PROVINCIA DI Servizio Pianificazione Territoriale ______

Relazione Illustrativa

Adozione Del. C.P. n. 57 del 19.10.2015

Approvazione Del. C.P. n. 41 del 25.07.2016

Elaborazione Ottobre 2015 VARIANTE SPECIFICA (art.27-bis della L.R. 20/2000) DI AGGIORNAMENTO DELLA CARTA DEL DISSESTO P.T.C.P. - Relazione Illustrativa

Introduzione...... 4

1. GLI OBIETTIVI DELLA VARIANTE ...... 7 1.1 La Carta del Dissesto del P.T.C.P. vigente...... 7 1.2 Gli eventi meteorologici del marzo-aprile 2013 e del dicembre-febbraio 2014...... 13 1.3 Gli effetti nel territorio della Provincia di Parma: i Piani Operativi della Protezione Civile Regionale e le segnalazioni di dissesto dei Comuni e Unioni ...... 16 1.4 L’aggiornamento della cartografia del dissesto del P.T.C.P...... 28 1.5 Le nuove perimetrazioni degli “abitati da consolidare” ai sensi della L.R. n.7/2004 ...... 30 1.6 Il contributo del Gruppo di Lavoro Tecnico per la definizione delle disposizioni del PTCP relative all’attuazione del PAI ai sensi dell’art.57, comma 1 del D.Lgs. 112/1998 ...... 31

2. STRUMENTI E FONTI DELL’AGGIORNAMENTO DEL P.T.C.P...... 34 2.1 Rilievo di campagna con GPS (Garmin GPSmap62s):...... 34 2.2 Indagini geognostiche (sondaggi e geofisica)...... 34 2.3 Indagini e rilievi aerofotogrammetrici attraverso voli sperimentali di droni a bassa quota: ...... 36 2.4 Carta Inventario delle Frane e Archivio Storico...... 37

3. I CONTENUTI DELLA VARIANTE ...... 38 3.1 La cartografia di progetto...... 38

4.ValSAT ...... 41 4.1 Il Rapporto Ambientale di ValSAT ...... 41

Responsabile del procedimento Dott. Sergio Peri

Rilievi e aggiornamenti dissesti Dott. Geol. Andrea Ruffini

Elaborazioni grafiche S.I.T. Ing. Andrea Corradi Dott. Carlos Bordini

Fonte dati Provincia di Parma Servio Pianificazione Territoriale Regione Emilia-Romagna Agenzia Regionale Protezione Civile Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli Servizio Tecnico dei Bacini degli affluenti del Po

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Introduzione L’estensione del territorio montano-collinare occupa quasi il 70% dell’intera Provincia di Parma e le tematiche relative ai fenomeni di dissesto idrogeologico rivestono un ruolo predominante sia sotto l’aspetto pianificatorio che paesaggistico che socio-culturale. Mediamente più del 25% del territorio collinare e montano della Provincia di Parma è interessato da fenomeni di dissesto idrogeologico, primi fra tutti frane attive e quiescenti. Questo dato, che rappresenta chiaramente sia la fragilità geomorfologica dell’Appennino, quale caratteristica intrinseca del territorio, sia l’esigenza di una corretta pianificazione territoriale, rende prioritarie azioni forti e concrete di riduzione e prevenzione del rischio idrogeologico. La prevenzione del dissesto si può attuare non solo attraverso la realizzazione di opere strutturali di difesa, ma anche e soprattutto con politiche di uso e trasformazione del territorio sostenibili e rispettose del contesto territoriale e della storia naturale e geomorfologica. In merito al tema della riduzione del rischio idrogeologico, il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) persegue l’obiettivo strategico di rendere territorialmente sostenibile lo sviluppo delle aree collinari e montane, attraverso: - l’individuazione degli interventi urbanistici compatibili con il grado di rischio presente nel territorio, da attuarsi grazie ad analisi territoriali incentrate su adeguati e innovativi sistemi di rilievo e monitoraggio; - lo sviluppo di una concreta azione di prevenzione individuando le aree di maggiore criticità; - la definizione delle successive azioni prioritarie e degli interventi di difesa necessari per la mitigazione del rischio. A seguito dell’Intesa1 sottoscritta dall'Autorità di Bacino del Po, dalla Regione Emilia Romagna e dalla Provincia di Parma, si è conferito al P.T.C.P. il valore e gli effetti del Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico del Bacino del fiume Po (P.A.I). In tal senso i Comuni possono considerare il P.T.C.P. quale unico riferimento cartografico e normativo per l'adeguamento dei propri strumenti urbanistici in materia di dissesto idrogeologico e rischio idraulico.

Il PTCP delinea nei propri elaborati un quadro conoscitivo e di progetto a scala provinciale delle diverse situazioni di dissesto idrogeologico in atto e potenzialmente riattivabili, assumendo un ruolo di fondamentale importanza nella valutazione della sostenibilità delle previsioni urbanisitche con gli aspetti fisici del territorio, nonchè nella gestione delle fasi di emergenza legate al verificarsi di calamità naturali, come ad esempio quelle che, nel periodo marzo-aprile 2013 e dicembre-marzo 2014, si sono verificati nei territori collinari-montani del territorio provinciale (in particolare Unione Montana Appennino Parma Est, Unione dei Comuni Valli Taro e Ceno e Montagna Ovest del territorio provinciale). In seguito a questi periodi, caratterizzati da intense ed elevate precipitazioni, tutto il territorio regionale è stato interessato da un elevato numero di fenomeni di dissesto idrogeologico. Complessivamente gli eventi, segnalati dalle Pubbliche Amministrazioni e dalla Regione, sono stati circa più di 2500 per l’intero territorio collinare e montano, comprendendo sia eventi che hanno interessato porzioni significative di versanti, tra cui alcuni fenomeni di dimensioni veramente notevoli, sia eventi che hanno coinvolto la rete viabilistica di rango comunale e provinciale nonché numerosi terreni agricoli.

1 Con Del. di C.P. n.9 del 25.02.2011 e Del. G.R. n.291/2011 è stato approvato lo schema d’intesa, successivamente sottoscritta in data 14.06.2011 dalla Provincia, Autorità di Bacino del Piume PO e Regione Emilia-Romagna, per la definizione delle disposizioni del PTCP della Provincia di Parma in attuazione del PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) dell’Autorità di Bacino del Fiume PO, ai sensi dell’art.57 c.1, del D.Lgs. 112/1998 e dell’art.21, c.2 della L.R. 20/2000.

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A conferma della severità e gravità degli scenari verificatesi, il Governo, con Atto del Consiglio dei Ministri del 9 maggio 2013 e del 30 giugno 2014, ha deliberato la dichiarazione di stato di emergenza per il territorio della Regione Emilia-Romagna, ed in particolare per i territori collinari e montani della Provincia di Parma, relativamente agli eventi sopra richiamati. Lo stesso Capo Dipartimento della Protezione Civile ha provveduto ad emanare due successive ordinanze2 finalizzate alla definizione dei primi interventi urgenti di Protezione Civile in conseguenza delle citate eccezionali avversità atmosferiche, a cui ha fatto seguito l’approvazione3 dei Piani operativi per i primi interventi urgenti a mitigazione delle diverse criticità idrogeologiche segnalate da parte dell’Agenzia Regionale di Protezione Civile. Il territorio collinare e montano della Provincia di Parma è stato teatro dell’innesco di numerosi ed importanti fenomeni franosi, la maggior parte dei quali riconducibili alla riattivazione di precedenti fenomeni gravitativi quiescenti. Alcune di queste importanti riattivazioni, tra cui ad esempio le frane di Sauna ( di – Val Parma), Capriglio (Comune di Tizzano –Val Bardea), Boschetto-Pietta (Comune di Tizzano – Val Parmossa), Chiastre (Comune di - – Val Baganza) e Boceto (Comune di Borgotaro – Valtaro), hanno profondamente sconvolto sia la morfologia dei luoghi sia le realtà socio- economiche locali, con edifici residenziali e strutture agricole distrutte. Oltre a queste, tante altre situazioni di aggravamento di precedenti dissesti attivi, come ad esempio le frane di C.se Pennetta- Ossella (Comune di --Berceto – Valtaro), Micone (Comune di ) Castelmozzano (Comune di Neviano Arduini – Val Toccana) hanno interessato infrastrutture viarie, edifici produttivi, produttivi e religiosi. In tutto il territorio si sono inoltre verificati numerosi smottamenti di diverse dimensioni nei terreni agricoli e a danno delle reti infrastrutturali provinciale e comunali. Infatti si sono verificati numerosi danni, sia totali che parziali, a carico della stessa viabilità di rango provinciale e comunale e delle reti di distribuzione di pubblici servizi (linee elettriche, gas e acqua). In ragione dell’importante ruolo di coordinamento del P.T.C.P in materia di dissesto idrogeologico ed in conseguenza degli scenari di pericolosità e rischio che hanno interessato il territorio parmense, al fine di aggiornare i contenuti dello strumento provinciale nelle aree maggiormente colpite, la Giunta Provinciale, con Atto n.191/2014, ha formalmente approvato l’iniziativa promossa dal Servizio Pianificazione Territoriale avente per oggetto il censimento e rilievo dei nuovi fenomeni di dissesto, oggetto degli atti regionali sopra richiamati e delle diverse segnalazioni dei Comuni, finalizzati all’elaborazione di una successiva variante specifica al Quadro Conoscitivo del P.T.C.P. ed alla relativa cartografia del dissesto provinciale (Tav. C2 a scala 1:10.000 approvata con del. di C.P. n.134 del 21.12.2007), utile oltremodo ad una possibile valutazione e programmazione delle necessità di monitoraggio e degli interventi di mitigazione per la messa in sicurezza del territorio. L’aggiornamento della cartografia del dissesto del P.T.C.P. è stata elaborata attraverso sopralluoghi diretti di campagna con l’utilizzo di un dispositivo GPS (palmare), verificando diverse situazioni critiche di dissesto in evoluzione e pregresse, ed attraverso l’analisi di riprese aeree digitali dei fenomeni maggiormente estesi e complessi, acquisite mediante l’impiego sperimentale di droni idonei al volo a bassa quota. L’elaborazione della variante specifica del P.T.C.P., oggetto della presente relazione illustrativa, ha consentito anche il recepimento delle iniziative regionali relative alla definizione del “vincolo di consolidamento” con perimetrazione4, ai sensi della L.R. n.7/2004 art.25, per i centri abitati di Metti

2 Ordinanze n.83/2013 e n.174/2014. 3 Agenzia Regionale di Protezione Civile - Determinazione del Direttore n.577 del 22.07.2013 (rif. OCDPC n.83/2013) e n.728 del 12.09.2014 (OCDPC n.174/2014). 4 Abitato di Metti –D.G.R. n.1969 del 17.12.2012, Abitato di San Vittore - D.G.R. n.1262 del 05.09.2011, Abitato di Cassio - D.G.R. n.1260 del 05.09.2011.

