Montalto Vecchio

Semelano

Monte Maiolo

Gea_Montello

Montespecchio Bago_Monte Aurigola

Tufi_Monte_Saltino

Monte Terminale _ Iola

Monte Belvedere Montalto Vecchio

Semelano

Monte Maiolo

Gea_Montello

Montespecchio Bago_Monte Aurigola

Tufi_Monte_Saltino

Monte Terminale _ Iola

Monte Belvedere ALLEGATO 3

Relazione Archeologica

RELAZIONE SULLE ZONE/ELEMENTI DI POTENZIALE INTERESSE ARCHEOLOGICO IN DI MONTESE

Premessa Riguardo alle presente tematica dono stati presi in considerazione i dati bibliografici e valutato quant’altro desumibile dalla documentazione storico-archeologica e dalla recente bibliografia nota sui rinvenimenti archeologici; di seguito vengono anche riportate le schede sviluppate 1 sui rinvenimenti archeologici noti nel territorio montesino. E' stata presa inoltre in considerazione la documentazione d’archivio e cartografica disponibile; sono stati considerati anche gli esiti di verifiche recenti compiute a seguito di interventi per la realizzazione di opere pubbliche per cui le ricognizioni superficiali eseguite - ad esempio - in occasione delle indagini geognostiche e dei lavori di accantieramento per l’ampliamento odierno del plesso scolastico, che non hanno peraltro evidenziato reperti, ancorché minimi, di carattere archeologico o etnoantropologico. Sono state infine considerate le caratteristiche geologiche del territorio di Montese.

Inquadramento geografico-geomorfologico del territorio Si richiamano alcuni elementi descrittivi desunti dalla Cartografia e dalla Relazione di Microzonazione Sismca elaborata per il Comune di Montese (elaborazione in corso), nell’ambito dell’Accordo di Collaborazione (2010) con la Provincia di Modena2. Il territorio comunale di Montese appartiene per la quasi totalità al foglio 235 e per una piccola percentuale, per la parte più orientale settentrionale, al foglio 237 Sasso Marconi della Carta Geologica d’Italia in scala 1:50.000. Pur nelle sue complessità ed articolazione il quadro geologico del territorio del crinale appenninico Modenese è, in prima approssimazione, comunque riconducibile ad alcuni elementi principali, che in letteratura trovano condivisa interpretazione. Si vedano soprattutto le note illustrative del foglio CARG 235 Pavullo nel Frignano (G. Bettelli et alii; 2002) in cui ricade la maggior parte del territorio del comune. La descrizione dei tipi litologici delle successioni presenti nel territorio, sono schematicamente riportate e descritte nella legenda della tavola degli Approfondimenti di primo livello, tav. QC.02.1.1.2 - Carta Litomorfologica, elaborato derivato dalla cartografia geologica che costituisce la base per i fogli CARG 1:50.000, e dalla cartografia dell’Inventario del dissesto del P.T.C.P. della Provincia di . Tali cartografie sono state integrate con rilievi diretti e con i dati ottenuti dalle indagini e prospezioni effettuate appositamente. La zona di interesse ricade nell’unità geologica quaternaria continentale, successione Epiligure CIG1 - Formazione di Cigarello – membro di Montalto Nuovo, e l’abitato di Montese ricade, complessivamente, in “Zona stabile soggetta ad amplificazione (AL5)” come risulta evidenziato sulla tavola degli approfondimenti di secondo livello (tav. QC.02.1.2.3. - Fattori di amplificazione). I rapporti stratigrafici e l’assetto tettonico delle unità e formazioni che costituiscono il sottosuolo del territorio comunale di Montese, nei settori sede dell’urbanizzato e di previsto sviluppo, sono visualizzati nelle sezioni geologiche (tav. QC.01.1.2.1.). Molte aree del Capoluogo sono caratterizzate dalla presenza di una coltre di copertura superficiale di alterazione della roccia sottostante, spessore identificato durante l’esecuzione delle indagini geognostiche penetrometriche, che a valle vengono sostituiti in superficie da depositi di versante in corrispondenza delle vallecole, ove lo spessore dello stato detritico aumenta progressivamente in direzione di valle.

