Comune di GARAGUSO

Provincia di

COMUNE DI GARAGUSO PROVINCIA DI MATERA

Progetto esecutivo di un Capannone Industriale per la produzione ed il confezionamento di alimenti a base di cioccolato, zucchero ed altri prodotti da ubicare nel lotto n. 16 dell’area P.I.P. del Comune di Garaguso (MT) – Località Macchia del Cerro

VALUTAZIONE DI INCIDENZA

AREA SIC-ZPS “VALLE BASENTO – SCALO - ” COD. IT9220260

IL TECNICO Arch. Michele Abbate

1 Sommario

INTRODUZIONE ...... 3

LA PIANIFICAZIONE NEL SITO DI INTERESSE COMUNITARIO (SIC-ZPS) “VALLE BASENTO – GRASSANO SCALO - GROTTOLE” ...... 9

PREMESSA ...... 9

INDIVIDUAZIONE E DESCRIZIONE DELL’AREA VASTA DI RIFERIMENTO ...... 15

IL SIC-ZPS “VALLE BASENTO – SCALO GRASSANO - GROTTOLE” ...... 22

IL TERRITORIO ...... 26

IL CLIMA ...... 26

Fattori climatici ...... 27

Analisi fitoclimatica ...... 30

CONTENUTI DELLA S.I.C.-Z.P.S. n° CODICE DEL SITO IT9220260 - Tipo C ...... 31

Specie importanti di Flora ...... 31

VALUTAZIONE D’INCIDENZA ...... 32

VULNERABILITA’ ...... 35

VALUTAZIONI DELLE POSSIBILI INTERFERENZE SUGLI HABITAT, SULLE SPECIE E MISURE DI MITIGAZIONE INCIDENZA ...... 36

ALLEGATI ...... 38

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INTRODUZIONE

Per incarico conferito dalla Ditta Sweetness Solution S.r.l. con amministratore unico il sig. Domenico Manna e sede legale a Garaguso scalo in via Scalo Ferroviario n. 21, il sottoscritto Arch. Michele Abbate, iscritto al n. 326 dell’Ordine degli Architetti P.P.C. della provincia di Matera, redige lo Studio di Valutazione di Incidenza a supporto dell’ intervento strutturale che sorgerà in un’area convenzionata con il Comune di Garaguso per la cessione di area destinata ad insediamento produttivo di Garaguso Scalo - parte in diritto di proprietà e parte in diritto di superficie - come si legge dall'atto di compravendita che si allega.

L’opera viene insediata nel rispetto del regolamento urbanistico ed edilizio locale al lotto n.16 della sopramenzionata convenzione, corrispondente in Catasto Terreni al Foglio di Mappa n.6 del Comune di Garaguso, particelle 629, 630, 631, 632 e 623, come si può rilevare anche dalla tav. catastale allegata. Si rileva che l’area oggetto di intervento, ricade all’interno del Sito Comunitario S.I.C. – Z.P.S. denominato Valle Basento – Grassano Scalo – Grottole con cod. IT9220260, pertanto nella progettazione si è dato riguardo all’aspetto ambientale per migliorare l’integrazione dell’opera nell’ecosistema locale. Non sussistono invece Rischi idrogeologici da rilevare sulle carte P.S.A.I. della per l’opera in oggetto. L’opera si inserisce in area industriale del Comune di Garaguso, con convenienza economica per lo sviluppo locale ma non solo. Infatti in considerazione che l’attività di commercializzazione dei prodotti alimentari di cui si occupa già la ditta in parola, si estende anche al di fuori del territorio regionale della Basilicata, è attendibile che si abbiano positivi rientri di denaro nel territorio regionale che contribuiscono a favorire il circolo economico della maggiore ricchezza conseguita e gli investimenti. In sintesi l’intero progetto presenta due sezioni esplicative: - una presentazione architettonica che ne spiega visivamente le parti che lo compongono (le strutture principali sono il capannone industriale e l’opera minore rappresentata dal muretto di confine del lotto, con le parti che li compongono); - una presentazione strutturale che rigorosamente si pone l’obiettivo di comunicare la validità del progetto attraverso le relazioni di calcolo e le relative tavole grafiche. Lo sviluppo del progetto segue le linee normative. Per quanto concerne gli aspetti 3 architettonici e di insediamento (in particolare del capannone industriale), sono stati rispettati i requisiti richiesti dai regolamenti del P.I.P. comprensoriale del P.R.G. del Comune di Garaguso e non sono stati oltrepassati i seguenti valori urbanistici ed edilizi di riferimento: Per la connotazione antisismica da attribuire al progetto sono stati rispettati principalmente i dettami delle nuove NTC 2018. Si precisa che detto studio prenderà in considerazione tutte le accortezze disciplinate dal Piano di Gestione siti Rete Natura 2000 Valle del Basento approvato con D.G.R. n. 1492 del 17/11/2015, oltre che dalle misure di tutela e conservazione. Il presente studio è stato eseguito a livello nazionale in applicazione del D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357 - Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatica. A livello regionale il presente studio è regolato dal Piano di Gestione e dalle misure di tutela e conservazione di cui al D.G.R. n. 951/2012 e n. 30/2013, il quale va ad inquadrare tra gli habitat presenti, in particolare il 92A0 “FORESTE A GALLERIA DI SALIX ALBA E POPULUS ALBA”, caratterizzato da boschi naturali di Pioppo e salice bianco per una copertura del 16,80% della superficie del Sic Valle Basento-Grassano Scalo-Grottole, il quale spesso e volentieri si rinviene lungo il corso del fiume Basento entrando in contatto con la vegetazione ripariale erbacea dell’habitat 3280, tuttavia poiché trattasi per la maggiore di comunità arboree igrofile dei corsi d’acqua, gli interventi di conservazione e protezione (rif. Piano di Gestione) sono influenzati da attività antropiche che man mano hanno provocato la scomparsa o la trasformazione degli habitat ripariali, per cui nel caso in esame, non costituisce una criticità e/o minaccia atteso che lo stesso intervento non rientra negli habitat censiti nella fase di monitoraggio, difatti come recita il Piano di Gestione alla pag. 222, si rileva la presenza di un'azienda di produzione di serramenti e infissi, un'azienda di produzione di pannelli fotovoltaici ed un centro di vendita di macchine ed attrezzature agricole. Tali attività inoltre non sono particolarmente inquinanti, poiché non presentano lavorazioni che producono rifiuti solidi o liquidi pericolosi o emissioni inquinanti in atmosfera. Altri habitat rilevati in sede di monitoraggio e riportati nella valutazione delle esigenze ecologiche di habitat e specie del Piano di Gestione, sono il 92D0 “GALLERIE E FORTETI RIPARI MERIDIONALI”, caratterizzato da boschi ripariali a dominanza di Salix spp. e Populus spp. per una copertura dello 0,40% della superficie del Sic Valle Basento-Grassano Scalo-Grottole, il quale si rinviene lungo i corsi d’acqua a regime torrentizio o su terrazzi alluvionali inondati occasionalmente e asciutti per gran parte dell’anno. L’habitat si rinviene lungo alcuni tratti del corso del Basento, tuttavia si tratta di fitocenosi adattate ad ampie variazioni di disponibilità idrica che possono sopportare lunghi periodi di aridità

4 estiva. Oggi si riscontra un habitat impoverito le cui criticità e/o minacce sono rappresentate da attività di canalizzazione, pascolo, rimozioni di siepi e boschetti, coltivazione, altre modifiche delle condizioni idrauliche indotte dall’uomo, gestione della vegetazione acquatica e ripariale per scopi di drenaggio, incendi, ovverosia interferenze incompatibili con l’intervento infrastrutturale che s’intende realizzare a favore dell’azienda Sweetness Solution; nell’ambito delle misure di conservazione le azioni utili a tal riguardo sono la riduzione delle canalizzazioni di modo da aumentare la portata dell’acqua, la protezione della vegetazione di cinta ed evitare le lavorazioni del terreno che favoriscono il drenaggio (baulature). L’habitat 1430 “PRATERIE E FRUTICETI ALONITROFILI”, è caratterizzato da vegetazione arbustiva discontinua a nanofanerofite e camefite alonitrofile, costituita altresì da entità specializzate ed adattate a condizioni di elevata aridità e di salinità edafica più o meno elevata per una copertura dello 0,40% della superficie del Sic Valle Basento-Grassano Scalo-Grottole; tali comunità si rinvengono generalmente in prossimità della parte basale dei calanchi ed ai margini delle superfici utilizzate per scopi agricoli e presentano una distribuzione frammentaria, una struttura parzialmente degradata ed estensione piuttosto limitata. Le esigenze ecologiche rappresentano ambienti caratterizzati da condizioni di elevata aridità, talvolta di salinità edafica più o meno elevata, quali gli ambienti costieri oppure le aree calanchive di zone argillose; le comunità afferenti a tale habitat sono situate in prossimità della base delle aree calanchive argillose in contatto con superfici utilizzate per scopi agricoli e si presentano con una distribuzione frammentaria e con una struttura che risulta parzialmente degradata. Le criticità e/o minacce sono rappresentate prevalentemente da aree agricole minacciate da attività ad essa correlata (coltivazioni), quali la messa a coltura delle superfici che le ospitano, la costruzione di strade e/o altre infrastrutture, gli incendi e il pascolo eccessivo; L'attuale estensione piuttosto limitata e la distribuzione frammentaria rappresentano anch'esse una criticità per la conservazione dell'habitat. Nell’ambito delle misure di conservazione le azioni utili sono da ricercarsi nell’evitare azioni di disturbo nelle aree calanchive che ospitano le comunità dei Pegano- Salsoletea. Così come riporta il Piano di Gestione (pag. 189) occorre prevedere altresì l'abbandono dell'uso agricolo di superfici adiacenti agli attuali nuclei di tale habitat, e soprattutto in quelle più acclivi, per favorire un'espansione delle fitocenosi ad esso riconducibili. L’habitat 5330 “ARBUSTETI TERMO MEDITERRANEI E PREDESERTICI”, è caratterizzato da arbusteti caratteristici delle zone a termotipo termo-mediterraneo le cui specie guida sono rappresentate dall’Ampelodesmos mauritanica, Smilax aspera, Asparagus acutifolius, Briza maxima, Cynosurus echinatus, Linum strictumper una copertura dello 12,80% della superficie del Sic Valle Basento-Grassano Scalo-Grottole; tali comunità si rinvengono negli ambiti

5 caratterizzati da un termotipo termomediterraneo, ma soprattutto laddove rappresentano cenosi a dominanza di Ampelodesmos mauritanicus ove può penetrare in ambito mesomediterraneo. Da un punto di vista delle esigenze ecologiche, l’ampelodesmo difatti è indifferente al substrato, tuttavia predilige suoli compatti, poco areati, ricchi in argilla e generalmente profondi, infatti si insedia su pendii rocciosi anche scoscesi ma dove siano presenti accumuli di suolo, come ad esempio nei terrazzamenti abbandonati. Da un punto di vista della conservazione e protezione, l’habitat tende ad evolversi verso la macchia quest’ultima capace di ridurre fortemente le pressioni esercitate dall’incendio e dal pascolo. Nell’ambito delle misure di conservazione, le azioni utili sono da ricercarsi nel pascolamento di ovi-caprini, che, se non eccessivo e ben regolamentato, favorisce la presenza di questa tipologia di habitat. Per quanto concernono le criticità e/o minacce esse attualmente sono sconosciute dal momento che non vi sono informazioni sufficienti a poter redigere un’opportuna valutazione. In assenza di minacce conclamate (piano di gestione), trattandosi di un intervento finalizzato alla produzione e di confezionamento di prodotti alimentari a partire da materie prime (cioccolato, zucchero ed altri alimenti) da realizzarsi in un’area peraltro già a vocazione industriale priva di habitat, in prossimità del raccordo stradale denominato S.S. 407, l’investimento ha la positività di rappresentare uno sbocco aziendale importante per l’Impresa, coerente con il miglioramento dei processi produttivi in termini di innovazione tecnologica, atteso che i suoi prodotti potrebbero essere più facilmente venduti perla vicinanza del sito alle principali vie di comunicazione della Basilicata; per le ragioni appena descritte, si può annoverare un riscontro positivo con la valutazione dell’influenza dei fattori socio-economici che insistono sullo stato di conservazione di specie e habitat d’interesse (pag. 211 del Piano di Gestione) secondo cui gli effetti negativi sono da imputarsi agli habitat 92A0 e 3250 e non all’area in esame, le cui criticità e/o minacce attualmente sono sconosciute dal momento che non vi sono informazioni sufficienti a poter redigere un’opportuna valutazione. Inoltre si tiene a precisare che detta infrastruttura non implicherebbe l’asportazione di alberi forestali per cui le opere non incuterebbero impatti negativi agenti sull’area come lo può essere ad esempio una cava di inerti in piena attività o cumuli di rifiuti per le seguenti ragioni: - impatto visivo; - inquinamento acustico dovuto ad autoveicoli e a macchinari di escavazione con ripercussioni nei confronti della nidificazione dell’avifauna; - ricadute atmosferiche dovute all’uso di macchinari e di mezzi di trasporto;

- alterazione delle caratteristiche geomorfologiche del suolo (stabilità e drenaggio).

