori di adeguamento delle rispettive stazioni di sollevamento volti a diminuire la frequenza del ricorso agli scarichi di emergenza recapitanti nel mare a San Terenzo. Per la frazione di Tellaro di Lerici e Bocca di Magra di Ameglia, date le condizioni batimetriche non favorevoli, si prevede l’allacciamento al depuratore di Camisano. Per Camisano si prevede uno studio di fattibilità per il riutilizzo a scopo irriguo dell’effluente depurato, così come rappresentato nel progetto descritto al paragrafo relativo all’uso irriguo dei reflui : tale progetto costituisce ovviamente un’alternativa all’ipotizzato scarico a mare del refluo di questo rilevante depuratore, che trova difficoltà nelle sfavorevoli condizioni batime- triche della costa.

Tipologie di trattamento delle acque reflue per piccole comunità: vasche Imhoff comunali e private e processi di fitodepurazione. Le vasche Imhoff, efficacemente adottabili per popolazioni comprese tra i 40 e i 500 abitanti, si prestano come tipologia impiantistica per l’ambito rurale e periurbano ove la rarefazione dell’abitato non consente il raggiungimenti di elevate potenzialità di abitanti equivalenti, mentre la realizzazione di depuratori richiederebbe investimenti non giustificati in rapporto all’utenza servita. I maggiori problemi insorgono allorché il corpo ricettore è rappresentato da un corso d’acqua di modesta entità con elevatissime escursioni stagionali del regime idraulico, tali da impedire nel periodo estivo la diluizione dello scarico e da limitare fortemente la capacità autodepurati- va del corso d’acqua. Altro problema è costituito dalla presenza di vasche in aree ad elevata vulnerabilità degli acquiferi con rischio di percolazione del refluo non completamente depu- rato. Infine si pone in evidenza il problema delle fosse Imhoff private, la cui inefficienza è spesso riconducibile ad una mancata asportazione del fango prodotto. Si propongono pertanto le seguenti azioni:

Ö I Comuni provvedono, di concerto con l’Arpal, ad una programmazione di controllo delle fosse private per accertare lo stato di funzionalità delle medesime, indicando forme di convenzionamento o programmi di intervento in cui, a diverso titolo, siano coinvolti pro- prietari e amministratori condominiali da una parte, operatori di autospurgo e smaltitori dall’altra. Ö Si individuano a livello provinciale come centri di trattamento dei fanghi settici da fosse Imhoff private e pubbliche, gli impianti pubblici gestiti dall’ACAM presso Pian di Follo, Sarzana e La Spezia. Ö I Comuni accertano lo stato del corpo ricettore dell’effluente delle vasche Imhoff e, nell’ipotesi di corso d’acqua di modesta entità, prevedono forme di affinamento dell’effluente tramite sistemi “naturali” a bassa tecnologia che concilino un ragionevole costo gestionale con il giusto impatto impiantistico. Ö La Provincia, nel caso di nuovi impianti Imhoff che scarichino in corsi d’acqua di mode- sta entità, prescrive adeguate forme di depurazione naturale per l’effluente Ö I Comuni accertano l’eventuale presenza di vasche in aree ad elevata vulnerabilità degli acquiferi ed in siffatta ipotesi ne prescrivono ai gestori la rimozione e l’allontanamento.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 31 I trattamenti ecotecnologici Le tipologie di processo ecotecnologico, ove la matrice del trattamento depurativo è costituita dal terreno stesso, sono fondamentalmente riconducibili alle seguenti tecniche di impiego,:  la subirrigazione in trincea  la subirrigazione in trincea drenata  i sistemi confinati  il vassoio assorbente e sistemi di evapotraspirazione  la fitodepurazione. Quest’ultima tecnica offre migliori opportunità di gestione e di controllo rispetto agli altri sistemi naturali descritti ed i rendimenti risultano quasi sempre superiori al 70% sia per il BOD5 che per i solidi sospesi.

La tecnica di fitodepurazione può trovare ampio impiego per la depurazione di secondo livello degli scarichi di depuratori che hanno ricezione nel Magra, dove la velocità del fiume è relati- vamente bassa ed i reflui sono portatori, se pure nei limiti di legge, di sostanze come i compo- sti azotati che nel tempo possono generare fenomeni indesiderati come l'eutrofizzazione, contro cui la tecnica riferita risulta particolarmente efficace.

Lo smaltimento dei fanghi La natura prettamente civile delle pubbliche fognature presenti sul territorio della provincia spezzina consente di definire i fanghi residui dall’attività di depurazione come “rifiuti speciali non pericolosi” ai sensi dell’art.7 comma 3 lettera “g” del D.Lgs. 5 febbraio 1997 n.22. La loro natura dunque e quantità (oltre 7500 tonn./anno alla fine del 1998) suggerisce il tema del relativo riutilizzo in agricoltura o altre alternative a fini di recupero produttivo.  Impiego in agricoltura. Vanno anzitutto affrontati i rischi derivanti dalla presenza di metalli, di microrganismi patogeni, dal rilascio di ammoniaca, e da altri fattori di rischio, per cui prima di eventuale impiego è necessario sottoporre il fango a test di fitotossicità e ad un’attenta analisi del terreno in termini di composizione e di dosaggi applicabili. Appa- re più sicuro ed adatto alla realtà agricola spezzina per condizioni morfologiche e conse- guente vocazione orticola ed intensiva della produzione agricola, il trattamento dei fanghi con tecniche di compostaggio e/o co-compostaggio (miscela dei fanghi e rifiuti solidi ur- bani) atto a migliorare il potere ammendante dei fanghi di depurazione in misura tale da migliorare le caratteristiche del terreno su cui viene applicato senza costituire un pericolo per la salute dell’uomo e degli animali. La realizzazione di un impianto di compostaggio e/o di co-compostaggio, trattato in relazione all’aspetto della localizzazione al paragrafo del ciclo integrato dei rifiuti (presente nella Terza Sezione del Piano), va sottoposto ad un progetto di prefattibilità che deve misurare la qualità del prodotto in relazione alla utilità di impiego, il costo di produzione in relazione alla domanda di mercato.  Impieghi alternativi. I riferimenti sono dati dall’impiego in silvicoltura e floricoltura, per piantumazioni in terreni sterili. La seconda alternativa è rappresentata dal recupero e dalla bonifica dei terreni in termini sia di miglioramento di terreni danneggiati, che di fertilizza- zione di suoli abbandonati ( esempio le cave dismesse, un terreno assoggettato ad una coltura intensiva prolungata, il recupero di terreni industriali da bonificare ).La terza alter- nativa è data dall’impiego in terreni destinati ad aree verdi, parchi, giardini, campi sporti- vi, con particolare attenzione all’effettiva stabilità del fango data la facilità di contatto con la popolazione.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 32 2.1.3. LE ACQUE SUPERFICIALI Le acque superficiali interne sono un fattore straordinariamente importante di caratterizzazio- ne del paesaggio e di organizzazione del territorio, così per l’uomo come per la vita animale e vegetale. I fattori che caratterizzano un corso d’acqua sono molteplici, come molteplici sono le “funzioni” cui esso assolve, sul piano ecologico, economico, ricreativo: la portata e la sua regolarità, la velocità della corrente, la profondità media, la trasparenza dell’acqua, le caratte- ristiche planoaltimetriche del corso, i materiali che costituiscono l’alveo, l’agibilità delle sponde ecc. L’insieme di tali caratteri determina le potenzialità del corso d’acqua per quanto riguarda le forme della sua fruizione. Tuttavia, nei territori intensamente antropizzati, spesso le forme e i modi dell’urbanizzazione e degli usi cui esso è sottoposto incidono negativamente sulla qua- lità ambientale del corso d’acqua, fino a negarne le potenzialità “naturali”. Da tempo, nel nostro territorio, questa conflittualità si è manifestata con evidenza in relazione al suo maggiore fiume, che non a caso è stato sottoposto a un regime di tutela che trova nel Parco la sua espressione. Il Piano del Parco si attua attraverso programmi pluriennali di intervento, tra i quali è compre- so il programma di salvaguardia e miglioramento della qualità delle acque, oggetto dell’art. 8 delle Norme. Tale articolo impegna l'Ente Parco a interagire con il Programma Regionale di Salvaguardia e Recupero della integrità dell'ambiente (L.R. n°20 del 24/03/'80 e s.m.i.) cooperando alla raccolta, alla selezione ed organizzazione dei dati necessari alla costituzione degli Inventari relativi al censimento delle sorgenti d'inquinamento ed all'avvio del monitoraggio di tutti i fenomeni di inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo. In questo quadro, il Programma di salvaguardia e miglioramento della qualità delle acque tratta dei provvedimenti e delle opere necessarie per evitare l'immissione nell'alveo e nel sub- alveo di sostanze non compatibili con gli indirizzi di tutela dell'ambiente, con particolare riguardo agli impianti ed alle tecniche di depurazione e alle finalità di contrasto della risalita del cuneo salino e di mantenimento del minimo deflusso vitale secondo la definizione dell’Autorità di Bacino. Il Programma tratta inoltre dello studio, della tutela e del monitorag- gio delle zone umide, costituendone un apposito Inventario. Il Programma di controllo ambientale tratta dell'insieme delle azioni di vigilanza esercitate nei modi tradizionali e inoltre della predisposizione di un sistema di controllo in tempo reale degli eventi meteorologici, idraulici e geomorfologici e della qualità delle acque. Esso interessa il complesso del Parco. Le attività che saranno definite all’interno di tali programmi e le relative priorità potranno efficacemente contribuire a promuovere le “vocazioni” di fruizione e d’uso codificate dal PTC nella "Carta dei valori del territorio", di cui al Progetto di Piano Territoriale di Coordi- namento adottato con Del. C.P. n°32 in data 22 Marzo 2002 e trasmesso agli Enti indicati nell'art. 22, comma 4° della L.R. 36/97 e succ. modd. ed ii., le quali presuppongono eviden- temente il mantenimento e/o il conseguimento di determinati standard, in particolare (non esclusivamente) per quanto riguarda la qualità delle acque, secondo il seguente schema indi- cativo.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 33 Qualità A B C alta media scadente Navigabile Vocazione rispetto Fruibile alla fruizione Sportivo Naturale Limite della pesca

2.2. VULNERABILITÀ DEL SUOLO Il tema della salubrità del suolo incrocia il delicato argomento della gestione dei rifiuti solidi, intorno al quale si giocano complesse partite tecniche e politiche. Tale materia è oggetto di pianificazione e programmazione di settore, a diversi livelli, cui il PTC né potrebbe sostituirsi né intende sovrapporsi. Tuttavia, attiene al ruolo del PTC riprendere i criteri di natura territo- riale che presiedono alla localizzazione dei diversi tipi di impianti, anche perché tali criteri sono, almeno parzialmente, passibili di verifica in base alla cartografia, di cui al Progetto di Piano Territoriale di Coordinamento adottato con Del. C.P. n°32 in data 22 Marzo 2002 e trasmesso agli Enti indicati nell'art. 22, comma 4° della L.R. 36/97 e succ. modd. ed ii.. Nell’affrontare la tematica dei rifiuti, è bene partire dalla considerazione che questa si trova a un punto di svolta, in una fase di transizione – nelle società avanzate – dalla logica della rimozione a quella della progressiva integrazione dei processi di smaltimento e recupero nell’ecologia dei sistemi insediativi e dell’ambiente antropizzato. Questo passaggio richiede una difficile svolta tecnica e anche culturale. Il criterio globale della sostenibilità si traduce, sul piano locale, in una crescente esigenza di compatibilità con il contesto delle strutture di raccolta, recupero e smaltimento. Solo a questa condizione è possi- bile, in contesti intensamente antropizzati, realizzare le attrezzature necessarie. Il livello tecnologico del ciclo dei rifiuti passa da basso ad alto. Ciò naturalmente implica la disponibilità, da parte delle famiglie e delle imprese, a farsi carico di procedure di selezione alla fonte che possono essere anche noiose, e, da parte della società in generale, a investire ingenti risorse in impianti ad alta tecnologia, investimenti che tuttavia sono in parte ripagati attraverso il recupero di materiali utili e di energia a costo marginale. Ferme restando le scelte localizzative e tipologiche relative a opere già autorizzate e in corso di appalto, per i nuovi impianti è necessario fare riferimento ai criteri localizzativi del piano regionale di gestione, a loro volta mutuati dalla normativa generale, che costituiscono materia di pianificazione riconducibile alle finalità del presente piano. L'art. 22 del D.Lgs. 22/97, come modificato dal D.Lgs. 8 novembre 1997, n. 389, prevede che nel Piano regionale vengano indicati i criteri per la localizzazione degli impianti di gestione o smaltimento definitivo dei rifiuti, e specificamente: • le condizioni e i criteri tecnici in base ai quali nel rispetto delle disposizioni vigenti in materia, gli impianti per la gestione dei rifiuti, ad eccezione delle discariche, possono es- sere localizzati nelle aree destinate ad insediamenti produttivi; • i criteri per l'individuazione, da parte delle Province, delle aree non idonee alla localizza- zione degli impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti, nonché per l'individuazione dei luoghi o impianti adatti allo smaltimento dei rifiuti. Secondo questa impostazione, si tratta quindi di un processo a cascata: la Regione definisce i criteri, la Provincia li applica.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 34 In relazione agli adempimenti che devono essere sviluppati dai Piano di Settore il PTC ha individuato criteri di classificazione del territorio in relazione alla idoneità ad accogliere impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti. Tali indicazioni sono riportate nel paragrafo 4.10 della terza sezione del Piano.

2.2.1. INTERVENTI SUI SITI DA BONIFICARE Il sistema di smaltimento dei rifiuti solidi urbani (RSU) previsto e in corso d’attuazione, prevede la dismissione e bonifica di diversi siti in passato utilizzati a discarica di conferi- mento. Analogamente si pone il problema per la bonifica e messa in sicurezza dei siti di discarica e impianti tecnologici destinati allo smaltimento dei rifiuti speciali di origine industriale. La completa individuazione dei siti è contenuta nella Anagrafe provinciale dei siti inquinati, di cui alla determina del Dirigente del 28/3/2002 e successivi aggiornamenti.

In particolare, per quanto riguarda i siti precedentemente impiegati per lo smaltimento di RSU sembra corretto prevedere, di massima, le seguenti destinazioni : • Monte Montada e Vallegrande (La Spezia): in relazione al relativo inserimento nelle aree di alto pregio ambientale e in relazione al contiguo proposto parco provinciale del golfo di cui al successivo capitolo dei valori del territorio, se ne propone la totale rinaturalizzazio- ne, secondo i criteri individuati al paragrafo destinato al risanamento dei siti contaminati. • Vallescura (Riccò del Golfo): se ne propone il recupero coerente con il contesto ambien- tale d’insieme, secondo i criteri individuati al paragrafo destinato al risanamento dei siti contaminati. • Sesta Godano se ne propone il recupero coerente con il contesto ambientale d’insieme, secondo i criteri individuati al paragrafo destinato al risanamento dei siti contaminati. • Zignago: se ne propone il recupero coerente con il contesto ambientale d’insieme, secon- do i criteri individuati al paragrafo destinato al risanamento dei siti contaminati. • Bosco di Checco (Borghetto Vara): se ne propone il recupero coerente con il contesto ambientale d’insieme, secondo i criteri individuati al paragrafo destinato al risanamento dei siti contaminati. • Tavolara (Sarzana): se ne propone il recupero a fini produttivi coerenti con il contesto produttivo delle aree contigue, secondo i criteri individuati al paragrafo destinato al risa- namento dei siti contaminati. La localizzazione di tali siti e le destinazioni assegnate sono contenute nella “Carta della salubrità”, di cui al Progetto di Piano Territoriale di Coordinamento adottato con Del. C.P. n°32 in data 22 Marzo 2002 e trasmesso agli Enti indicati nell'art. 22, comma 4° della L.R. 36/97 e succ. modd. ed ii..

L’unico sito destinato dalla pianificazione regionale a discarica per RSU, ovvero la discarica di Val di Bosca (La Spezia ), in relazione alla contiguità con aree di alto pregio ambientale e del proposto parco provinciale del golfo di cui al successivo capitolo dei valori del territorio, dopo la sua definitiva coltivazione e messa in sicurezza dovrà essere completamente rinatura- lizzato.

I siti precedentemente destinati a smaltimento rifiuti speciali, quali Discarica e forno di Pitelli presso il Comune della Spezia, dovranno essere messi in sicurezza, bonificati e destinati a

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 35 funzioni coerenti con il proposto parco provinciale del golfo di cui al successivo capitolo dei valori e secondo i criteri individuati al paragrafo destinato al risanamento dei siti contaminati.

La discarica Filippi di Castelnuovo, attualmente in esercizio, esaurita la coltivazione dovrà essere destinata ad attività produttive e di servizio compatibili con il relativo inserimento nel contesto urbano e secondo i criteri individuati al paragrafo destinato al risanamento dei siti contaminati.

La discarica di Saturnia (zona Pagliari, La Spezia) attualmente autorizzata ma non attiva, propone una tematica a sé, in quanto occupa un sito, attualmente non impegnato, di riguarde- vole dimensione che confina sul versante a mare con l’abitato e il contesto produttivo di Pagliari e su quello opposto con il territorio di alto pregio ambientale. Va assicurata la messa in sicurezza del sito ed i successivi eventuali impieghi, dovranno essere definiti dal piano di settore attraverso specifica attenzione alla sostenibilità ambientale degli interventi.

2.2.2. IL RECUPERO DELLE AREE CONTAMINATE Nella "Carta della salubrità", di cui al Progetto di Piano Territoriale di Coordinamento adot- tato con Del. C.P. n°32 in data 22 Marzo 2002 e trasmesso agli Enti indicati nell'art. 22, comma 4° della L.R. 36/97 e succ. modd. ed ii., sono rappresentate le aree contaminate e potenziali generatori di inquinamento del suolo più rilevanti a scala provinciale, su cui do- vranno essere sviluppati appositi progetti di bonifica e/o monitoraggio: - Arcola Petrolifera - CERMET - Area Ex IP – GRIFIL - Area Ex IP – AGIP - Ex discarica SICAM - SOGEMA - Total Fina Elf Vezzano - Ligure Calcestruzzi - PV Shell Bugnato - METALTEST - RDB e ex Precompressi - Pitelli (Sito Nazionale) - Area Campetto - Monte Montada (area contigua) - Monte Montada - Pertusola - GEO - PbO - ENEL – serbatoio - ENEL - TERNA - Ex IPODEC - Discarica Ruffino - Vallegrande La Marina - Agip Sarzana

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 36 - Immobiliare Royal - Di Pietro - Total Fina Elf Riccò - Tiro a Volo

Il problema delle aree dismesse contaminate va riconosciuto nel suo risvolto ambientale anche a livello di pianificazione territoriale, per una migliore valutazione preventiva degli usi e delle modalità di intervento in tali siti possibili. Gli scenari futuri di riutilizzo devono essere rapportati al disegno urbanistico ma anche ai gradi di contaminazione presunti e riscontrabili ed alla valutazione economica degli interventi di bonifica necessari ed allo spettro di riutilizzi possibili. A tale proposito i Comuni devono operare in sede di PUC : • la classificazione delle aree dismesse in funzione del loro grado di contaminazione del suolo e/o della falda sotterranea • la definizione delle priorità di bonifica • l’individuazione dei possibili riusi in funzione non solo delle opzioni urbanistiche ma anche sulla base del grado di contaminazione e dei costi di intervento per la messa in sicu- rezza del sito • inibire il riuso del sito se lo stato di contaminazione è tale da minare la salute pubblica

L’individuazione dei possibili riusi in relazione al grado ed alla qualità della contaminazione e della bonifica deve tenere conto del rischio di esposizione umana al grado di contaminazio- ne, poiché alcuni usi sono più sensibili di altri. Una possibile gerarchia di sensibilità in base al rischio di esposizione in funzione decrescente è il seguente: • Residenza e servizi, verde pubblico e parco, agricoltura, in relazione ad un livello di boni- fica integrale • Terziario e industria ad alta tecnologia, in relazione a parziale bonifica • Servizi tecnologici, infrastrutture di mobilità, industria tradizionale, solamente messa in sicurezza del sito. • Nessun uso, nell’ipotesi di contaminazione in concentrazioni di rischio. Appare evidente l’esigenza di conoscere lo stato ambientale del sito, di fissare standard di qualità delle operazioni di bonifica, di monitorare il sito per accertare il livello dell’esito positivo della bonifica.

Il Piano stabilisce che i Comuni fissino per i siti dismessi e contaminati, in sede di PUC i range di utilizzo compatibili con il disegno urbanistico del territorio, da definire puntualmente in sede attuativa tramite accordi di programma cui affidare il compito di dirimere le valuta- zioni ambientali ed economiche d’intervento.

2.2.3. IL SISTEMA DELLE CAVE Il Piano Territoriale di Coordinamento delle Attività di Cava ex L.R. 10.IV.1979 n° 12 e succ. modd ed ii. è stato approvato dalla Regione Liguria con Del.C.R. n°16 in data 29.II.2000. Successivamente, ai sensi della L.R. 24.VII.2001 n°21, sono pervenute alla Re- gione Liguria una serie di istanze da parte di privati ed Enti pubblici, tese a richiedere varianti al PTRAC approvato. Per valutarne la rispondenza ai reali fabbisogni, gli Uffici regionali hanno provveduto ad effettuare verifiche circa le potenzialità residue delle cave situate negli ambiti interessati e circa la effettiva rispondenza, ad otto anni di distanza dall'adozione del

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 37 Progetto di PTRAC (Del.G.R. n°699 in data 7.III.1995), tra la situazione attuale e quella descritta nel Piano medesimo. A seguito degli esiti di tale verifiche la Giunta Regionale ha ritenuto di accogliere alcune istanze ed apportare le conseguenti varianti al PTRAC, provvedendo ad adottarle con propria Delibera n°666 del 25.6.2004, ai sensi della citata L.R. 24.VII.2001 n°21. Le informazioni ricavabili dalla documentazione pervenuta sono state riorganizzate nei prospetti riepilogativi seguenti (relativi alle sole modifiche ricadenti in territorio provinciale spezzino)

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 38 SINTESI DELLE VARIANTI AL PTRAC, RELATIVE AL TERRITORIO DI COMPETENZA PROVINCIALE eliminazioni nuove localizzazioni ampliamenti areale di cava con modifiche al regime normativo ampliamenti areale di cava ampliamenti delle zone Cs (cave in sotterraneo) inserimenti zone Cs (cave in sotterraneo)

SIGLA COMUNE DENOMINAZIONE MATERIALE NOTE - MOTIVAZIONI

• 2 Sp Beverino S.Martino serpentino per inerti nessuna richiesta pervenuta per la sua attivazione • 2bis Sp Beverino Ronchi arenaria per inerti e massi accolta con esclusione dell'ambito di crinale • 3 Sp Beverino Trezzo calcare per inerti esaurimento della capacità estrattiva autorizzata • 9 Sp Borghetto V. Pescina m. rosso di Cassana per rivestim non determina sostanziali modifiche all'assetto attuale • 17bis Sp La Spezia Polo di Portoro m. Portoro per rivestimenti non determina sostanziali modifiche all'assetto attuale • 19 Sp Lerici Guercio calcare per inerti esaurimento della capacità estrattiva autorizzata • 22 Sp Portovenere Cavetta m. Portoro per rivestimenti non determina sostanziali modifiche all'assetto attuale • 24 Sp Riccò del G. S. Gottardo calcare per rivestimenti ultimato preced. piano di coltiv. autorizz. - riperimetrazione • 26 Sp Riccò del G. Pian di Balè calcare per inerti e m.Portoro accolti ampliamenti in aree non interessate da fen.carsici • 27 Sp Riccò del G. Polo di arenaria arenaria per rivestimenti mai autorizzata per diffcoltà di accesso al sito • 30 Sp Rocchetta V. Ponte nuovo serpentino e diaspro per inerti non determina sostanziali modifiche all'assetto attuale • 33 Sp S.Stefano M. Palanceda argilla per ceramiche e laterizi cessata attività estrattiva

La Giunta Regionale, per contro, non ha ritenuto di accogliere le seguenti istanze:

TIPO SIGLA COMUNE DENOMINAZIONE MATERIALE SINTESI DEL PARERE

cambiamento di tipologia (da cava di tipo D a tipo B) non modifica regime norm 25 SP Riccò del G. Serenella calcare per inerti e massi ipotizzabile per conflitti col limitrofo contesto residenziale troppa visibilità del sito interessato - materiale di scarso nuova localizzazione - Maissana - diaspro interesse commerciale troppa visibilità del sito interessato - scarsissima accessibilità non risolvibile mediante adeguamento dei percorsi esistenti - nuova localizzazione - Maissana - calcare l'intervento comprometterebbe in maniera irreversibile l'equilibrato assetto territoriale del contesto d'ambito intervento di notevole impatto paesaggistico, acustico e sulla viabilità anche in considerazione dello sviluppo turistico del nuova localizzazione - Pignone - diaspro contesto - materiale di non particolare pregio - non risultano richieste di tale materiale a scala locale che possano giustifi- care l'intervento materiale analogo a quello della vicina cava 30 SP - mancata serpentino e gabbro necessità del materiale rispetto al mercato locale, unica nuova localizzazione - Rocchetta V. - (quest'ultimo in modesta circostanza che potrebbe giustificare gli alti costi ambientali presenza) dell'intervento particolari difficoltà di coltivazione in relazione alla conforma- calcare per conci da zione del sito, tali da produrre alterazioni sproporzionate alla nuova localizzazione - Zignago - costruzione reale capacità estrattiva anche in relazione alle modalità di coltivazione di tipo classico (gradoni)

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 39 Le modifiche introdotte al PTRAC, inoltre, hanno comportato la necessità di adottare, conte- stualmente, le seguenti varianti al PTCP:

SIGLA COMUNE DENOMINAZIONE PTCP livello locale NOTE

2 SP Beverino S.Martino assetto geomorfologico - TAV 43 da Ca a MO-B 2bis SP Beverino Ronchi assetto geomorfologico - TAV 35 da MO-B a Ca 3 Sp Beverino Trezzo assetto geomorfologico - TAV 43 da Ca a MO-B 9 Sp Borghetto V. Pescina assetto geomorfologico - TAV 35 da MO-B a Ca 17bis Sp La Spezia Polo di Portoro assetto geomorfologico - TAV 50 inserimento zona Cs in MO-B 19 Sp Lerici Guercio assetto geomorfologico - TAV 51 da Ca a MO-A 22 Sp Portovenere Cavetta assetto geomorfologico - TAV 50 da MA, MO-B a Ca 24 Sp Riccò del G. S. Gottardo assetto geomorfologico - TAV 43 da MO-B a Ca e da Ca a MO-B 26 Sp Riccò del G. Pian di Balè assetto geomorfologico - TAV 43 da MA, MO-B a Ca 27 Sp Riccò del G. Polo di arenaria assetto geomorfologico - TAV 43 da Ca a MO-B 30 Sp Rocchetta V. Ponte nuovo assetto geomorfologico - TAV 35 da MO-B a Ca e da Ca a MO-B 33 Sp S.Stefano M. Palanceda assetto geomorfologico - TAV 44 da Ca a MO-B

Sintesi del precedente parere espresso dal Consiglio provinciale in sede di valutazione degli elaborati di PTRAC adottato

Il Piano Territoriale di Coordinamento delle Attività di Cava ex L.R. 10.IV.1979 n° 12 e succ. modd ed ii. fu adottato dalla Regione Liguria con Del.G.R. n°699 in data 7.III.1995. Con Del.C.P. n°4 in data 23.I.1997 il Consiglio provinciale espresse il proprio parere, ai sensi dell'art. n°7 della L.R. 30.XII.1993. Le indicazioni di tipo generale possono essere così rias- sunte: - richiesta per il veloce esaurimento delle cave localizzate a ridosso delle aree protette; - definizione puntuale dei confini di coltivazione anche per le cave in sotterraneo; - messa in sicurezza delle cave storiche al fine di una loro valorizzazione turistica e didattica mediante l'allestimento di percorsi di visita; - valutazione dell'opportunità di favorire una valorizzazione del settore delle cave di pietra da taglio, soprattutto per quanto riguarda un prodotto capace di indurre lo sviluppo di attività artigianali specifiche; - riconsiderazione dell'uso produttivo di siti idonei alla produzione di materiali impiegabili nel restauro e nella riqualificazione del patrimonio edilizio esistente (costruzioni, pavimen- tazioni, terrazzamenti); - preferenza per l'individuazione di piccoli siti estrattivi a servizio di ambiti territoriali ben circoscritti, allo scopo di garantire la tipicità del materiale utilizzato, il contenimento dei costi di estrazione (trasporto), ridotto impatto ambientale. La sintesi delle indicazioni puntuali in merito alle cave di calcare sono riportate nella seguente tabella riassuntiva:

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 40 TABELLA RIASSUNTIVA DEI SITI DI ATTIVITÀ DI CAVA DI CALCARE (sez. 1 PTC adottato) var SIGLA COMUNE DENOMINAZIONE PTRAC adottato Proposta del PTC provinciale adottato PTRAC Si conferma quanto espresso dal C.P n°4 del 23.01.96: Negativo condizionato. Si chiede di ridefinire il progetto di escavazione e 3 SP Beverino Trezzo CAVA di TIPO C (Zona Carsica) • ripristino alla luce dell'interesse storico archeologico dell'area limitrofa del Castellaro di Pignone CAVA di TIPO D (Area Cornice del In considerazione della estrazione di marmo Portoro utilizzato in lavorazioni Parco Regionale delle Cinque di qualità, si accoglie la proposta subordinata a progetto di ripristino da 12 SP La spezia Castellana 1 attuarsi per fasi parallele all’attività estrattiva che si farà contestualmente Terre; L.R. 12/95; Grotte L.R. carico di sviluppare un programma di iniziative didattico/divulgative sull’uso 14/90 Zona Carsica) a fini restaurativi del materiale estratto (Progetto Saxa Ligustica) CAVA di TIPO D In considerazione della estrazione di marmo Portoro utilizzato in lavorazioni (Area Cornice del Parco Regionale di qualità, si accoglie la proposta subordinata a progetto di ripristino da 13 SP La spezia Monte Castellana attuarsi per fasi parallele all’attività estrattiva che si farà contestualmente delle Cinque Terre; L.R. 12/95; carico di sviluppare un programma di iniziative didattico/divulgative sull’uso Grotte L.R. 14/90 Zona Carsica) a fini restaurativi del materiale estratto (Progetto Saxa Ligustica) CAVA di TIPO A Si riconosce al sito una forte valenza Naturalistico-Ricreativa da preservarsi (Area Cornice del Parco Regionale mediante il divieto di apertura della nuova cava. 14 SP La Spezia Cubiola bianca delle Cinque Terre; L.R. 12/95; Riconversione ad attività compatibili con la destinazione del Parco Provin- Cavità Naturali Zona Carsica) ciale CAVA di TIPO C Si riconosce al sito una forte valenza Naturalistico-Ricreativa e Storico- (Area Cornice del Parco Regionale Culturale, connessa alla presenza della Grotta dell’Orso da preservarsi 15 SP La Spezia Fornace delle Cinque Terre; L.R. 12/95; mediante riconversione ad attività compatibili con la destinazione del Parco Grotta dell’Orso Zona Carsica) Provinciale CAVA di TIPO C (Area Cornice del Groppa-Pié del Riconversione ad attività compatibili con le previsioni della terza sezione del 16 SP La Spezia Parco Regionale delle Cinque Terre Signore Piano Zona Carsica) CAVA di TIPO C Si riconosce al sito una forte valenza Naturalistico-Ricreativa e Storico- Culturale, connessa alla presenza dello “Spedale della Pilloa”, da preservarsi 17 SP La Spezia Monte Santa Croce (Area Cornice del Parco Regionale mediante riconversione ad attività compatibili con la destinazione indicata delle Cinque Terre Zona Carsica) nella terza sezione del Piano Riconversione ad attività compatibili con le previsioni della terza sezione del 19 SP Lerici Guercio CAVA di TIPO A (Zona Carsica) • PTC provinciale Si conferma quanto espresso dal C.P n°4 del 23.01.96 (parere negativo sull'eventuale incremento di superficie; si richiede un piano di recupero mirato a ridurre l'impatto ambientale in considerazione della sua collocazio- ne al limite del Parco Naturale Regionale di Montemarcello-Magra), con 20 SP Lerici Mezzetta CAVA di TIPO D (Zona Carsica) ulteriore ipotesi di destinazione per impianto di riciclaggio inerti da demolizioni, alternativo all’attività di cava, ovvero ipotesi di rilocalizzazione di impianti di macinazione collocati in ambito fluviale; tali ipotesi sono subordinate a Valutazione di Impatto Ambientale al fine di valutare la realizzazione di by-pass viabilistico della frazione del Senato In considerazione della estrazione di marmo Portoro utilizzato in lavorazioni CAVA di TIPO A (Area Cornice del di qualità, si accoglie la proposta subordinata a progetto di ripristino da 21 SP Portovenere Anime Parco Regionale delle Cinque Terre attuarsi per fasi parallele all’attività estrattiva che si farà contestualmente - Zona Carsica) carico di sviluppare un programma di iniziative didattico/divulgative sull’uso a fini restaurativi del materiale estratto (Progetto Saxa Ligustica) CAVA di TIPO C PER LA PARTE A In considerazione della estrazione di marmo Portoro utilizzato in lavorazioni di qualità, si accoglie la proposta subordinata a progetto di ripristino da CIELO APERTO (Area Cornice del 22 SP Portovenere Cavetta attuarsi per fasi parallele all’attività estrattiva che si farà contestualmente • Parco Regionale delle Cinque Terre carico di sviluppare un programma di iniziative didattico/divulgative sull’uso - Zona Carsica) a fini restaurativi del materiale estratto (Progetto Saxa Ligustica) CAVA di TIPO B (Area Cornice del Riconversione ad attività compatibili con la destinazione del Parco Provin- 23 SP Riccò del G. Monte Parodi Parco Regionale delle Cinque Terre ciale - Zona Carsica) Si conferma quanto espresso dal C.P n°4 del 23.01.96: parere favorevole condizionato. Richiesta di riperimetrazione separatamente dalla 28 SP e • 24 SP Riccò del G. S. Gottardo CAVA di TIPO B (Zona Carsica) predisposizione di progetto di coltivazione e ripristino in grado di attenuare l'impatto negativo sul sito di interesse storico paesaggistico ambientale di S. Gottardo Si conferma quanto espresso dal C.P n°4 del 23.01.96: parere negativo condizionato. Si concorda, in parte, con la richiesta del comune di limitare, superiormente, l'area di escavazione; il limite superiore fissato a 315 m. slm. permetterebbe di realizzare gradonature tali da 25 SP Riccò del G. Serenella CAVA di TIPO D(Zona Carsica) consentire la futura ambientalizzazione del fronte cava; si richiede inoltre che il progetto di cava non interessi, direttamente o indirettamente, l'alveo del Torrente Trambacco; si richiede altresì di adottare un progetto di ripristino ambientale che non necessiti di un incremento quantitativo (trasformazione in cava di tipo C) Si conferma quanto espresso dal C.P n°4 del 23.01.96: Parere negativo condizionato. Favorevole alla diminuzione dell'impatto visivo in considera- zione della riduzione del fronte di cava sul lato est; negativo circa l'amplia- mento sul lato NW, che andrebbe ad interessare un'area carsica di grande 26 SP Riccò del G. Pian di Balè CAVA di TIPO B (Zona Carsica) • interesse naturalistico-paesaggistico (doline M. Sarara; richiesta riperime- trazione al fine di evitare l'alterazione del profilo di crinale che prospetta su Quaratica, con abbassamento del limite di cava all'isoipsa 540 m. anziché 550 m.slm. Si conferma quanto espresso dal C.P n°4 del 23.01.96: parere negativo condizionato. Si concorda col parere negativo del comune circa la viabilità, oltre che per i motivi espressi dal comune, anche perché l'eventuale strada di accesso alla cava interesserebbe una zona di particolare valore naturalistico e paesaggistico; tenuto conto del pregio del 27 SP Riccò del G. Polo di Arenaria CAVA di TIPO E • materiale ricavabile, può essere considerata una eventuale coltivazione, dal quantitativo assai limitato, con lavorazione del materiale in cava, nel rispetto dell'ambiente e supportata da una viabilità alternativa o transito regolamentato, in modo da non interferire negativamente con l'abitato di Casella Riconversione ad attività compatibili con le previsioni della terza sezione del 31 SP S.Stefano M Brina CAVA di TIPO A Piano Riconversione ad attività compatibili con le previsioni della terza sezione del 32 SP S.Stefano M Nuda Piano

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 41 Inoltre, secondo le indicazioni del PTC provinciale ed a seguito di Protocollo di Intesa tra Provincia della Spezia e Parco Nazionale delle Cinque Terre di cui alla Del.C.P. n°13 in data 20.II.2001 e Del.C.Direttivo n°112 in data 5.XII.2000, è stato predisposto il Progetto Inter- comunale denominato "Integrazione Cinque Terre - Media Val di Vara". Tale strumento prevede il recupero dell'ambiente interno mediante la riattivazione delle sue proprie potenzia- lità, in un quadro di ricomposizione e di riassetto ambientale, mirante ad un riequilibrato sviluppo a fini turistico-ricreativi del territorio, con i seguenti obiettivi: a) alleggerire la pressione turistico-ricreativa sulla fascia e sui centri costieri delle Cinque Terre; b) valorizzare a fini turistico-ricreativi il versante destro della media Val di Vara; c) integrare l'ambito costiero e quello vallivo in un'ottica di sinergie e risorse comuni; d) diminuire la presenza del traffico veicolare privato, soprattutto nella zona delle Cinque Terre; e) migliorare l'accessibilità delle zone interne, allo scarto dell'attuale rete di comunicazione, che privilegia la fascia costiera e le zone del fondovalle principale della Val di Vara; perseguiti tramite: a) la riattivazione delle relazioni tra ambiente costiero delle Cinque Terre e versante destro della media Val di Vara attraverso la realizzazione di un sistema integrato di mobilità col- lettiva, accessibile attraverso il maggior numero possibile di nodi dell'attuale rete di co- municazioni; b) la valorizzazione delle risorse naturalistico-ambientali e storico-culturali presenti nell’entroterra ed, in generale, del suo intero patrimonio territoriale; c) l’integrazione dell’offerta turistico-ricreativa dell’ambiente costiero e quella dell’ambiente interno; In riferimento all'articolazione del sistema integrato di obiettivi di sviluppo turistico, il Piano prevede le seguenti strategie di sviluppo: a) fruizione della costa e del mare, balneare, naturalistica e sportiva: costa e spiagge, riserva marina; b) fruizione dell'ambiente "rurale", sia collinare costiero sia retrocostiero: dal paesaggio terrazzato sul mare al paesaggio montano/boschivo; c) fruizione storico-culturale: le vie tematiche (Santuari), le connessioni orizzontali sulla costa (borghi); d) fruizione paesaggistica e naturalistico-sportiva: le connessioni e le aree attrezzate di crinale e di pianoro; e) fruizione archeologica: le aree archeologiche del retrocrinale, le miniere dismesse.

Valutazioni finali espresse con Del.C.P. n°238 in data 22.XII.2004 Per quanto attiene alle considerazioni generali sulla variante al PTRAC: 1) Si confermano i principi alla base del precedente parere espresso dal Consiglio provincia- le, con propria Deliberazione n°4 in data 23.I.1997, in sede di valutazione degli elaborati di PTRAC adottato e che il PTC provinciale adottato non ha modificato, ovvero: - richiesta per il veloce esaurimento delle cave localizzate a ridosso delle aree protette; - definizione puntuale dei confini di coltivazione anche per le cave in sotterraneo;

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 42 - messa in sicurezza delle cave storiche al fine di una loro valorizzazione turistica e didattica mediante l'allestimento di percorsi di visita; - valutazione dell'opportunità di favorire una valorizzazione del settore delle cave di pietra da taglio, soprattutto per quanto riguarda un prodotto capace di indurre lo svi- luppo di attività artigianali specifiche; - riconsiderazione dell'uso produttivo di siti idonei alla produzione di materiali impie- gabili nel restauro e nella riqualificazione del patrimonio edilizio esistente (costruzio- ni, pavimentazioni, terrazzamenti); - preferenza per l'individuazione di piccoli siti estrattivi a servizio di ambiti territoriali ben circoscritti, allo scopo di garantire la tipicità del materiale utilizzato, il conteni- mento dei costi di trasporto, ridotto impatto ambientale.

2) Si ritengono condivisibili le valutazioni espresse dai Dirigenti Area Difesa del Suolo ed Area Ambiente circa gli impianti che, per natura del materiale lavorato (serpentino) pos- sono costituire grave pericolo per l'ambiente e per la salute della popolazione.

3) Si ritiene, infine, di esprimere le seguenti valutazioni puntuali sulle localizzazioni oggetto di variante, secondo quanto indicato nel seguente prospetto:

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 43 eliminazioni nuove localizzazioni ampliamenti areale di cava con modifiche al regime normativo ampliamenti areale di cava ampliamenti delle zone Cs (cave in sotterraneo) inserimenti zone Cs (cave in sotterraneo)

VALUTAZIONE FINALE SULLA VARIANTE SIGLA COMUNE DENOMINAZIONE MATERIALE ADOTTATA

favorevole alla eliminazione • 2 SP Beverino S.Martino serpentino per inerti vedi anche le considerazioni Dirigenti Area Difesa del suolo e Area Ambiente Il sito è nuovo e, pertanto, saranno necessarie le dovute attenzioni, a livello di Piano di coltivazione, in 2bis SP Beverino Ronchi arenaria per inerti e massi • relazione alle problematiche evidenziate nel parere Area Difesa del Suolo. • 3 Sp Beverino Trezzo calcare per inerti favorevole alla eliminazione favorevole, in relazione all'interesse del tipo di • 9 Sp Borghetto V. Pescina m. rosso di Cassana per rivestim materiale ed all'opportunità di favorire una valorizza- zione del settore delle cave di pietra da taglio Nonostante l'interesse del tipo di materiale e l'opportunità di favorire una valorizzazione del settore delle cave di pietra da taglio, e nonostante che le modalità di coltivazione previste non produrrebbero 17bis Sp La Spezia Polo di Portoro m. Portoro per rivestimenti • significative modificazioni paesistico-ambientali, si prende atto delle problematiche derivanti dalla realizzazione di una viabilità di accesso evidenziate nel parere comunale • 19 Sp Lerici Guercio calcare per inerti favorevole alla eliminazione L'interessamento di una discarica ormai stabilizzata può essere molto impattante e problematico sotto l’aspetto della stabilità, anche in considerazione di un’eventuale viabilità, nonché sotto l'aspetto paesistico ambientale. • 22 Sp Portovenere Cavetta m. Portoro per rivestimenti Si conferma il precedente parere di subordinare, comunque, l'istanza a progetto di ripristino da attuarsi per fasi parallele all’attività estrattiva che si farà contestualmente carico di sviluppare un programma di iniziative didattico/divulgative sull’uso a fini restaura- tivi del materiale estratto (Progetto Saxa Ligustica). contrario, per l'impatto negativo sul sito di interesse • 24 Sp Riccò del G. S. Gottardo calcare per rivestimenti storico paesaggistico ambientale di S. Gottardo e sul sistema insediativo Contrario all'ampliamento del fronte di cava sul lato Est e l'ampliamento sul lato NW, verso un'area carsica di grande interesse naturalistico-paesaggistico (doline M. Sarara; contrario all'ampliamento dell'areale sul 26 Sp Riccò del G. Pian di Balè calcare per inerti e m.Portoro • fronte Sud onde non interessare l'areale di crinale. Parere contrario all'istanza di ulteriore ampliamento verso la linea di displuvio (fronte Sud - osserv. Soc. Calcestruzzi). • 27 Sp Riccò del G. Polo di arenaria arenaria per rivestimenti favorevole alla eliminazione contrario all'incremento delle capacità estrattive • 30 Sp Rocchetta V. Ponte nuovo serpentino e diaspro per inerti vedi considerazioni Dirigenti Area Difesa del suolo e Area Ambiente • 33 Sp S.Stefano M. Palanceda argilla per ceramiche e laterizi favorevole alla eliminazione

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 44 Per quanto riguarda le istanze non accolte si esprimono i seguenti pareri:

TIPO SIGLA COMUNE DENOMINAZIONE MATERIALE PARERE modifica regime norm 25 SP Riccò del G. Serenella calcare per inerti e massi favorevole al non accoglimento dell'istanza Nell'ambito di una valutazione complessiva delle localizzazioni provinciali si consiglia una riconsi- derazione dell'uso produttivo di siti idonei alla nuova localizzazione - Maissana - diaspro produzione di materiali impiegabili nel restauro e nella riqualificazione del patrimonio edilizio esistente Nell'ambito di una valutazione complessiva delle localizzazioni provinciali si consiglia una riconsi- derazione dell'uso produttivo di siti idonei alla nuova localizzazione - Maissana - calcare produzione di materiali impiegabili nel restauro e nella riqualificazione del patrimonio edilizio esistente Nell'ambito di una valutazione complessiva delle localizzazioni provinciali si consiglia una riconsi- derazione dell'uso produttivo di siti idonei alla nuova localizzazione - Pignone - diaspro produzione di materiali impiegabili nel restauro e nella riqualificazione del patrimonio edilizio esistente serpentino e gabbro favorevole al non accoglimento dell'istanza nuova localizzazione - Rocchetta V. - (quest'ultimo in modesta vedi considerazioni Dirigenti Area Difesa del suolo presenza) e Area Ambiente Nell'ambito di una valutazione complessiva delle localizzazioni provinciali si consiglia una riconsi- calcare per conci da derazione dell'uso produttivo di siti idonei alla nuova localizzazione - Zignago - costruzione produzione di materiali impiegabili nel restauro e nella riqualificazione del patrimonio edilizio esistente

2.3. LA VULNERABILITÀ DELLA QUIETE L’inquinamento acustico è un problema grave e crescente. Esso deriva in parte dalla localizzazione impropria dei ricettori sensibili rispetto alle fonti di rumore (o viceversa). Una causa frequente di disagio è l’incremento del traffico, e con- seguentemente dell’inquinamento acustico, lungo strade che attraversano centri abitati. Ferme restando le competenze attribuite ai comuni dalla legislazione vigente in materia (L. 447/1996 e LR 12/1998), con particolare riguardo al coordinamento degli strumenti urba- nistici generali e relative varianti con la zonizzazione acustica, anche mediante l’inserimento della stessa nello studio di sostenibilità ambientale di cui alla LUR, le possi- bili azioni efficaci del PTC riguardano essenzialmente gli aspetti sistemici della problema- tica acustica, quali: 1) regole per la localizzazione dei nuovi insediamenti, intesi sia come ricettori sensibili, sia come generatori di rumore 2) la scelta oculata dei tracciati e delle tipologie delle nuove infrastrutture 3) interventi volti a modificare la distribuzione dei flussi di traffico tra i diversi archi della rete stradale 4) prescrizione di cautele progettuali ed esecutive in relazione alle fonti di rumore lineari e puntuali (mitigazione alla fonte) nonché ai ricettori sensibili in zone con elevati livelli di rumore.

Tra le indicazioni di carattere generale da seguire nella progettazione delle nuove infra- strutture (di cui al precedente punto 4), in particolare per quanto le infrastrutture lineari, particolare rilevanza può essere assegnata ai seguenti indirizzi:

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 45 1. Nelle nuove realizzazioni e nelle opere di manutenzione straordinaria degli assi viari ad elevato volume di traffico e delle infrastrutture ferroviarie saranno previsti idonei in- terventi volti alla mitigazione degli impatti acustici in attraversamento e/o in prossimità di centri abitati.

2. La realizzazione delle opere di mitigazione dovrà essere contestuale a quella dell'asse viario. 3. I comuni, nella realizzazione degli strumenti urbanistici comunali terranno conto di specifici indicatori di bilancio perseguendo nelle scelte urbanistiche e pianificatorie del principio della minima esposizione.

In sede programmatica, saranno definite azioni puntuali di mitigazione con riferimento a specifiche situazioni di particolare gravità.

2.4. LA VULNERABILITÀ DELL'ARIA I dati disponibili relativi all’inquinamento atmosferico (Fonte: Regione Liguria, "Rapporto sulle emissioni") presentano valori stimati di emissione annua dei principali macroinqui- nanti per tutti i Comuni della provincia. Le sostanze inquinanti considerate in questo contesto sono: 1. Ossidi di zolfo (SOx) 2. Ossidi di Azoto (NOx) 3. Anidride carbonica (CO2) 4. Monossido di carbonio (CO) I tre settori di produzione degli inquinanti sono le emissioni industriali, da traffico e quelle civili (combustione da riscaldamento prevalente). Ciascuna sostanza esaminata ha fonti di provenienze diversificate ad esclusione del CO, quasi totalmente imputabile al settore dei trasporti, così come la SOx ha origine per circa il 70% da fonti industriali, per circa il 20% dal civile e per il 10% da traffico, mentre la CO2 si attesta sul 42 % da fonti industriali, per il 30% da fonti civili e per il 28% da traffico, l’NOx per oltre il 70 % da traffico veicolare, oltre il 20% da fonti industriali ed il restante da fonti civili diversificate.

Il dato rilevante è la predominanza delle emissioni prodotte dalle diverse fonti presenti nel comune capoluogo, a partire da quelle industriali (rappresentate anzitutto dall'alto contri- buto di SOx) generate in massima parte dalla centrale ENEL, nonché dal traffico (rappre- sentate anzitutto dall'alto contributo di CO ed NOx). Segue, con intensità di emissioni notevolmente più basse, il territorio della Val di Magra che, dal punto di vista industriale fa emergere il contributo di Arcola, mentre per il traffico e le attività civili spicca il Comune di Sarzana. La restante realtà del territorio provinciale non presenta elementi significativi di criticità, mentre emergono come territori particolarmente salubri dal punto di vista at- mosferico quelli dei comuni di Carro e Pignone. Queste constatazioni, peraltro prevedibili, segnalano l’esigenza di operare scelte, anche nelle materie che attengono al PTC, tali che non portino a incrementare le emissioni nella porzione del territorio provinciale con i più alti valori d’inquinamento, identificabile in prima approssimazione con i territori comunali della Spezia e di Arcola.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 46 L’assunzione di un tale impegno, se non vuole essere un’affermazione velleitaria e sostan- zialmente priva di significato, comporta di impegnarsi in una valutazione ambientale stra- tegica delle politiche che incidono sull’assetto del territorio e sulle attività che vi si svol- gono, coinvolgendo anche i soggetti economici e territoriali più significativi. Le vicende che maggiormente incidono sulle condizioni atmosferiche sono quelle relative agli insediamenti industriali e alla mobilità, quest’ultima largamente dipendente dai traffici marittimi.

Il PTC intende perseguire gli obiettivi del Piano regionale di risanamento e tutela della qualità dell’aria adottato e, nel perseguire le finalità ivi dichiarate:

- conseguire per l’intero territorio regionale il raggiungimento degli obiettivi di qualità dell’aria definiti dalla legislazione nazionale e comunitaria, tenuto conto della necessità di prendere a riferimento, in questa fase, sia gli attuali valori stabiliti per il controllo della qualità dell’aria che gli obiettivi definiti nell’ambito delle nuove direttive europee già emanate o in corso di emanazione; - concorrere al raggiungimento degli impegni di riduzione delle emissioni assunti dall’Italia a livello internazionale con riferimento in particolare ai gas serra; propone le azioni di cui in appresso, rispettivamente in tutto il territorio provinciale e nelle aree in cui sono presenti le maggiori fonti emissive.

In tutto il territorio:

- Limitazione all’utilizzo dei combustibili a più elevato impatto tra quelli ricompresi nell’art.8 del D.P.C.M. 2/10/95 - Incentivazione alla manutenzione delle reti di distribuzione di gas (finalizzato all’abbattimento di inquinanti COV, CH4) - Incentivazione delle attività di passaggio a gas di quegli impianti, attualmente ali- mentati ad olio combustibile, localizzati in aree già allacciate alla rete dei metano- dotti (finalizzato all’abbattimento di inquinanti SOx, NOx, CO2, PM10)

Nei territori dei Comuni della Spezia e di Arcola:

- Sviluppo di iniziative di teleriscaldamento nelle aree urbane maggiori utilizzando il calore di scarto della centrale termoelettrica (finalizzato all’abbattimento di inqui- nanti SOx, NOx, CO2, PM10) - Riduzione delle emissioni dai terminali marittimi di combustibili liquidi in ambiente portuale (finalizzato all’abbattimento di inquinanti COV) - Divieto di incremento delle emissioni significative dei singoli inquinanti per gli im- pianti termici di cui all’art.7 del D.P.C.M. 2/10/95. I Comuni individueranno la soglia per la quale il tenore di emissione è definito “significativo” ai fini della presente norma

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 47 2.4.1. LA DOMANDA E L’OFFERTA DI MOBILITÀ È ormai generalmente riconosciuto l’alto contributo del traffico veicolare all’inquinamento atmosferico, sia a livello locale che a livello globale. L’evoluzione del fenomeno dipende dalla composizione di due tendenze divergenti: la costante riduzione delle emissioni specifiche, per effetto dei miglioramenti tecnologici, e il parallelo incremento dei volumi di traffico. La stretta correlazione tra traffico veicolare e inquinamento atmosferico rende pertanto necessaria una accurata pianificazione (e possibile orientamento) del primo fenomeno per governarne gli effetti e le conseguenze anche in “tempo reale”. Le conseguenze dirette dell'incremento della mobilità, che sempre più si esplica con mezzi individuali, sono ogni giorno misurabili direttamente nelle strade e nei contesti urbani del sistema metropolitano spezzino. Qui come altrove, la crescita della domanda di mobilità non è stata accompagnata da un corrispondente aumento dell'efficacia del sistema di offer- ta, cioè delle infrastrutture, delle regolamentazioni e dei servizi necessari a migliorare la funzionalità delle reti in cui la mobilità si esplica. Questo squilibrio si è riversato in misura invasiva sulle strade e nella qualità della vita, creando situazioni di congestione del traffico e di dilatazione del tempo impiegato negli spostamenti. Queste condizioni di traffico inefficiente, insieme con l’aumento dei flussi di persone e merci, hanno in parte neutralizzato l’effetto benefico dell’evoluzione tecnologica dei pro- pulsori e dei carburanti, evoluzione che ha fortemente ridotto i valori specifici di emissio- ne, soprattutto per quanto riguarda certe componenti (in particolare gli SOx).

Il Piano Territoriale assume tra i propri obiettivi strategici un forte sviluppo del settore portualità, logistica e mobilità (si veda a tale proposito la terza sezione relativa al sistema insediativo). Questa strategia peraltro non nasce autonomamente all’interno del Piano Territoriale Provinciale, ma è mutuata da: • scenari globali, che prevedono l’aumento dei traffici merci lungo certe rotte e direttrici; • scenari nazionali (PGT) che assegnano alla Spezia un rilevante ruolo logistico. Il PTC si colloca a valle di questi due livelli previsionali e decisionali ed è, nei loro con- fronti, essenzialmente attuativo. Il Piano Territoriale Provinciale non giudica né gli effetti sull’ambiente globale dell’aumento della domanda di trasporto né la razionalità del sistema portuale e logistico nazionale, ma ha un compito più limitato, che riguarda l’efficienza e la sostenibilità ambientali dell’insieme delle azioni volte ad attrezzare il territorio per assol- vere i compiti che gli sono assegnati. Al livello locale, lo sviluppo del ruolo logistico implica essenzialmente: • razionalizzazione e potenziamento delle strutture a mare (spazi portuali) • razionalizzazione e potenziamento delle strutture a terra (spazi operativi retroportuali) • potenziamento delle infrastrutture a terra (strade e ferrovie) • aumento dei flussi di merci attraverso il territorio. Tutti questi eventi comportano un impatto ambientale, a diversi livelli e su diverse compo- nenti, che si può a priori considerare tendenzialmente negativo, poiché implicano nuovi manufatti, impermeabilizzazione di suoli, aumento delle emissioni ecc. Tuttavia, nella crescita del settore vi sono margini per una razionalizzazione non soltanto operativa, ma anche ambientale, attraverso la rilocalizzazione di funzioni mal collocate, la ricomposizio- ne dei margini, l’adozione di impianti più efficienti ed efficaci ecc. Ciò significa che è possibile che alcune grandezze d’impatto aumentino in assoluto, ma:

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 48 • diminuiscano in rapporto alle quantità trattate (es. CO2/TEU) • si distribuiscano sul territorio in modo più favorevole (es. meno abitanti esposti al rumore, polveri ecc.). In sostanza, il Piano Territoriale persegue il contenimento delle emissioni nell'ottica di un miglioramento delle condizioni insediative locali attraverso: • rilevante trasferimento di flussi dalla gomma al ferro, attraverso i previsti potenzia- menti della rete ferroviaria e degli interscambi • diminuzione dei fenomeni di congestione e fluidificazione del traffico veicolare me- diante l'incremento del sistema di offerta stradale, sia a livello quantitativo (realizza- zione di nuove opere stradali) che qualitativo (rifunzionalizzazione di strade esistenti, ad esempio attraverso la realizzazione della terza corsia autostradale); • ottimizzazione del sistema logistico delle merci con diminuzione del numero dei cari- chi e dei percorsi a vuoto • evoluzione del sistema insediativo rivolta alla diminuzione delle condizioni di esposi- zione della popolazione ai fattori inquinanti (decentramento di zone produttive ester- namente ai centri abitati) • diminuzione delle emissioni correlate al trasporto delle merci perseguita mediante il riorientamento verso il trasporto su ferro (potenziamento delle linee ferroviarie in gene- rale e della linea pontremolese in particolare).

Uno dei elementi a supporto di una migliore sostenibilità ambientale delle nuove scelte potrà essere rappresentato da un sistema previsionale che, a partire da rilevamenti in alcuni punti dei livelli di inquinamento, con l'applicazione di modelli di simulazione del traffico veicolare e all’applicazione di appositi algoritmi, consenta di stimare le emissioni correlate in tutti i punti del territorio. Queste applicazioni modellistiche consentono di prevedere gli effetti ambientali della circolazione veicolare e di riorientare e prevenire il superamento dei livelli di attenzione ed allarme. Attraverso step periodici di monitoraggio dell'attuazione del piano potrà essere misurata la effettiva corrispondenza tra parametri ambientali e scelte infrastrutturali, insediative e regolative dei regimi di circolazione: sarà pertanto possibile riorientare e correggere le scelte in una sorta di piano processo votato alla sostenibilità ambientale. L'input iniziale di tale processo è costituito dalla implementazione di un sistema di monito- raggio con cui provvedere alla redazione di un catalogo dello stato ambientale del territorio articolato per zone, con rilevamento e stima della sensibilità locale e delle emissioni.

Sul piano delle azioni più direttamente volte al contenimento delle emissioni dovute alla mobilità delle persone, è da valutare la fattibilità, in termini economici, di interventi di riorientamento modale, quali in particolare: − il progetto del trasporto pubblico via mare nel Golfo spezzino, elaborato dai Comuni del Golfo, la Provincia e l'Azienda Trasporti Consortile, da intendersi quale base per la definizione di un servizio pubblico essenziale di trasporto nel quadro della riforma del trasporto pubblico locale − l’attivazione di un servizio metropolitano di superficie lungo la linea ferroviaria La Spezia – Sarzana - S. Stefano - La Spezia, per l'integrazione della mobilità tra capoluo- go e Valle del Magra, primo modulo per successive connessioni con l'area delle 5 Terre, della Lunigiana e della Versilia. Il tema sarà più diffusamente affrontato nel capitolo dedicato alla mobilità.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 49 I Comuni del Golfo (La Spezia, , Lerici) e della Val di Magra (Ortonovo, Castelnuovo Magra, Sarzana, S. Stefano Magra, Bolano, Follo, Vezzano Ligure, Arcola e Amelia) debbono essere dotati del PUT, previsto dal D.Lgs. 30/4/92 n.285. A tal fine, qualora il piano non sia stato già adottato, i comuni provvedono a adottare il PUT entro 1 anno dalla approvazione.

La Provincia assicurerà il coordinamento metodologico ed il supporto logistico alla piani- ficazione comunale, fornendo le necessarie integrazioni a scala territoriale.

2.5. LA GENERAZIONE DI CAMPI ELETTROMAGNETICI

2.5.1. SORGENTI DI INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO A BASSA FREQUENZA Il paragrafo dedicato a questa tipologia di inquinamento, il cosiddetto “elettrosmog”, af- fronta un aspetto poco controllato nella nostra realtà, pur in presenza di un notevole gene- ratore di energia elettrica, la centrale ENEL della Spezia, e dei connessi campi elettroma- gnetici indotti anzitutto dai conduttori di trasporto energetico a bassa frequenza e, tra que- sti, particolarmente dagli elettrodotti ad alta tensione che dipartono dalla centrale stessa per raggiungere il circuito nazionale, attraversando centri e nuclei abitati in diverse parti del territorio. Il DPCM dell’aprile 1992 e successive modificazioni, stabilendo distanze minime degli elettrodotti dalle abitazioni, prevede piani di risanamento a carico dell’ente elettrico nel caso di superamento dei limiti di soglia a distanze inferiori. L’indirizzo suggerito dall’Ente elettrico per affrontare questi casi è quello di innalzare ulteriormente le campate a maggior rischio. L’ipotesi di risanamento individuata dall’Ente elettrico ha l’effetto di mitigare l’impatto dell’elettrosmog ma, contestualmente, di elevare l’impatto paesaggistico su aree di alto pregio ambientale, così come identificate nel capitolo dei valori, anche in relazione al numero elevato di elettrodotti che dipartono dalla centrale stessa, che attraversano anzitutto i territori di Arcola, Vezzano e Sarzana e le relative aree di alto pregio ambientale.

Pertanto la soluzione più consona a garantire contestualmente un’elevata protezione sanita- ria ed un basso impatto paesistico e ambientale può, in alcuni casi, essere rappresentata dall’interramento delle linee e dalla connessa protezione delle piste di attraversamento.

La progettazione e costruzione di nuovi elettrodotti, oltre a rispettare le misure di tutela della salute pubblica richiesta dalle norme vigenti, deve evitare il contrasto con vincoli imposti da leggi statali e regionali a tutela degli interessi storici, artistici, architettonici, archeologici, paesaggistici ed ambientali, nonché con aree di particolare pregio ambientale.

Il tema dell’inquinamento elettromagnetico è particolarmente avvertibile lungo le fitte fasce di elettrodotti che connettono la centrale spezzina all’anello nazionale. La soluzione dell’interramento privilegiata dal piano costituisce una occasione di traduzione territoriale della proposta di soluzione.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 50 Il corridoio tecnologico tra il Levante spezzino e la Val di Magra, dedicato alla mobilità ed alla vettorializzazione delle acque potabili, può fornire soluzione ad un primo step di inter- ramento della fitta rete di elettrodotti che attraversano il comune di Arcola per poi dirigersi verso Emilia e Toscana: tale condizione si rende possibile per la coincidenza dell’innesto del condotto in Valdilocchi della Spezia con le cabine di trasformazione della centrale da cui dipartono le linee interessate e dell’uscita dello stesso in Ressora con i relativi elettro- dotti. La partecipazione dell’Enel alla soluzione proposta costituisce parte integrante della programmazione dell’innovazione infrastrutturale anche ai fini di una ripartizione dei costi di realizzazione e gestione tra le amministrazioni interessate.

2.5.2. SORGENTI DI INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO A RADIOFREQUENZA. Altre sorgenti esterne di smog elettromagnetico sono rappresentate dalla presenza di gene- ratori di radiofrequenze (tra 100 KHz e 300 GHZ) quali sistemi fissi delle telecomunica- zioni e radiotelevisivi e dalle stazioni radiobase per la telefonia cellulare in crescita in ragione dell’espansione delle radiotelecomunicazioni e della telefonia cellulare anche sul nostro territorio, così come rappresentato nella carta della salubrità, di cui al Progetto di Piano Territoriale di Coordinamento adottato con Del. C.P. n°32 in data 22 Marzo 2002 e trasmesso agli Enti indicati nell'art. 22, comma 4° della L.R. 36/97 e succ. modd. ed ii., con il censimento provinciale degli impianti che trattasi. Per questi casi la normativa na- zionale ha regolamentato l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza.

Assumendo pertanto i livelli di esposizione critica indicati dalla norma di legge e in attesa delle regolamentazioni regionali in materia il Piano indica le misure specificate nell’art. 2.7 delle Norme di Attuazione, alle quali si rinvia.

Si segnala che, come chiarito dalla recente recente giurisprudenza che definisce gli im- pianti in argomento come “servizi privati di interesse pubblico”, il Comune può acquisire le aree interessate con le modalità di cui all’art. 36 del TU sugli espropri e darle in conces- sione ai gestori degli impianti, a fronte di un canone congruo e sulla base di convenzioni che garantiscano il rispetto dei limiti di legge, adeguate azioni di monitoraggio nonché il ripristino in caso di dismissione.

Entro 6 mesi dalla approvazione del PTC i Comuni provvedono ad individuare idonee aree in cui localizzare le emittenti con caratteristiche tali da rendere compatibili le esigenze delle emittenti con quelle di protezione della salute e dell’ambiente, comunque nel rispetto della Legge Regionale. In relazione alla diffusa presenza sul territorio provinciale di impianti a radiofrequenza di natura militare la Provincia con l’ausilio dell’Arpal propone all’Autorità Militare la defini- zione di un protocollo sulla messa in sicurezza degli impianti a radiofrequenza installati o da installare sul territorio militare, nel rispetto del segreto militare.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 51 2.6. LA “CARTA DELLA SALUBRITÀ” La carta, di cui al Progetto di Piano Territoriale di Coordinamento adottato con Del. C.P. n°32 in data 22 Marzo 2002 e trasmesso agli Enti indicati nell'art. 22, comma 4° della L.R. 36/97 e succ. modd. ed ii., mette a sistema l'insieme degli elementi che maggiormente vanno ad influire sulla salubrità del territorio spezzino; i risultati delle elaborazioni sono riportati nelle carte allegate, nelle scale di 1:52.000 (carta di sintesi, su fondo bianco) e 1:25.000 (carte di dettaglio, su base raster). Gli elementi che vengono riportati in cartografia fanno riferimento alle seguenti compo- nenti: - salubrità delle acque; - salubrità del suolo; - salubrità della quiete; - salubrità dell'aria; - salubrità dell'elettromagnetismo.

Per ognuno degli argomenti citati sono stati presi in considerazione molteplici elementi presenti sul territorio. In materia di salubrità degli acquiferi, la carta mette in luce l'ampia fascia a vulnerabilità elevata (E) che interessa il corso del fiume e tutta la piana del Magra, e la presenza di molte aree ad alta vulnerabilità (A) diffuse su tutto il territorio provinciale, nonché la pre- senza di numerose zone di rispetto delle opere di captazione delle acque destinate al con- sumo umano (aree di tutela assoluta di rispetto dei pozzi). Le aree di rispetto dei pozzi sono ulteriormente ripartite a seconda dell'importanza (esposi- zione secondo l'equazione del rischio) a seconda del numero di utenti teorici che si approv- vigionano dalla zona di captazione. Il discriminante assunto è per i pozzi con utenza supe- riore od inferiore ai 1500 abitanti (sulla base di informazioni di fonte diretta ACAM). Per ciò che riguarda il suolo l'aspetto di maggior rilevanza è la presenza sul territorio pro- vinciale di 24 discariche (comprese quelle chiuse) di cui 6 localizzate nell'area a levante del capoluogo. La tematica della salubrità della quiete e trattata attraverso l'individuazione delle aree industriali ed in particolare quelle ad elevata rumorosità che, come si può desumere dalla carta, sono localizzate principalmente nell'area centrale e nel levante spezzino e nei comuni di Santo Stefano Magra e Vezzano Ligure. Per ciò che riguarda la Salubrità dell'aria la carta fa riferimento ad alcune carte specifiche relative alla concentrazione di macroinqui- nanti che mettono in mostra come le aree a maggior vulnerabilità siano quelle del Comune della Spezia e di Arcola. Il rilevamento sull'elettromagnetismo mette in evidenza come la zona a maggior inquina- mento sia quella che interessa i comuni di Vezzano, Santo Stefano Magra, Arcola e Sarza- na.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 52 3. I VALORI, L'IDENTITÀ, LA STORIA Gli insuccessi che hanno segnato l’approccio tecnocratico alla pianificazione del territorio – in chiave sia ingegneristica sia economicistica – sono ormai ampiamente riconosciuti. La conseguente riflessione autocritica negli ambienti professionali e accademici ha aperto la strada a un approccio più attento alla dimensione soggettiva del territorio, intesa sia come consapevolezza dell’identità culturale e storica delle popolazioni insediate, sia come perce- zione, da parte dei soggetti territoriali, dei propri interessi e delle prospettive di sviluppo economico e sociale. In sostanza, si è passati da una pianificazione che considera il territorio essenzialmente come sistema di oggetti a una pianificazione che lo vede come sistema di soggetti e oggetti tra loro interagenti nel tempo e nello spazio. Questo nuovo atteggiamento si riflette, ine- vitabilmente, nelle procedure e nelle pratiche della pianificazione, che sempre meno si presta a essere concepita come un processo decisionale discendente e sempre più valorizza il percorso ascendente – dal locale al territoriale – o quanto meno l’interazione e l’integrazione stretta tra i diversi livelli. (Se mai, oggi si può riconoscere il profilarsi di un rischio inverso, ovvero il possibile svuotamento di contenuti e di motivazioni specifiche della pianificazione “di area vasta” e il conseguente ridursi di questa a mera raccolta di istanze locali e particolari.) Queste considerazioni ci offrono una chiave per interpretare la nozione di valore, legan- dola alla nozione di identità, che a sua volta è intimamente connessa alla storia del territo- rio, intesa come storia delle trasformazioni che l’uomo ha impresso all’ambiente naturale per adattarlo ai propri bisogni, mediante tecnologie che attingevano materiali ed energie all’ambiente stesso. (E qui si potrebbe osservare che la crescente facilità di importare materiali ed energia, insieme con le tecnologie, dall’esterno, è la causa o condizione prin- cipale della rottura di quel rapporto armonioso tra le popolazioni e i propri ambienti che riconosciamo con nostalgia nei paesaggi “tradizionali”.) In questo contesto, intendiamo per valorizzazione un percorso che parte dalla presa di coscienza, dal riconoscimento del valore, quale premessa della sua trasformazione in of- ferta, attraverso azioni di marketing territoriale e interventi di tutela e di predisposizione alla fruizione. Questa evoluzione del concetto di valore del territorio e delle pratiche connesse al suo apprezzamento non è soltanto teorica, ma si manifesta molto concretamente e visibilmente nelle vicende del territorio. In contrasto con l’interesse quasi esclusivo per la costruzione di strade che caratterizzava i programmi di “valorizzazione” fino a qualche decennio fa, oggi vediamo realizzare e proporre una grande varietà di iniziative differenziate, ma perlopiù connesse al recupero e alla messa in valore di manufatti e ambienti del paesaggio tradizio- nale e della storia urbana, spesso reinterpretati sotto il profilo funzionale e offerti a nuove forme di fruizione. Abbiamo quindi l’apparente paradosso di una esaltazione del riconoscimento dei valori del territorio che è tanto più innovativa quanto più si richiama al rispetto della storia, dell’ambiente, dell’identità locale. Il territorio della nostra provincia è particolarmente ricco di esempi significativi al riguar- do, con storie di successo che travalicano i confini provinciali e regionali, fino a proporsi come esempi di best practice ampiamente citati a livello internazionale.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 53 In sostanza, processi di potenziamento e sfruttamento dei valori intrinseci si sono avviati e consolidati in molte parti del territorio senza attendere il PTC, il quale trova ora una dire- zione di marcia già ben tracciata. In questo quadro, quale può essere dunque il contributo del Piano, alla scala che gli è propria e alla luce delle competenze che gli derivano dalla legge?

La risposta che questa sezione propone è articolata. Un primo contributo consiste nel presentare un’originale lettura in chiave storica del nostro territorio, inquadrato nel più ampio contesto della Lunigiana storica, un organismo territo- riale smembrato in più unità amministrative, ma che mantiene una identità ancora viva nella coscienza degli abitanti. Questa analisi si avvale di una lettura basata sulla cartografia storica che permette, in coerenza con le considerazioni precedenti, di avvicinarci alla sco- perta dei luoghi in quanto “soggetti”, carichi di una propria storia, di un proprio carattere e di una propria identità: non categorie tipologiche ma località in quanto tali, riconoscibili attraverso quella toponomastica che ci riporta al significato originario degli impianti (es. Castello della Brina, Torre Scola, Chiesa di Marinasco,...). La lettura cartografica si fonda sull’uso di “indicatori” fisici e ambientali, cui è demandato il compito di costruire una mappa strategica ai fini operativi della pianificazione che tenga conto della lettura sogget- tiva dei singoli luoghi ampliando così i dati acquisiti dagli strumenti della pianificazione sovraordinata. Il PTC si propone inoltre di contribuire all’organizzazione delle conoscenze e dei giudizi relativi ai valori del territorio, sia attraverso indagini dirette (sul campo o mediante elabo- razioni sulla cartografia) sia riprendendo e rielaborando giudizi di valore già espressi in altre sedi, quali il PTCP e i vincoli sulle “bellezze d’insieme” (L. 1497/1939) o le “categorie di beni” (L. 431/1985). Le catalogazioni e le rappresentazioni cartografiche prodotte in quest’ottica, che riguardano molteplici categorie di oggetti e di aree, costitui- scono una base di riferimento per la pianificazione comunale e al tempo stesso per le poli- tiche di promozione di livello territoriale. Infine, il piano entra sul terreno delle indicazioni di natura programmatica e progettuale, proponendo azioni articolate per ambiti territoriali omogenei e per comparti tematici, che trovano espressione compiuta nella “carta della valorizzazione fruitiva”, di cui al Progetto di Piano Territoriale di Coordinamento adottato con Del. C.P. n°32 in data 22 Marzo 2002 e trasmesso agli Enti indicati nell'art. 22, comma 4° della L.R. 36/97 e succ. modd. ed ii..

3.1. LE COMPONENTI STORICO-EVOLUTIVE N.b.: Le tavole (da 1 a 7) richiamate in questo capitolo sono allegate alla Del.C.P. n.32 in data 22 Marzo 2002 e gia' inoltrate ai Comuni con nota prot.2002 23171 in data 13.VIII.02.

3.1.1. IL METODO DEGLI “INDICATORI” - STRUMENTI DI LETTURA E INTERPRE- TAZIONE DEI FENOMENI URBANI E TERRITORIALI Le analisi del Piano hanno permesso l’individuazione, talvolta la scoperta o la riscoperta, di particolari strumenti operativi detti “indicatori”: essi hanno avuto il compito di articolare e indirizzare la lettura territoriale, così come risulta dalla complessità data dall’intersezione dei diversi sistemi e tematismi.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 54 In particolare le analisi conoscitive hanno condotto all’individuazione di “indicatori” am- bientali e fisici al fine di ottenere due corrispondenti letture territoriali: lettura orizzontale, è il sistema della sovrapposizione di più “layer” tematici di lettura delle caratteristiche ambientali, ecologiche e paesistiche del territorio; lettura verticale, è il sistema della sovrapposizione di “layer” temporali quali quelli ottenuti da un prima lettura dei processi storici di formazione del patrimonio insediativo e infra- strutturale e da una seconda lettura data dai processi di modificazione e trasformazione più recenti o in atto. Gli “indicatori” ambientali costituiscono gli elementi utili alla lettura orizzontale; la lettura del ricco insieme dei valori paesistici, ambientali e naturalistici del territorio provinciale che ha portato all’identificazione di quelle parti connotate da un diverso pregio ambientale. Gli “indicatori” ambientali qui elencati rappresentano l’insieme complesso delle risorse territoriali e dei valori ambientali a cui il Piano ha dedicato una specifica Sezione (sezione 1, parte 3): il “capitale ambientale”, cioè la sommatoria degli elementi di valore ambientale del territorio, è stato rappresentato nella Carta del territorio di diverso valore ambientale, di cui al Progetto di Piano Territoriale di Coordinamento adottato con Del. C.P. n°32 in data 22 Marzo 2002 e trasmesso agli Enti indicati nell'art. 22, comma 4° della L.R. 36/97 e succ. modd. ed ii., che fotografa l’ambiente naturale, a valore opportunamente graduato, ove si rilevano le risorse territoriali rilevanti sul piano naturalistico/ambientale. La distribuzione, la consistenza e la natura delle aree di diverso valore ambientale tengono conto degli intrecci tra risorse ecosistemiche, paesistiche, storiche e culturali del territorio. Gli “indicatori” fisici sono stati invece correlati alla lettura verticale (per fasi temporali) del territorio che riguarda più da vicino la “lettura del territorio attraverso la cartografia”. Gli “indicatori” fisici lavorano a diverse scale permettendo una lettura per “inquadramenti” (territoriale) o per “brani” (puntuale), siano esse parti di città o di territorio. E’ il territorio delle identità culturali, delle emergenze storico/architettoniche e archeologi- che. Sulla trama degli “indicatori ambientali”, quelli fisici stabiliscono relazioni più strette tra rete e rete, tra realtà contingenti e strategiche, senza perdere di vista il filo conduttore generale della lettura territoriale. Gli “indicatori” fisici sono stati elencati nei paragrafi seguenti relativamente ad ogni am- bito omogeneo: Val di Magra, Golfo della Spezia, Val di Vara, Riviera e Cinque Terre. Anche per quanto riguarda i sistemi insediativo e della mobilità, il piano ha intrapreso la lettura della dinamica storica territoriale per ambiti omogenei analizzando, sino alla defini- zione dell’assetto insediativo e viabilistico attuale, il modo in cui la società si è insediata sul territorio attraverso le fasi di territorializzazione. L’orografia accidentata ed il limitato sviluppo della fascia costiera ligure costituiscono i vincoli più evidenti alle reti di grande comunicazione che interessano il territorio provin- ciale. Fondamentalmente si possono riconoscere due sole direttrici: quella tirrenica (da Genova a Pisa e Livorno) e quella che collega La Spezia a Parma ed alla pianura padana attraverso Pontremoli ed il Passo della Cisa. A tale configurazione si riferiscono sia la rete ferroviaria che quella autostradale. In particolare, gli “indicatori” fisici relativi al sistema ambientale sono relativi alle peculiarità geomorfologiche del territorio: le risorse idriche e orografiche. L’analisi dell’assetto geomorfologico della provincia spezzina, dominata dal fiume Vara e dal suo bacino, è caratterizzata dall’andamento idrografico principale (fiumi Vara-Magra),

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 55 e dalle “catene” dei rilievi, disposte a cornice nell’interno, parallelamente alla costa o a ridosso del mare. Le pianure sono poco estese ad eccezione della bassa Val di Magra e, per quanto riguarda l’area costiera, il golfo della Spezia rappresenta la maggiore incisione del litorale lunigia- nese. L’adattamento del reticolo idrografico alle linee tettoniche del suolo è responsabile del tipico andamento dei corsi d’acqua che alternano tratti rettilinei a brusche variazioni di percorso. Si notano poi caratteristici allargamenti delle valli con versanti poco acclivi e spianate, succeduti da restringimenti repentini con alvei incassati. I principali affluenti di destra del fiume Vara sono i torrenti: Borsa, Torza, Travo, Malac- qua, Pogliaschina, Pignone, Riccò, Graveglia, Durasca. Gli affluenti di sinistra sono: Cro- vana, Stora, Ruschia, Durla, Gottero, Mangia, Gravegnola e Usurana.

Nel tratto del basso Magra confluiscono, in sponda destra: Molinello e Maggio. In sponda sinistra i più importanti sono: Amola, Calcandola e Bettigna. Sulla costa rivierasca si di- stinguono i bacini dei torrenti Deiva e Ghiararo. Le principali emergenze del sistema ambientale sono quelle contemplate dal piano paesi- stico regionale: Sito archeologico o Necropoli, Castellaro, Stele o Menhir, Industria litica, Villa romana, Insediamento romano o Castrum, Torre, Castello, Fortificazione, Fortezza, Resti di insediamento o mura, Ponte o acquedotto, Approdo o porto storico, Santuario, Convento, Eremo, Pieve o Chiesa, Oratorio, Spedale o stazione di posta, Borgo storico, Fabbricato rurale, Villa signorile o palazzo storico, Loggia. Le emergenze del piano regionale sono frutto di una lettura “oggettiva” delle componenti antropiche (es. Castello, Torre, Chiesa …). La lettura cartografica permette, invece, di avvicinarci alla scoperta dei luoghi in quanto “soggetti”, carichi di una propria storia, di un proprio carattere e di una propria identità: non categorie tipologiche ma località in quanto tali, riconoscibili attraverso quella toponomastica che ci riporta al significato originario degli impianti (es. Castello della Brina, Torre Scola, Chiesa di Marinasco...). Lo scopo è quello di costruire una mappa strategica ai fini operativi della pianificazione che tenga conto della lettura soggettiva dei singoli luoghi ampliando così i dati acquisiti dagli strumenti della pianificazione sovraordinata. A tal fine, è necessaria un’indagine sistematica poiché lo studio approfondito della genesi degli organismi urbani storici è elemento importante non solo per la conoscenza dei pro- cessi insediativi storici e dei relativi assetti territoriali, ma soprattutto per l’individuazione delle regole che hanno sotteso alla formazione dei tessuti edilizi e degli organismi urbani. Gli “indicatori” ambientali e fisici globali indurranno alla scoperta di quelli locali al mo- mento dello studio più approfondito delle singole parti del territorio e a loro volta questi rimanderanno, in un secondo tempo e nel contesto delle singole pianificazioni comunali, alle identità dei singoli luoghi. Il sistema degli “indicatori” permette quindi una lettura dei dati la cui consistenza dipende dalla scala alla quale si lavora, dal tema e dal contesto di riferimento.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 56 3.1.2. IL TERRITORIO ATTRAVERSO LA CARTOGRAFIA La lettura del territorio e l’analisi morfogenetica della Provincia spezzina hanno preso avvio da una ricognizione sulle principali rappresentazioni cartografiche relative all’area in oggetto. La costruzione di un Indice Cartografico (IC) può diventare un prezioso strumento analiti- co - interpretativo della realtà, che fa riemergere nel presente gli elementi peculiari che hanno caratterizzato, e caratterizzano tuttora, il nostro paesaggio, così spesso costituito da forme ricorrenti e significative. L’IC persegue un obiettivo ben preciso: la lettura e l’interpretazione delle origini, delle evoluzioni e delle successive modificazioni e trasformazioni di una realtà consolidatasi nel lungo periodo ed esplorata attraverso le cartografie e le immagini più svariate, con il sup- porto analitico di “indicatori” fisici che testimoniano nel presente dei segni e dei significati del palinsesto stratificato. L’organizzazione del paesaggio è infatti il prodotto di un processo storico che ha legato indissolubilmente il sistema insediativo, le strutture produttive, la rete dei collegamenti e delle percorrenze ad una base naturale di supporto progressivamente modificata, per utiliz- zarne le risorse secondo le modalità tipiche, variabili nello spazio e nel tempo, perché legate ai valori tecnici, economici, etici e culturali delle comunità locali. Nel tentativo di conoscere a fondo l’identità del territorio di osservazione, per analizzare gli ambienti e i paesaggi spezzini così peculiari e straordinari, si è dapprima fatto ricorso a strumenti conoscitivi legati necessariamente ai processi formativi del palinsesto di indagi- ne; in particolare la storia (indispensabile supporto di “lettura” dei fenomeni urbani e ter- ritoriali) e la sua stratificazione (secondo le successioni storiche). Esiste una continuità di fondo nelle trasformazioni dei paesaggi dovute all’inerzia, alla resistenza, alla flessibilità con cui gli elementi e le strutture fisiche che danno forma al paesaggio si adattano alle trasformazioni delle società delle comunità locali. La forma attuale è il portato della storia e delle sue sedimentazioni; la successione degli eventi e la sedimentazione dei segni hanno dato un orientamento alle trasformazioni del territorio. La forma attuale è anche il risultato di un processo morfogenetico determinato da moltepli- ci fattori; va letta alla luce degli stati precedenti al fine di mettere in evidenza, nelle se- quenze di trasformazione, le inerzie, i condizionamenti e le regole che hanno governato il cambiamento. E’ stata effettuata la lettura scrupolosa dei segni urbani e territoriali sulle molteplici carto- grafie raccolte “passando così la parola” a chi ha esplorato, descritto, misurato, abitato, osservato e interpretato la nostra provincia nel passato. La storia come “cronaca” di un mondo non più osservabile direttamente. Alcune scelte di fondo hanno guidato la lettura: a) privilegiare la storia dei luoghi che “mutano”, che prendono nuove forme e funzioni secondo quanto documentano le testimonianze cartografiche; b) “leggere” le immagini, tradurne il senso grafico, ricercare gli elementi particolari, confrontare ed analizzare: questa la prassi peculiare secondo l’ispezione cartografica per “inquadramenti” e “brani” contestuali. Con tale metodo si è proceduto dall’analisi delle immagini parziali, più remote, a quelle più vicine a noi oggettivate dal nuovo co- dice topografico che ha consentito lo sviluppo della Cartografia Ufficiale. La conse- quenzialità dei “brani” e degli “inquadramenti” cartografici ha permesso

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 57 l’interpretazione di più “livelli di realtà” complementari, al fine di individuazione gli “ambiti” e i “sub-ambiti” provinciali; c) rispettare non tanto un criterio di raccolta per “tipi” quanto per “soggetti”, nel senso che il giudizio critico sulla valutazione qualitativa delle carte è stato subordinato al messaggio trasmesso dalle stesse. Nell’IC si trovano accomunate immagini eterogenee per stile, epoca e tipo di opera. Attraverso la successione di queste immagini, il rac- conto si forma da sé permettendoci una possibile lettura dei fenomeni urbani e territo- riali; d) ricostruire la storia di più territori attraverso i secoli, soprattutto tra due epoche oppor- tunamente scelte all’interno dell’IC, con il supporto di particolari strumenti d’indagine detti “indicatori” fisici (naturali ed artificiali) e statistici. Essi hanno aiutato la traduzio- ne delle relazioni “tra le parti”, hanno permesso la ricostruzione sistematica delle strutture urbana e territoriale del contesto specifico di riferimento. Hanno aiutato, cioè, a ricomporre da un lato le singole “parti” del palinsesto stratificato e a riconoscere dall’altro le molteplici vocazioni del territorio provinciale. L’IC alimenta il quadro co- noscitivo nei contributi cartografici, nelle vicende esplorative, nelle descrizioni / inter- pretazioni del passato e del presente. Il metodo riconosce dapprima le “forme” e le “pratiche” tradizionali caratteristiche del palinsesto stratificato per poi passare all’analisi del territorio contemporaneo.

3.1.3. DALLE IMMAGINI CARTOGRAFICHE ALL'ANALISI MORFOGENETICA DEL TERRITORIO A partire dalle indicazioni che provenivano da ciascuna delle “immagini” dell’IC, si è osservata la lenta evoluzione del territorio in relazione ai mutamenti delle strutture econo- miche, sociali e culturali locali, evidenziando le congruenze e le discordanze risultanti dai differenti “livelli di realtà” (“campi geografici”, “contesti locali”, “tessuti edificati”). L’ambiente spezzino presenta molti punti di “cerniera” tra realtà territoriali e socio- economiche contigue: in particolare, si tratta del rapporto tra la valle della Magra con l’area Apuana da un lato, della Val di Vara con la Lunigiana Storica, l’Emilia e il Tigullio dall’altro. La Lunigiana Storica, inoltre, è un’entità sovraordinata più complessa che con- diziona tutte le realtà viste sopra. Non solo, questi “campi geografici” talvolta entrano in contatto o si sovrappongono l’un l’altro, hanno avuto una storia comune nel passato, che poi è stata ripartita più volte per cause politico-strategiche contingenti: ne sono una testimonianza la sequenza e l’andamento dei ritagli amministrativi regionali, provinciali e comunali. Ricostruire i confini amministrativi e le direttrici storiche, analizzare gli assetti ambientali ed insediativi nonché le dinamiche demografiche in precisi momenti storici, ha permesso di conoscere la fruizione di un territorio nel tempo: la necessità dei passaggi di scala, i raggi d’azione rapportati alle identità specifiche dei luoghi, i movimenti e le esigenze in rapporto alle epoche di riferimento, le civiltà che ne hanno influenzato la formazione e, soprattutto, l’operatività del passato nel presente. Ogni ambiente, infatti, delimita differenti condizioni generali dell’abitare, definisce un particolare quadro fisico per i comportamenti abitativi ed insediativi individuali e collettivi, mostra un particolare assetto del capitale fisso sociale e rappresenta il contesto entro il quale acquistano senso e forma le strutture urbane e territoriali.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 58 Le tematiche del potenziamento delle risorse nel territorio provinciale si collegano a pro- blemi comuni all’intera realtà regionale (mare e costa, ambiente marino, borghi e centri storici, parchi distribuiti nel sistema mare-costa, nel sistema fiume, nel sistema montano- collinare) con alcune peculiarità: è il caso delle Cinque Terre, della piana del fiume Magra e del sistema fluviale Magra - Vara che rappresenta la più importante struttura territoriale della Liguria. La Lunigiana Storica, che al tempo della diocesi di Luni aveva il suo cuore nella Bassa Val di Magra, comprendeva più territori (quindi anche quello spezzino) all’interno di una realtà, forse, omogenea. La dispersione negli archivi locali, nazionali ed esteri, del materiale cartografico inerente la Lunigiana Storica evidenzia l’interesse dimostrato nel passato dalle varie potenze domi- nanti nei confronti di questa Regione. Vuoi per la particolare situazione geomorfologica, vuoi per la sua vocazione itinerariale (legata all’esistenza della via Francigena), è stata per secoli un confine, con pertinenze estendibili in origine all’intero dominio ecclesiastico - feudale esercitato dal vescovo di Luni, che si estendeva dall’appennino tosco-ligure- emiliano alla riviera tirrenica, sino alla costa versiliese. Osservare, seppur speditamente, attraverso l’IC (e quindi attraverso i suoi “inquadramenti”), l’evoluzione dei confini amministrativi nel tempo aiuta, da un lato, a riconoscere antiche aree omogenee con caratteri simili e contingenti che oggi sarebbe impossibile capire a colpo d’occhio; dall’altro, permette di individuare “ambiti” in cui viene articolato il territorio provinciale. La ricerca sull’origine e l’evoluzione delle forme nello spazio fisico di riferimento, sostenuta dall’uso degli “indicatori”, ha interpretato le tracce fisiche del cambiamento secondo tre ipotesi principali: • l’inquadramento geografico: solo osservando i singoli confini amministrativi locali e contemporaneamente allargando lo sguardo al “campo geografico” più vasto, attraverso gli “indicatori” globali, si sarebbero potuti cogliere i “segni” e i “significati” di un’evoluzione nella quale hanno giocato un ruolo importante i caratteri geomorfologici e oroidrografici del territorio; • i due differenti ritmi evolutivi: per studiare le tracce fisiche dei nuovi processi di modi- ficazione e di trasformazione (nonché dei nuovi comportamenti sociali) era opportuno misurarsi con diverse dimensioni del tempo (la successione cronologica dell’IC), o quantomeno riconoscere “due differenti ritmi evolutivi” dello spazio fisico: oltre al ritmo lento, che sembra aver scandito la costruzione di segni permanenti e di tradizioni locali nel territorio, il ritmo assai più rapido accompagna la realizzazione e la vita dei “fatti urbani” contemporanei, quelli che determinano, cioè, in “tempo reale”, il muta- mento dello spazio e i suoi “modi di cambiare”. Le indagini disciplinari più recenti hanno messo in luce che la conoscenza della storia complessa e ricca impone l’ipotesi che le “regolarità formali”, che organizzano porzioni di territorio entro un’area vasta, non possano essere indifferenti alle vicende dei luoghi nei quali sorgono. Si è per que- sto deciso di osservarle sullo sfondo dei fenomeni di “lunga durata” che caratterizzano la storia locale e le forme di ogni singola parte di un territorio; • l’interpretazione dei segni: essa avrebbe aiutato a capire, attraverso l’uso degli “indicatori” locali, alcuni aspetti paesistici e ambientali che sono condizionati dalle forme di questo territorio, la cui “vita sociale” ne determina al tempo stesso e di conti- nuo le variazioni. I suggerimenti provengono dalle più recenti teorie interpretative dei sistemi complessi, secondo le quali anche nelle dinamiche caotiche si annidano intrinsecamente “regolarità formali”. Regolarità che in un primo momento fatichiamo a cogliere, ma che, nella com-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 59 plessa conformazione dello spazio, risultano necessarie perché riflettono la relazione che comunque sussiste tra gli individui, le società locali che ne riassumono i comportamenti e i luoghi fisici che questi individui abitano. Non basta dunque consegnare la lettura del mondo fisico al rilievo zenitale e cartografico di alcuni dei suoi aspetti più visibili: un rilievo che sembra mostrare tutto il territorio e che invece ne nasconde molte “parti”, spesso quelle più significative, che possono emergere (o riemergere) solo da una attenta lettura del passato.

3.1.4. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO La Provincia della Spezia è di giovane costituzione: solo nel 1923 assume l’attuale con- formazione amministrativa, la cui definizione dei confini (importanti “indicatori” territo- riali), dopo una lunga vicenda storica di smembramenti e ricuciture, appare in gran parte sovrapposta alle ossature orografiche principali che la delimitano geograficamente tutt'in- torno alla costa rivierasca, al golfo spezzino e oltre, a comprendere la bassa Val di Magra sino al torrente Parmignola nella costa versiliese. Il territorio che la caratterizza è un’entità fisica ben precisa, un ecosistema naturale, ma è un sistema in cui le componenti ambientali, come il clima e le acque, si intrecciano a quelle antropiche applicate allo sfruttamento delle risorse territoriali: dalla montagna al piano, alla spiaggia, alle acque marine. Tale ecosistema si apre all’esterno, si collega ad altri più ampi sistemi territoriali attraverso correlazioni di cui non può fare a meno e che vale la pena di conoscere, soprattutto per comprendere la dinamica storica delle relazioni territoriali più ampie. La cartografia, da questo punto di vista, ci appare il miglior osservatorio di indagine e la rassegna contenuta nell’IC permette di seguire l’evoluzione storico - politica degli “inquadramenti” territoriali soprattutto attraverso quelle rappresentazioni che furono stese per questioni di confine. E’ un’evoluzione che permette di comprendere passaggi di scala e scarti territoriali, espan- sioni e contrazioni di vario tipo e entità che dimostrano come quest’area sia stata da sem- pre appetibile nell’ambito delle relazioni terra - mare tra Toscana, Emilia, Liguria e Mar Tirreno. Il riconoscimento (o meglio, la comprensione) dell’entità Provincia in riferimento ai suoi confini prende forma partendo dalla lettura di alcuni principali inquadramenti cartografici territoriali che fanno parte della storia documentaria di questo lato della Liguria orientale. In particolare, la lettura cartografica ha condotto ad altri due studi peculiari relativi agli ambiti della Val di Magra e del Golfo della Spezia: i due “Ambiti Storici” che, nel contesto provinciale, si distinguono per la rilevanza dei processi storici di formazione e per le dina- miche che hanno investito le due aree. L’uno caratterizzato dalle “orme” dell’antica Dioce- si di Luni, poi ereditate da Sarzana, e dalle modificazioni naturali del corso del fiume Magra nel tempo; l’altro, trasformato radicalmente dallo sviluppo della città della Spezia prima e dall’intera realtà comprensoriale poi, a seguito dell’inserimento del grande pro- getto arsenalizio. Anche gli “indicatori”, in questi due ambiti, hanno infatti dimostrato sistematicamente il peso delle dinamiche dei cambiamenti nel tempo, segnalando qui, più che altrove, l’intervento di forze esogene alle normali evoluzioni del territorio naturale e antropico, come si vedrà in seguito.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 60 Gli inquadramenti territoriali e la definizione di alcuni “Ambiti Storici”, individuati du- rante la lettura cartografica (Riviera di Levante, Lunigiana Storica, Bassa Val di Magra e Golfo della Spezia), giustificano la genesi degli Ambiti di Piano su cui sono sviluppate le proposte della struttura di piano.

3.1.5. AMBITI STORICI Attraverso le carte dell’IC è utile costatare che, ad eccezione degli “Ambiti Storici” della Lunigiana, del Golfo della Spezia e della Bassa Val di Magra che vedremo in seguito, gli altri ambiti della provincia spezzina (Val di Vara, Riviera e Cinque Terre) sono da ricerca- re all’interno di inquadramenti storici ben precisi che hanno avuto origine da cause contin- genti (di delineazione di confini, di direttrici storiche importanti, di controversie particola- ri) o comunque rappresentati in quel quadro d’insieme ancora oggi detto la Riviera di Levante che ha guidato la definizione degli “Ambiti Storici” in relazione agli “Ambiti” provinciali. Attraverso l’IC, tenendo conto degli “inquadramenti” territoriali scelti, si è poi intrapreso un viaggio attraverso l’iconografia territoriale ripercorrendo le tappe salienti della rassegna cartografica riguardanti i 4 “Ambiti Storici”: Riviera di Levante, Lunigiana Storica, Bassa Val di Magra e Golfo della Spezia (TAVV. 1-2):

3.1.6. LA RIVIERA DI LEVANTE Due fasi particolari della lettura cartografica caratterizzano due diversi “sguardi” sul terri- torio: una prima “lettura” delle immagini tra il Cinquecento e l’avvento della Cartografia Ufficiale (1500-1853); una seconda “lettura” delle immagini dalla metà dell’Ottocento in poi, più pertinente all’interpretazione dei processi di modificazione e di trasformazione più recenti (1853-1994). La raccolta cartografica permette di delineare la storia di un territorio attraverso i secoli di cui si riportano di seguito solo le tappe principali. Ciò è stato possibile grazie anche al supporto di alcuni testi (riportati in bibliografia) scelti come riferimento: in particolare modo, quelli di M. Quaini per tutta l’area provinciale e M. Storti per quanto riguarda gli “Ambiti Storici” della Lunigiana e della Bassa Val di Magra.

Il periodo 1500-1853 Come nelle altre parti della Regione anche nella Riviera di Levante, dal Cinquecento all’Unificazione d’Italia, l’ossatura dei confini si spezza ed è ridisegnata più volte, non solo per evoluzione interna ma soprattutto per i cambiamenti di regime che si susseguono: prima con la Repubblica ligure, poi con l’annessione alla Francia e infine con l’inserimento nelle strutture sabaude. E’ Agostino Giustiniani, autore della famosa Descrittione della Lyguria (1537), la figura centrale dell’intera tradizione corografica ligure, anche se fu Iacopo Bracelli a descrivere la Liguria per la prima volta nella metà del Quattrocento. Fra la fine del Cinquecento e il primo decennio del Seicento, è invece Giovanni Antonio Magini a documentare le condizioni della cartografia e corografia ligure. La sua Descrit- tione del Dominio della Serenissima Repubblica di Genova fatta l’anno 1614, non staccan- dosi dalla tradizione nei contenuti, dà però un nuovo ordine geografico a questi, partendo

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 61 dalla descrizione del confine orientale e descrivendo solo dopo quello occidentale e, in ultimo, l’Oltregiogo e Genova: La Riviera di Levante è tutta posseduta da Signori Genovesi, i quali anco passano la Ma- gra, tenendo sotto il Dominio loro Sarzana città con le sue Castella e l’antica Luni hora diserta, da cui prende il nome la provincia di Lunegiana che era nei secoli addietro il vero paese de Liguri Apuani, i quali havendo il principio loro da Apua città vicino al fonte della Magra detta per aventura al presente Pontremoli, abracciavano tutto quell’Apennino che si distende da detti fonti sino a Frignano della Diocesi di Modena, la Val di Magra, la Garfa- gnana, e Lucca ancora. Onde da questa parte che è all’oriente, confina la detta Riviera nella Lunegiana col prencipe de Massa et intorno alla Magra col gran duca de toscani, che ne possiede buona parte e con alcuni marchesi Malaspina. Il Magini introduce così l’inquadramento sul levante ligure e continua la sua Descrittione passando alle principali località ivi contenute: Sarzana (con Ortonovo, Castelnovo, Bolano, La meglia, Lerici, Nicola, Sarzanello, Falcinella, Pezano, Santo Steffano e San Terenzo, monte Marcello e Telaro), La Spezia (con Arcola, Vezano, Trebiano, Valerano, Bastremo- li, Follo, Tivegna, Beverino, San Rimedio, Felettino, Megliarina, Sorbolo, Carnea, Polve- rara, Riccò, Ponzò, Val di Pino, San Benedetto, Corvara, Pignone, Isola, Biassa, Maiola, Portovenere, Rivo maggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza, Monte rosso), Brugnato (con le sue ville), Zignago (con La Cornice, Bergazana, Bracelli, Padivarma, Borghetto, Repal- ta, Pagliasca, Calsone, Rio, Sesta, Carro, il Lago), Levanto, , Moneglia, Godano (con le sue ville), Varese, (…). La Descrittione del Magini relativa alla Riviera di Levante, anche se non si può prescinde- re dalla conoscenza delle due carte posteriori dello Chafrion e del Della Spina, è stata presa come riferimento per procedere nella lettura cartografica degli “inquadramenti” territoriali che caratterizzano l’area spezzina. L’importanza del documento sta soprattutto nel rilevare antiche appartenenze di località e “sub-comprensori” ancora significativi. Gli inquadramenti territoriali contenuti nell’IC permettono di seguire una rapida lettura di alcune immagini, opportunamente scelte, che ripercorrono le vicende della grande produ- zione cartografica ligure, in particolare lunigianese, con diversi sguardi sull’area lunense, sul Golfo Spezzino e la costa nonché sulla valle del fiume Vara più interna. Esse dimostrano la scarsa conoscenza, perpetuata sino a tutto il Settecento, dei disegni dell’insediamento, della costa, degli impianti idrografico e orografico. Nella cartografia il territorio lunigianese e lunense compare da protagonista con le figure di Ercole Spina e Francesco Maria Accinelli ma soprattutto, nel ’700, con i cartografi Vinzoni al servizio della Repubblica di Genova. Essi svolgono specifici compiti militari, topografi- ci, di rappresentazione dei confini e dell’idrografia nella Riviera di Levante come nel resto del Dominio della Serenissima (…), per dirla con Matteo Vinzoni. La sua serie di appunti, di disegni e di minute è finalizzata alla rappresentazione di “brani” e “inquadramenti” territoriali circa la rilevazione del territorio spezzino e lunigianese; in particolare, la città di Luni e i suoi monumenti vengono accuratamente analizzati per la prima volta. Non a caso, quindi, Sarzana sin dal Cinquecento risulta uno dei maggiori centri periferici di produzione cartografica sia nel campo della corografia sia in quello delle mappe cata- stali; in questo contesto bisogna ricordare, infatti, sia l’annosa questione della collocazione del Portus Lunae, sia la pratica delle relevaglie, cioè dei periodici rilevamenti dei terreni agricoli erosi dalle alluvioni del fiume Magra, così come documentano le carte di Ercole Spina. Alla fine del Cinquecento e nel Seicento è ancora sull’annosa collocazione del Porto di Luni che si discute e non solo: la zona di Luni era interessata da diverse questioni di confi-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 62 ne soprattutto perché il torrente Parmignola scorreva in parte in territorio genovese e in parte in territorio toscano, straripando e cambiando corso periodicamente e creando non pochi problemi per gli abitanti del luogo e per il mantenimento del confine. Molti atti e carte relativi a queste contese furono poi raccolti e riuniti da Panfilio e soprattutto da Mat- teo Vinzoni, quando venne incaricato dalla Repubblica di Genova di risolvere proprio i problemi e le controversie ancora aperte. Soprattutto le minute e i disegni dei Vinzoni rimasero, per tutto il Settecento, il riferimento principale delle rappresentazioni territoriali liguri a carattere locale. Territori letti come spazi geometrici, immediatamente convertibili in misure, scale e codici topografici: per la prima volta il territorio ligure è ricoperto da una griglia geometrica sia a fini civili che militari. Matteo Vinzoni, figura straordinaria nell’ambito della rappresentazione cartografica ligure del Settecento, è un produttore instancabile di carte e mappe che delineano con precisione i governi, le podesterie e i borghi più importanti della Riviera di Levante. Nel suo Atlante dei Domini, in particolare, egli rappresenta i centri di Bolano, Godano, Varese, S. Pietro e Brugnato nella Val di Vara; Riva, Moneglia, Deiva, Framura, Bonas- sola, Levanto e le Cinque Terre sulla costa della riviera spezzina; il Golfo della Spezia con i suoi centri e le sue fortificazioni; S. Stefano, Vezzano, Arcola, Castelnuovo, Sarzana e Sarzanello, Ameglia, La Marinella e l’antica città di Luni nella bassa Val di Magra. Matteo Vinzoni inoltre, non va dimenticato, è legato soprattutto alla sua patria: Levanto. Egli eseguirà per questo luogo dei documenti cartografici di straordinaria bellezza per la precisione, definizione e ricchezza dei particolari. Levanto, pur non essendo situato in un punto strategico, come Sestri Levante o La Spezia, nella prima edizione della Riviera di Levante del Magini (1597) viene indicata con la qualifica di “Città” insieme alla Spezia e a Chiavari, a differenza di Sestri, che non compa- re neanche nelle cartografie dell’Atlante vinzoniano. Si noti, infatti, che nella cartografia di fine Cinquecento, mentre Moneglia, Bonassola, Monterosso hanno il simbolo del “villaggio” (e Montale, Montaretto e Framura quello di “piccolo villaggio”), Levanto ha il titolo di “Città”, che tuttavia divide non solo con Bru- gnato ma anche con Mattarana e Carrodano, privilegiate per essere sedi di stazioni di posta dell’entroterra valdivarese. In queste rappresentazioni era curata attentamente la delineazione dei confini, di grande importanza per la conservazione dello Stato, e poi gli insediamenti, le divisioni ammini- strative, la struttura geografica della circolazione terrestre e marittima. Nella carta del Magini i poli più importanti per le comunicazioni terrestri sono rappresentati ai margini e interessano Sestri Levante e La Spezia, dai quali partono le due maggiori vie di comunica- zione per il Passo di Cento Croci e la pianura padana che fa da sfondo, con il parmigiano e il piacentino, alla Riviera di Levante. La grande via di comunicazione terrestre per Pisa e Roma, dalla quale si diramano le diret- trici verticali per la “Lombardia”, passa a monte di Levanto, al di qua del giogo montuoso che si innalza oltre i 600 m. con i monti Arzè, Fusarino e Bardellone, rispettivamente sui lati occidentale e orientale, ma che proprio nella parte centrale, alla testata della valle, si deprime e si apre con le caratteristiche “Foci” (termine usato in Lunigiana e nella Riviera di Levante per indicare un valico) di Montale, di Dosso e Lavaggiorosso, ciascuna percorsa da una mulattiera che, ora seguendo il percorso alto e storico del monte S. Agata, ora se- guendo il torrente Malacqua e delle Levantine, collegano Levanto con la strada del Bracco o l’Aurelia. Un percorso interno e lontano dal mare che ha fatto la fortuna dei villaggi di

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 63 Mattarana, Carrodano e Borghetto, da sempre specializzati come stazioni di posta e centri popolati sulle mulattiere di transito. Va sottolineata la caratteristica conformazione della viabilità e della posizione dei centri abitati in rapporto ad essa, perché rispetto al resto della regione costituisce un’anomalia. La mobilità rivierasca è, infatti, garantita essenzialmente da un asse costiero orizzontale sul quale vengono direttamente ad innestarsi i percorsi verticali che collegano l’interno e la pianura padana al mare e ai centri costieri con un sistema che potremmo definire a pettine, mentre nel territorio di Levanto il sistema è a ventaglio, nel senso che l’asse orizzontale o est - ovest non è costiero ma interno e percorre la dorsale del Bracco e la Va di Vara e ad esso s’innestano altre stecche verticali aperte verso l’esterno, a coprire un raggio d’azione davvero molto ampio. Ciò sarà fortemente ridimensionato dall’avvento del tracciato ferroviario che dalla Spezia, seguendo l’andamento della costa da Riomaggiore a Deiva e oltre, si sostituisce alla via litoranea, di origini antichissime. Come testimonia infatti un ponte romano tra La Spezia e Biassa, i Romani usarono e po- tenziarono l’antico tracciato preistorico litoraneo e intorno ad esso probabilmente sorgeva- no piccoli centri dove avveniva il cambio dei cavalli, il rifornimento e l’eventuale pernot- tamento delle carovane e dei viandanti. In questo contesto trova senso l’interpretazione dei nomi di molte località. Il livello di colonizzazione dell’area in oggetto da parte dei Romani non è comunque noto. Probabilmente le popolazioni liguri locali residue opposero una forte resistenza sia alla cultura sia all’economia degli invasori, poco propensi ad espandersi nelle aree più acclivi e disagiate come questa, tanto da indurre i Romani ad affiancare (nel III secolo d.C.) alla strada costiera la Via Aurelia Nuova, che proseguiva la vecchia via Aemilia Scauri dalla Magra fino al Bracco lungo la Val di Vara, collegandosi con la strada costiera all’altezza di Soviore su un tracciato romano che passava per Pignone. L’ordine monastico della fonda- zione di Portovenere e delle isole, unico importante riferimento civile e religioso dell’area, almeno fino al X secolo, era certamente in rapporto con la pieve di Pignone, alla quale facevano capo i territori costieri di Monterosso e Vernazza, e con la pieve di Santo Stefano di Marinasco dalla quale dipendeva la restante parte delle Cinque Terre. Gli itinerari più importanti di quest’area si riducono a tre direttrici fondamentali di percor- renza longitudinale che si sviluppano ciascuna a una quota pressoché costante parallela- mente alla costa: un sentiero di crinale che rappresenta la spina dorsale di tutti i sentieri del territorio in esame; una direttrice di mezzacosta che unifica il territorio delle Cinque Terre e successivamente prosegue lungo l’entroterra dei borghi costieri di Levanto, Bonassola, Framura, Deiva e Moneglia, ed una vera e propria mulattiera che collega sul mare i paesi delle Cinque Terre. L’articolato tessuto dei percorsi minori costituisce la struttura dei collegamenti tra i centri costieri e i paesi più interni, le case stagionali, i santuari situati lungo le dorsali orografi- che. E’ a metà strada tra la Val di Vara e le Cinque Terre, lungo il percorso dall’Aurelia a Monterosso e Levanto, che si trova Pignone, tipico borgo medievale dalle antiche origini, punto di passaggio per chi, sin dall’antichità, provenendo dall’oltreappennino, si dirigesse verso il mare o viceversa. Qui infatti si incrociava la strada Aurelia, che da Luni percorreva tutta la costa, con quella che attraverso Casale, Cassana e le Cento Croci conduceva a Veleia, città romana dell’Emilia. Pignone costituiva dunque la tappa obbligata di un itinerario molto frequentato

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 64 dai mercanti che dall’entroterra dovevano raggiungere la costa, così come documenta la cartografia storica del levante ligure. Una serie di percorsi e itinerari si dipartono ancora oggi da Pignone per alcune località costiere e per l’entroterra della media Val di Vara: la Spezia – Carpena - Riccò del Golfo - Santuario dell’Agostina – Casella –Vernazza – Ponzò - Santuario di S. Cristoforo - Santua- rio di N. S. del Trezzo – Corvara - Monte Castellano – Semola – Casale –Villa – Faggiona – Cassana - N. S. del Buon Consiglio - N. S. di Reggio - N. S. di Soviore - Eremo di S. M. Maddalena - Monte Bardellone, e quindi a Levanto, come si è già detto, centro importante nell’ambito della riviera spezzina tra Deiva Marina e le Cinque Terre. Il primo centro abitato delle Cinque Terre di cui si ha traccia è Soviore mentre ai secoli successivi sono attribuiti i borghi di Volastra, Groppo, Reggio e il Santuario di Montenero. Intorno al Mille gli abitanti di Soviore fondarono Monterosso sulle pendici del colle San Cristoforo, gli abitanti di Reggio fondarono Vernazza alle spalle della sua rocca che presi- diava l’accesso al porticciolo naturale. Analogamente nei secoli successivi sorsero Mana- rola e Corniglia per opera degli abitanti di Volastra e, ultimo nella documentazione finora trovata, Riomaggiore. Dopo la suddivisione della Liguria nelle tre Marche, in quella Obertenga della Liguria orientale assistiamo al frazionamento del potere in numerose feudalità minori che anima- rono con le loro contese le vicende storiche dell’epoca successiva. Oltre alle grandi fami- glie laiche (come gli Estensi o i Malaspina) si inserirono nei giochi di potere il Vescovo di Luni e l’abbazia di Brugnato e i due blocchi religiosi si fronteggiarono inglobando vari nuclei ognuno. Il diffondersi della religione cristiana anche in Val di Vara, portò una divisione territoriale in base alla diocesi di Luni e si assistette alla fondazione di monasteri come quello di San Venanzio a Ceparana o l’abbazia di San Pietro a Brugnato, intorno ai quali si svilupparono le comunità della valle. In questi secoli si costituirono gran parte degli insediamenti umani del comprensorio, anche se numerosi e diversi furono i fattori che ne determinarono e caratterizzarono la formazione. In base a necessità militari e difensive sorsero torri e ca- stelli, intorno ai quali si raccolse un agglomerato dallo schema planimetrico chiuso e com- patto. Quasi contemporaneamente, a causa delle invasioni saracene, le popolazioni della costa, rientrate nell’interno, si riavvicinarono all’agricoltura raggruppandosi in comunità; di epoca più tarda furono i centri che si collocarono lungo le principali vie di comunicazio- ne che, abbandonate alla caduta dell’impero romano, riacquistavano ora la loro primitiva importanza. In questo periodo, se si eccettua la bassa valle, il cui territorio era suddiviso tra la pieve di Bolano, quella di Montedivalli e quella di Vezzano, soltanto quattro pievi (attuali Pignone, Zignago, Sesta Godano e Varese) estendevano la loro giurisdizione su tutta la zona. Le fonti cartografiche antiche non nominano esplicitamente la Val di Vara; questo proba- bilmente perché i principali avvenimenti della storia ligure non hanno quasi mai interessato questa zona. Qui i grandi fatti furono interamente subiti, le grandi trasformazioni accettate, sia pure con la mediazione di una struttura economico-sociale ben consolidata, che impo- neva i suoi ritmi lenti a questi processi evolutivi. La particolare posizione geografica che pone il comprensorio a confine con le province di Genova, Parma e Massa Carrara fa intuire il suo necessario attraversamento da parte delle direttrici storiche che costituiscono i collegamenti con l’estremità orientale del territorio ligure. Pertanto, esclusa la parte meridionale, ove la valle, affacciandosi sul Golfo e sulla bassa Val di Magra, con un andamento pianeggiante permette un facile accesso, numerosi sono invece i valichi, spesso ad altezze rilevanti, che si incontrano sui crinali, come il

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 65 famoso Passo del Bracco, il Passo di Velva verso le valli di Sestri Levante, l’importante Passo di Cento Croci verso Parma e la Padana e il Valico del Rastrello verso il Pontremo- lese. Fa eccezione per questo territorio la rappresentazione delle grandi direttrici storiche o delle controversie di confine tra stati confinanti, come testimonia la seicentesca Carta a colori della “via regia” o strada del sale che percorreva la Valle in senso longitudinale, con le sue principali diramazioni, eseguita da Panfilio Vinzoni: Toscana carta corografica relativa alla strada del sale che si sbarca all’Avenza, Stato di Toscana, senza toccare il Dominio della repubblica di Genova, colle strade che si possono fare da Sarzana comunicanti con tutto il genovesato senza toccare gli stati confinanti. La “Via Regia”, con le sue caratteristiche peculiari di via naturale ed arcaica, era infatti un’arteria estremamente importante in età medievale (meritevole di essere documentata anche dalle fonti cartografiche), che seguiva il crinale dei monti che dividono la Val di Vara da quella della Magra, partendo da S. Stefano Magra e Ceparana ed arrivando fino al Gottero e al Parmense. La intersecavano altri importanti itinerari di valico e costituiva un itinerario di grande comunicazione fra l’Emilia, la Toscana e la Liguria, offrendo un attraversamento longitudinale dell’Appennino, rapido, diretto e sicuro. Dopo il Mille, la prima via pedonale e mulattiera che conosciamo dai documenti è quella che da Genova raggiungeva Pontremoli; essa doveva in tutto o in parte seguire la vecchia Strada Romana, passando per Ceparana (punto di incrocio della via proveniente da Sarzana e della via proveniente da Pontremoli), Ponte sul fiume Vara (cambio di sponda del fiume), Padivarma (punto di incrocio con la via di Spezia proveniente dalla Foce e da Riccò del Golfo), Borghetto, Ponte (cambio di sponda del fiume), Brugnato, Ponte (cambio di sponda del fiume), Arsina, Ponte (cambio di sponda del fiume), altro ponte sul torrente Orbara, raggiungeva Carrodano e da qui, passando altri ponti, al Bracco. In seguito e fino all’Età Moderna la strada, riparata varie volte e ricostruiti i ponti, fu usata come corrente principale di traffico da e per Genova in alternativa alla via di mare. Nel tardo Quattrocento però tale percorso fu integrato da un’altra importante via che creò una massiccia corrente di traffico: la Sestri Levante - Cento Croci, che saliva a Castiglione Chiavarese, dal passo di Velva, scendeva a S. Pietro Vara e raggiungeva Varese Ligure (che da questa strada ebbe importanza e sviluppo) per poi salire per il Passo delle Cento Croci e da qui scendere nella pianura emiliana. Naturalmente non esistevano solo queste due vie che erano e restavano le più importanti: sentieri, mulattiere, strade agricole locali svolgevano anche la funzione di collegamento tra le chiese minori e la chiesa matrice poiché solo in questa vi si svolgevano le funzioni più importanti. Di maggior interesse erano però le vie locali che, in relazione a quelle più importanti già descritte più sopra, valicavano il crinale costiero e comunicavano con l’entroterra, favo- rendo la nascita di nuovi centri ed i legami tra i vari insediamenti: la Pieve di Pignone, ad esempio, fu l’origine del centro di Vernazza come si è visto. Tra queste vie si ricordano le più note: la Vernazza - Madonna di Reggio – Crinale - Casella; la Monterosso (Levanto) – Soviore – Pignone – Bracelli – Padivarma – Casale – Cassana - Borghetto Vara; la Monte- rosso (Levanto) – Crinale - Cassana; la Levanto – Montale – Ferriere - Carrodano. Tutte queste vie pedonali, alcune poi divenute carrozzabili, giungevano nel fondovalle e si raccordavano all’Aurelia e sono rimaste abbastanza intatte nel tempo poiché non necessi- tavano di manutenzione periodica, essendo prive di strutture murarie fisse per cui il sem- plice passaggio delle persone era sufficiente a garantire l’accessibilità e la mobilità. Se molte sono state abbandonate nel corso dei secoli, altre permangono ancora, come le se-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 66 guenti: la Levanto – Montale – Ferriere – Carrodano – Bergassana – Scogna - M. Gottero - Foce d’Agneta – Coloreta – Aiola – Orneto - Adelano; la Deiva – Crinale – Carro – Ca- stello – Salino - S. Pietro – Porciorasco - Passo Cento Croci; la Vernazza – Crinale – Pon- zò – Corvara – Bracelli – Padivarma – Stadomelli – Beverone – Veppo – Casoni - Crinale dell’Alta Via; altre sono state trasformate e sono diventate carrozzabili, altre sono scom- parse e ne è rimasta soltanto la traccia storica. Ma il decadere della grande feudalità su tutto il levante coincide anche con l’espandersi verso il levante degli interessi della Repubblica di Genova che cominciò a costruire forti e fortificazioni fra cui, nel 1113, un fortilizio strategico sulla Punta di San Pietro a Portove- nere che divenne borgo fortificato, costituito da mura, castello e insediamenti religiosi. Questa serie di operazioni non devono però aver avuto una grande influenza sulla situazio- ne locale, come documenta Pantero Pantera nel 1620 con la sua Descrizione della Riviera di Genova. Nel 1453 abbiamo una estesa testimonianza lasciataci da Flavio Biondo che rielabora una descrizione del Bracelli e parla di “quattro castella”: Monte Rosso, Vulnetia, Maranula, Riomaggiore. Nel successivo lavoro del Bracelli i “quattro castella” diventano “quinque terre”, come conferma nel 1537 la Descrittione della Lyguria del Giustiniani, ricca d’indicazioni su tutto il territorio della Riviera di Levante, tra le quali quelle relative al numero di nuclei familiari. Ciò è importante perché il numero dei “fuochi” rappresenta un indicatore quantitativo da non sottovalutare al momento del giudizio da attribuire a ciascu- na località dell’ambito spezzino. Il dominio genovese riuscì ad estendersi definitivamente anche su tutta la Val di Vara solo dopo il 1547, in seguito alla fallita congiura di Gian Luigi Fieschi che aveva tentato di creare un dominio personale su tutto il territorio. Si instaurò così una organizzazione amministrativa, una strutturazione territoriale control- lata da un potere centrale e da varie podesterie su cui aveva autorità un Capitano che risie- deva alla Spezia, ma riscontriamo tra il 1607 e il 1637 anche un Capitanato a Brugnato, portato poi a Levanto. Nel 1637 infatti il Capitanato di Levanto arriva a comprendere un ampio ristretto da Moneglia a Monterosso e “di là dai Monti” le podesterie di Carro e Castello, Mattarana e Carrodano, Groppo e Rio, Zignago, Godano, Brugnato e i consolati di Pogliasca, Lago, Borghetto e Ripalta, Cassana, Casale, Bozzolo e Cornice. Levanto è quindi molto importante per i rapporti tra Riviera e Cinque Terre, entroterra spezzino e Val di Vara, soprattutto nel momento in cui questi territori non hanno la possi- bilità di farsi rappresentare in quanto tali ma sono riflesso delle potenze dominanti. Il territorio di Levanto è documentato dalle carte dal Cinquecento in poi, per l’annosa questione della strada litoranea in alternativa a quella interna del Bracco o viceversa; tra queste si ricordano quelle di G.B. Costanzo, S. Scaniglia, Gio. Batta Fazio e Panfilio Vin- zoni. Non dimentichiamo che a cavallo di Settecento e Ottocento compaiono altri due grandi protagonisti della cartografia ligure: il conte Chabrol de Volvic, uomo di fiducia di Napo- leone in Liguria, e il savonese Giacomo Brusco, comandante del Genio Militare ligure ed erede della tradizione cartografica genovese dei Vinzoni e dei Tallone. Alle grandiose visioni cartografiche della Liguria lasciate da Matteo Vinzoni, seguono le miriade di carte firmate dal Brusco, per lo più planimetrie parziali. La sua presenza alla Spezia ha inizio durante la lunga e documentata collaborazione con Giuseppe Ferretto tra il 1764 e il 1768. Sarà Giacomo Brusco, a distanza di tempo dai primi tentativi, a studiare ancora nel 1793 il problema della strada litoranea. Il suo interesse per questo tipo di pro- gettazione è documentato, in particolare, dallo straordinario Disegno della Strada o Car-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 67 rozzabile, o Corriera dal Fiume Magra fino al Villaggio di Pignone, che esegue nel 1784 e che unisce i territori tra Trebbiano e Pignone, passando per Arcola, Monti, Melara, Miglia- rino, La Spezia (ben visibile in pianta entro le sue mura), Marinasco, San Benedetto, Ric- cò, Ponzò e il Santuario di N. S. del Trezzo. Quando nel 1816 il governo sabaudo riprenderà il progetto di rendere carrozzabile la strada del Bracco o quella litoranea, i piemontesi propenderanno per la strada del Bracco e appro- veranno quella scelta ormai storica che dal Medioevo all’Età Moderna risulta ancora quella più idonea alle esigenze dell’epoca sabauda. Nel corso della storia probabilmente Levanto non ebbe la forza politica né quella economi- ca per deviare stabilmente la strada sulla costa, come invece riuscì a fare La Spezia, che poté attirare a sé quelle funzioni già distribuite sull’intero litorale fra Moneglia e Lerici. In ogni caso, l’assenza di una funzione di capolinea dei sistemi stradali che dall’interno e dalla Padania portano ai centri costieri fu per Levanto, o meglio per il territorio compreso tra Moneglia e le Cinque Terre, un serio handicap e fu uno dei fattori che spiegano la maggior fortuna di Sestri Levante e poi della Spezia. Sestri Levante, oltre Moneglia in direzione di Genova, è infatti lo scalo terrestre dell’intero litorale; ultimo centro toccato dalla Via Aurelia prima che questa si inoltri nell’interno e polo di un’importante direttrice stradale che per il Passo di Cento Croci arriva a Parma. La Spezia invece, per il gran golfo e i numerosi porti, assumerà nel tempo la funzione di maggior scalo marittimo a livello comprensoriale e attirerà a sé i destini dell’intero ambito provinciale. Anche La Spezia in un primo tempo non è toccata dall’Aurelia, che, attraversato il fiume Vara a Padivarma, arriva direttamente a Sarzana; ma all’inizio del Seicento la crescente importanza strategica del Golfo induce la Repubblica genovese a deviare l’Aurelia sulla Spezia e a collegarla con la strada del passo di Cento Croci. La conseguente decadenza della Repubblica qui si espresse nella mutata qualità dei rap- porti che legavano Genova a questi territori e in una situazione di isolamento la vita reli- giosa assunse localmente una grandissima importanza, che si manifestò con la nascita di confraternite e l’affermarsi di tradizioni locali, mentre l’economia locale si indirizzò sem- pre di più all’agricoltura. In questo periodo la storia della Riviera di Levante è relativamente scarna e segue il desti- no di Genova cui è assoggettata sino al 1797, quando, con la caduta della Repubblica genovese e la sua successiva annessione al Regno di Sardegna nel 1815, si cominciò a pensare al Golfo della Spezia come sede idonea per un proprio porto militare, facendovi gravare la vita politica ed economica della zona, così come dimostrano le carte da quel periodo in poi. Da questo momento entra pienamente in scena la rappresentazione del Golfo della Spezia, facendo scemare via via l’importanza cartografica degli altri ambiti sinora rilevanti. Nella cronologia della lettura territoriale l’ambito spezzino risulta infatti di più giovane costituzione rispetto a quello della Lunigiana e a quello della Val di Magra, legati entrambi alla vicenda secolare della diocesi di Luni, che rimarrà protagonista della rappresentazione cartografica sino alla sua irreversibile decadenza e successiva ricaduta iconografica nelle immagini dei viaggiatori europei. E’ significativo soffermarsi a questo punto sul toponimo “Foce dei Tre Confini”, che desi- gna un luogo sul valico dell’Appennino ligure, tra il Monte Gottero e il Monte Teccio al Sole. Il nome deriva dal fatto che qui convergevano i confini di tre distinti Stati, ossia la Repubblica di Genova, il Granducato di Toscana, il Ducato di Parma e di Piacenza; oggi la zona rappresenta il confine tra Liguria, Toscana ed Emilia Romagna.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 68 Il termine “confine” è qui allargato ad una accezione più vasta che, oltre al mero strumento amministrativo e al limite geografico “puntuale”, considera “confine” un intero organismo territoriale ben preciso chiamato Lunigiana Storica: quel cuneo, appunto, situato tra le regioni Emilia, Toscana e Liguria che un tempo apparteneva alla diocesi di Luni. Secondo la sequenza cartografica contenuta nell’Indice Cartografico, la Lunigiana compare nelle prime due carte geografiche a stampa del solo territorio storico di Luni, compreso il Golfo della Spezia, che sono la Carta della provincia della Lunigiana di Giuseppe Allegrini (1759) e quella disegnata e incisa dal Morozzi, sulla base di carte manoscritte dell’Atlante Stosch, e pubblicata a corredo del volume X della Relazione d’alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana del Targioni Tozzetti. La vedutistica del versante lunigianese e del Golfo della Spezia prosegue nell’Ottocento dai resoconti, stampati a più riprese da una produzione regionale e locale minore, dei gran- di viaggi di inglesi, francesi e tedeschi in Europa e in Italia. La Lunigiana, rispetto al golfo spezzino, vanta il maggior numero di incisioni di pregio e d’autore probabilmente perché l’appartenenza del territorio ad alterne giurisdizioni di più alta tradizione culturale ed artistica, come la Toscana e l’Emilia, ed il rinnovato interesse tutto ottocentesco e romantico per i paesaggi medievali, hanno fatto della Regione un luogo appetibile per i vedutisti-viaggiatori del tempo. Nel 1605 la Spagna, interessata a mettere in comunicazione gli Stati che possedeva in Italia e fra il Ducato di Milano e le Due Sicilie, tenta di annettere la Lunigiana al supremo domi- nio della monarchia. E’ di fronte a questa pressione, aggravata ancor più dagli altri stati confinanti, che Genova decide di fortificare il Golfo. Solo con la fine della Repubblica anche il Golfo della Spezia viene rappresentato per le sue emergenze naturalistiche e ambientali: al fascino e al paesaggio delle rovine subentra il fascino del progetto e dello sviluppo delle risorse; i viaggiatori settecenteschi infatti sem- brano più attratti dai centri vivi del Golfo ( di cui il più rappresentato è Lerici) più che da Luni Disfatto. L’Ottocento apre un periodo di grande fervore e produzione iconografica che, nell’arco di un secolo, registrerà il cambiamento di sguardi dalle località costiere del golfo alla città della Spezia, fino a giungere alla costruzione del moderno centro industriale e militare nel quale l’antico borgo si trasforma tra gli anni ’50 e ’80 grazie all’insediamento dell’Arsenale Militare Marittimo di Domenico Chiodo. Il rilievo topografico del golfo vide la sperimentazione dei metodi più avanzati di cui erano dotati gli ingegneri - cartografi del Depòt de la Guerre di Parigi; la cartografia deve ade- guarsi ad essere sufficientemente precisa e dettagliata, ad una scala idonea per la progetta- zione degli stabilimenti marittimi, delle fortificazioni, delle infrastrutture e delle sedi civili. Della cartografia di antico regime il prodotto migliore era senz’altro la carta dedicata da Matteo Vinzoni al doge Gian Francesco Brignole Sale nel 1747. Erano seguite le carte dell’Accinelli e di Bartolomeo Ratto, ma soprattutto il Golfo della Spezia trigonometrica- mente misurato del Brusco (1790), da cui deriva anche il disegno analogo del Tagliafichi (1810). Per La Spezia e dintorni, oltre alla carta del De Cotte risalente al 1748, la Delineazione della Spezia e suoi contorni con l’indicazione dè lavori eseguiti nell’anno 1767 di Brusco- Ferretto, e soprattutto il Plan de la Ville de la Spezzia et de ses environs (1806) dello Ste- fanini, sono le carte che meritano di essere menzionate in questa rassegna cartografica. Nel 1808 la missione del prefetto Chabrol a La Spezia testimonia comunque dell’assenza di una cartografia efficace quale strumento strategico per il progetto: occorreva esaminare

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 69 meglio i luoghi, valutare l’altezza e la pendenza del terreno e l’estensione delle aree fab- bricabili. Il decreto imperiale di Napoleone costitutivo dell'Arsenale impose la misurazione di tutto il Golfo e le aree circostanti e seguì l'arrivo a La Spezia della brigata topografica del Depòt de la Guerre, al cui comando fu posto il capo di battaglione Pierre Antoine Clerc che fra il 1808 e il 1812 condusse la campagna di rilievi per la formazione della carta del golfo. Come è noto questa carta segna una tappa fondamentale nella storia delle tecniche topogra- fiche e di rappresentazione del suolo e questi rilievi, anche se rimasero solo sulla carta, costituirono il grandioso patrimonio di conoscenze e di studi che costituirà poi la matrice tecnica e culturale dello Stato del Regno di Sardegna, che fino all’annessione della Liguria non aveva dimostrato alcun interesse per le potenzialità militari e economiche del golfo. Ciò è dimostrato in particolare dalla carta in scala 1: 9450 eseguita dal Corpo di Stato Maggiore da cui viene tratta nel 1827-29 una serie di “copie” ad acquerello veramente accurate e sorprendenti, soprattutto a fini operativi per il Golfo della Spezia. Con Regio Editto dell’11 novembre 1818, veniva intanto costituita la Provincia di Levante con sede alla Spezia. La nuova Circoscrizione Amministrativa era composta da ventinove Comuni raggruppati nei Mandamenti di Levanto (con Bonassola, Framura, Deiva, Carro- dano, Borghetto, Pignone, Monterosso e Vernazza), Godano (con Carro, Zignago e Bru- gnato), La Spezia (con Portovenere, Riomaggiore, Riccò e Beverino), Lerici (con Trebiano e Ameglia), Sarzana (con Bollano, Santo Stefano, Castelnuovo e Ortonovo) e Vezzano (con Follo e Arcola). La Spezia, che aveva iniziato le sue fortune nel periodo napoleonico, si venne allora a trovare al centro della nuova Provincia, essendo collegata attraverso buone strade con i principali insediamenti del territorio. Sarzana, date le sue tradizioni culturali, rimaneva la sede provinciale dell’amministrazione giudiziaria e pure sede dell’antica Diocesi di Luni, anche se il territorio diocesano non era più quello originario. I principali interventi sulla viabilità, realizzati tra gli anni ‘20-’30, mirarono a migliorare i collegamenti della Spezia con Genova e la Toscana (si ricordi la Strada Reale da Sestri a La Spezia e quella tra la Toscana e il Piemonte). Rispetto alle epoche storiche viste sinora, quella sarda rivoluzionerà completamente le vecchie gerarchie, gli ordini, le divisioni, le forme, insomma cominceranno le più radicali trasformazioni che, a differenza del passato, porteranno ad una crescente discontinuità con l’impianto consolidatosi fino all’epoca francese. Solo con il regno sardo - piemontese prima e con l’Unità d’Italia poi, si sviluppa una vera e propria tradizione storiografica e culturale locale che avrà nei Cappellini, Sforza, Mazzini e Formentini i suoi massimi esponenti.

La carta del 1853 L’inquadramento del 1853 della Carta degli Stati di S. M. Sarda alla scala 1:50.000 per- mette la prima e organica lettura dell’impianto territoriale dell’attuale provincia spezzina (tav. 1). La carta appartiene, come tutta la cartografia a grande scala del secolo scorso, alla topogra- fia militare e (…) questa appartenenza (…) condiziona l’intero impianto tematico e il linguaggio della carta a partire dalla scelta della scala. La carta non è una “fotografia” del territorio ma un’immagine selettiva e la selezione, tanto nei silenzi quanto nelle evidenze, è in funzione più dei bisogni militari che di quelli civili (…). Il segreto militare al quale la carta rimase a lungo assoggettata ne è la migliore dimostrazione. Occorre infatti ricordare

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 70 che i primi rilievi del territorio ligure da parte degli Ufficiali del Corpo di Stato Maggiore risalgono ai primi anni successivi all’annessione della Repubblica di Genova nel Regno Sardo. I fogli al 50.000 rimasero segreti fino al 1854, quando insieme ad una verifica generale, se ne deliberò la pubblicazione, come recita la precisa indicazione in calce ad ogni foglio: “pubblicato dal R. Corpo di Stato Maggiore nell’anno 1853 sotto la direzione di apposita Commissione di Ufficiali del Corpo medesimo e dietro le verificazioni eseguite nel 1852.” (…) La carta non adotta il metodo delle curve di livello (…) e si limita ad asso- ciare al metodo del lumeggiamento, che illumina uno dei pendii (…), il metodo del tratteg- gio, che segue le linee di massima pendenza del terreno. L’effetto è abbastanza prossimo alla percezione visiva che si potrebbe avere sorvolando al mattino e dalla stessa angolazione il territorio, anche se il campo visivo della carta, affol- lata da molteplici segni convenzionali, non consente la stessa chiarezza del colpo d’occhio dell’aereonauta (…). Si osservi la ricchezza dei segni grafici puntiformi (per designare i più piccoli insediamenti o le sorgenti, le quote altimetriche e i punti trigonometrici) e soprattutto dei segni lineari associati ai confini, alla viabilità e all’idrografia. Sono questi i segni che in un territorio come quello ligure mettono a dura prova il lettore curioso che desidera viaggiare sulla carta. La rete della viabilità, passando dalle strade Reali e Provinciali ben evidenziate ai sottili sentieri che si perdono nei boschi, si sovrap- pone infatti a una rete idrografica non meno diffusa e divisa in maggiori e minori corsi d’acqua (…). Le analisi e le sintesi interpretative del Piano provinciale scelgono proprio questa rappre- sentazione per chiudere la rassegna cartografica che precede la comparsa della Cartografia Ufficiale, e quindi in un ben preciso momento alle soglie della rivoluzione delle tecniche e delle rappresentazioni, dei segni convenzionali, dei passaggi di scala ai quali siamo ormai abituati. La scelta non prescinde dalla qualità stessa della figurazione che ha permesso di confronta- re in maniera efficace le due epoche, sarda e attuale, in una stessa porzione di territorio oggetto di studio (per la bassa Val di Magra il confronto è stato accompagnato dall’intero rilievo napoleonico della piana). La validità operativa della tav. 1 è da ricercare anche nella minuziosità e precisione degli elementi rappresentati, attraverso i segni convenzionali, le toponimie e gli sfumati, che hanno permesso la “ricomposizione formale” degli indicatori fisici utilizzati e talvolta analizzati solo per dettagli e frammenti La tav. 1 fornisce l’immagine ottocentesca di un territorio che funziona in tutte le sue parti, attento sia al proprio equilibrio interno, sia a quello dei territori limitrofi. L’esame dell’assetto territoriale mostra, infatti, una situazione di sostanziale equilibrio insediativo sull’intero territorio provinciale, che presenta ancora i caratteri tipici della civiltà rurale: una costellazione di insediamenti compatti di modeste dimensioni, assestati prevalentemente sulle mezzecoste e sulle fasce collinari, collegati da un fitto reticolo di percorsi scarsamente gerarchizzati (in prevalenza mulattiere e sentieri). I due centri preva- lenti, La Spezia e Sarzana, hanno dimensioni pressoché equivalenti tra loro e non si vedono ancora gli effetti di un’azione polarizzatrice da parte del Capoluogo sull’area circostante. La Spezia nasce infatti grazie a un intervento esogeno di “nuova fondazione”, pianificato dal neonato Stato Unitario, e pertanto estraneo (e dirompente) rispetto agli equilibri interni del sistema nel quale si inserisce. Fino a quel momento, l’area interna del Golfo svolge un ruolo marginale all’interno del sistema provinciale, a causa della posizione relativamente defilata rispetto alle direttrici viarie principali più “naturali”, che seguono l’andamento dei

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 71 fiumi e dei crinali e rendono vantaggiose altre localizzazioni, sia per le esigenze portuali che per quelle di mercato. Sarzana è l’unico insediamento di una certa importanza nell’ambito della bassa valle del fiume Magra che risulta ancora scarsamente insediata e infrastrutturata, occupata preva- lentemente dalle curve nervose e prorompenti del corso del fiume. I centri collinari del versante sinistro della valle gravitano prevalentemente sulla piana e quindi sull’asse viario pedecollinare, mentre quelli posti sul versante destro mostrano collegamenti sviluppati anche verso l’area del Golfo. La Spezia è in via di trasformazione e il suo ruolo è complementare a quello di Sarzana, collegata a questa dalla via Aurelia e dalla ferrovia. Le direttrici viarie principali sono le direttrici storiche di fondovalle che ricalcano le con- solari romane: in realtà l’Aurelia romana non passava per Spezia ma seguiva il corso del fiume Vara, anche se storicamente vengono usati entrambi i tracciati in modo alternativo. L’infrastrutturazione della “variante” spezzina è evidentemente da collegare al nuovo ruolo acquisito dalla città che di lì a poco sarà stravolta dal nuovo impianto a carattere prevalen- temente produttivo e militare. L’unica altra strada degna di rilievo è la Sestri Levante-Varese-Cento Croci, a testimonian- za della forte coesione storica che contraddistingue la Val di Vara. L’assetto insediativo di quest’area è quello tipico della Liguria interna, caratterizzato da piccoli nuclei rurali di epoca tardomedievale e moderna, diffusi in modo capillare secondo modalità legate alla natura dei siti. Generalmente sono attestati sui promontori trasversali ai crinali principali o nelle testate di valle oppure nei primi rilievi vicino al fondovalle principale, ad eccezione di quelli posti all’intersezione tra il fiume Vara e la viabilità principale (come Brugnato e Varese). Nella riviera l’unico centro di rilievo è Levanto, collocato nel bacino più ampio di questo tratto di costa e coronato da un ventaglio di nuclei minori di collina. In quest’ambito la linea ferroviaria costiera, che favorisce soprattutto lo sviluppo della Spezia, svolge un importante servizio di collegamento tra i paesi della Riviera e il Capoluogo. L’immagine sarda ha accolto in maniera sorprendente il “racconto” degli “indicatori” e l’interpretazione dei segni è stata trasmessa poi all’immagine più recente del territorio provinciale (tav. 2).

Il periodo 1853-1994 Dall’unificazione d’Italia in poi, con la realizzazione dei grandi progetti militari nel golfo della Spezia, assistiamo alla trasmissione dell’iconografia attraverso i giornali illustrati e non a caso dalla metà dell’Ottocento la città comincia ad apparire come centro coordinato- re di località limitrofe come Fezzano e il Varignano e di tutti quei centri che, come Porto- venere, Santa Maria e Lerici, costituivano l’anello di fortificazioni che stringevano il golfo. Queste vedute, a differenza di quelle della Lunigiana, che intendevano rilevare soprattutto testimonianze storiche filtrate dalla sensibilità romantica per i ruderi, sono continuamente combattute fra la descrizione della nuova attualità ed il rimpianto nostalgico della situazio- ne idillica del piccolo borgo marinaro e del suo bellissimo ed incontaminato golfo, luogo di soggiorni. Ad ulteriore conferma della crescente egemonia della città, tutte le località del golfo sono ora viste appartenenti non più genericamente alla Riviera di Levante o all’ambito lunigia- nese, ma al Golfo della Spezia inteso come una realtà geografica, territoriale e giurisdizio- nale unitaria.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 72 E’ opportuno soffermarci un attimo su ciò che si è appena detto, introducendo in questo racconto alcuni brani risalenti al 1889, di Gustavo Chiesi: Quando Spezia non esisteva ancora, mille e mille anni prima della sua apparizione nella storia medievale, la leggenda pagana aveva aleggiato sui suoi colli verdeggianti di lauro, di mirto e di olivi, sui suoi monti rivestiti di pini e di faggi, sul suo golfo maestoso e sereno e lo aveva irradiato dal fascino di quella poesia potentemente umana che avvolge la più bella concezione della filosofia antica la mistica figura dell’Alma Venus. (…) A Venere era dedicata la regione, ed il culto della dea vi era tenuto in grande onore, come a Citera e a Cipro, e come quello di Nettuno lo era a Pestum. Un grande tempio, sacro a Venere, è fama sorgesse sulla punta che ad occidente serra il Golfo, ove ora sorge il pittoresco paese marino che della dea porta ancora con sé il nome. Il tempio era di quel marmo bruno che si cava in abbondanza dai monti vicini: lo rivestiva nelle parti interne il marmo bianco finissimo, detto allora lunense, perché estratto dalle vicine Alpi Apunae, scendeva alla marina per il Magra, sulle cui antichissime alluvioni s’era formata la florida città di Luni, antica colonia di Etruschi, dedicata a Cinzia, ed il cui porto sotto l’attuale punta di Corvo, alle foci del Magra, era detto Portus Lunae. Questi due fatti che la tradizione poetico-religiosa da un lato, e la storia dall’altro, consa- crano, hanno, per chi sa trarne il relativo valore, importanza grandissima: provandosi con ciò, come fin nell’era remota ante - romana e nella romana, avesse attirata coi suoi diversi aspetti l’attenzione dei popoli, questo punto, nel quale oggidì pulsa la maggiore organizza- zione della marina da guerra italiana. Portus Veneris, o Porto di Venere, era anticamente detto l’interno del golfo, cominciando dalla punta orientale, sulla quale sorge ora il paese che ancora, dopo venti secoli, porta questo nome. Il Porto di Luni si stendeva dalla punta di Corvo a tutto il delta della Magra fino all’Avenza ed alla foce del Carrione. Giova il dir questo, poiché nelle cronache e nelle storie, è sovente fatta confusione tra l’uno e l’altro porto. (…) I due porti l’uno di fronte all’altro, l’uno dè Liguri, l’altro degli Etruschi, dovettero rivaleggiarsi, finché non venne la conquista romana ad appianarne le differenze. Ma il fascino della leggenda mistico- religiosa che lo avvolgeva e che attirava al suo gran tempio la folla dei sacrificatori, non bastava al Portus Veneris, per competere con Portus Lunae, sbocco marittimo di una plaga ubertosa, pingue d’ogni sorta di prodotti – e lo è anche oggidì – qual era tutto il vasto agro lunense, formatosi sulle combinate alluvioni del Magra e del Vara, assai più in dentro di quello che ora non siano, in una vallata ampia e riparata, ondulata da colline vaghissime – quali sono quelle di Arcola e Fosdinovo e vicino ad un centro di attività grandissima, qual era l’antica Luni, da cui partivano già dirozzati tutti i blocchi, tutte le lastre del marmo bianco col quale Roma si abbellì dè suoi più celebri edifici, dè suoi monumenti più famosi (…). L’importanza del Portus Lunae, o di Luni, in tutto il periodo romano è indiscussa (…). Luni, l’antico centro dell’attività di questa plaga opulenta, che mandava i suoi pro- dotti alla lontana Roma (…), è morta. Di lei non si veggono che desolati e neri ruderi, a fianco della strada che nella verde pianura, oggi, da Sarzana conduce all’Avenza. L’autore continua la sua descrizione del Golfo della Spezia nei secoli posteriori alla caduta di Luni finché (…) nel 1797, proclamata la Repubblica democratica genovese col titolo di Repubblica Ligure, Spezia ne abbraccia le sorti e divenne il capoluogo del Distretto del Golfo di Venere, estendendo la sua giurisdizione su gran numero di parrocchie e paesi. Nel periodo che va dalla Restaurazione all’Unità d’Italia gli spezzini Chiodo (e soprattutto il colonnello Domenico) ricoprono ruoli significativi nel Genio militare sardo, soprattutto negli anni 1849-1861, in cui il governo sabaudo riprese in mano e portò a compimento il

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 73 complesso progetto, già francese, di insediamento dell'Arsenale Militare nel Golfo della Spezia. Nella ristrutturazione dell’area dell’Arsenale la formazione di un nuovo reticolo viario venne attuato in funzione dei collegamenti necessari fra questo e la città, secondo uno schema di attraversamenti ortogonali documentato dal rilievo del 1877 in scala 1: 10.000 dell’Istituto Geografico Militare. Questo rilievo e la successione storica delle carte dell’IGM (integrata con la Carta Regio- nale Tecnica del 1994) consentono di ricostruire con sufficiente precisione le vicende del sistema provinciale complessivo a partire dalla carta di primo impianto (1878). L’analisi di queste carte permette di seguire la cronologia storica delle principali tappe significative che hanno investito l’area fino ad oggi ma permettono anche di procedere verso analisi più approfondite che studiano il territorio per ambiti e per parti. è un’operazione inversa a quella precedente: nella cartografia preufficiale gli “inquadramenti” ci aiutavano a riconnettere insieme le singole parti illustrate; ora sono gli “inquadramenti” territoriali a dover essere scomposti e letti per piccoli “brani” contestuali. Nel 1923, con l’elezione di La Spezia a Provincia, vennero comprese nei confini geografici anche quelle porzioni fino a quel tempo appartenenti alle province di Genova e di Massa Carrara. Il Piano ha approfondito la dinamica storica del sistema insediativo attraverso l’analisi dei cicli e delle fasi di antropizzazione. La serie storica analizzata è composta da quattro date: 1878, 1938, 1979 e 1994. La prima serie di carte (1878) fotografa la situazione del territorio spezzino al momento della fondazione dell’Arsenale Militare e del primo impianto urbano ottocentesco della Spezia; la seconda serie (1938) costituisce il riferimento storico principale poiché rappre- senta l’ultima fotografia dettagliata (scala 1: 25.000) dell’assetto territoriale “storico” prima delle imponenti trasformazioni del secondo dopoguerra. La terza serie (1979) dise- gna sostanzialmente l’assetto attuale mentre la quarta serie (1994) fotografa ancora la situazione attuale e registra lievi modificazioni nell’assetto generale rispetto alla serie precedente. Nell’IC, la serie storica sopracitata è stata integrata da una più vasta rassegna che ha inclu- so altre produzioni; in particolare, i progetti di pianificazione e le cartografie tematiche più recenti; tutto questo all’interno dei più importanti “inquadramenti” territoriali presi a rife- rimento che hanno aiutato la lettura del territorio provinciale: la Riviera di Levante, la Lunigiana Storica, la bassa Val di Magra e il Golfo della Spezia.

3.1.7. LA LUNIGIANA STORICA L’entità Lunigiana Storica sembra derivare da un’antica formazione amministrativa, più che da un limite naturale vero e proprio, esito di un percorso storico-politico complesso che è stato letto e riletto più volte rispetto alla sua consistenza territoriale. Sulla carta, dove possiamo puntare l’indice per individuare concretamente i confini della Lunigiana Storica? Il complesso territoriale della Lunigiana Storica è sezionato soprattutto tra le province di Massa Carrara e La Spezia: si tratta di un cuneo situato fra tre regioni Emilia, Toscana e Liguria, dalle quali ha assunto, ed assume, valori e subisce influenze. La lettura morfologica relaziona gli elementi ambientali e paesaggistici con i grandi assi di comunicazione storica. Anche se alcuni non esistono più, non è possibile comprendere le forme attuali del territorio se non si intuiscono le esigenze che le hanno generate. In questo

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 74 senso, occorre rilevare come la via Francigena abbia caratterizzato l’ambiente peculiare della Lunigiana. Determinare il sistema viario di una regione è indispensabile per capirne le connessioni con la civiltà (e con l’ambiente in genere) che ne usufruisce; la Francigena va letta in stretto rapporto con l’organismo della Lunigiana: ne coordina le molteplici direzioni e struttura quel polmone vitale delle comunicazioni fra il Nord e il Sud dell’Europa cristiana secondo le caratteristiche morfologiche dei sedimi naturali e le tappe di cui avevano biso- gno gli utenti (vedi la funzione degli hospitales). Il dominio lunense e la via Francigena definivano un sistema di strade di crinale e di pe- demonte parimenti importanti per i collegamenti altomedievali tra l’Italia centrale e il Tirreno. Da sempre, infatti, la Lunigiana fu una “strada”: i Romani collegarono – attraverso la Val di Magra – Piacenza e la Padana con il porto di Luni e queste valli, già prima dell’anno Mille, venivano percorse da mercanti, ecclesiastici, pellegrini ed eserciti. Nella fase tardoantica ed altomedievale, Luni è centro peculiare e scalo bizantino: da qui passa ancora l’Aemilia Scauri e si stacca un percorso di valico apuano che ignora Sarzana. L’abbandono di Luni coincide con l’uso della pedemontana quale “via Romèa” mentre Sarzana diviene centro di un dominio territoriale vescovile molto ampio. Ancora nel Medioevo lungo il corso della Magra correvano i tracciati di quella via Franci- gena o Romèa europea. Da Luni a Caprigliola una fitta rete di hospitales accoglieva i pellegrini nei pressi di abbazie e chiese, poste sui valichi montani o in prossimità dei guadi, per attraversare la Magra e i suoi affluenti. Nelle fasi successive Sarzana passa ad essere la capitale della Lunigiana e, così attestata sulla direttrice storica della Strada Romana, domina e attrae a sé le relazioni territoriali, mentre i borghi collinari fanno da cornice all’intero sistema. Le potenzialità di crescita di Sarzana rimangono poi bloccate solamente dallo sviluppo della vicina La Spezia, in piena espansione economica e demografica già dalla fine dell’Ottocento. Nell’immagine sarda appare il nuovo impianto della Strada Romana terminato nel 1811 che, dal confine del Parmignola alla Spezia e oltre, verso Genova, continuerà a caratteriz- zare le direttrici principali dell’organismo, così come si vede nella tav. 1 relativa all’intero territorio provinciale durante il periodo sabaudo. L’inquadramento rappresenta il territorio della bassa Val di Magra e dello spezzino con i molteplici centri antichi di alto, basso promontorio e di pianura, nonché i popolati insedia- menti costieri e la città emergente della Spezia che pare far convergere verso di sé la nuova struttura territoriale. E’ un organismo che è attivo in tutte le sue parti, equilibrato e versa- tile ma conscio delle principali trasformazioni che di lì a poco avrebbero trasformato il comprensorio. Dall’evoluzione socio - politico - amministrativa degli eventi, si è giunti alla disgregazione del significato originario dell’entità Lunigiana Storica e successivamente è prevalso l’ambito della Val di Magra così pertinente alla organizzazione strutturale della Strada Romana (o Romèa, secondo come viene documentata dalle fonti e dalle carte) e della nascente costellazione degli insediamenti di promontorio. Dall’estensione delle originali pertinenze di Luni (caratterizzate dalla organizzazione strutturale delle pievi e dei castelli) e dal sistema di comunicazioni della via Francigena, si è passati, nel corso della storia, alla rivoluzione permanente degli insediamenti di pro- montorio disposti capillarmente attorno al polo di pianura di Sarzana e dominanti il trac- ciato principale della Strada Romana.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 75 Ricordiamo appunto come la rivoluzione permanente degli insediamenti, a costellazione attorno alla città di Sarzana, abbia creato le condizioni per lo sviluppo di un nuovo sistema di comunicazioni che, modificandosi nel tempo, ha permesso di assistere al capovolgi- mento dei valori tra la fascia di crinale e quella emergente di pianura. Conseguentemente alla discesa verso valle e alle prime forme di commercio si dilatano anche i confini mera- mente topografici permettendo il passaggio dal sistema delle reti nel mondo di collina all’impianto pedemontano che determina, analogamente ai vecchi crinali, i collegamenti a lunga distanza. Con il passaggio della Lunigiana da organismo - matrice a territorio disaggregato, si ha il successivo capovolgimento dei valori che dalle alte pertinenze dei crinali, indirizza la sua evoluzione verso le fasce più compatte e strette del pedemonte, in grado queste di cambiare i connotati stessi del territorio. Queste considerazioni ci consentono allora di inquadrare la bassa Val di Magra come parte integrante del bacino idrografico della Magra e cuore della Lunigiana Storica, con i propri connotati e i propri caratteri, così diversi da quelli riscontrabili nell’ambito del golfo spez- zino. Si tratta di un insieme di considerazioni che rimandano all’organizzazione peculiare indi- viduata nel periodo dell’esistenza della Francigena e quindi del paesaggio lunigianese. Secondo la rassegna cartografica la Lunigiana è rappresentata pienamente nelle due carte dell’Allegrini e del Morozzi, ma merita di essere citata anche la splendida carta del 1643 che, per le sue particolari caratteristiche, è stata ricordata da Roberto Almagià in “Monumenta Italiae Cartographica” e pubblicata negli atti della IX Conferenza Internazio- nale di storia della Cartografia, tenutasi a Firenze nel 1981. Le cartografie tengono conto del cuore di Luni nella rappresentazione della Lunigiana, ma talvolta non riportano la parte di territorio ad occidente del golfo spezzino, della Riviera e delle Cinque Terre, che doveva rientrare pienamente nell’ambito della Lunigiana Storica. Eppure questo concetto era ancora vivo e sentito agli inizi del nostro secolo; l’immagine della Lunigiana con le due provincie della Spezia e di Massa Carrara secondo le delibera- zioni del Congresso regionale tenuto alla Spezia nel Maggio e Giugno del 1913, pubblicata per cura del Municipio della Spezia nel 1917, è infatti forse l’ultimo grande sforzo di riconoscimento della Lunigiana Storica. Guardando la carta, i suoi confini coincidono esattamente con il confine geografico che amministrativamente si compone dei Circondari della Spezia (o del Levante) nella provincia di Genova e di Pontremoli e Massa, nella provincia di Massa Carrara. La carta individua un territorio che ha come capoluogo La Spezia intesa come la città che, con il suo vertiginoso aumento demografico e la crescita industriale e commerciale, eredita in qualche modo quella funzione che nello scorrere dei secoli era stata già di Luni e di Sarzana. In sintesi, si sostiene la presenza di una Lunigiana nascosta dietro le quinte del territorio della bassa Val di Magra: proprio qui, dove meno è riconosciuta e dove invece, nel corso della storia, dovevano sedimentarsi i principi morfogenetici dell’intero comprensorio, nel cuore di un organismo più vasto che oggi sopravvive solo ai lembi estremi. Nel corso di questo secolo il toponimo Lunigiana ha subìto via via una fase di regressione che lo ha condotto dal mare verso la catena appenninica. Attualmente, la Lunigiana Storica conserva invariati i limiti superiori al confine con le province di Parma, Reggio Emilia e Lucca, mentre la provincia della Spezia ne ha strap- pato via i lembi inferiori.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 76 Tale amputazione è riconoscibile nel confine sfrangiato, tra le due province della Spezia e Massa-Carrara, presso Fosdinovo e Caprigliola (località toscane nell’ambito della Val di Magra). La Lunigiana sembra rimanere ormai tutta legittimamente toscana; accompagna il percorso del fiume Magra fino a confluire col fiume Vara nei pressi di Santo Stefano, dove la valle assume connotati pienamente liguri, dalla pianura alla foce. Il torrente Parmignola segna il limite fra la pianura lunense e quella dell’Avenza, che precede Carrara. Non è semplicemente un confine comunale o provinciale ma piuttosto un confine regionale che aliena attualmente le terre al di là del suo corso. Esse invece erano, in precedenza, unite storicamente con Luni in quell’omogeneità lunigianese antecedente al frazionamento medievale. Possiamo così precisare che la Val di Magra era originariamente parte integrante, fulcro di un organismo - matrice chiamato Lunigiana Storica. Attualmente la Lunigiana è intesa comunemente come la media e alta valle della Magra, ossia quel territorio circoscritto tra le Apuane e l’Appennino tosco - ligure - emiliano. Questa definizione geografica è stata recentemente avvalorata e codificata, tra l’altro, dall’Ente Regione Toscana che nelle sue suddivisioni amministrative ha introdotto un comprensorio con relativa Comunità Montana di Lunigiana. La Lunigiana Storica è ancora sì un’espressione geografica, ma è al contempo un mondo ideale, con ben definiti caratteri distintivi che le denominazioni, le divisioni, le suddivisio- ni, le frantumazioni, i frazionamenti politici e amministrativi avvenuti nel corso dei secoli hanno solo in parte allentato. Permane infatti la percezione di un’unità che si manifesta in reminiscenze, in impressioni, in un sentire vario e diverso ma riconducibile ad un mondo allo stesso tempo scomparso e vivo La bassa Val di Magra, nel cuore della Lunigiana Storica Ammettendo che l’organismo della Lunigiana Storica abbia avuto il suo cuore nella piana lunense, si sono ricercate le cause che un tempo hanno conferito omogeneità a quell’intero territorio. Chi osserva da una certa quota la bassa valle del fiume Magra non può non essere attirato dagli aspetti peculiari di un paesaggio così caratteristico. Questa ampia valle è caratterizzata da precisi caratteri morfologici, ambientali ed economi- ci che convivono e interagiscono con le molteplici funzioni agricole, industriali, terziarie e turistiche che qui si sono insediate nel corso del tempo. La bassa Val di Magra è composta da un “continuum lineare” di insediamenti urbani prin- cipali che obbediscono alle regole geomorfologiche di un paesaggio ormai consolidato: esso trae le sue origini dal disegno geologico del bacino imbrifero del fiume Magra che in questo tratto scorre velocemente verso la foce con un andamento parallelo alla permanenza orografica del promontorio di Montemarcello, dividendo in questo modo la pianura in due “scenari” naturali caratterizzati dalla presenza di mezze coste fortemente incise dai caratte- ri ambientali peculiari. Tra due confini regionali principali, tra la costa e le creste apuane e appenniniche, tra due fiumi e due sponde fluviali, il taglio cartografico prescelto per la bassa Val di Magra è frutto di un ragionamento che travalica i limiti amministrativi per inglobare un territorio compreso tra la valle dell’Aulella e il mare e tra le Alpi Apuane e la confluenza del fiume Magra con il fiume Vara.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 77 Le principali infrastrutture sono costituite dai due rami della rete ferroviaria Genova - Pisa e dalla Pontremolese con i loro rispettivi collegamenti. Ad essi si affiancano i due rami della rete autostradale Genova - Livorno e della Cisa. I rami più importanti della rete viabilistica statale sono costituiti dall’Aurelia e dalla Statale della Cisa ed il quadro è completato dalla più articolata e complessa rete viabilistica pro- vinciale e comunale. Il Viale di Caniparola è “indicatore” di un importante asse di penetrazione verso Fosdinovo e oltre, secondo l’antico percorso di crinale e trasversale all’antica Strada Romana, mentre al Ponte degli Stagni una serie di strade nel passato collegavano la piana con Avenza senza passare per la Strada Romana (vedi gli “indicatori” della Battilana e del Carlone). L’inquadramento sardo (il primo che ha permesso un confronto efficace e diacronico con l’attuale) raccoglie l’eredità francese e prepara le basi delle successive radicali trasforma- zioni dell’epoca moderna, sia dal punto di vista concettuale che strumentale. Rispetto alla situazione del 1938 poi, la struttura viaria principale è decisamente modificata sia dall’inserimento autostradale sia dal completamento della Strada Provinciale Barcola- Serra-Montemarcello-Ameglia e la Provinciale di Bocca di Magra, nonché dalla Strada Provinciale Sarzana - Marinella. Scompare definitivamente la via litoranea che un tempo univa la costa di Marina di Carrara con Marinella (indicatore dei movimenti della linea di costa), mentre su tutto il territorio continuano ad infittirsi gli assi di penetrazione dal pedemonte verso le colline e verso la piana con l’introduzione di sempre nuovi elementi, che costituiscono complessivamente la conurbazione attuale della bassa valle. La rete idrografica principale è caratterizzata dal corso del fiume Magra, che oggi tende ad affievolire le due anse nella piana di Sarzana - Marinella e, alla confluenza con il fiume Vara, devia il suo corso fin sotto al monte di Vezzano, mantiene inalterato il suo letto nella piana di Ameglia e Romito (assumendo sostanzialmente un andamento serpeggiante visi- bile al di sotto del tracciato autostradale) e, abbandonato definitivamente il "Ramo morto" nei pressi della zona Alberone, si allontana notevolmente dall’andamento della Gora dei Molini-Bedale secondo l’antica riva napoleonica tra Santo Stefano e Sarzana. Il torrente Parmignola divide i territori spezzino e massese-carrarino; il Canal degli Orti confluisce nel torrente Bettigna abbandonando il fianco della tenuta di Marinella e portan- do le acque solo nel sottostante Fosso di Minale. Il torrente Bettigna e il torrente San Laz- zaro, con il Canal degli Orti, formano il tipico “tridente”, mentre il torrente Amola- Falcinello divide il territorio di Sarzana da quello di Santo Stefano. In territorio santostefa- nese si segnalano le canalizzazioni principali della Gora dei Mulini-Bedale e del Canale Lunense, ed altri elementi artificiali nelle ampie zone di pianura prevalentemente agricole: i canali per lo scolo delle acque di irrigazione e i manufatti ad essi collegati (mulini e cascinali), le zone a parco e il sistema dei corsi d’acqua, i piccoli fossi che raccolgono le acque dei versanti agricoli collinari e i canali di irrigazione minori. Sulla sponda destra del fiume, tra Romito e Ameglia, il Canal del Marzo scorre là dove le carte storiche indicavano i lavori di bonifica attorno alla proprietà dell’Ecc.ma Camera e dove una linea retta orientata verso il Campanile della Parrocchia di Sarzanello individuava il tracciato che dall’attuale zona del Senato doveva condurre a Sarzana con un guado in località Crociata, o Crocevia, di importanza strategica a fianco della trasversale via del Fondamento verso il fiume e verso il litorale (forse un sedime precedente al viale XXV Aprile). L’area attorno al Canal del Marzo è stata considerata, assieme al territorio santostefanese, particolarmente degna di nota nell’ambito dei collegamenti antichi tra Sarzana e La Spezia

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 78 e, in particolare, ha facilitato la comprensione delle complesse modificazioni stradali che hanno interessato nel tempo il tratto Sarzana - San Genesio. La costa è stata interessata nel corso dei secoli dalle molteplici modificazioni dell’andamento della linea di riva lunense. Questo fatto consente di evidenziare come l’attuale trasgressione marina, rispetto al litorale sabbioso, abbia condotto a complementari e drastiche conseguenze sul patrimonio ambientale. Gli elementi che caratterizzano la linea di costa sono: il fiume, le sue sponde, gli attracchi, la partizione agricola della piana com- presa tra Fiumaretta e il viale XXV Aprile, il “tridente” formato dai torrenti San Lazzaro- Bettigna-Canal degli Orti, la piana di Ameglia-Cafaggio e l’abitato di Fiumaretta. In quest’ultimo, anticamente, doveva essere situato il porto interno di San Maurizio che con- feriva logicamente una certa importanza strategica al tracciato segnalato dalla presenza della Casa del Sale (percorso che oggi costituisce la via Poggio) e alla sua continuazione in via Alta verso l’Aurelia. La Marinella è l’area di pianura compresa tra il litorale, il tratto a sud - ovest di Ortonovo della “città reticolare”, il torrente Parmignola, il Canal degli Orti e il viale XXV Aprile. La piana di Marinella è un luogo dotato di una forte identità e gli elementi che la descrivono e caratterizzano sono: la partizione del territorio agrario, il sistema dei percorsi poderali, il sistema dei fossi e dei canali di scolo delle acque, alcuni elementi infrastrutturali quali il viale XXV Aprile, la zona archeologica di Luni (un tempo attraversata dalla Strada Roma- na Antica) oltreché il nucleo antico di Marinella con la pineta e il cimitero. Il distretto di Ortonovo-Castelnuovo è caratterizzato dalle pendici collinari, dal canale Lunense e da un sistema trasversale di canali e di fossi che individuano l’area tra San Lazzaro e la zona “Man di Ferro”. Nel pedemonte di quest’ultima è situata la cava e la vecchia fornace Filippi e qui, sull’Aurelia, si è sviluppato uno dei maggiori punti strategici della cosiddetta “strada mercato”: un fronte strada ricco di sequenze e poli commerciali strutturato in profondità dalla “città reticolare” di Ortonovo e Castelnuovo. L’area lungo-fiume tra il Calcandola e Falcinello è caratterizzata da un territorio agrario residuale tra aree di antica escavazione, mentre nell’area tra il Calcandola e quella dei “Bozi” è riconoscibile la maglia agricola regolare che da Sarzana penetra sino all’alveo del fiume Magra. Anticamente in territorio santostefanese l’andamento della Stradella (oggi via Bolano), diramando dalla Strada Romana nei pressi di Scoglio Varano (oggi Posticciolo), puntava verso Ceparana oltrepassando il fiume. In questa zona la ferrovia ha consentito innanzitutto lo sviluppo della Ceramica Vaccari, ma anche l’espansione del primo villaggio di Ponzano Belaso. La confluenza della Magra con il Vara è limitata, secondo l’inquadramento territoriale della bassa Val di Magra, al tratto Ceparana - Boettola (si ricordi che quest’ultima località era sede di un altro importante guado del fiume) e gli elementi che la caratterizzano sono il sistema di difesa delle arginature del fiume (secondo un disegno suggestivo e particolare che è completato dai pennelli fluviali), il sistema dei canali e dei fossi e degli elementi infrastrutturali che lo attraversano. I due centri di collina di Arcola e Vezzano si affacciano su un importante zona industriale (quella di Arcola - Santo Stefano e Vezzano) i cui trac- ciati viari e ferroviari sono in diretto rapporto con il Capoluogo spezzino. L’inquadramento proposto privilegia lo sviluppo della riva toscana, da Marina di Carrara ai terrazzi fluviali di Santo Stefano e si ferma volutamente alla confluenza dei fiumi Magra e Vara tra Bolano e la valle Durasca. Rispetto al “continnum” lineare della riva toscana (da Santo Stefano in poi), quella in sponda destra del fiume, alla confluenza dei fiumi, presenta ancora i connotati caratteristici

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 79 dell’epoca “ligure”. Si tratta di un paesaggio tuttora impregnato di caratteri originari che un tempo dovevano legare l’area lunense alla costa orientale del Golfo. La Spezia entra in scena in epoche più recenti trasformando i precedenti rapporti tra le due rive, capovolgendone i valori e impostando un tipo di territorializzazione che ha privile- giato la graduale discesa a valle di materiali e cose, nella parte più “morbida e malleabile”, dove le modificazioni ambientali e lo sfruttamento del suolo hanno portato all’attuale conurbazione del comprensorio.

