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Rivista della Federazione alpinistica ticinese FAT no.1 marzo 2021

Cresta dei Lenzuoli Ci cozz Lo Schwalmere Piccoli brividi selvaggi lo «sputo» di Livigno balcone su Jungfrau, Eiger e Mönch. foto Milo Zanecchia

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I privilegiati

federazione Belle foto e grandi, è questo che ci si aspetta da una rivista dedicata agli amanti Rinasce la Società Escursionistica della natura e della montagna. Con l’Alpinista ticinese facciamo del nostro meglio, Onsernonese p. 5 ma lasciamo a riviste più blasonate, e soprattutto con altri mezzi a disposizione, la pubblicazione di singole foto su tutta una pagina o addirittura due. Comunque, quintorno questa parola, «privilegiati» ci è venuta proprio impaginando, proprio pensando Cresta dei Lenzuoli: alle immagini che hanno da essere belle oltre che grandi. Privilegiati perchè ciò piccoli brividi selvaggi p. 10 che le riviste di settore mostrano con le loro foto, è ciò in cui l’amante della montagna si immerge quando vive la sua passione, e sono immagini vere, con fuoriporta colori magari un po’ più sgargianti e contrastati, ma fedeli testimonianze della bellezza delle nostre Alpi. Paesaggi che abbiamo fuori porta, a portata di mano, Ci Cozz: di gambe. Lo scorso anno un canadese incontrato in Cognòra ci aveva detto che nel regno di Alceste p. 13 era il posto più bello del mondo e non solo, ci aveva anche raccontato come in Canada, per andare in montagna o in kayak, sua altra passione, percorresse in in cammino auto 1’000 chilometri per un finesettimana. Noi, invece, tutto questo ben di Dio Sulla cima dello Schwalmere, lo vediamo già guardando fuori dalla finestra. E non è tutto. Come amanti della per studiare Eiger, Mönch montagna godiamo di un’impareggiabile libertà di gioco e movimento, che si e Jungfrau p. 16 è manifestata in modo particolare in tempo di epidemia. Non ci sono orari per andare in montagna, stagioni, giorni della settimana. Non occorrono licenze o abbonamenti, e i limiti imposti sono in genere personali. Quando uno ha tempo storia e voglia prende e va, a modo suo: da solo, in pochi o in gruppo. Camminando, storia in montagna: correndo, arrampicando, sciando. Per due ore o tre giorni. Sul sentiero o fuori. Con le guerre p. 20 uno zainetto leggero o portandosi dietro anche la casa. Ognuno fa come vuole, come sente, come crede giusto secondo poche e chiare regole: rispetto i luoghi, rispetto gli altri, rispetto i miei limiti personali. Dunque liberi e circondati dal bello e, da noi, con tanti servizi aggiuntivi: sentieri ben segnalati, vie attrezzate, accoglienti rifugi, e persino un’eccellente rete di soccorso. Cosa desiderare di più? L’essere appassionati di qualcosa permette di vivere, di viversi, di provare emozioni, di conoscere, di spostare i limiti, di avere qualcosa a cui ancorarsi, con cui rigenerarsi, quando la vita presenta le sfide più difficili. L’essere appassionati di montagna aggiunge a questo il privilegio di immergersi nel grembo rigenerante di Madre natura. Siamo dunque due volte privilegiati, e forse anche tre o quattro ma c’è una trappola in cui l’essere umano cade sovente: dare per scontati i COPERTINA privilegi che ha. Facciamo che questo non accada; facciamo tesoro della nostra fortuna coltivando presenza e gratitudine. Cindy Fogliani

Chiusura redazionale per il numero di giugno 15 maggio

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Rinasce la Società Escursionistica Onsernonese con la benedizione della nostra federazione

prire il bellissimo territorio che sovrasta la Valle Onsernone e le Centovalli, senza dimenticare le Terre di Pedemonte. Ora finalmente, dopo alcuni incontri con gli interessati, sia- mo particolarmente felici del ritorno in scena della SEO, società che coinvolgerà anche le Centovalli e le Terre di Pedemonte. «Lo spirito della Società si basa sul volontariato, l’aiuto re- ciproco, la collaborazione con Comuni, Patriziati ed enti che agiscono sul territorio. Auspichiamo un’importante e soli- dale adesione da parte della popolazione e dei simpatizzanti affinché si possa al più presto indire un’Assemblea costitu- tiva che ratifichi il nuovo comitato, lo statuto della Società, le proposte per il corrente anno e aprire la discussione sulla modifica del nome della società. Nel corso di questa prima Ecco il nuovo comitato: Bonfoco Angelo, Chiesa Stéphan, stagione il comitato ha intenzione di proporre alcune uscite, Durighello Antoine, Guerra Patrick, Mordasini Carrara in Onsernone e Centovalli, per osservare e ammirare, oltre Nelda, Scheibler Mirko, Terribilini Matteo, Alessia ai paesaggi, anche la fauna», sono i propositi del neonato Terribilini e Voumard Andrea. comitato. Un grazie particolare va al futuro presidente Stephan Chie- sa, che ha condiviso con noi il desiderio di unire e ripristi- Giorgio Matasci - Enea Solari. Per una volta ci prendiamo nare la società; e a Mariagrazia Tognetti, rappresentante l’onere (e l’onore) di presentarci, anche se tanti di voi ci della Pro Centovalli e Pedemonte, per i consigli relativi alla conoscono già. Siamo Giorgio Matasci, presidente e Rosan- formazione del comitato, così come ai nuovi membri per na Giottonini, segretaria: da oltre dieci anni cerchiamo di l’entusiasmo e la disponibilità dimostrati. tirare le redini della Federazione Alpinistica Ticinese. Augurando a tutti buon lavoro, chiediamo ai soci FAT di All’inizio del nostro mandato ci eravamo ripromessi di contribuire con un piccolo gesto di solidarietà a favore del- completare la famiglia delle società affiliate alla FAT ri- la ri-nata società. pristinando la SEO (Società Escursionistica Onsernonese); spulciando i verbali del 2007 emerge, difatti, come la so- ERRATA CORRIGE cietà non sia più riuscita a trovare i membri necessari alla edizione dicembre 2021 sua ricostituzione. L’interesse per le nostre montagne è in continuo aumento, In memoria: il nome corretto è Erminio Ferrari, ci scusia- in particolar modo grazie alle varie «Vie Alte» che stanno mo con i lettori e i famigliari. coinvolgendo gran parte del territorio ticinese. Un ruolo importante lo hanno senz’altro avuto le splendide immagini In inverno al Pizzo Rüscada: la salita è avvenuta l’8 feb- trasmesse dalla RSI, la quale lo scorso anno ha fatto risco- braio 2020, non nel 2019.

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PROSSIMI APPUNTAMENTI FAT

GRAN PARADISO - Trekking escursionistico e alpinistico 7 - 14 agosto. Info 079 342 08 35 (Manuela Ostini). FAT GIRO DEI LAGHETTI IN VALLEMAGGIA agosto 2021. Info 079 420 47 57 (Giorgio Matasci) Il trekking nelle Dolomiti dell’11-18 luglio è stato annullato.