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(Comune di Bore), San Vittore (Comune di Salsomaggiore) e Cassio (Comune di Terenzo). In ragione delle caratteristiche della presente variante si è ritenuto di poter ricorrere, in merito all’iter approvativo della stessa, alla procedura di cui all’art. 27-bis della L.R. 20/2000, che prevede un procedimento semplificato rispetto a quello ordinario, in quanto: - la variante proposta consiste, come sopra specificato, in un aggiornamento tematico quale adeguamento del piano a scenari territoriali oggetto di disposizioni e atti sovra ordinati di livello regionale e statale (art.27-bis, c.1, lett. b-c); - la variante proposta ha effetti locali, solo su limitati ambiti del territorio provinciale oggetti di aggiornamenti puntuali della cartografia del dissesto (art.27-bis, c.1, lett. d); - la variante proposta comporta modificazioni e aggiornamenti del Quadro Conoscitivo e delle conseguenti previsioni di piano attinenti alla riduzione dei rischi e alla difesa del suolo (art.27-bis, c.1, lett. e). Tale procedimento semplificato prevede che, in luogo della convocazione della Conferenza di Pianificazione, la consultazione degli Enti che svolgono compiti di governo del territorio, ai fini dell'elaborazione della variante, sia svolta in forma scritta tramite l’invio di copia della proposta di piano da adottare (anche attraverso apposito supporto informatico) ai soggetti di cui all'art.27 della L.R. 20/2000 e smi al fine di acquisire i rispettivi propri contributi istruttori entro il termine perentorio di sessanta giorni dal ricevimento. Successivamente risulteranno ridotti della metà i termini per il deposito del piano adottato, per la presentazione di osservazioni e per l'espressione delle riserve e dell'intesa da parte della Regione in applicazione dell'articolo 27, commi da 4 a 13, della L.R. 20/2000 e smi. In tal senso si è provveduto a quanto segue: - la Provincia di Parma, con Decreto Presidenziale n.89 del 08.04.2015, ha approvato il documento preliminare della variante specifica di aggiornamento della cartografia del dissesto del proprio PTCP; - con successiva comunicazione la Provincia di Parma ha richiesto alla Regione Emilia-Romagna di esprimere ai sensi dell’art. 27 bis della L.R. n. 20/2000 il proprio contributo istruttorio sui documenti di pianificazione preliminari alla variante specifica di aggiornamento della cartografia del dissesto; - con lettera PG/2015/323865 del 19 maggio 2015 la Regione ha comunicato alla Provincia la necessità di provvedere, in base all’art. 8 dell’Intesa di cui all’art. 57 del D.Lgs 112/1998, a concordare, preventivamente alla fase di adozione, i contenuti della variante con la Regione e l’Autorità di Bacino del fiume Po per assicurare al PTCP valore ed effetti di PAI; - a seguito della comunicazione regionale la Provincia di Parma ha convocato il gruppo di lavoro per il coordinamento PTCP-PAI costituito da funzionari della Provincia, della Regione e dell’Autorità di Bacino per il giorno 29 maggio 2015, acquisendo a verbale il preventivo parere positivo del gruppo sulla proposta di variante presentata; - le conclusioni del tavolo di lavoro per il coordinamento PTCP-PAI, risultanti dal verbale della seduta del 29 maggio 2015 pervenuto alla Regione il 29 maggio 2015 con lettera PG/2015/384576, hanno consentito l'espressione del contributo istruttorio regionale attraverso la D.G.R n.721/2015 e della conseguente predisposizione degli elaborati di piano per l’adozione della presente variante da parte del Consiglio Provinciale. L’approvazione della variante da parte della Provincia costituirà, in ragione dell’Intesa PAI-PTCP ai sensi dell’art.57 c.1, del D.Lgs. 112/1998 e dell’art.21, c.2 della L.R. 20/2000, variante al quadro dei dissesti del Piano di Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino del Fiume PO.

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1. GLI OBIETTIVI DELLA VARIANTE La presente variante specifica di aggiornamento della Carta del Dissesto del P.T.C.P. della Provincia di Parma, elaborata ai sensi dell’art.27bis della L.R. 20/2000 e s.m.i., si pone i seguenti obiettivi: - aggiornamento dei contenuti della Carta del Dissesto del P.T.C.P. Tav. C2, approvata con Del. di C.P. n.134 del 21.12.2007, e del relativo Quadro Conoscitivo attraverso il recepimento dei perimetri dei fenomeni di dissesto attivi rilevati e perimetrati dal Servizio Pianificazione Territoriale a seguito degli intensi eventi meteorici che hanno interessato il territorio collinare e montano della Provincia nel periodo marzo-aprile 2013 e dicembre-marzo 2014; - recepimento nel Piano Provinciale, avente valore ed effetti del PAI ai sensi dell'art. 57 del D. Lgs. 31 marzo 1998, n. 112, delle disposizioni regionali derivanti dalla trasformazione del “vincolo di trasferimento” in “vincolo di consolidamento” con perimetrazione ai sensi della L.R. n.7/2004 art.25 per i seguenti centri abitati: - abitato di Metti – Comune di Bore, perimetrazione e zonizzazione approvate con D.G.R. n.1969 del 17.12.2012; - abitato di San Vittore – Comune di Salsomaggiore, perimetrazione e zonizzazione approvate con D.G.R. n.1262 del 05.09.2011; - abitato di Cassio – Comune di Terenzo, perimetrazione e zonizzazione approvate con D.G.R. n.1260 del 05.09.2011;

1.1 La Carta del Dissesto del P.T.C.P. vigente

L’elaborato di riferimento del P.T.C.P. per le tematiche relative ai fenomeni di dissesto idrogeologico è costituito dalle 94 sezioni alla scala 1:10.000 della Carta del Dissesto Provinciale, denominata Tavola C2 del suddetto piano, realizzata attraverso la “Variante di Adeguamento al P.A.I.” ed approvata Del. C.P. n.134 del 21.12.07. Successivamente con Del. di C.P. n. 9 del 25.02.2011 e Del. G.R. n.291/2011 è stato approvato lo schema d’intesa, sottoscritta in data 14.06.2011 dalla Provincia, Autorità di Bacino del Piume PO e Regione Emilia-Romagna, per la definizione delle disposizioni del PTCP stesso in attuazione del PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) dell’Autorità di Bacino del Fiume PO, ai sensi dell’art.57 c.1, del D.Lgs. 112/1998 e dell’art.21, c.2 della L.R. 20/2000. Il P.T.C.P. ha quindi assunto il ruolo di piano di settore per la “difesa del suolo”, delineando nei propri elaborati un patrimonio conoscitivo a scala provinciale delle diverse situazioni di dissesto idrogeologico in atto e potenzialmente riattivabili, anche evidenziando in modo specifico le possibili criticità registrabili in occasione di eventi meteorici particolarmente intensi e prolungati. Durante le diverse fasi di realizzazione della carta del P.T.C.P., approvata quale aggiornamento della “Carta Inventario del dissesto regionale per il territorio collinare e montano del bacino idrografico del fiume Po in Emilia-Romagna” con Del. di G.R. del 3 maggio 2004, n. 803 “Attuazione delibera di Giunta regionale 4 febbraio 2002, n. 126, si sono sviluppate diverse attività in pieno accordo con quelle esplicitate dal PAI dell’Autorità di Bacino del Fiume PO, ma adattate alle realtà ambientali dei versanti dell’Appennino Emiliano: - costruzione del censimento cartografico rappresentante la distribuzione dei fenomeni di instabilità geomorfologica del territorio collinare e montano della Provincia di Parma; - inventario dei centri abitati e delle principali infrastrutture esposte a pericolo per processi gravitativi e fenomeni di dissesto morfologico a carattere fluvio-torrentizio; - analisi sintetica dei principali eventi pregressi, studio della franosità storica;

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- valutazione della pericolosità; - definizione dei criteri e opzioni di intervento.

Le attività svolte sono state finalizzate al conseguimento di una completa condivisione con l’Autorità di Bacino e la Regione Emilia-Romagna sia delle metodologie di impostazione del lavoro che dei contenuti. Gli obiettivi sono stati: - la realizzazione di una strato informativo dei fenomeni di instabilità geomorfologica flessibile in relazione ai contenuti stessi, riconosciuti essere in continua e rapida evoluzione; - sintetica valutazione del livello di pericolosità geomorfologica nei sottobacini montani e collinari, alla scala dell’unità territoriale corrispondente al territorio comunale; - individuazione delle linee di intervento per l’assetto idraulico e idrogeologico, per definire azioni concrete per la mitigazione delle situazioni di rischio idrogeologico.

Per l’analisi e l’elaborazione delle informazioni concernenti i fenomeni di dissesto idrogeologico interessanti i versanti e la rete idrografica della Provincia di Parma, il PTCP ha preso in esame i documenti di seguito elencati: - Carta del dissesto della Regione Emilia- Romagna scala 1:25.000; - Carta geologica dell'Emilia Romagna scala 1:25.000 (Progetto CARG); - Carta geologica dell'Emilia Romagna scala 1:10.000 (Progetto CARG); - Atlante dei centri abitati instabili dell'Emilia Romagna (Progetto SCAI); - riprese aeree del volo aereofotogrammetrico (scala 1:13.000) della Regione Emilia-Romagna, Protezione Civile, realizzato dall’Aprile al Giugno 2001 per documentare i fenomeni di dissesto idrogeologico connessi agli eventi alluvionali dell’Ottobre e Novembre 2000; - Progetto “Difesa Attiva” dell’Appennino parmense promosso dalla Provincia di Parma nel 2001; - pubblicazioni e materiale scientifico del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Parma e di Enti Nazionali di Ricerca; - i contributi forniti durante i lavori della conferenza di pianificazione sul documento preliminare e sul quadro conoscitivo della variante 2004 al PTCP (approvato dalla Giunta provinciale con deliberazione n. 71 del 25/07/2003) aperta in data 4 marzo 2005; - le documentazioni tecniche prodotte dai Comuni in sede di redazione dei PSC e di varianti di adeguamento al PAI; - rilevamenti geomorfologici dei tecnici delle Comunità Montane dell’Appennino Parmense; - rilevamenti e verifiche di campo effettuate dai tecnici del Servizio Programmazione e Pianificazione Territoriale della Provincia di Parma durante la verifica delle osservazioni inerenti il tema del dissesto in occasione della variante al PTCP; - i contributi apportati dal “Tavolo di lavoro Provinciale per l’aggiornamento della cartografia del Inventario del Dissesto Regionale”, costituito dai funzionari della Provincia, dai rappresentanti del Servizio Geologico Sismico e dei Suoli della Regione Emilia Romagna e dai tecnici del Servizio Tecnico dei Bacini Taro e Parma, istituito con Determinazione n. 2052/2003 del Direttore Generale Ambiente e Difesa del Suolo e della Costa della Regione Emilia-Romagna.

La condivisione e la consultazione di diverse fonti informative da un lato, l’utilizzo di una metodologia di lavoro basata principalmente sul binomio tra fotointerpretazione e rilievo diretto sul terreno dall’altro, hanno sinergicamente conferito allo strato informativo del dissesto provinciale un alto valore scientifico e un’affidabilità elevata nei confronti delle scelte di pianificazione territoriale. Per quanto riguarda la dinamica dei fenomeni di instabilità geomorfologica, rappresentati nella Carta del Dissesto Provinciale alla scala 1:10.000, la legenda adottata prevede una classificazione secondo il

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concetto di “pericolosità geomorfologica” dei fenomeni di dissesto, espressa attraverso la descrizione dello stato di attività dei fenomeni cartografati.

La “pericolosità geomorfologica” esprime la probabilità che un determinato fenomeno di instabilità si verifichi in un determinato intervallo di tempo in una determinata zona di territorio. Lo stato di attività descrive, pertanto, le informazioni sul tempo in cui si è verificato il movimento, permettendo di prevedere il tipo di evoluzione, in senso temporale, del fenomeno. Tali raccomandazioni permettono una completa e dettagliata comprensione delle dinamiche e dell’evoluzione dei fenomeni di dissesto. L’impostazione della legenda della Carta del Dissesto Provinciale si concretizza quindi in una macro distinzione dei fenomeni di dissesto sulla base della loro pericolosità.

La legenda della cartografia del dissesto del P.T.C.P (Del. C.P. n.134 del 21.12.07).

