Aspetti paesaggistici

Esiste una Puglia che non si affaccia sul mare, unica Puglia dagli inverni sottozero, con verdi colline, valli, fiumi, laghi e cascate, con foglie inzuppate di umido, aria frizzante e odori di camini accesi. Il Subappennino Dauno, è ciò che non ti saresti mai aspettato: un ambiente incontaminato, dominato dai colori verdi di primavera, nella sua vivacità, più intensa e profonda e dei rossi d’autunno dei boschi di lati- foglie ormai prossimi al lungo inverno. “L'andare a piedi” lungo i sentieri dei Monti Dauni, come il viaggiare di un tempo, fa sperimentare inten- se emozioni scaturite dal rapporto continuo con la natura circostante, sempre integra e presente in ogni angolo del paesaggio che, come uno specchio, riflette l'intimo legame tra l'uomo e la natura. Il paesaggio dei Monti Dauni è caratterizzato da aree collinari dal dolce profilo che si alternano a zone dalla configurazione più aspra, con pendenze notevoli e variazioni orografiche frequenti. I corsi d'acqua, a carat- tere torrentizio, si fanno strada spesso incassati in valli profondamente incise. Dall'alto delle colline, rita- gliati tra la vegetazione, svettano i tanti castelli e fortezze, intorno a cui si sviluppano i piccoli centri abi- tati che si affacciano sul fondovalle punteggiato da masserie e piccoli borghi rurali cresciuti sullo spartiac- que. Da sempre terra di confine e crocevia di popoli e di relazioni commerciali tra il Sannio e l', tra il mare ed i territori interni della Capitanata e del Molise. Abitata dai Dauni, un antico popolo di proba- bile origine illirica, sin dalla fine del secondo millennio avanti Cristo, nel corso dei secoli la civiltà subi- sce l'influenza culturale dei Sanniti e dei Romani, conservando in parte la propria identità di popolo dedi- to alla pastorizia ed all'agricoltura. Gli itinerari vi propongono di penetrare in questo paesaggio caratterizzato da segni del passato che si con- ciliano con un presente tranquillo quasi ovattato dei piccoli centri abitati. Passeggiando nei boschi si rin- vengono elementi naturali di spiccato interesse, dai tipici fontanili ai mulini ad acqua, dai borghi storici ai tratturi della transumanza.

2 Aspetti Geo-morfologici

Geologicamente l’origine della maggior parte del territorio può essere fatta risalire al Miocene, quando si verificò il sollevamento dei sedimenti che hanno dato origine alla catena subappenninica. Durante il Paleocene, infatti, l'area era occupata da un mare poco profondo dove a depositi di natura calcarea si associavano manife- stazioni vulcaniche basiche. Nel corso delle ere geologiche il terri- torio ha mutato il suo assetto morfologico: l'invasione delle acque subito per millenni ha favorito la sedimentazione d'argille bentoni- che (come Monte Tre Titoli e lungo il Torrente Cammarota), depo- siti calcarei, calcarenitici ed arenacei e, nella parte orientale del bacino, il deposito della marme argillosa grigio-azzurre (come Monte Crispignano o Monte Farvella). Il paesaggio dei Monti Dauni è caratteristico dalle aree appennini- che a morfologia tipicamente collinare. E’ costituito da una serie di rilievi arrotondati ed ondulati, tipici di ambienti collinari, che dal versante occidentale a quello orientale degradano gradualmente verso la piana. Il paesaggio dei Monti Dauni, si presenta alto collinare con versan- ti a pendenza media-alta, piccole valli dove scorrono canali a portata soprattutto stagionale che, attraver- so fitti reticoli iidrografici, versano le loro acque nei fiumi Ofanto, Fortore, Cervaro. Campi coltivati soprattutto a grano, inframezzati da piccoli lembi di bosco ceduo a prevalenza di Roverella, con ampi spazi lasciati ad incolti e a maggese ricoprono la maggior parte del territorio dei Monti Dauni.

3 Vegetazione

La Daunia è caratterizzata dalla pre- senza di formazioni prevalentemente costituite da latifoglie decidue con una dominanza delle querce, in parti- colare roverella (Quercus pubescens) e cerro (Quercus cerrus). Ritroviamo quindi il cerro in corrispondenza di suoli scarsamente argillosi, mentre ove la frazione argillosa si fa dominan- te prosperano le formazioni di roverel- la. Al limite di queste formazioni dominanti, nelle zone più basse e calde, si rileva una scarsa colonizzazione da parte del leccio, molto spesso di dimensioni ridotte e con la tendenza a diventare arbustivo. E' presente una coper- tura forestale di latifoglie mesofile in cui domina la roverella, specie ad alta valenza ecologica e che per la sua dif- fusione può essere definita la quercia tipica d'Italia. Assieme ad essa vegetano, sia pure in subordine, tutta una serie di “specie accompagnanti” come acero campestre (Acer campestre), acero montano (Acer pseudoplatanus), nero (Ostrya carpinifolia), frassino (Fraxinus excelsior), nocciolo (Corylus avellana), olmo montano (Ulmus glabra), tiglio (Tilia cordata), sorbo domestico (Sorbus domestica), pero selvatico (Pyrus pyraster), robi- nia (Robinia pseudoacacia),. Estremamente ricco il sottobosco fino a divenire infestante anche a causa della man- canza di popolazioni di grossi erbivori che, è risaputo, costituiscono il controllo naturale di questo piano della vegetazione delle aree di foresta. Sono presenti lembi di faggeta conservatisi in zone in cui il microclima parti- colarmente ne ha consentito la sopravvivenza. Sulle sponde dei fiumi e dell'invaso della diga di Occhito e comu- nemente in tutte le aree umide trovano il loro ambiente di elezione dei pioppi (Populus ssp.) ed il salice (Salix ssp.). Ancora più in basso, si rinvengono associazioni di estremo interesse costituite da olivo selvatico e lentisco in associazione a più rare querce. Di particolare importanza, in questo contesto, il bosco Marano, in cui si evi- denziano lembi di vegetazione, parte delle più vaste foreste planiziarie che nel passato collegavano le alture del subappennino con la costa.

