Filippo Silvestro

Note storico-artistiche sul dipinto “Bufera imminente” e sul disegno “La piccola filatrice” di Antonio Fontanesi

Nel secolo scorso molto si è scritto su Antonio Fontanesi, ma a me piace ricordare un testo dimenticato scritto da un giovanissimo Mario Soldati nel 1932 su incarico di Giovanni Gentile per l’Enciclopedia Italiana. Scrive Soldati : “ Tutta l’attività artistica del Fontanesi, è così nelle progres- sive soluzioni di un problema posto e risolto ogni volta più chiaramente, dipingere la campagna in modo che essa sia la rivelazione dell’infinito o, meglio la brama dell’uomo per questo infinito e insieme il senso della im- possibilità di appagare questa brama. A questo scopo, valersi di composizioni vaste, solenni, primi piani di antiche piante solitarie, misteriose piante di boscaglie, disabitate con squallidi canneti e grandi cieli uniformi, nordici autunnali. Una materia pittorica tutt’altro che riposata; ma volumi, spazi, colori, tutto così corroso, combusto, volatilizzato nella luce e nell’ombra, che la pace e l’immensità di quella campagna sono percorse e come viste attraverso un brivido, uno struggimento di qualità infrapittorica, musicale”. Soldati evidenzia anche cosa è stata la vita del pittore: “ansiosa, tragica, devastata appunto da quella brama d’infinito chiusa e triste, vita caratteristica di un grande romantico”. Presento due dipinti al olio, il bozzetto (fig. 1) e il grande quadro “Bufera imminente” (fig. 2) e il disegno “La piccola filatrice” (fig. 3). La pittura di Fontanesi, soprattutto nella Bufera imminente è divisa in due piani, quella relativa al bosco di derivazione dallo stile che caratterizza la produzione di Corot e l’altro, il cielo, di derivazione della pittura di Turner. Oltre all’intervento di Soldati nella “Enciclopedia Italiana”, sempre poco citato nelle bibliografie del pittore, evidenzio l’intervento di Palma Bucarelli, direttrice della Galleria Moderna di Roma, che scrive nella presentazione dei dipinti di Fontanesi di proprietà della galleria romana: “Con la coscienza di un rinnovamento politico, sociale dell’arte si sviluppò una nuova corrente