Elementi di inquadramento storico-archeologico e di pianificazione Per il centro Capoluogo, ma in generale per tutto il territorio del Comune di Montese, la pianificazione sovraordinata non presenta particolari vincoli di natura archeologica; sono altresì noti invece

1 AA.VV. Atlante dei Beni Archeologici della Provincia di Modena, vol. II, Montagna, Ed. del Giglio, 2006 2 “Microzonazione sismica del territorio di Montese - Quadro Conoscitivo - Sicurezze del territorio” -dott. geol. Gian Pietro Mazzetti, 2012. rinvenimenti ed evidenze archeologiche in altri recenti di seguito brevemente riassunti ed ai quali si rimanda per una lettura estesa. I dati storico-archeologici emergenti nel territorio montesino sono riferibili a rinvenimenti sporadici, talvolta incerti ed irreperibili, e databili a varie epoche. Ben noto è il sito archeologico detto “Lago di Bracciano” località posta ai piedi del Montello a nord dell’abitato di Montese, descritto dal Crespellani (1894) “… ove l’avvallamento del terreno causato da antichissima frana forma una piccola palude a cui fu dato quel nome. Dal Montello trae poi origine un rigagnolo denominato rio dell’Acqua Salata, che colle sue corrosioni al fianco del monte mette allo scoperto i bronzi votivi che si direbbero di stile Umbro od Etrusco…” Lo specchio d’acqua bonificato negli anni ’70 del secolo scorso è collocato a circa m 705 s.l.m. ai piedi di un costone formato dalle ripide pendici del Montello (920 m s.l.m.) e da altre alture ad esso connesse. Con specifico riferimento al Capoluogo, del periodo Eneolitico è noto, presso la chiesa parrocchiale, il rinvenimento fortuito di una inumazione riferibile alla prima Età del Ferro in seguito a lavori di scavo intorno alla chiesa (abate G. Mazzetti – 1890 riportato da Arsenio Crespellani - 1894). La tomba è descritta come un “cumulo di ciottoli racchiudente un cinerario, gli avanzi del rogo, la suppellettile funebre”, mentre “tra il terriccio marnoso nerastro … vi erano gli avanzi della cena funebre, ossa di animali ed un corno di bue giovane”. Il rinvenimento è collocato nell’area sud-est di un pianoro di sommità con il versante nord-ovest naturalmente difeso e dominante verso il Panaro. All’incirca nel medesimo luogo (chiesa parrocchiale) si ha notizia assai incerta di esagonette pavimentali di Età Romana (reperti perduti) ancora su segnalazione del Crespellani (1893). Sempre il Crespellani riporta infine notizia del rinvenimento di monete ed altri oggetti di antichità, attualmente non rintracciabili, mentre si costruiva la ghiacciaia ai piedi della rocca, dal lato della piazza. Trattasi entrambe di testimonianze in stretta prossimità del castelliere fortificato.

Valutazione della potenzialità archeologica del territorio: considerazioni e conclusioni Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale approvato nel 2009 si è dotato di un importante strumento di tutela dei beni archeologici, frutto della collaborazione fra la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, la Provincia di Modena e la Regione Emilia Romagna. Tuttavia la “Carta delle Potenzialità archeologiche” riguarda soltanto le aree di pianura e del margine collinare, e non riguarda il settore montano 3. In ogni caso vale il concetto che con il termine “rischio” si intende la probabilità di ritrovamenti archeologici, mentre la “potenzialità” archeologica di un sito è proporzionalmente connessa al loro stato conservativo: più le strutture e stratigrafie sono integre, maggiore è questa potenzialità. È logico ritenere che quanto più un contesto archeologico risulti sepolto, tanto maggiore sia la possibilità che possa trovarsi in buon stato di conservazione perché maggiormente preservato da fenomeni che ne determinano il degrado. Per i siti superficiali, fra le cause di degrado si annoverano – nel passato remoto