DEBORA ROSSI Il territorio di Visentium in età romana

A dispetto della cospicua mole di dati concernenti le fasi più antiche dell’insediamento di Bisenzio1, le testimonianze relative alla Visentium romana sono assai limitate. Ogni tentativo volto alla comprensione degli aspetti topografico-urbanistici del municipio romano si scontra, infatti, con la carenza di vestigia archeologiche di una qualche rilevanza. Com’è noto, il centro di Monte Bisenzo venne abbandonato agli inizi del V sec. a.C.: lo testimoniano gli scavi condotti da F. Delpino sulla sommità del monte alla fine degli anni Set- tanta2 e i dati archeologici riguardanti le necropoli che si estendono ai suoi piedi. I primi hanno evidenziato una progressiva decadenza del sito tra la fine del VI e gli inizi del V sec. a.C. (con una successiva fase insediativa d’età medioevale riferibile al castrum Bisentii3); i secondi, con un chiaro sincronismo legato alle vicende dell’abitato, indicano che le necropoli - tanto quelle attive sin da età villanoviana, tanto quelle di più recente impianto - cessano di essere utilizzate nello stesso torno di tempo4. In passato si riteneva che l’agro di Visentium, come del resto gran parte dell’area posta ad O del lago di , fosse incluso tra i territori espropriati da Roma a Vulci e riorganizzati

1 La bibliografia su Bisenzio e sul suo territorio è assai ricca: su scavi e ricerche d’antichità compiute a partire dalla seconda metà del XIX secolo, cfr. Nissen, Zangemeister 1864; Fiorelli 1878; Fiorelli 1879; Helbig 1886; Pasqui 1886a-d; Brenciaglia 1892; Pigorini 1893; Milani 1894; Pigorini 1894; Quagliati 1895; Galli 1912; Galli, Farina 1917; Paribeni 1928; Giglioli 1930; Colonna 1965; Colonna 1967, passim; Sommella Mura 1969, p. 26; Brunetti Nardi 1972, p. 27 ss.; Brunetti Nardi 1981, p. 50 ss.; Delpino 1982; Rendeli 1993, pp. 377-380; Berlingò 2005; per la fase che va dall’età del Bronzo al Villanoviano recente cfr. Åkerström 1943; Raddatz 1975; Di Mario 1976; Delpino 1977a; Delpino 1977b; Fugazzola Delpino, Delpino 1979; Edlund 1980 passim; Edlund 1981; Raddatz 1982; Fugazzola Delpino 1984, pp. 133-174; Di Gennaro 1986, pp. 38-40; Barbini 1990; Iaia, Mandolesi 1993; Pacciarelli 1994, pp. 236-237; Camporeale 2000, pp. 299-300; Pacciarelli 2000, p. 131; Repertorio 2007, p. 276, n. 139 con altra bibliografia; MacIntosh Turfa 2009; per l’età orientalizzante ed arcaica si veda Colonna 1961, pp. 51, 60, 63-64, 70-71, 73; Colonna 1965; Restauri Archeologici 1969, pp. 79, 80, 95; Colonna 1973a, passim; Colonna 1973b; Martelli 1978, passim; Prima Italia 1981, pp. 60-63; Driehaus 1985; Rendeli 1993 pas- sim; Reusser 1993 con altra bibliografia; Naso 1996, pp. 239-258; Naso 1997; Tamburini 1998, p. 90; Camporeale 2000, pp. 300-301. 2 ASBAEM, prot. s.n., pos. 5/Capodimonte (Capodimonte - Bisenzio. Campagna di scavo 1978-1979); Delpino 1982. 3 Sul Castrum Bisentii cfr. Zucchi apud Annibali 1817, I, passim, II, pp. 110-115; Moroni 1861, pp. 31-34; Pannucci 1931; Pannucci 1964, pp. 224-226; Silvestrelli 1970, pp. 781-782; Schneider 1975, pp. 129-130; Pannucci 1976, passim; Conti 1980, pp. 160-162. 4 Reusser 1993.

