Lavori di collettamento acque reflue urbane all’impianto di depurazione ed adeguamento dello stesso al D.lgs 152/99. Comune di - A.P.Q. All. B n. 9. RELAZIONE GEOLOGICA ______

INDICE

1. INTRODUZIONE ...... 2 2. STUDIO GEOLOGICO DI LOCALIZZAZIONE ...... 4 3. INQUADRAMENTO GEOLOGICO ...... 6 4. GEOMORFOLOGIA, RISCHIO IDROGEOLOGICO, IDROLOGIA DI SUPERFICIE E IDROGEOLOGIA ...... 12 5. CAMPAGNA DI INDAGINI GEOGNOSTICHE ...... 16 6. SONDAGGIO MECCANICO E STRATIGRAFIA DEL TERRENO ...... 17 7. ANALISI GEOTECICHE DI LABORATORIO ...... 18 8. PROVE PENETROMETRICHE DINAMICHE (S.P.T.) ...... 20 9. MODELLAZIONE GEOTECNICA ...... 21 10. INDAGINI SISMICHE ...... 22 11. MICROZONAZIONE SISMICA ...... 27 12. CATEGORIA DI SOTTOSUOLO ...... 30 13. SISMICITA’ ...... 31 14. PERICOLOSITA’ SISMICA ...... 38 15. CRITICITA’ GEOLOGICA E GEOMORFOLOGICA DELL’AREA DI VARIANTE ...... 39 16. CONCLUSIONI ...... 40

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1. INTRODUZIONE

La presente relazione geologica, è stata redatta per il progetto preliminare relativo ai “Lavori di collettamento acque reflue urbane all’impianto di depurazione ed adeguamento dello stesso al D.lgs 152/99”. Il progetto prevede la realizzazione di un nuovo impianto di depurazione su un’area da localizzare, la realizzazione di nuovi tronchi fognari, l’adeguamento di tronchi esistenti e la costruzione di un impianto di sollevamento fognario. Per la redazione del presente studio oltre all’attività di rilevamento geologico e geomorfologico, sono state eseguite delle indagini geognostiche e geotecniche per la caratterizzazione del sottosuolo. Le indagini effettuate consistono in:  Sondaggio meccanico a rotazione con prelievo di campioni indisturbati e relative analisi geotecniche di laboratorio;  Prove penetrometriche dinamiche  Stendimenti di sismica a rifrazione  Prova sismica di tipo M.A.S.W.  Misure di microtremori

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Figura 1 Corografia e ubicazione approssimativa dell’area di intervento (stralcio cartografia dalla scala 1:25.000)

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2. STUDIO GEOLOGICO DI LOCALIZZAZIONE

Il progetto prevede come precedentemente scritto, la realizzazione di un nuovo impianto di depurazione fognario in località Gaudemanno, che sarà localizzato su un’area in cui tale intervento, non è stato previsto nella Pianificazione vigente. A tal fine lo studio geologico è stato redatto ai sensi della L.R. 23/99 “Tutela, governo ed uso del territorio”. La cartografia prodotta per lo studio di localizzazione pertanto consiste in:  Carta Geologica (scala 1:2.000) e Sezione Geologica (Scala1:1.000) Riportanti le litologie affioranti e una rappresentazione del sottosuolo ricostruita utilizzando le risultanze delle indagini geognostiche. (Cod. 2.1.1)

 Carta Geomorfologica (scala 1:2.000) In questa carta sono rappresentate le forme e i processi geomorfologici presenti sul territorio. (Cod. 2.1.2)

 Carta Idrogeologica (scala 1:2.000) I terreni affioranti sono stati suddivisi in classi di permeabilità in base alle loro caratteristiche granulometriche e strutturali. (Cod. 2.1.3)

 Carta ubicazioni Indagini Geognostiche (scala 1:2.000) In questa carta sono state riportate tutte le indagini geognostiche eseguite, quali sondaggi meccanici a rotazione, prove S.P.T., prove sismiche. (Cod. 2.1.4)

 Carta del Rischio Idrogeologico (scala 1:2.000) Sono stati cartografati gli areali a Rischio Idrogeologico individuati dall’Autorità Interregionale di Bacino della (PAI vigente 2° adozione 2011) e le opere in progettate al fine di verificarne eventuali interferenze. (Cod. 2.1.5)

 Carta di Microzonazione Sismica –Livello 2 (scala 1:1.000) Redatta ai seni della L.R. 9/11 “Disposizioni urgenti in materia di microzonazione sismica”. E’ stato redatto il Livello 2 della Carta di ______Acquedotto Lucano Progettazione s.r.l. - Sede legale ed amministrativa: Via Grippo snc – 85100 Potenza Tel. 0971.3921 (8 linee r.a.)  fax 0971.392243  e-mail: [email protected] Pagina 4 di 41

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Microzonazione Sismica, in quanto l’impianto di depurazione fognario non è un’opera rientrante nella classe d’uso III e IV definite dalle N.T.C. 08, come da nota del R.U.P Ing. Raffaele Pellettieri. Sono stati prodotti i valori di FA e FV attraverso l’utilizzo degli abachi (Cap. 3.2.4 – Indirizzi e criteri per la Microzonazione Sismica). (Cod. 2.1.6)

 Carta di Sintesi della Criticità Geologica e Geomorfologica (scala 1:1.000) E’ l’elaborato finale derivante dalla sovrapposizione delle precedenti cartografie. Rappresenta la criticità, le problematiche ed i conseguenti rischi, che potrebbero inficiare l’uso del territorio anche in base alle opere in esso previste. (Cod. 2.1.7)

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3. INQUADRAMENTO GEOLOGICO

L’area di studio ricade nel margine centro-occidentale del foglio 188 denominato gravina in Puglia della Carta Geologica d’Italia (scala 1:100.000).

Figura 2 Stralcio della Carta Geologica d'Italia Foglio “Gravina in Puglia” con indicazione approssimativa dell’area di intervento (cerchio giallo).

