ASSESSORATO DELLA DIFESA DELL’AMBIENTE Servizio Conservazione della Natura e degli Habitat Tutela Fauna Selvatica, Esercizio attività venatoria, IRFS, attività fitosanitaria

PIANO DI GESTIONE del Sito di Importanza Comunitaria “Is Arenas” ITB 032228

COMUNI INTERESSATI: S.VERO , NARBOLIA E (OR)

DATA: MARZO 2007 INTRODUZIONE ...... 3

La direttiva Habitat 92/43/CEE e la direttiva Uccelli 79/409/CEE...... 3 La rete ecologica regionale...... 4

PIANO DI GESTIONE PARTE I ...... 7

STUDIO GENERALE...... 7

INQUADRAMENTO TERRITORIALE...... 9 Il Sito di Importanza Comunitaria ITB 032228 “Is Arenas”...... 9 L’area vasta...... 11 Inquadramento urbanistico...... 15 La pianificazione paesaggistica regionale...... 15 La pianificazione urbanistica comunale...... 21 Altri vincoli di tutela...... 21 Il sistema insediativo...... 22 L‘intervento in progetto...... 22 CARATTERIZZAZIONE AMBIENTALE ...... 26 LA COMPONENTE ABIOTICA ...... 26 Inquadramento geografico...... 26 Clima...... 26 Venti...... 26 Condizioni ondametriche ...... 26 Maree...... 27 Inquadramento geoambientale ...... 27 Inquadramento geologico ...... 28 Caratteri morfologici del sistema costiero...... 29 Caratteri idrogeologici...... 32

LA COMPONENTE BIOTICA...... 35

Parte sommersa ...... 35 Parte a terra...... 42 Flora e Vegetazione ...... 44 Flora e vegetazione in area vasta...... 44 Flora e Vegetazione dell’area ristretta ...... 48 Minacce per la flora, la vegetazione e gli habitat...... 53 Fauna ...... 53 Minacce per la fauna ...... 64

CARATTERIZZAZIONE SOCIO ECONOMICA...... 66 Premessa ...... 66 Analisi quantitativa di contesto ...... 66 Quadro demografico e socio economico ...... 66 Economia locale ...... 72 Ascolto del territorio...... 78 CONCLUSIONI ...... 80

PIANO DI GESTIONE PARTE II ...... 82

INDIVIDUAZIONE DI MINACCE, OBIETTIVI E STRATEGIE DI INTERVENTO...... 82

Obiettivi ambientali specifici...... 84 Strategie ...... 84 Le problematiche legate all’insediamento turistico...... 90 Obiettivi del Piano di Gestione in relazione all’insediamento...... 97 Strategie ed azioni di intervento...... 97 Bilancio idrogeologico...... 106 Criticità relative al bilancio idrologico...... 116 CONTROLLO E MONITORAGGIO SULLE MISURE DI MITIGAZIONE...... 120 MISURE DI COMPENSAZIONE...... 120 Proposta di riperimetrazione del SIC ...... 120 Efficacia delle misure di mitigazione e compensazione...... 123

FASCICOLO ALLEGATI: ...... 131

FASCICOLO ALLEGATI: FORMULARIO STANDARD NATURA 2000 DEL SIC IS ARENAS ITB 032228 PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE – SCHEDA D’AMBITO N. 9 GOLFO DI BILANCIO IDROGEOLOGICO: A_ Localizzazione e tabella riepilogativa delle concessioni di acqua estratta da falda sotterranea relative ai pozzi della società Is Arenas; B_ Comunicazione delle informazioni relative alla gestione delle risorse idriche operata dalla società Is Arenas nell’anno 2006; C_ Analisi della qualità dell’acqua estratta da pozzi di proprietà della società Is Arenas; D_ Concessioni all’uso di acqua sotterranea per uso potabile accordata al condominio Villaggio “La Pineta” sito in Comune di Narbolia; E_ Richiesta di concessione preferenziale di acque sotterranee per uso potabile (acquedottistico) presentata dal Comune di ;

2 INTRODUZIONE

La direttiva Habitat 92/43/CEE e la direttiva Uccelli 79/409/CEE

La Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992, cosiddetta “Direttiva Habitat”, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, disciplina le procedure per la realizzazione del progetto di Rete Natura 2000. Scopo della direttiva è contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato. La Direttiva, adottata nel 1992, anno del vertice di Rio de Janeiro sull'ambiente e lo sviluppo, rappresenta il principale atto legislativo comunitario a favore della conservazione della biodiversità sul territorio europeo. Gli aspetti innovativi della direttiva sono la necessità di definizione e la realizzazione di strategie comuni per la tutela dei Siti costituenti la Rete Natura 2000, al fine di sperimentare nuovi criteri di gestione del territorio e per giungere ad una positiva interazione delle attività umane legate allo sviluppo socio-economico con le esigenze di conservazione. La Direttiva 92/43/CEE è stata recepita a livello nazionale nel 1997 con il D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357, modificato dal D.P.R. 120/2003. In attuazione della direttiva Habitat è costituita una rete ecologica europea coerente di zone speciali di conservazione, denominata appunto “Natura 2000”, in cui si trovano tipi di habitat naturali e delle specie elencati negli allegati della direttiva stessa. La Direttiva Habitat si accompagna alla direttiva 79/409/CEE, detta “Uccelli”, concernente la conservazione degli uccelli selvatici, che disciplina le procedure per la designazione delle cosiddette zone di protezione speciale per gli uccelli, che vanno a costituire anch’esse la rete “Natura 2000”. Questa rete deve garantire il mantenimento o il ripristino in uno stato di conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie interessati nella loro area di ripartizione naturale. La Rete Natura 2000 rappresenta dunque la trasposizione sul territorio delle previsioni delle Direttive Habitat e Uccelli e degli atti di recepimento da parte dell’Italia: è l’insieme dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC), destinati a divenire Zone Speciali di Conservazione (ZSC), previsti dalla Direttiva "Habitat" 43/92/CEE e delle Zone di Protezione Speciale (ZPS), previste dalla Direttiva "Uccelli" 79/409/CEE. Per tali zone gli stati membri stabiliscono le misure di conservazione necessarie che implicano all’occorrenza degli appositi piani di gestione.

3 In attesa della designazione delle ZSC, gli Stati membri (e quindi in Italia anche le Regioni) hanno l'obbligo di "mantenere in un soddisfacente grado di conservazione" gli habitat e le specie presenti in tutti i pSIC. Ai sensi della Direttiva Habitat "lo stato di conservazione di habitat e specie è soddisfacente quando i parametri relativi a superficie, struttura, ripartizione naturale, andamento delle popolazioni e area di ripartizione delle specie non sono in declino, sono stabili o in aumento".

La rete ecologica regionale.

Le aree della rete Natura 2000 fanno parte della cosiddetta “Rete Ecologica regionale”, che è costituita inoltre dall’insieme delle aree naturali protette (parchi nazionali e regionali, riserve naturali, aree marine protette, monumenti naturali e zone umide). La rete ecologica regionale della Regione Sardegna è costituita da un insieme di aree naturali protette che coprono circa il 20% del territorio regionale. Attualmente si compone di 92 Siti d’importanza comunitaria (SIC), 15 Zone di protezione speciale (ZPS),3 parchi nazionali, 5 aree marine protette, 2 parchi regionali e 18 monumenti naturali. Per la promozione della “Rete Ecologica regionale”, anche in ottemperanza alla stessa Direttiva habitat che insiste sulla necessità di finanziare la rete Natura 2000, sono stati previsti finanziamenti in una specifica misura del POR Sardegna 2000/2006, la misura 1.5. Tale misura ha l’obiettivo di promuovere l’avvio o il rafforzamento di attività imprenditoriali compatibili partendo da iniziative di pianificazione, tutela e valorizzazione del patrimonio naturalistico della Regione, con priorità per la creazione della rete ecologica regionale. La misura è articolata in tre azioni: 1.5.a – Programmazione della rete ecologica, che prevede la predisposizione degli strumenti di gestione della rete ecologica e le azioni ad essi strettamente correlati; 1.5.b – Interventi di tutela, valorizzazione e salvaguardia ambientale. Questi interventi discenderanno direttamente dalle scelte effettuate negli strumenti di gestione; 1.5.c – Azioni economiche sostenibili. Riguarderanno la promozione e la valorizzazione delle attività locali e delle iniziative imprenditoriali compatibili, coerenti con gli strumenti di gestione. I Piani di gestione e l’adeguamento a questi strumenti della pianificazione territoriale e di settore, costituiscono la base di un percorso metodologico per la realizzazione della rete ecologica regionale più logico e coerente con i principi dello sviluppo sostenibile. Non si ritiene più infatti di agire ponendo in essere una serie non coordinata di interventi a pioggia sul territorio, ma disciplinando le attività umane in un documento di pianificazione che tenga conto in maniera specifica delle emergenze naturalistiche da tutelare, mediante un aggiornamento del quadro conoscitivo, l’individuazione e localizzazione delle minacce e la predisposizione di un piano di azione per la tutela della naturalità.

4 Il piano inoltre dovrebbe costituire un’occasione per stimolare la crescita di sensibilità delle comunità locali sull’importanza della conservazione della natura, prevedendo forme di consultazione degli attori locali.

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PIANO DI GESTIONE PARTE I

STUDIO GENERALE.

7 8 INQUADRAMENTO TERRITORIALE.

Il Sito di Importanza Comunitaria ITB 032228 “Is Arenas”.

Il Sito di Importanza Comunitaria denominato “Is Arenas”, caratterizzato dal codice identificativo ITB 032228, è inquadrabile nella regione biogeografica mediterranea del Golfo di Oristano, nel territorio dei comuni di Cuglieri, Narbolia e San Vero Milis. L’area del SIC si estende tra Torre del Pozzo e Capo Mannu: il suo sviluppo superficiale è di circa 1283 ettari, di cui circa ¾ a terra ed il resto a mare.

Le coordinate del centro del sito sono: Latitudine : E 8286. Longitudine : 40259.

L’altezza varia tra il livello del mare ed i 51 m.s.l.m. del punto più alto.

La parte a mare del SIC segue la linea batimetrica dei -5 metri, ed è caratterizzata da fondali sabbiosi e, in piccola parte verso Torre del Pozzo, rocciosi. La parte a terra vede susseguirsi una serie di componenti di paesaggio differenti: al sistema sabbioso di spiaggia si connette il sistema dunale di retrospiaggia, caratterizzato dalla importante presenza di ginepreti di grande interesse.

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Oltre il sistema dunale, fino al confine più interno del SIC, si estende il compendio forestale artificiale della pineta di Is Arenas. Verso sud, il SIC confina con lo Stagno di Benas, importante sistema umido collegato con lo Stagno di Sale ‘e Porcus e che, con esso, costituisce il Sito di Importanza Comunitaria ITB 030035, in territorio di San Vero Milis e . Sono importanti le connessioni ecologiche tra i due sistemi ambientali.

Il SIC “Is Arenas” è caratterizzato dalla presenza di 10 habitat:

Codice habitat Denominazione Copertura %

2270* Foreste dunali di Pinus Pinea 40 1120* Praterie di Posidonia 28 2110 Dune mobili embrionali 6 2230 Dune con prati dei Malcolmietalia 5 Dune mobili del cordone dunale con presenza di Ammophila 2120 5 arenaria (dune bianche) 5330 Arbustei termo-mediterranei e pre-steppici 2 2250* Perticaia costiera di ginepri (Juniperus spp.) 2 2240 Dune con prati dei Brachypodietalia e vegetazione annua 1 2210 Dune fisse del litorale del Crucianellion maritimae 1 1210 Vegetazione annua delle linee di deposito marine 1

La scheda Natura 2000, prodotta in allegato, non rileva particolarità dal punto di vista vegetazionale, mentre evidenzia la presenza, nel SIC, di Miniopterus Schreibersi (miniottero) tra i mammiferi e di Caretta Caretta tra l’erpetofauna.

L’aspetto legato alla caratterizzazione biotica ed abiotica del SIC verranno approfondite nei successivi capitoli dedicati.

10 L’area vasta.

L’ambito d’area vasta in cui è ubicata l’area di interesse è il Golfo di Oristano, un sistema territoriale complesso costituito da differenti componenti di paesaggio che spaziano dal sistema delle zone umide costiere che si estendono dal centro del Golfo di Oristano alla penisola del Sinis, fino a comprendere il compendio sabbioso di Is Arenas.

Il Sito di Importanza Comunitaria “Is Arenas” insiste in particolare sul sistema di spiaggia e dei campi dunari di Is Arenas, che mettono in connessione la penisola del Sinis con il sistema dei versanti costieri del . Le altre componenti di paesaggio che caratterizzano l’area vasta sono: • la penisola del Sinis, delimitata dal promontorio di Capo Mannu e Capo San Marco, caratterizzata da un sistema costiero articolato dall’alternanza di piccole baie e più ampie falcate sabbiose, promontori e falesie, che, verso l’interno, lasciano il posto agli ondulati rilievi collinari e ai modesti tavolati basaltici di Su Pranu e Roia Sa Murta (Cabras). Tra le spiagge più rappresentative emergono Su Pallosu, Sa Mesalonga, Sa Salina Manna, S’Arena Scoada, Maimoni-Is Arutas-Is Caogheddas, Funtana Meiga, San Giovanni;

11 • le zone umide del Sinis, che completano l’articolato sistema marino-litorale della penisola, con lo stagno de Sa Salina, de Is Benas, di Sal'e Porcus e il più vasto compendio umido di Cabras e Mistras, a cui afferiscono le acque superficiali del bacino idrografico del Rio Mare e Foghe; • gli isolotti di Mal di Ventre e di Catalano, che rappresentano le emergenze rocciose che interrompono la continuità dell’orizzonte nel mare antistante la penisola del Sinis; • il Golfo di Oristano, che si estende con un ampio arco ellittico, delimitato dai promontori basaltici di Capo San Marco a Nord e Capo Frasca a Sud. Il litorale caratterizzato con una costa bassa e prevalentemente sabbiosa nella quale si sviluppano le spiagge di La Caletta, del Mare Morto, di Torre Grande, di Abba Rossa, del litorale di , di Corru Mannu e del litorale di Marceddì. La continuità del cordone litoraneo è interrotta dalla presenza di diverse foci fluviali, in gran parte canalizzate, del Fiume Tirso, del Rio e del Rio Flumini Mannu, che si alternano ai numerosi canali lagunari attraverso cui le acque marine del golfo si connettono con i sistemi umidi di Mistras, di Cabras, di , di S’Ena Arrubia, di Corru Mannu, di Corru S’Ittiri, di San Giovanni-Marceddì e sistemi minori. Oltre questi sistemi umidi attualmente presenti, se ne devono aggiungere altri trasformati dalle bonifiche storiche e dalle sistemazioni idrauliche, ed altri piccoli stagni stagni facenti parte di compendi umidi principali; • la bassa valle del Rio Sitzerri, che convoglia i deflussi canalizzati nello stagno di Marceddi- San Giovanni dopo aver drenato le acque superficiali del bacino idrografico comprendente il settore minerario di Montevecchio; • i versanti occidentali del Monte Arci, caratterizzati dalle falde pedemontane e segnati dall’articolata rete di canali drenanti naturali che alimentano i corpi idrici superficiali e sotterranei della pianura di Oristano-; • la piana colluvio-alluvionale di Santa Maria di Neapolis, che è caratterizzata da versanti che degradano dolcemente verso lo stagno di Marceddì e che raccordano ad ovest il tavolato basaltico di Capo Frasca e verso sud il sistema delle conoidi detritiche che si distendono dalle falde nordoccidentali del massiccio vulcanico dell’Arcuentu; • i bacini di alimentazione del sistema lagunare di San Giovanni-Marceddì, che comprendono il sistema dei versanti occidentali del Monte Arci; • il sistema costiero del Golfo di Pistis, che caratterizza a sud l’estremità dell’Ambito, è dominato dal sistema di spiaggia e dal complesso dunare di Is Arenas e di S’Acqua e s’Ollastu, racchiuso tra il sistema di costa alta rocciosa di Torre di Flumentorgiu-Torre dei Corsari e Punta de s’Achivoni; • la copertura vegetale delle aree non agricole, che è rappresentata da formazioni boschive, arbustive, a gariga, e in aree circoscritte, da biotopi naturali, riscontrabili anche negli ambienti acquatici dei rii, degli stagni, delle lagune che ospitano vegetazione riparia;

12 • i siti di importanza comunitaria: Is Arenas S’Acqua e S’Ollastu, Stagno di Corru S’ Ittiri, Stagno di S’ena Arrubia e territori limitrofi, Sassu-Cirras, Stagno di Santa Giusta, Stagno di Pauli Maiori di Oristano, Catalano, Isola di Mal di Ventre, Stagno di Mistras di Oristano, Stagno di Cabras, Stagno di Putzu Idu (Salina Manna e Pauli Marigosa), Stagno di Sale ‘E Porcus, Is Arenas.

Dalla varietà delle componenti di paesaggio presenti si evince il valore del sistema ambientale del Golfo, che si traduce in una complessità di componenti ecosistemiche che caratterizzano la struttura ambientale dell’ambito d’area vasta. Le valenze ambientali sono riconosciute anche dalla presenza di importanti aree perimetrate in fase di recepimento di convenzioni internazionali e normative comunitarie, nazionali e regionali, tra le quali: • l’Area Marina Protetta della “Penisola del Sinis-Isola di Mal di Ventre”; • i Siti di Importanza Comunitaria (Is Arenas, Stagno di Sale ‘e Porcus, Stagno di Putzu Idu - Salina Manna e Pauli Marigosa, Isola di Mal di Ventre, Stagno di Cabras, Stagno di Mistras) • le ZPS vigenti (Sale ‘e Porcus, Isola di Mal di Ventre, Stagno di Cabras, Stagno di Mistras) e quelle proposte (Stagno di Putzu Idu - Salina Manna e Pauli Marigosa) • le Oasi di Protezione Faunistica e le Zone di Ripopolamento e Cattura.

Molte delle aree di maggior pregio naturalistico sono caratterizzate da uno sfruttamento produttivo legato alla pesca ed all’allevamento ittico.

Il sistema insediativo costiero si configura rado e strutturato secondo un sistema discontinuo di piccole borgate marine, che stabiliscono la connessione tra le acque del golfo e la città consolidata: il centro di Torre Grande presso Cabras, il nucleo insediativo turistico di Ala Birdi presso Arborea. I nuclei residenziali turistici costieri più importanti sono Torre dei Corsari, Porto Palma, Pistis presso Capo Frasca, San Giovanni di Sinis presso Capo San Marco nella penisola di Sinis, Putzu Idu, Porto Mandriola, Su Pallosu, Sa Rocca Tunda localizzati in corrispondenza dei sistemi sabbiosi intervallati da Capo Mannu. Sui campi dunari di Is Arenas esistono alcuni nuclei di servizi ricettivi (campeggi) presso le foci del Riu Pischinappiu ed è in fase di realizzazione un piano di lottizzazione a carattere turistico ricettivo a completamento del complesso golfistico Is Arenas.

L’accessibilità dell’area vasta è caratterizzata dalla presenza costante, da sud a nord, della strada a scorrimento veloce 131 “Carlo Felice” e dalla linea principale delle ferrovie dello Stato, che collega a Sassari e Porto Torres.

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L’elemento infrastrutturale rappresenta, per il territorio, una forte cesura sul sistema paesaggistico, dal momento che va ad intersecare in senso trasversale i principali sistemi idrografici ed i corridoi ecologici del Campidano. Dalla SS 131 si dirama, verso la costa, la SS 292 che attraversa i centri urbani di e Riola Sardo per dirigersi poi a nord verso la costa di .

14 Inquadramento urbanistico.

La pianificazione paesaggistica regionale.

La Regione Sardegna ha stabilito, con la Legge n .8/2004, le nuove disposizioni normative urbanistiche per il territorio sardo: con tale atto prende formale riconoscimento dei caratteri, delle tipologie, delle forme e delle peculiarità del paesaggio sardo, attraverso le interazioni della naturalità, della storia e della cultura delle popolazioni locali. La necessità di disciplinare l’attività di trasformazione del territorio, conciliandola con le esigenze di salvaguardia e conservazione del paesaggio, è stata sancita dal Decreto legislativo 42/2004, che rappresenta il punto di arrivo di una lunga disamina sul rapporto tra la pianificazione territoriale e la protezione dell’ambiente come specifico interesse pubblico, inteso come bene collettivo. Questi aspetti vengono considerati fondamentali per lo sviluppo e la tutela del territorio: la valorizzazione delle peculiarità del territorio sardo è il fine ultimo della nuova legge urbanistica regionale. Strumento di attuazione della nuova legge urbanistica della Sardegna è il Piano Paesaggistico Regionale (P.P.R.): il Piano costituisce il quadro di riferimento e di coordinamento per lo sviluppo sostenibile dell’intero territorio regionale, degli atti di programmazione e pianificazione regionale, provinciale e locale. I Comuni dovranno modificare, conformemente alle previsioni del Piano, i loro strumenti urbanistici ed approvarli entro dodici mesi dalla pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione Sardegna, o comunque a partire dall’effettiva erogazione delle risorse finanziarie. Il Piano è entrato in vigore con pubblicazione sul BURAS della Regione Sardegna nel mese di Settembre 2006, con la pubblicazione della Delibera di Giunta regionale n. 36/7 del 5 settembre 2006 che comporta l’approvazione del primo ambito omogeneo previsto dal Piano: la disciplina attualmente è infatti definita in forma regolamentare solo nel primo ambito omogeneo, relativo alla fascia costiera, mentre sono in fase di definizione le norme regolamentari per le aree interne; attualmente, quindi, queste ultime sono regolamentate in via generale dai contenuti delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano La costruzione del Piano nasce da un profondo lavoro di indagine conoscitiva sullo stato dei luoghi, sull’individuazione degli elementi caratteristici del territorio e della loro riconoscibilità, indagine propedeutica alla definizione di qualunque azione di pianificazione, necessaria per consentire il riconoscimento delle invarianti preliminarmente all’adozione di qualunque azione di trasformazione sostenibile del territorio.

15 Il territorio della Sardegna è diviso, secondo il Piano Paesaggistico Regionale, in tre componenti di paesaggio che, insieme, definiscono l’assetto ambientale: • aree naturali e sub-naturali; • aree seminaturali; • aree ad utilizzazione agro-forestale.

Considerazione di fondo della predisposizione del P.P.R., sia nell’individuazione delle componenti di paesaggio che nella definizione delle proposte di disciplina, è che il paesaggio sia l’elemento cardine sovraordinato rispetto alle discipline d’uso del territorio, considerandolo in questo senso non più il terreno su cui avvengono le trasformazioni antropiche, ma il bene essenziale da cui trarre alimento per tutte le attività. E’ il concetto di paesaggio come bene collettivo inalienabile, la cui disciplina deve essere condotta nell’ottica delle sostenibilità territoriale, declinata sotto svariati profili in termini di tutela della vegetazione, delle risorse idriche, del suolo, dell’aria, dei beni storici e culturali e di verifica preventiva di compatibilità degli usi dei suoli con la tutela della salute e la qualità della vita delle popolazioni insediate.

Il piano prevede la definizione sul territorio di ambiti omogenei di paesaggio, beni paesaggistici e componenti di paesaggio [art.5]. Sono inoltre definiti i livelli di valore paesaggistico [art.6] egli Obiettivi di qualità paesaggistica [art.7]

Art. 5 - Ambiti di paesaggio, beni e componenti 1. Per ambiti di paesaggio s’intendono le aree definite in relazione alla tipologia, rilevanza ed integrità dei valori paesaggistici, identificate nelle tavv. 1.1 e 1.2 attraverso un processo di rilevazione e conoscenza, ai sensi della Parte II del P.P.R., in cui convergono fattori strutturali naturali e antropici e nelle quali sono identificati i beni paesaggistici individui o d’insieme. 2. Per beni paesaggistici individui s’intendono quelle categorie di beni immobili i cui caratteri di individualità ne permettono una identificazione puntuale. 3. Per beni paesaggistici d’insieme s’intendono quelle categorie di beni immobili con caratteri di diffusività spaziale, composti da una pluralità di elementi identitari, coordinati in un sistema territoriale relazionale. 4. Per componenti di paesaggio s’intendono quelle tipologie di paesaggio, aree o immobili articolati sul territorio, che costituiscono la trama ed il tessuto connettivo dei diversi ambiti di paesaggio.

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5. Per beni identitari si intendono quelle categorie di immobili, aree e/o valori immateriali, che consentono il riconoscimento del senso di appartenenza delle comunità locali alla specificità della cultura sarda, del suo paesaggio e della sua identità. 6. All’interno di ogni ambito di paesaggio, sulla base dei livelli di valore paesaggistico riconosciuti alle diverse componenti di paesaggio, sono attribuiti corrispondenti obiettivi di qualità paesaggistica. 7. Il P.P.R. detta per ciascun ambito di paesaggio la disciplina di tutela tramite il complesso degli atti e degli strumenti di governo territoriale di cui all’ art. 10.

Art. 6 - Livelli di valore paesaggistico 1. I livelli di valore paesaggistico costituiscono un giudizio di sintesi relativo ai diversi valori riconosciuti sulla base della rilevanza o integrità delle varie componenti di paesaggio. 2. Al territorio regionale sono attribuiti i seguenti livelli in relazione alla tipologia, rilevanza ed integrità dei valori paesaggistici: Livello 4 - Integrità, unicità, irripetibilità ed elevata rilevanza percettiva, estetica, ambientale e culturale. Livello 3 - Forte identità ambientale, storico-culturale e insediativa in presenza di processi di modificazione. Livello 2 - Modesta identità ambientale, storico-culturale e insediativa, in assenza di profili di pregio. Livello 1 - Identità ambientale, storico-culturale ed insediativa compromessa in modo irrimediabile o del tutto cancellata.

Art. 7 - Obiettivi di qualità paesaggistica 1. Per obiettivi di qualità paesaggistica s’intendono i fini a cui è diretta l’azione dei poteri pubblici per la conservazione e tutela, il mantenimento, miglioramento o ripristino dei valori paesaggistici riconosciuti all’interno degli ambiti di paesaggio. 2. Per raggiungere gli obiettivi di qualità paesaggistica, si individuano le seguenti categorie di azioni: a) conservazione che comprende il mantenimento delle caratteristiche, degli elementi costitutivi e delle morfologie, nonché gli interventi finalizzati al miglioramento strutturale funzionale delle componenti di paesaggio; b) trasformazione ambientale, agroforestale, urbanistica ed edilizia subordinata alla verifica della loro compatibilità e in armonia con i livelli di valore paesaggistico riconosciuti; c) recupero, ricostruzione e rinaturalizzazione, volti a reintegrare i valori paesaggistici preesistenti ovvero ad attuare nuovi valori paesaggistici, compatibili con le finalità del PPR.

17 3. All’interno di ogni ambito di paesaggio, sulla base dei livelli di valore paesaggistico riconosciuti alle diverse componenti di paesaggio, sono attribuiti corrispondenti obiettivi di qualità paesaggistica. 4. Le azioni da realizzare possono essere composite in relazione alla complessità degli elementi territoriali presenti in unico sistema relazionale, che necessita di una considerazione unitaria per il raggiungimento degli obiettivi di qualità paesaggistica. 5. La Giunta Regionale entro l’approvazione del P.P.R., sentite le Autonomie locali interessate in sede di conferenze di copianificazione, approva la tabella definitiva dei livelli di valore paesaggistico dopo aver acquisito il parere della Commissione Consiliare competente sulla complessiva proposta di P.P.R.. La tabella dei livelli di valore paesaggistico correla le azioni strategiche di conservazione, trasformazione e recupero nel territorio ai valori di qualità paesaggistica, così come definiti all’art. 6, tenuto conto delle relazioni e interazioni tra beni paesaggistici e componenti di paesaggio. 6. Nell’Allegato 1 sono riportate le linee guida per l’individuazione dei livelli di valore paesaggistico.

La disciplina degli ambiti di paesaggio prevede l’individuazione delle attività di trasformazione ammesse sul territorio e la disciplina della tutela:

[art.13] • Al fine di prevedere efficaci azioni di tutela e valorizzazione del territorio e di individuare specifiche aree di intervento unitarie della pianificazione sottordinata, il P.P.R. detta, per ciascuna ambito di paesaggio, la disciplina di tutele in conformità all’art.6 comma 6.

