COMITATO PROVINCIALE ENNA C/o Pro Loco Calascibetta Via Dante, 2 - 94010 – Calascibetta (EN) [email protected] | www.unplienna.it

Pro Loco Mosaici di Piazza Boris Giuliano, 48 Punto I.A.T. Piazza Gen. Cascino, 7 [email protected] [email protected]

Comune di Piazza Armerina

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Progetto “Itinerari e prodotti tipici nei tre Valli”: Promozione & Fruizione” - Finanziato ai sensi della misura 313. Azione B “Servizi per la fruizione degli itinerari rurali” del PSR SICILIA 2007-2013, GAL “Rocca di Cerere”.

Il territorio del Gal Rocca di Cerere

Il territorio del “GAL Rocca di Cerere” comprende 16 Comuni: Aidone, Agira, Assoro, Barrafranca, Calascibetta, Cerami, Enna, Gagliano Castelferrato, Leonforte, Nissoria, Piazza Armerina, Pietraperzia, Regalbuto, Santa Caterina Villarmosa, Troina, Villarosa ed è racchiusa da una sorta di perimetro montuoso, costituito dalle estreme pendici meridionali dei Nebrodi, delle Madonie a Nord e dai rilievi degli Erei, che ne occupano gran parte della superficie. Il comprensorio del “GAL Rocca di Cerere” offre allo sguardo un paesaggio decisamente ricco di suggestioni, costellato da catene montuose, valloni, fiumi, laghi, antichi centri arroccati e colline che degradano dolcemente verso le estese pianure del catanese. Nella zona sorgono alcuni fra i comuni più alti sul livello del mare, a partire da Enna che con i suoi 900 metri è il capoluogo più alto d’Italia. Con oltre 1200 metri sul livello del mare, Troina, invece, è uno dei comuni più alti della Sicilia. La parte centro-orientale del comprensorio è costituita da un’ampia fascia della piana di : zona, nei pressi di Catenanuova, che è coltivata in parte ad agrumi. Nella valle del fiumi Dittaino, invece, sono sorte varie attività produttive agricole ed alcune piccole industrie

Comune di Piazza Armerina

POPOLAZIONE: 22.006 ab. SUPERFICIE: 304,54 KMQ DISTANZA DAL CAPOLUOGO: 31,3 KM NOME ABITANTI: Piazzesi CODICE DI AVVIAMENTO POSTALE: 94015 COORDINATE GPS: DD: latitudine 37,3870° N - longitudine 14,3680° E DMS: 37° 23’ 13,20’’ N - 14° 22’ 4,80’’ E

Come si arriva

IN AUTO: da Enna: Prendere Strada Panoramica Monte Cantina in direzione SS 117bis. Proseguire per SS 561 e SS 117bis fino a Piazza Armerina. da : Prendere E 90 fino a Scillato. Imboccare SS 643 e SS 120 in direzione A 19 a Castellana Sicula. Giungere ad Enna e proseguire come “da Enna”. Da Catania: Imboccare A 19 in direzione SP 78 ad Agira. Prendere l’uscita per Dittaino e proseguire su SS 117bis fino a Piazza Armerina. IN TRENO: Arrivare alla Stazione Centrale Enna (distante 31,3 km) e proseguire con altri mezzi. IN PULLMAN: Da Catania o da Enna prendere autobus SAIS autolinee o ETNA trasporti con fermata a Piazza Armerina. IN AEREO: Arrivare all’aeroporto internazionale “Falcone Borsellino” di Palermo o “Vincenzo Bellini” di Catania e proseguire con autobus, treno o taxi.

