CITTÀ ASSESSORATO D TORINO PER LA CULTURA

giovedì 15 settembre 1988, ore 16 Santa Teresa SETTEMBRE MUSICA ------—

Lilliana Poli, soprano

Elisabetta Benvenuti, pianoforte

In collaborazione con Iniziativa CAMT 1Î -Dizio n e

Attiva sia nel settore della musica operistica che in quello della musica sinfonica e da camera, Liliana Poli, nel corso della sua carriera artistica si è esibita tanto in Europa quanto negli Stati Uniti e Giappone ed è stata ospite di teatri e festival quali, tra gli altri, La Scala di Milano, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, le Festwochen di Berlino, il Maggio Musicale Fioren­ tino, Salisburgo, Donaueschingen, Ferienkurse di Darmstadt, Zagabria e Vienna. Esibitasi sotto la guida di direttori quali Piero Bellugi, Andrzej Markowski, Pierre Boulez, Ernest Bour e Bruno Maderna, ha fra l’altro collaborato con Sylvano Bus- sotti e Luigi Nono sperimentando nuove possibilità di tecnica vocale. Dal 1981 insegna Musica da camera vocale al Conser­ vatorio “Luigi Cherubini” di Firenze e partecipa ai corsi di Perfezionamento organizzati dal Gruppo Aperto Musica d’Oggi, del quale è stata promotrice e fondatrice.

Nata a Firenze, Elisabetta Benvenuti si è diplomata presso il conservatorio della stessa città con il massimo dei voti ed ha debuttato ancora giovanissima durante il Maggio Musicale Fiorentino con un’opera di musica contemporanea eseguita per la Rai. Per lo stesso ente nel 1984 e nel 1985 ha anche ef­ fettuato un ciclo di concerti liederistici. Nel corso della sua at­ tività concertistica, che svolge regolarmente sia come solista che in gruppi da camera, ha tra l’altro avuto modo di esibirsi al Festival Barocco di Viterbo, nell’ambito delle attività del­ l’Accademia Chigiana, alla rassegna Anno Europeo della Mu­ sica di Siracusa e al Festival Musica del XX Secolo di Fi­ renze. Alexander Zemlinsky (1871-1943)

Sechs Gesänge op. 13 1. Die drei Schwestern 2. Die Mädchen mit den verbundenen Augen 3. Lied der Jungfrau 4. Als ihr Geliebter schied 5. Und kehrt er einst heim 6. Sie kam zum Schloß gegangen

Ernest Chausson (1855-1899)

Serres chaudes op. 24 Serre chaude Serre d ’ennui Oraison Fauves las Lassitude

Francis Poulenc (1899-1963)

La courte paille Le sommeil Quelle aventure! La Reine de coeur B a, be, bi, bo, bu ... Les anges musiciens Le carafon Lune d ’avril Arthur Honegger (1892-1955)

Six poésies de Jean Cocteau 1. Le nègre 2. Locutions 3. Souvenirs d ’enfance 4. E x - voto 5. Une danseuse 6. Madame

Maurice Ravel (1875-1937)

Cinq mélodies populaires grecques 1. Chanson de la mariée 2. Là-bas, vers l’église 3. Quel galant m ’est comparable 4. Chanson des cueilleuses de lentisques 5. Tout gai!

Il pianoforte YAMAHA è gentilmente offerto dalla ditta TAU- LINO di Livorno Ferraris. Alexander Zemlinsky

Sechs Gesänge op. 13

Da parecchi anni ormai è in corso un approfondimento critico | della cultura viennese tra la fine dell’Ottocento e i primi de­ cenni del nostro secolo; ne emergono figure di scrittori, pittori e musicisti che erano per lo più usciti dalla scena forzatamente per l’avvento delle censure ideologiche naziste e la cui rile­ vanza, nel dopoguerra, è stata a lungo soffocata dall’attenzione j rivolta a maggiori colossi. Per quanto riguarda la produzione musicale, una delle figure più significative che si collocano sti­ listicamente tra Mahler e Schoenberg è Alexander Zemlinsky. Nato a Vienna nel 1871, compì studi regolari al conservatorio; attirò l’attenzione di Brahms nel 1896 con il Trio con piano­ forte op 3, quindi si distaccò dalla cerchia brahmsiana per ac­ costarsi a Mahler, che lo aiutò e lo sostenne molto, a Schoen­ berg, Berg e Webern, agli ambienti letterari e pittorici della : “Secessione”. Nel 1904 assunse la direzione della Volksoper di I Vienna e nel 1911 quella del Teatro d’Opera Tedesco di Praga, dove rimase fino al 1927 (allestendo, tra l’altro, la prima rap­ presentazione di Erwartung di Schoenberg); dopo un periodo j berlinese, ritornò a Vienna nel 1933 ma poco dopo, in seguito all’annessione dell’Austria alla Germania nazista, lasciò il paese, stabilendosi nel 1939 a New York. Morì nel 1942 ma già da alcuni anni aveva abbandonato l’attività compositiva. I legami tra Zemlinsky e i colleghi viennesi furono di profonda j e duratura amicizia; con Mahler, con Berg, che gli dedicò la Lyrische Suite e vi inserì una citazione dalla Lyrische Sympho nie dell’amico; soprattutto con Schoenberg, al quale dette le zioni e consigli (Schoenberg aveva solo tre anni di meno m£ fino a quel momento era stato sostanzialmente un autodidatta) e che ne sposò la sorella. Dopo alcuni anni di cammino co mune, le scelte artistiche dei due compositori avevano prese strade diverse: Zemlinsky non aveva condiviso gli esiti radicali della ricerca dell’amico ed era rimasto consapevolmente legate al clima dei primi anni del secolo, maturando in quell’ambito uno stile personale fortemente suggestivo. Gli anni più fecond1 furono quelli praghesi, durante i quali videro la luce fra l’altro i due atti unici su testo di Oscar Wilde Eine ßorentinische Tra gödie (“Una tragedia fiorentina”, 1916) e Der Zwerg (“Ti \ nano”, 1921) e la Lyrische Symphonie, “sinfonia di lieder” su I testi di Tagore sul genere del Lied von der Erde di Mahler (1922-23). Allo stesso periodo appartengono iSechs Gesänge op. 13, composti tra il 1910 e il 1913 in due versioni, piani­ stica e orchestrale. I testi di Maurice Maeterlinck, usati in tra­ duzione tedesca, provengono dalla raccolta diDouze chansons pubblicata nel 1896, una rilettura della canzone romantica in chiave simbolista, dominata dall’idea della morte. La struttura stessa delle poesie dà modo a Zemlinsky di usare forme e stile che si inseriscono nel più autentico filone del Lied, in modo particolare quella forma molto usata da Mahler (e derivata dalla ballata del primo Ottocento) in cui frasi-ritornello si al­ ternano, identiche o leggermente variate, disegnando un per­ corso espressivo a spirale. Così è iln. 5, Und kehrt er einst heim, così il n. 1, Die drei Schwestern, in cui tre idee melodi­ che fondamentali definiscono i tre diversi toni espressivi del testo (la narrazione; le richieste delle tre sorelle; le risposte della foresta, del mare e della città); così anche nel n. 2, Die Mädchen mit den verbundenen Augen, in cui gli incisi del testo creano una frase-ritornello che le modulazioni variano spo­ standone il piano tonale.