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Essa è collocata nell’Avanfossa Bradanica, un bacino di sedimentazione di età pliocenica e pleistocenica, compreso tra l’Appennino meridionale ad Ovest e l’Avampaese Apulo (Murge settentrionali) ad Est. E’ parte dell’avanfossa appenninica post-messiniana migrata, con diverse fasi deformative, verso Est durante il Pliocene e parte del Pleistocene e con l’inarcamento (peripheral bulge) dell’avampaese apulo. Rappresenta la subduzione litosferica della piattaforma Apula o Adria. Dalle Murge in direzione della zona assiale della catena Appenninica sia le sezioni sismiche che i pozzi profondi mostrano una graduale immersione della piattaforma Apula e della sua copertura terrigena pliocenica al di sotto del fronte esterno dei thrusts alloctoni appenninici. In quest’area il bacino, caratterizzato da una successione di colmamento plio-pleistocenica spessa circa 2-3 km, mostra un’evidente restringimento con i due margini affioranti del bacino distanti poco più di 20 km. Il momento principale della storia evolutiva del bacino d’avanfossa bradanica è avvenuto tra la fine del Pliocene ed il Pleistocene inferiore, quando la propagazione verso est del fronte dei thrusts appenninici sepolto veniva impedita dalla rampa tettonica regionale della Piattaforma carbonatica apula, ribassata verso ovest a causa della subduzione litosferica (LAZZARI & PIERI, 2002). I due domini tettonici, il fronte della catena appenninica e l’avampaese apulo, convergendo all’altezza dell’alto strutturale di - (“dorsale mesobradanica”) impedirono la propagazione dei thrusts inducendo una drastica riduzione dei tassi di subsidenza del bacino d’avanfossa e l’inizio di una fase di superficializzazione del bacino. Alla fine dell’Emiliano e all’inizio del Siciliano, il settore settentrionale del bacino d’avanfossa, caratterizzato da una marcata asimmetria trasversale ed assiale, è stato interessato da una sedimentazione di mare basso che, a causa degli abbondanti apporti sedimentari Appenninici inizia il colmamento del bacino con una successione regressiva continua. Nel Siciliano il settore settentrionale del bacino è ormai colmato ed è soggetto a eventi erosionali ed alluvionali. La sedimentazione marina avviene solo nei settori centromeridionali della Fossa Bradanica.

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Nel Pliocene inferiore-medio quindi, inizia il riempimento del bacino su un’ampia area subsidente dell’Avampaese apulo. Lo spessore complessivo della successione bradanica supera i 2000 m. La porzione sepolta della successione (infrapliocenico- infrapleistocenica), è principalmente caratterizzata da un complesso torbiditico, mentre la parte affiorante quaternaria è costituita da argille siltose emipelagiche, al di sopra delle quali si ritrovano depositi grossolani di mare basso silicoclastici e più raramente carbonatici, relativi sia alle ultime fasi di riempimento dell’avanfossa sia al successivo sviluppo di depositi marini terrazzati. La parte più interna dell’intera successione di riempimento è caratterizzata dalla presenza del cosiddetto “alloctono”, un complesso di terreni caotici di età pre- pliocenica che si interpone ai depositi di avanfossa sovrapponendosi a quelli torbiditici di età pliocenico-infrapleistocenica. La porzione superiore affiorante della successione pliopleistocenica, spessa circa 600 m, è costituita da depositi argillosi emipelagici passanti verso l’alto a una serie di depositi grossolani. Relativamente ai depositi affioranti, la storia evolutiva del bacino, è caratterizzata inizialmente da subsidenza parzialmente compensata da sedimentazione emipelagitica. Dal Pleistocene inferiore (Emiliano), a cominciare dal settore centrale del bacino (area di Banzi e Genzano), si produce il colmamento a causa del sollevamento tettonico che interessa la regione. Sulle emipelagiti, rappresentate dalle Argille subappennine, si accumulano quindi depositi grossolani di mare basso e/o continentali, corrispondenti allo stadio regressivo della storia evolutiva del bacino. I depositi sabbioso-conglomeratici relativi alle fasi finali di riempimento della Fossa Bradanica si rinvengono in contatto sia transizionale che erosivo sulle Argille subappennine e che alcuni corpi conglomeratici sono intercalati alle successioni sabbiose con facies variabili da marino-transizionali a continentali. Per la parte alta del ciclo bradanico sono state definite tre unità stratigrafico - deposizionali di rango superiore, che dal basso verso l’alto sono così individuate (LAZZARI & PIERI 2002),: 1. la Formazione delle Argille Subappennine o FAS, che costituisce la base stratigrafica della successione regressiva ed è caratterizzata da depositi siltoso-

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(margine appenninico), gli Autori hanno delineato un’ipotesi di successione temporale degli eventi sedimentari. La deposizione della successione regressiva ha cominciato a svilupparsi nelle aree di margine appenninico, dove si ritrovano i depositi repressivi più vecchi e più alti (area di Genzano) dell’area bradanica, con versi di progradazione a NE, per poi spostarsi per momenti successivi verso aree depocentrali (Palazzo S.G.), con progradazioni verso E (margine apulo) e più orientali con progradazioni da SSO verso NNE () e da NO verso SE (Spinazzola). Queste ultime due direzioni contrapposte evidenziano come dal Pleistocene inferiore in poi la chiusura progressiva del bacino si vada sviluppando a nord verso il versante adriatico ed a sud verso il versante ionico. Sulla base delle indicazioni paleogeografiche si può concludere che i depositi più ad ovest sono i più antichi ma anche i più alti nella originaria disposizione Va considerato che attualmente i depositi ricadenti nelle aree di Lavello, e Montemilone sono disposti a quote relative s.l.m. (da 420 a 300 m) molto inferiori rispetto a quelle a cui si attestano attualmente i depositi dell’area di Genzano, Banzi, Palazzo S. Gervasio e Spinazzola-Acquatetta (da 620 a 420 m). Una tale disposizione morfologica convincerebbe a definire un terrazzamento dei depositi di Lavello, Venosa e Montemilone in direzione SE-NO, in contraddizione con le direzioni di progradazione rilevate negli stessi depositi (da SO verso NE e da O verso E) ed in contrasto con il paleodrenaggio (da NO verso SE) dei depositi fluvio-lacustri e vulcanici rimaneggiati, legati all’attività del nel Pleistocene medio. Tali depositi si sono sviluppati e distribuiti, infatti, in corrispondenza di una paleovalle incisa nell’originaria superficie di regressione, ormai definitivamente emersa, che, solo successivamente agli episodi di alluvionamento (Pleistocene medio p.p.), ha subito un tilting regionale post-deposizionale, responsabile della dislocazione dei depositi regressivi e postregressivi. Questo basculamento ha interessato tutto il settore posto a nord di Palazzo S. Gervasio, inducendo una drastica variazione nello sviluppo dell’idrografia regionale attraverso la formazione di uno spartiacque superficiale, che ha diviso la paleovalle nelle due valli ad andamento opposto dei torrenti Basentello e Matinelle.