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- ricaduta delle polveri al suolo che incide particolarmente sulla vegetazione arbustiva e sulle specie floristiche presenti negli habitat circostanti l'area di cava. Rispetto alle tabelle riassuntive delle criticità che insistono sugli habitat e loro potenziale interazione con le varie componenti biotiche, si rinviene che in merito all’area dove sorgerà il capannone e le relative opere minori (recinzioni, muretti perimetrali e piazzale) rispetto a molteplici criticità annoverate tra le quali “Altre attività agroforestali non indicate”, non si evincono interazioni negative nei confronti di vegetazione e animali. L’habitat 3280 “FIUMI MEDITERRANEI A FLUSSO PERMANENTE CON VEGETAZIONE DELL'ALLEANZA PASPALO-AGROSTIDION E CON FILARI RIPARI DI SALIX E POPULUS ALBA”, è caratterizzato da vegetazione igro-nitrofila presente lungo i corsi d’acqua mediterranei a flusso permanente su suoli permanentemente umidi e temporaneamente inondati; si presenta più semplicemente come un pascolo perenne denso, prostrato, quasi monospecifico dominato da graminacee rizomatose del genere Paspalum, al cui interno possono svilupparsi alcune piante come Cynodon dactylon e Polypogon viridis. Nel Sic Valle Basento-Grassano Scalo-Grottole, l’habitat si rinviene in alcuni tratti in cui il bosco ripariale è più rado e frammentato è presenta una copertura dell’8,10% della superficie del Sic Valle Basento-Grassano Scalo-Grottole. Da un punto di vista delle esigenze ecologiche, colonizza i depositi fluviali con granulometria fine (limosa), molto umidi e sommersi durante la maggior parte dell’anno, ricchi di materiale organico proveniente dalle acque eutrofiche. Sono fitocenosi che sostituiscono il bosco ripariale (92AO) a causa dell’effetto del pascolo e del taglio. Da un punto di vista della conservazione e protezione, si tratta di un habitat in genere secondario favorito dal pascolo e dalla degradazione dei boschi ripariali. Per quanto concernono le criticità e/o minacce esse attualmente sono sconosciute dal momento che non vi sono informazioni sufficienti a poter redigere un’opportuna valutazione, tanto più che l’opera ricade all’interno del perimetro del Sito Comunitario S.I.C. – Z.P.S. denominato Valle Basento – Grassano Scalo – Grottole con cod. IT9220260 in un’area priva di habitat. L’habitat 6220 “PERCORSI SUBSTEPPICI DI GRAMINACEE E PIANTE ANNUE

DEI THEROBRACHYPODIETEA”, è caratterizzato da praterie xerofile a dominanza di graminacee annuali e perenni (Lygeo-Stipetaea). Nel Sito tale fitocenosi colonizza le formazioni calanchive e le aree immediatamente adiacenti. Nel Sic Valle Basento-Grassano Scalo-Grottole, l’habitat si rinviene nella parte settentrionale, in un contesto caratterizzato dalla presenza di calanchi per una copertura del 20,40%

7 della superficie del Sic Valle Basento-Grassano Scalo-Grottole. Da un punto di vista delle esigenze ecologiche, l’habitat è di particolare interesse conservazionistico poiché prioritario (Direttiva habitat) per la presenza di specie rare quali Lygeum spartum e Cardopatum corymbosum. Da un punto di vista della conservazione e protezione, il contesto in cui si trova la cenosi riferibile al 6220 è interessata da pascolamento di ovi-caprini.

Per quanto concernono le criticità e/o minacce esse attualmente sono sconosciute dal momento che non vi sono informazioni sufficienti a poter redigere un’opportuna valutazione. L’habitat 3250 “FIUMI MEDITERRANEI A FLUSSO PERMANENTE CON

GLAUCIUM FLAVUM”, è caratterizzato da formazioni discontinue, a bassa copertura e a dominanza di camefite del Glaucion flavi impostate sugli alvei ghiaiosi o ciottolosi poco consolidati dei corsi d'acqua del Mediterraneo, ed in particolare quelli caratterizzati da alternanza di fasi di inondazione e di marcata aridità estiva. Tali ambienti, essendo interessati periodicamente dalle piene, sono occupati da una vegetazione permanentemente pioniera costituita in prevalenza da specie del genere Artemisia ed Helichrysum per una copertura dello 0,20% della superficie del Sic Valle Basento-Grassano Scalo-Grottole; tali comunità si rinvengono nell’alveo del Basento ed in particolare sulle superfici ghiaiose e ciottolose poco consolidate interessate periodicamente dalle piene. Alcuni settori di tali contesti risultano interessati da attività antropiche, che rappresentano fattori di minaccia per la conservazione dell'habitat. Le criticità e/o minacce sono rappresentate prevalentemente da attività estrattive (prelievo e stoccaggio pietrisco), da lavori in alveo (sbarramenti, regimazioni) ed anche da discariche abusive; attività che evidentemente costituiscono dei fattori di criticità e minaccia per la conservazione dell'habitat. Nell’ambito delle misure di conservazione le azioni utili sono da ricercarsi nella cessazione delle attività estrattive (prelievo e stoccaggio di pietrisco), dei lavori in alveo (sbarramenti, regimazioni) per cui appare particolarmente importante vigilare sul rilascio abusivo di inerti, rifiuti e altri materiali di risulta. Rispetto alla D.P.G.R. n. 65 del 19/03/2008 “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a zone speciali di conservazione (Z.S.C.) e a zone di protezione speciale (Z.P.S.)”, si individuano all’art. 2 le tipologie ambientali di riferimento per le Z.P.S. tra cui nel caso in essere riscontriamo le zone umide (punto f) e gli ambienti fluviali (punto g) per le quali non vengono rappresentati obblighi e/o divieti in contrasto con l’infrastruttura produttiva ad indirizzo forestale da realizzarsi con fondi in parte propri ed in parte comunitari nell’ambito di misure P.S.R. tra le quali la 4.1 ordinaria, attività tese a favorire l’occupazione in un’area P.I.P. prossima alla viabilità principale, che ha forte bisogno di espandersi per rivitalizzare i pochi nuclei industriali attualmente attivi i cui lavori non comporterebbero elevati movimenti

8 terra se non lo scavo per le fondazioni, né disturbo per l’avifauna e per i boschi del territorio per i quali esiste già un’opportuna regolamentazione all’interno degli habitat specifici.

LA PIANIFICAZIONE NEL SITO DI INTERESSE COMUNITARIO (SIC-ZPS) “VALLE BASENTO – GRASSANO SCALO - GROTTOLE”

PREMESSA Nell’ambito della pianificazione territoriale la salvaguardia della biodiversità attraverso la conservazione e la riqualificazione degli habitat naturali, si è andata affermando sia a livello Comunitario, sia a livello nazionale (DPR n.357/1997, di recepimento della DIR92/43CEE sulla conservazione della Rete Natura 2000, recentemente sostituito dal DPR n.120/2003). Anche la Regione Basilicata, con vari atti amministrativi e normativi, ha inteso adeguarsi al nuovo approccio alla pianificazione ambientale, realizzando – di concerto con il Ministero dell’Ambiente il Progetto Bioitaly, per l’individuazione dei Siti da proporre per l’inserimento nella Rete Natura 2000, perfezionando successivamente tale individuazione. Anche nella recente norma in materia di Valutazione di Impatto Ambientale (L.R. n. 47/1998 e successive modifiche ed integrazioni) la Regione, inserendo fra le aree sensibili i Siti individuati dal medesimo progetto, ha ribadito la necessità di una loro tutela. Il principio informatore comune a tutti questi atti amministrativi, consiste nel nuovo approccio alla tutela della qualità ambientale. Esso vede la tutela non come insieme di atti protezionistici riferiti a siti specifici dotati di grande rilevanza ambientale, ma come tutela diffusa all’intero ambiente in cui l’uomo vive ed opera. In tal senso, la tutela – attiva – si concretizza in azioni volte ad arrestare il degrado ambientale grazie all’ armonizzazione delle attività dell’uomo con le esigenze di mantenimento dell'integrità degli ecosistemi naturali. La Rete Natura 2000 costituisce il fulcro delle iniziative dell’Unione Europea per la tutela della natura. “E’ essenziale, ora, far capire che Natura 2000 porterà opportunità anziché limitazioni per gli abitanti, ed è per questo che la Commissione sostiene una campagna di comunicazione, intitolata “Natura Networking Iniziative”, la quale sottolinea che, per la riuscita del programma, le parti interessate locali – tra cui gli enti locali, le ONG e gli abitanti – devono essere chiamati a partecipare alla costituzione ed alla gestione della rete. Vi sono già molti validi esempi di partenariati riusciti, compresi quelli finanziati nell’ambito del programma LIFE” (Commissione Europea, 2004). Anche dal punto di vista scientifico tale assunto ha dato impulso a nuovi ambiti di ricerca

9 applicata: di grande importanza è considerato quello delle reti ecologiche, ritenute fondamentali elementi della riqualificazione ambientale.

La presente relazione è richiesta dal DPR 357/1997 (regolamento di attuazione della direttiva 92/49/CEE, “Habitat”), per le disposizioni in ordine alle misure di conservazione ed alla valutazione di incidenza di piani e progetti, e viene elaborata sulla base della Guida metodologica e delle procedure e modalità operative prodotte dalla Regione Basilicata (D.G.R. n. 2454 del 22 dicembre 2003). Fra essi rientrano gli strumenti di pianificazione urbanistica, in quanto le modificazioni dell’assetto insediativo ed infrastrutturale sono potenzialmente causa di perturbazioni sui Siti di Natura 2000. Il presente studio pertanto viene redatto ai sensi dell’art. 6 del D.P.R. 12 marzo 2003, n.120

– “Regolamento recante modifica ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche” - al fine di verificare l’eventuale incidenza dell’intervento infrastrutturale, che rientrando nell’area P.I.P. già è stato sottoposto seppur indirettamente alle misure di tutela e conservazione oltre che ben contestualizzato nel Piano di Gestione, per il quale non costituendo un investimento dannoso per l’ambiente e per le persone che vi transitano, essendo almeno pari, se non meno invasivo, di un azienda di produzione di infissi e serramenti e non costituirebbe in alcun modo una minaccia e/o criticità. L’obiettivo aziendale, in tal senso è quello di dotarsi di un’infrastruttura che concorrerebbe a produrre reddito e quindi occupazione, specializzandosi ulteriormente nella produzione di alimenti a base di cioccolato e zucchero senza dar seguito a trasformazioni inquinanti, per poi destinarle alla distribuzione. Detta infrastruttura oltre che aumentare e valorizzare i processi produttivi, rispetta l’ambiente circostante attraverso l’uso di macchinari a bassissimo o senza alcun impatto nell’emissione di CO2. Il capannone industriale risulterà composto da una struttura intelaiata in acciaio in Fe 360, perimetrato da pareti con rete elettrosaldata. il calcestruzzo utilizzato per le pareti sarà di classe 25/30 mentre l’armatura B450C. Lo stesso vale per la fondazione in platea di spessore 40 cm. I rivestimenti principali del capannone saranno realizzati nel seguente modo: - esternamente alle pareti in cls armato perimetrali, saranno installati pannelli per facciate resistenti al fuoco, costituiti da lamiere zincate che ricoprono su entrambi i lati un pannello in lana minerale ignifuga; - in copertura da pannelli ignifughi costituiti da lamiere zincate con all’interno un pannello in lana minerale lamellare di classe A1 (EN 13501 – 1). La lamiera estradossale ha una forma trapezioidale uniforme e standard.

Tra le pareti in cls armato e il pannello isolante ignifugo si interpone una schiuma di

10 poliuretano espanso dello spessore di 3,5 cm. Il muretto perimetrale di confine, sarà realizzato con calcestruzzo di classe 25/30 armatura B450C, non supererà 1,10 m di altezza fuori terra ed avrà uno spessore di 30 cm.. Sono infissi in esso, per alzare la protezione antintrusione, paletti in ferro a T zincati, collegati a mezzo di rete in filo di ferro plastificato (ϕ2,3mm) con maglia 50 x 100. Detto progetto rispecchia i principi di conservazione indicati nel Piano di Gestione e non costituisce minacce e/o criticità nell’area oggetto d’intervento verso gli habitat prossimali equiparandosi agli insediamenti che già sono insiti nel sito rete natura 2000. Nel territorio amministrativo del Comune di Garaguso (Mt) ricadono oltre ad aree sottoposte a vincolo idrogeologico così come istituito dal regio decreto del 30 dicembre 1923 n. 3267, anche un SIC-ZPS (Siti d’Importanza Comunitaria – Zone di protezione speciale) denominato Valle Basento – Grassano Scalo – Grottole (codice del sito IT9220260 - Tipo C - superficie 882 ha), che interessa i Comuni di , Garaguso, Grassano e Grottole in provincia di Matera. L’ area inserita nel S.I.C.-Z.P.S. interessante le particelle catastali laddove realizzare detto intervento, è evidenziata nelle cartografie allegate (Planimetria catastale su ortofoto in scala 1:1000, Planimetria degli habitat ZSC su ortofoto in scala 1:10000, corografia con individuazione dell’area di intervento rispetto al Parco di Gallipoli Cognato, stralcio planimetrico catastale in scala 1:4000). Sono inoltre allegati gli elaborati del progetto architettonico comprensivo di alcune viste fotorealistiche. Catastalmente le particelle ricadenti nel S.I.C-Z.P.S. di che trattasi sono la 629- 630-631- 632-633 del foglio di mappa 6 per una superficie complessiva catastale di ha 0.30.00 di cui interessate dall’investimento 900 m2 circa per il capannone. L’ area pur inserita nel S.I.C.-Z.P.S. denominata Valle Basento – Grassano Scalo – Grottole, non ricade negli habitat 92A0-6220-3250-5330-3280, ed è ben distante dagli stessi (Inquadramento territoriale scala 1:10.000 allegato). Proprio per questa ragione che, atteso che l’area d’intervento è priva di habitat oltre che priva di specie forestali ed arbustive di particolare pregio naturalistico, si ritiene opportuno realizzare l’infrastruttura senza arrecare danno alla vegetazione circostante rappresentata peraltro da terreni incolti con sporadica presenza di ulivi e con alcune piante ornamentali del tipo Ailantus spp.. Nelle particelle limitrofe, si riscontrano strade asfaltate a servizio di lotti già edificati o prossimi all’edificazione produttiva in considerazione del fatto che rientrano nella zona P.I.P del comune di Garaguso. La vegetazione arboreo-arbustiva nell’area prossima al Fiume Basento, prevalentemente nel Comune di Calciano è di tipo igrofilo appartenente soprattutto al “cod. Natura 2000: 92A0

