CARTE ANTICHE mode r n e e E MODERNE

Venti fogli dagli inizi del Seicento a n t ic h e

c a rt e alla metà del Novecento

A cura di Laura Marchesini e Marco Riccòmini

Galleria Maurizio Nobile Via Santo Stefano 19/a 40125 Bologna [email protected]

45 rue de Penthièvre 75008 Parigi [email protected] www.maurizionobile.com

euro 30 isbn 978-88-98456-07-9 Carte antiche e moderne carte antiche e moderne

Venti fogli dagli inizi del Seicento alla metà del Novecento

A cura di Laura Marchesini e Marco Riccòmini 8 Castello Valsolda () 1655 - Milano 1716

Sacrificio d’Isacco (recto e verso); sul verso: Caricatura elmata di profilo Matita nera, penna, inchiostro bruno e bistro, mm 245 x 188. Sul recto, in alto a destra, a matita rossa: «220»; sul verso, in alto a sinistra, a penna e inchiostro bruno: «Brec... (?)»; in basso a destra, a matita nera: «130763». Filigrana: scorpione cerchiato. Provenienza: Londra, Christie’s, 2 dicembre 1969, lotto 126; Londra, Sotheby’s, 21 marzo 1974, lotto 99; New York, collezione Everett Fahy. Bibliografia: Morandotti 1993, p. 102, nota 1, figg. 65-66; Pescarmona 2009, p. 309, fig. 2.

«Abramo, Abramo!», fece una voce grave nella Bibbia1. La chiamata giungeva dall’alto e non si poteva rifiutare, anche se occorreva una fede cieca (un bel coraggio e pure una mano ferma) per ubbidire all’ordine ferale che essa trasportava: «prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, va’ nel territorio di Moria e offrilo in olocau- sto su di un monte che io ti indicherò». «Abramo, allora – si conti- nua nel Genesi - si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato». La terribile pro- va d’obbedienza venne orchestrata su di un monte, che il patriarca d’Israele nominò poscia «Il Signore provvede», perciò oggi si dice: “sul monte il Signore provvede”». L’epilogo è noto, e fece tirare un sospiro di sollievo all’anziano padre (e al lettore), quando l’angelo del Signore gli ordinò di «non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male». Dove fosse quel «territorio di Moria» divenne chiaro solo quan- do, dopo tre giorni di cammino, «Abramo alzò gli occhi e da lon- tano vide quel luogo». Forse si trattava del colle di Gerusalemme, l’ebraico ha-M riyy h, forse di un luogo più lontano e misterio- so (fino al punto di immaginarci le grandi e tenebrose miniere dei nani al centro delle Montagne Nebbiose, nel reame di Khazad-dum, del racconto onirico di Tolkien nella cupa trasposizione cinemato- grafica per la regia di Peter Jackson). Era però buona occasione per ambientare la scena in luoghi familiari per chi, come Pagani, era cresciuto ai piedi dei Denti della Vecchia (ossia sulle pendici dei monti che fanno da corona al Lago di , tra la Cima di Fojo- rina e il Monte Boglia). Invece il valsoldese, incurante della narra- zione veterotestamentaria, ignora del tutto lo sfondo e inquadra la scena zoomando sui tre protagonisti. La concitazione è evidente, e recto e verso del foglio paiono qua- si due fotogrammi impressi istanti l’uno dall’altro, con l’obiettivo in modalità di scatto continuo. Sembra che i tre lottino, aggrovi- gliati tra loro: Abramo che stringe il capo reclino del figlio con en- trambe le mani, l’angelo che giunge appena in tempo e trattiene il braccio del padre. Il pennello sporco d’inchiostro guizza sopra una approssimativa traccia a matita, e solo alcuni e pochi contorni recano il segno di un ripasso a penna, quasi a cercare maggiore definizione nella massa dei corpi mischiati.