289 nella prima metà del III sec. a.C. in una praefectura facente capo a Statonia5. Quest’ultimo centro, anche in virtù dell’identificazione del lacus Statoniensis con il lago di Mezzano, avan- zata per primo dal Cluverius6, era variamente ubicato a Castro o a Poggio Buco7. Tuttavia, la recente proposta di collocazione di Statonia in area tiberina8 definisce un diverso scenario geo- politico, sicché appare credibile che i Romani abbiano lasciato sotto il controllo di Vulci non solo parte dei territori posti tra l’Arrone e il Fiora, ma anche quelli gravitanti sulla sponda oc- cidentale del lago di Bolsena9. Stando così le cose Visentium, forse in qualità di pagus10, rimase dipendente da Vulci sino a quando divenne municipio e, al pari di altre comunità appartenenti all’antico territorio vulcente, venne assegnato alla tribù Sabatina11. Visentium divenne municipio12 in età cesariana o, al più tardi, in età augustea, sulla base, forse, della lex Mamilia Roscia13. L’ordinamento duovirale che caratterizza il centro romano sarebbe infatti tipico di quei municipi installati nei territori dell’antico ager Romanus a partire dall’età di Cesare, allorché il sistema costituzionale retto da duoviri andava imponendosi sul quattuorvirato ed estendendosi a tutte le comunità di nuovo impianto14. Tra i notabili che ricoprirono tale carica degno di nota è M. Minatius Gallus che, appar- tenente ad una gens di origine osca15, si distinse per varie benemerenze e venne ricordato in ben quattro iscrizioni16. L’ultima testimonianza a noi nota del municipio è costituita da un’iscri-

5 Sull’istituzione della praefectura Statoniensis, cfr. Vitr., II, 7, 3. Per l’appartenenza di Visentium a tale prefettura, cfr. Solari 1918, p. 155; Gasperini 1959, p. 35, nota 2; Gasperini 1965, p. 314, nota 1; Harris 1971, p. 151; Regoli 1985, p. 52. 6 Cluverius 1624, II, p. 517. 7 La questione, con bibliografia, è riassunta in Harris 1971, pp. 150 e nota 7, 151; Gazzetti 1985, p. 78. 8 Stanco 1994; Munzi 1995. 9 Munzi 1995, p. 291. 10 Solari 1918, pp. 275-276; Gasperini 1959, p. 35, nota 2; Gazzetti 2002, p. 351. Sulla base dei risultati preliminari scaturiti da recenti prospezioni di superficie estese al distretto perilacustre occidentale del lago, e in particolar modo al territorio gravitante intorno a Monte Bisenzo, tra IV e III sec. a.C. è stata registrata una certa vitalità nella sola Valle del Trecine dove sono stati individuati numerosi insediamenti rurali, alcuni dei quali già attivi in età tardo-arcaica, che si dispongono sulla sommità di pianori a dominio del fiume nelle località Benefizio, Poggio Trescia, Poggio Tondo, Baratto, Casale il Pidocchio, Montecchio, Monte Rosano e Poggio Metino. 11 Sull’attribuzione di Visentium alla tribù Sabatina, cfr. Gasperini 1965, p. 312; Pfiffig 1966, pp. 49-53; Torelli 1985, pp. 45-46; Gazzetti 2002, p. 351. 12 Lo status di municipio è ora definitivamente comprovato da un’iscrizione rinvenuta tra il 1946 ed il 1947 in contrada Sassone (vocabolo Fontanaccio), a circa 3 km in direzione S di Monte Bisenzo, e pubblicata da L. Ga- sperini (Gasperini 1959, pp. 43-46 n. 7): ] ạli / [duu]mvir / [mun]icipi(i) Vise/[nti]ṇorum cur(ator) / [a]q(uae) veteris vixit / annis XXXV De/milia Sabina co/niugi rarissimo. 13 Rudolph 1935, pp. 90 ss., 207 ss.; Degrassi 1950, pp. 323-324; Gasperini 1959, p. 45, nota 1 e ss.; Degrassi 1962, p. 187; Laffi 2001, p. 123. 14 Laffi 2001, pp. 125-127 (su Visentium v. nota 52); Laffi 2007, p. 55. 15 Gasperini 1959, pp. 48-49. 16 CIL XI, 2910, 2911, 2912 (Gasperini 1959, p. 47 n. 9); AE 1980, 428. Per una ulteriore attestazione del duovirato visentino cfr. CIL 2914a: si tratta di un’iscrizione proveniente dalla vicina Castro ma ivi assai probabilmente trasportata nel XVII secolo da Visentium ad opera del cardinale Cesio; vi si menziona Cesio Cestio Balbino che ricoprì la carica di duoviro quinquennale (cfr. Pannucci 1964, p. 211; Gazzetti 2002, p. 351). Grazie a un ricco corpus di tituli d’età imperiale, recuperati in passato nell’area posta a valle dell’altura coniforme di Monte Bisenzo, possiamo ricavare alcuni dati sulla strutturazione sociale e politica del centro romano e del suo agro. Tra le gentes attestate, oltre ai già menzionati Minatii, ricordiamo anche i Maecii, i Ligurii, i Gavii, gli Avillii, i Publilii, i Vettii, gli Afranii, i Caesii, i Castricii e gli Aebutii. Facevano parte del ceto equestre Manius Maecius Varus ricordato in