L’ALPINISTA ticinese - 1 2021 5 Un fantastico libro che presenta 18 tappe della Via Alta più lunga Tappa 1: Madone del

32 x 23 cm 320 pagine 250 foto a colori Tappa 2: Cima di Nimi testi in italiano e tedesco copertina rigida Filmati RSI collegati ad ogni tappa Fr. 50.–

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Chi segue la traccia della Via Alta Vallemaggia – che compagnato solo dal fruscio del vento e dal mormo- corre sui crinali, che attraversa i circhi glaciali del- rio dell’acqua. È un paesaggio impervio dove in alto Tappa 7/8.2: Lago Nero le valli laterali, che serpeggia tra i massi delle frane domina la pietra sulla quale attecchisce a malape- – cammina in un mondo selvaggio e silenzioso, ac- na il verde di una vegetazione pioniera. Più in basso i versanti si coprono sempre più di un verde intenso,

Pizzo Bìela di boschi rigogliosi in continua espansione, tanto da

Btta Formazöö Pizzo Cazzòla Pizzo Fiorèra cancellare le radure, da ostacolare passaggi e da sof- Passo CazzòlaPasso focare gli spazi umanizzati. È il trionfo della natura

Btta della Cròsa spontanea che si apre allo sguardo degli escursioni-

Laghi della Cròsa sti durante la loro presenza fugace. Tappa 9: Tamierpass

Laghetti d’Antabia Dettagliate altimetrie, foto aeree e carte topografiche presentano nel dettaglio la via Piano delle Creste

Tappa 13: Lago d’Alzasca Tappa 15: Gordevio minerali

MONTENEVE: la miniera più alta d’Europa Di Maurizio Miozzi

Il territorio della regione Trentino Alto Adige, nel contesto del- terreni ricchi di metalli pesanti, consentivano già in tempi anti- la Val Passiria, fu per molti secoli attentamente studiato nelle chi di localizzare la presenza di giacimenti sottostanti. ricerche di minerali utili e preziosi, come l’argento, il piombo, La miniera si trova come detto in val Passiria a quota 2354m. lo zinco. a poca distanza dal valico verso la val Ridanna, uno dei tanti Oltre a questi minerali, molto verosimilmente, fin da epoche gioghi che consentivano di passare da una valle all’altra. remote è stata predominante l’attività di cavatori di minerale di Il minerale veniva estratto ed in gran parte lavorato sul posto rame presente in modo massiccio a Monteneve. per essere poi venduto per lungo tempo nella vecchia capitale Storicamente importante è il fatto che un documento, in cui del Tirolo: Merano. si parla «dell’argento fino di Monteneve», sia datato al 1237 e Questa attività di cavatori di minerali e di fonditori necessitava faccia presumere che l’attività estrattiva fosse assai più antica. anche del trasporto del minerale e della fornitura di carbone Si impone la domanda se a Monteneve non sia stato estratto ottenuto dalla legna. Molti perciò erano gli uomini che si dedi- il minerale già in età preistorica. A questo proposito il ritrova- cavano alla trasformazione del legname tagliato nei boschi per mento di scorie di fusione, prodotto della prima lavorazione ottenere il carbone. del rame, il rinvenimento di selci e molte altre indicazioni de- Molte furono le società che si costituirono per la coltivazione pongono a favore di questa ipotesi. Pensiamo all’ascia di Otzi del piombo e dell’argento. Le prime nacquero tra il 1481 e il realizzata in rame. Il luogo del ritrovamento dell’uomo del 1514. Durante quegli anni furono rilasciate quasi 3300 con- ghiaccio si trova a soli venticinque chilometri di distanza in cessioni. I ricchi imprenditori impiegavano numerosi lavora- linea d’aria da Monteneve. Anche se ciò appartiene al campo tori specializzati come minatori, fabbri, taglialegna, fonditori delle ipotesi ricordiamo che a Monteneve il rame era reperibile carbonai e un gran numero di aiutanti. In questo modo, grazie in superficie. È interessante sottolineare che oltre agli affiora- all’industria mineraria, c’erano grandi possibilità di lavoro e di menti superficiali ne esistono molti altri sotterranei. Tuttavia guadagno per la popolazione locale e per i minatori immigrati. la natura offre a chi sa osservare utili indicazioni. Nonostante L’attività della miniera di Monteneve continuò per lungo tem- che, alla quota di Monteneve, il substrato vegetale sia ridotto, po. Venne costruito il villaggio minerario, con la chiesa. Nel erbe e fiori crescono in concorrenza tra loro. Ad esempio la 1871, durante la fase iniziale dell’estrazione della blenda venne Linaria alpina e il Ceriasticum uniflorum che sopravvivono a realizzato un impianto di trasporto su rotaia a cielo aperto lun- go le valli Ridanna e Lazzago fino alla stazione ferroviaria di Vipiteno. Poi nel 1924 si costruì una teleferica per il trasporto del minerale. Nel 1967 il villaggio minerario fu abbandonato e nel 1979 si interruppe la coltivazione del minerale. Tuttavia questa storia millenaria non venne dimenticata. Tra il 1989 e il 1993 venne ricostruita la chiesetta e restaurati molti edifici. Oggi il museo e la miniera sono visitabili e offrono l’op- portunità di capire le dure e difficili condizioni di lavoro di più di 1000 addetti ad una quota di oltre 2000 metri.

Come arrivare a alla miniera di Monteneve: Milano- Verona – Bressanone – Vipiteno. Continuare lungo la val Passiria. Da San Leonardo strada per il passo Rombo. Da Ponte di Monteneve 1666 m sentiero N. 31 fino alla miniera – tempo di percorrenza circa 2 ore.

L’ALPINISTA ticinese - 1 2021 7 Pannelli fotovoltaici monocristallini Agrimess Sagl Mono 200 W CHF 380.- energie alternative Mono 300 W CHF 500.- Via ai Fortini 4 Mono 150 W 12 V CHF 375.- CH-6707 Iragna Batteria al GEL 260 Ah con riporto al carbone [email protected] Tel. +41 (0)91 880 00 52

