PROGETTO BUSSOLA PER GHEMME

Scenari e strategie per la prosperità sostenibile del Comune di Ghemme (Colline Novaresi, Piemonte)

Autori:

Dipak R. Pant Ph.D.

Professore (docente titolare) di Sistemi Economici Comparati e di Antropologia Applicata (Strategie per l'Economia Sostenibile) Coordinatore dell'Unità di Studi Interdisciplinari Facoltà di Economia Università Carlo Cattaneo

Marco Brusati

Collaboratore delle cattedre di Sistemi Economici Comparati e di Antropologia Applicata (Strategie per l'Economia Sostenibile) Ricercatore presso l'Unità di Studi Interdisciplinari Facoltà di Economia Università Carlo Cattaneo

Collaboratori:

Anna Arnaboldi, Università dell'Insubria, Como Davide Cerutti, Unità di Studi Interdisciplinari Pierdavide Montonati, Unità di Studi Interdisciplinari Walter Osti, Unità di Studi Interdisciplinari Luca Rebola, Unità di Studi Interdisciplinari

Relazione finale - Progetto Bussola - Ghemme Dipak R. Pant Ph.D. Mark Brusati

SCENARI E STRATEGIE PER LA PROSPERITÀ SOSTENIBILE DEL COMUNE DI GHEMME (COLLINE NOVARESI, PIEMONTE)

Ringraziamenti

Perché il Progetto Bussola

Obiettivi

Metodo e percorso

Uno sguardo ai pensieri ed alle pratiche in tema di gestione sostenibile degli insediamenti urbani ed extra-urbani

Habitat di Ghemme: la cornice paesaggistica ed ambientale

I paesaggi ghemmesi Cenni di storia naturale Microclima Le risorse ambientali L’uso del territorio e l’organizzazione dello spazio I cambiamenti paesaggistici ed ambientali nelle zone limitrofe Interrogativi sulla qualità dell’ambiente e sulla qualità della vita

Comunità di Ghemme: popolazione, cultura ed identità

Struttura demografica Cenni di storia politica e sociale Lingua e dialetto Tradizioni locali Aspetti generali della cultura oggi Mutamenti nella cultura e nell’identità nel circondario di Ghemme Interrogativi sull’identità e sulla sua continuità

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Business a Ghemme: economia ed affari

Struttura economica Cenni di storia economica I settori di punta Altri settori L’andamento economico dei comuni limitrofi Ghemme nel contesto economico provinciale, regionale, nazionale e globale Interrogativi sulla solidità dell’economia ghemmese

Tendenze di superficie (previsioni quantitative)

Tendenze di fondo (proiezioni qualitative)

Sintesi dell’analisi e valutazione complessiva: quattro scenari per Ghemme

Passi concreti ed attuabili verso lo scenario di riferimento: le strategie per una prosperità sostenibile

Primi due passi passi: mobilità multiforme e ri-vitalizzazione culturale Altri due passi: marca-luogo (place brand) e Fondazione Comunità di Ghemme

Riferimenti

Post Scriptum

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Ringraziamenti

La realizzazione del Progetto Bussola (Scenari e strategie per la prosperità sostenibile del Comune di Ghemme) è stata possibile grazie al supporto morale, tecnico ed intellettuale dell’Amministrazione del Comune di Ghemme e il sostegno dell’Università Carlo Cattaneo.

In particolare alcune persone ed enti ci hanno aiutato nella realizzazione del nostro lavoro: il Sindaco di Ghemme Ing. Alfredo Corazza, Sig. Carlo Olivero, Sig. Sergio Monferrini, la pro-Loco, le associazioni culturali e civiche ghemmesi, la parrocchia di Ghemme, la comunità imprenditoriale (in modo particolare Ponti, Francoli, Rovellotti, Cantina Cantalupo), gli uffici comunali da cui abbiamo tratto le informazioni necessarie all’analisi delle realtà Ghemmesi, la Camera di Commercio di , i negozianti ed i commessi di Ghemme.

Vorremmo ringraziare i nostri consiglieri scientifici, tecnici ed amici (Ing. Dionisio Vianello, Prof. Giorgio Franceschetti, Ing. Fausto Lanfranco, Prof. Gianluigi Bravo, Ing. Elena Franzosi, Dr.ssa Anna Arnaboldi ed altri) che ci hanno aiutato nella stesura finale dello scritto, fornendoci idee e consigli per migliorare il nostro lavoro.

Ringraziamo già da ora, per la cortese attenzione, chiunque si appresti a leggere questa relazione. Buona lettura, buone riflessioni, buon lavoro.

Dipak R. Pant Ph.D. Mark Brusati

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Perché il “Progetto Bussola”

Il Progetto Bussola è un esercizio per la produzione di uno strumento cognitivo. Lo strumento dovrebbe facilitare tre distinte (ma logicamente consecutive) funzioni: • la comprensione empirica della vulnerabilità locale • la visualizzazione (scenarizzazione) dei nuovi orizzonti di affari, infrastrutture e cultura per un ben-essere sostanziale (wellness) collettivo in loco • l’individuazione di un percorso localmente praticabile per avvicinare quegli orizzonti.

In altre parole, il Progetto Bussola crede di poter servire la collettività con l’ottimizzazione del processo decisionale delle amministrazioni e delle comunità imprenditoriali locali.

Negli ultimi anni, il modello urbo-industriale, anche senza la crescita demografica urbana e nonostante il fenomeno della contrazione del tessuto industriale (presente attualmente in Italia settentrionale) sembra, comunque, pervadere i territori extra- urbani ed unificare le piccole e medie comunità in uno stesso magmatico (dis)ordine urbanistico (l’urbanizzazione diffusa). I mass-media, vettori principali dell’omologazione consumistica globale, ed il pendolarismo (per motivi di lavoro, formazione e ricreazione) tendono, progressivamente, a svuotare il contenuto civico- culturale delle piccole-medie comunità, indebolendo il presidio del territorio e la base del capitale umano e sociale delle aree peri-urbane. Il pendolarismo e la perdita delle specificità spingono l’economia locale verso ambiti che sono fuori dalla portata del controllo strategico locale, rendendola sempre più vulnerabile a congiunture e speculazioni originarie di altre realtà.

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Dagli anni cinquanta in poi si è assistito ad una crescita di settori economici diversi dall'agricoltura ed artigianato, quindi ad un massiccio spostamento di persone e risorse verso i grandi poli industriali nelle città e nelle periferie. Dagli anni ottanta in poi, invece, si è assistito ad una crescita di settori ancora più diversi da quelli industriali/manifatturieri (con l’avanzamento del terziario/servizi) e ad un inesorabile spostamento di risorse migliori (soprattutto quelle umane) verso i poli urbani.

Nella prima ondata di industrializzazione si è verificata una forte urbanizzazione della popolazione, con cambio di residenze dalle aree extra-urbane verso le aree urbane. Nella seconda ondata (quella della terziarizzazione dell’economia) si è invece visto un numero crescente di utilizzatori dei poli urbani (city-users), che quasi ogni giorno viaggiano tra le città medie/grandi e le aree peri-urbane ed extra-urbane. Con la prima ondata di industrializzazione le città si ingrandirono sottraendo le risorse rurali. Con l’ultima invece la campagna si è urbanizzata attraendo le dislocazioni frammentarie di impianti produttivi, operatori economici, residenti e mode culturali. E’ avvenuta un’urbanizzazione diffusa che ha cambiato il carattere della campagna.