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In un tale contesto i depositi regressivi di Lavello, posti in prossimità del margine appenninico, senza il controllo tettonico, avrebbero occupato una posizione altimetrica confrontabile con quella occupata attualmente dai depositi di Genzano di Lucania (625 m s.l.m.), giustificando così anche le direzioni di progradazione (verso ENE) rilevata nei depositi regressivi. Il modello stratigrafico-deposizionale prevede, una disposizione “terrazzata” dei depositi regressivi, la cui età è via via più recente nel senso della progradazione e della disposizione altimetrica (da Genzano a Spinazzola), sviluppatasi in un contesto di sollevamento regionale di tutta l’area e sembra essere confrontabile con quello definito dall’attuale disposizione dei Depositi marini terrazzati nell’area metapontina, caratterizzati da successioni litostratigrafiche simili ma d’età differente. (Bibliografia: LAZZARI M. 2008 - Il comportamento tettonico e sedimentario del bacino d’avanfossa Bradanica durante il Pleistocene inferiore Mem. Descr. Carta Geol. d’It. LXXVII-2008).

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4. GEOMORFOLOGIA, RISCHIO IDROGEOLOGICO, IDROLOGIA DI SUPERFICIE E IDROGEOLOGIA

GEOMORFOLOGIA E RISCHIO IDROGEOLOGICO La geomorfologia dell’area è quella collinare tipica dei territori della fossa bradanica. Per una chiara descrizione geomorfologica del territorio, si suddivideranno le area in base al tipo di intervento previsto, ossia:  Area nuovo impianto di depurazione  Aree interessate dalla realizzazione di nuovi tronchi fognari  Aree interessate da interventi di adeguamento dei tronchi fognari esistenti e impianto di sollevamento fognario

AREA NUOVO IMPIANTO DI DEPURAZIONE La pendenza media dell’area è di circa il 19%, con valori medi dell’angolo di inclinazione del versante di circa 11°. Non è interessata ne da movimenti franosi ne da fenomeni geomorfologici che possono comportare variazioni dell’attuale stabilità. Non rientra in aree classificate a rischio idrogeologico dall’Autorità di Bacino Interregionale della Basilicata.

AREE INTERESSATE DALLA REALIZZAZIONE DI NUOVI TRONCHI FOGNARI I nuovi tronchi fognari, in numero pari a tre, interessano aree urbanizzate e si sviluppano su strade, fatta eccezione del tronco che si estende nella parte orientale dell’abitato che sarà su sede propria. Le aree di progetto non sono interessare da movimenti franosi. Per quanto riguarda il rischio idrogeologico, l’ultimo tratto del tronco ubicato ad est dell’abitato ricade in aree perimetrate a rischio idrogeologico R1 moderato (PAI AdB Basilicata vigente - 2° agg. 2011). L’art. 22 delle Norme di Attuazione (2° aggiornamento 2011) consente la realizzazione di tali infrastrutture senza l’acquisizione dei pareri espressi dall’AdB.

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AREE INTERESSATE DA INTERVENTI DI RIFACIMENTO DEI TRONCHI FOGNARI ESISTENTI E IMPIANTO DI SOLLEVAMENTO FOGNARIO Anche questi interventi ricadono principalmente in aree urbanizzate e su viabilità esistente. In via Monteserico la condotta esistente attraversa un’area classificata a rischio idrogeologico R1. Sempre in via Monteserico e in area a rischio idrogeologico R1 sarà realizzato un impianto di sollevamento fognario. Secondo quanto previsto dall’art. 19 delle Norme di Attuazione (2° aggiornamento 2011), tale intervento è consentito in quanto sarà realizzato con modalità che non determinano situazioni di pericolosità idrogeologia. Un tratto di condotta fognaria interessata da interventi di rifacimento, posta in prossimità di via Monteserico, attraversa un corpo di frana di tipo colamento lento quiescente a cui l’AdB di Basilicata ha attribuito un valore di rischio idrogeologico medio R2. Lungo il versante su cui è impostato il fosso Gaudemanno la condotta è ubicata su un corpo di frana di tipo colamento lento a cui l’AdB Basilicata ha attribuito un valore di rischio idrogeologico R4 molto elevato. Si evidenzia che tale corpo di frana coinvolge anche l’attuale impianto di depurazione, da qui la necessità di realizzarne uno nuovo.

Si rimanda all’elaborato 2.1.5 denominato “Carta del rischio Idrogeologico”.

IDROLOGIA DI SUPERFICIE E IDROGEOLOGIA Il territorio del comune di Genzano di Lucania fa parte del bacino imbrifero del fiume Bradano, il cui deflusso è verso il Mar Jonio. Il reticolo idrografico secondario che confluisce alla sinistra idraulica del fiume Bradano, è sviluppato ed ha un regime prevalentemente stagionale. Il suo scorrimento è condizionato dalla permeabilità dei terreni affioranti e dalla pendenza dei versanti. Dal punto di vista idrogeologico, i terreni affioranti nell’area di studio, fanno parte delle seguenti classi di permeabilità:  Permeabilità primaria alta per porosità comprende i terreni conglomeratici  Permeabilità primaria medio-alta per porosità comprende i terreni sabbiosi

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 Permeabilità primaria medio-bassa per porosità comprende i terreni sabbioso- limoso-argillosi  Permeabilità secondaria medio-alta per porosità comprende i terreni eluvio- colluviali, i detriti di frana e i riporti antropici. Nel sondaggio S1, eseguito nell’area di ubicazione del nuovo impianto di depurazione, è stata misurata la falda acquifera nei terreni sabbiosi ad una profondità dal p.c. di - 9.70 m Nei terreni di natura sabbiosa, inoltre, si rinvengono delle sorgenti le cui portate sono influenzate dall’andamento stagionale delle precipitazioni. Si rimanda alla “Carta Idrogeologica”.

