MONTE LA COSTA, cartografato nel Foglio I.G.M.I. 405 Campobasso, ovvero nella Tavoletta I.G.M. 162, III N.O. BOJANO, è una propaggine del MASSICCIO DEL centro settentrionale che si sviluppa degradando per Km 4 circa lungo un arco orien- tato prima da Ovest verso Sud, poi da Sud verso Est.

Sul crinale, che divide il versante nord - occidentale boscoso e scosceso dal versante sud - orientale privo in parte di vegetazione e alquanto declive, si rilevano a scalini 4 alture, la prima a q 650 da cui si dominano le SORGENTI DI RIOFREDDO a circa 100 metri sotto, le altre alle quote successive di 795; 828; 898.

Sotto il Monte, con orientamento Nord - Sud, penetra da Riofreddo per circa 650 metri una galleria di captazione delle sorgenti suindicate e di servizio dell’ACQUEDOTTO MOLISANO-CAMPANO.

12 MASSICCIO DEL MATESE.

Matese, da Mathesium, è un toponimo probabilmente in uso già in età preromana, con- siderata la grande importanza economica e di difesa che il massiccio aveva prima dell'occupazione da parte dei Romani i quali lo chiamarono anche Tifernus Mons.

Il Massiccio del Matese (Fogli 161 IS; 162 CB, 172 CE, 173 BN della Carta Geologica d'Italia) occupa una superficie di oltre 1000 chilometri quadrati; è compreso tra le regioni a sud-ovest, a nord-est; è delimitato, nel suo complesso, dai fiumi , Biferno, e Calore che gli scorrono attorno, racchiudendolo; presenta una serie di cime sullo spartiacque, confine tra le due regioni, le più alte delle quali sono Monte Miletto (m.2050), La Gallinola (m. 1923), Monte Mutria (m.1823); è sorretto da contrafforti impo- nenti, scoscesi sul versante Campano, declivi su quello Molisano; è descritto da una sequenza di vallate a scalare verso i due versanti, vergenti da sud-est verso nord-ovest.

Veduta dall’alto del Massiccio del Matese

13 14 PIATTAFORMA CARBONATICA DEL MATESE.

La Piattaforma, alto strutturale in facies neritico-carbonatica distinto in due unità tettono-sedimentarie, il Matese Orientale e il Matese Nord-occidentale, faceva parte nel Mesozoico e nella maggior parte del Cenozoico, unitamente all'Appennino centro-meridionale, del margine crostale della Tetide Africana, la cui evoluzione paleogeografica, determinata da movimenti di tipo trascorrente, rotazioni regionali e chiusura della Tetide, generati dalla pressione dell'Africa in senso N.E., ha condotto all'attuale morfologia.

L' Unità del Matese Orientale, definita all'incirca dall'area compresa da Bojano a Monte Miletto, Valle Agricola, Cerreto Sannita, Civita di , Guardieregia, S.Polo Matese, Bojano, è costituita da una successione carbonatica di oltre 3000 metri di spessore, di età Triassico-Miocene, segnata da due lacune stratigrafiche abbastanza estese, l'una medio-cretacica, l'altra rende il Miocene trasgressivo sul Cretacico superiore.

Il modello sedimentario di quasi tutta la successione è distinto dai seguenti siste- mi deposizionali principali: - Piattaforma aperta, - Bordo della Piattaforma, scogliere ecologiche, - Scarpata verso il mare aperto.

Il mondo nel Cretacico (J.Briden et alii, 1974, modificato). - A quadretti le terre emerse del Laurasia a nord, del Gondwana a sud. - In bianco l'oceano, il Pantalassa, che circonda le terre emerse. - In azzurro il Mare della Tetide, caratterizzato, tra l'altro, da un notevole sviluppo di Piattaforme Carbonatiche, alti strutturali in facies neritica, oggi rilevabili in genere, a seguito dell'evoluzione fisica della crosta terrestre, nelle terre emerse dell'area perimediterranea (sud Europa, nord Africa, Medio Oriente); della Somalia, del sud Asia, del Pacifico, del Messico e Golfo del Messico.

