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ARRIGO LEVI ■ L’ESILIO IN ARGENTINA, VOLONTARIO IN ISRAELE NEL 1948, GLI ESORDI NEL GIORNALISMO, IL SOCIALISMO SIONISTA, LA CRITICA SOCIALE UN SOLO PAESE NON BASTA

intervista con Arrigo Levi

i avvicinai a Critica Sociale con un po’ di reverenza e di timidezza. studio, studio di avvocato che il nonno aveva aperto ses- “M Ero giornalista, giovanissimo. Avevo cominciato a fare il giornalista sant’anni prima, ma ormai vuoto di libri e di fascicoli. Il durante il periodo in cui eravamo in Argentina, durante la guerra, padre ricordò quelle ore come di estremo dolore. Si senti- sul giornale “Italia Libera”, un giornale del movimento antifascista guidato dal conte Sfor- va colpito come da “un’ingiustizia disperante ed esaspe- za. Il giornale ebbe una vita breve ed io avevo una parte veramente molto modesta. Facevo rante”, per l’impossibilità di resistere in un regime di ti- anche la rubrica di cucina, e curavo la “pagina della collettività”, corrispondenze che ci rannia, dopo cinque secoli almeno, “documentabili”, a giungevano dalle provincie o notizie che ricopiavo dai giornali provinciali. Però ogni tanto . “L’appassionata partecipazione alla guerra, una avevo l’autorizzazione a siglare (non firmare) dei pezzi e il mio primo pezzo siglato - era vita di onesto lavoro, mia e dei miei avi – ricordava il pa- mi sembra del 14 maggio ’44 - si intitolava “Con lo sguardo rivolto all’Italia”, che per un dre – non erano valsi a identificarmi come cittadino nella corrispondente dall’estero quale sono stato per tanti anni è rimasto, in fondo, un giusto mia Patria”. punto di partenza”. Non ci potevamo credere che fosse proprio “quel” Arrigo Levi, quando è giunta in reda- In Italia e in Europa l’avvenire era per tutti, e per gli ebrei in particolare, sempre più cupo. zione la sua telefonata. Aveva avuto per caso una copia della Critica Sociale, interessato alla “Ricordo pochi altri periodi di eguale disperazione nella mia vita (a quindici anni) co- lunga intervista di Benny Morris con Simon Peres, e rivelava di aver scritto per la Rivista di me le settimane della caduta della Francia che nessuno di noi si aspettava – scrive in “Un Turati quando a dirigerla era l’erede, Ugo Guido Mondolfo, cui il fondatore la affidò in Fran- Paese non Basta”- L’ascolto di Radio Londra o la lettura dell’Osservatore Romano su cui ap- cia durante l’esilio. Mondolfo ne riprese le pubblicazioni nell’agosto del 1945 con il “nulla parivano gli “Acta diurna” di Guido Gonella, anonimo autore di resoconti quotidiani degli osta alla stampa” degli angloamericani. La registrerà poi nell’ottobre del 1948, assieme al eventi internazionali che facevano obbligatoria la lettura del giornale vaticano per gli an- sindaco socialista di Milano, Antonio Greppi, quando ormai la neonata Repubblica aveva tifascisti italiani, offrivano scarse consolazioni”. una propria legge sulla stampa. Nello stesso anno, il giovane studente Levi, appena reduce L’organizzazione della partenza non fu facile. Andò in avanscoperta a il da quattro/cinque anni di esilio in Argentina, decide di ripartire, questa volta verso Israele fratello maggiore, dove scoprì che era improvvisamente cessata l’autorizzazione dei visti e come volontario, per contribuire a difendere, armi alla mano, i 500.000 ebrei che, accer- a chicchessia. Solo con l’aiuto del cardinale Copello (arcivescovo di La Plata) fu possibile chiati, rischiavano l’ultimo definitivo sterminio, dopo essere scampati all’Olocausto. ottenere un permesso che autorizzava l’ingresso di dieci membri della famiglia Levi. Per i passaporti e per il Navycert inglese (un lasciapassare della flotta britannica per at- Perchè andò in Israele? traversare l’Atlantico) non ci furono problemi. Le difficoltà sorsero per raggiungere la Spa- “Vivevo la vita come un dono, in prestito. A me sembrava che non sarebbe valsa la pe- gna, da dove partire con base a Lisbona. Il transito per la Francia di Vichy necessitava di un na vivere se anche questo disastro si fosse realizzato”. ulteriore permesso della Commissione italo-francese. Enzo Ferrari, di cui il padre era stato Da Israele scrive per Critica Sociale, nel ‘49. Il primo articolo è sulla “Vittoria del so- avvocato, giunse perfino a offrire un aereo privato per aggirare l’ostacolo. Ma alla fine, sem- cialismo in Israele”. Lo rileggiamo, nel volume rilegato in rosso nella collezione rimessa pre grazie ad un intervento vaticano, il visto arrivò e, con esso, la partenza dall’Italia. Si do- in ordine da Faravelli: è impressionante la analogia tra la descrizione della nascita della veva lasciare la Patria, ma per il regime già cominciavano i primi scricchiolii. nuova Nazione sessant’anni fa e come i socialisti abbiano pensato ed agito sessant’anni “Poche settimane prima della partenza – ricorda Levi – alcuni amici antifascisti, tra prima, ovvero cento venti anni fa, nella costruzione della Nazione italiana, unita da appena cui l’avvocato Jacchia, anch’egli ebreo e poi capo del CNL bolognese, l’on. liberale Cavallari, trent’anni e organizzata come Stato, con Roma capitale, solo da ventuno. L’intervista ad di Ferrara, erano già stati avvicinati da emissari di Grandi. Sono ricordi molto lontani, ero Arrigo Levi diventa ora è una testimonianza preziosa anche per la storia della Critica So- un bambino o poco più. Le notizie che si potevano avere in Italia erano molto limitate, ciale. Poter sentire dalla voce di “uno che c’era”, come il socialismo abbia dato la spinta però c’era una rete sotterranea di informazioni, per cui quando l’Italia entrò in guerra ri- alla costruzione di una Nazione democratica e immaginare come lo stesso debba essere cordo benissimo mio padre, che aveva contatti a qualche livello con il potere, dire che