COMUNE DI CASTELLETTO PROVINCIA DI

CASTELLETTO CERVO BIOMETANO SOCIETÀ AGRICOLA S.R.L. VIA QUINTINO SELLA 19/A, (BI)

PROGETTO PER LA COSTRUZIONE E L'ESERCIZIO DI UN IMPIANTO DI PRODUZIONE DI BIOMETANO DA FONTI RINNOVABILI DA REALIZZARSI NEL COMUNE DI CASTELLETTO CERVO (BI)

STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

Autorizzazioni e Dichiarazioni 2017/0808 Rev00 2017/0808 Dichiarazioni e Autorizzazioni

Castelletto Cervo, 09/04/2019

1

Studio impatto ambientale

INDICE

1 PREMESSA ...... 4 2 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ...... 5

2.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE ...... 5 2.2 STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE E PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ...... 6 2.2.1 Piano Territoriale Regionale (PTR) ...... 7 2.2.2 Piano Paesaggistico Regionale (PPR) ...... 13 2.2.3 Piano Territoriale Provinciale (PTP)...... 27 2.2.4 Piano Regolatore Generale Comunale (PRGC) ...... 32 2.2.5 Piano di Tutela delle Acque (PTA) ...... 37 2.2.6 Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) ...... 43 2.2.7 Piano di gestione del distretto idrografico del Po ...... 44 2.2.8 Pianificazione energetica ...... 46 2.2.9 Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti ...... 47 2.2.10 Programma Provinciale di Gestione dei Rifiuti ...... 51 2.3 RETE NATURA 2000 ...... 55 2.4 INQUADRAMENTO GEOLOGICO ...... 57 2.5 INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO...... 60 2.5.1 Inquadramento geologico di dettaglio ...... 62 2.6 INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO ...... 63 2.6.1 Generalità del bacino del Torrente Cervo ...... 63 2.6.2 Circolazione idrica sotterranea ...... 63 2.7 INQUADRAMENTO SISMICO ...... 65 2.8 INQUADRAMENTO CLIMATICO ...... 66 3 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE ...... 69

3.1 DESCRIZIONE DELL’ATTIVITÀ ...... 69 3.2 LA DIGESTIONE ANAEROBICA ...... 70 3.3 MATERIE PRIME E PRODOTTI ...... 70 4 UTILIZZO DI RISORSE E IMPATTI ...... 72

4.1 RISORSA IDRICA ...... 72 4.2 PRODUZIONE DI ENERGIA ...... 72 4.3 EMISSIONI DI PROCESSO ...... 72 4.3.1 Emissioni da traffico ...... 72 4.3.2 Emissioni odorigene ...... 72 4.4 EMISSIONI SONORE ...... 73 4.5 SCARICHI ...... 73 4.6 RIFIUTI ...... 73 4.7 SALUTE PUBBLICA ...... 74 5 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE ...... 75

5.1 UTILIZZAZIONE ATTUALE DEL TERRITORIO ...... 75 5.2 RICCHEZZA RELATIVA, QUALITÀ E CAPACITÀ DI RIGENERAZIONE DELLE RISORSE NATURALI DELLA ZONA ...... 78 5.2.1 Aria ...... 78

2

Studio impatto ambientale

5.2.2 Acqua ...... 82 5.2.3 Suolo ...... 86 5.3 CAPACITÀ DI CARICO DELL’AMBIENTE NATURALE ...... 87 5.3.1 Zone umide ...... 87 5.3.2 Zone lacuali (fino a 300 metri dalla sponda) ...... 89 5.3.3 Zone montuose sopra i 600 m.s.l.m...... 89 5.3.4 Zone forestali e boscate ...... 89 5.3.5 Riserve e parchi naturali ...... 90 5.3.6 Zone protette (parchi regionali, nazionali, plis e monumenti naturali) ...... 90 5.3.7 Zone speciali designate in base alle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE (SIC e ZPS) ...... 90 5.3.8 Zone nelle quali gli standard di qualità ambientale sono già stati superati ...... 90 5.3.9 Zone a forte densità demografica ...... 90 5.3.10 Zone di importanza storica, culturale o archeologica ...... 90 5.3.11 Territori con produzioni agricole di particolare qualità e tipicità di cui all’art. 21 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228 ...... 91 5.3.12 Reticolo idrico e laghi ...... 92 5.3.13 Profondità della falda superficiale ...... 93 5.4 DESCRIZIONE E QUANTIFICAZIONE DEGLI IMPATTI POTENZIALI ...... 94 5.4.1 Suolo e sottosuolo ...... 94 5.4.2 Acque ...... 94 5.4.3 Atmosfera ...... 96 5.4.4 Ecosistemi, vegetazione, flora e fauna...... 97 5.4.5 Rumore ...... 99 5.4.6 Produzione di rifiuti ...... 99 5.4.7 Esplosione e incendi ...... 100 5.4.8 Pericoli chimici ...... 101 5.4.9 Salute pubblica ...... 102 5.4.10 Apporto veicolare imputabile all’impianto ...... 104 6 ALTERNATIVE DI PROGETTO ...... 106

6.1 OPZIONE ZERO – NON REALIZZAZIONE DELL’IMPIANTO ...... 106 6.2 ALTERNATIVA 1 – MODIFICA DELLA TECNOLOGIA DI PROGETTO ...... 106 6.3 ALTERNATIVA LOCALIZZATIVA ...... 107 7 MATRICE DEGLI IMPATTI ...... 111 8 CONCLUSIONI VALUTAZIONE IMPATTO SULLE MATRICI ...... 113

3

Studio impatto ambientale

1 PREMESSA La società Castelletto Cervo Biometano S.r.l. propone la realizzazione di un impianto a fonti rinnovabili per la produzione di biometano. L'impianto ha l'effetto di valorizzare le matrici organiche in ingresso attraverso i processi di fermentazione anaerobica e di upgrading del biogas prodotto in biometano, nell'ottica dell'economia circolare e della valorizzazione delle risorse rinnovabili.

Vista la lettera z.b, dell’Allegato IV alla Parte Seconda del D.lgs. 152/06 e s.m.i. e, visto che il quantitativo di FORSU, (codice CER 20 01 08 ‐ rifiuti biodegradabili di cucine e mense), che sarà trattato all’interno dell’impianto è superiore alle 10 t/giorno, la ditta Castelletto Cervo Biometano s.r.l. ha effettuato istanza di Verifica di assoggettabilità alla Valutazione di Impatto Ambientale di competenza della Provincia di Biella dalla quale è emersa la necessità di procedere con la V.I.A. ai sensi dell’art. 20 del D.lgs. 152/2006 e s.m.i. con Determinazione dirigenziale n. 1181 del 29/10/2018.

La presente istanza è disposta ai sensi del Decreto legislativo 152/2006 e s.m.i., della Legge Regionale 40/1998.

La presente relazione ha come obiettivo specifico quello di effettuare lo studio di impatto ambientale, al fine di valutare la sensibilità ambientale delle aree geografiche interessate ed individuare eventuali ripercussioni sull'ambiente derivanti dal progetto in corso.

4

Studio impatto ambientale

2 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO 2.1 Inquadramento territoriale L'impianto è ubicato nel Comune di Castelletto Cervo, in provincia di Biella. L’area di intervento è ubicata lungo la Strada Provinciale 315 “TO-SVIZZERA”, tale zona si trova all’interno della pianura Biellese, in un paesaggio rurale e parzialmente industrializzato. Si riporta di seguito l’ubicazione dell’area di intervento su ortofoto satellitare.

Figura 1 - Ortofoto satellitare con ubicazione dell'area di intervento.

L’area confina ad est con un’area agricola, a sud-est con dei fabbricati industriali, a sud a ovest e nord con delle aree boschive. L’area di intervento è censita al catasto terreni con i mappali riportati nella tabella successiva.

FOGLIO MAPPALE 34 85 10 86 46 104

Si riporta di seguito un estratto del foglio catastale con individuazione dell’area di intervento.

5

Studio impatto ambientale

Area di intervento

Figura 2 - Estratto di mappa catastale non in scala.

2.2 Strumenti di programmazione e pianificazione territoriale Nell’ambito del presente Quadro di riferimento Programmatico, verrà verificata la compatibilità del progetto rispetto alle indicazioni dei principali strumenti di programmazione e pianificazione territoriale, dalla scala regionale (in cui vengono definiti obiettivi e criteri strategici per il governo del territorio), sino a quella locale. Verrà analizzata successivamente la pianificazione nei diversi settori potenzialmente interferiti dall’opera in esame. Più in particolare, i piani che successivamente verranno analizzati sono: 1. P.T.R. - Piano Territoriale Regionale; 2. P.P.R. – Piano Paesaggistico Regionale; 3. P.T.P. – Piano Territoriale Provinciale 4. P.R.G.C. – Piano Regolatore Generale Comunale del Comune di Castelletto Cervo; 5. P.T.A. - Piano di tutela acque della Regione Piemonte; 6. Piano di gestione del distretto idrografico del Po 7. P.A.I. - Piano stralcio per l’assetto idrogeologico; 8. Pianificazione energetica

6

Studio impatto ambientale

9. Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti 10. Programma Provinciale di Gestione dei Rifiuti

2.2.1 Piano Territoriale Regionale (PTR) Il Consiglio Regionale del Piemonte, con DCR n. 122-29783 del 21 luglio 2011, ha approvato il nuovo Piano Territoriale Regionale (PTR). Il nuovo piano sostituisce il Piano Territoriale Regionale approvato nel 1997, ad eccezione delle norme di attuazione relative ai caratteri territoriali e paesistici (articoli 7, 8, 9, 10, 11, 18bis e 18ter) che continuano ad applicarsi fino all’approvazione del Piano Paesaggistico Regionale. Il PTR definisce le strategie e gli obiettivi di livello regionale, affidandone l'attuazione, attraverso momenti di verifica e di confronto, agli enti che operano a scala provinciale e locale; stabilisce le azioni da intraprendere da parte dei diversi soggetti della pianificazione, nel rispetto dei principi di sussidiarietà e competenza, per dare attuazione alle finalità del PTR stesso. Il nuovo piano si articola in tre componenti diverse che interagiscono tra loro: • un quadro di riferimento (la componente conoscitivo-strutturale del piano), avente per oggetto la lettura critica del territorio regionale (aspetti insediativi, socio-economici, morfologici, paesistico- ambientali ed ecologici), la trama delle reti e dei sistemi locali territoriali che struttura il Piemonte; • una parte strategica (la componente di coordinamento delle politiche e dei progetti di diverso livello istituzionale, di diversa scala spaziale, di diverso settore), sulla base della quale individuare gli interessi da tutelare a priori e i grandi assi strategici di sviluppo; • una parte statutaria (la componente regolamentare del piano), volta a definire ruoli e funzioni dei diversi ambiti di governo del territorio sulla base dei principi di autonomia locale e sussidiarietà. La matrice territoriale sulla quale si sviluppano le componenti del piano si basa sulla suddivisione del territorio regionale in 33 Ambiti di Integrazione Territoriale (AIT); in ciascuno di essi sono rappresentate le connessioni positive e negative, attuali e potenziali, strutturali e dinamiche che devono essere oggetto di una pianificazione integrata e per essi il piano definisce percorsi strategici, seguendo cioè una logica policentrica, sfruttando in tal modo la ricchezza e la varietà dei sistemi produttivi, culturali e paesaggistici presenti nella Regione. Le strategie del Piano Territoriale, che si articolano poi in obiettivi generali e specifici, sono le seguenti: 1. riqualificazione territoriale, tutela e valorizzazione del paesaggio, 2. sostenibilità ambientale, efficienza energetica, 3. integrazione territoriale delle infrastrutture di mobilità, comunicazione, logistica, 4. ricerca, innovazione e transizione economico-produttiva, 5. valorizzazione delle risorse umane e delle capacità istituzionali. Si riportano di seguito alcuni stralci di tavole significative, focalizzate sull’area vasta che circonda il progetto.

7

Studio impatto ambientale

AREA DI INTERVENTO

Figura 3 – Estratto “ Tavola A – Strategia 1 Riqualificazione territoriale, tutela e valorizzazione del paesaggio”

L’area è classificata in territori di collina.

8

Studio impatto ambientale

AREA DI INTERVENTO

Figura 4 - P.T.R. – Estratto “Tavola B – Strategia 2 Sostenibilità ambientale, efficienza energetica”

L’area di intervento non si colloca all’interno di alcun ambito individuato dalla Tavola B, si trova in prossimità di aree di interesse naturalistico: aree protette, SIC, ZPS (IT1120004: SIC Baraggia di Rovasenda), per le quali è stata svolta idonea Valutazione di Incidenza Ambientale, come richiesto dall’Ente Gestore del sito.

9

Studio impatto ambientale

AREA DI INTERVENTO

Figura 5 - P.T.R. – Estratto “Tavola C – Strategia 3 Integrazione territoriale delle infrastrutture di mobilità, comunicazione, logistica”

L’area di intervento si colloca in prossimità di una strada provinciale e quindi di una rete stradale già esistente. In merito all’aspetto legato al traffico veicolare si rimanda allo studio specifico in allegato.

10

Studio impatto ambientale

AREA DI INTERVENTO

Figura 6 - P.T.R. – Estratto “Tavola D – Strategia 4 Ricerca, innovazione e transizione produttiva”

L’area di intervento non si colloca all’interno di nessun ambito della Tavola D.

11

Studio impatto ambientale

AREA DI INTERVENTO

Figura 7 - P.T.R. – Estratto “Tavola E – Strategia 4 Valorizzazione delle risorse umane e delle capacità istituzionali”

L’area di intervento non si colloca all’interno di nessun ambito della Tavola E.

12

Studio impatto ambientale

AREA DI INTERVENTO

Figura 8 – P.T.R. – Estratto “Tavola di progetto”

Dalle Tavole sopra riportate è evidente che l’area di intervento si colloca: • in territori di collina (fonte ISTAT); • in prossimità del Torrente (Idrografia principale); • in prossimità di una strada provinciale. La vicinanza al Torrente Ostola, ha imposto una valutazione sull’aspetto di interesse paesaggistico e sulla necessità di mantenere una congrua distanza dallo stesso, al fine di rispettare anche i vincoli imposti dal Programma Provinciale dei Rifiuti. Questi aspetti vengono approfonditi nel seguito.

2.2.2 Piano Paesaggistico Regionale (PPR) Il Piano paesaggistico regionale (PPR), predisposto per promuovere e diffondere la conoscenza del paesaggio piemontese e il suo ruolo strategico per lo sviluppo sostenibile del territorio, è stato adottato la prima volta con D.G.R. n. 53-11975 del 4 agosto 2009. Successivamente, a seguito di diverse osservazioni e all’emergere di nuove esigenze, il Piano è stato oggetto di revisione, coinvolgendo nel processo tutti i soggetti interessati. Il nuovo PPR è stato approvato con D.C.R. n. 233-35836 del 3 ottobre 2017.

13

Studio impatto ambientale

Gli obiettivi del P.P.R. sono: • integrazione tra valorizzazione del patrimonio ambientale, storico, culturale, paesaggistico e attività connesse; • riqualificazione delle aree urbane e rigenerazione delle aree dismesse e degradate; • recupero e riqualificazione di aree degradate in territori rurali (insediamenti industriali dimessi, cave, discariche, ecc.); • contenimento dell’edificato frammentato e disperso. Le tavole di piano individuano: • il quadro strutturale; • i beni paesaggistici; • gli ambiti e le unità di paesaggio; • le componenti paesaggistiche; • la rete ecologica, storico-culturale e fruitivi.

Si riporta di seguito uno stralcio delle tavole del P.P.R.:

AREA DI INTERVENTO

Figura 9 - Estratto dalla Tavola P1 – Quadro strutturale

14

Studio impatto ambientale

15

Studio impatto ambientale

L’area di intervento si colloca in prossimità di un sistema insediativo sparso di natura produttiva: nuclei rurali.

AREA DI INTERVENTO

Figura 10 - Estratto dalla Tavola P2.3 – Beni paesaggistici

16

Studio impatto ambientale

L’area di intervento si colloca in prossimità di: • territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento. E ricade all’interno di un’area: • individuata ai sensi della L. 1497/1939, del D.M. 21/9/1984 e del D.L. 312/1985 e con DD.MM. 1/8/1985;

17

Studio impatto ambientale

AREA DI INTERVENTO

Figura 11 - Estratto dalla Tavola P3 – Ambiti e unità di paesaggio

L’area di intervento si colloca all’interno dell’unità di paesaggio “rurale/insediato non rilevante” (art.11 NdA). Si riportano di seguito le norme delle N.d.A. per l’area in oggetto.

18

Studio impatto ambientale

Figura 12 - Estratto Norme tecniche di attuazione

AREA DI INTERVENTO

19

Studio impatto ambientale

Figura 13 - Estratto dalla Tavola P5 – Rete di connessione paesaggistica

L’area di intervento è inserita in “aree di progetto – contesto dei nodi” (art. 42 N.d.A.). Si riportano di seguito le norme delle N.d.A. per l’area in oggetto.

20

Studio impatto ambientale

Figura 14 - Estratto Norme tecniche di Attuazione

AREA DI INTERVENTO

21

Studio impatto ambientale

Figura 15 – Estratto della Tavola – Ambiti territoriali e riqualificazione.

L’area di intervento si colloca all’interno del paesaggio della natura risicola, con obiettivi specifici di qualità paesaggistica quali quelli riportati di seguito.

22

Studio impatto ambientale

23

Studio impatto ambientale

24

Studio impatto ambientale

25

Studio impatto ambientale

26

Studio impatto ambientale

Figura 16 - Estratto individuazione degli interventi nell’ambito di interesse

2.2.3 Piano Territoriale Provinciale (PTP) Il Piano Territoriale Provinciale (PTP) è stato adottato dalla Provincia di Biella con Delibera di Consiglio Regionale n. 30 del 26 aprile 2004 ed approvato dalla Regione Piemonte con D.C.R. n. 90-34130 del 17/10/2006, ai sensi dell’art. 7 della L.R. n. 56/77, pubblicata sul BUR del 23/11/2006. Successivamente è stata approvata la Variante n. 1 al Piano Territoriale Provinciale vigente dal Consiglio Regionale con deliberazione n. 60 – 51347 del 1° dicembre 2010, ai sensi e per gli effetti dell’art. 7 della LR 56/77 e ss.mm.ii.. La Variante n. 1 è corredata del relativo Rapporto Ambientale per la Valutazione Ambientale Strategica (VAS ai sensi del D.Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii.) e della Valutazione di incidenza ambientale ai sensi dell’art. 5 del DPR 08/09/97 n. 357 integrata all’interno del procedimento di VAS, adottato dal Consiglio Provinciale con atto deliberativo n. 33 in data 20 aprile 2009. Il Piano Territoriale Provinciale (PTP), è costituito dai seguenti elaborati: a) il documento programmatico "Il sistema degli obiettivi e delle politiche"; b) la relazione illustrativa, comprensiva della valutazione di compatibilità ambientale; c) le tavole di piano; d) le norme di attuazione. Si riportano di seguito un estratto relativo all’area in esame delle carte del PTP.

27

Studio impatto ambientale

AREA DI INTERVENTO

Figura 17 - Estratto CTP-PAE - Sensibilità paesistica e ambientali

28

Studio impatto ambientale

L’area di intervento si colloca all’interno dei paesaggi agrari di interesse culturale (art. 2.11), per i quali i Comuni possono individuare, con proprio strumento pianificatore, azioni idonee alla tutela della risorsa e la valorizzazione del paesaggio e dell’ambiente.

Figura 18 - Estratto Norme Tecniche di Attuazione

La localizzazione dell’impianto in area di interesse paesaggistico ambientale ha imposto la redazione della relazione paesaggistica, cui si rimanda per gli aspetti di competenza.

29

Studio impatto ambientale

AREA DI INTERVENTO

Figura 19 - Estratto CTP-ART – Articolazione territoriale in ambienti insediativi

L’uso del suolo all’interno dell’area di intervento, come riportato dalla cartografia soprastante, è “Risaie”, tuttavia ad oggi la porzione di area di localizzazione dell’impianto non è adibita ad alcuna particolare coltura, Nelle aree limitrofe si evidenzia la presenza di risaie, ma anche di altre attività produttive.

30

Studio impatto ambientale

AREA DI INTERVENTO

Figura 20 - Estratto IGT-A – Politiche per l’assetto del sistema agricolo e rurale

L’area di intervento si colloca all’interno dei paesaggi agrari di interesse culturale “vigneti e risaie” (art. 2.11).