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Ivano +41 (0)79 621 67 92 Gel 12V/260 Ah CHF 600.- Cani da protezione: Claudio +41 (0)78 657 93 12 Juan +41 (0)79 444 28 52 Phoenix Inverter OGNUNO FACCIA LA SUA PARTE C 12/24/800 CHF 407.- C 12/24/1200 CHF 921.- C 12/24/1600 CHF 1’123.- Impianti fotovoltaici a isola per cascine, rustici e capanne C 12/24/2000 CHF 1’268.- C 12/24/3000 CHF 1’798.- Se, da un lato, la formazione di questi cani mette oggi maggiormente l’accento sulla loro relazione con l’essere Per la verifica e il rinnovo umano, dall’altro vanno «formati» anche gli escursionisti. Giova dunque ricordare le regole basilari di interazione del tuo impianto fotovoltaico! MultiPlus Inverter carica batterie con questi cani: disturbare il meno possibile cani e gregge, C 12/24/1200/25-16 CHF 1’340.- rimanere calmi, evitare movimenti bruschi e mantenere le C 12/24/1600/40-16 CHF 1’370.- distanze anche dal gregge. C 12/24/2000/50-30 CHF 1’712.- C 12/24/3000/70-16 CHF 2’114.- Se il cane si avvicina abbaiando va trovata la forza d’a- C 24/48/5000/100 CHF 3’382.- nimo per attendere con calma che analizzi la situazione, è questo infatti il suo lavoro, evitando in tutti i modi di provocarlo (con bastoni, movimenti bruschi, toni agitati). Dopo poco il cane dovrebbe calmarsi e, a questo punto, BlueSolar Charge - regolatore di carica sarà possibile avanzare sul sentiero. Nel caso in cui il cane non dovesse calmarsi è necessario tornare indietro. MPPT 75/15 (12/24V-15A) CHF 131.- MPPT 100/30 (12/24-30A) CHF 291.- La presenza di un cane da compagnia può essere proble- MPPT 100/50 (12/24-50A) CHF 437.- matica ed è sconsigliata, esso va in ogni caso tenuto al MPPT 150/35 (12/24/48-35A) CHF 437.- guinzaglio. Se i due cani dovessero azzuffarsi va però li- MPPT 250/85 (12/24/48-85A) CHF 1’236.- berato. Di norma in breve tempo i due animali si affron- teranno stabilendo le gerarchie, dopo di che sarà possibile Battery Balancer - bilanciatore batterie 24/48 V c.f. Con l’arrivo della bella stagione torna anche la ne- proseguire il cammino sempre con il cane al guinzaglio. cessità di favorire la convivenza tra i fruitori dello spazio Nel caso di comportamenti manifestamente aggressivi, o LISTINO PREZZI AGGIORNATO AL 2021 Battery Balancer CHF 98.- alpino: nella fattispecie escursionisti e allevatori. Come di aggressione, da parte di un cane da protezione è con- Schema di principio: Alpe Pozzo Valle Malvaglia afferma Mauro Regusci che, per TicinoSentieri, coordi- sigliato segnalare il problema al proprietario, alla Sezione na una campagna di sensibilizzazione per tutti gli attori dell’agricoltura e a TicinoSentieri; oppure per il resto del- coinvolti ognuno ha da fare la sua parte: «Se da un lato la Svizzera ad Agridea, che coordina il progetto di pro- Battery Charger - Victron l’allevatore è chiamato a dotarsi di cani adeguatamente tezione delle greggi a livello svizzero. L’utilizzo di cani 12/30 A CHF 290.- formati, di segnalarne correttamente la presenza, e creare da protezione è, infatti, promosso e sostenuto dall’Ufficio 24/16 A CHF 300.- passaggi nelle recinzioni laddove attraversano i sentieri; federale dell’ambiente a condizione che siano allevati, ad- 24/60 A CHF 1’345.- l’escursionista è tenuto a seguire corrette regole compor- destrati, tenuti e impiegati in modo corretto. tamentali di fronte ad animali al pascolo, recinzioni e cani Attualmente duecento cani da protezione sono al servi- da protezione delle greggi». zio di un centinaio di alpeggi svizzeri. In Ticino sono al Chiudere recinti e cancelli, non avvicinarsi agli animali momento cinque le aree territoriali che durante la sta- Battery Precision Monitor al pascolo, non spaventarli, non farli correre sono regole gione estiva ospitano ufficialmente greggi accompagnate BMV-700 (9-90 VDC) CHF 213.- immemori della nostra tradizione contadina, che val bene da cani da protezione: nella regione dell’Alpe Ruscada, ricordare in quanto la stessa va perdendosi. I cani da pro- sulle pendici del Monte Bar, all’Alpe Valdo, in Valle Be- tezione sono, invece, un fenomeno relativamente giova- dretto tra Alpe Pesciora e Alpe Cavanna, e in Val Camadra, ne alle nostre latitudini, seguito al ritorno del lupo nelle dal Pizzo del Corvo fino All’Alpe Camadra sui territori di nostre regioni, ma anche di linci e, in alcune aree della Alpe Berneggio e Alpe Prüsfa. Aree che ospitano sentie- Generatore inverter a corrente stabilizzata Svizzera, orsi. Si tratta di una delle poche strategie di di- ri escursionistici, itinerari alpini e sentieri di accesso alle

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Cresta dei Lenzuoli: PICCOLI BRIVIDI SELVAGGI Di Matteo Giottonini

Un triangolo di rocce verticali inserito tra le ripide coste (termine che sembra concepito appositamente per que- brissaghesi e le dolci colline losonesi. Visto dal Piano sto luogo) che è la capanna Al Legn. Altri viandanti di contribuisce a formare una sorta di quin- prendono la via naturale del Gridone, in questo tardo ta scenica inserita nel grande palcoscenico del Grido- autunno senza neve; noi, poco prima della Bocchetta ne («gobbo e roccioso, cariato come le rupi nei fondi di Valle, ci immergiamo nei rododendri. Dalla sommità di Leonardo», per dirla con Piero Bianconi). Visto dalle del Fumadiga (2010 m.) la cresta ai nostri piedi sembra terre solatìe di Centovalli invece poco appariscente lama lineare, breve, superabile in due balzi. Le varie guide e dentellata, in oviga, brulla e che non attira l’occhio – chi questa cresta la bazzica da sempre mettono però in contrastata dalla mole dell’ingombrante vicino. guardia, sull’affrontare la cresta dei Lenzuoli, definita da una vecchia guida CAS come «Vielgezackter Grat»: Molti pensieri mi ronzano in testa mentre, in buo- cresta «molto dentata», a corollario di un territorio osti- na compagnia, risalgo verso quel balcone panoramico co, selvaggio e selvatico. Lenzuoli: in Ticino ci si è di- vertiti, topograficamente parlando, sulle montagne. Sin Selvaggio... da piccolo fantasticavo su questo nome, immaginan- domi lunghe fila di panni stesi su ipotetici cavi tirati dal pizzo Leone al Gridone, complice l’assidua lettura della bibbia alpinistica ticinese (– Mio figlio legge To- polino, il tuo? – Il mio i libri del Brenna) che parlava di questa denominazione come di qualcosa che «riflette l’aspetto della montagna: le pareti rocciose che culmi- nano nella cresta allungata ricordano lenzuoli stesi ad asciugare». Nelle passeggiate in famiglia, però, guai a parlarne: sono brutti, i Lenzuoli, troppo difficili, lasciali dove stanno e dormi sonni sereni. La montagna brissaghese è colma di storie e di storia – soprattutto drammatica, fatta di camminate per la so- pravvivenza: profughi, fuggiaschi, passatori, contrab- bandieri – e sulla quale molte pagine sono state scrit- te (basti pensare a Erminio Ferrari e Teresio Valsesia, per non citarne che due); ammirando il lago, placido ai nostri piedi, è invece impossibile non pensare alla barchetta con la quale un soldato americano, sfidando tutto e tutti, su quelle acque cercò riparo in Svizzera in compagnia dell’amata. Non è però tempo di perdersi via con i libri: c’è una cresta che ci attende (e comunque era l’Hemingway di Addio alle armi). Pronti, via: si scende subito in picchiata, obbligando le mani a prendere contatto col terreno per farsi strada tra lame di roccia affilata e vigorosi rododendri (ricordando al sottoscritto di buttare nello zaino un paio di guanti da

