QUADERNI DEL CSCI 7 2011 SEZIONE MONOGRAFICA / II. CRONOTOPI E FIGURE

all’italiana (1961) di Pietro Germi, la scelta lenza negli “spaghetti ”), la “com- della lotta armata all’indomani dell’8 set- media all’italiana” si incattivisce fino a tembre in Tutti a casa (1960) di Luigi mettere in scena la sua stessa morte: l’ulti- Comencini, le delusioni post-resistenziali mo funereo scherzo dei protagonisti di in Una vita difficile (1961), l’illusione del Amici miei (1975) di Mario Monicelli, la boom in Il sorpasso (1962), l’aberrazione crudeltà popolana di Manfredi in Brutti, morale in I mostri (1963), tutti di Dino Risi. sporchi e cattivi (Scola, 1976), l’omicidio In un Paese che con il boom economico sco- addirittura per il Sordi di Un borghese pic- priva la possibilità di arricchirsi e voleva colo piccolo (1977) di Mario Monicelli e dimenticare l’atavica povertà contadina, la infine il de profundis meta-cinematografico “commedia all’italiana” seppe trovare la di La terrazza (1980) di Ettore Scola, in cui chiave per raccontare l’italiano medio, met- il dover far ridere viene identificato come tendolo di fronte, con una risata amara, alla la condanna di una vita e di un cinema. sua amoralità. Per capire quanto quei film L’apice e poi la sconfitta del terrorismo toccassero un sentimento profondo si pensi segna, alla fine degli anni ’70, il terzo che già Leopardi nel 1824, molto prima momento di rottura del cinema comico, dell’Unità del Paese, col Discorso sopra lo stato dopo quelli delle due guerre mondiali. presente dei costumi degl’italiani, aveva colto, Stavolta però il comico, riflettendo quel in mancanza di una società strutturata e giu- che avviene nella società, ripiega sul priva- sta, il limite caratteriale dell’italiano: “Il suo to, sul monologo solipsistico. È il caso di più savio partito è quello di ridere indistin- Benigni, Verdone, Nichetti, Nuti, Troisi, tamente e abitualmente d’ogni cosa e Moretti: l’attore comico diventa autore di d’ognuno, incominciando da sè medesimo”. se stesso, costruendo un discorso originale Dopo il ’68 la società italiana diviene all’insegna dell’insicurezza, anche se più conflittuale e, a fronte di sottogeneri in cui personale che sociale. ancora si dimostra la necessità della risata I primi anni ’80, con il successo delle tv per affrontare temi non più tabù (la libera- private, segnano la crisi irreversibile del zione sessuale nelle nostro cinema: il genere comico più corrivo “commedie sexy”, la sarà alla lunga l’unica proposta in grado di Contadini scoperta della vio- competere con il cinema americano. Lo di Anton Giulio Mancino

coscrivono dunque un per- gono un fiero inno alla terra tadino viene, a seconda dei corso non solo cinematogra- e alla produttività, nel qua- casi, cavalcato, subissato, fico ma anche storico che va dro di un disegno nazionali- trasformato in mito o ideale dall’affermazione del sonoro sta e arcadico (Blasetti), o di irraggiungibile a livello on è del tutto impro- e dalla rinascita del cinema un ritorno a un rapporto sociale, politico ed etico. prio, e non soltanto nazionale – di cui Blasetti, sostenibile con la terra, in un Complice è la svolta indu- Nsotto il profilo cro- dopo aver già coniugato in ben mutato contesto in cui la striale che, dopo la battuta nologico, affermare che il via sperimentale il connubio cosiddetta new economy, d’arresto della Seconda ritratto che il cinema italia- tra terra e cinema in Sole sembra aver esaurito il suo Guerra Mondiale, riprende no offre del mondo contadi- (1929), fu l’alfiere sotto ciclo e la consapevolezza negli anni ’50 e raggiunge no cominci con un Terra l’egida del fascismo e della della catastrofe planetaria in l’apice tra la fine di quel madre, il film di Alessandro sua ideologia populista – atto impone una revisione decennio e l’inizio del suc- Blasetti del 1931, e giunga all’avvento del cinema digi- strutturale dei modelli pro- cessivo, in pieno miracolo ad un altro Terra madre, il tale. Sono titoli che, in epo- duttivi e antropologici (Olmi). economico. lungometraggio documenta- che molto lontane e secondo In mezzo, nel lungo periodo È il momento in cui, tra luci rio di Ermanno Olmi del canoni di pensiero decisa- intermedio che copre oltre e ombre, è il sistema indu- 2009. Due titoli omonimi cir- mente agli antipodi, propon- mezzo secolo, il mondo con- striale e del terziario a cam-

176 Alessandro Anniballi La commedia / Anton Giulio Mancino Contadini / Fabio Rossi Lingua e dialetti stesso Paolo Villaggio, che con la grande In un cinema in cui, oltre all’identifica- maschera tragicomica di Fantozzi (1975) di zione tra film medio e commedia, gli attori Luciano Salce incarnò il piccolo-borghese capaci di conquistare il box office, da Totò in ripetutamente umiliato in una società indu- poi, sono sempre stati dei volti comici, è strializzata ormai endemicamente ingiusta, chiaro che il comico è speranza e condanna. finisce negli anni ’80 per incasellarsi in E così è andata anche – se non soprattutto – farse il cui orizzonte culturale erano le tv negli ultimi vent’anni dove, al crollo del commerciali. E un film come Grandi magaz- nostro sistema cinematografico e alla poten- zini (1986) di Castellano e Pipolo, in cui tutto za sovrastante di Hollywood, si è risposto si mercifica, anche per la moltiplicazione solo con i “cinepanettoni”, con commedie delle star comiche (oltre a Villaggio, ci sono fintamente garbate (Aldo, Giovanni e Montesano, Pozzetto, Boldi, De Sica, Banfi), Giacomo o Pieraccioni) oppure con la è la perfetta sintesi di questo spirito consu- sopravvivenza di talenti come Benigni e mista da televendita. Di nuovo, il comico Verdone. E anche oggi che si comincia a diviene funzionale al Potere: stavolta a quel- riparlare di rinascita del nostro cinema, ciò lo prima televisivo e poi, dal 1994, anche avviene di nuovo a traino della commedia, politico, di Silvio Berlusconi. Il “cinepanet- con il rischio tangibile di una riproposta – tone” che sopravvive ancora oggi ne radica- nel complesso – dell’incultura figlia degli lizza il senso: qui la tipica arte di arrangiarsi anni ’80. dell’italiano si ribalta nell’ostentazione del “farla sempre franca” in un luogo a-legale quale è quello della vacanza. Lingua e dialetti Sul versante opposto un solo autore, di Fabio Rossi dagli anni ’80 ad oggi, ha saputo condanna- re la degenerazione morale dell’Italia, uti- l cinema italiano si è sempre confrontato lizzando spesso i meccanismi della com- con il plurilinguismo tipico del nostro media: Nanni Moretti. Anche in Habemus IPaese, a partire dal cinema muto con Papam (2011) la commedia serve ancora da l’inserimento di forestierismi e dialettali- chiave di lettura di un presente ormai privo smi nelle didascalie. Emblematiche le sce- di riferimenti, di guide morali per il Paese. neggiate napoletane della Film Dora (di

peggiare, anche al cinema. te, a partire dal dopoguerra Giuseppe De Santis in co ispirato all’occupazione Curiosamente, sono gli stes- e dal Neorealismo, in conco- Caccia tragica (1946) e delle terre da parte dei con- si due autori citati, Blasetti mitanza con le tensioni Riso amaro (1949). tadini all’indomani della e Olmi, a collocare al centro ideologiche che vedono Il Neorealismo stesso chia- riforma agraria del 1950. della loro filmografia il l’Italia nell’agone della ma in causa e veicola l’uni- Quel progetto di riforma lavoro come valore e neces- Guerra Fredda, l’oggetto di verso contadino da fronti tuttavia fallì e fu perciò sità morale e ad aprirsi un contendere politico, opposti: in Cielo sulla palu- impossibile arginare l’esodo quindi positivamente anche spesso anche allegorico. de (1949), anche in vista dalle campagne e la brusca al parallelo, competitivo e Una tendenza che talvolta si della chiamata a raccolta dei trasformazione culturale e alla fine vincente comparto pone nel solco di un percor- fedeli per il Giubileo sociale dell’Italia in Paese industriale (Blasetti, ad so formalista pregresso, di (1950), lo fa in senso catto- industriale. Un esempio per esempio, con La tavola dei matrice letteraria – come lico e anticomunista con- tutti di questo clima contro- poveri, 1932; Olmi con i dimostra Alberto Lattuada in trapponendosi a un’idea di verso e di non facile com- documentari degli anni ’50 Il mulino del Po (1949) –, campagna intesa invece prensione, le cui ambiguità realizzati per la Edison e poi mentre più di frequente ha come luogo deputato della di fondo si preferisce rimuo- con I fidanzati, 1963). La una forte impronta social- lotta di classe, con un forte vere per non turbare la terra diventa principalmen- comunista – come dimostra orientamento meridionalisti- fiaba storica italiana degli >>