L’effetto cumulativo di queste due ondate di urbo-centralizzazione, prima con l’espansione del settore industriale/manifatturiero poi con quello del terziario avanzato, ha reso molte piccole comunità economicamente deboli e culturalmente spente. Nonostante tutto, molte di queste comunità dispongono ancora di una cornice paesaggistico-ambientale di un certo valore e di alcune specificità economiche tuttora rilevanti (e molto promettenti per il futuro) dal punto di vista del mercato, particolarmente nel settore agro-alimentare, nell’artigianato artistico, nella salute e nel tempo libero. Sono “luoghi-sistema” (place-systems) che risponderebbero alle nuove e sempre crescenti domande dei consumatori-cittadini italiani ed europei, sempre più longevi e quindi desiderosi di ben-essere sostanziale (wellness): servizi,

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tranquillità, salubrità, sicurezza, qualità ed autenticità; e non solo di ben-avere funzionale (richness): casa, auto, vestiario, elettrodomestici, oggetti di vario genere, denaro...

Tuttora i piccoli luoghi-sistema, come il Comune di Ghemme, svolgono importanti funzioni: • il presidio/cura degli spazi vitali, con benefici anche per chi vive lontano; la fornitura di materie (generi alimentari, alloggi, materie prime, manufatti …), servizi e risorse (soprattutto umane)

• la ricreazione extra-urbana (per gli urbani che devono fuggire dai loro ambienti poco salubri) con cospicui benefici per l'industria del week-end, del tempo libero

• il mantenimento della cultura locale, la testimonianza di una civiltà rurale che costituisce un substratum della grande civiltà europea continentale (Continental Heartland Culture)…

Uno sforzo per promuovere l’economia e l’identità di Ghemme ed altri simili piccoli luoghi-sistema, rafforzando il loro assetto paesaggistico-ambientale e migliorando la loro piattaforma di buoni (e sani) affari, è rappresentato dal Progetto Bussola. Il progetto serve ad analizzare la situazione, a mappare le vulnerabilità di un luogo- sistema ed a capire le tendenze, per poi poter delineare le immagini del futuro (possibili, plausibili, auspicabili, evitabili…); in altre parole, a costruire una serie di scenari prospettici.

Gli scenari prospettici non coincidono con le previsioni lineari (forecast) comunemente usate dagli economisti convenzionali, ma sono piuttosto una narrazione sistematica di presagi (foresight)1, simile a quella usata, a volte, dai

1 Il cosiddetto metodo di pianificazione attraverso gli scenari (Scenario Planning Method, Strategic Foresight Exercise) è stato reso famoso dai lavori di Pierre Wack, responsabile della pianificazione presso la Royal Dutch/Shell negli anni ’70. Anche dopo aver terminato l’esperienza con la Royal Dutch/Shell continuò a sviluppare e diffondere il metodo degli scenari negli USA attraverso seminari e scritti che comparirono nei bollettini di Stanford e Harvard.

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pianificatori strategici di grandi aziende multinazionali (Royal Dutch/Shell, Motorola, Sony, NatWest, Electrolux…) e di alcune organizzazioni politiche (e.g. Commissione Europea, US Department of State…) o militari (e.g. US Navy, NATO…). Molti pianificatori strategici sembrano essere convinti che le previsioni lineari basate sui numeri (number-led straight-line forecasting) hanno dei limiti, per quanto riguarda la visuale di medio-lungo termine, poiché non tengono conto delle incertezze né dei cambiamenti rapidi discontinui (Schwarz, 1991).

Previsioni lineari unilaterali, basate sui numeri, servono solo se corrispondono alla realtà dei fatti (e spesso non corrispondono). Invece la scenarizzazione serve non ad indovinare un futuro piuttosto che un altro, ma a delineare molte immagini alternative del futuro (gli scenari, appunto) e, quindi, a facilitare la capacità visuale di medio- lungo termine (strategic vision) e a rendere più creativo il processo decisionale (Pant, 1998, 2000). Una volta delineate le varie alternative possibili (scenari) si tratta di orientare la comunità ed il mercato verso lo scenario più desiderabile, detto ‘scenario di riferimento’. Questo (scenario di riferimento), per quanto sia una “costruzione ideale” (comunque sempre basato sulle ricerche empiriche di fatti e fenomeni), sicuramente fornisce una chiara e coerente direzionalità e stimoli (inputs) per una pianificazione strategica. Gli scenari costituiscono una bussola per navigare in mezzo a mille incertezze senza restare troppo “imbrigliati” nei numeri.

In altre parole, la scenarizzazione serve a cogliere i segni del tempo e a scegliere di procedere verso il tipo di futuro che sarebbe ottimale e plausibile nel contempo.

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Obiettivi

Il Progetto Bussola per Ghemme si propone di essere uno strumento per conoscere, analizzare, progettare e gestire gli assetti locali (comunità-territorio-economia) del Comune di Ghemme in un’ottica di prosperità (affari, occupazione, reddito) e sostenibilità (qualità dell’ambiente e della vita, conservazione e valorizzazione del capitale umano ed ambientale).

Gli obiettivi del Progetto Bussola Ghemme sono tre:

1. Analisi e valutazione: indagare, approfondire il passato recente ed il presente degli attuali assetti locali (comunità-territorio-economia), fornire una valutazione complessiva e qualitativa dei punti di forza e debolezza, delle minacce e delle opportunità, che interessano il tessuto civico, la cornice ambientale e la struttura economica del Comune di Ghemme

2. Scenarizzazione: munire l’Amministrazione Comunale di differenti prospettive future (scenarizzazione), create sulla base dei risultati dell’analisi degli assetti locali: disegnare probabili panorami in cui il Comune di Ghemme potrebbe essere inserito

3. Formulazione strategica: fornire all’amministrazione comunale le indicazioni ed i suggerimenti necessari per una pianificazione territoriale e per una programmazione socio-economica utili a raggiungere una prosperità sostenibile.

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Metodo e percorso

Il Progetto Bussola è stato eseguito unendo i metodi e gli strumenti di discipline economiche, tecniche, sociali ed ambientali per poter cogliere i fenomeni (e loro intrecci) insiti nelle tre dimensioni che formano un’unica realtà che è il “luogo- sistema” (place-system):

1. Habitat: gli ecosistemi, i paesaggi naturali, i paesaggi culturalmente modellati (urbanistica, architettura, stili...), le infrastrutture, il profilo dell’orizzonte (skyline), la luce, gli odori, i rumori...: la cornice ambientale-paesaggistica totale.

2. Business: le risorse, i sistemi produttivi e distributivi, gli affari, il capitale umano, le potenzialità…: la struttura produttiva e le dinamiche economiche.

3. Ethos: la popolazione, gli usi ed i costumi, le manifestazioni festive e sceniche, le particolarità locali, la vita civica ed associativa…: l’assetto identitario.

I fenomeni di queste tre dimensioni non sono trattabili con gli strumenti di un’unica (medesima) disciplina scientifica. Perciò è stato utilizzato un sistema di lavoro in gruppo, avvalendosi di competenze di alcune differenti discipline: economia politica ed aziendale, ecologia umana, storia, etnologia ed ingegneria civile ed ambientale.

E’ stato seguito un percorso che progressivamente passa dall’osservazione passiva sul campo (field survey), più neutrale possibile, alle inchieste mirate su temi ed interpretazioni, fino alla formulazione di strategie per il futuro più coinvolta possibile.

