PGT PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO COMUNE DI

VAS – Sintesi non tecnica

VR.02 – Sintesi non tecnica

AUTORITA’ PROCEDENTE AUTORITA’ COMPETENTE

Geom. Renato Cucchi Geom. Fabio Folini

PARERE MOTIVATO PARERE MOTIVATO FINALE

DICHIARAZIONE DI SINTESI DICHIARAZIONE DI SINTESI FINALE

Pietro Stefanelli Massimo Spinelli Andrea Patroni Luca Ruffoni architetto pianificatore territoriale pianificatore territoriale architetto

progettista collaboratore collaboratore collaboratore Galleria Campello, 12-23100 tel. 0342 513131 fax 0342 512450 www.studiostefanelli.it - [email protected]

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VAS – Sintesi non tecnica 0. Indice

VR.02 – Sintesi non tecnica ...... 1

0. Indice ...... 2

1. Dalle strategie di PGT al Rapporto Ambientale ...... 5

1.1. Presupposti normativi ...... 5 1.2. Il modello della procedura di VAS ...... 6 1.3. Il Rapporto Ambientale ...... 9

2. Analisi di coerenza esterna: orientamenti della

pianificazione sovralocale ...... 11

2.1. La programmazione generale regionale ...... 11 2.1.1. Il Piano Territoriale Regionale/Piano Paesaggistico Regionale ...... 11

2.2. La Rete Ecologica Regionale ...... 15 2.3. Il Parco delle Orobie Valtellinesi ...... 17 2.3.1. Il Piano Territoriale di Coordinamento del Parco delle Orobie Valtellinesi ...... 17

2.3.2. Il Piano di Indirizzo Forestale del Parco delle Orobie Valtellinesi ...... 18

2.4. La pianificazione di livello provinciale ...... 19 2.4.1. Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Sondrio ...... 19

2.4.2. La pianificazione provinciale di settore ...... 21

2.5. Il Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valtellina di ...... 22 2.6. Elementi di riferimento per l’analisi di coerenza esterna ..... 22

3. Il quadro degli obiettivi strutturali del Documento di Piano

del PGT ...... 26

3.1. Il quadro della strategia amministrativa ...... 26

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4. Analisi di coerenza interna: qualità criticità e rischi del sistema territoriale ...... 28

4.1. Popolazione ed economia (A) ...... 28 4.1.1. Aspetti demografici ...... 28

4.1.2. Aspetti socio economici ...... 29

4.2. Aria e fattori meteo climatici (B) ...... 31 4.2.1. Fattori meteo climatici ...... 31

4.2.2. Fattori di inquinamento dell’aria ...... 34

4.3. Acque (C) ...... 37 4.3.1. Il sistema e la disponibilità idrica ...... 37

4.3.2. La qualità delle acque...... 38

4.4. Suolo e sottosuolo (D) ...... 41 4.4.1. Aspetti generali...... 41

4.4.2. Aspetti pedologici ed agronomici ...... 43

4.5. Ecosistemi e biodiversità (E) ...... 44 4.6. Paesaggio e beni-storico culturali (F) ...... 48 4.6.1. Cenni storici ...... 48

4.6.2. Elementi costituitivi ed unità tipologiche di paesaggio...51

4.6.3. La carta delle sensibilità paesaggistica ...... 54

4.7. Rischi naturali ed antropici (G ed H) ...... 54 4.7.1. Il rischio legato a fattori naturali ...... 54

4.7.2. Rischio antropico: inquinamento acustico ...... 55

4.7.3. Rischio antropico: inquinamento elettromagnetico ...... 56

4.7.4. Rischio antropico: inquinamento luminoso ...... 59

4.8. Struttura degli insediamenti (I) ...... 59 4.9. Energia (J) ...... 60 4.10. Reti tecnologiche ed infrastrutturali (K) ...... 61 4.11. Rifiuti (L) ...... 61

5. Valutazione delle azioni di PGT ...... 63

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VAS – Sintesi non tecnica 5.1. Il dimensionamento e l’impianto strategico di PGT ...... 63 5.2. Il giudizio di sostenibilità degli Ambiti di trasformazione (ATR)...... 65 5.3. Possibili indicatori di monitoraggio ...... 66

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1. Dalle strategie di PGT al Rapporto Ambientale

1.1. Presupposti normativi

La legge regionale della Lombardia n. 12/2005, all’art. 4, attua quanto prescritto dalla direttiva dell’Unione europea 2001/42/CE in materia di VAS, stabilendo quanto segue in merito alla Valutazio- ne ambientale dei piani: “1. Al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile ed assicurare un elevato livello di protezione dell’ambiente, la Regione e gli enti locali, nell’ambito dei procedimenti di elaborazione ed approvazio- ne dei piani e programmi di cui alla direttiva 2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001 concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente e successivi atti attuativi, provvedono alla valutazione ambientale degli effetti derivanti dall’attuazione dei predetti piani e programmi. Entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente legge, il Consiglio regionale, su proposta della Giunta regionale, approva gli indirizzi generali per la valutazione ambien- tale dei piani, in considerazione era, della forma e del contenuto degli stessi. La Giunta regionale provvede agli ulteriori adempimenti di disciplina, in particolare definendo un sistema di indicatori di qualità che permettano la valutazione degli atti di governo del territorio in chiave di sostenibilità am- bientale e assicurando in ogni caso le modalità di consultazione e monitoraggio, nonché l’utilizzo del SIT1. 2. Sono sottoposti alla valutazione di cui al comma 1 il piano territoriale regionale e i piani territoriali di coordinamento provinciali, il documento di piano di cui all’art. 8, nonché le varianti agli stessi. La valu- tazione ambientale di cui al presente articolo è effettuata durante la fase preparatoria del piano o del programma ed anteriormente alla sua adozione o all’avvio della relativa procedura di approvazione. 3. Per i piani di cui al comma 2, la valutazione evidenzia la congruità delle scelte rispetto agli obiettivi di sostenibilità del piano e le possibili sinergie con gli altri strumenti do pianificazione e programma- zione; individua le alternative assunte nella elaborazione del piano o programma, gli impatti potenziali, nonché le misure di mitigazione o di compensazione, anche agroambientali, che devono essere rece- pite nel piano stesso”. Da tutto ciò discende l’obbligo di sottoporre a VAS, (Valutazione Ambientale Strategica), l’intero PGT, nonché le sue varianti, per promuovere sì lo sviluppo del territorio, ma in maniera compatibile, (soste- nibile), ed assicurare così un elevato livello di protezione dell’ambiente, seppur in stretta connessione con le attività umane che nel dato territorio si devono svolgere. La legge regionale citata, al suindicato comma 3, attribuisce alla VAS il compito di porre in evidenza la congruità delle scelte rispetto agli obiettivi del piano, contestualmente alla individuazione delle possibili sinergie con gli altri strumenti di pianificazione e programmazione, e delle alternative assunte nella elaborazione del piano insieme alla individuazione dei possibili impatti e le misure di mitigazione o compensazione che devono essere re- cepite per le finalità di equilibrio.

1 SIT: sistema informativo territoriale (ndr) Pagina 5 di 69 PGT PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO COMUNE DI TALAMONA

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Sempre in attuazione dell’art. 4 della LR 12/2005, la Regione Lombardia ha prodotto la DCR 13 marzo 2007 n. VIII/351, “Indirizzi generali per la valutazione dei piani e programmi in attuazione del comma 1 dell’art. 4 della legge regionale 11 marzo 2005, n. 12”. Tale atto contiene un primo elenco di piani e programmi da sottoporre a valutazione e lo schema generale del processo metodologico e procedura- le integrato di pianificazione e di VAS. Stanti le definizioni concettuali e le prescrizioni di legge, si de- duce che la VAS deve essere intesa come processo continuo che si estende a tutta la procedura del ciclo di piani e programmi, dovendo essa avere capacità di integrare e rendere coerente il processo di pianificazione, orientandolo verso la maggiore sostenibilità con il contesto ambientale. In prima fase è stato redatto il Documento di scoping, attraverso cui è stata delineata la conoscenza del territorio co- munale di Talamona, ed ipotizzata la linea strategica di sviluppo. Nella seconda e presente fase, si re- laziona sugli approfondimenti mirati effettuati, in risposta alle richieste emerse dalla base dei Cittadini e in coordinamento con gli aspetti ambientali. Sul tema di pianificazione e ambiente la Regione Lom- bardia si è così ulteriormente espressa: - DGR 27 dicembre 2007 n. VIII/6420 “Valutazione ambientale di piani e programmi – ulteriori adem- pimenti di disciplina in attuazione dell’articolo 4 della legge regionale 11 marzo 2005, n. 12 e degli in- dirizzi generali per la valutazione ambientale dei piani e programmi approvati con delibera dal Consi- glio regionale il 13 marzo 2007 atti n. VIII/351”. In tale documento lo schema generale della preceden- te delibera è “adattato ” alla specificità del piano cui si riferisce: in particolare il riferimento alle proce- dure di valutazione del PTCP sono quelle dell’allegato 1c, mentre l’allegato 2 della delibera fornisce ulteriori e aggiuntive indicazioni del coordinamento della procedura di VAS con quelle di VIA e VIC. - DGR 30 dicembre 2009 n. 8/10971 “Determinazione della procedura di valutazione ambientale di piani e programmi – VAS (art. 4, LR n. 12/2005; DCR n. 351/2007) – Recepimento delle disposizioni di cui al D.Lgs 16 gennaio 2008, n. 4 modifica, integrazione e inclusione di nuovi modelli”.

1.2. Il modello della procedura di VAS

Una volta avviati i procedimenti per la formazione del Piano di Governo del Territorio, (PGT), e per la Valutazione Ambientale Strategica, (VAS), attraverso deliberazioni della Giunta comunale, si è indivi- duato l’iter procedurale con riferimento a quello descritto dalla “Determinazione della procedura per la Valutazione Ambientale di Piani e Programmi” con DGR n. VIII/6420 del 27 dicembre 2007 e DGR 30 dicembre 2009 n. 8/10971, ” Determinazione della procedura di valutazione ambientale di piani e pro- grammi – VAS (art. 4, LR n. 12/2005; DCR n. 351/2007) – Recepimento delle disposizioni di cui al D.Lgs 16 gennaio 2008, n. 4 modifica, integrazione e inclusione di nuovi modelli.

La novità che ha rilevanza culturale consiste nell’intenzione, da parte di Regione Lombardia, di prov- vedere alla diffusione della “sostenibilità ambientale con il sostegno degli enti locali e di quelli preposti

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alla ricerca ed alla formazione per l’introduzione di forme di contabilità delle risorse”2. I criteri di soste- nibilità, dunque, vengono verificati accanto a valutazioni fisiche e dimensionali in relazione con i fabbi- sogni rilevati direttamente dalla comunità, nel contesto dei rapporti tra pianificazione comunale, (PGT), provinciale, (PTCP), regionale, (PTR). La sostenibilità, come si dirà ancor più ampiamente, assicurata da un elevato livello di protezione dell’ambiente; per questo tutti gli enti locali devono provvedere alla valutazione ambientale degli effetti derivanti dall’attuazione di piani e di programmi, anche in variante a quelli esistenti, che influiscono sugli assetti del territorio.

Ne consegue che tutto ciò, che dunque sarà da porre in variante al PGT, dovrà essere sottoposto alla valutazione ambientale. A tal riguardo la Circolare regionale, di applicazione della VAS nel contesto comunale, specifica che “i piani attuativi coerenti con il Documento di piano non sono soggetti né a VAS né alla verifica di assoggettabilità a VAS”, mentre: “le varianti e i piani attuativi in variante al Do- cumento di Piano sono di norma soggetti a VAS se ricadono nei punti a) e b) della direttiva 2001/42/CE così come previsto dal D.Lgs 152/06”.

La valutazione ambientale deve essere effettuata durante il processo di formazione del piano o del programma e non dopo; ciò per garantire che le scelte di pianificazione o di programmazione avven- gano con l’assoluta presa di coscienza e di considerazione al contesto ambientale e, soltanto in que- sto caso si può parlare di scelte di sviluppo in piena sostenibilità ambientale. La VAS segue quindi il processo di piano ed è intimamente legata al Documento di piano, il quale, ai sensi dell’art. 8 della LR 12/2005: “a) individua gli obiettivi di sviluppo, miglioramento e conservazione che abbiano valore strategico per la politica territoriale, indicando i limiti e le condizioni in ragione dei quali siano ambientalmente sostenibili e coerenti con le previsioni ad efficacia prevalente di livello co- munale; b) determina gli obiettivi quantitativi di sviluppo complessivo del PGT; nella definizione di tali obiettivi il documento di piano tiene conto della riqualificazione del territorio, della minimizzazione del consumo del suolo in coerenza con l’utilizzazione ottimale delle risorse territoriali, della definizione dell’assetto viabilistico e della mobilità, nonché della possibilità di utilizzazione e miglioramento dei servizi pubblici e di interesse pubblico o generale, anche a livello sovra comunale”. La Valutazione Ambientale Strategica del Documento di Piano del PGT del Comune di Talamona vie- ne pertanto effettuata percorrendo le seguenti fasi:

 avvio del procedimento;  individuazione dei soggetti interessati e definizione delle modalità di informazione e comunica- zione;  elaborazione e redazione del DdP. (Documento di piano) e del Rapporto Ambientale;  messa a disposizione;  convocazione conferenza di valutazione;  formulazione del parere ambientale motivato;

2 Criteri ispiratori della legge regionale n. 12/2005. Pagina 7 di 69 PGT PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO COMUNE DI TALAMONA

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 adozione del DdP;  pubblicazione e raccolta delle osservazioni;  formulazione parere ambientale motivato finale ed approvazione finale;  gestione e monitoraggio. I soggetti direttamente coinvolti nel procedimento sono stati individuati con specifico atto formale co- me segue:

 Autorità PROPONENTE: ITALO RIVA (Sindaco del Comune di Talamona)

 Autorità PROCEDENTE: geom. RENATO CUCCHI (responsabile ufficio tecnico Comune di Talamona)

 Autorità COMPETENTE: geom. FABIO FOLINI (responsabile ufficio tecnico Comune di )

La conferenza di valutazione viene prevista articolata con almeno due sedute:

 la prima per la illustrazione dei fini e degli obiettivi dell’Amministrazione comunale, sulla base dei dati conoscitivi del territorio e l’acquisizione di pareri e suggerimenti;  la seconda, conclusiva, per la valutazione della proposta di Piano e di Rapporto Ambientale; per l’esame delle osservazioni e dei pareri pervenuti e per prendere atto dei pareri obbligatori previsti.

Sulla base di quanto disposto inizialmente dalla DCR n. 8/351 del 13 marzo 2007 e poi ripreso dalla recente DGR. n. 9/761 del 10 novembre 2010, la valutazione ambientale del PGT consta di due do- cumenti, i quali raccolgono gli esiti e le elaborazioni di due fasi che sono complementari e consecuti- ve. La prima di esse, la fase di scoping, rappresenta il momento in cui viene definito l’ambito di in- fluenza del Piano, vale a dire il momento nel quale si sono messe in luce le esigenze del territorio espresse, nella logica della sussidiarietà, dai differenti livelli della pianificazione, istituzionali e non. Questo ai fini della costruzione dei possibili scenari di Piano perseguibili, per la definizione delle stra- tegie e delle azioni di riferimento. Oltre a questo, la fase di scoping è volta anche a determinare, sulla base delle banche dati disponibili, la capacità di approfondimento che il Rapporto Ambientale, ossia il prodotto della seconda fase, è in grado di operare, la quale dipende per l’appunto, dalla mole e dalla qualità dei dati che sono a dispo- sizione tra gli archivi comunali, provinciali, regionali, etc., avendo ben presente quanto espresso dall’art. 3 della LR 12/2005 e le relazioni con l’art. 4 della LR 12/2005 medesima. Il Rapporto Ambientale dà esito alla valutazione del Piano vera e propria, la quale si concretizzerà nell’espressione del parere motivato da parte dell’Autorità competente, ossia il provvedimento che au- torizza appieno l’adozione e l’approvazione del Documento di Piano. Si ripete poi che la VAS prosegue lungo l’intero ciclo di vita del Documento di Piano, e attraverso la fase di monitoraggio prevede la redazione di appositi Rapporti di monitoraggio e valutazione periodi- Pagina 8 di 69 PGT PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO COMUNE DI TALAMONA

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ca. I soggetti interessati individuati dal comune prima delle consultazioni, sono invitati ad esprimere il proprio parere di competenza o di interesse, il quale parere va ad integrare il quadro conoscitivo e va- lutativo su cui si fondano le scelte di piano. Di seguito si indicano i soggetti competenti in materia am- bientale e quelli territorialmente interessati individuati dal Comune di Talamona:

Soggetti competenti in materia ambientale:

 Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Lombardia;  Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia.  Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia;  Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia (ARPA);  Azienda Sanitaria Locale della Provincia di Sondrio (ASL);  Ente Parco delle Orobie Valtellinesi;  Provincia di Sondrio, Servizio Aree Protette;

Enti territorialmente interessati:

 Regione Lombardia, DG Territorio e urbanistica;  Provincia di Sondrio, Servizio Pianificazione Territoriale;  Parco delle Orobie Valtellinesi;  Comunità Montana Valtellina di Morbegno;  Autorità di Bacino del Fiume Po’;  Comune di Morbegno (So);  Comune di (So);  Comune di (So);  Comune di Forcola (So);  Comune di (So);  Comune di Albaredo per San Marco (So);  Azienda Nazionale Autonoma delle Strade (ANAS).

1.3. Il Rapporto Ambientale

Nel rispetto di quanto previsto dalla lettera f) dell’Allegato I della Dir. 2001/42/CE, e come già rappre- sentato nel Documento di scoping, il Rapporto Ambientale si occupa di indagare i possibili effetti signi- ficativi delle scelte di piano sull'ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la salu- te umana, la flora e la fauna, il suolo, l'acqua, l'aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio cul- turale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio. Il Rapporto Ambientale indaga, dipendentemente dalla qualità e dalla quantità delle informazioni di- sponibili per ciascuna di esse, le componenti del sistema territoriale come di seguito definite:

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Componenti d’indagine del sistema territoriale A Popolazione ed economia B Aria e fattori meteo climatici C Acque D Suolo e sottosuolo E Ecosistemi e biodiversità F Paesaggio e beni storico – culturali G/ H Rischi naturali ed antropici I Struttura degli insediamenti J Energia K Reti tecnologiche ed infrastrutturali L Rifiuti Tabella 1 – Le componenti ambientali per l’analisi di coerenza interna

Come espresso al paragrafo 6.4 della DGR 9/761 recante “Elaborazione e redazione del DdP e del Rapporto Ambientale”, l’autorità procedente d’intesa con l’autorità competente per la VAS elaborano il Rapporto Ambientale. Le informazioni da fornire, ai sensi dell’articolo 5 della Direttiva 2001/42/CE, sono quelle elencati nell’allegato I della citata Direttiva:

 illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del DdP e del rapporto con altri pertinenti P/P;  aspetti pertinenti dello stato attuale dell’ambiente e sua evoluzione probabile senza l’attuazione del DdP;  caratteristiche ambientali delle aree che potrebbero essere significativamente interessate;  qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al DdP, ivi compresi in partico-lare quelli re- lativi ad aree di particolare rilevanza ambientale, quali le zone designate ai sensi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE;  obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati mem- bri, pertinenti al DdP, e il modo in cui, durante la sua preparazione, si è tenuto conto di detti obiettivi e di ogni considerazione ambientale.  possibili effetti significativi sull’ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l’acqua, l’aria, i fattori cli-matici, i beni materiali, il patrimo- nio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l’interrelazione tra i suddetti fattori; misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali effet- ti negativi significativi sull’ambiente dell’attuazione del DdP;

 sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come è stata effettuata la valutazione, nonché le eventuali difficoltà incontrate (ad esempio carenze tecniche o man- canza di know-how) nella raccolta delle informa-zioni richieste;  descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio;  sintesi non tecnica delle informazioni di cui alle lettere precedenti.