• Al fine di supportare adeguatamente le relative prescrizioni, fanno parte integrante del P.P.R. le schede tecniche di cui all’art.4, redatte per ogni ambito di paesaggio, che comprendono: • l’analisi delle specifiche caratteristiche socioculturali, naturalistiche, morfologiche ed estetico-percettive, delle loro correlazioni ed integrazioni; • la definizione degli elementi e dei valori paesaggistici da tutelare, valorizzare e recuperare; • l’analisi delle dinamiche di trasformazione del territorio; • l’individuazione dei fattori di rischio e degli elementi di vulnerabilità del paesaggio; • la definizione degli Obiettivi di qualità paesaggistica; • la determinazione degli interventi di tutela e valorizzazione paesaggistica, da realizzarsi coerentemente con le azioni e gli investimenti finalizzati allo sviluppo economico e produttivo delle aree interessate; • le indicazioni delle modalità di realizzazione degli interventi di tutela e valorizzazione, di trasformazione sostenibile e di riqualificazione e recupero da attuare all’interno dell’ambito.

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• Le azioni di trasformazione del territorio tendono in particolare al conseguimento dei seguenti Obiettivi: • mantenimento delle caratteristiche, dei valori costitutivi e delle morfologie, tenendo conto anche delle tipologie architettoniche, nonché delle tecniche e dei materiali costruttivi tradizionali; • previsione di linee di sviluppo compatibili con i valori paesaggistici riconosciuti e tali da non diminuire il pregio paesaggistico del territorio, con particolare attenzione alla salvaguardia delle aree agricole; • riqualificazione delle parti compromesse o degradate per il recupero dei valori preesistenti, ovvero per la creazione di nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati.

Sulla base delle analisi ambientali, delle valenze ambientali, storico-culturali ed insediative dei territori sono stati definiti, individuati e perimetrati 24 ambiti di paesaggio. Ogni ambito è caratterizzato da una scheda d’ambito, che riassume lo stato attuale dal punto di vista ambientale, economico e sociale: la scheda d’ambito n.9 “Golfo di Oristano” è riportata in allegato alla fine del presente capitolo.

Il SIC “Is Arenas” rientra nell’ambito n. 9, Golfo di Oristano, la cui tavola di sintesi è allegata anch’essa alla fine del presente capitolo: dall’analisi delle componenti di paesaggio si evince immediatamente che tutto il territorio perimetrato come SIC è caratterizzato dalla presenza di campi dunali e sistemi di spiaggia, che ne costituiscono il valore intrinseco per la loro particolarità, con la presenza, nella parte nord, di alcuni insediamenti urbani.

19 L’area, oltre ad essere SIC, è ricompresa tra quelle individuate come aree di interesse naturalistico ai sensi della legge regionale 31/89: è il previsto Parco del Montiferru, parco regionale mai formalmente istituito. Per queste aree, il P.P.R. stabilisce la ricomprensione, a buona ragione, nell’assetto ambientale:

[art.33] 1. Le aree di interesse naturalistico istituzionalmente tutelate sono costituite da ambiti territoriali soggetti a forme di protezione istituzionali e rilevanti ai fini paesaggistici e ambientali; comprendono: le aree protette istituite ai sensi della L. 394/91 e della L.R. n. 31/89, le aree della rete “Natura 2000” (Direttiva 92/43/CE e Direttiva 79/409/CE), le oasi permanenti di protezione faunistica e cattura ai sensi della L.R. n. 23/98, le aree gestite dall’Ente Foreste.

2. Le aree istituzionalmente tutelate si distinguono in: a) Aree tutelate di rilevanza comunitaria e internazionale (siti Ramsar). b) Aree protette nazionali. c) Sistema regionale dei parchi, delle riserve e dei monumenti naturali. d) Altre aree tutelate.

La valenza ambientale dell’area SIC e la necessità di tenerne conto nelle previsioni della pianificazione urbanistica, infine, è sancita dall’art. 34

[art.34] Aree tutelate di rilevanza comunitaria. Indirizzi 1. Il P.P.R. favorisce l’integrazione, nell’ambito dei piani di gestione delle aree della rete “Natura 2000” e dei siti Ramsar, di criteri di valorizzazione paesaggistica ed ambientale. 2. Il P.P.R. incentiva inoltre il processo di inserimento in rete delle singole aree attraverso la previsione dei corridoi ecologici.

Nella fase di adeguamento dei propri strumenti urbanistici alle previsioni ed alle linee di indirizzo del Piano Paesaggistico Regionale, dunque, i tre comuni di Cuglieri, Narbolia e San Vero Milis dovranno necessariamente tenere conto della presenza del Sito di Importanza Comunitaria “Is Arenas”, delle sue peculiarità dal punto di vista naturalistico e delle indicazioni contenute nel presente piano di gestione per la manutenzione in uno stato di conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie ritenuti di interesse comunitario. Allo stesso modo, gli strumenti urbanistici dovranno tenere conto delle indicazioni fornite dal Piano di Gestione per quanto concerne la pianificazione delle attività che possano comportare trasformazioni territoriali sul comparto del SIC.

20

La pianificazione urbanistica comunale.

L’area del SIC risulta compresa nei tre Comuni di Cuglieri, Narbolia e San Vero Milis. Come già ricordato, i Comuni dovranno, a causa dell’entrata in vigore del Piano Paesaggistico Regionale, rivedere i propri strumenti urbanistici alla luce delle indicazioni riportate nel PPR, entro dodici mesi a decorrere da settembre 2006. Al momento, i tre Comuni prevedono sulle aree interessate destinazioni d’uso prevalentemente turistiche (zone F), ed aree di tutela integrale della fascia costiera e della fascia boschiva. In particolare, la porzione di territorio ricadente in agro di S.Vero Milis presenta una fascia di rispetto costiero H1 lungo l’arco della spiaggia, una zona F a destinazione turistica di dimensioni significative ed una fascia H3 di rispetto della copertura boschiva a causa della presenza della pineta. Alle spalle di quest’ultima sono presenti stralci di zona E, a destinazione agricola. Lo strumento urbanistico di Narbolia prevede, invece, una zona Hr di rispetto della fascia costiera, una zona F con sottozone F1, F2 ed F4 , rispettivamente con destinazione d’uso turistico-attrezzata, turistico-balneare e turistico-collinare. Sono presenti anche delle zone G, con sottozona G1 (verde pubblico attrezzato e G2 (verde con attrezzature).

Altri vincoli di tutela.

L’area ricompresa nel SIC è individuata, ai sensi della Legge Regionale 7 giugno 1989, n. 31 “Norme per l’istituzione e la gestione dei parchi, delle riserve e dei monumenti naturali, nonché delle aree di particolare rilevanza naturalistica ed ambientale”, come area di Rilevante Interesse Naturalistico (RIN) e conseguentemente proposta come sede di Parco Regionale, ad oggi non ancora istituito. Art.24 Aree di rilevante interesse naturalistico ed ambientale l. Nelle zone di particolare rilevanza naturale ed ambientale di cui all’articolo 4 individuate nell’allegato "A", Il comitato tecnico consultivo regionale per l’ambiente provvede a: - proporre studi sul patrimonio naturale, ambientale e paesaggistico; - proporre le aree da destinare a nuovi parchi o riserve naturali; - proporre l’individuazione dei monumenti naturali; - indicare gli altri interventi e le misure di tutela per la salvaguardia ed il recupero dell’ambiente; - proporre criteri per la revisione degli strumenti urbanistici generali.

21 Il sistema insediativo.

Sui campi dunari di Is Arenas, s'insediano alcuni nuclei di servizi ricettivi (campeggi) presso le foci del Riu Pischinappiu.

L‘intervento in progetto.

Nell’area del pSIC in Comune di Narbolia è in fase di realizzazione un complesso turistico-ricettivo a completamente dell’esistente campo da golf: verranno di seguito sintetizzate le caratteristiche degli interventi al fine di valutare l’entità dell’incidenza sul sistema ambientale del pSIC. Alla data odierna (dicembre 2006) il campo da golf è completamente realizzato e già in regime di attività, mentre sono in fase iniziale le opere di realizzazione dei complessi edilizi.

Il campo da Golf.

Il tracciato del campo da golf, di superficie complessiva di circa 30 ha, si articola in 18 buche con un percorso complessivo di circa 6.300 m di lunghezza, per una larghezza media di 45÷50 m: la sua ubicazione, come si evince dalla cartografia e dalle foto aeree, si inserisce in una porzione del territorio a pineta di circa 120 ettari, con superficie netta effettivamente sottratta al bosco di circa 13,67 ettari. Parte della superficie attualmente occupata dal campo da golf, circa 4,5 ettari sui 13,67 complessivi sottratti al bosco, era in precedenza occupata da radure a scarsa vegetazione naturale, caratterizzata da rade piante di pino e ginepro e con prevalenza di acacia saligna: la sottrazione effettiva di copertura vegetazionale di habitat prioritari ammonta dunque a circa 9,17 ettari.

Il tappeto erboso è stato realizzato diversificando le coperture a prato, per cui, nello specifico:

• per i Greens, della superficie complessiva di 1,2 ha, sono state scelte le microterme della specie Agrostis stolonifera, cultivar (varietà coltivata) L93 (50%), Southshore (25%) e Crenshow (25%);

• per i Fairways e Tees (prime 9 buche) della superficie complessiva di 6 ha, è stata scelta la macroterma della specie Bermuda, cultivar Sant’Ana;

• i Roughs (prime 9 buche) della superficie complessiva di 6 ha, sono seminati con un miscuglio di microterme delle specie Festuca arundinacea (75%), Poa pratense (15%) e

22 Lolium perenne (10%); si precisa che la parte prevalente dei roughs è a bosco, coperta da Pinus pinea;

• i Fairways e i Roughs (seconde 9 buche) della superficie complessiva di 10 ha, sono coperti con un miscuglio di macroterme delle specie Cynodon dactylon, cultivar Savannah; parte dei roughs è coperta da Pinus Pinea;

• il Campo executive, della superficie complessiva di 4 ha, per la parte a prato di circa 3 ha è coperto con un miscuglio di microterme delle specie Festuca arundinacea (75%), Festuca ovina (15%) e Lolium perenne (10%), e 1 ha con un miscuglio di microterme delle specie Lolium perenne (50%), Poa pratense (35%) e Festuca rubra (15%); parte del campo (circa 1 ha) è invece occupato da Pinus pinea;

• il Campo pratica, della superficie complessiva di 3 ha, è seminato con la macroterma della specie Bermuda, cultivar Sant’Ana.

In seguito, nella sezione relativa al bilancio idrico dell’area, verranno calcolati i fabbisogni in termini di consumo delle risorse idriche relativi al mantenimento del manto erboso del campo da golf.

Il complesso turistico ricettivo.

Nell’area compresa tra il limite del campo da golf e la linea dei 300 metri dal mare è prevista la realizzazione di un insediamento turistico ricettivo, costituito da hotel, servizi, impianti sportivi e residenze private. Il progetto nasce da un Accordo di Programma sottoscritto nel 1997 tra la società Is Arenas, proprietaria delle aree, il Comune di Narbolia e la Regione Sardegna. La volumetria complessiva convenzionata è pari a 222.900 m3 (di cui 2.135 già realizzati e 220.765 ancora da edificare), a cui si aggiungono 7.492 m3, previsti per un fabbricato di servizi a supporto del golf da realizzare in Comune di San Vero Milis, per una volumetria totale di 230.392 m3 . L’indice di edificabilità territoriale di (230.392 m3/7.427.559 m2) = 0,03 m3/m2.

Dati generali del piano di lottizzazione convenzionata Superficie territoriale 2.153.192 m2 Volume edificabile 240.000 m3 Aree edificabili 317.190 m2 Verde privato di competenza 615.345 m2

23 Superficie fondiaria (aree edif.+verde privato) 932.535 m2 Densità fondiaria: D.R. 22.12.83 n. 2266/U-art.4 0,25 m3/m2< 0,75 m3/m2 Verde pubblico con attrezzature 349.605 m2 Aree da cedere al Comune 871.052 m2

In fase di definizione ed autorizzazione, le cubature effettivamente consentite dall’Accordo di Programma sono state ridotte da 240.000 a 222.900.

Le opere in progetto sono articolate in otto areali omogenei non contigui: di questi, sei hanno destinazione turistico alberghiera e due residenziale:

Superficie dell’area Destinazione Volumetria prevista Area mq. dell’area mc. El 35.613 alberghiero – servizi 27.000 E2 4.426 Servizi 3.000 E3 55.756 Paralberghiero-servizi 17.308 alberghiero-servizi 16.692 E4a 67.991 Residenze-servizi 35.400 E4b 25.009 Paralberghiero-servizi 16.500 E5 17.900 Alberghiero 30.000 E6 47.570 Paralberghiero-servizi 44.000 E7 62.925 Residenze-servizi 33.000

Totali 317.190 222.900

A questi si aggiunge un fabbricato per servizi a supporto del golf, con i parcheggi di pertinenza, da edificare in Comune di San Vero Milis in area attigua al campo da golf.

Allo stato attuale, dunque, risultano già realizzati, oltre al campo da golf da 18 buche, al campo scuola con 3 buche ed al campo pratica, anche la club house, gli spogliatoi ed i servizi igienici del Golf Club, un edificio campione a due piani fuori terra, realizzato per la presentazione delle caratteristiche tipologiche del complesso e dimostrativo per l’inserimento paesistico-ambientale, la segreteria del golf, la guardiania, un edificio prefabbricato in legno destinato a spogliatoio e servizi a supporto della balneazione, una torretta di avvistamento incendi (nella porzione di proprietà in Comune di San Vero Milis).

Oltre a questi, risultano realizzate le reti degli impianti (elettrica, idrica, fognaria, antincendio), mentre le infrastrutture previste, per circa 35 km complessivi incluse le piste di servizio forestali, risultano già tracciate.

24 Attualmente è in esercizio anche uno dei parcheggi individuati come aree di cessione, per circa 104 posti auto e n. 4 pullman.

25 CARATTERIZZAZIONE AMBIENTALE

LA COMPONENTE ABIOTICA

Inquadramento geografico

Il sito ITB032228 - IS Arenas è situato nella Provincia di Oristano, ricade all’interno dei comuni di Cuglieri (0,54% del territorio comunale), Narbolia (10,7%) e San Vero Milis (7,43%) e ha un’estensione di 1.287,87 Ha. L’area è localizzabile nel Foglio 206 nei quadranti III SO e NO e nel II SE della Carta IGMI in scala 1:25.000.

Clima

Il territorio ricade nella fascia climatica temperato-calda, caratterizzata da temperature medie annue variabili tra i 15,8° e i 17,5°C. Le temperature medie del mese più freddo oscillano fra 8,8° e 10,9°C mentre vi sono quattro mesi con temperatura media superiore ai 20°C. L’escursione annua è compresa tra i 15° e i 17°C. I caratteri climatici del territorio sono fortemente mitigati dall’influenza del mare e sono riconducibili al tipo mediterraneo bi-stagionale. Gli eventi meteorici sono distribuiti prevalentemente nei mesi autunnali e mostrano valori minimi nei mesi estivi in concomitanza con i massimi termici annui. Le precipitazioni annuali si aggirano intorno ai 600mm. A partire da aprile-maggio le piogge tendono a diminuire; nel periodo estivo l’apporto pluviometrico è alquanto modesto e risulta quantificabile con un contributo pari al 5 % delle precipitazioni totali annue.

Venti

Le condizioni anemometriche nel settore di interesse sono registrate mediante due stazioni: quella di Alghero a Nord e di Capo Frasca a Sud. Si rileva che i venti del IV quadrante sono di gran lunga i più frequenti, in quanto superano il 50% delle frequenze totali annue. A questi si aggiungono i venti che soffiano dal III quadrante. Tra i venti occidentali prevalgono: il vento Maestrale con provenienza da NO, il Ponente ed il Libeccio da SO; questi oltre ad essere i più frequenti raggiungono anche le maggiori velocità durante l’inverno e la primavera.

Condizioni ondametriche

Per la sua esposizione, il settore riceve direttamente il moto ondoso originato dal vento di Maestrale la cui intensità è favorita dalla vasta estensione del fetch (lunghezza del tratto di mare

26 sul quale avviene la generazione del moto ondoso causata dal vento); esso è assai vasto essendo delimitato ad ovest dalle isole Baleari e da N a NO dalla costa francese. Il tragitto percorso dalle onde prodotte dal vento di Maestrale non è pertanto inferiore alle 250 miglia; a SO le onde prodotte dal Libeccio possono percorrere più di 500 miglia. Il clima del moto ondoso al largo della costa provinciale è monitorato dalla boa direzionale ondametrica di Alghero (Lat. 40, 54833 Long. 8, 10667 - Rete Ondametrica Nazionale). Nel periodo di osservazione compreso tra il 1989 (anno di posizionamento) ed il 2003 la boa ha rilevato un numero di mareggiate annue medie pari a 25,6 eventi; tra queste, l’altezza massima raggiunta dalle onde è stata di 9,88m.

Maree

I dati relativi alle oscillazioni di marea sono forniti dalla Rete Mareografica Italiana e sono collocati in prossimità delle strutture portuali; in Sardegna si trovano 3 mareografi rispettivamente a Cagliari, Porto Torres e Carloforte. L’ampiezza delle maree per tutte le coste della Sardegna assume valori dell’ordine di qualche dm. Nel settore d’interesse1 la marea oscilla tra i 40-50 cm di altezza ad Alghero e i 15 cm nel Golfo di Oristano.

Inquadramento geoambientale

Il sito si inserisce nell’ambito di una costa bassa e sabbiosa, tra le regioni geologiche del Sinis e del Montiferru e comprende: una parte a mare fino alla batimetrica -5, la spiaggia, e la porzione del campo dunare interessata dall’imboschimento a Pinus pinea; esso è parte di un più ampio sistema costiero delimitato dai promontori carbonatici di Torre del Pozzo a Nord, dall’altopiano strutturale di Cadreas da NE a E, dalla piana di Riola a SE, e dal promontorio di Torre Scab‘e Sali a Sud.

1 Le spiagge della Sardegna. Ricerche sulle variazioni delle spiagge italiane, 1965 - Spano B. & Pinna M. centro studi - geografia fisica CNR, Bologna

27 La misura di protezione che ha portato alla proposta del pSic è stata attuata nel 1995 con l’intento di tutelare l’habitat comunitario “2270 Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster”. Questa, fu impiantata negli anni ‘50 in seguito a un programma di interventi di sistemazione dei litorali dunosi della Sardegna portato avanti dall’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste con i primari obiettivi sia di stabilizzare le dune sabbiose dell’entroterra mediante la messa a dimora di piante resinose a rapida crescita, con criteri forestali di rimboschimento ad alta densità, sia di favorire la ricostruzione di un ecosistema forestale in equilibrio con l’ambiente. I lavori nel litorale di Is Arenas ebbero inizio nel ’51. L’imponente opera di imboschimento apportata nel sistema costiero, fu fatta a discapito del campo dunare che a partire dagli anni 50 cominciò a subire un rapido processo di involuzione. Solo nel settore meridionale, non interessato dall’imboschimento e dove le attività antropiche possono dirsi ancora blande, permangono forme residue tipiche dell’ambiente dunale.

Inquadramento geologico

Il complesso sedimentario poggia su un substrato carbonatico che affiora con termini variabili da calcari, calcari-marnoso-arenacei, parzialmente carsificati, presso Torre del Pozzo e Cadreas a calcareniti, calcari organogeni, depositi argillosi e marnoso-siltosi di Torre Scala ’e Sale. I lineamenti geologici del settore sono riconducibili agli eventi tettonici della fase distensiva plio- quaternaria. In particolare, il sollevamento dei pilastri tettonici e il loro smembramento in relazione alla fossa campidanese, produsse nel settore, la formazione di un sistema di piccole isole (Scala ‘e Sale, Capo Mannu,...) dislocate fra loro e delimitate da più o meno vaste aree di subsidenza. Fra queste, l’area tra il Sinis ed il Montiferru diede origine al bacino di sedimentazione di Is Arenas. Il successivo riempimento è da imputare alla combinazione di importanti processi geomorfici conseguenti alle dislocazioni tettoniche e al vulcanismo alcalino pliocenico che portarono ad un rapido ringiovanimento dei rilievi con intensi processi di degradazione meteorica e di erosione fluviale post-tettonici e abbondante disponibilità di sedimento di origine alluvionale. L’emersione della coltre sedimentaria marina a seguito delle oscillazioni glacio-eustatiche, permise la disponibilità di ingenti quantità di sedimento che sospinto verso l’entroterra dai venti dei quadranti occidentali, determinò la graduale emersione del settore e la rapida evoluzione del bacino verso facies di ambiente lagunare e continentale. Alle fasi di stazionamento intermedie delle pulsazioni marine sono riconducibili i depositi conglomeratici fossiliferi, poligenici (beach rock) costituenti le diverse paleolinee di riva presenti sia nel margine settentrionale del litorale sia, approssimativamente, alla batimetrica -50 m. Alle pulsazioni climatiche caldo umide sono invece riferibili i paleosuoli riscontrabili nelle depressioni interdunali o intercalati nei depositi eolici.

28 Caratteri morfologici del sistema costiero

Spiaggia Spiaggia emersa: il litorale si mostra come una lunga falcata sabbiosa asimmetrica ad orientamento NE-SO, lunga 6.1 km e variamente profonda con valori mediamente compresi tra i 20 - 30 m; raggiunge la massima estensione in corrispondenza della foce del Rio Pischinappiu (circa 60m). È delimitata superiormente dal cordone olocenico, e assume caratteri morfologici differenti da un estremo all’altro in conseguenza della diversa natura geologica del substrato e delle condizioni meteomarine locali, meno intense lungo l’appoggio meridionale. Il profilo della linea di riva, a cuspidi profonde, è indice di una fase morfodinamica attiva. Caratteri sedimentologici: l’area petrografica di provenienza del sedimento è localizzata tra il Montiferru e il Sinis. A Nord, il sedimento di spiaggia è costituito in prevalenza dalla componente silicoclastica, di colore nocciola-rossastro, originatasi dai prodotti di disfacimento dei rilievi circostanti: basamento, vulcaniti calcalcaline e alcaline, prodotti di origine idrotermale (quarzo, calcedonio, minerali del ferro, in particolare modo magnetite). Procedendo verso S, lo stock sedimentario tende verso termini mineralogici più maturi, sia nella composizione, quarzo prevalente, sia nella tessitura; il colore del sedimento assume cromatismi variabili verso il grigio chiaro. La componente carbonatica è abbondante e si compone di calcinelli, foraminiferi, frammenti di conchiglie marine e terrestri. L’abbondante rappresentatività della componente malacologica lungo tutto il litorale indica una buona distribuzione della biodiversità marina. Spiaggia sottomarina: pendenza media 1,3%. fondale mobile con sabbie medio-fini. È assente la prateria a Posidonia oceanica. Dinamica litorale: Nell’ambito del bilancio sedimentario il litorale si dimostra in arretramento2 a causa della sensibile diminuzione degli apporti sedimentari. Questo fenomeno è probabilmente dovuto sia all’imponente opera d’imboschimento che ha interrotto la dinamica costiera nella fase di riporto della sabbia aspersa dal vento verso l’entroterra e sia all’ormai scarso contributo solido fluviale proveniente dal bacino idrografico del Rio Pischinappiu. Infatti pur se il corso d’acqua ha portata perenne, essendo alimentato dalle sorgenti del Montiferru, ha capacità di trasporto modeste e nei periodi di magra sfocia in mare con un delta sottomarino.

2 Comparazione levate aeree 1955,1965,1974; Atlante delle spiagge – CNR, 1995

29 La corrente di deriva ha direzione N-S. Esposizione ai venti: L’esposizione ai venti dei quadranti occidentali e la notevole estensione del fetch rendono il litorale soggetto ad intensi processi meteomarini che determinano ripetuti avanzamenti e arretramenti della linea di riva durante l’arco dell’anno.

Zona di retrospiaggia Cordone di avandune: il complesso di dune primarie che si sviluppa a ridosso della spiaggia s.s. mostra in diversi settori caratteri morfodinamici attivi che dipendono dalle condizioni meteomarine locali, dalla differente profondità e dalla pendenza del litorale. In questi settori, nel versante fronte mare, il cordone mostra una forte instabilità dovuta al continuo rimaneggiamento dei sedimenti interessati dall’azione delle mareggiate. Durante i lavori delle opere di imboschimento condotte al fine di stabilizzare le dune mobili, nella spiaggia fu realizzata una duna artificiale lungo il cordone dunale. L’intervento venne attuato con la costruzione di siepi morte, costituite da frasche sostenute da pali di castagno e filo di ferro, con rinfoltimenti di essenze, anche estranee all’ambiente. Tale intervento non andò subito bene ma opportune modifiche che prevedevano ”l’irrigazione sperimentale di soccorso” permisero un sensibile miglioramento a tutta la vegetazione presente nella fascia retrodunale, favorendo specialmente l’accrescimento e la diffusione dei ginepri. Lungo la proprietà della società Is Arenas, l’intervento attuato con la costruzione delle barriere antisorrenamento ha favorito lo sviluppo continuo e l’accrescimento in altezza del corpo dunare. La riuscita di tale intervento è stata accolta e praticata, successivamente, nel settore costiero di pertinenza del comune di Cuglieri. Campo dunare: il campo dunare, si sviluppa verso l’entroterra per una profondità di circa 6 km in direzione S-E, interessando un areale di circa 2.400 Ha. I limiti meridionali si mostrano in progressivo arretramento per gli interventi antropici che qui vi insistono: coltivazione di cave di sabbia (alcune ancora attive) e attività agro-pastorali non intensive. Precedentemente agli anni ‘503, la conformazione del sistema dunale era decisamente diversa dall’attuale. L’elemento caratterizzante si fondava sulle imponenti dune di sabbia libera localizzabili

3 Osservazione foto aeree, cartografia storica.

30 all’interno di una vasta area di deflazione che occupava parte del territorio attualmente interessato dall’imboschimento. Al suo interno, ed in continuità con gli elementi morfologici tipici del paesaggio costiero del Sinis, nelle bassure interdunali erano individuabili diverse aree stagnali (Benetudi, Paua Fenosa,…) che venivano in parte alimentate dai corsi d’acqua provenienti dal Montiferru. Queste risultano ora scomparse sia per fenomeni naturali sia per interventi di bonifica (Benetudi). Capacità d’uso: Nella classificazione dei suoli il deposito eolico è stato attribuito alla classe I–II di capacità d’uso, alla classe 1 di suscettività alla irrigazione e alla classe S1 di attitudine al miglioramento dei pascoli.

31 Caratteri idrogeologici

Bacino idrologico Il bacino idrologico occupa un’estensione di 65,70 Kmq e ricade all’interno dei bacini idrografici di Rio Pischinappiu, Su Fenugu e Canale Sessini defluenti dal versante sud-occidentale del Montiferru. Il Rio Su Fenugu e il Canale Sessini sono dei piccoli corsi d’acqua che tendono a disperdersi una volta giunti in corrispondenza della coltre sedimentaria. Il Pischinappiu ha uno sviluppo di poco più di 14 chilometri ed è compreso all’interno di un bacino di 38,21 Kmq (fonte PTA –Mare Foghe); viene alimentato per buona parte da alcune sorgenti in località Codinazza, alla quota di circa 700 m (Funtana Menta, S’Abba Lughida); anche questo rio comunque trova difficoltà ad aprirsi un varco tra le dune nel suo tratto terminale. L'area di alimentazione quindi viene individuata nel settore nord-orientale, dove in località Cadreas le spesse ed estese coperture alluvionali, che per ampio tratto sono a contatto con i termini lavici ed i livelli di brecce e scorie vulcaniche dei rilievi più occidentali del Montiferru, costituiscono una fonte di continuo apporto per infiltrazione; inoltre il fattore morfologico condiziona direttamente il deflusso meteorico superficiale che si disperde appunto entro il campo dunare”. L’individuazione della morfologia e l’estensione del sistema di falda è stata possibile dal controllo delle piezometrie di circa 140 pozzi, localizzati nell’intorno di Is Arenas nei territori di Narbolia, San Vero e Riola. L’equidistanza e la spaziatura delle curve isopiezometriche piuttosto regolari indicano una permeabilità uniforme ed evidenziano la direzione di deflusso da E-SE verso O-NO ed in particolare si notano due principali assi di drenaggio.

