OMEN Consulenze s.r.l.

Comune di Terenzo PROVINCIA DI

PROGETTO DEFINITIVO - 2018 RELATIVA ALL’AMBITO ESTRATTIVO COMUNALE ID1 - “PERDERA” Proseguimento dell’attività estrattiva della Ditta esercente “La pietra di Cassio” di Giulia Magnani

Progettazione: OMEN Consulenze s.r.l. Via Terracini, 16 43052 (PR) Il Tecnico C.Fisc. e P.IVA: 02350360349 Dott. Geol. Massimo Riccò

Commitente: La pietra di Cassio di Magnani Giulia Via Treventi - Località Scanzo 43040 Cassio di Terenzo (PR) C.Fisc.: MGN GLI 80A44 G337Y P.IVA: 02406770343

Aprile 2018 di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

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Sommario:

1. INTRODUZIONE ...... 3 2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO ...... 3 3. PROGETTO DI COLTIVAZIONE E SISTEMAZIONE FINALE ...... 3 3.1 MODALITÀ DI COLTIVAZIONE ...... 3 3.2 DISTANZE DI RISPETTO ...... 5 3.3 PROFONDITÀ DI SCAVO E STABILITÀ DELLE SCARPATE ...... 5 3.4 AZIONI DI CANTIERE E D’ESERCIZIO (OPERE PRELIMINARI) ...... 6 A)DELIMITAZIONE DELL’AMBITO ESTRATTIVO (GIÀ IN ESSERE) ...... 6 B)INTERDIZIONE DELL’INGRESSO ALL’AREA DI CAVA (GIÀ IN ESSERE): ...... 6 C)CARTELLO CON I DATI SIGNIFICATIVI DELLA CAVA) ...... 7 D)SERVIZI COMPLEMENTARI ALL’ATTIVITÀ ESTRATTIVA ...... 7 3.5 QUANTITATIVI ESTRAIBILI E SUPERFICI INTERESSATE ...... 9 3.6 VIABILITÀ PUBBLICA E DI CANTIERE ...... 10 3.7 MACCHINE OPERATRICI ...... 11 3.8 PROGETTO DI SISTEMAZIONE FINALE ...... 12 A) SISTEMAZIONE MORFOLOGICA ...... 12 B) INTERVENTI DI RIPRISTINO VEGETAZIONALE ...... 12 C) TIPOLOGIA DI RECUPERO ...... 13 D) TEMPISTICHE E SPECIFICHE DEL PROGETTO DI RECUPERO AMBIENTALE ...... 14 E)MANUTENZIONE E MONITORAGGIO DELLE AZIONI DI RIPRISTINO ...... 17 3.9 PROGRAMMA ECONOMICO FINANZIARIO ...... 17 A) OPERE PRELIMINARI ...... 17 B) SISTEMAZIONE FINALE ...... 18 C) RIEPILOGO DEI COSTI ...... 18 4. GESTIONE RIFIUTI ...... 18 5. EMISSIONI IN ATMOSFERA ...... 18 6. PRODUZIONE DI RUMORI E VIBRAZIONI ...... 19 7. SCARICHI ACQUE REFLUE ...... 19

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1. INTRODUZIONE Il presente piano di coltivazione, propedeutico alla prosecuzione dell’attività estrattiva per l’Ambito considerato, si ripropone di riprendere ed implementare quanto precedentemente realizzato dai progettisti Dott. Geol. Andrea Bricoli e Dott. Arch Roberto Ziliani per l’autorizzazione all’attività estrattiva del precedente periodo di attività. In particolare per quanto attiene i quantitativi e le aree oggetto dell’attività estrattiva si rimanda alla relazione di Studio di Impato Ambientale in cui tali tematiche sono trattate in modo esaustivo. Il Comune di Terenzo si è dotato del Piano delle Attività Estrattive (PAE) ai sensi della L.R. 17/91 e s.m.i., in particolare nel presente studio si è fatto riferimento alla Variante 2007 al Piano delle Attività Estrattive (PAE) del Comune di Terenzo (*1) adottata contestualmente alla Variante Generale del Piano Infraregionale delle Attività Estrattive (PIAE) della Provincia di Parma (adottata con atto di Consiglio Provinciale n. 107 del 30 ottobre 2007 ed approvata con atto di Consiglio Provinciale n. 117 del 22 dicembre 2008). Il Comune di Terenzo ha autorizzato la Ditta “La Pietra di Cassio” all’attività estrattiva in data 21 maggio 2012 per un periodo complessivo di cinque anni in seguito alla convenzione a firma del Dott. Bernardo Borri, notaio in , con numero di repertorio 36701 raccolta n. 12932, oltre ad un anno di proroga, come da richiesta del 11 maggio 2016 Prot. N. 2279.