10 L’ALPINISTA ticinese - 1 2021 ...e Mediterraneo. giardinaggio, tanto utili in questi frangenti). A sorpresa, di sviluppo turistico. Chi ama una qual certa wilderness spuntano alcuni segnavia bianco-verdi e delle catene dell’andare per monti trattiene però a stento la sod- lungo alcuni passaggi su ambo i lati: esposti dunque sia disfazione per l’integrità preservata. Quest’attività do- sul freddo e roccioso lato centovallino che, d’altra parte, vrebbe, idealmente, essere banco di prova il più onesto sul solatìo ma decisamente più verticale versante bris- possibile, dominato da tre semplici verbi: vai fin dove saghese. Le difficoltà rimangono, comunque, contenute sai che puoi. Intendiamoci: un intervento ragionato (e - coerentemente con quanto previsto, ballando un po’ ragionevole) come semplici e minimi accorgimenti (una al di sopra del T5. maniglia qui, una corda fissa là) credo sia nell’interesse Chi si aspetta una cresta ormai addomesticata deve di tutti. Una via alpina con marcature ad ogni passo però (fortunatamente) ricredersi: oltrepassato il Motto- oppure con più ferro che dal ferramenta lascia invece ne (1966 m.), i segnavia scendono in direzione dell’al- l’amaro in bocca a molti. pe Laghetti, portando l’escursionista direttamente alla Canva, sotto il Pizzo Leone. Un’eventuale via di fuga, Niente di comodo, nel camminare lungo questo intermi- nel caso a qualcuno subentrassero dubbi sulle proprie nabile saliscendi: ciononostante i passaggi sono molti – capacità (se fatta verso E) – oppure un finale un po’ più a testimonianza sia della bellezza sublime del luogo, sia allegro se fatta verso W. Dove si va? Nemmeno da chie- dell’ancora elevata indole avventuriera fortunatamente dere: finché una cresta così spettacolare rimane presso- presente. Lasciati i segnavia, la dolce navigazione nei ché vergine da intervento umano, meglio approfittarne. rododendri alpini prosegue verso il Fedora: la marcia è Già nel (bocciato) progetto di Parco nazionale del Locar- però bruscamente interrotta da una ripida paretina. Col nese, uno degli interventi in calendario era la creazione senno di poi, scopriremo che un canale scende dal lato di alcune vie alpine – tra cui una proprio sui Lenzuoli: brissaghese, tramite il quale – aiutandosi con gli ontani trovo personalmente un peccato la mancata nascita di e aggrappandosi ai cespugli – si riesce a discendere alla un progetto che avrebbe riportato la vita in queste ter- bocchetta successiva (II). re vieppiù destinate alla dimenticanza, così come posso Tutto ciò non è però molto visibile dall’alto: la ricerca di comprendere (ma solo fino a un certo punto) le necessità un’alternativa ci porta dunque a scendere sul lato cen-

L’ALPINISTA ticinese - 1 2021 11 tovallino per ritrovarci aggrappati, con unghie e denti, a piccole sporgenze che permettono di scendere ed at- traversare la parete incriminata (II-III). E che nessuno osi lamentarsi, dico ironicamente ai miei compagni di viaggio: è il prezzo da pagare, se si cerca aldilà delle vie battute. Dal Fedora (altro nome quasi onirico: le- gato però – molto più prosasticamente – alla passata presenza ovina) si ritorna in modalità nuotatore tra i cespugli, aggirando una lama di roccia che ci limitiamo ad osservare (ma che il buon Brenna ovviamente sale e supera – quotandola IV: da sotto scrolliamo la testa, mescolando rispetto e invidia). Le difficoltà, seppur di minor grado, sono tuttavia lungi dall’essere finite: una placca ben appigliata, ancorché «unta» (II) – aggirabile sì, ma a costo di infinite peregrinazioni tra gli onnipre- senti sterpi – e una breve ma divertente crestina aerea ci portano al Pizzo Ometto. Da qui alla bocchetta della Canva e all’eventuale ultima salita al Pizzo Leone (l’elenco del Bestiario continua a rimpolparsi): il passo è breve, ma la testa deve rimane- re concentrata. A fungere da conclusione, un ennesimo passaggio con l’aria «sota ai ciapp» e il cuore che au- menta le pulsazioni, pregando che il cespuglio di «vi- sbòm» (tessera dialettale intraducibile) rimanga lì dov’è. Un percorso altimetricamente discendente, il nostro – ma al contempo ascendente per emozioni. Parliamoci chiaro: sono brividi piccoli, questi, quasi insignificanti Un trampolino sul Lago Maggiore. se paragonati a quelli che si possono provare con quelle montagne più alte, difficili, blasonate che ci appaiono a settentrione. Sono però brividi semplici, unici, propri Difficoltà: fino al Fumadiga su comodo sentiero (T2); la cresta di una giornata diversa dalle altre, generata all’interno T6 / PD- con passaggi di II (marcato in bianco/verde e attrez- di quell’alpinismo «mediterraneo» che solo questo luogo zato con catene fino a dopo il Mottone); dalla Canva di nuovo può offrire. su comodi sentieri (T2).

Percorso: Mergugno (1060 m) – Capanna al Legn (1788 m) – Tempi: la cresta (Fumadiga – Canva) 3-4 h. Fumadiga (2010 m) – Mottone (1966 m) – Pizzo Fedora (1908 m) – Pizzo Ometto (1846 m) – Canva (1540 m) – Alpe Naccio (1360 m) – Mergugno (1060 m).

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fuoriporta

CI COZZ Nel regno di Alceste Di Floriano Martinaglia

Alceste, il gipeto del parco, vola alto nel cielo limpido come questo possono creare. È come essere fuori dal disegnando audaci parabole grazie alla debole termica mondo, lontano dalla civiltà, anche se 300 metri più in che il sole riesce a inventare in questa fredda giornata basso il nastro d’asfalto, imbrigliato dalle gallerie para- di fine dicembre. Sono seduto sul mio zaino in mezzo valanghe, si snoda lungo le sponde del lago portando, a ripide distese di neve increspate dal vento. Aspetto in anni normali, centinaia di turisti russi, polacchi, un- Marina, poco più sotto nel canale, mentre arranca con il gheresi, cechi dalla Svizzera a Livigno, nella confusione suo pesante zaino carico di corde e ferraglia. dei campi da sci. Oggi la strada è silenziosa, deserta: la Siamo saliti con calma stamani e ora guardo le no- pandemia ci concede una pace surreale. stre tracce nel bianco che contrasta violento con il blu Alceste è indaffarato ad accudire la progenie, procac- metallico del lago del Gallo, quest’anno solo in parte ciandosi il cibo necessario, pertanto non presta molta ghiacciato. Dalla superficie si alzano vapori che il vento attenzione a ciò che accade 200 metri sotto i suoi artigli. spinge a nord verso l’Engadina, verso Zernez. Io e Marina siamo solo due figurine colorate nel bianco C’è un atmosfera magica che solo l’inverno e i posti della montagna.