Nel dettaglio la legenda si compone nel modo seguente: Aree a pericolosità geomorfologica molto elevata, comprendenti: - frana attiva (A), movimento gravitativo ritenuto attivo o riattivato (in un settore di corpo di frana quiescente) all’atto dell’indagine fotointerpretativa, ovvero rilevato o confermato da controllo sul terreno; l'attività può trovare conferma anche in dati documentali recenti (pubblicazioni, carte geologiche, relazioni tecniche, ecc.); - area soggetta a soliflusso e/o decorticamento superficiale, fenomeno presente soprattutto ai margini delle zone calanchive e nelle plaghe incolte di natura argillosa con versanti acclivi;

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- aree calanchive e sub-calanchive, forme di denudamento caratteristiche derivanti dalla combinazione di processi di dilavamento e gravità principalmente su rocce di natura argillosa o argilloso-siltosa e con minore incidenza sui litotipi marnosi; - scarpate di degradazione in atto, riguardano scarpate di varia altezza in degradazione attiva associate a fenomeni di frana o a evoluzione morfoclimatica di unità litologiche a varia coerenza, in cui il condizionamento strutturale (giunti, fratture, faglie) svolge un ruolo non secondario nel governare li fenomeni di degradazione fisico-chimica della scarpata; - aree Ee, contraddistingue un’area limitrofa e propria dell’alveo ordinario dei corsi d’acqua maggiori interessata occasionalmente da fenomeni di esondazione, di sovralluvionamento e di erosione lineare e laterale; nei casi di torrenti minori o di rii l’area potrebbe interessare, nella zona di confluenza, il conoide di deiezione, potenzialmente attivabile anche da eventi piovosi intensi localizzati in un settore del bacino idrografico. Aree a pericolosità geomorfologica elevata, comprendenti: - frana quiescente (Q), riguarda tutti i tipi di dissesto in cui é possibile desumere, da indizi di natura geomorfologica e considerazioni di evoluzione morfoclimatica del territorio appenninico, la temporanea inattività del corpo di frana e della scarpata principale ad essa connessa; - parti di versante inglobati in corpi di frana quiescente (b), definisce i corpi in massa inclusi nel corpo detritico della frana quiescente, costituendone un ammasso unitario il cui comportamento, nei riguardi di una eventuale riattivazione globale della frana quiescente, non può essere disgiunto dalla dinamica generale della frana, anche se è probabile che i blocchi possano manifestare una dinamica differente dal resto del corpo di frana; - aree Eb, contraddistingue un’area limitrofa e propria dell’alveo ordinario dei corsi d’acqua maggiori, interessata occasionalmente da fenomeni di esondazione, di sovralluvionamento e di erosione lineare e laterale; nei casi di torrenti minori o di rii l’area potrebbe interessare, nella zona di confluenza, il conoide di deiezione, potenzialmente attivabile anche da eventi piovosi intensi localizzati in un settore del bacino idrografico. Aree a pericolosità geomorfologica moderata, comprendenti: - frana relitta (Rlt), definisce un corpo di frana ritenuto inattivo, in quanto le cause ed i processi che lo hanno generato non sono più presenti o sono stati rimossi; - deformazione gravitativa profonda di versante (DGPV), riguarda un settore di versante interessato da detensionamento governato da piani di discontinuità profondi, che non trovano relazione con l’attuale fondovalle (livello di base); - versanti interessati da scivolamenti planari o rotazionali in massa (Sb), indica quelle parti di versante franate che, pur avendo subito evidenti traslazioni in blocco (su superfici planari o rotazionali), hanno mantenuto un evidente assetto roccioso, evidenziato dalla stratificazione ancora riconoscibile; nel perdurare delle attuali condizioni geomorfologiche e climatiche, tali versanti presentano basse probabilità di riattivazione del dissesto; - depositi di versante (Dp), con tale definizione sono stati classificati i depositi di copertura, non riconducibili a corpi di accumulo di movimenti gravitativi, connessi all’evoluzione geomorfologica tardo quaternaria dei versanti montani. Area di instabilità segnalata: si contraddistingue delle zone abitate in cui sussistono problemi di stabilità di natura complessa, la cui delimitazione e classificazione non possono essere definite mediante fotointerpretazione, anche con foto di estremo dettaglio. Essa rimarca le località segnalate sulla pubblicazione dell’“Atlante Centri instabili dell’Emilia-Romagna” - Gr. Naz. Difesa Catastr. Idrogeologiche – CNR. Abitati da consolidare o delocalizzare: costituiscono perimtrazioni di zone dissestate, di zone di possibile ulteriore evoluzione dei dissesti e di aree contermini, costituenti fasce di rispetto, sulla base di indicazione della Regione e dell’ADBPO, nonché definiscono gli utilizzi ammissibili e le

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limitazioni relative agli interventi edilizi e alle pratiche agricolo-forestali (comma 3 art. 25 L.R. 7/2004). Aree a rischio idrogeologico molto elevato ed elevato: ricomprendono le aree individuate nell’Allegato 4.1 “Atlante delle perimetrazioni delle aree a rischio idrogeologico molto elevato” dell’Elaborato n.2 del Piano stralcio per l'Assetto Idrogeologico (P.A.I.). Le aree a rischio idrogeologico molto elevato sono individuate sulla base della valutazione dei fenomeni di dissesto idrogeologico, della relativa pericolosità e del danno atteso. Esse tengono conto sia delle condizioni di rischio attuale sia delle condizioni di rischio potenziale anche conseguente alla realizzazione delle previsioni contenute negli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica. Dall’analisi della cartografia del dissesto idrogeologico, contenuta del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (Variante 2007 approvata con Del. C.P. n.134 del 21.12.2007), viene chiaramente evidenziato come la superficie totale dei dissesti, comprensivi sia di frane attive che quiescenti (cioè non mostranti indizi morfologici di movimento in atto o recente) è circa 675 kmq, valore che rapportato all’estensione del territorio sopra indicato (26,1%) esprime un grado di dissesto paragonabile, in tutta la Regione, solo alla Provincia di Piacenza. Questi dati numerici mettono chiaramente in evidenza come l’evoluzione geomorfologica del paesaggio collinare e montano della Provincia di Parma, attraverso movimenti gravitativi di dissesto quali “frane”, costituisca un fenomeno naturale intrinseco nella storia secolare del nostro territorio appenninico. Molti antichi borghi della nostra provincia da secoli si sono sviluppati grazie ad un’apparente stabilità geomorfologica di accumuli detritici corrispondenti a grandi frane quiescenti. Come testimoniato da diverse attività di ricerca del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Parma, partner della Provincia nelle fasi iniziali di realizzazione della Carta del Dissesto, è possibile affermare che per molte frane del nostro territorio si hanno documentazioni storiche di movimento ad iniziare dal XVI sec. A partire da tale passato storico si è effettivamente registrato un deterioramento delle condizioni climatiche, noto in letteratura come Piccola Età Glaciale, che raggiunge la sua massima intensità nella seconda metà del secolo XIX e determina direttamente avanzate glaciali sulle Alpi e un generale incremento delle precipitazioni, sia nevose che piovose, sui versanti appenninici ed in pianura. Raramente si hanno notizie di attivazioni di frane antecedenti alla Piccola Età Glaciale nel territorio della Provincia, anche se nelle antiche cronache si riportano notizie di grandi eventi alluvionali a cui si associano movimenti gravitativi5. La valutazione del grado di dissesto idrogeologico, effettuata sulla base dei contenuti della cartografia del dissesto provinciale in relazione all’estensione dei singoli territori comunali, pone in evidenza come alcuni Comuni della Provincia, ad esempio i Comuni di Bore (44%), (47,3%) e (47,9%), siano caratterizzati da valori dell’indice di franosità “IF” tra i più elevati a livello provinciale e regionale. A seguire con valori solo numericamente inferiori, ma certamente non meno critici, si trovano i Comuni di Bardi (37,8%), Corniglio (34,1%) e Terenzo (35%). Alla scala di dettaglio comunale, in riferimento alla superficie interessata da dissesto idrogeologico, gli stessi Comuni di Bardi (71,7 kmq), Corniglio (56,6 kmq) e Berceto (51,1 kmq) si pongono in evidenza con valori superiori a 50 kmq. Tale dato si giustifica principalmente con la presenza nei territori sopra citati di estesi accumuli di detrito riconducibili a fenomeni gravitativi non attivi. Proprio il territorio comunale di Bardi presenta con 48,9 kmq di superficie interessata da frane quiescenti (comprensive di diverse tipologie di fenomeni gravitativi non attivi: frane relitte e scivolamenti in massa o in blocco) il valore più elevato di tutti i comuni della Provincia. Il territorio bardigiano risulta avere analoga sorte anche riferendosi ai fenomeni di dissesto attivi. Infatti, con 12,9 kmq di territorio coinvolto in frane attive, il comune di Bardi è secondo solo al più collinare Comune di Neviano Arduini, che vanta il triste primato di 14,1 kmq di fenomeni di dissesto in atto.

5 Ad esempio la frana complessa di Signatico, nel Comune di Corniglio, viene citata nell’879 d.C. in un documento degli Archivi Vescovili di Parma come “… zona franosa…” e tale definizione si riferiva, con ogni probabilità, alla zona dissestata che coronava il vecchio paese disabitato.

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Analisi dello stato di dissesto nel territorio provinciale (dati Carta del Dissesto P.T.C.P. Del. C.P. n.134 del 21.12.07)

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1.2 Gli eventi meteorologici del marzo-aprile 2013 e del dicembre-febbraio 20146.

Le precipitazioni rappresentano un indicatore fondamentale nell’insorgenza e nell’evoluzione del rischio idrogeologico, non solamente nei confronti della dinamica fluvio-torrentizia ma anche rispetto alla dinamica gravitativa dei versanti. Le principali cause dell’instabilità geomorfologica dei versanti sono riconducibili all’assetto geologico-strutturale, all’evoluzione geomorfologica e alle attuali condizioni meteo-climatiche. Tra i principali fattori d’innesco è possibile quindi individuare senza alcun dubbio le precipitazioni intense o prolungate. L’intervallo meteorologico marzo aprile 2013 è stato caratterizzato da cumulate di precipitazioni notevoli, in particolare lungo il crinale appenninico emiliano e, più in generale, nel settore centro- occidentale della Regione. Nelle mappe a seguire, (fonte ARPA-SIMC) vengono evidenziate rispettivamente le cumulate di precipitazione cadute tra il 1 Marzo 2013 e il 7 Aprile 2013 e le anomalie di precipitazione per lo stesso intervallo temporale. Pur non essendosi verificati singoli eventi di precipitazioni da considerarsi eccezionali, si sono succedute ripetutamente fasi di precipitazioni di media intensità in particolare i giorni 9-10 Marzo, 17-18 Marzo, 29-31 Marzo e 4-5 Aprile. Il periodo considerato è stato caratterizzato dalla persistenza delle precipitazioni stesse, che hanno portato ad anomalie positive per oltre la metà del territorio con valori che vanno dal 200% al 350% della media del periodo (in percentuale rispetto alla climatologia 1991-2010). Tali anomalie sono state precedute da un periodo autunnale-invernale anch’esso estremamente piovoso e un Febbraio con diffuse precipitazioni nevose, che hanno contribuito in modo significativo, al momento della loro fusione, alla attivazione delle frane del periodo successivo.

Mappe della precipitazione in mm caduta fra il 01 Marzo Mappa dell’anomalia della precipitazione (in percentuale 2013 e il 07 Aprile 2013. Fonte: ARPA Emilia-Romagna– rispetto alla climatologia 1991-2010), fra il 01 Marzo Servizio Idro-Meteo-Clima. 2013 e il 07 Aprile 2013. Fonte: ARPA Emilia-Romagna– Servizio Idro-Meteo-Clima.

L’andamento medio delle precipitazioni a partire dal mese di Ottobre 2012 evidenzia una cumulata a scala regionale di circa 800 mm in poco più di 6 mesi, pari a circa il doppio della precipitazione media del periodo Ottobre – Marzo degli ultimi 20 anni. A scala locale del territorio provinciale di Parma, l'andamento pluviometrico dell'inverno 2012- primavera 2013 è stato in via generale contraddistinto dalla stessa elevata piovosità descritta a scala regionale, con un importante contributo in termini di precipitazioni nevose, accompagnata tuttavia da temperature medie non particolarmente rigide.