accaduto, in modo analogo e con motivazioni identiche, all’origine della Nazione italiana. ‘questi soldati li abbiamo mandati sulle Alpi a fare l’aggressione alla Francia’ - la famosa Così come nella Germania di Bismark e in Inghilterra a metà Ottocento. pugnalata alla schiena - ed erano vestiti per l’Africa’. Nel suo libro “Un Paese non basta”, uscito lo scorso anno, Arrigo Levi racconta dello Noi non avanzammo neanche di un metro verso la Francia, l’esercito fascista non era strappo doloroso sofferto dalla sua famiglia nell’essere sradicata da Modena, perchè anti- assolutamente all’altezza di fare nulla, era entrato in azione perché Mussolini aveva deciso fascisti ed ebrei, dopo secoli di tradizione nella città emiliana, radici profonde sin dai tempi che ormai la guerra era finita e che conveniva essere dalla parte del vincitore. Noi non sape- del Duca. La famiglia Levi partì verso l’esilio argentino nel maggio del 1942, prima delle vamo che sfuggivamo ad una morte quasi sicura, non ne avevamo alcuna idea. Lo studio di leggi razziali. Alla vigilia della partenza da Modena, il padre passò alcune ore solo nello papà era stato invaso in una spedizione e semidistrutto nel ’26 l’anno della mia nascita. C’era 4 ■ CRITICAsociale 9 / 2010

stato un attentato fallito a Mussolini, e arrivarono a Modena (chissà perché poi a Modena) delle squadre fasciste che si concentrarono su cinque-sei studi di avvocati, fra cui quello di mio zio Pio Donati, deputato socialista morto in esilio, e quello di mio padre, buttando giù i mobili. I fascicoli si salvarono perché il federale fascista di Modena, un grande industriale, Guido Corni, era cliente di mio padre. Avvertì in anticipo l’uomo di studio il quale, senza dir nulla a mio padre (era un sabato ed eravamo in campagna) per paura che papà prendesse la sua pistola di primo capitano della Grande Guerra, si fece aiutare da un giovane robusto cliente di mio padre, Enzo Ferrari, e salvarono i fascicoli. La cosa bizzarra è che sia Ferrari, sia Corni rimasero sempre clienti di papà anche dopo la distruzione dello studio. L’identifi- cazione di mio padre come un antifascista sorgeva per non essere iscritto non soltanto al PNF, ma nemmeno al sindacato degli avvocati, la cui l’iscrizione comportava una dichiara- zione di fedeltà al fascismo. Noi eravamo sette figli, papà aveva già pensato di lasciare l’Italia a cavallo fra il ’20 e il ’30. Ma era molto problematico, la nostra era una famiglia numerosa e poi il mestiere di avvocato non è esportabile. Per cui rimanemmo in Italia. Avemmo ancora una perquisizione un mese prima di partire per l’Argentina, non sa- pevano nemmeno alla ricerca di che cosa: non c’era nulla da trovare. In Argentina la fa- miglia Levi resta quattro anni. “Avevo superato, pochi mesi dopo l’arrivo, 36 esami da pri- vatista: cinque di spagnolo, uno per ogni anno di bachillerato (di scuola media superiore), non so quanti in materie scientifiche, così, nel marzo del ’44 mi ero iscritto alla facoltà di Lettere”. Il pensiero era quello di finire prima l’università a Buenos Aires, poi di tornare in Italia e seguire una carriera professorale. Intanto, però, gli toccava lavorare in una ditta che fabbricava valvole. “Nel frattempo leggevo molto, in particolare Benedetto Croce e la Bibbia, che non ave- Tombe di Pio Donati e Francesco Luigi Ferrari nel cimitero di S. Cataldo a Modena vo mai letto prima in vita mia, e che ebbi la grande fortuna di leggere, da cima a fondo, co- me un libro qualsiasi, rimanendone come folgorato”. Trasse da queste letture, come ricorda nel suo libro, alcuni metodi di ragionamento ed idee guida, prima di tutto la capacità di cato era stato concepito, pur se si cercava di prevederne gli sviluppi per poter programmare eliminare “le false generalizzazioni o pseudoconcetti” contro la tendenza a teorizzare “di la produzione. Furono tentativi, quello del socialismo pre-stalinista, che “non vanno derisi, giornalisti e sociologi”, e reso invece attento “all’individualità e singolarità degli avveni- furono tentativi di ricerca sociale seria, anche se impossibile perché il mercato ha la sua menti storici che mi toccò seguire per cercare di capire e di spiegare ai miei lettori”. imprevedibilità”. Tornato in Italia Levi continua la carriera giornalistica iniziata in Argentina, lavorando Il socialismo in Israele era invece un socialismo democratico, “autogestionario, sul a Modena, dal ’46 fino al ’48, “in un giornale che si chiamava Unità democratica, perché modello, per fare un paragone, di quello yugoslavo. Uno dei kibbutz più importanti era allora i giornali avevano questi titoli altisonanti, che era stato diretto prima da un giorna- quello italiano. C’è una forte influenza degli ideali Biblici e tanta Europa nella struttura lista locale e poi da Guglielmo Zucconi e lì scrivevo di politica internazionale. Un giorno sociale di questo strano giovanissimo Paese, che definivo portatore di ideali socialisti e vengo presentato ad alcune persone come il redattore capo, ma in realtà eravamo quattro che sento a me molto vicini”. in tutto. Quindi era ben poco”. Parte per Israele nel ’48. “Non ero sionista a priori, però in quel momento tutti erano Idealità religiose che attirano verso il socialismo? convinti che avrebbero fatto fuori gli ultimi 500.000 ebrei che vivevano in Palestina e que- “Certo. Nella Bibbia la terra è del Signore e non dei proprietari. Ogni cinquant’anni ri- sto mi sembrava inaccettabile. Allora scrissi a mia madre ricordandole che papà era partito torna ai proprietari originari. Ci sono nel socialismo radici indubbie di un pensiero religioso. volontario nel ’15 e io sentivo che, in questo caso, dovevo andare lì. Non era veramente Anche nel ghetto non c’era nessuno maledettamente povero, perché vi era un obbligo di