Cascata Ci Cozz pronta ad accogliere i ghiacciatori.

L’ALPINISTA ticinese - 1 2021 13 Nelle foto alcuni istanti della salita alla cascata Ci Cozz.

invecchiare. Le molecole d’acqua cercheranno di nuovo l’aria, la dinamica, la gravità, si faranno più pesanti e Ci Cozz si lascerà morire collassando sotto il suo stesso peso, e rotolerà a pezzi giù per il canale, sciogliendosi e ritor- nando torrente. Ci Cozz è metafora della vita, è caduci- tà delle cose, è l’effimero assoluto, è durezza e fragilità, è trasparenza verticale per alcune settimane o qualche giorno soltanto, è la vita e la morte. Ci Cozz ti regala emozioni uniche quando la scali e ti può togliere tutto se commetti un errore; ed è anche e soprattutto questo che affascina lo scalatore di cascate di ghiaccio. Attendere il momento, cogliere l’attimo, oggi ti è concesso salire dove domani potrebbe non esserci più nulla, se non una spo- glia parete di roccia percorsa da un rivolo d’acqua. Ci Cozz si lascia salire lungo le sue strutture di ghiaccio, colonne, cavolfiori, petali, frange da spezzare per poter proseguire. Apriamo la strada a chi salirà dopo di noi. La stagione è iniziata da poco qui nel regno di Alceste e degli altri gipeti che popolano il parco Nazionale. Ma- rina mi segue ma so che più fatica e più prova soddi- La valle, quassù, si chiude a semicerchio con pareti di sfazione, poi qui è il suo terreno di gioco, qui gioca in calcare scistoso gialle e grigie alte alcune centinaia di casa. Gli ultimi 50 metri sono i più difficili. Il sole nel metri; è l’habitat ideale per il gipeto barbuto. E pure il frattempo ha girato lo spigolo e ricomincia a fare fred- posto ideale per congelare i corsi d’acqua che cadono do. Alceste è volato verso sud a rincorrere la luce tiepida dai dirupi. del tardo pomeriggio. Ci Cozz sta alle nostre spalle. Ci Cozz è un soprannome, Si sta facendo tardi. Le giornate a fine dicembre sono un termine gergale nel dialetto della Valtellina. Ci Cozz è corte. Siamo ormai fuori dalle difficoltà, sui ripidi pen- un palazzo d’acqua che il freddo ha trasformato in vetro. dii di neve che si perdono in alto sulle cime. Cerco con Un palazzo senza inquilini con Alceste come custode che Marina un pezzo di ghiaccio sotto la neve per forare una vigila silenzioso dall’alto dei suoi due metri di apertura clessidra con le viti da ghiaccio. Non ci sono alberi quassù alare. Un palazzo che è come un essere vivente, con un e neppure chiodi infissi per potersi calare in corda dop- suo ciclo di vita e di morte, perché ad ogni inverno si crea pia. Gli scalatori Valtellinesi non amano lasciare traccia e a primavera si distrugge, e così ogni anno, da anni, da del loro passaggio. La bravura di un ghiacciatore è anche centinaia d’anni. Ci Cozz nasce, ha un’infanzia, un’ado- saper utilizzare mezzi di assicurazione veloci. Qui, per lescenza, poi diventa adulta, matura, invecchia e infine tornare in basso, l’unico modo per calarsi con le corde è muore. Prima è piccola frangia di ghiaccio appesa alla costruire un’«abalakov» dal nome di Vitalij Mikhajlovic roccia, poi la frangia diventa stalattite e dal basso cresce Abalakov, forte alpinista Sovietico che brevettò il sistema una stalagmite che diventa piedistallo, l’»ananas» come sulle difficili montagne del Caucaso. Un «buco nell’acqua» la chiamiamo noi ghiacciatori. Poi ananas e stalattite si entro cui far passare le corde. Nient’altro che un buco incontrano e Ci Cozz diventa una colonna, un «free stan- nell’acqua, come tanti se ne fanno nella vita, non solo ding», diventa adulta ed è pronta perché dal fondovalle sulle cascate di ghiaccio. vengano i pretendenti per scalarla. Arrivano Gio, Efrem, Veloci scendiamo con le nostre corde e all’imbrunire Fabio, Charlie, Matteo, Manuel, Pala, dalla Valtellina, da siamo agli zaini. Alceste è tornato; il custode atten- più lontano arrivano Floriano e Marina perché Ci Cozz de la nostra partenza. Ci Cozz ha assunto un colore è formata, è perfetta ora che il freddo tiene insieme le grigio, senza il sole è diventata un po’ tetra. L’ultimo molecole d’acqua, ora che il momento tanto atteso è ar- stillicidio prima del gelo della notte rompe il silenzio. rivato. Poi, lentamente, la primavera tornerà anche qui Calziamo le ciaspe ed in fretta ci lasciamo scivolare a 2000 metri di quota, e allora Ci Cozz comincerà ad sulle nostre tracce dimenticando la nostra ambizione

14 L’ALPINISTA ticinese - 1 2021 appesa a qualche frangia di ghiaccio. La neve rico- mincia a gelare. È un’altra giornata da ghiacciatori che ci lasciamo alle spalle. Gli alpinisti faticano alle volte a diventare adulti; per loro è più facile affron- tare le difficoltà di una scalata che le avversità della vita. Forse siamo felici, come due bambini che corrono lungo il bagnasciuga con il loro acquilone. La nostra spiaggia è un pendio di neve, il mare è il lago del Gallo con il suo blu metallico e lo sfondo delle prime luci di Livigno; l’acquilone è il nostro zaino pieno di ferraglie, o forse è Ci Cozz che rimane in alto sulla pa- rete, orgogliosa della sua grandezza e fragilità. Anche Alceste è felice; ora che ce ne andiamo può tornare alle sue faccende familiari. Noi siamo stati solo degli intrusi, silenziosi intrusi. Non abbiamo vinto medaglie, non abbiamo battuto nes- sun record, solo ci è stato concesso ancora una volta di fare un giro nel fantastico, aggrappati ad un castello di vetro, effimero ed irreale, fra spregiudicatezza e istinto di sopravvivenza. Il canale di 300 metri riesce a separare due mondi così diversi. Alla fine di questi 300 metri c’è l’accogliente «Dardaglin», oppure in val «Viera». E dopo Capodanno? alberghetto a Livigno, una doccia calda, un buon piat- Ho un sacco di posti per la testa, chissà forse andremo in to tipico della valle. Sfoglio la preziosa guida di Mario val «Travenanzes», forse Kandersteg oppure a Fournel. Sertori mentre consumo la cena. Dove andiamo domani? L’inverno è appena cominciato, chissà… . Marina mi guarda perplessa; già teme un’altra giornata a 21 gradi sotto zero, perché a Livigno quando dicono «Ci cozz», Lo sputo: splendida e difficile cascata situata nell’al- che fa freddo, fa -21 gradi. Forse andremo al «Fopel», al ta valle di Livigno. Difficoltà III/5. 95

