A.2 – Relazione Geologica – Studio di Geologia e GeoIngegneria Progetto per la realizzazione di un parco nel Dott. Geol. Antonio De Carlo territorio comunale di Montemurro e (PZ)”

INDICE

1. PREMESSA…………………………………………...... ……………………………………………………..2 2. RIFERIMENTI NORMATIVI E CARTOGRAFICI……………….………………………..…………………3 3. UBICAZIONE SITI DI PROGETTO……………………………………………………..……………………4 4. INQUADRAMENTO GEOLOGICO-STRUTTURALE…………………………………….…………..……5 5. CARATTERIZZAZIONE IDROGEOLOGICA…………………………………………………………….…8 6. VALUTAZIONE RISCHIO FRANE ED ALLUVIONAMENTO……………………………….…...………10 7. CARATTERIZZAZIONE MORFOLOGICA ED IDROLOGICA…………………………….……...……..12 8. CONCLUSIONI………………………………………………………………………………………………..14

ALLEGATI:

- -A.16.a.7 – Planimetria ubicazione indagini geologiche da eseguire (scala 1:5000) - -A.16.a.8 – Carta Geologica (scala 1:5000) - -A.16.a.9 – Carta Geomorfologica (scala 1:5000) - -A.16.a.10 – Carta Idrogeologica (scala 1:5000) - -A.16.a.11 – Profili Geologici (scala 1:5000) - -A.16.a.12 – Corografia dei Bacini Idrografici (scala 1:15000)

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1. PREMESSA

Per incarico ricevuto dalla società QAIR ITALIA S.r.l., lo scrivente ha redatto la relazione preliminare per il “Progetto per la realizzazione di un parco eolico nel territorio comunale di Montemurro e Armento (PZ)”, in provincia di Potenza. L’impianto prevede l’installazione di 14 Aerogeneratori di potenza unitaria pari a circa 5.3 MW, per una potenza complessiva di impianto pari a circa 75 MW, da collegarsi mediante elettrodotto interrato in media tensione ad una stazione di trasformazione di utenza RTN 150 KV di futura installazione all’interno del territorio comunale di Montemurro (PZ). Per verificare la fattibilità geologica del progetto, il presente studio inquadra sotto il profilo geologico, idrogeologico e geomorfologico l'areale coinvolto dall’intervento. Ai fini della rappresentazione preliminare delle caratteristiche geologiche latu sensu dell'intera area, e per escludere la presenza di elementi di criticità morfologica, il rilevamento geo-morfologico di superficie si è dimostrato utile al raggiungimento dell’obiettivo. Le informazioni che qui si presentano, tuttavia, devono ritenersi valide nei limiti che questa prima fase cognitiva pone, ovvero acquisizione di dati e notizie preliminari. Si rimanda al successivo grado di approfondimento della progettazione (progetto esecutivo) la verifica puntuale delle caratteristiche litologiche, geotecniche, idrogeologiche e sismiche dei terreni del substrato, che potrà confermare quanto si espone di seguito e che, inoltre, consentirà di redigere una cartografia di maggior dettaglio. Infatti, per la definizione del modello litotecnico del sottosuolo verranno praticati in quella fase per ogni aerogeneratore: - Indagini geofisiche: n.01 MASW; - n.03 Prove penetrometriche statiche leggere (Cone Penetration Test); - n.01 Sondaggio meccanico a carotaggio continuo, attrezzato a piezometro, con prelievo di campioni indisturbati da sottoporre ad analisi e prove geotecniche di laboratorio oltre a prove penetrometriche dinamiche del tipo SPT;

Gli elaborati cartografici, prodotti in questa fase, sono riportati nei seguenti allegati: - A.16.a.7 – Planimetria ubicazione indagini geologiche da eseguire (scala 1:5000) - A.16.a.8 – Carta Geologica (scala 1:5000) - A.16.a.9 – Carta Geomorfologica (scala 1:5000) - A.16.a.10 – Carta Idrogeologica (scala 1:5000) - A.16.a.11 – Profili Geologici (scala 1:5000) - A.16.a.12 – Corografia dei Bacini Idrografici (scala 1:15000).