as- immaginabile restare a guardare. Nel ’48 avevo 22 anni e non avevo finito l’università; la- sistenza reciproca. Il Duca di Modena vessava la comunità ebraica ma non diceva chi. Era la voravo alla e Zucconi mi regalò come dono di addio un insieme da comunità a decidere chi pagava le tasse, quando il Duca le chiedeva o quando chiedeva un barba con scritto ‘Ricordati che è meglio un asino vivo che un eroe morto’. E partii”. contributo per una guerra. L’ebraismo e il Talmud educano alla solidarietà, molto fortemente. Quando decise di partire, tra marzo e aprile del ’48, la vera guerra non era ancora iniziata, Da questo sorge un’attrazione verso le idee socialiste. Persino in Russia, nelle prime fasi del gli eserciti arabi non erano ancora entrati in battaglia e nessuno sapeva se Israele sarebbe comunismo sovietico, vi era una presenza ebraica al fianco di Lenin molto sensibile”. sopravvissuto all’aggressione che scattò nel medesimo giorno da parte di tutti gli Stati arabi che lo circondavano, il 15 maggio del ’48: in cui nacque lo Stato di Israele. Probabilmente Stalin prende il potere anche come reazione “russa”, nazionalista, contro un “A me sembrava che non sarebbe valsa la pena vivere se anche questo disastro di fosse gruppo dirigente ed un orientamento che in Lenin era accentuatamente internazionalista. realizzato”. Vi era poi anche un sentimento che può dirsi simile ad un senso del dovere in “Stalin è una reazione russa, ma anche antisemita. Apre agli ebrei durante la guerra, quanto ebreo europeo “che viveva la vita come un dono, o in prestito”. ma appena la guerra è finita discioglie immediatamente il comitato per gli ebrei e l’ultimo A determinare la decisione, ricorda, contribuì la visita alla comunità ebraica di Modena atto di Stalin è proprio il processo contro i medici ebrei: tutti i principali medici finiscono di Marcello (Malkiel) Savaldi, “messaggero di Israele”, del kibbutz italiano di Ghivat Bren- sotto processo e si salvano solo per la morte di Stalin”. ner, il quale andava di città in città per incitare i giovani a “salire” in Eretz per ar- ruolarsi nella Tzavà, l’esercito che si stava formando. Quando i sovietici occupano l’est europeo c’è una forte apertura verso gli ebrei, forse per- “Non feci nulla di molto eroico, però con la Brigata del Negev entrammo in Egitto. Ero ché non coinvolti con i passati regimi? nella compagnia del genio. Oggi si dice “Genio zappatore”. Facevamo sia costruzioni di “Soprattutto sono meno nazionalisti e sono antifascisti. Ma quando ero a Mosca girava la genio, sia minavamo e sminavamo campi di mine. Italiani eravamo arrivati in tre. Era barzelletta sugli ebrei che diceva: “quanti sono gli ebrei sovietici? Dipende. Cioè? Se non c’è un’unità di israeliani che parlavano ebraico, era stata una unità fra le prime costituite dal- il permesso di emigrare in Israele sono 3 milioni, sennò sarebbero 180 milioni”. Questa è una l’esercito. Il mio Israele, e la mia guerra, rimangono ancora il Negev e la guerra nel deserto. battuta sovietica, perché fiorivano sotto il comunismo, come fiorivano sotto il fascismo le Anche il mio “diario di guerra”, che tenni fino alla fine del ’48, scritto in stenografia per barzellette antifasciste. Ma le barzellette antistaliniste erano un altro livello di barzelletta!”. renderlo illeggibile (casomai “fosse caduto in mano al nemico”!) è piuttosto povero di azio- ni eroiche. Arrivammo fino a Bersceva, la porta dell’Egitto, e durante l’ultimo periodo della Sionismo e socialismo? guerra scavalcammo il confine egiziano e arrivammo fino a Abu Agheila, in pieno deserto “C’era una presenza ebraica nel mondo socialista democratico molto forte. Mondolfo del Sinai. Durante la Guerra dei Sei Giorni ritroverò il nome di Abu Agheila sulla carta, era ebreo, Treves era ebreo, Modigliani. Sono molti i nomi. In ogni caso gli ebrei che usci- quando al telegiornale della Rai mi toccherà di raccontare in diretta la guerra del 1967. vano dal ghetto si orientavano anche in direzioni diverse. Ad esempio il sindaco di Ferrara, Qui ci fu una grande battaglia di carri armati”. amico di Balbo, era un ebreo fascista. Naturalmente le leggi razziali furono uno shock per Il ricordo dell’arrivo ad Abu Agheila, oltre il confine egiziano per 37 chilometri, “è quel- gli ebrei fascisti, mentre non lo furono per quelli antifascisti. A Modena l’ebraismo era lo di una immensa gioia, non perché andavamo a conquistare l’Egitto che non era alla no- fondamentalmente antifascista, mentre a Ferrara c’era una corrente di ebraismo fascista stra portata, piuttosto perché un esercito di dilettanti, un piccolo esercito di cittadini e significativa. Anche a Torino. Gli ebrei diventavano fascisti per un eccesso di nazionalismo. contadini, aveva vinto un esercito professionale”. In Israele Arrigo Levi studia l’ebraico Erano diventati nazionalisti italiani e quindi ora diventavano anche fascisti. Dall’altro quattro ore al giorno, e con una Ico Olivetti inviatagli in regalo dal fratello, scrive: “Dò canto, invece, c’era un’eco di idealità religiose che attiravano verso il socialismo: erano gli voce a quello che Israele mi ispira”. E scrive per i suoi giornali emiliani (la Libertà di Pia- ebrei emancipati, laici, non praticanti, ma figli di una generazione che precedentemente cenza e la Gazzetta di Modena), ma anche per la Critica Sociale, diretta da Ugo Guido Mon- lo era e dalla quale sicuramente avevano ricevuto le basi della propria educazione. Anche dolfo, per l’Umanità, giornale saragattiano, e per Relazioni Internazionali. Treves, da bambino, avrà avuto un’educazione religiosa”. “Scrivo a Mondolfo, che nulla sa di me, ma scopro poi che c’è un’antica amicizia di fa- miglia che risale ai tempi di mio zio Pio Donati, il deputato socialista di Modena, fratello