Flora

La flora del comprensorio dauno appare tipica delle formazioni collinari di latifoglie in un clima temperato. Le formazioni vegetali appartengono al piano erbaceo, a quello arbustivo e a quello arboreo. Si riscontra una gran- de varietà di essenze delle quali alcune dominanti, con specie di orchidee selvatiche appartenenti a diversi gene- ri. Frequenti sono le appartenenti al genere Ophrys, (O. lutea, O. sphecodes, O. apifera, O. bombyliflora, O. fusca, O. fuciflora), Orchis (O. italica, O. papillionacea, O. purpurea), Dactylorhiza (D. maculata), Serapias (S. vomeracea), Anacampis (A. pyra- midalis), Cephalanthera (C. rubra, C. damasonium), Aceras (A. antropho- rum). Specie ugualmente importanti da citare sono Aristolochia rotonda presente con buone popolazioni in ambienti di pascolo cespugliato, oltre ad altre specie come Aanemone hor- tensis, Calendula arvensis o Narcissus tazetta solo per fare degli esempi. Anche a livello arbustivo si rilevano componenti di buona importanza. In alcune zone predominano essenzialmente cespugli di roverella, accompagnati da asparagus acutifolius, Paliurus Spinachristi, Cercis Saliquastrum, Cornus sanguinea, Lonicera caprifolium, Prunus spinosa, Rosa canina, ecc.. Di particolare importanza la presenza, sugli alberi, del vischio bian- co e del vischio giallo e di fitti ginestreti.

Fauna

Il comprensorio dei Monti Dauni costituisce un importante luogo di rifugio e riprodu- zione per numerosi animali, di sosta per gli uccelli migratori, nonché un ideale territo- rio di caccia per gli animali predatori. con la conseguente presenza numerose specie fau- nistiche sul territorio. A livello di invertebrati le presenze più importanti sono da indi- viduare fra i coleotteri ed i lepidotteri. Fra i primi è opportuno citare, come esempio, esponenti della famiglia dei cicindelidi, dei carabidi, degli stafilinidi, ecc. Fra i lepidot- teri sono abbastanza comuni i ropaloceri o le specie prettamente notturne. Fra i vertebrati sono da citare le numerose popolazioni di anfibi fra cui fanno spicco Rana esculenta, Rana italica, Bufo viridis, Bufo bufo, Bombina pachypus, Raganella hyla intermedia. Fra i vertebrati ben rappresentati sono i rettili: sono state individuate popo- lazioni di Testudo hermanni, sauri (Lacerta viridis, Podarcis sicula), orbettino (Anguis fragilis) e scincidi (Calcides calcides). Gli ofidi comprendono soprattutto colubridi fra cui abbondante appare Coluber viriflavus, comunemente definito "biacco", Elephe qua- tuorlineata che con le sue dimensioni massime di poco più di due metri, rappresenta uno dei più grossi serpenti italiani, Elaphe longissima, formidabile arrampicatore e velocis- simo a terra. Legati all'acqua per le riserve trofiche, le due specie di natricidi presenti, la biscia dal collare e la biscia tassellata. Meno frequente è Vipera aspis, localizzata solo nelle aree più soleggiate ma anche più tranquille. Fra gli uccelli le presenze più qualifi- canti riguardano i rapaci, sia diurni che notturni. Fra i primi sono da annotare la poia- na (Buteo buteo), il gheppio (Falco tinnunculus), il falco pellegrino (Falco peregrinus) e lo smeriglio (Falco columbarius), anche se non . In estate è possibile osservare sia il nibbio bruno (Milvus migrans), che il nibbio reale (Milvus milvus). Fra i rapaci not- turni è frequente il gufo comune (Asio otus), mentre più rari sono l'allocco (Strix aluco) e l'assiolo (Otus scops), la civetta (Athene noctua) ed il barbagianni (Tyto alba). A livel- lo di uccelli acquatici si registrano presenze qualificanti, come molteplici specie di aldei- di, di anatidi e rallidi. Nei corsi d'acqua ed in particolare nel lago di Occhito sono presenti carpe, carassi, cavedani, persico, trote barbi, anguille, capitoni, alborelle e tinche. La presen- za dei mammiferi è caratterizzata da varie specie, le più frequenti volpi (Vulpes vulpes), faine (Martes foina), donnole (Mustela nivalis), lepri (Lepus europaeus), tassi (Meles meles), ricci (Erinaceus europaeus), picco- li roditori, cinghiali (Sus scrofa) ed il lupo (Canis lupus), il cui ritorno è segnalato sin dagli inizi degli anni ottanta. Consigli utili La guida vi propone la possibilità di camminare percorrendo sentieri ed itinerari nella natura incon- taminata dei Monti Dauni. Non si tratta di un camminare fine a se stesso, o di un’impresa estrema, o di un’attività sportiva agonistica; il trekking è prima di tutto conoscenza del territorio, contatto con la natura, voglia di recuperare una dimensione più umana della nostra vita. E’ un’attività alla por- tata di tutti e può essere adattata ad ogni esigenza. Si possono percorrere bellissimi itinerari immer- si nella natura che non presentano alcun tipo di difficoltà, oppure percorsi estremi, adatti solo a esper- ti trekkers, per percorrere i quali occorre guadare fiumi o scalare sbalzi rocciosi.

Prima di avventurarti è bene ricordare alcuni consigli e richiamare il galateo dell’escursionista. › Abbigliamento: camminare significa anche sudare. Bisogna lasciar respirare il corpo ed evitare di indossare abbigliamento ingombrante, pantaloni stretti e maglie attillate. Fare attenzione alle scarpe, perché il risultato di un’escursione è determinato in buona parte dalle calzature. Esistono moltissimi modelli, l’importante è che la suola abbia caratteristiche di aderenza su qualsiasi terreno. › Cosa mettere nello zaino: giacca a vento o piumino, mantellina impermeabile, maglione, calze, macchina fotografica, binocolo, bussola, carta topografica, block notes, sacchetto di carta vuoto per i rifiuti, piccolo pronto soccorso, coltellino multiuso, borraccia, crema per il sole, colazione al sacco. › Prima di partire informarsi sul tipo di percorso e sulle condizioni climatiche. › Cammina il più possibile sui sentieri già esistenti. › Non danneggiare le piante e non cogliere neppure quello che sembra un anonimo fiorellino. Se ti servono dei campioni per le tue attività usa quelli già caduti. › Rispetta gli animali, evitando grida, schiamazzi e foto che potrebbero turbarli. Evita di soffermarti troppo in prossimità di tane o cavità degli alberi: gli animali, se provocati, potrebbero reagire. Non dimenticare mai che si è ospiti in casa loro. › Rispetta il lavoro degli agricoltori. › Se si decide di pranzare al sacco, è opportuno farlo nelle apposite aree pic-nic, o in assenza di queste, in spazi adatti a sostare senza arrecare danni all’ambiente. Non disseminare rifiuti in giro. › Non accendere fuochi. Se si avvista un incendio, è buona norma segnalarlo al Corpo Forestale dello Stato (1515 emergenza ambientale). › Nel caso di incidenti, i punti di primo soccorso sono reperibili nei comuni limitrofi ai vari tracciati, o comunque chiamare il 118.

Detto ciò, non ci resta che spiegare le indicazioni poste sui cartellini. Essi sono, infatti, di lamiera zincata e hanno mediamente le seguenti dimensioni: cm. 14,0 x 12,5 e si presentano come nell’esempio qui di lato riportato: › il n. 1 indica il numero dell’itinerario › il n. 2 la direzione da seguire › il n. 3 i Km. percorsi dal momento della partenza.