6 Fonte: SGSS-RER Rapporto sugli eventi di frana avvenuti nei mesi di Marzo e Aprile 2013 in Emilia – Romagna. SGSS-RER Rapporto sulle frane attivate in Emilia-Romagna nel periodo Novembre 2013 – Marzo 2014.

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Dal confronto tra le piovosità del periodo settembre 2012-aprile 2013 e quelle medie annuali si osserva che le piogge risultano mediamente superiori non solo al singolo periodo di riferimento ma anche ai valori medi annuali con incrementi di oltre il 35%. Le precipitazioni sono risultate importanti, non solo in termini di intensità, ma anche in rapporto alla loro durata e frequenza. Infatti nei primi mesi dell'anno, nella maggior parte delle zone appenniniche si sono registrati tra 40 e 45 giorni piovosi, con picchi tra 55 e 60 gp proprio nell'alta Val Parma e alta Val d'Enza. Questo scenario ha comportato, con buona probabilità, non solo la profonda imbibizione e saturazione dei terreni e delle coltri detritiche superficiali, causando il diffuso sviluppo di numerose frane e smottamenti superficiali, ma soprattutto importanti modificazioni del regime delle acque sotterranee profonde, potenzialmente relazionabili alle dinamiche di riattivazione di importanti movimenti franosi quiescenti, caratterizzati da scivolamenti rotazionali e traslativi multipli in roccia e detrito. Una possibile conferma di questo modello è rappresentata dalla riattivazione della Frana di Sauna nel Comune di Corniglio avvenuta tra il 4/5 aprile 2013. Nel corso dell'anno prima della riattivazione della frana, la quantità media delle precipitazioni ha superato in diversi mesi (da settembre a novembre 2012 e gennaio-marzo 2013) la quantità delle precipitazioni mensili medie per il periodo di riferimento (1946-2012). Analogamente le precipitazioni mensili cumulate nel periodo settembre 2012-marzo 2013 hanno superato del 30% quelle del periodo 1946-2012.

A. Analisi della piovosità (media mensile e cumulata mensile) del periodo antecedente la riattivazione della Frana di Sauna nel Comune di Corniglio. Dati ARPA-DEXTER rilevati alla Stazione di Marra Centrale

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Nei quattro mesi prima della riattivazione, non si sono verificati eventi giornalieri di particolare intensità. Gli ultimi eventi piovosi giornalieri, con rilevanti quantità di pioggia, si sono verificati il giorno 14.11.2013 (87 mm), 29.10.2013 (105,5 millimetri) e 28.09.2013. Quest'ultimo costituisce, con 178 mm di pioggia giornaliera, il valore più alto del periodo considerato. Nei sette mesi prima del verificarsi della riattivazione sono risultati caduti quasi 1.400 mm.

B. Analisi giornaliera della piovosità del periodo antecedente la riattivazione della Frana di Sauna nel Comune di Corniglio. Dati ARPA-DEXTER rilevati alla Stazione di Marra Centrale

La stagione autunnale-invernale 2013-2014 è stata invece caratterizzata da due periodi ben distinti per quanto riguarda l’attivazione di frane: il periodo compreso tra l’inizio di Novembre ed il 24 Dicembre 2013 ed il periodo compreso fra il 25 Dicembre 2013 ed il 5 Marzo 2014. Mentre il primo ha visto un andamento di piovosità e conseguentemente di franosità abbastanza nella norma per la stagione, con un numero limitato di episodi di frana, sviluppati prevalentemente in Novembre, il secondo periodo è stato caratterizzato da diversi periodi di piogge intense, che hanno attivato un elevato numero di frane. Analizzando (fonte ARPA-SIMC) le cumulate di precipitazione, cadute tra il 1 Dicembre 2013 ed il 28 Febbraio 2014, e le anomalie di precipitazione per lo stesso intervallo di tempo, si evidenzia che nelle zone di media collina della parte occidentale della Regione, il quantitativo di pioggia è stato

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superiore al doppio rispetto alla media climatologica, sino a raggiungere diffusamente quantitativi pari a 3 volte su estese aree del crinale appenninico e delle Province di Piacenza e Parma. Per tutto il periodo le temperature si sono mantenute più elevate della norma, determinando la prevalenza di pioggia, con caratteristiche simili a quella autunnale, anche in alta quota, e la fusione in breve tempo dello strato di neve occasionalmente accumulato al suolo.

Mappa delle precipitazioni cumulate in mm tra il 1 Dicembre Mappa dell’anomalia della precipitazione (in %) tra il 1 2013 e il 28 Febbraio 2014. Fonte: ARPA Emilia-Romagna– Dicembre 2013 e il 28 Febbraio 2014. Fonte: ARPA Servizio Idro-Meteo-Clima. Emilia-Romagna–Servizio Idro-Meteo-Clima.

1.3 Gli effetti nel territorio della Provincia di Parma: i Piani Operativi della Protezione Civile Regionale e le segnalazioni di dissesto dei Comuni e Unioni

Gli eventi meteoidrologici del marzo-aprile 2013 e del dicembre-febbraio 2014, sia scala regionale che provinciale, hanno messo in crisi, oltre che l’assetto geomorfologico dei versanti, anche il idrografico principale e minore del territorio montano. Infatti quest’ultimo è risultato “interessato da ondate di piena che hanno danneggiato, distrutto o aggravato un numero ingente di opere idrauliche e provocato forti erosioni spondali, diverse esondazioni e tracimazioni di fossi e canali con conseguenti allagamenti e parziali asportazioni di strade, importanti accumuli di materiale detritico, danni alle strutture dei ponti con conseguente chiusura al transito, nonché cedimenti di parti delle reti fognarie e acquedottistiche”.

A seguito degli eventi del 2013 sono risultate pervenute all’Agenzia regionale di Protezione Civile (attività supportata anche dai Servizi Tecnici Regionali) di circa 2000 segnalazioni di danno per l’intero territorio regionale, 300 di natura idraulica e 1500 relative a dissesti (126 le persone evacuate, 43 civili abitazioni distrutte o danneggiate, 3 ponti crollati, 56 interruzioni totali di strade senza alternative, 138 località/abitazioni isolate). La severità di tali eventi è stata confermata dal succedersi temporale dei seguenti atti istituzionali: - Deliberazione del Consiglio dei Ministri 9 maggio 2013 di dichiarazione dello stato di emergenza; - Ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile OCDPC n. 83 del 27 maggio 2013; - Det. Direttore n.577 del 22.07.2013: Piano dei primi interventi urgenti di Protezione Civile in conseguenza delle eccezionali avversità atmosferiche verificatesi nei mesi di marzo, aprile e maggio 2013 nei Comuni del territorio della Regione Emilia-Romagna;

Dall’analisi dei contenuti del Piano della Protezione Civile Regionale sopra richiamato è stato possibile osservare un picco di maggiore concentrazione di dissesti nella fascia di media montagna compreso tra le Province di Parma e Reggio Emilia.

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Il maggior numero di dissesti segnalati è stato caratterizzato da smottamenti di terreno in scarpate stradali, da colamenti di terra e crolli di limitata estensione. I movimenti gravitativi di maggiori dimensioni sono risultati essere ascrivibili a tipologie complesse quali scorrimento roto-traslativo e colata. I fenomeni più rilevanti si sono sviluppati in fase parossistica principalmente nel mese di aprile, coinvolgendo centri abitati con crolli di edifici civili e produttivi, causando l’interruzione anche di importanti arterie di comunicazione viaria sia provinciale sia comunale. Dalla attività di ricognizione, condotta a livello regionale, è emerso un importante quadro di danni e di situazioni di incombente pericolo per la popolazione con 101 persone evacuate, a causa di dissesti che hanno interessato direttamente le abitazioni o che ne hanno interrotto il possibile accesso. Inoltre, sono stati oggetto di trasferimento anche circa 200 capi di bestiame a causa dei gravi danni a stalle. Il numero delle abitazioni civili distrutte o fortemente danneggiate è ammontato a 33, mentre 36 sono state le attività produttive distrutte o fortemente danneggiate e 3 i ponti crollati. Il territorio provinciale di Parma è stato teatro di buona parte dei danni sopra descritti. Infatti, a livello infrastruttuale, si sono infatti registrati importanti dissesti a carico della viabilità provinciale e comunale, per i quali il successivo ripristino funzionale e messa in sicurezza è risultato perseguibile a fronte di investimenti economici di un certo rilievo o attuabile attraverso la scelta di un’ipotesi di tracciato alternativa diversamente localizzata. Quest’ultimo esempio è ben rappresentato dall’interruzione della SP665R Massese in loc. Boschetto e della SP65 di Schia in loc. Musiara Superiore nel Comune di Tizzano Val Parma. La frana di Boschetto è ubicata sul versante sinistro del Torrente Parmossa, affluente del Torrente Parma, circa 4 Km a NE del Capoluogo e si è attivata nella prima settimana di Aprile. Il dissesto costituisce la riattivazione di un più esteso movimento franoso quiescente che discende sino al Torrente Parmossa. Il dissesto ha coinvolto solo una limitata parte dell’intero corpo di frana quiescente ma ha prodotto danni ingenti, distruggendo un tratto di circa 200 metri della Strada Provinciale Massese e un tratto della Strada Comunale per Lasagnana. Il dissesto, con una lunghezza complessiva è di circa 400 metri, ha distrutto un’abitazione civile e posto a non trascurabile rischio di coinvolgimento altre tre. Il movimento gravitativo è di tipo complesso, caratterizzato da una parte superiore di prevalente scivolamento roto-traslativo e una inferiore evoluta parzialmente in colamento.

Panoramica della parte alta della Frana di Boschetto (foto del Centro Documentazione Video – Vigili del Fuoco di ).

Tratta da SGSS-RER Rapporto sugli eventi di frana avvenuti nei mesi di Marzo e Aprile 2013 in Emilia – Romagna.

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Sono state anche segnalate numerose interruzioni su strade comunali, che hanno comportato anche l’isolamento di alcune frazioni o singole abitazioni in diverse località nei Comuni di Berceto, Corniglio, Lesignano dei Bagni, , Tizzano Val Parma e .

Nel territorio provinciale di Parma, si sono verificate altre importanti riattivazioni di movimenti gravitativi quiescenti. In modo specifico nei Comuni di Tizzano Val Parma e Corniglio si sono dovuti fronteggiare scenari di pericolosità e rischio particolarmente complessi.

In Val Parma, nel Comune di Corniglio, si è riattivata la grande Frana di Sauna. Il dissesto si estende dalla quota di 950 m s.l.m., fino all’alveo del Rio Lucconi, a quota 525 m s.l.m., per una lunghezza complessiva di circa 1.900 metri e una larghezza massima al piede di circa 1.000 m.

La riattivazione della frana quiescente è stata pressoché completa, risultando classificabile come movimento complesse con tipologia prevalente di scorrimento roto-traslativo nella parte alta e traslativo, con tendenza all’evoluzione in colamento, nella parte medio-bassa.

Una precedente riattivazione significativa è documentate all’inizio dell’800 (Boccia A., 1804 – Viaggio ai monti di Parma) anche se il toponimo presente sulla CTR del 1976 (“La Frana”) è inequivocabile sulla presenza di movimenti attivi anche in un passato abbastanza recente.

Rilievo geomorfologico della Frana di Sauna (Comune di Corniglio)

Il dissesto ha interessato il borgo antico di Sauna danneggiando in modo irrimediabile 4 abitazioni, due stalle, tre ricoveri attrezzi e una attività di allevamento di bovini.

Nel Comune di Tizzano Val Parma, nel versante sinistro del Torrente Bardea (affluente del Torrente Enza), si è verificata, attraverso la riattivazione di diversi corpi di frana quiescente, la grande frana di Capriglio-Pianestolla, posta a circa 4,5 Km a SE del capoluogo.