Ernest Chausson

Serres chaudes op. 24

Dall’altra raccolta poetica di Maurice Maeterlinck, Serres chaudes, pubblicata nel 1889, sono tratti i testi delle cinque Mélodies di Ernest Chausson, composte tra il 1893 e il 1896. Le forme libere, il linguaggio più immaginifico, il simbolismo più esasperato di queste poesie si uniscono al nitore tutto fran­ cese di Chausson, alla limpidezza della sua vocalità tesa tra de­ clamazione e melodia, al suo cromatismo contenuto, in un ri­ sultato espressivo che nulla ha a che vedere con la densa emozionalità del lieder di Zemlinsky. Chausson era stato al­ lievo di Franck e di Massenet; nel suo salotto si incontravano Mallarmé e Colette, Fauré, Debussy, d’Indy, Dukas, Albémz, Cortot; in queste liriche, frutto degli anni più maturi e fecondi della sua creatività (morì a soli quarantaquattro anni per un banale incidente), vive il mondo musicale e poetico parigino alle soglie dell’impressionismo.

Francis Poulenc

La courte paille

Nel corso della sua lunga stagione creativa Francis Poulenc de­ dicò molto spazio alla lirica per canto e pianoforte: 150 com­ posizioni su testi di autori diversissimi, da Ronsard a Cocteau, dagli anonimi autori seicenteschi delle a Lorca, a Max Jacob, a Moréas ...; fra tanti, i suoi autori prefe­ riti furono Apollinaire e Eluard, sui cui versi compose quasi metà dei suoi lavori. La sua vicenda dimélodiste si era aperta nel 1919 con il ciclo Le bestiaire da Apollinaire e per un certo periodo, fino alla fine degli anni Venti, aveva mantenuto in maniera più o meno palese lo spirito del “ Gruppo dei Sei di cui Poulenc aveva fatto parte insieme ad Honegger, Auric, Milhaud, Durey, Germaine Tailleferre. Nel 1935 l’incontro con la poesia di Paul Eluard segnò una svolta, che lo portò ad accentuare la sua vena lirica, pur senza dimenticare lo hu­ mour. Il ciclo La courte paille, del 1960, su testi di Maurice Carême, conclude questa parabola: in senso cronologico e non stilistico, giacché si tratta dell’ultimo ciclo di liriche dell’autore ma i vertici della sua mélodie sono altrove. In questi “pezzi infan­ tili” si ritrova il Poulenc dalla vena facile e leggera, scanzonata e divertente; il linguaggio armonico è volutamente trasparente; ancora si sente lo spirito di Satie nella divertente canzoncina del Carafon o quello della romanza rivista con gli occhi di Montmartre de La Reine de coeur.

Arthur Honegger

Six poèsies de Jean Cocteau

Dall’autentico clima della Parigi intellettuale degli anni Venti, dallo spirito modernista del “Gruppo dei Sei” nascono le sei li ri che di Honegger su testi di Jean Concteau, che del gruppo fu promotore, collaboratore e ideologo: il suo saggio Le coq et l’Arlequin, polemico nei confronti dell’estetica wagneriana e debussiana, fu accolto dai “Sei” come proprio manifesto in­ sieme al balletto Parade (ideazione di Cocteau, musica di Sa- tie, scene di Picasso, coreografia di Djaghilev). La collabora­ zione tra il grande drammaturgo e i “Sei” fu intensa e fruttuosa: balletti (Le boeuf sur le toit di Milhaud è il più noto), opere (Antigone di Honegger, Le pauvre matelot di Mil­ haud e, ancora nel 1959, di Poulenc), liri­ che. Quando, nel 1920, musicò le prime tre poesie del ciclo (le altre sono del 1923), Honegger era all’inizio della carriera: da poco reduce dal successo-scandolo del balletto Le dii des jeux du monde, stava ottenendo più vasti consensi con l’elegantePa­ storale d ’été, giovanotto à la page, si interessava di jazz, fre­ quentava i caffè-concerto, amava le automobili sportive, il cal­ cio, il rugby, la lotta e l’equitazione e aveva il brevetto di pilota d’aereo. Le Six poèsies appartengono al gusto novecenti­ sta, disimpegnato, ironico, anti-accademico, eclettico: il nume tutelare, era gli echi del jazz e di Montmartre, è ancor sempre Erik Satie. Maurice Ravel