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E’ stato seguito l’iter empirico-analitico-prospettico, come nelle ricerche antropologiche. Le tappe di questo percorso sono le seguenti:

ricognizione empirica pre-critica (pre-critical field-survey), utile ad assorbire e prendere contatto con la realtà in modo spontaneo e ricettivo (“farsi bagnare dalla pioggia della realtà”), come nelle ricerche etnologiche (Ethnologische feldforshung)

ricerche quantitative e raccolta di documentazioni, dati e studi da varie fonti: gli uffici e gli archivi comunali, le biblioteche civiche, le università, le Camere di Commercio, l’Istituto Nazionale di Statistica, gli enti provinciali e regionali…

osservazione partecipata (participant observation); ricerche e documentazioni sul campo (critical field-survey) sui temi di interesse; raccolta sistematica delle impressioni

ricerche qualitative tramite approfondimenti tematici, interviste e confronti con le autorità locali, con gli esponenti del mondo imprenditoriale locale, con i residenti e con i vari tecnici, esperti, ricercatori locali ed esterni (focus group method)

elaborazione ed analisi dei dati, delle impressioni e delle opinioni raccolti; messa a fuoco di un primo (provvisorio) assetto della situazione attuale e delle tendenze

comparazione della situazione attuale con quella passata, confronti con la altre realtà locali simili, limitrofe o distanti

sintesi delle analisi, interpretazione delle tendenze, inventario delle incertezze, individuazione delle forze-motrici chiave: costruzione di ipotetici scenari (immagini alternative del futuro)

formulazione di strategie per il raggiungimento dello scenario ottimale (lo scenario di riferimento); suggerimenti operativi.

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Uno sguardo ai pensieri ed alle pratiche in tema di gestione sostenibile degli insediamenti urbani ed extra-urbani

La gestione delle comunità locali in un ottica della sostenibilità ambientale e della qualità della vita è un argomento affrontato in molte maniere da molto tempo. Tuttavia la sua rilevanza ha iniziato ad essere percepita dalle amministrazioni pubbliche di molti paesi solo dopo l’Earth Summit (Rio de Janeiro, Brasile, 1992), la grande conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e sullo sviluppo sostenibile, a cui hanno partecipato 170 Paesi provenienti da tutto il mondo. La conferenza ha prodotto un documento-base anche per le piccole realtà (città, comuni, provincie…): l’Agenda 21 locale, che ha come obiettivo quello di fornire intenti ed obiettivi programmatici su ambiente, economia e società agli enti locali. Questo documento riconosce un ruolo primario alle comunità locali nell’attuare le politiche di sviluppo sostenibile quindi suggerisce alle amministrazioni locali di formulare le strategie per la sostenibilità. La necessità di fornire le comunità locali di indicazioni di massima per le strategie della sostenibilità nasce da una considerazione: molti problemi a cui l’Agenda 21 locale si riferisce nascono da attività socio-economiche locali; le amministrazioni locali gestiscono gli aspetti socio-economici ed ambientali al livello quotidiano; solo con la loro collaborazione si riesce a gestire, a livelli regionali e nazionali, gli impatti sociali ed ambientali delle attività economiche; quindi le amministrazioni pubbliche locali sono gli attori centrali nella promozione dello sviluppo sostenibile.

Le iniziative promosse da Agenda 21 locale possono svolgere anche una funzione rilevante nella coesione del tessuto civico poiché queste iniziative sensibilizzano l’opinione pubblica sulla questione della sostenibilità e creano una sinergia positiva con i comportamenti di tutti i soggetti: individui, famiglie, imprese, associazioni

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civiche ed istituzioni pubbliche. Naturalmente, le strategie intraprese dalle amministrazioni locali in materia ambientale dovrebbero essere scelte dopo la consultazione con la comunità locale (residenti, comunità imprenditoriale, associazioni civiche e religiose…). Questo processo da un lato avvicina gli individui a questioni di interesse pubblico (migliore qualità sociale ed ambientale), dall’altro spinge gli amministratori a confrontarsi con le opinioni della comunità.

Nel 1994 è nata una iniziativa della Commissione Europea, con il consiglio internazionale per le iniziative ambientali locali (International Council for Local Environmental Initiatives: ICLEI), che si propone di elaborare ed implementare i concetti espressi nell’Agenda 21 locale: la “carta delle città europee per uno sviluppo durevole e sostenibile” nota come la “Carta di Aalborg”2. La “Carta di Aalborg” è stata sottoscritta inizialmente da 80 amministrazioni locali e 253 rappresentanti di organizzazioni internazionali, governi ed associazioni. Alla fine del 2002, i firmatari erano più di 800 (di cui 80 dall’Italia). Dalla “Carta di Aalborg” emergono differenti aspetti interessanti: le città europee si sentono depositarie di secoli di tradizioni, culture, conoscenze, arti e mestieri; sono i luoghi in cui maggiormente si sviluppano i problemi ambientali legati all’industria, traffico, consumi, e quindi qualità di vita. Circa l’80% della popolazione europea vive in insediamenti di tipo urbano, sia grandi che medi e piccoli; quindi le città sono le unità-base in grado di affrontare i problemi in maniera concertata ed integrata. Le città europee firmatarie della “Carta di Aalborg” quindi si impegnerebbero sotto diversi aspetti: portare l’economia locale (ciclo di produzione e consumo) verso modelli sostenibili, promuovere modelli di equità sociale (dare equo risalto alle necessità delle differenti categorie sociali), promuovere modelli sostenibili di uso delle risorse e di mobilità urbana ed essere partecipi nella ricerca delle soluzioni per i problemi socio-ambientali globali. La

2 Il documento ha preso il nome dalla città in cui si è svolta la conferenza: Aalborg (Danimarca).

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conferenza di Aalborg ha avuto un seguito di iniziative incentrate sulla promozione dell’Agenda 21 locale: “Conferenze Europee sulle Città e Comuni Sostenibili”, “Campagna delle Città e Comuni Europei Sostenibili”, “Progetto Città Sane” (promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) e molte altre...

Altre iniziative in supporto delle piccole e medie comunità sono state intraprese dall’European Council for Villages and Small Towns (ECOVAST3). ECOVAST è un’associazione paneuropea il cui scopo è quello di favorire iniziative che promuovano il benessere delle comunità rurali europee, ne salvaguardino la cultura e le tradizioni. Il presupposto che muove ECOVAST parte dal fatto che la campagna e le cittadine di piccole dimensioni occupano circa l’85% del territorio europeo. Questo territorio è la fonte principale delle materie prime da cui si ricavano alimenti e manufatti. Esso offre bellezza e ristoro, dispone spazi per ricreazione e sport, è ricca in biodiversità e cultura umana. Tuttavia la campagna e le città di piccole dimensioni stanno subendo l’impatto di forze che deteriorano questi valori: il calo demografico fa mancare il rimpiazzo equilibrato di forza-lavoro e crea difficoltà nel passaggio generazionale; l’eccessiva meccanicizzazione ed i forti inputs chimici dell’agricoltura fanno degenerare il territorio rurale inquinando il suolo, l’acqua e l’aria; la produzione industriale centrata sull’economia di scala scardina l’artigianato artistico e fa diminuire il sapere della campagna. ECOVAST si propone di dialogare con la popolazione rurale e le amministrazioni locali, per adottare politiche che salvaguardino tale bagaglio naturale e culturale. In particolare propone una seria politica agro-forestale conservativa con la promozione della qualità dei prodotti agricoli rispetto alla quantità, con la figura dell’agricoltore come baluardo a difesa di una certa cultura contadina. ECOVAST propone una economia “sana” e leggera che

3 ECOVAST, fondata nel 1984 a Cheltenham (Inghilterra), comprende numerose associazioni in differenti paesi europei tra cui anche l’Italia. Opera principalmente come una rete associativa (network) e ricopre un ruolo consultivo per la Commissione Europea per quanto riguarda le questioni dello sviluppo rurale sostenibile.