129 che trasformò, insieme con i temi anche la tecnica. Cominciò allora, sia pure in ritardo, il vero romanticismo artistico italiano. Antonio Fontanesi, pittore di origine emiliana, ma considerato gloria della scuola piemontese per aver trascorso la maggior parte della vita a Torino, insegnando in quella Accademia, risale, aiutato dallo studio di Corot, alle fonti del sentimento della natura. Fu senza dubbio il maggior paesista italiano della seconda metà dell’Ottocento e in questo gruppo di opere alcune sono tra i suoi capolavori. La sua pittura non ha nulla dell’improvvisazione impressionista e anzi elabo- rata, tessuta a pennellate fisse e ripetute fino ad apparire come un groviglio filamentoso e quasi monocromo che imprigiona una luce filtrata, rugiadosa, segreta. Più volte l’artista ripete lo stesso tema, come quello della donna alla fonte, secondo una composizione nelle opere dell’artista, le quinte di alberi limitano la diffusione della luce”. Nel luglio 1901 il critico letterario Enrico Thovez scrive un illuminante articolo sulla prestigiosa rivista mensile d’arte e letteratura “Emporium” e dopo la morte un gruppo di amici decise di ricordarlo con un busto dello scultore da collocare all’Accademia Albertina dove il pittore insegnò. Lo stesso Bistolfi nel 1921 scolpì un monumento donato alla città di Reggio e che venne collocato di fianco alla chiesa di San Francesco (fig. n. 4) e che ora si trova dietro al Teatro Municipale. Thovez nell’articolo in “Emporium” corredato da immagini di quadri di Fontanesi: “ …eseguì lo splendido Aprile che esposto a Vienna fu assai ammirato, e la Bufera imminente, una delle sue immagini più intense”. Sempre il critico letterario: “ La prima fondamentale qualità del Fontanesi fu quella di possedere un’anima di poeta, e di poeta profondo, austero ed appassionato. Come per altri la figura umana, per lui la forma della sua sensibilità fu l’esaltazione della poesia della natura per se stessa, e della natura più bella, più intatta, più armonica”. Viene anche citata l’opera che ora è nei Musei Civici reggiani ovvero “Marina in burrasca” (fig. n. 9): “ora esposta a Venezia, grigia, fosca, avviluppata” per poi ricordare Constable e Turner da cui trasse ispirazione. Nel 1929, un altro famoso critico letterario, Ugo Ojetti in un ponderoso volume “La Pittura italiana dell’Ottocento”scrive: “ Il Fontanesi è un forte, e sa ravvivare, il più delle volte, con l’osservazione del vero i logori schemi ed animare con un soffio di malinconia questa aspirazione dell’ombra verso l’infinito, ed accendere nella penombra gemme di luce. I ricordi stranieri in lui così presenti e profondi, hanno stinto non solo sul suo fedele discepolo Marco Calderini, ma fin dal primo Segantini e sul primo Gola e sul Pellizza”. Nel volume sono riprodotte opere del pittore, tra cui “Bufera imminente”. I quadri vennero esposti nella Biennale veneziana del 1928. Nel 1930, Margherita Sarfatti, altra importante critica, nella “Storia della 130 Pittura moderna” scrive in relazione alla storia dell’arte, dopo varie fasi: “giunse alla verità psicologica del paesaggio intimo (Corot, Millet, Daubi- gny, Fontanesi)”. Possiamo affermare che nell’arte pittorica, Antonio Fontanesi, anticipa quell’atmosfera esistenziale che ha caratterizzato l’opera filosofica del fran- cese Albert Camus, dove non c’è Dio, non c’è presenza del genere umano e la natura incombe e sovrasta l’uomo, in una sorta di religione panteista che è simile all’assurdo, ben descritto da Camus, soprattutto nel “Mito di Sisifo”, dove sono messi in evidenza gli sforzi inutili per cercare di capire il mondo e come le fatiche di Sisifo siano inutili e ripetitive. Viene spontanea la identificazione tra il mito greco di Sisifo e la vita di Antonio Fontanesi, che muore a Torino in via Po, nell’aprile del 1882, dimenticato. Infine segnalo due opere di Fontanesi che risentono l’influsso dei pittori del Caffè Michelangelo e che il pittore frequentò nel soggiorno a Firenze, ospite dell’artista macchiaiolo, Cristiano Banti : L’abbeveratoio (fig. 5) e Il tramonto sull’Arno (fig. 6) , bellissima opera, poco conosciuta, che si trova a Palazzo Pitti in Firenze. In Aprile (fig. 7), Fontanesi preconizza il mese della sua morte, che av- venne proprio nel mese di novembre del 1882 e significativamente dipinge quell’albero con quei rami che sembrano invocare il cielo. “Mulino” (fig. 8) è un’opera che influenzò il Novecento Italiano a comin- ciare da Carlo Carrà. “Marina in burrasca” (fig. 9), dei Musei Civici reggiani, è un quadro im- portante per la “filosofia” di Fontanesi, un’opera pervasa da un travaglio interiore e tutta proiettata in un continuo divenire, forse, tra le più belle che il pittore reggiano ha dipinto. Antonio Fontanesi è stato ricordato, dopo la mostra torinese del 1932 con un ampio catalogo, nel 2018 a Torino e a nel 2019 con il catalogo “ Antonio Fontanesi e la sua eredità”.

Ritrovato il disegno preparatorio del quadro di proprietà della Galleria d’Arte Moderna di Torino “Sole fra le nubi al tramonto”. Ho rintracciato nella mostra “Incontro con la pittura reggiana dell’Ottocen- to e primo Novecento” alla Galleria d’arte Zamboni in Reggio Emilia alla fine del 2002, un disegno di Antonio Fontanesi. Il disegno è inventariato nello schedario DR. 4050/Rep.Gen. con il titolo “Chioma d’albero all’orizzonte”, matita carboncino e biacca su carta grigia con sfumature paglierine di cm. 37,1 x 25,6. (Fig. 10) E’ dedicato con scritta speculare “Al mio caro Edoardo Covino/Ricordo di Antonio Fontanesi/G.Piumati”. Il disegno è accompagnato dall’attribuzione ad Antonio Fontanesi a firma 131 Angelo Dragone che scrive : “Dal carattere del disegno a tratti anche incro- ciati e per la sua provenienza ne confermò i riconoscibili modi fontanesia- ni, ne attestò l’essenziale qualità grafica e i valori chiaroscurali”.

