Stagione 2010-11

Martedì 3 maggio 2011, ore 20.30 Sala VerdiConservatorio del Sala Europa Galante

Fabio Biondi direttore e solista

Vivaldi Sinfonia in sol maggiore “Il coro delle Muse” RV 149 Concerto in si bemolle maggiore n. 1 RV 383a Concerto in mi minore n. 2 RV 279 Concerto in la minore n. 4 RV 357

Sinfonia da “Ercole su’l Termodonte” RV 710 Concerto in fa maggiore n. 9 RV 284 Concerto in re maggiore n. 11 RV 204 Concerto in fa maggiore RV 291

Il concerto è registrato da Rai Radio3 17 Consiglieri di turno Direttore Artistico Salvatore Carrubba Paolo Arcà Alberto Conti Sponsor istituzionali Ringraziamo per il loro contributo volontario, oltre ai vari Soci che hanno scelto l’anonimato o la dedica in memoriam (a Silvia Medugno Ansbacher Bonomi, a Rita Legnini, a Sergio Dragoni), i Soci A.F., S.F. e E.A., Ornella e Giuseppe Lorini, con la speranza che il loro esempio trovi seguito.

Sponsor Pianisti al Quartetto Giulio Confalonieri, poeta, scrittore, compositore, eminente protagonista della vita musicale a Milano lungo gran parte del ‘900, scrisse i programmi di sala del Quartetto dal 1953 al 1963. Sponsor Le due Passioni di Bach Un ampio estratto fu pubblicato in un nostro piccolo libro, “Il minuto prima di ascoltare”, curato da Lorenzo Arruga. Quest’anno i commenti ai nostri concerti Con il contributo di saranno spesso “a due voci”: la voce di Giulio Confalonieri, là dove saranno in programma musiche già da Lui commentate per nostri concerti, e la voce di Oreste Bossini. Due voci che risentono di diverse formazioni musicali e di tempi diversissimi. È anche un modo di valorizzare il patrimonio di cultura del Quartetto e di rispettare i nostri tradizionali criteri di sana gestione economica. Il programma è pubblicato sul nostro sito web dal venerdì precedente il concerto.

È vietato, senza il consenso dell’artista, fare fotografie e registrazioni, audio o video, anche con il cellulare. Soggetto di rilevanza regionale Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo alla fine di ogni composizione. Si raccomanda di: • spegnere i telefoni e ogni apparecchio con dispositivi acustici; • evitare colpi di tosse e fruscii del programma; • non lasciare la sala fino al congedo dell’artista. Con il patrocinio di (Venezia 1678 – 1741) Sinfonia in sol maggiore “Il coro delle Muse” RV 149 (1740) (ca. 8’) da “La stravaganza” opus IV Anno di pubblicazione: , 1716

Concerto in si bemolle maggiore n. 1 RV 383a (ca. 8’) I. Allegro II. Largo e cantabile III. Allegro

Concerto in mi minore n. 2 RV 279 (ca. 10’) I. Allegro molto stravagante II. Largo III. Allegro

Concerto in la minore n. 4 RV 357 (ca. 8’) I. Allegro II. Grave e sempre piano III. Allegro

Sinfonia da “Ercole su’l Termodonte” RV 710 (1723) (ca. 6’) da “La stravaganza” opus IV

Concerto in fa maggiore n. 9 RV 284 (ca. 7’) I. Allegro II. Largo III. Allegro

Concerto in re maggiore n. 11 RV 204 (ca. 6’) I. Allegro II. Largo III. Allegro assai