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Alpi bernesi, Soustal Testo e fotografie di Giuseppe Brenna

Saxetal Lobhornhüt

Lobhörner

Suldtal

Schwalmere Soustal

Sulla cima dello Schwalmere, per studiare l’Eiger, il Mönch e la Jungfrau

Isenfluh (1081 m) – Sulwald (1520 m) – Suls (1903 m) – Lobhornhütte (1995 m) – Kleines Lobhorn (2519.4 m) – Schwalmere (2777.0 m)

Maurice Brandt Un’escursione da sogno nelle Prealpi Il maestro e amico fraterno Maurice Brandt (anche co-autore bernesi della Guida delle Prealpi ticinesi), ingegnere di La Chaux-de- La Lauterbrunnental vede alzarsi sul suo fianco orogra- Fonds, è stato il più grande autore di guide alpinistiche ed fico destro celebri e maestose montagne come l’Eiger, il escursionistiche edite dal Club Alpino Svizzero. In primo pia- Mönch e la Jungfrau. Quale miglior balcone per osserva- no spiccano le sue guide sulle Alpi vallesane. re frontalmente tali meraviglie se non recarsi su qualche Per colmare un vuoto nell’ambito della letteratura alpini- cima del versante orografico sinistro della Lauterbrun- stica che non si riusciva a riempire malgrado l’istituzione nental? È pertanto quello che facciamo ora, salendo sul- già dal 1946 di ben 30 gruppi di lavoro (Berner Voralpen, lo Schwalmere (2777.0 m), raggiungibile facilmente da 1981, p. 9), venne infine affidato a Maurice Brandt il com- Isenfluh, paese al quale si arriva così: salendo da Inter- pito di preparare una nuova guida sulle Prealpi bernesi e, laken, al bivio di Zweilütschinen non si va a sinistra a naturalmente, lui ci riuscì dopo una personale, minuziosa Grindelwald, ma si entra a destra nella Lauterbrunnental; esplorazione del territorio. Ecco così apparire nel 1981, in Isenfluh si trova proprio all’imbocco della Lauterbrun- tedesco, la Guida delle Prealpi bernesi (Clubführer Berner nental e giace in splendida posizione su un terrazzo del Voralpen), che ancora oggi fa stato per molti amanti della fianco sinistro della valle; vi si arriva grazie a una strada montagna. con una galleria elicoidale (c’è pure l’autopostale).

16 L’ALPINISTA ticinese - 1 2021 Pagina 16: Eiger e Mönch.

A fianco: Il castello dei Lobhörner

Sotto: Siamo all’alpe di Suls

Chi vuole dividere la gita sull’arco di due giorni ha a disposizione la Lobhornhütte della sezione CAS Lau- Da Sulwald si sale dolcemente nel bosco fino all’alpe di terbrunnen. Suls (1903 m). Per andare alla Lobhornhütte (1995 m), poco distante, Isenfluh – Sulwald – Lobhornhütte si devia a nord. Da Isenfluh (1081 m) si sale a Sulwald (1520 m) mediante Da segnalare che la capanna del CAS Lobhornhütte è una cabinovia o seguendo l’uno o l’altro dei due bei sen- descritta in più pagine da Heidi Schweiger nel suo libro tieri segnalati che si snodano in un bosco. dedicato alle capanne del CAS facilmente raggiungibili

L’ALPINISTA ticinese - 1 2021 17 in cammino

dalle famiglie (edizione in francese e edizione in tede- sco, vedi la bibliografia).

Sulwald – Kleines Lobhorn – Schwalmere Da Suls si risale verso sud-ovest il sentiero che porta alla sella di Sousegg (2150 m), ove c’è una cascina dell’alpe. Già da qui si è meravigliosamente affacciati sulla triade Eiger-Mönch-Jungfrau e sulla stupenda Soustal.

Ora si sale sulla cresta nord-est dei Lobhörner, passando dallo Schwarze Schopf. Quando si arriva al piede del ma- gnifico castello dei Lobhörner, si aggira tale scultura a sini- stra lungo un ripido pendio con erba e pietre. Nella citata guida Berner Voralpen si distinguono i Lobhör- ner in Grosses Lobhorn (2566 m) e in Kleines Lobhorn (2519.4 m). Nella guida, da pagina 327, è pure descritta la storia alpinistica dei Lobhörner, con la prima salita della vetta ad opera di Gottlieb Wyss di Isenfluh nel 1866. Da pagina 327 sono descritte varie vie d’arrampicata; emerge la traversata delle varie torri da est a ovest (IV). Stupendo e precisissimo, a pagina 329, il disegno dei Lobhörner ad opera del grande artista Alfred Oberli (membro d’onore del CAS, come Maurice Brandt, e autore di tantissimi disegni apparsi nelle varie guide del CAS, compresi quelli meravi- gliosi sul gruppo del Pizzo Campo Tencia alle pagine 215 e 237 del secondo volume della Guida delle Alpi ticinesi). Aggirato il Grosses Lobhorn, si può salire facilmente a destra al Kleines Lobhorn (2519 m). Dal Kleines Lobhorn si scende verso sud-ovest alla sella 2371 m, che fa da quasi impercettibile spartiacque tra la Soustal a sinistra e la Saxettal a destra.

Da segnalare l’arrivo a questa sella di un selvaggio itine- rario che risale la Saxettal e il Nesslereschöfp: l’itinerario è descritto nella guida di Maurice Brandt da pagina 323; accompagnato da una bella fotografia a pagina 157, è pure descritto nella guida del CAS del 2017 Berner Oberland, Alpinwandern/Gipfelziele di Sabine e Fredy Joss.

Dalla sella 2371 m si continua verso sud-ovest, alzan- dosi dolcemente, su un dorso appena accennato, fino a Hogant. Poi ci si alza verso le pietraie che scendono dal ripido versante dell’Hoganthorn (2777 m), evitando a destra una piccola parete rocciosa. Con salita in senso antiorario ci si porta alla sella 2674 m, dalla quale, per la sua facile cresta sud-est, con sentierino tra i detriti, si raggiunge la cima dello Schwalmere (2777 m).