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offra lavoro a chi vive nelle zone rurali con l’incremento del turismo rurale e naturale (eco-turismo) e con lo sviluppo della tecnologia e delle telecomunicazioni come strumento di collegamento con l’esterno e di opportunità economiche extra-rurale. ECOVAST promuove politiche attive per la salvaguardia della tradizione umana, culturale e naturale delle aree rurali e quindi si appella alle amministrazioni locali a contrastare l’emigrazione verso grandi poli urbani con il mantenimento dei servizi necessari e principali (uffici, ospedali, banche, poste…).

Un’altra iniziativa in questa direzione è rappresentata dal Progetto PRESUD4 (Peer Review for European Sustainable Urban Development). Partito nel 2001 e destinato a concludersi nel 2004, il progetto PRESUD coinvolge nove amministrazioni di città europee, la Commissione Europea, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), il network di città Europee (Eurocities) e l’University of West of England (Bristol, Inghilterra). Il progetto PRESUD si propone di implementare, con la metodologia del peer review, un sistema di controllo incrociato basato su specifici indicatori ed eseguito da un gruppo di esperti nel settore, i vari progetti nell’ambito dello sviluppo urbano sostenibile. Esso verifica se i progetti sono realistici, misurabili e limitati nel tempo. L’obiettivo è quello di delineare una strategia di sviluppo urbano sostenibile, replicabile in una qualsiasi comunità urbana che abbia intenzione di applicare tale metodolo.

Uno dei più pressanti interrogativi del nostro tempo riguarda il destino dei piccoli luoghi nell’epoca della globalizzazione5: cosa salvare e come salvare. Le risposte

4 Le città protagoniste del progetto PRESUD sono Birmingham (Regno Unito), Leipzig (Germania), Nottigham (Regno Unito), Venezia (Italia), L’Aja (Paesi Bassi), Malmo (Svezia), Tampere (Finlandia) e Vienna (Austria).

5 Il termine “globalizzazione” potrebbe essere compreso come un processo con triplice valenza: in economia, è l’apertura e l’esposizione di tutti i mercati, di grandi e piccoli luoghi, ad un unico sistema-mercato del mondo (il mercato globale, appunto); in società, è l’omologazione di consumi e quindi, in una certa misura, anche di stili di vita; in territorio, è l’accessibilità di tutti i soggetti economici alle risorse umane, ambientali e paesaggistiche di un piccolo luogo con la possibilità di valorizzazione e anche con i rischi di uso insostenibile, esproprio e stravolgimento.

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finora emerse in tutti gli ambiti istituzionali autorevoli dell’Europa occidentale sembrano convergere su quattro punti principali: • la protezione dell’ambiente naturale • la conservazione del paesaggio tradizionale (agro-silvo-pasotale e pre-moderno) • le opportunità economiche in loco • i servizi alla comunità locale.

A questi sarebbe opportuno aggiungere due altri punti: • le opportunità formative e culturali in loco • le opportunità ricreative (spettacoli, svago, sport, hobbies) in loco. L’assenza di questi due elementi è decisamente complice nell’erosione dell’assetto economico ed identitario locale.

Quindi le amministrazioni locali sono chiamati a concentrare sforzi e risorse per la corretta fruizione (e conservazione) delle loro risorse ambientali e anche a preservare i paesaggi storicamente modellati (aspetto tangibile di un’identità locale) con adeguati restauri e rivitalizzazione. Inoltre, i servizi essenziali e le opportunità economiche, formative e ricreative devono essere le priorità nelle azioni dei governi locali, allo scopo di mantenere intatto (e ri-qualificare) il capitale umano.

Solo una comunità con solide basi su questi punti (ambiente, identità, servizi, buoni affari, cultura e svago) avrebbe il potere di negoziare (contrattare, filtrare, dosare…), e non subire, i processi globali; avrebbe ottime possibilità di “globalizzarsi” in propri termini e condizioni, consolidando le proprie radici. Non ciecamente “Pro-Global”, nemmeno “No-Global” per partito preso, bensì “Yes Global, but…”

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Habitat di Ghemme: la cornice paesaggistica ed ambientale

I paesaggi ghemmesi

Foto del campanile di Ghemme; sullo sfondo il Monte Rosa (Fonte: http://digilander.libero.it.greatwall.ghemme.htm)

L’abitato di Ghemme si estende lungo una linea ideale che, in direzione nord-ovest sud-est, sembra collegare l’imbocco della Valsesia con il polo urbano di pianura più vicino: Novara. È significativo che la strada di accesso a nord si chiama Via Monte Rosa e quella a sud Via Novara.

Ghemme è uno di quei centri peri-urbani di confine che segnano il passaggio dal paesaggio prealpino a quello di pianura. Avvicinandosi a Ghemme da nord, con

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subito alle spalle le Prealpi e ben visibile il gigante del Monte Rosa, si intuisce uno stretto legame tra la montagna, la collina e la città costruita nella pianura ai piedi della collina.

La superficie collinare è, pur se in maniera molto frammentata, coltivata a vite. Ad ampi appezzamenti vitati, regolari e ordinati, si alternano vaste porzioni di boschi di robinie, querceti, pini e roveti, segno evidente di abbandono e trascuratezza. L’impatto visivo della collina non è un elemento di grande promozione, se si pensa che Ghemme si fregia di essere una “Città del Vino”, ed il suo vino si produce sulla collina. Le persone anziane e di mezza età tuttavia ci descrivono la collina di cinquant’anni fa come un unico e continuo appezzamento coltivato a vite.

Ai piedi della collina, e tutto intorno all’insediamento urbano, si estendono invece campi con differenti utilizzazioni agricole (prevalentemente per la produzione di mais).

Concentrando lo sguardo sul paese, subito spicca all’occhio l’alto campanile della chiesa parrocchiale della Beata Vergine Maria Assunta, una vera e propria cattedrale, se paragonata alle dimensioni urbane di Ghemme.

I confini dell’insediamento urbano a nord appaiono poco omogenei: installazioni commerciali, misti ad abitazioni, misti a prati e campetti da gioco evidentemente poco fruiti e poco curati. L’impressione è la stessa proseguendo lungo la circonvallazione, che taglia in maniera netta il paese dalla collina lungo tutto il lato est.

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Ghemme e i territori limitrofi

(Fonte: www.collinenovaresi.it)

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Imboccando (da nord o da sud) una delle arterie principali di Ghemme (rispettivamente Via Monte Rosa e Via Novara) si entra nel centro abitato. La struttura è piuttosto omogenea e continua: caseggiati residenziali che non superano quasi mai tre piani (fatta eccezione per pochi palazzi degli anni '60/'70, di forte impatto visivo), disposti lungo strade perpendicolari, tipiche delle città di impronta romana. Gli edifici sono intonacati o hanno pareti miste a mattoni e pietra, con semplici portoni in legno che nascondono bei cortili. È possibile osservare anche balconi in ferro battuto, cornicioni in pietra; sugli intonaci si possono leggere alcune scritte toponomastiche, affreschi devozionali o di insegne di esercizi commerciali e artigianali.

Le strade e la mobilità sembrano essere uno dei maggiori problemi della città: lungo le vie principali (Via Monte Rosa, Via Novara, Via Roma, Via Silvio Pellico) è necessaria una certa abilità (sia per chi usa l’auto, sia per chi usa la bicicletta, sia per chi si sposta a piedi) per superare le macchine in sosta e schivare i veicoli che provengono dal senso opposto. Non solo abilità, ma anche sangue freddo sono richiesti invece per uscire dal centro abitato ed immettersi nella circonvallazione (Novara-Valsesia SS 229) e approdare sulla collina.

