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Luisa Bianco – Giuliano Bini – Benvenuto Castellarin Adelmo Della Bianca – Enrico Fantin – Vittorino Gallo Fabio Prenc – Francesco Sguazzin – Roberto Tirelli

I boschi della Bassa Friulana a cura di Giuliano Bini

E Diu al disè: - La tiere che si taponi di vert... E al sucedè propit cussì... e Diu al viodè ch’al leve ben

(Gjenesi 1, 11-12)

“che se non fossero li boschi dalli quali ai tempi debiti et opportuni si serviamo saressemo isforzziati a bandonare il paese et morirssi di fame”

(Vicinia comune di Muzzana, 12 luglio 1598 ASU, ANA, notaio Di Marco Lorenzo, b.3333)

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Vittorino Gallo

I tartufi dei boschi di Muzzana I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 304

A pagina precedente.

Fig. 1. Magnifici esemplari di Tuber magnatum raccolti nella Selva dʼArvonchi. I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 305

Vittorino Gallo, I tartufi dei boschi di Muzzana 305

Qualche curiosità magnatum’ di quasi 50 grammi. La notizia e soprat- tutto il contatto da parte di qualche muzzanese (in primis Gianfranco Del Piccolo e Vittorino Gallo) con La disciplina che si occupa dello studio dei gli autori della ricerca, ha destato notevole interesse tartufi si chiama idnologia che deriva dal termine che si è esteso ad altri appassionati micologi e gente greco hydnon che significa nascosto. Infatti i tartufi di bosco, tanto da provocare la nascita nel 2005 della rimangono nascosti fintantoché non vengono scoper- locale associazione denominata “Muzzana Amatori ti grazie al loro unico modo di voler apparire: l’odo- Tartufi”. re. Nessuno è in grado ristabilire con esattezza quan- do i vari tipi di tartufi attualmente presenti nei vari ambiti siano comparsi, ma è molto probabile che si siano mossi ed insediati nei nostri bos chi assieme alle latifoglie con le quali vivono in simbiosi (circa Cosa sono i tartufi? 800 a.C.). La velocità con la quale il tartufo avanza è quella di crescita del micelio e di spostamento degli animali che dei tartufi si cibano. Si può affermare inmodo molto generico che È bello e realistico pensare che quando i primi il tartufo è il corpo fruttifero (carpoforo) di alcune uomini hanno cominciato ad abitare ed utilizzare i specie di funghi superiori che crescono a differenti boschi della antica foresta lupanica (neolitico o età profondità (funghi ipogei) in simbiosi con alcuni tipi del ferro?), essi erano già presenti e sono rimasti loro di alberi. nascosti per qualche millennio. Questi tipi di funghi I tartufi, noti sin dall’antichità per il loro pro- si sono visti sottrarre soprattutto negli ultimi anni la fumo e molto apprezzati sulla tavola, sono i frutti maggior parte della superficie che avevano facilmen- destinati alla riproduzione del micelio (intreccio fila- te colonizzato, fino a rimanere confinati negli attuali mentoso di ife) che convive in associazione stretta relitti boschivi che vanno da Muzzana fino a (simbiosi) con le radici di alcune piante superiori e Cervignano. forma con essee l micorrize. La loro segreta presenza è continuata fino a La riproduzione e diffusione del tartufo è affi- qualche decennio fa allorchè alcuni lungimiranti tar- data all’odore intenso del suo frutto che contiene le tufai provenienti dalla Romagna hanno usato il naso spore, le quali sono veicolate dalla fauna che si ciba dei loro ben addestrati cani per scovarli e farne botti- di esso. Le spore, prima di iniziare il processo di no. Quando capitava di incontrare questi trifolai riproduzione, possono rimanere a riposo nel terreno durante le loro escursioni, malinconicamente essi per moltissimi anni senza perdere la fertilità. affermavano che per diletto portavano a spasso i cani Diversi sono i tipi di animali che si cibano alla ricerca di tartufi con scarsi risultati: in realtà solo naturalmente del carpoforo nonostante sia all’appa- a posteriori si è scoperto che la loro continua presen- renza invisibile: i cinghiali, le arvicole, i lombrichi, za era diversamente motivata e ben ricompensata. le larve di mosca, le lumache, etc. La ricerca e la raccolta di tartufi bianchi pre- Vengono comunemente classificati tartufi giati da parte di questi signori è continuata indistur- solo quei tipi di carpofori di funghi ipogei che hanno bata fino al 2001 quando la Regione Friuli Venezia qualificate caratteristiche organolettiche (aroma Giulia ha incaricato il dott. Gregori del Centro acuto e penetrante). Sperimentale per la Tartuficoltura di Sant’Angelo in Nei vari tipi di tartufi si possono individuare Vado (PU) di tracciare dettagliatamente la mappa alcune caratteristiche comuni indipendentemente delle aree tartuficole dell’intero territorio regionale. dalla diversa specie che li ha generati. Lo strato ester- Allora è stata stabilita ufficialmente la presenza di no (peridio o scorza) è costituito da una parete più o tartufo bianco pregiato nei relitti dell’antica foresta meno spessa costituita da ife. La superficie esterna lupanica. Infatti il 21 dicembre 2001 in un comuni- della scorza può essere liscia, leggermente pubescen- cato stampa della redazione di “Portfolio Friuli- te o verrucosa cioè con sporgenze piramidali. Il colo- Venezia Giulia” viene divulgata la notizia che a fine re può variare a seconda del tipo da giallastro-ocra al novembre nei dintorni di Muzzana del Tu rgnano è bruno ruggine fino al nero marcato. La parte interna stato trovato e raccolto un esemplare di ‘tuber chiamata gleba ha una consistenza carnosa compatta I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 306