Dalla comparazione del disegno “Chioma d’albero all’orizzonte” con il qua- dro Sole fra le nubi al tramonto (foto n. 11) si evince che l’opera ritrovata alla Galleria Zamboni ed ora in collezione privata non è altro che il disegno preparatorio per l’olio di Fontanesi che si trova presso la Galleria d’Arte Moderna di Torino. Il quadro “Sole fra le nubi al tramonto” è inventariato al n.692, olio su car- tone di cm. 37,4 x 27,7, datato circa 1856-60 e proviene dal legato dell’Avv. Giovanni Camerana del 1905. La maggior parte dei molti studi e bozzet- ti del Museo Civico di Torino del legato Camerana, oltre 500 opere, non portavano titolo e in occasione della mostra del cinquantenario del 1932 furono identificati, misurati, titolati e catalogati. L’opera venne esposta alla mostra del 1932 a Torino alla Galleria d’Arte Mo- derna ed è richiamata nell’elenco della rassegna nel catalogo di Marziano Bernardi, sotto l’egida dell’allora direttore del Museo, Vittorio Viale, “An- tonio Fontanesi 1818-1882” a cura dei Municipi di Torino e Reggio Emilia. Il quadro è esposto nella Sala Quarta al n.91 assieme ad altre opere del lega- to Camerana; nel catalogo della mostra non è riprodotto ed un funzionario del Museo ci riferisce che il quadro è rimasto nei magazzini sicuramente dal 1982 ad oggi. L’unica immagine dell’opera è una riproduzione a colori nel volume del 1967 con l’insostituibile ed importante saggio di Andreina Griseri “Il pae- saggio nella pittura piemontese dell’Ottocento”. Il quadro è riprodotto alla tavola XXI con il titolo “Sole fra le nubi al tra- monto”, olio su carta incollata su cartone, cm. 24,5 x 37-Torino Museo Ci- vico e non viene precisata la data dell’opera.

Aver rintracciato il disegno “Chioma d’albero” all’orizzonte ed averlo potu- to paragonare al quadro “Sole fra le nubi al tramonto”, grazie alla fotografia ritrovata nel volume della Griseri, ci permette oltre alla comparazione delle due opere, di posticipare la data dell’esecuzione dell’olio del Museo torinese. La dedica del disegno testimonia che lo stesso era nelle mani di Giovanni Piumati, uno dei migliori allievi di Fontanesi. Pensiamo che il disegno sia stato donato dal maestro all’allievo in segno di stima e di amicizia. Nel volume del 1901 di Mario Calderini dedicato a Fontanesi campeggia più volte la definizione data da Leonardo della pit- tura: “La pittura è una poesia che si vede”. Scrive Calderini: ”Il suo allievo G.Piumati, poi leonardista insigne e appassionato, ricordava il suo entusia- smo nel sentire citare la nota definizione di Leonardo”. 132 Ricordiamo che dal 1869 ad Antonio Fontanesi viene affidata la cattedra di Paesaggio all’Accademia di Torino e tra i suoi allievi vi è Giovanni Piumati oltre a Marco Calderini, Amedeo Ghesio, Riccardo Pasquini, Antonio For- nasero, Carlo Stratta ed altri. Fontanesi conduce spesso gli allievi a dipin- gere dal vero nella periferia di Torino, nei campi di Vanchiglia, in un delta tra la Dora e il Po, in una grande cascina subito dopo la barriera daziaria con la cappelletta barocca seicentesca, le strade dei pioppi e le sinuosità dei ruscelli. Rosanna Maggio Serra nel saggio “Antonio Fontanesi pittore paesista, un artista italiano in Europa”, nel volume edito in occasione della mostra to- rinese del 1997, scrive: “Agli allievi torinesi che lo sollecitavano ad espor- re, egli rispondeva mostrando che il lavoro didattico non gliene lasciava la possibilità. Ed effettivamente, insegnante da sempre, egli aveva un partico- lare talento per la comunicazione e un grande scrupolo di guidare gli allievi non soltanto nell’apprendimento delle tecniche, ma anche nello sviluppo della loro sensibilità”. Nel 1870 assieme ad alcuni allievi Fontanesi soggiorna in località Volpiano. È l’anno dell’opera Il Mattino con la quale vince la medaglia di bronzo all’E- sposizione di Belle Arti di Parma. Un’ulteriore conferma dell’amicizia tra Fontanesi e Piumati è data dall’elen- co, nel volume di Calderini, nella seconda edizione del 1925, dei possessori delle opere del maestro, tra i quali vi è la successione del dott. Piumati, pittore, con quadretti e studi ad olio, acquarelli ed il disegno originale per l’acquaforte “I Ranocchi” oltre a disegni diversi, acqueforti ed eliografie ori- ginali. Il disegno Chioma d’albero all’orizzonte donato certamente dal maestro all’allievo non può che datarsi tra il 1869 e il 1870, gli anni dell’insegna- mento a Torino, cosicché la datazione del dipinto relativo “Sole fra le nubi al tramonto” subirà un cambiamento di data dal 1856/60 al 1869/70.