Concerto in fa maggiore RV 291 (1720) (ca. 10’) I. Allegro II. Larghetto III. Allegro Il Settecento rappresenta la prima età dell’oro della musica strumentale, a coronamento di un lungo percorso di emancipazione. L’idea che gli strumenti musicali fossero in grado di parlare con un linguaggio autonomo si era fatta strada nel corso del Seicento all’interno delle diverse scuole nazionali. In Italia il nuovo secolo si aprì in maniera sfolgorante per la musica strumentale. Il primo musicista italiano a imporsi sulla scena internazionale fu il violinista Arcangelo Corelli, che da Roma diffuse in tutto il continente un nuovo stile e stabilì un canone di gesti e forme della musica strumentale. Il primato di Corelli e della scuola violinistica romana veniva contrastato solamente dallo sviluppo della musica per orchestra, che fioriva con pari splendore a Venezia. A cavallo del Settecento Venezia poteva vantare una tradizione di ricerca sul suono unica al mondo, grazie alla secolare attività della Cappella ducale di San Marco e dei quattro Ospedali, ciascuno provvisto di una propria orchestra. Il più importan- te, dal punto di vista musicale, era l’Ospedale della Pietà, situato sulla Riva degli Schiavoni, a Castello, dove per quasi quarant’anni lavorò Antonio Vivaldi. Il lungo e controverso rapporto di Vivaldi con l’antichissimo istituto di carità, fondato alla metà del Trecento, segna i contorni di una delle esperienze musica- li più fruttuose della storia. La ricerca e la sperimentazione di nuove possibilità espressive avveniva infatti nel vivo della prassi musicale, a diretto contatto con un gruppo di eccezionali musiciste, allevate da orfane con spirito monacale allo scopo di insegnar loro un’arte per guadagnarsi da vivere. Carlo Goldoni ha lasciato un ritratto del musicista: «Questo famosissimo Suonator di Violino, quest’uomo celebre per le sue suonate, specialmente per quelle intitolate le Quattro stagioni, componeva altresì delle Opere in Musica; e quantunque dicessero i buoni Conoscitori, ch’egli mancava nel contrappunto, e che non met- teva i Bassi a dovere, faceva cantar bene le parti, e il più delle volte le Opere sue hanno avuto fortuna».1 Le forme concertanti esaltavano la fantasia del virtuosi- smo e il “cantar bene” era spinto fino ai limiti estremi del buon gusto e delle possibilità tecniche dell’interprete. Il suo stile era giudicato da molti volgare, specie per quanto riguardava la scrittura vocale. Charles de Brosses invece rimase impressionato dalla forza espressiva dei suoi Concerti: «Quelle roideur d’exécution! C’est là seulement qu’on entend ce premier coup d’archet, si faus- sement vanté à l’Opéra de Paris».2 In Germania la musica di Vivaldi fu conosciu- ta molto presto. Tra il 1708 e il 1713 Matthias Ferdinand von Regaznig, diplo- matico al servizio dell’Elettore di Magonza, acquistò lavori di Vivaldi e di altri autori veneziani per i nipoti Johann Philipp Franz e Rudolf Franz Erwein von Schönborn, grandi appassionati di musica. Ma la diffusione in Germania del nuovo stile concertante italiano fu la conseguenza del soggiorno a Venezia tra il