Cinq mélodies populaires grecques

Una buona metà della musica vocale di Ravel è costituita da armonizzazioni di melodie popolari, autentiche o imitate. Il primo esempio sono proprio queste canzoni greche, del 1904, cui seguiranno le sette Chansons populaires del 1910 dove Ra­ vel prende in mano il gioco inventando, in tono popolare, al­ cune delle melodie, e culmina nel 1914 con le Deux mélodies hébraïques, totalmente d’invenzione raveliana. Estraneo ad in­ tenzioni scientificamente etnomusicologiche, Ravel concepì sempre l’esotismo e il folklore come un allargamento delle pos­ sibilità armoniche e timbriche, come fonte d’ispirazione stili­ stica, verso una totale appropriazione e trasfigurazione perso­ nali. Nelle Cinq mélodies populaires grecques le fonti sono autenti­ che canzoni popolari raccolte nell’isola di Chio e tradotte in francese dal critico musicale di origine greca Michel-Dimitri Calvocoressi. L’armonizzazione di Ravel non smussa in alcun modo lo spirito originale, anzi lo accentua coloristicamente conformandosi per quanto possibile al modalismo o ai cam­ biamenti di accenti. La grazia della Chanson de la mariée, la schietta naïveté di Quel galant m ’est comparable, la bizzarra vivacità diTout gai! contrastano efficacemente con la malinco­ nia di Là-bas vers l’église e della Chanson des cueilleuses de lentisques, la più autenticamente modale, nostalgica come tante canzoni di lavori femminili di ogni paese. Rosy Moffa Alexander Zemlinsky

Sechs Gesänge op. 13

1. Die drei Schwestern

Die drei Schwestern wollten sterben, setzten a u f die güldnen Kronen, gingen sich den Tod zu holen. “Wald, so gib uns, daß wir sterben, sollst drei güldne Kronen erben". Da begann der Wald zu lachen und mit einem Dutzend Küssen ließ er sie die Zukunft wissen. Die drei Schwestern wollten sterben, wähnten Tod im Meer zu finden, pilgerten drei Jahre lang. “Meer, so gib uns, daß wir sterben, sollst drei gülden Kronen erben". Da begann das Meer zu weinen, ließ mit dreimal hundert Küssen die Vergangenheit sie wissen. Die drei Schwestern wollten sterben, lenkten nach der Stadt die Schritte; lag auf einer Insel Mitte. “Stadt, so gib uns, daß wir sterben, sollst drei güldne Kronen erben". Und die Stadt tat a uf die Tore und mit heißen Liebesküssen ließ die Gegenwart sie wissen.

2. Die Mädchen mit den verbundenen Augen

Die Mädchen mit den verbundenen Augen (tut ab die goldenen Binden!) die Mädchen mit verbundenen Augen wollten ihr Schicksal finden. Haben zur Mittagstunde (Laßt an die goldenen Binden!) haben zur Mittagstunde das Schloß geöffnet im Wiesengrunde. Haben das Leben gegrüßt (Zieht fester die goldenen Binden!) haben das Leben gegrüßt, ohne hinaus zu finden. Die Mädchen mit verbundenen Augen wollten ihr Schicksal finden. Sei canti op. 13

1. Le tre sorelle

Le tre sorelle volevano morire, indossarono le corone d’oro, andarono cercando la morte. “Foresta, facci morire, erediterai le tre corone d’oro”. Allora la foresta si mise a ridere e con una dozzina di baci fece loro conoscere il futuro. Le tre sorelle volevano morire, pensarono di trovare la morte nel mare, per tre anni peregrinarono. Mare, facci morire, erediterai le tre corone d’oro”. Allora il mare si mise a piangere, e con tre volte cento baci fece loro conoscere il passato. Le tre sorelle volevano morire, volsero i passi verso la città; essa stava al centro di un’isola. “Città, facci morire, erediterai le tre corone d’oro”. E la città dischiuse le porte e con ardenti baci d’amore fece loro conoscere il presente

2. Le fanciulle dagli occhi bendati

Le fanciulle dagli occhi bendati (togliete le bende dorate!) le fanciulle dagli occhi bendati volevan trovare il loro destino. Nel meriggio hanno aperto (tenete le bende dorate!) nel meriggio hanno aperto il castello nella valle prativa. Hanno salutato la vita (stringete più salde le bende dorate!) hanno salutato la vita, senza andar fuori a trovarla. Le fanciulle dagli occhi bendati volevan trovare il loro destino. 3. Lied der Jungfrau

Allen weinenden Seelen, aller nahenden Schuld öffn’ ich im Sternenkranze meine Hände voll Huld. Alle Schuld wird zunichte vor der Liebe Gebet, keine Seele kann sterben, die weinend gefleht. Verirrt sich die Liebe a uf irdischer Flur, so weisen die Tränen zu mir ihre Spur.

4. Als ihr Geliebter schied

Als ihr Geliebter schied (ich hörte di Türe gehn) als ihr Geliebter schied da hab ich sie weinen gesehn. Doch als er wieder kam (ich hörte des Lichtes Schein) doch als er wieder kam, war ein anderer daheim. Und ich sah den Tod (mich streifte sein Hauch) und ich sah den Tod, der erwartet ihn auch.