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2. RIFERIMENTI NORMATIVI E CARTOGRAFICI

Nella redazione della presente relazione si è fatto riferimento alla normativa vigente ed alla documentazione cartografica e bibliografica esistente, di seguito riportate: . Normativa di riferimento nazionale:

- Regio Decreto Legislativo 30 dicembre 1923, n.3267 “Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e terreni montani"; - L.N. n.64/74 - Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche; - D.M. 11.03.1988 - Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le prescrizioni per la progettazione, l'esecuzione e il collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle opere di fondazione; - D.P.R. n.380/2001 - Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia; - O.P.C.M. n.3274/2003 – Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica; - D.M. 14.09.2005 - Norme Tecniche per le Costruzioni; - O.P.C.M. n.3519/2006 - Criteri generali per l’individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l’aggiornamento degli elenchi delle medesime zone; - D.M. LL.PP. del 14.01.2008 - Testo Unitario - Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni; - Circolare del C.S.LL.PP. n.617 del 02.02.2009 - Istruzioni per l'applicazione delle Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni; - O.P.C.M. n.3907/2010 "Attuazione dell'art.11 del D.L. 28/04/2009, n.39, convertito con modificazioni, dalla Legge 24/06/2009, n.77 in materia di contributi per interventi di prevenzione del rischio sismico"; - D.M. del 17.01.2018 - Aggiornamento delle "Norme tecniche per le costruzioni".

. Normativa di riferimento regionale:

- L.R. n.1 del 19 gennaio 2010 “Norme in materia di energia e Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale. D.Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 L.R. n. 9/2007” - Norme di Attuazione (aggiornamento 2015) e Piano Stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico (aggiornamento 2014) - Autorità di Bacino distrettuale dell’Appennino Meridionale – sede .

. Riferimenti cartografici e bibliografici:

- Fogli 505 “” e 506 “Sant’Arcangelo” della Carta Geologica d’Italia (scala 1:50.000) e “Note Illustrative”; - Sezioni 505 I e 506 IV della CTR della Basilicata. (scala 1:25.000) - Elementi 505081, 505082, 506051, 506052, 506053 e 506054 della CTR Basilicata (scala 1:5000) - Tavole 505080 e 506050 della Carta del Rischio (scala 1:10000) del Piano stralcio per la difesa dal rischio idrogeologico dell’Autorità di Bacino distrettuale dell’Appennino Meridionale – sede Basilicata (aggiornamento 2014).

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3. UBICAZIONE DEI SITI DI PROGETTO

L’area da destinare al campo eolico è localizzata nel territorio comunale di Montemurro e Armento in Provincia di Potenza, situata a circa 3/6 km in direzione NE rispetto al centro abitato di Montemurro e a circa 2/5 Km in direzione NO dal centro abitato di Armento, ad una quota media di circa 800 m s.l.m.

Fig. 01: Ubicazione dell’area parco, del cavidotto e della Sottostazione Elettrica

Le coordinate dell’area di progetto del parco sono le seguenti:

Latitudine WGS84= 40.325471°; Longitudine WGS84 = 16.020418° Dal punto di vista cartografico il sito ricade all’interno dei Fogli 505 “Moliterno” e 506 “Sant’Arcangelo” della Carta Geologica d’Italia (scala 1:50.000), Sezioni 505 I e 506 IV della CTR (scala 1:25000), Elementi 505081, 505082, 506051, 506052, 506053 e 506054 della CTR (scala 1:5000), Tavole 505080 e 506050 della Carta del Rischio – Piano Stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico dell'Autorità Distrettuale dell'Appennino Meridionale - sede Basilicata (scala 1:10.000). L’analisi della vincolistica nelle aree d’interesse progettuale ha permesso di escludere che le stesse ricadano in aree SIC o ZPS.