177 QUADERNI DEL CSCI 7 2011 SEZIONE MONOGRAFICA / II. CRONOTOPI E FIGURE

Elvira Notari e figli), esportate oltre- svariati; quella della dialettalità “stereoti- oceano e consumate con grande successo pata” (del Neorealismo “rosa” e della da migliaia di emigrati: È piccirella (1922), “commedia all’italiana”); e quella della dia- ’A Santanotte (1922) e ’Nfama! (1924), al lettalità “espressiva” (quando non espres- quale la censura non solo impose la riscrit- sionistica: certi film satirici, da Totò a tura delle didascalie “in corretta lingua ita- Fellini alla Wertmüller) e riflessa (con un liana”, ma negò, eccezionalmente, il nulla uso compiaciuto della riproduzione dei dia- osta per l’esportazione. letti più criptici e meno rappresentati: dal Le tappe cronologiche dell’impiego del bergamasco arcaico di L’albero degli zoccoli, dialetto da parte del cinema sono state già (1978) di Ermanno Olmi, al friulano di ben delineate da Sergio Raffaelli (cfr. Id., Maria Zef (1981) di Vittorio Cottafavi. La lingua filmata. Didascalie e dialoghi nel Un tentativo di periodizzazione dagli cinema italiano, Le Lettere, Firenze 1992): anni ’80 ad oggi è impresa assai ardua, e dal 1930 al 1945 si riconoscono almeno la comunque da non tentare neppure in questa fase degli anni della Cines, caratterizzata sede per via dell’incredibile proliferazione dalle coloriture fonetiche locali dei film e diversificazione della recente produzione sonori dei primordi; quella cosiddetta degli cinematografica. Oltreché dei fenomeni “anni di Freddi” alla guida della Direzione storico-sociali – dal ripiegamento sulla Generale della Cinematografia (1934-1939), sfera del privato, rispetto agli anni ’70, al rigorosamente dialettofoba; e quella degli maggior peso assunto nel nostro Paese anni di guerra, con un uso dei dialetti più dalla cultura angloamericana – si dovrebbe consistente, dal macchiettismo al realismo. tener conto almeno anche delle innovazio- Dal 1945 agli anni ’80 (epoca in cui è diffi- ni tecnologiche e stilistiche del mezzo: dal cile incontrare film totalmente privi della continuo interscambio tra cinema e televi- componente regionale) individuiamo alme- sione (interscambio triplice, consistente no la fase della dialettalità “imitativa” (del nel reciproco prestito di tecniche, di stra- Neorealismo ma anche della cinematografia tegie produttive e di autori e interpreti, e più recente), caratterizzata dalla riprodu- responsabile, da un lato, dell’incremento zione abbastanza attendibile dei dialetti più degli usi neodialettali, dall’altro, viceversa, della tendenza alla stereotipia) al migliora-

<< Contadini / Anton Giulio Mancino

ultimi sessant’anni, è il ti” per ragioni di opportuni- successivi la terra dei conta- tadini – partigiani o figure capolavoro neorealista di tà politica – con il finanzia- dini si trasforma di volta in sindacalizzate – dagli anni Luchino Visconti, La terra mento non disinteressato di volta in uno spazio che fa ’60 agli anni ’90 assurgono trema (1948), il cui titolo provenienza cattolica, attra- da contraltare, nei kolossal al rango di eroi, soggetti suggerisce come, al centro verso l’Universalia Film, e il d’autore, ai privilegi aristo- storici ma senza tempo che di un progetto strutturato in consenso non dichiarato cratici sullo sfondo di un di volta in volta, attraver- tre episodi, dovessero esser- dello stesso finanziatore ori- Risorgimento incompiuto e sando la temperie sessan- ci i contadini che, avanzan- ginale dell’operazione, il PCI mistificato (Il Gattopardo, tottina, sfidano i padroni e do per prendere possesso di Togliatti – sia i contadini 1963, di Luchino Visconti), o la mafia (da Un uomo da dei latifondi baronali in che i minatori, lasciando funge da contenitore seco- bruciare, 1962, di Valentino Sicilia, creavano un effetto quindi i soli pescatori alle lare di una rivoluzione a Orsini, Paolo e Vittorio tellurico molto suggestivo. loro sventure. Sventure lungo covata, realizzata e Taviani, a Placido Rizzotto, Invece, dal film, accompa- neanche novecentesche ma immediatamente tradita 2000, di Pasquale Scimeca) gnato dal contraddittorio ottocentesche, arcaiche, di (Novecento, 1976, di o la protervia nazi-fascista sottotitolo (oltretutto tra verghiana memoria. Bernardo Bertolucci). Pur (I sette contadini, 1957, di parentesi: Episodio del Non potendo dunque “tre- condannati alla subalternità Elio Petri; I sette fratelli mare), erano stati “elimina- mare”, ecco che nei decenni sul piano economico, i con- Cervi, 1968, di Gianni

178 Anton Giulio Mancino Contadini / Fabio Rossi Lingua e dialetti mento della resa del suono in presa diretta dine del cinema italiano (Amore tossico, (che agevola la regionalità e la “spontanei- 1984 e L’odore della notte, 1998, di Claudio tà” nel cinema italiano attuale), alla velo- Caligari; Ultrà, 1991, di Ricky Tognazzi). cizzazione del montaggio (la preferenza Analogamente, è notevole il realismo di certi accordata a scene brevissime non fa che film napoletani (Immacolata e Concetta, l’al- ridurre l’andamento monologante e retori- tra gelosia, 1980, e film successivi di co dei dialoghi, con conseguente avvicina- Salvatore Piscicelli; Libera, 1993 e I buchi mento alla conversazione informale). neri, 1995, di Pappi Corsicato; L’amore mole- La propensione al realismo linguistico sto, 1995, di Mario Martone; Certi bambini, del cinema è sempre stemperata dalla ten- 2004, di Andrea e Antonio Frazzi). In denza all’attenuazione delle varietà, inevi- Puglia, si va dai film più italianizzati e ibri- tabile per ragioni di mercato. La consueta dati (Sergio Rubini, da La stazione, 1990 a La (almeno dal 1938 al 1988) prassi del dop- terra, 2006), ai più dialettali (Lacapagira, piaggio dei film anche italiani costituisce, 2000 e Mio cognato, 2003, di Alessandro inoltre, un diaframma in più tra la realtà Piva; Fine pena mai, 2008, di Davide Barletti linguistica e la sua copia schermica. Se per e Lorenzo Conte; si ricordino anche i film in “dialetto” deve intendersi la varietà meno salentino di Edoardo Winspeare: Pizzicata, compromessa con l’italiano standard, allo- 1996, Sangue vivo, 2000 e, più italianizzato, ra i film dialettali propriamente detti, Il miracolo, 2003). In Sicilia si tenta di uscire almeno fino a una ventina di anni fa, sono dai cliché del mafia-movie e della “commedia veramente pochi, e per tutti gli altri la sexy” (Mery per sempre, 1989 e Ragazzi denominazione più corretta sarebbe, sem- fuori, 1990, di Marco Risi; Le buttane, 1994, mai, quella di “film in italiano regionale”. di Aurelio Grimaldi; Respiro, 2002, e Elenchiamo alcuni casi paradigmatici, Nuovomondo, 2006, di Emanuele Crialese). dell’ultimo trentennio, procedendo da nord Ripercorrendo velocemente le fasi salienti a sud. Anche l’ultimo Olmi – e la sua scuola del dialetto nel cinema sonoro non si può – continua la strada delle varietà lombarde non iniziare da Alessandro Blasetti, a partire (Centochiodi, 2007). A Roma si tentano vie dal romanesco di Petrolini in Nerone più realistiche e meno annacquate e stereo- (1930), al toscano di Palio (1932), al napole- tipate nella messa in scena della varietà car- tano di La tavola dei poveri (1932), fino a