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Figura 3 Stralcio “Carta dei bacini imbriferi e dei reticoli idrografici” – “Bacino fiume Bradano” -PAI AdB Basilicata-.

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5. CAMPAGNA DI INDAGINI GEOGNOSTICHE

Per la caratterizzazione stratigrafica, geotecnica e sismica dell’area di intervento, è stata eseguita una campagna di indagini geognostiche e geotecniche così articolata:  N. 1 sondaggio meccanico a rotazione a carotaggio continuo denominato S1 profondo 20.00 m, ubicato nell’area del nuovo impianto di depurazione. Durante la perforazione sono stati prelevati n. 2 campioni indisturbati;  N. 6 prospezioni di sismica a rifrazione in onda P e S  N. 11 prove penetrometriche dinamiche con penetrometro dinamico super pesante  N. 1 prova sismica con tecnica M.A.S.W. e N. 3 misure di microtremori eseguiti nell’area del nuovo impianto di depurazione.

Si rimanda alla “Carta ubicazione indagini geognostiche”.

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6. SONDAGGIO MECCANICO E STRATIGRAFIA DEL TERRENO

Nell’area di ubicazione del nuovo impianto di depurazione sita in località Gaudemanno è stato eseguito un sondaggio a rotazione a carotaggio continuo spinto fino alla profondità di 20.00 m dal p.c. Durante la perforazione sono stati prelevati n. 2 campioni indisturbati alle profondità rispettivamente di -5.50 m dal p.c. e -13.50 m dal p.c. La stratigrafia del sottosuolo è:  Da 0.00 m a -2.00 m terreno vegetale sabbioso-argilloso  Da -2.00 m a -9.00 m sabbia limosa di colore giallo bruno mediamente plastica e con clasti sub-arrotondati. Da poco a mediamente addensata.  Da -9.00 m a –15.00 m sabbia limosa di colore variabile da giallo ocra a grigio chiaro. Si presenta poco plastica e mediamente addensata.  Da -15.00 m a -20.00 m (fondo foro) argilla limosa grigia, consistente, compatta e asciutta. Alla profondità di -9.70 m dal p.c. è stata rinvenuta la falda acquifera confinata nell’orizzonte sabbioso.

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7. ANALISI GEOTECICHE DI LABORATORIO

Sui campioni indisturbati prelevati durante la perforazione S1, sono state eseguite le analisi geotecniche dal laboratorio “Laborgeo SRL” di Matera, consistenti in prove fisiche e meccaniche (prova di taglio diretto e prova di compressione edometrica. Le principali risultanze sono così riassunte: Campione n. 1 – profondità -5.50 m/-6.00 m Prove fisiche W (umidità naturale) = 17.76% γv (peso di volume naturale) = 19.90 kN/m3 γd (peso di volume secco) = 16.90 kN/m3 γs (peso specifico) = 26.90 kN/m3 LL = 33% Lp = 21% Ip = 9% Ghiaia = 3.09% Sabbia = 40.13% Limo = 24.09% Argilla = 32.69% Prove meccaniche - Taglio diretto φ= 27.64° c= 27.59 KN/m2

Campione n. 2 – profondità -13.50 m/-14.00 m Prove fisiche W (umidità naturale) = 18.31% γv (peso di volume naturale) = 20.21 kN/m3 γd (peso di volume secco) = 17.08 kN/m3 γs (peso specifico) = 27.50 kN/m3 LL = 45% Lp = 28% Ip = 17% ______Acquedotto Lucano Progettazione s.r.l. - Sede legale ed amministrativa: Via Grippo snc – 85100 Potenza Tel. 0971.3921 (8 linee r.a.)  fax 0971.392243  e-mail: [email protected] Pagina 18 di 41

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Ghiaia = 0.02% Sabbia = 2.20% Limo = 50.94% Argilla = 46.83% Prove meccaniche – Compressione Edometrica P = 98.07 kPa / cv = 1.74E-04 (cm2/sec) / k = 2.48E-09 (cm/sec) P = 196.13 kPa / cv = 1.62E-04 (cm2/sec) / k = 2.41E-09 (cm/sec)

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8. PROVE PENETROMETRICHE DINAMICHE (S.P.T.)

Nell’area di studio sono state eseguite n. 11 prove penetrometriche dinamiche utilizzando un penetrometro dinamico super pesante. Le informazioni ottenute con tale prova riguardano:  L’andamento verticale e orizzontale degli intervalli stratigrafici;  La caratterizzazione litologica delle unità stratigrafiche;  I parametri geotecnici suggeriti da vari autori in funzione dei valori del numero di colpi e della resistenza alla punta. L’elaborazione dei dati di campagna fornisce una serie di parametri sia per i terreni incoerenti sia per i terreni coesivi.

Si rimanda all’elaborato 2.1.8.