290 zione onorifica dedicata nel 254 all’imperatore Valeriano dal Senatus Populusque Visentinus17. Ad oggi non disponiamo di dati che ci permettano di localizzare con esattezza l’area su cui si estendeva il centro romano. In genere si ipotizza che esso vada posizionato in una zona, invero piuttosto indeterminata, comprendente tanto il Monte coi suoi versanti (fig. 1), tanto la pianura immediatamente sottostante18. Allo stato attuale dobbiamo registrare l’assenza di te- stimonianze sulla sommità del colle: se questa fosse effettivamente stata interessata dall’area urbana, sembra allora probabile ritenere, come già supposto dal Quagliati19, che parte della città romana sia stata obliterata dal borgo medioevale. Verosimile è invece l’occupazione del versante SO del Monte, lungo le cui pendici con facilità affiorano in superficie frammenti di tegole e di ceramiche a vernice nera e in sigillata italica20. Sempre su questo lato del colle bi- sogna inoltre segnalare alcuni tratti di basolato stradale, con andamento grosso modo NO-SE, individuati nel corso dell’apertura di trincee esplorative tra il 1978 ed il 197921 e i resti di strut- ture d’età romana situate in prossimità della Chiesa di Sant’Agapito22. Queste ultime - ritenute dal Pasqui “le fondazioni di Bisenzio romana” - risultavano già rase al suolo sul finire del XIX secolo23. Verso NO i limiti dell’area urbana potrebbero essere stati naturalmente segnati dal Fosso Spinetto: nell’area pianeggiante di contrada Giardino, poco oltre il fosso, si conservano infatti i ruderi di un mausoleo in opus caementicium del tipo a torre24 che, in teoria, dovrebbe marcare il tratto extra-urbano di una delle vie principali che servivano il centro (fig. 2). Anche l’ampia spianata posta immediatamente a SSE del Monte fu forse interessata dal- l’abitato romano, come suggeriscono alcune inedite avioriprese zenitali risalenti al 1944 che

una lode in versi dedicata dalla figlia Maecia della metà circa del I sec. a.C. (cfr. Gasperini 1959, pp. 33-38 n. 4) e i fratelli L. Avillius Firmus e C. Avillius Iustus che intitolarono un epitaffio alla sorella Restituta e che si fregia- vano del titolo di equites quadringenarii (CIL XI, 2918). Tra i milites di origine visentina arruolati nelle coorti pretorie e menzionati nei laterculi conosciamo un Q. Popilius Faustus registrato nel 154 d.C. (CIL VI, I, 2381, b, col. 1, 6) e un C. Marius Clementia nel 187 d.C. (CIL VI, I, 2383, col. 2, 10). Alla classe dei liberti appartenevano Artoria Auxesis che andò in sposa al già ricordato M. Minatius Gallus (CIL XI, 2910), un P(ublius) Aelius P(ubli) l(ibertus) (Gasperini 1959, pp. 49-50 e tav. IV, fig. 13) e i Seviri Augustali M. Vettius Telesphorus M. l. e M. Vettius Edonicus M. l. (CIL XI, 2909). 17CIL XI, 2914. Sull’etnico Visentinus cfr. Plin., N.h., III, 52. Alla fase più recente del municipium visentino ri- mandano le ultime scoperte di un santuario mitraico rupestre, forse del III sec. d.C., in località Poggio Falchetto, a circa km 2,100 a NO di Monte Bisenzo (cfr. Biamonte 1997; Francocci 2009, p. 106), e una catacomba cristiana di IV-V sec. d.C. prospiciente il Fosso Spinetto alla distanza di m 700-800 ad O del Monte (cfr. Fiocchi Nicolai 1992-1993). Ancora controversa risulta, per l’età altomedioevale, la questione relativa all’esistenza di una sede vescovile nel sito di Visentium alla quale rimanderebbe un passo molto discusso dei Dialoghi di Gregorio Magno (Dial., III, 17). Su tale argomento v. da ultimo Biamonte 2001, pp. 354-356. 18 Tra gli studi più recenti cfr. ad esempio Driehaus 1985, p. 59; Fiocchi Nicolai 1992-1993, p. 39. 19 Quagliati 1895, p. 168. 20 Brunetti Nardi 1981, p. 53. 21 Cfr. ASBAEM, prot. s.n., pos. 5/Capodimonte (Capodimonte - Bisenzio. Campagna di scavo 1978-1979). 22 Sulla chiesa di Sant’Agapito, cfr. Luzi, Mancini 1998. 23 Pasqui 1886a, p. 144, nota 1. 24 Nissen, Zangemeister 1864, p. 102; Pasqui 1886a, p. 144, nota 1; Casi, Tamburini 1999, p. 270, nota 49. Ulteriori resti di murature, questa volta non in posto, riconducibili ad un altro monumento funerario sono stati di recente rinvenuti a circa m 850 in direzione ONO da Monte Bisenzo. Sulla presenza di un secondo mausoleo cfr. anche Nissen, Zangemeister 1864, p. 102.