Puccini; Corbari, 1970, di protagonisti di un sogno la lente di una ragione che smarrimento e crisi di iden- Valentino Orsini; L’Agnese mancato o vittime di una non ammette deroghe o tità irrimediabile una società va a morire, 1976, di sconfitta storica scorciatoie sentimentali alla cui non resta che un’utopia Giuliano Montaldo); oppure (Allonsanfan, 1974, San “lezione dei fatti” (Cristo si estrema di futuro (i già possono rivelarsi come le Michele aveva un gallo, è fermato a Eboli, 1979, e citati Olmi di Terra madre e vittime ingannate di grandi 1976, e Kaos, 1984, di Tre fratelli, 1980, di Diritti di L’uomo che verrà); occasioni perdute o le vitti- Paolo e Vittorio Taviani); o, Francesco Rosi). dall’altro assomigliando, me sacrificali di una guerra infine, essere gli interpreti I contadini sullo schermo, all’interno di una visione atroce e di un male assoluto assoluti di un universo pro- attuali o frutto di un’evoca- passatista intrisa di rimorso, (da Bronte: cronaca di un fondo e sempre presente, zione, comunque torneran- a orchi o potenziali assassini massacro che i libri di sto- ora vagheggiato con cogni- no qua e là, sparpagliata- impegnati in una pericolosa ria non hanno raccontato, zione di causa e preveggen- mente, in questi ultimi dieci partita fratricida (La terra, 1972, di Florestano Vancini, za come struttura tradizio- anni del nuovo secolo, da 2009, di Sergio Rubini). a L’uomo che verrà, 2009, nale diuturna (L’albero un lato richiamando alla di Giorgio Diritti o Noi cre- degli zoccoli, 1978, di memoria il fantasma di un devamo, 2010, di Mario Ermanno Olmi), ora analiz- mondo perduto, che ha Martone); o ancora essere zato sotto il profilo storico e lasciato in uno stato di

179 QUADERNI DEL CSCI 7 2011 SEZIONE MONOGRAFICA / II. CRONOTOPI E FIGURE

1860 (1934), in cui è dispiegato tutto il ven- da al parlato-parlato in dialetto. Soltanto taglio dei dialetti italiani. Quest’ultimo è un un’Italia che stava per conquistare final- film corale in cui il vero protagonista è il mente una lingua parlata unitaria poteva popolo con la sua lingua, o meglio i suoi dia- rivalutare – e mettere in scena col dovuto letti (è chiara la volontà, ideologica più che distacco e senza vergogna – il plurilingui- realistica, di mostrare il Risorgimento come smo dialettale; non è un caso che il tasso di un fenomeno collettivo), e che fungerà da dialettalità presente nei film salga con l’au- modello per analoghi esperimenti sul pluri- mento delle competenze linguistiche degli linguismo italiano (Paisà, 1946, di Rossellini italiani e sia, però, inversamente proporzio- e Il cammino della speranza, 1950, di Germi). nale al livello culturale dei destinatari ideali Nonostante le proibizioni del regime a par- del prodotto: i film neorealistici registraro- tire dal 1931, dunque, l’ingresso del dialetto no un successo d’élite (di critici e intellet- nel cinema italiano precede i titoli neoreali- tuali), mentre a livello popolare si preferi- stici. L’importanza e l’innovazione linguisti- rono titoli come Catene (1949) di Raffaello ca principale del Neorealismo consistono, Matarazzo, i cui protagonisti non parlano infatti, non tanto nel grado di approssima- certo il napoletano del dopoguerra, bensì un zione alla realtà del dialetto riprodotto, né inappuntabile italiano da manuale, o meglio: nella frequenza dei tratti regionali, né nel l’italiano dei doppiatori. La lingua di Catene, numero dei film dialettali (La terra trema, pur senza ricorrere a un lessico troppo ele- 1948, di Visconti è tra i rarissimi casi di vato, risulta inverosimilmente assimilabile a integralismo vernacolare), bensì nell’aver una pagina scritta in uno stile scolastico, ad dato “dignità” al dialetto quale strumento di eccezione delle splendide canzoni napoleta- comunicazione. Al centro della scena vengo- ne – vero tessuto connettivo di questo e di no collocati tutti quei personaggi che fino a film consimili – alle quali viene delegata la quel momento avrebbero potuto interpreta- responsabilità di garantire il colore locale. re soltanto ruoli da comparsa: dar loro la Insieme con la lingua dei mélo il codice parola e costruire un film sul loro esprimere espressivo prevalente del cinema italiano giudizi sul mondo diventerà presto quello di Poveri ma belli significa necessaria- (1957) di Dino Risi, che dal Neorealismo Operai mente aprire la stra- “rosa” passerà senza soluzione di continuità di Anton Giulio Mancino

sto nel corso del tempo, inchiesta, rappresentazione. Un oggetto complesso, con- avvicendandosi, sovrappo- Perché nulla accade in un troverso, indipendentemen- nendosi, contrapponendosi film a prescindere dal con- te dal giudizio sui singoli altrettante prospettive di testo storico, politico, sinda- esiti, siano essi film di fin- ono molti i filtri e i lettura. E con essi stili, cale e culturale di riferi- zione o documentari (indu- distinguo necessari a generi, modelli narrativi, mento. Specialmente in striali, di denuncia o di con- Scircoscrivere la rappre- prese di posizione, cliché Italia, dove la dimensione tro-informazione). sentazione degli operai che spesso hanno sacrificato del lavoro operaia è stata, Cercheremo dunque di trac- compiuta dal cinema italia- la figura stessa della tipolo- storicamente – durante il ciarne un quadro dinamico, no. Una ricognizione perio- gia di lavoratore che qui ci fascismo, all’indomani della disarticolato, selezionando dica – se si vuole – quella apprestiamo ad analizzare Liberazione, durante il esempi a nostro giudizio effettuata dalla “macchina dentro il quadro di riferi- cosiddetto boom economico, significativi, emblematici. cinema” in Italia, comunque mento strettamente cine- tra la fine degli anni ’60 e Per restare in tema di “ope- sia molto irregolare, discon- matografico, anche se que- l’inizio del decennio succes- rai” sugli schermi italiani, tinua, soggetta a numerosi, sto non procede autonoma- sivo, fino ai giorni nostri – grandi e piccoli, si rende in troppi schemi ideologici e mente rispetto ad altri l’oggetto di un contendere questa sede necessario, culturali cui hanno corrispo- ambiti di racconto, indagine, molto accentuato. anche per comodità di sin-

180 Fabio Rossi Lingua e dialetti / Anton Giulio Mancino Operai alla “commedia all’italiana” e poi a buona V’è poi tutta una serie di film nei quali parte dei film successivi, fino ad oggi, non- le mille varietà dell’italiano (letterario, ché a tanta fiction televisiva. È questa, forse, popolare, burocratico, dialettale ecc.) si la creazione linguistica più originale e dura- combinano tra loro lungi da esigenze rea- tura del cinema italiano (indipendente- listiche, bensì, semmai, sulla scorta della mente, beninteso, dalla funzionalità e dal tradizione mistilingue di tanta produzione valore estetico). Il grande pubblico apprez- umoristica (da Plauto a Petrolini, da zò, abituato ad accettare, d’altronde, che Petronio a Rabelais, dalla Commedia tutto sul grande schermo è finzione, con- dell’Arte all’Opera buffa) che ben potrem- venzione e compromesso: come si può cre- mo definire, con Contini, “espressionisti- dere che qualcuno faccia la parte di qualcun ca”. Emblema di tale linea, nel linguaggio altro? Altrettanto plausibile è una lingua cinematografico, è senz’altro Totò. ficta, più vicina allo scritto che al parlato, Proviamo a schematizzare, in conclu- che funga da dialetto vivo, una lingua creata sione, le principali funzioni assunte dal ad hoc, dunque, a tavolino, fatta di italiano dialetto (e dall’italiano regionale) filmico da manuale di grammatica e di pronuncia, nel corso della sua storia. condito con tratti – perlopiù fonetici e les- 1) La prima funzione – in ordine cronolo- sicali – regionali: una “dialettalità integrale gico e d’importanza – è quella di contorno di maniera [...], soluzione linguistica per (in un contesto generale perfettamente così dire endogena, fino a quel momento italofono e tendenzialmente formale), mai tentata”, ottenuta mediante il ricorso a macchia di colore che caratterizza, perlo- “interazioni verbali posticce, modulate più a scopo ludico o ironico, l’eloquio di secondo un’informalità falsamente sponta- taluni personaggi secondari, in generi nea” e costruita “selezionando moduli locu- cinematografici quali i “” tivi elementari di dialetti reali, cancellan- (Gli uomini, che mascalzoni, 1932, Darò un done drasticamente i tratti meno compren- milione, 1935 e Il signor Max, 1937, di sibili al vasto pubblico nazionale e assem- Camerini) e il Neorealismo “rosa” (Pane, blandoli secondo schemi funzionali a situa- amore e fantasia, 1953, di Comencini; zioni comunicative elementari e ripetitive” Abbasso la miseria, 1945 e Abbasso la ric- (Ibid., pp. 325-326). chezza, 1946, di Righelli; L’onorevole

