L’ECO DI BERGAMO 48 SABATO 31 DICEMBRE 2016 CulturaeSpettacoli

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Da Sarnico al Caffè Del Tasso Il «Càmola», dal lago d’Iseo La Bergamasca che ispirò Piero Chiara

Se lo portò dietro una quindicina di giorni per tutti i negozi alle pagine di Piero Chiara e laboratori del paese, proponendolo ai padroni come garzone o apprendista. Protaso la seguiva docilmente. La donna entrava in un laboratorio e rivolgendosi al principale diceva: «Ho qui questo ragazzo. Sarnico. A trent’anni dalla morte dello scrittore si scopre che il protagonista Non potete prendermelo a lavorare, anche per poco? Tanto per levarlo dalla strada…». Protaso si teneva di uno dei suoi racconti viene dal Sebino. «L’ha saputo giocando a scopa» alle spalle della madre, mentre costei parlava in quel modo faceva segno di no col dito indice. Il padrone sentiva STEFANO SERPELLINI dalla sorte», contenuto nella quali era assiduo frequentatore. le parole della donna e vedeva quel dito che si agitava L’uomo che precipitò raccolta «L’uovo al cianuro e al­ Può essere che sia capitato in un come la lancetta di un manometro. Capiva in quel segno in un racconto di Piero Chiara tre storie». Si narra di due fratel­ bar della zona di Sarnico». abitava altre onde. Era di Sarni­ li, uno dei quali ­ di nome Prota­ In effetti, nel primo Dopo­ la cattiva volontà di Protaso, e anche se aveva bisogno co, Lago d’Iseo, venuto su alle so ­ costretto a seguire la madre guerra Chiara si trovò a lavorare di un garzone rispondeva che per il momento Ére, nella geografia più angusta per cercare lavoro. «La donna ­ come agente di una conceria non c’era nulla da fare. La donna non si convinceva del paese: vicolo Aie, vicolo dei scrive Chiara ­ entrava in un la­ bresciana e, conoscendo la sua degli insuccessi e passava da una bottega all’altra. Fabbri, posti in cui il sole ha sem­ boratorio e rivolgendosi al prin­ passione per le carte da gioco, pre faticato a battere. Ma il ven­ cipale diceva: “Ho qui questo ra­ non è escluso che abbia bazzica­ Ma Protaso, alle sue spalle, faceva sempre segno to dell’aneddotica deve aver sof­ gazzo. Non potete prendermelo to l’arte dello spariglio pure du­ di no col dito. fiato la sua storia sino a un altro a lavorare, anche per poco? (...)”. rante le trasferte. «Piero era uno («Feriti dalla sorte» da «L’uovo al cianuro e altre storie») lago, il Maggiore, dove era nato e Protaso, che si teneva alle spalle che le storie che ha raccontato le ancora bazzicava quel gran pe­ della madre, mentre costei par­ ha molto spesso vissute ­ osser­ scatore di cronache da bar ­ da lava in quel modo faceva segno va della Porta Raffo ­. Un grande non confondere col pettegolez­ Chiara in una foto di C. Meazza di no col dito indice. Il padrone narratore orale: quando raccon­ zo ­ che era lo scrittore di . sentiva le parole della donna e tava un aneddoto, verificava Càmola, così risultava al­ frattario all’impiego e incline al vedeva quel dito che si agitava l’impatto sull’uditorio. Facile l’anagrafe parallela riservata ai fiasco di rosso, per di più dopo come la lancetta di un manome­ che la seconda volta modificasse A Bergamo, durante la settimana, se la passava allegramente. personaggi della mitologia di essere stato un muratore pro­ tro. Capiva in quel segno la catti­ i particolari che non funziona­ Andava allo studio poco prima delle 11 e riceveva provincia. Càmola, come uno vetto. Lo spartiacque fu l’abban­ va volontà di Protaso e (...) ri­ vano. E quando gli astanti mo­ i suoi clienti fino alle 12,30. Alle 13 era seduto al suo posto dei protagonisti de «Il piatto dono da parte della fidanzata. spondeva che per il momento stravano di gradire, ecco che era fisso nella prima sala del Ristorante Colleoni. piange» ­ il romanzo capolavoro Lui cadde in uno stato di inerzia, non c’era nulla da fare». pronto a trasferire l’aneddoto di Chiara, di cui