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Questo importante dissesto, risalente alla prima settimana di Aprile, risulta costituito da due corpi differenti a cinematica complessa e riattivati in sequenza: - la frana di Capriglio, riattivata alla quota di 985 m.s.l.m., nella notte fra il 5 e il 6 Aprile per iniziale scorrimento, nelle aree adiacenti il coronamento, e successiva evoluzione in colamento di fango incanalato nell’alveo del Torrente Bardea; - la frana di Pianestolla, riattivata il giorno 12 Aprile, con meccanismo di scorrimento probabilmente causato dalla interferenza del piede della frana quiescente con il colamento della iniziale frana di Capriglio. I due dissesti, confluiti in un unico corpo, hanno proseguito il cammino sfruttando l’incisione del T. Bardea. Nell’arco di circa 1 mese, raggiunta una lunghezza complessiva di oltre 3.200 metri, la massa detritica in colamento ha arrestato il suo progressivo sviluppo a circa 250 metri dal ponte della SP665R Massese sul T. Bardea. A seguito di questa importante riattivazione sono risultati

Fonte: SGSS – Foto di William Frodella (Dip. Scienze della completamente distrutti due edifici civili, un Terra Università di Firenze capannone e circa 300 metri della SP101 per Schia minacciando altre abitazioni adiacenti.

Il Piano della Protezione Civile Regionale, relativo agli eventi del 2013, contiene un dettagliato elenco di diversi interventi connessi al verificarsi di numerosi fenomeni di dissesto che, anche se di minori dimensioni, sono risultati essere caratterizzati da pericolosità e rischio non trascurabili. In particolare sono stati definiti: - interventi di somma urgenza e urgenti attuati dalla Regione, per fronteggiare le gravi e diffuse situazioni di emergenza ed in particolare le interruzioni della viabilità provinciale e comunale; - interventi di prima emergenza per la prima assistenza alla popolazione, in particolare interventi sostenuti dalla Amministrazioni Comunali in forma diretta o di contributo ai cittadini interessati per garantire le operazioni di sgombero e di ricovero in abitazioni alternative ai cittadini sfollati; - interventi di somma urgenza operata dalle Amministrazioni Locali (Comuni, Province, Consorzi di Bonifica), la cui copertura finanziaria è stata assicurata dallo stanziamento di 14 milioni di euro di cui all’OCDPC n. 83/2013; - interventi urgenti di monitoraggio necessari alla comprensione dei fenomeni al fine di individuare le soluzioni progettuali più efficaci per la individuazione e la realizzazione degli interventi urgenti e di somma urgenza; La consultazione di tale importante censimento ha ulteriormente evidenziato come gli effetti delle avverse condizioni meteorologiche della primavera 2013 abbiano colpito, in termini di sviluppo di fenomeni di dissesto idrogeologico (con particolare riferimento ai danni della viabilità comunale), in modo diffuso e decisamente severo sia nei territori nella montagna est (Calestano, Lesignano de’ Bagni, , Tizzano Val Parma, Corniglio e Neviano Arduini) che della montagna ovest

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(Pellegrino, Solignano, Terenzo) senza risparmiare alcuni Comuni della prima collina (, ).

Stralcio delle segnalazioni (interventi) contenuti nel Piano degli interventi urgenti della Protezione Civile Regionale approvato con Det. Direttore n.577 del 22.07.2013

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Le situazioni di dissesto verificatesi nella primavera del 2013, molte delle quali solo parzialmente mitigate, sono state successivamente aggravate dall’impatto prodotto dagli eventi del dicembre- febbraio 2014, con l’aggiunta di numerose riattivazioni di importanti movimenti gravitativi e lo sviluppo di nuovi dissesti a danno, ancora una volta, della viabilità provinciale e comunale. A scala regionale l’impatto è stato severissimo ed ha coinvolto oltre 180 Comuni. Analogamente a quanto accaduto nella primavera del 2013, per fronteggiare le diverse emergenze, si sono resi necessari i seguenti provvedimenti: - Deliberazione del Consiglio dei Ministri 30 giugno 2014 di dichiarazione dello stato di emergenza; - Ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile OCDPC n. 174 del 9 luglio 2014; - Det. Direttore n.728 del 12.09.2014: Piano dei primi interventi urgenti di Protezione Civile in conseguenza delle eccezionali avversità atmosferiche che dall’ultima decade di dicembre 2013 al 31 marzo 2014 hanno colpito il territorio delle province di Bologna, Forlì-Cesena, Modena, Parma, Piacenza, Reggio-Emilia e Rimini. In termini di severità ed impatto complessivo sul territorio, l’evento di Dicembre 2013 – Marzo 2014 risulta fra i più importanti negli ultimi 50 anni. L’azione di ricognizione effettuata seguito degli eventi meteorologici del dicembre-febbraio 2014 a scala regionale ed esplicitato nel Piano sopra richiamato, ha posto in evidenza un esteso “quadro di danneggiamenti, sia dal punto di vista idraulico che idrogeologico, e di situazioni di incombente pericolo per la popolazione, con criticità che hanno interessato centri, nuclei abitati, singoli edifici e situazioni di isolamento (o rischio di isolamento) di diverse località”. In totale, a scala regionale, risultano pervenute 1.931 segnalazioni di danno (877 frane, 525 idrauliche, 3 costa, 387 Strade Provinciali, 132 infrastrutture di servizio, 7 altro) a centri abitati, edifici, viabilità provinciali e comunali, infrastrutture di servizio, opere di difesa e di regimazione idraulica e attraversamenti nonché danni da mareggiata alla spiaggia emersa e alle infrastrutture turistico-ricettive e viarie.

Quadro delle segnalazioni contenuti nel Piano della Protezione Civile Regionale approvato con Det. Direttore n.728 del 12.09.2014

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In merito ai fenomeni idraulici, in Provincia di Parma le piene del fiumi Taro e Parma e dei rii e torrenti minori hanno causato fenomeni di erosione spondale e danni alle opere di difesa idraulica e di versante, in diversi comuni (, Borgo , , Langhirano, Solignano, Terenzo, Tizzano Val Parma). Lungo il torrente Manubiola, affluente del Fiume Taro, si sono verificate erosioni spondali in diversi tratti, una delle quali ha causato anche il cedimento della carreggiata della SP 19 in località Ghiare di Berceto.Durante le piene di gennaio e febbraio 2014 si sono accentuati fenomeni di erosione spondale del fiume Parma aggravando situazioni già compromesse. In particolare nel Comune di Lesignano de’ Bagni l’erosione spondale ha danneggiato il muro di difesa della frana di Stadirano e la strada comunale e i servizi di rete nonché danni all’abitato in località Case Sorgenti. L’azione erosiva del Torrente Ghiara ha danneggiato opere idrauliche nell'alveo a monte del centro dell’abitato di Salsomaggiore Terme. Il torrente Baganza ha provocato danni alle difese spondali in Comune di Compiano, di e di . Il torrente Termina ha provocato cedimenti spondali, parziale intasamento delle sezioni di deflusso a monte e a valle del capoluogo di Traversetolo ed erosione spondale in località Stombellino. In merito ai fenomeni gravitativi di versante, analizzando la distribuzione delle segnalazioni di movimenti franosi, è possibile constatare come la stessa risulti coerente con la distribuzione dei picchi di precipitazione (anomalia positiva rispetto alla serie storica), interessando in prevalenza i Comuni della Provincia di Parma, Piacenza e Reggio Emilia.

Distribuzione delle segnalazioni di frana pervenute, suddivise per singoli Comuni (fonte SGSS-RER)

In estrema sintesi i principali danni rilevati a causa di frane nel territorio regionale, possono essere così riassunti: - Oltre 30 edifici evacuati di cui oltre 20 gravemente danneggiati - Oltre 50 persone evacuate (temporaneamente o per un periodo prolungato); - Oltre 300 strade comunali interessate da danni di varia entità; - Oltre 70 strade provinciali interessate da danni di varia entità.

Per quanto riguarda i danni alle abitazioni le situazioni più gravi, per numero di edifici e gravità dei danni, sono quelle degli abitati di Boceto in Comune di e Pietta nel Comune di

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Tizzano, con rispettivamente 3 e 15 edifici gravemente lesionati. Sempre in Provincia di Parma sono state registrate altre situazioni di media gravità in località Micone, nel Comune di Fornovo di Taro, ed in alcune frazioni del Comune di Neviano degli Arduini. Altre situazioni di potenziale rischio per edifici residenziali\attività produttive ed infrastrutture, non comunque oggetto di ordinanze di evacuazione, si sono registrate a Ronzano nel Comune di Calestano, a Case Bedi nel Comune di Neviano degli Arduini ed in località Costa di Torre in Comune di Traversetolo. Sia a scala regionale che provinciale, le frane che hanno interessato le strade sono state numerosissime, costituendo di fatto la grande maggioranza degli eventi segnalati. I danni alla rete viaria sono stati tali da rendere talora impossibile la circolazione e comportando la sospensione totale del transito. Si sono infatti manifestati dissesti importanti sia sulla viabilità provinciale (12 strade provinciali interrotte in Provincia di PR, RE, BO, FC, e 61 a transito parziale) sia su quella comunale (117 strade interrotte, di cui 29 prive di viabilità alternativa, 107 persone isolate; 104 strade a transito parziale e prive di viabilità alternativa). In Provincia di Parma alcune località e singole abitazioni sono rimaste isolate a cause delle frane, in particolare in località Mulino di Lozzola nel Comune di Berceto, in località Caferri di Bore, a Braia di Langhirano, nella Frazione di Bazzano ed Antreola nel Comune di Neviano degli Arduini.

Tra le riattivazioni di frane quiescenti più significative si registra la frana di Torre Chiastre, ubicata in parte nel Comune di Berceto ed in parte in Comune di Calestano. Tra il 12 ed il 13 Gennaio si è riattivata una porzione dell’accumulo preesistente nei pressi della località Cà Piovolo, da quota 1055m fino a quota 775m s.l.m., per una lunghezza complessiva di circa 950m ed una larghezza al piede di circa 75m. Il movimento non ha prodotto danni diretti a beni e infrastrutture ma ha minacciato la frazione di Torre di Chiastre (Calestano) e più a valle la Strada Provinciale della Val Baganza. Nei primi giorni, la frana di tipo complesso si è mossa nella parte medio-alta con velocità di alcune decine di metri al giorno, per rallentare lungo il percorso e fermarsi a pochi metri dall’abitato di Torre di Chiastre.

Rilievo Frana di Chiastre (Servizio Pianificazione Territoriale Provincia di Parma)

Un’altra riattivazione significativa ha riguardato la frana di Micone, storicamente nota fina dall’800, ed ubicata nel Comune di Fornovo di Taro, in destra idrografica del Fiume Taro, immediatamente a monte del capoluogo. Il movimento si è verificato su terreni prevalentemente argillosi con una morfologia “multilobata”, tipica dei movimenti impostati su formazioni argillose. Il lobo più meridionale si è riattivato a partire dal 25-26 Dicembre, subendo un’accelerazione tra il 20 e il 22

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Gennaio, per uno sviluppo longitudinale complessivo di circa 500m ed una ampiezza del fronte di circa 150m.

La velocità di avanzamento della colata in fase parossistica ha raggiunto i 2-3m/g. La riattivazione ha interessato le condotte dell'acquedotto principale che serve l'intero Capoluogo di Fornovo ed un capannone. Quest’ultimo è stato successivamente demolito perché pesantemente lesionato dalla massa di fango colata da monte. Il ramo interessato dall’evento del 2014 aveva già evidenziato movimenti nell’inverno 2010/2011 e nella primavera del 2013. In ragione di ciò, il dissesto era stato già incluso nel Piano degli interventi urgenti a seguito della OPCM 83/2013 già citata.