tesi, occuparsi dei lavoratori Nonostante questo restrin- rappresentazione vi sono della produzione, anche per di base, specializzati e non, gimento di campo, in tutti i solo raramente le concrete non inquinarne l’immagine” capi-operai compresi, ma sensi, eccoci di fronte a una procedure produttive; in (Id., La fabbrica visibile, in non dirigenti, capi-reparto o prima questione di fondo, generale ciò che è visibile è Diario del Novecento, fasci- colletti bianchi. Quelle figu- che Peppino Ortoleva giu- piuttosto il marchio, o il colo allegato alla videocas- re di lavoratori di estrazione stamente coglie sul versante prodotto. Il documentario setta del documentario popolare, insomma, stretta- del documentario industria- industriale costruisce, attor- Operai di Antonietta De mente iscritti nella cornice le o d’impresa, citando no all’impresa o al prodotto, Lillo, Archivio Storico del della fabbrica tradizionale, anche un caso “virtuoso” e un racconto, che però gene- Movimento Operaio e escludendo dal novero le in controtendenza prodotto ralmente si svolge “attorno” Democratico/ «l’Unità», categorie contigue di lavo- dalla Fiat come Fiat 522 - alla fabbrica più che al suo Roma 1996, pp. 8-10). ratori assimilabili oggettiva- Sotto i tuoi occhi (1932): interno, a meno che voglia Questo giudizio, che ritenia- mente ai suddetti “operai” “Anche in questo genere, documentare una specifica mo poter allargare anche per condizioni di lavoro, che in Italia ha conosciuto innovazione produttiva rite- all’ambito della finzione estrazione sociale, contesti una certa fortuna soprattut- nuta particolarmente prege- senza grandi soluzioni di esistenziali, produttivi e to negli anni Cinquanta e vole, e allora questa viene continuità, già in epoca relazionali. Sessanta, al centro della esaltata, isolata dal resto fascista vale di fatto anche >>

181 QUADERNI DEL CSCI 7 2011 SEZIONE MONOGRAFICA / II. CRONOTOPI E FIGURE

Angelina, 1947, di Zampa). Ma si pensi commedie grottesche e di denuncia di Elio anche a certi film neorealistici come Roma Petri (romanesco e siciliano come lingue città aperta, nei quali soltanto taluni per- dell’immoralità: A ciascuno il suo, 1967; sonaggi usano il dialetto (la Magnani, e Indagine su un cittadino al di sopra di ogni nelle sue forme meno popolari), mentre sospetto, 1970; La proprietà non è più un altri (come Aldo Fabrizi e Francesco furto, 1973; milanese come codice del capi- Grandjacquet, doppiato) parlano un italia- talismo senza scrupoli e dell’alienazione: no quasi sempre inappuntabile. La classe operaia va in Paradiso, 1971), nei 2) La funzione realistico-documentaristica film di mafia italiani e stranieri. si riscontra raramente, ma trasversal- 5) Espressionistico-teatrale (corrispon- mente, lungo tutta la storia del nostro denza maschera-dialetto, sulla scorta della cinema, dal blasettiano 1860, al neoreali- Commedia dell’Arte e dell’avanspettacolo) stico La terra trema, a Maria Zef. è l’uso dei dialetti fatto da Totò e da certa 3) Lirico-nostalgica può essere definita la “commedia all’italiana” (I soliti ignoti, funzione del dialetto in Olmi, in certo 1958, di Monicelli). Fellini (8½, 1963 e Amarcord, 1973: il 6)Prettamente espressionistico invece è romagnolo dell’infanzia perduta) e in certo quello, tra gli altri, dei film della Wertmüller Pasolini (il romanesco del sottoproletariato e di certo Monicelli (i due Brancaleone). mitizzato nei primi film: Accattone, 1961, 7) Valenza esclusivamente caricaturale e Mamma Roma, 1962, La ricotta, 1963). macchiettistica ha il dialetto delle farse fil- 4)Più simbolica (per esprimere un disagio miche, dai titoli con Franchi e Ingrassia a o un tipo sociale e umano), invece, è la quelli dei Vanzina. funzione degli stralci dialettali in molti 8) Un dialetto dalle tinte giovanili e neoger- film con Alberto Sordi, in certo Fellini (la gali è infine quello presente nei film di gretta indolenza del romanesco in Lo sceic- Nanni Moretti (Ecce bombo, 1978), di Mas- co bianco, 1952 e in I vitelloni, 1953; la con- simo Troisi (Ricomincio da tre, 1981) e dei fusione babelica della Roma di La dolce vari Caligari, Marco Risi, Ricky Tognazzi ecc. vita, 1960), in certo Pasolini (i diversi idio- Anche il grado di approssimazione alla mi di Uccellacci e uccellini, 1966), nelle realtà muta sensibilmente da film a film. Si va dalla riproduzione estrema delle varietà

<< Operai / Anton Giulio Mancino

per il (poco) pirandelliano Antonioni con Il grido un interessante sistema di attenti a inserire l’uomo Acciaio (1933) di Walter (1957), coglie con perspica- vasi comunicanti tra fiction nella dimensione lavorativa Ruttmann, in cui molta non cia i segni dell’interclassi- e documentario industriale. e non viceversa, come acca- fiction si mimetizza tra le smo di fenomeni come alie- Quest’ultimo costituisce de – sul versante operaio – pieghe di una finzione di nazione e incomunicabilità, anche una palestra preziosa in I fidanzati (1963). puro supporto ed evidente solitamente appannaggio per quegli autori che cerca- Appena un anno prima tro- impianto propagandistico. del ceto borghese, e Pietro no di esplorare la condizio- viamo un altro interessante E parzialmente, cioè per una Germi indaga con sincerità e ne umana dentro la cornice caso di equilibrio tra istanze sola, eppure lunga ed elo- onestà intellettuale i males- promozionale imposta dalla sociali e private in un film quente sequenza realistica seri sentimentali di un capo- committenza, tendenza che che resta isolato, Pelle viva e documentaristica, per La operaio in L’uomo di paglia in particolare vede in prima (1962) di Giuseppe Fina. tavola dei poveri (1932) di (1958) – entrambi poco linea Ermanno Olmi, il quale Quando l’“autunno caldo” Alessandro Blasetti, nono- accondiscendenti ai diktat mostra nei suoi documentari del 1969 è alle porte, e con stante il genere comico. del marxismo, cui afferisce girati per la Edison (1954- esso si impone il primato Alla fine degli anni ’50, sulle piuttosto il documentario 1961) di aver già chiara la del politico nella insosteni- ceneri del Neorealismo, Giovanna (1958) di Gillo prospettiva di molti suoi bile esistenza dell’operaio, mentre Michelangelo Pontecorvo – si crea persino lungometraggi successivi, l’immagine del singolo ope-