oggi ricorre il larvale appunto, iscrivendosi La scena è identica, anche se il nelle sue opere». («Saluti notturni dal Passo della Cisa») trentesimo della morte ­; ma d’ufficio a quella tribù di irrego­ Càmola nel libro diventa ragaz­ Era uomo colto, ma le sue bi­ forse è solo una coincidenza. lari, perdigiorno e vite in bilico zo e la zia si trasforma in madre. blioteche di riferimento rima­ «Càmola veniva chiamato lo zio che, nelle pagine di Chiara, rap­ La raccolta fu pubblicata nel ’69, nevano i mattinali dei mare­ di Piero ­ assicurano Francesca presenta più di un milieu. Tal­ e cioè quando a Sarnico l’aned­ scialli e i bar. Da lì uscì quel­ Boldrini e Carlo Cattaneo, colle­ mente passivo da diventare doto girava già da quasi un quar­ l’umanità disillusa e in fondo zionisti delle opere dello scritto­ un’onta per l’intero parentado: to di secolo: dunque, impossibi­ malinconica che consumava i Un pomeriggio, con una tuta da subacqueo, il Felegatti, re ­, ed è facile che l’idea del so­ in una terra dove il lavoro non è le che qualcuno abbia letto e poi suoi rimpianti attorno ai tavoli che si dilettava di quello sport, entrò nelle acque prannome gli sia giunta da lì. In mai stato solo mezzo di sosten­ appiccicato l’episodio a uno del della scopa d’assi e del ramino: luinese significa tarma e il ter­ tamento, il Càmola finì per esse­ paese. Più verosimile il contra­ bari, inquieti, scavezzacollo, del laghetto di Endine in località Torbiera e dopo varie mine viene affibbiato a chi cam­ re una macchia sull’onore di ca­ rio. Ma come ha fatto ad arrivare play­boy di paese, sfaccendati immersioni portò a riva un grosso e pesante involto, pa alle spalle degli altri». sa. Tanto che, alla soglia dei 50 sino all’orecchio dello scrittore come il Càmola, e tutta quella legato con una robusta corda. In dialetto bergamasco càmo­ anni, subì l’affronto di vedersi di Luino, quando le storie di pae­ fauna per cui la notte è sempre («Saluti notturni dal Passo della Cisa») la indica più il baco che cresce accompagnato da una vecchia se, in un tempo senza facebook, rimasta un luogo e non un tem­ nella farina e si trasforma in pic­ zia per le botteghe della Contra­ faticavano a oltrepassare i confi­ po. cola farfalla o la larva di mosca da di Sarnico a cercar impiego. ni comunali? «Non dimenti­ «E sa il paradosso? Che pure usata anche per la pesca delle al­ Lei davanti che chiedeva all’arti­ chiamoci ­ avverte Mauro della Chiara, nonostante producesse borelle. Ma anche da noi il tra­ giano un posto per il nipote, que­ Porta Raffo, amico e massimo scritti in gran quantità ­ sorride slato è simile a quello in uso sul­ st’ultimo alle sue spalle che conoscitore di Chiara ­ che Piero della Porta Raffo ­, a veni­ l’altro lago: sta per tipo inconclu­ oscillava l’indice della mano e aveva lavorato come aiuto can­ va classificato come scansafati­ Piero Chiara nella foto Arrivati a Bergamo, posteggiarono la macchina in piazza dente, che si alimenta delle for­ sottolineava col labiale: «Dìga dé celliere al tribunale di Varese e che, oltre che sciupafemmine. di Carlo Meazza pubblicata Grande, davanti al Caffè Tasso, dove entrarono tune altrui. E il Càmola di Sarni­ no», digli di no. aveva letto migliaia di verbali dei Tanto che, quando nel ’62 arrivò a bere un bitter. co (omettiamo le generalità per­ Siamo tra il 1946 e il ’47. Ed è carabinieri. I marescialli li con­ il successo con “Il piatto pian­ sulla copertina della rivista ché la famiglia non ha mai gradi­ per questo che in paese, qualche siderava scrittori involontari. ge”, in città cominciò a girare vo­ «Dissensi e discordanze» («Saluti notturni dal Passo della Cisa») to) i vecchi del paese se lo ricor­ decennio dopo, qualcuno trasa­ Spesso le storie arrivavano da lì. ce che qualcuno scrivesse i libri dano proprio così: indolente, re­ lirà leggendo il racconto «Feriti Oppure, dai bar con biliardo dei per lui».