L’acquifero è costituito da sabbie incoerenti o parzialmente cementate sovrastanti una successione litologica arenaceo-conglomeratica di età quaternaria impostata su un basamento strutturale di età miocenica4.

4 S. Carboni, A. Pala, “ Relazione idrogeologica sulla falda di Is Arenas – Risultanze nel triennio 1998-2000”. Marzo 2001.

32 La successione dei livelli deposizionali che costituiscono il complesso sedimentario arenaceo - conglomeratico è stata ricostruita mediante lo studio dei sondaggi eseguiti nel settore in esame che ha permesso la descrizione del seguente assetto stratigrafico (procedendo dal basso verso l’alto): • arenarie fini calcari e calcari marnosi del basamento miocenico aventi permeabilità bassa per porosità e permeabilità media per fratturazione; • banchi di argille plastiche lagunari fossilifere verde scuro e grigie, sabbiose nella parte alta che sono impermeabili o di scarsa permeabilità; • lenti sabbioso-argillose e/o francamente argillose di permeabilità medio-alta per porosità; • sabbie grosse, ghiaie sciolte sovente con ciottoli, sottili bancate di arenarie conglomeratiche fossilifere e lenti sabbiose che sono di permeabilità medio-alta per porosità; • sabbie medie e grosse debolmente compatte di permeabiltà medio-alta per porosità; • sabbie medie dunari, da poco addensate a sciolte, di alta permeabilità per porosità.

Le dimensioni dell’acquifero e la potenzialità della falda sono state ottenute sulla base dell’andamento stratigrafico e dei caratteri idrogeologici generali che hanno permesso l’individuazione di una direttrice, coincidente con una direzione di deflusso della falda. La direttrice si sviluppa in direzione ortogonale alle isopieze e segue una direzione circa SE- NO (congiungendo i pozzi n.2-10-6-22-21). L’analisi dei sondaggi ha permesso l’individuazione del basamento ad una profondità compresa tra i -24 e i -30m. Nel settore centro-orientale i dati geognostici indicano un progressivo approfondimento del basamento e nel pozzo 8, si rinviene ad una profondità di -52m, tale andamento non viene invece confermato nel settore occidentale.

Calcolo della portata annua della falda Il calcolo della portata annua5 è stato ottenuto utilizzando l’equazione di Darcy per il calcolo del deflusso delle falde in acquiferi omogenei. Dalla formula di Darcy: Q = T* i*L si ottiene:

5 S. Carboni, A. Pala, S. Guaita “ geologia ed Idrogeologia di Is Arenas (Narbolia – San Vero Milis) – rendiconti seminario Facoltà Scienze Università Cagliari vol. 68 fascicolo unico -1998

33 Q = portata (m cubi/sec) Trasmissività (in mq/sec) = k*H =1,28*10 -2 m2/sec (trasmissività media calcolata con le prove di emungimento in alcuni pozzi ubicati all’interno della proprietà della società Is Arenas) I = gradiente idraulico accertato = 2,3‰

Q= T*i= 0,0128*0,0023= 0,00003 mcubi/sec per ogni km di larghezza

Valutando in circa 5 km tutto il fronte della falda si può determinare il deflusso della falda pari a Q =0,145 mcubi/sec con una valutazione del deflusso annuo pari a 4.730.000 mcubi.

34 LA COMPONENTE BIOTICA

Parte sommersa

La zona a mare compresa nel SIC è caratterizzata principalmente da fondale sabbioso compreso tra la linea di battigia e la batimetrica dei 5 metri. Di notevole importanza è la presenza di un sistema di barre sommerse che rivestono un ruolo funzionale nel mantenimento dell’equilibrio complessivo del sistema di spiaggia (frecce bianche).

L’energia delle onde che investe questo tratto di fondale è notevole grazie alla grande estensione del “fetch” e alla conformazione della piattaforma continentale. Pertanto, la componente biotica bentonica risulta pressoché inesistente entro la batimetria dei 5 metri e solo a maggiori profondità sarà possibile l’insediamento di organismi vegetali e animali che necessitano di un ancoraggio al fondale. La Prateria a Posidonia oceanica (Cod.1120), considerato habitat prioritario, è menzionata nella scheda Natura 2000 con copertura al 28%, tuttavia, dai rilievi di campo non è risultata presente in corrispondenza della spiaggia di Is Arenas, come si evince dall’allegata cartografia che ritrae la mappatura delle praterie di Posidonia della Sardegna commissionata dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ed eseguita dall’Università di Bari nel 2001-2002.

35

La specie Caretta caretta (Vedi Scheda di identificazione allegata) indicata nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE è segnalata nella Scheda Natura 2000 per il SIC di Is Arenas..

Le tartarughe sono protette da due importanti convenzioni internazionali: La Convenzione di Washington e la Convenzione di Berna. La CITES (Convention On The International Trade Of Endangered Species) è la sigla della convenzione di Washington del 3 marzo 1973: un trattato internazionale che consente la protezione delle specie selvatiche attraverso il controllo del loro commercio. La Convenzione di Berna è una convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell'ambiente naturale in Europa, adottata a Berna il 19 settembre 1979.

36 La spiaggia di Is Arenas presenta caratteristiche di colore e granulometria adatte alla nidificazione di questa specie, la cui deposizione delle uova è stata segnalata più volte in passato. Nella parte più settentrionale del SIC, in corrispondenza di Torre del Pozzo, il fondale è caratterizzato da un basamento calcareo, in parte ricoperto da sabbia.

La parte del basamento calcareo sommerso visibile ha un’estensione di circa 300 metri e raggiunge la profondità di 15 metri. La caratterizzazione biotica è stata eseguita mediante transetto lineare, dalla linea di battigia alla massima profondità del basamento. L’ambiente sommerso analizzato appartiene al dominio bentonico e a quello pelagico per la sola provincia neritica. In senso verticale l’ambiente appartiene alla zona epipelagica che comprende la colonna d’acqua da 0 a 50 metri, zona in cui le caratteristiche fisico-chimiche e le condizioni di illuminazione sono pressoché uniformi. Il dominio bentonico è suddiviso in piani, spazi verticali entro i quali le condizioni ecologiche possono essere considerate costanti ed omogenee. In esso sono presenti due diversi sistemi: il sistema fitale, costituito da piani interessati dalla penetrazione della luce, in cui cioè è presente la vegetazione, e il sistema afitale caratterizzato dall’estinzione della luce e dall’assenza di vegetazione. Il nostro ambiente appartiene al primo sistema, quello fitale ed è caratterizzato dalla presenza di tre piani: il piano sopralitorale, la fascia costiera emersa mantenuta umida dagli spruzzi del moto ondoso; il mediolitorale, la zona caratterizzata da un’alternanza di emersione e di sommersione, ovvero la fascia compresa tra l’alta e la bassa marea; l’infralitorale che si estende dal limite superficiale della zona perennemente immersa fino alla profondità massima alla quale si spingono le Fanerogame marine. I dati rilevati hanno permesso di evidenziare le caratteristiche di base del biota marino.

37 In generale, il fondale roccioso di tipo calcareo è caratterizzato dalla presenza di lastroni, che offrono ampie superfici orizzontali fotofile e pareti parzialmente sciafile lungo la falesia, che sconfinano in ambiente di grotta infralitorale nelle parti inferiori costantemente in ombra. Le principali biocenosi individuate sono la biocenosi ad Alghe Fotofile dell’infralitorale superiore e la biocenosi sciafila del Precorallligeno e Coralligeno in parete, con predominanza di biocenosi di grotta nelle stazioni decisamente sciafile al di sotto delle volte. Il popolamento vegetale tipico delle zone fotofile o comunque sufficientemente illuminate è caratterizzato dalla presenza di un cystoseiretum con copertura del 50% avvicendata da Stypocaulon scoparium e Halimeda tuna e Dictiota dichotoma nelle superfici a sviluppo verticale. Il cystoseiretum ha uno sviluppo in altezza di circa 10cm ed è costituito da fronde in continuo movimento colonizzate prevalentemente da specie bentoniche vagili. Il concrezionamento basale è costituito da specie a portamento orizzontale incrostante tra cui i generi Lithophyllum e Peyssonnelia. Nelle zone sabbiose tra i lastroni di calcare si sviluppa Posidonia oceanica che si presenta rada e con l’apparato fogliare poco sviluppato, sintomo di un substrato instabile. Pertanto la copertura % dell’Habitat prioritario Praterie a Posidonia oceanica nel SIC Is Arenas dovrà essere portata dal 28% al 10%. Non vi è presenza di Caulerpa racemosa, un alga tropicale che ricopre ormai buona parte dei fondali della Sardegna a discapito di specie autoctone. Il popolamento vegetale delle zone sciafile mostra in prevalenza la presenza di Peyssonnelia rubra, Peyssonnelia squamaria e Neogoniolithon brassica-florida. Le zone sciafile sono caratterizzate dalla presenza di Rhodophyceae incrostanti calcarizzate e non tra cui prevalgono i generi Pseudolithophyllum e Peyssonnelia, e le Clorophycee Dasycladus clavaeformis, e Codium coralloides. Alcune aree presentano una colonizzazione di base a Peyssonnelia sp. e Pseudolithophyllum e uno sviluppo verticale rappresentato da Dasycladus clavaeformis. La fauna bentica sessile è rappresentata prevalentemente dalle Classi dei Poriferi, Idrozoi, Antozoi, Briozoi, Ascidiacei variamente e abbondantemente rappresentate. Citiamo i principali taxa osservati: Poriferi: Spirastrella cunctatrix, Clona viridis, Spongia agaricina; Cnidari: Polycyathus muellerae, Cribinopsis crassa, Anemonia viridis, Aiptasia diaphana.; Briozoi: Pentapora fascialis, Adeonella calveti. Tra le specie vagili riscontrate gli Echinodermi Paracentrotus lividus, Arbacia lixula. Teleostei: Atherina sp., Epinephelus marginatus, Serranus scriba, Serranus cabrilla, Chromis chromis, Diplodus annularis, Diplodus puntazzo, Diplodus sargus, Diplodus vulgaris, Sarpa salpa, Boops boops, Oblata melanura, Coris julis, Thalassoma pavo, Labrus viridis, Symphodus tinca, Symphodus roissali, Scorpena maderensis.

38 SCHEDA CARETTA CARETTA (Linnaeus, 1758)

Caretta caretta

Classificazione scientifica

Regno: Animalia

Phylum: Chordata

Subphylum: Vertebrata

Classe: Reptilia

Sottoclasse: Anapsida

Ordine: Testudines

Sottordine: Cryptodira

Superfamiglia: Chelonioidea

Famiglia: Cheloniidae

Sottofamiglia: Cheloniinae

Genere: Caretta

Specie: C. caretta

Le tartarughe marine sono perfettamente adattate alla vita acquatica grazie alla forma allungata del corpo ricoperto da un robusto guscio ed alla presenza di “zampe” trasformate in pinne. Possono raggiungere velocità di 30km/h e sono capaci di apnee molto lunghe.

Si nutrono di pesci, molluschi, crostacei, gasteropodi e sono ghiotte di meduse.

Alla nascita la Caretta caretta è lunga circa 5 cm.

La lunghezza di un esemplare adulto è di 80-130cm, con un peso variabile tra i 100 ed i 140kg.

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La testa è grande, con il rostro molto incurvato e un becco corneo robusto.

Il carapace è di colore rosso marrone, striato di scuro nei giovani esemplari, e un piastrone giallastro nella parte addominale.

I maschi si distinguono dalle femmine per la lunga coda che si sviluppa con il raggiungimento della maturità sessuale, che avviene intorno ai 13 anni.

Delle loro abitudini si conosce molto poco, in particolare riguardo ai primi anni di vita. Trascorrono la maggior parte del tempo in acque profonde, portandosi in superficie per respirare. Sono rettili, animali a sangue freddo, perciò prediligono le acque calde. Si avvicinano alla costa durante i mesi riproduttivi, al largo delle spiagge dove probabilmente sono nate. Sembra, infatti, che depongano le uova nella stessa spiaggia in cui sono venute al mondo. Gli accoppiamenti avvengono in acqua, poi la femmina attende alcuni giorni prima di nidificare.

Scelta la spiaggia, la tartaruga esce dal mare e scava un buco profondo da 30 a 60cm dove depone da 80 a 200 uova e le ricopre accuratamente per garantire la temperatura di incubazione costante e proteggerle dagli sbalzi termici e dai predatori. Una volta deposte le uova, la tartaruga torna in mare affidando alla sabbia la protezione dei suoi piccoli.

Passati 40-60 giorni avviene la schiusa e i piccoli di tartaruga si recano verso il mare attratti dalla luce della luna, poi nuotano per molte ore fino a portarsi al largo e raggiungere le correnti ricche di nutrienti. Dove le tartarughe trascorrono i primi anni della loro vita resta un mistero, torneranno, infatti, verso le acque costiere solo dopo i 5-6 anni.

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Quando la tartaruga si reca in spiaggia per nidificare lascia una traccia evidente formata da due solchi paralleli simili a quelli lasciati da un cingolato. Il nido viene accuratamente coperto dalla tartaruga che nidifica, pertanto è molto difficile ritrovarlo.

41 Parte a terra

Questo capitolo è stato redatto in base alle informazioni bibliografiche essenzialmente estratte dai documenti relativi alla valutazione di incidenza (a cura di G. Amadori, 1994) e in seguito al sopralluogo effettuato per la Regione Sardegna, Servizio Conservazione della Natura, in data 01/12/2006. Il SIC di Is Arenas è un esteso complesso ambientale, rappresentativo del paesaggio mediterraneo, che deve la sua importanza alla presenza delle serie vegetazionali dunali, purtroppo solo in alcuni tratti intatte e alla presenza, in posizione retrodunale, del tipico ginepreto, abbastanza esteso e probabilmente sottovalutato nella sua attuale copertura (Camarda, 2006) e, in posizione ancora più arretrata della Pineta a Pinus pinea. L’attuale conformazione del SIC è il risultato di processi solo in parte naturali. Infatti negli anni Cinquanta l’area si presentava come un esteso sistema dunale, fortemente caratterizzato dalle dinamiche fisiche, in cui dominava la componente ventosa, tale da offrire un paesaggio pressoché privo di vegetazione arborea. Le notizie storiche riportano la presenza di macchia mediterranea associata ad aree agricole e soggette a pastorizia.

Ginepreto: si sviluppa sulla fascia dunale e retrodunale del SIC

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Pineta: l’estesa pineta in posizione retrodunale

E’ in seguito agli interventi di impianto della pineta ad opera del Corpo Forestale, delle opere di consolidamento delle dune mediante palizzate e all’irrigazione ad opera della società “Is Arenas” nella parte di sua proprietà, che l’area ha cambiato completamente la sua struttura e hanno cominciato ad instaurarsi i processi successionali che vedono nelle formazioni a Juniperus e a Quercus lo stadio climax. Il SIC si trova in un’area caratterizzata soprattutto da terreni agricoli e, seppure confinante ad altri SIC di altra natura (aree umide), appare piuttosto isolato da altri sistemi ambientali simili; il ginepreto e le altre formazioni arbustive e la vegetazione psammofila appaiono gli unici elementi che svolgano un ruolo di connessione tra questo e altri spazi naturali. Nella scheda Natura 2000 sono individuati 10 habitat, di cui 3 prioritari (segnati con *). codice nome copertura Rappres Superficie Conservazio Valutazione entativit relativa ne globale à 2270* Dune con foreste a Pinus Pinea 40 A A A A 1120* Praterie di posidonia 28 A C A A 2110 Dune mobili embrionali 6 B C B B 2230 Dune con prati Malcolmietalia 5 B C B B 2120 Dune mobili con Ammophileto 5 C C C C 5330 Arbusteti termomediterranei 2 B C B B 2250* Dune costiere a Juniperus 2 C C C C 2240 Dune a Brachypodietalia 1 B C C C 2210 Dune fisse a Crucianellion 1 B C B B 1210 Vegetazione annua linee di 1 A C B B deposito

43 Dell’habitat 1120*, Praterie di posidonia, si è parlato nella parte dedicata alle biocenosi marine. Prof. Ignazio Camarda, in un recente documento (giugno 2006) redatto al fine di operare una verifica della valutazione di incidenza del SIC in oggetto e commissionato dalla Regione Sardegna, oltre ad indicare nella pineta un habitat artificiale e nel ginepreto l’habitat di maggior valore, segnala l’interesse degli habitat non prioritari presenti nella scheda Natura 2000 e altri non presenti in essa: “il 1210 Vegetazione annua delle linee di deposito marine, 2110 Dune mobili embrionali, 2120 Dune mobili del cordone litorale con Ammophila arenaria, Dune marittime delle coste mediterranee, ossia: 2210 Dune fisse del litorale del Crucianellion maritimae, 2220 Dune con presenza di Euphorbia terracina, 2230 Dune con prati del Melcolmietalia, 2240 Dune con prati dei Brachypodietalia e vegetazione annua, 2260 Duna con vegetazione di sclerofille dei Cisto- Lavanduletalia, nonché aspetti della fascia retro dunale a Ephedra distachya. Sono frammentari altri tipi di habitat, tra cui 1410 – Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi). L’habitat 5330 Arbusteti termomediterranei, richiamato in relazione, è meglio attribuibile alle aree frammentate del ginepreto o a fasi di degradazione della pineta”.

Per capire la struttura ambientale del SIC e senza entrare nel merito della classificazione della Direttiva Habitat, sembra necessario considerare, oltre agli habitat elencati nella scheda Natura 2000 e quelli indicati da prof. Camarda, la presenza di ulteriori sistemi quali gli ambienti acquatici (acque dolci con relativa vegetazione), gli ambienti di gariga, di macchia e le formazioni in evoluzione verso gli stati climax a olivastro, le porzioni di praterie mediterranee a pascolo, i coltivi, gli ambienti rupicoli (all’estremo nord del SIC) e gli ambienti antropici anche abbandonati (ruderi e altri abitati). Infine la sola categoria di “dune a foresta di Pinus pinea” non sembra sufficiente a descrivere la complessa ed estesa formazione forestale presente, per cui appare necessario affiancare a tale habitat quello della “Pineta a Pinus pinea”. Solo attraverso l’inclusione di tali ambienti nel quadro generale è possibile apprezzare l’importanza del SIC e indicare le misure gestionali più opportune.

Flora e Vegetazione

La valutazione di incidenza commissionata nell’aprile del 2002 dalla stessa società “Is Arenas” riporta i risultati delle analisi floristiche eseguite per l’occasione da specialisti sia dal punto di vista di area vasta, sia nell’area ristretta in cui è ascrivibile il SIC:

Flora e vegetazione in area vasta

In area vasta si riscontrano:

44 • le foreste miste di sclerofille sempre verdi; • le boscaglie e le macchie litoranee; • bosco artificiale a prevalenza di Pinus pinea (presente solo in area p.S.I.C. e di cui si tratta nel paragrafo dedicato all’area ristretta).

Le foreste miste di sclerofille sempre verdi - ricoprono le aree forestali residuate dall’esercizio dell’agricoltura e della pastorizia, in cui sono presenti formazioni assimilabili a cedui misti di sclerofille e/o da macchie di degradazione in precarie condizioni vegetative a causa di irrazionali utilizzazioni (sono state privilegiate le attività connesse alla pastorizia e all’agricoltura, perché più remunerative rispetto alle attività selvicolturali). In dette formazioni boschive sono presenti principalmente le querce (Quercus ilex, Q. suber, Q. coccifera) e subordinatamente l’olivastro (Olea oleaster), mentre fanno parte del sottobosco e/o della macchia di degradazione: Pistacia lentiscus, Rhamnus alaternus, Genista morisii, Phillyrea angustifolia, Genista ephedroides, Calycotome spinosa.

Le boscaglie e le macchie litoranee - ricoprono la fascia costiera, anch’essa residuata dall’esercizio dell’agricoltura, in cui sono presenti boscaglie o macchie di degradazione, spesso ridotte a garighe. Sono presenti in dette formazioni principalmente i ginepri (Juniperus.macrocarpa e J. oxy-cedrus), e fra gli arbusti: Pistacia lentiscus, Phillyrea angustifolia, Genista ephedroides, Calycotome spinosa, Euphorbia dendroides, Thimus capitatus, Stipa ritorta, Asparagus aphyllus, Cistus monspeliensis, ecc.

Vegetazione dunale nella parte non soggetta all’erosione del mare

45 Sempre in relazione all’analisi su scala vasta, la valutazione di incidenza riporta come più dettagliato uno studio del 1994, coordinato dall’ing. Giovanni Amadori, che così descrive la flora:

Nell’area vasta le specie della flora esistenti presentano una gamma di varietà e di presenze molto articolate e complesse. Alle essenze autoctone, per effetto di una antropizzazione diffusa nel territorio, sono state integrate, ai fini produttivi, specie esogene che hanno trovato un habitat favorevole, sino a sostituire le specie esistenti. Per una più sistematica descrizione delle specie esistenti si è preferito suddividerle in: piante erbacee; arbusti ed alberi.

Piante erbacee - A margine del litorale sabbioso dalla battigia ricoperta da egagropile, le palle formate dall’agglomerazione delle foglie di posidonia, si eleva il cordone dunale costiero colonizzato nella parte frontale dal giglio marino e dalla calcatrepola. Lo sparto, la gramigna delle spiagge, l’alfa ed il giunco marittimo stabilizzano la duna con la loro azione fissatrice, mentre il giunco pungente è circoscritto nelle depressioni umide (paduli e paludi) o lungo il bordo degli stagni, associato alla salicornia sino al limite delle acque. Inframezzati a dette specie si trovano l’elicriso, l’enula candida, la santolina delle spiagge, l’efreda distachia, questa ultima più frequente nelle dune mobili o parzialmente assestate nell’entroterra sino a formare, associato all’elicriso, estese colonie. Elemento caratterizzante il paesaggio delle zone aperte aride del litorale e dell’entroterra è l’euforbia, da quella delle spiagge a quella cespugliosa o a ombrella. Associato a quest’habitat insistono l’erba medica marina e polimorfa, la gramigna delle spiagge, l’ononide screziata, con frequenza decrescente con la distanza dal litorale. Nelle zone più fertili, a bordo campo o in parcelle incolte, crescono l’avena selvatica, la briza, il lino delle fate, la malva selvatica, il lino marittimo, la borragine comune, mentre la carota selvatica, il papavero ed il gladiolo illirico, quest’ultimo nei terreni più leggeri, invadono, infestanti, anche l’interno dei campi coltivati. Frequenti lungo il bordo strada si trovano l’enula bacicci, il finocchio selvatico e più rara la ferula. Nelle zone più interne della fascia pedemontana compaiono l’edera e il rovo che diventano componente predominante nella formazione di siepi e folti macchioni. Nei pascoli e nelle garighe, associato alla macchia mediterranea, è sempre presente l’asfodelo, più frequente nella fascia costiera e , con varietà diverse, sino alla montagna. Sempre nelle zone a pascolo o negli incolti più aridi si riscontra la presenza di diverse varietà di carlina. Il cardo mariano e la calcatreppola prosperano nelle zone più ricche di azoto ai margini di discariche o di insediamenti umani.

46 Legati alla antropizzazione dei siti è la presenza di specie domestiche quali la canna domestica che, utilizzata per le siepi frangivento di uliveti e vigneti riquadra in lunghi filari le campagne. Quali filari sono stati utilizzati anche il fico degli ottentotti, la salsola erba-kali ed altre specie simili che, introdotte come piante ornamentali, trovano favorevoli condizioni di sviluppo e colonizzano ampie fasce di terreno circostante, diventando componenti caratteristiche del territorio.

Arbusti e alberi - L’azione di modificazione dell’ambiente naturale e del paesaggio derivante dall’introduzione di specie non autoctone risulta più incisiva quando questa introduzione riguarda specie arboree e arbustive. L’acacia e l’eucalipto sono essenze comunemente utilizzate per le fasce frangivento e i boschetti cedui. Diffusissimo e localmente spontaneizzato è il fico d’india, impiegato per la formazione di siepi che, assieme ai canneti, delimitano i coltivi delle pendici collinari. A quote superiori, alla canna si alterna il rovo che con il fico d’india forma estesi macchioni che occupano i reliquati dei terreni incolti. Il pino marittimo, la palma, l’agave per la loro resistenza all’ambiente marino, sono le piante ornamentali più frequentemente utilizzati nelle zone litoranee esposte, sino al litorale, e, in posizione più riparata, i bouganvillea e gli oleandri. Elemento connettivo di questi habitat e paesaggi agrari particolari la macchia mediterranea residuale rispetto a quella che, sino a poche decine di anni fa, ricopriva l’intera regione del Sinis, interrotta solo dalle superfici coltivate a frumento e cereali dagli areali più fertili e dissodati, e dal sistema di dune sabbiose che, partendo da “Sa Praia Manna”, con una larghezza pari al suo arco, si estendeva verso sud-est per tutta la parte pianeggiante, sino a lambire lo stagno di Riola. La macchia mediterranea composta principalmente da lentischio e rosmarino annovera, tra le altre specie più frequenti, la palma nana (sfruttata ancora negli anni cinquanta per la fabbricazione del crine), la calicotome spinosa, che la punteggia di macchie giallo intenso in primavera, la fillirea, il cisto nelle sue varietà, i ginepri, ossicedro e feniceo, in cespugli prostrati o laberelli. Meno frequenti si trovano, con distribuzione dipendente dal substrato pedologico, il timo arbustivo, l’asparago, la santoreggia, l’erica, il mirto e la lavanda selvatica che formano talvolta, come il mirto sui suoli umidi, vasti popolamenti cespugliati. Le specie arboree che riescono ad allignare in un ambiente battuto costantemente da forti venti salamastri di maestrale sono poche con lo sviluppo di norma naniforme o prostrato o comunque modellato dall’azione del vento. Tra queste si riscontra la tamerice, presente nelle depressioni umide e in esemplari isolati il già citato ginepro, più importanti come cespuglio componente la macchia il leccio, il pero selvatico e il fico.

47 Altre specie, quali l’atriplice alimo, la morella di Sodoma, l’alaterno caraterizzano specifici ambiti, assieme a veri e propri endemismi superstiti, ormai relegati in ristrettissimi areali (zone sommitali di Mesu’ e Turris, tra Capo Manno e Sa Mora).

Flora e Vegetazione dell’area ristretta

L’analisi che segue è tratta dalla relazione di G. Amadori relativa alla valutazione di incidenza. Poiché lo studio è del 1994, sono state omesse le parti per cui non si è avuto un riscontro nel dicembre 2006, in seguito al sopralluogo.

L’esame, limitato ai 1.200 ettari del comprensorio dei Comuni di Narbolia e San Vero Milis, individuabili come unità geografica, distingue le zone differenziate per presenze floristiche, ma intercorrelate:

1. litorale sabbioso fino alla duna costiera;

2. fascia retrodunale;

3. zona di transizione tra fascia retrodunale e la pineta vera e proprio;

4. pineta;

5. radura;

6. dune non boscate.

La ricerca si pone l’obiettivo di permettere lo studio di momenti naturalistici, quali il panorama e la fauna, con i previsti insediamenti.

1. litorale sabbioso fino alla duna costiera- L’arenile con profondità variabile da 30 a 60 metri è privo di vegetazione, in quanto periodicamente sommerso, nella stagione invernale, dalle onde provocate dai venti del quadrante occidentale.

Le pendici verso mare della duna costiera si presentano parzialmente inerbite da formazioni alofile e calciofile che presentano le connotazioni di paesaggio della ammofila e

del salsoletum.

2. fascia retrodunale- Dal ciglio dunale, che è più elevato rispetto alla retroduna, si sviluppa una pianura lievemente mossa con le caratteristiche dell’agropireto e delle sue consociazioni (otanto, pancrazio, etc.) con emergenze di ginepri e presenze non spontanee

di mesambriamteum e acacia.