18 L’ALPINISTA ticinese - 1 2021 Dallo Schwalmere ci si trova a picco sopra la Suldtal. Pagina 18: la Jungfrau da un balcone della valle di Per affacciarsi interamente sulla Saxetale bisogna scen- Lauterbrunnen. dere alla cima N 2725 m. Dallo Schwalmere si presenta in grande parata l’estesis- sima, grandiosa muraglia bianca e rocciosa che dall’Ei- ger, passando dal Mönch e dalla Jungfrau, va allo Ga- spaltenorn, alla Blümlisalp e al Doldenhorn. Grandissima è pure l’apertura sulla pianura bernese. SCHEDA TECNICA

Bibliografia: Carte: CN 1:25000 foglio 1228 Lauterbrunnen. Brandt Maurice, Berner Voralpen, Edizioni del CAS, Berna CN 1:50000 foglio 254T Interlaken. 1981. Joss Sabine e Fredy, Berner Oberland, Alpinwandern/Gipfel- Guide: Maurice Brandt, Berner Voralpen, CAS 1981. Remo Kundert e Marco Volken, Capanne delle Alpi svizzere, CAS ziele, Edizioni del CAS, Berna 2017. 2019. Schweiger Heidi, En famille vers les cabanes du CAS, 41 Dres Balmer, Guide culturel de 50 cabanes du CAS, Berna 2007. randonnées passionnantes pour les enfants, Edizioni del CAS, Berna 2019. Partenza: Isenfluh (1081 m). Schweiger Heidi, Familienausflüge zu SAC-Hütten, 41 er- lebnisreiche Wanderungen mit Kindern, Edizioni del CAS, Tempi: Da Sulwald alla Lobhornhütte, ore 1.15 Da Sulwald allo Schwalmere, ore 3.30. Berna 2019. Volken Marco e Kunder Remo, Capanne delle Alpi Svizzere, Difficoltà: T2 fino alla capanna, poi T3. Edizioni del CAS, Berna 2019.

L’ALPINISTA ticinese - 1 2021 19 storia

Storia in montagna: In risposta la Francia crea nel 1888 le sue truppe di monta- gna. I famosi chasseurs alpins. La montagna cessa di essere un campo di battaglia occasio- LE GUERRE nale, diventando un terreno di allenamento permanente. A partire dal 1896 debutta l’epopea dello sci che rivoluziona Di Giorgio Piona la guerra d’inverno e dona una nuova libertà d’azione alle unità di montagna. La prima guerra mondiale vede i primi combattimenti di alta Gli scontri armati in montagna incominciano in pari tempo intensità su terreno alpino. Durante questo periodo la corsa con la storia della guerra in generale. Le prime campagne ai punti elevati, denominata dai militi veterani «le pitonna- militari si sono risolte in gran parte in operazioni su terreno ge» diventa un modo d’azione fondamentale nella guerra in montagnoso: la battaglia delle Termopili, e l’attraversamento montagna (operazioni sul massiccio dell’ Ortler tra austriaci dei Pirenei e delle Alpi dalle armate di Annibale. e italiani). A ritroso nel tempo, nel 1709 Berwik, un ufficiale inglese al La difesa dell’Impero austro-ungarico, già posizionata in servizio della Francia, proteggeva 300 chilometri del confine partenza sulle vette alpine, respinse le truppe italiane men- alpino, grazie alla conoscenza approfondita del terreno in tre prendevano posizione nel terreno montuoso delle Alpi tutte le stagioni e al ragionamento tattico basato sull’intelli- Giulie e delle Dolomiti. Le truppe da montagna ebbero il loro genza e sulla mobilità. esordio durante questo conflitto quando alcune delle nazioni Nel maggio del 1800, il colle del Gran San Bernardo vide coinvolte avevano i confini naturali lungo le creste di confi- il passaggio di Napoleone Bonaparte. Il Generale, da poco ne. Per la loro difesa era necessario dotarsi di soldati appo- divenuto Primo Console della Repubblica Francese, alla testa sitamente addestrati per riuscire a sopravvivere in ambienti di circa 60.000 uomini, con 50 pezzi di artiglieria e 3.500 tipicamente montani, dove le difficoltà legate al clima, alla cavalli, attraversò il Passo per recarsi a Marengo, per la sto- neve e ai ghiacciai e alle problematiche capacità di approv- rica battaglia contro gli austriaci. Parallelamente, nel dicem- vigionamento erano maggiori. Un altro problema era il tra- bre del 1800, il Generale Ètienne Jacques Joseph Alexandre sporto delle pesanti artiglierie sulle vette. Avvengono quindi, MacDonald attraversò il passo dello Spluga in pieno inverno ad esempio, gli scontri tra il Regno d’Italia contro l’Impero (perdendo alcune centinaia di uomini), aggirando così l’ar- austro-ungarico e l’Impero tedesco che nell’area dolomiti- mata austriaca prima dello scontro di Marengo. ca si fronteggiarono per anni: è il caso della Guerra Bianca Dalla metà del XVIII secolo la guerra in montagna diventa dove si scontrarono gli Alpini contro i K.K. Landesschützen e universale. I combattimenti guadagnano progressivamente Alpenkorps. In questo particolare contesto le truppe di mon- le cime più alte, grazie al progresso tecnico alpinistico dei tagna perivano più per seracchi, tormente di neve, valan- militi. Pertanto l’alta montagna diventa accessibile durante ghe (una grande tragedia si verificò nel 1916 sulle Dolomiti tutto il periodo estivo. In pari tempo le Alpi diventano un fra Italia e Austria, dove rimasero sepolti 10.000 soldati. In importante luogo strategico, specialmente lungo le via di co- quella zone, durante la Grande Guerra, sono state stimate municazione (passi alpini, e tunnel ferroviari). 50.000 vittime), inedia e assideramenti causati dalle tempe- Dalla metà del XVII alla fine del XX secolo, la guerra in rature a volte di 40° sotto lo zero. montagna diventa una guerra in tutte le stagioni e in tutti Durante l’estate del 1918, la Battaglia di San Matteo è rino- i luoghi. I combattimenti guadagnano progressivamente le mata come la battaglia combattuta alla quota più elevata del quote più alte grazie al progresso tecnico ricavato dall’e- primo conflitto mondiale. voluzione dell’alpinismo nascente. Tra il 1830 e il 1860, la Uno degli aspetti più affascinanti della Grande Guerra fu vetta del Monte Bianco è salita a 75 riprese, il Cervino è la vita nelle trincee e negli appostamenti di alta montagna. conquistato nel 1865. Nasce nel 1874, con il motto «pour Mai, prima di allora, si erano combattute delle battaglie ad la patrie, par la montagne» il Club Alpin Francais, mentre altitudini così elevate. Tra le cime del massiccio dell’Ada- il CAI ha visto la luce nel 1863, come pure il Club Alpino mello italiani e austro-ungarici si trovarono uno di fronte Svizzero. all’altro a oltre 3.000 metri di altezza. Una situazione simile Nello stesso tempo, le Alpi stanno diventando di un’impor- si verificò anche nella zona tra Trentino e Veneto, nei pressi tanza strategica per il neo costituito Regno d’Italia, il quale della Marmolada, nel settore orientale del Lagorai, nelle Do- affida la difesa avanzata della frontiera alpina ai valligiani lomiti Orientali e tra levette delle Alpi Carniche e della Val del posto anziché ricorrere a truppe di pianura. Nascono cosi Dogna. le truppe alpine (1872) per affrontare una situazione deli- Nel corso della Seconda Guerra mondiale hanno avuto luogo cata per il riaccendersi di tensioni con la Francia e con la numerose altre operazioni convenzionali su teatri monta- potente monarchia Asburgica. gnosi che avranno un’influenza diretta o indiretta sullo svi-