291 presentano tracce riconducibili a cospicui resti di edifici interrati in località Ara della Crociata, a circa m 900 dall’altura (fig. 3). Tale dato sembrerebbe trovare una qualche conferma nelle ri- cognizioni effettuate tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 da Jürgen Driehaus che individuò due aree con concentrazione di materiali di età romana a circa 1 km in direzione SE da Monte Bisenzo25. Dalle fonti epigrafiche si ricava assai poco sui monumenti e gli edifici pubblici del mu- nicipio. Tra le testimonianze riferibili alla sfera religiosa vanno ricordate le dediche dei visentini a Minerva Nortia (AE 1962, 152), della prima metà del I sec. d.C., e quelle alla Fortuna (AE 1980, 428), alla Virtus (CIL XI, 2911) e all’Honos (CIL XI, 2910) probabilmente della seconda metà del II sec. d.C26. Di queste, almeno le ultime due dovevano corredare dei monumenti posti in area urbana, forse in altrettanti sacelli appositamente dedicati alle singole divinità. Ad un altro monumento, arricchito da una statua e innalzato a spese pubbliche forse nell’area solenne del municipio, rimanda l’iscrizione CIL XI, 291227. Nel novero delle iscrizioni onorifiche, oltre a quella già citata di Valeriano, ricordiamo quella dedicata, d(ecreto) d(ecurionum), all’impe- ratore Marco Aurelio (CIL XI, 2913). Merita infine un accenno, per l’interesse che suscita in riferimento alle possibili dotazioni infrastrutturali del centro romano, l’iscrizione rinvenuta in località Fontanaccio, a circa km 3 a S di Monte Bisenzo28. Se la proposta di lettura del rigo 5 risultasse esatta, avremmo menzione dell’acquedotto cittadino - [a]q(uae) veteris - a cui era addetto un cur(ator) che rivestiva la carica di [duu]mvir [mun]icipi(i) Vise[ntin]orum29(fig. 4). Successivamente alla municipalizzazione di Visentium il territorio circostante denota un considerevole aumento degli insediamenti sparsi a carattere rurale (fig. 5). Il fenomeno, pro- babilmente legato all’occupazione e alla messa a coltura di nuove aree agricole poste princi- palmente lungo la fascia perilacustre tra le quote 300 e 400 m s.l.m., trova rispondenza nel processo di rivitalizzazione che, soprattutto in età augustea, investì anche il vicino agro vul- cente30. Sulla scorta di testimonianze epigrafiche sappiamo che l’ager Visentinus in età imperiale era organizzato in vici. Due iscrizioni (CIL XI, 2911; AE 1980, 428) rinviano, infatti, a circo- stanze in cui i vicani, assieme al populum, furono chiamati a partecipare a banchetti a base di ciambelle e vino miscelato con miele offerti da Marco Minazio Gallo, il più celebre duoviro di Visentium. Ai fini della ricostruzione dei limiti amministrativi dell’agro visentino, la citata iscrizione AE 1980, 428 risulta di particolare interesse. Il luogo di rinvenimento - tra Monte Leano e

25 Driehaus 1985, p. 59. 26 Gasperini 1965. 27 M(arcus) Minatius M(arci) f(ilius) Sab(atina) Ga[- - -] / IIvir iure dic(undo) quin[q(uennalis) - - -] / tribunal [f]ec(it) honorarium / [- - - ]res hono[r - - -] / [- - - ] publi[c. 28 Gasperini 1959, pp. 43-46. 29 Gasperini 1959, pp. 45-46. Stando a un’ipotesi formulata dal Pannucci (1964, pp. 197-198) l’origine dell’im- pianto andrebbe collocata presso il Monte Starnina (m 620 s.l.m.), in agro di , poco meno di km 5 ad O di Monte Bisenzo. 30 Gazzetti 2002, p. 349.