2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO L'area oggetto del progetto di coltivazione è localizzata, nella parte sud del territorio del comune di Terenzo, immediatamente ad ovest della strada statale della Cisa (SS62), in località denominata “Scanzo”; catastalmente individuata nel Foglio 67 mappali: 88-158-161-163-171-204- 207-208-209-211. L’area rientra nelle seguenti tavole della Cartografia Tecnica Regionale: Elementi C.T.R. n° 217013 - “Casaselvatica” e n° 207014 – “Cassio” alla scala 1:5.000; Sezione C.T.R. n° 217010 – “Ravarano”, alla scala 1:10.000; Tavola C.T.R. n° 217 NO – “Cassio”, alla scala 1:25.000. Il territorio oggetto di analisi si estende in una zona montuosa con pendenza del versante verso nord-ovest e modellata dalla attività estrattiva ripetuta negl’anni. Le quote in cui è compreso sono da 680 a 720 m s.l.m. circa. I corsi d’acqua che scorrono nelle vicinanze sono il T. Grontone che include l’area di cava nel proprio bacino idrografico, distante circa 1,5 Km e il Torrente Baganza a circa 900 m a est. I centri abitati più vicini sono Cassio e Cavazzola: il primo dista circa 2 Km in direzione nord-est, il secondo a poco più di un Km in direzione sud-ovest.

3. PROGETTO DI COLTIVAZIONE E SISTEMAZIONE FINALE 3.1 Modalità di coltivazione

Nel presente progetto, le considerazioni effettuate circa le modalità di coltivazione, di lavorazione del materiale e per le modalità di recupero naturalistico rimarranno sostanzialmente invariate rispetto a quanto effettivamente realizzato nello scorso quinquennio essendo, un proseguimento dell’attività. In tal senso l’ipotesi di considerare modalità alternative di coltivazione, appare poco significativa essendosi dimostrate assolutamente efficienti le tecniche ad oggi utilizzate. D’altro canto le particolari condizioni dell’Ambito estrattivo, la natura geologica e litologica del sito, nonché la tipologia di attività perseguita con mezzi semplici seppur assai

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Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l. efficaci, limitano fortemente le alternative progettuali di coltivazione e di ripristino potenzialmente attuabili. I lineamenti morfologici della zona consentono l'attuazione di modalità di scavo tipiche delle aree montane quali quelle di "coltivazione a mezza costa" eseguita con gradoni, che continueranno ad essere dimensionati in modo tale da garantirne la stabilità nel tempo ed in modo tale da non compromettere l'equilibrio statico del versante.

Al contempo tali metodiche di coltivazione consentono un favorevole e conveniente piano di recupero ambientale, infatti così come anzi detto, una volta ultimate le operazioni di scavo, le geometrie saranno già quelle idonee alle sistemazioni finali, necessitando di una limitata movimentazione del materiale di scarto e di terreni agrari prima degli interventi mirati al rinverdimento dell'area.

Le fasi di coltivazione proseguiranno in linea con quanto realizzato fino ad ora, proseguendo con l’abbassamento del fronte di scavo secondo le seguenti previsioni:

- l’asportazione del suolo vegetale di copertura ed il suo accantonamento in appositi spazi è già stato realizzato nel corso delle pregresse fasi di coltivazione. Il suo successivo utilizzo, come già previsto avverrà per il recupero definitivo delle aree di cava; - la cava si configura come una cava di monte, le modalità operative proseguiranno l'arretramento del fronte di scavo modellato in gradoni, la cui ampiezza sarà sempre maggiore di 5 metri, allo scopo di garantire un facile accesso, mentre l'altezza dei gradone stesso potrà raggiungere, ma non superare i 10 metri, le inclinazioni delle scarpate non supereranno mai i 45°. Tali geometrie, attualmente in essere nel lotto, si sono dimostrate ottimali per le fasi di coltivazione e di movimentazione del materiale, garantendo al contempo elevati standard di sicurezza; - lo scavo del materiale arenitico avverrà mediante macchine operatrici (escavatori e pala) che si sono dimostrati i mezzi più idonei ed efficienti per la coltivazione, con il carico su autocarri per la movimentazione fino all'impianto di lavorazione o fino alle aree di stoccaggio del materiale, presente entro l'area di cava e quindi con una ridottissima movimentazione; - selezione ed accantonamento del materiale di scarto per il successivo utilizzo per il recupero definitivo dell'area di cava; - i materiali inerti non pregiati derivanti dalle attività di coltivazione verranno trattati nel corso di campagne con frantoio mobile, così da poter essere provvisoriamente stoccati e successivamente commercializzati su richiesta. - modellazione finale del piano campagna secondo le previsioni progettuali di recupero con i materiali di scarto e la copertura con il terreni agrari conferiti nell’ambito per garantire l’attecchimento delle essenze vegetali previste.

Come anzi detto l’attività estrattiva considerata nel presente studio può essere valutata in termini di impatti su di un arco temporale di dieci anni, in previsione della richiesta per nuovi quantitativi da autorizzare nell’Ambito, effettuando una proiezione sulla scorta delle analisi operate per il quinquennio trascorso. L’autorizzazione alla coltivazione che verrà richiesta dalla Ditta esercente avrà in realtà una durata assai minore (massimo cinque anni, così come previsto dalla normativa regionale vigente), in relazione ai ridotti quantitativi previsti.