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Le spore fertili presenti nel terreno, quando le condizioni di temperatura ed umidità lo consentono, germinano generando le ife che a loro volta costrui- scono il micelio che si propaga nel terreno fino ad incontrare uno di diverso sesso con il quale formano un micelio fertile. Quando un micelio fertile si unisce alle radici di una pianta simbionte forma una nuova struttura chiamata micorriza attraverso la quale avviene uno scambio di sostanze fra pianta e micelio. Con queste condizioni il micelio è capace di fruttifi- care e quindi di riprodursi, tutto questo sotto terra. Il corpo fruttifero viene dapprima concepito e quindi, nella dovuta epoca, cominci a ad accrescere grazie all’aggrovigliamento delle ife. Quando il processo di crescita è completato il tartufo diventa profumato, e quindi richiama gli abitanti del bosco per diventare cibo e quindi farsi trasportare altrove. Se non viene intercettato e consumato, dopo qualche giorno comincia a deteriorarsi e le spore rimangono a ripo- sare nel terreno in attesa di un nuovo ciclo.

Fig. 2. La zappetta del tartufaio ha messo in luce un tar- tufo bianco pregiato.

con un aspetto tipico di una struttura venata simile a quella delle venature marmoree, data da fasci chiari di ife sterili alternati a vene più scure formate da ife fertili, con andamento irregolare molto spesso sinuo- so. Nella parte fertile sono presenti gli aschi e le spore (ascospore). Gli aschi sono involucri micro- scopici di forma globosa contenenti fino ad otto spore. La forma, le dimensioni e il colore delle spore sono tipici del tipo di tartufo e costituiscono la chia- ve per la loro univoca individuazione.

Come si riproducono

Il ciclo biologico del tartufo è noto nel suo insieme ma i dettagli rimangono ancora da scoprire soprattutto quei particolari che riguardano i periodi, le fasi di accrescimento e le condizioni che ne deter- Fig. 3. Un piatto tipico friulano arricchito con lamelle di minano lo sviluppo. tartufo. I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 307

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Dove e quando trovarli?

L’ambiente ed il periodo nel quale i tartufi crescono e maturano è tipico di ogni specie. La rac- colta è disciplinata a livello regionale e per quanto riguarda il dalla L.R. n.23 del 16 agosto 1999 concernente la “Disciplina di raccol- ta, coltivazione, conservazione e commercio dei tar- tufi” e successive modifiche. La legge stabilisce esat- tamente il tipo di tartufi che possono essere raccolti, il periodo di raccolta e le modalità. Le tartufaie ven- gono classificate in controllate e coltivate mentre negli ambiti non delimitati, la raccolta si intende libera previo conseguimento dell’autorizzazione alla raccolta (tesserino regionale). Fig. 4. Lʼemergere di un meraviglioso esemplare di tar- Le specie che possono essere raccolte nella tufo bianco pregiato. Regione Friuli Venezia Giulia ed i relativi periodi di ricerca sono i seguenti: - tuber magnatum (tartufo bianco pregiato), dal -tuber brumale var. moscatum (tartufo mosca- 1 ottobre al 31 dicembre; to), dal 15 novembre al 15 marzo; - tuber melanosporum (tartufo nero pregiato), - tuber aestivum (tartufo nero estivo o scorzo- dal 15 n ovembre al 15 marzo; ne), dal 1 maggio al 30 novembre;

Fig. 5. Scorcio della Selva dʼArvonchi, lʼambiente tipico di crescita del Tuber magnatus. I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 308

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Fig. 6. Esemplari di nocciolo tipica pianta simbionte del tartufo.