31

Studio impatto ambientale

2.2.4 Piano Regolatore Generale Comunale (PRGC) L’intervento si sviluppa nell’ambito del Comune di Castelletto Cervo il cui strumento urbanistico vigente è il Piano Regolatore Generale, progetto definitivo, variante parziale n.1-2012. Si riportano di seguito le tavole del PRGC con ubicazione dell’intervento in progetto.

AREA DI INTERVENTO

Figura 21 - Estratto Tavola 5 del PRGC.

32

Studio impatto ambientale

Il Piano regolatore del Comune specifica l’uso del suolo delle singole porzioni di territorio ed in particolare è possibile vedere come l’area di interesse non è a specifica destinazione “risaie”, ma ricade parzialmente in: • Territorio urbano ed extraurbano (con classificazione specifica di cui all’elab. Tav.1); • Terreni a seminativo e prato permanente. Si riporta di seguito un estratto delle NTA del PRGC con le norme inerenti al vincolo idrogeologico.

Il PRGC recepisce tutti i piani territoriali sovraordinati. Analizzando la cartografia specifica del PRGC e i vincoli insistenti nell’area di progetto non si ravvisano particolari criticità nell’uso del suolo. Si evidenzia peraltro che nella programmazione del PRGC una porzione del lotto interessato è identificata in aree con nuovi impianti produttivi e in adiacenza allo stesso sono ubicate altre attività di tipo produttivo. A tal proposito è quindi possibile desumere che il territorio di installazione del progetto presenti già delle modificazioni derivanti dall’antropizzazione.

33

Studio impatto ambientale

AREA DI INTERVENTO

Figura 22 - Estratto Tavola 1 del PRGC.

34

Studio impatto ambientale

35

Studio impatto ambientale

AREA DI INTERVENTO

Figura 23 - Estratto Tavola 8 del PRGC

36

Studio impatto ambientale

La tavola rimarca la destinazione d’uso del suolo, ad oggi dedicato a area agricola senza vincoli di edificabilità posta in prossimità di zone già dedicate ad uso produttivo di tipo consolidato e di espansione.

2.2.5 Piano di Tutela delle Acque (PTA) Il 13 marzo 2007 con Delibera n. 117-10731 la Regione Piemonte ha approvato il Piano di Tutela delle Acque. Tale documento ha lo scopo di raggiungere gli obiettivi di qualità dei corpi idrici e la protezione delle acque sia superficiali che sotterranee del Piemonte. Il PTA definisce l'insieme degli interventi per mezzo dei quali conseguire gli obiettivi generali del D.Lgs. 152/1999 e poi ripresi dal D.Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.: • prevenire e ridurre l'inquinamento e attuare il risanamento dei corpi idrici inquinati; • migliorare lo stato delle acque ed individuare adeguate protezioni di quelle destinate a particolari usi; • perseguire usi sostenibili e durevoli delle risorse idriche; • mantenere la capacità naturale di autodepurazione dei corpi idrici, nonché la capacità di sostenere comunità animali e vegetali ampie e ben diversificate. Il PTA è costituito dai seguenti documenti: • la relazione generale, composta da: una relazione illustrativa, che fornisce il quadro descrittivo generale della struttura e dei caratteri del piano, evidenzia le motivazioni delle scelte operate, indica gli strumenti e le modalità di attuazione; la cartografia di Piano; la relazione di sintesi che ha lo scopo di informare il largo pubblico sui contenuti e gli effetti del piano; • le monografie di area, contenenti in forma sintetica le conoscenze acquisite sui bacini idrografici e laghi, e le informazioni e i dati necessari per caratterizzare i corpi idrici superficiali e sotterranei del bacino, le criticità emerse e le misure adottate dal piano; • le norme di piano, articolate in un Titolo I, che definisce finalità, contenuti ed effetti del piano; Titolo II, relativo alle misure di tutela qualitativa; Titolo III, sulle misure di tutela quantitativa; Titolo IV, norme di area, Titolo V, norme finali, e allegati; • le tavole di piano, che sono parte integrante delle norme compongono la cartografia tematica che accompagna la Relazione generale • gli allegati tecnici.

Inoltre, ogni 2 anni è prevista la redazione della relazione sullo stato di attuazione delle misure previste dal PTA. La Regione Piemonte, con la D.G.R. n. 46-2495 del 19/03/01 ha individuato i corsi d’acqua significativi oggetto di monitoraggio e classificazione al fine del raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale, considerando l’asta del Po e i suoi affluenti di secondo ordine, o superiore, con bacino > 400 km2. Sono stati inoltre individuati i corsi d’acqua da monitorare e classificare in ragione del loro rilevante interesse ambientale, per particolari utilizzazioni in atto o per valori naturalistici e/o paesaggistici, nonché quelli che, per carico inquinante convogliato, possono aver influenza negativa sui corpi idrici significativi. Sono stati individuati come significativi 7 laghi naturali piemontesi, localizzati a quote inferiori ai 1000 m s.m. e con specchio liquido maggiore di 0,5 km2. Riguardo ai corpi idrici artificiali, in particolare i canali, le attività sviluppate dalla Regione per l’identificazione di quelli significativi, o che possano risultare influenti sulla qualità dei corpi idrici recettori significativi, hanno portato ad una prima definizione di “canali principali” che si ritiene possano essere impattanti sul reticolo naturale. È stato messo a punto (2002-2003) un programma di monitoraggio sperimentale su tali canali principali, al fine di acquisire elementi conoscitivi utili a meglio indirizzare nel futuro il monitoraggio e l’analisi, per 37

Studio impatto ambientale individuare le problematiche più evidenti sul reticolo artificiale e pervenire alla definizione dei corpi idrici artificiali significativi. Si riportano di seguito alcune tavole estratte dal Piano di Tutela delle Acque significative per l’area di progetto.

AREA DI INTERVENTO

Figura 24 - Estratto Tavola 1 “Unità sistemiche di riferimento delle acque superficiali i corpi idrici superficiali soggetti a obiettivi di qualità ambientale”

38

Studio impatto ambientale

AREA DI INTERVENTO

Figura 25 - Estratto Tavola 5 “Zone vulnerabili da nitrati di origine agricola”

39

Studio impatto ambientale

AREA DI INTERVENTO

Figura 26 - Estratto Tavola 6 “Aree vulnerabili da prodotti fitosanitari”

40

Studio impatto ambientale

AREA DI INTERVENTO

Figura 27 - Estratto Tavola 7 “Aree ad elevata vulnerabilità”

41

Studio impatto ambientale

AREA DI INTERVENTO

Figura 28 - Estratto Tavola 8 “Zone di protezione delle acque destinate al consumo umano”

L’area di intervento non presenta particolari limitazioni per quanto concerne la vulnerabilità della falda acquifera, tuttavia ricade in: • area di ricarica delle falde utilizzate per il consumo umano.

42

Studio impatto ambientale

2.2.6 Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) In questo paragrafo si analizza il Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI), approvato con DPCM in data 24 maggio 2001. Tale piano persegue l’obiettivo di garantire al territorio del bacino del Fiume Po un livello di sicurezza adeguato rispetto ai fenomeni di dissesto idraulico e idrogeologico, attraverso il ripristino degli equilibri idrogeologici e ambientali, il recupero degli ambiti fluviali e del sistema delle acque, la programmazione degli usi del suolo ai fini della difesa, della stabilizzazione e del consolidamento dei terreni, il recupero delle aste fluviali ad utilizzi ricreativi. Il PAI classifica i territori amministrativi dei comuni e le aree soggette a dissesto e nell’Allegato 1 all’Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici ne individua le classi di rischio idraulico e idrogeologico, in una scala di quattro valori da moderato a molto elevato. I valori di rischio attribuiti ai singoli comuni sono definiti dalla relazione: R = E x H x V Dove: R= rischio relativo a un determinato elemento, inteso come valore atteso del danno che mediamente può subire l’elemento stesso in un periodo di tempo; E= entità degli elementi a rischio, cioè le persone e i beni che possono subire danni quando si verifica un evento, misurata in modo diverso a seconda della loro natura; H= pericolosità, cioè probabilità di accadimento di un determinato fenomeno potenziale in uno specifico periodo di tempo e in una data area; V= vulnerabilità, definita come attitudine dell’elemento a rischio di subire danni per effetto dell’evento stesso.

Il comune di Castelletto Cervo appartiene alla classe di rischio idraulico e idrogeologico identificata dalla sigla R2. La classe di rischio R2 corrisponde ad un livello di rischio medio.

L’area oggetto di intervento, come evidenziato nella Tav. 6.1 PAI “Rischio idraulico e idrogeologico”, rientra nella sua interezza nella categoria di rischio totale R2 “medio”.

43

Studio impatto ambientale

Figura 29 - Estratto Tav. 6.1 PAI “Rischio idraulico e idrogeologico”

L’area di insediamento del sito, anche in riferimento al Piano Gestione Alluvioni del Bacino del Po, non risulta in fascia soggetta ad alluvione, che è invece identificata in adiacenza ai torrenti presenti. 2.2.7 Piano di gestione del distretto idrografico del Po Il Piano di Gestione del distretto idrografico del fiume Po “è lo strumento operativo previsto dalla DQA per attuare una politica coerente e sostenibile della tutela delle acque comunitarie, attraverso un approccio integrato dei diversi aspetti gestionali ed ecologici alla scala di distretto idrografico che garantisca il conseguimento dei seguenti obiettivi generali (ex art. 1 della DQA): a. “impedire un ulteriore deterioramento, proteggere e migliorare lo stato degli ecosistemi acquatici e degli ecosistemi terrestri e delle zone umide direttamente dipendenti dagli ecosistemi acquatici sotto il profilo del fabbisogno idrico”; b. “agevolare un utilizzo idrico sostenibile fondato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili”; c. “mirare alla protezione rafforzata e al miglioramento dell’ambiente acquatico, anche attraverso misure specifiche per la graduale riduzione degli scarichi, delle emissioni e delle perdite di sostanze prioritarie e l’arresto o la graduale eliminazione degli scarichi, delle emissioni e delle perdite di sostanze pericolose prioritarie”; d. “assicurare la graduale riduzione dell’inquinamento delle acque sotterranee e impedirne l’aumento”; e. “contribuire a mitigare gli effetti delle inondazioni e della siccità””. (estratto relazione generale del Piano) 44

Studio impatto ambientale

Il Piano prevede il monitoraggio dei corpi idrici al fine di verificare il raggiungimento dello stato qualitativo richiesto. Dall’analisi condotta ad oggi “le situazioni si presentano, inoltre, variegate sia tra le diverse tipologie di acque, sia tra le Regioni del distretto, sia a livello di quale stato si consideri, tra ecologico e chimico (superficiali) o chimico e quantitativo (sotterranee). Per le acque superficiali emerge che lo stato maggiormente compromesso è lo stato ecologico, in particolare per i corpi idrici fluviali, per cui si osservano percentuali molto basse di corpi idrici in stato buono per le Regioni dove gli ambiti di pianura, maggiormente antropizzati, hanno un peso significativo. Anche per le acque sotterranee i problemi più rilevanti riguardano i corpi idrici delle Regioni con ampie porzioni di pianura padana, dove sono state riscontrate le percentuali più basse di corpi idrici in uno stato di buono” (estratto dalla relazione generale del Piano).

Il corpo idrico superficiale oggetto della valutazione specifica è il Torrente Ostola che si trova a meno di 150m rispetto al lotto di interesse. Il Torrente Ostola risulta ad oggi non aver ancora raggiunto l’adeguato stato ecologico, come riportato nel seguito.

La seguente tabella indica la decodifica degli impatti sopra indicati per il Torrente Ostola (evidenziati in neretto). 2016_Tab_decodifica_Cod_Impatti Impatto_en Impatto_ita Primo_livello_CODIMP NUTR - Nutrient pollution Inquinamento da nutrienti IN ORGA - Organic pollution Inquinamento organico IO CHEM - Chemical pollution Inquinamento chimico IC SALI -Saline pollution/intrusion Inquinamento/intrusione salina IS ACID - Acidification Acidificazione AC TEMP - Elevated temperatures Temperature elevate T HHYC - Altered habitats due to Habitat alterati dovuti a cambiamenti idrologici HA_IDR hydrological changes HMOC - Altered habitats due to Habitat alterati dovuti a cambiamenti HA_MOR morphological changes (includes morfologici (inclusa la connettività fluviale) connectivity)

45

Studio impatto ambientale

2016_Tab_decodifica_Cod_Impatti Impatto_en Impatto_ita Primo_livello_CODIMP LITT- Litter (an impact under the MSFD) Rifiuti R MICR - Microbiological pollution Inquinamento microbiologico IM QUAL - Diminution of quality of associated Diminuzione della qualità delle acque superficiali Asup_Asott surface waters for chemical / quantitative collegate per stato chimico/quantitativo delle reasons acque sotterranee ECOS - Damage to groundwater- Danno agli ecosistemi terrestri dipendenti da Ecosist_Terr_Asott dependent terrestrial ecosystems for acque sotterranee per motivi di tipo chemical / quantitative reasons chimico/quantitativo INTR - Alterations in flow directions Alterazioni della direzione di flusso delle acque Asott_Flusso resulting in saltwater intrusion sotterranee, causanti il fenomeno dell'intrusione salina LOWT - Abstraction exceeds available GW Abbassamento dei livelli piezometrici per prelievi Piez resource (lowering water table) eccessivi rispetto alla disponibilità delle risorse sotterranee OTHE - Other Significant Impacts Altri impatti significativi Altro

Le pressioni significative sono così riassumibili: • 4.5.1 Alterazioni morfologiche – Altro - Modifiche della zona riparia dei corpi idrici • 4.3 Alterazioni idrologiche - Alterazioni del livello idrico o del volume – Fornitura di acqua potabile • 1.1 Puntuali – Scarichi acque reflue urbane depurate • 2.4 Diffuse – Trasporti e infrastrutture Mentre nel seguito si riporta la motivazione per la quale è stata concessa proroga per il raggiungimento degli standard fissati. 2016_Tab_decodifica_Cod_Proroghe-Deroghe-Esenzioni Motivi di esenzione_en Motivi di (Reporting Guidance Descrizione Esenzione_applicabile_Stato esenzione_ita 2016 - WISE) Article4(4) - Art. 4.4 - Costi Art. 4.4 WFD: Proroga Stato ecologico e chimico dei CI Disproportionate cost sproporzionati nel tempo dell'obiettivo superficiali; stato chimico e ambientale per costi quantitativo dei CI sotterranei sproporzionati

Nell’attuale stato di progetto tuttavia non si prevedono possibili impatti dovuti all’attività, in quanto non sono previsti scarichi in corpo idrico superficiale; è inoltre in progetto una fascia arborea, con essenze autoctone in modo da rispettare la distanza richiesta di 150m dal Torrente stesso rispetto all’installazione dell’impianto. Il progetto è stato modificato arretrando l’impianto dello spazio necessario al rispetto della fascia vincolante. 2.2.8 Pianificazione energetica In ottemperanza alle indicazioni europee (Direttiva Fonti Rinnovabili), il D.Lgs. 28/2001, supportato dalle Linee guida Nazionali di cui al D.Lgs. 387/2003, è stato delineato un quadro chiaro del processo autorizzativo cui sono soggetti gli impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili. Gli impianti, in funzione della taglia e della potenza installata posso essere soggetti a:

46

Studio impatto ambientale

- Comunicazione; - Procedura abilitativa semplificata; - Autorizzazione unica. Nello specifico la Regione Piemonte ha posto in capo alle Provincie la gestione e rilascio dell’autorizzazione unica (L.r. 44/2000 e L.r. 23/2002). “La Regione Piemonte ha approvato un proprio Piano energetico, che costituisce il quadro di riferimento e di indirizzo per la programmazione a livello locale, nonché ai fini dell’esercizio delle competenze agli stessi Enti Locali attribuite con la legge regionale 7 ottobre 2002, n. 23 e più in generale con il complesso normativo costituito dalla legge regionale 26 aprile 2000, n. 44 e dalle discendenti leggi di settore” (estratto del Piano regionale energetico ambientale). 2.2.8.1 Piano energetico regionale (PEAR) Il piano energetico redatto dalla Regione Piemonte, in attuazione dell’art. 30 del D.lgs. 112/98, dell’art. 52 della l.r. 44/2000, dell’art. 7 della l.r. 23/2002, in riferimento al Protocollo di Torino del 5.6.2001 ed alla luce del nuovo Titolo V della costituzione, si configura come piano integrato energetico-ambientale. Il Piano ha lo scopo di perseguire obiettivi specifici in funzione delle esigenze energetiche del territorio della Regione considerando anche degli effetti in campo ambientale, derivanti dall’attivazione degli impianti, dagli usi finali dell’energia, dal contenimento degli effetti ambientali negativi. Tra gli obiettivi perseguiti dal Piano si elencano: • incentivazione della produzione di energia da fonti rinnovabili, in un’ottica di diversificazione delle fonti e di riduzione delle emissioni di gas clima-alteranti, in linea con gli obiettivi enunciati dal “Patto per l’Energia e l’Ambiente”, stipulato in seno alla Conferenza nazionale per l’Energia e l’Ambiente del novembre 1998 e dal d.lgs. n. 79/1999 sulla creazione del libero mercato dell’energia elettrica; • sviluppo della raccolta differenziata, del riciclaggio e riutilizzo dei rifiuti, con ricorso residuale alla termovalorizzazione dei rifiuti secondo le linee previste dal Piano regionale dei rifiuti e dal d.lgs. 22/1997, nonché al recupero energetico dal biogas ai fini del conseguimento di un miglior bilancio ambientale; • riduzione dell’intensità energetica nei settori industriale, terziario e civile attraverso l’incentivazione di interventi volti ad aumentare l’efficienza energetica ed il rispetto dell’ambiente; • riduzione dei consumi energetici e delle emissioni inquinanti nel settore dei trasporti, mediante l’incentivazione alla progressiva sostituzione delle flotte veicolari degli enti pubblici con autoveicoli a basse emissioni, nonché delle flotte urbane per il trasporto pubblico con mezzi alimentati a gas naturale.

La Provincia di Biella ha redatto un proprio piano di azione per l’energia, nel quale sono elencati gli obiettivi da perseguire in campo energetico e le azioni mirate per il perseguimento. Gli obiettivi del Piano sono di seguito riassumibili: A) Promozione delle fonti rinnovabili; B) Promozione efficienza energetica; C) Promozione della cultura energetica. Nel Piano tuttavia non si rilevano indicazioni specifiche per la tipologia di impianto in oggetto. 2.2.9 Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Le leggi regionali n. 24/2002 e n. 7/2012 disciplinano il quadro regionale in materia di rifiuti, definendo in particolare il sistema integrato di gestione dei rifiuti urbani e gli strumenti di programmazione. 47

Studio impatto ambientale

“[…] Il sistema integrato di gestione dei rifiuti in Piemonte comprende non solo i rifiuti urbani ed i rifiuti assimilati agli urbani, ma anche i rifiuti prodotti dalla depurazione delle acque reflue urbane ed i rifiuti non pericolosi prodotti dall’attività di recupero, trattamento e smaltimento dei rifiuti urbani. In tale contesto la programmazione ricomprende l’intero ciclo della gestione dei rifiuti, sino alle previsioni impiantistiche di recupero e smaltimento finale, sulla base dei fabbisogni verificati. Nel sistema integrato infatti le attività, le strutture e gli impianti sono realizzati e gestiti in modo strettamente correlato, secondo l’ordine di priorità che privilegia la riduzione dei rifiuti, il loro recupero limitando l’utilizzo della discarica esclusivamente agli scarti e sovvalli provenienti dai trattamenti […]” La gestione unitaria dei rifiuti viene effettuata nella Regione attraverso l’individuazione degli ambiti territoriali omogenei (ATO 1, ATO 2, ATO 3, ATO4). Le Provincie di Biella, Novara, Vercelli e Verbanio-Cusso- Ossola, ricadono nella zona d’ambito ATO 1.

