Appunti su

I promessi sposi

a cura di Pietro Genesini

Padova 2003

Indice

ALESSANDRO MANZONI (1785- 1873)...... 3 La vita...... 3 Le opere...... 3 La poetica...... 3 Riassunto del romanzo...... 5 Commento...... 5 I promessi sposi...... 6 La trama ...... 6 I temi del romanzo ...... 9 La concezione della storia...... 9 La Provvidenza ...... 9 La carestia ...... 9 La religione ...... 10 La peste ...... 10 I personaggi, la società e la storia ...... 10 Il profilo psicologico dei personaggi ....11 Renzo ...... 11 Lucia...... 11 Don Abbondio...... 12 Perpetua...... 12 Agnese...... 12 Don Rodrigo...... 13 Padre Cristoforo ...... 13 Gertrude ...... 13 Il dottor Azzeccagarbugli...... 14 L’Innominato ...... 14 Il cardinal Federigo Borromeo...... 14 Il Griso ...... 15 Il Nibbio...... 15 La madre di Cecilia...... 15 Donna Prassede...... 15 Don Ferrante ...... 16 Il sarto ...... 16

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ALESSANDRO MANZONI (1785-1873) casione della morte di Napoleone Bonaparte. Scri- ve anche le Osservazioni sulla morale cattolica La vita. (1819, rivista ed accresciuta tra il 1850 e il 1854), Alessandro Manzoni nasce a Milano nel 1785 da per confutare la tesi dello storico svizzero Sismon- Giulia Beccaria e dal conte Pietro Manzoni. Ha la de de Sismondi, che accusava il lassismo della sua prima formazione letteraria e politica a Milano, Chiesa post-tridentina di essere una delle cause dove frequenta , Vincenzo Monti e i della decadenza italiana. Scrive la Lettre à Mon- patrioti napoletani, in particolare Vincenzo Cuoco sieur Chauvet sur l’unité de temps et de lieu dans e Francesco Lomonaco. Nel 1805 si trasferisce a la tragédie (1820, ma pubblicata nel 1823), il ro- Parigi, per raggiungere la madre, che dal 1795 vi- manzo storico Fermo e Lucia (1823), poi con il ti- veva con Carlo Imbonati. Qui conosce un gruppo tolo Gli sposi promessi (1827), infine a dispense di intellettuali, chiamati “ideologi”, tra i quali Fau- con il titolo definitivo I promessi sposi (1840-42). riel, Destutt de Tracy, Cabanis, che erano emargi- Infine inizia due Inni sacri: Il Natale del 1833 nati dalla politica di Napoleone. Nel 1808 a Milano (1835) e Ognissanti (1847). sposa Enrichetta Blondel, una borghese di fede calvinista. Poi si stabilisce a Parigi. Nel 1810 la La poetica. moglie si converte al cattolicesimo. Poco dopo an- Manzoni ha una formazione illuministica e fa suoi che Manzoni si converte. Lo stesso anno ritorna a gli ideali di libertà, fraternità e uguaglianza, e di Milano, dove rimane per il resto della vita. La con- patria della Rivoluzione francese. Nel momento versione condiziona radicalmente la produzione della conversione egli non rinnega gli ideali ed i letteraria e politica degli anni successivi. Scrive valori precedentemente professati; li inserisce in cinque Inni sacri, per celebrare le maggiori festivi- una diversa e più comprensiva visione della vita, tà liturgiche: La Resurrezione, Il nome di Maria, Il dell’uomo e della storia. I temi della sua opera so- Natale, La Passione (1812-15) e La Pentecoste no numerosi e tra loro costantemente fusi: (1817-22). Negli anni successivi scrive due trage- a) il tema religioso: la fede in Dio e la presenza del die: Il conte di Carmagnola (1816-20) e l’Adelchi male nella storia; (1819-21), e due odi: Marzo 1821 (1821, pubblica- b) il tema politico e patriotico; ta nel 1848), in occasione dei moti piemontesi del c) il romanzo storico; 1821, e Cinque maggio (1821), in occasione della d) il problema della lingua; morte di Napoleone Bonaparte. Nel 1821 inizia il e) il problema dell’impegno civile e della funzione romanzo storico Fermo e Lucia, che pubblica nel sociale dell’intellettuale. 1823, poi nel 1827 con il titolo Gli sposi promessi, infine a dispense nel 1840-42 con il titolo definiti- a) Con la conversione l’autore non rinnega gli ide- vo I promessi sposi. Nel 1819-20 si reca a Parigi, ali illuministici, confluiti nella Rivoluzione - dove Fauriel lo mette in contatto con nuove pro- se, che li diffonde in tutta Europa. Li inserisce in spettive culturali, in particolare con quella degli un contesto più vasto, quello della fede e della pre- storici liberali, tra cui Guizot, Cousin e Thiery, che senza della Provvidenza divina nella storia. La fi- stavano esplorando la storia e il ruolo del Terzo ducia in Dio però non è dogmatica, è critica e sof- Stato. Nel 1827 si reca a Firenze, per “sciacquare i ferta: Dio è presente nella storia, ma i suoi piani panni in Arno”. Qui conosce Giovan Pietro Vies- sono di difficile comprensione e conoscono tempi seux, Gino Capponi, e Giacomo e modi che l’uomo cerca invano di leggere. In ogni Leopardi. Dopo il 1827 cessa la stagione creativa: caso Dio rispetta la libertà e la responsabilità uma- ci sono solo i frammenti di due Inni sacri, Il Natale na, anche se sa trarre il bene dal male. Uno dei te- del 1833 (1835) e Ognissanti (1847). La vita dello mi manzoniani più sofferti è quello della presenza scrittore è caratterizzata da numerosi lutti familiari. del male nella storia: nella storia umana esiste il Nel 1860 è nominato senatore del nuovo Regno dolore ed esiste anche l’ingiustizia. Dio però non d’Italia. Nel 1872 accetta la cittadinanza onoraria interviene ad eliminarli, per fini che all’uomo re- di Roma. Carico di onori e di riconoscimenti, muo- stano sconosciuti. L’autore tende a concludere che re nel 1873. o si è oppressi o si è oppressori e che la soluzione del dramma della vita si può trovare soltanto per- Le opere. correndo i sentieri della speranza, che conducono a Manzoni scrive cinque Inni sacri dei 12 previsti Dio, il quale supera tutti i desideri umani. Ciò vale per celebrare le maggiori festività liturgiche: La per Napoleone, dimenticato dagli uomini ma non Resurrezione, Il nome di Maria, Il Natale, La Pas- da Dio; ed anche per Ermengarda, ripudiata da sione (1812-16) e La Pentecoste (1817-22); due Carlo Magno e costretta a ritirarsi in convento, do- tragedie: Il conte di Carmagnola (1816-20) e ve muore pensando al Cielo. Lo scrittore riprende e l’Adelchi (1819-21); due odi: Marzo 1821 (1821, dà dignità artistica alla produzione religiosa, che pubblicata nel 1848), in occasione dei moti pie- taceva ormai da secoli (Francesco d’Assisi, Tom- montesi del 1821, e Cinque maggio (1821), in oc- maso da Celano, Jacopone da Todi ecc.).

Genesini, Appunti su I promessi sposi 3 b) Il tema religioso si fonde con il tema politico: il sione (1954) e con il rimescolamento linguistico fine oltremondano dell’uomo non fa dimenticare provocato dalle emigrazioni di popolazione dall’I- allo scrittore il fatto che l’uomo ha anche una vita e talia Meridionale e Nord-orientale all’Italia Nord- una storia terrena. L’autore si schiera con decisione occidentale (1950-70). con gli umili del Vangelo da una parte e con i mo- vimenti di liberazione nazionale dall’altra. Con gli e) Manzoni impone all’uomo di essere responsabi- umili e con i patrioti a suo avviso si schiera lo stes- le come credente e come cittadino. Nel romanzo so Dio. Ma il poeta esclude che Dio regali l’indi- egli delinea uno spaccato della società lombarda pendenza e la libertà. Gli oppressi se la devono del Seicento e presenta esponenti di tutte le classi conquistare con le proprie forze e il proprio san- sociali. La sua simpatia va agli umili del Vangelo, gue. Egli invita esplicitamente i patrioti italiani a però egli è consapevole che la società de facto è prendere le armi per cacciare gli austriaci dall’I- divisa in numerose classi sociali e che gli individui talia. sono diversi gli uni dagli altri. Sulle varie classi sociali e sugli individui - storicamente esistiti come c) Nel romanzo l’autore fonde con la storia effet- inventati - egli esprime il suo giudizio, ora indul- tivamente accaduta (la Lombardia del Seicento) la gente ora intransigente. Un’attenzione e un’intran- storia inventata ma verosimile (le vicende di Renzo sigenza particolare egli dimostra verso gli intellet- e Lucia). Egli perciò distingue vero storico (il pri- tuali, che fustiga senza pietà (il dottor Azzeccagar- mo) e vero poetico (il secondo). Per scrivere il ro- bugli, don Ferrante, ma anche il sarto che si diletta manzo egli si documenta con estremo puntiglio. La di cultura). Nel Cinque maggio egli contrappone la sua idea è che, via via che i fatti storici vengono sua onestà e la sua indipendenza di giudizio alla appurati, diminuisce e tende a scomparire la possi- sottomissione e al servilismo dei numerosi intellet- bilità di inventare vicende. Quando la nostra cono- tuali italiani, che hanno celebrato Napoleone vinci- scenza della storia sarà esaustiva, non ci sarà più tore e che lo hanno disprezzato dopo le sconfitte. spazio per l’invenzione, e quindi non sarà più pos- sibile scrivere romanzi storici. La Pentecoste (1817-22) è il quinto inno sacro, che celebra la discesa dello Spirito Santo sulla Chiesa d) Il romanzo subisce correzioni ventennali. In tal delle origini e su tutti gli uomini. È il più originale modo lo scrittore intende porre le basi ad un italia- ed il più complesso. In esso l’autore trasferisce la no sovraregionale che sia parlato dalle Alpi alla sua fede religiosa e la sua visione della vita: il Sicilia e che sia parlato da tutte le classi sociali. Vangelo annuncia agli uomini la buona novella Per raggiungere questo risultato egli si ispira al fio- (tutti gli uomini sono uguali e figli di Dio) e una rentino effettivamente parlato al suo tempo dalle nuova libertà (la libertà interiore). Dio non è più il classi dotte. Egli quindi non vuole riportare in luce Dio degli eserciti dell’Antico testamento, né il Dio una lingua morta - il latino élitario degli umanisti filosofico del quarto Vangelo o il Dio razionale di quattrocenteschi -; né vuole costruire una lingua ex Tommaso d’Aquino. Dio è Amore ed è costan- novo. Vuole operare su una lingua esistente, viva e temente vicino al cuore degli uomini. parlata. La scelta del fiorentino è per il resto obbli- gata, poiché Firenze nel Trecento con Dante, Pe- L’Adelchi (1819-22) affronta il problema del male trarca e Boccaccio ha posto le basi alla lingua ita- e del dolore nella storia e il problema politico del- liana, poiché nei secoli successivi altri scrittori fio- l’oppressione degli italici, che rimanda all’oppres- rentini o toscani (da Machiavelli a Galilei) hanno sione presente degli italiani. La tragedia è ambien- tenuto viva e hanno rinnovato tale tradizione lin- tata nel 772-774. La trama è la seguente: i longo- guistica, infine perché scrittori di altre regioni ita- bardi di re Desiderio, che già opprimono gli italici, liane (da Ariosto a Tasso) hanno preso il fiorentino invadono i territori della Chiesa. Il papa Adriano come modello per le loro opere. Per Manzoni la allora chiede aiuto a Carlo, re dei franchi, che lingua esprime quell’unità di sentimenti e di tradi- scende in Italia e sconfigge i longobardi. Gli italici zioni che l’Italia deve proporsi di attuare anche in però non ottengono la libertà che speravano: vin- ambito politico. Lo scrittore fa per l’italiano mo- citori e vinti si uniscono e pesano sulle loro spalle. derno quello che aveva fatto Dante agli inizi del Alla fine degli scontri Adelchi, ferito a morte, invi- Trecento: ricostruisce una lingua organica e siste- ta il padre a fare la pace. matica intorno al fiorentino parlato. A partire dalla metà del secolo molti scrittori fanno proprie le Nel Cinque maggio (1821) Manzoni esprime la sua scelte linguistiche manzoniane e diffondono in set- valutazione su Napoleone come politico e su Na- tori sociali più vasti la nuova lingua. L’unità lin- poleone come uomo. Tale valutazione è inserita in guistica è però molto posteriore all’unità politica una visione provvidenziale della storia: Napoleone (1870): le classi subalterne restano ancora per de- è l’uomo della Provvidenza, è lo strumento che cenni ai margini della vita politica e sociale, e con- Dio ha usato per diffondere gli ideali di patria, di tinuano a parlare i vari dialetti. Essa avviene sol- libertà, di fraternità e di uguaglianza. Manzoni dà tanto a metà Novecento con l’avvento della televi- quindi una valutazione estremamente positiva di