292 Montecardone (località attualmente pertinenti al territorio comunale di Marta) - dimostrerebbe che nel II sec. d.C. i confini del municipio includevano verso SE almeno l’alto corso del fiume Marta31. Nella porzione di territorio immediatamente a S di Monte Bisenzo, ovvero nella fascia pianeggiante circoscritta ad O dal corso del Fosso Trecine e ad E dal lago, a partire da età tardo- repubblicana notiamo un sensibile aumento degli insediamenti sparsi a carattere rurale. Gene- ralmente si tratta di evidenze riconducibili a strutture di modeste dimensioni che si distribuiscono lungo le balze collinari delle contrade Prati dell’Orto, Montecchio, Poggio Tondo, Monte Rosano, Tavolino e Vecciaro. Nella maggioranza dei siti censiti (circa una tren- tina), assieme all’immancabile presenza di ceramiche a vernice nera tipo Campana A e B, di sigillata italica e di ceramica a pareti sottili, appare costante il rinvenimento di dolia e di anfore tipo Dressel 2/4 e Dressel 7/11. Questi insediamenti di norma sono associati a nuclei sepolcrali con tombe prevalente- mente a camera, ricavate lungo le pareti tufacee dei costoni che prospettano i fossi principali. Tra le necropoli più estese vale la pena di ricordare sia quella posta in contrada Poggio delle Forche (altrimenti nota anche con il nome di Coste San Silvestro), dove sono tuttora visibili, a quota 373 circa, numerosi ipogei rupestri non di rado riutilizzati per scopi agricoli, sia quella di località Poggio Tondo che si estende per m 150 lungo il costone meridionale. Quest’ultima area sepolcrale, forse già adoperata in età arcaica, oltre alle consuete tombe a camera presenta anche una serie di lunghe nicchie (fig. 6) ricavate nel banco che in antico erano chiuse da la- stroni di tufo di cui restano visibili le incassature. Nel territorio in esame quest’ultima tipologia di sepolcreti è stata riscontrata anche nella necropoli di Casale Scalette, in territorio di San Lo- renzo Nuovo, attiva probabilmente sin da età tardo-repubblicana. Il secondo settore che andiamo ad analizzare è grosso modo compreso tra la vallata del Trecine e il moderno centro di . In quest’area dopo una certa vitalità insediativa do- cumentata senza apparente soluzione di continuità sin dalla tarda età etrusco-arcaica, nella prima età imperiale si registra una flessione delle evidenze archeologiche. Di nuova attivazione sono almeno una decina di fattorie di età augustea individuate nelle località Poggio Marano, Baratto, Benefizio e Monte Martello. In quest’ultima contrada segnaliamo diverse aree di fram- menti fittili con terra sigillata italica e sigillata chiara (Pianaccia, Poggio Vitozzo, Pian della Madonna) che lascerebbero supporre una continuità di frequentazione sino al periodo tardo- antico. Particolare interesse suscita l’insediamento sorto sul colle di Poggio Metino, nel quale si può forse riconoscere uno dei vici gravitanti attorno a Visentium. Il sito occupa la spianata di un pianoro tufaceo, lungo m 700 e largo m 150, che si eleva a quota 406 sulla vallata del Trecine; vi sono stati raccolti abbondanti materiali che coprono un arco cronologico compreso tra il III sec. a.C. e la tarda età imperiale32. Lungo i fianchi del colle si aprono anche diverse tombe rupestri trasformate in ricoveri per gli animali. Nel settore centrale, ad O di quota 405, affiorano sul terreno

31 Gasperini 1965, passim; Milioni 2002, pp. 28-29. 32 La presenza di un insediamento su Poggio Metino è ipotizzata già dal Gasperini sulla base dei numerosi materiali

293 strutture murarie riconducibili a una probabile villa (lacerti in opera cementizia e in cocciopesto; frammenti di tessere musive in pasta vitrea policroma). Nelle immediate vicinanze è stata loca- lizzata una cisterna, quasi completamente interrata, in opera cementizia con paramento in opus quasi reticulatum (m 13 x 5), del tipo a camere successive comunicanti (fig. 7). Nel settore compreso tra il corso del torrente Spinetto e quello della Nocchia, le evidenze di età romana sinora censite sono localizzate nei pressi della depressione calderica del La- gaccione che, come suggerisce il toponimo, in antico ospitava uno specchio d’acqua più volte prosciugato per scopi agricoli nel corso dei secoli33. Una vasta area di frammenti fittili, attri- buibile a una villa rustica, si posiziona tra le quote 370 e 360 s.l.m., proprio all’interno della conca, e forse indica il limite oltre il quale collocare la linea di riva dello specchio d’acqua in età romana. Agli insediamenti di quest’area era annessa una necropoli (già attiva a partire dal III-II sec. a.C.) con tombe a camera localizzata sul versante settentrionale del lago, alla base del co- stone tufaceo di località Fontana del Mascherone34. Da menzionarsi sono anche i resti di una grande cisterna in opus caementicium (m 42 x 12,80) inglobati nelle murature di un moderno casale (m 355 s.l.m.) ubicato in prossimità del Fosso della Nocchia, a m 800 in direzione O dalla SP Verentana. La conserva, con orientamento NO-SE, è divisa nel senso della lunghezza in tre camere parallele comunicanti con copertura a botte (fig. 8). A N del Lagaccione, oltre il Fosso Spinetto, vaste aree di cocciame con numerosi fram- menti di sigillata italica, tardo-italica, anfore, dolia e materiali da costruzione sono attestate sui rilievi collinari delle contrade Poggio Palombo e Grottone (fig. 9). Nella zona pianeggiante prossima a Monte Bisenzo, nel 1966 vennero messi in luce durante i lavori agricoli i resti di una grande villa rurale con “tratti di pavimentazione in mosaico e stipiti in travertino”35. Si tratta di un complesso residenziale che sorgeva nell’area suburbana di Visentium e che ebbe vita dalla prima età imperiale a quella tardo-antica. Spostandoci in territorio di , precisamente lungo i margini orientali della caldera, ricordiamo vari nuclei di fattorie nelle località Prati, Il Vallone, Il Casino, Le Coste e San Mar- tino che assai verosimilmente sfruttavano la fertile piana del Vepe-Mezzano. Nel corso del I sec. d.C. alcune di queste terre erano di proprietà imperiale come attesta l’iscrizione di un tal Chryseros, villicus di Tiberio (CIL XI, 2916 = CIL XIV, 2420)36. Non è improbabile che taluni di questi fondi fossero tra quelli sottratti a Seiano37, nativo di , e che per volere di Tiberio fittili e lapidei rinvenuti sul colle: cfr. Gasperini 1965, pp. 316 e nota 4, 317. La questione è ripresa in Rossini, Sperandio 1985, p. 81. Tra i materiali lapidei si rammenta l’iscrizione pubblica, purtroppo mutila, relativa ad un intervento di restauro ex senatus consulto (CIL XI, 2923 e ad. n. 2923). Al IV sec. d.C. va assegnata una moneta di Nepoziano: ASBAEM, prot. n. 5095/00, cartella H, pos. 30/Piansano (Piansano (VT). Loc. Poggio Metino CTR 344070. Perimetrazione vecchia proposta). 33 Moroni 1861, pp. 31-32; Girardi apud Pannucci 1976, p. 220. 34 A quest’area sepolcrale va attribuita l’iscrizione funeraria CIL XI, 2915: Dis Man(ibus) / Afraniae / Ianuariae / L(ucius) Seius Legitimus / coniugi / b(ene) m(erenti) v(ixit) a(nnos) XXXI. 35 Brunetti Nardi 1972, p. 29. 36 Tassaux 1987, pp. 557, 559-560. 37 Tac., Ann., VI, 2; Tassaux 1987, p. 559.