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Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba”: si tratta di una vegetazione forestale con carattere pioniero di sponde e greti fluviali prevalentemente sabbiosi, con suoli non evoluti a basso tenore di humus, formati da depositi alluvionali recenti ed interessati da frequenti e talora prolungate piene. Trattasi prevalentemente di boschi ripariali che per loro natura sono formazioni azonali e lungamente durevoli essendo condizionati dal livello della falda e dagli episodi ciclici di morbida e di magra. Generalmente sono cenosi stabili fino a quando non mutano le condizioni idrologiche delle stazioni sulle quali si sviluppano; in caso di allagamenti più frequenti con permanenze durature di acqua affiorante, tendono a regredire verso formazioni erbacee; in caso di allagamenti sempre meno frequenti, tendono ad evolvere verso cenosi mesofile più stabili. Questa tipologia forestale è riferibile all’associazione Populetum canescentis Fascetti, 2002, descritta per analoghe situazioni rinvenute lungo il fiume Sinni ed al Bosco di (Fascetti et al 2004) ed è caratteristica dei terrazzi fluviali con substrato limoso-argilloso raramente interessati dalle esondazioni. Si può considerare vicariante delle formazioni planiziali a pioppo bianco (Populetum albae Braun-Blanquet 1931 ex Tchou 1947), rispetto alle quali differisce per le caratteristiche edafiche e per l’autoecologia del P. canescens. Lo strato arboreo, alto da 6 a 10 m, è presente nella fascia demaniale posta a sud della particella catastale 107 la quale risulta occupata anche dall’ olmo campestre (Ulmus minor Miller). L’edera (Hedera helix L.) forma ampi tappeti nel sottobosco ed avvolge fino a notevole altezza i tronchi dei pioppi. Le specie infestanti presenti sono la Robinia pseudoacacia L. e Rubus caesius L. A valle della part. 107 del foglio di mappa 2 del Comune di Calciano prevalgono i pioppi, in special modo il pioppo nero (Populus nigra), specie caratterizzate da facile disseminazione anemocora e forte rigenerazione vegetativa, che colonizzano velocemente tratti di sponda a diretto contatto con il corso d’acqua adattandosi sia ai periodi di piena che a quelli di emersione nella stagione asciutta; meno presenti per cui sporadici sono i salici (Salix alba, S. triandra, S. lambertiana, S. fragilis) presenti maggiormente sulle sponde dell’alveo per cui nel tratto demaniale che fungono anche da filtro in caso di piena. Le ripisilve a salici, comunemente diffuse nel medio e basso corso dei fiumi mediterranei, sono ben rappresentate lungo il fiume Basento e costituiscono, dal tratto submontano fino alla foce, un importante corridoio ecologico per continuità e ruolo funzionale nell’ecosistema fluviale. Poco rappresentate nell’area anche se nel sito Sic-Zps piuttosto diffuse sono le fitocenosi arboreo-arbustive a salice bianco riferibili al Salicetum albae Issler 1996, associazione ad areale medio – europeo e mediterraneo.

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Il saliceto vero e proprio nell’area oggetto dell’intervento selvicolturale non si rinviene, piuttosto lo si ritrova con aspetti maturi e strutturati dove lo strato arboreo è pluristratificato con altezze variabili tra 8 e 15 m e coperture variabili tra 20 e 70%. In questi aspetti, il saliceto risulta relativamente povero di specie, con densi arbusteti e rari esemplari arborei. Lo strato arbustivo è poco sviluppato con prevalenza di polloni di pioppo nero (Populus nigra) e qualche pollone di salice bianco (Salix alba). Lo strato erbaceo presenta un basso grado di ricoprimento a causa dell'azione di dilavamento delle piene con specie nitrofile e ruderali quali Agrostis stolonifera, Artemisia vulgaris, Urtica dioica. Nelle situazioni in miglior stato di conservazione (pochi e limitati nuclei), il bosco si presenta pluristratificato, con strato arboreo dominante alto fino a 20-25 m e coperture elevate (80- 90%), formato in prevalenza da pioppo nero (Populus nigra), secondariamente dal pioppo grigio (Populus canescens) e dall’Alvanella (Populus tremula) e rare presenze di pioppo bianco (Populus alba) e frassino meridionale (Fraxinus angustifolia) quest’ultimo sotto copertura. La notevole componente limoso-argillosa del terreno favorisce la presenza di pioppo gatterino (Populus canescens), specie arborea a comportamento azonale delle foreste ripariali e planiziali dell’Europa meridionale, la cui distribuzione nell’Italia meridionale è ancora poco conosciuta. In Basilicata, la specie è diffusa e localmente abbondante in corrispondenza di suoli asfittici, pesanti e moderatamente salini, lungo il medio e basso corso dei fiumi con foce nel Mar Jonio e nelle zone umide e negli impluvi dei rilievi collinari (CERONE et al., 2002). La vegetazione arbustiva è piuttosto frammentaria e si estende su superfici ridotte; è presente con due aspetti condizionati da differenti situazioni di umidità edafica che sono la boscaglia aloigrofila (cod. Natura 2000: 92D0 Foreste riparali e delle depressioni umide a Tamarix sp. (Gallerie forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion tinctoriae), ovvero cespuglieti o alberi di bassa taglia di Tamarix gallica che si insediano alla base dei versanti argillosi, negli impluvi ed in prossimità del greto fluviale in presenza di substrati limoso-argillosi ad elevata ritenzione idrica e moderatamente alcalini. Sono riferibili alle comunità termoigrofile del Tamaricetum gallicae Braun-Blanquet et Bolòs 1957, caratterizzate da specie arbustive a distribuzione circummediterranea, pioniere lungo corsi d'acqua permanenti e temporanei, con elevata resistenza allo stress idrico del periodo estivo di magra. I cespuglieti termoxerofili di recente insediamento nel greto fluviale, rappresentano le trasformazioni in senso xerico della vegetazione di alveo, determinate dalla riduzione della portata del fiume e dalla scomparsa delle esondazioni. Questi lembi di macchia mediterranea e gariga si insediano nelle rotture di pendio dei terrazzi fluviali fossili e nelle zone più elevate del greto fluviale in corrispondenza di depositi alluvionali ciottolosi e sabbiosi. Sono dinamicamente collegati alla macchia

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mediterranea edafoclimatica a lentisco (Helictotricho convoluti-Pistacietum lentisci Di Pietro, Fascetti et Pompili 2003) presente sulle limitrofe colline argillose. Nello strato erbaceo accanto a specie tipicamente nemorali (Brachypodium sylvaticum, Viola alba ssp. dehenardtii, Luzula forsteri, Buglossoides purpureo- cerulea, ecc.), sono presenti piante indicatrici di suoli umidi a notevole contenuto di argilla, quali Tussilago farfara L. ed Arundo pliniana Turra. Inoltre quale indice del disturbo antropico dovuto alla frequentazione del bosco per il prelievo indiscriminato del legname e per il pascolo passato, è inoltre, la presenza, nello strato erbaceo, di specie nitrofile ed ubiquitarie quali, ad esempio, Urtica urens L., Blackstonia perfoliata (L.) Hudson e Clinopodium vulgare L. L’area coincidente con l’habitat 5330, è parzialmente interessata da arbusteti caratteristici delle zone a termotipo termo-mediterraneo. Più specificatamente si tratta di cenosi piuttosto discontinue la cui fisionomia è determinata sia da specie legnose (Euphorbia dendroides, Chamaerops humilis, Olea europaea, Genista ephedroides, Genista tyrrhena, Genista cilentina, Genista gasparrini, Cytisus aeolicus, Coronilla valentina) che erbacee perenni. E’ presente sotto forma di cespugli anche la fillirea (Phyllirea latifolia L.) e il lentisco (Pistacia lentiscus L.) laddove il bosco diventa piuttosto rado. Si può affermare che non si riscontrano condizioni tali che l’intervento in progetto possa creare delle forzature di regimentazione idraulica con gravi conseguenze sull'ecosistema fluviale e sulla stabilità dei versanti appurato che l’area su cui intervenire è distante dal Fiume ed è molto più in quota del livello del Basento e abbastanza lontana dall’ambiente fluviale del territorio del Sic- Zps caratterizzato da un ampio greto fluviale condizione che garantirebbe sicurezza sia per l’avifauna che per i mammiferi rispetto a potenziali inondazioni.

In ottemperanza all’allegato G del D.P.R. 357 /1997, relativamente all’area vasta di influenza dei progetti e all’interferenza con il sistema ambientale, occorre precisare che la tipologia d’intervento che s’intende avviare consisterà in una infrastruttura edilizia con sistemazione esterna (piazzale) quest’ultima consistente semplicemente in una massetto in cls di circa 30 cm con montaggio di piastre in ferro, per cui struttura a sviluppo orizzontale, piuttosto bassa, priva di intervisibilità tranne che la gettoniera consistente in un piccolo gabbiotto in legno alto un paio di metri da terra; da un punto di vista dello stato dei luoghi, realizzare questa piattaforma in prossimità di una strada aziendale già esistente vuol dire certamente migliorare il processo aziendale atteso che laddove si realizzerà il capannone ed il piazzale è un’area ad insediamento produttivo P.I.P. fuori dagli habitat della rete natura 2000, priva di vegetazione forestale e priva di specie ritenute protette all’interno degli stessi habitat.

Da un punto di vista delle interferenze sulle componenti abiotiche, non si rilevano eventuali impatti sulla stabilità e sulla natura dei suoli, con riferimento all’eventuale presenza di corpi idrici 14 e sul possibile inquinamento, anche temporaneo, delle falde idriche, atteso che l’intervento nell’ambito del capannone è limitato allo sbancamento per la realizzazione delle fondazioni e l’area dove allocare l’infrastruttura è a monte dell’ambiente fluviale (habitat 92A0).

Da un punto di vista delle Interferenze sulle componenti biotiche si può affermare già da subito che trattandosi di un infrastruttura compatibile con quelle prossimali, ovvero altri insediamenti edilizi e produttivi già richiamati nel Piano di Gestione appare indubbio l’assenza di interferenza sugli habitat e sulle componenti floristiche e faunistiche indicate nella relativa scheda (o schede) SIC e/o ZPS con evidente assenza di influenze dell’intervento, in corso d’opera o a regime, sulle loro condizioni ecologiche. Da un punto di vista delle connessioni ecologiche, l’intervento non è tale da frammentare gli habitat anche perché non ricade negli stessi habitat, per cui non vi sono interferenze con la contiguità fra le unità ambientali considerate tali da ridurre o eliminare le eventuali interferenze sulle componenti ambientali allo scopo di garantire la coerenza globale della rete “Natura 2000”.

INDIVIDUAZIONE E DESCRIZIONE DELL’AREA VASTA DI RIFERIMENTO

L’area vasta può essere definita come l’ambito territoriale le cui unità ecosistemiche sono legate strutturalmente e funzionalmente al sito oggetto della valutazione. Tali legami e relazioni devono essere quantitativamente significativi. In altri termini, occorre tenere conto degli impatti indiretti che, anche se localizzati esternamente al sito, possono comunque determinare perturbazioni su di esso.

Il Sito di Interesse Comunitario Valle Basento - Grassano Scalo - Grottole, esteso per 882 ha, è costituito da un tratto del fiume Basento prevalentemente pianeggiante, lungo circa 6.5 km per una ampiezza media di circa 1.2 km. Interessa i comuni di Calciano, Garaguso, Grassano e Grottole (in provincia di Matera). In questo tratto l’alveo è di tipo alluvionale a tratti meandriforme. L’andamento del fiume in questa zona è stato modificato da interventi massicci orientati esclusivamente verso la difesa idraulica dei terreni della vallata e delle sue aree più antropizzate, creando delle forzature di regimentazione idraulica con gravi conseguenze sull'ecosistema fluviale e sulla stabilità dei versanti.

I connotati distintivi delle formazioni vegetali predominanti sono sintetizzabili nella foresta Mesoigrofila planiziale caratteristica dei terrazzi alluvionali superiori meno esposti alle piene, con Alnus glutinosa, Alnus cordata, Populus alba, P. nigra, P. alba, P. canescens, P. tremula, Salix sp., Ulmus minor e, sporadicamente Fraxinus angustifolia e Quercus cerris. Il sottobosco è ricco di specie nemorali. Tali caratteri della vegetazione sono in relazione con le particolarità 15 geologiche e climatiche dell’area. Il bosco ripariale, anche se oggi ridotto ad un esiguo lembo rispetto alla ben più ampia estensione del passato, la buona copertura vegetale ricca di elementi igrofili in alveo, la presenza sui versanti di calanchi e di lembi di macchia, l'esistenza di colture ben gestite, costituiscono un interessante mosaico ambientale che rende l'area idonea alla presenza di una ricca componente faunistica. La vegetazione a idrofite, vegetazione acquatica edificata da idrofite radicanti di interesse fitogeografico è rappresentata dalla brasca comune (Potamogeton natans); la vegetazione a elofite, tipica di ambienti di tipo paludoso è rappresentata dalle Phragmites australis, Bolboschoenus maritimus, Holoschoenus australis, Typha latifolia; la vegetazione glareicola, laddove il greto si presenta ciottoloso, è rappresentata dalle Artemisia variabilis, Helichrysum italicum, Scrophularia canina; la vegetazione ripariale igrofila di tipo arboreo-arbustiva, con specie come Salix sp., Populus sp.; la vegetazione arboreo-arbustiva mesofila, che si insedia sulle aree meno esposte alle piene, con Quercus sp. (Quercus ilex, Quercus pubescens, Quercus cerris), Populus sp. e specie arbustive quali Pistacia lentiscus, Cornus sanguinea, Crataegus monogyna, Clematis vitalba, Rubus sp., Vitis sylvestris.

Si può quindi riassumere che nel Sito d'interesse Comunitario-Z.P.S. Valle Basento- Grassano Scalo-Grottole gli habitat sono frammentati:

- la componente naturale longitudinale che si distende lungo le rive del Basento è ridotta;

- le rive sono circondate da colture ortive e cerealicole e da aree a pascolo;

- si riscontra una elevata fragilità dei sistemi naturali.

Nonostante tutto nell’area sono tuttora presenti elementi di rilevante interesse conservazionistico.