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Vegetazione dunale (foto. F. Maggiani)

E’ in questa fascia che la società “Is Arenas” ha provveduto, dopo la stabilizzazione delle dune, ad operare l’irrigazione che ha favorito la crescita del ginepreto. Attualmente l’irrigazione di questa zona è sospesa. Accanto al ginepro, specie climax che occupa, espandendosi, la fascia retrodunale in modo abbastanza denso e con estese digitazioni verso la parte retrostante a pineta, è possibile osservare la presenza dell’acacia (Acacia cyanophylla) e dell’agave americano. Amadori indica, per questa fascia, anche l’impianto dell’alloctono Pino d’Aleppo (Pinus halepensis).

3. zona di transizione verso la Pineta - La formazione a Pinus pinea manifesta in tale zona uno sviluppo non omogeneo conseguente a situazioni climatiche, edafiche e culturali. L’incremento naturale del ginepro nella fascia retrodunale espone le prime file di Pinus

pinea alla piena aggressione del vento e dello spray marino.

Sebbene la descrizione (in Amadori, 1994) sia per certi aspetti nel 2006 ancora calzante, vista la presenza di alcuni esemplari e parcelle di Pino erose dal vento e dalla salsedine, bisogna evidenziare che la copertura a ginepro che supera in altezza il metro e mezzo in molti tratti e la presenza di estese formazioni ad acacia costituiscono uno scudo e riparo quasi sufficiente alla retrostante pineta.

49 Pineta - La pineta occupa la gran parte del SIC e si estende dai 400 m circa fino al confine più interno del SIC dove l’impianto artificiale termina e la vegetazione è caratterizzata da macchia mediterranea, e il paesaggio da spazio ad ampie aree agricole e pascoli. Amadori indica che l’impianto della pineta è avvenuto nell’arco di 10 anni per cui l’età delle piante risulta differente nelle diverse aree interne al SIC. La pineta è stata gestita in modo da creare volutamente: -aree con assenza totale di interventi - aree con interventi selettivi parziali - aree con interventi selettivi radicali senza irrigazioni - aree con interventi selettivi con irrigazioni e stabilizzazioni del manto di copertura. La superficie totale dedicata alla pineta è valutata in 647,93 ettari per cui, per estensione essa è l’habitat più diffuso nel SIC. La gestione consiste nel taglio selettivo delle piante ed è stato effettuato dalla società “Is Arenas” in seguito alle indicazioni e sotto la supervisione del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, per un totale di 580 ettari di pineta diradata. Fanno parte delle pratiche gestionali attualmente praticate, anche la pulizia del sottobosco dai rami e dalle sterpaglie (rastrellamento) e l’eradicazione dell’acacia. L’abbattimento selettivo delle piante ha comportato la creazione di “chiarie”, cioè spazi liberi che, insieme all’aumento di penetrazione della luce sul suolo altrimenti ostacolato dalle chiome degli alberi, ha portato ad un aumento delle capacità rigenerative della stessa pineta. Se si effettua un confronto tra pineta soggetta a diradamento e pineta non gestita, possiamo osservare che i popolamenti floristici del sottobosco sono ugualmente ricchi per numero di specie e comprendenti il lentisco, il rosmarino, cisto, asparago ecc. La grandezza e il numero delle piante è senz’altro maggiore nella pineta con diradamenti; mentre in entrambi i casi ma con netta maggioranza nella pineta gestita compare l’invasiva acacia. In entrambi i casi sono presenti plantule di ginepro, ancora una volta testimoni della vegetazione potenziale che vede nella foresta a Juniperus lo stadio climax. E’ interessante notare che la rigenerazione della stessa pineta (presenza di plantule) si verifica nella sola area eliofila, gestita. La pineta non gestita, è caratterizzata da un’età delle piante maggiore, uno stato di naturalità maggiore, un suolo più maturo e una maggiore complessità del biotopo e, presumibilmente, da una maggiore biodiversità, con particolare riferimento all’entomofauna e ai macro e mixomiceti, di cui però non compare alcun rilevamento né nella scheda SIC né nella valutazione di incidenza.

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Particolare di Pineta gestita, caratterizzata dai diradamenti (foto: F. Maggiani)

Particolare della pineta “non gestita”

5. Radure- Le radure sono costituite da diverse superfici irregolari per estensione e localizzazione, parzialmente forestate in fase iniziale, con giacitura pressoché pianeggiante e depressa.

51 La vegetazione è quella povera del crucianelleto e dell’ammofileto, con emergenze di ginepri, acacie e tamerici.

Le giaciture depresse, che potevano avere magari inizialmente problemi di ristagno idrico, oggi non presentano in alcuna stagione fenomeni di impaludamento: non è chiaro se ciò sia dovuto alla forte suzione dell’apparato radicale e respiratorio dei pini o alla subsidenza della falda acquifera (si tenga presente la scomparsa dell’adduttore di acqua dolce dello stagno Is Benas).

Vegetazione retrodunale con radura (foto: F. Maggiani)

Sussistono quindi condizioni limitanti (sale e suolo non sufficientemente maturo) per la vegetazione, per cui non si assiste alla dilatazione della pineta neanche dove questa è già in condizione di maturità che ne permette l’inseminazione.

Unica essenza in progressione è il ginepro, soprattutto nelle transizione fra pineta e radura, oltre all’acacia che costituisce elemento non desiderabile per la massa di materiale infestante e infiammabile che produce.

La parte di radura non cespugliate (anche dove sono state fatte prove di irrigazione) è destinata a mantenere le sue caratteristiche semidesertiche.

Alcune delle radure interne alla pineta sono state usate dalla società “Is Arenas” per la realizzazione delle buche per il campo da golf.

52 Minacce per la flora, la vegetazione e gli habitat

Alla luce delle caratteristiche ambientali sopra esposte e degli attuali e possibili impatti derivanti essenzialmente dalla fruizione dell’area (sistemi insediativi, sportivi, commerciali ecc..), deducibili dal sopralluogo (01/12/2006) e dai documenti della valutazione di incidenza e altri, le possibili minacce identificabili nell’area a carico della flora, vegetazione e habitat sono: - scomparsa delle serie vegetazionali costiere per calpestio legato alla fruizione della spiaggia; - introduzione di specie aliene volontariamente o involontariamente ad opera della presenza antropica crescente; - frammentazione degli habitat ad opera di espansione edilizia, creazione di strade e altre aperture delle fasce vegetazionali; - riduzione degli habitat ad opera di espansione edilizia, creazione di strade e altre aperture delle fasce vegetazionali; - scomparsa di specie pregiate/rare/endemiche in seguito alla raccolta; - evoluzione dell’intero sistema ambientale del SIC verso un sistema dipendente dall’uomo, meno complesso e con specie banali e generaliste a scapito delle specialiste.

Fauna

La scheda Natura 2000 segnala come uniche specie faunistiche di interesse comunitario la Caretta caretta, che è stata già descritta nella parte dedicata alla parte biotica marina, e il Miniopterus schreibersi, il Miniottero, che non campare però negli studi di approfondimento effettuati nel 2001 e nel 2002. L’approfondimento riguarda solo ed esclusivamente i vertebrati mentre manca qualsiasi notizia circa la fauna invertebrata. I rilevamenti faunistici effettuati da Alberto Sorace nel 2002 (Valutazione d’incidenza, Indagine sulle comunità faunistiche della pineta di Is Arenas e aree limitrofe, nei Comuni di Narbolia e San Vero Milis – Provincia di Oristano), rilevano una comunità faunistica piuttosto ricca insediata nell’area SIC ma dipendente anche dagli habitat esterni e circostanti ad esso quali la macchia mediterranea che possiamo localizzare in modo esteso nella fascia parallela alla costa e in posizione esterna alla pineta, a sud, gli ambienti agricoli, i pascoli (sempre all’esterno della pineta a sud, est e nord-est), e le aree umide dei SIC di Is Benas, Sale Porcus e Putzu Idu che costituiscono ambienti “source” per l’avifauna acquatica rilevata nei laghetti artificiali di “Is Arenas” che ha invece un ruolo “sink”. I rilievi faunistici riportano un totale di 92 specie vertebrate presenti a vario titolo nel SIC così suddivise (Tabella 1): ƒ 3 specie appartenenti alla fauna ittica (ma alloctone)

53 ƒ 2 specie anfibie ƒ 8 specie di rettili (+ Caretta caretta) ƒ 68 specie di uccelli ƒ 11 specie di mammiferi Per ciò che riguarda le tecniche di raccolta dati si rimanda al documento originale, ma essenzialmente si tratta di localizzazioni/catture dirette e di stima attraverso transetti, tracce, contenuti delle borre di rapaci e punti di ascolto. Le raccolte dati si sono correttamente verificate in diverse località interne ed esterne al SIC, in diversi periodi dell’anno e sia durante il giorno che di notte. Purtroppo la documentazione non riporta l’esatta localizzazione dei punti di censimento per l’avifauna, essendo finalizzata sopratutto al rilievo di un eventuale impatto del campo da golf della società “Is arenas”. Sarebbe risultato utile valutare la biodiversità faunistica in ciascun biotopo presente nell’area.

Veduta del campo da golf

Delle 92 specie totali di vertebrati, nel periodo primaverile (fine maggio) ne sono state contate 55: 3 specie ittiche; 2 anfibi; 4 rettili; 42 uccelli; 4 mammiferi Nel periodo di svernamento, febbraio 2001, sono state rilevate invece 54 specie:3 specie ittiche; 2 anfibi;1 rettile; 44 uccelli; 4 mammiferi (incluso il cinghiale); mentre a dicembre sono state osservate 53 specie diversamente ripartite: 3 specie ittiche; 1 anfibio; 46 uccelli; 3 mammiferi.

54 Taxon Specie nome comune Nome latino dicembre febbraio maggio pesci Gambusia Gambusia affinis x x x Pesce persico Perca fluviatilis x x x Carpa Cyprinus carpio x x x Anfibi Rospo smeraldino Bufo viridis x x x Raganella sarda Hyla sarda x x Rettili Testuggine marginata Testudo marginata x Gongilo Chalcides ocellatus tiligugu x Algiroide nano Algyroides fitzingeri Lucertola tiliguerta Podarcis tiliguerta Lucertola campestre Podarcis sicula x Biacco Coluber viridiflavus x Saettone Elaphe longissima Biscia d’acqua Natrix natrix cetti x Uccelli Cormorano Phalacrocorax carbo x x Marangone dal ciuffo Phalacrocorax aristotelis x Nitticora Nycticorax nycticorax Airone guardabuoi Bubulcus ibis x Garzetta Egretta garzetta x x Airone cenerino Ardea cinerea x Albanella reale Circus cyaneus x Sparviere Accipiter nisus x Poiana Buteo buteo x x x Smeriglio Falco columbarius x Gheppio Falco tinnunculus x x x Pernice sarda Alectoris barbara x Quaglia Coturnix coturnix x x 3 Gallinella d’acqua Gallinula chloropus x x x Occhione Burhinus oedicnemus x Piro piro boschereccio Tringa glareola x Gabbiano reale Larus cachinnas x x x Colombaccio Columba palumbus x x x Tortora da collare orientale Streptopelia decaoto x x x Tortora Streptopelia turtur x Barbagianni Tyto alba x x x Civetta Athene noctua x x x Succiacapre Caprimulguseuropaeus x Gruccione Merops apiaster x Rondone Apus apus x Rondone maggiore Apus melba Upupa Upupa epops x x Picchio rosso maggiore Picoides major x x x Allodola Alauda arvensis x x x Tottavilla Lullula arborea x x x Calandrella Calandrella brachydactyla x

55 Rondine montana Ptyonoprogne rupestris x Uccelli Calandro maggiore Anthus novaeseelandiae x Pispola Anthus pratensis x x Ballerina bianca Motacilla alba x x Pettirosso Erithacus rubecula x x x Codirosso spazzacamino Phoenicurus ochruros x Saltimpalo Saxicola torquata x x x Scricciolo Troglodytes troglodytes x x x Passera scopaiola Prunella modularis x Merlo Turdus merula x x Cesena Turdus pilaris x Tordo bottaccio Turdus philomelos x x Tordela Turdus viscivorus x x Capinera Sylvia atricapilla x x x Sterpazzola di Sardegna Sylvia conspicillata x Occhiocotto Sylvia melanocephala x x x Magnanina Sylvia undata x x x Luì piccolo Phylloscopus collybita x x Regolo Regulus regulus x x Pigliamosche Muscicapa striata x Balia nera Ficedula hypoleuca Cincia mora Parus ater x Cinciarella Parus caeruleus x x Cinciallegra Parus major x x x Ghiandaia Garrulus glandarius x x x Cornacchia grigia Corvus corone cornix x x x Taccola Corvus monedula x x Storno nero Sturnus unicolor x x x Passera sarda Passer hispaniolensis x x x Passera mattugia Passer montanus x Fringuello Fringilla coelebs x x x Verzellino Serinus serinus x x x Verdone Carduelis chloris x x x Cardellino Carduelis carduelis x x x Fanello Carduelis cannabina x x x Zigolo nero Emberiza cirlus x x x Strillozzo Milaria calandra x Mammife Riccio Erinaceus europaeus x ri Vespertilio di cappaccini Myotis capaccini Crocidura rossiccia Crocidura russula x Mustiolo Suncus etruscus Coniglio selvatico Oryctolagus cuniculus x x x Lepre sarda Lepus capensis mediterraneus x x Topo selvatico Apodemus sylvaticus Ratto nero Rattus rattus Topolino domestico Mus domesticus

56 Volpe Vulpes vulpes x x x Cinghiale Sus scrofa x

Tabella 1. Vertebrati terrestri, inclusi i pesci, censiti nel SIC da A. Sorace, 2002. Le specie per cui non è indicata nessuna “x” sono state identificate durante le catture e i rilievi di campo, in mesi diversi da quelli indicati in colonna.

L’area SIC ha quindi un buon numero di specie e, rispetto alla scheda Natura 2000, possiamo osservare la mancata conferma della presenza del Miniopterus schreibersi, il Miniottero, “sostituito” dal Myotis capaccini, il Vespertilio di capaccini. Va notato anche il buon numero di rettili con alcune specie di interesse regionale, nazionale e internazionale. La presenza avifaunistica, con un buon rapporto non-passeriformi/passeriformi (Sorace, 2002) che è indice di una biocenosi ben strutturata e in equilibrio, è favorita dalla grande complessità ambientale e dal susseguirsi di diverse tipologie di habitat: forestali, radure, cespuglieti, campi agricoli e aree umide, non tutte presenti nel solo SIC, che deve invece essere visto in un’ottica di area vasta e fortemente dipendente dal sistema paesaggistico circostante, di cui, peraltro, il SIC rappresenta pressoché l’unico elemento forestato.

La tabella seguente riporta le specie inserite nelle liste rosse così come indicato da Sorace, 2002: LRI= Lista rossa italiana (Bulgarini et al., 1999); LRS= Lista rossa sarda (Schenk, 1980); DU/DH= Direttiva uccelli e Direttiva Habitat; SPEC= specie di interesse conservazionistico (Tucker & Heath, 1994). Taxon Specie nome comune Nome latino LRI LRS DU/DH SPEC Gambusia Gambusia affinis pesci Pesce persico Perca fluviatilis Carpa Cyprinus carpio Rospo smeraldino Bufo viridis x Anfibi Raganella sarda Hyla sarda x x Testuggine marginata Testudo marginata Gongilo Chalcides ocellatus tiligugu x Algiroide nano Algyroides fitzingeri Lucertola tiliguerta Podarcis tiliguerta x Rettili Lucertola campestre Podarcis sicula Biacco Coluber viridiflavus x Saettone Elaphe longissima x Biscia d’acqua Natrix natrix cetti x x Uccelli Cormorano Phalacrocorax carbo Marangone dal ciuffo Phalacrocorax aristotelis x x 4 Nitticora Nycticorax nycticorax x x 3 Airone guardabuoi Bubulcus ibis x Garzetta Egretta garzetta x x Airone cenerino Ardea cinerea x x

57 Albanella reale Circus cyaneus x x 3 Sparviere Accipiter nisus x Poiana Buteo buteo arrigonii x Smeriglio Falco columbarius x Gheppio Falco tinnunculus 3 Pernice sarda Alectoris barbara x x 3 Quaglia Coturnix coturnix x x 3 Gallinella d’acqua Gallinula chloropus Occhione Burhinus oedicnemus x x x 3 Piro piro boschereccio Tringa glareola x 3 Gabbiano reale Larus cachinnas Colombaccio Columba palumbus Tortora da collare Streptopelia decaoto orientale Tortora Streptopelia turtur Barbagianni Tyto alba x x 3 Civetta Athene noctua 3 Succiacapre Caprimulgus europaeus x x 2 Gruccione Merops apiaster 3 Rondone Apus apus Rondone alpino Apus melba Upupa Upupa epops Picchio rosso maggiore Picoides major x Allodola Alauda arvensis 3 Tottavilla Lullula arborea x 2 Calandrella Calandrella brachydactyla x Rondine montana Ptyonoprogne rupestris Calandro maggiore Anthus novaeseelandiae Uccelli Pispola Anthus pratensis Ballerina bianca Motacilla alba Pettirosso Erithacus rubecula Codirosso spazzacamino Phoenicurus ochruros Saltimpalo Saxicola torquata 3 Scricciolo Troglodytes troglodytes Passera scopaiola Prunella modularis Merlo Turdus merula Cesena Turdus pilaris Tordo bottaccio Turdus philomelos Tordela Turdus viscivorus Capinera Sylvia atricapilla Sterpazzola di Sardegna Sylvia conspicillata Occhiocotto Sylvia melanocephala Magnanina Sylvia undata x 2 Luì piccolo Phylloscopus collybita Regolo Regulus regulus Pigliamosche Muscicapa striata 3

58 Balia nera Ficedula hypoleuca Uccelli Cincia mora Parus ater Cinciarella Parus caeruleus Cinciallegra Parus major Ghiandaia Garrulus glandarius Cornacchia grigia Corvus corone cornix Taccola Corvus monedula Storno nero Sturnus unicolor Passera sarda Passer hispaniolensis Passera mattugia Passer montanus Fringuello Fringilla coelebs Verzellino Serinus serinus Verdone Carduelis chloris Cardellino Carduelis carduelis Fanello Carduelis cannabina Zigolo nero Emberiza cirlus Strillozzo Milaria calandra Riccio Erinaceus europaeus Vespertilio di cappaccini Myotis capaccini x x Crocidura rossiccia Crocidura russula Mustiolo Suncus etruscus Coniglio selvatico Oryctolagus cuniculus Lepre sarda Lepus capensis x Mammiferi mediterraneus Topo selvatico Apodemus sylvaticus Ratto nero Rattus rattus Topolino domestico Mus domesticus Volpe Vulpes vulpes Cinghiale Sus scrofa

Delle 92 specie vertebrate presenti nel SIC, 21 sono comprese nelle direttive Habitat/Uccelli. Nessuna delle specie ricadenti nella direttiva Habitat è prioritaria. Tra i mammiferi di particolare interesse conservazionistico sono rilevanti il Vespertilio di capaccini, per il decremento che in tutta Europa stanno subendo i Chirotteri in generale e la Lepre sarda, perché è un endemismo sardo in drastico calo numerico e tuttavia cacciabile secondo le attuali norme in materia. Tra le specie ricadenti nella direttiva Uccelli, il Marangone dal ciuffo, la Garzetta, la Nitticora, l’Albanella reale, lo Sparviere, lo Smeriglio, la Pernice sarda, l’Occhione, il Piro piro boschereccio, il Succiacapre, la Tottavilla, la Calandrella, la Magnanina sono stati inseriti nell’allegato I, sono perciò specie particolarmente tutelate per cui non è concesso il prelievo, in nessuna forma, e gli stati membri dell’Unione Europea, inclusa l’Italia, si sono impegnati ad adottare misure per la conservazione. A queste specie si aggiungono i rapaci notturni quali la Civetta e il Barbagianni.

59 Per una valutazione della valenza delle specie e della valutazione dell’attitudine degli habitat ad ospitarle, si è proceduto ad associare le 92 specie censite nel SIC agli habitat presenti, inclusi quelli segnalati da Camarda e quelli anche di minor rilevanza naturalistica (tabella seguente). Dalla elaborazione è stato escluso l’habitat a prateria di posidonia. Per alcune specie non erano disponibili dati. Sono usati i codici degli habitat relativi alla classificazione per Natura2000 (prima riga) e quelli relativi alla revisione degli habitat Natura2000 per l’Italia (APAT, 2006).

8 Codice 141 121 212 221 225 226 227 31 31 533 932 82 82. 6. Natura 2000 0 0 0 0 0 0 0 60 50 0 5330 62 9540 0 10 3 6 Revisione degli Habitat per 16.2 16.2 16.2 16.2 16.2 22 22 32.2 32.2 42.8 45. 62. l’Italia (APAT, 15.5 16.1 35.3 1 2 7 8 9 .1 .4 11 12 3 1 11 Carta della Natura, 2006) a) e ito ee e a fill

e une o ubo e m ntisco pine n i) ne nei s epos e er l terran e d u lio i ane d a) ll i n s pi e fer anch e sc u nel ate di nee o e carr letali a e bi ee d e acqu ucia lieti d ri ghi, stagn du r on mediterra mediterr e i a i dun lle a lin con Pin an e ol pug az olivastr editerr t mestico (Pi li e coltiv a termomed a olivastro e l Coltivi li e Rud late lci (l nnu c o o ge licic rate ne d d e o ne a io fisse a C ne a n mobi i e natura Rupi m bassa e eti e ces io alb a (Cisto-Lav e e ad eri Acque d Dun e con ve rmazio Dun Pratelli si Praterie sa o Dun Vegetaz un F Ginepr D Macchi Garigh Vegetaz Pinete a p

1 Gambusia 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 2 Carpa 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Pesce 3 persico 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 4 Strillozzo 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 0 0 0 1 1 5 Zigolo nero 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 0 0 0 1 1 6 Fanello 0 0 0 0 1 1 1 0 0 1 1 1 0 1 0 1 1 7 Cardellino 0 0 0 0 0 1 1 0 0 1 1 0 1 1 0 1 1 8 Verdone 0 0 0 0 0 1 1 0 0 1 1 0 1 1 0 1 1 9 Verzellino 0 0 0 0 0 1 1 0 0 1 1 0 1 1 0 1 1 10 Fringuello 0 0 0 0 0 1 1 0 0 1 1 0 1 1 0 1 1 Passera 11 mattugia 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 Passera 12 sarda 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 Storno 13 nero 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 1 14 Cornacchi 0 0 0 0 0 1 1 0 0 1 1 0 1 1 0 1 1

60 a 15 Taccola 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 16 Ghiandaia 0 0 0 0 0 1 1 0 0 1 1 0 1 1 0 0 1 Cinciallegr 17 a 0 0 0 0 0 1 1 0 0 1 1 0 1 1 0 1 1 18 Cinciarella 0 0 0 0 0 1 1 0 0 1 1 0 1 1 0 1 1 Cincia 19 mora 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 20 Balia nera 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Pigliamosc 21 he 0 0 0 0 0 1 1 0 0 1 1 0 1 1 0 1 0 22 Regolo 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 23 Luì piccolo 0 0 0 0 0 1 1 0 0 1 1 0 1 1 0 0 0 24 Capinera 0 0 0 0 0 1 1 1 0 0 0 0 1 1 0 1 1 Occhiocott 25 o 0 0 0 0 0 1 0 0 0 1 1 0 0 1 0 1 1 Sterpazzoli na di 26 Sardegna 1 1 1 1 1 1 1 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 Usignolo di 27 fiume 1 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 28 Tordela 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 1 1 Tordo 29 bottaccio 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 1 30 Cesena 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 31 Merlo 0 0 0 0 1 1 1 0 0 1 1 0 1 0 0 1 1 32 Saltimpalo 0 0 0 0 1 1 1 0 0 1 1 1 0 0 0 1 1 Codirosso spazzaca 33 mino 0 0 0 0 1 1 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 34 Pettirosso 0 0 0 0 0 1 1 0 0 1 1 0 1 1 0 1 1 Passera 35 scopaiola 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 36 Scricciolo 0 0 0 0 0 0 1 0 0 1 1 0 1 1 0 1 1 37 Pispola Calandro 38 maggiore 0 1 1 1 1 1 1 0 0 1 1 1 0 0 0 1 0 Rondine 39 montana 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 1 0 0 Calandrell 40 a 41 Allodola 0 1 1 1 1 1 1 0 0 1 1 1 0 0 0 1 1 42 Tottavilla 0 1 1 1 1 1 1 0 0 1 1 1 0 1 0 1 1 Picchio 43 rosso 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 1 0

61 maggiore pop. sarda 44 Upupa 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 1 0 45 Gruccione 0 0 1 1 1 1 1 0 0 1 1 1 0 0 0 0 0 Rondone 46 maggiore 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 47 Rondone 0 0 1 1 1 1 1 0 0 0 0 1 0 0 1 1 1 Succiacapr 48 e 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 0 0 0 0 0 49 Civetta 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 1 1 1 Barbagian ni pop. 50 sarda 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 51 Tortora 0 0 0 0 0 1 0 0 0 1 1 0 0 1 0 1 0 Tortora dal 52 collare 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 Colombacc 53 io 0 0 0 0 0 1 1 0 0 1 1 0 1 1 0 1 1 Gabbiano 54 reale 1 1 1 1 1 1 1 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 Piro piro boscherec 55 cio 0 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 1 56 Occhione 0 0 1 1 1 1 1 0 0 1 1 1 0 0 0 1 0 Gallinella 57 d'acqua 1 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 58 Quaglia 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 0 0 0 1 1 Pernice 59 sarda 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 0 0 0 1 1 60 Smeriglio 0 0 0 0 0 1 1 0 0 1 1 1 0 0 0 1 61 Gheppio 0 0 0 0 1 1 1 0 0 1 1 1 0 1 1 1 1 Poiana 62 pop. sarda 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 1 1 1 0 0 Sparviere 63 pop.. sarda 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 0 1 1 0 0 0 Albanella 64 reale 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 0 0 0 1 Airone 65 cenerino 1 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 1 0 Airone bianco 66 maggiore 1 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 67 Garzetta 1 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 Airone 68 guardiabuo 0 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 1 0 0 0 0 0

62 i 69 Nitticora 1 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 Marangon 70 e dal ciuffo 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 71 Cormorano 1 1 1 1 1 1 1 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 Rospo 72 smeraldino 1 0 0 1 0 0 0 1 1 0 0 1 0 0 1 1 1 Raganella 73 tirrenica 0 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 Testuggine 74 marginata 0 0 1 1 1 1 1 0 0 1 1 0 1 1 0 0 0 Lucertola 75 campestre 0 0 1 1 1 1 1 0 0 1 1 1 0 0 1 1 1 Lucertola 76 tirrenica 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 1 0 1 1 Algiroide di 77 Fitzinger 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 1 1 1 1 78 Gongilo 0 0 1 1 1 1 1 0 0 1 1 0 0 1 0 1 1 79 Biacco 0 0 1 1 1 1 1 0 0 1 1 0 0 1 1 0 1 Saettone, Colubro di 80 Esculapio 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 0 1 0 1 1 Natrice dal collare del 81 Cetti 1 1 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 Riccio 82 europeo 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 1 0 1 1 83 Mustiolo 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 1 1 0 0 0 Crocidura 84 rossiccia 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 0 1 0 1 1 Vespertilio di 85 Capaccini 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Coniglio 86 selvatico 0 0 1 1 1 1 1 0 0 1 1 0 1 0 0 0 0 Lepre 87 sarda 0 0 1 1 1 1 1 0 0 1 1 1 0 1 0 1 0 Topo 88 selvatico 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 1 1 0 1 1 89 Ratto nero 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 0 1 1 0 1 1 Topo 90 domestico 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 1 1 Volpe 91 comune 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 1 1 0 1 1 92 Cinghiale 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 1 1 0 1 0

63 L’associazione deve essere letta in questo modo: con “0” si indica un habitat non ospitale per una data specie e con “1” un habitat che invece potrebbe accogliere la specie, nel senso che la specie trova nell’habitat cibo/acqua, rifugi, luoghi di riproduzione. Si tratta quindi di una presenza potenziale delle specie nei vari habitat. Da questa elaborazione deriva che gli habitat potenzialmente più ricchi di specie faunistiche sono i coltivi (55 specie), gli ambienti ecotonali (le macchie, le garighe) con 52 specie, le aree antropiche abbandonate (ruderi) 46 specie. Le dune vegetate raggiungono punte di 37 specie (categoria 2260), mentre gli habitat potenzialmente meno ricchi sono il 1210 (la prima fascia dunale) con sole 7 specie e le rupi con 11. A questi ultimi habitat sono però associate specie non generaliste. I mammiferi, il cui numero è probabilmente sottostimato, e alcune specie aviarie di rilievo (lo Sparviere, il Colombaccio, il Picchio, e molti turdidi) sono legate alla pineta; la maggior parte dei rapaci è legata alle aree ecotonali; i pesci sono ovviamente legati ai corpi d’acqua come d’altronde i due anfibi, mentre i rettili occupano molti habitat comprese le aree dunali più vicine alla costa.