Su qualche cartellino, nella parte inferiore, sono poste altre indicazioni turistiche suggerite, del tipo “Visita Mulino”. Si consiglia in ogni caso di farsi accompagnare, sempre e comun- que da guide tecniche specializzate nel trekking.

6 Per maggiori informazioni rivolgersi alle Pro-Loco dei singoli Comuni, e alle agenzie di guide specializzate qui sotto riportate:

A.P.T. “azienda di promozione turistica”

Foggia Via Emilio Perrone, 17 - 71100 Tel. 0881.723141 - Fax 0881.725536 › www.viaggiareinpuglia.it - › E-mail: [email protected]

Associazione Saturnia Gestore rete centri visita dei comuni di: - - Castelluccio V.re - E-mail:[email protected] - Cell. 329.0826352

Roseto Valfortore Osservatorio di ecologia appenninica Vico Donatelli, 7 Tel. 0881.594019

Alberona Pro-Loco Tel./fax 0881.592334

Carlantino Araba Fenice Corso Europa, 88 Cell. 339.60244467

Biccari Uff. informazioni turistiche Piazza Umberto I, 1 Tel. 0881.591928

Celenza Valfortore Pro-Loco Cell. 331.3249767 - 340.8958420

Accadia Verdemediterraneo Via Borgo, 18 Tel. 0881.986086 - 349 8138862 - 338 1032656

Deliceto Pegaso Corso Margherita 16 Tel. 0881.914028

Faeto Per i Mulini ad acqua Sig.ra Pirozzoli Ausilia Cell. 338.1326267 - 347.8229951 - 0881.973062

Ascoli Satriano Parco archeologico L.go M. Teresa di Lascia, 1 Tel. 0885.662186

7 ITINERARI TREKKING Località di partenza Tipo di Lunghezza Ore medie di Grado di ed arrivo degli itinerari itinerario del percorso percorrenza difficoltà 1° Da Roseto Valfortore Naturalistico Km. 10 4,00 ** Da Via dei Mulini Storico All’abbeveratoio Antinozzi

2° Da Roseto Valfortore Naturalistico Km. 10,5 4,20 ** Da Via Donatelli, 7 A Biccari Bivio SP. 129 Itinerario da percorrere a cavallo

3° Da Alberona Naturalistico Km. 3,0 1,30 * Dalla SP. 130 A Biccari SP. 129

4° Da Alberona Naturalistico Km. 12,0 5,0 *** Località Largario Religioso Al Santuario Madonna Serritella A 400 m. dalla SP. 134

5° Da Biccari Naturalistico Km. 8,0 3,30 ***** Centro abitato A SP. 124 Itinerario da percorrere in mountain bike o a cavallo

6° Dalla S.P. 129 Naturalistico Km. 4,0 1,30 ** (vivaio forestale) Alla SP. 129

7° Da Faeto Naturalistico Km. 6,0 2,50 ** SP. 125 A Castelluccio Valmaggiore SP. 124

8° Da Faeto Storico Km. 15,0 4,30 *** Villaggio San Leonardo A SP. 123 Itinerario da svolgere in mountain bike o a cavallo

9° Da Faeto Storico Km. 7,5 4,0 ** Centro abitato Al Mulino del Piscero Sulla Strada Com. Faeto-Lucifero

10° Da Naturalistico Km. 3,1 1,50 * Centro Urbano Al Centro visita In prossimità dello sbarramento della diga di Occhito 8 11° Dalla Diga Naturalistico Km. 13,0 5,50 *** (sbarramento) Al Ponte 13 Archi S.S. 17 Itinerario da svolgere in mountain bike o a cavallo

12° Da Naturalistico Km. 31,0 5,00 *** Dal km. 327,40 della SS.17 Storico - Artistico Al Ponte 13 Archi S.P. 1 per la Niviera di Motta Itinerario da percorrere a cavallo

13° Da uscita S.S. 655 Archeologico Km. 7,5 3,0 ** Naturalistico Alla Selva di San Giacomo Dalla SP. 85 Ascoli S.- al km. 3,7

14° Da Chiesa Madonna Naturalistico Km. 5,5 2,20 *** delle Grazie () Religioso Dalla ex SS. 91 tr. Alla Madonna del Carmine Al km. 2 dalla SP. 138 (Accadia -Panni)

15° Da Agata delle Noci Naturalistico Km. 6,0 2,30 ** Dalla SP. 139 Accadia- A Agata delle Noci

16° Da Accadia Naturalistico Km. 10,0 4,0 ** Rione Fossi A Sant’Agata di Puglia SP. 137 bis (Bastia)

17° Da Religioso Km. 5,0 2,30 * Dal bivio della SS. 91 tr. per Accadia Al Santuario della Consolazione Al km. 2,5 della SS. 91 tr. 18° I Boschi Dauni Naturalistico

a) I Boschi di Volturara Km. 4,3 2,0 ** b) Bosco di Celenza Km. 7,1 3,5 ** c) Bosco di San Cristoforo Km. 4,7 2,20 ** d) Bosco di Pietra Montecorvino d1) Dalla SP bivio di Pietra Montecorvino Km. 9,8 4,30 ** Alla fontana Pila del Ladro. d2) Da Pietra Montecorvino Km. 7,5 3,20 ** Al Comune di e) Bosco Marano Km. 6,0 3,0 **

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Il percorso prende origine dalla strada rotabile “Via Mulini” che collega il centro abitato (650 m) con i Mulini ad Acqua, ubicati presso il punto di confluenza del Canale Vadangillo nel fiume Fortore. Percorrendo la strada a fondo artificiale che si collega alla SP per , attra- versa la località “Serra Molanara”, giungendo ai Mulini ad Acqua, esempi di notevole fattezza e oggetti di raffinata archeologia industriale. Costituiscono vive testimonianze della secolare cul- tura contadina del luogo che sfruttava l’acqua e la pietra come elementi primordiali sui quali

11 applicare l’ingegno progettuale, la tecnica e la manualità sapiente. Nel Museo d’Arte Antica, ubicato nei locali dei Mulini ad Acqua, si possono ritrovare attrezzi, testimonianze, utensili, di un’epoca non troppo remota, con i quali la popolazione rosetana ha potuto cesellare il proprio territorio, sviluppare la propria agricoltura, arricchire la propria eno- gastronomia. La vegetazione che li circonda impreziosisce questo luogo. Il bosco circostante, caratterizzato dalla presenza di roverella, cerro, acero campestre; lo scorrere silenzioso del Fortore, le voci della natura, invogliano l’escursionista a tuffarsi nella vegetazione incontaminata del posto, al quale l’amministrazione comunale offre l’opportunità di fermarsi anche qualche giorno per la dispo- nibilità di una struttura ricettiva, la presenza di percorsi salute attrezzati e la piscina. L’itinerario segue percorrendo il corso naturale del fiume Fortore, dalla sua valle giunge fino alla sua origine all’Abbeveratoio Antinozzi. Partendo dai Mulini ad Acqua di Roseto Valfortore si attraversa il fiume Fortore, e in pros- simità della fontana “La Rocchetta” (598 m) lungo la pista a fondo naturale “Strada della Petriera” e “Strada della Difesa” costeggia il bosco Vetruscelli sul Colle Spinapolice (835 m).