Il Golfo della Spezia La storia della descrizione iconografica del golfo rappresenta la presa di coscienza della sua naturale vocazione portuale. Non si perviene a codificare compiutamente l’immagine del golfo spezzino prima che esso esista nella coscienza degli uomini, cioè fino agli interessi militari e strategici del sette- cento e dell’ottocento. La carta del Magini dimostra come gli antichi cartografi e corografi non si rendessero conto della “portuosità” del golfo che consideravano un complesso di singoli approdi, numerosi ma tutti ugualmente sicuri. Portovenere e Lerici, rispettivamente a ponente e a levante del golfo, erano considerati i migliori porti della Liguria orientale, anzi la copiosa produzione cartografica (manoscritta) di destinazione nautica e di carattere tecnico, rilevabile tra seicento e settecento, conferma che nel golfo il porto vero e proprio è quello di Portovenere; due le imboccature di ponen- te, una piccola tra la città e l’isola Palmaria, l’altra più ampia tra questa e l’isola del Tino. Ancoraggi di minor conto sono nel seno delle Grazie e nella parte interna del golfo, davanti alla Spezia, dove i fondali bassi ed acquitrinosi sconsigliano tuttavia l’approdo special- mente nella parte più orientale (“Stagnoni”). La descrizione del territorio è affidata all’impressionismo di viaggiatori e vedutisti stranieri che riportano nei loro giornali annotazioni e schizzi che diffondono l’idea del golfo come luogo pittoresco, dalla natura ancora vergine. Il golfo, in realtà, appare come un “tutto” in cui la struttura originaria e le sue prime tra- sformazioni si integrano perfettamente. Fino alla realizzazione dell’Arsenale Militare Marittimo, i processi di costruzione storica del golfo interpretano la sua natura e le sue qualità: gli interventi rientrano all’interno della “architettura del golfo”, inteso come un unico sistema di orientamento, percezione, signifi- cato e memoria. La morfologia naturale del territorio condiziona la scelta dei siti adeguati all’insediamento dei nuclei abitati, ma le sue connaturate doti difensive vengono esaltate dalle architetture militari, che non distruggono ma anzi ricostruiscono la struttura originaria delle emergenze morfologiche, siano esse dorsali o promontori. Dal 1605 al 1608, per scongiurare il disegno spagnolo di fare del golfo la porta di accesso al centro Europa alternativa a Genova, la Repubblica di Genova potenziò le fortificazioni sia delle mura della città e del castello, sia dei nuovi forti della Scola, Sant'Andrea e San Gerolamo. E’ questa la prima occasione in cui viene assegnata una funzione strategica vera e propria al golfo nel suo complesso, sebbene la classe dirigente genovese non intendesse valorizza- re il golfo, ma semplicemente conservare i vecchi equilibri economici e i tradizionali con- fini.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 80 La crescente importanza del golfo indusse altresì la Repubblica a deviare l’Aurelia sulla Spezia e a collegarla con la strada di Cento Croci, privilegiando così il percorso della Val di Vara e la strada del Bracco, come si può ben osservare sulla carta di G. B. Costanzo (1660). Durante la secessione austriaca la Repubblica si servì dell’ing. Cartografo Matteo Vinzoni del quale si possono ancora apprezzare le grandiose visioni cartografiche della Liguria. Tra queste, molte tavole sono dedicate all’illustrazione del golfo con le sue fortificazioni e i suoi centri (Portovenere, Lerici, San Terenzo, La Spezia, Tellaro e Montemarcello). La decisione di Napoleone di trasferire l’Arsenale Militare da Genova alla Spezia (1808) trasformò il golfo in un centro di sperimentazione per i metodi più avanzati di rilievo topo- grafico di cui erano portatori gli ingegneri - cartografi del Depòt de la Guerre di Parigi, incaricati di sottoporre il golfo ad attenti rilievi grafici e topografici onde verificare la “fattibilità” della costruzione di un Arsenale di una nuova città tra le Grazie e Portovenere. I rapporti eseguiti dai funzionari (celebre il Mémoire di Chabrol de Volvic) indicano i nuovi criteri descrittivi suggeriti dalla cultura illuministica, da una nuova organizzazione del sapere tecnico-scientifico posto a servizio del potere. L’approccio dei cartografi si differenzia quindi da quello dei vedutisti: si passa da una descrizione passiva, legata a più o meno intense emozioni percettive o culturali, alla de- scrizione oggettiva, operativa, inseparabile dalla volontà di progetto. Il golfo non è visto più come monumento unitario, ma come territorio scomponibile in parti e sottosistemi. La brigata topografica dal Depòt de la Guerre, al cui comando fu posto il capo di battaglio- ne Pierre Antoine Clerc, fra il 1808 e il 1812 condusse la campagna di rilievi per la forma- zione della carta del golfo. Clerc accompagnava i suoi rilievi cartografici con schizzi che non erano frutto della sugge- stione per l’immagine pittoresca, ma mezzo per precisare meglio la catalogazione dell’esistente. Questo non significa che l’immagine romantica del golfo sia stata del tutto abbandonata; anzi, essa persiste nell’Ottocento quando si trasforma nell’immagine mercificata, stereoti- pata di luoghi non più mèta del Grand Tour, cioè del viaggio come occasione di promozio- ne culturale, ma del turismo, cioè del viaggio come evasione, vacanza, occasione mondana e fenomeno di costume. La Spezia, fino al 1810, è circondata dalle mura con un rapporto fisicamente definito tra “interno” ed “esterno”; le mura, ricostruite ed ampliate, delimitano un territorio interessato da resti romani e stratificazioni di epoca medievale. La città è protetta dal castello di S. Giorgio (che dal 1625 costituisce un’unica struttura con la soprastante Bastia) e dal pro- montorio di Ferrara, utilizzato dai cappuccini dal 1455, e che nel 1747 viene dotato di una prima batteria di artiglieria, poi potenziata nel 1798. La città occupa una zona intermedia tra le colline e la pianura, ma il processo di artificia- lizzazione è coerente, in totale continuità, con le preesistenti linee del paesaggio. La pianura è disegnata dai torrenti, primo fra tutti quello di “Biassa”, o dai sentieri e dai confini di proprietà che seguono l’andamento dei canali minori. La prima strada rapportabile alla scala del golfo, quella tra la Spezia e Portovenere (co- struita tra il 1807 e il 1812 su progetto del colonnello Morlaincourt), insieme alla strada ad essa parallela, tra la Porta del Fosso e il convento di San Francesco, struttura il territorio grazie ad una geometrizzazione fortemente regolare basata sul rapporto di ortogonalità tra le stesse e i muri di irregimentazione dei corsi d’acqua.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 81 Se gli organi civili e militari dell’amministrazione napoleonica si erano intensamente occupati della città e del golfo, dando luogo ad una molteplice produzione di studi e pro- getti, basati sull’idea della Spezia come cardine insieme con Tolone del controllo strategi- co del Mediterraneo occidentale, il governo sabaudo sembrò accantonare quest’ottica rinunciando dapprima all’accrescimento delle funzioni militari del golfo. Tra il 1816 e il 1827 ufficiali del Corpo di Stato Maggiore diressero nuovi rilievi del terri- torio compreso tra Genova, La Spezia e il confine col Ducato di Parma, giungendo alla stesura di una carta, notevole per efficacia e qualità del disegno. Con l’abbattimento delle mura seicentesche, la città si aprì al mare esaltando ancor più il suo rapporto con gli elementi costitutivi la “natura” del golfo. I principali interventi sulla viabilità, realizzati tra gli anni ‘20-’30, miravano a migliorare i collegamenti della Spezia con Genova e la Toscana. Verso la fine del 1820 iniziarono i lavori per rendere carrozzabile la Strada Reale da Sestri a La Spezia, che fu definitivamente aperta nel 1822. Nel 1823 la strada tra la Toscana e il Piemonte mutò l’assetto urbanistico della città: men- tre la strada antica, seguendo la granducale via Sarzanese sulle tracce della viabilità roma- na, scavalcava la Rocca dei Cappuccini, entrava in città per la medievale Porta Romana e ne usciva per Porta Genova, la strada piemontese attraversava la distesa tra la città e il mare, entrava per l’antica Porta della Marina per poi uscire da Porta Genova. Il canale di Piazza o dei Molini, che attraversava la città e fuoriusciva tra la Porta del Car- mine e quella della Marina, venne deviato nel Fosso o canale della Sprugola, che correva lambendo il muro occidentale della città. Si liberò così una vasta spianata da adibire a funzioni di rappresentanza e di mercato il cui spazio era disegnato dall’allineamento dei viali alberati tra la Porta della Marina, la piazza omonima e il pontile da sbarco. Lo slittamento a valle della città venne sancito definitivamente tra il 1840 e il 1860 con la lottizzazione dell’area nord-occidentale del “prato” in cui riemerge la doppia vocazione del golfo: non solo piazza militare marittima, ma anche luogo ameno di vacanze. La funzione un tempo assunta dagli edifici religiosi, come riferimenti esterni della città murata, viene assunta dal Teatro Civico che si pone a caposaldo di un disegno che in qual- che modo, sia pure implicitamente, deve aver ispirato il programma della prima espansione esterna alle mura. Al di là del giardino pubblico di levante, un altro celebre edificio, lo stabilimento Da Pas- sano, individua un allineamento cardinale dell’espansione ottocentesca: il suo lotto definirà gli assi paralleli di via Chiodo e via Principe Amedeo (poi Minzoni). La Spezia nel censimento del 1848 contava più di 10.000 abitanti; malgrado ciò, si pre- sentava più come un popoloso borgo che come una vera e propria città. La popolazione era suddivisa in circa settanta frazioni, alcune delle quali erano semplici casali o gruppi di case sparse; gli insediamenti più popolati con una loro vita autonoma erano Marola, Cadimare, Biassa e Campiglia mentre il centro abitato era ancora racchiuso nelle mura medievali. Nel 1853, il soggiorno estivo dei reali di casa Savoia sancì formalmente il “lancio turisti- co” della Spezia. Tuttavia, mentre Comune, imprenditori e interessi fondiari locali sembra- vano orientati a promuovere una certa espansione edilizia legata al turismo d’élite, il go- verno piemontese imboccò decisamente la strada della militarizzazione del territorio spez- zino, riprendendo in mano il progetto francese di insediamento di un stabilimento maritti- mo militare nel golfo per fornire il supporto logistico alla flotta sabauda, stanziata a Geno- va e trasferita alla Spezia nel 1857.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 82 Dopo una prima ipotesi (progetto Sauli e progetto Rendel-Ricci-Parodi) di collocare l’Arsenale nei seni delle Grazie e del Varignano (come aveva già proposto nel 1808 l’ingegnere Capo servizio dei Ponts et Chaussées, Viotte), Domenico Chiodo, Maggiore Generale del Genio, propose di spostare gli impianti progettati nella piana di San Vito a occidente della città. I lavori già iniziati al Varignano vennero sospesi e Chiodo ricevette l’incarico di studiare il progetto definitivo (1860). Nel 1861, al fine di definire le proporzioni dell’area destinata alla Marina Militare, vennero effettuate indagini approfondite con rilievi globali del golfo in scala 1: 500 che individuano le curve di livello, la posizione degli edifici esistenti, delle strade di comunicazione e della rete idrografica. Vennero eseguite circa 47 carte disegnate a china sotto la direzione del colonnello Domenico Chiodo da un gruppo di collaboratori e ufficiali del Genio e il quadro d’unione topografico acquarellato venne realizzato nel 1866 in scala 1:10.000 dal dise- gnatore Domenico Lantero. Sulla base di tali dati il Chiodo individuò la definitiva localizzazione dell’Arsenale, docu- mentata tra il 1857-62 da progetti specifici e presentata alla Camera dei deputati con la Relazione particolareggiata sui lavori e sulle spese fatte per l’Arsenale Marittimo della Spezia nell’esercizio 1862. I progetti configuravano la nuova collocazione dell’Arsenale marittimo, l’intero piano di interventi, comprese le principali opere militari dipendenti dall’Arsenale, illustrato dal colonnello direttore Domenico Chiodo ancora nel 1863 col Piano della Parte del Golfo compreso fra la punta del Pezzino e quella di Muggiano in cui sono ubicati l’Arsenale Militare Marittimo e le principali opere dipendenti: carta planime- trica e altimetrica che riporta le divisioni di proprietà di tipo catastale particellare e il nu- cleo abitato della Spezia formatosi sotto il castello di San Giorgio. Vi sono indicate le aree relative alla costruzione dell’Arsenale militare, dei cantieri di San Bartolomeo e del deposito delle polveri di Panigaglia. La storiografia ha dimostrato che la Spezia nacque, in quanto città, con l'insediamento dell'Arsenale, ma si può affermare che per il sito, le forme, le dimensioni in cui è stato realizzato, esso decretò la “morte” del golfo, ovvero la fine di un ordine che aveva bene restituito dapprima la sua originaria organizzazione naturale, e, in un secondo tempo, un nuovo costruttivo equilibrio tra l’ambiente originario e gli elementi e i fattori di sua artifi- cializzazione. L’avvento dell’Arsenale stravolge la configurazione della piana del torrente Lagora, fino a quel tempo solcata solo dalla maglia poderale, dalle gore dei mulini e dai corsi d’acqua. Il torrente Lagora viene opportunamente rettificato e trasformato in fossato difensivo, la sua piana viene divisa in due settori longitudinali: quello di ponente destinato all’impianto militare, quello di levante agli sviluppi della città. Quest’ultimo, a sua volta è suddiviso in quattro settori da due assi ortogonali: via Cavour che taglia in due l’antico nucleo e costituisce la spina portante delle espansioni urbane longitudinali; la via Militare (oggi via Garibaldi) che attraversa la piana in senso opposto per collegare la viabilità proveniente da levante con la strada che conduce a Portovenere. Fra le mura del centro storico e la costa l’intervento urbanistico di rappresentanza è affac- ciato su un grande “prato”, poi trasformato in giardino, delimitato ad oriente dalla collina dei Cappuccini. Via Chiodo, concepita proprio in funzione dell’accesso principale all’infrastruttura milita- re, possiede i requisiti della struttura urbana di pregio: la piazza porticata, i palazzi nobili, il teatro Politeama. A nord del centro antico viene realizzata la piazza del Mercato.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 83 L’immagine romantica nelle pitture di P. D. Cambiaso e A. Fossati fissa un presente ormai superato dalla tumultuosa evoluzione della città. Le loro immagini suggestive, animate dal rimpianto nostalgico della situazione idillica del piccolo borgo marinaro e del suo bellissimo ed incontaminato golfo, stridono se paragonate alle foto d’epoca che mostrano una città che si appresta a diventare caposaldo strategico del nascente stato unitario. L’Arsenale è così “fuori scala” nei confronti dell’ “architettura del golfo”, che quest’ultima appare ridimensionata e rimpicciolita; le precedenti architetture di guerra, invece, nella loro totalità e reciproca relazione, riuscivano a cogliere un livello di “confrontabilità” con la globale morfologia del territorio. Certo, avevano dato ruoli e funzioni alle emergenze morfologiche, ma quest’ultime riusci- vano ancora a partecipare ad un unico insieme, in cui ciascun elemento si volgeva verso un centro, il mare, e si muoveva all’interno di un orizzonte comune, quello dei rilievi. Colline e mare entravano in contatto in un unico punto, il promontorio dei Cappuccini, da cui si godeva una magnifica, imponente, veduta sul golfo e sui lidi vicini. L’insediamento urbano, poi, appare totalmente soverchiato dalla sproporzionata “macchina monofunzionale” limitrofa, che propone un “orizzonte organizzazionale e funzionale” ben più ampio e sofisticato di quello non solo della città, ma del golfo stesso. I suoi punti di riferimento sono di carattere globale: il mare, la ferrovia, gli altri presidi dello Stato, la capitale. A livello locale esso costituisce una barriera che impedisce l’uso e la percezione stessa dell’area in cui va ad insediarsi, che diverrà così una zona proibita e rimossa dalla geografia di questo territorio. L’Arsenale è un fattore di rottura spazio-temporale; infatti non solo cancella il disegno delle aree che va ad occupare, ma impone trasformazioni con tempi “interni”, ritmi e inter- valli mai sperimentati alla Spezia. Il territorio occidentale della città viene trasformato nella struttura e nella morfologia per accogliere gli spazi dell’Arsenale che rispondono ad una rigida logica funzionalistica. La costruzione dell’Arsenale impone, altresì, che la città si sviluppi senza intralciare né compromettere le opere militari, anzi la città deve predisporsi per adeguarsi alla dimensio- ne e al peso dell’Arsenale. Le sue misure diventano le misure del territorio attivando quel progressivo processo di scollamento tra la città e il contesto, tra costruzione della città e natura del sito che ha caratterizzato la storia della Spezia fino ad oggi. La formazione di un nuovo reticolo viario, attuato in funzione dei collegamenti necessari fra l’arsenale e la città, secondo uno schema di attraversamenti ortogonali, è documentato dal rilievo dell’Istituto Geografico Militare. Lo stesso atteggiamento nei confronti della natura del sito ritorna allorquando i progressivi ampliamenti della città inducono ad occupare tutta la parte pianeggiante lasciata libera dall’impianto militare urbanizzando, prima, la piana paludosa a monte della via Militare con la costruzione del quartiere operaio Umberto I (1885-1889), poi, la zona collinare a monte della linea ferroviaria per Genova, costruita tra il 1874 e il 1887, per collegare sal- damente la città a tutto il comprensorio delle Cinque Terre fino a Sestri Levante. Intanto la piazzaforte della Spezia veniva protetta da eventuali incursioni da terra e da mare ampliando il sistema fortificato esistente e una nuova cinta di mura veniva costruita nel 1889 sui crinali che delimitano la città da nord e da est. Intorno al 1900, grazie anche all’intensificarsi dell’attività portuale mercantile, iniziata nel 1890, l’Amministrazione comunale cominciò a progettare il futuro ampliamento della città

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 84 verso levante nella piana di Migliarina, oltre l’“ostacolo” della collina dei Cappuccini trasformata in batteria dopo la costruzione della cinta ottocentesca. Nella piana di Migliarina la struttura naturale, l’uso agricolo del suolo, un primo casuale processo di urbanizzazione si posero come elementi frenanti l’omologazione della nuova “città” a quella ottocentesca. I Piani Regolatori per l’espansione della città elaborati dalla Commissione Municipale, da E. Pontremoli e da A. Raddi, testimoniano i tentativi di risolvere il problema di come orientare la maglia del nuovo tessuto edilizio tenendo conto dei principi di igiene e decoro tipici dell’urbanistica dell’epoca. A lungo si discusse se fosse preferibile fare del prolungamento di viale Umberto I (oggi viale Italia) l’asse portante per saldare le due città imponendo gli schemi e gli orientamenti della città ottocentesca anche alla nuova, oppure se questa dovesse avere un impianto urbanistico autonomo. La piana di Migliarina era bonificata da una fitta rete di canali e appoderamenti, l’edilizia si addensava attorno al nodo dove la strada che collegava Spezia con la Lunigiana, passan- do per la foce di Buonviaggio, incrociava la strada per Sarzana. Quindi, mentre da occi- dente procedeva la lottizzazione pianificata dall’Amministrazione comunale (che non teneva conto di nessuno degli allineamenti poderali esistenti e riproduceva gli schemi e gli orientamenti della città ottocentesca), da oriente si contrapponeva la lottizzazione non pianificata appoggiata alla strada per Sarzana, ad eccezione della zona lungo la strada costiera dove si stava ampliando il porto mercantile, grazie all’incremento del traffico delle merci dovuto all’apertura della linea ferroviaria La Spezia – Parma. Il raddoppio verso levante del nucleo antico avvenne a scapito della collina dei Cappuccini, demolita nel 1921, provocando la più emblematica violenza ambientale e morfologica che la struttura del golfo abbia subito a causa dei processi insediativi avviati dalla realizzazione dell’Arsenale. L’area libera così ottenuta divenne il nuovo centro “direzionale” della città ospitando i suoi maggiori edifici pubblici. La cartografia più recente, cioè i piani urbanistici che si sono succeduti dall’inizio del ‘900 ad oggi, ci raccontano di una città che “ruota” progressivamente verso levante andando a saturare la piana di Migliarina. Un parco urbano trasversale fra Mazzetta e Migliarina ha risolto il conflitto fra l’orditura pianificata di ricordo ottocentesco e quella “spontanea”, sorta sulla maglia poderale. L’apertura dell’autostrada Genova-Livorno inoltre ha ridotto l’importanza dell’antico tracciato passante per la città, favorendo lo sviluppo delle aree di levante direttamente collegate con il raccordo di S. Stefano Magra. La rotazione verso oriente del polo industriale, invece, nato dall’indotto dell’Arsenale, ha portato con sé una nuova lettura dello sviluppo urbano invertendone il senso di fruizione. Le aree più direttamente accessibili sono quelle servite dal traffico più veloce e di conse- guenza i nodi cruciali della città si spostano: i nuovi edifici pubblici e alcuni edifici dire- zionali sono “migrati” da ponente a levante. Anche il porto sta realizzando lo spostamento verso levante delle sue nuove strutture ed in questa direzione sono da interpretare anche i nuovi interventi sulla grande viabilità che hanno come perno il grande svincolo degli Stagnoni; è già stata costruita la bretella di collegamento con Lerici e si sta realizzando il tracciato della nuova Aurelia che aggira le espansioni urbane da levante allacciando la Foce con la piana di Melara senza attraversare la Spezia. Questa nuova strada, dagli accessi obbligati, formerà una rete di nodi esterni a

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 85 vantaggio dei quartieri periferici di espansione costruiti, a partire dagli anni ’70, fra il rilevato della ferrovia e la collina. Il rafforzamento dell’asse di Melara deve essere collegato con lo sviluppo del nodo di S. Stefano Magra e con la costruzione del porto intermodale che tende a rafforzare l’area della confluenza fra Vara e Magra. Concludendo l’excursus sulla cartografia del golfo della Spezia dal Cinquecento ad oggi possiamo notare come il quadro di riferimento si sia progressivamente ridotto e focalizzato sulla città, perdendo di vista l’immagine complessiva del golfo, non più letto come un tutto, ma come un insieme di parti, ciascuna animata da una propria, autonoma logica di espansione.

3.1.8. I DUE DIFFERENTI RITMI EVOLUTIVI Nel lungo periodo storico che dal Cinquecento arriva ai giorni nostri, il napoleonico-sardo e l’aerofotogrammetrico più recente sono stati considerati due “punti fermi”, due immagini estrapolate opportunamente dalla successione cartografica che hanno aiutato a raccontare del territorio in due fasi peculiari: una di particolare equilibrio e l’altra d’imminente squili- brio. La raccolta cartografica è stata finalizzata alla lettura del territorio provinciale e se da un lato si è giunti alla definizione di un Indice Cartografico, dall’altro la multiforme iconogra- fia territoriale ha suggerito numerosi “indicatori”. La DF del Piano ha fornito l’analisi delle strutture della mobilità, ambientale ed insediati- va, alle diverse epoche; attraverso la lettura degli elementi naturali e antropici, che costitui- scono l’ossatura portante del territorio di indagine, si è poi proceduto alla lettura diacronica dei segni secondo un codice interpretativo di permanenze, persistenze e sparizioni, con il supporto indispensabile della struttura analitica degli “indicatori”. I confini, le strade e i corsi d’acqua risultano essere elementi particolarmente importanti per riconoscere le caratteristiche fisiche peculiari di un territorio e per interpretare quell’insieme complesso di caratteri geomorfologici, oroidrografici, fisici, socio-economici e culturali. Contemporaneamente permettono di restringere lo sguardo sul nostro inqua- dramento territoriale esaminando quelle singole “parti” che, sganciate dal contesto com- plessivo, si interpretano come “ripetitive”, “differenti”, autonome o ambigue. Tutto ciò ha offerto l’immagine di un territorio articolato entro il quale è stato possibile riconoscere “parti” dotate di una propria identità, di un proprio carattere e di propri con- notati morfologici. Soprattutto attraverso la lettura diacronica alle due epoche opportunamente scelte (TAVV. 1-2) si può valutare che alcuni “indicatori” svaniscono, altri rimangono più o meno ope- ranti, altri ancora, più recenti, interagiscono con i processi di modificazione e di trasforma- zione. In particolare, alcuni “indicatori” effettivamente scompaiono dal territorio (Castelli, Torri, Hospitali, Hostarie, Cappelle, Chiese e Santuari, torrenti, rii, fossi, guadi del fiume …), altri persistono sotto altre forme nella toponomastica, altri “resistono” (fiumi, direttrici storiche, aggeratio romana, tracciati poderali, divisioni catastali, …) e altri ancora induco- no dei cambiamenti o trasformano il palinsesto stratificato, talvolta innescando processi irreversibili (Autostrada, Ferrovia, Arsenale, aree della produzione, Retroporto …). Queste considerazioni, ordinate in una tabella riassuntiva solo per gli “Ambiti Storici” della bassa Val di Magra e del Golfo della Spezia (Tabelle 1-2 e fig. 1), collaborano all’operazione del confronto diacronico 1853-1994 alla stessa scala 1: 50.000 e quindi alla

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 86 successiva definizione della struttura territoriale della lunga durata storica, in quelle aree dove sono avvenute le trasformazioni più evidenti.

In particolare per la bassa val di Magra la carta 463 dell’Indice Cartografico, alla scala originale di 1:10.000, si è dimostrata un utile strumento operativo in rapporto alla carta 209 e ha permesso così un interessante lavoro di interpretazione dei processi di trasformazione nella piana del fiume Magra, in un intervallo complessivo di tempo che va dal napoleonico alla fine degli anni ‘80 del Novecento. Le trasformazioni nel Golfo (altra area del territorio provinciale profondamente trasformata rispetto alla situazione pre-industriale), sono state lette, invece, in rapporto ai grossi cambiamenti avvenuti a seguito dell’inserimento dell’Arsenale Militare. Nelle soglie documentarie (TAVV. 1-2) confluiscono gli “inquadramenti”, i “brani” e gli “indicatori” che, nel mutare delle epoche storiche, interagiscono ancora con la realtà, for- nendoci dei buoni strumenti per la programmazione attuale. Separando le considerazioni relative alla situazione pre-industriale dagli sviluppi recenti, è stato possibile seguire un processo morfogenetico che ha condotto le modificazioni e le trasformazioni ai nostri giorni. Si è visto in questo modo il risultato operativo di nuovi elementi che hanno introdotto nuove forme sul territorio. In termini morfogenetici si può constatare come la struttura storica del territorio risulti più “forte”, stabilendo un rapporto sottile ma tenace e durevole con il suolo. Il metodo riconosce dapprima le “forme” e le “pratiche” caratteristiche del palinsesto stratificato per poi passare all’analisi del territorio contemporaneo. La lettura morfogenetica ha quindi permesso un approccio dinamico di tipo diacronico per due soglie opportunamente scelte: separando l’analisi della situazione pre-industriale (lo studio delle preesistenze) dai successivi sviluppi del secondo dopoguerra per gli ambiti della bassa valle del fiume Magra, della valle del fiume Vara, del Golfo della Spezia, della Riviera spezzina e delle Cinque Terre.

3.1.9. L’INTERPRETAZIONE DEI SEGNI Attraverso la sequenza dei rilievi cartografici, e la comparazione dei due saldi storici, le indicazioni raccolte hanno permesso di evidenziare le permanenze oroidrografiche, le direttrici storiche, i segni territoriali come espressioni delle relazioni umane depositate sul suolo e quindi i rapporti di tali resistenze rispetto ai processi di modificazione e trasforma- zione tuttora in atto. Se i caratteri fisici si presentano come un astratto dominio, normato da segni sia visibili sia invisibili che rinviano ai tempi lunghi della configurazione geomorfologica, ai tempi storici della colonizzazione del territorio, dell’iscrizione dei tracciati stradali, dell’impianto delle colture e della divisione parcellare del suolo, così come alle tecniche disciplinari dell’architettura e dell’urbanistica per la disposizione, la distribuzione e l’intensità del costruito sul terreno, allora il territorio manifesta la sua unicità solo in virtù della natura unificante dell’atto percettivo, mentre gli oggetti e i segni sembrano rivelare la propria intima identità non tanto nella forma ultima, quella presente, quanto piuttosto nel processo delle trasformazioni attraversate (F. Paone). Assumendo questo preciso modello di analisi per le preesistenze storiche, la lettura di tipo morfogenetico della città diffusa e della conurbazione, in negativo, ha permesso di consta- tare l’occasionale condizionamento della struttura oroidrografica nelle ultime manifesta- zioni.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 87 E’ un approccio metodologico che legge, per esempio, le trasformazioni del territorio attraverso l’interpretazione della natura e delle dinamiche del cambiamento, in modo da definire un’immagine dei processi territoriali e delle relazioni tra i caratteri dell’ambiente fisico, le forme dell’insediamento, le diverse biografie dei luoghi e gli sviluppi sociali dei singoli ambienti insediativi. In sostanza, ragionare per “inquadramenti” e “brani” e consente di passare dal “livello di realtà” provinciale alla lettura e alle analisi per “parti” dei vari territori locali: siano esse “parti” di città o di territorio. Parlando di “inquadramenti”, si è affrontata la lettura dei “campi geografici” più vasti degli “Ambiti Storici”, per poi passare ai “contesti locali” degli “ambiti” provinciali. I “brani” contestuali consentono di leggere i territori più da vicino, di introdurre una lettura somma- ria dei “tessuti edificati” che ha lo scopo di imbastire l’analisi morfogenetica dei singoli luoghi. L’elencazione degli “indicatori” divisi per nei “contesti locali” individuati (Val di Magra, Golfo della Spezia, Val di Vara, Riviera e Cinque Terre) permette di tracciare una mappa che, luogo per luogo, fornisce quelle indicazioni provinciali utili agli studi delle Descrizioni Fondative locali. Il riconoscimento entro il territorio di determinate “parti”, cioè di differenze e di specifici- tà, corrisponde al momento nel quale il nostro sguardo comincia ad attivarsi; a separare sullo sfondo oggetti rilevanti che riconosce e nomina come “diversi”. In tutto l’ambito provinciale la parte più antica e consolidata dell’urbanizzazione ha dato luogo ad una serie di centri urbani solitamente di piccole dimensioni e con una lunga storia la cui ubicazione, in cima ai colli, lungo i pendii, ai piedi delle colline o in prossimità del mare, può essere associata a differenti rapporti tra insediamento, natura dei terreni e loro utilizzazione a fini agricoli. Da molti punti di vista le modalità di crescita di questi piccoli centri, fossero essi posti nell’entroterra o entro un’insenatura del Golfo, non sono state molto dissimili nel percorso storico che si è arrestato in tempi relativamente recenti Nel lungo periodo l’insediamento ha assunto forme che in modo evidente possono essere associate ai “caratteri naturali” del territorio e alla storia della sua utilizzazione soprattutto ai fini agrari. In tempi recenti questa corrispondenza tra le forme e i caratteri naturali si è certamente in parte dissolta: attività nuove come l’industria, il commercio, il terziario hanno stabilito rapporti nuovi con il territorio. Ad esse corrispondono “principi insediativi” diversi e rico- noscibili che danno luogo a innovazioni del repertorio dei “materiali urbani”: grandi opifi- ci, magazzini e attrezzature più o meno pesanti occupano le valli e i fondovalli, in prossi- mità dei fiumi, dell’autostrada e dei crocevia di maggior traffico. Nella Val di Vara questi fenomeni sono ancora relativamente marginali ed è ancora vivo il paesaggio rurale tipico della Liguria interna; qui si sono andati espandendo i “tessuti edifi- cati” che, per cause contingenti legate alla miglior posizione strategica all’interno del sistema, hanno avuto la possibilità di espandersi e di creare attrattività, come Ceparana, Bolano, Brugnato, e Borghetto Vara, che godono della vicinanza del tracciato autostradale e delle migliori aperture verso il golfo spezzino. Altri invece hanno consolidato l’impianto originario rafforzando gli assi viari di collegamento con i centri di pianura e altri ancora hanno mantenuto inalterato nel tempo l’antico assetto insediativo andando sempre più a perdere di importanza. Qui i fattori esogeni hanno inciso poco sull’evoluzione stessa dell’organismo mentre si assiste in modo sempre più evidente a processi di abbandono e di rinaturalizzazione irreversibili.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 88 L’assetto attuale della Riviera e delle Cinque Terre deve invece la sua buona condizione al fenomeno turistico che dal dopoguerra ad oggi caratterizza fortemente questi territori e la struttura insediativa è a distribuzione addensata in modo “puntiforme” lungo la costa. Nel comprensorio è dunque presente un forte grado di concentrazione residenziale nei capoluoghi comunali e nelle frazioni situati lungo la costa, a fronte di una “rarefazione” residenziale nelle aree collinari e montane. Rispetto alla situazione pre-industriale, la rassegna cartografica IGM ha permesso di osser- vare quale rilevanza abbia assunto l’inserimento di elementi nuovi sul territorio come la Ferrovia, l’Autostrada e le sue bretelle, L’Arsenale, il Canale Lunense, il Porto e il Retro- porto, soprattutto nei due ambiti del Golfo della Spezia e della Val di Magra. L’osservazione sul territorio di ciò che permane, ciò che periste e ciò che sparisce nel tempo, ha consentito di riconoscere in queste aree due “situazioni” tra loro differenti, perché ciascuna è a ridosso di un diverso rapporto tra la società e le risorse naturali: quelle offerte da un importante golfo marino il primo e da un territorio prevalentemente agrario il secondo. Sono sistemi differenti perché sono stati investiti, nell’ultimo secolo, da diversi processi economici e sociali: gli sviluppi industrial-militare e turistico il primo e lo svilup- po “diffuso” della piccola impresa e di alcune forme innovative delle attività commerciali il secondo; un sistema di centri urbani che si affacciano sul golfo marino il primo e due sistemi di centri posti rispettivamente al margine della piana il secondo. Tutte queste considerazioni sull’intero territorio provinciale aiutano a ricostruirne l’identità, a scomporlo e a ricomporlo per “parti” più o meno omogenee o differenti, con- sentono il dialogo tra le epoche, avvicinandole o allontanandole in modo critico, in atteg- giamento dialogico con il presente. Se il territorio è veramente il tessuto dell’identità locale, e se gli elementi come il paesag- gio agrario, i boschi storici, le antiche mulattiere, l’arte, l’architettura e l’ambiente nel suo insieme erano e sono legati tra loro da una fitta rete di relazioni e di significati, allora anche la ricomposizione della complessità, il riconoscimento della matrice identitaria e delle relazioni tra “parti” e “inquadramenti”, deve poter consentire la fruizione attiva di tutte queste risorse, che è uno dei maggiori obiettivi del Piano.

3.1.10. INDICATORI FISICI: “INQUADRAMENTI” TERRITORIALI E “BRANI” CON- TESTUALI La lettura territoriale è stata condotta attraverso l’uso di indicatori “globali”, che hanno una certa importanza su tutto l’ambito provinciale, e indicatori “locali”, che aiutano le relazioni fra i passaggi di scala e consentono la prosecuzione della ricerca anche nelle parti di terri- torio più piccole, secondo un processo che potrebbe andare avanti all’ “infinito” come il gioco delle scatole cinesi. Eppure è un sistema efficace per andare via via alla scoperta del territorio senza, da un lato, perdere il filo conduttore generale, e dall’altro approfondendo con insistenza gli avvenimenti storici e urbanistici. Le voci “Inquadramento territoriale” e “Brano” contestuale si riferiscono all’osservazione del territorio a scala provinciale e comunale (“campi geografici” – “contesti locali”); la lunga serie di indicatori “locali” raccoglie invece la cronologia dei “brani” di questo rac- conto territoriale illustrato (“contesti locali” – “tessuti edificati”). Gli “inquadramenti” riassumono i caratteri più evidenti dei molteplici “indicatori”, per- mettono correlazioni a largo raggio e inducono a varie considerazioni: sui limiti ammini- strativi, sulla valenza o meno, per esempio, del significato di “Riviera di Levante “ e

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 89 “Lunigiana Storica” ai fini della lettura, sul perché alcune carte si riferiscano alla “Val di Magra” e alla “Lunigiana” pur raffigurando lo stesso territorio, e così dicendo anche per il “Golfo della Spezia”. L’obiettivo degli “inquadramenti” è quello di comporre i quadri d’insieme, mentre i vari “brani” territoriali (attraverso gli indicatori “locali”) disgregano tematicamente la carta e permettono il dialogo con le immagini via via corrispondenti all’interno di un preciso ambito. Essi danno subito un’idea delle caratteristiche fisiche dell’ambito di osservazione, se vi sono in prevalenza o meno indicatori di “Cale” e “Calette”, di “Punte” e “Forti”, o di “Monti”, “Castelli” e “Santuari”, “Torrenti” o “Foci”. La successione iconografica permette, già di per sé, una ricostruzione soddisfacente dei processi di trasformazione e di modificazione ambientali e antropici, tuttavia, affiancando alla ricerca cartografica l’impianto interpretativo degli “indicatori”, è possibile costruire un quadro sintetico delle regole, delle norme e dei comportamenti; una mappa strategica che ha il compito di avvalorare, con operazioni finalizzate, la programmazione del Piano (tav. 3).

3.1.11. LA STRUTTURA TERRITORIALE DELLA LUNGA DURATA STORICA Il territorio abitato è l’immagine provvisoria di una trasformazione evolutiva degli ele- menti e della loro reciproca interazione (in cui i caratteri naturali del territorio e la storia della sua antropizzazione ne formano il sub-strato) attraverso un andamento che è stato nominato con un’efficace locuzione: “accumulazione selettiva”. Per analizzare la trasformazione evolutiva, la modificazione viene rilevata e contenuta entro tre processi primari di lettura: la “permanenza”, che evidenzia il carattere invariabile di un elemento che ha attraversato il tempo mantenendo la propria identità (un muro, un fossato, un monumento, una linea catastale ……); la “persistenza”, che testimonia la pre- senza contemporanea di un mutamento e di una conservazione dell’elemento, del quale comunque persiste il significato insediativo fondamentale (una linea catastale che ricopre un segno d’acqua, un manufatto nuovo che si insedia approssimando il sedime preesistente ……); la “sparizione”, che ricorda le cancellazioni operate dalle molte scritture del palin- sesto territoriale (F. Paone). La testimonianza reale è un risultato parziale del passato e del divenire: del passato perchè non tutto rimane, ovviamente, ma ciò che permane o persiste nella lettura odierna del territorio può essere assunto come strumento operante nel presente; del divenire perchè l’oggi sfugge rispetto al ritmo accelerato del tempo. Il territorio sembra così mostrarsi “uno” e unitario solo in virtù della natura unificante dell’atto percettivo, mentre gli oggetti e i segni sembrano rivelare la propria intima identi- tà, non tanto nella forma ultima, quella presente, quanto piuttosto nel processo delle tra- sformazioni attraversate. Nel complesso, il territorio di indagine si è mantenuto nel tempo malgrado le trasformazio- ni naturali e antropiche ne abbiano talvolta stravolto completamente il disegno originario o, in modo meno radicale, ne abbiano mutato le originarie pratiche apportando nuove forme al passo con i tempi e le esigenze; oppure, per finire, ne abbiano mantenuto gli assetti insediativi e morfologici di partenza accompagnandoli lentamente nel presente. La lettura diacronica del territorio provinciale alle due epoche scelte, ha quindi consentito di verificare una sostanziale resistenza dei segni nel lungo periodo: leggiamo ancora la permanenza della trama insediativa storica nella pianura alluvionale del fiume Magra,

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 90 come nella Val di Vara e nella Riviera spezzina, e una fitta rete di nuclei collegati da un reticolo stradale nelle fasce montane, pedemontane e collinari di tutto il territorio provin- ciale che si poggia sull’orditura oro-idrografica e sul disegno delle antiche infrastrutture territoriali incredibilmente resistenti. In particolare, se si osserva il territorio con occhio attento, cercando di individuare la struttura, dall’apparente disordine creato dalla disposizione degli oggetti e delle cose più recenti, si vede emergere quel principio insediativo nel quale riconosciamo un modo sem- plice e logico di risolvere alcune elementari relazioni tra l’uomo, le sue attività e i caratteri del suolo più stabili e duraturi. Nel tempo il palinsesto territoriale oppone una resistenza tenace ad altri più mobili aspetti della nostra vita sociale e al loro risolversi in specifiche attribuzioni di valore alle singole parti di territorio e ai singoli luoghi. Permanenze e persistenze sono indici che ci rivelano una “razionalità minimale” che lungo grandissime estensioni temporali ha fornito all’insediamento regole d’ordine chiaramente riconoscibili (la persistenza dell’aggeratio augustea, l’orditura dei tracciati, percorsi, stra- de, canali). L’individuazione in termini strutturali del sistema dei segni dell’antropizzazione (percorsi, canali, tessuti colturali, pertinenze ai quali va aggiunto il complesso sistema di relazioni di una comunità) non prescinde dagli aspetti storici che concorrono alla sua determinazione: ciascun segno territoriale di riferimento è associabile ad un uso storico dello spazio antro- pico relativo a un determinato periodo di tempo. Dal confronto diacronico tra le reti napoleonico/sarda e attuale emerge una sostanziale resistenza dei segni, solo a tratti cancellati dagli interventi infrastrutturali e dalle rifusioni particellari, finalizzate ad insediamenti terziari ed industriali. Attraverso la ricostruzione delle dinamiche evolutive delle forme del territorio, nonché attraverso le strutture poderali del paesaggio agrario, il disegno catastale relaziona le trame minute dei tessuti locali con l’impianto più ampio. Il disegno delle proprietà, come è tracciato nei diversi catasti, costi- tuisce la struttura territoriale che più di ogni altra rappresenta la continuità del rapporto tra l’uomo e il territorio. Nelle diverse epoche cambia l’organizzazione degli uomini nelle comunità e contempora- neamente cambia l’organizzazione del territorio. Quest’ultima si manifesta nell’evoluzione dei paesaggi, ma sovente la trama catastale mantiene inalterato l’ordito delle sue maglie e costringe le trasformazioni economiche, sociali e politiche al rispetto delle forme. La struttura fisica e geologica del territorio preso in considerazione, le sue caratteristiche orografiche e morfologiche hanno guidato, e guidano, nei differenti tempi l’uso del suolo da parte dell’uomo e la conseguente modificazione di alcune caratteristiche dei luoghi. La raccolta cartografica ci conduce a una ulteriore considerazione: le immagini, i fram- menti, le minute e gli inquadramenti hanno significativamente guidato la lettura del territo- rio, hanno puntato lo sguardo su un determinato ambito nel quale si sono concentrate le fatiche dell’uomo: la conquista delle terre coltivabili e bonificabili del fiume, le arginature, le opere di canalizzazione dei torrenti, lo sforzo per deviare le acque, la necessità di deli- mitare le diverse comunità con confini e segnali e la progressiva rettifica delle strade. La modificazione più significativa riguarda infatti un ambito ben preciso: la variazione di forma del reticolo idrografico e dell’andamento della linea di costa che coinvolgono prin- cipalmente il bacino della valle della Magra, in un’ampia valle fluviale caratterizzata per sua naturale predisposizione ai mutamenti indotti dall’intervento dell’uomo. Con la bonifica della pianura, il corso e la dinamica del fiume sono stati modificati ai fini di un più razionale e più produttivo utilizzo delle risorse offerte dai terreni alluvionali.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 91 La trama napoleonica persiste senza modificazione di rilievo soprattutto nella fascia più profonda della pianura alluvionale, dove infatti sono più evidenti gli elementi di un am- biente rurale preindustriale e dove l’unico elemento di forte discontinuità è costituito dall’autostrada. I tratti di centuriazione più evidenti si riscontrano nelle piane di Luni, Castelnuovo, Sarza- na e Ponzano mentre le cancellazioni più evidenti si avvertono nelle aree di tipo industriale ed in quelle che più fortemente risentono dei processi di ricomposizione fondiaria (piana di Ameglia, aeroporto di Luni, zona Variante Aurelia a Sarzana). Vi è un’incredibile coincidenza dei segni (ovviamente dove i processi di trasformazione hanno investito con minor forza l’esistente) fra le divisioni fondiarie napoleoniche e quelle attuali (sia in collina che nel pedemonte e nella valle), fra gli impianti minori di collega- mento, fra gli assetti insediativi, fra i percorsi poderali, fra i rapporti di pertinenza tra colle, valle e piano, fra l’accessibilità dei percorsi, fra le risalite e le discese per la stanzialità negli assi di penetrazione verso il colle. L’immagine della struttura di conurbazione esprime invece il progressivo decadimento delle aree di versante e la relativa gravitazione sugli spazi della piana e su quelli pede- montani delle attività produttive e delle residenze, configurando un nuovo modello inse- diativo di tipo metropolitano in cui il ruolo dei centri di crinale è chiaramente marginale. Il reticolo preesistente è cresciuto senza fratture sostanziali, ma vi si sono appoggiati “fatti urbani” innovativi e complessi, spesso prodotti da potenti spinte esogene che hanno intro- dotto elementi di alterità e modificazioni radicali nello spazio fisico (strade industriali, grandi impianti produttivi isolati, interventi residenziali di una certa entità, industriali e terziari). La coesistenza (e la non integrazione) dei nuovi insediamenti con la trama preesistente è dunque alla base di combinazioni “cangianti”. Tenendo conto quindi delle dovute constatazioni fisico-strutturali, l’osservazione del terri- torio, nei suoi caratteri costitutivi (dati dagli agenti naturali ed antropici) ha permesso di cogliere gli elementi di lunga durata e di distinguerli dalle modificazioni. Ciò ha comportato una certa riflessione sulle forme del territorio, sul loro modellarsi e modificarsi rispetto alle condizioni ambientali locali; infine sulle sue graduazioni storiche più significative secondo quanto emerso dall’IC. Ma accantonate le carte, si è quindi passati dalla lettura delle immagini territoriali alla loro ricomposizione sintetica, attraverso l’operatività delle due soglie cartografiche scelte all’interno della rassegna cartografica (TAVV. 1-2) e degli “indicatori” che caratterizzano le analisi conoscitive e le sintesi interpretative della DF, nonché la fase propositiva del Piano. La mappa degli “indicatori” (tav. 3), con le principali emergenze ambientali, infrastruttu- rali e insediative (areali, puntuali e lineari) esistenti, integrata con la struttura territoriale della lunga durata storica (tav. 4), costituisce la “struttura di base” del sistema, il “canovaccio” su cui imbastire il disegno dei nuovi “ambiti” da un lato, dei programmi e dei progetti di valorizzazione dall’altro, verificando le congruità con il disegno complessivo e con alcuni parametri di riferimento che, rispetto alle identità paesistiche del territorio, forniscono le soglie di sostenibilità per lo sviluppo futuro.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 92 3.1.12. AMBITI E SUB-AMBITI DEL P.T.C.

Il ruolo della lettura storico – cartografica Attraverso la lettura scrupolosa della cartografia storica sono stati raccolti numerosi dati relativi al territorio provinciale che hanno consentito d’indagare gli effetti della lunga durata storica, i processi morfogenetici e i processi di modificazione e di trasformazione più recenti; hanno contribuito altresì all’interpretazione e al “ridisegno” dell’attuale struttu- ra territoriale. E’ stata approfondita la conoscenza di un territorio ben preciso quale tappeto d’indagine su cui riscoprire le vecchie trame o percepire dove ve ne sono state imbastite di nuove. Occorre tenere presente come esso si sia mantenuto nel tempo malgrado le manipolazioni naturali e antropiche ne abbiano talvolta stravolto completamente il disegno originario o, in modo meno radicale, ne abbiano mutato le originarie intenzioni apportando nuove forme al passo con i tempi e le esigenze. Oppure, infine, ne abbiano mantenuto gli assetti insediativi e morfologici di partenza accompagnandoli lentamente nel presente. Sono questi ultimi gli elementi di lunga durata, quelli cioè che nel corso dei secoli resisto- no alle contaminazioni esterne di ogni tipo e permangono o persistono sul palinsesto di riferimento. L’andamento della linea di costa o dei confini amministrativi storici e attuali, l’orografia del terreno, la rete idrografica e viabilistica, le immagini cartografiche, gli assetti fisici e geo-morfologici, i dati demografici e statistici sono alcuni degli “strumenti” principali che hanno permesso il “ridisegno” del quadro territoriale attuale rispetto all’area più vasta. Si fa riferimento, in sintesi, ai contenuti degli “inquadramenti” territoriali che hanno dato corpo alle descrizioni degli “Ambiti Storici” compresenti nella provincia spezzina nei secoli passati. Soprattutto le ripartizioni amministrative e le direttrici storiche risultano essere elementi particolarmente importanti su cui lavorare per riconoscere i “raggi d’azione” di un territo- rio e per procedere verso la definizione del suo capitale fisso ambientale e sociale in rap- porto alle dinamiche territoriali e quindi a quell’insieme complesso di realtà socio- economiche, culturali, materiali e immateriali. La lettura storico-cartografica dei confini e delle direttrici storiche, separata dal resto, ha consentito una prima ricostruzione degli “inquadramenti” territoriali storici più incisivi per i destini della provincia spezzina. In questa sede si propone una riflessione su queste due tematiche rimandando, per maggio- ri approfondimenti, alla lettura degli inquadramenti territoriali dell’IC.

L’evoluzione dei confini amministrativi Il concetto di confine amministrativo comincia ad avere un certo significato con l’avvento dell’Età Moderna, a seguito delle suddivisioni territoriali effettuate dai maggiori stati dominanti; prima non ha senso parlare di confini bensì di “consuetudine”, cioè un modo di vita condiviso comunemente. Nei ristretti ambiti vallivi, i corsi d’acqua interrompono i percorsi poderali e determinano i limiti insediativi che delimitano la specificità locale di ogni pertinenza comunitaria. Ma coloro che abitano un territorio, coloro che si muovono all’interno di una regione, come interpretano questi segnali? Esiste una concreta corrispondenza tra comunità locali e ripartizioni amministrative?

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 93 Per tornare al nostro inquadramento, quali sono le relazioni geografiche tra Lunigiana Storica, Val di Magra, Golfo della Spezia, Val di Vara, Riviera e Cinque Terre? O ancora, quali sono le intersezioni “culturali” tra le ripartizioni amministrative della Liguria, della Toscana, dell’Emilia e della Lunigiana Storica? Esistono effettivamente dei segni partico- lari che aiutano a circoscrivere un certo territorio e a distinguerlo da quelli limitrofi? La DF del Piano ha letto il territorio provinciale come un’entità racchiusa all’interno di un organismo più vasto chiamato “Lunigiana Storica”. E’ opportuno, quindi, chiarire che cosa si intenda, oggi, per Lunigiana Storica, ai fini della nostra lettura cartografica. Sulla carta, in sintesi, dove possiamo puntare l’indice per individuare concretamente i confini della Lunigiana Storica? Lunigiana … …Liguria di oggi che si sovrappone ad una regione nascosta sotto i lembi combacianti delle attuali Toscana e Liguria (…). Questa è una delle tante regioni cosiddette storiche d’Italia (come il Sannio o la Tuscia), che stanno nelle aree confinarie delle regioni presenti, là dove queste perdono il senso più proprio e ne conservano uno solo amministrativo, e vi formano come delle individualità nascoste, pronte a riemergere ad ogni mutazione territo- riale ed a proporre una nuova campitura della carta geografica (A. Giannini-R. Ghelfi, 1976). Le Descrizioni del Giustiniani, del Bracelli, del Pantera, e poi del Vinzoni e del Brusco, del Targioni Tozzetti e del Caselli, per citarne alcune, sono state particolarmente efficaci per riscoprire preziose informazioni circa gli “Ambiti Storici” analizzati. Anche Emanuele Repetti, nel suo “Dizionario” (1833-1846), definisce la Lunigiana: una piccola regione posta fra la Liguria e la Toscana, percorsa per la maggior parte dal fiume Magra e dai suoi affluenti, a cui diede il nome che tuttora conserva di Lunigiana, la città di Luni antica, capoluogo del contado e della Diocesi omonima. Il Mazzini (1923) afferma: Avverto una volta per tutte che, essendo posta la Lunigiana a confine di regione e ai confi- ni di vari fra i diversi stati in cui era una volta divisa l’Italia, così avviene che trovasi quasi sempre compresa, o tutta o in parte, nelle carte della Liguria, dei Ducati di Parma, di Lucca e di Modena, e del Granducato di Toscana, fra i quali stati fu, come è ben noto, anche suddivisa. La Lunigiana venne smembrata nelle epoche feudale, comunale, delle signorie e nel suc- cessivo periodo della costituzione degli stati moderni. Questo secolare processo di disgre- gazione fu dovuto al un concorso di varie cause. Esso si attuò nei modi più insospettati, da cui ancor oggi derivano incoerenti complicazioni territoriali e amministrative. Opera non lieve di smembramento fu compiuta dai Malaspina che, sebbene possedessero il feudo più vasto dell’alta Val di Magra, non riuscirono a formare un’unità politica: di con- seguenza, non si creò un centro urbano abbastanza grande da potersi ritenere un’unità di potere. Le terre furono quindi esposte a usurpazioni ed a occupazioni da parte degli stati più forti, facilitando la penetrazione di governi estranei alla regione. I tentativi espansioni- stici di comuni vicini: Piacenza, Parma, Genova, Lucca, Pisa, nonché di varie signorie (alcune delle quali con sede in questi stessi territori) contribuirono a smembrare e indeboli- re la Lunigiana. S’aggiunga che la Lunigiana fu, in epoca moderna, oggetto e teatro di lotta fra Genova, Milano e Firenze. L’espansione di Genova aveva il carattere di una vera e propria annessione territoriale lungo i confini regionali (si stabilì infatti nella Val di Vara, lungo la Riviera, nel Golfo della Spezia, a Sarzana, cercando di raggiungere Pontremoli e alcune località dell’Alta Val di Magra). Milano, conquistato il Pontremolese che ne rimase suddito, sia pure saltuaria- mente, per circa due secoli e mezzo, mirò sempre ad una sistematica dilatazione nelle

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 94 contrade limitrofe. L’infiltrazione di Firenze, per la tattica adoperata, cioè mediante pos- sessi indipendenti uno dall’altro, lontani dal governo centrale e considerati quasi autonomi, si manifesta più come sforzo, da parte degli stati avversari, di prevenire lo sbarramento dei passi appenninici della Cisa e del Cerreto, occupando rispettivamente Pontremoli e Fiviz- zano, cioè i centri abitati più importanti vicini a quei valichi. Con la decadenza dell’attività politica italiana e con la preponderanza straniera, si arrestò anche nella regione il contrasto fra i tre maggiori stati che si contendevano il primato della Lunigiana, per cui nessuno di loro giunse ad ottenere una prevalenza talmente salda da esercitare una sensibile azione unificatrice. Questi fatti finirono per rendere stazionarie le condizioni del frazionamento lunigianese e tali si mantennero fino alla rivoluzione francese. Con la creazione di Dipartimenti e Circondari, Napoleone, secondo i piani imperiali da lui predisposti, unendo la Lunigiana alla Liguria, la riportava nel complesso regionale del nord dell’Italia. Rimaneva così connessa all’Emilia settentrionale, non solo per l’estensione del dipartimento degli Appennini sul versante padano, ma perché Napoleone aveva capito come il dipartimento medesimo dovesse in un certo senso integrare il territorio ligure. A questo scopo aveva progettato due strade di collegamento: la Piacenza-Bobbio-Genova e la Parma-Fornovo-Pontremoli-La Spezia. Dopo il Congresso di Vienna (1815) la regione subì altre non facili mutazioni, che in parte si collegavano al riconoscimento di antichi privilegi. L’Alta Val di Magra (ovvero l’ex Circondario di Pontremoli) passò agli stati parmensi con la denominazione di “Lunigiana parmense”; la media Val di Magra (che geograficamente fa perno su Aulla e si stende dal confine meridionale del comune di Villafranca al confine del territorio di Santo Stefano, e da Podenzana a Fivizzano) passò, assieme alla parte più meridionale della regione, al di là del bacino della Magra (cioè i territori di Carrara, Massa e Montignoso) agli stati estensi con la denominazione di “Lunigiana estense”. La bassa Val di Magra (da Santo Stefano alla foce, dal Golfo della Spezia al territorio di Levanto incluso), la quale, attualmente, s’identifica con la provincia della Spezia, passò agli stati sardi con la denominazione di “Lunigiana genovese”. Dal “Dizionario Generale geografico-statistico degli Stati Sardi” di Guglielmo Stefani (Torino, 1855) si hanno i dati sulle ripartizioni amministrative e sulle popolazioni della Liguria al 1848 (in Giannini, Ghelfi, 1976). La Divisione di Genova comprendeva le Province di Genova, Chiavari e Levante e queste si suddividevano in Mandamenti, a loro volta suddivisi in Comuni. In particolare, la Pro- vincia di Chiavari comprendeva i Mandamenti di Chiavari, Rapallo, Cicagna, Borzonasca, S. Stefano d’Aveto, Lavagna, Sestri Levante e Varese, quest’ultimo comprendente anche il Comune di Maissana. La Provincia di Levante comprendeva 6 Mandamenti: Levanto (con i comuni di Levanto, Bonassola, Framura, Deiva, Carrodano, Borghetto, Pignone, Monterosso, Vernazza), Go- dano (con i comuni di Godano, Carro, Zignago e Brugnato), Spezia (con i comuni di Spe- zia, Portovenere, Riomaggiore, Riccò e Beverino), Vezzano (con i comuni di Vezzano, Follo e Arcola), Lerici (con i comuni di Lerici, Trebiano e Arcola) e Sarzana (con i comuni di Sarzana, Bollano, S. Stefano, Castelnuovo e Ortonovo). Lo stato unitario, anche se politicamente liberò la regione emiliano-lunigianese dal grava- me dei piccoli stati ducali, non pervenne mai, dopo il 1859, ad una riforma amministrativa in grado di riconoscere l’integrità territoriale della “Lunigiana”. Questo termine, un tempo provvisorio, è rimasto finora più o meno tale fra la Liguria e la Toscana, cioè tra la provincia della Spezia e quella di Massa Carrara.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 95 All’inizio del Novecento si sentirono i primi echi di un movimento nato appunto per la ricostruzione spirituale e materiale della “Lunigiana”; un movimento “storico” che avverti- va il bisogno di stabilirne i confini regionali riflettendo e indagando sul passato. L’erudizione e la storia, liberate da errori e pregiudizi, che, per un complesso di ragioni politiche e di altro genere, alteravano l’esatta visione del passato regionale, hanno ridato il concetto storico della regione che fu formata e prese il nome dalla romana città di Luna. Il confine, tralasciando quelle poche differenze che sono effetto di cause contingenti, rela- tive ai tempi nei quali sorsero certe istituzioni, coincide quasi esattamente con il confine geografico: amministrativamente si compone dei Circondari della Spezia, o del Levante, nella provincia di Genova, di Pontremoli e di Massa, nella provincia di Massa Carrara. Questa divisione, irrazionalissima, non segue nessun criterio geografico, ma deriva dalle arbitrarie divisioni e suddivisioni politiche (…). Questi netti caratteri geografici, etnici, storici, linguistici, hanno fatto di questo territorio un’unità così caratteristica da avere indotto alcuni scrittori, come per esempio l’Amati, a definirla per una regione a sé, situata tra la Toscana e la Liguria. La “Lunigiana Storica”, così come risultava dall’unione dell’organismo Luni-Sarzana, disponeva anche di una propria unità politica, amministrativa, etnica e di una ancor più lunga e profonda tradizione popolare e religiosa. La Lunigiana è stata un territorio ambito da molti e posseduto da tanti, ma anche terra di tradizioni storiche e culturali poco conosciute e spesso dimenticate. Nella Lunigiana oggi propriamente riconosciuta, è riscontrabile la presenza di numerosi castelli che invitano allo studio e alla conoscenza di una terra nobile per tradizione. Il castello è parte integrante del paesaggio e permette alla “terra della luna” (questo luogo per molti aspetti magico e misterioso anche nelle sue valli più isolate e nei luoghi più remoti) di guardare ad esso come ad un punto di riferimento certo, ad una rassicurante protezione. Attualmente, la “Lunigiana Storica” conserva invariati i limiti superiori a confine con le province di Parma, di Reggio Emilia e di Lucca (scendendo sino al mar Tirreno), mentre nella parte centrale (nel suo “cuore”) la provincia della Spezia ne ha “strappato via” i lembi inferiori, che portano ancora i segni di tale amputazione che è riconoscibile nel confine sfrangiato tra le due province della Spezia e Massa-Carrara tanto che la Lunigiana sembra rimanere ormai tutta legittimamente “toscana”. Più precisamente, i limiti geografici che definiscono la bassa Val di Magra sono segnati da una linea di crinale sostenuta dai tronchi ligure e tosco-emiliano dell’Appennino setten- trionale, e si differenzia dalla Lunigiana dalla linea di crinale che origina a sud-ovest e, lungo una successione di deboli catene, separa il versante sarzanese della valle dalla pro- fonda insenatura del golfo spezzino. Successivamente, disgiuntosi dal punto di vista amministrativo, questo “organismo” La Spezia-Val di Magra diventa oggi terreno fertile per i più vistosi processi di trasformazione in atto nella pianura. Quest’ultima offre occasioni favorevoli per lo sviluppo dell’urbanesimo e per il radicale mutamento dei palinsesti originari, che si sono così ritirati a monte.

Le grandi direttrici storiche Le letture storico-cartografiche e morfologiche, in particolar modo, relazionano gli ele- menti usati nelle rappresentazioni e quelli ambientali-paesaggistici con i grandi assi di comunicazione storica. Anche se alcuni non esistono più, non è possibile comprendere le forme attuali del suolo se non si intuiscono le esigenze che le hanno generate. In questo

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 96 senso, occorre rilevare come la via Francigena abbia caratterizzato l’ambiente peculiare della Lunigiana Storica. Dall’evoluzione socio-politico-amministrativa alla disgregazione del significato originario di tale entità, dal punto di vista geografico è prevalso progressivamente l'ambito della Val di Magra, così pertinente alla organizzazione strutturale della Strada Romana e della na- scente costellazione degli insediamenti di promontorio. Dall'estensione delle originarie pertinenze di Luni (caratterizzate dalla organizzazione strutturale delle pievi e dei castelli) e dal sistema di comunicazioni della via Francigena, si è passati, nel corso della storia, alla “rivoluzione permanente” degli insediamenti di pro- montorio, disposti capillarmente attorno al polo di pianura di Sarzana e dominanti il trac- ciato principale della Strada Romana. Infatti nel Basso Medioevo (e secondo gli atti del Codice Pelavicino) la Via Francigena in Lunigiana consisteva nel tratto relativo alla Ro- mea, di quella grande via medievale che univa l’Italia settentrionale al versante tirrenico della Penisola e a Roma, passando dalle valli del Taro e della Magra e dalle coste della Versilia, da Luni a Pietrasanta. La “rivoluzione permanente” degli insediamenti a costellazione attorno alla città di Sarza- na ha creato quelle condizioni per lo sviluppo di un nuovo sistema di comunicazioni che, modificandosi nel tempo, ha permesso di assistere al capovolgimento dei valori tra la fascia di crinale e quella emergente di pianura. Conseguentemente alla discesa verso valle e alle prime forme di commercio si dilatano anche i confini meramente topografici, permettendo il passaggio dal sistema delle reti nel mondo di collina all’impianto pedemontano che determina, analogamente ai vecchi crinali, i collegamenti a lunga distanza. Durante il funzionamento del sistema delle comunicazioni naturali precedente alla “Rivoluzione dei Trasporti”, quando lo spartiacque di una catena di monti rappresentava la direzione utile per le comunicazioni interregionali a lungo raggio, il suo percorso assumeva un’importanza che potremmo associare verosimilmente a quella della nostra autostrada. Abbiamo analizzato la Lunigiana Storica tenendo conto dei confini; ora consideriamo l’indicatore viabilità. Per quanto riguarda la Lunigiana, il fatto di essere una “strada” ne ha determinato la storia e la cultura. Determinare il sistema viario di una regione è indispensabile per capirne le connessioni con la civiltà (e con l'ambiente in genere) che ne usufruisce, così come è avve- nuto nel basso Medioevo quando, a causa delle enormi modificazioni al sistema viario, si arriva a determinare quel cambiamento che portò dalla Francigena alla Strada Romana. La mobilità dell’uomo è una delle caratteristiche peculiari del lungo periodo medievale e la strada, vera e propria protagonista, diventa il teatro sul quale uomini e merci si muovono intensamente. Il grande movimento della società cristiana sulle strade influenza la lingua, il costume, le lettere, le arti figurative e l’architettura dell’epoca e, con il passare del tempo, i centri sulla via si trasformano in luoghi d’incontro ove si scambiano merci e valute, ma anche e soprattutto, ove vengono a stretto contatto modi di vivere e di pensare. La via Francigena rappresenta uno dei palcoscenici sui quali la vita transita e si espande. L’itinerario attraversa tutta l’Europa e determina la nascita di molti borghi e città che sono letteralmente figli della Strada, dato che da essa dipendono per la loro vita economica e sociale. Essa rappresenta tangibilmente, non solo nell’antico percorso, ma anche nelle emergenze monumentali, nei borghi, nei castelli e nelle pievi, che sono sorte su di essa, il fervore di un’epoca spesso, a torto, considerata di declino culturale. Parlare dell’origine della strada ci aiuta a capire quanto fosse diversa la struttura della viabilità medievale dal perfetto sistema di comunicazione dell’Impero Romano.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 97 La via Francigena si connota dunque come un territorio-strada, ovvero un’intera area che svolge funzioni di collegamento viario e all’interno della quale, appunto, più tracciati permettono di raggiungere uno stesso centro abitato. La Francigena esprime la sua identità entrando in rapporto stretto con l’organismo della Lunigiana: ne coordina le molteplici direzioni e struttura quindi quel “polmone” vitale delle comunicazioni fra il Nord e il Sud dell’Europa cristiana secondo una necessità prima- ria definita dagli stessi utenti, il bisogno delle tappe lungo i tragitti (vedi la funzione degli hospitales) e le relative caratteristiche morfologiche dei sedimi naturali. Con il passaggio della Lunigiana da “organismo-matrice” a territorio disaggregato, si ha il successivo capovolgimento dei valori che, dalle alte pertinenze dei crinali, evolve verso le fasce più compatte e strette del pedemonte, in grado queste di rettificare il territorio tra- sformandone gli stessi connotati. Al tempo della Restaurazione e fino all’Unità d’Italia la Francigena, particolarmente nel tratto Sarzana-Santo Stefano, era diventata una misera via locale che si protraeva sola- mente fino al confine tra lo Stato Sardo ed il Granducato di Toscana nei pressi di Capri- gliola. Infatti a partire da Aulla l’erede di quei tempi era stata deviata per interessi politici a Massa, passando da Fosdinovo, Gragnola e Carrara. Al Congresso di Vienna vennero affidate al Regno Sardo: Sarzana, La Spezia e la Val di Vara; al Granducato di Toscana: l’alta valle della Magra con Pontremoli e Fivizzano; al Ducato di Modena: gli ex Feudi malaspiniani di Mulazzo, Aulla e Massa Carrara. Una divisione più omogenea del territorio fu concordata nel trattato di Firenze del 1844 (ed eseguito nel 1847-49): al ducato di Parma venne assegnata l’Alta Lunigiana (la “Lunigiana Parmense”); al ducato di Modena: Fivizzano, Aulla, Licciana Nardi, Massa e Carrara (“la Lunigiana Modenese”); al Piemonte: Sarzana, La Spezia e la Val di Vara (“la “Lunigiana Sarda”). Nel 1859, con l’istituzione della “Provincia di Massa Carrara”, la Lunigiana veniva disgre- gata completamente, mentre La Spezia, Sarzana e la Val di Vara rimanevano nella “Provincia di Genova” (e questo sino al 1923). Nell’Ottocento la Lunigiana perde così la sua funzione di raccordo tra il Nord e il Sud Europa mentre si registra lo sviluppo delle cittadine della Spezia e Massa-Carrara. Successivamente, attraverso una serie di trasformazioni radicali delle comunicazioni, partendo dalla creazione delle linee ferroviarie Massa-Carrara-La Spezia (1864) e La Spe- zia-Parma (fine ‘800), per giungere alle nuove infrastrutture soprattutto autostradali della Livorno-Genova e Parma-mare (1975), si sono forse ricreate le condizioni favorevoli per la rivitalizzazione della zona di cerniera lunigianese. Riprendendo il nostro discorso storico, bisogna rilevare come in seguito all’Unità d’Italia si sia sviluppata contemporanemanete l’egemonia della città della Spezia che ha consentito a tutte le località del Golfo di esser viste non più come appartenenti genericamente alla “Provincia di Levante”, ma piuttosto al “Golfo della Spezia” inteso come realtà geografica, territoriale e giurisdizionale unitaria. Queste considerazioni ci consentono di inquadrare l’obiettivo: la bassa Val di Magra, analizzata come parte integrante del bacino idrografico della Magra e “cuore” della “Lunigiana Storica”, disvela i propri connotati e i propri caratteri, questi ultimi così diversi da quelli riscontrabili nell’ambito del golfo spezzino. La bassa Val di Magra è una realtà “individua” che non si può circoscrivere alle logiche dei confini amministrativi. La sua individualità scaturisce dalle molteplici vicende storiche, geomorfologiche e antropiche dell’organismo in oggetto, il quale in passato ha organizzato

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 98 le comunicazioni non solo in senso longitudinale ma anche e soprattutto in senso trasver- sale a quello prioritario del sistema vallivo principale. Si tratta di un insieme di considerazioni riconducibili all’organizzazione peculiare indivi- duata nel periodo dell’esistenza della Francigena, e quindi del paesaggio lunigianese, alle quali si intende riconoscere una certa identità storica.

3.1.13. LA “LUNIGIANA STORICA” OGGI In questa sede si è già detto dei confini amministrativi del territorio lunigianese e degli oscuri mutamenti che hanno contribuito a storpiarne la primitiva unità geografica, politica, amministrativa e culturale. Ora si tratterà del significato attuale di “Lunigiana Storica” rilevando quegli elementi che confermano una sua “resistenza” e sopravvivenza tra le Province della Spezia e Massa-Carrara. Nell’IC si sono seguite le rappresentazioni della Lunigiana dalle mappe dello Spina (ma si è messa in bibliografia anche una carta lunigianese del Quattrocento) a quelle dell’Allegrini e del Morozzi, a quelle del Vinzoni, alle descrizioni del Giustiniani, del Bracelli, del Pantera, del Repetti, del Targioni Tozzetti, del Caselli, e così via …, e si sono confrontate con i termini “Riviera del Levante”, “Val di Magra” e “Golfo della Spezia” rispetto a quelli di “Lunigiana parmense, modenese, genovese, litoranea”, o ancora, “orientale, centro-occidentale, centro-orientale”, e così via. E’ evidente che è stato l’impulso umano a dare vita e stimoli a questo territorio, ma tale fenomeno non può essere scisso dall’intreccio di relazioni che hanno caratterizzato le diverse epoche storiche, e l’uomo non si è mai rivelato l’unico protagonista dei processi di trasfomazione e modificazione. I processi naturali hanno infatti contribuito a uniformare spontaneamente un organismo che presenta caratteri geomorfologici, oroidrografici e ambientali simili. Trascurare i luoghi dai quali la Lunigiana attuale ha avuto origine (cioè da Luni) non ha una giustificazione valida se non per steccati politici e amministrativi creati nel corso dei secoli e per il fatto che le città e i paesi del litorale ligure-tirrenico hanno progressivamente acquisito una propria specificità, contrariamente alle aree interne della valle (da Aulla a Fivizzano, a Pontremoli) nelle quali sembrano quasi permanere i comuni caratteri arcaici della Lunigiana altomedievale. Oggi, la “Lunigana Storica” è sì un’impressione geografica ma nel contempo un mondo ideale, con ben definiti caratteri distintivi che le denominazioni, le divisioni, le suddivisio- ni, le frantumazioni, i frazionamenti politici e amministrativi avvenuti nel corso dei secoli hanno soltanto, in parte, allentato. Permane infatti la percezione di un’unità che si manifesta in reminiscenze, in impressioni, in un sentire vario e diverso ma riconducibile ad un mondo allo stesso tempo scomparso e vivo.

3.1.14. LA DEFINIZIONE DEGLI AMBITI PROVINCIALI Tenendo conto degli “Ambiti Storici”, individuati con l’ausilio della lettura del territorio attraverso la cartografia, dell’analisi morfogenetica e della struttura della lunga durata storica, si riportano di seguito gli “indicatori” degli “inquadramenti” territoriali: − Gli “indicatori” territoriali della Val di Magra (“inquadramenti” territoriali):

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 99 • Riviera di Levante • Lunigiana Storica • Golfo della Spezia • Val di Magra • Val di Vara − Gli “indicatori” territoriali del Golfo della Spezia (“inquadramenti” territoriali): • Riviera di Levante • Lunigiana Storica • Golfo della Spezia • Val di Magra • Val di Vara • La Riviera e le Cinque Terre − Gli “indicatori” territoriali della Val di Vara (“inquadramenti” territoriali): • Riviera di Levante • Lunigiana Storica • Golfo della Spezia • Val di Magra • Val di Vara • La Riviera e le Cinque Terre − Gli “indicatori” territoriali della Riviera e delle Cinque Terre (“inquadramenti” territoriali): • Riviera di Levante • Lunigiana Storica • Golfo della Spezia • Val di Vara • La Riviera e le Cinque Terre

Dalla lettura territoriale si procede poi verso la definizione e suddivisione del territorio provinciale in diversi Ambiti e Sub-Ambiti, paesistici e urbanistici, in quanto Unità e Sub- Unità di Paesaggio paesistiche e funzionali. Gli Ambiti, infatti, rappresentano le modalità di attuazione del PTCP e, al contempo, si distinguono per specifici e distintivi sistemi di relazioni visive, ecologiche, funzionali, storiche e culturali con proprie fisionomie e identità (R. Gambino). Soprattutto gli “indicatori” dei confini amministrativi storici e attuali, delle direttrici stori- che, dell’orografia del terreno e dell’idrografia, sono risultati utili strumenti a questi fini, almeno per un primo riconoscimento delle diverse “parti” del territorio provinciale. Le ripartizioni amministrative permettono di riconoscere “entità” che, nel corso dei secoli, erano motivate dalle esigenze politiche, culturali, economiche e sociali, sia delle potenze dominanti che le hanno prodotte, sia delle comunità locali che hanno abitato e caratteriz- zato quei luoghi. Così, attraverso la lettura delle sue graduazioni storiche, il territorio permette di farsi cono- scere, disvela il proprio carattere e i propri connotati alla stregua di un essere umano. Solo rispettando certe premesse, è possibile avvicinarsi ai luoghi pensando di riconoscerne l’identità storica e attuale più o meno esplicita, quando essa non sia, sovente, da ricercare pazientemente sotto le trame, fitte e opache, del passato. I confini storici, quindi, non sono utili “indicatori” in quanto tali (troppo spesso cause di divisioni territoriali poco consoni ai luoghi) bensì in quanto “tracce” di antiche ripartizioni

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 100 che, nel corso del tempo, hanno disegnato annessioni, ricuciture, tagli e ritagli amministra- tivi. E’ un argomento, questo, che è stato trattato in particolar modo per l’“Ambito Storico” della Lunigiana: l’organismo matrice che, al suo interno, ha contenuto per secoli (e contie- ne tuttora!) l’intero territorio oggi riconoscibile come appartenente alla provincia spezzina. Inoltre, il confronto tra le TAVV. 1 e 2, nonché la permanenza dei segni della tav. 4, per- mettono di procedere verso riflessioni conformi a quanto detto sopra: si individuano terri- tori appartenenti un tempo a una stessa giurisdizione, poi smembrata, che oggi mantengono ancora i caratteri intrinseci di quel sistema; o viceversa, si individuano territori che solo nel corso del tempo sono stati aggregati a entità amministrative diverse per natura e morfoge- nesi (tav. 5). Questo permette di procedere al riconoscimento di un “palinsesto” che, nella permanenza di segni e significati, disvela le proprie identità. Ci sono confini territoriali che il Piano recepisce e ne fa uso (in quanto da sempre riparti- zioni amministrative tra le diverse potenze dominanti oppure sedi di valichi, passi e croce- via importanti verso gli Oltregioghi), perché sovente dividono ancora territori appartenenti a regioni diverse. Il territorio però, in quanto “organismo” e in quanto “palinsesto”, non può fare a meno di tutte le sue parti alla stessa maniera per cui nel corpo umano tutte le parti appartengono al tutto. Non solo, il territorio raccoglie e mantiene tutto ciò che il tempo e gli eventi non hanno cancellato, soprattutto là dove alcune parti manifestano nel modo più nobile le tracce di un passato particolarmente felice. Queste ultime motivano sistemi di relazioni visive, ecologiche, funzionali, storiche e culturali altamente identitarie. Sono tutte riflessioni che sono state approfondite nei capitoli precedenti e che qui sono riprese in sintesi al fine di far chiarezza sul percorso metodologico che, partendo dalla lettura cartografica, ha visto la definizione di Ambiti e Sub-Ambiti paesistici.

3.2. LO SVILUPPO DEI VALORI AMBIENTALI NEL QUADRO DEGLI INDIRIZZI DI AGENDA XXI La promozione delle risorse ambientali è uno degli obiettivi di fondo della filosofia intro- dotta da Agenda XXI e recepita dalla Regione Liguria in previsione del Piano Ambientale della Regione stessa, nel più ampio contesto della sostenibilità dei processi di sviluppo. Anche a livello provinciale, il PTC incorpora le strategie mirate alla sostenibilità dei pro- cessi di sviluppo, dedicando ai valori ambientali presenti nel territorio - che nei confronti di tali strategie sono una delle “dimensioni” più rilevanti - una specifica sezione. Il passaggio dal concetto di tutela a quello di promozione comporta lo sviluppo di politiche basate sulla considerazione di un nuovo rapporto tra ambiente ed economia, introducendo, come si legge nei documenti dell’Agenda XXI regionale, il concetto della valorizzazione del capitale naturale, ovvero della potenzialità di valore aggiunto di produzioni e servizi (produzioni agroambientali, turismo, servizi culturali, ricreativi, salutistici, ecc.) sostenute dagli elementi intrinseci di qualità ambientale del territorio. Per rappresentare “il capitale ambientale”, cioè gli elementi di valore ambientale del terri- torio, secondo una graduazione del valore intrinseco, è stata elaborata la Carta del territo- rio di diverso valore ambientale, di cui al Progetto di Piano Territoriale di Coordinamento adottato con Del. C.P. n°32 in data 22 Marzo 2002 e trasmesso agli Enti indicati nell'art. 22, comma 4° della L.R. 36/97 e succ. modd. ed ii., che verrà più avanti descritta, il cui

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 101 portato costituirà la base per la definizione degli elementi ecologici e paesaggistici di rilevanza provinciale e tali pertanto da avere un riscontro effettivo alla scala dell’area vasta (le aree a diverso valore ambientale sono rappresentate nella tavola 1.4 del PTC "I valori"). Le aree a diverso valore ambientale costituiscono la rappresentazione dell’ambiente natu- rale ove si riscontrano le risorse territoriali vocate alla fruizione naturalistica e sporti- vo/ricreativa (balneare, subacquea, canoistica, velistica, escursionistica, ecc.) da cui emer- ge la caratterizzazione delle risorse vocate sul piano della valorizzazione naturalisti- co/ambientale. Nella tavola 1.4 del PTC "I Valori" la rappresentazione delle aree provinciali di diverso valore ambientale è stata associata e integrata con i tematismi attinenti alle caratterizzazio- ni delle attuali “vocazioni fruitive“ del territorio e il concetto di “ambiente” in senso lato: − L’ambiente rurale ove si valorizzano le risorse territoriali vocate all’attività agricola di produzione, di manutenzione ambientale e di presidio con le “filiere” e le produzioni a valore aggiunto ambientale. E’ in questo ambiente, che grazie alla spontaneità dei luo- ghi, alla genuinità e tipicità delle produzioni, si forma il richiamo per la fruizione escur- sionistica, enogastronomica, l’agriturismo e il cosiddetto “turismo verde “. − L’ambiente storico e culturale ove si riscontrano le risorse e le strutture territoriali fruibili sul piano archeologico e storico. Un ulteriore elemento d’intreccio che dà origine alla carta dei valori, di cui al Progetto di Piano Territoriale di Coordinamento adottato con Del. C.P. n°32 in data 22 Marzo 2002 e trasmesso agli Enti indicati nell'art. 22, comma 4° della L.R. 36/97 e succ. modd. ed ii., è costituito da tre tematiche trasversali: − Il sistema delle connessioni fisiche, identificato dalla rete infrastrutturale per la mobi- lità che connette l’ambiente rurale a quello periurbano ed urbano, dalla rete storica o sentieristica che connette l’ambiente storico/culturale, dal reticolo idrografico a diversa vocazione costituente il sistema dei corridoi ecologici che legano e relazionano l’ambiente naturale. − il sistema delle connessioni culturali, identificato nel ricco sistema museale distribuito sul territorio e integrato nei tre diversi aspetti di fruizione. − Il sistema dei percorsi tematici, che assumono la valenza di veri e propri progetti, incorporando molteplici interventi ed aspetti fruitivi.

La finalità perseguita con la realizzazione di queste intersezioni consiste nell’evidenziare, in relazione ad ambiti fisici (la montagna, la collina, le aree di fondovalle, il fiume e la costa) e territoriali omogenei (La Val di Magra, il Golfo, la Riviera, la Valle del Vara) le principali vocazioni fruitive del territorio e le loro interconnessioni, potendo per tal via diversificare le diverse tematiche specifiche, e gli indirizzi strategici, attinenti le risorse ambientali da valorizzare. La conseguente lettura del territorio consente altresì di evidenziare gli ambiti dove valoriz- zare il potenziale ambientale sulla base delle vocazioni latenti e delle possibilità d’integrazione in sistemi locali o provinciali della fruizione. I principali elementi di valore ambientale (il capitale ambientale delle prime tre classi), le preminenti caratterizzazioni fruitive del territorio (le vocazioni d’uso), i relativi elementi relazionali (le connessioni materiali e immateriali), nel loro intreccio mettono in luce l’articolazione del sistema d’offerta della fruizione ambientale di livello territoriale su cui il Piano interviene per assecondare, promuovere, integrare mediante politiche di promozio- ne, ovvero azioni protese allo sviluppo sostenibile che prendono forma di normative rivolte ai PUC e di progetti identificativi d’obiettivi, attori, tempi e risorse.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 102 In sintesi il sistema d’offerta della fruizione ambientale, disaggregato per ambiti territoriali omogenei, fornisce “il contributo“ di ciascuna parte del territorio al riconoscimento delle risorse naturali e culturali della nostra provincia; l’aggregazione dei diversi contributi territoriali per tematiche omogenee fornisce invece una chiave di lettura del sistema d’offerta per “assi” fondamentali della promozione territoriale (ovvero filoni d’investimento nel “capitale ambientale“). Tra questi ultimi il Piano seleziona i seguenti: − il potenziamento del rapporto mare/entroterra: il raccordo tra Riviera e Val di Vara − lo sfruttamento degli ambiti fluviali − la promozione delle aree montane: il sistema Val di Vara − la promozione delle aree di fondovalle: il caso della Piana di Luni − lo sviluppo delle risorse forestali − il recupero dei borghi e dei centri storici − l'apprezzamento del sistema dei Parchi: il parco provinciale del Golfo.

3.3. LA PROMOZIONE DEI VALORI DEL TERRITORIO IN RELAZIONE ALLE INDICAZIONI DELLA NUOVA LEGGE URBANISTICA REGIONALE (LUR) La LUR riconosce al PTC un ruolo determinante per la gestione “ambientale” del territo- rio, anche sul versante dell'apprezzamento delle risorse. In quest’ultimo senso si pongono, infatti, le disposizioni che affidano al PTC (Art. 20 LUR) il compito di: − Individuare le parti del territorio atte a conferire organicità ed unitarietà al disegno di tutela e conservazione ambientale; − Coordinare gli effetti dei Parchi sulla pianificazione locale; − Definire i criteri finalizzati all’identificazione delle risorse territoriali da destinare alle attività agricole, alla fruizione attiva ed a fini di presidio ambientale e ricreativi; − Identificare, nel quadro delle azioni di coordinamento dell’assetto insediativo, le carat- teristiche dimensionali, tipologiche e l’assetto funzionale del sistema del verde a livello provinciale, con particolare riguardo alle strutture urbane ad alta densità abitativa.

3.4. LE TEMATICHE DEL RICONOSCIMENTO DEI VALORI E L’APPROCCIO DEL PTC

L’ambiente come risorsa complessa Una finalità fondamentale del Piano consiste dunque nella riconoscimento dei valori am- bientali. L'ambiente è individuato come risorsa complessa: ecosistema, paesaggio, storia e cultura. Le politiche di pianificazione e gli indirizzi strategici, conseguentemente, sono impostate in molteplici direzioni e integrate in relazione ad ambiti territoriali specifici ovvero a temi di rilievo provinciale. Tutte le politiche di promozione ambientale delineate dal PTC perseguono il fine di esten- dere le opportunità di fruizione nello spazio (in particolare le aree interne ma anche quelle collinari retrocostiere) e nel tempo, ampliando dunque il sistema dei valori ambientali da un lato, le motivazioni del fruitore dall’altro.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 103 Nell’ottica dello sviluppo sostenibile, il rapporto tra ambiente e fruizione conduce ad un ruolo determinante del recupero quale azione della pianificazione: recupero ambientale (nel senso fruitivo), recupero strutturale (in relazione all’edilizia storica), recupero temati- co (in relazione a nuove opportunità e modalità di fruizione), recupero integrato (con riguardo all’imprescindibile mix tra elementi del patrimonio ambientale in ambiti specifici a molteplici vocazionalità.) Il concetto di fruizione attiva, recepito anche nella LUR, è una delle innovazioni concet- tuali più forti in tema di valorizzazione ambientale in senso lato: la realizzazione di un nuovo rapporto tra antropizzazione e risorse ambientali/culturali, improntato ad una mag- giore interazione, rappresenta infatti la leva strategica per far vivere - o rivivere - elementi ambientali e paesaggistici ad oggi assolutamente marginalizzati, a fronte della predomi- nanza di forme di fruizione “passiva” sostanzialmente centrate sui centri balneari costieri. Al potenziamento di un sistema integrato mare - costa si aggiunge dunque la individuazio- ne di un sistema fiume, di un sistema montano e collinare, di un sistema vallivo. Il PTC, in relazione agli indirizzi contenuti in Agenda XXI, e in conseguenza delle com- petenze attribuite dalla LUR, affronta il tema della sfruttamento dell'ambiente perseguendo alcune finalità strategiche: − politiche di delineazione di ambiti omogenei sub provinciali, in modo da far emergere e mettere a sistema le potenzialità presenti - per gran parte fino ad oggi ad un livello mar- ginale - con il fine di sviluppare le opportunità di fruizione del “capitale” ambientale; − politiche di delineazione di ambiti di rilievo provinciale da promuovere, in modo parti- colare, con l’infrastrutturazione funzionale rivolta alla fruizione d'interi sistemi territo- riali o di tipologie d’offerta di livello provinciale: la costa, la fascia montano/collinare, il fiume, il sistema museale, etc. Le tematiche dei valori di rilevanza provinciale si collegano a problemi comuni all’intera realtà regionale (mare e costa, ambiente marino, borghi e centri storici, parchi distribuiti nel sistema mare - costa, nel sistema fiume, nel sistema montano/collinare) con alcune peculiarità: è il caso delle Cinque Terre (futuro Parco Nazionale, Riserva Marina e Patri- monio mondiale UNESCO), della piana del Magra e del sistema fluviale (Magra/Vara) che rappresenta una delle più importanti strutture territoriali della Liguria. L’ambiente spezzino, come del resto avviene per il resto della Regione, presenta molti punti di “cerniera” tra realtà territoriali e socioeconomiche contigue: in particolare, si tratta del rapporto tra la Valle del Magra con l’area apuana (Parco regionale delle Apuane) da un lato, della Val di Vara con la Lunigiana storica, l’Emilia e il Tigullio dall’altro.

3.5. GLI STRUMENTI CONOSCITIVI: LA CARTA DEI VALORI La Carta dei Valori rappresenta la ricchezza del territorio sotto il profilo storico - culturale, ambientale e fruitive cercando di evidenziarne le potenzialità nei confronti della rete escur- sionistica. Nei seguenti paragrafi sono indicati i tematismi di base assunti per definire la Carta dei Valori (tavola 1.4 del PTC), di cui al Progetto di Piano Territoriale di Coordina- mento adottato con Del. C.P. n°32 in data 22 Marzo 2002 e trasmesso agli Enti indicati nell'art. 22, comma 4° della L.R. 36/97 e succ. modd. ed ii..

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 104 3.5.1. LE AREE A DIVERSO VALORE AMBIENTALE La rappresentazione del territorio, in relazione alla distribuzione, alla consistenza ed alla natura delle aree di diverso valore ambientale (come detto sopra, in senso lato: ecosistema, paesaggio, storia e cultura) è stata assunta come elemento di fondo per costruire politiche utili ed efficaci di valorizzazione. Il concetto di valore ambientale è stato assunto come paradigma interpretativo di una realtà ambientale assunta come complessa, derivando dall’analisi di molte componenti - ecosi- stemiche ed antropiche - tutte, in ogni caso, in grado di fornire gli elementi per una lettura del territorio in grado di offrire una base interpretativa sul piano del potenziale e del valore ambientale. La Carta del Territorio a Diverso Valore Ambientale, di cui al Progetto di Piano Territo- riale di Coordinamento adottato con Del. C.P. n°32 in data 22 Marzo 2002 e trasmesso agli Enti indicati nell'art. 22, comma 4° della L.R. 36/97 e succ. modd. ed ii., è la risultante delle intersezioni di tutti gli strumenti di analisi e pianificazione di livello regionale, pro- vinciale e locale; le variabili in termini di definizione del “valore Ambientale” che entrano nella matrice sono le seguenti: − Morfologia Colturale: considera le aree a colture terrazzate della provincia. − Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico: è considerato in relazione ai tre distinti assetti, Vegetazionale (boschi e praterie), Geomorfologico (i regimi normativi di Con- servazione e Mantenimento), Insediativo (il regime normativo di Conservazione). − Parchi: Parco Nazionale e Riserva Marina, Parchi regionali, Aree Archeologiche, con- sistenti nelle perimetrazione effettuate dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici, i Par- chi Urbani individuati dagli strumenti urbanistici − Siti Naturalistici: individuano le aree di elevato valore ambientale sotto il profilo natu- ralistico, ovvero le Acque Pubbliche, i Siti Natura 2000, i Siti della Fauna Minore, le O- asi Faunistiche, i Valichi Montani e tutte le emergenze naturalistiche. − Vincolo Ambientale e Panoramico: consistono nelle applicazioni normative dettate dalle Leggi di settore: L.1497/39 e L.431/85 (escluse le aree boscate e quelle archeolo- giche già interessate dalle precedenti categorie). La matrice paesistico/ambientale realizzata assume come classe superiore detta “protetta” territori già individuati dalla normativa nazionale e regionale come caratterizzati da un alto valore naturalistico/ambientale. Per le successive cinque classi il criterio portante in senso verticale è stato quello della gradazione del regime normativo del PTCP regionale (CE, MA, CO, MO, TR/TRZ), asso- ciando rispettivamente alla classe “pregevole”, oltre le categorie selezionate del paesistico in CE, le zone archeologiche, i parchi urbani, le acque pubbliche: - alla classe “elevata” oltre le categorie selezionate del paesistico in MA, tutti i siti natu- ralistici censiti ( I siti Natura 2000, i Siti della Fauna minore, le Oasi Faunistiche, i Va- lichi Montani, i geotopi, i biotopi, i fenomeni carsici, le grotte e le doline), le colture terrazzate; - alla classe “ buona” le categorie selezionate del paesistico in CO ; - alla classe “discreta” le categorie selezionate del paesistico in MO ; - alla classe “limitata” le categorie selezionate del paesistico in TR/TRZ. In senso orizzontale il criterio impiegato di correlazione è stato quello di mantenere inalte- rate le identità e il relativo portato normativo dei diversi gruppi costitutivi (paesistici, morfologici, naturalistici, storici).

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 105 3.5.2. I VALORI NATURALISTICO/AMBIENTALI Le prime tre classi di valore ambientale (classe protetta, pregevole, elevata) costituiscono l’insieme degli ambiti territoriali di alto pregio ambientale: le interconnessioni territoriali, ovvero la continuità territoriale delle classi pregevole ed elevata che connette tra loro territori di classe protetta, individuano le parti di territorio atte a conferire organicità ed unitarietà, sotto il profilo della rigenerazione ecologica, al disegno di tutela e di conserva- zione ambientale delineato dalla pianificazione regionale e di coordinamento degli effetti dei Parchi sulla pianificazione locale, ai sensi della lettera b) del 1comma dell’art.20 della LUR: il territorio che risponde a questi caratteri è quello che caratterizza la corona colli- nare del Golfo spezzino e che fornisce integrazione al sistema del Parco Regionale delle Cinque Terre ed a quello di Montemarcello/Magra. Al territorio analizzato è stato sottratto quello urbanizzato (urbano e periurbano), derivante dall’accorpamento del territorio urbano indicato nel PTCP integrato con il mosaico degli Strumenti Urbanistici di Livello Comunale. Il Territorio Provinciale, diminuito dei territori ricompresi nell’urbanizzato, come prima definito, si divide in sei classi “di diverso valore ambientale”, di cui la prima, come ricor- dato, deriva dall’intersezioni delle successive cinque con la perimetrazione dei parchi ed è per questa ragione che viene definita “protetta”. Le classi di alto pregio ambientale sono state scomposte nei rispettivi elementi fondativi e sistematizzate per ambiti territoriali in misura tale da ricomporre un quadro complessivo degli ambiti di interesse naturalistico di scala provinciale. Gli ambiti di interesse naturalistico nelle loro articolazioni rappresentano, di fatto, i grandi serbatoi di naturalità in ambito provinciale, vale a dire quelle aree in cui in maniera più forte si esprime la capacità di riproduzione del ricco patrimonio faunistico/vegetazionale della provincia. Insieme ad essi, la rete idrografica provinciale costituisce il sistema dei corridoi ecologici che lega e relaziona le sopra dette aree. La loro rappresentazione è indi- viduata in cartografia.

3.5.3. GLI ELEMENTI DELLA FRUIZIONE DEL SISTEMA NATURALISTICO / AMBIENTALE Sono rappresentati dalle strutture e infrastrutture funzionali alla fruizione, in relazione a tre strutture territoriali principali: il mare e la costa, il fiume e la fascia montano/collinare. Con riguardo a queste tre “risorse” ambientali, sono state analizzate le strutture specifiche esistenti, la rete sentieristica e la mobilità funzionale alla fruizione, le aree e i percorsi attrezzati.

La fruizione del mare e della costa La fruizione del fiume La fruizione della collina e della montagna • Stabilimenti balneari • Percorsi Canoa • Palestre nel verde • Spiagge e Costa Accessibile • Percorsi Vita • Alta via dei Monti Liguri • Percorsi a mare • Parchi urbani in ambito fluviale • Palestre di roccia (Muzzerone) • Scuole di Vela • Strutture di pesca sportiva in • Maneggi e strutture per • Centri di Servizio alla fruizione ambito fluviale (e laghi periflu- l’equitazione subacquea viali) • Piste ciclabili • Porticcioli e approdi (sul piano • Piste ciclabili • Piste per il motocross fruitivo al transito e stori- • Aree attrezzate per la fruizione • Trekking co/culturale) sportiva e ricreativa • Colonie ed ostelli • Snodi del trasporto mare/terra • Orto botanico di Montemarcello

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 106 Gli ambiti naturalistici e le diverse forme di fruizione connessa sono riprodotte in cartogra- fia.

3.5.4. IL SISTEMA STORICO CULTURALE Nella carta dei valori, di cui al Progetto di Piano Territoriale di Coordinamento adottato con Del. C.P. n°32 in data 22 Marzo 2002 e trasmesso agli Enti indicati nell'art. 22, comma 4° della L.R. 36/97 e succ. modd. ed ii., il sistema storico culturale prende origine da un’analisi delle risorse territoriali finalizzata all’individuazione delle vocazioni sul piano della valorizzazione storico-culturale. I temi interessano tanto oggetti puntuali (emergenze), quanto ambiti di particolare caratte- rizzazione storico/culturale quali le aree archeologiche, i centri storici, gli antichi nuclei. E’ considerato il PTCP in relazione all’assetto insediativo: nuclei insediati di conservazio- ne e mantenimento (NI-CE, NI-MA), manufatti emergenti (ME), sistemi di Manufatti emergenti (SME) e dalle aree archeologiche. Si tratta di una componente meno naturalistica e fondamentalmente antropica, costituita dalle aree archeologiche e dai centri urbani e rurali storici e dal sistema della viabilità storica che interconnette quelle aree, ma percorre anche il sistema naturalistico e costitui- sce per esse il principale sistema di accesso, di uso, di controllo e quindi di manutenzione. In un territorio come quello ligure, a larghissima diffusione della “seminaturalità” dovuta soprattutto ad una colonizzazione che si è riprodotta per millenni, è evidente che la connes- sione tra il sistema naturalistico data dalla continuità funzionale dei corsi d’acqua che legano i serbatoi ecologici e il sistema storico/archeologico è un fattore centrale per la definizione delle potenzialità del territorio stesso: la ricchezza del patrimonio porta a con- siderare questo nesso come una delle linee di forza più importanti del sistema provinciale in generale e delle aree “marginali interne” in particolare (Val di Vara).

Gli elementi della fruizione del sistema storico-culturale E’ considerata la distribuzione delle “risorse” storico/culturali provinciali: − I siti preistorici e Liguri: siti di ritrovamento, necropoli, stele, menhir, ambiti dell’industria litica, castellari; − Aree archeologiche romane: area di Luni, antiquaria di Bocca di Magra e del Varigna- no di Portovenere, ambiti di riconoscibilità della centuriazione romana, altri insedia- menti romani sul territorio (quali le “fattorie” romane delle colline di Luni); − Il patrimonio storico medievale e rinascimentale: torri, castelli, mura, fortezze, ponti ed acquedotti, fabbricati rurali storici, santuari, conventi ed eremi, spedali e stazioni di po- sta, oratori, pievi e chiese, borghi storici, ville, palazzi storici, logge; − Gli approdi e i porti “storici”, intesi come elementi di caratterizzazione dei borghi marinari storici; − Il patrimonio di architettura militare nel Golfo; L’identificazione dell’insieme citato è rappresentata in cartografia.

3.5.5. LA RETE SENTIERISTICA E DEI PERCORSI TEMATICI Elementi comuni alle tre carte sono costituiti dalle infrastrutture per la mobilità fruitiva: viabilità maggiore e minore e rete sentieristica, articolata per principali “assi” di rilievo provinciale

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 107 − sui crinali montani − a mezza costa − nel fondovalle del Vara e del Magra. Alcuni percorsi, che interessano assi territoriali di livello provinciale (si pensi all’Alta Via dei Monti Liguri, all’Alta via del Golfo/Cinque Terre, i percorsi perifluviali) ovvero parti- colari temi di valorizzazione culturale (la Via Francigena, le vie del vino, i percorsi/parchi letterari) presentano valenze “trasversali” rispetto alle diverse opportunità di valorizzazio- ne e di fruizione, risultando piuttosto, nei loro confronti, degli elementi di connessione e integrazione in relazione a grandi strutture territoriali: la costa, la collina, il fiume, la montagna. Le fonti conoscitive per l’analisi della rete sentieristica provinciale sono costituite dalle analisi del PTCP regionale, dalle cartografie tematiche del CAI, dalla ricerca condotta dal Piano circa la rete storica, dalle pubblicazioni specifiche realizzate su iniziativa dei singoli Comuni e dagli Enti Parco. La rete principale di questi percorsi è rappresentata in cartografia. Gli assi portanti della rete sentieristica provinciale attualmente individuabili sono i se- guenti (prendiamo in considerazione i riferimenti del PTCP): − Alta Via dei Monti Liguri (nel PTCP come IE n°1): da Ceparana (Bolano) a Colla Craiolo (Varese Ligure) sul confine con la Provincia di Genova. Il tratto Monte Gottero- Colla Craiolo rientra nel Sentiero Italia. − Sentiero Lungofiume (nel PTCP come IE n°41): da Bocca di Magra (Ameglia) a Sesta Godano, Varese Ligure e quindi a connettersi col precedente. L’itinerario escursionisti- co è configurato in modo parziale, sussistendo tratti “scoperti” a partire da Beverino fi- no alle sorgenti del Vara, a fronte di tratti ad alta frequentazione (la rete sentieristica della Piana di Luni). − Il percorso di connessione con il “sistema apuano”: si tratta dell’itinerario di mezza costa e di crinale che interessa i Comuni in sponda sinistra del Magra, in particolare Sarzana e Castelnuovo, connettendosi con le aree collinari e montane di Fosdinovo, delle Apuane Occidentali e della bassa Lunigiana, oltre crinale. Alcuni tratti di tale iti- nerario sono molto frequentati, in particolare per gli ambiti accessibili attraverso la rete viaria di livello provinciale e comunale. − Tratti escursionistici di connessione dei Borghi della fascia collinare in sponda destra del Vara: da La Foce (La Spezia), innestandosi sull’Alta Via del Golfo, attraverso le frazioni di Riccò del Golfo, Pignone, Borghetto Vara, Carrodano, Carro, fino a connet- tersi con la direttrice lungofiume presso S.Pietro Vara (Varese Ligure). L’itinerario è frammentato, pur a fronte di una potenziale valenza come percorso fruitivo e tematico storico/culturale di rilevante entità. − Alta Via del Golfo (nel PTCP come IE n°42 e IE n°44): da Bocca di Magra al Monte Parodi-Telegrafo (La Spezia), con connessione alla successiva direttrice. A fronte di tratte molto frequentate (aree di Montemarcello - Lerici e di Portovenere - Campiglia) sussistono elementi di discontinuità e di scarsa attrezzatura, in particolare per la “cintura” collinare urbana del capoluogo e le aree Parco occidentali (Canarbino, Arco- la). − Sentiero del Crinale Costiero (nel PTCP come IE n°40): da Portovenere a Colla Craiolo, si connette all’AVML. Anche in questo caso sussistono problemi di disconti- nuità e di scarsa interconnessione con gli assi viari principali nella direttrice Val di Vara – Riviera.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 108 − Sentiero Azzurro o sentiero costiero (nel PTCP come IE n°43): dal Telegrafo a Rio- maggiore e quindi lungo costa fino a Deiva Marina. Si tratta del percorso di connessione tra il “sistema” collinare del Golfo e la costa delle Cinque terre e Riviera.

La crescita, la razionalizzazione e lo sviluppo della rete sentieristica provinciale si pongo- no come uno dei fattori determinanti per la realizzazione di un modello diversificato di fruizione, che possa favorire la distribuzione dei flussi turistici nel territorio, coinvolgendo anche aree “marginali” rispetto all’elemento dominante – la costa e il mare – della doman- da attuale di fruizione. La stessa “risorsa costa” evidenzia, peraltro, problemi di accessibilità e connessione tra aree di fruizione, al pari della fascia montano collinare. La provincia spezzina, del resto, risulta interessata a tutt’oggi da un consistente flusso turistico legato all’escursionismo, al trekking, all’ippoturismo ed alle altre forme d’attività all’aria aperta. Questo è soprattutto vero per quegli ambiti di maggior richiamo quali le Cinque Terre, dove la rete sentieristica presenta tratti ad elevata concentrazione del carico turistico. Similmente, seppure in scala minore, si osservano tratti di crinale montano ad alta fre- quentazione, corrispondenti ai tratti iniziali dell’Alta Via dei Monti Liguri, così come certi tratti di connessione tra il “sistema” dei Colli di Luni e l’area Apuana. La concentrazione della fruizione escursionistica, e il persistere di aree marginali ad ele- vato potenziale fruitivo (pure in ambiti a forte frequentazione), si legano per gran parte alla carenza d’integrazione tra i percorsi nei singoli ambiti e tra “sistemi” ambientali differenti (in particolare per il rapporto costa – entroterra), allo scarso livello di manutenzione (ripu- litura, interventi strutturali) ed alla mancanza d’idonea promozione (a livello di strutture “nodali” d’accoglienza e informazione) circa percorsi alternativi, di tipo connettivo o tematico. Ancora, un fattore di limitazione delle potenzialità dei percorsi fruitivi, in parti- colare per quelli articolabili in tappe, è la carenza di strutture d’appoggio (posti tappa attrezzati, rifugi escursionistici, ricettività all’aria aperta, ostelli, etc.).

3.5.6. LA RETE MUSEALE Le strutture per la fruizione culturale del territorio, negli aspetti della ruralità, della natura- lità e della storia, sono rilevate al fine di rappresentare una base informativa utile a coordi- nare lo sviluppo di una rete museale provinciale diversificata per grandi tematismi, a parti- re da quello archeologico. In campo agroambientale sono state individuate le strutture museali funzionali alla valo- rizzazione della cultura materiale (Levanto) e della civiltà contadina (Ortonovo, Varese). In campo naturalistico, le esposizioni mineralogiche presenti in Val di Vara e le strutture a scala territoriale quali quella del paleontologico del Castello di Lerici e quella prevista in Palmaria. Sono stati altresì consideratii i principali orti botanici e centri di educazione ambientale (Riomaggiore, Montemarcello, CEA Palmaria, Calice, Varese Ligure). In campo storico/culturale, è stata analizzata la rete museale principale e quella diffusa sul territorio:

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 109 Ortonovo Museo Archeologico Nazionale di Luni Museo di storia della cultura materiale Ameglia Necropoli di Caffaggio; Villa romana di Bocca di Magra, antiquaria Bugnato Museo Diocesano Sarzana Museo Diocesano Pinacoteca di Arte Moderna La Spezia Museo Civico - “Ubaldo Formentini” Museo Archeologico - Castello di San Giorgio (in corso di restauro) Museo Civico “Amedeo Lia” Museo Tecnico Navale Museo Nazionale dei Trasporti Lerici Museo Andrea Doria (inattivo) Portovenere Museo Archeologico dell’isola del Tino Museo Parrocchiale chiesa di San Lorenzo Villa Romana del Varignano Bonassola Galleria d’Arte Antonio Discovolo Calice al Cornoviglio Pinacoteca “David Beghè” Maissana, Zignago Esposizioni permanenti storico/archeologiche

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 110 3.6. L’INDIVIDUAZIONE DEGLI AMBITI PER LE POLITICHE DELLA VALO- RIZZAZIONE Al fine di pervenire a una strategia di valorizzazione integrata delle risorse ambientali, occorre individuare ambiti che, sulla base delle prevalenti caratterizzazioni fruitive in essi presenti, evidenziano un’omogeneità ed una specificità osservabile a livello provinciale. La seconda fase del “percorso” del Piano attiene dunque all’interpretazione delle informa- zioni territoriali contenute nelle carte d’analisi, al fine di sintetizzare, interpretare ed evi- denziare, in relazione a tali ambiti, l’articolazione delle caratterizzazioni fruitive sul piano naturalistico/ambientale, agroambientale e storico/culturale, pervenendo all’individuazione delle strategie di valorizzazione.

3.6.1. GLI AMBITI TERRITORIALI Gli ambiti presi in considerazione sono cinque: 1. La Val di Vara 2. La Val di Magra 3. Il Golfo 4. La Riviera 5. Le Cinque Terre In relazione ad alcune tematiche (d’ambito o di livello provinciale), le azioni di Piano possono svolgere un ruolo di coordinamento d’iniziative di valorizzazione avviate ovvero di progetti in fase avanzata di maturazione: in questo caso si possono allora individuare ambiti/progetto dove le politiche di valorizzazione trovano attuazione in una prospettiva di breve periodo. Laddove, invece, si pone l’esigenza di avviare strategie di valorizzazione in una prospetti- va pianificatoria e programmatoria di più lungo periodo (valorizzazione di vocazioni ad uno stadio “potenziale”), il Piano individua ambiti di proposta o di politiche di valorizza- zione specifica. Nei paragrafi che seguono sono evidenziate le caratterizzazioni preminenti. 1. La Val di Vara Le tre caratterizzazioni coesistono: sul piano della ruralità montana (aree della zootecnia e del “biologico”), delle emergenze diffuse storico/archeologiche (siti dei Liguri) e su quello della vocazione naturalistica (sistemi naturalistici di montagna e fluviali). 2. La Val di Magra Nell’ambito le tre caratterizzazioni sono compresenti, determinando una molteplicità di vocazioni fruitive e conducendo, per tal via, a politiche di valorizzazione necessariamente integrate. Sia sul piano naturalistico (sistemi collinari e fluviali in Parco regionale), agro- ambientale (Colline e Piana di Luni) e storico/culturale (“mondo” romano: Luni e emer- genze diffuse, “mondo” dei Liguri, città storiche medievali). 3. Il Golfo La caratterizzazione naturalistica/ambientale (risorsa mare e costa, spiagge, fascia collina- re) e storico/culturale (centri storici costieri, sistema delle fortificazioni ottocentesche, strutture museali) sono preminenti. 4. La Riviera

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 111 Caratterizzazioni preminenti sono quelle agroambientale (olivicoltura e viticoltura nella fascia collinare) e naturalistica (Parco regionale). 5. Le Cinque Terre La caratterizzazione preminente deriva da un peculiare intreccio tra vocazioni naturalisti- che (Parco nazionale, Riserva Marina ed attuale Parco regionale, borghi marinari tipici) e sistema degli usi sul piano agroambientale (terrazzamenti e produzioni vitivinicole).

3.7. LE POLITICHE DI VALORIZZAZIONE: INDIRIZZI SPECIFICI Gli ambiti sono articolati in “sistemi”. L’analisi di ciascun sistema all’interno degli ambiti è strutturata secondo una sequenza fissa di voci, delle quali si dà di seguito la descrizione:

Inquadramento geografico Viene posizionato geograficamente il sistema, in particolar modo riferendosi all'orografia e idrografia generale.

Caratterizzazione naturalistica Vengono delineati i caratteri naturalistici generali, in special modo facendo riferimento al loro significato in chiave di valorizzazione.

Emergenze naturalistiche Vengono elencate le emergenze naturalistiche che insistono nell'area del Sistema, di cui alla banca dati del PTC.

Aree già censite Si evidenzia se il Sistema è interessato da zone individuate da altri strumenti di analisi, pianificazione e programmazione (Siti natura 2000, Oasi di protezione, Aree carsiche, Aree parco, ecc.).

Sistemi correlati Vengono evidenziati gli altri sistemi della valorizzazione naturalistica, o le aree agricole di pregio paesaggistico che sono direttamente o indirettamente connessi con il Sistema.

Fruizione Viene analizzata la viabilità pedonale ai fini della valorizzazione, fornendo anche indica- zioni propositive.

Strutture Viene analizzata, in maniera propositiva, la presenza di strutture per la divulgazione am- bientale.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 112 3.7.1. LA VAL DI VARA I temi della valorizzazione attengono a due principali strutture territoriali - la montagna e il fondovalle - e interessano una molteplicità di tematiche corrispondenti alle peculiari carat- terizzazioni dell’ambito sul versante agroambientale, naturalistico e storico/culturale.

La valorizzazione dei sistemi naturalistici

ELENCO DEI SISTEMI: − Sistema Gottero -Antessio − Sistema M. te Castelfermo - C.Stanga − Sistema Dragnone-Cornoviglio − Sistema Alta Valle del Vara − Sistema M. te Verruga - M.te Porcile - M.te Zenone − Sistema Aree Perifluviali − Sistema Vara - Magra − Sistema dei tratti torrentizi d’interesse

SISTEMA GOTTERO-ANTESSIO Inquadramento geografico L’Area interessata è quella rappresentata dal massiccio montuoso del Gottero (m.1639) che dal punto di vista orografico rappresenta il punto di inserzione del crinale spartiacque Vara-Magra con il crinale appenninico, andando così a costituire il punto di incontro dei bacini idrografici di Taro, Magra e Vara. Sul versante ligure il crinale secondario che passa per il M. Pizzofreddo e Pian di Lago separa un versante Ovest (lato destro della valle del T. Stora) da un versante Sud-Est (valli del Ruschia, del Durla e del T. Gottero, quest’ultima chiusa a Sud dal M. Antessio - m. 1165 -, ricompreso nel sistema). Caratterizzazione naturalistica In generale il massiccio del M. Gottero rappresenta per la provincia della Spezia l’unica area con caratteri propriamente montani nonchè il comprensorio a maggiore selvaticità. Dal punto di vista geologico l’area è interessante perché punto di incontro tra unità appar- tenenti alla Falda Toscana (Macigno) con altre della Falda Ligure (Unità del Gottero), oltre che per motivi geomorfologici per la presenza di fenomeni crio-nivali oltrechè di cattura fluviale. Vegetazione: rappresenta l’unità boschiva più estesa della Provincia, caratterizzata dalla presenza di estese faggete che al di sotto dei 1000 metri lasciano il posto a boschi di Cerro (o Roverella) spesso sostituiti dal Castagno. Alcuni lembi di praterie residuali inseriscono un elemento di eterogeneità ambientale. La flora annovera alcune specie alpine di interes- se, nonché alcuni relitti glaciali. Per quanto riguarda la fauna sono state censite 12 specie di mammiferi e 108 di uccelli, che rappresentano un buon grado di varietà. Il M. Gottero, per caratteri e posizione geografica, rappresenta punto di irraggiamento sul territorio di specie animali sia in forma spontanea (es. Lupo) che per eventuali introduzioni (es. Capriolo).

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 113 EMERGENZE NATURALISTICHE CODICE DENOMINAZIONE LOCALIZZAZIONE NOTE VLpopa02 Parnassius apollo versante occ. M. P.sso del Lupo Lepidottero in areale disgiunto VLpopv03 Fustaie di faggeta Costa Servadesco VLfitc02 Faggeta del M. P.sso del M. P.sso del Lupo Lupo VLgeom02 Canale dei Ruteisi Buto VLfitc01 Lecceta Costa di Travigio, pross. M.Rotondo lecceta eterotopica SGbiot02 Piano extrasilvatico M. Gottero unica vetta sup 1600 m slm in provincia SGfitc01 Faggeta del M. Gottero M. Gottero SGgeom02 Gola del T. Adelano a monte della confluenza Adelano - Chiusola SGgeom04 Fenomeni crio-nivali Vetta M. Gottero SGlito01 Pieghe su Arenarie del a nord di Chiusola Gottero SGpopa01 Salamandrina dagli T. Gottero, a monte di Sesta Godano anfibio endemico dell'Appen- occhiali (Salamandrina nino, bioindicatore terdigitata) SGpopa02 Chionomys nivalis M.Gottero Arvicola delle nevi: mamm raro e localizzato; bioind; int eco e biogeo SGpopa03 Ululone dal ventre giallo Str. tra Groppo e Buto presso ponte su anfibio endemico minacciato a (Bombina pachypus) Ruschia livello regionale SGpopa04 Rapaci rari Zona del M. Antessio

Aree già censite Oasi di protezione - Bandita demaniale «Monte Gottero» individuata dal Piano Faunistico Venatorio della Provincia, dove viene definita come area importante per la fauna migrato- ria, ad alta vocazionalità per la diffusione del Capriolo. Siti natura 2000 «M. Gottero - Passo del Lupo» e «M. Antessio - Chiusola» Sistemi correlati Il Sistema Gottero-Antessio è in continuità fisica con gli altri sistemi di crinale posti a nord (Sistema Alta Valle del Vara) ed a sud (Sistema Dragnone-Cornoviglio), mentre la coper- tura forestale senza soluzione di continuità e i corridoi biotici rappresentati dai torrenti Ruschia, Durla e Gottero lo connettono al Sistema M.Castelfermo-C.Stanga, su sponda destra del Vara. Fruizione Sentieristica: per la sua peculiare posizione il Monte Gottero rappresenta punto di connes- sione tra l’Alta Via dei Monti Liguri (AVML) (Ventimiglia-Ceparana) e la Grande Escur- sione Appenninica (GEA) che collega tutta la catena appenninica, ed alla quale si collega al P.sso dei Due Santi il Trekking Lunigiana (TL). Una buona rete di sentieri segnalati - da verificare la manutenzione - connette i principali crinali con i centri abitati di mezza costa (Chiusola, Rio, Groppo, Buto, Teviggio). Strutture Sotto il profilo della divulgazione ambientale il Sistema si può correlare ai CEA (Centro di Educazione Ambientale) di Varese Ligure e di Calice al Cornoviglio. Mancano del tutto rifugi escursionistici: la realizzazione di una struttura del tipo potrebbe incentivare di molto la fruizione dell’area a fini escursionistici e come Centro residenziale per la didattica ambientale.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 114 SISTEMA M.TE CASTELFERMO - C.STANGA Inquadramento geografico Il Sistema corrsisponde al versante in sponda destra del fiume Vara nel tratto compreso tra S.Pietro Vara e Cornice, essendo delimitato a Nord dal Crinale M.Tre Castagni (648 m) - M.Castelfermo (791 m), per andare a comprendere nella sua parte centrale e meridionale il tratto terminale di una serie di torrenti e canali (Crocetta, Trambacco, Argentera). Caratterizzazione naturalistica La matrice del sistema è rappresentata da una estesa e continua copertura arborea di origine antropica a Castagno, che andava ad utilizzare versanti meno felicemente esposti e canali ombrosi non validi per le coltivazioni. In ampi tratti il bosco diventa misto (con Pino ma- rittimo) mentre nei canali e sul fiume prevale la vegetazione igrofila rappresentata soprat- tutto da Ontano nero sui corsi d’acqua dei versanti, accompagnato in prevalenza da Salici e Pioppo nero sul greto del fiume. Area ad alta valenza ecologica per la presenza di un ampio tratto di Fiume poco disturbato, con letto sottoposto a dinamiche naturali (ampio greto, presenza di pozze e gole), posto in continuità fisica e biologica con il versante dai canali in sponda destra che conservano anch’essi molti caratteri naturali. Per quanto riguarda la fauna l’interesse maggiore è rivestito dalla fauna legata agli am- bienti umidi, anche se ulteriori ricerche potrebbero rilevare altre emergenze zoologiche in virtù della naturalità del sito e della sua eterogeneità.

EMERGENZE NATURALISTICHE CAbiot01 Rio Colla M.Castelfermo cult ambiente ben conservato CApopa01 Ululone dal ventre giallo Rio di Agnola scient anfibio endemico minacciato a (Bombina pachypus) livello regionale p122 CApopa02 Ululone dal ventre giallo fraz. Castello loc. La Foce scient anfibio endemico minacciato a (Bombina pachypus) livello regionale p122 CApopa03 Colubro liscio (Coronella Piano scient rettile raro, localizzato, in decre- austriaca) mento CApopa04 Ululone dal ventre giallo Case Stanga (F.Vara) scient anfibio endemico minacciato a (Bombina pachypus) livello regionale p122 CApopa05 Ululone dal ventre giallo vers. nord M.Castellano scient anfibio endemico minacciato a (Bombina pachypus) livello regionale p122 CApopv01 Faggeta del M.Castelfermo? scient faggeta eterotopica M.Castelfermo SGbiot02 Laghetto sul Durla Rio Durla, presso C. Ottoboni scient-div SGgeom01 Gola di C. Stanga F. Vara tra loc.Ottoboni e cult-div C.Stanga SGgeom03 Laghetto di Case Nasceto F. Vara presso C. Nasceto scient-div SGpopa05 Rana temporaria (Rana Pian di Durla (230m slm) scient anfibio raro in provincia temporaria)

Aree già censite Siti Natura 2000: «Rio di Colla» e parte del «Parco del Magra-Vara» Siti di interesse per la tutela della fauna minore (L.R. 4/92): «Case Stanga» Sistemi correlati

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 115 Nel tratto nord orientale (tra Montale e S.Pietro) la copertura forestale senza soluzione di continuità e i corridoi biotici rappresentati dai torrenti Ruschia, Durla e Gottero lo connet- tono al Sistema Gottero-Antessio. Esiste una correlazione fisico-biologica con il Sistema Vara-Magra, anche se interrotta in parte dalla diga di S.Margherita. Esistono due corridoi, rappresentati dal crinale M. Castelfermo - La Mola - M. Groppi e dal Torrente Agnola (sito Natura 2000) privilegiati e da potenziare che lo commettono al Sistema Bracco - S.Nicolao. Fruizione Per le sue peculiari caratteristiche di naturalità e di scarso disturbo antropico il Sistema si configura come elemento su cui applicare un regime prevalente di conservazione e inter- venti volti al potenziamento della sua valenza ecologica, soprattutto per la fauna stanziale e migratoria. In particolare: prevenzione degli incendi, controllo del taglio del bosco con applicazione di una gestione di tipo naturalistico volta al miglioramento della copertura forestale. La fruizione a fini ricreativi e divulgativi va incentivata ma anche controllata al fine di non depauperare la valenza di «Oasi faunistica» dell’area. Per quanto riguarda l’accessibilità, questa è insufficiente, anche per la parte paesaggisti- camente più interessante rappresentata dalle gole sul Fiume Vara (percorso non segnato, a volte chiuso). Strutture Sotto il profilo della divulgazione ambientale il Sistema si può correlare ai CEA (Centro di Educazione Ambientale) di Varese Ligure e di Calice al Cornoviglio. Da verificare la possibilità di realizzare un Percorso Natura (guidato) nel tratto del Fiume compreso tra Nasceto e Pian di Ruschia (gole sul Fiume Vara).

SISTEMA DRAGNONE-CORNOVIGLIO Inquadramento geografico Il sistema si estende lungo il versante ligure del crinale spartiacque Vara-Magra che scende dal massiccio del M. Gottero in direzione sud-est, in una zona ricompresa approssimativa- mente tra i 700 e i 1100 m slm che ricomprende i Monti Dragnone, Fiorito, Scalocchi, Coppigliolo, Cornoviglio. Caratterizzazione naturalistica Dal punto di vista morfologico l’area è caratterizzata da una acclività ridotta rispetto alla parte mediana e basale del versante, oltrechè da una favorevole esposizione a sud-ovest. La matrice dell’area è rappresentata da praterie secondarie, residui di più ampie aree a pascolo, in gran parte oggi riconquistate da arbusteti (spesso a Ginepro, Juniperus commu- nis) o in via di rinaturalizzazione verso le vegetazione potenziale rappresentata in massima parte dal Cerreto-Carpineto (e dalla Faggeta nella parte sommitale), quando non interessati da «storici» rimboschimenti come quello a Pino nero della Gruzza di Veppo. In questo contesto le praterie vengono ad assumere carattere residuale con funzione di arricchimento della diversità ambientale e ricaduta positiva sul popolamento faunistico, che comprende (grazie anche alla presenza di greggi) grandi predatori quali Lupo ed Aquila. Dal punto di vista vegetazionale gli aspetti più interessanti ricadono sulle porzioni di ver- sante esposte a nord-est, con lembi di faggeta e soprattutto il bosco di Betulla di Nove Fontane.

EMERGENZE NATURALISTICHE

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 116 CCfitc01 Bosco misto con Betulle (Betula versante ov. M.Ferro scient-div bosco raro in Liguria alba) CCpopa01 Ululone dal ventre giallo (Bombi- Calice al Cornoviglio, scient anfibio endemico minacciato na pachypus) loc. Nasso a livello regionale p122 CCpopv01 Leucanthemum pachyphyllum M. Cornoviglio ? scient Composita endemica RVbiot01 Prati pascolo di Molino Rotato Molino Rotato, Suvero cult RVbiot02 Prati pascolo dei Casoni Casoni di Suvero cult RVbiot03 Prati pascolo di Fornello Fornello, tra Stadomelli cult e Beverone RVfitc01 Formazioni a Genista salzmannii M. Sorvani scient associazione vegetale con specie rare RVpopv01 Euphorbia spinosa Gruzza di Veppo scient Euforbiacea serpentinofila ZIbiot01 Prati pascolo dei Vezzanelli Vezzanelli, M. Dragno- cult agroecosistema raro in ne provincia ZIfito01 Formazioni a Genista salzmannii M. Dragnone scient associazione vegetale con specie rare ZIgeom01 Paleofrana N del M. Dragnone M. Dragnone scient-div ZIgeom02 Paleofrana S del M. Dragnone M. Dragnone scient-div ZImine01 Mineralizzazione a Talco e M. Dragnone scient Steatite ZImine02 Mineralizzazione a Talco e Castellaro scient Steatite

Aree già censite Siti natura 2000 «M. Cornoviglio - M. Fiorito - M. Dragnone» e «Gruzza di Veppo» Zone di ripopolamento e cattura «Calice al Cornoviglio - Veppo - Casoni» e «Monte Dragnone - Castellaro», dove vengono definite a vocazione per Pernice rossa e Lepre Sistemi correlati Il Sistema Dragnone-Cornoviglio è in continuità fisica con l’altro sistema di crinale posto a nord (Sistema Gottero-Antessio), mentre i corridoi biotici rappresentati dai torrenti Mangia, Gravegnola (interessati da Siti Natura 2000) e Usurana lo connettono al Sistema Vara- Magra. Aree agricole di pregio paesaggistico: Alta Valle del Mangia (tra Sasseta e Oradoro); Calicese (da Calice al Cornoviglio a Debe- duse). Fruizione Sentieristica: l’Alta Via dei Monti Liguri (AVML) utilizza il percorso di crinale, fungendo da asse longitudinale, particolarmente comodo per la mancanza di dislivelli e l’elevata panoramicità. Alcuni sentieri segnalati (da verificare) trasversali la collegano ai principali centri abitati dello Zignago, di Veppo, del Calicese. Le strade poderali rappresentano alter- native di percorso, ma non essendo segnalate sono di difficile utilizzo. L’altopiano som- mitale si presterebbe ad attività escursionistica, anche per non specialisti, se fossero orga- nizzati percorsi ad anello sfruttando e segnalando i sentieri già esistenti (da verificare il problema dei fondi recintati per il bestiame). Strutture Sotto il profilo della divulgazione ambientale il Sistema si può correlare al CEA di Calice al Cornoviglio. Ricettività: Albergo ai Casoni, Punto Natura alla Pineta di Suvero, agriturismi. Manca un Centro residenziale per la didattica ambientale.

SISTEMA ALTA VALLE DEL VARA

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 117 Inquadramento geografico Il sistema insiste sul crinale appenninico compreso tra il P. so del Lupo (alle pendici nord del Gottero) e il M. Chiappozzo (pendici sud del M. Zatta (1406 m), in un tratto in cui lo stesso si abbassa notevolmente - intorno ai 900 m. Il crinale ha direzione prevalente ovest- est, e rappresenta la parte che chiude a nord la Val di Vara. Nella striscia in cui la Provin- cia della Spezia si estende oltre il crinale, il sistema va a comprendere anche il versante destro di un tratto dell’alta Valle del Taro. Il M. Zatta rappresenta il punto di connessione con il crinale appenninico della catena montuosa che più a sud va a delimitare Val di Vara e Cinque Terre. Caratterizzazione naturalistica Dal punto di vista geo-morfologico la zona si caratterizza per la presenza di ampie aree, con prevalenza di substrato argilloso, sottoposte ad una forte azione erosiva, interrotte da affioramenti di arenaria con determinazione di rilievi quali il M. Zuccone (1423 m) e il M. Zatta (1406 m). Mentre le pendici dei monti più elevati e il versante nord coincidente con la valle del Taro sono coperti da boschi cedui di Faggio (la porzione più ampia della provincia), il resto del crinale presenta una vegetazione con forte determinismo antropico, corrispondente in gran parte a praterie originatesi da pascoli, oggi in buona parte abbandonati, e quindi invasi da vegetazione arbustiva, con l’eccezione della zona di Cento Croci e di Caranza dove pascoli e prati falciabili posti a quote elevate (sino all’incirca ai 1000 m) costituiscono ancora la matrice ambientale. Il controllo esercitato dalle attività economiche di montagna (pascolo, sfalcio, taglio del bosco), benché n riduzione, concorre a determinare condizioni di diversità ambientale apprezzabili sotto il profilo naturalistico e paesaggistico, ma anche casi di sfruttamento eccessivo con ricadute negative sotto il profilo idrogeologico e della stabilità ecologica. Per cui fanno parte integrante del sistema i pascoli e le aree agricole connesse (Taglieto, Cento Croci, Caranza).

EMERGENZE NATURALISTICHE VLbiot01 Pozza temporanea Cardeto (P.sso Cento scient-div Croci) VLbiot02 Pozza temporanea Lago Secco (P.sso scient-div Cento Croci) VLbiot03 Laghetto montano temporaneo P.sso Cento Croci VLgeom03 Paleofrana di Caranza Caranza scient-div VLgeom04 Sorgenti del Vara Pian del Cavallo, cult-div Codivara VLgeom05 Tratto sorgentizio F. Vara Pian del Cavallo, cult-div Codivara VLpopa02 Parnassius apollo versante occ. M. P.sso scient Lepidottero in areale disgiunto del Lupo (44° 21' 40" N- 9° 40' 55" E) VLpopa03 Ululone dal ventre giallo sentiero per la Cappel- scient anfibio endemico minacciato a (Bombina pachypus) letta, P.sso Cento Croci livello regionale p122 VLpopa04 Porhydrus obliquesignatus Lago Verde, P.sso delle scient Coleottero acquatico al limite Cento Croci occidentale della sua distribuzio- ne VLpopv01 Lecci (Quercus ilex) Porciorasco scient-div cenosi eterotopica

Aree già censite Sito natura 2000 «M. Zatta - P.so del Bocco»

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 118 Zone di ripopolamento e cattura «Caranza - Cento Croci» dove viene definita come area importante per la fauna migratoria, particolarmente idonea per la Pernice rossa e la Lepre, e «Scurtabò - Cavizzano» particolarmente idonea per la Pernice rossa e la Lepre. Sistemi correlati In continuità fisica con i sistemi posti sul crinale a sud-est (Sistema Gottero - Antessio) ed a sud - ovest (Sistema M. Verruga - M. Porcile - M. Zenone). Il M. Zatta rappresenta il cuore di un comprensorio di alto valore naturalistico, identificato anche dai Siti natura 2000, specialmente per quanto riguarda il versante Genovese. Aree agricole di pregio paesaggistico Colline dell’Alto Vara (da S.Pietro a Varese Ligure). Fruizione Sentieristica: l’Alta Via dei Monti Liguri (AVML) utilizza il percorso di crinale, fungendo da asse longitudinale. Presso il Monte Zatta si connette con il sentiero «E1 - variante Cin- que Terre», itinerario europeo che proviene dal Mare del Nord. E’ da considerarsi variante all’Alta Via con termine a Porto Venere. E’ pressoché inesistente la rete dei sentieri trasversali segnalati che connetta alle principali frazioni poste a mezza costa. Per le zone di Caranza e Cento Croci, favorite dalle condizioni clivometriche e dalla pre- senza di strade poderali è possibile ipotizzare la creazione di una rete di sentieri a facile percorribilità, anche con percorsi ad anello. Strutture Sotto il profilo della divulgazione ambientale il Sistema si può correlare al Centro di Edu- cazione Ambientale di Varese Ligure. Ricettività: Alberghi, agriturismi e strutture ricettive per la gioventù sono presenti a Cento Croci, mentre a Cassego opera una struttura della Diocesi.

SISTEMA M.TE VERRUGA - M.TE PORCILE - M.TE ZENONE Inquadramento geografico M. Verruga (1207 m) e M. Porcile (1249 m) rappresentano le maggiori cime del crinale che in prossimità del M. Zatta si distacca dall’Appennino e va a separare la Val di Vara dalla Riviera. L’area è distribuita dall’abitato di Valletti a quello di Tavarone, e rappre- senta praticamente la testata di valle del Torrente Borsa. Caratterizzazione naturalistica Zona di interesse geologico e mineralogico per la presenza di rocce ofiolitiche (diabasi, gabbri, diaspri) accompagnate da una notevole varietà di minerali. Tali tipi di rocce deter- minano una varietà morfologica altrettanto interessante. Il substrato ofiolitico condiziona anche la vegetazione che cresce con difficoltà, concorren- do a creare un paesaggio particolarmente aspro, caratterizzato, più che dai boschi misti a Cerro, Carpino nero e Castagno, da praterie derivate da pascoli, spesso sostituite da sola vegetazione pioniera a copertura discontinua.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 119 EMERGENZE NATURALISTICHE MAfito01 Formazioni a Genista sal- Passo del Bocco scient associazione vegetale con specie rare zmannii MAgeom01 Muin de strie Campore scient-div cat: 1253 LI SP. Interesse idrogeologico, speleologico, divulgativo. MAgeom02 Lo scrigno del Borsa Sorgenti del Borsa div grotta MAlito01 Sito estrattivo di Diaspro Rocca di Lagorara cult sito preistorico MAmine01 Mineralizzazioni cuprifere Rocca di Lagorara div MAmine02 Mineralizzazione manganesi- M. Porcile div fera MApopa01 Tritone crestato meridionale Ossegna, abbeve- scient anfibio raro e localizzato (Triturus carnifex) ratoio

Aree già censite Sito natura 2000 «M. Verruga - M. Zenone - Roccagrande - M. Pu Zone di ripopolamento e cattura «M. Porcile - M. Verruga» e Oasi di protezione «Tavaro- ne», idonee per Pernice rossa e Lepre. Sistemi correlati In continuità fisica con il sistema posto sul crinale a nord (Sistema Alta Valle del Vara) e collegato, tramite zone boscate a latifoglie mesofile, a sud sul medesimo crinale con il Sistema Bracco - S. Nicolao. Aree agricole di pregio paesaggistico Colline della Valle del Borsa (da Cembrano a Maissana) e Colli di Valletti. Fruizione Sentieristica: percorso longitudinalmente dal percorso di crinale che rappresenta la conti- nuazione del Sentiero n°1 della Cinque Terre e si collega all»AVML nei pressi del M. Zatta (sentiero europeo E1), che risulta peraltro poco valorizzato. I sentieri trasversali sono presenti esclusivamente sul versante genovese, segnalati soprattutto dalla FIE. Strutture Sotto il profilo della divulgazione ambientale il Sistema si può correlare al Centro di Edu- cazione Ambientale di Varese Ligure.

SISTEMA AREE PERIFLUVIALI Inquadramento geografico Comprende aree perifluviali planiziarie dei Fiumi Magra e Vara (S. Genesio, Cerlasca, Mascone di Beverino) o fortemente interconnesse all’ambiente fluviale (Bozi di Saudino), che per la loro ampiezza possono essere trattate (oltre che come emergenze naturalistiche) come Sistema a se stante. Caratterizzazione naturalistica Sono per lo più tratti di pianura alluvionale risparmiata da forme devastanti di antropizza- zione o perchè facenti ancora parte attiva della dinamica fluviale (vedi Cerlasca e S. Gene- sio) o perchè occupate da boschi ripariali e da coltivazioni che mantengono anche una funzione naturalistica in connessione al vicino corso d’acqua (vedi Mascone). Svolgono altrsì una importante funzione per la componente faunistica, sia stanziale che di passo (in special modo i Bozi di Saudino).

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 120 EMERGENZE NATURALISTICHE SApopa01 Colonie di Gruccione e sponda sn F.Magra, loc. cult-div frantoio (Gruccione-Topino) Topino Alberone SAbiot01 laghetto artificiale sponda sn F.Magra, loc. scient-div biot sosta avifauna Alberone SSpopa01 Rospo smeraldino (Bufo Tre Mulini scient anfibio in marcato declino viridis) SSpopa02 Lucertola campestre (Podar- Tre Mulini scient al limite occidentale della sua cis sicula) distribuzione VZbiot01 biot sosta avifauna 02 sponda sn F.Magra, loc. scient-div idoneo sosta avifauna Isolotto VZbiot02 Confluenza Vara Magra Bottagna scient-div area di sosta migratoria VZbiot04 Ambiente fluviale Ponte sul Vara, Pian di div Follo VZbiot05 Ambiente fluviale ? Piano di Ceparana (Spon- scient-div da dx F.Magra a monte della confluenza) VZpopa01 Raganella comune (Hyla Molini scient anfibio localizzato in regresso e arborea) vulnerabile VZpopa02 Rospo smeraldino (Bufo Piano di Vezzano scient anfibio in marcato declino viridis) VZpopa03 Natrice tessellata (Natrix F. Vara confluenza Magra scient rettile raro in Liguria orientale tessellata) VZpopa04 Natrice tessellata (Natrix Bottagna scient rettile raro in Liguria orientale tessellata) BEbioc01 Bosco ad Ulmus minor Sponda sn. F.Vara co scient-div- Residuo vegetazione planiziale (Olmo comune) Castiglione cult BEbiot01 Piana alluvionale Mascone cult-div

Aree già censite Siti Natura 2000: : «Parco del Magra-Vara»; «Piana del Magra»; Siti di interesse per la tutela della fauna minore (L.R.4/92): «Bozi di Saudino»; «Argine del Magra presso Bottagna» Oasi di protezione: «San Genesio»; «Bozi di Saudino»; «Fiume Magra - Confluenza Vara» Sistemi correlati Sistema Vara – Magra Fruizione Vi sono ampie possibilità di sviluppo di attività didattiche-divulgative nonché ricreative in tutte le aree censite (in special modo ai Bozi di Saudino dove è prevista la costituzione di un’Oasi del WWF), fatte salve le ovvie precauzioni per la tutela della fauna nidificante e di passo. Strutture Bozi: vedi sopra. Necessiterebbero Sentieri Natura dotati di camminamenti nascosti e capanni di osservazio- ne.

SISTEMA VARA - MAGRA Inquadramento geografico L’asta fluviale del Fiume Vara-Magra (cioè del Vara e della porzione del Magra a valle della confluenza) rappresenta l’asse longitudinale centrale della Provincia, andando a marcare due importanti fosse tettoniche comprese tra i rilievi del crinale Vara Magra (che

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 121 continua poi a valle della confluenza sino a connettersi con le Apuane tramite il M.te Ba- stione), il crinale delle Cinque Terre e l’asse M.te S.Croce - Monte Carpione. Caratterizzazione naturalistica Rappresenta il corso d’acqua più importante della Liguria, e gode di una relativamente buona qualità delle acque in virtù dei tratti medi dei corsi d’acqua Vara e Magra che attra- versano territori a scarso impatto. L’ambiente fluviale, a forte dinamismo naturale, possie- de una notevole stabilità di resilienza, cioè la possibilità, a fronte di un disturbo anche di notevole intensità, di recuperare in tempi relativamente brevi l’equilibrio precedente. Il Vara-Magra sta infatti attraversando una fase di rinaturalizzazione spontanea, in conse- guenza di notevoli modificazioni avvenute sino ad epoche recenti, soprattutto a causa di escavazioni e arginature artificiali. La particolare posizione di questo bacino idrografico inoltre (sia attuale che in altre epoche geologiche), determina una notevole diversità biolo- gica, che rappresenta uno dei caratteri scientifici più interessanti di questo sistema. Come tutti i corsi d’acqua rappresenta inoltre un vettore preferenziale per molte forme viventi, andando a svolgere funzioni importantissime di corridoio biologico. E’ notevole ad esem- pio la corrente migratoria per quanto riguarda l’avifauna. Per la ricchezza di forme di vita (ma anche di elementi geomorfologici), l’ambiente flu- viale rappresenta uno degli ambienti di maggior interesse da molti punti di vista (scientifi- co, didattico, divulgativo, ricreativo).

EMERGENZE NATURALISTICHE AMbioc01 bioc ad Ammophila Foce del Magra scient Coleotteri rari arenaria AMpopa01 Lucertola campestre Fiumaretta scient popolazioni ai margini occidentali (Podarcis sicula) dell'areale AMpopa02 Hydroscapha granulum Foce del Magra scient Coleottero rarissimo, unica località in Liguria AMpopa05 Gyrinus suffriani Braccio morto di Camisano scient limite sud occidentale AMpopv01 Polygonum robertii Bocca di Magra scient Poligonacea endemica ARbiot01 Isolotto fluviale sul Fiume tra S.Genesio e Arcola cult Magra ARpopa01 Remiz pendulinus (Pen- F. Magra a monte di S. scient-div popolazioni spezzine uniche per la dolino) Genesio Liguria ARpopa02 Merops apiaster (Gruc- F. Magra, a valle della cult-div raro in Liguria cione) raffineria ARpopa03 Haliplus obliquus Pozza vicino a Romito M. scient Coleottero aliplide raro ARpopa04 Posatoio Cormorani S.Genesio (bosco ripariale) cult-div svernanti ARpopv01 Scabiosa uniseriata Romito (greto F.Magra) scient Dipsacacea endemica dell'appen- nino al limite settentrionale del suo areale BEbioc01 Bosco ad Ulmus minor Sponda sn. F.Vara co scient-div- Residuo vegetazione planiziale (Olmo comune) Castiglione cult BEbiot01 Piana alluvionale Mascone cult-div BEbiot02 ? Pozza artificiale Piani di Beverino scient UTM 6209 9474 BEbiot02 biot sosta avifauna 01 confluenza F.Vara-T.Pignone cult-div idoneo sosta ardeidi BEfitc01 Formazioni a Buxus Cavanella Vara scient associazione vegetale con specie sempervirens (Bosso) rare BEpopv01 Omphalodes verna Ponte di Stadomelli scient Boraginacea rara BLbiot01 Ambiente fluviale ? Piano di Ceparana (Sponda cult-div dx F.Magra a monte della confluenza) BLbiot02 ? Pozza da escavazioni Lago Scuro, Piani di Ceparana UTM 7081 8988

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 122 BLpopa01 Rospo smeraldino (Bufo Lago Scuro, Ceparana scient anfibio in marcato declino viridis) FObiot01 ? Pozza in coltivi Piana Battolla FObiot02 Ramo morto del F. Vara Piana Battolla, a monte del cult-div ponte sul F. Vara FOfitc02 Formazioni a Buxus M. Gruzzo (valletta Cortic- scient associazione vegetale con specie sempervirens chia) rare FOfitcO1 Bosco igrofilo Sponda dx F. Vara a monte cult del ponte di P. Battolla SAbiot01 laghetto artificiale sponda sn F.Magra, loc. scient-div biot sosta avifauna Alberone SGbiot02 Laghetto sul Durla Rio Durla, presso C. Ottobo- scient-div ni SGgeom01 Gola di C. Stanga F. Vara tra loc.Ottoboni e cult-div C.Stanga VZbiot01 biot sosta avifauna 02 sponda sn F.Magra, loc. scient-div idoneo sosta avifauna Isolotto VZbiot02 Confluenza Vara Magra Bottagna scient-div area di sosta migratoria VZbiot03 ? Acquitrinio Boettola UTM 7485 8635 VZbiot04 Ambiente fluviale Ponte sul Vara, Pian di Follo div VZbiot05 Ambiente fluviale ? Piano di Ceparana (Sponda scient-div dx F.Magra a monte della confluenza) VZbiot01 biot sosta avifauna 02 sponda sn F.Magra, loc. scient-div idoneo sosta avifauna Isolotto VZbiot02 Confluenza Vara Magra Bottagna scient-div area di sosta migratoria VZbiot03 ? Acquitrinio Boettola UTM 7485 8635 VZbiot04 Ambiente fluviale Ponte sul Vara, Pian di Follo div VZbiot05 Ambiente fluviale ? Piano di Ceparana (Sponda scient-div dx F.Magra a monte della confluenza) VZpopa01 Raganella comune (Hyla Molini scient anfibio localizzato in regresso e arborea) vulnerabile VZpopa02 Rospo smeraldino (Bufo Piano di Vezzano scient anfibio in marcato declino viridis) VZpopa03 Natrice tessellata (Natrix F. Vara confluenza Magra scient rettile raro in Liguria orientale tessellata) VZpopa04 Natrice tessellata (Natrix Bottagna scient rettile raro in Liguria orientale tessellata)

Aree già censite Siti Natura 2000: «Parco del Magra-Vara»; «Piana del Magra»; Siti di interesse per la tutela della fauna minore (L.R.4/92): «Bozi di Saudino»; «Argine del Magra presso Bottagna»; «Case Stanga». Oasi di protezione: «San Genesio»; «Bozi di Saudino»; «Fiume Magra - Confluenza Vara» Sistemi correlati Direttamente e indirettamente collegato a tutti i Sistemi, ad eccezione di quelli costieri. Fruizione Seppure in parte eroso da eventi di piena, il sistema delle piste lungo fiume realizzato dal Parco fluviale rappresenta una efficacie rete viaria, anche se spesso più a scala di bicicletta e di cavallo che non di pedone. Questa ed altra viabilità pedonale risulta però spesso interrotta specialmente nel tratto medio del Fiume Vara. Mancano inoltre del tutto attrezzature del tipo camminamenti nascosti, capanni di osserva- zione, passaggi su palafitte, ponti pedonali, che in particolari siti potrebbero aumentare di

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 123 molto l’interesse didattico ed escursionistico, nonchè tutelare le specie animali da un ec- cessivo disturbo. (Progetto ad hoc). Strutture E’ servito dalle strutture (ancora non a regime) del Parco Regionale Montemarcello-Magra (CEA di Calice al Cornoviglio, Sede del Parco), ma anche dal CEA di Varese Ligure.

SISTEMA TRATTI TORRENTIZI D’INTERESSE Inquadramento geografico E’ costituito da tratti di torrenti dislocati in varie parti del territorio provinciale, accomunati da alcuni caratteri naturalistici comuni e dalle similari problematiche gestionali e di valo- rizzazione. In prima istanza ne fanno parte i tratti di corsi d’acqua a carattere torrentizio individuati come Siti Natura 2000 Siti di interesse per la tutela della fauna minore (L.R.4/92): un tratto del F. Vara tra S.Pietro e Varese, comprendente i tratti terminali degli affluenti Rio Borsa e Fosso della Cesinella Piccola; il Rio di Agnola (affluente di destra del Vara nel Comune di Carro); il Rio di Colla (rientrante anche nel Sistema M.Castelfermo - C. Stanga); il Torrente Mangia nel suo tratto medio e basso; un piccolo tratto del Canale Begarino (tra Pieve di Zignago e Rocchetta); un tratto del Torrente Pignone a monte del paese (rientrante anche nel Sistema Lama della Spezia); un tratto del Torrente Chiusola, affluente del Torrente Adelano. Caratterizzazione naturalistica I siti sono stati selezionati essenzialmente per il fatto di mantenere caratteri di elevata naturalità (spesso testimoniati dalla presenza di vegetazione riparia di valore - essenzial- mente ontaneti ben sviluppati) e/o essere siti importanti per la sopravvivenza e riproduzio- ne di specie animali (in particolare anfibi). Il Sistema merita di essere integrato con altri siti sicuramente presenti sul territorio provin- ciale, ma per la cui identificazione e caratterizzazione necessita una specifica ricerca. In questo lavoro vengono già proposti altri siti tra quelli individuati come emergenze natu- ralistiche (vedi sotto).

EMERGENZE NATURALISTICHE VLpopa05 Ululone dal ventre giallo Rio di Colla scient anfibio endemico minacciato a livello (Bombina pachypus) regionale p122 CAbiot01 Rio Colla M.Castelfermo cult ambiente ben conservato CApopa01 Ululone dal ventre giallo Rio di Agnola scient anfibio endemico minacciato a livello (Bombina pachypus) regionale p122 RGbiot01 Canale Riccò a monte di Casella cult-div Corso d'acqua su substrato arenaceo, ambiente ripariale RGfitc01 Bosco ripariale a Carpino Canale Bosone, Val cult tratto ad anse del Canale Bosone Bianco ed Ontano Nero Graveglia PIbiot01 T.Casale a monte della strada cult ambiente fluviale ben conservato Pignone - Cassana PIbiot02 Canale Fagiona ? Faggiona cult ambiente fluviale ben conservato BNbiot03 T. San Giorgio a monte della Chiesa di San cult-div ontaneto ben sviluppato; portata estiva Giorgio notevole

Aree già censite

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 124 Siti natura 2000 «Rio Borsa - T. Vara»; «Rio di Colla»; «Rio di Agnola»; «Torrente Man- gia»; «Canale Begarino». Siti di interesse per la tutela della fauna minore (L.R.4/92): «Torrente Chiusola»; «Tor- rente Pignone e Grotta della Fornace»; «Torrente Borsa». Sistemi correlati Per la loro natura e struttura i Sistemi fluviali sono correlati da una parte, e agiscono come correlatori dall’altra, con vari Sistemi sia di crinale che di versante e fondovalle. Fruizione Per la delicatezza di molti di questi siti, la fruizione deve sempre essere vincolata alla tutela ed alla prevenzione del danno. Spesso torrenti e canali sono affiancati da sentieri (di notevole interesse paesaggistico), la cui manutenzione è spesso facilitata dalla notevole ombrosità determinata dalla vegetazione ripariale.

La valorizzazione storico/culturale Il Piano individua alcuni elementi/forza su cui impostare le politiche di valorizzazione:

GLI “AMBIENTI” STORICO/ARCHEOLOGICI DI MONTAGNA: GLI “AMBIENTI” DEI LIGURI Si tratta dei sistemi d’emergenze storico/archeologiche fruibili “in situ”, dove il contesto paesaggistico di riferimento è parte integrante del percorso fruitivo stesso. L’ambiente dei Liguri: è costituito dalle aree di ritrovamento e dalle emergenze dei Liguri, in particolare per le aree di Zignago, Calice e Maissana, Pignone. Zigango e Pignone sono individuati quali “poli” per la fruine degli “ambienti” dei Liguri. Altro elemento di prevalente caratterizzazione sono i ritrovamenti e i luoghi di “fabbricazione” dell’industria litica nella valle del Lagorara di Maissana. A Maissana viene identificata la localizzzaione di un centro informativo di livello provinciale dei siti preisto- rici. Le tre polarità saranno riconducibili a moduli territoriali del sistema museale diffuso con- nesso con il mseo al Castello di Lerici. La valorizzazione degli “ambienti” dell’archeologia montana si lega alla realizzazione di percorsi aventi, nel fondovalle i “poli” della promozione, e negli assi viari di crinale gli elementi di continuità territoriale e di realizzazione di “circuiti” tematici specifici.

GLI “AMBIENTI” MEDIEVALI Il “tessuto castellano” e i “borghi murati”: le permanenze dei Malaspina e l’influenza della Lunigiana da un lato, il borgo rotondo e le aree d’influenza genovese dall’altro. Ambiti di riferimento sono il Calicese da un lato, Varese dall’altro e Brugnato (borgo murato). Interesse particolare rivestono i borghi medievali nella la fascia collinare a ridos- so delle Cinque Terre, in sponda sinistra del Vara; Varese Ligure e Brugnato costituiscono i “poli” per l’organizzazione delle strategie di valorizzazione storico/culturale della Val di Vara, in ordine a molteplici valenze: − Sistema museale di comprensorio − Connessioni con le aree archeologiche montane − Connessioni con le aree naturalistiche della montagna − elementi portanti di interconnesione comprensoriale tra i “sistemi” dell’entroterra genovese da un lato, emiliano e la Lunigiana storica dall’altro.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 125 IL RUOLO DEI BORGHI E DEI NUCLEI STORICI MONTANI: GLI APPRODI DEL “DIPORTO VERDE” Il recupero dei centri storici, rivitalizzando il loro ruolo quali contenitori culturali della ruralità storica, è un indirizzo strategico del Piano: mentre nel fondovalle lo sviluppo infrastrutturale può raggiungere dimensionamenti di scala comprensoriale, salendo di quota diviene essenziale non procedere a nuove edificazioni, ma al recupero dell’esistente (anche nella forma di strutture integrate quali gli hotel paese), pur nella possibilità di modificare il regime delle destinazioni d’uso. Il ruolo dell’edilizia storica è molteplice, accorpando contenuti culturali intrinseci e, a- spetto importante, contenuti funzionali: la rete dei nuclei e borghi montani costituiscono elemento di supporto alle diverse forme di fruizione. In questo senso, la riscoperta dei percorsi di fruizione, le strategie per allargare nello spazio le opportunità di fruizione attraverso “circuiti” ed “anelli” escursionistici, caratterizzati dai diversi tematismi, conduce ad una visione del fruitore molto simile a quella del diportista, richiamando la storia e la cultura della pastorizia e del pellegrinaggio. I borghi storici possono dunque costituire i “poli” su cui organizzare i percorsi della frui- zione montana, nonché le “finestre” di mercato dei prodotti locali. Gli ambiti più vocati per il recupero sono rappresentati dal complesso dei borghi compresi nella fascia montana tra il Calicese e Zignago (a ridosso dell’Alta Via) e quelli compresi, in particolare, nella fascia montana tra Riccò e Borghetto Vara (a ridosso delle Cinque Terre/Riviera). Per la zona del Calicese - Zignago, in particolare, le potenzialità assumono ulteriore rilievo in relazione all’impulso escursionistico determinato dalla valorizzazione ricreativa del versante lunigianese, a seguito del previsto parco di divertimenti di grande scala nel comu- ne di Tresana e della ripresa di ruolo della stazione sciistica di Zeri: il nodo dell’Alpicella, dei Casoni di Suvero e del Rastrello, assumono la funzione di aree cerniera con il versante toscano, punti tappa strategici per servizi e informazioni dell’escursionismo e del turismo montano.

La valorizzazione del “sistema montagna” e l’Alta Via dei Monti Liguri La montagna costituisce un “serbatoio” ambientale d’eccezionale valore: una serie ininter- rotta di aree di alto valore ambientale a forte vocazionalità sia sul piano della ruralità che su quelli della naturalità e del patrimonio storico/culturale. L’alta via dei Monti Liguri è l’asse strategico di connessione per l’intero “sistema” monta- gna, da Bolano fino a Varese e Maissana. Sono presenti quattro connessioni significative con la rete sentieristica sovraprovinciale: nella zona del Gottero (innesto della GEA, gran- de escursione appenninica), nella zona del passo Cento Croci (confine Emiliano), nell’area del M. te Zatta, (connessione con l’asse sentieristico di crinale che proviene dalle Cinque Terre e con l’entroterra di Sestri, la Val Petronio). L’AVML ha, tra le diverse funzioni, quella di dare continuità alla fruizione della monta- gna, e per questo trova nell’integrazione con il patrimonio d’edilizia storica a ridosso del crinale tosco-emiliano un fondamentale riferimento per l’attrezzatura ricettiva e di servizio. Il Piano riconosce come strategici, contribuendo ad attuarle, le finalità della LR 5/93, in particolare per l’integrazione degli obiettivi di fruizione nei diversi “assi” della valorizza- zione sul piano della natura, della storia e del paesaggio, delle vocazioni agroambientali. Le politiche di valorizzazione dell’AVML quale infrastruttura fondamentale del “sistema montagna” attengono alle componenti individuate dalla LR 5/93:

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 126 a. itinerari di collegamento all’asta sentieristica principale con il fondovalle, b. sentieristica di mezzacosta, “parallela” all’AVML; c. l’articolazione dei servizi per tappe, che per la provincia spezzina sono: Passo del Bocco (in area genovese), Colla Craiolo, Passo Cento Croci, Passo Cappelletta, Passo Calzavitello, Passo del Rastello, Passo dei Casoni, Passo Alpicella, Valico dei solini, Ceparana

Le politiche del Piano circa l’Alta Via dei Monti Liguri − Riorganizzazione e la qualificazione dell’intero tratto dell’AVML a fini equitabili e ciclabili; − Lo sviluppo delle connessioni tra AVML e nuclei rurali montani, anche attraverso apposita cartellonistica informativa; − Il rafforzamento delle connessioni con il fondovalle, nelle zone di Piana Batolla e Ceparana (“ingressi” dell’AVML), di Sesta Godano, di Varese Ligure; − Sviluppo del ruolo delle “porte” dell’area montana in relazione alle quattro principali intersezioni sopra citate, e in particolare nell’area delle Cento Croci, attraverso la realiz- zazione di apposita rete informativa. − Le strutture ricettive finalizzate ad attrezzare i posti tappa dell’AVML, individuate funzionalmente dalla LR 5/93, debbono integrarsi con lo sviluppo di funzioni ricettive e di servizio da realizzarsi nei centri storici e nei borghi rurali a ridosso dell’AVML stes- sa. − Lo sviluppo dei “rifugi escursionistici”, che ad oggi prevede solo un’iniziativa nel Calicese, si connette alla realizzazione di elementi di “continuità” nei percorsi, che tro- vano integrazione con la ricettività di più lunga permanenza nei centri storici monta- no/collinari; − La ristrutturazione dei centri storici in funzione di servizio alla fruizione e d’elementi integrativi dell’asse AVML, può anche avvenire su iniziativa di consorzi di valorizza- zione, con la partecipazione delle Comunità Montane, i quali possono, nel caso di strutture classificabili come “ricoveri” ai sensi della LR 5/93, stipulare apposite conven- zioni con l’Associazione AVML, pervenendo in tal modo ad una diversificazione delle forme ricettive e di servizio localizzate nei borghi rurali montani; − I Comuni individuano apposite aree da attrezzare in funzione ricreativa e ricettiva in prossimità dei posti tappa dell’AVML dove non sia possibile riutilizzare il patrimonio edilizio rurale esistente in funzione ricettiva.

La valorizzazione del fondovalle e della risorsa fiume Le politiche di Piano mirano a rafforzare il ruolo fruitivo del fiume, sul piano naturalistico - sportivo, a sviluppare le valenze della “rete” dei centri storici di fondovalle, ad integrare le connessioni tra aree di produzione montana e agricoltura di fondovalle, in particolare per le fasi di trasformazione e commercializzazione. Il fondovalle è altresì l’elemento di concentrazione delle possibili strutture a scala com- prensoriale, ossia dei “centri” integrati di maggiore dimensione sul piano turistico/fruitivo.

LA FRUIZIONE DEL FIUME Lo sviluppo delle attività di fruizione naturalistico/sportiva e ricreativa è un obiettivo cruciale, che può essere riferito a due principali vocazioni della risorsa fiume: naturalistica e sportiva/ricreativa.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 127 1. Lo sviluppo dell’attrezzatura nelle aree perifluviali consente di realizzare una rete, fruitiva e ricreativa, che possa dare continuità alle valenze già concretizzate in elementi d’offerta fruitiva: è il caso del tratto “centrale” dove vengono praticate le attività canoi- stiche. L’attrezzatura delle aree perifluviali trova a Brugnato e Sesta Godano i “poli” di maggiore interesse, anche in funzione della possibile realizzazione di centri integrati dimensionati. Nelle aree perifluviali, dove insistono insediamenti rurali di particolare pregio, i Comuni localizzano centri informativi di servizio logistico e di ricezione fun- zionale alle attività sportive promosse in ambito fluviale. 2. La valorizzazione delle valenze naturalistiche della parte alta del Vara, nell’area di Varese Ligure e, più in generale, nell’ambito del bacino idrografico dell’alta Valle: la fruizione naturalistica (come si è visto, sono presenti “sistemi” naturalistici a forte va- lenza) si accompagna alla fruizione salutistica, data la possibilità di valorizzare le ac- que in relazione ai contenuti oligominerali, di cui è ritenuto prioritario procedere ad un approfondimento, che potrebbe essere condotto dalla Comunità Montana Alta Val di Vara come previsto nel progetto relativo descritto al capitolo della Salubrità. 3. Il Comune di Varese e Sesta Godano provvedono alla realizzazione di percorsi continui perifluviali, per unire l’asta fluviale fino all’inizio dell’area Parco, che possano essere equitabili e ciclabili, connessi alla rete prevedibile dal Parco stesso, sino alla confluen- za con il Magra (Piana Battolla). 4. I Comuni stabiliscono norme atte ad incentivare l’attrezzatura delle aree perifluviali, finalizzata alla fruizione salutistico/sportiva: tali attrezzature sono funzionali anzitutto alle pratiche dell’equitazione e del cicloturismo, della pesca sportiva e delle attività di canoa fluviale. La localizzazione delle strutture stesse trova i riferimenti principali nelle aree di Varese, Sesta Godano e Brugnato.

LA CREAZIONE DI UN CENTRO INFORMATIVO E PROMOZIONALE Il Piano propone la realizzazione di un centro funzionale all’informazione turistica, alla promozione integrata della fruizione in Val di Vara, alle attività convegnistiche e di servi- zio ricreativo ed enogastronomico. Tale centro può essere ubicato nell’area di Brugnato, in connessione funzionale con la rete autostradale, attraverso la creazione di un apposito nodo d’interscambio con il territorio e di servizio alla mobilità turistica, in relazione alle diverse modalità (auto, cicli, campers, etc.).

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 128 La rete sentieristica

LE “MAGLIE” DELLA RETE Comprende i Comuni di Beverino, Borghetto Vara, Brugnato, Calice al Cornoviglio, Car- ro, Carrodano, Maissana, Pignone, Riccò del Golfo, Rocchetta Vara, Sesta Godano, Varese Ligure e Zignago. La maglia di questo ambito è costituita dai seguenti sotto/ambiti: E, F,G, H, I, M, N, O, P, S, T, U, V e W (solo parte relativa al Comune di Calice al Cornoviglio). I nodi che costituiscono tale maglia sono:

2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6 3.7 La Croce Cravarone M.te Bar- S. Nicolao Mte Colello Prato Pinello La Crocetta dellone 4.8 5.5 5.4 5.3 5.2 Passo Passo del Foce Ra- M.Fiorito Colle di M. Belvede- Confine regione Cento Lupo strello Portumaggio re Toscana Croci 4.2 3.2 3.1 Ponte di Riccò del La Foce Cavanella Golfo

PROPOSTE DEL PTCP AR (Attività ricreative): sotto località Toceto e Maissana, presso Varese Ligure, Carro, Pignone, Brugnato, Rocchetta Vara, Calice al Cornoviglio, Riccò del Golfo. CV (Campeggio con accesso veicolare): Varese Ligure e San Pietro Vara. PA (Percorribiltà lungo i corsi d’acqua): lungo il Vara e i suoi affluenti.

PRESENZA DI EMERGENZE STORICO/ARCHITETTONICHE Nell’ambito sono localizzati 42 tra siti e luoghi di ritrovamento archeologici, un industria litica, 1 reperto di origine romana, 9 fortificazioni, 117 luoghi di culto, 21 spedali o stazio- ni di posta.

PROPOSTE DEL PIANO • Recupero dei sentieri di raccordo tra Varese Ligure e il crinale appenninico lungo le seguenti direttrici: Toceto-Codivara-Prato Pinello (nodo 2.6) e Scurtabò-La Crocetta (nodo 3,7) • Recupero dell’asse longitudinale di connessione tra i borghi del versante destro del Vara: La Foce (nodo3.1)-S.Benedetto-Riccò del Golfo-Pignone-Cassana-L’Ago- Carrodano-Carro-Salino-San Pietro Vara (nodo 3.5). • Recupero della variante bassa dell’Alta Via nel tratto: Alpicella-Calice-Veppo-Suvero- Pieve di Zignago-Valgiuncata-Passo del Rastrello (nodo5.4). • Recupero del sentiero trasversale lungo le seguenti direttrici: Velva-Valico La Mola- Castello di Carro-Ponte S.Margherita-Godano-Passo del Rastrello (nodo 5.4). • Recupero del sentiero trasversale lungo le seguenti direttrici: M.San Nicolao (nodo 2.4)-Carrodano-Cornice-Scogna-Passo del Rastrello (nodo 5.4). • Recupero del sentiero trasversale lungo le seguenti direttrici: S.Benedetto-Val Grave- glia-Beverino-Cavanella Vara. • Recupero del sentiero trasversale lungo le seguenti direttrici: Piana Battolla- Madrignano-Alpicella.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 129 3.7.2. LA VAL DI MAGRA

La valorizzazione dei sistemi naturalistici

ELENCO DEI SISTEMI: − Sistema M.te Bastione − Sistema Piana di Luni − Sistema Brina - Darma - Sarzanello − Sistema Montemarcello - Rocchetta - Canarbino

SISTEMA M.TE BASTIONE Inquadramento geografico Il sistema è costituito dai contrafforti meridionali del M. Bastione (698 m), che rappresenta il punto di connessione tra la prosecuzione, a valle della confluenza, del sistema montuoso che fa da crinale spartiacque tra Vara e Magra e il massiccio apuano (da M. Bastione a M. Sagro passando per M. Pizzacuto e Campo Cecina). Comprende l’alta valle del T. Bettigna e la parte ligure dell’alta valle (a monte di Casano) del T. Parmignola.

CARATTERIZZAZIONE NATURALISTICA Il valore dell’area è conferito essenzialmente dagli aspetti forestali. L’interazione tra il carattere mediterraneo conferito dalla favorevole e diretta esposizione ai venti marini, e quello piu montano - essenzialmente più umido - che deriva dalla vicinanza al sistema montuoso della Alpi Apuane determina una notevole variazione di condizioni microclima- tiche. Come conseguenza ritroviamo in uno spazio ristretto formazioni vegetazionali ap- partenenti a diverse fascie fitoclimatiche. A nord di Vallecchia si ritrova infatti un bosco misto di betulla (specie dell’orizzonte montano) accanto a lembi di lecceta. Nelle altre parti è confermata una notevole eteroge- neità vegetazionale, determinata dalla presenza di lecceta, querceto a roverella, castagneto, cerreto-carpineto, pineta a Pino marittimo, lande a ginestrone o a erica arborea. Lungo il Rio Parmignola resiste una interessante vegetazione igrofila. La presenza di ben due toponimi «La bandita» può rappresentare testimonianza di una antica origine nella destinazione d’uso forestale di quest’area.

EMERGENZE NATURALISTICHE CMpopv01 Betula pendula La Bandita scient-div bosco raro in Liguria ORindi01 Sughera (Quercus suber) a sud di Nicola scient-cult specie al limite settentrionale della sua distribuzione

Aree già censite Sito natura 2000 «Bandita di Vallecchia» Sistemi correlati In continuità fisica con il Sistema delle Alpi Apuane (Parco regionale delle Apuane). Aree agricole di pregio paesaggistico: Paesaggio olivato di Castelnuovo ed Ortonovo. I Torrenti Isolone, Bettigna e Parmignola sono potenziali corridoi biotici (occorre rinaturazione) per il collegamento con il Sistema della Piana di Luni e il Parco Montemarcello-Magra. Fruizione

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 130 Il sistema è servito da una rete di sentieri segnalati che collegano anche con il fondovalle. Il sistema della sentieristica è collegato alla rete dei sentieri delle Alpi Apuane, delle Colli- ne di Sarzana, al Trekking Lunigiana. Strutture La sentieristica necessita di una adeguata organizzazione, al fine di renderla più efficiente, visibile ed usufruibile. In particolare: cartellonistica, segnalazione, identificazione punti di attacco e punti nodali.