- tuber uncinatum (tartufo uncinato), dal 1 otto- La limitata quantità che viene raccolta è in bre al 31 dicembre; grado di soddisfare solo un numero limitato di fini - tuber brumale (tartufo nero invernale), dal 1 palati e quindi l’aspetto commerciale non viene gennaio al 15 marzo; attualmente preso in considerazione. Le prospettive - tuber albidum o borchii (tartufo bianchetto o nel senso di migliorare la produzione possono diven- marzolino), dal 15 gennaio al 30 aprile; tare promettenti se vengono assunti ed applicati degli - tuber macrosporum (tartufo nero liscio), dal 1 indirizzi di gestione volti al miglioramento tartufico- settembre al 31 gennaio; lo delle zone dove esso è già presente. Dalle espe- - tuber mesentericum (tartufo nero ordinario), rienze portate a termine in re gioni come le Marche si dal 1 settembre al 31 gennaio. capisce che alcuni interventi, peraltro di scarso I tartufi presenti nei boschi della Bassa impatto selvicolturale, nelle zone vocate dei boschi Friulana sono principalmente il tuber magnatum, il porta ad un miglioramento produttivo importante. tuber macrosporum ed altre specie che non devono Il tuber magnatum predilige i terreni alcalini essere raccolte quali la balsamia vulgaris e il tuber in presenza di piante superiori come la farnia (rôl), il excavatum in quanto non commestibili. La specie nocciolo (noglâr), il salicone (gjàtul), il pioppo tre- tuber magnatum è la stessa del tartufo bianco mulo (pôl mat) ma anche il carpino bianco (cjarpint) pregiato d’Alba o di Acqualagna o anche di quel- soprattutto in zone di adeguata umidità e possibil- lo presente diffusamente in Istria nella valle del mente soleggiate. È facile trovarlo ai margini del fiume Mirna (Motovun / Montona). Senza eccesso bosco o lungo i bordi dei fossi in presenza di altri di campanilismo si può affermare che gli estimator- arbusti che molto spesso li accompagnano e per que- i considerano il profumo del tartufo bianco “friula- sto i tartufai li chiamano piante comari come il sam- no” non inferiore a quello più blasonato di Alba buco (sabûl) e la sanguinella (sànzit). Diversamente, o Acqualagna. ci sono altre specie arboree, fra le quali la robinia I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 309

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(arcazio) e il ciliegio selvatico (cjarviesâr salvàdi) che sembra ostacolino la loro presenza. Capita tal- volta di trovarli circondati dall’aglio orsino (ài salvàdi) che dona loro un sovrappiù di aroma da risultare inebriante.

Come trovarli?

Quando si parla di cerca dei tartufi la prima figura che deve essere ben considerata è il cane. È ovvia la ragione ma spesso non è sufficiente il para- gone che si fa con il cane da caccia: il ruolo di que- st’ultimo è sicuramente inferi ore a quello del cane da Fig. 8. Il tartufaio con i suoi lagotti allʼopera nel bosco. tartufo nelle rispettive discipline. La capacità del cane da tartufo determina totalmente il risultato della ricerca, ovviamente in presenza di prodotto. Infatti lascia a coloro che hanno un compagno a quattro senza un buon cane si ha il piacere di effettuare delle zampe ben addestrato. sane e rilassanti camminate fra le piante del bosco Il cane da tartufo non ha delle caratteristiche però il risultato della forata (buca sul tartufo) lo si molto dive rse da quelle di un buon cane da caccia se non per il fatto che la sua attenzione durante il lavo- ro è rivolta, appunto, alla ricerca del tartufo. Le carat- teristiche di base dell’animale da addestrare per la cerca sono la curiosità, la propensione all’apprendi- mento ed una struttura robusta capace di sostenere efficacemente lunghi tempi di lavoro. Cani meticci danno dei risultati eccellenti ma, spesso, il risultato dell’addestramento non è sempre positivo. Il cane che in questi ultimi anni si è guadagnato il ruolo di cane da tartufo è il lagotto romagnolo, ultimo in ordi- ne di tempo delle razze canine italiane riconosciute dagli organismi ufficiali. Questo cane, di media taglia dal pelo riccio, che originariamente abitava le lagune del Comacchio e della Romagna, aiutava i cacciatori di tali zone nella caccia. Ha una indole allegra con una forte e precoce predisposizione all’apprendimento. Il suo andare elegante assieme ad una notevole resistenza alle intemperie autunnali ed invernali ne fanno un ideale compagno di lavoro nelle giornate fredde ed umide. Per mantenere alta l’attenzione del cane alla cerca è necessario ricom- pensarlo adeguatamente ogni volta che esegue una forata corretta. Il cane deve essere addestrato per indicare la presenza di tartufi maturi e va mantenuta questa impostazione riprendendolo quando esegue operazioni non corrette come l’inseguimento della Fig. 7. Il lagotto romagnolo, cane principe per la cerca selvaggina o la raspa ta (impostazione della buca) su del tartufo. fori di arvicole o altro. I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 310