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2. Analisi di coerenza esterna: orientamenti della pianificazione sovralocale

2.1. La programmazione generale regionale

2.1.1. Il Piano Territoriale Regionale/Piano Paesaggistico Regionale

Il Piano di Governo del Territorio di Talamona si trova a recepire gli orientamenti del Piano Territoriale Regionale (PTR), traducendo nelle strategie e, successivamente, nelle azioni, gli obiettivi territoriali regionali alla scala locale. Il PTR, atto fondamentale di indirizzo, agli effetti territoriali, della program- mazione di settore della Regione, nonché di orientamento della programmazione e pianificazione delle Province, è stato approvato nel gennaio del 2010 dalla Regione Lombardia. Ai sensi dell’Art. 19 della Legge n. 12 del 2005 e s.m.i. per il Governo del Territorio, il PTR ha valenza di Piano Territoriale Pae- saggistico3. Nel Piano Territoriale la Regione Lombardia raccoglie la sfida lanciata dalla nuova strategia dell'Unio- ne Europea in materia di sviluppo sostenibile e, al fine di perseguirlo, individua le priorità e orienta le scelte secondo tre macro-obiettivi, basati su una visione comune: migliorare la qualità della vita dei cittadini. Ciò significa:

 Rafforzare la competitività dei territori della Lombardia;  Proteggere e valorizzare le risorse della Lombardia;  Riequilibrare il territorio lombardo. Gli obiettivi prioritari di interesse regionale, in riferimento anche alla già citata LR n. 12/2005 riguarda- no nello specifico, il potenziamento dei poli di sviluppo regionale, la tutela delle zone di preservazione e salvaguardia ambientale, lo sviluppo delle infrastrutture prioritarie. La declinazione territoriale si ba- sa sui sistemi territoriali:

 Sistema metropolitano;  Sistema della montagna;  Sistema pedemontano;  Sistema dei laghi;  Sistema della pianura irrigua;  Sistema del fiume Po’;  Grandi fiumi di pianura. Nella regione coesistono diversi sistemi territoriali che il PTR suddivide in sistema metropolitano, si- stema della pianura irrigua, sistema pedemontano, sistema della montagna, sistema dei laghi, degli ambiti fluviali e dell’asta del Po’. Talamona si colloca nella fascia montana caratterizzata da un si- stema territoriale articolato nella struttura geografica, con altitudini, situazioni climatiche e ambientali molto diverse ma, nel complesso, tutti i differenti ambiti che la compongono intrattengono con la re-

3 Ricordiamo che il PTPR conserva la sua identità all’interno del PTR Pagina 11 di 69 PGT PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO COMUNE DI TALAMONA

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stante parte del territorio regionale relazioni (talora di dipendenza e di conflitto) che ne fanno un tutt’uno distinguibile. Dal punto di vista normativo la L. 97/94, “Nuove disposizioni per le zone monta- ne”, individua quali comuni montani i “comuni facenti parte di comunità montane” ovvero “comuni inte- ramente montani classificati tali ai sensi della L.1102/71, e successive modificazioni” in mancanza di ridelimitazione4. Alla macro scala, sono riconoscibili tre ambiti territoriali che compongono e carat- terizzano la montagna lombarda:

 la fascia alpina, caratterizzata da un assetto territoriale, socio- economico, produttivo, consoli- dato e da un’alta qualità ambientale, in cui assumono rilievo le relazioni transfrontaliere e trans- nazionali;  l’area prealpina, che si completa con le zone collinari e dei laghi insubrici e gli sbocchi delle valli principali, che rappresenta una situazione molto ricca di risorse naturali ed economiche, caratterizzata da una posizione di prossimità all’area metropolitana urbanizzata che le procura effetti positivi congiuntamente ad impatti negativi;  la zona appenninica, delimitata dall’area dell’Oltrepò Pavese, caratterizzata da marginalità e notevole fragilità ambientale e che richiede un progetto mirato di valorizzazione delle potenziali- tà. Il territorio della Provincia di Sondrio è interamente collocato nella fascia alpina ed è caratterizzato dalla presenza di insediamenti e comunità a bassa densità abitativa. In particolare, il sistema della montagna, nel quale si colloca Talamona, persegue i seguenti obiettivi territoriali:

 Tutelare gli aspetti naturalistici e ambientali propri dell'ambiente montano (ST2.19);  Tutelare gli aspetti paesaggistici, culturali, architettonici ed identitari del territorio (ST2.2);  Garantire una pianificazione territoriale attenta alla difesa del suolo, all'assetto idrogeologico e alla gestione integrata dei rischi (ST2.3);  Promuovere uno sviluppo rurale e produttivo rispettoso dell’ambiente (ST2.4);  Valorizzare i caratteri del territorio a fini turistici, in una prospettiva di lungo periodo, senza pre- giudicarne la qualità (ST2.5);  Programmare gli interventi infrastrutturali e dell’offerta di trasporto pubblico con riguardo all’impatto sul paesaggio e sull’ambiente naturale e all’eventuale effetto insediativo (ST2.6);  Sostenere i comuni nell'individuazione delle diverse opportunità di finanziamento (ST2.7);  Promuovere modalità innovative di fornitura dei servizi per i piccoli centri (ST2.9);  Promuovere un equilibrio nelle relazioni tra le diverse aree del Sistema Montano, che porti ad una crescita rispettosa delle caratteristiche specifiche delle aree (ST2.10). Il Documento di Piano definisce le linee orientative dell’assetto del territorio regionale identificando gli elementi di potenziale sviluppo e di fragilità che si ritiene indispensabile governare per il perseguimen- to degli obiettivi prioritari di interesse regionale, o elementi ordinatori dello sviluppo:

 Poli di sviluppo regionale;  Zone di preservazione e salvaguardia ambientale;

4 Piano Territoriale Regionale, Documento di Piano, Il Sistema Territoriale della Montagna, pag. 88, 2010. Pagina 12 di 69 PGT PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO COMUNE DI TALAMONA

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 Infrastrutture prioritarie. Il Documento di Piano determina, altresì, effetti diretti e indiretti, e indica con precisione alcuni ele- menti del PTR che hanno effetti diretti, in particolare:

 Gli obiettivi prioritari di interesse regionale;  I Piani Territoriali Regionali d’Area (PTRA). Le sezioni tematiche del PTR considerano i temi che necessitano di approfondimenti ed accolgono elementi, riflessioni, spunti che, pur non avendo immediata e diretta cogenza, offrono l’opportunità di fornire chiavi di lettura e interpretazione dei fenomeni in atto tra i diversi soggetti istituzionali e non. Tra i temi indagati vi sono:

 competitività;  corridoi europei;  difesa del suolo;  sistema delle conoscenze. È evidente come i riferimenti regionali assumono un ruolo di supporto nelle determinazioni urbanisti- che di scala provinciale, sovracomunale e comunale, mentre appaiono significativi unicamente con ri- ferimento agli obiettivi di rilevanza ambientale generale per quanto attiene gli strumenti della pianifica- zione attuativa e della programmazione negoziata. Tra gli obiettivi principali riferiti all’uso del suolo, il PTR indica di:

 limitare l’ulteriore espansione urbana nei fondovalle;  favorire interventi di riqualificazione e riuso del patrimonio edilizio con conservazione degli ele- menti della tradizione;  conservare i varchi liberi nei fondovalle, per le eventuali future infrastrutture;  coordinare a livello sovracomunale l’individuazione di nuove aree produttive e di terzia- rio/commerciale.

Il PTR, ricomprende il PTPR5 che qualifica il territorio lombardo in base a alle tipologie di paesaggio. Il territorio di Talamona e, più in generale tutta la provincia di Sondrio, sono ricompresi nella fascia alpi- na, con particolare riferimento alle seguenti tipologie:

 paesaggio della montagna o paesaggi delle energie di rilievo (campitura marrone);  paesaggio delle valli e dei versanti (campitura verde);  ambiti urbanizzati La realtà comunale ed il territorio adiacenti sono interessati dalla presenza di elementi identificativi e percorsi di interesse paesaggistico, nel particolare da:\

5 Il Piano Territoriale Regionale (PTR), in applicazione dell’art. 19 della LR n. 12/2005, ha natura ed effetti di piano territoriale paesaggistico ai sensi della legislazione nazionale (D.Lgs. n. 42/2004). Il PTR in tal senso recepisce consolida e aggiorna il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) vigente in Lombardia dal 2001, integrandone e adeguandone contenuti descrittivi e normativi e confermandone impianto generale e finalità di tutela il Piano Paesaggi- stico Regionale diviene così sezione specifica del PTR, disciplina paesaggistica dello stesso, mantenendo comunque una compiuta unitarietà ed identità. Pagina 13 di 69 PGT PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO COMUNE DI TALAMONA

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 del Sentiero Valtellina, tracciato guida paesaggistico per il quale proprio il nodo di Talamona, con l’attraversamento del F. Adda e del T. Tartano, rimane l’unico punto completamente non ri- solto dell’intera tratta da a ;  il geosito del conoide del T. Tartano, luogo di specificità e peculiarità sotto al profilo idrogeo- morfologico, geologico e naturalistico;  il tatto della SS38 in transito in prossimità del succitato geosito, e il tratto della SP11 in risalita al versante nordoccidentale del Crap del Mesdì quali tracciati stradali panoramici.

In qualità di istituzioni per la tutela della natura si riconoscono le presenze del Parco delle Orobie Val- tellinesi, che interessa l’intera parte del territorio d’alpeggio e sommitale del comune e, nelle immedia- te adiacenze, nei territori di Tartano e Albaredo per San Marco, separati dai crinali del Monte Pisello, Culino etc., i SIC e ZPS relativi alle vallate omonime (Valtartano e d’Albaredo). Emerge la presenza degli ambiti idi elevata naturalità, tutelati ai sensi dell’art. 17 del PPR; in tali ambiti la disciplina paesaggistica persegue i seguenti obiettivi generali:

 recuperare e preservare l'alto grado di naturalità, tutelando le caratteristiche morfologiche e ve- getazionali dei luoghi;  recuperare e conservare il sistema dei segni delle trasformazioni storicamente operate dall'uo- mo;  favorire e comunque non impedire né ostacolare tutte le azioni che attengono alla manutenzio- ne del territorio, alla sicurezza e alle condizioni della vita quotidiana di coloro che vi risiedono e vi lavorano, alla produttività delle tradizionali attività agrosilvopastorali;  promuovere forme di turismo sostenibile attraverso la fruizione rispettosa dell'ambiente;  recuperare e valorizzare quegli elementi del paesaggio o quelle zone che in seguito a trasfor- mazione provocate da esigenze economiche e sociali hanno subito un processo di degrado e abbandono. Negli ambiti di cui al presente articolo, gli interventi sottoelencati sono soggetti alla seguente discipli- na, fatti comunque salvi gli indirizzi e le determinazioni contenuti nel Piano del Paesaggio Lombardo nonché le procedure di V.I.A., qualora previste dalla vigente legislazione:

 la realizzazione di nuove grandi attrezzature relative allo sviluppo ricettivo, sportivo e turistico, è possibile solo se prevista nel Piano Territoriale di Coordinamento provinciale; nelle more dell'entrata in vigore del P.T.C.P. sono ammessi esclusivamente i predetti interventi che siano ricompresi in strumen- ti di programmazione regionale o provinciale;  la realizzazione di opere relative alle attività estrattive di cava e l'apertura di nuove discariche, è possibile solo se prevista in atti di programmazione o pianificazione territoriale di livello regionale o provinciale;  la realizzazione di nuove strade di comunicazione e di nuove linee per il trasporto di energia e fluidi, che non siano meri allacciamenti di strutture esistenti, è consentita individuando le opportune forme di le opportune forme di mitigazione, previa verifica dell'impraticabilità di soluzioni alternative a minore impatto da argomentare con apposita relazione in sede progettuale.

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Tra gli aspetti di possibile criticità intravedibili dalla cartografia del PPR, in particolar modo riferiti alle tavole F e G, si annoverano gli effetti del degrado dettato dal dissesto idrogeologico, in particolare rife- riti al T. Tartano e agli omonimi geosito e conoide. Se, per quanto attiene al geosito, sono state pro- grammate azioni di tutela volte a limitare il taglio del bosco ivi cresciuto (cfr. PIF CMV Morbegno, carta delle trasformazioni del bosco, bosco non trasformabile), e le attività estrattive e di cava di inerti sono limitate ai due “ate” dettati dal Piano Cave della Provincia di Sondrio, il resto della conoide si presenta come un paesaggio integralmente privo di suolo (pietraia). Il degrado idrogeologico sul T. Malasca, invece, è stato superato con gli interventi che hanno fatto seguito agli episodi alluvionali del 2008. Per quanto attiene al degrado dettato dalle conurbazioni lineari, invece, è da evidenziare come la criticità sia ormai stata raggiunta da anni e solo incrementi volti al migliore inseri- mento paesaggistico e qualitativo dei fabbrica- ti, delle strutture ed infrastrutture pare un obiettivo perseguibile in questa fase, senza attualmente poter pensare a demolizioni o tra- sferimenti. Figura 1 - Stralcio tavola H: schema e tabella interpretativi del Il futuro declassamento della SS38 nel mede- degrado simo tratto potrà, facente seguito alla realizza- zione del nuovo tracciato (cfr. tavola G), pare essere l’occasione per innescare un vero ri- pensamento di tali luoghi).

2.2. La Rete Ecologica Regionale

La RER, e i criteri per la sua implementazione, si propongono di fornire al Piano Territoriale Regionale il quadro delle sensibilità prioritarie naturalistiche esistenti, ed un disegno degli elementi portanti dell’ecosistema di riferimento per la valutazione di punti di forza e debolezza, di opportunità e minacce presenti sul territorio regionale; il fine ultimo è quello di aiutare il PTR a svolgere una funzione di indi- rizzo e coordinamento per i PTCP provinciali e i PGT comunali aiutandoli ad individuare le sensibilità prioritarie ed a fissare i target specifici in modo che possano tener conto delle esigenze di riequilibrio ecologico fornendo un quadro orientativo di natura naturalistica ed ecosistemica oltreché delle oppor- tunità per individuare azioni di piano compatibili. L’obiettivo da perseguire è il mantenimento della biodiversità in quanto dimensione primaria dei siste- mi naturali ma, all'interno degli strumenti di pianificazione, acquisisce il significato di indicatore di qua- lità del sistema paesistico, con funzione prioritaria di conservare un capitale naturale di qualità (Ben- net 2004), il cui ruolo è quello di garantire la durabilità dei processi, la conservazione delle risorse per le generazioni future e di erogare una serie di servizi eco-sistemici alle generazioni presenti (Santolini 2010).

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In particolare, i servizi principali offerti dalla Rete Ecologica Comunale di Talamona si sintetizzano nei seguenti:

 mitigazione degli squilibri idrogeologici e conservazione del suolo;  conservazione della biodiversità;  conservazione della risorsa acqua;  assorbimento dei gas serra;  immagazzinamento di biomasse;  contributo alla formazione di paesaggi per la fruizione e il turismo;  conservazione delle attività tradizionali legate al pascolo e alle foreste;  miglioramento del microclima.

In questo senso la REC diventa il luogo prioritario su cui far ricadere le opere di compensazione delle trasformazioni avviate e quelle programmate dal PGT. Il documento “Rete ecologica regionale – alpi e prealpi”, facente parte del Piano Territoriale Regionale, individua gli elementi concorrenti alla defini- zione della rete ecologica della Lombardia. Le celle entro cui è compreso il territorio comunale sono contrassegnate coi numeri 86-87, e dalla loro formulazione emerge per Talamona la forte presenza dell’elemento di primo livello n. 60, denominato “Orobie”. Il prospetto successivo sintetizza i contenuti della scheda del settore n. 86 con specifico rife- rimento a Talamona. Codice settore 86 Nome settore Valtellina di Morbegno Elementi di tutela Parco Regionale delle Orobie Valtellinesi Elementi primari della RER Corridoi primari - Elemento di primo livello n. 60 “Orobie” Altri elementi di primo livello Bassa Valle di Tartano Elementi secondari della RER Aree importanti per la biodiversità FV 78 Orobie Valtellinesi UC 59 Orobie Valtellinesi CP 70 Orobie Valtellinesi AR 68 Orobie Valtellinesi Altri elementi di secondo livello Fasce boscate del pedemonte delle Orobie Valtellinesi

Tabella 2 – Tabella riepilogativa dei contenuti del settore n. 86 della RER con riferimento al Comune di Talamona

Le scelte di seguito esposte fanno riferimento alla carta D.12 del Documento di Piano “Proposta di Re- te Ecologica Comunale” e muovono a partire da quanto sopra citato circa la Rete Ecologica Regiona-

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le, adeguato alla scala operativa della realtà comunale, anche in considerazione dello Schema Fisico della Tavola delle Previsioni di PGT ver. 4.3. del dicembre 2012. La stessa tavola del DdP, evidenzia, in termini di possibili problematiche, quelle connesse alla pre- senza elettrodotti, molto pericolosi per l’avifauna e per i quali l’Ente Provincia di Sondrio, con ENEL, ha in atto uno specifico studio, ai cui esiti analitici e programmatici si rimanda. In particolare sono avanzate le ipotesi di utilizzo di profili in gomma da applicarsi ai conduttori in pros- simità degli isolatori, in special modo quelli rigidi con conduttori posti al di sopra delle mensole, che rappresentano le situazioni di maggiore pericolo per l’avifauna di grandi dimensioni (es. Gufo Reale).