SISTEMA PIANA DI LUNI Inquadramento geografico La zona di interesse naturalistico si estende a monte (tratto della piana ad occidente dell’area archologica di Luni) ed a valle dell’autostrada, più o meno in corrispondenza dell’antica palude formatasi in seguito all’interramento dell’ampio estuario del Fiume Magra (area indicata nelle vecchie cartografie come Seccagna). Caratterizzazione naturalistica La bonifica ha praticamente determinato la scomparsa del sistema di aree umide (sia per- manenti che temporanee) che scaturivano dalla naturale evoluzione della zona palustre originaria. Malgrado ciò i canali artificiali presenti, come alcune pozze residuali manten- gono le caratteristiche idonee alla presenza di una fauna anfibia di interesse. Inoltre la peculiare posizione geografica (in prossimità della foce del Fiume Magra, nel punto in cui, provenendo da sud, la costa sabbiosa lascia il posto a quella alta e rocciosa) e la relativa- mente scarsa antropizzazione (zona di piana alluvionale adibita ad estese coltivazioni con scarso peso insediativo) la rendono zona vocata alla sosta dell’avifauna migratoria. Sarebbe auspicabile uno studio che valutasse le possibilità di una parziale rinaturalizzazio- ne, soprattutto degli specchi d’acqua interrati negli ultimi anni.

EMERGENZE NATURALISTICHE AMbioc01 bioc ad Ammophila arenaria Foce del Magra scient Coleotteri rari AMbiot04 ? Fossato di S.Cristina S.Cristina, Fiumaretta scient sito riproduttivo anfibi tutelati AMpopa01 Lucertola campestre (Podarcis Fiumaretta scient popolazioni ai margini occiden- sicula) tali dell'areale AMpopa02 Hydroscapha granulum Foce del Magra scient Coleottero rarissimo, unica località in Liguria AMpopa04 Tritone punteggiato (Triturus S. Cristina - Fiuma- scient anfibio a minaccia di scomparsa vulgaris) retta AMpopv01 Polygonum robertii Bocca di Magra scient Poligonacea endemica SAbiot01 laghetto artificiale sponda sn F.Magra, scient-div biot sosta avifauna loc. Alberone SApopa01 Colonie di Gruccione e Topino sponda sn F.Magra, cult-div frantoio (Gruccione-Topino) loc. Alberone SApopa03 Rospo smeraldino (Bufo viridis) Tre mulini scient anfibio in marcato declino SApopv01 Oenothera marinellae Marinella scient Enoteracea: unico sito in Liguria SApopv04 Polygonum robertii Marinella scient Poligonacea endemica SApopv06 Ludwigia palustris Padule di Marinella scient Enoteracea in rarefazione (5 siti in Italia) SApopv07 Solidago virgaurea Marinella scient Composita endemica SApopv09 Utricularia australis Padule di Marinella scient lentibulariacea rara

Aree già censite

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 131 Siti Natura 2000: «Piana del Magra» Siti di interesse per la tutela della fauna minore (L.R.4/92): «Padule» Zona di ripopolamento e cattura «Marinella» Sistemi correlati La Piana di Luni è in continuità fisica (in special modo per quanto riguarda il regime idrico e idrologico con il Fiume Magra) (Parco Montemarcello-Magra), mentre elementi di connessione biologica (Torrenti Isolone, Bettigna, Parmignola) la relazionano al sistema collinare (Sistema M. Bastione, Aree agricole di pregio paesaggistico: Paesaggio olivato di Castelnuovo ed Ortonovo), nei confronti del quale rappresentano barriere gli elementi della viabilità longitudinale (autostrada, ferrovia, strada statale). Fruizione L’intera zona è visitabile tramite strade sterrate, anche se la parte a monte dell’autostrada è solo ad uso agricolo. Strutture Nel quadro di una valorizzazione turistico-naturalistica dell’area, in special modo in se- guito a progetti di rinaturalizzazione, si può prevedere la realizzazione di un Percorso Natura che porti a visitare gli elementi di interesse e illustri la storia naturale e le modalità dell’antropizzazione dei luoghi (bonifica).

SISTEMA BRINA - DARMA – SARZANELLO Inquadramento geografico Il sistema è costituito dalle basse colline comprese tra Sarzanello e il paese di Ponzano (Monti Brina, Nuda, Darma) e che comprendono i corsi medio e basso di torrenti e canali quali: Bellaso, Amola, Turì, Calcandola, Rodepilo. Fanno parte dello sistema montuoso che fa da crinale spartiacque tra Vara e Magra, nella sua prosecuzione a valle della con- fluenza. Caratterizzazione naturalistica Il sistema si caratterizza per un elevato livello di antropizzazione, in cui le coltivazioni (soprattutto ad olivo) si alternano a boschi generalmente di origine secondaria. La zona naturalisticamente più pregevole è quella caratterizzata dal substrato ad ofioliti (M. Brina, M. Nuda), poco indicato per la maggior parte dei coltivi, e che seleziona il tipo di vegeta- zione con la presenza tra l’altro di specie esclusive o localizzate. Malgrado la differenza litologica, il Sistema è dotato di una certa uniformità soprattutto per i caratteri paesaggistici di valore (basse colline piuttosto dolci, dallo scarso peso insediativo, comprese tra un crinale maggiore ed una zona pedemontana fortemente urbanizzata, attraversate in senso NordEst - SudOvest da piccoli torrenti e canali).

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 132 EMERGENZE NATURALISTICHE SAfitc01 Formazioni a Buxus sempervirens M. Nuda scient associazione vegetale con specie rare SAfitc02 Formazioni a Genista salzmannii M. Nuda scient associazione vegetale con specie rare SAfitc03 Formazioni a Genista salzmannii T. Amola scient associazione vegetale con specie rare SAfitc04 Formazioni a Genista salzmannii T . Falcinello scient associazione vegetale con specie (M.°Berghini) rare SAfitc05 Formazioni a Genista salzmannii M. Brina scient associazione vegetale con specie rare SAmine01 Miniera di Lignite Sarzanello cult-div SApopa03 Rospo smeraldino (Bufo viridis) Tre mulini scient anfibio in marcato declino SApopv02 Plectania rhytidia M.Brina scient macromicete 1° ritrovamento in Italia SApopv03 Tulostoma brevipes M.Brina scient macromicete 2° ritrovamento in Italia SApopv05 Alyssum bertolonii M. Nuda di Ponzano scient Crucifera endemica a distribuzione frammentata SApopv08 Leucanthemum pachyphyllum M. Brina e Nuda di scient Composita endemica Ponzano

Aree già censite Siti Natura 2000: «Brina e Nuda di Ponzano» Sistemi correlati Del sistema fa parte l’Area agricola di pregio paesaggistico: Valle del Rodepilo; è inoltre in continuità fisica (oltreché per caratteri del paesaggio) con le Aree agricole di pregio pae- saggistico: Paesaggio olivato di Castelnuovo e di Ortonovo. Fruizione Una rete di sentieri segnalati (comprendenti anche quelli della Via Francigena) collega l’intero sistema. Strutture La sentieristica necessita di una adeguata organizzazione, al fine di renderla più efficiente, visibile ed usufruibile. In particolare: cartellonistica, segnalazione, identificazione punti di attacco e punti nodali.

SISTEMA AREE PERIFLUVIALI Cfr. la sezione Val di Vara.

SISTEMA MONTEMARCELLO - ROCCHETTA - CANARBINO Inquadramento geografico Il promontorio di Montemarcello rappresenta l’elevazione che separa le due fosse tettoni- che della Bassa Val di Magra e del Golfo della Spezia. E’ il confine fisico-geografico tra Liguria e Toscana, in coincidenza con la foce del Magra. Del Sistema fa parte anche la zona di Canarbino. Caratterizzazione naturalistica Il promontorio di Montemarcello, delimitato dal lato sud-ovest dal mare e da quello nord- est dalla piana alluvionale, presenta una spiccata difformità tra le condizioni ambientali del versante interno, più umido e freddo, e del versante esterno, dove si creano condizioni

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 133 climatiche tipicamente mediterranee testimoniate anche dalla presenza di specie botaniche di interesse fitogeografico. Accanto alla vegetazione l’interesse scientifico (ed al contempo paesaggistico dell’area) è legato alle particolari condizioni geomorfologiche. Le rocce, appartenenti a due distinte unità tettoniche, rappresentano da una parte importanti indizi della storia geologica del nostro territorio (Unità di Massa), e dall’altra conferiscono, specialmente i calcari della Falda Toscana, un interesse morfologico all’area, soprattutto grazie alla presenza di nume- rosi fenomeni carsici (doline, grotte, sorgenti carsiche). Il connubio tra zone coltivate (purtroppo in forte regressione), zone boscate, tratti di costa a falesia o con caratteristiche insenature, conferiscono all’area un notevole interesse paesag- gistico.

EMERGENZE NATURALISTICHE AMbiot01 Sorgente Fonti Fonti (Montemarcello) culturale AMbiot02 Braccio morto di Camisano Camisano cult-div AMbiot03 Sorgente Fada M. Gruzza (pendici occ.) cult AMbiot04 ? Fossato di S.Cristina S.Cristina, Fiumaretta scient sito riproduttivo anfibi tutelati AMgeom01 Dolina di Mazzetta Bozi Marini (E di M. scient-cult Rocchetta) AMgeom02 Doline di M. Murlo E di M. Murlo scient-cult AMgeom03 Dolina di Lizzano Lizzano, M. Marcello scient-cult AMgeom04 Dolina a W della Valletta Valletta, M. Marcello scient-cult AMlito01 Metabasalti di P. Bianca P. Bianca scient-div con brecce ad elementi carbona- tici AMpopa01 Lucertola campestre (Podar- Fiumaretta scient popolazioni ai margini occiden- cis sicula) tali dell'areale AMpopa02 Hydroscapha granulum Foce del Magra scient Coleottero rarissimo, unica località in Liguria AMpopa03 Maculinea arion M.Murlo (44° 03' 30" N- scient Lepidottero raro in Liguria in 9° 57' 30" E) cenosi eterotopiche AMpopa04 Tritone punteggiato (Tritu- S. Cristina - Fiumaretta scient anfibio a minaccia di scomparsa rus vulgaris) AMpopa05 Gyrinus suffriani Braccio morto di Camisa- scient limite sud occidentale no AMpopv01 Polygonum robertii Bocca di Magra scient Poligonacea endemica LRbiot01 Valle della Marossa La Marossa (pendici occ. cult-div ambiente rupestre litoraneo M.Murlo) LRbiot02 ? Pozza artificiale La Serra LRbiot03 Lecceta M. Branzi (vers. occ.) ? cult LRbiot04 Lecceta V. Volpara (Redarca) cult lembo di lecceta ben sviluppata LRbiot05 Valletta di Cala Chiappara Cala Chiappara, lato cult vallecola che si getta sulla Baia orientale Blu, con caratteristiche seminatu- rali LRgeom01 Sprugola dei Branzi Monte Branzi scient-cult cat: 468 LI SP. S.110. Pozzo verticale (-95), il più profondo della Provincia. Interesse pale- ontologico (Ursus speleus) LRgeom02 Grotta di Redarca Valle della Redarca cult cat:191 LI SP LRgeom03 Doline di S. Lorenzo S. Lorenzo cult LRgeom04 Dolina di M. Branzi Cava di M. Branzi cult LRgeom05 Doline di Gruzza - Campo Gruzza - Campo nuovo cult Nuovo (Est di M. Branzi) LRgeom06 Ouvala di Campo di Già Campo di Già cult

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 134 LRgeom07 Dolina di Redarca Redarca, lungo il Canale cult LRgeom08 Dolina di Rocchetta NW di M. Rocchetta cult LRgeom09 Ouvala di Cambià - Bozi Cambià - Bozi Marini cult Marini (NE di M. Rocchetta) LRgeom10 Dolina tra M. Gruzza e M. tra M. Gruzza e M. Borela cult Borela LRgeom11 Doline di Pian della Chiesa Pian della Chiesa (NE di cult M. Garana) LRgeom13 Dolina di Costa Pernisaro E di C. Gobbo cult LRindi01 Faggio (Fagus sylvatica) il Fodo, Valle Redarca cult-div esemplare sviluppatosi in condi- secolare zioni naturali fuori dal proprio areale LRindi02 Pino d'Aleppo (Pinus sopra Cala di Mezzana cult halepensis) notevole LRpale01 Impronte fossili Cala Galera scient-div impronte di dinosauri LRpopa01 Parabathyscia wollastoni dintorni di S.Terenzo scient Coleottero stafilinide rarissimo in Italia LRpopv01 Cistus albidus M. Borela scient-div limite occidentale della propria distribuzione LRpopv02 Cistus albidus 4 km dalla Serra ? scient-div limite occidentale della propria distribuzione LRpopv03 Cistus albidus Maralunga ? scient-div limite occidentale della propria distribuzione LRpopv04 Globularia incanescens Valle della Marossa scient-div Composita endemica in stazioni disgiunte eterotopiche

Aree già censite Siti natura 2000 «Costa di Maralunga»; «Rio di Colla»; «Montemarcello». Principali aree carsiche di cui alla L.R. 14/90

Sistemi correlati In continuità fisica con i Sistemi: “Piana di Luni”; “Vara-Magra”. Connessione indiretta con i Sistemi: “Brina – Darma – Sarzanello”; “M.te Bandita”; “Lama della Spezia”. Fruizione Dopo il Sistema dei sentieri delle Cinque Terre è la parte di territorio provinciale poten- zialmente più interessante e idonea all’escursionismo. Manca a tutt’oggi una manutenzione sistematica della sentieristica, che, opportunamente potenziata e promossa, potrebbe confe- rire all’area un particolare interesse anche per categorie svantaggiate (come gli anziani) data le favorevoli condizioni di pendenza di un buon numero di itinerari. Gran parte della fruizione del Parco è, in ogni caso, legata alla possibilità di mantenere le coltivazioni (in special modo gli oliveti) attive, con relativa manutenzione dei muri a sec- co.

Strutture Esistono il centro visitatori del Parco a Montemarcello e l’Orto Botanico di M.te Murlo. Sarebbe auspicabile la creazione di Sentieri Natura, con percorsi possibilmente ad anello, adatti a tutte le fasce di età.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 135 La valorizzazione storico/culturale

IL SISTEMA DI FRUIZIONE ARCHEOLOGICA E L’AMBIENTE DEI ROMANI La valorizzazione storico/culturale trova nel patrimonio archeologico romano l’elemento fondamentale. Il Piano, oltre alle politiche di coordinamento circa il sistema museale che sono state delineate nel paragrafo 3.5, individua le seguenti proposte: Recupero e valorizzazione dell’area archeologica di Luni La proposta di rilocalizzazione del museo di Luni si integra con una serie di azioni di valorizzazione sul piano storico/culturali: Censimento, promozione, accessibilità e visibilità delle emergenze romane diffuse nell’ambito della Val di Magra e del Golfo, in particolare nella collina di Luni (Ortonovo e Castelnuovo), nella piana di Luni (la “città” romana” e d il sistema agrario della “centuriazione”) e nei siti delle ville rurali di Bocca di Magra e del Varignano. La valoriz- zazione delle emergenze romane si connette a due principali tematiche: la ruralità (olio e vino) e il commercio e la portualità storica (saxa ligustica), che possono rappresentare altrettanti “filoni” di valorizzazione integrata con altre opportiunità di fruizione, in primis quella museale “urbana” e quella agroambientale. Valorizzazione dell’ambiente dei Liguri L’area di Cafaggio di Ameglia si connette da un lato alla fruizione della Val di Magra, dall’altro costituisce un elemento del sistema di emergenze archeologiche distribuito nella fascia montano/collinare della Val di Vara. Come già detto in sede di proposte per la rete museale, è necessario ricomporre l’assetto delle strutture museali, che interessano anche i reperti liguri, in una nuova localizzazione maggiormente razionale quale il borgo storico di Marinella, che diviene dunque una delle “polarità museali” diffuse nella provincia. Inoltre, è necessario identificare ad Ameglia un “modulo” territoriale da mettere in connes- sione con le aree archeologiche “interne” della Val di Vara – per le azioni di promozione specifica – anche attraverso l’utilizzo del Museo di Lerici quale elemento di supporto promozionale e informativo sul piano della divulgazione telematica.

CREAZIONE DI UN CENTRO INFORMATIVO E PROMOZIONALE Il Piano propone la realizzazione di un centro funzionale all’informazione turistica, al coordinamento della fruizione ed alla promozione integrata delle opportunità turistiche presenti in Val di Magra, con particolare riferimento alla valorizzazione archeologica di Luni. Tale centro può essere identificato all’interno della struttura urbana di Luni Mare, funzionalmente connesso alla rete autostradale con creazione di un apposito nodo d’interscambio al servizio delle diverse modalità del movimento turistico (auto, cicli, etc.).

I CENTRI STORICI DELLA VAL DI MAGRA Il mantenimento dell’identità dei centri storici collinari si deve estendere ai luoghi della ruralità in cui essi sono inseriti: è da ritenersi preferibile uno sviluppo - sostenibile - della residenza nel fondovalle, mantenendo il più possibile integra la fascia collinare e la “visibilità” dei centri storici stessi. Il ruolo di “contenitori culturali” della ruralità è la vocazione sul cui articolare le politiche di valorizzazione, mirate a sviluppare il recupero ricettivo del patrimonio residenziale storico e la crescita delle funzioni commerciali ed artigianali tipiche.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 136 Sarzana, uno dei pochissimi centri storici di fondovalle, può divenire il “cuore” del sistema della fruizione storico/culturale della Val di Magra, ed anche la principale “finestra” com- merciale di contatto con la fruizione turistica. Oltre alla “polarità” storico/archeologica della piana di Luni, Sarzana si può porre come elemento centrale del sistema museale provinciale insieme al Capoluogo, in associazione con la vocazione turistico/convegnistica (sviluppando funzioni di livello provinciale) con- nessa all’ampia dotazione di aree dismesse riutilizzabili a tale scopo e comprese tra Sarza- na e Santo Stefano Magra. I Comuni, nel quadro delle attività di censimento e catalogazione delle risorse storiche territoriali, elaborano progetti tematici di recupero e valorizzazione agroambientale dei luoghi della cultura materiale (vecchi frantoi, percorsi storici rurali, cantine, fattorie stori- che, etc.), in grado di ospitare strutture espositive/promozionali ed eventi riconducibili alla fruizione agroambientale.

Il sistema fluviale La parte finale del Magra è uno degli elementi di valorizzazione complessiva della “risorsa fiume”, che trova lungo tutto il tratto fino alla confluenza con il Vara un notevole poten- ziale di valorizzazione. La riqualificazione della nautica nella parte finale, e i processi di riorganizzazione ed ambientalizzazione delle attività produttive lungo nelle aree perifluviali consentono di pensare alla risorsa fiume in un’ottica di valorizzazione complessiva che trova nella rete sentieristica (e nei “corridoi” naturalistici di connessione con la viabilità principale) e nelle principali aree fruibili altrettanti elementi su cui basare le politiche di valorizzazione, in relazione a due vocazioni prevalenti:

LA VOCAZIONE NATURALISTICA/AMBIENTALE Il primo tratto del Magra, dalla confluenza con il Vara fino all’attuale linea di navigabili- tà, richiede azioni di rigenerazione ecologica individuabili puntualmente nella ricolloca- zione, in aree industriali contigue, dei manufatti e impianti industriali in contrasto con le norme del Parco regionale. Specificatamente, si tratta del deposito dell’Arcola Petrolifera, degli impianti di produzione di conglomerati cementizi e bituminosi. Per gli impianti di macinazione inerti si rinvia alla definizione dell’opzione programmatica più idonea prevista all’interno del progetto di cui alla sezione del Piano attinente la “Salubrità”. Il Piano del Parco potrà valorizzare puntualmente le aree dismesse dalle attività suddette e in ogni caso non più produttive, prevedendo attività ricreative, di servizio alla fruizione, sportive e ricettive all’aria aperta, di informazione turistica e divulgazione naturalisti- co/ambientale. I Comuni prevedono l’accessibilità alle aree fluviali fruibili, preferenzialmente lungo il corso dei principali affluenti del Magra, attrezzando idonea rete sentieristica e informativa e curando il rispetto delle fasce di pertinenza delle acque pubbliche ai sensi della L. 431/85. I Comuni in sponda sinistra del Magra (Santo Stefano e Sarzana) e in sponda destra (Ar- cola e Lerici) individuano le fasce territoriali funzionali a dare continuità alla fruizione

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 137 della piana fluviale valorizzando le aree agricole marginali, in particolare per l’ambientalizzazione delle aree d’insediamento industriale/artigianale esistenti e/o previste.

LA VOCAZIONE NAUTICO/DIPORTISTICA L’asta finale del Magra, dalla attuale linea di navigabilità alla foce, ha come vocazione prevalente quella nautico diportistica, integrata con i servizi alla fruizione della piana di Luni. I principali impianti produttivi (Intermarine, Crest Yard, Metalcost), in assenza di spazi idonei alla loro rilocalizzazione al di fuori delle aree Parco, debbono provvedere ad azioni di ambientalizzazione con razionalizzazione degli spazi operativi, ovvero a riconversioni verso le attività nautico/diportistiche tale ultima considerazione vale anche per quegli impianti di macinazione che insistono in aree a monte e prossime alla linea di navigabilità. Per la riorganizzazione dell’asta finale del fiume sul piano nautico/diportistico (Porto canale) e in riferimento alla messa in sicurezza della foce fluviale, si rinvia alla sezione del Piano attinente la “Sicurezza”. Il Piano del Parco potrà valorizzare puntualmente le aree dismesse dalle attività suddette e in ogni caso non più produttive, prevedendo attività ricettive di tipo nautico/diportistico, di servizio alla fruizione, sportive e ricettive all’aria aperta, di informazione turistica e divul- gazione naturalistica/ambientale. I Comuni prevedono l’accessibilità alle aree fluviali fruibili, preferenzialmente lungo il corso dei principali affluenti del Magra, attrezzando idonea rete sentieristica e informativa e curando il rispetto delle fasce di pertinenza delle acque pubbliche ai sensi della L. 431/85: in particolare dovrà essere curata una rete di connessioni tra i principali fossi, canali e torrenti di sponda destra del Magra, le aree della Tenuta di Marinella e i territori nella fascia collinare. Tale rete si integrerà con il percorso longitudinale del Canale Lunen- se.

La rete sentieristica

LE “MAGLIE” DELLA RETE Comprende i Comuni di Ameglia, Arcola, Bolano, Castelnuovo, Follo, Ortonovo, Santo Stefano Magra, Sarzana e Vezzano Ligure. La maglia di questo ambito è costituita dai seguenti sotto/ambiti: Q,R,W (solo parte relati- va al Comune di Bolano), X, Y. I nodi che costituiscono tale maglia, sono:

3.1 4.2 5.1 5.0 La Foce Ponte di Confine con la Regione Ponnzano M. te Confine con la Regione Cavanella Toscana fino al Monte superiore Bastione Toscana Grosso 4.11 4.0 3.7 Bocca di Tellaro Baccano Magra

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 138 PROPOSTE DEL PTCP AR (Attività ricreative): Vezzano Superiore, Pietralba e Trebiano (Arcola), Santo Stefano Magra, Fortezza Castracani (Sarzana), Castelnuovo Magra centro storico, Nicola di Orto- novo. AS (Attività sportive): Ameglia, Santo Stefano Magra, Marinella di Sarzana (lato Parmi- gnola). CV (Campeggio con accesso veicolare): Bolano lato fiume Magra. PA (Percorribilità lungo i corsi d’acqua): lungo i fiumi Vara e Magra AM (accessibilità al Mare): costa di Marinella di Sarzana. PO (Parco Organizzato): Montemarcello

PRESENZA DI EMERGENZE STORICO/ARCHITETTONICHE Nell’ambito sono localizzati 6 tra siti e luoghi di ritrovamento archeologici, 7 reperti di origine romana, 11 fortificazioni, 29 luoghi di culto.

PROPOSTE DEL PIANO − Recupero del sentiero (anche ciclabile) lungo il Canale Lunense: - Sarzana (Fortezza di Castruccio) Castelnuovo Magra e Molicciara - Nicola e isola di Ortonovo. Comprese le connessioni a monte (Santo Stefano - Ponzano Magra) ed a valle (Sarzanello - Fiume Magra). − Progetto integrato Luni - Marinella e Parco Campagna per la realizzazione di una rete diffusa di percorsi ciclabili, equestri e pedonali, attrezzando spazi di sosta e ristoro pri- vilegiando attività già esistenti o recuperando manufatti dismessi. − Progetto per la fruibilità delle sponde del Magra in accordo con il piano del Parco Magra-Montemarcello. − Piccolo ostello localizzato lungo l’Alta Via dei Monti Liguri nel Comune di Bolano. − Realizzazione di un tracciato per escursionismo nel comune di Follo, che colleghi i centri collinari con la Strada dei Tedeschi, attrezzando aree per la sosta e servizi nei centri stessi.

3.7.3. IL GOLFO

La valorizzazione dei sistemi naturalistici

ELENCO DEI SISTEMI − Sistema Lama della Spezia − Sistema Porto Venere - Isole del Golfo

SISTEMA LAMA DELLA SPEZIA Inquadramento geografico Il Sistema rappresenta il versante interno (Bassa Val di Vara e Golfo della Spezia) della catena montuosa delle Cinque Terre, in questo tratto con un crinale in massima parte com- preso tra i 400 e gli 800 m di altitudine. La perimetrazione del Sito Natura 2000 va dall’alto corso del torrente Riccò (Valdipino) a Nord, sino all’estremo lembo di costa, rappresentato dal promontorio di Porto Venere, a Sud.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 139 Dal punto di vista morfologico il sistema è caratterizzato da importanti crinali secondari che si distaccano dal principale, a testimonianza della particolare orogenesi, in massima parte tettonica, di questa parte di territorio. A questi crinali secondari corrispondono le seguenti cime: M. Carmo, M. Due Fratelli, M. Parodi, M. Croce, Punta di Coregna, M. Castellana. In particolare il M. Parodi si trova sullo spartiacque che separa il bacino del Magra da quello del Golfo della Spezia, da cui si possono distinguere due relativi sottosistemi. Dal punto di vista geologico il sistema dovrebbe comprendere la parte della Lama calcarea della Spezia che arriva a Cassana, passando per Pignone, entrambi sede di importanti fenomeni carsici (Siti natura 2000). Caratterizzazione naturalistica Elemento comune a gran parte del Sistema individuato dalla perimetrazione del Sito Natu- ra 2000 è il tipo di substrato, prevalentemente calcareo. Alla cosidetta Lama della Spezia appartengono infatti Calcari a Rhaetavicula contorta, Calcari massicci, Portoro, Calcari ad angulati, Rosso ammonitico, Calcari selciferi, Calcari con Marne a Posidonia oltre agli strati di Diaspro, Maiolica e Scisti Policromi. Associati al Calcare sono presenti una varietà di fenomeni carsici, come testimoniato dalle emergenze naturalistiche, che vanno dalle grotte, alle doline, ai campi a massi. E’ di note- vole interesse scientifico anche il corredo di specie animali tipiche dell’ambiente di grotta. L’ambiente carsico è caratterizzato dalla scarsità di acque superficiali, fatto che mitiga il carattere mesofilo determinato dai fattori climatici (versanti prevalentemente esposti a nord-est, discreta piovosità), per cui in virtù dei microclimi locali si viene a determinare una vegetazione molto varia, che va dai lembi di Lecceta e di Macchia delle zone meglio esposte, alle Pinete a Pino marittimo, ai Castagneti (spesso ormai sostituiti da Carpino nero, Orniello, Cerro o Roverella). Sono sopratutto queste tipologie boschive (considerate ben strutturate, originali o comunque di antico impianto) ad aver determinato l’inclusione nei Siti Natura 2000. Il significato naturalistico, soprattutto in chiave di valorizzazione degli aspetti della frui- zione e della qualità ambientale, acquisisce maggiore importanza se rapportato alla parti- colare posizione a ridosso della Città, e dei rischi di deturpazione dovuti alla presenza di numerose cave.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 140 EMERGENZE NATURALISTICHE RGbiot01 Canale Riccò a monte di Casella cult-div Corso d'acqua su substrato arenaceo, ambiente ripariale RGfitc01 Bosco ripariale a Carpino Canale Bosone, Val cult tratto ad anse del Canale Bosone Bianco ed Ontano Nero Graveglia RGfitc02 Bosco ripariale ? Val Graveglia, sotto cult Debbio RGgeom01 Caverna di Quaratica Canale di Quaratica scient-div cat: 235 LI SP. S.>360, interesse speleolo- gico, interesse scient (speleogenesi); fauna: crostacei (Niphargus kochianus: indicatori biologici), coleotteri Duvalis doriae RGgeom02 Sprugola di Zegori Piana di Zegori, San scient cat: 413 LI SP. Interesse scient (unico Benedetto inghiottitoio attivo in provincia); fauna: Niphargus kochianus, Duvalis doriae RGgeom03 Doline di Pian di Balè Tra M. Carmo e Pian scient-cult-div di Balè RGgeom04 Polje di Caresana Caresana scient-cult-div RGgeom05 Campi a massi di M. M. Bermego scient-cult-div fenomeno carsico epigeo Bermego RGgeom06 Dolina alle spalle del Paese cult vecchio (Riccò) RGindi01 Pioppo (Populus nigra) Pian di Balè cult-div secolare RGlito01 Cava di Rosso Ammonitico F.sso Crocetta, cult-div Quaratica RGpopa01 Parabathyscia wollastoni Sprugola di Zegori scient Coleottero stafilinide rarissimo in Italia RGpopv01 Asplenium ruta muraria M.Bermego scient felce endemica subsp. dolomiticum SPbioc01 Bosco di Sella di Carpena M.Parodi cult-div ambiente ad elevata diversità faunistica SPbiot01 Bosco del Fosso di Fabiano F.sso di Fabiano cult-div SPbiot03 Bosco di Bocca Lupara cult-div SPbiot05 Valle di Ligurzano cult-div SPgeom02 Grotta dell'Orso di Pegazza- Loc. Cava del Termo, scient-cult-div cat: 76 LI SP. S.50. Interesse paleontologi- no Pegazzano co (Ursus speleus), cava inattiva, facile accesso. SPgeom03 Grotta di Fabiano Ceppo, Fabiano scient-cult cat: 68 LI SP. S. 25. Interesse storico-scient (studiata dallo Spadoni) SPgeom04 Grotta di Bocca Lupara Bocca Lupara, Chiappa cult-div cat: 74 LI SP. Interesse divulgativo. Risorgenza carsica. SPgeom05 Grotta Nimpharum domus Bocca Lupara, Chiappa cult-div cat: 75 LI SP. Interesse etnografico. SPgeom06 Doline di Sella di Carpena M.Parodi div SPindi01 Leccio (Quercus ilex) La Gira, La Foce cult secolare SPlito01 Cava di Rosso Ammonitico Cava Lima, Monte cult-div Parodi SPlito02 Cava di Portoro storica M. Castellana cult-div Falconi SPpopa03 Geotritone di Ambrosi Caverna del Lissé scient (Speleomantes ambrosii) (M.S.Croce) SPpopa04 Geotritone di Ambrosi Grotta Paladina (Val scient (Speleomantes ambrosii) Caporacca) SPpopa05 Geotritone di Ambrosi Grotta Bocca Lupara scient anfibio cavernicolo non esclusivo (Speleomantes ambrosii) (74 LI SP) SPpopa06 Geotritone di Ambrosi Grotta fangosa del Fico scient anfibio cavernicolo non esclusivo (Speleomantes ambrosii) (766 LI SP), pressi SPpopa07 Parabathyscia wollastoni La Foce scient Coleottero stafilinide rarissimo in Italia SPpopa08 Ciuffolotto (Pyrrhula Sella di Carpena, M. cult Passeriforme raro per la provincia pyrrhula) Parodi SPpopv03 Sughera (Quercus suber) La Foce scient-div al limite settentrionale della sua distribu- zione

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 141 Aree già censite Sito natura 2000 «Porto Venere - Riomaggiore - S. Benedetto» Principali aree carsiche di cui alla L.R. 14/90 «Lama della Spezia» Sistemi correlati In continuità fisica lungo il crinale con il Sistema «Parco Nazionale delle Cinque Terre» nei confronti del quale si può configurare come «area cornice», sia sotto il profilo ambien- tale che della fruizione. L’area cornice potrebbe essere completata dal Sistema delle Valli dei Torrenti Pignone, Casale, Cassana, che rappresenta un comprensorio naturalisticamente interessante, sia per quanto attiene i corsi d’acqua, che per il patrimonio boschivo di valli molto poco disturbate (presenza di due Siti natura 2000: «Zona carsica Cassana» e «Zona carsica Pignone») Aree agricole di pregio paesaggistico Oliveti della Costa dei Pirati (da Fabiano a Porto Venere); Costa Braconcella (Polje di Caresana); Monte Bardellone (crinale di Soviore). Fruizione Sentieristica: il percorso di crinale (Sentiero n°1 delle Cinque Terre, corrispondente all’ultima parte del percorso di interesse europeo E1), connette longitudinalmente tutti i percorsi trasversali dalla Val di Vara alle Cinque Terre, che, se correttamente mantenuti, sono più che sufficienti a servire l’area. La stessa cosa non può dirsi per la parte del Golfo: a fronte di una ricca trama di sentieri trasversali e di mezza costa, segnalazione, manuten- zione e valorizzazione sono assolutamente insufficienti. In corrispondenza del M. Verrugoli tramite il Parodi si connette al Sentiero n°1 l’AVG (Alta Via del Golfo) che connette al Sistema dei sentieri di Montemarcello e quindi a quello dei Percorsi lungo il Fiume Magra. La realizzazione di un percorso che diramandosi dall’AVG all’altezza di Montalbano raggiunga Bottagna passando per il crinale di Valeriano, permetterebbe la connessione con l’AVML (Alta Via dei Monti Liguri) che ha inizio per l’appunto a Ceparana. Strutture Sotto il profilo della divulgazione ambientale il Sistema potrebbe essere servito dal costi- tuendo CEA «Area Sella di Carpena» del Comune della Spezia, situato al M. Parodi, che in futuro potrebbe avere anche funzioni residenziali (attualmente utilizzato in estate per sog- giorni diurni per ragazzi ed anziani). Ricettività: A Campiglia esiste una struttura con capacità ricettiva del CAI della Spezia. In località Telegrafo la Palestra nel Verde rappresenta un punto di attrazione che sotto il profilo escursionistico potrebbe venire potenziato attraverso la realizzazione di percorsi ad anello. L’Alta Via del Golfo è già stata individuata come elemento di connessione delle emergen- ze dei Colli del Golfo della Spezia nel progetto, che non ha avuto mai attuazione, «Sentiero del Golfo» presentato in tempi differenti dal Comune e dalla Provincia della Spezia. Il progetto mette a sistema (sotto il profilo della valorizzazione turistico, ricreativa, culturale) tutte le emergenze naturalistiche e storico/architettoniche raggiungibili facilmente dal sentiero di crinale.

SISTEMA PORTO VENERE - ISOLE DEL GOLFO Inquadramento geografico Il Sistema comprende le Isole Palmaria, Tino e Tinetto, il promontorio di Porto Venere da Punta della Castagna a S. Pietro e le falesie della Castellana e del Muzzerone. Rappresenta il limite latitudinale meridionale della Liguria, parte terminale del lungo crinale secondario

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 142 che si distacca dal crinale principale appenninico in corrispondenza del M.te Zatta, fun- gendo da spartiacque Vara (Golfo) - Riviera. Caratterizzazione naturalistica L’insularità e l’acclività acuiscono i caratteri mediterranei del Sistema, confermati dai dati termo-pluviometrici che ne testimoniano l’eccezionalità anche nei confronti delle Cinque Terre. Le falesie di Tino, Palmaria, Muzzerone e Castellana rappresentano sicuramente gli ambienti più «selvatici» della Provincia, confermati da presenze faunistiche di indubbio interesse. Anche dal punto di vista fitogeografico (cioè per la presenza di specie endemi- che, rare o ai limiti del loro areale) il Sistema è sicuramente dei più interessanti, mentre sotto il profilo vegetazionale solo gli ambienti estremi mantengono carattere di naturalità, mentre per il resto (seppur a fronte di notevoli potenzialità di recupero) esistono numerose situazioni di degrado, come conseguenza dell’attività di cava, di introduzioni inopportune, dei frequenti incendi, delle passate coltivazioni. Anche in virtù degli eccezionali caratteri paesaggistici il Sistema rappresenta sicuramente l’unità ambientalmente di maggior valore della nostra Provincia.

EMERGENZE NATURALISTICHE PVbioc01 Coralligeno Tinetto, Scoglio del scient-div Diavolo PVbioc02 Coralligeno Tino, Versante Nord scient-div PVbioc03 Prateria a Posidonia oceani- Canale di Porto Venere scient ca PVfitc01 Vegetazione rupestre Falesie del Muzzerone cult PVfitc02 Vegetazione psammofila Secco, I. Palmaria cult lembo residuale di vegetazione di spiaggia sabbiosa PVgeom01 Grotta dei Colombi I. Palmaria cult-div cat: 80 LI SP. S. 78. Interesse Paleontologico PVgeom02 Falesia del Muzzerone M. Muzzerone cult-div PVindi01 Pino domestico (Pinus C. Monfroni, I. Palmaria cult Pinea) secolare PVlito01 Falesia delle Rosse Le Rosse cult-div Formazione della Lama della Spezia PVpopa01 Apus pallidus (Rondone I. Palmaria, falesie vers. scient specie a distribuzione localizzata pallido) Ovest PVpopa02 Apus pallidus (Rondone I. del Tino, falesie vers. scient specie a distribuzione localizzata pallido) Ovest PVpopa03 Apus pallidus (Rondone Grotta Arpaia scient specie a distribuzione localizzata pallido) PVpopa04 Phalacrocorax aristotelis I. Palmaria, falesie vers. scient-div specie a distribuzione localizzata (Marangone dal ciuffo) Ovest PVpopa05 Phalacrocorax aristotelis I. del Tino, falesie vers. scient-div specie a distribuzione localizzata (Marangone dal ciuffo) Ovest PVpopa06 Corvus corax Falesie del Muzzerone scient-div specie a distribuzione localizzata PVpopa07 Falco peregrinus Falesie tra Porto Venere scient-div specie rara e localizzata e Tramonti PVpopa08 Lacerta muralis ssp.tinettoi I. del Tinetto scient sottospecie endemica del Tinetto (Lucertola del Tinetto) PVpopa09 Tarantolino (Phyllodactylus I. del Tino scient rettile endemita circumtirrenico europaeus) raro in Liguria PVpopa10 Tarantolino (Phyllodactylus I. del Tinetto scient rettile endemita circumtirrenico europaeus) raro in Liguria PVpopa11 Hirundo daurica (Rondine I.Palmaria scient unico sito di nidificazione in rossiccia) Liguria

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 143 PVpopa12 Parabathyscia wollastoni I. del Tino scient Coleottero stafilinide rarissimo in Italia PVpopa13 Tichodroma muraria M. Castellana, rupi vers. scient svernante (Picchio muraiolo) Ovest PVpopa14 Hirundo rupestris (Rondine M. Castellana, rupi vers. scient svernante montana) Ovest PVpopv01 Centaurea veneris (Fiordali- Muzzerone ? scient Composita endemica di Porto so di Porto venere) Venere e delle isole PVpopv02 Centaurea veneris (Fiordali- I. Palmaria (Cave sopra scient Composita endemica di Porto so di Porto venere) cala piccola) Venere e delle isole PVpopv03 Centaurea veneris (Fiordali- I. Palmaria (Capo scient Composita endemica di Porto so di Porto venere) dell'Isola) Venere e delle isole PVpopv04 Globularia incanescens Muzzerone ? scient Globulariacea endemica di Alpi Apuane, Appennino limitrofo e Golfo della Spezia PVpopv05 Rosmarinus officinalis I. del Tino (versante scient Raro in Liguria allo stato sponta- meridionale) neo PVpopv06 Rosmarinus officinalis I. Palmaria (pareti scient Raro in Liguria allo stato sponta- versante sud) ? neo PVpopv07 Cistus incanus I. Palmaria (versante scient uniche stazioni per la riviera di ovest nei pressi delle levante cave) PVpopv08 Cistus incanus I. Palmaria (Punta della scient uniche stazioni per la riviera di Scuola) levante PVpopv09 Cistus incanus I. Palmaria (Punta scient uniche stazioni per la riviera di Beffettuccio) levante PVpopv10 Cistus incanus I. Palmaria (Punta della scient uniche stazioni per la riviera di Mariella) levante PVpopv11 Centaurea veneris (Fiordali- I. del Tino scient Composita endemica dei siti so di Porto venere) spezzini SPpopa01 Picchio muraiolo (Ticho- M. Castellana, rupi vers. scient-div Specie caratteristica delle pareti droma muraria) Ovest rocciose montane, da noi svernante SPpopa02 Rondine montana (Hirundo M. Castellana, rupi vers. scient-div Specie caratteristica delle pareti rupestris) Ovest rocciose montane, da noi svernante

Aree già censite Sito natura 2000 : «Porto Venere - Riomaggiore - S. Benedetto»; «Isola Palmaria»; «Isole Tino-Tinetto». Parco Regionale Cinque Terre Principali aree carsiche di cui alla L.R. 14/90 «Lama della Spezia» Sistemi correlati In continuità fisica con i Sistemi: «Cinque Terre - Tramonti»; «Lama della Spezia». Aree agricole di pregio paesaggistico: Paesaggio costiero agrario terrazzato delle Cinque Terre; Oliveti della Costa dei Pirati (daFabiano a Porto Venere). Fruizione Area a fortissima pressione turistica, necessiterebbe di una regolamentazione soprattutto l’utilizzo delle falesie per la pratica sportiva e l’accesso alla Palmaria. E’ auspicabile un ampliamento delle attività del Centro di Educazione Ambientale, che potrebbe diventare elemento di riqualificazione dell’utilizzo turistico-escursionistico- divulgativo dell’Isola. Strutture Centro di Educazione Ambientale dell’Isola Palmaria: struttura ricettiva per gruppi, neces- sita di ulteriori sistemazioni per poter acquisire una funzionalità adeguata alle finalità di un CEA. Sotto il profilo gestionale sarebbe auspicabile che si riformasse il Comitato di Ge- stione che per alcuni anni aveva lavorato proficuamente.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 144 Sistema dei sentieri: mancante di indicazioni e di una cartellonistica adeguata, oltreché di adeguata manutenzione. Palestra di Roccia del Muzzerone Costituendo Museo del Mare presso la Batteria Umberto I alla Palmaria.

La valorizzazione storica/culturale

IL PATRIMONIO D’EDILIZIA MILITARE OTTOCENTESCA La presenza di un sistema di fortificazioni militari dismesse e/o dismettibili, distribuite prevalentemente nei crinali della fascia collinare del Golfo, in posizioni strategiche per l’organizzazione delle opportunità di fruizione, anche a fronte della rete di viabilità milita- re che garantisce l’accessibilità collinare, richiede un indirizzo unitario di valorizzazione finalizzato a strutturare l’ossatura portante di un sistema storico e naturalistico/ambientale di valenza provinciale. Il progetto integrato di valorizzazione, che si collega alla realizzazione di un “Parco pro- vinciale del Golfo”, verrà esposto nella sezione attinente i progetti del Piano. Tra le strutture militari disponibili per un uso fruitivo, si pone in primo piano l’Arsenale M.M. che, pur mantenendo il proprio ruolo produttivo in campo militare, presenta comun- que elementi d’integrazione con la fruizione storico/culturale, ospitando il Museo tecnico navale. In un contesto di riorganizzazione del sistema delle strutture per la Difesa, il ruolo dell’Arsenale può essere rinnovato sul piano dei servizi di tipo culturale, formativo specifi- co e produttivo connesso alla nautica da diporto. Assume rilevanza, nelle aree di Levante del Golfo, il recupero delle aree militari retroco- stiere nell’area Valdilocchi in relazione a prevalenti funzioni di tipo produttivo (nautica da diporto) e di servizio alla fruizione della fascia collinare inserita nel progetto “Parco pro- vinciale del Golfo”.

I BORGHI MARINARI STORICI: IL RECUPERO DEL RAPPORTO CON IL MARE Le aree di Ponente Il recupero dell’identità culturale e del legame con il mare costituisce un obiettivo priorita- rio. La riscoperta dei borghi costieri si connette, da un lato, al raggiungimento di un nuovo assetto dell’uso costiero, che consenta il recupero di spazi a mare prospicienti alle borgate (in particolare Marola e Cadimare), in modo da consentire lo sviluppo della valenza turisti- ca di porticcioli e basi per la fruizione del mare, in particolare per la subacquea che trova già una consolidata base d’offerta sia a Cadimare che nelle borgate del Portovenerese. Tra gli obiettivi di riorganizzazione dell’assetto delle aree e delle strutture militari nel Golfo, assume rilievo il recupero delle strutture militari che, di fatto, sull’intera costa del ponente spezzino, tra Marola e Portovenere, limitano o precludono l’accesso al mare e le possibilità di valorizzazione sul piano della fruizione turistica. Il Piano individua lo stru- mento dell’intesa Stato/Regione/Enti Locali al fine di pervenire ad una soluzione concer- tata del problema. Le connessioni tra le borgate del Ponente spezzino e il contesto territoriale di riferimento non si esaurisce, peraltro, nel solo recupero del rapporto con il mare: un nuovo tipo di relazione, verso l’entroterra (che per molti aspetti è una novità rispetto ai ruoli tradizionali) consiste nell’aggancio con il retroterra collinare, nei cui confronti le aree del Ponente

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 145 spezzino, in particolare per Marola, possono rappresentare una base logistica” di supporto alla fruizione collinare, anche con sistemi di connessione funicolare, centri di interscambio per i flussi veicolari, strutture ricettive individuabili anche in siti di cava dismessi o da dismettere. La costa di Levante del Golfo Il rapporto con il mare e con le attività - commerciali ed artigianali - legate alla nautica ed all’antica tradizione cantieristica minore, è ricostruibile attraverso la riorganizzazione dell’area Pagliari, e lo sviluppo di un centro di servizio alla nautica minore con valenza di scala vasta, potendo risultare funzionale alla domanda di manutenzione delle migliaia di imbarcazioni e natanti presenti nelle strutture per la nautica “sociale” (catenarie ed altre strutture senza spazi operativi a terra). Si pone altresì l’esigenza di ricostruire l’identità culturale “marinara” di borghi a fortissimo sviluppo turistico ma con una marginale caratterizzazione “tipica”: è il caso della costa lericina, e in particolare per il “porto virtuale” di Lerici. La realizzazione di un “molo attrezzato” per il transito delle imbarcazioni, che possa rappresentare il secondo elemento di un sistema portuale nautico “di pregio” insieme a Portovenere, rappresenta un obiettivo di valorizzazione determinante per ritrovare il ruolo di “porto storico” del borgo, oltre ad un nuovo rapporto tra artigianato e commercio “tipico” locale ed un elemento di connes- sione con la navigazione diportistica in transito e in visita nei nostri luoghi. In tutti i borghi della costa del Golfo, dove esistono o sono possibili funzioni portuali minori, i centri storici assumono un ruolo fondamentale per lo sviluppo del commercio e dell’artigianato “tipico” o specialistico legato alle attività nautiche e di fruizione attiva del mare: diviene dunque essenziale che, oltre al mantenimento delle funzioni di porti di acco- glienza per le imbarcazioni in transito, il tessuto urbano storico sviluppi un rapporto di interazione con le iniziative nautico/ricettive per la nautica “stanziale”.

Le isole La valorizzazione delle isole Palmaria e Tino (attualmente in regime di servitù militare), si lega alla realizzazione di un progetto integrato da inserire in iniziative specifiche di valo- rizzazione, di livello nazionale e comunitario, (come, ad esempio, “Itaca - Isole minori”), data la valenza delle emergenze presenti e le potenzialità di fruizione delle stesse, in parti- colare per la Palmaria.

LA PALMARIA Il tema centrale è la valorizzazione dell’isola Palmaria, che assume la valenza centrale di “santuario naturalistico” e che potrebbe divenire parte del Parco Provinciale del Golfo. Il valore ambientale della Palmaria è di primo piano e la valorizzazione di tale vocazione trova conferma nel progetto di realizzazione di un museo del mare nell’ex Forte Umberto 1°, e dall’esistente struttura di educazione ambientale (CEA), anch’essa a suo tempo rea- lizzata in una struttura militare dismessa. La tematica delle fortificazioni trova nell’isola la maggiore potenzialità, data dalla presen- za del forte Cavour, sulla sommità, che rappresenta una delle maggiori strutture fortificate del Golfo. La Palmaria può porsi come il “fulcro” dell’offerta di fruizione ambientale e naturalistica provinciale, in relazione alle valenze della risorsa mare, soprattutto sul piano scientifico divulgativo, culturale, ricreativo/fruitivo (balneare e sport nautici).

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 146 Tale funzione, che può costituire una “specializzazione” in ambito regionale, si lega a sistema con le iniziative di valorizzazione condotte in aree protette (Riserva marina, area di Montemarcello), sia sul piano museale che su quello divulgativo e dell’educazione am- bientale. La fruizione attiva del mare, sul piano balneare e sportivo, comporta una riorganizzazione complessiva della linea di costa che presenta numerosi punti di degrado e di scarsa acces- sibilità, con interventi compatibili con la tutela ambientale e basati sul recupero dell’esistente. Le funzioni che dovrebbero essere sviluppare sul piano della fruizione attiva extrabalneare sono, soprattutto, la pratica della subacquea, della nautica “ecologica” (vela), di attività per la quale la Palmaria e Portovenere potrebbero rappresentare il quarto “polo” di un sistema basato su Spezia centro (aree portuali in riconversione), Lerici (Santa Teresa, porto capo- luogo) ed Ameglia (foce Magra). Sul piano della rigenerazione e della riorganizzazione delle strutture dismesse dell’isola Palmaria, la demolizione dello “scheletrone” deve essere accompagnata da un progetto di rinaturalizzazione dell’ex cava retrostante in modo integrato e contemporaneo alle azioni di risistemazione complessiva della linea di costa degradata prospiciente a Portovenere, finalizzata allo sviluppo “compatibile” delle attività di fruizione nautica e ricreativa, in ogni caso aperta all’accesso pubblico. Il sito archeologico della “Grotta dei colombi”, opportunamente attrezzato per la fruizione tematica e integrato nella rete delle emergenze e delle strutture museali dell’isola, deve essere reso accessibile per la fruizione. Del pari, deve essere resa accessibile in condizioni di sicurezza la spiaggia del Pozzale.

La rete sentieristica

LE “MAGLIE” DELLA RETE Comprende i Comuni di La Spezia, Lerici e Portovenere. La maglia di questo ambito coincide con il sotto/ambito L. I nodi che costituiscono tale maglia sono:

1.0 1.1 2.1 3.1 3.7 4.0 Portovenere Telegrafo M. Croce La Foce Baccano Tellaro paese

LE PROPOSTE DEL PTCP AR (Attività ricreative): tra Punta Castagna e Punta del Varignano con recupero dell’accessibilità e della percorribilità dei seni omonimi e l’integrazione con le emergenze architettoniche di origine militare oramai abbandonate; Pegazzano; San Venerio; tra la Baia Blu e il Castello di San Terenzo, Fortezza del Muzzerone (anche come base logistica per l’ospitalità alle palestre di roccia omonime). AS (Attività sportive): nei pressi di Forte Parodi, Forte Bramapane, Montalbano. AM (Accessibilità al Mare): progetti per migliorare l’accessibilità e la fruibilità dei fronti marini all’interno del Golfo compatibilmente con le attuali funzioni (militari, portuali, produttive, etc.). PO (Parco Organizzato): Isola Palmaria.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 147 PRESENZA DI EMERGENZE STORICO-ARCHITETTONICHE Nell’ambito sono localizzati 10 tra siti e luoghi di ritrovamento archeologici, 2 reperti di origine romana, 14 fortificazioni, 9 luoghi di culto, 4 spedali o stazioni di posta.

PROPOSTE DEL PIANO − Ripristino dei sentieri escursionistici da capo Montenegro a Portovenere, migliorando le strutture di servizio a Fossola, Schiara e Campiglia. − Recupero e valorizzazione delle scalinate che salgono dalla Spezia verso le colline, incentivando aree di sosta e servizi e collegamenti tramite trasporto pubblico nei punti di accesso prestabiliti. − Riqualificazione ambientale dell’area del levante spezzino a seguito della messa in sicurezza e bonifica delle aree contaminate con l’ipotesi di localizzazione di un im- pianto sportivo tipo golf. − Recupero dei forti militari della cinta collinare anche per dare supporto all’escursionismo, alla fruizione in generale ed alla ricerca scientifica, collocando que- sto progetto all’interno del Parco provinciale del Golfo.

3.7.4. LA RIVIERA

La valorizzazione dei sistemi naturalistici

ELENCO DEI SISTEMI: Sistema M.te S. Nicolao - Guaitarola - Bardellone Sistema M.te Serra - Cima Vandarecca - M.ti Brino - Pastorelli Sistema Punta Mesco

SISTEMA M.TE S.NICOLAO - GUAITAROLA - BARDELLONE Inquadramento geografico Rappresenta il tratto del crinale spartiacque Val di Vara - Riviera nella parte compresa tra il M.te S. Nicolao (dal quale si distacca l’importante crinale secondario del Bracco che delimita a sud la Val Petronio) e le Cinque Terre. Caratterizzazione naturalistica Sistema di crinale dove l’interazione tra i fattori geologici (di notevole interesse le rocce ofiolitifere) e quelli climatici determinano una notevole varietà di condizioni ambientali con grande varietà morfologica e vegetazionale. Dal punto di vista forestale la diffusa copertura a Pino marittimo rende il sistema partico- larmente sensibili agli incendi che per la loro frequenza rappresentano un fattore impor- tante di controllo delle dinamiche naturali.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 148 EMERGENZE NATURALISTICHE DMfitc01 Gariga ofioliticola M.Pietra di Vasca versante scient est DMfitc02 Gariga ofioliticola M.Pietra di Vasca versante scient ovest DMfitc03 Gariga ofioliticola M.San Nicolao versante scient ovest DMfitc04 Lecceta M.Merelle pendici meri- scient-div lecceta ben strutturata dionali DMfitc07 Formazioni a Genista salzman- Fosso Gabriella scient associazione vegetale con specie nii rare DMfitc08 Formazioni a Genista salzman- Passo del Bracco scient associazione vegetale con specie nii rare DMgeom01 Valico di M.Mezzema Crinale tra M.Mezzema e cult passo migratoria M. Incisa DMindi01 Quercus farnetto Ten var. M.S.Nicolao scient-cult specie rara in Liguria ligustica DMindi02 Cerro-sughera (Quercus M.Pietra di Vasca scient-cult a sud est della vetta (801m) a 750 crenata) m slm DMlito01 Contatto geologico del Barac- M.Merelle (pendici nord- div chino est) DMpopa03 Gastrodes grossipes Passo del Bracco scient Emittero raro DMpopa05 Monticola solitarius (Passero M. San Nicolao (versante cult solitario) sud ovest) DMpopv03 Crocus ligusticus M.Merelle scient endemismo ligure di substr. ofiolitici DMpopv04 Crocus ligusticus M.Pietra di Vasca scient endemismo ligure di substr. ofiolitici DMpopv05 Leucanthemum pachyphyllum Monti del Bracco scient Composita endemica FRfitc01 Formazioni a Genista salzman- Costa Guaitarola scient associazione vegetale con specie nii rare FRfitc02 Formazioni a Genista salzman- Foce delle Fosse scient associazione vegetale con specie nii rare FRpopv01 Santolina ligustica (Santolina Monte Guaitarola scient Composita serpentinifila endemica ligure) della Liguria di Levante LEbiot03 Prati pascolo del Bardellone M. Bardellone cult LEfitc01 Formazioni a Genista salzman- Costa Guaitarola (valle scient associazione vegetale con specie nii T.Carmine) rare LEfitc02 Cenosi di serpentinofite con Tra M. Rossini e M. scient associazione vegetale con specie Euphorbia spinosa Molinelli rare LEfitc04 Formazioni a Genista salzman- Monte Rossola (M. scient associazione vegetale con specie rare nii Streghe) LEpopv01 Euphorbia spinosa subsp M. Rossola scient ligustica LEpopv02 Santolina ligustica (Santolina M. Rossola scient Composita serpentinofila endemica ligure) della Liguria di Levante BNmine01 Mineralizzazione cuprifera Monte Rossola div BNpopv01 Santolina ligustica (Santolina Punta della Madonna scient-div Composita serpentinofila endemica ligure) della Liguria di Levante BNpopv02 Lavanda selvatica (Lavandula Valle del T.Rossola sopra a cult-div rara per la Liguria di levante stoechas) Serra MOpopa01 Ululone dal ventre giallo Varella,lungo canale scient anfibio endemico minacciato a (Bombina pachypus) Albereto a 4 km da Pignone livello regionale p122

Aree già censite Siti natura 2000 «Deiva - Bracco - Pietra di Vasca - Mola»; «Guaitarola» Zona di ripopolamento e cattura «Carro»; «Levanto - Framura - Bonassola» Sistemi correlati

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 149 In continuità di crinale con il Sistema M. Verruga - M. Porcile - M. Zenone In continuità fisica con il Sistema Serra - Vandarecca - La Guardia Aree agricole di pregio paesaggistico: Mezzacosta di Piazza e Castagnola Fruizione I sistemi di crinale risultano privilegiati per la viabilità pedonale: in questo caso la sentieri- stica seppur presente soffre comunque di una mancanza di organicità, difformità di segna- lazioni, etc; Andrebbe strutturato sul modello delle Cinque Terre. Strutture CEA di Framura: di recente costituzione, deve ancora dotarsi di struttura e programmi. E’ dotato di una raccolta mineralogica, di una collezione di uccelli imbalsamati, di un piccolo orto botanico... A Montaretto esiste una struttura ricettiva per gruppi, gestita in passato dall’associazione Jonas (da verificare).

SISTEMA M.TE SERRA - CIMA VANDARECCA - M.TI BRINO-PASTORELLI Inquadramento geografico Rappresentano il tratto terminale dei crinali secondari che si staccano dal principale rap- presentato dal Sistema M.te S. Nicolao - Guaitarola - Bardellone, intervallati dai tratti vallivi corrispondenti agli abitati di Deiva, Framura e Bonassola. Caratterizzazione naturalistica I caratteri geomorfologici di questo tratto di costa (costa alta e rocciosa che assume a volte aspetto di falesia, con rocce la cui varietà è testimoniata oltreché dalle variazioni cromati- che anche da particolari forme determinate essenzialmente dalle rocce magmatiche) sono tra i più interessanti della Provincia. Il fattore antropico (che si esplicita soprattutto tramite residuali coltivazioni) apporta un ulteriore elemento di varibilità sui versanti vallivi, ap- portando ulteriore valore paesaggistico accanto alle notevoli emergenze mineralogiche, geomorfologiche e vegetazionali di questo tratto di territorio (queste ultime legate soprat- tutto alla presenza di rocce ofiolitiche).

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 150 Emergenze naturalistiche DMfitc05 Form. a Q.suber e B.sempervirens C. Mirò scient fitocenosi rara DMfitc06 Formazioni a Buxus sempervirens Case Mirò scient fitocenosi rara DMfitc09 Formazioni a Genista salzmannii tra Piazza e scient associazione vegetale con specie rare Castagnola DMmine01 Miniera di Piazza Piazza cult-div DMpopa01 Coleotteri endemici M.° Roassa scient DMpopa02 Coleotteri endemici C. Mirò scient DMpopa06 Ocydromus steinbuehleri Deiva Marina scient Coleottero carabide raro e vulnerabile DMpopa07 Parabathyscia wollastoni Deiva Marina scient Coleottero stafilinide rarissimo in Italia DMpopv01 Sughera (Quercus suber) M.° Roassa scient-div Associazione rara in Liguria DMpopv02 Santolina ligustica (Santolina (Tra Piazza e) scient-div Composita serpentinofila endemica della ligure) Castagnola(?) Liguria di Levante FRlito01 Basalti massicci a Pillow Spiaggia a div levante di Sc.o Giamìa FRpopa01 Ocydromus steinbuehleri Framura scient Coleottero carabide raro e vulnerabile LEpopa01 Raganella mediterranea (Hyla Levanto scient anfibio raro e vulnerabile in provincia meridionalis) LEpopa02 Parabathyscia wollastoni Levanto scient Coleottero stafilinide rarissimo in Italia BNbiot03 T. San Giorgio a monte della cult-div ontaneto ben sviluppato; portata estiva Chiesa di San notevole Giorgio BNfitc01 Formazioni a Genista salzmannii Poggio delle scient associazione vegetale con specie rare Gronde BNlito01 Cava di Rosso Levanto S. Giorgio div BNpopv03 Lavanda selvatica (Lavandula Salto della cult-div rara per la Liguria di levante stoechas) Lepre BNpopv04 Santolina ligustica (Santolina versante sud scient-div Composita serpentinofila endemica della ligure) Vallesanta Liguria di Levante BNpopv05 Santolina ligustica (Santolina Costa tra scient-div Composita serpentinofila endemica della ligure) Bonassola e Liguria di Levante Framura

Aree già censite Siti natura 2000 : «Deiva - Bracco - Pietra di Vasca - Mola»; «M. Serro» «Fondali punta Apicchi»; «Fondali Anzo»; «Costa di Bonassola - Framura»; «Fondali Punta Levanto». Parco Regionale Cinque Terre Sistemi correlati In continuità fisica con i Sistemi «M.te S. Nicolao - Guaitarola - Bardellone» e «Punta Mesco». Aree agricole di pregio paesaggistico: Mezzacosta di Piazza e Castagnola; Oliveti di Bo- nassola; Vigneti di Montaretto. Fruizione La sentieristica seppur presente soffre comunque di una mancanza di organicità, difformità di segnalazioni, etc; andrebbe strutturato sul modello delle Cinque Terre. Strutture CEA di Framura: di recente costituzione, deve ancora dotarsi di struttura e programmi. E’ dotato di una raccolta mineralogica, di una collezione di uccelli imbalsamati, di un piccolo orto botanico. A Montaretto esiste una struttura ricettiva per gruppi, gestita in passato da una associazione culturale/ricerativa.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 151 SISTEMA PUNTA MESCO Inquadramento geografico Il Sistema comprende il massiccio montuoso culminante con il M.te Vè (486m), da Colla di Gritta (la depressione che lo separa dal sistema di crinale) sino alla Punta, andando anche a comprendere i versanti boscati settentrionali sino a Levanto. Caratterizzazione naturalistica L’elemento geomorfologico (si tratta di un promontorio che segna profondamente la linea di costa) è il fattore principalmente caratterizzante il sistema, sia a terra (spiccati caratteri mediterranei), sia in mare (fondali di notevole interesse contraddistinti dall’ambiente del Coralligeno con colonie di Gorgonie e presenza di Coralli). L’eterogeneità litologica ac- centua la diversità ambientale, con una particolare nota di interesse per i popolamenti vegetali delle serpentiniti. Il versante nord, più fresco ed umido, si caratterizza per la pre- senza di boschi più mesofili. Macchie di coltivazioni concorrono a diversificare il sistema. Sotto il profilo della naturalità rappresenta sicuramente uno dei tratti del territorio provin- ciale più interessanti. EMERGENZE NATURALISTICHE MObioc01 Colonie di Paramunicea clavata P. Mesco scient-cult- Coralligeno div Mobioc02 Popolamenti a Parazoanthus Circolo velico scient antozoi axinellae (secche e scogli) MObiot01 Fondali di Punta Mesco P. Mesco div MOfitc01 Gariga a Juniperus oxycedrus Fegina scient fitocenosi rara in Liguria (Ginepro coccolone) MOfitc02 Formazioni a Genista salzmannii M. Molinelli scient associazione vegetale con specie (pendici) rare MOfitc03 Formazioni a Genista salzmannii M. Montenegro, scient associazione vegetale con specie pendici sud est rare MOindi01 Alberi secolari Santuario di Soviore cult 2 cipressi e 7 lecci di notevoli dimensioni MOpopa02 Raganella mediterranea (Hyla Monterosso scient anfibio raro e vulnerabile in meridionalis) provincia MOpopa03 Smithistruma tenuipilis Punta Mesco scient Imenottero formicide rarissimo MOpopa04 Gonepteryx cleopatra Punta Mesco (44° scient Lepidottero al limite settentrio- 09' 10" N- 9° 37' 30" nale della sua diffusione E) MOpopa05 Charaxes jasius Punta Mesco (44° scient Lepidottero poco comune in 09' 10" N- 9° 37' 30" liguria ed al limite settentrionale E) del suo areale MOpopa06 Axia margarita Monterosso (44° 09' scient Lepidottero ad areale disgiunto 00" N- 9° 39' 00" e) LEpopv05 Santolina ligustica (Santolina NE di M. Vè scient Composita serpentinofila ende- ligure) mica della Liguria di Levante LEmine02 Mineralizzazione cuprifera Bagari, NE di M. Vè div LEmine01 Mineralizzazione cuprifera Tiro a segno, valle div del T. Cantarana LElito01 Cava storica di Rosso Levanto Castello di Levanto div LEfitcO3 Formazioni a Genista salzmannii NE di M. Vé scient associazione vegetale con specie rare LEindi01 Pino domestico (Pinus pinea) M.delle Forche cult secolare

Aree già censite

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 152 Sito natura 2000 : «Fondali Punta Picetto»; «Fondali Punta Mesco - Riomaggiore»; «Punta Mesco». Parco Nazionale Cinque Terre Sistemi correlati In continuità fisica con il Sistema M.te S. Nicolao - Guaitarola - Bardellone Aree agricole di pregio paesaggistico: Oliveti del Mesco Fruizione La traversata Levanto - Monterosso rappresenta uno dei percorsi più frequentati nelle varie stagioni, per cui il carico antropico (sia sotto forma di erosione eccessiva del sentiero, che di disturbo diffuso, che di rischio di incendi) dovrebbe essere in qualche modo controllato.

Il sistema della fruizione naturalistico/ambientale Il mare è un elemento/forza per l’attrattività dell’ambito della Riviera, seppure mantenga un consistente potenziale inespresso, alla luce della predominanza del modello di fruizione “balneare” rispetto ad altre opportunità legate alla fruizione attiva. Il Piano, in coerenza con gli orientamenti del Piano regionale della costa (adottato), cui si rimanda, individua le seguenti azioni strategiche di valorizzazione, che di tale Piano pos- sono costituire specificazione: − il recupero del patrimonio di spiagge fruibili con priorità per le spiagge di Dei- va/Framura (naturale) e per la salvaguardia di quella di Levanto (dove è previsto il porto rifugio). Il recupero dei tratti di ferrovia dismessa è condizione essenziale per l’accessibilità delle insenature di Framura e di Bonassola; − Lo sviluppo delle attività fruitive dell’ambiente sottomarino: è necessario sviluppare la rete dei centri di supporto alle attività di diving, anche attraverso la realizzazione di strutture ricettive specifiche, da realizzarsi prioritariamente attraverso il recupero di siti dismessi lungo costa, quale quello individuato nell’ex cava di Punta Colonne, a Bonas- sola. La presenza della Riserva marina delle 5 Terre fa della Riviera il complemento funzionale per lo sviluppo di tale forma d’offerta fruitiva; − La fruizione diportistica: la previsione di un porto rifugio a Levanto pone di fatto le basi per un “sistema” locale degli approdi minori lungo costa che, in questa sezione del Piano, sono considerati quali elementi di sostegno per la valorizzazione delle risorse naturali, più che in relazione all’organizzazione dell’offerta ricettiva nautico/diportistica in senso proprio, che verrà affrontata nella parte “funzionale” del Piano. Al fine di accrescere le opportunità di fruizione della risorsa mare da parte dei diportisti, in particolare per la nautica minore e i campeggiatori nautici, il Piano propone un as- setto di approdi che, facendo “perno” su Levanto, possa svilupparsi a Framura, attraver- so l’integrazione tra ricettività extralberghiera (integrata con Deiva) e campeggio nauti- co nella zona da riqualificare della ex cava; Lo sviluppo delle opportunità di fruizione in ambito collinare è l’altro grande tema per la valorizzazione fruitiva della Riviera: alla crescita della rete escursionistica (per cui si rimanda alla sezione specifica attinente la rete dei sentieri), si deve accompagnare l’attrezzatura di aree dedicate alla fruizione sportiva: a questo riguardo assume rilevanza la prevista realizzazione del campo da golf di Bonassola, così come lo sviluppo dell’attrezzatura (fruitiva e ricettiva all’aria aperta) delle aree prossime ai crinali, in parti- colare per il passo del Bracco e le colline di Deiva e Framura.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 153 I centri costieri Il “sistema” mare/costa ha nei centri costieri una fondamentale componente in ordine alla valorizzazione di tipo storico/culturale. Anche in questo caso, il ruolo di Levanto diviene centrale sia per l’organizzazione del sistema museale dell’ambito, la cui caratterizzazione marinara e letteraria (parchi letterari) può costituirne l’elemento di forza. La centralità deriva dalla posizione e dalla quantità di strutture funzionali alla valorizza- zione storico/culturale, di cui il Piano propone una integrazione ed uno sviluppo sul piano ricreativo/convegnistico tematico. La strategicità della posizione di Levanto, e per certi aspetti della stessa Bonassola, come porta di ponente del Parco Nazionale delle Cinque terre, consente di guardare con attenzio- ne al tema dell’organizzazione integrata dei vari tipi di fruizione che si appoggiano anzi- tutto sul valore nautico/diportistico, su quello balneare, su quello storico/culturale, su quello ricrativo/convegnistico, che richiama direttamente la necessità di un impulso all’organizzazione ricettiva integrata nelle strutture, nei servizi, nelle aree di maggior concentrazione delle attività, in particolare Vallesanta.

La valorizzazione dell’edilizia storico/rurale collinare Il tema è di primaria importanza, sia per le possibilità di riuso a fini ricettivi (che rappre- senta la principale forma d’espansione ricettiva in collina, insieme alle attrezzature all’aria aperta), sia per l’organizzazione della fruizione di tipo naturalistico e rurale (in particolare per le frazioni collinari di Levanto e i borghi e nuclei di Deiva, Framura e Bonassola). Il recupero del patrimonio d’edilizia storica a fini ricettivi può consentire la realizzazione di “hotel paese”, come indicato in sede d’indirizzi generali di cui al paragrafo 4.2. L’articolazione della fruizione collinare si lega alla connessione sentieristica ed alla viabi- lità storica di collegamento della rete dei borghi e nuclei rurali della Riviera: gli indirizzi sono indicati nella sezione specifica attinente il sistema della rete sentieristica.

La mobilità funzionale alla fruizione 1. Il riutilizzo della ferrovia dismessa: per il recupero dell’accessibilità costiera, in parti- colare per le aree di Framura e di Bonassola/Levanto; 2. Lo sviluppo del sistema di trasporto integrato mare/terra: Levanto come principale elemento ordinatore del sistema; 3. La rete sentieristica: gli assi principali (Nr. 1 CAI) e le connessioni a mezza costa (da riorganizzare); gli snodi con la viabilità maggiore e l’attrezzatura di accoglienza e in- formazione diffusa sul territorio collinare. 4. Il collegamento con la Val di Vara: il ruolo di Carrodano come base logistica per l’interscambio tra modalità di trasporto; ipotesi di trasporti navetta; area campers.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 154 La rete sentieristica

LE “MAGLIE” DELLA RETE L’ambito comprende i Comuni di: Bonassola, Deiva Marina, Framura e Levanto. La maglia di questo ambito coincide con il sotto/ambito A. I nodi che costituiscono tale maglia sono:

1.4 1.5 2.4 2.3 2.5 S.Antonio La Marina M. San Nicolao M.Bardellone M.Soviore del Mesco

PROPOSTE DEL PTCP AR (Attività ricreative): vicino al centro storico di Passano e Costa, Case Serra e Monta- retto, Montale. AS (Attività sportive): Monte Serra, Torrente Deiva e località Pontasco. AM (Accessibilità al Mare): recupero dei rilevati e delle gallerie della sede ferroviaria dismessa. PO (Parco Organizzato): Punta Mesco.

PRESENZA DI EMERGENZE STORICO-ARCHITETTONICHE Nell’ambito sono localizzati 3 tra siti e luoghi di ritrovamento archeologici, 2 reperti di origine romana, 7 fortificazioni, 11 luoghi di culto, 1 spedale o stazione di posta.

PROPOSTE DEL PIANO − Recupero del sentiero trasversale lungo le seguenti direttrici: La Marina (nodo 1.5)-M. Salto del Cavallo - M. San Nicolao (nodo 2.4). − Recupero del sentiero trasversale lungo le seguenti direttrici: Costa di Framura – Ca- stagnola - Passo del Bracco. − Recupero del sentiero trasversale lungo le seguenti direttrici: Bonassola - S.Giorgio - Pian Pontasco. − Recupero del sentiero di mezzacosta nella vallata di Levanto a connessione dei centri minori: Lizza-Lavaggiorosso-Groppo-Dosso-Casella-Montale-Vignana-Pastine- Legnaro-Chiesanova-Fontana-Casa Vivaro della Merla. Ogni centro diventa parte del sistema di intervillaggio per la fruizione dei paesaggi agrari.

3.7.5. LE CINQUE TERRE

La valorizzazione dei sistemi naturalistici

ELENCO DEI SISTEMI: Sistema M.te S. Nicolao - Guaitarola - Bardellone Sistema M.te Serra - Cima Vandarecca - M.ti Brino - Pastorelli Sistema Punta Mesco

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 155 SISTEMA CINQUE TERRE – TRAMONTI

Inquadramento geografico Il Sistema comprende l’unità territoriale delle Cinque Terre e di Tramonti, caratterizzata cioé dal «Paesaggio costiero agrario terrazzato», da Monterosso al Persico, dal mare al crinale spartiacque Vara (Golfo) - Riviera. Caratterizzazione naturalistica Un versante ripido che discende da un crinale piuttosto regolare ed elevato, poco inciso da impluvi di brevi canali, favorevolmente esposto a sud - ovest, determina spiccati caratteri mediterranei che contrastano fortemente non solo con il resto del settentrione d’Italia, e con le valli interne del Vara e del Magra, ma anche in parte con il resto della Liguria, dove la disposizione delle valli (perpendicolari alla linea di costa) determina maggiori variazioni climatiche. Le Cinque Terre accolgono così numerose specie al limite del loro areale, rappresentando quindi un territorio particolarmente interessante dal punto di vista biogeografico. Malgrado l’intensa trasformazione rappresentata dai terrazzamenti, l’assenza di ulteriori elementi di impatto antropico conferisce al Sistema notevoli caratteri di naturalità, specialmente evi- denti lungo costa (sia a terra che in mare) dove la morfologia particolarmente accidentata limita ulteriormente l’incidenza umana. Le alture (contraddistinte da stadi avanzati di rinaturalizzazione spontanea) risentono invece dell’incidenza di vecchi rimboschimenti e dei frequenti incendi, con una eccessiva diffusione di boschi di conifere nei confronti della vegetazione potenziale rappresentata soprattutto da latifoglie.

EMERGENZE NATURALISTICHE MObioc03 Popolamenti a Parazoanthus Seno del Corone scient antozoi axinellae MOpopv01 Genista salzmannii Colla di Gritta scient associazione vegetale con specie rare MOpopv02 Sughera (Quercus suber) Casa Miggià scient-cult specie al limite settentrionale della sua distribuzione MOpopv03 Sughera (Quercus suber) Costa Lapau scient-cult specie al limite settentrionale della sua distribuzione MOpopv04 Sughera (Quercus suber) Colle Maddalena scient-cult specie al limite settentrionale della sua distribuzione VEbioc01 Popolamenti a Parazoanthus P. di S.Pietro (-18m) scient associazione vegetale con specie rare axinellae VEbioc02 Prateria a Posidonia oceani- P. di S.Pietro (-15m) scient ca VEfitc01 Formazione a Ulex europa- Nord-Ovest di M. cult-div eus (Ginestrone) S.Croce VEfitc02 Formazione a Leccio ed a Nord di Punta Lina cult-div Euforbia arborea VEfitc03 Formazione ad Euphorbia Gerai, Est di Vernazza cult-div dendroides VEfitc04 Formazione a Ulex europa- a Ovest della Cigoletta cult-div eus e Quercus ilex VEfitc05 Formazione a Ulex europa- Sud-est M. Marvede cult-div eus e Quercus ilex VEgeom01 Cascata di Acquapendente Valle di Acquapen- cult-div dente VEindi01 Cipresso (Cupressus Santuario Madonna di cult-div sempervirens) Reggio VEpopa01 Raganella mediterranea Corniglia scient anfibio raro e vulnerabile in provin- (Hyla meridionalis) cia

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 156 VEpopa02 Raganella mediterranea Vernazza scient anfibio raro e vulnerabile in provin- (Hyla meridionalis) cia VEpopv01 Sughera (Quercus suber) M. Marvede scient VEpopv02 Galium scabrum (Caglio Foce Drignana scient rubiacea rara elittico) VEpopv03 Campanula persicifolia Gaginara scient RIbioc01 Prateria a Posidonia oceani- Fondali antistanti lo scient ca spiaggione di Corni- glia RIbioc02 Prateria a Cymodocea Fondali antistanti lo scient nodosa spiaggione di Corni- glia (da -14 a -23m) RIbiot01 Oliveto di Volastra Volastra cult biot avifauna svernante RIgeom01 Stratificazioni di Arenarie Via dell'amore div zonate RIpopa01 Eunicella verrucosa Capo di Montenero scient Gorgonacea RIpopa02 Popolamento a Lophogorgia Capo di Montenero scient Coralligeno ceratophita RIpopa03 Salamandrina terdigitata Volastra scient bioindicatore in rarefazione (Salamandrina dagli occhia- li) RIpopa04 Hyla meridionalis (Raga- Manarola scient anfibio raro e vulnerabile in provin- nella mediterranea) cia RIpopa05 Anfiosso (Branchiostoma Spiaggione di Corni- scient Invertebrato cefalocordato piscifor- lanceolatum) glia me raro per la Liguria RIpopv01 Dryopteris tyrrhena tra Riomaggiore e scient felce endemica C.Boccardi SPfitc01 Lecceta Albana cult SPfitc02 Lecceta Costa dei Pozai cult SPpopv01 Sughera (Quercus suber) Costa dei Pozai scient-div al limite settentrionale della sua distribuzione SPpopv02 Sughera (Quercus suber) Costa di Schiara scient-div al limite settentrionale della sua distribuzione SPpopv05 Galium scabrum (Caglio Costa di Schiara scient Rubiacea rara elittico)

Aree già censite Sito natura 2000: «Fondali Punta Mesco - Riomaggiore»; «Costa Riomaggiore - Monte- rosso»; «Porto Venere - Riomaggiore - S. Benedetto» Parco Nazionale Cinque Terre Area naturale marina protetta Cinque Terre Sistemi correlati In continuità fisica con i Sistemi: «Punta Mesco»; «M.te S. Nicolao - Guaitarola - Bardel- lone»; «Lama della Spezia»; «Porto Venere - Isole del Golfo» Aree agricole di pregio paesaggistico: Paesaggio costiero agrario terrazzato delle Cinque Terre Fruizione Sistema dei sentieri delle Cinque Terre correlato alla GEA (sentiero europeo E1) ed all’Alta Via del Golfo che lo connette al Sistema dei sentieri di Montemarcello ed all’AVML. Da notare che il Sistema dei sentieri continua in Val di Vara (sentieri trasversali), andando a favorire l’interazione tra questi due ambiti territoriali sotto il profilo del turismo escur- sionistico (da valorizzare).

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 157 L’Area marina protetta finanzia attività di Sea - Watching (per l’anno 99 una iniziativa a Riomaggiore ed una a Vernazza). E’ auspicabile la creazione di un centro apposito. Esiste una cartellonistica divulgativa dedicata. Strutture Torre Guardiola: Centro di Osservazioni Naturalistiche, dotato di Percorso Botanico, Per- corso della Scrittura, Aula conferenze, Punto Ristoro, Tabellonistica dedicata. E’ struttura deputata alla divulgazione ambientale per scolaresche ed adulti, collegato al Paese da suggestivo percorso aereo. E’ carente sotto il profilo gestionale (manutenzione, promozio- ne) per cui risulta sottoutilizzato. CEA di Volastra: presso la ex scuola elementare, è esistente solo sulla carta. Potrebbe essere una struttura di supporto al turismo escursionistico, di cui peraltro si sente la neces- sità. Mancano strutture capaci di ospitare scolaresche in visita al Parco. A Riomaggiore esiste un Diving Center per le visite ai fondali dell’Area marina protetta.

La costa e i borghi storici 1. Il recupero del patrimonio di spiagge fruibili con priorità per le spiagge di Vernazza (Guvano e Corniglia, entrambe artificiali) e per la salvaguardia di quella di Monterosso (riutilizzo dell’ex discarica a mare). Il recupero dei tratti di ferrovia dismessa è condi- zione essenziale per l’accessibilità alla spiaggia di Guvano, dove il PTC indica la ne- cessità di una riorganizzazione con realizzazione di strutture di servizio alla balneazio- ne ed alla attività subacquea; 2. La fruizione diportistica: al fine di accrescere le opportunità di fruizione della risorsa mare da parte dei diportisti, in particolare per la nautica minore e i “campeggiatori nautici”, il Piano propone un assetto di approdi che, facendo “perno” su Levanto, possa svilupparsi, oltre che a Framura, anche a Monterosso, con eventuale riuso della ex di- scarica finalizzata all’accoglienza ed all’assistenza della nautica minore, residente e tu- ristica “stanziale”. Il ruolo degli approdi nel sistema delle comunicazioni mare/terra, che vede Monterosso e Vernazza come elementi portanti, verrà affrontato più avanti, in relazione al sistema della mobilità per la fruizione. 3. I borghi rurali costieri: la valenza dei borghi costieri è peculiare, in quanto la caratte- rizzazione “rurale” è un fattore culturale non secondario, che ha la medesima valenza di quella “marinara”.La valorizzazione dei borghi non può dunque prescindere dal loro legame con la fascia collinare, rispetto alla quale i paesi costieri delle Cinque Terre si pongono come effettive strutture di “fondovalle”. La doppia valenza dei borghi delle Cinque Terre, in campo marino e rurale, è comune, del resto, a tutta la fascia costiera ligure, ma in quest’ambito assume un valore partico- lare dato dal particolarissimo legame tra ambiente e azione antropica.

Il sistema della mobilità per la fruizione

LA METROPOLITANA LEGGERA Un aspetto importante delle politiche del Piano attiene al coordinamento del sistema di connessioni intercomprensoriali: il rapporto tra le Cinque Terre e i “bacini” urbani maggio- ri è un tema di primaria importanza, data l’intensità dei flussi turistici che vi gravitano. La

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 158 riorganizzazione dei flussi di interconnessione assume ancor maggiore rilevanza a fronte della futura istituzione del Parco Nazionale. Il Piano individua, come accesso dedicato alle Cinque Terre, la linea “costiera” attualmente in uso opportunamente dismessa dalle tratte nazionali e riutilizzata come “metropolitana leggera” tra La Spezia e Levanto, al servizio della mobilità turistico/fruitiva e sociale “pendolare” nelle Cinque Terre. A tal fine, occorre approfondire la fattibilità di un nuovo percorso “passante” che connetta La Spezia Centrale a Levanto, che per tal via verrebbe a configurare le due “porte” al Parco Nazionale.

LE CONNESSIONI CON LA VAL DI VARA E IL GOLFO Il Piano individua a Pignone lo snodo principale in ordine ai collegamenti con l’ambito delle Cinque Terre: un centro d’interscambio tra mezzi privati e servizi pubblici/navetta e strutture per servizi d’accoglienza/informazione e ricettivi. Il ruolo di “porta” urbana della Spezia trova esplicitazione nelle aree di ponente, in parti- colare per le frazioni di Fabiano e Marola. Le connessioni funicolari di collegamento con la fascia collinare, in particolare, costituiscono il complemento alla nuova viabilità metro- politana. I collegamenti meccanici di risalita e/o funicolari, peraltro, trovano ipotesi realizzative anche nell’asse Pignone – Vernazza: al riguardo, si dovrà analizzare la fattibilità dell’opera, a cura dei Comuni interessati.

La rete sentieristica

LE “MAGLIE” DELLA RETE La rete interessa i comuni di , Riomaggiore e Vernazza. La maglia di questo ambito comprende i sotto/ambiti B,C,D. I Principali nodi sono:

1.1 1.2 1.3 1.4 2.5 2.2 2.1 Il Telegra- Riomaggiore S. Bernar- S. Antonio M. Soviore Colle M. Croce fo paese dino del Mesco Cravaiolo

PROPOSTE DEL PTCP AR (Attività ricreative): nei presi del Santuario di Soviore e di Montenegro. AS (Attività sportive): Colla di Gritta. CV (Campeggio con accesso veicolare): Colla di Gritta. AM (Accessibilità al Mare): recupero dei rilevati e delle gallerie della sede ferroviaria dismessa.

PRESENZA DI EMERGENZE STORICO-ARCHITETTONICHE Nell’ambito sono localizzati 2 tra siti e luoghi di ritrovamento archeologici, 8 fortificazio- ni, 20 luoghi di culto, 1 spedale o stazione di posta.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 159 PROPOSTE DEL PIANO Ö Rafforzare le tre direttrici di percorrenza longitudinale (costa/mezzacosta/crinale) con aree di sosta e di servizio, in particolare nei punti di maggiore interesse panoramico e programmando la manutenzione di detti sentieri, visto il carico di fruizione ad oggi in essere. Ö Collegamento meccanico di risalita da Vernazza a Pignone da realizzarsi previa valuta- zione di impatto ambientale e creando le opportune interconnessioni di servizio, quali aree di sosta e di ristoro nei punti di arrivo. Ö Recupero della sentieristica trasversale dalla costa al retroterra (Val di Vara), al fine di alleggerire parte del carico attualmente gravante sulla direttrice costiera, anche tramite la creazione di sinergie e percorsi a tappe tra i borghi costieri e i borghi retrostanti della Val di Vara.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 160 4. METODOLOGIA UTILIZZATA PER LA VALUTAZIONE DELLA VULNERABILITÀ DELLE FALDE AL RISCHIO DI INQUINAMENTO

Con l'entrata in vigore del DPR 236/88 anche l’Italia ha recepito la normativa 801778/CEE relativa alla salvaguardia delle acque in generale ed, in particolare dl quelle sotterranee, destinate al consumo umano. ll provvedimento legislativo, però, se da una parte sancisce la necessità di istituire aree di salvaguardia attorno ai punti di captazione, dall’ altra non fornisce una metodologia standardizzata per la loro delineazione, nei diversi casi che si presentano (prese d'acqua superficiale, captazioni di acquiferi per pozzi, captazioni di sorgenti). In effetti, il criterio di delineazione è soltanto geometrico per le aree interne (zona di tutela assoluta e zona di rispetto), mentre, per quanto attiene la più esterna delle zone di salva- guardia strutturate (zona di protezione), la sua individuazione rimane molto nel vago, riferita com'è alle aree di formazione delle risorse idriche. D'altra parte, lo stesso legislatore era conscio della necessità di regolamenti tecnici appli- cativi per tutta la materia e segnatamente per l'art. 8 nei suoi vari commi. Per questo, erano previste diverse competenze ministeriali (Ambiente, Sanità, LL.PP.) che dovevano emana- re le apposite parti di normativa. Ciò è stato fatto in buona misura negli anni 88-91: la Commissione apposita del Ministero dell’Ambiente ha operato su una base di ricerca, preparando un articolato che si basa su solide ricerche anche specifiche (AA.VV., 1988; Civita M., 1988). Sebbene le norme tecniche di cui sopra non siano state ancora rese pubbliche ufficialmen- te, sono molti gli Enti locali che hanno già applicato metodi scientifici e non solo geome- trici per la delineazione delle aree di salvaguardia di importanti risorse idriche. Proprio da queste esperienze sono venute indicazioni e sono stati proposti problemi parti- colarmente difficili da affrontare in campo di pianificazione delle acque e del territorio. L'esperienza che viene presentata in questo lavoro rappresenta la distribuzione spaziale del pericolo rappresentato dall'inquinamento delle falde idriche sotterranee ed ha lo scopo di fornire una zonazione territoriale che evidenzi, in funzione delle caratteristiche dei terreni in superficie e delle condizioni idrogeologiche nel sottosuolo, la possibilità di penetrazione e diffusione di un inquinante nell'acquifero soggiacente (grado di vulnerabilità intrinseca). Lo scopo principale di questa elaborazione è di: • rendere possibile il confronto con i fattori di rischio effettivo o potenziale, cioè le attività di utilizzazione diffuse nel territorio che possano produrre inquinamento; • identificare le situazioni di incompatibilità al fine di poter procedere alla riduzione od alla eliminazione degli effetti dell'inquinamento in atto o temuto; • fornire obbiettivi agli interventi di prevenzione e protezione attuabili con normative o introduzione di vincoli; • permettere una sorveglianza territoriale sulla base delle priorità determinate; • indicare gli elementi conoscitivi essenziali per operazioni di pronto intervento in caso di catastrofe da inquinamento. La vulnerabilità intrinseca rappresenta la valutazione della suscettibilità (grado di vulnera- bilità degli acquiferi ad ingerire e diffondere un inquinante liquido o idroveicolato). Per tale valutazione sono state prese in considerazione: • il tipo e il grado di permeabilità verticale ed orizzontale che influenzano la velocità di

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 161 • percolazione dell'inquinante e l'azione di attenuazione (penetrazione, assorbimento • diffusione, degradazione, etc.) proprie dei vari terreni; • il tipo e lo spessore della copertura dell'acquifero; • la soggiacenza della superficie (piezometrica o freatica) dell'acquifero, e/o‚ lo spessore del terreno non saturo che esercita una funzione di attenuazione sul carico inquinante; • il rapporto della superficie freatica o piezometrica con i corsi d'acqua naturali o non, veicoli di inquinamento. La realizzazione di questo documento tematico ha previsto come primo passo l’unificazione delle legende delle carte geologiche e geolitologiche, secondo una lettura in chiave idrogeologica dei caratteri litotecnici delle formazioni. L’elemento discriminante per la classificazione è rappresentato dal parametro permeabilità della formazione distinguendone le tipologie fondamentali che sono quelle delle: Formazioni Incoerenti con presenza di una porosità primaria dovuta ai vuoti mantenuti dalle origibnali strutture deposizionali della formazione, quale è il caso più generale dei terreni di origine più recente scarsamente diagenizzati; Formazioni coerenti, che perdono per diagenesi e cementazione la porosità originaria del sedimento, a cui segue di norma lo sviluppo di una porosità secondaria dovuta ai vuoti creati dalla fessurazione /tettonica e/o dfi rilassamento tensionale) che interessa in tempi successivi l’ammasso lapideo fragile. Altra importante distinzione ai fini idrogeologici è quella che prende in considerazione la possibile carsificazione della formazione in ragione della sua solubilità. Queste caratteristiche definiscono un ulteriore distinzione fra i tipi di permeabilità "cre- scente", propria delle rocce solubili come calcari che incrementano nel tempo la permeabi- lità e "decrescente", appartenente alle rocce prevalentemente silicatiche dove si può assi- stere d'opposto al progressivo occludimento della porosità per il trasporto solido e/o preci- pitazione di sali da parte delle acque di filtrazione. Si è presa in esame infine la maggiore o minore omogeneità dell'ammasso, considerata anche la scala di osservazione (1:25.000) e le presenti finalità della classificazione che sono quelle di dare delle indicazioni di massima sulle permeabilità delle formazioni per la successiva attribuzione di gradi di vulnerabilità idrogeologica. Per i terreni omogenei si è riconosciuta così una scala di classificazione della permeabilità articolata secondo quattro deflniti valori soglia del parametro di conducibilità idraulica.

Litologia Conducibilità Idraulica (m/s) Permeabilità Minima Massima (Stima) Rocce Ignee e Metamorfiche Massicce <10 -13 10 -10 Molto Bassa Basalto Compatto 10-7 10-2 media Tufo 4x10-10 10-5 medio-bassa Calcare e Dolomia Massicci 5x10-10 2x10-6 bassa Arenaria 10-10 2x10-5 medio-bassa Argilliti <10-13 8x10-10 molto bassa Ghiaie 10-3 10-1 elevata- molto elevata Sabbie 2x10-6 10-2 elevata Limi 10-9 2x10-5 medio-bassa Argille 5x10-13 2x10-9 molto bassa Alluvioni e depositi fluvio-glaciali 10-5 10-1 media-elevata Conglomerati 5x10-9 10-2 medio-bassa Depositi glaciali 10-7 10-4 media

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 162 Mentre per i terreni inomogenei considerato che il parametro può sensibilmente variare anche secondo le diverse direzioni del moto si è riconosciuta più semplicemente un'unica suddivisione tra: -6 • terreni inomogenei prevalentemente impermeabili, con Kmedio<10 m/s (da molto bassa a bassa) -6 • terreni inomogenei prevalentemente permeabili, con Kmedio>10 m/s (da media a molto elevata). Dalla combinazione delle diverse tipologie di permeabilità con l'entità assoluta della stessa ne risultano termini utili di classificazione litotecnica delle formazioni geologiche per la valutazione di possibili diversi gradi di vulnerabilità idrogeologica degli acquiferi. Per le formazioni siano esse di natura coerente che incoerente, con l’esclusione delle pia- nure alluvionali di fondovalle, e sviluppate sul territorio provinciale su situazioni collinari e montane caratterizzate dalla presenza di ampi spianate relative alle zone dei sedimenti carsici, si è introdotto un parametro aggiuntivo per la definizione del grado di vulnerabilità idrogeologica, e questo attraverso l’introduzione di opportune soglie di pendenza, anche secondo la maggiore o minore permeabilità riconosciuta alla classe che definiscono le aree subpianeggianti di massima infiltrazione e generale ricarica degli acquiferi. L’intersezione delle informazioni litotecniche derivate dalla carta geolitologica, di cui al Progetto di Piano Territoriale di Coordinamento adottato con Del. C.P. n°32 in data 22 Marzo 2002 e trasmesso agli Enti indicati nell'art. 22, comma 4° della L.R. 36/97 e succ. modd. ed ii., unificata secondo la legenda prima riportata, con soglie di pendenza definite, determina, attraverso una matrice di riferimento, la gradazione preliminare della vulnera- bilità idrogeologica degli acquiferi del territorio provinciale. Si è voluto inoltre tenere presente, nonostante la carta in questione voglia descrivere la vulnerabilità “intrinseca” e generica del sistema idrogeologico del territorio provinciale, le diffuse manifestazioni naturali di tipo sorgentizio, nonché dei pozzi di captazione per approvvigionamento idrico presenti sul territorio, individuando seppur in modo speditivo, sulla base delle indicazioni fornite dalla legge 236, le zone di vulnerabilità idrogeologica del territorio mantenendo i 200 metri intorno all’opera di presa quale area di incremento della vulnerabilità idrogeologica. Tale criterio, non tiene presente elementi essenziali quali, la definizione delle zone in funzione della velocità di infiltrazione, nonchè la definizione delle soglie dei tempi di arrivo di un potenziale agente inquinante, a causa della sostanziale mancanza di dati per giungere ad una tale accuratezza. Ma in considerazione da un lato della scala del lavoro, e dall’altro della necessità di dare inizio ad un lavoro che non potrà certamente concludersi con questa fase, ma che vuole invece essere l’inizio della definizione di criteri metodologi- ci per giungere alla proposta di una sostanziale protezione delle risorse idriche della nostra zona individuando aree a diversa vulnerabilità, nonchè la obbiettiva densità di risorse idriche presenti sul territorio provinciale, ha portato ad un risultato che punta alla difesa della risorsa acqua, e individua comunque le zone su cui risulterà necessario integrare le analisi e dati al fine di affinare il metodo utilizzato. La garanzia dell’aggiornamento continuo del dato è data dalla strutturazione stessa delle banche dati che permettono in qualsiasi momento di modificare, in funzione di studi ad hoc, la stessa delimitazione delle aree a vulnerabilità differente.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 163 4.1. LE CLASSI DI VULNERABILITÀ Le classi di vulnerabilità adottate sono state individuate prendendo come riferimento quelle proposte dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, Gruppo Nazionale Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche, in funzione della densità dell'informazione disponibile. La metodologia‚ invece ha avuto bisogno di alcuni ritocchi, in quanto la scarsità di dati, soprattutto riferiti alle caratterizzazioni degli acquiferi, ha costretto a lavorare su base essenzialmente geolitologica, introducendo due parametri ulteriori riguardanti la presenza di sorgenti e pozzi, nonché evidenziare le aree con pendenza inferiore al 20% identificabili genericamente come aree di potenziale ricarica delle falde. Le classi di vulnerabilità degli aquiferi individuate e riportate nella "Carta della Salubrità", di cui al Progetto di Piano Territoriale di Coordinamento adottato con Del. C.P. n°32 in data 22 Marzo 2002 e trasmesso agli Enti indicati nell'art. 22, comma 4° della L.R. 36/97 e succ. modd. ed ii., sono state definite nel seguente modo:

EE - Estremamente Elevata Falda libera in materiali alluvionali con: - Campi pozzi deprimenti la piezometrica al di sotto dei corsi d’acqua (rialimentazione indotta) - Acquifero libero senza o con scarsa protezione L'elevata vulnerabilità intrinseca di questi acquiferi connessa all'uso delle acque ai fini potabili (sia di acquedotti pubblici che da parte dei proprietari dei pozzi) rende Estrema- mente elevato il rischio di inquinamento. E' sconsigliabile, in linea di principio, l'insedia- mento di intrastrutture e/o attività potenzialmente inquinanti: discariche di R.S.U., stoc- caggio di sostanze inquinanti, depuratori, depositi di carburanti, pozzi neri a dispersione, spandimenti di liquami, ecc..

E - Elevata Falda libera in materiali alluvionali (da grossolani a medi) senza alcuna protezione. Rete acquifera in calcari fessurati ma con I.C. basso o nullo. Acquifero libero in materiali alluvionali a granulometria da grossolana a media (alluvioni recenti), senza o con scarsa protezione, in cui la superficie di faldaidrica ‚ localmente al di sotto del livello di base dei fiumi vicini (rialimentazione indotta); oppure Rete acquifera in materiali carbonatici a carsismo poco sviluppato senza nessuna protezione. Tale area viene differenziata dalla precedente per la mancata presenza di pozzi e/o sorgen- ti, anche in questo caso l’unità comprende aree in cui è presente una falda idrica a modesta profondità con un limitato spessore di terreno di copertura. Un eventuale sversamento di inquinante sulla superficie del terreno può raggiungere la falda in tempi anche molto brevi, senza possibilità di azione di degradazione da parte del materiale di copertura. Al basso grado di protezione delle falde si aggiunge la buona permeabilità degli acquiferi, se pur variabile, che favorisce la migrazione degli inquinanti in falda. L'elevata vulnerabilità intrinseca di questi acquiferi rende elevato il rischio di inquina- mento. E' sconsigliabile, in linea di principio, l'insediamento di infrastrutture e/o attività potenzialmente inquinanti: discariche di R.S.U., stoccaggio di sostanze inquinanti, depu- ratori, depositi di carburanti, pozzi neri a dispersione, spandimenti di liquami, ecc..

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 164 A - Alta Rete e falda acquifera in, in coperture detritiche ed alluvioni terrazzate caratterizzate da intercalazioni di sabbie, ghiaie e terreni limo argillosi, L'unità comprende gli acquiferi liberi in materiale alluvionale (alluvioni terrazzate con granulometria da grossolana a media caratterizzate inoltre da intercalazioni di sabbie, ghiaie e terreni limo argillosi) con scarsa protezione, e quelle in ofioliti più o meno frattu- rate e tettonizzate praticamente senza protezione. Comprende inoltre le falde libere presenti in materiali detritici (detriti di falda, all. terrazzate) di modesta continuità areale. Per le aree costituite da depositi alluvionali terrazzati e detriti di falda, valgono le stesse raccomandazioni fatte per la classe E. Il minor grado di vulnerabilità è in relazione alla limitata importanza delle falde idriche in esse contenute e quindi al minor danno di un eventuale inquinamento; inoltre queste falde non sono in genere alimentate da acque flu- viali per cui non sono esposte al trasferimento da parte di eventuali inquinanti. Quando si abbiano acquiferi contenuti nella litologia corrispondente ad ofioliti, le falde idriche sono generalmente profonde; esse sono però altamente vulnerabili a causa della possibilità di diretta trasmissione, attraverso fratture beanti di inquinanti, che in tal caso raggiungono rapidamente la falda senza subire alcun significativo processo di degradazione. Nelle aree caratterizzate ofioliti l'insediamento di attività o infrastrutture potenzialmente inquinanti e l'autorizzazione al pascolamento e allevamento intensivi, sono da evitare o da predisporre solo a seguito di studi idrogeologici di dettaglio ed eventuale realizzazione di opportune opere di tutela.

M - Media Rete acquifera e/o corpi idrici multifalda (alternanze o flysch arenacei e calcarei) con propagazione variabile da membro a membro. Rete acquifera in arenarie più o meno fessurate e in conglomerati. L'unità comprende acquiferi di modesta importanza generalmente con copertura poco permeabile; arenarie fratturate con rete di circolazione idrica di solito a media profondità (arenarie; arenarie con argilliti e siltiti; arenarie e siltiti); calcari marnosi e marne con carsificazione limitata, interessati da una modesta circolazione idrica nella rete delle frattu- re; arenarie e siltiti quarzose con livelli argillitici intercalati che possono dare origine a più falde; sedimenti con granulometria da sabbia ad argilla, di modesta importanza con prote- zione di materiali fini (sabbie e argille; sabbie e sabbie con limi). Le rocce raggruppate in questa unità contengono falde o reti idriche di modesta entità e con scarsa continuità areale. Tuttavia quando alimentano sorgenti e pozzi utilizzati per uso potabile, anche se in genere di modesta produttività è necessaria la loro salvaguardia dal- l'inquinamento. Pertanto infrastrutture ed opere potenzialmente inquinanti potranno essere autorizzate in seguito a specifiche indagini idrogeologiche finalizzate alla valutazione della locale situazione e rischio di inquinamento.

B - Bassa, bassissima o nulla Rete acquifera in rocce ignee intrusive normalmente fessurate. Circolazione idrica nelle fratture delle rocce metamorfiche di meso-catazona. L'unità comprende gli acquiferi di limitata produttività (acquitardi) presenti in: complessi arenacei e calcarei flyshoidi con frequenti strati marnosi o argillitici, con mode- sta circolazione idrica (marne con arenarie; calcarenititi e marne con arenarie; arenarie e marne; arenarie calcaree ed argillitiche siltiti con arenarie) rocce vulcaniche, con modesta

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 165 circolazione idrica nella rete di fratture, (rocce vulcaniche basiche); sedimenti a grana fine (limi e argille) praticamente privi di circolazione idrica sotterranea, (acquicludi) in cui l'inquinamento e' limitato alle acque superficiali complessi marnosi e argillitici, pratica- mente privi di circolzione idrica dove l'inquinamento raggiunge direttamente le acque superficiali (argille e limi; marne con rilevante componente argillitica; brecce calcaree ed argilloscisti; marne; calcari argillosi fortemente tettonizzati; argille e marne; argilliti forte- mente tettonizzate. La bassa permeabilità delle rocce raggruppate in questa unità non consente il trasferimento idroveicolato dell'inquinante e quindi rende limitato I rischio di inquinamento di risorse idriche che in ogni caso sono di limitata importanza. Tale bassa permeabilità favorisce però il ruscellamento delle acque e quindi il trasferi- mento degli inquinanti con l'acqua di superficie. Complessi marnosi ed argillosi (flysch, srgille sovraconsolidate)praticamente privi di circolazione idrica sotterranea (l’inquinamento raggiunge deirettamente le acque superfi- ciali; Complessi sedimentari metamorfosati e/o tettonizzati (argille varicolori) complessi meta- morfici di epizona (filladi) privi di circolazione idrica sotterranea (inquinamento limitato alle acque suoperficiali Anche in questo caso la bassa permeabilità delle rocce raggruppate in questa unità non consente il trasferimento idroveicolato dell'inquinante e quindi rende limitato iI rischio di inquinamento di risorse idriche che in ogni caso sono di limitata importanza. Tale bassa permeabilità favorisce però il ruscellamento delle acque e quindi il trasferimento degli inquinanti con l'acqua di superficie.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 166 5. TABELLA DI RIFERIMENTO PER L'INDIVIDUAZIONE DI CONDIZIONI DI RISCHIO LOCALE PER L'INQUINAMENTO DELLE RISORSE IDRICHE

TRASFORMAZIONI ED ATTIVITÀ FATTORI DI DEGRADO E/O ELEMENTI DI RISCHIO POTENZIALE

A. ATTIVITA’ AGRICOLE E ZOOTECNICHE E MANUTENZIONE DI IMPIANTI DI VERDE ANCHE PUB- BLICO ED ATTREZZATO Contaminazione per infiltrazione dalla superficie topografica (alta probabilità A.1 Spandimento di liquami zootecnici di apporti eccedenti gli asporti delle colture) A.2 Trattamenti con presidi sanitari Contaminazione per infiltrazione dalla superficie topografica, con minor rischio sull’entità dei dosaggi, ma elevata pericolosità dei principi attivi appartenenti alle prime classi di tossicità A.3 Distribuzione dei fanghi biologici Contaminazione per infiltrazione dalla superficie topografica (da segnalare la presenza di metalli pesanti e di possibili patogeni) A. 4 Concimazione tradizionale chimica Contaminazione per infiltrazione dalla superficie topografica: (minori rischi in relazione alla minore solubilità dei prodotti impiegati) A.5. Concimazione tradizionale con letame Ridotto rischio di contaminazione A 6. Lagoni di accumulo di liquami zootecnici Contaminazione per infiltrazione dal fondo (di effetto variabile in relazione all’efficienza della protezione artificiale e del grado di protezione naturale) Rischio di contaminazione in funzione delle modalità di allontanamento e A7. Stabulazione di capi animali su aree esterne delle caratteristiche dei dispositivi di collegamento dei percolati e del ricettore finale

TRASFORMAZIONI ED ATTIVITÀ FATTORI DI DEGRADO E/O ELEMENTI DI RISCHIO POTENZIALE B ATTIVITA’ MANIFATTURIERE, DI SERVIZIO E VARIE B1. Attività estrattive e/o minerarie in genere Diminuzione dello strato di protezione; Rischio di uso improprio degli invasi; Rischio di scopertura della falda per gestione scorretta B.2. Lavorazione e trasformazione di materiali Afflusso di veicoli e mezzi d’opera lapidei in aree in genere scarsamente protette, presenza di bacini di decantazione con rischio di infiltrazione dal fondo di sostanze nocive. C. ATTIVITA COMPORTANTI ACQUE REFLUE DI LAVORAZIONE CONTAMINANTI C.1 Con diretto scarico in acque superficiali Rischio di contaminazione per rottura dei manufatti di collettamento; senza trattamenti nei limiti di accettabilità Contaminazione per infiltrazione dal fondo del ricettore finale, in funzione tabellari della sua permeabilità C.2. Con diretto scarico in fognatura senza Rischio di rottura dei manufatti di collettamento e conseguente contamina- trattamenti purché nei limiti di accettabilità zione tabellari. C.3. Previo trattamento biologico o chimico- Rischio di rottura dei manufatti di collettamento e conseguente contamina- fisico e scarico in fognatura (scarichi tal quali zione (con maggiore rischio in caso di rotture a monte del trattamento o di fuori limite di accettabilità) inefficienza dell’impianto) Rischio di rottura di stoccaggi, se interrati, ovvero rischio di rottura di manufatti di collettamento conseguente contaminazione, in funzione dell’accoglimento dei dilavamenti nel sistema di collettamento delle acque reflue D. ATTIVITA’ COMPORTANTI DETENZIONE E STOCCAGGIO DI MATERIE PRIME PERICOLOSE E/O PRODUZIONE DI RIFIUTI PERICOLOSI O TOSSICI E NOCIVI D.1. Deposito e stoccaggio di materiali liquidi Rischio di contaminazione per rottura degli stoccaggi. pericolosi (quali acidi, idrocarburi, solventi) Rischio di contaminazione per dilavamento di eventuali sversamenti inci- dentali, o connessi alla gestione dell’attività.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 167 D.2. Distributori di carburanti per autotrazione Rischio di contaminazione per rottura degli stoccaggi; Rischio di contaminazione per dilavamento dei piazzali, nonché di eventuali sversamenti incidentali, o connessi alla gestione dell’attività. Rischio di rottura dei manufatti di collettamento e conseguente contamina- zione D.3. Deposito e stoccaggio di materiali polveru- Rischio di rottura dei manufatti di collettamento e conseguente contamina- lenti potenzialmente nocivi alle acque zione, in funzione dell’accoglimento dei dilavamenti nel sistema di colletta- mento delle acque reflue D.4. Conservazione e stoccaggio di materie Possibile contaminazione per sversamento/Dilavamento delle sostanze deperibili da assoggettare a trattamenti con impiegate sostanze pericolose D.5. Magazzini frigoriferi con l’impiego di Possibili squilibri al regime dell’acquifero in caso di auto approvvigiona- acqua come fluido di scambio termico mento; Rischio di gestione scorretta dei Pozzi; Rischio di contaminazione nel caso di pompe calore con reimmissione in falda D6 LAVORAZIONI COMPORTANTI RICADUTA DI Rischio di rottura dei manufatti di collettamento e conseguente contamina- POLVERI CONTAMINANTI SU COPERTURE E zione, in funzione dell’accoglimento dei dilavamenti nel sistema di colletta- SUPERFICI DI PERTINENZA mento delle acque reflue E. STRUTTURE PER L’AUTOTRASPORTO rischio di contaminazione per dilavamento di idrocarburi e rottura dei manufatti di raccolta/collettamento E1. ATTIVITA’ DI AUTORIPARAZIONE; Rischio di contaminazione per dilavamento di idrocarburi e rottura dei RIPARAZIONE DI MACCHINE INDU- manufatti di raccolta e collettamento; STRIALI Rischio di sversamento per gestione scorretta dell’attività E2 Centri di Autorottamazione e rottamazione Rischio di contaminazione per dilavamento di sostanze nocive Rischi connessi ad improprie modalità di gestione dell’attività F. STRUTTURE PUBBLICHE F1 Ospedali, cliniche, case di cura Rischio di contaminazione per rottura dei dispositivi di collettamento delle acque reflue, alta probabilità di presenza di patogeni nelle acque reflue F2. Caserme, sedi carcerarie ed assimilabili Rischio di contaminazione per rottura dei dispositivi di collettamento delle acque reflue, alta probabilità di presenza di patogeni nelle acque reflue F3. CIMITERI Contaminazione per infiltrazione di prodotti di decomposizione G. VIABILITÀ Dà luogo a ricaduta laterale di agenti inquinanti, con possibile infiltra- zione dalla superficie topografica, di pericolosità variabile in relazione al grado di protezione naturale ed all’intensità del traffico - rischio di sversamenti, incidentali e dolosi G.1 Autostrade e Ferrovie Rischio di sversamenti di sostanze nocive, incidentali o dolose Ricaduta di emissioni da traffico; dilavamento di sostanze< antigelive e possibile contaminazione per infiltrazione dalla superficie topografica G2. Viabilità ordinaria ad elevato carico di Dà luogo a ricaduta laterale di agenti inquinanti, con possibile infiltrazione traffico dalla superficie topografica, di pericolosità variabile in relazione al grado di protezione naturale ed all’intensità del traffico - rischio di sversamenti, incidentali e dolosi (Con minor grado di rischio per sversamenti dolosi); rischio connesso ai dilavamenti ed alle emissioni attenuato in caso di recapito in fognatura urbana, e di impermeabilizzazione per urbanizzazione delle superfici contermini G3. Viabilità secondaria Rischio limitato di sversamenti di sostanze nocive incidentali o dolose. Ricaduta di emissioni da traffico; dilavamento di sostanze antigelive e possibile contaminazione per infiltrazione dalla superficie topografica, rischi tutti attenuati in caso di recapito in fognatura urbana, e di impermeabilizza- zione per urbanizzazione delle superfici contermini. Significativa attenuazione dei rischi in ragione del minor peso di traffico G4. Aree di sosta e parcheggio Dilavamento con acque di prima pioggia contaminate: rischio di infiltrazione dalla superficie topografica H ALTRE RETI INFRASTRUTTURALI H.1 Canali di scolo a cielo aperto non imperme- Contaminazione per dispersione, con diverso grado di pericolosità in funzio- abilizzati ne delle caratteristiche qualitative delle acque veicolate H.2 Canalizzazioni impermeabilizzate di acque Rischio di lesioni e rotture manufatti, con conseguente infiltrazione di reflue nere e miste sostanze contaminate H.3 Opere di collettamento di sole acque Rischio di contaminazione in compresenza di lesioni o rotture dei manufatti e meteoriche scadenti qualità delle acque veicolate. H.4 Canalizzazioni irrigue/aste del reticolo Possibile contaminazione per infiltrazione del fondo nel solo caso di scadente idrografico naturale secondario qualità delle acque veicolate.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 168 H.5 OLEODOTTI Elevato rischio di contaminazione in caso di rotture accidentali delle giun- zioni o delle condutture. I. INFRASTRUTTURE TECNOLOGICHE I.1. Discariche di Rifiuti Solidi Urbani ed Contaminazione per percolazione dal fondo industriali I.2. Altri Impianti per il trattamento dei rifiuti Rischio connesso alla rottura di stoccaggi, vasche di accumulo, manufatti di raccolta. I3. Impianti per lo smaltimento e la depurazione Rischio connesso alla rottura di stoccaggi, vasche di accumulo, manufatti di di acque reflue raccolta. I.4. Macelli e mercati di bestiame In caso di trattamento biologico o chimico-fisico dei reflui, con scarico in acque superficiali: rischio di rottura dei manufatti di collettamento e/o trattamento e di contaminazione per infiltrazione dal fondo del ricettore finale, in funzione della sua permeabilità. In caso di trattamento biologico o Chimico-fisco dei reflui, con scarico in fognatura, rischio di rottura dei manufatti di collettamento e conseguente contaminazione (con maggior rischio in caso di rotture a monte del tratta- mento o di inefficienza dell’impianto) Ulteriore rischio di contaminazione per infiltrazione da stoccaggi e fosse di accumulo di materiali putrescibili. I.5. Centrali per la produzione di energia Nei casi di utilizzazione di combustibili liquidi: rischio di contaminazione elettrica e termica. per rottura degli stoccaggi e rischio di contaminazione per dilavamento di eventuali sversamenti incidentali, o connessi alla gestione dell’attività, dipendendo il grado di rischio dalla natura del combustibile utilizzato (rischio minimo nel caso di gas metano) I.6. Stazioni, depositi, strutture per la sosta delle Rischio di contaminazione per dilavamento di idrocarburi e rottura dei aziende di trasporto pubblico (autofiloviario, manufatti di raccolta e collettamento ferroviario, tranviario, aeroportuale) e privato ( autocisterne e TIR ) L. ELEMENTI COSTRUTTIVI DELLE OPERE EDILI L.1. Fondazioni in contatto con il tetto delle Fattore di rischio connesso alla formazione di linee preferenziali di infiltra- ghiaie (palificate) zione dalla superficie topografica o dagli strati intermedi in grado di vanifica- re localmente la protezione naturale L.2 Fondazioni superficiali Elemento di alterazione, per la formazione di linee di discontinuità, delle naturali caratteristiche di protezione degli strati sovrastanti. M OPERE IDROIGIENICHE vedi singole voci M1 fosse biologiche o Imhoff Pozzi neri a tenuta Rischio di rottura dei manufatti e conseguente fuoriuscita di liquami, con possibile contaminazione con eventuale maggior rischio in relazione a vetustà e caratteristiche costruttive dei manufatti M.2 Dispersori (pozzi perdenti) od eventuali Diffusione di elementi contaminanti al di sotto dello strato pedogenizzato dispositivi di subirrigazione M3. Impianti di Fitodepurazione Rischio di sversamento ed infiltrazione molto contenuto M.5 Tubazioni ed opere fognarie come M1 N. ALTRE DOTAZIONI COLLATERALI DEGLI EDIFICI N.1 Cisterne interrate per idrocarburi da Come M1 (salvo la maggiore pericolosità del materiale inquinante) riscaldamento O UTILIZZAZIONE DELLE AEREE DI PERTINENZA DI EDIFICI ED INSEDIAMENTI VEDI SINGOLE VOCI O.1 Deposito o ammasso a cielo aperto di Rischio di rottura di stoccaggi, se interrati, ovvero rischio di rottura dei sostanze potenzialmente nocive aggredibili o manufatti di collettamento e conseguente contaminazione, in funzione dilavabili dagli agenti atmosferici dell’accoglimento dei dilavamenti nel sistema di collettamento delle acque reflue O.2 Piazzole per il lavaggio di veicoli o il Rischio di sversamenti e dilavamento di sostanze nocive; fattore di travaso di idrocarburi. potenziale contaminazione in rapporto all’esistenza ed all’officiosità dei dispositivi di collegamento O.3 Parcheggi di pertinenza Come I6 (minor rischio, in funzione della minor estensione)

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE PRIMA – la sicurezza - la salubrità – i valori, l’identità, la storia 169

SEZIONE SECONDA Lo spazio rurale

LO SPAZIO RURALE

1. IDENTIFICAZIONE DELLO SPAZIO RURALE

1.1. LO SPAZIO RURALE COME SPAZIO MULTIFUNZIONALE I concetti di ruralità e di spazio rurale sono temi al centro del dibattito economico ed urba- nistico, che trova riflessi nel rinnovato approccio della Comunità Europea nei confronti delle politiche dello sviluppo rurale, nonché nei recenti orientamenti delle politiche territo- riali, basate sulla consapevolezza della diffusione dei processi insediativi secondo una “rete” le cui maglie trovano localizzazione anche nello spazio rurale. Lo spazio rurale è, in prima battuta, individuabile nel territorio extraurbano e presenta numerose valenze, acquisendo ormai una chiara connotazione multifunzionale. Tra le funzioni dello spazio rurale assumono rilevanza: 1. Funzione ecologica: lo spazio rurale ospita la gran parte delle risorse faunistiche e floristiche e delle biocenosi; esso è, pertanto, un contesto essenziale per la conserva- zione della biodiversità. La funzione ecologica dello spazio rurale può perpetuarsi e- sclusivamente attraverso un utilizzo corretto e sostenibile delle risorse naturali. 2. Funzione economica: lo spazio rurale, in ambito provinciale e non solo, ha progressi- vamente perduto la funzione di rappresentare il luogo deputato allo svolgimento delle sole attività agricole e forestali, svolgendo ruoli via via più articolati nell’offerta di ser- vizi ed opportunità insediative; lo spazio rurale rimane tuttavia un luogo topico per la produzione alimentare e per l’estrazione dall’ambiente naturale di risorse rinnovabili. 3. Funzione insediativa: allo spazio rurale si guarda oggi inevitabilmente come ad un luogo interessante anche per l’insediamento di funzioni residenziali, di piccole e medie imprese industriali, artigiane, commerciali e terziarie.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 173 4. Funzione ricreativa: lo spazio rurale è la sede preferenziale di attività e servizi deputati alla ricreazione ed al loisir che trovano alimento nella originale e multiforme integra- zione tra risorse naturali ed antropizzazione. 5. Funzione sociale: lo spazio rurale ospita formazioni sociali sempre più complesse ed articolate e costituisce il luogo di incontro tra i soggetti e le culture del tradizionale po- polamento contadino e delle moderne istanze di fruizione o di residenza extraurbana. E' uno spazio essenziale per la conservazione e la rigenerazione di una memoria collettiva non effimera.

In conclusione, lo spazio rurale continua ad essere il luogo in cui si esplicano le attività agricole e forestali, ove si rinvengono le emergenze naturalistiche e paesaggistiche da conservare e valorizzare ed al contempo un luogo nel quale, in un’ottica di massima con- servazione di un bene non riproducibile, possono realizzarsi processi di innovazione eco- nomica e funzionale rilevanti, generati anche dall’insediamento di nuove attività economi- che e di nuove strutture sociali.

1.2. LO SPAZIO RURALE NEI COMUNI URBANI E NEI COMUNI RURALI In prima lettura la configurazione territoriale dello spazio rurale è data dalla suddivisione dei comuni della provincia in urbani e rurali. I primi sono caratterizzati, a partire dal “polo” urbano del Capoluogo, da una densità inse- diativa superiore a 200 ab./Kmq ed identificano un ambito omogeneo subprovinciale rap- presentato dall’area centrale. Tale ambito comprende i comprensori del Golfo e della Val di Magra (compresi i comuni di Bolano e Follo). I secondi, dove si rinviene una densità insediativa inferiore, costituiscono gli interi com- prensori della Riviera Spezzina e della Val di Vara (esclusi i Comuni di Bolano e Follo, ascrivibili tra i comuni urbani). Lo spazio rurale, presente anche all’interno dei comuni urbani dell’area centrale, è qui fortemente connesso alle funzioni urbane, residenziali, produttive e di servizio.

1.3. LA CLASSIFICAZIONE DELLO SPAZIO RURALE Il Piano Territoriale propone una lettura delle principali tipologie di quadri paesistici pre- senti nello spazio rurale della Provincia, distinguendo cinque classi così definite: 1. Territorio rurale periurbano 2. Territorio rurale della produzione agricola 3. Territorio rurale seminaturale delle praterie e dei pascoli 4. Territorio rurale seminaturale dei boschi e delle foreste 5. Territorio rurale naturale Lo spazio rurale come sopra classificato è distinto dallo spazio urbano così come desunto dagli assetti insediativi del PTCP (aree urbane, nuclei insediati, insediamenti diffusi, inse- diamenti sparsi in regime di modificabilità IS-MO-B) dedotte le zone agricole classificate tali dai PRG.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 174 1.3.1. IL TERRITORIO RURALE PERIURBANO L’evoluzione degli usi del territorio ha modificato il rapporto tra spazio urbano e rurale, sfumandone i confini, anche in relazione ai processi di “diffusione” insediativa e produtti- va (sprawl), nonché di sviluppo infrastrutturale soprattutto nei comuni “urbani” dell’area centrale ed in misura inferiore, ma comunque percepibile, nei comuni rurali che, per condi- zioni di accessibilità e per fattori favorevoli all’insediabilità, sono stati investiti recente- mente dal decentramento di attività e residenza dal capoluogo (Riccò e Beverino) ovvero sono segnati da processi di trasformazione produttiva e turistica (Brugnato, Sesta e Varese in Val di Vara, Levanto e Deiva in Riviera). In tali comuni può essere individuata una prima classe del tessuto rurale, definibile territo- rio rurale periurbano, ovvero quella che risulta a più stretto contatto con lo spazio urbano, e dove le attività agricole risentono dei processi di urbanizzazione in atto e della crescente densità di popolazione insediata. Il territorio rurale periurbano è dunque costituito da aree destinate o ancora destinabili alle attività agro-silvo-pastorali dislocate in stretta connessione con le aree urbane più strutturate e, comunque, da queste facilmente accessibili. Il mantenimento delle attività agricole nel periurbano è, spesso, pesantemente condizionato dalle aspettative verso una diversa destinazione urbanistica e dalla conseguente lievitazione del valore dei terreni. Conseguentemente l’identificazione del territorio periurbano non corrisponde in alcun modo alla prefigurazione di un destino futuro di queste aree, ma rappresenta esclusiva- mente la presa d’atto di caratteristiche evidenti del territorio. In sede di pianificazione urbanistica comunale, pertanto, il transito dalle aree periurbane verso quelle propriamente urbane, se previsto, dovrà essere di volta in volta giustificato da reali necessità d’espansione dell’urbanizzato non risolvibili attraverso la riqualificazione ed il riordino dei tessuti urbani esistenti.

Obiettivi Sul territorio rurale periurbano la pianificazione opera per:  favorire con ogni mezzo il mantenimento delle attività agricole movendo dal presuppo- sto che la rinuncia all’utilizzo agricolo costituisce un irreversibile impoverimento del territorio sia sotto l’aspetto produttivo, sia sotto l’aspetto paesaggistico e ambientale;  svolgere funzioni di qualificazione ambientale in relazione a prevedibili processi di espansione urbana.

Ambiti territoriali Il Piano seleziona a tal fine quattro ambiti ove si riconoscono tali specificità: − la piana agricola del Magra − i territori pedecollinari della Magra e della bassa valle del Vara. − i territori pedecollinari del Golfo − i territori di piana dei comuni rurali

LA PIANA AGRICOLA DEL MAGRA Costituisce, in sponda sinistra del Magra (ad esclusione della bassa piana), l’area rurale di maggior estensione a contatto con strutture insediative di livello provinciale, in particolare, per le strutture industriali, commerciali, logistiche ed urbane. L’area presenta ancora note- voli potenzialità agricole ed è dotata di una specifica infrastrutturazione in grado di soddi-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 175 sfare tutte le necessità del settore. Un’ulteriore espansione dell’urbanizzato dovrà, pertanto, essere suffragata da ben ponderate valutazioni. In essa si distingue un’area ad elevata densità insediativa sulla quale si concentrano diffusi e rilevanti processi di transizione dal tessuto rurale a quello urbano che coincide con l’insieme dei territori classificati dal PTCP come Coll-Ids (assetto vegetazionale). In sponda destra il territorio periurbano, oltre le aree anzidette, si estende dalla Piana di Follo fino a Bocca di Magra. Anche in questo caso, sebbene a livello puntuale, sussistono potenzialità agricole da salvaguardare. L’aggetto sull’esigua porzione di territorio che costituisce il Parco fluviale, su entrambe le sponde, conferisce alle aree periurbane i caratteri più salienti di aree “cuscinetto” tra l’urbanizzato e il territorio a vocazione naturalistico-ambientale, contribuendo a rafforzare la necessità di preservare le attività agricole nel modo più ampio possibile.

I TERRITORI PEDECOLLINARI DELLA MAGRA E DELLA BASSA VALLE DEL VARA. Sono le aree rurali in sponda destra e sinistra che separano gli spazi fortemente urbanizzati del piano da quelli meno compromessi ed agricoli presenti nelle fasce collinari superiori. In Val di Magra, in particolare, la qualità ambientale di queste aree è strettamente dipendente dal grado di mantenimento delle attività agricole.

I TERRITORI PEDECOLLINARI DEL GOLFO Costituiscono le aree rurali pedecollinari della cintura del Golfo, dai limiti urbani della costa sino al confine con il proposto Parco provinciale del Golfo e le aree del Parco regio- nale di Montemarcello - Magra. In queste aree ha avuto luogo, fin dal secondo dopoguerra, gran parte dell’espansione residenziale e produttiva del Capoluogo e, in tempi più recenti, sono stati avviati i più rilevanti processi di trasformazione urbana (area ex IP, infrastrutturazione viaria, ecc.). Il piano agisce in quest’ambito per tutelare gli aspetti del paesaggio rurale ancora signifi- cativi riguardo ai margini di crescita della città, soprattutto per non compromettere i carat- teri di naturalità delle aree immediatamente superiori destinabili o già destinate a parco.

I TERRITORI DI PIANA DEI COMUNI RURALI (Comuni di Deiva, Levanto, Riccò, Beverino, Brugnato, Sesta Godano e Varese Ligure) Negli ambiti suddetti il Piano agisce per tutelare gli aspetti del paesaggio rurale ancora significativi riguardo ai margini di crescita delle diverse realtà, soprattutto per non com- promettere i caratteri di diffusa ruralità delle aree immediatamente contigue.

1.3.2. IL TERRITORIO RURALE DELLA PRODUZIONE AGRICOLA Una seconda classe dello spazio rurale è definita come territorio rurale della produzione agricola. Il territorio rurale della produzione agricola è rappresentato da aree destinate o ancora destinabili alle attività agricole, dove la caratterizzazione del paesaggio rurale è determi- nata, prevalentemente, dall’attività agricola nonché da una densità insediativa relativa- mente più bassa di quella del territorio periurbano. Nel territorio rurale della produzione agricola l’utilizzo agricolo del suolo è ancora pre- ponderante anche se il fenomeno dell’abbandono è diffuso al pari di forme di sottoutilizzo delle potenzialità produttive.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 176 Obiettivi Sul territorio rurale della produzione agricola la pianificazione agisce per:  Mantenere e consolidare le attività agricole in atto  Promuovere la diversificazione e l’innovazione produttiva  Integrare la funzione produttiva agricola con attività terziarie complementari  Promuovere la presenza umana finalizzata alle attività agricole e forestali in funzione non soltanto della produzione, ma anche del presidio e della manutenzione del territo- rio.

Ambiti territoriali Il Piano seleziona quattro ambiti ove si riconoscono tali specificità: a. tutte le aree interessate da sistemazioni agrarie collinari (terrazzamenti, ciglionamenti al di fuori dei territori classificati periurbani); b. la bassa piana del Magra, in sponda sinistra del Magra; c. le aree agricole pianeggianti della Riviera; d. le aree agricole pianeggianti della Val di Vara.

1.3.3. IL TERRITORIO RURALE SEMINATURALE DEI PASCOLI E DELLE PRATERIE La terza classe del territorio rurale è individuata dagli spazi nei quali l’utilizzazione del territorio è caratterizzata dal pascolo del bestiame (prati, prati pascoli).

Obiettivi − Mantenere e consolidare le attività agro-silvo-pastorali in atto; − Promuovere la diversificazione e l’innovazione produttiva.

Ambiti territoriali Le praterie ed i pascoli montani in Alta Val di Vara.

1.3.4. IL TERRITORIO RURALE SEMINATURALE DEI BOSCHI E DELLE FORESTE La quarta classe del territorio rurale è rappresentata da aree boschive caratterizzate da funzioni produttive, ecologiche, di protezione dal dissesto idrogeologico.

Obiettivi La pianificazione agisce per: − Mantenere e consolidare le filiere produttive agro/forestali;  Integrare la funzione produttiva con attività terziarie complementari  Promuovere la presenza umana finalizzata alle attività agricole e forestali in funzione non soltanto della produzione, ma anche in funzione di presidio e manutenzione del ter- ritorio.

Ambiti territoriali Il piano seleziona le aree ove si riconoscono le specificità di: − Aree boschive dove è prevalente la funzione produttiva, − Aree investite a castagneto da frutto.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 177 1.3.5. IL TERRITORIO RURALE NATURALE La quinta classe è rappresentata dal territorio rurale naturale, ove le emergenze e le valen- ze territoriali esigono l’adozione di azioni di particolare tutela. Il territorio naturale è quindi caratterizzato da risorse naturali di alto pregio tali da ri- chiedere azioni di tutela e conservazione finalizzate alla salvaguardia di beni d’interesse pubblico. Il piano rappresenta tali territori mediante restituzione cartografica derivata dall’individuazione degli assetti boschivi desunti dal PTCP e caratterizzati da funzione ecologica, paesaggistica e di protezione dal dissesto idrogeologico, nonché da aree di alto pregio ambientale.

Obiettivi La pianificazione agisce per: − Promuovere politiche di conservazione e valorizzazione del territorio naturale, an- che attraverso l’istituzione e la gestione di un sistema di aree protette e di biotopi.

Ambiti territoriali Il piano seleziona tre comprensori ove si riconoscono tali specificità: − Aree boschive caratterizzate da alto grado di biodiversità, da pregio paesaggistico, da particolari funzioni di protezione dal dissesto idrogeologico; − Aree di conservazione del PTCP − Altre aree segnalate dai Piani dei Parchi naturali

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 178 2. INDIRIZZI PER LE POLITICHE DI SVILUPPO NELLO SPAZIO RURALE

2.1. IL NUOVO QUADRO COMUNITARIO Il Piano definisce indirizzi per lo sviluppo, la valorizzazione e la tutela assumendo lo “spazio rurale” come luogo delle politiche integrate, territoriali e socioeconomiche. Lo spazio rurale “contiene” una molteplicità di componenti, d’origine naturale o antropica che coesistono ed interagiscono in vario modo, caratterizzando un territorio dove l’insieme delle attività agricole e forestali, peraltro, rappresenta l’elemento qualificante. Gli indirizzi del PTC trovano riscontro, sul versante delle politiche agricole, in una signifi- cativa evoluzione della Politica Agricola Comunitaria (PAC), che prosegue nella riforma iniziata fin dal ‘92, secondo le linee contenute in “Agenda 2000” e che delineano un qua- dro di medio/lungo termine (dal 2000 al 2006). Lo schema direttore delle azioni per lo sviluppo rurale, secondo l’approccio comunitario, si compone dei seguenti temi: − il sostegno agli investimenti nelle aziende agricole; − il premio d’insediamento per giovani agricoltori; − la formazione professionale; − il ricambio generazionale; − il sostegno alle attività agricole svolte nelle zone svantaggiate; − il sostegno all’agricoltura svolta con tecniche a basso impatto ambientale; − il miglioramento delle condizioni di trasformazione e di commercializzazione dei prodotti agricoli; − la razionalizzazione e sviluppo della silvicoltura. Gli obiettivi di fondo della PAC hanno superato un orientamento squisitamente produttivi- stico, muovendo verso un riconoscimento del ruolo multifunzionale dell’agricoltura e dei “servizi” che questa esplica garantendo qualità dell’ambiente, dei prodotti e del contesto rurale complessivo. La terziarizzazione dell’agricoltura contribuisce dunque a fornire servizi ambientali e culturali di interesse per l’intera società. Le azioni da sostenere ed incentivare tendono a garantire l’aumento della competitività di mercato delle produzioni, la qualità delle stesse, la sicurezza del consumatore, l’innalzamento e la stabilizzazione dei redditi agricoli, la tutela e valorizzazione dell’ambiente “rurale”, la promozione di forme di agricoltura sostenibile, il sostegno dei redditi integrativi realizzati attraverso attività complementari a quelle agricole, la semplifi- cazione del quadro normativo di settore.

2.2. IL PIANO DI SVILUPPO RURALE DELLA REGIONE LIGURIA La Regione, in attuazione al regolamento CE 1257/99, ha elaborato le linee strategiche e le azioni del Piano di sviluppo rurale, per il periodo 2000 – 2006, in corso di approvazione da parte dell’UE.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 179 Per quanto al momento si è potuto conoscere in merito al documento programmatorio in via di definitiva elaborazione, all’agricoltura è riconosciuto un ruolo fondamentale per favorire il riequilibrio territoriale e sociale. Il Piano regionale accoglie un concetto di sviluppo rurale che riflette il ruolo multifunzio- nale dell’agricoltura, in particolare per i servizi di “interesse comune” che svolge in campo ambientale e paesaggistico. L’agricoltura “di mercato” è un tema centrale delle strategie regionali. Il riconoscimento di un particolare ambito definibile come “distretto produttivo” ai sensi delle politiche UE (per esempio le aree floricole ed olivicole del Ponente ligure), che rappresenta lo “spazio” ligure nel contesto della competizione di mercato europea, si affianca alla considerazione della multipolarità dell’agricoltura ligure di mercato, ovvero il sistema regionale degli ambiti specifici dove l’organizzazione produttiva, in modo più o meno strutturato, è co- munque rivolta alla valorizzazione delle colture per il mercato. Tali “aree sensibili” inte- ressano anche la nostra provincia, e verranno trattate dal PTC quali “sistemi” agricoli di mercato. Tra i temi strategici si pongono altresì le “emergenze”, ossia gli elementi di criticità con- nessi, soprattutto, ai processi di abbandono delle aree coltivate ed allo spopolamento dello spazio rurale: incendi, eccessiva proliferazione per cause trofiche della fauna (in particola- re i cinghiali), insufficienti disponibilità idriche nei momenti di maggior carico della po- polazione turistica. Il Piano regionale, in riferimento allo “spazio rurale” preso in conside- razione, assume come tema strategico il coordinamento con le iniziative in corso ed in prevista riprogrammazione nel quadro del programma Leader+. Gli aspetti della qualità e della sicurezza delle produzioni, in linea con gli orientamenti della nuova PAC, sono un altro tema centrale del quadro strategico regionale. Lo sviluppo di politiche mirate alla promozione della qualità interessa le azioni di tutela delle tipicità, di marchio e di certificazione da attuare a livello regionale. Le politiche di qualità si accompagnano a quelle di sicurezza del consumatore, per le quali la dimensione di nicchia delle produzioni liguri costituisce una rilevante potenzialità, associata alle valenze in campo turistico e culturale.

2.3. LE POLITICHE DEL PTC Nell’approccio del PTC l’ambiente naturale, lo spazio delle attività agricole, produttive, artigianali e di servizio e l’offerta di fruizione turistica divengono elementi che, interagen- do ed integrandosi in vario modo nel territorio extraurbano, definiscono “ambiti della ruralità” da considerare in modo integrato tanto sul piano territoriale come su quello degli indirizzi per le politiche di sviluppo. Il PTC individua, nel quadro della programmazione regionale dello sviluppo rurale, le aree sensibili alle sollecitazione del mercato che si connotano appunto come sistemi agricoli di mercato, a forte contenuto qualitativo e valenza plurifunzionale, promuovendone un con- solidamento ed uno sviluppo adeguato. La peculiare valenza ambientale dello spazio rurale comporta un’attenzione particolare al ruolo dei Parchi come soggetti attivi per lo sviluppo e la promozione dello spazio rurale, il cui ruolo fondamentale è riconosciuto dalla Regione, soprattutto nelle aree dove la produ- zione agricola assume insostituibili valenze di “presidio”, ambientale e paesaggistico, in particolare per le Cinque Terre e la restante parte della Riviera.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 180 L’approccio del PTC si intreccia con i percorsi locali dello sviluppo rurale, a partire dalle informazioni e dagli studi condotti nel corso delle Conferenze economiche d’ambito e provinciale, fino ad arrivare ai piani di sviluppo delle Comunità Montane, al PAL del Leader II, la prima attuazione di uno specifico programma europeo di sviluppo rurale, e ad azioni progettuali quali “Dal Vara al Magra ”, che è un itinerario tra i prodotti della tradi- zione.

Temi ed obiettivi di fondo L’integrazione territoriale dei percorsi di sviluppo provinciale, come emerso già in sede di Conferenza economica provinciale, pone l’obiettivo di sostenere il permanere di una rura- lità diffusa arrestando lo spopolamento delle campagne e della montagna e mitigando le tradizionali condizioni di “perifericità”, “marginalità” e d'isolamento. Il riequilibrio ambientale e socioeconomico attiene ad un nuovo rapporto tra “città” e “campagna”, che superi quella dicotomia concettuale che ha sempre colpevolmente consi- derato “residuale” lo spazio rurale con gravi conseguenze nelle strategie di pianificazione del territorio, e che operi per garantire pari opportunità nelle future opzioni di sviluppo. Lo sviluppo della qualità di prodotto e di “sistema aziendale”, in termini di sostegno all’estensione dei processi di certificazione e delle tecniche biologiche, nonché alle strate- gie aggregative di marchio e di promozione, è un obiettivo centrale delle politiche di svi- luppo agricolo nello spazio rurale, in connessione con le azioni di tutela ambientale e di valorizzazione delle specificità, delle “nicchie” associate ai diversi contesti territoriali dove si produce per il mercato. La “qualità” dello spazio rurale, in relazione alle molteplici componenti che lo definiscono, assume un ruolo strategico ed implica la “sostenibilità” dei processi di sviluppo, sia in termini di pianificazione “ambientale”, sia in termini di formazione delle risorse umane attive nello spazio rurale (attività agricole ed extragricole, in particolare per quelle turisti- che e di produzione) sia, ancora, in termini di strategie di produzione e promozione orien- tate all’obiettivo della qualità come intreccio di luoghi, processi e prodotti. In tale ottica, può avere senso parlare di “sistemi di gestione ambientale”, sul piano della qualità complessiva dei luoghi di produzione, favoriti da parte degli Enti locali anche attraverso aggregazioni consortili. L’interazione con gli indirizzi contenuti nei “Quaderni ambientali” del PTC, a fronte delle complesse valenze e potenzialità che permeano lo spazio rurale, è dunque molto stretta, connettendosi alle tematiche della salubrità, della sicurezza e della valorizzazione integrata delle componenti ambientali, culturali ed insediative. Obiettivo del PTC è quello di favorire la riorganizzazione delle filiere agroambientali rivolte al mercato, recuperando aree potenzialmente produttive ed elevando la “massa critica” delle produzioni trainanti, favorendo lo sviluppo di processi endogeni di crescita occupazionale e di mantenimento della popolazione residente. Nello spazio rurale, peraltro, l'uso agricolo del territorio è sinergico con talune attività extragricole, in particolare con il turismo e con le attività produttive “diffuse”. Obiettivo strategico diviene quello di individuare i luoghi ed i settori delle possibili politiche di mantenimento ed “innovazione” del rurale, in termini di nuove missioni colturali, di spe- cializzazione di settori potenziali, di riqualificazione degli ambiti dove la “competizione” urbana si fa più intensa. I temi della promozione dell’ambiente e dello spazio funzionale rurale si connettono alla promozione d’area vasta degli ambiti della ruralità: diviene importante porre tra gli obietti- vi la realizzazione di percorsi tematici (vie tematiche, anelli e circuiti di fruizione) in cui

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 181 un ruolo fondamentale è ricoperto dalla rete delle strutture produttive agricole, dai nuclei rurali come “finestre” e strutture ricettive diffuse, dai principali assi escursionistici di crinale, costieri e di fondovalle, lungo l’asta fluviale principale Magra – Vara. Gli strumenti della promozione e della formazione specifica debbono tenere conto dello sviluppo tecnologico, oggi rappresentato, in modo particolare, dalla multimedialità e dalle forme di telepromozione. A tal fine, un obiettivo determinante consiste nello sviluppo di una rete telematica provinciale finalizzata a dare concreta visibilità al territorio rurale nel suo insieme, in termini di promozione dei sistemi di mercato nonché di marketing turistico e territoriale nei confronti di nuovi insediamenti capaci di apportare un contributo ai pro- cessi di innovazione rurale. Un obiettivo determinante, sia per l’assetto produttivo agricolo sia per lo spazio rurale complessivo, concerne la qualità dei luoghi, intesi come sistemi territoriali, su cui attuare, tra le altre forme di governo e di promozione del territorio, programmi mirati all’attivazione ed all’applicazione di sistemi di gestione ambientale finalizzati anche (attra- verso processi di certificazione) all’ottenimento di vere e proprie attestazioni ISO, nonché altre certificazioni “di sistema”, tra le quali le “bandiere arancioni”, attestanti una qualità ambientale e dei servizi di fruizione d’eccellenza. La concentrazione territoriale e tematica degli interventi, l’integrazione della pianificazio- ne e della programmazione provinciale secondo schemi concertati al livello locale, l’avvio di meccanismi di verifica degli effetti “di sistema” delle politiche d’intervento integrato rappresentano un obiettivo “istituzionale” del PTC, che si collega ad azioni di integrazione sia sul piano dei soggetti programmatori locali, che su quello dei soggetti attuatori dello sviluppo.

2.4. AMBITI E COMPRENSORI Il Piano individua i seguenti ambiti, dove trovano definizione gli indirizzi per le politiche di sviluppo dello “spazio rurale”: a. Ambiti caratterizzati dalla presenza di sistemi territoriali di produzione agricola “di mercato”, caratterizzati dallo sviluppo di “filiere” produttive e da potenzialità territo- riali ed ambientali costituenti il presupposto per il mantenimento e lo sviluppo dell’agricoltura come componente fondamentale. Si tratta dell’Alta Val di Vara, a pre- valente indirizzo zootecnico orientato alle tecniche di agricoltura biologica, della fascia collinare della Val di Magra e della Bassa Val di Vara, a prevalente indirizzo vitico- lo/olivicolo, della bassa Piana del Magra con un'emergenza in campo zootecnico degna di rilievo sul piano provinciale, del sistema agroambientale delle Cinque Terre e della Riviera ove, ancora una volta, predominano le colture viticole ed olivicole, ed infine della maricoltura nel Golfo. b. Ambiti caratterizzati da una forte caratterizzazione naturalistico/ambientale, che divie- ne elemento sostanziale per avviare politiche integrate di valorizzazione e sviluppo. Si tratta dell’ambito riconducibile, in prevalenza, allo spazio rurale dell’Alta Val di Vara (sistema naturalistico del Gottero e risorsa “fiume”). Le componenti ambientali assu- mono, comunque, significato determinante in tutto lo spazio rurale provinciale, in par- ticolare nella fascia costiera ed in Val di Magra. c. Ambiti di sviluppo rurale integrato, che presentano potenzialità ed esigenze di integra- zione dello sviluppo produttivo agricolo con altre funzioni ed attività. Tali ambiti pos- sono interagire con i sistemi agricoli di mercato più strutturati, rispetto ai quali presen-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 182 tano condizioni di continuità ma anche di minor potenziale economico, o possono esse- re individuati in relazione all’avvio di processi di “innovazione rurale”, intesi come sviluppo di nuove funzioni di filiera, in particolare per le fasi di trasformazione e commercializzazione, nonché di funzioni terziarie quali quelle turistiche e promozio- nali. Tali ambiti trovano localizzazione prevalente in Val di Vara. d. Ambiti della “competizione urbana”, dove il rurale accoglie, oltre ad attività agricole produttive, di qualificazione “paesaggistica” ed elementi di naturalità, anche compo- nenti urbane che competono con quelle rurali. Sono individuabili due ambiti del rurale periurbano: quello della piana “urbanizzata” della Val di Magra, in sponda destra e si- nistra, e quello della cintura collinare del Golfo. Nell’ambito della “piana urbanizzata della Val di Magra” la competizione tra utilizzo agricolo ed urbano necessita, senza dubbio, di maggiori tutele nei confronti dell’utilizzo agricolo certamente più debole sul piano economico, ma in grado di incidere positivamente sulla qualità del territorio.

L’articolazione territoriale degli ambiti sopra individuati determina una molteplicità di caratterizzazione del “rurale” nei diversi comprensori della provincia: Val di Vara, Val di Magra, Golfo, Cinque Terre e restante parte della Riviera. Le politiche del Piano si riferiscono dunque a due livelli: l’ambito omogeneo specifico ed il comprensorio. Ciò alla luce dell’obiettivo fondamentale di sviluppo complessivo dello spazio rurale, nell’ottica di scala vasta, in cui le diverse componenti trovano effettiva e concreta poten- zialità di valorizzazione.

2.5. VAL DI MAGRA Gli indirizzi per le politiche di sviluppo dello spazio rurale attengono a tre ambiti: i sistemi produttivi agricoli di mercato, l’ambito a “competizione urbana”, l’ambito a prevalente componente ambientale della ruralità.

2.5.1. LA FASCIA COLLINARE: IL SISTEMA PRODUTTIVO DI MERCATO

L’ambito viticolo ed olivicolo collinare nei comuni di Ortonovo, Castelnuovo, Sarzana, S. Stefano, Bolano, Follo, Vezzano Ligure, Arcola. Le “filiere” della vitivinicoltura DOC e dell’olivicoltura DOP caratterizzano la geografia dei luoghi di produzione.

INDIRIZZO 1 Obiettivo prioritario è il rafforzamento del sistema produttivo di mercato, attraverso politi- che di riorganizzazione della maglia aziendale e di sviluppo delle produzioni ottenibili, attraverso: − il rafforzamento della base produttiva, in termini spaziali e di tessuto aziendale, an- che attraverso un sistema di incentivi urbanistici connessi alla dimensione delle su- perfici interessate; − il potenziamento dell’accessibilità rurale, innanzi tutto a partire dalla rete esistente, incrementandone inoltre la funzione “duale”, agricola ed escursionistica;

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 183 − l’estensione dei processi di certificazione della qualità delle produzioni, con il coinvolgimento dell’area “allargata” all’ambito di gravitazione DOC e DOP della media/bassa Val di Vara; − la valorizzazione dei centri storici collinari come vetrine di promozione e di mer- cato; − la realizzazione di percorsi tematici con cui promuovere e valorizzare i luoghi di produzione; − la realizzazione di centri di trasformazione cooperativi e/o consortili, di livello so- vracomunale, al fine di aumentare la “massa critica” e di sostenere la qualità delle produzioni trainanti; − lo sviluppo della formazione professionale specialistica, che a Sarzana trova un polo di riferimento di livello provinciale, rendendola accessibile alla “rete” delle a- ziende di produzione.

2.5.2. LA FASCIA COLLINARE: L’AMBITO A CARATTERIZZAZIONE NATURALISTICA Le aree naturali nella fascia collinare dei comuni d’Ameglia, Lerici ed Arcola, comprese nel Parco regionale Montemarcello - Magra e le aree dell’alta fascia collinare, data dai territori naturali di Castelnuovo, Sarzana e Santo Stefano.

INDIRIZZO 1 La valorizzazione delle aree a vocazione naturalistica si basa in particolare su: − la connessione del sistema territoriale a vocazione ambientale di Lerici, Ameglia ed Arcola con il Parco provinciale del Golfo; − la connessione delle aree di Castelnuovo Magra con il Parco delle Apuane, quelle di Sarzana e di Santo Stefano con lo spazio “rurale” della Lunigiana storica.

2.5.3. LA PIANA DEL MAGRA:IL SISTEMA PRODUTTIVO DI MERCATO Interessa la bassa piana del Magra dove, oltre alle produzioni ortofrutticole diffuse, si rinviene un’azienda “atipica” ad indirizzo zootecnico (Marinella). Quest’ultima presenta elementi di forte identità produttiva, ma conferisce all’area anche una caratterizzazione paesaggistica assolutamente unica nell’ambito della Valle.

INDIRIZZO 1 Le politiche di sviluppo rurale attengono alla valorizzazione della produzione agricola, attraverso: − il sostegno dei processi di accorpamento fondiario e del mantenimento delle condi- zioni di continuità del tessuto rurale; − il mantenimento delle attività agricole e dell’assetto fondiario della tenuta di Mari- nella, in connessione con l’avvio di processi di diversificazione produttiva e di in- novazione colturale, in particolare attraverso una sempre maggiore diffusione delle tecniche di agricoltura biologica e comunque di tecniche a basso impatto ambien- tale; − la valorizzazione della vocazione agricola delle aree periurbane di Sarzana, che non può essere messa in discussione, così come definite dal medesimo PRG “parco

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 184 campagna”, e dislocate in contiguità agli spazi del sistema produttivo della bassa Piana; − l’estensione dei processi di qualificazione della specializzazione produttiva agricola alle aree della bassa piana contigue a Marinella, attraverso incentivi all’investimento fondiario finalizzato al recupero di superfici produttive. In tale ambito può essere prefigurata l'affermazione di attività agrituristiche.

INDIRIZZO 2 La crescita compatibile delle componenti extragricole, nel quadro dello sviluppo integrato dell’ambito rurale, rappresenta un tema centrale per la bassa Piana. Il Piano individua politiche anche sul piano della fruizione turistica, storico/archeologica (Ambiente dei Romani) e naturalistica. La bassa Piana costituisce un ambito progetto d’approfondimento del PTC.

2.5.4. LA PIANA DEL MAGRA: L’AMBITO DELLA “COMPETIZIONE URBANA” Interessa: − in sponda sinistra del Magra, il territorio rurale periurbano nel “nastro” dell’Aurelia e della Cisa, tra Ortonovo e Santo Stefano, che “contiene” alcune delle maggiori funzioni ordinatrici su scala provinciale in termini di strutture commerciali, logisti- che, di servizio; − in sponda destra del Magra, il territorio rurale periurbano dei Comuni di Follo, Vezzano Ligure ed Arcola. La densità insediativa e la molteplicità delle funzioni “contenute” nel territorio rurale periurbano rendono quest’ambito di peculiare interesse per le azioni di coordinamento del Piano. In questi spazi, infatti, a fronte di una prevalente potenzialità produttiva ortofrutticola, sussiste la “competizione” da parte di molteplici componenti produttive extra agricole, urbane, infrastrutturali, nonché la presenza di elementi ordinatori di scala provinciale delle strutture di promozione, formazione e ricerca, commercializzazione agricola.

INDIRIZZO 1 Le aree interstiziali, sono destinati a garantire le condizioni di riqualificazione per le tra- sformazioni urbane, in particolare attraverso il mantenimento di spazi aperti e di corridoi tra urbanizzato e Parco e/o colline, con preferenza per la destinazione a funzioni ricreative e sportive.

INDIRIZZO 2 L’obiettivo di consolidamento della produzione agricola, si esplica attraverso: − il contenimento della polverizzazione fondiaria, − l’incremento delle coltivazioni attuate con tecniche di agricoltura biologica o co- munque a basso impatto ambientale finalizzate allo sviluppo della qualità dei pro- cessi produttivi e dei prodotti, ottenibile da iniziative di aggregazione imprendito- riale e da politiche di marchio e di certificazione; − l’attivazione e l’applicazione di “sistemi di gestione ambientale”, sul piano della qualità complessiva dei luoghi di produzione, favoriti da parte degli Enti locali an- che attraverso aggregazioni consortili;

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 185 − l’adeguamento della rete irrigua alle esigenze di un’agricoltura moderna sfruttando “ in primis” ogni potenzialità dell’assetto infrastrutturale esistente mediante il defi- nitivo riconoscimento del ruolo del Canale Lunense quale fondamentale elemento di servizio all’agricoltura di fondovalle, al fine di contenere l’emungimento delle acque di falda attraverso i pozzi aziendali attivati a fini irrigui e garantire, per quanto attiene le funzioni di bonifica, un regolare deflusso delle acque meteoriche sempre più ostacolato dal fenomeno dell’abbandono dei coltivi; − l’adeguamento della rete viaria rurale secondo uno schema continuo non conflit- tuale con le altre domande di mobilità;

INDIRIZZO 3 In relazione ai territori a matrice naturale, si prevede: − la connessione delle aree Parco fluviali con le aree umide di Sarzana (Bozi) e la valorizzazione della rete dei corridoi biologici trasversali; − la tutela delle aree periurbane di Follo, Vezzano, Arcola, Sarzana, Castelnuovo, in- teressate dalla presenza delle infrastrutture da cui si attingono le risorse idriche po- tabili.

INDIRIZZO 4 Lo sviluppo delle funzioni di livello provinciale sul piano della logistica, dell’agroindustria e delle piattaforme agroalimentari, trova localizzazione privilegiata nello spazio tra l’area commerciale/distributiva di Pallodola e l’area intermodale di Santo Stefano Magra;

INDIRIZZO 5 Il “polo” della formazione e della ricerca in campo agroambientale trova a Sarzana il rife- rimento di livello provinciale per lo sviluppo delle strutture “dedicate”.

2.6. VAL DI VARA Il comprensorio rappresenta lo spazio rurale più consistente, ma più svantaggiato, della provincia, e si caratterizza per la presenza di tre ambiti: 1. L’ambito dell’Alta Valle orientato alla produzione biologica, in particolare per i comu- ni di Varese e Maissana, che configura il “centro” di un sistema produttivo di mercato; 2. l’ambito “naturalistico” dell’Alta Valle, in prevalenza per i Comuni di Sesta Godano e Carro; 3. l’ambito di sviluppo rurale integrato, articolato in: a. fascia montano/collinare orientale, nei comuni di Zignago, Rocchetta Vara, Calice al Cornoviglio; b. fascia centrale, in prevalenza nei comuni Beverino e Brugnato; c. fascia montano/collinare occidentale (retrocostiera) nei comuni di Carrodano, Bor- ghetto Vara, Pignone, Riccò del Golfo.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 186 2.6.1. L’AMBITO “ALTA VAL DI VARA” Il sistema produttivo presenta una specializzazione nel comparto zootecnico (filiere del latte e della carne), e nella castanicoltura (in fase di recupero produttivo). Lo sviluppo del “sistema produttivo locale” è obiettivo prioritario, al pari della sua esten- sione al resto del comprensorio della Val di Vara a ciò vocato.

INDIRIZZO 1 Il consolidamento della produzione agricola implica: − Lo sviluppo della zootecnia soprattutto se esercitata secondo criteri “ biologici” o comunque con tecniche a basso impatto ambientale, coinvolgendo anche lo spazio rurale vocato della media/bassa Valle (ambiti montani). Vedi Piano della zootecni- ca; − Il sostegno ai processi di ammodernamento delle strutture produttive ed il ricambio generazionale degli addetti; − La razionalizzazione degli strumenti finalizzati a sostenere la crescita della redditi- vità degli allevamenti, anche attraverso l’aumento dell’accessibilità ai servizi di as- sistenza tecnica finalizzata all’estensione della qualità nei processi produttivi; − Il sostegno ai processi di recupero, mantenimento e consolidamento dell'estensione delle aree interessate al processo produttivo (prati e pascoli), anche in relazione alla valorizzazione del patrimonio naturalistico e paesaggistico delle aree montane; − Lo sviluppo della fruizione agrituristica delle aree a produzioni zootecniche, in mo- do da valorizzare l’ingente patrimonio naturalistico delle zone di montagna; − La valorizzazione del patrimonio forestale; − La valorizzazione della castanicoltura; − Lo sviluppo delle funzionalità della rete viaria al servizio delle attività zootecniche montane, con carattere duale (produttivo e fruitivo escursionistico); − La diversificazione delle produzioni biologiche (orticoltura, zootecnia, innovazione produttiva su specifici filoni zootecnici, quali i suini e gli ovicaprini), l’adozione di politiche di marchio per l’intera vallata, l’integrazione con l’offerta agrituristica, tu- ristica e fruitiva naturalistico/culturale; − L’integrazione ed il potenziamento dei servizi per l’estensione della pratica biolo- gica, che si associa al necessario sviluppo delle attività di sperimentazione, ricerca e formazione nonché a tutte le forme di integrazione del reddito agricolo, sul piano della diversificazione produttiva che abbia reale esitabilità di mercato nonché su quello dei servizi agrituristici.

INDIRIZZO 2 Varese Ligure costituisce il centro ordinatore delle filiere di mercato con valenza per’intero comprensorio; Nelle aree periurbane del Comune trova localizzazione lo sviluppo delle strutture al servizio delle filiere agroambientali, in termini di trasformazione e di commer- cializzazione, a “rete” con in centri di fondovalle della Media/Bassa Valle.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 187 2.6.2. L’AMBITO “NATURALISTICO” Trovano qui espressione le potenzialità di espansione delle “filiere” più strutturate dell’ambito “di mercato” dell’alta Valle, in particolare per la zootecnia e per la valorizza- zione, della risorsa “bosco” e della castanicoltura.

INDIRIZZO 1 La ruralità, nell’ambito considerato, esprime forti contenuti naturalistico/ambientali, da valorizzare in connessione alla dotazione di “capitale naturale” e storico/culturale (sistemi naturalistici, risorsa “fiume”, qualità dell’aria e delle acque, emergenze archeologiche).

INDIRIZZO 2 A Sesta Godano, nell’area di fondovalle, possono localizzarsi funzioni ordinatrici in seno all’organizzazione della fruizione turistica, in particolare per la fruizione, sportiva ed e- scursionistica.

INDIRIZZO 3 Sesta Godano si pone come elemento “ordinatore” per le fasi di produzione, prima tra- sformazione e commercializzazione del prodotto “legno”, da sostenere attraverso le speci- fiche misure di incentivazione sul piano del miglioramento e della qualificazione produtti- va del patrimonio boschivo, anche sul piano della sperimentazione vivaistica. Tali funzioni sono da collocare prevalentemente nel territorio periurbano.

INDIRIZZO 4 La valenza qualitativa delle risorse idriche e la qualità dell’aria, consentono di traguardare lo sviluppo di specifiche forme di fruizione, di tipo salutistico, che vede nell’ambito lo spazio più vocato del comprensorio.

2.6.3. L'AMBITO DI SVILUPPO RURALE INTEGRATO Lo spazio rurale della Val di Vara, presenta molteplici caratterizzazioni e potenzialità di valorizzazione. Le risorse ambientali s’integrano con le potenzialità agricole ed agroindu- striali, nonché con le attività turistiche e commerciali/promozionali.

INDIRIZZO 1 I processi di valorizzazione delle produzioni agricole, si articolano: − nello sviluppo delle colture di fondovalle, in particolare ortofrutticole, in connes- sione con il sistema produttivo “biologico” dell’alta Val di vara; − nello sviluppo del ruolo funzionale di Brugnato e Beverino quali centri di servizio alla produzione (formazione, servizi all’impresa) a “rete” con il polo di Sarzana, nonché quali spazi localizzativi per attività agroindustriali ed artigianali (da ricon- durre peraltro allo studio di sostenibilità da parte dei PUC) connesse alle produzioni locali; − nello sviluppo delle filiere zootecnico/casearie dell’Alta Valle, in particolare per la fascia montano/collinare orientale, compresa tra Zignago e Calice al Cornoviglio;

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 188 − nello sviluppo delle attività connesse alla valorizzazione, della risorsa bosco, in particolare per la fascia montano/collinare occidentale retrocostiera, tra Carrodano e Riccò del Golfo. − nello sviluppo delle produzioni viticole DOC ed olivicole DOP della media/bassa Valle (Beverino, Riccò del Golfo) in connessione con i sistemi di mercato specia- lizzati nelle filiere del vino e dell’olio, tra i quali, in particolare, la Val di Magra.

INDIRIZZO 2 Lo sviluppo dello spazio rurale della fascia “centrale” della media Valle si connette alla crescita delle funzioni di servizio, di promozione territoriale di scala comprensoriale nei centri di Brugnato e Beverino, che rivestono un ruolo di “porta” per la Val di Vara e nello sviluppo dell’offerta d’accoglienza e della ricettività turistica, integrata con il recupero dell’edilizia rurale montano/collinare;

INDIRIZZO 3 Tra le innovazioni dello spazio rurale, si pone l’integrazione dei servizi alla pratica venato- ria e di pesca sportiva, attraverso lo sviluppo di strutture specializzate, in particolare nella forma di aziende faunistico/venatorie ed aziende agrituristico/venatorie ai sensi dell’art. 32 della LR 29/94, da realizzare, in particolare, nella fascia montano/collinare orientale retro- costiera e centrale dei comuni di Beverino, Riccò, Pignone, Borghetto e Carrodano.

INDIRIZZO 4 Sul piano dello sviluppo turistico, le potenzialità si collegano da un lato alla valorizzazione delle risorse endogene e, dall’altro, all’integrazione con gli ambiti a maggiore valenza turistica (Riviera/ Cinque Terre, Golfo, Lunigiana storica e Val di Magra), dei quali la bassa Val di Vara può costituire lo spazio espansivo per lo sviluppo dell’offerta ricettiva nelle due fasce montano/collinari orientale ed occidentale. Il recupero dei nuclei rurali, in entrambi gli ambiti montani costituisce l’azione prioritaria di supporto alla valorizzazione turistico fruitiva.

INDIRIZZO 5 Le potenzialità di sfruttamento della “risorsa bosco”, trovano nello sviluppo del ruolo di Sesta Godano un’integrazione con le funzioni produttive localizzabili a Brugnato, Beveri- no e Riccò del Golfo, quali ulteriori “centri” ordinatori delle fasi della filiera locale del legno, da sostenere attraverso le specifiche misure d’incentivazione sul piano del miglio- ramento del patrimonio boschivo.

2.7. LA RIVIERA Il comprensorio, pur a fronte di vocazione “multifunzionale”, presenta tuttavia una spiccata caratterizzazione agricola di mercato. L’ambito interessato è quello dei comuni di Levanto, Framura, Bonassola, Deiva Marina, contesto produttivo dove il sistema di mercato dei prodotti della viticoltura e della olivi- coltura è integrato con la fruizione turistica, altro elemento caratterizzante questo spazio rurale.

INDIRIZZO 1

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 189 Nell’ambito della Riviera la componente caratterizzante dello spazio rurale è il sistema produttivo locale connesso alle filiere viticole ed olivicole, che ha in Levanto il “centro” ordinatore, in particolare sul piano della promozione e dei servizi produttivi di filiera. L’ambito suddetto interessa i territori rurali dei comuni di Levanto, Bonassola, Framura e Deiva Marina.Le politiche di sviluppo dovranno orientarsi nella direzione del: − Rafforzamento delle filiere del vino e dell’olio extravergine d’oliva di qualità (DOC e DOP); agendo, prioritariamente, sulle potenzialità dell'aggregazione coope- rativa esistente. − Sostegno alla riorganizzazione aziendale ed al mantenimento delle superfici utiliz- zate, anche in termini di accessibilità fondiaria privilegiando quella su monorotaia e limitando allo stretto indispensabile qualsiasi altra possibile soluzione; − Stimolo alla diffusione di tecniche produttive innovative orientate al biologico e in ogni caso al basso impatto ambientale; − Aumento della qualità di processo e di prodotto, anche sul piano della gestione de- gli effluenti derivanti dalla trasformazione nella “filiera” dell’olio; − Promozione della diversificazione aziendale, in relazione alle attività integrative dei redditi agricoli ed alla connessione con la domanda turistica; − Nelle aree di Framura e Deiva, in relazione alla necessità di contrastare il massiccio abbandono delle coltivazioni ed i processi di rarefazione della base produttiva, sono da perseguire politiche integrate di sostegno dell’attività agricola sia negli aspetti meramente produttivi sia in quelli di presidio finalizzati alla tutela paesaggistica ed ambientale − La qualità di prodotto e di processo produttivo è un obiettivo determinante per con- sentire una estensione dell’agricoltura per il mercato e per accrescere la qualità complessiva dello spazio rurale.

INDIRIZZO 2 Le componenti ambientali dello spazio rurale caratterizzano, in particolare, le aree dei comuni di Deiva Marina, Framura e Bonassola. A Levanto assume rilevanza l’area di Punta Mesco, elemento di continuità con il Parco Nazionale delle Cinque Terre. − Obiettivo del Piano è la conservazione degli aspetti ambientali, seppure siano ne- cessari interventi di miglioramento del patrimonio boschivo, in particolare quelli finalizzati alla prevenzione del rischio incendi. − Il rafforzamento del ruolo del comprensorio, quale “porta” d’ingresso al Parco Na- zionale delle Cinque Terre, richiede politiche integrate di sostegno allo sviluppo turistico, sulla costa e nell’entroterra, garantendo la di sostenibilità complessiva ne- gli equilibri tra valenze naturali e produzione agricola.

INDIRIZZO 3 La destinazione a presidio ambientale interessa in particolare i boschi caratterizzati da prevalente funzione di protezione idrogeologica e da alto valore di biodiversità. − Il presidio ambientale si attua attraverso interventi edilizi per il recupero di manu- fatti esistenti, purchè convenzionati e finalizzati ad attività di protezione, attraverso l’impiego accorto di finanziamenti disponibili sul piano comunitario, nazionale e regionale. − Nei Piani di sviluppo delle Comunità Montane sono da sostenere investimenti nel settore forestale, volti alla ricostituzione del bosco percorso da incendio nonché al- l'introduzione di adeguati interventi di prevenzione e di soccorso.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 190 2.8. LE CINQUE TERRE Il comprensorio presenta caratteristiche del tutto particolari, in quanto l’esigenza di ridurre a coltura aspre pendici ha creato, in funzione dello sfruttamento agricolo del territorio, un paesaggio di particolare bellezza le cui possibilità di mantenimento coincidono con il permanere delle attività agricole. L’ambito in oggetto interessa i comuni di Riomaggiore, Vernazza e Monterosso. Il rapporto tra attività antropica ed emergenza paesaggistica è talmente peculiare da aver ottenuto il riconoscimento di elemento di valore mondiale per l’umanità, posto sotto la tutela dell’UNESCO. La tutela della produzione agricola assume dunque carattere essenziale per il manteni- mento delle qualità ambientali. Il permanere dell’attività agricola è, tuttavia, condizionato dalla difficoltà di operare la manutenzione dei terrazzamenti, di garantire un sufficiente ricambio generazionale e di facilitare l’accesso e la mobilità sul territorio. La stretta relazione tra agricoltura di mercato e presidio/manutenzione ambientale, rende il rapporto tra uomo e territorio pressoché indissolubile: il mancato tour-over generazionale causa una continua contrazione delle produzioni, una minore presenza umana sul territorio che si ripercuote inevitabilmente in una minore manutenzione di un territorio artificiale (terrazzamenti) e fragile. Le peculiari caratteristiche del sistema produttivo agricolo richiedono azioni integrate finalizzate al superamento di tali difficoltà attingendo a tutte le risorse finanziarie previste dalle misure della nuova politica agricola comunitaria.. Con azioni studiate in loco dovrà essere incentivato il recupero delle superfici in progressivo abbandono, ed un primo esem- pio può essere costituito dai cosiddetti “contratti di adozione ambientale”.