Il centro abitato è delimitato ad ovest dal canale Mora, un acquedotto di notevole valore storico. Il lungo Mora (così è chiamato il percorso che costeggia il canale) è servito da una strada. Anche in questo caso, a causa dello spazio ridotto, è alta la rivalità fra pedoni, ciclisti ed autisti, soprattutto quando fra i contendenti vi è uno dei numerosi camion che servono la zona delle industrie (Ponti e Crespi fra tutte), situate nella parte ovest della città. Se le arterie centrali sono piuttosto trafficate, le vie periferiche (che hanno scarsa presenza di attività commerciali) sono per lo più semi- deserte; però i rischi di essere travolti da qualche automobilista non sono esclusi.

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Un’aria di relativa tranquillità si respira nella zona del ricetto6. Questa zona, in effetti molto limitata, è totalmente pedonale (eccezion fatta, giustamente, per i produttori di vino che hanno le proprie attività al suo interno). Il ricetto rappresenta per Ghemme un enorme patrimonio storico. C'è stata una particolare attenzione, da parte delle amministrazioni, nel conservarne i tratti originari e limitare al massimo gli impatti della modernità (fili della corrente elettrica, scarichi dell’acqua piovana).

Foto di un particolare del ricetto di Ghemme (Fonte: http://digilander.libero.it.greatwall.ghemme.htm)

6 Il ricetto è un borgo medievale a pianta quadrata; veniva utilizzato dalla popolazione di Ghemme per mettere al sicuro animali e prodotti dell’agricoltura (nonché loro stessi) durante le incursioni e i saccheggi ad opera di eserciti e fazioni in lotta.

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Un altro sito di notevole interesse storico è la piazza Antonelli, in cui si trova la Chiesa parrocchiale. La Chiesa è stata edificata tra ‘600 e ‘700; al suo interno ci sono notevoli affreschi e tele del ‘700. All’interno della Chiesa si trova lo scurolo (urna in cui riposano le spoglie della Beata Panacea). L'architettura della Chiesa è attribuita ad , il celebre architetto7 che ebbe i natali proprio a Ghemme. Sulla collina si trova un altro edificio di notevole interesse storico: il castello di Cavenago, costruito nel ‘500, ora adibito (in una parte) ad agriturismo.

Le zone verdi del territorio comunale sono molto estese, ma tutte al di fuori del centro abitato, difficili da raggiungere per i pedoni o i ciclisti. L’unica zona di verde pubblico è il Giardino Gianoli, area verde molto limitata e scarsamente curata. Nella parte adiacente al Giardino Gianoli si svolgono attività ricreative di vario genere (esposizioni, corsi di ceramica…).

Imboccando la strada che esce da Ghemme ad ovest si entra nella zona industriale, il cui impatto non è particolarmente critico. A qualche chilometro di distanza, sempre in direzione ovest, si incontra il fiume Sesia.

Cenni di storia naturale

La provincia di Novara presenta due aree geomorfologiche differenti: la parte nord, costituita da un sistema collinare prealpino e la parte sud, pianeggiante e con brevi tratti di sopraelevazioni appiattite. L’area delle colline novaresi, in cui è inserito il comune di Ghemme, è il territorio di confine tra l’area alpina della Valsesia (e massiccio del Monte Rosa) e la pianura padana.

7 Alessandro Antonelli è autore della Mole Antonelliana di Torino e della cupola di San Gaudenzio a Novara.

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Composizione geo-ambientale

(Fonte: www.provincia.novara.it)

Aree caratterizzate dalla presenza di alluvioni torrentizie, fluviali, attuali o recenti e fluvio-glaciali con scarso o nullo strato di alterazione superficiale

Litologia: ghiaie grossolane e ciottoli , ghiaie sabbiose, sabbie limose, torbe Morfologia: cigli e scarpate di terrazzo, alvei e fasce spondali dei corsi d'acqua, conoidi, apparati deltizi, fasce spondali del Lago Maggiore e del Lago d'Orta Strati di alterazione o coperture: ridotti strati di alterazione da grigio-bruno e giallo- rossastri, depositi loessici di modesto spessore Geoidrologia: falda libera in genere superficiale Dinamica geomorfologica prevalente: fluviale e torrentizia, localmente lacustre

Aree caratterizzate dalla presenza di alluvioni fluvio-glaciali antiche con strato d'alterazione superficiale di notevole spessore

Litologia: ghiaie sabbiose, ghiaie ciottolose a ciottoli alterati Strati di alterazione o coperture: Ridotti strati di alterazione giallo-rossastri di notevole spessore, ferretto tipico rosso-bruno Morfologia: cigli e scarpate di terrazzo, alvei e fasce spondali dei corsi d'acqua Geoidrologia: falda semilibera in pressione a profondità variabile Dinamica geomorfologica prevalente: fluviale e torrentizia, localmente gravitativa

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Dal punto di vista geologico, l’area delle colline novaresi corrisponde ad un complesso fluvio-glaciale compreso tra i fiumi Sesia e Ticino. È formata da un sistema di terrazze alluvionali, da un complesso morenico e dal distretto vulcanico della bassa Valsesia. L’area collinare insiste sul complesso morenico ad est verso il Ticino, sulle scarpate dei terrazzi rimodellati dai piccoli corsi d’acqua quali lo Strona, sui rilievi pedemontani. I terreni di quest’area presentano una forte variabilità: si passa da suoli molto evoluti sui terrazzi, a suoli poco evoluti sul substrato vulcanico e morenico. In particolare le aree coltivate a vite sono dislocate sui margini rivolti a sud sud-est e sud sud-ovest delle terrazze. Qui è maggiore la concentrazione di suoli bruni, la cui chimica fertile favorisce la coltura della vite.

Microclima

Ghemme si trova sulla linea di confine tra due tipi di climi in parte differenti: il clima alpino ed il clima della pianura.

Il clima alpino, più specifico dell’alta Valsesia, è caratterizzato da inverni piuttosto rigidi, con frequenti precipitazioni nevose; nelle zone più alte la neve insiste da novembre-dicembre fino a marzo-aprile. Lo scioglimento della neve, congiunto alle piogge primaverili (sempre meno frequenti) ingrossano notevolmente la Sesia. Il fiume ha il suo periodo di massima portata in primavera ed in autunno, durante le piogge torrenziali che sempre più spesso interessano la fascia alpina e prealpina. Durante l’estate il caldo è mitigato da un correnti fresche e asciutte. Scendendo verso sud (Borgosesia, Romagnano, Ghemme) il clima subisce una mutazione notevole. Pur non avendo tutte le peculiarità del clima di pianura, la zona di Ghemme è caratterizzato da una forte stagionalità.

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Regioni climatiche in Italia e la posizione di Ghemme

(Fonte: www.sinanet.it)

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Il clima estivo è piuttosto caldo; risente (in misura inferiore rispetto al resto del novarese e vercellese) dell’umidità e del clima afoso tipico della pianura padana. In estate sono sempre più frequenti i temporali, spesso accompagnati da grandine e forte vento. Questi fenomeni sono molto pericolosi per l’attività di punta di Ghemme (la vitivinicoltura), in quanto molto spesso la grandine o gli acquazzoni torrenziali rovinano i grappoli di uva. La grandine spacca i chicchi d’uva e li fa marcire, mentre la pioggia abbondante “annacqua” la concentrazione zuccherina dell’uva. Anche il periodo autunnale è particolarmente rischioso per la vigna. È un periodo solitamente piovoso; generalmente le precipitazioni maggiori si hanno dopo la vendemmia, che è fatta (con margini di variabilità a seconda del clima estivo) nel periodo di ottobre. Il periodo invernale, da dicembre a marzo, solitamente è piuttosto rigido (anche di diversi gradi sotto zero), con precipitazioni talvolta a carattere nevoso. Da un punto di vista pluviometrico, in base alla carta delle isoiete8 della regione Piemonte, i periodi con la maggiore concentrazione di precipitazioni sono aprile-maggio e novembre. La media annua delle precipitazioni si aggira attorno ai 1300 mm/anno. Ghemme presenta buoni indici di solarità e luminosità: nel periodo di maggiore esposizione, il sole sorge dietro le colline ed illumina la città ed i coltivi lungo tutta la giornata; non ci sono barriere naturali che ne oscurano la luce. Questo fattore è particolarmente importante per la buona riuscita del raccolto e per una certa salubrità dell’habitat.