5. Und kehrt er einst heim

Und kehrt er einst heim, wag sag’ ich ihm dann? Sag, ich hätte geharrt, bis das Leben verrann ... Wenn er weiter fragt und erkennt mich nicht gleich? Sprich als Schwester zu ihm; er leidet vielleicht... Wenn er fragt, wo du seist, was geb ich ihm an? M ein’ Goldring gib und sieh ihn stumm an ... 3. Canzone della vergine

A tutte le anime piangenti, ad ogni colpa imminente io schiudo nella corona di stelle le mie mani piene di grazia. Ogni colpa è annullata di fronte ad una preghiera d’amore, nessun’anima può morire se ha levato piangendo la sua supplica L’amore si smarrisce ] nei campi terreni, così le lacrime indicano a me la sua traccia.

4. Quando il suo amante partì

Quando il suo amante partì (io udii chiudere la porta) quando il suo amante partì allora la vidi piangere. Ma quando egli tornò (io sentii lo splendore del lume) ma quando egli tornò in casa c’era un altro. Ed io vidi la morte (mi sfiorò il suo respiro) ed io vidi la morte, che attende anche lui.

5. Se un giorno egli tornerà

Se un giorno egli tornerà, che cosa potrò dirgli? Digli: io avrei aspettato, finché la vita trascorse... Se ancora interrogherà e non mi riconoscerà? Parlagli come una sorella; forse egli soffre... Se egli chiederà, dove tu sia, che indicazione potrò dargli? Dagli il mio anello d’oro e guardalo senza parlare... Will er wissen warum so verlassen das Haus? Zeig die offne Tür, sag, das Licht ging aus. Wenn er weiter fragt nach der letzten Stund’ ... Sag, aus Furcht daß er weint, lächelte mein Mund.

6. Sie kam zum Schloß gegangen

Sie kam zum Schloß gegangen, die Sonne erhob sich kaum, sie kam zum Schloß gegangen, die Ritter blickten mit Bangen und es schwiegen die Frauen. Sie blieb vor der Pforte stehen, die Sonne erhob sich kaum, sie blieb vor der Pforte stehen, man hörte die Königin gehen" und der König fragte sie: " Wohin gehst du? Wohin gehst du? Gib acht in dem Dämmerschein! Wohin gehst du? Wohin gehst du? Harrt drunten jemand dein?” Sie sagten nicht ja noch nein. Sie stieg zur Fremden hernieder, gib acht in dem Dämmerschein, sie stieg zu der Fremden hernieder, sie schloß sie in ihre Arme ein. Die beiden sagten nicht ein Wort und gingen eilends fort.

(Maurice Maeterlinck - traduzione tedesca dall’originale fran­ cese) Egli vorrà sapere, perché la casa è così abbandonata? Mostragli la porta aperta, digli che il lume si è spento... Se ancora porrà domande riguardo all’ora estrema... Digli che la mia bocca ha riso, per paura che egli pianga.

6. Ella veniva verso il castello

Ella veniva verso il castello, il sole stava appena sorgendo, ella veniva verso il castello, i cavalieri guardarono ansiosi e tacquero tutte le donne. Ella restò ferma davanti al portone, il sole stava appena sorgendo, ella restò ferma davanti al portone, si udì giungere la regina e il re la interrogò: “Dove vai? Dove vai? Fa’ attenzione in questa luce crepuscolare! Dove vai? Dove vai? Qualcuno ti attende laggiù?” Ella non disse assolutamente nulla. Ella discese verso la straniera, fa’ attenzione nella luce crepuscolare, ella discese verso la straniera, questa la strinse fra le sue braccia. Entrambe non dissero motto e in fretta si allontanarono. Ernest Chausson

Serres chaudes op. 24

Serre chaude

O serre au milieu des forêts! Et vos ortes à jamais closes! Et tout ce qui’il y a sous votre coupole! Et sous mon âme en vos analogies! Les pensées d’une princesse qui a faim, L ’ennui d ’un matelot dans le désert, Une musique de cuivre aux fenêtres des incurables. Allez aux angles les plus ti'edes! On dirait une femme évanouie un jour de moisson, Il y a des postillons dans la cour de l ’hospice; Au loin, passe un chasseur d ’élans, devenu infirmier. Examinez au clair de lune! (Oh rien n ’y est à sa place!) On dirait une folle devant les juges, Un navire de guerre à pleines voiles sur un canal. Des oiseaux de nuit sur des lys, Un glas vers midi, (Là-bas sous ces cloches!) Une étape de malades dans la prairie, Une odeur d ’éther un jour de soleil. Mond Dieu! Mon Dieu! quand aurons-nous la pluie, Et la neige et le vent dans la serre!

Serre d’ennui

O cet ennuie bleu dans le coeur! Avec la vision meilleure, Dans le clair de lune qui pleure, De mes rêves bleues de langueur! Cet ennui bleu comme la serre, Où l’on voit closes à travers Les vitrages profonds et verts, Couvertes de lune et de verre, Les grandes végétations Dont l’oubli nocturne s ’allonge, Immobilement comme un songe, Sur les roses des passions; Où de l’eau très lente s ’élève, En mêlant la lune et le ciel En un sanglot glauque éternel, Monotonement comme un rêve. Serre calde

Serra calda 0 serra al centro delle foreste! E le vostre porte chiuse per sempre! E tutto ciò che sta sotto la vostra cupola! E sotto la mia anima analogamente a voi! 1 pensieri di una principessa affamata, la noia di un marinaio nel deserto, una musica di ottoni sotto le finestre degli incurabili. Andate negli angoli più tiepidi! Sembrerebbe una donna svenuta in un giorno di mietitura, dei postiglioni stanno nel cortile dell’ospizio; in lontananza, passa un cacciatore di alci, divenuto infer­ miere. Esaminate sotto il chiaro di luna! (Oh, nulla è al suo posto!) Sembrerebbe una pazza davanti ai giudici, un naviglio da guerra a vele spiegate in un canale, degli uccelli notturni su dei gigli, un rintocco verso mezzogiorno, (laggiù sotto quelle campane!) un luogo di sosta di malati nella prateria, un odore di etere in un giorno di sole. Mio Dio! Mio Dio! quando avremo la pioggia, e la neve, e il vento nella serra!