cino, ed era comunista. Spunta il Il narratore della provincia snobbato dalla critica corteo con bandiere rosse e la banda che suona l’Internazio­ nale. Qualcuno si chiede: “Ma Piero Chiara è caduto nato del Metropole dove è in affascinata. Infatti, i giovanotti rato una terra dove si lavorava Chiara non è sempre stato libe­ sulla riva giusta, la sponda «ma­ corso un’infinita partita a carte, ce la raccontano in modo quasi come matti e basta». rale?”. Però, nella confusione gra». Di là, , Pallanza, ri­ costringendo i giocatori a ricor­ ispirato: ma mentre sono accuc­ Narratore, «che è leggermen­ s’accoda, salvo poi scoprire di verberi e bollicine da Belle Épo­ rere a un ingegneristico sistema ciati in un prato e col pantalone te diverso da scrittore», specifi­ aver sbagliato funerale. Non pa­ que. Di qua, pochi fasti; e però, il di passerelle improvvisate per alla caviglia, alle prese con ciò ca della Porta Raffo: «Perché lui re una storia uscita dalla sua genio estroso di e Vin­ poter continuare la sfida. che durante l’intera nottata al le storie mica le inventava, le ap­ penna?». cenzo Peruggia (il ladro che nel Il suo è un lago complice, non tavolo da gioco non avevano prendeva frequentando i bar Lo scrittore di provincia che 1911 riuscì a rubare la Giocon­ è la quinta struggente ed estra­ avuto il tempo di fare. con biliardo o ispirandosi ai ver­ scrive della provincia: bastò for­ da), la sublime malinconia in ri­ nea che tanto ispirava poeti te­ «Chiara è un narratore stra­ bali dei carabinieri che aveva let­ se questo alla snobistica critica me di e l’atmo­ deschi e inglesi impegnati nei ordinario, il più grande del se­ to quando lavorava come aiuto dell’epoca per emarginarlo. sfera pigra e indolente di ogni Grand Tour sette/ottocente­ condo ’900 – spiega Mauro della cancelliere in tribunale. Gli ba­ «Con l’aggravante – s’infervora provincia italiana che Chiara ha schi. Le descrizioni sono spesso Porta Raffo, direttore della rivi­ stava attingere dalla realtà che, della Porta Raffo – che il succes­ saputo condire con il grottesco e asciutte e, quando inclinano al sta culturale “Dissensi e discor­ come sappiamo, spesso supera so di vendite, e guardi che vende­ il pepe delle tresche amorose. lirismo, Chiara è abile a sfodera­ danze” (l’ultimo numero è dedi­ la fantasia. Prova ne sia il funera­ va centinaia di migliaia di copie, In mezzo il lago, un mistero re contrappesi. Sempre nel cato allo scrittore di Luino)–. le di Chiara a Luino. In molti at­ diventa per lui un boomerang. bagnato che lo scrittore di Luino «Piatto», la compagnia che sbu­ Ma, soprattutto, è la persona che tendevano la sua bara e invece Perché la critica più spicciola ab­ non ha mai considerato sfondo. ca all’alba dalla bisca si trova di ci ha rivelato una provincia fin lì arrivò quella del papà di Dario bina la popolarità dei suoi ro­ L’acqua è anzi attiva, ne «Il piat­ fronte Luino in una luce mozza­ sconosciuta. Negli anni ’50’/60 Fo, che faceva il capostazione a manzi alla carenza di spessore to piange» irrompe nello scanti­ fiato e non può non rimanerne il Varesotto era, infatti, conside­ , un paese vi­ Mauro della Porta Raffo culturale». Chiara stesso si ren­