La dipendenza sia per motivi trofici che di rifugio di alcune delle specie più interessanti per la conservazione, quali l’Occhione, la Pernice sarda, il Piro piro boschereccio, l’Albanella reale e altri rapaci, dagli habitat non del tutto inclusi nel SIC quali la macchia, le radure e la gariga, ma anche i coltivi e le aree pascolate conferma parte di quanto espresso da Camarda, che ipotizzava l’importanza, soprattutto per la fauna, di alcuni habitat, non sufficientemente valorizzati dalla scheda Natura 2000. Ciò determina la necessità di trovare forme gestionali con effetti ricadenti anche al di fuori dei confini del SIC. E’ anche in accoglimento delle osservazioni esposte dallo stesso Camarda che è stata ipotizzata una riperimetrazione del SIC che lo vede espandersi, a terra, in un’area importante per la presenza sia di sistemi dunali intatti che di una vegetazione autoctona e naturale, la quale a sua volta contribuisce al sostentamento della fauna dell’area SIC. Una nota a parte va dedicata alla fauna ittica. A scopi ornamentali sono stati introdotti nei laghetti artificiali dalla società “Is Arenas” specie aliene. La presenza di tali specie costituisce una minaccia per l’entomofauna (con particolare riferimento agli odonati) per cui non esiste uno studio specifico nel territorio SIC e la batracofauna autoctona. I pesci, infatti, predano uova e larve degli insetti e degli anfibi, tra cui la raganella sarda, un prezioso endemismo locale. Le stesso stato di evoluzione, in senso ecologico, degli habitat acquatici artificiali, merita un monitoraggio al fine di limitare i processi di eutrofizzazione, in atto, probabilmente dovuti alle pratiche connesse alla gestione del campo da golf.

Minacce per la fauna

Alla luce delle caratteristiche ambientali sopra esposte e degli attuali e possibili impatti derivanti essenzialmente dalla fruizione dell’area (sistemi insediativi, sportivi, commerciali ecc..), deducibili

64 dal sopralluogo (01/12/2006) e dai documenti della valutazione di incidenza e altri, le possibili minacce identificabili nell’area a carico della fauna sono: - disturbo antropico per le specie forestali e non nei periodi di maggiore fragilità (riproduzione, diapause invernali e estive) con particolare riferimento alle specie che si riproducono a terra; - raccolta e prelievo venatorio di specie particolarmente pregiate, rare, minacciate (fauna nobile, tartarughe, ecc.); - scomparsa degli habitat e sottrazione di spazi utilizzati dalla fauna; - avvelenamento dell’avifauna granivora (concime campo da golf); - introduzione delle specie aliene; - frammentazione degli habitat; - evoluzione dell’intero sistema ambientale del SIC verso un sistema dipendente dall’uomo, meno complesso e con specie banali e generaliste a scapito delle specialiste.

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CARATTERIZZAZIONE SOCIO ECONOMICA

Premessa

L’analisi socio-economica dello scenario di riferimento è stata realizzata utilizzando come fonte documentale ed informativa di primo riferimento il Rapporto d’Area della provincia di Oristano, redatto nel biennio 2005/2006 dal Laboratorio Provinciale, nel quadro del nuovo percorso di sviluppo della progettazione integrata, promosso dalla Regione Autonoma della Sardegna. In considerazione delle finalità e degli obiettivi dell’analisi, si è ritenuto importante fare ricorso al citato Rapporto d’Area, dal momento che quest’ultimo è frutto di un processo d’elaborazione che nel suo sviluppo ha portato all’utilizzo combinato delle metodiche della ricerca quantitativa – che attinge alle fonti statistiche ufficiali – con quelle della ricerca qualitativa, attraverso l’impiego di forme d’ascolto, partecipazione e concertazione – quali interviste e focus group – con i principali attori pubblici e privati dello sviluppo del territorio. Le risultanze del citato rapporto d’area sono state opportunamente integrate attraverso l’utilizzo di ulteriori fonti informative e specifici indicatori socio-economici.

Analisi quantitativa di contesto

Quadro demografico e socio economico

La nuova ripartizione provinciale nella Regione Sardegna, con l’introduzione di quattro nuove entità, ha determinato per la Provincia di Oristano una crescita da 78 a 88 comuni. L’intera area allo stato attuale conta dunque una popolazione di circa 168mila abitanti su un’estensione di 3040 kmq.

66 In termini relativi, la provincia di Oristano dunque occupa circa 13% dell’intera superficie della Sardegna, con una popolazione residente pari circa al 10% di quella totale dell’Isola; lo sviluppo costiero è invece il 9% del totale. Le dinamiche demografiche nel periodo intercensuario 1991- 2001, indicano che l’area è stata caratterizzata da una variazione media negativa intorno al 3% contro quella Regionale che si aggira intorno al - 1%. La tabella6 raffigurata alla pagina seguente fornisce un quadro dei valori comunali, con una comparazione fra il dato di sintesi provinciale e quello regionale, in base alla nuova ripartizione territoriale fra province. Come si nota, la densità demografica della provincia non è fra le più basse in Sardegna (circa 55 ab/kmq contro il dato Regionale di 68 ab/kmq), mentre nell’area direttamente interessata, ricadente

6 Fonte: elaborazione Economia & Sviluppo Srl su dati ISTAT e Centro Regionale di Programmazione della Regione Autonoma della Sardegna

67 negli ambiti comunali di Cuglieri, Narbolia e S.Vero Milis, il numero di abitanti per Kmq oscilla fra le 40 e le 50 unità. L’area Oristanese-Terralbese-Sinis presenta una densità sensibilmente più alta attestandosi a circa 93 ab/kmq (il 56% della popolazione totale abita in questa zona territoriale). Nella Provincia vi è un’elevata quota di piccoli comuni: in quelli con meno di 5000 abitanti risiede ben il 65% della popolazione contro una media regionale del 34%. Gli incrementi demografici si riscontrano soprattutto nei comuni situati intorno al capoluogo seguendo l’andamento della principale arteria stradale della Provincia, la Strada Statale 131. Tale incremento è riscontrabile soprattutto nei comuni di , Nurachi, , Santa Giusta, San Vero Milis, , Narbolia, e .

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Analizzando il movimento naturale, si registra una tendenza declinante della natalità. Oristano presenta la percentuale di popolazione tra i 0-14 anni intorno al 13% in linea con la media regionale (14%). Nel territorio regionale l’incidenza della popolazione anziana (oltre i 64 anni),

69 attestandosi al 16%, risulta inferiore alla media nazionale (18%), anche se in rapida crescita. L’indice di vecchiaia del territorio provinciale è di 140 mentre quello regionale è di 116. La media provinciale è il frutto del rapporto tra i dati relativi alle varie aree territoriali della provincia, la cui analisi fa emergere differenze molto elevate tra le aree interne (indici di vecchiaia dell’Alta Marmilla-Alto Sarcidano 187, Barigadu 175 e Montiferru-Planargia 173), e l’area dell’Oristanese- Terralbese-Sinis che con un indice di vecchiaia di circa 113, si colloca al di sotto della media regionale. Per quanto riguarda l’indice di dipendenza, questo raggiunge la quota del 48%, superando la media regionale (43%) di 5 punti circa, che è comunque inferiore al dato medio nazionale (50% circa). Con riferimento all’area SIC, gli indicatori sono i seguenti:

Comune indice di dipendenza7 indice di vecchiaia8

Cuglieri 52,4 211,4 Narbolia 44,2 105,2 San Vero Milis 53,4 170,7 Fonte: Elaborazione Economia & Sviluppo Srl su dati del Centro Regionale di Programmazione

Con riferimento alla distribuzione del reddito, la provincia di Oristano si colloca nella fascia medio bassa del reddito pro capite della popolazione residente, con circa 900 Euro in meno annui rispetto alla media regionale. I comuni dell’area SIC sono ulteriormente al di sotto sia della media provinciale che di quella regionale: in particolare per i comuni di Narbolia e S.Vero Milis è probabile che tale situazione sia determinata dal fenomeno della disoccupazione nascosta in agricoltura, unito ad elevati tassi di disoccupazione strutturale. La situazione delle medie provinciali del reddito pro capite è riportata nella tabella sottostante, in comparazione con il dato regionale e con il dettaglio dei comuni dell’area SIC, mentre la mappa9 che segue raffigura la distribuzione del reddito su tutto il territorio della Sardegna.

7 Rapporto fra popolazione attiva e popolazione non attiva per 100

8 Rapporto fra popolazione dai 65 anni in su e popolazione fino ai 14 anni di età, per 100

70 Reddito pro capite Cuglieri 10.329 Comuni area Sic Narbolia 9.601 S.Vero Milis 9.709 Medio Campidano 10.525 Ogliastra 10.554 Oristano 11.329

Province Nuoro 11.336 Olbia Tempio 12.282 Carbonia Iglesias 12.284 Sassari 12.850 Cagliari 14.246 Regione 12.408 Fonte: Elaborazione Economia & Sviluppo Srl su dati del Ministero degli Interni

9 Fonte: elaborazione Economia & Sviluppo Srl su dati ISTAT e Centro Regionale di Programmazione della Regione Autonoma della Sardegna

71 Economia locale

Trasporti infrastrutture e accessibilità delle aree interne L’area dell’Oristanese è attraversata dalla più importante direttrice regionale di sviluppo territoriale (la Strada Statale 131), in riferimento alla quale occupa una posizione mediana che, unita alla presenza del porto e dell’aeroporto, configura Oristano come uno dei principali nodi di interscambio a livello regionale. In prossimità di Oristano si concentrano inoltre una serie di infrastrutture di trasporto (ferrovia, viabilità principale, porto e futuro aeroporto), tanto che l’intermodalità è assurta al ruolo di componente strategica indispensabile nelle politiche attive per lo sviluppo del territorio. Attualmente si vanno definendo due aree intermodali specializzate: - la prima, per le merci, in prossimità del Porto industriale dove si incontrano ferrovia, porto e viabilità; - la seconda, per i passeggeri, nell’area nord-est di Oristano dove, oltre alla stazione ferroviaria, la SS131, il servizio del trasporto urbani e la prossimità dell’aeroporto, si sta delineando la localizzazione della stazione dei bus del servizio ARST.

Imprese: tipologie e reti di imprese Nel 2004 nella Provincia di Oristano risultano registrate in totale 16.262 imprese, con 976 nuove iscrizioni e 917 cancellazioni (rispetto al 2003 è diminuito il tasso di natalità, aumentato quello di mortalità). Seguono i settori delle attività manifatturiere (8%) e delle costruzioni (10%). Dall’analisi dei dati, si rileva che, nel complesso, le imprese nate da trasformazioni, scorpori o filiazioni di imprese, sono state circa il 62% del totale delle nuove imprese create nel 2002. Nel dettaglio il settore del trasporto, magazzinaggio e comunicazioni ha interessato il 79%, quello delle attività immobiliari e della ricerca il 70%, quello delle costruzioni il 69%. Le ditte individuali, seppure in lieve diminuzione, sono ancora la maggioranza delle imprese oristanesi (nel 2004 il 73% delle registrazioni). Le società di capitali nel 2004 hanno registrato il maggiore tasso di sviluppo (4,9%). Le società di persone registrano tassi di sviluppo del 4%.

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Turismo Il turismo in Provincia di Oristano è di carattere prevalentemente stagionale. La ricettività della Provincia è concentrata prevalentemente in 7 comuni: Oristano, Arborea, Cabras, Bosa, Cuglieri, San Vero Milis, Santulussurgiu, i quali assorbono l’80% delle unità e il 90% della capacità ricettiva alberghiera, con un primato in termini di posti letto rivestito dai comuni di Arborea e Bosa. Al 2003 le strutture ricettive sono costituite da alberghi e assimilabili in misura del 17%, il resto confluisce nel complementare con agriturismo, campeggi e b&b. Tra alberghi e alberghi residenziali esistono 48 strutture per circa 2800 posti letto. Le strutture alberghiere contano in media circa 30 camere e 60 posti letto per struttura contro 47,5 camere e 110,6 posti letto della media regionale. Il comparto complementare rappresenta il 2,4% degli esercizi e il 7,3% dei posti letto della Sardegna. Nel territorio esistono 3 Alberghi diffusi di cui 2 nel comune di e 1 nel comune di Bosa. Al 2005 gli agriturismo risultano essere circa il 17% del totale regionale (se ne contano circa un centinaio): queste strutture hanno iniziato a svilupparsi nella Provincia di Oristano intorno agli anni ’70. Nel territorio si nota quindi un sistema ricettivo prevalentemente diffuso caratterizzato dalla notevole presenza di strutture ricettive differenti dal comparto strettamente alberghiero. La mappa10 a lato rappresenta la situazione al 2003 dal punto di vista dei posti letto alberghieri, con in evidenza i comuni interessati dall’area SIC.

10 Fonte: Centro Regionale di Programmazione della Regione Autonoma della Sardegna

74 La domanda turistica è relativamente bassa se confrontata con le potenzialità del territorio. La permanenza media dei turisti nel territorio è di 3,7 notti (al di sotto della media regionale che è di 5,6 notti).

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76 Attività agricole e pastorali L’economia agricola Oristanese, al pari delle altre aree, negli anni ha registrato un progressivo mutamento dovuto a diversi fenomeni quali la diminuzione degli addetti agricoli e delle aziende a favore del terziario. L’analisi del settore produttivo agricolo, anche per la provincia di Oristano, mostra una debolezza strutturale generale propria dell’agricoltura sarda dovuta alla parcellizzazione eccessiva dei corpi aziendali. Le specializzazioni produttive del territorio sono riconducibili alle colture arboree tradizionali di vite e olivo, ai cereali e alle ortive, e all’allevamento bovino e ovino estensivo. La provincia di Oristano, si caratterizza per la duplice valenza del settore agricolo. Quella dell’agricoltura di piccola scala che riguarda quel tipo di economia agropastorale, in alcune aree prevalentemente di sussistenza e autoconsumo; e quella agroindustriale, che riguarda la presenza di segmenti agroindustriali fortemente specializzati e supportati dall’attività economica di un intero distretto. Gli incentivi della Politica Agricola Comunitaria hanno consentito una maggiore diffusione nell’intera provincia, rispetto ai contesti territoriali regionali, di un’agricoltura sostenibile a basso impatto ambientale contribuendo, per alcune aree, alla conversione delle produzioni da convenzionali a biologiche. In termini di tipologie produttive si tratta in prevalenza di superfici foraggiere (pascoli e prati) e coltivazioni arboree (olivo).

77 Ascolto del territorio

La fase di ascolto del territorio, attuata attraverso interviste a soggetti rappresentativi, ha come obiettivo generale il coinvolgimento degli attori locali, la comunicazione del processo di progettazione integrata in atto, l’attivazione della partecipazione alle attività del laboratorio e come obiettivi specifici l’analisi del contesto territoriale sulla base delle esperienze degli attori locali: l’individuazione delle idee forza alla base della Progettazione Integrata. Le interviste raccolgono informazioni sulle diverse realtà socioeconomiche, sulle direttrici di sviluppo, sulle criticità, sulle emergenze, così come vengono percepite dagli attori locali. L’analisi delle informazioni su quanto emerge dalle interviste unitamente a quanto emerge dall’analisi desk e dalla progettualità del territorio, orientano sulla strategia in atto e sulle idee-forza territoriali. La lettura del contesto provinciale è stata attuata identificando 66 attori riconducibili a tre macro raggruppamenti: - Attori istituzionali - Attori economici - Attori socio-culturali Dalla percezione degli intervistati emergono una serie di considerazioni che confermano la presenza (sentita) di un patrimonio naturale e archeologico di rilievo. Vengono citati diversi esempi positivi di nuovi modelli di gestione del patrimonio naturale e forestale, come la rete ecologica del GAL MBS e la carta del pascolamento, nel territorio del Montiferru. Si segnala il forte legame tra ambiente, economia agricola e prodotti, a cui conferma si associano specifiche zone territoriali con i relativi prodotti (Bosa – malvasia, Cabras - pesce e bottarga, - trachite etc.). Tali elementi sono richiamati come simboli dell’identità. Si segnalano, inoltre, alcune criticità sia a livello generale - come la necessità di applicare gli strumenti di pianificazione territoriale - sia a livello più specifico e localizzato, in relazione ai fenomeni di salinizzazione e inquinamento da nitrati e fosfati (territorio di Arborea), l’emergenza rifiuti e la carenza nei processi di depurazione dei reflui urbani. Si riconosce che la struttura economica è basata prevalentemente sulle piccole aziende, alle quali si aggiungono alcune grosse realtà del settore agroindustriale e lattiero caseario, oltre ad importanti esperienze d’aggregazione di sistema e di filiera: Consorzio Bue Rosso, Consorzio piante officinali, 3 A e CAO. Si segnala anche lo sviluppo di attività economiche e commerciali legate ai valori della ruralità e delle risorse umane presenti sul territorio. Nelle interviste tutti parlano del turismo: alcuni lo considerano ancora scarsamente rilevante, limitato alle sole zone costiere, altri lo considerano la parte finale del processo di sviluppo e quindi conseguenza del realizzarsi di una serie di precondizioni (ambiente, prodotti, servizi). Altri ancora

78 lo ritengono un settore fondamentale per l’economia ma a condizione che mantenga un forte legame con il territorio, la cultura e le produzioni. Si ritiene che il Sistema Turistico Locale sia uno degli strumenti per soddisfare la necessità di integrazione e quindi capace di sostenere il processo di messa in rete del territorio. In tale prospettiva, si rileva la necessità di potenziare la ricettività sia in termini di numero dei posti letto a livello provinciale, sia in termini di qualità dell’offerta medesima. Dalle interviste si rileva una preoccupazione per il fenomeno della disoccupazione (malgrado i dati evidenzino la diminuzione) e soprattutto si percepisce la ripresa dell’emigrazione e di fenomeni di disagio giovanile localizzati nel cabrarese, nel terralbese e in Marmilla. Si registra inoltre la presa di coscienza dell’importanza dell’aggregarsi: infatti i Gal, i processo di Agenda 21, sono citati come esempi funzionali di rete (si consideri che le Agende 21 in provincia sono 9, ed Oristano è l’unica provincia sarda che ha avviato un’Agenda 21 provinciale).

79 CONCLUSIONI

L’analisi quantitativa condotta sulle fonti statistiche ufficiali evidenzia, con riferimento alla provincia di Oristano, una situazione socio-economica caratterizzata da elementi di criticità riconducibili alla debolezza di alcuni settori produttivi ed alle difficoltà di sviluppo di altri, sebbene siano presenti delle punte d’eccellenza nel comparto industriale e, in particolare, agroalimentare. In campo turistico, si rilevano le seguenti problematiche: • carenza dei posti letto nelle strutture alberghiere ed extralberghiere; • basso livello di integrazione tra le strutture costiere e le aree interne della provincia e limitato livello di fruizione delle risorse storico-culturali ed ambientali. Questi elementi determinano da un lato elevati livelli di stagionalità nella fruizione turistica del territorio e, dall’altro, una ridotta “quota di mercato” della provincia di Oristano – in rapporto alla superficie territoriale ed al suo sviluppo costiero - in termini di arrivi e presenze turistiche. Tra le note positive, è importante rilevare che la provincia di Oristano ha vissuto fin dagli anni ’70 uno sviluppo pionieristico – rispetto alle altre aree della Sardegna - di un modello di ricettività diffusa, che ad oggi continua a caratterizzare una quota consistente dell’offerta turistica del territorio. Le difficoltà del sistema economico-imprenditoriale presentano significativi riflessi negativi sui livelli d’occupazione e di reddito, generando fenomeni di calo demografico e di disagio giovanile. I processi d’ascolto del territorio - e la conseguente analisi di natura qualitativa – confermano sostanzialmente le indicazioni emerse dall’analisi quantitativa. In particolare si rileva una diffusa percezione: • dell’esistenza di un patrimonio risorse (ambientali, culturali e produttive) che presenta delle potenzialità di sviluppo in chiave economica tuttora non espresse in pieno; • della limitata integrazione tra i settori chiave del sistema economico; • delle carenze sul fronte dell’offerta turistica, sia per quanto attiene la capacità ricettiva, sia per quel che concerne il sistema dei servizi; • di uno stato di disagio sociale legato agli elevati tassi di disoccupazione. In relazione alle considerazioni sopra esposte, si ritiene che la realizzazione dell’insediamento turistico previsto all’interno dell’area SIC “Is Arenas”, fatta salva la necessità di tutela degli habitat ivi compresi, possa contribuire efficacemente a ridurre i citati elementi di criticità e ad attivare processi di sviluppo economico in grado di manifestare effetti positivi su di un’ampia porzione del sistema territoriale della provincia.

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PIANO DI GESTIONE PARTE II

INDIVIDUAZIONE DI MINACCE, OBIETTIVI E STRATEGIE DI INTERVENTO.

82 83

INDIVIDUAZIONE DI MINACCE, OBIETTIVI E STRATEGIE DI INTERVENTO.

Dall’analisi delle caratteristiche ambientali e dei fattori di criticità e minaccia messi in evidenza nello Studio Generale condotto nei paragrafi precedenti, emergono due Obiettivi generali per il Piano di gestione:

ˆ Conservare il sistema ambientale del SIC intatto, in relazione agli habitat, prioritari e non, al patrimonio floristico, vegetazionale e faunistico, favorendo gli scambi ecologici all’interno del SIC e fuori da esso;

ˆ Limitare gli effetti negativi della fruizione antropica e sensibilizzare l’opinione pubblica circa il valore naturalistico, morale, estetico degli ambienti naturali e del SIC.

Da tali Obiettivi generali discendono direttamente gli Obiettivi ambientali specifici.

Obiettivi ambientali specifici

1) conservare il mosaico ambientale 2) fermare la frammentazione/perdita di habitat 3) tutela della vegetazione dunale 4) impedire l’introduzione e qualora sia possibile eradicare le specie aliene 5) conservare la biodiversità faunistica dell’area 6) realizzare un sistema di gestione dell’area che monitori le eventuali modificazioni ambientali, controlli il rispetto delle prescrizioni, proponga una fruizione (in senso lato) sostenibile, proponga misure di mitigazione delle minacce per la conservazione di habitat e specie, attivi ricerche finalizzate all’aumento delle conoscenze sulle specie, la vegetazione e gli habitat.

Strategie

Obiettivo1: CONSERVARE IL MOSAICO AMBIENTALE

A. Regolamentazione delle attività di gestione forestale finalizzata al mantenimento del mosaico con particolare riferimento alla contemporanea presenza della pineta gestita con diversa percentuale di diradamento (in accordo con il Corpo Forestale) e non gestita; la persistenza della pineta dovrà essere supportata da una gestione forestale mirata quale ad es. raccolta delle plantule di Pinus pinea e coltivazione in vivaio o spazio adibito allo scopo, selezione degli individui più adatti, reimpianto delle stesse nel SIC;

84 B. Conservazione e tutela, in uno stato naturale, del ginepreto mediante la regolamentazione delle vie d’accesso alla spiaggia, il mantenimento della copertura a Juniperus attualmente presente nella fascia dunale e retrodunale; i processi evolutivi di espansione del ginepreto non saranno ostacolati e verranno favoriti nelle aree:1) in cui la superficie precedentemente occupata appare frammentata, 2) dove il ginepro è in fase di ricolonizzazione e 3) aventi funzione di elemento di connessione, “corridoi”, così come indicato nel paragrafo “Azioni d’intervento sull’eccessivo impatto dell’edificato sul sistema degli habitat” (pag. 94). (controllo dell’Ente gestore vedi anche obiettivo 6 e relative strategie);

C. Tutela della macchia mediterranea lasciata ai suoi normali processi evolutivi (nell’area di compensazione) e delle radure mediante un controllo delle possibili minacce (incendi, pascolo, calpestio con automezzi ecc.) in tutto il territorio del SIC (controllo dell’Ente Gestore vedi anche obiettivo 6 e relative strategie);

D. Accordi con i coltivatori e gli allevatori per una conservazione delle aree pascolate e coltivate anche nelle aree immediatamente esterne al SIC; incentivi per una conversione verso l’agricoltura biologica e/o diffusione di pratiche meno impattanti. Regolamentazione della raccolta della legna e di altre specie floristiche (protette, minacciate, endemiche, rare, ecc.);

E. Monitoraggio dell’evoluzione dei sistemi ambientali a livello di flora, vegetazione e habitat (aumento e regressione degli areali, scomparsa/comparsa di particolari specie, ingresso di particolari patologie, ecc..);

F. Controllo del bilancio idrico al fine di alterare gli equilibri tra vegetazione idroflila e xerofila.

Obiettivo 2: FERMARE LA FRAMMENTAZIONE/PERDITA DI HABITAT

A) Creazione di spazi di connessione per gli habitat: identificazione e rispetto delle aree di connessione previste a livello urbanistico mediante una regolamentazione della fruizione pedonale e motorizzata; ripristino (anche passivo) della continuità della copertura vegetale all’interno degli elementi di connessione identificati; divieto di posizionamento di contenitori per i rifiuti in tali elementi (controllo dei divieti da parte dell’ente gestore); mantenimento della matrice naturale negli elementi di connessione (pineta, macchia, radure, ginepreto) e tutela dei normali processi evolutivi a cui gli elementi di connessione sono soggetti (ingressione del ginepreto, aumento del sottobosco, inarbustimento delle aree libere, ecc.);

B) Regolamentazione della gestione della matrice intorno alle aree urbane (gestione del verde: conservazione del soprasuolo naturale, diffusione naturale del sottobosco a macchia, conservazione dei singoli individui di Pinus pinea, divieto di abbattimento di pini e altre specie autoctone se non per necessità di gestione forestale a fini della conservazione della stessa

85 pineta; divieto di introduzione di specie aliene anche per scopi estetici nei giardini e in altre aree del SIC; potrà essere consentita mediante regolamentato l’irrigazione in zone limitate del SIC (Ente gestore provvederà al regolamento);

C) Gestione delle aree naturali e con naturalità crescente del campo da golf: conservazione del soprasuolo naturale, diffusione naturale del sottobosco a macchia, conservazione dei singolo individui di Pinus pinea, divieto di abbattimento di pini e altre specie autoctone; divieto di introduzione di specie aliene anche per scopi estetici (in accordo con i gestori del campo da golf; dovrà essere concordata la pratica di irrigazione);

D) Controllo del quantitativo di fertilizzanti e pesticidi immessi nel campo da golf per una limitazione degli inquinanti e una maggiore naturalizzazione delle aree con particolare riferimento al blocco dei processi di eutrofizzazione che caratterizzano i laghetti in fase di naturalizzazione (accordi con i gestori del campo da golf);

E) Monitoraggio dell’evoluzione dei sistemi ambientali a livello di flora, vegetazione e habitat (aumento e regressione degli areali, scomparsa/comparsa di particolari specie, ingresso di particolari patologie, ecc..) (vedi anche obiettivo 6 e relative strategie);

F) Chiusura e rinaturazione con tecniche di ingegneria naturalistica e l’uso di sole specie autoctone, delle strade non assolutamente necessarie e predisposizione di un regolamento di accesso per la fruizione;

G) Limitazione dei punti di sosta a poche e ben identificate aree; ripristino con tecniche di ingegneria naturalistica di tutti gli spazi naturali o rinaturalizzabili presenti nel SIC;

H) Creazione di elementi di connessione anche mediante la tecnica delle colture a perdere e dell’ingegneria naturalistica e abbattimento di eventuali barriere per la fauna, tra SIC e aree esterne al SIC: in direzione delle aree umide, delle aree a macchia, delle aree agricole, delle aree pascolate, delle aree forestate (verso nord-est).