Rilievo Frana di Micone (Servizio Pianificazione Territoriale Provincia di Parma)

Particolarmente significativa nel quadro dei danni registrati nel territorio provinciale di Parma è la Frana di Pietta ubicata in Comune di Tizzano Val Parma, in destra idrografica del Torrente Parmossa. Il movimento franoso, di lunghezza complessiva di 170m circa, ha compromesso la stabilità di tutto il versante posto ad ovest dell’abitato. Situazioni di dissesto si erano già verificati a partire dagli anni 80. Nell’ottobre del 2011 e successivamente nella primavera 2013 si era già verificato l’arretramento della scarpata di frana aveva con un cedimento parziale del cordolo su pali a sostegno della Strada Comunale in fregio al piccolo paese. Nel 2014 la stessa nicchia di distacco, arretrando fino oltre il muro di sostegno della Strada Comunale, ha interessato gli edifici ad essa prospicienti e provocato la rottura della tubazione del gas a servizio di alcune abitazioni. A seguito di tale evoluzione del dissesto sono state dichiarate inagibili n.7 abitazioni ed 8 persone sono state evacuate.

La viabilità provinciale, nello specifico la SP665R Massese, è stata pesantemente interessata nel 2014 dalla Frana di Cisone. Quest’ultima rappresenta un’accelerazione di un fenomeno complesso a prevalente componente di colata già attivo anche durante l’emergenza della Primavera 2013. Il giorno 31 Gennaio 2014 il dissesto in evoluzione ha provocato la chiusura temporanea della Strada Provinciale, posta in prossimità del piede, dove si è riversato il materiale detritico-fangoso. La percorribilità dell’arteria viaria provinciale è stata possibile solo grazie all’attività incessante di mezzi meccanici. Successivamente a partire dal 5 Febbraio 2014 il dissesto ha rallentato la sua evoluzione e la transitabilità dell’asse stradale è stata assicurata con minor criticità.

La riattivazione della Frana di Boceto, nel Comune di Borgo Val di Taro, costituisce l’evento di maggiore estensione della serie avvenuta nel periodo Dicembre 2013 – Marzo 2014. La frana è di tipo complesso, con scivolamenti roto-traslativi nella parte alta che tendono ad evolvere in colata nella parte medio-inferiore con rilevante presenza di acqua.

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Questa importante riattivazione ha avuto inizio nella notte tra il 9 ed il 10 Febbraio 2014. Si estende per una lunghezza complessiva di circa 750m per una larghezza dell'accumulo al piede di circa 160m. Nella fase di parossismo la velocità massima ha raggiunto i 40m/giorno. Il disseto ha completamente distrutto la ex Strada Provinciale tra Boceto e Frascara, isolando, di conseguenza, alcune frazioni poste lungo la stessa strada (già interrotta da altri fenomeni franosi ubicati più a nord). La frana ha coinvolto tre abitazioni civili poste lungo il versante: una, localizzata nella porzione alta del versante, è risultata inagibile, l’altra posta nella porzione intermedia della frana risulta a rischio per la presenza di alcune nicchie di distacco e la terza posta più a valle, sta subendo lo scalzamento di un pilastro. Il movimento ha danneggiato anche alcuni annessi Rilievo Frana di Boceto rurali. (Servizio Pianificazione Territoriale Provincia di Parma) Nel complesso sono stati evacuati tre nuclei familiari, corrispondenti a 12 persone. La frana ha completamente distrutto alcuni elementi della rete di distribuzione locale di elettricità (un elettrodotto a 132.000V e una linea di alta tensione 15.000V), una linea telefonica e un gasdotto. Il versante interessato, pur costituito da depositi di frana quiescente, non presentava segni visibili di attività o testimonianze di movimenti nel recente passato. Le poche notizie di riattivazioni precedenti risalgono al 1896, quando fu interessata una superficie di circa 24 ettari, con distruzione di una casa e due ponti. Frana di Boceto (Servizio Pianificazione Territoriale Provincia di Parma)

L’importante attività di censimento dei fenomeni di dissesto e dei relativi danni condotta a livello regionale è stata supportata anche dal contributo a scala locale fornito dai singoli UTC Uffici Tecnici Comunali. Quest’ultimi, anche attraverso il coordinamento delle Unioni Montane (rispettivamente per la Provincia di Parma: Unione Montana Appennino Parma Est e Unione dei Comuni Valli Taro e Ceno) hanno fornito un quadro puntuale delle diverse criticità locali, individuando in particolare i dissesti gravanti sulla viabilità secondaria ed, in alcuni casi, fornendo precise indicazioni in merito ai dissesti più significativi verificatesi nel territorio agicolo. Ad esempio, a seguito delle precipitazioni del periodo Marzo e Aprile 2013, all’Unione Montana Appennino Parma Est sono pervenute n.451

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segnalazioni di dissesto per il territorio corrispondente ai Comuni di Langhirano, Lesignano de’ Bagni, Calestano, Tizzano Val Parma, Neviano degli Arduini, Corniglio, e . Tale dato se confrontato con il numero di segnalazioni gestite dall’Ente Unione (ex Comunità Montana Appennino Parma Est) a partire dal 1996 risulta inferiore solo all’enorme numero di segnalazioni pervenute nell’anno 2009.

Anno 96 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12

Segn. 196 112 72 231 219 203 279 174 313 142 102 84 87 875 115 111 23

Segnalazioni di dissesto gestite dall’Unione (ex Comunità Montana) nell’intervallo anni ‘96-2012

L’elevato numero, con buona probabilità, potrebbe essere riconducibile all’effetto di dissesto cumulativo connesso agli eventi meteorici responsabili del periodo di attivazione diffusa di frane a scala regionale del 30 Ottobre - 13 Dicembre 2008, seguito a quasi un mese di distanza dall’evento 20 Gennaio - 25 Febbraio 2009, caratterizzato dall’effetto al suolo dello scioglimento successivo di abbondanti precipitazioni nevose.

Periodi di attivazione di frane a scala regionale e dettaglio segnalazioni pervenute all’Unione

A partire dagli anni ’90 mediamente ogni 2-3 anni il territorio regionale ed in particolare il settore dell’Appennino Parma Est è risultato essere esposto ad intensi e prolungati eventi meteorici responsabili di numerose attivazioni di frane e fenomeni di dissesto idrogeologico.

Segnalazione Comune Località Tipo evento descrizione danno cedimento piano stradale con rischio N_Les_001 LESIGNANO DE' BAGNI Santa Maria del Piano FRANA crollo (emessa ordinanza di chiusura della strada) strada sul Monte cedimento fondo stradale, a monte e a N_Les_002 LESIGNANO DE' BAGNI Masdone FRANA valle con richiamo a monte

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stacco da corona di frana, doppio dente N_Les_003 LESIGNANO DE' BAGNI Rivalta - Ospato FRANA sulla strada con scivolamento a valle del corpo stradale calanco regressivo, svuotamento sotto N_Les_004 LESIGNANO DE' BAGNI Rivalta - loc. Crocetti FRANA opera di consolidamento esistente sui strada di collegamento sovracomunale calanco regressivo, svuotamento sotto opera di consolidamento esistente su N_Les_005 LESIGNANO DE' BAGNI Costa di Rivalta FRANA unica strada di accesso all'abitato di Costa scivolamento di scarpata di monte su N_Les_006 LESIGNANO DE' BAGNI Rivalta - Ponte Masdone FRANA strada collasso scarpata di monte su strada ad N_Les_007 LESIGNANO DE' BAGNI Mulazzano- via Ponticella FRANA elevata percorrenza di collegamento ad area industriale cedimento dell'intero corpo stradale S. Michele Cavana - Case per oltre 30 mt (emessa ordinanza di N_Les_008 LESIGNANO DE' BAGNI FRANA Boschi chiusura della strada di collegamento sovracomunale) collasso in due punti della scarpata di N_Les_009 LESIGNANO DE' BAGNI Faviano inferiore FRANA monte sulla strada

Esempio del database delle segnalazioni gestito dall’Unione Montana Appennino Parma Est

Danni diffusi alla viabilità nel Comune di Lesignano de’ Bagni

Danni alla viabilità nel Comune di Palanzano (foto sinistra) e Langhirano (foto destra)

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1.4 L’aggiornamento della cartografia del dissesto del P.T.C.P.

Il PTCP delinea nei propri elaborati un quadro conoscitivo a scala provinciale delle diverse situazioni di dissesto idrogeologico in atto e potenzialmente riattivabili, assumendo in tal senso un ruolo di fondamentale importanza sia nella valutazione della compatibilità delle previsioni urbanistiche comunali con gli aspetti fisici del territorio, sia nelle fasi di emergenza legate al verificarsi di calamità naturali proprio come quelle che nel periodo marzo-aprile 2013 e dicembre-marzo 2014 si sono verificati nei territori collinari-montani del territorio provinciale (in particolare Unione Montana Appennino Parma Est ed Unione dei Comuni Valli Taro e Ceno). Proprio in conseguenza degli intensi eventi meteorici sopra richiamati, al fine di aggiornare la cartografia del dissesto provinciale nelle aree maggiormente colpite, la Giunta Provinciale, con Atto n.191/2014, ha formalmente approvato l’iniziativa promossa dal Servizio Pianificazione Territoriale avente per oggetto il censimento e rilievo dei nuovi fenomeni di dissesto, anche finalizzati ad una successiva valutazione ed individuazione degli interventi di mitigazione prioritari.

Con successiva delibera di G.P. n.308/2014 sono stati approvati i risultati del completamento dell’aggiornamento della cartografia del dissesto per i territori dell’ Unione Montana Appennino Parma Est, attraverso il completo censimento e rilievo sul campo, con tecnologia GPS, dei fenomeni di dissesto derivanti dalla verifica delle segnalazioni connessi agli eventi meteorici interessanti i territori dell’Unione Montana Appennino Parma Est nel periodo marzo-aprile 2013 e dicembre-marzo 2014. Tale importante attività ha previsto, oltre che l’impegno diretto sul campo, anche l’esecuzione (mediante l’affidamento a Ditte specializzate) di specifiche indagini geognostiche, quali sondaggi a carotaggio continuo (Frana di Cisone – Comune di Tizzano Val Parma) e prove geofisiche (Comune di Berceto), nonché l’esecuzione ed interpretazione di rilievi aerofotogrammetrici (Frana di Musiara Sup. e Boschetto – Comune di Tizzano Val Parma) eseguiti tramite l’impiego di droni idonei al volo a bassa quota (iniziative approvate con Atti di G.P. n.270 del 26.5.2011 e n.470 del 14.9.2012).

Durante lo scorso anno, al fine del rilievo di alcuni movimenti franosi, riattivati nella primavera 2014 e caratterizzati da un’elevata pericolosità sia in termini di esposizione al rischio di ambiti edificati sia in termini di possibili danni ad infrastrutture viarie di importanza provinciale e nazionale, sono state acquisite, tramite l’affidamento dei lavori ad una Ditta specializzata (Convenzione Rep. N.14771/2014), nuove riprese aerofogrammetriche, effettuate da droni in volo a bassa quota, dei movimenti franosi in località Micone – Comune di Fornovo, Boceto – Comune di Borgotaro e C.se Pennetta – Comune di Solignano e Valmozzola. A seguito dell’acquisizione di tali dati fotogrammetrici ed attraverso numerosi nuovi sopralluoghi tecnici nei territori dell’Unione dei Comuni Valli Taro e Ceno e della “Montagna Ovest”, entro il termine del 31.12.2014, (come stabilito nella Del. G.P. n.224/2014) si è provveduto a completare il rilievo e la verifica dei numerosi fenomeni di dissesto non ancora perimetrati nella cartografia del PTCP vigente approvata con Del. di C.P. n.134 del 21.12.2007.

L’attività di rilevamento, condotta sulla base dei contenuti dei Piani elaborati dall’Agenzia Regionale di Protezione Civile e in ragione delle verifiche delle segnalazioni comunali, ha portato al censimento e rilievo cartografico di n.1373 nuovi fenomeni di dissesto in aggiornamento ai contenuti della Carta del Dissesto del P.T.C.P. vigente.