Serra di noia

Oh, questa noia turchina nel cuore! Con essa si ha la visione migliore, nel chiaro di luna piangente, dei miei sogni turchini di languore! Questa noia turchina come la serra, nella quale si vedono chiuse, attraverso le vetrate verdi e profonde, coperte di luna e di vetro, le grandi vegetazioni da cui si prolunga l’oblìo notturno, immobilmente come un sogno, sulle rose delle passioni; dove lentissima si alza dell’acqua, mescolando la luna e il cielo in un glauco eterno singhiozzo, con la monotonia di un sogno. Oraison

Vous savez, Seigneur, ma misère! Voyez ce que je vous apporte! Des fleurs mauvaises de la terre, Et du soleil sur une morte. Voyez aussi ma lassitude, La lune éteinte et l’aube noire; Et fécondez ma solitude En l’arrosant de votre gloire. Ouvrez-moi, Seigneur, votre voie, Eclairez-y mon âme lasse, Car la tristesse de ma joie Semble de l’herbe sous la glace.

Fauves las

O les passions en allées Et les rires et les sanglots! Malades et les yeux mi-clos Parmi les feuilles effeuillées, Les chiens jaunes de mes péchés, Les hyènes louches de mes haines, Et sur l’ennui pâle des plaines Les lions de l’amour couchés! En l’impuissance de leur rêve Et languides sous la langueur De leur ciel morne et sans couleur, Elles regarderont sans trêve Les brebis des tentations S ’éloigner lentes, une à une, En l’immobile clair de lune, Mes immobiles passions.

Lassitude

Ils ne savent plus où se poser ces baisers. Ces lèvres sur des yeux aveugles et glacés; Désormais endormis en leur songe superbe, Ils regardent rêveurs comme des chiens dans l herbe, La foule des brebis grises à l’horizon, Brouter le clair de lune épars sur le gazon, Aux caresses du ciel, vague comme leur vie; Indifférents et sans une flam m e d ’envie, Pour ces roses de joie écloses sous leurs pas, Et ce long calme vert qu’ils ne comprennent pas. Orazione

Voi conoscete, Signore, la mia miseria! Guardate ciò che vi arreco! Fiori cattivi della terra, e sole su una morta. Guardate anche la mia stanchezza, la luna spenta e l’alba nera; e fecondate la mia solitudine irrigandola con la vostra . Apritemi, Signore, la vostra via, illuminate la mia anima stanca, perché la tristezza della mia gioia somiglia all’erba sotto il ghiaccio.

Fiere stanche

0 l’andirivieni delle passioni e le risate e i singhiozzi! Malati e con gli occhi semichiusi tra il fogliame diradato, 1 gialli cani dei miei peccati, le subdole iene dei miei odi, e sulla pallida noia delle pianure i leoni adagiati dell’amore! Nell’impotenza del loro sogno, languidi sotto il languore del loro cielo cupo e senza colore, esse guarderanno senza tregua le pecore delle tentazioni allontanarsi lente, una a una, nell’immobile chiaro di luna, mie immobili passioni.

Stanchezza

Questi baci non sanno più dove posarsi, queste labbra su occhi ciechi e gelati; ormai addormentati in un loro sogno superbo, essi guardano sognanti come cani nell’erba, la folla delle pecore grigie all’orizzonte, brucare il chiar di luna diffuso sul prato, sotto le carezze del cielo, vago come la loro vita, indifferenti e senza una scintilla d’invidia, per queste rose dischiuse sotto i loro passi; e questa lunga calma verde che esse non comprendono. Francis Poulenc

La courte paille

Le Sommeil

Le sommeil est en voyage, Mon Dieu! où est-il parti? J ’ai beau bercer mon petit, Il pleure dans son lit-cage, Il pleure depuis midi. Où le sommeil a-t-il mis Son sable et ses rêves sages? J ’ai beau bercer mon petit, Il se tourne tout en nage, Il sanglote dans son lit. Ah! reviens, reviens, sommeil. Sur ton beau cheval de course! Dans le ciel noir, la Grande Ourse A enterré le soleil E t rallumé ses abeilles. Si l’enfant ne dort pas bien, Il ne dira pas bonjour, Il ne dira rien demain A ses doigts, au lait, au pain Qui l’accueillent dans le jour.

Quelle aventure

Une puce, dans sa voiture, Tirait un petit éléphant En regardant les devantures Où scintillaient les diamants. - Mon Dieu! mon Dieu! quelle aventure! Qui va me croire, s ’il m ’entend? L ’éléphanteau, d ’un air absent, Suçait un pot de confiture. Mais le puce n ’en avait cure, Elle tirait en souriant. - Mon Dieu! mon Dieu! que cela dure Et je vais me croire dément! Soudain, le long d ’une clôture, La puce fondit dans le vent Et je vis le jeune éléphant Se sauver en fendant les murs. - Mon Dieu! mon Dieu! la chose est sûre, Mais comment la dire à maman? La pagliuzza più corta

Il sonno

Il sonno è via in viaggio, mio Dio! dove se n’è andato? Ho un bel cullare il mio piccino, egli piange nel suo lettino, piange già da mezzogiorno. Dove ha messo il sonno la sua sabbia e i suoi sogni assennati? Ho un bel cullare il mio piccino, egli si agita tutto sudato, e singhiozza nel suo lettino. Oh! ritorna, sonno, ritorna, sul tuo bel cavallo da corsa! Nel cielo nero, la Grande Orsa ha sotterrato il sole e riacceso i suoi alveari. Se il bimbo non dorme bene, non potrà dire buongiorno, nulla dirà domani alle sue dita, al latte, al pane che 1’accolgono quando fa giorno.