Il territorio del Gal Rocca di Cerere

Nelle vicinanze

Natura distanza (Mazzarino) 24,2 Km

Lago di Pergusa (Enna) 24,6 km

Lago Ogliastro (Aidone) 31,4 km

Cultura (Aidone) 16,6 Km

Ruderi del Castello Ducale (San Michele di Ganzaria) 18 Km

Museo del grano (Raddusa) 26,1 Km

Torre di Federico II (Enna) 31,3 Km

Castello di Lombardia (Enna) 31,3 km

Castello Barresi (Pietraperzia) 32,3 km

Necropoli di Realmese (Calascibetta) 33,3 km

Divertimento Sicilia Outlet Village (Agira) 35,3 Km

Parco Acquatico Conte (Sommatino) 52 km

In Centro

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Il nostro giro turistico inizia da Piazza Garibaldi, in centro storico, dove si trova il Palazzo di Città (punto 1) costruito nel 1773. L’edificio si presenta in stile barocco con affreschi realizzati dal pittore palermitano Gioacchino Martorana; nel 1876 venne restaurato dal compaesano Carmelo Giarrizzo. Il Palazzo fu adibito inizialmente a sede della Corte Capitanale e successivamente, nel 1777, a sede del Senato di Piazza. Oggi, invece, è possibile trovare un Circolo di Cultura nel piano inferiore, ed una sala riunione, dove si riunisce il Consiglio Comunale, nel piano superiore. Lasciato il Palazzo troviamo alla nostra destra la Chiesa di San Rocco (Fundrò) (punto 2) edificata nel 1613. Nel 1622 tale luogo fu affidato ai Benedettini dell’Abbazia di Fundrò, grazioso borgo rurale sito a qualche chilometro dal paese e distrutto verso la fine del XVI secolo da un pericoloso incendio. I Benedettini si rifugiarono a Piazza decidendo di costruire, accanto alla Chiesa, un Convento, oggi sede del Comune di Piazza Armerina (punto 3). Continuiamo il nostro giro turistico proseguendo lungo la salita di Via Cavour ed è proprio all’ultima curva della salita che notiamo l’ex Convento di San Francesco (punto 4) risalente al XVIII sec. La struttura è conosciuta soprattutto per il pregiato balcone del Gagini. Proseguendo sulla destra, poco prima di raggiungere l’ampia Piazza Cattedrale, possiamo ammirare il Palazzo Vescovile (punto 5) costruito nella prima metà del XVII secolo. Esso venne edificato con lo scopo di accogliere in dimora i vescovi di Catania durante i loro soggiorni in paese. Nel 1817 entrò a far parte della dote del vescovo di Piazza Armerina, anche se in realtà l’unico ad abitarvi fu il Vescovo Mons. Palermo, tra il 1887 ed il 1896. Il Palazzo per alcuni periodi venne abbandonato, poi adibito a scuola (tra gli anni Trenta ed i Cinquanta), ed infine, nel Novecento, venne restaurato ed utilizzato come Museo Diocesano. Continuando sulla stessa via, giungiamo, dopo pochi passi, dinanzi la Cattedrale (punto 6), sita nell’omonima Piazza, costruita tra il 1604 e il 1719. Nel 1598, l’aristocratico Marco Trigona offrì tutti i suoi beni alla Chiesa Madre, con l’accordo di costruire una nuova Madrice dall’aspetto più sontuoso. A dirigere i lavori fu l’architetto Orazio Torriani. Il patrimonio artistico-culturale contenuto all’interno comprende: il battistero; il Crocifisso su tavola, dipinto su tutti e due lati (nel retro Cristo risorto) e risalente al 1485 dal convenzionalmente detto “Maestro della croce di Piazza Armerina”; l’altare principale comprendente le opere di Giuseppe Capra, come l’icona bizantina di Maria Santissima delle Vittorie. Il lato Nord-Est di Piazza Cattedrale è chiuso da uno dei palazzi di maggior pregio del paese, il Palazzo Trigona della Floresta (punto 7). L’edificio risale alla prima metà del XVIII secolo ed oggi è utilizzato come Museo del territorio e della città. L’architetto che seguì i lavori fu Orazio Torriani che prese importanti decisioni circa lo stile e l’architettura. Nella struttura è possibile notare, sulla parte centrale del balcone principale, il simbolo del casato: un’aquila reale con uno scudo di colore azzurro, un triangolo (in basso a sinistra) e una cometa (in alto a destra). Il piano superiore è caratterizzato da grandi sale con meravigliosi soffitti decorati in oro e pastello raffiguranti la fauna e la flora in tutta la loro bellezza. Una di queste sale contiene la cappella privata della famiglia reale. La struttura viene oggi utilizzata per mostre, convegni, dibattiti e incontri. E’ possibile, inoltre, trovare gli uffici amministrativi della Villa Romana del Casale. Incamminandoci lungo l’attigua Via Monte troveremo la Pinacoteca Comunale (punto 8), che fa parte del S.I.M.P.A. (Sistema museale di Piazza Armerina). Appena entrati si notano delle bellissime opere evocative di momenti e aspetti storici di Piazza Armerina. Proseguiamo sulle tre sale: Rossa, Gialla e Azzurra. La Sala Rossa accoglie le pale d’altare di proprietà del Comune dal 1866, in seguito alla legge di sottrazione degli enti religiosi. La Sala Gialla raccoglie piccole opere di carattere meramente religioso e piccoli oggetti diffusi nella cultura figurativa siciliana dei secoli passati. La Sala Azzurra espone ritratti di rinomati cittadini piazzesi in pose tipiche della ritrattistica ufficiale.