2.3. Il Parco delle Orobie Valtellinesi

2.3.1. Il Piano Territoriale di Coordinamento del Parco delle Orobie Valtellinesi

La Legge Regionale 15 settembre 1989, n. 57, “Istituzione del Parco delle Orobie Valtellinesi", all’articolo 7 prevede la formazione del Piano Territoriale di Coordinamento, che doveva essere adot- ta-to entro due anni dalla entrata in vigore della stessa legge. Attualmente il Parco delle orobie Valtel- linesi è sprovvisto di Piano territoriale di Coordinamento. Nel Comune di Talamona, essendo in parte lo stesso compreso entro il Parco Regionale delle Orobie Valtellinesi, le funzioni autorizzative, consultive, (ad es. pareri ex art. 32 della legge 28 febbraio 1985, n. 47), e sanzionatorie, sono esercitate dall'Ente Gestore del Parco stesso, ad eccezione che per gli interventi che riguardano zone stralciate dal territorio del Parco, (centri urbani), oppure di competenza della Regione e della Provincia, in particolare per gli interventi inerenti opere idrauliche realizzate da enti locali diversi dal comune. E’ pacifico che, in presenza di uno strumento di governo a scala territoriale non sarebbe sufficiente soltanto la classificazione formale, ovvero la denominazione “IC” attribuita alla zona, ma occorrerebbe considerare anche la disciplina sostanziale della zona, ovvero la disciplina delle attività umane previ- ste nella data zona, secondo il contesto ambientale. Ne consegue che se in un particolare ambito il PTC del Parco consentisse al Comune di disciplinare il proprio territorio in modo sostanzialmente au- tonomo, tale zona sarebbe da ritenersi assoggettata all’esclusiva disciplina comunale. Ciò è reso pos- sibile dalla stessa valenza paesistica del PGT, istituito dalla citata LR. 12/2005.

Superficie % (mq) Fuori limiti POV 14760375.2 69.7 Entro limiti POV 6429071.4 30.3 Comune 21189446.6 100.0

Tabella 3 - Incidenza della superficie soggetta al POV

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Figura 2 – Incidenza della superficie soggetta al POV

Il Parco delle Orobie Valtellinesi si sviluppa su circa il 30% della superficie comunale ed intercetta dif- ferenti altitudini nel suo estendersi: dai poco più che 1000 m s.l.m. di Grum, Foppa e La Bianca, sino agli oltre 2300 m s.l.m. del Monte Culino.

2.3.2. Il Piano di Indirizzo Forestale del Parco delle Orobie Valtellinesi

Il Parco regionale delle Orobie Valtellinesi, pur non essendo dotato di PTC, ha approvato alcuni stru- menti settoriali della pianificazione. In particolare si è dotato di uno strumento molto importante quale è il Piano di Indirizzo Forestale (PIF), che ne disciplina l’attuazione attraverso le “Norme per il governo generale del comparto forestale, per la valorizzazione del paesaggio e per il raccordo con la pianifica- zione territoriale sovra e sotto ordinata”. Tali norme, come introdotto dalla premessa, fanno riferimento specificatamente a:

 aspetti pianificatori di natura territoriale che sono oggetto di specifica valutazione in ordine alla coerenza con il PTC, il PTCP e che, con il PIF vigente, diventano prescrittivi nei riguardi dei PGT comunali;  attività selvicolturali e gestione dei terreni soggetti a vincolo idrogeologico, che riguardando es- senzialmente le attività silvo-pastorali in senso stretto e che non hanno ricadute a livello urbani- stico territoriale.

I particolare il PGT del Comune di Talamona recepisce le indicazioni e le prescrizioni derivanti dal Piano di Indirizzo Forestale vigente, proponendo un tavolo di consultazione con il Parco nella fase re- dazionale del Piano delle Regole dello strumento di pianificazione comunale, affinché, secondo quan- to previsto dall’art. 11 delle stesse norme citate, si possa tendere al maggior dettaglio in considerazio- ne delle attività umane consolidate. Ai sensi dell’art. 23 del Regolamento di Attuazione (RdA) del PIF, il PGT indica nella propria cartografia del Documento di Piano, prima, e del Piano delle Regole, poi, le seguenti categorie di trasformazione del bosco:

 boschi non trasformabili: identificano le aree boscate che non possono essere trasformate;  boschi in cui sono permesse solo trasformazioni speciali: identificano le aree trasformabili, delle quali non è possibile la redazione della cartografia puntuale in quanto non definibili all’attualità e di distribuzione e dimensione non compatibile con la scala di rappresentazione cartografica del PIF, che sono identificate e descritte a livello di regolamento nell’ambito del quale viene rinviata al PGT l’identificazione sul terreno dei beni cui tale norma si deve applicare;  boschi in cui sono permesse trasformazioni ordinarie, suddivise in:  trasformazione a delimitazione esatta che identificano le aree suscettibili di trasformazione di tipo urbanistico;  trasformazioni a delimitazione areale, identificano le superfici potenzialmente trasformabili:  per attività legate allo sviluppo di attività agricole in particolare su aree in passato;  stabilmente utilizzate a fini agricoli e colonizzate dal bosco a seguito del loro abbandono) o per interventi di conservazione o miglioramento della biodiversità o del paesaggio. Pagina 18 di 69 PGT PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO COMUNE DI TALAMONA

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Quanto emerge è come, in linea generale, all’interno del Parco delle Orobie Valtellinesi il bosco è quasi interamente non trasformabile, fatta eccezione per alcuni piceo-faggeti al di sotto delle sommità che delimitano lo spartiacque con i comuni di Tartano e Albaredo.

2.4. La pianificazione di livello provinciale

2.4.1. Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Sondrio

Il PTCP definisce, ai sensi dell’art. 15 della LR n. 12/2005 e s.m.i., gli obiettivi generali di tutela ed as- setto del territorio connessi ad interessi di rango provinciale o sovra comunale, o di quelli costituenti attuazione della pianificazione regionale riguardanti l’intero territorio provinciale o quello di più comuni. La Provincia di Sondrio è dotata di proprio Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) approvato con delibera del Consiglio Provinciale n. 4 del 25 gennaio 2010. Obiettivo generale del PTCP della Provincia di Sondrio risulta essere la conservazione, la tutela ed il rafforzamento della qualità ambientale dell’intero territorio provinciale perseguibile attraverso le seguenti macro azioni:

 Valorizzazione e tutela delle peculiarità paesistico ambientali;  Miglioramento dell’accessibilità;  Razionalizzazione dell’uso delle acque e riqualificazione dei corpi idrici;  Razionalizzazione dell’uso del suolo;  Riqualificazione territoriale;  Innovazione delle reti;  Innovazione dell’offerta turistica;  Valorizzazione e salvaguardia dell’agricoltura.

In via generale, tutte le norme citate prevedono salvaguardia, recupero e valorizzazione degli elementi cui fanno riferimento; a questi criteri è ispirata l’azione definita negli elaborati del PGT, potendosi così affermare che esso opera in piena sintonia di indirizzo con le previsioni del PTCP relative al territorio comunale di Talamona, come si avrà anche modo di constatare nelle parti seguenti di questa Relazio- ne che descrivono le politiche e gli interventi assunti dal PGT. Le azioni previste dal Documento di Piano risultano così conformi agli obiettivi del PTCP. La vigente Legge Urbanistica Regionale individua quattro temi per i quali i contenuti del PTCP “hanno efficacia prescrittiva e prevalente sugli atti del PGT”6. Essi sono:

 tutela dei beni ambientali e paesaggistici;  la localizzazione delle infrastrutture viarie;  la delimitazione delle aree agricole;

6 Ex. LR 12/2005 art. 18 comma 2 Pagina 19 di 69 PGT PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO COMUNE DI TALAMONA

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 l’indicazione degli interventi per la tutela idrogeologica e sismica. In particolare per il PTCP della Provincia di Sondrio gli articoli delle relative NTA che assumono “valo- re di prescrizioni immediatamente efficaci e prevalenti sugli atti del PGT” di Talamona, sono nell’ordine:

 Aree assoggettate a vincoli paesaggistici e a disposizioni dell’art. 17 del Piano del paesaggio lombardo (art. 7)  Aree di particolare interesse naturalistico e paesistico (art. 8)  Geositi (art. 10)  Varchi o corridoi paesistico-ambientali (art. 12)  Aree di naturalità fluviale (art. 13)  Forre (art. 21)  Cascate (art. 22)  Ambiti agricoli strategici (art. 43)  Infrastrutture stradali e ferroviarie (art. 50)  Fasce di rispetto inedificabili (art. 51)  Disciplina delle derivazioni d’acqua da corpi idrici superficiali (art. 75)  Disciplina delle derivazioni d’acqua da corpi idrici sotterranei (art. 76) Dalla carta degli elementi del paesaggio e della Rete Ecologica del PTCP emerge la presenza signifi- cativa delle aree associate alle presenze idriche, a partire dai vincoli (150 m dalle aste del Reticolo idrico Principale – F. Adda, T. Tartano, T. Malasca, T. Roncaiola7), passando per le aree di naturalità fluviale (art. 13 del PTCP, che comprendono tutto l’ambito a nord est del comune), quindi i corridoi ecologici di connessione tra opposti versanti nell’ambito della conoide del Tartano che, osservati con- giuntamente al precedente progetto del nuovo svincolo della SS38 dello Stelvio, erano finalizzati al mantenimento di fasce protette per lo spostamento della fauna selvatica. Ora, decaduto tale progetto, il nuovo e più piccolo svincolo di Talamona non comporta opere di deforestazione ingenti come nel precedente caso e, pare plausibile, di concerto con il PIF o sue eventuali varianti, procedere anche ad un ripensamento degli usi del bosco (cfr. PIF della CMV di Morbegno). La carta delle unità di paesaggio (tav. 5.1.) mette in evidenza tre elementi particolarmente significativi: Unità di fondovalle  La presenza del bosco nell’ambito nord-est del comune;  La piana agricola a nord-ovest;  Gli ambiti produttivi che determinano interferenza paesaggistica ad ovest (PIP) e lungo la SS38;  Gli ambiti insediati residenziali (paesaggio del sistema insediativo); Unità di versante  Gli ambiti boscati;  Gli alpeggi, i maggenghi ed i paesaggi pastorali

7 Manca il T. Ranciga che verrà cartografato dal PGT Pagina 20 di 69 PGT PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO COMUNE DI TALAMONA

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Unità delle energie di rilievo  La parte sommitale verso le praterie di alta quota ai piedi dello spartiacque con Tartano e Alba- redo (M. Culino, M. Pisello, Alpe Pedroria, etc.)

In termini di previsioni progettuali strategiche, il PTCP (tav. 6), per il territorio di Talamona prevede i succitati corridoi ecologici legati alla conoide del Tartano, congiuntamente alla tutela del medesimo geosito, quindi agli ambiti di naturalità fluviale, che si comportano come elementi di compensazione/tutela finalizzati a contenere gli impatti della previsione infrastrutturale dello svincolo di Talamona, oggi decaduta e fortemente ridimensionata rispetto alle previsioni infrastrutturali recepite dal PTCP. Sono quindi da segnalare gli ambiti agricoli strategici della piana a nord-ovest, la quale si estende anche su Morbegno, quindi i varchi inedificabili a nord della ferrovia, sempre nel medesimo ambito agricolo. Il PTCP non dimenitca la necessità di ridurre gli impatti paesaggistici legati alla presenza produttiva in Talamona. In particolare il riferimento riguarda gli aspetti percettivi legati alla vista attiva generata dalla statale 38, lungo il medesimo asse infrastrutturale. Per tali motivi il PTCP introduce la necessità di interventi di schermatura lungo il tracciato, da meglio dettagliare con il PGT. Infine un certo peso è dato al conoide su cui sorge Talamona, poiché luogo legato a paesaggi tradizionali e fortemente specifici per i quali il PTCP detta: “Il PTCP individua sulle tavole 6. 1-10 - Previsioni progettuali strategiche, le zone che costitui- scono le porzioni non urbanizzate dei conoidi di deiezione, riconoscendo la particolare valen- za di forma di paesaggio a rete caratterizzato da filari alberati, muri, strade e sentieri, campi e frutteti e ne persegue la tutela. I Comuni, nei PGT e nelle loro varianti, provvedono alla miglio- re definizione cartografica di tali zone, e dettano le disposizioni specifiche per il perseguimen- to della tutela sopradescritta.”

Circa le reti tecnologiche il PTCP individua le presenze significative di elettrodotti (impatto anche pae- saggistico), la rete del metanodotto di III specie che percorre la piana agricola a nord della ferrovia, quindi i tracciati del teleriscaldamento che dall’ambito produttivo (PIP) condiviso con Morbegno, rag- giungono i fabbricati industriali all’interno del comparto medesimo, ma in territorio di Talamona. At- tualmente le realtà residenziali non sono raggiunte dal teleriscaldamento.

2.4.2. La pianificazione provinciale di settore

Parallelamente al Piano Territoriale di coordinamento provinciale sono in vigore altri piani di settore che si affiancano allo stesso e costituiscono il riferimento programmatico in specifiche aree tematiche. Tali studi di settore, alla scala vasta, sono articolati in apparati analitici specifici e quadri programmati- ci. Considerato come il presente Rapporto Ambientale si faccia carico di approfondire gli specifici ambiti tematici facenti capo ad ognuno di tali piani nei capitoli che seguono, in questa sede si propone il solo

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elenco dei Piani di settore dei quali il Rapporto Ambientale, di concerto con il Documento di Piano del PGT, terranno conto di:

 Il Piano di Bilancio Idrico  Il Piano Cave Provinciale  Il Piano di Faunistico Venatorio  Il Piano di Provinciale di Gestione dei Rifiuti

2.5. Il Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Val- tellina di Morbegno

Le Norme Forestali della Comunità Montana Valtellina di Morbegno, all’art. 80 RdA del PIF “Superfici assoggettate al Piano”, escludono la competenza sui territori compresi nel Parco delle Orobie Valtelli- nesi; il territorio di Talamona, quindi, è assoggettato per una cospicua parte (70% circa) alle norme fo- restali vigenti della Comunità Montana di Morbegno, di cui appartiene amministrativamente. L’analisi della cartografia del PIF della CMV di Morbegno è utile ai fini della comparazione dei conte- nuti della pianificazione di indirizzo forestale della CM medesima con quelli del POV, ai fini di una loro successiva integrazione all’interno del PdR del PGT. Dall’analisi emerge come siano estremamente limitate le ricadute, in termini urbanistici, delle porzioni di bosco non trasformabile dettate dalla CMV di Morbegno. Esse sono soggette alla specifica norma di cui all’art. 96 del Regolamento Territoriale (RT).

 (Art. 96) Aree non disponibili alle trasformazioni in ambito urbanistico  (Art. 94) Trasformazioni ordinarie a perimetrazione esatta  (Art. 95) Trasformazioni a perimetrazione esatta per attività sportive all’aperto  (Art. 98) Trasformazioni speciali non cartografate  nei boschi a “trasformazione speciale con attenzioni naturalistiche” potranno essere autorizzate ulteriori trasformazioni di maggiore estensione solo se funzionali anche alla rico- struzione degli habitat seminaturali di ambienti aperti;  nei boschi a “trasformazione speciale con attenzioni naturalistiche e protettive” dovrà invece essere valutata con attenzione il significato per la stabilità dei luoghi della trasformazio- ne, da contenere al minimo indispensabile. la superficie da trasformare dovrà essere valutata in funzione della stabilità dei luoghi.  (Art. 97) Trasformazioni ordinarie a delimitazione areale

2.6. Elementi di riferimento per l’analisi di coerenza esterna

Di seguito vengono classificati gli obiettivi del PTR in base alla rappresentatività che di essi è fatta nel PGT. Lo scopo è quello di comprendere da quali obiettivi di respiro più generale definiti dalla pianifica- zione regionale è caratterizzato il PGT, considerato come alcuni obiettivi debbano essere comunque

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sempre garantiti, pur non necessariamente costituendo un elemento caratterizzante la struttura di Piano. Il raffronto successivo è quindi da intendersi al fine di inquadrare l’ordine globale della strategia per- seguita attraverso il PGT.

Aderenza degli obiettivi del PGT agli obiettivi della pianificazione sovralocale

SPECIFICATAMENTE PERSEGUITO  PERSEGUITO, MA NON CARATTERIZZANTE 

NON SPECIFICATAMENTE PERSEGUITO 

Obiettivi PTR per i territori della fascia alpina Giudizio

Tutelare gli aspetti naturalistici e ambientali propri dell'ambiente montano (ST2.19)  Tutelare gli aspetti paesaggistici, culturali, architettonici ed identitari del territorio  (ST2.2) Garantire una pianificazione territoriale attenta alla difesa del suolo, all'assetto idro-  geologico e alla gestione integrata dei rischi (ST2.3) Promuovere uno sviluppo rurale e produttivo rispettoso dell’ambiente (ST2.4)  Valorizzare i caratteri del territorio a fini turistici, in una prospettiva di lungo periodo, senza pregiudicarne la qualità (ST2.5)  Programmare gli interventi infrastrutturali e dell’offerta di trasporto pubblico con ri- guardo all’impatto sul paesaggio e sull’ambiente naturale e all’eventuale effetto inse-  diativo (ST2.6) Sostenere i comuni nell'individuazione delle diverse opportunità di finanziamento (ST2.7)  Promuovere modalità innovative di fornitura dei servizi per i piccoli centri (ST2.9)  Promuovere un equilibrio nelle relazioni tra le diverse aree del Sistema Montano, che porti ad una crescita rispettosa delle caratteristiche specifiche delle aree (ST2.10)  Limitare l’ulteriore espansione urbana nei fondovalle  Favorire interventi di riqualificazione e riuso del patrimonio edilizio con conservazio- ne degli elementi della tradizione  Conservare i varchi liberi nei fondovalle, per le eventuali future infrastrutture  Coordinare a livello sovracomunale l’individuazione di nuove aree produttive e di ter- ziario/commerciale 

Tabella 4 – Aderenza degli obiettivi del PGT a quelli della pianificazione e programmazione regionale

Obiettivi PTCP per il territorio provinciale Giudizio Valorizzazione e tutela delle peculiarità paesistico ambientali del territorio, pro-  muovendo le componenti ambientali del territorio provinciale, attribuendo ad esse valenza di risorsa paesaggistica, storico, culturale, nonché fattore di produzione

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Obiettivi PTCP per il territorio provinciale Giudizio del reddito. La molteplice valenza di tali risorse comporta un equilibrio corretto tra la necessità di tutela e la valorizzazione dei territori, con lo scopo di tradurre le azioni di tutela in un vantaggio economico utilizzabile sia dal turismo che dall’agricoltura. Il PTCP al riguardo analizza e costruisce gli elementi di significati- vo valore ambientale e le eccellenze territoriali, introducendo una normativa che risponda all’esigenza di tutela e valorizzazione delle peculiarità paesistico ambien- tali diffuse. Miglioramento dell’accessibilità sia riguardo ai collegamenti strategici di scenario  interessanti i sistemi interregionali e transfrontalieri che quelli riguardanti la riquali- ficazione degli assi viari delle strade statali SS.36 e SS 38. Il Piano affronta le pro- spettive di scenario relativamente ai collegamenti interregionali ed internazionali, rappresentati dalle ipotesi di traforo ferroviario lungo la direttrice Mesolcina-Ticino e del traforo del Mortirolo per il collegamento del tiranese e dell’Alta Valtellina con la provincia di Brescia. Punto essenziale è comunque la previsione dell’intero pro- getto di riqualificazione delle Strade Statali SS.36 e SS. 38. Razionalizzazione dell’uso delle acque e riqualificazione dei corpi idrici quali ele- menti costitutivi del paesaggio montano e vallivo, attraverso la predisposizione di un Piano di Bacino che analizzi le complesse relazioni di criticità del sistema idrico  connesse agli usi plurimi delle risorse, al coordinamento delle pianificazioni, alle ripercussioni paesistico ambientali. Razionalizzazione dell’uso del territorio con l’obiettivo di riduzione del consumo di  suolo, ottimizzazione delle scelte localizzative, sviluppo della cooperazione inter- comunale. Le problematiche riguardo alla necessità di razionalizzazione dell’uso del suolo emergono dalla lettura dei processi di trasformazione in atto, che hanno prodotto una trasformazione importante del tessuto urbano consolidato senza la presenza di una razionalizzazione degli insediamenti produttivi di valenza sovrac- comunale. Il PTCP al riguardo prevede norme orientate alla razionalizzazione dell’uso del suolo e dei rapporti tra gli enti locali. Riqualificazione territoriale finalizzata a rimuovere le principali criticità paesaggisti-  che esistenti, che hanno determinato ambiti di degrado e di compromissione pae- saggistica del territorio; il piano introduce indirizzi per la pianificazione comunale tesi a ridurre i fenomeni antropici quali la destrutturazione delle frange urbane e periurbane, la formazione delle conurbazioni e l’abbandono dei nuclei storici. Innovazione delle reti attraverso lo sviluppo delle tecnologie delle comunicazioni e razionalizzazioni delle reti di trasporto dell’energia, che costituiscono un elemento  di degrado paesistico ambientale diffuso sul territorio provinciale. Innovazione dell’offerta turistica finalizzata alla diversificazione dell’offerta integra- ta orientata alla maggiore sostenibilità e allo sviluppo diffuso.  Valorizzazione e salvaguardia dell’agricoltura nel rispetto della molteplicità delle sue funzioni, riconoscendone il ruolo svolto nella conservazione del paesaggio  (che nel Piano adottato era avvenuto con l’identificazione delle zone agricole di

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Obiettivi PTCP per il territorio provinciale Giudizio

fondovalle e di mezzacosta, dei varchi inedificabili, del paesaggio dei terrazzamen- ti, delle conoidi) in un’ottica più estesa di articolazione del sistema rurale paesisti- co ambientale e mediante l’introduzione di specifiche normative di tutela e di indi- rizzi per i comuni.