Che avventura!

Una pulce, nel suo veicolo, tirava un piccolo elefante osservando nelle vetrine lo scintillìo dei diamanti. - Dio mio! Dio mio! che avventura! a raccontarlo, chi mi crederà? - L’elefantino, con l’aria assente, succhiava un vasetto di marmellata. Ma la pulce non se ne curava, tirava tutta sorridente. - Dio mio! Dio mio! ancora un poco e crederò d’essere ammattito! - All’improvviso, lungo un recinto, la pulce si dissolse nel vento e vidi il giovane elefante salvarsi attraverso i muri. - Dio mio! Dio mio! è tutto vero, ma come farò a dirlo alla mamma? - La Reine de coeur

Moliement accoudée A ses vitres de lune, La reine vous salue D’une fleur d’amandier. C’est la reine de cœur, Elle peut, s ’il lui plaît, Vous mener en secret Vers d ’étranges demeures. Où il n 'est plus de portes, De salles ni de tours Et où les jeunes mortes Viennent parler d’amour. La reine vous salue, Hâtez-vous de la suivre Dans son château de givre Aux doux vitraux de lune.

Ba, be, bi, bo, bu...

Ba, be, bi, bo, bu, bé! Le chat a mis ses bottes, Il va de porte en porte Jouer, danser, chanter. Pou, chou, genou, hibou. Tu dois apprendre à lire, A compter, à écrire, Lui crie-t-on de partout. Mais rikketikketau, Le chat de s ’esclaffer, En rentrant au château: Il est le Chat botté!

Les anges musiciens

Sur les fils de la pluie, Les anges du jeudi Jouent longtemps de la harpe. Et sous leurs doigts, Mozart Tinte délicieux, En gouttes de joie bleue. La regina di cuori

Mollemente appoggiata alle vetrate di luna la regina vi saluta con un fiore di mandorlo. È la regina di cuori, che può, se le garba, portarvi in segreto verso strane dimore. Dove non ci son porte, né sale né torri, dove le giovani morte vengono a parlare d’amore. La regina vi saluta, sbrigatevi a seguirla nel suo castello di brina dalle dolci vetrate di luna.

Ba, be, bi, bo, bu...

Ba, be, bi, bo, bu, be! 11 gatto si è messo gli stivali, se ne va di porta in porta a giocare, danzare, cantare. Pou, chou, genou, hibou! (*) Devi imparare a leggere, scrivere, far di conto, gli gridano da ogni parte. Ma rikketikketò, il gatto scoppia a ridere, rientrando nel suo castello: è il Gatto con gli Stivali!

(*) "Pidocchio, cavolo, ginocchio, gufo”: tutte parole che la - x come desinenza del plurale.

Gli angeli musicanti

Sul filo della pioggia, gli angeli del giovedì suonano a lungo l’arpa. E, sotto le loro dita, Mozart tintinna delizioso, in gocce di gioia turchina. Car c’est toujours Mozart Que reprennent sans fin Les anges musiciens, Qui, au long du jeudi, Font chanter sur la harpe La douceur de la pluie.

Le carafon

"Pourquoi, se plaignait la carafe, N ’aurais-je pas un carafon? Au zoo, madame la Girafe N ’a-t-elle pas un girafon?” Un sorcier qui passait par là, A cheval sur un phonographe, Enregistra la belle voix De soprano de la carafe Et la fit entendre à Merlin. "Fort bien, dit celui-ci, fort bien l” Il frappa trois fois dans ses mains Et la dame de la maison Se demande encore pourquoi Elle trouva, ce matin-là, Un joli petit carafon Blotti tout contre la carafe Ainsi qu’au zoo, le girafon Pose so cou fragile et long Sur le flanc clair de la girafe.

Lune d’Avril

Lune, Belle lune, lune d ’Avril, Faites-moi voir en mon dormant Le pêcher au cœur de safran, Le poisson qui rit du grésil, L ’oiseau qui, lointain comme un cor, Doucement réveille les morts Et surtout, surtout le pays Où il fait joie, où il fait clair, Où soleilleux de primevères, On a brisé tous les fusils. Belle lune, lune d ’Avril, Lune. (Maurice Carême) Perché è sempre Mozart che ripetono senza fine gli angeli musicanti, che, per tutto il giovedì, rendono canto sulla loro arpa la dolcezza della pioggia.

La caraffina

“Perché - si lagnava la caraffa, - non posso avere una caraffina? Allo zoo, la signora Giraffa non ha forse una giraffina?” Un mago che passava di là, a cavallo su di un fonografo, registrò la bella voce di soprano della caraffa e la fece ascoltare a Merlino. “Molto bene - disse questi, - molto bene!” Battè tre volte le mani e la padrona di casa ancora si chiede come fu che quel mattino trovò una piccola graziosa caraffina rannicchiata contro la caraffa proprio come, allo zoo, la giraffina appoggia il suo collo fragile e lungo sul fianco chiaro della giraffa.