294 transitarono dall’aerarium nel fiscus38. Della villa di località San Martino - altrimenti nota anche con il significativo toponimo Le Murelle - sino alla fine dell’Ottocento si conservavano in elevato cospicui resti, in parte at- tribuibili ad un complesso termale. La necropoli che serviva questo insediamento, composta di tombe a fossa con copertura alla cappuccina, è stata individuata nel corso delle recenti rico- gnizioni lungo le pendici meridionali di Monte San Martino. Nel territorio di , sui terrazzi prospicienti il lago, segnaliamo varie ville rustiche nelle località Poggio della Vaccareccia, Monte Tonico - Prataccione e Valle Gianni - Macchia del Prete. Quest’ultima, ubicata sul pendio collinare in posizione panoramica a quota 340 circa, nel 2007 è stata oggetto di una campagna di scavo da parte della Soprintendenza per i Beni Ar- cheologici dell’ Meridionale39. In un’area già occupata tra III e II secolo a.C. da una fat- toria con impianti produttivi legati all’olivicoltura, nel corso dell’età augustea sorse una villa monumentale di cui è stata messa in luce parte di un edificio con funzione di ninfeo (fig. 10). Si tratta di un ambiente rettangolare (m 6 x 8) ricavato nel banco roccioso e chiuso su tre lati da muri in opera reticolata poggianti su un basamento in blocchetti di tufo. Le pareti interne, conservate in altezza sino a m 6, erano movimentate da una serie di nicchie rettangolari e se- micircolari di diverse dimensioni che, come denunziano alcuni fori di fissaggio per grappe di sostegno, in origine erano rivestite di marmo. Sulla parete di fondo prospettante l’ingresso si colloca una grande edicola rettangolare sormontata da timpano e fiancheggiata da due nicchie minori, sulla cui sommità si notano i fori delle condutture di emissione del getto d’acqua. L’ap- porto idrico era garantito da un articolato sistema di captazione delle acque sorgive per mezzo di cunicoli e canalette40. Apparteneva verosimilmente alla decorazione scultorea del ninfeo, in antico alloggiato nei nicchioni, il frammento di un altorilievo in marmo bianco di grandezza naturale, attualmente conservato nel Palazzo Farnese di Gradoli, raffigurante la porzione inferiore di un personaggio maschile in posizione stante (figg. 11-12). Come accertato per il territorio di Gradoli, anche in quello di le villae sembrano prediligere luoghi fortemente panoramici affacciati sulla conca lacustre. In contrada Piantata Buccelli, a poche centinaia di metri a N del km 119 dell’attuale SS 2 Cassia, si situa un complesso in opera reticolata che ebbe vita tra la tarda età repubblicana e quella imperiale. Alla villa era annesso un impianto termale di cui è stato messo in luce, nel corso degli scavi ef- fettuati dalla Soprintendenza negli anni ’80, parte del caldarium41(fig. 13). Sempre nel distretto di San Lorenzo Nuovo, nella località Cepposecco-Casorano, quasi al confine con il territorio di , si segnalano vari lacerti murari in opera reticolata (fig. 14), cospicui ma- teriali fittili affioranti a quota 355 circa e i resti di un tratto di basolato stradale (quest’ultimo osservato ancora in situ una decina di anni fa), che indiziano la presenza di un complesso rustico