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Napoleone politico. Si augura poi che Napoleone cardinale Federigo Borromeo. Lucia è libera. In- come uomo sia stato toccato dalla fede e si sia tanto, portata da bande di soldati di passaggio, si convertito: la solitudine e la disperazione nell’isola diffonde la peste, che miete centinaia di vittime in di Sant’Elena lo avrebbero condotto a percorrere”i tutta la regione. Renzo coglie l’occasione della pe- sentieri della speranza”, che ignorano la sua gloria ste per ritornare al paese in cerca di Lucia. Qui non terrena, e a Dio, che supera tutti i desideri umani. la trova perché è a Milano. Parte per Milano. Nel L’ode, tradotta da Goethe, ha una grandissima dif- lazzaretto trova padre Cristoforo che assiste gli ap- fusione in tutta Europa. pestati. Tra essi c’è anche don Rodrigo, che sta morendo. La rabbia verso il prepotente si trasforma Con I promessi sposi (1821-23, 1824-27, 1840-42) in perdono verso il moribondo. Subito dopo trova Manzoni riprende la formula del romanzo storico, la ragazza, che sta assistendo i malati. Padre Cri- che aveva avuto un grande successo con i romanzi stoforo scioglie il voto che li divideva. Di lì a poco avventurosi e popolari dell’inglese Walther Scott un temporale preannunzia la fine della peste. I due (1771-1832). Tale tipo di romanzo è costituito da giovani si possono così sposare: Renzo si dedica al due parti: a) una parte storica, effettivamente avve- suo lavoro di artigiano, Lucia ai figli che arrivano. nuta, che fa da sfondo; e b) una parte inventata, ma Renzo vuole trarre una morale dalle sue disavven- verosimile - cioè che poteva effettivamente essere ture: egli ha imparato a non ubriacarsi e a non fare accaduta -, che si inserisce sullo sfondo storico. La discorsi in piazza. Lucia, più riflessiva, ha impara- parte storica è costituita dalla Lombardia del Sei- to invece che i guai le sono caduti addosso anche cento (1630-32), dominata dal malgoverno spagno- se non li ha cercati; e tuttavia la fiducia in Dio li ha lo. La parte inventata è la trama del romanzo: le resi più tollerabili ed essi l’hanno spinta verso una vicende di Renzo e Lucia che incontrano un osta- vita migliore. colo al loro matrimonio. L’autore compie due ope- razioni davvero innovatrici: a) inserisce i fatti sto- Commento rici come la vicenda inventata in una visione reli- 1. Con il romanzo Manzoni si propone molteplici giosa e provvidenziale della vita e della storia u- scopi: a) scegliere come protagonisti due esponenti mana; e b) sceglie come protagonisti gli umili del del popolo, precisamente due piccoli artigiani di Vangelo e dal loro punto di vista vede la vita uma- provincia, sulla spinta di idee illuministiche e de- na e i grandi eventi storici. L’opera quindi rispec- mocratiche; b) inserire la loro vicenda in un conte- chia le convinzioni religiose e politiche dell’autore. sto sociale e storico più vasto, tanto da dare uno Il romanzo però presenta uno spaccato dell’intera spaccato storico della società lombarda nei primi società del tempo, dalle classi nobili al popolo; decenni del Seicento; c) proporre ideali civili, so- presenta pure un modello di lingua italiana, che al ciali, religiosi, politici, desunti dalla sua formazio- tempo non esisteva e che doveva unificare lingui- ne illuministica e dalla sua fede religiosa; d) porre sticamente l’Italia, che allora conosceva anche le basi di una letteratura attenta alle classi popolari questa divisione, oltre a quella politica ed econo- e di una lingua nazionale valida per tutte le regioni mica. Questo è il senso dell’impegno ventennale d’Italia e per tutte le classi sociali. profuso dall’autore nella revisione del testo. 2. Come intellettuale e come letterato egli quindi cerca di rispondere ai problemi politici, religiosi e Riassunto del romanzo. sociali avanzati dalla società del suo tempo. Questo Renzo e Lucia sono due giovani di un paese vicino è il senso della sua durissima polemica contro il a Lecco in procinto di sposarsi. Il curato del paese, malgoverno spagnolo, che spadroneggia in Italia, e don Abbondio, viene però minacciato da un signo- contro gli intellettuali vuoti, disimpegnati o al ser- rotto del luogo, don Rodrigo, a non celebrare il vizio del potere dominante come don Ferrante o matrimonio. La madre di Lucia, Agnese, propone l’avvocato Azzeccagarbugli. Questo è ancora il un matrimonio di sorpresa, che fallisce. I due gio- senso della revisione linguistica a cui egli sottopo- vani sono così costretti a separarsi. Su consiglio di ne il romanzo prima della pubblicazione definitiva. fra’ Cristoforo, il padre spirituale di Lucia, Renzo Lo scrittore elimina dialettismi e barbarismi, e nel- va a Milano, dove finisce in un subbuglio di piaz- la costruzione di una lingua valida per tutta la na- za, si mette nei guai ed è costretto a fuggire preci- zione prende come riferimento il fiorentino del suo pitosamente e a riparare a Bergamo, allora sotto la tempo parlato dalle classi medie. In tal modo egli Repubblica Veneta. Lucia si rifugia in un convento continua l’opera di costruzione linguistica iniziata a Monza, sotto la protezione di una monaca. Qui dai grandi scrittori del Trecento (Dante, Petrarca, però è rapita dai bravi dell’Innominato, un potente Boccaccio) e continuata nei secoli successivi da signorotto dei dintorni, a cui don Rodrigo aveva altri scrittori fiorentini o toscani (Machiavelli, Ga- chiesto aiuto. Nel castello la ragazza, schiacciata lilei e la scuola galileiana) come da scrittori di altre dall’angoscia, fa voto di non sposarsi. Le sue pre- regioni d’Italia (Ariosto, Tasso, Metastasio) che ghiere e le sue lacrime provocano però nell’Inno- prendono a modello la lingua di Firenze. Con il minato una crisi esistenziale, che maturava da tem- romanzo Manzoni pone le basi per l’unità lingui- po. Egli si converte grazie anche all’intervento del stica nazionale e per l’italiano moderno. Tale unità

