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VALUTAZIONE D’INCIDENZA

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INDICE: 1 INTRODUZIONE l. VALUTAZIONE D'INCIDENZA: QUADRO LEGISLATIV0 1.1 Principali riferimenti normativi 1.2 Aspetti metodologici: documentazione e struttura della Valutazione d'Incidenza

2. DESCRIZIONE DEL QUADRO AMBIENTALE. 2.1 Inquadramento generale 2.2 Il clima 2.3 L'uso del suolo 2.4 Caratteristiche generali dei siti Natura 2000 2.4.1 ZPS IT804002l: Monti Picentini 2.4.2 SIC IT 80400 l l: Monte T erminio 2.4.3 Descrizione habitat Rete Natura 2000 2.4.4 Descrizione specie Rete Natura 2000

3. CARATTERISTICHE DEL PIANO URBANISTICO COMUNALE 3.1 Tipologie di azioni 3.2 Dimensioni degli interventi 3.3 Complementarietà con altri piani e progetti

4. ANALISI DELLE PREVISIONI E DEGLI IMPATTI. 5. GIUDIZIO DELLA VALUTAZIONE DI INCIDENZA 6. MISURE DI MITIGAZIONE

Bibliografia

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 INTRODUZIONE

Il presente documento rappresenta lo studio di Valutazione di Incidenza relativamente al Piano 2 Urbanistico del comune di Santo Stefano del Sole (A V), previsto nell'ambito della procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), ai sensi del D. LGS. 152/2006 e successive modifiche ed integrazioni. Lo studio è finalizzato alla valutazione di effetti potenziali da parte degli interventi previsti dal Piano sulle specie floristiche e faunistiche presenti all'interno delle due aree integrate nella Rete Natura 2000 compresi nel territorio comunale: il sito di importanza comunitaria SIC IT 8040021 (Monti Picentini) e la zona di protezione speciale ZPS IT 8040011 (Monte Terminio). Lo studio è redatto secondo la procedura illustrata nella normativa nazionale (D.P.R 357/97 modificato dal DPR 120/2003), in conformità con le disposizioni regionali in materia di procedimento di valutazione di incidenza di cui al D.P.G.R. 29 gennaio 2010 n.9: "Regolamento di attuazione della V.I." e gli indirizzi contenuti nel D.G.R 19 marzo 2010 n. 324: "Linee guida e criteri di indirizzo per l'effettuazione della Valutazione d'Incidenza in Regione ". Nella prima parte del presente studio sono illustrati i principali riferimenti normativi che regolano la V.l., gli indirizzi programmatici del PUC, le caratteristiche generali dei siti (Schede ufficiali Natura 2000) e la descrizione degli habitat e delle specie di importanza naturalistica di maggiore rilevanza. Nella seconda parte del documento, vengono illustrati sinteticamente gli aspetti metodologici seguiti, e con maggior dettaglio, l'analisi delle incidenze potenziali che possono derivare dall'attuazione del PUC e delle eventuali azioni di mitigazione. Infine, sono state redatte tabelle di sintesi conclusive che contribuiscono ad esporre schematicamente i risultati delle analisi compiute.

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1 VALUTAZIONE DI INCIDENZA: QUADRO LEGISLATIVO

Al fine di garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario è stata istituita con la Direttiva 92/43/CEE 3 "Habitat" una rete ecologica nota come Rete Natura 2000, diffusa su tutto il territorio dell'Unione Europea. La Rete Natura 2000 è costituita dai Siti di Importanza Comunitaria (SIC), aree che al termine dell'iter di approvazione andranno a costituire Zone Speciali di Conservazione (ZSC), e dalle Zone di Protezione Speciale (ZPS), che conservano al loro interno specie, habitat naturali e habitat di specie di cui è necessario garantire il mantenimento ovvero, all'occorrenza, il ripristino, in "uno stato di conservazione soddisfacente" (art. 4, comma 4). Più specificamente, il SIC è individuato con le caratteristiche fissate dalla citata Direttiva "Habitat" e dai suoi allegati, mentre la ZPS è espressione della Direttiva 79/409/CEE "Uccelli". Nell'ambito della citata Direttiva, l'art. 6, comma 3, introduce la procedura di carattere preventivo nota come Valutazione di Incidenza (V.I.), da applicare necessariamente a qualsiasi piano o progetto che possa avere, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, incidenze significative su un sito della Rete. A differenza della procedura VIA, che sì applica a particolari categorie di opere, la Valutazione di Incidenza è rivolta alla tutela della biodiversità, degli habitat e delle specie per i quali i siti in questione sono stati individuati, nel caso in cui ci possano essere delle interferenze fra un piano o un progetto e un sito di interesse comunitario (SIC) o una zona di protezione speciale (ZPS) che costituiscono la Rete Natura 2000. La valutazione di incidenza rappresenta pertanto un processo di verifica di compatibilità naturalistica al quale vengono sottoposti tutti i piani (urbanistici, territoriali e di settore) e tutti i progetti non indirizzati al mantenimento e alla conservazione del sito; è basata su uno studio tecnico presentato dal soggetto proponente il piano territoriale o l'intervento (ente pubblico o soggetto privato). Tale studio contiene gli approfondimenti sugli aspetti naturalistici dell'area interessata dal piano o dall'intervento, necessari ad effettuare la successiva appropriata valutazione. La valutazione di incidenza, se correttamente realizzata ed interpretata, costituisce lo strumento per garantire, dal punto di vista procedurale e sostanziale, il raggiungimento di un rapporto equilibrato tra la conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie e l'uso

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COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE sostenibile del territorio. E' bene sottolineare che la valutazione d'incidenza si applica sia agli interventi che ricadono all'interno delle aree Natura 2000 (o in siti proposti per diventarlo), sia a quelli che, pur sviluppandosi all'esterno, possono comportare ripercussioni sullo stato di conservazione dei valori naturali tutelati nel sito. Per l'interpretazione dei termini e dei concetti di seguito utilizzati in relazione alla valutazione di incidenza, si fa riferimento a quanto precisato dalla Direzione Generale (DG) Ambiente della Commissione Europea nel documento 4 tecnico "Guida all'interpretazione dell'art. 6 della Direttiva Habitat". In ambito nazionale, la valutazione d'incidenza viene disciplinata dall'art. 6 del DPR 120/2003 (G.U. n. 124 del 30 maggio 2003) che ha sostituito l'art.5 del DPR 357/1997 che trasferiva nella normativa italiana i paragrafi 3 e 4 della direttiva "Habitat". In base all'art. 6 del nuovo DPR 120/2003, comma l, nella pianificazione e programmazione territoriale si deve tenere conto della valenza naturalistico-ambientale dei proposti siti di importanza comunitaria, dei siti di importanza comunitaria e delle zone speciali di conservazione. Si tratta di un principio di carattere generale tendente ad evitare che vengano approvati strumenti di gestione territoriale in conflitto con le esigenze di conservazione degli habitat e delle specie di interesse comunitario. Il comma 2 dello stesso art. 6 stabilisce che, vanno sottoposti a valutazione di incidenza tutti i piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani agricoli e faunistico-venatori e le loro varianti. Sono altresì da sottoporre a valutazione di incidenza (comma 3), tutti gli interventi non direttamente connessi e necessari al mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti in un sito Natura 2000, ma che possono avere incidenze significative sul sito stesso, singolarmente o congiuntamente ad altri interventi. Lo studio per la valutazione di incidenza, documento tecnico volto ad individuare e valutare i principali effetti che il piano o l'intervento può avere sul sito interessato, deve essere redatto secondo gli indirizzi dell'allegato G al DPR 357/97, ripreso integralmente dal DPR 120/2003. Tale allegato, prevede che lo studio per la valutazione di incidenza debba contenere: • una descrizione dettagliata del piano o del progetto che faccia riferimento, in particolare, alla tipologia delle azioni e/o delle opere, alla dimensione, alla complementarietà con altri piani e/o progetti, all'uso delle risorse naturali, alla produzione di rifiuti, all'inquinamento e al disturbo ambientale, al rischio di incidenti per quanto riguarda le sostanze e le tecnologie utilizzate;

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• un'analisi delle interferenze del piano o progetto col sistema ambientale di riferimento, che tenga in considerazione le componenti biotiche, abiotiche e le connessioni ecologiche. Nell'analisi delle interferenze, occorre prendere in considerazione la qualità, la capacità di rigenerazione delle risorse naturali e la capacità di carico dell'ambiente. Il dettaglio minimo di riferimento è quello del progetto CORINE Land Cover, che presenta una copertura del suolo in scala l: l 00.000, fermo restando che la scala da adottare dovrà essere connessa con la 5 dimensione del Sito, la tipologia di habitat e la eventuale popolazione da conservare. La Regione Can1pania ha recepito la nom1ativa nazionale in materia di procedimento di valutazione di incidenza nelle aree di Rete Natura 2000 attraverso il D.P.G.R. 29 gennaio 2010 n. 9: "Regolamento di attuazione della V.I." e del D.G.R 19 marzo 2010 n. 324: "Linee guida e criteri di indirizzo per l'effettuazione della Valutazione d'Incidenza in Regione Campania".

1.1 Principali riferimenti normativi

Normativa comunitaria: • Direttiva 92/43/CEE "Habitat" del 21 maggio 1992. Relativa la conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. • Direttiva 79/409/CEE "Uccelli' del2 aprile 1979. Concernente la conservazione degli uccelli selvatici. • Direttiva 2009/147/CE del Consiglio concernente la conservazione degli uccelli selvatici • Legge 124/1994 (ratifica Rio). Ratifica ed esecuzione della convenzione sulla biodiversità, con annessi, fatta a Rio de Janeiro il 5 giugno 1992. • DPR 357/1997. Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche • DPR 120/2003. Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n.357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche. • Decisione della Commissione del22 dicembre 2009 che adotta, ai sensi della direttiva 92/43/CEE del Consiglio, un terzo elenco aggiornato dei sitì di importanza comunitaria per la regione biogeografica mediterranea pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea n. L30 del 2 febbraio 2010

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Normativa nazionale: • D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357 "Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche" (G.U. n. 248 del 23 ottobre 1997, S.O. n. 219/l), come modificato dal DPR 12 marzo 2003 n. 120 Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente 6 della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche" (G.U. n. 124 del30 maggio 2003) • Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 17 ottobre 2007 "Criteri minimi uniformi per la definizione delle misure di conservazione relative alle zone speciali di conservazione (ZSC) e a zone di protezione speciale (ZPS)" (G.U. n. 258 del 6 Novembre 2007) e successive modifiche ed integrazioni; • Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 30 marzo 2009. Secondo elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografia mediterranea in Italia ai sensi della direttiva 92/43/CEE" (GU n. 95 del 24 aprile 2009, S.O. n.61) • Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 19 giugno 2009 "Elenco delle zone di protezione speciale (ZPS) classificate ai sensi della direttiva 79/409/CEE" (G.U. n. 157 del 9 luglio 2009) • D.Lgs 3 aprile 2006, n. 152 "Norme in materia ambientale" come modificato dal D.lgs 16 gennaio 2008, n. 4 recante "Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del D.lgs.152/2006"

Normativa regionale: • D.G.R n. 803 del 16 giugno 2006 ad oggetto: " Direttiva Comunitaria 79/409/CEE Uccelli - Provvedimenti" pubblicata sul BURC n. 30 del 10 luglio 2006 • DGR 2295 del 29 dicembre 2007 "Decreto 17 Ottobre 2007 del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare avente per oggetto "Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)": presa d'atto e adeguamento della Deliberazione di G.R. n. 23 del19/01/2007- con allegati." • DPGR n. 17 del 18 dicembre 2009 "Regolamento di attuazione della valutazione ambientale strategica (VAS) in Regione Campania" pubblicato sul BURC n. 77 del21 dicembre 2010

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• D.G.R. n. 203 del 5/3/2010 "Indirizzi Operativi e Procedurali per lo svolgimento della V.A.S. in Regione Campania" (con allegato) • DPRG n. 9 del 29 gennaio 2010 Regolamento regionale n. 1/2010 "Disposizioni in materia di procedimento di valutazione di incidenza" • DPRG n. 10 del 29 gennaio2010 Regolamento regionale n. 2/2010 "Disposizioni in materia di valutazione d'impatto ambientale" pubblicato sul BURC n. 10 del1 febbraio 2010 7 • DGR n. 324 del19 marzo 2010: "Linee guida e criteri di indirizzo per l'effettuazione della Valutazione d'Incidenza in Regione Campania" (con allegato) • Circolare Prot.n. 765753 del 11/10/2011: Circolare esplicativa in merito all'integrazione della valutazione di incidenza nelle VAS di livello comunale alla luce delle disposizioni del Regolamento Regionale n.S/2011.

1.2 Aspetti metodologici: documentazione e struttura della Valutazione d'Incidenza La procedura della valutazione di incidenza deve fornire una documentazione utile a individuare e valutare i principali effetti che il piano/progetto (o intervento) può avere su un sito Natura 2000, tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. Infatti, "la valutazione è un passaggio che precede altri passaggi, cui fornisce una base: in particolare, l'autorizzazione o il rifiuto del piano o progetto. La valutazione va quindi considerata come un documento che comprende soltanto quanto figura nella documentazione delle precedenti _analisi. Il percorso logico della valutazione d'incidenza è delineato nella guida metodologica "Assessment of plans and projects affecting Natura 2000 sites" redatto dalla Oxford Brookes University per conto della Commissione Europea DG Ambiente. Il documento è disponibile in una traduzione italiana, non ufficiale, a cura dell'Ufficio Stampa e della Direzione regionale dell'ambiente Servizio VIA - Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, Guida metodologica VINCA (2002). La metodologia procedurale proposta nella guida della Commissione è un percorso di analisi e valutazione progressiva che si compone di 4 fasi principali: • FASE l: verifica (screening) - processo che identifica la possibile incidenza significativa su un sito della rete Natura 2000 di un piano o un progetto, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, e che porta all'effettuazione di una valutazione d'incidenza completa qualora l'incidenza risulti significativa;

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• FASE 2: valutazione "appropriata" -analisi dell'incidenza del piano o del progetto sull'integrità del sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, nel rispetto della struttura e della funzionalità del sito e dei suoi obiettivi di conservazione, e individuazione delle misure di mitigazione eventualmente necessarie; • FASE 3: analisi di soluzioni alternative - individuazione e analisi di eventuali soluzioni alternative per raggiungere gli obiettivi del progetto o del piano, evitando incidenze negative 8 sull'integrità del sito; • FASE 4: definizione di misure di compensazione - individuazione di azioni, anche preventive, in grado di bilanciare le incidenze previste, nei casi in cui non esistano soluzioni alternative o le ipotesi proponibili presentino comunque aspetti con incidenza negativa, ma per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico sia necessario che il progetto o il piano venga comunque realizzato. Nello svolgere il procedimento della valutazione d'incidenza è consigliabile l'adozione di matrici descrittive che rappresentino, per ciascuna fase, una griglia utile all'organizzazione standardizzata di dati e informazioni, oltre che alla motivazione delle decisioni prese nel corso della procedura di valutazione. Le informazioni che è necessario fornire riguardo ad habitat e specie dovranno essere sempre più specifiche e localizzate man mano che si passa da tipologie di piani di ampio raggio (piani dei parchi, piani di bacino, piani territoriali regionali, piani territoriali di coordinamento provinciale, ecc.), a piani circoscritti e puntuali (piani di localizzazione di infrastrutture e impianti a rete, piani attuativi).