12 Passando nei pressi di un'antica masseria, in prossimità della Fontana “Filiasi” (857 m) si dirige verso il crinale e dopo averlo superato si collega alla SP Faeto-Biccari (912 m) giungendo fino alla sorgente “Abbeveratoio Antinozzi” (962 m), caratterizzata da una lunga vasca di raccolta in pietra individuata come punto di origine del fiume Fortore. Interessante, lungo il percorso, è la sosta nel bosco Vetruscelli nell'area attrezzata in prossimità della sorgente perenne di acqua oligo-minera- le “Fontana Imborchia”. Un bosco misto a prevalenza di roverella è ricco di piante di estremo interesse, valorizzato ultimamente per la presenza del Tartufo. Folta è la popolazione di rapaci sia diurni che notturni facilmente avvistabili. Fra i mammiferi prevale la presenza del lupo, del cinghia- le, del tasso e della volpe, oltre a nume- rosi rettili. Al di sotto del sentiero, lungo la strada provinciale che collega Roseto con Faeto, è possibile vedere la stupenda marcita di Iscatare, costituita da una serie di risorgive in ambito di bosco e di prateria che, nel corso del tempo, sta svi- luppando un ambiente di torbiera in conseguenza del decadimento della folta vegetazione igrofila presente.

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Il sentiero parte in prossimità del centro abitato di Roseto Valfortore (460 m), nel quale si con- siglia la visita all’Osservatorio di ecologia Appenninica, sede del museo che ripropone l’ambien- te del lupo e della fauna e flora del Subappennino. Dalla provinciale per Alberona si percorre la vecchia strada comunale Biccari-Lucera, che risale con direzione Sud/Ovest-Nord/Est il versante nord-occidentale del Monte Stillo (1010 m), fino al crinale nella località Crocilla (938 m). Proseguendo sulla strada a fondo artificiale giunge al Torrente Vulgano (480 m) dopo aver attra- versato il Canale Froiano, passando sotto la località “Ripe di Tor” del Bosco Tuoro di Alberona. Guada il Torrente Vulgano (462 m), prosegue con direzione Nord/Ovest-Sud/Est e inoltrando- si in aree coltivate con dominanza di oliveti e mandorleti, giunge fino al centro abitato di Biccari (470 m).

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L’itinerario prende origine dalla SP 130, in prossimità del caratteristico fontanile “San Giacomo“ (801 m), prosegue a meridione fino al torrente Vulgano (480 m). Guadando il tor- rente e abbandonando il suo corso, il sentiero si inoltra in aree coltivate con dominanza di oli- veti e mandorleti. Proseguendo in leggera salita giunge sino a Biccari. Il sentiero passa in prossimità della parte occidentale del Bosco Tuoro, un’area rimboscata a prevalenza di conifere, ove è possibile osservare numerosi rapaci, rettili e impronte di mammiferi come il cinghiale ed il lupo. Notevole anche la fioritura di orchidee selvatiche e la presenza di essenze aromatiche come il timo, l’origano, la mentuccia romana e la menta d’acqua.

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L’itinerario prende origine in prossimità del centro urbano di Alberona, tra le località Largario e Fornace (640 m), proseguendo con direzione Sud/Ovest-Nord/Est, si identifica con la strada a fondo naturale lungo la località Padula fino alla SP 130 nella località Ischia (427 m). Dopo aver percorso 200 m sulla strada provinciale, segue sulla sinistra la strada comunale, quindi dopo aver guadato il Torrente Salsola al Ponte Mezzana conduce al Bosco Mezzana. E' consigliata una deviazione al sentie- ro per arrivare alla linea di crinale fra i due bacini del Torrente Salsola e del Torrente Marano e pene- trare nel Bosco caratterizzato da ampie superfici di bosco degradato a prevalenza di roverella (si pro- segue in direzione Est-Ovest, giunge alla Masseria Caruso, quindi volgendo verso la località Pesco arriva alla linea di crinale). Tornando indietro prosegue con la stessa direzione fino a sotto la località Serrone, dove (368 m) si dirige con direzione Sud/Est-Nord/Ovest verso il Bosco Marano, giunge attraversando il Torrente Marano, in prossimità della sorgente “Fontana Canala” (341 m), al Santuario della Madonna della Serritella (441 m). Dell'antico casale della Serritella oggi rimangono soltanto le strutture di un piccolo convento costruito dai Domenicani e la graziosa chiesetta, meta di pellegri- naggio da parte di molti fedeli, che custodisce una sacra statua lignea della Madonna. Si consiglia di percorrere il sentiero a cavallo per godere di pregevoli viste panoramiche sulla valle del Torrente Salsola e di penetrare in importanti complessi boscati di origine artificiale, a prevalenza di conifere, e di origine naturale, a prevalenza di roverella, relitti delle più ampie foreste planiziali che ricopri- vano il Tavoliere nel passato.

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L’itinerario prende origine dal centro abitato di Biccari (468 m) e si identifica con la strada rotabi- le che si collega al Lago Pescara (902 m), quindi prosegue, a fondo naturale, fino nei pressi di Monte Sidone (1051m) dove raggiunge la linea di crinale che segue fino al Monte Cornacchia, che con i suoi 1151 m., rappresenta il rilievo più alto della Puglia, dominando con il Gargano, il Tavoliere.