Fra gli uccelli migratori abituali elencati nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE si segnalano:

nome scientifico codice Alcedo atthis A229 Anthus campestris A255 Ardea purpurea A029 Ciconia ciconia A030 Circus aeroginosus A081 Circus cyaneus A082

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Coracias garrulus A231 Egretta alba A027 Egretta garzetta A028 Falco naumanni A095 Milvus migrans A073 Milvus milvus A074 Pandion haliaetus A094 Caprimulgus europaeus A224 Lanius collurio A338 Lanius minor A339

Fra gli uccelli migratori abituali non elencati nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE si segnalano:

nome scientifico codice Aegithalos caudatos A324 Anas platyrhyncos A053 Apus apus A226 Ardea cinerea A028 Athene noctua A212 Corduelis cannabina A366 Carduelis carduelis A364 Carduelis chloris A363 Cettia cetti A288 Charadrius dubius A136 Picus viridis A235 Cuculus canorus A212 Oriolus oriolus A337 Otus scops A214 Upupa epops A232 Buteo buteo A087 Columba palumbus A208 Columba livia A206 Corvus corax A350

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nome scientifico codice Corvus monedula A347 Corvus corone A349 Coturnix coturnix A113 Delichon urbica A253 Dendrocopos major A237 Erithacus rubecula A269 Falco tinnunculus A096 Fringilla coelebs A359 Fulica atra A125 Gallinago gallinago A153 Garrulus glandarius A342 Hirundo rustica A251 Lanius senator A341 Luscinia megarhynchos A271 Merops apiaster A230 Monticola solitarius A280 Motacilla alba A262 Motacilla cinerea A261 Oenanthe hispanica A278 Parus caeruleus A329 Parus major A330 Passer domesticus A354 Phalacrocorax carbo A017 Pica pica A343 Saxicola torquata A276 Serinus serinus A361 Sitta europaea A332 Streptopelia decaocto A209 Sylvia atricapilla A311 Sylvia melanocephala A305 Trachybaptus ruficollis A004 Troglodytes troglodytes A265 Turdus merula A283

Fra i mammiferi abituali elencati nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE si segnalano popolazioni di Lutra lutra mentre tra gli anfibi e rettili elencati nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE si segnalano popolazioni di Emys orbicularis e Testudo hermanni. Per quanto concerne i pesci elencati nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE si segnalano popolazioni di Barbus plebejus, mentre per gli invertebrati elencati nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE non si segnalano popolazioni.

L’avifauna e le specie animali riportate ai fini della conservazione, sono evidentemente legate maggiormente all’ambiente acquatico piuttosto che a quello forestale per quanto concerne l’approvvigionamento di cibo e/o per la costituzione dei siti di nidificazione.

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Nel caso degli uccelli, alcuni di questi vivono strettamente legati all’ambiente del bosco, come ad esempio la cinciallegra (Parus major) e la cinciarella (Parus caeruleus), appartenenti allo stesso genere Parus, di cui si distinguono circa 100 specie in Italia, piccoli uccelli dai colori per lo più vivaci, appartenenti all’ordine dei Passeracei, fam. Paridae, che nidificano a febbraio soprattutto in vecchi nidi di altri uccelli oppure in cavità naturali o artificiali come, ad esempio, vecchi nidi di scoiattoli, di scricciolo, buchi nei muri e non sono rari i casi di cassette delle lettere oppure gradisce in inverno le mangiatoie per il birdgarden dove ricerca soprattutto grasso, pezzettini di carne oppure pastone per uccelli da gabbia. Depone numerose uova immacolate o con macchie piccole; dal canto poco piacevole, tradizionalmente sono ritenuti uccelli utili all’agricoltura (mantenimento equilibrio ecologico in quanto predatori naturali di insetti parassiti delle colture).

Altri caratteristici abitatori di questo ecosistema sono il picchio rosso (Dendrocopos major), uccelli così denominati a causa del becco diritto e acuminato con cui picchiano sulla corteccia degli alberi per estrarne le larve di insetti di cui si nutrono; uccelli di dimensioni medie e piccole, stanziali o erratici, vivono nelle località boscose, nidificando nelle cavità degli alberi, o scavando l’apertura che serve di accesso al nido, sono considerati utili per la distruzione ch’essi fanno degli insetti, e soprattutto di larve dei coleotteri lignicoli che scavano gallerie nei tronchi degli alberi, danneggiandoli, però, seriamente. Il pettirosso (Erithacus rubecula), piccolo uccello passeriforme della famiglia dei Muscicapidae che si nutre in aperta campagna nel sottobosco. Il suo regime alimentare è composto soprattutto da invertebrati che vivono nel suolo (insetti, coleotteri, lumache, vermi e ragni). Durante l'autunno e fino alla primavera consuma anche molte bacche e frutti piccoli. La sua tecnica per procacciare il cibo è ben adattata alla vegetazione densa e agli spazi aperti che si trovano sia nel sottobosco sia nei giardini. Accovacciato su un ramo basso osserva l'ambiente vicino e quando individua una preda vola giù e l'afferra per poi accovacciarsi di nuovo. Può anche saltellare sul terreno, fermandosi qua e là per individuare una preda. Nella foresta l'uccello spesso approfitta dal fatto che altri animali (cinghiali, cervi o fagiani) disturbano gli insetti o altri animali nel sottosuolo. Forse per questo motivo è sempre molto interessato a seguire una persona intenta a zappare la terra.

Il picchio muratore (Sitta europea), piccolo uccello dell’ordine Passeracei, dall’ala lunga 85 mm, che si arrampica sui tronchi degli alberi, e si nutre di insetti, bacche e semi, costruendo il nido nei buchi dei muri e degli alberi, o riadattando vecchi nidi di gazza e di altri uccelli, rimpicciolendo il foro di ingresso, se questo è troppo grande, con fango e pagliuzze cementati con la saliva; sedentario e nidificante, abbastanza abbondante, presente nei boschi di montagna e di collina.

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Il cormorano comune (Phalacrocorax carbo) è un uccello di grandi dimensioni con corpo nero e becco ad uncino. Vi è comunque un'ampia variazione in termini di dimensioni nella vasta gamma di specie. Gli adulti si distinguono dai giovani dal piumaggio marroncino. Ben adattato sia all'acqua dolce sia salata, il cormorano gode di una buona vista fino a nove metri. I cormorani hanno le piume permeabili e perciò passano molto tempo al sole ad asciugarsi le penne. Le zampe, con grandi membrane, gli danno una grande spinta sott'acqua. Inoltre, quando si immerge, può arrivare fino ad una profondità di 6 metri. Vola molto bene grazie alle ampie ali e alla forma affusolata, invece il decollo dall'acqua è complicato a causa della posizione eretta delle zampe e del peso dell'acqua che impregna le piume. Si riproduce principalmente vicino alle zone costiere, dove nidifica sulle costiere o gli alberi, ma anche in zone più interne. Depone tre-quattro uova, in un nido composto da alghe o ramoscelli.

Il cormorano può immergersi a notevole profondità, ma solitamente si alimenta in acque poco profonde, portando la preda in superficie. Esso si ciba di una grande varietà di pesci.

Altro rappresentante dell’ecosistema è la poiana (Buteo buteo), tipico uccello rapace dall’apertura alare di 113-128 cm, dal colore molto variabile, con individui che vanno dal chiaro, al quasi completamente scuro, con in genere, le parti superiori castane e le parti inferiori bianche, spesso con collare scuro, con striature e barrature su petto, ventre e fianchi. Volteggia ad ali sollevate e spinte in avanti, a coda aperta, e scivola con ali piatte, a volte fa lo " spirito santo", emettendo una specie di miagolio lamentoso, sia in volo che da posatoio, ripetuto a brevi intervalli. Questa specie, diminuita da molte aree per la persecuzione umana, negli ultimi tempi ha registrato alcuni incrementi per la protezione accordata; complessivamente è ancora presente con buoni effettivi in vaste aree. L’habitat preferito è di zone boscose alternate a spazi aperti, ma anche ambienti umidi alberati. Si ciba soprattutto di piccoli mammiferi, fino alle dimensioni di un leprotto, ma anche di uccelli terricoli, nidiacei, rettili, anfibi, insetti. Nei periodi di carestia si alimenta anche di carogne o resti di prede di altri rapaci. Caccia soprattutto all'agguato, posata su pali, rami o rocce. Nei luoghi interessati da venti frequenti caccia spesso in " stallo" o "spirito santo", esplorando attentamente il terreno a quote medio-basse, generalmente catturando le prede a terra o a poca altezza dal suolo. La riproduzione è sedentaria. Nidifica su alberi e rocce con cespugli sporgenti.

Altra specie presente è il comune colombaccio (Columba palumbus), diffusa in tutta Europa, Asia occidentale, Africa settentrionale. In Italia è una specie invernale di passo anche se localmente si può trovare nidificante. Questa tendenza si è accentuata negli ultimi anni. In ottobre si verificano generalmente i maggiori picchi di passo. Il colombaccio ha becco appuntito e ricurvo, ali lunghe, il

20 colore del piumaggio è grigio in entrambi i sessi, la coda è grigia e le zampe rosse, preferisce in assoluto foreste di alto fusto intervallate da radure e zone coltivate dove ama alimentarsi; specie gregaria, dal volo molto veloce. Monogamo, la femmina predispone il nido su un albero poi vi depone uova bianche covate con l'aiuto del maschio. Si alimenta di semi di graminacee, leguminose, bacche, ghiande, germogli.

Oltre all’avifauna descritta si evidenzia l’importanza della conservazione di altri animali come ad esempio mammiferi, tra cui il riccio europeo (Erinaceus europaeus), la volpe (Vulpes vulpes), la donnola (Mustela nivalis), la faina (Martes foina); i rettili, tra cui la biscia dal collare (Natrix natrix); i rettili, tra cui il ramarro (Lacerta viridis), la lucertola campestre e la raganella italiana (Podarcis sicula e Hyla intermedia); gli insetti e tra questi le molte specie di odonati come la damigella slanciata (Calopteryx splendens), che vola da fine aprile a ottobre le cui larve vivono esclusivamente in acque correnti di rogge, canali e fiumi, ma non di torrenti freddi di montagna. Gli adulti si addensano maggiormente presso le rive ricche di vegetazione acquatica. È comune anche nei cavi irrigui presenti in zone di agricoltura intensiva. Infine si annovera la libellula panciapiatta i cui adulti sfarfallano a partire dalla fine di aprile e possono volare fino a oltre la metà di settembre, Ma sono più abbondanti in maggio e giugno. Le larve si sviluppano in acque stagnanti o debolmente correnti, preferendo i corpi d’acqua di piccole dimensioni, poco profondi e assolati. Si rinviene dalla pianura sino a 1500 metri di quota.

Tra le specie monitorate ed elencate nelle tabelle relative alla componente faunistica, quelle che si ritengono di grande interesse per la conservazione degli habitat del Sito di Interesse Comunitario Valle Basento - Grassano Scalo – Grottole sono le seguenti:

Lutra lutra: presente in Italia con popolazioni residue poco numerose e isolate: la Basilicata, insieme a Campania, Calabria e Puglia, riveste un ruolo fondamentale per la conservazione della specie.

Lanius minor: “ovunque vi siano serie storiche confrontabili, la specie appare in calo; apparentemente il declino dell’averla cenerina è verosimilmente iniziato in tempi storici e non si è mai arrestato” (Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, Valutazione dello stato di conservazione dell’avifauna italiana – Rapporto tecnico – 2009);

Ciconia nigra: migratore regolare e nidificante, la popolazione italiana di questa specie è estremamente ridotta e la Basilicata riveste una importanza fondamentale nella conservazione della specie poiché la regione rappresenta una delle zone d’Italia con il maggior numero di coppie

21 nidificanti.

Milvus milvus: sedentario e svernante in Italia con diffusione concentrata nelle regioni centro- meridionali e isole maggiori, anche se con areale frammentato, è considerato in declino a livello europeo; la Basilicata con le sue 150/200 coppie nidificanti (in Italia 300/400) rappresenta una delle aree più importanti per la conservazione della specie.

Milvus migrans: migratore e nidificante in Italia, specie abbondante ma le cui popolazioni mostrano consistenti fluttuazioni e fenomeni più o meno vistosi di calo demografico, solo in alcuni casi seguiti da ripresa delle popolazioni. La Basilicata con le sue 200/300 coppie nidificanti (in Italia 700/1200) si colloca come una delle aree più importanti per la conservazione della specie in Italia.

Lanius senator: migratore regolare e nidificante, specie in declino all’interno dell’areale europeo; in Basilicata ancora presente anche se non più comune come in passato.

Lanius collurio: migratore regolare e nidificante, in Basilicata risulta ancora diffuso anche se non così comune come in passato; frequenta aree con presenza di cespugli, aree pascolate o coltivate, la popolazione europea appare in calo negli ultimi anni e, a livello di areale, si nota una generale rarefazione della specie, in alcuni casi conclusasi con l’estinzione locale.

Potamon fluviatile: Artropodo di interesse conservazionistico IUCN V; specie quindi ritenuta vulnerabile. Negli ultimi anni le popolazioni del granchio di fiume hanno subito una notevole riduzione in tutto l'areale e la specie è totalmente scomparsa da alcuni corsi d'acqua italiani.

A queste si aggiunge la ricchezza dell’ittiofauna la quale è attestata dalla presenza delle seguenti specie: Leuciscus cephalus, Barbus plebejus, Alburnus alburnus, Cyprinus carpio, Carassius carassius, Anguilla anguilla.

IL SIC-ZPS “VALLE BASENTO – SCALO GRASSANO - GROTTOLE”

L’area corrispondente al S.I.C.-Z.P.S “Valle Basento-Scalo Grassano-Grottole” per più del 40% è occupato da colture varie (cereali, oliveti, frutteti, orti), circa il 15% è utilizzato per colture irrigue dove un sistema di irrigazione con canalizzazione ormai stabilizzato nel tempo garantisce discrete produzioni.

Questo tipo di “habitat agricolo”, orto misto con colture erbacee ed arboree, noto nella zona come “giardini di Grassano”, se ben gestito, rappresenta un ottimo compromesso e un buon banco di prova per l'uomo, spesso incerto tra interessi di tipo produttivo e di tipo conservazionistico. 22

Il bosco ripariale si colloca a breve distanza da un'area calanchiva di grande effetto scenografico.