2. DESCRIZIONE DEL QUADRO AMBIENTALE

2. l Inquadramento generale Il Comune di Santo Stefano del Sole (fig. l) (lat. 40°53'41"64 N; long. 14°52'9"84) è situato in Provincia di (Regione Campania) e si estende per un'area complessiva di 10.77 kmq.

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Sorge nella alta valle del Fiume Sabato, sulla riva destra del fiume omonimo, in prossimità della confluenza del rio Finestrelle, alle falde nord occidentali del monte Terminio. Esso confina a sud con i comuni di Santa Lucia di e , ad ovest con i comuni di e di , ad est con e Serino ed infine a nord con . Inoltre, fa parte della Comunità Montana Terminio - Cervialto.

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Figura: localizzazione del Comune di Santo Stefano del Sole

Dal punto di vista altimetrico il territorio si sviluppa tra una quota minima di 328 metri s.l.m. ed un massimo di 1146 metri s.l.m. Morfologicamente, l'area è caratterizzata da una fascia pianeggiante situata in destra idrografica del Fiume Sabato, una fascia collinare rivolta verso il Partenio, ed una ampia zona montana che culmina con la cima del Monte Faggeto (1146 metri s.l.rn). La superficie pianeggiante, molto fertile in quanto costituita da sedimenti piroclastici spesso saturi d'acqua, è utilizzata a scopi agricoli; sono presenti colture seminative e alberi da frutta come noccioleti e ciliegeti. L'area collinare si sviluppa con pendenze blande (inferiori a 15°) ed è caratterizzata dalla presenza di vigneti, oliveti ed orti. Inoltre, la fascia collinare è disseminata di piccole sorgenti che, utilizzate fin dai tempi più remoti, hanno avuto un ruolo determinate

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COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE nella localizzazione e nello sviluppo dell'insediamento del nucleo abitativo originario e delle frazioni (Sozze, San Pietro, Casino, Starze, Vitali, Capolungo, Toppolo, Boschi e Macchie). La zona montana si sviluppa con pendenze nettamente superiori (fino a 45°) ed è caratterizzata dalla presenza di rocce calcaree carsificate, estremamente vulnerabili all'inquinamento; tale area è pertanto sottoposta a vincolo idrogeologico. Il reticolo idrografico è poco sviluppato in superficie ed si presenta sotto forma di profondi valloni, probabilmente di origine strutturale, 10 tra i cui i principali sono V.ne Grecole, V.ne Futo e V.ne dei Cerri. Di notevole rilevanza sono le sorgenti “Urciuoli” che alimentano l'Acquedotto di Napoli. La vegetazione è folta e costituita principalmente da conifere, castagneti e faggete. La presenza di coltri di terreni piroclastici, caratterizzati da una sostanziale assenza di coesione, determina sui versanti collinari e montuosi, frane e fenomeni di erosione accelerata. Tali fenomeni, risultano talora favoriti e/o accelerati dall'azione antropica che, da un lato, provoca la riduzione della superficie utile all'infiltrazione delle acque meteoriche e, dall'altro, determina le condizioni favorevoli all'innesco dei dissesti. In particolare, l'aumento della superficie edificata, l'ampliamento e/o la ripavimentazione delle strade montane, la compattazione dei terreni agricoli, t'assenza di sottobosco di alcune colture arboree ostacolano l'infiltrazione delle acque meteoriche e, conseguentemente, aumentano l'entità del ruscellamento e delle portate, con aumento delle portate con aumento dell'energia dei flussi idrici e, quindi, dell'erosione lineare sia negli impluvi che sui versanti.

2.2 Il clima I differenti tipi climatici che possono essere individuati nella provincia di Avellino sono per lo più frutto di condizioni che variano localmente come le differenti altitudini, gli orientamenti delle valli e l'esposizione dei versanti. Tuttavia, le caratteristiche generali portano alla definizione dì un clima che presenta estati calde ed inverni rigidi con escursioni termiche giornaliere abbastanza marcate in entrambe le stagioni ed una intensa umidità nei fondo valle. Le di temperature sono massime nei mesi di Luglio-Agosto e minime tra Novembre e Dicembre, mentre le precipitazioni piovose variano in funzione dei versanti montuosi tra circa 1300 mm (Tirrenico) di pioggia annui e gli 800 mm (Adriatico). Frequenti i temporali estivi durante le ore più calde della giornata e le nebbie nelle conche in tutte le stagioni, ma soprattutto in estate. Sui versanti montuosi interni, a quote superiori ai l 000 m di altitudine, si

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COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE verificano precipitazioni nevose nei mesi invernali, ed una prolungata siccità in estate, caratterizzando il clima che può definirsi quasi continentale. La Carta UNESCO-FAO (1963) individua nel territorio Irpino tre zone bioclimatiche: 1. Zona a clima sub-mediterraneo: fascia in cui sussistono le condizioni idonee allo sviluppo dei boschi di castagno (ceduo o da frutto) e dei boschi di latifoglie.

2. Zona a clima subaxerico freddo: zona in cui sussistono le condizioni idonee allo sviluppo 11 del faggio. 3. Zona a clima axerico freddo: area in cui sussistono le condizioni idonee allo sviluppo dei pascoli e delle praterie di vetta Dal punto di vista climatico il comune di Santo Stefano del Sole presenta le caratteristiche tipiche del clima mediterraneo. Le condizioni pluviometriche sono quelle delle zone interne del versante Tirrenico, con abbondanti precipitazioni medie annue che superano i 1200 mm. Le piogge sono distribuite mediamente in l 00 giorni, con un minimo in estate, un picco in autunno inverno ed un massimo secondario in primavera. In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +6.2 oc; quella del mese più caldo, luglio è di +25 oc (dati della Stazione pluviometrica di Avellino).

Tabella: dati meteo climatici della stazione pluviometrica di Avellino (fonte DBT ENEA)

2.3 L 'uso del suolo L'uso agricolo è fortemente influenzato dal tipo di suolo, in questa area particolarmente fertile, e dalle abbondanti precipitazioni che favoriscono le attività agricole.

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Tabella: Carta uso agricolo del suolo (Corine Land Cover 2006 IV livello)

Tabella: Istogramma illustrante la distribuzione delle classi di uso del suolo

Per analizzare tale caratteristica sono stati utilizzati i dati di dettaglio del progetto Corine Land Cover 2006 (RIF) IV livello informativo, come previsto dall'allegato G del D.P.R. n. 357/1997. Nella figura è illustrata la distribuzione spaziale sul territorio comunale delle differenti classi di uso del suolo, mentre il dettaglio è espresso nell'istogramma annesso. Dall'analisi della distribuzione dei dati sono state identificate 12 classi di dettaglio, che possono essere raggruppate per tipologia di copertura, ossia circa il 51% boschi, circa il 44% aree colturali e frutteti, ed il restante 4% zone residenziali.

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2.4 Caratteristiche generali dei siti Natura 2000 Il territorio comunale di Santo Stefano del Sole è caratterizzato dalla presenza dell'area SIC (IT80400 Il) del Monte Tenninio e della ZPS (IT8040021) dei Monti Picentini.

Tabella: Caratteristiche generali dei siti NATURA 2000 ricadenti nel comune di Santo Stefano del Sole

Tabella: Distribuzione dei siti Rete NATURA 2000 sul territorio comunale

Appare evidente come la valutazione di incidenza sia, nel caso del Comune di Santo Stefano del Sole non soltanto obbligatoria per legge, ma anche particolarmente utile come strumento di supporto decisionale alla pianificazione urbanistica, vista l'elevata percentuale del territorio

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COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE comunale (circa 50,75%) che presenta la necessità di tutela e protezione degli habitat e delle specie ivi comprese.

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Figura: Limiti area ZPS ricadenti nel comune di Santo Stefano del Sole Per la caratterizzazione degli habitat e delle specie floristiche e faunistiche per le quali la normativa ha imposto i requisiti di tutela e protezione della biodiversità, sono state analizzate le schede ufficiali della Rete Natura 2000, opportunamente integrate con i dati di letteratura. Gli Habitat 2000 sono stati prima classificati secondo le principali caratteristiche del sito, e successivamente descritti brevemente in relazione al sito di appartenenza. Per ognuno degli habitat i risultati sono stati illustrati in tabelle, in cui sono indicate: • percentuale coperta: percentuale di copertura di ciascun habitat all'interno del sito • rappresentatività: indica quanto tipico sia un habitat; la legenda è la seguente: A: rappresentatività eccellente B: buona rappresentatività C: rappresentatività significativa D: presenza no significativa • superficie relativa: si indica la superficie del sito coperta dal tipo di habitat naturale rispetto alla superficie totale coperta da questo tipo di habitat sul territorio nazionale. La valutazione (p=percentuale) è espressa in classi di intervalli, come segue: A: 100>=p>l5%

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B: 15>=p>21% C: 2>=p>O% • stato di conservazione: indica lo stato di conservazione della struttura e delle funzioni del tipo di habitat naturale e le possibilità di ripristino; è costituito da tre sottocriteri: grado di conservazione della struttura, grado di conservazione delle funzioni (prospettive di mantenimento futuro della struttura), possibilità di ripristino. In funzione delle differenti 15 combinazioni si ottiene la seguente classificazione: A: conservazione eccellente struttura eccellente indipendentemente dalla notazione degli altri due sottocriteri; struttura ben conservata ed eccellenti prospettive indipendentemente dalla connotazione del terzo sottocriterio; B: buona conservazione struttura ben conservata e buone prospettive indipendentemente dalla connotazione del terzo sottocriterio; struttura ben conservata, prospettive mediocri/forse sfavorevoli e ripristino facile o possibile con un impegno medio; struttura mediamente o parzialmente degradata, eccellenti prospettive e ripristino facile o possibile con un impegno medio; struttura mediamente/parzialmente degradata, buone prospettive e ripristino facile; C: conservazione media o ridotta tutte le altre combinazioni. Nella tabella che segue gli habitat sono suddivisi in classi e sottoclassi, ognuna contraddistinta da un codice identificativo. In questo modo vengono illustrati eventuali caratteristiche dei diversi habitat, come ad esempio il tipo di substrato, la tipologia di vegetazione dominante o altre particolarità dei siti di interesse.

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Tabella: Elenco habitat presenti nei due siti suddivisi per classi e sottoclassi

2.4.1 ZPS IT804021: Monti Picentini La Zona di Protezione Speciale IT8040021 si colloca nel Parco Regionale dei Monti Picentini, gruppo montuoso dell'Appennino campano. Le vette più elevate sono quelle del monte Cervialto (1.810 m s.l.m.) e del monte Polveracchio (1.790 m s.Lm) nella parte orientale e del monte Terminio (1 .786 m s.l.m.), nella parte occidentale. I Monti Picentini sono costituiti prevalentemente da rocce di natura calcarea e dolomitica fortemente fratturate e tettonizzate, che determinano una morfologia accidentata, caratterizzata dall'alternanza di vette e profonde incisioni in cui scorrono i corsi d'acqua. La natura litologica

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COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE dei rilievi determina l'insorgere di fenomeni carsici importanti, rappresentati da forme epigee, come doline e conche endoreiche (es. Bocca del Dragone di Volturara Irpina) ed ipogee come grotte e condotti carsici. L'elevata permeabilità per fratturazione e carsismo dei calcari comporta la presenza di una sviluppata circolazione idrica sotterranea, che da luogo a sorgenti imponenti come quelle di Serino, e , localizzate prevalentemente alla base dei rilievi montuosi, al contatto tra rocce calcaree e litologie meno penneabili 17 (generalmente argillose). Tale assetto geologico e strutturale della catena comporta una elevata vulnerabilità geomorfologica e soprattutto idrogeologica. L'elevata estensione del territorio coperto dalla zona di protezione speciale dei Monti Picentini e la variabilità di condizioni morfologiche e climatiche favoriscono la presenza di differenti habitat, alcuni di particolare pregio, elencati nella tabella seguente.

(*) Indice habitat prioritari (Direttiva 92/4 CEE)

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Tabella: “Habitat presenti nella ZPS Monti Picentini”

La tabella mette in evidenza per la ZPS dei Monti Picentini, la presenza di habitat con caratteristiche di rappresentatività buona (prevalenza di B) e buon grado di conservazione, probabilmente indice di strutture mediamente conservate e ripristino possibile con impegno medio. Particolarmente significativo per copertura (%) e singolare importanza in quanto habitat prioritario (*) il sito 621 O "Formazioni erbose secche semi naturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuca-Brometalia). Per le sue peculiarità orografiche e idrogeologiche, l'area ZPS dei Monti Picentini rappresenta un serbatoio di biodiversità di primaria importanza nella definizione della connettività ecologica dell'intero meridione italiano. Le varietà di ambienti ed ecotipi presenti offrono riparo e siti di riproduzione ad un elevatissimo numero di specie animali, stanziali e transienti. I Monti Picentini accolgono una fitta vegetazione, legata alla presenza di una coltre piroclastica che ha ricoperto le cime montuose e colmato le depressioni. L'importanza floristica è dovuta soprattutto alla presenza di popolamenti vegetali tra i più rappresentativi dell'Appennino campano, come ad esempio le praterie xerofile con specie endemiche. Vi sono inoltre foreste di caducifoglie e stazioni spontanee di Pinus nigra.

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Importantissimi l'avifauna (l'aquila reale, l'astore e il falco pellegrino), i mammiferi, soprattutto per la presenza di Canis lupus (specie prioritaria in via di estinzione in Italia), gli anfibi ed i rettili (il biacco, il cervone, l'aspide). La distribuzione spaziale delle differenti tipologie di coperture (%) presenti nel sito, raggruppate per habitat generici, è illustrata nella seguente tabella.

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Tabella: distribuzione in percentuale degli Habitat (Fonte Natura 2000 Formulario Standard)

Nella tabella 8 sono riportate per ogni specie individuata nella Zona di Protezione Speciale "Monti Picentini" (Uccelli elencati nell'Allegato I della Direttiva 79/409/CEE; Uccelli migratori abituali non elencati nell'Allegato I della Direttiva 79/409/CEE; Invertebrati, Pesci Anfibi, Rettili e Mammiferi elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE) una valutazione inerente la presenza della popolazione nel sito. La classificazione indica I = individui; p = coppie; C = comune; R = rara; V = molto rara; P = presente. Inoltre, vi è contenuta una Valutazione del Sito in funzione della densità della popolazione rispetto alla sua distribuzione nazionale (espressa in percentuali), la conservazione degli elementi caratteristici dell’'habitat e l'isolamento della popolazione rispetto alla sua distribuzione areale. La valutazione è stata realizzata in funzione di tre diverse classi, il cui significato è illustrato in tabella. I dati utilizzati sono ripresi dalle schede di Natura 2000 del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Direzione Conservazione della Natura, a cui si rimanda per ulteriori approfondimenti.