Dunque il giovane Levi scrive a Mondolfo e scopre una amicizia di famiglia con il direttore di mia madre. Mondolfo è cortese. Pubblicare su queste grandi riviste mi dà un’indescrivi- della Critica Sociale. bile emozione. L’istinto giornalistico, che la mia Ico Olivetti ha risvegliato, è forte. Non “La Critica Sociale aveva un grande interesse verso questo tipo di socialismo democra- scrivo della guerra, ne so poco. Scrivo, con ragionata ammirazione, della nuova società tico che stava tentando di farsi strada in questo nuovo Paese. Io mando un articolo a ca- israeliana, ancora impregnata in quegli anni di spirito socialista, quasi una terza via nel saccio, poi ne mando un altro, due, perché c’era curiosità e interesse per quel che accadeva. mondo diviso, un socialismo collettivista e democratico, dal basso, con uno stato impren- E poi c’era indubbiamente una simpatia”. ditore (i sindacati) ed un libero mercato”. Nel ricordare questo rapporto con la Critica, Arrigo Levi nel suo libro di memorie si Una differenza abissale con il comunismo sovietico di Stalin, che ha liquidato l’im- descrive “felice come un bambino quando ricevo una lettera di Ugo Guido Mondolfo che pronta bukhariniana del tentativo di riforma economica, dove un tentativo di libero mer- mi chiede altri articoli per “critica Sociale”. Non so se per il lettore questo titolo abbia lo CRITICAsociale ■ 5 9 /2010

stesso significato che aveva per me, il simbolo di quello che era stato il socialismo in Italia, un’infinità di sintomi, e in primo luogo nella mancanza di punte eccessive, sia in alto che Turati e Treves e Modigliani e Rodolfo e Ugo Guido Mondolfo. E mio zio Pio, un riferimento i basso, riguardo al tenore di vita medio”. ideale per me allora vivissimo. Mi rileggo la lettera dieci volte e scrivo a casa: ‘A qualcosa Due esempi di politiche sociali, in proposito: “ Nessuna legge è mai stata promulgata di più per il momento non posso proprio aspirare, credo di avere avuto molto coraggio a nel campo delle assicurazioni sociali (malattia, invalidità, vecchiaia, disoccupazione, ma- mandare degli articoli non tanto cattivi, e molta fortuna per come sono andati. E’ una bella ternità, ecc)Orbene in tutti questi campi, così come per ciò che riguarda i contratti di lavoro, responsabilità mandare qualche altro scritto”. tutte le conquiste della classe lavoratrice furono ottenute con accordi diretti con gli im- Lo “zio Pio” era Pio Donati, avvocato, iscritto al Partito Socialista Italiano e poi al Partito prenditori, o attraverso iniziative operaie. Le condizioni di vita e lavoro dell’operaio ebraico Socialista Unitario di Matteotti e Turati. Fu deputato al Parlamento dal dicembre del 1919 in Palestina non differiscono gran che da quelle di un operaio di un Paese d’Europa in cui al dicembre del 1923, eletto nella XXV Legislatura e nella XXVI Legislatura del Regno d’Ita- la legislazione del lavoro conta decine d’anni di vita”. Inoltre, secondo esempio, “l’esercito lia. Fu eletto nel consiglio comunale di Modena nel 1920 con 7.091 voti. Amico di Filippo svolge un intenso lavoro di preparazione, per facilitare la creazione di gruppi, che poi si de- Turati e Claudio Treves, fu il personaggio più eminente del socialismo modenese e il primo dicheranno all’agricoltura o creeranno cooperative industriali: il che faciliterà il lavoro di bersaglio delle bande fasciste, che cercarono, senza riuscirci, di farlo uccidere dalla folla. reinserimento di queste masse di giovani nella vita civile, evitando i rischi di una massa di Ogni giorno gruppi di fascisti facevano dimostrazioni sotto le sue finestre, con le grida di singoli disoccupati e disorientai, che potrebbero cadere preda dello sfruttamento”. «Morte a Donati». Dopo lo scontro a fuoco tra la guardia regia e una squadra di fascisti ar- Ritroviamo in questa descrizione della nuova Nazione d’Israele, le origini del sociali- mati, il 26 settembre 1921, che portò alla morte del legionario fiumano, Duilio Sinigaglia, smo che con le società operaie, il mutualismo, il municipalismo, la cooperazione contribuì ebreo, lo studio di Pio Donati fu distrutto tre volte. Fu bastonato due volte dai fascisti e fu a gettare le basi dello sviluppo sociale dell’Italia post-unitaria. “Papà non era socialista, il salvato da amici e da funzionari di pubblica sicurezza che gli erano affezionati. Cominciò socialista della famiglia era lo zio, Pio Donati, che era il principale deputato socialista del a soffrire di ulcera e dovette lasciare Modena per Milano, ospite di Claudio Treves, dove fu modenese, personalmente molto amico di Treves e di Turati”. ancora minacciato. Si rifugiò quindi a Bruxelles nell’ottobre del 1926. Morì qui di leucemia fulminante il 19 maggio 1927 all’età di 46 anni e fu sepolto nel cimitero di Etterbeck. Mondolfo che tipo era? Treves gli dedicò un necrologio in uno dei primi numeri del suo giornale «La Libertà», “Ho l’immagine di una persona alta, ma molto vaga. L’immagine di una persona alta, che uscirono listati a lutto. Dopo la prima bastonatura fascista, disse al cognato Enzo Levi, asciutta”. padre di Arrigo Levi: «Sono solo ragazzi, non hanno alcuna colpa, subiscono il veleno, ma contro di loro non posso avere malanimo». Nel ventesimo anniversario della Liberazione, Non hai proseguito a scrivere sulla Critica? il Comune di Modena decise di traslare le sue spoglie nel Cimitero di San Cataldo, a Mo- “Sono andato in Inghilterra. Mi sono laureato prima a Bologna e dopo un anno in Italia. dena, insieme a quelle di Francesco Luigi Ferrari, popolare antifascista morto a Parigi il 2 Dovendo scegliere - era il momento della scelta, tornare in Israele o no - parto per Londra marzo 1933, seppellendoli uno accanto all’altro nel settore cattolico ed ebraico e separan- per conoscere il Laburismo