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Le zone dove cercare i tartufi sono facilmen- sionati, grazie anche alla disponibilità del dott. te individuabili a chi va per boschi e conosce le pian- Gregori di ospitarci presso il centro sperimentale di te. Dopo qualche anno di pratica assieme ad un buon cui è direttore in Sant’Angelo in Vado e la generosità cane diventa abbastanza facile individuare i poten- del sig. Caldari proprietario di una tartufaia in zona ziali siti. Una volta individuati occorre batterli con Urbino, ha organizzato una gita in pullman con l’o- regolarità perché il tartufo può maturare da un gior- biettivo di incontrare da vicino il tartufo bianco pre- no all’altro e chi prima lo individua lo raccoglie. giato. Al ritorno, per effetto del positivo clima crea- Esiste una notevole competitività fra i tartufai tosi fra i partecipanti, alcuni di essi hanno ben pen- soprattutto nelle zone rinomate delle Langhe pie- sato di far nascere una associazione con lo scopo di montesi in cui, per evitare di farsi scoprire sulle zone valorizzare i boschi di Muzzana dove è stata accerta- tartufigene, si esegue per tradizione la cerca notturna. ta la presenza del tuber magnatum. Nella Regione Friuli Venezia Giulia la ricerca è con- L’articolo 1 dell’associazione recita quanto sentita da un’ora prima dell’alba fino ad un’ora dopo segue: il tramonto. Nel giorno 22 del mese di ottobre dell’anno Anche i dispetti e i danni a carico del concor- duemilacinque in per volontà rente e del relativo cane non sono infrequenti soprat- dei Soci Fondatori i cui nominativi sono riportati in tutto nelle regioni dell’Italia centrale. calce, è costituita l’associazione “Muzzana Amatori Qui nella Bassa Friulana essendo modesta la Tartufi” (MAT) con lo scopo di diffondere le cono- pressione in termini di cerca, ancora non si sono scenze sui tartufi, favorirne la crescita e la raccolta manifestati deg li attriti anche se qualche tartufaio compatibilmente con una armoniosa e rispettosa proveniente dalle regioni a maggior competizione gestione del territorio comunale ed in particoilare d tende a far valere un suo non ben motivato diritto alla quello boschivo. raccolta anche nei boschi che sono di uso civico L’associazione vuole partecipare alle iniziati- debitamente delimitati e tabellati. ve locali nell’interesse generale della comunità muz- zanese mirando alla sua crescita civile ed etica ed allo scopo specifico di tutela del patrimonio colletti- vo. Il sodalizio non ha finalità di lucro e di orien- LʼAssociazione tamento politico, partitico e confessionale. L’associazione si ritiene libera di aderire ad eventi e promuovere iniziative a qualsiasi livello per Notevole è stato l’entusiasmo che si è genera- il raggiungimento degli scopi. to in seguito alla scoperta del tartufo bianco pregiato nei boschi di Muzzana tanto che un gruppo di appas- Soci Fondatori

Bianco Danilo; Del Giulio Enrico; Del Piccolo Gianfranco; Gallo Daniele; Gallo Renzo; Gallo Vittorino; Grosso Livio; Perosa Renato; Pevere Livio; Sguazin Rita; Tel Dino.