Genesini, Appunti su I promessi sposi 5 peraltro si realizza soltanto a metà Novecento con brare il matrimonio, già fissato per il giorno dopo, la diffusione del televisore. tra due giovani del paese, Renzo Tramaglino e Lu- 3. Nel romanzo sopra le vicende umane appare la cia Mondella. Il parroco, spaventato, obbedisce. presenza della Provvidenza, che interviene e che sa Giunto alla canonica, pressato dalla serva Perpetua, trarre il bene anche dal male. L’opera ha un lieto rivela le ragioni del suo turbamento e va a letto più fine, perché Renzo e Lucia si sposano; ed ha anche morto che vivo. una conclusione “morale”, che l’autore trae, scu- Capitolo II. Il mattino dopo Renzo si reca da don sandosi se con essa annoia il lettore. Il lieto fine Abbondio e con grande sorpresa si sente dire dal però non è scontato: i due protagonisti hanno dovu- parroco che, per alcune formalità, il matrimonio to affrontare molte difficoltà e molte prove prima deve essere rinviato. Poco persuaso delle spiega- di potersi sposare. Hanno dovuto avere fede. La zioni ricevute, se ne sta andando, quando incontra fede fa vedere la vita con fiducia, ma non cambia Perpetua. La donna dice di non sapere e di non po- la durezza della vita. Le prove della vita sono effet- ter parlare e aggiunge che è una sfortuna nascere tive e lasciano il segno: padre Cristoforo muore, poveri. Renzo capisce che i motivi del rinvio del muoiono anche don Rodrigo ed il conte Attilio, matrimonio sono altri, perciò ritorna da don Ab- muoiono anche numerosi compaesani. La peste è bondio e lo costringe a rivelargli che ha subìto le spietata, non distingue i buoni dai cattivi. minacce di don Rodrigo, il signorotto del luogo. 4. Con Dante Manzoni divide non soltanto l’impe- Renzo, disperato, corre alla casa di Lucia. gno di costruire una lingua nazionale, ma anche la Capitolo III. Lucia è in casa con la madre Agnese visione provvidenziale della storia. Il poeta fioren- e le amiche, in attesa dello sposo. A Renzo, che tino l’aveva espressa in particolare in Pd. VI, dove sopraggiunge ansioso e pretende spiegazioni, essa l’imperatore Giustiniano traccia la storia dell’Im- confessa che alcuni giorni prima era stata fermata pero dall’incendio di Troia fino alla fine del Due- per strada, di ritorno dal lavoro nella filanda, da cento. don Rodrigo che le aveva rivolto parole poco belle. Aggiunge di aver rivelato la cosa a padre Cristofo- I promessi sposi ro, il suo confessore, e di essere stata consigliata da lui a tacere e ad affrettare le nozze. Renzo, indi- La trama gnato, vorrebbe compiere uno sproposito, ma A- Nell’Introduzione Manzoni immagina di aver sco- gnese lo convince ad andare a Lecco da un avvoca- perto un vecchio manoscritto anonimo del Seicento to, il dottor Azzeccagarbugli. Renzo vi si reca con (quando la Lombardia era sottoposta alla domina- cinque capponi, ma l’avvocato, quando apprende zione spagnola), che racconta la storia di due gio- che c’è di mezzo don Rodrigo, lo caccia via e gli vani popolani, il cui matrimonio è impedito dalla restituisce le povere bestie. prepotenza di don Rodrigo, un signorotto del pae- Capitolo IV. Padre Cristoforo, avvertito da Lucia, se. Trascrive il primo passo del manoscritto, in cui esce dal suo convento di Pescarenico e si reca alla l’anonimo autore, nello stile gonfio e ampolloso casa delle due donne. Il capitolo è in gran parte de- del secolo, esprime un proposito nuovo e originale: dicato a narrare la giovinezza del frate: è figlio di quello di narrare, sullo sfondo della grande storia, un ricco mercante, riceve un’educazione elevata. una storia semplice di gente umile. In questo modo Un giorno viene a diverbio con un nobile, che uc- lo scrittore, nascondendosi dietro l’anonimo auto- cide in duello; quindi, per espiazione, si fa frate, re, proclama la sua adesione al principio romantico mutando il nome di Lodovico in quello di Cristofo- (e rivoluzionario) di rivolgere l’interesse dell’ar- ro. In pubblico chiede perdono al fratello dell’uc- tista verso le classi popolari. Egli si propone così di ciso, dal quale riceve il «pane del perdono». Ed i- rinnovare la letteratura, intesa fino a quel momento nizia la sua nuova vita. come specchio delle classi privilegiate per lettori Capitolo V. Padre Cristoforo, dopo aver parlato privilegiati. con le due donne, decide di recarsi da don Rodrigo Ma, trascritto il primo passo dell’immaginario ma- per convincerlo a desistere dal suo proposito. Si noscritto, Manzoni dice di aver ben presto rinun- reca al palazzo del signorotto, dove è ricevuto nella ciato alla fatica di interpretarne le stranezze stilisti- sala da pranzo. È in corso un banchetto, al quale il che e la calligrafia illeggibile e di aver preferito ri- padrone di casa ha invitato un suo cugino, il conte scrivere la storia a modo suo, in un linguaggio Attilio, e alcuni personaggi importanti del paese. Si nuovo che troverà la sua giustificazione nelle pagi- discute della guerra in corso per la successione del ne stesse dell’opera. ducato di Mantova, si brinda all’abbondanza (men- Capitolo I. L’autore descrive il territorio montuo- tre nelle campagne infuria la fame) e si discute su so a ridosso di «quel ramo del lago di Como», che futili questioni d’onore. Padre Cristoforo è chiama- prende il nome da Lecco. È la sera del 7 novembre to a dir la sua. 1628, quando in una di quelle stradicciole don Ab- Capitolo VI. Finalmente don Rodrigo riceve il fra- bondio, parroco di ***, è minacciato da due «bra- te in disparte. Padre Cristoforo accusa il signorotto vi» di un signorotto del luogo, don Rodrigo, che in di perseguitare Lucia e gli minaccia la vendetta di nome del loro padrone gli ingiungono di non cele- Dio. Don Rodrigo s’infuria e caccia via il frate.

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Prima di lasciare il palazzo, padre Cristoforo è av- casa che confina con il giardino interno del mona- vicinato da un vecchio e buon servitore, che gli stero. La relazione dura già da tempo e circa un promette di avvertirlo degli infami progetti del pa- anno prima ha avuto un momento drammatico, drone. Intanto Agnese espone ai due giovani un quando Gertrude. con l’aiuto dell’amante, ha fatto suo piano: si presentano a don Abbondio con due scomparire una conversa, che aveva scoperto la lo- testimoni e dichiarano l’intenzione di sposarsi. Il ro tresca. matrimonio è ugualmente valido. Lucia è riluttante, Capitolo XI. Intanto in paese i bravi, fallito il ra- invece Renzo è entusiasta, ed esce di casa per cer- pimento, sono ritornati al palazzotto ed hanno rife- care due testimoni. Li trova in Tonio, al quale rito a don Rodrigo la fuga delle due donne. Il cugi- promette di pagare un debito che ha con il curato, e no di lui, il conte Attilio, fiutando nello smacco la nel fratello di lui, Gervaso. mano di padre Cristoforo, promette di fargli dare Capitolo VII. Padre Cristoforo annuncia desolato una lezione dai suoi superiori. Il Griso a sua volta alle due donne il fallimento della sua missione. scopre che Lucia è a Monza e che Renzo è stato Renzo è infuriato. Come male minore Lucia accon- indirizzato a Milano. Intanto Renzo è alla ricerca sente all’idea della madre. Intanto nel paese si vede del convento dei cappuccini al quale lo ha inviato gente strana, e un mendicante va alla casetta di Lu- padre Cristoforo. cia a chiedere l’elemosina con tutta l’aria di esplo- Capitolo XII. A questo punto la vicenda romanza- rare il luogo. Sono gli uomini di don Rodrigo che ta si inserisce in un avvenimento storico realmente studiano il modo di rapire Lucia, agli ordini del accaduto: la rivolta milanese di san Martino del- Griso, il capo dei bravi. A sera i due giovani, A- l’11 novembre 1628, quando, esasperato dalla fa- gnese e i testimoni s’avviano in silenzio verso la me e dalla politica inetta del vicegovernatore Fer- casa di don Abbondio. rer, il popolo dà l’assalto ai forni. Renzo assiste Capitolo VIII. Mentre Agnese intrattiene Perpe- perplesso al saccheggio del «forno delle grucce». tua, Tonio e Gervaso entrano nella canonica, seguì- Capitolo XIII. Saccheggiato il forno, la folla si ti in silenzio da Renzo e Lucia. Renzo dichiara Lu- rivolta contro il vicario di provvisione, cioè il fun- cia sua moglie e Lucia sta dicendo che Renzo è suo zionario addetto al vettovagliamento della città. In- marito, ma don Abbondio, con una rapidità sor- ferocita, si getta contro il suo palazzo e soltanto prendente, le impedisce di finire e dà l’allarme. l’intervento di Ferrer salva il vicario dal linciaggio. Così il matrimonio a sorpresa fallisce. Il campana- Capitolo XIV. Renzo è eccitato da questi fatti e, ro, credendo che la canonica sia invasa dai ladri, trovatosi in mezzo a un crocchio di gente, dà sfogo suona la campana a martello. I due promessi sposi alle proprie pene facendo un discorso sulle ingiu- e i due fratelli cercano scampo per la campagna. stizie dei potenti. Uno sbirro in borghese lo porta L’allarme però mette in guardia anche i bravi che all’osteria, lo fa bere e riesce anche a carpirgli le erano andati per rapire Lucia e che trovano la casa sue generalità. Del tutto ubriaco, Renzo va a dor- vuota. Menico, il ragazzo che padre Cristoforo, in- mire. formato dal vecchio servitore, ha mandato per av- Capitolo XV. Al mattino è svegliato dalle guardie vertire le due donne a correre da lui, è bloccato dai che tentano di condurlo al palazzo di giustizia con bravi, che tuttavia, spaventati dalla campana, lo la- la pesante accusa di sedizione pubblica. Ma per sciano libero. Così egli incontra i fuggitivi e li av- strada una folla minacciosa circonda gli sbirri e verte di recarsi al convento. Intanto i compaesani, permette a Renzo di fuggire dalle loro mani. risvegliati, cercano di capire che cosa stia succe- Capitolo XVI. Uscito fortunosamente da Milano, dendo. Renzo s’incammina per la strada di Bergamo (allo- Renzo e le due donne giungono al convento dove ra sotto la Repubblica di Venezia), dove spera di padre Cristoforo ha già organizzato la loro fuga dal trovare aiuto dal cugino Bortolo. A Gorgonzola, paese, per sottrarli alle minacce di don Rodrigo. Le mentre sta mangiando un boccone in un’osteria, due donne andranno a Monza, Renzo a Milano apprende che quel giorno la giustizia milanese si è con una lettere di presentazione per alcuni cappuc- lasciata fuggire dalle mani uno dei responsabili cini, amici del padre. I fuggiaschi si imbarcano e in della rivolta, e capisce che quel tale è lui. Riprende piena notte attraversano il lago. al più presto la strada, sempre più atterrito per il Capitolo IX. A Monza, mentre Renzo prosegue rischio gravissimo che ha corso. per Milano, Lucia e Agnese vengono ospitate nel Capitolo XVII. Giunge in piena notte sull’Adda, convento di una «Signora» (la «monaca di Mon- che allora segnava il confine tra gli Stati di Milano za»), di cui l’autore narra la storia. Il suo nome è e di Venezia. All’alba un barcaiolo lo porta in sal- Gertrude. Suo padre, un principe milanese, l’ha co- vo di là dal fiume. A Bergamo il cugino gli pro- stretta a farsi monaca, nonostante il suo tempera- mette lavoro. mento lontano da ogni vocazione religiosa. Capitolo XVIII. Al paese gli sbirri ricercano inu- Capitolo X. Continua la storia di Gertrude: costret- tilmente Renzo. Don Rodrigo apprende così le di- ta ad entrare in convento, essa ha segretamente al- savventure del rivale; e, sempre più intenzionato a lacciato una relazione amorosa con un giovane, E- rapire Lucia, pensa di ricorrere a un uomo più po- gidio, «scellerato di professione», che abita nella tente di lui per giungere al rifugio della ragazza.