Le risorse ambientali

Il Comune di Ghemme è inserito in un ambito naturalistico (a ridosso della fascia prealpina centro-occidentale) molto ricco dal punto di vista paesaggistico sia dentro il territorio comunale sia nei dintorni.

8 Linea che congiunge i punti della superficie terrestre in cui l’altezza delle precipitazioni atmosferiche, in un dato periodo di tempo, raggiunge lo stesso valore.

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Riserva naturale delle Baragge

(Fonte: www.Parks.it)

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Facilmente raggiungibili da Ghemme sono l'Alta Valsesia, il Lago d’Orta e Maggiore, le Alpi Biellesi e Vercellesi, la Sesia, il Parco Naturale del Monte Fenera, il Parco Naturale delle Lame della Sesia. In particolare, direttamente confinante con il territorio del Comune di Ghemme, si trova un’area naturale protetta di notevole pregio e interesse: la Riserva naturale delle Baragge. Le Baragge non sono ambienti di origine prettamente naturale, ma uniscono ecosistemi di torbiera9e ambienti in parte modellati dalle attività agro-silvo-pastorali. All’interno dell’area protetta si trovano vigneti, prati a pascolo, piccole costruzioni votive (cappelle, chiese, tempietti). È, insomma, un area che esprime e conserva l’antico e profondo legame tra la comunità e l'ambiente naturale.

A ridosso del Comune di Ghemme sorge la cresta collinare, in parte coltivata ed in parte in progressivo stato di abbandono. Rappresenta comunque un area di notevole pregio, da cui è possibile osservare l’inizio della vasta Pianura Padana, i piccoli centri urbani e il maestoso scenario del Monte Rosa. L’approccio alla collina ed al suo bosco è ostacolato dalla circonvallazione di Ghemme, che fisicamente taglia il centro abitato dall’ambiente naturale. Alcune delle strade che la percorrono sono difficilmente usufruibili, a causa di una scarsa manutenzione (per lo più lasciata ai contadini), e l’assenza di punti in cui poter sostare e godere del panorama.

Un altro elemento fortemente legato al territorio di Ghemme è l’acqua. Il centro urbano è infatti percorso dal canale Mora, opera d’ingegneria di notevole interesse storico, nonché estremamente importante per l’irrigazione dei campi (e nell’800 per il funzionamento di alcune industrie). La porzione orientale del comune di Ghemme è percorsa da due torrenti, lo Strona e lo Strego, che scorrono in vallette profonde circa 30-40 metri; attualmente sono caratterizzate da una forte erosione del territorio, a

9 Landa a copertura arborea rada con frequenti acquitrini.

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causa delle acque dei torrenti e delle precipitazioni; un piano di tutela potrebbe valorizzarle come aree di interesse floro-faunistico. Non propriamente vicino all’abitato di Ghemme, ma facilmente raggiungibile si trova la Sesia. Il fiume, all’altezza del paese, non è ancora particolarmente inquinato, ed in estate offre sicuro svago e sollievo per chi ne vuole usufruire.

L’uso del territorio e l’organizzazione dello spazio

Il territorio del Comune di Ghemme ha una estensione di 20,57 kmq. Il centro abitato risulta essere la porzione minore dell’intero territorio comunale. Il centro abitato è caratterizzato da insediamenti di carattere residenziale e commerciale, con una massima concentrazione di attività commerciali lungo Via Monte Rosa e Via Novara (fino alla Piazza Antonelli), e la sua perpendicolare principale (Via Roma). Il centro urbano è circondato (in maniera più estesa in direzione est e ovest) da aree verdi, in cui vi sono coltivi di mais e vigne (nella zona collinare ad est e nord-est).

Lungo la strada statale 229, che collega la Valsesia a Novara, si trovano numerosi insediamenti di centri commerciali e di distribuzione dislocati in modo disomogeneo, a “macchia di leopardo”, una tendenza che assolutamente dovrebbe essere corretta. Installazioni industriali invece sono presenti nella fascia compresa tra l’imbocco dell’autostrada ed il centro abitato (Loro Piana e Francoli), e tra la ferrovia e il lungo Mora (Crespi e Ponti).

La localizzazione del paese, sulla base alle infrastrutture di collegamento, è molto favorevole. Il territorio è attraversato da un tratto dell’ Voltri- Sempione, che permette rapidi collegamenti con la Svizzera, la Francia, Milano, Torino, Genova, Novara. La ferrovia Varallo-Novara permette collegamenti con il

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capoluogo molto frequenti (ogni mezz’ora/ora Ghemme è collegata con Novara tramite bus e treni). La strada statale 229 ha veicolato il traffico pesante all’esterno del paese, permettendo collegamenti rapidi con la Valsesia e i centri urbani di pianura. Sono previste ulteriori ampliamenti di tratti stradali, ed in particolare l’ampliamento e modifica della strada che porta a Carpignano. Essa, grazie al tratto di nuova costruzione, svincolerebbe il lungo Mora dal traffico industriale.

Il problema principale della mobilità in Ghemme è l’elevato ed insostenibile traffico motorizzato all'interno del paese, incompatibile con l’impianto urbano medievale (sezione stradale modesta e assolutamente priva di marciapiedi), lungo la direttrice nord-sud. Ciò risulta ancora più evidente dalla naturale propensione dei ghemmesi di usare la bicicletta, e dall’invecchiamento della popolazione: la fascia sociale numericamente più rilevante è quella degli over 65, i quali avrebbero meno propensione all'uso dell'automobile per spostarsi al di fuori del paese, e tanto meno al suo interno per le piccole esigenze quotidiane. I parcheggi principali si trovano lungo Piazza Castello (periferica rispetto al ricetto) e Piazza Cavour; sono soggette a chiusura durante il periodo di mercato e delle feste patronali. Tali aree non sono distanti dalle principali attività commerciali. L’evidenza che le persone preferiscano parcheggiare l’auto (con notevoli disagi per gli altri fruitori della strada) immediatamente fuori dalla porta del negozio in cui si servono è una cultura purtroppo radicata.

Il territorio comunale presenta alcune aree in cui i cittadini svolgono la vita sociale. Alcuni gruppi hanno la tendenza a ritrovarsi in sedi specifiche (un bar, la sede di una associazione, la chiesa). I luoghi di maggiore aggregazione sono Piazza Antonelli, che dopo le funzioni religiose celebrate nella Chiesa Parrocchiale (soprattutto quella domenicale) diventa il “salotto” naturale per la conversazione; Piazza Castello, in cui si organizzano alcune attività ricreative e festive.

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Molte delle attività commerciali presenti sul territorio sono concentrate lungo i due assi centrali (Via Novara-Via Monte Rosa e Via Roma). L’edificio del Municipio (che si trova in Via Roma) è la sede della vita “ufficiale” e culturale del paese. La biblioteca civica di Ghemme si trova presso il Municipio.