38 Sirago 1978, p. 168, nota 240. 39 Sulla villa di Valle Gianni cfr. Gavelli 1968, pp. 211-212; Pellegrini 2009, pp. 113-114. 40 Pellegrini 2009, pp. 113-114. 41 ASBAEM, prot. n. 12061 del 25-09-1985 e n. 12148 del 28-09-1985, pos. 3/ San Lorenzo Nuovo; Timperi et al. 1994, pp. 93-94; Biamonte 2001, p. 338.

295 di notevole estensione42. Il rinvenimento di sigillate africane tipo D effettuato nel corso delle ricognizioni del 2008, rende credibile che il complesso in oggetto, forse ridimensionato, sia stato occupato sino ad età tardo antica. Completiamo questa breve rassegna sugli insediamenti d’età romana nel territorio di Vi- sentium ricordando le evidenze individuate sulla sponda settentrionale del lago, in territorio di Bolsena. In località Casettaccio, circa m 190 a N del km 17,600 della SS 2 Cassia, su un terrazzo lacustre (m 316 s.l.m.) si osservano i resti in opus caementicium di una cisterna appartenente a una villa non ancora individuata (fig. 15). Più a N, in una proprietà privata posta in contrada Rentica I sono stati identificati vari elementi architettonici (colonne, blocchi, macine) verosi- milmente traslati da una vicina zona nella quale è stata riscontrata la presenza di una vasta area di frammenti fittili databili tra il I sec. a.C. e il IV-V sec. d.C. Infine, in contrada Santa Lucia, su un terrazzo posto a circa mezzo chilometro in linea d’aria dal lago, a quota 320, va localizzata un’area di cocciame con sigillata italica e sigillata africana prodotta in A1. A conclusione di questa nota preliminare sul territorio di Visentium è utile fare un accenno alla principale rete viaria dell’area. Questa era costituita da una strada perilacustre della quale, in seguito all’innalzamento stimato di m 8-10 del livello delle acque del bacino di Bolsena e al conseguente arretramento della linea di riva43, alcuni brevi tratti risultano attualmente sommersi. La via presentava una struttura “ad anello” e doveva transitare a margine della pianura, immediatamente al di sotto dei primi rilievi, fungendo da bretella di rapido collegamento tra Visentium, il territorio volsiniese a N e la valle del Marta a S (fig. 5). Giunta da E all’incile del Marta (con ogni probabilità da Casale Burano-Cornossa)44, la strada seguiva un percorso ONO-ESE parallelamente alla sponda lacustre sino al promontorio di Capodimonte. Tale direttrice appare confermata da un tratto di carrareccia scavata nel tufo, con evidenti solchi carrai, scoperta nello specchio d’acqua antistante località Cava-Berretto45, poco più di km 1 a ONO dal moderno centro di Marta. Nel tratto di costa circoscritto dalla penisola di Capodimonte e a NNO dalla Punta di San Bernardino si riferiscono verosimilmente a questa arteria i resti di una strada basolata rinvenuti da Angelo Pasqui nel 1886 all’altezza della Chiesa di San Rocco46. In contrada Cisterna San- t’Antonio, poche centinaia di metri a ONO dalla Chiesa, recenti scavi della Soprintendenza Archeologica hanno riportato alla luce un nuovo tratto di questa via, nelle cui vicinanze sono stati individuati anche i resti di una villa d’età romana47. Superata località Cisterna Sant’Antonio, per un percorso di circa km 3 in direzione di Monte Bisenzo, non sono noti elementi riferibili al tracciato viario. Solo il Pasqui ricorda lungo l’oliveto della Polledrara, a SO di Punta di San Bernardino, avanzi di una strada basolata48: è

42 Biamonte 2001, pp. 376-380. 43 Sulla stima di variazione del livello delle acque del lago di Bolsena v., in particolare, Fioravanti 1963, p. 426. La questione è stata affrontata di recente in Milioni 2002, pp. 53-54 con altra bibliografia. 44 Sul percorso da Cornossa a Casale Burano, cfr. Milioni 2002, p. 54. 45 Cfr. da ultimo Tamburini 2007, p. 12, n. 7. 46 Pasqui 1886a, p. 144, nota 1. 47 ASBAEM, prot. n. 11903 del 21-07-1998, pos. 7 - 3/ Capodimonte; Berlingò, D’Atri 2003, p. 242. 48 Pasqui 1886a, p. 144, nota 1.