48

Studio impatto ambientale

Figura 30 -distribuzione degli impianti di compostaggio e digestione anaerobica (Fonte Piano Regionale Gestione Rifiuti Urbani)

Secondo quanto riportato dal Rapporto sui rifiuti urbani dell’ISPRA 2017 “la raccolta differenziata in Italia è raddoppiata: dal 25,8% del 2006 si è passati al 52,5% nel 2016 (+5% rispetto al 2015), anche se il Paese rimane in ritardo rispetto all’obiettivo fissato per il 2012 (65%). Tra le tipologie più raccolte, l’umido è la frazione maggiore (41,2% della raccolta differenziata) ed è quella che cresce di più (+7,3%) rispetto all’anno precedente, assieme al vetro (+6%) e ai Raee, i rifiuti di

49

Studio impatto ambientale apparecchiature elettriche ed elettroniche (+5,3%). Nel 2016 si rilevano 15 discariche in meno rispetto all’anno precedente”. In relazione ai processi, il settore del trattamento integrato anaerobico/aerobico, per gli impianti alimentati da biomasse, biogas e bioliquidi sostenibili, ha subito un incremento. Tali impianti sono costituiti da linee di trattamento integrate e sequenziali, che consentono, con il trattamento anaerobico, di recuperare energia rinnovabile sotto forma di biogas o biometano, controllare le emissioni osmogene e stabilizzare le biomasse prima del loro utilizzo agronomico e, con il successivo trattamento aerobico, di trasformare il digestato in ammendante da utilizzare in campo agricolo. La quota di rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata, gestita nel 2016, è pari a circa 2,1 milioni di tonnellate e costituisce il 36,3% di quella complessivamente avviata a trattamento biologico a livello nazionale.

Con Deliberazione del Consiglio regionale 19 aprile 2016, n. 140 – 14161 è stato approvato il Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani e dei fanghi di depurazione. I principali obiettivi della programmazione al 2020 sono: - riduzione della produzione dei rifiuti a 455 kg per abitante (a fronte di una stima di produzione al 2020 pari a 486 kg/ab); - raccolta differenziata di almeno il 65% a livello di ciascun Ambito territoriale ottimale; - produzione pro capite annua di rifiuto urbano indifferenziato non superiore a 159 kg ; - raggiungimento di un tasso di riciclaggio pari ad almeno il 55% in termini di peso; - avvio a recupero energetico solo delle frazioni di rifiuto per le quali non è tecnicamente ed economicamente possibile il recupero di materia; - in via prioritaria autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi a livello di Ambito territoriale ottimale; in ogni caso tale autosufficienza deve essere garantita a livello regionale; - riduzione del conferimento in discarica dei rifiuti urbani biodegradabili (Rub) fino ad un loro azzeramento a partire dal 2020 anche mediante l'autocompostaggio; - abbandono del ricorso allo smaltimento in discarica dei rifiuti recuperabili promozione del riuso.

Secondo il Piano inoltre per il raggiungimento degli obiettivi posti esiste una scala gerarchica da rispettare […] riorganizzazione dei servizi in cui devono essere privilegiati modelli di raccolta domiciliare “[…] Successivo in ordine gerarchico alle predette operazioni, risulta il recupero energetico da rifiuti. Allo stato attuale, il recupero di energia in Piemonte risulta modesto poiché è ancora prevalente lo smaltimento dei rifiuti urbani in discarica. La normativa introduce specifici criteri di efficienza energetica, da applicare agli inceneritori di rifiuti urbani autorizzati (nel caso in cui siano autorizzati come impianti di recupero energetico R1). Inoltre, affinché sia possibile incrementare la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, nello specifico da biomasse (parte biodegradabile dei rifiuti urbani) e da biogas, è necessario realizzare impianti allestiti secondo le migliori tecnologie disponibili, con potenzialità tali da garantire carichi termici, rendimenti e costi di esercizio soddisfacenti, così come utilizzare sistemi di conversione energetica del biogas prodotto in discarica ed in impianti di digestione anaerobica …]”.

Si riportano nel seguito alcuni dati relativi alla produzione di rifiuti urbani pro-capite nell’anno 2017

50

Studio impatto ambientale

Produzione rifiuti pro capite per Provincia – dati 2017

Nella Provincia di Biella in particolare, sono stati prodotti nel 2017 poco più di 81.000 tonnellate, dei quali circa 28.310 tonnellate in RU indifferenziati e circa 52.975 tonnellate in RU differenziato, con un aumento del rifiuto differenziato rispetto al precedente anno, su un totale circa costante. Il Piano regionale fornisce inoltre le prime indicazioni sull’ubicazione degli impianti di trattamento rifiuti. I criteri contenuti della suddetta deliberazione sono i seguenti: a) bisogna privilegiare la localizzazione di impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti in aree industriali e in aree interstiziali, compatibilmente con le caratteristiche delle medesime; b) valutare le distanze fra i confini del sito e le zone residenziali e di ricreazione, le strade e le vie navigabili, i bacini idrici e le altre aree industriali, agricole o urbane; c) individuare l’esistenza di acque sotterranee e costiere e di zone di protezione naturale nelle vicinanze; d) accertare le condizioni geologiche e idrogeologiche della zona; e) verificare il rischio di inondazione, cedimento, franosità, o di caduta valanghe nell’area; f) assicurare la protezione del patrimonio naturale o culturale della zona; g) valutare la posizione del sito nei confronti del bacino di utenza previsto e della viabilità esistente in relazione all’attraversamento di centri abitati da parte del traffico indotto dall’impianto.

Nella Provincia di Biella, nello specifico, vige il Programma Provinciale di Gestione dei Rifiuti al quale si rimanda per la verifica di localizzazione dell’impianto.

2.2.10 Programma Provinciale di Gestione dei Rifiuti Il Programma provinciale rifiuti è stato adottato con DGP n. 1 del 13/1/199824/3/98, approvato con DCP n. 27 del 28/4/1998. Successivamente la Provincia, con DGP n. 427 del 14/10/2003 ha confermato il Piano e fornito integrazioni dei contenuti del Piano stesso. La Regione, con DGR Piemonte 11/10968 del 17/11/2003, ha poi preso atto del Programma Provinciale del 1998 e delle sue integrazioni. Il P.T.P. all’art.3.6 delle N.T.A riporta:

51

Studio impatto ambientale

52

Studio impatto ambientale

Secondo quanto riportato la Provincia deve predisporre un documento per l’individuazione delle zone idonee alla localizzazione di impianti per lo smaltimento dei rifiuti e delle zone non idonee alla localizzazione di impianti per il recupero e lo smaltimento dei rifiuti. Tuttavia, tale documento non è ancora stato approvato per cui al momento risulta vigente il P.P.G.R. adottato con DGP n. 1 del 13/1/199824/3/98, approvato con DCP n. 27 del 28/4/1998.

Criteri di ammissibilità degli impianti a tecnologia complessa (impianti di compostaggio e impianti di digestione anaerobica):

FATTORI INDICATORI VINCOLI ALLA ESCLUDENTE/PENALIZZANTE PRESENZA LOCALIZZAZIONE Fasce di salvaguardia da centri e Esclusione: distanza inferiore a Non presente nuclei abitati 200 m Aree collocate nelle fasce di rispetto dei punti di Esclusione: distanza inferiore a Non presente approvvigionamento idrico potabile 200 m Presente: distanza inferiore a 150m dal perimetro del lotto, progetto di arretramento Aree collocate nelle fasce di rispetto dei fiumi e Esclusione: distanza inferiore a 150 m da fiumi e 300 m da mare dell’impianto con rispetto laghi. e laghi della fascia vincolante e piantumazione con essenze arboree autoctone* Altimetria Esclusione aree sopra ai 1000 Esclusione Non presente metri Aree collocate in fascia A e B di deflusso ed esondazione della piena con Tempo di Ritorno di Esclusione Non presente 200 anni. Parchi nazionali, regionali e aree a riserva naturale Esclusione Non presente e integrale, se il regime di tutela è incompatibile. Presente (ma zona di Aree sottoposte a vincolo paesaggistico Penalizzante trasformazione produttiva – vedasi rel. Paesaggistica) Non presente: ad una distanza superiore ai 400m ad Aree con presenza di beni storici, artistici, est dell’impianto è presente Penalizzante archeologici, architettonici e paleontologici un “sito archeologico isolato: aree di ritrovamento di tipo diverso”. Aree esondabili Penalizzante Non presente Interferenza con paesaggi tradizionali e Non presente (zona di caratteristici, con aree ricadenti nel sistema delle Penalizzante trasformazione produttiva) aree protette nazionali e regionali. Aree entro la fascia di rispetto stradale, da gasdotti, oleodotti, cimiteri, ferrovie, beni militari Penalizzante Non presente ed aeroporti.

53

Studio impatto ambientale

Gli insediamenti civili più vicini risultano a circa 650m dal sito, mentre non risultano presenti obiettivi sensibili come scuole o ospedali nelle immediate vicinanze. Sono invece presenti altre realtà produttive rispetto alle quali però il Piano non pone vincoli. Il sito in oggetto non ricade all’interno di alcuna riserva naturale o oasi di protezione, è tuttavia presente un sito SIC nelle immediate vicinanze per il quale l’Ente Gestore ha richiesto apposita Valutazione di Incidenza Ambientale. Dall’analisi condotta si rileva come in fase di cantiere sia possibile un disturbo locale, alla fauna per l’attività di escavazione, sbancamento e passaggio mezzi d’opera. Già in fase di cantiere si dovrà provvedere alla piantumazione del perimetro dell’area che potrà servire come mitigazione dei rumori e delle polveri prodotte e si provvederà alla bagnatura del terreno ove necessario al fine di contenere l’alzarsi di polveri, infine sarà presente un lavaggio delle ruote prima dell’immissione su strada. Si precisa inoltre che dalla cartografia Webgis del Piemonte attualmente utilizzabile, il perimetro del sito SIC non è adiacente al lotto in oggetto.

Con la Determinazione n. 1181 del 29/10/2018 la Provincia ha posto l’attenzione sulla compatibilità della previsione progettuale con le indicazioni specifiche del “Programma Provinciale di Gestione dei Rifiuti” di Biella, con specifico riferimento al vincolo localizzativo inerente le fasce di rispetto delle acque pubbliche e dei laghi. Nel rispetto delle prescrizioni di legge si è provveduto a ricollocare l’impianto all’infuori della fascia di rispetto fluviale del Torrente Ostola, e si è proceduto ad una verifica di sussistenza dell’eventuale fascia di rispetto di 300 m relativa al maggiore dei laghi da cava posto in sinistra Ostola, seppure non vi sia riscontro alcuno nella cartografia del comune di Castelletto Cervo, come precedentemente evidenziato.

Il Piano Paesaggistico Regionale, approvato con D.C.R. n. 233-35836 del 3 ottobre 2017, non identifica lo specchio d’acqua tra i beni paesaggistici regionali, né nelle cartografie dedicate, Tav. P4_7 e Tav. P4_8, né negli “Elenchi delle componenti ambientali e delle unità di paesaggio” e nei relativi Cataloghi.

Le norme attuative del suddetto Piano però stabiliscono la necessità di ricorrere all’autorizzazione paesaggistica, di cui all’articolo 146 del D.Lgs. 42/2004, anche per i laghi da cava il cui perimetro sia superiore ai 500 m riportando così la sussistenza di qualsivoglia prescrizione, o vincolo, all’identificazione o meno della qualifica di lago dello specchio d’acqua in esame. Si riporta uno stralcio dell’art. 15: PPR 2017, art. 15, comma 2: “Ai fini dell’autorizzazione paesaggistica di cui all’articolo 146 del Codice, per laghi di cui al comma 1 si intendono i corpi idrici a carattere permanente, rappresentati e riconoscibili tramite un toponimo nella Carta tecnica regionale, con perimetro superiore a 500 metri, naturali, lentici, superficiali, interni, fermi, di acqua dolce, nonché gli invasi e sbarramenti artificiali anch’essi a carattere permanente e con medesimo perimetro. Ai medesimi fini, sono altresì da considerarsi laghi, ancorché non cartografati, le cave allagate completamente esaurite e dismesse con perimetro superiore a 500 metri, qualora sia definitivamente conclusa l’attività di coltivazione relativa all’intero sito di intervento e per il quale non risultino più attive garanzie fidejussorie o assicurative finalizzate a tutelare la Pubblica amministrazione in relazione all’attuazione delle opere di recupero ambientale.”

54

Studio impatto ambientale

Figura 31 - Tav. P4_7 - Componenti Paesaggistiche Eporediese.

Al fine di identificare le reali misure dell’invaso in sinistra Ostola, il giorno 14/06/2019 è stato effettuato un rilievo topografico con stazione totale “Topcon GPT 3007 N”, i cui risultati cartografati sono riportati nella tavola in allegato al presente Studio di Impatto Ambientale. Il calcolo del perimetro dello specchio d’acqua è stato svolto mediante la sommatoria dei segmenti compresi tra i punti rilevati; l’applicazione del teorema del coseno permette di calcolare il lato incognito del triangolo, nella fattispecie il segmento della sponda, una volta noti gli altri due lati del triangolo e l’angolo tra essi compreso. La lunghezza della sponda è pari a 490,1 m, pertanto l’invaso non può essere identificato come lago e vengono a mancare i presupposti per l’applicabilità della fascia di rispetto di 300 m ai sensi del Programma Provinciale di Gestione dei Rifiuti. Tale risultato è quindi concorde alla cartografia del PRG del Comune di Castelletto Cervo.

2.3 Rete Natura 2000 La tutela della biodiversità avviene principalmente con l'istituzione e successiva gestione delle aree naturali protette (parchi e riserve) e delle aree costituenti la rete ecologica europea Natura 2000. Questa rete si compone di ambiti territoriali designati come Siti di Importanza Comunitaria (SIC), che al termine dell'iter istitutivo diverranno Zone Speciali di Conservazione (ZSC), e Zone di Protezione Speciale (ZPS) in funzione della presenza e rappresentatività sul territorio di habitat e specie animali e vegetali indicati negli allegati I e II della direttiva 92/43/CEE "Habitat" e di specie di cui all'allegato I della direttiva 79/409/CEE "Uccelli" e delle altre specie migratrici che tornano regolarmente in Italia.

55

Studio impatto ambientale

L’area di intervento ricade in confine all’area SIC IT1120004“Baraggia di Rovasenda”, dalla cartografia a disposizione sul portale della Regione Piemonte è possibile individuare una distanza inferiore ai 100m dal confine del lotto rispetto al sito stesso. Per la trattazione degli aspetti legati alla presenza del sito si rimanda alla VINCA predisposta come richiesto dall’Ente Gestore.

AREA DI INTERVENTO

Figura 32 - individuazione siti SIC/ZPS nel territorio

56

Studio impatto ambientale

Distanza SIC ca. 70m

Figura 33 - estratto sito web gis Regione Piemonte – perimetrazione SIC

2.4 Inquadramento geologico Il territorio comunale di Castelletto Cervo ha un’estensione totale pari a circa 15 Km2 ed impegna un settore essenzialmente collinare in corrispondenza della bassa valle del Cervo, sviluppandosi approssimativamente tra le quote 180 e 230 m s.l.m. Si tratta di una zona che si estende su dei ripiani terrazzati, relitti ed elementi fluvioglaciali riconducibili ad unità pleistoceniche depositate dallo scaricatore glaciale del torrente Cervo, e su un fondovalle alluvionale. In genere si osserva che i terrazzi fluvioglaciali corrispondenti alla sommità dei versanti collinari sovrastanti le incisioni dei corsi d’acqua sono costituiti da terreni ghiaioso-sabbioso-limosi, sovrastati superficialmente da livelli sommitali limoso argillosi di colore rossastro, profondamente alterati. La potenza dei livelli limoso argillosi è variabile, ma in genere considerevole, essendo accertato che essa sia superiore ai 6 metri. La potenza dell’intero fluvioglaciale è stimata nell’ordine dei 20-25 metri.

57

Studio impatto ambientale

Figura 34 - Stralcio Carta geologica d’Italia – Foglio 43 “Biella”

58

Studio impatto ambientale

Questa serie continentale pleistocenica poggia in contatto erosionale su di una potente serie marina regressiva di età terziaria, costituita principalmente da facies siltoso argillose e argillose sabbiose, all’interno delle quali sono intercalati subordinati livelli sabbiosi.

Scendendo nel dettaglio, sugli alti terrazzi affiorano “depositi fluvioglaciali affioranti in corrispondenza delle forme terrazzate relitte della conoide fluvioglaciale del T. Cervo, costituiti in prevalenza da ghiaie profondamente alterate, con matrice sabbioso – limoso – argillosa, sormontate da livelli argilloso limosi di origine eolica aventi spessori medi non superiori a 2 m (Pleist. Medio)”. Gli affioramenti di questa litologia si rinvengono solo presso terrazzi notevolmente rilevati rispetto agli alvei attuali. Nel settore di pianura affiorano complessi deposizionali appartenenti al Quaternario: • Alluvioni fluvioglaciali ghiaiose (fgR), rappresentate da sabbie e ghiaie piuttosto minute alterate in terreno argilloso, giallo ocraceo per uno spessore massimo di tre metri; fanno parte di questo raggruppamento anche le coperture loessiche delle stesse. (Riss p.p.); • Alluvioni fluvioglaciali e fluviali ghiaiose (a1), costituite da sedimenti ciottolosi non alterati e separati dai depositi rissiani attraverso una serie non sempre continua di terrazzi disposti circa N-S. Tali depositi affiorano in corrispondenza dei principali elementi del drenaggio superficiali.

Nel settore pedemontano s’incontrano sia le formazioni plioceniche del Bacino Terziario Ligure-Piemontese che rocce cristalline di origine vulcanica del Permiano. Nello specifico affiorano: • Sabbie, ghiaie, argille sabbiose e subordinate marne fossilifere (P), affioranti nei settori collinari prospicienti la pianura fluvioglaciale in trasgressione sulle sottostanti vulcaniti del Permiano. Al contatto con queste ultime è presente una coltre di alterazione, costituita da argille caoliniche, derivate dalla degradazione in situ dei porfidi permiani. • Complesso dei “Porfidi Quarziferi” del biellese (ti), affioranti nel settore collinare più interno e rilevato e rappresentati da tufi e porfidi quarziferi e non quarziferi con inclusi di rocce cristalline e di vulcaniti. Morfologicamente la zona in studio si estende interamente sull’area di fondovalle e non impegna aree ricadenti sugli alti terrazzi fluvioglaciali. Nel seguito vengono specificati i principali litotipi presenti nel territorio in esame.

DEPOSITI FLUVIALI E FLUVIOGLACIALI DELLA PIANURA Si tratta di un’unità completamente formata, costituente il livello fondamentale dell’attuale piana vercellese e biellese. Nella cartografia geologica ufficiale è ascritta al Fluviale - Fluvioglaciale Riss - Wurm. La genesi di questi depositi è sostanzialmente legata sia all’attività degli scaricatori glaciali in posizione distale esternamente alle cerchie moreniche che al successivo ambiente deposizionale fluviale alla fine dell’ultima glaciazione. Si tratta a tutti gli effetti di depositi di ambiente fluviale, con le tipiche caratteristiche di questi ultimi, ossia una certa classazione granulometrica e una spiccata organizzazione interna. In generale, si rinviene un orizzonte superficiale di spessore metrico di terreni intensamente rimaneggiati a scopo prevalentemente agricolo, granulometricamente costituiti da limi, sabbie e ghiaie in proporzioni variabili da zona a zona. Si tratta di un orizzonte pedogenetico di colore marrone, che consegue a processi di alterazione a scapito di originari sedimenti eolici (loess) tipici di fasi interglaciali. Al di sotto di questa coltre, sono presenti depositi sciolti, costituiti essenzialmente da ghiaie più o meno grossolane con ciottoli e sabbie i quali, sulla

59

Studio impatto ambientale base dei dati bibliografici, nella zona di Santhià hanno una potenza stimabile nell’intorno di 60 m. La sequenza è contraddistinta da alternanze di strati prevalentemente ghiaioso-sabbiosi con orizzonti sabbioso-limosi, talora argillosi, con geometrie variabili, da lenticolari a plano-tabulari verso le zone più esterne. A questi terreni, in profondità, fanno seguito i depositi di origine fluvio-lacustre e lacustre (“Villafranchiano Auct.“), costituiti da sabbie medio - fini con lenti ghiaiose, alternate a limi argillosi che, in continuità stratigrafica con contatto eteropico, fanno seguito ai depositi di natura marina, costituiti da alternanze di sabbie fini e limi con lenti di sabbie grossolane. L’assetto geolitologico di questo settore di pianura, ricavato dai dati esistenti in letteratura e relativi anche a stratigrafie di sondaggi geognostici e di pozzi terebrati in zona, risulta essere caratterizzato da una certa uniformità.

DEPOSITI FLUVIOGLACIALI DEI TERRAZZI Nella cartografia geologica ufficiale è l’unità descritta come Fluvioglaciale Mindel, perché il sistema di terrazzi che ne costituisce attualmente l’espressione morfologica si raccorda alle cerchie moreniche più esterne dell’apparato d’Ivrea. Derivano dalla continua rielaborazione, erosione e deposizione dei depositi glaciali s.l. ad opera degli imponenti scaricatori glaciali sfocianti dalle cerchie moreniche, secondo una dinamica ormai nota e comunemente accettata. Sotto l’aspetto granulometrico tali depositi si configurano come ghiaie eterometriche in matrice sabbioso- limosa con ciottoli sfaccettati e locali trovanti, a tessitura clast-supported, con una certa organizzazione tessiturale. Si constata una certa alterazione della serie, dovuta a processi di intensa pedogenesi che conferisce al deposito una tipica colorazione bruno-rossastra, particolarmente accentuata in superficie.