1. Genesi: 22, 1-19.

25 Le due varianti sul tema offerte sulle facce del foglio differiscono soprattutto nella posa del figlio immolato. Nel recto si offre di pet- to allo spettatore, le mani legate sulla schiena, la gamba sinistra in avanti a contrastare la pressione del padre sulla sua testa; nel verso sta, invece, seduto dando il fianco a chi guarda, le braccia abbando- nate lungo il corpo, in docile rassegnazione. Che la storia a lieto fine affascinasse Pagani (o i suoi committen- ti) lo testimoniano, oltre a questo foglio double face, anche quei due in Moravia (forse in relazione con quel «Isac undt Abraham von Sr Paulo Pagani» documentato a Kromeriz nel 1695 presso la colle- zione di Karel Liechtenstein-Castelcorn, principe-vescovo di Olo- muc) (Fig. 10)2, il dipinto oggi in Casa Pagani a Valsolda (Fig. 9), e gli ovali (pressoché identici tra loro) in palazzo Salvioni a Venezia (Fig. 11) (compagno di un Agar e Ismaele nel deserto) e all’Ermitage di San Pietroburgo3. Se però la narrazione di queste due ultime tele si svolge lungo un piano orizzontale sul quale sono allineate le tre figure (così da rical- care uno dei due fogli moravi), il dipinto di Casa Pagani parrebbe seguire l’idea compositiva in verticale partorita proprio sulle due facce del foglio in esame. Al punto che si è ipotizzato che questo ne sia la prima idea4. In effetti, sebbene d’acchito si fatichi a cogliere le simiglianze, stretto è il rapporto tra il foglio e la tela, con lo stesso intrecciarsi dei corpi, ciascuno allo stesso posto, ove perfino l’arie- te, apparso magicamente all’ultimo momento per giustificare il sa- crificio al posto di Isacco, è già compreso nel foglio, in quella mac- chia scura in basso a sinistra, che poi si tramuta in forma compiuta sulla tela. Se perduto è il dipinto ricordato nella collezione morava, quello oggi a Valsolda potrebbe identificarsi con l’opera che il pittore tori- nese Alessandro Mari (Torino, post 1652-1731)5, brevemente anche allievo di Lorenzo Pasinelli a Bologna, menzionava en passant in una sua missiva scritta da Milano nel 1705 al bolognese Pellegrino Antonio Orlandi (Bologna 1660-1727), raccontandogli di un pro- getto per una cappella in Sant’Ambrogio offerto a Pagani, «del quale il nostro Mazza costì ha un sacrificio di Abramo» (ove con Mazza andrà inteso lo scultore Giuseppe Maria Mazza [Bologna 1653-1741], pure lui, al pari di Pagani, in rapporti di committenza con il princi- pe Johann Adam Andreas I di Liechtenstein)6. Marco Riccòmini

2. Togner 1997, pp. 58-59, n. A 44v; pp. 73-74, 4. Pescarmona 2009, p. 309. n. A 66. 5. Sul pittore ancora poco noto si veda: 3. Si veda: Fossaluzza 1998, pp. 110-113, nn. Facchin 2014. 7a-7b. 6. Geddo 1998, pp. 207-208.

Fig. 9: Paolo Pagani, Sacrificio d’Isacco. Fig. 10: Paolo Pagani, Sacrificio d’Isacco. Fig. 11: Paolo Pagani, Sacrificio d’Isacco. Venezia, Palazzo Valsolda, Casa Pagani. Per gentile Olomuc, Biblioteca Statale delle Scienze. Salvioni. Per gentile concessione della famiglia Calvelli. 27 concessione del Museo Casa Paolo Pagani. Bibliografia 1642 G. Baglione, Le vite de’ pittori, scultori e architetti, Dal Pontificato di Gregorio 1987 G. Bazin, Théodore Géricault. Étude critique, documents et catalogue raisonné, XIII del 1572 In fino ai’ tempi di Papa Urbano Ottavo nel 1642, Roma 1642, ed. t. II, L’œuvre, période de formation, Parigi 1987. a cura di J. Hess e H. Röttgen, Città del Vaticano 1995, 3 voll. 1990 P. Bagni, Il Guercino e il suo falsario, Bologna 1990. 1725-1730 F. S. Baldinucci, Vite di artisti dei secoli XVII-XVIII, Roma 1725-1730; ed. a cura G. Bazin, Théodore Géricault. Étude critique, documents et catalogue raisonné, di A. Matteoli, Roma 1975. t. IV, Le voyage en Italie, Parigi 1990. D. Biagi Maino, Ubaldo Gandolfi, Torino 1990. 1739 G. P. Zanotti, Storia dell’Accademia Clementina, Bologna 1739. O. Ferrari, Bozzetti Italiani dal Manierismo al Barocco, Napoli 1990.

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2010 C. Brook - V. Curzi, Roma e l’Antico. Realtà e visione nel ‘700, Milano 2010. N. Athanassoglou-Kallmyer, Théodore Géricault, Londra 2010.