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Tabella: Legenda della classificazione della Valutazione del sito

Il sito è caratteristico per la presenza di alcuni invertebrati di gran pregio, come ad esempio la Rosolia alpina, specie di rilevanza comunitaria in quanto molto rara, e di anfibi caratterizzati da una distribuzione sul territorio nazionale comunque rara. Tra i mammiferi è da segnalare la presenza del Canis lupus, specie in via di estinzione in Italia e specie prioritaria (Direttiva 92143/CEE), presente nel sito con meno di 4 individui. Tra le numerose specie di Uccelli che popolano il sito, particolare significatività ha l'Aquila reale. Inoltre, è evidente che alla significativa biodiversità del sito si associa una qualità elevata (maggioranza di A = conservazione eccellente e B =conservazione buona) delle sue componenti che concorrono alla conservazione delle specie presenti. Vulnerabilità: L'integrità del sito può essere compromessa soprattutto dall'attività pastorale, con conseguenti rischi dovuti principalmente all'intenso allevamento di bestiame, dallo sviluppo della rete stradale e dell'incremento della pressione antropica per turismo.

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Tabella: Valutazione della popolazione e del sito per ogni specie presente nella ZPS (*) indica specie prioritaria (Direttiva 92/43/CEE)

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2.4.2 SIC IT8040011: Monte Terminio

L'area SIC IT8040011 interessa il massiccio carbonatico del Monte Terminio (1786 m s.l.m.) che costituisce la parte settentrionale del sistema orografico dei Monti Picentini. Litologicamente il rilievo del Terminio è formato da una potente successione carbonatica con alla base terreni dolomitici evolventi, verso l'alto, a litotipi calcarei. Esso si caratterizza per la presenza di valli 22 fluviali incise sul versante occidentale e di fiumi e corsi d'acqua che, nelle in prossimità delle aree sorgive presentano caratteristiche di fiumi montani. Le buone caratteristiche di permeabilità delle rocce che formano il massiccio consentono, un' elevata infiltrazione delle acque meteoriche che vanno ad alimentare un'attiva circolazione idrica sotterranea. Infatti il Monte Terminio è sede di cospicue emergenze basali, nettamente superiori a quelli degli altri massicci carbonatici dell'Appennino Meridionale. Pertanto tale idrostruttura, riveste un ruolo di rilevanza interregionale per quanto attiene all'approvvigionamento idrico per uso potabile. La variabilità di condizioni morfologiche e climatiche favoriscono all'interno del sito la presenza di differenti habitat, alcuni di particolare pregio, elencati nella tabella che segue.

(*) indica habitat priori lari (Direttiva 92/43/CEE) Tabella: Habitat presenti nel SIC Monte Terminio

Come si può facilmente dedurre dal confronto tra gli habitat contenuti nei due siti, quelli appartenenti al SIC sono più rappresentativi e presentano un grado di conservazione più elevato (prevalenza di A), equivalente ad una struttura ben conservata e prospettive future eccellenti. Tra gli habitat di interesse comunitario da conservare, soprattutto per la loro rarità, è da segnalare il sito 7220 "Sorgenti pietrificanti con formazione di travertino (Cratoneurion), mentre per maggiore estensione il 9210 "Faggete degli Appennini di Taxus e Ilex ", copre il28%

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COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE dell 'intero sito. La distribuzione spaziale delle differenti tipologie di coperture (%) presenti nel sito, raggruppate per habitat generici, è illustrata nella seguente tabella.

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Tabella : distribuzione percentuale degli habitat (fonte Natura 2000 ‐ Formulario Standard)

L'eterogeneità degli ambienti e degli habitat, unita all'estensione territoriale del SIC, favorisce la presenza di una notevole ricchezza specifica animale e vegetale. Alcune specie all'interno del SIC sono state riconosciute di importanza comunitaria ai sensi della Direttiva 92/43/CEE (allegato II) e della Direttiva 2009/147/CE (allegato 1). Dal punto di vista delle specie associate agli habitat individuati, sono presenti i principali tipi vegetazionali dell'Appennino campano, caratterizzati soprattutto da estese faggete. Sono importanti le comunità di anfibi e chirotteri, mentre tra i mammiferi è segnalata la presenza probabile del Lupo e della Lontra. Interessante e ricca l'avifauna. Nella tabella 13 sono riportate per ogni specie individuata nel SIC "Monte Tenninio" (Uccelli elencati nell'Allegato I della Direttiva 79/409/CEE; Uccelli migratori abituali non elencati nell'Allegato I della Direttiva 79/409/CEE; Invertebrati, Pesci Anfibi, Rettili e Mammiferi elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE) una valutazione inerente la presenza della popolazione nel sito. La classificazione indica: i = individui; p = coppie; C = comune; R = rara; V = molto rara; P = presente.

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Inoltre, analogamente a quanto illustrato nella descrizione della ZPS Monti Picentini, vi è contenuta una Valutazione del Sito in funzione alla densità della popolazione rispetto alla sua distribuzione nazionale (espressa in percentuali), la conservazione degli elementi caratteristici dell'habitat e l'isolamento della popolazione rispetto alla sua distribuzione areale. La valutazione è stata realizzata in funzione di tre diverse classi, il cui significato è illustrato in 24 tabella 12. Tali dati sono ripresi dalle schede di Natura 2000 del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - Direzione Conservazione della Natura, a cui si rimanda per ulteriori approfondimenti.

Tabella: legenda della classificazione della Valutazione del Sito

Vulnerabilità: I rischi potenziali che possono interessare tale sito sono dovuti ad un eccessivo sfruttamento del territorio derivante da attività di allevamento e agricoltura, soprattutto a causa del sovrasfruttamento delle risorse idriche dovuta alla captazione d'acqua a scopo irriguo che potrebbe influenzare i regimi idrologici ed impoverire gli habitat umidi. Altre pressioni negative possono derivare dall'incremento dell'attività turistica e tutte le azioni ad essa connesse.

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Tabella: valutazione della popolazione e del sito per ogni specie presente nel SIC. (*)indica specie prioritarie (Direttiva 92/43/CEE)

2.4.3 Descrizione degli habitat della Rete Natura 2000 L'elevata estensione del territorio coperto dai siti della Rete Natura 2000 e la variabilità delle condizioni morfologiche e climatiche favoriscono la presenza di differenti habitat, alcuni di particolare pregio, e che sono di seguito descritte. Gli habitat e le specie compresi all'interno del SIC e della ZPS che coinvolgono il territorio comunale di Santo Stefano del Sole sono certamente quantitativamente circoscritti alle caratteristiche locali dell'area e, spesso comuni ai due siti; è necessario sottolineare che la loro

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COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE valutazione accurata non è stata possibile per mancanza di dati specifici. Si è ritenuto comunque utile ai fini dello studio proporre una breve sintesi informativa generale sugli habitat e sulle specie di maggiore importanza a livello regionale o locale, che sono stati di volta in volta utilizzati nello studio degli impatti in quanto maggiormente vulnerabili o di elevato significato per la conservazione.

L'esame delle schede Natura 2000 relative a ciascun sito ha consentito non solo di evidenziare 26 gli habitat presenti e le specie più significative, ma anche di caratterizzare ciascun sito in funzione di un parametro quale la Valutazione globale del sito per la conservazione degli habitat, termine con cui si indica il valore complessivo del sito ottenuto integrando i precedenti criteri di valutazione (rappresentatività, grado di conservazione, ecc.). La tabella di seguito riportata fornisce la sintesi della "valutazione globale" degli habitat presenti nei siti del comune di Santo Stefano, in cui risulta che 7 siti mostrano un grado di conservazione complessivo classificato come eccellente (A), mentre 10 siti sono considerati buoni (B). Tali considerazioni sono indispensabili per stabilire le giuste azioni e le strategie gestionali appropriate per la conservazione e, dove necessario, il recupero degli habitat.

%

Tabella: elenco habitat presenti nei siti NATURA 2000 Legenda Valutazione globale: A valore eccellente ‐ B valore buono ‐ C valore significativo ‐ X mancanza dati

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Di seguito viene fornita una caratterizzazione generale degli ambienti rinvenuti nei siti di interesse comunitario ricadenti all'interno del Comune di Santo Stefano del Sole, delle potenziali azioni che possono in qualche misura influenzarne la conservazione e delle loro proprietà intrinseche. 3250 Fiumi mediterranei a flusso permanente con Glaucium flavum 27 Comunità erbacee pioniere su alvei ghiaiosi o ciottolosi poco consolidati di impronta submediterranea con formazioni del Glaucionflavi. Le stazioni si caratterizzano per l'alternanza di fasi di inondazione e di aridità estiva marcata. 3260 Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e CallitrichoBatrachion. Questo habitat include i corsi d'acqua, dalla pianura alla fascia montana, caratterizzati da vegetazione erbacea perenne paucispecifica formata da macrofite acquatiche a sviluppo prevalentemente subacqueo con apparati fiorali generalmente emersi del Ranunculion jluitantis e Callitricho-Batrachion e muschi acquatici. Nella vegetazione esposta a corrente più veloce (Ranunculion fluitantis) gli apparati fogliari rimangono del tutto sommersi mentre in condizioni reofile meno spinte una parte delle foglie è portata a livello della superficie dell’acqua (Callitricho-Batrachion). Questo habitat, di alto valore naturalistico ed elevata vulnerabilità, è spesso associato alle comunità a Butomus umbellatus; è importante tenere conto di tale aspetto nell'individuazione dell'habitat. La disponibilità di luce è una tàttore critico e perciò questa vegetazione non si insedia in corsi d'acqua ombreggiati dalla vegetazione esterna e dove la limpidezza dell'acqua è limitata dal trasporto torbido. 5330 Arbusteti termo‐medìterranei e pre‐desertici In Italia questo habitat è presente negli ambiti caratterizzati da un termotipo termomediterraneo, ma soprattutto laddove rappresentato da cenosi a dominanza di Ampelodesmos mauritanicus può penetrare in ambito mesomediterraneo. 6210(*) Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco‐Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee) Praterie polispecifiche perenni a dominanza di graminacee emicriptofitiche, generalmente secondarie, da aride a semimesofile, diffuse prevalentemente nel Settore Appenninico, talora interessate da una ricca presenza di specie di Orchideaceae ed in tal caso considerate

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COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE priontarie. Si tratta di comunità endemiche, da xerofile a semimesofile, prevalentemente emicriptofitiche ma con una possibile componente camefitica, sviluppate su substrati di varia natura. Per individuare il carattere prioritario deve essere soddisfatto almeno uno dei seguenti criteri: (a) il sito ospita un ricco contingente di specie di orchidee;

(b) il sito ospita un'importante popolazione di almeno una specie di orchidee ritenuta non 28 molto comune a livello nazionale; (c) il sito ospita una o più specie di orchidee ritenute rare, molto rare o di eccezionale rarità a livello nazionale. 6220(*) Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero‐Brachypodietea Praterie xerofile e discontinue di piccola taglia a dominanza di graminacee, su substrati di varia natura, spesso calcarei e ricchi di basi, talora soggetti ad erosione, con aspetti perenni dei Piani Bioclimatici Termo-, Meso-, Supra- e Submeso-Mediterraneo, con distribuzione prevalente nei settori costieri e subcostieri dell'Italia peninsulare e delle isole, occasionalmente rinvenibili nei territori interni in corrispondenza di condizioni edafiche e rnicroclimatiche particolari. 6510 Praterie magre da fieno a bassa altitudine (Alopecurus pratensis, Sanguisorba otficinalis) Prati da mesici a pingui, regolarmente falciati e concimati in modo non intensivo, floristicamente ricchi, distribuiti dalla pianura alla fascia montana inferiore, riferibili all'alleanza Arrhenatherion. Si includono anche prato-pascoli con affine composizione floristica. In Sicilia tali formazioni che presentano caratteristiche floristiche diverse pur avendo lo stesso significato ecologico, vengono riferite all'alleanza Plantaginion cupanii. In ambito peninsulare gli arrenatereti sono estremamente rari e scarsi o assenti risultano i dati di letteratura disponibili. Si tratta di tipi di vegetazione che si possono mantenere esclusivamente attraverso interventi di sfalcio essendo, infatti, la vegetazione potenziale rappresentata da formazioni arboree. Anche la concimazione è decisiva. In sua assenza, pur assicurando regolari falciature, si svilupperebbero, secondo le caratteristiche dei diversi siti, altri tipi di prateria, soprattutto mesoxerofila. 7220(*) Sorgenti pietrificanti con formazione di tufi (Cratoneurion) Comunità a prevalenza di briofite che si sviluppano in prossimità di sorgenti e pareti stillicidiose che danno origine alla formazione di travertini o tufi per deposito di carbonato di calcio sulle fronde. Si tratta quindi di formazioni vegetali spiccatamente igro-idrofile, attribuite

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COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE all'alleanza Cratoneurion commutati che prediligono pareti, mpi, muri normalmente in posizioni ombrose, prevalentemente calcarei, ma che possono svilupparsi anche su vulcaniti, scisti, tufi, ecc. Questa vegetazione che presenta un'ampia diffusione nell'Europa meridionale, è costituita da diverse associazioni che in Italia esprimono una notevole variabilità, a seconda della latitudine delle stazioni.