1. Delle Commedie di Carlo Goldoni – Avvocato veneto, Tomo XIII, 1761, Venezia, Giambatista Pasquali, p. 11 2. Le Président de Brosses en Italie. Lettres familières écrite in Italie en 1739 et 1740, 1858, Parigi, Didier, p. 216 1716 e il 1717 del principe Federico Augusto di Sassonia, che aveva portato con sé alcuni tra i migliori musicisti della cappella di corte di Dresda. I rapporti stabiliti in quell’occasione tra Vivaldi e personaggi come il violinista Johann Georg Pisendel contribuirono in maniera notevole a far conoscere le sconvol- genti novità dello stile veneziano nell’ambiente musicale tedesco. Il successo della musica di Vivaldi contagiò anche Johann Sebastian Bach. Gli influssi della musica di Vivaldi sono stati più che compensati dal ruolo di Bach nella fortuna del Prete Rosso. La fama di Vivaldi era in declino già nell’ultima parte della sua vita, tanto che l’anziano musicista fu costretto nel 1740 a un disperato viaggio a Vienna, dove morì l’anno successivo. Nell’Ottocento, invece, la riscoperta di Bach gettò una luce anche sulla musica di un compositore caduto nell’oblio come Vivaldi, che ha avuto infine la sua grande riscossa nel Novecento. Nello sterminato catalogo del Prete Rosso spiccano alcune raccolte di concerti. L’estro armonico op. III, pubblicato nel 1711 ad Amsterdam dallo stampatore Estienne Roger, ebbe un successo clamoroso e fu essenziale per la diffusione in Europa della musica di Vivaldi. Nel 1728 John Walsh pubblicò a Londra una raccolta di sei Concerti di Vivaldi, cinque dei quali erano riciclati dal ciclo dell’op. IV La stravaganza, uscita sempre ad Amsterdam nel 1716 circa. Per completare la serie canonica di sei lavori, Walsh aggiunse un concerto non pro- veniente dalla raccolta, quello in fa maggiore RV 291. Rispetto alla fantasiosa strumentazione della prima raccolta, La stravaganza si concentrava in maniera particolare sulla forma del concerto per violino, anche se non mancano nei 12 lavori del ciclo numerosi interventi solistici di altri stru- menti. In realtà la nuova impresa editoriale non vide la luce a ridosso della prima, com’era stato annunciato. Non è stato ancora possibile stabilire con precisione in che anno Roger abbia in effetti pubblicato i due volumi della Stravaganza, tuttavia è probabile che siano passati diversi anni, quattro o più, tra le due uscite. Copie manoscritte dei Concerti comunque circolavano in abbondanza e Vivaldi stesso aveva sfruttato il materiale, rimaneggiando i lavo- ri con l’aggiunta di altri movimenti. Lo schema di base comunque era lo stesso dell’op. III, che alternava concerti in tonalità maggiore e minore. Dal punto di vista formale, invece, La stravaganza metteva l’accento in maniera più netta sul ruolo solistico del violino, che acquista un rilievo maggiore anche per motivi commerciali. Walsh aveva scelto i Concerti dell’op. IV in cui l’intervento aggiun- tivo di altri strumenti si configura come un autentico impegno solistico, come per esempio il Concerto in fa maggiore n. 9 RV 284. Nell’Allegro iniziale infatti i due violini solisti intrecciano un dialogo alla pari sullo sfondo del ripieno orche- strale. Ancora più eloquente è l’apertura del Concerto in re maggiore n. 11 RV 204, affidata al suono di due violini soli senza accompagnamento. Il carat- tere predominante del violino principale tuttavia non è mai messo in discussio- ne, anzi viene accentuato da una scrittura improntata a un livello tecnico più alto rispetto alla raccolta precedente. La tessitura del violino solista è esigente, ma non proibitiva. La nota più acuta richiesta al solista è un sol, che compare nel primo movimento del Concerto in mi minore n. 2 RV 279, ma per il resto lo stile appartiene al miglior violinismo di Vivaldi. Il maggior peso del solista com- porta delle novità anche nella forma del Concerto. I tempi lenti ed espressivi, per esempio, vengono esaltati dal desiderio di “cantar bene” del violino del Prete Rosso. La forza espressiva del teatro d’ si riflette nella musica stru- mentale, che conferisce al solista un ruolo drammatico più incisivo. Il Largo del Concerto n. 2, per esempio, rivela in maniera evidente il profondo legame tra la scrittura solistica e lo stile dell’aria dell’opera seria. Il violino principale espri- me i suoi turbamenti interiori come se fosse un personaggio alle prese con una scena drammatica. Altrettanto solitaria, per esempio, sgorga dalle corde del vio- lino la cantilena melanconica del Grave del Concerto in la minore n. 4 RV 357, assecondata a rispettosa distanza da un sommesso coro di strumenti. Questi rapporti tra opera e musica strumentale giustificano la decisione di introdurre nel programma due musiche provenienti dalla produzione teatrale di Vivaldi, la Sinfonia RV 149 per Il coro delle Muse e la Sinfonia dell’opera Ercole su’l Termodonte RV 710. La prima faceva parte delle musiche preparate dall’Ospe- dale della Pietà in onore della visita del principe Federico Cristiano di Sassonia, il 21 marzo 1740. Le famose putte della Pietà avevano eseguito in quell’occasio- ne la serenata Il coro delle Muse del maestro napoletano Gennaro D’Alessandro, su libretto di Carlo Goldoni, con inserti musicali di Vivaldi. La Sinfonia RV 149 rappresenta la sintesi delle migliori qualità della sua scrittura per orchestra, che riesce a plasmare il suono e a conferire una luce luminosa alla musica senza ricorrere a un organico ricco o a strumenti particolari. Ercole su’l Termodonte invece è un’opera di Vivaldi, su libretto di Antonio Salvi, rappresentata la prima volta a Roma nella stagione di Carnevale del 1723. ha preparato l’edizione critica per la prima rappresentazione integrale in tempi moderni dell’opera, a Venezia, nel 2007. La Sinfonia d’apertura era un pezzo di musica strumentale indipendente, che spesso veniva usata di nuovo in lavori successivi. La prima versione di questa Sinfonia infatti risale all’opera Armida al campo d’Egitto (1718) e serve in maniera efficace a introdurre un soggetto di stampo eroico, qual era la storia dell’impresa di Ercole nel regno delle Amazzoni.