296 quindi verosimile che in questo settore la via circumlacuale dovesse abbandonare il percorso litoraneo proseguendo con un tracciato parallelo alla costa ma più interno, forse non dissimile dall’attuale SP 8 Verentana nel tratto compreso tra Contrada San Lazzaro e Colle Palazzetta. In quest’ultima zona, sul finire del XIX secolo, è stata scoperta una via basolata che con ogni probabilità si distaccava dalla strada “ad anello”49 e risaliva il Monte Bisenzo dal fianco occi- dentale. I probabili resti di questa arteria furono documentati nel corso dell’apertura di trincee esplorative tra il 1978 ed il 197950. Nell’area pianeggiante a NO di Monte Bisenzo, presso la piana di località Giardino, il passaggio della strada è indiziato dai ruderi del mausoleo romano e dalla presenza di alcuni basoli divelti segnalati in zona51. Superata località Piana del Giardino, per un lungo tratto di costa di circa km 3,500 non sono note significative tracce archeologiche riconducibili al tracciato viario. Probabilmente la strada doveva seguitare verso N costeggiando il lago, secondo un percorso che potrebbe essere in parte ricalcato dalla moderna Strada di Gradoli. Un tratto superstite di questa arteria perila- custre è noto ai piedi di Poggio della Vallicella, nel punto in cui il torrente del Fosso di Valle Gara sfocia nel lago, ad una decina di metri dalla battigia52. Successive evidenze, nella fatti- specie basoli fuori posto, riferibili al tratto che costeggiava la sponda settentrionale del lago e che andava probabilmente a ricongiungersi con la via Cassia presso Bolsena, sono note nelle località San Giovanni in Val di Lago53 e Materazzo54. A giudicare dai pochi e frammentari dati disponibili è possibile che dal punto di vista strutturale l’asse viario presentasse per la quasi totalità del tracciato una sede carrabile con fondo tufaceo non lastricato; la pavimentazione basolata era forse riservata solo a brevi seg- menti in prossimità del centro abitato di Visentium e degli insediamenti principali. Da questa arteria dovevano dipartirsi rami secondari che, strutturandosi a raggiera attorno alla conca la- custre, garantivano il collegamento tra Visentium e le aree più interne del suo territorio.

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49 Pasqui 1886a, p. 144 e nota 1. La via che risale Monte Bisenzo è denominata ancora nel XIX secolo “Strada antica” (cfr., ASVt, Catasto Pontificio Viterbo, Bisenzio - Capodimonte, sez. 2, mappa VIII). 50 V. infra, nota 21. 51 Pasqui 1886a, p. 144, nota 1; Casi, Tamburini 1999, p. 270, nota 49. Anche il Pasqui (1886d, p. 310) ricorda la presenza di “un’antica via, che dall’abitato romano di Bisenzio si spingeva entro la foresta di s. Magno in direzione Gradoli”. 52 Fioravanti 1963, pp. 427, 428 e fig. 1. 53 ASBAEM, prot. n. 4603 del 16-04-1984, pos. 2/San Lorenzo Nuovo. 54 AGAR, B9/scheda n. 23 del 10/08/1983.

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302 Fig. 1 - Monte Bisenzo.

Fig. 2 - Capodimonte, località Piana del Giardino. Monumento funerario.

303 Fig. 3 - Capodimonte, Ara della Crociata. Foto aerea con tracce di edifici interrati (Aerofototeca, neg. n. 31654).

Fig. 4 - Capodimonte, località Fontanaccio. Iscrizione (da Gasperini 1959).

304 Fig. 5 - Il territorio in esame con le principali evidenze di età romana.

305 Fig. 6 - Capodimonte, località Poggio Tondo. Area di necropoli.

Fig. 7 - Piansano, località Poggio Metino. Cisterna in opera quasi reticolata.

306 Fig. 8 - Capodimonte, Fosso della Nocchia. Cisterna.

Fig. 9 - Capodimonte, Fosso Spinetto. Materiale ceramico: n. 1-3 ceramica a pareti sot- tili; nn. 4-6 terra sigillata italica.

307 Fig. 10 - Gradoli, località Valle Gianni. Ninfeo (foto cortesia E. Pellegrini).

Fig. 11 - Gradoli, Palazzo Farnese. Alto- Fig. 12 - Gradoli, Palazzo Farnese. Altori- rilievo in marmo, veduta frontale. lievo in marmo, veduta laterale.

308 Fig. 13 - San Lorenzo Nuovo, località Piantata Buccelli. Suspensurae fittili del caldarium (foto cortesia E. Pellegrini).

Fig. 14 - San Lorenzo Nuovo, località Cepposecco-Casorano. Ruderi della villa.

Fig. 15 - Bolsena, località Casettaccio. Cisterna.

309