8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica 29 Comunità casmofitiche delle rocce carbonatiche, dal livello del mare nelle regioni mediterranee a quello cacuminale nell'arco alpino. 8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico Grotte non aperte alla fruizione turistica, comprensive di eventuali corpi idrici sotterranei, che ospitano specie altamente specializzate, rare, spesso strettamente endemiche, e che sono di primaria importanza nella conservazione di specie animali dell'Allegato II quali pipistrelli e anfibi. I vegetali fotosintetici si rinvengono solo all'imboccatura delle grotte e sono rappresentati da alcune piante vascolari, briofite e da alghe. In assenza di perturbazioni ambientali, sia naturali (variazioni nel regime idrico), sia antropiche, l'habitat è stabile nel tempo ed è caratterizzato da una notevole costanza dei fattori ecologici nel lungo periodo. Esso rappresenta un ambiente di rifugio per una fauna cavernicola, spesso strettamente endemica, di notevole interesse biogeografico. 9210* Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex Faggete ternofile con tasso e con agrifoglio nello strato alto-arbustivo e arbustivo del piano bioclimatico supratemperato ed ingressioni nel mesotemperato superiore, sia su substrati calcarei sia silicei o marnosi distribuite lungo tutta la catena Appenninica e parte delle Alpi Marittime. Sono generalmente ricche floristicamente, con partecipazione di specie arboree, arbustive ed erbacee mesofile dei piani bioclimatici sottostanti, prevalentemente elementi sud-est europei (appenninico-balcanici), sud-europei e mediterranei (Geranio striati-Fagion). 9220* Faggeti degli Appennini con Abies alba e faggete con Abies nebrodensis I boschi misti di faggio e abete bianco hanno una distribuzione piuttosto frammentata lungo la catena appenninica accantonandosi sui principali rilievi montuosi, in aree a macrobioclima temperato con termotipo supratemperato, più raramente mesotemperato. Essi ospitano alcune specie vascolari endemiche, lo stesso abete bianco è rappresentato dalla particolare sottospecie endemica Abies alba subsp. apennina, per lo meno nell'Appennino meridionale. In questi boschi è inoltre ricco il contingente di specie orofile, da considerarsi come relitti di una flora orofila terziaria che dopo le glaciazioni non è stato in grado di espandersi verso nord e

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COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE che è rimasto accantonato su queste montagne. Studi palinologici svolti sui sedimenti di aree lacustri e torbiere dell'Appennino hanno evidenziato che in passato l'abete bianco aveva una maggiore diffusione. La recente contrazione dell'areale è da imputare probabilmente anche all'impatto delle attività antropiche sulla vegetazione forestale. 9260 Boschi di Castanea sativa

Boschi acidofili ed oligotrofici dominati da castagno. L'habitat include i boschi misti con 30 abbondante castagno e i castagneti d'impianto (da frutto e da legno) con sottobosco caratterizzato da una certa naturalità (sono quindi esclusi gli impianti da frutto produttivi in attualità d'uso che coincidono con il codice Corine 83.12 - impianti da frutto Chestnut groves e come tali privi di un sottobosco naturale caratteristico) dei piani bioclimatici mesotemperato (o anche submediteiTaneo) e supratemperato su substrati da neutri ad acidi (ricchi in silice e silicati), profondi e freschi e talvolta su suoli di matrice carbonatica e decarbonatati per effetto delle precipitazioni. Si rinvengono sia lungo la catena alpina e prealpina sia lungo l'Appennino. 9320 Foreste di Olea e Ceratonia Formazioni arborescenti termo-mediterranee dominate da Olea europaea var. sylvestris e Ceratonia siliqua alle quali si associano diverse altre specie di sclerofille semprverdi. Si tratta di microboschi, spesso molto frammentati e localizzati, presenti su vari tipi di substrati in ambienti a rnacrobioclima mediteiTaneo limitatamente alla fascia termomediterranea con penetrazioni marginali in quella mesomediterranea. 9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia Boschi dei Piani Tenno-, Meso-, Supra- e Submeso-Mediterraneo (ed occasionalmente Subsupran1edite1Taneo e Mesotemperato) a dominanza di leccio (Quercus ilex}, da calcicoli a silicicoli, da rupicoli o psammofili a mesofili, generalmente pluristratificati, con ampia distribuzione nella penisola italiana sia nei territori costieri e subcostieri che nelle aree interne appenniniche e prealpine; sono inclusi anche gli aspetti di macchia alta, se suscettibili di recupero.

2.4.3 Descrizione delle Specie della Rete Natura 2000

Nelle aree ricadenti nei due siti della Rete Natura 2000, la vegetazione è fortemente influenzata dalla distribuzione delle fasce altimetriche: boschi a prevalenza di faggi e misti di latifoglie sui pendii e le cime, talvolta presenza di praterie. La presenza di faggeti e, tra una

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COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE coltivazione e l'altra di siepi, filari di alberi o anche isolati, vegetazione arbustiva e cespugliosa serve a dare rifugio e luogo di nidificazione alla fauna che si è adattata alle colture agricole. Infatti, la fauna selvatica è costituita prevalentemente da specie non legate specificamente ad un determinante ambiente, e pertanto capaci di occupare nicchie piuttosto eterogenee. Le specie ecologicamente condizionate (con questa qualifica si intende la selvaggina stanziate del tipo della starna, pernice) sono diventate rare e questa loro presenza diminuita sul territorio 31 irpino è certamente connessa alle modifiche territoriali apportate dall'uomo negli ambienti per esse tipici. Di seguito vengono fornite le note descrittive delle specie associate agli habitat presenti, in cui sono incluse alcune informazioni relative ai rischi generici per la conservazione ed eventuali interventi di mitigazione che possono influire positivamente sul mantenimento delle relative popolazioni. I dati relativi alla descrizione delle specie sottoposte a tutela provengono dal Rapporto Ambientale del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 della Regione Campania (Bollettino Ufficiale della Regione Campania- Numero Speciale dei 30 gennaio 2008). Vengono inoltre indicati in forma di tabella, per una più rapida consultazione, il SIC/ZPS di rinvenimento di ciascuna entità, con indicazione dello stato di valutazione globale della specie. Sono state descritte le specie animali indicate nell'Allegato II della Direttiva Habitat 92/43/CEE e gli uccelli nidificanti elencati in Allegato I e II della Direttiva Uccelli 79/409/CEE.

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Tabella: Legenda Valutazione globale: nella colonna sistematica I=Invertebrati; P= Pesci; AR=Anfibi e Rettili; M=Mammiferi; U=Uccelli; V=Piante. A: conservazione eccellente, B: buona conservazione C: valore significativo

Di seguito viene fornita una caratterizzazione generale degli ambienti rinvenuti nei siti di interesse comunitario ricadenti all'interno del Comune di Santo Stefano del Sole, delle potenziali azioni che possono in qualche misura influenzarne la conservazione e delle loro proprietà intrinseche.

3250 Fiumi mediterranei a flusso permanente con Glaucium flavum Comunità erbacee pioniere su alvei ghiaiosi o ciottolosi poco consolidati di impronta submediterranea con formazioni del Glaucionflavi. Le stazioni si caratterizzano per l'alternanza di fasi di inondazione e di aridità estiva marcata. 3260 Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e CallitrichoBatrachion. Questo habitat include i corsi d'acqua, dalla pianura alla fascia montana, caratterizzati da vegetazione erbacea perenne paucispecifica formata da macrofite acquatiche a sviluppo

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COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE prevalentemente subacqueo con apparati fiorali generalmente emersi del Ranunculion jluitantis e Callitricho‐Batrachion e muschi acquatici. Nella vegetazione esposta a corrente più veloce (Ranunculion fluitantis) gli apparati fogliari rimangono del tutto sommersi mentre in condizioni reofile meno spinte una parte delle foglie è portata a livello della superficie dell’acqua (Callitricho‐Batrachion).

Questo habitat, di alto valore naturalistico ed elevata vulnerabilità, è spesso associato alle 33 comunità a Butomus umbellatus; è importante tenere conto di tale aspetto nell'individuazione dell'habitat. La disponibilità di luce è una fattore critico e perciò questa vegetazione non si insedia in corsi d'acqua ombreggiati dalla vegetazione esterna e dove la limpidezza dell'acqua è limitata dal trasporto torbido.

5330 Arbusteti termo‐medìterranei e pre‐desertici In Italia questo habitat è presente negli ambiti caratterizzati da un termotipo termomediterraneo, ma soprattutto laddove rappresentato da cenosi a dominanza di Ampelodesmos mauritanicus può penetrare in ambito mesomediterraneo.

6210(*) Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco‐Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee) Praterie polispecifiche perenni a dominanza di graminacee emicriptofitiche, generalmente secondarie, da aride a semimesofile, diffuse prevalentemente nel Settore Appenninico, talora interessate da una ricca presenza di specie di Orchideaceae ed in tal caso considerate prioritarie. Si tratta di comunità endemiche, da xerofile a semimesofile, prevalentemente emicriptofitiche ma con una possibile componente camefitica, sviluppate su substrati di varia natura. Per individuare il carattere prioritario deve essere soddisfatto almeno uno dei seguenti criteri: (a) il sito ospita un ricco contingente di specie di orchidee; (b) il sito ospita un'importante popolazione di almeno una specie di orchidee ritenuta non molto comune a livello nazionale; (c) il sito ospita una o più specie di orchidee ritenute rare, molto rare o di eccezionale rarità a livello nazionale.

6220(*) Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero‐Brachypodietea

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Praterie xerofile e discontinue di piccola taglia a dominanza di graminacee, su substrati di varia natura, spesso calcarei e ricchi di basi, talora soggetti ad erosione, con aspetti perenni dei Piani Bioclimatici Termo-, Meso-, Supra- e Submeso-Mediterraneo, con distribuzione prevalente nei settori costieri e subcostieri dell'Italia peninsulare e delle isole, occasionalmente rinvenibili nei territori interni in corrispondenza di condizioni edafiche e rnicroclimatiche particolari.

34 6510 Praterie magre da fieno a bassa altitudine (Alopecurus pratensis, Sanguisorba otficinalis) Prati da mesici a pingui, regolarmente falciati e concimati in modo non intensivo, floristicamente ricchi, distribuiti dalla pianura alla tàscia montana inferiore, riferibili all'alleanza Arrhenatherion. Si includono anche prato-pascoli con affine composizione floristica. In Sicilia tali formazioni che presentano caratteristiche floristiche diverse pur avendo lo stesso significato ecologico, vengono riferite all'alleanza Plantaginion cupanii. In ambito peninsulare gli arrenatereti sono estremamente rari e scarsi o assenti risultano i dati di letteratura disponibili. Si tratta di tipi di vegetazione che si possono mantenere esclusivamente attraverso interventi di sfalcio essendo, infatti, la vegetazione potenziale rappresentata da formazioni arboree. Anche la concimazione è decisiva. In sua assenza, pur assicurando regolari falciature, si svilupperebbero, secondo le caratteristiche dei diversi siti, altri tipi di prateria, soprattutto mesoxerofila.

7220(*) Sorgenti pietrificanti con formazione di tufi (Cratoneurion) Comunità a prevalenza di briofite che si sviluppano in prossimità di sorgenti e pareti stillicidiose che danno origine alla formazione di travertini o tufi per deposito di carbonato di calcio sulle fronde. Si tratta quindi di formazioni vegetali spiccatamente igro-idrofile, attribuite all'alleanza Cratoneurion commutati che prediligono pareti, rupi, muri normalmente in posizioni ombrose, prevalentemente calcarei, ma che possono svilupparsi anche su vulcaniti, scisti, tufi, ecc. Questa vegetazione che presenta un'ampia diffusione nell'Europa meridionale, è costituita da diverse associazioni che in Italia esprimono una notevole variabilità, a seconda della latitudine delle stazioni.

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8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica Comunità casmofitiche delle rocce carbonatiche, dal livello del mare nelle regioni mediterranee a quello cacuminale nell'arco alpino.

8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico

Grotte non aperte alla fruizione turistica, comprensive di eventuali corpi idrici sotterranei, che 35 ospitano specie altamente specializzate, rare, spesso strettamente endemiche, e che sono di primaria importanza nella conservazione di specie animali dell' Allegato II quali pipistrelli e anfibi. I vegetali fotosintetici si rinvengono solo all'imboccatura delle grotte e sono rappresentati da alcune piante vascolari, briofite e da alghe. In assenza di perturbazioni ambientali, sia naturali (variazioni nel regime idrico), sia antropiche, l'habitat è stabile nel tempo ed è caratterizzato da una notevole costanza dei fattori ecologici nel lungo periodo. Esso rappresenta un ambiente di rifugio per una fauna cavernicola, spesso strettamente endemica, di notevole interesse biogeografico.

9210 Faggeti degli Appennini con Taxus e IIex Faggete terrnofile con tasso e con agrifoglio nello strato alto-arbustivo e arbustivo del piano bioclimatico supratemperato ed ingressioni nel mesotemperato superiore, sia su substrati calcarei sia silicei o marnosi distribuite lungo tutta la catena Appenninica e parte delle Alpi Marittime. Sono generalmente ricche floristicamente, con partecipazione di specie arboree, arbustive ed erbacee mesofile dei piani bioclimatici sottostanti, prevalentemente elementi sud-est europei (appenninico-balcanici), sud-europei e mediterranei (Geranio striati‐Fagion).

9220* Faggeti degli Appennini con Abies alba e faggete con Abies nebrodensis I boschi misti di faggio e abete bianco hanno una distribuzione piuttosto frammentata lungo la catena appenninica accantonandosi sui principali rilievi montuosi, in aree a macrobioclima temperato con termotipo supratemperato, più raramente mesotemperato. Essi ospitarono alcune specie vascolari endemiche, lo stesso abete bianco è rappresentato dalla particolare sottospecie endemica Abies alba subsp. apennina, per lo meno nell'Appennino meridionale. In questi boschi è inoltre ricco il contingente di specie orofile, da considerarsi come relitti di una flora orofila terziaria che dopo le glaciazioni non è stato in grado di espandersi verso nord e che è rimasto accantonato su queste montagne. Studi palinologici svolti sui sedimenti di aree

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COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE lacustri e torbiere dell'Appennino hanno evidenziato che in passato l'abete bianco aveva una maggiore diffusione. La recente contrazione dell'areale è da imputare probabilmente anche all'impatto delle attività antropiche sulla vegetazione forestale.

9260 Boschi di Castanea sativa

Boschi acidofili ed oligotrofici dominati da castagno. L'habitat include i boschi misti con 36 abbondante castagno e i castagneti d'impianto (da frutto e da legno) con sottobosco caratterizzato da una certa naturalità (sono quindi esclusi gli impianti da frutto produttivi in attualità d'uso che coincidono cqn il codice Corine 83.12 - impianti da frutto Chestnut groves e come tali privi di un sottobosco naturale caratteristico) dei piani bioclimatici mesotemperato (o anche submediterraneo) e supratemperato su substrati da neutri ad acidi (ricchi in silice e silicati), profondi e freschi e talvolta su suoli di matrice carbonatica e decarbonatati per effetto delle precipitazioni. Si rinvengono sia lungo la catena alpina e prealpina sia lungo l'Appennino.

9320 Foreste di Olea e Ceratonia Formazioni arborescenti termo-meditenanee dominate da Olea europaea var. sylvestris e Ceratonia siliqua alle quali si associano diverse altre specie di sclerofille sempreverdi. Si tratta di microboschi, spesso molto frammentati e localizzati, presenti su vari tipi di substrati in ambienti a rnacrobioclima mediterraneo limitatamente alla fascia termomediterranea con penetrazioni marginali in quella mesomediterranea.

9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia Boschi dei Piani Tenno-, Meso-, Supra- e Submeso-Mediterraneo (ed occasionalmente Subsupramediterraneo e Mesotemperato) a dominanza di leccio (Quercus ilex}, da calcicoli a silicicoli, da rupicoli o psammofili a mesofili, generalmente pluristratificati, con ampia distribuzione nella penisola italiana sia nei territori costieri e subcostieri che nelle aree interne appenniniche e prealpine; sono inclusi anche gli aspetti di macchia alta, se suscettibili di recupero.

2.4.3 Descrizione delle Specie della Rete Natura 2000 Nelle aree ricadenti nei due siti della Rete Natura 2000, la vegetazione è fortemente influenzata dalla distribuzione delle fasce altimetriche: boschi a prevalenza di faggi e misti di

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COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE latifoglie sui pendii e le cime, talvolta presenza di praterie. La presenza di faggeti e, tra una coltivazione e l'altra di siepi, filari di alberi o anche isolati, vegetazione arbustiva e cespugliosa serve a dare rifugio e luogo di nidificazione alla fauna che si è adattata alle colture agricole. Infatti, la fauna selvatica è costituita prevalentemente da specie non legate specificamente ad un determinante ambiente, e pertanto capaci di occupare nicchie piuttosto eterogenee. Le specie ecologicamente condizionate (con questa qualifica si intende la selvaggina stanziate del 37 tipo della starna, pernice) sono diventate rare e questa loro presenza diminuita sul territorio irpino è certamente connessa alle modifiche territoriali apportate dall'uomo negli ambienti per esse tipici. Di seguito vengono fornite le note descrittive delle specie associate agli habitat presenti, in cui sono incluse alcune informazioni relative ai rischi generici per la conservazione ed eventuali interventi di mitigazione che possono influire positivamente sul mantenimento delle relative popolazioni. I dati relativi alla descrizione delle specie sottoposte a tutela provengono dal Rapporto Ambientale del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 della Regione Campania (Bollettino Ufficiale della Regione Campania- Numero Speciale dei 30 gennaio 2008). Vengono inoltre indicati in fonna di tabella, per una più rapida consultazione, il SIC/ZPS di rinvenimento di ciascuna entità, con indicazione dello stato di valutazione globale della specie. Sono state descritte le specie animali indicate nell'Allegato II della Direttiva Habitat 92/43/CEE e gli uccelli nidificanti elencati in Allegato I e II della Direttiva Uccelli 79/409/CEE.