Oreste Bossini Fabio Biondi direttore e solista

Nato a Palermo nel 1961, Fabio Biondi ha iniziato la carriera a dodici anni con i primi concerti da solista con l’orchestra della RAI. A sedici anni viene invitato al Musikverein di Vienna per interpretare i Concerti per violino di Bach. Da allora collabora con i più famosi ensemble specializzati nell’esecuzione di musica antica su strumenti originali quali Cappella Real, Musica Antiqua Vienna, Il Seminario Musicale, La Chapelle Royale e i Musiciens du Louvre. Nel 1990 ha fondato l’ensemble Europa Galante, con il quale è stato ospite di importanti festival e sale da concerto in tutto il mondo. Dal 2005 è direttore stabile per la musica antica della Stavanger Symphony Orchestra. Dal 2010 è direttore stabile per la musica barocca dell’Orchestra da camera di Losanna. Fabio Biondi si dedica con passione alla ricerca e allo studio di opere di rara esecuzione. Il suo repertorio copre 300 anni di musica e la sua produzione discografica lo conferma. Con Europa Galante ha meritato importanti premi discografici internazionali. Nel 2002 Fabio Biondi e Europa Galante hanno meritato il Premio Abbiati dell’Associazione Nazionale dei Critici Musicali; nel 2004, il premio Scanno per la Musica. Suona un violino Goffredo Cappa del 1690 e un Carlo Ferdinando Gagliano del 1766, appartenuto al suo Maestro Salvatore Cicero, e messo a sua disposi- zione dall’omonima fondazione. Con Europa Galante è stato ospite della nostra Società nel 2008 e per Musica e poesia a San Maurizio nel 2007.

Europa Galante

Fabio Ravasi e Andrea Rognoni violini Stefano Marcocchi viola Maurizio Naddeo violoncello Patxi Montero violone Giangiacomo Pinardi tiorba Paola Poncet cembalo

Fondato nel 1990 da Fabio Biondi, che ne è anche direttore artistico, l’ensem- ble Europa Galante si è rapidamente affermato in campo internazionale in seguito alla pubblicazione di un primo disco dedicato a Vivaldi che ha merita- to il Premio Cini di Venezia e il premio Choc de la Musique. L’ensemble, che suona su strumenti d’epoca, si è esibito nelle più importanti sale da concerto e teatri del mondo. È inoltre ospite di festival di primo piano quali Lufthansa Baroque e Utrecht. Dal 1998 collabora con l’Accademia di Santa Cecilia nel recupero di opere vocali del Settecento italiano. Con il Festival Scarlatti di Palermo ha realizza- to opere quali Massimo Puppieno, Il Trionfo dell’Onore, Carlo Re d’Alemagna e La Principessa Fedele. Dal 1998 incide in esclusiva per Virgin Classics. Le numerose registrazioni hanno meritato importanti riconoscimenti internazionali. Tra le pubblicazio- ni recenti Il di Vivaldi, lo Stabat Mater di Pergolesi e i Concerti per violino e orchestra di Mozart. Prossimo concerto: Martedì 24 maggio 2011, ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio András Schiff pianoforte Quartetto Panocha Yuuko Shiokawa viola

La stagione del Quartetto si conclude con uno splendido programma di musica da camera. Antonin Dvorˇák era riconosciuto nell’ultimo scorcio dell’Ottocento come il maggior autore di musica da camera, dopo Brahms. András Schiff e lo splendido Quartetto Panocha propongono un viaggio nel dolce e profumato giardino della musica da camera di Dvořák. I due Quintetti con pianoforte, entrambi in la maggiore, esprimono l’aspirazione dell’autore a migliorare sempre la propria scrittura, mentre il Quintetto con due viole op. 91 appartiene al gruppo di capolavori composti nel corso del soggiorno negli Stati Uniti. La violinista Yuuko Shiokawa, per l’occasione, impugna eccezionalmente la viola per unirsi ai quattro musicisti di Praga.

Società del Quartetto di Milano - via Durini 24 - 20122 Milano - tel. 02.795.393 www.quartettomilano.it - e-mail: [email protected]