Fuori dal Centro

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A bordo della nostra automobile ci immettiamo nella Strada Provinciale 15 che, dopo 2 chilometri circa, ci conduce dinanzi il Santuario della Madonna di Piazza Vecchia (punto 9). Il luogo assume grande importanza ogni anno, il 3 Maggio, durante la festa religiosa patronale per commemorare il ritrovamento dell’icona bizantina di Maria SS delle Vittorie, dono di Papa Alessandro II a Ruggero d’Altavilla, che raffigura la patrona dei piazzesi e della Diocesi armerina. Nel 1161 Guglielmo il Malo, a causa di una rivolta baronale, aveva fatto radere al suolo l’antica Plutia; i piazzesi erano però riusciti a mettere in salvo l’icona in un luogo conosciuto a pochi. Il ritrovamento avvenne nel 1348. Il sacerdote Giovanni Candilia ebbe in sogno la Vergine Maria che gli svelò il luogo ove era stata sepolta la sua immagine. Gli abitanti, che sempre ne avevano conservato il ricordo e che la onoravano come loro patrona, trasferirono, in processione, il ritrovato vessillo nella Chiesa di Santa Maria Maggiore. Sul luogo del ritrovamento fu edificato il Santuario della “Madonna di Piazza Vecchia”, luogo che molti identificano come il sito in cui sorgeva l’antica Plutia. Proseguendo lungo la Strada Provinciale 15 si giunge alla Villa Romana del Casale (punto 10) dichiarata, dal 1997, Sito Unesco Patrimonio dell’Umanità. La Villa fu costruita tra il III e il IV secolo d.c.; tra le ipotesi circa i proprietari, la più accreditata è quella che vede come proprietario il tetrarca romano Massimiano Erculio. La visita alla Villa è facilitata da un sistema di passerelle per lo più sui muri perimetrali, da cui è possibile ammirare, da vicino e dall’alto, tutto il complesso dei circa 3.500 mq di pavimento mosaicato. La Villa è disposta su 4 livelli dove è possibile identificare: nel primo le terme romane, la sala massaggi e la palestra; nel secondo l’entrata principale a tre arcate ed un cortile circondato da colonne ioniche; nel terzo il peristilium, piccoli ambienti, il corridoio della grande caccia e la rinomata stanza delle “ragazze in ”; nel quarto il triclinium, i mosaici di Ulisse e Polifemo e la Laica.

Sentieri naturalistici

Riserva Naturale Rossomanno-Grottascura-Bellia

Per trascorrere una giornata all’insegna del relax e del divertimento, immersi nella natura, raggiungiamo la Riserva Naturale Rossomanno-Grottascura- Bellia, sita in Contrada Bellia. Essa si estende per circa 20 KmQ e rappresenta un vero incanto naturale. Non appena messo piede nel bosco ci imbattiamo nelle meravigliose distese di Eucaliptus (Globulus e Camaldulensis), Pinus pinea e Pinus halepensis, Cipressi, Robine, Cercis siliquastrum, Ampelodesmos, Cistus, etc. Il tutto dona agli occhi un’esclusiva visione colorata: il bianco si intreccia con il verde, che a sua volta si sfuma con il rosa, e così via. I gradevoli odori e profumi faranno risvegliare il nostro olfatto. Altra peculiarità è rappresentata dalle profonde e suggestive gole, ovvero grotte e dirupi, coperte da una straordinaria vegetazione naturale. Durante la nostra escursione possiamo incontrare: piccoli mammiferi, rettili, rapaci e tanti uccelli migratori. Inoltre, quest’area è caratterizzata dalla stratificazione di insediamenti che si sono susseguiti nel tempo. Molte sono le leggende tramandante da generazione in generazione riguardanti luoghi facenti parte della Riserva. Tra fantasia e bellezze naturali la nostra giornata risulterà unica ed originale. Curiosità