INDIRIZZO 1 L’ambito delle Cinque Terre, per la valenza peculiare in campo agricolo ed ambientale che costituiscono componenti fondamentali di uno spazio rurale di valore mondiale, costi- tuisce un ambito progetto per la pianificazione e la programmazione provinciale, divenen- do un elemento pilota nella costituzione dell’Osservatorio provinciale sulle tematiche della ruralità.

INDIRIZZO 2 Il Piano propone una modifica delle indicazioni del livello territoriale del PTCP regionale che, a proposito delle Cinque Terre e in relazione all’assetto vegetazionale, propone un incremento delle superfici boschive “rispettando ed accelerando le tendenze evolutive in atto delle aree agricole abbandonate”. La modifica deve essere prodotta nella direzione di prevedere, all’opposto, il recupero alla funzione produttiva delle aree interessate da processi di abbandono e ri-naturalizzazione;

INDIRIZZO 3 Il Piano individua alcune azioni per il sostegno della struttura produttiva agricola, che attengono ai temi del: − sostegno all’adeguamento della rete funzionale all’accessibilità fondiaria, attraverso l’estensione di mezzi meccanici di risalita (sistemi a cremagliera); − misure concertate con il Parco Nazionale delle Cinque Terre, a favore degli agri- coltori che assumano impegni agroambientali (tutela idrogeologica e paesaggistica) della durata di almeno 5 anni, attraverso un sostegno annuo rapportato sulla super- ficie aziendale;

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 191 − crescita della qualità di processo e di prodotto e possibile implementazione di "si- stemi si qualità aziendale", attraverso l’azione concertata degli Enti competenti, dando impulso all’aggregazione cooperativa, che riveste un ruolo centrale sia sul piano produttivo che su quello commerciale/promozionale; − sviluppo degli incentivi edilizi, di cui all’art.35 della LUR, e fiscali, in coerenza con le politiche di sostegno della nuova PAC, ed in relazione alla capacità profes- sionale dei giovani agricoltori che subentrano nella conduzione dei fondi sostituen- do gli agricoltori anziani; − impegno della Comunità Montana e del Parco Nazionale (al fine di favorire il ri- cambio generazionale e il mantenimento e recupero delle superfici coltivate) per organizzare corsi di orientamento, formazione ed aggiornamento professionale all’interno dei propri Piani di Sviluppo socioeconomici, coerenti con i Piani di svi- luppo rurale redatti dalla e finanziati dalla Provincia nei propri piani annuali for- mativi; − effettuazione, a cura della Comunità Montana e di concerto con il Parco, di un pro- getto finalizzato ad approfondire le motivazioni e le propensioni della popolazione residente giovanile, riguardo alle prospettive dei processi di ricambio generaziona- le.

INDIRIZZO 4 Il Piano rimanda agli indirizzi del Piano del Parco Nazionale l’identificazione, a livello dell’intero comprensorio delle Cinque Terre, dei territori non insediabili e di presidio ambientale. Le Cinque Terre sono il comprensorio dove assumono maggiore rilevanza le politiche di presidio agroambientale attuate attraverso l’applicazione di “contratti di ado- zione ambientale”, finalizzati a generare risorse da destinare alla manutenzione del territo- rio.

2.9. IL GOLFO Il comprensorio presenta un sistema produttivo di mercato ed uno spazio rurale collinare con due prevalenti caratterizzazioni: una data dalla forte caratterizzazione paesaggistica in regime di “competitività urbana”, l’altra prevalentemente connessa alle componenti natu- ralistico/ambientali.

2.9.1. IL SISTEMA DELLA MARICOLTURA Il primo ambito, che determina riflessi territoriali solo per una parte del proprio ciclo pro- duttivo, è il “mare coltivato”. Questa produzione primaria, trova nell’ambito del Golfo un sistema produttivo locale orientato al mercato, “specializzato” nelle filiere della maricoltu- ra (mitilicoltura e piscicoltura). Le attività di mitilicoltura, trovano nel Golfo un’espansione “storica” che, negli ultimi anni, ha evidenziato processi di crescita diversificata, quando alla “tradizionale” mitilicol- tura è andata associandosi l’itticoltura, configurando la realtà spezzina come uno dei poli tirrenici della maricoltura. Il Piano affronta il tema della riorganizzazione della “filiera” delle attività di maricoltura, in particolare per la distribuzione degli impianti terra, di allevamento, lavorazione e distri- buzione, anche in relazione a nuovi filoni quali l’ostricoltura, abbandonata da lungo tempo.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 192 INDIRIZZO 1 Il tema delle strutture a terra per la maricoltura si connette allo sviluppo di un “polo” pro- duttivo che integri anche le attività di ricerca e sperimentazione finalizzate a migliorare le condizioni dell’ecosistema marino con impiego di fauna e flora marina prodotta in sito, nonché impianti innovativi destinati alla produzione di avannotteria per l’accrescimento negli impianti a mare esistenti, e ad attività di ricerca e sperimentazione. La posizione più idonea per la realizzazione di tali impianti sfruttando strutture esistenti a fil di costa è quella di Santa Teresa/Pianelloni di Lerici, ove è possibile pensare all’istituzione di un centro integrato per la ricerca, sperimentazione, produzione e commer- cializzazione di attività legate al mare che potrebbero coinvolgere il centro di ricerca E- NEA ivi esistente.

INDIRIZZO 2 Un problema di tutela della qualità delle produzioni è posto dall’esigenza del ricambio d’acque fresche per gli impianti interni alla diga foranea. Il Piano suggerisce due soluzioni: ¡ la prima, di estensione dello specchio di coltivazione all’interno della diga per superfici sufficienti a corrispondere alla crescita della domanda di mercato, individuando in tale ambito anche le nuove attività di ostricoltura; ¡ la seconda, assumendo il progetto di apertura di varchi subacquei nella diga foranea proposto dal Comune Capoluogo, al fine di consentire il necessario ricambio senza in- cidere sulla funzionalità protettiva dello sbarramento artificiale del Golfo.

INDIRIZZO 3 La riorganizzazione del comparto della pesca professionale, che nel Golfo ha la maggiore concentrazione provinciale, pone il problema della rilocalizzazione della flottiglia di pe- scherecci, che attualmente ha base su Molo Italia, con problemi di interferenza riguardo alle attuali attività portuali e, nel futuro, con le previste riconversioni del primo bacino portuale ad impieghi turistici. L’ipotesi accolta dal PTC è quella dello sviluppo di un porto peschereccio specializzato e funzionale, anche in termini logistici, presso Cadimare, affi- dando a questa operazione anche una importante funzione di recupero della tradizione di borgo marinaro del centro medesimo, integrata con lo sviluppo dei servizi alla nautica da diporto.

2.9.2. LA FASCIA COLLINARE DEL GOLFO Il secondo ambito è dato dalla fascia collinare del Golfo, dove la ruralità ha un ruolo cen- trale nella definizione e nella caratterizzazione storico/culturale del paesaggio (oliveti di valore storico, nuclei rurali collinari, soprassuoli boschivi dell’alta collina), anche in con- nessione alle due aree Parco, di Montemarcello e delle Cinque Terre. La fascia collinare del Golfo, come anticipato, presenta due caratterizzazioni: a. Ambito naturalistico di Parco collinare, composto dagli spazi rurali dove prevalgono le vocazioni naturalistico/ambientali: l’alta fascia collinare e le aree Parco;

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 193 b. Ambito degli spazi rurali a “competizione urbana”, dove il territorio rurale periurbano presenta un’organizzazione agricola che non si presenta come un sistema produttivo autocentrato, ma interagente con le realtà “di mercato” contigue (viticoli DOC, olivi- coli DOP della Val di Magra e delle Cinque Terre). I comuni interessati sono Portove- nere, La Spezia e Lerici. La vocazione “centrale” dell’ambito risiede nel potenziale di caratterizzazione paesaggisti- ca determinando, in seno alla pianificazione comunale, politiche di mantenimento e di presidio ambientale, finalizzate a mantenere il paesaggio olivicolo ed a integrare le aree boscate nel più complesso sistema della fruizione turistica rurale, in connessione con le aree Parco.

INDIRIZZO 1 La tutela e la valorizzazione delle componenti ambientali presenti nella fascia collinare del Golfo sono connesse alla proposta di Parco Provinciale del Golfo, elemento d’integrazione con le aree del Parco Nazionale delle Cinque Terre e del Parco regionale di Montemar- cello.

INDIRIZZO 2 Le valenze storico/archeologiche evidenti nella fascia collinare si connettono alla valoriz- zazione integrata delle emergenze culturali presenti nello spazio rurale.

INDIRIZZO 3 La funzione di presidio ambientale rileva particolarmente nella fascia collinare del ponente del Capoluogo, dove si segnala la presenza di numerosi “detrattori ambientali” rappresen- tati dalle cave che dovranno essere riconvertite mentre, nella fascia collinare del levante, analoghe interazioni si hanno nei confronti delle discariche i cui siti sono da mettere in sicurezza e/o bonificare. L’intera fascia di presidio ambientale trova quindi una specifica politica di piano nell’identificazione del Parco provinciale del golfo condizione essenziale per porre mano organicamente alle questioni entro un progetto di riabilitazione complessi- vo.

INDIRIZZO 4 Sul versante centrale del Golfo sono presenti tensioni proprie della competizione urbana: si pensi all’area industriale ex IP in riconversione, all’espansione residenziale collinare e, ancora, allo sviluppo infrastrutturale, in particolare, la Variante Aurelia. Il territorio rurale periurbano che caratterizza in prevalenza l’ambito centrale deve indurre azioni di riqualificazione finalizzate a ridurre l’impatto insediativo sul versante collinare.e alla riprogettazione dei margini della Città come conseguenza dei cospicui processi di sostituzione in corso.

INDIRIZZO 5 Gli ambiti rurali di ponente e di levante, invece, debbono caratterizzarsi per una gestione pianificatoria orientata al mantenimento della funzione di controllo del paesaggio preva- lente, quello olivicolo, in particolare nelle fasce estreme del Golfo (Portovenere e Lerici), dove l’olivicoltura rappresenta anche un elemento portante della “storia” del paesaggio (oliveti storici, insediamenti medievali, emergenze rurali romane).

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 194 2.10. ASSETTO FUNZIONALE DEL SISTEMA DELLE STRUTTURE PRODUTTIVE AGRICOLE Il Piano individua una rete provinciale di strutture al servizio dello spazio rurale, sia sul piano produttivo che, in particolare per la Val di Vara, sul piano sociale e dei servizi alla popolazione rurale. − Il centro provinciale della ricerca, formazione e commercializzazione di scala vasta (logistica, piattaforma agroalimentare, servizi al trasporto del “fresco”) è Sarzana, che nella struttura di Pallodola già concentra funzioni di ricerca, formazione e di commercializzazione diretta. − Il centro intermodale di Santo Stefano, in connessione con lo sviluppo della logisti- ca interportuale, rappresenta un’opportunità per lo sviluppo del ruolo della struttura di Pallodola quale riferimento per la logistica agroalimentare; − Nella media/bassa Val di Vara Beverino rappresenta il centro ordinatore delle fun- zioni commerciali, di servizio alla produzione e di promozione/ricerca per l’intero ambito, in integrazione con Brugnato dove risultano prevalenti le vocazioni in campo promozionale (“finestra”) d’accoglienza e promozione per l’intera Val di Vara; − Nell’alta Val di Vara Varese Ligure e Sesta Godano sono i centri ordinatori, rispet- tivamente, delle produzioni connesse alla “Valle del biologico” e della filiera “legno”. Varese e Sesta, inoltre, si pongono come centri ordinatori degli alleva- menti di fauna selvatica ed itticoltura; − Brugnato, Beverino e Riccò del Golfo ospitano funzioni connesse alla filiera del le- gno, in termini di seconda trasformazione e manifatture specialistiche industria- li/artigianali, partecipando alla “rete” delle strutture di sostegno alla valorizzazione produttiva del bosco; − In Riviera Levanto, nelle Cinque Terre Riomaggiore, sono gli elementi portanti per le funzioni di servizio all’agricoltura, nelle diverse fasi delle “filiere” vitivinicole ed olivicole. − La Spezia e Sarzana sono i luoghi della promozione convegnistico/espositiva di scala provinciale. − Sarzana costituisce il “polo” della ricerca, della formazione e della promozione in campo agricolo, con valenza provinciale, ponendosi come elemento del sistema re- gionale dei centri di servizio all’agricoltura di qualità orientata al mercato. − La Spezia è il centro ordinatore delle produzioni e delle tecnologie connesse alla filiera del “mare”.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 195 DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 196 3. IDENTIFICAZIONE DEGLI AMBITI INSEDIATIVI RURALI NELL’AMBITO DELLE PREVISIONI URBANISTICHE DEI PUC I P.U.C. individuano nell’ambito dello spazio rurale le diverse tipologie insediative indivi- duate dalla L.U.R. all’art.36, tenendo conto degli indirizzi definiti dal Piano Territoriale per i diversi ambiti e comprensori e, in particolare, in relazione ai seguenti indirizzi speci- fici

3.1. AREE AGRICOLE DI EFFETTIVA PRODUZIONE (ART. 35 LUR)

Identificazione Aree destinate o da destinare all’attività agricola svolta in forma estensiva ed intensiva ivi comprese le aree destinate o da destinare a serre. Le prevalenti vocazioni di livello provinciale sono connesse, attualmente, alla viticoltura (aree delimitate ai fini della produzione di vini DOC), all’olivicoltura (aree delimitate ai fini della produzione di olio extravergine d'oliva DOP), alla zootecnia, all’ortofrutticoltura, al florovivaismo, alla coltivazione del castagneto da frutto ed alla raccolta frutti del sotto- bosco. Talune produzioni agricole assumono particolare pregio qualitativo quando ottenute secondo il metodo biologico o comunque mediante tecniche a basso impatto ambientale. Appartengono a questa categoria le aree individuate dai PUC secondo i seguenti criteri:

Criteri − Condizioni di giacitura e caratteristiche geo-pedologiche dei terreni, in presenza o meno di sistemazioni agrarie, idonee all’esercizio dell’attività agricola; − Presenza, o possibile realizzazione, di un sufficiente grado di infrastrutturazione territoriale funzionale al mantenimento ed alla crescita della produzione agricola; − La copertura da parte di contributi comunitari, nazionali, regionali e locali di soste- gno alle attività agro-silvo-pastorali.

Ambiti territoriali entro cui individuare aree di effettiva produzione agricola: Il piano individua quali ambiti territoriali con una agricoltura sensibile al mercato: − Le aree interessate da sistemazioni agrarie di collina (terrazzamenti, ciglionamenti) e delimitate ai fini della produzione di vini DOC e di olio extravergine d’oliva DOP presenti in Val di Magra, Bassa Val di Vara e Riviera Spezzina; − La piana del Magra, a prevalente caratterizzazione produttiva in campo ortofloro- frutticolo, ed al suo interno la fattoria di Marinella, ad indirizzo zootecnico; − Le aree dell’Alta Val di Vara, a prevalente caratterizzazione produttiva in campo zootecnico/caseario; − Le aree della castanicoltura, in Val di Vara, interessate da interventi di recupero produttivo; − Le aree della maricoltura nel Golfo spezzino.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 197 Aree agricole classificabili come aree agricole di effettiva produzione, con funzioni sussidiarie di manutenzione ambientale Aree destinate all’attività agro-silvo-pastorale, comprese nella categoria precedente, ove le attività agricole svolgono parallelamente insostituibili funzioni di tutela del territorio, sotto il profilo ecologico, ambientale e paesaggistico: − Le aree interessate da sistemazioni agrarie di collina (terrazzamenti, ciglionamenti) ricadenti nel comprensorio del Parco Nazionale delle Cinque Terre; − Le aree interessate da sistemazioni agrarie di collina (terrazzamenti, ciglionamenti) ricandenti nel comprensorio di parchi regionali e provinciali e delimitate ai fini della produzione di vini DOC e di olio extravergine d’oliva DOP; − Le aree interessate da sistemazioni agrarie collinari (terrazzamenti, ciglionamenti) e delimitate ai fini della produzione di vini DOC e di olio extravergine d’oliva DOP costituenti una cornice ai centri storici ed agli antichi nuclei classificati come NICE e NIMA dal PTCP.

3.2. TERRITORI DI PRESIDIO AMBIENTALE (ART. 36 LUR)

Identificazione Si considerano due tipologie di aree, sulla base dei criteri generali dell’art. 36 LUR: − Aree attualmente utilizzate per attività agro-silvo-pastorali, ove l’obiettivo di ga- rantire la conservazione e valorizzazione del territorio sotto il profilo ambientale e paesaggistico (interesse pubblico) travalica le motivazioni d’ordine produttivo (in- teresse privato); − Aree agricole in incipiente o pregresso abbandono investite o meno da processi di rinaturalizzazione. I PUC identificano i territori di presidio ambientale secondo i seguenti criteri:

Criteri − I PUC identificano quali territori di presidio ambientale le aree attualmente utiliz- zate per attività agro-silvo-pastorali, ove le attività stesse assumono rilievo margi- nale rispetto al preminente interesse volto al recupero ed alla riqualificazione del territorio sotto il profilo ambientale e paesaggistico; − Le aree con funzioni di presidio ambientale sono destinate ad interventi di qualifi- cazione del territorio che perseguano obiettivi di valorizzazione e tutela ambientale − Nelle aree destinati a Parco, gli Enti gestori selezionano in via prioritaria le aree d’effettiva produzione di cui al paragrafo precedente ovvero quelle non insediabili di cui al successivo, destinando a territorio di presidio ambientale i fondi agricoli residuali.

Ambiti territoriali: − Le aree interessate da sistemazioni agrarie di collina (terrazzamenti, ciglionamenti) che non risultino delimitate ai fini della produzione dei vini DOC e dell’olio extra- vergine d’oliva DOP − Le praterie in trasformazione del PTCP.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 198 − I boschi a prevalente funzione ecologica, paesaggistica e di difesa dal dissesto idro- geologico.

3.3. TERRITORI NON INSEDIABILI (ART. 37 - LUR 36/97)

Criteri identificativi Sono riconducibili ai criteri generali, di cui all’art. 37 della LUR, le aree per quali le fun- zioni di tutela e conservazione hanno carattere di preminente interesse pubblico.

Ambiti territoriali: − Le aree archeologiche, le aree di conservazione del PTCP. − Le aree di tutela assoluta, identificate dagli Enti Parco nei rispettivi Piani − Ulteriori aree da sottoporre a tutela assoluta individuate dai PUC.

3.4. CARTA DELLO SPAZIO RURALE La carta dello spazio rurale, fornisce la rappresentazione cartografica della classificazione territoriale di cui al precedente capitolo 1, secondo le diverse categorie li individuate: territorio rurale periurbano, della produzione agricola, seminaturale dei pascoli e delle praterie, seminaturale dei boschi e delle foreste e naturale. In ciascuna categoria i Piani Urbanistici Comunali identificheranno le diverse tipologie insediative previste dalla L.U.R. e specificate al presente capitolo 3: aree di effettiva pro- duzione, territori di presidio ambientale, territori non insediabili, oltre ai nuclei rurali.

Tipologie insediative aree di effettiva Categorie dello territori di presidio aree non nuclei aree urbane produzione spazio rurale ambientale insediabili rurali agricola individuate dal PTC (Urbano) p.m. e dai PUC individuate dal PUC sulla base di criteri forniti dal PTC (la definizione di nuove funzioni urbane deve risultare residuale riguardo alla Periurbano selezione, in ordine, dell’effettiva produzione e del presidio ambientale Della produzio- Vedi quaderno ne agricola sullo spazio seminaturale urbano individuate dal PUC sulla base dei criteri praterie e forniti dal PTC pascoli Seminaturale boschi e foreste − segnalate dal PTC e indivi- Naturale duate dai PUC − individuate dai Piani di Parco)

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 199 DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 200 4. ORIENTAMENTI E INDIRIZZI PER LE POLITICHE FORESTALI

4.1. LE RISORSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELLA SPEZIA La consistente copertura forestale (69,6% secondo l’Inventario Forestale Nazionale del 1984) colloca la provincia della Spezia ai primissimi posti nel panorama nazionale, e ne connota profondamente l’ambiente ed il paesaggio. Coerentemente con lo spirito della L.R. n°36/97 (LUR) e della L.R. n°4/99 (Norme in materia di foreste e di assetto idrogeologico), l’azione del Piano Territoriale Provinciale rivolta alla tutela e valorizzazione di questa risorsa, con un approccio teso ad esaltare la “multifunzionalità” delle risorse forestali, secondo un’ottica oggi prevalente. È possibile fornire un succinto quadro d’insieme che evidenzi le peculiarità, le valenze e le potenzialità dei soprassuoli della provincia spezzina. Innanzitutto ricordiamo come risultino più di 60.000 Ha interessati dalla copertura fore- stale sugli 88.479 complessivi della Provincia, con la netta prevalenza delle formazioni di Castagno e Pino Marittimo su tutte le altre (Faggio, Carpino Nero, Querce mediterranee e Cerro principalmente), ma anche con la presenza di localizzate formazioni di pregio natu- ralistico e paesaggistico (Betulla, Rovere, Sughera, Castagneti da Frutto, ecc.). La forma di governo a ceduo è prevalente su quella a fustaia, ma gli assortimenti prodotti in ambo i casi non risultano particolarmente pregiati essendo costituiti fondamentalmente da legna da ardere e paleria per quanto riguarda le latifoglie, da tondame da sega (di qualità mediocre) per quanto riguarda il Pino Marittimo. La produzione - così come la proprietà dei boschi – è per la quasi totalità in mano ai privati ed al di fuori dei Piani di Assesta- mento (peraltro adottati solo su circa 1/3 delle proprietà comunali), cioè al di fuori della pianificazione di lungo termine. A quanto appena detto è poi da aggiungere la produzione non legnosa (castagne, frutti di bosco, funghi, ecc.) e l’erogazione di tutta una serie di “servizi” (dalla difesa del suolo alla conservazione della biodiversità, dalla fruizione turi- stico-ricreativa all’espressione delle valenze paesaggistiche, ecc.) difficilmente quantifica- bili, ma di sicuro peso e spesso prevalenti. Il quadro che emerge è quello di una risorsa diffusa ampiamente, soprattutto negli ambiti interni, ma che - come in tanta parte del nostro Appennino - ha subito una progressiva marginalizzazione (con la conseguente dequalificazione produttiva, paesaggistica e cultu- rale dei boschi), solo in parte compensata dall’accresciuta valenza turistico-ricreativa e naturalistica dei soprassuoli. Ciò ha innescato tutta una serie di dinamiche post-colturali che non necessariamente riconducono allo stato di primigenia naturalità, ma che spesso preludono ad un decadimento ecologico e paesaggistico (affermazione di specie esotiche e/o soprassuoli instabili, suscettibilità agli incendi ed alle fitopatie, ecc).

4.2. L’APPROCCIO MULTIFUNZIONALE PER LA VALORIZZAZIONE DELLE RISORSE FORESTALI Per determinare come valorizzare le ingenti superfici forestali il Piano assume un approc- cio multifunzionale, ovvero teso ad individuare le prevalenti vocazioni d’uso e di destina- zione e quindi le forme gestionali che tendono ad esaltarle. Tutto ciò tenendo presente che

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 201 le funzioni svolte dal bosco sono molteplici e difficilmente scindibili le une dalle altre: ad esempio, la gestione produttiva in particolari forme e contesti svolge un ruolo importante garantendo il presidio umano in aree suscettibili di degrado e ad elevato rischio di incen- dio, la permanenza di paesaggi colturali pregevoli, una maggiore biodiversità, etc.

Il Piano individua quattro vocazioni valevoli estesamente per l’ambito provinciale, e cioè: a) vocazione protettiva dall’erosione del suolo (distinta in due gradi di problematicità: preminente o compatibile) b) vocazione naturalistico/conservativa c) vocazione turistico/ricreativa d) vocazione produttiva.

A queste differenti vocazioni corrispondono diverse politiche forestali anche suscettibili di reciproca integrazione. Per l’individuazione delle superfici forestali dove prevalgono una o più vocazioni si è ricorsi all’intersezione dello strato della copertura forestale, ricavato dal PTCP - Assetto Vegetazionale, con alcuni indicatori rappresentativi di una specifica attitu- dine secondo lo schema sotto riportato:

Copertura Indicatori Vocazione Forestale • Aree con substrato ofiolitico Protezione dall’erosione del suolo Premi- • Aree in frana nente • Aree instabili e tendenti all’instabilità • Aree metastabili Protezione dall’erosione del suolo Compati- bile • Aree ad Alto Pregio Naturalistico-Conservativa PTCP - Assetto • Vegetazionale Biotopi • Rete sentieristica, Rifugi Turistico-Ricreativa • Aree attrezzate (Palestra nel verde, etc.) • Maneggi • Proposte PTCP • Assenza degli elementi precedenti Produttiva • Castagneti da Frutto recuperati

Nel caso della presenza congiunta di più vocazioni è comunque opportuno definire una scala di priorità che risponde alle esigenze di gestione sostenibile delle risorse forestali e garantisce un sufficiente margine di sicurezza rispetto alla possibile incompatibilità delle diverse vocazioni individuate. La scala gerarchica seguita è la seguente:

Vocazione Prevalenza

Protezione dall’erosione del suolo Preminente ++++

Naturalistico-Conservativa +++

Turistico-Ricreativa ++

Produttiva +

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 202 4.3. GLI AMBITI DELLA VALORIZZAZIONE FORESTALE Gli interventi suindicati hanno valenza generale e devono essere ulteriormente specificati, in base alle caratteristiche proprie dei diversi ambiti individuabili a livello provinciale ed omogenei dal punto di vista forestale. Si rimanda pertanto agli strumenti di pianificazione di maggior dettaglio, quali Piani di Assestamento, Piani dei Parchi, Piani di Sviluppo Economico e Sociale delle Comunità Montane, nei quali si richiedono approfondimenti specifici, con particolare riferimento alle indicazioni riportate in questo capitolo. Quanto previsto dovrà essere poi integrato con la pianificazione sovraordinata (PTCP-Assetto Vegetazionale, Piani di Bacino) tenendo conto di quanto previsto dal Programma Forestale Regionale, conformemente alla L.R. n°4/99 ed alle vigenti Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale.

4.3.1. L'AMBITO DELLA VAL DI VARA Il comprensorio della Val di Vara risulta il “Polmone verde” della provincia spezzina, è qui infatti che il bosco costituisce la matrice del paesaggio, assieme alle vaste aree prative e pascolive delle zone più elevate. Predominano le latifoglie (Castagno, Cerro, Faggio, Car- pino Nero, etc) come Cedui in prevalenza, ma pure è abbondante il Pino Marittimo (in pinete pure e spesso misto al Castagno) nelle esposizioni più calde, frequenti sono i rimbo- schimenti a Pino Nero nella fascia montana. Le superfici forestali di tale ambito presentano emergenze naturalistiche e paesaggistiche di rilievo, unitamente al permanere delle forme di utilizzazione proprie dell'ambiente rurale. Le attitudini dei soprassuoli in questione sono molteplici, possiamo individuare: - Vocazione protettiva dall’erosione del suolo - Vocazione naturalistico-conservativa - Vocazione turistico-ricreativa - Vocazione produttiva Si rileva in particolare: a) Aree a vocazione protettiva dall’erosione del suolo: troviamo sia soprassuoli su sub- strati ofiolitici, che su aree in frana, su aree da instabili a metastabili. Le situazioni cri- tiche sembrano comunque localizzate (soprattutto verso i crinali appenninici e subap- penninici), anche se vi è una situazione generalizzata di suscettibilità e quindi predi- sposizione all’instabilità. b) Aree a vocazione naturalistico-conservativa: si tratta fondamentalmente della fascia di crinale, di quella fluviale e di diverse aree disgiunte localizzate in corrispondenza della “Lama della Spezia” (substrato calcareo): per la caratterizzazione naturalistica si ri- manda a quanto detto nel capitolo della valorizzazione naturalistico-ambientale. Op- portuni interventi di miglioramento forestale che possono incrementare la valenza natu- ralistica di tali soprassuoli ed in particolare la biodiversità. c) Aree a vocazione turistico-ricreativa: troviamo alcune aree meglio vocate alla fruizio- ne, benché l’intera vallata sia soggetta a frequentazione turistico-ricreativa sotto diver-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 203 se forme. I soprassuoli del crinale appenninico (Alta Via dei Monti Liguri), quelli pros- simi ai centri abitati ed alle strutture sportive sono quelli attualmente e potenzialmente interessati. d) Aree a vocazione produttiva: in questo ambito troviamo il comprensorio boschivo dotato di potenzialità produttive più ampio di tutta la provincia e corrispondente gros- somodo a tutta la porzione centrale della valle. Gli interventi perseguibili sono quelli indicati al paragrafo 4.4, calibrati opportunamente sulle caratteristiche specifiche dell’ambito.

4.3.2. L’AMBITO DELLA RIVIERA E DELLE CINQUE TERRE La realtà forestale di questo ambito è molto articolata, di fronte ad elementi di notevole pregio naturalistico e paesaggistico (Leccete, anche con Sughera, Pinete di Pino D’Aleppo, lembi di macchia mediterranea, etc), troviamo aree critiche per la frequenza degli incendi e la suscettibilità ed i danni prodotti da questi (non ultimi l’accentuazione dei processi di erosione del suolo), aree terrazzate in cui si assiste ad estesi processi successionali. Le attitudini prevalenti risultano: - Vocazione Protettiva Dall’erosione Del Suolo - Vocazione Naturalistico-Conservativa - Vocazione Turistico-Ricreativa Si rileva in particolare: a) Aree a vocazione Protettiva dall’erosione del suolo: l’intero ambito risulta soggetto ad accentuata instabilità, per la frequenza dei substrati ofiolitici (ad W) e per l’instabilità generalizzata, localmente molto accentuata. La gestione forestale indirizzata alla mas- simizzazione delle capacità protettive nei riguardi del suolo risulta predominante b) Aree a vocazione Naturalistico-Conservativa: l’elevata ricchezza naturalistica diffusa su tutto l’ambito richiede l’armonizzazione degli interventi finalizzati alla difesa del suolo con quelli finalizzati alla conservazione ed al miglioramento naturalistico e pae- saggistico. c) Aree a vocazione Turistico-Ricreative: la fruizione della fascia costiera risulta elevata e diversificata, la fruizione legata alle valenze ambientali è comunque rilevante in tutto l’ambito (escursionismo) ed ha risvolti problematici, visti i carichi localizzati ed intensi che si determinano con conseguenti effetti negativi anche sui soprassuoli. La presenza del Parco Regionale (e Nazionale) delle Cinque Terre presuppone particolare attenzio- ne nell’affrontare congiuntamente tutte queste problematiche.

4.3.3. L’AMBITO DEL GOLFO La fascia collinare presenta un elevata concentrazione di aree ad alto pregio ed una coper- tura forestale diffusa, in parte contigue alla fascia costiera, dove peraltro insistono ampi

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 204 spazi urbanizzati densamente, data la presenza del maggiore agglomerato insediativo e produttivo della provincia, ovvero La Spezia. Le peculiari valenze e le potenzialità presenti nel Golfo ne fanno un ambito in cui le politi- che di valorizzazione assumono un rilievo particolarmente forte interagendo con la struttu- ra insediativa urbana. Ciò ha riflessi anche sulle attitudini forestali, individuiamo quindi per i boschi dell’ambito in prevalenza: - Vocazione Protettiva Dall’erosione Del Suolo - Vocazione Naturalistico-Conservativa - Vocazione Turistico-Ricreativa Più articolatamente: a) Aree a vocazione Protettiva: le aree critiche sono limitate alla porzione collinare cen- tro-occidentale, in continuità con la riviera. Possibili interventi localizzzati e da coordi- nare con le esigenze di fruizione sotto individuate. b) Aree a vocazione Naturalistico-Conservativa: gli elementi di pregio forestale sono quelli evidenziati nel capitolo della Valorizzazione Naturalistico-Ambientale e risulta- no estremamente diffusi. Possibili interventi che ne esaltino ulteriormente le valenze intrinseche ed altri finalizzati alla loro tutela rispetto alle notevoli pressioni antropiche. c) Aree a vocazione Turistico-Ricreativa: la presenza di una consistente urbanizzazione e di un notevole flusso turistico richiede la valorizzazione ed il potenziamento di quei soprassuoli periurbani che si prestano alla fruizione, localizzati generalmente in posi- zione sommitale nella fascia collinare (dove la morfologia è meno accidentata).

4.3.4. L’AMBITO DELLA VAL DI MAGRA Questo ambito risulta interessato in maniera marginale rispetto ai precedenti dalla copertu- ra forestale, nondimeno si hanno notevoli diversificazioni e presenze naturalistiche di rilievo, associate ad un ambiente densamente abitato ed urbanizzato. Possiamo individuare quindi come preponderanti: - Vocazione Naturalistico-Conservativa - Vocazione Turistico-Ricreativa Rileviamo: a) Aree a vocazione Naturalistico Conservativa: legate in particolare all’ambiente collina- re ed all’asta del fiume Magra. Opportune forme di tutela dei lembi forestali di pregio ed interventi di ricostituzione e miglioramento, soprattutto nell’area di pianura prossi- ma al fiume (es, ricostituzione di lembi di foresta planiziaria). Da valutare attentamente le forme di gestione delle formazioni riparie, visto il loro importante ruolo naturalistico ed il loro notevole peso sul deflusso delle acque in caso di piena. b) Aree a vocazione Turistico-Ricreativa: legate anche queste alle zone collinari a corona dei centri abitati ed all’ambiente fluviale.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 205 Permangono spazi extra-forestali destinabili alla produzione legnosa, con particolare rife- rimento alla Pioppicoltura eed ad altre forme di Arboricoltura da Legno

4.4. INDIRIZZI PER GLI INTERVENTI DI VALORIZZAZIONE La valorizzazione di quest’ingente patrimonio ambientale richiede una politica forestale articolata affidata a strumenti di pianificazione forestale da realizzarsi ad opera degli enti preposti (Comunità Montane e CIDAF in primo luogo, ma anche Enti Parco, Autorità di Bacino e Consorzi di Proprietari Forestali) per una definizione puntuale degli interventi da attuare (attraverso la redazione di Inventari Forestali e Piani di Assestamento comprenso- riali e/o aziendali). Il Piano Territoriale individua comunque a grandi linee i settori e le politiche di intervento rifacendosi alla suddivisione adottata e ricordando che i provvedimenti sotto indicati devo- no essere inquadrati entro quanto previsto dal PTCP-Assetto Vegetazionale e dalle Prescri- zioni di Massima e di Polizia Forestale:

4.4.1. VALORIZZAZIONE DEI BOSCHI A VOCAZIONE PROTETTIVA DALL'EROSIONE DEL SUOLO Uno dei ruoli fondamentali svolti dal bosco è quello della difesa idrogeologica e della protezione dall’erosione del suolo, soprattutto in presenza di aree "sensibili". In funzione di tali aree è opportuno definire – successivamente ad analisi più puntuali - le adeguate tipo- logie gestionali e gli interventi; a livello generale possiamo individuare: aa) Soprassuoli in condizioni pedologiche difficili: riferibile in particolare ai boschi su terreni ofiolitici. La copertura vegetale in tali condizioni risulta particolarmente svan- taggiata, impossibile una gestione produttiva. Opportuni interventi di consolidamento e miglioramento vegetazionale quali: - Diradamenti nelle pinete troppo dense ed instabili. - Arricchimento tramite rimboschimenti localizzati con specie frugali e miglioratrici del suolo (Orniello, Roverella, etc). - Decespugliamenti localizzati con finalità di prevenzione incendi. ab) Soprassuoli su terreni in frana, instabili o tendenti all’instabilità: la copertura forestale svolge il ruolo primario di difesa del suolo, incompatibile una gestione produttiva in- tensiva. Opportuna la definizione di specifici interventi colturali (es. conversione ad Alto Fusto dei Cedui, diradamenti dei soprassuoli eccessivamente densi ed instabili, ri- costituzione dei soprassuoli degradati da incendi o altre cause, etc.) o di stabilizzazione dei versanti che esaltino il ruolo di difesa idrogeologica del bosco, da definire comun- que a scala locale. - Contenere l’estensione delle tagliate od al limite impedire del tutto lo sfruttamento produttivo: quando possibile e conveniente indirizzare i soprassuoli all’Alto Fusto. - Diradare le Pinete troppo fitte (es. Pinete post/incendio) e quindi instabili, anche per favorire la successione a latifoglie, cercando per quanto possibile di mantenere la me- scolanza tra le diverse specie.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 206 - Diradare i soprassuoli dominati da Leccio qualora l’eccessivo aduggiamento possa determinare l’inefficienza dello strato arbustivo ed erbaceo nei confronti del conteni- mento dell’erosione superficiale e della regimazione delle acque. - Attuare interventi colturali tesi a ridurre la suscettibilità agli incendi, con particolare riguardo alle fasce prossime a viabilità e sentieri, anche tramite la diffusione della Su- ghera dove possibile. Per ciò si fa riferimento a quanto detto nel capitolo della Sicurez- za Boschiva. - Attuare interventi mirati di Ingegneria Naturalistica per la stabilizzazione dei versanti ed il contenimento dell’erosione superficiale. ac) Soprassuoli su terreni metastabili: si tratta di aree suscettibili di degrado in funzione della tipologia di gestione e/o evoluzione forestale, che comunque non presuppongono l’incompatibilità con finalità produttive, di conservazione naturalistica o fruitive purché opportunamente regolamentate. Opportuno definire ad una scala locale la compatibilità con il governo a Ceduo (superficie, matricinatura e turno dei tagli), la convenienza della Conversione ad Alto Fusto (in particolare se disetaneo), la necessità d’interventi colturali, gli altri interventi indicati ai punti precedenti.

4.4.2. VALORIZZAZIONE DEI BOSCHI A VOCAZIONE NATURALISTICO-CONSERVATIVA

Nel contesto della Provincia emergono diverse formazioni forestali di pregio per l'elevata valenza naturalistica, faunistica e paesaggistica (Alto fusto di Faggio, vecchi Castagneti da Frutto, Leccete miste a Sughera, popolamenti localizzati di Betulla, di Rovere, di Carpino Bianco, Leccete eterotopiche, etc) e sicuramente ulteriori se ne individueranno ad uno studio più approfondito. Tali soprassuoli costituiscono degli elementi emergenti che con- tribuiscono ad elevare la qualità ambientale di ambiti che conservano caratteri diffusi di alto pregio, risulta pertanto opportuna la definizione di forme di gestione ad hoc, tese alla loro tutela e valorizzazione. In particolare tra i molteplici interventi prospettabili risultano degni di nota: ba) Interventi Colturali Specifici e/o di Selvicoltura Naturalistica: interventi la cui finalità prima non è quella produttiva, ma quella di garantire la conservazione, l'esaltazione ed il miglioramento dei soprassuoli di elevato pregio. Auspicabili in generale interventi di Conversione ad Alto Fusto nei Cedui invecchiati, di arricchimento della mescolanza anche tramite la diffusione e reintroduzione delle specie forestali divenute rare o scom- parse (Rovere, Tiglio, Frassino Maggiore, Tasso, Abete Bianco, Sughera, etc) ed al li- mite di abbandono alle dinamiche naturali per finalità conservative e di ricerca. Pure opportuno il rilascio di alcune piante stramature e deperienti per favorire la fauna. Fa- cendo riferimento alle principali tipologie forestali riscontrabili negli ambiti di più ele- vato pregio: - Faggete: limitate ad una sottile fascia appenninica che prende consistenza solo in corri- spondenza del Monte Gottero. Predomina il Ceduo, ma sono localmente individuabili Fustaie, anche conseguenti ad interventi di Conversione (Fustaie di Transizione). Op- portuna la Conversione ad Alto Fusto dei Cedui Invecchiati, vista la precoce perdita della capacità pollonifera da parte dei tale specie. Ciò comunque non si addice alle sta- zioni di crinale, dove il Ceduo garantisce maggiore stabilità. Sempre da favorire la me- scolanza con altre specie quando possibile, anche tramite piantagione.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 207 - Boschi misti con Rovere, Frassino Maggiore, Carpino Bianco: si tratta di specie arbo- ree poco frequenti - se non rare - a livello provinciale, che si rinvengono in ambiti lo- calizzati ed in genere come componenti secondarie di boschi a prevalenza di Cerro e/o Castagno della Val di Vara. All’atto della pianificazione forestale di dettaglio dovrà porsi particolare attenzione all’individuazione di queste ed alla definizione delle speci- fiche forme di gestione. Gli interventi selvicolturali e colturali dovranno avere partico- lare riguardo per favorire tali specie: dal rilascio come matricine alla Conversione ad Alto Fusto, fino all’impianto ex-novo. - Boschi con Sughera: analoga attenzione dovrà essere riservata alle popolazioni localiz- zate di Sughera sulla riviera, dove la concorrenza con il Leccio può determinare la re- gressione di questa quercia, al limite del suo areale. - Cedui di Castagno: laddove la copertura del Castagno risulti eccessivamente monotona e la suscettibilità al Cancro Corticale elevata, auspicabile l’arricchimento della compo- sizione floristica tramite il rilascio come matricine e/o l’introduzione di specie di pre- gio (Rovere, Ciliegio, Frassino Maggiore, etc). - Pinete di Pino Marittimo: favorire l’evoluzione verso il bosco di latifoglie attraverso diradamentti, necessari soprattutto nel caso di soprassuoli molto densi post-incendio. Nel caso di esemplari sporadici o piccoli nuclei, la loro presenza può invece risultare favorevole e da mantenere. - Soprassuoli a prevalenza di Leccio: gli interventi d’Avviamento ad Alto Fusto dei soprassuoli dominati dal Leccio dovranno attuarsi dilazionati nel tempo e non estesa- mente a tutto l’ambito, visto l’impoverimento floristico che ne consegue. Sempre da favorire la permanenza delle altre specie arboree mediterranee (in particolare della Su- ghera) per gli effetti benefici sulla biodiversità. - Soprassuoli con specie infestanti: si tratta in particolare di Robinia, difficilmente con- tenibile, ma da tenere sotto controllo, soprattutto lungo gli alvei fluviali, dove risulta meno stabile. Opportuna l’introduzione ex novo di specie di pregio nei Robinieti che si vogliono rinaturalizzare. - Soprassuoli eterotopici e/o relitti: si tratta di boschi generalmente poco estesi, costituiti da specie al di fuori del loro ambiente tipico, residui di vecchi climi o legati a condi- zioni stazionali e/o microclimatiche particolari. Rinveniamo ad esempio soprassuoli di Betulla, Leccete eterotopiche: necessaria una gestione conservativa da definire pun- tualmente. Nel caso della Betulla (ad esempio in località Nove Fontane nel Comune di Calice al Cornoviglio), trattandosi di una specie pioniera ed eliofila, la sua conserva- zione presuppone fattori di disturbo quali ceduazioni o comunque ripuliture del terreno da eventuali specie diverse che potrebbero entrare in competizione. bb) Recupero e Ricostituzione dei Castagneti da Frutto: come indicato al paragrafo prece- dente questo intervento si caratterizza non solo per le finalità produttive, ma anche per la sua valenza paesaggistica, culturale e faunistica (i grandi e vecchi alberi, in partico- lare se con cavità e rami contorti, sono fondamentali per diversi rapaci e mammiferi). Opportuno il recupero delle varietà coltivate in passato, anche attraverso la realizzazio- ne di un arboreto. bc) Interventi Fitosanitari: particolare attenzione dovrà essere riservata a quelle specie soggette a patologie diffuse (Cancro corticale del Castagno) o più localizzate, ma in e- spansione (Matsococcus Feytaudi sul Pino Marittimo, Seiridium Cardinale sul Cipres-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 208 so) con interventi di carattere colturale (aumento della mescolanza nei boschi mono- specifici ed instabili) e fitosanitario (Inoculo di ceppi ipovirulenti, tagli fitosanitari). bd) Rinaturalizzazione dei Rimboschimenti di specie esotiche: questo vale soprattutto per quei soprassuoli artificiali (primariamente di Pino Nero) impiantati a cominciare dagli anni ’30. Questi oggi manifestano la necessità di interventi per garantire l’affermazione di specie autoctone, in grado di rinnovarsi e di garantire quindi la stabilità dei boschi stessi. In taluni ambiti sarebbe auspicabile il recupero dei rimboschimenti con Abete Bianco, anche al fine di favorire l’affermazione della rinnovazione di questa specie autoctona, ma attualmente non più presente allo stato spontaneo in provincia.

4.4.3. VALORIZZAZIONE DEI BOSCHI A VOCAZIONE TURISTICO-RICREATIVA La fruizione turistico-ricreativa delle superfici forestali della Provincia risulta estrema- mente diversificata (dall’escursionismo, alla ricreazione all’aria aperta, dalla raccolta di funghi ai diversi sport praticati in campagna, etc) e diffusa, non esclusivamente legata alla presenza del bosco, ma a quella di tutta una serie di valenze ambientali e strutture di servi- zio che sono evidenziate nel Capitolo della Valorizzazione Naturalistico-Ambientale. Gli interventi di valorizzazione e gestione degli ambiti boschivi dove tale vocazione risulta prevalente devono tenere presenti le diverse forme di fruizione e le esigenze ed i rischi conseguenti: ca) Soprassuoli a Fruizione Estensiva: qualora gli ”utenti” del bosco risultino diffusi sul territorio, non concentrati e non legati a servizi localizzati, come nel caso dell’escursionismo diffuso, della ricerca di funghi e frutti di bosco, etc. Non sono ri- chieste particolari forme di gestione forestale visto il basso carico sostenuto. La gestio- ne produttiva del bosco risulta compatibile nel rispetto delle valenze paesaggistiche (è anzi da favorire l’apertura di scorci panoramici nei comprensori boschivi eccessiva- mente compatti ed uniformi). cb) Soprassuoli a Fruizione Intensiva: qualora gli ”utenti” del bosco risultino concentrati e/o legati a servizi localizzati (percorsi attrezzati ed ad alta frequentazione, aree pic-nic, aree contigue ai Rifugi, etc). E’ opportuno indirizzare tali boschi – se già non lo sono – verso la Fustaia, possibilmente disetanea ed anche con radure ed aperture, vista la di- mostrata preferenza dei fruitori per queste formazioni. La gestione produttiva intensiva (ceduazioni, tagli a raso o comunque intensi) non è tollerata, va comunque perseguita una gestione di stampo colturale tesa a garantire la stabilità del bosco (anche arricchen- do la mescolanza tramite l’introduzione di specie di pregio estetico e naturalistico) e l’incolumità dei fruitori (con particolare attenzione ad eventali parassiti pericolosi per l’uomo, come nel caso della Processionaria del Pino). Parallelamente è da evitare che tale tipo di fruizione vada ad intaccare ambiti di elevato pregio naturalistico. Opportuna la turnazione dei soprassuoli interessati da questo tipo di fruizione nel caso si evidenzi- no fenomeni di eccessivo carico, con conseguente deperimento del bosco. cc) Soprassuoli a Fruizione Naturalistica: qualora la fruizione interessi comprensori di elevata valenza naturalistica al fine di approfondirne la conoscenza (es. sentieri natura). Opportuna la veicolazione dei fruitori in maniera controllata, evitando di favorire l’accesso alle aree più sensibili.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 209 4.4.4. VALORIZZAZIONE DEI BOSCHI A VOCAZIONE PRODUTTIVA Gli interventi auspicabili sono molteplici ed estremamente diversificati stante la notevole eterogeneità dei soprassuoli e conseguentemente dei prodotti ritraibili (non esclusivamente legnosi). Occorre innanzitutto superare le carenze strutturali e gestionali tramite: da) Consorzi Forestali e Piani di Assestamento: fondamentale risulta ricondurre ad una pianificazione e gestione unitaria delle superfici forestali, attualmente frammentate e polverizzate, attraverso lo strumento dei Consorzi Forestali e dei Piani di Assestamento Forestale, coinvolgendo proprietà pubblica e privata, anche tramite incentivi. Si ricorda come l’adozione di un Piano di Assestamento comporti a tutti gli effetti di legge la pa- rificazione degli interventi proposti alle Prescrizioni di Massima e Polizia Forestale. db) Interventi sulla Filiera Bosco-Legno, Formazione Professionale: finalizzati all'acquisto di materiali, macchinari necessari per le attività di taglio, esbosco, prima lavorazione del legname ed all'acquisizione delle capacità tecniche necessarie per il loro impiego ottimale. In particolare sarà opportuno individuare quelle tecnologie e tecniche che consentono di valorizzare appieno gli assortimenti ritraibili dai boschi della provincia. dc) Interventi di Ricerca e Divulgazione: occorre colmare le lacune conoscitive del vasto patrimonio forestale esistente. In particolare è auspicabile la realizzazione di Inventari Forestali con un sufficiente grado di dettaglio, la raccolta delle informazioni pregresse, la valutazione dei passati interventi nel settore forestale, anche al fine della realizzazio- ne di specifiche Tavole di Cubatura e Tavole Alsometriche (attualmente inesistenti per la provincia della Spezia) e di Aree di Saggio Sperimentali e Dimostrative. Opportuna la collaborazione con centri di ricerca ed Università. dd) Vivai Forestali: opportuna la coordinazione delle produzioni dei Vivai Forestali Regio- nali (Vivaio di Pian D’Arbora, presso Sesta Godano) con gli indirizzi e gli interventi programmati in ambito forestale. Da sviluppare l’individuazione di Boschi da Seme in ambito provinciale per gli ecotipi più interessanti dal punto di vista produttivo e natu- ralistico. Le specifiche forme di governo, trattamento e gli interventi selvicolturali opportuni an- dranno definiti di volta in volta, calibrandoli sulle esigenze e potenzialità specifiche; a titolo indicativo si riporta quanto segue: de) Governo a Ceduo: pratica comune e diffusa (riferibile soprattutto a Castagno, Querce e Faggio) che sta ricevendo nuovo interesse per l’accresciuta richiesta di legna da ardere e per le accresciute provvigioni in conseguenza della dilazione dei tagli. Opportuna una regolamentazione per contenere gli effetti paesaggistici, i rischi di erosione superficia- le, la tendenza a concentrare i tagli esclusivamente nelle zone di più facile accessibilità. Necessaria l'attenta valutazione della suscettibilità a tale forma di governo delle diverse specie forestali nelle diverse condizioni ambientali e fitosanitarie presenti, della conve- nienza della Conversione ad Alto Fusto (anche attraverso l’introduzione di specie pre- giate) da un punto di vista produttivo, ecologico, paesaggistico (es. Cedui invecchiati di Faggio, Cerro, Castagno). df) Governo ad Alto Fusto: pratica riferibile soprattutto al Pino Marittimo e Pino Nero, limitata per le latifoglie. Tale forma di governo valorizza le specie legnose attraverso la produzione di assortimenti pregiati (legname da opera) ed è pertanto da incentivare, ma presuppone la presenza di specie suscettibili di tale destinazione produttiva ed a valle centri di trasformazione che assorbano tali produzioni, fatto solo in parte vero nel no-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 210 stro ambito. Occorre da una parte preventivare interventi di miglioramento boschivo te- si a favorire la mescolanza con specie forestali pregiate (Frassino Maggiore, Ciliegio, Aceri, Rovere, cultivar di Castagno da legname, etc) o introdurle ex-novo, necessaria- mente su tempi medio-lunghi. Dall'altra è necessario ammodernare i centri di prima la- vorazione rifacendosi a quanto detto per gli Interventi sulla Filiera Bosco-Legno. dg) Recupero e Ricostituzione dei Castagneti da Frutto: intervento con valenza produttiva, paesaggistica e culturale, in parte già perseguito ed attuato (63 ha di Castagneti in via di recupero in Val di Vara). Incentivare il recupero di tali forme colturali del bosco se- lezionando le cultivar più adatte e produttive e quelle di interesse locale. Opportuna la formazione di cooperative di produttori per una equilibrata politica dei prezzi. dh) Arboricoltura da Legno e Colture Specializzate: interventi perseguibili soprattutto sui terreni ex-agricoli, anche per garantirne il presidio umano. L'ambiente della Val di Va- ra si presta in particolare per l'impiego di specie nobili quali Ciliegio, Noce, Acero, Frassino, etc. In Val di Magra permangono ambiti ex-agricoli dove è possibile espande- re la pioppicoltura. Fonti di reddito integrative per le aziende agricole della Val di Vara possono essere la coltura e raccolta dei Frutti di Bosco, colture arboree specializzate quali quelle degli Alberi di Natale, etc. di) Interventi Fitosanitari: come per i boschi a vocazione naturalistica-conservativa con particolare riguardo per le specie di elevato valore produttivo.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 211 DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 212 2

5. PROGETTI IMMATERIALI PROPOSTI AL PIANO DI SVILUPPO

Nel quadro dell’integrazione tra politiche territoriali e socioeconomiche, il PTC individua alcune azioni di coordinamento delle politiche proposte ed affidate alla attuazione del Piano di Sviluppo Provinciale. L’obiettivo di tali azioni è rappresentato dalla necessità di superare la frammentazione e la polverizzazione delle iniziative di stimolo e sostegno allo sviluppo rurale, favorendo l’integrazione tra i soggetti in campo e la formazione di una massa critica finanziaria effi- cace a risolvere gli specifici problemi presenti nello spazio rurale. Ciò anche con l’obiettivo di migliorare le relazioni tra programmazione comunitaria, re- gionale e locale, per realizzare efficaci politiche pubbliche di sostegno allo sviluppo rurale.

5.1. COSTITUZIONE DELL’OSSERVATORIO RURALE PROVINCIALE Si propone la costituzione dell’Osservatorio dello spazio rurale denominabile come “Tavolo verde” provinciale, quale strumento d’identificazione e monitoraggio delle politi- che programmatorie di sviluppo e di pianificazione territoriale. L’Osservatorio, in particolare, è il luogo della concertazione da parte dei soggetti pubblici e privati attinente: Gli aspetti insediativi rurali: ¡ i nuclei rurali disponibili per un riutilizzo residenziale, commerciale/promozionale, artigianale e turistico/ricettivo, attraverso il quale i servizi di Pianificazione e Pro- grammazione della Provincia curano il coordinamento delle politiche e degli inter- venti di recupero, di concerto con Comuni, Comunità Montane, Enti Parco, Camera di Commercio. L’articolazione dell’Osservatorio è per comprensorio provinciale. ¡ Gli interventi integrati in tema di ambiti – progetto a valenza sovracomunale, quali le Cinque Terre, la bassa Piana del Magra, gli ambiti a “competizione urbana” dell’Area centrale Golfo/Val di Magra, l’ambito a potenziale integrato di sviluppo della Val di Vara; ¡ Le esigenze di scala vasta in tema di coordinamento delle infrastrutture per la mo- bilità e l’accessibilità rurale; ¡ Le terre incolte ed in via d’abbandono, da realizzare di concerto con le Comunità Montane, gli Enti Parco e il CIDAF; ¡ La valorizzazione delle componenti ambientali di maggiore pregio, in termini di servizi integrati alla fruizione. Gli aspetti dell’organizzazione produttiva: ¡ connessi alle misure specifiche del Piano provinciale di sviluppo, in attuazione dei Piani regionali di settore, attinente le “aree sensibili”, ossia i sistemi produttivi a- gricoli locali di mercato. Il Tavolo è composto, in particolare, dalle Comunità Montane, dalla CCIAA, dal Servizio Ispettorato Funzioni Agricole della Regione Liguria (Sede Provinciale della Spezia) e il CIDAF – Sarzana. ¡ Il Tavolo potrà essere lo strumento per la definizione delle politiche di sviluppo di filiera, sul versante dei luoghi di produzione, dei processi e dei prodotti, nonché

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 213 delle opportunità formative professionali e di promozione commerciale ed espositi- va di scala vasta. Gli aspetti attinenti le iniziative a livello interprovinciale ed interregionale: ¡ Circa le tematiche dello sviluppo dello spazio rurale montano appenninico, sul pia- no territoriale e socioeconomico, in particolare per gli ambiti di interazione con la Lunigiana storica, con l’entroterra genovese, parmense/piacentino e con il sistema naturalistico apuano; ¡ Circa la possibilità di allestire programmi di programmazione concertata, ad esem- pio nella forma di patti territoriali, nel quadro di tali sinergie sovraprovinciali; ¡ Circa l’integrazione delle iniziative promozionali estese ad ambiti sovraprovinciali, in tema di aree Parco (Apuane, Montemarcello/Magra, Cinque Terre) e di specia- lizzazione qualitativa delle produzioni tipiche (in particolare per quelle montane); ¡ Circa le tematiche della cooperazione transfrontaliera e transnazionale, in tema di sviluppo dello spazio rurale (agricoltura, maricoltura/pesca), nel quadro delle misu- re Interreg III dell’UE. Gli aspetti attinenti la realizzazione di reti informatiche al servizio dello spazio rurale ¡ In relazione alla costituzione della rete informatica di connessione tra gli Enti inte- ressati allo sviluppo dello spazio rurale, degli Sportelli Unici comunali, della rete Leader e dei servizi al cittadino in ambiti periferici dello spazio rurale; ¡ In relazione alla promozione agroambientale e turistica, alle attività agroindustriali (assentite da appositi studi di sostenibilità contenuti nei PUC) ed al marketing ter- ritoriale; Gli aspetti attinenti i processi di diffusione e sviluppo della qualità: ¡ Sul piano delle aziende e delle aggregazioni di aziende, in forma cooperativa e/o consortile; ¡ Sul piano dell’innovazione urbanistica di certificazione della qualità dell’ambiente, sul piano dei sistemi produttivi (certificazioni ISO) e su quello delle iniziative in campo turistico/fruitivo (bandiere arancioni).

5.2. AGENZIA DI SVILUPPO RURALE Al fine di coordinare la gestione attuativa delle politiche specifiche degli Enti locali e di quelle concertate, l’assistenza ai finanziamenti e l’informazione all’impresa, sarà necessa- rio individuare un’Agenzia dello sviluppo rurale che abbia come bacino di riferimento l’intero spazio rurale provinciale e come partners i soggetti istituzionali da un lato, le Associazioni imprenditoriali e cooperativistiche dall’altro. Il fine è quello di ottenere un’integrazione delle politiche locali di sviluppo ed innovazione dello spazio rurale, improntate alla concentrazione tematica, territoriale e settoriale degli interventi, attraverso il collegamento tra le funzioni del “Tavolo Verde” (i processi di programmazione, pianificazione e monitoraggio) a quelle dell’Agenzia di sviluppo (fun- zioni quali l’attuazione degli interventi, gestione integrata delle risorse di sostegno, promo- zione). Un compito essenziale dell’Agenzia sarà quello di gestire i fondi per l’innovazione rurale connessi al nuovo programma Leader plus, integrando la gestione dei territori rurali ricom- presi nel nuovo Obiettivo 2 e nelle aree in “phasing out”.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 214 Soggetti pubblici di riferimento, in particolare per la realizzazione di progetti integrati di innovazione e sviluppo di ambiti territoriali strategici dello spazio rurale provinciale, sono le Comunità Montane, il Cidaf, gli Enti Parco, la CCIAA. Gli ambiti prioritari di intervento possono essere, come già richiamato, la piana di Mari- nella, le Cinque Terre, l’Alta Val di vara in ambito rurale.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE SECONDA: lo spazio rurale 215 DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 216 SEZIONE TERZA Lo spazio urbano

LO SPAZIO URBANO

L’assetto insediativo e la sua organizzazione, sul piano fisico, funzionale e relazionale, è un tema significativo della nuova pianificazione introdotto dalla LUR 36/97, che ha concreta- mente avviato un’integrazione tra processi pianificatori e programmatori, ovvero tra azioni territoriali e obiettivi di politica sociale ed economica in un quadro di sostenibilità e valoriz- zazione ambientale. In questa Sezione, il Piano affronta la tematica delle componenti dello spazio urbano, in relazione alla struttura insediativa in generale e alle strutture urbane ad alta densità in parti- colare individuando nello spazio urbano gli “oggetti” della pianificazione di livello provin- ciale, che perviene a questa fase interpretativa e di indirizzo dopo aver affrontato, nelle due precedenti sezioni, le tematiche “ambientali” e quelle attinenti lo “spazio rurale”. Il contesto evolutivo in cui gli indirizzi del Piano trovano configurazione, è di importanza cruciale sia sul piano socioeconomico, sia su quello insediativo/territoriale, sia su quello ambientale. La dimensione fisica e le caratteristiche socio/economiche della città hanno subito e stanno subendo processi di trasformazione profondi in relazione al passaggio dalla società industriale a quella postindustriale in quanto il processo di globalizzazione e modernizzazione determi- nato dall’evoluzione tecnologica, dalla mondializzazione dell’economia, dalla crescente im- portanza dei mercati finanziari, incide sull’assetto delle città, sui modi di produrre e lavorare, sui modi di vivere e risiedere. Tale processo è comune a tutte le società post industriali e, in particolare, nei “poli” indu- striali densi quale è La Spezia, il sistema produttivo tradizionale, fondato sullo sviluppo con- centrato della struttura industriale e fattore traente di processi di polarizzazione residenziale e concentrazione di consumi e residenza, entra in crisi tra gli anni settanta ed ottanta (tale pro- cesso è ancora in corso) evidenziando gli effetti di un fenomeno di deconcentrazione che, sul piano dell’organizzazione produttiva e sociale è stato chiamato post-fordista, e si caratterizza per i seguenti elementi: - le nuove tecnologie sono utilizzate massicciamente anzitutto nel campo informatico e delle telecomunicazioni;

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 219 - la produzione diminuisce la dimensione di scala ed i prodotti sono sempre più differen- ziati; - i “saperi” diventano merce di scambio sul mercato del lavoro; - il lavoro autonomo tende gradualmente a sostituire il lavoro salariato e dipendente; - mutano i caratteri tradizionali dello stato sociale. In questo nuovo contesto lo spazio urbano evidenzia una ulteriore dimensione che potremmo definire relazionale, in quanto caratterizzata da flussi informativi e relazioni anzitutto imma- teriali, che interagisce con lo spazio fisico e funzionale dell’assetto insediativo tradizionale rendendolo tendenzialmente più leggero, adatto ad intercettare grandi innovazioni ma anche sollecitato da contraddizioni profonde. Se da un lato si assiste alla ristrutturazione della gran- de impresa con riduzione del proprio peso relativo sul piano economico, occupazionale e spaziale, a fronte di una diffusione territoriale delle attività produttive (che investono lo stesso spazio rurale come già rappresentato nella specifica Sezione di Piano), dall’altro le attività direzionali, di servizio, anche di livello superiore, della ricerca, della società dell’informazione tendono a concentrarsi nello spazio urbano e, più complessivamente, nella dimensione metropolitana,. Alle trasformazioni dei fattori localizzativi delle attività imprenditoriali generate da nuovi luoghi attrattivi si contrappongono situazioni di abbandono, ove si concentravano attività divenute obsolete e dismesse. Accanto ai nuovi ceti sociali che si affermano, si assiste all’emergere di nuove fasce di disagio urbano, dalla disoccupazione alla crescente immigra- zione, per citare solo alcuni fenomeni emergenti. La nuova dinamica della trasformazione dello spazio urbano appare sempre più mossa da caratteri di discontinuità e di frammentazione piuttosto che da elementi di continuità e con- centrazione caratteristici del vecchio modello fordista dopo il quale, in assenza di politiche attive, rischiano di allentarsi i processi di coesione sociale che avevano prodotto il compro- messo tra capitale e forza lavoro. Per sciogliere le contraddizioni e gli esiti negativi delle tendenze in atto occorre un governo del territorio attento ai processi evolutivi, accompagnato dalla diffusione di nuovi livelli di sapere e di poteri democratici, nonché dall’attivazione di nuove soggettività sociali. Le aree urbane rappresentano il luogo in cui questa sfida innanzi- tutto si gioca. Le città ed i sistemi urbani sono infatti pienamente coinvolti nelle dinamiche della globalizzazione e della mondializzazione, seppure con differenze nel grado di autono- mia/dipendenza. Una moderna pianificazione può dunque contribuire ad accompagnare il cambiamento in direzione di maggior uguaglianza, libertà e liberazione umana, in un nuovo equilibrio con la natura ed il territorio. I temi della pianificazione, nell’approccio del PTC sono permeabili e interagenti con la dina- mica dei processi sociali, conferendo “utilità” agli indirizzi ed integrazione con la program- mazione socioeconomica, in un quadro di sostenibilità e valorizzazione dell’ambiente. Lo spazio urbano inteso come insieme complesso, come sistema permeabile alle trasformazioni, è dunque anche lo “spazio”, fisico e concettuale, dell’integrazione con gli obiettivi della programmazione economica, attuando il collegamento tra le due fondamentali leggi regionali di sistemazione della materia, la già citata LUR 36/97 e la LR 18/94 (in materia di program- mazione). L’assetto relazionale, anzitutto attraverso la dilatazione delle componenti immateriali, costi- tuisce la variabile portante dei principali processi di trasformazione e d’innovazione ambien- tali, sociali, economici e culturali del nostro tempo.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 220 1. LA LETTURA DEL P.T.C.

Lo spazio urbano, nella società postindustriale, si configura su tre assetti tra loro interagenti, quello fisico, quello funzionale e quello relazionale, caratterizzati da una crescente domanda di qualificazione e di integrazione rispetto a quella quantitativa e concentrata del passato.

Il P.T.C., da un approccio storico e fisico morfologico del territorio, attraverso una lettura in chiave tipologica, funzionale e relazionale degli insediamenti, descriverà le “funzioni” dello spazio urbano e le “relazioni” tra le componenti dello spazio, alla scala che gli è propria, per arrivare a definire obiettivi e politiche territoriali.

1.1. LE SCALE DI LETTURA

Sulla base delle ricerche fondative effetuate sono evidenziati diversi livelli di prestazione delle componenti funzionali ed ambiti territoriali che si caratterizzeranno in modo omogeneo per la presenza di tali componenti, perché diverse possono essere le scale di lettura delle diverse funzioni.

Alla scala territoriale sono riferite le funzioni connesse ad una utenza e un mercato sovra- comunali che caratterizzano ambiti territoriali da definire, organizzare o riqualificare, in ordine alle diverse valenze territoriali, per il cui governo si rendono necessari strumenti di pianificazione a carattere sovracomunale o azioni di coordinamento della pianificazione co- munale, in ordine a tematiche comuni ad ambiti omogenei Il Piano identifica ambiti territoriali omogenei nei quali troveranno configurazione le princi- pali funzioni di scala territoriale (sistemi del verde a livello provinciale, delle strutture pro- duttive, turistico, degli impianti di interesse pubblico) e definisce la rete della mobilità speci- ficandone i requisiti.

Alla scala globale le funzioni sono connesse ad uno scenario di riferimento “a competizione globale” e evidenziano, per fabbisogno localizzativo, organizzazione tipologica complessa, consistenza delle dinamiche evolutive e interazioni con la rete infrastrutturale, ambiti territo- riali strategici, per il cui governo si rendono necessari strumenti di pianificazione a carattere sovracomunale ed azioni di co-pianificazione. Il Piano identifica le principali funzioni di scala globale, contribuendo a delinearne il ruolo, con riferimento a: - Portualità e logistica: le aree del porto commerciale spezzino e dell’agglomerato intermodale di Santo Stefano; - Produzioni tipiche localizzate nelle aree interne e nella costa del Levante spezzino; - Sistema d’offerta turistico/ricreativa connessa alla valorizzazione del ruolo delle 5 Terre e dell’area di Luni Antica; Alla scala locale attengono le prestazioni funzionali aventi valenza prettamente di interesse comunale che sono affidate all’esclusiva competenza dei PUC secondo il principio di sussi- diarietà.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 221 Il PTC legge il territorio solo alle prime delle due scale sopraddette (la prima quale scala propria di lettura del territorio provinciale e la seconda in quanto gli elementi ivi considerati sono oggetti componenti una realtà di più ampia scala cui il sistema provinciale partecipa)

1.2. GLI ASSI DELLE POLITICHE PER LO SPAZIO URBANO

Si identificano quattro principali assi delle politiche per lo spazio urbano:

1) L’organizzazione a sistema e la specializzazione delle componenti dello spazio urba- no.

Il tema dello sviluppo multipolare, sia che ci si riferisca all’area definita come “centrale”, sia che ci si riferisca all’intero territorio provinciale, si connette fortemente alla specializzazione del territorio in relazione alle specificità ed alle vocazioni delle componenti dello spazio urbano, in particolare per quelle a “competizione” tra usi diversi. Il tema della specializzazione si lega in particolare a quello dell’identificazione degli spazi disponibili per lo sviluppo delle attività produttive, della loro organizzazione e dell’efficienza complessiva dei sistemi.

Assumono dunque rilievo i seguenti aspetti: - l’organizzazione delle aree portuali e del sistema logistico - l’organizzazione del sistema delle aree e delle strutture produttive industriali/artigianali - l’organizzazione del sistema delle aree e delle strutture produttive turistiche - l’organizzazione del sistema delle strutture terziarie/distributive e di servizio, pubblico e privato, di scala vasta; cui si legano i temi “trasversali” riguardanti: - la trasformazione urbana e la riconversione delle aree dismesse - le strutture relazionali per lo sviluppo della coesione interna e dell’efficienza funzionale delle componenti dello spazio urbano

2) La riqualificazione e l’innovazione urbana

Il nuovo ruolo della città non potrà più basarsi esclusivamente su uno sviluppo quantitativo, anche in relazione ad un potenziale attrattivo connesso alla concentrazione ed alla polarizza- zione della struttura produttiva industriale, che appartiene ad un ciclo ormai concluso.

Il nuovo ruolo socioeconomico della città, connesso allo sviluppo dei servizi avanzati (alla produzione, di formazione ed informazione, alla persona), si legherà al recupero della qualità dell’ambiente urbano e dello sviluppo delle condizioni complessive di benessere e qualità della vita, di cui la città è uno dei sostanziali elementi (la città che vive è una città del vivere).

In questo contesto si identificano alcuni temi fondamentali: - la ricerca, la tecnologia ed i saperi - i poli produttivi - tecnologici - la cultura e la fruizione urbana

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 222 - le strutture per i servizi alla persona e per lo sviluppo dell’economia sociale - le aree “critiche” e vuote e la riqualificazione ambientale

3) L’integrazione territoriale di scala vasta L’integrazione territoriale di scala vasta, dunque il rafforzamento dei legami interni al territo- rio urbano e dei legami esterni tra quest’ultimo ed il resto del paese, si pone come elemento strategico in una visione di crescente integrazione europea. In questo contesto appaiono prio- ritari i seguenti temi: - le reti infrastrutturali della mobilità e delle comunicazioni; - la mobilità metropolitana e le soluzioni intermodali; - la logistica portuale ed interportuale.

4) L’innovazione degli strumenti di governo del territorio

Uno degli scenari fondamentali cui il Piano fa riferimento è l’innovazione degli strumenti di governo del territorio che assume rilevanza cruciale per conferire utilità ed efficienza alla pianificazione, nonché sensitività al feedback con i processi evolutivi insediativi e socioeco- nomici. I temi fondamentali sono: - l’integrazione tra pianificazione e programmazione; - la concertazione in tema programmatorio e la copianificazione tra Enti, per la gestione efficace ed efficiente dell’organizzazione del territorio; - la selezione di ambiti progetto, con valenza sovracomunale, cui riferire specifiche politi- che integrate di pianificazione e programmazione, - la selezione di settori/filiere strategiche cui riferire specifici indirizzi di organizzazione localizzativa e sostegno allo sviluppo; - la realizzazione di osservatori specialistici in grado di supportare il feedback tra pianifi- cazione, programmazione e processi di sviluppo; - l’identificazione di partner capaci di dare attuazione alle politiche territoriali e socioe- conomiche, sul piano finanziario e su quello dei servizi alle imprese, materiali ed im- materiali.

La pianificazione “utile”, condivisa ed efficace nel contribuire a dare soluzioni efficienti alle tematiche dello sviluppo, della sostenibilità e della qualità della vita, non può dissociarsi dall’evoluzione del quadro di strumenti a sostegno delle scelte e dalla rinnovata domanda di servizio pubblico che, al pari di quelli alla produzione ed alla persona, necessitano di perveni- re ad un livello “avanzato” corrispondente alle esigenze del territorio.

Il Piano deve quindi tenere conto di aspetti metodologici fondamentali: - la concertazione tra le parti, pubbliche e sociali, al fine di pervenire ad un modello di sviluppo e di organizzazione territoriale condiviso; -l’integrazione delle azioni in campo, sia sul piano dello snellimento amministrativo, sia su quello della concertazione tra soggetti interessati alla realizzazione di programmi lo- cali di intervento, sia infine su quello del monitoraggio delle azioni in campo e del rife- rimento ai soggetti di promozione ed attuazione delle scelte pianificatorie e programma- tiche. - la concentrazione spaziale e/o settoriale delle risorse disponibili per attuare le scelte di pianificazione e programmazione, che richiedono di elaborare programmi integrati di

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 223 settore o di “filiera”, o su ambiti territoriali specifici, elevando la qualità della program- mazione e conferendo maggiore efficacia agli effetti delle azioni di sostegno, all’azione pubblica e privata.

La riprogrammazione dei Fondi comunitari, le esperienze in corso di programmazione inte- grata e negoziata (PRUSST, LEADER, Contratti di quartiere, Intese tra Amministrazioni, Contratto d’area) conferiscono valenza strategica a questo approccio pianificatorio. La stessa normativa regionale più recente, a partire dalla LR 9/99, attribuisce all’organizzazione di “sistema” delle componenti dello spazio urbano (in particolare per le aree produttive) un carattere strategico, ed un riferimento per le azioni di pianificazione pro- vinciale e comunale.

1.3. LE ESPERIENZE DI PROGRAMMAZIONE INTEGRATA

Gli strumenti attivati

Il piano assume criticamente dagli strumenti di programmazione integrata la progettualità utile a comporre il quadro delle trasformazioni dello spazio urbano e dei nuovi attori di questo processo.

Il Contratto d’area della Spezia Il Contratto d'area della Spezia sottoscritto il 22/06/99, comprensivo di 13 iniziative di cui 7 riferibili al settore produttivo per complessivi 138 nuovi addetti e 6 riferibili al settore turisti- co per complessivi 95 nuovi addetti con un incremento in termini di camere pari a 484 e di piazzole a campeggio pari a 227.

Il PRUSST La Spezia - Val di Magra Adottato il 26/08/99, comprensivo di 75 interventi di cui 35 pubblici e 40 privati suddivisi secondo gli assi di intervento sotto specificati: asse a: Sviluppo infrastrutturale (n. 9 interventi pubblici), asse b: Qualificazione ambientale e valorizzazione turistico - integrata ( n. 13 interventi pubblici e n.22 interventi privati), asse c: Riorganizzazione e qualificazione aree portuali, sviluppo dei sistema porto/retroporto (n.2 interventi pubblici e n. 5 interventi privati), asse d: Qualificazione urbana e riorganizzazione funzionale dei sistema insediativo nell'am- bito metropolitano Golfo-Valle (n. 11 interventi pubblici e n. 13 interventi privati).

Nel complesso l'asse b crea 959 nuovi posti di lavoro, l'asse c ne genera 428 mentre l'asse d è in grado di creare 943 nuovi posti di lavoro, per complessivi 2.330. Inoltre l'asse b nel settore turistico/ricettivo realizzerà n. 634 nuove camere oltre quelle previste nel progetto Marinella e nel Piano Particolareggiato di Via Muccini (Sarzana). Le iniziative considerabili di particolare valenza sono 25 di cui 18 pubbliche e 7 private. Tra quelle pubbliche si annoverano tutte quelle dell'asse a), oltre al recupero ambientale delle

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 224 discariche,il risanamento delle acque dei Golfo, il progetto di recupero di aree ed itinerari di connessione Golfo-Magra, la nuova barriera doganale, la valorizzazione delle aree retro por- tuali ed il nuovo insediamento fieristico. Tra quelle private prevalgono il progetto Marinella, la direzione Portuale, lo sviluppo delle aree portuali, la realizzazione dei Comparto B dell'area intermodale di S.Stefano Magra, la riqualificazione dell'area ex IP, il nuovo insediamento Industriale di Tavolara e il recupero dell'area dismessa ex Sirma. Il PRUSST delle 5 Terre Adottato il 27/04/1999 comprensivo di 7 iniziative di cui n.6 pubbliche (parcheggi di inter- scambio e sistema della mobilità su gomma, su rotaia e meccanizzata) ed una privata (recupe- ro dei terrazzamenti agricoli),tutte le iniziative pubbliche rientrano nell' asse a mentre quella privata nell' asse b. Per quanto attiene le iniziative pubbliche esse possono creare n.90 nuovi addetti, mentre quella relativa al recupero dei terrazzamenti è di difficile quantificazione ma la mole dei muretti da recuperare è tale da poter considerare che le nuove opportunità offerta da tale iniziativa superino facilmente circa 100 addetti annui. Le iniziative di particolare valenza sono 2 la prima è riferita al progetto di metropolitana leggera(già indicato nel PTC La Spezia/Val di Magra) e la seconda è il progetto di recupero dei muretti inteso come elemento anche di valorizzazione dei paesaggio costiero e anch'esso inserito nel già citato PTC La Spezia/Val di Magra.

Il PRUSST della Riviera Adottato il 11/08/1999 comprensivo di n. 25 iniziative pubbliche e n.23 private. Rientrano nell' asse a 7 iniziative pubbliche e 3 private, nell' asse b 8 pubbliche e 15 private, nell' asse c 1 iniziativa pubblica e 1 privata e infine nell' asse d 9 pubbliche e 4 private. Le iniziative di particolare valenza sono riferibili al recupero dell'ex sede ferroviaria come indicazione esportabile per ulteriori iniziative similari (vedi Comune di Bonassola) e la note- vole concentrazione di iniziative indirizzate a realizzare un sistema diffuso di attività turisti- co/ricettive che per le dimensioni che assume occorre valutare nel suo complesso con uno studio specifico e di settore.

Il PRUSST della Media Val di Vara Adottato il 11/08/1999 comprensivo di n. 25 iniziative pubbliche e n.23 private. Rientrano nell' asse a 7 iniziative pubbliche e 3 private, nell' asse b 8 pubbliche e 15 private, nell' asse c 1 iniziativa pubblica e 1 privata e infine nell' asse d 9 pubbliche e 4 private. Le iniziative di particolare valenza sono riferibili al recupero dell'ex sede ferroviaria come indicazione esportabile per ulteriori iniziative similari (vedi Comune di Bonassola) e la note- vole concentrazione di iniziative indirizzate a realizzare un sistema diffuso di attività turisti- co/ricettive che per le dimensioni che assume occorre valutare nel suo complesso con uno studio specifico e di settore.

I Contratti di quartiere Le iniziative sorte o avviate, ai sensi della legge n.662 dei 23 dicembre 1996,art.2 comma 63, sono ad oggi due e acquisiscono notevole importanza perché interessano due realtà urbane in degrado con problemi ricorrenti in altre zone della provincia e dunque diventano esportabili come esempio di concreta fattibilità. I due contratti di quartiere sono: Località Pianazze - La Spezia – Arcola: area a cavallo tra il Comune capoluogo e il Comune di Arcola; le finalità sono: l'integrazione funzionale tra l'insediamento esistente e quello nuo- vo con collegamenti carrabili, ciclabili e pedonali nonché insediamenti di carattere sociale, di

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 225 svago e commerciale, rinnovo dei vecchio patrimonio edilizio adeguandolo alla nuova legi- slazione (eliminazione delle barriere architettoniche, sicurezza, risparmio energetico e ridu- zione dell'inquinamento acustico). Il contratto è in fase di avvio. Località Favaro - La Spezia: trattasi di uno dei primi esempi di quartiere operaio sorto negli anni '40 che oggi abbisogna di interventi finalizzati ad elevare la qualità della vita della zona; le finalità sono similari a quelle individuate al punto precedente.Il contratto è in fase di attua- zione.

I Programmi organici di Intervento I Programmi Organici di Intervento ammessi a finanziamento a partire dal 1988: Arcola - Trebiano Bolano - Capoluogo Bolano- Montebello La Spezia - Centro Storico La Spezia - Campiglia La Spezia - Marola La Spezia - Strà Riomaggiore Sarzana - Centro Storico Varese Ligure - Capoluogo La Spezia - PRU Favaro (vedi anche contratto di quartiere)

Riorganizzazione funzioni portuali e Piano Regolatore Portuale Sono in corso di realizzazione o sono stati recentemente ultimati alcuni interventi già previsti dal PTC "La Spezia - Val di Magra" (adottato con DGR 583/97), attinenti opere per la riorga- nizzazione delle funzioni portuali, tra le quali: - realizzazione della banchina "Ravano" (ex area Messina) e viabilità a raso di connessione con Molo Fornelli; - la ristrutturazione del Molo Garibaldi, la cui progettaizone esecutiva è stata approvata con Intesa Stato - Regione ed attualmente in fase d'appalto; - l'assetto infrastrutturale e la realizzazione dei servizi doganali (nuova dogana unica), ovvero la viabilità di connessione autostrada - porto (asse "subalveo"), approvate con In- tesa Stato - Regione. - L'Autorità Portuale ha adottato il Piano regolatore Portuale per il periodo 2000-2010, in corso di pubblicazione, e questa Amministrazione sta elaborando un documento di rispo- sta/osservazione titolato "Il sistema Portuale - proposte di modifica al P.R.P. dell'Autorità Portuale". Il PRP prevede, con riguardo alle superfici funzionali al porto commerciale: - i già citati potenziamenti del Molo Garibaldi e di molo Ravano; - il potenziamento del Terzo bacino, attraverso i riempimenti della Marina del Canaletto, della Marina di Fossamastra e l'ampliamento dell'area Cantieri del Golfo; - l'ampliamento del Molo Fornelli; - la darsena per i servizi portuali ed espansione della calata Artom. Complessivamente, le azioni del PRP conducono ad una superficie del Porto Commerciale prevista in 401.200 mq. di cui 293.200 mq destinati a funzioni specializzate e 108.000 mq destinati al porto cosiddetto "convenzionale". L’Autorità Portuale prevede due fasi per l’attuazione del porto commerciale :

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 226 La prima fase, che nel periodo 200-2005 conduce ad un ampliamento complessivo di 169.200 mq, prevede i riempimenti delle Marine di Canaletto e Fossamastra, nonché la realizzazione del nuovo piazzale aggiunta all'ampliamento del molo Ravano; La seconda fase, che dal 2005 al 2010 prevede ulteriori espansioni per 182.000 mq, da realiz- zarsi con l'ampliamento del molo Fornelli e di calata Artom.

Piano di sviluppo locale Leader II Il Piano di sviluppo locale attuato dalla società "Gal Ecoleader" a prevalente capitale pubbli- co, nel contesto del programma UE Leader II '97/2000, ha realizzato interventi su diversi filoni: - recupero di strutture rurali esistenti per la creazione di strutture ricettive diffuse in ambito rurale. Nel filone del recupero edilizio rurale a fini ricettivi si inquadra lo stu- dio, più avanti citato nella sezione dedicata al turismo, attinente le ipotesi di recupero degli insediamenti rurali finalizzato alla realizzazione di strutture ricettive nella forma dell'hotel paese. - recupero del patrimonio boschivo, anche sul piano della produzione agricola locale e tipica; - recupero della rete sentieristica e realizzazione di aree e strutture per la fruizione sportiva all'aria aperta, nonché per la fruizione storica e culturale delle aree rurali.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 227 DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 228 2. L'ORGANIZZAZIONE DELL’ASSETTO INSEDIATIVO DI INTERESSE

La lettura integrata dello spazio fisico, funzionale e relazionale sviluppata nei capitoli che seguono, consentirà al Piano d’individuare le preminenti caratteristiche dimensionali e tipolo- giche, nonché i principali livelli di prestazione funzionale da attribuire alla struttura insediati- va in generale ed alle strutture urbane ad alta densità in particolare, con riferimento ad ambiti territoriali omogenei di livello sovracomunale stabilendo in tale contesto l’organizzazione complessiva dei sistemi, ambiti ed elementi ai sensi della lettera c) del 1° comma dell’art. 20 della LUR.

Tra le componenti dell’assetto insediativo, il Piano si occupa di quelle che si caratterizzano per la valenza dei processi di trasformazione nell’assetto residenziale, produttivo ed infra- strutturale, ovvero per la risoluzione di problemi di riqualificazione di scala territoriale, tanto per l’estensione territoriale dei processi economico–sociali coinvolti, quanto per la dimensio- ne delle produzioni, le relazioni con la rete della mobilità, le politiche per la sicurezza e la salubrità ambientale, nonché la necessità di strumenti di gestione delle politiche pianificatorie non riconducibili efficacemente all’esclusivo governo territoriale del comune.

Il PTC articola le politiche di organizzazione delle componenti dell’assetto insediativo, sul piano delle prestazioni dimensionali/fisiche, funzionali e relazionali, facendo riferimento, dapprima, a macro ambiti che si caratterizzano per la differente complessità dell’organizzazione insediativa: - l’ambito ad alta densità insediativa: lo spazio ad alta densità abitativa ed insediativa, corrispondente agli ambiti dei comuni del Golfo e della Valle del Magra, compresi i Comuni di Follo e Bolano, classificati come “comuni urbani” secondo la definizione assunta nella Sezione n.2 (“Lo Spazio Rurale”); - l’ambito a bassa densità insediativa: lo spazio comprendente i tre ambiti storici formati dai “comuni rurali”, già identificati nella sezione n.2 (“Lo spazio rurale”): le 5 terre, la Riviera e la Val di Vara (esclusi i Comuni di Follo e Bolano).

Successivamente il PTC individua ulteriori approfondimenti, secondo i quali le nuove funzio- ni della “città” e dell’insediamento più meno diffuso, la riqualificazione delle aree “critiche”, la riorganizzazione del sistema provinciale degli spazi per le attività produttive industria- li/artigianali, di servizio e turistiche, l’assetto delle reti per la mobilità ed i servizi di scala vasta, saranno approfonditi facendo riferimento ad ambiti territoriali omogenei.

La classificazione dell’assetto insediativo viene condotta sempre sulla base di più elementi di lettura: le componenti storiche, strutturali, funzionali e relazionali .

L’interazione di queste componenti ha consentito d’individuare gli ambiti omogenei e le politiche del PTC, di livello generale e specifico, facendo risaltare gli elementi di rilievo sovracomunale dell’organizzazione insediativa provinciale.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 229 2.1. LE COMPONENTI DELL'ASSETTO INSEDIATIVO: TIPI - FUNZIONI - RE- LAZIONI

Così come precisato nella Sezione dello spazio rurale, lo spazio urbano è stato individuato partendo dalle categorie descrittive e normative dell’assetto insediativo del PTCP ed in parti- colare: trz, is-mo-b, is-tr-tu, id-ce, id-ma, id-co, id-mo-a, id-tr, ni-ce, ni-ma, ni-co, ni-mo-a, tu, ai-co, ai-ma, ae, pu, su, iu, su-iu, dalle quali si sono sottratte le aree agricole classificate dai PRG. La lettura del territorio sulla base dell’assetto insediativo del PTCP regionale (che permane nella sua complessità di fondamentale riferimento), consente, attraverso opportune sistematiz- zazioni delle relative categorie descrittive e normative, di identificare il quadro di riferimento dell’ assetto insediativo del Piano da cui partire per una analisi conoscitiva e conseguente sintesi interpretativa che, attraverso il filtro delle previsioni degli strumenti urbanistici gene- rali e dei prevalenti caratteri morfogenetici del territorio, consente di definire l’assetto inse- diativo riconoscibile alla scala territoriale.

La lettura del territorio provinciale, condotta attraverso i vari aspetti dell’interpretazione storica, della selezione delle tematiche inquadrate nell’assetto insediativo del PTCP, delle previsioni degli strumenti urbanistici generali, nonché dell’influenza anche delle componenti territoriali di natura funzionale e relazionale oltreche’ tipologica, definisce la perimetrazione relativa dello spazio urbano, nonché le specificazioni che lo contraddistinguono.

Assetti territoriali caratterizzati da insediamenti strutturati, seppure con diverse prestazioni funzionali:

Gli insediamenti in ambito urbano, caratterizzati da assetti insediativi sostanzialmente definiti, inseriti in un contesto metropolitano, caratterizzati da elevata densità insediati- va costituenti un sistema a strutturazione complessa. La struttura, in rapporto alla tipo- logia/relazione ed alla dotazione funzionale prevalente, si suddivide in tre componenti territoriali: gli insediamenti centrali, periferici, specialistici. A loro volta, in rapporto alla relativa struttura costitutiva, gli insediamenti centrali si suddividono in centri or- dinatori e nuclei mentre gli insediamenti periferici si suddividono in polarizzati, diffu- sivi ed isolati.

Gli insediamenti in ambito rurale, caratterizzati da assetti insediativi inseriti in un am- bito a bassa densità insediativa, e basso grado di strutturazione. La struttura, in relazione alla tipologia ed alla dotazione funzionale prevalente, li suddivide in tre tipi territoriali: centrali, periferici e specialistici. A loro volta, in rapporto alla relativa struttura costitu- tiva, gli insediamenti centrali si suddividono in centri ordinatori e centri secondari, mentre gli insediamenti periferici si suddividono in recenti ed isolati.

Assetti territoriali caratterizzati da insediamenti rarefatti a bassa e bassissima densità insedia- tiva, anche in relazione al carattere del territorio in cui insistono, dotati di vocazione definita ovvero suscettibili di specifica definizione :

Gli Insediamenti sparsi in contesto periurbano, caratterizzati da una limitata presenza insediativa prevalentemente residenziale, dotati di un’armatura infrastrutturale viaria e

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 230 di reti tecnologiche talvolta inadeguate, distribuita nell’area centrale Golfo/Val di Ma- gra e nelle fasce immediatamente esterne ai centri di fondovalle di più recente sviluppo della Val di Vara e della Riviera.

Gli Insediamenti Interstiziali, caratterizzati da assetti insediativi sparsi localizzati in contesto periurbano la cui estensione, in relazione alla limitrofa presenza di attività pro- duttive, di snodi di infrastrutture di grande comunicazione (su gomma e su rotaia) e di assi di media rete viaria (viabilità statale), determina il configurarsi di ambiti ad elevata competizione.

Gli Insediamenti sparsi in territorio rurale, caratterizzati da assetti insediativi sparsi nel paesaggio agrario in senso lato, prodotti dalle integrazioni tra elementi infrastruttu- rali (terrazzamenti, fasce, sentieri), architetture funzionali (abitazioni, manufatti agrico- li) ed aspetti vegetazionali (uliveti, vigneti, orti, colture specializzate). Gli insediamenti svolgono mera funzione di presidio, con condizioni di accessibilità veicolare limitata ed una più estesa rete di percorsi adatti alle attività agricole.

2.1.1. INSEDIAMENTI IN AMBITO URBANO

Gli insediamenti in ambito urbano centrali sono parti del sistema, di impianto storico o moderno, che concentrano le principali funzioni urbane e costituiscono il telaio inse- diativo del macroambito centrale Golfo Val di Magra.

A loro volta gli I.A.U.C. sono suddivisibili in:

Centri Ordinatori In essi sono concentrate le principali funzioni urbane di area vasta; si connota- no per la sostanziale continuità della struttura costitutiva, funzionale, spaziale e paesistica, con differenti gradi di qualità delle componenti interne e situazioni di circoscritta sofferenza ambientale, specie per quanto attiene all’efficienza dell’armatura infrastrutturale, all’adeguatezza dei servizi di urbanizzazione, alla diversificata qualità del patrimonio edilizio.

Nuclei Sono caratterizzati da assetti insediativi isolati e definiti, generalmente di anti- ca formazione e quindi dotati di propria identità storica, che si pongono at- tualmente come sistemi urbani eccentrici al contesto metropolitano. In ragione della loro individualità manifestano anch’essi differenti gradi di qualità delle componenti interne e situazioni di localizzata sofferenza ambientale, specie per quanto attiene all’efficienza dell’armatura infrastrutturale, all’adeguatezza dei servizi di urbanizzazione e generali, alla diversificata qualità del patrimonio e- dilizio, al progressivo impoverimento del tessuto sociale ed economico.

Gli Insediamenti in ambito urbano periferici sono parti eccentriche del sistema, dotati di impianto storico o moderno, che assolvono/possono assolvere prevalentemente a fun- zioni residenziali integrate talvolta con rilevanti funzioni produttive di servizio anche di scala vasta.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 231 Dal punto di vista morfologico sono suddivisibili in tre prevalenti tipologie:

I.A.U.P. Polarizzati Caratterizzano parti estreme del sistema urbano costituite dall’espansione dello stesso con modesti livelli qualitativi ed accentuate criticità nel settore delle in- frastrutture viarie e dei servizi di urbanizzazione, costituenti talvolta punto di riferimento per i sistemi insediativi posti al contorno.

I.A.U.P. Diffusivi Sono formati da elementi generatori dotati di propria identità o da parti di più recente formazione con modesta qualificazione sfrangiata lungo alcuni assi maggiori, costituenti attrazione insediativa od economico produttiva della struttura territoriale cui appartengono in ragione della composizione rispetto alle principali direttrici di comunicazione a scala territoriale o della presenza di servizi di urbanizzazione sovracomunale, perciò in grado di evolversi verso u- na compiuta configurazione.

I.A.U.P. Isolati Sono costituiti da strutture insediative con limitate caratteristiche di struttura- zione urbana, spesso espressione di fasi esaurite di evoluzione degli originari insediamenti agricoli e ad oggi utilizzati per funzioni residenziali od anche tu- ristiche (nella grafica contrassegnati con la lettera T).

Gli Insediamenti in ambito urbano specialistici sono parti del sistema metropolitano di ampia estensione, generalmente ottenute attraverso rilevanti modificazioni delle mor- fologie originarie del territorio con trasformazione del paesaggio, caratterizzate dalla prevalente presenza di insediamenti produttivi, logistici, commerciali e turistici, attivi o dismessi, con interclusi episodi residenziali in condizioni di elevata sofferenza ambien- tale, dotati di un impianto infrastrutturale che presenta situazioni di forte criticità nei ca- si in cui è condiviso con il tessuto urbano ovvero aree dotate di vocazione all’uso pro- duttivo.

2.1.2. INSEDIAMENTI IN AMBITO RURALE

Gli Insediamenti in ambito rurale centrali sono caratterizzati da assetti insediativi i- solati di antica formazione e come tali in genere dotati di una propria identità, costituenti telaio dell'ambito a bassa densità insediativa. In relazione alla condizione di gerarchia relazionale si suddividono in:

Centri Ordinatori Sono complessi urbani che manifestano almeno le seguenti caratteristiche: - elevata strutturazione urbana -concentrazione di un notevole numero di manufatti di interesse stori- co–artistico -polarità per territori insediati di ampie dimensioni

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 232 Centri secondari Sono complessi urbani che manifestano solo alcune delle seguenti caratteristi- che: -elevata strutturazione urbana -concentrazione di un notevole numero di manufatti di interesse stori- co–artistico -polarità di territori insediati di ampie dimensioni

Gli Insediamenti in ambito rurale periferici sono costituiti da insediamenti prevalen- temente residenziali dotati o meno di propria individualità, caratterizzati dal permanere di un contesto rurale nel quale si sono peraltro verificati episodi di edificazione con ti- pologia urbana. Si suddividono in:

Polarizzati Costituiti da insediamenti generalmente di recente definizione e costituzione dipendenti dai centri gravitazionali più prossimi, dotati di armatura infrastrut- turale viaria generalmente debole in rapporto ai non trascurabili carichi inse- diativi ancorchè generalmente allacciati alle reti tecnologiche principali

Isolati Sono costituiti da strutture insediative con limitate caratteristiche di struttura- zione urbana, spesso espressione di fasi esaurite di evoluzione degli originari insediamenti agricoli e ad oggi utilizzati per funzioni residenziali.

Gli Insediamenti specialistici sono ambiti del territorio, isolati o posti ai margini degli insediamenti residenziali, che non comportano consistenti operazioni di modificazione della morfologia del suolo per essere caratterizzati dalla pressoché esclusiva presenza di insediamenti produttivi, attestati sulla viabilità utilizzata in comune con altri tipi di inse- diamenti.

2.2. MAPPA DELL’ASSETTO INSEDIATIVO

2.2.1. ASSETTI TERRITORIALI

Il Piano vede il territorio provinciale soggetto a differenti ASSETTI TERRITORIALI: - quelli caratterizzati da un insediamento strutturato - quelli caratterizzati da un insediamento rarefatto

Questa selezione degli insediamenti è “trasversale” al territorio provinciale, cioè in ogni parte del territorio esistono insediamenti strutturati così come esistono insediamenti rarefatti (sia nell’area più densamente edificata, sia nell’area “rurale”).

In termini formali:

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 233 Gli insediamenti strutturati costituiscono il "telaio insediativo" dell'Ambito territoriale in cui si trovano (ossatura insediativa, funzionale, relazionale). Gli insediamenti rarefatti attualmente non hanno ruoli tali da caratterizzare l'Ambito incui si trovano.

In termini di dinamiche di trasformazione: Gli insediamenti strutturati manifestano un assetto definito nella configurazione insediativa che determina inerzia e potenzialità alla trasformazione di vario tipo. Gli insediamenti rarefatti individuano, al loro interno, potenzialità di trasformazione del territorio che devono essere inquadrate nel contesto paesistico in cui si trovano.

2.2.2. MACROAMBITI TERRITORIALI

Osservando gli insediamenti urbani emergono due diverse caratterizzazioni insediative, che identificano altrettanti MACRO AMBITI TERRITORIALI : 1. un’area ad elevata densità insediativa, in cui gli insediamenti sono fortemente relazionati e dotati di funzioni significative e variegate (Area Centrale Golfo Val di Magra) 2. il restante territorio provinciale, a bassa densità insediativa, di funzioni e relazioni

I due macroambiti sono identificati dal relativo “telaio insediativo”, cioè dallo scheletro portante la caratterizzazione insediativa dell’ambito. In sostanza il telaio insediativo rappre- senta la descrizione delle basi su cui si regge il complesso delle funzioni e delle relazioni degli insediamenti urbani presenti nell’ambito.

Il telaio insediativo: - per l'ambito n.1 (area centrale) conferisce allo stesso un carattere di “sistema comples- so” strettamente relazionato e interconnesso (sia verso l’interno che verso l’esterno) [inse- diamenti in ambito urbano] - per l'ambito n.2 (rurale) conferisce allo stesso un carattere di maggior semplicità, rap- presentato dalla interazione di più “sistemi semplici” (ambiti) ove le azioni che interessa- no ogni singolo ambito influenzano meno significativamente il restante territorio del ma- croambito. [insediamenti in ambito rurale]

2.2.3. AREA CENTRALE

Gli insediamenti in ambito urbano si articolano in: - insediamenti centrali, che hanno costituito storicamente gli elementi generatori del “sistema complesso” (che attualmente mantengono la funzione polare forte ovvero la ave- vano storicamente), - insediamenti periferici, che costituiscono la periferia complementare la cui origine: - può dipendere da un "insediamento centrale", che svolge funzioni di polo, ai bordi del quale si è sviluppata la periferia stessa; - può essere generata dalle relazioni all'interno dell' "insediamento urbano" nel suo complesso;

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 234 - può essere costituita da antichi nuclei che non hanno subito la medesima evoluzione degli insediamenti “centrali”; - insediamenti specialistici a vocazione produttiva o talvolta caratterizzati da elevata competizione funzionale tra usi eterogenei, in particolare industriali, terziari e residenziali

In particolare si riconoscono diversi elementi che hanno originato il “sistema complesso” (Sarzana, Arcola, Ameglia,Castelnuovo, La Spezia, Lerici) i quali hanno via via diversificato il proprio ruolo: La Spezia e Sarzana sono diventati i “centri ordinatori” del sistema metropo- litano, Lerici ha assunto un ruolo specialistico, mentre gli altri (con esclusione di S.Stefano) hanno subito un quasi generalizzato impoverimento del tessuto socio economico.

Il sistema si è evoluto mediante insediamenti periferici (al sistema complesso) che hanno tratto origine dalla prossimità di un centro (periferie della Spezia e Sarzana) ovvero dalla presenza di un asse di relazione (insediamenti lungo la s.s.1, la s.s.62, la s.s.432…) ancorchè a volte sorti sul presupposto della originaria presenza di un nucleo (“rotolamento a valle”).

Il sistema “metropolitano” ormai, ha superato la dimensione geografica del Golfo e della Bassa Val di Magra interessando in modo consolidato anche i comuni di Bolano e Follo, ormai completamente integrati, e sta cominciando ad interessare i due comuni di seconda “cintura” (Riccò e Beverino)

All’interno del macro ambito risulta agevole poi distinguere due ambiti particolari, oltre al piccolo sistema lericino: il Golfo e la Val di Magra.

Il Golfo è caratterizzato da un centro forte, e periferie a raggera polarizzate su questo: un sistema a ventaglio.

La Val di Magra è caratterizzata da un centro forte, baricentrico (e arteriale nel contempo), e periferie diffusive che si disctribuiscono sugli assi dorsali di relazione e sui collegamenti ai nuclei storici: un sistema lineare - diffuso.

2.2.4. AREA “RURALE”

Gli insediamenti nell’ambito rurale (che rappresentano il “sistema” insediativo che caratte- rizza il macroambito) sono costituiti da un "sistema" semplice di “ambiti”, ognuno dei quali a sua volta costituito da: - insediamenti centrali: costituiti da centri ordinatori ed eventuali centri secondari, che hanno costituito storicamente gli elementi “forti” del “sistema” di relazioni (che attual- mente mantengono la funzione polare, più o meno intensa), - insediamenti periferici che costituiscono un tessuto in qualche modo "vicino" alla struttu- ra agricola degli ambiti, ed hanno generalmente ruoli e funzioni non rilevanti a scala so- vracomunale - insediamenti specialistici a vocazione funzionale produttiva.

In particolare si riconoscono diversi elementi che hanno strutturato il “sistema” (Levanto, Varese, Brugnato,… San Pietro Vara, Sesta Godano) conferendogli la struttura relazionale che gli è propria, i quali hanno via via delineato il proprio ruolo: Varese, Brugnato e Levanto

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 235 sono diventati i “centri ordinatori” di tre ambiti estesi, mentre gli altri hanno svolto funzioni polari limitatamente alle vallate di competenza e partecipano ad uno dei tre ambiti maggiori.

Ogni ambito trova il proprio completamento nella strutturazione insediativa delle porzioni "rurali", costituite da veri e propri insediamenti periferici ad un centro originario ovvero dalla costellazione dei nuclei isolati. Il sistema ha modificato l’estensione storica perdendo definitivamente i comuni di Bolano e Follo, ormai completamente integrati nell’ ”area centrale”, e sta cominciando a non ricono- scere più i due comuni di Riccò e Beverino.

All’interno del macro ambito risulta agevole poi distinguere tre ambiti particolari: il costiero, l’alta valle (Varese) e la Media Val di Vara.

L’ambito costiero è caratterizzato da un centro ordinatore (Levanto), intermedio, e centri secondari coincidenti con le singole emergenze costiere: un sistema ortogonale (costa- interno). Il sistema, attualmente, è appoggiato prevalentemente sulla ferrovia tirrenica e sull’asse co- stiero da Riomaggiore a Deiva, con connessioni ortogonali alla rete autostradale e statale (Deiva e Levanto) ed a quella provinciale interna (Monterosso, Vernazza). L’ambito è forte- mente “frammentato”, anche a causa della conformazione morfologica e della sostanziale omogeneità (e quindi concorrenzialità) dei centri costituenti, specie nella sua parte meridio- nale, che può addirittura considerarsi ambito autonomo (attorno al parco nazionale delle cinque terre). L’ambito, specie la sua parte meridionale, è carente di relazioni verso il retro- crinale funzionalmente in grado di favorire un’organizzazione sostenibile degli arrivi e delle presenze turistiche.

L’Alta Valle è caratterizzata da un centro ordinatore (Varese), baricentrico, ed un centro secondario (San Pietro), circondati dalla costellazione di nuclei periferici per i quali assolvono ad una funzione regolatrice: un sistema autonomo.

La Media Valle è caratterizzata da un centro ordinatore (Brugnato), baricentrico, e diversi centri di vallata posti in quota od a fondovalle: un sistema di sistemi. Costituisce l’ambito di maggior permanenza storica (insieme al limitrofo dell’alta valle) in quanto appoggiato sul percorso principale perifluviale del Vara tra Beverino,Brugnato- Borghetto,San Pietro. Il sistema ha visto accrescere il peso di Brugnato sia storicamente che in virtù dell’accessibilità autostradale; peraltro sensibile è la crescita dell’importanza di Beve- rino e Sesta Godano come centri di fondovalle. L’ambito può essere visto coma la somma di tre subambiti: - il fondovalle (costituito dai discreti di Beverino, Brugnato e Sesta Godano) caratterizzato dal ruolo produttivo di Brugnato, dalla presenza rurale di Sesta e dalla potenziale funzione connettiva di Beverino con il Golfo, - il versante destro (Ricco’, Pignone, Carrodano) caratterizzato oltre che dalla comunica- zione longitudinale anche dalle deboli relazioni costa-retrocrinale, - il versante sinistro (Calice, Rocchetta, Sesta Godano) caratterizzato dalle relazioni con il territorio rurale tosco-emiliano.

2.2.5. INSEDIAMENTI SPECIALISTICI

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 236 Nella mappa dell'assetto insediativo sono rappresentati, al pari di quelli “centrali” e “periferici”, anche gli insediamenti specialistici; non già in funzione delle differenziazioni relazionali che li caratterizzano ma in virtù delle relazioni sottese alla funzione forte che manifestano o di cui è riconosciuta la vocazione. Non è contraddittorio descrivere una struttu- ra logica ramificata costituita di alcuni rami di carattere relazionale ed altri funzionale, poiché la funzione che si individua è di tale peso, nel contesto temporale attuale, che rappresenta comunque un valore fondante, così come nel passato il valore fondante era rappresentato dalle “relazioni” (e molto meno dalle funzioni).

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 237 MAPPA DELL’ASSETTO INSEDIATIVO Assetto Assetto relazionale/ Obiettivi - Politiche generali e di sistema Definizione di ambito Carattere territoriale funzionale - mantenimento/miglioramento della struttura Centri Ordinatori insediativa; - integrazione funzionale tra i centri nell'ottica Ins. Centrali di sistema; (elementi generatori degli insediamenti in - valorizzazione della identità e riqualificazio- ambito urbano) Nuclei ne urbana; - riattivazione di un ruolo funzionale attivo nell'attuale contesto d'ambito con rivitalizza- zione del tessuto sociale ed economico Sistema insediativo strutturato nell’ -Individuazione e valorizzazione di un proprio Polarizzati ruolo identitario alla scala comunale e ambito urbano riqualificazione urbana; (telaio insediativo del (sviluppo dipen- Ins. Periferici - miglioramento della connessione col macroambito dente da un polo) (periferia comple- s.i.a.u.centrale di riferimento; “Centrale Golfo-Val - permeabilità all’insediamento limitrofo mentare degli di Magra”) insediamenti in - individuazione e valorizzazione di un ambito urbano) Diffusivi (sviluppo generato proprio ruolo identitario e riqualificazione Assetti urbana; dalle relazioni nel territoriali - analisi dell'elemento/i generatore/i e sistema) caratteriz- valorizzazione delle funzioni di sistema zati da un - Individuazione/valorizzazione di una propria insedia- Isolati mento identità e riqualificazione urbana; struttura- to Ins. Specialistici - Valorizzazione della vocazione produttiva (funzione definita) ovvero riuso per le aree dismesse

-mantenimento/miglioramento della struttura Centri Ordinatori insediativa e dei livelli prestazionali; -valorizzazione delle funzioni di sistema Ins. Centrali (elementi forti del -valorizzazione della identità e delle funzioni telaio insediativo) di sistema; Sistema insediativo Centri secondari strutturato -riqualificazione urbana e del tessuto sociale ed economico nell’ambito rurale (telaio insediativo -Individuazione/valorizzazione di un proprio del macroambito "dei Ins. Periferici Polarizzati ruolo e riqualificazione urbana; comuni rurali") (periferia funzionale/fisica dell’insediamento centrale) -Individuazione/valorizzazione di una propria Isolati identità e riqualificazione urbana;

Specialistici Valorizzazione della vocazione produttiva

Ins. sparsi in Individuazione alla scala comunale della contesto periurbano vocazione; Insediamenti necessità di congrua dimostrazione della Assetti Rarefatti (insedia- sostenibilità di scelte insediative territoriali menti che soggetti ad non hanno contribuito Ins. Interstiziali Valorizzazione della vocazione originata dalla insedia- a caratterizzare (aree a forte compe- competizione urbana mento l’ambito, diffusi su tizione urb.) rarefatto tutto il territorio) Ins. sparsi in Valorizzazione della vocazione agricola e territorio rurale della necessità di presidio

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 238 2.3. OBIETTIVI

Sistema insediativo in AMBITO URBANO

Centri Ordinatori

La Pianificazione comunale deve definire una disciplina volta a realizzare la conservazione e/o riqualificazione delle caratteristiche dei centri mediante la valorizzazione degli elementi fisici in cui le stesse siano riconoscibili e significative, nonché esplicitare azioni atte a definire un assetto complessivo in coerenza con le politiche e le azioni a scala sovra comunale, attra- verso le quali il PTC persegue l’obiettivo di ottenere una maggiore integrazione funzionale tra i centri atta a definire in modo compiuto il ruolo ed il carattere dell’area centrale Golfo Val di Magra.

Nuclei

La pianificazione comunale nei nuclei deve definire una disciplina che oltre a conservare e valorizzare le caratteristiche tipologiche e formali degli insediamenti aventi un riconoscibile interesse storico-artistico e/o storico architettonico e/o storico testimoniale, sia in grado di favorire un ruolo funzionale attivo dei nuclei, attraverso la rivitalizzazione del tessuto sociale ed economico.

Periferici Polarizzati

La pianificazione comunale deve definire una disciplina volta a perseguire obiettivi di valo- rizzazione del ruolo di tali aree in modo tale da migliorare le connessioni con la matrice urba- na centrale di riferimentoA tal fine debbono essere analizzate le caratteristiche identificative e distintive delle aree in oggetto e definite, anche le trasformazioni fisiche e funzionali ammis- sibili, in coerenza con le caratteristiche accertate ovvero come elemento di riqualificazione delle specifiche criticità presenti in tale assetto.

Periferici Diffusivi

La pianificazione comunale deve definire una disciplina volta a perseguire obiettivi di valo- rizzazione del ruolo di tali aree, anche in riferimento alle funzioni “di sistema” come svilup- pate ed indicate nelle politiche e nelle azioni a scala sovra comunale del PTC nelle rispettive sezioni di riferimento. Secondo tali obiettivi gli strumenti di pianificazione comunale devono: 1) analizzare le caratteristiche identificative e distintive di tali aree, in particolare in relazione all'elemento generatore dell'insediamento, alla compatibilizzazione con lo stesso ed alla sua valorizzazione come elemento del sistema complesso; 2) definire le trasformazioni fisiche ammissibili con chiara indicazione delle utilizzazioni compatibili, in modo tale da non contraddire le caratteristiche suddette.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 239 Periferici Isolati

La pianificazione comunale deve definire una disciplina volta a valorizzare il ruolo di tali aree e definire le azioni di riqualificazione urbana.

Specialistici

La pianificazione comunale deve definire una disciplina volta ad assoggettare le aree urbane ad organizzazione specialistica a modalità d’intervento atte a mantenere, ristrutturare, costrui- re mediante nuovo impianto ovvero trasformare, nel caso di aree dismesse, la propria organiz- zazione morfologica.

Sistema insediativo in AMBITO RURALE

Centri Ordinatori

Relativamente ai centri ordinatori ubicati nel macro ambito a bassa densità insediativa, la pianificazione comunale deve definire una disciplina volta a mantenere e/o migliorare le caratteristiche degli stessi, attraverso la valorizzazione degli elementi fisici in cui esse siano riconoscibili e significative, nonché esplicitare le trasformazioni fisiche ammissibili e le utilizzazioni compatibili in grado di valorizzare la loro funzione di centri ordinatori di sistema nell’ambito di riferimento.

Centri Secondari

La pianificazione comunale deve definire una disciplina volta a perseguire la valorizzazione dell’identità degli stessi, mediante la conservazione e/o il ripristino (qualora alterati) dei caratteri fisici in cui la stessa sia riconoscibile, nonché esplicitare le trasformazioni funzionali necessarie alla riqualificazione del tessuto sociale ed economico.

Periferici polarizzati

La pianificazione comunale deve definire una disciplina volta ad individuare e valorizzare il ruolo di tali aree alla scala comunale, perseguendo l’obiettivo di realizzare e/o ricostituire una sostanziale unitarietà del territorio urbanizzato, nei casi in cui tali zone si pongano in conti- nuità spaziale rispetto alle aree urbane centrali.

Perifierici isolati

La pianificazione comunale deve definire una disciplina volta ad individuare e valorizzare il ruolo identitario di tali aree e definire le azioni di riqualificazione urbana.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 240 Specialistici

La pianificazione comunale generale deve definire una disciplina volta ad assoggettare le aree ad organizzazione specialistica a modalità d’intervento atte a mantenere, ristrutturare, o co- struire mediante nuovo impianto la propria organizzazione morfologica

Assetti caratterizzati da INSEDIAMENTI RAREFATTI

Insediamenti sparsi in contesto periurbano

La pianificazione comunale deve definire una disciplina volta ad individuare la rispettiva vocazione degli stessi, analizzando gli specifici fattori che possono condizionare l’uso dell’area, esplicitando chiaramente le aree che debbano essere oggetto di conservazione o riqualificazione senza sostanziale incremento del carico insediativo, ripristino dell’attività colturale e quelle nelle quali si ritenga di incrementare il peso insediativo, dando in questo caso una congrua dimostrazione della sostenibilità dello stesso.

Insediamenti interstiziali in ambito periurbano

La pianificazione comunale deve definire una disciplina volta a valorizzare la vocazione che ha originato la competizione urbana, ed a realizzare una sostanziale unitarietà funzionale del territorio urbanizzato, permettendo le trasformazioni, coerenti con il modello di assetto inse- diativo di riferimento e ambientalmente compatibili, dando congrua dimostrazione della sostenibilità degli assetti pianificati.

Insediamenti sparsi in territorio rurale

Per essi valgono le indicazioni contenute nella Sezione seconda del PTC relativa allo spazio rurale.

2.4. POLITICHE D'AMBITO

Obiettivi specifici

Golfo − Valorizzazione delle principali funzioni urbane del capoluogo e dei ruoli di area vasta − Valorizzazione delle funzioni industriali, logistiche, portuali, nautico/diportistiche nel territorio del capoluogo, con particolare riferimento alle aree di levante − Valorizzazione del ruolo del centro storico con funzioni commerciali e dei centri commerciali integrati − Riqualificazione urbana del Levante spezzino − Valorizzazione di un sistema d'area protetta provinciale di connessione tra i principali sistemi naturalistici limitrofi

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 241 − Valorizzazione delle funzioni turistiche nei comuni di Portovenere e Lerici, con in- cremento della capacità turistico-ricettiva in tutto l'ambito − Completamento del sistema tangenziale del capoluogo, potenziamento dei connettivi su gomma e ferro verso la val di Magra, riqualificazione dei connettivi verso la bassa e media val di Vara

Val di Magra − Valorizzazione delle principali funzioni urbane e dei ruoli di area vasta del Centro Or- dinatore di Sarzana. − Valorizzazione delle funzioni turistiche nei comuni costieri con particolare riferimento al sistema integrato nautico/turistico/fruitivo di Marinella-Fiumaretta e valorizzazione dei progetti connessi. Incremento della capacità turistico-ricettiva. − Potenziamento dei connettivi verso il Golfo su gomma e su ferro e verso la Bassa Val di Vara. − Razionalizzazione del sistema infrastrutturale con particolare riferimento ai nodi di Fornola e Variante Aurelia di Sarzana. − Realizzazione della 3° corsia autostradale anche per le relazioni metropolitane − Definizione del ruolo commerciale di Sarzana come elemento polare della Strada Mercato e del Bacino d'area vasta − Rafforzamento del ruolo terziario/direzionale di scala vasta di Sarzana. − Rivitalizzazione dei nuclei storici del sistema.

Riviera − Valorizzazione delle principali funzioni urbane e dei ruoli d'area vasta di Levanto. − Potenziamento delle funzioni turistiche costiere. − Localizzazione di strutture sportive estensive nelle zone collinari nell'area settentrio- nale. − Potenziamento delle connessioni funzionali col retrocrinale dell'area del P.N. Cinque Terre. − Consolidamento del ruolo commerciale di Levanto come centro commerciale integra- to.

Media Val Di Vara

Alta Val di Vara

AREA DI FONDOVALLE − Valorizzazione delle principali funzioni urbane e dei ruoli di area vasta di Brugnato. − Consolidamento della funzione di polo industriale di Brugnato. − Rafforzamento del ruolo commerciale di Brugnato come centro commerciale integrato d'area vasta in rapporto agli ambiti dell'Alta, Media e Bassa Val di Vara. − Individuazione dei centri di Sesta Godano e Beverino come localizzazione delle prin- cipali funzioni residenziali e produttive o di servizio, unitamente al Centro Ordinatore di Brugneto. − Incremento della capacità turistico-ricettiva anche in relazione alla valorizzazione del territorio rurale e dell’ambiente fluviale (Parco e non solo). − Potenziamento delle funzioni di Beverino come accesso al Golfo.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 242 VERSANTE SINISTRO − Valorizzazione del turismo rurale. − Valorizzazione delle relazioni con l'entroterra Tosco-Emiliano

VERSANTE DESTRO − Valorizzazione del turismo escursionistico/rurale dell'area Riccò, Pignone, Carrodano, Carro. − Valorizzazione delle funzioni turistico-ricettive e infrastrutturali integrate con l'area del Parco Nazionale delle Cinque Terre. − Valorizzazione della vocazione di Riccò, oltre al Comune di Beverino, come supporto al sistema urbano principale. − Valorizzazione delle principali funzioni urbane e dei ruoli d'area vasta di Varese Ligu- re in rapporto all'ambito dell'Alta Valle. − Valorizzazione delle funzioni produttive agricole. − Valorizzazione del turismo rurale.

2.5. NUCLEI INSEDIATIVI

Una ulteriore chiave di lettura degli elementi insediativi porta a distinguere i sistemi insedia- tivi di antica formazionein quattro tipologie:

Città storiche

Complessi urbani ad elevata strutturazione ove si concentrano un notevole numero di manu- fatti di interesse storico - artistico che rivestono importanza su territori di ampie dimensioni e che presentano un’armatura urbana di elevata qualità

Centri storici secondari

Strutture insediative con buon livello di strutturazione urbana, caratterizzata dalla presenza di manufatti storico - artistici di rilevante importanza.

Antichi nuclei

Strutture insediative con limitate caratteristiche di strutturazione urbana e limitata concentra- zione di emergenze storico - artistiche di richiamo sul territorio circostante.

Nuclei rurali

Strutture insediative compatte od articolate in piu’ frazioni, espressioni di fasi esaurite di evoluzione degli originari insediamenti agricoli ed oggi quasi esclusivamente utilizzate a scopi residenziali, che tuttavia sono ancora connotate e condizionate dalla presenza di manu- fatti ed attività legate al territorio rurale in cui sono localizzati. In generale non presentano manufatti monumentali censiti tra le emergenze di livello provin- ciale.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 243 Il censimento dei nuclei rurali è già stato condotto nel seconda Sezione di Piano, attinente lo “Spazio rurale”.

In funzione della loro collocazione costiera e relazione col mare, si possono distinguere altre- sì:

Borghi costieri Si definiscono borghi costieri i centri storici, gli antichi nuclei ed i nuclei rurali ove la connes- sione tra identità culturale ed attività economiche legate al mare hanno determinato una signi- ficativa specializzazione delle strutture urbane. Tali insediamenti sono in possesso di una specifica identità territoriale e culturale, tipica dei borghi marinari liguri, nei quali si esaltano anzitutto i sapori e le vocazioni turistiche legate al mare e le peculiarità paesaggistiche. Il Piano individua: Vernazza, Corniglia, Manarola, Riomaggiore, Portovenere, Le Grazie, Fezzano, Cadimare, Marola, Tellaro.

Centri costieri Strutture urbane con sviluppo anche in epoche recenti, fortemente caratterizzate dall’espansione insediativa connessa allo sviluppo turistico. Il Piano riconosce: Deiva Marina, Bonassola, Levanto, Monterosso, Lerici, San Terenzo.

2.6 LE AREE CRITICHE DELLO SPAZIO URBANO

Sulle aree urbane possono agire diversi fattori di criticità, connessi alle vicende dell’uso del territorio, quando vengono a determinarsi effetti di disequilibrio economico ed impatto sul piano ambientale, dell’efficienza del sistema insediativo, del livello complessivo della qualità della vita. Il Piano identifica, quali fattori di criticità dello spazio urbano, i temi attinenti a quattro (o cinque?) prevalenti tipologie: - a) conflittualità tra gli usi del territorio - b) degrado delle periferie del sistema urbano - c) saturazione degli assi della mobilità - d) alterazioni ambientali (aria, acqua, suolo) dello spazio urbano interessato; - e) processi di degrado edilizio-urbanistico. Il Piano, per ciascuna tipologia, fornisce elementi conoscitivi, derivati da studi e ricerche specifiche, mediante le quali i Comuni, integrando le conoscenze alla scala propria con analisi puntuali, identificano le principali aree critiche presenti nello spazio urbano e definiscono le opportune azioni pianificatorie di riqualificazione e riorganizzazione, riconducendo tutto alla mappa delle criticità, fondamento della valutazione ambientale strategica da sviluppare conte- stualmente al PUC.

2.6.1 CONFLITTUALITÀ TRA GLI USI DEL TERRITORIO Si assumono i seguenti temi rilevanti: - la competizione urbana con gli usi agricoli negli insediamenti interstiziali

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 244 - le condizioni di criticità nell’assetto insediativo per commistione e conflittualità tra i diversi usi del territorio presenti ambiti appartenenti allo spazio urbano contiguo od in- cluso nelle aree produttive

2.6.2. IL DEGRADO DELLE PERIFERIE DEL SISTEMA URBANO La periferia urbana, solitamente vissuta come luogo fisicamente eccentrico ed economica- mente marginale riguardo alle aree centrali ed ordinatrici dello spazio urbano, è comunque l’area dove si di solito registrano i più rilevanti fenomeni di degrado urbanistico, ambientale e sociale; la pianificazione ha il compito di individuarne i luoghi più critici per indurvi l’innesco di processi di riqualificazione complessiva e tale compito deve costituire uno degli obiettivi prioritari del piano per fronteggiare, tra l’altro, la crescente domanda di sicurezza che trova, nel degrado delle periferie stesse, uno dei più potenti motivi di amplificazione.

I piani comunali individuano le principali aree periferiche da sottoporre ad azioni mirate di riqualificazione in relazione alla presenza di: - Aree dismesse, dismettibili o sotto/utilizzate - Aree ove si registra un forte disagio sociale. - Aree residenziali sotto/dotate di infrastrutture e servizi pubblici e di interesse pubblico ovvero standard minimi di servizi commerciali, ricreativi e sociali.

Il PTC identifica aree di interesse provinciale da sottoporre prioritariamente ad azioni di riqualificazione funzionale ed ambientale:

- Aree residenziali e produttive dismesse, dismettibili o sottoutilizzate: Area ex IP e Primo bacino portuale nel Capoluogo, Aree dismesse Val di Magra (ex Sirma, ex RDB, ex Filippi)

- Aree urbane ove si registra un forte conflitto tra usi diversi : Quartieri di Marola e di Fossamastra nel capoluogo, quartieri di Arcola Piano, Ceparana, Aurelia di Ca- stelnuovo ed Ortonovo in Val di Magra.

- Aree urbane sviluppate lungo assi di traffico al limite di sostenibilità. Aurelia e Cisa tra S. Stefano e Ortonovo; statale Romito/Guercio, statale Bottagna/Buonviaggio, Aurelia Fornola/ Boschetti, napoleonica tra Marola/Portovenere.

- Aree residenziali sotto/dotate di infrastrutture e servizi pubblici e di interesse pub- blico ovvero prive degli standard minimi di servizi commerciali, ricreativi e sociali: Quartiere del Favaro alla Spezia e Quartiere delle Pianazze nei Comuni della Spezia e di Arcola; il quartiere di Luni Mare nel Comune di Ortonovo; il quartiere di Corea a Vezzano, per il quale il progetto di terza corsia autostradale e variante alla Cisa in complanare all’autostrada assuma tutte le misure atte a mitigare l’attuale impatto da rumore e limitazione alla fruizione del parco.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 245 2.6.3 LA SATURAZIONE DEGLI ASSI DI MOBILITA' Il PTC, nel capitolo relativo alla mobilità, individua i principali tratti critici del sistema infra- strutturale che impattano lo spazio urbano.

I Comuni provvedono, alla scala propria, ad integrare gli scenari definiti dal PTC con indagini di livello puntuale afferenti la criticità del sistema della mobilità urbana e le azioni di mitiga- zione da introdurre attraverso gli strumenti urbanistici (sino ai progetti di riqualificazione urbana) e, particolarmente, attraverso il Piano Urbano del Traffico (PUT)

2.6.4 LE ALTERAZIONI AMBIENTALI Il Piano, a proposito dei temi della Sicurezza e della Salubrità, fornisce ai Comuni un quadro delle principali aree ad elevata vulnerabilità ambientale dello spazio urbano provinciale.

Sulle aree individuate valgono le indicazioni previste ai relativi capitoli della Sicurezza e della Salubrità.

2.6.5 PROCESSI DI DEGRADO DEGLI INSEDIAMENTI Il PTC non individua i manufatti che manifestano situazioni di degrado specifico, bensì offre i criteri per la valutazione dello stato di degrado affinché i Comuni provvedano a censire gli ambiti dello spazio urbano in degrado, per effetto di processi di dequalificazione strutturale, al fine di attivare prioritari programmi di recupero e rivitalizzazione, integrati con azioni sul piano sociale.

I Comuni dovranno individuare lo stato di degrado degli insediamenti, analizzando la sussi- stenza dei seguenti fattori: - condizioni di inadeguatezza statica, igienica, tecnologica e manutentiva degli edifici; - carenza o inefficienza delle infrastrutture a rete; - insufficienza od obsolescenza dei servizi comuni; - improprio od inadatto uso degli immobili con specifico riferimento a quelli di particolare pregio architettonico; - deterioramento degli aspetti estetici, inserimento improprio di arredi e l'incuria delle parti comuni. - rarefazione, in tutto o in parte, di vitalità dell'organismo urbano, specie in relazione al trasferimento o cessazione delle attività economiche, nonché al deterioramento del tessuto sociale e della qualità della vita

I Comuni dovranno indicare che, coerentemente con le finalità connesse al recupero del tes- suto urbano e compatibilmente con i generali criteri di tutela paesistica, saranno consentite con atto abilitativo diretto o convenzionato: - demolizioni di edifici o di loro parti in condizioni statiche o igienico ambientali preca- rie ovvero che non si adeguino al tessuto edilizio circostante - accorpamenti o frazionamenti di unità immobiliari, qualora lo richieda una più ade- guata utilizzazione funzionale

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 246 - le destinazioni d’uso finalizzate all’utilizzo commerciale, artigianale di servizio e turistico-ricettivo con o senza realizzazione di opere edilizie (specificatamente per le zo- ne centro storico)

I Comuni provvedono altresì a determinare agevolazioni anche in relazione agli importi dei contributi di concessione edilizia di cui all'articolo 3 della legge 28 gennaio 1977, n. 10, in rapporto alle situazioni delle zone di intervento.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 247 DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 248 3 - IL SISTEMA DELLE FUNZIONI NON RESIDENZIALI

3.1 GENERALITÀ

La terminologia utilizzata dalla legge urbanistica regionale n. 36/97 individua tra i temi che il PTC deve affrontare quelli attinenti l’organizzazione complessiva: …. dei sistemi di rilievo sovracomunale delle strutture produttive agricole, industriali, dire- zionali terziarie e commerciali.

La legge regionale affida alla pianificazione provinciale un ruolo cardine nell’organizzazione e nel coordinamento, in relazione ad ambiti territoriali omogenei, dei sistemi funzionali in cui si articola la struttura produttiva provinciale.

Se gli ambiti e le strutture produttive agricole hanno trovato uno specifico approfondimento nella Sezione 2 del Piano (“Lo Spazio Rurale”), in questa sede vengono approfonditi i temi della struttura produttiva industriale e terziaria, in particolare per le attività logistico/portuali e commerciali/distributive.

Il concetto introdotto dalla legge urbanistica è quello del sistema delle strutture produttive che ha trovato un’efficace definizione sotto la formula dei “sistemi produttivi locali”, riferiti ad ambiti spaziali definiti ovvero a specifici settori, e caratterizzati da una peculiare organizza- zione interna e da un’elevata concentrazione di imprese, prevalentemente di piccole e medie dimensioni.

Il Piano affronta il tema delle aree e delle strutture produttive considerando molteplici caratte- rizzazioni funzionali: − industriali/artigianali (sistemi produttivi di grande e/o piccola impresa) − logistico/portuali (porto commerciale e aree retroportuali) − estrattive (sistema delle cave) − commerciali/distributive (aree e strutture commerciali di rilevanza sovracomunale) − miste (industriali/artigianali, commerciali e terziarie) − dismesse o in dismissione, che segnano processi evolutivi da un uso produttivo prevalente ad un altro (tipicamente dall’industriale al terziario), ovvero che avviano processi di tra- sformazione verso usi non produttivi (rinaturalizzazione, sviluppo delle componenti resi- denziali).

3.1.1 GLI OBIETTIVI DEL PIANO Il Piano si pone l’obiettivo della creazione di un sistema provinciale di aree produttive infra- strutturate in modo efficiente sul piano dell’integrazione funzionale, su quello della sosteni- bilità ambientale e su quello della gestione amministrativa, superando la frequente “casualità”

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 249 che ha caratterizzato ad oggi i processi localizzativi ed evolutivi del tessuto industriale, so- prattutto di piccola dimensione.

Obiettivi generali del Pianosono: - il miglioramento delle condizioni localizzative, in termini di sostenibilità ambientale, efficienza infrastrutturale, riqualificazione degli ambiti ad elevata conflittualità negli usi del territorio; - il sostegno alla specializzazione dei sistemi produttivi; - l’innovazione ed integrazione dell’approccio pianificatorio.

Il miglioramento delle condizioni localizzative implica: - lo sviluppo della sostenibilità e dell’inserimento ambientale delle attività produttive, in particolare per quelle industriali e logistico/portuali; - la configurazione di uno schema infrastrutturale dedicato ai sistemi di aree produttive, sul piano dell’attrezzatura e delle infrastrutture viarie (reti funzionali alla mobilità delle pro- duzioni), della dotazione di centri di servizio alle imprese, dell’accessibilità al sistema delle comunicazioni avanzate;

L’organizzazione del sistema provinciale delle aree produttive si collega alla individuazione, in ciascuna parte del sistema, di una rete infrastrutturale funzionale all’uso industriale preva- lente, in termini di:

- mobilità interna alle aree produttive, sia di tipo manifatturiero che commercia- le/distributivo; - connessioni tra aree del sistema ed interconnessioni con le grandi reti, stradali e ferrovia- rie; - sviluppo di strutture comuni di servizio alle imprese, all’interno di ciascuna area: centri di fornitura servizi energetici e telematici avanzati, gestione degli effluenti, strutture di risto- razione aziendale ed altri elementi di supporto all’operatività delle imprese insediate; - riqualificazione degli ambiti territoriali dove la molteplicità degli usi determina condizioni di criticità ed inefficienza insediativa (le aree “miste”), ovvero dove la compatibilità tra attività produttive e condizioni ambientali necessita di azioni di riorganizzazione funzio- nale, ambientalizzazione, rinaturalizzazione.

Il sostegno ai processi di sviluppo e specializzazione produttiva assume rilievo almeno in due direzioni:

- nel campo della specializzazione di sistemi produttivi locali e distretti industriali in rela- zione a specifiche competenze tecnologiche e produttive; - nella filiera logistico/portuale, favorendo lo sviluppo del ruolo del “sistema porto” nelle funzioni di elemento di servizio all’economia locale, in particolare nel campo delle atti- vità connesse alla logistica ed alle manifatture “port oriented”, nonchè a quelle nauti- co/diportistiche;

L’obiettivo di specializzazione di sistemi produttivi locali è coerente con gli orientamenti della Regione Liguria, definiti dalla LR 9/99.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 250 L’innovazione e l’integrazione nell’approccio pianificatorio

Le azioni del Piano sono improntate alla logica del piano - processo, in quanto i processi evolutivi determinano un costante feedback tra territorio e pianificazione e tra azione econo- mica e programmazione. Obiettivo centrale del Piano è quello di fornire uno strumento utile al governo dei processi di organizzazione funzionale ed insediativa del territorio, integrando tali azioni con quelle di sostegno allo sviluppo ed alla specializzazione produttiva. Le azioni di Piano pongono dunque le basi di un percorso strategico, nel cui contesto la piani- ficazione si attrezza ad interpretare, gestire e partecipare i fenomeni evolutivi nel continuo, soprattutto nella fase di profonda transizione attraversata dall’economia industriale provin- ciale che, nel corso delle Conferenze economiche e nella relazione fondativa, sono state messe in evidenza. A fronte dell’obiettivo di integrare azioni pianificatorie con azioni di sostegno allo sviluppo, il Piano individua, oltre a politiche d’indirizzo generale, specifici progetti territoriali, riferiti ad ambiti territoriali e/o temi di interesse provinciale. I progetti territoriali costituiscono dunque agende locali di pianificazione e programmazione, consentendo di articolare schemi d’azione da supportare con l’attivazione di specifici pro- grammi di sostegno.

3.1.2 INDIRIZZI PROGRAMMATICI

Monitoraggio dei processi insediativi: l’osservatorio del sistema delle aree produttive

Nell’ottica della processualità del Piano potrà essere istituito dalla Provincia un Osservatorio provinciale del sistema delle aree produttive (come specifica sezione del Sistema informativo territoriale), costituito da un insieme integrato di banche dati attinenti le problematiche am- bientali, i fabbisogni localizzativi, la dotazione e la domanda di infrastrutture specifiche (per la mobilità, ecologiche, energetiche e di telecomunicazione), il grado di utilizzo delle aree disponibili e la tipologia delle imprese insediate nelle aree produttive del sistema di rilievo sovracomunale rappresentato.

L’Osservatorio, da riferirsi agli agglomerati ed aggregati di aree riconosciute dal Piano come di ri-lievo sovracomunale, può costituire un supporto alla concentrazione ed alla integrazione delle politiche di incentivazione, per l’attuazione dei processi di programmazione negoziata e per gli interventi da parte dei Soggetti gestori dei servizi energetici, di comunicazione ed ambientali, integrandosi con le competenze degli Sportelli unici di livello comunale e/o so- vracomunale e con l’attività degli Enti e soggetti attivi nei processi di sviluppo locale.

3.1.3 ELEMENTI DEL SISTEMA SOVRACOMUNALE

Componenti territoriali di riferimento Il Piano individua le componenti del sistema sovracomunale delle aree produttive, secondo tre caratterizzazioni prevalenti: - Logistico / portuali

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 251 - Industriali/artigianali - Commerciali e di servizio

Eentro ciascuna caratterizzazione sono presenti le seguenti principali tipologie funzionali: - Aree produttive a prevalente caratterizzazione produttiva, insediate ed insediabili - Aree miste (commistione di attività produttive, di servizio, commerciali e residenzia- li), indivi-duate in base a tre tipologie: - Aree miste a prevalente caratterizzazione residenziale e di servizio - Aree miste a prevalente caratterizzazione industriale/artigianale - Aree miste a prevalente caratterizzazione commerciale e di servizio; - Aree dismesse e/o dismettibili, connesse a processi di riconversione, rilocalizzazione o riduzione degli insediamenti di tipo industriale; - Aree militari di interesse per la pianificazione, in relazione a scenari di riorganizza- zione loca-lizzativa delle funzioni connesse al settore difesa, subordinate alle necessa- rie intese.

Aree a prevalente caratterizzazione industriale/artigianale e logistica e portuale

Il Procedimento individua i seguenti elementi componenti il sistema di rilievo sovracomunale: riferimento: denominazione e Comuni interessati A Sistema delle aree produttive del Golfo (aree industriali, di servizio e logistiche a Spezia ed Arcola) B Sistema “Magra ovest” (Arcola e Vezzano) C Sistema “Magra Est” (aree produttive industriali, intermodali e connesse alla logistica a S. Stefano, Vezzano, Sarzana) D Sistema “Vara” (aree industriali e di servizio a Bolano, Vezzano, Follo) E Aggregato bassa Val di Magra (Castelnuovo, Ortonovo, Sarzana) F Aggregati aree produttive della Val di Vara G Aggregato delle aree delle attività di cava H Aggregato aree produttive fluviali I Aggregato delle aree produttive fluviali (Sarzana, Arcola, Vezzano, Bolano, Beverino) L Aggregato delle aree della cantieristica fluviale (Sarzana, Ameglia) M Agglomerato portuale commerciale (La Spezia)

Sistema a prevalente caratterizzazione commerciale/distributiva

Sono gli aggregati di aree commerciali/distributive e le principali strutture specialistiche e/o integrate che caratterizzano la rete distributiva provinciale.

A queste sono associati gli ambiti dello spazio urbano dove la funzione terziaria/commerciale presenta un rilievo sovracomunale. riferimento: descrizione N Aree commerciali della “strada mercato” distribuita lungo gli assi Au- relia e Cisa, nelle tre aggregazioni di Santo Stefano, Castelnuovo e Sar-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 252 zana (l’elemento “centrale” della strada mercato, rappresentato dalle Varianti Aurelia e Cisa) O Il sistema diffuso della Val di Magra P Il polo commerciale e terziario spezzino Q La rete commerciale in ambito rurale R Il commercio urbano e di presidio nei centri storici

Assetto funzionale produttivo

L’assetto funzionale produttivo si articola diversi “sistemi”: - il sistema delle aree industriali distinto in: o un “centro” industriale forte e interconnesso costituito dall’insieme delle aree produttive del levante spezzino, dall’agglomerato di Arcola in riva sinistra del Magra, di Ceparana-Follo alla confluenza dei due fiumi e di Santo Stefano- Vezzano-Sarzana in riva sinistra del Magra o due “periferie” produttive costituite dagli aggregati di Sarzana-Castelnuovo- Ortonovo a sud e dagli aggregati di Beverino, Brugnato e Carrodano a nord - il sistema del porto commerciale nel Golfo - il sistema produttivo locale della cantieristica, distinto in: o cantieristica maggiore (costa di levante del golfo) o cantieristica minore (tratto focivo del Magra) - il sistema fluviale che prevede: o dismissioni e relative rinaturalizzazioni nel tratto soprastante il ponte di Sarza- na, a bilanciare l’addensamento industriale del sopra indicato “centro” indu- striale o riconversioni all’attività turistica nel tratto fluviale sottostante o usi produttivi nautico-diportistici nel tratto focivo

Il sistema produttivo vede altresì, sotto una diversa chiave di lettura : - aree in mantenimento funzionale  soggette a riqualificazione delle funzioni produttive - aree in potenziamento della funzione produttiva  soggette a sviluppo con consumo di area  soggette a riorganizzazione funzionale  soggette a recupero di aree dimesse  soggette a riconversione settoriale - aree in dismissione/riqualificazione mediante  riuso con funzioni urbane  recupero ambientale La suddivisione così proposta ci fornisce una prima semplice ma inequivocabile lettura in chiave “sostenibile” delle previsioni, allorché individua i rapporti tra insediamenti che con- sumano territorio, riuso di aree dimesse, riconversioni. Il bilanciamento del PTC risulta parti- colarmente vantaggioso sul piano della sostenibilità perché, a fronte di previsioni che con- sentono uno sviluppo produttivo coerente con le esigenze economiche del territorio, realizza un “risparmio” di territorio considerevole.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 253 L’articolazione delle politiche del Piano

Gli obiettivi del PTC trovano attuazione in relazione a tre modalità:

Riqualificazione delle funzioni produttive: comporta la conferma insediativa di aree pro- duttive esistenti o destinate all’uso produttivo dagli strumenti urbanistici, senza significativi processi di trasformazione, accompagnata dall’attuazione di politiche mirate alla riqualifica- zione dei siti e delle funzioni interspecifiche.

Potenziamento delle funzioni produttive: Avviene secondo varie modalità: a) Processi di crescita che comportano nuovo consumo di territorio attraverso lo sviluppo funzionale, con utilizzo di nuovi spazi attualmente non destinati ad usi produttivi; b) Processi di crescita che comportano il riutilizzo di territorio già insediato e si realizzano attraverso: - La riorganizzazione/riqualificazione funzionale, di aree già insediate da usi produttivi ma caratterizzate dalla bassa efficienza dello spazio dedicato agli usi produttivi (o dalla com- mistione tra usi produttivi e non produttivi), sia in termini di aree disponibili per nuove attività, sia in termini di accrescimento delle attività presenti, sia sul piano dell’armatura infrastrutturale dedicata; - Il recupero di aree dismesse da precedenti usi produttivi;

- La riconversione settoriale con modificazione delle destinazioni da attività produttive di carattere industriale ad attività produttive di natura diversa.

Dismissione di funzioni produttive, che trova diversi destini: - Riconversione settoriale da attività di carattere industriale ed attività di natura diversa - Potenziamento e/o riqualificazione delle funzioni urbane, residenziali, commerciali e di servizio - Rinaturalizzazione e recupero per funzioni fruitive;

L’articolazione sopra indicata induce ad una considerazione qualitativa circa i risultati e gli obiettivi che il PTC intende perseguire: il necessario potenziamento delle funzioni produttive deve andare nel senso della sostenibilità ambientale delle previsioni.

Il PTC ricerca l’equilibrio tra diversi elementi: la compatibilità ambientale delle previsioni: riuso delle aree già degradate od utilizzate a fini produttivi, dismissione delle attività nelle aree ambientalmente sensibili, previsioni insediati- ve in aree già oggetto di insediamenti produttivi. lo sviluppo economico: specializzaizone o razionalizzazione delle funzioni produttive attra- verso l’individuazione di sistemi produttivi locali efficienti, accompagnamento dalle tendenze evolutive in atto, con azioni di sostegno/correzione; individuazione di sinergie funzionali e infrastrutturali.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 254 l’equità sociale intra ed inter-generazionale: previsioni di sviluppo di attività produttive accompagnate a fenomeni diffusi di riqualificazione urbana, razionalizzazione e diversifica- zione del sistema della mobilità, riduzione dell’estensione di territorio insediato.

3.2. IL SISTEMA DELLE AREE INDUSTRIALI/ARTIGIANALI E LOGISTICO - PORTUALI

Le tipologie insediative

L’analisi e l’interpretazione dei sistemi funzionali che caratterizzano lo spazio produttivo di interes-se sovracomunale, e le specifiche indicazioni di pianificazione, mettono in evidenza una pluralità di tematiche, che peraltro possono essere ricondotte ad alcune ti-pologie inter- pretative prevalenti.

Agglomerati Gli agglomerati produttivi si caratterizzano per un grado elevato di coesione interna, presente o potenziale, per una concentrazione significativa d’imprese ed addetti, per un elevato coeffi- ciente d’infrastrutturazione interna, per la prossimità rispetto alle grandi reti, ferroviarie e su gomma. Gran parte delle agglomerazioni produttive sono, inoltre, composte da aree apparte- nenti a più comuni. In alcuni casi gli agglomerati associano alla coesione interna una diversificazione funzionale tra attività di trasformazione industriale e di servizio, generando modelli insediativi che, ad aree specializzate nella produzione, associano aree di commistione funzionale, oggetto di specifiche azioni di riqualificazione individuate dal Piano.

Aggregati Si tratta di insiemi di aree a minore strutturazione e livello di coesione interna, sul lato inse- diativo ed infrastrutturale. L’individuazione di aggregazioni di aree di interesse per il Piano avviene su una base tematica riferita ad una specializzazione funzionale prevalente (ad esem- pio le aree commerciali della “strada mercato”) ovvero sulla base di particolari caratterizza- zioni del sistema insediativo (ad esempio gli impianti produttivi in ambito fluviale). Le politi- che e gli indirizzi del Piano affron-tano il tema dell’aggregazione di aree e strutture produttive sia in direzione di una loro riqualifica-zione, sia per favorire l’avvio di processi di agglome- razione ed integrazione funzionale.

Aree “miste” Tra le aree di interesse sovracomunale, si evidenziano anche quelle porzioni del tessuto urba- no e/o periurbano dove convivono in vario grado funzioni produttive, terziarie e residenziali che necessitano di azioni di riorganizzazione funzionale, sia sul versante della specializzazio- ne degli usi ritenuti prevalenti, sia su quello della compatibilità urbanistica e/o ambientale degli usi stessi. Il piano individua tre tipologie prevalenti di aree miste : - a prevalente caratterizzazione produttiva - a prevalente caratterizzazione commerciale - a prevalente caratterizzazione residenziale

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 255 3.2.1 ELEMENTI CONOSCITIVI: IL CATALOGO DELLE AREE PRODUTTIVE DI INTERESSE SOVRACOMUNALE Al fine di approfondire la struttura localizzativa delle attività produttive, con particolare rife- rimento alle aree disponibili per nuovi insediamenti, la Provincia ha realizzato un apposito catalogo, che interessa l’intero territorio provinciale.

L’indagine è stata articolata: - per aree (come unità minime di rilevazione sono state considerate generalmente aree non inferiori ai 10.000 mq di superficie territoriale); - per comparti (insiemi di aree) - per aggregati ed agglomerati di aree, nel caso in cui i comparti, partecipati da uno solo o da più comuni, abbiano specifiche caratteristiche di connessione strutturale che, nel caso degli agglomerati, diviene anche connessione sul piano funzionale.

Dai dati del Catalogo sono emersi elevati costi medi delle aree. Ai fini del loro abbattimento (acqui-sizione, infrastrutturazione e costruzione), in particolare per gli agglomerati con mag- giore potenziale insediativo, sono state proposte due soluzioni: lo strumento dei Piani di Insediamento Produttivo e lo sviluppo del ruolo di un’Agenzia locale di sviluppo.

La disponibilità delle aree è stata considerata in ordine a due categorie: aree libere ed aree dismesse (e/o attuate e non utilizzate) riutilizzabili per usi industriali/artigianali. Tale disponi- bilità è stata accertata attraverso le fonti della pianificazione urbanistica comunale e territo- riale, nonché mediante contatti diretti con i responsabili degli Uffici tecnici comunali. Per ciascuna area e ciascun comparto è stata elaborata una scheda, contente informazioni circa le condizioni di accessibilità, il tipo ed il dimensionamento delle aree disponibili, il livello di infra-strutturazione, l’assetto urbanistico, l’assetto proprietario, l’indicazione dei costi princi- pali ed un inquadramento di massima degli strumenti finanziari attivabili, con particolare riferimento agli o-biettivi comunitari ed ai Contratti d’area.

Aree libere aree superfici fondiarie (mq) superfici utili (mq) Val di Magra 19 1.546.350 523.450 Golfo 5 550.100 191.650 Val di Vara 14 647.700 205.800 Riviera 3 66.650 11.100 provincia 41 2.810.800 932.000

A livello provinciale sono stati censiti 47 comparti, 52 aree produttive per una disponibilità com-plessiva di circa 331 ettari di superficie totale e circa 1,14 milioni mq di superficie utile. Le aree libere - a livello provinciale sono oltre 280 ettari ed esprimono una riserva di oltre 930.000 mq di superficie utile. Il livello di infrastrutturazione è diversificato: si passa dalla sostanziale assenza in alcune aree della Val di Magra e Val di Vara per giungere ad un livello quasi completo come avviene in parte delle aree libere del Golfo. La Val di Magra concentra peraltro la maggior quota del potenziale localizzativo connesso ad aree libere ed in particolare la maggior parte delle superfici utili provinciali, evidenziando un'offerta comprensoriale superiore a 520.000 mq.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 256 aree dismesse aree superfici fondiarie superfici utili Val di Magra 4 73.400 23.100 Golfo 10 397.400 173.600 Val di Vara 1 27.600 8.000 Riviera - - - provincia 15 498.400 204.700

Una parte consistente di aree disponibili per nuovi insediamenti produttivi è connesso alla presenza di aree industriali dismesse, soprattutto nel Golfo spezzino, dove la crisi industriale si è associata all’abbattimento della tensione insediativa dovuta all’espansione dell’offerta di aree in Val di Magra.

I dati emersi dalle ricerche condotte per la redazione del catalogo hanno consentito di eviden- ziare, in ciascun comprensorio provinciale, alcuni elementi significativi. Considerando gli ambiti caratterizzati dal maggiore potenziale di disponibilità per nuovi insediamenti, in cia- scun comprensorio emergono: - Golfo: agglomerato delle aree del levante spezzino, partecipato dal comune capoluogo e da quello di Arcola; - Val di Magra: l’agglomerato della zona intermodale, partecipato dai comuni di Santo Stefano e Vezzano Ligure; - Val di Magra: l’agglomerato di Arcola; - Val di Magra: l’aggregato di Pratolino/Boettola, partecipato dai Comuni di Sarzana, Santo Stefano e Vezzano; - Val di Magra: l'aggregato delle aree di Castelnuovo Magra ed Ortonovo; - Val di Magra – bassa Val di Vara: l’agglomerato partecipato dai comuni di Vezzano, Bolano (Ceparana) e Follo; - Val di Vara: le aree produttive di Beverino (Cavanella), Brugnato - Borghetto Vara e Carrodano;

Nel successivo capitolo relativo alle Aree Industriali ed Ecologicamente Attrezzate si ritrove- ranno, specificate e strutturate, la maggior parte delle localizzazioni trattate nel presente. Le aree di interesse provinciale, in buona sostanza, coincideranno con l'inviluppo delle aree indicate nei due capitoli in parola.

3.2.2. IL PIANO DI INTERVENTI PER LA REALIZZAZIONE DI AREE INDUSTRIALI ED ECOLOGICAMENTE ATTREZZATE Nel contesto della programmazione regionale di settore, introdotta dalla LR 9/99 e successi- vamente specificata sul piano operativo (D.G.R. 1486/00), la Provincia ha promosso la realiz- zazione, da parte di Spedia S.p.A., di un piano di interventi finalizzati a infrastrutturare e riqualificare aree industriali ed ecologicamente attrezzate (AIEA) di rilievo sovracomunale, che attengono ai principali agglomerati di aree produttive provinciali.

Lo studio di fattibilità ha interessato le aree produttive dei sette comuni più industrializzati della provincia: La Spezia, Sarzana, Arcola, Santo Stefano Magra, Vezzano Ligure, Bolano, Follo. E’ stato presentato alla Regione Liguria nell’aprile 2001.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 257 Gli agglomerati ed aggregati di aree sono stati suddivisi in quattro sistemi territoriali: - Golfo (comuni di La Spezia ed Arcola) - Magra est (comuni di Vezzano Ligure, Santo Stefano Magra, Sarzana) - Magra Ovest (comuni di Arcola e Vezzano Ligure) - Vara (comuni di Bolano, Follo, Vezzano Ligure) La finalità dello studio è quella di favorire il coordinamento delle proposte comunali rivolte alla Regione, ai fini di contribuire alla programmazione regionale di settore, da attivare su un sistema di aree industriali ecologicamente attrezzate di riferimento regionale. Gli interventi, nel loro complesso, ammontano a circa 450 Mld/Lit, ed attengono alla predi- sposizione di infrastrutture connettive e distributive dedicate, reti di comunicazione avanzata, centri di servizio alle imprese, reti ecologiche ed energetiche al servizio delle aree produttive, interventi di ambientazione, l’attrezzatura di aree disponibili per nuovi insediamenti produtti- vi in condizioni di compatibilità ambientale. Le fonti di finanziamento impegnano i bilanci degli enti territoriali per 49 Mld, sovvenzioni pubbliche per 184 Mld e capitali privati per 216 Mld. Le superfici investite dall’insieme di interventi assommano a 758 ha e generano un’offerta di aree per nuovi insediamenti pari a 218 ha. La fase di realizzazione delle AIEA prevede 3.600 anni/uomo. Le stime di nuova occupazione direttamente connessa ai nuovi investimenti produttivi nelle aree libere e disponibili assom- mano a 8.700 addetti, con un incremento del reddito locale stimato in 2.000 Mld per anno. Sistema Golfo Interessa l'agglomerato del Levante spezzino e l'area ex IP (a destinazione produttiva). Le opere previste attengono alle infrastrutture distributive, la realizzazione del distretto della nautica da diporto, la creazione di nuove aree produttive per il mercato nazionale ed interna- zionale, al ruolo della centrale termoelettrica ENEL, alla produzione di biogas per cogenera- zione (2,5 Mw), ai servizi tecnologici, alla realizzazione di barriere vegetali, alla realizzazione di un sistema di controllo della qualità dell'aria. I dati quantitiativi afferenti alle superfici dell'AIEA sono: superficie complessiva AIEA 3.062.860 mq superficie dismessa 412.860 mq superficie offerta per nuovi insediamenti 716.130 mq

Sistema Magra Est Interessa l'agglomerato delle aree produttive di Santo Stefano Magra e l'aggregato di aree produttive di Vezzano Ligure e Sarzana. Gli interventi attengono alla riorganizzazione delle infrastrutture distributive interne e connettive di sistema per il miglioramento della viabilità dedicata, la creazione di nuove aree produttive per il mercato nazionale ed internaizonale, la realizzazione di isole ecologiche, le reti di servizio tecnologico ed ecologico, la realizazione di centri di servizi comuni, impianti di cogenerazione (12 Mw), la realizzazione di barriere vegetali e verde attrezzato, sistemi di controllo della qualità dell'aria. I dati quantitiativi afferenti alle superfici dell'AIEA sono: superficie complessiva AIEA 2.400.000 mq superficie dismessa 0 mq superficie offerta per nuovi insediamenti 955.030 mq

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 258 Sistema Magra Ovest Interessa l'aggomerato di Arcola e le aree produttive in sponda destra del comune di Vezzano. Gli interventi attengono alla realizzazione del nodo di Fornola, alla riorganizazione delle infrastrutture distributive interne e connettive di sistema per il miglioramento della viabilità dedicata, alla realizzaizone di assi di connessione al Parco regionale Magra, al completamento della bonifica dell'area Italpiombo, alla bonifica dell'area Arcola Petroli, alla realizaizone di isole ecologiche, alla predisposizione di servizi tecnologici e servizi comuni, alla realizzazio- ne di barriere vegetali. I dati quantitiativi afferenti alle superfici dell'AEA sono: superficie complessiva AIEA 1.096.500 mq superficie dismessa 25.700 mq superficie offerta per nuovi insediamenti 291.070 mq Sistema Vara Interessa l'aggomerato delle aree produttive dei comuni di Bolano, Vezzano e Follo e gli aggregati di aree produttive in sponda destra e sinistra del Vara dei comuni di Follo e Bolano. Gli interventi attengono alla realizzazione alla riorganizazione delle infrastrutture connettive di sistema e distributive interne, alla bonifica dei corpi idrici sotterranei, alla predisposizione di isole ecologiche, alla realizzazione di servizi comuni, alla realizzazione di una centrale di cogenerazione (5 Mw), alla realizzazione di barriere vegetali e di aree a verde attrezzato, alla predisposizione di sistemi di controllo della qualità dell'aria. I dati quantitiativi afferenti alle superfici dell'AIEA sono: superficie complessiva AIEA 1.020.000 mq superficie dismessa 56.000 mq superficie offerta per nuovi insediamenti 214.580 mq

La realizzazione di AIEA coglie diversi obiettivi sia a lungo che a medio termine, producendo in particolare: - disponibilità di nuove superifici insediative unita ad una migliore utilizzazione degli spazi interni alle attuali aree industriali, mediante una loro complessiva razionalizzazione e ridi- segno; - miglioramento della viabilità interna alle attuali aree industriali con accessi adeguati alle esigenze operative delle imprese e spazi più funzionali per la manovra di autoveicoli commerciali; - minori costi dei servizi di comunicazione (telefonia e comunicazioni avanzate), forniture energetiche, finalizzati ad un contenimento dei costi di produzione ed alla ricerca di una rinnovata competitività; - fruizione di servizi nelle aree industriali, con ubicazione concentrata e conseguente possi- bilità di esternalizzare processi organizzativi a vantaggio di una maggiore efficienza a- ziendale; - diminuzione dei costi di gestione dei rifiuti industriali unitamente ad una migliore preven- zione delle cause di inquinamento ambientale (aria, acqua, suolo) ed una maggiore tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nonché della popolazione locale; - ricollocazione di aziende attualmente insediate in aree a rischio idrogeologico o di rispetto ambientale o a prevalente insediamento abitativo, quindi con oggettive difficoltà per lo svolgimento delle attività d'impresa, in particolare per quanto concerne l'accessibilità ed una potenziale espansione.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 259 La realizzazione di un sistema di aree industriali ed ecologicamente attrezzate favorisce altre- sì: - l'accrescimento della compatibilità tra aree produttive, centri urbani ed ecosistemi ospiti, caratterizzati da elevate criticità e necessità di protezione; - la promozione di uno sviluppo economicamente significativo e compatibile con l'ambiente; - la qualificazione delle attività produttive e il miglioramento la competitività; - il miglioramento e completamento della viabilità con una specializzazione in relazione alle funzioni connettive tra elementi del sistema di aree produttive e distributive interne a cia- scuna area; - la messa in sicurezza degli insediamenti sotto il profilo ambientale, mediante raccolta e gesione degli scarti di produzione e dei reflui industriali; - il controllo permanente della qualità dell'aria; - il risparmio energetico attraverso la cogenerazione; - il miglioramento della qualità della vita per gli ambiti residenziali contigui alle aree pro- duttive, anche attraverso l'introduzione di sistemi di certificazione ambientale; - il recupero di aree dismesse e miglioramento qualitativo degli insediamenti; - l'infrastrutturazione di nuove aree per insediamenti produttivi di imprese locali e di impre- se provenienti dall'esterno;

3.2.3. IL SISTEMA DELLE AREE PRODUTTIVE DI INTERESSE PROVINCIALE Gli studi fondativi del Piano, tra i quali quelli attinenti il Catalogo prima richiamato e le atti- vità concertative quali la individuazione delle ridette aree industriali ecologicamente attrez- zate, consentono di definire il sistema delle aree produttive di interesse provinciale:

Golfo: - agglomerato della cantieristica costiera civile e militare; - agglomerato delle aree del levante spezzino, partecipato dal comune capoluogo e da quello di Arcola; - aree produttive ex IP; - le aree di cava e di discarica dismesse/dismettibili; - agglomerato delle aree portuali commerciali

Val di Magra - bassa Val di Vara - l’agglomerato della zona intermodale, partecipato dai comuni di Santo Stefano e Vezzano Ligure; - l’agglomerato di Arcola; - le aree di Vezzano in sponda destra (Bottagna) - l’aggregato di Pratolino/Boettola, partecipato dai Comuni di Sarzana, Santo Stefano e Vezzano; - l'aggregato delle aree di Castelnuovo Magra ed Ortonovo; - l’agglomerato partecipato dai comuni di Vezzano, Bolano (Ceparana) e Follo; - le aree insediate da attività di trasformazione lapidea (macinazione, conglomerati e bitu- minosi) in ambito fluviale; - le aree della cantieristica fluviale; - le aree di cava dismesse/dismettibili

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 260 Val di Vara - le aree produttive di Beverino, Brugnato, Borghetto Vara, Carrodano e Rocchetta Vara;

I sistemi territoriali costituenti gli agglomerati, aggregati ed aree di cui sopra sono ambiti produttivi di valenza sovracomunale.

Monitoraggio dei processi insediativi: l’osservatorio del sistema delle aree produttive

Nell’ottica della processualità del Piano potrà essere istituito dalla Provincia un Osservatorio provinciale del sistema delle aree produttive (come specifica sezione del Sistema informativo territoriale), costituito da un insieme integrato di banche dati attinenti: le problematiche am- bientali, i fabbisogni localizzativi, la dotazione e la domanda di infrastrutture specifiche (per la mobilità, ecologiche, energetiche e di telecomunicazione), il grado di utilizzo delle aree disponibili e la tipologia delle imprese insediate nelle aree produttive del sistema di rilievo sovracomunale rappresentato.

L’Osservatorio, da riferirsi agli agglomerati ed aggregati di aree riconosciute dal Piano come di rilievo sovracomunale, può costituire un supporto alla concentrazione ed alla integrazione delle politiche di incentivazione, per l’attuazione dei processi di programmazione negoziata e per gli interventi da parte dei Soggetti gestori dei servizi energetici, di comunicazione ed ambientali, integrandosi con le competenze degli Sportelli unici di livello comunale e/o so- vracomunale e con l’attività degli Enti e soggetti attivi nei processi di sviluppo locale.

Programmazione negoziata Le aree definite di interesse provinciale hanno valore di specifica individuazione ai sensi e per gli effetti del combinato disposto della lettera A comma 2 e comma 1 dell'art.58 LR36/97, per l'insediamento di interventi ed opere anche di iniziativa privata a destinazione produttiva come indicato negli elaborati del piano territoriale di coordinamento.

Sistema delle aree produttive di rilievo sovracomunale I Comuni, nelle aree comprese nel sistema di rilievo sovracomunale come sopra identificato, effettuano un monitoraggio del sistema di aree produttive finalizzato a identificare la tipologia e la consistenza delle imprese insediate, la dotazione di aree disponibili, lo stato di attuazione dei processi attesi di specializzazione funzionale in coerenza con gli indirizzi del PTC, nonché le principali problematiche di tipo infrastrutturale ed ambientale di competenza comunale. Sono recepite le indicazioni circa i centri di servizio all'impresa che possono essere realizzati in strutture centralizzate a valenza per l'intero agglomerato o aggregato d'aree, in coerenza con le indicazioni cartografiche del PTC, in particolare, relativamente ai servizi ecologici, di pulizia, di ristorazione e di accoglienza per gli utenti delle imprese insediate. I Comuni verificano con gli Enti gestori di reti la presenza di terminali per la fornitura capilla- re dei servizi alle imprese insediate ed insediabili, in termini di ca-blaggi e linee avanzate di comunicazione, nonché di fornitura d’energia elettrica e termica, con caratteristiche adatte al fabbisogno industriale, e di servizi integrati di smaltimento.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 261 Nella previsione localizzativa di insediamenti industriali ed artigianali deve essere favorita la costituzione e realizzazione di "aree industriali ed ecologicamente attrezzate" (A.I.E.A.) secondo i criteri di cui alla legge regionale n.9/99. Le A.I.E.A. contengono almeno: - infrastrutture distributive e connettive per la viabilità interna alle aree produttive e di colegamento tra le stesse, all'interno dei sistemi di rilievo sovracomunale; - realizzazione di nodi dedicati per l'intescambio e l'interconnessione, in funzione della destinazione specifica dell'agglomerato - predisposizione di servizi comuni per la sosta, i servizi ecologici ed energetici; - realizzazione di infrastrutture dedicate alla fornitura di acque per usi industriali, in caso di opportunità specifiche offerte dal territorio o da innovazioni tecnologiche; - predisposizione di isole ecologiche; - realizazione di centri di monitoraggio della qualità dell'aria; - impianti di cogenerazione a servizio delle aree produttive ed eventualmente residenziali e di servizio limitrofe, ove i processi produttivi esistenti ed in previsione manifestino ido- neità allo scopo; - realizzazione di sistemi di barriere vegetali e aree verdi attrezzate;

Politiche di sostegno I Comuni interessati da aree produttive di interesse provinciale possono sostenere gli oneri di progettazione, acquisizione ed infrastrutturazione delle aree, mediante costituzione di un fondo di rotazione, alimentato da risorse pubblico/private. Tale fondo può essere trasferito in gestione ad un’agenzia di sviluppo, a prevalente capitale pubblico, deputata alla gestione di sovvenzioni globali, che ne cura l’attuazione sino all’insediamento delle imprese, attraverso il ricorso alla concertazione pubblico/privata ed in coerenza con gli indirizzi della programma- zione e pianificazione, in particolare di livello regionale. Nell’ipotesi che tali aree siano identificate dai Comuni come “aree ecologicamente attrezza- te”, ai sensi della LR 9/99, il fondo può essere alimentato dallo specifico Fondo previsto per l'industria costituito ai sensi dell’art.11 della citata legge regionale.

3.2.4. INDICAZIONI PER LE AREEINDUSTRIALI/ARTIGIANALI E LOGISTICO/PORTUALI

Per il sistema di aree produttive di interesse provinciale, le politiche di riqualificazione da svilupparsi nell’ambito degli strumenti urbanistici comunali o attraverso la formazione di appositi progetti territoriali di intesa tra Provincia e Comune, assumeranno gli obiettivi indi- cati dal PTC con riferimento alla articolazione di seguito indicata:

Il sistema delle aree industriali ecologicamente attrezzate dell’Area Centrale Rappresenta l’elemento “forte” della struttura delle aree produttive industriali/artigianali, in termini attuali e potenziali, in quanto nel sistema si concentrano gli elementi fondamentali dell’offerta di nuovi spazi per insediamenti produttivi. Nelle componenti del sistema sistema trovano integrazione molteplici iniziative connesse all’attivazione di specifici strumenti di intervento, tra cui la dalla progettualità infrastrutturale del Prusst, l’ammissibilità al Contratto d’area e gli interventi per la realizzazione di aree ecologicamente attrezzate, presentati alla Regione Liguria per l’inserimento nella program- mazione regionale di settore.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 262 Le aree produttive della bassa Val di Magra Il tema centrale è rappresentato dalla riorganizazione delle attività di trasformazione lapidea e dalla riqualificazione e riorganizazione del sistema insediativo. Le aree produttive della Val di Vara Si sostanzia nel sistema delle aree produttive a valenza sovracomunale per lo sviluppo di attività industriali/artigianali e per servizi di scala comprensoriale e territoriale. Le aree produttive fluviali e di cava Il tema centrale attiene alla riorganizzazione dell’assetto insediativo fluviale ed al riuso dei siti di cava dismessi e dismettibili. Nel contesto di tale riuso, oltre al recupero per funzioni di tipo urbano e di servizio, assume rilevanza la definizione di un sistema di siti per la ricolloca- zione delle attività produttive fluviali incompatibili. Il sistema delle aree della cantieristica Attiene alle aree insediate dalle attività cantieristiche maggiori, minori e da diporto, e dalle attività nautico/diportistiche, in particolare per quelle connesse ai processi di trasformazione degli usi della costa nel contesto della riorganizazione e specializzazione delle attività produt- tive nella “filiera” del mare. I contesti territoriali di riferimento sono la costa del Golfo ed il tratto fluviale del Magra. Il sistema delle aree portuali Attiene agli spazi delle funzioni portuali commerciali in riorganizzazione e sviluppo, ed ai processi di diversificazione funzionale, riqualificazione urbana e sviluppo turistico indotti da tale riorganizzazione. TEMA Rif. ELEMENTI TERRITORIALI EVOLUZIONE PREVISTA A POTENZIAMENTO FUNZIONALE Sistema delle aree produttive del Golfo

B Sistema “Magra ovest” RIORGANIZZAZIONE Il sistema delle aree produttive ecologica- mente attrezzate C Sistema produttivo "Magra Est" POTENZIAMENTO dell’Area Centrale

D Sistema "Vara" RIORGANIZZAZIONE

Le aree produttive Aggregato aree bassa Val di Magra della bassa Val di E RIORGANIZZAZIONE Magra Le aree produttive Aggregati aree produttive della Val di Vara RIQUALIFICAZIONE FUNZIONA- F della Val di Vara LE G Aggregato delle aree delle attività di cava RECUPERO Le aree produttive fluviali e di cava H Aggregato aree produttive fluviali RICONVERSIONE

POTENZIAMENTO E I Il sistema delle aree produttive costiere del RIQUALIFICAZIONE FUNZIONA- Il sistema delle aree Golfo LE della cantieristica Aggregato aree cantieristiche fluviali RIQUALIFICAZIONE FUNZIONA- L LE E RICONVERSIONE Il sistema delle aree Agglomerato portuale commerciale M SVILUPPO E RIQUALIFICAZIONE portuali

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 263 SISTEMA DELLE AREE PRODUTTIVE DEL GOLFO

DESCRIZIONE

Il contesto territoriale interessato comprende l’agglomerato di aree produttive del Levante, partecipato dai comuni della Spezia ed Arcola, e le aree dismese presenti nella cintura urbana del polo urbano spezzino (aree ex Sio, area ex IP). L’agglomerato del Levante è caratterizzato dalla presenza delle grandi industrie provinciali operanti nella difesa/armiero, nella meccanica/elettronica, nelle tecnologie ambientali, nella produzione di energia.