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2013 C. Loisel, Musée du Louvre. Département des Arts graphiques. Inventaire général des dessins italiens, t. X, Dessins bolonais du XVIIe siècle, II, Parigi 2013. M. Riccòmini, Altri Creti, in “Paragone”, LXIV, n. 112, 2013, pp. 50-56.

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62 63 Texte français 8 Paolo Pagani Castello Valsolda (Côme) 1655 - 1716

Sacrifice d’Isaac (recto et verso) ; au verso, Caricature avec un heaume, de profil Pierre noire, plume, encre brune et bistre, mm 245 x 188. Au recto, en haut à droite au crayon rouge : « 220 » ; au verso en haut à gauche à la plume et encre brune : « Brec… (?) » ; en bas à droite au crayon noir : « 130763 ». Filigrane : scorpion encerclé. Provenance : Londres, Christie’s, 2 décembre 1969, lot 126 ; Londres, Sotheby’s, 21 mars 1974, lot 99 ; New York, collezione Everett Fahy. Bibliographie ; Morandotti 1993, p. 102, nota 1, figg. 65-66 ; Pescarmona 2009, p. 309, fig. 2.

« Abraham, Abraham ! » se fit entendre une voix grave dans la 1 Bible . L’appel venait des cieux et ne pouvait être repoussé par la 1. Genesi : 22, 1-19. foi aveugle (le courage et la main ferme) qu’il fallait pour obéir à l’ordre fatal qu’il contenait : « prends ton fils, ton unique fils que tu aimes, Isaac, va au pays de Moriyya et offre-le en holocauste sur un mont que je t’indiquerai ». La Genèse continue : « Abraham se leva de bon matin, sella son âne, et prit avec lui deux serviteurs et son fils Isaac. Il fendit du bois pour l’holocauste, et partit pour aller au lieu que Dieu lui avait dit ». La terrible épreuve d’obéis- sance fut orchestrée sur un mont que le patriarche d’Israël nomma Jehova-Jiré : « Le Seigneur pourvoira » c’est pour cela que l’on dit aujourd’hui : « À la montagne du Seigneur il sera pourvu ». L’épi- logue est connu et le vieux père fut soulagé (ainsi que le lecteur) lorsque l’ange du Seigneur lui ordonna : « n’avance pas ta main sur l’enfant et ne lui fait aucun mal ». La localisation du « pays de Mo- riyya » ne devint claire qu’après trois jours de marche : « Après trois jours de marche Abraham leva les yeux et il vit au loin le lieu ». Il s’agissait peut-être des collines de Jérusalem, en hébreux ha-M riyy h, peut-être un lieu plus loin et mystérieux (jusqu’à imaginer les grandes et ténébreuses mines des nains au centre des Montagnes de Brume dans le royaume de Khazad-dûm issues du récit onirique de Tolkien et illustrées dans la sombre transposition cinématogra- phique du réalisateur Peter Jackson). Pagani avait grandi au pied des Denti della Vecchia c’est-à-dire à flanc des sommets qui créent une couronne au Lac de Lugano, entre la Cime de Fojorina et le Mont Boglia ; c’était un fond de toile idéal pour imaginer la scène de sa- crifice. Mais au contraire, l’artiste, indifférent à la narration de l’An- cien Testament, ignore entièrement le fond et centre la scène sur les trois protagonistes. Le feu de l’action est mis en relief et le recto et le verso de la feuille apparaissent comme deux photographies imprimées instantanées l’une et l’autre, avec un objectif « réglé » en mode de cliché continu. On a l’impression que les trois person- nages luttent, entremêlés : Abraham serre la tête inclinée en arrière de son fils avec les deux mains, l’ange qui le rejoint juste à temps et retient le bras du père. Le pinceau gorgé d’encre vacille sur les signes approximatifs tra- cés au crayon et seuls quelques rares cernes reportent la trace d’un passage de la plume pour chercher une meilleure définition dans la mase des corps mêlés. Les deux variantes sur le thème illustrées sur les deux côtés de la feuille diffèrent surtout dans la pose du fils sacrifié. Sur le recto, Isaac se présente de face au spectateur, les mains liées derrière le dos, la jambe gauche en avant pour se dégager de la pression exercée par le père sur sa tête. Sur le verso, il est au contraire assis, de côté, les bras abandonnés le long du corps en une docile résignation.