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Tabella: Legenda valutazione globale: nella colonna sistematica (I=Invertebrati; P=Pesci; AR=Anfibi e Rettili; M=Mammiferi; U=Uccelli; V=Piante;) (A: conservazione eccellente; B: buona conservazione; C: Valore significativo)

Invertebrati Austropotamobius pallipes (Gambero di fiume): Caratteristiche ecologiche: vive in acque correnti fortemente ossigenate, in aree collinari e montane. Fattori di minaccia: La specie è molto sensibile all'alterazione meccanica dell'alveo e delle sponde e all'inquinamento, ed è quindi buona indicatrice dello stato di salute delle acque; degrado di habitat per inquinamento da pesticidi, fertilizzanti, rifiuti organici; prelievo diretto. Lucanus cervus (Cervo volante) Caratteristiche ecologiche: Vive in querceti e castagneti, talvolta anche su gelsi e salici. La specie necessita di ceppaie di vecchie piante. Fattori di minaccia: Degrado di habitat per eccessiva diffusione di boschi cedui e per impoverimento della sostanza deperiente o morta sui suoli forestali Melanargia arge (Arge) Caratteristiche ecologiche: Vive in steppe aride con cespugli sparsi e rocce in affioramento,

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COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE spesso in fondovalle riparati dal vento o in aree collinari interne. Fattori di minaccia: Degrado di habitat per pascolo eccessivo o incendi. Rosalia alpina* (Rosalia alpina) Caratteristiche ecologiche: Vive in boschi di faggio, raramente anche in associazione a ontani, frassini, tigli, aceri e conifere. Necessita di legno morto o deperiente al suolo.

Fattori di minaccia: Degrado di habitat per impoverimento della sostanza deperiente o morta 39 sui suoli forestali.

Pesci Salmo macrostigma (Trota macrostigma) Caratteristiche ecologiche: Vive in corsi d'acqua con abbondante vegetazione acquatica in acque limpide, ben ossigenate, fresche, con corrente moderata (in particolare: ambienti di risorgiva). Fattori di minaccia: Degrado di habitat per inquinamento, prelievi idrici, artificializzazione degli alvei fluviali; intensa pressione di pesca; inquinamento genetico.

Anfibi e Rettili Bambina variegata (Ululone dal ventre giallo) Caratteristiche ecologiche: Vive in torrenti, ruscelli a basso idrodinamismo, ma anche in laghetti, piccole pozze, talvolta in abbeveratoi. Fattori di minaccia: Perdita di habitat; inquinamento di ambienti acquatici; introduzione di specie predatrici (salmonidi); prelievo di individui a fini di collezionismo. Salamandrina tergidigitata (Salarnandrina dagli occhiali) Caratteristiche ecologiche: Vive in ambienti umidi in corrispondenza di boschi di latifoglie con ampie radure. Per la riproduzione necessita di corsi d'acqua a debole corrente, talvolta può utilizzare acque stagnanti di abbeveratoi, fossi, pozze. Fattori di minaccia: Perdita di habitat (captazione delle acque, artificializzazione delle sponde, inquinamento, alterazione delle aree naturali lungo le sponde): per la sua conservazione è quindi necessario il mantenimento della naturalità degli habitat presso i torrenti in aree boscate; inquinamento di ambienti acquatici. Triturus carnifex (Tritone crestato italiano) Caratteristiche ecologiche: Vive in boschi, prati, campi con presenza di piccoli laghi, stagni, pozze, canali e risorgive, preferibilmente con ricca vegetazione acquatica, in cui si riproduce.

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Fattori di minaccia: Perdita di habitat di riproduzione; inquinamento di ambienti acquatici; introduzione di specie predatrici (salmonidi); prelievo di individui a fini di collezionismo. Elaphe quatuorlineata ( Cervone) Caratteristiche ecologiche: Vive in ambienti di macchia mediterranea (generalmente boschi sempreverdi), ma a volte anche in boschi di caducifoglie. Si ritrova di frequente in prossimità di caseggiati e centri abitati, dove predilige muretti a secco ed edifici ruderali. 40 Fattori di minaccia: Perdita e degrado di habitat; persecuzione diretta.

Mammiferi Canis lupus * (Lupo) Caratteristiche ecologiche: Vive in ambienti scarsamente antropizzati, in aree collinari e lontane con densa copertura forestale. Fattori di minaccia: Frammentazione di habitat; persecuzione diretta; carenza di prede selvatiche; inquinamento genetico per ibridazione con cani randagi. Lutra lutra (Lontra) Caratteristiche ecologiche: Vive in prossimità di corsi d'acqua, frequentando anche laghi, lagune, zone estuariali. Fattori di minaccia: Perdita e degrado di habitat; persecuzione diretta. Miniopterus schreibersii (Miniottero) Caratteristiche ecologiche: Vive in ambienti carsici di aree poco antropizzate. E' una specie tipicamente cavernicola. Fattori di minaccia: Riduzione di prede (insetti) a causa di utilizzo di pesticidi in agricoltura; perturbazione delle colonie nei siti di riproduzione e svernamento. Myotis blythii (Vespertilio minore) Caratteristiche ecologiche: Vive in aree piuttosto aperte. Sverna e si riproduce in ambienti ipogei ed in edifici. Fattori di minaccia: Riduzione di prede (insetti) a causa di utilizzo di pesticidi in agricoltura; perturbazione delle colonie nei siti di riproduzione e svernamento. Myotis myotis (Vespertilio maggiore) Caratteristiche ecologiche: Vive in ambienti di pianura e collina. Si rifugia e si riproduce in ambienti sotterranei, a volte in fabbricati, più raramente in cavità arboree. Fattori di minaccia: Perdita e degrado di habitat; riduzione di prede (insetti) a causa di utilizzo di pesticidi in agricoltura; perturbazione delle colonie nei siti di riproduzione e svernamento.

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Rhynolophus euryale (Ferro di cavallo euriale) Caratteristiche ecologiche: Vive in ambienti carsici coperti da vegetazione forestale. Utilizza come siti di rifugio, svernamento e riproduzione, cavità ipogee ed edifici. Fattori di minaccia: Riduzione di prede (insetti) a causa di utilizzo di pesticidi in agricoltura; perturbazione delle colonie nei siti di riproduzione e svernamento.

Rhynolophusferrumequinum (Ferro di cavallo maggiore) 41 Caratteristiche ecologiche: Vive in aree calcaree aperte in prossimità di acqua, alberi e cespugli. Si ritrova anche in vicinanza di insediamenti umani. Sverna in cavità ipogee naturali o artificiali; in estate si rifugia in fessure rocciose, edifici, cavità arboree. Fattori di minaccia: Riduzione di prede (insetti) a causa di utilizzo di pesticidi in agricoltura; perturbazione delle colonie nei siti di riproduzione e svernamento. Rhynolophus hypposideros (Ferro di cavallo minore) Caratteristiche ecologiche: Vive in aree calcaree con presenza di boschi, anche in vicinanza di insediamenti umani. I siti di rifugio , riproduzione e svemamento sono costituiti da cavità ipogee, più raramente da edifici. Fattori di minaccia: Riduzione di prede (insetti) a causa di utilizzo di pesticidi in agricoltura; perturbazione delle colonie nei siti di riproduzione e svemamento.

Uccelli (di cui all'Allegato I della Direttiva 79/409/CEE e s.m.i) Aquila chrysaetos (Aquila reale) Caratteristiche ecologiche: Specie nidificante. Uova deposte in marzo e aprile. Frequenta zone montane, collinari, o localmente di pianura. È legata ad ambienti a vegetazione aperta o semiaperta. Costruisce il nido su pareti rocciose indisturbate. Fattori di minaccia: Bracconaggio; disturbo diretto ai nidi e alterazioni ambientali legate all'antropizzazione del territorio. L'abbandono della montagna e il conseguente rimboschimento naturale di ambienti a struttura aperta (prati, pascoli e incolti) potrebbero limitarne l'attuale ripresa numerica, mentre il mantenimento delle attività agro-silvo-pastorali potrebbe costituire, come per altre specie, un fattore positivo per la conservazione delle popolazioni. Alcedo atthis (Martin pescatore) Caratteristiche ecologiche: Specie sedentaria. Vive in zone umide quali canali, fiumi, laghi, lagune e stagni salmastri, spiagge marine. Nidifica preferibilmente negli ambienti d'acqua

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COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE dolce, più scarsamente in quelli d'acqua salmastra, e comunque laddove può reperire cavità in argini e pareti sabbiose e terrose in cui deporre le uova. Fattori di minaccia: Distruzione e modifica degli habitat di nidificazione (per es. cementificazione delle sponde arginali); inquinamento delle acque e contaminazione delle prede.

Alectoris graeca saxatilis (Coturnice) 42 Caratteristiche ecologiche: Specie sedentaria. Frequenta rilievi rocciosi tendenzialmente aridi, praterie xeriche a strato erbaceo piuttosto basso con affioramenti rocciosi e pietraie, pascoli. Fattori di minaccia: Modificazioni ambientali dovute all'abbandono delle attività agricole e di quelle pastorali nelle zone montane; eccessiva pressione venatoria; bracconaggio. Anthus campestris (Calandro) Caratteristiche ecologiche: Specie migratrice regolare e nidificante, è solita frequentare le zone sabbiose e cespugliose e le aree incolte. Nidifica nelle depressioni del suolo e nei boschi cedui. Fattori di minaccia: Bracconaggio; riduzione dell'habitat; riforestazione. Bubo bubo (Gufo reale) Caratteristiche ecologiche: Specie sedentaria e nidificante, solitaria e strettamente territoriale. La riproduzione ha luogo da marzo a giugno. Gli ambienti più frequentati dalla specie sono tipicamente i versanti rocciosi con scarsa vegetazione e i margini di vasti comprensori forestali misti. Le aree di caccia sono rappresentate da ambienti aperti, boschi di latifoglie su pendio e discariche di rifiuti. Fattori di minaccia: In passato persecuzione diretta (''lotta ai nocivi" e cattura per fini venatori) e contaminazione an1bientale da mercurio. Attualmente la minaccia più grave è rappresentata dall'impatto con le linee elettriche ad alta tensione. Caprimulgus europaeus (Succiacapre) Caratteristiche ecologiche: Specie migratrice regolare (aprile-maggio e agosto-settembre) e nidificante estiva, talora residente, svernante irregolare. Il nido viene costruito al suolo tra la vegetazione arbustiva. Presente soprattutto sui versanti collinari soleggiati e asciutti tra i 200 e i 1.000 m s.l.m., la specie frequenta gli ambienti boschivi (sia di latifoglie che di conifere) aperti luminosi, ricchi di sottobosco e tendenzialmente cespugliosi, intervallati da radure e confinanti con coltivi, prati, incolti e strade rurali non asfaltate. Fattori di minaccia: Uso massiccio di pesticidi, traffico stradale; disturbo dei siti riproduttivi e perdita/diminuzione degli habitat idonei. Circaetus gallicus (Biancone)

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Caratteristiche ecologiche: Specie migratrice. Si rinviene in aree aperte e aride caratterizzate da grande eterogeneità strutturale e di uso del suolo e da radure, cespugli e pascoli con abbondanza di rettili. Per la nidificazione necessita di aree boscate dense e talvolta di scogliere. Fattori di minaccia: Riduzione di adeguate aree di caccia dovuta soprattutto alle attuali modifiche delle pratiche agro-pastorali; tagli forestali; elettrocuzione su linee elettriche a 43 media tensione; persecuzione diretta. Circus aeruginosus (Falco di palude) Caratteristiche ecologiche: Specie migratrice regolare, svernante ed estivante nelle aree fluviali e palustri al di sotto dei 200 m. Caccia sui canneti e sorvola anche zone coltivate. Fattori di minaccia: Operazioni di bonifica; bracconaggio. Circus pygargus (Albanella minore) Caratteristiche ecologiche: Migratrice regolare (migrazione autunnale settembre-ottobre; migrazione primaverile metà marzo e metà aprile). Si riproduce in zone pianeggianti o collinari: nidifica sul terreno, tra alte erbe o in macchie arbustivo-lianose appressate al suolo. Utilizza particolarmente calanchi e ex coltivi. Status di conservazione favorevole. Fattori di minaccia: Predazione dei nidi da parte di mammiferi terrestri; i nidi possono essere distrutti durante le operazioni di trebbiatura dei cereali e delle foraggere. Dendrocopos medius (Picchio rosso mezzano) Caratteristiche ecologiche: Specie sedentaria. L'areale specifico ricalca quello del Carpinus betulus, ma è ovviamente esteso ad altre caducifoglie (Quercus, Fagus, Ulnus). È legato principalemente a faggete mature, d'altitudine. L'altitudine preferenziale varia intorno ai l.000- 1.700 m s.l.m. Nidifica in buchi su alberi secchi, più raramente in tronchi morti. Fattori di minaccia: Frammentazione degli habitat; eliminazione degli alberi morti; rimpiazzo della vegetazione naturale con essenze a più rapida crescita non adatte a questa specie. Dtyocopus martius (Picchio nero) Caratteristiche ecologiche: Specie sedentaria. Vive in boschi maturi ad alto fusto, in prevalenza le formazioni di latifoglie mesofile e di conifere, tra il piano montano e il limite superiore della vegetazione arborea. Predilige coperture forestali continue ed estese. Fondamentale per l'insediamento è la presenza di alberi con tronco colonnare libero da rami, di diametro sufficientemente elevato.