Obiettivi specifici del PTC sono:

Il potenziamento dell’offerta di spazi per nuove attività nei settori industriali e terziari, soprattutto attraverso indirizzi di potenziamento e di sviluppo funzionale attraverso la riorganizzazione o il recupero degli spazi già insediati; Tale obiettivo configura una delle principali soluzioni pianificatorie allo sviluppo di nuovi spazi produttivi di rilievo provinciale ed in ciò si relaziona, soprattutto, all’offerta presente nel sistema Magra Est e Magra Ovest. Tale offerta trova relazioni determinanti con l’ambito portuale ed il sistema connettivo di grande rete.

Riorganizzazione funzionale di comparti dell’agglomerato con sviluppo di nuove funzio- ni connesse alla ”filiera” nautico/diportistica ed al trasporto passeggeri La riorganizzazione funzionale dell’agglomerato comporta lo sviluppo di aree integrate di servizio alle imprese, in particolare per le attività di ricerca e sviluppo, e l’attrezzatura ecolo- gica delle aree produttive secondo uno schema riferito all’agglomerato. Tra le aree di servizio integrate assume particolare rilievo la predisposizione di aree integrate di servizio integrato per la nautica da diporto, che rappresenta una componente strutturante per la formazione del modello d’offerta provinciale. Obiettivo determinante è quello di irro- bustire la filiera nautica con lo sviluppo di attività produttive (costruzione, manutenzione, riparazione) e di servizio ad integrazione della ricettività portuale turistica e, soprattutto, delle strutture nautiche senza spazi operativi a terra ascrivibili, in gran parte, alle strutture sociali ed associative presenti nel Golfo. Lo sviluppo di funzioni connesse al trasporto passeggeri configura una specifica tipologia d’offerta, in termini di specializzaizone territoriale, e si relaziona con le funzioni previste nel Primo bacino portuale in riconversione.

Riconversione di aree produttive dismesse verso usi urbani e riqualificazione quartieri urbani Obiettivo centrale del Piano è la riqualificazione dei quartieri urbani limitrofi alle aree pro- duttive e la riconversione ad usi urbani nelle aree “miste” e dismesse poste in contiguità ed a margine dell’agglomerato urbano. Il recupero di aree dismesse costituisce del resto uno dei principali fattori di innovazione urbana, e trova riferimento nelle aree ex Sio, ex IP e nel Primo bacino portuale in riconversione. La riqualificazione dei quartieri urbani trova partico- lare riferimento a Fossamastra.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 264 Recupero di siti degradati Il riutilizzo di siti degradati e marginali sul piano dell’organizzazione funzionale dell’agglomerato del Levante rappresenta una opportunità per azioni di reintegrazione agli usi produttivi o coinvolgimento nei processi di rigenerazione ambientale.

Riorganizzazione infrastrutturale, distributiva e connettiva La ridefinizione della mobilità interna all’agglomerato si rende necessaria per sostenere l’offerta di nuove aree produttive e le nuove funzioni, nonché per servire in modo razionale e tecnologicamente integrato le aree insediate (viabilità e servizi tecnologici) e per migliorare le condizioni di accessibilità al sistema viario tangenziale del polo urbano spezzino. Il sistema delle infrastrutture connettive è finalizzato all’integrazione dell’agglomerato nel contesto dell’area centrale e nei confronti del sistema portuale. La riorganizzazione del sistema delle connessioni comporta: - lo sviluppo dei nodi di interconnessione con la bretella autostradale (svincolo Loc. Pia- nazze) - l’ulteriore integrazione dell’agglomerato nell’ambito dell’area centrale e delle grandi reti infrastrutturali mediante un nuovo asse di collegamento con la Val di Magra, che trova motivazioni specifiche nella soluzione alla domanda industriale e portuale, alternativa alla SS 331 per Lerici, e nello sviluppo di un “corridoio” tecnologico per le comunicazioni ed servizi a rete.

TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

SVILUPPO DELL'OFFERTA DI AREE PER USI INDUSTRIALI/ARTIGIANALI E LOGISTICI

A.1 - Sviluppo dell'offerta di aree per nuovi insediamenti produttivi: devono essere indivi- duate funzioni specialistiche di scala provinciale, in particolare connesse alla riconversione e riorganizzazione funzioanle delle aree dismettibili dall’ENEL, al fine di attrezzare adeguata- mente nuovi spazi insediativi per imprese manifatturiere e logistiche.

FUNZIONI TURISTICHE ED AREE DEDICATE AI SERVIZI INTEGRATI ALLA NAUTICA DA DIPORTO;

A.2 – Ambito dei moli Enel e Pagliari – svilupo funzioni turistiche e connesse alla nautica da diporto “sociale” ed associativa e stazione traghetti: devono essere definite azioni per la riconversione settoriale del sito finalizzata alla parziale ricollocazione delle “marine” di Fos- samastra e Canaletto e per la riorganizzazione e specializzazione verso funzioni nel campo dei servizi integrati al trasporto passeggeri intraprovinciale: stazione traghetti dotata di nodo di interscambio mare-terra; stazione traghetti tirrenici, nel caso che la localizzazione di quest'ul- tima all'interno del Primo bacino in riconversione risulti incompatibile con l'assetto organiz- zativo di progetto dell'area nel suo complesso (cfr. cap. relativo alla mobilità). La pianificazione comunale, nel contesto delle necessarie intese, approfondisce le soluzioni operative nell’ambito territoriale contiguo alle aree integrate per la nautica previste a Val di Locchi, e nel contesto della ridefinizione dello schema distributivo interno.

A.3 - Val di Locchi – sviluppo funzioni integrate, produttive e di servizio, connesse alla nautica da diporto: deve essere prevista la specializzazione nelle funzioni nautico diportisti-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 265 che, attraverso la riconversione del sito finalizzata alla realizzazione di un distretto per le attività produttive ed i servizi integrati alla nautica. La realizzazione del distretto nautico trova anche riferimento alle necessarie intese volte al riuso delle aree militari contigue. L'organizzazione funzionale dell'ambito deve essere orientata a favorire una separazione netta con l'ambito portuale commerciale, anche in riferimento alla viabilità a mare (V. le San Bar- tolomeo) che trova soluzione nella riorganizzazione della viabilità retrocostiera. Per l’operatività del distretto nautico integrato, il Comune prevede la realizzazione di un canale navigabile funzionale all’accessibilità ed all’operatività delle attività produttive e di servizio connesse alla nautica da diporto. Nello specchio acqueo compreso tra il Molo Enel ed il molo Pagliari è prevista la parziale ricollocazione delle “marine” di Fossamastra e Canaletto.

SVILUPPO DI AREE SPECIALISTICHE MEDIANTE PREVISIONE DI CENTRI DI SERVIZIO ALLE IMPRESE E DI SERVIZI TECNOLOGICI

A.4 - Pianazze: potenziamento delle funzioni di servizio alla produzione: deve essere previ- sto lo sviluppo di centri di servizio alle attività produttive nelle aree miste in loc. Pianazze. Tale specializzazione presuppone l'attuazione di politiche di concentrazione e di integrazione di strutture di ricerca e servizi alla produzione, con valenza provinciale.

A.5 – Riuso di aree dismesse da attività di cava - riutilizzo produttivo e sviluppo funzioni produttive e di servizio tecnologico: deve essere individuato nelle aree dismesse dell'ex Cava Cortesia (località Pianazze) il sito per la ricollocazione di attività produttive ad elevato im- patto ambientale disperse sul territorio comunale e per l’insediamento di servizi tecnologici.

Componente modificabile - Nell’ipotesi di mancato accordo sulla ricollocazione dell’impianto esistente, il sito di cava (previsto dal piano Regionale delle Cave come cava attiva) sarà riconvertibile per funzioni produttive anche connesse alle attività manifatturiere esistenti, quale componente modificabile ex art.23 c.1 LR 36/97.

A.6 - Aree ex Sio – riconversione a funzioni residenziali, commerciali e di servizio: devono essere definite azioni per la specializzazione ed integrazione funzionale delle aree “miste”, verso usi prevalenti di tipo residenziali, commerciali e di servizio. Particolare riguardo va posto al riorganizzazione delle infrastrutture viarie di connessione nell’asse Nord - Sud.

A.7 - Area ex IP: riconversione a funzioni residenziali e di servizio. devono essere assunte le iniziative finalizzate alla concreta attuazione delle previsioni insediative nel sito, come indivi- duate dall’accordo di programma già approvato sull’area ex IP.

PROCESSI DI AMBIENTALIZZAZIONE E RINATURALIZAZIONE

A.8 – Aree dismesse e dismettibili collinari. Rinaturalizzazione e sviluppo dotazione del verde attrezzato: devono essere approfondite le fattibilità del riutilizzo produttivo dei siti gravati dalla presenza di impianti di smaltimento rifiuti e del recupero ambientale finalizzato a sviluppare la dotazione del verde a corredo delle aree produttive ed attrezzato per usi fruitivi. Il riutilizzo, in particolare per il sito di saturnia, trova presupposto nella messa in sicurezza sotto il profilo della stabilità dei versanti e della bonifica dei siti.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 266 RIORGANIZZAZIONE DELLO SCHEMA CONNETTIVO E DISTRIBUTIVO NELL'AGGLOMERATO;

Infrastrutture distributive. Riorganizzazione funzionale dei comparti produttivi: devono essere definite indirizzi per la riorganizzazione della viabilità ed approfondisce, nel contesto delle necessarie intese: - gli schemi funzionali di dettaglio delle connessioni su ferro e su gomma al servizio delle aree destinate alla mobilità marittima (mare-terra e/o traghetti tirrenici) e di servizio inte- grato alla nautica e le aree di Fossamastra, facendo riferimento alle interconnessioni con la viabilità di Valdilocchi, - la viabilità di accesso al nodo autostradale ed alla ferrovia, nonché tra ambito portuale, sistema degli snodi d’interscambio autostradale e aree produttive/logistiche dell’agglomerato del Levante, con particolare riferimento alle aree in previsto sviluppo in- sediativo, riorganizzazione funzionale e specializzazione produttiva. La valorizzazione della ferrovia interna all’agglomerato del Levante ha come obiettivo la riqualificazione e specializzazione di assi di mobilità “dedicata” alle relazioni funzionali tra porto commerciale ed aree retroportuali.

Infrastrutture connettive. Come indicato nella sezione dedicata alle infrastrutture di scala provinciale, la riorganizzazione dell’agglomerato del Levante si connette alla ridefinizione dello schema di connessione nel contesto dell’area centrale mediante due infrastrutture di scala sovracomunale: Nuovo nodo di interconnessione con l’autostrada: aumento dell’accessibilità dell’agglomerato di Levante rispetto alle grandi reti, con un nuovo snodo in area Pianazze, che consenta l’interscambio con il passante autostradale. Nuova connessione con la Val di Magra: nuova connessione tra l’agglomerato di Levante e la Val di Magra, con funzione portante per l’accessibilità all’agglomerato del Levante con rife- rimento allo schema riorganizzativo delle infrastrutture distributive interne. Deve essere garantita la permeabilità della rete connettiva dell’agglomerato nonché il sistema di connessioni rispetto al tessuto urbano centrale spezzino, con particolare riguardo alla Va- riante Aurelia.

SISTEMA MAGRA OVEST

DESCRIZIONE

L'area progetto interessa l'agglomerato di aree produttive di Arcola in sponda destra del Ma- gra.

Gli obiettivi specifici del Piano sono:

Potenziamento della dotazisone di aree disponibili da attrezzare per nuovi insediamenti produttivi

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 267 L’agglomerato di Arcola presenta potenzialità per nuovi insediamenti produttivi, in particola- re per la parte centro orientale. Insieme con le aree del sistema Magra Est e del Golfo, si tratta del terso “polo” insediativo dell’area centrale della provincia.

Riqualificazione ambientale e riorganizzazione funzionale La riqualificazione ambientale dei siti ad elevato impatto ambientale e di quelli vulnerati costituisce un tema di primo piano per l’agglomerato di Arcola La riqualificazione ambientale si associa alla necessaria riorganizzazione funzionale, in ter- mini di servizi alle imprese e attrezzatura ecologica delle aree produttive insediate e disponi- bili per nuovi insediamenti. Il tema ambientale assume sgnificato anche per gli obiettivi di recupero e valorizzazione fruitiva delle aree da rinaturalizzare e connettere al sistema del Parco fluviale della Magra.

Specializzazione funzionale delle aree "miste", con riqualificazione e riconversione a funzioni urbane degli ambiti ove la residenza ha prevalso sulle attività produttive Occorre superare la commistione degli usi che caratterizza alcuni comparti dell’agglomerato di Arcola, nei quali le funzioni residenziali e di servizio hanno gradualmente prevalso su quelle produttive.

Sviluppo delle condizioni di accessibilità interna all'agglomerato produttivo, nonché alle infrastrutture di connessione con la viabilità di grande rete e con gli altri elementi del sistema provinciale delle aree produttive; La mobilità interna all’agglomerato necessita di essere riorganizzata in funzione delle caratte- rizzazioni insediative, in particolare per le aree insediate ed insediabili da attività produttive, attraverso sistemi viari dedicati e infrastrutture connettive che aumentino l’accessibilità all’agglomerato stesso, con riferimento alle grandi reti di comunicazione.

TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

POTENZIAMENTO DELLA DOTAZIONE DI AREE ATTREZZATE PER NUOVI INSEDIAMENTI PRODUTTIVI INDUSTRIALI/ARTIGIANALI

B.1 – Riorganizzazione funzionale e sviluppo della dotazione di aree produttive: deve essere individuato uno stock di aree attrezzate o da attrezzare per nuovi insediamenti produttivi, industriali ed artigianali.

RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE E RIORGANIZZAZIONE FUNZIONALE DELLE AREE PRODUTTIVE INSEDIATE, RIUSO AREE DISMESSE, RINATURALIZZAZIONE AREE PRODUTTIVE IN ZONA PARCO

B.2 - Aree Arcola Petrolifera: riorganizzaizone funzionale e riqualificazione ambientale: a fronte dell’attuale assetto produttivo dell’impianto, incompatibile con le norme del PTC ed attualmente classificato ad alto rischio industriale, devono essere definite azioni finalizzate: - alla riorganizzazione complessiva mirata alla bonifica del sito ed alla attenuazione dell’impatto ambientale e paesaggistico delle atività insediate, prevedendo azioni orientate alla riorganizzazione produttiva ed insediativa, ed alla messa in sicurezza dei processi produttivi.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 268 - al recupero produttivo delle aree che possono risultare dismettibili a seguito dei processi di riorganizzazione funzionale dell’attuale stabilimento, finalizzato all’insediamento di nuove iniziative produttive di piccola/media impresa, nell’obiettivo di sviluppare le com- petenze tecnologiche ed innovative dell’agglomerato arcolano. - alla rinaturalizzazione delle aree produttive in zona Parco, nelle quali sviluppare - nel contesto delle necessarie intese - strutture di servizio alla fruizione e per le quali identifi- care connessioni dedicate alla mobilità escursionistica;

B.3 - Area Italpiombo: riuso per funzioni produttive e di servizio: deve essere previsto il riutilizzo a fini produttivi e di servizio dell'area, previa bonifica ed attivazione di interventi finalizzati all'attrezzatura ecologica della stessa.

RIQUALIFICAZIONE URBANA DELLE AREE A PREVALENTE CARATTERIZZAZIONE RESIDENZIALE, CON SEPARAZIONE TRA USI RESIDENZIALI E PRODUTTIVI

B.4 – Aree miste dell’agglomerato: azioni di riqualificazione e riconversione funzionale: deve essere approfondita la lettura del sistema insediativo e definisce azioni per la riqualifica- zione delle aree caratterizzate dalla commistione tra usi produttivi e residenziali e dalla pre- valenza di queste ultime, con particolare riferimento alla parte orientale dell’agglomerato. Devono essere definite azioni di riqualificazione e riconversione a funzioni urbane, indivi- duando le aree che debbono essere riconvertite dagli attuali usi misti verso funzioni urba- ne/residenziali e di servizio. Tali indirizzi sono altresì orientati a separare fisicamente e funzionalmente la realtà produttiva con quella urbana ormai consolidata. Tra queste aree si pongono, in modo prioritario, quelle posizionate tra la ferrovia e l’attuale viabilità industriale.

RIORGANIZZAZIONE DELLE INFRATRUTTURE VIARIE, SUL PIANO DISTRIBUTIVO INTERNO E SU QUELLO DI CONNESSIONE DELL'AGGLOMERATO NEL CONTESTO DEL SISTEMA DI LIVELLO PROVINCIALE

Infrastrutture distributive: riorganizzazione della mobilità interna all’agglomerato: deve essere prevista la riorganizzazione della viabilità interna all’agglomerato, in relazione alla funzione distributiva dedicata agli usi produttivi e la funzione di servizio alle aree in riqualifi- cazione urbana dell’agglomerato.

Infrastrutture connettive: riorganizzazione delle connessioni esterne all’agglomerato. Come indicato nella sezione dedicata alle infrastrutture di scala provinciale, la riorganizzazio- ne dell’agglomerato di Arcola si connette alla ridefinizione dello schema di connessione nel contesto dell’area centrale mediante due interventi: - connessione con la Statale Aurelia. La connessione con la Statale Aurelia è individuata in loc. Ressora, attraverso sottopasso ferroviario ed innesto con l’Aurelia ed il nuovo asse di collegamento al Golfo; - connessione con lo svincolo di Fornola. La connessione trova riferimento nella prosecu- zione dell’asse viabilistico interno all’agglomerato, che si connette allo svincolo di For- nola.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 269 SISTEMA PRODUTTIVO "MAGRA EST"

DESCRIZIONE

Il progetto territoriale interessa il sistema produttivo definito "Magra Est", così composto: - agglomerato delle aree di Santo Stefano Magra – Vezzano; - aggregato delle aree produttive della media Val di Magra, partecipato dai comuni di Sar- zana, Vezzano e Santo Stefano.

Gli obiettivi del PTC sono:

Potenziamento e sviluppo delle funzioni produttive: logistiche, industriali/artigianali e di servizio alla produzione Obiettivo del PTC è rafforzare il ruolo funzionale del sistema Magra Est, che rappresenta, insieme con le aree del Levante in prevista attrezzatura per nuovi insediamenti, l’elemento strategico per l’organizzazione del sistema produttivo manifetturiero integrato con le funzioni logistiche e portuali. Lo sviluppo delle funzioni logistiche e produttive industriali – artiginali avviene anche attraverso la trasformazione e lo sviluppo funzionale di nuovi spazi, oltre che per potenziamento degli insediamenti esistenti e/o previsti dalla pianificazione di livello comunale. La previsione di potenziamento e sviluppo funzionale trova riferimento anche nella riorganiz- zazione funzionale dei centri di servizio alla produzione, in relazione sia alla “filiera” dei trasporti e della logistica, sia all’attrezzatura ecologica del sistema di aree produttive.

Sviluppo del sistema infrastrutturale distributivo interno, dedicato agli usi produttivi, e delle infrastrutture connettive Occorre sviluppare le condizioni di accessibilità interna ai sistemi di aree produttive, agglo- merato ed aggregati, al fine di sviluppare un sistema interagente di aree produttive e di servizi comuni, nonché potenziare lo schema delle connessioni funzionali all’integrazione con il sistema “vara” ed il sistema porto.

TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

POTENZIAMENTO E SVILUPPO DELLA DOTAZIONE DI AREE DEDICATE ALLA LOGISTICA ED ALLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE INDUSTRIALI/ARTIGIANALI

C.1 Potenziamento e sviluppo delle aree per attività logistiche e produttive industria- li/artigianali nell’agglomerato: nel contesto degli indirizzi definiti dal PTC, devono essere definite azioni finalizzate alla riorganizzazione e potenziamento delle aree produttive previste, ed allo sviluppo di nuove aree per attività produttive industriali e logistiche.

C.2 – C.3 – Sviluppo di nuove aree produttive industriali/artigianali nell’aggregato di Vezzano, Santo Stefano e Sarzana:nel contesto degli indirizzi definiti dal PTC, devonoesse- re individuate aree destinate ad usi produttivi industriali/artigianali, definendo azioni: - di sviluppo di nuovi spazi insediativi, nelle aree di Vezzano Ligure (C2)

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 270 - potenziamento delle aree previste e sviluppo di nuovi spazi insedaitivi, nelle aree di Santo Stefano, Vezzano L. e Sarzana (C3).

Criteri – il potenziamento e lo sviluppo delle funzioni produttive di cui a C.1, C.2, C.3 av- viene nel contesto dei seguenti criteri: - articolazione delle disponibilità insediative flessibile rispetto fabbisogni delle imprese, in termini di taglia dimensionale e di fabbisogni di superfici coperte utilizzabili; - organizzazione della maglia viaria con funzioni distributive interne, al pari dei servizi a rete, concepita nella stessa direzione di flessibilità nei confronti della domanda da parte delle imprese; - potenziamento dello stock di aree pubbliche su cui avviare politiche di sostegno all'inse- diamento delle attività logistiche e produttive collegate. - predisposizione di fasce verdi di rispetto.

SPECIALIZZAZIONE DI AREE DI SERVIZIO ALLE IMPRESE

C.4 - Aree integrate di servizio alle imprese: sviluppo delle funzioni di servizio alle attività logistiche e di trasporto: devono essere definite azioni finalizzate alla specializzazione fun- zionale delle aree per i servizi alle imprese, in particolare per i servizi alle attività di autotra- sporto.

C.5 - Aree miste: specializzazione e potenziamento funzionale per servizi tecnologici alle imprese: nel contesto delle indicazioni fornite dal PTC, deve essere prevista la specializza- zione funzionale nei servizi tecnologici per le imprese insediate, con esclusione di residenza e con particolare cura per la mitigazione dell’impatto paesistico in relazione alla connessione con le aree perifluviali.

RIORGANIZZAZIONE DELLE INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITÀ INTERNA ALLE AREE PRODUTTIVE E SVILUPPO DELLE INFRASTRUTTURE PER LA CONNESSIONE SISTEMICA DELL'AGGLOMERATO E DELLE AREE DELL'AGGREGATO.

Infrastrutture connettive e distributive: riorganizzazione della mobilità interna all’agglomerato ed alle aree dell’aggregato: devono essere definite azioni finalizzate alla riorganizzazione ed al potenziamento delle infrastrutture distributive interfne dell’agglomerato. Il PTC fornisce indicazione dello schema distributivo di riferimento per l’agglomerato e l’aggregato.

Come indicato nella sezione dedicata alle infrastrutture di scala provinciale, i Comuni preve- dono la riorganizzazione delle infrastrutture connettive e distributive, in relazione al nuovo schema viabilistico, che trova fondamento nel nuovo asse connettivo tra l’agglomerato inter- modale e la SS 62 Cisa in località S. Caterina. Tale viabilità identifica, altresì, la "dorsale" di connessione tra i sistemi produttivi "Magra Est" e "Vara" con gli assi della grande viabilità e con il sistema porto.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 271 SISTEMA "VARA"

DESCRIZIONE

Il Piano individua nelle aree produttive della bassa Val di Vara una componente del sistema provinciale del sistema di aree produttive, formato: - dall'agglomerato produttivo che interessa i Comuni di Bolano, Follo e Vezzano Ligure; - dall’aggregato di aree produttive in sponda destra e sinistra del Vara, partecipato dai comuni di Follo, Vezzano Ligure, Bolano.

Gli obiettivi del PTC sono:

Riqualificazione funzionale del sistema di aree produttive e delle aree miste Obiettivo del Piano è il superamento della “polverizzazione” funzionale che caratterizza l’agglomerato di Ceparana e l’aggregato delle aree in sponda destra e sinistra del Magra, in due direzioni: - la riorganizzazione ed il potenziamento delle aree produttive, in particolare industria- li/artigianali - la riqualificazione funzionale delle aree miste a prevalente caratterizzazione produttiva, - l’attrezzatura di servizi comuni alle attività produttive, ecologici ed alla produzione. - la riqualificazione urbana delle aree miste a prevalente caratterizzazione residenziale e di servizio.

Riorganizazzione dello schema viabilistico di connessione, interconnessione ed accessibi- lità interna all'agglomerato ed agli aggregati. Il PTC affronta il tema della riorganizzazione distributiva interna al servizio delle aree pro- duttive, nonché quello attinente la connessione del sistema Vara con infrastrutture di grande rete e con i sistemi produttivi della Val di Magra, in particolare per Magra Est.

TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

RIQUALIFICAZIONE DELLE AREE PRODUTTIVE

D.1 - Riqualificazione funzionale e potenziamento delle funzioni produttive: devono essere definite azioni per la riqualificazione delle aree produttive dell’agglomerato e per il potenzia- mento dell’offerta insediativa per usi industriali/artigianali. Le azioni di riqualificazione prevedono inoltre la realizzazione di strutture comuni di servizio per l’intero agglomerato, la riorganizzazione della viabilità interna secondo uno schema unita- rio, l’individuazione di un regime di sicurezza nelle aree ad elevata vulnerabilità degli acqui- feri.

RIQUALIFICAZIONE DELLE AREE MISTE

D.2 - Riqualificazione aree miste e specializzazione per usi produttivi e terziari: devono essere definite azioni per la riqualificazione delle aree miste a prevalente caratterizzazione terziaria, in termini di specializzazione e potenziamento funzionale per le attività produttive e

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 272 terziarie (commerciali/distributive e di servizio alla produzione), con esclusione di nuove funzioni residenziali;

D.3 - Piana di Ceparana: Riqualificazione urbana e specializzazione a funzioni residenziali e di servizio: sulla base delle indicazioni fornite dal PTC, devono essere individuate aree di riconversione ed aree libere nelle quali riqualificare e potenziare funzioni residenziali, com- merciali e di servizio, che contribuiscono a ridefinire, diversificandolo e specializzandolo, l’assetto degli usi dell’ambito della Piana di Ceparana.

RIORGANIZZAZIONE E POTENZIAMENTO DELLA VIABILITÀ DEDICATA ALLE AREE PRODUTTIVE, DI- STRIBUTIVA INTERNA AL SISTEMA DI AREE PRODUTTIVE E CONNETTIVA;

Infrastrutture connettive e distributive: Nuova viabilità dedicata agli usi produttivi. Il PTC fornisce indicazioni circa lo schema distributivo dedicato agli usi produttivi, da riferire all’asse connettivo complanare all’Autostrada A12, nel tratto compreso tra Piano di Madri- gnano e lo snodo autostradale di S. Stefano, finalizzato alla connessione tra agglomerato produttivo ed area logistico/intermodale. Come indicato nella sezione dedicata alle infrastrutture di scala provinciale, nell’obiettivo di diminuire il carico viabilistico derivante dalla condivisione tra domanda civile ed industriale, devono essere azioni per la riorganizzazione funzionale e la riqualificazione insediativa dell’agglomerato e delle aree dell’aggregato.

AGGREGATO - BASSA VAL DI MAGRA

DESCRIZIONE

Il Piano individua indirizzi specifici, con valore di proposta per la pianificazione comunale, per la riqualificazione delle aree produttive comprese nell’aggregato della bassa Val di Magra.

Le componenti di rilievo sovracomunale individuate dal Piano sono: - aree produttive di Tavolara (comuni di Sarzana e Castelnuovo Magra); - aree produttive di Castelnuovo ed Ortonovo lungo l'asse Aurelia. Indirizzi specifici circa le aree dismesse di Paduletti e di Portonetti, localizzate nella bassa piana del Magra, sono definiti nella sezione attinente l’offerta turistica.

Gli obiettivi del PTC sono:

Riorganizzazione funzionale del sistema di aree produttive La specializzazione del sistema delle attività di rtasformazione lapidea, sia di lavorazione del marmo che di macinazione e produzioni colegate, costituisce iun obiettivo cruciale per l’ambito in questione. A tal fine il PTC affronta il tema della riorganizzazione funzionale di nuove aree specialistiche dedicate alle attività produttive, ove rilocalizzzare le attività attual- mente incompatibili con gli usi urbani.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 273 Riqualificazione delle aree miste e riorganizzazione verso usi urbani Alla ricollocazione delle attività di trasformazione lapidea incompatibili si associa l’obiettivo di riqualificazione delle aree produttive liberate dalle attività lapidee incompatibili, verso usi a prevalente caratterizzazione residenziale e di servizio, che integrano i processi di recupero terziario e commerciale previsti nell’area dismessa ex Filippi, uno dei “nodi” funzionali della strada mercato della Val di Magra.

TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

E.1 - Aree di Sarzana: riorganizzazione funzionale e ricollocazione attività incompatibili in ambito fluviale: devono essere individuate le aree per la rilocalizzazione degli impianti di macinazione fluviale (vedi la parte specifica della presente Sezione);

E.2 - Aree di Castelnuovo: ricollocazione delle attività di trasformazionelapidee: devono essere identificate le aree di rilocalizzazione degli impianti di trasformazione lapidea attual- mente insediati nell’area produttiva sita lungo l’asse Aurelia.

E.3 - Aree produttive in fregio alla S.S. n°1: riqualificazione funzionale e riconversione a prevalenti funzioni urbane. L’area che il PTC individua lungo l’asse Aurelia, attualmente destinata a prevalenti usi produttivi, risulta impegnata da produzioni lapidee miste ad usi residenziali e di servizio. Devono essere definite azioni per la riqualificazione e la valorizzazione delle funzioni resi- denziali, di servizio commerciali ed artigianali compatibili, in connessione con le politiche d’area vasta che mirano al rafforzamento delle funzioni della “strada mercato” nel comparto orientale di Castelnuovo.

E.4 – Aree produttive al confine regionale - Riqualificazione delle aree produttive Ortono- vo: deve essere prevista la riqualificazione complessiva delle aree produttive individuate dal PTC. L’ambientalizzazione delle attività ad elevato impatto (in particolare per la lavorazione lapi- dea) si accompagna alla cessazione delle attività produttive ritenute incompatibili. A tal fine va condotto uno studio specifico di approfondimento, attivando le conseguenti iniziative di riconversione delle attività incompatibili verso funzioni residenziali e di servizio, promuovendo altresì l'ambientalizzaizone di quelle ritenute compatibili.

Viabilità: realizzazione di nuove connessioni viarie. Come indicato nella sezione dedicata alle infrastrutture di scala provinciale, anche al fine di migliorare le condizioni di accessibilità all’area, va previsto un asse viario con funzioni distributive per le aree produttive e connettive sia verso viale XXV Aprile, sia verso la Statale Aurelia.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 274 AGGREGATO - AREE PRODUTTIVE DELLA VAL DI VARA

DESCRIZIONE Gli ambiti territoriali che il PTC prende in considerazione sono quelli di: - Brugnato/Borghetto - Beverino - Corrodano

Gli obiettivi del PTC sono:

Riorganizzazione funzionale, diversificazione e potenziamento degli usi produttivi indu- striali/artigianali e terziari, in particolare commerciale/distributivo Obiettivo del PTC è di diversificare e potenziare le funzioni produttive, in particolare negli ambiti di Brugnato e di Beverino. In entramnbi gli ambiti lo sviluppo funzionale risutla stra- tegico sia sul piano delle attività industriali/artigianali, sia sul piano della distribuzione com- merciale. A Brugnato la funzione distributiva consente di valorizzare la vocazione dell’ambito quale “business area” di riferimento per il comprensorio della Val di Vara.

Specializzazione funzionale per servizi di scala territoriale La specializzazione funzionale di aree produttive per servizi a scala territoriale diviene un obiettivo rilevante nelle aree a maggiore accessibilità del comprensorio, in particolare per i Comuni di Carrodano e Borghetto Vara.

TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

QUALIFICAZIONE DELLE AREE PRODUTTIVE DI BEVERINO

F.1 – Aree produttive: riorganizzazione e qualificazione funzionale. Si prevede l’integrazione dell’area produttiva di Cavanella Vara con l’autostrada mediante la realizzazio- ne di un nuovo casello autostradale, che integra la connessione rappresentata dalla variante Aurelia, verso la Spezia. Vanno previste azioni: - di riorganizzazione insediativa degli impianti di macinazione fluviale (vedansi gli indiriz- zi definiti dal Piano nella parte relativa di questa Sezione); - di attrezzatura delle aree disponibili per le attività industriali/artigianali, in particolare per i settori di specializzazione locale. Lo sviluppo insediativo deve avvenire nel contesto di un corretto regime di sicurezza sia sul versante idraulico, sia con riguardo alla vulnerabilità degli acquiferi.

QUALIFICAZIONE E SVILUPPO DELLE AREE PER USI INDUSTRIALI/ARTIGIANALI, DIVERSIFICAZIONE FUNZIONALE E SPECIALIZZAZIONE PER IL TERZIARIO ED IL COMMERCIO DELLE AREE PRODUTTIVE DI BRUGNATO E DI BORGHETTO VARA

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 275 F.2 - Aree miste: specializzazione funzioni terziarie e business area. Riqualificazione e specializzazione delle aree produttive miste, produttive e terziarie, con l’obiettivo di configu- rare una “business area” a valenza per l’intero comprensorio. Ciò nel quadro di sostenibilità degli interventi, soprattutto in relazione al regime di sicurezza sia sul versante idraulico, sia per la vulnerabilità degli acquiferi.

F.3 - Aree produttive esistenti: Riqualificazione e riorganizzazione funzionale. Riqualifica- zione funzionale, finalizzata alla riqualificazione complessiva dell’assetto insediativo, e rior- ganizzazione funzionale orientata a conferire organicità ai processi di sviluppo insediativo.

F.4 – Sviluppo delle funzioni produttive. Sviluppo della dotazione di aree funzionali alle attività artigianali di produzione e servizio, a valenza sovracomunale.

SPECIALIZZAZIONE FUNZIONALE DELLE AREE DI CARRODANO BORGHETTO VARA E ROCCHETTA VARA

Borghetto Vara - Rocchetta Vara Vanno previste azioni finalizzate allo sviluppo funzioni connesse all’integrazione a rete di servizi a scala provinciale nei territori di: F.5 – Borghetto Vara F.6 – Rocchetta Vara

Carrodano F.7 – Area produttiva: sviluppo di servizi a rete di scala territoriale. L’area produttiva, in buone condizioni di accessibilità sia per la presenza dello snodo autostradale, sia per il posi- zionamento all’interno del comprensorio della Val di Vara e di contatto con la Riviera, pre- senta le potenzialità per uno sviluppo delle funzioni produttive, in particolare sul versante dell’integrazione a rete di servizi a scala provinciale. Vanno previste le destinazioni dell'area con finalità di insediamento di tali servizi, previo accertamento delle condizioni insediative sul piano della sicurezza idraulica.

AGGREGATO – RIUSO DEI SITI DI CAVA DISMESSI E DISMETTIBILI

DESCRIZIONE

Le proposte, riferite alla pianificazione della Regione Liguria circa le attività di cava disme- se/dismettibili, attengono alcuni impianti siti in Val di Magra e nel Golfo spezzino.

Il Piano propone alcuni obiettivi specifici circa il riutilizzo di siti di cava dismessi e/o dismet- tibili.

Gli obiettivi del Piano sono:

Sostegno ai processi di valorizzazione delle aree Parco

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 276 Obiettivo strategico è rappresentato dalla individuazione dei siti per la ricollocazione degli impianti fluviali di trasformazione lapidea ritenuti incompatibili con le attuali destinazioni di Parco;

Sviluppo dell’offerta turistico/fruitiva e delle infrastrutture per la mobilità turistica Il riuso a fini fruitivi di siti di cava dismessi assume particolare rilievo nelle aree collinari del Golfo, nel contesto delle azioni di valorizzazione turistica integrata. Obiettivo correlato è rappresentato dalla valorizzazione dei siti di cava dismessi per finalità di sviluppo delle infra- strutture di intescambio funzionali alla mobilità ed intermodalità turistica;

Riqualificazione e potenziamento delle funzioni urbane Per alcuni siti dismessi, data la contiguità con il tessuto urbano, si pone l’obiettivo del recupe- ro per funzioni urbane, residenziali e di servizio.

TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

FUNZIONI PRODUTTIVE CONNESSE ALLA RILOCALIZZAZIONE DEGLI IMPIANBTI DI MACINAZIONE LAPIDEA E PRODUZIONI CONNESSE, INCOMPATIB ILI CON LE AREE PARCO

G.1 - Senato: ricollocazione impianto macinazione:. va previsto il riutilizzo del sito quale area di ricollocazione per attività di macinazione lapidea e produzioni connesse, attualmente insediati in ambito fluviale ed incompatibili.

G.2 – Discarica loc. Servetta: ricollocazione degli impianti di macinazione: va previsto il riutilizzo del sito quale area di ricollocazione per attività di macinazione lapidea e produzioni connesse, attualmente insediati in ambito fluviale ed incompatibili.

RIQUALIFICAZIONE DEI SITI VERSO FUNZIONI URBANE

G.4 - Romito: riqualificazione urbana: va prevista la riconversione del sito con finalità di riqualificazione urbana (residenza e servizi);

FUNZIONI TURISTICO/RICETTIVE E FRUITIVE

G.5 - Guercio: riconversione turistica: va prevista la riconversione del sito verso funzioni turistico/ricettive e di servizio.

G.6 - Santa Croce: riconversione al turismo e fruizione: va prevista la riconversione della cava a maggior impatto paesistico sulla città verso usi turistici, riqualificando l’area mediante l'inserimento di nuove funzioni ricettive e di servizio alla fruizione. L’intervento è condizio- nato alla realizzazione di interventi di mitigazione dell’impatto paesistico ed ambientale.

Acquasanta: funzioni di interscambio per la mobilità turistica: come indicato nella sezione dedicata alla mobilità va prevista la creazione di un nodo di interscambio tra mezzo singolo e collettivo per la mobilità verso Portovenere e per servire la frazione collinare di Campiglia.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 277 Tali funzioni integrano il ruolo di Marola quale centro di interscambio per il trasporto ma- re/terra e rappresentano un acesso al sistema fruitivo collinare nonché al Parco Nazionale delle 5 Terre.

AGGREGATO - AREE PRODUTTIVE IN AMBITO FLUVIALE

DESCRIZIONE

Le proposte attengono ai siti produttivi in sponda destra e sinistra del Magra e Vara fino all’aggregato di Follo.

Gli obiettivi del PTC sono:

Ricollocazione per gli impianti produttivi incompatibili La ricollocazione degli impianti produttivi fluviali, tra i quali, in particolare, quelli di macina- zione lapidea e produzioni connesse, incompatibili con il regime del Parco regionale com- portano l’obiettivo cruciale di individuare siti per la loro ricollocazione.

Processi di rinaturalizzazione e sviluttpo turistico/fruitivo L’insieme di aree produttive, liberate dalla presenza delle attività incompatibili, consente di articolare due specifiche politiche territoriali: - Ambito Follo – Arcola: rinaturalizzazione dei siti, con potenziamento della dotazione di verde attrezzato che contribuisce sia al rafformzamento della fruizione fluviale, sia al po- tenziamento delle azioni di qualificazione ambientale nell’ambito dove assumono maggio- re importanza ed effetti territoriali i sistemi di aree produttive industriali e logistiche della Val di Magra; - Ambito del basso corso del Magra: a valle del ponte di Sarzana, il riuso deli siti liberati da attività incompatibili assume il prevalente obiettivo di rafforzare e diversificare l’offerta turistico/ricettiva del “parco nautico” del Magra, in particolare per le attività ricettive e fruitive all’aria aperta;

TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

H.1 - Impianto Senato: rilocalizzazione nella cava limitrofa: va prevista la rilocalizzazione nella limitrofa cava del Senato. Tale ricollocazione sarà possibile una volta ultimato il piano di coltivazione della cava per rendere il sito in condizioni di ricevere l’impianto opportuna- mente ristrutturato con tecnologie che favoriscano il minor impegno di spazi produttivi e consumo di acque. La ricollocazione è comunque subordinata alla ristrutturazione della viabi- lità statale che attraversa la frazione del Senato, prevista dal PUC di Lerici. Nel contesto delle necessarie intese, vanno definite azioni di riorganizzazione funzionale delle aree fluviali liberate, finalizzate alla rinaturalizzazione e valorizzazione fruitiva, integrata con lo sviluppo di strutture turistico/ricettive e ricreative.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 278 H.2 - Impianto di Cà del Sale: rilocalizzzione nelle aree di Tavolara e riorganizzazione funzionale delle aree fluviali: va prevista la ricollocazione nell’area di Tavolara, nel comune di Sarzana, definendo le condizioni preventive per la sua opportuna ristrutturazione, che comporti tecnologie capaci di determinare un minor impegno di spazi produttivi e fabbisogno idrico. Nel contesto delle necessarie intese, vanno definite azioni di riorganizzazione funzionale delle aree fluviali liberate, finalizzate alla rinaturalizzazione e valorizzazione fruitiva, integrata con lo sviluppo di strutture turistico/ricettive e ricreative.

H.3 – Impianto di Bottagna: soluzioni proposte per la ricollocazione.: va individuato il sito funzionale alla ricollocazione in loc. Servetta, in comune di Vezzano, nell’area della ex disca- rica. L'idoneità di tale individuazione deve essere previamente verificata dal punto di vista ambientale in relazione a pregresso svolgimento di attività di discarica per RSU. La colloca- zione alternativa è individuata presso la cava Monte La Nuda, a Ponzano. Nel periodo transitorio, in vista della ricollocazione e successiva rinaturalizzazione del sito, il Comune definisce azioni per la ristrutturazione e l'ambientalizzazione dell’impianto, orientate ad un minor fabbisogno spaziale valorizzando a fini fruitivi le aree fluviali non più utilizzate.

H.4 – Impianto di Fornola: ricollocazione nelle aree produttive del Levante spezzino:. va individuato il sito previsto per la ricollocazione nelle aree nell’agglomerato del Levante spez- zino (comune di Arcola). Nel periodo transitorio, in vista della ricollocazione e successiva rinaturalizzazione del sito, vanno definite azioni per la ristrutturazione e l'ambientalizzazione dell’impianto, orientate ad un minor fabbisogno spaziale valorizzando a fini fruitivi le aree fluviali non più utilizzate.

H.5 - Impianto di Cavanella: ricollocazione nell'area industriale: va prevista la ricollocazione nelle contigue aree industriali di Cavanella, in comune di Beverino. Nel contesto delle necessarie intese, vanno definite azioni di riorganizzazione funzionale delle aree fluviali liberate, finalizzate alla rinaturalizzazione e valorizzazione fruitiva.

H.6 - Aree produttive varie: azioni di ambientalizzazione e mitigazione d'impatto: va prevista l’ambientalizzazione dei siti presenti in ambito fluviale, ovvero la loro ricollocazione in funzione degli indirizzi del Parco Regionale della Magra e dell’Autorità di Bacino. Nel contesto delle necessarie intese, definiscono azioni di riorganizzazione funzionale delle aree fluviali liberate, finalizzate alla rinaturalizzazione e valorizzazione fruitiva.

Nel contesto localizzativo di Battifollo va approfondito lo sviluppo di strutture turistico ricet- tive integrate con gli usi turistico ricettivi esistenti

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 279 IL SISTEMA DELLE AREE PRODUTTIVE COSTIERE DEL GOLFO

DESCRIZIONE

L’ambito interessato è rappresentato dalla costa del Golfo, e comprende: - l’agglomerato delle aree produttive della cantieristica costiera - l’aggregato delle aree militari costiere - le aree produttive caratterizzate da processi di riqualificazione e riconversione.

E' formulata una serie di indirizzi finalizzata alla riorganizzazione complessiva dell’assetto in- sediativo e funzionale del distretto della cantieristica maggiore civile e connessa al settore milita-re/difesa, e nell’integrazione di questa nel più ampio contesto del potenziamento e specializzazione funzionale nella “filiera” del mare, comprendendovi la cantieristica mag- giore, minore e da diporto, i servizi integrati alla nautica, le competenze tecnologiche spe- cialistiche.

Obiettivi specifici del PTC sono:

Rafforzamento del distretto della cantieristica maggiore e delle attività collegate Il distretto cantieristico navalmeccanico, pur nel contesto di un mercato globale dei fattori produttivi, trova intense relazioni con la struttura industriale spezzina, sia con il comparto della difesa/armiero e della meccanica localizzata nell’agglomerato del Levante spezzino, sia con le produzioni diffuse nelle aree produtive della Val di Magra/bassa Val di Vara.

Sviluppo della filiera nautica da diporto, attraverso poli turistici/nautici integrati, strut- ture cantieristiche da diporto ed aree sovracomunali di servizio alla nautica. Lo sviluppo dell’offerta nautica, nel contesto dell’agglomerato della cantieristica costiera rappresenta una specifica componente dell’offerta nautica provinciale, composta da poli nautici integrati, da attività cantieristiche da diporto (costruzione e manutenzione) e da com- petenze tecnologiche e di ricerca. Tale componente presenta relazioni con: - le aree di servizio integrato alla nautica, nell’aglomerato del Levante spezzino; - le strutture nautico/ricettive integrate con i borghi ed i tessuti urbani presenti nel Ponente del Golfo; - il sistema delle strutture nautiche del Magra; - il sistema della portualità dedicata al transito centrato sui porti di Lerici e Portovenere.

Specializzazione delle competenze tecnologiche conesse alla “filiera” militare in connes- sione con la riorganizzazione degli spazi insediativi dedicati. Le attività militari, che configurano una “filiera” di primo piano a livello nazionale, trovano relazioni locali, in particolare con i poli della cantieristica maggiore e con le attività connesse al militare/difesa localizzate nell’agglomerato del Levante.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 280 TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

CONSOLIDAMENTO DELLE FUNZIONI CANTIERISTICHE CONNESSE ALLA DIFESA ED ALLE PRODUZIONI CIVILI (CANTIERISTICA PUBBLICA E PRIVATA, MAGGIORE E MINORE)

I.1 - Muggiano: consolidamento della funzione cantieristica: va previsto il consolidamento del sito produttivo di Fincantieri nell'attuale specializzazione funzionale. Nel contesto delle necessarie intese, va approfondito ogni ipotesi di riqualificazione funzionale connesse al potenziamento delle produzioni civili, nel mercato pubblico e privato, ed allo sviluppo delle relazioni tra grande e piccola impresa.

I.2 - Attività cantieristiche: potenziamento delle funzioni produttive: Nel contesto delle necessarie intese, va previsto il potenziamento delle attività connesse alla cantieristica in termini infrastrutturali ed insediativi; Il tema si lega al più generale processo di reindustrializzazione e riorganizzazione produttiva che comprende la riorganizzazione e lo sviluppo del distretto nautico integrato di Valdilocchi (che il Piano affronta nella sezione dedicata al turismo, nella presente Sezione). Vanno previste azioni di consolidamento e potenziamento funzionale che possono comportare sviluppi a mare nell'ordine del 30% delle superfici operative a terra

LOCALIZZATE RICONVERSIONI FINALIZZATE ALLO SVILUPPO DI FUNZIONI TURISTICHE NAUTICO/DIPORTISTICHE

I.3 - Pertusola: riconversione e sviluppo di un polo nautico integrato: Come riferito nella presente Sezione relativamente a "La programmazione dell’offerta turistica", va prevista la riconversione del sito cantieristico di Pertusola, verso nuove funzioni nel campo della portua- lità turistica e dei servizi nautico/diportistici, ricettivi e ricreativi integrati, tali da configurare un polo nautico di rilievo provinciale. La riconversione del sito verso funzioni ricettive nauti- co-diportistiche e di servizio, prevede il riassetto e l'integrazione degli assetti costieri con quelli collinari con particolare riguardo al recupero dello stabilimento industriale dismesso di Pertusola.

I.4 - Aree militari di Mariperman: riconversione e sviluppo di un polo nautico integrato. Si propone, nel contesto di un accordo istituzionale complessivo afferente il sistema degli usi militari nel Golfo, la riconversione del sito verso nuove funzioni nel campo della portualità turistica e dei servizi nautico/diportistici, ricettivi e ricreativi integrati, tali da configurare un polo nautico di rilievo provinciale.

I.5 – Cadimare: riconversione e sviluppo funzioni nautico/diportistiche: nel contesto delle necessarie intese, vanno definite azioni finalizzate a superare la frammentazione funzionale che attualmente caratterizza la borgata di Cadimare, ed a valorizzare il potenziale di fruizione turistica, prevedendo la riconversione del sito cantieristico presente verso funzioni ricettive nautico/diportistiche e di servizio, che integrano i servizi localizzati nella borgata stessa.

DIVERSIFICAZIONE E SPECIALIZZAZIONE FUNZIONALE DELLE STRUTTURE PRODUTTIVE MILITARI.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 281 I.6 - Arsenale Marina Militare: processi di diversificazione e specializzazione funzionale. Il PTC propone, nel contesto di un accordo istituzionale complessivo afferente il sistema degli usi militari nel Golfo, una diversificazione funzionale dell’Arsenale, con potenziamento delle funzioni cantieristiche e specializzazione nella “filiera” delle produzioni navali militari. La realizzazione di un polo integrato della cantieristica connessa alla difesa si accompagna al man-tenimento dell’attuale ruolo di base militare e centro di servizio alla flotta militare, ed integra lo svi-luppo delle funzioni in campo formativo specialistico e di ricerca, connesse sia alla realizzazione delle strutture formative professionali provinciali, sia alla ricollocazione delle funzioni attualmente insediate nel sito di Mariperman. I processi di specializzazione funzionale trovano riferimento anche nella proposta di riorga- nizzazione di spazi compresi tra le vasche di San Vito ed il confine di Marola, al fine di rilo- calizzare attività cantieristiche private. Nel quadro della riorganizzazione dell’Arsenale, si pone il tema della dismissione di aree attualmente impattanti nei confronti della borgata di Marola per realizzare un accesso a mare per la borgata stessa.

AGGREGATO - AREE DELLA CANTIERISTICA FLUVIALE

DESCRIZIONE

Il Piano affronta il tema degli impianti produttivi cantieristici localizzati nel tratto terminale del Magra.

Gli obiettivi del PTC sono:

Mantenimento delle funzioni cantieristiche, Le attività cantieristiche fluviali, tra cui quelle connesse al settore difesa, costituiscono un elemento determinante nel contesto della “filiera” della cantieristica spezzina. Il loro mante- nimento, in assenza di soluzioni funzionali alla ricollocazione nel polo produttivo del Golfo, rappresenta dunque un obiettivo strategico, che comporta peraltro indirizzi finalizzati al mi- glioramento dell’inserimento ambientale. Sviluppo dell’offerta nautico/diportistica I siti in dismissione e/o dismessi da atività cantieristiche possono, attraverso processi di ri- conversione funzionale, contribuire allo sviluppo del sistema dell’offerta ricettiva e di servizio connessa alla nautica da diporto, che nel tratto finale del Magra caratterizza un “polo” di rilievo provinciale.

TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

MANTENIMENTO ATTIVITÀ PRODUTTIVE E LORO AMBIENTALIZZAZIONE L.1 – Strutture cantieristiche in mantenimento:In coerenza con quanto definito dal Piano di Parco fluviale e dal Piano di Bacino del Magra, vanno definite azioni pianificatorie finalizza- te:

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 282 - al mantenimento delle attività cantieristiche, in assenza di soluzioni per la ricollocazione nel polo cantieristico del Golfo definendo azioni volte all'attuazione di un piano di am- bientalizzazione dei siti,

RICONVERSIONE VERSO FUNZIONI TURISTICHE CONNESSE ALLA NAUTICA DA DIPORTO

L.2 – Riconversioni verso usi turistici connessi alla nautica da diporto: vanno definite azioni di riorganizzazione insediativa e riconversione verso usi turistici connessi alla nautica da diporto in tutte le situazioni di incompatibilità di attività industriali inserite in contesti urbani residenziali, in coerenza col Piano del Parco del Magra.

SPECIALIZZAZIONE DI AREE PER I SERVIZI INTEGRATI ALLA NAUTICA

L.3 – Aree produttive di Ameglia: diversificazione e specializzazione funzionale: vanno definite azioni finalizzate alla riorganizzazione ed al potenziamento delle funzioni artigianali, terziarie e commerciali, specificando politiche orientate ad una specializzazione nella nautica da diporto, a valenza sovracomunale nel contesto del sistema della nautica fluviale.

Un bilancio quantitativo dello spazio funzionaleal Sistema delle Aree Industriali – artigia- nali Il PTC configura processi di sviluppo, potenziamento del sistema localizzativo industria- le/artigianale significativamente orientati alla riorganizzazione e riqualificazione dello spazio funzionale già utilizzato, riducendo fortemente il consumo di nuovo territorio. Le strategie del Piano, infatti, tendono anzitutto a recuperare spazio operativo attraverso processi di ottimizzazione dell’assetto insediativo, coniugando la crescita di nuove opportu- nità localizzative per le imprese con importanti processi di riqualificazione di aree produttive che, superata la frammentazione e la commistione tra usi diversi, vengono recuperate ad usi urbani e di servizio.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 283 BILANCIO QUANTITATIVO DELLE AREE INDUSTRIALI - ARTIGIANALI

potenziamento dismissione mantenimento AIEA vinciale esistenti nuovi spazi duttivi esistenti riqualificazione ziali e di servizio produttivi dismessi mediante consumo di mediante riorganizza- settoriale di spazi pro- ad usi urbani, residen- sviluppo della fruizione insieme delle aree pro- mediante risuo di spazi mediante riconversione per rinaturalizzazione e duttive di interesse pro- zione di spazi produttivi

sistema delle aree produttive indu- striali 937 758 502 46 183 8 9 115 74 dell'area centrale sistema delle aree produttive indu- striali della 77 - 3601100300 bassa Val di Magra sistema delle aree produttive indu- striali 112 - 98770000 della Val di Vara sistema delle aree produttive fluviali e 135 - 5002438761 ricollocazioni sistema della cantieristica fluviale e 221 - 163 11 29 0 18 0 0 del golfo totale (superfici in Ha) 1482 758 804 64 230 32 65 152 135 rapporto percentuale rispetto al totale 51% 54.3% 4.3% 15.5% 2.2% 4.4% 10.3% 9.1% 100% delle aree produttive

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 284 AGGLOMERATO PORTUALE COMMERCIALE

DESCRIZIONE

Il progetto territoriale interessa l'agglomerato delle aree del porto commerciale e dei servizi connessi.

Gli obiettivi del Piano hanno i seguenti orientamenti:

Potenziamento delle funzioni portuali commerciali Il potenziamento delle funzioni portuali commerciali è obiettivo determinante per il rafforza- mento del ruolo strutturale che la “filiera” portuale e logistica ha nel contesto del modello di sviluppo provinciale e del connesso ruolo che la provincia assume nel contesto delle princi- pali “porte” d’Europa, in particolare per l’asse di connessione plurimodale Tirreno – Brenne- ro. Gli obiettivi del piano, oltre ad interessare il ruolo specifico delle attività portuali, attengono anche alla valorizzazione del ruolo del “sistema porto” come elemento di servizio e di propul- sione allo sviluppo delle attività produttive e di servizio orientate ai mercati nazionali ed internazionali.

Riorganizzazione delle funzioni portuali e riconversioni finalizzate allo sviluppo delle funzioni turistico/nautiche; I processi di riorganizzazione delle funzioni portuali generano nuovi spazi riconvertibili per funzioni turistiche e di servizio. Obiettivo del Piano diviene lo sviluppo di funzioni turistiche in grado di potenziare la filiera del mare, anche attraverso nuovi “turismi”, cui il Golfo è particolarmente vocato: - crocieristica, di mobilità marittima e servizi connessi - ricettività nautica da diporto - attività commerciali, in particolare quelle connesse alla nautica - servizi

Riqualificazione urbana Il Piano si pone l’obiettivo della riqualificazione urbana dei quartieri impattati dalle attività portuali, attraverso inidirizzi finalizzati alla mitigazione degli impatti, in particolare per l’ambito di Viale San Bartolomeo e per i quartieri di Canaletto e Fossamastra.

DEFINIZIONE DEI LIMITI TERRITORIALI DEL PORTO COMMERCIALE

Il PTC “La Spezia –Val di Magra” adottato nel 1997 e reiterato dal PTC della Costa adottato nel 1999 ) ed intese sottoscritte (intesa interenti del 1996 ed intesa 2000), prevede un dimen- sionamento massimo di 1.267.000 TEUS al 2005 con un incremento di superficie operativa pari a 140.000 mq . Lo stesso piano prevede la restituzione a funzioni urbane e turistiche della Calata Paita con ampliamento compensativo del Molo Garibaldi.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 285 La successiva intesa del 2000 ripropone al 2005 la crescita prevista dal PTC citato e sottopo- ne a verifica di compatibilità eventuali scenari minimi di crescita sino al 2010 per 1.639 .000 Teus con indice di saturazione pari a 3 Teus/mq, introducendo inoltre la previsione di una fascia di rispetto tra porto e città con compensazione a mare delle superfici impiegate.

Le opzioni sostenute dagli Enti Locali nella ricerca di intese con l’Autorità Portuale hanno teso a sottrarre lo sviluppo dei traffici portuali alle esclusive regole del mercato che nel pas- sato avevano prevalso, creando squilibri territoriali ma anche inefficienze economiche ed infrastrutturali .

I principali obiettivi sono sinteticamente riconducibili a :

- L’affermazione di uno “sviluppo sostenibile” del porto commerciale inteso come confi- gurazione di un porto ad elevata specializzazione, dotato di unità doganale e spaziale, integrato da un efficiente sistema relazionale alle reti viarie e ferroviarie nazionali ed eu- ropee, opportunamente delimitato e separato dalle realtà urbane a maggior contatto con le attività portuali (in particolare i quartieri di Canaletto e Fossamastra) attraverso la realiz- zazione di fascia vegetata ed attrezzata parallela a Viale S.Bartolomeo.

- Il rispetto del “principio di reciprocità compensativa”, secondo cui tutte le superfici sottratte all’impiego del porto commerciale per sviluppare altre funzioni (urbane, turisti- che, ecc.) devono essere riconferite nella medesima misura al porto commerciale (è il caso della Calata Paita e della fascia di rispetto). Reciprocamente, le superfici d’ interesse pub- blico per sviluppare funzioni portuali commerciali (sviluppo a mare per 140.000mq.) de- vono essere riconferite nella medesima misura per funzioni pubbliche ed urbane (è il caso di aree urbane impegnate dai contaneirs come l’area retrostante di Fossamastra, le aree della Pianta ed il recupero di molo Pagliari a Levante e di Molo Mirabello a ponente).

- L’inquadramento della crescita portuale in uno “sviluppo razionale e multisettoriale” dell’intera linea di costa interessata dalla giurisdizione dell’Autorità Portuale, per cui si pensa, sulla costa di ponente da Portovenere a Marola, ad una crescita turistica integrata con i borghi marinari esistenti, allo sviluppo di nuove funzioni urbane e turistiche tra Molo Mirabello e Calata Paita, alla crescita sostenibile del porto commerciale tra calata Paita ed il Molo Enel,a nuove funzioni urbane e produttive legate al mare su Molo Pagliari, al con- solidamento cantieristico dal Molo Pagliari a Muggiano integrato da funzioni turistiche esistenti e potenziali, all’apertura verso un esclusivo sviluppo turistico da Muggiano verso Lerici.

VERIFICA DEL CARICO INFRASTRUTTURALE L’impatto sul carico infrastrutturale è da valutarsi sulle condizioni di incremento di camion /ora che si introducono sulla bretella autostradale La Spezia - S. Stefano Magra, in quanto la stessa risulta maggiormente interessata dalle dinamiche dei flussi portuali, per la connessione diretta con l’autostrada favorita dal recente raccordo subalveo che connette direttamente il porto con l’A12, la previsione del nuovo svincolo di Pianazze ed il rapporto diretto con le aree retroportuali di Santo Stefano Magra. La verifica del carico dei flussi di traffico portuali sul sistema infrastrutturale attiene pertanto, quasi esclusivamente, alle sollecitazioni che si scaricano su questa arteria.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 286 Secondo i dati del modello di traffico analizzato dalla Provincia tale asse rischia di raggiunge- re il grado di saturazione nell’anno 2010 (massimo rapporto impegno/capacità ) con 40.000 automezzi equivalenti, partendo da un dato attuale di traffico pari a 28200 automezzi equiva- lenti ed ipotizzando secondo stime prudenziali un incremento annuo del 4%. Considerando il provvedimento amministrativo introdotto dal Comune Capoluogo per la chiusura dell’Aurelia al traffico pesante, il dato attuale di autoveicoli pesanti verrebbe incre- mentato dei flussi merci bidirezionali del 20 - 22%. In termini di veicoli equivalenti nelle 5 ore del mattino significherebbe un incremento dell’8/10% del flusso complessivo che, in termini assoluti, è stimabile in un incremento di 3000 - 3500 veicoli equivalenti, che porte- rebbe la Tangenziale, in assenza di interventi infrastrutturali, a raggiungere un livello di servi- zio prossimo alla saturazione verosimilmente tra il 2007 ed il 2008. Prendendo quindi in esame il trend di crescita di minimo sviluppo indicato nell'intesa 2000 che prevede per il 2005 un numero di TEUS complessivi pari a 1.230.000 e per il 2010 un numero pari a 1.639.000 a cui corrispondono, con un impiego più intenso del vettore ferrovia- rio (50% del traffico), del transhipment da nave a nave (15%) e quindi su gomma del 35%, rispettivamente 66 e 84 camion/ora sulla bretella autostradale, si può estrapolare il dato rife- rito all’anno di entrata in saturazione dell’asse corrispondente per l’anno 2008 a 75 ca- mion/ora. Il dato riscontrato indica pertanto il limite di soglia oltre il quale l’asse non regge ulteriori incrementi e quindi con calcolo invertito è possibile risalire al numero massimo di TEUS movimentabili su gomma pari a 1.450.000. Impiegando quindi l’indice di saturazione (Is) Is= 3, assunto nell’intesa del 2000, è possibile stimare una necessità teorica di aree operative che l’attuale configurazione infrastrutturale può sopportare, pari a mq. 410.000 al 2005 e mq.483.000 al 2010. Le aree operative individuate coincidono con quelle esistenti, integrate dalle superfici indicate dalle intese con gli Enti Locali (140.000 più le compensazioni). Pertanto, considerando le superfici operative esistenti del porto specializzato pari a 313.000 mq (comprensive del nuovo terminal Ravano in realizzazione) ed integrandole con le superfi- ci indicate dalle intese (140.000 mq, meno 30.000 mq del Ravano già computato, più 60.000 mq derivanti dalle compensazioni) si ottengono 483.000 mq. di superficie operativa comples- siva per il porto specializzato. Le ulteriori superfici di ampliamento destinate al potenziamento del porto convenzionale, pari a 50.000 mq per la Calata Artom, compensano la parte di Calata Paita in prevista riconversio- ne e non ancora computata.

VERIFICA DELL’INTERFERENZA VISIVA DEL PROGETTO Un aspetto di rilievo è dato dall'ingombro a mare degli sporgenti proposti che possono deter- minare un'interferenza visiva dal molo Italia, ossia dalla posizione di maggior panoramicità per la città, oltre ad indurre potenziali effetti, da studiare, di modifica delle correnti e dunque sull'ecosistema marino: un vincolo da introdurre è dunque quello di stabilire il massimo in- gombro del porto commerciale, non solo a ponente (Via S. Cipriano) ed a Levante (Molo Enel) ma anche sulla proiezione a mare stabilendo, per questo aspetto, una linea ideale di allineamento trasversale con la testata della darsena servizi prevista all'estremità del Molo Garibaldi . L’altro aspetto è costituito dall’interferenza visiva e ambientale del porto con i quartieri pro- spicienti. L'ipotesi di una fascia di rispetto deve essere l’occasione per il ridisegno dell’intero fronte portuale tra S. Cipriano e il molo Enel: la fascia va interpretata non solo come prote- zione passiva da rumori e polveri, ma soprattutto come recupero di infrastrutture verdi (fasce

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 287 vegetate ) ed attrezzate che ricomprendono la creazione di spazi verdi pedonalizzati e la sostituzione del binario su S. Bartolomeo con piste ciclabili. Inoltre il disegno e la realizza- zione deve trovare un necessario ispessimento in prospicienza alle aree urbane maggiormente impattate, in particolare Fossamastra, Canaletto (residenze sul versante porto), Canaletto (versante Calata Artom). Il progetto necessita di valutazione di impatto ambientale specifica.

VERIFICA DELL’INTERFERENZA DEI TRAFFICI NEL GOLFO: Il tema dei dragaggi da effettuare per aumentare la profondità di pescaggio degli scali e dei canali di accesso calcolati nella misura di almeno 250.000 mc, pone l’esigenza di una pre- ventiva valutazione di impatto ambientale cui affidare il compito di individuare le migliori tecnologie e tecniche di intervento per evitare diffusione dell’inquinamento sulle acque super- ficiali e di assicurare la completa bonifica dei fondali durante le operazioni di lavoro. Il pro- getto da sottoporre a VIA dovrà altresì indicare le forme di smaltimento evitando in ogni caso possibili effetti di contaminazione di acque marine per lo spargimento dei fanghi dragati che invece potranno essere reimpiegati, a seguito di processo di inertizzazione, per riempimenti a mare (nel solo ampliamento del Garibaldi è previsto un riempimento di 3 mt per una superfi- cie di 50000 mq con materiale proveniente da scavi e demolizioni che, attraverso l’inertizzazione, può essere sostituito dai fanghi) oppure avviati a discarica autorizzata. Il secondo tema da affrontare è dato dall’interferenza visiva delle navi stazionate in rada rispetto a centri ad alta vocazione turistica come Lerici e Portovenere: la misura da assumere è la riduzione dei tempi di permanenza in rada delle navi portacontainers (peraltro assicurato dalla crescita delle dimensioni navali) e, soprattutto, individuando aree di stazionamento sufficientemente lontane dai due poli turistici ed esterne alla direttrice panoramica tra gli stessi. La proposta di un’area di divieto all’ormeggio per navi mercantili all’interno dell’area sensibile, deve essere posta all’attenzione della competente Autorità Marittima, tenendo conto delle norme sulla sicurezza della navigazione.

CONCLUSIONI - Oltre il 2008 non sono sostenibili movimentazioni superiori a 1.450.000 TEUs e quindi superfici del porto specializzato superiori a 483.000 mq salvo che non siano individuati e realizzati nuovi assi di fluidificazione del sistema infrastrutturale, mentre risulterà comun- que indispensabile trasferire quote di traffico su gomma verso il vettore ferroviario pur in presenza di un già elevato impiego del vettore ferroviario (50%). - Il sistema, così come configurato, è in grado di funzionare efficacemente a condizione che entro il 2005 sistema ferroviario raggiunga i necessari livelli di efficienza che comportano: la realizzazione della nuova dogana unica interna al porto; una connessione su ferro spe- cializzata (indipendente funzionalmente dalla linea Tirrenica) a collegamento del porto con i parchi ferroviari di Migliarina e S. Stefano Magra; l'ammodernamento ed il radoppio della ferrovia pontremolese sino alla galleria di valico; un nuovo parco ferroviario con sta- zione al terminale portuale di S. Stefano. L’assenza di queste opere vanificherebbe l’ipotesi del forte abbattimento del carico su gomma ipotizzato e porrebbe seri problemi ad un ulteriore incremento di TEUs e superfici operative già dal 2005, mettendo in discussio- ne la cosiddetta seconda fase di crescita. - il massimo ingombro del porto commerciale è identificato a ponente (Via S. Cipriano), a levante (Molo Enel) e sulla proiezione a mare, stabilendo per quest’ultimo una linea ideale di allineamento trasversale con la testata della darsena servizi prevista all'estremità del Molo Garibaldi.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 288 - la fascia di rispetto tra porto e città da S. Cipriano al Molo Enel è progettata ad infrastrut- ture verdi (fasce vegetate) ed attrezzate che ricomprendono anche la eliminazione del bi- nario su S.Bartolomeo secondo un’ottica di efficacia fisico-ambientale degli interventi.

PROPOSTE A MARGINE - Dragaggi sottoposti a V.I.A. nazionale, preceduti da uno studio dei fondali da rimuovere per identificare quantità e qualità delle componenti contaminate da rimuovere con tecno- logie adeguate atte ad evitare dispersioni sulla superficie e riciclaggio dei fanghi, opportu- namente inertizzati, ove possibile per opere di banchinamento ovvero smaltimento a disca- rica, evitando in ogni modo le dispersioni a mare aperto. - Riduzione dei tempi di permanenza in rada delle navi mercantili ed individuazione da parte delle Autorità competenti di aree di stazionamento sufficientemente lontane dai due poli turistici di Lerici e Portovenere ed esterne alla direttrice panoramica tra gli stessi.

Limiti territoriali dell’espansione portuale - Accesso al Porto Si dovrà definire inderogabilmente i limiti del Porto commerciale tra via San Cipriano e Molo Enel, prevedendo una espansione pari a 140.000 mq indicati nell’intesa raggiunta tra Autorità Portuale, Provincia e Comune oltre alle compensazioni a mare di superfici destinate ad usi urbani e turistici, in particolare per la restituzione della calata Paita e la realizzazione della fascia di rispetto tra Porto e Città. Il Comune dovrà inoltre individuare il limite massimo dell’espansione a mare comunque entro la linea ideale passante per il “Faro Verde” parallelamente alla testata del Molo Garibaldi, in modo da garantire la completa percezione del Golfo oggi fruibile dalla Passeggiata Morin. L’ingresso al porto dovrà avvenire tramite accesso unico, confermando l’ipotesi del P.T.C. La Spezia/Val di magra, attraverso la viabilità subalvea dalla dogana unica. Le trasformazioni da attività portuali ad urbane e viceversa devono avvenire in modo tale da garantire per ogni funzione rimossa la sua contestuale e congrua collocazione e comunque dovranno essere tali da subordinare il raggiungimento degli obiettivi di espansione alla verifi- ca del carico infrastrutturale (su gomma e su ferro) e della compatibilità ambientale.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 289 Fasi operative e condizioni attuative Si deve identificare una scansione razionale delle fasi operative subordinate a condizioni attuative che salvaguardino l'equilibrio tra crescita e razionalizzazione dello scalo portuale con la tutela ambientale e la riqualificazione urbanistica degli ambiti urbani coinvolti. La tabella di seguito riprodotta indica indirizzi operativi.

Fasi operative condizioni attuative Infrastrutture ed Servizi turistici e sociali Porto convenzio- Porto specializzato interventi nale - Fascia di rispetto - Marina di Levante - Ampliamento - Completamento Prima fase operativa - Infrastrutture viarie - Liberazione parziale approvato di terminal Ravano - Le azioni infrastrutturali hanno e ferroviarie inter- Calata Paita e crea- Molo Garibaldi - Nuovo spor- priorità su tutte le ulteriori azioni ne al porto con zione molo crocieri- - darsena servizi gente est salvo quelle già in corso o autoriz- nuova dogana ed stico di testata - Testata Molo zate unico varco doga- Fornelli - Realizzazione della prima fase della nale marina di levante in contestualità - Dragaggi alla tombatura di Fossamastra e della fascia di rispetto relativa - Sviluppo 1^ fase Calata Paita in contestualità all’ampliamento del Garibaldi - Dragaggi subordinati a VIA nazionale favorevole - Completamento - Marina di Levante - Ampliamento - Tombatura Seconda fase operativa dell’assetto ferro- - Completamento Calata Artom Marina del - Priorità del completamento dell’ viario tra Stazione liberazione di Calata Canaletto assetto ferroviario da Stazione Marittima e Paita Marittima a S.Stefano Magra. S.Stefano Magra - Realizzazione della seconda fase della marina di levante in conte- stualità alla tombatura di Canaletto e della fascia di rispetto relativa - Sviluppo 2^ fase Calata Paita in contestualità all’ampliamento della Artom e della fascia di rispetto relativa.

POTENZIAMENTO DELLE FUNZIONI PORTUALI COMMERCIALI

M.1 - Secondo e Terzo bacino portuale: Potenziamento, riorganizzazione e sviluppo delle funzioni portuali commerciali. Nel contesto delle necessarie intese, va previsto il potenzia- mento dei bacini attraverso: - l'ampliamento del molo Garibaldi già autorizzato e della calata Artom, a compensazione delle superfici dismesse di calata Paita, funzionali alla razionalizzazione del porto convenzio- nale - l'unificazione dei terminal del porto specializzato con espansioni a mare pari a 140.000 mq e previste compensazioni, al netto delle superfici di ampliamento già autorizzate

Riconversioni funzionali e sviluppo portuale: in relazione ai processi di espanzione del terzo bacino portuale, va indicata la realizzazione contestuale delle aree per la ricollocazione delle funzioni insediate nelle Marine di Canaletto e di Fossamastra, secondo il seguente schema: - ricollocazione delle Marine di Fossamastra e Canaletto nell'ambito molo ENEL e Molo Pagliari e, residualmente, nelle aree del Molo Mirabello; - ricollocazione delle attività produttive connesse alla nautica da diporto nel previsto di- stretto nautico di Valdilocchi (Marina di Levante).

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 290 RICONVERSIONE DI AMBITI PORTUALI COMMERCIALI AL TURISMO NAUTICO, CROCIERISTICO, ALLA MOBILITÀ MARITTIMA E SERVIZI CONNESSI

M.2 - Primo bacino portuale: riconversione alla nautica da diporto, la crocieristica, la mobilità marittima ed i servizi connessi: va previsto nel contesto delle necessarie intese, la riconversione del Primo Bacino portuale finalizzata allo sviluppo di funzioni ricettive e ri- creative, diportistiche, crocieristiche, di mobilità marittima per le isole tirreniche, di servizio, ivi comprese funzioni commerciali specialistiche connesse, in particolare, alla nautica da diporto, al fine di definire un distretto commerciale specializzato. Nel caso che, in fase di progettazione complessiva dell'area, si evidenzi una incompatibilità tra la stazione traghetti tirrenici e le rimanenti funzioni, va prevista la localizzazione della stessa a Molo Pagliari ed aree connesse retrostanti. Le funzioni commerciali, turistiche e di servizio debbono assumere un ruolo sinergico rispetto alla rete commerciale localizzata nel tessuto urbano. Possono essere previste solo limitate aliquote di edilizia residenziale. Le attività portuali attualmente insediate in Calata Paita trovano ricollocazione su Molo Gari- baldi.

M.3 - Terminal SNAM: riconversione a funzioni nautico/diportistiche: il tema del riutilizzo funzionale del terminal metanifero, verso una complessiva riconversione alla nautica da di- porto ed a servizi turistico/ricettivi e ricreativi, trova riferimento nella sezione dedicata al turismo. Alla scadenza delle autorizzazioni concesse al terminal metanifero, vanno definite azioni finalizzate alla valorizzazione delle vocazioni turistiche nel comparto nauti- co/diportistico e turistico/ricettivo.

RIQUALIFICAZIONE QUARTIERI URBANI LIMITROFI ALL'AMBITO PORTUALE

M.4 - Viale S. Bartolomeo: riqualificazione dei quartieri urbani Canaletto e Fossamastra: va prevista l’eliminazione della linea ferroviaria su viale S. Bartolomeo dinnanzi ai quartieri di Fossamastra e Canaletto e la realizzazione di una fascia verde attrezzata di rispetto, idonea per l’eliminazione degli impatti da rumore e polveri sugli abitati di Canaletto e Fossamastra. Le aree portuali utilizzate per la costituzione della fascia di rispetto sono recuperate a mare ad integrazione dello sviluppo del Secondo e Terzo bacino portuali come sopra specificato.

3.3. IL SISTEMA DELLE STRUTTURE COMMERCIALI E DI SERVIZIO

Il Piano affronta il tema dell’organizzazione del sistema provinciale delle strutture e delle aree specializzate (o potenzialmente specializzabili) per funzioni commerciali e di sevizio.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 291 3.3.1. - ELEMENTI CONOSCITIVI

Il catalogo delle strutture della media e grande distribuzione Tra gli approfondimenti “fondativi” per la redazione del Piano, in seguito alla riforma del commercio (DL 114/98, cd. “Decreto Bersani”) ed all’attuazione di tale riforma da parte della Regione Liguria (LR 19/99), è stata realizzata una ricerca attinente la distribuzione territoriale e la struttura dimensionale della rete distributiva al dettaglio, alimentare e non alimentare, di media e grande scala sulla base della classificazione introdotta dalla riforma stessa, che ha introdotto nuove soglie dimensionali di interesse per il regime autorizzatorio e pianificatorio: - media distribuzione: da 150 a 1.500 mq di superficie di vendita (da 250 a 2.500 per i comu-ni superiori a 10.000 abitanti); - grande distribuzione: oltre i 1.500 mq (2.500 mq per i comuni oltre i 10.000 abitanti). La riforma, oltre ad innovare il regime autorizzatorio, ha favorito una forte integrazione con le azioni pianificatorie, consentendo una migliore gestione delle “aree commerciali”, carat- terizzate dalla presenza di esercizi di scala rilevante. Del pari, per tutti gli esercizi di picco-la taglia dimensionale, detti “di vicinato” (inferiori a 150 mq ovvero a 250 mq), che caratte- rizzano soprattutto lo spazio urbano residenziale, “storico” e periferico, fruiscono di una maggiore elasticità sia per le nuove localizzazioni, sia per le strategie di “ampiezza” e di “profondità” dei beni commercializzati. Tra il “vicinato”, peraltro, la riforma ha considerato elementi di sostegno e “accompagnamento” per quella parte della rete distributiva di piccola dimensione che, sia nei centri storici che nelle aree periferiche e rurali, assume una funzione di “presidio”, di tipo qualitativo o sociale (in questo caso rappresentando un elemento di servizio complesso alla popolazione rurale, in gran parte anziana e poco mobile).

La ricerca, che ha interessato l’intero territorio provinciale, ha consentito di mettere in evi- denza le “maglie” principali della distribuzione commerciale, in particolare per le aggregazio- ni di rilievo sovracomunale, caratterizzate, oltre che dalla dimensione quantitativa, da bacini d’utenza di scala vasta, in certi casi sovraprovinciale. Sono stati individuati e localizzati 204 esercizi, di cui 200 appartenenti alla media distribu- zione (di questi 147 non alimentari). Dalle indagini, condotte in collaborazione con gli Uffici comunali, è emersa l’articolazione spaziale e funzionale della rete distributiva di scala media e grande, attraverso cui il Piano, integrando gli studi della relazione Fondativa e le risultanze del catalogo delle aree produttive, può trovare riferimento per evidenziare politiche insediative sul settore commerciale. Dalla ricerca sono emersi alcuni aspetti attinenti la concentrazione della rete distributiva di media e grande scala nel Golfo e nella Val di Magra, con alcune “polarità” di livello com- prensoriale in Riviera ed in Val di Vara.

La grande distribuzione La grande distribuzione, sulla base dei parametri introdotti dalla riforma, ossia superiore ai 1.500 mq di superficie di vendita (2.500 mq nei comuni da 10.000 abitanti e più), consta di tre esercizi non alimentari, per un totale circa 14.400 mq, e di un esercizio alimentare di 6.050 mq. La localizzazione della grande rete è, interamente, in Val di Magra.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 292 Indicatori di densità della grande distribuzione, a livello provinciale:

alimentare non alimentare totale esercizi/1000 ab 0,01 0,01 0,02 sup. vend/1000 ab 27,1 64,6 91,7 mq sup. vend./kmq sup. totale 6,9 16,4 23,2

Tranne una struttura presente nel comune di Arcola, la grande distribuzione della Val di Ma- gra si distribuisce nell’asse Aurelia – Cisa, con una baricentro nella “Strada mercato” di Sar- zana (Varianti Cisa ed Aurelia). Nel Golfo (area ex IP) sono previsti due esercizi, uno alimentare l’altro non alimentare, che amplieranno la dotazione provinciale e la ripartizione territoriale della grande rete.

Utilizzando la classificazione previgente delle diverse tipologie della grande distribuzione (esercizi oltre 400 mq di superficie di vendita), già osservata in relazione al comparto ali- mentare, troviamo una conferma della caratterizzazione numerica presente nel Capoluogo e nel Golfo e di quella dimensionale presente nella Val di Magra localizzata, soprattutto, a Sarzana. L’incidenza della Val di Magra sul totale provinciale della grande distribuzione, in base alla classificazione corrente, è del 38% in termini di esercizi e del 42% in termini di superfici. Nel Comprensorio si localizza, inoltre, l’unico ipermercato della provincia (un secondo è previsto nel Capoluogo). La caratterizzazione dimensionale maggiore della Val di Magra si riscontra sia nel campo dei Grandi magazzini (che tra il ’91 ed il ’97 si sono peraltro ridotti quanto a superfici), che in quello dei Cash and Carry. Dall’inizio degli anni ’90 la struttura distributiva in scala maggiore (si rimanda alla tabella proposta di seguito, attinente la attuale classificazione) è rimasta sostanzialmente stabile come numero, in crescita quanto a dimensioni, in particolare per i supermercati alimentari e soprat- tutto nel Capoluogo, dove i processi evolutivi sono improntati, come si diceva, ad una perife- rizzazione e ad un aumento di superficie. La capacità occupazionale della grande distribuzione, rilevata per tipologia di struttura, nel complesso manifesta una consistente crescita occupazionale dovuta, in particolare, all’apertura dell’ipermercato.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 293 Grande distribuzione provinciale, per tipologie, secondo la classificazione previgente. (Fonte: CCIAA La Spezia) anno 1991 anno 1997 Comune n. Sup. vend. Addetti n. Sup. vend. Addetti Supermercati Castelnuovo 1 600 12 1 610 11 La Spezia 13 7.786 241 13 8.750 239 Ortonovo - - - 1 599 9 S.Stefano 1 950 37 1 926 27 Sarzana4 2.370 70 4 1.950 44 Totale 19 11.706 360 20 12.83 5.330 Ipermercati anno 1991 anno 1997 Comune n. Sup. vend. Addetti n. Sup. vend. Addetti Sarzana- - - 1 6.050 272 Grandi Magazzini anno 1991 anno 1997 Comune n. Sup. vend. Addetti n. Sup. vend. Addetti La Spezia 3 4.065 95 2 2.855 57 Sarzana1 8.800 48 1 5.800 51 Totale 4 12.865 143 3 8.655 108 Cash and Carry anno 1991 anno 1997 Comune n. Sup. vend. Addetti n. Sup. vend. Addetti La Spezia 1 1.100 9 1 1.650 8 Sarzana1 1.800 10 1 1.692 10 Totale 2 2.900 19 2 3.342 18 Totale grande distribuzione anno 1991 anno 1997 Comune n. Sup. vend. Addetti n. Sup. vend. Addetti totale 25 27.471 522 26 30.832 728

Le principali polarità del sistema distributivo di media dimensione L’osservazione dei dati rilevati e della loro distribuzione spaziale consente di evidenziare alcune aggregazioni significative sul territorio provinciale, alcune delle quali si configurano come vere e proprie polarità con bacino d’utenza, in certi casi, sovraprovinciale.

Il Golfo La media rete nel Golfo: alimentare non alimentare totale esercizi sup. sup. esercizi sup. sup. esercizi sup. sup. vendita media vendita media vendita media totale mq mq totale mq mq totale mq mq La Spezia 22 12015 546 49 23857 487 71 35872 505 Lerici 2 792 396 2 1183 592 4 1975 494 Portovenere 1 293 293 0 0 0 1 293 293 Golfo 25 13100 524 51 25040 491 76 38140 502

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 294 La Spezia è il centro più significativo del Golfo, data la contenuta consistenza commerciale di Lerici (consideriamo la media e grande distribuzione) ed ancor più quella di Portovenere. Nel Capoluogo trovano un rilievo significativo due tipologie distributive, connesse all’importanza di un polo che, sia in senso demografico che occupazionale, rappresenta so- stanzialmente la metà della provincia: da un lato la distribuzione intermedia, dall’altro il commercio “centrale” polverizzato la cui concentrazione, specialmente nel cuore storico urbano, assume rilevanza provinciale.

La grande rete Attualmente non vi sono esercizi classificabili come grande distribuzione secondo i para- metri del Decreto di riforma (oltre i 2.500 mq). Lo sviluppo della progettualità prevista nell’area ex IP potrà determinare una nuova polarità commerciale in grande scala, la prima del Capoluogo, che andrà ad aggiungersi a quella presente nell’area centrale della Val di Magra spezzina.

La rete media La rete media del Capoluogo rappresenta l'elemento più rilevante del sistema distributivo provinciale: se La Spezia non ha conosciuto fenomeni di gigantismo distributivo, ha conso- lidato, soprattutto nel semicentro e nella periferia, il 76% circa della rete media alimentare ed il 72% di quella non alimentare presente nei comuni provinciali con oltre 10.000 abitanti. Consideriamo i parametri del Decreto di riforma: la media rete della Spezia consta di 71 e- sercizi per un totale di quasi 36.000 mq di superficie di vendita. Gli esercizi alimentari sono 22, per circa 12.00 mq di superficie complessiva, mentre i non alimentari sono 49 (23.857 mq).

La rete media nel Capoluogo alimentare non alimentare Totale rete media esercizi sup. vend. esercizi sup. vend. esercizi sup. vend. Centro urbano 9 4300 19 8740 28 13040 Semicentro/periferia 13 7715 30 15117 43 22832 Totale rete media 22 12015 49 23857 71 35872 Esercizi compresi tra 150 e 250 mq Centro urbano 3 650 20 3629 23 4279 Semicentro/periferia 7 1253 56 10306 63 11559

Se l’alimentare trova una prevalente caratterizzazione in termini di ampiezza delle merceolo- gie trattate, risultando prevalentemente composto da supermercati, il non alimentare si con- nota per un elevato livello di profondità, ossia di specializzazione in relazione a merceo-logie specifiche, in particolare connesse agli articoli tecnici (ferramenta, informatica, elettronica, comunicazioni), all’abbigliamento e calzature, agli autoveicoli, ai beni di consumo “culturale” (librerie, musica) ed agli articoli per la persona. La distribuzione spaziale della rete media è essenzialmente semicentrale e periferica. La specializzazione distributiva si accentua se consideriamo la base “omogenea” ai comuni minori, ossia abbassiamo la soglia dimensionale a 150 mq (anziché 250 mq come indica il Decreto di riforma). In certi casi, quali il dettaglio di auto moto ed accessori (anche nautici), la localizzazione è periferica, talvolta in aree contigue a quelle della grande industria nelle zone del levante cit-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 295 tadino, maggiormente vocate alla localizzazione di esercizi a forte fabbisogno in termini di spazi di servizio.

La Val di Magra Il ruolo dell’asse Aurelia è stato fondamentale nel determinare la struttura territoriale dell’armatura distributiva, così come la disponibilità spaziale valliva ha favorito uno svi-luppo prevalentemente dimensionale delle strutture commerciali moderne. Nel contempo, la portanza commerciale del cuore urbano della Val di Magra, il centro di Sarzana, peraltro, ha anche irrobustito una valenza distributiva di qualità e specializzazione, arrivando a rappresentare, dopo il centro Capoluogo, il secondo “polo storico” commerciale della provincia. La dotazione infrastrutturale (spazi di vendita e di magazzino) e la prossimità ai nodi pro- vinciali di interscambio con la viabilità maggiore, autostradale e ferroviaria, hanno favorito lo sviluppo della rete in grande scala. Lo sviluppo delle funzioni logistiche nell’area retro- portuale di Santo Stefano potranno rappresentare un ulteriore stimolo alla specializzazione nella grande dimensione distributiva.

La media rete in Val di Magra alimentare non alimentare totale esercizi sup. sup. esercizi sup. sup. esercizi sup. sup. vend. md vend. md vend. md Ameglia 2 855 428 7 1808 258 9 2663 296 Arcola 1 600 600 6 2230 372 7 3230 461 Castelnuovo 1 600 600 12 4864 405 13 5464 420 Ortonovo 3 1533 511 3 960 320 6 2493 416 Vezzano 2 970 485 9 5556 617 11 6526 593 Ligure Santo 3 1334 445 8 1816 227 11 3150 286 Stefano Sarzana 5 2800 560 15 8240 549 20 11040 552 Val di 17 8692 511 60 25474 425 77 34566 449 Magra

La “strada mercato” Lo sviluppo distributivo della Val di Magra, come s’è visto, ha a Sarzana la maggiore con- centrazione comprensoriale. La localizzazione dell'aggregato distributivo ha un asse portante nel sistema delle Varianti Aurelia e Cisa, costituendo il momento centrale di una conurbazio- ne terziaria avente gli estremi tra Ortonovo e Santo Stefano Magra. Si tratta del “polo” provinciale in grande scala attualmente esistente, sia in campo alimentare che non alimentare. La grande distribuzione ex DL 114 è per la quasi totalità localizzata qui (contando la struttura di Arcola/Romito, la grande rete, come s'è visto, è interamente localiz- zata in Val di Magra). La prevalente caratterizzazione in ampiezza dell’armatura portante (ipermercato, grandi ma- gazzini oltre i 2.500 mq) si accompagna a gallerie commerciali integrate con le strutture maggiori oppure “allineate” lungo gli assi delle Varianti e nella rete viaria in direzione Ca- stelnuovo, Santo Stefano, Lerici e Sarzana Centro. Si tratta, dopo La Spezia, del più impor- tante aggregato provinciale di fascia media.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 296 I processi di sviluppo della rete distributiva di media dimensione hano evidenziato un au- mento del tasso medio si specializzazione, soprattutto nella strada mercato sarzanese ma anche nell'area castelnovese, corrispondente ad un ampliameno della caratterizzazione "verti- cale" (maggiore profondità che ampiezza del paniere di referenze trattate) degli esercizi in relazione alle merceologie trattate, in particolare per i settori dell'abbigliamento, dell'elettroni- ca e dell'informatica, dell'arredamento, dei prodotti per ufficio. Nell'area di Castelnuovo tale caratterizzazione attiene, in particolare, all'arredamento/mobile/legno. Il tessuto distributivo medio consta di 20 esercizi (DL 114/98), per oltre 11.000 mq di super- ficie complessiva, che raddoppiano se consideriamo quelli compresi tra 150 e 250 mq (base omogenea ai comuni minori), i quali esprimono oltre 4.500 mqdi superficie complessiva. Possiamo considerare in modo approfondito ciascuno dei gruppi merceologici che compon- gono il tessuto commerciale dell'asse Aurelia - Cisa. In questo caso, abbiamo computato, nel comune di Sarzana, anche la distribuzione compresa tra 150 e 250 mq, per ottenere una base dimensionale omogenea a tutto l'asse ed evidenziare, come proposto nella tabella che segue, il ruolo della strada mercato vera e propria. Caratterizzazioni prevalenti sono l’abbigliamento - calzature ed accessori di vestiario, soprat- tutto nella strada mercato vera e propria; il mobile e arredamento assume maggiore rilievo nei segmenti di Santo Stefano e Castelnuovo/Ortonovo. Ci si riferisce alla numerosità degli eser- cizi, in quanto la presenza di due centri in grande scala (dove sono commercializzati mobili, arredamento e beni per la casa), superiori a 12.000 mq complessivi, determina uno schiaccia- mento del profilo percentuale. Prevalentemente localizzati nella "strada mercato" sono gli esercizi che commercializzano articoli per l’agricoltura ed il giardinaggio, gli articoli tecnici (ufficio, informatica, materiale elettrico), gli autoveicoli ed accessori, il mobile/arredamento ed articoli casa.

Composizione merceologica nell’asse Aurelia/Cisa ambito complessivo da Ortonovo a di cui strada mercato a Sarzana S. Stefano esercizi Superficie com- esercizi Superficie plessiva (mq) complessiva (mq) abbigliamento/calzature 17 6646 13 5796 agricoltura giardinagg. art 5 1169 2 600 tecn. auto/moto/veicoli/access. 7 1308 6 1138 edilizia/impiantistica/sanitari 5 2358 2 1070 ferram. elettrodom. elettroni- 3 880 3 880 ca legno/articoli tecnici 2 868 1 600 mobili/arredamento/acc. casa 18 6215 7 1720 alimentari 150 - 400 mq 5 1061 2 380 supermercati oltre 400 mq 9 5586 5 2800 grandi magazz. oltre 2.500 2 12140 2 12140 mq supermercati oltre 2.500 mq 1 6050 1 6050 totale esercizi Aurelia/Cisa 74 44281 44 33174

Gli aggregati di Castelnuovo/Ortonovo

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 297 Castelnuovo, dopo Sarzana, costituisce il principale aggregato distributivo della Val di Ma- gra, in particolare per il comparto extra alimentare (12 esercizi per circa 4.800 mq di super- ficie complessiva, quasi il 28% della rete media nei comuni con meno di 10.000 abitanti della Val di Magra). A fronte di un solo esercizio alimentare, sono stati rilevati 12 esercizi medi extralimentari parte dei quali integrati in un centro commerciale. Connotazioni prevalenti sono l'abbiglia- mento ed il mobile/arredamento. Ortonovo è funzionalmente connesso a Castelnuovo dall'asse Aurelia: la consistenza nume- rica e dimensionale è più contenuta rispetto a quest'ultimo e, sul piano merceologico, ri-stretta all'alimentare ed al mobile/arredamento. L'aggregato in oggetto segna, come detto prima, l'inizio della conurbazione residenziale e dell'armatura distributiva lungo l'Aurelia, in sponda sinistra del Magra. Il bacino d'utenza di riferimento per la popolazione residente, in particolare per Ortonovo, è orientato in parte significativa verso l'area di Massa/Carrara.

Santo Stefano Magra L'armatura di media rete ha la stessa numerosità riscontrata a Vezzano, con una caratteriz- zazione più accentuata nel comparto alimentare. L'extralimentare, oltre al mobi- le/arredamento, evidenzia una caratterizzazione nel comparto degli articoli per agricoltura e giardinaggio.

Gli aggregati in sponda destra del Magra In sponda destra del Magra si localizzano tre aggregazioni commerciali di media rete, corri- spondenti all'asse formato dalla Statale 432 e dall'Aurelia. Si tratta degli spazi vallivi dei comuni di Ameglia, Arcola e Vezzano. La rete media presente in quest'ultimo comune, in parte, si connette funzionalmente al principale aggregato della Val di Vara, rappresentato dalla piana di Bolano e Follo. Ameglia In totale, la rete media comprende 9 esercizi per circa 2.600 mq di superficie, di cui 7 (1800 mq complessivi) non alimentari. La caratterizzazione merceologica è prevalentemente o- rientata al mobile/arredamento ed agli autoveicoli ed accessori, con una specificità relativa alla nautica, comparto in cui in uno spazio contiguo interagiscono i comuni di Ameglia e di Lerici, collegata alla forte strutturazione ricettiva in ambito fluviale.. Arcola Arcola presenta tre principali elementi di concentrazione della struttura distributiva: lo sno-do di Romito verso Ameglia e Lerici (dove si localizza un esercizio non alimentare della grande distribuzione), la piana a valle del centro storico, lo snodo di Fornola, verso Vezzano e La Spezia. In totale, gli esercizi della media distribuzione sono 7 (circa 3.200 mq di superficie comples- siva) di cui uno solo alimentare. Le caratterizzazioni prevalenti del non alimentare sono rappresentate dal mobile/arredamento, e dagli articoli collegati all'agricoltura ed edilizia/articoli tecnici. Vezzano Dopo Castelnuovo, ed insieme a Santo Stefano, è il principale comune della Val di Magra. La rete media consta di 11 esercizi (circa 6.500 mq la superficie complessiva) di cui 9 (5.600 mq circa) non alimentari, mediamente i più grandi del comprensorio. Mobile/arredamento, ferramenta ed articoli tecnici, autoveicoli ed accessori (anche per un'utenza professionale, che pure esula dalla rilevazione del consumatore finale) sono le

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 298 principali caratterizzazioni. La localizzazione principale è lungo l'asse della Provinciale 10, dallo snodo con l'Aurelia a quello di Bottagna (SS 330). L'area di Vezzano è contigua - ed interagente dal lato infrastrutturale - soprattutto con l'aggre- gato dei due comuni di Bolano e Follo, in bassa Val di Vara.

La Val di Vara La Val di Vara presenta tre principali agglomerazioni distributive: la bassa Valle (aggregato di Bolano/Follo e di Riccò del Golfo), la media Valle (Brugnato) e l'alta Valle, che presenta una struttura assai contenuta, con baricentri su Sesta Godano e Varese Ligure. Le merceologie prevalenti trovano un significativo collegamento con le caratteristiche della struttura produttiva comprensoriale: mobile/legno ed edilizia. La caratterizzazione funzionale della media struttura localizzata in bassa Valle, che costi- tuisce quasi il 90% del totale comprensoriale (in termini di numerosità e superfici comples- sive) presenta due sub ambiti. Il primo è rappresentato dalle aree della piana di Bolano e di Follo, connesse con la Val di Magra (Vezzano Ligure, Santo Stefano Magra); il secondo è rappresentato da Riccò del Golfo, a ridosso del polo urbano della Spezia e con questo connesso sia dai flussi pendolari occupazionali sia di consumo finale.

La media rete in Val di Vara alimentare non alimentare totale esercizi sup. sup. esercizi sup. sup. esercizi sup. sup. vend. md vend. md vend. md Bolano 1 250 250 6 1389 232 7 1639 234 Follo 1 300 300 6 3060 510 7 3360 480 Brugnato 1 360 360 8 4654 582 9 5014 557 Borghetto 0 0 0 4 845 211 4 845 211 Vara Riccò del 3 956 319 4 2799 700 7 3755 536 Golfo Media/bassa 6 1866 311 28 12747 455 34 14613 430 Sesta Godano 1 175 175 3 800 267 4 975 244 Varese Ligure 1 200 200 0 0 0 1 200 200 Alta Val di 2 375 188 3 800 267 5 1175 235 Vara Val di Vara 8 2241 280 31 13547 437 39 15788 405

La bassa Valle Come anticipato, vi sono due configurazioni funzionali, che si legano anche a caratterizza- zioni commerciali diverse. A fronte di una uguale numerosità complessiva della rete, me-dia, Riccò evidenzia superfici medie maggiori, in particolare per l'extra alimentare. Bolano e Follo SI tratta di realtà contigue a Santo Stefano da un lato, a Vezzano dall'altro. Sul piano infra- strutturale l'integrazione tende ad aumentare, in relazione allo sviluppo lineare lungo gli as-si delle principali articolazioni stradali di livello statale (330, 62 Cisa) e provinciali (in par- ticolare, la SP10).

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 299 A Bolano si localizzano 6 esercizi (1.600 mq complessivi) a prevalente caratterizzazione tecnica (arredamento, edilizia, articoli di ferramenta, impiantistica e sanitari), mentre a Fol-lo un uguale numerosità delle strutture esprime una connotazione orientata soprattutto al mobi- le/arredamento ed articoli per la casa. Riccò del Golfo La media rete alimentare è più significativa rispetto agli altri due comuni (3 esercizi su sette presenti nel comune) ed il non alimentare è prevalentemente orientato al mobi- le/arredamento, in connessione con una struttura produttiva industriale/artigianale che con- traddistingue l'economia del comune. La media Valle In media Val di Vara, in prossimità dell'interscambio tra autostrada, Aurelia e SS 523 di fondovalle, si localizza il Brugnato, il comune con la maggiore rete media del comprenso-rio, in termini di numerosità (9 strutture) e di superficie (5.000 mq circa). Oltre ad un ali-mentare, gli otto esercizi extralimentari esprimono circa 4.600 mq di superficie complessi-va. Le caratterizzazioni sono tre: mobile/arredamento, edilizia ed articoli tecnici, legnami. Si tratta di merceologie connesse anche a vocazioni della Val di Vara, che costituiscono un comune denominatore dei centri di fondovalle, da Bolano/Riccò a Sesta Godano. L’alta Valle Sesta Godano è il maggiore dei due centri della media distribuzione dell'ambito territoriale considerato. L'altro è Varese Ligure, dove si localizza un solo esercizio di tipo alimentare prevalente. Sesta Godano centra la propria media struttura non alimentare nei settori merceologici del mobile/legno e dei materiali per l'edilizia. Come si dirà per la Riviera, l'alta Val di Vara trova nell'area del levante genovese un tradi- zionale bacino commerciale, raggiungibile soprattutto attraverso la SS 523.

La Riviera La particolare conformazione geomorfologica della Riviera, e l'assetto delle infrastrutture di connessione interna ed esterna, hanno consentito uno sviluppo distributivo soprattutto a Le- vanto, dove si localizzano 5 esercizi per una superficie complessiva di 1.600 mq di cui 1.200 mq non alimentari. Mobili/arredamento e materiali edili sono le merceologie presenti. A Deiva Marina si localizzano i due restanti esercizi medi del comprensorio, attivi nel com- parto del mobile/arredamento, per una superficie complessiva di circa 780 mq. Molta parte della domanda di consumo della popolazione della Riviera trova nel Capoluogo e nel Tigullio genovese il proprio bacino d'utenza.

I centri storici commerciali di rilevanza sovracomunale

Il Golfo Il Capoluogo svolge un ruolo fondamentale in seno alla struttura distributiva commerciale, in particolare per la media e piccola distribuzione, che trova localizzazione nel “core” urbano. La distribuzione organizzata in scala maggiore ha trovato storicamente ilprimo sviluppo a livello provinciale, interessanto dapprima le aree centrali e semicentrali ed estendendosi succesivamente, anche a seguito di processi di riorganizzazione, nel le aree semicentrali. Il recente sviluppo della media e grande distribuzione in Val di Magra, in particolare nella strada mercato sarzanese, unitamente al pesante calo demografico della città, hanno determi- nato una diminuzione del potere attrattivo della Spezia, in particolare per il commercio di

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 300 vicinato, con la progressiva contrazione della rete commerciale, particolarmente esposta a due grandi fattori di rischio: da un lato la desertificazione distributiva, che appare evidente fin nelle immediate prospicenze delle vie a maggiore frequentazione; dall’altro la tendenziale despecializzazione della struttura distributiva, anche a seguito della contrazione della capacità di investimento da parte degli operatori nel comparto del dettaglio “di prossimità”.

Il centro commerciale “storico” della Spezia La definizione di “centro storico” per una città di recente sviluppo – e recente ricostruzione – quale è La Spezia, diviene questione complessa. Ciò non impedisce, tuttavia, di individuare un ambito di particolare vascolarizzazione commerciale, la cui estensione varia al variare dei processi di assestamento di una struttura distributiva capillare, fortemente esposta alle dina- miche imprenditoriali del settore ed allo sviluppo del potenziale di fruizione urbana. Un aspetto rilevante, che contraddistingue l’area commerciale storica del Capoluogo, è dato dalla significativa presenza di esercizi della media distribuzione (oltre 250 mq) che, come si è già osservato, sono pressoché assenti nell’altro polo commerciale storico della provincia, Sarzana, che concentra la media dimensione in parte nel semicentro ed in parte del tutto pre- ponderante nel sistema delle Varianti, ossia la “strada mercato”. Si tratta, lo ricordiamo, di 28 esercizi per una superficie di circa 13.000 mq. Un elemento portante della distribuzione urbana centrale è indubbiamente la piazza del mer- cato agroalimentare e la corona di esercizi fissi a merceologia mista, alimentare e non. Se la capacità occupazionale del Capoluogo ha innescato processi di pendolarismo occupa- zionale tutt’oggi assai consistenti, la capacità commerciale ha prodotto flussi analoghi ed equivalenti, tradizionalmente orientati verso il centro urbano storico, dove la distribuzione “di vicinato” alimentare specialistica e non alimentare, ugualmente caratterizzata in senso quali- tativo, rappresenta un “polo” di consumo finale di livello provinciale, caratterizzato dalla compresenza di un’armatura “media” di consistenti proporzioni. La struttura commerciale urbana trova non pochi elementi di criticità, oltre a quelli riconduci- bili alla diminuzione demografica ed alla segmentazione dei consumi che ha trasferito quote di utenza verso i centri della grande distribuzione. Le criticità, infatti, sono così riassumibili: - scarsa accessibilità del centro urbano, dovuta alla mancanza di una separazione funzionale tra traffico "passante" per il centro stesso e mobilità interna e ad un adeguato sistema di interconnessioni tra viabilità veloce e viabilità capillare; - carenza di spazi funzionali alla sosta, in particolare - carenza di una sinergia nei processi di sviluppo turistico della città - tipicamente connessi alla valorizzazione della nautica, della crocieristica e della cultura - e rivitalizzazione della rete commerciale, naturale complemento allo sviluppo del "waterfront" urbano turistico; - debolezza della capacità di investimento complessiva del sistema distributivo, in partico- lare per le strategie di "verticalizzazione" e specializazzione degli esercizi; - "duplicazione" funzionale delle nuove aree distributive integrate, che tendono a concorre- re con il centro storico commerciale piuttosto che innescare processi di sviluppo sinergico, a favore dell'appeal e del potenziale fruitivo della città nel suo complesso. - prosecuzione dei processi di rarefazione e desertificazione della rete distributiva di vici- nato.

Lerici e Portovenere Oltre ad una armatura distributiva commisurata ai bisogni della popolazione residente (che a Lerici supera i 10.000 abitanti), la rete commerciale assume particolare rilievo in quanto “vetrina” per l’utenza turistica, provinciale ed extra provinciale.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 301 La Val di Magra

Il centro storico commerciale di Sarzana L’autocontenimento culturale del centro storico ha favorito, soprattutto nell'ultimo decennio, una progressiva specializzazione commerciale all’interno “delle mura”, che si è accompagnata alla crescita del potere attrattivo turistico e di fruizione di Sarzana, favorito anche da una positiva interazione con i processi di specializzazione distributivi di ambiti limitrofi nel com- mercio di media e grande scala (la strada mercato, le aree di Santa Caterina). L'innesco di processi complementari nella specializzazione distributiva ha prodotto effetti sinergici tra sviluppo commmerciale in scala media e grande da un lato e, dall'altro commercio tipico e specialistico di piccola dimensione nel centro urbano. Agroalimentare tipico, antiquariato ed abbigliamento sono le merceologie a maggiore spe- cializzazione del centro storico, cui si aggiungono attività di artigianato tipico e di qualità a vendita diretta. La rivitalizzazione del centro commerciale storico di Sarzana non si può disgiungere dalla particolare posizione valliva dello stesso, l’unico del comprensorio (in qualche misura anche Santo Stefano assume simili caratteristiche) a non essere posto in cinta collinare, dun-que a non essere “rotolato” a valle a seguito dei processi di espansione urbana che hanno gradual- mente assottigliato la funzionalità dei molti centri storici capoluoghi comunali (e frazioni storiche) della Val di Magra.

La Riviera Levanto Nella fascia costiera della Riviera/5 Terre Levanto si pone, oltre che come la maggiore realtà commerciale moderna, anche come il principale agglomerato urbano storico commerciale.

La Val di Vara

Varese Ligure Il principale centro storico vallivo è anche quello più importante quanto ad armatura commer- ciale tradizionale e tipica. Sesta Godano e Brugnato, pur rappresentando (in particolare quest’ultimo) le maggiori realtà di livello comprensoriale, non possiedono una simile valenza.

Gli ambiti marginali

La montagna La Val di Vara, che come s’è visto presenta una struttura commerciale media di un certo rilievo solo nella parte bassa del comprensorio, è l’ambito maggiormente sensibile alla rarefa- zione della rete commerciale capillare, corrispondente alla riduzione demografica. I centri localizzati nella fascia montano/collinare (che si estende al di là del crinale, verso la Riviera), comuni e frazioni, si connotano per condizioni di scarsa accessibilità e per la presen- za di una popolazione mediamente anziana e poco mobile. Il mantenimento della rete commerciale “di presidio”, in particolare per le categorie di largo e generale consumo, assume una valenza determinante sia sul piano sociale che in quello della valorizzazione turistica.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 302 Al riguardo, un censimento puntuale della distribuzione “di vicinato” in aree sensibili mon- tano/collinari potrà indicare gli ambiti di applicazione delle misure di sostegno del DL 114/98, integrate con le agevolazioni previste dalla Legge sulla montagna e dai fondi comu- nitari (quali le misure di accompagnamento in “phasing out” ed i programmi Leader II) e con lo sviluppo di esercizi a molteplice composizione merceologica, funzionali a costituire "em- pori" di riferimento per la popolazione residente e fluttuante.

La collina I centri storici e le frazioni di collina, soprattutto in Val di Magra e nella parte contigua del-la bassa Val di vara, sono progressivamente divenuti marginali rispetto ai processi di “roto- lamento” a valle dello sviluppo demografico, produttivo e distributivo commerciale. Il contenuto “sociale” del presidio commerciale in questi ambiti è significativo, pur se me-no intenso rispetto alla Val di Vara medio/alta, potendosi più facilmente legare ad azioni di recupero, sia sul piano residenziale che turistico.

Le strutture integrate, terziarie e commerciali Nell’area centrale del Golfo/Val di Magra si localizzano alcune strutture dove la distribuzione commerciale, tradizionale e moderna, si integra con attività di servizio privato e pubblico. Il bacino d’utenza di tali strutture, in generale, è sovracomunale anche in funzione della "rarità" e comunque della larga utenza dell'offerta di servizi insediata. La composizione più frequente, in generale è data da: - super o iper mercato, prevalentemente orientato in "ampiezza" (vasto assortimento mer- ceologico, alimentare e non) - galleria commerciale a prevalente caratterizzazione in "profondità" (forti assortimenti o elevata qualità in relazione a poche merceologie) - servizi terziari, spesso di tipo professionale - servizi pubblici o di interesse pubblico - spazi comuni per l'accessibilità, la sosta ed il parcheggio

Una considerazione a parte concerne le principali località centrali, in particolare per La Spezia e Sarzana, dove i centri urbani costituiscono di per sé strutture integrate di tipo commerciale e terziario pubblico/privato a valenza provinciale.

La Spezia Piazzale Kennedy, di recente realizzazione La Maggiolina Ex area IP (in previsione)

Val di Magra Allo stato attuale, fatta eccezione per la struttura localizzata nel tratto centrale della strada mercato (il Murello) non vi sono strutture integrate nel senso sopra descritto ma soprattutto gallerie commerciali, ovvero insiemi misti di piccolo e grande dettaglio commerciale e di riparazione/manutenzione di beni di consumo: Ipercoop, a Sarzana La Miniera, a Castelnuovo Ponte d'Arcola

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 303 Un centro integrato di servizio privato e commercio al dettaglio in grande e piccola scala è localizzato nella piana di Fosdinovo, nell'intersezione "toscana" tra Sarzana e Castelnuovo.

Tra gli ambiti a maggiore valenza per la localizzazione di strutture integrate si evidenziano: la “strada mercato”, che nella parte più densa è di per sé una potenziale struttura integrata e che dispone di spazi adeguati alla loro realizzazione; - l’area ex RDB, nel segmento centrale della strada mercato - l’area ex Sirma a Santo Stefano; - l’area ex Filippi a Castelnuovo Magra. Sia in Val di Vara che in Riviera non vi sono strutture integrate di rilievo sovracomunale, seppure concentrazioni significative commerciali/terziarie si evidenzino a Ceparana, Bru- gnato, Varese Ligure.

Le strutture per il commercio all’ingrosso Le principali strutture commerciali all’ingrosso si localizzano nel Capoluogo, soprattutto nelle aree industriali di levante, ed in Val di Magra, nell’asse Sarzana – Santo Stefano. Quest’ultimo ambito è quello dove si rilevano gli insediamenti di maggiore rilievo, favoriti dalla presenza di adeguati spazi disponibili e della prossimità ai principali nodi provinciali di interscambio tra grandi reti viarie di tipo autostradale e ferroviario. La valenza in campo distributivo dell’area Sarzana/Santo Stefano, dove si localizza il polo distributivo provinciale in campo agroalimentare (Mercato ortofrutticolo all’ingrosso di Pal- lodola a Sarzana), potrà aumentare sensibilmente a seguito della operatività della piastra intermodale retroportuale a santo Stefano, e del conseguente sviluppo della filiera logistica ed attività collegate. Nel Golfo, l’agglomerato delle aree del levante rappresenta il secondo polo di potenziale crescita della distribuzione all’ingrosso, data la dotazione di aree disponibili e la prossimità al porto commerciale.

3.3.2. GLI OBIETTIVI DEL PIANO La finalità del Piano è quella di identificare un sistema di spazi idonei alla localizzazione di strutture distributive di media e grande scala, la cui attuazione sarà connessa all’applicazione degli indirizzi e dei criteri della Regione, ovvero alle specifiche indicazioni del PTC nelle materie di competenza. Le azioni del Piano tendono: - a favorire la specializzazione funzionale di un sistema di aree commerciali e di servizio a valenza sovracomunale, attraverso azioni di innovazione e riqualificazione insediativa ed organizzativa riferite ad ambiti specialistici, quali la strada mercato della Val di Magra o l'area ex Ip in previsione; - a favorire la riqualificazione della funzione commerciale nel più generale sviluppo fruiti- vo dei centri commerciali storici a bacino d'utenza provinciale, in particolare per La Spe- zia e Sarzana; - ad individuare criteri per la valorizzazione del ruolo commerciale (sia sul versante del “presidio” per la popolazione residente, sia su quello turistico/promozionale) dei centri storici e rurali diffusi nel territorio provinciale (integrando quanto già detto in relazione alla pro-grammazione dell’offerta turistica).

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 304 - A definire criteri localizzativi per strutture integrate, commerciali/direzionali e di servi- zio, a scala sovracomunale.

3.3.3. POLITICHE GENERALI

Osservatorio provinciale del commercio La Provincia può istituire un Osservatorio provinciale del commercio, che integra sul piano insediativo e funzionale le funzioni ascrivibili all’Osservatorio regionale previsto dalla LR19/99 (art. 19). L’osservatorio provinciale si caratterizza per funzioni di monitoraggio del sistema e delle disponibilità insediative, per la promozione e gestione coordinata (di concerto con i Comuni e la locale CCIAA) delle potenzialità localizzative, dei fabbisogni insediativi e per l’approfondimeno delle necessità organizzative delle aree a prevalente specializzazione com- merciale e terziaria, nel contesto del più generale sistema provinciale delle aree produttive di rilievo sovracomunale. Tali funzioni possono interessare anche gli aspetti settoriali, nel contesto delle politiche di sviluppo che la Provincia attiva con il Programma pluriennale realizzato ex LR 18/94. Le funzioni dell’Osservatorio provinciale sono parte integrante del Sistema informativo terri- toriale connesso al PTC.

Processi di specializzazione funzionale I Comuni, nel contesto delle indagini conoscitive funzionali alla realizzazione dell’Osservatorio provinciale, approfondiscono la composizione funzionale delle aree produt- tive, al fine di evidenziare le caratterizzazioni prevalenti e le azioni pianificatorie finalizzate a favorire processi di specializzazione settoriale (commercio, industria/artigianato, servizi alla produzione, etc.) che consentano il miglioramento delle condizioni insediative ed operative delle imprese insediate.

Ambiti di specificazione degli indirizzi del Piano Il Piano identifica le componenti territoriali di interesse sovracomunale: - L'aggregato delle aree a prevalente caratterizzazione commerciale e terziaria della “strada mercato” in Val di Magra, che trova una agglomerazione nel tratto “centrale” (il sistema delle Varianti Aurelia - Cisa a Sarzana) e costituisce l’ambito a maggiore caratterizzazione distributiva di scala dimensionale maggiore; - L’aggregato delle aree commerciali in sponda destra del Magra, che trova particolare riferimento nei comuni di Arcola, Vezzano, Follo, Bolano; - L’aggregato delle aree commerciali e terziarie del comune Capoluogo, in gran parte loca- lizzate in aree produttive “miste” ovvero previste in aree dismesse da precedenti usi indu- striali (si pensi all’agglomerato delle aree ex IP); - Le aree commerciali della Val di Vara, in particolare per i comuni di Brugnato/Borghetto e Beverino; - I centri storici con funzioni commerciali di livello sovracomunale: La Spezia e Sarzana.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 305 3.3.4. POLITICHE PER GLI AMBITI DI RILIEVO SOVRACOMUNALE TEMA Rif. ELEMENTI TERRITORIALI EVOLUZIONE PREVISTA Il sistema distributi- vo di scala metropo- N La "strada mercato" POTENZIAMENTO FUNZIONALE litana della Val di Magra aggregato delle aree commer- Il sistema diffuso O ciali della Val di Magra – RIORGANIZZAZIONE della Val di Magra bassa Val di Vara Il polo commerciale aree commerciali P RIQUALIFICAZIONE E POTENZIAMENTO e terziario spezzino del Golfo La rete commerciale aree commerciali della Val di Q RIQUALIFICAZIONE nell’ambito rurale Vara e della Riviera/5 Terre Il commercio urbano R centri storici RIQUALIFICAZIONE e di presidio

La “strada mercato” (ambito “N”)

DESCRIZIONE

La "Strada Mercato" è distribuita lungo gli assi Aurelia e Cisa (e relative varianti nella zona sarzanese) ed interessa, in particolare, tre comparti territoriali: - Sarzana (sistema delle varianti Aurelia e Cisa), che rappresenta l'elemento "centrale" della strada mercato - Santo Stefano (asse Cisa, con "baricentro" nelle aree ex Sirma) - Castelnuovo (asse Aurelia, con "baricentro" nelle aree produttive lungo l'asse Aurelia e nelle aree ex Filippi)

Gli obiettivi del Piano sono:

Potenziamento e specializzazione nelle funzioni commerciali di scala vasta, riuso e valo- rizzazione aree dismesse Il potenziamento del ruolo della strada mercato si connette alla valorizzazione funzionale di tre componenti: il comparto sarzanese (l’elemento “centrale” e più strutturato della strada mercato), il comparto di Santo Stefano e quello di Castelnuovo Magra. Gli obiettivi del Piano interessano tanto il recupero funzionale di aree dismesse (Ex Sirma per Santo Stefano Magra, Ex RDB per Sarzana, Ex Filippi per Castelnuovo) e la riqualificazione urbana delle aree produtive miste (a prevalenza residenziale e terziaria) quanto la riorganizza- zione funzionale dello spazio per nuovi insediamenti commerciali e politiche funzionali alla specializzazione commerciale. La specializzazione delle funzioni commerciali comporta lo sviluppo del ruolo della strada mercato quale “cerniera” di connessione tra la piana e la fascia collinare, soprattutto in fun- zione della promozione delle produzioni agroalimetnari ed artigianali locali e dello svilupo delle strutture ricreative.

Integrazione con la fruizione turistica e urbana, sviluppo di funzioni innovative Obiettivo strategico consiste nel potenziamento funzionale della strada mercato, attraverso l’innesto di nuove funzioni terziarie, di scala territoriale, connesse alla logistica distributiva ed

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 306 ai servizi fieristico/espositivi, in grado di configurare un polo integrato che trova relazioni con quello previsto alla Spezia, e consente di costruire un sistema delle strutture capace di identi- ficare ed un nuovo “turismo”. Il Potenziamento funzionale della strada mercato trova un elemento forte anche nello sviluppo di strutture ricettive alberghiere e servizi ricreativi. L’integrazione tra fruizione turistica e fruizione commerciale assume rilievo strategico, anche alla luce del ruolo multifunzionale delle aree dismesse, delle relazioni con i contesti urbani storici, in particolare per il “polo” sarzanese, l’interazione con i contesti fruitivi della piana fluviale e collinari.

Riorganizzazione infrastrutturale e riqualificazione insediativa La riorganizzazione delle infrastgrutture per la mobilità e l’interscambio è un tema cruciale nei tre comparti della strada mercato e, in particolare, in quello di Sarzana. All’esigenza di una riorganizzazione delle infrastrutture viabilistiche passanti e dei nodi di interscambio, si associa la necessità della definizione di uno schema adeguato di spazi funzionali alla fruizione commerciale;

TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

QUALIFICAZIONE E POTENZIAMENTO DELLE FUNZIONI COMMERCIALI ED INTEGRAZIONI CON IL POLO URBANO;

Qualificazione e potenziamento funzionale dell’aggregato terziario-commerciale di scala metropolitana nel sistema varianti Cisa-Aurelia: monitoraggio del sistema insediativo e dello sviluppo delle funzioni commerciali: nel contesto degli indirizzi definiti dal PTC, deve essere condotto un monitoraggio finalizzato: - alla verifica delle condizioni e delle disponibilità insediative per strutture commerciali di media e grande rete presenti nella “strada mercato” distribuita lungo le varianti Aurelia e Cisa. - all’approfindimento della struttura commerciale sul piano settoriale, al fine di identificare azioni di sostegno mirate alla specializzazione della rete distributiva (in particolare per lo sviluppo di strutture caratterizzate da specializzazione merceologica “verticale”).

Processi di integrazione: N.1- Integrazioni con il polo commerciale “storico” di Sarzana: va approfondito lo schema delle relazioni funzionali tra il comparto della strada mercato ed il centro storico di Sarzana, anche per il ruolo delle funzioni ordinatirici per la mobilità su ferro e su gomma connesse al trasporto pubblico di scala metropolitana, nonché le funzioni commerciali e di servizio loca- lizzate nel comparto in riqualificazione di Via Muccini, che si pone come ambito di “cerniera” tra centro storico e “strada mercato”.

Integrazioni con lo sviluppo turistico/ricettivo. Il Comuine definisce azioni pianificatorie finalizzate a potenziare l’offerta turistico/ricettiva nel contesto del potenziamento e della diversificazione funzionale della strada mercato anche in relazione ai processi di riqualifica- zione del comparto di via Muccini, ad integrazione dello sviluppo delle funzioni commerciali e di quelle fieristico/espositive.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 307 Rioganizzazione insediativa e potenziamento funzionale: sviluppo delle funzioni promo- zionali e di integrazione con la fruizione turistica nell’ambito dell’Aurelia tra Sarzana e Ortonovo. Il potenziamento funzionale della strada mercato trova un ambito di specificazione per politiche intercomunali nel tratto dell’Aurelia tra Sarzana (loc. Montecavallo) ad Ortono- vo. Tale ambito costituisce elemento di integrazione dell’attuale strada mercato, in quanto si caratterizza come “cerniera” funzionale tra la piana e la collina, presentando potenzialità rilevanti sia sul versante promozionale delle produzioni agroalimentari ed artigianali tipiche, sia su quello ricreativo e culturale, connessi alle medesime specializzazioni. La definizione dello schema organizzativo dell’ambito, anche in relazione alla riorganizzazio- ne della viabilità distributiva nella bassa piana del Magra e delle interconnessioni con la viabilità di grande rete, costituisce una politica intercomunale da concertare con la Provincia.

DIVERSIFICAZIONE E SVILUPPO FUNZIONALE: REALIZZAZIONE DI UN POLO FIERISTICO/ESPOSITIVO E DI UN POLO LOGISTICO AGROALIMENTARE

N.2 - Aree ex RDB: Polo fieristico/espositivo: nel contesto del rafforzamento e della specia- lizzazione funzionale della strada mercato, vanno definiti indirizzi per la riorganizzazione funzionale delle aree ex RDB, finalizzate alla realizzazione di un polo fieristico/espositivo e convegnistico. Lo sviluppo di tali funzioni, cui il PTC conferisce un ruolo di sistema provinciale (in associa- zione con il polo fieristico della Spezia) si accompagna alla valorizzazione fruitiva delle aree Bozi ed allo sviluppo di strutture ricreative.

N.3 – Aree Pallodola: Polo commerciale/logistico: nelle aree in loc. Pallodola, vanno definiti indirizzi per lo sviluppo di funzioni logistico/distributive al servizio della rete commerciale, in particolare per il settore agroalimentare. Tali funzioni, che possono determinare lo sviluppo di un polo logistico agroalimentare, trovano a Pallodola l’ambito più vocato, integrando i servizi commerciali all’ingrosso esistenti (mercato ortofrutticolo).

RIORGANIZZAZIONE DELLE INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITÀ E DEI NODI Riorganizzazione funzionale: nel contesto delle necessarie intese vanno definiti indirizzi finalizzati alla riorganizzazione delle varianti Aurelia e Cisa, con particolare riferimento alla dotazione di spazi di sosta ed alla realizzazione di controviali funzionali alla fruizione com- merciale. La riorganizzazione funzionale del sistema viario comporta, in particolare, la fluidicazione dei efficaci sistemi nodali, in grado di fluidificare il traffico passante: N.4 - tra Variante Aurelia e Via XXV Aprile; N.5 - tra variante Aurelia e Variante Cisa vanno realizzati specifici approfondimenti finalizzati alla definizione del sistema della viabi- lità capillare con funzioni distributive per l’utenza commerciale.

Comparti di Santo Stefano Magra e di Castelnuovo Magra Gli ambiti di Santo Stefano e Castelnuovo, caratterizzati dalla potenzialità di sviluppo con- nessa soprattutto al recupero delle aree dismesse ed alla riqualificazione delle aree produttive

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 308 miste a prevalente caratterizzazione urbana, configurano gli “estremi” della strada mercato assunta come sistema ordinatore dell’armatura terziaria/commerciale della Val di Magra.

Gli obiettivi del Piano sono:

Rafforzamento funzionale della strada mercato Potenziamento e sviluppo delle funzioni commerciali negli ambiti di Castelnuovo e Santo Stefano, valorizzando il ruolo di poli terziari integrati di rilievo sovracomunale;

Integrazione con le funzioni turistiche e terziarie Valorizzazione delle funzioni turistico/ricettive e ricreative, che integrano le funzionalità in campo commerciale, nonché dei servizi di accoglienza ed informazione turistico/fruitiva, con valenza per l’ambito collinare e la piana del Magra, nei due ambiti della bassa Valle e del sistema Magra – Vara.

TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI:

POTENZIAMENTO DELLA RETE COMMERCIALE ATTRAVERSO LA PREVISIONE DI FUNZIONI DISTRI- BUTIVE NEL CONTESTO DELLE AZIONI DI RIUSO DELL'AREA EX FILIPPI

N.6 Area Ex Filippi - sviluppo funzioni commerciali integrate con le funzioni turisti- co/ricreative: nell’area vanno identificate funzioni commerciali, che integrino le funzioni turistiche e terziarie integrate a valenza sovracomunale.

RIORGANIZZAZIONE DELLE AREE MISTE LUNGO L'ASSE AURELIA PER FUNZIONI COMMERCIALI E DI SERVIZIO, INTEGRATE CON QUELLE RESIDENZIALI;

Aree produttive miste di Castelnuovo: riqualificazione urbana e sviluppo funzioni commer- ciali: come specificato nella sezione dedicata alle aree industriali/artigianali, vanno definite, in relazione alle aree miste identificate dal PTC (F.4), azioni di riqualificazione urbana e specializzazione nelle funzioni commerciali e ricreative. Lo sviluppo delle funzioni commerciali e di funzioni artigianali compatibili, integrate con la residenza, è un orientamento determinante per i processi di riqualificazione e graduale ricon- versione dell’area produttiva esistente.

POTENZIAMENTO DELLE FUNZIONI COMMERCIALI DA PREVEDERSI NEL CONTESTO DEL RECUPERO DELL'AREA EX SIRMA E VALORIZZAZIONE DELL'ACCESSIBILITÀ FERROVIARIA

N.7 Ex sirma - sviluppo funzioni commerciali e ricreative: nel contesto del recupero dell’area, va previsto lo sviluppo di funzioni commerciali e ricreative di scala sovracomunale che integrano il mix funzionale complessivo (turismo, residenza, servizi) da prevedere nell’area dismessa. Il Comune approfondisce le connessioni e le integrazioni con il ruolo distributivo di scala metropolitana della stazione ferroviaria.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 309 Aggregato delle aree commerciali della Val di Magra e della bassa Val di Vara (ambito “O”)

DESCRIZIONE

Oltre alla “strada mercato”, la cui continuità funzionale è caratterizzata dall’asse Aurelia – Cisa, la Val di Magra presenta una significativa aggregazione di aree in sponda destra del Magra e nella bassa Val di Vara ( Piano di Ameglia, Romito magra, Ponte di Arcola, Botta- gna, Ceparana).

Indirizzi attinenti il potenziamento delle funzioni commerciali trovano riferimento anche nella sezione dedicata alle aree industriali/artigianali, in particolare per la specializzazione di funzioni commerciali nel contesto della riorganizzazione e riqualificazione funzionale dele aree produttive o miste. Privilegiando in questo particolare settore funzionale e territoriale il principio di sussidiarietà in merito alla individuazione delle aree a destinazione commerciale, in questa sede sono individuati indirizzi specifici per gli aggregati a caratterizzazione commerciale di interesse sovracomunale soggetti a particolari necessità di riorganizzazione e riqualificazione.

Gli obiettivi del PTC sono:

Riqualificazione/valorizzazione dei poli commerciali e terziari di rilievo sovracomunale in riva destra Tale obietivo comporta: - L’individuazione di ambiti specifici di interesse commerciale in riva destra - La definizione delle vocazioni specifiche ovvero le necessità di riqualificazio- ne/riorganizzazione o potenziamento

TEMI ED AMBITI TERITORIALI SPECIFICI

LA QUALIFICAZIONE, SVILUPPO E SPECIALIZZAZIONE FUNZIONALE, ANCHE IN RELAZIONE ALLE SPECIFICITÀ LOCALI:

Aree di Ameglia - specializzazione settoriale: per le aree industriali, nel contesto delle indi- cazioni fornite dal PTC (L.3), vanno definite azioni che configurano il potenziamento delle funzioni commerciali, anche in riferimento alle aree commerciali esistenti, connesse al com- parto della nautica da diporto, a valenza per il sistema della nautica fluviale.

Aree miste dell'agglomerato di Ceparana - monitoraggio e specializzazione nelle funzioni commerciali: vanno definiti indirizzi di riqualificazione delle aree "miste" dell'agglomerato (D.3) e opera un monitoraggio delle disponibilità insediative, della dotazione e dei fabbisogni infrastrutturali finalizzato a specializzare l'assetto funzionale nei comparti commerciale e terziario di scala sovracomunale.Tale monitoraggio avviene in modo concertato con i Comuni di Bolano, Follo, Vezzano.

RIORGANIZZAZIONE FUNZIONALE E/O POTENZIAMENTO DELLE FUNZIONI COMMERCIALI E TERZIARIE NEGLI AMBITI CARATTERIZZATI DA FUNZIONI COMMERCIALI DI RILIEVO SOVRACOMUNALE;

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 310 O.1 – Romito Magra – potenziamento delle funzioni commerciali: deve essere individuata un’area per la localizzazione di strutture commerciali di scala sovracomunale, integrate con attività terziarie, che potenziano il ruolo funzionale dell’ambito di Romito magra, dove già sono presenti strutture della grande distribuzione

O.2 - Aree di Vezzano/Bottagna. Riqualificazione insediativa: nel contesto delle azioni di riorganizzazione della viabilità locale, vanno definiti indirizzi per la riqualificazione insedia- tiva dell’ambito in relazione alle funzioni commerciale/distributive, potenziando le funzioni già consolidate nell’ambito stesso.

Ambito delLe aree commerciali del golfo (Ambito “P”)

DESCRIZIONE

Le politiche e gli indirizzi del Piano hanno a riferimento la distribuzione commerciale localiz- zata nel core urbano della Spezia, ed i processi di sviluppo di strutture disrtibutive di grande e media dimensione, a valenza su scala vasta, localizzate nel ring urbano e nella periferia dell’ambito.

Gli obiettivi del PTC sono:

Lo sviluppo di funzioni commerciali di scala metropolitana Definizione di un ruolo funzionale nel sistema metropolitano, attraverso l’insediamento di attività di grande distribuzione nell'area ex IP, con l’obiettivo di realizzare un polo commer- ciale organizzato che sia traente su scala sovracomunale e non conflittuale su scala comunale; La rivitalizzazione e l’accessibilità del tessuto commerciale del centro urbano L’obiettivo comporta la riorganizzazione della mobilità, dei nodi di intescambio tra diversi livelli di viabilità e delle strutture per la sosta L’integrazione con lo sviluppo turistico e terziario L’integrazione e la sinergia tra commercio e nuove funzioni urbane “centrali” può avvenire, in particolare, per la nautica e per le funzioni fieristico/espositive, oltre che per le opportunità di fruizione culturale e ricreativa nel contesto urbano. lo sviluppo delle funzioni commerciali nel contesto dei processi di recupero urbano I processi di recupero e riqualificazione urbana, in particolare nel contesto del recupero di aree dismesse da usi industriali, consentono lo sviluppo e la specializzazione della rete distri- butiva, in particolare organizzata. Tale sviluppo, peraltro, pone il tema della sinergia con le funzioni commerciali esistenti nel tessuto urbano, recente e storico;

AZIONI SPECIFICHE DI SCALA TERRITORIALE

FUNZIONI COMMERCIALI E DI SERVIZIO DI SCALA METROPOLITANA

P.1 - Area ex IP: svilupo programmato delle funzioni commerciali: vanno definite azioni per lo sviluppo della grande distribuzione, nel contesto degli indirizzi della pianificazione regio-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 311 nale di settore, specificando linee di programmazione commerciale, per gli esercizi di media e piccola dimensione, orientata a favorire l'insediamento di esercizi specialistici complemen- tari alle specializzazioni già presenti nel centro urbano e definendo opportuni percorsi con- nettivi con il centro urbano stesso. Nel contesto di tale programmazione deve essere condoto apposito approfondimento circa gli effetti che le scelte programmatorie in materia commer- ciale hanno sul sistema distributivo urbano nel suo complesso.

FUNZIONI COMMERCIALI DI MEDIA DISTRIBUZIONE E TERZIARIE INTEGRATE

P.2 - Aree ex Sio: sviluppo funzioni commerciali: nel contesto del recupero delle aree ex Sio (indirizzo A.6 nella sezione dedicata alle aree industriali) vanno definite azioni finalizzate allo sviluppo di funzioni commerciali e terziarie integrate.

FUNZIONI COMMERCIALI SPECIALISTICHE E FUNZIONI FIERISTICO/ESPOSITIVE;

P.3 – Primo Bacino. Sviluppo di funzioni commerciali specialistiche: con riferimento alle funzioni previste nelle aree del primo bacino portuale (M.4) in riconversione e del porticciolo Mirabello, nell'obiettivo di integrare lo sviluppo dell’offerta turistica con la riqualificazione e rivitalizzazione del tessuto commerciale nel centro urbano, vanno definite politiche di pro- grammazione commerciale orientate a favorire la specializzazione settoriale delle attività distributive nel settore della nautica da diporto, definendo un "distretto" commerciale qualifi- cato.

P.4 Aree ex Merello: Sviluppo delle fieristico/espositive: Dovranno essere individuate aree funzionali alla realizzazione di un polo fieristico/espositivo e promozionale di livello provin- ciale. Tali funzioni trovano integrazione con il potenziamento delle funzioni sporti- vo/ricreative.

MIGLIORAMENTO DELL’ACCESSIBILITÀ E DELLA MOBILITÀ URBANA;

P.5 – Riorganizzazione dello schema della viabilità, dei nodi di interconnessione e delle strutture per la sosta funzionali alla fruizione commerciale: In relazione all’obiettivo della valorizzazione delle funzioni commerciali del centro urbano, deve essere identificato un circuito di scorrimento veloce, che possa supportare il traffico “passante”, e predispone una serie di punti di interscambio con la viabilità di penetrazione al centro urbano. Tale identificazione prende a riferiento prioritario gli ambiti di Viale Italia e di Viale Amen- dola. Le soluzioni finalizzate all'intescambio ed alla sosta fanno riferimento: - al potenziamento e diversificazione funzionale (scorrimento e la sosta) di Viale Amen- dola, con opportune soluzioni operative; - al potenziamento della dotazione di parcheggi su Viale Italia, anche mediante realizza- zioni interrate;

P.6 – Riorganizzazione connesioni in ambito urbano e con l’area ex IP. Dovranno essere inoltre configurati assi di connessione tra il porto turistico in previsione ed il centro urbano, al fine di favorire la massima accessibilità del centro, anche con la valoirizzazione del ruolo metropolitano della nuova stazione ferroviaria passeggeri prevista a Valdellora (ambito di “cerniera” tra nuove funzioni commerciali previste in area ex IP).

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 312 In relazione alla migliore fruizione dei servizi commerciali il P.U.C. dovrà farsi carico di studiare un sistema di mobilità e parcheggi sinergici alla vitalità del tessuto commerciale del centro urbano.

Le aree commerciali della Val di Vara e della Riviera/5 terre

DESCRIZIONE

Gli indirizzi del PTC interessano gli ambiti di Brugnato e Beverino per la Val di Vara, Le- vanto per il comprensorio della Riviera/5 Terre. Sono definiti criteri per l'organizzazione della struttura commerciale di scala comprensoriale, finalizzati a sviluppare funzioni di scala vasta in ambiti favoriti dalle condizioni di accessibi- lità e dotazione di aree disponibili.

Gli obiettivi del PTC sono: - riorganizzazione della rete commerciale di scala sovracomunale, - miglioramento delle condizioni di accessibilità comprensoriale per i servizi distributivi e terziari integrati - sviluppo di "business areas" di livello comprensoriale: Brugnato per la Val di Vara, Levanto per la Riviera/5 Terre; - Potenziamento delle funzioni commerciali nei centri distributivi di produzioni tipiche

RIQUALIFICAZIONE E SPECIALIZZAZIONE FUNZIONALE DELLE AREE PRODUTTIVE A PREVALENTE CARATTERIZZAZIONE COMMERCIALE, E SVILUPPO DI STRUTTURE INTEGRATE, DI SERVIZIO E COMMERCIALI A SCALA SOVRACOMUNALE.

Q.1 - Aree di Brugnato: Vanno definiti indirizzi volti alla riqualificazione delle aree produt- tive, in particolare per quelle “miste” (L.2), finalizzati alla specializzazione commerciale, anche con riferimento alle produzioni tipiche comprensoriali (mnedia e bassa Val di Vara), ed alla realizzazione di strutture integrate terziarie/commerciali;

Q.2 - Aree di Beverino: Devono essere individuate funzioni commerciali (area L.1), inte- grando tali previsioni con il nuovo schema di accessibilità viaria e di interscambio con la rete autostradale.

Q.3 - Levanto: dovrano essere definiti indirizzi per la riqualificazione delle aree produttive individuando spazi funzionali allo sviluppo di strutture commerciali ed integrate di scala sovracomunale ed alla commercializzazione delle produzioni tipiche nell’ambito della Rivie- ra.

STRUTTURE DISTRIBUTIVE CONNESSE ALLA COMMERCIALIZZAZIONE E PROMOZIONE DELLE PRODUZIONI AGROALIMENTARI ED ARTIGIANALI TIPICHE

Vanno definite azioni finalizzate a sviluppare le funzioni commerciali e promozionali, in particolare per le produzioni tipiche ed agroalimentari, con valenza per i sistemi produttivi agroalimentari di riferimento:

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 313 Q.4 – Varese Ligure. Con riferimneto all’alta Valle del Vara (Valle del biologico) Q.5 – Riomaggiore. Con riferimento alle produzioni in area Parco nazionale

Politiche per la valorizzazione delle attività commerciali tipiche e di presidio

DESCRIZIONE

Il Piano affronta il tema della rete distributiva tipica e di presidio, che trova principale riferi- mento nei centri storici e nei centri/nuclei montani e collinari.

Obiettivi specifici del PTC sono: La valorizzazione integrata dei centri storici sul piano fruitivo e su quello della distribu- zione commerciale tipica e di qualità L’obiettivo attiene, in particolare, alla valorizzazione della funzione commerciale e promo- zionale nei confronti delle produzioni agroalimentari ed artigianali titpiche e di qualità, in sinergia con lo sviluppo delle funzioni commerciali a carattere innovativo e delle opportunità di fruizione urbana, soprattutto sul piano storico/culturale e ricreativo. Nel contesto della valorizzazione commerciale dei centri storici, assume rilevanza la riqualifi- cazione degli spazi per il mercato all’aria aperta, che rappresenta uno degli elementi struttu- ranti dell’organismo urbano. Il mantenimento delle funzioni commerciali nei centri e nuclei diffusi e/o sparsi nelle aree montane e collinari Il commercio assume un ruolo di “presidio” che, in particolare per le realtà insediative mag- giormente periferiche, costituisce un elemento centrale delle politiche per la rivitalizzazione ed il mantenimentoi nei luoighi della popolazione, in particolare anziana e poco mobile.

INDIRIZZI

Con riferimento ai nuclei dell’area centrale ed agli insediamenti centrali dell’area rurale come definiti dalla mappa dell’assetto insdiativo, vanno definite funzioni ed azioni pianificatorie rivolte alla:

- riqualificazione e sviluppo integrato delle funzioni urbane "sedimentate" nei centri stori- ci, in particolare per la rete commerciale diffusa nel contesto urbano. Tra le politiche di valorizzazione assumono rilievo anche quelle improntate a favorire sul piano fiscale e su quello autorizzatorio urbanistico i processi di riqualificazione delle imprese commerciali e artigianali tipiche e/o artistiche;

- valorizzazione delle aree urbane caratterizzate dalle funzioni storiche di mercati all'aria aperta, anche attraverso opportune politiche di arredo urbano e sviluppo dei servizi per i fruitori/consumatori;

- individuazione di circuiti fruitivi urbani, e di politiche promozionali conseguenti, nei quali la componente commerciale è valorizzata in modo integrato con l'offerta culturale e ricreativa;

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 314 - censimento e monitoraggio delle attività commerciali insediate, anche attraverso gli Sportelli Unici, finalizzato a costruire il "profilo" della rete commerciale nei tessuti urba- ni storici, e realizzazione di studi circa gli impatti derivanti da nuove strutture commer- ciali di media e grande dimensione previste nelle areeperiferiche e/o semicentrali;

- piano della viabilità interna al tessuto urbano storico, e dell'organizzazione dell'accessi- bilità in termini di punti di interscambio con la viabilità a scorrimento veloce e di aree di sosta diffuse e funzionali alla massima accesibilità della rete commerciale;

Politiche per il sostegno alla rete distributiva di presidio negli insediamenti isolati - Con riferimento agli insediamenti isolati, come definiti dalla mappa dell’assetto insediativo, dovrà essere effettuato un monitoraggio, anche attraverso gli Sportelli Unici e di concerto con le Comunità Montane, delle attività commerciali presenti nelle aree montano/collinari, finaliz- zato ad approfondire le attività commerciali definibili "di presidio", per le quali adottare politiche di sostegno fiscale e di incentivazione alla diversificazione merceologica per assol- vere alle esigenze della popolazione insediata;

3.4. LA PROGRAMMAZIONE DELL'OFFERTA TURISTICA

Il Piano affronta il tema dell’organizzazione dell’offerta turistica provinciale, nel quadro delle indicazioni della Legge Urbanistica Regionale 36/97 (LUR). L’art. 20 di tale legge stabilisce che il PTC, individuando le preminenti caratteristiche dimen- sionali e tipologiche, nonché i principali livelli prestazionali della struttura insediativa, debba curare, tra l’altro, l’organizzazione complessiva:

…degli ambiti turistici omogenei, dettando gli indirizzi di programmazione circa il ruolo ed il carattere specifico dell’offerta turistica di ciascun ambito…

Le azioni del Piano attengono agli aspetti di programmazione e di organizzazione dell’offerta turistica, definendo indirizzi volti alla valorizzazione degli ambiti provinciali caratterizzati da specifiche vocazioni fruitive e da corrispondenti potenzialità di valorizzazione, integrazione e sviluppo. L'approccio sistemico (ambiti omogenei e sistemi d'offerta turistica) delle politiche di svilup- po dell'offerta turistica trova riferimento anche nella recente legislazione nazionale in materia turistica. Lo stesso concetto di impresa turistica supera la caratterizzazione ricettiva alberghie- ra o extralberghiera per comprendere le diverse tipologie di strutture e servizi connessi alla valorizzazione di specifiche opportunità di fruizione, quali le attività nautico/diportistiche, quelle convegnistiche, gli stabilimenti balneari, l'escursionismo.

3.4.1. ELEMENTI CONOSCITIVI SPECIFICI Oltre alle analisi condotte nel corso della redazione delle prime due sezioni di Piano, sia il primo (in particolare nella prima sezione relativa a “I valori, l'identità, la storia”) e nel secon- do (“Lo spazio rurale”), sono state realizzate ulteriori indagini a carattere specifico attinenti: - le aree di interesse sovracomunale, disponibili per nuovi insediamenti in campo turistico

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 315 ricettivo; - la nautica da diporto, anche in relazione al quadro di riferimento ed alle indicazioni del Piano della Costa della Regione Liguria; - la valorizzazione turistica delle aree rurali, studio condotto nel contesto dei comuni inte- ressati dal programma Leader.

Catalogo delle aree turistichedi interesse sovracomunale Nel quadro degli studi fondativi del PTC è stato realizzato il Catalogo delle aree disponibili per usi turistico/ricettivi, per fornire un supporto alla pianificazione ed alla promozione delle opportunità connesse, in particolare, alla programmazione negoziata. L’indagine, così come per le aree produttive industriali/artigianali, è stata condotta attraverso schede di livello comunale. Le informazioni circa le aree disponibili sono state desunte dalla strumentazione urbanistica comunale (vigente o adottata) e dalla banca progetti desunta dagli strumenti di programmazione negoziata attivati (Contratti d’area), con segnalazione dei casi di variante alla pianificazione comunale. In relazione a ciascuna area, sono stati rilevati i dati attinenti l’inquadramento urbanistico comunale (pianificazione vigente, adottata, varianti e conferenze di servizi in itinere) e di livello superiore, il sistema dei vincoli, la dotazione d'infrastrutture presenti. In particolare, la destinazione turistica rilevata si articola nelle seguenti tipologie: - Alberghiera - Extralberghiera - Ricettività/fruizione - Nautica da diporto La categoria “ricettività e fruizione” è stata utilizzata per quelle aree dove la destinazione rilevata non si è presentata in modo univoco, essendovi generiche previsioni di servizi ricetti- vi in connessione con opportunità di fruizione naturalistica o sportiva, oppure destinazioni miste di tipo alberghiero ed extralberghiero, su aree a forte dimensionamento fondiario. La struttura del Catalogo si caratterizza, inoltre, per la predisposizione del quadro della strut- tura ricettiva esistente in ciascuno dei comprensori oggetto d’indagine, a partire dalla base comunale. Tale elemento può essere associato ai dati osservati, al fine di quantificare gli scenari di cre- scita, connessa ai due fattori sopraddetti: - la progettualità esistente, indicativa della effettiva crescita prevedibile nel breve/medio periodo, in conseguenza della realizzazione degli interventi rilevati sul territorio; - il potenziale insediativo realizzabile nelle aree disponibili – libere e dismesse riutilizzabili - attualmente non impegnate da progettualità (ossia da utilizzatori finali): in questo caso la misura dei possibili scenari di crescita dell’offerta ricettiva è avvenuta con un certo grado di approssimazione, dovendo ricorrere a criteri di stima basati su opportuni parametri rife- riti alla superficie. Sulla base dei dati forniti da ciascun Comune, infine, è stato composto un quadro completo degli oneri urbanistici attinenti le aree a destinazione turistica, al fine di fornire un quadro aggiornato circa questo parametro valutativo. I dati quantitativi, emersi dalla ricerca, sono di seguito sinteticamente riportati: destinazione turistico/ricettiva: 88 aree, per circa 463 ha di superficie fondiaria, delle quali si segnalano 59 aree a specifica destinazione alberghiera, che interessano poco meno di 185 ha di superficie fondiaria; 65 aree

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 316 non sono impegnate da progettualità ed "esprimono" circa 31 ha di superficie fondiaria; destinazione nautico/diportistica: 13 aree, per un totale di oltre 30 ha di superficie fondiaria, delle quali 4 non impegnate da progettualità. Facendo riferimento ai progetti previsti (scenario di progetto) ed alle aree disponibili non ancora impegnate (scenario teorico), si perviene ad incrementi stimabili nell’ordine del 100% rispetto alla dotazione ricettiva attualmente esistente in provincia. La ricerca ha altresì consentito di individuare alcune particolari polarità “integrate” di svilup- po turistico, distribuite nei diversi comprensori provinciali, di seguito specificate.

Golfo Le aree disponibili trovano nelle aree costiere e collinari a ponente di Lerici la maggiore concentrazione, soprattutto nel comparto turistico/ricettivo (alberghiero, extralberghiero e connesso alla fruizione): 9 aree disponibili su 13 rilevate nel comprensorio, dovuta anche al potenziale di integrazione con le aree della nautica da diporto e con quelle collinari (La Spe- zia, Lerici, Arcola), che connettono alle aree Parco regionale. Riguardo alla nautica da diporto, è emerso invece il capoluogo come maggiore “serbatoio” di opportunità dovute, principalmente, alla riconversione di aree dismesse da usi produttivi.

Val di Magra Ameglia e Sarzana hanno mostrato il maggior potenziale insediativo comprensoriale, sia turistico ricettivo che nautico/diportistico. Le aree di Marinella e Fiumaretta, ed il tratto terminale del fiume Magra, rappresentano il principale “agglomerato” d'aree di tali comuni. Tale "polarità" presenta una molteplicità di funzioni, che tendono ad un potenziamento in seguito alle realizzazioni consentite dalle aree disponibili censite: in primo luogo la ricettività, nelle diverse forme, la nautica fluviale, le opportunità di fruizione sul piano ambientale e storico/culturale. Un aspetto peculiare osservato in Val di Magra è dato dal sistema delle aree dismesse dispo- nibili per usi turistici, che si distribuisce lungo l’asse viario statale, e rappresenta un insieme “diffuso” di opportunità localizzative in contesti altamente infrastrutturati sia sul piano delle comunicazioni che su quello della vascolarizzazione commerciale, in particolare della “strada mercato” sviluppata nel Sarzanese, ad esempio le aree ex Sirma, ex Filippi, area ex RDB. Tale potenziale non è stato ancora sfruttato: delle aree dismesse disponibili nessuna, al mo- mento della realizzazione del Catalogo, risultava impegnata da progettualità, differentemente dalla polarità della piana bassa del Magra, dove il tasso d'aree già impegnate è consistente seppure ancora lontano dalla “saturazione” progettuale.

Val di Vara: In relazione alla dimensione delle superfici disponibili si sono evidenziati Beverino e Bru- gnato (dove sono previste alcune aree "estensive" destinate alla ricettività integrata con la fruizione, sportiva e naturalistica), mentre il potenziale d'espansione in termini di capacità ricettiva raggiunge un livello nettamente superiore alla media comprensoriale nel comune di Riccò del Golfo, ed è connesso alla dotazione d'aree destinate ad insediamenti extralberghieri.

Riviera/5 Terre: La polarità comprensoriale di maggiore rilievo è costituita dall'ambito dei comuni di Levanto

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 317 e Bonassola, dove si concentrano 19 delle 26 aree disponibili (alberghiere ed extralberghiere) della Riviera. Nei due comuni si localizzano inoltre tutte le aree impegnate da progettualità: di tipo alber- ghiero, extralberghiero e ricettivo connesso alla fruizione (sportiva, naturalistica, culturale e ricreativa). La forte incidenza delle superfici rilevate nel comune di Bonassola si connette alla realizza- zione di un campo da Golf, con servizi ricettivi integrati. Nei due comuni si concentra inoltre la principale prospettiva espansiva della nautica da diporto (porticciolo di Levanto) e della fruizione del mare. Così come le aree del Lericino e della bassa Magra, anche in questa polarità le connessioni con le aree parco sono risultate forti, individuando un ruolo funzionale di “porta” nei con- fronti delle aree protette.

La nautica da diporto Nel corso degli studi fondativi per il Piano sono stati condotti approfondimenti circa la situa- zione attuale dell’offerta nautico/diportistica, ad integrazione dell’ampia documentazione elaborata dalla Regione Liguria, per la redazione del Piano territoriale di coordinamento della Costa. Oggetto dello studio è stata la ricognizione della struttura tipologica e funzionale dell’offerta spezzina, anche in termini di previsioni progettuali, nonché della caratterizzazione settoriale della stessa. La dotazione complessiva di posti barca esistenti, calcolata sulla base delle concessioni date dalla Guardia Costiera e dall'Autorità Portuale della Spezia, raggiunge i 10.100 posti barca, cui si aggiungono circa 2.100 posti barca connessi alle strutture in progetto o in ampliamento. L'articolazione per comprensorio è la seguente:

Riviera/5 Terre Golfo Val di Magra strutture 10 18 65* posti barca totali 1.625 7.866 2.717 di cui in previsione 250 1.830 0*

La riorganizzazione della nautica fluviale nel tratto finale del Magra, presupponendo il man- tenimento del numero attualmente di posti barca esistenti, prevede peraltro riorganizzazioni nell'offerta ricettiva, tanto in termini strutturali quanto di capacità dimensionale delle strutture stesse. La ricerca ha messo in luce come l’offerta nautico/ricettiva provinciale si articoli in tre princi- pali segmenti: la nautica imprenditoriale, la nautica sociale, l’accoglienza al transito. L'articolazione dei posti barca esistenti e previsti, sulla base delle tipologie d'offerta sociale ed imprenditoriale, è la seguente:

Posti barca effettivi rilevanti nelle strutture di tipo imprenditoriale e di tipo sociale/associativo, per comprensorio Riviera/5 Terre Golfo Val di Magra Totale Posti barca nautica sociale ed associati- 1.375 4.930 1.447 7.752 va Posti barca nautica imprenditoriale: 0 2.936 1.270 4.206 di cui in previsione 250 1.850 0 2.100 Stime previsive riferite alla progettualità rilevata sul territorio, in termini di posti barca effettivi. Elaborazione su dati Autorità Portuale e Guardia Costiera

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 318 Offerta di tipo imprenditoriale E' riconducibile a strutture portuali turistiche, in grado di ospitare imbarcazioni di dimensioni prevalenti medie e medio/grandi, che integrano servizi accessori connessi alla dotazione di spazi a terra. Lo sviluppo di strutture portuali turistiche di maggiore organizzazione, soprattutto nel Golfo, è connessa ai processi di dismissione delle attività cantieristiche. Le tipologie strutturali (riclassificate funzionalmente) comprendono: - Porti turistici: il livello e l’integrazione dei servizi configura un’offerta complessa e diver- sificata, comprendendo anche la ricreazione, la ristorazione, il commercio specializzato. Porto Lotti rappresenta l’unica struttura esistente di questo tipo. - Basi e centri nautici: la localizzazione contigua a borgate marinare determina spesso la necessità di una integrazione con i servizi ricreativi "residenti" nel tessuto urbano. Le strutture, in prevalenza caratterizzate da sistemi di banchinamento flottante, ospitano im- barcazioni in prevalenza piccole e medie. Tra queste si segnalano le strutture di Fezzano e delle Grazie (in previsione). - Darsene fluviali maggiori: costituiscono strutture complesse, in termini di capacità d’accoglienza e servizi integrati (generalmente con capacità superiore ai 100 posti barca), che configurano una specifica offerta caratterizzante il tratto finale del Magra, e rappre- sentano gli elementi trainanti dell’organizzazione di quest’ambito quale “porto canale”, realtà peculiare in Liguria. Tra queste strutture si segnala Marina 3b, che integra anche servizi di tipo ricreativo/ricettivo.

Le strutture per la nautica “sociale” ed associativa La peculiare conformazione del Golfo, capace di garantire consistenti specchi acquei ridossati tutto l’anno, e la navigabilità del tratto finale del fiume Magra, hanno favorito lo sviluppo di una significativa offerta di posti barca, di dimensioni medio/piccole, in strutture semplici (gavitelli, catenarie, sistemi di banchine galleggianti), frequentemente senza spazi di servizio a terra, a basso costo e prevalentemente orientati ad un’utenza residente, ad un’utenza sportiva ovvero turistica a lunga permanenza. Gli ambiti a maggiore concentrazione dell’offerta sociale ed associativa sono nel Golfo spez- zino, a Portovenere (e frazioni), a Lerici, nell’ambito del fronte a mare del Capoluogo (calata Morin, Canaletto, Fossamastra). Nel tratto terminale del Magra si concentra una “nebulosa” di darsene minori, attrezzate per natanti ed imbarcazioni di dimensione medio/piccola. Tranne che per il Magra e gli ambiti del Canaletto e di Fossamastra, nel golfo spezzino, la gran parte dei posti barca connesso a strutture sociali ed associative non ha una dotazione di spazi a terra per i servizi di assistenza e manutenzione, e ciò pone in rilievo l'esistenza di una domanda latente di servizi manutentivi e di riparazione che si correla alla necessità spazi attrezzati di servizio comune, oltre che di aree di parcheggio, in particolare negli ambiti urba- ni a maggiore concentrazione di strutture sociali ed associative senza spazio a terra.

L’articolazione funzionale delle strutture per la nautica minore assume la seguente configura- zione: - Catenarie: strutture funzionali all’offerta “sociale” ed associativa, prevalentemente riferite a porti e borgate storiche ed orientate a natanti di dimensioni medio/piccole ed imbarca- zioni a vela, che soddisfano sia la domanda della popolazione residente, sia dei turisti a

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 319 lunga permanenza, sia dei fruitori sportivi. Gli ambiti di riferimento sono, in prevalenza, le baie di Lerici (capoluogo, Pertusola), Portovenere e frazioni costiere (Le Grazie, Fezzano in particolare). - Banchine galleggianti: rappresentano l’evoluzione “tecnologica” dei sistemi a catenaria, e costituiscono un elemento sempre più caratterizzante dell’offerta sociale ed associativa nel Golfo, e caratterizzano strutture associative di grande rilievo quale è Assonautica, in Ca- lata Morin alla Spezia. - Rimessaggi - caratterizzano le strutture "sociali" di Fossamastra e, soprattutto, Canaletto. La peculiarità è data dalla forte dotazione di spazi a terra funzionali all'alaggio quotidiano dei natanti. - Darsene fluviali minori: a differenza delle strutture sociali ed associative presenti nel Golfo, presentano dotazioni di spazi a terra più significative, configurando peraltro, diver- samente dalle strutture fluviali maggiori, un’offerta dedicata ad un’utenza “sociale”. - Spiagge attrezzate: rappresentano la caratterizzazione prevalente dell’ambito 5 Ter- re/Riviera, e configurano una ulteriore tipologia organizzativa dell’offerta “sociale”, in integrazione alla rete di approdi e piccoli porticcioli (tra cui Monterosso, Framura, Ver- nazza, Levanto) e delle strutture a catenarie e gavitelli.

L'accoglienza diportistica al transito E’ il segmento meno sviluppato, e trova una struttura portuale caratterizzata funzionalmente solo a Portovenere. Il resto dell’offerta al transito è sostanzialmente riconducibile alla quota di posti presenti nelle strutture portuali turistiche che la legislazione destina al transito al transito delle imbarcazioni da diporto. Le potenzialità in questo segmento d’offerta sono notevoli, a fronte del crescente numero di imbarcazioni da diporto che transitano nel Tirreno partendo dai porti turistici toscani e liguri. Si tratta, inoltre, di una tipologia d’offerta fortemente sinergica con le altre tipologie d'offerta nautico/diportistica e, soprattutto, con il recupero del ruolo turistico/ricreativo specifico delle borgate marinare storiche, in particolare per quelle del Golfo nella costa di Ponente. A fianco delle realizzazioni previste in Riviera (il porticciolo di Levanto), allo stato attuale possono essere evidenziati, oltre a Portovenere, due ambiti vocati ad una specifica valorizza- zione dell'offerta al transito: a) il primo è il porto di Lerici, dove i banchinamenti del pennello foraneo, vocati a tale tipo- logia d'offerta, sono sostanzialmente sottoutilizzati; b) il secondo è l'ambito di Bocca di Magra che, a seguito di adeguati interventi di ristruttura- zione, potrebbe trovare funzioni d'accoglienza quale "porta" al Parco fluviale.

L’ARTICOLAZIONE SETTORIALE DELLA NAUTICA SPEZZINA ED IL RUOLO NEL CONTESTO ALTO TIRRENICO Sul piano settoriale, l’indagine svolta consente di definire il posizionamento “di sistema” del polo nautico spezzino, che trova una forte caratterizzazione nei servizi di assistenza e rimes- saggio, ponendosi in condizioni interattive con il polo costruttivo di Viareggio e con le strut- ture di costruzione e manutenzione del Tigullio. Dopo un periodo di progressiva contrazione del tessuto produttivo, le competenze cantieristi- che nautiche presenti alla Spezia hanno recentemente trovato una rivitalizzazione che rafforza competenze locali di assoluta eccellenza a livello nazionale, in particolare nel comparto della riparazione e refitting delle barche d’epoca in legno. Nel comparto delle costruzioni, infatti, si è avviato un processo di sviluppo imprenditoriale innescato dai due "poli" produttivi del

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 320 Tigullio e di Viareggio, che ha generato la nascita di nuove unità produttive sia nel Magra che, soprattutto, nella costa di Levante del Golfo, dove assumono maggiore evidenza i proces- si di specializzazione. La “filiera” della nautica assume valenze significative anche nel campo della valorizzazione e fruizione culturale, in particolare per gli antichi mestieri (Museo Tecnico Navale, Arsenale), nonché nel versante formativo (Scuola universitaria di progettazione nella nautica da diporto).

L’offerta nautico/diportistica secondo il Piano della Costa della Regione Liguria Il Piano della Costa, tra i diversi obiettivi, include quello del potenziamento della portualità turistica regionale, facendo riferimento al sistema dei "porti turistici" presenti o previsti nelle quattro province liguri. Le tipologie strutturali La definizione di porto turistico adottata è di tipo funzionale, e si basa sulla capacità delle strutture di ospitare in modo permanente, anche in condizioni di forte maltempo, flotte signi- ficative di imbarcazioni (si escludono i natanti, ossia la nautica leggera di tipo balneare) di dimensioni equivalenti a 12 metri e non inferiori ad un centinaio di ormeggi. Le tipologie realizzative non condizionano l'inclusione di una struttura tra i porti turistici: strutture mobili quali i sistemi di banchine galleggianti, come esplicitamente riferito per le strutture presenti nel Golfo spezzino, quali Assonautica e la base nautica del Fezzano, sono considerati porti turistici. Analogamente avviene per l'insieme di darsene presenti nel tratto finale del Magra, ovvero per la baia di Lerici, che attualmente è intensamente utilizzata dalle strutture in catenaria ascrivibili prevalentemente alla nautica sociale ed associativa. Non viene assunto come criterio classificatorio la dotazione di servizi disponibili nelle struttu- re, né la dotazione di spazi operativi a terra (è il caso, ad esempio, di Calata Morin alla Spe- zia). A fianco dei porti turistici il Piano della Costa considera gli "impianti nautici minori", che comprendono tutte le strutture non riconducibili alle caratteristiche funzionali dei porti turisti- ci o per dimensione, o per stagionalità, o per totale assenza di infrastrutture. Tali impianti ospitano, in prevalenza, natanti di piccole dimensioni. Viene proposta una classificazione di tali impianti minori: - approdi minori protetti, quali quelli delle 5 Terre, funzionali alla domanda locale ed al trasporto mare/terra; - approdi minori non protetti; - specchi acquei attrezzati con pontili galleggianti, caratteristica peculiare del Golfo spezzi- no, che costituiscono la soglia di scala per essere considerati porti turistici; - specchi acquei attrezzati a gavitelli; - aree attrezzate a terra - spiagge attrezzate, quali quelle presenti in Riviera

Il calcolo della capacità ricettiva Le previsioni di posti barca, e l'analisi della dotazione esistente, vengono riferiti alle strutture classificate come porti turistici, e sono calcolati, a fini di confronto omogeneo tra diverse realtà regionali, in termini di PE 12, ovvero di posti barca equivalenti 12 metri (impegno di specchio acque e di banchina dato da una imbarcazione di 12 metri, taglia media per il dimen- sionamento di un porto turistico). A partire dagli attuali 12.650 posti barca (PE 12) presenti in regione, il PTC della Costa pre- vede un sostanziale raddoppio (23.650 PE 12). Per la realtà spezzina, da una offerta iniziale di

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 321 2.600 PE 12, si passa ad una previsione di 4.150 PE 12, al netto della progettualità non quan- tificata dal PTC della Costa in quanto rimandata ad approfondimenti degli Enti locali e, nel caso del Magra, dal Parco. I porti turistici considerati di interesse regionale, e le relative previsioni di sviluppo sono di seguito sintetizzate: stato attuale (PE massimo ampliamento consentito situazione prevista (PE 12) (PE 12) 12) Levanto non quantificato non quantificato Vernazza 0 non quantificato non quantificato Portovenere 100 0 100 Le Grazie 150 150 300 Fezzano 200 0 200 La Spezia Mirabello 0 750 750 La Spezia Assonautica 400 0 400 Porto Lotti 550 0 550 Pertusola 100 100 200 Lerici 250 0 250 Bocca di Magra 1400 0 1400 totale 3150 1000 4150

Lo Schema del Piano della Costa calcola in 12.800 posti barca (equivalenti 12 metri ) l'attuale consistenza nei porti esistenti in Liguria. Attraverso una serie di interventi (riconversione bacini porti commerciali, ampliamenti porti esistenti, nuove realizzazioni) i posti barca (equivalenti 12 metri) dovrebbero aumentare di circa 9.500 unità, per un totale di 22.300 PE 12 distribuiti in 41 impianti da potersi considera- re come porti turistici veri e propri. A livello provinciale sono previste quattro nuove realizzazioni: - i porticcioli turistici di Levanto in Riviera (200 PE 12) e di Mirabello nel Golfo (750 PE 12), - i due impianti nautici minori di Framura e Monterosso in Riviera/5 Terre e di Pagliari nella costa di Levante del Capoluogo.

Lo schema degli interventi previsti dal Piano della Costa, in sintesi, è il seguente: intervento indicazioni Intervento indicazioni porto turistico Levanto nuovo impianto nautico - Framura ex cava nuovo porto turistico Vernazza conf. esistente impianto nautico - Framura Ciamia ristrutturazione porto turistico Portovenere conf. esistente impianto nautico - Levanto ristrutturazione porto turistico - Le Grazie ampliamento impianto nautico - Monterosso conf. esistente porto turistico - Fezzano conf. esistente impianto nautico Monterosso Fegina nuovo (da approfondire) porto turistico - Mirabello nuovo impianto nautico - Manarola conf. esistente porto turistico - Assonautica conf. esistente impianto nautico - Riomaggiore conf. esistente porto turistico - Porto Lotti conf. esistente impianto nautico - Cadimare ristrutturazione porto turistico - Pertusola ampliamento impianto nautico - Canaletto non confermato porto turistico - Lerici ristrutturazione impianto nautico - Fossamastra non confermato porto turistico - Magra ristrutturazione impianto nautico - Pagliari nuovo impianto nautico - B. di Magra ristrutturazione

I Temi Progetto del Piano della Costa sono riferiti a specifici Ambiti Progetto (AP) in cui gli indirizzi vengono riferiti a singoli Temi progetto. Il Piano contiene le seguenti indicazioni, esposte in sintesi di seguito:

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 322 AP 35: Deiva Marina - Framura Porti turistici previsti dal Piano Costa: nessuno Comuni interessati: Deiva, Framura Riqualificazione fronte a mare di Deiva (parcheggio, balneare, commerciale) In relazione alla nautica da diporto, si segnala la previsione di un nuovo impianto nautico, nell’area ex cava di Framura (attualmente degradata ed utilizzata a campeggio), in aggiunta a quello esistente di Ciamia, in prevista ristrutturazione. In entrambi i casi si tratta di strutture connesse alla nautica minore ed ai servizi turistico/balneari.