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luppo del conflitto. Nella primavera 1940 l’armée des Alpes del Generale René Olry blocca l’esercito italiano alla frontie- ra, e sul Piccolo San Bernardo gli attaccanti furono fermati dalla Redoute ruinée, una fortificazione presidiata solo da quarantacinque chasseurs des alps. Durante la battaglia delle Alpi occidentali, gli italiani ebbero 631 morti, 616 dispersi, mentre l’Armée des alpes subì 20 morti e 84 feriti. Nel corso della seconda guerra mondiale, nella primavera del 1945, il Monte Bianco divenne il campo di battaglia d’Eu- ropa più alto in quota. Prima il rifugio Torino (3.375 m), poi il Col du Midi (3.564 m) furono teatro di sanguinosi scontri tra Gebirgsjäger e francesi del 93e Régiment d’artillerie de montagne, in occasione dell’operazione Himmelfaht. Conviene citare anche un episodio relativo alla battaglia del Caucaso. Il 21 agosto 1942, in pieno conflitto un gruppo di Alpenjäger della 1° e della 4° divisione alpina tedesca al comando del capitano Heinz Groth, riuscirono a scalare Il Rifugio Camosci è ora aperto agli escursionisti e conta 4 i 5.642 metri della Cima del Monte Elbrus. La scalata del posti letto. monte Elbrus da parte dei Gebirgsjäger fu un’impresa alpi- nistica di prim’ordine. Grandinagia e Manegorio con cannoni in casematte da 7,5 Gli eserciti hanno sempre cercato di padroneggiare e adat- cm – nel 1943 Fuchsegg sulla strada del Furka con tre can- tarsi alle condizioni specifiche della guerra in montagna, noni a torretta da 10,5 cm – nel 1943 le imponenti opere perché le catene montuose hanno spesso un’importanza in casematte del Sasso Da Pigna e del Grimsel con cannoni strategica come confini naturali. Diversi stati hanno unità da 10,5 cm, poi sostituiti nel 1944 con quelli da 15 cm, in di combattimento adatte a questo ambiente come la Francia grado di agire nel settore Gries, San Giacomo, Cristallina e con gli Chasseurs des alps, la Germania con i Gebirgsjäger, ben oltre la frontiera. Questo fatto portò alla costruzione del- gli Stati Uniti con la 10° Divisione di Montagna o l’Italia con la - così denominata dagli artiglieri - Brigata fortezza 23, gli Alpini. Queste unità sono equipaggiate in modo relativa- «Gansser – Hutte» proprio sulla cima del Pizzo Cristallina, da mente leggero e hanno armi specifiche, con il supporto dei cui si dominano tutti i passaggi che dalla Val Toggia portano cannoni da montagna. alla conca di Robiei e verso il Cristallina. Questo nome ri- corda l’allora comandante della – Cp. Fr. Fuc. Mont. I/219 – Capitano Fritz Gansser, ma lui stesso e i militi impiegati nella Rifugio Camosci sua costruzione preferirono chiamarlo «Rifugio dei Camosci». Sulle Alpi, il regime fascista completa l’opera di fortifica- Gansser agì senza disporre dei crediti necessari e oggi ancora zione lungo la frontiera. La realizzazione fra il 1926 e il non è chiaro come e da chi fu saldata la fattura dei materiali 1929 della strada della val Formazza al Passo San Giacomo, impiegati. Ottima la qualità del lavoro svolto dai militari ti- unitamente al completamento del Vallo Alpino del Littorio cinesi a oltre 2’905 metri per costruire quel «nido d’aquila», (1931), suscita fondati sospetti nel nostro paese. ancora oggi aggrappato alla vetta del Cristallina. Lo Stato Maggiore Svizzero ritiene possibile la minaccia del Lo scopo del rifugio era quello di alloggiare i militi (massimo Regime Fascista verso lo spartiacque alpino (Questa ipotesi 14 posti letto) incaricati di sorvegliare tutta la regione e lo venne poi confermata dalla scoperta dello studio operativo spazio aereo del Gottardo, nonché di dirigere via telefono il del Regio Esercito Italiano del 1940, firmato dal Generale fuoco delle artiglierie di fortezza delle opere di San Carlo, di Mario Vercellino). Foppa Grande, di Sasso da Pigna, di Fuchsegg e del Grimsel, Un’ eventuale azione dal San Giacomo, lungo la Val Bedretto, permettendo alla truppa di presidiare i passaggi obbligati e verso Airolo e il San Gottardo potrebbe essere accompagnata di sopravvivere in condizioni disagevoli. sul fianco meridionale passando dalla Val Toggia, attraverso la Bocchetta di Val Maggia, alla Conca di Robiei e quindi per Informazioni: la Forcola del Cristallina direttamente in Val Torta. Perché un interesse militare al Cristallina (Div. Francesco Vicari) Durante gli anni della mobilitazione altre artiglierie di for- Guerre en montagne (Col Hervé de Courrèges) tezza andarono ad aggiungersi a quelle esistenti: – 1939 Rivista archivi di Lecco e della provincia.

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ticinese Cambiamenti di indirizzo sono da notificare alla/e sezione/i L’ALPINISTA alpinistica/e di cui si è membri. Nr. 1 gennaio, febbraio, marzo 2021 - anno 62 Rivista della Federazione alpinistica ticinese. Collaboratori: Giuseppe Brenna, Chiara Demarta, Matteo Giot- Comprende le sezioni di Aquila, Chiasso, Mendrisio, Lugano, tonini, Floriano Martinaglia, Maurizio Miozzi, Giorgio Piona. , Bellinzona, Biasca, Olivone, Faido, Ambrì Piotta, Valle Maggia, Lumino, Brissago, Bassa Blenio, Valle Verzasca. Chiusura redazionale: il 15 di febbraio, maggio, agosto, novem- bre. Esce 4 volte all’anno in marzo, giugno, settembre e dicem- Comitato FAT: Giorgio Matasci presidente; Rosanna Giottonini bre. La responsabilità dei testi è degli autori. segretaria e cassiera; Andrea Canevascini, Raffaele Grassi, Giorgio Riberi membri; Rossi Mauro commissario tecnico; Cindy Fogliani Distribuzione 7500 copie. Distribuita gratuitamente ai membri redattrice. FAT oppure in abbonamento a Fr. 25.-.

Recapiti FAT: Giorgio Matasci, Cugnasco Gerra, 079 420 47 57. Stampa Tipografia Torriani SA Rosanna Giottonini, Riazzino, 091 859 28 30. www.fat-ti.ch. 6500 Bellinzona - 091 825 89 19.

Responsabile redazione: Cindy Fogliani - 6710 Biasca Pubblicità: contattare la redazione. 079 613 75 45 - [email protected].

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