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9. MODELLAZIONE GEOTECNICA

I parametri geotecnici che si possono attribuire ai terreni interessati dalle opere, scelti in base alle risultanze delle indagini geognostiche e alle prove di laboratorio, sono:

Area nuovo impianto di depurazione γv (peso di volume naturale) = 19.90 kN/m3 φ= 27.00° c= 27.00 KN/m2

Terreni sabbiosi γv (peso di volume naturale) = 19.90 kN/m3 φ= 27.00° c= 10.00 KN/m2-27.00 KN/m2

Terreni conglomeratici γv (peso di volume naturale) = 18.50 kN/m3 φ= 30.00° c= 0.00 KN/m2

Detrito di frana γv (peso di volume naturale) = 16.20 kN/m3 φ= 15.00° c= 0.00 KN/m2

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10. INDAGINI SISMICHE

PROSPEZIONE SISMICA A RIFRAZIONE Per una caratterizzazione sismica del sottosuolo sono state eseguiti n. 6 stendimenti di sismica a rifrazione in onda P e S denominati SS1, SS2, SS3, SS4, SS6 e SS7. I primi due sono stati ubicati nell’area del nuovo impianto, mentre gli altri quattro sono stati ubicati lungo il tracciato delle reti fognarie. L’elaborazione dei dati acquisiti in campagna ha prodotto i seguenti risultati: SS1 (Lunghezza base sismica 55 m)

SS2 (Lunghezza base sismica 55 m)

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SS3 (Lunghezza base sismica 99 m)

SS4 (Lunghezza base sismica 55 m)

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SS6 (Lunghezza base sismica 55 m)

SS7 (Lunghezza base sismica 55 m)

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Per quanto riguarda la categoria di sottosuolo come da N.T.C. 2008 abbiamo: Stendimento Vs30 (m/s) Categoria Sottosuolo SS1 360 C SS2 300 C SS3 458 B SS4 384 B SS6 500 B SS7 478 B

Per individuare il bedrock sismico, cioè quel terreno che ha velocità delle onde di taglio (Vs) pari a 800 m/s, è stata eseguita sia una prospezione sismica con tecnica M.A.S.W. sia la misura di microtremori su tre stazioni. PROSPEZIONE SISMICA CON TECNICA M.A.S.W. Con questo tipo di prospezione, che ha restituito le velocità delle onde di taglio fino ad una profondità di 30.00 m, non è stato raggiunto il bedrock sismico. Nella tabella che segue si riportano i valori di Vs dei sismostrati individuati e la categoria di sottosuolo come previsto dalla N.T.C. 08.

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MISURE DI MICROTREMORI Con le misure dei microtremori si è individuato il bedrock sismico (Vs=800m/s) ad una profondità dal p.c. di circa 187 m. Di seguito si riporta la sismostratigrafia e la curva delle Vs in funzione della profondità.

Figura 4 Andamento Vs con la profondità.

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11. MICROZONAZIONE SISMICA

Per l’area di variante interessata dalla realizzazione del nuovo impianto di depurazione, è stato condotto uno studio di microzonazione sismica di Livello 2, come previsto dalla L.R. 9/11 “Disposizioni urgenti in materia di microzonazione sismica”. Si precisa che il R.U.P. con nota del 7 maggio 2013 ha determinato che la classe d’uso dell’opera è la II. Dall’allegato 1 “Nuova classificazione sismica e coppie magnitudo-distanza” alla L.R. 9/11 è stata presa in considerazione la PGA (g) relativa a Genzano di Lucania e dalle indagini geofisiche è stato ricostruito il profilo VsH del sottosuolo fino ad una profondità di 150 m per determinare dagli abachi i valori di FA e FV. E’ necessario fare delle considerazioni per capire come si è arrivati ai valori di FA e FV.

 Il “VsH“ rappresenta la velocità media delle onde di taglio dal substrato rigido (Vs 800m/s) posto a profondità “H” alla superficie. Gli abachi prevedono valori massimi di “H” pari a 150 m. Nel caso specifico a 150 m non si è trovato il substrato rigido, si deve tener presente però che a profondità superiori a 100- 200 m prevalgono fenomeni di attenuazione rispetto a quelli di amplificazione. In ogni caso l’amplificazione derivante da un substrato simico profondo genera al limite picchi di ampiezza relativi ad elevati periodi, ben superiori a quelli riferibili a comuni opere ingegneristiche (0.1s-0.5s). Da quanto esposto si può ritenere non errato considerare i valori di FA e FV relativi ad “H” pari a 150 m.

Figura 5 Profilo di VsH ottenuto dalla misura di microtremori.

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 La litologia a maggior spessore è l’argilla, considerazione derivante dalle risultanze del sondaggio S1, dalle prove sismiche eseguite e dall’analisi del contesto geologico. Pertanto l’abaco di riferimento è quello delle argille.  Visto che a Genzano di Lucania la PGA è pari a 0.175g (allegato 1 L.R. 9/11) si

prenderà l’abaco delle argille il cui valore di ag(g) è pari a 0.18g.  L’ultimo parametro da considerare per la scelta dell’abaco corretto è il “profilo di velocita”. Quando il profilo di velocità non si mantiene costante con la profondità, è preferibile orientarsi verso tabelle riferite al “profilo variabile linearmente con pendenza intermedia”. Riepilogando, si considereranno i valori di FA e FV corrispondenti all’abaco relativo a:  Tipo di terreno: argilla

 ag(g): 0.18g  Profilo di velocità: Lineare pendenza intermedia Considerato che:

 VsH = 400m/s  H = 150 m Abbiamo:  FA=1.19  FV=1.46

Figura 6 Schema riassuntivo per il calcolo di FA e FV

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Figura 7 Abaco relativo a FA

Figura 8 Abaco relativo a FV

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12. CATEGORIA DI SOTTOSUOLO

La Normativa sismica nazionale (OPCM 3274 del 2003 e successive modifiche ed integrazioni, DM 14/09/2005 “Norme Tecniche per le Costruzioni, emanate con D.M. Infrastrutture del 14/01/2008, pubblicato su Gazzetta Ufficiale Supplemento ordinario n° 29 del 04/02/2008) impone la classificazione sismica del sottosuolo in base al parametro Vs30 per la progettazione in zona sismica. Tale parametro rappresenta la velocità equivalente delle onde di taglio nei primi 30 metri di profondità. Per le fondazioni superficiali, tale profondità è riferita al piano di imposta delle stesse, mentre per le fondazioni su pali è riferita alla testa dell’opera. Per i muri di sostegno di terrapieni, la profondità è riferita al piano di imposta della fondazione. Dal valore Vs30 si risale alla categoria di sottosuolo. La categoria di sottosuolo relativa ai terreni interessati dalla costruzione dell’impianto di sollevamento fognario, desunta dall’interpretazione delle prove sismiche effettuate sul territorio, è la C definita come: “depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fine mediamente consistenti con spessori superiori a 30.00 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e valori del Vs30 compresi tra 180m/s e 360 m/s (ovvero 15