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3.2 Distanze di rispetto Nelle aree vincolate ai sensi della legislazione nazionale, così come indicato dall’art. 104 del D.P.R. n°128/59 "Norme di Polizia delle Miniere e delle Cave” vieta gli scavi a cielo aperto per ricerca o estrazione di sostanze minerali a distanze minori di: - 10 metri: da strade di uso pubblico non carrozzabili, luoghi cinti da muro e destinati ad uso pubblico; - 20 metri: da strade di uso pubblico carrozzabili; da corsi d'acqua senza opere di difesa; da sostegni o da cavi interrati di elettrodotti di linee telefoniche o telegrafiche o da sostegni di teleferiche che non siano ad uso esclusivo delle escavazioni predette; da edifici pubblici e da edifici privati non disabitati; - 50 metri: da ferrovie, da sorgenti, acquedotti e relativi serbatoi ad uso idropotabile, opere di difesa dei corsi d'acqua, oleodotti e gasdotti, costruzioni dichiarate monumenti nazionali. Tali distanze sono state recepite dal PIAE, che vieta l'escavazione per la ricerca o l’estrazione di sostanze minerali, senza autorizzazione rilasciata dal competente ufficio della Provincia, a distanze minori di quelle di cui sopra. Lo stesso articolo integra le suddette distanze di rispetto, vietando l’escavazione a distanze minori di: - 200 metri: dal perimetro del territorio urbanizzato, - 20 metri: dai canali irrigui, dai collettori fognari; - 50 metri: da autostrade e da viabilità primaria. Inoltre, la distanza minima dello scavo dalle proprietà confinanti non potrà essere inferiore a 5 m e comunque sarà definita in sede di autorizzazione in base alle verifiche di stabilità delle scarpate e dei fronti di scavo; nel caso la profondità di scavo sia superiore ai 5 m, la distanza non sarà inferiore alla profondità di scavo, salvo diversi accordi fra le parti proprietarie e comunque nel rispetto dell'art. 891 C.C.. Per le aree vincolate ai sensi della legislazione nazionale Decreto 11 dicembre 1933, n. 1775 Ai sensi dell’art. 142, comma c), del D. Lgs. 42/2004 (Codice Urbani), sono, inoltre, assoggettati per legge a vincolo paesaggistico "i fiumi, i torrenti, i corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con Regio Decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna”. Per l’area in oggetto di studio i torrenti Baganza e Grontone, così come i rii Merdoso e Macetta sono situati ad una distanza superiore ai 200 metri dall’Ambito ID1 – Perdera e per tale motivo non è necessario ottenere specifica autorizzazione paesaggistca.

3.3 Profondità di scavo e stabilità delle scarpate Sulla scorta delle esperienze acquisite e maturate nei pregressi anni di coltivazione, si sottolinea come le previsioni progettuali, necessitino di aggiornamenti puntuali in concomitanza con la prosecuzione delle attività estrattive. In questo modo è possibile modificare e variare i profili di coltivazione, adeguandoli alle evidenze “geologiche” del contesto (giaciture, pendenze, fratturazioni e spessori degli strati rocciosi). In questo modo si è dimostrato di poter ottimizzare l’attività di coltivazione (rapporto volumi/superfici sfruttate), con una sensibile riduzione degli impatti. Fatte salve queste lievi modifiche possibili nei profili di coltivazione, lo sviluppo del fronte di scavo è stato progettato mantenendo la linea architettonica ambientale pregressa che si conforma nel migliore dei modi all'assetto territoriale finale voluto per l'area. In altre parole con le

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Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l. operazioni di scavo si proseguirà la modellazione del piano di campagna nella sua configurazione finale. Tale metodologia di lavorazione si è dimostrata ottimale per garantire la possibilità di uno stoccaggio temporaneo di materiale al piede del fronte di scavo, così da permettere la selezione di differenti pezzature di materiale, presenti nelle differenti aree dell’affioramento. Oltre a questo, tutte le lavorazioni di selezione e carico, avvengono in aree sub-pianeggianti (od in leggera contropendenza), già sistemate in termini di geometrie e regimazione delle acque superficiali, con un indubbio miglioramento della sicurezza di cantiere.

3.4 Azioni di cantiere e d’esercizio (opere preliminari) Il presente studio interessa la prosecuzione dell’attività estrattiva della ditta esercente nell’Ambito, realizzate in continuità temporale e fisica con le fasi precedentemente autorizzate nel quinquennio 2012-2017 (cinque anni + un anno di proroga). Per questo motivo è importante sottolineare che, a prescindere dagli adempimenti burocratici necessari per l’ottenimento della nuova autorizzazione all’attività estrattiva, la gran parte delle azioni inizialmente previste e dovute per un corretto avvio delle attività, risultino in realtà già in essere. Nei successivi punti vengono comunque descritte e dettagliate le strutture e le opere che contribuiranno alla corretta organizzazione e gestione dell’area del cantiere con funzione di assicurare la salvaguardia delle persone e delle cose e la sicurezza negli ambienti di lavoro (Tavola XXII). a) Delimitazione dell’ambito estrattivo (già in essere) L’Ambito estrattivo risulta correttamente confinato mediante apposita recinzione metallica supportata da pali in castagno. Sulla recinzione, sempre intervisibili tra loro e comunque mai ad una distanza superiore ai 40,00 metri sono collocati degli appositi cartelli monitori.

b) Interdizione dell’ingresso all’area di cava (già in essere): L’accesso all’Ambito estrattivo avviene da un unico ingresso custodito da un cancello metallico chiuso negli orari e nei periodi in cui non viene esercitata l’attività estrattiva ed ogni qual volta non sia presente personale addetto alla custodia della cava. Si prevede comunque di adottare e mantenere efficienti tutte le misure di sicurezza previste dalle vigenti Leggi di polizia mineraria (D.P.R. n. 128 del 9.4.1959 e successive modificazioni e integrazioni) sia per quanto riguarda la conduzione dei lavori di scavo, carico e trasporto, sia per la segnaletica nei confronti di terzi. L’accesso all’Ambito verrà modificato arretrando il cancello sulla viabilità di accesso e modificando di conseguenza la recinzione, così da ricomprendere le aree destinate a stoccaggio presenti a sud della viabilità (mappale 262).