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Intanto Agnese, preoccupata per la mancanza di le sue ragioni. L’Innominato regala a Lucia una notizie, cerca Renzo al paese, ma apprende soltan- dote di cento scudi d’oro. Ad Agnese, che porta to che padre Cristoforo è stato trasferito a Rimini. alla figlia la buona notizia, Lucia rivela il voto fat- Capitolo XIX. Responsabile della sua partenza è il to durante la notte del rapimento. Decidono così di conte Attilio, che a Milano è riuscito a convincere mandare metà della somma a Renzo e di pregarlo il conte zio, un importante uomo politico, a chiede- di non pensare più al matrimonio. Ma non riescono re al padre provinciale dei cappuccini l’allontana- a mettersi in comunicazione con lui: il giovane ha mento del frate per una missione di parecchi mesi. mutato il proprio nome in quello di Antonio Rivol- A sua volta Don Rodrigo si reca dall’Innominato ta e ha cambiato filanda. (l’anonimo scrittore non ne fa il nome), un potente Capitolo XXVII. È Renzo che riesce a mettersi in signore dei dintorni a cui chiede di rapire Lucia. comunicazione con Agnese, dalla quale riceve il Capitolo XX. Don Rodrigo ottiene l’aiuto del- denaro e la notizia della rinuncia di Lucia. Egli è l’Innominato, il quale manda il Nibbio, il capo dei sorpreso e amareggiato. A sua volta Lucia fa fatica suoi bravi, da quell’Egidio, che sa in relazione con a dimenticarlo, anche perché donna Prassede, per la monaca di Monza. toglierglielo dalla mente, non fa che parlare di lui. Gertrude, sollecitata dall’amante, con una scusa fa Capitolo XXVIII. A Milano, superata la carestia, uscire Lucia dal convento. Così i bravi, guidati dal giunge la notizia di un nuovo flagello: la calata dei Nibbio, possono rapirla e portarla al castello del lanzichenecchi, truppe tedesche venute a dare man loro signore. forte all’assedio di Casale Monferrato. Capitolo XXI. Il racconto che il Nibbio fa su Lu- Capitolo XXIX. Nel paese di Lucia, per sfuggire cia scuote l’Innominato, che è già da tempo scon- ai saccheggi, don Abbondio, Perpetua e Agnese tento della sua vita dedita al crimine. E decide di pensano di rifugiarsi nel castello dell’Innominato, vedere la ragazza. Le preghiere e le lacrime di Lu- dove confluisce, ben protetta, la gente della zona. cia lo turbano profondamente. Durante la notte, Capitolo XXX. Accolti amorevolmente dal signo- mentre Lucia fa voto di consacrarsi alla Madonna re, i tre attendono il passaggio dei lanzichenecchi; se verrà liberata, egli è assalito da una profonda quindi ritornano alle loro case, che trovano orri- crisi che lo spinge a meditare il suicidio. Ma bilmente saccheggiate dalle orde dei soldati. all’alba sente suonare le campane nella valle e si Capitoli XXXI e XXXII. Il passaggio delle mili- alza con propositi nuovi. zie straniere porta la peste che comincia a diffon- Capitolo XXII. Gli viene riferito che le campane dersi a Milano e nel contado. In città la confusione suonano perché il cardinale Federigo Borromeo è è grande. Il cardinale ordina una processione espia- in visita pastorale. Egli decide di andare da lui. toria che accresce il contagio. Dovunque si parla di Gran parte del capitolo è occupata dalla biografia untori, cioè di agenti del nemico incaricati di spar- dell’uomo di Chiesa milanese. gere la peste ungendo le porte e i muri delle case. Capitolo XXIII. L’Innominato incontra il cardina- Si istituiscono anche «infami» processi contro in- le Federigo, che lo accoglie a braccia aperte in se- nocenti, accusati dall’isterismo popolare. gno di riconciliazione. Conosciuta la vicenda di Capitolo XXXIII. Tra i colpiti dalla peste è don Lucia, il cardinale fa chiamare don Abbondio, pre- Rodrigo, tradito dal Griso e consegnato ai monatti, sente con gli altri parroci della zona, e lo incarica i raccoglitori dei morti e dei contagiati. Renzo, che di provvedere al recupero della ragazza. Don Ab- ha superato la malattia, ora che nessuno si cura più bondio è terrorizzato mentre viaggia in compagnia di lui, ritorna al paese in cerca di Lucia. Qui trova del terribile signore fino al castello. la casa invasa dalle erbe. Da don Abbondio ap- Capitolo XXIV. Lucia è liberata e condotta prov- prende che Perpetua è morta insieme con molti al- visoriamente in paese, nella casa di un sarto. Qui tri, che Agnese è da parenti a Pasturo e che Lucia è giunge subito Agnese e poco dopo il cardinale, al a Milano, presso la famiglia di don Ferrante. quale Agnese racconta le loro vicende. Capitolo XXXIV. Così parte Milano ed entra fa- L’Innominato, al castello, avverte i suoi uomini cilmente in città. Scorge dovunque i segni terribili che potraino restare al suo servizio solo se inten- del morbo e della desolazione. Assiste commosso zionati come lui a mutar vita. all’episodio della madre di Cecilia, che consegna ai Capitolo XXV. Don Rodrigo pensa bene di lascia- monatti la bambina morta di peste. Trova final- re il paese e di tornarsene a Milano, prima d’essere mente la casa di don Ferrante ed apprende che Lu- costretto a incontrare il cardinale. Il prelato viene cia è al lazzaretto, l’ospedale degli appestati. accolto da don Abbondio al quale chiede informa- Scambiato per un untore, riesce a stento a sottrarsi zioni su Renzo. Lucia viene ospitata da una ricca a un gruppo di gente imbestialita, saltando sopra signora, donna Prassede, con il beneplacito del un carro di monatti. cardinale, il quale finalmente chiede a don Abbon- Capitolo XXXV. Nel lazzaretto trova padre Cri- dio perché non abbia celebrato le nozze dei due stoforo, che era ritornato da Rimini per curare gli giovani. appestati. Il frate gli mostra don Rodrigo morente. Capitolo XXVI. Nel dialogo con Federigo don Egli abbandona i propositi di vendetta e lo perdo- Abbondio sembra ravvedersi, ma difende con forza na.

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Capitolo XXXVI. Dopo affannose ricerche incon- Renzo e Lucia diventa storia vera. Per Manzoni tra finalmente Lucia. L’amarezza per la riconferma «l’essenza della poesia non consiste nell’inventar del voto fatto alla Madonna è risolta dall’interven- dei fatti», ma nel far uscire, proprio dalla storia, i to di padre Cristoforo, che scioglie il voto. Lucia sentimenti e «le passioni che hanno tormentato gli resta con una ricca signora che ha perduto i fami- uomini», cioè «ogni segreto dell’anima umana». liari e l’ha presa a ben volere, mentre Renzo torna al paese per avvertire Agnese del prossimo ritorno La Provvidenza della figlia. Renzo è riuscito a fuggire all’arresto del notaio cri- Capitolo XXXVII. Uscito dal lazzaretto, Renzo è minale, ha raggiunto il fiume Adda, lo ha attraver- sorpreso da un violento temporale, quello che por- sato ed è giunto finalmente nel territorio della Re- terà via la peste. Vede Agnese, ritorna a Bergamo pubblica Veneta, dove il mandato di cattura contro dal cugino per cercarsi una casa, è di nuovo al pae- di lui non ha alcun valore. Può allora entrare in una se ad attendere Lucia che, trascorsa la quarantena, osteria «a ristorarsi lo stomaco». All’uscita incon- si accinge a ritornare. Prima della partenza appren- tra un gruppo di mendicanti, «tutti del color della de la morte di padre Cristoforo, il processo contro morte», che chiedono la carità. Egli non esita ad la monaca di Monza, e la morte anche di donna offrire loro i pochi soldi che gli sono rimasti. Lo Prassede e don Ferrante. scrittore commenta: «Certo, dall’essersi così spo- Capitolo XXXVIII. Lucia ritorna al paese. Don gliato degli ultimi danari, gli era venuto più di con- Abbondio si decide finalmente a sposare i due gio- fidenza per l’avvenire, che non gliene avrebbe dato vani, ma soltanto quando viene a sapere che il pa- il trovarne dieci volte tanti. Perché, se a sostenere lazzo di don Rodrigo è occupato dall’erede di lui, in quel giorno quei poverini [...], la Provvidenza un marchese che ha saputo della storia di Lucia e aveva tenuti in serbo proprio gli ultimi quattrini di Renzo ed è disposto ad acquistare ad alto prezzo d’un estraneo [...]; chi poteva credere che volesse le loro casette. Il «bravissim’uomo» si adopera an- poi lasciare in secco colui del quale s’era servita a che per liberare Renzo dall’accusa di sedizione per ciò, e a cui aveva dato un sentimento così vivo di i fatti di Milano. I due sposi, con Agnese, si trasfe- se stessa, così efficace, così risoluto?». riscono a Bergamo, dove la famiglia e gli affari In questo passo lo scrittore chiarisce il tema, tanto prosperano. importante nel romanzo, della Provvidenza: di quel Il romanzo termina con una morale, espressa da preciso disegno divino che regola lo svolgersi di Lucia: «...io non sono andata a cercare i guai: sono tutte le vicende della vita e della storia, rendendole loro che sono venuti a cercar me... i guai vengono utili per l’avvenire, tanto più quando siano doloro- bensì spesso perché ci si è dato cagione; ma la se e difficili. I disegni della Provvidenza però non condotta più cauta e più innocente non basta a te- appaiono sempre chiari all’uomo. In questo caso nerli lontani...». soltanto la fiducia in Dio «raddolcisce» i guai che, «o per colpa o senza colpa», si incontrano nel I temi del romanzo cammino della vita. Questa è la morale, «il sugo di Nei Promessi sposi Manzoni affronta molteplici tutta la storia», con cui l’autore conclude il roman- temi, i più importanti dei quali sono: la concezione zo. della storia, la Provvidenza, la carestia, la religione e la peste. La carestia Fra’ Cristoforo lascia il suo convento per recarsi a La concezione della storia casa di Lucia. Il paesaggio è quello di un lieto tra- Nell’Introduzione al romanzo Manzoni definisce la monto autunnale, ma gli uomini che popolano que- storia «una guerra illustre contro il tempo». In altre sto paesaggio rattristano «lo sguardo e il pensiero»: parole la storia richiama in vita il passato. Gli sto- si vedono «mendichi laceri e macilenti»; «lavorato- rici ufficiali si limitano a narrare le gesta dei grandi ri sparsi ne’ campi» che spingono «la vanga come personaggi. Manzoni invece ritiene che siano de- a stento», «gettando le semente, rade, con rispar- gne di essere ricordate e descritte soprattutto le vi- mio»; una «fanciulla scarna» che porta al pascolo cende della gente umile, di chi soffre e patisce i «una vaccherella magra, stecchita». soprusi dei potenti. Proprio per questo motivo scri- Questo scenario è il preludio della carestia, un av- ve un romanzo storico ed ambienta la vicenda nel venimento storico drammatico, che Manzoni ana- Seicento durante la dominazione spagnola in Italia. lizza con cura e con un’ampia documentazione. A fianco dei personaggi inventati dall’autore (Ren- L’attenzione rivolta alla storia non soffoca l’inte- zo, Lucia, Agnese, don Abbondio, Perpetua ecc.) si resse per l’uomo. La carità «ardente e versatile» muovono così personaggi storici effettivamente e- del cardinal Federigo, che distribuisce «ogni matti- sistiti (il governatore di Milano don Gonzalo Fer- na duemila scodelle di minestra di riso», che spedi- nandez, il cancelliere Antonio Ferrer, il cardinal sce «ai luoghi più bisognosi della diocesi» viveri e Federigo Borromeo) e personaggi realmente esistiti soccorsi, diventa un vivo esempio di carità cristia- ma rivisti dallo scrittore (la monaca di Monza, na, cioè dell’amore che il credente deve avere ver- l’Innominato). Soltanto in questo modo la storia di so il prossimo.