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13. SISMICITA’

L’Appennino campano lucano è compreso in quella fascia dell’Appennino meridionale interessata nel passato da grandi processi deformativi la cui evoluzione ha portato, a partire dal Pliocene (5 milioni d’anni fa), alla nascita dei principali lineamenti strutturali. Questi sono prevalentemente rappresentati da sistemi di faglie distensive orientati in direzione appenninica (Nord-Ovest Sud-Est) (Scandone et al., 1990). In particolare la regione Basilicata è direttamente interessata da due faglie principali con tale orientamento (quella irpino-lucana e quella della Val d’Agri), dove è concentrata la sismicità di magnitudo maggiore, e da una serie di faglie minori in direzione antiappenninica.

Figura 9 Distribuzione delle maggiori strutture sismogenetiche riconosciute nell’Appennino Meridionale

Queste ultime sono state responsabili di numerosi eventi di più bassa energia, ma con periodi di ritorno più brevi. La carta neotettonica italiana (CNR-PFG, 1983), redatta sulla base dell’analisi dei dati neotettonici, gravimetrici e sismici, distingue l’Appennino meridionale nelle tre seguenti zone procedendo dal Tirreno verso l’Adriatico: ______Acquedotto Lucano Progettazione s.r.l. - Sede legale ed amministrativa: Via Grippo snc – 85100 Potenza Tel. 0971.3921 (8 linee r.a.)  fax 0971.392243  e-mail: [email protected] Pagina 31 di 41

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 Fascia costiera campana  Fascia Appenninica  Fascia Adriatica Fascia costiera campana Attualmente questa fascia può essere considerata stabile ad eccezione dell’area dei Campi Flegrei, in quanto presenta una sismicità notevolmente bassa. Fascia Appenninica Comprende anche la catena costiera, l’altopiano silano ed i bacini intrappeninici, sia marini (Ariano Irpino, Ruvo del Monte, Potenza, S. Arcangelo, valle del Crati, piana di Crotone) che continentali (Vallo di Diano, valli del Noce e del Mercure, alta Val d’Agri). Tale fascia è sempre stata caratterizzata da sollevamenti ancora in atto, come confermano i fenomeni di terrazzamento in depositi alluvionali recenti. La sismicità è molto elevata con epicentri localizzati in corrispondenza di faglie estensionali ad andamento longitudinale. Tali faglie, il cui movimento estensionale è stato anche confermato dai meccanismi focali determinati per recenti terremoti (Pantosti e Valensise, 1990; Amato e Selvaggi, 1993; Azzara et. al., 1993), hanno generato eventi distruttivi con intensità maggiore al X grado della scala Mercalli, Cancani, Sieberg (MCS), quali il terremoto del 1857 nella Val d’Agri e quello irpino del 23 novembre 1980 di magnitudo Ms 6.8, calcolata sulle onde superficiali (CNRPFG, 1981). A quest’ultimo evento è stato associato un complesso sistema di fratturazione consistente in almeno tre segmenti di faglia (fig. 4) (Crosson et al., 1986; Westaway & Jackson, 1987; Bernard & Zollo, 1989; Pantosti & Valensise, 1990; Pingue & De Natale, 1993). L’evento irpino ha dato luogo al maggior rilascio d’energia sismica seguito solo dal terremoto di Potenza del 5 maggio 1990 di magnitudo locale (ML) 5.2 (CNRPFG, 1981).

Fascia Adriatica Questa fascia può essere definita asismica, fatta eccezione per il territorio garganico.

La sismicità storica della Basilicata è ricca d’eventi anche di forte intensità. Le notizie che seguono, sono stati tratti dal Catalogo dei forti terremoti in Italia dal 461 a.C. al 1900 (Boschi et al., 1997).

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Il primo evento che le fonti storiche riportano, è quello del 1273 che causò gravi danni a Potenza e danni non precisati nell’area della Basilicata. All’evento è attribuita un’intensità del VIII-IX grado MCS. Nel 1561, due forti scosse, avvenute il 31 luglio e il 19 agosto e numerose repliche di minore intensità colpirono l’area. La prima, valutata del IX grado della scala MCS, ebbe effetti distruttivi sul paese di Buccino (SA), e provocò danni nell’avellinese e nelle zone circostanti. La seconda, valutata del X grado, distrusse i paesi di Tito (PZ), Sant’Arsenio (SA) e San Pietro al Tanagro (SA). L’abitato di San Rufo (SA) fu investito da una frana innescata dal terremoto con conseguenti gravi danni agli edifici. Il giorno 8 settembre del 1694 una scossa molto forte, seguita da un’altra violentissima replica e da una sequenza d’eventi d’intensità equiparabile, colpì una vasta area dell’Italia meridionale. La Campania, la Basilicata e la Puglia subirono danni ingenti e perirono più di 6.000 persone. Gli effetti sull’ambiente furono notevoli: la scossa innescò frane e crolli di massi. Vennero anche osservate onde anomale nel mare in prossimità della costa di Brindisi. Il primo febbraio 1826 un terremoto ascrivibile al IX grado MCS, colpì l’area a Nord- Ovest della provincia di Potenza. Nei dintorni di Tito (PZ) (paese maggiormente danneggiato) si ebbero frane e scaturirono nuove sorgenti. Potenza, (PZ) e (PZ) subirono numerosi crolli d’abitazioni. Nella zona del massiccio del monte Sirino, al confine tra la Campania e la Basilicata, il 20 novembre 1836 si verificò un evento del IX grado MCS. Il paese che subì i maggiori danni fu (PZ) dove quasi tutte le abitazioni furono distrutte o danneggiate. Un altro forte terremoto (X grado MCS) che causò più di mille morti, avvenne il 14 agosto 1851. La scossa principale fece crollare quasi tutti gli edifici di (PZ) e (PZ). A distanza di un’ora dalla precedente, una seconda scossa di minore entità colpì l’area, gravando ulteriormente sugli edifici già lesionati. L’area di maggiore risentimento si estese verso Est, in direzione della valle d’Ofanto, e verso Nord. Molti paesi irpini subirono gravi danni e la scossa fu avvertita anche in Campania, Abruzzo e Salento.