Nel quartiere Casalotto viene organizzata una delle feste più suggestive e graziose della città: la festa di San Filippo d’Agira, protettore dell’agricoltura. La domenica successiva al 12 Maggio, i casalottari, portano in processione per le vie del borgo e quelle di Piazza Armerina, la statua di San Filippo e quella di Felicetto, suo devoto principale. La tradizione è tramandata da generazione in generazione e prevede il sentito ringraziamento a San Filippo per il raccolto. Quest’ultimo non viene inteso solo come abbondanza materiale ma anche come speranza spirituale di eventi positivi. La processione è definita pittoresca ed il fercolo è abbellito da meravigliosi fiori e novelle fave. Saranno gli innocenti fanciulli, vestiti da contadinelli, ad aprire il corteo. Particolarità di questa ricorrenza è rappresentata dai costumi. La loro creazione è una tra le più antiche attività artigianali del territorio: in un costume folkloristico possono leggersi anni di riti e di cultura. I diversi costumi folkloristici che animano ogni anno la festa sono una esplosione di creatività artigianale ritualizzata secondo le cadenze di un tempo strutturato sui cicli delle stagioni agrarie ed i ritmi calendariali delle feste. Si ripropongono così come per incanto gli antichi rituali agrari che rispecchiano le paure e le ansie della società contadina, costretta a mettere in atto un insieme di garanzie culturali-tradizionali contro i rischi impliciti nel rinnovarsi periodico della vita della natura. Costumi tipici della festa del patrono degli agricoltori del Casalotto sono: il guerriero, l’angioletto, il contadinello, la contadinella ed il fazzoletto giallo dei portatori della statua lignea che raffigura il Santo.

San Filippo d’Agira in processione.

Veduta panoramica degli anni ‘50.

Cenni storici

Durante la dominazione di Ruggero il Normanno, nel 1076, vennero conquistate le alture degli Erei dando vita alla comunità lombarda di Platia che rappresentava la capitale delle colonie lombarde di Sicilia, caratterizzata da una fitta presenza araba. Secondo alcuni storici, dall’accampamento militare delle truppe lombarde ha origine il nome di Piazza, derivato da “Piazza d’Armi”. Nel 1160 si verificò una ribellione da parte di Platia contro la comunità islamica guidata da Ruggero Sclavo e da Tancredi d’Altavilla, nell’ambito di una congiura di corte contro il re Guglielmo I che rispose facendo incendiare e radere al suolo l’antica Platia. I lombardi rimasti si sparsero per le campagne ed abitarono i pochi casali risparmiati dalla distruzione, fino al 1163, quando furono avviati i lavori di costruzione del nuovo borgo capoluogo sul colle Mira, l’attuale quartiere Monte.

Fu il re Federico II a confermarla “città demaniale” e, nel 1234, divenne sede della “Curia Generale di Sicilia”; nel 1240 la invitò al Parlamento di Foggia tra le undici città demaniali della Sicilia. Durante il dominio guelfo, nel 1282, Piazza partecipò alla guerra del Vespro. Con l’ingresso in città di re Pietro d’Aragona si crearono molte aspettative che non vennero rispettate, costringendo Piazza ad aderire agli ordinamenti del re. Nel 1285, Giacomo II fu il successore di Pietro, che a sua volta cedette il trono, 6 anni dopo, al fratello Federico. Quest’ultimo venne eletto re, nel 1296, dai siciliani, in sede di Parlamento. Arrivò immediatamente la scomunica di Papa Bonifacio VIII, a cui era stata data in dono l’isola. Egli organizzò una crociata contro la Sicilia e gli abitanti dell’isola si riunirono a Piazza per organizzare la difesa. Fu in queste giornate che venne approvata la carta costituzionale denominata i “Capitoli di Piazza”. A questi seguirono, nel 1309, per volontà di re Federico, le “Consuetudini di Piazza” formate da 48 capitoli di norme che regolavano la vita civile del paese.

Nel XV secolo era presente in paese la Corte Capitanale con Ferdinando I di Castiglia, nel 1414, la città ottenne l’Ufficio del Proconservatore. Presenti, inoltre, altri organismi come: l’Ufficio del Maestro delle Foreste; il Collegio Medico; l’Ufficio del Magistrato Cittadino. Intorno al 1600 fu edificato un collegio siciliano, ritenuto tra i più importarti della Sicilia; esso venne ceduto ai Gesuiti nel 1616. Beni preziosi vennero concessi, da Antonio Chiarandà, nel 1666, alla nascente Università degli Studi affidata alla Compagnia di Gesù. Il 1777 fu una data importante per la città perché venne equiparata a Palermo, Catania e Messina per via della concessione del titolo di Senato con patrizio. L’anno successivo, invece, emerse la necessità di istituire altri tre vescovati, tra cui quello di Piazza. La diocesi del paese, però, fu eretta solo il 3 luglio 1817 con la bolla Pervetustamlocorum di Papa Pio VII, ricavandone il territorio dalla Diocesi di Catania. Nel 1862 la città assunse con Regio Decreto la denominazione di Piazza Armerina.