Interrogativi sulla qualità dell’ambiente e qualità della vita

Le risorse ambientali e paesaggistiche costituiscono un capitale che è necessario proteggere non solo per idealismo, ma anche perché rappresentano un patrimonio che svolge differenti funzioni, sia simboliche, che sociali, che culturali, che economiche. Il paesaggio e l’ambiente sono due assetti radicalmente legati al territorio in cui è insediato il tessuto civico, e le dinamiche dell’uno sono strettamente legate alle dinamiche dell’altro.

La bellezza di un paesaggio e la qualità del suo ambiente sono difficilmente valutabili da un punto di vista monetario; hanno però un'indiscutibile importanza riconducibile a quattro particolari significati: il valore culturale, il valore spirituale, il valore sociale e quello economico.

Il valore economico del paesaggio è misurabile dalle materie prime che l’uomo può ricavare dal territorio e da una serie di valutazione che fanno riferimento alla domanda del “bello”. Il valore di un terreno o di una abitazione, a parità di altri fattori, è più alto dove esiste una cornice paesaggistica ritenuta in maniera condivisa “bella”, e dove le condizioni dell’ambiente sono più integre e salubri. Inoltre il valore economico del paesaggio è misurabile sulla base dei costi necessari per porre rimedio a squilibri ecologici creati dalle attività insediative e produttive.

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Il valore sociale del paesaggio si esprime nel rapporto che si instaura fra territorio e comunità che si insedia; il gruppo, attraverso un sistema organizzativo, stabilisce una certa sovranità sul territorio, creando un micro-sistema affettivo.

Il valore culturale del paesaggio è riconducibile a tutta una serie di stimoli che esso offre e l'uomo utilizza per trarne ispirazione e creatività per la produzione culturale.

Il valore spirituale del paesaggio è racchiuso nei simboli, a cui gli abitanti di un determinato territorio attribuiscono un particolare significato: la conformazione di una cresta montuosa, il torrente, la luce, un bosco…

Le risorse ambientali e paesaggistiche di Ghemme sono abbondanti e godono di uno stato di discreta salute (tranne le eccezioni a cui si è fatto riferimento nei precedenti paragrafi; e.g. alcune parti di collina e le periferie del paese). È necessario che le amministrazioni siano in grado di preservare le porzioni di territorio non degradate, e migliorare quelle in cui l'attività antropica ha provocato squilibri. L'assetto ambientale, congiunto alle attività economiche di qualità, potrebbe rappresentare un solido vantaggio competitivo per la promozione del territorio, nonché un forte fattore di coesione civica e sociale.

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Comunità di Ghemme: cultura e identità

Struttura demografica

Il dato per il comune di Ghemme (180 abitanti/kmq), per quanto riguarda il popolamento del territorio, è molto inferiore rispetto alla media provinciale (257 abitanti/kmq). In altri termini, il numero di metri quadri a disposizione per ogni abitante (mq/abitante) è di 5540 mq. Il rapporto fra numero di abitanti e superficie urbanizzata10 (abitanti/kmq) è di 1718,9 abitanti per kmq.

Densità di popolazione per Kmq

186

185

184

183 abitanti per Kmq 182

181

180 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2001 anni

Densità abitativa

(Fonte: elaborazione propria su dati Ufficio Tecnico comune di Ghemme, 2003)

10 La superficie urbanizzata è la differenza tra la superficie comunale totale meno la superficie agricola e la superficie boschiva.

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L’analisi delle tendenze demografiche nazionali, svolta sulla base dei dati pubblicati nei Censimenti (dal 1951 al 2001) dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), indica come la popolazione italiana abbia avuto una crescita costante fino al 1981 (con punte di crescita del 6,9% nel gli anni ’60), seguita da una fase di assestamento nel numero di abitanti negli ultimi due decenni (periodo 1981-‘01). Se nel dopoguerra e fino alla fine degli anni’80 la crescita della popolazione era dovuto ad un saldo naturale positivo (differenza fra nati e morti), nell’ultimo decennio la popolazione è cresciuta lievemente grazie all’ingresso di nuovi immigrati stranieri (il numero di permessi di soggiorno regolarmente rilasciati è passato da 648.935 del 1992 a 1.340.665 del 2000) (ISTAT, 2003).

L’andamento demografico della regione Piemonte e della provincia di Novara sembra seguire la tendenza nazionale fino al 1980. La popolazione del Piemonte e della provincia di Novara sono cresciute di buon grado fino al Censimento del 1971, grazie al boom demografico ed all’immigrazione proveniente dal sud Italia. Dal 1980 in poi la popolazione piemontese è in costante decrescita. Per quanto riguarda la provincia di Novara si è assistito ad una leggera ripresa nell’ultimo decennio, probabilmente grazie anche al forte flusso migratorio, rappresentando un’area di attrazione esterna all’area milanese.

Le tendenze demografiche nazionali, regionali, provinciali e del comune di Ghemme sono illustrate nei grafici sottostanti. Entrambe permettono di comparare l’evoluzione della demografia per area, con base comune l’anno 1951. Il primo grafico mette a confronto gli incrementi/decrementi di popolazione per area, depurandoli dalla dimensione demografica (numero di abitanti per area). Il secondo grafico mette a confronto invece i tassi di incremento/decremento intercensuali per ogni singola area. Le linee di tendenza sotto il numero indice 100, indicano tassi di crescita negativi.

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Andamento della popolazione per area nel periodo 1951-2001 (Numeri indice a base fissa 1951=100)

130

120

110 Numeri indice

100

90 1951 1961 1971 1981 1991 2001 anni

Italia Piemonte Novara Ghemme

(Fonte: elaborazione propria su dati ISTAT)

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Tasso di crescita della popolazione per area nel periodo 1951-2001 (Numeri indice a base mobile)

115

110

105 Numeri indice

100 1951 1961 1971 1981 1991 2001

95 anni

Italia Piemonte Novara Ghemme

(Fonte: elaborazione propria su dati ISTAT)

Per quanto riguarda la struttura demografica territoriale, nella provincia di Novara la maggioranza dei Comuni (l’87,5% secondo i dati ISTAT) ha una popolazione inferiore ai 5000 abitanti. In essi risiede il 36,8% degli abitanti della provincia di Novara. Il resto della popolazione (60,2%) è distribuita nel capoluogo (unica città con più di 100.000 abitanti) e nei 10 Comuni con una popolazione che varia dai 5.000 ai 20.000 abitanti, localizzati principalmente nella cintura di Novara.

37 Relazione finale - Progetto Bussola - Ghemme Dipak R. Pant Ph.D. Mark Brusati

L’andamento demografico del Comune di Ghemme merita una valutazione più approfondita. Le statistiche indicano come la comunità abbia subito un’evoluzione demografica differente rispetto alle tendenze nazionali, regionali e provinciali. La popolazione del comune di Ghemme è in costante decrescita dal 1961. Questo processo ha subito dei rallentamenti in specifici periodi (anni ’70 e anni ’90), mentre la diminuzione di popolazione ha registrato percentuali elevate negli anni ‘60 e ’80 (meno 3,7%).