Tabella 5 – Aderenza degli obiettivi del PGT a quelli della pianificazione e programmazione provinciale

Obiettivi PIF (PTCP) per il territorio di Talamona

Per quanto attiene agli obiettivi del PIF, in linea generale il PGT non intende proporre azioni o norme che che agiscano diversamente rispetto a quanto già normato dai PIF della Comunità Montana Valtel- lina di Morbegno e dall’Ente Parco delle Orobie Valtellinesi. Si riscontra un possibile fattore di contra- sto, per il quale tuttavia il PGT propone un forte intervento mitigativo, nell’eliminazione di una porzione di bosco non trasformabile, da potersi utilizzare, come propone il DdP, esclusivamente ai fini agricoli; a compensazione di questa variante al PIF, l’introduzione della non trasformabilità della parte boscata interessata dal corridoio per la nuova SS38, oggi decaduto vista la rivisitazione del progetto della nuo- va arteria.

Tabella 6 – Aderenza degli obiettivi del PGT a quelli della pianificazione e programmazione provinciale (PIF)

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3. Il quadro degli obiettivi strutturali del Docu- mento di Piano del PGT

3.1. Il quadro della strategia amministrativa

Analizzando in questa fase le singole tematiche prese in considerazione all’interno del piano di svilup- po e considerando le potenzialità e le criticità messe in evidenza nella fase di analisi, risulta possibile definire con maggiore chiarezza, le strategie operative, individuate sottoforma di progetti di sviluppo e relative azioni, necessarie ad affrontare con chiarezza e coerenza, la programmazione futura del terri- torio comunale di Talamona. Punto di partenza nell’affrontare tale processo, resterà ovviamente la propensione ad una visione so- stenibile e locale che sappia valorizzare e promuovere le peculiarità già esistenti sul territorio. Di seguito, pertanto, si cercherà di affrontare all’interno delle singole tematiche, le possibili azioni rivol- te al perseguimento degli obiettivi territoriali di sviluppo del contesto talamonese, analizzati sotto un’ottica politico strategica generale. La suddivisione di seguito esposta, risulta tuttavia riduttiva nell’affrontare una singola tematica in quanto spesso si assiste ad un’interconnessione tra le singole tematiche analizzate, per le quali, una singola azione rivolta al perseguimento di specifici obiettivi, può comportare favorevoli ricadute anche sotto altri punti di vista, mettendo in chiara evidenza la complessità del territorio e dei suoi singoli pro- cessi interagenti. (Cfr. Relazione illustrativa generale del Documento di Piano).

Tema ambiente OBIETTIVI:  Miglioramento verde urbano;  Rafforzamento dell’attività agricola esistente;  Contrastare l’abbandono della pratica agricola;  Generare una riqualificazione paesistica ed ambientale diffusa (sia in ambito urbano che in quello extraurbano)  Ridurre il più possibile il consumo di suolo;  Diminuire il più possibile le emissioni inquinanti e l’utilizzo di fonti energetiche non rinnovabili.

Tema turismo OBIETTIVI:  Definizione di attività turistiche legate alle peculiarità ambientali, alimentari e produttive locali;  Valorizzare il territorio e le sue potenziali risorse ambientali, storiche, artistiche e legate alla tradi- zione;  Dare vita ad un sistema economico eterogeneo che possa creare una serie di opportunità lavora- tive.

Tema commercio

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OBIETTIVI:  Salvaguardare le attività commerciali locali “di vicinato”;  Ridare nuova linfa al sistema commerciale del Comune attraverso un’identità economica propria;  Migliorare le condizioni paesistiche e strutturali del “core” cittadino;  Risolvere il problema che potrebbe essere dato dallo spostamento del tracciato dell’attuale S.S. 38;  Avviare una politica di collaborazione tra realtà diverse con la creazione di un “sistema Paese” che possa competere in un mercato mondiale globalizzato.

Tema artigianato e industria OBIETTIVI:  Integrare la zona industriale all’interno del territorio in termini di fruizione e vivibilità;  Valorizzare le produzioni artigianali di pregio;  Mettere a disposizione una serie di prospettive occupazionali nuove, soprattutto dal punto di vi- sta dei giovani con una formazione universitaria.

Tema cultura OBIETTIVI:  Utilizzare la cultura come materia prima per lo sviluppo sociale ed economico del Paese e dell’intera Provincia;  Incentivare la presenza di persone giovani provenienti da diverse parti d’Europa all’interno del comparto di riferimento;  Promuovere e valorizzare il territorio non solo per le sue peculiarità storiche, ambientali ed arti- stiche, ma anche per il capitale sociale presente.

Tema servizi OBIETTIVI:  Gestione controllata delle sviluppo sostenibile del territorio;  Definizione dell’assetto viabilistico e della mobilità promuovendo forme di spostamento soste- nibili e integrando le varie modalità di spostamento;  Riorganizzazione del sistema dei parcheggi;  Riduzione degli impatti delle infrastrutture sull’ambiente e il territorio.

Tema insediativo OBIETTIVI:  Approfondimento e perfezionamento dell’offerta insediativa (residenziale e produttiva) sulla base degli esiti emersi dalle indagini del quadro conoscitivo e ricognitivo;  Contenimento della dispersione degli insediamenti ed incentivazione del recupero del patrimonio edilizio esistente;  Definizione di criteri localizzativi e di indicatori con cui governare la sostenibilità dello sviluppo;  Ridefinizione del ruolo dell’area produttiva come parte integrante del Paese;  Mitigazione e conversione degli interventi edilizi meno qualificanti.

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4. Analisi di coerenza interna: qualità criticità e rischi del sistema territoriale

4.1. Popolazione ed economia (A)

4.1.1. Aspetti demografici

Il PGT è fondato, tra le altre cose, sul valore della popolazione prevista: tanto più tale previsione risul- terà corretta e articolata, tanto più lo strumento risulterà aderente alle esigenze reali. Tuttavia, giova ricordare come più i numeri sono contenuti, più il trattamento statistico dei dati possa dare luogo ad accentuazioni poco attendibili di fenomeni di scarso rilievo. A tal proposito si tenga presente come il Comune di Talamona conti, alla fine dell’anno 2012 (dati incrociati ISTAT e Ufficio Anagrafe Comuna- le), 4815 abitanti. Per tale motivo si è scelto di produrre lo scenario demografico futuro attraverso il metodo statistico della proiezione, il quale, nel caso specifico, assicura maggiore prudenzialità rispetto ad un metodo di tipo previsionale8, nel senso in cui si ipotizza un andamento della popolazione all’incirca simile a quello manifestatosi negli ultimi venti anni. La struttura della popolazione così come attualmente insediata nel Comune, presenta una componen- te compresa tra i 25 e i 44 anni, vale a dire quella più propensa per la procreazione, tale da garantire, ipotizzando un regime statico, un buon ricambio per i prossimi anni. Anno Residenti Anno Residenti Var. % 1991 4289 2008 4676 1992 4315 2009 4732 1993 4331 2010 4767 1994 4363 2011 4768 1995 4373 2012 4815 1996 4404 2013 4822 1997 4424 2014 4848 1998 4423 2015 4874 1999 4441 2016 4900 2000 4472 2017 4927 2001 4506 2018 4953 + 2.87 2002 4588 2019 4980 2003 4616 2020 5006 2004 4623 2021 5030 2005 4624 2022 5053

8 Si operi la seguente distinzione tra proiezione e previsione: a) la proiezione consiste nell’estendere al futuro la dinamica demografica di una popolazione così come è stata riscontrata in un certo periodo passato; in sostanza, quindi, s’assume che la popolazione nel prossimo futuro continuerà a crescere o a diminuire così come ha fatto in passato; b)la previsione demografica rappresenta la determinazione della popolazione futura basata i) sulla variabilità delle componenti di crescita, il che implica l’esplicitazione di quelle di natura demografica, ii) sulla capacità di considerarne gli effetti sulla struttura della popola- zione, iii) su un metodo di previsione in grado di tener conto delle modifiche nella composizione strutturale della popolazione, poiché esse possono incidere sui risultati dell’applicazione dei tassi, così come il valore dei tassi stessi può variare nel tempo. Pagina 28 di 69 PGT PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO COMUNE DI TALAMONA

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Anno Residenti Anno Residenti Var. % 2006 4620 2023 5075 +2.47 2007 4648

Tabella 7 – Proiezione del numero di residenti al 2023 (+10 anni)

Gli incrementi di popolazione ipotizzati rispetto agli andamenti pregressi s’attendono una crescita del 2.87% per il primo quinquennio previsionale e del 2.47% per il secondo quinquennio previsionale. Si tenga presente come il Documento di Piano abbia decorrenza quinquennale, tuttavia pare opportuno, ai fini di operare adeguate scelte di pianificazione strategica, procedere ad un calcolo decennale quantomeno di riferimento. Segue la panoramica sulla popolazione straniera residente a Talamona con particolare riferimento al periodo temporale 2002-2010.

4.1.2. Aspetti socio economici

Grazie all’ausilio delle banche dati TARSU (oggi TARES), è stato possibile ricostruire una quadro cir- ca le attività economiche e commerciali e la loro distribuzione tra gli insediamenti all’interno del comu- ne. Seguono alcuni grafici e tabelle relativi a tale aspetto. Anzitutto si noti la presenza molto forte delle attività artigianali, le quali rappresentano quasi la metà dell’intero numero di attività (88 su 206). Fanno seguito le attività terziarie legate a studi privati banche ed uffici, che rappresentano il 19% circa sul totale. Quindi gli esercizi pubblici alimentari (in prevalenza bar, ristoranti, botteghe) e gli esercizi commerciali non alimentari. Dai dati non è stato possibile deriva- re le quantità (mq a ruolo) di ciascuna attività, poiché le metrature considerate dall’archivio

Categoria Conteggio % Alberghi, locande, pens., ristor., bar 22 10.7 Attivita' di agriturismo 3 0.7 Bed & breakfast 1 0.5 Distributori carburanti 2 0.5 Edifici industriali 15 7.3

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Esercizi artigianali 88 42.7 Esercizi comm.li, negozi - alim./fiori 13 6.3 Esercizi comm.li, negozi, non alimentari 21 10.2 Scuole pubbl./priv., istit. priv., coop. 3 1.5 Studi privati, banche, uffici 39 18.9 Supermercati (medie e grandi strutture) 2 1.0 Totale 206 100.0

Di seguito si osservino gli addensamento lungo le vie del Comune.

-

i-

Via o località

Alberghi, locande, pens., r stor., bar Attivita' agriturismo di Bed & breakfast Distributori carburanti Edifici industriali Esercizi artigianali Esercizi comm.li, negozi alim./fiori Esercizi comm.li, negozi, non alimentari Scuole priv., istit. pubbl./priv., coop. ufficiStudi banche, privati, Supermercati (medie e grandi strutture) Totale LOCALITA' AL TARTANO 1 1

LOCALITA' SAN GREGORIO 1 1

PIAZZA IV NOVEMBRE 1 4 2 2 9

VIA ALLA PROVINCIALE 1 5 1 3 10

VIA CAURGHETTO 1 1

VIA CERRI 1 2 3

VIA CIAPONI CARLO 1 1

VIA CIVASCA 1 1

VIA COLOMBERA 1 1

VIA COSEGGIO 1 4 5

VIA COSEGGIO DI MEZZO 1 1

VIA COSEGGIO DI SOPRA 1 1

VIA DON CUSINI 1 2 1 3 9 16

VIA ELIPORTO 1 1

VIA ERBOSTA 1 1 7 9

VIA GAVAZZENI 3 8 3 3 2 8 1 28

VIA LIGURIA 1 3 1 5

VIA LOMBARDIA 1 5 6

VIA MAESTRI DEL LAVORO 1 1

VIA MAFFEZZINI 1 2 3

VIA MAZZONI 1 1

VIA MURADA 1 1

VIA PIEMONTE 4 4 2 10

VIA ROMA 1 3 11 2 3 1 5 26

VIA SAN GIORGIO 3 2 5

VIA SPINI 2 2

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-

i-

Via o località

Alberghi, locande, pens., r stor., bar Attivita' agriturismo di Bed & breakfast Distributori carburanti Edifici industriali Esercizi artigianali Esercizi comm.li, negozi alim./fiori Esercizi comm.li, negozi, non alimentari Scuole priv., istit. pubbl./priv., coop. ufficiStudi banche, privati, Supermercati (medie e grandi strutture) Totale VIA STELVIO 5 1 2 1 13 7 1 29

VIA TARTANO 2 1 3 2 7

VIA TORRE 1 2 1 4

VIA VALENTI 2 1 3

VIA VALLE D'AOSTA 1 1

VIA VANONI 2 4 6

VIA VENETO 1 3 1 5

VIA XX SETTEMBRE 2 2

Totale 22 1 1 1 15 88 13 21 3 39 2 206 Tabella 8 – Elenco delle attività economiche per via e categoria

4.2. Aria e fattori meteo climatici (B)

4.2.1. Fattori meteo climatici

Il Comune di Talamona appartiene alla fascia climatica temperata, in particolare al clima alpino, carat- terizzato da estati brevi e fresche ricche di fenomeni temporaleschi, nonché da inverni lunghi e, anche grazie alla localizzazione ed alla morfologia del territorio in prossimità dello spartiacque tra Alpi e Prealpi, tendenzialmente nevosi.

Figura 3 – Carta delle precipitazioni massime annue del territorio alpino lombardo 1891/1990 (fonte DG Territorio e Urbanistica, UO Rischio idrogeologico e sismico)

La cresta prealpina, infatti, in prossimità delle vallate orobiche segna uno dei passaggi tra l’ambito in- fluenzato dalla presenza del catino padano e la regione alpina e, proprio per questo motivo, le correnti

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tiepide ed umide di provenienza mediterranea, in risalita lungo i versanti orobici danno origine ad in- stabilità meteorologica lungo la catena medesima.

Figura 4 – Carta delle precipitazioni medie annue del territorio alpino lombardo 1891/1990 (fonte DG Territorio e Urbanistica, UO Rischio idrogeologico e sismico)

Figura 5 – Carta delle precipitazioni minime annue del territorio alpino lombardo 1891/1990 (fonte DG Territorio e Urbanistica, UO Rischio idrogeologico e sismico)

Oltre a questo, anche la posizione lungo il fondovalle valtellinese, in prossimità della strozzatura del culmine di Dazio e del Crap del Mezzodì (Tartano), per via della risalita di correnti umide lungo il fon- dovalle valtellinese dal Lario (venti di “breva”) determina una consistente piovosità, specie estiva, nell’ambito della bassa Valtellina cui Talamona appartiene.

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Figura 6 – Carta della ventosità in m/s

Figura 7 – Carta della produzione potenziale di energia eolica in MWh/MW

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I fattori sopracitati fanno menzione anche di aspetti legati alla ventosità dei luoghi. In linea generale il territorio della provincia di Sondrio non è adatto allo sfruttamento delle correnti eoliche. Talamona non fa eccezione, nonostante la sua posizione leggermente rialzata rispetto al fondovalle grazie al conoide ed alla presenza della strozzatura compresa tra il Culmine di Dazio e il Crap del Mezzodì la renda ben esposta a venti locali.

Sempre sotto al profilo dello sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili non si segnala per il Co- mune, in special modo per la parte insediata (conoide) la presenza di particolari picchi di energia me- dia annua della radiazione solare che raggiunge il suolo, tali da rendere più appetibile che altrove lo sfruttamento dell’energia solare. I valori si allineano quindi alla media.

4.2.2. Fattori di inquinamento dell’aria

Figura 8 – Sostanze acidificanti in t/anno*kmq (fonte ARPA)

Figura 9 – Precursori dell’ozono troposferico (COV equivalenti) in t/anno*kmq (fonte ARPA)

Figura 10 – Particolato aerodisperso in t/anno*kmq (fonte ARPA)

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SO2 NOx COV CH4 CO CO2 N2O NH3 PM2.5 PM10 PTS eqCO2 Precurs. O3 Tot. (H+) Acidif.