2.5 Inquadramento geomorfologico Il settore di pianura in esame è racchiuso tra la chiostra alpina, a N., e l'apparato morenico della Serra d'Ivrea, a WSW. Esso si spinge in direzione di e di Carisio per poi piegare verso SE sino alla confluenza tra il T.te Elvo ed il T.te Cervo, in corrispondenza dell'abitato di Collobiano. Questo areale si inserisce nella vasta pianura vercellese, costituente un vasto settore a geometria idealmente trapezoidale rastremantesi verso W. in corrispondenza della "strettoia" determinata dalla presenza massiccia e caratteristica dell'anfiteatro morenico di Ivrea e completamente aperta a ventaglio in direzione Est, verso la pianura novarese e lombarda. L'area, intesa nella precedente accezione, risulta fisiograficamente delimitata ad occidente dal già citato apparato eporediese, cui fa riscontro a S. il bordo collinare del Monferrato. Questi due grandi elementi sono separati dal corso del Fiume Po, che funge da "trait d'union" con la pianura torinese. A settentrione il bacino giunge sino alle prime propaggini prealpine, ove si osservano i corsi del T.te Elvo, del T.te Cervo ed infine, più ad Est, del F. Sesia, con le vaste e complesse forme derivanti dalla prolungata ed intensa azione morfogenetica esercitata sulla pianura. Il sovrapporsi delle fasi che portarono alla costituzione dell'alta pianura vercellese è correlabile alla storia geologica della Serra d'Ivrea. Le singole pulsazioni che alternativamente portarono allo sbocco in pianura il grande ghiacciaio della Dora Baltea erano connesse ad analoghe variazioni dei regimi pluviometrico e termico. Il continuo apporto di materiale solido dovuto al trasporto glaciale determinava la progressiva trasformazione dell'apparato morenico il quale, da un lato, veniva continuamente rimpinguato mentre dall'altro subiva un'opera di costante rielaborazione ad opera dei numerosi scaricatori subglaciali. All'azione di questi ultimi è imputabile la genesi, all'esterno dell'apparato morenico, di un'estesa conoide di depositi alluvionali (fluvioglaciale) a debole pendenza.

60

Studio impatto ambientale

Analogamente, in conseguenza di variazioni degli apporti meteorici verso regimi di tipo atlantico, caratterizzati da cospicue precipitazioni, si realizzava, allo sbocco in pianura di tutte le valli, una massiccia deposizione di materiale alluvionale sotto forma di ampie conoidi. Alternativamente alle fasi di espansione glaciale, si verificarono in tutta l'area periodi di clima steppico, dominati dal vento, che agì efficacemente come agente di trasporto solido e di selezione granulometrica, determinando la deposizione di coltri eoliche costituite da frazioni fini limoso-sabbiose (löss). L'associarsi di interglaciali a clima caldo subtropicale, determinò un'ulteriore evoluzione della rete idrografica con l'instaurarsi di condizioni di portata decisamente inferiore, deposizione del carico solido all'interno delle valli e conseguente sviluppo di azioni erosive nei settori apicali delle conoidi in precedenza deposte. Parallelamente a ciò, i gradienti dell'intero settore subirono modificazioni connesse al sollevarsi dell'arco alpino in risposta alle ultime fasi orogenetiche, con amplificazione delle tendenze erosive in atto e progressiva, profonda incisione della piana alluvionale in precedenza costituita. Il risultato consistette nello smembramento delle originarie assise fluvioglaciali e fluviali e nel costituirsi di una vasta area solcata dalle ampie incisioni ospitanti i corsi d'acqua, all'interno delle quali, con il ripetersi dei cicli, si depositavano formazioni più recenti ed a quota meno elevata. Il conoide rissiano avente apice all'altezza dell'abitato di Biella appare troncato, ad E., dalla presenza di una superficie penepianeggiante, lateralmente delimitata da scarpate di terrazzo, estendentesi lungo la direttrice -Benna-. L'area interessata dal progetto si colloca integralmente entro il conoide fluvioglaciale rissiano estendentesi da Biella in direzione SSE sino alla zona di Fraz. Arro in Comune di Salussola ed agli abitati di Candelo, Benna e Massazza ad E..Tale apparato trasse origine dall'azione concomitante dei T.ti Elvo e Cervo, che concorsero alla deposizione di conoidi in origine coalescenti, ed in seguito fusi in un'unica struttura. Il succedersi dei cicli determinò modificazioni a carico dell'idrografia di superficie, al punto che oggi i due corsi d'acqua hanno profondamente inciso l'originario conoide, delimitandone il margine occidentale (T.te Elvo) e nord-orientale (T.te Cervo) con scarpate di terrazzo a rilevante sviluppo verticale. Il T.te Cervo, a partire dal suo sbocco in pianura, ha inciso il proprio corso attraverso il fluvioglaciale rissiano (destra idrografica) erodendo e smantellando, contemporaneamente, i depositi villafranchiani ricoprenti (sinistra idrografica) i litotipi kinzigitici della Serie Dioritico Kinzigitica Ivrea-Verbano e, più ad E., i graniti del Massiccio Granitico Biellese e le assise sabbioso- argillose del Pliocene. Ad oriente dell'abitato di Candelo esistono palesi riscontri morfologici attestanti la presenza di un paleocorso del T.te Cervo, ad orientazione NW-SE, compreso tra il terrazzo del fluvioglaciale rissiano ed il corrispondente mindeliano (ad E.) costituente il lembo isolato di . Le alluvioni deposte entro questa fascia hanno età rissiano-wuermiana e risultano nettamente troncate, a N., dall'attuale corso del T.te Cervo che si spinge a NE in direzione di Castelletto Cervo per poi piegare a gomito verso SE sino alla confluenza con il F. Sesia. I materiali che compaiono lungo la direttrice Candelo-Benna-Massazza sono organizzati in una fascia estesa per circa 10 m, a quota ribassata rispetto alle aree circostanti e debolmente inclinata a SSE. In seguito alle vicende morfogenetiche che condussero alla diversione del T.te Cervo, il settore cessò di costituire la via per cospicui deflussi ed oggi è presente soltanto un limitato drenaggio locale, incanalato nel T.te Ottina. L'attuale assetto dell'alta pianura consegue direttamente alle vicende geologiche e climatiche descritte, con la progressiva sovrapposizione od interdigitazione laterale di diversi ambienti deposizionali e di cicli di erosione, con formazione di penepiani antichi a quota elevata, a ridosso delle pendici prealpine, terrazzati verso valle, mentre alcuni relitti preservati dall'erosione emergono tuttora dalla pianura che degrada progressivamente in direzione del F. Sesia e del F. Po.

61

Studio impatto ambientale

2.5.1 Inquadramento geologico di dettaglio Per la definizione della geologia dell’area sono stati consultati i dati bibliografici che sono stati reperiti. Nello specifico si è fatto riferimento alla stratigrafia della banca dati ISPRA, del quale si riporta di seguito uno stralcio.

Figura 35 - estratto banca dati ISPRA – stratigrafia

62

Studio impatto ambientale

I terreni sono costituiti da un’alternanza di sedimenti fini prevalentemente argillosi e sedimenti prevalentemente sabbiosi, talora ghiaiosi. Nel primo sottosuolo prevalgono le argille, come è possibile constatare dalla stratigrafia sopra riportata.

2.6 Inquadramento idrogeologico 2.6.1 Generalità del bacino del Torrente Cervo L'elemento fisiografico dominante l'intero settore esaminato è senza dubbio rappresentato dal T. Cervo, alla cui azione è conseguito l'attuale modellamento del paesaggio. Vengono a defluire, attraverso questa zona, gli afflussi meteorici raccolti dal bacino idrografico sotteso, che comprende l'area corrispondente al margine dei rilievi alpini. Il corso del torrente Cervo, infatti, può essere suddiviso in tre tronchi principali: il primo, a monte, percorre la vera e propria incisione valliva, denominata Valle Cervo sino al suo sbocco in pianura a valle di Biella (tratto montano). Continua poi a costeggiare il margine dei rilievi alpini sino a Castelletto Cervo (tratto intermedio); In seguito l’asta si sviluppa in pieno territorio di pianura sino alla confluenza quasi simultanea con il Torrente Elvo nel Fiume Sesia poco a Nord di Vercelli (Quinto V.se – Caresanablot) (tratto di pianura). Le caratteristiche dinamiche del corso d’acqua variano quindi in modo sostanziale ma progressivo trasformandosi da torrentizie a fluviali. Il regime idraulico ha un comportamento prevalentemente torrentizio in questo tratto di interesse senza la presenza di stazioni di rilevamenti di portate. La traversa di derivazione esistente è posizionata sull’asta principale del T. Cervo, ma a breve distanza dall’immissione in questo di due suoi importanti affluenti: il T. e il T. Ostola. A questa particolare situazione deve essere aggiunta la particolare conformazione del bacino che prevede un tratto del T. Cervo che sottende un bacino idrografico molto stretto e raccolto intorno all’asta principale.

2.6.2 Circolazione idrica sotterranea Sulla base delle caratteristiche granulometriche e quindi della loro permeabilità, i terreni presenti nell’area possono essere distinti principalmente in tre gruppi. Dai più recenti ai più antichi si distinguono: • Serie dei Depositi Fluviali (Pleistocene-Olocene), qui rappresentata da alternanze ghiaioso - limoso - argillose con grado di alterazione variabile; • Gruppo dei Depositi Villafranchiani, costituiti da sedimenti continentali (argille e sabbie con subordinate ghiaie) di ambiente deltizio – lagunare; • Depositi Marini Pliocenici, costituiti sia da sabbie fini con alternanze ghiaiose e ciottolose che da sedimenti marini più fini quali argille e silt di colore grigio e frequentemente fossiliferi.

Gli acquiferi presenti nella zona in esame sono nel complesso impostati in depositi superficiali (Serie dei Depositi Fluviali), sono generalmente a superficie piezometrica libera e la relativa falda acquifera si imposta entro le porzioni più grossolane, ghiaioso - sabbiose, dei depositi stessi. L’eventuale presenza di alternanze argilloso - sabbiose alterate, riscontrabili però prevalentemente in destra orografica, potrebbe ridurre sensibilmente la permeabilità di tali acquiferi. Il livello piezometrico della falda acquifera superficiale è in stretta relazione con gli elementi più rilevanti del drenaggio superficiale presenti sul territorio ed in particolare con il pelo libero dei torrenti Cervo e Ostola. Gli acquiferi più produttivi e quindi maggiormente sfruttabili presenti nella zona in esame, s’impostano invece all’interno dei livelli più permeabili dei depositi pliocenici Villafranchiani e del Bacino Terziario Ligure-Piemontese. Il primo livello di falda libera è quindi posto a diretto contatto con le acque provenienti dal soprassuolo. La circolazione delle acque di

63

Studio impatto ambientale falda avviene nei livelli permeabili del Quaternario, in ghiaie e sabbie. Ne consegue che tutte le acque di precipitazione meteorica e di scorrimento superficiale sono poste a diretto contatto con le acque sotterranee della falda freatica. Nella carta riportata nel seguito, ovvero la Carta Idrogeologica tratta dalla Banca Dati di Arpa Piemonte, la quota della superficie piezometrica nell’area in esame è di circa 195 m s.l.m., ovvero con soggiacenza a 20-30 m dal piano campagna, come si evince dallo stralcio della carta della vulnerabilità allegata al Piano Territoriale Provinciale riportato di seguito.

Legenda

Figura 36 - Stralcio Carta “Elementi di assetto idrogeologico”, Piano di Tutela delle Acque Regione Piemonte

64

Studio impatto ambientale

2.7 Inquadramento sismico Dal punto di vista del rischio sismico l’area d’intervento ricade in zona a sismicità bassa, come di seguito evidenziato dalla “Carta di classificazione sismica dei comuni Piemontesi”, entrata in vigore a seguito dell'approvazione della D.G.R. n.4-3084 del 12/12/2011 (B.U.R.P. n. 50 del 15/12/2011), della quale è riportato di seguito ujno stralcio:

Classificazione sismica: zona 4 (sismicità bassa)

Figura 37 - Stralcio “Carta di classificazione sismica dei comuni Piemontesi”

65

Studio impatto ambientale

2.8 Inquadramento climatico Il clima nella località Castelletto Cervo è caldo e temperato. Esiste una piovosità significativa durante tutto l'anno. Anche nei mesi estivi si riscontra una consistente piovosità. La tipologia di clima viene definita sulla secondo la classificazione di Köppen e Geiger. Questa è la più usata tra le classificazioni climatiche a scopi geografici. Venne proposta per la prima volta nel 1918 da Wladimir Köppen. Fu poi perfezionata più volte, sino alla sua edizione definitiva del 1936. Il sistema di Köppen è in gran parte empirico; ciò vuol dire che ciascun clima viene definito in base a dei valori prestabiliti di temperatura e di precipitazioni, calcolati conformemente alle medie annue o di singoli mesi. In tale classificazione non si tiene conto delle cause del clima in termini di pressione e di fasce di venti, di masse d'aria, di fronti o di perturbazioni. È possibile invece assegnare una certa località ad un particolare sottogruppo climatico soltanto sulla base dei dati locali di temperatura e di precipitazioni purché, naturalmente, il periodo di osservazione sia abbastanza lungo da fornire delle medie significative. Un sistema climatico su questi principi ha un grande vantaggio; le aree coperte da ciascun tipo di clima possono essere identificate per grandi regioni del globo Per la località Castelletto Cervo la categoria assegnata è la: Cfb.

C: climi temperato-caldi piovosi (Warm gemäßigte Regenklimate): temperatura media del mese più freddo tra 18 C e −3 C. Senza copertura regolare nevosa; f: precipitazioni in tutti i mesi; Dalla combinazione delle due lettere Cf si ottiene: climi miti umidi (Feuchtemperierte Klimate)

Per differenziare ancora di più le variazioni di temperatura o di altri elementi, Köppen aggiunse ulteriori lettere al codice. Per Castelletto Cervo: b: temperatura media del mese più caldo inferiore a 22 °C; almeno 4 mesi sopra 10 °C.

Figura 38 - Tabella climatica di Castelletto Cervo

66

Studio impatto ambientale

• La temperatura media del mese più freddo (Gennaio) è di 1,3°C; • la temperatura media del mese più caldo (Luglio) è 21,9 °C e i mesi in cui la temperatura media è superiore a 10°C sono sette: Aprile, Maggio, Giugno, Luglio, Agosto, Settembre e Ottobre; • La temperatura media annuale è di 11,7°C; • Gennaio è il mese più secco con 47 mm. Maggio è il mese con maggiore piovosità, avendo una media di 107 mm: la differenza di precipitazioni tra il mese più secco e quello più piovoso è di 60 mm; • le precipitazioni sono presenti in tutti i dodici mesi annuali. La piovosità media annuale è di 867 mm.

Figura 39 - Grafico delle temperature di Castelletto Cervo

Figura 40 - Grafico climatico di Castelletto Cervo

67

Studio impatto ambientale

Dai dati ARPA è stata individuata la direzione prevalente dei venti nel territorio della pronci a di Biella, che si riporta nel seguito. Tali dati sono poi stati utilizzati ed approfonditi con lo studio previsionale di diffusione degli inquiananti allegato.

Figura 41 - Grafico direzione venti provincia di Biella – dati ARPAV

68

Studio impatto ambientale

3 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE 3.1 Descrizione dell’attività

La società propone la realizzazione di un impianto a fonti rinnovabili per la produzione di biometano, con successiva liquefazione in GNL, mediante la fermentazione anaerobica di matrici organiche nell'ottica dell'economia circolare e di una valorizzazione delle risorse rinnovabili. In particolare, come matrice di ingresso da trattare all'interno dello stabilimento si prevede l’utilizzo della frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU). L’impianto in questione sarà realizzato secondo le migliori tecniche disponibili per quanto riguarda la fermentazione anaerobica, la purificazione del biogas in biometano (upgrading) e la sua successiva liquefazione.

La quantità di biomassa da destinare alla fermentazione anaerobica è stimata in circa 24.715 t/anno. L’impianto in progetto ha una capacità produttiva massima di 250 Sm3/h di biometano; il biogas dapprima subisce un processo di raffinazione, detto upgrading, fino all’ottenimento di biometano, successivamente si provvede alla liquefazione e allo stoccaggio in appositi autocisterne.

Del totale del digestato in uscita dal comparto di digestione anaerobica, una parte sarà sottoposto a separazione e l’altra andrà direttamente alla sezione di compostaggio. La separazione è svolta al fine di ottenere una quota a bassa sostanza organica da ricircolare in testa all’impianto di digestione, e facilitare il pretrattamento dei rifiuti in ingresso. La rimanente parte del digestato e la parte solida ricavata anch’essa dalla separazione saranno avviate al compostaggio. Per dare struttura e la giusta sostanza secca al compost sarà utilizzato materiale ligneo - cellulosico, quali: stocchi di mais o sorgo, trucioli di legno/segatura, paglia, pula di riso, fibra di cocco, paglie di seconda qualità.

Le attività svolte per la produzione di biometano ed il funzionamento dell’impianto saranno di seguito descritte. Le biomasse giungono all’impianto mediante mezzi appositi; lo strutturante viene scaricato in trincee di stoccaggio e la forsu viene scaricata nel capannone di ricezione all’interno delle tramogge di carico. Tali mezzi, ora scarichi, prima di uscire dall’impianto passano nuovamente in pesa. La FORSU nella sezione di pre-trattamento viene separata dalle frazioni non digeribili, plastiche e inerti, ed è poi avviata alla vasca polmone Calix; gli scarti sono invece raccolti all’interno di un cassone scarrabile. Tramite pompaggio, la biomassa è trasferita al primo digestore, Euco, e poi al fermentatore secondario Coccus dove si completa il processo di digestione. Al termine della digestione si preleva una parte del digestato e la si avvia all’impianto di separazione all’interno del capannone di pretrattamento. La frazione liquida ottenuta è inviata in testa all’impianto per diluire le biomasse in ingresso, mentre la frazione solida è utilizzata come parte dello strutturante nel compostaggio. La restante parte del digestato sarà avviata alla sezione di compostaggio dove verrà cosparso in maniera controllata sul letto di strutturante (ligneo-cellulosico in aggiunta al separato solido).

69

Studio impatto ambientale

Per quanto riguarda la linea del biogas, questo viene prelevato da Calix, Euco, tramite un’adeguata rete di tubazioni, e successivamente è convogliato alla cupola gasometrica a doppia membrana sulla sommità del Coccus. Il biogas è inviato al sistema di upgrading e compressione, dove subisce la purificazione in biometano, conseguentemente è inviato alla sezione di liquefazione, con produzione del GNL.

Figura 42 - Schema di processo

3.2 La digestione anaerobica La “digestione anaerobica” consiste in un processo biologico di fermentazione operato da microrganismi (batteri metanigeni) che trasformano in assenza di ossigeno i carboidrati, le proteine e i lipidi, presenti nella biomassa introdotta nell’impianto, in metano ed anidride carbonica. Il biogas così ottenuto può essere raffinato fino ai valori del metano commerciale. La fermentazione anaerobica consente la stabilizzazione della sostanza organica di partenza mediante l’eliminazione pressoché totale degli odori molesti, e permette la produzione di un buon fertilizzante agricolo (digestato) che nell’impianto in progetto viene compostato con strutturanti vari.

3.3 Materie prime e prodotti La quantità di rifiuti organici da destinare alla fermentazione è stimata in circa 21.008 t/anno, su un totale in ingresso di circa 24.715 t/a (si stima un 15% di sovvallo, cioè di rifiuti da separare e allontanare dalla parte organica da destinare alla digestione anaerobica). Nel seguito si riportano le caratteristiche e le rese attese di un piano alimentare che utilizza i rifiuti disponibili alla ditta e altri dati d’interesse.