I calanchi, spettacolari forme di erosione, (foto calanchi) si originano per il ruscellamento dell'acqua sulle rocce argillose plioceniche e pleistoceniche e sono dei tipi geomorfologici caratterizzati da estremo dinamismo che determina una notevole instabilità dei versanti.

Le acque meteoriche, concentrate in un breve periodo dell'anno, provocano la formazione di sistemi idrografici in miniatura con vallette principali e secondarie che si intersecano e si susseguono, creste, zone di accumulo e crepacci.

Queste condizioni geologiche associate a caratteristiche climatiche marcatamente mediterranee, risultano poco accoglienti per comunità vegetali stabili soprattutto dove i versanti sono più acclivi.

Anche l'ambiente calanchivo ha un equilibrio fragile e se non si vogliono accelerare i già veloci fenomeni erosivi occorre, almeno nelle aree sottoposte a protezione, evitare il pascolo.

Il bosco ripariale, anche se oggi ridotto ad un esiguo lembo rispetto alla ben più ampia estensione del passato, la buona copertura vegetale ricca di elementi igrofili in alveo, la presenza sui versanti di calanchi e di lembi di macchia, l'esistenza di colture ben gestite, costituiscono un mosaico ambientale. Questo mosaico ecologico rende l'area idonea alla presenza di una ricca componente faunistica.

Molto interessante all’interno dell’area, dove è assente il pascolo, la presenza di plantule di cerro, nate spontaneamente da semi probabilmente rilasciati dalla piena e provenienti dalle aree a monte del fiume. L’affermarsi di una rinnovazione naturale di specie forestali fa ben sperare in un lento, ma certo recupero dell’antica foresta mesoigrofila planiziale a latifoglie decidue, caratterizzata dalla presenza del pioppo gatterino, del frassino meridionale e del cerro, un tempo diffusa sui terrazzi alluvionali fossili lungo gli alvei dei fiumi meridionali, non soggetti alle inondazioni periodiche e a ridosso delle gallerie riparie a salice.

L’innestarsi di tali dinamiche vegetazionali è un buon indicatore del beneficio che porta l’assenza del pascolo intenso in aree fragili dal punto di vista conservazionistico, quali le aree ripariali mediterranee.

Gli habitat rinvenienti nel Sic-Zps così come si evince dal report conclusivo dell’area 6 delle

23 misure di monitoraggio della Rete Natura 2000 Regione Basilicata sono il 3280 “Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Paspalo-Agrostidion e con filari ripariali di Salix e Populus alba” caratterizzato da fiumi mediterranei a flusso permanente con vegetazione dell’alleanza Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba; presente lungo i corsi d’acqua mediterranei a flusso permanente, su suoli permanentemente umidi e temporaneamente inondati. Colonizza i depositi fluviali con granulometria fine (limosa), molto umidi e sommersi durante la maggior parte dell’anno, ricchi di materiale organico proveniente dalle acque eutrofiche. L’habitat 3250 “Fiumi mediterranei a flusso permanente con Glaucium flavum” caratterizzato da comunità erbacee pioniere su alvei ghiaiosi o ciottolosi poco consolidati di impronta sub- mediterranea. In Italia l’habitat comprende anche le formazioni a dominanza di camefite degli alvei ghiaiosi dei corsi d'acqua intermittenti del Mediterraneo centrale caratterizzati da ampi greti ciottolosi. I greti ciottolosi, interessati solo eccezionalmente dalle piene del corso d'acqua, costituiscono degli ambienti permanentemente pionieri, la cui vegetazione è caratterizzata da specie del genere Helichrysum (H. italicum, H. stoechas), Santolina (S. insularis, S. etrusca), Artemisia (A. campestris, A. variabilis). L’habitat 6220 denominato “Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea” caratterizzato da formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli costituite da praterie xerofile e discontinue di piccola taglia a dominanza di graminacee, su substrati di varia natura, spesso calcarei e ricchi di basi, talora soggetti ad erosione, con distribuzione prevalente nei settori costieri e subcostieri dell’Italia peninsulare e delle isole, occasionalmente rinvenibili nei territori interni in corrispondenza di condizioni edafiche e microclimatiche particolari. L’habitat 5330 denominato “Arbusteti termo-mediterranei e pre- desertici” caratterizzato da arbusteti caratteristici delle zone a termotipo termo-mediterraneo. Trattasi prevalentemente di cenosi piuttosto discontinue la cui fisionomia è determinata sia da specie legnose (Euphorbia dendroides, Chamaerops humilis, Olea europaea, Genista ephedroides, Genista tyrrhena, Genista cilentina, Genista gasparrini, Cytisus aeolicus, Coronilla valentina) che erbacee perenni (Ampelodesmos mautitanicus sottotipo 32.23). In Italia questo habitat è presente negli ambiti caratterizzati da un termotipo termomediterraneo, ma soprattutto laddove rappresentato da cenosi a dominanza di Ampelodesmos mauritanicus può penetrare in ambito mesomediterraneo.

Nell’area, inoltre sono stati fatti impianti di riqualificazione ambientale realizzati con la messa a dimora di specie arboree e arbustive. I moduli di impianto, pur presentandosi troppo distanti per garantire una rapida affermazione della vegetazione forestale, sono stati effettuati con specie idonee al recupero ambientale, soprattutto per quanto attiene la componente arbustiva, che si presenta in ottimo stato vegetativo. Il cerro tende, invece, a presentare fallanze e disseccamenti. L’innestarsi di tali dinamiche vegetazionali è un buon indicatore del beneficio che porta l’assenza 24 del pascolo intenso in aree fragili dal punto di vista conservazionistico, quali le aree ripariali mediterranee.

In tratti di fiume dove è ben visibile, benché ridotta come superficie, la complessa serie vegetazionale tipica dei fiumi mediterranei a flusso permanente dove peraltro sembra ricostituirsi la foresta mesoigrofila planiziale è presente la vegetazione a idrofite, vegetazione acquatica edificata da idrofite radicanti di interesse fitogeografico come Potamogeton natans, la vegetazione a elofite, tipica di ambienti di tipo paludoso, che dal punto di vista fitosociologico rientra nella classe Phragmitetea, con specie del genere Carex e Typha; la vegetazione gleraicola, laddove il greto si presenta ciottoloso, con Artemisia variabilis, Helichrysum italicum, Scrophularia canina; la vegetazione ripariale igrofila di tipo arboreo-arbustiva, con specie come Salix spp., Populus spp.; la vegetazione arboreo-arbustiva mesofila, che si insedia sulle aree meno esposte alle piene, con Quercus spp. (Quercus ilex, Quercus pubescens, Populus spp. e specie arbustive quali Pistacia lentiscus, Cornus sanguinea, Crataegus monogyna, Clematis vitalba, Rubus sp., Vitis sylvestris.

L’altitudine minima dell’area oggetto dell’intervento è di 188 m s.l.m., e la massima 189 m s.l.m., infine appartiene alla Regione bio-geografica mediterranea. La qualità e l’importanza del sito sta nell’interessante componente biotica dal letto fluviale all'entroterra dove così come in tutti i fiumi, si osserva una prima fascia perennemente occupata dall'acqua dove la vita vegetale è estremamente povera o assente, seguita da una porzione sgombra dalle acque per un periodo limitato dove si impianta una vegetazione effimera fatta di piante annuali, spesso nitrofile.

Una seconda fascia è colonizzata da specie fortemente radicate al suolo poiché si colloca su terreni sommersi per periodi meno lunghi (come ad es. Agrostis stolonifera o Paspalum sp.) ed una terza fascia, con vegetazione legnosa arbustiva ed arborea, collocata appena al di sopra del livello estivo delle acque. Quest'ultima fascia, ancora ben rappresentata nel SIC è quella più appariscente ed è costituita da specie capaci di resistere alle piene del fiume ed a sopportare anche lunghi periodi di sommersione. Parliamo di salici e pioppi che in alcuni tratti del fiume formano lembi di foresta ripariale a galleria dove le cime degli alberi delle due sponde quasi si toccano con un effetto visivo da foresta primordiale.

Dal punto di vista geologico, i calanchi rappresentano spettacolari forme di erosione che si originano per il ruscellamento dell'acqua sulle rocce argillose plioceniche e pleistoceniche e sono dei tipi geomorfologici caratterizzati da estremo dinamismo che determina una notevole instabilità dei versanti. Le acque meteoriche, concentrate in un breve periodo dell'anno, provocano la formazione di 25

sistemi idrografici in miniatura con vallette principali e secondarie che si intersecano e si susseguono, creste, zone di accumulo e crepacci.

Queste condizioni geologiche associate a caratteristiche climatiche marcatamente mediterranee, risultano poco accoglienti per comunità vegetali stabili soprattutto dove i versanti sono più acclivi.

Pedologicamente, il suolo presenta la struttura della roccia - madre da cui ha avuto origine e dei successivi fenomeni di trasporto di materiali incoerenti.

Il terreno è a struttura glomerulare, una struttura cioè in cui vi è prevalenza della frazione argillosa seguita dalla sabbia ed infine dal limo.

IL TERRITORIO Tratto medio del fiume Basento, con orientamento ovest est, inserito nel caratteristico paesaggio delle colline argillose lucane.

L'alveo è di tipo alluvionale, a tratti meandriforme, costituito da depositi alluvionali attuali e recenti, ciottolosi e sabbiosi (Olocene).

La valle si presenta ampia, a superficie sub-pianeggiante, compresa tra i terrazzi più antichi e le aree più inondabili limitrofe al corso d'acqua.

I versanti evolvono da superfici ondulate a moderatamente acclivi, con spettacolari fenomeni calanchivi. La litologia è costituta da depositi marini argillosi e argilloso-limosi impermeabili, prevalentemente pliocenici.

Il suolo del fondovalle è profondo, sabbioso, spesso a tessitura più fine in profondità, privo di scheletro, ben drenato e a permeabilità moderatamente alta.

IL CLIMA

L’area oggetto del presente progetto è situata in agro di Garaguso (Mt) nell’area del

medio Basento e della collina materana. Il comune è posto tra le valli del fiume Basento e del . La sua altitudine varia da un minimo di 168 m s.l.m. nei fondovalle ad un massimo di 789 m s.l.m. sulla sommità del centro abitato. Confina a nord-ovest con il comune di Calciano, a

nord-est con Grassano, a sud-est con Garaguso, a est con , a sud con e

26

ad ovest con .

Il territorio è riferibile al bioclima di transizione tra il mesomediterraneo umido- subumido delle aree collinari ed il mesomediterraneo arido sub-costiero dell'arco ionico (Biondi e Baldoni, 1991; Rivas-Martinez, 1995). Gli inverni sono miti e piovosi, le estati calde e secche, con temperatura media del mese più caldo superiore a 23°C. La fascia fitoclimatica è quella del Lauretum che corrisponde all'areale di diffusione della vegetazione mediterranea a macchia con boschi sempreverdi xerotermici e boschi misti con dominanza di specie sempreverdi a sclerofille. La piovosità media del mese più umido è di 100 mm, quella del mese più secco di 25 mm con una media delle precipitazioni tra i 500 e i 600 mm annui. Il regime pluviometrico è caratterizzato da una alternanza di lunghi periodi siccitosi con precipitazioni concentrate in inverno. I versanti argillosi esposti a sud sono il frutto dell’azione combinata della forte insolazione e dell’acqua piovana. Lo strato argilloso superficiale sottoposto all'azione del sole si fessura con fenditure anche profonde attraverso le quali avviene la risalita dell'umidità con un trasporto di sali minerali che depositandosi in superficie sono responsabili dell'instaurarsi di una vegetazione salso-nitrofila (come l'Atriplex halimus, detta localmente 'saldoscn').

Fattori climatici

Come è noto, i fattori che influiscono decisamente sul clima di una regione, sono la latitudine, l’altitudine, la distanza dal mare, la posizione rispetto ai grandi centri di azione dell’atmosfera, l’esposizione, la vegetazione.

Per quanto riguarda il territorio compreso nei confini della nostra regione, la latitudine ha una limitata influenza, essendo l’intero territorio compreso nel piccolo intervallo di circa 1°.

Ha invece notevole influenza la posizione della regione, che risente dell’influenza dei tre mari (Tirreno, Adriatico e Jonio) e la sua orografia particolarmente tormentata senza una direzione prevalente delle dorsali montuose, la distanza dal mare, l’esposizione dei versanti, la vegetazione ed infine l’altitudine, per la quale si ha una netta differenziazione tra la provincia di Potenza (tutta al di sopra dei 500 m s.l.m.) e quella di Matera.

Tale diversità è ancora accentuata dalla differente posizione rispetto alle perturbazioni atmosferiche, dato che il sistema appenninico attribuisce alle due province diverse influenze climatiche costituendo uno spartiacque tra i bacini del mar Tirreno e quello dello Jonio.

Il sistema orografico costituisce, infatti, una barriera alla traiettoria delle perturbazioni

27 atlantiche nel Mediterraneo, che conseguentemente influenzano in misura maggiore la parte ovest della regione, nell’ambito della penisola italiana.

Il clima della Basilicata è di tipo mediterraneo con inverni piovosi ed estati calde e siccitose, salvo che nelle zone più interne del versante tirrenico dove l’inverno è più freddo e ricco di precipitazioni. Sul territorio lucano si registra la presenza di piogge in tutto l’anno, ma concentrate, in misura diversa da zona a zona, nel semestre autunno-inverno, e con temperature che seguono un regime generalmente analogo per tutto il territorio.

La diversa distanza dal mare influenza, inoltre, il grado di continentalità climatica di alcune zone, accentuando le escursioni termiche e gli scarti tra le precipitazioni del periodo autunno- inverno e quelle del periodo primavera-estate.

La rete di rilevamento della temperatura sul territorio lucano è abbastanza scarsa. Di seguito si riportano le stazioni operanti, (appartenenti all’ARPA Basilicata, ex Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale).