21 La sua natura geologica lo rende imponente nel confron- to con le piatte distese della pianura, ma nel contempo, si presenta con pendii sufficientemente dolci e con un profilo arrotondato in modo da renderlo, nella sua impo- nenza, non massiccio ma invitante. Un vero balcone dal quale si può ammirare, con cielo limpido, l'intero Tavoliere, il mare Adriatico, il Gargano e, dalla parte

22 opposta, la Maiella, ed il Gran Sasso, oltre ai monti del Matese. Tornando indietro, nei pressi di Monte Sidone, percorrendo la vecchia strada comunale a fondo naturale, Castelluccio Valmaggiore - Biccari, si giunge alla periferia del centro urbano di Castelluccio Valmaggiore. Il territorio è ricco di ambienti di grande interesse natu- ralistico. Attraversa prima una serie di aree coltivate e successivamente si inoltra nel Boschetto (sul versante Nord orientale di Monte Sidone), ceduo matriciato a preva- lenza di cerro, con acero campestre, olmo e roverella. Alle pendici del Toppo Pescara si scorge incastonato un piccolo bacino lacu- stre naturale chiamato Lago Pescara. Privo di emissari naturali, le sue acque sono ali- mentate da sorgenti sottolacustri e da ruscelli formatisi dopo le precipitazioni e dopo lo scioglimento delle nevi. Lo spec- chio d’acqua mostra una ricca vegetazione acquatica e nel periodo estivo la sua super- ficie appare quasi uniformemente coperta d’alghe verdi dalle galleggianti foglie del potamogeton natens, accompagnate qua e là da bianchi fiori del ranunculo acquatico. Il lago costituisce anche un ottimo ecosistema per la vita e la riproduzione di specie ittiche come le carpe, i barbi e le albo- relle. Infine, proseguendo nell’ultimo tratto dell’itinerario si incontrano ampie aree assimilabili a praterie d’altitudine frequentate da specie tipiche di ambienti aperti, calandro, allodola, strilloz- zo, mentre la presenza d’arbusti o alberi isolati permette la vita dell’averla piccola, dell’upupa e della sterpazzola, oltre alla presenza di numerosi uccelli e mammiferi, come per esempio il lupo.

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Il sentiero parte dal Vivaio Forestale ubicato sulla SP 129 in direzione Biccari-Roseto Valfortore. Sede dell’oasi di protezione per il rimboschimento è aperto ad incontri formativi e a visite pro- grammate. Riprendendo il cammino, dopo un breve tratto carrabile, raggiunge la località Fontana di Zolfo, comunemente denominata Orto di Zolfo. Attraversando il Canale del Tufo, è piacevole inoltrarsi nel Bosco della Cerasa, caratterizzato da marcite di bosco secolare a prevalenza di cerro con faggio, acero campestre, nocciolo e carpino bianco. Il sottobosco è ricco di funghi, biancospino, rosa canina, agrifoglio, pungitopo, aspara- go, prugnolo. Presso “Vado del Tufo” (900 m), sede di un parco naturale attrezzato, si possono rinvenire varie qualità di orchidee selvatiche e avvistare cinghiali, lupi, falchi e volpi. Nei pressi del parcheggio Cappelle si consiglia una sosta. Il recupero di un vecchio rifugio di pastori, attrezzato per la posta dei cavalli, la presenza di una fontana naturale e l’area circostan- te hanno favorito il frequente punto d’incontro e di sosta per chi ama le escursioni a cavallo o a piedi.

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L’itinerario inizia alla periferia del centro abitato di Faeto (866 m), imboccando la SP 125, attraver- sa il Bosco Difesa (1060 m), al disotto di Celle San Vito e risale, attraversando il torrente Celone, fino al comune di Castelluccio Valmaggiore (630 m). L’ampio spazio naturale e antropico che si dispiega in tutta la sua bellezza caratterizza il sentiero: i versanti dei rilievi, coperti come mantelli da boschi di latifoglie e conifere, un tempo dimora incontrastata di faggi e querce, digradano al passaggio del torrente Celone, lasciando spazio alle coltivazioni di grano e di ulivo. I fontanili, i pagliai, i casolari e i tanti mulini ad acqua denotano lo spirito di sacrificio, di adattabilità all’am- biente, di previdenza e diligenza, di una popolazione agreste che ha costruito la propria identità su un passa- to ormai remoto.

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L’itinerario ha come strada principale il tratturo Camporeale-. Un tratturo di rilevante importan- za, sul quale, in passato, si praticavano i traffici commerciali tra la Campania e la Puglia, la prima ricca di frutta e verdura, la seconda di grano, olivi e sale. Il sentiero, percorribile in mountain bike o a caval- lo, parte dal Villaggio San Leonardo di Faeto, svolta a destra e continua su quella che fu l’antica via Traiana che portava fino a Brindisi. Dopo aver incontrato la masseria di S. Vito con la sua fontana anti- stante l’ingresso, si svolta a destra, imboccando la strada in ghiaia che conduce verso la Daunia, attra- versando il parco eolico. Il panorama è uno dei più suggestivi: da una parte il Tavoliere, dall’altra l’Appennino. Scendendo si attraversano piccole macchie boschive che decorano i declivi delle colline roc- ciose, quindi dalla strada asfaltata si giunge ad Orsara di Puglia. Il borgo appare di un bianco d’altri tempi, raccolto con tante piccole strade in pietra con le caratteristiche case basse. Tra gli alberi si staglia il complesso dell’ex abbazia di S. Angelo che nel 1228 ospitò i cavalieri dell’ordine di Calatrava dalla Spagna per frenare l’azione dei Saraceni di Federico II. Da visitare anche la Grotta di S. Michele Arcangelo inglobata nella chiesa di S. Pellegrino. Dopo aver gustato le tradizioni culinarie del Tavoliere che trovano la loro massima espressione nei piccoli ristoranti tipici del centro si rientra.

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L’itinerario propone una passeggiata lungo il corso del torrente Celone, sul quale sono localizzati dei raf- finati edifici di archeologia industriale: i mulini ad acqua, significativi esempi di quella che era la vita contadina e la civiltà del lavoro di un tempo. Gli opifici, oggi scomparsi sotto i rovi e difficilmente rag- giungibili, in passato erano la meta costante degli abitanti dell’alta Valle del Celone. Oltre ad essere il luogo di trasformazione del prodotto agricolo, rappresentava con la chiesa e la piazza il punto nevralgico del paese: riferimento lungo le solitarie mulattiere, luogo di incontro tra la popolazione locale ed i fore- stieri, era l’ambiente deputato allo scambio delle informazioni ed alla divulgazione degli avvenimenti. Il mulino idraulico, utilizzato per macinare il grano, si diffonde in Europa a partire dal IV sec. D.C., assu- mendo un’importante funzione economica e sociale. Due grosse ruote di pietra messe in movimento, attraverso semplici meccanismi, dall'acqua captata dai fiumi risolvevano il grosso problema di frantuma- re il chicco di grano e poterlo scomporre quindi in crusca, cruschello e farina. L'importanza dei mulini ad acqua nel- l'economia agricola rimase inalterata per secoli, cominciò ad essere scalfita solo quando all'energia idraulica venne affian- cata l'energia termica, poi sostituita dal- l'energia elettrica. Interessante è visitare il Mulino del Piscero, per la sua valenza storica e il Mulino Pirozzoli, nel centro abitato di Faeto, sede del Museo della civiltà conta- dina, gestito dagli eredi, Nicola e Ausilia Pirozzoli.