DESC MA- CROSETTORE

t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno kt/anno t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno kt/anno t/anno kt/anno Produzione ener- gia e trasform. 1.6 36 1.3 14 7.1 6.4 0.8 0.8 1.7 2.3 46 0.8 combustibili

Combustione non industriale 389 363 1.798 493 7.151 340 86 15 350 362 378 377 3.035 21

Combustione nell'industria 196 97 49 5.1 33 86 10 0.7 14 17 23 89 171 8.3

Processi produtti- vi 122 1.2 4.0 4.9 122

Estrazione e di- stribuzione com- 102 142 3.0 104 bustibili

Uso di solventi 1.696 0.0 0.1 0.1 16 1.696

Trasporto su strada 11 1.586 1.149 55 3.911 364 14 61 108 135 164 369 3.514 38

Altre sorgenti mobili e macchi- 3.5 245 106 1.9 321 19 8.1 0.0 33 34 37 22 440 5.4 nari

Trattamento e smaltimento rifiuti 0.1 5.8 1.6 1.781 4.2 0.1 0.4 0.4 0.5 37 34 0.1

Agricoltura 0.7 1.7 2.659 320 1.382 7.5 16 26 155 40 81

Altre sorgenti e assorbimenti 3.3 14 5.104 202 422 0.1 3.3 46 49 51 4.3 5.171 0.6

Totale 605 2.347 10.131 5.352 11.849 809 444 1.462 562 618 685 1.075 14.373 156

Tabella 9 - I dati delle emissioni di inquinamenti in t/anno o kt/anno in base ai macro settori di utilizzo (INEMAR 2005 - dati finali assoluti)

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DESC MA-

CROSETTO-

RE

SO2 COV CH4 CO CO2 N2O NH3 PM10 PTS PM2.5 CO2_EQ SOST_AC PREC_OZ

NOx

Combustione 1.66 4.11 47.16 12.43 186.91 1.81 0.91 0.39 9.00 9.38 8.71 2.35 0.16 72.92 non industriale

Combustione 4.34 4.99 2.13 0.15 24.49 0.85 0.16 0.03 0.86 1.06 0.75 0.90 0.25 10.92 nell'industria

Processi produt- 0.00 0.00 9.29 0.00 0.00 0.19 0.00 0.00 0.03 0.03 0.01 0.19 0.00 9.29 tivi

Estrazione e di- stribuzione com- 0.00 0.00 5.77 0.80 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.02 0.00 5.78 bustibili

Uso di solventi 0.00 0.00 79.53 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.42 0.00 79.53

Trasporto su 0.41 59.10 30.66 1.63 113.09 13.23 0.49 1.85 4.69 5.68 3.77 13.42 1.41 115.23 strada

Altre sorgenti mobili e macchi- 0.10 6.85 2.13 0.04 6.36 0.53 0.23 0.00 0.91 0.99 0.89 0.60 0.15 11.18 nari

Agricoltura 0.00 0.00 0.03 51.28 0.00 0.00 4.96 22.70 0.05 0.12 0.02 2.62 1.33 0.75

Altre sorgenti e 0.00 0.00 72.80 0.00 0.37 0.00 0.00 0.00 0.24 0.24 0.24 0.00 0.00 72.84 assorbimenti

Tabella 10 – Suddivisione delle quantità di emissioni per macrosettore in g/mc di aria per il Comune di Talamona (fonte INEMAR 2005)

Dalla lettura delle precedenti mappature ARPA, Talamona prospetta un panorama mediamente più scadente rispetto alle medie provinciali per i tre gruppi di inquinanti indagati, vale a dire le sostanze acidificanti (SO2), i composti organici volatili (COV) e il particolato aerodisperso (tipo PM10). Il dato è da interpretare sulla base della rilevante presenza del comparto industriale. Si noti bene come la sintesi degli indirizzi operativi di ARPA Lombardia per la qualità dell’aria sul terri- torio regionale esprima il sufficiente grado complessivo della qualità dell’aria di Talamona, il cui territo- rio ricade, infatti, in una zona avente come indirizzo operativo il mantenimento, così come la più parte della realtà provinciale sondriese, fatta eccezione per il solo Comune Sondrio.

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4.3. Acque (C)

4.3.1. Il sistema e la disponibilità idrica

Il Piano di Bilancio Idrico si è preoccupato di indagare, per quanto attiene il territorio di Talamona, gli aspetti quantitativi e qualitativi che riguardano il T. Tartano e il F. Adda, i due corpi idrici di maggiore portata e le cui acque sono maggiormente soggette ad usi antropici

L’incrocio della carta delle precipitazioni totali (nel cui database, per ciascun bacino elementare, è in- dicata la precipitazione totale media annua) con la carta della permeabilità derivata ha consentito di ottenere la matrice delle superfici di infiltrazione in ciascun bacino idrografico elementare.

In particolare della Carta della permeabilità dei suoli (derivata dall’interpretazione delle basi dati geoambientali di Regione Lombardia) e della derivata carta dell’infiltrazione specifica media annua ri- ferita alla bacinizzazione SIBCA. La capacità di infiltrazione delle acque meteoriche nei bacini del ta- lamonese è alta in prossimità dei conoidi e della piana di fondovalle. Essa è influenzata dalla permea- bilità dei suoli (di origine alluvionale) che influisce mitigando il rischio di erosione, pur tuttavia renden- do le falde più fragili rispetto all’infiltrazioni di sostanze inquinanti. Segue la carta di sintesi degli im- pianti esistenti o concessi al 2008.

La presenza di suoli e sottosuoli che garantiscano una buona permeabilità alle precipitazioni ed all’acqua in genere garantisce un minore rischio di erosione dei suoli, con conseguente riduzione di rischi idrogeologici legati ad eventi improvvisi (debrit flow e colate). Tali caratteristiche si associano ad una pendenza del terreno, per quanto riguarda le parti antropizzate, mai troppo elevata. Verificata la presenza delle derivazioni per usi idroelettrici esistenti al 2008 sulla base dell’elaborazione del PBI con riferimento ai dati raccolti per la redazione del medesimo e dei dati deri- vanti al SIBCA. Il territorio e le sue acque sono interessati da due opere di presa: quella del T. Tartano (diga della Colombera in Comune di Tartano) ed invaso di Ardenno, per metà ricadente in Talamona, sul F. Adda.

Al fine di stimare globalmente i quantitativi sottratti dal principale “consumatore” si presti attenzione alla carta successiva per la macro area di indagine “Tartano e limitrofi” del PBI. Sulla base delle stime operate dal PBI utilizzando i dati del Sistema Informativo dei Bacini e dei Corsi d’Acqua (SIBCA) si osservi come le derivazioni per i vari usi siano prevalentemente connesse a due settori: l’agricoltura e la produzione energetica. Il settore è interessato in modo consistente dall’utilizzo idroelettrico nel suo complesso. Tuttavia è da segnalare come ciò avvenga per la presenza del bacino artificiale detto Lago della Colombera, che sbarra il corso del torrente Tartano all’ingresso della gola che scende verso il fondovalle e si apre nel- la conoide del Tartano, proprio a Talamona. A questo si aggiungano le quantità di acqua captate dall’invaso di Ardenno sul F. Adda, al fine di alimentare la centrale di Dubino.

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Si evince un utilizzo complessivo piuttosto consistente delle acque analizzate per il territorio di Tala- mona, che raggiunge, in termini di portata media annua antropizzata anche valori di criticità media. Tuttavia giova ricordare come oltre all’Adda ed al Tartano, vi siano anche i Torrenti Ranciga, Roncaio- la, Malasca. Su di essi il PBI non conduce analisi, ma è da sottolineare come gli stessi non siano particolarmente soggetti a forme di utilizzo antropico. Le uniche possibili problematicità possono riscontrarsi nella sta- gione estiva, allorquando le loro acque sono utilizzate in alpeggio e/o dalle seconde abitazioni sul ver- sante orobico. Segue la tabella dei bacini idrici provinciali e delle relative capacità: in rosso quelli sopra descritti per il talamonese. Serbatoio mln mc Serbatoio mln mc 1 S.Giacomo di Fraele 64.000 15 Lago dell'Inferno 4.170 2 Lago di Cancano 124.100 16 Lago di Trona 5.350 3 Invaso di Valgrosina 1.340 17 Lago Panigai 0.120 4 Lago di Belviso (Frera) 50.100 18 Invaso di Ardenno 0.500 5 Invaso di Ganda 0.070 19 Lago di Montespluga 32.600 6 Lago di Mezzo 0.490 20 Lago di Isola 1.760 7 Lago di Santo Stefano 0.630 21 Lago di 0.161 8 Lago di Scais 9.060 22 Lago del Prestone 0.059 9 Lago Venina 11.190 23 Bacino di Truzzo 14.000 10 Bacino di Campo Gera 68.100 24 Invaso di Villa di 0.935 11 Bacino di Campo Moro 10.750 25 Forni 0.011 12 Lago del Publino 5.190 26 Diga di Vedello 0.013 13 Campo Tartano 1.280 27 Vasconi di 0.050 14 Lago di Pescegallo 1.110 28 Invaso di 0.705

Tabella 11 – I bacini artificiali in Provincia di Sondrio e la loro portata in milioni di metri cubi. A Talamona ricade solo parte dell’invaso di Ardenno (F. Adda); della diga ENEL di Tartano si hanno ricadute sulle portate del T. Tartano

Infine si vuole quantomeno citare la presenza, in territorio Talamonese, così come indicate nello specifico studio geologico che accompagna il PGT, la presenza di 7 sorgenti/captazioni per usi idropotabili, così come normate dal DPR 236/1988 s.m.i. Sono indicate le relative fasce di ri- spetto. Indicazione preziosa ai fini del mantenimento di una buono stato qualitativo delle acque è il rispetto anche delle distanze di rispetto (200m) rispetto alla stabulazione del bestiame nei pascoli, aspetto che sovente in molte realtà provinciale ha dettato alcuni abbassamenti, an- che significativi degli indicatori di qualità.

4.3.2. La qualità delle acque

Sempre con riferimento al PBI, questa volta riguardo alla qualità delle acque, i dati disponibili, limitati ai tratti dell’Adda e del T. Tartano che scorrono a Talamona, mostrano uno stato chimico-fisico delle

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acque che non pare particolarmente critico. Tuttavia, la presenza di un massiccio sfruttamento della risorsa idrica, nell’ambito provinciale, comporta il fatto che si possano determinare contesti (dati dal periodo dell’anno e dalle caratteristiche dei tratti fluviali considerati) in cui le portate risultino insuffi- cienti al fine di garantire la necessaria diluizione dei carichi inquinanti. L’effettiva classe di qualità dei diversi corsi d’acqua nello scenario peggiore possibile, ossia in presenza dello stress idraulico più grave, è mappata nella carta dell’indice di inquinamento LIM. In linea globale, il Livello di Inquinamento da Macrodescrittori9 (LIM), non presenta sostanziali criticità nell’arco della media delle portate annuali, anche se, in condizioni di stress idrico (usi idroelettrici, irri- gui, periodi siccitosi, etc.) il rischio di mancato raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale è piuttosto manifesto sia per il F. Adda, che per i T. Tartano e Roncaiola.

Il Comune di Talamona non ha un proprio impianto di depurazione, ma i propri reflui vengono collettati nel depuratore di Morbegno, nella tabella sottostante sono elencati gli impianti esistenti in bassa valle ed i comuni serviti.

Metri cu- Popolazione Impianti Comuni serviti bi/anno de- servita purati Sondrio, , Faedo, , , Poggiriden- Sondrio 35.000 5.800.000 ti,

Morbegno Morbegno (parzialmente), Talamona, (parzialmente) 17.000 2.000.000

Rogolo, , , , Civo (parzialmente), Cosio Val- 14.000 3.000.000 tellino, , Mello, Morbegno (parzialmente), , Torre , , , , Torre S.Maria 6.500 1.400.000 S.Maria Ponte in Val- , , Castello dell’Acqua 5.500 950.000 tellina Castione 1.600 250.000 Andevenno Tabella 12 - Dati provenienza Secam

In termini di capacità di carico il depuratore di Morbegno, che copre il fabbisogno di Morbegno, Tala- mona e parzialmente anche di Civo, non pare avere particolari margini rispetto ai carichi di popolazio- ne massima serviti, poiché tenuto conto dei 12.000 abitanti di Morbegno, cui si assommano i circa 4800 di Talamona, non vi è pressoché capacità residua per Civo o per eventuali episodi di picco (ma- nifestazioni, eventi, afflussi turistici. A livello provinciale i dati forniti da ARPA Lombardia sono riportati nella tabella seguente: Tuttavia si segnala sino ad oggi il buon funzionamento del sistema di depurazione, poiché in particola- re il Comune di Morbegno gode di un sistema di scarico con separazione tra acque nere e quelle chia- re che agevola il buon funzionamento chimico-biologico del depuratore, oltre a ridurre i carichi depura-

9 Essi sono: ossigeno disciolto; COD; BOD5; azoto ammoniacale; azoto nitrico; fosforo totale; Escherichia coli Pagina 39 di 69 PGT PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO COMUNE DI TALAMONA

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ti. Talamona dovrebbe operare allo stesso modo, introducendo nella propria programmazione delle opere pubbliche la separazione, anche progressiva del sistema di scarico.

Impianto di depurazione Parametri Potenzialità di pro- Comune Bod5 Cod Solidi sospesi P totale N totale getto (AE) (mg O2/l) (mg O2/l) (mg/l) (mg N/l) (mg P/l) Sondrio 49 500 17 54 16 0,90 15,97 40 000 8 21 12 0,40 11,38 32 000 6 18 8 1,30 5,66 Rogolo 30 000 8 34 13 0,70 4,24 30 000 11 32 11 0,90 10,47 25 000 12 35 14 0,90 10,26 21 500 38 84 4 1,70 10,11 Torre Santa Ma- 20 500 7 2 1 0,90 7,46 ria Morbegno 18 000 6 25 11 0,50 5,40 Mese 16 500 17 62 15 1,30 11,64 Ardenno 12 000 13 37 11 1,10 10,73 Chiuro 10 000 24 6 23 1,40 9,09 9 000 1 2 1 0,60 10,19 8 500 9 16 2 1,70 6,96 Dubino 5 000 15 58 17 1,30 11, Valmasino 5 000 8 34 13 0,90 8,68 Civo-Dazio 4 300 39 108 46 2,00 17,53 3 000 12 42 16 0,30 12,58 2 500 19 74 12 1,40 11,10 Piateda 2 100 115 234 61 3,50 22,68 Livigno 2 000 15 34 11 1,50 17,95 Tabella 13- RSA ARPA Lombardia 2009 - qualità dell'effluente

Segue un estratto della matrice di monitoraggio delle acque riferita a prelievi eseguiti nel 2009 da AR- PA Lombardia di Sondrio per il monitoraggio della qualità delle acque.

5 5 (mg/L)

Fosfato (mg/L)

-

-

000 Mercurio (µg/L)

Data 06000 pH (pH) 07000 Conducibilità elettrica a 20°C (µS/cm) 08000 Cloruri(mg/L) Solfati09000 (mg/L) 20001 Azoto nitrico (mg/L) 22001 Azoto ammoniacale (N) (mg/L) 37002 Fosforo totale (P) (mg/L) 46000 Cadmio (µg/L) Piombo51000 (µg/L) 23100 Azoto totale (mg/L) 24010 BOD 24020 COD (mg/L) 37010 Orto 18010 Ossigeno disciolto (mg/L) 49 Solidi40000 sospesitotali (mg/L) Portata99050 (m³/s) 05003 Temperatura acqua (°C) Escherichia64999 (u.f.c.)coli

7.2 57 1.82 9.95 0.7 < 0.04 < 0.05 < 0.3 < 1 1.15 < 2 < 5 0.014 13.42 < 0.05 103 0.2 3.40 200

12/03/2009

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< 0.3 < 1 < 0.05

14/04/2009

< 0.3 < 1 < 0.05

21/05/2009

7.2 62 0.72 9.31 1.26 < 0.04 < 0.05 < 0.3 < 1 1.87 < 2 < 6 0.004 10.23 < 0.05 12 0.5 14.0 4000

10/06/2009

Tabella 14 – Estrazione dati di monitoraggio della qualità delle acque del torrente Tartano presso Talamona (fonte AR- PA Lombardia, sede di Sondrio)

Ciò che si può notare è la differenza netta tra la stagione invernale (rilevamento 12 marzo 2009) e quella estiva (rilevamento 10 giugno 2009), nella presenza di Escherichia Coli nella acque del torrente Tartano all’altezza di Talamona, prima dell’immissione in Adda. Si tratta di un’evidente criticità che, come detto si manifesta in estate, a causa sia dei carichi dovuti ai villeggianti e alla carenza del siste- ma di depurazione delle acque della Valtartano, sia a causa della forte presenza di animali al pascolo oltreché ai lavaggi delle casere e delle stalle con le acque del reticolo minore. Le stesse acque, si fa nota, sono utilizzate dalla centrale idroelettrica ENEL di Talamona, pertanto il problema deve essere verificato.

4.4. Suolo e sottosuolo (D)

4.4.1. Aspetti generali

Il Comune di Talamona, appartenente alla Provincia di Sondrio, confina a nord con i Comuni di Mor- begno, Dazio e Ardenno; a est con il Comune di Tartano (ESE) e con quello di Forcola (ENE); a sud con il Comune di Albaredo per San Marco (SW) e il Comune di Tartano (SE) ed a ovest con il Comu- ne di Morbegno (WNW) e con quello di Albaredo per San Marco (WSW). Esso si estende per una superficie di 2.124 ettari ed è dunque un territorio relativamente ristretto, su- perando di poco la metà della dimensione media dei comuni della Provincia di Sondrio. La sua altitudine varia da un minimo di 231 m sul livello del mare a un massimo 2322 m del Monte Cu- lino. Altre cime che interessano l’area, procedendo da ovest verso est, sono: il Monte Pisello (2270 m), la Cima Paglia (2122 m) e il Monte Piscino (2.092 m). E’ interessato dalla presenza di quattro torrenti appartenenti al reticolo idrico maggiore che, da ovest verso est, sono: il torrente Ranciga, il Roncaiola, il Malasca ed il Tartano; le acque di questi torrenti affluiscono da sinistra all’Adda, dopo aver contribuito alla formazione dei due conoidi che caratterizza- no il territorio. In particolare, sul conoide più occidentale (dovuta principalmente al Roncaiola) sorgono

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tutti gli abitati permanenti. Da studi precedenti (“Aggiornamento relativo al reticolo idrico minore del territorio comunale”, Volpatti 2004) sono stati individuati 72 corsi d’acqua attribuibili al reticolo idrico minore, più un unico elemento presente sulla carta catastale e non classificato: la “roggia dei mulini”, attualmente non più in funzione come corso d’acqua (Volpatti, 2004). L’area in esame si colloca poco a sud rispetto alla Faglia Insubrica, la famosa linea di contatto tra la placca Indo-Europea a nord e la placca Africana a sud. In tutta l’area affiora la Formazione degli Gneiss di Morbegno, gneiss biotitici ad albite, talora granatiferi e quarzitici che costituiscono parte del basamento cristallino orobico. Dal punto di vista geomorfologico elementi di rilievo sono le due adiacenti conoidi: quella del torrente Roncaiola a ovest, sulla quale è situato l’abitato di Talamona, e quella del torrente Tartano. Da studi precedenti (Azzola) sono state evidenziate morfologie glaciali all’interno dell’area comunale. Inoltre, nella limitrofa Val Gerola il livello massimo raggiunto dal Ghiacciaio Valtellina (Trimline) è stato identi- ficato a quota 1920 m. Considerando che l’area in esame si trova poco a monte rispetto alla trimline rilevata in Val Gerola, si può asserire che il ghiacciaio Valtellina raggiungeva quote di poco superiori rispetto a quelle raggiunte in Val Gerola. Tenendo conto che l’altitudine massima del Comune è 2322 m ne consegue che durante l’ultimo massimo glaciale (circa 16.000 anni fa) quasi tutta l’area fosse ricoperta da un coltre di ghiaccio che superava i 1000 m di spessore. Al di là della natura variegata delle peculiarità morfologiche che si riscontra la significativa presenza del geosito della conoide del Tartano, sul quale molti approfondimenti e studi sono stati condotti. Segue uno stralcio dalla descri- zione delle schedature ERASF.