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c) Cartello con i dati significativi della cava (già in essere – da aggiornare) In corrispondenza dell’accesso al Lotto estrattivo è già in essere il cartello contenente i dati di cava per la Ditta esercente. Questi verranno aggiornati con i dati significativi della nuova autorizzazione all’attività estrattiva, in particolare il cartello dovrà contenere i seguenti dati: • Provincia; • Comune; • Tipo di materiale estratto; • Quantità di materiale estraibile; • Denominazione della cava; • Progettisti; • Ditte esercenti; • Direttore dei lavori e relativo recapito telefonico; • Sorvegliante; • Estremi dell'atto autorizzativo; • Scadenza autorizzazione convenzionata.

d) Servizi complementari all’attività estrattiva (già in essere) All'interno dell’ambito estrattivo sono già in essere alcune aree ed alcuni servizi complementari all’attività, di seguito specificati (Tavola XIX):

- aree destinate allo stoccaggio del cappellaccio asportato durante la fase iniziale dei lavori o del materiale terroso rinvenuto durante la coltivazione (materiale depositato in fratture, diaclasi ecc.); - aree destinate allo stoccaggio dei materiali di scarto. Tali aree con il proseguo delle attività di coltivazione sono state progressivamente ridotte, limitandole a piccole aree in prossimità dei fronti di scavo. Infatti i materiali di scarto tendono ad essere ; - o del materiale commercializzato tal quale, ad esempio massi di grandi dimensioni idonei ad essere utilizzati per difese spondali dei torrenti o ad essere lavorati per la realizzazione di particolari ornamenti da giardino; - viabilità interna di collegamento tra le varie aree individuate nell’ambito e le zone di lavorazione (capannone) e di servizio (piazzali, aree sosta, ecc.); - aree per i servizi complementari all’attività, in particolare box spogliatoi, servizi, infermeria, ed uffici, sono interne al capannone destinato alle lavorazioni; - la pesa per autocarri è adiacente all’area di lavorazione (capannone); - le aree destinate allo stoccaggio del materiale in attesa della commercializzazione sono state realizzate in parte nei pressi dell’accesso all’area di cava per la commercializzazione diretta dello stesso (vedi sopra), ed in parte nell’ampio piazzale antistante il capannone destinato alle lavorazioni; - area destinata allo stoccaggio dei carburanti e dei mezzi d’opera, opportunamente realizzata per ridurre il rischio di sversamento di inquinanti nel sottosuolo; - allo scopo di prevenire azioni di erosione delle scarpate e dei fronti di cava sono in essere dei fossi di guardia al contorno del perimetro dell’Ambito, così come nelle aree di scavo, con la funzione di raccogliere le acque dilavanti provenienti dai versanti circostanti; le acque così raccolte sono convogliate al collettore naturale (immediatamente a nord dell’Ambito),, con recapito finale nel Rio Merdoso. In considerazione della natura altamente permeabile dei terreni si è osservato che le quantità d'acqua di ruscellamento superficiale sia assai ridotta, ciò è

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Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l. confermato anche dalla totale assenza di fenomeni erosivi presenti sia sui fronti di cava esistenti che sui terreni naturali, si ritiene pertanto assolutamente sufficiente quanto ad oggi realizzato;

Figura 1 – Individuazione aree e servizi complementari all’attività estrattiva

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3.5 Quantitativi estraibili e superfici interessate L’Ambito estrattivo è illustrato nel suo complesso nella scheda progettuale all’Art.43 della Variante al PAE 2007 del Comune di Terenzo. Per quanto riguarda l’Ambito ID1 – Perdera, non tutta l’area verrà interessata dall’attività estrattiva. Infatti, dati i ridotti quantitativi residui, l’attività di coltivazione vera e propria proseguirà nella porzione centrale dell’ambito, su di una superficie complessiva di circa 1.800 m2, meglio evidenziata nella Tavola XXII. Le restanti aree, già oggetto di coltivazione, che si estendono per una superficie complessiva di circa 6.700 m2, sono trattate al solo fine di mettere in atto il recupero naturalistico finale. La base topografica sulla quale è stato eseguito il progetto di coltivazione, come anzi detto, è stata appositamente rilevata con un grande dettaglio (rilievo topografico di campagna associato a rilievo con droni e GPS) restituito in planimetria alla scala 1:1000 e corredato di 5 sezioni (Tavole XIX, XIX bis, XIX ter, XX, XX bis e XX ter).

I quantitativi oggetto del presente studio, così come precedentemente menzionato, sono a tutti gli effetti i residui delle attività di coltivazione pregresse, considerando la differenza tra i quantitativi autorizzati dagli strumenti della pianificazione PAE (*) (recepiti dal SIA 2011 ed autorizzati con atto del Responsabile del Servizio Tecnico del Comune di Terenzo in data 21 maggio 2012) e quelli effettivamente coltivati nel periodo di validità dell’autorizzazione (con scadenza 21 maggio 2017).