Come previsto dall’art. 3 dello statuto il sin- daco di Muzzana del Turgnano ha diritto a far parte dell’associazione. Al 31 luglio del 2008 erano iscritti all’asso- ciazione, oltre tutti i soci fondatori, i seguenti resi- denti: Anzile Matteo; Bassi Dina; Bearzi Stefano; Bertelli Aldo;B ertelli Sandro; Bianco Carlo; Bianco Enrichetta; Bicciato Gianni; Billia Annino; Billia Fig. 9. Il logo dellʼassociazione MAT, creato da Luca Pevere. Roberto; Bragantini Natalino; Cargnelutti Livio; I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 311

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Fig. 10. Muzzana, novembre 2007, un momento dellʼasta benefica del tartufo bianco pregiato di Muzzana. Lʼanimatore, Gianfranco Del Piccolo presenta un esemplare al concorrente Andrea Ivan Uanetto.

Carturan Denis; Casasola Renzo; Castellani e i soci esterni: Amadei Eufemio (Macerata Feltria); Antonella; Castellano Albano; Ciprian Patrizia; basso Bondini Paolo (); Basso Delma Ciprian Simone; Cisint Roberto; Del Giulio Alex; (); Bellinato Bruno (Rivignano); Bellini Del Giulio Anna Maria; Del Giulio Antonio; Del Adriano (); Benedetti Paolo (Palazzolo dello Giulio Giovanni; Del Piccolo Arbeno; Del Piccolo Stella); Benedetti Paolo (Santa Maria di ); Vittorio; Del Ponte Dario; Della Ricca Antonio; De Bianco Fabio (); Biasutti Santa Mara; De Stefano Ivana; Facchin Giovanni; Sante (); Bini Giuliano (Palazzolo dello Favaro Giancarlo; Franceschinis Guido; Franceschi- Stella); Bragagnolo Renato (); nis Isarco; Gallo Giuliano; Gallo Maria; Gastaldello Brocchetta Angelo (); Casasola Giuliano; Marzola Franco; Mauro Adriana; Mauro Maurizio (); Castellani Silverio (Sede- Maurizio Luigi; Mazzega Lorenzo; Nave Liliana; gliano); Castellano Carla (San Giorgio di Nogaro); Nicoletti Gianpietro; Paquon Andrea; Paquon Sergio; Chiminazzo Giuseppe (Rivignano); Clozza Roberto Pavanello Davide; Perazzo Antonella; Petris Angelo; (Precenicco); Colle Firmina (); Cristin Arrigo Pevere Dino; Pevere Gianfranco; Pevere Giovanni; (San Giorgio di Nogaro); Cucci Giovanni (Tava- Pevere Luca; Pevere Valentino; Pin Ferruccio; gnacco); D’Aquino Giuseppe (); De Liva Romano Paola; Sala Romano; Sbaiz Bruno; Sedran Gianni (); Del Piccolo Virgilio Davide Cristian; Serafini Maurizia; Stocco Giulio; Tamos (Firenze); De Marchi Roberto (Udine); Del Giulio Anedi; Tel Nelda; Tel Vasco; Todon Lia; Vergendo Stefano (San Giorgio di Nogaro); De Marco Luisa Sergio; Vianello Glauco; Viola Annamaria; Zamparo (); Di Bert Renato (San Giorgio di Elisa; Zamparo Elvis; Zamparo Renzo; Zanello Nogaro); Domenighini Alfio (Precenicco); Fabbro Loredana; Zanini Patrizia; Zoratti Andrea Lorenzo (Latisana); Fantin Stefania (); I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 312

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Ferrero Osvaldo (Sedegliano); Frisan Ivan (); Vergendo Bruno (Latisana); Zanutto (Latisana); Gacomuzzi Luciana (Sedegliano); Claudio (); Zorzi Ezio (Campo- Larcher Karin (Mortegliano); Mauri Ivan formido). (); Mendez Amelia (); Meotto Gabriele (Palazzolo dello Stella); Successivamente all’accertamento della pre- Merluzzi Paola (Udine); Pagarin Paolo (Campolongo senza del tuber magnatum nei boschi di Muzzana, è al Torre); Paviotti Michele (Mortegliano); Perazzo capitato personalmente allo scrivente di parlare con Sabrina (); Peressutti Daniele alcuni non meglio qualificabili esperti degustatori (); Perosa Roberto (Ronchis); Pestrin Mauro locali di tale riscontro: la sorpresa, e molto spesso (Latisana); Piasenzotto Adriano (); Pillinini l’incredulità, dell’interlocutore era la prima sensazio- Luciano (); Rigo Fabrizio ne che appariva tanto da essere rimarcata con l’e- (Mortegliano); Rosso Claudio (); Rosso Sandra spressione in friulano locale ‘situ mat!. Ebbene dopo (Palazzolo dello Stella); Sandrin Walter (Ronchis); la nascita dell’associazione l’espressione assume un Scarabaggio Franco (); Segat Rolando; duplice significato per coloro che sono associati: Taglialegne Daniele (Udine); Taglialegne Orietta smentire una opinione diffusa e dare un segno di par- (Lignano Sabbiadoro); Tancredi Gianfranco (Palaz- tecipazione ad un sodalizio particolare. zolo dello Stella); Taras Elena (); Taverna L’attività dell’associazione è volta principal- Ermilio (San Giorgio di Nogaro); Tomat Paolo mente alla conoscenza dei tartufi e del habitat nel (); Toson Albino (); quale essi crescono con lo scopo ultimo di conserva- Uanetto Andrea Ivan (Mortegliano); Uanetto Sandro re e migliore lo stato dei boschi muzzanesi facendo