inglese. Trovo lavoro casualmente alla Voce di Londra, alla se- doli con un vetro simbolico. Il Presidente della Repubblica, , visitò le zione italiana della BBC. Rimango a Londra, mi iscrivo per prendere un dottorato in teo- due tombe in forma ufficiale il 19 marzo 2009. Siamo andati a cercare quegli articoli nella logia e poi conosco mia moglie. Ci sposiamo e rimaniamo a Londra nove anni. Nostra figlia Collezione della Critica Sociale, e a pagina 79 nel volume del 1949, la Vittoria del Sociali- nasce a Londra e a questo punto inizio la carriera giornalistica. Mi sono iscritto ad un par- smo in Israele sono cinque colonne fitte, firmate “Arrigo Levi”. tito soltanto per un anno, quando ci fu l’unificazione dei due partiti socialisti: Saragat e “Fra i tanti elementi che contribuiscono oggi a far convergere in modo particolare l’at- Nenni. In quell’anno mi iscrissi e poi, con mio grande sollievo personale, dopo un anno si tenzione del mondo intero verso il nuovo Stato di Israele – scriveva il giovanissimo Levi tornano a scindere e la mia vita politica morì prima di nascere. Mi ricordo benissimo che – uno deve avere certamente, per un socialista d’Italia o, comunque, d’Europa, uno speciale allora ero alla RAI, ed Enrico Manca, che fece carriera politica, era al telegiornale come re- valore; mi riferisco alla vittoria del socialismo ebraico nelle elezioni per l’Assemblea Co- dattore capo, era socialista, ed era molto preoccupato a quale corrente avrei aderito. Ma io stituente del nuovo Stato”. Una vittoria che va analizzata “nei suoi motivi e nelle sue pre- non avevo una vocazione politica”. vedibili conseguenze” per rendersi conti di come mai “ il socialismo ebraico sia giunto, al- meno fino ad oggi, ad essere l’espressione più autentica del sionismo stesso”. Tu hai conosciuto bene Nenni? Condizioni esterne possono offrire delle chance, ma queste vanno colte: “Una delle “Nenni l’ho conosciuto, l’ho incontrato più di una volta. Nenni sicuramente l’avrà co- più importanti condizioni di vantaggio della classe lavoratrice ebraica – è l’analisi reali- nosciuto mio zio. In quegli anni c’era un rapporto quasi famigliare negli incontri con Nen- stica – sembra essere stata quella di aver scelto una strada talmente irta di difficoltà tecni- ni. Però erano incontri di un giornalista che intervistava Nenni, a lungo. Nel rapporto per- che e politiche, da non temere che il capitale privato, ebraico o non ebraico, considerasse sonale che ebbi con Nenni, lo trovai gradevolissimo. Con Saragat c’era un rapporto altret- l’investimento in Palestina un buon investimento. Certamente così era più difficile pro- tanto personale e altrettanto forte ed amichevole, di nuovo con questa vaga sensazione curarsi il capitale necessario per la costruzione dello Stato, ma d’altra parte una porzione che fossi della famiglia. Con Craxi no, rimaneva sempre un rapporto molto distaccato, lui relativamente alta di questo veniva donata dall’ebraismo mondiale alla nascente Nazione era poco avvicinabile. Con Saragat invce c’era un rapporto di amicizia, forse ancora più e ai suoi organi direttivi prestatali”. Quel che colpisce di questa analisi, riletta a più di 60 forte, per la verità”. anni di distanza, è la lucida autonomia di una visione del socialismo non subordinata al socialismo sovietico, l’unico effettivamente realizzatosi e, per giunta in uno Stato che ave- Dove vi eravate conosciuti? va contribuito in modo decisivo alla sconfitta nazista. “Dopo Londra ero stato per un anno a Roma per fare il pastonista, cioè il redattore po- “Apparve sulla scena economica uno strano tipo di capitale, - scriveva Levi - che rinun- litico del Corriere d’Informazione (allora avevo a volte scritto anche sul Corriere della ciava ai propri diritti individualistici a favore della Nazione…Era per il sionismo una gran- Sera) e quindi frequentavo il Parlamento: sì, alla Camera si era stabilito un rapporto. Con de responsabilità l’amministrazione di questo capitale. Se non fosse esistito sufficiente Saragat c’era un rapporto che rimase molto solido. Mi ricordo l’accordo a Ginevra sull’Alto slancio personale, sufficiente volontà costruttrice, sorretta da motivi ora idealistici, ora Adige, concluso con una colazione: Saragat era Ministro degli esteri e aveva come capo di pratici,, se fossero prevalsi critei puramente filantropici, miranti solo a risolvere il proble- gabinetto uno un po’ altezzoso, che quando vide il rapporto così amichevole con Saragat ma di quegli ebrei che via-via ne avevano abbastanza delle persecuzioni, ma non a creare di colpo passò al tu. Era un diplomatico di carriera. Però il mio rapporto col mondo socia- una Nazione completa e variata nelle sue parti e nella sua economia… non sarebbe sorta lista rimase un rapporto saltuario. Avevo votato Saragat, e quando si unificò, anche il Par- la forza del socialismo ebraico, non sarebbe sorto Israele stesso”. Questo strano capitale tito Socialista. Ma ho votato anche La Malfa. Avevo un rapporto amichevole anche con La disponibile per la costruzione del nuovo Stato, agisce “in funzione nazionale e quindi fat- Malfa. Invece non ho mai votato DC e non ho mai votato PCI. Anche se con i comunisti tore di giustizia sociale, non di sfruttamento”. E qui Levi, con l’artificio retorico del collo- c’è sempre stato un rapporto particolare. Noi avevamo molti amici comunisti, mentre non quio con un “amico comunista”, fa un raffronto tra il socialismo d’ Israele, e il socialismo avevamo nessun amico del MSI. Non posso immaginare nessuno, se non arrivare al Fini sovietico. “( L’amico comunista) si accorge che l’azione delle forze del lavoro in Palestina degli ultimi anni, con cui possa dire di aver stabilito un rapporto non dico di amicizia ma non è proprio in funzione comunista e filo-russa