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Il percorso collega il centro abitato di Carlantino (530 m), il pianolo di Monte San Giovanni e lo sbar- ramento della diga di Occhito (190 m). Interessante è la visita del paese, il cui nucleo urbano si è svi- luppato nel periodo bizantino e ha trovato la massima estensione ad opera del barone Carlo Gambacorta alla fine del 500. I rinvenimenti archeologici nell’area di Monte San Giovanni, la dop- pia cinta muraria e la presenza di una rocca con fornace per la lavorazione del ferro presuppongono una postazione romana di notevole rilievo. Visitando il Museo archeologico comunale si può osserva- re la collezione di circa 300 monete e un numero notevole di ghiande di piombo, referti archeologi- ci che attestano la presenza di un centro abitato di epoca romana (IV – I sec. A.C.) e uno di epoca medievale (VII - XIV sec. D.C.). Lasciando il centro urbano e dirigendosi verso l’area del lago si può allungare lo sguardo sull’area archeologica di Monte San Giovanni, nella quale, secondo fonti stori- che, si è combattuta la famosa Battaglia di Annibale contro i Romani. Proseguendo lungo il sentiero si giunge allo sbarramento della diga e di là percorrendo il sentiero naturalistico attrezzato, caratterizzato da boschi di abeti e pini, si arriva al Centro Visita nel quale è stato riprodotto l’ambiente naturale del lago per favorire la conoscenza della natura circostante, della flora e della fauna esistente, al fine di inculcare nel visitatore lo sviluppo del senso di orientamento e il rispetto dell’ambiente.

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Rappresenta uno degli itinerari più lunghi e più belli di tutto il comprensorio. Il sentiero si sviluppa sulla strada di servizio costruita dal Consorzio per la Bonifica della Capitanata e si snoda in riva destra par- tendo dallo sbarramento e terminando in corrispon- denza dell’ingresso nell’invaso del fiume Fortore, a livello del Ponte dei tredici archi che segnala il confine fra Puglia e Molise. L’itinerario si snoda fra vari ambienti, dai boschi di conifere, frutto dell’intervento del Consorzio, a zone coltivate, cespuglietti con pre- valenza di lentisco, boschi riparali con dominanza di salice e pioppo, boschi di latifoglie residui delle anti- che foreste che coprivano interamente il territorio. In vari punti il sentiero offre scorci suggestivi sul lago spesso frequentato da uccelli interessanti, fra cui si ricorda l’airone rosso, l’airone cinerino, la garzetta, la nitticora, lo svasso maggiore, il tuffetto gru, vari tipi di anatre selvatiche e rapaci. Notevole la presenza di insetti fra cui rare ed interessanti farfalle. I mammiferi sono presenti in modo cospicuo: si possono incon- trare il lupo, il cinghiale, la volpe, la donnola, la faina.

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L’itinerario vuole ripercorrere in chiave moderna la “montifcazione”, il viaggio lungo il tratturo, dal Tavoliere fino ai pascoli molisani e abruzzesi, che le mandrie, al seguito dei pastori, intraprendevano a maggio con la chiusura della Dogana. Il sentiero assume una grande importanza storica trattandosi di un segmento del Regio Tratturo Lucera-Castel di Sangro, inoltre la presenza diffusa di risorse storico-artistiche e naturalistiche, ne fanno un iti- nerario esemplare, nel quale si succedono paesaggi di rara bellezza e ambienti ancora incontamina- ti. Partendo da Lucera, in cui si consiglia la visita del centro urbano e soprattutto alle Chiese angioine, si costeggiano i boschi dei Monti Dauni toccando i comuni di Biccari, Alberona, , , Volturara Appula, giungendo fino al lago di Occhito che segna il confine della regione. Lungo il percorso si individuano i segni dell’edilizia rurale che la civiltà agro-pastorale ha impresso al paesaggio: dalle nobili masserie, alle fontane che captano l’acqua di sorgenti naturali, ai piccoli borghi agricoli raccolti intorno a semplici chiesette.

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L'itinerario si origina e si conclude all'uscita di Ascoli Satriano della SS 655. Lo scrigno di antiche civiltà, che con il suo patrimonio archeologico racconta dell'antica Asculum, sorge su un'altura formata da tre colline, dominanti la valle del . Uscendo dalla statale già si evidenziano i segni del tempo remoto.

39 Il Ponte Romano a tre arcate sul fiume Carapelle, ancora percor- ribile, e gli scavi recenti dell'Università di Foggia in località Faragola, hanno messo in luce i resti di una lussuosa villa romana. L’intero centro urbano rappresenta un museo a cielo aperto. La visita al Parco archeo- logico dei Dauni, sulla collina del Serpente costituisce un campo pri- vilegiato per ricerche archeologiche sulla Daunia preromana. Il rinvenimento di un

40 Santuario Dauno fa pensare che Ausculum fu adibita a necropoli fra il VI e IV secolo a.C. e nel V sec. A.C. fu interessata dalla costruzione di un grande edificio per le riunioni pub- bliche e religiose delle comunità locali. L’altura abbandonata alla fine del IV sec. A.C. con- tinuò ad essere utilizzata per sepolture degli aristocratici locali per tutto il II sec. A.C. Recente è il ritrovamento di un’area esterna all'ingresso del parco di età imperiale disposta lungo la strada che conduceva in Lucania. Altri segni evidenti della presenza dei Romani, si riscontrano sulla collina di Pompei nelle pietre miliari, nei leoni in pietra e nel rilievo funerario presso l'Arco dell'orologio comunale, nelle fontane, nei mosaici della domus in piazza San Potito e negli esempi di pavimentazione musive d'epoca repubblicana e impe- riale. L’itinerario, lasciando le caratteristiche bellezze storiche del sito, si immerge nella natura incontaminata dei boschi circostanti giungendo nella caratteristica pianura del Tavoliere. Scendendo verso la periferia a un 1 km, lungo la strada di Ordona si estende la vasta e folta Selva di San Nicola, con viste stupende e reperti archeologici, in cui si consi- glia una sosta per godere del fresco e delle bellezze naturali. Proseguendo a circa 2 Km si trova la Selva di San Giacomo, un bosco con giganteschi roveri e querce secolari di proprietà della Congregazione Maria SS. Del Soccorso. Sparse nel territorio circostante sorgono maestose molte Masserie, risalenti al XVIII secolo, e legate in passato alla pratica della transumanza. L’agro di Ascoli era attraversato dal tratturo regio Pescasseroli-Candela e da diversi tratturelli, in esso rientravano 8 delle 23 locazioni ordinarie soggette alla Dogana della mena delle pecore e uno dei passi dove i locati avevano l‘obbligo di far passare le greggi per il controllo del bestiame e il pagamento della fida.