Obiettivo 3: TUTELA DELLA VEGETAZIONE DUNALE

A. Regolamentazione degli accessi a mare e del passaggio sulle dune in poche aree precisamente identificate;

B. Divieto di passaggio sulle dune con autoveicoli di qualsiasi natura;

C. Regolamentazione dell’accesso (scivoli ecc.) a mare;

D. Individuazione di zone della fascia costiera, con particolare riferimento alle aree in cui la serie vegetazionale è più intatta o più degradata, in cui verrà interdetto il passaggio di persone e mezzi;

86 E. Divieto di raccolta e estirpazione delle specie autoctone appartenenti alle diverse fitocenosi dunali;

F. Regolamentazione del flusso turistico sulle spiagge: identificazione di un tetto massimo ammissibile per la fruizione della spiaggia; controllo ad opera di un Ente gestore del rispetto di tale tetto.

Obiettivo 4: IMPEDIRE L’INTRODUZIONE E, QUALORA SIA POSSIBILE, ERADICARE LE SPECIE ALIENE

A. Divieto di introduzione delle specie aliene animali (compresi i cani, i gatti e altri animali da compagnia) e vegetali anche nei giardini, seppure privati;

B. Predisposizione di sistemi di informazione circa il divieto di introduzione delle specie aliene e dei danni arrecati;

C. Eradicazione delle specie alloctone ogni qualvolta sia possibile.

Obiettivo 5: CONSERVARE LA BIODIVERSITÀ FAUNISTICA DELL’AREA A) Valutazione della pressione di caccia; accordi con i cacciatori circa i quantitativi e i periodi (più ristrettivi rispetto alla normativa vigente) qualora si determinasse che la pressione di caccia è eccessiva; B) Piani di tutela per specie particolarmente a rischio, endemiche, fragili, rare; C) Monitoraggio fauna ornitica migratoria e delle specie di maggior interesse conservazionistico (identificazione delle aree e dei periodi in cui la specie è presente nelle diverse fasi biologiche); D) Monitoraggio della fauna vertebrata e invertebrata al fine di rilevare le aree di presenza all’interno del SIC, i fattori di minaccia specie-specifici, i percorsi utilizzati nelle attività di vagilità, le più opportune misure di conservazione; E) Mantenimento del mosaico ambientale su vasta scala, limitazione delle barriere e creazione di elementi di connessione all’interno e con l’esterno del SIC (ingrandimento del SIC, accordi con gli agricoltori e allevatori, ecc), (vedi anche obiettivi 1 e 2 e relative strategie); F) Controllo dell’inquinamento del campo da golf con particolare riferimento al quantitativo e al tipo di concimi e o pesticidi utilizzati che possono nuocere alla fauna granivora; G) Interdizioni al pubblico e agli operatori privati e pubblici, delle aree utilizzate dalla fauna di particolare interesse conservazionistico (identificate come spiegato nel punto D) nei periodi di maggiore fragilità: riproduzione, diapause estive e invernali;

87 H) Controllo dell’eutrofizzazione degli specchi d’acqua mediante revisione delle pratiche gestionali del campo da golf; I) Controllo del sistema di abbandono/raccolta e smaltimento rifiuti per evitare che venga favorita la fauna generalista antropofila a scapito della specialista; gestione della raccolta dei rifiuti al fine di impedire alle specie l’accesso ai rifiuti; L) Sensibilizzazione (piccoli seminari, cartellonistica, brochure, ecc.) circa i danni arrecati alla fauna e agli habitat in generale, dal pubblico (calpestio, inquinamento, raccolta di individui, introduzione specie aliene con particolare riferimento ai cani e ai gatti, ecc.);

Obiettivo 6: REALIZZARE UN SISTEMA DI GESTIONE Tutti gli obiettivi sopra indicati dipendono per efficacia dalla costituzione di un Organismo Gestore che si occupi, direttamente o indirettamente (mediante convenzioni), della regolamentazione delle attività, del monitoraggio e del controllo del rispetto delle prescrizioni. La Regione Autonoma della Sardegna esercita il controllo delle attività dello stesso Organismo Gestore.

A) Costituzione di un Organismo gestore dell’area SIC che comprenda i sindaci (o loro delegati) dei Comuni interessati. L’attività di sorveglianza sul rispetto delle prescrizioni impartite è affidata al Corpo Forestale mentre al monitoraggio sulla qualità delle acque di falda e sul livello piezometrico è preposta l’ARPAS, Agenzia per Protezione dell’Ambiente della Regione Sardegna, in collaborazione con il Genio Civile. Allo scopo di gestire e conservare la naturalità dei luoghi, gli equilibri dinamici degli ecosistemi, la biodiversità animale e vegetale, i contingenti numerici e le aree occupate dalle specie, dalla vegetazione e dagli habitat e allo scopo di sensibilizzare i fruitori dell’area verso le tematiche ambientali, l’Organismo gestore potrà avvalersi della collaborazione di enti di ricerca, associazioni di tutela ambientale, scuole e Centri di Educazione Ambientale; L’Organismo gestore si avvarrà di personale qualificato; B) Previsione di un regolamento per la gestione sostenibile dell’area: controllo delle prescrizioni quali il divieto di passaggio sulle dune, il divieto di raccolta delle specie, il divieto di introduzione di specie alloctone, il divieto di abbandono dei rifiuti, ecc..; controllo delle criticità e predisposizione di un piano di fruizione dinamico in relazione ai periodi e alle aree in modo che non si arrechi disturbo alle specie e agli habitat; C) Attivazione di ricerche finalizzate all’aumento delle conoscenze su specie e habitat: presenza, contingente, distribuzione, stato di conservazione, minacce e identificazione di possibili forme/strumenti di tutela; D) Predisposizione di cartellonistica di informazione/sensibilizzazione per la corretta fruizione dell’area; diffusione di opuscoli informativi circa il comportamento adeguato a cui attenersi

88 se si fruisce di un SIC; sensibilizzazione circa i valori presenti in un SIC (cartellini botanici, indicazioni circa le specie interessanti presenti nel SIC, ecc.); E) Cura dei rapporti con i portatori di interesse (compresi allevatori, agricoltori, cacciatori, operatori turistici anche esterni all’area SIC): accordi per una corretta fruizione del SIC e delle zone limitrofe.

Con scadenza almeno annuale, l’Organismo gestore verificherà il raggiungimento degli obiettivi del PdG e l’efficacia delle misure gestionali adottate; l’Organismo provvederà alla rimodulazione degli stessi obiettivi e delle stesse misure qualora risultino eccessivi, carenti o inefficaci.

Al fine di sviluppare un piano di gestione dell’area SIC in grado di rispettare gli Obiettivi individuati dalle Direttive Habitat e Uccelli, sono necessari ulteriori approfondimenti o aggiornamenti delle conoscenze della parte biotica con particolare riferimento a: ƒ attuale distribuzione degli habitat, stato di conservazione e copertura; ƒ carta degli habitat; ƒ check list delle specie e identificazione di eventuali aree sensibili (riproduzione, passaggio, estivazione, ibernazione, ecc..) da sottoporre a maggiore tutela; ƒ carta di distribuzione reale e potenziale della fauna.

89 Le problematiche legate all’insediamento turistico.

La presenza dell’insediamento turistico ricettivo in fase di realizzazione comporterà per il sistema ambientale una serie di minacce e criticità che andranno ad incidere sullo stato di conservazione degli habitat e delle specie.

Il piano di lottizzazione, convenzionato ed autorizzato, prevede la realizzazione di 222.900 mc su complessivi 317.190 mq, articolata in otto areali omogenei non contigui. Di questi, sei hanno destinazione turistico alberghiera e due residenziale:

Areale Destinazione d’uso Volumetria mc Superficie areale mq

E1 Alberghiero - servizi 27.000 35.613

E2 Servizi 3.000 4.426

E3 Alberghiero - servizi 34.000 55.756

E4a Residenza privata - servizi 35.400 67.991

E4b Alberghiero - servizi 16.500 25.009

E5 Alberghiero - servizi 30.000 17.900

E6 Alberghiero - servizi 44.000 47.570

E7 Residenza privata - servizi 33.000 62.925 totale 222.900 317.190

La posizione degli areali di intervento è stata localizzata nella fascia tra i 400 e gli 800 metri dalla linea di battigia, in posizione adiacente al campo da golf. Il progetto descritto risulta ridimensionato rispetto alla configurazione originaria, che prevedeva un’edificazione di circa 240.000 mc consentita dall’accordo di programma. In occasione della procedura di valutazione d’incidenza la società Is Arenas presentò uno studio progettuale sul sistema ambientale che definiva alcune misure di mitigazione degli impatti più immediatamente rilevabili, tra cui:

ƒ La disposizione degli areali di intervento insiste prevalentemente sull’habitat a Foreste dunari di Pinus pinea ed in misura minima sull’habitat Perticaia costiera di Ginepri e sugli habitat dunali.

ƒ Parte della lottizzazione, per circa 4. ettari nell’areale E7, è ubicata al di fuori del perimetro del SIC. ƒ La superficie destinata alla residenza privata è stata ridotta, rispetto a quella con destinazione alberghiera, dal 35% al 29%. Il carico antropico indotto dalla fruizione

90 alberghiera risulta molto più facilmente controllabile e gestibile rispetto a quello indotto dal mercato delle seconde case: questo aspetto si somma a quello, immediato, della valutazione economica. ƒ La linea di edificazione del nucleo residenziale è stata arretrata dai 300 ai 400 metri rispetto alla linea di battigia; ƒ Sono stati previsti rinfoltimenti nelle parti di habitat maggiormente degradate, sia per quanto concerne il Pinus Pinea che la Perticaia costiera di ginepri. ƒ La sottrazione del suolo effettiva è stata stimata dal proponente in 32,55 ettari complessivi, corrispondenti 3,52% della superficie complessiva del SIC: per compensare questa incidenza, sono state individuate misure di compensazione che prevedono il miglioramento delle condizioni degli habitat a pineta e ginepreto, mediante costanti interventi di manutenzione e rinfoltimento nelle zone soggette maggiormente a degrado ed interventi colturali per favorirne il rinnovamento naturale. Sarà previsto anche il continuo intervento al fine di eradicare l’acacia, specie invasiva che crea disturbo all’habitat prioritario delle pineta. ƒ Tutta la fascia limitrofa all’area di intervento, di oltre 200 ettari verso lo stagno di Is Benas e di circa 160 verso sud-est, dovrà essere conservata integra e conservata in condizioni di conservazione soddisfacenti. ƒ Sarà previsto un impianto di irrigazione di soccorso per la pineta e per il ginepreto. ƒ Il progetto del verde delle singole unità immobiliari prevede l’utilizzo esclusivo di essenze autoctone e l’impianto. ƒ Dovranno essere previste opportune misure di conservazione del sistema dunale di retrospiaggia, mediante, laddove necessario, impianto di essenze a ginepro per consolidarne la struttura superficiale. ƒ Dovrà essere organizzato un sistema di prevenzione degli incendi in modo tale da consentire l’intervento in tempi brevissimi, comprendente torretta di avvistamento, rete di distribuzione idrica e riserve d’emergenza. ƒ Monitoraggio delle condizioni degli habitat. ƒ Regolamentazione dei flussi di traffico antropico e veicolare. ƒ Sistemazione di opportuni percorsi mediante passerelle sopraelevate per il raggiungimento della spiaggia senza pressione sul sistema dunale.

La valutazione dell’incidenza si concluse con la determinazione del direttore del servizio CNH n 2693/V del 6/12/2002 che, oltre ad approvare le misure di mitigazione sopra descritte, impartì le seguenti prescrizioni:

91 Le aree di cantiere e le piste di servizio dovranno essere ubicate in zone prive di vegetazione e portate al ripristino alla fine dei lavori. ƒ Non dovrà crearsi nessuna nuova infrastruttura, rispetto a quelle esistenti, per il passaggio dei mezzi da lavoro all’atto della costruzione dei fabbricati. ƒ L’accesso all’arenile dovrà avvenire esclusivamente attraverso gli appositi sentieri individuati nel progetto, e non dovranno aprirsene altri. ƒ L’attracco delle imbarcazioni e l’ancoraggio nello specchio di mare antistante la proprietà dovrà essere vietato in modo da consentire la conservazione delle praterie di posidonia.

Al fine di stimare con la massima obiettività se la valutazione dell’incidenza delle opere sul SIC sia stata affrontata con attenzione a tutti gli aspetti legati alle problematiche messe in luce, nel giugno 2006 è stato dato incarico ad uno dei massimi esperti in Sardegna di botanica ed ecologia vegetale, il professor Ignazio Camarda dell’Università di Sassari, di stilare un documento di analisi in merito. In particolare è stato chiesto all’esperto di valutare se la valutazione di incidenza permanga valida alla luce delle nuove considerazioni pervenute dalla CE con la nota di messa in mora complementare n. C(2005)5269 del 13.12.2005 riguardanti la differenza di valore tra le diverse zone del sito “Is Arenas” e la necessità di garantire un collegamento ecologico tra le zone di pineta più rilevanti.

Dalla lettura della relazione del prof. Camarda emergono elementi di apprezzamento, cioè aspetti per i quali si condivide il valore positivo del progetto, ed elementi di criticità, nei quali vengono valutati rischi e impatti non sufficientemente considerati dagli estensori della stessa valutazione di incidenza. Riassumendo brevemente, si trovano tra questi apprezzamenti: • L’incremento di specie ornitiche in relazione all’apertura di spazi e alla disponibilità d’acqua in tutte le stagioni; • Il miglioramento dello status della pineta e del ginepreto e in generale delle sclerofille sempreverdi i cui esemplari hanno acquistato vigore avvantaggiandosi dell’irrigazione del campo da golf; • L’assolvimento della funzione di fascia tagliafuoco da parte del campo da golf irrigato; • L’arricchimento e la diversificazione ambientale prodotta dagli specchi d’acqua che sono valutati positivamente per la fauna e per l’ingresso di piante nuove legate agli ambienti dulciacquicoli; • La possibilità di attingere alla risorsa idrica per gli elicotteri antincendio dagli specchi d’acqua e per le autobotti dalla rete sotterranea. Mentre tra le criticità sono menzionate:

92 • La riduzione e la trasformazione degli habitat originari anche mediante introduzione di specie estranee quali le graminacee del campo da golf; • La sottrazione di habitat, poiché i campi da golf non sarebbero andati ad occupare radure ma piuttosto ambiti integrali del ginepreto e ospitanti formazioni suffrutticose in stretta relazione funzionale; • La realizzazione dell’insediamento e la frequentazione di persone responsabili degli effetti di pietinamento e compattazione del suolo oltre che sottrazione di spazi; • La generazione di impatti dovuti all’afflusso di bagnanti sugli habitat della prima fascia costiera, di estrema rilevanza perché riguardano i sistemi dunali; • Il taglio degli alberi che, se non compreso in un programma di assetto forestale, risulterebbe piegato alle esigenze urbanistiche ed edificatorie. La relazione dell’esperto ha dato particolare rilevanza, richiamando il tema in più punti, alla considerazione che la pineta, formazione vegetale estranea alla Sardegna, ad esclusione delle dune di Buggerru-Fluminimaggiore, ha sostituito gli habitat originariamente presenti, a seguito della realizzazione di un intervento selvicolturale artificiale negli anni ’70; viene pertanto auspicata la ripresa dell’habitat prioritario del ginepreto e degli habitat dunali minori (Vegetazione annua di depositi marini, Dune mobili embrionali, Dune mobili del cordone litorale, Dune marittime delle coste mediterranee, Dune fisse del litorale, Dune con presenza di Euphorbia terracina, Dune con prati dei Malcolmietalia, Dune con prati dei Brachypodietalia, Dune con vegetazione di sclerofille, Pascoli inondati mediterranei.) che tendono naturalmente alla sostituzione della pineta. Infatti si legge: “ il sistema dunale di “Is Arenas”, prima dell’opera di imboschimento a partire dagli anni ’50, costituiva uno dei complessi costieri maggiormente estesi della Sardegna con la netta dominanza dell’habitat dei ginepreti a ginepro coccolone (Juniperus oxycedrus)…….Nel complesso si tratta di una modifica sostanziale del sito…..Allo stato attuale, in una visione di gestione ecologica degli ecosistemi, l’habitat di maggiore interesse ed importanza è senza ombra di dubbio il ginepreto…… Anche la stabilizzazione delle dune, pur perseguita nel passato e tuttora oggetto d’intervento, si pone in evidente contrasto con la naturale dinamica dell’ecosistema costiero dei comparti dunali”. Altre considerazioni degne di nota sono le seguenti: • “La delimitazione del sito ha privilegiato la pineta su duna a pino domestico come si evince dalla perimetrazione che, verso terra, segue sostanzialmente i confini del rimboschimento. Sempre verso terra è stato tralasciato il sistema dunale più esterno, occupato da altri habitat di non minore interesse e in primis diversi tratti di habitat a ginepro coccolone”. • L’intervento antropico ha determinato la colonizzazione da parte di specie esotiche invasive sia mediante l’intervento di rimboschimento forestale (Acacia cyanophylla e Eucaliptus camaldulensis) sia per effetto della recente urbanizzazione (Agave americana ecc.)

93 Nelle conclusioni l’esperto risponde al quesito oggetto della convenzione affermando che l’intervento determina l’interruzione della continuità dell’habitat prioritario “Dune con foreste di Pinus pinea” e che la Valutazione d’Incidenza debba essere integrata. Nella predisposizione del presente documento si è tenuto conto delle criticità formulate dall’esperto, effettuando gli approfondimento suggeriti nella relazione: 1. riduzione e trasformazione di habitat: ridimensionamento dei volumi (Paragrafo: Azioni d’intervento sull’eccessivo impatto dell’edificato sul sistema degli habitat, pag. 94) e ampliamento del SIC per compensare la superficie sottratta (Paragrafo: Misure di compensazione, pag 115); 2. frequentazione di persone con effetti negativi sul suolo e sottrazione di spazi: ridimensionamento dei volumi e degli ambiti insediativi, misure di mitigazione sugli spazi comuni, parcheggi, viabilità, uso degli spazi verdi condominiali e privati (Paragrafo: Azioni d’intervento sull’eccessivo impatto dell’edificato sul sistema degli habitat, pag. 98; Obiettivi ambientali specifici, pag. 84); 3. afflusso dei bagnanti sulla fascia costiera: approfondimento per la valutazione del carico previsto, carring capacity e misure di mitigazione (Paragrafi: Calcolo del carico antropico ipotizzabile, pag. 103 e Obiettivi ambientali specifici, pag. 84); 4. taglio degli alberi: misure di mitigazione, regolamentazione del taglio secondo le indicazioni forestali, coltivazione in vivai, reimpianto degli alberi e monitoraggio (Paragrafo: Obiettivi ambientali specifici, pag. 84). L’indicazione relativa alla naturalità del ginepreto e del sistema degli ambiti dunali contrapposta all’artificialità dell’habitat a pineta, suggerirebbe una gestione ecologica a favore dei primi; tale indicazione è stata accolta solo parzialmente. E’ stato ritenuto, infatti, che l’habitat 2270 “Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster” risultando habitat prioritario secondo la Direttiva Habitat, sia meritevole del massimo grado di tutela, nonostante nel sito in questione sia derivato dall’azione dell’uomo, peraltro ormai storica. Lo stesso Camarda rinviene proprio “nelle pinete mature con lettiera poco spessa, la presenza dell’orchidea Gennaria diphylla, che in questo habitat artificiale trova condizioni di sviluppo ottimale” ricordando che le orchidee pur non ricadenti nella Direttiva Habitat sono tutelate dalla Convenzione di Washington. Al contempo è stato ritenuto di non ostacolare la spontanea dinamica dell’ecosistema che tenderà ad evolversi verso la sostituzione della pineta a favore degli habitat dunali autoctoni; l’individuazione dei corridoi longitudinali e trasversali ottenuti anche attraverso la riduzione dei volumi da edificare, risponde all’obiettivo di consentire l’ingressione di detti habitat che dalla fascia costiera tendono a colonizzare il sistema dunale interno.

94 La stessa Commissione Europea, in sede istruttoria a cura della DG Ambiente, ha ritenuto che le misure di mitigazione, sia proposte dalla società costruttrice in fase di valutazione dell’incidenza sia imposte dalla Regione Sardegna come prescrizioni all’atto dell’approvazione, non siano però sufficienti a sopperire alle problematiche indotte dalla realizzazione dell’insediamento. La Commissione sottolinea che le autorità competenti, nonostante la perimetrazione sia solo proposta, siano tenute comunque ad adottare misure di salvaguardia idonee a tutelare il pertinente interesse ecologico rivestito dai pSIC a livello nazionale: pertanto si rende necessario rivedere le indicazioni precedentemente date nell’approvazione del progetto dell’insediamento turistico. Nella nota del 10/06/05 la Commissione ha riconosciuto che il minore valore naturalistico di alcune delle aree ammette, nell’area in questione, l’esercizio di attività diverse rispetto a quelle ammissibili nelle zone in cui l’habitat 2270 ”Dune con Foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster” è presente in uno stato di conservazione migliore. E’ quindi riconosciuto che il livello di tutela richiesto nelle aree su cui insiste il progetto sia differente da quello richiesto dove la pineta è in uno stato di conservazione migliore ed ammette alcune suscettività d’intervento. Tuttavia, al fine di tutelare l’integrità ed il pertinente interesse ecologico del sito nel suo complesso, la Commissione ritiene che, in vista della realizzazione del progetto dell’insediamento turistico ad Is Arenas, sia la differenza di valore tra le diverse zone del sito, sia la necessità di garantire un collegamento ecologico fra le zone di pineta più rilevanti, debbano essere adeguatamente tenute in considerazione: tali aspetti, a giudizio della Commissione, non sono stati valutati con attenzione in sede di valutazione dell’incidenza del progetto.

Infatti nella nota della Commissione delle Comunità Europee n.5269 del 13/12/2005, è evidenziato il fatto che, al fine di garantire il mantenimento del valore ecologico del SIC, sia necessario operare una gestione delle aree di intervento tale da permettere il mantenimento di corridoi ecologici fra le due zone principali di pineta, ubicate rispettivamente ai lati dell’area dov’è proposto l’insediamento.

Alla luce di quanto accennato, si ritiene che il Piano di Gestione del SIC debba contenere indicazioni prescrittive in merito agli aspetti problematici che si prospettano per la conservazione dell’habitat, come indicato dalle note della Commissione.

Il gruppo di lavoro ha dunque individuato alcuni aspetti del progetto che necessitano di ulteriori approfondimenti, al fine di poterne valutare e limitare l’incidenza sul contesto dell’habitat; il discorso, seguendo l’indicazione delle problematiche sollevate dalla Commissione, si può incentrare sui fattori di rischio così individuati:

95 ƒ Eccessivo impatto dell’edificato sul sistema degli habitat: l’eccessiva frammentazione dovuta all’edificazione comporta la mancanza di corridoi ecologici, per gli habitat e per le specie, che possano mettere in connessione le diverse parti del sistema naturale;

ƒ Eccessivo carico antropico indotto sul sistema dunale: il carico ipotizzato di 3.000 persone deve essere necessariamente rivisto per consentire, alla luce anche degli studi degli ultimi anni sulle problematiche legate al bilancio ambientale, di valutare se il sistema sabbioso e dunale sia in grado di contenere la pressione indotta nei periodi di massima affluenza.

ƒ Il consumo idrico necessario per il mantenimento del manto erboso dei campi da golf, sommato a quello che deriva dalle attività turistico ricettive, non è da sottovalutare: occorre pertanto definire delle misure di valutazione ed eventualmente di regolamentazione al fine di contenere i consumi idrici ed evitare gli emungimenti dalla falda.

Una volta quantificate le effettive minacce legate a tali aspetti, il Piano di Gestione individua le misure di mitigazione ed eventualmente di compensazione al fine di tutelare il miglior stato di conservazione dell’habitat.

96 Obiettivi del Piano di Gestione in relazione all’insediamento.

L’Obiettivo del Piano di gestione è, alla luce delle criticità e delle minacce evidenziate nel paragrafo precedente, cercare di contenere gli effetti indotti sul sistema ambientale dalla presenza del nascente insediamento turistico “Is Arenas”. Questo fine verrà perseguito mediante l’individuazione di azioni e misure di contenimento degli impatti sopra individuati, e mediante l’introduzione di ulteriori misure prescrittive rispetto a quelle già individuate in fase di approvazione dei progetti. Qualora le misure di mitigazione individuate non appaiano sufficienti alla risoluzione dei problemi evidenziati in fase di studio nella parte generale, Obiettivo del Piano di gestione sarà anche quello di individuare modalità di compensazione per gli impatti residui.

Strategie ed azioni di intervento.

Il raggiungimento degli Obiettivi sopra indicati si realizza mediante la definizione di interventi strategici mirati al contenimento degli impatti residui che già la CE aveva indicato quali particolarmente più problematici e che tali si sono effettivamente riscontrati ad un’analisi più approfondita:

ƒ Eccessivo impatto dell’edificato sul sistema degli habitat: l’eccessiva frammentazione dovuta all’edificazione comporta la mancanza di corridoi ecologici, per gli habitat e per le specie, che possano mettere in connessione le diverse parti del sistema naturale;

ƒ Eccessivo carico antropico indotto sul sistema dunale: il carico ipotizzato di 3.000 persone deve essere necessariamente rivisto per consentire, alla luce anche degli studi degli ultimi anni sulle problematiche legate al bilancio ambientale, di valutare se il sistema sabbioso e dunale sia in grado di contenere la pressione indotta nei periodi di massima affluenza.

ƒ Il consumo idrico necessario per il mantenimento del manto erboso dei campi da golf, sommato a quello che deriva dalle attività turistico ricettive, non è da sottovalutare: occorre pertanto definire delle misure di valutazione ed eventualmente di regolamentazione al fine di contenere i consumi idrici ed evitare gli emungimenti dalla falda.

97 AZIONI D’INTERVENTO SULL’ECCESSIVO IMPATTO DELL’EDIFICATO SUL SISTEMA DEGLI HABITAT.

Al fine di garantire la continuità dei corridoi ecologici si rende necessaria una revisione del progetto, per quanto concerne la quantità e la distribuzione delle volumetrie.

Allo stato attuale, in corrispondenza dell’area di intervento, l’aggregazione dei volumi comporta la creazione di forti ostacoli alla continuità del tessuto degli habitat. I 222.900 mc previsti, ai quali si sommano circa 7.500 mc di strutture a servizio del golf in comune di San Vero Milis, dovranno necessariamente essere rivisti, in maniera coerente con le necessità di recuperare corridoi ecologici per gli habitat, di limitare la sottrazione di copertura vegetazionale e di contenere il carico antropico. Le fasce a pineta rispettivamente a nord e sud rispetto all’insediamento risulterebbero fortemente separate dalla presenza dell’edificato: in particolare, in corrispondenza degli areali E6, E4a, E4b ed

E5 il grado di frammentazione è elevato e si rileva la mancanza di spazi funzionali di connessione (corridoi ecologici) che consentano all’habitat di mantenersi in uno stato di conservazione soddisfacente nonostante la presenza dell’edificato.

Per ovviare alla questione, la distribuzione delle volumetrie in questi areali dovrà essere rivista ed alleggerita, in modo da consentire la continuità del tessuto dell’habitat sia in direzione nord-sud che est - ovest.

Sono state pertanto individuate azioni effettive sul progetto atte a:

ƒ Eliminare alcuni blocchi volumetrici i quali vanno ad interferire con i corridoi più immediatamente individuabili

ƒ Ampliare gli spazi nei quali non è prevista la realizzazione di edifici, individuando in tal modo dei corridoi di dimensione sufficiente a da favorire il naturale processo di espansione dell’habitat prioritario a Juniperus e conservare l’habitat prioritario a Pinus pinae e consentire gli spostamenti della fauna all’interno dell’area;

ƒ Rimodulare la disposizione stessa degli edifici all’interno degli areali

ƒ Ridurre all’interno degli areali la densità dell’edificato;

98 ƒ Lasciare intatta la preesistente matrice a Pinus pinae e macchia mediterranea con particolare attenzione all’area limitrofa agli edifici per la presenze di giardini privati, lastricati, parcheggi, viabilità e recinzioni.