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La religione egli aumenta il prestigio del convento. La sua men- Nei Promessi sposi esistono diverse figure di reli- te circuisce e vince gli avversari, che non si accor- giosi, don Abbondio, fra’ Galdino, fra’ Cristoforo, gono nemmeno di fare il suo gioco. il padre guardiano, il padre provinciale, il cardinal Il padre provinciale cede subito al ricatto del con- Federigo Borromeo, che esprimono i diversi modi te zio. È sdoppiato dentro di sé tra quel che pensa e di vivere e intendere la scelta di fede e di rappor- quel che dice. È sconfitto ancora prima di iniziare tarsi con il mondo. il colloquio, perché si è arreso ancor prima di com- Don Abbondio, che «non era nato con un cuor di battere. Egli non ha mai imparato a combattere e leone», non trova spazio nella società del suo tem- accetta il modo di pensare e le richieste del conte po e decide di farsi prete per «scansar tutti i contra- zio. Si è piegato supinamente al mondo sti» che prevedibilmente avrebbe incontrato nel Il cardinal Federigo Borromeo costituisce l’e- corso della vita. Il ministero sacerdotale diventa sempio più coerente e perfetto di fede profonda e quindi per lui il modo per assicurarsi un quieto vi- attiva, di pastore d’anime e di amore verso il pros- vere in un mondo dominato dalla violenza e dalla simo. Egli opera nel mondo in modo complesso: fa corruzione. Peraltro egli è consapevole dei suoi li- le visite pastorali, è sempre attivo ed informato, sa miti, perché uno il coraggio non se lo può dare. Ed scegliere il comportamento giusto con i diversi è talmente terrorizzato dalla violenza che può subi- personaggi, con l’Innominato, con don Abbondio, re, che ha il coraggio di difendere le sue ragioni nel con Lucia ed Agnese. È anche figlio del suo tem- colloquio con il cardinal Federigo, che gli chiede po: fa una processione che aumenta la diffusione perché non ha celebrato il matrimonio. del contagio. È un sicuro modello di vita che si ra- Fra’ Galdino dimostra una fede semplice e since- dica nella parola di Dio espressa dal Vangelo. ra, ma anche attiva: va in giro a raccogliere le ele- mosine e invita ad essere generosi raccontando il La peste miracolo delle noci. Ha una profonda e ingenua fi- Il capitoli XXXI e XXXII del romanzo parlano ducia in Dio e nella Provvidenza, che trasmette ai della peste che colpisce Milano nel 1630. Manzoni popolani che frequenta. È contento dei compiti che si basa su un’ampia documentazione storica, costi- il convento gli ha assegnato. tuita dai testi più autorevoli del Seicento, e si con- Fra’ Cristoforo è l’esempio del religioso che ope- centra sulla diffusione del morbo e sugli effetti che ra nel mondo fino ad opporsi, anche con aggressi- esso ha sugli individui e sulla compagine sociale. vità, ai mali della società e alle violenze dei mal- La peste gli offre l’occasione straordinaria per a- vagi. Egli si schiera con passione e con irruenza nalizzare il cuore degli uomini. con gli umili e gli oppressi contro le prevaricazioni Così nelle pagine del romanzo compaiono esempi dei potenti. Vive la fede in termini di penitenza per di grande carità cristiana, in primo luogo quello da- il delitto commesso, di amore per il prossimo che to dal cardinal Federigo e poi gli esempi costituiti ha bisogno di aiuto ma anche di perdono: egli ha da coloro che «nella furia del contagio» visitano gli chiesto perdono al fratello dell’ucciso ed esorta ammalati, li confortano e li assistono. «Ma di fron- Renzo a perdonare don Rodrigo. Ha una totale fi- te a queste sublimazioni di virtù» non mancano gli ducia in Dio e si sente l’umile strumento della esempi di «perversità» di coloro «sui quali l’at- Provvidenza. La sua fede è attiva: protegge Lucia trattiva della rapina» è più forte del timore della dalle mire di don Rodrigo, affronta don Rodrigo, malattia. Questi uomini entrano da padroni nelle obbedisce incondizionatamente all’ordine di anda- case degli infermi, maltrattano, rubano e saccheg- re a predicare a Rimini, assiste gli appestati, invita giano senza pietà. Il morbo della peste fa emergere Renzo a perdonare don Rodrigo, scioglie il voto di quindi i molteplici aspetti della natura umana, che Lucia. l’autore individua e descrive in modo preciso e a- Il padre guardiano dei cappuccini è un uomo na- nalitico. vigato e previdente. Non giudica, non condanna, non assolve, è sempre alla mano. E fa gli interessi I personaggi, la società e la storia del convento, dell’ordine e anche dei deboli. Cono- Il valore dell’arte e della creatività di Manzoni non sce il mondo e l’animo dei suoi interlocutori. Non consiste tanto nell’inventare fatti ed intrecci, quan- concede nulla di più di ciò che ha deciso di conce- to nel costruire personaggi vivi. Egli non si limita a dere. E fa credere che conceda dietro richiesta o descrivere il loro comportamento esteriore, ma pe- dietro pressioni quel poco che ha deciso di conce- netra anche nei recessi più segreti del loro animo, dere. Padre Cristoforo ha deciso di chiedere perdo- per cogliervi ciò che vi è di singolare e caratteristi- no al fratello dell’ucciso. Egli coglie l’occasione al co e, insieme, ciò che vi è di universale ed eterno. volo e concorda l’incontro con il fratello. I risultati In tal modo la conoscenza di un’altra società, di che sa ottenere sono straordinari: fra’ Cristoforo è una società del passato, ha valore anche per chi vi- contento di chiedere perdono; il fratello della vit- ve nel presente. Il raccordo tra i due tempi è fatto tima è gratificato da questa richiesta e poi è com- esplicitamente dall’autore, che interviene diretta- mosso e abbandona l’arroganza davanti all’impre- mente nel romanzo e commenta costantemente gli vedibile comportamento di padre Cristoforo; ed avvenimenti per il lettore.