Fig. 11. Muzzana, 14 dicembre 2007, lʼinaugurazione della mostra “I Boschi Planiziali della Bassa Friulana”, allesti- ta dallʼassociazione MAT. I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 313

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consapevolezza di pretendere il mantenimento di un diritto di uso civico da parte della popolazione resi- dente che di fatto è stata lo scoglio sul quale si sono infranti alcuni tentativi di esbosco totale e di cessio- ne del patrimonio collettivo ed infine la fruibilità in termini concreti da parte di appassionati e conoscito- ri delle risorse naturali della Bassa Friulana accanto a realtà come la laguna di Marano, il fiume Stella e le sue risorgive ecc. Il lavoro in sinergia con gli enti preposti ed altre associazioni locali può dare il giusto peso al patrimonio boschivo e consentire una presenza discreta di amatori della natura, in modo accettabile Fig. 12. Latisana, settembre 2008, i due Livio, Pevere e come hanno saputo fare per bene in altre parti d’Italia Grosso, nel chiosco del “Muzzana Amatori Tartufi” alla e oltre confine. manifestazione “Settembre latisanese”.

da traino anche per la salvaguardia di quelli limitro- Una giornata straordinaria fi. Le serate di informazione, gli appuntamenti gastronomici, l’organizzazione di escursioni nelle zone più affermate di produzione, la partecipazione a Ci si è accordati il giorno prima e, puntual- fiere, mostre ed altri eventi sono i mezzi con cui far mente, ci si incontra in piazza, vicino al centro civi- conoscere e crescere l’attività sociale. co, un’ora prima dell’alba di un sabato di fine Fiore all’occhiello del sodalizio sono stati novembre. Il sabato è preferibile alla domenica solo fino ad ora l’organizzazione assieme a dei ristoratori per la maggior quiete all’interno del bosco. locali delle serate di degustazione denominate L’obiettivo è la cerca di tartufo bianco nel bosco ‘Tartufando’. Momenti di interesse ed apprezzamen- Coda di Manin per una serata di degustazione previ- to sono derivati dalle aste a scopo benefico del tar- sta per la settimana successiva. Le previsioni pro- tufo che si sono tenute a fine novembre degli ultimi mettevano tempo incerto con la possibilità di nebbia due anni. in pianura. Così è: nebbia. Ci si è vestiti in modo La collaborazione con gli enti pubblici locali, pesante ma non eccessivamente sapendo di doversi in particolare con il Comune, è tesa alla rimodula- muovere e districarsi anche fra rovi e biancospini, zione del piano di utilizzo del bosco comunale ‘Selva saltare fossi e chinarsi sotto alberi secchi schiantati. I di Arvonchi-Coronata-Toronda’ per farvi comparire cani da tartufo aspettano silenziosi in auto sapendo espressamente l’azione materiale necessaria al che sarà una giornata di lavoro come tante già con- miglioramento delle zone tartuficole ormai indivi- sumate. Ci si divide in due gruppi: uno entra nel duate. L’esper ienza di professionisti del settore tartu- bosco dalla strada carrabile chiusa dalla catena e l’al- ficolo, la sensibilità e competenza del Corpo tro si dirige verso il ponte dei ‘rolaz’ da dove si può Forestale Regionale assieme alla capacità operativa entrare facilmente a piedi. Seguiamo quest’ultimo. Si dimostrata dei cittadini residenti, sono le leve con le arriva quando comincia ad albeggiare però la luce è quali agire per raggiungere l’obiettivo. L’impo- diffusa ma ancora scarsa per effetto della nebbia. stazione di questo scopo assume diversi significati: la Non ci sono altre auto e quindi si spera di non avere continuazione di una secolare pratica operativa in altri cercatori avanti a noi. Il canale Cormor scorre bosco recuperata da oltre una dozzina di anni, la silenzioso verso la laguna e si riesce a malapena ad valorizzazione del lavoro selvicolturale non solo in intravedere il colore grigio dell’acqua. Il tartufaio è termini di legnatico ma anche di prodotti di eccellen- accompagnato da due cani lagotto, un maschio di za (tartufi, funghi e altri preziosi prodotti del sotto- cinque anni bianco a macchie marrone ed una fem- bosco) ottenuti senza alcun impatto sul sistema, la mina di sette mesi con mantello marrone. Appena I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 314