15 Nella Tetide del Cretacico l'area del Matese era occupata da un mare neritico tro- picale di piattaforma carbonatica con acque calde, limpide, bene ossigenate, colonizzato, tra l'altro, da comunità a Rudiste distinte secondo i paleoambienti. Le caratteristiche suindicate identificano in gran parte l'attuale Mare delle Bahamas, qui raffigurato in una sua veduta per similitudine, le cui principali unità morfologico-deposizionali sono: - la barriera marginale o esterna con scogliere organogene, - la zona interna, protetta, lagunare aperta.

Il Matese, compreso nei Fogli 161 IS; 162 CB; 172 CE; 173 BN della Carta Geologica d'Italia, è qui distinto in due unità stratigra- fico-strutturali, l'Unita del Matese Orientale e l'Unità del Matese Nord-Occidentale, derivanti (I.Sgrosso, 1996) la prima dalla Piattaforma Carbonatica Laziale- Abruzzese-Campana, la seconda dalla Piattaforma Carbonatica Abruzzese-Molisana, quest'ultima in via di riconiscimento. Il Massiccio, pertanto, viene considerato come la sintesi della deformazione di domini paleo- geografici.

16 LE SORGENTI DI RIOFREDDO NEL BACINO IDROGRAFICO DELL'ALTO BIFERNO.

Le sorgenti di Riofreddo fanno parte del bacino idrografico dell'alto Biferno che comprende le risorse idriche superficiali e sotterranee sottese alla stazione idrometrografica di Ripalimosani. Il bacino, che ha un'area di circa 300 kmq, e che si identifica in parte con la Piana di Bojano costituita in genere da formazioni plio-pleistoceniche di brecce poligeniche e depositi fluvio-lacustri, è delimitato all'incirca: - dallo spartiacque morfologico del Massiccio del Matese, versante nord-orien- tale da Monte Mutria alla Gallinola, Monte Miletto, Monte Patalecchia, Monte Totila, costituito da formazioni carbonatiche prevalenti del Triassico-Miocene; - dai rilievi di tipo collinare che si collocano a nord-est del bacino stesso, da Macchiagodena a Spinete, Colledanchise, Baranello, Vinchiaturo e Passo di Vinchiaturo, formati in genere da sedimenti calcareo-marnosi di età Eocene- Miocene. Nel contesto l'interesse principale è rappresentato dalla unità idrogeologica del Massiccio del Matese, da cui si generano le sorgenti più importanti del Bacino, MAIELLA, PIETRECADUTE e RIOFREDDO, le quali hanno una portata media di acque pari a 4,6 mc/s, dei quali 1,6 mc/s utilizzati dall' ACQUEDOTTO MOLISA- NO-CAMPANO (Barazzuoli et alii, 1994). "Questi gruppi sorgivi costituiscono lo sfioro di un bacino idrico sotterraneo contenuto nella successione prevalentemente calcarea, relativa all’intervallo Giurassico-Miocene inferiore, affiorante nella parte nord-occidentale del Matese e permeabile in grande per fratturazione e carsismo. La base dell’acquifero è data dalle dolomie del Trias sup.-Giurassico inf., permeabili per fratturazione, che si rin- vengono raramente carsificate e quasi sempre molto tettonizzate; esse lo delimita- no anche verso SW e si comportano da impermeabile relativo rispetto alla sovra- stante serie calcarea, pur essendo un buon serbatoio quando affiorano estesamen- te. Il principale elemento di tamponamento di tutte queste strutture acquifere, delle quali costituisce la soglia di permeabilità, è dato dall’insieme flyschoide di litologie marnose, calcareo-marnose, argillose ed arenacee che circonda il massic- cio carbonatico. E' importante sottolineare che l'area di alimentazione delle sorgenti di Bojano, stimabile in circa 117 kmq, anche se da un punto di vista morfologico apparten- gono al bacino del Volturno, non lo sono da quello idrogeologico in quanto le acque che vi si infiltrano contribuiscono al deflusso sotterraneo verso le suddette sorgenti e vanno, in definitiva, ad alimentare il deflusso del F.Biferno. All’interno del bacino emerge anche un altro importante gruppo sorgivo (quel- lo di S.Maria del Molise), alimentato dalla circolazione idrogeologica di M.Totila...". (da Barazzuoli et alii, 1994). L'apporto di acque sotterranee nel Bacino del Biferno è stimato (Barazzuoli et alii, 1994) pari a 75,6.10 alla 6 mc/anno.