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Nei Promessi sposi compaiono personaggi comici, Renzo ha un animo semplice ed una visione ottimi- come don Abbondio, e tragici come l’Innominato; stica della vita. Conosce a sue spese le ingiustizie e personaggi semplici come Renzo e Lucia, e com- i soprusi degli uomini potenti, ma non è disposto plessi come Gertrude; personaggi buoni ed evange- ad arrendersi. Di fronte alla sopraffazione pensa lici come il cardinal Federigo e padre Cristoforo, e alla vendetta e all’omicidio. Ma da queste soluzio- cattivi come don Rodrigo e il conte Attilio. ni lo terranno sempre lontano la sua innata onestà Tali personaggi non hanno mai un’esistenza auto- ed il forte sentimento religioso. Anch’egli, come noma, poiché sono intimamente legati alle vicende Lucia, trova nella fede la guida della sua vita ed il raccontate. In particolare vivono e agiscono sullo conforto nei momenti difficili. sfondo dei paesi e dei paesaggi a loro familiari, so- Egli ha un’esperienza di vita limitata e conosce no inseriti nelle vicende storiche del loro tempo, molto poco del mondo in cui vive, perciò è facile sono spesso una proiezione degli stati d’animo e preda degli avvenimenti. Ma nello stesso tempo è degli ideali dell’autore. abbastanza accorto ed intelligente per cavarsi dagli L’attenzione dello scrittore ai personaggi è tale, impicci in cui si è messo o in cui è involontaria- che egli introduce numerosi excursus per presenta- mente finito. re la loro vita, reale o inventata che sia. Così c’è un Ciò che più colpisce è forse la sua generosità. Egli capitolo su padre Cristoforo, sulla monaca di Mon- si commuove davanti ai poveri e dà loro quello che za, sull’Innominato, sul cardinal Federigo. E c’è ha. Si commuove e prega di fronte alla madre di anche un capitolo interamente dedicato alla diffu- Cecilia di cui percepisce l’immenso dolore. Si sione della peste. comporta allo stesso modo davanti a don Rodrigo I personaggi appartengono a tutte le classi sociali e agonizzante, che pure gli aveva fatto del male, ed costituiscono uno spaccato della società milanese e ha la forza di perdonarlo. del dominio spagnolo in Italia del Seicento. L’at- Renzo ama profondamente Lucia, alla quale è lega- tenzione al passato non fa però dimenticare allo to da una fedeltà assoluta e da una dedizione totale. scrittore il presente: i paralleli tra le due epoche L’autore manifesta un grandissimo sentimento di sono continui e implacabili. Passa il tempo, ma gli simpatia per questo personaggio, si immedesima in uomini non cambiano. I giudizi espressi dallo scrit- lui e lo fa vivere davanti agli occhi del lettore, sot- tore sono spesso durissimi, soprattutto sui perso- tolineandone la spontaneità e la fiducia nella Prov- naggi che maggiormente dovrebbero operare per il videnza divina, la semplicità e la generosità, ma bene della società: i politici e gli intellettuali. Man- anche l’irruenza giovanile. zoni è credente, ma ciò non gli impedisce di vedere i mali della Chiesa. Anzi proprio l’inadempienza e Lucia la pusillanimità di un suo membro, don Abbondio, “Lucia s’andava schermendo, con quella modestia che cede alla violenza dei bravi, è la causa che fa un po’ guerriera delle contadine, facendosi scudo iniziare il romanzo. alla faccia col gomito, chinandola sul busto, e ag- Guardandoli in questo modo, in questo legame con grottando i lunghi neri sopraccigli, mentre però la la natura, con la storia e con i sentimenti dello bocca s’apriva al sorriso”. scrittore, è possibile cogliere il valore delle singole Oltre all’ornamento particolare del giorno delle figure ed anche la solidità dell’intera costruzione nozze, “Lucia aveva quello quotidiano d’una mo- artistica, che ad un tempo vuole divertire ed inse- desta bellezza, rilevato allora e accresciuto dalle gnare. varie affezioni che le si dipingevano sul viso: una gioia temperata da un turbamento leggiero, quel Il profilo psicologico dei personaggi placido accoramento che si mostra di quando in Conviene vedere il profilo psicologico dei perso- quando sul volto della sposa, e, senza scompor la naggi principali. bellezza, le dà un carattere particolare”. Lucia è il personaggio più amato da Manzoni, Renzo quello per cui dice di sentire “un po’ di affetto e di Renzo “era, fin dall’adolescenza, rimasto privo reverenza”. È quindi una figura che lo scrittore ha de’ parenti, ed esercitava la professione di filatore voluto presentarci sotto una luce ideale, pur man- di seta”; possedeva inoltre “un poderetto che face- tenendola nella realtà dei sentimenti e degli atteg- va lavorare e lavorava egli stesso, quando il fila- giamenti di una giovane operaia, semplice ed intel- toio stava fermo; di modo che, per la sua condizio- ligente, religiosa ed innamorata. ne, poteva dirsi agiato”. Il lavoro, la preghiera ed il pianto sono gli atteg- “Era un giovine pacifico e alieno dal sangue, un giamenti più consueti della ragazza. Lavora nel suo giovine schietto e nemico d’ogni insidia; ma, in paese, lavora nel monastero a Monza, lavora nel que’ momenti, si figurava di prendere il suo palazzo di donna Prassede. schioppo, d’appiattarsi dietro una siepe, aspettan- Prega assiduamente ed intensamente, e non si fa do se mai, se mai don Rodrigo venisse a passar so- prendere dallo sconforto nemmeno quando ogni lo”. speranza sembra crollare ed ogni aiuto umano scomparire. La preghiera è il porto sicuro, che le

Genesini, Appunti su I promessi sposi 11 permette di riacquistare la tranquillità interiore e la la vita quotidiana anche il lettore si è sentito spesso fiducia nel futuro. Le sue lacrime sono un’arma, incapace di opporsi e di resistere alle prevaricazio- che forse non colpiscono Renzo o la madre, ma che ni di coloro che erano più forti di lui. hanno un potere dirompente sul Nibbio e soprattut- to sull’Innominato. Perpetua Come punto di riferimento Lucia ha in primo luogo “Era Perpetua la serva di don Abbondio: serva la fede in Dio e per questa fede è disposta a sa- affezionata e fedele, che sapeva ubbidire e coman- crificare tutto, anche il suo amore per Renzo. Ella dare, secondo l’occasione, tollerare a tempo il ama il suo promesso sposo e vive come un dramma brontolio e le fantasticaggini del padrone, e fargli interiore la contraddizione tra questo amore e il vo- a tempo tollerare le proprie, che divenivano di to che ha fatto: il voto pesa su di lei ma coinvolge giorno in giorno più frequenti. anche la persona amata, che non ha colpa. E tutta- Aveva da tempo passata l’età sinodale dei quaran- via non intende venir meno alla sua promessa. ta, rimanendo celibe, per aver rifiutato tutti i parti- I suoi ideali di vita sono semplici: sposarsi con ti che le si erano offerti, come diceva lei, o per non Renzo, il ragazzo che ama, avere dei figli, dedicar- aver mai trovato un cane che la volesse, come di- si alla casa e alla famiglia. Questi ideali non sono cevan le sue amiche”. riduttivi: essa è anche capace di riflettere molto più Perpetua rappresenta il contraltare e il completa- di Renzo, ed è sua la conclusione più profonda sul- mento di don Abbondio: è la governante e, nello le disavventure che i due promessi sposi hanno in- stesso tempo, la protettrice del curato. Quanto più contrato per realizzare il loro sogno d’amore. egli rivela la sua indecisione, tanto più lei è pronta, decisa e sicura di sé. Egli discute e lei agisce; egli Don Abbondio non sa a che santo rivolgersi e lei ha pronti i suoi Don Abbondio non era nato con un cuore di leone. pareri; egli è sempre disposto ad arrendersi e a ce- Ma, fin da’ primi suoi anni, aveva dovuto com- dere e lei è ribelle, energica e sbrigativa. prendere che la peggior condizione a que’ tempi, Ha più di 40 anni e non si è sposata perché nean- era quella d’un animale senza artigli e senza zan- che un cane l’ha voluta, come dicono le sue ami- ne, e che pure non si sentisse inclinazione d’esser che, o perché ha respinto tutti i pretendenti, come divorato”. dice lei. Non sa resistere al pettegolezzo e si fa in- “[...] non nobile, non ricco, coraggioso ancor me- gannare da Agnese, che la porta lontano dalla porta no, s’era dunque accorto [...] d’essere, in quella della canonica, per far entrare di nascosto Renzo e società, come un vaso di terra cotta, costretto a Lucia.. viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro”. Don Abbondio è un personaggio comico e meschi- Agnese no, incapace di slanci ideali ed anche di svolgere la Agnese, co’ i suoi difettucci, era una gran brava sua missione di sacerdote. Eppure l’ilarità e il buo- donna, e si sarebbe, come si dice, buttata nel fuoco numore che suscita nel lettore non devono nascon- per quell’unica figlia, Lucia, in cui aveva riposta dere il suo dramma esistenziale. Egli si sente come la sua compiacenza”. un vaso di terracotta in mezzo a vasi di ferro, e il Al nome riverito del Padre Cristoforo, lo sdegno suo destino è quello di essere schiacciato. L’unica d’Agnese si raddolcì. “Hai fatto bene”, disse, “ma via d’uscita è quella di entrare a far parte di una perché non raccontar tutto anche a tua madre?” organizzazione, come la Chiesa, che in qualche Lucia aveva avute due buone ragioni: l’una, di non modo lo protegga dai soprusi del mondo e che, se contristare né spaventare la buona donna...; l’al- possibile, gli assicuri anche un minimo di benesse- tra, di non mettere a rischio di viaggiar per molte re. Ed ha ragione e dimostra di avere coscienza dei bocche una storia che voleva essere gelosamente suoi limiti, quando dice che “uno il coraggio non sepolta”. se lo può dare”. Da parte sua si è impegnato a tem- Agnese viene rappresentata un po’ ironicamente da po pieno e per tutta la vita ad evitare i contrasti e Manzoni come una esperta conoscitrice del mondo gli scontri con coloro che potevano adoperare la e del genere umano. È lei che escogita alcune delle minaccia della forza contro di lui. soluzioni più ingegnose, come quella di mandare Ha un animo angusto, è soggiogato dal terrore e Renzo dal dottor Azzeccagarbugli o quella di cele- dal sospetto, e si sente felice nel dedicarsi alle mi- brare il matrimonio di sorpresa. È accorta e giudi- nuzie della vita. È privo di volontà e, dopo una ziosa, pronta e sicura, e sa dare a tutti risposte pie- breve resistenza, cede a tutti. È incapace per natura ne di buon senso popolare. di compiere il male, ma, paradossalmente, per viltà Agnese è ben lontana dai sentimenti delicati e dalla si fa complice e strumento dei violenti. Ha una rettitudine morale della figlia. E Manzoni è attento modesta cultura, è attaccato al denaro ed è diffi- ed abilissimo nel mostrare il contrasto fra la madre dente verso tutti. impulsiva e pratica e la figlia delicata e piena di Eppure è difficile condannarlo, perché queste pic- timor di Dio. Eppure sono quegli umani difetti che cole cose sono gli unici e modestissimi punti di ri- fanno della donna un personaggio vivo e reale: la ferimenti che gli permettono di vivere e perché nel- sua incapacità di tacere, la superficialità di certe