Tabella 1 – Stazioni operanti appartenenti all’ARPA Basilicata

Rispetto ai parametri climatici generali esposti in tabella, il paese di Garaguso presenta un clima definito delle colline orientali: clima temperato semiarido ad estate secca, con escursioni stagionali di circa 16°C, con una piovosità media che si aggira sui 600 mm ed un bilancio idrico fortemente deficitario nei mesi estivi. In particolare, la piovosità annua è compresa tra 550 e 700 millimetri, concentrata in autunno (circa il 31%) ed in inverno (circa il 34%) e con un’incidenza minima in estate (13%). La piovosità mensile maggiore si registra in novembre e dicembre, quella

28 minore in agosto. L’intensità e la frequenza delle precipitazioni risultano decrescenti da nord a sud. Le temperature medie mensili sono comprese tra 3 e 28 °C, con punte massime in agosto (40-46 °C) e minime in febbraio (anche inferiori a 10 °C). I venti predominati sono lo scirocco, il maestrale e la tramontana; durante l’inverno lo scirocco viene sostituito dal ponente.

Dall’osservazione ed elaborazione dei dati delle stazioni termopluviometriche di , Calciano e Grassano, si nota come il tratto del fiume Basento che scorre nel territorio dell’area Sic –Zps sia caratterizzato da un bioclima di transizione tra il tipo mesomediterraneo umido-subumido delle aree interne a ridosso dei rilievi appenninici, ed il tipo mesomediterraneo arido dei territori costieri e sub-costieri dell’Arco Jonico.

Per la stazione di Garaguso si fa riferimento alla stazione pluviometrica 8 corrispondente al Comune di Calciano (Mt) (420 m s.l.m.) il periodo di osservazione delle precipitazioni e delle temperature è di 50 anni, dal 1921 al 1970. La piovosità media annuale risulta di 675 mm/a con punte massime nei mesi di novembre e dicembre e minime nei mesi di luglio e agosto (tab. 2). Dal diagramma ombrotermico di Bagnouls – Gaussen si evidenzia un periodo di aridità estiva nei mesi di giugno, luglio e agosto (fig. 1).

Tabella 2 - Precipitazioni medie mensili e media annuale per la stazione pluviometrica di Calciano

Figura 1 – Diagramma di Bagnouls – Gaussen della stazione termo-pluviometrica di Calciano (420 m s.l.m.) 29

Analisi fitoclimatica

Per l’attribuzione della tipologia fitoclimatica si fa riferimento alla classificazione elaborata da Pavari. Dalla comparazione dei parametri termici e pluviometrici della stazione di Calciano e i parametri di riferimento proposti da Pavari (tabella 4) si è potuto stabilire che il territorio di Grassano ricade nella fascia fitoclimatica del Castanetum sottozona calda di 2° tipo (con siccità estiva).

Dal punto di vista delle fasce altitudinali, esso è posto nella fascia alta del piano basale dove troviamo l'orizzonte delle latifoglie termofile. In essa esistono boschi che, in moltissimi casi, a seconda della specie, sconfinano nei due orizzonti adiacenti.

Qui troviamo, prevalentemente piante di roverella (Quercus pubescens Willd, 1805) che incidono l'orizzonte delle sclerofille sempreverdi giungendo a ridosso della costa. La roverella è una pianta frugale, dall'apparato radicale robustissimo, cresce in terreni anche piuttosto ostili, pietrosi ed aridi. Si trova facilmente sia mista al leccio, alle altitudini minori, sia seppur in minor numero, mista al castagno ed al pino nero nella parte inferiore dell'orizzonte delle latifoglie a riposo invernale.

La conformazione più diffusa dell'orizzonte delle latifoglie termofile è comunque il bosco misto. Oltre alla già citata roverella ne fanno parte piante quali l'orniello, il carpino nero, il ciliegio selvatico, l'ontano nero, il castagno, la farnia, il pino nero ed il pino silvestre.

Tabella 3 - Classificazione fitoclimatica di Pavari - Sottozone del Castanetum

Il Castanetum interessa gran parte della fascia supramediterranea dai 400-500 ai 600-800 m. di altitudine, occupata prevalentemente dalle latifoglie eliofile.

Secondo la classificazione di De Philippis, i tipi colturali dei boschi nel Comune di Grassano fanno parte del piano del castagno e delle querce caducifoglie (Boschi della Zona del Castanetum).

Secondo la classificazione biocenotica di Schimd la vegetazione della zona è da ascrivere al cingolo Q.T.A. (Quercus-Tilia-Acer) dominato della roverella (Quercus pubescens Willd, 1805). La vegetazione naturale potenziale è quella della foresta caducifoglia mesofila rappresentata dai querco-

30 carpineti planiziali (Querceto-Carpinetum boreo-italicum).

Secondo la Carta della Vegetazione Potenziale del Tomaselli (1970) si tratta della formazione dell'Orizzonte Submediterraneo del Piano Basale, con prevalenza di querce mesofite, pertanto, le biocenosi forestali presenti sono caratterizzate prevalentemente da cerro (Quercus cerris L.), con presenza rada di roverella (Quercus pubescens Willd, 1805).

Il territorio è riferibile al bioclima di transizione tra il mesomediterraneo umido-subumido delle aree collinari ed il mesomediterraneo arido sub-costiero dell'arco ionico (Biondi e Baldoni, 1991; Rivas-Martinez, 1995).

Gli inverni sono miti e piovosi, le estati calde e secche, con temperatura media del mese più caldo superiore a 23°C.

La fascia fitoclimatica è quella del Lauretum che corrisponde all'areale di diffusione della vegetazione mediterranea a macchia con boschi sempreverdi xerotermici e boschi misti con dominanza di specie sempreverdi a sclerofille.

La piovosità media del mese più umido è di 100 mm, quella del mese più secco di 25 mm con una media delle precipitazioni tra i 500 e i 600 mm annui.

Il regime pluviometrico è caratterizzato da una alternanza di lunghi periodi siccitosi con precipitazioni concentrate in inverno.

I versanti argillosi esposti a sud sono il frutto dell’azione combinata della forte insolazione e dell’acqua piovana. Lo strato argilloso superficiale sottoposto all'azione del sole si fessura con fenditure anche profonde attraverso le quali avviene la risalita dell'umidità con un trasporto di sali minerali che depositandosi in superficie sono responsabili dell'instaurarsi di una vegetazione salso- nitrofila (come l'Atriplex halimus, detta localmente 'saldoscn').

CONTENUTI DELLA S.I.C.-Z.P.S. n° CODICE DEL SITO IT9220260 - Tipo C

Specie importanti di Flora Nome scientifico:

Salix eleagnos Scop. - Salix fragilis L. - Salix purpurea L. - Salix triandra L. - Salix alba L. - Populus canescens (Aiton) Sm - Lythrum salicaria L. - Carex sp. - Arundo plinii Turra - Cyperus fuscus L. - Equisetum telmateia Ehrh. - Agrostis stolonifera L. - Alisma plantago-aquatica L. - Allium sphaerocephalon L. - Alnus cordata (Loisel.) Loisel. - Alnus glutinosa (L.) Gaertn. - Artemisia

31 variabilis Ten. - Atractylis cancellata L. - Atractylis gummifera L. - Atriplex halimus L. - Bituminaria bituminosa (L.) C. H. Stirt. - Briza maxima L. - Camphorosma monspeliaca L. - Catananche lutea L. - Cercis siliquastrum L. - Cistus monspeliensis L. - Cynodon dactylon (L.) Pers. - Cyperus fuscus L. - Dactylis glomerata L. - Dorycnium hirsutum (L.) Ser. - Elytrigia repens (L.) Desv. - Equisetum telmateia Ehrh. - Fraxinus angustifolia Vahl - Helichrysum italicum (Roth) G. Don - Hyparrhenia hirta (L.) Stapf - Juniperus oxycedrus L. - Linum strictum L. - Lygeum spartum L. - Lythrum salicaria L. - Mantisalca duriaei (Spach) Briq. et avill. - Mentha longifolia (L.) Huds. - Ophrys sphegodes s.l. - Paliurus spina-christi Mill. - Paspalum dilatatum Poir. - Paspalum distichum L. - Phragmites australis (Cav.) Trin. ex Steud. - Pistacia lentiscus L. - Populus nigra L. - Potamogeton natans L. - Quercus cerris L. - Ruscus aculeatus L. - Salix caprea L. - Scorzonera laciniata L. - Scrophularia canina L. - Sulla coronaria (L.) Medik. - Tamarix africana Poir. - Tamarix gallica L. - Trachynia distachya (L.) Link - Trifolium arvense L. - Typha angustifolia L. - Ulmus minor Mill. - Vitis vinifera L. subsp. sylvestris (C. C. Gmel.) Hegi.

VALUTAZIONE D’INCIDENZA

Il Progetto di realizzazione dell’infrastruttura con annesso piazzale in cls ha, tra gli altri, l’obiettivo di individuare le linee di sviluppo del tessuto rurale e gli indirizzi di uso del territorio secondo un modello di sviluppo sostenibile che coniughi l’esigenza della progettazione con quello della compatibilità ambientale del sistema territorio.

Da questa premessa, che definisce le finalità dell’intervento, si evince come l’attività produttiva ad indirizzo alimentare nell’ottica del rispetto dei requisiti richiesti dai regolamenti del P.I.P.comprensoriale del P.R.G. del Comune di Garaguso possa garantire un miglioramento dei processi produttivi laddove si creino le condizioni per apportare nuove risorse e nuovi infrastrutture che debbano tener conto di tutte le componenti ambientali, siano esse biotiche o abiotiche. Difatti è da questo punto di vista che il capannone non sarà in cemento a faccia vista bensì ricoperto da pannelli per facciate resistenti al fuoco, pertanto compatibile con l’ambiente circostante quest’ultimo rappresentato da ulteriori insediamenti produttivi realizzati con i medesimi materiali.

L’area oggetto dell’intervento ricade nel Comune di Garaguso il quale ricade a sua volta nel sito di conservazione: S.I.C.-Z.P.S. (Siti d’Importanza Comunitaria – Zone di protezione speciale) denominato Valle Basento – Grassano Scalo – Grottole (codice del sito IT9220260 - Tipo C).

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In ottemperanza all’allegato G del D.P.R. 357/1997 relativamente all’area vasta di influenza dei progetti e all’interferenza con il sistema ambientale, occorre precisare che la tipologia d’intervento che s’intende avviare consisterà in un’infrastruttura edilizia composta da una struttura intelaiata in acciaio in Fe 360, perimetrata da pareti con rete elettrosaldata. il calcestruzzo utilizzato per le pareti sarà di classe 25/30 mentre l’armatura B450C. Similmente per la fondazione in platea di spessore 40 cm. I rivestimenti principali del capannone saranno realizzati nel seguente modo: - esternamente alle pareti in cls armato perimetrali, saranno installati pannelli per facciate resistenti al fuoco, costituiti da lamiere zincate che ricoprono su entrambi i lati un pannello in lana minerale ignifuga; - in copertura da pannelli ignifughi costituiti da lamiere zincate con all’interno un pannello in lana minerale lamellare di classe A1 (EN 13501 – 1). La lamiera estradossale ha una forma trapezoidale uniforme e standard.

Tra le pareti in cls armato e il pannello isolante ignifugo si interporrà una schiuma di poliuretano espanso dello spessore di 3,5 cm. Il muretto perimetrale di confine, progettato di spessore cm 30 sarà realizzato con calcestruzzo di classe 25/30 armatura B450C, esso non supera 1,10 m di altezza fuori terra. Sono infissi in esso, per alzare la protezione antintrusione, paletti in ferro a T zincati, collegati a mezzo di rete in filo di ferro plastificato (ϕ2,3mm) con maglia 50 x 100. Detto progetto rispecchia i principi di conservazione indicati nel Piano di Gestione e non costituisce minacce e/o criticità nell’area oggetto d’intervento verso gli habitat prossimali equiparandosi agli insediamenti che già sono insiti nel sito rete natura 2000. Sulla base delle esperienze gestionali anche selvicolturali maturate sulla stabilità dei popolamenti, anche non colonizzati da garzaie, si sono definiti alcuni parametri empirici di analisi e di intervento, da utilizzare come linea guida soprattutto per la conservazione delle colonie di ardeidi che popolano gli habitat circostanti, alcune delle quali inserite nell’allegato I della Direttiva 91/244/CEE (che modifica la direttiva 79/409/CEE) concernente la conservazione degli Uccelli selvatici per le quali sono previste “misure speciali di conservazione per quanto riguarda l’habitat,

per garantirne la sopravvivenza e la riproduzione”. Inoltre misure di conservazione da adottare nei confronti di una specie di Mammiferi e due di rettili inserite nell’All. II Direttiva 92/43/CEE e una specie di Mammiferi (Hystrix cristata), tre di Rettili e tre di Anfibi (Hyla intermedia, Pelophylax sinkl. Hispanicus e Psedopidelea viridis) sono protette dalla "Direttiva habitat" 92/43 CEE all'allegato IV come "specie animali e vegetali d'interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa".

I valori di seguito indicati sono proposti come limite al disotto del quale la stabilità del 33 popolamento forestale, e quindi la capacità di supportare i nidi di ardeidi, è assicurata nel breve- medio periodo (5-10 anni). Tali parametri vengono presi anche da esperienze reali non similari ricadenti in aree Sic-Zps del territorio italiano.

Per rilevare adeguatamente i parametri di riferimento indispensabili per le misure di attenuazione e mitigazione è stato necessario fare alcune considerazioni di ordine pratico, utili sia in fase di pianificazione, sia di progettazione degli interventi che costituiscono il quadro emergente. Innanzitutto:

- Le epoche di intervento saranno limitate nella prima parte del periodo di riposo vegetativo, ovvero tra agosto e febbraio, per non interferire con l’arrivo degli aironi migratori e l’inizio della nidificazione per non creare disturbo con il transito ed il rumore dei mezzi d’opera;

- Osservare un periodo di sospensione dei lavori (periodo di nidificazione delle garzaie dal 1 Marzo al 31 Luglio in cui depongono e covano le uova) per tenere conto del ciclo riproduttivo delle specie animali prioritarie presenti nell’area Sic-Zps;

- Rispetto alle misure di mitigazione ed attenuazione da porre in essere per limitare al massimo alterazioni durante l’esecuzione dei lavori è importante che non vengano danneggiate, manomesse o comunque alterate le caratteristiche naturali e seminaturali dei luoghi interessati dalla realizzazione dell’intervento previsto;

- Evitare di interessare zone naturali limitrofe a quelle di intervento con aree di cantiere e porre in essere ogni misura di mitigazione possibile atta a contenere le emissioni di polvere e rumore;

Le attività connesse e conseguenti all’iniziativa presuppongono che le opere non debbano stravolgere il progetto avendo accortezza di non produrre rifiuti di cantiere durante l’esecuzione evitando di stravolgere il territorio.