(*) Piano delle Attività Estrattive del Comune di Terenzo, Variante 2007 adottata contestualmente al P.I.A.E. 2008. Lo strumento individua per l’Ambito il completamento dei quantitativi residui di PAE con possibilità di incremento non ancora autorizzata.

Pietre da Inerti non Ambito – ID1 - "Perdera" taglio pregiati [mc] Quantitativo autorizzato PAE 2007 30.000 10.000 Quantitativo estratto al 2018 (aprile) 24.032 8.002 Residuo al 2018 5.968 1.998 Tabella 1 – Quantitativi nei vari passaggi autorizzativi

Si vuole sottolineare come le analisi condotte in sede di predisposizione del presente studio, abbiano permesso di evidenziare una rilevante difformità tra le effettive condizioni di coltivazione (condotte negli ultimi anni) e la computazione dei materiali. I materiali di scarto prodotti in concomitanza alle fasi coltivazione (scavo), forfettariamente stimati nel passato al 20% del totale, sono in realtà assai maggiori raggiungendo percentuali prossime al 50%. Questo, a parere dello scrivente, ha portato nel corso degli ultimi anni a sovrastimare i quantitativi coltivati, non considerando che una gran parte del materiale scavato è stato immediatamente reimpiegato, come scarto delle attività estrattive, per le sistemazioni morfologiche dell’Ambito, che risultano ad oggi quasi del tutto completate. Di tale fatto si terrà in debito conto nelle nuove fasi di coltivazione, proponendosi di effettuare una revisione del computo dei materiali presentato sino ad oggi [ultimo quinquennio oltre la proroga 2012-17)].

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3.6 Viabilità pubblica e di cantiere La strada d'accesso all'area estrattiva esistente può essere considerata ottimale e già ampiamente collaudata per le esigenze delle attuali e future attività estrattive. Il suo stato di manutenzione è da ritenersi buono. Lo stesso si può dire della viabilità bianca interna alle aree di lavorazione realizzate e manutenzionate con il materiale di cava, caratterizzate da ampie sezioni, pendenze ridotte e canaline di scolo per garantire un corretto deflusso delle acque meteoriche e ridurre i rischi di dilavamento.

Figura 2 – Viabilità circostante e di accesso all’Ambito

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Figura 3 – Particolare viabilità interna all’Ambito

3.7 Macchine operatrici Di seguito si riporta un elenco delle macchine operatrici utilizzate all’interno dell’ambito estrattivo dalla Ditta esercente.

DITTA NUMERO TIPOLOGIA MACCHINA 1 Pala Gommata FIAT Kobelco 270 La Pietra di Cassio 1 Escavatore FIAT Kobelco 380 1 Autocarro 4 assi Mercedes Actros Tabella 2 Elenco macchine operatrici di cui si prevede la presenza nell'ambito estrattivo.

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3.8 Progetto di sistemazione finale

La particolare natura della zona, induce ad optare per modi di ripristino e di sistemazione finale che conservino i valori di naturalità intrinseca dei luoghi. Con il supporto dell'approfondita analisi di tutti gli elementi ambientali e socio-economici di significativa importanza e attraverso le indicazioni contenute nel P.A.E. del Comune di Terenzo e nel P.I.A.E. della Provincia di Parma, il tracciato progettuale ha localizzato i seguenti interventi tesi alla riqualificazione naturalistico-ambientale delle aree: - riprofilatura delle gradonature realizzate durante la fase di coltivazione (già attuata in ragione del 90% circa); - riassetto del sistema idrografico superficiale (già attuato su tutto l’ambito); - locale rinverdimento della superficie del suolo mediante la piantumazione di essenze vegetali arboree ed arbustive autoctone (si veda oltre). La sistemazione finale dei luoghi, al fine di conservare ed incrementare un elevato valore di naturalità intrinseco, dovrà quindi ispirarsi ai seguenti criteri: - modellazione finale nel rispetto degli attuali principali crinali locali, ancorché arretrati ad escavazione completata, ma conservati come direzione ed esposizione al fine di conservare le attuali nicchie ecologiche delle specie vegetali ed animali; - le scarpate, ad escavazione avvenuta, dovranno conservare pendenze costanti; - la fase di sistemazione finale dovrà prevedere la realizzazione di linee di compluvio, incise con mezzi meccanici idonei per ristabilire il drenaggio delle acque e favorire la rinaturazione delle scarpate; - le vie di accesso al cantiere che non assolveranno più alla fase di esercizio dovranno essere eliminate, con opportuni scavi e/o rinterri, alcune vie di cantiere dovranno essere mantenute in esercizio al fine di consentire l'accesso ai luoghi di avvenuta escavazione per i necessari interventi manutentivi delle opere di ingegneria naturalistica, necessari in particolare nei primi anni di "impianto".

a) Sistemazione morfologica Ultimate le fasi di coltivazione l'assetto morfologico dell'area sarà caratterizzato da un versante modellato a gradoni secondo le rispettive esigenze tecniche di avanzamento dei fronti attivi di scavo. La morfologia sarà, quindi, costituita da una fascia pianeggiante, nella parte inferiore e da una fascia acclive in quella alta. Verrà inoltre predisposta, sia nella fascia di pianura che in quella di versante, la rete idrografica superficiale, al fine d'assicurare un corretto deflusso delle acque superficiali. Il ripristino dovrà garantire il raccordo morfologico delle aree già oggetto di escavazioni, con quello dei terreni circostanti.

b) Interventi di ripristino vegetazionale L'impianto è mirato alla ricostruzione della compagine vegetazionale tipica facendo riferimento soprattutto alla realtà esistente e alla potenzialità propria della zona. La scelta delle specie vegetali, da inserire all'interno della zona, segue un criterio ecologico che prevede l'utilizzo di essenze esclusivamente autoctone, al fine di ricostruire ambienti naturali che si adattino in modo ottimale con tutti i fattori ambientali biotici e abiotici, garantendo altresì un miglior successo all'intervento.