17 ACOUEDOTTO MOLISANO-CAMPANO SORGENTI DI RIOFREDDO

Riofreddo: veduta della galleria per la captazione delle acque (Immagine e descrizione tratte da ERIM Campobasso, 1998)

Complesso dell'ACQUEDOTTO MOLISANO CAMPANO in uno schema pubblicato da ERIM - Campobasso, 1998.

18 Interscambi idrici sotterranei nel Massiccio del Matese in rapporto all'alimentazione delle sorgen- ti di Bojano: 1)- unita del Matese, 2)- sorgenti di Bojano, 3)- spartiacque morfologico del Bacino del Biferno, 4)- probabile limite dell' area di alimentazione delle sorgenti di Bojano. Freccia piena = movimento delle acque di infiltrazione verso l'esterno del Bacino; frecce vuote = movimento delle acque di infiltrazione verso 1' interno del Bacino. I valori riportati accanto alle frecce sono espressi in 10.000.000 di mc/anno. (da Barazzuoli et alii, 1994)

19 Dal punto di vista tettono - sedimentario Monte La Costa viene distinto in due unità.

L’una è definita da una successione di calcari e calcari a Rudiste di m 1130 circa, immer- sa 45 - 50° NNE, in facies neritica di piattaforma, datata Barremiano-Cenomaniano superiore.

L’altra si riconosce in una successione di calcareniti e marne che borda la zona pede- montana, di spessore variabile entro i 32 metri, trasgressiva sui calcari del Cretacico inferiore-medio e dicordante con essi, di età Tortoniano, in facies dal batiale al tidale, identificabile nella Formazione Longano e nella Formazione Petraroja (R.Selli, 1957).

Monte La Costa in una veduta degli anni ‘60 del secolo scorso. In colore rosa l’area della successione dei calcari e calcari a Rudiste del Barremiano-Cenomaniano. In colore giallo l’area pedemontana della successione silicomarnosa del Tortoniano. 1) -Bojano, 2) -Civita Superiore di Bojano, 3) -S.Polo Matese, 4) -Fosso Varriconi, 5) -Rio Freddo, 6) -Liponi

20 21 22 La successione carbonatica.

Monte La Costa fa parte di una particolare ed interessante area fossilifera che si è gene- rata e sviluppata nel margine esterno nord-orientale della “Unità stratigrafico-struttu- rale del Matese Orientale” nella PIATTAFORMA CARBONATICA DEL MATESE, costi- tuita, questa, da una successione di calcari e calcari organogeni della potenza com- plessiva di oltre 3000 metri, di età Mesozoico-Cenozoica.

L’area del Monte di grande interesse paleontologico comprende la maggior parte dei due versanti tra le Sorgenti di Riofreddo, Fosso Varriconi e Liponi, l’uno, il nord-occi- dentale, in territorio di Bojano, l’altro, il sud-orientale, in quello di S. Polo Matese.

La serie:

- è costituita da calcari e calcari organogeni dello spessore complessivo di m 1130 circa, che, non interessati dalla lacuna stratigrafica del mediocretacico, sono datati Barremiano-Cenomaniano ed erroneamente riferiti al Cretacico superiore nel Foglio 162 della Carta Geologica d’Italia;

- si sviluppa in una monoclinale i cui strati immergono Nord-Nord-Est con pendenza di 40-50 gradi circa;

- è bene esposta e segnata da brevi faglie che non pregiudicano la stessa naturale suc- cessione;

- si distingue in 5 intervalli per precisi caratteri biostratigrafici, più che per caratteri lito- stratigrafici;

- è limitata intorno alle sue falde da terreni trasgressivi del Tortoniano.

Il limite inferiore della successione si pone in corrispondenza di una faglia che decor- re in parte lungo il Fosso Varriconi; il limite superiore si trova a q 640 circa sopra le Sorgenti di Riofreddo, dove la serie si tronca per un’altra faglia.

Oltre al rilevamento citato gli altri studi sull’area sono:

- la nota di L.Capasso (1978) che descrive un nuovo Brachiopode rinvenuto in un livel- lo calcareo sopra l’ex Cava Comparini, attribuito erroneamente al Senoniano;

- i pochi riferimenti che si leggono in F. Bassani (1892), M. Cassetti (1893), C.F.Parona (1900), E.U.Fittipaldi (1901), riguardanti, tuttavia, generalmente il Matese centro- orientale.

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