AP 36: Levanto Porti turistici previsti dal Piano Costa: Levanto. Comuni interessati: Levanto, Bonassola L’ambito interessa i comuni di Levanto e Bonassola. Qui è previsto l’unico nuovo porto turistico dell’intero comprensorio 5 Terre/Riviera, localizzata nelle aree a ponente dell’abitato di Levanto, in prossimità della discarica utilizzata come campo sportivo. Il collegamento alla struttura portuale è garantito attraverso il riutilizzo della ferrovia dismessa nel tratto Levan- to/Bonassola. Il Piano della Costa pone il problema della funzionalità della struttura nautica, che dovrebbe essere orientata a funzioni miste (rifugio, transito, trasporto pubblico e fruizione del Parco marino). La progettazione dovrebbe essere calibrata in modo da rispettare le piccole insenatu- re di ponente e la spiaggia di Levanto antistante la cittadina. La presenza del porto a terra (discarica campo sportivo) prefigura una integrazione con la nuova struttura portuale prevista, anche attraverso il riutilizzo della sede ferroviaria dismessa.

AP 37: Monterosso Porti turistici previsti: nessuno Il Piano prevede la risistemazione della sistema di strutture presenti: possibile recupero della discarica di Fegina, nel quadro del miglioramento della spiaggia intera (svuotamento per realizzare una darsena interna per piccole imbarcazioni) o, in alternativa (impatto troppo pesante), recupero di spazi contigui alla struttura del Circolo velico; recupero della baia di Levante, soprattutto per le funzionalità legate al trasporto pubblico.

AP 38: Golfo/ponente Porticcioli turistici: Portovenere (esistente), Le Grazie (previsto), Fezzano (esistente). Località interessate sono Le Grazie, Fezzano, Cadimare. Il Piano evidenzia il potenziale di sviluppo presente, riprendendo alcune tematiche specifiche nella sezione dedicata ai porti turistici, in particolare per Le Grazie (PT 39).

AP 39: La Spezia porto Elemento pianificatorio di riferimento è il PTC La Spezia/Val di Magra. Il Piano della Costa evidenzia la scarsa chiarezza del rapporto tra usi urbani e commerciali del porto. Inoltre, viene evidenziata la mancanza di un disegno organico nella realizzazione delle strutture portuali turistiche, in relazione alle fasi temporali ed alle tipologie d’utenza. Le destinazioni portuali turistiche vengono affrontate nell’apposita sezione (temi progetto: PT 41, 42, 43, IN 46, 47).

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 323 AP 40: Lerici - Pertusola Il Piano della Costa individua nell’ambito il potenziale per lo sviluppo di un polo integrato per la nautica da diporto, indicando gli obiettivi di riferimento per la progettazione: verifica delle condizioni di compatibilità tra le diverse funzioni esistenti, consolidamento delle attività produttive legate alla nautica da diporto (PT 40, CN 17), pieno utilizzo e valorizzazione dei volumi esistenti, razionalizzazione e potenziamento degli approdi, rispettando la produzione e gli usi “sociali” ed associativi.

AP 41: Marinella - Fiumaretta Viene posto il problema dell’esigenza di una progettazione unitaria della costa e del retrocosta (area archeologica, piana agricola, fascia retrodunale, colonia ex Olivetti). Il Piano della Costa assume le indicazioni del PTC La Spezia - Val di Magra e del PRG di Sarzana circa l’impostazione della questione spiagge e retrocosta, rimandando a fasi di appro- fondimento successivo la parte retrocostiera e viabilitstica.

Le caratterizzazioni e le polarità dell'offerta nautico/diportistica provinciale Sulla scorta delle analisi effettuate per gli approfondimenti fondativi del PTC, e sulla base degli studi propedeutici alla realizzazione del Piano della Costa, possono essere evidenziate alcune polarità territoriali di rilievo sovracomunale. L'emergere di tali polarità si connette anche alle previsioni progettuali contenute nel Prusst "Area Centrale" La Spezia - Val di Magra, che individua alcuni interventi qualificanti sia nel Golfo ("riorganizzazione della linea di costa") e nel tratto finale del Magra.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 324 Le caratterizzazioni e le polarità di rilievo sovracomunale possono essere così suddivise:

Costa di Levante del Golfo Presenta le potenzialità per lo sviluppo di un sistema di "poli" nautici integrati, di attività cantieristiche ed aree di servizio integrato alla nautica in grado di configurare una specializza- zione di "filiera" di livello sovraprovinciale, che contribuisce a definire il ruolo funzionale della costa di Levante quale "polo" cantieristico di livello nazionale.

Costa centrale e di ponente del Golfo E’ caratterizzato dalla presenza di numerose strutture nautico/ricettive e portuali turistiche, che integrano il sistema nautico/ricettivo del Golfo pur presentando uno specifico ruolo fun- zionale, che deriva dall'integrazione delle strutture ricettive imprenditoriali con i tessuti urbani costieri e con la nautica sociale ed associativa. Il tema dell'integrazione tra nautica e contesti urbani assume rilievo sia per centro della Spe- zia, sia per le borgate marinare del Ponente. Elementi di rilievo sono: - Primo bacino portuale in riconversione - Porticciolo Mirabello - Calata Morin - Marola - Cadimare - Fezzano - Le Grazie

Lerici e Portovenere Si tratta di due porti “storici” caratterizzati o vocati (è il caso di Lerici) nel comparto dell’offerta ricettiva per le imbarcazioni in transito, cui si associa una consistente presenza di strutture per la nautica sociale ed associativa, che in particolare a Lerici costituisce elemento caratterizzante del ruolo funzionale nel contesto della nautica nel Golfo. Elementi di rilievo sono: - Lerici - Portovenere

Riviera/5 Terre La costa presenta, in corrispondenza dei centri e nuclei costieri, una diffusa caratterizzazione ricettiva connessa alla domanda locale, sociale ed associativa, residente e turistica. Vernazza e Levanto costituiscono le realtà più significative, cui si aggiungono, quali elementi di rilievo, Framura e Monterosso. Il resto delle strutture è contenuto sia sul piano dimensionale, sia su quello strutturale (in molti casi sono le spiagge attrezzate a rappresentare i luoghi di rimessaggio dei natanti e piccole imbarcazioni). La realizzazione di una struttura portuale turistica dimensionata è prevista a Levanto, che potrà per tal via assumere un ruolo definito nel sistema provinciale dell'offerta nauti- co/ricettiva di rilievo sovraprovinciale.

Tratto terminale del Magra Il tratto finale del Magra si caratterizza per la presenza di un tessuto diffuso di darsene, delle

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 325 quali alcune dimensionate ed integrate sul profilo dei servizi offerti. Le tipologie di offerta sono sia di tipo imprenditoriale, con servizi integrati, sia di tipo associativo e “sociale”. La riorganizzazione della nautica sul Magra è un tema centrale per lo sviluppo dell'offerta nautica provinciale, in quanto si tratta di uno dei "poli" più significativi che, insieme con la costa del Levante spezzino, presenta elementi per lo sviluppo di una filiera della nautica sia nelle fasi di costruzione/riparazione, sia di rimessaggio e ricettività, sia di servizi turistici connessi. A Bocca di Magra si localizza una struttura vocata a giocare un ruolo di sistema nel segmento della ricettività al transito delle imbarcazioni da diporto.

Lo studio per la valorizzazione e la promozione turistica nel territorio del GAL – aree rurali Nel contesto delle azioni di promozione e la valorizzazione del territorio interessato dal pro- gramma europeo Leader II è stato realizzato uno studio finalizzato alla ricognizione delle potenzialità urbanistiche e territoriali dell’area dei Comuni GAL (Riomaggiore e Vernazza nelle 5 Terre, Beverino, Pignone, Rocchetta Vara, Calice, Zignago, Sesta Godano e Varese Ligure). Tale ricognizione è stata effettuata con l’obiettivo di verificare la possibilità di recupero di borghi abbandonati o semi abbandonati, in tendenziale spopolamento, con finalità di sviluppo ricettivo:

Comune Insediamenti Riomaggiore Campi, Punta Pineda, Groppo, Volastra, Casinagora Vernazza San Bernardino, Muro, Prevo Beverino Corvara, Bracelli, Oltrevara, Castello, Memola, Gambella Pignone Casale, La Villa, Faggiona Rocchetta V. Beverone, Stadomelli, Veppo, Garbugliaga Calice Borseda, Debeduse, Villagrossa, Santa Maria, Madrignano, Valdonica Zignago Pieve, Serò, Debbio, Imara, Sasseta, Torpiana, Valgiuncata, Vezzola Sesta Godano Cornice, Mangia, Parisalla, Godano, Antessio, Pignona, Rio, Groppo, Chiusola, Orneto Varese L. Porciorasco, Teviggio, Taglieto, Scurtabò, Cassego, Codivara, Valletti, Toceto, Codonega, Salino, Costola, Buto

L’hotel paese è considerato, nel contesto dell’offerta fruitiva “urbsturistica” (recupero dei valori autentici e tipici, connessi ai luoghi ove essi si sono originati), come servizio turistico complesso, dove la ricettività ed i servizi ricreativi trovano diffusione nel contesto degli inse- diamenti, tendendo ad una integrazione ed una dispersione nel tessuto rurale/domestico degli stessi. Le strutture ricettive ipotizzate sono, in ordine di complessità: case rurali sparse, piccoli inse- diamenti di villaggio, piccoli insediamenti compatti, borghi – albergo e paesi – albergo. Sulla base di un fascio di variabili attinenti la qualità ed il recupero degli insediamenti, defi- niti quali “città – natura”, nonché sulla base delle relazioni territoriali tra gli insediamenti in ipotizzato recupero ed il contesto delle risorse fisiche e culturali del territorio interessato, sono stati definiti ambiti territoriali di studio, così definiti: - Riomaggiore – Casinagora: recupero degli edifici rurali nell’intorno del Santuario di Montenero; - Vernazza: recupero delle case sparse tra Vernazza e San Bernardino; - Pignone e Beverino: recupero Corvara e Bracelli, dove è ipotizzato il recupero dei tre insediamenti; - Ambito di Zignago: recupero di Pieve, Vezzola e Serò; - Ambito di Suvero: recupero dell’insediamento omonimo;

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 326 - Rocchetta Vara: recupero degli insediamenti di Beverone, Stadomelli e Veppo; - Calice: recupero diffuso nell’insediamento di Castello; - Sesta Godano: recupero dell’insediamento di Cornice; - Varese Ligure: recupero case sparse nell’intorno di Varese Ligure. Lo studio definisce un insieme articolato di azioni di valorizzazione ed integrazione del si- stema ricettivo e ricreativo, con effetti sulla valorizzazione complessiva dei contesti territo- riali interessati e sulla promozione delle tipicità produttive e fruitive della Val di Vara e della Riviera, con risorse complessivamente stimate in circa 32 Mld Lit, secondo un’articolazione decennale degli interventi. Lo sviluppo ricettivo prevedibile, sulla base di investimenti complessivi per circa 11 Mld/Lit, si attesta su 285 posti letto extralberghieri e 662 posti letto in strutture “bed & breakfast”.

3.4.2. L'INDIVIDUAZIONE DEGLI AMBITI TURISTICI OMOGENEI E DEI SISTEMI TURISTICI LOCALI

Definizioni L’analisi e l’interpretazione dei sistemi funzionali che caratterizzano lo spazio turistico di interesse sovracomunale, e le specifiche indicazioni di pianificazione, mettono in evidenza una pluralità di tematiche, di seguito specificamente affrontate, che peraltro possono essere ricondotte a due tipologie interpretative prevalenti:

Ambito turistico omogeneo E' un contesto territoriale caratterizzato da molteplici risorse: - naturalistiche ed ambientali - storiche e culturali - rurali - paesaggistiche che interagiscono in modo caratteristico, definendo specifiche valenze in ordine al modello di fruizione ed alle potenzialità d’offerta turistica connessa. L'approfondimento delle caratterizzazioni del territorio e delle specifiche opportunità di frui- zione ha già trovato un specificazione nella prima sezione del PTC ("I valori, l'identità, la storia") e nel secondo ("Lo spazio rurale"). L'ambito turistico omogeneo presenta pertanto specifiche vocazioni ed opportunità di valoriz- zazione fruitiva specifica ed integrata, da realizzare attraverso lo sviluppo di strutture, servizi e reti di integrazione. L’omogeneità è data dal peculiare tipo di relazioni ed interazioni tra tali potenzialità, all’interno dell’ambito.

Sistema turistico locale Configura l'insieme delle tipologie di offerta turistica presenti nell'ambito turistico omogeneo, in relazione alle specifiche risorse ed opportunità di valorizzazione delle stesse. Come riconosciuto anche dalla recente legislazione/quadro nazionale, il sistema turistico si configura come un complesso integrato di risorse da valorizzare, di strutture ricetti- ve/ricreative e di infrastrutture di relazione in grado di sviluppare un'offerta turistica integrata e rispondente alle effettive potenzialità presenti in ciascun ambito.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 327 Il sistema d’offerta turistica provinciale: dagli ambiti turistici omogenei ai sistemi turistici locali

Ambiti turistici omogenei come contesti territoriali per lo sviluppo dei sistemi turistici locali Il PTC definisce politiche ed indirizzi finalizzati alla costruzione di sistemi turistici locali a partire da ambiti turistici omogenei in cui si articola il territorio provinciale. L’identificazione di tali ambiti turistici tiene conto delle diverse potenzialità di caratterizza- zione dell’offerta turistica, a partire dalle risorse territoriali e culturali, e delle corrispondenti opportunità di valorizzazione secondo specifiche forme di fruizione. Gli ambiti turistici omogenei individuati, che di seguito trovano ulteriore specificazione, sono suddivisi secondo due macro ripartizioni basate sulle caratterizzazioni prevalenti del sistema insediativo, corrispondenti: - all’area “centrale” della provincia (ambito insediativo ad alta densità insediativa, a preva- lente caratterizzazione urbana); - alle aree interne e costiere contigue (ambito insediativo bassa densità insediativa ed a prevalente caratterizzazione rurale).

IN AMBITO URBANO: 1. la Val di Magra (comuni di Ameglia, Arcola, Bolano, Castelnuovo Magra, Follo, Orto- novo, Sarzana, Santo Stefano Magra, Vezzano) 2. il Golfo (comuni di La Spezia, Lerici, Portovenere)

IN AMBITO RURALE: 3. la Riviera/5 Terre (comuni di Monterosso al Mare, Riomaggiore, Vernazza, Bonassola, Deiva Marina, Framura e Levanto) 4. la Val di Vara (comuni di Beverino, Brugnato, Borghetto Vara, Calice al Cornoviglio, Carro, Carrodano, Maissana, Pignone, Rocchetta Vara, Sesta Godano, Riccò del Golfo, Varese Ligure, Zignago).

In ciascun ambito omogeneo sono stati inoltre individuati specifici sub – ambiti, ossia conte- sti territoriali ove trovano distribuzione le potenzialità di caratterizzazione dell’offerta turi- stica presenti negli ambiti stessi.

Tali contesti sono:

Val di Magra: Golfo: Riviera/5 Terre: Val di Vara: - la piana del - la costa - le 5 Terre - il fondovalle Magra - le colline e le - la costa della Riviera - il sistema montano - la fascia collina- isole - la fascia collinare della collinare re Riviera

I “poli” turistico/ricettivi attuali In relazione agli ambiti turistici omogenei ed alla loro articolazione in sub – ambiti (contesti territoriali) sono individuati i “poli” che si caratterizzano per la maggiore concentrazione

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 328 dell’offerta turistico/ricettiva (alberghiera ed extralberghiera) secondo tre articolazioni territo- riali:

POLARITÀ TURISTICHE URBANE La principale concentrazione dell'offerta ricettiva in contesto urbano, che assume una sostan- ziale caratterizzazione alberghiera, è rappresentata dal polo spezzino, che concentra il mag- gior numero di posti letto alberghieri della provincia (in numero 1.052, pari ad oltre il 16% del totale provinciale).

POLARITÀ TURISTICHE COSTIERE (AMBITO DELL'AREA CENTRALE ED AMBITO RURALE) Sono rappresentate dai comuni di Lerici (il secondo comune della provincia per numero di posti letto alberghieri) e Monterosso al Mare, con quasi 1.000 posti letto alberghieri ciascuno, quindi Levanto, Portovenere. Nel novero dei “poli” costieri si segnalano anche i comuni di Ameglia e Sarzana, in particola- re per le aree contigue della bassa piana del Magra, rappresentate da Fiumaretta/Bocca di Magra e Marinella. Nei sei comuni citati si concentra il quasi il 58% della struttura d’offerta alberghiera ed oltre il 42% dei posti letto connessi alla ricettività extralberghiera (campeggi). Tra le polarità turistiche attuali, con particolare caratterizzazione nell’offerta extralberghiera, si segnalano i comuni di Deiva Marina e Framura, che concentrano il 35% della ricettività provinciale nel comparto dei campeggi (si tratta dei primi due comuni della provincia per numero di posti letto).

POLARITÀ TURISTICHE RURALI INTERNE In relazione all’offerta alberghiera assume rilievo Varese Ligure, mentre con riferimento all’offerta extralberghiera si evidenzia Sesta Godano.

Struttura ricettiva alberghiera ed extralberghiera (posti letto) al 31.12.00 – le principali polarità provinciali Alberghiero Extralberghiero (campeggi) Posti letto % totale provinciale Posti letto % totale provinciale La Spezia 1052 16,0% Framura 1888 18,9% Lerici 920 14,0% Deiva Marina 1652 16,5% Monterosso al Mare 915 14,0% Lerici 1556 15,6% Ameglia 573 8,7% Sarzana 1556 15,6% Levanto 510 7,8% Levanto 1052 10,5% Portovenere 447 6,8% Ameglia 900 9,0% Sarzana 416 6,3% Sesta Godano 344 3,4% Deiva Marina 310 4,7% Bonassola 194 3,0% Varese Ligure 156 2,4% Totale polarità 5493 84% Totale polarità 8948 90% Totale provincia 6556 100,0% Totale provincia 9992 100,0% Elaborazioni su dati Ufficio Provinciale Turismo

POLARITÀ NAUTICO/DIPORTISTICHE Tra le polarità turistiche costiere assumono rilievo quelle localizzate nel Golfo (Portovenere, Lerici e La Spezia) e quelle della bassa Val di Magra (Ameglia, Sarzana). Come osservato in precedenza, (con riferimento agli approfondimenti sulla nautica da diporto) la Riviera e le 5

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 329 Terre si caratterizzano per la diffusione di strutture nautico/diportistiche di piccola dimensio- ne.

Potenzialità di caratterizzazione dell’offerta: le tipologie prevalenti per il modello d’offerta provinciale Le caratterizzazioni tipologiche prevalenti del sistema della fruizione turistica, sulla base dell’analisi delle risorse fisiche e culturali, sono le seguenti: - Naturalistica/sportiva, che caratterizza la fruizione delle risorse naturalistiche della costa e del mare, del fiume, della fascia collinare e della montagna; - Rurale, connessa alla fruizione del paesaggio rurale e, in particolare, delle aree produttive del territorio provinciale caratterizzate dalla tipicità e dalla strutturazione degli spazi pro- duttivi; - Balneare, connessa alla fruizione del mare ed alle strutture di servizio ad essa funzionali; - Nautico/diportistica, che presenta molteplici caratterizzazioni e potenzialità connesse alla portualità turistica integrata e di tipo imprenditoriale, alle strutture per la nautica minore, di tipo sociale ed associativo (nautica minore, pratica sportiva), alle strutture per l’accoglienza delle imbarcazioni in transito; - Storico/culturale, connessa alla fruizione “diffusa” delle aree preistoriche ed archeologi- che della provincia, in particolare per la Val di Magra e la Val di Vara; - Tra le potenzialità di caratterizzazione dell’offerta turistica si pone, con specifiche con- notazioni e ruolo funzionale, la fruizione urbana, che si collega alla fruizione storica e culturale, ricreativa e dei servizi presenti negli insediamenti, nei nuclei e nei poli urbani, in particolare per le seguenti tipologie, caratterizzate dal prevalere del contesto localizza- tivo, ovvero del “peso” storico, ovvero della complessità della struttura urbana e delle connesse potenzialità fruitive: - Fruizione urbana centrale, nei poli urbani principali della provincia (La Spezia e Sar- zana), ove la dotazione di servizi assume una maggiore strutturazione (anche sul piano storico) e dimensione, che in alcuni casi configura nuovi “turismi”, quali quelli con- nessi alla convegnistica, al fieristico/espositivo, al museale; - Fruizione urbana degli insediamenti costieri, che caratterizza gli insediamenti mag- giori (tranne il “polo” spezzino, che assume un ruolo “centrale”) e minori nella fascia costiera (Golfo, Riviera, 5 Terre ed nelle aree focive del Magra), dove il mare connota le diverse potenzialità di fruizione; - Fruizione urbana storico/culturale, che attiene alla fruizione dei “centri” storici, in particolare per quelli localizzati in contesto rurale (nuclei collinari della Val di Magra, Varese Ligure in Val di Vara), che costituiscono elementi per l’articolazione di per- corsi e vie tematiche, eventi tipici e servizi promozionali ed informativi con riferi- mento all’ambito turistico omogeneo di appartenenza; - Fruizione urbana in contesto rurale, che attiene agli insediamenti, vallivi e localizzati nei contesti montani e collinari, ove la ruralità (il paesaggio rurale) caratterizza in modo prevalente le opportunità di fruizione.

Le potenzialità di caratterizzazione dell’offerta prevalenti in ciascun ambito turistico omo- geneo Con riferimento ai quattro ambiti turistici omogenei ed ai contesti territoriali in cui tali ambiti trovano articolazione, sono specificate le potenzialità di caratterizzazione dell’offerta:

GLI AMBITI TURISTICI OMOGENEI IN CONTESTO URBANO

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 330 Val di Magra: - la piana del Magra, caratterizzata dall’asta fluviale del Magra, dal polo urbano sarzanese e dal sistema insediativo “lineare” connesso agli assi Aurelia e Cisa, dalla piana e dalla costa di Marinella e Fiumaretta. Le potenzialità attengono alla fruizione del Magra, natu- ralistico/sportiva e nautico/diportistica (darsene, marina e strutture di servizio), alla frui- zione balneare (litorale), alla fruizione rurale, che trova particolare caratterizzazione nella Tenuta e nel borgo di Marinella e nei percorsi escursionistici tra cui si pone il Canale Lu- nense, alla fruizione urbana (“centrale” a Sarzana, rurale a Marinella, degli insediamenti costieri a Fiumaretta, Bocca di Magra, Luni Mare) - la fascia collinare, caratterizzata dalle potenzialità di fruizione naturalistico/sportiva e rurale (sistemi naturalistici, sentieri e percorsi escursionistici, aree di produzione vitivini- cola ed olivicola) e di fruizione urbana, sia in contesto rurale che storico/culturale (centri storici collinari).

Golfo: - la costa, ove le potenzialità di fruizione interessano il balneare (in particolare per la costa di Lerici e Portovenere), la nautica da diporto (nelle tre caratterizzazioni date dalla por- tualità turistica e dei servizi integrati, dalla nautica sociale ed associativa, dalla nautica al transito), la fruizione urbana, sia “centrale” (polo urbano spezzino) che degli insediamenti costieri, sia sul versante della fruizione nautica, sia su quello ricreativo e storico/culturale. - le colline e le isole, ove sono predominanti le potenzialità di fruizione naturalisti- co/sportiva (percorsi escursionistici e sistema delle fortificazioni collinari, aree sportive, sistemi naturalistici, parco provinciale e parchi regionali) e la fruizione urbana in contesto rurale, in particolare per gli insediamenti di “cerniera” tra il Golfo e le aree a Parco Na- zionale (5 Terre) e regionale (Montemarcello/Magra).

IN CONTESTO RURALE Riviera/5 Terre: - le 5 Terre, che presentano peculiari caratterizzazioni fruitive di tipo naturalistico/sportivo (riserva marina e sistemi naturalistici collinari) che si connettono a quelle rurali (aree di produzione vitivinicola) e balneari, nonché la fruizione degli insediamenti costieri e di quelli in contesto rurale, sul versante storico/culturale, di servizio e di interconnessione verticale (costa/entroterra) ed orizzontale (con la Riviera e con il Golfo). - La costa della Riviera, dove assume rilievo la fruizione del mare, balneare ed escursioni- stico/sportiva, la fruizione nautica “diffusa” di piccole dimensioni, la fruizione urbana de- gli insediamenti costieri tra i quali si pone il centro di Levanto. - La fascia collinare della Riviera, dove assume rilievo la fruizione del paesaggio rurale e degli insediamenti in ambito produttivo rurale, in particolare per la “corona” dei borghi rurali di Levanto, nonché la fruizione naturalistico/sportiva (sistemi naturalistici, percorsi escursionistici ed aree sportive); Val di Vara: - il sistema montano collinare, che si caratterizza per la fruizione naturalistico/sportiva che trova un elemento di identificazione nel circuito delle “alte vie” e nei sistemi naturalistici, la fruizione rurale, sia del paesaggio che delle aree di produzione tipica (in particolare per la “valle del biologico” a Varese Ligure), la fruizione storico culturale che trova elementi caratterizzanti nelle aree archeologiche e preistoriche, la fruizione urbana in contesto ru- rale, che interessa la nebulosa di insediamenti montano/collinari, in particolare per quelli localizzati nelle aree di produzione tipica, in prossimità dei sistemi naturalistici, nei conte-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 331 sti di “cerniera” con la Riviera/5 Terre, il Golfo, la Lunigiana Storica, l'entroterra genove- se. - il fondovalle, che si caratterizza per le potenzialità di fruizione del fiume Vara e del siste- ma torrentizio, sia sul versante naturalistico che su quello sportivo (pesca e canoa), per la fruizione rurale (in particolare per la “valle del biologico”), per la fruizione urbana sia in contesto rurale (servizi connessi alla presenza di centri “ordinatori” con valenza per l’intero ambito della Val di Vara, quali Varese, Brugnato, Beverino) e per le connessioni con l’esterno dell’ambito (Pignone e Riccò per le 5 Terre, Calice per la Lunigiana storica), sia storico/culturale (in particolare per Varese Ligure). Di seguito è esposta la matrice di sintesi degli ambiti turistici omogenei, dei contesti territo- riali e delle potenzialità di caratterizzazione dell’offerta, che identificano gli elementi per la costruzione dei sistemi turistici locali.

Sulla base delle specificità presenti in ciascun ambito turistico omogeneo, e delle relative potenzialità di caratterizzazione dell’offerta, il PTC articola le proprie politiche ed indirizzi finalizzati alla costruzione dei sistemi turistici locali: - Sistema Magra - Sistema Golfo - Sistema Riviera/5 Terre - Sistema Vara

3.4.3. GLI OBIETTIVI DEL PTC La programmazione dell'offerta turistica assume come obiettivo strategico lo sviluppo di sistemi turistici locali, in grado di valorizzare ed integrare le specifiche opportunità di fruizio- ne connesse alle risorse ambientali, culturali e paesaggistiche che caratterizzano gli ambiti turistici omogenei in cui si articola il territorio provinciale, sviluppando e rafforzando il ruolo del turismo quale settore portante ed elemento strutturale del modello di sviluppo provinciale, nel contesto di processi di riequilibrio territoriale tra ambiti “centrali” e “marginali” e della sostenibilità dello sviluppo stesso. Gli obiettivi generali del PTC attengono, anzitutto, alla crescita dell'offerta fruitiva e ricettiva, attraverso: - lo sviluppo e la specializzazione di "poli" integrati d'offerta, in contesti territoriali caratte- rizzati da una molteplicità di risorse e potenzialità di fruizione tra cui, in particolare, i si- stemi turistico/ricettivi costieri e retrocostieri. Si tratta di ambiti caratterizzati elevata in- tensità turistica, dove occorre integrare sia le opportunità di fruizione, sia le azioni pubbli- che e private sul piano settoriale, intersettoriale ed infrastrutturale; - l'estensione territoriale dell'offerta di fruizione negli ambiti turistici rurali ad oggi rimasti sostanzialmente marginali rispetto allo sviluppo dell’offerta turistica a prevalente caratte- rizzazione “costiera”, dove l’offerta turistica presenta forti potenzialità di caratterizzazione e crescita secondo percorsi, reti fruitive e centri “ordinatori”, capaci di mettere in gioco ri- sorse storico/culturali, ambientali e rurali diffuse nel territorio secondo modelli struttural- mente “leggeri” e diffusi nelle fasce montane - collinari e maggiormente dimensionati ed integrati nei centri ordinatori di fondovalle; - l’allungamento della stagione turistica e della presenza media del turista, attraverso la diversificazione delle componenti d’offerta stagionali e lo sviluppo di quelle a minore di- pendenza dalla stagionalità, quali quelle connesse alla fruizione culturale, in particolare per i contesti urbani maggiori, alla fruizione convegnistico/espositiva, enogastronomica;

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 332 - lo sviluppo di reti fruitive e strutture diffuse d’offerta turistica nei contesti territoriali a maggiore diffusione ed estensività nella dotazione delle risorse ambientali e culturali frui- bili, in particolare per le aree interne della provincia; - l'innovazione tecnologica degli strumenti di promozione, informazione ed accoglienza turistica, in particolare per la rete diffusa sul territorio provinciale. - riqualificazione della struttura ricettiva esistente, sia alberghiera che extralberghiera, in particolare per lo sviluppo integrato dei servizi accessori; - sviluppo dei servizi integrati, informativi ed organizzativi, per le specifiche tipologie di fruizione, a partire da quella balneare fino ad arrivare all'attrezzatura dei percorsi naturali- stici e rifugi montani: - crescita dell'interazione tra imprese turistiche, finalizzata a configurare "pacchetti" d'of- ferta e percorsi tematici integrati ed estesi sul territorio, in particolare per la costa e l'en- troterra, che trasformino la vacanza in un "programma" a lunga permanenza; - sostegno alla diffusione dei sistemi di certificazione di qualità non soltanto per le imprese ricettive, ma anche per quelle operanti nel campo della valorizzazione fruitiva sia am- bientale, sia culturale, sia sportiva. - attivazione di programmi di riqualificazione e recupero urbano, soprattutto negli ambiti a maggiore densità insediativa, al fine di coniugare lo sviluppo residenziale e terziario con l'incremento della dotazione ricettiva e di servizi ricreativi; - sviluppo di iniziative comuni ed integrate quali i club di prodotto, la certificazione am- bientale ed ecologica, la definizione di specifici marchi di qualità "di sistema", quali le bandiere blu ed arancioni; Il superamento dell'attuale caratterizzazione del turismo provinciale, prevalentemente "cen- trato" sulla fruizione balneare, rappresenta un obiettivo determinante. Temi specifici sono: - la valorizzazione dello spazio rurale e della fruizione montano/collinare, in termini di integrazione tra fruizione turistica, cultura materiale e produzioni tipiche, anche attraverso lo sviluppo di percorsi tematici e "circuiti" fruitivi e di sistemi ricettivi connessi al recupe- ro degli insediamenti rurali ed allo sviluppo di strutture d'offerta caratterizzate, quali l'a- griturismo e la ricettività extralberghiera; - lo sviluppo di un'offerta nautico/diportistica diversificata, in relazione sia a poli turistici – nautici integrati di rilievo interregionale, sia alla rete di strutture imprenditoriali e sociali – associative, in modo integrato con la valorizzazione dei centri e borghi marinari, in parti- colare nel Golfo, e con l’attrezzatura di aree di servizio alle strutture senza spazi a terra; - lo sviluppo di nuovi "turismi", quali la convegnistica, le attività fieristico/espositive e la fruizione salutistico/sportiva, il turismo della terza età e giovanile; - la crescita dell'offerta di strutture e servizi per il traffico traghetti e la crocieristica, attra- verso una diversificazione delle funzioni portuali; - la riqualificazione dell'offerta connessa alla fruizione storica e culturale, e la valorizzazio- ne integrata della rete museale urbana e diffusa sul territorio; Un tema cruciale attiene ai processi di integrazione territoriale e di riqualificazione urbana. Si pongono, in particolare, come obiettivi specifici: - l'aumento dell'accessibilità funzionale alla fruizione delle risorse ambientali e paesaggisti- che, in particolare per l'area delle 5 Terre; - lo sviluppo di processi di integrazione tra costa, "tipicamente" turistica, ed aree interne, in particolare per la fascia costiera delle 5 Terre e la Val di Vara; - lo sviluppo delle valenze ricettive e ricreative dei contesti territoriali con funzioni di “porta” nei confronti di sistemi turistici locali a forte attrattività come nel caso delle 5 Ter- re, nei cui confronti si pongono le “porte” del polo urbano del capoluogo, del polo Le-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 333 vanto/Bonassola e della rete dei centri ed insediamenti rurali della Val di Vara. Simil- mente avviene per il polo urbano sarzanese e l’asse insediativo della “strada mercato” nei confronti del sistema montano/collinare e fluviale della Val di Magra; - la rivitalizzazione dei poli urbani, in particolare per il polo spezzino, sul piano culturale, ricreativo, dei servizi promozionali; - il sostegno ai processi di recupero e riutilizzo delle strutture dismesse/dismettibili, in particolare per quelle connesse al patrimonio militare, produttivo e demaniale ferroviario, integrando la crescita dei servizi alla fruizione diffusi sul territorio, in particolare per la fa- scia costiera e le aree collinari del Golfo, la Val di Magra e la costa della Riviera/5 Terre; - la valorizzazione delle funzioni ricettive del patrimonio di edilizia storica e rurale presente negli ambiti rurali della provincia, sia attraverso il recupero per ricettività minore (ostelli, locande, etc.), sia attraverso forme integrate di recupero quali, ad esempio, l’hotel paese; - la valorizzazione di percorsi fruitivi capaci di creare circuiti connettivi a larga base territo- riale, in particolare nei comprensori caratterizzati dalla diffusione ed estensione delle ri- sorse, quali la Val di Vara; Il PTC identifica specifici temi ed elementi territoriali, che rappresentano l'articolazione delle politiche e degli indirizzi per lo sviluppo dei sistemi d'offerta turistica riferiti ai diversi ambiti turistici omogenei. Sono definiti indirizzi generali circa le aree di sviluppo ricettivo e la prevalente caratterizza- zione tipologica, con riferimento ai sistemi turistici locali ed alla loro articolazione in contesti territoriali. Gli indirizzi del PTC si articolano secondo due principali indirizzi: - Riqualificazione, quando si prevede la riorganizzazione e/o diversificazione dell’offerta, anche con inserimento di nuove iniziative qualificate; - Sviluppo, quando è previsto un incremento massivo dell’offerta turistica complessiva rispetto alla situazione attuale.

Sistema turistico della Val di Magra Lo sviluppo integrato e la riqualificazione dell’offerta turistica interessano, in particolare, il contesto territoriale della piana del Magra, con riferimento: - lo sviluppo turistico integrato nell'area di Marinella/Fiumaretta, nella bassa Piana, che costituisce un'area progetto intercomunale, di interesse per la pianificazione di livello pro- vinciale; - la riorganizzazione e potenziamento della fruizione storico/archeologica, con particolare riferimento all'area di Luni antica, alle aree dei Liguri di Ameglia ed alle emergenze ar- cheologiche diffuse. - Lo sviluppo e la riqualificazione turistico/fruitiva del "polo" urbano sarzanese, in partico- lare per il ruolo "di sistema" nel contesto dello sviluppo di nuovi "turismi", quali la conve- gnistica ed il "welness" e la valorizzazione turistica del contesto territoriale della “strada mercato”; - la riqualificazione ed il potenziamento della fruizione del fiume Magra, in relazione ai due "assi": la valorizzazione ambientale del "fiume fruibile" e la riorganizzazione e potenzia- mento del "polo nautico fluviale" nel tratto terminale del Magra (fiume navigabile). Con riferimento al contesto territoriale della fascia collinare, l’indirizzo generale del Piano è orientato alla riqualificazione e potenziamento, che avviene prevalentemente con: - recupero e valorizzazione dei nuclei e degli insediamenti rurali quali elementi per l’organizzazione della fruizione e della ricettività;

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 334 - la valorizzazione turistica integrata della fascia collinare della Val di Magra, in relazione alle specificità in campo rurale e naturalistico ed alle relazioni con i sistemi delle Apuane, del Golfo e delle aree Parco Montemarcello – Magra; - potenziamento della ricettività rurale e agrituristica - riorganizzazione e potenziamento della rete dei percorsi per la fruizione escursionistica, tematica e naturalistica

Sistema turistico del Golfo Con riferimento al contesto territoriale della costa del Golfo si prevede lo sviluppo e la ri- qualificazione dell’offerta avvengono, che comporta: - sviluppo e riqualificazione dell'offerta nautico/diportistica e dei servizi connessi (poli nautici integrati, nautica sociale/associativa, servizi integrati) - riqualificazione, potenziamento e specializzazione dell’offerta turistica connessa alla frui- zione della costa e del mare: nautica, balneare, naturalistica e culturale; - riqualificazione e potenziamento turistico/fruitivo degli insediamenti costieri, in particola- re per il Ponente spezzino, sviluppo dell’offerta turistica del polo urbano spezzino, riqua- lificazione dell’offerta turistica e nautica a Lerici e Portovenere; - sviluppo di nuovi “turismi” connessi alla fruizione in contesto urbano, quali la crocieristi- ca, la fruizione culturale ed il fieristico/espositivo Nel contesto territoriale delle colline e delle isole del Golfo la riqualificazione e potenzia- mento dell’offerta si caratterizza principalmente per: - sviluppo delle strutture per la fruizione naturalistico/sportiva ed escursionistica, - riqualificazione e valorizzazione ricettiva del sistema delle fortificazioni e degli insedia- menti collinari; - integrazione con i sistemi turistici contigui, in particolare con le 5 Terre; - potenziamento della tutela e valorizzazione ambientale e paesaggistica attraverso la rea- lizzazione del Parco Provinciale del Golfo - valorizzazione della risorsa mare e la riqualificazione culturale e fruitiva delle isole, in particolare per la Palmaria

Sistema turistico della Riviera/5 Terre Nel contesto territoriale delle 5 Terre assumono rilievo i processi di riqualificazione e valo- rizzazione insediativa e di integrazione tra sistemi turistici locali: - sviluppo delle connessioni e dei processi d’integrazione territoriale e funzionale (offerta ricettiva e fruitiva) tra costa ed entroterra, in particolare per l’integrazione con la Val di Vara; - riqualificazione e potenziamento della fruizione nella costa e del mare, valorizzazione degli insediamenti costieri e recupero delle infrastrutture ferroviarie dismesse; Nel contesto territoriale della costa della Riviera l’offerta turistica presenta specifici orienta- menti di sviluppo e riqualificazione: - sviluppo ricettivo alberghiero e nautico/diportistico nelle aree contigue di Levanto e Bo- nassola; - potenziamento della fruizione della risorsa mare, in termini di diversificazione dell'offerta di fruizione e di accessibilità della costa; - riqualificazione e specializzazione dell’offerta extralberghiera, integrata con la fruizione del mare, e valorizzazione alberghiera del patrimonio abitativo turistico a Deiva e Framu- ra;

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 335 Nel contesto territoriale della fascia collinare della Riviera, l’offerta ricettiva prevede la ri- qualificazione ed il potenziamento dell'offerta, attraverso: - il potenziamento della ricettività extralberghiera ed agrituristica; - lo sviluppo di aree sportive integrate con servizi ricettivi e ricreativi; - la riqualificazione ricettiva e di servizio degli insediamenti rurali, in particolare per lo sviluppo ricettivo alberghiero ed extralberghiero degli insediamenti della vallata di Le- vanto;

Sistema della Val di Vara Con riferimento al contesto territoriale della fascia montano/collinare, l’offerta turistica si caratterizza per la riqualificazione ed il potenziamento dell'offerta e l'integrazione tra si- stemi turistici locali, attraverso: - lo sviluppo alberghiero ed extralberghiero nelle aree interessate dall’integrazione 5 Terre – Val di Vara, in particolare per Pignone, Riccò del Golfo; - il potenziamento dell'offerta agrituristica, agrifaunistica e salutistico/sportiva, nonché della fruizione escursionistica; - la riqualificazione e la valorizzazione turistica degli insediamenti rurali, con funzioni ricettive alberghiere, extralberghiere e di servizio alla fruizione naturalistica, stori- co/culturale e rurale; - il potenziamento della fruizione storico/culturale ed archeologica; - il potenziamento della fruizione rurale, in particolare per la Valle del Biologico di Varese Ligure; Nel contesto territoriale del fondovalle l’offerta ricettiva si caratterizza per dimensioni e tipologie maggiormente strutturate, prevedendo lo sviluppo e la riqualificazione dell'offerta, attraverso: - lo sviluppo ricettivo e dei servizi alla fruizione, prevalentemente alberghiero, nei centri ordinatori principali e dei servizi a Varese Ligure ed a Brugnato, i due principali “centri ordinatori” del comprensorio della Val di Vara; - lo sviluppo alberghiero ed extralberghiero nelle aree di fondovalle, in particolare a Sesta Godano (fruizione fluviale), Beverino (asse d’integrazione con le 5 Terre) - la riqualificazione ed il potenziamento della fruizione fluviale, in particolare naturalisti- co/sportiva;

Di seguito viene proposto il quadro d’insieme delle politiche del Piano, con l’individuazione degli obiettivi ed indirizzi generali per ciascun sistema turistico locale:

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 336 Sistemi Contesti Potenzialità di caratterizza- indirizzi generali Temi del PTC ed elementi territoriali rif. Turistici territoriali zione dell’offerta A.T.O Locali Naturalistico/sportiva Il polo integrato nautico, balneare, rurale e ricettivo (area progetto) La piana di Marinella e Fiumaretta SM.1 Rurale Aree di Luni, Cafaggio di Ameglia, Le aree archeologiche romane e dei Liguri Storico/culturale emergenze archeologiche diffuse SM.2 Nautico/diportistica sviluppo integrato e Il polo urbano turistico, convegnistico e culturale/ricreativo di Sarzana L’area urbana sarzanese, la strada mercato SM.3 La Piana Balneare riqualificazione Fruizione urbana: La fruizione naturalistico/sportiva, turistico/ricettiva e nautico/diportistica Le aree fluviali e perifluviali del basso corso centrale SM.4 degli insediamenti costieri; in del Magra (fiume fruibile e fiume navigabile) del Magra contesto rurale

Val di Magra Naturalistico/sportiva, La fascia storico/culturale, rurale riqualificazione e La fruizione storico/culturale, rurale/agrituristica, naturalistica, escursioni- La fascia collinare ed i nuclei storici SM.5 interno della Val di Magra Sistema costiero, focivo ed

collinare Fruizione urbana: in contesto Fruizione turistica integrata potenziamento stica rurale, storico/culturale

Balneare Sistema delle strutture portuali turistiche e in ambito urbano in ambito Polo nautico del Golfo SG.1 Nautico/diportistica sviluppo e riqualifica- dei poli nautici integrati La costa Fruizione urbana: centrale, zione degli insediamenti costieri L’offerta nautica diffusa, la fruizione balneare, storica, culturale degli na I centri ed i borghi costieri insediamenti costieri SG.2 Golfo

Naturalistico/sportiva, balneare del Golfo Le colline e riqualificazione e La fruizione naturalistica, balneare, rurale, escursionistico/sportiva e Fruizione urbana: in contesto La fascia collinare e le isole del Golfo SG.3 Fruizione risor- Fruizione Sistema costiero le isole ed urba- sa mare potenziamento culturale della fascia collinare e degli insediamenti rurali rurale

Naturalistico/sportiva, balneare, rurale riqualificazione ed La fruizione rurale, naturalistico/ sportiva, balneare, storico/culturale. Le 5 Terre Fruizione urbana: in contesto La costa e la fascia collinare delle 5 Terre integrazione tra STL L’integrazione 5 Terre – Val di Vara. (area progetto) SC.1 rurale e degli insediamenti costieri Balneare Il polo turistico integrato Levanto e Bonassola SC.2 Naturalistico/sportiva La costa della sviluppo e riqualifica- Nautico/diportistica Riviera zione La specializzazione nella fruizione della risorsa mare Deiva e Framura SC.3 Fruizione urbana: degli ambientale insediamenti costieri Riviera/5 Terre Riviera/5 Riviera-Cinque Terre Riviera-Cinque Sistema costiero della

Sistema d’offerta turistica provinciale turistica d’offerta Sistema La fascia Rurale, Naturalistico/sportiva riqualificazione e La fascia collinare e la rete degli insedia- collinare della Fruizione urbana: in contesto Fruizione risorsa mare ed La fruizione rurale, naturalistico/sportiva e storico/culturale potenziamento menti rurali SC.4 Riviera rurale

La valorizzazione della cintura montano/collinare Le Alte Vie SV.1 Naturalistico/sportiva La Valle del Biologico La fruizione agroambientale SV.2 in ambito rurale in ambito La fascia Rurale riqualificazione e La media e bassa Val d Vara montano - Storico/culturale potenziamento, Emergenze archeologiche preistoriche e dei Le aree archeologiche montano/collinari collinare Fruizione urbana: in contesto integrazione tra STL Liguri SV.3 rurale Insediamenti rurali fascia montano - La rete degli insediamenti rurali collinare SV.4 integrata Naturalistico/sportiva La fruizione naturalistico/sportiva Il fiume Vara ed il sistema torrentizio

Val di Vara SV.5 Sistema interno della Val di Vara

Rurale turistica Fruizione sviluppo e riqualifica- Il fondovalle I centri ordinatori e secondari della Val di Fruizione urbana: in contesto zione I centri e l’organizzazione del sistema SV.6 rurale, storico/culturale Vara

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 337 3.4.4. IL SISTEMA D’OFFERTA TURISTICA DELLA VAL DI MAGRA (SM)

DESCRIZIONE

L’ambito turistico omogeneo della Val di Magra presenta molteplici caratterizzazioni fruitive e significative potenzialità di sviluppo ricettivo. E' composto dai comuni appartenenti all’ambito Val di Magra come indicato nel contesto dedicato all’assetto insediativo della presente Sezione. Il sistema turistico della Val di Magra, oltre alla consolidata caratterizzazione fruitiva nauti- co/balneare, presenta significative potenzialità in campo storico/archeologico, culturale e rurale. La molteplicità delle caratterizzazioni fruitive costituisce la peculiare “personalità” turistica dell’ambito omogeneo. Nell’insieme di comuni interessati sono ricompresi anche i comuni di Bolano e Follo, che per in relazione a molte componenti territoriali dell’offerta giocano un ruolo nel sistema turistico della Val di Magra, in particolare per le vocazioni fruitive presenti nella fascia collinare.

Lo sviluppo del sistema locale di offerta turistica caratterizza due specifici progetti territoriali del PTC, attinenti alla piana del Magra ed alla fascia collinare.

OBIETTIVI SPECIFICI

LA PIANA DEL MAGRA - lo sviluppo turistico integrato nell'area di Marinella/Fiumaretta, nella bassa Piana, che costituisce un'area progetto intercomunale, di interesse per la pianificazione di livello pro- vinciale; - la riorganizzazione e potenziamento della fruizione storico/archeologica, con particolare riferimento all'area di Luni antica, alle aree dei Liguri di Ameglia ed alle emergenze ar- cheologiche diffuse. - lo sviluppo e la riqualificazione turistico/fruitiva del "polo" urbano sarzanese, in particola- re per il ruolo "di sistema" nel contesto dello sviluppo di nuovi "turismi", quali la conve- gnistica ed il "welness" e la valorizzazione turistica del contesto territoriale della “strada mercato”; - la riqualificazione ed il potenziamento della fruizione del fiume Magra, in relazione ai due "assi": la valorizzazione ambientale del "fiume fruibile" e la riorganizzazione e potenzia- mento del "polo nautico fluviale" nel tratto terminale del Magra (fiume navigabile).

LA FASCIA COLLINARE Costituisce un contesto fruitivo fortemente caratterizzato sia sul piano della ruralità e delle produzioni agroalimentari di qualità, sia sul piano naturalistico/ambientale. I temi/obiettivo sono connessi ai seguenti aspetti: - recupero e valorizzazione dei nuclei e degli insediamenti rurali quali elementi per l’organizzazione della fruizione e della ricettività; - la valorizzazione turistica integrata della fascia collinare della Val di Magra, in relazione alle specificità in campo rurale e naturalistico ed alle relazioni con i sistemi delle Apuane, del Golfo e delle aree Parco Montemarcello – Magra;

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 338 - potenziamento della ricettività rurale e agrituristica - riorganizzazione e potenziamento della rete dei percorsi per la fruizione escursionistica, tematica e naturalistica

AZIONI SPECIFICHE DEL PIANO

AREA DI “MARINELLA” (SM.1)

DESCRIZIONE

L'area progetto interessa la bassa piana del Magra nel territorio dei comuni di Sarzana ed Ameglia e, in particolare, concerne le aree tenuta di Marinella, il litorale di Marinella e di Fiumaretta ed una parte del tratto finale del Magra in sponda destra. Le componenti caratterizzanti dell'offerta sono: il rurale, il balneare, la nautica da diporto, la fruizione naturalistico/sportiva, la qualificazione e potenziamento della struttura ricettiva e delle infrastrutture per la mobilità turistica. L'area progetto trova interrelazione con la fruizione storico/archeologica: aree di Luni e di Cafaggio (siti Liguri) e con la riorganizzazione funzionale dell'intero "polo nautico" fluviale del Magra. Il contesto territoriale in questione è interessato, in larga parte, dalla progettualità presentata al Prusst "Area centrale", ed il progetto di trasformazione complessivo trova realizzazione in un specifico accordo di programma tra gli Enti interessati.

Obiettivi specifici del PTC sono:

Sviluppo delle strutture ricettivee sviluppo diversificato delle strutture ricettive Attraverso nuove realizzazioni e mediante la riqualificazione e recupero del patrimonio edili- zio presente nel borgo di Marinella e nella Tenuta omonima (casali dismessi/dismettibili) Nel contesto del recupero e riuso delle strutture dismesse si pone il tema della colonia ex Olivetti, finalizzato a potenziare la dotazione ricettiva e di servizi connessi nell'area progetto ed a valorizzare il ruolo turistico della bassa Piana del Magra, uno degli ambiti a maggiore potenzialità di sviluppo dell'intera provincia.

Riorganizzazione funzionale della fascia litoranea e riqualificazione dell'offerta balneare e dei servizi connessi Attraverso la riorganizzazione funzionale della fascia litoranea e retrocostiera, finalizzata a ridefinire l'assetto funzionale dei servizi alla balneazione e potenziare la capacità d'offerta complessiva delle spiagge più estese della provincia.

Potenziamento e qualificazione dell'offerta nautico/diportistiche integrate Al fine di configurare, attraverso una riorganizzazione e qualificazione funzionale delle aree fluviali, una polarità nautico/ricettiva e di servizio che si relaziona, oltre che come elemento portante del "polo nautico" del Magra, anche come elemento d'offerta del sistema di rilievo provinciale.

Riorganizzazione delle infrastrutture connettive e distributive Nell'obiettivo di integrare l'area progetto con la viabilità di grande rete e di riqualificare le

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 339 aree balneari attraverso la ridefinizione dello schema viario litoraneo e di connessione con l'interno

Riqualificazione e potenziamento della fruizione rurale Costituisce un obiettivo strategico nel contesto della valorizzazione della Tenuta, sia sul piano della fruizione paesaggistica che su quello della ricettività rurale ed agrituristica e della frui- zione dei servizi ricreativi connessi.

TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

SVILUPPO DIVERSIFICATO DELLE STRUTTURE RICETTIVE E VALORIZZAZIONE FRUITIVA NELLA TENUTA DI MARINELLA

SM.1.1 – Tenuta e Borgo di Marinella: sviluppo diversificato delle strutture ricettive. Van- no definite azioni per lo sviluppo integrato delle strutture ricettive assumendo a riferimento la seguente programmazione degli interventi: - Ristrutturazione del Borgo di Marinella, con funzioni integrate turistiche, commerciali, di servizio e residenziali; - Realizzazione di nuove strutture alberghiere previste in adiacenza del borgo; - Ristrutturazione dei casali della Tenuta di Marinella non più idonei alla gestione agricola, finalizzati ad un impiego turistico integrato (in particolare nella forma di hotel paese) nel rispetto della tipologia rurale e dell’unitarietà fondiaria e paesistica dell’azienda, in modo compatibile con la tutela e la fruizione del sito naturalistico e del sito archeologico di Lu- ni. - Sviluppo turistico/ricettivo delle aree di Fiumaretta, ed integrazione con la fruizione natu- ralistico/sportiva connessa alla realizzazione di aree verdi attrezzate contigue; - realizzazione di aree per parcheggi, anche in compensazione del deficit di standard at- tualmente presente nel borgo di Fiumaretta

RIORGANIZZAZIONE FUNZIONALE DELLA FASCIA LITORANEA E RIQUALIFICAZIONE DELL'OFFERTA BALNEARE E DEI SERVIZI CONNESSI

SM.1.2 – Fascia litoranea: riqualificazione funzionale, potenziamento e diversificazione dell'offerta fruitiva balneare. Nel contesto delle necessarie intese, vanno definite azioni fina- lizzate alla riqualificazione e potenziamento dell’offerta balneare, attraverso un programma di interventi finalizzati alla riqualificazione funzionale della fascia litoranea, in connessione con l’arretramento della SS. 432 come più avanti specificato: - ricostituzione della fascia vegetata retrodunale; - realizzazione si servizi alla sosta (parcheggi) per la fruizione balneare del litorale; - potenziamento degli arenili fruibili e ristrutturazione degli stabilimenti balneari esistenti, con sviluppo integrato di servizi commerciali e ricreativi di retrospiaggia, secondo un mo- dello unitario tra Fiumaretta (Ameglia) e Marinella (Sarzana).

SVILUPPO INTEGRATO DELLE FUNZIONI NAUTICO/DIPORTISTICHE

SM.1.3 - tratto finale del Magra: riorganizzazione funzionale e sviluppo di poli nautici integrati. Nel contesto delle necessarie intese, vanno definite azioni volte a realizzare un polo

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 340 nautico integrato e funzioni ricettive e di servizio, in connessione con allo sviluppo dell'area progetto Marinella. Lo schema organizzativo prevede spazi e strutture in acqua ed aree a terra attrezzate per i servizi di rimessaggio, assistenza, servizi integrati e ricreazione, nonché destinazioni ricettive e residenziali. Il polo nautico, oltre ad integrare gli impianti fluviali esistenti tra il Ponte della Colombiera e l’abitato di Fiumaretta, è anche funzionale alla riqualificazione spondale del tratto citato.

RIORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA LOCALE DELLE INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITÀ E DELLA RETE ESCURSIONISTICA NELLA BASSA PIANA DEL MAGRA

SM.1.4 - Nodo di interscambio. Il Comune prevede azioni finalizzate a favorire la permeabi- lità tra autostrada e rete viaria locale, attraverso la realizzazione di un nodo di interscambio tra l’autostrada e la tenuta di Marinella all’altezza di Luni Mare, funzionale anche alla fruizione archeologica di Luni. Vanno previsti altresì il recupero dell’area dismessa del vecchio depuratore, finalizzato a realizzare spazi di parcheggio di scambio tra autostrada e percorso ciclabile/pedonale, nonché un centro informazioni ed accoglienza turistica e servizi ristorativi e promozionali per le produzioni tipiche.

SM.1.5 - Arretramento SS 432 “litoranea”. Nel contesto delle necessarie intese, va previsto l'arretramento della Statale 432. Tale arretramento, da attuare attraverso variante all'asse attuale, si connette a due obiettivi: - specializzazione e sviluppo della mobilità e dei servizi alla fruizione balneare, che integra le azioni di riqualificazione del litorale e favorisce la specializzazione turistica della viabi- lità esistente, nonché la specializzazione funzionale delle aree retrocostiere da dedicare ai servizi integrati alla balneazione. - qualificazione dell’offerta nautica da diporto, funzionale alla specializzazione degli spazi per i servizi nautico/diportistici in previsto sviluppo nel polo nautico in sponda sinistra.

RECUPERO E VALORIZZAZIONE DELLA EX COLONIA OLIVETTI A FINI RICETTIVI E DI SERVIZIO

SM.1.6 - Ex Colonia Olivetti: recupero per funzioni ricreative e ricettive integrate. Va pre- visto il recupero della ex Colonia Olivetti per funzioni ricettive alberghiere di qualità e di servizio ricreativo integrato, valorizzando tale struttura quale componente del modello di sviluppo turistico della bassa Piana del Magra, in relazione a funzioni culturali/convegnistiche e/o balneari/salutistiche.

POTENZIAMENTO DELLE STRUTTURE RICETTIVE, RICREATIVE E D'INFORMAZIONE, ANCHE MEDIANTE IL RIUSO A FINI FRUITIVI E TURISTICO RICETTIVI DELLE AREE DISMESSE DI PORTONETTI E PADULETTI

SM.1.7 - Recupero delle aree dismesse. Vanno definite azioni finalizzate allo sviluppo di servizi alla fruizione della bassa Piana, anche con riferimento alle aree archeologiche, nelle aree dimesse di Paduletti e Portonetti. Tali servizi assumono prevalente caratterizzazione ricettiva soprattutto nell'area di Paduletti.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 341 POLITICHE PER LO SVILUPPO DEL SISTEMA LOCALE D’OFFERTA TURISTICA: LA FRUIZIONE STORICO ARCHEOLOGICA (SM.2)

DESCRIZIONE

Il PTC fornisce indirizzi finalizzati alla valorizzazione integrata delle emergenze stori- co/archeologiche che configurano una specifica opportunità fruitiva nell'ambito della Val di Magra.

Il Piano definisce un progetto territoriale finalizzato a riqualificare e valorizzare l’area ar- cheologica di Luni e le aree archeologiche dei Liguri, proponendo uno schema di riorganizza- zione da concertare e copianificare tra gli Enti interessati. La realizzazione del parco archeologico di Luni necessita una ridefinizione dell’area, oltre i meri confini dell’attuale area archeologica, ed una integrazione della stessa nel contesto più ampio del sistema di emergenze storico/archeologiche della bassa Piana del Magra (i siti dei Liguri) e del contiguo ambito turistico della fascia collinare.

Tema/obiettivo del PTC è quello della riorganizzazione della fruizione storico archeologi- ca quale componente strutturale dell'offerta turistica della Val di Magra, in relazione ai due "assi" definiti dalle emergenze romane e dei Liguri ed alle integrazioni con il sistema della fruizione archeologica provinciale;

TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

VALORIZZAZIONE DELLE AREE ARCHEOLOGICHE DI LUNI E DI CAFAGGIO, E RIORGANIZZAZIONE DELLE STRUTTURE MUSEALI DEDICATE

SM.2.1 - Parco archeologico di Luni: riorganizzazione funzionale ed integrazione. Vanno definite azioni finalizzate alla realizzazione di un “parco archeologico” della bassa Val di Magra interessa l’area di Luni, il sito dei Liguri a Cafaggio, le emergenze diffuse (villa di Bocca di Magra, siti rurali romani nelle aree collinari). Il PTC identifica l’ambito territoriale da valorizzare, nel contesto più ampio dello sviluppo turistico della bassa Piana del Magra, nell’area identificata dai due assi sentieristici che rap- presentano altrettanti elementi di integrazione delle diverse opportunità fruitive e di connes- sione con l’ambito collinare di Montemarcello da un lato, del “sistema apuano” dall’altro. Nel contesto degli indirizzi forniti dal PTC, i Comuni definiscono azioni finalizzate: - alla realizzazione di una rete promozionale e di servizio fruitivo (accoglienza, visite gui- date) che trovi integrazione con le iniziative specifiche previste nell’area progetto Mari- nella, in particolare per il centro di interscambio citato. - alla realizzazione di un progetto complessivo ed unitario di promozione/informazione, sia materiale (cartellonistica specifica) sia virtuale (inserimento del circuito fruitivo archeolo- gico in apposito sito, nella prospettiva di realizzare un “portale” web per l’intero sistema turistico della Val di Magra). - alla valorizzazione delle emergenze archeologiche nei siti rurali romani delle colline di Castelnuovo e della villa romana di Bocca di Magra.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 342 SM.2.2 - Museo Nazionale di Luni: riorganizzazione funzionale e valorizzazione integrata. Nel contesto delle necessarie intese, vanno definite azioni finalizzate: - alla demolizione dell’attuale sito museale e sua ricostruzione in area limitrofa senza im- patto per la zona degli scavi, con riguardo anche a nuove strutture di servizio commerciali e ristorative integrate nell’area. - alla valorizzazione culturale compatibile delle strutture archeologiche, con la programma- zione di eventi tematici da realizzare nell’area stessa;

SM.2.3 - Ameglia: sviluppo delle funzioni museali dedicate ai Liguri. Va prevista la realizza- zione di una struttura museale dedicata alla valorizzazione dei reperti dei Liguri, con un ruolo a valenza provinciale, eventualmente da attuare anche mediante il riuso di uno dei casali della Tenuta di Marinella (tra quelli riconvertibili a funzioni extra agricole).

IL CIRCUITO FRUITIVO INTEGRATO DELLE EMERGENZE INTEGRATE DELLA PIANA DEL MAGRA

Il PTC propone la realizzazione di un circuito fruitivo integrato attinente le emergenze ar- cheologiche della Piana del Magra, al fine di valorizzare in misura integrata la Piana di Luni. La bassa piana del Magra si configura come un ambito - progetto di particolare rilevanza ed approfondimento, data la rilevanza delle iniziative di valorizzazione in essere e il grado di maturazione progettuale delle iniziative stesse. Le dimensioni della valorizzazione assumono una caratterizzazione integrata, comprendendo: − il sistema delle emergenze archeologiche di epoca romana, che connota una delle aree più interessanti del Nord Italia (area di Luni e siti dei Liguri) − la fruizione del mare (balneare, nautica, sportiva) e della parte terminale del fiume Magra − la fruizione naturalistica (piana e fiume) − la ricreazione e i servizi connessi alla ricettività nelle diverse tipologie − la fruizione del territorio vocato sul piano agroambientale (la Tenuta di Marinella, il si- stema collinare “storico” della bassa Val di Magra). Le politiche del Piano, a fronte delle potenzialità presenti, sono rivolte a conferire una forte integrazione allo sviluppo dell’ambito, attraverso: 1. la riorganizzazione della parte finale del Magra: integrazione tra fruibilità sul piano natu- ralistico (attrezzatura aree naturalistiche, continuità della rete viaria ciclabile, equitabile e pedonabile fluviale e connessione con le aree litoranee e interne della bassa piana del Ma- gra) e su quello nautico diportistico (realizzazione del “porto canale”). Il ruolo dell’attuale porticciolo di Bocca di Magra può diventare una polarità di livello provinciale sul piano dell’accoglienza delle imbarcazioni in transito e del trasporto turistico locale via mare, ol- tre che rappresentare una parte del porto canale a prevalente connotazione “stanziale”; 2. valorizzazione del sistema delle emergenze archeologiche: con la realizzazione di un sistema museale integrato, fruibile sia in relazione ai reperti della cultura Ligure di Caf- faggio che a quelli romani di Luni, che potrebbe essere realizzato all’interno del Borgo Storico di Marinella consentendo: − la rilocalizzazione dell’attuale Museo Nazionale di Luni, che potrebbe essere demolito per favorire la migliore fruibilità dell’area archeologica; − la sistemazione dei reperti dei Liguri; − la realizzazione di strutture di servizio alla fruizione con valenza per l’intera area, in- tegrate con il sistema museale provinciale (musei urbani ed aree museali sul territorio).

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 343 3. La riqualificazione dell’area agricola della Tenuta di Marinella: al fine della valorizzazio- ne integrata sul piano ricreativo, ricettivo e naturalistico/sportivo, con mantenimento della funzione agricola caratterizzante, peculiare in ambito regionale. 4. La riqualificazione unitaria del fronte a mare: interessa la forma di fruizione più consoli- data, quella balneare. Le azioni di valorizzazione sono finalizzate alla riqualificazione dell’assetto balneare secondo un modello unitario da parte i Comuni di Ameglia e Sarzana (Fiumaretta e Marinella), alla riambientalizzazione della fascia retrocostiera, alla connes- sione con le aree interne al fine di sviluppare un ambito fruitivo integrato. 5. La costituzione di un centro servizi nell’area di Luni Mare: in grado di sviluppare funzioni di accoglienza e informazione turistica e fruizione delle risorse ambientali e stori- co/culturali. 6. Il recupero dell’edilizia rurale e storica della piana di Marinella, a fronte del manteni- mento dell’unitarietà fondiaria della Tenuta omonima e della caratterizzazione rurale del paesaggio: finalizzato a configurare un “hotel paese”, composto dai manufatti agricoli dif- fusi e non più funzionali all’attività agricola, all’interno del quale sussista la tradizionale residenza agricola (nei casali ancora funzionali alle attività rurali e nel borgo storico), le attività di commercializzazione dei prodotti tipici locali, la ricettività turistica e agrituristi- ca, l’accoglienza alla fruizione escursionistica, le attività ricreative culturali ed enogastro- nomiche e strutture museali tematiche in campo storico/culturale e naturalisti- co/ambientale.

RIORGANIZZAZIONE DELLE INFASTRUTTURE PER PERCORSI ESCURSIONISTICI E TEMATICI, IN- TERSCAMBIO CON LA VIABILITÀ DI GRANDE RETE SU GOMMA E CON LA RETE FERROVIARIA; INTE- GRAZIONE CON I PERCORSI FRUITIVI DELLA PIANA DI MARINELLA;

Riorganizzazione infrastrutturale: sviluppo dell’accessibilità funzionale all'integrazione per la fruizione storico/archeologica. Vanno previsti interventi per migliorare l’accessibilità all’area archeologica di Luni, attraverso: - realizzazione di un nodo di interscambio dedicato alla fruizione archeologica (aree sosta e servizi). - integrazione dell’area di Luni con la rete sentieristica principale, in particolare per la rete di piste ciclabili, mediante una connessione “dedicata” che colleghi il parco archeologico con la Tenuta di Marinella e con il nodo di interscambio citato, attraverso un sottopasso pedonale sull’A12; - valorizzazione del ruolo della ferrovia metropolitana anche in relazione ad una eventuale estensione di tale soluzione modale alla stazione ferroviaria di Luni, con funzioni di sup- porto alla fruizione turistica.

POLITICHE PER LO SVILUPPO DEL SISTEMA LOCALE D’OFFERTA TURISTICA: LO SVILUPPO DIVERSIFICATO DEL POLO TURISTICO DI SARZANA (SM.3)

DESCRIZIONE

Il PTC identifica un progetto territoriale rilevante per la crescita del sistema turistico della Val

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 344 di Magra, che attiene al rafforzamento ed alla diversificazione del modello d’offerta turistica del polo urbano cardine della “città diffusa” della Val di Magra, sul piano commerciale e di servizio (strada mercato), su quello storico/culturale, su quello dei servizi ordinatori di scala vasta (commercio in a largo bacino d'utenza, logistica distributiva, servizi pubblici e privati). Il progetto che il Piano identifica si articola per temi ad avanzato grado di maturità progettua- le, assunti dalla banca progetti del Prusst “Area centrale”, e da proposte attinenti temi dell’innovazione e dell’integrazione delle opportunità di fruizione e dell’offerta turistica, con valenza per l’intero sistema turistico della Val di Magra. Il Piano individua tre aree con valenza ordinatrice per l’avvio dei processi di sviluppo ed integrazione tra le componenti del sistema locale di offerta turistica della Val di Magra: l’ex Sirma di S. Stefano Magra, l’ex RDB di Sarzana e l’ex Filippi di Castelnuovo Magra. Le tre aree “disegnano” i poli per la diversificazione ed il potenziamento funzionale della “strada mercato” quale elemento ordinatore della “città diffusa” della Val di Magra, e come componente rilevante ai fini della strutturazione del sistema d’offerta turistica del comprenso- rio, sia in modo diretto che in funzione di “cerniera” nei confronti degli altri ambiti turistici, in particolare per la fascia collinare e l’asse fluviale.

Temi/obiettivo del PTC sono:

- il potenziamento delle funzioni turistiche, integrate con lo sviluppo dei servizi di scala vasta e con i processi di riqualificazione urbana nella “città diffusa” nella Piana del Ma- gra. - il potenziamento della struttura ricettiva nel contesto della riqualificazione e valorizza- zione urbana del centro storico sarzanese, dei quartieri urbani recenti, della "strada mer- cato". - l'integrazione tra funzioni turistiche ed il potenziamento dei servizi di scala vasta, in particolare per quelli culturali, formativi, commerciali; - lo sviluppo delle funzioni turistiche innovative, in particolare per quelle legate alla convegnistica, alla fruizione salutistico/sportiva e culturale; - il recupero delle aree dismesse negli assi Aurelia e Cisa, finalizzato allo sviluppo di funzioni turistiche integrate con quelle di servizio di scala sovracomunale

TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

POTENZIAMENTO DELLE FUNZIONI TURISTICO/RICETTIVE, NEL CONTESTO DEI PROCESSI DI VA- LORIZZAZIONE E RIQUALIFICAZIONE URBANA;

SM.3.1 - Comparto via Muccini - Riqualificazione urbana e valorizzazione turistica. Nella fascia di “cerniera” tra centro urbano di Sarzana e la “strada mercato”, interessata da progetti di riqualificazione compresi nel Prusst “Area centrale” (comparto di Via Muccini), vanno definite azioni finalizzate al potenziamento della struttura ricettiva/ricreativa in ambito urba- no, integrando le previste funzioni residenziali e di servizio nonché le strutture per trasporto pubblico funzionali alla mobilità metropolitana.

SM.3.2 - Centro storico. Valorizzazione dell’ex Ospedale S. Bartolomeo per funzioni cultu- rali e formative di scala vasta, integrazione con le funzioni culturali e ricreative nel centro storico. Vanno definite azioni finalizzate allo sviluppo di nuove tipologie d'offerta turisti-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 345 co/fruitiva, attraverso la valorizzazione delle strutture dell'ex Ospedale S. Bartolomeo, preve- dendo funzioni di scala vasta connesse alla fruizione culturale ed alla formazione specialisti- ca. Tali funzioni integrano quelle residenziali e di servizio previste nel medesimo contesto e contribuiscono a configurare un "polo" per la fruizione culturale e polo formativo d'eccellenza legato alle specificità locali - in particolare sul piano agroalimentare e dell'antiquariato - che già definiscono caratterizzazioni peculiari dell'offerta turistico/fruitiva, anche in relazione al recupero funzionale dei contenitori "storici" della cittadella, della fortezza di Sarzanello e del centro storico quale luogo di eventi tematici di rilievo provinciale. Il complesso dell’ex ospedale S. Bartolomeo, dunque, può risultare un elemento determinante per la valorizzazione dell’offerta culturale del polo urbano di Sarzana, in connessione con la valorizzazione funzionale delle fortificazioni della fortezza Castracani e, soprattutto, della Cittadella, contigua al complesso ex ospedaliero.

SVILUPPO DI NUOVI "TURISMI" E FUNZIONI TURISTICHE INTEGRATE NELLE AREE EX RDB - BOZI, SANTA CATERINA EX OTO, VALLE DEL FALCINELLO;

SM.3.3 - Aree ex RDB e Bozi: nuovi turismi e integrazione delle opportunità fruitive: fun- zioni fieristico espositive e naturalistico/sportive. Vanno definite azioni finalizzate allo svi- luppo ed alla specializzazione di specifiche tipologie d’offerta, individuando azioni per la loro integrazione attraverso circuiti fruitivi e corridoi verdi. Aree ex RDB (3.3.a): - Strutture per l’offerta convegnistico/espositiva di livello provinciale, integrabili con fun- zioni ricettive; - Aree organizzate per manifestazioni culturali e ricreative (quali fiere, sagre, eventi cultu- rali), integrate con il complesso fieristico/espositivo. Aree dei Bozi (3.3.b): Sviluppo delle funzioni connesse alla fruizione naturalistica e sportiva, valorizzando il ruolo presidio ambientale e la valenza di qualificazione insediativa nel contesto territoriale della “piana urbanizzata”. Tali funzioni comportano lo sviluppo di percorsi escursionistici di con- nessione tra "strada mercato", in particolare per le aree ex RDB, ed ambito fluviale. Il Comune definisce azioni finalizzate alla riclassificazione di tali aree quali territori non insediabili e quali aree contigue al Parco fluviale.

SM.3.4 - Aree di Santa Caterina: Sviluppo turistico/ricettivo e servizi connessi. Vanno definite azioni finalizzate allo sviluppo di funzioni ricettive e di servizi connessi, nell'ambito di Santa Caterina, valorizzando le prestazioni del polo terziario di rilievo provinciale (com- merciale e di servizio, pubblico e privato). Lo sviluppo ricettivo si caratterizza per l’interazione con lo sviluppo della logistica distributi- va, dell’offerta sanitaria ospedaliera e con la crescita delle funzioni terziario/commerciali della "strada mercato" sarzanese.

SM.3.5 - Aree ex OTO Melara - Sviluppo della fruizione sportivo/ricreativa. Vanno definite azioni volte allo sviluppo di funzioni sportive di scala provinciale, definendo un polo sportivo che, al pari del polo fieristico, rappresenta un elemento di qualificazione e strutturazione dell’asse terziario della “strada mercato” e delle valenze turistiche del polo di Sarzana, anche attraverso la strutturazione di nuovi “turismi”.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 346 Lo sviluppo dei servizi sportivi, nella forma di un polo sportivo integrato fruibile dall’utenza agonistica ed salutistica, prevede le seguenti funzioni: - palazzetto dello sport; - centro integrato per gli sport acquatici; - centro ippico agonistico ed escursionistico (l’area si pone come elemento ordinatore dei percorsi equitabili nell’intera asta fluviale); L’obiettivo è quello di strutturare un polo sportivo integrato che risulterebbe sinergico rispetto alle dotazioni presenti e previste alla Spezia, tanto con riferimento al bacino d’utenza di li- vello provinciale, quanto per l’accesso ai circuiti agonistici nazionali ed internazionali. Lo sviluppo di strutture ricreative e ricettive connesse al polo sportivo può trovare realizza- zione anche attraverso il recupero del patrimonio di edilizia rurale presente.

SM.3.6 - Valle del Falcinello: offerta turistica orientata alla terza età. Nel quadro di una politica strategica di diversificazione dell’offerta turistica del polo di Sarzana, vanno definite azioni per lo sviluppo di servizi ricettivi, ricreativi ed alla persona orientati ad una specifica offerta nel comparto salutistico. L'orientamento della programmazione turistica attiene speci- ficamente al "segmento" della “terza età”. Tali funzioni vanno realizzate nel contesto di un parco urbano attrezzato, a fruizione pubblica, favorendo l'integrazione con la fruizione naturalistica della fascia collinare. Il turismo salutistico ed i servizi fruitivi connessi al "welness" integrano le funzioni sociosa- nitarie ed assistenziali insediate e previste nell'area di Santa Caterina. Per diversificare l'offerta ricettiva nelle aree della Valle del Falcinello, vanno individuate azioni di recupero del patrimonio edilizio di prestigio (ville e casali) per la realizzazione di strutture ricettive di qualità.

TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

FUNZIONI TURISTICO/RICETTIVE, CULTURALI E SPORTIVO/RICREATIVE DI SCALA SOVRA- COMUNALE

Il recupero delle aree dismesse nell'asse Aurelia – Cisa e la diversificazione ed il poten- ziamento delle funzioni turistiche nella "strada mercato" della Val di Magra. L'area ex RDB è stata analizzata più sopra (SM.3.3). Il PTC affronta il tema del riuso delle due aree posizionate agli estremi della strada mercato e caratterizzate quali "porte" della Val di Magra: ex SIRMA a Santo Stefano Magra ed ex Filippi a Castelnuovo Magra:

SM.3.7 - Area ex Sirma. Nel contesto del riuso dell'area, e delle previste funzioni residen- ziali, commerciali e di servizio. Vanno definite azioni volte alla valorizzazione delle funzioni ricettive, ricreative e di accoglienza turistica a valenza sovracomunale (connesse al ruolo di "porta" della Val di Magra, e di snodo anche sul piano della logistica e dei trasporti). Va inoltre previsto un asse di connessione con l’area Parco e con all’agglomerato intermodale di Santo Stefano, attraverso una nuova viabilità da attuare tramite sottopasso ferroviario.

SM.3.8 - Area ex Filippi. Quest’area chiude la “strada mercato” ad oriente, verso il confine regionale, ponendosi altresì come elemento di snodo ed interscambio – centro di accoglienza turistica – tra la fruizione della Piana e quella della fascia collinare.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 347 Oltre a valenze commerciali, di servizio e residenziali, devono essere valorizzate specifiche potenzialità sul versante turistico/ricettivo e ricreativo, valorizzando il ruolo dell'area stessa quale “cerniera” con il sistema di fruizione collinare della Val di Magra e con il Parco delle Alpi Apuane. Tale valorizzazione presuppone, oltre allo sviluppo di servizi di accoglienza ed informazione turistica, lo sviluppo di nodi di interscambio connessi con le aree della bassa Piana da un lato, con la fascia collinare dall’altro.

POLITICHE PER LO SVILUPPO DEL SISTEMA LOCALE D’OFFERTA TURISTICA: LA FRUIZIONE turistica DEL FIUME MAGRA (SM.4)

DESCRIZIONE

Il Magra costituisce una componente fondamentale nella caratterizzazione del sistema turisti- co della Val di Magra, e rappresenta un asse “ordinatore” di una quota determinante di op- portunità fruitive che configurano l’offerta turistica dell’ambito della Piana.

Il “sistema fiume” presenta due fondamentali caratterizzazioni: - il fiume “fruibile” - il fiume “navigabile” Si tratta di due sotto - ambiti di pianificazione e programmazione integrata, secondo una “agenda” di temi ed interventi articolata secondo obiettivi di riqualificazione, riorganizzazio- ne funzionale, rinaturalizzazione, sviluppo dell’offerta fruitiva e della capacità ricettiva inte- grata (il “polo” nautico fluviale”). Il Piano articola, all’interno del progetto territoriale “la Piana del Magra”, le politiche del “sistema fiume” attraverso un’area programma ed un’area progetto, di seguito esposte.

I temi/obiettivo del PTC: attengono alla riqualificazione ed al potenziamento della fruizione del fiume Magra, in rela- zione ai due "assi": la valorizzazione ambientale del "fiume fruibile" e la riorganizzazione e potenziamento del "polo nautico fluviale" nel tratto terminale del Magra (fiume navigabile)

- la riqualificazione ed il potenziamento della fruizione fluviale (il "fiume fruibile) è consi- derata in relazione alle specifiche valenze naturalistico/ambientali e di sviluppo turisti- co/ricettivo connesso, e favorisce l'integrazione con il contesto più complessivo della pia- na del Magra; - la riorganizzazione e riqualificazione della nautica da diporto fluviale (il fiume "naviga- bile") si connette all'obiettivo di strutturare un "distretto" della nautica da diporto (l'insie- me delle aree e strutture fluviali nautico/ricettive e di servizio) che svolga un ruolo di si- stema nel contesto dell'offerta nautico/diportistica provinciale e di cui una parte significa- tiva è già stata considerata nell'area progetto "Marinella";

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 348 TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

FUNZIONI TURISTICHE CONNESSE ALLA VALORIZZAZIONE DELLE RISORSE FLUVIALI, SUL PIANO DELLA FRUIZIONE NATURALISTICO/SPORTIVA E DEI SERVIZI RICREATIVI E RICETTIVI;

SM.4.1 - Il basso corso del Vara: sviluppo dei servizi sportivi e ricettivi all'aria aperta. Vanno definite azioni finalizzate allo sviluppo di servizi ricettivi, ricreativi e sportivi all'aria aperta nel tratto del Vara nella Piana di Follo, fino la confluenza con il Magra, che rappre- senta un contesto di “cerniera” tra i sistemi turistici della Val di Magra e della Val di Vara. Tali azioni, in particolare, vanno localizzate nelle aree perifluviali in comune di Follo con la riqualificazione delle aree a commistione d'uso, identificando aree di presidio ambientale e sviluppando in esse attività sportive e ricettive all’aria aperta, anche con recupero dell’edilizia esistente, cui affidare funzioni di valorizzazione condizionata alla tutela paesistica ed am- bientale dei luoghi, in coerenza con gli indirizzi del Piano di Parco.

SM.4.2 - Siti produttivi: recupero, rinaturalizzazione, ambientalizzazione e sviluppo funzioni fruitive naturalistico/sportive e ricreative. Una volta completato il processo di ricollocazione delle attività produttive insediate, vanno previste azioni di rinaturalizzazione e valorizzazione a fini fruitivi e sportivo/ricreativi, compatibili con la disciplina dell’Autorità di Bacino.

SM.4.3 – Siti produttivi: riconversioni e riorganizzazioni di siti produttivi finalizzate allo sviluppo di aree integrate ricettive all’aria aperta e di servizio alla fruizione fluviale. Nel contesto dei processi di riqualificazione delle aree produttive fluviali (al riguardo si rimanda anche a quanto specificato nella sezione dedicata alle aree produttive), devono essere indivi- duate aree da riutilizzare per lo sviluppo di funzioni turistiche integrate connesse alla fruizio- ne turistica perifiluviale, e definiscono azioni di sviluppo di impianti turistico/ricreativi, di attrezzature per l’escursionismo e per lo sport, compatibili con la disciplina dell’Autorità di Bacino.

RIORGANIZZAZIONE E RIQUALIFICAZIONE DELLE FUNZIONI NAUTICO/DIPORTISTICHE, ATTIVANDO PROCESSI DI INTEGRAZIONE E POTENZIAMENTO, RICONVERSIONE DI SITI PRODUTTIVI, SPECIA- LIZZAZIONE DELLE FUNZIONI RICETTIVE E DI SERVIZIO INTEGRATO ALLA NAUTICA DA DIPORTO.

SM.4.4 – Nautica da diporto: Riorganizzazione funzionale e potenziamento; realizzazione di poli nautici presso il ponte Colombiera. Nel contesto delle necessarie intese, vanno indivi- duate aree, sopra e sotto il ponte della Colombiera in sponda destra del Magra, cui riferire azioni di riorganizzazione funzionale e di potenziamento dell’offerta nautico/ricettiva fluviale e dei servizi connessi. Nel contesto di tale riorganizzazione, va prevista la ricollocazione dei posti barca posti al di sopra della linea della navigabilità del fiume incompatibili secondo gli indirizzi del Parco.

SM.4.5 – Attività produttive: Riconversione di siti per lo viluppo funzioni ricettive e di servizio alla nautica da diporto. Va prevista la riconversione di impianti cantieristici in centri per servizi integrati al turismo nautico/diportistico, secondo gli indirizzi definiti dal PTC nella capitolo della presente Sezione dedicata alla cantieristica fluviale (L.2).

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 349 SM.4.6 - Aree produttive di Ameglia: sviluppo di funzioni integrate di servizio alla nautica da diporto. Nell’area produttiva di Ameglia (aree produttive fluviali nelle loc. Armezzone e Camisano), vanno individuate funzioni produttive e di servizio connesse alle attività nauti- co/diportistiche, facendo riferimento gli indirizzi del PTC definiti nel paragrafo della presente Sezione dedicata alle aree produttive.

SM.4.7 - Bocca di Magra: qualificazione funzionale della darsena, riorganizzazione nautica sociale/associativa e potenziamento delle funzioni di accoglienza al transito nautico. Nel contesto delle necessarie intese, vanno definite azioni volte alla realizzazione di un porticciolo turistico nell'attuale sito della darsena comunale. Tale destinazione funzionale costituisce un fattore di caratterizzazione per l’intero sistema nautico fluviale del Magra, potendo rappre- sentare una “porta” a mare del Parco fluviale. Le prevalenti caratterizzazioni funzionali sono rappresentate dall'offerta stanziale per la nauti- ca minore, sociale ed associativa, e dall'accoglienza alle imbarcazioni in transito, con un ruolo caratterizzato nel sistema della rete provinciale di porticcioli al transito. Il porticciolo dovrebbe inoltre incorporare altre funzioni strategiche per l’organizzazione complessiva del “porto canale”, tra le quali, anzitutto, l’offerta di servizi informativi e promo- zionali.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 350 POLITICHE PER LO SVILUPPO DEL SISTEMA LOCALE D’OFFERTA TURISTICA: LA FASCIA COLLINARE (SM.5)

DESCRIZIONE

Il progetto territoriale definito dal PTC attiene alla fascia collinare della Val di Magra.

I temi/obiettivo del PTC sono:

- la valorizzazione del ruolo dei nuclei e degli insediamenti rurali, quali elementi ordi- natori per l’organizzazione della fruizione e della ricettività. Il Piano fornisce in questa se- zione indirizzi che si connettono agli approfondimenti ed alle azioni individuate nella se- conda Sezione, dedicata allo “Spazio rurale” ed al prima Sezione del PTC ("I valori, l'identità, la storia"). - la valorizzazione turistica integrata della fascia collinare della Val di Magra, in relazio- ne alle specificità in campo rurale e naturalistico ed alle relazioni con i sistemi delle A- puane, del Golfo e delle aree Parco Montemarcello - Magra; - il potenziamento della ricettività rurale e agrituristica - riorganizzazione e potenziamento della rete dei percorsi per la fruizione escursionistica, tematica e naturalistica

Le politiche del PTC sono improntate alla valorizzazione dei nuclei quali elementi "ordinato- ri" della fruizione collinare, allo sviluppo ed integrazione dell'offerta fruitiva, in relazione alle specifiche valenze in campo ambientale, culturale e rurale, con il potenziamento della rete ricettiva ed agrituristica.

TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

RECUPERO E VALORIZZAZIONE TURISTICA DEI NUCLEI, PER FUNZIONI CONNESSE ALLA FRUIZIONE CULTURALE, ALL'ACCOGLIENZA ED INFORMAZIONE TURISTICA, ALLE ATTIVITÀ RICETTIVE, RI- CREATIVE ED ARTIGIANALI TIPICHE, ANCHE CON AGEVOLAZIONI SUI VERSANTI FINANZIARIO ED URBANISTICO;

Criteri per il recupero urbano storico. I nuclei collinari e gli insediamenti periferici nella fascia collinare della Val di Magra costituiscono elementi fondamentali per la realizzazione di un “circuito” fruitivo a molteplice caratterizzazione: storico/culturale, commercia- le/artigianale tipica, enogastronomica, naturalistica. Nell'obiettivo di caratterizzare la fruizione rurale collinare come componente strutturale dell’offerta turistica del sistema Val di Magra, vanno definite azioni finalizzate a: - assicurare la possibilità di recupero edilizio con variazione della destinazione d’uso per le iniziative turistico/ricettive minori (locande, affittacamere) e ristorative. - agevolare la realizzazione di botteghe artigiane “autentiche” (produzioni locali tipiche, trasformazione prodotti agroalimentari e vendita diretta) e gli esercizi commerciali che ga- rantiscono la presenza di “finestre” per le produzioni locali; - concertare iniziative “di vallata” (tra le quali la costituzione di un consorzio di valorizza- zione ed un portale di promozione multimediale) finalizzate a sistematizzare gli eventi ti-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 351 pici e le manifestazioni culturali, orientandone l’articolazione per temi aventi un riflesso territoriale come “circuito” fruitivo, in particolare per le vie del vino e dell’olio; - consentire variazioni di destinazione d’uso per la realizzazione di strutture artigianali e commerciali tipiche, nonché ricettive minori e ricreative, a condizione che siano realizzate da parte dei Comuni interessati aree per la sosta degli autoveicoli in fregio ai nuclei, non- ché che l’offerta turistica sia contemplata per numero massimo e tipologia nel piano turi- stico locale. La ristrutturazione degli immobili deve rispettare il carattere dei luoghi, e le norme vigenti in materia di igiene e sanità con le dovute flessibilità in materia di regola- mentazione edilizia in relazione alla natura dei luoghi medesimi. - Promuovere, nei confronti degli imprenditori che si insediano nei nuclei collinari, anche attraverso atti unilaterali d’obbligo allegati alle concessioni edilizie, l’impegno a vendere, produrre, valorizzare i fattori di tipicità locali.

SVILUPPO DELLA RETE RICETTIVA AGRITURISTICA Il tema della valorizzazione delle valenze multifunzionali dell’agricoltura collinare deve essere sviluppate, anche attraverso l'attività degli Sportelli Unici comunali, lo sviluppo delle aziende agrituristiche e dei servizi connessi all'attività ricettiva delle stesse, ad integrazione dell’offerta di fruizione culturale ed enogastronomica. Tali azioni, in particolare per la fascia collinare in ambito DOC e DOP, integrano gli stru- menti di sostegno esistenti, di fonte regionale e nazionale, attraverso agevolazioni sul piano autorizzatorio, in particolare per le iniziative di recupero del patrimonio edilizio esistente.

VALORIZZAZIONE DELLE OPPORTUNITÀ DI FRUIZIONE NATURALISTICA Le valenze naturalistiche dell’ambito turistico corrispondente alla fascia collinare presentano alcune caratterizzazioni “forti”, che derivano dalle analisi condotte nella prima Sezione del piano ("I valori, l'identità, la storia"). L'offerta turistica in ambito collinare deve essere organizzata e sviluppate prendendo a riferi- mento due sistemi naturalistici caratterizzanti per la formazione di reti e percorsi fruitivi naturalistici: - il sistema naturalistico del promontorio di Montemarcello (Montemarcello – Carpione), inserito nel Parco regionale, che caratterizza i comuni di Lerici ed Ameglia; - il sistema naturalistico del Monte Bastione, contiguo all’area delle Apuane, che caratteriz- za il territorio dei comuni di Castelnuovo ed Ortonovo.

SM.5.1 - Montemarcello: sviluppo delle strutture e delle reti fruitive escursionistiche e naturalistiche. L'area di Montemarcello deve essere valorizzata con riguardo alle valenze di elemento di snodo tra due sistemi turistici (Val di Magra e Golfo), con particolare riferimento alla rete sentieristica collinare verso Lerici da un lato, la bassa Piana del Magra dall’altro. L’area naturalistica a Parco regionale deve essere valorizzata, prevedendo a tal fine il recupe- ro della Batteria Chiodo (centro servizi culturali e di supporto alla fruizione), la riorganizza- zione della rete sentieristica collinare (in particolare per i percorsi tra Bocca di Magra, Punta Bianca e Montemarcello) ed il potenziamento delle strutture ricettive nell'area di Montemar- cello. SM.5.2 - Punta Bianca: recupero funzionale e sviluppo delle strutture per la fruizione natu- ralistica e balneare. Nel contesto delle necessarie intese, va prevista la valorizzazione del sistema naturalistico di Montemarcello anche attraverso il recupero delle strutture militari dismesse localizzate a Punta Bianca.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 352 Tale recupero, nel quadro della ridefinizione complessiva delle servitù militari presenti in provincia, è finalizzato a realizzare strutture di servizio alla fruizione escursionistica, naturali- stica e balneare.

SM.5.3 – Ambito collinare di Castelnuovo: Sviluppo della rete fruitiva ed integrazione con il sistema apuano. Nel contesto del recupero integrato della già richiamata area dismessa ex Filippi, devono essere valorizzate le funzioni connesse alla vocazione di nodo strutturale della rete fruitiva, anche in relazione alla contigua strada mercato, e con lo sviluppo di servizi ricettivi e di supporto alla fruizione. La realizzazione di percorsi fruitivi caratterizzati trova un secondo elemento di riferimento nel "nodo” collinare di Vallecchia, che rappresenta un elemento di connessione relazionale per la rete sentieristica collinare in direzione di Sarzana – Santo Stefano nonché nella direzione del sistema apuano occidentale (“nodo” sentieristico del forte Bastione, in provincia di Massa Carrara). In tale contesto, va favorito il recupero urbano finalizzato allo sviluppo di ricettività minore e la realizzazione di strutture specificamente dedicate all’escursionismo, quali ostelli e rifugi e centri di supporto all’equiturismo e cicloturismo.

LE INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITÀ TURISTICA NEL SISTEMA TURISTICO DELLA VAL DI MAGRA (SM.6)

DESCRIZIONE

Il PTC affronta il tema della riorganizzazione e potenziamento delle infrastrutture specifica- mente dedicate alla fruizione dei contesti territoriali della Piana del Magra e della fascia colli- nare, individuando lo schema delle principali connessioni funzionali alla mobilità escursioni- stica, che trova un riferimento ed una integrazione con gli assi ed i nodi della rete viaria di livello superiore, sia su ferro che su gomma. Lo schema si basa su tre “assi” longitudinali corrispondenti: - al Canale Lunense, - a Viale XXV Aprile, - al fiume Magra, e su un collegamento “trasversale” in grado di dare continuità alla rete fruitiva di Valle e di connettere i sistemi naturalistici della fascia collinare contigui alla bassa Piana (Montemar- cello e Monte Bastione/Sistema apuano).

I temi/obiettivo del PTC sono:

- favorire l’estensione dello spazio fruibile, promuovendo forme compatibili di mobilità turistica e sviluppando reti fruitive in grado di dare continuità e connessione ai contesti territoriali della piana e della fascia collinare; - integrare i contesti territoriali del sistema turistico della Val di Magra, attraverso la valorizzazione dei “nodi” vocati a svolgere funzioni di interscambio e di promozione dei percorsi fruitivi; - caratterizzare le tipologie di fruizione, in particolare per la fascia collinare, ove la rete di percorsi escursionistici trova integrazione con le specificità storico/culturali e rurali;

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 353 TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

VALORIZZAZIONE DEL CANALE LUNENSE PER FUNZIONI ESCURSIONISTICHE

SM.6.1 – Valorizzazione escursionistica e nodi di interconnessione. Vanno definite azioni finalizzate alla valorizzazione escursionistica del percorso connesso al Canale Lunense, attra- verso la realizzazione una pista ciclabile/equitabile e pedonabile lungo gli argini del Canale stesso in grado di connettere verticalmente la piana urbanizzata e di costituire un percorso di cerniera tra la vallata e l’ambito collinare. Tale connessione verticale ha a Sarzana il momento ordinatore principale con la realizzazione di un centro di servizio per la fruizione del Canale Lunense, in prossimità delle aree sportive e del polo scolastico, che integrano i processi di riqualificazione e riorganizzazione funzionale delle aree sx ospedaliere del San Bartolomeo. Lo sviluppo dei servizi per la fruizione escursionistica del Canale Lunense va promosso ad integrazione delle funzioni previste nelle aree ex Filippi a Castelnuovo e nell’area ex Sirma a Santo Stefano, in connessione con la valorizzazione delle stazione quale elemento della rete metropolitana di trasporto pubblico.

ATTREZZATURA DI PERCORSI ESCURSIONISTICI CONTINUI LUNGO L’ASTA FLUVIALE, IN GRADO DI ASSOLVERE ALLE DIVERSE DOMANDE DI MOBILITÀ, IN PARTICOLARE PEDONABILE E CICLABILE;

Percorsi in sponda destra e sinistra del Magra. Vanno definite azioni finalizzate alla rea- lizzazione di due percorsi continui, in sponda destra e sinistra, nell’intero corso fluviale tra la confluenza e la foce, identificando aree di servizio ed interscambio modale a Vezzano, ad Arcola, ad Ameglia, a Bolano, a Sarzana. Lo sviluppo dei servizi all’escursionismo ed alla fruizione fluviale si connette, in particolare, al recupero e valorizzazione delle aree produttive dismesse e dismettibili in ambito fluviale nonché delle aree della piana di Sarzana (Bozi, aree ex OTO).

VALORIZZAZIONE TEMATICA DEI PERCORSI NELLA FASCIA COLLINARE, IN PARTICOLARE PER QUELLI DI CONNESSIONE TRA I CENTRI STORICI COLLINARI, CON FINALITÀ DI PROMOZIONE DELLO SPAZIO RURALE (VIE DEL VINO, VIE DELL’OLIO) E PER QUELLI DI CRINALE.

Vie tematiche ed Alta Via della Val di Magra. - devono essere valorizzati i percorsi tematici connessi alle specificità storico/culturali e rurali/produttive, prendendo a riferimento la rete dei centri storici collinari quali elementi ordinatori e di promozione di tali percorsi; - deve essere attrezzato un percorso di crinale, l’Alta Via della Val di Magra, a prevalente caratterizzazione fruitiva naturalistica, che trova a Montemarcello, a Castelnuovo (area ex Filippi) a Sarzana (aree Falcinello) ed a Santo Stefano (area ex Sirma) elementi di snodo con la rete escursionistica di fondovalle.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 354 3.4.5. IL SISTEMA DI OFFERTA TURISTICA DEL GOLFO (SG) DESCRIZIONE

L’ambito turistico omogeneo del Golfo riguarda il territorio dei comuni della Spezia, di Lerici e di Portovenere. La caratterizzazione fondamentale deriva dalla risorsa mare, cui si associano le valenze naturalistiche e paesaggistiche presenti nella fascia collinare, che trova intercon- nessioni con i tre sistemi turistici della Val di Magra, Riviera/5 Terre e della Val di Vara.

OBIETTIVI SPECIFICI

La costa del Golfo Temi/obiettivo del PTC sono: - sviluppo e riqualificazione dell'offerta nautico/diportistica e dei servizi connessi (poli nautici integrati, nautica sociale/associativa, servizi integrati) - riqualificazione, potenziamento e specializzazione dell’offerta turistica connessa alla frui- zione della costa e del mare: nautica, balneare, naturalistica e culturale; - riqualificazione e potenziamento turistico/fruitivo degli insediamenti costieri, in particola- re per il Ponente spezzino, sviluppo dell’offerta turistica del polo urbano spezzino, riqua- lificazione dell’offerta turistica e nautica a Lerici e Portovenere; - sviluppo di nuovi “turismi” connessi alla fruizione in contesto urbano, quali la crocieristi- ca, la fruizione culturale ed il fieristico/espositivo Obiettivo strategico è la riqualificazione e lo sviluppo del sistema locale d’offerta turistica, connesso ad una specializzazione nelle tipologie di fruizione del mare, in particolare la nauti- ca da diporto ed i servizi connessi, che rappresentano l’opzione strategica per il rilancio turi- stico degli ambiti “dentro” diga. La nautica, che configura nel Golfo elementi forti di "filiera" (tra cui le funzioni cantieristiche da diporto), costituisce un obiettivo articolato: poli nautici integrati, aree integrate per i servizi alla nautica, strutture per la nautica sociale ed associativa, rete di borghi marinari integrati con le la fruizione e la ricettività nautica, sistema della ricettività dedicata al tran- sito diportistico. Il tema della rete di poli nautici integrati, e della riorganizzazione di aree sovracomunali di servizio alla nautica rappresenta un'area progetto del PTC. Gran parte del potenziale di sviluppo della nautica del Golfo si connette alla riorganizzazione funzionale degli usi della costa, in particolare per i processi di riconversione di attività cantie- ristiche, portuali e militari. Le strategie di diversificazione e rafforzamento del sistema turistico del Golfo implicano l'obiettivo di diversificare e valorizzare la fruizione del mare anche sul versante balneare, in particolare per le attività sportive e subacquee e per l'integrazione e potenziamento dei servizi dedicati alla balneazione. Altro obiettivo del PTC attiene alla riqualificazione e potenziamento funzionale dell'offerta esistente, soprattutto in contesto urbano, si associa l'obiettivo dello sviluppo di nuove strutture che contribuiscano a configurare poli ricettivi integrati (con particolare ai "turismi" connessi al mare, tra cui nautica, crocieristica, balneare) ovvero elementi di supporto a specifiche opportunità di fruizione (con riferimento alla fruizione naturalistica, sportiva, giovanile).

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 355 Un ulteriore tema rilevante attiene alla riorganizzazione dell’accessibilità al mare ed alla fruizione del medesimo. L'integrazione tra fruizione degli insediamenti costieri ed il mare, con il passaggio dal waterfront al "sistema" costiero, implica l’attivazione delle relazioni ed interazioni tra linea di costa e fascia retrocostiera. Tale obiettivo interessa sia i centri urbani minori del Golfo, sia i centri maggiori, tra i quali si pone La Spezia.

Lo sviluppo di nuovi "turismi" nel contesto urbano, soprattutto nel campo della fruizione culturale, museale e delle attività innovative, quali la crocieristica ed i servizi fieristi- co/espositivi.

Le colline e le isole del Golfo

I temi centrali dell’offerta turistico/fruitiva sono: - sviluppo delle strutture per la fruizione naturalistico/sportiva ed escursionistica, - riqualificazione e valorizzazione ricettiva del sistema delle fortificazioni e degli insedia- menti collinari; - integrazione con i sistemi turistici contigui, in particolare con le 5 Terre; - potenziamento della tutela e valorizzazione ambientale e paesaggistica attraverso la rea- lizzazione del Parco Provinciale del Golfo - valorizzazione della risorsa mare e la riqualificazione culturale e fruitiva delle isole, in particolare per la Palmaria

Obiettivo centrale è dunque la valorizzazione delle risorse naturalistiche, culturali e paesaggi- stiche presenti, contribuendo a diversificare e caratterizzare il modello complessivo d'offerta che il sistema turistico del Golfo è in condizioni di esprimere, anche attraverso il recupero e la riqualificazione degli insediamenti rurali e le strutture militari dismesse/dismettibili che ca- ratterizzano la fascia di crinale e le isole, in particolare per la Palmaria. All'integrazione con gli altri sistemi turistici, che trova nella valorizzazione naturalistica ed escursionistica gli elementi di maggiore forza, si associa la costruzione di specifiche forme d'offerta quali quella sportiva, museale ed educativa ambientale, anche attraverso la valoriz- zazione delle isole e, in particolare, dell'isola Palmaria. La fruizione del mare, in particolare per contesti protetti di cui è opportuno prevedere un potenziamento, implica strategie di potenziamento di specifiche forme d'offerta fruitiva eco- compatibile, che contribuisce a definire un modello d'offerta specifico ed innovativo.

POLITICHE PER LO SVILUPPO DEL SISTEMA LOCALE D’OFFERTA TURISTICA: il “POLO NAUTICO DEL GOLFO” (SG.1)

DESCRIZIONE

Il PTC affronta il tema della riorganizzazione, qualificazione e potenziamento dell'offerta di servizi alla nautica da diporto. I contesti interessati sono, in particolare, la costa del Levante e del Ponente spezzino "dentro diga", ed i centri di Portovenere e Lerici.

I temi/obiettivo del PTC sono:

Riorganizzare, qualificare e potenziare il sistema delle strutture per la nautica da dipor-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 356 to nel centro della Spezia, attraverso la riconversione del Primo bacino portuale, lo sviluppo dell'offerta nautico/ricettiva, l'integrazione tra waterfront e sistema urbano, la riorganizzazio- ne della nautica sociale in ambito portuale commerciale e di aree integrate a servizio della nautica, con valenza comprensoriale;

Potenziare le funzioni del "distretto" nautico nel golfo spezzino, con lo sviluppo di poli nautico/diportistici integrati che comprendano funzioni ricettive e ricreative, nonché la predisposizione di aree integrate per le attività produttive e di servizio alla nautica, in parti- colare per le strutture senza spazi operativi a terra;

Sviluppare le funzioni crocieristiche e di servizio connesso e potenziare quelle connesse ai traghetti passeggeri, potenziando il ruolo della Spezia quale stazione traghetti tirrenici di livello regionale e quale punto di riferimento per la "nicchia" del turismo crocieristico.

TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

RIORGANIZZAZIONE E POTENZIAMENTO DELLE STRUTTURE PER LA NAUTICA DA DIPORTO, SVILUPPO DI FUNZIONI CONNESSE ALLA CROCIERISTICA E SERVIZI PER IL TRASPORTO PASSEGGERI NELL'AMBITO CENTRALE DEL GOLFO INTEGRAZIONE TRA WATERFRONT E CENTRO URBANO DELLA SPEZIA;

SG.1.1 - Primo bacino portuale. Riconversione e sviluppo turistico integrato. Nel contesto delle necessarie intese, vanno definite azioni finalizzate alla riconversione turistica integrata del Primo Bacino. Gli indirizzi del PTC richiamano quanto specificato in relazione al sistema delle aree portuali. Le azioni pianificatorie, nell'obiettivo di fondo di integrare lo sviluppo turistico nel waterfront con il polo urbano della Spezia, prevedono le seguenti funzioni: - portualità nautica (porticciolo turistico); - nautica sociale (ricollocazione di una parte dei posti barca attualmente presenti nella Marina del Canaletto, area di espansione portuale commerciale); - terminal crocieristico e servizi connessi; - servizi integrati al trasporto passeggeri: stazione traghetti per i collegamenti tirrenici, aree sosta e servizi connessi (tale localizzazione è trasferita a Molo Pagliari in caso che la stes- sa risulti incompatibile con l'assetto organizzativo di progetto dell'area nel suo complesso; - strutture ricettive e ricreative da prevedersi negli spazi a terra; - centro informativo e di accoglienza turistica; - attività commerciali specialistiche prevalentemente connesse alla nautica, complementari al tessuto distributivo del centro urbano. La previsione di funzioni residenziali, in ogni caso limitata, non deve risultare un elemento caratterizzante del mix funzionale da prevedere nel Primo bacino portuale in riconversione.

SG.1.2 – Porticciolo Mirabello: sviluppo funzioni nautiche e di servizio. Nel contesto delle necessarie intese, vanno definite finalizzate al completamento della struttura del porticciolo turistico Mirabello eassumendo l'obiettivo di fondo di integrare lo sviluppo nautico con la fruizione del centro urbano della Spezia, prevedendo le seguenti funzioni: - ricettività nautico/diportistica e servizi integrati, nella forma di porticciolo turistico; - servizi turistici e servizi specialistici nel comparto della nautica, anche di tipo commer- ciale;

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 357 - dotazione di parcheggi e spazi di servizio per le strutture nautico/ricettive, sia portuali turistiche che in riferimento alla nautica “sociale” presente in Calata Morin ed eventual- mente prevedibile a seguito dei processi di ricollocazione della nautica incompatibile con il potenziamento delle funzioni portuali commerciali.

SG.1.3 – Polo urbano: integrazione attraverso la riorganizzazione delle connessioni, della viabilità passante e dei servizi di parcheggio e sosta. Prese a riferimento le due polarità nauti- che rappresentate dal Primo bacino in riconversione e da Porticciolo Mirabello, deve essere approfondito lo schema delle connessioni con il centro urbano, lo sviluppo delle aree di sosta e la riorganizzazione della viabilità passante su Viale Italia, con l'obiettivo di configurare un sistema di mobilità e parcheggi sinergici alla rivitalizzazione del tessuto urbano centrale del capoluogo. In particolare, devono essere approfonditi i seguenti temi: - la riqualificazione delle aree della passeggiata nel fronte a mare del Capoluogo, con la finalità di dare coesione al processo di valorizzazione complessiva della vocazione turisti- ca del polo urbano; - la riorganizzazione della viabilità, eventualmente anche sotterranea, di Viale Italia al fine di riqualificare il fronte a mare secondo un’organizzazione unitaria dei servizi alla fruizio- ne urbana - la realizzazione di parcheggi, anche interrati; - la connessione tra il polo nautico Mirabello ed il centro urbano, finalizzata all’integrazione con la struttura d’offerta fruitiva urbana in potenziamento (culturale, ri- creativa, ricettiva e commerciale) diffusa nel tessuto storico; - la connessione con l’area di Valdellora, dove la previsione della nuova stazione ferroviaria si integra con lo sviluppo di servizi per la sosta, l'informazione e l'accoglienza turistica; - la connessione con l’area ex IP ove, oltre a funzioni residenziali, sono previste nuove strutture commerciali, turistiche e di servizio;

POTENZIAMENTO E RIORGANIZAZZIONE DELLA "FILIERA" NAUTICA, IN PARTICOLARE PER IL SISTEMA DI POLI NAUTICI INTEGRATI CON SERVIZI RICETTIVI E RICREATIVI ED AREE INTEGRATE DI SERVIZIO ALLA NAUTICA NELLA COSTA DEL LEVANTE SPEZZINO

SG.1.4 – Pertusola: sviluppo di funzioni nautiche e turistico/ricettive integrate. Nel contesto degli indirizzi del Piano della Costa, devono essere potenziate le funzioni nauti- co/diportistiche dell'area, nell'obiettivo di creare un polo nautico integrato e prevedendo le seguenti funzioni:. - ricettività nautico/diportistica e servizi connessi, prevedendo dotazioni adeguate di spazi e di strutture operative; - sviluppo ricettivo alberghiero, da prevedere nella fascia collinare contigua; - punto d'attracco e imbarco per la mobilità locale mare/terra, da realizzare in modo non conflittuale con le previste funzioni nautiche e dei servizi connessi. A tal fine la localizza- zione proposta è in prossimità dei cantieri ex Geo. Tale accosto può assumere configura- zione principale dotata di nodo di interscambio mare-terra, ove non venga realizzata la stazione a Pagliari. Deve essere approfondito lo schema organizzativo dell’ambito, con particolare riferimento: - all'eventuale potenziamento delle funzioni logistiche connesse al trasporto mare/terra, in alternativa alle strutture analoghe previste in località Pagliari.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 358 - alla localizzazione dell’approdo mare-terra che non deve risultare conflittuale con l’operatività e l’efficienza del polo nautico integrato; - alla previsione di un adeguato accesso al mare per la popolazione del Muggiano.

SG.1.5 – Aree Mariperman - Lotti: sviluppo di un polo nautico/ricettivo. Nel contesto delle necessarie intese, deve essere prevista la riconversione funzionale dell'area Mariperman, il cui trasferimento nelle aree dell'Arsenale si inquadra nel più generale contesto della ridefinizione degli usi militari nel Golfo. La riconversione comporta lo sviluppo di attività connesse alla nautica da diporto e di servizi ricettivi e ricreativi, che contribuiscono a caratterizzare un polo turistico nautico dove è già presente il porto turistico Lotti. Vanno approfondite le connessioni tra le aree in questione e l'area collinare contigua. I processi di riconversione e sviluppo delle funzioni turistiche tengono conto della predisposi- zione di un nuovo accesso al mare per il quartiere di Ruffino.

SG.1.6 – Aree di Pagliari - Valdilocchi: riorganizzazione e sviluppo dei servizi integrati alla nautica da diporto e dei servizi per il trasporto passeggeri intraprovinciale. Vanno definite azioni finalizzate: - allo sviluppo di un distretto per le attività produttive ed i servizi integrati alla nautica, che il PTC ha affrontato nella sezione dedicata alle aree industriali/artigianali (A.2 - A.3). - alla localizzazione della stazione logistica per il trasporto provinciale mare/terra (ed, eventualmente, della stazione traghetti in caso di incompatibilità della stessa con l'assetto funzionale di progetto del Primo bacino portuale in riconversione); - alla previsione di un adeguato accesso al mare per la popolazione dei quartieri limitrofi.

Marine di Canaletto e Fossamastra: ricollocazione e riconversione a funzioni portuali commerciali. Nel contesto degli indirizzi della Regione e delle necessarie intese, va definita la rilocalizzazione delle attività nautiche e di servizio insediati nelle aree della Marina di Cana- letto e di Fossamastra. Si rimanda a quanto specificato nella parte della presente Sezione dedicata alle attività por- tuali commerciali (M.1).

SG.1.7 – Terminal di Panigaglia: riconversione ad usi turistici integrati. Alla scadenza delle concessioni esistenti nell’area che ospita terminal metanifero e nel contesto delle neces- sarie intese, deve essere definito il riutilizzo dell’area, con finalità di valorizzazione turistica. Il tema è stato affrontato anche nella parte della presente Sezione attinente le funzioni portuali (M.2). La riconversione del sito di Panigaglia si basa sulla considerazione delle vocazioni dell’area che, date le valenze che la caratterizzano, non si presta alla prosecuzione delle attività attuali, per problemi di inserimento urbanistico, di scenari di sviluppo socioeconomico alternativo, di coerenza con i processi di specializzazione del Golfo sul piano turistico, di rischio effettivo generato dall’attuale impianto. Nella definizione del riuso del sito di Panigaglia, vanno previste funzioni che attengono: allo sviluppo dell'offerta nautico/ricettiva e dei servizi connessi; alla realizzazione di servizi ricettivi e ricreativi in grado di configurare una “base” turistica di assoluta rilevanza nel sistema di offerta turistica del comprensorio.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 359 Prima della scadenza della concessione deve essere approfondita, nel contesto delle necessarie intese e del rispetto delle norme di sicurezza imposte dalla legge per il sito, la realizzazione di un accesso al mare nella baia stessa.

POLITICHE PER LO SVILUPPO DEL SISTEMA LOCALE D'OFFERTA TURISTICA: LA VALORIZZAZIONE DEI CENTRI URBANI COSTIERI E DELLA COSTA DEL GOLFO (SG.2)

DESCRIZIONE

Il PTC definisce un progetto territoriale attinente la riorganizzazione funzionale e lo sviluppo delle funzioni turistiche connesse alla valorizzazione dei centri urbani costieri e della costa del Golfo.

I temi/obiettivo del PTC sono:

Riorganizzazione e potenziamento dell'offerta nautico/diportistica integrata con la valo- rizzazione e rivitalizzazione dei centri urbani costieri, con riferimento alla nautica impren- ditoriale, a quella sociale ed associativa nonché alle funzioni di accoglienza alle imbarcazioni in transito;

Sviluppo turistico diversificato ed integrato, in particolare per Lerici e Portovenere, ove i processi di sviluppo turistico trovano forti potenzialità nell'integrazione tra molteplici oppor- tunità di fruizione;

Valorizzazione delle funzioni turistico/ricettive e delle condizioni per la configurazione di nuovi "turismi" nel centro urbano della Spezia, ove assumono particolare significato i servizi integrati in campo fieristico/espositivo e sportivo, oltre alla diversificazione dell'of- ferta ricettiva in particolare per l'utenza giovanile, anche in connessione con i processi di riqualificazione urbana;

Sviluppo dell'accessibilità costiera e della mobilità turistica, al fine di superare le "cesure" presenti negli usi della costa, in particolare per le servitù militari nelle borgate di ponente del Golfo, ed al fine di valorizzare i centri storici quali elementi della

Potenziamento della fruizione balneare, al fine di aumentare la dotazione di "spiagge frui- bili", anche attraverso interventi di innovazione infrastrutturale,

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 360 TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

VALORIZZAZIONE TURISTICO/RICETTIVA DEL POLO URBANO SPEZZINO E POTENZIAMENTO DELL’OFFERTA RICETTIVA A LERICI E PORTOVENERE;

Polo urbano della Spezia: Recupero e riqualificazione urbana finalizzati allo sviluppo dell’offerta ricettiva. Vanno definite azioni per la riqualificazione della struttura ricettiva esistente nel contesto urbano, nonché per lo sviluppo dell’offerta complessiva. Lo sviluppo ricettivo si inserisce, in prevalenza, nei processi di riqualificazione e recupero urbano e nel contesto del riutilizzo aree e strutture dismesse, in cui la funzione turisti- co/ricettiva rappresenta un elemento portante del set funzionale da prevedere. Ciò, in partico- lare, nel riuso dell’area ex IP e del Primo bacino portuale in prevista riconversione. Va approfondita la fattibilità di azioni orientate alla diversificazione tipologica e funzionale dell’offerta complessiva, che a fianco delle nuove strutture alberghiere associ lo sviluppo di strutture ricettive dedicate, in particolare, al turismo giovanile.

SG.2.1 – Aree fieristico/sportive della Spezia: potenziamento funzionale e caratterizzazione di nuovi “turismi” urbani. Deve essere previsto lo sviluppo di funzioni fieristico/espositive ed il potenziamento delle funzioni sportive di scala vasta, nell'obiettivo di caratterizzare nuovi "turismi", caratterizzanti l’offerta turistica del polo urbano spezzino. Lo sviluppo delle strutture sportive integra le attuali funzioni connesse al palazzetto dello sport e trova negli sport acquatici agonistici il principale fattore di diversificazione. La riconversione dell’area limitrofa ex Sio (di cui si è detto nella sezione dedicata alle aree industriali/artigianali) si pone come elemento d’integrazione dei processi di riqualificazione urbana, con lo sviluppo di attività residenziali e terziarie.

SG.2.2 – Ponente lericino: sviluppo turistico integrato. Deve essere previsto lo sviluppo integrato di funzioni turistiche nel contesto del ponente lericino, definendo azioni finalizzate: - alla specializzazione delle funzioni connesse alla fruizione balneare in Baia Blu e svilup- po di servizi ricettivi di tipo extralberghiero da prevedere nelle aree contigue della fascia collinare; - al potenziamento della scuola di vela di Santa Teresa, in particolare per la ricettività con- nessa alla fruizione della scuola stessa, attraverso il recupero delle strutture militari di- smesse contigue; - al potenziamento e diversificazione delle funzioni sportive, nell’ottica della fruizione anche turistica, nell'area di Falconara, con riqualificazione delle connessioni con la Baia Blu; - allo sviluppo di funzioni ricettive extralberghiere, ricreative e culturali nelle aree del forte Pianelloni; - allo potenziamento dell'offerta ricettiva alberghiera e di servizio connesso nelle aree a destinazione turistica della Venere Azzurra; - al recupero e qualificazione delle strutture e dei servizi alla balneazione nell'area Colom- bo, con riorganizzazione e messa in sicurezza del percorso pedonale lungo la Statale per Lerici; - alla riorganizzazione e potenziamento delle connessioni con la fascia collinare, in parti- colare per l’area in valorizzazione turistica del forte di Canarbino, attraverso collegamenti di tipo funicolare.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 361 SG.2.3 - Portovenere: sviluppo ricettivo integrato. Va definito il recupero, la valorizzazione e lo sviluppo ricettivo e turistico integrato nelle aree in loc. Olivo. Lo sviluppo funzionale e l’integrazione riguardano: - le funzioni ricettive (residenze turistico/alberghiere) - la fruizione balneare attrezzata - i servizi sportivo/ricreativi di interesse generale - le attività nautico/diportistiche.

VALORIZZAZIONE TURISTICA DELLA COSTA DI PONENTE DEL GOLFO, DA MAROLA ALLE GRAZIE, INTEGRANDO LA RIORGANIZZAZIONE ED IL POTENZIAMENTO DELLE STRUTTURE PER LA NAUTICA DA DIPORTO (IMPRENDITORIALI, SOCIALI ED ASSOCIATIVE) CON LA RIVITALIZZAZIONE DEGLI AMBITI URBANI COSTIERI

SG.2.4 – Marola: riqualificazione urbana e valorizzazione turistica. Vanno definite azioni per il superamento della “cesura” a mare dovuta alle servitù militari. La revisione delle attuali servitù militari istituite con la realizzazione dell’Arsenale, è condizione essenziale per il recupero dell’identità e delle valenze fruitive della borgata marinara. Il tema non può essere oggetto esclusivo di pianificazione locale, costituendo un terreno di confronto tra poteri locali e strutture del Governo centrale, dove l’intero futuro del “militare” alla Spezia dovrà essere oggetto di approfondimento, in particolare per la riorganizzazione dei siti produttivi militari a partire dall’Arsenale stesso.

SG.2.5 – Cadimare: riorganizzazione e potenziamento funzioni turistiche. Vanno definite azioni per il superamento degli impegni territoriali connessi alle servitù militari, e per la riorganizzazione funzionale delle attività nautiche, di pesca e di trasporto mare/terra: - riorganizzazione e sviluppo delle strutture per la nautica da diporto, anche con la riconver- sione settoriale della cantieristica esistente, e riqualificazione delle strutture per la nautica sociale/associativa; - ricollocazione delle strutture per l’attracco pescherecci attualmente localizzate in calata Morin; - riqualificazione urbana, con sviluppo di funzioni turistico/ricettive e di servizio; - realizzazione di un approdo di servizio al trasporto locale mare/terra funzionalmente connesso al nodo di interscambio per l'accessibilità costiera e collinare dell'Acquasanta; - riconversione delle aree impegnate da usi militari per funzioni turistiche, che si inquadra nella proposta più complessiva di riorganizzazione delle aree militari nella fascia costiera del ponente spezzino e, più in generale, nell'arco costiero del Golfo.

SG.2.6 - Le Grazie: sviluppo turistico e valorizzazione del borgo storico. Nel contesto delle necessarie intese e delle indicazioni del Piano della Costa della Regione Liguria, va definita l’organizzazione funzionale della baia e delle funzioni urbane, con riferimento all'assetto dell'offerta nautico/diportistica e dei servizi connessi e, in particolare: - ricettività nautico/diportistica nel sito dell'ex cantiere Valdettaro. Gli spazi produttivi a terra, per ragioni paesistiche e di impatto visivo, non dovranno subire ampliamenti pur a fronte degli interventi di ristrutturazione necessari. La dotazione dei servizi alla nautica previsti nel porticciolo turistico dovrà trovare integrazione con lo sviluppo dei servizi in- sediati nel borgo storico delle Grazie, in particolare per quelli ricreativi, commerciali e ri- cettivi. - mantenimento e qualificazione delle strutture per la nautica sociale ed associativa;

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 362 - riqualificazione dei servizi e degli spazi per l'accoglienza al transito nautico/diportistico, nel contesto della rete ricettiva integrata con il porto "storico" di Portovenere e Fezzano.

VALORIZZAZIONE DEI PORTI STORICI DI LERICI E PORTOVENERE E FRAZIONI COSTIERE, IN PAR- TICOLARE PER LA RIQUALIFICAZIONE DELLA NAUTICA SOCIALE ED ASSOCIATIVA E PER L'ACCO- GLIENZA AL TRANSITO DIPORTISTICO;

Servizi di accoglienza alle imbarcazioni in transito - La rivalutazione del ruolo turistico dei porti storici assume a Lerici ed a Portovenere un significato particolare. Se Portovenere ha consolidato una capacità di accoglienza al transito, da confermare ed implementare con lo sviluppo “a rete” di analoghe funzioni alle Grazie ed al Fezzano (compatibili con l’operatività dei centri nautici e delle strutture per la nautica sociale), a Lerici gli spazi per la nautica al transito assumono un carattere del tutto potenziale. In un quadro di coerenza con gli indirizzi del Piano della Costa della Regione Liguria, deve essere prevista: SG.2.7 - la specializzazione del ruolo del porticciolo “storico” di Portovenere per l’accoglienza al transito delle imbarcazioni, sviluppando un’integrazione a rete con le frazioni delle Grazie e del Fezzano al fine di aumentare i posti barca disponibili a questo scopo; SG.2.8 - lo sviluppo del ruolo di Lerici quale porto al transito, compatibilmente con il perma- nere delle strutture per la nautica sociale ed associativa, attraverso la ristrutturazione del molo attualmente inutilizzato; La valorizzazione funzionale dei centri costieri per la nautica in transito deve risultare com- patibile con le strutture dedicate alla nautica “sociale” ed associativa.

La nautica sociale ed associativa. La riqualificazione delle strutture per la nautica sociale, che nel Golfo hanno assunto un signi- ficato peculiare data la molteplicità di ridossi da attrezzare a catenarie, costituisce un tema rilevante, alla luce della “massa critica” di domanda che configura una componente strutturale dell’offerta nautica del Golfo (domanda che è anche riconducibile ai turisti a lunga permanen- za) e del potenziale di caratterizzazione dell'identità marinara degli insediamenti costieri. Nel contesto delle necessarie intese, vanno definite azioni finalizzate al mantenimento e ri- qualificazione delle strutture (catenarie e sistemi di banchine flottanti). Le aree più importanti, a questo riguardo, sono: - la baia di Lerici; - Portovenere e le baie delle Le Grazie e del Fezzano; - le frazioni costiere di ponente ed il centro del comune della Spezia. Nel definire le dotazioni di aree a terra per i servizi di manutenzione/assistenza alla nautica minore, sociale ed associativa, si deve tener conto degli indirizzi di sistema specificati dal PTC, (attrezzatura di aree per servizi integrati alla nautica nel Levante spezzino e nel tratto finale del Magra), cui riferire una quota della domanda di servizi connessa a strutture con scarsa disponibilità di spazi a terra.

RIORGANIZZAZIONE DELL'ACCESSIBILITÀ E DELLA MOBILITÀ TURISTICA NELLA COSTA DEL GOLFO

Costa di Lerici: Sviluppo dei percorsi fruitivi e delle passeggiate a mare: Con l'obbiettivo di sviluppare i percorsi fruitivi e l'accessibilità della fascia costiera, vanno approfonditi i se- guenti temi:

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 363 - l’estensione del percorso costiero tra l’area progetto della Baia Blu e il centro di Lerici, attraverso l’ampliamento della passeggiata costiera lungo il tratto compreso tra la Baia Blu e San Terenzo e la riqualificazione con messa in sicurezza della passeggiata a mare tra San Terenzo e Lerici - nel quadro del più complessivo riassetto degli usi militari nella costa del Golfo, il Comune approfondisce le condizioni per la realizzazione di nuovi accessi a mare interclusi, in par- ticolare per la penisola di Maralunga, nel quadro della riorganizzazione del sistema degli usi militari nella costa del Golfo. - l'accessibilità alle spiagge e la fruibilità della linea di costa compresa tra Lerici e Tellaro, laddove l’accessibilità costiera è limitata dalla presenza di aree private o in concessione a privati.

Centro urbano di Lerici: miglioramento delle condizioni di accessibilità. Vanno previste due aree d’interscambio funzionali all’accesso a Lerici: - SG.2.9 in località Venere Azzurra - SG.2.10 in località Muggiano/Pertusola, dove si attua anche l’integrazione modale con la base di trasporto mare/terra;

Portovenere: accessibilità della fascia costiera e del centro urbano. Nel contesto delle ne- cessarie intese, vano approfondite le soluzioni atte al superamento delle "cesure" determinate dalle servitù militari o da vincoli amministrativi. Il problema si pone, in particolare, per le aree di Punta Varignano e Punta Castagna, e nel primo dei due casi si collega anche alla valorizzazione dell’importante sito archeologico romano. Il tema delle servitù militari attiene inoltre alla risoluzione dei problemi di accessibilità al centro di Portovenere: le diverse ipotesi di rafforzamento e riorganizzazione della rete viaria e dei nodi di interscambio comportano infatti una ridefinizione delle disponibilità di spazi dismettibili da parte del demanio militare.

Accessibilità costiera: sviluppo della mobilità mare-terra. Il tema della mobilità turistica e pendolare via mare, va affrontato attrezzando un sistema di approdi attrezzati per gli sposta- menti mare/terra, facendo riferimento al seguente schema di nodi di interscambio con valenza strategica: Stazione logistica (centro di interscambio per la mobilità mare/terra): - Pagliari (in alternativa, Pertusola) Punti d'attracco e di imbarco: - Calata Morin - Muggiano/Pertusola - Lerici - Cadimare - Fezzano - Le Grazie - Portovenere Il tema della mobilità mare/terra trova specifico riferimento nella sezione dedicata alle infra- strutture per la mobilità. Devono essere approfonditi i temi relativi alla dotazione di aree per la sosta, funzionalmente integrata con i centri di interscambio suddetti, e servizi ricreativi e d'informazione turistica.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 364 POTENZIAMENTO DELLA FRUIZIONE BALNEARE, ATTRAVERSO LO SVILUPPO DI AREE ATTREZZATE PRESSO LA DIGA FORANEA

SG.2.11 – Fruizione nautico/balneare: innovazione funzionale per il potenziamento della fruizione balneare, e sviluppo della fruizione ecocompatibile.

Nel contesto delle necessarie intese, vanno definite azioni finalizzate a potenziare la dotazione delle “spiagge fruibili”, attraverso la valorizzazione della diga foranea, facendo riferimento ai seguenti temi: - realizzazione, sul lato occidentale della diga, di un arenile artificiale - realizzazione di una rete di trasporto servito da battelli navetta L’ipotesi progettuale deve essere compatibile con il transito delle navi mercantili e militari, nonché con le attività di maricoltura (mitilicoltura e piscicoltura).

Nel contesto delle necessarie intese e della compatibilità con i traffici mercantili e militari, nonché con le attività di maricoltura, vanno approfondite le valutazioni relative all'organizza- zione di un sistema fruitivo dell'ambiente marino con imbarcazioni a vela ecocompatibili, avente il fulcro nelle aree dentro diga. Tale sistema, basato su imbarcazioni eco compatibili, ha come ambiti di riferimento la costa e le isole del Golfo nonché la costa delle 5 Terre (Ri- serva Marina). Le funzioni sono: - sistema galleggiante costituito da una base operativa in mare, nelle aree dentro diga, con- nessa operativamente a punti di supporto collocati negli ambiti di fruizione; - base logistica a terra, che il PUC individua nel Levante spezzino. Il sistema d'offerta trova integrazione con le funzioni connesse all'operatività della Scuola di vela di S. Teresa, nel ponente lericino, e contribuisce a configurare una specifica caratterizza- zione dell'offerta turistica nel sistema locale del Golfo.

POLITICHE PER LO SVILUPPO DEL SISTEMA LOCALE D’OFFERTA TURISTICA: LE COLLINE E LE ISOLE DEL GOLFO (SG.3)

DESCRIZIONE

La fascia collinare del Golfo presenta specifiche caratterizzazioni sia sul versante naturalisti- co, sia su quello rurale paesaggistico. In tale contesto territoriale sussistono tre elementi signi- ficativi di integrazione con altri sistemi turistici locali: il Parco Montemarcello – Magra, il Parco Nazionale delle 5 Terre, le colline della bassa Val di Vara. Un elemento di peculiare caratterizzazione sono le isole del Golfo, per cui il PTC fornisce indirizzi atti a valorizzare le specifiche potenzialità fruitive.

I temi/obiettivo del PTC sono:

- sviluppo delle strutture per la fruizione naturalistico/sportiva ed escursionistica,

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 365 - riqualificazione e valorizzazione ricettiva del sistema delle fortificazioni e degli insedia- menti collinari; - integrazione con i sistemi turistici contigui, in particolare con le 5 Terre; - potenziamento della tutela e valorizzazione ambientale e paesaggistica attraverso la rea- lizzazione del Parco Provinciale del Golfo - valorizzazione della risorsa mare e la riqualificazione culturale e fruitiva delle isole, in particolare per la Palmaria

La Valorizzazione della fruizione collinare rappresenta uno specifico elemento del modello d’offerta del sistema turistico del Golfo, favorendo il miglioramento dell’accessibilità, il potenziamento delle funzioni di supporto alle opportunità specifiche di fruizione, in particola- re per quelle naturalistiche, sportive ed escursionistiche. La valorizzazione delle opportunità fruitive implica l'obiettivo del recupero funzionale delle strutture dismesse da usi militari e/o produttivi e della valorizzazione dei nuclei rurali collina- ri. L'obiettivo della valorizzazione turistico/fruitiva della fascia collinare integra quello di realiz- zare, nel medesimo contesto territoriale, un Parco provinciale del Golfo.

Un altro obiettivo determinante è rappresentato dall'integrazione con i sistemi turistici locali contigui, in particolare per quello della Riviera/5 Terre, ove gioca un ruolo fondamentale il sistema delle connessioni con la costa, il recupero delle fortificazioni militari, il potenzia- mento della rete connettiva escursionistica, la valorizzazione degli insediamenti rurali, della Val di Magra, e della Val di Vara.

La valorizzazione delle isole del Golfo, in particolare per l'isola Palmaria, si pone come un elemento qualificante delle strategie di sviluppo dell'offerta turistica del Golfo, sia sul piano naturalistico, sia su quello culturale e museale, sia su quello della fruizione balneare. Il recu- pero funzionale delle fortificazioni assume un ruolo strutturante per le politiche di sviluppo turistico/fruitivo.

TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

FUNZIONI RICREATIVE, RICETTIVE, INFORMATIVE E DIVULGATIVE, IN PARTICOLARE CONNESSE AL RECUPERO DELLE FORTIFICAZIONI MILITARI DISMESSE ED AL RECUPERO FUNZIONALE DEI NUCLEI RURALI, IN PARTICOLARE NEL CONTESTO TERRITORIALE CONTIGUO ALLE 5 TERRE;

Recupero funzionale delle fortificazioni dismesse/dismettibili. In connessione con lo svi- luppo delle opportunità fruitive nell’ambito collinare del Golfo e delle integrazioni con le 5 Terre (al riguardo, si veda più avanti), nel contesto delle necessarie volte alla ridefinizione degli usi militari nel Golfo, devono essere individuate azioni finalizzate al riutilizzo delle fortificazioni dismesse, in particolare per lo sviluppo di servizi alla fruizione naturalisti- co/sportiva, ricreativa, culturale e ricettiva, prevedendo funzioni specifiche, riferite a com- plessi militari aventi vocazioni “nodali”:

LA FASCIA COLLINARE - SG.3.1 - Forte Bramapane: funzioni di nodo di interscambio tra assi escursionistici (asse sentieristico verso Portovenere, verso le 5 Terre e la bassa Val di Vara), e funzioni ricrea-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 366 tive, sportive e d’accoglienza/informazione. E’ determinante l’integrazione con le funzioni presenti la Palestra nel verde; - SG.3.2 - Opera Parodi: l’ampio complesso fortificato sul monte Parodi costituisce un nodo rilevante per rafforzare l’armatura dei servizi alla fruizione specialistica (equituri- smo, cicloturismo), dei servizi ricreativi e ricettivi extralberghieri che integrano le dota- zioni di retrocrinale previsti nel contesto dell’integrazione 5 Terre – Val di Vara e Golfo, delle iniziative tematiche di promozione; - SG.3.3 - Forte Muzzerone: la disponibilità della struttura consentirebbe di rafforzare l’offerta di servizi alla fruizione sportiva della Palestra del Muzzerone (attività indoor, corsi roccia, convegni tematici), divenendo un fattore di integrazione nei confronti dello sviluppo di strutture ricettive minori (tipo rifugio escursionistico/alpinistico) a supporto della frequentazione delle palestre di roccia; - SG.3.4 - Forte Canarbino: recupero fruitivo, integrato con lo sviluppo servizi ricettivi, sportivi e ricreativi. Le funzionalità previste a Canarbino integrano le componenti di svi- luppo turistico localizzate nel ponente lericino (Venere azzurra, Baia Blu, Pertusola);

LE ISOLE - SG.3.5 - Batteria Umberto 1°: recupero integrato per funzioni museali, culturali, di ricer- ca, informative e divulgative; - SG.3.6 - Forte Cavour: recupero per funzioni fruitive e ricettive, culturali e convegnisti- che, ricerca e divulgazione.

Valorizzazione turistica degli insediamenti isolati collinari. Vanno definite azioni finaliz- zate al recupero dei nuclei rurali collinari, per funzioni di supporto all’escursionismo, in particolare per le seguenti funzioni: - servizi alle attività di escursionistiche (equitazione, equiturismo) - strutture ricettive minori (ostelli, locande) - servizi informativi. Il contesto fruitivo di riferimento si estende, secondo un asse definito dal sentiero n. 1 del CAI, da Portovenere fino alle 5 Terre ed alla parte meridionale della Val di Vara, interessando l’arco collinare del Golfo, dove il PTC identifica la proposta di Parco provinciale. Il PTC individua, in particolare, i seguenti insediamenti: SG.3.7 - Campiglia SG.3.8 - Biassa Dei quali Biassa costituisce uno degli elementi collegati al complessivo disegno di potenzia- mento e redistribuzione territoriale dell’offerta ricettiva e di servizio alla fruizione turistica attraverso la riqualificazione e valorizzazione degli insediamenti rurali collinari, nel contesto dell’integrazione 5 terre – Val di Vara.

Recupero del patrimonio di edilizia rurale. Vanno definite azioni finalizzate al recupero del patrimonio sparso di edilizia rurale, per lo sviluppo di funzioni ricettive minori e di servizio alla fruizione, in particolare per i contesti collinari a maggiore frequentazione fruitiva, in particolare per: - le aree del Muzzerone (palestre di roccia), - i punti di snodo tra gli assi sentieristici del Golfo e delle 5 Terre, - la collina di Arcola e Lerici (Parco regionale Montemarcello).

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 367 RECUPERO DELLE CAVE E DISCARICHE DISMESSE A FINI FRUITIVI E TURISTICO/RICETTIVI;

Vanno individuate azioni finalizzate a valorizzare i siti di cava dismessi e dismettibili per funzioni di servizio alla fruizione ed all’accessibilità turistica. Le indicazioni del PTC trovano integrazione con quanto specificato nella sezione dedicata alle aree produttive. Nel contesto degli indirizzi contenuti nel Piano delle Cave della Regione Liguria, i temi pro- posti dal PTC sono i seguenti.

SG.3.10 - Cava dell'Acquasanta: nodo di interscambio per l'accessibilità costiera e collina- re. Al fine di migliorare l'accessibilità e la fruibilità costiera e collinare, vanno approfondite le seguenti soluzioni definite dal PTC: - Riutilizzo della cava dell’Acquasanta (Piè del Signore) con la creazione di un nodo di interscambio tra mezzo privato e pubblico per la mobilità verso Portovenere e per favorire l'integrazione fruitiva con il Parco Nazionale 5 Terre. Le funzioni d'interscambio possono supportare azioni di regolamentazione dell'accesso alla Statale "Napoleonica" in direzione Portovenere. - Integrazione delle funzioni di interscambio con il sistema degli approdi funzionali al sistema di trasporto mare/terra; - valorizzazione della borgata di Marola quale "cerniera" tra costa del golfo e parco collina- re, attraverso l'integrazione funzionale con il nodo di interscambio.

Riconversioni per funzioni turistiche e di servizio alla fruizione: Vanno definite azioni per il recupero turistico e di servizio delle cave dismesse/dismettibili: SG.3.11 - Cava S. Croce (La Spezia) SG.3.12 - Cava del Guercio (Lerici).

SG.3.13 - Bonifica e riuso siti di discarica Pitelli: Vanno definite azioni per la bonifica dell’ex discarica di Pitelli ed il recupero delle aree vulnerate, per destinarle ad impianti ed aree attrezzate per sport all’aria aperta.

RIQUALIFICAZIONE INSEDIATIVA E VALORIZZAZIONE TURISTICO/FRUITIVA E CULTURALE DELLE ISOLE DEL GOLFO, IN PARTICOLARE PER LA PALMARIA;

Isola Palmaria – Valorizzazione fruitiva integrata e sviluppo funzioni culturali specialistiche. Nel contesto delle necessarie intese, la conservazione paesistica dell’isola, va esercitata indi- viduando azioni di riqualificazione e valorizzazione sostenibile.

SG.3.14 – Recupero ambientale e valorizzazione fruitiva. Vanno definite azioni per la demo- lizione e riambientalizzazione dell’area del cosiddetto “Scheletrone”, con riqualificazione complessiva del tratto di costa antistante Portovenere e potenziamento delle funzioni connesse alla fruizione naturalistico/sportiva e balneare, in linea con gli indirizzi del Piano della Costa della Regione Liguria;

Valorizzazione funzioni culturali e museali. In connessione con il recupero funzionale della batteria “Umberto I", deve essere approfondita la valorizzazione delle fortificazioni e delle strutture militari presenti sull’isola, in particolare per il forte Cavour, per il quale si propon- gono funzioni di servizio direzionale ed organizzativo alla Riserva Marina nonché funzioni qualificate connesse ad un centro studi e convegni sulle risorse marine e naturalistiche medi-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 368 terranee che rafforzerebbe, e contribuirebbe a mettere a sistema, le funzioni previste nell’Umberto 1° e nel centro ENEA di Santa Teresa (il primo recupero funzionale di fortifica- zione militare avvenuto nel Golfo);

Isola del Tino - Proposte di recupero e valorizzazione fruitiva. Le ipotesi progettuali di valo- rizzazione fruitiva dell’isola del Tino rientrano nel più generale contesto della riorganizzazio- ne degli usi militari nel Golfo. Nel quadro di un generale orientamento alla assoluta tutela ambientale e paesaggistica dell’isola e nel contesto delle necessarie intese, deve essere appro- fondito il tema del recupero dell’importante complesso del faro (compatibilmente con la sicurezza dell’impianto di segnalazione), che insieme alle emergenze storiche monastiche potrebbe definire un doppio percorso guidato di grande rilevanza, sul versante della fruizione storico/culturale e della fruizione naturalistica, che al Tino offre elementi peculiari d’interesse e di studio.

3.4.6. IL SISTEMA DI OFFERTA TURISTICA DELLE 5 TERRE E DELLA RIVIERA (SC)

DESCRIZIONE

L'ambito omogeneo ed il sistema turistico delle 5 Terre e della Riviera attiene alla fascia costiera e collinare dei due comprensori. La caratterizzazione fondamentale dell’offerta turistica del sistema locale è costituita dalla fruizione balneare, naturalistica e dell'ambiente rurale. Gli aspetti della valorizzazione turistico/fruitiva delle risorse naturalistiche e storico culturali, nonché di quelle attinenti lo spazio rurale, trovano riferimenti sostanziali nelle prime due Sezioni di Piano (“I valori, l'identità, la storia” e lo “Spazio rurale”).

OBIETTIVI SPECIFICI

LE 5 TERRE Rappresentano obiettivi del PTC: - sviluppo delle connessioni e dei processi d’integrazione territoriale e funzionale (offerta ricettiva e fruitiva) tra costa ed entroterra, in particolare per l’integrazione con la Val di Vara; - riqualificazione e potenziamento della fruizione nella costa e del mare, valorizzazione degli insediamenti costieri e recupero delle infrastrutture ferroviarie dismesse;

L’accessibilità e l’integrazione costa – entroterra, in particolare per l’area delle 5 Terre ed i sistemi turistici della Val di Vara e del Golfo, si pongono come temi cruciali nel contesto della diffusione territoriale dell’offerta turistica si pone anche il tema della valorizzazione del ruolo di Levanto quale “porta” di ponente del Parco Nazionale delle 5 Terre. Lo schema e gli interventi finalizzati all’integrazione costa – entroterra configurano una area progetto del PTC.

La riqualificazione e la valorizzazione delle strutture ferroviarie contribuisce, oltre potenziare il ruolo distributivo pendolare e turistico, a riqualificare l’inserimento ambientale della linea

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 369 attuale ed a valorizzare il ruolo turistico/fruitivo delle strutture dismesse, al fine di migliorare e dare maggiore continuità alle opportunità di fruizione della costa e del mare;

LA COSTA DELLA RIVIERA Temi del PTC sono: - sviluppo ricettivo alberghiero e nautico/diportistico nelle aree contigue di Levanto e Bo- nassola; - potenziamento della fruizione della risorsa mare, in termini di diversificazione dell'offerta di fruizione e di accessibilità della costa; - riqualificazione e specializzazione dell’offerta extralberghiera, integrata con la fruizione del mare, e valorizzazione alberghiera del patrimonio abitativo turistico a Deiva e Framu- ra;

Lo sviluppo del “polo” turistico di Levanto e Bonassola, che sostanzia una delle più signifi- cative componenti di crescita ricettiva provinciale, valorizza il ruolo di tale contesto territo- riale quale "porta" del Parco Nazionale 5 Terre ed elemento di propulsione per l'incremento della capacità ricettiva del sistema turistico locale della Riviera..

La riqualificazione ed il potenziamento dell'offerta ricettiva extralberghiera, e la valorizzazio- ne alberghiera del patrimonio abitativo turistico a Deiva e Framura, trovano nell'integrazione con le opportunità di fruizione del mare un elemento determinante per la specializzazione di una componente d'offerta caratterizzante per il sistema locale della Riviera.

LA FASCIA COLLINARE DELLA RIVIERA Temi del PTC sono:

- il potenziamento della ricettività extralberghiera ed agrituristica; - lo sviluppo di aree sportive integrate con servizi ricettivi e ricreativi; - la riqualificazione ricettiva e di servizio degli insediamenti rurali, in particolare per lo sviluppo ricettivo alberghiero ed extralberghiero degli insediamenti della vallata di Le- vanto;

Lo sviluppo della ricettività rurale ed agrituristica costituisce, unitamente alla valorizzazione del patrimonio di edilizia rurale e storica, l'elemento caratterizzante per l'organizzazione della ricettività collinare, finalizzata allo sviluppo ricettivo “diffuso”, alla realizzazione di strutture integrate quali gli hotel paese (in particolare per la vallata di Levanto) ed alla realizzazione di servizi di supporto ed organizzazione della fruizione;

Elemento di specializzazione dell'offerta, inoltre, è rappresentato dai servizi fruitivi e ricettivi integrati (di tipo alberghiero ed extralberghiero), in particolare sul piano dell'offerta sporti- va/ricreativa e della fruizione rurale.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 370 INDIRIZZI GENERALI

POLITICHE PER LO SVILUPPO DEL SISTEMA LOCALE D’OFFERTA TURISTICA: LE 5 TERRE (SC.1) DESCRIZIONE

Le 5 Terre costituiscono il contesto territoriale a maggior grado di visibilità internazionale per l’intero sistema turistico provinciale, anche a seguito dell’inserimento nel patrimonio mon- diale UNESCO e dell’istituzione dell’omonimo Parco Nazionale. La definizione del modello delle opportunità di fruizione che caratterizza il comprensorio delle 5 Terre è stato affrontato nelle Sezioni 1 e 2 del Piano, con riferimento alle valenze storico/culturali, naturalistiche e rurali, che trovano peculiare compenetrazione. Nella presente Sezione il PTC affronta il tema della fruizione "estesa" di tali opportunità e dell'integrazione del comprensorio delle 5 Terre all'interno del sistema turistico locale costiero/collinare (Rivie- ra/5 Terre) ed all'esterno, in particolare verso il Golfo e la Val di Vara, che rappresenta il sistema turistico maggiormente vocato ad uno sviluppo sinergico con le 5 Terre, soprattutto in termini di potenziamento e diversificazione dell'offerta di fruizione e di sviluppo delle struttu- re ricettive e di servizio a supporto dell'estensione territoriale dell'offerta turistica.

I temi/obiettivo del PTC sono:

Lo sviluppo dell'accessibilità costiera e collinare e l'integrazione costa - entroterra, che rappresenta un obiettivo strategico per la fruizione "estesa" nell'area delle 5 Terre, sul ver- sante della fruizione della costa e della fascia collinare secondo un schema strutturale sosteni- bile e compatibile con la valorizzazione dell’ambiente. All'estensione territoriale delle op- portunità di fruizione si associa l'obiettivo di sviluppare le relazioni interne al sistema turistico locale (integrazioni con la Riviera), e le interazioni con i sistemi turistici della Val di Vara (che rappresenta l'obiettivo cruciale) e del Golfo. L’integrazione con la Val di Vara mette in gioco le potenzialità di sviluppo ricettivo diversificato delle aree di retrocrinale, prevalente- mente extralberghiero, nonché degli insediamenti in contesto rurale e dei tre “centri” di Pi- gnone, Riccò e Beverino. Il tema dell'accessibilità costiera si connette anche alla riorganizzazione delle infrastrutture per la nautica minore e la mobilità mare/terra.

La riorganizzazione funzionale delle infrastrutture ferroviarie, che si correla sia all'au- mento della fruizione della costa, sia alla valorizzazione del ruolo distributivo nei confronti dell'accessibilità collinare e dei percorsi di integrazione interni ed esterni alle 5 Terre. Si pone anzitutto il tema della specializzazione funzionale dell'attuale tratta "tirrenica", attra- verso ipotesi di sviluppo di un nuovo asse per il traffico di lunga percorrenza, finalizzando l'attuale ferrovia in funzione della mobilità pendolare e turistica. In ogni caso, si pone il tema dell'ambientalizzazione dei tratti dell'attuale linea che attraversano i centri urbani. Un secondo tema attiene al recupero funzionale delle infrastrutture ferroviarie, che interessa le stazioni locali nel molteplice ruolo di punti di interscambio per la mobilità turistica e pendola- re, di punti di informazione e di servizio alla fruizione, e che interessa le strutture ferroviarie dismesse, sia per il supporto all'accessibilità ed alla fruizione della costa e del mare.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 371 La valorizzazione dei centri storici costieri e degli insediamenti rurali collinari, finaliz- zata allo sviluppo ricettivo diffuso ed alla realizzazione di servizi fruitivi e ricettivi integrati con i luoghi di fruizione turistica, ed al potenziamento dei centri storici costieri, quali ele- menti ordinatori dell’offerta di fruizione complessiva e dei processi di integrazione con la Val di Vara.

Gli indirizzi del PTC, in particolare per l'identificazione e la valorizzazione delle opportunità fruitive, trovano integrazione con la prima Sezione del Piano ("I valori, l'identità, la storia") e con la seconda ("Lo spazio rurale").

TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

SVILUPPO DELL'ACCESSIBILITÀ NELLA FASCIA COLLINARE E DELL'INTEGRAZIONE SOCIOE- CONOMICA COSTA - ENTROTERRA, VALORIZZANDO IL RUOLO DELLE INFRASTRUTTURE FER- ROVIARIE E SVILUPPANDO PERCORSI ATTREZZATI CON INFRASTRUTTURE LEGGERE IN TRE DIREZIONI: RIVIERA, VAL DI VARA E GOLFO;

Il tema dell'integrazione e dell'accessibilità nel comprensorio delle 5 Terre che trova riferi- mento, in particolare, negli indirizzi specifici SC.1.1 – SC.1.7, interessa, oltre al sistema delle 5 Terre, il sistema turistico della Val di Vara, in particolare per l’ambito dei comuni di Riccò del Golfo, Pignone e Beverino, collegandosi agli indirizzi riguardanti l’integrazione costa - entroterra (SV.1.4, SV.1.5) ed il ruolo dei centri “ordinatori” di Beverino (SV.6.4), Pignone (SV.6.5) e Riccò del Golfo (SV.6.6). L’integrazione interessa altresì la Riviera ed il Golfo dove, in particolare, trovano connessione gli indirizzi definiti per la fascia collinare circa la valorizzazione funzionale delle strutture militari collinari (Forte Bramapane SG.3.1, Opera Parodi SG.3.2), del recupero turistico degli insediamenti rurali (in particolare per Biassa, SG.3.8).

Il ruolo delle stazioni ferroviarie: riorganizzazione delle infrastrutture leggere per l’integrazione costa – entroterra. I Comuni individuano una rete di infrastrutture “leggere” finalizzate all’aumento dell’accessibilità costiera e collinare, in un quadro di sostenibilità ambientale e paesaggistica, evitando lo sviluppo di nuove infrastrutture viarie stradali. Lo schema, funzionalmente integrato in relazione a tre assi principali, prevede l’utilizzo di strutture a cremagliera (sul modello dei monorack utilizzati per aumentare l’accessibilità fondiaria delle fasce vitate) e si articola secondo una serie di collegamenti tra le stazioni ferroviarie (nodi di interscambio) e la “Via dei Santuari”, asse di comunicazione stradale esistente nella fascia medio collinare. Le connessioni individuate sono: - Santuario di Soviore – stazione ferroviaria di Monterosso; - Santuario di Reggio – stazione ferroviaria di Vernazza; - Santuario di S. Bernardino – stazione ferroviaria di Corniglia; - Santuario di Montenero – stazione ferroviaria di Riomaggiore.

SC.1.1 – Integrazione con la Riviera e la Val di Vara. Devono essere definite azioni finaliz- zate a sviluppare ed attrezzare un asse d’integrazione verso l’ambito collinare della Riviera e della Val di Vara, secondo il seguente schema:

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 372 - nodo di interscambio presso la stazione di Monterosso; - infrastrutture leggere di trasporto passeggeri a connessione del Santuario di Soviore e della Strada dei Santuari (bivio Pignone); - nodo di interscambio presso il Santuario di Soviore - attrezzatura di nodi di interscambio sentieristico, con riferimento alla sentieristica di cri- nale (in particolare per il sentiero n. 1 CAI), ai percorsi che innervano la vallata di Le- vanto ed il sistema naturalistico di Punta Mesco, nonché ai percorsi verso la Val di Vara; - sviluppo di servizi informativi e di supporto alle attività escursionistiche, di strutture sportive e di strutture ricettive extralberghiere (ostelli, campeggi, rifugi escursionistici), da individuare in prossimità dei nodi sentieristici tra i quali, in particolare, il nodo in lo- calità Colla di Gritta.

SC.1.2 – Integrazioni con la Val di Vara. Vanno definiti indirizzi finalizzati a sviluppare l’accessibilità e l’integrazione costa – entroterra verso la Val di Vara, secondo il seguente schema: - nodo di interscambio presso la stazione di Vernazza - connessione funicolare con la Via dei Santuari ed il crinale costiero ed il sentiero nr. 1 del CAI e realizzazione di nodi attrezzati di interscambio e servizio alla fruizione connessi ai punti di arrivo della funicolare; - connessione funicolare con Corvara, a partire dal nodo presso la via dei Santuari, con realizzazione di un ulteriore nodo di interscambio in Val di Vara; - connessione funicolare dall’interscambio sul sentiero nr. 1 CAI verso Casella (Riccò del Golfo). Vanno definiti indirizzi volti alla minimizzazione degli impatti paesaggistici sul lato mare.

SC.1.3 – Integrazioni con la Val di Vara ed il Golfo. Vanno definite azioni volte all’attrezzatura di connessioni con i sistemi turistici della Val di Vara e del Golfo, secondo il seguente schema: - nodo di interscambio presso la stazione di Riomaggiore - infrastrutture leggere di trasporto passeggeri a connessione del Santuario di Montenero; - nodo di interscambio presso il Santuario di Montenero; - infrastrutture leggere di trasporto passeggeri a connessione del bivio Bramapane; - nodo di interscambio al bivio Bramapane ed integrazione con la rete funicolare prevista nella fascia collinare del Golfo;

Sviluppo integrato delle strutture ricettive e fruitive. Lo schema delle interconnessioni delinea un modello di sviluppo ricettivo che coinvolge, in particolare, la Val di Vara, su di- versi livelli: - sviluppo delle attrezzature ricettive extralberghiere nelle aree di retrocrinale (sistema Val di Vara, SV.1.4) che trova integrazioni con le aree collinari contigue, in particolare del Golfo dove è da prevedere il recupero fortificazioni dismesse Bramapane (SG.3.1) e Pa- rodi (SG.3.2) e la valorizzazione turistica degli insediamenti di Biassa (SG.3.8); - sviluppo dei percorsi e delle attrezzature fruitive, naturalistico/sportive e ricreative, in particolare negli assi connettivi di crinale (le “alte vie” della Val di Vara e gli assi sentie- ristici del Golfo e delle 5 Terre) - valorizzazione ricettiva e di servizio alla fruizione degli insediamenti in contesto rurale, in particolare nei comuni di Beverino, Riccò del Golfo e Pignone (Sv.1.5) direttamente inte- ressati dagli assi di integrazione, nonché del Golfo;

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 373 - sviluppo ricettivo e di servizio da prevedere nei “centri” di Riccò del Golfo, Pignone e Beverino (SV.6.4, 6.5, 6.6), che assumono il ruolo di “porte” interne dell’ambito turistico integrato.

SC.1.4 – Accessibilità collinare: Corniglia. Vanno definite azioni volte all’attrezzatura di connessioni tra la stazione ed il nucleo urbano di Corniglia ed alla qualificazione del percorso di connessione con il Santuario di San Bernardino.

SC.1.5 – Accessibilità collinare: Volastra. Vanno definite azioni finalizzate ad attrezzare un asse connettivo tra Manarola e Volastra, attraverso strutture a cremagliera, e prevede la realiz- zazione di un nodo di interscambio presso la Via dei Santuari, presso Volastra.

SC.1.6 - Asse sentieristico nr. 1 CAI: potenziamento del ruolo ordinatore per i percorsi escursionistici. Vanno definiti indirizzi finalizzati all’attrezzatura di nodi di interscambio con le reti sentieristiche minori e di servizi alla fruizione escursionistica, nel contesto dell’organizzazione delle reti e dei principali nodi di interscambio individuati dal PTC.

VALORIZZAZIONE DEL RUOLO DISTRIBUTIVO E CONNETTIVO DELLA FERROVIA TIRRENICA, IN PARTICOLARE ATTRAVERSO IL RECUPERO DELLE STRUTTURE FERROVIARIE DISMESSE PER LO SVILUPPO DEI SERVIZI TURISTICO/FRUITIVI E L'AMBIENTALIZZAZIONE DEI TRATTI DI AT- TRAVERSAMENTO DEI CENTRI URBANI;

Riqualificazione ambientale: mitigazione degli impatti derivanti dal traffico ferroviario a lunga percorrenza. Vanno definite azioni finalizzate alla mitigazione dell’impatto derivante dal passaggio dei convogli ferroviari che attraversano i borghi delle 5 Terre, attraverso solu- zioni progettuali finalizzate, ove possibile, alla copertura dei tratti di attraversamento urbano, con destinazione a servizi di pubblico interesse delle aree ottenute. Gli interventi di mitigazione, in particolare, assumono significato a Manarola, Corniglia e Vernazza.

Strutture ferroviarie dismesse - dismettibili: recupero funzionale e potenziamento dei servizi per la fruizione, la promozione locale e la ricettività turistica. Vanno previste azioni finalizzate al recupero e riutilizzo delle aree e delle strutture ferroviarie dismesse, finalizzando le azioni pianificatorie allo sviluppo dei servizi connessi alla fruizione turistica. Nel contesto di tale recupero e riutilizzo vanno definite le seguenti funzioni: - servizi di informazione ed accoglienza turistica, integrata ove possibile con servizi di accoglienza e ricettività “minore”; - punti di informazione multimediale; - strutture per la promozione e commercializzazione dei prodotti tipici; - strutture di interscambio tra il sistema ferroviario e le infrastrutture per la mobilità ed accessibilità della fascia collinare.

Specializzazione funzionale linea tirrenica - La variante per il trasporto ferroviario di lunga percorrenza. Un tema cruciale attiene all’accessibilità delle 5 Terre ottenibile attraverso la valorizzazione dell’asse ferroviario, principale elemento di mobilità interna e di connessio- ne esterna dell’ambito.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 374 Il PTC, nel contesto delle necessarie intese con le FF SS S.p.A., i Ministeri competenti, la Regione Liguria, il Parco Nazionale 5 Terre e gli enti locali interessati, propone la valorizza- zione fruitiva dell’asta ferroviaria esistente, e la specializzazione della stessa quale metropo- litana leggera al servizio della domanda “sociale” (pendolarismo prevalente sul Capoluogo) e turistica. La “specializzazione” funzionale della attuale linea ferroviaria comporta la necessità di realiz- zare un percorso alternativo che possa collegare Levanto e La Spezia, che assumerebbe il ruolo di “porte” di interscambio nei confronti delle 5 Terre, oltre che elementi di rafforza- mento della capacità ricettiva al servizio della frequentazione dell’ambito.

SC.1.7 – Area di Guvano: recupero delle strutture ferroviarie dismesse e potenziamento dei servizi alla balneazione. Nel contesto delle necessarie intese, va previsto il recupero delle aree ferroviarie dismesse, finalizzato alla riorganizzazione ed al potenziamento delle strutture e dei servizi funzionali alla fruizione balneare e sportivo/ricreativa. Tali azioni comportano la riqualificazione del collegamento ferroviario dismesso verso Cor- niglia, e presuppongono la messa in sicurezza del versante collinare sovrastante all’area di Guvano.

LA QUALIFICAZIONE DELLE STRUTTURE PER LA MOBILITÀ MARE/TERRA E NAUTICHE MINORI

SC.1.8 - Monterosso: qualificazione e potenziamento delle strutture nautico/diportistiche. Nel contesto degli indirizzi del Piano della Costa, vanno definite azioni finalizzate alla realiz- zazione di un impianto nautico minore nell’area della ex discarica di Fegina, a prevalente orientamento nel comparto della nautica “sociale”, connessa alla domanda della popolazione residente e turistica a lunga permanenza. Il potenziamento dell'offerta nautica minore si cor- rela alla qualificazione delle strutture per l'approdo mare/terra. L’intervento nel quadro delle procedure di valutazione d’impatto ambientale previste dalla legge, deve risultare compatibile con la fruizione balneare e la tutela della Riserva Marina.

SC.1.9 - Vernazza: riqualificazione delle strutture per la mobilità mare/terra. (ex 3.1.2.3) Vanno definite azioni di riqualificazione funzionale dell’approdo di Vernazza, finalizzate alla messa in sicurezza del punto di attracco dei battelli per il trasporto collettivo via mare ed alla difesa dell'abitato dalle mareggiate.

LO SVILUPPO DELLE STRUTTURE RICETTIVE DIFFUSE NELLA FASCIA COLLINARE, IN PARTICOLARE ATTRAVERSO IL RECUPERO DEL PATRIMONIO DI EDILIZIA RURALE E STORICA.

Valorizzazione ricettiva degli insediamenti rurali collinari – Vanno definite azioni finalizzate al recupero ricettivo e fruitivo degli insediamenti rurali, in particolare per quei siti in prossi- mità del sistema degli assi e dei nodi di integrazione con la Val di Vara. Il recupero insediativo a fini turistici, che può comportare lo sviluppo di strutture assimilabili al modello di hotel paese (servizi ricettivi e ricreativi integrati), deve essere approfondito, tenendo conto per i comuni interessati dal programma Europeo Leader, le risultanze dello studio specifico citato, che evidenzia i seguenti temi: - Riomaggiore: ambito Riomaggiore – costa di Casinagora, in particolare per il completa- mento del recupero degli insediamenti sparsi nell’area del Santuario di Montenero; - Vernazza: insediamenti rurali nella conca di Vernazza, tra il Santuario di Reggio e quello di San Bernardino.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 375 POLITICHE PER LO SVILUPPO DEL SISTEMA LOCALE D’OFFERTA TURISTICA: IL POLO TURISTICO INTEGRATO DI LEVANTO E BONASSOLA (SC.2)

DESCRIZIONE

Il polo turistico integrato attiene al territorio dei comuni di Levanto e Bonassola, e trova significativa caratterizzazione nella dotazione ricettiva funzionale a molteplici tipologie di fruizione sia per la costa e la fascia collinare della Riviera, sia per l'intero sistema turistico Riviera/5 Terre. Le caratterizzazioni dell'offerta turistica sono, soprattutto, quelle connesse alla fruizione del mare ed alla fruizione del contesto collinare, ove prevale il paesaggio rurale che assume parti- colare significato nella "corona" degli insediamenti rurali isolati della vallata di Levanto, uno dei principali ambiti produttivi di qualità del comprensorio, come evidenziato nella seconda Sezione del Piano ("Lo spazio rurale"). L'area progetto si caratterizza inoltre per la presenza del maggiore centro urbano della Rivie- ra/5 Terre, che rappresenta un riferimento per le opportunità di fruizione culturale e ricreativa, oltre che di servizio al territorio.

I temi/obiettivo del PTC sono:

Lo sviluppo integrato del sistema delle strutture ricettive, che nell'ambito di Levanto e Bonassola trovano le maggiori vocazioni per lo sviluppo della capacità ricettiva terrestre e nautica con a valenza per l'intero sistema turistico locale, e che presuppongono la definizione di un modello integrato, in particolare, sul piano dei servizi accessori alla ricettività e sul piano dei servizi comuni. Lo sviluppo turistico/ricettivo valorizza il ruolo fondamentale del contesto territoriale Levanto/Bonassola quale "porta" di ponente del Parco Nazionale delle 5 Terre.

La diversificazione e l'integrazione dell'offerta turistica, che presuppone la valorizzazione della nautica da diporto, attraverso lo sviluppo di funzioni portuali turistiche, a valenza com- prensoriale e di livello provinciale, ed il potenziamento delle tipologie di fruizione del mare tra le quali quella subacquea. Lo sviluppo dell’offerta turistica del polo Levanto/Bonassola comporta l’integrazione con la valorizzazione fruitiva della fascia collinare, in particolare per le strutture integrate per la pratica sportiva, l’offerta turistica rurale e la valorizzazione dei nuclei rurali della vallata di Levanto.

Lo sviluppo dell'accessibilità costiera, che rappresenta un fattore centrale per l'estensione territoriale e tematica delle opportunità di fruizione del mare ed escursionistica, e si connette alla riorganizzazione dei percorsi connettivi e distributivi, il riuso delle strutture ferroviarie dismesse, il potenziamento del sistema della mobilità mare/terra finalizzato a caratterizzare il ruolo di Levanto quale "porta" a mare con valenza per il sistema turistico locale.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 376 TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

SVILUPPO DELLE FUNZIONI TURISTICO/RICETTIVE, SECONDO UN MODELLO INTEGRATO CON RI- FERIMENTO AI SERVIZI ACCESSORI ED AI SERVIZI COMUNI.

SC.2.1 - Polo turistico: sviluppo turistico/ricettivo a prevalente caratterizzazione alberghie- ra. Vanno definite azioni per lo sviluppo dell'offerta turistico/ricettiva, a prevalente caratteriz- zazione alberghiera, definendo azioni finalizzate allo sviluppo delle strutture e dei servizi funzionali all'integrazione del polo di sviluppo turistico. L’integrazione avviene, in particola- re, attraverso la predisposizione di servizi comuni attinenti: - il ciclo delle acque (fornitura idrica alle aree ricreative ed alle strutture ricettive) e dei rifiuti (depurazione, smaltimento); - servizi “fuori albergo”, che debbono risultare complementari a quelli esistenti nel centro urbano di Levanto ed in quello di Bonassola, nonché orientati ad una domanda estesa oltre la sfera diretta della clientela alberghiera; - servizi di trasporto collettivo, a connessione delle aree alberghiere, con le stazioni di Levanto e Bonassola, il porticciolo ed i principali centri di servizio pubblico locali. Vanno approfondite, oltre al trasporto su gomma, anche soluzioni funicolari, in particolare per le connessioni con le aree portuali turistiche.

SVILUPPO DELLE FUNZIONI NAUTICO DIPORTISTICHE, FINALIZZATE ALLA REALIZZAZIONE DI UN POLO NAUTICO INTEGRATO DI LIVELLO COMPRENSORIALE E PROVINCIALE.

SC.2.2 - Polo nautico di Levanto: sviluppo della portualità turistica e diversificazione del- l'offerta nautico/diportistica. In coerenza con le indicazioni del Piano della Costa della Re- gione Liguria, vanno definite azioni finalizzate alla realizzazione di un polo nautico integrato, che prevede: - la realizzazione del porticciolo turistico al confine tra Levanto e Bonassola, si caratterizza per le funzioni di ormeggio “stanziale” ed al transito (quest'ultima funzione configura la quarta “porta” turistica al transito diportistico della provincia, insieme con Lerici, Porto- venere e Bocca di Magra). Va approfondita l'integrazione dei servizi connessi al portic- ciolo turistico con quelli presenti nel centro urbano di Levanto e negli spazi dedicati alla nautica minore, sociale ed associativa; - la definizione delle connessioni con le aree di sviluppo turistico/ricettivo; - la riqualificazione delle aree attualmente occupate da impianti nautici minori e la riorga- nizzazione degli spazi ad essi funzionali, con la realizzazione di un’area artigianale e di servizio a valenza comprensoriale, funzionale alla domanda di servizi manutentivi ricon- ducibile alla nautica “minore” organizzata in strutture (come le spiagge attrezzate) senza spazi a terra.

POTENZIAMENTO DEL SISTEMA DI ACCESSI AL MARE E DI STRUTTURE FUNZIONALI ALLO SVILUPPO DELLA FRUIZIONE DELLA COSTA E DEL MARE.