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I risultati dell’attività di aggiornamento della cartografia del dissesto del P.T.C.P. vigente

Le modifiche di aggiornamento, che hanno unicamente per oggetto l’inserimento, nella cartografia del dissesto provinciale, di fenomeni attivi non precedentemente cartografati, sono identificabili nelle seguenti tipologie:

- inserimento dei perimetri dei dissesti rilevati a carico delle infrastrutture viarie; - inserimento dei perimetri dei dissesti di neo-attivazione, riconducibili a fenomeni di limitata estensione in territorio agricolo;

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- inserimento di perimetri di dissesto attivo relativo ad aggravamento di situazioni di dissesto già censite nella cartografia (gli aggiornamenti sono già compresi in aree di dissesto attivo); - aggiornamento dei perimetri di frane attive in evoluzione a seguito degli eventi meteorici di marzo-aprile 2013 e dicembre-marzo 2014 (retrogressione\avanzamento\allargam ento di frane attive già cartografate); - riattivazioni parziali\locali di frane quiscenti già censite;

- riattivazioni importanti di frane quiescenti già censite a scala di versante;

1.5 Le nuove perimetrazioni degli “abitati da consolidare” ai sensi della L.R. n.7/2004

Nelle tavole della cartografia del dissesto provinciale sono recepite le perimetrazioni e zonizzazioni relativamente a: - “abitati dichiarati da consolidare o trasferire” ai sensi della legge 9 luglio 1908, n.445, nonché i derivanti ambiti di consolidamento definiti mediante perimetrazione approvata dalla Regione Emilia Romagna ai sensi dell’art.25, comma 2, della L.R. 14 aprile 2004, n.7; - le “Aree a rischio idrogeologico molto elevato – Aree 267” individuate nell’allegato 4.1 “Atlante delle perimetrazioni delle Aree a Rischio Idrogeologico molto elevato” dell’elaborato n.2 del PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) approvato con D.P.C.M. del 24 maggio 2001.

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La Regione ha provveduto alla trasformazione del vincolo alla trasformazione del “vincolo di trasferimento” in vincolo di consolidamento” con perimetrazione ai sensi della L.R. n.7/2004 sopra richiamata per i seguenti centri abitati: - Abitato di Metti – Comune di Bore, perimetrazione e zonizzazione approvata con D.G.R. n.1969 del 17.12.2012; - Abitato di San Vittore – Comune di Salsomaggiore, perimetrazione e zonizzazione approvata con D.G.R. n.1262 del 05.09.2011; - Abitato di Cassio- Comune di Terenzo, perimetrazione e zonizzazione approvata con D.G.R. n.1260 del 05.09.2011. Le perimetrazioni e zonizzazione sopra richiamate costituiscono disposizioni sovraordinate non ancora recepite nella cartografia provinciale e nel relativo Allegato n.3 alle N.T.A del P.T.C.P. denominato nello specifico “Abitati da Consolidare o da delocalizzare – Atlante Cartografico delle perimetrazioni Aree a Rischio Idrogeologico Molto Elevato del PAI”.

1.6 Il contributo del Gruppo di Lavoro Tecnico per la definizione delle disposizioni del PTCP relative all’attuazione del PAI ai sensi dell’art.57, comma 1 del D.Lgs. 112/1998

7 A seguito dell’Intesa sottoscritta dall'Autorità di Bacino del Po, dalla Regione Emilia Romagna e dalla Provincia di Parma, si è conferito al P.T.C.P. il valore e gli effetti del Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico del Bacino del fiume Po (P.A.I). Al fine di rispettare le relazioni tra PAI e PTCP sopra richiamate, la Regione Emilia-Romagna ha ritenuto necessario che la Provincia di Parma provvedesse alla convocazione ed attivazione del Gruppo di Lavoro Tecnico di cui agli artt. 7-8 dell’Intesa per la valutazione preventiva dei contenuti della variante di aggiornamento della cartografia del dissesto. La Provincia ha quindi provveduto a convocare il Gruppo di Lavoro Tecnico nelle seguenti sedute: I Riunione - 29 maggio 2015, II Riunione - 09 luglio 2015 e III Riunione - 12 ottobre 2015. Le diverse riunioni, tenutesi presso gli Uffici del Servizio Pianificazione Territoriale della Provincia di Parma e gli uffici del Servizio Tecnico Bacini degli Affluenti del PO hanno visto convocati i Rappresentanti degli Enti interessati eletti con Determinazione del Direttore Regionale dell’Ambiente e della Difesa del Suolo e della Costa della Regione Emilia-Romagna n.9975 del 21 luglio 2004 ai sensi dell’art.2 dell’Accordo Preliminare sottoscritto in data 9 marzo 2004 ai sensi dell’art. 57 comma 1 del D. lgs. 31 marzo 1998, n. 112 e dell’art. 21, comma 2, della Legge Regionale 24 marzo 2000, n. 20. Le attività svolte dal Gruppo sono di seguito sintetizzate: - I Riunione - 29 maggio 2015:  illustrazione degli obiettivi della variante;  presentazione della metodologia utilizzata;  formulazione di un parere positivo (recepito nel contributo istruttorio formulato dalla Regione con successiva Del. di G.R. n.721/2015) e condivisione della necessità di approfondire alcune situazioni di dissesto particolarmente significative da identificare in una riunione successiva; - II Riunione - 09 luglio 2015:  definizione e condivisione dell’elenco delle località\perimetri di frane più significative da approfondire;

7 Con Del. di C.P. n.9 del 25.02.2011 e Del. G.R. n.291/2011 è stato approvato lo schema d’intesa, successivamente sottoscritta in data 14.06.2011 dalla Provincia, Autorità di Bacino del Piume PO e Regione Emilia-Romagna, per la definizione delle disposizioni del PTCP della Provincia di Parma in attuazione del PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) dell’Autorità di Bacino del Fiume PO, ai sensi dell’art.57 c.1, del D.Lgs. 112/1998 e dell’art.21, c.2 della L.R. 20/2000.

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 verifica della disponibilità effettiva di dati conoscitivi messi a disposizione degli enti competenti;  definizione dei tempi\cronoprogramma e delle modalità di lavoro per gli approfondimenti\aggiornamenti dei perimetri delle frane più significative; L’elenco condiviso dal Gruppo nella seduta del 09 luglio 2015 ha riguardato numerose località in cui la Regione stessa (SGSS e STB) ritiene necessario una verifica della pericolosità geomorfologica rappresentata nel PTCP in ragione della disponibilità di dati che attestano scenari differenti da quanto previsto nello stesso strumento provinciale (dati interferometrici satellitari e segnalazioni).

Esempio dell’elenco condiviso nella seduta del 9 luglio 2015 parte integrante verbale stesso dell’incontro

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Il Gruppo ha concordato di procedere alla classificazione delle diverse località segnalate dalla Regione nel modo seguente:  situazioni che necessitano di un aggiornamento tramite rilievo diretto e sopralluogo di campagna effettuato dal Servizio Pianificazione Territoriale della Provincia;  situazioni che possono essere approfondite\aggiornate da RER (Servizio Geologico e STB) tramite la consultazione di materiale bibliografico (studi e\o progetti) e interpretazione indiretta di cartografia e dati disponibili (monitoraggio, segnalazioni e banca dati storica);  situazioni particolarmente complesse anche già oggetto di progetti di monitoraggio in corso il cui possibile aggiornamento viene rimandato a studi e valutazioni successive non oggetto della variante in corso;  situazioni caratterizzate da rischio basso\trascurabile, non significative sotto il profilo urbanistico, che non necessitano di sostanziali aggiornamenti rispetto a quanto già previsto dal P.T.C.P.

- III Riunione - 12 ottobre 2015  suddivisione dei diversi approfondimenti e aggiornamenti nei seguenti elenchi: - Elenco 1 - approfondimenti sviluppati dalla Provincia come concordato nella riunione del gruppo del 9 luglio 2015, aventi per oggetto sia situazioni proposte ex-novo da RER (SGSS e STB), sia relative a situazioni di dissesto già contenute nella proposta di variante;

Stralcio dell’Elenco 1: valutazione di una modifica cartografica proposta dal Servizio Geologico Sismico e dei Suoli della Regione Emilia-Romagna

- Elenco 2 - modifiche proposte dal SGSS e STB come concordato nella riunione del gruppo del 9 luglio 2015, aventi per oggetto le grandi frane (interessate da progetti di ricerca e attività di monitoraggio) e le situazioni di dissesto caratterizzate da difformità tra PTCP e Carta Inventario del Dissesto Regionale (situazioni anche non oggetto della proposta di variante al PTCP);

Stralcio dell’Elenco 2: valutazione di una modifica cartografica proposta dal Servizio Geologico Sismico e dei Suoli della Regione Emilia-Romagna

- Elenco 3 - dissesti di minore importanza ricompresi nell’atlante cartografico della proposta di variante oggetto di consultazione scritta ai sensi dell’art.27bis della L.R. 20/2000;

 valutazione e condivisione delle modifiche proposte. Per quello che riguarda l’Elenco 1, il Gruppo ha operato una valutazione puntuale accogliendo sostanzialmente quanto proposto dalla Provincia, inserendo, in alcuni casi, alcune modifiche sulla base dell’acquisizione di nuovi dati; sono state anche individuate una serie di situazioni particolarmente complesse per le quali si ritengono necessari studi approfonditi a scala di versante da programmare nell’ambito delle possibili attività future del Gruppo. Per la valutazione delle situazioni comprese nell’Elenco 2,

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il Gruppo ha condiviso formalmente quanto proposto dal SGSS, essendo frutto dell’analisi di dati cartografici e di monitoraggio disponibili attraverso la collaborazione diretta dell’STB operante sul territorio con diversi interventi di mitigazione e monitoraggio. In merito ai dissesti dell’Elenco 3, il Gruppo, considerato quanto valutato per gli Elenchi 1 e 2, ha ritenuto non necessario specifiche valutazioni in ragione della tipologia degli stessi e del loro limitato impatto sull’assetto del territorio e influenza sul quadro generale della cartografia, esprimendo di fatto su di essi un parere positivo.

2. STRUMENTI E FONTI DELL’AGGIORNAMENTO DEL P.T.C.P. Di seguito si illustrano gli strumenti e le fonti utilizzate per il rilievo e l’aggiornamento del quadro dei dissesti del P.T.C.P..

2.1 Rilievo di campagna con GPS (Garmin GPSmap62s):

Il rilevamento di fenomeni di dissesto è stato effettuato direttamente sul terreno tramite l’utilizzo di un GPS palmare. Sono stati acquisiti i punti georeferenziati dei principali limiti geomorfologici dei dissesti. Successivamente gli stessi punti in formato .gpx sono stati importati in ambiente GIS ESRI (ArcMap 9.3) e trasposti nel sistema di coordinate UTM ED50* per la definizione lineare in formato .shp dei fenomeni di dissesto, consentendo di fatto la sovrapposizione alla cartografia del dissesto.

Procedura di rilievo sul campo delle segnalazioni di dissesto

2.2 Indagini geognostiche (sondaggi e geofisica)

Al fine di meglio comprendere la dinamica di alcuni movimenti gravitativi sono state eseguite alcune campagne geognostiche:

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- sondaggi a carotaggio continuo con istallazione di inclinometri nella frana di Cisone (Comune di Tizzano Val Parma) che ha provocato la chiusura temporanea della strada Provinciale posta in prossimità del piede della frana stessa (situazione critica nell’evento del 31 Gennaio 2014, peggioramento di un fenomeno già attivo durante l’emergenza della Primavera 2013); - sondaggi geognostici e rilievi geofisici (profili di sismica a rifrazione) nella frana di Musiara Sup. nel Comune di Tizzano Val Parma (evento 2013);

Indagini geognostiche a supporto dell’aggiornamento della cartografia del dissesto del P.T.C.P.