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L’itinerario parte dalla Chiesetta della Madonna delle Grazie, ai margini dell'abitato di Accadia e attra- versa, nella prima parte, un'area a prevalente utilizzazione agricola contigua alla valle del torrente Frugno. Il Torrente, affluente del Carapelle, ha in questa zona le sue origini, nella gola di Pietra di Punta, tra banchi di calcare affiorate scavati dall'erosione idrica, dando vita alle gole del Vallone di Fossa. Esso scorre incassonato fra gole rocciose, aprendosi verso il fitto bosco tra piccole cascate e pozze d’acqua con vegetazione igrofila ripariale di pioppi e salici, lungo le pareti rocciose è presente una vegetazione con leccio. Si consiglia una sosta in contrada S. Maria, sulla rotabile per Monteleone, in cui si conserva- no i resti dell’antichissima Chiesa di S. Maria Maggiore o dei Teutoni. Nata come tempio pagano, la chiesetta rappresenta un’opera storica di grande importanza per le epigrafi celate nella facciata e per la sua cripta. Nella seconda parte l’itinerario giunge al Santuario della Madonna del Carmine, luogo di culto e di penitenza, dove alla fine del XIII secolo la Madonna apparve in una “spaccazza” del monte ad un giovane pastore. Un monumento solitario, che sfida il vento sul monte Crispignano (1105 m) e pro- tegge l’abitato di Accadia a cui si rivolge, si raggiunge immettendosi nella rotabile che corre lungo la valle, formatasi tra le alture di Serra Calandra e Costa Murge del Cuculo, attraversando una prateria caratterizzata da pascoli cespugliati. Caratteristici sono i boschi che circondano la chiesa e la sorgente ove ha termine il sentiero.

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L’itinerario si dirama dalla Provinciale Accadia-Bovino all’incrocio delle Mulattiere di Acquatorta, si inerpica verso il passo tra monte Tre Titoli ed il Macchione e di qui scende verso la località Paduli, procedendo poi, intorno al Montagnone, ritorna al punto di partenza. A nord del Monte Tre Titoli, nel comune di Deliceto troviamo il bosco ceduo matricinato Macchione, con prevalenza di cerri, rove- rella, carpino nero, acero campestre. Si trovano altresì alcuni arbusti spontanei, quali l’agrifoglio, noc- ciolo, pungitopo, biancospino. Nel sottobosco, si possono trovare anche rovi, croco d’autunno, ellebo- ra puzzolente, ecc. Variegata è la fauna del posto: si incontrano animali selvatici come cinghiali, volpi, faine, donnole, ricci, tassi, falchi, poiane, nibbi, colombacci, beccaccini, merlo, tordo e picchio. Percorrendo il bosco si possono osservare vecchie piste mulattiere, piazzole usate dai boscaioli come carbonaie, un Casone diroccato usato in passato dai pastori come rifugio e in tempi poco lontani (inizi del 900) trovavano alloggio i guardia boschi, circondato da alberi di cerri plurisecolari, una vecchia fontana usata come abbeveratoio per gli animali, e durante il periodo delle piogge si forma un laghetto naturale. Spostandosi verso sud del Monte Tre Titoli ci si inoltra nel rimboschimento Tre Titoli che si estende in località “Montagnone”. Chiudendo il per- corso, verso Sud troviamo il Bosco Difesa, ceduo semplice di querce e cerri, aceri e frassini. In locali- tà "Paduli" sono presenti grandi esemplari di querce, l'area è attrezzata per soggiorni e aree pic-nic.

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L’itinerario parte dal vecchio Rione Fossi, per un tratto segue la via dei Mulini, poi svoltando a destra, scende verso la località Grotte, ove incrocia la Provinciale Bastia. Proseguendo, incrocia la strada comunale Grotte che si collega con la ex Statale 91 ter e seguendo la strada verso il Bosco Difesa imbocca un sentiero che conduce alla località attrezzata “Paduli”, dove si consiglia una sosta. Particolarmente suggestiva è la visione panoramica del vecchio centro abitato, la località Grotte, zona abitata in tempi remoti, la vecchia mulattiera e l’area naturale con querce secolari, conifere, olmo, acero e frassino. Dall’area attrezzata Paduli riprende il cammino seguendo il crinale parallelo al vallo- ne delle Coste e giunge in località Fontana Nuova ove è ubicato un Casone erbivoro comunale. Incrociata l’ex Statale 91 ter, si percorre una vecchia mulattiera asfaltata che scende verso il torrente Frugno, giungendo in prossimità del centro abitato di Sant’Agata, dove il sentiero termina. L’ u l t i m a parte costituisce particolari emergenze per la presenza di punti d'acqua, emergenze architettoniche in prossimità del torrente consistenti in ruderi di un vecchio mulino ad acqua e di un vecchio ponte in pietra a più arcate, l'attraversamento del bosco Difesa e Coste con le varie essenze arboree e la possibi- lità di osservare elementi di fauna autoctona. Raggiunta la provinciale Bastia, infine, si può proseguire verso i ruderi del convento di Sant’Antuono, di origine medievale, che si affaccia sul fiume Calaggio.

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Partendo dal centro abitato di Deliceto (621 m) e percorrendo la Strada Provinciale per Accadia, lungo una pista asfaltata l’itinerario giunge alla cappella Maria Santissima dell’Olmitello, ove la tra- dizione narra il ritrovamento della statua della Madonna su di un olmo. Costruita nel XI secolo, venne ristrutturata e arricchita nel XVI secolo, attualmente è chiusa perché necessita di ulteriori lavori di ristrutturazione, ma il 7 maggio di ogni anno i delicetani vi si recano in pellegrinaggio di penitenza, perché la Madonna è considerata la principale protettrice del paese. L’itinerario prosegue attraversando il Bosco dell’Olmitello fino ad arrivare al Convento della Consolazione (520 m), un imponente monumento considerato l’anima del paese, perché ritrovo spirituale di molti religiosi. Costruito nel 1501 ad opera di un dotto frate agostiniano, Padre Felice Da Corsano, che si stabilì con alcuni suoi fratelli nel bosco sito in località Valle in vincolis dove costruì una chiesetta dedicata a Santa Maria della Consolazione. Successivamente divenne famoso per l’arrivo di Sant’Alfonso Maria De Liguori, che compose il famoso inno ”Tu scendi dalle stelle” ispirato dal contatto con le persone più umili e semplici del posto: pastori, contadini e boscaioli. San Gennaro Maiella fece della Consolazione la “culla del mondo gerardino” attraverso le sue opere e ai suoi prodigi. Attualmente è gestita dalla Comunità Mariana “Oasi della Pace”, una comunità religiosa di fratelli e sorelle, chiama- ti dal Signore, attraverso Maria, ad essere strumento di pace, così alla Consolazione l’umanità bisogno- sa di perdono e di guarigione, sperimenta la potenza dell’amore di Dio e la gioia della comunione.