BILANCIO DI MASSA Biomasse t/a 21.008 Sm3/h 3.549.469,4 Produzione annua di biogas secco Nm3/h 3.361.240 Densità media biogas kg/Nm3 1,223

70

Studio impatto ambientale

Q.tà di biomassa convertita in biogas t/a 4.111 Fabbisogno massimo di separato liquido t/a 5.800 Q.tà di digestato prodotta t/a 16.950

L’impianto in progetto ha una capacità produttiva massima di circa 250 Sm3/h di biometano. Il biometano prodotto sarà compresso e trasferito alle cisterne dei mezzi dedicati al trasporto. La capacità produttiva di biometano, con il quantitativo di rifiuti previsto, sarà di circa 2.103.952 Sm3/anno. All'interno della sezione di compostaggio per dare struttura e la giusta sostanza secca al compost verranno introdotti sottoprodotti ligneo - cellulosici (pula, paglia, fieno, ecc) e digestato solido nella dose massima complessiva di 5.363 t/anno.

Il digestato in uscita dal processo di digestione anaerobica sarà inviato alla sezione di compostaggio aerobico. Il compost ricavato, circa 7.292 t/anno, sarà destinato alla commercializzazione.

Per ulteriori approfondimenti in merito alle caratteristiche strutturali ed emissive dell’impianto si faccia riferimento alla Relazione Tecnica e agli altri elaborati progettuali in allegato.

71

Studio impatto ambientale

4 UTILIZZO DI RISORSE E IMPATTI 4.1 Risorsa idrica I consumi d’acqua annui inerenti alle varie utilizzazioni sono relativi a: preparazione polielettrolita, servizi (doccia, lavandini), lavaggi attrezzature, lavaggio ruote, biofiltri e antincendio (prelievo una tantum) Il consumo totale annuo di acqua è pari a c.a. 5.470 m3, l’approvvigionamento sarà da acquedotto. 4.2 Produzione di Energia L’impianto non prevede la realizzazione di generatori di energia elettrica tutto il biometano verrà liquefatto. L’energia termica necessaria al mantenimento delle condizioni ideali di metanogenesi verrà prodotta da una apposita caldaia a condensazione da 500 kW di potenza termica nominale alimentata da GPL. 4.3 Emissioni di processo In realtà sono pochi i punti effettivi di emissione, poiché molti sfiati o sistemi di sicurezza previsti per legge, che intervengono solo in caso di emergenza o malfunzionamento. I punti di emissione significativi sono: – PED 10: La fase di pretrattamento del rifiuto in ingresso all’impianto avviene al chiuso in un capannone mantenuto in leggera depressione, i cui ricambi d’aria sono convogliati in un sistema di trattamento delle arie esauste composto da uno scrubber e da un biofiltro (vedi capitolo successivo). – PED 11: La fase di post‐compostaggio per la stabilizzazione del digestato prevede un trattamento in apposita trincea coperta con recupero e trattamento dell’aria mediante scrubber e biofiltro. – PEC 8: La fase di digestione anaerobica prevede il punto di emissione della caldaia; secondo l'art. 272 comma 1 del D.lgs. 152/2006 il presente impianto non è sottoposto ad autorizzazione alle emissioni atmosferiche; esso risulta infatti un impianto in deroga ricadente tra le casistiche elencate nella Parte I dell'Allegato IV alla Parte V del D.Lgs. 152/2006 “(dd) Impianti di combustione alimentati a metano o a GPL, di potenza termica nominale inferiore a 1 MW)”, come modificato dal D.lgs. 183/2017. Le emissioni rispetteranno i limiti dettati dal D.Lgs. 152/2006, D.Lgs.183/2017. – PEC 9: Il sistema di sicurezza prevede l’installazione di una torcia con portata di 550 mc/h e temperatura di combustione superiore a 1.000 °C; la torcia descritta sarà autorizzata ai sensi del D.Lgs.183/2017, secondo l’Allegato II (paragrafo 1 della parte III dell’allegato I alla Parte Quinta del D.Lgs. 152/2006), punto 1.3, per medi impianti di combustione nuovi, alimentati a biogas, considerati per una potenza nominale superiore a 3 MW e inferiore o uguale a 5 MW. – PEC 6/7: La fase di upgrading ha installato un sistema di purificazione del biogas che prevede, quindi, uno scarico in atmosfera del cosiddetto off‐gas. 4.3.1 Emissioni da traffico Il massimo traffico veicolare indotto dall'impianto nel caso in cui si consideri la compresenza di tutte le attività di trasporto (meno l’apporto di strutturante) che interesserà la viabilità circondariale sarà pari a 34 mezzi. Il traffico veicolare indotto dall'attività non impatterà in modo sostanziale sulla viabilità tutt'oggi presente. Infine, il numero di veicoli cautelativo che frequenterà il sito sarà pari a 1926 mezzi/anno, per un totale di 3852 viaggi/anno (conteggio andata e ritorno), con un incremento del 3,00%.

4.3.2 Emissioni odorigene Le fonti di potenziali emissioni diffuse di odori sono il biofiltro, lo stoccaggio dei prodotti usati quale materiale strutturante/assorbente per la produzione del compost (verde, sfalci, ramaglie, legno, etc.), il compost in via

72

Studio impatto ambientale di maturazione (durante la fase “aerobica”), mentre il compost finito è un prodotto sostanzialmente inerte, che emette ancora un leggero odore di materiale organico, ma è percepibile solo da vicino. Le trincee saranno dotate di copertura per ridurre l’emissione di odori e polveri dovuta all’azione dei venti. Per quanto concerne le emissioni polverose queste possono insorgere solo durante la movimentazione del materiale strutturante dalle trincee al capannone compostaggio e del compost dal capannone di produzione al sito di stoccaggio prima e di utilizzo presso i terreni agricoli poi. Operativamente si provvederà a non movimentare i prodotti in presenza di forte vento e nei lunghi tragitti su strade esterne il carico dovrà essere coperto.

4.4 Emissioni Sonore L’impianto in essere non costituisce una fonte sostanziale di inquinamento acustico in quanto le principali fonti di azione acustica impattante risultano essere le macchine impiantistiche, poste all'interno di container adibiti ad insonorizzare l'area, e la viabilità dei mezzi di trasporto. L'azione acustica risulterà pertanto trascurabile anche vista la distanza dell'impianto dalla prima abitazione abitata posta in prossimità del sito, oltre i 500 m. La valutazione di impatto acustico tiene in considerazione le emissioni sonore dei diversi macchinari installati, principalmente pompe centrifughe per il trasporto dei fluidi di processo. 4.5 Scarichi La rete idraulica interna prevede un sistema di ricircolo e recupero delle acque di processo (colaticci) e dei dilavamenti, pertanto non ci saranno scarichi nella pubblica fognatura.

Le acque reflue provenienti da uffici, Laboratorio, WC, sala didattica, spogliatoi vengono raccolte e convogliate al sistema di pretrattamento e smaltimento (fitodepurazione).

Le acque meteoriche saranno gestite attraverso delle reti dedicate per la raccolta di tali acque con lo scopo di gestire correttamente gli apporti meteorici. Le acque di prima pioggia verranno appositamente trattate e poi riutilizzate nel ciclo produttivo. Le acque di seconda pioggia saranno inviate a vasca di laminazione e successivamente saranno restituite all’ambiente tramite scarico in corpo idrico.

4.6 Rifiuti I rifiuti prodotti dall’impianto nella sezione di pretrattamento saranno gestiti nell’ambito di deposito preliminare nel rispetto delle prescrizioni previste alla parte quarta del D.Lgs. n. 152/06 e s.m.i..

Pretrattamento FORSU TIPOLOGIA DI RIFIUTO PRODOTTO CER Altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, 19 12 12 diversi da quelli di cui alla voce 19 12 11

La quantità giornaliera massima dei rifiuti prodotti nella sezione di trattamento sarà, in totale, pari a 14,3 t/d e verranno raccolti in appositi cassoni e saranno periodicamente trasportati al di fuori dell'impianto da ditte autorizzate. Questi rifiuti saranno prodotti usualmente.

73

Studio impatto ambientale

Altri rifiuti prodotti (teli e contenitori plastici, materiali ferrosi, imballaggi, carta, etc), sono assimilabili agli urbani per quantità e tipologia. Periodicamente si provvederà al conferimento presso impianti autorizzati dei colaticci e delle acque di lavaggio dello scrubber e del biofiltro a servizio del sistema di compostaggio (CER 16 10 02), prodotti nella quantità complessiva di c.a. 6 m3/d.

4.7 Salute pubblica

La presenza dell’impianto può creare un’interferenza diretta con la popolazione, sul settore “salute e benessere”, in termini di disagi determinati dalla creazione di condizioni rifiutate dalla sensibilità comune conseguenti alla realizzazione del progetto in quanto tratta rifiuti. Gli aspetti legati al peggioramento della qualità dell’aria, l’incremento di rumorosità, le emissioni odorigene e il potenziale inquinamento di suolo e acqua sono stati trattati separatamente ma, concettualmente, non possono essere disgiunti dalla valutazione complessiva del benessere della popolazione. A fronte di ciò sono state individuate tutte le misure gestionali e mitigative atte a non creare potenziali situazioni di rischio e/o disagio nei confronti della popolazione. Al fine di controllare e minimizzare, le conseguenze dovute a diffusione anomale di polveri ed odori e potenziale filtrazione di percolato verso il suolo o le risorse idriche sono previsti accorgimenti tecnici rispondenti alle regole di buona arte di progettazione ed esercizio di un impianto di trattamento FORSU. Si prevede in particolare: • la realizzazione di una rete di raccolta delle acque di prima pioggia e seconda pioggia, di cui le prime verranno convogliate ad un pozzetto by-pass, con successiva raccolta in vasca dedicata, e opportunamente depurate e rilanciate in testa all’impianto, mentre le seconde raccolte in opportuna vasca di laminazione; • adeguato monitoraggio dei prodotti finali quali biometano e compost, acque, risorse energetiche, rilasci in atmosfera; • idonea mitigazione lungo il perimetro dell’impianto.

L’impianto sarà gestito in modo tale da poter monitorare costantemente i parametri produttivi ma anche quelli impattanti sulla matrice ambientale, secondo le norme vigenti. In particolare, è prevista l’attuazione di un Piano di Monitoraggio delle principali componenti ambientali: - emissioni atmosferiche; - emissioni sonore; - scarichi idrici civili, produttivi e meteorici; - rifiuti ingresso/uscita; - prodotti ottenuti dal processo, quali compost e biometano; - consumo delle risorse ambientali.

74

Studio impatto ambientale

5 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE 5.1 Utilizzazione attuale del territorio Il Piano di Governo del Territorio del Comune di Castelletto cervo classifica l'area interessata dall'intervento come di seguito riportato.

FOGLIO MAPPALE USO 34 USI AGRICOLI 85 USI AGRICOLI 86 USI AGRICOLI USI PRODUTTIVI 46 USI AGRICOLI USI PUBBLICI USI PRODUTTIVI 104 USI AGRICOLI USI PUBBLICI

Si riporta di seguito un estratto del C.D.U. rilasciato dal Comune di Castelletto Cervo che riporta la destinazione d’uso delle particelle interessate dall’intervento.

75

Studio impatto ambientale

76

Studio impatto ambientale

Figura 43 - C.D.U. delle particelle catastali interessate dall’intervento

77

Studio impatto ambientale

5.2 Ricchezza relativa, qualità e capacità di rigenerazione delle risorse naturali della zona 5.2.1 Aria Con riferimento alla qualità dell'aria nel territorio interessato dall'intervento è stato utilizzato il piano di risanamento e tutela della qualità dell’aria della Regione Piemonte.

La legge regionale 7 aprile 2000 n. 43 è l'atto normativo regionale di riferimento per la gestione ed il controllo della qualità dell'aria. In essa sono contenuti gli obiettivi e le procedure per l'approvazione del Piano per il risanamento e la tutela della qualità dell'aria nonché le modalità per la realizzazione e la gestione degli strumenti della pianificazione: il Sistema Regionale di Rilevamento della Qualità dell'Aria, l'inventario delle emissioni IREA. Il Piano per la qualità dell'aria è lo strumento per la programmazione, il coordinamento ed il controllo in materia di inquinamento atmosferico, finalizzato al miglioramento progressivo delle condizioni ambientali e alla salvaguardia della salute dell'uomo e dell'ambiente. La Giunta regionale, con le deliberazioni 11 novembre 2002, n. 14-7623 e 28 giugno 2004, n. 19- 12878, in attuazione di quanto previsto dalla l.r. 43/2000 e dal quadro normativo europeo e nazionale vigente, ha operato la zonizzazione del territorio regionale ai fini del risanamento della qualità dell’aria, individuando la Zona di Piano e la Zona di Mantenimento. L’estensione delle due zone individuate è tale da coprire l’intero territorio regionale. Successivamente, sul supplemento ordinario n. 1 al Bollettino Ufficiale n. 04 del 29 gennaio 2015, è stata pubblicata la Delibera di Giunta Regionale n. 41-855 del 29 Dicembre 2014 che approva il progetto di nuova Zonizzazione e Classificazione del Territorio Regionale relativa alla qualità dell'aria ambiente, redatto in attuazione degli articoli 3, 4 e 5 del d.lgs. 155/2010 (Attuazione della direttiva 2008/50/CE). Contestualmente è stato approvato il Programma di Valutazione, recante la nuova configurazione della rete di rilevamento della Qualità dell'Aria e degli strumenti necessari alla valutazione della stessa.

Si riportano di seguito alcuni stralci dal Piano di Zonizzazione aggiornato con DGR n. 41-855 del 29/12/2014. […] In particolare il progetto relativo alla nuova zonizzazione e classificazione del territorio, sulla base degli obiettivi di protezione per la salute umana per gli inquinanti NO2, SO2, C6H6, CO, PM10, PM2,5, Pb, As, Cd, Ni, B(a)P, nonché obiettivi a lungo termine per la protezione della salute umana e della vegetazione relativamente all’ozono, ripartisce il territorio regionale nelle seguenti zone ed agglomerati: • Agglomerato di Torino - codice zona IT0118 • Zona denominata Pianura - codice zona IT0119 • Zona denominata Collina - codice zona IT0120 • Zona denominata di Montagna - codice zona IT0121 • Zona denominata Piemonte - codice zona IT0122 In conformità all’articolo 16 della decisione 850/2011/EU e all’articolo 19 del d.lgs. 155/2010, la nuova zonizzazione e classificazione del territorio regionale è applicabile per i relativi obblighi di reporting delle informazioni sulla qualità dell’aria del 2014. Tale zonizzazione e classificazione ha inoltre tenuto conto delle Valutazioni annuali della qualità dell’aria nella Regione Piemonte – a partire dall’anno 2005, elaborate anche ai fini del reporting europeo verso la Commissione Europea, nonché dei dati elaborati nell’ambito dell’Inventario Regionale delle Emissioni in Atmosfera (IREA Piemonte) – consultabili al sito http://www.sistemapiemonte.it/ambiente/irea/ - che 78

Studio impatto ambientale indicano l’apporto dei diversi settori sulle emissioni dei principali inquinanti e dai quali è possibile determinare il carico emissivo per tutti gli inquinanti, compresi quelli critici quali PM10 NOx NH3 e COV.

Figura 44 - Tabella con le principali caratteristiche dell’agglomerato e delle diverse zone

Figura 45 - Estratto cartografia zone e agglomerati – Piano di Zonizzazione

79

Studio impatto ambientale

L’impianto si trova nel comune di Castelletto Cervo, che ricade nella classe IT0120, “zona di collina”. La zona “Collina” è stata delimitata in relazione agli obiettivi di protezione per la salute umana per i seguenti inquinanti: NO2, SO2, C6H6, CO, PM10, PM2,5, Pb, As, Cd, Ni, B(a)P.

5.2.1.1 Qualità dell’aria del Comune di Castelletto Cervo Il controllo della qualità dell’aria nel territorio della regione Piemonte viene effettuato da ARPA Piemonte. Le stazioni di rilevamento della qualità dell’aria coprono in maniera omogenea il territorio. Nella Provincia di Biella le stazioni di riferimento per il monitoraggio degli inquinanti presenti in atmosfera sono le seguenti: 1.- Stazione di: – Ronco -Tipo di zona: Suburbana; 2.- Stazione di: – Pace -Tipo di zona: Urbana; 3.- Stazione di: Biella - Sturzo -Tipo di zona: Urbana; 4.- Stazione di: Biella – Lamarmora -Tipo di zona: Suburbana. La stazione di riferimento per il Comune di Castelletto Cervo è la stazione di Cossato - Pace. Tale stazione è quella che è stata analizzata per il presente studio in quanto risulta quella più vicina all'area dell'impianto di produzione di biogas (si trova in un raggio di circa 4 km rispetto all’area in oggetto). La stazione di Cossato – Pace (Piazza della Pace,2) è una stazione di fondo (background) ed è attiva dal mese di Gennaio del 1998.

AREA DI INTERVENTO

Figura 46 - Carta di distribuzione delle centraline di rilevamento della qualità dell’aria

80

Studio impatto ambientale

Le caratteristiche della stazione di rilevamento sono le seguenti: • Stazione: Cossato - Pace; • Indirizzo: Piazza della Pace, 2 - Cossato (BI); • Quota: 271 m s.l.m.; • Codice EOI: IT1246A; • Zona: Urbana; • Stazione: Background; • Rilevanza: Nazionale; • Data inizio stazione 06-JAN-98 12.00.00.000000 AM.

I parametri chimici analizzati risultano essere i seguenti:

Parametro Unità di misura Strumento

Benzene microgrammi / metro cubo

Meta-para Xilene microgrammi / metro cubo

Orto-Xilene microgrammi / metro cubo

Toluene microgrammi / metro cubo

Benzo(a)antracene nel PM10 nanogrammi / metro cubo Campionatore di PM10

Benzo(b+j+k)fluorantene nel PM10 nanogrammi / metro cubo Campionatore di PM10

Indeno(1,2,3-cd)pirene nel PM10 nanogrammi / metro cubo Campionatore di PM10

Arsenico nel PM10 nanogrammi / metro cubo Campionatore di PM10

Benzo(a)pirene nel PM10 nanogrammi / metro cubo Campionatore di PM10

Cadmio nel PM10 nanogrammi / metro cubo Campionatore di PM10

Nichel nel PM10 nanogrammi / metro cubo Campionatore di PM10

PM10 - Basso Volume microgrammi / metro cubo Campionatore di PM10

Piombo nel PM10 microgrammi / metro cubo Campionatore di PM10

Biossido di azoto (NO2) microgrammi / metro cubo Analizzatore NOx

Monossido di azoto (NO) microgrammi / metro cubo Analizzatore NOx

Monossido di carbonio (CO) milligrammi / metro cubo Misuratore CO

Ossidi totali di azoto (NOx) microgrammi / metro cubo Analizzatore NOx

Ozono (O3) microgrammi / metro cubo Misuratore O3

81

Studio impatto ambientale

Nel periodo dal 2008 al 2015 l’ARPA Piemonte ha stimato le concentrazioni dei vari parametri all’interno dei vari comuni attraverso dei modelli basati sulla chimica e il trasporto del parametro analizzato al fine di valutare la concentrazione del parametro sul territorio per la protezione della salute umana. Si riportano di seguito i valori più significativi individuati per il Comune di Castelletto Cervo, tutti i valori sono stati classificati attraverso una scala cromatica.

Parametro U.D.M. 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2015 Benzene (media annua) [µg/m3] <=2 <=2 <=2 <=2 <=2 NO2 (media annua) [µg/m3] 26.32 <=26 26.32 <=26 <=26 <=26 <=26 <=26 PM 2,5 (media annua) [µg/m3] >25 >25 >25 17.25 17.25 17.25 17.25 PM 10 (media annua) [µg/m3] 28.40 28.40 28.40 20.28 28.40 28.40 20.28 20.28

Valore inferiore a soglie Soglia di valutazione Soglia di valutazione Valore limite annuale e limiti per la protezione inferiore per la superiore per la per la protezione della della salute umana protezione della salute protezione della salute salute umana umana umana Tabella di riferimento dei parametri misurati

Relativamente all'ozono, invece delle soglie di valutazione, occorre considerare il valore obiettivo a lungo termine (LTO). La classificazione evidenzia il superamento degli obiettivi a lungo termine per i livelli di ozono relativi alla protezione della salute umana e della vegetazione su tutto il territorio regionale.

Dalla tabella precedentemente riportata risulta che la qualità dell’aria per il Comune di Castelletto Cervo sta migliorando negli anni.