72 73 Cette histoire à fin heureuse fascinait Pagani (ou ses commandi- taires). En témoignent, outre cette feuille « double-face », les deux dessins conservés en Moravie (peut-être en relation avec l’ « Isaac undt Abraham von Sr Paulo Pagani » documenté à Kromeriz en 1695 dans la collection de Karel Liechtenstein-Kastelcorn, prince- 2 2. Togner 1997, pp. 58-59, n. A 44v ; pp. 73-74, évêque de Olomouc) (Fig. 10), le tableau aujourd’hui conservé à n. A 66. la Casa Pagani à Valsolda (Fig. 9), les ovales (presque identiques) conservés au Palais Salvioni à Venise (Fig. 11) (pendant d’un Agar et 3 3. Voir : Fossaluzza 1998, pp. 110-113, nn. 7a-7b. Isamel dans le désert) ainsi qu’à l’Ermitage de Saint-Pétersbourg . Si la narration de ces dernières toiles se développe en format horizon- tal avec les trois figures alignées (décalquant ainsi l’une des deux feuilles de Moravie), le tableau de la Casa Pagani semble suivre l’idée générale de la composition en format vertical élaborée à par- tir des deux présents dessins. D’ailleurs, il a été suggéré que ceux-ci 4 4. Pescarmona 2009, p. 309. en soient la première idée . En effet, bien qu’au premier abord il ne semble pas y avoir de ressemblances, le rapport entre le dessin et la toile est en réalité étroit : on retrouve le même enchevêtrement des corps, les figures sont à la même place, y compris le bélier, signifié par une tâche sombre en bas à gauche, qui apparaît par enchante- ment au dernier moment pour justifier le sacrifice à la place d’Isaac et prend forme dans la toile. Si la toile rappelée dans les collections de Moravie est perdue, celle mentionnée pour Valsolda pourrait être l’œuvre que le peintre 5 5. Sur le peintre voir : Facchin 2014. turinois Alessandro Mari (Turin, après 1652-1731 ), élève de Lo- renzo Pasinelli à Bologne, mentionnait en passant dans une lettre écrite à Milan en 1705 au bolonais Pellegrino Antonio Orlandi (Bo- logne 1660-1727). Mari citait en effet un projet pour une chapelle dans San’Ambrogio offert à Pagani « duquel notre Mazza a ici un sa- crifice d’Abraham » (si par Mazza on fait ici référence au sculpteur Giuseppe Maria Mazza [Bologne 1653-1741], il avait lui aussi, à l’ins- tar de Pagani, des rapports avec le mécénat du prince Johann Adam 6 6. Geddo 1998, pp. 207-208. Andreas I di Lichtenstein ). Marco Riccòmini

74 CARTE ANTICHE E MODERNE Venti fogli dagli inizi del Seicento alla metà del Novecento

A cura di Laura Marchesini e Marco Riccòmini

Le traduzioni in francese sono a cura di Rachel George e Jacopo Ranzani

Si ringraziano: Mauro Alberti, Attilio Luigi Ametta, Esmeralda Benvenuti, Stefano Bosi, Atos Botti, Alessandro Brogi, Bruno Chenique, Alberto di Castro, Andrea Di Lorenzo, Famiglia Calvelli, Viviana Farina, Fondazione Federico Zeri, Fondazione Giorgio Cini, Roberto Franchi, Francesco Giura, Simone Guerriero, Julie Guilmette, Giorgio Mollisi, Carlo Orsi, Anna Ottani Cavina, Leontina Pellino, Carmine Pizzi, Massimo Pulini, Jacopo Ranzani, Eleonora Ricci, Eugenio Riccomini, Francesca Romei, Agata Rutkowska, Daniele Sanguineti, Enzo Savoia, Lorenza Selleri, Timothy Standring, Davide Trevisani, Ufficio Arte sacra e Beni Culturali Diocesi di Urbino, Ferruccio Vaccarino, Vera Laura Verona, Sergio Ziveri, Carlo Zucchini

Progetto grafico: Filippo Nostri, Giovanni Piazza Fotografie: Stefano Martelli, Studio Blow up © 2017 Laura Marchesini e Marco Riccòmini

ISBN 9788898456079

CARTE ANTICHE mode r n e

e E MODERNE

Venti fogli dagli inizi del Seicento a n t ic h e

c a rt e alla metà del Novecento

A cura di Laura Marchesini e Marco Riccòmini

Galleria Maurizio Nobile Via Santo Stefano 19/a 40125 Bologna [email protected]

45 rue de Penthièvre 75008 Parigi [email protected] www.maurizionobile.com

euro 30 isbn 978-88-98456-07-9