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liberati i due cani eseguono alcuni giri nei paraggi centimetri dalle foglie, a tratti si fermano e sembrano per annusare le tracce lasciate il pomeriggio prece- chiedere il da farsi: anche un inesperto intuisce che dente dagli altri cani. Sono in tensione e solo la mar- non ci sono odori degni di allerta. Il tart ufaio sa che catura del territorio, che sentono di loro competenza, dovremo camminare parecchio prima di trovarci in li placa. La loro attenzione in questa prima fase è una zona promettente, ma non si sa mai. Per certi destinata agli impegni di tipo individuale. Con il van- tratti l’incedere è deciso mentre in altri momenti è ghetto a tracolla il tartufaio fa strada lungo l’argine interrotto da soste per capire il lavoro dei cani. Di del canale per un centinaio di metri. Si entra nel fitto fronte ad alcune ripassate ed indecisioni del cane su del bosco chinandosi sotto un arco di sambuc o e rovi. una zona ristretta è bene attendere che emerga un Si capisce subito che non sarà facile tenere d’occhio risultato definitivo. Dopo quasi mezz’ora di lavoro, i cani fino a quando la luce non aumenta. I cani sono si vede chiaramente il lagotto maschio che, dopo andati già avanti e non si vedono, ma il tartufaio non aver alzato la canna nasale punta convinto verso una si preoccupa perché questo primo tratto è necessario cep paia di nocciolo distante una ventina di metri. Il all’assetto dei cani. Si salta subito un fosso largo una movimento non sfugge al tartufaio che immediata- paio di metri con poca acqua sul fondo e si continua mente lo segue, anzi, tutti lo seguono anche la fem- in mezzo a noccioli, carpini bianchi, qualche quercia mina giovane. Dopo due annusate in superficie in difficoltà ed altre morte. Il percorso e tortuoso per- rimuove con il naso le foglie cadute e comincia a ché le piante sono fitte e talvolta sbarr ano obliqua- raspare con le zampe anteriori. Anche la cagnetta si mente i sentieri. La maggior parte delle foglie sono avvicina per fare lo stesso perché anch’essa ora ha cadute e per terra il loro letto ha assunto un colore sentito che c’è del buono, ma riceve dall’adulto una che va dal giallo fino al marrone. Si sentono bene i brontolio di avvertimento. La raspata del maschio nostri passi ed il loro rumore copre quello dei cani viene interrotta dall’ordine del tartufaio: ASPETTA! che si sono riavvicinati. La corsa di questi è diventa- Il cane si accuccia con le zampe anteriori sulla buca ta lenta, quasi un piccolo trotto con il naso a cinque appena iniziata e guarda con tensione il tartufaio che,

Fig. 13. Tipica giornata autunnale ai margini del bosco Coda. I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 315