Luna d’aprile

Luna, bella luna, luna d’aprile, mostrami durante il mio sonno il pescatore dal cuore di zafferano, il pesce che ride nevischio, l’uccello che, lontano come un corno, risveglia dolcemente i morti e soprattutto il paese dov’è gioia, dove il tempo è chiaro, soleggiato di primule, dove hanno spezzato tutti i fucili. Bella luna luna d’aprile, luna. Arthur Honegger

Six poésies de Jean Cocteau

1. Le nègre

Le nègre mineur de l’azur que jamais pleuvoir ne mouille pâlit courbé dans la houille bleue et brute du soleil dur. Case d’oncle Tom, les rampes et les herses du théâtre jadis me firent voyager loin de notre jardin de banlieue où l’averse fait fleurir l’arc-en-ciel aux couleurs sans danger.

2. Locutions

Fraîche comme une rose. Sage comme une image. Votre coeur en forme de coeur: c’est bien rare. Franc comme l’or. Rosa la rose. Toutes les roses perdent leurs joues sur le tapis; combien de masques? Je suis pâle comme la mort.

3. Souvenir d’enfance

Pendant la nuit une rose Avance tous feux éteints. S ’il arrivait quelque chose Elle attendra le matin. Les noix, ta mère les dore, Pour ton arbre de Noël. Souliers au bord de l’aurore ... Ils apprivoisent le ciel. Jadis, l’enfance chérie, Voyageait, allumant des Liverpool de féerie, Splendides à regarder. Sei poesie di Jean Cocteau

Il negro

Il negro minatore del cielo che mai è bagnato dalla pioggia impallidisce curvo nel carbone rozzo e turchino del crudo sole. Capanna di zio Tom, i praticabili e le quinte del teatro un tempo mi fecero viaggiare lontano dal nostro giardino di periferia dove Tacquazzone fa sbocciare l’arcobaleno dai colori senza rischi.

Locuzioni

Fresca come una rosa. Bella come un quadro. il vostro cuore a forma di cuore: ciò è molto raro! Schietto come l’oro. La rosa si fece rosa. Tutte le rose perdono le loro guance nel gioco; quante portano la maschera? lo sono pallido come la morte.

Ricordi d ’infanzia

Durante la notte una rosa avanza a luci spente. Se accadesse qualche cosa essa attenderebbe il mattino. Tua madre ha indorato le noci per il tuo albero di Natale. Scarpe sul ciglio dell’aurora... Ammansiscono il cielo. Un tempo, l’infanzia diletta, viaggiava, accendendo lumi di fiaba, splendidi a guardarsi. Une moustiquaire de tulle, Comme la neige on y meurt, Surtout, si l’étoile brûle Les ailes du ramoneur.

4. Ex-voto

Autour de la Sainte-Vierge il fait chaud: ce sont les cierges. On se trouve toujours heureux. Dans un vase de loterie bleu Dessus le prénom des morts Est inscrit en lettres d ’or.

5. Une danseuse

Le crabe sort sur ses pointes Avec ses bras en corbeille: Il sourit jusqu’aux oreilles. La danseuse d ’Opéra, Au crabe toute pareille, Sort dans la coulisse peinte, En arrondissant les bras.

6. Madame

O Madame voilà ce qu’il faudrait comprendre: vous me dites toujours que vous aimez le beau, le beau qui ça? le beau Léandre. (Jean Cocteau) Una zanzariera di tulle, ci si scioglie come la neve, soprattutto se la stella brucia le ali dello spazzacamino.

Ex-voto

Intorno alla Vergine Santa fa caldo: sono i ceri. Ci si sente sempre felici. Su un vaso blu da lotteria il nome dei morti è scritto a lettere d’oro.

Una ballerina

Il granchio viene sulle punte con le braccia piegate ad arco; il sorriso gli arriva fino alle orecchie. La ballerina dell’Opéra, in tutto simile al granchio, fa la sua uscita dalle quinte pitturate, arrotondando le braccia.

Madame

Madame, ecco ciò che bisognerebbe capire: voi mi dite continuamente che amate il bello, ma qual è il bello? Il bel Leandro. Maurice Ravel

Cinq mélodies populaires grecques

1. Chanson de la mariée

Réveille-toi, perdrix mignonne! Ouvre au matin tes ailes! Trois grains de beauté, mon coeur en est brûlé! Vois le ruban d ’or que je t’apporte, pour le nouer autour de tes cheveux. Ma belle, si tu veux, viens nous marier! Dans nos deux familles tous sont alliés!

2. Là-bas, vers l’église

Là-bas, vers l’église, vers l’église Ayo Sidéro, l’église, ô Vierge Sainte, l’église Ayo Costandino, se sont réunis, rassemblés en nombre infini, du monde, ô Vierge Sainte, du monde tous les plus braves!

3. Quel galant m’est comparable

Quel galant m ’est comparable d ’entre ceux qu’on voit passer? Dis, dame Vassiliki? Vois, pendus à ma ceinture, pistolets et sabre aigu... Et c’est toi que j ’aime! Cinque canzoni popolari greche

1. Canzone della sposa

Risvegliati, pernice vezzosa! Apri le tue ali al mattino! Tre chicchi di bellezza, il mio cuore ne è infiammato! Guarda il nastro che ti porto, per legartelo ai capelli. Bella mia, se lo vuoi, vieni che ci sposiamo! Tra le nostre famiglie son già tutti parenti!

2. Laggiù, verso la chiesa

Laggiù, verso la chiesa, verso la chiesa di San Sidereo, la chiesa, o Santa Vergine, la chiesa di San Costantino, si sono riuniti, in una folla senza fine, tutti i più audaci, o Santa Vergine, tutti i più audaci del mondo!