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Fattori di minaccia: Gestione selvicolturale che non prevede il mantenimento di piante di dimensioni elevate o che comporta l'allontanamento di tutta la biomassa morta dalle formazioni forestali e conseguente riduzione delle comunità di artropodi. Falco biarmicus (Lanario) Caratteristiche ecologiche: Specie nidificante residente. Nidifica su pareti rocciose non costiere, anche di modeste dimensioni e spesso con substrato di gesso o di materiale sabbioso 44 e friabile. Il nido è posto in anfratti o in vecchi nidi di altri uccelli. Durante le attività di caccia frequenta territori collinari aperti. Fattori di minaccia: Competizione con altre specie con nicchia parzialmente sovrapposta (Falco pellegrino); modifiche dell'uso del suolo. Falco naumanni (Grillaio) Caratteristiche ecologiche: Specie migratrice nidificante irregolare. In riproduzione l'habitat privilegiato è caratterizzato da vaste estensioni di pseudo-steppa mediterranea (associazione Festuco Brometalia e TheroBrachypodietea) alternate a coltivazioni cerealicole e a superfici coltivate a seminativo. Nidifica in cavità di vecchi edifici, sottotetti o cavità in alberi. Fattori di minaccia: Scomparsa di habitat idoneo; restauri dei centri storici che causano la scomparsa dei siti di nidificazione. Falco peregrinus (Falco pellegrino) Caratteristiche ecologiche: Specie nidificante, residente, migratrice e svernante. Nidifica su pareti rocciose e falesie. Durante la caccia frequenta territori aperti: praterie, lande, terreni coltivati, specchi d'acqua e coste marine. Fattori di minaccia: Pressione venatoria; sottrazione di uova e giovani dai nidi. Ficedula albicollis (Balia dal collare) Caratteristiche ecologiche: Specie migratrice. Vive in aree boscate, principalmente castagneti maturi. Fattori di minaccia: Modifica delle pratiche agricole e silvicole. Lanius coli urio (Averla piccola) Caratteristiche ecologiche: Nidificante. Frequenta zone aperte, coltivate o incolte, con cespugli e siepi, i margini dei boschi e i frutteti. Fattori di minaccia: banalizzazione di habitat agrari. Lullula arborea (Tottavilla)

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Caratteristiche ecologiche: Specie comune, frequenta le brughiere, i terreni incolti, le valli, dove giunge ad altitudini difficilmente frequentate da altri uccelli. Nidifica nell'erba o in buche del terreno. Fattori di minaccia: Modifiche dell'habitat per scomparsa di zone alberate, prati; incendi; nuove 45 coltivazioni. Milvus migrans (Nibbio bruno) Caratteristiche ecologiche: Specie migratrice, nidificante. Specie eclettica e opportunista occupa una vasta gamma di ambienti, ma tende a preferire zone di pianura, collina e media montagna nei pressi immediati di zone umide, pescicolture o discariche a cielo aperto. Fattori di minaccia: Bracconaggio; riduzione di boschi ampi e tranquilli; predazione ad opera del Gufo reale; chiusurà. di molte discariche a cielo aperto; cambiamenti delle pratiche agricole e di uso del suolo. Milvus milvus (Nibbio) Caratteristiche ecologiche: Specie nidificante residente, migratrice e svernante. Si adatta ad ambienti frammentati con un'alternanza di aree boscate e aree aperte con bassa vegetazione. Nidifica nei boschi maturi ed occasionalmente su alberi di macchia, a quote in genere inferiori agli 800 m. Cerca alimenti in aree come i coltivi e le praterie e i pascoli. Frequenta anche le discariche alla ricerca di resti alimentari. Fattori di minaccia: Status di conservazione favorevole. Prelievo venatorio; trasformazioni degli agro-ecosistemi; eliminazione delle discariche rurali. Pernis apivorus (Falco pecchiaiolo) Caratteristiche ecologiche: Specie migratrice, localmente nidificante. Si osserva a maggio e poi alla fine di agosto- primi di settembre. Vive principalmente in fustaie di latifoglie, di conifere o miste di conifere e latifoglie, ma anche cedui invecchiati o in fase di conversione fustaia. Fattori di minaccia: Pressione venatoria; avvelenamento per accumulo di sostanze tossiche. Pyrrhocorax pyrrhocorax (Gracchio corallino) Caratteristiche ecologiche: Frequenta aree di montagna e scogliere con adiacenti pascoli erbosi. Nidifica nelle fessure delle rocce più inaccessibili, ma talora costruisce il nido anche sotto i tetti di abitazioni di pietra. Fattori di minaccia: Riduzione dell'habitat.

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Uccelli (di cui all'Allegato II della Direttiva 79/409/CEE e s.m.i) Alauda arvensis (Allodola) Caratteristiche ecologiche: Specie nidificante e migratrice. Frequenta ambienti aperti quali e zone incolte e i terreni agricoli coltivati a prato e cereali.

Fattori di minaccia: Status di conservazione favorevole. 46 Columba palumbus {Colombaccio) Caratteristiche ecologiche: Specie sedentaria, nidificante e svernante. Frequenta campagne alberate, zone boscate, aree golenali, coltivi inframezzati da filari e pioppeti. Fattori di minaccia: Status di conservazione favorevole. Pressione venatoria. Coturnix coturnix (Quaglia) Caratteristiche ecologiche: Specie migratrice regolare, nidificante e localmente svernante. Frequenta ambienti aperti con bassa vegetazione: praterie incolte, campi coltivati a cereali (soprattutto grano) e a foraggere (soprattutto erba medica e trifoglio). Preferisce le pianure e le colline, ma colonizza pure gli altopiani a quote anche superiori ai 1.500 m s.l.m. Fattori di minaccia: Modifiche del paesaggio agrario; moderni metodi di coltivazione;eccessiva pressione venatoria; immissione di quaglie giapponesi (Cotumix coturnìx japonica) di allevamento. Phasianus colchicus (Fagiano) Caratteristiche ecologiche: Specie sedentaria. Frequenta numerosi tipi di habitat, dai boschi con radure ed incolti alle zone coltivate e ai pioppeti nelle zone golenali. Specie con status di conservazione favorevole. Fattori di minaccia: Bracconaggio e predazione da parte della Cornacchia nera.

Perdix perdix (Starna) Caratteristiche ecologiche: Specie sedentaria molto legata al proprio territorio. Vive in ambienti agricoli tradizionali ove dominavano le colture cerealicole. Frequenta aree di pianura e di collina caratterizzate da alternanza di colture arate, medicai, prati, pascoli, frutteti, vigneti, incolti, fasce cespugliate. Fattori di minaccia: Pressione venatoria; modifiche del paesaggio agrario; moderne tecniche agricole. Scolopax rustico/a (Beccaccia)

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Caratteristiche ecologiche: Specie migratrice e localmente nidificante. Frequenta zone fangose e bassi fondali lungo le rive dei fiumì. Si riproduce in foreste miste di latifoglie, purché caratterizzate dalla presenza di sottobosco, di piccole radure e di suoli ricchi di lettiera, in grado di ospitare abbondanti quantità dì lombrichi ed altri invertebratì. In inverno frequenta essenzialmente aree dove vi sia un'alternanza di boschi e di aree aperte, soprattutto pascoli e colture estensive, utilizzate durante la notte quali luoghi di alimentazione. 47 Fattori di minaccia: Pressione venatoria. Streptopelia turtur (Tortora) Caratteristiche ecologiche: Specie nidificante estiva e migratrice regolare. L'habitat riproduttivo è rappresentato da agrosistemi complessi con siepi, alberature, boschi; preferisce aree calde, soleggiate con possibilità di abbeverata. Frequenta aree collinari a vocazione cerealicola con ampie fasce di vegetazione naturale. Fattori dì minaccia: Distruzione di habitat favorevoli alla nidificazione; uso di erbicidi; pressione venatoria. Turdus iliacus (Tordo sassello) Caratteristiche ecologiche: Specie migratrice. Ricerca il cibo sul terreno nei campi e nel sottobosco. Arboricolo, riposa sugli alberi e sui cespugli nascosto tra il fogliame. Frequenta boschi montani e collinari, parchi e, al di fuori del periodo della riproduzione, pascoli, zone coltivate, terreni in prossimità di zone umide. Fattori di minaccia: Prelievo venatorio. Turdus merula (Merlo) Caratteristiche ecologiche. Specie stanziale e nidificante. Frequenta boschi radi, ricchi di sottobosco e radura ma anche le siepi ai margini dei campi e i parchi e i giardini cittadini. Fattori di minaccia: Status di conservazione favorevole. Turdus philomelos (Tordo bottaccio) Caratteristiche ecologiche: Specie residente. Si ritrova abbondante nei boschi, nelle foreste e dovunque ci sia vegetazione fitta, anche in parchi e giardini urbani. Fattori di minaccia: Prelievo venatorio. Turdus pilaris (Cesena) Caratteristiche ecologiche: Specie migratrice. Si ciba di sostanze vegetali (bacche, frutta, semi, granaglie) e di invertebrati (insetti, lombrichi, molluschi, ragni, ecc.). Frequenta boschi, parchi, frutteti in prossimità di praterie e pianure coltivate. Fattori di minaccia: Prelievo venatorio.

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4. CARATTERISTICHE DEL PIANO URBANISTICO COMUNALE

L'evoluzione demografica delle città medio- grandi nell'ultimo decennio è stata contrassegnata da un crescente trasferimento di popolazione verso le aree più interne, immediatamente a ridosso dei centri maggiori, con conseguente sviluppo di quest'ultime.

I piccoli Comuni, come nel caso di Santo Stefano del Sole, sono quindi chiamati a programmare 48 il proprio territorio con l'obiettivo principale di realizzare un riequilibrio con le aree fortemente congestionate, compatibilmente con l'enorme patrimonio naturalistico che di norma caratterizza queste realtà territoriali. Seguendo tali linee guida, il Piano Urbanistico Comunale di Santo Stefano del Sole si propone di relazionare gli assi di sviluppo con le esigenze di tutela delle tradizioni e degli usi locali, preoccupandosi di mantenere comunque viva l'identità già appartenente al Comune.

3.1 Tipologie di azioni Gli obiettivi generali del PUC di Santo Stefano del Sole si riassumono nella tutela del territorio, nella riqualifìcazione urbana e nello sviluppo delle attività artigianali e commerciali, già presenti sul territorio, ma in maniera disorganica. Per il raggiungimento di tali obiettivi, è fondamentale riorganizzare l'area comunale ricollegando il centro capoluogo con le varie frazioni; ciò consentirà l'attuazione di un sistema equilibrato che, garantendo un ruolo centrale al centro capoluogo, permetterà al contempo lo sviluppo dei vari nuclei urbani periferici, attraverso la dotazione delle infrastrutture necessarie al miglioran1ento delle condizioni di vita, con l'erogazione di servizi adeguati alle esigenze. Bisogna sottolineare inoltre che, poiché quasi il 50% del territorio comunale è interessato dalla presenza delrarea SIC e ZPS, la pianificazione è improntata sui criteri di architettura bioecologica e di sviluppo sostenibile anche per quelle opere che non interesseranno direttamente i siti natura 2000, al fine di preservarne le risorse naturali e garantire una migliore qualità dell'ambiente e di conseguenza della vita. Nella seguente tabella 16 sono schematicamente riportate le possibili azioni conseguenti l'attuazione del Piano in relazione agli obiettivi specifici.

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Tabella: Obiettivi e possibili azioni del Piano Urbanistico Comunale

Nel dettaglio, per quanto riguarda l'obiettivo di riqualificazione urbana, sono state individuate due aree soggette a interventi di edilizia residenziale pubblica (ERP), mentre per l'edilizia privata si è preferito mantenere immutate le aree suscettibili di edificazione individuate con il precedente strumento urbanistico, integrandole, al più, con altri piccoli lotti per arrivare a un completamento organico del tessuto edilizio, visto anche le situazioni di disagio abitativo attualmente presenti nel territorio comunale. Nella figura che segue sono evidenziate con un cerchio le due aree ERP, situate in località Macchia, la prima delle due mentre la seconda è ubicata in località Sozze.

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Figura: Aree destinate all’Edilizia Residenziale Pubblica (ERP) Località Macchie e Località Sozza

La distanza media dell'area situata in località Giardino dai Siti Natura 2000 è di circa 500 metri in linea d'aria, mentre quella posta in località Sozze è di circa 1500 metri in linea d'aria, ricadendo dunque in un ambito d'influenza vasto e indiretto. Gli obiettivi di sviluppo delle attività commerciali e artigianali e di riqualificazione urbana non possono prescindere dalla programmazione adeguata di servizi e attrezzature che possano assicurare una crescita equilibrata di tutto il territorio comunale. Ad oggi, nel comune di Santo Stefano del Sole, le aree pubbliche destinate a tali utilizzi fanno registrare una dotazione procapite inferiore agli standard minimi previsti dalle normative urbanistiche (18 mq/ab- D.M. 1444/68). Sulla base di una popolazione residente a dicembre 2016 pari a 2201 abitanti (Istat), è stato effettuato un dimensionamento per le aree destinate a servizi e attrezzature in adeguamento agli standard legislativi, come mostrato nella tabella riportata alla pagina seguente:

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Dimensionamento aree per attrezzature Superficie Standards Superficie Deficit / Superficie esistente L.R.14/82 Standards surplus Integrativa Destinazione d'uso mq mq/ab mq mq mq Istruzione 11.490 4,50 11.430 + 60 0 Attrezzat. inter. 11.748 2,00 5.080 + 6.668 2.000 comune Spazi pubbl. attrezzati 18.650 9,00 22.860 - 4.210 9.100 51 Parcheggi 4.080 2,50 6.350 - 2.270 3.705 TOTALI 45.518 18,00 45.720 14.805

* in aggiunta per attrezzature religiose (L.R.5,3,90 .9) Mq 2.000

per attrezzature sportive Mq 13.760 Tabella: dimensionamento delle aree destinate a servizi ed attrezzature

Il Piano prevede la concentrazione dei servizi primari, quali l'istruzione, nel capoluogo e la distribuzione delle restanti attrezzature sul resto del territorio. Nelle previsioni di piano, in risposta all'esigenza di evitare lo spreco di nuove aree libere ed il ricorso ai vecchi sistemi espropriativi, per colmare il deficit di standard esistente, sono state messe in campo strategie che tramite meccanismi perequativi portano all'acquisizione di aree contestualmente al le realizzazione degli interventi privati. In aggiunta a queste sono state previste alcune altre nuove attrezzature di progetto, in punti particolarmente strategici, che insieme alla riqualificazione ed il completamento di quelle già esistenti hanno permesso di colmare il deficit di standard di legge di cui al D.M. 1444/68. Per quanto riguarda l'istruzione, l’area esistente situata a valle di Via Fiore, in continuità con le strutture esistenti, sarà oggetto di interventi di sistemazione degli spazi attualmente occupati con l’adeguamento delle strutture esistenti; le opere programmate non ricadono all'interno dei Siti Natura 2000.

VALUTAZIONE D’INCIDENZA

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Figura: individuazione dell’aree destinate a servizi ed attrezzature per l’istruzione Per quanto attiene alle aree destinate ad attrezzature e servizi d'interesse comunale e gli spazi pubblici attrezzati, attraverso l'obiettivo di riqualificazione urbana e ripristino del verde

Figura: Area destinata alla realizzazione del recupero urbano

VALUTAZIONE D’INCIDENZA

COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE pubblico, è stata individuata una vasta area, posta nelle immediate vicinanze di quella scolastica, in cui si intende realizzare un recupero urbano ed il restauro di un vecchio lavatoio. Lo scopo è quello di costruire un luogo centrale di particolare pregio urbano finalizzato anche al raccordo tra il collegamento pedonale previsto tra la parte alta del paese ed i nuclei a valle di questo. L'area d'intervento è stata evidenziata nella figura sopra riportata.

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Figura: individuazione area destinata alla realizzazione di attrezzature religiose.

Nella frazione di "Toppolo" è stata dimensionata un'area per attrezzature religiose, nel rispetto della Legge Regionale n.9 del 05.03.1990 che impone ai Comuni di individuare, all'interno dei piani urbanistici, apposite aree per la realizzazione di questo tipo di strutture, in misura non inferiore ad l mq per abitante.