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In particolare si sono presi in considerazione i seguenti aspetti di tipo pedoclimatico e vegetazionale: - l'area di cava rientra in un contesto topoclimatico tipico del basso Appennino con due picchi di piovosità autunno - primavera e un periodo di aridità relativo a giugno - agosto; dal punto di vista pedologico il substrato è di tipo ciottoloso e gli orizzonti superficiali, spessi circa 10 - 30 cm, a tessitura franca o franca sabbiosa; nel complesso il suolo è principalmente di natura minerale e presenta bassi tenori di sostanza organica e pH acido;

- la vegetazione è quella tipica della fascia della rovere (Quercus robur) con boschi cedui di latifoglie mesofile.

Sulla base delle caratteristiche pedologiche, climatiche ed agrovegetazionali esistenti e potenziali, nella zona dell'ambito estrattivo sono state previste le seguenti tipologie d'intervento: - rinaturazione floristico-vegetazionale con formazioni di bosco ceduo; - Incolti lasciati alle dinamiche evolutive naturali

c) Tipologia di recupero L'analisi dell'ambiente vegetazionale presente nell'intorno dell'area estrattiva ha permesso di identificare, pur con le più ovvie limitazioni del caso dovute all'estrema povertà dei terreni, i modelli di riferimento vegetazionali quali: l'Orno-ostrieto o il querceto misto xerofilo. L'orno-Ostrieto in ricolonizzazione presenta come tipo di vegetazione a prevalenza di carpino nero e/o orniello, con presenza localizzata di altre specie arboree mesofile e mesoxerofile, lacunoso. Nello strato arbustivo prevalgono specie mesofile e mesoxerofile, che si alternano a seconda della disponibilità di luce. Lo strato erbaceo è ricco di specie, soprattutto mesofile, ma esigenti di luce. Boschi derivati da cedui radi o pascolati, in evoluzione verso forme di ostrieto più stabile. Il querceto misto xerofilo presenta come tipo di vegetazione quella del querceto misto, che si sviluppa in un ambiente con clima mediterraneo-montano, ben provvisto cioè di precipitazioni durante tutto l'anno, ma con una netta riduzione delle piogge nel periodo estivo, quando la sopravvivenza delle piante è affidata alla riserva d'acqua presente nel suolo. Dunque un querceto xerofilo costituito nello strato arboreo prevalentemente dal cerro (Quercus cerris) e dalla roverella (Quercus pubescens), con la presenza del carpino nero (Ostrya carpinifolia), dell'orniello (Fraxinus ornus) e dell'acero (Acer campestre, Acer obtusatum, Acer neapolitanum)..

Per quanto riguarda poi la fauna è utile tener presente che certe specie sono più utili che altre al fine di attirare nei siti di reimpianto gli animali in quanto adatte a fornire nutrimento a uccelli, roditori, insetti ecc. o altri ancora sono particolarmente adatti a fornire siti per la nidificazione.

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Di seguito si elenca le specifiche funzioni delle principali specie vegetali utilizzati per il recupero ambientale dell'area di cava:

querce erbivori/litofagi; insetti impollinatori; roditori arboricoli; uccelli rose uccelli e uccelli frugivori;insetti impollinatori; roditori arboricoli; erbivori/litofagi ginestra odorosa insetti impollinatori; erbivori/litofagi corniolo uccelli e uccelli frugivori; insetti impollinatori; roditori arboricoli; nidi acero insetti impollinatori; erbivori/litofagi ginepro uccelli e uccelli frugivori; insetti impollinatori;roditori arboricoli; nidi rosa di macchia erbivori litofagi; insetti impollinatori; roditori arboricoli; uccelli e uccelli frugivori orniello erbivori/litofagi Tabella 3 – Elenco delle essenze arboree da piantumare

d) Tempistiche e specifiche del progetto di recupero ambientale (Tavola XXIII) La superficie oggetto delle opere di sistemazione e di recupero interessa tutto l’Ambito estrattivo “ID1-Perdera”. Come già specificato, il recupero avverrà in concomitanza alle operazioni di escavazione, come peraltro già attuato nel corso delle precedenti fasi di coltivazione (si veda Figura 13). Nel progetto rimarrà lasciata alle naturali dinamiche di rivegetazione (senza interventi antropici) unicamente la porzione per la quale si prevede di istruire l’iter procedurale teso ad ottenere la concessione di nuovi volumi da ricavarsi entro l’Ambito. Entro e non oltre il tempo prefissato di un anno, dalla data di ultimazione dei quantitativi previsti per nel presente, dovrà essere completata la sistemazione finale di tutta l'area interessata dall'intervento.