5.2.2 Acqua Nel P.T.A. la previsione della clausola valutativa (art. 9 delle Norme del Piano di tutela delle acque) dispone la presentazione, a cadenza biennale, al Consiglio regionale e al Forum per la tutela delle acque di una relazione della Giunta che illustra i provvedimenti adottati, gli esiti della verifica di efficacia degli interventi e il programma di attività per le annualità successive, al fine di consentire all’Organo consiliare di formulare direttive e indirizzi per l’ulteriore attività di competenza della Giunta regionale finalizzata all’attuazione del Piano. Nel mese di novembre 2010, la Giunta ha trasmesso al Consiglio regionale la prima relazione di verifica dell’attuazione del Piano, strutturata in diversi elaborati (“Relazione generale”, “Schede monografiche per Area Idrografica” e “Relazione di sintesi”). Con l'Ordine del giorno n° 379 del 29 settembre 2011 il Consiglio, inoltre, ha approvato gli indirizzi strategici in materia di risorse idriche regionali in essa contenuti, impegnando la Giunta nel proseguire l'attività orientata alla tutela ed all'uso sostenibile delle acque. Si riportano di seguito i risultati significativi per la zona in cui è ubicato l’intervento.

82

Studio impatto ambientale

Figura 47 - Estratto P.T.A. – inquadramento territoriale e fonti pressione

Stato quantitativo del Torrente Cervo Il livello di compromissione quantitativa della risorsa idrica superficiale sul Cervo si può stimare come medio in relazione agli altri bacini regionali. Il regime dei deflussi sull’asta principale del Cervo e dei suoi affluenti (primo fra tutti l’Elvo) risulta comunque alterato e penalizzato dai prelievi principali di canali ad uso prevalentemente irriguo, sia in termini quantitativi sia in termini temporali. Sul tratto di valle non indifferente risulta il contributo di portata scaricato dal sistema artificiale dei canali irrigui che interferisce in vario modo con il reticolo naturale così che alla confluenza con il Sesia il livello di disequilibrio idrico del Cervo è notevolmente ridotto rispetto al tratto superiore. Per i corpi idrici del bacino è diffuso il rischio di non raggiungimento degli obiettivi di qualità definiti dalla Direttiva 2000/60/CE: il fattore di pressione principale è legato proprio ai prelievi idrici e, nella metà inferiore del bacino, all’intensificazione dell’attività agricola. Sul Cervo a partire dal Comune di Biella anche l’elevato grado di artificialità costituisce un fattore di rischio. Inoltre nel tratto tra Biella e Cossato un ulteriore fattore di pressione è determinato dalla presenza di scarichi di acque reflue urbane.

Stato qualitativo del Torrente Cervo Nell’area idrografica sono presenti complessivamente 16 punti di monitoraggio, dislocati lungo l’asta principale (6, da nel tratto montano, a Quinto Vercellese, a monte della confluenza nel Sesia),

83

Studio impatto ambientale sugli affluenti di destra (2 sullo Strona di Vallemosso, 2 sul Rovasenda e 2 sul Marchiazza) e sul suo più importante affluente, l’Elvo (4, da a Casanova Elvo). La classificazione dello stato di qualità ambientale del corso d’acqua, ai sensi della normativa previgente, risultava “sufficiente” in tutti i punti di campionamento posti lungo l’asta del torrente Cervo, ad eccezione della stazione più a monte posta in Comune di Sagliano Micca, classificata nel biennio in stato “buono”. Il PTA ha previsto il mantenimento, ai sensi di legge, di tali condizioni per il 2008 ed il raggiungimento dell’obiettivo di stato ambientale “buono” entro il 2016 su tutti i punti di monitoraggio.

Figura 48 - Tabella di riferimento dei parametri misurati

Lo stato qualitativo è mediamente buono in corrispondenza della sezione posta a monte e tende a peggiorare man mano che si scende verso valle, attraversando gli abitati di Biella e Cossato. Le cause di una situazione diffusamente compromessa sono molteplici: si tratta di un’area fortemente industrializzata e densamente urbanizzata (l’insieme dei depuratori tratta le acque di circa 1,5 milioni di abitanti equivalenti, su un bacino di circa 1.000 km2); inoltre i corsi d’acqua sono oggetto di importanti derivazioni, specie nel Biellese, a scopo prevalentemente irriguo (Consorzio di Bonifica della Baraggia Vercellese). Negli ultimi anni si è registrato il recupero della condizione di qualità nelle stazioni poste a Biella che si sono attestate sul livello “buono” ed il miglioramento della qualità nella stazione di Cossato che permane ancora in stato sufficiente a causa della componente biologica, ma registra una buona qualità chimica.

84

Studio impatto ambientale

Stato qualitativo del Torrente Ostola Il corpo idrico superficiale oggetto della valutazione specifica è il Torrente Ostola che si trova a meno di 150m rispetto al lotto di interesse. Il Torrente Ostola risulta ad oggi non aver ancora raggiunto l’adeguato stato ecologico, come riportato nel seguito.

Gli impatti principali sono dovuti a: • Inquinamento da nutrienti Inquinamento organico Inquinamento chimico Habitat alterati dovuti a cambiamenti morfologici (inclusa la connettività fluviale) • Inquinamento microbiologico • Danno agli ecosistemi terrestri dipendenti da acque sotterranee per motivi di tipo chimico/quantitativo Le pressioni significative sono così riassumibili: • 4.5.1 Alterazioni morfologiche – Altro - Modifiche della zona riparia dei corpi idrici • 4.3 Alterazioni idrologiche - Alterazioni del livello idrico o del volume – Fornitura di acqua potabile • 1.1 Puntuali – Scarichi acque reflue urbane depurate • 2.4 Diffuse – Trasporti e infrastrutture

Nel seguito si riporta la motivazione per la quale è stata concessa proroga per il raggiungimento degli standard fissati.

2016_Tab_decodifica_Cod_Proroghe-Deroghe-Esenzioni Motivi di esenzione_en Motivi di (Reporting Guidance Descrizione Esenzione_applicabile_Stato esenzione_ita 2016 - WISE) Article4(4) - Art. 4.4 - Costi Art. 4.4 WFD: Proroga nel Stato ecologico e chimico dei CI Disproportionate cost sproporzionati tempo dell'obiettivo superficiali; stato chimico e quantitativo ambientale per costi dei CI sotterranei sproporzionati

85

Studio impatto ambientale

5.2.3 Suolo Sulla base di uno studio effettuato dalla provincia di Biella sull’uso del suolo: stato, qualità e dinamiche si riportano di seguito i risultati significativi per l’area di intervento.

Figura 49 - Estratto carta uso del suolo – fonte Provincia di Biella

Il Comune di Castelletto Cervo è stato caratterizzato da un fortissimo processo di intensivazione agricola (30% del territorio circa). Queste aree completamente pianeggianti si sono prestate bene ad una conversione dei prato-pascoli e dei seminativi arborati a risaie e coltivazioni intensive, e alla piantumazione di pioppeti artificiali lungo i corsi d’acqua.

86

Studio impatto ambientale

5.3 Capacità di carico dell’ambiente naturale Di seguito si riporta la caratterizzazione del contesto ambientale specificando per ognuno degli elementi di vulnerabilità quanto verificato dalla cartografia esistente. La capacità di carico dell'ambiente naturale è valutata prestando particolare attenzione alle zone riportate nei seguenti parametri. Nello stabilire la sensibilità ambientale dell'area geografica che può risentire dell'impatto del progetto, si fa riferimento alle aree geografiche secondo l'All. V D.Lgs n.152/06.

5.3.1 Zone umide La distruzione delle zone umide ha comportato negli anni la perdita di HABITAT a causa principalmente di interventi di urbanizzazione e agricoltura. Foreste, zone umide e altri ambienti naturali hanno lasciato spazio a strade, palazzi, campi coltivati. L’inquinamento, ovvero la contaminazione con agenti tossici di ambienti aerei, acquatici e terrestri, ha effetti gravi sulla salute e la funzionalità dei sistemi naturali e delle specie. L’agricoltura inoltre, ha creato situazioni di criticità, legate all’utilizzo dell’acqua in modo non sostenibile: le coltivazioni necessitano infatti di grandi quantità che vengono prelevate dalla falda, abbassandola. Inoltre, storicamente, le aree umide sono state prosciugate per lasciare spazio alle attività umane. Un’ulteriore minaccia per la biodiversità a livello mondiale è l’immissione da parte dell’uomo, volontaria o involontaria, di specie aliene invasive nell’ambiente. Queste, infatti, entrano in competizione con le specie autoctone e ne mettono a repentaglio la conservazione. Non sono presenti zone umide di importanza internazionale (Ramsar) all’interno di una fascia di 1000 metri. L'area umida più vicina (“Zona Umida di Importanza Internazionale” ai sensi della Convenzione di Ramsar) è costituita dalla Palude Brabbia, posta circa a 40 km dal perimetro dell'impianto in progetto. Analizzando la cartografia della Regione Piemonte che permette di individuare le zone umide presenti nel territorio, emerge che le aree visibili dalle carte tematiche sopra riportate, non sono zone umide naturali, ma risultano essere di tipo artificiale, in particolare identificate come invasi artificiali, secondo la classificazione adottata dalla Regione.

87

Studio impatto ambientale

Figura 50 - individuazione aree umide aritficiali – fonte Google maps

Per invaso artificiale si intende un corpo idrico fortemente modificato, originato talvolta dall'ampliamento di un lago naturale o del tutto artificiale, finalizzato alla produzione idroelettrica, all’attività alieutica o all'attività agricola. Nel caso specifico pur non avendo particolari dati di approfondimento, in funzione della dimensione localizzazione, è possibile escludere la funzione idroelettrica, mentre risulta molto più probabile l’attività alieutica o agricola. Gli invasi artificiali per l’attività di pesca sportiva e quelli per l’attività agricola, sono infatti generalmente posti in pianura e nella fascia pedemontana e, rispetto agli invasi idroelettrici, presentano generalmente dimensioni ridotte, profondità limitate e variazioni di livello più contenute. Si tratta per lo più di acque stagnanti con livelli elevati di eutrofia e con caratteristiche chimico fisiche biologiche simili agli stagni. Le variazioni di livello ed i periodici svuotamenti di questi bacini artificiali rappresentano i principali fattori di impoverimento biologico di queste zone umide che non permettono che si instauri una comunità animale e vegetale stabile, complessa e differenziata e che si sviluppi una fascia di vegetazione spondale idrolitica (estratto dalla pubblicazione “Le zone umide del Piemonte”).

88

Studio impatto ambientale

5.3.2 Zone lacuali (fino a 300 metri dalla sponda) Non sono presenti zone lacuali nel raggio di 300 metri dal perimetro dell'impianto (come sopra esposto le aree umide in vicinanza non sono identificate in laghi dalla cartografia regionale).

5.3.3 Zone montuose sopra i 600 m.s.l.m. L’area è posta ad una quota inferiore ai 600 m s.l.m.; la quota dell’area sul livello del mare è circa 220 m s.l.m..

5.3.4 Zone forestali e boscate Il lotto non ricade in area boscata, che risulta però essere presente in adiacenza allo stesso. Come evidenziato nelle tavole di progetto il proponente intende arretrare il confine di installazione dell’impianto mantenendo una fascia di rispetto da Torrente Ostola e dalla zona boscata esistente e andando a inserire a mitigazione un’ulteriore fascia boscata. Gli ingressi all’impianto avverranno solo dal lato opposto.

Figura 51 - Estratto dalla carta dei Paesaggi Colturali del PTP della Provincia di Biella

89

Studio impatto ambientale

5.3.5 Riserve e parchi naturali L’area di intervento si colloca in prossimità della Riserva Naturale Orientata delle Baragge istituita con la legge regionale 22 marzo 1990, n. 12.

5.3.6 Zone protette (parchi regionali, nazionali, plis e monumenti naturali) L’area di intervento si colloca in prossimità della Riserva Naturale Orientata delle Baragge istituita con la legge regionale 22 marzo 1990, n. 12. 5.3.7 Zone speciali designate in base alle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE (SIC e ZPS) L’area di intervento ricade in confine all’area SIC IT1120004“Baraggia di Rovasenda”.

5.3.8 Zone nelle quali gli standard di qualità ambientale sono già stati superati Il comune rientra nell’elenco delle zone critiche per la qualità dell'aria della Regione Piemonte. Durante il quinquennio 2009-2013, è stato indicato, per almeno 3 anni su 5, come situato in area di superamento per almeno uno dei tre limiti posti a protezione della salute umana, corrispondenti alla media giornaliera (massimo 35 giorni superiori a 50 mcg/mc) e alla media annua (inferiore a 40 mcg/mc) delle polveri sottili PM10 e alla media annua (inferiore a 40 mcg/mc) del biossido di azoto NO2.

5.3.9 Zone a forte densità demografica Non sono presenti aree a forte densità demografica all'interno di un raggio di 1000 metri.

5.3.10 Zone di importanza storica, culturale o archeologica Si rileva la presenza di un “Bene culturale isolato” (PTP art. 2.14) posto a c.a. 400 m ad est rispetto al perimetro dell’impianto.

90

Studio impatto ambientale

5.3.11 Territori con produzioni agricole di particolare qualità e tipicità di cui all’art. 21 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228 Come evidenziato dall’Organo competente tutto il territorio piemontese rientra in quelle che sono definite zone DOC e DOP, tuttavia dalla carta di uso del suolo e dalla specifica carta tecnica del PRG del Comune di Castelletto non insistono vincoli particolari di edificabilità nella zona di interesse: sebbene nelle previsioni del PTP l’area sia indicata a risaia, nel PRG ad oggi una quota del lotto risulta a destinazione generica “prato e seminativo” ed una parte a “completamento/espansione produttiva”. Non risultano presenti nell’immediato aree di coltivazione di pregio come L’I.G.P. “Nocciola del Piemonte/Nocciola Piemonte”, mentre risultano presenti in zona limitrofa porzioni di territorio dedicate a “risaia”. Si rileva comunque che l’insediamento dell’attività non comporterà riduzione di aree agricole in cui ad oggi siano instaurate tali tipi di coltivazione. Per ciò che riguarda le risaie si osserva inoltre che anche questo tipo di coltura può comportare un impatto sulle biodiversità, soprattutto nel caso di attuazione delle nuove pratiche agricole. Il confronto tra la fauna presente in risaia all’inizio del XX secolo e quella attuale mostra come il numero di specie presenti sia drasticamente diminuito e molte di esse, un tempo comuni, siano oggi scomparse o rilevabili solo occasionalmente. Un esempio in questo senso è fornito dalle libellule (Odonati) che possono essere considerate ottimi indicatori di qualità ambientale. Una specie in particolare, Sympetrum depressiusculum, costituiva le popolazioni più numerose, oggi la specie, quasi completamente scomparsa, è ritenuta fra le più rare nel nostro paese. Le comunità faunistiche di risaia si presentavano quindi in passato ricche e ben differenziate: erano molte le specie che riuscivano a portare a termine il proprio ciclo vitale durante il periodo di sommersione. Ad oggi è infatti possibile osservare nelle risaie molti insetti (quali ad esempio Coleotteri, Ditteri, Eterotteri ed Odonati) ma anche crostacei e molluschi. Tra i vertebrati invece è possibile vedere anfibi, rettili, uccelli e mammiferi. Tra gli insetti acquatici che popolano la risaia troviamo coleotteri, libellule (Odonati), la cui vita è legata all’ambiente acquatico, in cui vengono deposte le uova e si svolge l’intero sviluppo larvale, zanzare, eterotteri, le cui specie acquatiche prediligono le acque stagnanti. Tra i crostacei, il più rappresentante è il Triops cancriformis noto come “coppetta del riso”, questa specie è risultata nel passato molto utile nel rimestare continuamente il fondo, intorbidando l’acqua ed ostacolando la crescita delle piante infestanti - senza interferire con il riso già ben sviluppato al momento del trapianto. […] Oggi il ruolo della coppetta del riso è drasticamente cambiato: questi organismi sono diventati da utili “erbicidi” naturali a veri e propri nemici da combattere. Con la semina diretta e l’allagamento precoce delle risaie, il continuo rimestamento del fondo smuove infatti i semi in fase di germinazione impedendo alle radici di penetrare in profondità nel terreno [ …] I Molluschi sono rappresentati dalle classiche “lumachine”, e costituiscono la classe di animali più diffusi in risaia. Le risaie infine sono da sempre il regno delle rane, una presenza caratteristica delle estati in pianura ed elemento base della dieta di molti dei predatori, aironi in primis, che le frequentano. Tra i rettili si elencano le bisce d’acqua e il Biacco (Hierophis viridiflavus). Le risaie, infine, sono importanti aree di alimentazione per gli uccelli acquatici e rappresentano un crocevia strategico per moltissime specie migratrici e stanziali tra cui: limicoli, anatre, trampolieri, gabbiani, ecc.. Infine, per quanto riguarda i mammiferi, l’agroecosistema risaia è frequentato soprattutto da specie di ampia

91

Studio impatto ambientale valenza ecologica sia autoctone come volpe (Vulpes vulpes), sia originarie delle Americhe ed introdotte da alcune decine di anni come la Nutria (Myocastor coypus). Ad oggi le risaie si presentano sempre meno ospitali nei confronti di numerose specie, in particolare a seguito della pratica delle asciutte, che comporta l’esecuzione ripetuta di cicli di disseccamento e sommersione delle camere di risaia durante i quali l’acqua viene eliminata per motivi agronomici (attecchimento, trattamenti con fitofarmaci, ecc). Le asciutte ripetute delle vasche delle risaie provocano la mortalità massiccia degli organismi acquatici e l’affermazione su larga scala di condizioni ambientali favorevoli allo sviluppo di specie di zanzare particolarmente fastidiose e potenzialmente pericolose, rappresentando uno degli elementi importanti che contribuiscono ad impoverire l’ambiente.

5.3.12 Reticolo idrico e laghi Il confine del lotto si trova a una distanza inferiore a 150 metri dal Torrente Ostola. Il proponente pertanto, al fine di rispettare il vincolo e di mitigare i possibili impatti derivanti dall’intervento, ha modificato il progetto andando ad arretrare il confine dell’impianto e proponendo anche l’inserimento di alberature, nella fascia lasciata libera.

92

Studio impatto ambientale

5.3.13 Profondità della falda superficiale La falda superficiale si trova a 20-30 m dal piano campagna come riportato dalla cartografia di seguito illustrata.

Legenda

Figura 52 - Stralcio Carta “Elementi di assetto idrogeologico”, Piano di Tutela delle Acque Regione Piemonte

93

Studio impatto ambientale

5.4 Descrizione e quantificazione degli impatti potenziali All'interno del presente paragrafo sono descritti gli impatti potenzialmente significativi del progetto. Vista la posizione geografica in cui si vuole localizzare l'impianto e la distanza dai confini con altri stati, si ritiene che non vi siano impatti di natura transfrontaliera. L'impianto sarà dotato di tutte le misure di sicurezze atte ad evitare il rilascio in atmosfera di qualsiasi sostanza o composto inquinante. L'ordine di grandezza e la complessità dell'impatto se questo avvenimento dovesse presentarsi risulterebbero molto basse vista la natura stessa delle sostanze trattate (forsu) e dei prodotti ottenuti (biogas, biometano). La frequenza di lavoro sarà continua con durata complessiva all’incirca ventennale. La reversibilità del sito risulterà molto veloce, in quanto la dismissione dell’opera riporterà il sito allo stato attuale annullando ogni effetto sul territorio circostante.

Di seguito si riporta una serie di pericoli e/o impatti significativi del progetto. 5.4.1 Suolo e sottosuolo Si ritiene che l’impatto sulla matrice suolo e sottosuolo corrisponda al consumo di suolo pari alla superficie di progetto. Le fasi di cantiere tuttavia possono generare sul suolo e sottosuolo un possibile inquinamento dato da eventuali sversamenti accidentali. Nel caso sarà attuato un piano di emergenza che preveda l’arginamento dello sversamento e il prelievo della matrice eventualmente interessata. Si ritiene che un eventuale sversamento potrebbe derivare da perdite dei mezzi d’opera e di cantiere, quindi limitato e circoscritto. Durante la fase di costruzione sono previsti degli scavi per la realizzazione delle fondazioni del fabbricato e delle strutture a servizio dell’impianti. L’impatto derivante da questa attività è limitato nel tempo e non comporta impatti riguardanti la stabilità dell’area interessata. 5.4.2 Acque Le acque provenienti dall’impianto si possono suddividere in due categorie: • Acque reflue assimilabili alle domestiche; • Acque meteoriche. La normativa di riferimento per lo smaltimento di tali acque è: • D.Lgs 152 del 2006; • Legge Regionale n.6 del 07/04/2003.

Le acque reflue provenienti da uffici, laboratorio, WC, sala didattica, spogliatoi vengono raccolte e convogliate al sistema di pretrattamento e smaltimento: Imhoff e fitodepurazione in bacino impermeabile.