e quindi argomenta che non vi è una con- di conoscenza. Mentre invece con i comunisti il rapporto era rimasto, perché era fondato quista dei capitali da parte dei lavoratori, con una rivoluzione; osserva che non vi è ditta- sull’antifascismo. Nei comunisti c’era qualcosa di miracoloso: come siano riusciti allora tura e quindi argomenta, a priori, che devono esserci i capitali ancora operanti con fun- in un anno a fare la Costituzione italiana rimane un fatto quasi miracoloso, inaspettato, zione di sfruttamento della classe lavoratrice. A questo mio amico comunista – scrive Levi incredibile. Però la radice di questo era l’antifascismo. Sia con i colleghi comunisti, come nell’articolo per la Critica - però non è naturalmente chiaro per che verso siano sfruttati i Maurizio Ferrara a Mosca o Augusto Pancaldi, oppure Augusto Livi, che quando è morto compagni dei Kibbuzim dal capitale-terra, o dal capitale-impianti, che viene loro dato in l’ho ricordato sulla prima pagina dell’Unità, perché nessun altro se lo ricordava, c’era un usufrutto permanente a un tasso d’interesse pressocchè nominale e tale da rappresentare rapportodi forte amicizia. Insomma si era dalla stessa parte. Solo che loro erano anche co- solo i diritti della totalità della Nazione sul reddito di ognuno dei suoi figli. E non è nep- munisti, tenevano più meno per lo stalinismo. Non l’ho mai capito”. pure chiaro in qual maniera debbano essere sfruttati i compagni delle cooperative di tra- sporti, che sono proprietari dei mezzi che manovrano che sono sindacati nei loro guadagni Una curiosità, il ghetto scompare con l’Unità d’Italia? solo dagli organi superiori del Histadrut… Accanto al capitale nazionale agisce anche il ca- “Sì. A Modena le cancellate del ghetto erano sulla Via Emilia, praticamente all’altezza pitale ebraico privato, perfino il capitale internazionale non ebraico”. del Duomo ed erano le cancellate che chiudevano il ghetto. Poi vengono abbattute le can- E più oltre spiega che relazione si sia stabilita tra Stato e mercato: “Il socialismo ebraico cellate e una parte del ghetto viene abbattuta. Viene costruita una nuova grandiosa sina- non poteva e non può certamente opporsi all’iniziativa privata: un’iniziativa, di qualunque goga che è forse l’edificio di fine secolo più bello di Modena e il più impegnativo che fu genere, è sempre un bene per un Paese che deve farsi le ossa. Però il socialismo non ha as- restaurato anche in tempi recenti. Erano comunità ancora grosse, di un migliaio di perso- sistito passivamente quale spettatore che attende il momento opportuno per entrare in ne, la piazza diventa piazza della Libertà e poi piazza Mazzini”. azione; non si è neppure limitato soltanto alle sue funzioni di stretta lotta sindacale; ma ha impiegato tutte le sue forze per “battere sul tempo” l’iniziativa privata, creando per E’ una cosa un po’ sottovalutata la scomparsa dei ghetti con l’Unità d’Italia. conto suo istituti ed imprese in funzione nazionale e di progresso sociale….e ha imposto “Per molti Ebrei è la liberazione dal ghetto. Si liberano del ghetto, escono dal ghetto fi- al capitale privato stesso, i molti casi, di seguire le regole del gioco (secondo gli interessi nalmente con quelli che erano patrimoni monetari accumulati. Fra gli Ebrei non c’era anal- nazionali)…Una coscienza dei propri doveri verso la società, maggiore di quanto non si fabetismo perché si studiava nei Testi Sacri. Le persone importanti del ghetto non erano i realizzi nel vecchio mondo, è indubbiamente diffusa in tutte le classi e si manifesta in più ricchi, erano i chacham, i saggi. Chacham era quello che aveva più autorità. Il mio bi- 6 ■ CRITICAsociale 9 / 2010

snonno sposa la figlia di uno molto ricco perché lui è un Levi chacham, ma povero. Però lei ma un po’ di autocritica io l’ho sempre ritenuta necessaria. L’ho detto anche ai miei amici no, lei era figlia di uno ricco, Formiggini che aveva fatto i soldi e di cui si era molto orgogliosi di Sant’Egidio: ‘Sono molto belli questi vostri convegni, ma sarà più bello il giorno in cui in famiglia che fosse soprannominato “panza” perché aveva la pancia piena di bugie. Era non vi direte soltanto che vi volete bene reciprocamente e che siete tutti buonissimi, ma diventato un ricco commerciante partendo dal nulla. Dobbiamo pensare che la prima parità direte anche che siete stati cattivi. Forse non lo siete adesso, ma lo siete stati’. C’è la lettera per gli Ebrei è con lo Statuto Albertino. Le lamentele dei rabbini per il fatto che il mondo al Papa dei 250 saggi islamici: una lettera di grande apertura anche nei confronti dell’ebrai- ebraico si andava laicizzando cominciano anche prima, con la Rivoluzione Francese. In Ita- smo. Però è una società che non fa capo a nessuno, nell’Islam non c’è un Papa. Io ero con- lia subito dopo perché le prime uscite dal ghetto ci sono dopo la Rivoluzione Francese - poi vinto che non avrei visto mai la fine del comunismo e dello stalinismo dell’Unione Sovie- vengono rinchiusi in ghetto di nuovo - ma i ghetti si erano aperti per un periodo. Finchè tica, mentre pensavo che avrei visto la pace in Israele. Mi rendo conto invece che, miste- l’Italia era occupata dai francesi il ghetto si era aperto. C’era fermento e la presenza ebraica riosamente, ho assistito alla fine del comunismo. Ho scritto tanto sulla crisi del modello nel Risorgimento è una presenza molto forte, con personaggi importanti e significativi. sovietico post-staliniano, chiaramente un sistema in crisi, ma non sapevo quando sarebbe Nel libro di fotografie di famiglia della nonna c’è la fotografia dell’antenato garibaldino, entrato in crisi definitiva. Sapevo che sarebbe entrato in crisi, ma non ero sicuro che avrei ma c’è anche la fotografia di Garibaldi a cavallo perché Garibaldi era