Genesini, Appunti su I promessi sposi 12 valutazioni morali, l’impulsività nel risentimento e Il suo capo raso, salvo la piccola corona di capel- nella stizza, la vanità e la testardaggine. li, che vi girava attorno, secondo il rito cappucci- Essa suscita simpatia proprio perché Manzoni la no, s’alzava di tempo in tempo, con un movimento ritrae puntualmente in tutta la sua spontaneità di che lasciava trasparire un non so che d’altero e comare e di popolana. d’inquieto; e subito s’abbassava, per riflessione d’umiltà”. Don Rodrigo Padre Cristoforo impersona l’ideale cristiano della “Più burbero, più superbioso, più accigliato del carità e del sacrificio. Tutta la sua esistenza è im- solito, don Rodrigo uscì, e andò passeggiando ver- prontata dall’amore verso il prossimo, che lo rende so Lecco. sollecito verso gli umili, ma coraggioso e determi- I contadini, gli artigiani, al vederlo venire, si riti- nato di fronte ai violenti, poiché egli vede, negli ravan rasente al muro, e di lì facevano scappellate uni come negli altri, creature da avviare alla vita e inchini profondi, ai quali non rispondeva”. eterna dopo il breve cammino percorso sulla terra. Don Rodrigo è il tipo comune del signorotto prepo- Per il trionfo della giustizia fra’ Cristoforo non si tente e spregiudicato che, pur di soddisfare puntigli limita a dare consigli, ma agisce concretamente. e passioni, si considera padrone di far tutto ciò che Per questo motivo è uno dei personaggi che ha più vuole e giudica tutti a sé sottoposti. spazio nel romanzo. Dal duello alla conversione, Egli è un personaggio che si incontra in ogni tem- dalla protezione di Lucia allo scontro con don Ro- po, ma che in quel secolo poteva commettere le drigo, dall’ubbidienza ai superiori all’assistenza violenze che voleva, poiché la legge era incapace degli appestati nel lazzaretto, il frate è il guerriero di proteggere l’oppresso indifeso e di colpire l’op- senza paura che combatte nella lotta del bene con- pressore circondato da bravi, ma anche adulato e tro il male, per fare trionfare il bene. riverito proprio da coloro che avrebbero dovuto ga- Per tutta la vita egli vuole espiare l’uccisione del rantire la legalità. nobile con cui era venuto a briga. E per tutta la vita Egli è cinico e volgare, e privo di ogni freno mora- egli adopera la ragione per fermare il suo animo le e religioso. Ha le stesse caratteristiche negative passionale ed impetuoso, che non sa trattenersi da- della gente del suo rango: l’orgoglio smisurato, vanti alle ingiustizie. Con la stessa foga egli invita l’ozio, la mania dei banchetti, della caccia e delle don Rodrigo a non perseguitare più Lucia e Renzo passeggiate, il gusto per le avventure galanti, pre- a perdonare il signorotto morente. feribilmente nel suo ambiente, ma con qualche e- Come Manzoni, egli non rinnega con la conversio- scursione nell’ambiente plebeo, per ammazzare la ne i valori precedenti, che erano valori positivi. Li noia. inserisce in una nuova visione della vita e in un Non è particolarmente intelligente: mette gli occhi nuovo impegno verso il prossimo. addosso a Lucia e pensa con presunzione di poterla Il messaggio di perdono e di amore verso il pros- avere facilmente. Non capisce che la ragazza gli si simo del Cristianesimo, la fede nella presenza co- sarebbe rifiutata ad ogni costo. Né è particolarmen- stante della Provvidenza, trovano in lui il banditore te capace: il suo tentativo di rapire Lucia fallisce più eloquente, più convincente e più efficace. ed è costretto a rivolgersi all’Innominato, che inve- ce con estrema rapidità porta a termine l’impresa. Gertrude Tesse un ironico elogio funebre al conte Attilio, “Il suo aspetto, che poteva dimostrar venticinque che muore di peste. Ma non immagina che anche anni, faceva a prima vista un’impressione di bel- lui è destinato a fare la stessa fine. lezza, ma d’una bellezza sbattuta, sfiorita, direi Per lo scrittore il comportamento di don Rodrigo, quasi scomposta... non merita nessuna attenuante sul piano morale, Due occhi neri... si fissavano talora in viso alle anche se può trovare una qualche giustificazione persone, con un’investigazione superba; talora si nei costumi del Seicento. chinavano in fretta, come per cercare un nascon- Eppure, forse per i buoni sentimenti che esistono diglio; in certi momenti, un attento osservatore a- per natura in ogni uomo e che nel suo caso erano vrebbe argomentato che chiedessero affetto, corri- sedimentati nel più profondo della coscienza, ha un spondenza, pietà; altre volte avrebbe creduto co- destino paradossale: quando è colpito a morte dalla glierci la rivelazione istantanea d’un odio invete- peste, è tradito dal bravo che doveva difenderlo; è rato e compresso”. perdonato da Renzo, una delle sue vittime; ed è as- Gertrude è presentata da Manzoni con una acuta solto da fra’ Cristoforo, che egli in modo offensivo indagine psicologica, che penetra nelle pieghe più aveva chiamato “villano temerario, poltrone incap- segrete del cuore. La donna è fragile e la vita in pucciato”. convento andava contro la sua natura e le sue aspi- razioni. Aveva bisogno di protezione, di affetto e Padre Cristoforo di comprensione. Non li trova. Lo scrittore con- Il padre Cristoforo era un uomo più vicino ai ses- danna la violenza di cui essa è vittima, una violen- santa che ai cinquant’anni. za che pervade tuta la società del tempo.

Genesini, Appunti su I promessi sposi 13

La legge del maggiorascato impone che tutti i beni poveri diavoli senza protettore. I signorotti e gli della famiglia vadano al primogenito, per non esse- uomini al loro servizio potevano farsi beffe delle re dispersi. Gli altri figli intraprendono la carriera leggi, perché con il terrore o la corruzione e con ecclesiastica o militare, se maschi; entrano in con- l’aiuto di avvocati senza scrupoli al loro servizio vento se femmine. La donna cerca debolmente di riuscivano ad eluderle e a farla franca. ribellarsi a questa legge, ma le forze sociali contro cui deve lottare hanno la meglio e ne è schiacciata. L’Innominato Contro la sua volontà entra in convento. Ma la sua “Era grande, bruno, calvo; bianchi i pochi capelli natura si ribella e accetta di diventare l’amante di che gli rimanevano; rugosa la faccia: a prima vi- Egidio. Ciò la porta al delitto: i due amanti uccido- sta, gli si sarebbe dato più de’ sessant’anni che no la conversa che ho scoperto la loro relazione. aveva; ma il contegno, le mosse, la durezza risenti- Poi verrà il processo e la condanna. ta de’ lineamenti, il lampeggiar sinistro, ma vivo Anche le domande che rivolge a Lucia e che turba- degli occhi, indicavano una forza di corpo e d’ani- no la ragazza mostrano che non si è staccata dal mo, che sarebbe stata straordinaria in un giovi- mondo e dai suo desideri femminili. Ed anche con ne”. Lucia dimostra il suo carattere debole e facile da Fin dalla sua prima entrata in scena l’Innominato condizionare: Egidio le ordina di far uscire con una appare come una figura fuori del comune. Fin scusa la ragazza dal convento. Essa si rifiuta, vor- dall’adolescenza dimostra il suo temperamento vo- rebbe proteggere Lucia. Ma alla fine cede. litivo: egli vuole essere superiore a tutti per corag- La donna vive il dramma della debolezza sul ver- gio e determinazione; e vi riesce. Ed ora che è vec- sante femminile come don Abbondio la vive sul chio ha ancora la stessa determinazione e la stessa versante maschile. Anche il curato cede alla vio- forza di volontà. Ma quell’intelligenza, che lo ren- lenza e diventa complice di ingiustizie. Ma il loro de superiore agli altri e che gli permette di portare destino è diverso. Il curato ha la meglio sulla peste, a termine le imprese più rischiose, si ritorce para- lei è processata e condannata. dossalmente contro di lui, poiché lo costringe a chiedersi che senso abbia la violenza di cui è intri- Il dottor Azzeccagarbugli sa la sua vita. E provoca in lui una profonda crisi “Non facciam niente”, rispose il dottore, scotendo interiore. Inizia a provare disgusto per i passati de- il capo”. litti e a porsi domande su un futuro che risulta in- “Se non avete fede in me, non facciam niente. Chi certo: la vita finisce con la morte e poi ci sarà il dice le bugie al dottore, vedete figliuolo, è uno giudizio divino. sciocco che dirà la verità al giudice. All’avvocato Sta attraversando questa crisi proprio nel momento bisogna raccontar le cose chiare: a noi tocca poi a in cui fa rapire Lucia. Alla vista della carrozza che imbrogliarle”. trasporta la ragazza rapita verso il castello, avverte Il dottor Azzeccagarbugli è un uomo servile, cor- un oscuro presentimento, quasi una premonizione rotto e ipocrita; è l’intellettuale e il professionista di quanto sarebbe successo. Poco dopo il suo bravo che si mette al servizio dei potenti e dei violenti: di più spietato gli dice di aver provato compassione don Rodrigo, dei suoi bravi e di tutti quelli che so- verso la ragazza. Il fatto gli pare strano e incredibi- no come loro. Non ha particolare intelligenza, per- le. Così decide di vederla. L’incontro gli è fatale. ché scambia Renzo per un bravo. Né particolari La ragazza con la sua debolezza, con le sue parole capacità professionali: il suo studio è disordinato; e che chiedono compassione e le sue lacrime porta la la sua veste trasandata mostra la modestia delle sue crisi al suo punto culminante ed egli precipita in entrate. Inoltre ama la buona tavola e soprattutto ha una cupa disperazione che gli fa meditare il suici- una grande propensione per il bere, come ben te- dio. Ma non cede alla tentazione, perché da quel- stimonia il suo naso. Il suo studio è la cornice che l’abisso di disperazione intravede la speranza: il ben si adatta al suo decadimento fisico e morale: è suono delle campane che sente all’alba lo spinge a uno stanzone, su tre pareti del quale sono appesi i prendere un’altra decisione, quella d’incontrare il ritratti dei dodici Cesari, tutti rappresentanti del po- cardinal Federigo che è in visita al paese. Così la tere assoluto, considerato sacro e inviolabile nel crisi va verso una soluzione positiva ed egli cono- Seicento; sulla quarta parete è appoggiato un gran- sce la conversione a valori diversi rispetto a quelli de scaffale di libri vecchi e polverosi; nel mezzo è finora professati. Egli sarà forte e determinato a una tavola gremita di carte alla rinfusa, con tre o fare il bene come prima lo era stato a compiere de- quattro seggiole all’intorno, e da una parte un seg- litti. giolone a braccioli piuttosto malandato. Esaminando il comportamento del dottore nell’e- Il cardinal Federigo Borromeo sercizio della sua professione, si ha ben chiara “Federigo Borromeo, nato nel 1564, fu uno degli l’idea di come funzionava la giustizia nel Seicento, uomini rari in qualunque tempo, che abbiano im- in pieno regime assolutistico. Le “gride” erano tan- piegato un ingegno egregio, tutti i mezzi d’una te e tutte comminavano pene severissime, per qual- grand’opulenza, tutti i vantaggi d’una condizione siasi infrazione. Ma esse valevano soltanto per i privilegiata, un intento continuo, nella ricerca e