Scorcio di Piazza Armerina vista dall’alto.

Stanza della piccola caccia.

Villa Romana del Casale

La Villa Romana del Casale, nel 1997, è entrata a far parte dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO. Questo gioiello è un edificio risalente all’epoca tardo antico, IV secolo d.C., che oggi attrae non pochi turisti per via dei meravigliosi mosaici caratterizzanti la struttura. Attraverso gli scavi archeologici sono stati ritrovati primi reperti risalenti al periodo compreso tra il I ed il III secolo d.C.; in particolare, alle pendici del Monte Mangone, sono rinvenuti resti murari di un’antica “Villa Rustica”. I resti di quest’edificio hanno, in parte, influenzato la costruzione della Villa Romana del Casale, infatti alcuni architetti affermano che l’orientamento con cui sono state edificate le terme, la sala triabsidata e il peristilio ovoidale è dipeso dall’impianto della Villa Rustica. Resti di quest’ultima possono essere trovati, inoltre, nel cortile vestibolo e nel peristilio sito ad Ovest.

Tra la fine del III secolo e gli inizi del IV secolo d.C. prende vita la Villa Romana del Casale imponendosi come una meravigliosa residenza con ambienti sfarzosi e bellissime terme aperte al pubblico. Vi sono opinioni differenti circa la data di edificazione della Villa: molti studiosi affermano che la costruzione della struttura e la sua decorazione siano state effettuate in un’unica fase, altri invece in più fasi. Per quanto riguarda i primi vi sono opinioni differenti anche sull’arco temporale in cui venne edificata: chi afferma tra il 320-360, chi invece tra il 290-312. Per orientarsi meglio, circa la data di edificazione, si fa riferimento al mosaico, sito in palestra, raffigurante l’obelisco. Quest’ultimo è inserito all’interno del Circo Massimo di Roma e rappresenta il trasferimento dello stesso, per fare spazio ad uno più grande, avvenuto tra il 327 ed il 357 d.C. Altri studiosi, invece, affermano che la Villa fu costruita in più fasi appartenenti allo stesso stile architettonico. Le fasi individuate sono tre: durante la prima è stato realizzato il peristilio quadrangolare, alcuni ambienti generici e le terme (ad uso privato); durante la seconda le terme vengono dotate di un ingresso secondario che accoglie il pubblico e viene realizzata la sala triabsidata; durante la terza fase si amplia la basilica. Tra il V ed l’VIII secolo gli ambienti della Villa sono stati affiancanti dal nascente abitato rurale: l’edificio si trasforma in un villaggio fortificato di culto cristiano. In tale periodo, a causa di vicissitudini storiche, invasioni dei pirati e guerra greco-gotica, è stata trasformata la finalità dell’edificio in struttura difensiva. Vennero rafforzati alcuni ambienti e chiuse le volte dell’acquedotto che la collegavano alle terme. Risalgono a quest’arco temporale le monete di Eraclio e Costante II, rilevanti strati di mosaici, le ceramiche, etc.