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Nel 1857 altri due importanti eventi sismici colpirono la Basilicata. Il primo (XI MCS), occorso il 16 dicembre e di maggiore rilevanza, devastò un’ampia zona della provincia di Potenza e di Salerno. Le fonti ufficiali riportano più di diecimila vittime, il 90% delle quali nell’area potentina. Un’area di più di 3.000 kmq fu completamente rasa al suolo. In molte zone furono riportati vasti movimenti franosi, smottamenti, abbassamenti del terreno e ampie spaccature, di cui una di 270 m a Polla (SA). La seconda scossa, avvenuta dopo dieci giorni dalla prima, ebbe com’epicentro l’attuale (PZ), che già fu tra le aree maggiormente colpite dal precedente terremoto. A quest’evento è attribuito un’intensità pari al VII-VIII grado della scala MCS. Nel 1930 nella zona montuosa compresa tra Melfi (PZ) e Ariano Irpino (AV), durante la notte del 23 luglio, occorse un evento del X grado MCS. Il 23 novembre del 1980 un terremoto d’intensità pari al X-XI grado MCS e di magnitudo Ms6.8 colpì gravemente, alle 20:34 italiane, l’Irpinia e la Basilicata. Questo movimento tellurico causò poco meno di tremila vittime, diecimila feriti e i senzatetto si avvicinarono ai 300.000. Una trentina di paesi, e innumerevoli frazioni, compresi in un’ampia area (comprendente Napoli, Salerno, Potenza e S. Angelo dei Lombardi (AV) furono distrutti. L’area di danneggiamento fu stimata di circa 3.500 kmq. Alla scossa principale ne seguirono molte altre anche di lunga durata (intorno ai due minuti) che contribuirono all’opera di distruzione. Altri terremoti hanno interessato la regione, ricordiamo quello di Potenza del 5 maggio 1990 di Ms 5.4 e quello del 9 settembre 1998 di Magnitudo 5.5 con epicentro nella zona di . In tabella 1 si riportano i maggiori terremoti avvenuti lungo la catena appenninica e che hanno interessato la regione.

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Figura 10 Distribuzione delle maggiori strutture sismogenetiche riconosciute nell’Appennino Meridionale

Tabella 1

TERREMOTI STORICI SIGNIFICATIVI DELLA BASILICATA E DELLE REGIONI LIMITROFE

Data Zona epicentrale Imax MCS Magnitudo 117 b.C. Lucania 1273 Potenza 08-set 5.9 31.07.1561 Buccino 9 6 19.08.1561 Vallo di Diano 10 6.4 26.01.1708 Mercure 07-ago 5.2 20.05.1759 Grumento 6 4.4 11.11.1807 Tramutola 7 5.0 01.02.1826 Tito 8 5.2 02.01.1831 8 5.5 20.11.1836 Lagonegro 8 5.5 14.08.1851* Vulture 10 6.4 16.12.1857 Basilicata 11 7 26.12.1857 Montemurro 07-ago 5.2

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Tabella 1

TERREMOTI STORICI SIGNIFICATIVI DELLA BASILICATA E DELLE REGIONI LIMITROFE

19.11.1861 Potenza 06-lug 4.7 25.01.1893 Auletta 7 5 28.05.1894 Mercure 07-ago 5 02.07.1906 Montemurro 6 4.4 03.10.1910 Montemurro 06-lug 4.7 13.10.1917 6 4.4 03.07.1934 S. Martino 6 4.4 03.04.1946 M. Palanuda 6 4.4 03.07.1955 Vibonati 6 4.4 23.11.1980* Irpinia-Lucania 10 6.9 Ms 21.03.1982 Papasidero 8 5 Ml 02.02.1983 Potenza 5 MSK 4 Ml 23.09.1983* Caposele 6 MSK 3.6 Ml 23.07.1986* Potenza 7 MSK 4.2 Ml 01.08.1988 Lauria 6-7 MSK 4.1Ml 05.05.1990* Potenza 7 MSK 5.4 Ms 26.05.1991* Potenza 6-7 MSK 4.7 Ml 03.04.1996* Potenza 6 MSK 4.5 Ml 09.09.1998 Lauria-Castelluccio 6-7 MCS 5.5 26.10.2012 Pollino 5.0 Ml

Tabella 1 - Terremoti avvenuti nella zona di confine tra Calabria, Basilicata e Campania. L’ubicazione degli epicentri è riportata in Fig. 6, tranne per il terremoto più antico e per quelli contrassegnati con l’asterisco in quanto ricadono in un’area esterna a quella compresa nella figura stessa, i quali però, hanno provocato risentimenti nella regione.

Nella figura che segue si riporta la storia sismica di Genzano di Lucania (fonte I.N.G.V.)

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Figura 11 Storia sismica di Genzano di Lucania (fonte I.N.G.V.) ______Acquedotto Lucano Progettazione s.r.l. - Sede legale ed amministrativa: Via Grippo snc – 85100 Potenza Tel. 0971.3921 (8 linee r.a.)  fax 0971.392243  e-mail: [email protected] Pagina 37 di 41

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14. PERICOLOSITA’ SISMICA

La pericolosità sismica di un territorio è rappresentata dalla frequenza e dalla forza dei terremoti che lo interessano, ovvero dalla sua sismicità. Viene definita come la probabilità che in una data area ed in un certo intervallo di tempo si verifichi un terremoto che superi una soglia di intensità, magnitudo o accelerazione di picco (Pga) di nostro interesse. Per la determinazione dei valori della pericolosità sismica, il territorio nazionale è stato suddiviso in molteplici griglie aventi passo di 0.05°.