In considerazione di quanto appena detto si può affermare che non si riscontrano condizioni tali che gli interventi possano creare delle forzature di regimentazione idraulica con gravi conseguenze sull'ecosistema fluviale e sulla stabilità dei versanti appurato che l’ambiente fluviale del territorio del Sic-Zps è caratterizzato anche da un ampio greto fluviale condizione che garantirebbe sicurezza sia per l’avifauna che per i mammiferi rispetto a potenziali inondazioni è distante dall’area di intervento.

Inoltre, come peraltro già detto, l’epoca d’intervento sarà limitata alla prima parte del periodo di riposo vegetativo, tra l’inizio di agosto e la fine di febbraio per non interferire con 34 l’arrivo degli aironi migratori e l’inizio della nidificazione; le opere, quindi dovranno essere completate entro tale data, per non creare disturbo con il transito ed il rumore dei mezzi d’opera, anche se territorialmente gli interventi ricadono fuori dagli habitat.

VULNERABILITA’

Elementi di vulnerabilità del sito sono rappresentati da diverse attività antropiche: pascolo, viabilità, piccole e medie industrie, depuratori, piccoli cantieri, recinzioni di dubbia legalità, incenerimento di materiale plastico, discariche diffuse e cumuli di vario materiale (lavatrici, pedane, lamiere, bottiglie, materiali- inerti derivanti da attività edilizia) che sviluppano lungo quasi tutta la destra idraulica del greto fluviale Influenze negative sul SIC. Di seguito vengono elencate:

- Il pascolo eccessivo (esso rappresenta senza dubbio il fattore più rilevante di vulnerabilità del sito con la presenza contemporanea e continuativa delle mandrie e l’uso dell’area come transito per la transumanza; ciò rende il carico di bestiame, soprattutto lungo il versante nord- ovest del sito, pericoloso per la conservazione degli habitat e delle specie animali associate).

- L’attività di smaltimento dei rifiuti lungo le opere di difesa spondale (tale attività rappresenta un grave elemento di vulnerabilità del sito poiché crea interferenze al libero deflusso delle acque soprattutto quando il livello idrico del fiume aumenta permettendo alla corrente di trascinare con se il materiale depositato sulle sponde, il quale generando ostacoli restringe la sezione in alveo innescando fenomeni erosivi; esso crea notevoli danni all'ecosistema fluviale e genera degrado dal un punto di vista ambientale e paesaggistico).

- La contiguità del sito con la S.S. 407 Basentana (molti gli animali ritrovati investiti dalle auto soprattutto nel periodo primaverile).

- La riduzione lenta e continua dell’habitat ripariale a causa della pressione del pascolo e del prelievo non controllato di legname.

- L’erosione delle sponde (è determinata dall’azione erosiva della corrente che, spostandosi continuamente nel tempo, ha determinato fenomeni effossori di tipo generalizzato; tale azione si ritiene accentuata rispetto alla normale erosione perché prodotta da elementi antropici che hanno influenzato fortemente il libero deflusso delle acque - opere di regimentazione idraulica – gabbionate - sovrastrutture stradali).

- Il prelievo di acqua dal fiume di tipo stagionale (per usi agricoli e/o per la lavorazione di inerti provoca riduzione della portata influenzando l’ecosistema fluviale). 35

- Attività antropiche (presenza di attività produttive - area PIP).

VALUTAZIONI DELLE POSSIBILI INTERFERENZE SUGLI HABITAT, SULLE SPECIE E MISURE DI MITIGAZIONE INCIDENZA

In base a quanto sopra riportato, si può affermare che l’intervento previsto così come precedentemente descritto non andrà ad interferire direttamente sugli habitat e sulle specie oggetto di conservazione, poiché difatti rientra in un’area P.I.P., peraltro censita e ben descritta nel Piano di Gestione. L’intervento in linea generale non presuppone alcun cambiamento di destinazione d’uso dei suoli interessati, risulta coerente con gli obbiettivi prioritari di conservazione. Pertanto sicuramente l’intervento ipotizzato non modifica in senso radicale bensì si contestualizza in un territorio che non risulta direttamente interessato dalla presenza di habitat: si rileva la presenza di due aziende di produzione di serramenti e infissi, un'azienda di produzione di pannelli fotovoltaici ed un centro di vendita di macchine ed attrezzature agricole. Tali attività non sono particolarmente inquinanti, poiché non presentano lavorazioni che producono rifiuti solidi o liquidi pericolosi o emissioni inquinanti in atmosfera (figura 0.7 del Piano di Gestione).

Possibili interferenze che le fasi di lavoro di costruzione del capannone potranno apportare, sono rappresentate dal disturbo legato all’operatività del cantiere in fase esecutiva ma è pur vero che le operazioni saranno caratterizzate da ripetuti tempi morti che seguiranno pause da parte degli operai per stanchezza oppure da fasi di lavoro tali da dover pianificare volta per volta l’organizzazione del cantiere edilizio, per cui saranno solite le intermittenze collegate sia con la logistica del lavoro e sia con le fasi lavorative. Automaticamente il disturbo degli attrezzi e delle macchine nel cantiere edile avverrà comunque in modo graduale. Inoltre si deve aggiungere che un cantiere edile di questo tipo non va oltre le trenta giornate di lavorazione quindi si tratta di tempi veramente stretti che di certo non andranno a influenzare nessun ciclo riproduttivo.

Come già detto in precedenza il cantiere edile rispetterà un periodo di stasi corrispondente alla prima parte del periodo di riposo vegetativo degli ardeidi, ovvero tra marzo e luglio, per non interferire con l’arrivo degli aironi migratori e l’inizio della nidificazione.

Misure di mitigazione e compensazione potranno essere rappresentate dalla ricollocazione delle stesse piante di ulivo presenti nel lotto con aggiunta di ulteriori contestualmente alla realizzazione del piazzale in prossimità del perimetro, rimettendo in situ la vegetazione arborea preesistente, questo anche nei confronti dell’impatto ambientale rinveniente dalla S.S. 407. Rispetto agli impatti legati all’attività antropica così come peraltro ribadito nel Piano di Gestione ci si atterrà 36 alla normativa vigente riguardo alla produzione e smaltimento di rifiuti solidi e liquidi ed alle emissioni in atmosfera, dettate dal D. Lgs 152/06 e ss.mm.ii. alla Parte Quarta - "Norme in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati" ed alla Parte Quinta - "Norme in materia di tutela dell'aria e di riduzione delle emissioni in atmosfera".

Il Tecnico

Arch. Michele Abbate

37 ALLEGATI

- Relazione fotografica; - Inquadramento catastale dell’area di intervento su ortofoto in scala 1:1.000; - Inquadramento territoriale dell’area d’intervento rispetto agli habitat del SIC-ZPS denominato Valle Basento – Grassano Scalo – Grottole con cod. IT9220260 in scala 1:10.000; - Inquadramento corografico dell’area d’intervento rispetto al Parco di Gallipoli Cognato e la SIC-ZPS in scala 1:25.000; - Planimetria catastale - Relazione generale illustrativa; - Elaborati architettonici di progetto.

38 RELAZIONE FOTOGRAFICA

Vista del lotto da nord est

Vista del lotto da nord Vista del lotto da nord

Vista del lotto da nord Vista del lotto da nord con vista sui fabbricati limitrofi

Vista del lotto con i fabbricati adiacenti Vista del lotto da ovest con un fabbricato adiacente

Parte ad ovest del lotto Foglio 6 Particelle 629, 630,631,632,633

Scala 1:1000 Inquadramento territoriale dell'area di intervento rispetto agli habitat ZSC

Legenda

Aree di intervento

Scala 1:10.000 W+E s

GRASSANO Inquadramento corografico dell'area di intervento rispetto al Parco di Gallipoli Cognato e ZSC

Legenda

~ Gallipoli Cognato L__j Aree di intervento

ZSC IT9220260

D Limiti amministrativi

Scala 1 :25.000 W+E s

GRASSANO Direzione Provinciale di Matera Ufficio Provinciale- Territorio- Direttore MARIA MARGHERITA ANNA MATTIA Vi s t e l (0.90 euro) ~r- N~ ··O 507 NN ~~ l .. t- l 735 1M CO l 349 NLD 337 m l t-O l ~M l l 36l~b l l l _,~_, ---- "' l ' l l o \ l l-' l l co o l l l ~ / l r l l p_, l l l ( l 731 l l l l l

l ·~ --::------~~ l ~ l _, sQ) l "'~ l o l o l : /(//~1-,-;-,~~~:( 750 i o l l ----.__=:.'-....--.__ \ \ ~ o (O \\ oLD l, o~'- p/ 0 ~<:~------' '-- __ _/ / ' ~ 7" ~o o ~o ~co mco ~o Qj]~ ~ ~ Q) o () m~ ~ ~ m o a o Q) o~ ~ [/] ~ 175 sQ) ,J ~

262 SI 3 o 302 o t- 514 o ~ [/] 7 ::J Il l'l z ~ ~ 7'"o ~ o 17 217 LJCO Q) o ~·~ ~~ SQJJ o o ~------_u-+_l~__ ~L______~ ______l __ +-~~------Ì---~------+------~------+--~~~--~~--~--~------+-~------~~~~~~------_L-+----~~~u~ E=5:.JUU l Particella: 619 COPIA AUTENTICA

Re p. 60409 Racc. 1317 5------

---·----·------••· · ··•··------· -----···---C OM PRA VENDITA-·------····------···---··------··----·--

------~-~I>lJ1313~l~l\ Ill~IJ\~1\------

Il quattordici marzo duemiladiciassette, in Grassano ed al Corso Umberto I t 06, innanzi a me, Registrato a Matera Vito Nobile, Notaio in Matera ed iscritto ne! ruolo del Distretto Notari}e di quella Città, si co- 0 Il A5/ 3(2olt stitui scono: ------·------·------·-----·------·------·------·-----·-----· Serle 1Tn. s>o8

Maragno Gaetano S.r.l., società con sede in Tricarico, Via Don Luigi Sturzo s.n. (Codice Fi- Trascritto nei RR.II. di Matera

scale e numero di iscrizione nel registro delle Imprese di Matera 01 080060773; cap. soc. Euro Il _d->-=5-+-lo?-"-+- { 1o___...('...__f nn. '22-46 - ,{"fbt 360.000), qui per mezzo dell'Amministratore Unico e legale rappresentante Michele Degrazia,

nato a Tricarico il 12 dicembre 1950 e domiciliato per la carica presso la sede sociale;------

Sweetness Solution S.r.l., società con sede in Garaguso, Via Scalo Ferroviario 21 . (Codice

Fiscale e numero di iscrizione nel registro delle Imprese di Matera 01319630776; cap. soc.

Euro t 0.000), qui per mezzo dell'Amministratore Unico e legale rappresentante Domenico

Manna, nato a Grassano il28 gennaio 1968 e domiciliato per la carica presso !a sede sociale.~

lo Notaio sono certo dell'identità personale dei comparenti.------·------

Le parti di!>'}Xlngono come segue.------.-----~------··---

------Art. 1 ------·------·

Maragno Gaetano S.r.l. vende a Sweetness Solution S.r.l. , che compra, i seguenti diritti reali

sul lotto 16 (sedici) del Piano fnsediamenti Produttivi (in sigla P.T.P.) in Garaguso, località

Scalo Ferroviario, già Macchia del Cerro:------·--·------·------

a) proprietà del suolo edificabile di mq. 1501 (millecinquecentouao), confinante con strada

di Piano, suolo di cui appresso, altro lotto della parte venditrice e proprietà del Sig. Lo-

renzo Rago, salvo se altri, identificata nel Catasto Terreni al foglio 6, nn. 630, are 5.1 O e

631, are 9.9 l ; ------

b) diritto di superficie, con durata fino al 5 (cinque) febbraio 2112 (duemilacentododici), su

suolo edificabile, di proprietà del Comune di Garaguso, esteso mq. I .50 l (millecinquecen-

touno), confinante con strade di piano per due lati, altro lotto della parte venditrice e suolo

di cui innanzi, identificato nel Catasto Terreni al foglio 6, nn. 629, are 7.61; 632, are 0.45;

633, are 6. 9 5.------

------Art. 2 ------

La parte vcnditrice indica il proprio titolo dominicale nella convenzione ex art. 27 L. 865/'71

\ - l - di cui all'atto pubblico-amministrativo ricevuto dal Segretario Comunale di Garaguso il 5 feb­

braio 2013 (tr.tto il 13.3.2017, nn. 13.3.17, nn. 2146-1691 ): le parti dichiarano di aver ricevu­ to dal Comune di Garaguso NullaOsta a compravendere i suddetti lotti P.i.p.; quella compra­

trice dichiara inoltre di conoscere il contenuto della predetta convenzione e del Regolamento

Comunale in materia, obbligandosi a rispettame le prescrizioni, al pari di quelle del precitato

Nulla O sta.------­

------Art 3 ------~------

Il trasferimento ~egue con le più ampie garanzie di legge e comprende ogni connesso diritto,

accessorio e pertinenza dì quanto alienato, cosi come determinati dalla Legge e dai titoli di

provenienza.------····------

·------·------·------Art. 4 ------

La destinazione urbanistica del terreno rilevasi dall'apposito certificato, rilasciato dal Comune

competente il giorno 21 tèbbraio 2017 e qui allegato sub "A": la parte alienante dichiara non

essere intervenute modificazioni degli strumenti urbanistici dalla data del rilascio sino ad ora.