SC.2.3 - Accessibilità costiera: recupero strutture ferroviarie dismesse e potenziamento dei servizi alla fruizione della costa e del mare. Vanno definite azioni finalizzate a favorire l’accessibilità, sia sul piano delle connessioni “orizzontali” costiere, sia su quello degli accessi al mare. A tal fine, vanno approfonditi:

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 377 - il recupero della ferrovia dismessa nel tratto Levanto – Bonassola, quale elemento funzio- nale all'integrazione dell'area intercomunale ed allo sviluppo della fruizione della costa e del mare; - un sistema di accessi al mare, in connessione con il recupero dei tratti ferroviari dismessi e con la valorizzazione delle strutture ferroviarie a cielo aperto, in particolare con riferi- mento a tre contesti territoriali: Vallesanta, area villaggio La Francesca, area Punta Colon- ne.

SC.2.4 - Punta colonne - Sviluppo delle funzioni connesse alla fruizione subacquea. Vanno definite, nel contesto del recupero e riuso delle aree di cava e delle strutture ferroviarie di- smesse, azioni finalizzate alla realizzazione di un centro di servizi alla fruizione subacquea.

RIQUALIFICAZIONE DELLE STRUTTURE PER LA MOBILITÀ MARE/TERRA

SC.2.5 - Levanto: riorganizzazione funzionale delle strutture per la mobilità mare/terra. Vanno definite azioni finalizzate alla riorganizzazione delle strutture di supporto alla mobilità mare/terra, con valenza per l’intero ambito costiero delle 5 Terre e della Riviera, approfon- dendo la dotazione di spazi di servizio, la messa in sicurezza delle strutture d'attracco dei mezzi di trasporto pubblico, le connessioni con il tessuto urbano e le integrazioni funzionali con previsto porticciolo turistico.

POLITICHE PER LO SVILUPPO DEL SISTEMA LOCALE D’OFFERTA TURISTICA: L'OFFERTA TURISTICA DI DEIVA MARINA E FRAMURA (SC.3)

DESCRIZIONE

I temi/obiettivo del PTC sono:

La riorganizzazione ed il potenziamento dell'offerta ricettiva assume significato soprat- tutto per la componente extralberghiera e per la valorizzazione ricettiva del patrimonio di case, nonché per i servizi di supporto alla fruizione, da riorganizzare e potenziare secondo un modello integrato tra i due Comuni di Deiva e Framura, in particolare per la qualificazione ed il potenziamento dei servizi alla fruizione del mare;

La diversificazione delle opportunità di fruizione e la specializzazione delle strutture ricettive, che comporta il superamento del modello prevalentemente centrato sulla fruizione balneare, con una specializzazione ricettiva extralberghiera sia nel campo delle attività nauti- che (campeggio nautico), sia subacquee, sia escursionistiche nella fascia collinare. Le strutture funzionali alla diversificazione dell’offerta trovano riferimento, in particolare, nello sviluppo di una rete di servizi dedicati alla sosta ed all’alaggio dei natanti carrellati, ed alla qualificazione di strutture per l’accoglienza ed i servizi alla pratica subacquea, da realiz- zarsi secondo uno schema integrato nell’intero ambito costiero.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 378 RIORGANIZZAZIONE, POTENZIAMENTO E SPECIALIZZAZIONE DELL'OFFERTA TURISTICA, IN PAR- TICOLARE EXTRALBERGHIERA, IN RELAZIONE ALLE TIPOLOGIE DI FRUIZIONE DEL MARE E SECONDO UN MODELLO DI VALORIZZAZIONE UNITARIO PER DEIVA E FRAMURA.

SC.3.1 - Vallata di Deiva: riorganizzazione, potenziamento e specializzazione dell'offerta turistica. Vanno definite azioni finalizzate a riorganizzare e potenziare l'offerta ricettiva ex- tralberghiera secondo un modello integrato, prevedendo: - la qualificazione ed il potenziamento dell'offerta ricettiva extralberghiera; - la realizzazione di servizi comuni per la sosta, l'accoglienza e l'informazione turistica; - la specializzazione di aree e strutture di servizio alla fruizione sia nel campo delle attività nautiche (campeggio nautico) e subacquee, oltre che escursionistiche nella fascia collinare.

QUALIFICAZIONE DEI SERVIZI ALLA NAUTICA MINORE DA DIPORTO

SC.3.2 - Ambito costiero: Specializzazione dell'offerta in relazione alla fruizione della risor- sa mare. Deve essere prevista la riorganizzazione ed il potenziamento, secondo uno schema unitario, delle strutture funzionali alla diversificazione dell’offerta di fruizione del mare, definendo azioni finalizzate: - alla riqualificazione delle strutture di servizio alla nautica minore, nel quadro della risi- stemazione della passeggiata a mare del centro urbano e della riorganizzazione dei servizi funzionali alla specializzazione nautica delle strutture ricettive extralberghiere; - alla realizzazione di una rete di servizi dedicati alla sosta ed all’alaggio dei natanti carrel- lati funzionale alla domanda turistica dei campeggiatori nautici; - alla qualificazione di strutture per l’accoglienza ed i servizi alla pratica subacquea, da realizzarsi secondo uno schema integrato nell’intero ambito costiero; - all'integrazione delle strutture funzionali alla fruizione del mare con l'offerta ricettiva extralberghiera costiera e nella vallata di Deiva, di cui al punto precedente.

SC.3.3 - Framura: qualificazione delle strutture per la fruizione nautica e balneare. Nel contesto delle indicazioni del Piano della Costa, vanno definite azioni finalizzate: - alla riqualificazione ed al potenziamento dell’area dell'ex cava di Framura, potenziando le funzioni ricettive extralberghiere ed integrandole con strutture di servizio ai natanti (cam- peggio nautico) ed alla pratica subacquea ed escursionistica; - alla qualificazione funzionale dell'impianto nautico minore in loc. Ciamia, con potenzia- mento ed integrazione di servizi funzionali alla fruizione subacquea e balneare; - alla riorganizzazione dell’accessibilità costiera ed alla qualificazione delle connessioni con l'impianto di Ciamia;

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 379 POLITICHE PER LO SVILUPPO DEL SISTEMA LOCALE D’OFFERTA TURISTICA: LA FASCIA COLLINARE DELLA RIVIERA (SC.4)

DESCRIZIONE

Il progetto territoriale definito dal PTC attiene alla fascia collinare compresa tra Levanto e Deiva Marina, e si caratterizza per le valenze fruitive in campo rurale, paesaggistico e natura- listico, come evidenziato nella prima Sezione ("I valori, l'identità, la storia") e nella seconda ("Lo spazio rurale").

I temi /obiettivo del PTC sono:

La valorizzazione della fruizione rurale, che costituisce una delle caratterizzazioni portanti della fascia collinare, e si connette allo sviluppo delle attività ricettive a forte integrazione con la caratterizzazione rurale del paesaggio, l'agriturismo.

Il recupero e la valorizzazione del patrimonio di edilizia storica e rurale, rappresenta uno dei fattori di sviluppo ricettivo, ricreativo e di servizio alla fruizione più significativi per il contesto territoriale collinare. In particolare, la valorizzazione dello spazio rurale e degli insediamenti rurali assume particolare rilievo a Levanto, ove si localizza un sistema produtti- vo agroalimentare di qualità.

Lo sviluppo delle opportunità fruitive, che trova potenzialità significative sia sul versante escursionistico, sia su quello dello sviluppo di aree attrezzate per la pratica degli sport all'aria aperta;

L’integrazione con il turismo costiero, che assume particolare rilievo nei comuni di Levanto e Bonassola, dove si localizza un polo di sviluppo turistico diversificato.

TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

VALORIZZAZIONE DELLE STRUTTURE INTEGRATE PER LA FRUIZIONE SPORTIVO/RICREATIVA

SC.4.1 - Bonassola: sviluppo servizi sportivi e ricettivi integrati. Vanno definite azioni fina- lizzate alla realizzazione di una struttura specialistica per la pratica sportiva del golf, integrata con funzioni ricettive e ricreative, prevedendo l'integrazione dell'intervento con quelli previsti nell'area di sviluppo integrato di Levanto e Bonassola, con riferimento alle dotazioni di servizi comuni e, in particolare, quelli attinenti il ciclo delle acque e dei rifiuti.

VALORIZZAZIONE DEL TURISMO RURALE E DELLA RICETTIVITÀ AGRITURISTICA

Valorizzazione agrituristica. Vanno definite azioni finalizzate al sostegno della ricettività agrituristica, prioritariamente attraverso il recupero del patrimonio edilizio esistente, con possibilità di ampliamento della capacità ricettiva attraverso la realizzazione di strutture extralberghiere (agricampeggio).

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 380 SC.4.2 – Ricettività agrituristica integrata: aree per lo sviluppo integrato agrituristico e dei servizi alla fruizione. Devono essere valorizzate le aree di “snodo” tra la fascia collinare della Riviera e quella delle 5 Terre, in particolare per la loc. Bardellone, definendo azioni finaliz- zate alla realizzazione di funzioni integrate, agrituristiche, sportive, ricreative ed escursioni- stiche.

VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO DI EDILIZIA RURALE, IN PARTICOLARE PER LA VALORIZZAZIONE INTEGRATA DEGLI INSEDIAMENTI DELLA VALLATA DI LEVANTO

Criteri per la valorizzazione ricettiva e di servizio del patrimonio di edilizia storica (insediamenti isolati in ambito rurale) vanno definite azioni di recupero e valorizzazione funzionale degli insediamenti rurali collinari, finalizzate prioritariamente: - alla realizzazione di strutture ricettive minori (quali le locande), - allo sviluppo integrato dei servizi di commercializzazione dei prodotti tipici e dell’artigianato locale (alimentare e non) e delle attività ristorative tipiche, - alla valorizzazione delle funzioni culturali e museali tematiche (musei etnografici, della cultura materiale), - alla predisposizione di punti di accoglienza ed informazione turistica.

Valorizzazione dei percorsi tematici. E’ opportuno prevedere la possibilità di variazioni di destinazione d’uso a favore di nuove strutture ricettive, commerciali, artigianali tipiche e di servizio, a condizione che siano realizzate da parte dei Comuni interessati aree per la sosta degli autoveicoli in fregio agli insediamenti rurali e che l’offerta turistica specifica sia inqua- drata, per quantità e tipologia, nel piano turistico locale. La valorizzazione dei borghi rurali, quali cardini del sistema fruitivo collinare, necessita di strategie di messa a rete, anche sul piano della mobilità turistica: a questo riguardo, assume significato la realizzazione di punti di interscambio con la rete sentieristica e la definizione di percorsi tematici (quali le vie dei mulini, dell’olio, del vino) a promozionale con attrezzature segnaletiche e multimediali (siti dedicati da inserire nel portale del sistema turistico locale), nonché con servizi di accompagnamento guidato, aventi nei borghi rurali le opportune struttu- re organizzative.

Valorizzazione ricettiva ed hotel paese. Vanno approfondite ipotesi di recupero del patri- monio di edilizia rurale e storica finalizzato alla realizzazione di sistemi ricettivi caratterizzati quali "Hotel Paese". La ristrutturazione degli immobili deve rispettare il carattere dei luoghi, e le norme vigenti in materia di igiene e sanità con le dovute flessibilità in materia di regolamentazione edilizia in relazione alla natura dei luoghi medesimi. Il rilascio della concessione edilizia deve prevedere con apposite convenzioni, attraverso atti unilaterali d’obbligo da parte dei concessionari, che siano assunti impegni a vendere, produr- re, esporre, promuovere fattori di tipicità locali, anche attraverso la costituzione di apposito consorzio e marchio di valorizzazione. SC.4.3 – Insediamenti rurali vallata di Levanto: valorizzazione turistica, ricettiva e di servizio alla fruizione. Vanno definite azioni finalizzate alla valorizzazione funzionale dell'in- sieme degli insediamenti rurali che caratterizzano il sistema insediativo rurale della fascia collinare retrostante. La “rete” dei borghi rurali della vallata di Levanto rappresenta un supporto determinante alla fruizione della fascia collinare e di integrazione all’area di sviluppo turistico di Levanto. Le

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 381 valenze storico/culturali (in particolare per la promozione della cultura materiale del com- prensorio) si associano alla valorizzazione delle funzioni ricettive, ricreative e commerciali tipiche. Il Comune approfondisce , nel contesto della realizzazione del piano di sviluppo turistico, ipotesi di sviluppo di un sistema ricettivo diffuso da attuarsi nella forma di "Hotel Paese".

3.4.7. IL SISTEMA DI OFFERTA TURISTICA DELLA VAL DI VARA (SV) DESCRIZIONE

Il sistema turistico della Val di Vara interessa l'ambito turistico omogeneo più esteso della provincia e, come la Val di Magra, caratterizzato dalla peculiare molteplicità delle risorse fruitive e potenzialità di caratterizzazione dell’offerta. Con riferimento al contesto territoriale della fascia montano/collinare, l’offerta turistica si caratterizza per: - lo sviluppo alberghiero ed extralberghiero nelle aree interessate dall’integrazione 5 Terre – Val di Vara, in particolare per Pignone, Riccò del Golfo; - il potenziamento dell'offerta agrituristica, agrifaunistica e salutistico/sportiva, nonché della fruizione escursionistica; - la riqualificazione e la valorizzazione turistica degli insediamenti rurali, con funzioni ricettive alberghiere, extralberghiere e di servizio alla fruizione naturalistica, stori- co/culturale e rurale; - il potenziamento della fruizione storico/culturale ed archeologica; - il potenziamento della fruizione rurale, in particolare per la Valle del Biologico di Varese Ligure;

Nel contesto territoriale del fondovalle l’offerta ricettiva si caratterizza per dimensioni e tipologie maggiormente strutturate, ed in particolare prevede: - lo sviluppo ricettivo e dei servizi alla fruizione, prevalentemente alberghiero, nei centri ordinatori principali e dei servizi a Varese Ligure ed a Brugnato, i due principali “centri ordinatori” del comprensorio della Val di Vara; - il potenziamento della ricettività alberghiera ed extralberghiera nelle aree di fondovalle, in particolare a Sesta Godano (fruizione fluviale), Beverino (asse d’integrazione con le 5 Terre) - la riqualificazione ed il potenziamento della fruizione fluviale e delle strutture ad essa funzionali, in particolare per la pratica sportiva;

La fruizione rurale trova specifica configurazione nella "valle del biologico" di Varese Ligure e Maissana, e costituisce una caratterizzazione di fondo connessa all’intero paesaggio della Val di Vara; la fruizione naturalistica è connessa, in particolare, alla presenza di sistemi natu- ralistici sia in ambito montano/collinare che nel fondovalle; la fruizione sportivo/ricreativa trova particolari caratterizzazioni sia nella rete escursionistica montano/collinare, sia nell’asta fluviale del Vara, con particolare riferimento alla canoa fluviale ed alla pesca sportiva ed alle attività venatorie; la fruizione storico/archeologica e culturale trova risorse significative nei siti archeologici, nel patrimonio storico e rurale; la fruizione dei servizi ricettivi, ricreativi e culturali trova un riferimento significativo nei centri ordinatori principali.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 382 OBIETTIVI SPECIFICI

LA FASCIA MONTANO - COLLINARE

Organizzazione di percorsi e circuiti finalizzati alla fruizione estesa del territorio, in particolare sul versante naturalistico ed escursionistico, attraverso la valorizzazione delle "terre alte" e delle "alte vie", dei sistemi naturalistici montano/collinari, del sistema fluviale e delle valenze storico/culturali, elementi di riferimento per lo sviluppo di forme specifiche d'offerta del sistema turistico locale della Val di Vara;

Valorizzazione degli insediamenti rurali e del patrimonio di edilizia rurale e storica, al fine di sviluppare una rete di servizi ricettivi e ricreativi diffusa sul territorio, nell'obiettivo centrale di rafforzare ed accrescere la valenza turistica dell'ambito omogeneo della Val di Vara come sistema turistico locale diversificato ed esteso territorialmente. L'obiettivo, in sintonia con il programma turistico della Comunità Montana Alta Valle del Vara, redatto ai sensi della L.R. 7/93 art. 15 comma 4, recante “norme per le classificazioni delle strutture ricettive”, si connette alla strategie di sviluppo dell'offerta ricettiva che trova nel fondovalle del sistema turistico una strutturazione a maggior grado di concentrazione ed integrazione, nella fascia montano/collinare una più accentuata diffusione insediativa e permeabili- tà/interazione rispetto ai contesti territoriali della fruizione.

Integrazione tra caratterizzazioni locali e offerta turistico/fruitiva, che trova riferimento nella valorizzazione dei sistemi produttivi e dello spazio "agroambientale" (in cui assume rilievo determinante la caratterizzazione della "Valle del Biologico" dell'Alta Val di Vara), nello sviluppo della ricettività agrituristica ed agrifaunistica, nella valorizzazione naturalisti- co/sportiva e storico/archeologica.

IL FONDOVALLE

Rafforzamento delle funzioni turistiche e di servizio nei centri del fondovalle e negli insediamenti rurali collinari, quali "centri ordinatori" ed elementi di riferimento per l'orga- nizzazione dell'offerta fruitiva del sistema;

La valorizzazione della “risorsa fiume”, secondo un modello diversificato che interessa tanto la fruizione sportiva quanto la fruizione naturalistica;

L'avvio di processi d'integrazione costa - entroterra, in particolare tra il sistema turistico della Val di Vara e della Riviera/5 Terre;

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 383 LE "ALTE VIE" (SV.1) DESCRIZIONE Il sistema montano/collinare è caratterizzato dalla presenza di assi escursionistico/fruitivi definiti "Alte Vie" che circondano la Val di Vara sul versante della Lunigiana storica e del- l'Appennino tosco/emiliano da un lato, della Riviera/5 Terre e del Golfo dall'altro. Si tratta dell’Alta Via dei Monti Liguri (AVML), dall’Alta Via delle 5 Terre (AV5T), dall’asse escursionistico della “Lama della Spezia” (AVLM). Questi assi sentieristici, data la valenza di connettori delle opportunità di fruizione nelle “Terre Alte”, nonché di integrazione del sistema turistico della Val di Vara con la Lunigiana, il Parmense ed il contiguo sistema turistico della Riviera, definiscono uno specifico “progetto territoriale” del Piano.

I temi/obiettivo del PTC sono:

Valorizzazione del ruolo connettivo e distributivo delle "Alte Vie", al fine di sviluppare percorsi fruitivi in grado di interessare l'intera fascia montano/collinare come elemento speci- fico di offerta turistica e di connessione tra contesti territoriali specificamente caratterizzati da potenzialità fruitive. Il sistema delle Alte Vie si articola secondo una serie di “nodi” funzionali allo sviluppo fruiti- vo specifico (escursionismo nelle varie tipologie) nonché all’integrazione con le opportunità fruitive presenti nelle “terre alte”: naturalistiche ed escursionistico/sportive, rurali, stori- co/culturali ed archeologiche.

Specializzazione delle tipologie d'offerta presenti nella fascia montano/collinare, in parti- colare per la valorizzazione delle emergenze e delle aree storico/archeologiche, dei sistemi naturalistici, degli ambiti rurali a forte caratterizzazione ambientale, in particolare per la "Valle del Biologico" dell'alta Val di Vara;

Valorizzare il ruolo turistico/fruitivo degli insediamenti rurali, quali elementi ordinatori e di servizio alla fruizione estesa nel territorio, rafforzando reti e percorsi turistico/fruitivi, nonché sviluppando la dotazione ricettiva, ricreativa e promozionale a valenza nell'intero contesto della fascia montano/collinare, nell'intento di definire "programmi" di fruizione estesa sul territorio e diversificata tipologicamente, cui la domanda turistica possa fare riferi- mento.

Le indicazioni della presente Sezione del PTC trovano integrazione con i contenuti della prima (relativa a "I valori, l'identità, la storia") e della seconda Sezione ("Lo spazio rurale").

TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

FUNZIONI RICREATIVE E RICETTIVE (DEDICATE ALL'UTENZA ESCURSIONISTICA ED AGRITURISTICHE), FUNZIONI DI SERVIZIO ALLA FRUIZIONE, ARTICOLATE NEL CONTESTO DEI PERCORSI DEFINITI DALLE ALTE VIE, SECONDO LO SCHEMA INDIVIDUATO DAL PTC.

SV.1.1 - Le Alte Vie: organizzazione dei percorsi fruitivi. Con riferimento allo schema iden-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 384 tificato dal PTC, vanno definite azioni finalizzate all'attrezzatura dei "nodi" che supportano la l'intercambio con la viabilità d'accesso dal fondovalle, la rete degli insediamenti rurali e la continuità dei percorsi nelle "terre alte". Tali azioni prevedono, almeno, le seguenti funzioni: - Servizi di accoglienza, di supporto alla fruizione e di primo soccorso, informazione escur- sionistica e tematica (di tipo naturalistico, storico, rurale); - Servizi ricreativi e ricettivi specificamente dedicati all'utenza escursionistica: rifugi, ostel- li, agriturismi; - Spazi attrezzati per la sosta veicolare e per il supporto all’escursionismo in transito (servi- zi alla fruizione di “circuito”) nelle diverse modalità di trasporto (cavallo, bicicletta, etc.); - Servizi informativi, da localizzare nelle strutture turistiche presenti nei nodi, che consen- tano un’informazione completa sulle opzioni fruitive dell’ambito delle “terre alte” e sull’intero sistema turistico della Val di Vara, oltre che sulle opportunità ricettive diffuse nei borghi rurali prossimi alle Alte Vie. Il PTC fornisce lo schema dei nodi cui riferire l'articolazione del circuito fruitivo delle Alte Vie: Bolano, Calice, Rocchetta Vara, Pieve di Zignago, Maissana, Carro, Carrodano, Pignone.

SERVIZI PER LA FRUIZIONE NATURALISTICA E SPORTIVA DEI SISTEMI NATURALISTICI CONNESSI DAL SISTEMA DELLE ALTE VIE

La valorizzazione dei sistemi naturalistici: sviluppo e diversificazione dell'offerta fruitiva. Vanno previste azioni finalizzate alla valorizzazione fruitiva dei sistemi naturalistici monta- no/collinari della Val di Vara. Tale valorizzazione, che comparta l’attrezzatura dei nodi con sviluppo di servizi e strutture informative e ricettive (recupero insediamenti rurali, rifugi escursionistici e trutture agrituristiche) avviene prioritariamente con riferimento ai seguenti sistemi naturalistici: - Gottero – Antessio - del M. te Zatta - Sistema naturalistico Verruga/Porcile/Zenone - Sistema naturalistico San Nicolao Sono di seguito definiti indirizzi specifici circa i seguenti sistemi naturalistici:

SV.1.2 - Sistema Gottero - Antessio. Va approfondita, sulla base dello schema fornito dal PTC (sistema sentieristico principale e nodi di interconnessione/interscambio con la rete viaria e sentieristica minore), la riorganizzazione e l'estensione della rete sentieristica minore, con riferimento agli assi principali rappresentati dalle Alte Vie. In modo integrato con la riorganizzazione delle connessioni escursionistiche, devono essere valorizzati gli insediamenti rurali, facendo riferimento agli indirizzi generali di scala territo- riale, con particolare riferimento per i servizi e le strutture a sostegno del circuito fruitivo naturalistico e escursionistico/sportivo. A titolo indicativo viene individuato lo schema di tale circuito: Teviggio, Porciorasco, Costola, Groppo, Rio, Airola, Pignona, Antessio, Chiusuola, Orneto. Ad Orneto vanno previste funzioni di accoglienza ed informazione connesse al ruolo di inter- scambio tra AVML, percorsi del sistema del Gottero/Antessio e GEA (asse sentieristico ap- penninico) che connette la Val di Vara alla Lunigiana storica.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 385 A Porciorasco va approfondito il recupero del patrimonio di edilizia storico/rurale mediante lo sviluppo turistico secondo il modello integrato di Hotel Paese e la valorizzazione stori- co/culturale dell'insediamento, sviluppando anche funzioni culturali e museali. Deve essere approfondita la possibilità di utilizzo terapeutico delle acque del Gottero, e di specializzazione di tipologie specifiche d'offerta, nel contesto della valorizzazione funzionale degli insediamenti rurali.

SV.1.3 - Sistemi Verruga/Porcile/Zenone e San Nicolao. Vanno definite azioni finalizzate alla valorizzazione dei sistemi naturalistici di Varese (M.te Zatta, Verruga/Porcile/Zenone) e di Maissana - Carro (San Nicolao). La valorizzazione fruitiva assume a riferimento le tipologie di fruizione sportiva (pesca sportiva) e la realizzazione di percorsi tematici connessi alle vie d'acqua, in particolare per le antiche attività di molitura (vie dei molini), in particolare per l'area torrentizia del Trambacco, a Carro. Va approfondito lo sviluppo di funzioni turistico/fruitive nel contesto del recupero degli insediamenti rurali, sulla base degli indirizzi generali forniti dal PTC.

SVILUPPO DELLE CONNESSIONI E DELLE STRUTTURE RICETTIVE E DI SERVIZIO NEI CONTESTI TERRITORIALI DI INTEGRAZIONE TRA VAL DI VARA E RIVIERA/5 TERRE

Integrazione costa - entroterra: lo schema delle integrazioni tra i sistemi turistici Val di Vara e Riviera/5 Terre. Vanno definite azioni finalizzate a sviluppare le integrazioni tra i due sistemi turistici e l'accessibilità montano/collinare, che trovano elementi strategici nello schema di connessioni infrastrutturali. I Comuni, a tal fine, integrano lo schema delle connessioni definito per il sistema turistico 5 Terre/Riviera, riferendo le azioni pianificatorie al seguente schema funzionale: Valorizzazione dei centri di Beverino (SV.6.4) e dei centri di Pignone (SV.6.5) e Riccò del Golfo (SV.6.6), ove i Comuni sviluppano funzioni ricettive e ricreative prevalentemente alberghiere, funzioni promozionali e servizi di accoglienza ed informazione turistica; SV.1.4 - Sviluppo di aree ricettive a prevalente caratterizzazione extralberghiera nella fascia di retrocrinale dei comuni di Riccò del Golfo, Pignone e Beverino, ed attrezzatura dei percorsi di crinale a fini escursionistici e di servizio alla fruizione, in particolare naturalistica; SV.1.5 - Sviluppo delle funzioni ricettive integrate (anche nella forma di hotel paese) e mino- ri, servizi ricreativi e di supporto alla fruizione, negli insediamenti rurali interessati dai tre assi di connessione (SC.1.1, SC.1.2, SC.1.3), nel contesto degli indirizzi generali attinenti il recu- pero e valorizzazione turistica. I Comuni di concerto con la provincia (approfondimenti e specificazioni connesse all’area progetto “integrazione 5 Terre – Val di Vara”) identificano la rete degli insediamenti sui quali avviare azioni di riqualificazione e recupero turistico e di servizio alla fruizione.

LA FRUIZIONE AGROAMBIENTALE (SV.2)

DESCRIZIONE

I contesti a caratterizzazione rurale della Val di Vara (individuati già nella seconda Sezione di Piano, "Lo spazio rurale") ed in particolare l'ambito produttivo tipico dell'Alta Val di Vara, ovvero la "Valle del biologico" trovano un riferimento centrale nelle aree di Varese Ligure e

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 386 Maissana. Le “terre alte” presentano peraltro una caratterizzazione rurale anche nelle aree dove la pratica agricola, pur a fronte di un minor grado di strutturazione, permane e permea il paesaggio montano/collinare: si tratta, in particolare, della fascia montano/collinare compresa tra Zignago e Calice al Cornoviglio.

Temi/obiettivo del PTC sono:

La valorizzazione turistico/fruitiva della “Valle del biologico”, nell’alta Val di Vara, che comporta il potenziamento del ruolo “ordinatore” di Varese Ligure sia sul piano promoziona- le, ricettivo e ricreativo/culturale, nonché la valorizzazione del patrimonio di edilizia storica e rurale diffusa negli ambiti di produzione tipica e di qualità, in connessione con il sistema delle Alte Vie;

La valorizzazione degli ambiti rurali a minore strutturazione, che comporta l'estensione territoriale all'intero contesto montano/collinare della Val di Vara - in particolare tra Zignago e Calice - delle opportunità di sviluppo connesse all'interazione tra sviluppo dell'agricoltura di qualità e delle produzioni tipiche con la crescita delle opportunità di fruizione sul versante naturalistico;

Lo sviluppo della rete ricettiva e d'accoglienza connessa all'agriturismo ed alla fruizione agrifaunistica, che rappresenta un fattore determinante di diffusione territoriale dell'offerta e di rivitalizzazione dei contesti rurali montano/collinari.

Il recupero del patrimonio di edilizia rurale e storica, con finalità di sostegno ai processi di sviluppo dell'offerta di fruizione, sia sul versante ricettivo sia ricreativo e promozionale, nel contesto delle strategie generali di recupero e rivitalizzazione degli insediamenti rurali. In questo contesto, soprattutto per la "Valle del biologico", assume rilievo la realizzazione di strutture integrate, a sostegno della fruizione estesa del territorio rurale, da realizzare nella forma di "hotel paese", con funzioni ricettive, ricreative e promozionali ed in grado di stringe- re il rapporto tra luoghi di produzione e prodotti tipici.

TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

VALORIZZAZIONE DELLA “VALLE DEL BIOLOGICO”, POTENZIANDO IL RUOLO ORDINATORE DI VARESE LIGURE SUL PIANO PROMOZIONALE, RICETTIVO, RICREATIVO E FORMATIVO SPECIFICO E VALORIZZAZIONE DEGLI INSEDIAMENTI RURALI NELL’AMBITO A PRODUZIONE TIPICA

SV.2.1 - Azienda di Casaletti: riorganizzazione e diversificazione funzionale. Il PTC preve- de, di concerto con il Comune di Varese, la riorganizzazione funzionale dell’Azienda provin- ciale di Casaletti, finalizzata alla realizzazione di un centro di sperimentazione, dimostrazione e promozione delle produzioni biologiche, per la formazione specialistica in questa nicchia di qualità e per la diffusione della cultura materiale dell’Alta Val di Vara. Tali funzioni possono accompagnarsi a specifiche attività ricettive e si integrano con le attività di produzione fauni- stica , che assumono valenza sussidiaria.

SV.2.2 – Insediamenti rurali: Valorizzazione turistico/fruitiva. Nel contesto degli indirizzi generali per il recupero degli insediamenti rurali, vanno definite azioni di valorizzazione degli

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 387 insediamenti rurali, approfondendo la fattibilità di realizzazione di strutture integrate del tipo "hotel paese", con funzioni di tipo ricettivo, ricreativo e promozionale, prendendo anzitutto a riferimento gli insediamenti di: Colli di Valletti, Valletti, Caranza, Toceto, Scurtabò, Taglieto, Cembrano, Salterana, Montale, Cassego, Salino.

VALORIZZAZIONE DELL’OFFERTA TURISTICA RURALE NELLA FASCIA MONTANO COLLINARE ORIENTALE E DELLA FASCIA COLLINARE CONTIGUA ALLA VAL DI MAGRA

Fruizione rurale - La valorizzazione naturalistico/sportiva e rurale nel contesto monta- no/collinare di Zignago, Rocchetta Vara e Calice. Vanno definite azioni per il recupero frui- tivo degli insediamenti rurali, nel contesto degli indirizzi del PTC, ed azioni finalizzate al potenziamento e/o sviluppo dell’offerta connessa alla fruizione rurale e naturalistico/sportiva, in particolare per le aziende agrituristiche ed aree agrifaunistiche dotate di servizi ricettivi e ricreativi connessi.

Le colline settentrionali di Luni: integrazione con il sistema Val di Magra. Vanno definite azioni finalizzate alla valorizzazione delle zone DOP e DOC, attraverso il recupero degli insediamenti rurali e lo sviluppo di strutture agrituristiche, attivando integrazioni con il siste- ma Val di Magra, sia sul piano promozionale delle produzioni, sia su quello dell'organizza- zione di percorsi tematici di valorizzazione dell'olio e del vino.

LA FRUIZIONE STORICO - ARCHEOLOGICA (SV.3)

DESCRIZIONE

Il PTC affronta il tema della valorizzazione delle aree archeologiche della Val di Vara, so- stanzialmente localizzate nella fascia montano/collinare, che costituiscono specifiche poten- zialità di caratterizzazione dell’offerta turistica in tale contesto territoriale. Si tratta, in parti- colare, degli insediamenti localizzati a Maissana, Pignone, Pieve di Zignago, Calice al Corno- viglio.

I temi/obiettivo del PTC sono:

La valorizzazione del ruolo turistico delle aree archeologiche nel contesto del sistema turistico locale della Val di Vara, in termini fruitivi specifici, integrata con quella della rete degli insediamenti rurali e del “circuito” delle Alte Vie, e connessa con la rete dei centri “ordinatori di fondovalle”; La realizzazione del sistema provinciale d’offerta storico/museale, attraverso la messa in rete delle aree archeologiche della Val di Vara con i siti e le strutture museali presenti negli altri sistemi turistici locali, in particolare per la rete virtuale di connessione con il museo di Lerici, “polo” virtuale per la fruizione museale.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 388 TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

QUALIFICAZIONE DEI SITI E VALORIZZAZIONE FRUITIVA;

Aree archeologiche: sviluppo della fruizione specifica ed integrazione territoriale dell'offer- ta. Vanno definite azioni finalizzate alla valorizzazione fruitiva delle aree e delle emergenze archeologiche della Val di Vara, che identificano quattro contesti territoriali principali (gli indirizzi del PTC trovano integrazione con quanto specificato nella Sezione 1 del Piano, relativa a "I valori, l'identità, la storia"): SV.3.1 - Maissana SV.3.2 - Pignone SV.3.3 - Pieve di Zignago SV.3.4 - Calice al Cornoviglio In tali contesti territoriali i Comuni sviluppano strutture per l’accoglienza e l’informazione turistica, integrate con la fruizione delle Alte Vie e dei percorsi tematici nella fascia monta- no/collinare;

VALORIZZAZIONE INTEGRATA DELLE FUNZIONI RICETTIVE, RICREATIVE E DI SUPPORTO ALLA FRUIZIONE NEGLI INSEDIAMENTI RURALI PROSSIMI ALLE AREE ARCHEOLOGICHE;

Nel contesto degli indirizzi generali di recupero e valorizzazione definiti dal PTC, vanno definite azioni finalizzate alla valorizzazione degli insediamenti rurali prossimi alle aree archeologiche promuovendo, in particolare: - centri di accoglienza e di organizzazione delle visite guidate; - sviluppo dei percorsi connettivi con il sistema delle Alte Vie; - servizi ricettivi e ricreativi;

REALIZZAZIONE DI STRUTTURE TELEMATICHE FUNZIONALI ALLA REALIZZAZIONE DI MODULI FRUIBILI NEL CONTESTO DELLA RETE VIRTUALE MUSEALE;

Realizzazione della rete telematica museale. Vanno definite azioni finalizzate alla realizza- zione di strutture e servizi informativi di tipo multimediale, da proporre nei singoli siti ar- cheologici e nei punti informativi dei centri ordinatori, nonché da collegare in rete quali "mo- duli" territoriali specifici nel contesto dell'offerta museale provinciale, che trova, in particola- re, un riferimento strutturale nella museo del Castello di Lerici;

LA RETE DEGLI INSEDIAMENTI RURALI NELLA FASCIA MONTA- NO/COLLINARE (SV.4)

DESCRIZIONE

Il PTC affronta il tema della valorizzazione della "rete" di insediamenti rurali diffusi nel contesto montano/collinare, che assumono valenza cruciale per l'organizzazione del modello d'offerta turistica della Val di Vara. Il tema è "trasversale" rispetto alle molteplici tipologie fruitive che possono essere sviluppate (in particolare, rurale, naturalistica, storico/culturale, ricettiva integrata nella forma di hotel

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 389 paese), ma trova particolare caratterizzazione nel rapporto tra ruralità dei luoghi e sviluppo sostenibile dell'offerta ricettiva e di servizio alla fruizione turistica.

I Temi /obiettivo del PTC sono:

Sviluppare l'offerta ricettiva e di servizio riutilizzando e rivitalizzando il patrimonio dismesso di edilizia storica e rurale, pervenendo ad un modello di crescita ricettiva sosteni- bile e coerente con la cultura e l'identità locale, che nella fascia montano/collinare costituisco- no di per sé fattori caratterizzanti dell'offerta "ambientale" in senso lato;

Estendere territorialmente le opportunità di fruizione, diminuendo la marginalità di con- testi agroambientali e naturalistici fruibili attraverso la "messa in gioco" delle risorse dell'inte- ro sistema turistico della Val di Vara e sviluppando fattori diffusi di sviluppo socioeconomico per la popolazione residente;

Valorizzare le specificità locali, promuovendo lo sviluppo ricettivo e di servizi alla fruizione in connessione con la valorizzazione delle caratterizzazioni produttive tipiche e di qualità, avvicinando la domanda turistica all'offerta di risorse fruibili;

Promuovere l'integrazione tra sistemi turistici locali, in particolare per l'integrazione co- sta/entroterra Val di Vara - Riviera/5 Terre, attraverso lo sviluppo diffuso di servizi ricettivi e ricreativi nei contesti interessati dallo sviluppo degli assi di connessione ed integrazione;

Dotazioni funzionali - La valorizzazione turistico/fruitiva degli insediamenti rurali va promos- sa prioritariamente attraverso la realizzazione di strutture ricettive minori (quali le locande) e sviluppando in modo integrato i servizi di commercializzazione dei prodotti tipici e dell’artigianato locale (alimentare e non) e le attività ristorative tipiche, nonché i servizi cultu- rali (musei etnografici). Nel contesto del recupero e riqualificazione del qualificazione del patrimonio stori- co/architettonico ed urbanistico degli insediamenti rurali e dei centri storici deve essere previ- sta una dotazione minima che comprende le seguenti funzioni, da sviluppare in modo inte- grato: - informazione e promozione delle opportunità fruitive presenti nell’intero contesto fruitivo delle "terre alte"; - accoglienza dei turistici di “circuito”, in particolare per l’equiturismo ed il cicloturismo; - promozione e commercializzazione e produzione dei prodotti tipici locali; - ristorazione tipica; - ricettività diffusa, in particolare locande, ostelli ed affittacamere

Valorizzazione integrata e recupero nella forma di “hotel paese”. Vanno approfondite solu- zioni di valorizzazione integrata degli insediamenti rurali, previa analisi della fattibilità e delle prestazioni funzionali nel contesto del sistema turistico della Val di Vara, prevedendo il riuso a fini turistico/fruitivi da attuare secondo il modello di "hotel paese". La dotazione funzionale dell'hotel paese risponde sia alla domanda del turismo residente nelle strutture, sia all'utenza escursionistica in transito, prevedendo apposite strutture informative, di supporto alla fruizione (equiturismo, cicloturismo) e di promozione a rete delle opportunità fruitive nel sistema Val di Vara.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 390 Le tipologie di recupero vanno dalla valorizzazione integrata delle case rurali sparse a quella di insediamenti più articolati, fino a comprendere borghi e paesi albergo, a maggiore capacità ricettiva. Nell’ambito delle aree interessate dal programma Leader II, in particolare, vanno approfondite soluzioni per la realizzazione di hotel paese nei seguenti siti: - Pignone e Beverino (insediamenti rurali di Corvara e Bracelli); - Zignago: insediamenti di Pieve, Vezzola e Serò; - Rocchetta Vara: recupero degli insediamenti di Beverone, Stadomelli, Veppo e Suvero; - Calice: insediamento di Castello; - Sesta Godano insediamento di Cornice - Varese Ligure: case sparse nell’intorno di Varese Ligure.

Flessibilità del regime urbanistico/autorizzatorio - Le variazioni di destinazioni d’uso per lo sviluppo attività terziarie nei centri storici e negli insediamenti rurali, in particolare per le funzioni ricettive e ricreative, vanno consentite a condizione che: - siano realizzate da parte dei Comuni interessati i servizi minimi di interscambio con il sistema principale di accesso (parcheggi e centri informazioni) e percorsi attrezzati di ac- cesso alla rete escursionistica; - l’offerta turistica sia contemplata per quantità e tipologia nel piano turistico locale; - la ristrutturazione degli immobili debba rispettare il carattere dei luoghi e le norme vigenti in materia di igiene e sanità, con le dovute flessibilità in materia di regolamentazione edi- lizia in relazione alla natura dei luoghi medesimi; - siano realizzate opportune politiche di arredo urbano, di miglioramento delle condizioni di accessibilità e di infrastrutturazione per la sosta; Il rilascio della concessione edilizia deve prevedere con apposite convenzioni, attraverso atti unilaterali d’obbligo da parte dei concessionari, che siano assunti impegni a vendere, produr- re, esporre, promuovere fattori di tipicità locali, anche attraverso la costituzione di apposito consorzio e marchio di valorizzazione.

Consorzi di valorizzazione - La valorizzazione integrata della rete dei nuclei, in relazione alle specifiche opportunità fruitive presenti in ciascun ambito del sistema turistico della Val di Vara, prevede la costituzione di apposito consorzio e marchio di valorizzazione, da inserire in apposito sito di promozione mediante portale multimediale riferito al sistema turistico della Val di Vara, che trova nella Provincia, nei Comuni, nelle Comunità Montane e nei soggetti dello sviluppo rurale (Leader Plus), oltre che nell’APT, i referenti per la realizzazione.

POLITICHE PER LO SVILUPPO DEL SISTEMA LOCALE D’OFFERTA TURISTICA: LA FRUIZIONE DELLA RISORSA FIUME (SV.5)

DESCRIZIONE

Il corso del fiume Vara, costituisce l'elemento caratterizzante del contesto territoriale del fondovalle e contribuisce a definire una componente fondamentale dell'ambito turistico omo-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 391 geneo della Val di Vara e del sistema turistico locale oggetto delle politiche e degli indirizzi di pianificazione. I temi connessi alla valorizzazione del Vara attengono: - al fiume fruibile a prevalente caratterizzazione naturalistica, ove le componenti naturali- stiche trovano integrazione con la fascia montano collinare, che corrisponde al tratto del vara (ed il sistema torrentizio connesso) compreso tra le sorgenti e Sesta Godano; - al "fiume sportivo" che interessa, in particolare, il tratto tra Sesta Godano e Brugnato (canoa fluviale) ed il sistema del Vara e della rete torrentizia della fascia montano collina- re (pesca sportiva); - al "fiume fruibile" che interessa, in particolare, il tratto escursionistico/fruitivo compreso tra Brugnato e la confluenza con il Magra;

I temi/obiettivo del PTC sono:

Sviluppare le opportunità di fruizione connesse alla pratica sportiva, sia nel comparto della canoa fluviale, rafforzando e specializzando specifiche forma di offerta turistica, ed integrandole con lo sviluppo delle aree e delle reti ricettive e ricreative del sistema turistico della Val di Vara. La pratica sportiva, in particolare, caratterizza due tipologie specifiche d'offerta: la canoa fluviale, in particolare nel tratto fluviale tra Sesta Godano e Brugnato, e la pesca sportiva, che attiene all'asse fluviale principale ed alla rete torrentizia che innerva la fascia monta- no/collinare.

Valorizzare le aree fluviali nel basso corso del Vara, al fine di qualificare l'offerta sporti- vo/ricreativa in connessione con i processi di riqualificazione ed ambientalizzazione delle aree perifluviali.

Integrare la valorizzazione del fiume con i sistemi naturalistici ad esso collegati, al fine di rafforzare le opportunità di fruizione ed estenderle territorialmente attraverso percorsi escur- sionistici e naturalistici, che assumono particolare valenza per l’alto corso del Vara. TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

POTENZIAMENTO DELLE STRUTTURE RICETTIVE, RICREATIVE DI SOSTA E DI SERVIZIO ALLA PRATICA DELLA CANOA FLUVIALE, IN PARTICOLARE NEGLI AMBITI DI SESTA GODANO E BRUGNATO, E SVILUPPO RICETTIVO DIFFUSO MEDIANTE IL RECUPERO DEGLI INSEDIAMENTI RURALI

SV.5.1 - Il fiume “sportivo”: sviluppo delle attività connesse alla fruizione canoistica ed escursionistica. Vanno definiti indirizzi finalizzati alla realizzazione di centri ricettivi e di servizio alla pratica della canoa fluviale negli ambiti urbani e periurbani di Brugnato e Sesta Godano. In particolare, si individua in località Case Arsina un “nodo” strategico per la fruizione spor- tiva del Vara, valorizzando l'insediamento rurale nella posizione strategica lungo il percorso fluviale prevedendo funzioni ricettive e di servizio e servizi logistici per la pratica della canoa, integrati con aree sportive attrezzate all'aria aperta, integrate con la rete sentieristica ed i percorsi escursionistici. I Comuni valorizzano, a fini ricettivi e nel contesto delle indicazioni generali del PTC, gli insediamenti rurali collinari connessi alla fruizione sportiva del Vara, riferendosi al seguente insieme: Cornice, Bergassana, Mangia e Bozzolo.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 392 SVILUPPO DELLE STRUTTURE RICETTIVE E SPORTIVE ALL'ARIA APERTA NELLE AREE PERIFLUVIALI DEL BASSO CORSO DEL VARA

SV.5.2 - Il basso corso del Vara: sviluppo dei servizi sportivi e ricettivi all'aria aperta. Vanno definite azioni finalizzate allo sviluppo di servizi ricettivi, ricreativi e sportivi all'aria aperta nel tratto del Vara compreso tra Brugnato e la confluenza con il Magra.

VALORIZZAZIONE DI SISTEMI NATURALISTICI CONNESSI AL SISTEMA FLUVIALE DI FONDOVALLE: CASTELFERMO – CASE STANGA” E “VARA – MAGRA", IDENTIFICATI DAL PTC

Valorizzazione dei sistemi naturalistici fluviali. Vanno definite azioni finalizzate alla valo- rizzazione di due sistemi naturalistici, identificati nella prima Sezione tra i "I valori, l'identità, la storia", che costituiscono elementi caratterizzanti per l’organizzazione della fruizione natu- ralistica dell’asta fluviale e della connessa fascia montano/collinare. I due sistemi sono: SV.5.3 - “Castelfermo – Case Stanga”, che integra le potenzialità fruitive del “fiume sporti- vo”; SV.5.4 - “Vara – Magra”, che caratterizza la parte finale del Vara. Il sistema naturalistico del Gottero, già citato in relazione alle “terre alte” montano/collinari, costituisce elemento di caratterizzazione del fiume “naturalistico”, insieme con il sistema naturalistico del M. te Zatta da cui nasce il Vara. La valorizzazione dei sistemi comporta la definizione della rete sentieristica ed escursionistica attrezzata, e le connessioni con i centri di servizio alla fruizione fluviale. Il PTC propone che i due sistemi naturalistici citati siano da classificare quali aree contigue al Parco naturale regionale Montemarcello/Magra.

SVILUPPO DI SERVIZI DEDICATI ALLA PESCA SPORTIVA, IN PARTICOLARE PER LA PREDISPOSIZIONE DI PUNTI INFORMATIVI E SERVIZI DI SOSTA ATTREZZATA

Il fiume “sportivo”: sviluppo della fruizione connessa alla pesca sportiva nel Vara e nella rete torrentizia montano/collinare. Con ferimento alle linee progettuali dell'iniziativa "Pescap- pennino" ed alla rete torrentizia identificata dal PTC, vanno definite azioni finalizzate all'at- trezzatura di aree per i servizi alla pesca sportiva, in termini di aree di sosta e punti informati- vi, nonché all'integrazione con la rete sentieristica di connessione tra l’ambito di fondovalle e quello montano/collinare delle “Terre alte”.

IL FONDOVALLE: LA RETE DEI CENTRI ORDINATORI (SV.6)

DESCRIZIONE

Il PTC affronta il tema dell'organizzazione dei principali poli urbani del sistema turistico locale della Val di Vara, distribuiti nel contesto territoriale del fondovalle, identificati quali centri "ordinatori".

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 393 I temi/obiettivo del PTC sono:

Sviluppare un sistema ricettivo e di servizio, di riferimento per il sistema turistico della Val di Vara: alle strategie di sviluppo ricettivo nella fascia montano collinare sono prevalen- temente orientate ad una crescita diffusa ed a rete, con prioritario recupero del patrimonio rurale e storico esistente ovvero alla realizzazione di strutture ricettive minori (ostelli, rifugi) e strutture agrituristiche e agrifaunistiche, obiettivo determinante diviene quello di associare, nel fondovalle, uno sviluppo di maggiore dimensione e prestazione funzionale, connesso alle funzioni di scala vasta attribuite ai centri ordinatori, sia sul versante informativo e promozio- nale, sia su quello dei servizi al territorio.

Integrazione interna ed esterna al sistema. Il Piano identifica una serie di “centri ordinato- ri” per l’organizzazione del sistema turistico locale, secondo due obiettivi, di integrazione interna al sistema turistico e di integrazione esterna, in particolare nelle direzioni delle 5 Terre da un lato, della Lunigiana storica dall’altro. Lo sviluppo turistico dei centri con valenza di ordinatrici nei confronti delle relazioni “esterne” al sistema della Val di Vara, che trovano localizzazione nella fascia monta- no/collinare, integra il potenziamento funzionale dei centri ordinatori di fondovalle, in parti- colare per la maggiore caratterizzazione diffusa, la caratterizzazione secondo tipologie fruitive rurali e naturalistiche (agriturismo, agrifaunismo, escursionismo) e la prevalenza del recupero edilizio, anche nella forma di hotel paese e strutture assimilabili.

Individuazione dei centri ordinatori E’ individuato lo schema dei centri ordinatori del sistema turistico della Val di Vara:

Centri ordinatori con valenza strategica per l’organizzazione interna del sistema turistico della Val di Vara: - Varese Ligure (riferimento per l’organizzazione del sistema fruitivo rurale tipico) - Sesta Godano (riferimento per l’organizzazione dell’offerta fruitiva naturalistica e saluti- stica) - Brugnato (riferimento per le funzioni di promozione, accoglienza a valenza per l’intero sistema) - Beverino (riferimento per l’organizzazione dell’offerta turistico/fruitiva integrata con le 5 Terre)

Centri ordinatori con valenza nei processi di integrazione esterna al sistema turistico della Val di Vara: - Pignone e Riccò del Golfo (integrazioni con le 5 Terre) - Calice (integrazioni con la Lunigiana storica) - Carro, Carrodano (integrazione con la Riviera) - Maissana (integrazione con la Riviera ed il genovesato) - Rocchetta Vara e Pieve di Zignago (integrazioni con la Lunigiana storica)

Con riferimento a tali ambiti devono essere previste e sviluppate le seguenti funzioni ed azio- ni pianificatorie:

- Servizi informativi e di promozione integrata delle opportunità di fruizione del sistema turistico comprensoriale: in ciascun centro ordinatore occorre realizzare un centro infor-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 394 mativo multimediale, con cui il fruitore possa interagire. La gestione dei servizi informati- vi e di accoglienza è una opportunità per la diversificazione e sviluppo per le iniziative condotte, in particolare forme cooperativa o consortile, di animazione locale (guide turisti- che, accompagnatori); - Servizi distributivi (commercio tipico): i centri ordinatori costituiscono “finestre” com- merciali a larga visibilità per le produzioni agroalimentari ed artigianali tipiche. Tale ruolo può trovare espressione significativa con la previsione di strutture specifiche di tipo espo- sitivo e convegnistico; - Servizi ricreativi e ricettivi dimensionati: a fronte della auspicata diffusione della rete ricettiva nel comprensorio, resa necessaria dalla peculiare caratterizzazione fruitiva del medesimo, nei centri ordinatori è da presupporre lo sviluppo di strutture turistico/ricettive a maggiore livello di dimensionamento ed integrazione. I centri ordinatori assumono dun- que, nella pianificazione turistica dei Comuni interessati, un ruolo specifico nella pro- grammazione delle aree funzionali allo sviluppo di strutture turistiche integrate. - Servizi di supporto alla mobilità ed all’accessibilità dei siti fruitivi: il posizionamento in punti di snodo strategico per l’accessibilità comprensoriale rendono opportuna l’individuazione, in sede di pianificazione comunale, di aree destinate alla sosta ed all’interscambio modale, in particolare per l’integrazione tra trasporto privato e trasporto collettivo, nonché alla connessione con i principali assi di connessione escursionistica e fruitiva. In questo senso, i centri ordinatori assumono il ruolo di “stazioni” di partenza nello schema della mobilità collettiva diretta verso le aree fruitive a maggiore frequenta- zione.

TEMI ED AMBITI TERRITORIALI SPECIFICI

Il PTC identifica due tipologie funzionali dei centri ordinatori del fondovalle, principali e secondari.

SV.6.1 - Varese Ligure. Vanno definite azioni finalizzate a valorizzare il ruolo di “porta” della Valle del biologico e di “polo” turistico dell’alta Valle, potenziando le funzioni promo- zionali delle produzioni agroalimentari ed artigianali del sistema produttivo locale. Con parti- colare riferimento alle aree periurbane di Varese e di San Pietro Vara, va definito altresì lo sviluppo di funzioni turistico/ricettive, ricreative nonché funzioni fruitive culturali che inte- grano quelle previste nelle aree di Casaletti, già citate. Nelle aree di San Pietro Vara lo svi- luppo ricettivo assume prevalente caratterizzazione nel comparto delle strutture all’aria aperta. A Varese assume rilievo il recupero del patrimonio di edilizia rurale sparsa, che integra lo sviluppo di tipo alberghiero ed all’aria aperta.

SV.6.2 - Sesta Godano. Nel contesto delle aree contigue al centro, vanno definite azioni finalizzate alla riorganizzazione e potenziamento funzionale delle strutture per la fruizione fluviale (canoa sportiva) ed escursionistica, individuando un sistema di aree attrezzate per la sosta e l'interscambio per la fruizione escursionistica del fondovalle e della fascia monta- no/collinare. Nelle aree limitrofe al centro di Sesta Godano vanno definiti indirizzi finalizzati allo sviluppo di servizi ricettivi, salutistico/sociali, ricreativi e di servizio alla fruizione naturalistica.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 395 Vanno approfondite ipotesi di sviluppo di strutture ricettive e di servizio connesse alla valo- rizzazione delle acque per usi salutistici/ricreativi e termali, in connessione con la valorizza- zione del sistema naturalistico del Gottero.

SV.6.3 - Brugnato. Devono essere definite, con particolare riferimento alle aree periurbane, azioni finalizzate allo sviluppo di servizi turistici di scala territoriale, a valenza per l'intero sistema turistico della Val di Vara, che integrano quelli connessi alla distribuzione commer- ciale: - sviluppo integrato tra distribuzione di scala maggiore e commercio tipico, attraverso la specializzazione delle aree miste (produttive e terziarie) in aree commerciali e ricreative. - realizzazione di un nodo di interscambio tra asse autostradale e viabilità locale integrato con lo sviluppo di una struttura informativa multimediale a valenza per l’intero compren- sorio. - sviluppo di strutture integrate, alberghiere ed extralberghiere, a bacino d’utenza compren- soriale.

SV.6.4 - Beverino. Vanno previste azioni finalizzate allo sviluppo di servizi informativi e d'accoglienza, connessi alla prevista interconnessione con l'autostrada nonché, con particolare riferimento alle aree a destinazione turistica, attività ricettive e ricreative. Tra queste ultime assumono rilievo strategico quelle sportive e culturali di scala vasta. Lo sviluppo turistico/ricettivo e ricreativo di Beverino si connette ai processi di integrazione costa/entroterra con il sistema turistico Riviera/5 Terre, ed integra il previsto sviluppo dei centri direttamente interessati dagli "assi" territoriali d'integrazione: Pignone e Riccò del Golfo.

SV.6.5 - Pignone. Nel contesto dei processi di integrazione con il sistema turistico Riviera/5 Terre, deve essere previsto lo sviluppo dell'offerta turistico/ricettiva, che integrino le funzioni connesse alla fruizione storico/archeologica e culturale.

SV.6.6 - Riccò del Golfo. Nel contesto dei processi di integrazione con il sistema turistico Riviera/5 Terre, vanno definiti indirizzi di sviluppo dell'offerta ricettiva e ricreativa, e defini- sce la riorganizzazione delle interconnessioni dei percorsi escursionistici e delle connessioni tra la Riviera, il Golfo e la bassa Val di Vara.

SV.6.7 - Calice. Con riferimento alle aree del fondovalle, vanno definite azioni volte alla valorizzazione del ruolo di "porta" che le aree urbane hanno nei confronti della fruizione fluviale, naturalistica, storico/culturale e rurale della bassa Val di Vara. Tali azioni comprendono il potenziamento delle strutture sportivo/ricreative e della dotazione di aree per gli sport all'aria aperta, integrate dallo sviluppo dell'offerta ricettiva extralberghie- ra. Va approfondito altresì il tema dello sviluppo ricettivo e ricreativo connesso alla fruizione delle “Alte Vie”, nei cui confronti Calice, oltre ad esercitare un ruolo di “porta”, costituisce un nodo di integrazione tra Val di Vara e Lunigiana storica.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 396 4. IL SISTEMA DELLE ATTREZZATURE ED IMPIANTI PUBBLICI E DI INTERESSE PUBBLICO

Il tema dei servizi pubblici e di interesse pubblico nella pianificazione territoriale di livello provinciale trova due specifici riferimenti normativi nella Legge Urbanistica Regionale (LR 36/97) che attengono: - all’organizzazione complessiva delle attrezzature e degli impianti pubblici e di interes- se pubblico di scala sovracomunale e del sistema del verde a livello provinciale (art. 20, c. 1° lett. e); - all’individuazione dei bacini d’utenza (art. 20, c. 3°) entro cui valutare il fabbisogno e le caratteristiche delle aree da riservare alla realizzazione di attrezzature per: - istruzione; - aree a verde ed impianti sportivi; - attrezzature socio-sanitarie; - altre attrezzature di interesse comune (religiose, culturali, amministrative, per pubblici servizi, di protezione civile ed altro). L’individuazione di tali bacini d’utenza è finalizzata ad assicurare i livelli prestazionali perti- nenti al sistema complessivo dei servizi, nel contesto delle competenze della pianificazione provinciale. La definizione di bacino di utenza trova molteplici riferimenti normativi, a partire dal DM 1444 del 2/4/68 che richiama due concetti rappresentati dall’accessibilità e dal raggio d’influenza delle attrezzature funzionali all’offerta di servizi pubblici e di interesse pubblico.

Il bacino di utenza può dunque essere definito come l’ambito territoriale di massima acces- sibilità da parte di un numero definito di utenti, entro cui è assicurato il soddisfacimento della domanda di uno specifico servizio.

Il bacino di utenza ed il relativo ambito territoriale di riferimento per le strutture di servizio pubblico e di interesse pubblico, nonché il numero di utenti asservibili su di esso, sono da considerarsi in funzione di tre aspetti: - struttura dell’assetto insediativo, con riferimento alle componenti già analizzate nel pre- sente volume del Piano(Sezione 3); - grado di accessibilità riguardo al territorio di riferimento (collocazione territoriale e rela- zioni di mobilità dell’area di servizio nel contesto territoriale); - caratteristiche del servizio offerto, in termini qualitativi e quantitativi nonché in relazione alla specializzazione del servizio stesso e dunque al riferimento ad un bacino d’utenza di livello provinciale ed oltre; L’identificazione del bacino ottimale di utenza consente di procedere alla valutazione del dimensionamento e delle prestazioni funzionali delle aree da riorganizzare e/o da destinare allo sviluppo di attrezzature ed impianti di servizio pubblico e di interesse pubblico.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 397 4.1. LE ANALISI La metodologia di ricerca adottata dal Piano per l’identificazione del bacino e delle caratteri- stiche delle aree di servizio da reperire si articola attraverso analisi attinenti: - la distribuzione e la struttura della popolazione residente e delle attività economiche (ad- detti alle unità produttive) - la popolazione turistica - le gerarchie funzionali e le gravitazioni - l’analisi tipologica dei servizi

4.1.1. LA DISTRIBUZIONE E LA STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE E DELLE ATTIVITÀ ECONOMICHE

La distribuzione e le dinamiche della popolazione residente Nel macro ambito ad alta densità insediativa, rappresentato dall'area "centrale" della provincia (Golfo e Val di Magra, compresi i comuni di Bolano e Follo) si concentra l'86,3% della po- polazione residente, mentre nel macroambito a bassa densità insediativa (Val di Vara e Rivie- ra/5 Terre) a fine 2000 risiede il 13,7% della popolazione provinciale. Le dinamiche evolutive, osservate negli ultimi cinquant'anni, evidenziano un rafforzamento di tali "pesi": mentre l'area centrale accresce la quota di popolazione residente di 6 punti per- centuali (dall'80% all'86% del totale provinciale), gli ambiti "rurali" mostrano una diminuzio- ne di pari entità (dal 19,7% al 13,7% del totale provinciale). Le dinamiche evolutive, peraltro, trovano differenti caratterizzazioni nei diversi ambiti del- l'assetto insediativo. Differenti trends evolutivi caratterizzano, anzitutto, l'area "centrale": ad una contrazione della popolazione nel Golfo, particolarmente evidente dai primi anni '70 (rispetto al 1971 il calo assoluto supera i 30.000 abitanti), corrisponde una crescita demografica della Val di Magra, che nel medesimo periodo aumenta di oltre 15.000 abitanti. Per l'effetto delle differenti dina- miche, l'area centrale, nel suo complesso, perde quasi 18.000 residenti rispetto al 1971 (- 8,5%).

Popolazione residente e distribuzione per ambiti del territorio provinciale. Anni '51 - 2000 valori assoluti incidenza sul totale provinciale 1951 1971 1991 2000 1951 1971 1991 2000 Golfo 131149 144414 118209 111106 56,2% 59,1% 52,0% 50,1% Val di Magra 56168 64362 77307 80000 24,1% 26,3% 34,0% 36,1% Area Centrale 187317 208776 195516 191106 80,3% 85,4% 86,1% 86,3% Media/bassa Vara 12126 9227 9697 9695 5,2% 3,8% 4,3% 4,4% Alta Val di Vara 15781 9832 7638 7226 6,8% 4,0% 3,4% 3,3% Val di Vara 27907 19059 17335 16921 12,0% 7,8% 7,6% 7,6% Riviera/5 Terre 18040 16600 14348 13530 7,7% 6,8% 6,3% 6,1% Ambiti Rurali 45947 35659 31683 30451 19,7% 14,6% 13,9% 13,7% Provincia 233264 244435 227199 221557 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% Fonte: elaborazione dati Istat e CCIAA La Spezia

Negli ambiti rurali le tendenze evolutive mostrano una differenziazione altrettanto significati- va. A fronte di un calo demografico complessivo di oltre 5.000 unità (-14,6%) nell'ultimo

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 398 cinquantennio, soprattutto a causa dello "spopolamento" dell'alta Valle del Vara, si osserva un costante ma moderato calo in Riviera/5 Terre (la cui popolazione è praticamente la stessa del 1861) ed una progressiva ripresa della Media e bassa Val di Vara, che negli ultimi vent'anni cresce in controtendenza con il resto dell'ambito di riferimento (+7,2% tra il '71 ed il 2000). Il processo di declino demografico nei comprensori rurali, peraltro, tende ad un rallentamento, anche per l'alta Val di Vara, soprattutto nell'ultimo decennio.

I trends evolutivi di lungo periodo non hanno dunque sostanzialmente modificato, ma anzi accentuato, la concentrazione demografica nell'area centrale, pur evidenziando una tenden- ziale crescita in quei contesti territoriali maggiormente connessi al sistema insediativo ad alta densità, quali alcuni comuni della media e bassa Val di Vara.

Superficie territoriale e densità (ab/kmq), per ambiti provinciali. Anni ’51 – 2000. superficie % totale 1951 1971 1991 2000 Golfo 75,12 8,5% 1745,9 1922,4 1573,6 1479,0 Val di Magra 126,14 14,3% 445,3 510,2 612,9 634,2 Area Centrale 201,26 22,8% 930,7 1037,3 971,5 949,5 Media/bassa Vara 162,58 18,4% 74,6 56,8 59,6 59,6 Alta Val di Vara 366,14 41,5% 43,1 26,9 20,9 19,7 Val di Vara 566,52 64,2% 49,3 33,6 30,6 29,9 Riviera/5 Terre 114,38 13,0% 157,7 145,1 125,4 118,3 Ambiti Rurali 680,90 77,2% 67,5 52,4 46,5 44,7 Provincia 882,16 100,0% 264,4 277,1 257,5 251,2 Fonte: elaborazione dati Istat e CCIAA La Spezia

Pur nel contesto di una tendenziale riduzione, l'area centrale della provincia evidenzia una densità abitativa prossima ai 950 abitanti per kmq, a fronte dei 44,7 riscontrati negli ambiti rurali (che occupano il 72% circa della superficie complessiva della provincia). La densità minore, in particolare, si osserva in alta Val di Vara, che da sola concentra il 41,5% della superficie provinciale. Il quadro della popolazione e della densità per comune ed ambito provinciale è proposto in appendice (Tab.1)

La struttura della popolazione La domanda di servizi pubblici e di interesse pubblico è fortemente connessa alla struttura demografica di cui sono considerati, in particolare, gli aspetti attinenti: - l’indice di vecchiaia, che misura il grado di invecchiamento generale di una popolazione ed è espresso dal rapporto percentuale fra la parte di popolazione con più di 65 anni e la parte più giovane, con meno di 14 anni; - l’indice di struttura della popolazione attiva, che misura il grado di invecchiamento delle classi di età in condizione lavorativa, espresso dal rapporto fra la popolazione in età 40-64 anni e quella in età 15-39 anni; - l’indice di dipendenza, che misura il livello di autosufficienza di una popolazione con riferimento al potenziale di formazione del reddito, e si basa sul rapporto tra la popolazio- ne delle classi di età che si considerano “improduttive” (0-14 anni e oltre i 65 anni) e quella delle classi che invece si suppone attiva ai fini della formazione di ricchezza (15-64 anni);

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 399 - l’indice di ricambio della popolazione attiva, che conduce alla valutazione del turn-over occupazionale (ricambio generazionale) riferito alla popolazione residente, attraverso il confronto fra la popolazione che sta per uscire dal mercato del lavoro e quella che sta per affacciarvisi (popolazione “60-64" in rapporto alla popolazione "15-19"). I dati disaggregati per singolo comune sono proposti in appendice (Tab. 2), mentre le tabelle di seguito proposte attengono ai dati riferiti alla provincia ed agli ambiti dell’area centrale e dei comprensori rurali. L'invecchiamento della popolazione mostra i livelli maggiori negli ambiti rurali, in particolare per l'alta Valle del Vara. Nell'area centrale l'invecchiamento è più significativo nel Golfo (in particolare per il Capoluogo e Lerici). Gli indicatori strutturali rappresentano una realtà de- mografica dinamica soprattutto nella Val di Magra ed in alcuni comuni della bassa Val di Vara, in particolare per quelli posizionati nella “cintura” del Golfo (Riccò del Golfo e Beveri- no).

Indicatori strutturali popolazione residente negli ambiti provinciali struttura della vecchiaia dipendenza ricambio popolazione attiva

Golfo 2,69 56,9 1,97 1,06 Val di Magra 1,79 48,3 1,52 0,95 Area centrale 2,28 53,2 1,74 1,01 Media/bassa Vara 2,32 53,7 1,89 1,05 Alta Val di Vara 4,88 81,5 2,80 1,22 Val di Vara 3,22 64,5 2,35 1,13 Riviera 3,18 59,9 1,21 1,21 Aree rurali 3,20 62,4 1,97 1,17 provincia 2,39 54,5 1,76 1,09 Tra i fattori di stimolo alle positive dinamiche evolutive e strutturali della popolazione, in particolare per la Val di Magra, si pongono anche i positivi flussi migratori generati, in asso- ciazione a rilocalizzazioni della struttura produttiva, prevalentemente dal comune capoluogo. Gli ambiti rurali mostrano, inoltre, la minore capacità di rigenerazione della popolazione in età lavorativa soprattutto nell'alta Valle del Vara. Nella parte media/bassa della Val di Vara la struttura demografica è sostanzialmente migliore, in particolare per Brugnato.

In termini di peso strutturale della popolazione più giovane, la Val di Magra e la media/bassa Val di Vara evidenziano i livelli più alti, che si associano, in particolare per la Val di Magra, ad una incidenza significativa sul totale provinciale della popolazione al di sotto dei 14 anni. La maggior parte dei giovani, quasi l'88% del totale provinciale, sono residenti nell'area cen- trale. Il maggiore invecchiamento demografico che caratterizza la popolazione residente negli ambiti a bassa densità insediativa determina un peso relativamente maggiore sul totale pro- vinciale: nel complesso tali ambiti concentrano infatti oltre il 16% della popolazione con più di 65 anni.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 400 Popolazione per classi d'età peso sul totale incidenza sul totale della popolazione residente per ambito provinciale per ciascuna classe d'età 0-14 15-64 >65 di cui >75 0-14 15-64 >65 di cui >75 Golfo 9,9% 64,2% 26,7% 12,9% 47,6% 49,5% 53,6% 54,6% Val di Magra 11,6% 67,0% 20,8% 9,4% 40,1% 37,2% 30,1% 28,5% area centrale 10,6% 65,4% 24,2% 11,4% 87,8% 86,8% 83,6% 83,1% Media/bassa Vara 10,6% 65,7% 24,6% 12,3% 4,5% 4,4% 4,3% 4,5% Alta Val di Vara 7,8% 56,2% 38,0% 18,9% 2,4% 2,8% 5,0% 5,2% Val di Vara 9,4% 61,6% 30,3% 15,1% 6,9% 7,2% 9,3% 9,7% Riviera 9,1% 63,5% 29,0% 13,8% 5,3% 6,0% 7,1% 7,1% Aree rurali 9,3% 62,5% 29,7% 14,5% 12,2% 13,2% 16,4% 16,9% provincia 10,4% 65,0% 25,0% 11,8% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% La concentrazione di popolazione anziana, nel contesto degli ambiti rurali, è particolarmente significativa in alta Val di Vara. In tale comprensorio, circa il 25% della popolazione con più di 65 e quasi il 40% di quella oltre i 75 anni si concentrano nel solo comune di Varese Ligure.

Le attività economiche: occupati ed addetti L’osservazione di fenomeni occupazionali e della capacità occupazionale ascrivibile alla struttura produttiva provinciale assume significato, in particolare, per la concentrazione delle attività economiche in relazione agli ambiti provinciali, in particolare per quello ad alta den- sità insediativa.

Occupati residenti, unità locali ed addetti all’economia insediata. Valori assoluti Incidenza sul totale provinciale rapporto occupati UL addetti occupati UL addetti addetti/occupati Golfo 40632 9080 45484 52,4 54,1 63,3 111,9 Val di Magra 27376 5135 20118 35,3 30,6 28,0 73,5 Area centrale 68008 14215 65602 87,6 84,7 91,3 96,5 Media/bassa Vara 3228 670 1871 4,2 4,0 2,6 58,0 Alta Vara 2031 583 1205 2,6 3,5 1,7 59,3 Val di Vara 5259 1253 3076 6,8 7,5 4,3 58,5 Riviera 4333 1310 3187 5,6 7,8 4,4 73,6 Ambiti rurali 9592 2563 6263 12,4 15,3 8,7 65,3 Totale provincia 77600 16778 71865 100,0 100,0 100,0 92,6 Fonte: elaborazione su dati censuari ISTAT L’area centrale concentra oltre l’87% degli occupati residenti in provincia e più del 90% degli addetti legati alla struttura produttiva provinciale. Sulla base dei dati censuari (che garanti- scono la maggiore completezza del campo di rilevazione), emerge la capacità attrattiva dell’area centrale nel suo complesso, che in particolare è dovuta al comune Capoluogo, dove gli addetti rappresentano il 120% degli occupati residenti, indicando in ciò consistenti flussi pendolari per motivi di lavoro sia dal resto del Golfo e dell’area centrale, sia dagli ambiti rurali e, in particolare, dai comuni di “cintura” e maggiormente prossimi, quali Riomaggiore, Riccò del Golfo, Beverino, Calice. Al di fuori del capoluogo, i comuni dell’area centrale esprimono un sistema permeabile so- prattutto per movimenti pendolari interni all’area stessa. Nei comprensori rurali si evidenzia il ruolo di Brugnato in Val di Vara e Levanto in Riviera.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 401 La struttura produttiva dell’area centrale, industriale e terziaria, rappresenta un fattore attratti- vo determinante nel contesto del bacino occupazionale provinciale; nei comprensori rurali sono soprattutto il turismo ed i servizi (fascia costiera) e l’artigianato e l’agricoltura (Val di Vara), oltre ai servizi pubblici di rilievo comunale, a costituire i fattori endogeni di attrazione occupazionale.

4.1.2. LA POPOLAZIONE TURISTICA La popolazione turistica, che per taluni comuni costieri può condurre ad un raddoppio o ad una triplicazione della popolazione presente, soprattutto nella stagione estiva, costituisce un elemento significativo di domanda rivolta a talune tipologie di servizio pubblico e di interes- se pubblico.

Popolazione turistica. Fonte: elaborazioni Uff. Piano strutture Case ad uso Popolazione Popolazione Totale popola- Percentuale della ricettive vacanza turistica residente 2000 zione pop. residente Golfo 4273 8534 12807 111106 123913 11,5% Val di Magra 4386 8522 12908 80000 92908 16,1% Area Centrale 8659 17056 25715 191106 216821 13,5% Media/bassa Val di Vara 247 2665 2912 9695 12607 30,0% Alta Val di Vara 1066 5990 7056 7226 14282 97,6% Val di Vara 1313 8655 9968 16921 26889 58,9% Riviera/5 Terre 8361 12264 20625 13530 34155 152,4% Ambiti rurali 9674 20919 30593 30451 61044 100,5% Totale provincia 18333 37975 56308 221557 277865 25,4%

L'analisi della popolazione turistica prende a riferimento sia la domanda riconducibile alle strutture ricettive, sia di quella connessa al potenziale ricettivo rappresentato dalle seconde case e dalle abitazioni a destinazione turistica. In appendice sono proposte le tabelle afferenti i dati di livello comunale (Tab. 4). Il “carico” dato dalla popolazione turistica assume particolare rilievo negli ambiti costieri, sia nell’area centrale che rurali, in particolare per la Riviera e le 5 Terre, ove si registra un valore potenziale di presenze superiore alla popolazione residente (in termini percentuali, il 152%). Pur con dati numerici assoluti di minore rilievo anche nella Val di Vara la ricettività poten- ziale, ascrivibile soprattutto al patrimonio abitativo, arriva a rappresentare la metà della po- polazione residente, con punte superiore al 90% nell’alta Valle. Nell’area centrale il carico turistico presenta un minore impatto relativo, non arrivando al 14% della popolazione residente. Tale percentuale sale al 16% in Val di Magra. La disaggre- gazione del dato a livello comunale mostra, peraltro, come la costa presenti incidenze assai maggiori, compensate dai comuni a minore caratterizzazione turistico/ricettiva e dai due poli urbani principali dove le presenze turistiche assumono un’incidenza contenuta rispetto alla popolazione residente (alla Spezia poco più del 4%). Nei comuni costieri quali Lerici (70% della popolazione residente) ed Ameglia (90% circa) il carico turistico assume un significato notevolmente superiore.

4.1.3. L’ANALISI DELLE GRAVITAZIONI In relazione agli ambiti che caratterizzano il sistema insediativo, a partire dai due macroambiti urbano (area centrale) e rurale (Val di Vara e Riviera/5 Terre), vengono analizzati i servizi

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 402 pubblici e di interesse pubblico in relazione alla tipologia (di base, a maggiore diffusione territoriale, specialistici e/o rari, a localizzazione nell’ambito provinciale ad alta densità inse- diativa) ed al bacino d’utenza di riferimento.

Sistemi gravitazionali Le “maglie” della rete di fornitura dei servizi sono sostanzialmente rappresentate dai centri ordinatori presenti nei due macroambiti del sistema insediativo: - Centri ordinatori nel macro – ambito urbano (area “centrale” della provincia Golfo – Val di Magra) che assumono il ruolo di poli a valenza sostanzialmente provinciale nell’organizzazione della struttura d’offerta dei servizi pubblici e di interesse pubblico: La Spezia e Sarzana; - Centri ordinatori nell’ambito rurale (comprensori della Val di Vara e della Riviera – 5 Terre) che assumono una valenza sostanzialmente comprensoriale: Varese Ligure (Alta Valle del Vara), Brugnato (Media e bassa Valle), Levanto (Riviera – 5 Terre); L’offerta di servizi presenti in ciascun centro ordinatore genera effetti di gravitazione nei confronti del territorio circostante, identificando sistemi e subsistemi funzionali, di seguito individuati. Applicando l’analisi gravitazionale ai diversi poli urbani e centri ordinatori si ottengono bacini gravitazionali omogenei più o meno ampi (con riferimento ad isocrone con tempi di accessibilità T<30’) che, in molti casi, si sovrappongono. Con riferimento ai centri costituiti dai poli urbani maggiori in ambito urbano ed ai centri ordinatori in ambito rurale, vengono individuati gli ambiti di gravitazione, sulla base delle condizioni di accessibilità calcolata secondo parametri temporali definiti (curve isocrone). Considerando una curva isocrona di 30 minuti, riferita al tempo massimo per raggiungere i servizi pubblici e di interesse pubblico mediante l'utilizzo del mezzo di trasporto più idoneo (pubblico o privato, con auto, bus o treno), vengono individuate aree di gravitazione su base comunale. La gravitazione può variare da un minimo, costituito da comuni che per problemi di accessi- bilità ricadono al di fuori di tutte le isocrone, a un massimo associato a comuni che, per la loro posizione strategica rispetto alle reti di comunicazione, ricadono all’interno della sovrapposi- zione fra due o più isocrone. Dall’indagine emergono i seguenti aspetti: - i due poli urbani di La Spezia e Sarzana condividono un bacino gravitazionale sostanzial- mente simile e dunque possono soddisfare in modo equilibrato, anche in relazione alle ca- ratteristiche urbane del sistema insediativo che li ospita, la domanda di servizi nel bacino d’utenza di riferimento dell’area centrale Golfo – Val di Magra. - buona parte della Val di Vara è esclusa da entrambe le sfere di gravitazione e si caratteriz- za per il potenziale gravitazionale localizzato nel centro ordinatore di Brugnato. - il potenziamento delle infrastrutture per la mobilità stradale ed autostradale tendono ad estendere il bacino gravitazionale dell’area centrale verso la media e bassa Val di Vara (Riccò del Golfo, Beverino e Calice), cui si aggiunge una porzione della Riviera – 5 Terre (Riomaggiore) favorita dalla connessione stradale e ferroviaria. - Il bacino gravitazionale di Sesta Godano è quasi totalmente ricompreso in quello di Bru- gnato. - Il ruolo di sistema di Brugnato non copre parte dell’alta Valle del Vara, che trova nel centro ordinatore di Varese l’elemento di riferimento per la configurazione di un sub si- stema (il più periferico rispetto ai “poli” dell’area centrale a valenza provinciale.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 403 - Levanto praticamente determina un fattore di gravitazione per l’intera Riviera/5 Terre e lo si assume come subsistema per tale area, fatta eccezione per Riomaggiore, la cui prossi- mità al Golfo ed al polo urbano spezzino conduce a proporne l’inserimento in tale ambito di gravitazione.

In sintesi il Piano individua, in sintesi, i seguenti sistemi di gravitazione:

Sistema provinciale, con riferimento pre- Tutti i comuni della provincia valente al polo urbano della Spezia Subsistema Area Centrale (Golfo, Val di La Spezia, Lerici, Portovenere, Arcola, Vezzano, Ameglia, Magra e parte della bassa Val di Vara), Ortonovo, Castelnuovo M., Calice al Cornoviglio, Sarzana, S. con riferimento ai centri ordinatori, della Stefano, Bolano, Follo, Beverino, Riccò del Golfo, Riomag- Spezia e di Sarzana; giore Subsistema della Val di Vara centrale e Rocchetta Vara, Zignago, Sesta Godano, Carro, Carrodano, media/bassa, con riferimento al centro Brugnato, Pignone, Borghetto Vara ordinatore di Brugnato Subsistema dell’Alta Val di Vara, con riferimento al centro ordinatore di Varese Varese Ligure, Maissana Ligure Subsistema della Riviera/5 Terre, con Deiva, Framura, Bonassola, Levanto, Vernazza, Monterosso riferimento al centro ordinatore di Levanto.

In appendice viene proposto il prospetto su base comunale (Tab. 5).

4.1.4. L’ANALISI DELLE TIPOLOGIE DEI SERVIZI La legge urbanistica indica una serie di servizi, per i quali il PTC ha il compito di individuare il bacino di utenza ottimale, su cui stimare il fabbisogno e le caratteristiche delle aree da riservare alle attrezzature. Si tratta dei servizi per: - l’istruzione - le aree verdi e gli impianti sportivi - le attrezzature socio-sanitarie - le altre attrezzature di interesse comune.

I servizi per l’istruzione La categoria dei servizi per l'istruzione assume rilievo per la pianificazione territoriale provin- ciale con riferimento: - alle aree per l’istruzione secondaria e la formazione professionale. Il bacino d'utenza è riferito alla popolazione residente in provincia; - alle aree per i servizi dedicati all’università ed alla ricerca. Il Piano offre in questa sede un contributo alla formazione del PTR regionale.

Il verde pubblico Il PTC assume, quali elementi di interesse sovracomunale, i parchi territoriali. L'utenza è da considerare con riferimento all'intera popolazione provinciale integrata da quella turistica.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 404 Le strutture e gli impianti sportivi Il “target” di domanda è dato dalla popolazione provinciale residente, integrata da quella turistica, con particolare riferimento alla popolazione giovanile. L'organizzazione dei servizi sportivi di interesse sovracomunale gravita attualmente sui due poli della Spezia e di Sarzana. In appendice (Tab. 8) è individuato il bacino d’utenza dei servizi sportivi, con riferimento alla popolazione nella fascia d’età maggiore di 14 anni e su base comunale.

I servizi socio-sanitari In relazione ai servizi sociosanitari, ospedali ed i presidi ospedalieri (RSA e distretti territo- riali) sono riconducibili a servizi di scala sovraprovinciale, il cui dimensionamento è affidato dalla legge urbanistica alle competenze della pianificazione regionale. In questa sede si offre un contributo alla formazione del PTR regionale. Le attrezzature socio-sanitarie, rivolte a particolari categorie di utenza, identificate dalla legislazione regionale in materia, trovano una corrispondenza nell’interesse sovracomunale là dove il livello di prestazioni (numero di posti letto e dunque dimensione della struttura, inte- grazione tra servizi e funzioni diverse come nel caso di villaggi assistiti, aree del "wellness", ecc.) si rivolga necessariamente ad una utenza di scala vasta. Per questa tipologia si considera anzitutto la popolazione anziana, ovvero quella superiore ai 65 anni. Il bacino d’utenza dei servizi sanitari ha come riferimento la popolazione residente e quella presente per motivi sia turistici che di lavoro (addetti).

Le altre attrezzature di interesse comune

SERVIZI CULTURALI Per quanto attiene ai servizi di interesse comune, qualificati e parametrati dall’art.3 del DM 1444/68, il Piano assume alcune categorie di valenza sovracomunale: per i servizi culturali si considerano, in particolare, le strutture museali. Il bacino è riferito all’insieme della popola- zione provinciale integrata dalle presenze turistiche, dato il ruolo traente che questi hanno nel caratterizzare specifiche forme d’offerta turistico/fruitiva.

SICUREZZA Sono anche considerati, in termini di contributo alle strutture interessate, i pubblici servizi affidati a competenze di scala provinciale, in particolare per la protezione civile, ambientale e la pubblica sicurezza.

SERVIZI ECOLOGICI ED ENERGETICI Sono considerati, in termini di contributo alle strutture interessate, i servizi di scala territoriale attinenti al ciclo integrato delle acque, dei rifiuti ed alle fonti energetiche alternative. Il target di domanda è rappresentato dalla popolazione residente, integrata da quella turistica nonché dagli addetti alle attività economiche insediate.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 405 4.2. LA DEFINIZIONE DEI BACINI DI UTENZA NEL TERRITORIO SPEZZINO

I bacini di utenza delle varie tipologie di servizi sopra considerati possono essere ricondotti, sostanzialmente, a due livelli:

BACINO D'UTENZA PROVINCIALE Bacino di utenza riferito all'intero territorio provinciale, per i seguenti servizi: - aree a verde; - impianti sportivi; - attrezzature di interesse comune Tale bacino trova riferimento nei sistemi gravitazionali di Spezia e Sarzana.

BACINO D'UTENZA RIFERITO AD AMBITI GRAVITAZIONALI SUB - PROVINCIALI Bacino di utenza riferito a ambiti gravitazionali di livello sovracomunale corrispondenti, per motivazioni di carattere sociale e territoriale, agli ambiti sub-provinciali precedentemente definiti, per i seguenti servizi: - istruzione - attrezzature socio-sanitarie Il riferimento è, in questo caso, ai centri di Spezia e Sarzana (area centrale); Varese Ligure (alta Val di Vara); Levanto (Riviera-Cinque Terre); Brugnato (Media e Bassa Val di Vara);

4.3. CRITERI PER LA VALUTAZIONE DEL FABBISOGNO Per i servizi relativi all'istruzione si considerano gli standards previsti dall’art. 4 del Decreto 1444/68.

Per i servizi relativi al verde ed impianti sportivi vengono dettati, ai comuni interessati, i criteri per il soddisfacimento della domanda di servizi, da tradursi in quote di standards in aggiunta a quelli da prevedersi ai sensi dell'art. 3 del Decreto citato.

CARICO INSEDIATIVO Per ciascuna tipologia di servizio il carico insediativo che grava sul bacino interessato è dato dalla popolazione residente (in taluni casi ci si riferisce anche a quella presente) che costitui- sce il bacino di utenza da riferire alle aree di gravitazione per cui il PTC definisce indirizzi per la pianificazione comunale. Il dimensionamento del carico insediativo è basato sulla conside- razione di un trend demografico che, nel periodo di vigenza del PTC, è presunto a livello costante con riferimento alla popolazione attualmente residente nell’intero territorio provin- ciale. In relazione a determinate tipologie di servizio ove la popolazione di riferimento comprende anche le persone presenti, viene fatto riferimento agli effetti generati dal carico della popola- zione turistica e, ove significativo, a quello connesso agli addetti nella struttura economi- co/produttiva provinciale.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 406 SERVIZI DI RILIEVO SOVRAPROVINCIALE Per le attrezzature sanitarie ed ospedaliere i servizi di istruzione universitaria e ricerca, essendo il dimensionamento affidato dalla legge urbanistica alle competenze della pianifica- zione regionale (standards previsti dall'art. 4 del D.M. n°1444/68 e Leggi regionali di settore (LR 21/88 e successive per i principali servizi sociali), viene fornito in questa sede un contri- buto alla formazione del PTR regionale. Per i servizi ecologici ed energetici viene fornito un contributo esplicitato in termini qualita- tivi ed organizzativi alla pianificazione di settore.

4.3.1. ISTRUZIONE SECONDARIA

DESCRIZIONE L'organizzazione attuale delle strutture funzionali all'istruzione superiore si caratterizza per la presenza di due poli gravitazionali: La Spezia e Sarzana. Le strutture presenti nel polo spezzino attraggono l'82% circa del bacino d'utenza provinciale, in termini di studenti iscritti ai diversi corsi formativi. Il 45% dell'utenza ascrivibile al polo spezzino, inoltre, fa riferimento ad istituti presenti in via esclusiva nell'ambito provinciale. Con riferimento all'istruzione classica, scientifica e tecnica aziendale, alle strutture spezzine si associano quelle presenti anche a Sarzana, alle quali fa riferimento il 16% circa del bacino d'utenza provinciale, secondo un ambito di gravitazione a prevalente estensione comprenso- riale. Sia a Levanto che a Varese Ligure sono presenti sezioni decentrate di istituti presenti nell'am- bito spezzino, rispettivamente ad indirizzo scientifico ed aziendale, cui fa riferimento in en- trambi i casi l'1% circa del bacino d'utenza provinciale, a prevalente gravitazione locale. E' da rilevare come, in relazione agli ambiti dell'Alta Val di Vara (in particolare per Varese Ligure e Maissana) e della Riviera spezzina (in particolare da Levanto a Deiva Marina), le strutture scolastiche del Sestrese e del Tigullio esercitano una gravitazione che, in parte, "copre" il bacino d'utenza altrimenti riferibile all'estensione provinciale. Il dimensionamento del bacino d'utenza provinciale, costituito dalla popolazione in età scolare (che gravita nelle strutture spezzine e che gravita all'esterno della provincica) è proposta in appendice (Tab. 6).

OBIETTIVI Il PTC si pone, come obiettivo di fondo, la riqualificazione delle strutture presenti nei poli della Spezia e di Sarzana, potenziandone il ruolo funzionale soprattutto in termini di servizi comuni e spazi di fruizione collettiva. A tale obiettivo si associa quello della ridistribuzione delle gravitazioni negli ambiti a bassa densità insediativa, a prevalente caratterizzazione rurale, che comporta il potenziamento dei poli di gravitazione di Levanto e Varese, e lo sviluppo di servizi per l'istruzione a Brugnato, con riferimento ai rispettivi bacini d'utenza costituiti, in ordine, dalla Riviera, dall'alta Val di Vara, dal resto della Val di Vara (escludendo i comuni facenti parte del bacino d'utenza di Sarzana: Calice, Bolano e Follo). Oltre alla riconferma delle polarità già attualmente presenti viene dunque introdotta la previ- sione di nuove strutture scolastiche decentrate nel polo gravitazionale di Brugnato preveden- do, nell'insieme, una disponibilità di aree sufficienti a delineare un assetto della rete scolastica equilibrato e completo sotto l'aspetto dell'offerta.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 407 4.3.2. VERDE E SERVIZI SPORTIVI

DESCRIZIONE

SISTEMA DEL VERDE Il sistema delle aree a parco (nazionale e regionale) esistenti in provincia soddisfano già abbondantemente la dotazione di verde di livello sovracomunale prevista dagli standards del D.M. n°1444/68, con riferimento alla popolazione residente ed a quella presente sul territorio provinciale per motivi turistici. Viene in ogni caso prevista l'stituzione di un Parco provinciale del Golfo di connessione tra l'area dei Parchi Nazionale delle Cinque Terre e regionale di Portovenere e di quella del Parco regionale Montemarcello-Magra.

SERVIZI SPORTIVI L'organizzazione attuale delle strutture funzionali allo svolgimento di manifestazioni sportive di scala sovracomunale trova riferimento nei due poli della Spezia e di Sarzana, aventi un bacino d'utenza di livello provinciale.

OBIETTIVI Il Piano individua i seguenti obiettivi per l’organizzazione del sistema dell’offerta: - il potenziamento del sistema di poli sportivi integrati di rilievo provinciale, da prevedere soprattutto nel quadro dell’integrazione Golfo – Val di Magra; - la riqualificazione dell’offerta sportiva riconducibile alla rete di strutture esistenti, sia negli ambiti a bassa densità insediativa, sia nel contesto dell'area centrale della provincia.

4.4. TEMI SPECIFICI E PROPOSTE DEL PTC La definizione delle caratteristiche delle aree e delle strutture (ubicazione, dimensionamento, organizzazione urbanistica, logistica ed ambientale) è riferita a servizi pubblici e di interesse pubblico di scala sovracomunale. Il PTC, con questo capitolo, intende contribuire a disegnare una proposta di organizzazione territoriale e funzionale la cui definizione, comunque, è de- mandata alla pianificazione locale nel rispetto dei principi, obiettivi ed indirizzi del presente atto.

Tipologie di servizi e proposte del PTC I servizi pubblici e di interesse pubblico si articolano in relazione alle seguenti tipologie: - istruzione secondaria: vengono identificati poli scolastici integrati a bacino d'utenza provinciale. I poli sono 5, dei quali quattro alla Spezia ed uno a Sarzana. Il sistema d'of- ferta dell'istruzione secondaria prevede altresì il mantenimento e l'integrazione dei presidi localizzati a Levanto ed a Varese, aventi bacino d'utenza comprensoriale. Relativamente ai poli scolastici secondari merita attenzione la proposta di creazione di poli secondari spe- cializzati secondo le linee dei nuovi ordinamenti e le relative integrazioni con il verde ur- bano esistente. La strutturazione ed il dimensionamento della rete scolastica e formativa costituisce un’area progetto del Piano. - la formazione professionale, che ha un elemento centrale nelle strutture localizzate alla Spezia, trova un rafforzamento a Sarzana e, con riferimento ai bacini d'utenza di livello

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 408 comprensoriale, si caratterizza per lo sviluppo delle funzioni formative a Brugnato, Varese Ligure e Levanto; - L'istruzione di livello universitario e specialistica si colloca sostanzialmente alla Spezia, mentre i centri di ricerca trovano una collocazione anche a Sarzana, con particolare riferi- mento al settore agricolo ed agroindustriale; - Le attrezzature sanitarie ospedaliere sono confermate alla Spezia, Sarzana e Levanto. A Brugnato è verosimile collocare una struttura sanitaria (poliambulatorio) a bacino d'utenza comprensoriale. Il sovradimensionamento identificato tende a recuperarsi liberando il S. Andrea (mq. 44.000) per nuove funzioni urbane. - Le strutture assistenziali, anche in relazione al potenziale fabbisogno crescente, sono previste prevalentemente nel sistema urbano e, in particolare, nella Val di Magra. - I servizi di tipo culturale, in particolare per le strutture museali, si concentrano nei poli urbani di Spezia e Sarzana (in potenziamento), e trovano relazione con la messa a sistema delle aree fruitive museali localizzate in Val di Magra ed in Val di Vara; - Le aree sportive, che hanno prevalente localizzazione alla Spezia, trovano uno sviluppo in Val di Magra, con riferimento a poli sportivi a bacino d'utenza provinciale, e si associa- no alle attrezzature fruitive diffuse correlate alla valorizzazione dei sistemi naturalistici e delle aree a maggiore vocazione fruitiva, sportivo/ricreativa. - Il verde a parco urbano e territoriale si individua all’interno del sistema urbano centrale in relazione all’elevata densità di popolazione ed alla necessità di fornire un opportuno standard di verde che “integra e riqualifica” la struttura urbana stessa. - Le attrezzature per la sicurezza trovano localizzazione nei principali poli urbani e nei centri siti in ambito rurale (protezione civile alla Spezia, Santo Stefano, Brugnato, Carro- dano; sicurezza pubblica alla Spezia; sicurezza ambientale alla Spezia) - Il ciclo integrale dei rifiuti e l’individuazione delle aree per i relativi impianti è trattato specificamente in seguito. Relativamente al ciclo delle acque si riprendono i temi già svi- luppati al capitolo della salubrità nella prima Sezione del PTC. - Relativamente ai servizi energetici si pone particolare riguardo alla riorganizzazione delle strutture esistenti a scala sovraprovinciale, nonché alle nuove fonti di approvvigionamento alternativo dell’Alta Val di Vara.

Di seguito è proposto lo schema di riferimento per l’organizzazione dei servizi pubblici e di interesse pubblico di scala sovracomunale e l’identificazione dei temi su cui vengono artico- lati gli indirizzi pianificatori:

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 409 SERVIZI DI SCALA SOVRACOMUNALE

Istruzione Sicurezza secondaria Servizi di interesse Comune e Protezione civile Verde Sanità - CE

Individua- Sistema del zione bacini CA

ottimali di P S U

utenza P IVILE - P C ACQUE - CS M Ps PI PS FP PC - CR ERVIZI SPEDALI S ICUREZZA SERVIZI ENERGETICI PUBBLICI SERVIZI CICLO INTEGRATO O ORMAZIONE secondaria OCIALI S OLI SPORTIVI ISTRUZIONE S F P Poli Istruzione Parchi urbani e SVterritoriali - AMBIENTALE ROTEZIONE Strutture museali - CENTRI DI RICERCA CENTRI DI UNIVERSITARIA Sicurezza pubblica - P

Bacino Ml Ps.1 provinciale: PI.1 CR.1 Mm CA.5 FP.1 PO.1 PS.1 Ps.2 CE.1 Polo PI.2 CR.2 CS.2 Me SV.6 PC.1 Ps.5 CA.3 FP.2 PuP PS.2 Ps.3 CE.3 urbano PI.3 CR.3 Mn CA.4 Ps.4 della Spezia PI.4 Mp

SV Bacino SV.1 CE.2 provinciale: CS.1 SV.2 FP.3 PO.2 PS.3 CE.5 Polo PI.5 CR.4 CS.3 Mc SV.3 PC.2 PS.1 CA.1 FP.7 PS.4 urbano di CS.4 SV.6 Sarzana SV.4 SV.5

Bacino comprenso- riale: PI.6 FP.6 PO.4 PS.6 PC.3 CA.2 Centro ordinatore di Bugnato

Bacino comprenso- riale: PI.7 FP.4 CA.5 CE.4 Centro ordinatore di Varese Bacino comprenso- riale: PI.8 FP.5 PO.3 PS.5 PC.4 Centro ordinatore di Levanto

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 410 4.5. I POLI DEL “SAPERE” E DELLA RICERCA

4.5.1. ISTRUZIONE SUPERIORE E “POLI” INTEGRATI URBANI

DESCRIZIONE

Il PTC propone un'ipotesi di base per l’organizzazione scolastica per poli didattici integrati con il territorio. Il progetto è rivolto alle specifiche competenze della Provincia ed attiene particolarmente a processi di riorganizzazione tramite trasferimenti e ri-accorpamenti di plessi scolastici esi- stenti con le necessarie integrazioni di servizio rispetto al territorio urbano in cui sono collo- cati. La complessità delle funzioni connesse all’operatività dei singoli Istituti Superiori, che si collega con i processi di diversificazione dell’offerta formativa nel quadro dell’autonomia scolastica, determina indirizzi di pianificazione riferiti soprattutto all’organizzazione degli ambiti di insediamento delle strutture (più che politiche di caratterizzazione “settoriale” degli ambiti stessi), in ordine alla funzionalità complessiva dei “poli” formativi intesi come sistemi di strutture e di servizi comuni a fruibilità generale: aree ricreative, servizi sportivi e culturali, percorsi pedonali.

Gli obiettivi del PTC sono:

Riorganizzare l’offerta scolastica superiore per poli integrati, fornendo criteri ed indirizzi alla pianificazione comunale circa la loro organizzazione. Il tema attiene all’organizzazione delle strutture scolastiche di livello superiore ed integra quelle di livello professionale ed universitario. I Poli integrati sono riferiti, in particolare, ai contesti urbani della Spezia e di Sarzana, ed attengono agli ambiti caratterizzati dalla presenza delle strutture per la formazione superiore aventi bacini d’utenza a valenza provinciale. Gli indirizzi del Piano integrano, sul piano dell’organizzazione dello spazio funzionale, gli indirizzi che la Provincia ha configurato sul piano dell’organizzazione della rete e delle strut- ture scolastiche provinciali.

Specializzazione e potenziamento delle funzioni del sistema urbano, dove le funzioni formative possano trovare un’interconnessione con altre funzioni urbane, all’interno di un processo complessivo di riqualificazione dello funzioni terziarie ed innovative dello spazio urbano “centrale”.

Potenziamento funzionale dei poli integrati: la previsione di nuove funzioni connesse all’offerta formativa superiore avviene nella direzione di una specializzazione funzionale ed una agglomerazione insediativa all’interno dei poli integrati, al fine di svilupparne la funzione di componenti specialistiche dello spazio urbano, abbattendo la polverizzazione insediativa ed aumentando l’efficienza dell’offerta formativa, nel contesto del miglioramento complessivo della qualità della vita per la popolazione studentesca e della permeabilità tra poli formativi e vita sociale urbana.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 411 Riqualificazione delle aree di localizzazione delle strutture scolastiche, in particolare attraverso la riorganizzazione della viabilità urbana, che spesso costituisce una cesura per la fruibilità complessiva dei poli scolastici e l’integrazione con servizi culturali e ricreativi ad utenza generale.

IPOTESI PROGETTUALI

Poli spezzini

Il PTC propone di riorganizzare l’offerta scolastica superiore per poli integrati, nell’obiettivo di specializzare ambiti dello spazio urbano dove le funzioni formative possano trovare un’interconnessione con altre funzioni urbane, all’interno di un processo complessivo di riqualificazione delle funzioni terziarie ed innovative dello spazio urbano “centrale”. In particolare, nel Comune della Spezia vengono individuati poli di istruzione secondaria omogenei che possano caratterizzare altrettanti elementi di qualificazione delle funzioni urba- ne “centrali” come meglio indicato nella tavola grafica quale rappresentazione dello "studio dei poli scolastici" ripreso nella descrizione fondativa. A tal uopo il Comune approfondisce – di concerto con la Provincia – l’organizzazione com- plessiva dei suddetti poli, in relazione: - alla definizione dello spazio funzionale complessivamente destinato alla riqualificazione ed allo sviluppo delle funzioni contenute nel polo integrato, in termini di strutture e servizi culturali, attrezzature ricettive per la popolazione studentesca residente in zone periferiche della provincia, luoghi di aggregazione culturale e ricreativa a fruizione generale; - alle connessioni interne a ciascun polo integrato, al fine di garantire continuità di fruizione (superando, in particolare, le frequenti “cesure” date dalle infrastrutture per la mobilità ur- bana) tra strutture per l’istruzione e funzioni sportive, ricreative, culturali; - all’articolazione del sistema di aree verdi di servizio alle strutture per l’istruzione; - all’attrezzatura di spazi di sosta ed interscambio per il trasporto collettivo, che risulti come servizio specialistico asservito ai poli; - alla realizzazione di servizi comuni nei poli, ad utenza generale, in particolare per l’offerta sportiva.

Polo di Sarzana DESCRIZIONE

L’ambito comprende il complesso delle scuole superiori del Liceo Classico Parentuccelli e dell’Istituto Commerciale Arzelà. Le integrazioni potenziali interessano le aree sportive dello stadio ed il centro storico di Sarzana, in particolare per le aree dell’ex Ospedale San Bartolo- meo.

PROPOSTE

Vanno definite azioni finalizzate: - Allo sviluppo di servizi culturali e ricreativi nel contesto del recupero della struttura ex ospedaliera del San Bartolomeo;

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 412 - Alla valorizzazione di percorsi pedonali e ciclabili di connessione con le aree del entro storico e della cittadella; - Alla connessione pedonabile e ciclabile con le aree sportive (aree stadio).

4.5.2. LE STRUTTURE PER LA FORMAZIONE PROFESSIONALE

DESCRIZIONE

Il Piano individua il sistema di strutture pubbliche per la formazione professionale, composto dalle strutture esistenti e da strutture previste in ambiti specifici della provincia.

Obiettivi del PTC sono:

Specializzare l’offerta formativa attraverso il potenziamento delle strutture esistenti e lo svi- luppo territoriale della rete di strutture formative sia nell’area centrale, con particolare riferi- mento a Sarzana ed a Follo, sia nei comprensori rurali, con riferimento a Varese ligure, Bru- gnato, Levanto. Lo sviluppo territoriale della rete di strutture formative è finalizzato, in particolare, ad artico- lare l’offerta in relazione alle specificità produttive locali ed a creare strutture polivalenti di scala comprensoriale o provinciale.

PROPOSTE

FP.1 – Arsenale: potenziamento funzionale. Il polo formativo professionale dell’Arsenale costituisce l’elemento portante dell’offerta formativa professionale. Nel quadro della riorga- nizzazione complessiva delle aree militari nel Golfo e nel contesto delle necessarie intese, si propone un potenziamento della struttura formativa con innesto di funzioni specialistiche nel campo della ricerca e della formazione tecnologica connessa al comparto militare/difesa.

FP.2 – Centro Tiresia: specializzazione funzionale. Si propone la specializzazione della struttura di Lerici nelle funzioni formative d’eccellenza post diploma e post laurea, con annes- si servizi ricettivi per l’utenza.

FP.3 – Sarzana: potenziamento dell’offerta formativa di scala territoriale. Il Comune, nel contesto del riutilizzo dell’ex Ospedale S. Bartolomeo, vanno previste funzioni connesse alla formazione professionale, che può trovare una specializzazione nel settore agroalimentare (rilocalizzazione e/o integrazione delle funzioni formative esercitate attualmente a Pallodola) e nel restauro, oltre a rappresentare un “contenitore” al servizio dell’organizzazione formativa in generale. La struttura formativa integra le funzioni residenziali e di servizio, nonché la complessiva dotazione funzionale del “polo” integrato scolastico/sportivo sarzanese. FP.4 – Varese Ligure: potenziamento delle funzioni formative a scala comprensoriale. Il Comune, nel contesto della riorganizzazione funzionale dell’azienda di Casaletti e di concerto con la Provincia, va prevista la realizzazione di un centro per la formazione professionale finalizzato, in particolare, al settore agricolo, artigianale locale ed ambientale, con valenza comprensoriale. Tale funzione integra quelle connesse alla formazione superiore decentrata dai “poli” spezzini.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 413 FP.5 – Levanto: potenziamento delle funzioni formative a scala comprensoriale. Il Comune prevede la realizzazione di un centro per la formazione professionale, in particolare nei com- parti del turismo, dell’artigianato agroalimentare e dell’ambiente. Tale funzione integra quelle connesse alla formazione superiore decentrata dai “poli” spezzini. Va approfondita, di con- certo con la Comunità Montana, la localizzazione.

FP.6 – Brugnato: potenziamento delle funzioni formative a scala comprensoriale. Il Comune, con riferimento alle aree terziarie/commerciali, prevede la realizzazione di una struttura for- mativa a valenza comprensoriale, a caratterizzazione polivalente.

FP.7 – Follo: potenziamento delle funzioni formative a scala comprensoriale. Il Comune, nel contesto della realizzazione villaggio Bullesi, prevede la realizzazione di un centro formativo di livello provinciale per la formazione nel campo dei servizi alla persona con particolare riferimento agli anziani.

4.5.3. L’ISTRUZIONE DI LIVELLO UNIVERSITARIO

DESCRIZIONE

Il tema dell’organizzazione delle strutture dedicate all’istruzione di livello universitario si inserisce nel più generale processo di riqualificazione delle funzioni urbane “centrali”. Nella realtà spezzina si sono registrate importanti iniziative di livello universitario: Scuola di progettazione per la nautica da diporto, Scienza dei materiali, Consorzio di geofisica, oltre alla realizzazione del “polo” universitario Marconi, ed all’introduzione di numerose annualità integrate con le Facoltà di Genova e Pisa.

Obiettivi del PTC consistono nella riorganizzazione, potenziamento e specializzazione del sistema delle strutture funzionali all’istruzione di livello universitario, con le seguenti finaliz- zazioni: - superare l’attuale dispersione insediativa e ricomporre in un “polo” gli indirizzi spe- cialistici esistenti e quelli previsti. - favorire lo sviluppo di un’offerta formativa connessa alle specializzazioni produttive e tecnologiche locali, in particolare per quelle attinenti la navalmeccanica, la meccanica, le tecnologie avanzate, la logistica. - creare una struttura integrata fortemente connessa con le realtà aziendali, con i centri di ricerca e sviluppo, con le altre sedi universitarie. - sviluppare un polo d’offerta specialistica e tecnologica applicata che sia un punto di riferimento di livello nazionale;

PROPOSTE

PU.p S. Andrea: sviluppo del polo universitario a valenza provinciale. Nel contesto del recupero del complesso ospedaliero del S. Andrea, in prevista dismissione, vanno definite azioni finalizzate allo sviluppo di un polo universitario, a prevalente caratterizzazione tecno- logica applicata, con funzioni ricettive e ricreative integrate (campus) anche al servizio di un’utenza più ampia di quella studentesca.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 414 Il polo universitario, che integra le funzioni esistenti al Polo Marconi determinandone una riorganizzazione funzionale, si caratterizza per la specifica connessione alle competenze produttive locali, in particolare per l’ingegneria nautica e navalmeccanica, meccanica ed informatica. L’ubicazione in fregio al tracciato ferroviario ed alla prevista nuova stazione di Valdellora configura inoltre un elemento di servizio all’accessibilità ferroviaria metropolitana del polo universitario. La configurazione operativa della struttura comporta uno specifico approfondimento, concer- tato tra Provincia, Comune della Spezia ed altre Istituzioni interessate.

4.5.4. I CENTRI DI RICERCA

DESCRIZIONE

La numerosità dei centri di ricerca presenti in provincia, in particolare nel Golfo, si associa alla dispersione localizzativa dei medesimi.

Obiettivi del PTC sono: - favorire l’integrazione tra ricerca e “sapere” tecnologico applicato, individuando ambiti territoriali dove può essere attivato un processo di concentrazione insediativa e si- nergia funzionale, al fine di configurare le opportunità per la formazione di un “polo” tec- nologico sinergico con il mondo della produzione e con il proposto “polo” universitario specialistico. - Sviluppare l’articolazione territoriale dei centri di ricerca, in sinergia con i centri formativi, sia nel contesto dell’area centrale (specializzazione delle strutture di ricerca agroambientali a Sarzana) che negli ambiti rurali (Varese Ligure);

PROPOSTE

Come anticipato nella sezione dedicata al sistema delle aree industriali/artigianali, il Piano propone quattro ambiti localizzativi:

CR.1 L’area mista delle Pianazze, nell’agglomerato produttivo del Levante spezzino, come l’ambito localizzativo di tali processi di agglomerazione e sinergia delle strutture di ricerca e sviluppo; CR.2 L’Arsenale M.M., nel quadro della riorganizzazione complessiva delle funzioni con- nesse alla Difesa; CR.3 L’area dell’attuale ospedale di S. Andrea, nel comune Capoluogo; CR.4 Il centro di Pallodola, a Sarzana, a prevalente vocazione agricola ed agroalimentare; CR.5 L’azienda Casaletti di Varese Ligure, nel contesto delle azioni di riorganizzazione funzionale, con prevalente specializzazione nel comparto delle produzioni biologiche ed agrifaunistiche.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 415 4.6. LA RETE DEI SERVIZI OSPEDALIERI ED ASSISTENZIALI Il Piano, nel quadro degli indirizzi regionali in materia, individua due temi: i servizi di tipo ospedaliero e le strutture socio/assistenziali.

4.6.1. SERVIZI OSPEDALIERI PO.1 Il “polo” ospedaliero spezzino, previsto nella nuova struttura in località Filettino, dove già si localizza l’attuale sede ospedaliera. La realizzazione del nuovo Ospedale spezzino, con funzioni di rilievo provinciale (DEA di secondo livello), determina l’avvio dei processi di riconversione terziaria (in particolare per le funzioni formative e di ricerca) e residenziale dell’area dell’attuale S. Andrea.

PO.2 Il “polo” ospedaliero di Santa Caterina, a Sarzana, che rappresenta l’altra struttura di livello provinciale ed integra funzionalmente il polo previsto al Filettino, costituendo, in particolare, un polo riabilitativo di livello sovraprovinciale. La funzionalità del nuovo ospe- dale comporta la riconversione dell’attuale struttura del San Bartolomeo, ed il recupero per funzioni terziarie, formative, culturali e residenziali.

PO.3 La struttura di Levanto con valenza comprensoriale quanto ai servizi ospedalieri, in cui assumono rilievo specializzazioni riabilitative a rilevanza provinciale;

PO.4 Il PTC propone di potenziare le strutture sanitarie esistenti nella finalità di realizzare un polo ambulatoriale di livello comprensoriale.

4.6.2. SERVIZI ASSISTENZIALI Il Piano formula, inoltre, alcune proposte circa il potenziamento funzionale di strutture diffuse sul territorio, in particolare per:

CS.1 Villa Ollandini, a Sarzana, dove e prevedibile lo sviluppo e la specializzazione di servizi alla popolazione portatrice di handicap;

Due nuove residenze sanitarie assistite (RSA), per accrescere l’offerta esistente di servizi alla popolazione anziana e riequilibrare gli standards previsti a livello regionale: CS.2 Una da localizzare nel comune Capoluogo, nell’area del Filettino, in aggiunta alle esistenti (La Spezia e Lerici), con valenza per i comprensori del Golfo e della Riviera/5 Terre; CS.3 Una nuova struttura nell’area di Sarzana, a valenza per il comprensorio della Val di Magra e della Val di Vara, che integra le funzionalità previste nella sezione dedicata al turi- smo (“polo” riabilitativo e del wellness); CS.4 Villaggio Bullesi a Follo – va prevista una struttura integrata di scala provinciale dedi- cata ai servizi sanitari, sociali e culturali, ricreativi e formativi nei servizi di assistenza agli anziani. In particolare le funzioni previste saranno rivolte: - ad attività sanitarie (curative, riabilitative e per il benessere della persona) - ad attività sociali, commerciali, turistiche (servizi associativi, ristorativi e ricettivi, servizi ricreativi, servizi sportivi)

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 416 - ad attività culturali (centro di formazione professionale per i servizi della terza età , uni- versità della terza età , biblioteca, auditorium, ecc.) - ad attività di interesse comune (religiose, amministrative , ecc.) - ad attività di servizio alla persona ed al lavoro agricolo ed artigianale - ad attività formative specialistiche (assistenza e servizi alla persona) - fruizione rurale e del verde attrezzato (Parco agro-forestale)

Sul piano sociale i Comuni favoriscono la realizzazione di residenze protette per anziani mediante il cambio di destinazione d’uso di strutture ricettive dimesse e di complessi residen- ziali a valenza storica o rurale. La realizzazione di residenze protette deve in ogni caso avve- nire nel raggio di cinque chilometri dai centri abitati, al fine di garantire la necessaria integra- zione con le strutture sociali.

4.7. LE STRUTTURE PER LA FRUIZIONE MUSEALE

4.7.1. REALIZZAZIONE DI UNA RETE MUSEALE A LIVELLO PROVINCIALE Obiettivo strategico del Piano è quello di rafforzare i circuiti fruitivi museali attraverso la messa in rete di aree e di strutture, finalizzata a coinvolgere l’intero territorio provinciale ed estendere territorialmente le opportunità di fruizione tematica. Ciò assume rilievo particolare sul piano dell’integrazione tra costa ed entroterra nonché tra aree centrali e periferiche.

I Comuni implementano gli elementi del sistema museale individuati dal Piano, e contribui- scono a strutturare una banca dati circa la specializzazione settoriale di aree e strutture mu- seali presenti sul proprio territorio.

Sulla base della lista degli elementi componenti il sistema museale, viene realizzato un piano di promozione integrata basato su strumenti divulgativi tradizionali e su strumenti multime- diali telematici, che assumono la configurazione di “portale” promozionale ed informativo accessibile in modo interattivo da qualunque struttura del sistema.

Moduli territoriali e sistemi fruitivi specialistici Mp La rete telematica consente di realizzare modelli di fruizione a distanza, attraverso la messa in rete di moduli territoriali che coinvolgono, in particolare, le aree museali. Su questo occupa un ruolo strategico ed ordinatore la struttura museale del Castello di Lerici, nei con- fronti della fruizione delle aree storico/archeologiche e naturalistiche della Val di Vara.

Mm Analogo rilievo, nei confronti di moduli naturalistici, riferiti ad ambiti specifici dell’ambiente marino (in particolare per la Riserva marina e le emergenze archeologiche sommerse) assume la struttura museale prevista nella batteria Umberto I, in Palmaria.

Me Una ulteriore specializzazione fruitiva attiene all’ambiente “dei Romani”, che caratte- rizza il sito di Luni (per cui sono individuate azioni specifiche sia nella sezione de "I valori, l'identità, la storia" che in quella dedicata al turismo) e le emergenze diffuse nella Val di Magra. La realizzazione di moduli territoriali tematici, connessi a rete telematica, trova nella

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 417 nuova struttura museale (il Piano propone infatti la rilocalizzazione dell’attuale struttura) l’elemento ordinatore.

4.7.2. STRUTTURE MUSEALI E POTENZIAMENTO DELLA FRUIZIONE URBANA La promozione di “percorsi” urbani dedicati alla fruizione museale, che caratterizza le struttu- re dei Comuni della Spezia e di Sarzana, contribuisce in modo determinante a rafforzare le opportunità di fruizione complessiva dei contesti urbani di riferimento.

Il Piano propone di sviluppare iniziative integrate tra le due “città” della Spezia e di Sarzana, finalizzato a favorire un modello di fruizione a “circuito” supportato anche da sistemi dedicati di trasporto collettivo, integrato con le funzionalità previste nei centri di interscambio indivi- duati negli ambiti urbani in riqualificazione. Assume rilievo strategico l’integrazione tra ambiti urbani “centrali”, in relazione ad una rete museale sovraprovinciale: La Spezia e Carrara, infatti, possono sviluppare un circuito di livello nazionale attinente sia i “poli” storico/archeologici (quali Luni), sia i “poli” museali, connessi alle attività artistiche ed alle tecnologie, in particolare: Ml Museo Lia Mc Cittadella di Sarzana (previsione del PTC) Mn Museo Tecnico Navale Tali strutture possono trovare integrazione con i “poli” dell’area apuana, quali l’Accademia di Carrara ed il museo del marmo).

4.8. LE STRUTTURE PER LO SPORT L’offerta di servizi sportivi di rilievo sovracomunale viene analizzata in relazione alle struttu- re integrate. Le tematiche attinenti la valorizzazione delle risorse territoriali con finalità sportive e ricreati- ve trova, infatti, un riferimento nel prima Sezione del Piano (parte relativa a "I valori, l'iden- tità, la storia") e, per aspetti specifici connessi all’offerta turistica, nella parte della presente Sezione dedicata al turismo. Il Piano individua tre obiettivi per l’organizzazione del sistema dell’offerta sportiva: - il potenziamento e lo sviluppo di poli sportivi integrati di rilievo provinciale, da prevedere nel quadro dell’integrazione Golfo – Val di Magra, - la riqualificazione dell’offerta sportiva riconducibile alla rete di strutture esistenti, in particolare per gli ambiti urbani a maggiore potenzialità di integrazione tra diverse struttu- re di servizio pubblico e/o di interesse pubblico; - lo sviluppo di centri sportivi a valenza comprensoriale da prevedere, in particolare, nella Riviera/5 Terre ed in Val di Vara.

Aree integrate di rilievo provinciale I comuni prevedono la riqualificazione e lo sviluppo di “poli” sportivi di rilievo provinciale: PS.1 Ampliamento dell’area sportiva del palazzetto dello sport, alla Spezia, con innesto di funzioni di scala vasta connesse agli sport acquatici; PS.2 Riqualificazione ed integrazione con lo spazio urbano dell’area sportiva di Via Fieschi (aree sportive Picco – Montagna); PS.3 Riqualificazione e potenziamento dell’area sportiva di Sarzana (area Luperi);

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 418 PS.4 Sviluppo di servizi sportivi integrati di scala sovracomunale e palazzetto dello sport, da prevedere aree ex prove OTO Melara, nell’area sarzanese (già considerate nella sezione dedicata al turismo).

Aree integrate di livello comprensoriale I Comuni prevedono un sistema di strutture integrate di rilevanza comprensoriale, da indivi- duarsi in ambiti localizzativi caratterizzati da favorevole posizionamento in termini di acces- sibilità e potenzialità di integrazione di diverse tipologie di pratica sportiva: PS.5 Levanto PS.6 Brugnato

4.9. LA RETE DEI SERVIZI DI SICUREZZA E DI PROTEZIONE CIVILE Al capitolo della sicurezza, della prima Sezione di Piano, cui si rinvia per una dettagliata trattazione, è stato ampiamente approfondito il tema della Protezione Civile, con riferimento ai principali rischi incombenti sul territorio, individuando al riguardo un servizio interregio- nale funzionale ad un’area vasta che interessa tre regioni contermini: la Liguria, l’Emilia e la Toscana. Nel presente volume si identificano le azioni territoriali specifiche connesse agli indirizzi contenuti nella prima Sezione, e viene definita la dimensione territoriale dei principali servizi dedicati al tema della sicurezza dell’ordine pubblico.

Il progetto territoriale si articola in due temi progetto: - I servizi di protezione civile - I servizi di pubblica sicurezza.

4.9.1. LA RETE DEI SERVIZI DI PROTEZIONE CIVILE PC.1 - Centro territoriale di protezione civile. Costituisce la struttura permanente di colla- borazione/cooperazione con Enti Locali, Regione, Prefettura, Dipartimento di Protezione Civile ed eventuali Strutture Operative Nazionali. Le caratteristiche della struttura richiedono una superficie coperta di almeno 500 mq. ed un’annessa disponibilità di spazi aperti. La localizzazione deve avvenire in zona non soggetta a rischio sismico, a rischio alluvioni ed a rischio industriale, risultando inoltre prossima ad un accesso autostradale e marittimo/portuale, potendo altresì risultare agibile per l’atterraggio di mezzi per elisoccorso. La posizione ottimale dell’area è individuata nel Comune Capoluogo, nell’agglomerato del Levante. Il Comune Capoluogo approfondisce ed identifica la localizzazione.

Aree provinciali di ammassamento dei soccorritori. Tali aree sono ubicate nelle vicinanze dei caselli autostradali o comunque facilmente raggiungibili per strade agevoli anche a mezzi di grandi dimensioni. Le localizzazioni previste sono presso: PC.2 Aree Val di Magra: sono individuate nell’agglomerato intermodale di S. Stefano Ma- gra, nelle aree dell’autoparco del Comune di Vezzano Ligure. PC.3 Aree Val di Vara: sono individuate nell’area industriale di Brugnato, in zona non esondabile.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 419 PC.4 Aree Riviera/5 Terre: sono individuate nell’area industriale di Carrodano, in zona stabile sul piano idrogeologico.

Centri operativi comunali. Il Piano fornisce criteri per l’ubicazione dei Centri operativi comunali. Le strutture finalizzate ai servizi di protezione civile sono da ubicare in edifici non vulnerabili a norma sismica (se in aree classificate sismiche), non esposti a rischio di inonda- zione, in territori stabili e fuori da possibili impatti derivanti da attività industriali. Particolare importanza rivestono l’accessibilità dei siti, soprattutto autostradale. Presso ogni centro operativo comunale sono organizzate le relative strutture operative. Cia- scun comune provvede ad individuare persone, ruoli e modalità operative, oltre a strutture e mezzi di soccorso, che dichiaratamente siano responsabili della Protezione Civile. Tale orga- nizzazione è quella che deve conoscere i piani sul territorio e che si attiva per predisporre ed attuare le esercitazioni necessarie.

Aree comunali di ammassamento soccorritori. Il Piano fornisce criteri per l’individuazione delle aree comunali di ammassamento dei soccorritori. Ciascun Comune individua un’area sufficientemente ampia per la necessità ubicata nelle vicinanze dei caselli autostradali o co- munque facilmente raggiungibili per strade agevoli anche a mezzi di grandi dimensioni.

Aree provinciali di ricovero della popolazione. Ciascun Comune individua una o più aree funzionali ad accogliere una tendopoli per almeno 500 persone, facilmente collegabile con i servizi essenziali (luce, acqua, fognature) e non soggetta a rischi incombenti. La selezione delle aree così individuate dai Comuni è effettuata dalla Provincia, per compren- sori omogenei Golfo, Val di Magra, Val di Vara e Riviera, con riferimento a quelle più vocate allo svolgimento di tali funzioni.

Zone comunali ospitanti . Ciascun Comune individua aree attrezzate per fornire servizi essenziali alla popolazione che, a seguito di evento calamitoso, risultino senza tetto o soggette ad altre gravi difficoltà. Tali aree saranno individuate presso strutture turistiche, aree e/o strutture pubbliche o private capaci di soddisfare le necessità.

Delimitazione aree a rischio. Ciascun Comune individua le specifiche aree a rischio e defini- sce lo schema della viabilità in entrata ed uscita dalle aree stesse, ipotizzando in corrispon- denza dei nodi viari posti di blocco con “cancelli” finalizzati a regolamentare i flussi di cir- colazione in caso di evento calamitoso.

Il Piano considera, nel più generale quadro dei servizi per la protezione e la sicurezza, propo- ste per i principali presidi di pronto intervento per la pubblica sicurezza, la protezione civile ed ambientale, con l’obiettivo di conferire condizioni di efficienza localizzativa ed operativa.

4.9.2. I SERVIZI PER LA SICUREZZA Ps.1 Nuova caserma dei Vigili del Fuoco. Il Comune definisce azioni finalizzate alla realizzazione della nuova sede provinciale dei VV. FF. all’interno dell’area ex IP nel comune Capoluogo.

Coordinamento VV. FF. vallata del Magra. Il Comune definisce azioni finalizzate alla localizzazione del servizio comprensoriale di vallata nell’ambito di Sarzana, assumendo come

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 420 criterio più idoneo l’accessibilità dell’area rispetto al raccordo autostradale. Particolarmente vocate, al riguardo, risultano le aree poste nelle adiacenze della variante Aurelia.

Ps.2 - Sede provinciale Corpo Forestale dello Stato. La sede provinciale più idonea per la sede del Corpo Forestale dello Stato risulta essere quella individuabile presso il previsto Centro Provinciale di Protezione Civile. Tale prioritaria individuazione è da concertare con il Comando Provinciale ed il Comune della Spezia.

Ps.3 – Proposte per la realizzazione di un distretto logistico/operativo terrestre: l’attuale configurazione delle strutture provinciali delle principali forze dell’ordine risulta soddisfa- cente per quanto riguarda i Carabinieri e la Polizia di Stato, mentre appare evidente lo stato di problematicità per l’attuale localizzazione della Guardia di Finanza, per la quale appare op- portuno identificare una sede idonea al buon funzionamento del servizio. A tal fine il Comune approfondisce, nel contesto delle necessarie intese, e previste la ricollocazione della sede all’interno del Comune Capoluogo nelle adiacenze delle aree centrali che già ospitano le sedi delle altre forze dell’ordine contribuendo a creare una sorta di di- stretto logistico ed operativo delle tre polizie.

Ps.4 – Proposte per la realizzazione di un distretto logistico/operativo marittimo: altro problema logistico che assume interesse per l’argomento in trattazione è costituito dall’esigenza di identificare una nuova sede operativa per il Centro subacqueo della Polizia di Stato (CNES), che si inquadra nel processo di riorganizzazione delle attività di pubblica sicurezza e controllo in mare. I Comuni, nel contesto della ridefinizione dell’assetto delle servitù militari nel Golfo e delle necessarie intese con le competenti Autorità, approfondiscono la riconversione delle attuali aree del CNES, presso Punta Pezzino a Portovenere, finalizzandole ad usi civili e turistici, e la ricollocazione della sede di tale servizio in modo da creare un polo logistico che accorpi le diverse attività di sicurezza e controllo in mare. A tal fine sono proposte due possibili localizzazioni, sulle quali condurre un approfondimen- to: l’Arsenale M.M. ovvero alcuni degli spazi del Primo Bacino in riconversione, in particola- re per le aree contigue a quelle occupate dalla Guardia Costiera.

Ps.5 - Nuova sede ARPAL. Va approfondita la localizzazione, nelle aree ex IP, della nuova sede spezzina dell’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale Ligure.

4.10. CICLO DEI RIFIUTI I criteri definiti nella prima Sezione del Piano (capitolo relativo a "La Salubrità") sul tema in oggetto e le osservazioni assunte in sede di Conferenza di Pianificazione, consentono una rappresentazione cartografica ed azioni territoriali di Piano necessarie ad identificare le aree maggiormente vocate alla localizzazione di impianti e servizi che debbono governare la ge- stione del ciclo integrale dei rifiuti , con particolare riguardo all'aspetto dei rifiuti solidi urba- ni. I fattori escludenti e penalizzanti consentono di individuare : - Aree ove è fatto assoluto divieto di installazione di impianti di smaltimento (discariche ed impianti per il trattamento chimico/fisico e termico del rifiuto). - Aree dove l'installazione è condizionata a speciali e particolari cautele.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 421 Sulle aree di non esclusione assoluta occorre verificare la miglior corrispondenza dei siti ai fattori preferenziali e selezionare i siti in via definitiva.

La metodologia di ricerca scelta dal Piano prevede che una prima selezione sia effettuata su aree produttive o destinate ad impianti tecnologici dagli strumenti urbanistici ed in subordine estendendo la ricerca anche ad aree non industriali , anche in relazione alla facoltà data alla speciale Conferenza Provinciale per l'approvazione degli impianti di smaltimento (ai sensi della LR 15/95) che può autorizzare impianti di smaltimento su aree a destinazione diversa (anche agricola), purché non rientranti nelle aree di assoluto divieto previste dal Piano.

I bacini d'utenza sono individuati con riferimento ai sistemi insediativi analizzati dal PTC. I Comuni di ricerca sono individuati all'interno dei subsistemi di gravitazione (accessibilità in 30') con riferimento ad analisi gravitazionali.

Per alcune tipologie di impianto, in particolare quelli con trattamento termico, è stabilito uno speciale vincolo territoriale sulle aree del Golfo della Spezia a tutela della qualità dell'aria (vedasi a proposito il capitolo specifico che nella Sezione 1 è dedicato alla qualità dell'aria). Per gli impianti destinabili alla raccolta differenziata (piattaforme ecologiche, centri di confe- rimento, ecc.) il Piano rinvia alla prima sezione del Piano ed a specifiche valutazioni, anzi- tutto in relazione all'individuazione dei bacini di utenza, del Piano di gestione per gli impianti di smaltimento rifiuti solidi urbani. In relazione alle considerazioni rese ed alla cartografia elaborata il Piano fornisce i seguenti indirizzi territoriali rivolti alla Provincia per la predisposizione del Piano di gestione per gli impianti di smaltimento rifiuti solidi urbani.

4.10.1. CARTA E CRITERI DEI FATTORI ESCLUDENTI, PENALIZZANTI E PREFERENZIALI PER LA SELEZIONE DEI SITI IDONEI ALLO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI (Carta di cui al Progetto di Piano Territoriale di Coordinamento adottato con Del. C.P. n°32 in data 22 Marzo 2002 e trasmesso agli Enti indicati nell'art. 22, comma 4° della L.R. 36/97 e succ. modd. ed ii.)

Premesso che il PTC non si occupa della programmazione delle attività di gestione dei rifiuti, in particolare per quanto attiene alla raccolta differenziata, si individuano comun- que criteri inerenti la classificazione del territorio circa l’idoneità/inidoneità ad ospitare siti di smaltimento/recupero quale contributo alla pianificazione di settore.

BACINI D'UTENZA PER LO SMALTIMENTO E TRATTAMENTO DEI RIFIUTI Il bacino di utenza è individuato con riferimento all’omogeneità del territorio in cui si produ- cono rifiuti, operando quindi una divisione tra ambito urbano ed ambito rurale così come già indicato al capitolo sull’organizzazione dell’assetto insediativo. In particolare i bacini di utenza si individuano accorpando i diversi comuni nel sistema inse- diativo corrispondente:

1. Sistema insediativo urbano dell’area centrale (La Spezia, Portovenere, Lerici, Arcola, Vezzano, Follo, Bolano, S. Stefano, Sarzana , Castelnuovo , Ortonovo , Ameglia),

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 422 2. Sistema insediativo rurale costiero (Deiva, Framura, Bonassola, Levanto, Monterosso, Vernazza, Riomaggiore), 3. Sistema insediativo rurale vallivo centrale (Riccò, Beverino, Calice, Rocchetta, Sesta, Zignago, Carro, Carrodano, Pignone, Borghetto e Brugnato), 4. Sistema insediativo rurale dell’alta valle (comuni di Varese e Maissana).

L'analisi gravitazionale individua i centri dei diversi sistemi insediativi a maggior accessibilità identificati nella seguente tabella, con riferimento al numero di abitanti accessibili nella mezz’ora all’interno dei poli o dei centri principali del sistema.

Sistemi insediativi Poli e centri principali N. ro abitanti che di sistema raggiungono il centro in 30’ su gomma N.ro Co- N.ro muni rag- giunti Riviera Val di Va- ra Val di Ma- gra Golfo Sistema insediativo La Spezia 194.029 18 1 8 6 3 urbano dell’area Sarzana * 189.899 14 0 5 7 2 centrale S. Stefano * 201.978 19 0 9 7 3

Sistema insediativo Brugnato * 192.792 23 3 13 5 2 rurale centrale della Val di Vara Riccò del Golfo 166.381 19 3 10 3 3 Carrodano * 173.150 19 4 10 4 1 Sistema insediativo Varese 5.402 4 0 4 0 0 rurale dell’Alta Val di Vara Sistema insediativo Levanto * 14.498 10 5 5 0 0 rurale della Riviera

* Centri dotati di connessioni autostradali (caselli) Dalla tabella riprodotta emerge che per ciascun sistema esiste un centro di massima accessibi- lità e gravitazione , rappresentato specificatamente da : S.I. rurale alta Valle : Varese S.I. rurale vallivo centrale : Brugnato seguito da Carrodano e Riccò del Golfo S.I. rurale costiero : Levanto S.I. urbano centrale : S. Stefano seguito dalla Spezia e da Sarzana

Subsistemi di gravitazione I Comuni che presentano la medesima accessibilità in 30' dai centri di maggior gravitazione di S. Stefano, La Spezia e Sarzana (La Spezia, Lerici, Arcola, Vezzano, Follo, Bolano, S. Stefa- no, Sarzana, Ameglia, Castelnuovo) costituiscono il subsistema gravitazionale del sistema insediativo urbano centrale , che presentano i seguenti centri gravitazionali : nodo autostradale di S. Stefano , nodo stradale di Via Carducci alla Spezia e nodo autostradale di Sarzana . I Comuni che presentano la medesima accessibilità in 30' dai centri di maggior gravitazione di Brugnato, Carrodano e Riccò (Beverino, Riccò, Rocchetta, Carrodano, Brugnato, Pignone, Borghetto) costituiscono il subsistema gravitazionale del sistema insediativo rurale vallivo

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 423 centrale, che presenta i seguenti centri gravitazionali: nodo autostradale di Brugnato, nodo autostradale di Carrodano e nodo stradale di S. Benedetto a Ricco' del golfo.

4.10.2. CRITERI DI SELEZIONE DEI SITI IDONEI PER LA LOCALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI DI TRATTAMENTO E SMALTIMENTO RIFIUTI . I criteri assunti per la selezione dei siti idonei allo smaltimento dei rifiuti , sono i seguenti:

FATTORI ESCLUDENTI (Situazioni territoriali entro le quali è inibita la realizzazione di impianti di discarica 1^cat. E 2^ cat. Tipo B e C ed impianti di trattamento chimico- fisico e/o termico per lo smaltimento dei rifiuti)

(a) cartografabili Sono riconducibili alle: 1. Prima classe di aree ad elevato grado di instabilità di cui al paragrafo della Sicurezza del prima Sezione del Piano . 2. Zone a rischio frane R4 e R3 identificate dalle Autorità di Bacino nei piani stralcio per il rischio idrogeologico. 3. Aree ad elevato rischio idraulico, inondabili con tempi di ritorno t= 30 anni identificate dalle Autorità di Bacino idraulico, ovvero comprese nella "fascia di riassetto fluviale". 4. Aree ad altissima vulnerabilità per gli acquiferi identificate nella carta della vulnerabilità di cui al paragrafo della salubrità del Progetto di cui al Progetto di Piano Territoriale di Coordinamento adottato con Del. C.P. n°32 in data 22 Marzo 2002 e trasmesso agli Enti indicati nell'art. 22, comma 4° della L.R. 36/97 e succ. modd. ed ii. (classe elevatissima in zone di rispetto dei pozzi di pubblico acquedotto e delle sorgenti ). 5. Zone di alto pregio ambientale , di cui al paragrafo corrispondente del prima Sezione del Piano sui Valori Ambientali. 6. Aree ricomprese negli specifici sistemi naturalistici identificati dal Piano tra cui : Parco provinciale del Golfo , Sistemi naturalistici fluviali – Castelfermo/Case Stanga , Sistema Vara/Magra , Bozi di Sarzana- Sistemi naturalistici montani – Gottero/Antessio , Verru- ga/Porcile /Zenone , S.Nicolao , Monte Bastione ). 7. Aree carsiche e presenza di fenomeni carsici. 8. I manufatti emergenti (ME) ed i sistemi naturalistici (SME) identificati dal PTCP regio- nale.

(b) da accertare caso per caso 9. Aree con presenze di centri edificati così come classificati dal nuovo Codice della Strada , che non possono garantire il permanere di una fascia di rispetto di almeno 500 metri fra il perimetro dell’impianto ed il perimetro dei centri stessi. La fascia di rispetto può essere ridotta in relazione al grado di interferenza visiva tra il centro e la sede dell’impianto ed alle condizioni anemometriche del contesto territoriale .

FATTORI ESCLUDENTI PER PARTICOLARI TIPOLOGIE DI IMPIANTO . ( nuovi impianti di smaltimento che comportano trattamento termico del rifiuto che compor-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 424 tino incremento del valore totale delle emissioni nell’area sensibile come individuata nella sezione 1 del PTC ) 10. aree sensibili individuate in cartografia (Golfo della Spezia ed aree limitrofe) , così come rappresentato dai criteri di tutela dell’inquinamento atmosferico di cui al paragrafo relati- vo della salubrità, di cui al Progetto di Piano Territoriale di Coordinamento adottato con Del. C.P. n°32 in data 22 Marzo 2002 e trasmesso agli Enti indicati nell'art. 22, comma 4° della L.R. 36/97 e succ. modd. ed ii.. ( esclusivamente per impianti discariche 1^ cat. E 2^ cat. Tipo B e C ) 11. aree vulnerabili per gli acquiferi identificate nella carta della vulnerabilità di cui al para- grafo della salubrità del Progetto di cui al Progetto di Piano Territoriale di Coordinamento adottato con Del. C.P. n°32 in data 22 Marzo 2002 e trasmesso agli Enti indicati nell'art. 22, comma 4° della L.R. 36/97 e succ. modd. ed ii. (classe elevata) 12. Aree a rischio idraulico, inondabili con tempi di ritorno t= 200 anni identificate dalle Autorità di Bacino idraulico

FATTORI PENALIZZANTI ( Situazioni territoriali entro le quali è sottoposta a verifiche e speciali cautele la realizzazione di impianti di discarica 1^cat. E 2^ cat. Tipo B e C ed impianti di trattamento chimico- fisico e/o termico per lo smaltimento dei rifiuti):

(a) cartografabili Sono riconducibili alle : 1. Seconda classe di instabilità di cui al paragrafo della Sicurezza della Sezione 1 del Piano. 2. Aree a rischio idraulico, inondabili con tempi di ritorno t = 200 anni identificate dalle Autorità di Bacino idraulico , per impianti diversi dalle discariche. 3. Aree ad elevata vulnerabilità per gli acquiferi identificate nella carta della vulnerabilità di cui al paragrafo della salubrità, di cui al Progetto di Piano Territoriale di Coordina- mento adottato con Del. C.P. n°32 in data 22 Marzo 2002 e trasmesso agli Enti indi- cati nell'art. 22, comma 4° della L.R. 36/97 e succ. modd. ed ii. (classe elevata), per impianti diversi dalle discariche. 4. Aree sottoposte a vincolo paesisico-ambientale dalla legislazione nazionale e regionale non ricomprese nelle aree di cui ai fattori escludenti , esterne alle aree industriali. 5. Aree sismiche , esterne alle aree industriali.

(b) da accertare caso per caso 6. Aree di rispetto di strade, autostrade, ferrovie, gasdotti, oleodotti, beni militari ecc… 7. Zone gravate da usi civici. 8. Zone di interferenza diretta o di interferenza visuale da grandi infrastrutture di comu- nicazione dei siti di importanza storica e paesistica. 9. Relativamente ad impianti di trattamento termico per lo smaltimento dei rifiuti : con- dizioni climatiche sfavorevoli alla diffusione degli inquinanti ove condizioni di calma di vento e stabilità atmosferica ricorrano con maggiore frequenza. 10. Relativamente ad impianti di discarica : caratteristiche orografiche ( dimensione del bacino imbrifero ,acclività dei versanti ,ecc..) tali da rendere necessarie ingenti opere di regimazione idraulica tra cui, principalmente , il tombinamento dei corpi idrici su- perficiali.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 425 FATTORI PREFERENZIALI (Criteri di selezione di aree idonee selezionate tra i siti non esclusi )

(a) cartografabili 1. Subsistemi di gravitazione. Appartenenza del sito ad un Comune individuato nel sub- sistema di gravitazione all'interno del bacino d'utenza 2. Aree produttive industriali/artigianali. Costituisce titolo di preferenza la localizzazione di impianti su aree produttive, identificate da strumenti urbanistici e/o di programma- zione vigenti o adottati, inserite nei subsistemi di cui al punto precedente, dotate di adeguato stato di infrastrutturazione o comunque previsto da programmi assunti dagli enti locali competenti

(b) da accertare caso per caso 3. Connessione del sito al centro gravitazionale. Costituisce titolo di preferenza la vici- nanza e connessione del sito con il centro gravitazionale del bacino d'utenza, in condi- zione di bassa interferenza con i centri abitati. 4. Relativamente agli impianti di discarica. Sedime costituito da roccia compatta a pre- valente componente argillosa .Caratteristiche orografiche tali da permettere la regima- zione delle acque esclusivamente mediante opere superficiali . Riqualificazione di aree degradate con particolare riferimento alle cave abbandonate o non piu’ in coltivazio- ne, presenti su affioramenti di rocce compatte a prevalente componente argillosa. 5. Relativamente agli impianti di trattamento termico per lo smaltimento di rifiuti su aree esterne a zone industriali. Vicinanza di impianti utilizzatori di calore ed energia .

La Carta restituisce su CTR in scala 1:52.000 i criteri anzidetti assumendo indirizzi rappre- sentati dai seguenti colori: giallo ocra - le aree su cui insistono i fattori penalizzanti colore arancione - i fattori escludenti per discariche e penalizzanti per altre tipologie di impianto, colore rosa - le aree su cui è fatto divieto di realizzare ogni tipologia di impianti campitura puntinata bianca - le aree di esclusione per impianti di smaltimento che com- portano trattamento termico , nel Golfo della Spezia.

Retino bianco rigato - le aree produttive, esistenti e di progetto, colore grigio scuro - il sistema insediativo (coincidente con il centro abitato TUCS)

Con perimetro nero i sistemi insediativi , con perimetro azzurro il subsistema dell'area cen- trale urbana e verde quello dell'area centrale valliva.

I centri gravitazionali dell'area centrale urbana sono indicati con riquadro azzurro e quelli dell'area centrale valliva con riquadro verde .

Gli impianti esistenti sono cerchiati con coloritura marrone.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 426 Le aree esterne alle zone industriali, non rientranti in fattori escludenti e penalizzanti cartogra- fate con la metodologia di cui sopra, rientranti in fasce di rispetto dai perimetri dei centri abitati (colore nero) inferiori a 500 metri ovvero in zone di interferenza diretta o di interferen- za visuale da grandi infrastrutture di comunicazione dei siti di importanza storica e paesistica, sono assimilate ad aree assoggettate a fattori penalizzanti.

4.10.3. PROCEDIMENTO DI SELEZIONE DELLE AREE IDONEE PER L’INSTALLAZIONE DI IMPIANTI.

Un metodo di lettura della cartografia, di cui al Progetto di Piano Territoriale di Coordina- mento adottato con Del. C.P. n°32 in data 22 Marzo 2002 e trasmesso agli Enti indicati nel- l'art. 22, comma 4° della L.R. 36/97 e succ. modd. ed ii., di selezione delle aree e di applica- zione dei criteri può essere il seguente: Per ciascun bacino di utenza ed all'interno dei subsistemi di gravitazione , si procede a sele- zionare tutte le aree industriali intersecate che presentano siti non escludenti e sulle medesime effettua l’ulteriore accertamento di eventuale esclusione in relazione al criterio n. 9 sulla distanza da centri abitati . Individuate le aree industriali potenzialmente idonee , per ciascuna di esse , si procede nel seguente modo:

1 Si applicano i criteri penalizzanti e preferenziali indicati fornendo pesi valutativi differen- ziati alle diverse tipologie di criterio in cui ricade l'area selezionata., svolgendo tutti gli approfondimenti ambientali ed urbanistici considerati necessari con particolare riguardo ai criteri non cartografabili . 2 Si stabilisce una graduatoria di merito tra i siti idonei per ciascun bacino di utenza 3 Gli esiti finali dello screening di merito tra le aree ritenute idonee per la localizzazione degli impianti individuati dal Piano di Smaltimento Provinciale, sono portati all’esame della Conferenza Provinciale di Pianificazione di cui alla LUR per un parere consultivo e quindi sottoposti all’attenzione del gestore del servizio per la realizzazione degli impianti medesimi.

Nel solo caso di accertata inidoneità di tutti i siti industriali analizzati, si prenderà in esame all’interno del comprensorio aree a diversa destinazione seguendo la medesima metodologia di cui sopra.

4.10.4. IMPIANTI ESISTENTI . Gli impianti adibiti a discarica esistenti , di Val di Bosca alla Spezia, Le Gronde a Bonassola, Carro e Santalò a Varese, sono utilizzabili per lo smaltimento dei rifiuti sino ad esaurimento delle attuali disponibilità, a prescindere dalla condizione del sito localizzativo in termini di fattori escludenti eventualmente insistenti . Il sito adibito a discarica per rifiuti speciali di Saturnia alla Spezia , pur collocata in area a fattore escludente, va indirizzata a condizioni di messa in sicurezza per successivi impieghi coerenti con le destinazioni individuate dal Piano . Costituiscono parte del sistema integrato in costruzione l’impianto di compostaggio in realiz- zazione a Boscalino di Arcola e la discarica in attività di Val di Bosca alla Spezia.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 427

4.11. LA RETE DEI SERVIZI PER IL CICLO INTEGRALE DELLE ACQUE

Il capitolo della salubrità della prima Sezione del Piano dedicato alla tutela delle acque forni- sce indirizzi generali e specifici sull’argomento, cui si rinvia per una puntuale trattazione e questo contributo si articola in azioni che forniscono alla Provincia gli indirizzi territoriali necessari a definire il programma richiesto dalla Legge Galli su cui poggia il bacino ottimale di utenza e le direttive cui deve attenersi il gestore unico del bacino

CA.1 - L’integrazione della risorsa idropotabile in Val di Magra e nel Golfo. I Comuni di Follo e S. Stefano, di concerto con il Parco della Magra, identificano le aree destinate alle opere di presa del pubblico acquedotto su proposta del Gestore unico del ciclo integrale delle acque e le sottopongono ad area di rispetto assoluto Ee secondo la normativa della carta della vulnerabilità, di cui al Progetto di Piano Territoriale di Coordinamento adot- tato con Del. C.P. n°32 in data 22 Marzo 2002 e trasmesso agli Enti indicati nell'art. 22, comma 4° della L.R. 36/97 e succ. modd. ed ii., come aree dedicate alla realizzazione di nuove opere di presa .

CA.2 - L’integrazione della risorsa idropotabile in Media Val di Vara e Riviera . Il Comune di Pignone , di concerto con la Comunità Montana ed il soggetto gestore del servizio idrico, identifica le aree destinate alle opere di presa del pubblico acquedotto, e le sottopongono ad area di rispetto assoluto Ee secondo la normativa della carta della vulnerabi- lità, di cui al Progetto di Piano Territoriale di Coordinamento adottato con Del. C.P. n°32 in data 22 Marzo 2002 e trasmesso agli Enti indicati nell'art. 22, comma 4° della L.R. 36/97 e succ. modd. ed ii., come aree dedicate alla realizzazione di nuove opere di presa, anzitutto mediante realizzazione di invasi superficiali particolarmente nell’area di Pignone che assume in tal senso la veste di territorio solidale verso gli ambiti contermini

CA.3 - La diversificazione degli usi dell’acqua a fini produttivi Il Comune capoluogo, di concerto con il soggetto gestore del ciclo integrato delle acque, identifica all’interno dell'ambito del Levante spezzino le aree idonee a consentire la captazio- ne di acque per uso industriale, integrate da progetti di dissalazione delle acque di mare ad opera dell’Enel per i processi di impiego all’interno della termocentrale spezzina.

CA.4 - Il servizio di vettorializzazione della risorsa idrica idropotabile Il gestore del ciclo integrato delle acque predispone progetto di prefattibilità per la completa ristrutturazione del sistema di vettorializzazione delle acque idropotabili dai sistemi di capta- zione in Val di Magra al Capoluogo attraverso l’impiego del nuovo tunnel tecnologico e multifunzionale tra il Levante spezzino e l’area di Ressora di Arcola. Tale progetto costituisce parte integrante della programmazione dell’innovazione infrastrutturale prevista anche ai fini di una ripartizione dei costi di realizzazione e gestione tra le amministrazioni interessate.

CA.5 - Il servizio di depurazione delle risorse idriche civili Sulla base degli indirizzi forniti all’apposito capitolo della salubrità il gestore del ciclo inte- grato della risorsa idrica sottopone alla Provincia il piano strutturale di infrastrutturazione complessiva del sistema depurativo per un’analisi preventiva del quadro generale di compati- bilità ambientale e di verifica del carico insediativo massimo ammissibile, con particolare riferimento alle aree più sensibili ed a quelle di previsto sviluppo insediativo.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 428

Particolare attenzione deve essere disposta nei confronti della Riviera spezzina, con particola- re riguardo all’area dei comuni di Levanto e Bonassola, per i quali si dispone che la pro- grammazione dello sviluppo alberghiero previsto tenga in debito conto delle esigenze di non aggravio all’attuale stato di insufficiente sistema di depurazione che, invero, andrà potenziata senza incidere su aree di alto valore paesaggistico ed ambientale. L’altro ambito di particolare attenzione è quello della bassa piana del Magra dove il forte carico insediativo esistente e previsto deve trovare soluzione nel potenziamento del servizio depurativo esistente con la previsione di scarico a mare degli effluenti depurati nell’attuale depuratore di Camisano.

CA.6 - Il servizio di depurazione degli effluenti produttivi All’interno del porto commerciale e presso ogni agglomerato produttivo individuato dal piano devono prevedersi forme di organizzazione dei servizi depurativi degli effluenti derivati dalle diverse realtà produttive. In particolare gli agglomerati della Val di Magra in relazione alla elevata vulnerabilità degli acquiferi devono essere dotati di almeno un servizio comune per le esigenze del sistema complessivo. La localizzazione di tali impianti trova particolare colloca- zione all’interno delle aree produttive classificabili come aree ecologicamente attrezzate e prevedibili nella piana di di Ortonovo.

4.12. LA PRODUZIONE ENERGETICA PROVINCIALE

4.12.1. LE STRUTTURE PRODUTTIVE E LE INFRASTRUTTURE A RETE

CE.1 – Metanizzazione completa dell’Enel. Il progetto di ambientalizzazione della centrale Enel fondato sulla realizzazione di un gruppo da 600 Mw alimentato a carbone e due gruppi da 300 Mw alimentati a metano con ciclo combinato, pur in considerazione dell’elevato grado di mitigazione dell’impatto ambientale atteso, pone la necessità di una riflessione sull’esigenza del superamento , nel medio periodo, dell’impiego del carbone in coincidenza con la conclusione del periodo di ammortamento degli impianti desolforati di produzione . Tale obiettivo, effettivamente, oltre a consentire un abbattimento totale delle pur contenute emissioni del processo, libera l’area spezzina dal condizionamento delle servitù imposte dall’ingresso ed uscita di materie prime e seconde (gessi e calcari) consentendo inoltre una disponibilità di aree strategiche ed essenziali per la crescita di nuove iniziative produttive ed in particolare per la crescita delle attività connesse alla logistica. Pertanto si propone che al momento della conclusione dell’ammortamento dell’intervento di ristrutturazione della centrale per la produzione di energia con carbone desolforato, o comun- que ancor prima se se ne presentano le condizioni, il sito sia riconvertito ad attività produttive, ed in particolare con specializzazione di tipo manifatturiero connesse a funzioni logistiche integrate con quelle commerciali dello scalo spezzino.

CE.2 – La trasformazione dello stabilimento dell’Arcola petrolifera verso attività produttive compatibili con la tutela ambientale dei luoghi. L’obiettivo della trasformazione del sito di proprietà dell’Arcola Petroli destinato a raffineria e deposito petrolifero verso nuovi impieghi produttivi compatibili, postulato dal PTCP regio-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 429

nale, viene ribadito dalla pianificazione provinciale. Il Comune definisce azioni finalizzate alla trasformazione della raffineria dell’Arcola Petroli, entro i termini di scadenza delle attuali concessioni, sulla base dei seguenti obiettivi: - Completa dismissione delle attività e demolizione dagli impianti e depositi istallati in Arcola in zona industriale, nelle aree di Parco Fluviale, ed in località Pianazze, previa bo- nifica integrale dei territori attualmente impegnati. - Individuazione di nuovi scenari produttivi che impieghino tecnologie innovative a bassis- simo impatto ambientale nei confronti della risorsa idrica, del suolo, dell’aria e del pae- saggio interessato, ad elevato impegno di mano d’opera occupata, con riconversione di ampie porzioni di territorio impegnato dalle attività in essere verso nuovi impieghi produt- tivi indirizzati prioritariamente allo sviluppo della PMI, dei servizi e del verde pubblico, con esclusione della possibilità di insediare impianti dedicati alla produzione di energia elettrica, sia essa derivata dall’impiego di qualunque fonte. Il progetto di trasformazione deve ottenere, tra le altre autorizzazioni, il parere favorevole del Parco Fluviale.

CE.3 - Riconversione del terminal metanifero SNAM a servizi turistici e nautica da diporto. L’indirizzo è già stata motivata e contemplata nel paragrafo delle attività produttive e turisti- che cui si rinvia.

CE.4 - Produzione energetica con l’impiego di fonti alternative e riproducibili e risparmio energetico. La presenza di una centrale idroelettrica a Sesta Godano, gli impianti eolici realiz- zati a Varese e quelli previsti a Calice al Cornoviglio che impiegano l’ottima esposizione ai venti del versante appenninico orientale, la crescita di impiego di pannelli fotovoltaici lungo strade ed autostrade, impianti residenziali, produttivi e terziari, che sfruttano con sempre maggior presenza l’ottima esposizione solare di tanta parte del nostro territorio, costituiscono esempi di rafforzamento degli orientamenti per l’uso di fonti energetiche alternative e soste- nibili, che rafforzano l’esigenza di una rete comune di informazione, di formazione, di ricerca e di produzioni capaci di innescare la costruzione di un vero e proprio distretto dell’energia alternativa. La stesura del piano energetico provinciale, tenderà ad individuare tutte le forme di possibile sfruttamento di fonti energetiche alternative e riproducibili connesse alla particolare natura e vocazione del territorio e mira a sviluppare, di concerto con i soggetti interessati, azioni di ricerca particolarmente protese a favorire ogni forma di risparmio energetico, particolarmente in direzione del recupero di calore prodotto dai processi di cogenerazione al servizio delle singole aree produttive in direzione di un abbattimento dei costi per l’utenza e di nuovi im- pieghi per tele - riscaldamento. I Comuni definiscono azioni volte a favorire, tramite incentivi economici ed urbanistico – edilizi, l’installazione da parte di cittadini ed imprese di sistemi di produzione autonoma di energia e di risparmio energetico.

4.12.2. LA TRASMISSIONE ENERGETICA E DI RADIOTELECOMUNICAZIONE SOSTENIBILE CE.5 - La trasmissione energetica sostenibile: il corridoio tecnologico e l’interramento di elettrodotti Come già riferito al capitolo della salubrità nella Sezione 1 del Piano, il tema dell’inquinamento elettromagnetico è particolarmente avvertibile lungo le fitte fasce di elet- trodotti che connettono la centrale spezzina all’anello nazionale. La soluzione

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dell’interramento privilegiata dal piano costituisce in questa Sezione occasione di traduzione territoriale della proposta di soluzione. Il corridoio tecnologico tra il Levante spezzino e la Val di Magra, dedicato alla mobilità ed alla vettorializzazione delle acque idropotabili, può fornire soluzione ad un primo step di interramento della fitta rete di elettrodotti che attraversano il comune di Arcola per poi diri- gersi verso Emilia e Toscana: tale condizione si rende possibile per la coincidenza dell’innesto del condotto in Valdilocchi della Spezia con le cabine di trasformazione della centrale da cui dipartono le linee interessate e dell’uscita dello stesso in Ressora con i relativi elettrodotti. La partecipazione dell’Enel alla soluzione proposta costituisce parte integrante della programmazione dell’innovazione infrastrutturale anche ai fini di una ripartizione dei costi di realizzazione e gestione tra le amministrazioni interessate.

CE.6 - Applicazione dei criteri di sostenibilità per gli impianti a radiofrequenza di natura civile. Sulla base dei criteri stabiliti nel paragrafo della Salubrità nella Sezione 1 del Piano dedicato alla tutela dall’inquinamento elettromagnetico derivante da emissioni a radiofrequenza, entro 6 mesi dall’adozione del PTC i Comuni provvedono ad individuare idonee aree in cui localiz- zare le emittenti con caratteristiche tali da soddisfare le esigenze delle emittenti con quelle di protezione della salute e dell’ambiente e comunque nel rispetto della Legge Regionale. In difetto provvede il servizio Ambiente della Provincia, rilevando pertanto come la suddetta azione configuri una componente modificabile del Piano ai sensi dell’art. 23 della LUR., i cui esiti finali sono comunicato al Comune interessato .

CE.7 - Protocollo per la messa in sicurezza degli impianti a radiofrequenza di natura militare In relazione alla diffusa presenza sul territorio provinciale di impianti a radiofrequenza di natura militare la Provincia con l’ausilio dell’Arpal propone all’Autorità Militare la definizio- nedi un protocollo sulla messa in sicurezza degli impianti a radiofrequenza installati o da installare sul territorio militare , nel rispetto del segreto militare.

4.13. IL SISTEMA DEL VERDE

Il sistema del verde di livello provinciale, così come richiesto all’articolo 20 della Legge 36/97, costituisce l’offerta integrata di spazio verde a fini fruitivi per l’intera comunità pro- vinciale; oltre all’identificazione delle diverse componenti, il Piano tende a rafforzarne la funzione sistemica, individuando gli elementi relazionali fondamentali. Le componenti del sistema vengono identificate, alla scala provinciale, con i seguenti elemen- ti: - Il verde “sociale” nel rurale periurbano ad elevata competizione urbana - Il verde “protetto” del sistema dei parchi : nazionale , regionali , provinciale e comunali. Le componenti relazionali fondamentali di sistema sono costituite da: - La rete escursionistica (sentieristica e ciclabile) - Il reticolo idrografico principale (i corridoi biologici) Gli indirizzi pianificatori individuati in questa sede integrano gli indirizzi del PTC già definiti sia sul piano dei valori del territorio (Sezione 1), dello spazio rurale (Sezione 2) e del turismo (Sezione 3).

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4.13.1. PROGETTO TERRITORIALE: IL VERDE “SOCIALE” NELLA PIANA DEL MAGRA L’area attiene alla Val di Magra, in particolare per gli ambiti a maggiore competizione tra usi del territorio, e si caratterizza per l’obiettivo di valorizzare il territorio di presidio ambientale in quanto luogo di godimento del verde. I valori e l’interesse di dette aree, in termini di offerta di servizi connessi alla fruizione del verde, sono di grandissimo interesse, se si pensa che detto “cuscinetto”, si concentra tra il Parco Fluviale, che non esprime ancora totalmente la portata potenziale dell’offerta ad esso connessa, e la Strada Mercato, catalizzatore di movimenti di livello interregionale, connessi al commerciale che si esplica in detto ambito e consente di riconoscere un turismo commerciale, soggetto di potenziale richiesta di servizi fruitivi connessi alle emergenze naturalistiche dell’ambito indicato. Sempre all’interno dell’ambito indicato, hanno una significativa rilevanza le aree produttive in ambito fluviale dismesse che vanno verso l’ambientalizzazione; dette aree, in considerazio- ne del livello di urbanizzazione alle quali sono state assoggettate, nonché per la infrastruttura- zione che, in genere, ad esse è connessa, rivelano un’accentuata vocazione a ricevere attività di servizio alla fruizione del Parco. All’interno dell’ambito in oggetto si concentrano attività di varia natura, e alle porzioni di territorio ad uso agricolo o in stato di abbandono sono riconosciute valenze che si esplicano nella mitigazione degli effetti delle attività produttive/commerciali; queste azioni si concretiz- zano mediante la costituzione di corridoi biologici.

Il verde di “mitigazione” SV.1 – Fasce di rispetto e corridoi biologici. Lungo i corsi d’acqua che attraversano la valle, nei territori del periurbano a competizione urbana, perpendicolarmente all’asse del fiume Magra, i Comuni, nel contesto delle necessarie intese con il Parco regionale, definiscono azioni finalizzate alla creazione di fasce di rispetto, funzionali: - a favorire lo scambio biologico, lungo i corsi d’acqua, tra l’ambito fluviale in sponda sinistra e quello collinare della Val di Magra di Levante; - a favorire la mitigazione degli impatti e l’inserimento ambientale delle attività produttive esistenti e di nuovo insediamento, mediante la realizzazione di fasce di interruzione tra gli insediamenti produttivi; Attrezzatura ecologica delle aree produttive – Il tema del sistema del verde con funzioni di “mitigazione” delle funzioni produttive, in particolare per le Aree Industriali ed Ecologica- mente Attrezzate (AIEA), è già stato trattato all’interno del capitolo relativo al sistema delle funzioni non residenziali (a cui si rimanda). Il potenziamento della dotazione di verde attrezzato all’interno di dette aree contribuisce al potenziamento delle azioni di qualificazione ambientale proprio ove i sistemi di aree produtti- ve industriali e logistiche assumono maggiore importanza ed effetti territoriali.

Il parco campagna e la bassa Valle del Magra. L’area attiene alla valorizzazione del verde nell’ambito agricolo di fondovalle ancora carico di forti valori fruitivi . Nella Bassa Val di Magra, sotto il profilo del sistema del verde di livello provinciale, emerge una offerta potenziale di grande interesse, derivante dalla connessione di aree agricole di effettiva produzione con aree naturalistiche e di forte pregnanza culturale, spesso anche singo- larmente di rango provinciale, che possono essere connessi tra loro; la connessione di questi, attraverso reti continue e servizi specifici, mira al rafforzamento del sistema di offerta del

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verde in ambito agricolo, che coinvolga anche ambiti agricoli produttivi connessi al mercato, riconoscendo a questi anche una valenza fruitiva e ricreativa. Gli ambiti sui quali il Piano propone la messa a rete sono: i Bozi di Sarzana, l’Ambito Agrico- lo del Rurale Periurbano della Bassa Magra detto “Parco Campagna”, il Parco Archeologico di Luni, la Tenuta di Marinella.

SV.2 - L’Area dei Bozi a Sarzana L’ambito dei Bozi a Sarzana, costituisce all’interno del sistema del verde di livello provincia- le un elemento di riferimento e viene “associata” al parco Regionale di Montemarcello/Magra come area contigua. Le funzioni dell’area umida dei “Bozi” hanno un’effettiva possibilità di essere elevate al rango provinciale in considerazione della valenza strategica dell’ambito, inserito nel contesto di un complesso sistema turistico/fruitivo quale è quello della bassa piana del Magra; l’ambito può assolvere anche alla funzione di parco urbano, giocando sinergie con il centro storico di Sarzana, mediante la connessione con lo stesso attraverso percorsi pedonali - ciclabili dedica- ti. Nell’area umida viene previsto un sistema infrastrutturale di fruizione pedonale e ciclabile, da mettersi in connessione con il sistema di livello provinciale della mobilità ciclabile, che lam- bisce l’ambito attraverso un percorso da realizzare su tracciato esistente.

SV.3 – Il Parco Campagna Nell’ambito agricolo della Bassa Val di Magra, ricompreso tra i Comuni di Sarzana, e Castel- nuovo Magra, in sponda sinistra del Magra, si riconosce una potenziale offerta del verde, in connessione con le vocazioni produttive dell’ambito stesso. Dette potenzialità, in particolare, come relazione alla Sezione n°2, Lo spazio rurale, si espri- mono attraverso una funzione sociale dell’ambito territoriale indicato. I comuni interessati all’interno dell’area individuano percorsi da valorizzare e funzioni con- nesse alla fruizione ricreativa del territorio in esame.

SV.4 - Il Parco Archeologico di Luni Il Parco Archeologico di Luni, già trattato a proposito del turismo, viene qui richiamato in relazione alle potenzialità di sistema. Al nodo di interscambio previsto nell’area archeologica di Luni, infatti, può essere riconosciuta una valenza territoriale più ampia, in riferimento alle potenzialità di fruizione dell’ambito attraverso il sistema sentieristico e ciclabile connesso allo stesso.

SV.5 - La Tenuta di Marinella La Tenuta di Marinella esprime una inequivocabile funzione di luogo di svago per la fruizione dell’ambito agricolo - produttivo, pur mantenendo la funzione produttiva quale principale vocazione; sull’ambito sono già state descritti gli indirizzi tesi alla valorizzazione integrata, nella sezione dedicata al turismo. I Comuni definiscono azioni finalizzate a creare una rete di percorsi dedicati a connessione delle aree verdi, archeologiche e del Parco; a tal fine occorre provvedere all’attraversamento dell’autostrada, che costituisce una barriera impermeabile alla fruizione completa del verde di fondovalle.

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4.13.2. IL VERDE “PROTETTO” DEL SISTEMA DEI PARCHI NAZIONALI, REGIONALI, PRO- VINCIALI E COMUNALI SV 6 - Il Parco Provinciale del Golfo Tra gli elementi che costituiscono il sistema del verde protetto di livello provinciale, ha un ruolo determinante la proposta di creazione di un Parco Provinciale che connetta, sotto un’unica gestione l’ambito collinare del Golfo, dal Parco Regionale di Montemarcello - Ma- gra, al Parco Nazionale delle Cinque Terre; l’idea di un Parco Provinciale del Golfo, nasce come risposta alla Legge 36/97, quando esprime la necessità di realizzare elementi di organi- cità ed unitarietà tra i sistemi naturalistici di livello provinciale. Il Piano propone la realizzazione di un Parco provinciale del Golfo, che abbia un ruolo di “cerniera” tra importantissimi sistemi ambientali e ne costituisca l’elemento di continuità e integrazione. L’iniziativa per l’istituzione del Parco provinciale del Golfo si lega ad una intesa programma- tica preventiva tra Comuni e Provincia circa la determinazione dei confini e delle principali azioni di valorizzazione e tutela, le finalità e le modalità di gestione e finanziamento nonché di definizione delle risorse finanziarie e degli interventi progettuali attuativi ai sensi della LR 3/99. La proposta contribuisce a conferire organicità ed unitarietà a due sistemi ambientali (Parco 5 Terre e Montemarcello/Magra), oltre che a porsi come un possibile strumento di gestione delle aree protette a seguito dell’istituzione del Parco Nazionale delle Cinque terre. I Sistemi ambientali interessati sono: a. Il sistema della Lama del Golfo e di Portovenere (e isole), interessati dal Parco regionale delle Cinque Terre; b. Il sistema Montemarcello-Canarbino, interessato dal Parco regionale Montemarcello/ Magra. Le aree di pregio nella “corona collinare” evidenziano un sistema che presenta molteplici caratterizzazioni e vocazioni: 1. la distribuzione e la qualità delle risorse ambientali e storico/culturali, che rappresentano un “continuum” nella fascia collinare tra Portovenere e Lerici, in particolare per le voca- zioni rurali/paesaggistiche e storico/culturali; 2. la presenza di un patrimonio di edilizia storica militare che, dismesso o in condizioni di dismissione, costituisce una rete infrastrutturale di estrema rilevanza per il supporto alle attività di fruizione attiva; 3. la presenza di una rete viaria - anch’essa per gran parte di origine militare - che eleva il potenziale di accessibilità dei territori fruibili sia di crinale che di mezza costa, e sistemi di viabilità storica quali le “scalinate” storiche che connettono la città alla fascia collinare in- terna e per la presenza di uno snodo fondamentale di innesto nel percorso di crinale dell’Alta Via del Golfo (AVG); 4. il ruolo di “giunzione” e dunque di “porta” nei confronti del Parco Nazionale delle 5 terre e del Parco regionale Montemarcello/Magra: il parco provinciale può essere l’elemento determinante per conferire continuità ai percorsi fruitivi tra Portovenere, le 5 Terre e la bassa Val di Vara, oltre che rappresentare la “porta urbana” del futuro Parco Nazionale. 5. la presenza di iniziative di valorizzazione, quale il progetto “bosco - parco” nell’area di Campiglia - sella di Carpena, e l’esistenza di aree attrezzate ad alta intensità fruitiva quali la “palestra nel verde”, in zona Campiglia.