VALUTAZIONE D’INCIDENZA

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Figura: nuove aree da adibire alla sosta In ultimo, sono state previste le seguenti nuove aree da adibire alla sosta che andranno ad integrare quelle già esistenti e/o previste lungo gli assi stradali: l. in prossimità di strutture importanti, quali il cimitero e lo stadio comunale, dove attualmente mancano o sono insufficienti gli spazi di sosta; 2. a valle di Piazza Brini; 3. alla frazione "Toppolo".

VALUTAZIONE D’INCIDENZA

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Figura: Individuazione nuova area di insediamento delle attività artigianali e commerciali.

La crescita disorganica delle attività commerciali ed artigianali sul suolo comunale ha imposto una loro riorganizzazione, accompagnata dal bisogno di creare delle nuove aree di insediamento compatibili con i principi dello sviluppo economico sostenibile, di salvaguardia del territorio e delle risorse naturali disponibili. Il Piano prevede per la maggior parte degli interventi l'ampliamento di strutture già esistenti, destinate alla trasformazione di prodotti artigianali e locali, ed alla loro commercializzazione. Lo sviluppo delle attività summenzionate sarà favorito altresì dalle attività turistiche in aumento, soprattutto in seguito al recente inserimento dei Comune nel Piano Integrato Territoriale (PIT) dei Monti Picentinì, all'interno, quindi, di circuiti turistici di interesse regionale. Di conseguenza, accanto alle attività esistenti, sono state programmate altre aree destinate all'insediamento di strutture turistico - alberghiere mirando a favorire una corretta crescita del territorio, salvaguardando la naturalità dello stesso. La principale area destinata a tali attività è evidenziata nella seguente figura 12; e dista circa 1000 metri in linea d'aria dalla perimetrazione del sito SIC.

VALUTAZIONE D’INCIDENZA

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Figura: Principale area destinata all'insediamento di strutture turistico- alberghiere.

Particolare attenzione è stata prestata alla viabilità interna al comune ed in particolare ai nuovi collegamenti stradali. La Strada Provinciale n°5 rappresenta l'arteria principale che attraversa per intero la parte a valle del territorio comunale, collegando l'area de li 'hinterland avellinese con quella serinese- solofrana; poiché lungo tale asse sono concentrate un grosso numero di attività commerciali ed artigianali, con conseguenti flussi di traffico notevoli, si è pensato di razionalizzare e mettere in sicurezza gli incroci principali, attraverso la previsione di alcune rotatorie (fig. 13). Distanza: 300 metri dalla ZPS. E' stata prevista, inoltre, la realizzazione di alcuni nuovi tratti di strade urbane che miglioreranno gli spostamenti nel territorio comunale e con i comuni limitrofi e cioè: 1. collegamento tra Via Macchie e Via Giardino; 2. strada di collegamento tra la provinciale n°17 (Toppolo) e Via Macchie; 3. realizzazione di due bretelle che collegano Via Schito e la frazione Campolongo con il Comune di S. Michele di Serino, in prossimità di due attraversamenti esistenti sul Fiume Sabato. Inoltre il Piano prevede la realizzazione di fasce di rispetto lungo i tratti urbani delle strade provinciali nelle quali programmare percorsi pedonali e ciclabili, in modo tale da trasformare questi tratti in vere e proprie strade urbane a servizio dei nuclei abitati.

VALUTAZIONE D’INCIDENZA

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3.2 Complementarietà con altri piani e progetti

Il Piano Urbanistico di Santo Stefano del Sole è stato delineato in seguito ad un insieme di consultazioni che banno coinvolto diversi livelli istituzionali al fine di realizzare uno strumento 57 programmatico in linea con le esigenze del territorio e della sua comunità. Durante la stesura dei programmi sono stati promossi diversi incontri con la Provincia di Avellino e gli altri Enti interessati al processo di pianificazione, nello specifico, con l'Autorità di Bacino Liri-Garigliano e Volturno per la verifica della compatibilità delle scelte del PUC con il Piano Stralcio dell'Assetto Idrogeologico, con il Piano Stralcio di Tutela Ambientale e quello per la Protezione delle risorse idriche sotterranee. Di seguito vengono riportate le linee guida dei piani interagentì con il PUC.

Piano Territoriale Regionale (PTR) Ai fini della presente Valutazione di Incidenza si sono tenuti in considerazione solo alcuni temi influenti sulla proposta di PUC, mentre quelli strettamente ambientali previsti nel PTR sono coerenti con le scelte intraprese dalla proposta di piano. Di seguito si riportano i nodi problematici del Piano Territoriale Regionale. Il PTR divide la regione in Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS) e propone per ognuno di essi degli indirizzi strategici; il Comune di Santo Stefano del Sole ricade nel STS C3, coincidente con i confini amministrativi della Comunità Montana dell'Imo, caratterizzato da una aggregazione diversificata nelle sue componenti, specie sotto il profilo morfologico - ambientale, di quello socio - economico e dell'accessibilità e, non ultimo, in rapporto alle attuali differenti modalità d'uso del suolo. I principali obiettivi del STS C3 sono i seguenti: l) Tutela e valorizzazione del territorio  difesa del suolo;  potenziamento delle risorse rurali;  rilancio delle attività turistiche;  potenziamento del compa1to industriale circoscritto ai comuni di , Serino, Montoro Inferiore e Montoro Superiore. 2) Tutela e valorizzazione dei centri e frazioni di significativo valore storico - ambientale

VALUTAZIONE D’INCIDENZA

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3) Tutela delle risorse naturalisti che ed ambientali  miglioramento dei boschi e della fauna;  salvaguardia delle acque e deHe sorgenti;  potenziamento delle attività rurali silvo - pastorali. 4) Difesa del suolo attraverso la prevenzione dei rischi e delle calamità naturali

5) Difesa dei suoli ad elevata vocazione agricola o silvo – pastorale valorizzazione di prodotti 58 tipici locali 6) Potenziamento dell'area industriale ed artigianale appartenente al "distretto industriale di Solofra" 7) Prevedere nuove aree di espansione comunale per i comuni influenzati dal movimento migratorio dall'area urbana napoletana, vesuviana e salernitana 8) Potenziamento delle infrastrutture  potenziamento della tratta ferroviaria Avellino - Mercato San Severino - Salerno;  potenziamento della tratta Avellino- Napoli per un efficiente collegamento con la Città capoluogo ed i porti di Napoli e Salerno;  potenziamento del tratto di collegamento con i raccordi autostradali di Salerno - Caserta e Salerno - Reggio Calabria;  costruzione della terza corsia e messa in sicurezza deH'intero tratto di collegamento Avellino - Salerno;  ammodernamento e potenziamento della statale S.S. 88 Via Due Principati;  potenziamento dei collegamenti dell'area STS C3 con i porti dell'adriatico.

Piano Regionale delle Attività Estrattive (PRAE) Nel Comune di Santo Stefano del Sole non sono presenti cave attive, ma s'individua un'area di riserva (figura 15). Per i siti interessati dalle cave storiche, il P.R.A.E. specifica le seguenti possibili destinazioni che ne consentono una salvaguardia e tutela:  centri di ricerca scientifica;  centri di cultura estrattiva e mineraria;  percorsi etnologici e naturalistici:  archivio storico delle attività estrattive in Campania;  musei di cultura estrattiva e mineraria

VALUTAZIONE D’INCIDENZA

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Figura: Stralcio del P.R.A.E. del territorio comunale di Santo Stefano del Sole (Fonte PRAE Campania).

Le aree di riserva sono le porzioni del territorio che costituiscono le riserve estrattive della regione Campania e, che per caratteristiche geomorfologiche e presenza di litotipi d' interesse economico, sono destinate all ' attività estrattiva. Possono essere riclassificate in aree suscettibili di nuove estrazioni se la coltivazione è avviata, fatti salvi i casi tassativamente indicati dal P .R.A.E., quando le cave in attività non sono in grado di soddisfare il fabbisogno provinciale e non vi è la possibilità di avviare ulteriori attività estrattive nelle aree suscettibili dì nuove estrazioni.

Piano Stralcio Autorità di Bacino Il Piano stralcio per l'Assetto Idrogeologico - Rischio di Frana per il bacino dei fiumi Liri - Garigliano e Volturno, di seguito denominato Piano o PSAI-Rf, ha valore di programma tenitoriale di settore e rappresenta lo strumento conoscitivo, normativo, tecnico – operativo mediante il quale sono prefissate le azioni e le nom1e d'uso del territorio relative all'assetto idrogeologico del bacino idrografico. Il Piano contiene l'individuazione e la perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico, le norme di attuazione, le aree da sottoporre a misure di salvaguardia e le relative misure.

VALUTAZIONE D’INCIDENZA

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Il PSAI-Rf, attraverso le sue disposizioni, persegue l'obiettivo di garantire al tenitorio del bacino dei fiumi Liri - Garigliano e Volturno un livello di sicurezza adeguato rispetto ai fenomeni di dissesto idrogeologico. Le aree perimetrate sono suddivise sulla base di elementi quali l'intensità, la probabilità di accadimento del fenomeno franoso, il danno e la vulnerabilità a cui è potenzialmente suscettibile il territorio esaminato. Il territorio del Comune di Santo Stefano del Sole, Iicadente 60 nelle aree di competenza dell’Autorità di Bacino Liri - Garigliano e Volturno, è stato classificato in differenti aree in funzione del grado di rischio valutato, come mostrato in figura.

Figura: Carta Rischio Frana Santo Stefimo del Sole. (Fonte: Autorità di Bacino Liri -Garigliano- Volturno).

dove:

VALUTAZIONE D’INCIDENZA

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Per ognuna delle aree catalogate sono previste precise norme riguardo l'uso del suolo, di seguito elencate.

Art. 3‐ Aree a rischio molto elevato (R4) Nelle aree definite a "rischio idrogeologico molto elevato" s'intendono perseguire i seguenti obiettivi: incolumità delle persone, sicurezza delle strutture, delle infrastrutture e del 61 patrimonio ambientale. Al fine del raggiungimento degli obiettivi è vietata qualunque trasformazione dello stato dei luoghi, sotto l'aspetto morfologico, infrastrutturale ed edilizio tranne che non si tratti di:  interventi di demolizione senza ricostruzione;  interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo, e ristrutturazione edilizia, così come definiti alle lettere a), b), c) ed) dell'art. 3 del D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia) e s.m.i., sugli edifici, sulle opere pubbliche o di interesse pubblico, sulle infrastrutture sia a rete che puntuali e sulle attrezzature esistenti, purché detti interventi non comportino aumento del carico urbanistico o incremento dell'attuale livello di rischio e la necessità di intervenire non sia connessa con la problematica idrogeologica individuata e perimetrata dal Piano nell'area;  interventi strettamente necessari a migliorare la tutela della pubblica incolumità e a ridurre la vulnerabilità degli edifici esistenti, che non siano lesivi delle strutture ed infrastrutture adiacenti, senza aumenti di superficie e volume utili, senza aumento del carico urbanistico o incremento di unità immobiliari e senza cambiamenti di destinazione d'uso che non siano riconducibili ad un adeguamento degli standard per la stessa unità abitativa;  interventi di riparazione, di adeguamento antisismico e ricostruzione in sito di edifici danneggiati da eventi sismici, qualora gli eventi stessi non abbiano innescato asseverate riattivazioni dei fenomeno di dissesto idrogeologico;  realizzazione di nuove infrastrutture pubbliche o di interesse pubblico riferite a servizi essenziali non delocalizzabili, purché l'opera sia progettata ed eseguita in misura adeguata al rischio dell'area e la sua realizzazione non concorra ad incrementare il carico insediativo e non precluda la possibilità di attenuare e/o eliminare le cause che determinano le condizioni di rischio;

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 interventi atti all'allontanamento delle acque di ruscellan1ento superficiale e che incrementano le condizioni di stabilità dell'area in frana; • opere di bonifica e sistemazione dei movimenti franosi;  taglio e/o eliminazione delle essenze arboree ed arbustive qualora specifici studi, asseverati da tecnici abilitati, dimostrino che esse concorrano a determinare stato di

pericolo per la pubblica incolumità, aggravino le condizioni di stabilità del versante o 62 siano di intralcio all'esecuzione di opere strutturali finalizzate alla messa in sicurezza dell’area.

Art. 4‐ Aree di alta attenzione (A4) Nelle aree A4, non urbanizzate, si applicano i divieti e le prescrizioni di cui al precedente Articolo 3, con le medesime eccezioni, qualora, in sede di approfondimento, risultasse la presenza di strutture, infrastrutture o beni ambientali e culturali.

Art. 5 ‐ Aree a rischio potenzialmente alto (Rpa) ed Aree di attenzione potenz.te alta (Apa) Nelle aree Rpa e Apa, urbanizzate e non, si applicano i divieti e le prescrizioni di cui al precedente Articolo 3, con le medesime eccezioni. Resta ferma la possibilità di annullare e/o modificare, in qualsiasi momento, la perimetrazione e le misure di salvaguardia relative all'assetto idrogeologico di tali aree a seguito di studi ed indagini a scala di maggior dettaglio che consentano una definizione, a scala adeguata, delle condizioni di stabilità del territorio.

Art. 9‐ Aree di media attenzione (A2) Nelle aree definite di "media attenzione", non urbanizzate, si intende perseguire i seguenti obiettivi: • sicurezza delle strutture, delle infrastrutture e del patrimonio ambientale. Al fine del raggiungimento degli obiettivi, in tali zone, le costruzioni e gli interventi in generale sono subordinati al non aggravamento delle condizioni di stabilità del pendio, alla garanzia di sicurezza determinata dal fatto che le opere siano progettate ed eseguite in misura adeguata al rischio dell'area.

Piano Integrato Territoriale (PIT) dei Monti Picentini

VALUTAZIONE D’INCIDENZA

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Il Comune di Santo Stefano del Sole è stato inserito nel Piano Integrato Territoriale dei Monti Picentini il cui obiettivo principale è legato alla creazione di un sistema di parco aperto, una struttura in grado di innescare processi di sviluppo. Il PIT intende perseguire i seguenti obiettivi ed interventi:  tutelare l'ambiente e preservare il paesaggio, gli ecosistemi e le biodiversità a cui viene

collegata la realizzazione di strutture per la conoscenza della flora e della fauna; 63  valorizzare le identità culturali delle popolazioni attraverso il recupero e la funzionalizzazione del patrimonio storico e dei prodotti tipici;  eseguire interventi di rafforzamento del settore agricolo in tutta l'area;  predisporre un sistema locale di ospitalità diffusa che faccia a sentire a proprio agio soprattutto i bambini e i diversamente abili;  realizzare una strategia di marketìng territoriale che porti all'individuazione di settori e punti chiave indispensabili a far conoscere e diffondere all'esterno le potenzialità del parco;  mettere a punto un modello dinamico di gestione del Parco regionale dei Monti Picentìni.