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4. INQUADRAMENTO GEOLOGICO-STRUTTURALE

L’area oggetto di studio ricade all’interno del Foglio 506 “Sant'Arcangelo” e parzialmente del Foglio 505 "Moliterno" della Carta Geologica d’Italia (scala 1:50000) ed i terreni che vi affiorano fanno parte dei Flysch miocenici rappresentati da coltri silicoclastiche depositatesi in bacini satellite (piggy-back, trust-top) sul fronte dell’orogene appenninico. In particolare essi sono ascrivibili al Flysch di Gorgoglione che rappresenta il riempimento sedimentario di un piccolo bacino orientato parallelamente rispetto al fronte dei thrust appenninici e conosciuto con il nome di Bacino Irpino.

Il Flysch di Gorgoglione è una copertura terrigena di età Langhiano inferiore - Serravalliano superiore, discordante su differenti unità della catena e costituisce un deposito di un originario bacino satellite impostatosi successivamente alle prime fasi di accavallamento tra le unità della catena. Esso rappresenta il prodotto della deposizione nelle aree interne deformate dell’avanfossa medio- supramiocenica. La deposizione è avvenuta in un bacino profondo con accumulo di grossi volumi di sedimento provenienti dallo smantellamento dei terreni che costituivano l’orogene in sollevamento a monte del bacino stesso con processi di natura torbiditica, capaci di trasportare sedimenti da molto grossolani a fini. Per tale motivo all'interno di questa formazione sono presenti diverse facies sedimentarie: in affioramento è possibile riconoscere infatti lenti di conglomerati poligenigi generalmente disorganizzati (Facies Conglomeratica), intercalati a strati e megastrati di areanarie massive e con superfici basali con un forte carattere erosivo (Facies Arenacea). Sono presenti inoltre strati arenacei gradati alternati ad orizzonti siltosi laminati (Facies Arenaceo-Pelitica) ed una successione successione di orizzonti siltosi, di colore grigiastro, con rare intercalazioni di sottili strati arenacei (Facies Pelitico-Arenacea).

La successione del Flysch di Gorgoglione si sviluppa in discordanza angolare sullaFormazione delle Argille Variegate, affiorante nel settore nord orientale dell'area di studio, ed è localmente ricoperta da depositi sabbioso limosi di ambiente fluvio-lacustre. La ricostruzione litostratigrafica, scaturita dal rilevamento geologico di superficie esteso ad un’area più ampia rispetto a quella strettamente interessata dal progetto in epigrafe, ha messo in evidenza che le caratteristiche peculiari delle formazioni, come anche riportato nella Carta Geologica in scala 1:5.000 (elaborato A.16.a.8) e schematizzato nell’elaborato Profilo Geologico (A.16.a.11) sono, dall’alto verso il basso stratigrafico, quelle di seguito descritte:

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Di seguito si riporta gli stralcii dei Fogli 505 “Moliterno”, interessato solo parzialmente, e 506 “Sant’Arcangelo” della Carta Geologica d’Italia (scala 1:50.000) in cui vengono mostrati il terreno di sedime del parco eolico, il cavidotto e la sottostazione (Fig. 02 e Fig. 03).

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Fig. 02: Stralcio del Foglio 505 “Moliterno” della Carta Geologica d’Italia, scala 1:50000, relativo ad una porzione dell’area parco

Fig. 03: Stralcio del Foglio 506 “Sant’Arcangelo” della Carta Geologica d’Italia, scala 1:50000, relativo al sito di progetto

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5. CARATTERIZZAZIONE IDROGEOLOGICA

Le caratteristiche idrogeologiche dei terreni affioranti sono molto differenziate e questo dipende dalle caratteristiche proprie dei litotipi presenti, come la composizione granulometrica, il grado di addensamento o consistenza dei terreni, nonché dal grado di fratturazione dei livelli lapidei o pseudo- lapidei e, più in generale, dalla loro porosità. Sulla base di tali parametri, quindi, è stata redatta la Carta Idrogeologica (allegato A.16.a.10) ed i terreni affioranti sono stati raggruppati in complessi idrogeologici, in relazione alle proprietà idrogeologiche che caratterizzano ciascun litotipo. I complessi idrogeologici scaturiti dalle formazioni presenti possono essere così raggruppati e caratterizzati:

1) Terreni impermeabili (coefficiente di permeabilità dell’ordine di K= 10-7 - 10-9 m/s): Argille Marnose Azzurre e Formazione delle Argille Variegate: I relativi terreni sono da ritenersi impermeabili, in quanto tale complesso anche se dotato di alta porosità primaria, è praticamente impermeabile a causa delle ridottissime dimensioni dei pori nei quali l'acqua viene fissata come acqua di ritenzione. Ne deriva una circolazione nulla o trascurabile. Inoltre, trattandosi di argilla, seppur coesiva, è comunque soggetta a fessurarsi e a richiudere rapidamente le discontinuità con un comportamento di tipo plastico. Nell'insieme, il complesso litologico è da considerarsi scarsamente permeabile, in quanto anche la permeabilità delle porzioni più ricche in frazione sabbiosa è del tutto controllata dalla frazione argillosa. Ad essi si può attribuire un valore del coefficiente di permeabilità dell'ordine di K = 10-7 - 10-9 m/s.

2) Terreni mediamente permeabili (coefficiente di permeabilità dell’ordine di K = 10-4 - 10-5 m/s): Flysch di Gorgoglione: il grado di permeabilità varia da medio-alto a medio-basso in relazione allo stato di fratturazione ed alla presenza di livelli pelitici, ma è da ritenersi in generale mediamente permeabile; infatti anche se contraddistinto da alta porosità primaria, questo complesso è costituito da una granulometria assortita con grado di addensamento o di litificazione non trascurabile che tende ad aumentare con la profondità, e questo controlla l'infiltrazione nel sottosuolo. Da mediamente permeabili a permeabili per porosità sono invece da considerarsi i livelli alterati più superficiali, in cui l'umidità è alimentata dalla meteorologia del sito. Infatti, le loro naturali caratteristiche litologiche, il disfacimento fisico-meccanico dovuto agli agenti atmosferici, lo scarso grado di addensamento, fanno sì che ci sia l'infiltrazione delle acque meteoriche nel loro interno e, quindi, un'alimentazione della circolazione idrica superficiale. Il coefficiente di permeabilità stimato è K= 10-4 - 10-5 m/s. L'elevata porosità della frazione più grossolana, inoltre, favorisce l'infiltrazione nel sottosuolo delle acque di precipitazione meteorica ed

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Le acque meteoriche che quindi raggiungono il suolo, sono ripartite tra quelle che vengono convogliate nel reticolo superficiale, controllate dall’acclività dei versanti, e quelle che si infiltrano nel sottosuolo, in funzione della permeabilità dei terreni interessati. Nel caso specifico, sono i terreni delle formazioni arenaceo-conglomeratiche (complesso idrogeologico II – Terreni mediamente permeabili) a garantire l’infiltrazione di acqua che, dalle osservazioni condotte, tende ad accumularsi in corrispondenza di intervalli pelitici relativamente impermeabili. In ogni caso, per la definizione completa dei caratteri idrogeologici si rimanda alle successive fasi di progettazione ed, in particolare, in seguito alla realizzazione delle indagini geognostiche dirette ed indirette e all’istallazione dei piezometri, si potranno ottenere, con maggior dettaglio, indicazioni sulle escursioni piezometriche di eventuali falde. Per la rappresentazione cartografica della idrogeologia si rimanda all’Allegato A.16.a.10.

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6. VALUTAZIONE DEL RISCHIO FRANE ED ALLUVIONE

Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) rappresenta uno strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono programmate e pianificate le azioni e le norme d’uso riguardanti la difesa dal rischio idraulico ed idrogeologico del territorio. L’esame dell’elaborato cartografico "Carta del Rischio" (Tavole 505080, 506050) del PAI dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale - sede Basilicata, nelle cui competenze ricadono l'intero territorio dell’area parco, ha evidenziato la presenza di aree a rischio R2, R3 e R4; alcune di esse lambiscono gli aerogeneratori, altre interessano parzialmente il percorso del cavidotto. Le restanti porzioni non ricadono in areali a rischio da frana, a pericolosità geomorfologica o idraulica (Fig.4).