Le operazioni di recupero ambientale saranno, in ogni modo, condizionate dalle caratteristiche ambientali della stazione quali la natura del substrato fortemente drenato e l'esposizione nord-ovest, condizioni che potranno determinare un ambiente sub-arido.

Si dovrà pertanto procedere ad attuare alcuni interventi migliorativi quali: - il riporto di materiale pedogenizzato o di materiale a granulometria fine per modificare la permeabilità del primo strato di terreno (circa un metro nelle bancate sub- orizzontali); - distribuzione di ammendanti organici per aumentare la disponibilità di elementi minerali; - la semina a spaglio delle superfici di scarpata.

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Figura 4 Interventi di recupero in corso d’opera (anno 2016).

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Il riporto di materiale fine pedogenizzato o comunque di terreni a granulometria fine superficiale, potrà avvenire mediante l’utilizzo di terre e rocce da scavo, ipotizzando il deficit di materiale fine proveniente dagli scarti delle lavorazioni. Tutti i materiali dovranno essere analizzati preliminarmente al conferimento in cava, secondo quanto previsto dal DPR 120/17 e s.m.i. Dopo queste operazioni di miglioramento del terreno agrario si potrà procedere alla semina di specie erbacee e messa a dimora di specie legnose, di regola più esigenti, reperibili sul mercato ma che dovranno essere simili ai modelli di riferimento vegetazionali anzi citati.

Si avrà l'accortezza di ubicare le specie arboree nelle zona caratterizzate dal piano di campagna sub-pianeggiante mentre le specie arbustive, caratterizzate da un più facile attecchimento ed in generale da una minore esigenza di qualità ambientali, saranno messe a dimora nelle porzioni di terreno più acclive. L'esecuzione dell’idrosemina nelle superfici di scarpata verrà effettuata mediante spargimento a spaglio utilizzando distributori centrifughi, sistema che ben si adatta alle diverse scarpate di cava. Sarà necessario scegliere una idonea miscela di sementi facendo riferimento a specie erbacee per suoli tendenzialmente aridi e basici, ed eventualmente associata a concimazioni organiche e/o inorganici in quantità e qualità opportunamente individuate. La composizione della miscela e la quantità di sementi per metro quadro sono stabilite in funzione del contesto ambientale ovvero delle caratteristiche geolitologiche e geomorfologiche, pedologiche, microclimatiche floristiche e vegetazionali della stazione. Di seguito si riporta un miscuglio utilizzabile per questo tipo di suolo e ambiente: - anthoxanthum odoratum (graminacea); - anthylls vulneraria (leguminosa); - bromus erectus (graminacea); - medicago lupulina (leguminosa); - medicago sativa (leguminosa); - melilotus album (leguminosa); - melilotus officinalis (leguminosa). La provenienza delle sementi e germinabilità saranno certificate.

La messa a dimora di talee legnose di specie arbustive idonee a questa modalità di trapianto vegetativo verrà effettuata previo prelevo dal selvatico di talee di due o più anni di età, di diametro da 1 a 5 cm e lunghezza minima di 50 cm, messe a dimora nel verso di crescita previo taglio a punta e con disposizione perpendicolare o leggermente inclinata rispetto al piano di scarpata. Le talee verranno infisse a mazza di legno o con copritesta in legno, previa eventuale apertura di un foro con punta di ferro, e sporgere al massimo per un quarto della loro lunghezza adottando, nel caso, un taglio netto di potatura dopo l'infíssione. L'epoca ideale per la messa a dimora è la fine inverno quando il terreno non è più gelato e prima che le piante inizino a germogliare, ma potrà avvenire anche nel periodo autunnale e invernale prima del gelo, questo consente di dilazionare il lavoro nel tempo. La densità di impianto dovrà essere di 2-6 talee per m2 a seconda delle necessità di consolidamento. Le talee dovranno essere prelevate, trasportate e stoccate in modo da conservare le proprietà vegetative adottando i provvedimenti cautelativi in funzione delle condizioni climatiche e dei tempi di cantiere.

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La messa a dimora dovrà essere effettuata di preferenza nel periodo invernale e a seconda delle condizioni stagionali anche in altri periodi con esclusione del periodo di fruttificazione. La piantagione di specie arboree autoctone da vivaio, con certificazione di origine del seme, in ragione di 2 esemplari ogni 10 m2 (,2000 piantine/ha) aventi altezza minima compresa tra 0,30 e 1,20 m, previa formazione di buca con mezzi manuali o meccanici di dimensioni prossime al volume radicale per la radice nuda o dimensioni doppie nel caso di fitocelle, vasetti o pani di terra. Si eseguirà inoltre il rincalzo con terreno vegetale con eventuale invito per la raccolta d'acqua, la pacciamatura in genere con dischi o biofeltri ad elevata compattezza o strato di corteccia di resinose per evitare il soffocamento e la concorrenza derivanti dalle specie erbacee. Le piante a radice nuda potranno essere trapiantate solo durante il periodo di riposo vegetativo, mentre per quelle in zolla, contenitore o fitocella il trapianto potrà essere effettuato anche in altri periodi tenendo conto delle stagionalità locali e con esclusione dei periodi di estrema aridità estiva o gelo invernale.

e) Manutenzione e monitoraggio delle azioni di ripristino Il monitoraggio della copertura vegetazionale dovrà considerare sia l’estensione areale dei recuperi realizzati sia lo stato della vegetazione impiantata, evidenziandone le criticità al fine di migliorare le azioni di intervento manutentivo. Nelle aree in cui verranno impiantate tipologie arboreo-arbustive vanno effettuati controlli semestrali per i primi due anni ed annuali per gli anni successivi di manutenzione; sarà verificato il tasso di sopravvivenza generale e quello riferito alle singole specie, nonché lo stato di salute degli individui.