Figura 11 – Distribuzione degli usi del suolo

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Gli usi del suolo che vengono condotti nel territorio comunale sono di seguito indicati in base alle quantità che li descrivono.

4.4.2. Aspetti pedologici ed agronomici

La carta della capacità d'uso del suolo delinea sul territorio aree che presentano analoghe limitazioni fisiche, sulle quali vengono poi effettuate valutazioni sull'attitudine ad uso agro-silvo-pastorale. Le in- formazioni sono state elaborate e sintetizzate dalle carte di base e da osservazioni desunte nel corso delle campagne di rilevamento attraverso la metodologia derivata dalla Land Capability Classification o LCC (Klingebiel Montgomery, 1961). Questo sistema di classificazione è organizzato gerarchica- mente secondo due livelli: classe e sottoclasse.

Classe Superficie % (mq) III classe 449025.247 2.1 IV classe 4957307.079 23.4 VI classe 3176520.596 15.0 VII classe 10941424.99 51.7 VIII classe 1655847.464 7.8 Totale 21180125.38 100.0

Tabella 15 – Distribuzione delle classi pedologiche Figura 12 – Distribuzione delle classi pedologiche

Il grado di capacità d'uso, ovvero l'entità delle limitazioni all'utilizzo agro-silvo-pastorale, viene indicato dalla classe: nel sistema sono prese in considerazione 8 classi, designate ciascuna con un numero romano da I a VIII; all'aumentare della cifra corrisponde un aumento del grado di limitazione e di con- seguenza una diminuzione del numero delle scelte economicamente attuabili riguardo l'utilizzo dei suoli.

Le limitazioni prese in esame riguardano due aspetti: il suolo, di cui sono valutate la profondità, la pie- trosità, il drenaggio, l'idromorfia, e l'ambiente di cui sono valutati il clima, il rischio d'erosione, ecc. Queste ultime, che nelle aree montane risultano essere preponderanti, concernono l'acclività dei ver- santi, la presenza o la suscettibilità a presentare fenomeni di erosione e di franosità, la rocciosità dell'area e la pietrosità del suolo, la frequenza o la suscettibilità a subire inondazioni, le avversità cli- matiche che assommano considerazioni sui regimi pluviometrici e termometrici, sull'altimetria, sull'e- sposizione e sull'assolazione.

Le banche dati di Regione Lombardia hanno consentito di mappare anche le forme di degrado del suolo prevalenti. Si osservi la carta che segue.

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4.5. Ecosistemi e biodiversità (E)

Anzitutto è utile osservare la complessità morfogeografica dell’ambito, che va a determinare la pre- senza di un articolato di ambienti e di paesaggi i quali influenzano ampiamente le presenze di fauna e flora. Ambiti fluviali e dei torrenti

La forte presenza idrica in ambiti ben specifici è all’origine delle sue peculiarità: gli ambiti pianeggianti di fondovalle sono, infatti, originati dalla presenza del Fiume Adda, mentre i due conoidi, quello fertile di più antica formazione su cui sorge l’abitato e quello più recente e di particolare dinamicità in cui si è sviluppata la pineta a nord est del paese, sono legati rispettivamente al Torrente Roncaiola ed al Tor- rente Tartano, oltre al Torrente Malasca.

Ambito pianeggiante del fondovalle

Rappresenta tutto l’ambito pianeggiante agricolo di origine alluvionale, caratterizzato da particolare fertilità e propensione all’utilizzo agronomico. I grandi spazi aperti di tali aree hanno favorito la presen- za di attività legate principalmente all’allevamento e all’agricoltura. Qui la presenza antropica è forte in termini di zootecnia ed spandimenti agronomici. L’ambito si esten- de in buona parte anche sulla vicina Morbegno. Nonostante le presenze faunistiche si trovino a convivere con la pratica agricola, risulta significativa la connessione con il vicino Parco della Bosca e le aree fluviali dell’Adda.

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Ambiti di conoide

Si tratta di due aree originate da condizioni idrogeomorfologiche analoghe, ma molto differenti per come si sono evolute e sono state utilizzate nei secoli dall’uomo. L’ambito di conoide su cui sorge il paese, infatti, interessato dalla presenza dei Torrenti Roncaiola e Malasca, è stato storicamente utiliz- zato ai fini agricoli, come molte altre fertili conoidi della provincia. L’uso agricolo di tali luoghi ha pla- smato il paesaggio e rimodulato anche le presenze faunistiche, poiché la formazione della matrice ru- rale, fatta di strade campestri modellate sulle isometriche e congiungenti i diversi nuclei rurali, piccoli canali agricoli, muracche e muri a secco, ha favorito l’insediamento di specie di insetti, piccoli rettili e mammiferi, che hanno trovato riparo con frequenza proprio all’interno di tali muracche e muri. Per quanto riguarda l’area del conoide di Tartano è importante sottolinearne la peculiarità e la vastità, oltreché l’intrecciarsi di ambienti di varia natura che ivi si sono sviluppati (pietraie, forme di vegetazio- ne pioniera, pecceta di pino silvestre). Ambiti di versante

I versanti, qui come su tutte le Orobie, la vegetazione è fitta e si dirada solo per azione antropica (maggenghi e radure). La presenza del bosco risalendo il versante, vede l’alternarsi:

 Castagneti ad ovest e querceti a valle di Dondone;  Faggeti e betuleti;  Abieteti alteranti a peccete, peccete di Pino silvestre e betuleti;  Oltre i 1200 m s.l.m. piceo-faggeti, peccete e peccete di Piano silvestre.

Ambienti sommitali

Al di fuori della fascia boscata, superati i 1800 m s.l.m., cominciano a profilarsi ambienti quali praterie stabili di alta quota, anch’esse interessate dalle presenze pastorali nel corso della stagione estiva. Il livello di conservazione di tali ambienti è comunque elevato.

A tutela dello scambio di biopotenzialità degli ambiti descritti, il DdP formula, ai fini del maggiore det- tagliamento della Rete Ecologica Regionale e di quella provinciale, la propria proposta di Rete Ecolo- gica Comunale. Essa, recependo quanto istituito e tracciato in linea di massima a livello sopralocale, provvede ad as- segnare uno specifico ruolo ai tasselli ed elementi della Rete Ecologica, finalizzando il proprio disegno a favorire la permeabilità tra ambiti e situazioni di differente grado e tipo di naturalità.

Segue una panoramica del Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Sondrio.

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Figura 13 – Il versante retico sopra Ardenno e la relativa zona di ripopolamento e cattura

Figura 14 - Il Culmine di Dazio e la relativa zona di ripopolamento e cattura, oltre al confine tra i settori di caccia agli ungulati tra orobico e retico

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Figura 15 – Zona di Tartano adatta all’addestramento di tutti i tipi di cani, e Crap del Mesdì solo per cani da ferma

Figura 16 – La piana agricola in sponda sinistra dell’Adda e la relativa zona di ripopolamento e cattura, oltre al confine del settore di caccia agli ungulati tra settore orobico e retico

Per quanto attiene all’ittiofauna è da segnalare l’invaso di Ardenno o di Selvetta, il quale, sbarrando il corso dell’Adda nell’omonima località, determina una forte limitazione al ciclo di vita dei pesci che abi- tano il complesso sistema idrico alla confluenza dei T. Masino e Tartano in Adda. Questo è stato vero sino al 2011, quando è stata inaugurata la scala di risalita ittica per favorire la mobilità dei pesci nell’Adda. Il progetto curato da ENEL, Regione Lombardia – Sede Territoriale di Sondrio, Provincia di Pagina 47 di 69 PGT PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO COMUNE DI TALAMONA

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Sondrio e Comune di Talamona. Ha permesso alle specie che abitano il fiume Adda il superamento definitivo dello sbarramento di Ardenno, il quale alimenta l’impianto idroelettrico di Monastero (Poten- za 56 Mw) ubicato a Dubino, a circa 12 km a valle. In questo modo le diverse specie di pesci presenti nel Lago di Como potranno continuare il loro ciclo biologico all’interno dei fiumi e dei laghi della media ed alta Valtellina. Il progetto prevede la possibilità di utilizzare le strutture realizzate anche per avviare il monitoraggio del numero di pesci e delle specie transitate consentendo, attraverso la acquisizione dei dati, di orientare e modulare la politica di gestione della ittiofauna. È stato realizzato uno studio idrologico/ambientale finalizzato a migliorare sia l’inserimento ambientale delle centrali sia la gestione dell’intero sistema idraulico di confluenza nel fiume Adda dei torrenti Ma- sino e Tartano. Dal punto di vista idroelettrico i lavori hanno riguardato: sull’asta del torrente Tartano, il rinnovamento della centrale esistente di Talamona (18 Mw) e la costruzione di due nuove centrali de- nominate Talamona 2 (3 Mw) e Talamona 3 DMV (05 Mw); e sull’asta del Masino, le attività di revisio- ne e manutenzione della centrale di Ardenno (58 Mw). Questo rilevante progetto, oltre a garantire la produzione di energia elettrica pulita ed eliminare l’interruzione dovuta allo sbarramento è stato pen- sato per assicurare il rilascio del Deflusso minimo vitale (DMV) pari a circa 8,5 mc/sec scaricato in par- te dallo sbarramento di Ardenno ed in parte dall’opera di presa sul Masino. Viene così ad essere ga- rantito un salto di qualità a tutto l’alveo fluviale sia a monte fino a sia a valle dello sbarramento quasi fino al lago di Como.

4.6. Paesaggio e beni-storico culturali (F)

4.6.1. Cenni storici

Paiono esservi testimonianze che riportano l’origine di Talamona ad alcuni secoli prima dell'era cri- stiana, che nacque, s’ipotizza, per via dell'occupazione del territorio celtico da parte di una popolazio- ne di Tirreni o etruschi. L’identità comunale è stata costruita attorno alla realtà rurale d’appartenenza. La sua conformazione caratteristica, infatti, si basa sulle contrade, una decina da fine Ottocento, tutte facenti riferimento a una chiesa o a una cappella votiva, testimonianze del sentimento religioso forte- mente radicato tra i talamonesi. Essi vantavano il primato di non aver mai annoverato tra di loro un so- lo protestante e addirittura, gli antichi statuti vietavano il commercio di grano con gli abitanti della fa- scia retica valtellinese perché questi erano stati gli ultimi a convertirsi al cristianesimo. Sul finire del XIX secolo, il Comune comprendeva anche la Val Tartano e contava circa 2000 abitanti le cui abitazioni erano disperse tra i prati, dal fondovalle ai maggenghi, ma collegate tra loro da una fitta rete di strade sterrate, mulattiere spesso delimitate da muracche - i caratteristici e spessi muri a secco ricavati dalla roncatura delle pietre trasportate dai torrenti che tagliano il territorio del paese - che avevano il compito di dividere ogni appezzamento, rimarcando l'importanza della proprietà privata e, conseguentemente, il carattere chiuso ed indipendente della popolazione della zona. Come quella degli abitanti degli altri centri valtellinesi della fascia orobica, anche l'esistenza dei tala- monesi era segnata dal susseguirsi delle stagioni, tanto che, dall'avvento dei Grigioni nel XVI secolo sino all'Unità d'Italia, la loro vita non aveva subito rilevanti variazioni: gli stessi ritmi e i medesimi

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schemi si perpetravano ben poco dissimili di secolo in secolo, così da denotare nella popolazione se- gregata tra le montagne un certo immobilismo economico e culturale dovuto alla particolare gestione del patrimonio fondiario.

Infatti, la suddivisione della scarsa terra e la sua conduzione erano intimamente connesse alla struttu- ra della società e ai caratteri della sua tradizione. Dell'intero territorio, come accadeva nel resto d'Italia, gli appezzamenti migliori e le porzioni più vaste facevano capo alle poche famiglie agiate e di antica origine nobiliare come i Valenti, gli Spini e i Maz- zoni (di esse oggi rimangono le discendenze ed i palazzi e giardini). Diffidenti e chiuse nei confronti di altre attività economiche, al pari delle classi inferiori, tali famiglie le- gavano i loro interessi esclusivamente alle rendite fondiarie, senza per altro interessarsi direttamente alla gestione delle terre. Secondo la mentalità del valligiano, volta alla difesa della propria indipenden- za, era di basilare importanza poter contare sulla proprietà diretta di uno o più fondi. La maggior parte dei contadini, però, poteva usufruire solo di miseri appezzamenti che faticavano a raggiungere l'am- piezza di una pertica; addirittura “non è infrequente il caso che nell'arare si volgano i buoi sull'altrui proprietà mancando lo spazio di farlo nella propria”.

Nella diffusione della piccola e piccolissima proprietà si collocava il carattere peculiare dei valtellinesi e dei talamonesi. La consistenza del patrimonio di ogni famiglia era minacciata dai lasciti ereditari: ogni padre divideva tra tutti i suoi figli, anche le femmine, le proprie sostanze, dai beni fondiari alle stanze delle abitazioni, dagli arredamenti agli abiti, tanto che prati, campi e boschi venivano frazionati al punto di perdere valore e in una stessa casa convivevano più famiglie alcune proprietarie anche soltanto di mezzo locale. Molto diffusa era la locazione ereditaria, il contratto agrario conosciuto col nome di livello, particolar- mente caratterizzante la provincia di Sondrio è stats l’unica forma contrattuale usata in alcune vallate. Infatti, in un contesto territoriale particolarmente complesso quale quello valtellinese, il patto livellario si rivelava il più idoneo a promuovere l'attività agricola e gli stessi nobili avevano tutti gli interessi a salvaguardarlo a causa della valenza sociale che possedeva: sui livelli si fondava, “specialmente nella Valtellina centrale, la distinzione dei ceti della società, essendo composta la rendita delle famiglie più agiate da una quantità di canoni livellarj”. Il titolo di direttario valeva perciò come dimostrazione e ga- ranzia del proprio rango attraverso il quale antichi casati riuscivano a mantenere gli agricoltori in posi- zione subalterna. Nel caso specifico di Talamona, i livellari che potevano contare su appezzamenti migliori erano i Valenti e i Mazzoni. A livello venivano gestiti anche i beni di proprietà della parrocchia e delle chiese sparse sul territorio comunale, in particolare, quelle facenti capo le confraternite di S. Giorgio, S. Girolamo e S. Maria Na- scente; queste ultime, grazie ai lasciti dei fedeli, avevano potuto acquistare un intero alpeggio, il mon- te Pedena.

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I fondi ricavati dalla diffusa usanza di devolvere i propri beni in suffragio alle anime dei defunti e le do- nazioni delle famiglie abbienti permisero, inoltre, l'istituzione di una casa di ricovero, di un Asilo Infanti- le, della scuola elementare e di una biblioteca ambulante. Oltre che dalla lavorazione dei piccoli appezzamenti privati nel fondovalle e da quelli gestiti dalla par- rocchia, la sussistenza dei talamonesi era garantita dallo sfruttamento dei beni demaniali.

Per consentire ad ogni paesano di far uso di boschi, pascoli e castagneti, il Comune si faceva garante della salvaguardia del territorio: gli statuti comunali dedicavano ampio spazio alla regolamentazione del taglio della legna. I boschi, infatti, costituivano una preziosa fonte di introiti, preservavano il territo- rio talamonese dalle frane e consentivano l'arginatura dei numerosi corsi d'acqua le cui esondazioni spesso minacciavano l'abitato. Il fiume Tartano, ad esempio, recava “frequenti rovine”, tanto che, sul finire dell'Ottocento, l'arciprete Ciaponi lasciava scritto: “nella notte del 27 settembre 1885, dopo tre giorni di insistenti piogge, nella val lunga del Tartano essendo cadute varie frane arrestarono per pa- recchie ore il corso delle acque; indi irruppero con violenza traendo seco piante e macigni […], la fiu- mana si divise in più rami nelle sottostanti praterie che rimasero distrutte per circa la metà del territo- rio. La strada provinciale e conseguentemente la ferrovia […] rimasero distrutte per oltre 300 metri. Varie famiglie soffersero gravissimi danni e perdite di bestiame”. Secondo quanto conservato presso l'archivio comunale, “i danni nelle praterie furono calcolati in lire 120 mila”. In un suo studio sulla provincia di Sondrio, Francesco Visconti Venosta aveva tracciato il profilo del lavoratore valtellinese ricordando come “egli è troppo esclusivamente agricolo, e forma in questo una specialità fra gli abitatori delle montagne che tutti si aiutano o con qualche ramo di com- mercio, o qualche arte industriale.” Al contrario, il caso del valligiano si presentava quasi paradossale: “persino le arti più comuni del ferraiolo, del legnaiolo, del muratore vi sono esercitate da forestieri, e mentre esso esce nel verno in cerca di pane, altri entra per soddisfare ai bisogni di questi esercizi”. Anche in Talamona una buona metà della popolazione trovava occupazione nell'ambito agricolo, men- tre solo una ridotta parte degli uomini lavorava come muratore, falegname e boscaiolo; le donne erano per lo più dedite alla famiglia e davano una mano nei campi. Le acque dei torrenti e delle rulge - i ca- naletti scavati tra i prati -, appositamente incanalate, fornivano forza motrice a mulini e segherie e favorirono l'impianto di filande; la diffusione della lavorazione della seta aveva spinto le fami- glie talamonesi ad allevare in casa i bachi per poter ricavare denaro dalla vendita dei bozzoli o dalla trattura e dalla prima lavorazione del filato grezzo. Nelle vigne, a lato delle muracche, iniziarono ad essere piantati numerosi gelsi. L'estensione dei prati e degli alpeggi insieme alla qualità delle colture foraggiere, che era tra le migliori della provincia, consentì nell'ultimo ventennio del XIX secolo di incentivare qualitativamente e quan- titativamente l'allevamento di bovine da latte. Di particolare rilievo divenne la produzione di burro e formaggio presso la Latteria Valenti - avviata nel 1880 dall'ing. Clemente Valenti – che aveva raccolto in cooperativa oltre 150 proprietari di bestiame.