3. Quale altro spasimante

Quale altro spasimante può essermi paragonato, fra tutti quanti quelli che passano? Dì un po’, signora Vassiliki? Guarda, porto appese alla cintura le pistole e la sciabola affilata... E sei tu quella che amo! 4. Chanson des cueilleuses de lentisques

O joie de mon âme, joie de mon coeur, trésor qui m ’est si cher; joie de l’âme et du coeur, toi que j ’aime ardemment, tu es plus beau, plus beau qu’un ange. O lorsque tu parais, ange si doux, devant nos yeux, comme un bel ange blond, sous le clair soleil, hélas! tous nos pauvres coeurs soupirent!

5. Tout gai!

Tout gai! Ha, tout gai! Belle jambe, tireli, qui danse; belle jambe, la vaisselle danse, tralalalà!

(traduzione di M.D. Calvocoressi) 4. Canzone delle raccoglitrici di lentisco

O gioia dell’anima mia, gioia del cuore mio, tesoro che mi è sì caro; gioia dell’anima e del cuore, tu che io amo ardentemente, tu sei più bello di un angelo. Allorché tu appari, angelo dolce, davanti ai nostri occhi, come un bell’angelo biondo sotto il sole chiaro, ahimè! tutti i nostri poveri cuori sospirano!

5. Allegria!

Allegria! Ehi, allegria! Gamba bella, tirelì, balla balla; gamba bella, il piatto balla, trallalà!

(Traduzioni di Rosy Moffa) leggere di musica

Bibliograficamente parlando Alexander Zemlinsky non 'e un autore facile■ in italiano c’è ben poco. I contributi principali sono in tede­ sco. a cominciare dal "classico ” dell’Adorno (1); seguono due lavori sull’inquadramento storico e stilistico del compositore nella s ™ola di Vienna" (2 - 3), ed infine uno studio più abbordabile di Morsi Weber (4). Per Ernest Chausson il caposaldo resta l’opera di Jean- Pierre Barricellì e Leo Weinstein (5); quello di Jean Gallois è libretto senza pretese. Sui lieder si può dare un’occhiata al lhe Monthly Musical Record’’ (7). Con Francis Poulenc è d obbligo ri­ correre a Daniel Keith (8) che, tra l’altro, dedica una quarantina di pagine all’argomento “The Songs’’; Henri Hell (9) è un po vec­ chiotto, meglio rivolgersi al Bernac (10). „ Quanto ad Honegger, ci sono molti libri, ma nessuno irresistibile il Tappolet (11) ha molti anni; il Landowski (12) è dignitoso, Yves Guilbert (13) e André Gauthier (14) sono ormai delle istituzioni . Invece un opuscolo molto bello da leggere è quello di Jean Cocteau (15) ideologo graffiarne del "Gruppo dei Sei", al quale appartene­ vano anche Honegger e Poulenc. Su Ravel non c è alcun dubbio: Marcel Marnai (16) è la soluzione migliore, ma Arbie Orenstein (17) è un’ottima alternativa. René Chalupt e Marcelle Cerar (18) sono un esempio illuminante di "lettura epistolare" e Helene Jour- dan-Morhange una testimonianza squisitamente femminile di mer­ cificazione dell’amicizia (19 - 20). Davide Cantino

(1) T.W. ADORNO, Zemlinsky, Quasi una fantasia: Musikali­ sche Schriften, Frankfurt, 1963. (2) AA.VV., Alexander Zemlinsky. Tradition im umkreis der Wie­ ner Schule, Universal Edition, Graz 1976. (3) R. STEPHAN, Alexander Zemlinsky: ein unbekannter meister der Wiener Schule, Kiel and Vienna 1978. (4) H. WEBER, Alexander Zemlinsky, Verlag Elisabeth Lafite Wien, Wien 1977. (5) J.P. BARRICELLI and L. WEINSTEIN, Ernest Chausson: The Composer’s Life and Works, Grenwood Press, Publishers, Oklahoma 1955. (6) J. GALLOIS, Ernest Chausson, Seghers, Paris 1967. (7) G. CRANKSHAW, The songs of Chausson, in MMR, 1953. (8) K.W. DANIEL, Francis Poulenc. His artistic development and musical style, Umi Research Press, Ann Anbor, Michigan 1980. (9) H. HELL, Francis Poulenc, Pion, Paris 1958. (10) P. BERNAC, Francis Poulenc, Paris 1977. (11) W. TAPPOLET, Arthur Honegger, Editions de la Baconnière. Neuchâtel 1939. (12) M. LANDOWSKI, Honegger, Editions du Seuil, Paris 1957. (13) Y. GUILBERT, Arthur Honegger, Apostolat de la Presse, Pa­ ris 1959. (14) A. GAUTHIER, Arthur Honegger, E.I.S.E., Lyon 1957. (15) J. COCTEAU, Il Gallo e l’Arlecchino, Passigli, Firenze 1987. (16) M. MARNAT, Maurice Ravel, Fayard, Paris 1986. (17) A. ORENSTEIN, Ravel, man and musician, Columbia Uni­ versity Press, New York 1975. (18) R. CHALUPT et M. GERAR, Ravel au miroir de ses lettres, Laffont, Paris 1956. (19) H. JOURDAN-MORHANGE et V. PERLEMUTER, Ravel d’après Ravel, Editions du Cervin, Lausanne 1957. (20) H. JOURDAN-MORHANGE, Mes amis musiciens, Les Edi­ teurs Français Réunis, Paris 1955.

La maggior parte dei testi indicati può essere consultata presso la Civica Bi­ blioteca Musicale “Andrea Della Corte” - Via Tesoriera - corso Francia 192.