una persona di fami- visto questa fine. Mentre alla pace in Israele confesso di averci creduto, per un certo pe- glia, era considerato come qualcuno che aveva contribuito a fare quell’Italia unita dove riodo. Dopo la conversione all’accettazione di Israele da parte di Arafat, ho pensato che gli Ebrei si ritrovano, escono dall’isolamento, diventano italiani, come i veneti, i napole- veramente ci sarebbero riusciti. Invece no”. tani, i lombardi, ecc. E con una rapidità straordinaria dicono addio al ghetto e in gran nu- mero dicono addio largamente anche alla religione, alle pratiche religiose perché la pratica Adesso non ce la faranno? religiosa era molto rigida e molto impegnativa”. “Non oso più esprimere delle previsioni. Ovviamente uno deve avere la fede. La fede, in fondo, è un qualche cosa di non razionale che non richiede spiegazioni. Uno deve pen- Una domanda conclusiva su Israele oggi. sare che prevarrà il buonsenso. Non credo che l’Iran oserà mai lanciare un’atomica su Israe- “Non ho nessun rapporto di amicizia o di identificazione con la destra israeliana oggi le. A parte il fatto che ammazzerebbe per metà degli islamici, (che loro potrebbero pensare: al governo, nel modo più assoluto. Sono degli irresponsabili che non si rendono conto di ‘vabbè le vittime islamiche poi vanno in paradiso dove ognuno sarà atteso da sessanta ver- quello che fanno. Il mio legame politico con Israele si ferma a Rabin, si ferma all’ultimo gini, mentre gli ebrei andranno al diavolo’). Però, tutto sommato, non credo che questo ac- governo di Peres. Io ho una bella fotografia con Peres mentre mi abbraccia, ma il mondo cadrà. Ma vedo un indurimento della linea della politica israeliana che va molto al di là israeliano non è certo questo mondo di religiosi oltranzisti, di ex russi - poco ebrei e molto del “muro” (che è soprattutto protettivo); è l’insediamento al di fuori del “muro”, questo razzisti - perché c’è stata una immigrazione russa che ha sconvolto proprio la base eletto- continua a crescere. Se non si accetta che Gerusalemme diventi la capitale di tutti e due rale, c’è stata una immigrazione di un milione di russi, dei quali, tra parentesi, gli ebrei gli Stati, non ci sarà la pace. I palestinesi non possono immaginare un loro Stato che non veri erano la metà, gli altri erano “parenti di…”: hanno portato dei bravissimi scienziati, abbia una capitale a Gerusalemme; del resto la capitale israeliana a Gerusalemme lo è per degli studiosi, per cui hanno arricchito Israele di molte cose, ma sono spesso di un nazio- modo di dire, non è nella Gerusalemme dentro le mura, è sempre fuori. Tutte le sedi del nalismo che risente forse di una visione sovietica del mondo. Per cui oggi guardando ad governo sono esterne a Gerusalemme, non sono dentro le mura”. Israele penso: “beh non si rendono conto che la sola vera garanzia di sopravvivenza di Israele - anche se, quando si va in Israele, è incredibile immaginare che sia in pericolo la Si potrebbe trovare uno statuto speciale. sopravvivenza di Israele - l’unica vera garanzia è la pace con i palestinesi e la nascita di “Per Gerusalemme antica si potrebbe trovare semplicemente la soluzione di una capi- uno Stato palestinese”. Questo Rabin l’aveva capito molto bene, l’aveva detto e ripetuto. tale mista. Dentro la Gerusalemme storica, dentro le mura, c’è una popolazione mista, ci Però ora c’è una ubriacatura nazionalista che rischia di esaltare il rapporto con la terra. Sì sono gli uni e gli altri, e ci sono anche gli Armeni. Se si vuole fare un convegno di pace, lo certo, la terra di Israele nasce così. Ma non basta loro che lo Stato sia chiamato lo “Stato di si fa nel quartiere armeno perché sono i più buoni. Ormai ho 84 anni e sto incominciando Israele”, deve diventare lo “Stato ebraico”. Lo “Stato di Israele”, invece, mi pare che basti”. a perdere la speranza di vedere la pace. Vedo un certo pessimismo che si riflette anche negli ultimi scritti, gli intellettuali cominciano a dare segni di una certa perdita di fiducia, Nel governo, tuttavia, c’è un laburista come Barak. anche perché sono abbastanza isolati, sono famosi all’estero e famosi anche in Israele, però “Barak è ambiguo. Il tentativo del negoziato all’epoca di Barak fallisce perché anche non hanno dietro un movimento politico forte”. dall’altra parte, da part di Arafat, c’è ambiguità. E’ un fatto che Arafat disse in un discorso riservato: “Intanto dobbiamo fare la pace, poi dopo ci penseremo. Una volta fatta la pace Nell’intervista con Benny Morris come ti sono sembrate le conclusioni del Presidente Shi- e una volta avuto il nostro Stato, Israele ci penseremo dopo come liquidarlo”. Però era giu- mon Peres? Quella battuta finale: “La differenza tra noi è che voi ne parlate, ma a noi la sta la valutazione di Simon Peres che comprese il fatto che il leader palestinese dovesse storia tocca farla”? giustificare una politica di riconoscimento di Israele. Che infatti avviene per la mediazione “Peres è giustamente realista e in fondo ottimista, lo deve essere. Se perfino Peres si di- scandinava, che ha esito positivo, e che porta a quello strano Nobel a tre, e cioè il Nobel di chiarasse non fiducioso del futuro vorrebbe dire che allora non c’è più speranza. No, Peres Rabin, Peres e Arafat. Bisogna solo sperare che questa ubriacatura della destra, che non è deve continuarea darsi da fare e a sperare. Se io fossi in Israele, militerei ancora in un campo mai stata la maggioranza vera in Israele, perlomeno non era la maggioranza in Israele della speranza, però mi darei da fare. Si danno da fare alcuni, ma insomma! Io ho dei nipoti quando nacque lo Stato, cessi. Ben Gurion dopo che con la guerra del ’67 venne occupata in Israele dei quali la maggioranza sono pacifisti e appartengono al campo della pace. Ma è