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La durezza della vita spingeva, però, costringeva parte della popolazione maschile a cercare lavoro anche fuori dal paese; durante la stagione invernale si era soliti emigrare in Svizzera o in Francia, ma da fine Ottocento molti talamonesi presero la via meno usuale del Sud America o dell'Australia. In par- ticolare, l'Argentina divenne la meta favorita dei talamonesi. In totale, furono 2358 i valtellinesi che raggiunsero il paese sudamericano, e di questi 139 erano origi- nari di Talamona, per il 70% uomini e per il 30% donne. Più della metà degli emigrati aveva un'età compresa tra i 18 e i 37 anni, mentre solo il 14% era costituito da minorenni tra i 5 e i 17 anni; si trat- tava dei figli di agricoltori e braccianti partiti per Buenos Aires i quali, una volta sistemati, ottenevano il permesso di congiungersi con i propri famigliari. In generale, l'attaccamento alla propria terra, comun- que, favoriva il rientro al paese; anzi, molti paesani erano disposti a emigrare solo in vista di un rien- tro, per investire quanto guadagnato nell'ampliamento e nel miglioramento della conduzione degli ap- pezzamenti appartenenti alla propria famiglia. La società talamonese si basava sul patriarcato e si strutturava attorno alla famiglia allargata, i giovani rimanevano a stretta dipendenza degli anziani genitori e dividevano con essi l'abitazio- ne. Ogni nucleo abitativo, inoltre, faceva capo ad una stalla o ad una caneva – un ampio magazzino seminterrato che fungeva pure da ricovero per il bestiame - dove il vicinato si ritrovava a passare in- sieme le rigide serate invernali, lavorando, chiacchierando e pregando. Tale spinta alla condivisione di stili di vita, di credenze e di lingua portava a rimarcare il forte senso d'appartenenza al gruppo e lo spirito d'identità che ancora oggi caratterizza Talamona rispetto ad altri paesi della zona.

4.6.2. Elementi costituitivi ed unità tipologiche di paesaggio

Gli approfondimenti riportati nella cartografia del Documento di Piano circa i vincoli storico culturali e paesaggistico ambientali, oltreché la definizione di maggior dettaglio delle unità tipologiche di paesag- gio e delle viste, sono di seguito sinteticamente riportati.

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Figura 17 – Stralcio della carta 5.2 del Documento di Piano

Figura 18 – Panoramica dai versanti orobici verso la bas- Figura 19 - Panoramica dai versanti orobici verso le reti- sa Valtellina che e Dazio

Figura 20 - Panoramica dai versanti orobici Figura 21 – L’Alpe Pedroria

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Figura 22 – Antico tracciato rurale tra muri a secco e mu- Figura 23 – Antico sentiero vicinale tra le muracche racche

Figura 24 – Edificio Torre (bene tutelato DLgs 42/04) Figura 25 – Antichi edifici in pietra

Il Documento di Piano, con riferimento al Titolo II delle NdA del PTCP, opera una definizione di detta- glio delle unità tipologiche e degli elementi costitutivi del paesaggio. Nel predisporre tale operazione è stato particolarmente tenuto conto di quanto indicato dalle NdA del PTCP in qualità di:

Capo 3 - Eccellenze territoriali  Art. 14 - Viste passive e attive, statiche e dinamiche, di importanza paesistica  Art. 15 - Centri storici e nuclei antichi  Art. 16 - Edifici e manufatti di valore storico e culturale  Art. 17 - Terrazzamenti  Art. 18 - Itinerari di interesse paesistico, turistico e storico  Art. 19 - Aree di particolare interesse geomorfologico  Art. 20 - Conoidi di deiezione  Art. 21 - Forre

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4.6.3. La carta delle sensibilità paesaggistica

Sulla scorta di quanto precedentemente analizzato, è redatta, in conformità ai disposti della LR 12/05 e delle DGR 11045 e 8/2121 s.m.i., la carta della sensibilità paesaggistica, strumento di riferimento per la valutazione di incidenza dei progetti architettonici ed edilizi sula qualità paesaggistica. Segue una breve panoramica di riferimento. Sono compresi nella classe V, molto alta, gli ambiti inclusi all’interno del Parco delle Orobie Valtelline- si, i nuclei di antica formazione e parte del nucleo centrale del paese, le aree pianeggianti di fondoval- le. In classe III, media, le aree libere a cavallo del T. Roncaiola, gli ambiti artigianali di Cà Barri per i quali è da meditare un ripensamento della qualità percettiva dei luoghi, la fascia di transizione tra il PIP ed il versante boscato che lo sovrasta. In classe II, bassa, la più parte degli ambiti di recente ur- banizzazione, sia residenziali che produttivi, quindi in classe IV, il resto del territorio comunale.

Classe Superficie (mq) % Molto bassa 0.0 0.00 Bassa 1090532.4 5.15 Media 415670.7 1.96 Elevata 12272496.0 57.90 Molto elevata 7416220.7 34.99

Totale 21194919.75 100.00

Tabella 16 – Distribuzione classi di sensibilità paesaggistica Figura 26 – Distribuzione delle classi di sensibilità pae- saggistica

4.7. Rischi naturali ed antropici (G ed H)

4.7.1. Il rischio legato a fattori naturali

Lo studio geologico comunale che accompagna il PGT non ha evidenziato particolari criticità, localizzandosi la maggior parte degli insediamenti, all’interno di aree in classe I o II di fattibilità geologica. La messa in sicurezza della realtà comunale sotto al profilo idrogeologico è un aspetto che è stato apprfondito anche attraverso studi ed opere facenti seguito anche aglli episodi allovianali del luglio 2008. Gli studi sono stati redatti a cura di enti quali CNR ed IRPI, che hanno approfindito lo specifico episodio della colata di debris del T. Malasca e che hanno verificato come siano registrate 6 segnalazioni di eventi riguardanti lo stesso (1479, 1885, 1888, 1896, 21 agosto 1911 e 17 giugno 1991), anche se molto probabilmente più ascrivibili a piene torrentizie con forte trasporto solido, piuttosto che a debris flow.

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Georischio Superficie % (mq) CLASSE I 2372070.5 11.07 CLASSE II 2761128.8 12.88 CLASSE III 7830070.7 36.53 CLASSE IV 8472355.7 39.52 Totale 21435625.8 100.00 Tabella 17 – Distribuzione delle classi di fattibilità geologica

Figura 27 – Distribuzione della classi di georischio

Nel caso di Talamona, la mappatura, che scaturisce da un’analisi aggregata delle superifici soggette ad elevata pericolistà geologica in rapporto all’estensione territoriale, esprime una situazione sicuramente di elevata pericolosità in relazione al quadro PAI del rischio idrogeologico considerata la presenza di copertura, da parte delle fasce di esondazione definite dal PAI per il Fiume Adda, per il Torrente Tartano e la relativa conoide di deiezione, oltrechè per quanto riguarda il Torrente Malasca e il Torrente Roncaiola. Si rimanda, per i dettagli, allo stralcio della carta degli ambiti di amplificazione sismica derivanti dagli approfondimenti dello studio geologico comunale.

La componente del rischio naturale implica di trattare, tra gli agenti fisici, il radon, gas radioattivo di grande pericolosità. Si tratta di un gas nobile radioattivo, incolore ed inodore, derivante dal decadimento dell’uranio, presente naturalmente nelle rocce e nei suoli quasi ovunque, con concentrazioni variabili a seconda della tipologia di roccia. Per esempio, rocce come lave, tufi, pozzolane e graniti, essendo più ricche d’uranio possono presentare e rilasciare maggiori quantità di radon rispetto ad altri tipi di rocce.

4.7.2. Rischio antropico: inquinamento acustico

Passando oltre, il comune di Talamona è dotato di Piano di Classificazione Acustica redatto ai sensi della LR 13/2001.

Di seguito una breve descrizione del quadro caratterizzante e la verifica delle condizioni, premettendo come non via siano aspetti valutativi specifici legati a tale strumento, pur tuttavia dettando, la classifi- cazione acustica del territorio, delle limitazioni all’utilizzo urbanistico dello stesso e implicando, con la presenza di classi IV e V, lo studio di impatto acustico nel caso di nuovi edifici residenziali o abitativi ricadenti all’interno di tali classi. La distribuzione delle classi acustiche, posto l’obiettivo primario del DPR 447/1995 e delle successive normative regionali (LR 13/2001), vale a dire la salvaguardia della salute umana rispetto a fonti di in- quinamento acustico, nel complesso rispecchia la distribuzione degli usi urbanistici dei suoli e si coe- renzia rispetto ad essi.

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Tuttavia si vuole quantomeno osservare come la perimetrazione della classe acustica V nella fascia a sud della SS38 dello Stelvio, nel tratto interno al limite dell’abitato ANAS, e che interessa gli ambiti ar- tigianali ed abitativi che si sono conurbati lungo l’asse stradale, non pare essere una scelta volta a tu- telare gli usi misti, anche in parte residenziali, che di tali ambiti sono stati fatti negli anni. Eventuali ricettori di tipo residenziale, ad esempio, quando ricadano all’interno di tali ambiti, non si tro- vano ad essere pienamente tutelati, poiché eventuali misurazioni dell’inquinamento effettuate per norma di legge al ricettore, ammettono elevate soglie di rumore.

Classi Superficie (m) % I 15012735.2 70.9 II 1126665.1 5.3 III 3905109.8 18.4 IV 702081.0 3.3 V 442712.5 2.1 Totale 21189303.5 100.0

Tabella 18 – Distribuzione delle classi acustiche

Figura 28 – Distribuzione delle classi acustiche

4.7.3. Rischio antropico: inquinamento elettromagnetico

Per quanto attiene agli elettrodotti a MT, il cui tracciato è stato fornito da ENEL con un’approssimazione della tensione che li attraversa (fino a 15 kV), si è optato, in seguito alla lettura del DPCM 8 luglio 2003; DM 29 maggio 2008, “Approvazione della metodologia di calcolo per la de- terminazione delle fasce di rispetto degli elettrodotti” redatto dal gestore nazionale in conformità alla normativa vigente, per una DPA cautelativa di 10 m sul sia a sinistra che a destra del palo, riferita ai tronchi di MT in cavo aereo con tensione fino a 15 kV. Per quanto riguarda gli elettrodotti AT che, si è potuto verificare dalla banche dati messe a disposizio- ne da TERNA S.p.a., come le tratte in transito nel comune abbiano tensione pari a 132 kV; TERNA si è anche preoccupata di fornire le tipologie di palificazione e sbraccio, nonché il calcolo delle DPA.

Si osservino le due mappe successive che intendono definire solamente la posizione di transito degli elementi oggetto d’analisi. Le fasce di rispetto sono state confrontate con gli edifici residenziali così come mappati nel database topografico. Eventuali imprecisioni sono attribuibili alla scala di dettaglio dello stesso (1:2000).

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Figura 29 – Le fasce di rispetto delle linee di alta tensione intransito sul paese e dirette agli insediamenti del comparto industriale interessano alcuni edifici residenziali, così come quelle pedemontane dirette alla centrale ENEL

Figura 30 – Le fasce di rispetto delle linee di alta tensione in nel territorio pedemontano dirette alla centrale ENEL inte- ressano alcuni edifici residenziali

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Segue la panoramica di tutti gli impianti radioemittenti installati sul territorio comunale, con i dati deri- vanti dalle banche dati di ARPA Lombardia. E’ da segnalare come si tenda a preferire l’installazione delle stazioni radioemittenti ad una distanza di circa 50 m da ambiti abitati ai fini residenziali con apparecchi su palo tipo raw-land, che, a differenza del tipo roof-top, non sono posizionati sopra a degli edifici, magari residenziali, ma sono direttamente posizionati a terra. Ad ogni modo è facoltà del Comune prevedere una mappatura del territorio comu- nale che definisca, sulla base dei criteri di legge e della dottrina, le aree in cui è possibile insediare tali apparecchiature senza determinare pericolosità.

Figura 31 – Stralcio della carta dei vincoli: le aree tutelate per legge dall’inquinamento elettromagnetico (asili, scuole, case di riposo e di cura, ospedali, etc..) non sono direttamente interessati dalla presenza di SRB

Al fine di verificare la bontà della localizzazione delle installazioni è stato predisposto un areale attorno a ciascuna antenna di 100 m di raggio. Si tiene e precisare che si tratta di una misura assolutamente cautelativa e che non è prevista in termini di legge. A fronte di ciò non si sono manifestate particolari criticità.

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4.7.4. Rischio antropico: inquinamento luminoso

Per tali motivazioni gli approfondimenti del caso sono demandati al redigendo Piano Regolatore dell’Illuminazione Comunale, anche al fine di non duplicare dati ed informazioni in merito.

4.8. Struttura degli insediamenti (I)

In questa sede si indagano le relazioni tra le previsioni del PGT e quelle del previgente PRG al fine di verificare la compatibilità ambientale delle scelte del nuovo strumento rispetto all’analisi di coerenza interna. Anzitutto, vista la disponibilità dei geodati (file shape) sin qui raccolti e/o implementati, si farà riferimento alla banca dati del redigendo PGT, già uniformata agli schemi di consegna della tavola del- le previsioni di Piano della Regione Lombardia, ed alla banca dati MISURC (Mosaico Informatico degli Strumenti Urbanistici Comunali) per il PRG. In quest’ultimo caso non si tratta di dati redatti e puntual- mente verificati in loco, pertanto le quantità ricavate dagli stessi sono da considerare al rango di stime di riferimento. Ad un riscontro morfologico preliminare le scelte operate dal PGT non sconvolgono la struttura inse- diativa comunale, la quale, effettivamente, non presenta molti margini di manovra entro le maglie della compatibilità del PTCP, oltreché agli obiettivi regionali di contenimento dell’uso del suolo. Le variazioni osservate, si può affermare, sono dettate in parte da allineamenti cartografici, alla nuova base Database topografico provinciale, in parte da lievi modificazioni della perimetrazione degli ambiti insediabili determinate dal processo di raccolta delle istanze dei cittadini (processo VAS/PGT), in par- te dalla necessità di definire una perimetrazione definitiva e certa alla città consolidata, oltre la quale, nuovi ed ulteriori eventuali interventi prevedibili, sia con il redigendo PGT, sia con ulteriori e future re- visioni degli stessi (scadenza quinquennale del DdP), dovranno essere trattati alla stregua di ambiti di trasformazione, quindi almeno assoggettati a VAS e con durata quinquennale. Oltre a questo hanno giocato un ruolo anche gli accordi pubblico privati inerenti cessioni e scambi che sono avvenuti late- ralmente al processo di Piano. Segue una panoramica delle destinazioni d’ambito definite dal PGT rispetto alle disposizioni e defini- zioni della LR 12/05. Detto ciò, per quanto attiene alla definizione del TUC non si riscontano sotto al profilo quantitativo se- gnali di criticità manifesta, quanto piuttosto problematiche rilevanti in termini qualitativi, vale a dire di distribuzione degli ambiti edificati o edificabili. Si osservi quanto segue. Data la natura frastagliata della realtà insediativa comunale si è operato un semplice calcolo, il rappor- to di forma o indice di compattezza, al fine di definire un valore che esprimesse proprio quale fosse il grado di compattezza dell’armatura insediativa di Talamona, con particolare riferimento ai due blocchi principali in sponda sinistra e destra idrografica del Torrente Roncaiola. Tale verifica ha dato dimostrazione di come effettivamente, se non si ravvisano, per il tessuto urbano consolidato, particolari emergenze di ordine quantitativo, tuttavia la situazione è più allarmante sotto al

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profilo qualitativo, ossia in termini di distribuzione e spaziale degli insediamenti, frastagliatura, disper- sività. Il perimetro del TUC di Talamona è infatti 4,7 volte più grande rispetto a quello della forma compatta di riferimento (cerchio) di equivalente superficie. Quanto detto è utile al fine di individuare, quale obiettivo per la programmazione degli scenari futuri che interessano il territorio comunale, la razionalizzazione e qualificazione degli usi degli spazi già in- sediati e, compatibilmente con la programmazione amministrativa, il concepimento di meccanismi di gestione degli indici edificatori fondiari che permettano il pieno e razionale sfruttamento della capacità edificatoria esistente all’interno del Tessuto urbano consolidato.

4.9. Energia (J)

L’approvvigionamento ed il consumo energetico sono aspetti legati strettamente alla morfologia e alla geografia dei luoghi. Le carte dell’incidenza della radiazione solare media annua espressa in kWh*mq/anno e la carta dell’esposizione solare sono un supporto all’interpretazione. La tabella successiva mostra come nel morbegnese, in linea di massima, il valore medio annuo della radiazione solare al suolo sia di circa 4635 MJ/mq (1300 kWh/mq) per ogni anno, lievemente su- periore a quella del resto della provincia, tuttavia senza particolari guadagni. In Regione Lombardia è stato istituito il Catasto Energetico degli Edifici Regionali (CEER), un impor- tante strumento conoscitivo a disposizione di Regione Lombardia, degli Enti Locali e di altri soggetti autorizzati alla sua consultazione che consente loro di conoscere la prestazione energetica dei sistemi edifici-impianti certificati, così da promuovere una nuova cultura volta alla progettazione e costruzione di edifici a basso consumo energetico. Segue una panoramica di dati. Emerge come il comune di Talamona si allinei alla realtà provinciale nei termini quantitativi, di destinazioni d’uso e prestazioni energetiche degli edifici residenziali. Ovvia- mente è superiore alla media provinciale il numero di ACE accatastati per gli edifici ad uso industriale, essendo forte e molto presente (oltre la media provinciale) la realtà produttiva.

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4.10. Reti tecnologiche ed infrastrutturali (K)

E’ buona la dotazione infrastrutturale e di reti tecnologiche comunali grazie alla localizzazione lungo l’asta di fondovalle intensamente urbanizzata, alla prossimità del polo attrattore di Morbegno, nonché alle attività produttive insediate nel territorio comunale, sia in termini di artigianato, sia in termini di in- dustria. Segue un panoramica cartografica relativa alle principali reti di sottoservizi che s’è potuto mappare in base ai dati operabili archiviati.

 Rete fognaria  Rete acquedottistica  Rete elettrica  Teleriscaldamento

La presenza di tali geodati consente di verificare da un lato la dotazione delle stesse ed il grado di servizio che le queste possono potenzialmente rendere, piuttosto che le eventuali carenze e la neces- sità di potenziarle, dall’altro consente di verificare anche l’opportunità di introdurre modalità di edifica- zione non diretta e/o convenzionata, finalizzata a potenziare le urbanizzazioni primarie ed i sottoservi- zi in relazione alle nuove previsioni edificatorie. A fronte di quanto illustrato nel Rapporto Ambientale e che verrà ripreso nel Piano dei Servizi, si tenga presente come un maggiore grado di approfondimento circa la dotazione di reti di sottoservizi è de- mandata allo specifico piano di settore previsto per legge (LR. n. 23/2006 e RR n. 6/2010 s.m.i.), vale a dire il Piano Urbano Generale dei Servizi nel Sottosuolo (PUGSS), la quale la disciplina vigente as- segna la funzione di strumento di analisi e verifica della dotazione e promotore delle normative d’uso, di programmazione degli interventi e di razionalizzazione delle opere del sottosuolo.