Le acque meteoriche saranno gestite attraverso delle reti dedicate per la raccolta di tali acque con lo scopo di gestire correttamente gli apporti meteorici. Le acque di prima pioggia verranno appositamente trattate e poi riutilizzate nel ciclo produttivo. Le acque di seconda pioggia saranno inviate a vasca di laminazione dove è prevista l’installazione di una pompa di rilancio allo scarico, che entrerà in funzione non appena comincerà l'afflusso di acqua piovana all'interno della vasca stessa garantendone lo svuotamento in 48 ore.

94

Studio impatto ambientale

Nella fase di cantiere la linea d’impatto potenzialmente indotta dalla realizzazione ed esercizio sui settori ambientali riguarda l’inquinamento delle acque superficiali e di falda da percolazione od eventuali sversamenti accidentali. Durante la realizzazione dell’impianto i mezzi prima dell’uscita, dovranno essere lavati pertanto vi può essere iterazione con questo settore ambientale per un periodo limitato di tempo e solo per alcune attività.

Per quanto riguarda l’interazione con la falda acquifera si osserva che la raccolta delle acque meteoriche relative al nuovo impianto in progetto verrà effettuato attraverso reti dedicate a servizio delle aree scolanti aventi lo scopo di gestire correttamente i flussi di pioggia. Per l'impianto in progetto saranno previste le seguenti reti di raccolta delle acque meteoriche: • rete acque da strade e piazzali impermeabilizzati mediante asfalto o getto di calcestruzzo, sulle quali è previsto il transito dei mezzi che effettuano il trasporto del rifiuto organico, e l'asporto dei prodotti e degli scarti del trattamento (volumi di prima e seconda pioggia); • rete acque pluviali da tetti e coperture. L’area di installazione risulta infatti pavimentata, con una rete di raccolta delle acque meteoriche. Le acque di prima pioggia, raccolte dalla rete dedicata, saranno convogliate ad un pozzetto di by-pass che avrà lo scopo di separare le acque inquinate da quelle di seconda pioggia. Le acque di prima pioggia verranno accumulate temporaneamente nella vasca di prima pioggia prefabbricata, a perfetta tenuta, in cui avverrà la sedimentazione delle sabbie, la disoleazione ed il filtraggio entro 48 ore successive all'evento. Trascorso il tempo necessario alla depurazione, queste saranno rilanciate in testa all'impianto in progetto e sottoposte a successivo processo di digestione anaerobica. Per le acque di seconda pioggia è prevista la realizzazione di una vasca di laminazione. L'intera portata di pioggia raccolta dalla rete di dilavamento eccedente la prima pioggia, e dalla rete dei pluviali, sarà convogliata in questa vasca e consentirà di affrontare eventi piovosi con un adeguato tempo di ritorno.

Il percolato prodotto dal biofiltro viene raccolto da un sistema che lo trasferisce alla vasca di stoccaggio che raccoglie anche i colaticci provenienti dal capannone pretrattamento (Il pavimento è pendente verso un sistema di griglie per la raccolta di eventuali colaticci e delle acque di lavaggio) avente un volume pari a circa 20 m3, in c.a. e sigillata con materiale specifico per evitare qualsiasi dispersione dei liquidi; tale vasca è collegata con la CALIX che riceve i liquidi e li dirige in fermentazione, o al lavaggio della macchina di pretrattamento rifiuti.

Le acque reflue provenienti dal locale servizi (docce, servizi igienico-sanitari) vengono raccolte mediante tubazioni in PVC, serie pesante per fognature, e convogliate ai sistemi di pretrattamento e smaltimento. Poiché l'area di impianto non è servita dal sistema di fognatura pubblica, si prevede un processo di trattamento e depurazione di queste acque reflue tramite fitodepurazione. Il sistema di depurazione previsto si articola in due fasi: • trattamento primario, effettuato con fossa biologica Imhoff (acque nere) e degrassatore (acque grigie);

95

Studio impatto ambientale

• smaltimento finale mediante impianto di subirrigazione a vassoi assorbenti all’interno di un bacino impermeabile. È previsto un pozzetto di troppo pieno che garantisce il recupero delle acque in eccesso; da qui vengono convogliate nuovamente nella vasca Imhoff.

Stante il fatto che le attività di gestione dei rifiuti saranno effettuate in ambiente confinato, si ritiene di poter escludere una contaminazione delle superfici di dilavamento derivante dai rifiuti trattati, e si prevede quindi che gli elementi inquinanti abbiano caratteristiche analoghe a quelle ricadenti su strade pubbliche oggetto di transito dei mezzi pesanti.

Per la tipologia di impianto quindi la componente potrebbe essere interessata solo in caso di incidenti/sversamenti accidentali, a tal proposito l’azienda dovrà dotarsi di adeguato piano di monitoraggio, di manutenzione dei manufatti e verifica di funzionamento in modo da poter intervenire tempestivamente nel caso in cui dovesse manifestarsi un malfunzionamento. Dovrà essere redatto anche un piano di intervento/procedura in caso di emergenze, tra cui quella di accidentali sversamenti.

5.4.3 Atmosfera Si possono suddividere le emissioni in atmosfera generate dal progetto in: • Emissioni in fase di cantiere (per la realizzazione dell’impianto di produzione di biometano); • Emissioni in fase di esercizio.

La realizzazione e l’allestimento dell’impianto vanno prese in considerazione: • scavi e movimento terra; • passaggio potenziato automezzi; • produzione di polveri dovute al passaggio mezzi. Durante la fase di cantiere si adotteranno tutte le tecniche necessarie a ridurre le emissioni polverose e le aree di transito dei mezzi saranno asfaltate. L’impatto generato da questo aspetto è reversibile e limitato ai tempi di allestimento dell’opera pertanto si ritiene sia trascurabile. Si riportano di seguito le possibili emissioni in atmosfera generate dall’attività in fase di esercizio.

5.4.3.1 Emissioni convogliate La fermentazione avviene in un ambiente a tenuta ermetica, studiato per evitare dispersioni inutili e dannose di biogas (per l’ambiente e per l’economicità dell’impianto). In caso di sovrappressione è previsto l’eventuale sfiato di biogas dalle valvole di sicurezza. Si segnala che queste sono strutture di sicurezza delle quali non si può fare a meno per obblighi a norme antincendio e pertanto non possono essere omesse.

5.4.3.2 Emissioni diffuse (odorigene e polverose) Per quanto concerne la gestione delle emissioni odorigene, si dichiara che le potenziali fonti di odori molesti sono tutte poste in regime di recupero e trattamento delle arie. Nello specifico è previsto un sistema combinato di scrubber e biofiltro a servizio del capannone di ricezione e pre-trattamento della 96

Studio impatto ambientale

FORSU, e un ulteriore sistema di trattamento a servizio della trincea di compostaggio. Inoltre i mezzi che riforniscono l’impianto con la materia prima sono dotati di cassoni sigillati e a perfetta tenuta. La trincea dello strutturante sarà dotata di copertura per ridurre la dispersione delle eventuali polveri dovuta all’azione dei venti. Le ulteriori emissioni polverose possono insorgere solo durante la movimentazione del materiale strutturante dalla trincea di stoccaggio a quella di compostaggio, e durante il carico e il trasporto del compost destinato alla vendita. Operativamente si provvederà a non movimentare i prodotti in presenza di forte vento e nei lunghi tragitti su strade esterne il carico sarà coperto.

Per quanto riguarda la modellazione delle emissioni in atmosfera degli inquinanti si rimanda alla specifica relazione; alla luce di quanto esposto in tale elaborato è possibile escludere impatti negativi rilevanti nell’area circostante.

5.4.4 Ecosistemi, vegetazione, flora e fauna L’area di intervento ricade in confine all’area SIC IT1120004“Baraggia di Rovasenda”.

AREA DI INTERVENTO

Figura 53 - Estratto della tavola della “Rete Natura 2000” con ubicazione dell’area di intervento

Gli habitat per la fauna sono limitati e corrispondono dalle aree coltivate che non consentono un’ampia diversificazione delle specie. La campagna coltivata è caratterizzata dalla cancellazione pressoché

97

Studio impatto ambientale complessiva dei più diversi elementi agricoli di significativa valenza ecologica tale da condurre ad una semplificazione degli habitat e delle biocenosi afferenti ad essi. Nonostante la vicinanza all’area SIC IT1120004 “Baraggia di Rovasenda” si ritiene che il progetto non impatti negativamente su tale matrice ambientale. Infatti, il consumo di suolo è limitato all’area di intervento che si localizza al di fuori dell’area SIC. Eventuali emissioni in atmosfera e rumorose in fase di esercizio sono state valutate considerando tra l’altro che l’aera risulta già interessata da altre attività antropiche anche di tipo produttivo, che già di per sé hanno compromesso l’ambiente. L’impianto si colloca in un ambiente già antropizzato. Per approfondimento si veda la specifica Valutazione di incidenza ambientale.

AREA DI INTERVENTO

98

Studio impatto ambientale

Figura 54 - Estratto Tavola 5 del PRGC

5.4.5 Rumore L’impianto in essere non costituisce una fonte sostanziale di inquinamento acustico. Le principali fonti di azione acustica impattante risultano il sistema di upgrading ed i mezzi di trasporti per le matrici organiche in ingresso e per i prodotti in uscita. Le macchine funzionanti all'interno dell'impianto in oggetto sono conformi alle più recenti normative vigenti in fatto di contenimento delle emissioni rumorose, si stima pertanto che il clima acustico attuale non sarà alterato in modo significativo e che saranno rispettati i valori limite assoluti e differenziali di immissione presso i ricettori adiacenti all’attività e potenzialmente esposti e i valori di emissione sonora relativamente ai periodi di riferimento diurno e notturno ed in relazione alla classe acustica di appartenenza. Per approfondimenti si rimanda alla relazione di impatto acustico redatta. Nella fase di cantiere va comunque considerato l’impatto derivante dalla presenza di macchine operatrici per le attività di escavazione, tuttavia va rilevato che il cantiere avrà un tempo di attività limitato e quindi l’eventuale impatto sarà comunque di breve termine.

5.4.6 Produzione di rifiuti Nell’impianto in oggetto è prevista la produzione di rifiuti generati dalle operazioni di manutenzione dei motori dei motoriduttori e di altre apparecchiature (olio esausto, filtri, parti metalliche e plastiche, materiali di pulizia, etc.). A titolo esemplificativo, si ritiene che dall’impianto in oggetto saranno prodotti circa 200 kg/anno di olii esausti (CER 13 02 05 scarti di olio motore, olio per ingranaggi e oli lubrificanti, rifiuti pericolosi) e questi verranno smaltiti dalla ditta fornitrice dei materiali o da ditta regolarmente abilitata. Altri rifiuti prodotti (teli e contenitori plastici, materiali ferrosi, imballaggi, carta, etc), sono assimilabili agli urbani per quantità e tipologia. I rifiuti prodotti saranno stoccati in azienda solo per il tempo necessario ad organizzarne il ritiro e saranno smaltiti secondo quanto previsto dalla normativa vigente (SISTRI, formulario, registrazione su registro carico

99

Studio impatto ambientale scarico, utilizzo di ditte autorizzate, compilazione MUD, etc.). Per piccole quantità, il gestore potrà conferire direttamente i rifiuti nei centri comunali attrezzati. Si ritiene che i rifiuti prodotti non costituiranno problematiche ambientali.

Per quanto riguarda la fase di cantiere, i rifiuti prodotti saranno asportati da aziende autorizzate. Le terre e rocce da scavo saranno gestite nell’ambito della normativa vigente comunitaria e nazionale.

5.4.7 Esplosione e incendi Materiali combustibili e/o infiammabili La presenza del biogas/biometano determina sicuramente una fonte di pericolo. Innesco Nei luoghi di lavoro potrebbero essere presenti, in via del tutto occasionale, sorgenti di innesco e fonti di calore che costituiscono cause potenziali di incendio/scoppio o che ne possono favorire la propagazione. Tali fonti, in alcuni casi, possono essere di immediata identificazione mentre, in altri casi, possono essere conseguenza di difetti meccanici od elettrici. A titolo esemplificativo si citano: o presenza di fiamme o scintille dovute a processi di lavoro/manutenzione, quali taglio, affilatura, saldatura; o presenza di sorgenti di calore causate da attriti; o presenza di macchine ed apparecchiature in cui si produce calore non installate e utilizzate secondo le norme di buona tecnica; o uso di fiamme libere; o presenza di attrezzature elettriche non installate e/o non utilizzate secondo le norme di buona tecnica; o atti dolosi. Sviluppo e propagazione La presenza di biogas condiziona tutto il processo. In caso di innesco del biogas all’interno dell’impianto potrebbero verificarsi incendi/esplosioni. La propagazione di incendio ad altre aree al di fuori dei fermentatori è da ritenersi improbabile vista la tipologia impiantistica e la tipologia dei prodotti inseriti nel processo. Considerate le basse pressioni (max 6 bar) di esercizio e la distanza tra impianto e altri edifici, si ritiene che in caso di esplosione non si avranno effetti oltre l’area dell’impianto. Misure di protezione preventive Non potendo azzerare il pericolo di incendio, intrinseco alla natura stessa del combustibile gassoso, le misure preventive tendono nella direzione dell’adozione dei seguenti provvedimenti di protezione passiva: • realizzare strutture con materiali ignifughi; • obbligare il divieto di fumare ovunque; • obbligare il divieto di impiegare fiamme libere; • obbligare il divieto di travasare liquidi infiammabili al di fuori degli ambienti dedicati a tale operazione; • obbligare il divieto di utilizzare attrezzature non conformi ai requisiti di sicurezza (Marcatura CE, ecc.); • mantenimento delle condizioni di ordine e pulizia delle varie aree; • realizzazione degli impianti elettrici conformemente alla Legge n. 186 del 01/03/1968 ed alle norme CEI; • realizzazione di un impianto generale di messa a terra conforme alle norme CEI, nonché messa a terra delle strutture e masse metalliche, al fine di evitare la formazione di cariche elettrostatiche; 100

Studio impatto ambientale

• rispettare delle norme CEI per quanto concerne gli impianti di protezione contro le scariche atmosferiche; • riservare l’accesso alle sole persone autorizzate; • dotare di dispositivi di protezione individuale il personale addetto e i visitatori; • adottare un regolamento di gestione della sicurezza; • controllare la tenuta dei tubi, dei giunti e delle valvole; • controllare i parametri di esercizio dell’impianto (temperatura, pressione di esercizio, funzionalità delle valvole, etc.).

A tale proposito, si ricorda che: 1) i fermentatori e la calix sono provvisti di dispositivo di sicurezza di sovra e sottopressione appositamente progettati, funzionanti secondo il principio della “guardia idraulica”, e di sensori di pressione che azionano la torcia di emergenza; 2) nei container del sistema BUP ci sono rilevatori fumo e gas con possibilità di blocco flusso gas comandato da elettrovalvole manuali e automatiche; 3) pulsanti di sgancio di emergenza manuale sono posti in zone protette e facilmente raggiungibili.

Altri obiettivi di sicurezza sono la prioritaria limitazione delle conseguenze per le maestranze e la salvaguardia del contenuto e del contenitore. In ordine all’obiettivo di salvaguardia delle maestranze si opererà: • realizzando brevi vie di esodo e passaggi sicuri per gli addetti; • installando un’idonea segnaletica di sicurezza; • adottando un piano di sicurezza, emergenza e di evacuazione.

In ordine invece alla salvaguardia delle cose, oltre a quanto sopra si opererà adottando un adeguato piano di manutenzione e controllo. Misure di protezione attiva Sarà installato un adeguato numero di estintori portatili. In prossimità del BUP sarà installato un estintore carrellato. Tutta l’area sarà coperta da idranti ad acqua.

5.4.8 Pericoli chimici I pericoli di natura chimica possono essere legati ad alcune sostanze presenti in questo tipo di impianti e alle caratteristiche ambientali dei luoghi di fermentazione. Non sono comunque presenti sostanze chimiche di cui al TITOLO IX - SOSTANZE PERICOLOSE del D. Lgs. 81/08, nei normali luoghi di lavoro (si ricorda che la maggior parte dell’attività svolte avviene in luoghi aperti). Innanzitutto il biogas, contenendo metano e anidride carbonica potrebbe causare asfissia; tuttavia, in caso di emissione in atmosfera attraverso le valvole di sovrappressione, il metano, essendo più leggero dell’aria, non tenderà a depositarsi al suolo ma si dissolverà nell’aria. I prodotti pericolosi, la cui manipolazione deve essere effettuata indossando i DPI previsti dal piano di sicurezza, sono: • glicole etilenico (circuito di riscaldamento, valvole sovrappressione); • olio motore, motoriduttori, pompe; 101

Studio impatto ambientale

• grasso di lubrificazione; • microelementi per la correzione del processo di fermentazione (sali di ferro); • polielettrolita in emulsione per la separazione del solido dal liquido. Non sono presenti sostanze inquinanti nei materiali in entrata (biomasse) ed in uscita dall’impianto (digestato), se non in tracce irrilevanti ai fini ambientali.

5.4.9 Salute pubblica Le maggiori problematiche legate alla salute pubblica e, quindi, alla qualità della vita della popolazione sono legate ai fattori che implicano più direttamente i fenomeni di trasporto in atmosfera, sia che si tratti di sostanze in sospensione (polveri, composti volatili, odori, ecc.) sia che si tratti di fenomeni legati ai campi elettromagnetici (inquinamento luminoso, telecomunicazioni, elettrodotti, ecc.). I recettori sensibili sono costituiti da edifici residenziali presenti in prossimità dell’impianto oggetto di studio, come evidenziato nella seguente immagine.

Figura 55 – Estratto CTR con ubicazione dei possibili recettori

L’impianto è ubicato in un’area agricola in prossimità di un’area industrializzata e si trova relativamente lontana da centri urbani. L’impianto, nel contensto territoriale in cui è inserito, è così inquadrato: • Nord - est è presente un’area boscata, delle aree agricole, la rete ferroviaria. Le prime abitazioni sono ad una distanza di 650 m dal confine dell’impianto;

102

Studio impatto ambientale

• Sud - est è presente l’area industriale. Le prime abitazioni sono ad una distanza di 650 m dal confine dell’impianto; • Est è presente a diretto contatto l’area industriale; • Nord – ovest è presente il torrente e un’area boscata. Le prime abitazioni sono ad una distanza di 1000 m dal confine dell’impianto; • Sud – ovest è presente il torrente e un’area boscata e delle aree agricole. Le prime abitazioni sono ad una distanza di 600 m dal confine dell’impianto. Gli aspetti legati al peggioramento della qualità dell’aria, l’incremento di rumorosità, le emissioni odorigene e il potenziale inquinamento di suolo e acqua sono stati trattati separatamente ma, concettualmente, non possono essere disgiunti dalla valutazione complessiva del benessere della popolazione. A fronte di ciò sono state individuate tutte le misure gestionali e mitigative atte a non creare potenziali situazioni di rischio e/o disagio nei confronti della popolazione. Al fine di controllare e minimizzare, le conseguenze dovute a diffusione anomale di polveri ed odori e potenziale filtrazione di percolato verso il suolo o le risorse idriche sono previsti accorgimenti tecnici rispondenti alle regole di buona arte di progettazione ed esercizio di un impianto di trattamento FORSU. Si prevede in particolare: • la realizzazione di una rete di raccolta delle acque di prima pioggia e seconda pioggia, di cui le prime verranno convogliate ad un pozzetto by-pass, con successiva raccolta in vasca dedicata, e opportunamente depurate e rilanciate in testa all’impianto, mentre le seconde raccolte in opportuna vasca di laminazione; • adeguato monitoraggio dei prodotti finali quali biometano e compost, acque, risorse energetiche, rilasci in atmosfera; • idonea mitigazione lungo il perimetro dell’impianto. Gli impatti sulla salute pubblica in corrispondenza di tali recettori sono fortemente legati agli impatti determinati sulle diverse componenti ambientali analizzate in precedenza e di cui si riportano i principali aspetti di seguito: • Impatto odorigeno sui recettori: l’impianto a biogas può essere fonte di impatto odorigeno tuttavia la tecnologia utilizzata permette la riduzione degli odori dei rifiuti prima del loro utilizzo nel compostaggio; • Impatti sulle acque potabili: l’impianto non si trova in all’interno di aree tutelate per la captazione ad uso idropotabile, dunque non sono previsti impatti su tale componente. Si allega relazione specifica.

103

Studio impatto ambientale

5.4.10 Apporto veicolare imputabile all’impianto

L'attività veicolare richiesta dall'impianto sarà funzione della ricezione al sito della matrice organica rinnovabile FORSU, dello strutturante richiesto dal trattamento aerobico, dal trasporto in uscita dall'impianto del compost finale prodotto e dal rifiuto ottenuto in seguito alla fase di pretrattamento della FORSU (sovvallo).