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Gli itinerari si snodano nel tipico bosco subappenninico. L'ambiente presenta una copertura vegeta- tiva molto interessante, caratterizzata da bosco di origine naturale e artificiale a prevalenza di cerro e roverella, con acero campestre e opalo, carpino nero e orientale, frassino maggiore e minore; in cui si rinvengono residui delle foreste che un tempo occupavano tutte le pendici dei Monti Dauni. Il sot- tobosco è ricchissimo di moltissime essenze che producono frutti selvatici, come il nocciolo, il bian- cospino, il pruno selvatico. Notevole è la componente erbacea con orchidee di bosco, scilla, giglio sel- vatico e bardana.

L'itinerario ha origine a 2 km dal centro abitato del Comune di Volturara Appula (575 m), si svilup- pa su una pista a fondo naturale nel Vallone dei Greci, per attraversare, su una pista a fondo artificia- le, lembi di bosco e seminativi in località “Bufera”, fino a penetrare nel bosco S. Antonio (876 m) . Il sentiero prosegue attraversando tutto il bosco di Volturara Appula, quindi raggiunge il bosco di San Marco la Catola ricco di numerose sorgenti di acqua solfurea e termina in prossimità della Masseria San Cristoforo.

Il sentiero prende origine, a quota 727 m, in località “Piano del Sorbo” dalla SP 3, quindi si svi- luppa, con fondo brecciato, verso Nord, sul versante occidentale del Monte Ingotto (878 m), scen-

52 dendo di quota per inoltrarsi nel Bosco "Puzzano". Proseguendo sulla pista a fondo natu- rale lungo il crinale di "Serra degli Scoppi" (fino a quota 519 m) giunge in località "Porcile Iamele", ove è ubicato "Il Casone", importante centro visita della zona, in cui ha sede il Centro di Ambientamento della fauna selvatica della Provincia di Foggia con la sezione per il recupero degli ungulati. Seguendo la pista di servizio forestale, giunge presso il Vallone San Felice, in cui si trova la “Fontana Cazzarelli” (480 m), quindi, solcando il bosco nella parte orientale, risale nel punto di ingresso del Bosco “Puzzano” (a quota 748 m) dove termina l’itinerario. Si riscontrano numerose zone umide con la possibilità di vedere rare specie di anfibi come il tri- tone crestato, il tritone italico, l'ululone dal ventre giallo, il rospo smeraldino, la rana italica e la raganella. Nel territorio recentemente si è segnalata la presenza dell'istrice senza dimenticare il lupo, il cinghiale, la volpe, il ghiro, il moscardino. L'itinerario descritto offre interessanti attra- zioni paesaggistiche: ad est si ammira la vallata dei boschi di Celenza, mentre a ovest offre un’am- pia panoramica del versante occidentale del Subappennino settentrionale, con uno squarcio bellis- simo alla Valle del Fortore e ai centri abitati di S. Marco la Catola, di Celenza V.F. e di Carlantino, nonché all’invaso di Occhito, con una notevole vista sui non lontani territori del Molise e della Campania.

53 Il sentiero parte dal centro abitato di San Marco La Catola, nei pressi del Convento dei Cappuccini (585m), dirigendosi a Ovest nel crinale di divisio- ne dei bacini del Vallone Cupo e del Vallone dell’Olivo (405 m) giunge alla Masseria Fascia, la più bella masseria presente nell’alta valle del Fortore, oggi ormai in sfacelo, di cui restano, però le due torri di difesa. Esempio tipico di architettu- ra rurale, la masseria si caratterizza per l’imponen- za dei fabbricati comprendenti la palazzina signo- rile, gli alloggi per i salariati fissi, la stalla e l'ovi- le, i magazzini, il pozzo, la chiesa e i depositi sot- terranei. Proseguendo verso Sud, si attraversano aree investite ad uliveto, seminativi e incolti, fino a lambire lembi di boschi a prevalenza di roverella unici in tutta la zona per le con- siderevoli dimensioni. Ci troviamo nel Bosco di San Cristoforo, ricco di freschissime sorgenti, che in primavera si arricchisce delle splendide fioriture di ciclamini, primule, giglio rosso e di varie orchidee selvatiche.

54 Dal bivio Pietra Montecorvino (959 m) il sentiero si inoltra a settentrione per un breve tratto nel bosco comunale di Motta Montecorvino, giungendo nel bosco comunale di Pietra, sul ver- sante occidentale del Monte Sambuco e del Monte Ventolosa (907 m), quindi passando per il “Casone” (863 m), caratteristica costruzione presente nel bosco, termina alla “Fontana Pila del Ladro” (838m) dove è possibile fare una sosta. Dal punto di vista faunistico presenta notevoli attrattive, dal lupo, al ghiro, al cinghiale, al tasso, faina, donnola, topo quercino oltre a nume- rosissime specie di uccelli. Interessante anche la presenza di numerose specie di farfalle e cole- otteri fra cui il raro cervo volante, il coleottero più grande d’Europa.

L'itinerario, a fondo brecciato, prende origine da Pietra Montecorvino, in prossimità del punto dove il Torrente Triolo lambisce il centro abitato, quindi dopo averlo attraversato si sviluppa, con direzione Nord/Est – Sud/Ovest, sul versante orientale di Monte Sambuco (910 m) lungo il crinale delle località “Chiaia”, “Forni”, “Teglia” e “Pagliarone”. Infine, scende lungo la località “Difesa di Selvapiana”, un ampio pascolo arborato, rinomato per l'allevamento delle reali razze equine, caratterizzato dalle solitarie roverelle che punteggiano l'area su cui domina la torre diru- ta di Montecorvino. Segue, prima, un tracciato a fondo naturale e poi una strada brecciata, fino a raggiungere la strada provinciale per Volturara Appula. Da qui è consigliata la visita al cen- tro abitato. Si consiglia di percorrere il sentiero in primavera, godendo di un suggestivo scena- rio per passeggiate a cavallo o in montain-bike. Il sentiero prende origine dal Villaggio di Volturino, in località Piano dei Galli, presso il Colle Montorsi (860 m), a 2 km. da Volturino sulla SP. 135. Proseguendo con direzione Nord/Ovest - Sud/Est, si dirige fino alla sorgente Fontana Gabriele presso il Toppo Santa Croce (812 m), quindi giunge, con direzione Nord/Ovest-Sud/Est, sulla linea di crinale di divisione tra i baci- ni del Torrente Salsola e il Torrente Marano fino al Bosco Marano. Regno incontaminato di ret- tili di enorme interesse quali la luscengola, un sauro con le zampe atrofizzate. E' presente una bella popolazione del coleottero più grande d'Italia, il cervo volante di cui, in particolari momenti si possono incontrare numerosi esemplari quasi sempre di sesso femminile. In prima- vera il bosco è il regno dell'asparago selvatico che va raccolto nella sua porzione tenera in modo da permettere alla pianta di continuare a vegetare. Usciti dal bosco ci si inoltra in aree caratte- rizzate dalle coltivazioni e si possono visitare masserie in cui continua l'attività tradizionale e dove è possibile acquistare prodotti genuini.

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