Bibliografia

Calderini M., Antonio Fontanesi, Pittore Paesista (1818-1882), Torino 1901. Thovez E., Artisti contemporanei: Antonio Fontanesi, Emporium Luglio 1901 Vol. XIV Carrà C., Antonio Fontanesi, Roma 1924 Cecchi E., Pittura italiana dell’Ottocento, Roma 1926 Ojetti U., La Pittura Italiana dell’Ottocento, Milano-Roma 1929 Sarfatti M., Storia della Pittura Moderna, Roma 1930 Bernardi M., Antonio Fontanesi 1818-1882, Catalogo Mostra Torino a cura

133 dei Municipi di Torino e Reggio Emilia, Torino 1932-X. Soldati M., Fontanesi Antonio in “Enciclopedia Italiana”, vol. XV, Milano 1932 Bernardi A., Antonio Fontanesi, Milano 1933 Briganti G., Mostra del Fontanesi, Reggio Emilia 1949 Camus A., Il Mito di Sisifo, Milano 1962 Palma Bucarelli, La Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma 1995 Bertone V., Farioli E., Spadoni C., Antonio Fontanesi e la sua eredità, Reggio Emilia 2019

Articoli e saggi di F. Silvestro

Un grande romantico, IF luglio-agosto 2005 Ricci Oddi, Emigranti disegno di Delaroche, l’opera non è di Fontanesi, La Libertà di Piacenza 17 luglio 2005 Il paesaggio come religione, Le opere del pittore reggiano Antonio Fontanesi alla Ricci Oddi di Piacenza, IF novembre 2005 Disegni inediti di Antonio Fontanesi, Reporter 16 dicembre 2005 Album di disegni inediti di Antonio Fontanesi eseguiti a Ginevra (1850- 1855), Archivio di Stato Reggio Emilia 17 dicembre 2005 Silvestro svela : “Né Fontanesi, né Chierici, il vero autore è Delaroche” L’Informazione 16 marzo 2010 Antonio Fontanesi e i Macchiaioli, Prima Pagina 18 luglio 2014 Firenze, una tappa fondamentale per Fontanesi, Prima Pagina 25 luglio 2014 Antonio Fontanesi : ecco come lo cita Palma Bucarelli nel catalogo della GAM di Roma, La Voce 12 gennaio 2018 Antonio Fontanesi : la natura e i campi, quella brama dell’uomo per l’infinito, La Voce 20 gennaio 2018 Antonio Fontanesi, i quadri di Firenze : che emozione davanti a quel Tra- monto sull’Arno, La Voce 27 gennaio 2018 “Emigranti”, il disegno subito attribuito a Fontanesi, ma in realtà di Paul Delaroche, 3 febbraio 2018 Fontanesi : il rapporto con i Macchiaioli e quei quattro, splendidi ovali, La Voce 17 febbraio 2018 L’omaggio alla dimenticata pittura di Antonio Fontanesi, La Voce 7 aprile 2018

134 1) Bufera imminente, bozzetto, olio su tela cm. 52 x 37, 1874 collezione privata

2) Bufera imminente, olio su tela cm. 141 x 102, 1874 collezione Giorgio Zamboni 135 3) La piccola filatrice, disegno cm. 107 x 82 collezione Giorgio Zamboni

4) Leonardo Bistolfi, Monumento ad Antonio Fontanesi 1921 Reggio Emilia 136 5) L’abbeveratoio, olio su tela cm. 91 x 69, 1867 Pinacoteca Nazionale

6) Tramonto sull’Arno, olio su tela cm. 140 x 70 Firenze Palazzo Pitti 137 7) Aprile, olio su tela cm. 268 x 168, Torino Museo Civico

8) Il Mulino, olio su tela cm. 55 x 44, 1858-59 Torino Museo Civico 138 9) Marina in burrasca, olio su tela cm. 110 x 85, 1878-80 Reggio Emilia Musei Civici

10) Chioma dell’albero all’orizzonte, disegno cm. 37,1 x 25,6, collezione privata

139 11) Sole fra le nubi al tramonto, olio su cartone cm, 37,4 x 27,7, Torino museo civico

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