GENZANO DI LUCANIA

Figura 12 Distribuzione delle maggiori strutture sismogenetiche riconosciute nell’Appennino Meridionale In figura 11 è riportata la mappa della Basilicata con i valori di pericolosità sismica (dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia).

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15. CRITICITA’ GEOLOGICA E GEOMORFOLOGICA DELL’AREA DI VARIANTE

I terreni affioranti nell’area di variante su cui sarà realizzato il nuovo impianto di depurazione fognario, sono di natura sabbiosa come è risultato dai rilievi di superfice e dal sondaggio geognostico eseguito. Per quanto riguarda la criticità geologica e geomorfologica del territorio, è stata redatta una carta specifica che rappresenta la sintesi e la sovrapposizione di tutti i tematismi cartografati nel seguente studio. Su tale carta:  Sono state definite le condizioni di criticità geologico-tecniche dell’area;  È stato riportato l’uso del suolo ai fini costruttivi oltre all’indicazione degli interventi di salvaguardia dell’area dell’impianto L’area di variante è stata quindi classificata come “Area con criticità puntuale e moderata” rientrante nella classe II. La descrizione è: “Aree utilizzabili situate su versanti stabili aventi acclività media (pendenza media 19%-inclinazione media 11°) e costituite da sabbie con livelli cementati. La realizzazione dell'impianto di depurazione potrà avvenire senza particolari prescrizioni. Le opere potranno avere strutture fondali superficiali poste ad una profondità minima di 2.00 m (spessore del terreno vegetale). Le scarpate create con movimento terra (scavi o riporti) dovranno essere protette con opere di contenimento, fondate al di sotto dello strato di terreno vegetale. Dovranno inoltre, essere realizzate opere di regimentazione delle acque superficiali su tutta l'area di variante. Il comune di Genzano di Lucania ricade nel territorio di competenza dell'Autorità Interregionale di Bacino della Basilicata. Dalla "Carta del Rischio" del P.A.I. vigente (2° Agg. 2011), redatta dalla sopracitata Autorità si nota come l'area di variante non è interessata da perimetrazioni a rischio idrogeologico.”

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16. CONCLUSIONI

AREA IMPIANTO DI DEPURAZIONE (AREA DI VARIANTE) La pendenza media dell’area è di circa il 19%, con valori medi dell’angolo di inclinazione del versante di circa 11°. Non è interessata ne da movimenti franosi ne da fenomeni geomorfologici che possono comportare variazioni dell’attuale stabilità. Non rientra in aree classificate a rischio idrogeologico dall’Autorità di Bacino Interregionale della Basilicata. Dallo studio di microzonazione sismica di livello 2 risulta:  FA=1.19  FV=1.46

Nella carta di sintesi denominata “Certa di sintesi della criticità geologica e geomorfologica” l’area di variante è stata identificata come “Area con criticità puntuale e moderata” rientrante nella classe II. La descrizione è: “Aree utilizzabili situate su versanti stabili aventi acclività media (pendenza media 19%-inclinazione media 11°) e costituite da sabbie con livelli cementati. La realizzazione dell'impianto di depurazione potrà avvenire senza particolari prescrizioni. Le opere potranno avere strutture fondali superficiali poste ad una profondità minima di 2.00 m (spessore del terreno vegetale). Le scarpate create con movimento terra (scavi o riporti) dovranno essere protette con opere di contenimento, fondate al di sotto dello strato di terreno vegetale. Dovranno inoltre, essere realizzate opere di regimentazione delle acque superficiali su tutta l'area di variante. Il comune di Genzano di Lucania ricade nel territorio di competenza dell'Autorità Interregionale di Bacino della Basilicata. Dalla "Carta del Rischio" del P.A.I. vigente (2° Agg. 2011), redatta dalla sopracitata Autorità si nota come l'area di variante non è interessata da perimetrazioni a rischio idrogeologico.”

AREE INTERESSATE DALLA REALIZZAZIONE DI NUOVI TRONCHI FOGNARI I nuovi tronchi fognari, in numero pari a tre, interessano aree urbanizzate e si sviluppano su strade, fatta eccezione del tronco che si estende nella parte orientale dell’abitato che sarà su sede propria. ______Acquedotto Lucano Progettazione s.r.l. - Sede legale ed amministrativa: Via Grippo snc – 85100 Potenza Tel. 0971.3921 (8 linee r.a.)  fax 0971.392243  e-mail: [email protected] Pagina 40 di 41

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Le aree di progetto non sono interessare da movimenti franosi. Per quanto riguarda il rischio idrogeologico, l’ultimo tratto del tronco ubicato ad est dell’abitato ricade in aree perimetrate a rischio idrogeologico R1 moderato (PAI AdB Basilicata vigente - 2° agg. 2011).

AREE INTERESSATE DA INTERVENTI DI RIFACIMENTO DEI TRONCHI FOGNARI ESISTENTI E IMPIANTO DI SOLLEVAMENTO FOGNARIO In via Monteserico la condotta esistente attraversa un’area classificata a rischio idrogeologico R1. Sempre in via Monteserico e in area a rischio idrogeologico R1 sarà realizzato un impianto di sollevamento fognario. Un tratto di condotta fognaria interessata da interventi di rifacimento, posta in prossimità di via Monteserico, attraversa un corpo di frana di tipo colamento lento quiescente a cui l’AdB di Basilicata ha attribuito un valore di rischio idrogeologico medio R2. Infine lungo il versante su cui è impostato il fosso Gaudemanno la condotta è ubicata su un corpo di frana di tipo colamento lento a cui l’AdB Basilicata ha attribuito un valore di rischio idrogeologico R4 molto elevato. Si evidenzia che tale corpo di frana coinvolge anche l’attuale impianto di depurazione, da qui la necessità di realizzarne uno nuovo.

Per quanto riguarda le Norme di Attuazione (2° aggiornamento 2011) al PAI dell’A.d.B. per la realizzazione delle opere ricadenti in aree classificate a rischio idrogeologico si applicheranno gli art. 19 comma 3.1 e art. 22 comma 1 e 2.

Potenza, maggio 2013 Il Geologo Dott. Antonio DEL GIUDICE

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