La viabilità interesserà in particolare la strada provinciale SP 315, principalmente nel tratto a sud dell’incrocio con la variante della SP142.

Figura 56 - Indicazione della prima strada di grande comunicazione – SP315 (fonte Google Maps).

Percorrendo la SP 315, e proseguendo sulla SP 62 verso sud è possibile raggiungere l’autostrada A4; per evitare il coinvolgimento del centro di è possibile immettersi nella SP 3 e raggiungere il casello di Carisio dopo aver attraversato l’esiguo abitato di Fornace Crocicchio.

L’apporto di FORSU e l’asporto del sovvallo si svolgono durante tutto l’arco dell’anno, ad esclusione dei giorni festivi, per un totale di 260 giorni. L’apporto del materiale assorbente e l’asporto del compost maturo, invece, è soggetto ad un regime più discontinuo; la durata del ciclo di compostaggio è pari a 100 giorni complessivi e il numero di sessioni annue sfruttabili è pari a circa 3,5. La presenza della vasca di stoccaggio dello strutturante permette di ottimizzare la gestione dei trasporti e quindi di scorporare le fasi di ricezione dello strutturante e di svuotamento della trincea del compostaggio. 104

Studio impatto ambientale

Il massimo traffico veicolare indotto dall'impianto nel caso in cui si consideri la compresenza di tutte le attività di trasporto (meno l’apporto di strutturante) che interesserà la viabilità circondariale sarà pari a 34 mezzi, e il numero di veicoli cautelativo che frequenterà il sito sarà pari a 1926 mezzi/anno, per un totale di 3852 viaggi/anno (conteggio andata e ritorno). L’incremento del traffico dovuto alla combinazione più sfavorevole si attesta ad appena l’3,00%, ciò implica che l’influenza stimata per questo impianto è minima.

I dati relativi al traffico veicolare giornaliero medio sono stati recuperati dal Piano Provinciale della Sicurezza Stradale della Provincia di Biella (2006), e fanno riferimento proprio al tratto di SP 315 sopra descritto.

105

Studio impatto ambientale

6 ALTERNATIVE DI PROGETTO 6.1 Opzione zero – non realizzazione dell’impianto L’alternativa zero corrisponde alla non realizzazione dell’impianto o alla localizzazione dello stesso in altra zona territoriale. Tale scelta andrebbe a incidere negativamente sia da un punto di vista degli obiettivi energetici, sia da un punto di vista economico con potenziale riduzione dell’occupazione lavorativa in ambito locale, sia diretta per le attività di produzione biogas, sia indiretta per le attività indotte dalla stessa. Il biogas presenta inoltre dei vantaggi significativi: • sfrutta materiale “di scarto” largamente disponibile per produrre un ottimo combustibile, riducendo quindi al tempo stesso l’impatto ambientale derivante dal trattamento dei rifiuti e quello causato dall’approvvigionamento e dalla distribuzione dei tradizionali combustibili fossili; • permette di ridurre le emissioni di anidride carbonica, al contrario di quanto accade con la combustione fossile; • la biomassa residua dopo la digestione anaerobica è un buon fertilizzante; • riduce la diffusione libera del metano emesso naturalmente durante la decomposizione animale e vegetale, che ha comunque un impatto negativo sull’ambiente.

Per quanto riguarda il bacino di utenza che potrebbe non limitarsi alla sola ATO di ubicazione dell’impianto, in riferimento al traffico indotto sul reticolo stradale, si osserva che: - la presenza di una trincea di stoccaggio dello strutturante in grado di contenere la matrice necessaria ad un intero ciclo di compostaggio, permette di non sovrapporre la fase di trasporto del compost maturo con quella di apporto dello strutturante; quest’ultimo potrà essere conferito in un arco temporale più esteso in modo da ridurre l’impatto veicolare; - nella situazione più sfavorevole l’aggravio si attesta ad appena il 3%. Ciò implica che l’influenza sul traffico veicolare stimata per questo impianto possa considerarsi minima. 6.2 Alternativa 1 – modifica della tecnologia di progetto L’impianto sarà realizzato secondo le migliori tecniche disponibili e consolidate per quanto riguarda i pretrattamenti dei rifiuti, la fermentazione anaerobica, la purificazione del biogas in biometano (upgrading), la biofiltrazione delle arie esauste e la produzione di compost agricolo. Lo scopo del progetto è quello di ottenere come prodotto il biometano, che trova un largo utilizzo con immissione dello stesso in rete oppure nel campo dei combustibili per autotrazione: le scelte progettuali tengono conto del migliore rapporto costi-benefici, in termini di livelli di qualità del biogas e dei prodotti ottenuti dal trattamento, la cui descrizione è riportata nel quadro progettuale. Il biogas, invece di essere immesso direttamente in rete, può anche essere compresso o liquefatto in idonei contenitori (bombole/cisterne) e quindi essere trasportato. Tra i biogas il biometano è indiscutibilmente quello più vantaggioso da un punto di vista energetico. Questo può venir utilizzato come combustibile per i veicoli a motore ed è ottenuto tramite un processo di upgrading, quindi di raffinazione e di purificazione attuato per ottenere una concentrazione di metano circa pari al 98%. Questo è vantaggioso soprattutto per i trasporti, perché contribuisce alla diminuzione della produzione di gas serra e, parimenti, può essere trasportato e stoccato anche sulla rete nazionale.

106

Studio impatto ambientale

6.3 Alternativa Localizzativa Nel seguente paragrafo è stata valutata la possibilità di realizzare l’intervento proposto su terreni alternativi a quello ubicato a Castelletto Cervo, localizzati nei comuni di Massazza e in provincia di Biella, e di Roasio in provincia di Vercelli. La scelta di queste aree è dovuta alla loro similarità con il sito di Castelletto Cervo e alla disponibilità commerciale al momento della redazione della presente valutazione. La posizione di tali terreni rispetto a quello di Castelletto Cervo è compresa entro un raggio di 8 km, e viene riportata in Figura 57.

Figura 57: ubicazione dei siti alternativi a Castelletto Cervo

L’idoneità alla realizzazione dell’impianto in progetto di tali aree è stata valutata analizzando i seguenti strumenti urbanistici Provinciali e Regionali: • il Programma Provinciale rifiuti (PPR) di Biella approvato con DCP n. 27 del 28 aprile 1998 e successive integrazioni; • il nuovo Programma Provinciale per la gestione dei rifiuti (PPGR) di Vercelli (ottobre 2015); • il Piano Regionale di gestione dei rifiuti speciali (PRRS) approvato con DCR n. 253-2215 del 16 gennaio 2018;

107

Studio impatto ambientale

• il Piano Paesaggistico Regionale (PPR) 2017 della Regione Piemonte approvato con D.C.R. n. 233- 35836 del 3 ottobre 2017; • il Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) redatto dall’Autorità di bacino del fiume Po;

Per ciascuno strumento sono stati considerati tutti i criteri che possono influire sulla compatibilità di un sito alla realizzazione di un impianto di trattamento rifiuti. Questi possono essere suddivisi in: - Criteri escludenti: non permettono l’esercizio di attività inerenti al trattamento rifiuti; - Criteri penalizzanti: permettono l’esercizio di attività inerenti al trattamento rifiuti ma assegnano all’area di interesse un punteggio negativo; - Criteri preferenziali: permettono l’esercizio di attività inerenti al trattamento rifiuti ed assegnano all’area di interesse un punteggio positivo.

I risultati dell’analisi sono riassunti nella seguente tabella, e mostrano in particolare sia l’idoneità che la maggior preferenza del terreno di Castelletto Cervo ai fini dell’installazione di un impianto di trattamento rifiuti.

Castelletto LIVELLO FATTORI INDICATORI VINCOLI ALLA LOCALIZZAZIONE Massazza Roasio Cervo Fasce di salvaguardia da centri e nuclei abitati Non presente Presente Aree collocate nelle fasce di rispetto dei punti di Non presente Non presente approvvigionamento idrico potabile

Aree collocate nelle fasce di rispetto dei fiumi e laghi Non presente Presente Altimetria Esclusione aree sopra ai 1000 metri Non presente Non presente Aree collocate in fascia A e B di deflusso ed esondazione della Non presente Non presente piena con Tempo di Ritorno di 200 anni ESCLUDENTE Escludente Aree interessate dall'alluvione del 1994 Non presente Non presente secondo il Parchi nazionali, regionali e aree a riserva naturale e integrale, Programma Non presente Non presente se il regime di tutela è incompatibile Provinciale per la gestione dei Aree sottoposte a vincolo paesaggistico Penalizzante Penalizzante rifiuti di Vercelli

Aree con presenza di beni storici, artistici, archeologici, Non presente Non presente architettonici e paleontologici Programma Aree esondabili Non presente Non presente provinciale Interferenza con paesaggi tradizionali e caratteristici, con aree Non presente Penalizzante di gestione ricadenti nel sistema delle aree protette nazionali e regionali

dei rifiuti PENALIZZANTE Aree entro la fascia di rispetto stradale, da gasdotti, oleodotti, Non presente Non presente cimiteri, ferrovie, beni militari ed aeroporti Aree con destinazione industriale (aree artigianali e industriali già esistenti o previste dalla pianificazione comunale) o a Preferenziale Preferenziale - servizi tecnologici

Aree vicine agli utilizzatori finali - - - Impianti di smaltimento rifiuti già esistenti - Preferenziale - Viabilità d'accesso esistente, disponibilità di collegamenti Preferenziale Preferenziale Preferenziale stradali e ferroviari Baricentricità del sito rispetto al bacino di produzione e di - - - PREFERENZIALE smaltimento dei rifiuti Preesistenza reti di monitoraggio di controlli su altre Preferenziale Preferenziale Preferenziale componenti ambientali Aree industriali dismesse, aree degradate da bonificare - - -

Piano Terreni agricoli e naturali di classe 1 e 2 di capacità d'uso del

TE Non Presente Presente Non presente

Regionale ESCL suolo UDEN 108

Studio impatto ambientale

di gestione Aree naturali protette/ZPS/SIC Non Presente Non presente Non presente dei rifiuti Aree esondabili per piene con tempi di ritorno centennale Non presente Non presente Non presente 2018 Aree soggette a dinamica fluviale con processi morfogenetici Non presente Non presente Non presente rapidi (erosione di sponda) Aree in frana o soggette a movimenti gravitativi Non Presente Non Presente Non Presente aree di quota superiore a 1.000 metri slm Non Presente Non Presente Non Presente le aree individuate a seguito di dissesti idrogeologici Non Presente Non Presente Non Presente le aree a riserva naturale e integrale Non Presente Non Presente Non Presente Limiti e divieti del PAI - norme di attuazione Non Presente Non presente Non presente Piano Regionale Tutela delle Acque approvato con D.C.R. Non Presente Non Presente Non Presente n.117-10731 del 13/03/07 Norme attuazione Piano Stralcio Fasce Fluviali Aree di interesse naturalistico: laghi/stagni/paludi/torbiere/acquitrini e pozze/boschi Non Presente Non presente Non presente umidi/zone perifluviali Vincoli paesaggistici Non Presente Non presente Penalizzante

Vincoli militari Non Presente Non Presente Non Presente Interferenza indiretta con Aree naturali protette/ZPS/SIC Penalizzante Non presente Non presente Suoli/Aree agricole pregiate Non presente Penalizzante Non presente Aree di interesse naturalistico: laghi di cava/invasi artificiali Non presente Non presente Non presente PENALIZZANTE Rete ecologica Non Presente Non Presente Non Presente Aree industriali Preferenziale Preferenziale -

PREF. Aree da risanare - - - Beni paesaggistici Penalizzante Penalizzante Penalizzante Piano Ambiti e unità di paesaggio Non Presente Non Presente Penalizzante paesaggistico Non Presente Penalizzante Penalizzante Regionale Componenti paesaggistiche Siti UNESCO, ZPS; SIC Non Presente Non Presente Non Presente

Di seguito si evidenziano i criteri che impattano negativamente sulle aree analizzate.

Riassumendo, il terreno di Castelletto Cervo (BL) presenta i seguenti vincoli: ▪ Escludente – nessuno. ▪ Penalizzante: o Area sottoposta a vincolo paesaggistico (bene ex DM 1/8/1985); o Interferenza con aree ricadenti nel sistema delle aree protette nazionali e regionali. ▪ Preferenziale: o Aree con destinazione industriale (aree artigianali e industriali già esistenti o previste dalla pianificazione comunale) o a servizi tecnologici; o Viabilità d'accesso esistente, disponibilità di collegamenti stradali e ferroviari; o Preesistenza reti di monitoraggio di controlli su altre componenti ambientali; o Aree industriali.

Riassumendo, il terreno di Massazza (BL) presenta i seguenti vincoli: ▪ Escludente: o Distanza da unità residenziale inferiore a 200 m; o Area in gran parte ricadente nella fascia di rispetto del corso d’acqua che scorre a nord; o Terreno agricolo e naturale di Classe 2 di capacità d’uso del suolo.

109

Studio impatto ambientale

▪ Penalizzante: o Area tutelate per legge ai sensi dell’art. 142 del D lgs n 42 del 2004; o Area di elevato interesse agronomico; o Interferenza con aree ricadenti nel sistema delle aree protette nazionali e regionali; ▪ Preferenziale: o Aree con destinazione industriale (aree artigianali e industriali già esistenti o previste dalla pianificazione comunale) o a servizi tecnologici; o Impianti di smaltimento rifiuti già esistenti; o Viabilità d'accesso esistente, disponibilità di collegamenti stradali e ferroviari; o Preesistenza reti di monitoraggio di controlli su altre componenti ambientali; o Aree industriali.

Riassumendo, il terreno di Roasio (VC) presenta i seguenti vincoli: ▪ Escludente: o Area di interesse ambientale e paesaggistico; ▪ Penalizzante: o Secondo la cartografia del Programma Provinciale per la gestione dei rifiuti di Vercelli; o Unità di paesaggio naturale/rurale o rurale a media rilevanza e buona integrità; ▪ Preferenziale: o Viabilità d'accesso esistente, disponibilità di collegamenti stradali e ferroviari; o Preesistenza reti di monitoraggio di controlli su altre componenti ambientali;

In conclusione, analizzati i terreni commercialmente disponibili nell’intorno del sito di Castelletto Cervo, il terreno di progetto risulta essere quello più idoneo alla realizzazione di un impianto di trattamento rifiuti.

110

Studio impatto ambientale

7 MATRICE DEGLI IMPATTI In questa matrice trovano posto sulle righe le componenti ambientali e nelle colonne le azioni impattanti: viene così a formarsi una serie di celle che individuano i singoli effetti di ogni azione su ogni componente. Per tutti gli impatti individuati nella matrice sono stati dapprima attribuiti dei valori numerici, quindi attraverso dei vettori di peso, che permettono di attribuire pesi diversi in funzione del rapporto tra la componente ambientale e le azioni impattanti, è stata correlata l’importanza reciproca. Una volta ottenute le matrici con i valori degli indicatori ambientali normalizzati ed il vettore con i pesi di ogni singolo indicatore ambientale, sommando gli impatti di ogni singola azione e facendo poi la media pesata sui vari indicatori, si ricava un punteggio finale per gli effetti temporanei e per gli effetti permanenti. Si osserva che vanno sommati tra loro sia gli impatti positivi che gli impatti negativi sulla specifica componente, pertanto ove l’impatto positivo compensi quelli negativi si avrà come risultato complessivo un valore positivo. Il vettore dei pesi rispecchierà solo parzialmente una visione soggettiva in quanto è il risultato di un confronto tra i tecnici dei vari settori coinvolti. La struttura di priorità risultante privilegia in primo luogo gli aspetti naturalistici e faunistici e a seguire la tutela delle acque superficiali e sotterranee, che potenzialmente potrebbero dare luogo anche ad impatti non reversibili. Il valore del punteggio finale è espresso come percentuale: un punteggio del –100% indicherebbe che un impatto è totalmente negativo, mentre un punteggio del 100%, al contrario, indicherebbe che un impatto è totalmente positivo.

111

ALTERNATIVA: REALIZZAZIONE DELL’IMPIANTO PRODUZIONE BIOGAS impatti periodo cantiere Impatti complessivi sulle singole componenti ambientali esercizio esercizio lungo Somma Vettore dei pesi Somma impatti di Punteggio impatti Punteggio impatti cantiere breve periodo Viabilità Traffico medio giornaliero -3,000 -0,500 0,073 -2,199 -0,282 Concentrazione in atmosfera di inquinanti correlati al -3,000 -1,000 0,094 -2,822 -0,734 traffico veicolare Atmosfera Concentrazione in atmosfera di inquinanti provenienti da -2,000 0,667 0,061 -1,220 0,313 altre fonti Suolo e sottosuolo Suolo -3,333 -0,667 0,061 -2,048 -0,315 Qualità acque sotterranee 0,000 0,000 0,099 0,000 0,000 Idrosistema Qualità torrente Ostola 0,000 0,000 0,017 0,000 0,000 Flora e vegetazione Flora nell'area di studio -2,333 1,000 0,017 -0,386 0,127 Fauna Fauna nell'area di studio -2,333 -1,000 0,022 -0,514 -0,169 Livello acustico diurno -3,500 -3,000 0,066 -2,299 -1,516 Rumore Livello acustico notturno 0,000 -2,500 0,055 0,000 -1,059 Vibrazioni Livello di vibrazioni -3,000 -1,000 0,033 -1,004 -0,257 Inquinamento luminoso Luminanza 0,000 -1,500 0,038 0,000 -0,435 Consumo di risorse 0,000 -1,500 0,061 0,000 -0,704 Energie e risorse Energia 0,000 1,000 0,066 0,000 0,508 Quantità di rifiuti -1,000 -1,000 0,066 -0,657 -0,505 Rischio sanitario sui recettori sensibili (inq. Atmosferico, 0,000 0,000 0,089 0,000 0,000 Salute pubblica rumore…) Aspetti territoriali e paesaggistici Percezione visiva e aspetti paesaggistici -1,333 1,000 0,036 -0,486 0,280 Sistema sociale ed economico Offerta lavoro 8,500 5,000 0,062 5,294 2,396

Punteggio finale in % -8,340 -2,34

112

8 CONCLUSIONI VALUTAZIONE IMPATTO SULLE MATRICI Sulla base di quanto trattato è stato possibile pervenire ad una stima del potenziale impatto sulle componenti ambientali. Si rileva che gli aspetti negativi maggiori sono previsti in fase di cantiere e si considerano quindi a breve termine e reversibili, per lo più legati a emissioni di polveri e di rumore. In questa fase viene tuttavia considerato positivamente l’offerta di lavoro, il cui valore diminuisce in fase di esercizio in quanto, essendo il sistema automatizzato, è presente un numero esiguo di lavoratori. L’attività di cantiere viene considerata più rilevante in termini di: - Uso del suolo; - Asportazione della vegetazione presente; - Disturbo della fauna; - Rumore prodotto dalle macchine escavatrici, dai mezzi d’opera e dalle attività di costruzione dell’opera; - Traffico indotto. Gli interventi positivi di inserimento di una piantumazione nel perimetro dell’area e della fascia di vegetazione boscata apportano un contributo positivo che è stato considerato di rilievo rispetto alle eventuali emissioni prodotte in fase di trasporto e di esercizio, alle emissioni sonore e alla percezione visiva dell’impianto finito. Di rilievo anche la produzione del biogas a seguito del trattamento che viene considerato un impatto positivo dal punto di vista energetico, come sopra descritto. Per quanto riguarda le acque sotterranee e il Torrente Ostola, l’intervento di installazione dell’opera non si ritiene possa influenzare le componenti, stante la distanza del torrente, la mancanza di uno scarico in corpo idrico superficiale e un sistema di raccolta e smaltimento delle acque, con accorgimenti progettuali orientati alla prevenzione dei potenziali impatti e delle misure/procedure gestionali in atto. È indubbio che la presenza dell’impianto apporterà un aumento del traffico locale, tuttavia, come riportato negli studi specifici, il traffico indotto in fase di esercizio risulta avere un impatto di poco più del 1% rispetto alla situazione attuale, mentre le emissioni in atmosfera in fase di esercizio sono limitate dalle misure tecniche e dalle procedure gestionali previste. Per quanto riguarda il rischio sanitario su recettori sensibili, non essendo presenti nel raggio almeno di 500m delle abitazioni, questo è stato considerato non presente. L’impatto ambientale del nuovo impianto, rapportato ad una scala che va da -100% a 100%, risulta quindi trascurabile.

Il presente documento è composto da 113 pagine compresa la presente.

Castelletto Cervo, 09/04/2019 Ing. Marco Beltrami

113