Alcune porzioni dell’area interessata dall’impianto risultano vincolate ai sensi del RD 3267/23

Fig. 04: PAI dell’AdB – Sede Basilicata, con ubicazione dell’area parco

La consultazione della suddetta cartografia ha permesso di verificare che il cavidotto interseca o lambisce degli areali a rischio idrogeologico “elevato R3 e molto elevato R4”. Pertanto, si farà riferimento e si procederà nello studio esecutivo secondo l’Art. 22 delle norme d’attuazione del PAI dell’AdB sede Basilicata. E’ il caso di sottolineare che da un punto di vista idrogeomorfologico il

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Alla luce di quanto appena relazionato ed in riferimento alle Norme d’Attuazione del PAI dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell'Appennino Meridionale Sede Basilicata, gli interventi previsti in progetto non sono soggetti a particolari prescrizioni salvo quelle di rito. Di conseguenza, si esprime giudizio positivo sulla loro fattibilità e compatibilità idrogeologica.

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7. CARATTERIZZAZIONE MORFOLOGICA ED IDROLOGICA

La configurazione morfologica dell’area in studio è condizionata dalle caratteristiche litologiche, dall’assetto stratigrafico dei terreni affioranti e dall’azione modellatrice delle acque. Nell’insieme il paesaggio è di tipo montuoso, con una certa disomogeneità morfologica interna. Le componenti fisico- morfologiche tipiche di questo settore, infatti, sono montagne con cime arrotondate e crinali piuttosto ampi i cui “fianchi” sono caratterizzati da versanti con gradiente di pendio medio; le pendenze medie sono infatti comprese tra 10°÷15°, con acclività massima di circa 30°. In particolare le aree del progetto si sviluppano su morfologia montuosa, costituita da versanti ad acclività variabile, incisi da fossi più o meno profondi, impostati su terreni arenaceo-argillosi e localmente arenaceo-conglomeratici, a sedimentazione silicoclastica sinorogenica e con caratteristiche torbiditiche, depositati sul fronte dell'orogene in un bacino satellite di ambiente marino (bacino di sedimentazione del Flysch di Gorogoglione) durante la deformazione compressiva che ha interessato l'Appennino meridionale nel Miocene superiore (11 Ma). La morfologia disomogenea è condizionata dalla natura litologica dei terreni affioranti, passando da forme più aspre, in corrispondenza degli affioramenti sabbioso-arenacei, a forme più dolci in corrispondenza degli affioramenti argillosi. Essa è controllata anche dalle strutture geologiche che caratterizzano l'area a scala regionale; i versanti sono inoltre spesso disarticolati da movimenti gravitativi in corrispondenza dei litotipi con caratteristiche geomeccaniche più scadenti. Gli strumenti normativi adottati a scala di bacino (Piano Stralcio per la Difesa del Rischio Idrogeologico, redatto dall'Autorità di Bacino Distrettuale dell'Appennino Meridionale - sede Basilicata) delimitano numerosi areali a rischio frana considerando un intorno significativo. Alcuni di questi areali sono prossimi ai siti di progetto che, fatta eccezione per brevi tratti attraversati dal cavidotto, non ricadono in aree classificate come esposte a pericolosità e rischio da frana per i quali il progetto risulti incompatibile, né interessate da fenomeni di alluvionamento. In ogni caso non sono state riconosciute forme gravitative legate a movimenti di versante in atto o in preparazione tali da compromettere la fattibilità degli interventi da realizzare. Dal rilevamento geomorfologico in sito, è stato possibile verificare che i pendii in studio presentano un andamento morfologico piuttosto regolare senza segni di forme e fenomeni di movimenti gravitativi in atto o in preparazione. Inoltre, non sono stati rilevati quei fattori predisponenti al dissesto, infatti: le pendenze sono variabili con angolo medio compreso tra 10°÷15° indicando caratteristiche litotecniche complessivamente più che soddisfacenti.