182 Fabio Rossi Lingua e dialetti / Anton Giulio Mancino Operai / Gaia Varon Il melodramma dialettali anche più minute (La terra trema, Martinelli, Buongiorno, notte, 2003, di L’albero degli zoccoli, Maria Zef, L’amore Marco Bellocchio, Fame chimica ecc., e il molesto, Lacapagira, Certi bambini, dialetto, per esempio, di Romanzo criminale Nuovomondo) alla riproduzione attenuata (2005) di Michele Placido. Ma Fame chimi- del Neorealismo “rosa” (Due soldi di spe- ca dimostra anche come, in certo qual ranza, 1952, di Castellani; Pane, amore e modo, il dialetto, cacciato dalla porta, rien- fantasia), alla riproduzione ibridata di tanta tri dalla finestra. E infatti al perfetto, e “commedia all’italiana” (Poveri ma belli), innaturale, “doppiaggese” (anche i collo- all’azzeramento del dialetto (dal mélo – quialismi vengono pronunciati con osten- Catene – a certo film d’impegno). tazione teatrale) italiano della voce narran- Si pensi, a quest’ultimo proposito, a te iniziale (quella del protagonista) si con- Fame chimica (2003) di Antonio Bocola e trappongono tanto le scritte sui muri, Paolo Vari, nel quale l’italiano standard del quanto la canzone parzialmente napoletana protagonista Claudio e di quasi tutti gli altri del rapper Luca “Zulù” Persico, della band personaggi stride con il contesto sociale del 99 Posse. La sigla iniziale combina, infatti, film, ambientato nella periferia malfamata assai liberamente, superstandard (‘proget- di Milano. Di là dal suo valore estetico, il tualità’), dialetto (‘faticà’: lavorare), sub- film è particolarmente significativo, perché standard (‘nessuno non ce l’ha’) e gergo dei si contrappone alla tendenza maggioritaria tossicodipendenti (a partire dall’espressio- del nostro cinema, vale a dire quella del- ne ‘fame chimica’): come a dire che il plu- l’adozione indiscriminata dell’italiano rilinguismo atteso nel film è delegato inte- regionale. In effetti il cinema d’impegno ramente al rap proemiale. politico-sociale si è sempre mosso su un doppio binario: a volte ha utilizzato il dia- letto o l’italiano regionale con finalità ora Il melodramma realistiche ora simboliche (Petri), altre di Gaia Varon volte ha adottato l’italiano standard. La medesima dicotomia si ha nelle produzioni uando, dopo una lunga carriera di più recenti, che oscillano tra l’italiano di successo come regista cinematogra- Piazza delle cinque lune, 2003, di Renzo Qfico in era fascista, Carmine raio cede definitivamente il mettere a fuoco la fabbrica modello di cinema militante Petri, il quale con la consue- posto alla sua appartenenza come luogo reale dove e informale, ben rappresen- ta, irregolare visionaria lun- a istanze collettive – spesso nasce il potere e dove può tato dalla controversa e gimiranza non esita a inserire forzate – di lotta di classe, essere battuto. […] La fab- paternalistica docu-fiction l’operaio Massa in una pro- che sfociano nell’occupazio- brica che emerge da questi Apollon (1968) di Ugo spettiva pulsionale delirante ne e nell’autogestione. Si film è così per certi versi Gregoretti, a un film tradizio- che trascende il singolo per- assiste insomma a quel idealizzazione di quella di nale mimetizzato da reporta- sonaggio, a Una breve fenomeno di segno opposto certi documentari già ricor- ge come Trevico-Torino - vacanza (1973) di Vittorio che già dal dopoguerra agi- dati, sia pure con un’idealiz- Viaggio nel Fiat-Nam De Sica, con riscontri puntuali sce parallelamente nel cine- zazione di segno opposto” (1973) di Ettore Scola, dove anche nelle commedie amare ma italiano, inizialmente (Ibid., pp. 10-11, 13). gli spunti di commedia val- di Mario Monicelli (Romanzo solo documentaristico: “Al Tra la fine degli anni ’60 e gli gono più del quadro di riferi- popolare, 1974) e di Luigi feticismo delle merci, la anni ’70, messe da parte le mento, molto approssimativo, Comencini (Delitto d’amore, sinistra marxista ha opposto soluzioni di continuità tra fin- a scelte invece più classiche 1974), che addirittura chiude fin dalla sua origine la zione e documentario, si di racconto e messa in scena: con la soluzione “armata”. volontà di far luce sul ‘labo- passa dai tentativi di rincor- da La classe operaia va in Conclusasi la stagione “sto- ratorio di produzione’, di rere esteriormente un paradiso (1971) di Elio rica” delle vertenze operaie, >>

183 QUADERNI DEL CSCI 7 2011 SEZIONE MONOGRAFICA / II. CRONOTOPI E FIGURE

Gallone volle, per così dire, rifarsi una ver- sore su «Il Tempo»), il pubblico lo premia ginità politica si rivolse all’opera lirica. Nel e Avanti a lui tremava tutta Roma, senz’al- 1946 girò Avanti a lui tremava tutta Roma, tro grazie anche ad Anna Magnani, prota- un film ambientato nella Roma occupata gonista del film accanto al noto baritono dai tedeschi in cui due cantanti lirici, sen- Tito Gobbi, fa quell’anno uno degli incassi timentalmente legati fra loro e impegnati più alti. Gallone ha talento, esperienza e in teatro come interpreti della Tosca di una buona dose di fiuto. Alle spalle ha, in Puccini, fanno parte della Resistenza; lui effetti, già diversi film legati al mondo nasconde un paracadutista inglese, ma lei dell’opera (Casta Diva del 1935, Amami, crede che si tratti di un’amante e, accecata Alfredo del 1940, per citarne solo alcuni) e dalla gelosia, conduce al nascondiglio un altrettanti ne girerà nel dopoguerra, a par- ufficiale tedesco. Come accade nel diffuso tire da un bellissimo Rigoletto del 1946. filone delle cosiddette “opere parallele”, la Sa, Gallone, che l’opera è, come il cinema, trama del film ricalca quella dell’opera (e genere alto e insieme popolare, e che è del dramma originale di Victorien Sardou stata caricata, nell’Italia post-unitaria su cui sono basati tanto il libretto che il come in quella fascista, di una fortissima soggetto dello stesso Gallone), ambientata funzione identitaria nel rappresentare un nella Roma papalina poco dopo la caduta distillato dell’italianità. E sente, Gallone, della Repubblica Romana, salvo che per il che negli anni faticosi ma inebrianti della finale, tragico in Tosca, lieto nel film. Se la ricostruzione, che è anche costruzione di critica arriccia il naso (“Credevamo che una rinnovata e ancora precaria identità questo dopoguerra ci risparmiasse almeno nazionale, portare l’opera sullo schermo i film di Gallone, invece eccolo di ritorno, risponde a un bisogno di ritrovarsi e rico- melodrammatico e pomposo, con tutto il noscersi (tanto più mentre tanti teatri sono bagaglio della sua vieta retorica e della sua resi inagibili dai danni di guerra). Non è il trita coreografia, a sbizzarrirsi con pletorici solo e accanto ai suoi arriveranno nelle sale voli nell’unico campo in cui gli sia rimasto film operistici di Mario Costa, Piero alcunché di congeniale: l’opera lirica”, è il Ballerini, Fernando Cerchio, e altri ancora, lapidario commento di un anonimo recen- in una stagione lunga un decennio abbon- dante in cui la lirica, anche interpolata,

<< Operai / Anton Giulio Mancino

le categorie dell’impolitico, beduino” di Testa o croce, raio con nostalgia, dover metraggi documentari di del riflusso, del ritorno al 1982, o la fabbrica come essere ideologico, bisogno Mimmo Calopresti (1990- privato comportano tra la alibi di un operaio in aria di di conoscenza, interesse. O 2008), a quelli antologici fine degli anni ’60 e tutti gli camorra in Mi manda lo fanno per committenza, di Antonietta De Lillo anni ’80 e ’90, scelte mini- Picone, 1983, entrambi spesso optando per la forma (Operai, 1996) e Francesca maliste, trasversali, anche diretti da Nanni Loy), al film documentaristica e in parti- Comencini (In fabbrica, ridanciane, non per questo per la TV a puntate, di deri- colare per il film di montag- 2007) o a Sirena operaia inefficaci, dove ugualmente vazione letteraria e afflato gio. Ma tutti, anche coloro (2000) di Gianfranco le contraddizioni di fondo, retrospettivo (Tre operai, che scelgono la fiction, Pannone, fino al bisogno di vecchie e nuove, emergono 1980, di Citto Maselli, tratto hanno intensificato in anni tradurne le problematiche con maggiore o minore con- dall’omonimo romanzo di recenti l’approccio con una dentro strutture narrative sapevolezza, in film peraltro Carlo Bernari), o al melo- materia e soprattutto una destinate a un pubblico più molto diversi. Spaziando dramma familiare (Padre e tipologia umana e sociale ampio, come nel caso di Il dalla immancabile comme- figlio, 1994, di Pasquale non più iscritta in un solco posto dell’anima (2003) di dia (La patata bollente, Pozzessere). Dagli anni ’90 storico, occupazionale e Riccardo Milani o Signorina 1979, di Steno; l’irresistibile nuove generazioni di registi produttivo marcato: si pensi Effe (2007) di Wilma Labate. episodio “Il figlio del guardano all’universo ope- ai cortometraggi e lungo-