ƒ Imporre, all’interno degli areali, la maggiore continuità possibile dell’habitat a pineta, imponendo ai singoli lotti edificabili la minore sottrazione possibile. In tal senso, dovranno essere contenuti al minimo gli spazi destinati a prato, lastricato, aiuole e terrazzamenti e dovranno essere mantenuti ampi settori a pineta.

L’intervento è stato effettuato sulla carta planimetrica approvata in fase di valutazione di incidenza: con le campiture colorate sono state evidenziate le necessarie misure di intervento sulla quantità e sulle distribuzioni dei volumi.

Nella scheda sintetica riportata di seguito, sono evidenziate le necessarie variazioni al fine di mitigare l’impatto sul sistema degli habitat.

99

I volumi indicati con la campitura arancione, nell’areale E6 sono da eliminare, per consentire: a) la creazione di un corridoio verde a pineta tra il complesso E5, nucleo alberghiero, e le unità del complesso E6, bungalow ad esso pertinenti. b) l’alleggerimento del tessuto edificato, in modo da consentire la permeazione dell’habitat ed evitarne la frammentazione.

Nel complesso, i metri cubi eliminati sono circa 10.000: il comparto E6 si riduce, quindi, a 34.000 mc complessivi.

Il comparto E5, nucleo alberghiero con servizi, così come progettato si prospetta altamente impattante a causa della grande sottrazione di copertura vegetazionale che comporta. E’ previsto, in accordo con la cartografia allegata all’Accordo di programma, di rimodularlo in maniera sostanziale, ottenendo una forma molto più paesaggisticamente apprezzabile, permeabile e meno impattante in termini di sottrazione di suolo. La cubatura definitiva è di circa 3.000 mc inferiore a quella prevista inizialmente.

Il comparto E4b, bungalows di pertinenza del nucleo alberghiero E6 ed impianti sportivi, è stato rimodulato: in particolare, i 16.400 mc sono stati ridotti di circa 5.400. Le unità residenziali, inizialmente previste più alte, dovranno essere riportate ad altezze minime e riposizionate in modo da consentire la permeazione del corridoio ecologico della pineta tra i comparti E5, E6 ed il comparto E4b. Il campo da calcio è stato eliminato e così due campi da tennis e due polivalenti.

Il parcheggio P3, in cessione al Comune, è stato eliminato: presumibilmente la riduzione delle cubature comporterà anche una riduzione proporzionale delle aree da cedere al Comune.

La sua posizione, comunque, non potrà essere quella indicata in origine in quanto interrompe il corridoio ecologico a pineta che si deve cercare di recuperare tra i comparti E3, E4a, E4b ed E6.

Il comparto E4a, residenziale privato, non potrà avere la distribuzione volumetrica prevista in progetto. In particolare, si rende necessario eliminare i tre blocchi indicati con la campitura azzurra, in quanto ostacolano la creazione del corridoio ecologico di cui sopra. Il restante tessuto edificato dovrà essere alleggerito: si prevede complessivamente di ridurre le cubature di circa 2.000 mc.

100

A queste prescrizioni si aggiunge anche il fatto che i previsti ed approvati 7.500 mc di strutture a servizio del golf ricadenti in comune di san Vero Milis, per scelta della stessa società, non verranno realizzati. Allo stesso modo non verrà realizzata nemmeno la prevista struttura ricettiva all’interno del campo da golf, mentre l’areale E7, residenze private e servizi a supporto delle attività sportive del Golf Club, già da ora dovrà essere ridotta, di concerto con l’Ufficio tutela del paesaggio competente, di circa 2.000 metri cubi.

Nel complesso, la rimodulazione prevista si può così sintetizzare:

Areale Riduzione mc

E4a 2.000

E4b 5.400

E5 3.000

E6 10.000

E7 2.000 Golf 7.500

Complessivi 29.900

Dette revisioni, rappresentate sin dalla fase iniziale alla Società Is Arenas, sono state poi proposte ai competenti uffici dell’amministrazione regionale (Ufficio Tutela del Paesaggio dell’Assessorato alla Pubblica Istruzione, Beni culturali, Spettacolo e Sport, Servizio della Pianificazione urbanistica e territoriale, Servizio Territoriale Ispettorato Ripartimentale del C:F.V.A. di Oristano, oltre al Genio Civile) al fine di valutarne l’efficacia, la fattibilità e la coerenza con le rispettive discipline normative. La seguente tabella definisce un quadro preciso di quello che è, al momento, la situazione delle autorizzazioni:

Intervento Areale Concessione rilasciata Inizio lavori rimodulazione

E1-E2 SI NO -

E3 SI SI -

E4a NO NO Si (PdG)

E4b SI NO Si (PdG)

E5 NO NO Si (PdG)

E6 NO NO Si (PdG)

E7 NO NO Si (PdG)

101

Dallo schema si evince che, per i primi comparti (E1-E2), concessioni edilizie ed autorizzazioni sono già state rilasciate, senza che però siano iniziati i lavori di costruzione dell’edificato: dall’analisi della distribuzione delle volumetrie si rileva, comunque, che tra il comparto E1-E2 ed il comparto E3 esiste la possibilità di individuare un corridoio ecologico per la pineta ed il ginepreto anche senza effettuare tagli sul tessuto edificato.

Per l’areale E3 è stata rilasciata la concessione ed i lavori sono iniziati. Al momento attuale, dunque, risultano complessivamente concessi circa 63.000 mc, con una leggera riduzione rispetto ai 64.000 consentiti dall’Accordo di programma su questi areali.

Per il comparto E4b, pur essendo stata rilasciata una concessione edilizia, è prevista una rimodulazione delle volumetrie così come prospettato tra gli interventi di riduzione dell’eccessivo impatto dell’edificato sugli habitat già descritti.

L’intesa mediante la quale deve avvenire la revisione dell’Accordo di programma dovrà dunque prevedere, tra le altre cose: à la rettifica della C.E. n. 25 del 23/05/2006 per l’areale E4b

à la rimodulazione e/o ridistribuzione delle volumetrie negli areali E4a, E5, E6, E7. à l’eliminazione dell’edificio di supporto al golf in comune di San Vero Milis.

Una problematica persistente è legata alla posizione del nucleo alberghiero E5, di dimensioni considerevoli ed il cui impatto sull’habitat è difficilmente mitigabile: per questo, è stata ipotizzata una misura di compensazione che consiste nell’ampliamento della superficie del SIC, a terra e a mare, in modo da consentire la tutela: à dell’interessantissimo comparto dunale, mantenuto ancora con un buon grado di naturalità, di circa 100 ettari localizzato in posizione sud-est ed adiacente al perimetro del SIC; à delle praterie di posidonia, così come correttamente individuate nella cartografia di seguito allegata, nel tratto di mare antistante il SIC.

102 CALCOLO DEL CARICO ANTROPICO IPOTIZZABILE.

Per una stima di massima del numero di persone effettivamente insediabili nel nuovo comparto turistico ricettivo, si può fare riferimento alle cubature massime realizzabili, alla luce delle nuove indicazioni e prescrizioni individuate nel precedente paragrafo.

Gli indici urbanistici prevedono che, per il comparto turistico-alberghiero, si debba ipotizzare una cubatura di 100 mc/persona, per la residenza privata di 70 mc/persona.

Le cubature sono così distribuite:

Residenziale (E7+E4a) mc 64.400 ca.

Turistico ricettivo (E1, E2, E3, E4b, E5, E6) mc 136.100 ca.

La capacità massima prevista per l’insediamento ammonta, quindi, a 920 persone sul residenziale privato e 1360 sul turistico ricettivo, per complessive 2.280 persone. Per il calcolo del carico antropico si suole adottare un coefficiente correttivo per il fatto che, anche nelle peggiori condizioni di carico, una struttura ricettiva non è mai al 100% della sua capacità: il dato calcolato deve essere parametrato con un coefficiente compreso tra 0.7 e 0.75. In questo modo, il numero di persone effettivamente prevedibili nell’ipotesi di maggior affluenza risulta essere di circa 1700. Per un insediamento come quello in questione, occorre necessariamente dire che l’attrattore non è la presenza del mare, ma in modo particolare quella degli impianti sportivi del Golf Club: le residenze più vicine al campo avranno, infatti, un valore commerciale maggiore rispetto a quelle più vicine al mare. La presenza del campo da golf può concorrere, inoltre, a favorire l’ampliamento del periodo di fruizione turistica dell’area in questione, sostenendo il processo di destagionalizzazione dei flussi turistici: conseguentemente, la pressione antropica si distribuisce in maniera più uniforme e senza le punte tipiche dei mesi di luglio-agosto nelle località turistiche della costa.

103

Nella stima del carico antropico sulle spiagge interviene anche un fattore legato al gradimento del tratto di litorale ai bagnanti, preferenza che fa riferimento ad elementi quali la pendenza del fondale marino nella prima fascia della battigia, l’accessibilità, l’intensità del moto ondoso e la presenza di vincoli di varia natura. Nel tratto di litorale di Is Arenas, la pendenza del fondale è 1, la classe batimetrica è A, quindi la spiaggia si presenta con una pendenza lieve nel primo tratto di battigia: ma l’intensità del moto ondoso, 134 GNm/m, è alta11. Le condizioni meteo marine non rendono la spiaggia gradita ai bagnanti: infatti, la conformazione della piattaforma continentale e l’importante estensione del “fetch” creano condizioni di energia del moto ondoso elevata con conseguente rischio di forti correnti. Pertanto, la spiaggia di Is Arenas non risulta essere molto frequentata, anche a causa della mancanza di servizi di assistenza bagnanti. La presenza, infine, delle numerose piscine previste consente di ritenere che solo una parte delle 1.700 persone insediabili si tradurrà, effettivamente, in carico sul sistema della spiaggia. E’ da considerare, per contro, che l’apertura di nuovi spazi di sosta per le aree di cessione al Comune comporterà un ulteriore carico di utenti che, dalle vicine località, si sposteranno verso il tratto di spiaggia di Is Arenas prospiciente i nuovi parcheggi.

Nell’ambito di recenti studi della Regione Sardegna, condotti nella fase di indagine preliminare al Piano Paesaggistico regionale, è stato stilato un documento di riferimento che è il “Repertorio delle coste sabbiose della Sardegna”: sono individuate, per tutte le spiagge campionate, le caratteristiche morfologiche ed i limiti di carico ammissibili in funzione della classe della spiaggia. La spiaggia di Is Arenas, a causa delle sue caratteristiche, è individuata come di Classe 5; come già accennato, non è una spiaggia molto frequentata, per il fatto che a causa della sua esposizione risulta soggetta a forti correnti ed altamente pericolosa per i bagnanti.

11 Fonte dei dati: relazioni tematiche del Piano Paesaggistico della Regione Sardegna, Il Repertorio delle Spiagge Sabbiose della Sardegna.

104 Facendo un calcolo di massima sulla superficie utile della spiaggia12 per la sosta dei bagnanti, in relazione allo sviluppo in corrispondenza dell’insediamento (1.200 ml.), si ottiene un valore di 42.000 mq. Il metodo scientifico ipotizza 3 gradi di affollamento della spiaggia, con rispettivamente 8, 9 e 10 mq/bagnante. Nella peggiore delle ipotesi è bene considerare il parametro di 8 mq/bagnante: in tal modo, dal calcolo emerge che sulla sua superficie utile nel tratto antistante l’insediamento la spiaggia può sopportare il carico limite massimo di 5.250 bagnanti.

Il carico antropico dell’insediamento, a conti fatti, anche sommandovi quello indotto dall’apertura dei nuovi spazi di sosta pubblici, non risulta apportare sul sistema di spiaggia in oggetto una pressione superiore a quella che essa possa sostenere.

E’ importante, però, salvaguardare il retrostante sistema dunale dal passaggio incontrollato degli utenti, indirizzandoli obbligatoriamente su passerelle poste in corrispondenza dei passaggi già aperti, e recintando le dune nei punti più fragili, in modo da non compromettere lo stato di conservazione degli habitat dunali.

12 Per superficie utile si intende la superficie compresa tra i 5 ed i 40 mt dalla linea di battigia; di questa, la superficie utile per la sosta è pari a ¾, considerando che ¼ deve essere riservata ai servizi da spiaggia.

105 Bilancio idrogeologico

In riferimento alle obiezioni avanzate in sede Comunitaria rispetto a quanto riportato nella valutazione di incidenza relativamente al bilancio idrogeologico ed alle modalità di utilizzo e gestione della risorsa idrica nel SIC “Is Arenas”, si è proceduto ad una revisione critica dei contenuti grazie all’aggiornamento dei dati di base risalenti al 2001-2002. Tale aggiornamento è stato possibile in seguito alla collaborazione con Il Genio Civile di Oristano ed ha riguardato principalmente le modalità di utilizzo e gestione delle risorsa idrica operata dalla Società “Is Arenas” (la cui proprietà ricade per buona parte all’interno del SIC) che attinge acqua di falda per coprire i fabbisogni relativi all’irrigazione del campo da golf (quantificati in sede di valutazione di incidenza in 250.000 m3 anno-1) e per il complesso turistico in fase di realizzazione (quantificati in sede di valutazione di incidenza in 255.000 m3 anno-1). In base a quanto autorizzato nella valutazione di incidenza l’entità dell’emungimento di acqua dalla falda per la gestione dell’impianto sportivo e della struttura ricettiva è stata quantificata in 304.260 m3 anno-1 (senza considerare gli apporti dal Consorzio di Bonifica di Oristano e dall’ex ESAF pari a 60.000 m3 anno-1). Nello specifico si è valutata: a) la localizzazione dei pozzi attualmente in uso con i relativi volumi di emungimento concessi; b) la variazione mensile della piezometria della falda registrata nel periodo 2000-2006 per singolo pozzo; c) l’entità degli emungimenti realizzati negli anni 2005-2006; d) la qualità chimico-fisica delle acque di falda. Inoltre, per valutare in maniera più organica la criticità legata ad un possibile sovrasfruttamento della falda si è analizzato il problema in termini di “area vasta” attraverso il reperimento di dati relativi a : 1) stato attuale del numero di concessioni di acqua sotterranea estratta da falda tramite pozzi, con relativa localizzazione degli stessi, ricadenti all’interno o in prossimità dell’area SIC ma che comunque attingono dalla falda oggetto di indagine; 2) l’entità dei volumi di acqua attualmente concessi. Anche in questo ultimo caso i dati sono stati forniti dal Genio Civile di Oristano.

MODALITÀ DI UTILIZZO DELLE RISORSA IDRICA OPERATA DALLA SOCIETÀ “IS ARENAS”

In data 14/02/2007 il Genio Civile di Oristano ha messo a disposizione i dati relativi alle concessioni di acqua estratta da falda sotterranea tramite pozzi siti all’interno della proprietà della Società “Is Arenas”. I pozzi attualmente in uso risultano essere 14, per un volume annuo concesso complessivo, in prima istanza, di 360.000 m3 (Allegato A). La tabella riassuntiva mostra che alla rinuncia da parte del concessionario all’utilizzazione di tre pozzi (n° 1, 5 e 23) è seguita la richiesta di realizzazione e sfruttamento (accordata) di altri due pozzi (n° 25 e 26). Conseguentemente sono state ridefinite le portate e i volumi concessi per i singoli pozzi, peraltro senza variazione del volume totale annuo autorizzato.

Il 1 Febbraio 2007 la Società “Is Arenas” ha fornito agli stessi uffici del Genio Civile di Oristano le informazioni relative alla gestione delle risorse idriche nell’anno 2006, comprensive dei dati del monitoraggio dei livelli statici della falda condotto attraverso rilevazioni mensili compiute nel periodo 2000-2006 (tranne per

106 i pozzi 25 e 26 realizzati nel 2005), della qualità delle acque (analisi del novembre 2003 e maggio 2005) e dell’entità degli emungimenti (dati del 2005 e 2006).

Per quanto riguarda le variazioni delle soggiacenze di falda (Allegato B), se si considerano i pozzi ai quali sono associati i maggiori consumi (n°2, 6, 7, 10, 21, 25 e 26), e le relative variazioni dei livelli di falda determinati in due diversi periodi dell’anno (gennaio ed agosto), si ricava quanto riportato in tabella:

Tabella 1. Variazioni soggiacenze di falda.

N° Livello medio 2000- Variazione livello Livello medio 2005- Variazione livello Variazione livello Variazione pozzo 2004 (m) gennaio-agosto 2006 gennaio-agosto gennaio 00-04 – livello agosto 2000-2004 (m) 2005-2006 (m) gennaio 05-06 (m) 00-04 –agosto 05-06 (m) gennaio agosto gennaio agosto N°2 -3,21 -6,51 -3,30 -6,22 -8,06 -1,84 -3,00 -1,55 N°6 -5,80 -10,02 -4,22 -5,64 -8,76 -3,12 +0,16 +1,26 N°7 -7,71 -9,73 -2,02 -8,18 -9,00 -0,82 -0,47 +0,73 N°10 -4,37 -7,03 -2,66 -4,27 -7,57 -3,30 +0,10 -0,54 N°21 -9,58 -14,04 -4,46 -9,86 -12,34 -2,48 -0,28 +1,70 N°25 - - - -3,91 -4,81 -0,90 - - N°26 - - - -7,49 -14,31 -6,82 - -

In generale si osserva una variazione del livello di falda tra il mese di gennaio e quello di agosto, in media, di 2-3 m con valori massimi registrati per il pozzo n°26 (-6,82 m), e minimi per il pozzo n°7 (-0,80 m) negli anni 2005-2006. Tuttavia tali livelli, in corrispondenza dei mesi autunnali, tendono nuovamente a stabilizzarsi intorno ai valori di gennaio (Allegato B). Dal confronto tra i valori delle soggiacenze di falda registrate negli anni 2000-2004 e 2005-2006 risulta che le variazioni più marcate si hanno per il pozzo n°2 (-3,00 m a gennaio e -1,55 m ad agosto), probabilmente a causa di un suo eccessivo sfruttamento, in relazione anche all’aumento di volume richiesto (e concesso) e/o alla realizzazione dei pozzi n°25 e 26 situati a monte rispetto al primo (Allegato A). Da registrare anche l’aumento di volume d’acqua emunto dal pozzo n°10, anch’esso situato a monte del pozzo n°2, passato da 30.000 a 102.0000 m3 annui (Allegato A). Negli altri casi le variazioni dei livelli della falda risultano molto limitate. Si ricorda che la capacità di immagazzinamento della stessa falda è stata valutata nello studio di incidenza pari a 2.993.292 m3 .

Relativamente alla qualità dell’acqua di falda, le analisi più recenti eseguite dalla MeCon Italia, società certificata ISO 9001 e ISO 9002 con sede a Sestu (CA), risalgono a novembre 2003 e maggio 2005 e riguardano i pozzi n° 2, 6, 7, 10, 21, 25 e 26 (Allegato C). I dati evidenziano che non ci sono motivi di limitazione d’uso ai fini irrigui di tali acque in relazione alla possibilità di salinizzazione dei suoli. Tuttavia, per avere un quadro ampio delle caratteristiche qualitative dell’acqua di falda risulta necessario effettuare le analisi anche in periodi di carico antropico e prelievo per l’irrigazione del campo da golf massimi, e quindi durante la stagione estiva (agosto) in corrispondenza delle più marcate variazioni dei livelli delle soggiacenze di falda evidenziate sopra.

107 Una delle maggiori criticità riguarda l’elevata quantità di acqua utilizzata principalmente per garantire la perfetta funzionalità del campo da golf. I fabbisogni idrici per il percorso da golf di Is Arenas in sede di valutazione di incidenza sono stati dichiarati pari a 250.000 m3 anno-1. L’aggiornamento e verifica dei dati relativi agli emungimenti degli anni 2005 e 2006 ha evidenziato uno scostamento notevole rispetto al valore di partenza. I valori medi di prelievo registrati in questi due anni attribuibili essenzialmente alla gestione del campo da golf, rivestito ormai da un manto vegetale consolidato, e solo in parte al complesso turistico ancora in fase di realizzazione, sono mediamente pari a 420.000 m3 (Allegati B e D). I picchi massimi di emungimento si sono verificati in corrispondenza del periodo compreso tra i mesi di Maggio ed Agosto13 e si motivano quali adacquamenti straordinari per assicurare il primo impianto. Nonostante gli elevati emungimenti, in base ai dati aggiornati di monitoraggio a disposizione, la falda non sembra aver subito fenomeni di depauperamento quantitativo e qualitativo. Risulta tuttavia prioritario ed inderogabile il ricorso a fonti diverse di approvvigionamento idrico e l’implementazione di sistemi gestionali della risorsa acqua ottimizzati rispetto a quelli attualmente applicati, che permettano di ridurre in maniera sostanziale l’estrazione di acqua sotterranea riservandone il più possibile l’impiego a destinazioni d’uso prioritarie come quella potabile.

Implementazione di sistemi di gestione della risorsa acqua finalizzati al risparmio idrico ed attivazione di fonti alternative di approvvigionamento

Razionalizzazione dell’intervento irriguo Una corretta gestione della risorsa idrica deve prevedere la razionalizzazione dell’intervento irriguo in funzione:

13 In relazione alle necessità irrigue di campi da golf realizzati in ambienti caratterizzati da scarse precipitazioni (inferiori a 500 mm annui) e su suoli sabbiosi sono riportati dati di 2000 m3/giorno, che sono ritenuti, anche se poco probabili, comunque possibili (P. Croce - Turfgrass Consultant – “Relazione agronomica su costruzione e manutenzione ecocompatibile” allegata al progetto definitivo per la “realizzazione di campo da golf e e pista da sci di fondo con relative strutture edilizie” da realizzarsi nel Comune di Sauze D’Oulx (To), 2005).

Le caratteristiche climatiche del sito in esame si avvicinano molto a quelle considerate come “limite” dalla su citata relazione poiché la media delle precipitazioni annue del periodo 1997-2000 riportate da Carboni e Pala, calcolate considerando quattro stazioni di riferimento (, Putzu Idu, Riola e Tega) si è attestata su valori di 467 mm/anno.

108 1) delle effettive esigenze delle colture, determinate in base a rilevazioni puntuali di evapotraspirazione e precipitazioni, nonché di riserva idrica del suolo; 2) delle migliori modalità di distribuzione del volume di adacquamento (corrispondente al volume di acqua distribuito per ogni intervento irriguo); 3) dell’ottimizzazione della scelta del momento dell’intervento irriguo in funzione delle caratteristiche del suolo e della profondità dello strato di suolo interessato dalle radici.

1) Determinazione delle effettive esigenze delle colture in base a rilevazioni puntuali di evapotraspirazione e precipitazioni, nonché di riserva idrica del suolo Dall’analisi dei dati relativi agli emungimenti registrati negli anni 2005-2006 per l’irrigazione del campo da golf emerge che i consumi seguono una certa regolarità a prescindere dagli apporti meteorici dovuti ad eventi piovosi. Infatti, come riportato nell’analisi agrometeorologica e climatologica dell’annata agraria ottobre 2004-settembre 2005, si evince che questa è stata caratterizzata da cumulati di precipitazione significativamente superiori alla media risultando la più piovosa degli ultimi 15 anni (www.sar.sardegna.it). Nello stesso rapporto si evidenzia che le condizioni di surplus del bilancio idro-meteorologico, diffuso su buona parte del territorio isolano, che hanno caratterizzato l’autunno 2004 e il primo quadrimestre del 2005, hanno garantito un continuo afflusso verso i bacini di raccolta. In generale il buono stato idrico dei terreni nei mesi primaverili ha avuto indubbi effetti positivi per le colture permettendo così un risparmio di acqua irrigua.

Cumulato di precipitazione del periodo ottobre 2004-settembre 2005 (fonte SAR).

Le condizioni di siccità del periodo caldo hanno avuto una durata contenuta ed hanno influito in maniera sensibile sulle colture e sulla vegetazione in generale, soprattutto nel trimestre maggio-luglio, in cui più ampio è stato il deficit tra piogge ed evapotraspirazione. A partire dal mese di agosto, infatti, e a differenza da quanto si è verificato in media negli anni recenti, le precipitazioni hanno garantito in molte aree il ripristino di una sufficiente dotazione idrica con riduzione dei fabbisogni idrici delle colture. Questo andamento di carattere generale si ritrova nei dati agro-meteorologici registrati nella stazione di rilevamento del S.A.R. situata a Milis, ritenuta rappresentativa poiché situata in prossimità dell’area oggetto di studio.

109

Stazione di Milis – valori mensili di pioggia ed evapotraspirazione e corrispondenti valori medi del settennio 1995-2001 (fonte SAR).

Nonostante una situazione generale di questo tipo, che avrebbe dovuto permettere una riduzione fabbisogni idrici del campo da golf in funzione del favorevole andamento meteoclimatico dell’annata considerata, nel 2005 i consumi idrici sono risultati più elevati di quelli del 2006 (anno molto più siccitoso). Da qui emerge la necessità di una corretta gestione della risorsa idrica attraverso la razionalizzazione dell’intervento irriguo.

Stazione di Milis – bilancio idro-meteorologico mensile e corrispondenti valori medi del settennio 1995-2001 (fonte SAR).

Infatti la determinazione delle reali esigenze idriche di una coltura è uno dei il parametri fondamentali per una corretta ed oculata gestione della risorsa idrica. Conoscere il consumo idrico di una coltura significa conoscere i termini di Evaporazione e Traspirazione del bilancio idrico e questo valore coincide con quello di evapotraspirazione massima della coltura considerata o

ETM. Per la sua determinazione si opera con il cosiddetto approccio a “due fasi” (two-steps approach). La prima fase consiste nella determinazione dell’evapotraspirazione potenziale ETp che è definita come la quantità massima di acqua che può perdere l’unità di superficie del terreno nudo o coperto da vegetazione in condizioni ottimali di disponibilità e di rifornimento idrico, posto in determinate condizioni climatiche (e quindi con definite disponibilità energetiche) durante un certo periodo di tempo. Il valore di ETp è indipendente dal tipo di coltura, anche se in realtà per la sua determinazione si fa riferimento al consumo idrico di un buon

110 prato di festuca, con copertura vegetale continua, alta 10-15 cm, in attivo accrescimento e posto in condizioni ottimali di disponibilità di acqua. All’evapotraspirazione potenziale si applica un coefficiente colturale (Kc) che ingloba e sintetizza tutti gli effetti sull’evapotraspirazione legati alle caratteristiche morfo-fisiologiche delle diverse specie, alla fase fenologica, al grado di copertura del suolo, che le rendono differenti dalla coltura di riferimento. Il risultato del calcolo è rappresentato perciò dal semplice prodotto dei due termini, per un dato intervallo di tempo, vale a dire:

ETM = ETp x Kc I valori calcolati con tale metodo devono intendersi come consumi massimi possibili per piante coltivate su superfici ampie, indenni da parassiti ed in condizioni ottimali di fertilità e disponibilità idrica. Nel caso specifico si può considerare un coefficiente colturale pari a 1 (copertura vegetale assimilabile ad un prato di festuca) per cui si avrà che

ETM = ETp Una volta ottenuti i valori dei consumi idrici è necessario determinare le pioggia utile, (dove per pioggia efficace o pioggia utile si intende la quantità di acqua piovana, frazione (≤1) della pioggia totale, che può essere utilizzata dalle piante in quanto trattenuta dal terreno nello strato interessato dalle radici, il cui valore varia notevolmente in funzione della quantità ed intensità di pioggia oltre che dalle caratteristiche del terreno. Tra i metodi utilizzabili per la determinazione delle piogge utili c’è quello proposto dall’USDA (Soil Conservation Service, 1967) riportato da Dastane in “FAO irrigation and drainage paper n° 25, Effective Rainfall in Irrigated Agriculture (1974)”. Tale metodo si basa su un’espressione empirica che determina la quota delle precipitazioni totali consumate per evapotraspirazione, con riferimento ad una data riserva idrica utilizzabile (RU), intendendo con essa il contenuto idrico compreso tra il punto di appassimento e la capacità di campo, limitatamente allo strato di terreno occupato dalle radici. Combinando i valori ottenuti per i consumi idrici e per le pioggia utile, si ottiene l’ammontare del deficit complessivo che deve essere compensato attraverso l’irrigazione per contenere il bilancio idrico in pareggio (fabbisogno irriguo).