VALUTAZIONE D’INCIDENZA

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5. ANALISI DELLE PREVISIONI E DEGLI IMPATTI

Le maggiori problematiche possono derivare sostanzialmente da interventi di nuovi insediamenti per attività produttive o residenziali, anche se collocate in zone limitrofe al SIC, che possano alterare gli equilibri ecosistemici degli habitat presenti. 64 Tutte le attività produttive, funzionali allo sviluppo del territorio, sono di proporzioni contenute, e sono previste nelle porzioni di territorio già antropizzate. La loro messa in opera dovrà prevedere comunque le opportune mitigazioni per ridurre gli impatti sia di tipo paesaggistico, sia di tipo ecologico (siepi, alberature, riutilizzo acque, ridotta artificializzazione del suolo, ecc.). Lo sviluppo di tipo turistico, pur apprezzabile per gli interessi paesaggistici e naturalistici dell'area coinvolta, dovrà essere realizzato nei limiti e con le precauzioni richieste al fine di non arrecare disturbo agli habitat ed alle specie di pregio presenti nell'area. Per la valutazione della significatività dell'incidenza degli interventi previsti dal PUC, collocati per la quasi totalità nei pressi di aree sottoposte a vincolo, ma non al loro interno, si è proceduto in un primo tempo all'analisi del Piano, procedendo all'individuazione delle categorie di opere in progetto, al fine di mettere in relazione all'interno di una matrice descrittiva la tipologia di intervento con gli eventuali generici impatti temporanei e permanenti. Successivamente, la valutazione ha individuato, in maniera più specifica, gli impatti e le influenze negative e positive, derivanti dalle azioni connesse con l'attuazione degli interventi e la realizzazione delle strutture, sulle componenti ambientali (aria, acqua, suolo), gli habitat e le specie. Il degrado di un habitat rappresenta un deterioramento della qualità delle sue componenti. Generalmente, i principali fattori di degrado di un habitat possono essere ricondotti a tre tipologie principali, così riassunte:  Riduzione della sua superficie;  Alterazione negativa dei fattori necessari per il mantenimento a lungo termine  dell'habitat (riduzione della struttura o delle funzioni necessarie al mantenimento dell'habitat);  Insoddisfacente stato di conservazione delle specie tipiche dell'habitat.

VALUTAZIONE D’INCIDENZA

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Nel presente studio non è stato ritenuto necessario realizzare la matrice degli impatti relativi ai singoli habitat in quanto le sole aree, peraltro di ridotte dimensioni, che ricadono nella perimetrazione interna ai siti della Rete Natura 2000 sono quelle agricole a tutela, in cui non sono previste modificazioni e/o variazioni d 'uso. Per quanto riguarda invece le specie animali le perturbazioni sono da considerarsi significative in relazione a : 65  qualsiasi evento che contribuisca, anche a lungo termine, al declino di una popolazione;  qualsiasi evento che contribuisca, anche a lungo termine, alla riduzione o al rischio di riduzione della gamma di specie nel sito;  qualsiasi evento che contribuisca, anche a lungo termine, alla riduzione delle dimensioni dell'habitat e delle specie nel sito.

Tabella:Matrice che raggruppa gli interventi per categorie di opere ed individuando gli impatti temporanei e permanenti

VALUTAZIONE D’INCIDENZA

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Tabella: matrice illustrante le azioni connesse alla categoria "Espansione, nuova edificazione e gestione di ìnsedìamenti, servizi e strutture" e gli impatti potenziali

Tabella: matrice illustrante le aziionì connesse alla categoria." infrastrutture vìarie e gli impatti potenziali sulle componenti ambientali, gli habitat e le specie

VALUTAZIONE D’INCIDENZA

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Tabella: matrice illustrante le azionii connesse alle categorie "Attività produttive" e "Attività agricole" e gli impatti potenzialì su componenti ambientali, babìtat e specie

Tabella: matrice illustrante le azioni connesse alla categorìa "Espansione e gestione delle attìvìtà turistìche ricreative" e gli impatti potenziali sulle componenti ambientalì, gli habitat e le specie

A questo punto, le azioni sono state introdotte in un'unica colonna della matrice finale che valuta gli impatti potenziali su ognuna delle specie coinvolte. Nella valutazione è stato tenuto

VALUTAZIONE D’INCIDENZA

COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE in considerazione il fatto che tutti o quasi gli interventi sono esterni al perimetro dei siti della Rete Natura 2000, e che in realtà non è stato possibile individuare gli habitat e le specie attualmente presenti sulla porzione del territorio comunale interessato dai siti. Gli impatti sono dunque da considerarsi nella quasi totalità dei casi, come effetti potenziali indiretti. A tal fine è stata applicata una classificazione basata su giudizi logici, con il giudizio di pressione riferito al grado di danno sulle popolazioni da parte delle singole azioni del Piano, la probabilità 68 di impatto è valutata sull'effettiva probabilità di accadimento, mentre infine, la significatività dell'incidenza è ottenuta mediando i due precedenti giudizi. La struttura adottata nelle successive tabelle è la seguente (Giudizio di pressione/Probabilità d'impatto su habitat e specie). Per fare un esempio: per la specie Austropotamobius pallipes, in corrispondenza dell'azione "Arginatura e canalizzazione dei corsi d'acqua" è assegnata la dicitura (E/T)T, che per esteso va intesa nel seguente ordine: E= Giudizio di pressione: Elevato T= Probabilità d'impatto: Trascurabile T = Significatività dell'impatto: Trascurabile

Tabella: matrice con le attività connesse con gli interventi, del Piano e gli impatti potenziali sulle singole specie dì invertebrati, Anfibi, Rettili e Pesci

VALUTAZIONE D’INCIDENZA

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Tabella: matrice illustrante le attività connesse c,an gli interventi del Piano e glì impatti potenziali sui Mammiferi

Tabella: matrice con le attività connesse con glì interventi del Piano e gli impatti potenziali sulle singole specie di Uccelli (Allegato I Direttiva 79/409/CEE).

VALUTAZIONE D’INCIDENZA

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Tabella: matrice con le attività connesse con gli interventi del Piano e gli impatti potenziali sulle singole specie di Uccelli (Allegato I Direttiva 79/409/CEE)

Tabella: matrice con le attività connesse con gli interventi del Piano e gli impatti potenziali sulle singole specie di Uccelli (Allegato II Direttiva 79/409/CEE)

Come si evince dalla matrice delle interazioni potenziali, i fattori perturbativi individuati sono riconducibili per la maggior parte ai disturbi connessi con l'espansione delle aree residenziali e

VALUTAZIONE D’INCIDENZA

COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE al potenziamento delle attività turistiche. Tali attività generano impatti diretti soprattutto sulle componenti ambientali (depauperamento delle risorse, qualità dell'aria e dell'acqua, aumento della produzione dei rifiuti e problematiche connesse alla loro gestione), mentre sugli habitat e le specie sottoposte a tutela gli effetti sono per la maggior parte da considerarsi indiretti (disturbi alle dinamiche riproduttive connessi all'aumento di inquinamento acustico e luminoso, frammentazione degli habitat e diminuzione della mobilità delle specie). Inoltre, per 71 alcune specie è stato considerato fattore di impatto potenziale anche l'aumento del disturbo antropico generalizzato connesso alle attività turistiche e ricreative.

VALUTAZIONE D’INCIDENZA

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6. GIUDIZIO DELLA VALUTAZIONE DI INCIDENZA

Il presente studio ha messo in rilievo le differenti criticità degli habitat e delle specie che caratterizzano i siti tutelati dalla Rete natura 2000 in relazione alla pressione antropica, in generale, e agli interventi previsti dal Piano, in particolare. L'analisi degli impatti potenziali su habitat e specie è risultata essere generalmente di natura indiretta, con una stima della 72 significatività dell'impatto nella maggioranza dei casi nulla (N) o trascurabile (T). Ai fini della valutazione finale sono stati considerati elementi attenuativi degli impatti le seguenti caratteristiche:  valutazione globale degli habitat e delle specie: conservazione da eccellente a buona;  indirizzi principali del Piano: dimensionamento e adeguamento dei servizi e delle strutture agli standard legislativi, indispensabili in seguito ad un incremento demografico accertato; interventi di riqualificazione urbana  localizzazione degli interventi: esterni ai siti SIC e ZPS. Alla luce di quanto esposto il giudizio complessivo è, per le azioni specifiche del Piano Urbanistico Comunale di Santo Stefàno del Sole, di incidenza da lievemente negativa, ma non significativa, a nulla, fem1o restando la necessità di attuazione di adeguati interventi di mitigazione, soprattutto successivamente alla dismessa dei cantieri.

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7. MISURE DI MITIGAZIONE

La valutazione degli effetti e delle int1uenze del Piano Urbanistico Comunale ha escluso l'impatto negativo diretto sulle componenti abiotiche, biotiche ed ecologiche dei sìti Natura 73 2000. Sono comunque possibili impatti indiretti e lo sviluppo di diversi fattori di disturbo generalizzato, anche in previsione della sovrapposizione e/o associazione di particolari effetti, valutati singolrumente come non impattanti. Si ritiene pertanto necessario fornire indicazioni, per quelle tipologie di intervento potenzialmente in grado di dar luogo a pressioni ambientali, sui possibili indirizzi e/o requisiti da acquisire per impedire, ridurre e compensare gli impatti eventualmente derivanti da tali pressioni, al fine di preservare lo stato di conservazione dei siti natura 2000. Non sono state previste nello Studio di Incidenza soluzioni alternative per gli interventi previsti dal Piano, in quanto si ritiene che quest'ultimo sia stato redatto in conformità con i criteri di sviluppo sostenibile, al fine di preservare le risorse naturali e garantire una migliore qualità dell'ambiente e della vita. In particolare, la scelta di aree già antropizzate per lo sviluppo edilizio e dei servizi annessi sono in linea con gli obiettivi di tutela del ten·itorio e riqualificazione urbana. Le azioni di seguito indicate sono connesse soprattutto alla mitigazione degli effetti temporanei generabili in fase di cantiere per la realizzazione delle principali opere previste dal Piano, e connesse con le attività e le tecniche costruttive delle strutture residenziali, delle strutture e attrezzature sportive e ricreative e delle nuove infrastrutture viarie. In previsione dei possibili impatti, si consigliano le seguenti mitigazioni:  ripristino delle originarie caratteristiche morfologiche e paesaggistiche al fine di non impedire il passaggio e la libera circolazione delle specie faunistiche;  programmazione dei cantieri in preferibilmente in periodi invernali al fine di limitare il diffondersi degli inquinanti nell'area e il disturbo delle dinamiche faunistiche più delicate (costruzione dei nidi, riproduzione);  rinverdimento delle superfici da ripristinare tramite l 'utilizzo di specie autoctone con la finalità di preservare la naturalità degli habitat;

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 i tratti di strada non asfaltati e/o temporanei dovranno essere regolarmente bagnati o ricoperti con specifici prodotti per ottenere l'abbattimento delle polveri e la loro diffusione;  pianificazione ragionata dei trasporti con automezzi pesanti per ridurre le vibrazioni e le altre possibili tipologie di disturbo nelle fasce orarie e nei periodi dell'anno

coincidenti alle principali attività biologiche delle specie più vulnerabili; 74  utilizzo di macchine silenziate per limitare il disturbo da rumore alla fauna;  manutenzione dei macchinari per evitare Io sversamento di sostanze inquinanti nei terreni e nelle acque;  adozione di impianti di illuminazione provvisori e/o definitivi a media luminosità, possibilmente alimentati con fonti energetiche alternative per ridurre l 'inquinamento lluminoso;  preferire la realizzazione di recinzioni in legno di dimensioni e disegno tali da impedire la formazione di barriere ecologiche;  utilizzo di specie autoctone, coerenti con la fauna fitoclimatica m questione, per le eventuali nuove piantumazioni da realizzare ;  corretto smaltimento di scarti e rifiuti, pulizia dei luoghi di intervento, governo o eliminazione delle specie esotiche o autoctone invasive. Per quanto riguarda l'impatto permanente connesso alla realizzazione e all'ampliamento di srutture residenziali, dovrebbero essere previsti investimenti mirati alla cura e miglioramento dell'ambiente e del paesaggio ed al perseguimento di almeno una delle seguenti priorità: • risparmio energetico e diffusione dell'utilizzo di energie rinnovabili; • risparmio delle risorse idriche; • adeguata gestione delle problematiche connesse alla produzione di rifiuti; • cura e miglioramento dell'ambiente e del paesaggio. Al fine di ridurre eventuali impatti connessi alla realizzazione di infrastrutture viarie, si suggerisce di considerare le seguenti mitigazioni: • l'uso di misure che riducano l'effetto barriera della strada (viali e siepi alberate, attraversamenti faunistici, pozze e canali laterali, assenza di barriere artificiali ininterrotte); • realizzazione di impedimenti all'accesso in carreggiata tramite specifiche recinzioni e barriere adatte a categorie faunistiche differenziate, predisponendo eventualmente

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attraversamenti per la fauna selvatica posizionati nei tratti stradali critici al fine di ridurre il rischio di collisioni con veicoli; • evitare l'utilizzo di reti plastificate in colore verde scuro per le recinzioni in vicinanza di vegetazione boschiva, poiché poco visibili e a rischio di collisione per l'avifàuna; • valutazione accurata tramite indagini specifiche di eventuali scompensi connessi alla

pericolosità ed ai rischio idrogeologico. 75 I canali di drenaggio e le aree di servizio alla viabilità, possono rappresentare talvolta biotopi di un certo valore per le specie legate all'acqua; una opportunità interessante è rappresentata dalle vasche di raccolta delle acque che, se concepite tenendo conto dell'inserimento ambientale, possono effettivamente assumere un ruolo biotopico (ecosistemi filtro ), con conseguenti effetti positivi sulla conservazione delle specie. Per quanto attiene la realizzazione di nuovi parcheggi, alcuni accorgimenti progettuali possono mitigare gli eventuali impatti connessi: • utilizzo di superfici a prato armato e/o inerbite, realizzate con materiali drenanti ai fine di mitigare gli sbalzi termici estivi e rallentare il ruscellamento meteorico; • messa a dimora di elementi verdi (alberi, siepi, aiuole) con funzione di filtro/ cattura delle polveri; • illuminazione in quantità e durata limitata alle esigenze, con corpi illuminanti verso il basso. Tra le attività con potenziale impatto sulla conservazione di habitat e specie è concentrare l'attenzione anche sull'uso del territorio derivante dallo sviluppo turistico. Pur limitata rispetto ad altre funzioni di tipo produttivo, non va trascurata l'influenza di un ampliamento della presenza antropica, capillare e diffusa, in territori precedentemente isolati e indisturbati. Elementi di mìtigazione possono essere rappresentati da: • sviluppo di attività agrituristiche che possono contribuire, oltre allo di agricoltura biologica, anche all'educazione ambientale dei fruitori; • utilizzo di sentieri pedonali già presenti sul territorio, o in necessario l'apertura di nuovi accessi, si suggerisce di preferire l’utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica, con materiali e vegetali reperiti localmente (massi prelevati sul posto, taglio di un numero limitato di esemplari, utilizzo di materiale proveniente da tagli di diradamento o di materiale non altrimenti utilizzabile, ecc.);

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• manutenzione costante delle aree interessate con eliminazione specie alloctone invasive, monitoraggio di eventuali fitopatie, uso di specie vegetali spontanee le aree esterne, creazione di corridoi ecologici per le specie meno esigenti.

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