4.11. Rifiuti (L)

Segue una panoramica relativa alla produzione di rifiuti nell’anno 2010 a Talamona. Emerge un dato interessante circa la raccolta differenziata, vale a dire che il sistema di raccolta comunale permette di sfiorare l’obiettivo del 60%. In tal senso il Comune è virtuoso.

Produttore - 2010 Comune di Talamona Abitanti 4676 Accumulatori nd Carta 241200 Farmaci 263 Ferro 54580 Frigo 7560 Gomme 50 Imballi plastica nd Latte nd

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Produttore - 2010 Comune di Talamona Latte vernici nd Legno 84580 Umido nd Neon 173 Olio minerale 0 Olio vegetale 310 Pile 501 Plastiche nd RAEE 34380 Plastica e lattine 52100 Verde 217180 Terre spazzamento 269480 Toner 117 Vernici 3135 Vetro 193390 Video 5390 Ingombranti rec 60% 117636 Totale RD 1282025 Vaglio nd Ingombranti sma 40% 78424 RSU 836300 Totale smaltimento 914724 Totale generale 2196749 RD% 58 Ingombranti 196060 Tabella 19 – Riepilogo della raccolta rifiuti nel Comune

Segue ora una breve disamina delle carte di sintesi relative al Piano Provinciale di Gestione dei rifiuti, che, in base agli specifici approfondimenti, permette di individuare, almeno in linea generale, le aree che presentano un grado di propensione all’accoglimento di nuove discariche, nuovi termovalorizzatori e nuovi impianti di trattamento.

Rispetto al Piano di Gestione dei Rifiuti provinciale, il territorio di Talamona, in linea generale risulta essere, per le sue caratteristiche geomorfologiche, per le dimensioni e la distribuzione degli abitati, per la presenza di ambiti di naturalità fluviale o pericolosità idrogeologica, assolutamente non propen- so alla realizzazione di impianti per la termovalorizzazione dei rifiuti, mentre pochi sono i margini per la realizzazione sia di discariche, sia di impianti per il trattamento. Si ricordi come sono in previsione all’interno del PGT, in recepimento di iter già avviati con pareri di compatibilità espressi positivamente dagli enti competenti, in particolare la Provincia, due impianti per i rifiuti Il primo, in località Cà Barri, non lontano dall’ambito di non trasformazione urbanistica dell’alveo del Torrente Tartano, rappresenta un sito per il trattamento e lo stoccaggio di inerti provenienti da attività edili; il secondo, sito in ambito pedemontano ed all’interno del PIP Talamona – Morbegno, del quale Pagina 62 di 69 PGT PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO COMUNE DI TALAMONA

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rappresenta una variante, è un impianto di raccolta mandamentale adeguato alle normative ed alle esigenze emerse di spostamento di quello attuale non lontano dalla località Serterio, in via di dismis- sione.

5. Valutazione delle azioni di PGT

5.1. Il dimensionamento e l’impianto strategico di PGT

Il PTCP, all’art. 61 commi 2.2, 3.2 e 4 delle NdA, fornisce le indicazioni per il dimensionamento dei PGT; si considerano di interesse sovra comunale le previsioni insediative che prevedono la crescita rispetto allo strumento urbanistico vigente, espressa in termini volumetrici e valutata in mc vuoto per pieno per la domanda endogena ed esogena, determinata come da parametri successivi.

Capacità insediativa residenziale

Tipologie comuni Crescita endogena (mc) Crescita esogena (mc) Fino a 1000 abitanti 10.000 5.000 Fino a 3000 abitanti 15.000 7.500 Sopra 3000 abitanti 20.000 10.000 Capo mandamento 40.000 20.000 Comune di Sondrio 80.000 20.000

Tabella 20 – Indicazioni dimensionali per la residenza (Norme di Attuazione del PTCP)

La localizzazione delle nuove previsioni abitative, secondo il PTCP deve essere effettuata sulla base dei seguenti criteri:

 massimo utilizzo del patrimonio edilizio esistente del quale va favorito il recupero nelle sue di- verse forme;  massimo utilizzo delle aree interstiziali, dei vuoti urbani e delle aree anche dismesse collocate all’interno della parte di territorio già urbanizzato;  contenimento dello sviluppo urbano in prossimità dell’attuale area urbanizzata, evitando di de- terminare saldature tra nuclei originariamente distinti, nonché i creare insediamenti continui lungo gli assi stradali di livello sovra comunale.

Si consideri in linea generale che la capacità insediativa residua all’interno delle ex zone residenziali di PRG sia pressoché esaurita, al di là di pochi lotti di modeste dimensioni rimasti ancora liberi. La pe- rimetrazione del Tessuto Urbano Consolidato e la sua ripartizione in ambiti a differente indice edifica- torio massimo, ha tenuto conto di alcune richieste della cittadinanza pervenute all’avvio del procedi- mento di PGT, oltreché di convenzioni sottoscritte tra l’A.c. e soggetti privati che sono intervenute pa- rallelamente al processo di Piano e delle quali pertanto, il PGT tiene conto in qualità di specifiche “Modalità di attuazione” nel Tessuto Urbano Consolidato assoggettate a Permesso di Costruire Con- venzionato (PCC 02 e 03 nell’ambito produttivo definito dal PGT in prossimità di Cà Barri) ed a Per-

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messo di Costruire Convenzionato (PCC residenziali 05 e 06) presso il nucleo centrale, ad est dell’area per servizi di previsione ove sarà localizzato il nuovo plesso scuola materna/asilo nido. Pertanto, rispetto a tali scelte intervenute a PRG ancora vigente, il PGT interviene senza andare so- stanzialmente ad alterare la capacità edificatoria della città consolidata, come verificabile, in estrema sintesi, attraverso il raffronto cartografico successivo. Alcune modeste addizioni che il TUC ha subito e che sono verificabili attraverso il raffronto morfologi- co con la carta di azzonamento del PRG, sono rinviabili al cambio di destinazione d’uso di alcuni fab- bricati in zone agricole di PRG intercluse rispetto alle zone di completamento o espansione (B e C), piuttosto che realizzati a cavallo tra zone agricole ed edificabili. I terreni pertinenziali, cogliendo l’occasione offerta dal nuovo strumento urbanistico di definire un perimetro invalicabile della città con- solidata, sono stati, anche in seguito al confronto con i mappali catastali inclusi o esclusi, nel rispetto dei requisiti di cui all’art. 10 LR 12/2005, nel TUC. Oltre a queste considerazioni sul Tessuto Urbano Consolidato si tenga conto di quanto segue circa la verifica dimensionale degli Ambiti di trasformazio- ne.

La disamina delle quantità soggette a previsione di ATR ha fatto emergere come, su circa 66313.4 mq di St soggetta a previsioni di espansione, 37856 mq (57%) siano di effettiva nuova previsione, poiché interessanti aree a standard o agricole. Se ne desume che, applicati gli indici edificatori territoriali che il PGT assegna ai relativi ATR, le quantità di edificabilità residenziale aggiuntiva rientrano nei limiti im- posti dal PTCP, come di seguito illustrato. Destinazione ATR Sup. ex E, Std P, Std Vpa It max (mc/mq) Volume max (mc)

Residenziale 25403 0.8 20322

Tabella 21 – Incremento volumetrico determinato dagli Ambiti di trasformazione che non sottendono zone edificabili di PRG

Tipologie comuni Crescita endogena (mc) Crescita esogena (mc) Complessivo (mc)

Sopra 3000 abitanti 20.000 10.000 30.000

Tabella 22 – Lo scaglione di crescita previsto dal PTCP è rispettato

Pertanto, tenuto conto di quanto sin qui illustrato ed anche del fatto che l’ATR n. 07 sia completamen- te intercluso all’interno del Tessuto Urbano Consolidato, si può determinare come siano rispettati i parametri dimensionali residenziali dettati a livello provinciale.

Nonostante questo è opportuno, anticipando il contenuto delle schede di valutazione degli ATR, che si avvii una riflessione ponderata circa il consumo di suolo indotto dalle previsioni di PGT, in particolare su quelle aree che, libere da precedenti previsioni edificatorie, possono essere più agevolmente ricon- siderate.

Pertanto si osservino i valori dimensionali, in termini di insediabilità, che derivano dall’attuazione degli ATR, con specifico riferimento ai singoli Ambiti di trasformazione, nonché alle previgenti previsioni di PRG. Pagina 64 di 69 PGT PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO COMUNE DI TALAMONA

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A fronte dell’incremento della popolazione previsto per i dieci anni a partire dal 2013 sino al 2023 e pari a 250 unità, come riportato in tabella, gli ATR residenziali esprimono, con parametro 150 mc/ab o 50 mq/ab, una capacità insediativa pari a 260 abitanti. Tali valori, considerato anche che il PGT intende rilanciare il risanamento dei nuclei storici al fine di riguadagnarne centralità, se uniti alla capacità insediativa residua o recuperata rispettivamente all’interno del TUC e dei NAF, consente di soddisfare le esigenze per i prossimi anni, nei limiti imposti dalla LR 12/2005 e dal PTCP.

Capacità insediativa produttiva

Il PTCP (art. 61 comma 3.2. delle NdA) definisce come di interesse sovra comunale le aree a destina- zione artigianale ed industriale che superano i seguenti parametri:

 Comuni fino a 2000 abitanti 1 ha  Comuni sopra 2000 abitanti 1,5 ha

La superficie degli ATR 10 e 11, a destinazione artigianale, è tale per cui ricoprono una superficie complessiva di 17397 mq, dei quali 12381 mq, pari al 70%, determinano consumo di suolo non sog- getto ad altre forme di edificabilità dal PRG previgente. Per tale motivo pare opportuno ponderare la loro introduzione, tenuto conto anche di quanto descritto nelle schede di valutazione degli ATR.

La valutazione complessiva deve anche tenere conto che il PGT, pur se già inseriti all’interno del Tes- suto Urbano Consolidato poiché afferenti a Convenzioni o varianti automatiche (SUAP) sottoscritte a latere del processo di redazione del PGT, introduca due ambiti produttivi di tipo artigianale assogget- tati a Permesso di Costruire Convenzionato (per i quali sono previste opere di mitigazione e compen- sazione ambientale prescritte all’interno della Rete Ecologica Comunale, (PCC 02 e PCC 03) che ri- coprono una di superficie 12591 mq, e per i quali è previsto l’indice di edificabilità territoriale pari a 0.4/0.5 mq/mq di Slp, che generano quindi, considerata l’altezza indicativa di circa 10 m, un volume prossimo ai 50.000 mc.

In base a quanto sin qui descritto si verifica la generale rispondenza delle previsioni di PGT a quanto stabilito, in termini dimensionali, dal PTCP, sia per quanto riguarda gli ATR residenziali, sia per quanto riguarda gli ATR produttivi. Tuttavia, non essendo sufficiente il giudizio relativo alla verifica dimensio- nale, ma necessitando di un approccio anche qualitativo, come effettivamente richiesto dalla LR 12/2005 e dal PTCP, si leggano le schede di valutazione e dei criteri di intervento negli ATR, le quali esprimono le criticità, emerse in termini qualitativi, rispetto agli specifici casi.

5.2. Il giudizio di sostenibilità degli Ambiti di trasformazione (ATR)

Per quanto attiene al giudizio di sostenibilità specifico relativo a ciascuno degli Ambiti di trasformazio- ne previsti dal Documento di Piano, si rimanda integralmente alle relative schede dei criteri di inter-

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vento e valutazione (elaborato DR.02_valutazione e criteri di intervento negli Ambiti di trasformazio- ne).

Di seguito solo la panoramica che emerge in seguito alla loro valutazione rispetto ai seguenti aspetti:

 classe di fattibilità geologica o georischio;  classe di sensibilità paesaggistica;  capacità di uso del suolo;  classificazione acustica del territorio comunale;  proposta di Rete Ecologica Comunale;  previsioni del previgente PRG;  quadro vincolistico complessivo;  giudizio sintetico di sostenibilità rispetto alla strategia di PGT ed alla disciplina sovraordinata.

Quanto emerge rispetto agli ATR è di seguito riportato.

Codice ATR Destinazione Generatore di nuova volume- Giudizio sintetico tria rispetto al PRG 01 Residenziale SI Sostenibile 02 Residenziale NO Sostenibile con prescrizioni 03 Residenziale NO Sostenibile con prescrizioni 04 Residenziale NO Sostenibile 05 Residenziale SI Consistenti limitazioni 06 Residenziale SI Sostenibile con prescrizioni 07 Residenziale IN PARTE Sostenibile con prescrizioni 08 Residenziale SI Consistenti limitazioni 09 Residenziale IN PARTE Sostenibile con prescrizioni 10 Artigianale IN PARTE Consistenti limitazioni 11 Artigianale SI Consistenti limitazioni

Tabella 23 – Giudizio sintetico sugli ATR

5.3. Possibili indicatori di monitoraggio

Sono di seguito riportati alcuni possibili indicatori per il monitoraggio del sistema ambientale e, soprat- tutto, dell’evoluzione del PGT e del Documento di Piano, in particolare, nel suo periodo di vigenza. Il numero degli indicatori è nutrito e fa tendenzialmente riferimento a dati disponibili tra la banche dati di Regione Lombardia (ARPA, Sit(i), etc.).

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Indicatore Descrizione indicato- Stato PGT 2012 Fonte Componente re di riferimento quantità qualità

Densità abitativa Rapporto tra la popola- ab./kmq ISTAT - Data ba- zione residente e la se topografico superficie territoriale CMV Morbegno così come definita nella sezione "indicatori" di uso del suolo". Densità abitativa su Rapporto tra la popola- ab./ ha = ISTAT - Banche superficie urbaniz- zione residente e la ab/ha dati shapefiles zata superficie urbanizzata PGT così come definita nella sezione 'Indicatori di uso del suolo". Popolazione flut- Popolazione tempora- Dato da repe- tuante neamente presente (tu- rire risti, pendolari, ecc). Popolazione resi- Popolazione residente abitanti al 31 ISTAT dente al 31 dicembre. dicembre 2012 A Trend demografico L'andamento della po- (2001) - ISTAT polazione residente in (2011) un determinato periodo di tempo, disaccop- piando le dinamiche di lungo periodo, ben espresse dalla caden- za decennale del Cen- simento della popola- zione delle abitazioni dell'ISTAT, da quelle di breve periodo. Unità locali delle Numero di unità locali, Industria = 24; ISTAT imprese, istituzioni così come definite nei Servizi e ter- pubbliche e impre- Censimenti Industria e ziario = 73 im- se no profit Servizi dell'ISTAT. prese Imprese attive Imprese attive nel regi- Agricoltura = ; Registro Imprese stro delle imprese per Industria = ; settore di attività Costruzioni = Servizi = Concentrazione La concentrazione me- CO2 =; PM10 INEMAR 2008 media stagionale dia stagionale di PM10, =; CO2_eq =; dei principali inqui- NO2, CO, SO2, O3, PREC_OZ =; nanti come rilevata dalle sta- N2O =; CH4 B zioni di rilevamento =; CO =; della qualità dell'aria, PM2.5 =; COV se presenti. =; PTS =; SO2 =; Nox =; NH3 =; SOST_AC =

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Indicatore Descrizione indicato- Stato PGT 2012 Fonte Componente re di riferimento quantità qualità

Zona d'appartenen- La zona di appartenen- Obiettivo di Sintesi indirizzi za za secondo la d.g.r. n. qualità dell'a- operativi ARPA 5290 del 2 agosto 2007 ria: manteni- Lombardia per la "Suddivisione dei terri- mento qualità dell’aria torio regionale in zone e agglomerati per l'at- tuazione delle misure finalizzate al conse- guimento degli obiettivi di qualità dell'aria. Carico organico po- Potenzialità di progetto AE complessi- SECAM spa tenziale degli impianti pubblici vi a fronte di di depurazione, residenti e flut- espressa in abitanti tuanti (depura- equivalenti (AE). tore di $ma- nual$) Stato Ecologico dei Lo Stato Ecologico dei SECA = ; RSA Arpa Lom- C Corsi d'Acqua - Corsi d'Acqua (SECA) LIM = ; bardia anno SECA esprime lo stato ecolo- IBE = 2005-2006 gico di un corso d'ac- qua, come sintesi della componente biologica [IBE) e della compo- nente fisico-chimica [LIM). Incidenza superficie Rapporto fra la superfi- (TUC Banche dati urbanizzata cie del territorio urba- mq/Comune shapefiles PGT nizzato e la superficie mq) = % del territorio comunale. Indice di boscosità Rapporto tra la superfi- mq bosco/6 D cie a bosco e la super- mq comune = ficie territoriale. % Indice di frammen- Rapporto tra il perime- perimetro Banche dati tazione perimetrale tro dell'urbanizzato e la TUC/cerchio shapefiles PGT dell'urbanizzato circonferenza de! cer- con area TUC chio di superficie equi- = valente. Superficie territorio Rapporto tra la superfi- fatt 4/ comune Banche dati comunale ricadente cie ricadente nella = % shapefiles PGT - in classe geologica classe geologica 4 componente geo- 4 "Fattibilità con gravi logica limitazioni", ai sensi G della d.g.r. n. 8/1566 del 22 dicembre 2005 "Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano

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Indicatore Descrizione indicato- Stato PGT 2012 Fonte Componente re di riferimento quantità qualità

Incidenza superficie Rapporto tra la superfi- classe I = %; Comune - Piano classificata in zone cie ricadente nelle classe II = %; Classificazione 4-5-6 classi 4, 5 e 6 della zo- classe III = %; Acustica nizzazione acustica classe IV = %; H prevista dalia I. classe V = % 447/1995 "legge qua- dro sull’inquinamento acustico" e la superficie territoriale. Edifici con certifica- Numero di edifici con Dato da repe- Catasto energe- J zione energetica certificazione energeti- rire tico nazionale ca. (ENEA) Densità degli im- Rapporto tra il numero Densità = CASTEL Arpa pianti radio base di impianti radio base e Lombardia la superficie territoriale. K Impianti telecomu- Numero di impianti per impianti censiti CASTEL Arpa nicazione e radiote- le telecomunicazione e Lombardia levisione radiotelevisione pre- senti. Produzione di rifiuti Quantitativo annuo di t di rifiuti com- Archivio MUD - urbani rifiuti urbani prodotti plessivi SECAM spa 2012 Produzione di rifiuti Rapporto tra la produ- kg/ab rifiuti Archivio MUD - L urbani pro capite zione di rifiuti urbani e complessivi SECAM spa gli abitanti residenti. 2012 Raccolta differen- Quantitativo di rifiuti % indifferen- Archivio MUD - ziata raccolti in modo diffe- ziato - % diffe- SECAM spa renziato. renziato 2012 Tabella 24 – Matrice degli indicatori ambientali di monitoraggio

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