tutta la Palestina, era del parere di restituirla in fretta, perché si rendeva conto del pericolo una situazione in qualche modo peggiorata dall’una e dall’altra parte, perché la corrente . I governi laburisti esitano molto prima di decidere di insediare e di espandere le colonie. estremista fanatica islamista prima non c’era. Fino a qualche anno fa tutti i sondaggi (ma Oggi vedo una situazione molto critica, anche perché l’opposizione a questa politica na- ancora oggi in realtà) davano sia da parte palestinese che da parte israeliana un 60-70% per zionalista, è una opposizione di alto livello, di intellettuali, di scrittori famosi nel mondo, la pace. Due terzi della popolazione sia fra gli uni, che fra gli altri era, era a favore dei due ma probabilmente sono in conflitto con un umore, una sensazione, uno strano miscuglio Stati e del riconoscimento reciproco. Adesso gli ultimi sondaggi credo che siano un po’ peg- di paura e di bisogno di sicurezza eccessivo. I due estremismi si sposano. C’è uno stato d’as- giorati, ma di poco, dall’una e dall’altra parte. Gli israeliani non pensavano, liberando Gaza, sedio islamista che spinge ad una reazione dura e rigida in Israele. Bisogna anche pensare di far nascere un pezzo di Stato palestinese estremista, fanatico, religioso che mira alla di- che dopo l’evacuazione della Striscia di Gaza, fatta con la forza per portare via gli ebrei in- struzione di Israele, non lo immaginavano. Non c’è molto che si possa fare lì. Noi che vi- sediati, incominciano a sparare proprio dalla Striscia di Gaza, dove si radica un nazionali- viamo in Occidente possiamo fare qualcosa: l’America vi ha provato ripetutamente, Clinton smo di matrice religiosa, quello di Hamas, degli Hezbollah, eccetera. ci ha provato, Obama ci ha provato. L’America di Obama adesso sarà ripiegata sui suoi pro- Arafat non rappresentava un nazionalismo di radice religiosa, non era islamista, era blemi economici. Però se fallisce il tentativo di spiegare a Netanyahu che deve sospendere palestinese. Adesso il mondo cristiano si accorge di quel mondo di estremismo. I cristiani gli insediamenti e deve cedere su Gerusalemme. Insomma la cosa angosciosa è che quale ora stanno scappando dai paesi islamici. In realtà l’unico paese della regione dove vivono sarà l’accordo (se mai ci sarà) lo sappiamo da vent’anni, da trent’anni. Quali saranno le clau- pacificamente è Israele, perché negli altri Stati i cristiani sono effettivamente oggetto di sole, che ci vorrà una capitale dall’una e dall’altra parte di Gerusalemme, che ci vorrà una persecuzione da parte di un’ideologia perversa che non è islamica, ma islamista, come di- correzione di confini, che ci vorranno delle agevolazioni per riunificate le due metà dello ciamo noi per essere buoni”. Stato palestinese. Tutto questo lo sappiamo già. Questa è una cosa drammatica perché l’ac- cordo poi non si è mai scritto e non si è mai concordato neanche con Arafat. Il negoziato E’ possibile la democrazia nell’ Islam? guidato da Clinton era arrivato molto ma molto vicino. Tutti noi sappiamo quale sarà l’ac- “Per l’Islam rimane un problema, in qualche modo quasi insoluto, quello della moder- cordo finale, non è che si può inventarne uno diverso. E’ una cosa assurda, è da vent’anni nizzazione, dell’adeguamento al mondo moderno. Bisogna pensare che l’Islam era il centro che si può scrivere il trattato di pace, però non è ancora stato scritto”. della civiltà fino al ‘600-‘700. Fino al ‘700 si sentivano al vertice della civiltà. Si accorgono dell’Occidente, solo quando l’Occidente sviluppa delle armi più potenti, quando nasce il Una conclusione problematica. colonialismo: improvvisamente si trovano emarginati dalla posizione di primato nella ci- “Purtroppo sì. Devo andare in Israele, tra pochi mesi, in primavera mi hanno invitato viltà, nella cultura, nel benessere e nell’ economia. Questo soprattutto nel mondo arabo. Il ad un convegno su “Politica e Cultura”. Sarà un’occasione per una maggiore consapevo- resto del mondo islamico oscilla: il Pakistan traballa, l’Indonesia ha una presenza di fana- lezza di quello che sta succedendo”. tismo religioso, in Marocco è il principale consigliere del re è ancora un ebreo, che io ho Non lo chiediamo per non impegnare subito ad una risposta, ma facciamo conto che conosciuto. Ma dal mondo islamico sono scomparsi gli ebrei e adesso stanno scomparendo possa scrivere dopo il prossimo viaggio in Israele, ancora sulla Critica Sociale. Vedremo. Il i cristiani. E’ una fase difficile, perché oscilla fra Paesi autoritari, ma non estremisti religio- colloquio si è svolto nel suo studio di Consigliere del Presidente della Repubblica, nell’edi- samente, e Paesi invece dove germoglia un estremismo di radice religiosa molto notevole. ficio che ospitava gli alloggi della Guardia Svizzera (quando il Quirinale era la sede “politica” Io ho partecipato a diversi convegni inter-religiosi tramite il mio rapporto con San- del Papato) di pomeriggio. “Un’eccezione”, ci confida accompagnandoci all’uscita, dopo t’Egidio. Ho un rapporto molto amichevole, fraterno direi, con Monsignor Paglia e con An- averci mostrato il lunghissimo corridoio al secondo piano della Manica Lunga, una loggia drea Riccardi, che dura ormai da una decina di anni e più. Scrissi il libro “Le due fedi”, ed con vetrata sullo stretto cortile interno, che collega gli Uffici della Presidenza con i grandi il libro che seguì era “Dialoghi sulla fede”, un dialogo con Paglia e con Riccardi. In genere, Saloni del Palazzo. Un’eccezione per la Critica Sociale. Abbiamo quindi buone speranze. s nei convegni interreligiosi, ognuna delle parti dice: “Come siamo buoni noi”. Ora capisco che non ci debbano essere dei cristiani che accusano e criticano gli islamici e viceversa; Critica Sociale