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La valorizzazione del patrimonio storico militare Il Piano propone la realizzazione di un progetto integrato di recupero del patrimonio militare dismesso e/o dismettibile localizzato nella fascia collinare e nelle isole del Golfo, in funzione dello sviluppo dei servizi alla fruizione del Parco provinciale. Il recupero delle fortificazioni, attraverso il concorso di risorse pubbliche e private, deve assumere come finalità prioritaria la funzione di sostegno alla fruizione, incorporando in ogni caso servizi di accoglienza e informazione ed educazione ambientale, di ricezione e ricreazio- ne per gli escursionisti. Il Piano configura uno schema funzionale attinente il sistema delle fortificazioni nel Golfo: − Funzioni connesse alla ricerca e divulgazione ambientale: fortificazioni dell’isola Palma- ria e di Montemarcello; − Funzioni connesse ai servizi per la fruizione naturalistica, escursionistica, sportiva e per la ricettività turistica: fortificazioni comprese nel crinale collinare tra Portovenere e Vezzano Ligure, in particolare, − Funzioni di “porta” e di “cerniera” tra sistemi ambientali e percorsi fruitivi: area Brama- pane – Parodi, area Montalbano - Bastia, area Canarbino – Pianelloni. In tal caso, oltre alle funzioni ricettive e fruitive, il sistema delle fortificazioni assume anche il ruolo di elemento di informazione “di sistema” e di interscambio tra mobilità veicolare ed escursionistica. Il primo atto da compiere è la predisposizione di un progetto di prefattibilità del recupero, a partire dalle fortificazioni già disponibili, definendo prioritariamente la tutela architettonica, e funzioni di interesse generale quali: la didattica e la divulgazione ambientale, la fruizione storico/culturale, l’accoglienza dei fruitori escursionistici. E’ essenziale ricercare la combina- zione di nuove funzioni turistico/ricettive e ricreative capaci di attrarre capitali privati e la redditività degli investimenti compiuti. Il progetto integrato, nelle sue linee essenziali, va sottoposto a promozione e ricerca di merca- to ed attuato attraverso accordi di programma tra l’Ente Parco, i Comuni interessati, la Pro- vincia e i soggetti privati deputati alla realizzazione, imprenditori ed associazioni culturali e del terzo settore. A partire dalle isole (forte Cavour, batteria Umberto I°, batteria sperimentale in Palmaria) fino ad arrivare a Canarbino e Montemarcello, il Piano individua alcune fortificazioni di estrema importanza per il disegno di valorizzazione ambientale. Si tratta dei manufatti localizzati nelle aree di “ingresso” al Parco provinciale ovvero d’interconnessione con il Parco nazionale delle Cinque Terre. A quast’utimo riguardo, assumono dunque rilievo le fortificazioni presenti nelle aree del ponente spezzino, quali il forte Bramapane, l’opera fortificata Parodi e il forte Montalbano, che possono divenire, in modo integrato con le funzioni suddette, altrettanti elementi di soste- gno a funzioni ricettive extralberghiere (rifugi escursionistici, ostelli, centri d’educazione ambientale) per una domanda a forte caratterizzazione naturalistico/sportiva. Del pari, come aree di “ingresso” al Parco provinciale, si pongono i manufatti militari del Muzzerone, a Portovenere, e di Canarbino, ad Arcola, vocati alla realizzazione di strutture con le medesime funzioni turistico/ricettive e ricreative di appoggio alla fruizione. A Portovenere, in particolare, il riutilizzo del forte Muzzerone che si lega inoltre alla fruizione sportiva delle contigue palestre di roccia. In relazione all’isola Palmaria, il riutilizzo del patrimonio militare dismesso, che ha trovato attuazione nella realizzazione del CEA (nella ex batteria sperimentale) e nel museo del mare nella batteria Umberto 1¸ ha nel forte Cavour il principale elemento strutturale per lo sviluppo di attività connesse alla fruizione ed alla ricettività turistica.

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La valorizzazione della fascia collinare

SUL PIANO DELLA RIGENERAZIONE Le azioni di valorizzazione interessano i due ambiti delle colline di levante e di ponente del Golfo ed attengono, in primo luogo, alla rigenerazione dei siti di cava (ponente) e di discarica (levante). Le due tematiche sono affrontate nella sezioni del Piano attinenti la “Sicurezza” e la “Salubrità”. Circa le cave dismesse e da dismettere, il Piano prevede incentivi, in termini urbanistici, alla riconversione verso attività turistico/ricettive e ricreative compatibili, in particolare per le aree del ponente spezzino, che rappresentano una “cerniera” tra sistema costiero e aree Parco collinari. Circa le colline del Levante, gli indirizzi del Piano attengono al riuso a fini sportivo/ricreativi e, negli ambiti funzionalmente connessi con il sistema costiero, a fini di servizio alla nautica da diporto.

SUL PIANO DELLA VALORIZZAZIONE AGROAMBIENTALE L’isituzione di un Parco provinciale del Golfo consente di attuare una politica integrata di valorizzazione della fascia collinare, sul piano agroambientale e della cultura locale. La vocazione delle colture terrazzate del Golfo è essenzialmente olivicola. Solo nelle colline spezzine sussistono alcune aree di produzione DOC (verso le Cinque Terre e la Val di Ma- gra). La valorizzazione agroambientale assume valenza soprattutto paesaggistica, data la scarsa relazione del prodotto con il mercato, e come tale va valorizzata. I limiti alla contrazione delle aree olivate si legano alla necessaria ricerca di un rapporto tra edificazione e mantenimento in convenzione delle stesse, oltre che ad un’incentivazione del rapporto con la fruizione turistica, che trova nelle colline di Portovenere e di Lerici – sul piano della valorizzazione storico/culturale – la possibilità di fruire di uno “storico” bacino olivicolo, testimoniato dalla “Fattoria” romana del Varignano e dalle emergenze di Barbazza- no e Portesone a Lerici. Un progetto di recupero delle emergenze storiche attiene, da un lato, alla valorizzazione dell’ambiente dei romani (Varignano) già citato e, dall’altro, alla riscoperta del valore storico dei siti presenti nella collina lericina, a partire da Barbazzano e Portesone, estendibile, in un contesto di fruizione “storico/rurale”, all’area dei Monti di San Lorenzo. I confini e la strutturazione del Parco sono demandati ad un Accordo di Pianificazione ai sensi della LUR tra la Provincia ed i Comuni interessati.

4.13.3. LA RETE CONNETTIVA DEL SISTEMA DEL VERDE (la rete escursionistica e ciclabile ed il reticolo idrografico principale) Nel capitolo dei valori della prima sezione del piano, nella seconda sezione sullo spazio rurale e nel capitolo dedicato al turismo della presente Sezione, sono definite le azioni di valorizza- zione per l’articolazione della rete di connessioni anzidette, cui si rinvia.

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Appendice

Tab.1 - Popolazione residente al 31.12.00 per macro ambiti e sub ambiti provinciali % tot. densità % tot. densità abitanti provincia ab/kmq abitanti provincia ab/kmq La Spezia 95090 42,9 1849,6 Beverino 2248 1,0 62,4 Lerici 11758 5,3 734,0 1001 0,5 36,6 Portovenere 4258 1,9 553,7 Brugnato 1185 0,5 99,1 Golfo 111106 50,1 1479,0 Calice al Cornoviglio 1234 0,6 36,1 Carro 633 0,3 18,8 Ameglia 4494 2,0 313,4 Carrodano 545 0,2 26,0 Bolano 7416 3,3 451,4 Maissana 671 0,3 14,8 Arcola 9988 4,5 680,8 Pignone 658 0,3 40,6 Castelnuovo M. 7978 3,6 534,4 Riccò del Golfo 3369 1,5 91,3 Follo 5663 2,6 244,8 Rocchetta di Vara 879 0,4 27,2 Ortonovo 8411 3,8 609,1 Sesta Godano 1569 0,7 22,6 S. Stefano M. 8320 3,8 596,0 Varese Ligure 2390 1,1 17,5 Sarzana 20122 9,1 587,3 Zignago 539 0,2 19,3 Vezzano L. 7608 3,4 413,3 Valle del Vara 16921 7,6 32,0 Valle del Magra 80000 36,1 488,0 Bonassola 987 0,4 106,0 Deiva Marina 1485 0,7 104,9 Framura 772 0,3 40,8 Levanto 5749 2,6 150,7 Monterosso al Mare 1604 0,7 142,5 Riomaggiore 1823 0,8 177,3 Vernazza 1110 0,5 90,2 Riviera - 5 Terre 13530 6,1 118,3 Ambito ad alta Ambito a bassa densità densità insediativa 191106 86,3 799,4 insediativa 30451 13,7 47,3

PROVINCIA 221557 100,0 251,1

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Tab. 2 – Indicatori strutturali popolazione residente Comuni FASCE DI POPOLAZIONE >65 0-14 + >65 40-64 60-64 <14 15-64 15-39 15-19 0-14 15-64 >65 di totale Indice Indice Indice Indice cui >75 vecchiaia dipendenza pop. attiva ricambio Ambito urbano - Area centrale La Spezia 9504 61372 25444 12285 96320 2,67 0,569 1,03 1,91 Lerici 1048 7172 3064 1492 11284 2,92 0,573 1,12 1,94 Portovenere 450 2788 1110 540 4348 2,46 0,559 1,03 2,05 Arcola 1094 6701 2161 936 9956 1,97 0,485 0,98 1,64 Vezzano 770 5007 1670 790 7447 2,16 0,487 1,04 1,79 Ameglia 500 2973 974 420 4447 1,84 0,495 1,02 1,93 Ortonovo 1115 5751 1527 641 8393 1,36 0,459 0,85 1,1 Castelnuovo 935 5350 1737 802 8022 1,85 0,499 0,97 1,55 Sarzana 2225 13247 4583 2162 20055 2,05 0,513 0,97 1,72 S. Stefano 980 5595 1641 718 8216 1,67 0,468 0,94 1,53 Bolano 877 5070 1310 594 7257 1,49 0,431 0,95 1,16 Follo 778 3906 1025 417 5709 1,31 0,461 0,79 1,27 Ambito rurale Val di Vara Calice 108 769 385 213 1262 3,56 0,641 1,07 1,51 Beverino 263 1493 504 225 2260 1,91 0,513 1,02 1,96 Riccò 361 2263 745 363 3369 2,06 0,488 0,96 1,62 Rocchetta 62 487 291 142 840 4,69 0,724 1,19 2,85 Zignago 42 319 207 102 568 4,92 0,78 1,04 1,9 Sesta 132 915 545 257 1592 4,12 0,739 1,14 2,72 Varese 194 1278 996 523 2468 5,13 0,931 1,23 3,09 Maissana 38 376 261 132 675 6,86 0,795 1,32 3,88 Carro 49 361 257 107 667 5,24 0,847 1,33 3 Carrodano 46 323 189 105 558 4,1 0,727 1,26 2,18 Brugnato 127 786 270 130 1183 2,12 0,505 0,95 1,48 Pignone 71 427 167 84 665 2,35 0,557 1,08 2,03 Borghetto 101 634 317 173 1052 3,13 0,659 1,2 2,73 Ambito rurale costiero Deiva 153 939 403 181 1495 2,63 0,592 1,23 1,8 Framura 57 470 275 134 802 4,82 0,706 1,23 1,9 Bonassola 68 625 316 166 1009 4,64 0,614 1,27 2,43 Levanto 568 3734 1486 713 5788 2,61 0,55 1,08 1,9 Vernazza 99 674 358 172 1131 3,61 0,678 1,23 3,07 Monterosso 164 1016 463 219 1643 2,82 0,617 1,08 2,1 Riomaggiore 122 1140 619 280 1881 5,07 0,65 1,36 2,81

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 439

Tab. 3 – Occupati, addetti ed unità locali produttive (Fonte: elaborazione dati censuari) occupati UL addetti occupati UL addetti La Spezia 35220 7912 42308 Carro 182 54 88 Lerici 3805 856 2159 Carrodano 136 49 117 Portovenere 1607 312 1017 Maissana 176 51 85 Golfo 40632 9080 45484 Rocchetta 247 56 113 Ameglia 1430 293 910 Sesta Godano 438 135 372 Arcola 3350 589 2364 Varese Ligure 710 207 383 Bolano 2576 509 1585 Zignago 142 31 47 Castelnuovo Magra 2729 476 1419 Alta Vara 2031 583 1205 Follo 1771 266 1081 Val di Vara 5259 1253 3076 Ortonovo 2777 426 1612 Bonassola 311 110 235 S. Stefano 2804 548 2555 Deiva 469 189 383 Sarzana 7230 1563 6602 Framura 237 61 146 Vezzano 2709 465 1990 Levanto 1795 514 1404 Val di Magra 27376 5135 20118 Monterosso 532 209 542 Area centrale 68008 14215 65602 Riomaggiore 637 128 253 Beverino 716 124 339 Vernazza 352 99 224 Borghetto 342 101 248 Riviera/5 Terre 4333 1310 3187 Brugnato 442 145 615 Ambiti rurali 9592 2563 6263 Calice 350 72 122 totale provincia 77600 16778 71865 Pignone 222 35 80 Riccò 1156 193 467 media/bassa Vara 3228 670 1871

Tab. 4 – Struttura ricettiva provinciale Struttura ricettiva ambito urbano dell’Area centrale Alberghi Campeggi Alloggi Agriturismi Ostelli Aziende Case per Bed & Area Centrale iscritti agrituristiche ferie breakfast (1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8) Golfo La Spezia 1052 0 0 0 0 24 0 24 Lerici 920 1556 40 16 0 18 40 6 Portovenere 447 0 0 0 0 0 0 0 Val di Magra Ameglia 573 900 0 10 0 0 0 0 Arcola 91 292 6 0 0 6 0 6 Bolano 24 0 0 0 0 0 0 0 Castelnuovo M. 100 136 0 20 0 6 0 6 Follo 0 0 0 12 0 6 0 0 Ortonovo 103 0 0 0 0 0 0 0 S. Stefano m. 42 0 0 0 0 0 0 0 Sarzana 416 1556 0 0 0 0 0 6 Vezzano l. 14 0 0 4 0 3 0 0

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 440

Struttura ricettiva ambito rurale della Val di Vara Alberghi Campeggi Alloggi Agriturismi Ostelli Aziende Case per Bed & Valle del Vara iscritti agrituristiche ferie breakfast (1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8) Alta Val di Vara Carro 0 0 0 18 0 6 0 0 Carrodano 20 220 0 0 0 0 0 0 Maissana 93 0 0 22 0 6 0 0 Rocchetta V. 61 0 0 0 0 0 0 0 Sesta Godano 47 344 0 6 0 0 0 0 Varese Ligure 156 0 0 15 0 0 40 0 Zignago 0 0 0 0 0 0 0 0 Media – bassa Val di

Vara Beverino 0 0 0 0 0 12 0 0 Borghetto V. 25 0 0 0 0 0 0 0 Brugnato 16 0 0 0 0 0 0 0 Calice al C. 24 0 0 12 0 6 0 0 Pignone 68 0 10 18 0 6 0 0 Riccò del Golfo 24 0 0 0 0 0 0 0

STRUTTURA RICETTIVA AMBITO RURALE COSTIERO RIVIERA/5 TERRE Alberghi Campeggi Alloggi Agriturismi Ostelli Aziende Case per Bed & Riviera iscritti agrituristiche ferie breakfast (1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8) Riviera Bonassola 194 224000 0 20 6 Deiva marina 310 1652 0 12 0 6 0 0 Framura 137 1888 0 30 0 18 0 0 Levanto 510 1052 3 49 58 20 50 9 5 terre Monterosso 915 0000 0 0 6 Riomaggiore 108 172 44 6 48 6 0 6 Vernazza 66 0 0 22 0 15 0 51

Alberghi Campeggi Alloggi Agriturismi Ostelli Aziende Case per Bed & iscritti agrituristiche ferie breakfast (1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8) Totale provincia 6566 9992 103 272 106 164 150 126

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 441

Tab. 4 – Segue: struttura ricettiva provinciale, calcolo della ricettività complessiva e del carico insediativo

AFFITT. TOTALE 2°Case per Abitazioni TOTALE Popolazione Carico insedia- Camere Ricettività vacanza non utiliz- Ricettività 2e residente tivo turistica zate case (9) 10 =(da 1 a 9) (11) (12) 13=11+12 (14) (10+13+14) Struttura ricettiva ambito urbano dell’Area centrale La Spezia 36 1136 1587 1293 2880 96320 103216 Lerici 94 2690 3989 311 4300 11284 18274 Portovenere 0 447 1179 175 1354 4348 6149

Ameglia 12 1495 2367 88 2455 4447 8397 Arcola 12 413 637 146 783 9956 11152 Bolano 12 36 399 47 446 7257 7740 Castelnuovo M. 0 268 451 42 493 8022 8783 Follo 0 18 412 127 539 5709 6266 Ortonovo 0 103 1527 110 1637 8393 10133 S. Stefano M. 12 54 188 73 261 8216 8531 Sarzana 0 1978 1486 236 1722 20055 23755 Vezzano L. 0 21 109 77 186 7447 7654 Struttura ricettiva ambito rurale della Val di Vara Alta Valle Carro 0 24 663 26 689 667 1380 Carrodano 0 240 473 25 498 558 1296 Maissana 0 121 825 19 844 675 1640 Rocchetta V. 0 61 850 10 860 840 1761 Sesta Godano 12 409 1031 73 1104 1592 3105 Varese Ligure 0 211 1441 50 1491 2468 4170 Zignago 0 0 501 3 504 568 1072 Media E Bassa Valle Beverino 24 36 671 31 702 2260 2998 Borghetto V. 0 25 415 16 431 1052 1508 Brugnato 0 16 121 13 134 1183 1333 Calice Al C. 0 42 607 38 645 1262 1949 Pignone 12 104 308 7 315 665 1084 Ricco' Del G. 0 24 406 32 438 3369 3831 Struttura ricettiva ambito rurale costiero Riviera/5 Terre Riviera Bonassola 12 456 1840 118 1958 1009 3423 Deiva Marina 0 1980 2233 32 2265 1495 5740 Framura 0 2073 863 33 896 802 3771 Levanto 36 1787 2652 163 3711 5788 11286 5 Terre Monterosso 60 981 1600 223 1823 1643 4447 Riomaggiore 180 570 847 67 914 1881 3365 Vernazza 360 514 626 71 697 1131 2342 Totale 874 18333 33304 3775 37975 222362 287479

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 442

Note alla Tabella 4: I dati sul turismo sono stati calcolati in posti letto (1) Alberghi, Motels, Villaggi-Albergo, Residenze Turistico Alberghiere: Numero dei posti letto al 31/12/2000 (Ufficio Statistica della Provincia) (2) Campeggi,Villaggi turistici : Numero dei posti letto ricavati assegnando un coefficiente pari a 4 posti letto per ogni piazzola (Ufficio Statistica della Provincia) (3) Alloggi iscritti al REC: Trattasi di affittacamere iscritti nell'apposito registro (Ufficio Statistica della Provincia) (4) Alloggi Agri-Turistici: locali situati in fabbricati rurali, nei quali viene dato alloggio (Ufficio Statistica della Provincia) (5) Ostelli: Trattasi di strutture ricettive con particolari prescrizioni (Ufficio Statistica della Provincia) (6) Aziende Agrituristiche: Trattasi di aziende che svolgono attività di agriturismo con servizio di pernottamento(Nostra rilevazione sui dati dell'Ufficio Statistica della Provincia) (7) Case per ferie: Trattasi di posti letto messi a disposizione senza servizi di ristorazione (nostra rilevazione sui dati dell'Ufficio Statistica della Provincia) (8) Bed & Breakfast: Posti letto in abitazioni con servizio di colazione (Situazione al 31/12/2001) (9) Affittacamere: Ulteriori alloggi messi a disposizione dei turisti ma non iscritti al REC (Nostra rilevazione sui dati dell'Ufficio Statistica della Provincia) (10) Totale dalla colonna n.1 alla colonna n.9 inclusa (= posti letto disponibili al 31/12/2000) (11) 2° Case per vacanze: Nostra elaborazione dei dati dell'ultimo censimento sulle abitazioni non occupate limitatamente a quelle in cui l'intervistato dichiarava l'utilizzo a scopo di vacanze. Sul to- tale per Comune si è considerato che l'occupazione media annua si aggiri sul 30% con una concen- trazione di utilizzo nei tre mesi estivi sul totale delle stanze ed assegnando ad una stanza una po- tenzialità di due posti letto. (12) Non utilizzate: Nostra elaborazione sulle stanze dichiarate non utilizzate per alcun scopo specifico. Si è utilizzato il medesimo coefficiente sopraindicato(vedi nota n. 11) (13) Totale (colonna 11 + colonna 12) : Esprime in termini di posti letto il carico turistico che grava su ogni Comune dall'utilizzo delle seconde case. Si considera un posto letto = un abitante temporaneo. (14) Totale popolazione turistica potenziale in termini di posti letto.Si prescinde dal tasso di occu- pazione delle aziende ricettive.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 443

Tab. 5 – Sistemi gravitazionali, su base comunale Comuni Popolazione La Spezia e Brugnato Varese Levanto Residente Sarzana La Spezia 96320 96320 Lerici 11284 11284 Portovenere 4348 4348 Arcola 9956 9956 Vezzano 7447 7447 Ameglia 4447 4447 Ortonovo 8393 8393 Castelnuovo Magra 8022 8022 Sarzana 20055 20055 S. Stefano 8216 8216 Bolano 7257 7257 Follo 5709 5709 Calice 1262 1262 Beverino 2260 2260 Riccò 3369 3369 Rocchetta 840 840 Zignago 568 568 Sesta Godano 1592 1592 Varese Ligure 2468 2468 Maissana 675 675 Carro 667 667 Carrodano 558 558 Brugnato 1183 1183 Pignone 665 665 Borghetto 1052 1052 Deiva 1495 1495 Framura 802 802 Bonassola 1009 1009 Levanto 5788 5788 Vernazza 1131 1131 Monterosso 1643 1643 Riomaggiore 1881 1881 Popolazione residente nei 222362 200.226 7.125 3.143 11.868 bacini di gravitazione

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 444

Tab. 6 – Bacino d’utenza per l’istruzione secondaria e la formazione Bacino di utenza dei servizi dell’istruzione secondaria e formazione riferiti a poli e centri ordinatori accessibili in t= 30’ (fasce tra 14 e 18 anni ) Pop. La Spezia - Sarzana Brugnato Varese Levanto La Spezia 3332 3332 Lerici 389 389 Portovenere 146 146 Arcola 379 379 Vezzano 274 274 Ameglia 160 160 Ortonovo 441 441 Castelnuovo 328 328 Sarzana 732 732 S. Stefano 337 337 Bolano 362 362 Follo 254 254 Calice 47 47 Beverino 85 85 Riccò 141 141 Rocchetta 21 21 Zignago 22 22 Sesta 47 47 Varese 64 64 Maissana 18 18 Carro 20 20 Carrodano 16 16 Brugnato 49 49 Pignone 26 26 Borghetto 26 26 Deiva 61 61 Framura 30 30 Bonassola 30 30 Levanto 230 230 Vernazza 28 28 Monterosso 58 58 Riomaggiore 49 49 Bacino utenza 8202 7456 227 82 437

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 445

Tab. 7 - Bacino di utenza dei servizi socio/assistenziali riferiti all’intero territorio provinciale (fascia d’età >64 anni ) Popolazione La Spezia 25444 Lerici 3064 Portovenere 1110 Arcola 2161 Vezzano 1670 Ameglia 974 Ortonovo 1527 Castelnuovo 1737 Sarzana 4583 S. Stefano 1641 Bolano 1310 Follo 1025 Calice 385 Beverino 504 Riccò 745 Rocchetta 291 Zignago 207 Sesta 545 Varese 996 Maissana 261 Carro 257 Carrodano 189 Brugnato 270 Pignone 167 Borghetto 317 Deiva 403 Framura 275 Bonasso 316 Levanto 1486 Vernazza 358 Monterosso 463 Riomaggiore 619 Bacino d’utenza 55300

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 446

Tab. 8 - Bacino di utenza dei servizi sportivi e di fruizione del verde riferiti a poli e centri ordina- tori accessibili in T= 30’ (fasce >14 anni compresa quella turistica) Popolazione Popolazione turistica Popolazione La Spezia Brugnato Varese Levanto residente Strutture Abitazioni totale ricettive uso vacanza La Spezia 86816 1136 2880 90832 90832 Lerici 10236 2690 4300 17226 17226 Portovenere 3898 447 1354 5699 5699 Arcola 8862 1495 783 11140 11140 Vezzano 6677 413 186 7276 7276 Ameglia 3947 36 2455 6438 6438 Ortonovo 8278 268 1637 10183 10183 Castelnuovo 7087 18 493 7598 7598 Sarzana 17830 103 1722 19655 19655 S. Stefano 7236 54 261 7551 7551 Bolano 6280 1978 446 8704 8704 Follo 4931 21 539 5491 5491 Calice 1154 24 645 1823 1823 Beverino 1997 240 702 2939 2939 Riccò 3008 121 438 3567 3567 Rocchetta 778 61 860 1699 1699 Zigzago 526 409 504 1439 1439 Sesta 1460 211 1104 2775 2775 Varese 2274 0 1491 3765 3765 Maissana 637 36 844 1517 1481 Carro 618 25 689 1332 1332 Corrodano 512 16 498 1026 1026 Bugnato 1056 42 134 1232 1232 Pignone 594 104 315 1013 1013 Borghetto 951 24 431 1406 1406 Deiva 1342 456 2265 4063 4063 Fra mura 745 1980 896 3621 3621 Bonassola 941 2073 1958 4972 4972 Levanto 5220 1787 3711 10718 10718 Vernazza 1032 981 697 2710 2710 Monterosso 1479 570 1823 3872 3872 Riomaggiore 1759 514 914 3187 3187 B. utenza 200161 18333 37975 256469 209309 11922 5246 29956

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 447

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 448 5. IL SISTEMA DELLE INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITA'

TEMI

La legge urbanistica regionale n. 36/97 individua tra i temi che il PTC deve affrontare quelli attinenti l’organizzazione complessiva

“…. della viabilità sovracomunale e delle altre infrastrutture per la mobi- lità di analogo rilievo, specificandone i requisiti;”

La legge regionale affida alla pianificazione provinciale un ruolo cardine nell’organizzazione e nel coordinamento, in relazione ad ambiti territoriali omogenei, del sistema delle infrastrutture per la mobilità su cui si incardina la struttura insediativa pro- vincia. Il Piano affronta il tema delle mobilità considerando le seguenti diverse modalità di tra- sporto ed il rapporto di interconnessione tra le medesime:

- Mobilità viaria - Mobilità ferroviaria e filo/funiviaria - Mobilità marittima - Mobilità aerea - Mobilità escursionistica (ciclabile, pedonale ed equitabile) - Nodi di interscambio tra le diverse modalità di trasporto.

L’analisi dei sistemi funzionali che caratterizzano il territorio provinciale, ha messo in rilievo numerose questioni attinenti il tema in argomento, che il presente capitolo intende sistematizzare e sviluppare con specifiche indicazioni di pianificazione

DESCRIZIONE

Mobilità intraprovinciale Il sistema della mobilità intraprovinciale attuale risulta imperniato sulla mobilità su gomma, che risulta l’unica modalità sia nel macroambito rurale (con esclusione del solo ambito costiero che vede una rilevante quota di mobilità su ferro) che in quello urbano (con esclusione di una modesta quota di mobilità estiva su acqua nel golfo). Il sistema della mobilità su gomma attuale presenta criticità prevalentemente nel cuore del sistema (La Spezia - S.Stefano-Sarzana) sia per inadeguata distribuzione dei flussi che per inidoneità delle sezioni stradali, che comportano indici di saturazione elevati già at- tualmente ed ancor di più ad uno scenario di previsione al 2010.

Mobilità extraprovinciale

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 449 Il sistema della mobilità extraprovinciale attuale risulta imperniato sulle modalità gom- ma (autostrada in direzione Genova, Parma, Viareggio – strade statali in direzione Geno- va/Tigullio, Val di Taro/Aulla, Carrara) e ferro (direzione Genova, Parma, Viareggio). Il sistema della mobilità extraprovinciale presenta criticità per la modalità su gomma direzione Toscana e per la mobilità su ferro in direzione Parma

Infrastrutture di servizio Le infrastrutture di servizio alla mobilità consistono prevalentemente in parcheggi di attestazione con “rottura di carico”, ove il carico portato cambia “modo”, ed in parcheggi di interscambio, ove il carico portato cambia solo “mezzo di trasporto”. Alla scala provin- ciale risultano di maggior interesse i parcheggi del primo tipo, ove maggiori sono le siner- gie tra modi e sistemi di trasporto e bacini di utenza di scala sovracomunale. Allo stato attuale risultano esistenti (realizzati ovvero in nuce) solo due parcheggi di atte- stazione: Santo Stefano retroporto e La Spezia porto.

OBIETTIVI GENERALI E SPECIFICI

MOBILITÀ INTRAPROVINCIALE Gli obiettivi generali consistono nel: 1 diversificare le modalità d’uso 2 privilegiare le modalità alternative alla gomma 3 realizzare un sistema di mobilità su gomma “efficiente” e “compatibile” Questi obiettivi generali si traducono in obiettivi specifici:

- Sviluppo del sistema funi-viario ovvero a cremagliera per l’area Parco nazionale 5 Terre; - Sviluppo della linea ferroviaria La Spezia Levanto mediante tracciato alternativo retroco- stiero; - Attestazioni a Levanto e La Spezia per la linea ferroviaria e prevalentemente nell’area di retrocrinale per l’area Cinque Terre; - Rafforzamento dell’integrazione del sistema periurbano con l’area centrale; ambito rurale - Rafforzamento delle connessioni interne ed esterne “storiche”;

- Sviluppo della modalità “metro” nel percorso La Spezia – S. Stefano – Sarzana; - Raggiungimento dell’efficienza del “sistema di mobilità su gomma” mediante abbatti- mento degli indici di saturazione in specie nelle tratte “critiche”; - Razionalizzazione del sistema di mobilità su gomma mediante semplificazione dello schema prestazionale e sviluppo degli “usi” specialistici

(area centrale) - Sviluppo della mobilità su acqua anche oltre i confini del golfo Ambito urbano

MOBILITÀ EXTRAPROVINCIALE Gli obiettivi generali consistono nel: 1 potenziamento modalità alternative alla gomma

Questi obiettivi generali si traducono in obiettivi specifici: - sviluppo linee marittime - sviluppo linee ferroviarie - sviluppo aeroporto medie percorrenze

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 450 LINEE GUIDA

Le linee guida fondamentali che persegue il progetto di struttura in argomento sono diffe- renziate in ragione della diversa organizzazione della struttura insediativa provinciale, identificata da un lato, nel sistema urbano Golfo - Val di Magra ad alta densità abitativa e nell’altro al sistema rurale.

In particolare nel sistema Golfo Val di Magra, ove si presentano tutte le modalità di tra- sporto, le linee principali risultano: L’integrazione funzionale e relazionale del sistema urbano nel suo complesso e nella crescente dimensione metropolitana che il medesimo va assumendo in dire- zione dell’asse principale toscano – apuo-versiliese e di quello secondario della Lunigiana storica. - La fluidificazione del traffico e quindi il decongestionamento dei principali assi di connessione longitudinali alla Valle del Magra e di quelli di conurbazione tra il ca- poluogo e la valle stessa. - L’aumento degli standard di sicurezza e velocità sugli assi di grandi comunicazio- ne, autostradali, viari e ferroviari, e l’ incremento di relazioni di area vasta con la rete nazionale.

Nel sistema rurale, in particolare dei comuni prossimi all’area centrale o a questi maggior- mente connessi, Riccò del Golfo, Beverino, Brugnato, Borghetto e Carrodano, ove il si- stema della mobilità si riduce a quello viario, si pongono obiettivi di rafforzamento dell’integrazione con il sistema urbano del Golfo - Val di Magra e delle connessioni con la Riviera da un lato e con la Valle del Vara dall’altro.

Nell’ambito rurale della Val di Vara in senso stretto, caratterizzato anch’esso dall’esclusivo sistema di mobilità viaria e da un sistema funzionale centrato su centri direttori di fondovalle e dal moderato incremento di peso di poli secondari su entrambi i versanti collinari e montani della vallata, si pone l’esigenza di rafforzare lo schema storico di evoluzione del sistema insediativo al suo interno e nelle sue relazioni con le limitrofe province di Massa, Parma e Genova sui tracciati storici esistenti: in pratica si tratta di rafforzare lo schema portante dell’asse statale di fondovalle e dei connessi circuiti di ver- sante realizzati prevalentemente sulla rete viaria provinciale .

Nell’ambito della Riviera, ove la mobilità poggia principalmente sul sistema ferroviario e secondariamente sulla rete viaria, gli obiettivi si distinguono nei due sub ambiti della Riviera occidentale e delle 5 Terre: nel primo, il sistema ferroviario tirrenico, pur restando l’elemento comune e principale di mobilità dell’intero territorio, si integra con quello viario che mantiene una funzione importante grazie alla presenza dei nodi autostradali di Deiva e di Carrodano; nelle 5 Terre invece, ove si esaltano sistemi di trasporto sostenibile e compatibili con le peculiarità dell’ambito, il sistema ferroviario trova una sua integrazione innovativa nel sistema filo funiviario che consente di costruire una rete tra ferrovia, viabi- lità e sentieristica esistente, per connettere il comprensorio con la realtà della bassa Valle del Vara e del Golfo spezzino.

Da ultimo, la fitta trama della rete sentieristica e ciclo turistica esistente e proposta, coglie il principale obiettivo di relazionare l’intero e diffuso sistema naturalistico provinciale,

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 451 quindi di potenziare le opportunità di fruizione del territorio rurale ed infine di favorire occasioni di crescita per lo svago ed il tempo libero nel territorio urbano.

5.1. IL SISTEMA DELLE INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITÀ VIARIA

5.1.1. LA STRATEGIA DEL SISTEMA: IL SISTEMA INTEGRATO AUTOSTRADALE E VIARIO A SCALA METROPOLITANA

L’analisi del sistema viario provinciale ha messo in evidenza come la rete dell’area cen- trale presenti uno stato di elevato congestionamento tanto che il traffico giornaliero medio presenta valori superiori ai 15000 veicolo per la SS.330, per la SS.331, per la SS.62 e per la SP 21. I valori superano i 20000 veicolo sulla SS432 ed in alta stagione vanno oltre i 25000 veicolo sulla SS.62. Gli stessi livelli di servizio, a fronte di situazioni viabilistiche caratterizzate da forti impedenze determinate dai livelli di urbanizzazione del territorio, dall’assenza di fasce di rispetto, dalla conflittualità nelle canalizzazioni delle correnti di traffico e da altri fattori che impediscono la fluidità della circolazione, risultano molto bassi. Lo studio conclude con una constatazione pesante rilevando che nell’area centrale è concentrata la maggior parte delle tratte di viabilità ordinaria dell’intera Regione in condi- zioni di elevatissima criticità e congestione da traffico.

La prima opzione proponibile potrebbe essere identificata nelle azioni volte ad una si- stematica riorganizzazione della viabilità statale ordinaria che percorre il territorio. In sostanza si tratterebbe di perseguire sul piano programmatico il totale riadeguamento della SS. nr.1, oltre ai completamenti della tangenziale di Sarzana e successive varianti, per la tratta La Spezia – Sarzana – Ortonovo in Liguria e fra Avenza di Carrara – Massa – Pietra- santa – Viareggio in Toscana e delle altre viabilità interessate da livelli di servizio insoddi- sfacenti. Tale programma dovrebbe integrarsi con il riadeguamento, attraverso varianti di tracciato, che interessino anche la SS.62 della Cisa almeno sino ad Aulla, nonché la SS330 e la SS432. E’ evidente che un programma di tale consistenza consentirebbe la creazione di una viabi- lità di scorrimento libera da pedaggio – di indubbio interesse trasportistico ma di elevato impatto ambientale – dovendosene prevedere il tracciato nell’ambito di territori delicati in termini ambientali, inoltre in parte già compressi da processi urbanizzativi o comunque preziosi per le scelte di riqualificazione territoriale locali. La creazione di una rete alternativa, concepita come integrale variante in ammodernamento della rete storica esistente, consentirebbe, ad esempio, il conseguente declassamento della SSn.1 nella tratta La Spezia - Fornola (già sostituita dalla bretella autostradale ), e per la tratta Fornola – Arcola – Battifollo – Sarzana - Ortonovo, nonché per la tratta toscana, come viabilità di interesse locale; creando una gerarchizzazione di funzioni di mobilità su tre livelli:

- Primo livello con funzione di scorrimento protetto, a pedaggio, per la viabilità nazio- nale e regionale costituito dall’autostrada A12;

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 452 - Secondo livello con funzioni di scorrimento comprensoriale e interprovinciale, attra- verso le eventuali varianti della SS.1 e SS.62 adeguate a costituire un’asse svincolato dalla viabilità di servizio al territorio;

- Terzo livello assegnato alla esistente rete di viabilità statale declassata e provinciale con funzioni di mobilità urbana e locale.

Una programmazione di questo tipo, concepita secondo una strategia semplice e funziona- le, trova limiti sotto il profilo della fattibilità e dell’impatto territoriale ed ambientale. Sotto l’aspetto della fattibilità amministrativa e finanziaria va considerato che il processo di decentramento dei poteri in atto sulle competenze della viabilità ordinaria distribuite su Regioni e Province non ha sortito una sufficiente dotazione di risorse neppure sufficiente al completamento dei programmi parziali di riadeguamento della viabilità statale già attivati. Sotto l’aspetto dell’impatto ambientale e territoriale torna sempre più complesso individua- re tracciati alternativi attraverso un territorio estremamente urbanizzato o, peggio, insi- diando aree ad alto valore ambientale ancora sotto protezione come le aree parco o quelle alto collinari. Tuttavia la recente iniziativa dell’ANAS per l’Aurelia bis apre interessanti spiragli a questo riguardo.

Dal quadro esplorato emerge un secondo, forse più realistico, quadro programmatico perseguibile, sostenuto peraltro da un orientamento della domanda di mobilità che tende sempre più a marginalizzare alcuni costi in relazione alla rivalutazione delle prestazioni di servizio offerte: in pratica prevale nella scelta dell’itinerario tra origine e destinazione non più il fattore brevità chilometrica dell’itinerario, bensì il fattore brevità del tempo del per- corso, più appetibile i fattori velocità e sicurezza rispetto alla minore distanza. D’altro verso i rapporti delle società autostradali, volti a valutare quali strategie perseguire per adeguare i servizi di mobilità alla domanda, hanno giustamente evidenziato una ten- denza del mercato dell’utenza che, nei sistemi territoriali caratterizzati da forte presenza insediativa – quindi nelle aree metropolitane come quella dell’area centrale integrata dalla contigua area apuo-versiliese – identifica come fattore di grande interesse la domanda nel segmento a breve e media percorrenza. Ciò evidenzia che il sistema autostradale, in taluni corridoi italiani quale quello in esame, potrà costituire, se adeguatamente programmato, un indubbio fattore di razionalizzazione e di integrazione della domanda di mobilità sul territorio.

La seconda opzione è rappresentata dalla seguente strategia:

- Favorire il consolidamento funzionale, l’articolazione dell’accessibilità, la riquali- ficazione delle prestazioni (in termini di livelli di servizio, sicurezza e condizioni di rapporto con l’ambiente), della rete autostradale ed in particolare dell’asse che inte- ressa la tratta compresa fra lo snodo di S. Stefano Magra e Viareggio, rivalutando l’idoneità delle stazioni di accesso alla luce dei nuovi bisogni della domanda e- spressi dalla rete e dal territorio in alternativa a complesse, onerose ed impattanti soluzioni per l’adeguamento della viabilità statale. In pratica si tratta di attuare il programma di ammodernamento della rete A12 con terza corsia, nuovi caselli auto- stradali e ricerca di nuove connessioni con la rete ordinaria.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 453 - Realizzare limitati interventi viari a rete che, lungo il corridoio, consentano il mi- glioramento sostanziale delle condizioni di accessibilità dell’asse autostradale. I punti di contatto fra le due reti vengono quindi ad essere ricalibrati secondo un di- segno organico di mobilità – accessibilità che supera la programmazione degli in- terventi stradali concepita per scenari di competenza amministrativa, di classifica- zione intesa attraverso teoriche funzioni di mobilità più che attraverso la reale im- portanza della viabilità in rapporto alla domanda. Tale aspetto integra le funzioni della viabilità provinciale a quella statale che tale non è più, proprio in rapporto ai caratteri del servizio, che non risulta adeguato di prestazioni per capacità e sicurez- za nell’intera SS.1, nella tratta fra La Spezia e Viareggio, che invero assume nuovi livelli di servizio per la mobilità della distribuzione minuta agli insediamenti lungo il suo tracciato e lungo quello di assi storici da trasformare parimenti in assi urbani (metropolitani) in riqualificazione. In pratica, significa integrare la rete autostradale con quella statale e provinciale pervenendo ad un nuovo sistema di classificazione non più fondato sulla gerarchia amministrativa tradizionale (statale, provinciale, comunale, ecc.) bensì sulla gerarchia funzionale fondata sull’origine/destinazione dei flussi di traffico e sulla specializzazione funzionale dei singoli assi .

La configurazione del progetto integrato non esclude l’individuazione di funzioni di tra- sporto pubblico da inserire lungo la direttrice autostradale ad integrazione dei servizi pa- ralleli ferroviari, nonché di funzioni di parcheggio in corrispondenza alla configurazione nuova delle stazioni di accesso, per favorire l’utilizzo di modalità nuove di trasporto quali il car-pooling per la mobilità comprensoriale individuale da gestire attraverso infrastrutture attrezzate e protette con tariffazione integrata a quella autostradale. Infine, la configurazione del progetto integrato consentirà l’attribuzione di specifici incari- chi di attuazione e gestione delle opere che potranno diventare corredo ed estensione del ruolo e delle funzioni della concessione autostradale dei servizi di mobilità nell’area inte- ressata, garantendo in tal modo che il progetto generale di riqualificazione della viabilità possa essere sostenuto da piani finanziari, coperti da risorse derivanti dal pagamento del pedaggio autostradale (finanza di progetto). In pratica, si tratta di disegnare un sistema di mobilità integrato tra le diverse modalità di trasporto, privilegiando per la previsione di grandi infrastrutture formule di gestione a pedaggio che ne consentano la fattibilità. La strategia anzidetta è contenuta nei progetti costitutivi il sistema infrastrutturale identifi- cato nel PRUSST “La Spezia - Val di Magra”, approvato dal Ministero LL.PP., che il Piano integra con alcune proposte.

5.1.2. CLASSIFICAZIONE DEL SISTEMA La descrizione del sistema di valenza provinciale si fonda su un duplice ordine di classifi- cazioni:

Primo ordine di classificazione

Una prima classificazione effettuata dal Piano secondo schemi trasportistici, fondata sulla natura sull’origine/destinazione dei flussi prevalenti di traffico movimentato, che agisce sul grado di specializzazione del sistema finalizzato al superamento del grado di congestiona-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 454 mento del traffico per promiscuità d’uso sulle infrastrutture (tra traffico di origi- ne/destinazione d’area vasta, territoriale e locale, tra traffico commerciale, turistico ed urbano) ed all’integrazione delle funzioni di transito interregionale con quelle della mobi- lità territoriale, che opera le seguenti distinzioni:

- Viabilità principale di grande comunicazione (fino alla scala globale). Tratti viari che svolgono funzioni principali di collegamento a scala interregionale, nonchè tratti facenti parte del sistema di mobilità di scala provinciale che assolvono, nel loro in- sieme, anche a funzioni di collegamento dalle polarità interne verso altre province e regioni integrando il sistema della viabilità di scala interregionale.

- Viabilità di livello territoriale (fino alla scala territoriale). Tratti viari che assicu- rano le principali funzioni di distribuzione del traffico, anche interprovinciale, a co- stituire l’organizzazione di “sistema” delle funzioni di carattere territoriale.

- Viabilità di livello locale. Tratti viari di livello secondario che non assolvono a funzioni di connessione territoriale

In funzione dell’attinenza settoriale, a sua volta distinguibili in:

- Viabilità di connessione industriale e terziaria. Tratti viari di grande comunicazione e di livello territoriale prevalentemente funzionali a polarizzazioni industriali e terzia- rie.

- Viabilità di connessione turistica. Tratti viari di grande comunicazione e di livello territoriale, prevalentemente funzionali a polarizzazioni turistiche, località panorami- che o centri caratterizzati da alta stagionalità dei flussi di traffico.

Secondo ordine di classificazione

Va comunque tenuta presente la classificazione, riguardante le caratteristiche costruttive, tecniche e funzionali operata dal Codice della Strada, che consente di identificare azioni di gerarchizzazione mirate ad incrementare il grado di integrazione e sicurezza del sistema, mediante le seguenti tipologie:

A - Autostrade; B - Strade extraurbane principali; C - Strade extraurbane secondarie; D - Strade urbane di scorrimento; E - Strade urbane di quartiere; F - Strade locali.

Le strade di cui sopra, secondo il Codice della Strada, devono avere le seguenti caratteristi- che minime:

A - Autostrada: strada extraurbana o urbana a carreggiate indipendenti o separate da spartitraffico invalicabile, ciascuna con almeno due corsie di marcia, eventuale banchina pavimentata a sinistra e corsia di emergenza o banchina pavimentata a de-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 455 stra, priva di intersezioni a raso e di accessi privati, dotata di recinzione e di sistemi di assistenza all'utente lungo l'intero tracciato, riservata alla circolazione di talune categorie di veicoli a motore e contraddistinta da appositi segnali di inizio e fine. Deve essere attrezzata con apposite aree di servizio ed aree di parcheggio, entrambe con accessi dotati di corsie di decelerazione e di accelerazione.

B - Strada extraurbana principale: strada a carreggiate indipendenti o separate da spar- titraffico invalicabile, ciascuna con almeno due corsie di marcia e banchina pavi- mentata a destra, priva di intersezioni a raso, con accessi alle proprietà laterali co- ordinati, contraddistinta dagli appositi segnali di inizio e fine, riservata alla circola- zione di talune categorie di veicoli a motore; per eventuali altre categorie di utenti devono essere previsti opportuni spazi. Deve essere attrezzata con apposite aree di servizio, che comprendano spazi per la sosta, con accessi dotati di corsie di decele- razione e di accelerazione.

C - Strada extraurbana secondaria: strada ad unica carreggiata con almeno una corsia per senso di marcia e banchine.

D - Strada urbana di scorrimento: strada a carreggiate indipendenti o separate da spar- titraffico, ciascuna con almeno due corsie di marcia, ed una eventuale corsia riser- vata ai mezzi pubblici, banchina pavimentata a destra e marciapiedi, con le even- tuali intersezioni a raso semaforizzate; per la sosta sono previste apposite aree o fa- sce laterali esterne alla carreggiata, entrambe con immissioni ed uscite concentrate.

E - Strada urbana di quartiere: strada ad unica carreggiata con almeno due corsie, banchine pavimentate e marciapiedi; per la sosta sono previste aree attrezzate con apposita corsia di manovra, esterna alla carreggiata.

F - Strada locale: strada urbana od extraurbana opportunamente sistemata ai fini di cui al comma 1 non facente parte degli altri tipi di strade. È denominata "strada di servizio" la strada affiancata ad una strada principale (autostrada, strada extraurbana principale, strada urbana di scorrimento) avente la funzione di consenti- re la sosta ed il raggruppamento degli accessi dalle proprietà laterali alla strada principale e viceversa, nonché il movimento e le manovre dei veicoli non ammessi sulla strada princi- pale stessa.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 456 SISTEMA INFRASTRUTTURALE DELLA MOBILITA'

CLASSIFICAZIONE ASSI VIARI PTC Autostrada A12; A15 S.S. n°1 Aurelia (P.so del Bracco-S. Benedetto); Variante Aurelia bis della Spezia; nuovo Tunnel tecnologico La Spezia-Val di Magra; Variante Aurelia di Sarzana; S.P. n°21 (Variante Aurelia-Ca’ del Sale); Complanare Ca’ del Sale- Viabilità principale di Casello autostradale di Carrara; grande comunicazione Bretella autostradale La Spezia – S.Stefano; Variante S.S. n°62 complanare all’A12 (S.Stefano - Sarzana); S.S. n°556; S.S. n°523;

S.P. n°17 (Beverino-S. Benedetto); S.S. n°1 Aurelia (S. Benedetto-V.le Amen- dola-V.le Italia-V. Sarzana-Fornola-S. Genisio); S.S. n°432; S.P. n°10 (Beverino-Bottagna-Fornola); S.S. n°1 Aurelia (Fornola-S.Genisio); Strada industriale di Arcola; S.P. n°13 (Pian di Madrignano-Ceparana); Nuova complanare all'A12 (Cepara- Viabilità di livello territo- na-S.Stefano); riale S.S. n° 62 della Cisa; S.S. n°1 Aurelia (Sarzana-Dogana); S.P. n°64; S.S. n°566 Dir; S.S. n°370; S.P. nn°32-34-38-39-40-41-42-43; S.P. nn°51-59-61-62-63; S.P. n°15; S.S. n° 330; S.S. n°331; S.P. nn° 28-29; S.P n°22 e varianti; S.P. del Muraglione (Dogana-Marinella); S.S. n° 530; S.P. nn°46-47-48-49-50-51-52-53-54-55-56-57-58 S.P. nn°1-2-3-4-5-6-7-8-9-11-14-15-16-18-19-20-23-24-27-37-60 Viabilità di interesse locale Altra viabilità di interesse esclusivo comunale

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 457 CLASSIFICAZIONE FUNZIONALE (funzione prevalente)

Bretella autostradale La Spezia – S.Stefano; nuovo Tunnel tecnologico La Spezia-Val di Viabilità di Magra; Variante S.S. n°62 complanare all’A12 (S.Stefano - Sarzana); S.P. n°13 (Pian di connessione Madrignano-Ceparana); Nuova complanare all'A12 (Ceparana-S.Stefano); Strada indu- industriale striale di Arcola;

Viabilità di Variante S.S. n°1 Aurelia di Sarzana-S.S. n°62 (Sarzana); S.S. n°1 Aurelia (Sarzana- connessione Dogana); S.P. n°10; commerciale S.P. n°64; S.S. n°370; S.P. nn°32-34-38-39-40-41-42-43; S.P. nn°51-59-61-62-63; S.S. n° 530; Viabilità turistica S.S. n°331; S.S. n°432; S.P. n°21(Ca' del Sale-Marinella); S.P. nn°26-28-29.

5.1.3. AZIONI DI PIANO SULLA VIABILITA' Il Piano assume i seguenti obiettivi generali in relazione alla classificazione funzionale operata, alle posizioni nevralgiche della viabilità di grande comunicazione su cui deve essere sviluppato un puntuale approfondimento individuando preliminarmente l’Ente cui far riferimento per le competenze relative.

Autostrada - Viabilità di grande comunicazione

1 Oltre alle norme generali del Codice della Strada, gli assi autostradali e viari che attraversano aree di alto valore ambientale devono essere assoggettati, nell’ipotesi di ammodernamenti, ristrutturazioni od ampliamenti, a piani di ambientalizzazione mirati ad attenuare l’impatto ambientale attuale prodotto ed a consentire incremento di fruibilità, attiva o passiva, dei beni ambientali o storico/culturali interessati dall’attraversamento, anche mediante supporti telematici. 2 Particolare cura nella progettazione autostradale è richiesta nell’attraversamento della bassa Val di Magra, in corrispondenza della zona archeologica di Luni e dell’area di Marinella, ove necessita una ristrutturazione urbanistica ed ambientale accurata per l’attenuazione della frattura visiva e territoriale operata dall’attraversamento tra aree a monte ed a valle dell’autostrada. Nella suddetta por- zione, attesa la particolare sensibilità del sito, dovranno inoltre essere attentamente progettati il casello di Ca’ del Sale nonchè la complanare tra lo stesso casello e quello di Carrara, con particolare attenzione alle forme di mitigazione e compatibi- lizzazione paesistico ambientale in relazione all’attraversamento dei siti sensibili ed alle condizioni di sicurezza idrauliche del territorio.

Viabilità di livello territoriale

1 Oltre alle norme generali del Codice della Strada, il Piano indica la necessità che gli assi viari che attraversano aree di alto valore ambientale siano assoggettati, nell’ipotesi di ammodernamenti, ristrutturazioni od ampliamenti, a piani di am- bientalizzazione mirati ad attenuare l’impatto ambientale attuale prodotto ed a con-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 458 sentire incremento di fruibilità, attiva o passiva, dei beni ambientali o stori- co/culturali interessati dall’attraversamento.

Viabilità industriale e terziaria

1 La viabilità individuata dal Piano è sede vocata ai principali servizi a rete (ener- getici, ecologici, telematici), e dovrà essere funzionalmente collegata (o prevedere) parcheggi comuni ed aree di servizio ed essere dotata di spazi destinati alla localiz- zazione di strumenti di monitoraggio e controllo della qualità dell’aria, delle acque e del rumore. La viabilità dovrà essere dotata di controviali che consentano la sepa- razione dei flussi di traffico.

Viabilità turistica

1 La viabilità individuata dal Piano è sede vocata ai principali servizi di sosta, par- cheggio, aree di servizio e di segnaletica verticale, orizzontale e luminosa delle aree turistiche attraversate. In caso di previsione di nuovi tratti o di ammodernamento di quelli esistenti la realizzazione di tali infrastrutture dovrà comprendere anche la dotazione di piste ciclabili al di fuori della carreggiata e spazi attrezzati per i neces- sari supporti informativi.

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI

La rete autostradale

Gli interventi previsti risultano:

Terza corsia nella tratta fra l’innesto A15 e Viareggio.

L’intervento assicura un incremento di sicurezza e di velocizzazione nei collegamenti tirrenici, e favorisce l’integrazione territoriale tra Golfo e Val di Magra senza passare attraverso varianti alla Statale n.1, di problematica realizzazione, potendo costituire anche una maglia funzionale di viabilità territoriale a seguito dell’adozione di politiche tariffarie.

Potenziamento stazione di Battifollo a Sarzana

L’intervento affronta la necessità di incrementare lo standard di servizi in accesso ed uscita dalla stazione che permane il nodo centrale di accesso per i Comuni di Lerici, Arcola e Sarzana ed assume maggior consistenza nel rapporto tra Val di Magra e Capoluogo in relazione al previsto tunnel tecnologico in località Ressora.

Completamento funzionale svincolo Pianazze

L’intervento di completamento delle funzioni (entrata ed uscita per ogni direzione) produ- ce un miglioramento dell’accessibilità alla bretella autostradale da parte delle attività produttive spezzine senza impegnare il raccordo di Via Carducci. L’efficacia

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 459 dell’intervento sulla separazione del traffico commerciale da quello civile, si connette a quella resa dalla galleria in subalveo per l’accesso al porto.

Completamento interconnessione svincolo di Fornola sulla SS. nr. 1

L’intervento produce effetto di fluidificazione del traffico in percorrenza sulla bretella in sponda destra del Magra e di scaricamento della Statale Aurelia d Fornola in direzione La Spezia.

Nuova stazione di accesso autostradale in località Cavanella Vara (Beverino)

L’intervento ha la funzione di aprire una porta nord alla Città della Spezia da connettere con la nuova tangenziale e la riorganizzazione dell’Aurelia su Riccò del Golfo e Beverino. Inoltre il sistema autostradale apre nuove prospettive alle relazioni con le 5 Terre attraver- so la viabilità di Pignone e la Val di Pino nel comune di Riccò verso i nuovi accessi fi- lo/funiviari.

Nuova stazione di accesso autostradale A12 in località Cà del Sale (Sarzana Sud)

L’intervento produce un alleggerimento del traffico sulla Statale 432 Romito/Ameglia, sulla litoranea di Marinella e sul tratto Sarzana/viale XXV aprile /Ca’ del Sale per effetto del nuovo punto di accessibilità alla fruizione turistica di Marinella e Bocca di Magra. Inoltre garantisce un alleggerimento sulla Statale n.1 Aurelia tra Ortonovo e Castelnuovo relativamente al traffico di origine/destinazione con La Spezia potenzialmente acquisibile dall’autostrada attraverso politiche tariffarie agevolate per il pendolarismo e sistemi di esazione automatica della stazione. La previsione è subordinata alla eliminazione per rilocalizzazione dell’attuale casello di Carrara.

Rete viaria principale di grande comunicazione

Alcune azioni di ristrutturazione sulla rete autostradale consentono di progettare modifiche sulla rete principale in diretta connessione con quella autostradale. In particolare si indivi- duano:

Completamento della tangenziale della Spezia

L’intervento risulta strategico per rendere operativa l’intera circonvallazione, che con il tunnel tecnologico, mette direttamente in relazione la Val di Magra con la Val di Vara circuitando il Golfo. Oltre agli aspetti di relazione sovracomunale i benefici riguardano le diverse prospettive per il traffico del capoluogo che può avvalersi dell’arteria negli spo- stamenti da nord a sud e viceversa senza dover transitare per il centro, nonché per gli ac- cessi e l’uscita dal centro da aree diverse.

Tunnel tecnologico La Spezia-S.S.1 Val di Magra

Il tunnel tecnologico di connessione tra Val di Magra (Aurelia/S. Genisio) e Golfo (Valdi- locchi/Terralba), avrà funzioni plurime con riferimento al trasporto: viario, energetico, idrico e telematico. L’elevato standard di sicurezza e di qualità prestazionali proposte

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 460 richiedono che l’opera sia sottoposta ad una progettazione particolarmente accurata sotto i profili trasportistici, tecnologici, urbanistici ed ambientali nonché della realizzabilità e gestione mediante impiego di finanza di progetto e dunque introducendo l’ipotesi di un tratto viario specialistico sottoponibile a tariffazione L’intervento consente di integrare diverse soluzioni non risolvibili soltanto nel contesto di riorganizzazione degli assi attuali (Aurelia, autostrada, Buonviaggio, Lerici), oltre a costi- tuire una opzione di innovazione tecnologica e di abbattimento di impatti ambientali esi- stenti. Le tematiche funzionali associabili alla nuova connessione, infatti, sono le seguenti: - Viabilità dedicata alla domanda industriale e portuale; - Interramento delle linee di energia elettrica, con sgravio delle servitù date dagli elettrodotti; - Sviluppo di “corridoi” di comunicazione telematica; - Potenziamento e gerarchizzazione della mobilità interna all’agglomerato del Le- vante, sia sul versante Valdilocchi, sia su quello Pianazze, sia ancora su quello Sta- gnoni; - Realizzazione di un’alternativa alla galleria Lerici – Romito ed al by pass di San Terenzo, in un quadro di maggiore sostenibilità di costi complessivi, di fattibilità tecnica, di vincoli idrogeologici; - Attenuazione dei carichi di traffico sugli assi viabilistici esistenti a servizio delle connessioni Golfo – Val di Magra, in particolare per l’Aurelia e per la connessione Lerici – Romito, per cui aumenterebbe l’efficacia di interventi finalizzati alla sola messa in sicurezza. La funzione strategica di connessione tra Val di Magra e Capoluogo consente di specializ- zare la bretella autostradale La Spezia - S.Stefano sul traffico commerciale por- to/retroporto/interporto e la statale 331 Romito - Lerici come strada di servizio turistico (che tuttavia necessita di interventi per la messa in sicurezza alla pari della statale 432 per Ameglia, anzitutto in località Senato di Lerici. ed in località Caffaggio di Ameglia). Il tunnel nel versante del golfo deve essere funzionalmente collegato allo svincolo di Pia- nazze ed all’innesto con la tangenziale in loc. Stagnoni.

Complanare Variante Cisa – Ceparana

Il tracciato collega la S.S.62 in Loc. S.Caterina. La variante Cisa, nel tratto di attraversa- mento del nucleo abitato della Corea di Vezzano Ligure, prevista in complanare all’autostrada, dovrà evitare interferenze anche di carattere ambientale tra la nuova viabi- lità ed il centro abitato, attestandosi sul tracciato esistente senza alterare il profilo della duna artificiale. L’intervento svolge funzioni di selezione del traffico commerciale ed industriale degli agglomerati industriali di Sarzana, Vezzano,S.Stefano,Bolano e Follo con una razionaliz- zazione del traffico urbano sulla statale n.62 della Cisa già alleggerito dallo svincolo di Fornola.

Viabilità di interconnessione complanare all’autostrada Ca' del Sale-casello autostradale Carrara

L’intervento si propone come alternativa all’Aurelia ed alla litoranea nelle relazioni con la Toscana che contribuisce ad alleggerire. Collega l’area di Luni-mare col casello autostra-

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 461 dale di Carrara passando in complanare all’A12. La progettazione preliminare definirà se il tracciato passerà a Nord o a Sud del percorso autostradale.

Ristrutturazione Statali 556 e 523

La statale 556, costituente la spina principale di fondovalle della Val di Vara, da Bugnato a S. Pietro Vara, su cui si attesta l’intero sistema di connessioni sui due versanti monta- no/collinari della Valle, richiede moderati interventi di messa in sicurezza e miglioramenti nelle accessibilità al contiguo Parco Fluviale. La Statale 523, che assicura le connessioni principali tra l’Alta Valle del Vara e le Province di Genova e Parma, necessita di ristrutturazioni anzitutto nel comune di Maissana ed in tratti limitati oltre Varese Ligure in direzione del Passo delle Cento Croci.

Rete viaria territoriale

La ristrutturazione del sistema della viabilità principale di grande comunicazione investe il sistema viabilistico territoriale in numerose parti, anzitutto nell’area “centrale”.

Si identificano interventi di nuova realizzazione, di potenziamento e di ristrutturazione delle arterie con eventuali varianti parziali di tracciato, opere di messa in sicurezza tra cui:

- Gli assi dal nuovo casello di Cà del Sale verso Castelnuovo, verso Ameglia, verso Sarzana; - La connessione Luni Mare-area archeologica-Ortonovo. - La varianti alla litoranea in relazione al progetto di valorizzazione dell’area di Mari- nella - La riorganizzazione della cosiddetta “strada mercato” tra Ortonovo e S.Stefano, lungo gli assi storici della Cisa e dell’Aurelia . - La messa in sicurezza e riqualificazione della statale Romito - Lerici; - Il potenziamento della Statale 330 di Buoviaggio e della S.P. n° 10 della Ripa - La prosecuzione della Variante Cisa in direzione Ceparana-Caprigliola-Aulla

Potenziamento della strada industriale di Arcola

L'intervento consente di alleggerire il traffico sull’Aurelia tra Ressora ed Arcola in relazio- ne all’incremento prevedibile con la riorganizzazione dello svincolo di Fornola, separando il traffico urbano interno da quello in transito.

Variante alla statale n°330 del Buonviaggio in loc. Bottagna

La trasformazione delle connessioni tra l’area di Ceparana e S.Stefano alleggerisce il carico di traffico sul Buonviaggio che tuttavia per effetto della tangenziale continua ad esercitare un richiamo di traffico. L’intervento tende anzitutto a migliorare l’innesto su Bottagna che permane un nodo critico del sistema.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 462 La messa in sicurezza e riqualificazione della viabilità napoleonica tra Marola e Portove- nere

L’intervento ha necessità collegate alle funzioni turistiche della costa occidentale del golfo. La messa in sicurezza vede anche la necessità di realizzazione di parcheggi di interscambio e metodi alternativi di trasporto.

Potenziamento S.P. n°17 da S. Benedetto al nuovo casello autostradale di Beverino

L’intervento, reso necessario dal completamento della tangenziale e dal nuovo casello di Beverino, investe alcuni tratti nel comune di Riccò e della Val Graveglia in Comune di Beverino. Gli interventi sono protesi ad assicurare migliori standard di sicurezza e di flui- dità al tratto in argomento ed alle migliori connessioni con la provinciale per Pignone e con Val di Pino per l’accessibilità alle 5 Terre.

Il Piano individua alcune azioni localizzate che, per la complessità del tema e le implica- zioni ambientali, paesistiche oltre che specialistiche, dovranno essere assoggettate a pro- gettazioni preliminari affidabili a specifiche competenze, di talchè il tracciato indicato nel PTC rappresenta una componente modificabile dello stesso ai sensi dell’art. 23 della LUR, specificatamente per: - Svincolo di Fornola - Tunnel tecnologico La Spezia-S.S.1 Val di Magra; - Modifiche alla viabilità di Valdilocchi nell’intersezione con il tunnel tecnologico e nella connessione con Pagliari - Potenziamento S.P. n°17 da S. Benedetto al nuovo casello autostradale di Beverino; - Variante del Buonviaggio in loc. Bottagna; - Variante S.S. Cisa, in località Corea; - Variante S.S. Cisa, in direzione Ceparana-Caprigliola-Aulla; - Variante sul tratto di percorso pedemontano di sponda sinistra del in località S. Cateri- na di Sarzana - Complanare Ca’ del Sale – Carrara; - Variante alla SS.432 in località Senato di Lerici;

I NODI DI INTERSCAMBIO DELLA VIABILITA'

Il piano individua i principali nodi di scambio tra la mobilità veicolare ed altre modalità di trasporto distinguendo tra:

- Nodi logistici, in cui lo scambio organizzato tra diverse modalità di trasporto (ferro, gomma e nave) e la configurazione specializzata dei siti, indicano prestazioni di ti- po logistico avanzato. Risultano nodi logistici corrispondenti a questa definizione:

PL1 le aree del porto commerciale della Spezia; PL2 le aree della logistica spezzina (aree Enel); PL3 le aree dell’intermodale di S. Stefano Magra.

- Parcheggi di attestazione, in cui si ottiene una rottura del carico dei flussi veicolari per accedere, a piedi o con altre modalità, alle principali aree urbane e turistiche.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 463 Risultano parcheggi di attestazione di livello sovracomunale:

PA1 lungo viale Italia in prossimità della stazione crocieristica del primo bacino e la stazione traghetti per le isole tirreniche; PA2 Valdellora, connesso alla stazione metropolitana e ferroviaria; PA3 Stazione della Spezia centrale; PA4 Cava dell’Acquasanta ove si ha uno scambio con la funivia per Campiglia e mezzi pubblici per Portovenere; PA5 Stazione mare-terra in loc: Pagliari; PA6 stazione metropolitana di S.Stefano; PA7 autoparco di Sarzana opportunamente connessa con la stazione ferroviaria e metropolitana ed il comparto ristrutturato di via Muccini; PA8 Vallesanta per l’accesso all’area alberghiera integrata ed al sistema di ac- cesso al mare ed ai servizi nautico - diportistici; PA9 aeroporto di Luni; PA10 Casella, in relazione ai collegamenti con le Cinque Terre; PA11 Corvara, in relazione ai collegamenti con le Cinque Terre; PA12 Levanto, in relazione alla stazione mare-terra.

5.2. IL SISTEMA DELLE INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITÀ FERROVIARIA

La rete delle linee ferroviarie che interessa l’area spezzina è articolata dallo snodo costi- tuito dall’innesto della linea Spezia/Parma/Fidenza sulla linea tirrenica Genova/Roma. Storicamente tale articolazione ha determinato la logica insediativa di molte attività che hanno permeato soprattutto il centro capoluogo. L’area della Val di Magra è stata solo recentemente interessata da nuove funzioni ed infrastrutture ferroviarie, sviluppatesi in relazione alla insufficienza degli spazi operativi di banchina e connessi con lo sviluppo delle attività terminalistiche che movimentano merci containerizzate. La linea costiera perde, oltre il capoluogo spezzino, i tipici caratteri di relazione con gli insediamenti che possiede lungo l’intera dorsale del corridoio regionale, ove la ferrovia opera a filo di costa negli spazi consentiti dal processo di urbanizzazione. L’effetto quindi dei servizi ferroviari sulla domanda di mobilità è pertanto differente nei due segmenti a Nord e Sud della Spezia, in ragione di oggettivi caratteri differenti della morfologia territoriale e dei processi storici di urbanizzazione. La tratta costiera montuosa da Sestri Levante alla Spezia intercetta un comprensorio di grande interesse turistico, regolamentato nell’ambito del parco delle Cinque Terre, ma di limitata capacità, inaccessibile praticamente, oltre alla ferrovia, da altri sistemi di trasporto, ad eccezione della navigazione marittima che dispone peraltro di portualità ed accosti precari. La tratta costiera della linea ferroviaria a Sud della Spezia assume invece i tipici caratteri del trasporto privo di particolari interessi turistici, risponde in misura differente alle esi- genze della mobilità comprensoriale e locale, dispone di un’armatura più complessa e di funzioni di servizio per i collegamenti fra i centri di maggior dimensione (anche in consi- derazione del fatto che l’armatura viabilistica di questo corridoio dispone di maggiore consistenza di rete ), ed è inoltre percorso longitudinalmente dalla complanare autostrada e

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 464 gli insediamenti vi sono distribuiti territorialmente anche con rilevanti distanze dalle sta- zioni. La tratta "Pontremolese" è soggetta a condizioni di insufficienza strutturale che comporta una deficienza nel collegamento con l'Emilia Romagna tanto per il traffico civile che per quello merci.

Dai dati sulla consistenza del servizio emerge:

- L’insostituibile validità del servizio di collegamento tra La Spezia e la costiera delle 5 Terre, proiettato verso il collegamento sul Tigullio e su Genova.

- La difficoltà, in tale contesto territoriale, di prevedere varianti di razionalizzazione della linea, anche se esigenze di velocizzazione potrebbero indurre la necessità di proporre varianti di tracciato che verrebbero a perdere quel fondamentale rapporto con gli insediamenti costieri; rapporto che costituisce un valore inalienabile dell’armatura infrastrutturale del territorio ed una risorsa per il turismo

- La difficoltà di sviluppare programmi mirati al rafforzamento delle relazioni di tra- sporto ferroviario ad interesse regionale in relazione, per il caso della Pontremolese, alla necessità di sviluppare l’utilizzo delle sue capacità di traffico per il trasporto merci;

- L’opportunità di migliorare l’offerta di trasporto comprensoriale fra l’area Sud spez- zina (da Massa, Carrara, Avenza, Sarzana,Vezzano Ligure) con servizi qualitativa- mente efficaci ed integrati, sia con il trasporto locale interregionale e sia con i par- cheggi di interscambio presso le stazioni al fine di migliorare l’utilizzazione delle tracce offerte.

Per questa tratta della direttrice tirrenica, contraddistinta dai due segmenti che ne identifi- cano il ruolo e le funzioni, si pone in effetti l’obiettivo di riqualificare l’offerta del tra- sporto regionale, con centro di gravitazione sul Capoluogo provinciale lungo un corridoio che da Sestri Levante a Massa si sviluppa per 77 chilometri, attraversando i centri di mag- gior interesse dell’intera Provincia, ad eccezione di Lerici.

Il problema che si pone e che va risolto per aumentare l’attrattività del trasporto e la sua efficacia è quello di aumentare in primo luogo considerevolmente le velocità commerciali.

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI

Occorre pertanto intervenire per una riqualificazione, a infrastrutture civili costanti, del corridoio della direttrice ferroviaria settentrionale attraverso i seguenti interventi suddivi- sibili in due fasi:

Una prima fase caratterizzata dalla necessità di adeguamento delle condizioni di esercizio alle esigenze del trasporto regionale, attraverso interventi tecnologici sulla linea che consentano, anche con il controllo centra- lizzato dei rotabili, una precisa funzione di sicurezza per il trasporto

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 465 lungo una infrastruttura ferroviaria di vecchia concezione, interessata da lunghe tratte in galleria.

Una seconda fase in grado di programmare il completo raddoppio della linea tra Levanto e La Spezia mediante una nuova linea di monte (prevalentemente in galleria), in grado di liberare dal servizio merci ed a lunga percorrenza l’attuale tracciato costiero, al fine di declassarlo e dedicarlo esclusi- vamente alla vocazione ludico-turistica e l’introduzione di una linea metropolitana delle 5 terre con trasformazione delle attuali stazioni in poli accessibili di accoglienza turistica con la descrizione degli itinera- ri e delle visite consigliate, la promozione dell’artigianato locale e dell’offerta di ricettività, insieme a nuove condizioni di interscambio previsti ai capolinea.

Tale progetto si può inserire come “progetto obiettivo” di riqualificazione del trasporto pubblico ferroviario nel corridoio longitudinale della Provincia della Spezia, creando le condizioni affinché, con i nuovi criteri di tariffazione delle infrastrutture ferroviarie e con il contratto di servizio Regione/FS sia possibile inserire programmaticamente la valenza del trasporto dell’area provinciale ottenendo, attraverso la riqualificazione delle prestazioni di velocità, un sensibile miglioramento dell’appetibilità del servizio già nella prima fase ed una completa trasformazione del servizio con standard elevati nella seconda fase.

A questo si aggiunge la necessità, per il segmento della linea che percorre il corridoio a Levante del centro Capoluogo di realizzare:

- Una nuova fermata per l’area urbana della Spezia, a Valdellora, piu’ adeguata a distribuire la domanda utenti;

- La creazione, soprattutto a Vezzano, Arcola, Sarzana e S.Stefano, di parcheggi inter- connessi alle stazioni, da gestire con formule di assegnazione del posto auto a tariffe coordinate, compatibili ed integrate al trasporto FS. Tutto cio’ tenuto conto dei con- tenuti del progetto “Treno per La Spezia” che interessa stazioni, parcheggi, materiale rotabile, integrazioni modali di trasporto con le autolinee, modelli di gestione, di cui la Provincia risulta strettamente competente con forte ruolo di promozione e coordi- namento.

Gli attuali programmi di integrazione ed ammodernamento delle linee ferroviarie prevedo- no la realizzazione nel nodo ferroviario della Spezia, entro il triennio, di:

- Un nuovo fascio di binari da utilizzare per l’ambito portuale, che opererà integrato al parco di S.Stefano Magra.

- Terzo binario sulla linea tirrenica tra Vezzano e Spezia Migliarina

- Raddoppio binario Marina del Canaletto in direzione tirrenica

- La connessione Porto /Valdilocchi di connessione diretta dello scalo con le nuove aree per la logistica spezzina.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 466 Questa nuova configurazione infrastrutturale sarà in grado di liberare nuove valenze e capacità di trasporto per la relazione Porto/Pontremolese. Inoltre ciò consentirà di rendere non interferenti i flussi di transito con quelli portuali, cui si potranno aggiungere opportu- nità nuove per i servizi passeggeri comprensoriali. In tale disegno si profila nuovamente la funzione della Linea Sarzana/S.Stefano Magra: le condizioni di domanda, l’estensione, la sua configurazione tecnica, la sua collocazione in rapporto agli insediamenti tendono, realizzato il nuovo allacciamento tra Tirrenica e Pon- tremolese, a considerarne superata la funzione storica. Il tema che si pone è quello di un recupero per altre funzioni trasportistiche. Per questa tratta, che percorre un territorio pianeggiante e complanare alla SS.62 nel tratto più congestionato e certamente più critico per le sezioni stradali (ove si prevede una va- riante di tracciato), è da prevedersi un’opzione di utilizzo ispirata sostanzialmente al crite- rio di valorizzazione della funzione trasportistica per i centri di domanda e gli insediamenti esistenti e futuri. Si tratterebbe in sostanza di concepire la creazione di un servizio ferroviario “navetta” di allacciamento fra le stazioni di Sarzana, S.Stefano Magra, Vezzano, Migliarina, La Spezia Centrale, Migliarina, Vezzano, Arcola, Sarzana, integrato e coordinato negli orari con il servizio della Tirrenica, adeguato a costituire il servizio a rete anche per le funzioni di domanda di Ponzano Magra e dell’area industriale e terziaria in sponda sinistra del Magra ed estendibile a Luni per un interscambio con mezzi diretti all’area archeologica, verso Aulla per i contatti con la Lunigiana storica, verso le 5 Terre secondo il progetto proposto. L’insieme di tali azioni costituisce l’anello di metropolitana ferroviaria in ambito compren- soriale.

NODI DI INTERSCAMBIO DEL SISTEMA FERROVIARIO E FUNIVIARIO

Il piano identifica i nodi di scambio tra il sistema ferroviario ed altre modalità di trasporto, nelle stazioni comprese lungo l’intera linea di ferrovia metropolitana, da Deiva ad Ortono- vo. Inoltre identifica tra i principali nodi del sistema le stazioni del nuovo sistema fi- lo/funiviario, quelli posizionati presso i Santuari di Soviore, Reggio, Montenero nelle 5 Terre, di Monte Parodi, Biassa e Campiglia nel capoluogo, di Corsara a Beverino e Casella a Riccò del Golfo.

IL CASO E LA STRATEGICITÀ DELLA PONTREMOLESE

Il mancato risultato dell’integrale potenziamento della linea, malgrado il giudizio acclarato dall’inizio degli anni ’80, attraverso documenti ufficiali del Parlamento Italiano ed Euro- peo, di corridoio di interesse nazionale ed addirittura europeo è dipeso in questi vent’anni dalle forti oscillazioni della politica ferroviaria italiana, pendente fra diffusione del traffico, taglio dei rami secchi, concentrazione degli investimenti sulle linee forti, e valorizzazione di alcune trasversali italiane. Oggi, tuttavia, vi sono profondi mutamenti di scenario che indicano nuovi orizzonti di grande importanza per il rilancio del ruolo di questa linea ferroviaria. Tali prospettive, che rendono urgente il suo adeguamento funzionale, si possono sintetizza- re alla luce delle seguenti considerazioni:

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 467 La crescita del trasporto merci negli orizzonti di mercato delle FF SS, con un preciso spes- sore della domanda portuale in ragione dell’interscambio internazionale ed intercontinen- tale, per cui l’adeguamento delle infrastrutture al trasporto merci costituisce fattore di attrattività indiscutibile. La conclusione del programma alta velocità /capacità e degli accordi per il progetto ed il finanziamento della tratta Bologna/Milano del sistema Milano/Roma/Napoli. Ciò consenti- rà di liberare capacità di traffico sui nodi di Parma e Fidenza e sulla linea esistente Mila- no/Bologna, indispensabile a consentire l’eliminazione dell’attuale collo di bottiglia che penalizza gli innesti del traffico tra “Pontremolese” ed asse padano. La conferma ed il rilancio del corridoio TI-BRE (Tirreno/Brennero) nel quadro delle ini- ziative per il rafforzamento delle grandi reti europee con il programma della progressiva realizzazione, completamento ed integrazione dei diversi segmenti che costituiscono il corridoio di cui la “Pontremolese” fa parte. Ciò include il programma della realizzazione del traforo di base del Brennero e le strategie di riqualificazione delle linee di Parma e Verona. I tre aspetti sopra individuati convergono al rafforzamento delle azioni affinché la linea ferroviaria, in gran parte ancora a semplice binario, possa essere interessata, man a mano che i completamenti infrastrutturali saranno realizzati, da quote consistenti di traffico nel settore merci. Traffici non solo derivanti dalla portualità spezzina, ma interessanti il corridoio tirrenico per le direzioni centro-padane e, con gli adeguati interventi di potenziamento ed allaccia- mento delle linee, per convergere sul polo di Verona e l’asse del Brennero. A quest’ultimo proposito sono da considerare gli indirizzi dell’UE sulle priorità per il rafforzamento delle comunicazioni inserite nelle reti TEN, che hanno già indicato la prio- rità dell’Asse Brennero e l’esigenza del quadruplicamento dell’attuale linea ferroviaria fino a Verona.

Lo stato degli interventi di breve periodo è il seguente:

- messa in sicurezza della galleria S.Stefano - Magra - Aulla, realizzata a doppio bina- rio ma mai raccordata con la stazione di Aulla. - Prosecuzione del doppio binario da Aulla/nuova stazione sino a Chiesaccia di Terra- rossa (24 Km) in modo da concentrare in tale tratta una parte significativa degli in- croci e consentire adeguate capacità di traffico. - Completamento del raccordo Vezzano-Ligure-La spezia Migliarina, realizzato al 50%, indispensabile per consentire il fluido deflusso del traffico merci in termini compatibili a quello passeggeri e locale.

Lo stato degli interventi di medio periodo è il seguente:

- Raddoppio tratta Chiesaccia di Terrarossa /Pontremoli (17 Km) che consenta il dop- pio binario fino a Borgo Val di Taro, cioè fino al versante emiliano ove la ferrovia è già parzialmente raddoppiata. - Interventi di potenziamento particolarmente rilevanti nella tratta Pontremoli/Borgo Val di Taro attualmente in corso, con rinnovo della linea di contatto, adeguamento della sede a carichi piu’ elevati e risagomatura delle gallerie per il transito container ultima generazione.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 468 - Completamento del raddoppio della tratta Terrarossa Pontremoli, che consentirà una piu’ ampia funzionalità della linea per il traffico merci, utilizzando la disponibilità di 250 MD stanziati dal Ministero dei Trasporti per interventi sulla linea.

Vi sono tuttavia valenze che richiedono precisazioni in rapporto alle nuove modalità di gestione del traffico ferroviario sulla rete. Il riferimento è alle modalità di definizione e di applicazione del pedaggio di accesso all’infrastruttura, che riguarda tra l’altro, le modalità di ripartizione della capacità infrastrutturale e l’attribuzione dei pedaggi per l’utilizzo della rete. In pratica il pedaggio da applicare sulla rete dovrà indirizzare gli operatori all’organizzazione dei loro servizi di trasporto, premiando l’utilizzo di capacità sugli itine- rari meno carichi di traffico e disincentivando, con tariffe piu’ elevate, le linee piu’ conge- stionate e le fasce orarie piu’ sature. La mano pubblica dovrà provvedere agli adeguamenti tecnologici e quantitativi dell’offerta, evitando di scaricare sugli operatori costi aggiuntivi disincentivanti l’adeguamento diffuso della rete: la situazione di bilancio delle FS rischia quindi di limita- re queste condizioni sulla linea per cui il problema va risolto con specifici progetti di ge- stione dell’infrastruttura e specifici accordi che interessano tutti i soggetti istituzionali che operano nel settore. Infine va ricordato che il solo parziale inserimento dell’asse Pontremolese nei circuiti commerciali nazionali (nel sistema delle “Free Ways” che potranno diventare gli assi portanti del sistema merci italiano ) comporterà un sovraccarico di traffico sulla linea costiera tirrenica, soprattutto nella tratta fra La Spezia e Genova, ove gli interessi per il trasporto regionale metropolitano sono molto elevati.

Pertanto programmaticamente: solo con la realizzazione delle condizioni infrastrutturali adeguate al trasporto merci e con i correttivi al sistema tariffario in grado di rendere com- petitiva la scelta dell’itinerario, si verranno a creare le condizioni per un piu’ ampio utiliz- zo della linea “Pontremolese” per i servizi merci. E cio’ collima con l’indirizzo di completare i potenziamenti e per rendere produttive le risorse, molte centinaia di miliardi, già investite nell’adeguamento. Converge a tale opzione l’esigenza che la linea costiera Genova/La Spezia sia alleggerita da componenti di traffico merci che possono trovare, per l’instradamento verso il corridoio tirrenico, altri itinerari centro-padani e la “Pontremolese” come trasversale di riferimento. E’ a favore di questa logica infine, l’adeguamento degli allacciamenti già effettuato fra S.Stefano Magra ed il corridoio tirrenico, l’area portuale e le disponibilità degli impianti ferroviari dello scalo di recente realizzazione, che si è integrato con l’unico centro inter- modale regionale per mezzi containerizzate. La recente conclusione dell’accordo fra Regione Liguria e FS per l’assetto del nodo ferro- viario di Genova evidenzia le strategie e le priorità di adeguamento della rete.

Esse comprendono:

- La creazione delle condizioni infrastrutturali per gerarchizzare i flussi di traffico metropolitano – regionali da quelli merci portuali e di transito

- L’adeguamento della capacità del nodo in rapporto alle connessioni con il terzo valico dei Giovi che potenzierà il sistema

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 469 In quest’ambito, tuttavia, la linea tirrenica Genova - La Spezia si presenta con condizioni di traffico vicine alla saturazione e già sature per la tratta metropolitana genovese. Conseguentemente dovranno essere, in un contesto programmatico più ampio, create le condizioni per escludere ulteriori appesantimenti di traffico ferroviario sul corridoio costie- ro, se non per le quote metropolitane, interprovinciali e turistiche. Ciò legittima gli indirizzi volti a sviluppare la Pontremolese per i suoi significati nazionali e per le relazioni fra portualità spezzina ed area padana, che conseguentemente dovranno orientarsi direttamente sulla trasversale appenninica del TIBRE.

5.3. IL SISTEMA FUNIVIARIO ED A CREMAGLIERA

La caratterizzazione della mobilità, prevalentemente ferroviaria, delle 5 terre e la natura sensibile dei luoghi di alto valore ambientale costituisce un vincolo all’accessibilità tra- sversale, cioe’ dall’entroterra, per l’evidente impraticabilità di realizzare nuovi percorsi viari integratori dell’asse Pignone-Monterosso. L’ipotesi di attestare sui versanti collinari dei parcheggi di interscambio tra mezzo privato e mezzo pubblico trova comunque molte difficoltà nell’assetto della viabilità di penetrazione verso le 5 terre. L’innovazione proposta è costituita da un sistema integrato di infrastrutture di mobilità, tra asse ferroviario portante, trenini a cremagliera e funivie, tali da connettere tra loro le sta- zioni delle 5 terre, i santuari attestati sulla omonima viabilità di mezza costa ed i centri dell’entroterra del Golfo e della Val di Vara nei comuni della Spezia, Ricco’, Beverino e Pignone. In sostanza il sistema proposto, a basso impatto ambientale e paesistico, connette la costa con l’entroterra, obiettivo strategico del Piano, consentendo uno scambio di flusso turistico verso centri di retrocosta e loro valorizzazione dal punto di vista turistico e commerciale . E’ evidente la necessità di potenziare gli accessi viari alle fermate della funivia e la costi- tuzione di nodi di interscambio in tali prossimità: condizione sviluppata dal nuovo accesso autostradale di Beverino e dal completamento della variante Aurelia nel capoluogo. Analoghe considerazioni sono sviluppabili per l’accesso dal capoluogo alle 5 terre : si tratta di costruire un’integrazione sostenibile all’attuale litoranea per Riomaggiore che si connetta con il sistema anzidetto .

Gli interventi proposti sono i seguenti : 1 Costruzione di un sistema di risalita dalle stazioni ferroviarie ai santuari ed al crinale di ciascun centro costiero mediante impiego di trenini a cremagliera adeguati al tra- sporto civile; 2 Tratto funiviario che connetta Campiglia con il nodo di scambio presso l’Acquasanta; 3 Definizione di un sistema complesso che connetta il versante marittimo col retrocri- nale; 4 Attestazioni presso stazioni principali del retrocrinale.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 470 5.4. IL SISTEMA DELLA MOBILITÀ MARITTIMA NEL GOLFO

5.4.1. IL TRASPORTO NEL GOLFO Il Piano dei Trasporti marittimi nel golfo della Spezia, redatto nel febbraio 1998, affronta il ruolo del trasporto marittimo . Esso tiene conto delle potenzialità che il Golfo presenta, diversificandosi questo contesto dal sistema ligure proprio in ragione della conformazione geografica dello specchio d’acqua, delle sue dimensioni e delle sue protezioni naturali ed artificiali. Tali caratteristiche lo rendono di fatto “acqua sicura”, e quindi legittimano un interesse non rituale affinché l’organizzazione del trasporto marittimo costruisca parte organica del trasporto pubblico. Mentre quindi nel contesto ligure il trasporto marittimo presenta i tipici caratteri della scarsa affidabilità in rapporto alle condizioni meteo-marine, che espongono la costa alle traversie piu’ imponenti del libeccio e dello scirocco e, parallelamente, il corridoio costiero è fortemente innervato dalla presenza della ferrovia che ha fermate in ogni centro della costa, nel contesto Spezia/Lerici/Portovenere ed in tutto il golfo il rilancio del trasporto urbano sull’acqua assume caratteri fortemente integrativi. Caratteri non concorrenziali ad altri trasporti e dotati di condizioni di affidabilità ed efficacia che costituiscono il limite della funzionalità in altre parti della Regione. Ciò che manca sono le possibilità di accosto in punti ben raccordati alla domanda urbana ed agli altri sistemi di trasporto, e su questo si ritiene si debba lavorare piu’ intensamente. Il trasporto marittimo presenta problemi di sostegno di gestione. La dilatazione del trasporto pubblico nell’area spezzina comporta, come si evince dalle valutazioni economiche dei piani del trasporto marittimo, preoccupazioni in ordine all’equilibrio gestionale di un programma di forte valorizzazione del trasporto locale nel golfo. In effetti questo trasporto non sarebbe esclusivo, ma parallelo a quello su strada gestito dall’azienda trasporti; mentre, nel quadro infrastrutturale, la domanda dell’area di Lerici può essere solo debolmente catturata da un trasporto locale marittimo, tenuto conto di come la nuova viabilità offra prestazioni di accesso all’area spezzina, con gli ulteriori interventi programmati, certamente di grande competitività. L’area di Portovenere invece presenta regimi di domanda mediamente molto deboli e con punte elevate di tipo turistico, fattori che rendono poco probabile l’efficacia dell’opzione del trasporto marittimo se non a condizioni di realizzarlo con funzioni esclusive. Pertanto la programmazione della funzione pubblica locale deve essere associata, oltre che al programma delle infrastrutture di integrazione con gli altri sistemi di trasporto, anche con l’impegno di sostegno alla gestione; che può diventare critico in rapporto alle funzioni degli Enti Locali ed al mantenimento dell’ossatura dei servizi di terra esistenti. Conseguentemente il progetto di sviluppo delle comunicazioni limitatamente all’area estiva e per le funzioni turistiche appare il più convincente. Esso andrebbe sostenuto con un piano di adeguamento più dettagliato degli accosti e delle integrazioni fra i modi di trasporto, in grado di coinvolgere necessariamente la dotazione dei parcheggi e le loro condizioni di onerosità nei poli di convogliamento di rottura del carico. Tale piano potreb- be essere demandato alla pianificazione comprensoriale del Bacino di Trasporto. Quanto sopra a condizione di raggiungere, attraverso modalità di assegnazione del doppio servizio turistico locale, l’equilibrio di bilancio fra entrate e costi.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 471 E’ da valutare infine l’opportunità che, negli approfondimenti del tema senza dubbio inte- ressante per il trasporto locale, sia considerata l’esistenza di domanda potenziale anche per il trasporto di autovetture al seguito, similmente alle condizioni che caratterizzano il tra- sporto lacuale con storiche tradizioni nei laghi lombardi. Ciò amplierebbe le occasioni della funzione del trasporto locale ad itinerari integrati sui due versanti del golfo. Gli interventi pianificatori attengono all’identificazione delle stazioni e degli accosti per il trasporto marittimo del golfo.

Nodi di interscambio del sistema della mobilità marittima

Gli accosti dei traghetti costieri sono considerati semplici approdi ovvero stazioni dotate di nodi di interscambio mare-terra. Il piano identifica nel golfo una stazione principale presso il Molo Pagliari ed una seconda- ria presso Calata Morin. Identifica inoltre accosti presso le borgate marinare del Ponente a Cadimare, Fezzano, Le Grazie e Portovenere; sul Levante a Pertusola, ove l’accosto può assumere configurazione principale ove non venga realizzata la stazione a Pagliari, ed a Lerici. Stazioni principali sono collocate nei punti estremi del sistema, a Levanto ed a Bocca di Magra. Sono inoltre previsti accosti a Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza, Monterosso. I PUC dei rispettivi Comuni del Golfo e della Riviera spezzina definiscono le puntuali collocazioni ed organizzazioni logistiche.

5.4.2. IL TRASPORTO TURISTICO Il trasporto turistico tende a conquistare quote di mercato, e cio’ è confermato anche nel fronte regionale ove l’organizzazione dei servizi per i diversi comprensori costieri è au- mentato, la domanda è sostenuta ed il range operativo si incrementa in rapporto alle mag- giori prestazioni di velocità dei vettori (motonavi di grande manovrabilità, velocità, capa- cità, affdabilità e sicurezza). Il recente caso dell’incremento dei servizi marittimi in dire- zione Acquario di Genova, che coinvolgono mete dalla Toscana alla Francia con visite giornaliere, testimonia come il processo di sviluppo del trasporto marittimo turistico si è consolidato in misura sorprendente . Sotto il profilo economico è da ricordare come la gestione dei servizi turistici marittimi non sia assistita da contribuzione pubblica . Essa produce attivo economico alle società che lo eserciscono, e quindi trova condizioni per non innestarsi su disponibilità di spesa pub- blica. La sua organizzazione logistica, ovvero il rapporto con le reti di grandi comunicazione che favoriscano l’accessibilità alle stazioni di imbarco e di sbarco, le dotazioni infrastrutturali in termini di parcheggi e di stazioni marittime adeguate, ne condizionano la stessa presen- za. L’assenza di entrambe politiche dedicate al trasporto per le isole per un verso ed a quello crocieristico dall’altro ha limitato la presenza del primo ed impedito il decollo del secondo.

La svolta è affidata ad una corretta pianificazione che il PTC assume nei suoi obiettivi individuando due puntuli localizzazioni per l’impianto stabile di soluzioni trasportistiche a

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 472 fini turistici: la stazione crocieristica e quella traghetti tirrenici per le isole vanno collocate all’interno del primo bacino portuale opportunamente recuperato a funzioni turistiche e di servizio come proposto anche dal Progetto preliminare di PUC del capoluogo. L’accessibilità dell’area determinata dalla ristrutturazione urbanistica dell’asse di Viale Italia con la realizzazione di parcheggi cittadini e di attestamento ne favorisce l’inserimento, salvo non si individui una migliore soluzione della stazione traghetti per le isole presso il Molo Pagliari, come già detto in altra parte della presente Sezione.

5.5. IL SISTEMA DELLA MOBILITA' AEREA: L'AREOPORTO DI LUNI

La struttura militare dell’aeroporto di Luni–Sarzana, aperta al traffico civile, collegata alla rete infrastrutturale viaria minore, con i potenziamenti programmati e con il nuovo casello A12 Cà del Sale, acquisirà condizioni di accessibilità di primordine La pista di 900 metri, che può essere ampliata fino a 1100 metri, consente aviazione civile che provvede all’assistenza degli aerei in tutti i servizi sulla fascia diurna. Limiti istituzionali, tuttavia, impediscono attualmente un piu’ ampio dispiegamento di attività aeroportuali, fattori che potrebbero essere rimossi attuando un programma di valo- rizzazione e sviluppo del potenziale turistico e commerciale delle infrastrutture. I due problemi, quello del rafforzamento infrastrutturale e quello del consolidamento ge- stionale, si debbono pertanto risolvere contestualmente, pur tenendo conto dei limiti geo- grafici della zona e della influenza del vicino aeroporto di Pisa. Tuttavia, tenuto conto delle dinamiche che l’aviazione generale presenta e della pianifica- zione di iniziative ed insediamenti di tipo turistico particolare interesse merita la vasta disponibilità di posti barca per il diportismo nautico, le prospettive di avviare un nuovo spazio di servizi per l’infrastruttura sono realistiche e vanno perseguite con l’avvio di progetti. Fra questi il progetto di un’idonea aerostazione, calibrata sulla tipologia, qualità e quantità di traffico, entra nel programma di sviluppo da integrare con le nuove condizioni di acces- sibilità della stazione A12 prevista.

5.6. IL SISTEMA DELLA MOBILITA' ESCURSIONISTICA E CICLABILE

Il piano considera come infrastrutture per la mobilità escursionistica l’insieme della rete sentieristica e quella ciclabile e valuta il potenziamento delle infrastrutture per la mobilità escursionistica un fattore di riqualificazione urbana e di valorizzazione degli ambiti rurali.

La crescita di interesse per la pratica dell’escursionismo a piedi ed in bicicletta richiede attenzione da parte della pianificazione ed il PTC si da carico di inserire l’intero sistema delle infrastrutture escursionistiche nel contesto delle più generali politiche per la mobilità facendolo assurgere a condizione paritetica con l’intero sistema della mobilità. La conse- guenza della scelta determina condizioni urbanistiche e politiche programmatorie nei confronti dei Comuni che dovranno farsi carico di sviluppare alla propria scala, azioni di integrazione del sistema nel contesto più generale della mobilità urbana ed extraurbana.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 473 Il piano ha già trattato ampiamente del sistema sentieristico al capitolo dei valori ambien- tali della prima sezione del piano cui si rinvia e propone il Piano Provinciale per le piste ciclabili come specificazione settoriale attuabile attraverso un Piano d'Area intercomunale come momento qualificante (nel settore) di una ipotesi di co-pianficazione.

5.7. L’INTEGRAZIONE DEGLI INTERVENTI SUL SISTEMA DELLA MOBILITÀ

5.7.1. SOLUZIONI MODALI A SCALA PROVINCIALE

Scenario di riferimento.

Il territorio provinciale è caratterizzato da una modalità di trasporto pressochè unica in tutto il territorio: la gomma. Solo la tratta La Spezia centrale-Levanto presenta significative quote di trasporto su ferro, principalmente per raggiungere le 5 Terre. Anche la mobiltà su acqua non vede flussi rilevanti, se non quelli estivi nel golfo e per le 5 Terre. Quanto ad infrastrutture di interscambio, non si rilevano nodi significativi escludendo quelli logistici relativi al porto della Spezia ed al retroporto di S.Stefano.

Scenario di progetto.

Obiettivi del piano sono: - intensificare le modalità alternative alla gomma - razionalizzare il sistema di mobilità su gomma, in specie nell'area Centrale, che presenta criticità alla scala di "sistema". Motivo di ciò sta nella ricerca di una condizione di sviluppo sostenibile atteso che il siste- ma di mobilità attuale risulta fortemente sbilanciato a favore della gomma senza, peraltro, aver raggiunto neppure una condizione ottimale per questa.

In questo senso devono andare le scelte di progetto. Traffico civile a) metropolitana leggera nell'area Centrale, tra i poli di La Spezia Valdellora, S.Stefano, Sarzana, su sede esistente; b) potenziamento mobilità su acqua nel Golfo con collegamenti a sud alla foce del Magra ed a nord a Levanto c) sviluppo della mobilità funiviaria/cremagliera nelle Cinque Terre, per l'integrazione con la Val di Vara ed i collegamenti col Golfo d) riorganizzazione della viabilità su gomma in specie nell'area centrale e) sviluppo dei parcheggi di attestazione e interscambio funzionali ai sistemi di mobilità ed alle funzioni d'ambito: - a La Spezia/S.Stefano/Sarzana per la metropolitana; - a Marola,Pagliari, Foce Magra, Levanto per il traffico su acqua; - a Marola,Levanto,Comuni di Riccò e Pignone per la mobilità funiviaria per le Cinque Terre - a La Spezia, Levanto per la mobilità ferroviaria

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 474 Traffico merci f) potenziamento della mobilità su ferro dal Porto al Retroporto di S. Stefano g) specializzazione nell'uso delle arterie viarie, con particolare riferimento all'uso "pesan- te" del triangolo connettivo La Spezia, Sarzana, S.Stefano che attrae traffico pesante dalle altre maglie (vedi s.s.331, 432, 62...) consentendo a queste di specializzarsi per altri "usi" e diminuendo le condizioni di criticità degli insediamenti da queste attraver- sati. Analogamente il sistema produce un viraggio all'uso specializzato commerciale alla ss1 da Sarzana al confine sud. Parallelamente cambia il livello prestazionale da territoriale a connettivo.

5.7.2. SOLUZIONI MODALI A SCALA SOVRAPROVINCIALE

Scenario di riferimento.

Allo stato le modalità di trasporto vedono una sviluppata mobilità su gomma sui corridoi tirrenico e, più problematica, padano. Altrettanto può dirsi per la mobilità su ferro. Via mare il trasporto civile vede esclusivamente un collegamento, destrutturato, con le isole tirreniche. I collegamenti marittimi dal porto non sono considerati nella presente tratta- zione

Scenario di progetto.

Obiettivo principale è il potenziamento dell'asse Tirreno Brennero, su gomma e su ferro.

MOBILITA' SU GOMMA

Nello scenario di riferimento i livelli prestazionali vedono: - connessione autostradale - grande comunicazione - connessione territoriale Il sistema ha una bassa fluidità: 15,5km/h.

Il sistema soffre il passaggio da un assetto polarizzato ad un sistema policentrico. Presenta diversi fattori di criticità: - di sistema: scarsa accessibilità ai componenti del sistema; - puntuali : interferenze con insediamenti e inadeguatezze strutturali - specifici (fattori che in generale possono non rappresentare criticità): degerarchizzazione funzionale e despecializzazione d'uso.

In particolare il modello trasportistico simulato a seguito di indagini di campo Origine Destinazione ci indica gli elementi in condizioni di criticità: l'area centrale Golfo Val di Magra.

L'obiettivo che ci si pone è quello di adeguare l'offerta di mobilità alla domanda di sistema, mediante: - riorganizzazione delle maglie - fluidificazione del traffico

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 475 - programmazione delle priorità di intervento

Per risolvere i fattori di criticità specifici si tende a specializzare gli usi, diversificando invece i livelli prestazionali della tratta autostradale, oltre che a ricercare gerarchie nei tratti più "confusi". Gli interventi da realizzare sono divisi in tre categorie: - nuove realizzazioni - potenziamenti, che possono aumentare la capacità della tratta - ristrutturazioni, che in generale sono finalizzate all'adeguamento e messa in sicurezza

I livelli prestazionali nello scenario di progetto vedono: - connessione autostradale - grande comunicazione - connessione territoriale

Il progetto finale realizza gli obiettivi di sistema e specifici: - fluidificazione del traffico + 10 km/h - riorganizzazione delle maglie - gerarchizzazione funzionale - specializzazione d'uso - programmazione efficace delle priorità, col ragguingimento del 90% dell'incremento di fluidità già con il primo livello.

I PUC, i PUT ed i progetti delle opere avranno invece l'onere di risolvere le criticità pun- tuali, inadeguatezze strutturali e interferenze connettive-distributive.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI SEZIONE TERZA - lo spazio urbano 476 Norme di Attuazione

ALLEGATI

ALLEGATI

1 CATALOGAZIONE DELLE STRUTTURE INSEDIATIVE DI VALORE STORICO DELLA PROVINCIA

Proposta per l’individuazione di un metodo di catalogazione dei centri abitati

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Premessa Il presente studio tenta la messa a punto di un metodo per la classificazione delle strutture insediative, (centri abitati, nuclei urbani, etc.), di valore storico presenti sulla cartografia del Piano. Il presente lavoro parte dal presupposto di assumere quale categoria di centri oggetto di indagine, quella da sempre presente sulla cartografia ufficiale del P.T.C., a partire dalla Sezione 1, consistente in circa 180 centri. Le modifiche, in termini di aggiunta o riduzione, della categoria indagata, non hanno avuto apprezzabili esisti in termini numerici, ma costituiscono minime modifiche, da riguardarsi come modeste integrazioni. La catalogazione proposta analizza i nuclei assumendo prioritariamente le caratteristiche intrinseche alle stesse strutture quali elementi caratterizzanti; si è poi tentata un’analisi di tipo territoriale, che intende assegnare un “valore” di variabile anche ai rapporti del nucleo con il contesto territoriale, “misurando” gli effetti del nucleo sull’intorno ambientale stes- so.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI ALLEGATI 479 1.1 DESCRIZIONE DEL METODO ASSUNTO Il metodo di catalogazione assume le seguenti variabili quali elementi identificativi delle peculiarità intrinseche al nucleo.

1.2 PRESENZA, DENSITÀ E QUALITÀ DELLE EMERGENZE STORICO- ARTISTICHE DEL CENTRO La catalogazione di livello provinciale delle emergenze storico-artistiche, seppur non esaustiva della alta densità di beni culturali presenti, rappresenta un indicatore del livello qualitativo e dell’importanza storica assunta dal centro. La catalogazione citata si basa su Sito archeologico o necropoli Castellaro Stele o menhir Industria litica Villa romana Insediamento romano o castrum Spedale o stazione di posta Santuario, convento, eremo Pieve o chiesa Oratorio Ponte o acquedotto Torre, castello, fortificazione Resti insediamento o mura Fabbricato rurale Borgo storico Villa signorile, palazzo storico Loggia Fortezza Approdo storico

1.3 LIVELLO E QUALITÀ DELLA STRUTTURAZIONE URBANA Viene esaminato il livello della strutturazione in termini di evoluzione (separazione tra ambiti pubblici e privati, presenza di strutture difensive, presenza di strade e vie di pene- trazione; etc.) e la qualità urbana attraverso la concentrazione, l’organizzazione ed il rap- porto tra i manufatti (conventi, cattedrali, chiese, oratori, edifici per l’amministrazione, palazzi privati, ponti di interesse urbano; sostanzialmente le emergenze storico-artistiche, etc.)

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI ALLEGATI 480 1.4 RAPPORTO CON IL TERRITORIO Viene essenzialmente verificato il rapporto tra il centro o nucleo ed il tipo di rapporto con il contesto territoriale (dal centro ordinatore e di riferimento per l’amministrazione del territorio, il quale esplicava o ancora esplica, una funzione amministrativa e rappresentati- va per l’intorno territoriale, fino al nucleo rurale, che esiste in relazione ad un preciso equilibrio di carattere economico tra residenzialità e sfruttamento delle risorse agricole; la presenza di particolari manufatti storici, avente valenza per l’intero territorio: cattedrali o parrocchiali di particolare importanza, edifici per l’amministrazione, ponti di interesse territoriale, etc.)

Città Storiche I manufatti storico-artistici rivestono storicamente importanza su un intorno territoriale di ampie dimensioni, che non necessariamente è riconoscibile oggi nella suddivisione ammi- nistrativa moderna. I manufatti storico-artistici che contraddistinguono le Città Storiche sono la Cattedrale, il convento, gli edifici per l’Amministrazione pubblica e della giustizia di interesse sovraco- munale, i ponti di interesse territoriale (storicamente i “guadi”), le piazze di notevole im- portanza (storicamente la “piazza del mercato” o fiera). Oltre la concentrazione di manufatti storico-artistici riveste importanza nell’individuazione della Città Storica, l’organizzazione ed il rapporto tra i vari manufatti: vie lungo le quali si dispiegano palazzi nobiliari o signorili, il rapporto tra gli spazi pubblici ed i manufatti storici, etc.

Centro Storico I manufatti storico-artistici che caratterizzano il Centro Storico sono: la Chiesa o Parroc- chiale, la piazza, le strutture difensive, l’oratorio, etc.

Antichi Nuclei L’antico nucleo mostra una concentrazione di emergenze storico-artistiche contenute e di non elevato interesse per il territorio circostante.

Nuclei Rurali Rientrano nella categoria dei Nuclei rurali le strutture insediative che mancano di manufatti monumentali, censiti tra le “emergenze” di livello provinciale. Altro elemento di identificazione del nucleo rurale è la connessione ambientale a particola- ri colture, come i terrazzamenti.

Nota Particolarissimo è il caso di Baccano, che pur essendo caratterizzato dalla presenza della Pieve Romanica, struttura tipicamente isolata nella campagna, mostra le inequivocabili caratteristiche dell’insediamento agricolo.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI ALLEGATI 481 Nome Comune Catalogazione P.T.C.P. EMERGENZE C. MARCHESANO Varese Ligure Nucleo Rurale nessuna CASSEGO Varese Ligure Nucleo Rurale NI.MA. 13 - Cassego - Nucleo rurale di mezzacosta. 4 - Cassego - Parrocchiale - Interno: scultura marmorea raff. Madonna con Bambino secolo XVIII. SCURTABO' Varese Ligure Antico Nucleo IS.MA. 5 - Scurtabò - Oratorio di Santa Maria Maddalena. 11 - Scurtabò - San Lorenzo, chiesa del XVIII secolo. CODIVARA Varese Ligure Antico Nucleo 4 - Codivara - Nucleo storico di mezzacosta. CHIGGERI Varese Ligure Antico Nucleo 5 - Chiggeri - Nucleo storico di mezzacosta. TOCETO Varese Ligure Nucleo Rurale NI.CO. 7 - Toceto - Nucleo rurale di mezzacosta. VALLETTI Varese Ligure Nucleo Rurale NI.MA. 1 - Valletti - Insediamento rurale di mezzacosta con case dei XVII-XVIII sec. 15 - Valletti - Chiesa Parrocchiale di Sant’Anna - Interno: olio su ardesia, raff. Madonna con Bambino e Santi; dipinto raff. Madonna con Bambino e Santi Anna e Vincenzo martire, sec. XVII, di Giuseppe Catto. TAGLIETO Varese Ligure Antico Nucleo 3 - Taglieto - Nucleo storico di mezzacosta. 2 - Taglieto - Oratorio. CARANZA Varese Ligure Antico Nucleo 2 - Caranza - Parrocchiale di San Lorenzo. 1 - Castellaro di Caranza - Morfologia e tracce archeologiche di insediamento arroccato. PORCIORASCO Varese Ligure Antico Nucleo 4 - Porciorasco - Nucleo storico di crinale. 7 - Porciorasco - Palazzo De Paoli - Gotelli. 3 - Porciorasco - Nucleo di case del XVI sec. 7 - Porciorasco - Chiesa di San Michele Arcangelo – Interno: statua lignea policroma raff. Madonna con Bambino, secolo XVIII. TEVIGGIO Varese Ligure Antico Nucleo NI.CO. 6 - Teviggio - Oratorio di San Rocco o Madonna del Rosario 8 - Teviggio - Chiesa rurale del XVII sec. COSTOLA Varese Ligure Nucleo Rurale NI.CO. 9 - Costola - Nucleo rurale di mezzacosta. 6 - Costola - Chiesa medievale ricostruita nel XVIII sec. SAN PIETRO VARA Varese Ligure Nucleo Rurale NI.CO. 8 - S. Pietro Vara - Borgo rurale di vallata. 4 - San Pietro - Oratorio della Madonna di Loreto. 10 - San Pietro - Parrocchiale - Interno: dipinto raffig. San Pietro tra San Rocco e San Giovanni Battista, di Luca Cambiaso (1577-1589), secolo XVI ; bassorilievo marmoreo raff. Madonna con Bambino e Santi Sebastiano e Rocco, (1548). SALINO Varese Ligure Antico Nucleo 1 - Salino - Borgo arroccato con resti del castello feudale. 3 - Salino - Oratorio. 2 - Salino - Castronovo, fortificazione medievale sulla strada per Centocroci. MONTALE Varese Ligure Nucleo Rurale NI.MA. 11 - Montale - Nucleo rurale di mezzacosta. VARESE LIGURE Varese Ligure Città Storica 2 - Varese - Impianto urbanistico circolare medievale. 7 - Varese - Oratorio di Sant’Antonio e San Rocco – Interno: dipinti raff. Apostoli e Santi, secolo XVII; dipinto raff. L’Annunciata, secolo XVII; stucchi dorati e dipinti, secoli XVII e XVIII; statua lignea raff. i Santi Antonio e Rocco, secolo XVIII; fanali processionali pastorali; tabarrini in velluto, secolo XVII-XIX; crocifissi lignei scolpiti; canti in argento, secoli XVIII-XIX. 8 - Varese - Oratorio di Santa Sabina. 1 - Varese L. - Ponte Grexino di impianto tardomedievale, con bassorilievo devozionale tardo-medievale in arenaria. 12 - Varese - Resti della Pieve medievale de Varia. 13 - Varese - Parrocchiale di San Giovanni Battista – Interno: dipinto raffig. San Francesco stigmatizzato, di G.A. De Ferrari (1598-1669), sec. XVII; dipinto raffig. San Pietro liberato dal carcere, di Gregorio De Ferrari (1649-1726), sec. XVIII; alabastro policromo raff. la Trinità, secolo XV; alabastro raff. Madonna con Bambino, secolo XV e scultura lignea policroma raff. l’Angelo Custode, secolo XVIII. 14 - Varese - Chiesa di San Filippo Neri - Interno: dipinto raff. Apparizione della Vergine a San Francesco Saverio, di Gregorio De Ferrari;

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI ALLEGATI 482 ciborio marmoreo, bottega ligure-lombarda, secolo XV. 3 - Varese – Castello dei Fieschi: resti di imponente fortificazione tardomedievale. 1 - Varese - Palazzo Agazzi. 2 - Varese - Palazzo Cristiani. 3 - Varese - Palazzo Marchetti. 4 - Varese - Palazzo Chiappe. 5 - Varese - Palazzo Ferrari. 6 - Varese - Palazzo Maghella. MAISSANA Maissana Antico Nucleo 1 - Maissana – Nucleo storico di mezzacosta. 2 - Maissana - Oratorio di Santa Maria Maddalena Penitente, statua lignea raff. La Maddalena, sec. XVIII. OSSEGNA Maissana Antico Nucleo 4 - Ossegna - Insediamento rurale tardomedievale. CEMBRANO Maissana Nucleo Rurale NI.CO. 3 - Cembrano - Insediamento rurale di mezzacosta dei XVI-XVII sec. 1 - Cembrano - Oratorio di Sant’Anna. 1 - Cembrano - Morfologia e toponimo tipici di insediamento arroccato preromano. 1 - Cembrano - Villa Maghella. CAMPORE Maissana Nucleo Rurale 2 - Campore - Insediamento rurale di mezzacosta di origine tardoantica con case del XVI-XVII sec. SANTA MARIA Maissana Nucleo Rurale 3 - Santa Maria - Insediamento rurale di mezzacosta del XVIIII sec. DISCONESI Maissana Nucleo Rurale NI.CO. 6 - Disconesi – Nucleo rurale di mezzacosta. TAVARONE Maissana Nucleo Rurale NI.CO. 1 - Tavarone – Nucleo rurale di crinale. CARRO Carro Centro Storico 1 - Castello di Carro - Borgo arroccato con case del XVI sec. 1 - Carro - Oratorio di San Sebastiano Martire. 1 - Carro - Parrocchiale di San Lorenzo - Interno: dipinti. 2 - Carro - Castellaro, toponimo e tracce archeologiche di insediamento fortificato protostorico. 3 - Carro - Tracce archeologiche di insediamento tardoantico su ripiano di mezzacosta. CASTELLO Carro Antico Nucleo 2 - Castello - Oratorio di Santa Maria Assunta. PAVERETO Carro Nucleo Rurale NI.CO. 2 - Pavereto - Nucleo rurale di mezzacosta. SESTA GODANO Sesta Godano Nucleo Rurale ID.MO.A. 6 - Sesta - Borgo rurale di vallata. ORNETO Sesta Godano Nucleo Rurale NI.CO. 10 - Orneto - Nucleo rurale di crinale. CHIUSOLA Sesta Godano Antico Nucleo 1 - Chiusola - Abitato rurale arroccato medioevale con resti del castello. AIROLA Sesta Godano Nucleo Rurale NI.CO. 8 - Airola Inferiore - Nucleo rurale di mezzacosta. 1 - Airola - Resti archeologici di insediamento tardoantico su ripiano di mezzacosta. 1 - Airola - Santuario della Madonna di Airola o della Fontana – Interno: dipinto raff. Madonna con Bambino, secolo XVII. ANTESSIO Sesta Godano Nucleo Rurale NI.CO. 9 - Antessio - Nucleo rurale di crinale. PIGNONA Sesta Godano Nucleo Rurale 7 - Pignona - Nucleo rurale di mezzacosta. GROPPO Sesta Godano Antico Nucleo 4 - Groppo - Borgo arroccato di origine medievale. 2 - Groppo - Oratorio di San Giovanni Battista. RIO Sesta Godano Antico Nucleo 3 - Rio - Oratorio di Santa Lucia. 5 - Rio - Borgo murato con palazzo fortificato medievale. GODANO Sesta Godano Antico Nucleo 3 - Godano - Borgo arroccato con resti del castello medievale Malaspina. SANTA MARIA DI Sesta Godano Antico Nucleo 3 - Santa Maria - Complesso edilizio di tipo padronale del XVIII sec. GODANO 4 - Santa Maria - Oratorio della Madonna di Lourdes. SCOGNA SUPERIO- Sesta Godano Nucleo Rurale NI.MA. 2 - Scogna Superiore - Nucleo di case rurali dell’Età Moderna con bottega e casa padronale del XVIII sec.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI ALLEGATI 483 RE SCOGNA INFERIORE Sesta Godano Nucleo Rurale NI.MA. 5 - Scogna Inferiore - Nucleo rurale di crinale. BERGASSANA Sesta Godano Nucleo Rurale NI.MA. 4 - Bergassana - Nucleo rurale di crinale. 1 - Bergassana - Oratorio di San Rocco. MANGIA Sesta Godano Antico Nucleo 1 - Mangia - Insediamento rurale caratterizzato da abitazioni con aie pensili e “criptoportici”, tipico del XVIII sec. 1 - Mangia - Palazzo Giusti. CORNICE Sesta Godano Antico Nucleo 2 - Cornice - Borgo arroccato di origine medievale. TORPIANA Zignago Nucleo Rurale NI.CO. 2 - Torpiana – Nucleo rurale tardomedievale con casa torre del XV sec. di crinale. 2 - Torpiana - Cappella romanica ricostruita a più riprese nei XVII e XVIII sec. VALGIUNCATA Zignago Nucleo Rurale NI.CO. 3 - Valgiuncata - Nucleo rurale tardomedievale di crinale con casa-torre. SASSETTA Zignago Antico Nucleo 1 - Sasseta - Casa di pendio del XVI sec. in nucleo rurale e mulino con ruota in legno. 3 - Sasseta - Torre Campanaria. DEBBIO Zignago Antico Nucleo 2 - Debbio - Casa padronale del XVIII e case rurali. PIEVE Zignago Antico Nucleo 1 - Pieve - Chiesa matrice della Plebs de Cornia origine altomedioevale, ricostruita XVI secolo - Interno: Bassorilievo marmoreo raffigu- rante Cristo in pietà, secolo XV; fonte battesimale secolo XVI. VEZZOLA Zignago Antico Nucleo 2 - Vezzola - Palazzo Bertonelli - Paolini. SERO' Zignago Nucleo Rurale NI.CO. 1 - Serò - Borgo rurale compatto con case-torri del XV sec. di crinale. ROCCHETTA VARA Rocchetta Vara Antico Nucleo 1 - Rocchetta - Borgo arroccato di origine medievale. SUVERO Rocchetta Vara Antico Nucleo 2 - Suvero - Borgo arroccato di tipo feudale con palazzo fortificato malaspiniano. 3 – Suvero - Parrocchiale di San Giovanni Battista e San Salvatore e bassorilievo marmoreo raff. La Vergine con angeli sonanti (1497). PIAZZA Rocchetta Vara Nucleo Rurale NI.MA. 2 - Piazza – Nucleo rurale di mezzacosta. VEPPO Rocchetta Vara Nucleo Rurale NI.CO. 4 – Veppo - Parrocchiale di San Michele Arcangelo. 4 – Veppo - Resti archeologici di insediamento ligure preromano di tipo arroccato. 2 – Veppo - Villa Zanelli - Zucchini. SERRA Rocchetta Vara Nucleo Rurale 3 - Serra – Nucleo rurale di mezzacosta. CASTELLO Rocchetta Vara Nucleo Rurale NI.MA. 4 - Castello – Nucleo rurale di mezzacosta. BEVERONE Rocchetta Vara Nucleo Rurale NI.CO. 5 - Beverone – Nucleo rurale di crinale. GARBUGLIAGA Rocchetta Vara Nucleo Rurale NI.MA. 1 – Garbugliaga – Nucleo rurale di crinale. CALICE AL C. Calice al C. Centro Storico 2 – Calice al Cornoviglio – Borgo storico di crinale. 1 - Calice - Punta di freccia in diaspro di Epoca Eneolitica (conservata nel Museo Archeologico di Parma). 1 - Castello di Calice - Palazzo fortificato del XVIII secolo edificato su fortificazione dei Malaspina del XIII sec. - Interno: pinacoteca D. Beghè, dipinti del secolo XIX. VILLAGROSSA Calice al C. Nucleo Rurale NI.CO. 2 - Villagrossa – Borgo rurale di mezzacosta. 1 - Villagrossa - Casa rurale nobiliare, fam. Rapallini. DEBEDUSE Calice al C. Nucleo Rurale NI.MA. 1 - Debeduse – Borgo rurale di crinale. SANTA MARIA Calice al C. Nucleo Rurale NI.CO. 6 - S. Maria – Nucleo rurale di mezzacosta. FELETTINO Calice al C. Nucleo Rurale nulla MOLUNGHI Calice al C. Nucleo Rurale 7 - I Molunghi – Nucleo rurale di mezzacosta. BORSEDA Calice al C. Antico Nucleo nulla NASSO Calice al C. Nucleo Rurale NI.CO. 5 - Nasso di Sopra e di Sotto – Nuclei rurali di mezzacosta. USURANA Calice al C. Nucleo Rurale ID.CO. 8 - Usurana – Borgo rurale di mezzacosta. MADRIGNANO Calice al C. Centro Storico 1 - Madrignano - Nucleo di case del XV sec. facenti parte del borgo rurale ai piedi del castello. 2 - Castello di Madrignano - Castello semi-diroccato di origine medievale.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI ALLEGATI 484 1 - Castello di Madrignano - Oratorio di Sant’Antonio. VALDONICA Calice al C. Nucleo Rurale NI.MA. 4 - Valdonica – Nucleo rurale di mezzacosta. 2 - Valdonica - Oratorio della Madonna del Carmine. 2 - Valdonica - Tombe liguri dell’età del Ferro (materiale presso il Museo Civico della Spezia). TRANCI Calice al C. Antico Nucleo 4 - Tranci - Oratorio di Sant’Anna. PEGUI Calice al C. Nucleo Rurale NI.MA. 3 - Pegui – Borgo rurale di mezzacosta. NOVEGINA Calice al C. Nucleo Rurale Manca BOZZOLO Brugnato Antico Nucleo 1 - Bozzolo - Borgo arroccato di origine medievale (possedeva un castello). BRUGNATO Brugnato Città Storica 2 – Brugnato - Borgo fortificato di pianura. 1 – Brugnato - Oratorio di San Bernardo Abbate - Interno: dipinto raffigurante la “Lactatio” di San Bernardo, attr. Gian L. Bertolotto (1646-1771), secolo XVII. 1 - Brugnato - Cattedrale romanica di San Pietro, San Lorenzo e San Colombano - Interno: affresco raffigurante Sant’Antonio Abbate, secolo XIV; dipinto raffigurante la Madonna del Rosario, attrib. Cesare Corte. 1 - Brugnato - Reperti romani e altomedievali (area cimiteriale) e bizantini sotto la Cattedrale romanica. 1 - Brugnato - Convento di San Francesco con chiesa dell’età Moderna - Interno: dipinto raffigurante Sant’Antonio da Padova e la Vergine attribuito a Domenico Piola, secolo XVIII. 1 - Brugnato - Seminario Vescovile e Episcopio - Interno: ritratti dei Vescovi (secc. XVII e XVIII); vari dipinti; arredi sacri; dipinto raffigurante l’Orazione nell’Orto, di G. Vermiglio (1587-1635), secolo XIX; Pastorale in argento e avorio del XVI secolo regalato alla cattedrale da Mons. Francesco Durazzo (1640-1650), avuto in dono dallo zio paterno del Card. Stefano Durazzo, Arcivescovo di Genova. CARRODANO Carrodano Centro Storico 1 - Carrodano Inferiore - Oratorio di S.S. Trinità. 2 - Carrodano Inferiore - Ruderi del vecchio ponte. 1 - Carrodano Inferiore – Borgo storico di mezzacosta. CARRODANO Carrodano Antico Nucleo 2 - Carrodano Superiore – Borgo storico di crinale. SUPERIORE MATTARANA Carrodano Centro Storico 1 - Mattarana – Borgo rurale di crinale. 2 - Mattarana - Ruderi di fortificazione stradale dell’Età Moderna. 2 - Mattarana - Oratorio di San Giovanni Battista. MEZZEMA Deiva Marina Antico Nucleo 2 – Mezzema – Borgo storico di mezzacosta. 1 – Mezzema – Notizie di Monastero benedettino di S. Pietro documentato nel XIII sec. PIAZZA Deiva Marina Antico Nucleo 2 - Piazza – Nucleo rurale di mezzacosta. DEIVA MARINA Deiva Marina Centro Storico 1 – Deiva Marina – Centro storico di origine medioevale. Costiero 2 – Deiva – Torre quadrata di avvistamento e di difesa del sec. XVI. 1 - Deiva – Chiesa parrocchiale di S. Antonio Abate del XVIII sec. in contesto ambientale ancora di spiccato carattere rurale. 1 – Deiva Marina – Torre rotonda appartenente al sistema di difese costiere contro i pirati barbareschi. PASSANO Framura Antico Nucleo Manca CASTAGNOLA Framura Nucleo Rurale NI.MA. 1 - Castagnola – Nucleo rurale di mezzacosta. COSTA Framura Centro Storico 1 - Costa – Nucleo storico di crinale. 1 – Costa - Hospitale medioevale con lapide del 1400. 3 – Costa – Torre Canalingia sec. IX sopraelevata nel sec. XV e trasformata poi in campanile della vicina chiesa di S. Martino. 2 - Costa – Pieve di S. Martino di epoca romanica sec. XI e XII. SETTA Framura Antico Nucleo 2 – Setta (Roma) – Torre di Guardia Genovese (sec. XVI). RAVECCA Framura Antico Nucleo Manca ANZO Framura Antico Nucleo 3 - Anzo – Nucleo storico di mezzacosta.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI ALLEGATI 485 BONASSOLA Bonassola Centro Storico 2 - Bonassola – Borgo storico marinaro. o 2 - Bonassola – Castello del secolo XV. Borgo Marinaro 1 – Bonassola – Ex Oratorio di Sant’Erasmo. 3 – Bonassola – Parrocchiale di S. Caterina sec. XVI-XVIII. MONTARETTO Bonassola Antico Nucleo 1 – Montaretto – Borgo storico di origine medioevale con chiesa di S. Rocco del XVI sec. LEVANTO Levanto Città Storica 1 - Levanto – Castello Sant’Andrea – fortificazione genovese del XVI sec. a protezione del porto di Levanto. 1 - Levanto – Porto storico, darsena oggi interrata, visibili le volte dei magazzini di deposito delle merci. 1 - Levanto – Ponte risalente al sec. XVI-XVII. 2 - Levanto – Chiesa parrocchiale di S. Andrea degli inizi del XIII sec. 1 - Levanto – Convento della S.S. Annunziata del sec. XV. 3 - Levanto – Centro storico con porte d’ingresso, resti di mura e case di età medioevale sec. XII-XIII. 1 - Levanto – Loggia medioevale detta dei “Mercanti” risalente al XII-XIII sec. LAVAGGIO ROSSO Levanto Antico Nucleo 1 - Lavaggiorosso – Centro abitato di crinale con chiesa parrocchiale di S. Sebastiano e case d’Età Moderna impiantate su preesistenze medioevali del sec. XIII. CASELLA Levanto Nucleo Rurale NI.MA. 1 - Casella – Nucleo di origine rurale di fondovalle. VIGNANA Levanto Manca FOSSATO Levanto Antico Nucleo Vecchio frantoio con ruota di legno. MONTALE Levanto Antico Nucleo 1 - Montale – Pieve romanica di S. Siro risalente al sec. XII, sull’antica mulattiera Levanto-Carrodano. 6 - Montale – Nucleo storico di crinale. PASTINE Levanto Manca CHIARA Levanto Manca LEGNARO Levanto Antico Nucleo 4 - Legnaro – Nucleo abitato con case rurali e chiesa parrocchiale di S. Pietro con annesso Oratorio Della SS. Trinità. BORGHETTO VARA Borghetto Vara Centro Storico 2 - Borghetto Vara - Borgo storico di fondovalle. 1 - Borghetto - Cappella dell’Accola di origine alto-medievale, sulla strada di Levanto-Pontremoli presso l’incrocio con l’Aurelia, ora trasformata in chiesa cimiteriale. 6 - Borghetto - Campanile ex chiesa parrocchiale e Canonica della Parrocchiale di San Carlo Borromeo - Interno: dipinto raffigurante San Gerolamo, scuola di Luca Cambiaso (1577-1587), secolo XVII. LAGO Borghetto Vara Antico Nucleo 1 - L’Ago - Palazzo Bertonelli-Paolini. 1 - L’Ago - Oratorio di San Giovanni Battista. 1 - L’Ago - Borgo fortificato di origine medievale con all’interno nucleo di case rurali. POGLIASCA Borghetto Vara Nucleo Rurale NI.CO. 1 - Pogliasca – Nucleo rurale di fondovalle. 2 - Pogliasca - Oratorio di San Rocco. CASSANA Borghetto Vara Antico Nucleo 3 - Cassana – Borgo storico con struttura insediativa di tipo pagense. 3 - Cassana (La Chiesa) – Chiesa romanica di San Michele, parzialmente ricostruita nel secolo XVII-S2 - Interno: raffigurante Madonna in trono con Santi e Oranti e i 15 misteri del Rosario, secolo XVI; dipinto raffigurante San Michele fra i Santi Battista e Bernardo, secolo XVI (1555). 1 - Cassana - Caverna ossifera con probabili reperti archeologici preistorici. 1 - Cassana - Resti del castello medievale dei vescovi di Brugnato. LA CHIESA Borghetto Vara Antico Nucleo 3 - La Chiesa - Nucleo di case del XV sec. LA VIA Borghetto Vara Manca RIPALTA Borghetto Vara Antico Nucleo 5 - Ripalta – Parrocchiale di San Nicola di Bari - Interno: fonte battesimale medievale. 2 - Ripalta - Ruderi del castello medievale. PIGNONE Pignone Centro Storico 2 - Pignone – Centro storico di origine medioevale.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI ALLEGATI 486 2 - Pignone - Pieve di Santa Maria Assunta, del XIV sec., in facciata lapida marmorea, gotico epigrafico (1385). 1 - Pignone – Resti di antico acquedotto in laterizio. 2 - Pignone – Ponte del XVI sec. 3 - Pignone - Ponte dell’acquedotto dell’Età Moderna (sec. XVI-XVII). 3 - Pignone - Oratorio Mortis et Orationis. 2 - Pignone - (Castellaro di) scavi di villaggio arroccato usato dall’Età del Bronzo fino all’occupazione romana. LA VILLA Pignone Nucleo Rurale NI.MA. 1 - La Villa - Nucleo rurale di mezzacosta. 4 - Villa - Oratorio di San Sebastiano e Fabiano. CASALE Pignone 1 - Casale - Insediamento storico compatto di origine medievale con resti di struttura fortificata. 1 - Casale - Tracce di monastero benedettino di San Pietro di Rotumolla, dipendente dell’abbazia di Brugnato. 1 - Casale - Oratorio di Nostra Signora della Neve o del Suffragio. 1 - Casale - (Castellaro di) testimonianze archeologiche di insediamento arroccato preromano. MONTEROSSO Monterosso Centro Storico 1 - Monterosso – Centro storico con porta d’ingresso, porticati e cinta muraria e case di origine medioevale. Costiero 1 - Monterosso – Chiesa di S. Giovanni B. e Torre Campanaria sec. XIII. 1 - Monterosso – Cimitero, resti del castello obertengo con torre dei Fieschi. 2 - Monterosso – Torre Aurora o Saracena sec. XVI. 1 - Monterosso – Oratorio di S. Croce o Oratorio dei Bianchi sec. XVI. 1 - Monterosso – Convento dei Cappuccini, complesso monumentale del sec. XVII. VERNAZZA Vernazza Centro Storico 1 - Vernazza – Borgo storico marinaro ricco di interessanti componenti architettoniche anche di epoca medioevale. Costiero 1 - Vernazza – Approdo storico già conosciuto in epoca medioevale. 3 - Vernazza – Convento dei Padri Minori Riformati di S. Francesco risalente al sec. XVII, include un torrione quadrato e mura di epoca più antica. 1 - Vernazza – Chiesa gotica di S. Maria d’Antiochia eretta nel 1318. 1 - Vernazza – Fortificazioni genovesi a protezione del borgo marinaro: fortilizio detto “Belforte”, fortilizio detto “Il Castello Doria” e torre medioevale. SAN BERNARDINO Vernazza Nucleo Rurale NI.MA. San Bernardino – Borgo rurale di crinale. CORNIGLIA Vernazza Centro Storico 2 - Corniglia – Chiesa gotica di S. Pietro del sec. XIV. Costiero 1 - Corniglia – Resti della fortezza del sec. XVI, inglobati nel cimitero. RIOMAGGIORE Riomaggiore Centro Storico Costiero 1 - Riomaggiore – Castello genovese risalente alla seconda metà del XII sec. con vicino Cappella di S. Rocco del sec. XV. 2 - Riomaggiore – Chiesa di S. Giovanni Battista del sec. XIV. 1 - Riomaggiore – Oratorio dei Disciplinati o Chiesa dell’Assunta risalente al sec. XV. MANAROLA Riomaggiore Centro Storico 1 - Manarola – Chiesa di S. Lorenzo del sec. XIV. Costiero VOLASTRA Riomaggiore Nucleo Rurale 1 - Volastra – Borgo di crinale di origine medioevale, conserva case ed elementi edilizi della fine del medioevo. GROPPO Riomaggiore Nucleo Rurale NI.MA. 2 - Groppo – Borgo rurale di mezzacosta. POLVERARA Riccò del Golfo Nucleo Polverara 10 – Polverara – Nucleo rurale di crinale. 3 – Polverara - Oratorio di San Rocco e Santissimo Sacramento. CAMPEDONE Riccò del Golfo Nucleo Rurale NI.MA. 5 - Campedone – Nucleo rurale di mezzacosta. PONZO' Riccò del Golfo Centro Storico 1 - Ponzò – Borgo storico di crinale. 3 - Ponzò - Borgo di origine medievale sorto con funzioni difensive; ruderi del castello feudale. 2 – Ponzò - Oratorio di San Rocco - Interno: olio su ardesia raffigurante Madonna con Bambino fra San Rocco e San Benedetto. 1 – Ponzò - Oratorio di San Rocco.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI ALLEGATI 487 BOVECCHIO Riccò del Golfo Nucleo Rurale NI.MA. 4 - Bovecchio – Nucleo rurale di mezzacosta. 1 - Bovecchio - Resti archeologici di epoca medievale. VAL DI PINO Riccò del Golfo Nucleo Rurale ID.CO. 1 - Valdipino – Borgo rurale di mezzacosta. 5 - Valdipino - Oratorio. CASELLA Riccò del Golfo Nucleo Rurale NI.MA. 2 - Casella – Borgo rurale di mezzacosta. SAN BENEDETTO Riccò del Golfo Antico Nucleo 4 – San Benedetto - Oratorio di Nostra Signora del Montale – Interno: olio su ardesia, Madonna, Santi e Anime purganti, secc. XVII e XVIII. QUARATICA Riccò del Golfo Nucleo Rurale IS.MA. 9 – Quaratica – Nucleo rurale di mezzacosta. PORCALE Riccò del Golfo Nucleo Rurale IS.MA. 7 - Porcale – Nucleo rurale di mezzacosta. CASTE' Riccò del Golfo Nucleo Rurale IS.MA. 6 - Casté – Nucleo rurale di crinale. CODEGLIA Riccò del Golfo Nucleo Rurale NI.MA. 8 – Codeglia – Nucleo rurale di mezzacosta. BEVERINO Beverino Centro Storico 1 - Castellaro di Beverino - Morfologia, toponimo e tracce archeologiche di insediamento arroccato ligure; sulle pendici è stata rinvenuta una grotticella con picconi in corno di cervo. 1 - Beverino Castello - Oratorio di Santa Maria di Betlemme. 2 - Beverino Castello - Oratorio di San Rocco. 1 - Beverino - Borgo fortificato di origine medievale, contiene i resti del castello dei signori di Vezzano. CAVANELLA Beverino Nucleo Rurale NI.MA. 3 - Cavanella di Vara – Borgo rurale di crinale. CASTIGLIONE Beverino Nucleo Rurale NI.MA. 2 - Castiglione Vara - Borgo fortificato di origine medievale. Centro Storico SAN REMIGIO Beverino Manca tutto BRACELLI Beverino Nucleo Rurale NI.MA. 3 - Bracelli - Oratorio di Santa Croce. 2 - Bracelli - Palazzo Ravaschieri. 1 - Bracelli - Borgo rurale di origine medievale. MEMOLA Beverino Nucleo Rurale NI.CO. 5 - Memola – Borgo rurale di fondovalle. INCAVANELLA Beverino Manca tutto CORVARA Beverino Antico Nucleo 3 - Corvara - borgo fortificato di origine medievale e resti del castello estense. 2 - Corvara - Parrocchiale – Interno, fonte battesimale secolo XIV, lapide secolo XIV. FOLLO Follo Centro Storico 1 - Follo - Borgo fortificato di origine medievale con resti di castello sovrastante il basso corso del Vara (FI). 3 - Follo Alto - Chiesa parrocchiale di San Lorenzo Abate del XVII secolo successivamente restaurata e rimaneggiata. LA VILLA Follo Antico Nucleo Manca tutto BASTREMOLI Follo Centro Storico 3 - Bastremoli – Nucleo storico di mezzacosta. 1 - Bastremoli - Chiesa parrocchiale di San Martino Vescovo, costruita nel XVI secolo e successivamente ingrandita del 1650 e 1880. 1 - Bastremoli - Santuario di Nostra Signora della Neve. CARNEA Follo Nucleo Rurale NI.MA. 1 - Carnea – Borgo rurale di crinale. 2 - Carnea - Già cappella dipendente della Pieve di San Prospero di Vezzano; l’edificio attuale risale al 1686. 2 - Carnea - Santuario della Madonna dell’Ulivo, età moderna (S2). SORBOLO Follo Antico Nucleo 2 - Sorbolo - Oratorio santuario della Madonna del Carmine. 6 - Sorbolo - Chiesa di San Lorenzo del XVII secolo. TIVEGNA Follo Centro Storico 2 - Tivegna - Borgo fortificato con resti di castello medievale appartenuto allo stesso sistema difensivo del castello di Follo (F2). 7 - Tivegna - Chiesa di San Lorenzo, già esistente nel XIII secolo – Interno: dipinti raff. crocefissione (1665 circa) e Madonna e Santi (sec. XVII) attribuiti a Domenico Fiasella. PIANA BATTOLLA Follo Antico Nucleo 4 - Piana Battolla - Parrocchiale edificata tra il 1824 e il 1869. 1 - Piana Battolla - Oratorio privato.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI ALLEGATI 488 MONTEBELLO di M. Bolano Nucelo Rurale ID.CO. 1 - Montebello di Mezzo – Nuclei rurali di mezzacosta. MONTEBELLO di F. Bolano Nucelo Rurale ID.CO. 2 - Montebello di Fondo – Nuclei rurali di mezzacosta. BOLANO Bolano Centro Storico 1 - Bolano - Borgo fortificato di origine medievale. 1 - Bolano - Oratorio di Sant’Antonio. 1 - Bolano - Parrocchiale di S. Maria Assunta, chiesa barocca, trasformazione della originaria pieve di Bolano – Interno: dipinto di Antonio Torri raff. Madonna con Bambino fra San Pietro e San Giovanni, datato 1570. 1 - Bolano - Castello Malaspina resti del castello medievale inseriti in palazzotto di epoca posteriore. CEPARANA Bolano Antico Nucleo 1 - Ceparana - Palazzo-castello Giustiniani, sui resti di antica abbazia alto-medievale (VI sec.). 2 - Ceparana - Ritrovamento di tombe a cassetta e di oggetti dell’età del Ferro e di epoca romana e ritrovamento di schegge litiche preistori- che. VEZZANO Vezzano Ligure Centro Storico 2 - Vezzano Superiore e Inferiore – Borgo storico arroccato di crinale di origine medioevale. 2 - Vezzano Inferiore - Torre del XIII secolo e borgo arroccato di impianto tardomedievale dominante le strade del Magra ed il passaggio obbligato di Fornola. VEZZANO SUP. Vezzano Ligure Centro Storico 1 - Vezzano Superiore - Resti del castello medievale con ampia visibilità sulla confluenza del Vara con il Magra e relativi incroci stradali. VALERIANO Vezzano Ligure Centro Storico 1 - Valeriano Lunense - Borgo arroccato di origine medievale in posizione dominante rispetto alle strade della valle Durasca e di Bottagna. SANTO STEFANO S.Stefano Magra Centro Storico 2 – S. Stefano Magra – Borgo pedecollinare di origine medioevale, con resti di mura e porta d’ingresso lato Nord e case disposte lungo l’asse viario principale. 1 – S. Stefano Magra - Chiesa di S. Stefano. PONZANO MAGRA S.Stefano Magra Centro Storico 1 - Ponzano Superiore - Borgo arroccato di impianto tardomedievale a controllo della strada per Parma. 2 – Ponzano Superiore – Chiesa parrocchiale di S. Michele. SARZANA Sarzana Città Storica 1 - Fortezza detta di Castruccio Castracani - Imponente fortificazione rinascimentale dominante il nodo viario di Sarzana. 2 - Sarzana - Fortezza di Firmafede. 1 - Sarzana – Chiesa di S. Andrea. 2 - Sarzana – Chiesa Cattedrale di S. Maria. 1 - Sarzana – Centro storico con mura e porte d’ingresso ben conservate, fortificazioni ed abitazioni risalenti al XIV-XV sec. FALCINELLO Sarzana Centro Storico 2 - Falcinello – Borgo storico di crinale. MARINELLA Sarzana Nucleo Rurale MANCA CASTELNUOVO Castelnuovo M. Centro Storico 1 - Castelnuovo di Magra - Centro storico di crinale con case e mura di origine medioevale. MAGRA 1 - Castelnuovo - Ruderi del castello medievale del Vescovo di Luni, nella parte più alta del borgo arroccato con palazzi del XVII secolo. VALLECCHIA Castelnuovo M. Nucleo Rurale NI.MA. 1 - Vallecchia – Borgo rurale tipico che ha mantenuto i caratteri di equilibrato rapporto tra abitazioni e territorio circostante. ORTONOVO Ortonovo Centro Storico 1 - Ortonovo - Borgo arroccato di impianto tardomedievale. 1 - Ortonovo - Madonna del Mirteto, del XVI secolo, lungo l’antica mulattiera di accesso al borgo. NICOLA Ortonovo Centro Storico 2 - Nicola - Ruderi di fortificazione nel borgo arroccato e murato di impianto tardomedievale. 2 - Nicola - Ruderi di fortificazione nel borgo arroccato e murato di impianto tardomedievale. ANNUNZIATA Ortonovo MANCA AMEGLIA Ameglia Centro Storico 2 – Ameglia – Borgo storico collinare fortificato in epoca tardo-medioevale, conserva un tessuto urbano ad anelli concentrici intorno all’acropoli con mura di merlatura guelfa. 2 - Cafaggio - Necropoli ligure dei secoli IV-III a.C., legata ad importante insediamento preromano, probabilmente nel sito stesso di Ameglia, ed ai traffici marittimi del Portus Lunae. 1 - Ameglia - Castello vescovile in edizione tardomedievale dominante il borgo arroccato e torre cicolare. MONTEMARCELLO Ameglia Centro Storico 1 – Montemarcello – Borgo storico di crinale. 2 - Montemarcello - Torre tardomedievale incorporata in edificio di Età Moderna.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI ALLEGATI 489 BOCCA DI MAGRA Ameglia Antico Nucleo 6 - Bocca di Magra – rudere romano detto “L’Angelo”. LERICI Lerici Centro Storico 4 – Lerici - Borgo storico marinaro di origini pisano-genovesi sec. XIII su preesistente insediamento più antico: degli originari caratteri degli edifici conserva parte del tessuto urbano nelle adiacenze del castello. o 2 - Lerici – Villa Marigola (già Pearse) di epoca ottocentesca con bell’esempio di parco o giardino. Città Storica 1 - Lerici – Casa di Andrea Doria dove il grande ammiraglio soggiornò nel 1527 oggi destinato a biblioteca e museo. 1 - Lerici – Oratorio di S. Rocco, eretto nel 1268 in onore dei Santi Martino e Cristoforo, ricostruito nel XVI sec. e intitolato a S. Rocco a seguito di una terribile pestilenza, con adiacente campanile di S. Giorgio originariamente torre militare risalente al sec. XII facente parte dell'’antica cinta muraria. 2 - Castello di Lerici – Fortificazione monumentale su promontorio una delle più grandi del XIII secolo, con ampliamenti successivi del sec. XVI. 3 - Lerici – Chiesa parrocchiale di S. Francesco ricostruita in età barocca. PUGLIOLA Lerici Antico Nucleo 1 - Pugliola – Borgo storico di crinale con resti di case dei secoli XV-XVI. 1 - Pugliola - Chiesa medievale di S. Lucia con rivestimento barocco e campanile di origini pisane. SANTERENZO Lerici Centro Storico 5 - S. Terenzo – Borgo storico marinaro sviluppatosi nella parte ad oriente del castello. Borgo Marinaro 3 - S. Terenzo – Villa Magni dove abitò nel 1822 P. B. Shelley. 5 - S. Terenzo – Chiesa parrocchiale e santuario di S. Maria dell’Arena. SERRA Lerici Antico Nucleo 3 - La Serra – Borgo storico di mezza costa. TELLARO Lerici Centro Storico 2 – Tellaro - Borgo storico marinaro, conserva ancora integra la struttura urbanistica originaria sviluppatasi intorno al nucleo originario arroccato in forma compatta sulla scogliera. Borgo Marinaro 4 - Tellaro – Chiesa parrocchiale di S. Giorgio sulla punta più avanzata della scogliera. 2 - Tellaro – Oratorio del sec. XVIII. ARCOLA Arcola Centro Storico 1 - Arcola – Borgo storico di crinale con resti di origine medioevale. 2 – Arcola – Chiesa Parrocchiale di S. Nicolò ricostruita nel XVI sec. e rielaborata in età barocca su precedente cappella del X sec. 1 - Arcola - Torre pentagonale del castello vescovile e borgo arroccato su impianto tardomedievale. MONTI DI ARCOLA Arcola Nulla BACCANO Arcola Nucleo Rurale NI.MA. 1 – Baccano – Pieve di S. Stefano e S. Margherita, costruzione protoromanica risalente al sec. XI, trasformata in età gotica. 2 - Baccano – Borgo di origine rurale di crinale. TREBIANO Arcola Centro Storico 2 - Trebiano – Borgo storico di crinale. 1 – Trebiano - Tracce archeologiche di insediamento romano. 2 – Trebiano - Ruderi di castello vescovile tardomedievale dominante il borgo. CERRI Arcola Antico Nucleo 1 - Cerri – Borgo di origine rurale di crinale. LA SPEZIA La Spezia Città Storica ??? 1 - La Spezia – Centro storico sorto nella collina del Poggio sotto il castello e sviluppatosi lungo il “Carroggio dritto” oggi via Prione, sono presenti case con testimonianze architettoniche di epoca medioevale. 2 - La Spezia – Mura di cinta e porte di ingresso sec. XIX. 3 – Mura di cinta e porta di ingresso Arsenale Militare sec XIX. 1 – Pegazzano – Tombe liguri dell’Età del Ferro. Reperti protostorici furono trovati anche nella costruzione dell’Arsenale. 1 - Monte Bramapane – Forte Bramapane sec. XIX. 2 - Monte Parodi – Forte Parodi sec XIX. 3 - La Foce – Batteria Macò. 4 - Monte Albano - Forte Monte Albano sec. XIX. 2 - La Spezia – Castello S. Giorgio e mura di cinta XIII sec – XVII sec. 1 - Pegazzano - Morfologia e tracce archeologiche di insediamento arroccato preromano. 2 - Lobbia – Tracce archeologiche e morfologia di insediamento arroccato preromano.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI ALLEGATI 490 SARBIA La Spezia Nucleo Rurale 10 - Sarbia – Borgo rurale di mezzacosta. CAROZZO La Spezia Nucleo Rurale NI.MA. 9 - Carozzo – Borgo rurale di mezzacosta. SAN VENERIO La Spezia Antico Nucleo 3 - San Venerio di Migliarina - Pieve medievale, oggi cappella cimiteriale. PITELLI La Spezia Antico Nucleo 3 – Pitelli – Borgo storico di crinale. MAROLA La Spezia Antico Nucleo 5 – Marola – Borgo storico marinaro. Borgo Marinaro CADIMARE La Spezia Antico Nucleo 4 – Cadimare - Borgo storico marinaro. Borgo Marinaro CAMPIGLIA La Spezia Nucleo Rurale NI.MA. 4 – Campiglia - Borgo rurale di crinale. 1 – Campiglia - Mulino a vento. PORTOVENERE Portovenere Centro Storico 1 - Portovenere - Borgo marinaro di fondazione medievale con torri, mura e porta d’ingresso del sec. XII-XIII, case del secolo XVI e posteriori. Borgo Marinaro 1 - Castello di Portovenere - Fortezza genovese o Doria del XVI-XVII secolo. LE GRAZIE Portovenere Centro Storico 2 – Le Grazie - Borgo marinaro. Borgo Marinaro 3 – Le Grazie – Chiesa di N. S. delle Grazie. 3 - Le Grazie – Ex convento degli Olivetani con refettorio decorato da affreschi del sec. XV. FEZZANO Portovenere Antico Nucleo 3 – Fezzano – Borgo marinaro. Borgo Marinaro

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI ALLEGATI 491 DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI ALLEGATI 492 2 VALUTAZIONE SUI RISULTATI DELLE SIMULAZIONI MODEL- LISTICHE DEGLI INTERVENTI DI ADEGUAMENTO DELLA VIA- BILITÀ DELLA PROVINCIA DELLA SPEZIA (ANALISI DEI TRE LIVELLI DI PRIORITA' D'INTERVENTO PROMOSSI NEL PTC)

2.1 OBIETTIVI

Le esigenze di concertazione nella pianificazione del sistema infrastrutturale della Provincia di La Spezia rendono indispensabile un approfondimento degli effetti generati sul sistema della mobilità dalle ipotesi di realizzazione dei set di intervento prefigurati dal Piano Territo- riale della Provincia di La Spezia, su differenti livelli di priorità funzionale. In questa relazione, vengono forniti, a livello sintetico, i risultati delle valutazioni modellisti- che derivanti dalle simulazioni matematiche del modello messo a punto da CSST SpA appo- sitamente per la rete stradale della Provincia di La Spezia aventi per oggetto i 3 scenari d'in- tervento che rappresentano altrettanti nuovi assetti infrastrutturali proposti nell'ambito del PTC, ciascuno con un diverso livello di priorità. Si tratta di valutazioni che sono state sviluppate secondo un criterio sistematico, tenendo cioè conto delle inevitabili interazioni che ciascun assetto infrastrutturale programmato produce sull'intero sistema della viabilità della Provincia.

2.2 INDICAZIONI METODOLOGICHE La metodologia utilizzata è la medesima degli elaborati di Prima Fase del PRUSST, relativa alla modellizzazione degli interventi di scenario appositamente simulati, a sua volta derivata da quella già attuata per la definizione degli scenari di traffico elaborati nel 1999 per il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di La Spezia. I dati sono quindi riferiti alla fascia oraria 7-12 di un giorno feriale medio estivo, con unità di traffico espressa in veicoli equivalenti, laddove ogni veicolo pesante viene valutato pari a 3 veicoli leggeri. La domanda di mobilità per tutti gli scenari proposti è stata attualizzata all'anno 2010, con un trend di incremento prudenziale dei flussi pari al 1,2% all'anno, al fine di rendere confronta- bili i diversi assetti infrastrutturali rappresentati. Come per i documento di analisi trasportistica già consegnati alla Provincia di La Spezia per il PTC e per il PRUSST, anche in questo caso l'analisi di criticità ha definito il livello di ser- vizio, espresso in termini di rapporto flusso/capacità, di ciascun arco della rete per ciascun scenario. L'analisi dettagliata del livello di servizio della rete è rappresentata graficamente in allegato. In questa rappresentazione, la rete è stata classificata in base a 5 range di rapporto flusso- capacità: - indici <0.6 = fluidità ottimale - indici compresi tra 0.6 e 0.8 = fluidità buona - indici compresi tra 0.8 e 0.9 = fluidità con qualche turbativa

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI ALLEGATI 493 - indici compresi tra 0.9 e 1 = presenza di fenomeni di congestione - indici >1.0 = elevata presenza di fenomeni di congestione

2.2.1 SCENARI

Sono stati sottoposti a valutazione 3 scenari d'intervento al 2010, ciascuno rappresentativo dell'insieme degli interventi previsti per i tre livelli di priorità strategica, oltre ad uno scena- rio rappresentativo della situazione senza intervento, attualizzato al 2010.

Nel dettaglio, gli interventi considerati nei singoli scenari sono i seguenti:

SCENARIO ATTUALE

- Rete in esercizio al 2001, con domanda di mobilità attualizzata al 2010;

SCENARIO DI PRIORITA' 1

- Terza corsia A12 da S.Stefano di Magra a Viareggio - Complanare SS62 della Cisa (S.Caterina-S.Stefano di Magra) - Potenziamento dei viali di Sarzana e dell'accesso del casello A12 di Sarzana-Battifollo - Variante di La Spezia - Svincoli di Pianazze e di Fornola (raddoppio)

SCENARIO DI PRIORITA' 2

- Tutti gli interventi dello Scenario di Priorità 1 - Potenziamento SS330 del Buonviaggio - Potenziamento del sistema di accesso di Marinella - Potenziamento SS331 di Romito - Potenziamento SP 10 della Ripa

SCENARIO DI PRIORITA' 3

- Tutti gli interventi dello Scenario di Priorità 1 - Tutti gli interventi dello Scenario di Priorità 2 - Tunnel "Tecnologico" La Spezia-Sarzana - Casello A12 Ca del Sale e potenziamento viabilità di accesso - Casello A12 Beverino e potenziamento viabilità di accesso - Asse stradale "Piana d'Arcola" - Complanare di Ceparana

2.3 I RISULTATI GENERALI Al fine di rendere più agevole la lettura dei risultati della simulazione modellistica degli scenari considerati e tenendo conto della finalità specifica del presente documento, si riporta- no alcune valutazioni significative sugli effetti generati dall'intervento in oggetto.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI ALLEGATI 494 Le tavole con la rappresentazione della distribuzione dei flussi (flussogrammi) e delle classi di criticità sono riportate in allegato. La comparazione più significativa della ripartizione dei flussi viene proposta su tratte signifi- cative, come riportato nella seguente tabella: veicoli equivalenti bidirezione dalle 7 alle 12

Tratti stradali significativi Attuale al 2010 Prioprità1 Prioprità2 Prioprità3

A12 - Sarzana-Carrara 39450 43249 41566 43758 A12 - Sarzana-S.Stefano 39976 37685 36872 41959

Tangenziale SP - Porto-Pianazze 16513 25968 23441 27641 Tangenziale SP - Fornola-Innesto A12 31703 30269 29182 23186

Sarzana - V.le 25 Aprile 9022 8985 8875 6493 Via Alta 1214 5085 Ss62 della Cisa - Sarzana-S.Stefano 10663 8351 8276 7446 Complanare della Cisa 11422 11023 4917

Galleria Scoglietti 10243 7714 9767 5221 Ss331 di Romito 10834 10432 15341 9287 Ss1 Fornola-Arcola 8974 6166 4907 1025 Tunnel "Tecnologico" 10294

SP10 della Ripa 7567 4350 5153 897 Complanare di Ceparana 4313

Ss1 La Spezia-Fornola 8195 4638 4015 4876 Variante di La Spezia 19616 19973 20110

Ss330 del Buonviaggio 5826 6440 7046 10295

Lungomare Marinella 10796 8572 1147 1073

2.3.1 DISTRIBUZIONE DEI FLUSSI

A12 e Tangenziale S.Stefano-La Spezia Il set di interventi previsti in Priorità 1 comporta un incremento dei flussi sul tratto autostra- dale Carrara-Sarzana ed un contemporaneo decremento sul tratto Sarzana-S.Stefano. Ciò avviene in ragione soprattutto del duplice contemporaneo effetto di generazione prodotto dal potenziamento del casello di Battifollo e di attrazione prodotto dalla Complanare Cisa. Tale distribuzione in termini relativi si conferma anche in Priorità 2 e, in un quadro di incre- mento complessivo dei flussi locali autostradali generati dalla presenza del nuovo casello di Ca del Sale, anche in Priorità 3.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI ALLEGATI 495 Sulla Tangenziale di La Spezia, si registra un notevole incremento dei flussi sulla tratta La Spezia-Pianazze, a seguito dell' attrazione dalla SS1 Aurelia prodotto dal nuovo svincolo e dalla generazione di traffico prodotto dalla presenza della nuova Variante. Il potenziamento della SS331 di Romito, previsto in Priorità 2, ha un effetto di alleggerimento dei flussi su questo tratto della Tangenziale, che tuttavia torna a servire un flusso di 27.000 veicoli equivalenti nelle due direzioni in Priorità 3, in presenza, quindi, del Tunnel Tecnologi- co. Sul tratto più a monte della Tangenziale, la presenza di un potenziamento infrastrutturale nell'asse S.Stefano-Sarzana, a nord, e nell'asse La Spezia-Sarzana, a sud, favorisce un allegge- riemento evidente dei flussi, quantificabile, nell'assetto di Priorità 3, in un -28-30%, con evidenti vantaggi soprattutto per il traffico dei container di relazione tra il Porto di La Spezia ed il retroporto di S.Stefano.

Area di Sarzana In tutti i livelli di priorità, l'area di Sarzana acquisirebbe notevoli benefici in termini di razio- nalizzazione della distribuzione dei flussi. Si dimostra particolarmente efficace l'impatto sulla SS62 della Cisa, da Sarzana-S.Caterina fino alle porte di S.Stefano di Magra, della nuova Complanare della Cisa (che assorbirebbe 11.000 veicoli equivalenti), che già in Priorità 1 consentirebbe ai tratti più critici della SS62 di perdere il 20% circa dell'impegno, con ulteriori benefici con la realizzazione dell'insieme degli interventi previsti in Priorità 3. La via Alta potenziata avrebbe un assorbimento di traffico compatibile con le nuove caratteri- stiche geometriche assegnate in Priorità 2 solo in presenza del Casello di Ca del Sale, previsto in Priorità 3.

Area di La Spezia La Variante di La Spezia dovrebbe attestarsi su flussi considerevoli, intorno ai 20.000 transiti nelle 5 ore del mattino nelle due direzioni, con un impatto importante sia sulla Tangenziale (cfr. par. 3.3.1) che sulla SS1 Aurelia. La SS1 Aurelia avrebbe un notevole giovamento, con un sostanziale dimezzamento dei flussi da La Spezia fino a Fornola, restituendo a questa strada la sua vocazione di asse al servizio degli spostamenti locali ed insediativi.

Area di Arcola Il sistema di viabilità compreso nel triangolo La Spezia-Sarzana-Lerici, attualmente assai critico in termini di agibilità e sicurezza, si gioverebbe di notevoli vantaggi in tutti i livelli di priorità, con particolare evidenza per lo scenario di Priorità 3. Infatti, in Priorità 1, la SS1 Aurelia, nel tratto Fornola-Arcola-bv. Sarzana, avrebbe un alleggerimento dei flussi valutabile intorno al 25%, in ragione dell'effetto di redistribuzione generato dal set di interventi previsti in questo scenario, in particolare dalla nuova Complana- re Cisa e dalla presenza della terza corsia aA12. In Priorità 2, la "messa in sicurezza" della SS331 di Romito produrrebbe un incremento di 1/3 del flusso su questa direttrice, che tuttavia tornerebbe al livello attuale (ma con carreggiata adeguata) nell'assetto di Priorità 3, per effetto soprattutto del Tunnel "Tecnologico". Il Tunnel "Tecnologico" rappresenterebbe un intervento risolutore per molti problemi di traffico nell'area di Arcola, Sarzana e S.Stefano di Magra, grazie al suo notevole effetto at- trattore (la stima è di oltre 10.000 veicoli equivalenti nelle 5 ore di punta nelle due direzioni),

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI ALLEGATI 496 specie nei confronti della SS1 Aurelia, SS62 della Cisa, SS331 di Romito e Tangenziale di La Spezia (tratto nord).

Area di Bolano-Ceparana Gli interventi previsti nell'area di Bolano, al servizio della area industriale di Ceparana, svol- gerebbero una funzione di importante razionalizzazione della distribuzione dei flussi sulla rete locale. L'accessibilità all'area industriale diverrebbe infatti ottimale in presenza della Complanare di Ceparana (impegno stimato in 4.300 veicoli equivalenti nelle due direzioni nelle 5 ore di punta), tale da rendere forse ridondante l'intervento di potenziamento della SP 10 della Ripa, soprattutto se si considera che è programmato allo stesso livello di priorità della Complanare (Priorità 3). Il potenziato asse del Buonviaggio, prefigurato in Priorità 2, genererebbe un'attrazione consistente in presenza della Complanare di Ceparana, con cui rappresenterebbe un interes- sante effetto rete parzialmente alternativo al sistema Tangenziale-Variante di La Spezia per le O/D Sarzana-S.Stefano-conglomerato periferico di La Spezia , programmato in Priorità 3. IN questo assetto, l'incremento di traffico della SS330 rispetto alla situazione attuale sarebbe del 40%.

Area di Marinella Il potenziamento del sistema di accesso su Marinella produrrebbe un sostanziale annulla- mento del traffico in attraversamento del Lungomare, con una riduzione dei flussi complessivi dell'800%, soprattutto per effetto della realizzazione della bretellina tangenziale al Lungomare e dell'entrata in funzione del nuovo casello A12 di Ca del Sale, su cui convergerebbe il traffi- co in attraversamento diretto e proveniente alla/dalla A12, che attualmente passa per la diret- trice Marinella-Marina di Carrara.

2.3.2 ANALISI DELLE CRITICITÀ L'analisi delle criticità consente di stimare i livelli di servizio, espressi in termini di rapporto impegno-capacità delle strade, di tutti gli archi che compongono il grafo su cui si è operata l'analisi modellistica. L'analisi evidenzia che il set di interventi previsti da PTC produce il salto di qualità in termini di fluidità e di sicurezza del sistema viario della Provincia di La Spezia nel passaggio dalla situazione attuale all'assetto infrastrutturale di Priorità 1.

Scenario Attuale Innanzitutto va evidenziata la presenza di numerosi punti di criticità nello scenario di situa- zione attuale, che rappresenta l'assetto infrastrutturale di oggi in presenza di una domanda attualizzata al 2010. Ciò significa che, in assenza di interventi da oggi al 2010, andrebbero in saturazione o semi- saturazione: - l'autostrada A12, da Carrara a S.Stefano; - la SS1 Aurelia nei pressi di La Spezia, Arcola e Sarzana; - la Tangenziale di La Spezia, specie nel tratto nord; - l'intero sistema viario al servizio di Sarzana (SS62 fino al casello A12 di Battifollo); - la SS331 di Romito;

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI ALLEGATI 497 - la direttrice Ameglia-Marinella; In questo scenario, la velocità commerciale media della rete è di 15.5 Km/h (oggi è di 24 Km/h).

Scenario di Priorità 1 Il set di interventi prefigurati in Priorità 1 sono finalizzati a risolvere numerosi punti di stroz- zatura e di nodi critici della rete autostradale e stradale della Provincia di La Spezia. Elementi di criticità sussisterebbero sulla Tangenziale di La Spezia, sulla SS1 Aurelia e sulla SS62 della Cisa in accesso a S.Stefano e Sarzana e sulla SS331 di Romito. In questo scenario, la velocità commerciale media della rete è di 25.4 Km/h, ben 10 Km/h in più dello scenario che rappresenta l'assetto infrastrutturale attuale al 2010 (Scenario Attuale).

Scenario di Priorità 2 Il set di interventi prefigurati in Priorità 2 introducono ulteriori miglioramenti, con un diffe- renziale funzionale, rispetto allo Scenario di Priorità 1, di apprezzamento comunque non particolarmente significativo. I vantaggi più evidenti si riscontrano sulla SS331 di Romito e sul tratto nord della Tangen- ziale di La Spezia. In questo scenario, la velocità commerciale media della rete è di 25.7 Km/h, poco superiore di quella risultata nello Scenario di Priorità 1.

Scenario di Priorità 3 L'assetto infrastrutturale "alto" introduce un intervento risolutivo per quasi tutte le criticità della rete, il Tunnel "Tecnologico", che assorbe flussi da molte arterie strategiche del sistema viario. Restano alcuni residui e sporadici punti di criticità presso i nodi di S.Stefano e Ameglia e sul Ponte del Magra, a ridosso del casello A12 di Sarzana-Battifollo. La velocità commerciale si attesta su 26 Km/h, poco superiore di quella risultata negli Scenari di Priorità 1 e 2.

2.4 CONCLUSIONI Di seguito si riportano i valori di sintesi elaborati dal modello di simulazione in ordine alla fluidità (veicoli-ora), alla intensità di traffico (veicoli-Km) e al costo per l’utenza (lire-Km). Vengono sottolineati i valori relativi alle ore-vetture (tempi complessivi di spostamento), in quanto ritenuti più significativi per l'analisi di funzionalità del sistema. In merito ad essi, è possibile avanzare alcune generali considerazioni conclusive:

SCENARIOPercorrenze Tempi viaggio Costi generalizzati Velocità (Veic-Km) (ore-vetture) (lire) (Km/h)

Attuale 2000 2 842 710 119 442.95 961 382 045.89 23.80

Attuale 2010 3 294 091 211 297.46 1 100 961 539.02 15.59 Priorità 1 3 547 698 139 367.47 1 363 770 963.66 25.46 Priorità 2 3 523 902 137 162.94 1 348 319 598.11 25.69 Priorità 3 3 521 250 135 110.01 1 373 119 122.52 26.06

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI ALLEGATI 498 In merito ad essi, è possibile avanzare alcune generali considerazioni conclusive:

1) nella situazione "business as usual", ovvero se non si effettua nessun intervento da oggi al 2010, la situazione di efficienza del sistema è destinata a peggiorare notevolmente, con un incremento dei tempi di spostamento di oltre il 40% ed una riduzione della velocità com- merciale media da 24 a meno di 16 Km/h;

2) con la realizzazione del set di interventi prefigurati nello Scenario di Priorità 1, dove viene ottimizzata la funzionalità della rete con interventi di fattibilità maggiormente com- patibile con tutte le variabili in campo, si conseguirebbero eccellenti risultati in termini di migliore fluidità del sistema inteso nella sua complessità, con un'aumento di 10 Km/h della velocità commerciale ed una riduzione del 30% delle ore-vetture (risparmio medio complessivo di tempo per l'utenza) rispetto allo scenario attuale, anche se si registrano comunque tempi di viaggio superiori rispetto ad oggi;

3) le differenze di funzionalità complessiva della rete dei due successivi step di intervento infrastrutturale rispetto alla Priorità 1 sono piuttosto dimensionate, anche se comportano un ulteriore progressivo miglioramento in termini di minori tempi di viaggio, maggiore velocità di spostamento, maggiore razionalità nell'utilizzo della rete e migliori standard di sicurezza complessivi.

L’analisi trasportistica che il modello di simulazione ha consentito offre alcune indicazioni di massima rilevanza sul piano delle funzionalità e degli effetti sulla mappa degli spostamenti, ma non fornisce indicazioni definitive sulle scelte opzionali da inserire nel PTC, richiedendo un approfondimento relativo sia alla fattibilità economico-finanziaria, che all’impatto urbani- stico-ambientale degli interventi proposti, previsti nelle fasi successive dell'elaborazione programmatoria della provincia, che nello specifico caso di alcune opere in programma, per la natura particolarmente complessa dell'intervento, richiede particolari approfondimenti e va- lutazioni.

DESCRIZIONE FONDATIVA E DOCUMENTO DEGLI OBIETTIVI ALLEGATI 499