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2.3 Indagini e rilievi aerofotogrammetrici attraverso voli sperimentali di droni a bassa quota:

Al fine rilevare adeguatamente i fenomeni gravitativi di maggior estensione e complessità, sono stati programmati ed eseguiti, tramite l’affidamento dei lavori a Ditte Specializzate8, specifici rilievi aerofotogrammetrici attraverso il volo sperimentale a bassa quota di droni muniti di camera digitale ad alta risoluzione. I movimenti gravitativi interessati dall’attività sono stati seguenti: - frane di Boschetto nel Comune di Tizzano Val Parma; - frana di Musiara Sup. nel Comune di Tizzano Val Parma; - frana di Micone nel Comune di Fornovo di Taro; - frana di Case Pennetta, vasta area in dissesto interessante i territori comunali di Solignano- Berceto e Valmozzola; - frana di Boceto nel Comune di Borgotaro;

Esempio dell’utilizzo delle indagini aerofotogrammetriche tramite l’utilizzo di droni a supporto dell’aggiornamento della cartografia del dissesto del P.T.C.P.: a sinistra la frana di Micone, a destra la frana di Boceto nel Comune di Borgotaro (gli stralci cartografici sono fuori scala)

8 Determina Dirigenziale n. 2358/2013 del 15/10/2013 n. 1117/2014 del 29/05/2014.

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2.4 Carta Inventario delle Frane e Archivio Storico

La Regione Emilia Romagna, nello specifico il Servizio Geologico Sismico e dei Suoli, raccoglie, elabora e interpreta i dati conoscitivi sulle frane (monitoraggi strumentali, studi, relazioni tecniche, cronache o notizie di frana provenienti da varie fonti). Nelle attività del Servizio è previsto l’aggiornamento della “Banca dati geologica” in scala 1:10000 e della relativa “Carta Inventario delle frane”, nella quale risultano cartografate tutte le frane censite sul territorio regionale, nonchè dell’”Archivio storico delle frane”, che raccoglie e organizza tutte le informazioni documentali di attivazione o riattivazione di frane sul territorio regionale conosciute in epoca storica. Durante le fasi di rilievo sul campo, effettuate per l’aggiornamento della cartografia del P.T.C.P., sono state prese in considerazione e quindi verificate anche una serie di segnalazioni messe a disposizione dal Servizio Geologico della Regione. Tale collaborazione è stata sviluppata al fine di rendere maggiormente coerente la Carta geologica regionale con i tematismi della cartografia del dissesto provinciale, nonchè utile per integrare anche l’”Archivio storico delle frane” per il territorio della Provincia di Parma. Il recepimento del materiale fornito dal Servizio Geologico della Regione è stato sviluppato in modo condiviso nelle attività del Gruppo di Lavoro Tecnico di cui agli artt. 7-8 dell’Intesa PAI-PTCP.

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3. I CONTENUTI DELLA VARIANTE La presente variante specifica di aggiornamento della cartografia del dissesto del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) della Provincia di Parma, ai sensi dell’art. 27-bis della L.R. 20/2000, è composta dai seguenti elaborati:

- Relazione illustrativa della variante; - Aggiornamento del Quadro Conoscitivo del P.T.C.P. (Cap. 3.8 del Q.C.) - Tav. C2 “Carta del Dissesto” (94 sezioni alla scala 1:10.000)); - Integrazione Allegato n.3 delle N.T.A. del P.T.C.P. (Abitati da Consolidare o da delocalizzare – Atlante Cartografico delle perimetrazioni Aree a Rischio Idrogeologico Molto Elevato del PAI); - ValSAT – Rapporto Ambientale (comprensivo di Sintesi non Tecnica)

3.1 La cartografia di progetto

L’aggiornamento del quadro dei dissesti (frane attive) sopra richiamato, effettuato sulla base delle metodologie già illustrate nella presente relazione, risulta strutturato nel seguente modo:

Fonte dati per l’elaborazione delle cartografia di progetto della variante

La cartografia di progetto della variante è rappresentata dall’aggiornamento dei contenuti delle 94 sezioni alla scala 1:10000 della Tavola C2 del PTCP vigente.

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Quadro di unione delle sezioni alla scala 1:10.000 oggetto della variante di aggiornamento al PTCP

La struttura e la legenda della cartografia proposta non è stata modificata rispetto a quella utilizzata per le Sezioni della Tav. C2 della Carta del Dissesto del P.T.C.P..

La legenda della cartografia del dissesto del P.T.C.P oggetto di variante senza modifiche a quella del PTCP vigente

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In merito all’integrazione dell’Allegato n.3 delle N.T.A. del P.T.C.P. (Abitati da Consolidare o da delocalizzare – Atlante Cartografico delle perimetrazioni Aree a Rischio Idrogeologico Molto Elevato del PAI), reso necessario per il recepimento del “vincolo di consolidamento” con perimetrazione9, ai sensi della L.R. n.7/2004 art.25, per i centri abitati di Metti (Comune di Bore), San Vittore (Comune di Salsomaggiore) e Cassio (Comune di Terenzo), si è provveduto all’elaborazione di specifiche schede cartografiche, di cui si seguito si propone l’esempio relativo al centro abitato di San Vittore.

Le schede cartografiche sono state raccolte nell’elaborato di variante denominato “Integrazione Allegato n.3 delle N.T.A. del P.T.C.P. (Abitati da Consolidare o da delocalizzare – Atlante Cartografico delle perimetrazioni Aree a Rischio Idrogeologico Molto Elevato del PAI)”.

La struttura e la legenda della cartografia proposta è analoga a quella utilizzata per le schede cartografiche relative ai singoli aggiornamenti delle Sezioni della Tav. C2 della Carta del Dissesto del P.T.C.P. contenute nella proposta di variante già oggetto di specifici contributi da parte della Regione Emilia-Romagna.

9 Abitato di Metti –D.G.R. n.1969 del 17.12.2012, Abitato di San Vittore - D.G.R. n.1262 del 05.09.2011, Abitato di Cassio - D.G.R. n.1260 del 05.09.2011.

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4.ValSAT

4.1 Il Rapporto Ambientale di ValSAT

La Regione Emilia-Romagna, con la L.R. 20/2000 “Disciplina generale sulla tutela e l’uso del territorio”, dispone che la Regione, le Province e i Comuni, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, nell’elaborazione ed approvazione dei propri piani prendono in considerazione gli effetti significativi sull’ambiente e sul territorio che possono derivare dall’attuazione dei medesimi piani, provvedendo alla Valutazione preventiva della Sostenibilità Ambientale e Territoriale (ValSAT) degli stessi, in conformità alla Direttiva 2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001 (Valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente) e alla normativa nazionale e regionale di recepimento della stessa (Art.5 comma 1). Perseguendo tale obiettivo, nel Documento Preliminare dei Piani e in un apposito documento di ValSAT, costituente parte integrante del piano adottato ed approvato, devono essere individuati, descritti e valutati i potenziali impatti delle scelte operate e le misure idonee per impedirli, mitigarli o compensarli, alla luce delle possibili alternative e tenendo conto delle caratteristiche del territorio e degli scenari di riferimento descritti dal Quadro Conoscitivo e degli obiettivi di sviluppo sostenibile perseguiti con il medesimo piano (Art.5 comma 1).

La presente di Variante al PTCP si pone l’obiettivo primario di integrare gli strati informativi del Piano Provinciale con dati aggiornati e condivisi, utili ad indirizzare, nel pieno rispetto del ruolo strategico di settore che il piano provinciale ha assunto ai sensi dell’art.57 c.1 del D.Lgs. 112/1998, le scelte urbanistiche comunali verso ambiti territoriali caratterizzati da un minore grado di pericolosità idrogeologica, costituendo in tal senso una concreta azione non strutturale di riduzione e mitigazione del rischio idrogeologico stesso operate sia scala di area vasta che a scala locale. La variante riguarda esclusivamente l’aggiornamento della cartografia del dissesto provinciale sulla base di deliberazioni, piani e ordinanze di livello nazionale e regionale, senza interessare previsioni localizzative o azioni strategiche previste dalla pianificazione provinciale. La Regione Emilia-Romagna (nel proprio contributo istruttorio formulato con D.G.R. n.721/2015) ha riscontrato come la variante al PTCP in oggetto, riguardando l'aggiornamento della rappresentazione del dissesto idrogeologico che condiziona in maniera rilevante le tutele e le previsioni sugli usi e le trasformazioni del territorio provinciale, non possa ricadere fra le esclusioni dalla valutazione di sostenibilità ambientale indicate al comma 5 dell'art.5 della L.R. n.20/2000 e pertanto ha ritenuto necessario l’elaborazione del Rapporto Ambientale di ValSAT quale elaborato costitutivo della variante adottata. In tal senso la Provincia ha provveduto all’elaborazione di uno specifico Rapporto Ambientale di ValSAT (completo di “Sintesi non Tecnica”) finalizzato alla valutazione dell’impatto sull’assetto territoriale\infrastrutturale e sull’uso del suolo delle azioni di aggiornamento del quadro dei dissesti (frane attive) proposte dalla variante.

Il documento di ValSAT (Rapporto Ambientale), parte integrante degli elaborati della variante in adozione, è stato strutturato come di seguito schematizzato: Introduzione: Inquadramento normativo - ordinamento italiano - La Valutazione di sostenibilità ambientale e territoriale dalla L.R. 20/2000 alla L.R.6/2009 - Aspetti metodologici generali e organizzazione del documento; 1. SINTESI NON TECNICA: illustrazione divulgativa dei contenuti della valutazione di sostenibilità ambientale e territoriale;

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2. VALUTAZIONE DEL QUADRO AMBIENTALE DI RIFERIMENTO  Il dissesto idrogeologico nel territorio della Provincia di Parma;  La Carta del Dissesto del P.T.C.P. vigente; 3. SINTESI DEGLI OBIETTIVI DELLA VARIANTE; 4. VALUTAZIONE DELLA COERENZA AMBIENTALE;  Coerenza ambientale interna: verifica di conformità delle azioni di piano proposte con gli obiettivi di sostenibilità definiti nella ValSAT e con le finalità e obiettivi strategici del PTCP vigente  Coerenza ambientale esterna (PAI\PdGRA): verifica di conformità con gli strumenti di pianificazione sovraordinata, con particolare riferimento alla “difesa del suolo” e alla definizione di idonee azioni di limitazione dell’uso e trasformazione del suolo derivanti dalla presenza di fenomeni di instabilità geomorfologica; 5. ANALISI DEGLI EFFETTI AMBIENTALI E TERRITORIALI  Analisi quantitativa degli effetti sull’assetto del territorio;  Analisi quantitativa degli effetti sull’uso del territorio;  Analisi quantitativa degli effetti sul sistema infrastrutturale della viabilità;  Analisi quantitativa degli effetti sulle aree protette del territorio provinciale (Parchi e Siti “Natura2000”). Il P.T.C.P. vigente, integrato rispettivamente dalle varianti in adeguamento al PAI, approvata con Del di C.P. n.134 del 21.12.2007. e in materia di tutela delle acque, approvata con Del. di C.P. n.118 del 22.12.2008, risulta dotato di specifica ValSAT comprensiva di Studio di Incidenza attestante la coerenza delle azioni di piano proposte con gli obiettivi di tutela e conservazione della naturalità dei Siti di Interesse Comunitario e di Protezione Speciale presenti nel territorio provinciale. La Variante di aggiornamento al PTCP in oggetto assume di fatto il ruolo di strumento di mitigazione e riduzione di criticità idrogeologiche potenzialmente agenti anche sui Siti di Interesse Comunitario e di Protezione Speciale presenti nel territorio provinciale. Per quanto sopra sintetizzato, in via preliminare, non si rilevano interferenze negative significative tra i contenuti della variante proposta e gli obiettivi di conservazione degli habitat e delle specie di interesse comunitario presenti nel territorio provinciale; 6. VALUTAZIONE DELLE ALTERNATIVE 7. MITIGAZIONI AMBIENTALI 8. IL PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE  La scelta degli indicatori.

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