184 Gaia Varon Il melodramma citata, presa a pretesto fin per commedie o volantini che danno inizio a una manifesta- usata per raccontare le vite dei musicisti, zione anti-austriaca (e vale la pena di men- abbonda nel cinema italiano finché l’arrivo zionare almeno un illustre precedente: in della televisione e delle opere riprese in Giuseppe Verdi di Matarazzo, biografia studio, da un lato, e i cambiamenti di stili e libera e, ça va sans dire, melodrammatica modi cinematografici, dall’altro, non la del 1953, figura la stessa situazione musi- relegheranno in una posizione assai più cale e patriottica, con tanto di mazzolino di marginale. Ma ha fiuto, Gallone, perché fiori bianco, rosso e verde, durante una intuisce di poter operare attraverso la lirica rappresentazione del Nabucco). Sono una saldatura fra patriottismo ottocentesco ovviamente numerosi, finissimi e intricati e antifascismo (con minor fortuna, e senza i fili che legano Senso al melodramma, l’elemento più potente di Avanti a lui tre- dall’ovvia couleur locale e d’époque fino alla mava tutta Roma, ossia la sovrapposizione costruzione filmica in cui si possono rin- delle due trame, operistica e filmica, ci tracciare gli schemi formali operistici; ma aveva peraltro pensato già un anno prima la musica verdiana è la lente da cui passa Giacomo Gentilomo, che in O sole mio del una visione niente affatto trionfale del 1945 mescola cantanti, paracadutisti e Risorgimento: Visconti intendeva, ripren- Resistenza con le note di Leoncavallo). dendo le sue parole, trasferire “i senti- Quella saldatura si ritrova, velata e in menti espressi dal Trovatore di Verdi dalla una chiave completamente diversa, un paio ribalta in una storia di guerra e ribellione”; di decenni più tardi e in clima ormai di in quella storia però egli esprime il disin- “controstoria”, quando l’opera filmata o canto dell’Unità d’Italia come rivoluzione rivisitata è al tramonto e quando nel pano- fallita (secondo la lettura di Gramsci) e si rama cinematografico italiano si fanno rivolge al Trovatore sapendo che ogni sua sempre più sporadici anche le biografie di pagina, anche la più bellicosa e baldanzosa, musicisti e i film storici ambientati è intrisa da un presagio di sconfitta e di nell’Ottocento, nei quali l’opera fa quasi morte, un presagio che accompagna ogni immancabilmente da ingrediente della protagonista delle opere di Verdi (e non è scenografia umana e culturale. Ora la lirica, per caso che il regista abbia voluto una nei teatri prima ancora che al cinema, è pagina verdiana – sia pur ignota, un inedi- sempre meno genere popolare e comincia a to, pare, trovato fortunosamente su una divenire oggetto d’interesse per il cinema bancarella, quel Valzer poi sapientemente d’autore che spesso la usa per cucirvi attor- orchestrato da Nino Rota – a pervadere del no, o per cucire attraverso di essa, ricchi senso ineluttabile della fine la grande intrichi di rimandi. Basta pensare al cele- scena del ballo di Il Gattopardo). brato e studiatissimo Senso (1954) di Intrigo politico, lotta contro il tiranno, Luchino Visconti, che a partire dall’omoni- tradimenti. Sono ingredienti di Senso, ma mo racconto di Camillo Boito narra una anche di Strategia del ragno di Bernardo vicenda di passione e di morte ambientata Bertolucci, regista parmense e anche per a Venezia durante la Terza Guerra questo legato profondamente alla musica di d’Indipendenza e dove l’opera entra in Verdi. Che infatti compare presto nel suo campo immediatamente: il film si apre sul cinema, già in Prima della rivoluzione (1964) Teatro alla Fenice durante una rappresen- in cui durante una recita, a Parma appunto, tazione del Trovatore di Giuseppe Verdi in del Macbeth, il protagonista Fabrizio prende cui, sul “Madre infelice, corro a salvarti, o atto dell’impossibilità di quella palingenesi teco almeno corro a morir” della cabaletta sociale che fin lì ha sognato. È invece una tenorile del II atto, dal loggione piovono rappresentazione di Rigoletto a sostenere,

185 QUADERNI DEL CSCI 7 2011 SEZIONE MONOGRAFICA / II. CRONOTOPI E FIGURE

Partigiani di Antonio Carlo Vitti

guerra ed episodi ricostruiti renti della Resistenza. tazione individuale mostran- della lotta partigiana. I com- Il più importante antifascista do la somma delle esperien- menti furono scritti da è il comunista Giorgio ze e il senso dell’itinerario Umberto Barbaro, il quale è Manfredi, responsabile della geografico diventa simbolo l 10 settembre 1943 anche il narratore di uno giunta del Comitato di della risalita morale e testi- Roma fu occupata dai degli episodi. Il film utilizza Liberazione Nazionale e monianza del riscatto collet- Itedeschi. Prima della sua un linguaggio molto simile a interamente votato alla lotta. tivo degli italiani nella lotta liberazione, Giuseppe De quello impiegato dai film di Lo vediamo in azione contro contro l’invasore tedesco. Santis, Gianni Puccini, Mario propaganda sotto il fascismo. i tedeschi per liberare il par- Nell’episodio fiorentino la Socrate, Aldo Scagnetti, Le somiglianze sono evidenti tigiano Francesco. Manfredi liberazione della città avvie- Franco Calamandrei e nel ritmo, nei tagli delle è torturato dal maggiore ne anche grazie al contributo Antonello Trombadori scris- inquadrature e nelle soluzio- Bergman ma preferisce dato dai partigiani nella lotta sero una sceneggiatura sulle ni stilistiche. I partigiani sono morire che tradire i suoi casa per casa. La morte di attività del Gruppo d'Azione rappresentati in atteggia- compagni. Pina, organizza- Guido annunciata da un Partigiana, lavorando segre- menti eroici, mentre il loro trice dell’assalto ai forni, compagno partigiano moren- tamente nello studio del valore e il loro impegno sono incarna una donna del popo- te entra nell’iconografia dei produttore Alfredo Guarini in sottolineati dalle affermazio- lo che vorrebbe una vita nor- giovani italiani morti per la via del Traforo. Il progetto è ni retoriche del narratore. Le male per potersi dedicare liberazione. Nel sesto episo- uno dei primi tentativi di fil- sequenze che celebrano la alla famiglia. Collabora tut- dio, ambientato lungo la foce mare le attività dei partigiani liberazione delle città setten- tavia alla sconfitta dell’inva- del Po durante l’inverno del a Roma, anticipando Roma trionali sono anch'esse girate sore al fianco del suo uomo, 1944, i cadaveri dei partigia- città aperta (1945) di nello stile dei documentari ma viene uccisa mentre rin- ni che galleggiano nel fiume Roberto Rossellini. dell’Istituto LUCE. I partigiani corre il camion che lo depor- con un cartello che ne All'interno della sceneggia- che marciano sono ripresi ta. Don Pietro, il sacerdote denuncia la scelta di campo tura compariva una notizia dal basso, mentre la cinepre- che collabora con i partigia- trasformano la rappresenta- del tempo, una donna colpita sa stacca spesso sulla folla ni, è il personaggio intorno zione scenica della legittima- a morte da proiettili tedeschi esultante, ripresa con un'an- al quale è costruito il mes- zione del diritto nazista di in Viale Giulio Cesare. La golazione leggermente rial- saggio resistenziale del film. giustiziare il nemico in occa- ricostruzione dell'evento fu zata per dare l'impressione Testimone delle torture cui è sione di drammatica denun- in seguito inserita in Roma di un maggior numero di sottoposto Manfredi, maledi- cia della violenza dell’op- città aperta e affidata persone e per enfatizzarne ce i tedeschi facendo sentire pressore. all’interpretazione di Anna la solidarietà. Alfonso che Dio sta dalla parte della Il sole sorge ancora (1947) Magnani. Canziani, riferendosi a Resistenza, ancora sentita in di Aldo Vergano, come sug- Giorni di gloria (1945) e La Giorni di gloria, scrisse che maniera unitaria. Anche i gerito dal titolo, continua il nostra guerra (1945) sono i questo film segnava l'inizio ragazzi comandati da discorso sulla lotta antifasci- primi film documentaristici della celebrazione retorica Romoletto, il futuro della sta e sulla ricostruzione sulla lotta antifascista. Il della Resistenza. Nazione, imitano i partigiani nazionale intrapreso con primo è il risultato della col- Roma città aperta, divenu- anche se sembrano piuttosto Giorni di gloria. Il film fu laborazione fra Giuseppe De to subito il manifesto per destinati ad abbracciare gli finanziato dall'Associazione Santis, Marcello Pagliero, eccellenza del cinema italia- ideali del mondo cattolico, Nazionale Partigiani d'Italia Luchino Visconti e Mario no resistenziale nel mondo, come suggerisce la cupola di (ANPI) e prodotto dall'ex Serandrei, che si occupò del fu girato nel periodo in cui il San Pietro sullo sfondo. comandante dei partigiani montaggio e della supervi- Sud era già stato liberato, il Nel 1946 esce Paisà diretto Giorgio Agliani, che fungeva sione generale. Questo film Nord era ancora occupato, sempre da Rossellini, che da consulente. Venne tutta- a episodi è la celebrazione Roma si trovava sotto l’occu- rievoca l'avanzata delle via criticato per la riduzione della fine del fascismo, di pazione nazista e i fascisti, truppe alleate dalla Sicilia al del mondo ad una lotta una ritrovata libertà e un benché reggessero formal- Nord Italia. Il film è costitui- manichea tra classi sociali invito aperto a unirsi nel- mente il governo della città, to da sei episodi che seguo- rigide. L'influenza dei l'obiettivo comune di creare vi avevano un ruolo subordi- no l’avanzata dell’esercito western americani è eviden- un futuro migliore. Il film nato nei confronti dei tede- alleato dalla sbarco in Sicilia te nelle scene finali. Qui, combina spezzoni di cine- schi occupanti. I partigiani in fino al Polesine, prima della sulle pianure lombarde, i giornali, materiale documen- azione nella capitale offrono fine del conflitto. La narra- partigiani organizzano l'ulti- taristico girato durante la un quadro vario delle diffe- zione sacrifica la rappresen- ma carica contro i tedeschi.