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dopo averlo accarezzato, lo sposta un po’ e con la zappetta inizia a scavare attorno. L’operazione viene seguita con impazienza dal cane che tende a rico- minciare la raspata. Il tartufaio annusa la terra che ha trattenuto sulla punta della zappetta per capire se si tratta di tartufo oppure se è un falso allarme. Il pro- fumo è quello cercato e quindi, piccolo o grande un risultato lo avremo. Prima di continuare con lo scavo, toglie dalla tasca della giacca un salamino di morta- della e, con la punta della zappetta, taglia una fettina che va prima al cane maschio come premio e poi un’altra alla femmina per incoraggiamento. Spostando poco a poco il terreno argilloso e umido e facendo attenzione a non danneggiarlo, fa emergere il tartufo che si trova a una decina di centimetri di profondità. È ancora ricoperto di terra ma si vede chiaramente che è grande come una noce, regolare, globoso ma non troppo, bello e profumato, non dan- neggiato. La soddisfazio ne generale è palese così come il profumo che si intende. Lo annusiamo tutti con meraviglia. Per evitare di essere circondati dal- l’alone di profumo che emette, il tartufo viene posto in un sacchetto di plastica. Ricoperta la buca accura- tamente e ricompensati entrambe i cani con una ulte- riore carezza si riparte per esplorare accuratamente la Fig. 14. Mari, la giovane femmina di lagotto, col frutto zona circostante. I cani non sentono altri tracce. La del suo lavoro. zona sicuramente viene catalogata dal tartufaio nel suo archivio personale come tartufaia da battere. Si prosegue verso zone che il tartufaio sicuramente dopo averli spostati materialmente entrambe ed aver- intende esplorare senza il rischio di ripercorrere il li premiati come al solito soprattutto per mantenerli cammino intrapreso dall’altro gruppo. Le zone che calmi, inizia ad esplorare la buca. Si vede subito che incontriamo, ricoperte prevalentemente di nocciolo, uno dei due cani ha lasciato una unghiata sul tartufo si alternano ad altre con carpino bianco e quercie. La emergente. Verrebbe da pensare che questo sia un visibilità non è migliorata e l’attenzione verso il fare danno, ma riflettendoci bene, è giusto che una picco- dei cani richiede concentrazione. Non sempre i cani la parte delle spore rimangano nel terreno. sono visibili e per questo è necessario talvolta richia- Allargando la buca con cautela, si è colti da una emo- mali ma senz a farsi sentire a distanza. La cagnetta si zione forte dovuta al fatto che attorno al tartufo il ter- mimetizza con maggiore facilità e per questo richie- reno non si muove: è un bell’esemplare. Ci sono de uno sforzo aggiuntivo nell’individuazione del suo delle radici che impediscono al tutto di muoversi ma lavoro. Ad un certo punto la femmina, durante l’at- è già visibile la dimensione. Scava e scava, eccolo traversamento di un piccolo fosso, fiuta una traccia finalmente! Grande, bello, appena danneggiato dai che la obbliga a deviare il suo percorso. Ritorna su se lombrichi che intenden dosi di tartufi mirano ai più stessa e sul bordo del fosso appena saltato comincia profumati. Una volta pulito risulta grande come a raspare. Sopraggiunge il maschio che, sapendo di un’arancia, forse avrà 80-100 grammi. Il profumo è essere superiore di grado, affianca la femminuccia intenso e gradevolissimo. Stupendo. Non è lecito che continu a con maggior lena la sua raspata. È emo- lamentarsi di come sta andando la giornata. zionante vedere entrambe i cani al lavoro perché è un Ricoperta la buca in modo accurato e sistemate le segnale di quasi certezza del risultato atteso. Allo foglie per evitare di rilasciare tracce visibili agli stop del tartufaio non corrisponde un arresto della occhi attendi di altri cercatori, il tartufaio continua il raspata perché c’è tensione nelle bestie. Il tartufaio, cammino incitando i cani e studiando il loro andare. I boschi della bassa:Bini.qxd 16-02-2009 9:56 Pagina 316

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La luce è adesso più intensa ma non si vede il sole e l’orientamento è affidato alla conoscenza perfetta di ogni ambito. Si procede ancora per un’ora senza avere risultati degni di particolare rilievo. L’incontro con l’altro gruppo è previsto per le 11 in punto al ponte dei ‘rolaz’. I primi a incontrarsi sono i cani che tornano tutti assieme prima verso un gruppo e poi verso l’altro. Ora c’è fretta di sapere com’è andata all’altro manipolo. Mostriamo prima il nostro sac- chettino manifestando grande soddisfazione. Il tartu- faio dell’altro gruppo sorride anch’egli soddisfatto: ha raccolto alcuni esemplari piccoli ma anche uno importante. Saranno in tutto quasi cento grammi. Lo scambio di informazioni riguarda l’attività dei cani e le zone dove sono stati raccolti. Ci si da appunta- mento in fattoria per sistemare i cani e per rifocillare gli umani. Un bicchiere di vino con del pane e sop- pressa tagliata grossa ci apre una voragine nello sto- m aco. Approfittando della ospitalità lasciamo che ci cucinino due uova tartufate. Non ci grattiamo sopra niente ma per naso e palato sono la fine del mondo. La compagnia si scioglie dandosi appuntamento per il sabato successivo in trattoria per l’incontro attorno al tavolo in presenza di sua maestà il tartufo appena Fig. 15. Un momento della giornata del tartufaio. raccolto.

Fig. 16. Muzzana, 21 marzo 2008, una rappresentanza degli alunni della locale scuola media, con la protezione civi- le comunale e alcune associazioni, ha partecipato allʼoperazione “Bosco pulito”.