Le parti dispensano me Notaio dalla lettura di tale allegato.------

------Art. 5 ------

Tl prezzo, convenuto in Euro 21.500 (ventunomila cinquecento), oltre I.v.a. al22% (ventidue

·per cento) per complessivi Euro 26.230 (ventiseimila duecentotrenta), viene qui pagato me­

diante assegno circolare emesso da Bper Banca- Grassano, n. 5205576574.------··------­

La parte venditrice rilascia quietanza e resta perciò inibita iscrizione di ipoteca legale.------­

La presente vendita inte!,rra ai tini fiscali cessione a titolo oneroso di suolo edificabile da parte

di impresa costmttrice: la presente vendita è pertanto soggetta ad I.v.a., con conseguente ap­

plicazione in misura fissa delle imposte di registro, di trascrizione e catastale.------·------·­

Le partì, a titolo di dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà resa ai sensi degli artt. 46 e

ss. D.P.R. 445/2000, previa mia rituale ammonizione al riguardo e per gli effetti di cui all'art.

35, co. 22, D.L. 223f 06, convertito con modificazioni nella L. 2481'06 e come sostituito

dall'art. l, co. 48, L. 296/'06, dichiarano che il prezzo di vendita è stato corrisposto mediante

le suesposte modalità e ciascuna di esse di non essersi avvalsa di un mediatore.------­

Io Notaio ho letto alle parti questo atto, da me scritto su due pagine di un foglio, fmnato alle

ore 18, OO.------·------·------

F.ti: Michele Degrazia - Domenico Manna- Vito Nobile Notaio (sigillo}------

-2- 1: ' ~ l;:-<:.... ., ~~...... \ 1\;ll ...... w...... ,_ HACCO'-lA H. , J,~ Comune di Garaguso PROVINCIA DI MATERA Area Tecnica e Tributi Via IV Novembre, 16 -Tel. 0835.671005- Fax. 0835.671373 Codice Fiscale: 83000190773- www.comune.garaguso.mt.it,._

Prot. l:;Z 2 CD.U. n. ____

2 1 FEB.· 2017 IL RESPONSABILE DELL'AREA Vista la richiesta della ditta MARAGNO Gaetano s.r.l. con sede in Tricarico (MI), in via Don Luigi Sturzo s.n.c .. finalizzata al rilascio di un certificato di destinazione urbarùsti.ca, relativo alle particelle: 624 - 625 - 626 - 627 - 628 - 629 - 630 - 631 - 632 - 633 del foglio di mappa n. 6 di code~to Comune

Visto il vigente P.R.G. approvato con deliberazione di C.C. n. 49 del14/09/1992 e con D.P.G.R. n. 452 del21/05/1993; · ·

CERTIFICA

Che i terreni siti in agro di Garaguso e riportati in Catasto alle particelle: 624 - 625 - 626- 627- 628 - 629- 630- 631 - 632- 633, del foglio di mappa n. 6, nel vigente P.R.G ._ ~isultano ricadere in zona "D" (P.I.P), per le quali vigono le seguenti norme urbanistiche:

sf == Superficie fondiaria ...... = 3000.00 mq se = Superficie coperta ...... = 900.00 mq H max =Altezza massina ...... = 6.00 mt V= Volume massimo ...... = 5400.00 mc Dc= Distanza dai Confini ...... = 8.00 mt D p c = Distanza Pareti Finestrate ...... = 16.00 mt

"Da attuarsi secondo le norme del V'igente P.I.P. (D.P.G.R. 246 del23/02

Si rilascia il presente certificato, a richiesta del sig. Giovanni l V.llC'>. l."U"-...~ 1. Legale della Ditta MA~AGNO Gaetano s.r.l. con sede in Tricarico (MT), Sturzo s.n.c .

Garaguso, U 21/02/2017 ·1 ù FtArL 2017 fb~atera, ...... ••.••.•••...... lo so~to:cri'!'to Vito Nobi~. Notaio !n Matc-m (Col!e':Jio dì M·::.'tter-2). au-::sto che q;_· -· r;~. ~. tX;. J~\.i -:,11 . ~ ..-; )... d i ...... f :-. j ~: • ou l u ç:;;nfo~ ~:.8 c~ra~to or;.~! . /.i~, H:'-.niuti;.;J\a P:"" - ~, ;~ tmw. Peruso f\

. l COMUNE di GARAGUSO (Provincia di Matera)

AREA TECNICA e TRIBUTI

Prot. n• /7z, 1 1 StN. 2017 Garaguso, 17 gennaio 2017

Spett/le MARAGNO Gaetano S.r.l. Via don Luigi Sturzo, snc TRICARICO (MT) PEC: [email protected]

Al signor MANNA Domenico Corso Umberto l, n• 85 75014 - GRASSANO (MT) PEC: domenic.manna@pec. it

Oggetto: Piano per gli lnsediamenti Produttivi di Garaguso Scalo. Comunicazione accettazione subentro.

In esecuzione della deliberazione del Consiglio comunale n" 32 del 23 dicembre 2016, si comunica l'avvenuta accettazione di "subentro" del signor Manna Domenico nel possesso del lotto in area P.I.P. già assegnato alla ditta Maragno Gaetano S.r.l. Il subentro predetto è subordinato alle condizioni indicate al punto 5) del dispositivo della richiamata, che di seguito opportunamente vengono riportate: a. Impegno delle parti (attuale assegnatario e subentrante) a risolvere autonomamente tutti gli aspetti, anche economici, connessi al procedimento di subentro, senza onere alcuno per l'Amministrazione comunale; b. Possesso, da parte del subentrante, dei requisiti previsti dal vigente "Regolamento per l'assegnazione dei lotti P.I.P.'', nonché impegno (sempre da parte del subentrante) a presentare la domanda di cui all'articolo 5 dello stesso Regolamento entro trenta giorni dalla comunicazione di "accettazione del subentro" da parte dell'Ufficio Tecnico; c. Obbligo, a carico esclusivo del subentrante, del versamento di una quota forfetaria commisurata al 10% del valore del lotto di riferimento alla data di prima assegnazione, in ragione della sua "rivalutazione" determinatasi nell'intervallo di tempo intercorso dalla assegnazione suddetta.

Via IV Novembre n• 16-75010 GARAGUSO (mtl Te l. 0835·671005-fax. 08~5 -671373 • 327.3587069 e·mall: s.,_dean~li~_p r_o_yl_r:lcl,J.matj!ra.it • dsangeli~.glançarjol..@Ama o l .com Pec istituzionale: Pf.Q.tQ.I;Q!!~ @J!ec . comun~.·.&

La presente illustra brevemente il Progetto esecutivo di un Capannone industriale per l’insediamento di una attività di produzione di alimenti a base di cioccolato, zucchero ed altri prodotti alimentari presso il Comune di Garaguso (Pr. Matera) all’interno dell’area P.I.P. comunale.

FOTO 01 – Garaguso Scalo del Comune di Garaguso (MT)

Il Progetto è stato commissionato dal sig. Domenico Manna, in qualità di amministratore unico della Ditta Sweetness Solution S.r.l., convenzionata con il Comune di Garaguso per la cessione di area destinata ad insediamento produttivo di Garaguso Scalo - parte in diritto di proprietà e parte in diritto di superficie, come si legge da documento (presentato dal committente al sottoscritto).

L’opera viene insediata nel rispetto del regolamento urbanistico ed edilizio locale al lotto n.16 della sopramenzionata convenzione, corrispondente in Catasto Terreni al Foglio di Mappa n.6 del Comune di Garaguso, particelle 629, 630, 631, 632 e 633, come si può rilevare anche dalla tavola catastale allegata.

1 Si rileva che l’area oggetto di intervento ricade in zona S.I.C. e Z.P.S. pertanto nella progettazione si è dato riguardo all’aspetto ambientale per migliorare l’integrazione dell’opera nell’ecosistema locale.

Non sussistono invece Rischi idrogeologici da rilevare sulle carte P.S.A.I. della Basilicata per l’opera in oggetto.

L’opera si inserisce in area industriale del Comune di Garaguso, con convenienza economica per lo sviluppo locale ma non solo. Infatti in considerazione che l’attività di vendita dei prodotti della Sweetness Solution S.r.l. si estende anche al di fuori del territorio regionale della Basilicata, è attendibile che si abbiano positivi rientri di denaro nel territorio regionale che contribuiscono a favorire il circolo economico della maggiore ricchezza conseguita e gli investimenti.

In sintesi l’intero progetto presenta due sezioni esplicative:

- una presentazione architettonica che ne spiega visivamente le parti che lo compongono (le strutture principali sono il capannone industriale e l’opera minore rappresentata dal muretto di confine del lotto, con le parti che li compongono)

- una presentazione strutturale che rigorosamente si pone l’obiettivo di comunicare la validità del progetto attraverso le relazioni di calcolo e le relative tavole grafiche.

Lo sviluppo del progetto segue le linee normative. Per quanto concerne gli aspetti architettonici e di insediamento (in particolare del capannone industriale), sono stati rispettati i requisiti richiesti dai regolamenti del P.I.P. comprensoriale del P.R.G. del Comune di Garaguso. Ovvero non sono stati oltrepassati i seguenti valori urbanistici ed edilizi di riferimento:

Sf = superficie fondiaria = 3000 m2;

Sc= superficie coperta = 900 m2;

Hmax = altezza massima = 6,00 m;

V = volume massimo = 5400 m3;

Dc = distanza dai confini = 8,00 m;

Dpf = Distanza dalle pareti finestrate = 16,00 m.

2 Per la connotazione antisismica da attribuire al progetto sono stati rispettati principalmente i dettami delle nuove NTC 2018.

Il capannone industriale sarà composto da una struttura intelaiata in acciaio in Fe 360, perimetrato da pareti in cls. con rete elettrosaldata. il calcestruzzo utilizzato per le pareti è di classe 25/30 mentre l’armatura B450C. Similmente per la fondazione in platea di spessore 40 cm. I rivestimenti principali del capannone sono realizzati:

- esternamente alle pareti in cls armato perimetrali, con pannelli per facciate resistenti al fuoco, costituiti da lamiere zincate che ricoprono su entrambi i lati un pannello in lana minerale ignifuga.

- In copertura da pannelli ignifughi costituiti da lamiere zincate con all’interno un pannello in lana minerale lamellare di classe A1 (EN 13501 – 1). La lamiera estradossale ha una forma trapezioidale uniforme e standard.

Tra le pareti in cls armato e il pannello isolante ignifugo si interpone una schiuma di poliuretano espanso dello spessore di 3,5cm.

Il muretto perimetrale di confine, progettato con dimensioni rilevabili dalle tavole allegate è realizzato con calcestruzzo di classe 25/30 armatura B450C. il muretto non supera 1,10 m di altezza fuori terra. Sono infissi in esso, per alzare la protezione antintrusione, paletti in ferro a T zincati, collegati a mezzo di rete in fil di ferro plastificato (ϕ2,3mm) con maglia 50x 100.

Per gli ulteriori dettagli si rimanda agli elaborati allegati.

Il tecnico Arch. Michele Abbate

3 Comune di Garaguso

Progetto esecutivo di un capannone industriale per la produzione ed il confezionamento di alimenti a base di cioccolato, zucchero ed altri prodotti da ubicare nel lotto n. 16 dell'area P.I.P. del Comune di Garaguso (MT) - Località Macchia del Cerro. identificativi catastali: Foglio 6 p.lle 629, 630, 631, 632 e 623

Tavola n. -PROGETTO ARCHITETTONICO- 01 Piante - Prospetti - Sezioni - Viste fotorealistiche

Data: 18 maggio 2018 Scala: 1:100

Il Progettista Arch. Michele Abbate

Il Committente Sweetness Solution S.r.l. - Amministratore Unico sig. Domenico Manna

GSPublisherVersion 0.8.100.100 A 2 N

7,45 3,10 18,00 6,65

Laboratorio di produzione alimentare (dolciaria)

A: 57,73 m2 2 m 7,75 7,75 24 , 03 Confezionamento A :

Bagno uomini 1,80 2 parete amovibile A: 1,80 m 1,00

Spogliatoio Area corsisti esterni 2 3,10 A: 2,70 m A: 27,13 m2 1,50 19,70

Bagno donne 20,70 A: 1,80 m2 A1 1,00 A1 Bagno uomini Magazzino a tutta altezza Produzione imballaggi 2 2 A: 1,80 m 2 A: 134,10 m 1,00 A: 442,22 m Mini bar 24,50 A: 8,30 m2 Antibagno A: 2,16 m2 1,20 Bagno donne e diversamente abili A: 3,24 m2 1,80 1,80

0,10

Reception e show room A: 121,31 m2 3,55

3,10

1,80 Bagno donne A: 1,80 m2 1,00 0,10 Spogliatoio 2 0,10 4,70 2

2 A: 2,70 m m 3,80 1,50 m

0,00 4 , 56

Disimpegno A : Bagno uomini 16 , 21 2

Riiparazione macchine in comodato ai clienti A : A: 1,80 m

3,45 1,20 1,00 1,80

A 2 PIANTA PIANO TERRA GSPublisherVersion 0.8.100.100 A 2

Magazzino A: 154,68 m2

Magazzino A: 96,66 m2

3,10

A1 3,10 A1 Vuoto A: 442,22 m2

Ufficio A: 11,66 m2

Bagno A. B.

0,10

Ufficio A: 13,64 m2

Laboratorio grafico A: 65,60 m2

Ufficio titolare A: 27,17 m2 Sala riunioni A: 25,65 m2

PIANTA PIANO AMMEZZATO A 2 GSPublisherVersion 0.8.100.100 3,10

0,00 0,10 0,10 0,00

PROSPETTO NORD

3,10

0,00 0,10 0,10 0,00

PROSPETTO OVEST

GSPublisherVersion 0.8.100.100 3,10

0,00 0,10 0,10 0,00

PROSPETTO SUD

3,10

0,00 0,10 0,10 0,00

PROSPETTO EST

GSPublisherVersion 0.8.100.100 2,75 2,75

3,10 3,10 5,75 2,75 2,75

0,00 0,10 0,10 0,10 0,00

SEZIONE A/1

3,10 5,75 5,75

0,00 0,10 0,10 0,10 0,00

SEZIONE A/2

GSPublisherVersion 0.8.100.100 Vista fotorealistica del capannone da nord-est

Vista fotorealistica del capannone da nord-ovest Vista fotorealistica del capannone da sud-ovest

Vista fotorealistica del capannone da sud-est