186 Antonio Carlo Vitti Partigiani

Scendendo dalle colline in blocco di Unità nazionale che L’abbandono di Luciana da sentazione del parroco del groppa a un cavallo o nasco- nel 1951 era, in realtà, in parte di Gianni per la figlia villaggio come un collabora- sti come indiani in mezzo a fase di dissolvimento (siamo del commendatore Catenacci zionista, capovolgendo così branchi galoppanti, gli anti- negli anni in cui si era dato è metaforicamente parago- l’immagine dei sacerdoti fascisti aiutano eroicamente i l’ordine che il 25 aprile si nabile al tradimento della DC vista nei film del 1945. La contadini nella loro rivolta. festeggiasse la nascita di che nel dopoguerra scarica la rappresentazione della Ma la Resistenza come mito Guglielmo Marconi). sinistra. Resistenza e dei suoi prota- unificante dell’identità italia- Dopo quasi un decennio di Due anni dopo è ancora gonisti appare qui in tutta la na perde forza dopo l’esclu- silenzio la Resistenza torna Montaldo a tornare sul tema sua complessità. sione della sinistra dal gover- sul grande schermo con Tiro della Resistenza con Negli anni ’90 la nuova no del Paese, imposta dagli al piccione (1961) di L’Agnese va a morire, tratto interpretazione cinematogra- Stati Uniti in cambio della Giuliano Montaldo. La novità dal romanzo omonimo di fica della Resistenza è concessione degli aiuti del interpretativa appartiene al Renata Viganò. E la rappre- influenzata dal libro di Piano Marshall. La sconfitta momento storico del disgelo: sentazione dei partigiani si Claudio Pavone, Una guerra del Fronte Popolare alle ele- il film non accontenta nessu- arricchisce di una nuova civile, che distingue nel zioni del 1948 segna dunque no e tradisce anche il interpretazione. La Resistenza biennio 1943-1945 tre guer- la fine della visione unitaria romanzo di Giose Romanelli è vista dalla prospettiva di re, spesso combattute tra gli della lotta antifascista. che narra la Resistenza dal una lavandaia, una donna stessi partigiani: guerra In piena Guerra Fredda esce punto di vista di un meridio- anziana e analfabeta che si patriottica, guerra civile e Achtung! Banditi! (1951) di nale apolitico che scopre gli unisce ai partigiani dopo guerra di classe. Vengono Carlo Lizzani ambientato orrori della guerra e che nel l’uccisione del marito Palita così messi a nudo gli aspetti sulle Alpi Liguri, ultimo film film diventa invece un penti- da parte dei tedeschi. Lo fa laceranti della Resistenza e che mostra i partigiani come to che solo alla fine va dai con una decisione razionale, suoi conflitti interni renden- combattenti appartenenti a partigiani passando dalla consapevole di essere dalla do impossibile la costruzione strati diversi della società parte giusta. Montaldo evita parte della ragione, spinta di una versione ufficiale che uniti per liberare la patria. di prendere in esame l’eredi- da un obbligo morale. Il film metta tutti gli italiani d’ac- Il film racconta le ultime fasi tà fascista, il dissolversi delle dimostra che esistono tante cordo. Tale divisione di opi- della Seconda Guerra certezze istituzionali, la ragioni diverse per aderire nioni è confermata dalle Mondiale attraverso la storia fedeltà al passato e l’impor- alla lotta partigiana. polemiche che hanno accom- di una brigata di partigiani tanza della scelta che era La notte di San Lorenzo pagnato Porzûs (1997) di che per trafugare le armi stata fondamentale nei film (1982) di Paolo e Vittorio Renzo Martinelli. Il film rac- devono circondare i soldati sulla Resistenza come guerra Taviani offre una visione conta il massacro di venti tedeschi che vogliono sman- patriottica. della Resistenza che eviden- partigiani cattolici della tellare la fabbrica per spedi- A cogliere il senso dell’invo- zia le divisioni che si sono Divisione Osoppo avvenuta il re i macchinari in Germania. luzione della situazione poli- presentate in piccole comu- 7 febbraio del 1945 a Porzûs La celebrazione della tica e, di conseguenza, del- nità tra partigiani e fascisti: nel Friuli ad opera di parti- Resistenza e dei suoi valori l’interpretazione della una brutale guerra civile, in giani comunisti che, pochi nel film è più importante Resistenza è Ettore Scola in cui gli amici si uccidono in mesi dopo la fine della guer- della coerenza storica. I par- C’eravamo tanto amati nome di ideologie diverse. ra, avevano progettato di tigiani sono uniti, affrontano (1974) in cui si mostra la Questo film è completamen- unirsi ai soldati di Tito per le difficoltà con spirito di disillusione postbellica della te diverso dai film preceden- favorire l’instaurarsi del sacrificio, si mobilitano per sinistra italiana vicina al PCI. ti citati finora, difatti attri- comunismo in Italia. aiutare i compagni feriti, i I tre amici, Gianni, Nicola e buisce la liberazione Ma a rappresentare la disil- capi sono democratici, valo- Antonio, uniti durante la dell’Italia principalmente alle lusione di tutte le parti sarà rosi e trattano con un certo guerra partigiana, con l’inizio forze americane piuttosto simbolicamente Il partigia- riguardo anche chi ha vissuto della Guerra Fredda si divi- che ai partigiani. Dimostra no Johnny (2000) di Guido bene ed è forse stato anche dono e si tradiscono. Il com- che alcuni esponenti della Chiesa, che coglie le contrad- fascista durante il ventennio. portamento di Gianni e di comunità sono ideologica- dizioni della guerra partigia- Prevale l’assenza di riferi- Nicola evidenzia il tradimen- mente allineati con i nazisti na nel comportamento prima menti ai fatti storici e politici to da parte della classe diri- e, in alcuni casi, ancora più delle bande comuniste e poi dell’epoca a scapito di una gente e l’incapacità degli crudeli di loro. Inoltre mette di quelle badogliane attra- volontà di rappresentazione intellettuali di collaborare in gioco anche il ruolo della verso il loro riflesso sull’ani- della coesione all’interno del con il proletariato. Chiesa attraverso la rappre- mo del protagonista.

187 QUADERNI DEL CSCI 7 2011 SEZIONE MONOGRAFICA / II. CRONOTOPI E FIGURE

quasi resa ragnatela, la trama di Strategia dell’antifascismo” (Cristina Bragaglia, del ragno, con la musica che invade l’intero Fernardo Di Giammatteo, Italia 1900-1990. paese attraverso gli altoparlanti sistemati L’opera al cinema, La Nuova Italia, Firenze sulla facciata del teatro e i personaggi che 1990). nel teatro entrano; lì infine si scioglieranno Nel recente Noi credevamo, Mario i nodi della vicenda, quando il protagonista Martone racconta un tradimento ben più Athos Magnani scoprirà che il padre non ampio e una sconfitta assai più amara: morì da eroe antifascista bensì ucciso dai l’Unità d’Italia come rivoluzione mancata. suoi compagni perché traditore. “Se Visconti E la musica di Verdi (principalmente ma – scrive Fernaldo Di Giammatteo – ha rac- non solo, vi sono pagine anche di Rossini e contato il tradimento familiare e patriottico Bellini) è usata come colonna sonora in di una nobildonna veneziana, Bertolucci una forma particolare, con le sole parti racconta il tradi- orchestrali originariamente scritte per mento familiare e accompagnare il canto e qui fatte risuonare Sbirri politico di un eroe senza che mai si senta la voce (registrate di Anton Giulio Mancino