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Strettamente alle aree di sedime si ritiene che la realizzazione del parco eolico, ed in particolar modo dell'area impianto, possa migliorare le condizioni di stabilità dei pendii in quanto si procederà alla sistemazione superficiale dei terreni con regimentazione delle acque di corrivazione, oltre alla realizzazione delle strutture fondali che, se saranno del tipo “profondo”, espleteranno un’efficace “effetto chiodante” sul versante migliorandone le condizioni di stabilità. Relativamente ai versanti attraversati dal percorso del cavidotto ed interessati da areali PAI, come già ampiamente riportato nel precedente capitolo, si ritiene che la posa del cavidotto, per il quale sarà necessario uno scavo limitato nelle dimensioni e nei volumi di terreno rimossi, non intaccherà i fattori di sicurezza preesistenti delle aree attraversate dall’opera a rete. Se si dovessero rilevare, in fase esecutiva della progettazione, particolari condizioni morfologiche, sarà possibile posare il cavidotto con le Tecniche di attraversamento no-dig: Trivellazione Orizzontale Controllata (T.O.C.). Di conseguenza, è possibile affermare che la realizzazione del progetto di che trattasi non andrà ad interferire con l’attuale stato di equilibrio dei luoghi e, quindi, assolutamente sarà ininfluente sul grado di pericolosità/rischio idrogeologico delle aree attraversate che, comunque, si presentano stabili.

Per la rappresentazione cartografica della geomorfologia si rimanda all’Allegato A.16.a.9.

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8. CONCLUSIONI Il presente studio geologico per il “Progetto per la realizzazione di un parco eolico nel territorio comunale di Montemurro e Armento (PZ)”, ha illustrato sinteticamente i risultati interpretativi a cui si è giunti attraverso l’analisi geologica di superficie condotta nell'intera area parco. Il progetto prevede l’installazione di 14 Aerogeneratori di potenza unitaria pari a circa 5.3 MW, per una potenza complessiva di impianto pari a circa 75 MW, da collegarsi mediante elettrodotto interrato in media tensione ad una stazione di trasformazione di utenza RTN 150 KV di futura installazione all’interno del territorio comunale di Montemurro (PZ). L’esame di tutte le componenti analizzate (geologiche, idrogeologiche, idrografiche, morfologiche) induce a ritenere che le condizioni geologiche latu sensu siano congeniali all’inserimento delle opere di che trattasi. Tuttavia, si rimanda al successivo grado di approfondimento della progettazione (esecutivo) la verifica arealmente estesa e quella puntuale delle caratteristiche litologiche, geotecniche, idrogeologiche e sismiche dei terreni del substrato. La progettazione definitiva ed esecutiva, infatti, certamente impone una campagna d’indagini geognostiche dirette ed indirette finalizzata ad ottenere tutti i dati necessari per una corretta progettazione delle fondazioni della cabina della stazione utente e per la definizione delle strutture fondali degli aerogeneratori. Chiaramente particolare attenzione sarà posta rispetto a quei contesti morfologici attraversati dal cavidotto che, in fase di approfondimento degli studi, dovessero risultare più complessi di quanto è stato possibile apprezzare macroscopicamente dal rilievo speditivo eseguito in questa fase della progettazione. Allo stato attuale delle conoscenze, per la realizzazione e la posa del cavidotto gli scavi certamente saranno di dimensioni trasversali modeste, tanto che dal punto di vista prettamente geotecnico non modificheranno lo stato dei luoghi, sia per quanto concerne le tensioni nel terreno, che per i fattori di stabilità e di sicurezza dei luoghi. Pertanto, le variazioni tensionali, seppure minime, interesseranno esclusivamente i volumi di terreno strettamente localizzati al contorno dello scavo, senza alcuna ripercussione sullo stato tensio-deformativo dell'area attraversata. Il collaboratore Il Geologo

Geol. Bartolo ROMANIELLO Dott. Antonio DE CARLO

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