Genesini, Appunti su I promessi sposi 14 nell’esercizio del meglio. La sua vita è come un Il Nibbio è il bravo di fiducia dell’Innominato. E la ruscello che, scaturito limpido dalla roccia, va fiducia è ben riposta. È deciso e crudele; e nel limpido a gettarsi nel fiume”. compiere i crimini dimostra rapidità ed efficienza. Il cardinal Federigo Borromeo è l’uomo che la Indubbiamente l’Innominato sa scegliere bene i Provvidenza ha scelto per avviare a lieta conclu- suoi uomini. È in perfetta sintonia con il suo pa- sione le vicende del romanzo e per portare ovun- drone: i due uomini hanno la stessa intelligenza e que il calore della fede e la speranza di un mondo la stessa determinazione, anche se appartengono a migliore. Sullo sfondo di una umanità dominata due classi sociali diverse. Dopo il rapimento di Lu- dalla violenza e dall’odio e immersa nei valori cia si sente turbato, perché ha provato un sentimen- mondani, Federigo diffonde un messaggio di pace to di compassione che non aveva mai provato e che e di amore verso il prossimo. Si impegna attiva- non voleva affatto provare. Egli stesso dice che la mente, cerca il contatto con i suoi curati e con i fe- compassione è come la paura: un uomo non è più deli che gli sono stati affidati. Richiama don Ab- tale, se essa si impadronisce di lui. E rivela il suo bondio al suo dovere ed è sollecito ad accogliere turbamento al suo padrone, che ne è colpito e che nel suo gregge l’Innominato. decide di vedere con i suoi occhi la ragazza. La sua condotta è sempre determinata dalla carità e Si può confrontare la diversa levatura morale e in- dalla sollecitudine verso il prossimo, che lo rende tellettuale del Nibbio rispetto al Griso. Essa è la franco nell’azione, eloquente nel parlare e grave stessa differenza che separa l’Innominato da don quando deve ammonire, ma anche umano nella Rodrigo. comprensione degli altri. La madre di Cecilia Il Griso “Portava essa in collo una bambina di forse “L’uomo che aveva quel soprannome, non era nov’anni, morta; ma tutta ben accomodata, co’ niente meno che il capo de’ bravi, quello a cui si capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchis- imponevano le imprese più rischiose e più inique, simo, come se quelle mani l’avessero adornata per il fidatissimo del padrone, l’uomo tutto suo, per una festa promessa da tanto tempo, e data per gratitudine e per interesse”. premio”. Il Griso è uno dei personaggi più spietati del ro- ”No!” disse: “Non me la toccate per ora; devo manzo. A lui don Rodrigo ordina di rapire Lucia, metterla io su quel carro: prendete.” Così dicendo, ed è su di lui che si riversa la furia del signorotto aprì una mano, fece vedere una borsa, e la lasciò quando la carrozza torna senza la ragazza. Altezzo- cadere in quella che il monatto le tese. Poi conti- so e spavaldo, ha un attimo di debolezza soltanto nuò: “Promettetemi di non levarle un filo d’intor- quando il suo padrone gli ordina di recarsi a Mon- no, né di lasciar che altri ardisca di farlo, e di met- za dove è ricercato dalla giustizia. terla sotto terra così.” La sua crudeltà si manifesta con particolare evi- Una delle pagine più drammatiche del romanzo è denza verso la fine del romanzo, quando si accorge l’episodio della madre di Cecilia. La figlia è morta che don Rodrigo ha contratto la peste ed egli, anzi- e la madre la porta verso il carro dei monatti. Poi ché recarsi con urgenza da un medico, corre dai dice loro di ripassare: l’indomani dovranno portar monatti, per farlo internare nel lazzaretto. Non via anche lei. La separazione dalla sua bambina sa- contento, alla presenza del padrone febbricitante si rebbe stata di breve durata. I monatti, individui fa aiutare da un monatto a scassinare lo scrigno che spesso spregevoli o semplicemente divenuti insen- contiene i gioielli; e trae anche gli ultimi spiccioli sibili per il costante contatto con la morte, hanno dalla tasca del signorotto, che ormai ritiene spac- un atteggiamento di rispetto per quel dolore stra- ciato. Ma questo suo ultimo atto di avidità gli è fa- ziante e per quella piccola morta innocente. tale, perché prende la peste. Renzo assiste da lontano al dramma della madre, la La giustizia divina si abbatte in modo implacabile cui vita è spezzata dalla morte della figlia. È com- anche su di lui: muore di peste il giorno seguente. mosso e ha una preghiera: che Dio abbia pietà e compassione di quel dolore. Il Nibbio “Ma... dico il vero, che avrei avuto più piacere che Donna Prassede l’ordine fosse stato di darle una schioppettata nel- “Aveva cinque figlie. Tre eran monache, due mari- la schiena, senza sentirla parlare, senza vederla in tate; e si trovava naturalmente aver tre monasteri viso.” e due case a cui soprintendere: l’impresa vasta e “Voglio dire che tutto quel tempo, tutto quel tem- complicata, e tanto più faticosa, che due mariti, po... M’ha fatto troppa compassione.” spalleggiati da padri, da madri, da fratelli e tre “Non l’ho mai capito così bene come questa volta: badesse, fiancheggiate da altre dignità e da altre è una storia la compassione un poco come la pau- monache, non volevano accettare la sua soprin- ra: se uno la lascia prender possesso, non è più tendenza”. uomo.” Donna Prassede è una nobildonna d’alto rango che ha fatto dell’invadenza il suo ideale di vita. Vuole

Genesini, Appunti su I promessi sposi 15 interloquire e interferire in ogni cosa e fare il bene ad ogni costo, anche contro la volontà degli inte- Il sarto ressati. Non ha alcun discernimento né alcuna u- Il sarto, “messo in orgasmo dalla presenza” miltà; ha invece la gretta presunzione di essere del cardinal Federigo, “studiava ansiosamente sempre nel giusto. Essa rappresenta lo stereotipo qualche bella risposta. Raggrinzò la fronte, della filantropa per ozio e per professione, la donna torse gli occhi in traverso, strinse le labbra, che ha un cervello limitato e che dimostra una ca- tese a tutta forza l’arco dell’intelletto, cercò, parbietà petulante e fastidiosa. frugò, sentì di dentro un cozzo d’idee monche Il suo carattere presuntuoso e soffocante si rivela e di mezze parole: ma il momento stringeva; il soprattutto quando ritiene di dover far del bene a cardinale accennava già d’avere interpretato Lucia non soltanto ospitandola, ma proponendosi il silenzio: il pover’uomo aprì la bocca, e dis- anche “di raddrizzare un cervello, di metter sulla se: - si figuri! - Altro non gli volle venire. Co- buona strada che n’aveva gran bisogno”. Vuole sa, di cui non solo rimase avvilito sul momen- redimere la ragazza e toglierle dalla mente quel ri- to; ma sempre poi quella rimembranza impor- baldo di Renzo. Lucia è costretta a reagire e a di- tuna gli guastava la compiacenza del gran- fendere il fidanzato, che non era affatto quel cri- d’onore ricevuto”. minale che la donna dipingeva. Il sarto si dilettava di letteratura. Era una sua mania Manzoni è feroce come non mai, quando comme- innocua e innocente. Desidera dare una bella rispo- mora la morte della donna: “Di donna Prassede, sta al cardinale perché vuole fare bella figura. Ma, quando si dice ch’era morta, è detto tutto”. come uno il coraggio non se lo può dare, così egli non si può dare quella rapidità di pensiero che non Don Ferrante ha. E per tutta la vita gli resta l’amaro in bocca per “Uomo di studio, non gli piaceva né di comandare quell’occasione mancata. né di ubbidire. Che, in tutte le cose di casa, la si- Manzoni costruisce con cura anche la psicologia di gnora moglie fosse la padrona, alla buon’ora; ma questo personaggio secondario. A dire il veero, lui servo, no.... non professa una particolare carità e indulgenza Don Ferrante passava di grand’ore nel suo studio, cristiana nei confronti di questo popolano che si dà dove aveva una raccolta di libri considerabile, po- delle arie per le sue letture e che cerca le frasi ad co meno di trecento volumi: tutta roba scelta, tutte effetto, cole richiedeva la cultura del Seicento. Ed opere delle più riputate, in varie materie; in ognu- è feroce con il piccolo sarto come con gli altri in- na delle quali era più o meno versato”. tellettuali del romano, dal dottor Azzeccagarbugli a Don Ferrante è il degno marito di Donna Prassede. don Ferrante, perché fanno un uso meschino o ser- Può definirsi un “addottrinato” in molte scienze e vile della loro intelligenza e perché hanno una vi- addirittura “professore” nella scienza cavalleresca. sione limitatissima della cultura. D’altra parte essi La sua biblioteca è descritta analiticamente da si comportano normalmente così anche nella vita… Manzoni, che parte dalle varie materie che la com- pongono e poi passa ai diversi volumi che rappre- sentano quelle materie: i volumi sono osservati, i nomi degli autori e i titoli sono letti, le loro pagine sono sfogliate. Quella biblioteca costituisce l’im- magine efficace e concreta della cultura secentesca più superficiale ed inutile. Di tale cultura è intrepi- do estimatore ed interprete entusiasta don Ferrante, un letterato a tempo pieno, tutto lettura e scrittura, e tutto libri. Eppure da questo quadro ironico non manca di sprigionarsi un fascino segreto. È il fascino di un ambiente raccolto, arredato di libri, immerso nel silenzio, segnato dal trascorrere di lunghe ore di studio. Don Ferrante non crede alla peste: i suoi ragiona- menti dimostrano che essa non esiste. Ma la peste si prende la rivincita su di lui, e lo manda all’altro mondo. Manzoni è impietoso con lui e con la cul- tura astratta e disimpegnata che egli rappresenta, perché la critica all’intellettuale secentesco è, nello stesso tempo, la critica alla cultura vuota e superfi- ciale del suo tempo.

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