ziotteschi” nazionali, dove si ne ideale, tanto più efficace esemplare come Quer accentua la presenza forte e nel buio rassicurante della pasticciaccio brutto de via singolare del poliziotto sala. Le aspettative di quel Merulana di Carlo Emilio autoreferenziale e fuori pubblico vengono assecon- Gadda, che con il suo finale ebbene la figura del controllo. Sembra proprio il date da un meccanismo aperto provvedeva a relati- poliziotto nel cinema contesto politico-ideologico produttivo che induce in vizzare molte delle certezze Sitaliano sia spesso con- violento degli anni ’70 a Italia a riciclare o imitare i di un dopoguerra ormai lon- tigua, per varie ragioni sto- favorire la messa in produ- suddetti consolidati prototipi tano. Quindi sul versante riche, a quella dello “sbir- zione di film sulle forze del- statunitensi, sebbene sia strettamente cinematografi- ro”, il termine stesso – inte- l'ordine rappresentate come opportuno far notare come co, è proprio Germi, che so ovviamente in accezione strumento repressivo, film il poliziesco italiano attinga aveva lavato in pubblico i dispregiativa – compare che riflettono un sentimento anche a un altro sottogene- proverbiali “panni sporchi” espressamente poco nei film socialmente diffuso, non re nostrano, il western, del Neorealismo, a sostituirli italiani, salvo che nei cinque lontano da quello della anch’esso declinato libera- presto con la rappresenta- ove vi si fa ricorso esplicito maggioranza silenziosa mente a partire da quello zione di una realtà assai più sin dal titolo: una sola volta nixoniana – dall’altra parte tradizionale e storico ameri- opaca e inafferrabile. nel 1973 (Piedone lo sbir- dell’oceano –, che aveva cano. Se si escludono questi due ro di Steno), ben tre nel ispirato i più noti e contro- Il modello autoctono del capolavori germiani, ad 1976 (Il trucido e lo sbirro versi polizieschi con Clint poliziotto robusto e sopra le agire per far emergere, tra di Umberto Lenzi, Sbirro, la Eastwood, Steve McQueen, righe era tuttavia già prota- numerosi ostacoli e difficol- tua legge è lenta… la mia Gene Hackman e persino un gonista di due opere emble- tà, una verità nel contempo no di Stelvio Massi, Sangue troppo maturo John Wayne, matiche di Pietro Germi. Si investigativa e morale, civile di sbirro di Alfonso Brescia), trasferendo il mito della tratta di film che scandisco- e giudiziaria sono piuttosto una infine nel 2009 (Sbirri frontiera nelle nuove giun- no anche il passaggio dal avvocati, privati cittadini o di Roberto Burchielli). gle metropolitane. Neorealismo a sfondo socia- magistrati. Questo stesso primo riscon- Da questa parte dell’oceano, le e criminale dell’immedia- Sarà il cinema del decennio tro, all’apparenza irrilevan- a loro volta, gli “insicuri” to dopoguerra (Gioventù più violento della Storia ita- te, in realtà fornisce indizi spettatori italiani, flagellati perduta, 1947) alla consa- liana del dopoguerra a lan- preziosi sul discorso che ci dalla strategia della tensio- pevole decostruzione di un ciare la figura del poliziotto accingiamo a sviluppare. Se ne, delle stragi, degli atten- genere letterariamente e energico, spesso e volentieri di “sbirri” si parla poco, tati, dei rapimenti, dell’ever- cinematograficamente codi- senza scrupoli, con il grillet- resta invece proprio questa sione nera e del terrorismo ficato: il (Un male- to facile e la mano pesante. la tipologia prevalente di rosso, per reazione si sento- detto imbroglio, 1959). Il La causa va probabilmente poliziotto soprattutto nel no indotti a cercare nel poli- referente, in questo secon- individuata in una estremiz- filone dei cosiddetti “poli- ziotto di ferro una protezio- do caso, è un romanzo zazione, volutamente defor-

188 Gaia Varon Il melodramma / Anton Giulio Mancino Sbirri ad hoc con l’Orchestra Sinfonica Nazionale tornato al punto di partenza e la lotta si sia della rai e la direzione di Roberto Abbado). conclusa in un fallimento. Era come se la Racconta il regista in un’intervista: musica dell’Otello mi chiamasse, come se io trovassi nel tardo Verdi lo stesso sentimento del film. (Emanuele Senici, “Una colonna andai al Teatro dell’Opera di Roma a vedere sonora per il Risorgimento”, «Nuova Rivista l’Otello diretto da Riccardo Muti nel dicem- Musicale Italiana», aprile 2010). bre del 2008, poco prima di iniziare le riprese di Noi credevamo. Nel terzo atto fui molto Più che negli umori sanguigni del colpito dal monologo di Otello “Dio, mi patriottismo, il cinema dell’ultimo mezzo potevi scagliar tutti i mali”, soprattutto dal moto circolare dell’orchestra, che ripete lo secolo sembra aver pescato nel melodram- stesso motivo discendente, come una specie ma per raccontare il disincanto e la malin- di trivella che gira e scava. Mi rendevo conto conia, un anelito già intriso dell’amarezza istintivamente che questo girare su se stessi di una sconfitta celata nella vittoria, la era un po’ il movimento su cui era costruito il film, i cui personaggi non riescono a incidere nostalgia verso un sogno destinato a restare davvero sulla storia: alla fine Domenico si tale. Che è ciò di cui davvero parla l’opera chiede se dopo tanto agire e tanto patire sia italiana dell’Ottocento.

mante e tendenziosa, del cognome anziché con l’acro- finisce per incarnare quel rano fianco a fianco con tutore della legge convinto nimo d’arte Steno, più adat- malessere bipartisan che lo Enrico Maria Salerno (forse della propria onnipotenza to alle commedie. rende eroe positivo agli un po’ troppo intellettuale e garantitagli dal sistema poli- Il dado è tratto. Da questo occhi della gente comune. moralista), Franco Nero, Luc tico-istituzionale. Massima momento non si contano i Al di là del giudizio sui sin- Merenda, Henry Silva, incarnazione ne è il perso- film dove serpeggia persino goli film, quasi sempre effi- Marcel Bozzuffi, John naggio delirante, sessual- una componente ideologica caci e di indubbia qualità Saxon, Giuliano Gemma, mente impotente e psichica- progressista, di denuncia – nella composizione dell’in- Claudio Cassinelli. mente infantile interpretato per così dire – “di sinistra”, quadratura con una fotogra- Nella seconda metà degli da Gian Maria Volontè in che tuttavia agisce sotto- fia, dei movimenti di mac- anni ’70, sulle ceneri del Indagine su un cittadino traccia. In questo genere china e un montaggio addi- poliziesco declinante affida- al di sopra di ogni sospet- divenuto autonomo in Italia rittura virtuosistici, va to alla mascella serrata e ai to (1970) di Elio Petri, a dominare restano infatti insomma ribadito che le baffi d’ordinanza di un sem- anche se – sulla falsariga caratteristiche inequivoca- pratiche discorsive dei “poli- pre più malinconico e disil- del poliziotto senza ideali bilmente reazionarie: vi si ziotteschi” – compresi gli luso Merli (Un poliziotto Duca Lamberti creato dal afferma il principio secondo eccessi, la tendenza ad scomodo, 1978, Poliziotto giallista Giorgio Scerbanenco il quale le maniere forti in esplicitare aspetti raccapric- solitudine e rabbia, 1980, – vanno ricordati almeno circostanze estreme servono cianti della violenza o del di Merli, Da Corleone a I ragazzi del massacro e vi si giustifica l'uso srego- sesso (con punte gore e Brooklyn, 1979, di Lenzi), (1969) di Fernando Di Leo e lato della ritorsione. Nel hard core) – sono il frutto le competenze giustizialiste La morte risale a ieri sera “poliziottesco” domina un dello stato emergenziale finiranno per essere affidate (1970) di Duccio Tessari. senso di impotenza di fronte dell’Italia degli anni ’70. al boss camorrista, solita- Giungiamo così al film spar- a una violenza dilagante, Tra i più dotati e significativi mente interpretato dal can- tiacque tra il filone politico- che non è solo violenza autori-artigiani di questo tante Mario Merola. Si cree- indiziario e l’incipiente comune, compiuta da cri- sottogenere, oltre al già rà così una saldatura spre- “poliziottesco”: Confessione minali psicopatici o da citato Steno, troviamo Lenzi giudicata tra la sceneggiata di un Commissario di bande senza scrupoli, ma e Massi con i loro principali napoletana e la sua cornice Polizia al Procuratore anche violenza di apparati attori feticcio: in testa a socio-antropologica. Ma della Repubblica (1971) di deviati dello Stato, promos- tutti Maurizio Merli, il poli- questa è già un’altra storia. Damiano Damiani, cui sa da poteri occulti, infidi, ziotto per definizione, e segue, in un breve volger di non di rado stragisti. In que- Tomas Milian, che nell’im- tempo, La polizia ringrazia sta situazione il poliziotto – maginario popolare – ora (1972) di Stefano Vanzina solitario e inviso ai suoi nei panni di poliziotti scate- che per la prima volta si superiori e attaccato spesso nati, ora in quelli di altret- firma con il suo nome e e volentieri dalla stampa – tanto terribili vilain – lavo-

189