Tra il IX ed il XIII secolo, durante il periodo arabo-normanno, la Villa diventa uno dei più grandi insediamenti medioevali. L’abitato inizia ad espandersi al di fuori dai confini dell’edificio; vengono apportati, inoltre, importanti interventi architettonici, come ad esempio il rialzamento del pavimento nella zona compresa tra l’acquedotto e la basilica. Intorno al 1169, a causa di disastri naturali e delle guerre, la Villa venne lasciata in uno stato di abbandono. Tra il XIV ed il XVI secolo numerosi interventi di ristrutturazione hanno portato l’edificio a rinascere grazie al nuovo insediamento agricolo conosciuto come Casale. Di tale periodo sono stati ritrovati: resti di casette costruite in pietra, un piccolo frantoio, collegamenti tra la Basilica e l’acquedotto, monete aragonesi, ceramiche invetriate. Il tutto doveva assolutamente far parte di un Casale risalente a quel periodo. Oggi la Villa Romana del Casale si presenta con quattro nuclei separati: il primo comprende le bellissime terme; il secondo comprende l’ingresso monumentale a tre arcate che si apre su una corte porticata poligonale con colonnato in stile ionico; il terzo si articola sul corpo centrale della Villa con corte a peristilio di forma rettangolare con capitelli con foglie di acanto e una grande fontana al centro; il quarto è caratterizzato dalla grande trichora, dal peristilio a forma ovale e dagli appartamenti privati. Gran parte delle camere dell’abitazione sono caratterizzate da meravigliosi pavimenti con mosaici in tessere colorate. È possibile notare con facilità la differenza di stile tra un mosaico ed un altro; ciò non significa esclusivamente esecuzione in tempi diversi, ma utilizzo di stili differenti.

Stanza delle palestriti.

Tipicità

MARZAPANE Il Marzapane o Pasta Reale è uno squisito dolce tipico realizzato con la pasta di mandorle dolci, l’albume e lo zucchero. Tre semplici ingredienti che generano un risultato unico, da leccarsi i baffi. La denominazione Marzapane, secondo alcuni ricercatori, proviene dal termine arabo Mauthaban che faceva riferimento in origine ad una moneta, e successivamente ad un’unità di misura corrispondente al contenitore del marzapane. Il dolce si produceva a Venezia, ma la Sicilia rivisitò la ricetta creando la frutta di Martorana. L’interno delle riproduzioni di frutti o ortaggi è proprio realizzato con la Pasta Reale, ma il risultato è più dolce e saporito. Questa bontà è stata riconosciuta come prodotto agroalimentare tradizionale siciliano, ed i piazzesi ne vanno matti.

TORRONE AL CIOCCOLATO Durante le feste piazzesi e nei migliori bar del paese non può mancare il buonissimo torrone ricoperto di cioccolato. La preparazione di questa bontà prevede l’utilizzo talvolta delle mandorle e talvolta delle nocciole. I più piccini ne vanno matti. Il torrone ha origini antiche e sono diverse le ipotesi circa le sue origini: la prima afferma che per la prima volta comparve nel banchetto nunziale di Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti, ed era composto da mandorle, miele e tuorlo d’uovo; la seconda afferma che furono i romani, ai tempi di Terenzio, a realizzarlo; la terza, invece, afferma che nacque in Cina e fu importato dagli arabi in Occidente.

PALUMMEDDI DI PASQUA Dolci tipici pasquali siciliani, e molto diffusi a Piazza Armerina, sono “i Palummeddi di Pasqua” (Colombelle di Pasqua). Per la realizzazione di questo dolce sono necessari i seguenti ingredienti: farina per dolci, sugna, zucchero e vino bianco per l’impasto; mandorle, zucchero, pistacchio e vaniglia per il ripieni; albumi, zucchero a velo e qualche goccia di limone per la glassa. Si inizia con la preparazione del ripieno che avviene attraverso un impasto realizzato dalla cottura delle mandorle e dei pistacchi finemente tritati, dello zucchero e dell’acqua. Per la pasta si crea un impasto con la farina, la sugna, lo zucchero ed il vino. Quando gli ingredienti risultano ben amalgamati si fanno riposare per almeno 24 ore. Infine si crea la forma di una colombina, si adagia il ripieno e si pone in forno. Una volta dorati, si cospargono con la glassa precedentemente realizzata e si ripone il tutto nuovamente in forno tiepido per qualche minuto.

BIANCOMANGIARE CON MANDORLE Altra prelibatezza che le migliori cuoche piazzese realizzano alla perfezione è il biancomangiare. Per ottenere questa bontà si prevede l’utilizzo dei seguenti ingredienti: latte, amido per dolci, zucchero semolato, cioccolato o cannella, mandorle tostate, pistacchi pelati. Il procedimento prevede lo stemperamento dell’amido con il latte freddo, aggiungendo lo zucchero. Quando la crema risulta addensata si lascia raffreddare in un recipiente. Si conclude il procedimento con una spruzzata di cannella in polvere, scaglie di cioccolato e trito di pistacchi e mandorle.