2) Scelta delle migliori modalità di distribuzione del volume di adacquamento La modalità di distribuzione dei volumi di adacquamento deve essere determinata in funzione delle caratteristiche del suolo e della profondità dello strato di suolo interessato dalle radici. Poiché il suolo del campo da golf è di tipo sabbioso, dovranno essere preferiti interventi irrigui caratterizzati da turni brevi e volumi piccoli per evitare uno spreco di risorsa idrica dovuto alle scarse capacità di ritenzione del terreno.

3) Ottimizzazione della scelta del momento dell’intervento irriguo La possibilità di sfruttare le strategie di difesa della pianta allo stress idrico (maggiore sviluppo dell’apparato radicale, riduzione delle perdite d’acqua, tolleranza allo stress) integrandole con una gestione oculata e mirata a potenziare l’autonomia delle specie vegetali scelte fa si che la scelta del momento ottimale per l’effettuazione dell’intervento irriguo sia basata sulla determinazione dell’umidità del terreno. Il principio prevede che l’adacquata sia eseguita quando il potenziale matriciale dell’acqua raggiunge, ad una certa profondità, un limite critico oltre il quale non è opportuno spingere l’umidità del terreno. Questo limite è

111 espresso come percentuale dell’acqua disponibile calcolata come differenza tra il contenuto di acqua del suolo alla capacità di campo e quello che si trova in corrispondenza del punto di appassimento.

Riduzione dei consumi idrici colturali Per ridurre i consumi idrici relativi all’irrigazione del campo da golf si deve prevedere una sostituzione, seppur graduale in corrispondenza degli interventi di risemina dei prati, con specie vegetali macroterme delle microterme utilizzate:

ˆ nei Roughs (prime 9 buche) della superficie complessiva di 6 ha, con un miscuglio di microterme delle specie Festuca arundinacea (75%), Poa pratense (15%) e Lolium perenne (10%); ˆ nel Campo executive, della superficie complessiva di 4 ha, di cui 3 ha con un miscuglio di microterme delle specie Festuca arundinacea (75%), Festuca ovina (15%) e Lolium perenne (10%), e 1 ha con un miscuglio di microterme delle specie Lolium perenne (50%), Poa pratense (35%) e Festuca rubra (15%), per una superficie complessiva di 10 ha.

L’inserimento graduale di specie macroterme (peraltro già utilizzate per l’impianto dei Fairways, Roughs e Tees in altre porzionii del campo da gioco -Cynodon dactylon, cultivar Savannah-), acclimatate in ambiente mediterraneo, permetterebbe un risparmio idrico notevole rispetto ai fabbisogni determinati nello studio di incidenza (250.000 m3). Ipotizzando che la superficie di 10 ha attualmente investita con specie microterme venga riseminata con specie macroterme, per le quali nello studio di incidenza vengono riportati fabbisogni medi annui pari a 6.500 m3/ha, si avrebbe un consumo totale annuo di

(10 ha x 6.500 m3/ha) = 65.000 m3

Allo stesso tempo la limitazione della superficie investita con specie microterme Agrostis stolonifera, cultivar L93, Southshore e Crenshow (per le quali nello studio di incidenza vengono riportati fabbisogni pari a 11.100 m3/ha) alle sole aree del campo in cui, per motivi di tipo regolamentare imposti dalla Federazione Italiana Golf, una sostituzione non è possibile, permetterebbe di ridurre i consumi idrici a

(1,2 ha x 11.100 m3/ha) = 13.320 m3

A queste quantità vanno aggiunti 123.500 m3 relativi ai fabbisogni idrici determinati per le aree del campo già investite con specie macroterme.

Sommando le esigenze idriche delle diverse specie si ottiene che: consumi per le specie macroterme 123.500 + 65.000 =188.500 m3 consumi per le specie microterme 13.320 m3

TOTALE201.820 m3

112 Con un risparmio complessivo di

250.000 m3 - 201.820 m3 = 48.180 m3 pari al 19,3 % dei fabbisogni stimati.

Attivazione di fonti alternative di approvvigionamento idrico per l’irrigazione del campo da golf

1) Utilizzazione di acque reflue depurate

Al fine di utilizzare fonti alternative di approvvigionamento idrico per l’irrigazione del campo da golf, limitando così l’estrazione di falda, si dovrà garantire l’impiego di acque provenienti dall’impianto di depurazione a servizio del complesso turistico in fase di costruzione all’interno dell’area di proprietà della società Is Arenas. Le acque in uscita da tale impianto dovranno essere conformi ai requisiti di legge che ne normano l’impiego ai fini irrigui. Tale conformità dovrà essere attestata da un ente terzo certificato.

In base a stime effettuate in sede di studio di incidenza l’impiego delle acque reflue depurate comportà un risparmio idrico di 173.740 m3 anno-1 pari al 41,4% degli emungimenti registrati negli anni 2005-2006.

2) Approvvigionamento da parte del Consorzio di Bonifica di Oristano

Ulteriori riduzioni agli emungimenti deriveranno dall’impiego di una dotazione idrica di 50.000 m3 concessa dal Consorzio di Bonifica di Oristano derivante dal recupero di eccedenze altrimenti scaricate a mare, che potranno essere accumulate nei due di bacini artificiali presenti all’interno dell’impianto golfistico. L’utilizzazione di tale dotazione permetterà di coprire circa il 12% dei consumi registrati nel 2005-2006. Dovrà comunque essere prevista la possibilità di stipula di nuovi accordi tra il Consorzio di Bonifica di Oristano e la Società “Is Arenas” per l’incremento delle volumetrie di acqua concesse al fine di coprire lo sbilanciamento osservatotra fabbisogni stimati e consumi effettivi registrati preservando in questo modo la falda.

Attivazione di fonti alternative di approvvigionamento idrico per il complesso turistico

Per la gestione del complesso turistico in fase di realizzazione, in sede di valutazione di incidenza, è stato determinato un fabbisogno idrico pari a 255.000 m3 anno-1. Anche in questo caso è necessario individuare fonti alternative di approvvigionamento per limitare al minimo l’entità dell’estrazione di acqua di falda.

1) Concessione idrica da parte del Gestore Unico del Servizio Idrico Integrato (Abbanoa SpA)

113 L’accordo stipulato tra l’ex ESAF, oggi confluita all’interno di Abbanoa SpA, e la Società “Is Arenas”, garantisce la possibilità di utilizzazione da parte di quest’ultima di una dotazione idrica pari a 10.000 m3 per usi potabili e di cucina. Anche in questo caso dovrà comunque essere avviata una procedura per la stipula di nuovi accordi tra il Gestore Unico e la Società “Is Arenas” per l’incremento delle volumetrie di acqua concesse al fine di ridurre gli emungimenti.

Sintesi dei risultati ottenibili in seguito all’implementazione delle misure di gestione ed al ricorso a fonti alternative di approvvigionamento idrico

Le modalità di gestione individuate ed il ricorso a fonti alternative di approvvigionamento idrico dovranno permettere di ridurre in maniera sostanziale l’estrazione di acqua sotterranea attualmente utilizzata per la manutenzione del campo da golf, riservandone il più possibile l’impiego per destinazioni d’uso prioritarie come quella potabile.

La tabella seguente riassume le riduzioni dei prelievi di falda ottenibili calcolate in base sia ai fabbisogni per il campo da golf determinati in sede di valutazione di incidenza, sia in funzione dei consumi registrati negli anni 2005-2006.

Tabella 2. Riduzione di estrazione di acqua di falda per irrigazione campo da golf

Fabbisogni idrici golf Consumi anni 2005-2006 250.000 420.000 Riduzioni prelievi falda m3 anno-1 % m3 anno-1 % Recupero acque reflue 173.740 69,5 173.740 41,4 Approvvigionamento Consorzio di Bonifica 50.000 20,0 50.000 12,0 Oristano Sostituzione specie microterme 48.180 19,2 n.d. n.d. Razionalizzazione intervento irriguo n.d. n.d. n.d. n.d. Incremento dotazione idrica Consorzio n.d. n.d. n.d. n.d. Bonifica Oristano Bilancio Copertura completa n.d. dato non disponibile

Si può notare che se i fabbisogni idrici, determinati in base alle metodologie di gestione individuate, dovessero risultare al limite uguali ai valori definiti nella valutazione di incidenza non sarebbe necessario per la loro copertura ricorrere ad estrazione di acqua dalla falda.

Inoltre la possibilità di incrementare la dotazione idrica da parte del Consorzio di Bonifica di Oristano permetterà di ridurre in tempi accettabili i prelievi di falda a cui si sarebbe dovuto comunque ricorrere fino all’entrata in attività del depuratore (conseguente a quella del complesso turistico) e delle altre metodologie di gestione individuate (sostituzione specie microterme).

114

Presenza di altri beneficiari di concessioni all’uso di acqua sotterranea nell’area di Is Arenas La documentazione fornita dal Genio Civile di Oristano ha permesso di constatare la presenza di altri due soggetti che beneficiano di concessioni all’uso di acqua sotterranea tramite estrazioni da pozzi situati in località di Is Arenas. Tali beneficiari sono : •Condominio Villaggio “La Pineta” (Narbolia): la portata massima concessa è di 4,00 l sec-1 per un consumo totale annuo di 10.000 m3. L’acqua è concessa per uso potabile (concessione del 2003) (Allegato E). •Comune di San Vero Milis: richiesta di concessione preferenziale per uso acquedottistico di acque sotterranee estratte mediante campo pozzi (in numero di cinque) sito in località Benetudi. Trattasi di acque divenute pubbliche dopo il 10/08/1999, data di entrata in vigore del D.P.R. 238/1999, e già in uso dal 1999 con un consumo totale anno di 146.000 m3, salito a 200.000 m3 nel 2004. La portata richiesta è di 20,00 l sec-1 per un consumo totale annuo di 250.000 m3 (Allegato F). Se si sommano i prelievi di falda del Condominio Villaggio “La Pineta”, del Comune di San Vero Milis e della Società “Is Arenas” si ha nell’ordine:

10.000 m3 anno-1 + 250.000 m3 anno-1 + 420.000* m3 anno-1 = 680.000 m3 anno-1

*valore non comprensivo degli apporti della condotta del Consorzio di Bonifica di Oristano e dell’ ex ESAF quantificabili in 60.000 m3 anno-1

La ripartizione percentuale dei prelievi di acqua sotterranea, calcolata in base alla stimata capacità di immagazzinamento della falda (2.239.713 m3), mostra che la Società “Is Arenas” incide per il 18,7%, seguita dal Comune di San Vero (11,2%) e dal Condominio Villaggio “La Pineta” con lo 0,4%. Complessivamente i tre beneficiari prelevano un quantitativo d’acqua pari al 30,3% rispetto alle potenzialità della falda.

18,7% Is Arenas la Pineta San Vero Milis 0,4% non estratta

11,2%

69,7%

Ripartizione percentuale dei prelievi di acqua sotterranea

Da quanto riportato si evince uno sbilanciamento marcato in relazione all’utilizzazione della risorsa idrica a favore della Società Is Arenas, per cui, come già detto, si rende necessario una riduzione dei consumi da parte della stessa. La possibilità che tale dotazione idrica, essendo destinata prevalentemente all’irrigazione del campo da golf, possa determinare situazioni di conflitto se

115 rapportata a tipologie di uso prioritario della risorsa acqua come quello potabile ed irriguo sarà fortemente ridotta in seguito all’applicazione delle strategie di gestione ed utilizzazione individuate. Appare comunque doveroso sottolineare che la falda, in base ai dati forniti, non risulta interessata da fenomeni di alterazione delle sue caratteristiche quantitative e qualitative. Inoltre la costruzione della diga Cantoniera sul Tirso garantisce alle aziende agricole e zootecniche della zona servite dalle condotte dal Consorzio di Bonifica di Oristano le dotazioni idriche necessarie allo svolgimento dell’attività lavorativa (al Genio Civile non risultano concessioni per l’estrazione di acqua sotterranea per usi irrigui nell’area di Is Arenas).

Criticità relative al bilancio idrologico

Le principali criticità emerse dall’esame del bilancio idrologico presentato nella valutazione di incidenza, ed in relazione alle integrazioni apportate, riguardano i seguenti aspetti: • Possibilità di alterazione delle caratteristiche quali-quantitative della falda in corrispondenza dei periodi di massimo sfruttamento (periodo primaverile-estivo) dovuti ai prelevamenti contemporanei effettuati, oltre che dalla società Is Arenas, anche da altri beneficiari di concessioni per l’uso di acqua sotterranea (Condominio Villaggio “La Pineta” –Narbolia-; Comune di San Vero Milis) che insistono sulla stessa area; • Sostenibilità a medio-lungo termine dei prelevamenti di falda; • Somministrazioni di volumi di adacquamento stagionali superiori rispetto alle reali esigenze colturali; • Consumi idrici elevati per le specie microterme.

Obiettivi generali

Sulla base delle criticità emerse dall’analisi del bilancio idrologico sono stati definiti i seguenti obiettivi generali: 1. mantenimento delle caratteristiche quali-quantitative delle acque di falda; 2. riduzione dei prelievi di falda attraverso una gestione sostenibile dell’impianto da golf.

Obiettivi specifici

Sono stati definiti i seguenti obiettivi specifici: • valutazione della capacità di immagazzinamento della falda; • valutazione delle caratteristiche quali-quantitative delle acque di falda; • valutazione della sostenibilità a medio-lungo termine dei prelevamenti di falda nell’ area di Is Arenas; • riduzione progressiva dei prelevamenti di falda per l’irrigazione del campo da golf; • razionalizzazione e gestione degli interventi irrigui in base alle esigenze colturali; • riduzione dei consumi idrici colturali.

116 Strategie

Le strategie adottabili per il raggiungimento degli obiettivi generali e specifici su elencati sono schematicamente enunciate di seguito.

Obiettivo generale Obiettivo specifico Strategie

Og1: mantenimento delle Os1.1.: valutazione della capacità di S1.1.1: aggiornamento continuo dei caratteristiche quali-quantitative delle immagazzinamento della falda parametri meteoclimatici necessari acque di falda (pluviometria, evapotraspirazione potenziale, piogge utili) alla determinazione del bilancio idrologico attraverso reperimento di dati dalle stazioni meteorologiche dislocate sul territorio.

Os1.2.: valutazione delle caratteristiche S1.2.1: monitoraggio, da parte di un quali-quantitative delle acque di falda. organo terzo certificato, dei livelli di falda da effettuarsi attraverso letture delle piezometrie dei pozzi situati all’interno dell’area di Is Arenas . Le letture dovranno avere cadenza mensile.

S1.2.2.: monitoraggio, da parte di organo terzo certificato, dello stato qualitativo dell’acqua di falda attraverso analisi chimica e batteriologica di campioni prelevati da postazioni specifiche di campionamento. I campionamenti e le successive analisi dovranno essere effettuate almeno tre volte l’anno, precisamente nei mesi di Dicembre (massimi afflussi in falda in seguito alle precipitazioni autunnali), Maggio (emungimenti per l’irrigazione del campo da golf raggiungono livelli tra i più elevati dell’intera stagione irrigua) ed Agosto (massimi prelievi corrispondenti ai picchi di carico antropico e fabbisogno irriguo).

Os1.3.: valutazione della sostenibilità a S1.3.1.: collaborazione con il Genio medio-lungo termine dei prelevamenti Civile di Oristano per il reperimento ed di falda nell’area di Is Arenas. il continuo aggiornamento dei relativi alla dislocazione dei punti di emungimento nonché dei volumi concessi per l’uso di acqua

117 sotterranea che insistono all’interno o sono limitrofi all’area SIC, ma che comunque sfruttano le risorse idriche della falda considerata.

S1.3.2.: predisposizione di attività rigorose di controllo periodiche, da parte dell’autorità competente, della corrispondenza tra i volumi di emungimento concessi e quelli effettivamente prelevati. In particolare gli emungimenti per i fabbisogni idrici per l’irrigazione del campo dal golf non potranno superare i quantitativi dichiarati in sede di valutazione di incidenza 250.000 m3/anno.

Og2: gestione sostenibile dell’impianto Os2.1.: riduzione progressiva dei S2.1.1.: utilizzazione di acque da golf attraverso la razionalizzazione prelevamenti di falda per l’irrigazione provenienti dall’impianto di degli interventi irrigui. del campo da golf. depurazione in fase di costruzione all’interno dell’area di proprietà della società Is Arenas. Le acque in uscita da tale impianto dovranno essere conformi ai requisiti di legge che ne normano l’impiego ai fini irrigui. Tale conformità dovrà essere attestata da un ente terzo certificato.

S2.1.2.: possibilità di utilizzazione di una dotazione idrica pari a 50.000 m3 concessa dal Consorzio di Bonifica di Oristano derivante dal recupero di eccedenze altrimenti scaricate a mare, grazie alla presenza di bacini di accumulo.

S2.1.3.: incremento della dotazione idrica concessa dal Consorzio di Bonifica di Oristano

Os2.2..: razionalizzazione e gestione S2.2.1.: determinazione dei volumi di degli interventi irrigui in base alle adacquamento in funzione delle reali esigenze colturali esigenze colturali valutate attraverso: •conoscenza delle caratteristiche chimico-fisiche ed idrologiche del suolo indispensabili al fine di determinarne la riserva idrica del suolo facilmente utilizzabile dalle piante, •continuo aggiornamento dei dati relativi al regime termopluviometrico per la determinazione dei parametri di evapotraspirazione e pioggia utile

118 del bilancio idrico, •conoscenza delle esigenze delle specie vegetali impiegate, soprattutto in relazione all’approfondimento dell’apparato radicale. S2.2.2.: sfruttare le strategie di difesa della pianta allo stress idrico (maggiore sviluppo dell’apparato radicale, riduzione delle perdite d’acqua, tolleranza allo stress) integrandole con una gestione oculata e mirata a potenziare l’autonomia delle specie vegetali scelte. Questo fa si che la scelta del momento ottimale per l’effettuazione dell’intervento irriguo sia basata sulla determinazione dell’umidità del terreno. Il principio prevede che l’adacquata sia eseguita quando il potenziale matriciale dell’acqua raggiunge, ad una certa profondità, un limite critico oltre il quale non è opportuno spingere l’umidità del terreno. Questo limite è espresso come percentuale dell’acqua disponibile calcolata come differenza tra il contenuto di acqua del suolo alla capacità di campo e quello che si trova in corrispondenza del punto di appassimento. S2.2.3.: utilizzare modalità di distribuzione dei volumi di adacquamento in funzione delle caratteristiche del suolo e della profondità dello strato di suolo interessato dalle radici. Poiché il suolo del campo da golf è di tipo sabbioso, dovranno essere preferiti interventi irrigui caratterizzati da turni e volumi piccoli per evitare uno spreco di risorsa idrica dovuto alle scarse capacità di ritenzione del terreno. Os2.3.: riduzione dei consumi idrici S2.3.1.: insediamento graduale, in colturali corrispondenza degli interventi di risemina del tappeto erboso, di specie vegetali macroterme che presentano consumi idrici ridotti fino al 50% rispetto a quelli delle microterme.

119 CONTROLLO E MONITORAGGIO SULLE MISURE DI MITIGAZIONE.

Le misure di mitigazione così come individuate nei paragrafi precedenti necessitano di un costante e continuo controllo al fine di valicarne l’efficacia ed il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Si rende necessario, dunque, individuare nell’Organismo gestore il soggetto responsabile di tali attività di controllo e monitoraggio. L’Organismo Gestore si dovrà occupare della regolamentazione delle attività, del monitoraggio e del controllo del rispetto delle prescrizioni; sarà preposto anche all’aggiornamento del Piano di Gestione ed alla rimodulazione e revisione degli obbiettivi qualora si rivelassero inadeguati alla conservazione del SIC. La Regione Autonoma della Sardegna esercita il controllo delle attività dello stesso Organismo Gestore.

MISURE DI COMPENSAZIONE

Le misure di mitigazione proposte non possono, considerata la natura degli impatti determinati in fase di valutazione d’incidenza del piano, completamente risolvere le problematiche emerse. Per bilanciare gli effetti con incidenza negativa che permangono è possibile proporre misure di compensazione che garantiscano la coerenza globale della rete Natura 2000; tali misure consistono nella valorizzazione dei sistemi ambientali a terra e a mare e nell’impegno a sottoporre a tutela habitat finora non ricompresi all’interno del perimetro del SIC. Nelle pagine seguenti, pertanto, viene proposto un breve studio scientifico utile all’individuazione di tali habitat: il fine è quello di sostenere una proposta di riperimetrazione del SIC.

Proposta di riperimetrazione del SIC

ESTENSIONE A MARE Prateria di Posidonia La Prateria a Posidonia oceanica (Cod.1120), considerato habitat prioritario, è menzionata nella scheda Natura 2000 con copertura al 28%, tuttavia, dai rilievi di campo non è risultata presente in corrispondenza della spiaggia di Is Arenas, come si evince dall’allegata cartografia che ritrae la mappatura delle praterie di Posidonia della Sardegna commissionata dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ed eseguita dall’Università di Bari nel 2001-2002.

Nella immagine seguente, sono visibili i limiti superiori (viola) ed inferiore (verde) delle praterie nell’area compresa tra Capo Mannu e Torre del Pozzo.

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La prateria risulta al contrario presente con una notevole estensione a sud della spiaggia di Is Arenas, in prossimità del promontorio di Torre Scala e Sali (Comune di S. Vero Milis), e a nord in corrispondenza di Torre del Pozzo (Comune di Cuglieri). L’allargamento del SIC in queste due zone di mare consentirebbe di tutelare le praterie di posidonia e le biocenosi ad esse associate.

Sforzo di pesca Nel Comune di S. Vero Milis, in località Su Pallosu e Torre Scala e Sali, sono presenti due cooperative di pesca (Cooperativa su Pallosu e Cooperativa la Piccola) alle quali si aggiungono alcuni pescatori singoli per un totale di circa 25 barche. Si tratta di piccola pesca costiera con attrezzi da posta (reti, nasse e palangari). La pesca dei ricci viene effettuata da una decina di pescatori locali e da molti pescatori provenienti dal comparto di Cagliari, che spesso non rispettano le vigenti norme sul quantitativo e sulle distanze dalla costa. Nel 2004 la Capitaneria di Porto ha emanato un’ordinanza, spesso ignorata, che vieta la pesca nei primi 150m dalla costa. Una regolamentazione dell’area con l’individuazione di zone di ripopolamento dei ricci a rotazione è stata discussa con la Cooperativa Su Pallosu e con il Sindaco di San Vero Milis.

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ESTENSIONE A TERRA Il campo dunale. In corrispondenza della parte inferiore del SIC è stata individuata un’area interessante per quanto riguarda la sua caratterizzazione biotica e abiotica: si tratta, infatti, di un comparto dunale che si è conservato ancora con un buon grado di naturalità e che, in modo naturalmente frammentario, ospita una copertura vegetale ancora intatta. Il campo è costituito da corpi dunari longitudinali, con orientamento circa NO-SE, separati fra loro da bassure dove è possibile la formazione di aree umide temporanee. Le minacce a cui il sistema dunale è esposto sono determinate principalmente dalle frequentazioni non controllate da parte di motociclisti, dovute alla presenza nelle vicinanze di un crossodromo, e dalla presenza diffusa di accumuli di rifiuti (carcasse di automobili, elettrodomestici, rifiuti di vario genere), che costituiscono fattori di rischio per l’integrità dell’area. L’ipotesi di ricomprensione all’interno del SIC di quest’area, già notata da Camarda (giugno 2006) come “occupato da altri habitat di non minore interesse e in primis diversi tratti dell’habitat dei ginepreti su duna a ginepro coccolone”, consentirebbe di tutelare il buon grado di naturalità del comparto dunale, assicurando la continuità con le altre unità di paesaggio e il sostentamento della fauna del SIC, fortemente legata alle zone ecotonali.

IPOTESI DI RIPERIMETRAZIONE DEL SIC. Alla luce di quanto sopra esposto, è evidente l’importanza, ai fini della compensazione degli impatti residui, della definizione di una nuova perimetrazione per l’area SIC che ricomprenda sia l’importante habitat di prateria di Posidonia, sia il sistema dunale integralmente conservato. Nelle immagini che seguono è stata individuata cartograficamente la presenza e l’ubicazione dei due habitat ed è stata tracciata una ipotesi di nuova perimetrazione per il SIC “Is Arenas”: la superficie complessiva della parte a terra ed a mare è stimata intorno ai 4.000 ettari.

122 Efficacia delle misure di mitigazione e compensazione.

E’ opportuno valutare se l’ipotesi di estensione del SIC sia sufficiente a consentire un risarcimento per la parte di habitat effettivamente compromessa. Il campo dunale è un ambito omogeneo delimitato sulla base di criteri geomorfologici e si estende per circa 163 ha. Per calcolare le superfici sottratte a seguito della realizzazione dei fabbricati, del campo da golf e dalle rispettive aree di servizio si è proceduto nella maniera seguente. Ricordando che le estensioni degli areali erano così distribuite:

Areale Mq

E1 35.613

E2 4.426

E3 55.756

E4a 67.991

E4b 25.009

E5 17.900

E6 47.570

E7 62.925

TOTALE 317.190

Gli areali comprendono le superfici edificate, le dirette pertinenze e le aree di servizi (viabilità, parcheggi); giova sottolineare che all’interno degli stessi non tutta l’effettiva superficie sia stata compromessa, ma le aree destinate al verde, i giardini privati o degli alberghi, buona parte delle aree di servizio permangano in condizione di naturalità e costituiscono dei tratti di corridoio ecologico in grado di ospitare le specie faunistiche e garantire la connessione ecosistemica della pineta. A questi si aggiungano i campi da golf, già realizzati, che occupano 31 ettari complessivi delle radure.

Sulla base di tali considerazioni, le superfici risultano così distribuite:

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Areale Area occupata in Area occupata in tot note prevalenza da prevalenza da Ginepro Pineta

E1 - 35.613 35.613

E2 4.426 - 4.426

E3 13.568 42.188 55.756

E4a - 67.991 67.991

E4b - 25.009 25.009

E5 17.900 - 17.900

E6 5.730 41.841 47.570

E7 44.047 [il 27% è fuori - dal SIC]

TOTALE 41.624 256.689 317.190

Campo da golf - 310.000

Parcheggi

P1-P8 15.601

P2 6.931

P5 3.913

Aree depurat. 23.566

TOTALE COMPLESS. 41.624 616.700 658.324 Area occupata in Area occupata in Area occupata prevalenza da prevalenza da complessivamente ginepreto pineta dall’intervento

Risulta dunque compromessa una superficie di circa 4 ettari di area occupata in prevalenza da ginepro e 62 ettari [comprensivi dei 31 ettari impegnati dal campo da golf] di superficie occupata in prevalenza dalla pineta, per complessivi poco meno di 66 ettari.

Considerando che la compensazione, in questo caso, può avvenire solo con aree a terra, e che anche lo stesso prof. Camarda, nella sua analisi delle peculiarità botaniche e vegetazionali dell’area in questione, ha individuato il sistema dunale [di circa 163 ettari complessivi] retrostante il SIC come ambito di grande interesse a causa del grado di integrità con cui si è conservato, la ricomprensione nel SIC di diversi nuovi tratti di habitat di non minore intereresse, ed in primis di ginepreto su duna a ginepro coccolone, può dunque essere significativo nel recuperare in parte gli effetti non mitigabili legati all’intervento.

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FASCICOLO ALLEGATI:

FORMULARIO STANDARD NATURA 2000 DEL SIC IS ARENAS ITB 032228

PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE – SCHEDA D’AMBITO N. 9 GOLFO DI ORISTANO

ALLEGATI AL BILANCIO IDROGEOLOGICO: àA_ Localizzazione e tabella riepilogativa delle concessioni di acqua estratta da falda sotterranea relative ai pozzi della società Is Arenas; àB_ Comunicazione delle informazioni relative alla gestione delle risorse idriche operata dalla società Is Arenas nell’anno 2006; àC_ Analisi della qualità dell’acqua estratta da pozzi di proprietà della società Is Arenas; àD_ Concessioni all’uso di acqua sotterranea per uso potabile accordata al condominio Villaggio “La Pineta” sito in Comune di Narbolia; àE_ Richiesta di concessione preferenziale di acque sotterranee per uso potabile (acquedottistico) presentata dal Comune di San Vero Milis;

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