3.9 Programma economico finanziario Il programma economico-finanziario si propone di fornire una stima dei costi totali, che la ditta esecutrice dei lavori dovrà affrontare per l’adempimento delle operazioni necessarie alla sistemazione finale della cava.

a) Opere preliminari La maggior parte delle opere preliminari risultano già in essere nell’Ambito ed anche perfettamente manutenzionate, tanto da non prevedere costi aggiuntivi. Di seguito sono state considerate solo le voci relative alla nuova perimetrazione prevista in prossimità dell’accesso (mappale 262) - Recinzione di altezza pari a 2,00 metri:

Costo unitario 9,30 €/metro Quantità 340 metri

Costo totale: 3.162,00 €

- Cartello direzione dei lavori:

Costo unitario 500,00 cadauno Quantità 1 Costo totale: 500,00 €

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b) Sistemazione finale - Ricostituzione del suolo, mediante cappellaccio o suolo pedogenizzato. I materiali proverranno dall’esterno dall’area di cava (terre e rocce da scavo), essendosi dimostrati i materiali di scarto non idonei ad essere utilizzati per tali scopi:

Costo unitario 1,80 €/metro quadrato Quantità 5.000 metri quadrati Costo totale 9.000,00 euro

- Idrosemina con composizione di semenze idonea, associata a concimazione: Costo unitario 0.80 €/metro quadrato Quantità 8.200 metri quadrati Costo totale 6.560,00 euro

- Manutenzione rete idrica di scolo: Costo complessivo 2.000,00 a corpo Quantità 1 Costo totale: 2.000,00 euro

- Messa a dimora di bosco ceduo (talee legnose ed essenze arboree da vivaio): Costo unitario 1,00 €/metro quadrato Quantità 6.800 metri quadrati

Costo totale: 6.800,00 euro

- Manutenzione della vegetazione: Costo unitario 0.60 €/metro quadrato Quantità 15.000 metri quadrati Costo totale: 9.000,00 euro c) Riepilogo dei costi Opere preliminari: 3.662,00 euro Sistemazione finale: 33.360,00 euro Totale 37.022,00 euro

4. GESTIONE RIFIUTI La tipologia di coltivazione permette di ritenere sostanzialmente nulli i quantitativi di rifiuto prodotti dalle attività. Tutto il materiale non lavorabile o non direttamente commercializzabile e quindi considerato di scarto per l’attività, viene interamente reimpiegato in sito per la sistemazione morfologica del versante e per il suo recupero finale a fini naturalistici.

5. EMISSIONI IN ATMOSFERA La modalità di coltivazione, in base alle previsioni progettuali e alle osservazioni operate negli scorsi anni di attività, non comporterà la produzione e la diffusione di polveri (emissioni diffuse), sia durante le fasi di coltivazione e di trasporto. Per tutto quanto concerne l’autorizzazione alle emissioni in atmosfera per le attività di coltivazione e per le attività di lavorazione di cui all’articolo 269 del D.Lgs. 152/06 e s.m.i. si rimanda integralmente ai contenuti dell’AUA di cui alla pratica SUAP n. 11/2015 del 19 settembre 2015 Prot. Gen. 60914 allegato al presente sotto la lettera B.

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6. PRODUZIONE DI RUMORI E VIBRAZIONI Valutati i lineamenti progettuali, è possibile escludere la formazione di vibrazioni che possano propagarsi lontano dall’ambito estrattivo. Mentre per quanto concerne l’impatto acustico derivante dall’attività di estrazione, stimato più nel dettaglio nell’apposita Relazione di Valutazione previsionale di Impatto acustico ambientale allegata (Allegato A), è possibile ipotizzare, in funzione dei mezzi utilizzati e della lontananza di edifici abitativi utilizzati (ricettori sensibili), l’assenza di alterazioni significative con lo stato ambientale acustico rilevato.

7. SCARICHI ACQUE REFLUE La dotazioni accessorie complementari all’attività estrattiva, ed in particolare l’area destinata alle lavorazioni del materiale con annessi box spogliatoio ed i servizi igienici per gli addetti in cava, hanno necessitato del collettamento e del trattamento dei reflui. Per tutto quanto concerne l’autorizzazione allo scarico delle acque reflue, ai sensi del Capo TT, Titolo IV, Parte Terza, Sezione II “Tutela delle acque dall’inquinamento del D.Lgs. 152/06 e s.m.i. nonché del “Regolamento Comunale di Pubblica Fognatura”, si rimanda integralmente ai contenuti dell’AUA di cui alla pratica SUAP n. 11/2015 del 19 settembre 2015 Prot. Gen. 60914 allegato al presente sotto la lettera B.

Colorno, 3 maggio 2018 Dott. Geol. Massimo Riccò

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