PARTUISA Un’antica ricetta di Piazza Armerina, che viene proposta nelle feste popolari, è la partuisa. Essa consiste in un’ottima pietanza che prevede come ingrediente principale il coniglio selvatico. La preparazione inizia con la sbollentata di broccoli, sedani, finocchi e scarola. In un ulteriore tegame si lessano le patate, si tagliano a dischetti e si friggono. Anche le verdure, dopo essere state scolate e raffreddate, si friggono e man mano si aggiunge qualche goccia di aceto. La carne viene cucinata a parte con un filo di aceto. Per finire si crea un letto di verdure, aggiungendo le patate, le olive, l’uva passa ed i pinoli. Il coniglio verrà adagiato al di sopra.

Gli Appuntamenti

GENNAIO Falò della Befana (6 Gennaio) presso i quartieri storici della città e gran finale delle novene natalizie. MARZO-APRILE Tavolate di San Giuseppe (19 Marzo) Riti della Settimana Santa - Giovedì Santo: in Cattedrale messa crismale nel cor- so della quale sono consacrati gli oli santi; messa in “coena Domini” con la lavanda dei piedi; nella serata visita agli altari della reposizione, più comunemente conosciuti come “sepolcri”. Processione del Venerdì Santo con partenza dalla Chiesa della Colle- giata del SS Crocifisso. “A chianata da tinna” in Basilica Cattedrale nell’ambito della veglia pasquale e della messa della resurrezione (a mezzanotte l’immen- sa tenda settecentesca che raffigura la crocifissione di Gesù, e che durante la Quaresima nasconde alla vista dei fedeli l’altare maggiore, è sollevata al canto del “Gloria” rivelando l’immagine del Cristo Risorto). MAGGIO Processione di San Giuseppe (1 Maggio) Festa della Madonna di Piazza Vecchia (3 Maggio) Processione di San Filippo d’Agira (seconda domenica del mese) Fiera annuale (27-28-29 Maggio) Processione di Maria Ausiliatrice (ultima domenica di Maggio) LUGLIO-AGOSTO Programmazione dell’Estate armerina con concerti, eventi culturali, mostre di pittura, etc. Festa di Maria SS delle Vittorie e Palio dei Normanni (12-13-14 Agosto). L’evento prevede una serie di iniziative a carattere religioso, culturale, artistico e folcloristico. Il “torneo dei cavalieri”, o chiamato “La Cavalcata” dai piazzesi, ha origini antiche rievocando le milizie normanne per la liberazione della Sicilia dal giogo saraceno. L’operazione normanna avvenne sotto la protezione del vessillo di Maria Santissima delle Vittorie. Gli eventi si snodano in tre pomeriggi, a partire dalle 18. Il 12 agosto in Piazza Semini, avviene la consegna delle armi ai cavalieri giostranti dei quartieri Monte, Casalotto, Castellina, Canali. Il 13 agosto, in Piazza Cattedrale, avviene la consegna delle chiavi della città a Ruggero. Il 14 agosto, al Campo Sant’Ippolito, si svolge la Giostra del Saraceno, che risulta tra i momenti più coinvolgenti della manifestazione. Festa patronale di Maria SS. delle Vittorie (15 Agosto). Solenne pontificale in Basilica Cattedrale e processione in onore della patrona Maria Santissima delle Vittorie. SETTEMBRE Fiera annuale (8-9-10 Settembre) OTTOBRE Fiera dell’ottobrata presso Piazza Falcone e Borsellino con esposizione di prodotti locali. DICEMBRE Festa di Santa Barbara (4 Dicembre) Sagra della Cuccìa – Durante il giorno di commemorazione per Santa Lucia, nel quartiere Canali, dove si trova la chiesa dedicata alla santa, si cucina il grano cotto da offrire ai cittadini e ai turisti Eventi Natalizi “Nuveni” svolte tutti i pomeriggi (per nove giorni) sia nei quartieri storici che nella parte nuova della città.

Veduta notturna della Cattedrale.

Numeri utili

Municipio Ospedale P.O.M. Chiello Via Atrio Fundrò, 1 Via Generale Gaeta Tel. 0935.982111 Tel. 0935.981111

Polizia Municipale Via Generale Ciancio Tel. 0935.982111

Poste Italiane Via La Malfa Dottor Salvatore, 1 Tel. 0935.685721

Comando dei Carabinieri Via Gabriele D’Annunzio, 1 Tel. 0935.682014

Guardia Medica Biblioteca Via Ospedale Civile Via Vittorio Emanuele, 20 Tel. 0935.684222 Tel. 0935.982257