Serie storica dell'incremento di popolazione del comune di Ghemme nel periodo 1972-2000

80

60

40

20

0 valori assoluti valori

2 8 76 92 978 197 1974 19 1 1980 1982 1984 1986 198 1990 19 1994 1996 1998 2000

-20

-40

-60 anni

saldo naturale saldo migrat totale

(Fonte: elaborazione propria su dati Ufficio Anagrafe Comune di Ghemme)

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Le serie storiche (costruite sul periodo 1972-2000) mettono in relazione il saldo naturale ed il saldo del flusso migratorio (differenza fra iscritti e cancellati). Mentre il saldo naturale è costantemente negativo (i morti sono sempre più numerosi dei nati), il saldo migratorio, seppur in maniera discontinua, è quasi sempre positivo (ad eccezione di pochi anni); segno evidente che Ghemme resta, per certi versi, un paese attrattivo.

Da una prima analisi grafica è possibile osservare come il saldo totale (linea gialla) segua prevalentemente l’andamento del saldo migratorio: questo dato ci permette di affermare che la bassa natalità e l’alta mortalità (che determinano un decremento demografico) sono fortemente contrastate dal flusso di immigrati.

Piramide delle età al 2001

90-94

80-84

70-74

60-64

50-54

classi di età 40-44

30-34

20-24

10-14

0-4 200 150 100 50 0 50 100 150 200 numero individui

Maschi Femmine

(Fonte: elaborazione propria su dati Ufficio Anagrafe Comune di Ghemme)

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Una consistente fetta di popolazione ghemmese (35% circa) appartiene alla fascia che va dai 25 ai 50 anni. In linea generale11 tale porzione dovrebbe rappresentare la popolazione più prolifica. Il tasso di natalità registrato tuttavia non conferma questa tendenza. È possibile formulare un’ipotesi: se la relazione tra fascia prolifica e tasso di nascita rimane costante, nei prossimi anni la popolazione di Ghemme (per quanto riguarda il saldo naturale) è destinata a calare in maniera rapida.

Tasso di Vecchiaia

25,00 24,00 23,00

22,00 21,00

20,00 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2001

Indice anzianità

(Fonte: elaborazione propria su dati dell'Ufficio Anagrafe Comune di Ghemme)

Un’altra indicazione riguarda il tasso di vecchiaia, definito come percentuale di anziani12 sul totale della popolazione. Il tasso di vecchiaia è in crescita pressoché costante dal 1993. Da un anziano su cinque dei primi anni ’90 si è passati in un decennio ad un anziano su quattro. L’indice di vecchiaia, che mette in relazione la popolazione con una età maggiore di 65 anni con la fascia di popolazione minore di

11 La prassi statistica internazionale considera come fascia prolifica la popolazione compresa tra i 20 e i 50 anni; in realtà la tendenza degli ultimi anni fa pensare che la soglia minima di procreazione si sia alzata.

12 Sono definiti anziani i cittadini con un’età maggiore di 65 anni.

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15 anni, a Ghemme è molto elevato (203,3; equivalente a circa due cittadini anziani ogni uno giovane), soprattutto se confrontato con i dati nazionali. La media nazionale è di 127,1; a livello regionale solo la Liguria ha un indice di vecchiaia maggiore (con 238,4 si classifica come regione più vecchia). Tra le province del Piemonte, quelle con un indice di vecchiaia maggiore sono Alessandria, Asti e Vercelli (rispettivamente con valori di 245,2; 208,3; 203,8). La provincia di Novara ha i valori tra i più bassi in Piemonte (160,1). Un’ulteriore informazione che conferma quanto sia alta la percentuale di popolazione anziana, è la misura del baricentro dell'adultità (punto mediano delle età). Il valore per il comune di Ghemme è di 44,6 anni, dato superiore alla media nazionale (41,6), regionale (44), provinciale (43,2).

La percentuale di popolazione attiva13 è stimata in 2400 unità, pari al 63,7% della popolazione. Da questo dato si può ricavare l’indice di dipendenza, che misura il carico sociale della popolazione non attiva (minori di quindici anni e maggiori di 64) sulla popolazione statisticamente attiva. Il dato per il comune di Ghemme è 56,9. Ciò significa che sul territorio comunale vi sono 56,9 abitanti inattivi per ogni 100 attivi. In altri termini, il carico sociale di un cittadino inattivo si distribuirebbe su 1,75 cittadini attivi; un dato ancora una volta preoccupantemente alto se confrontato con la media nazionale (48,6).

In generale è possibile affermare che la popolazione del comune di Ghemme sta subendo un processo di invecchiamento graduale e costante. Le amministrazioni future necessariamente dovranno tenere conto di queste tendenze nella pianificazione strategica della comunità. Parallelamente sarà opportuno offrire agli immigrati (risorsa da cui Ghemme non può prescindere) le modalità per un’efficace e proficua integrazione.

13 E’ considerata popolazione attiva la fascia di cittadini che va dai 15 ai 64 anni.

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Cenni di storia politica e sociale

Tracce di una prima presenza umana sulle colline novaresi risalgono a circa 50 mila anni fa: ne sono testimonianza gli strumenti in selce ritrovati sulle colline di e i resti (tra cui un frammento cranico umano) ritrovati nelle grotte alle pendici del Monte del Fenera. Anche se mancano effettivi reperti trovati sul territorio di Ghemme, è probabile che gli abitanti di queste zone battessero come territorio di caccia e raccolta tutta la fascia collinare.

Lungo un percorso evolutivo durato migliaia di anni, cambia il rapporto tra l’uomo e l’ambiente: da un’esistenza legata alla caccia e raccolta, si passa gradualmente ad un’economia legata all’agricoltura (i terreni molto fertili delle valli e delle terre attorno le colline novaresi ben si prestarono a questo passaggio evolutivo): nell’epoca della cultura di Golasecca (IX-IV secolo a.C.), estesa dalla Lombardia fino alla Sesia ci sono testimonianze di una via di traffico che collegava la pianura novarese alle risorse minerarie della Val Sesia. In questa epoca nasce un insediamento (probabilmente con funzione di controllo delle merci) presso il territorio pedecollinare ora occupato dalla Cascina Cavenago a Ghemme.

In un ambiente socio-economico radicalmente mutato un gruppo di Agamini, di origine celtica ma fortemente influenzati dalla cultura romana, sceglie il territorio sottostante la collina per organizzare un centro abitato: Agamium (Ghemme). A testimonianza della presenza romana sul territorio di Ghemme ci sono differenti ritrovamenti archeologici: iscrizioni su lastre di pietra, monete d’argento e bronzo, urne; alcuni storiografi (Stoppa, 1976) sostengono che fosse stata ritrovata un’ara romana dedicata a Bacco, protettore delle vigne.

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Uno dei primi e meglio documentati reperti scritti che citi il locus Agammi è una pergamena che risale al 10 agosto dell’anno 1000, che rappresenta la certificazione di un prestito in favore del fratello di Arduino d’Ivrea, allora temporaneo residente di Ghemme. Nel 1200 d.C. il paese è conteso fra diverse famiglie guelfe (Brusati e Cavallazzi) e ghibelline (Tornelli e Visconti). È la fazione ghibellina ad avere il sopravvento, le due famiglie si contendono il dominio del borgo per tutto il 1300.

Ghemme nel corso degli anni acquista ricchezza e prestigio, grazie alle sue fertili pianure ed all’ottimo vino prodotto nelle sue colline: diventa meta sempre più frequente di nobili (e ricche) famiglie provenienti da Milano e Novara. Il 1467 è un altro anno importante per Ghemme. I Savoia tentano di occupare il paese ed i territori limitrofi, in mano a Galeazzo Maria Sforza. Lo scontro viene evitato grazie alla madre di quest’ultimo, Bianca Maria Sforza, che elude la lotta in battaglia grazie ad un torneo, combattuto sulle rive del Sesia, vinto poi dagli Sforza. Le vicende di quegli anni sono testimoniate da un carteggio contenenti le lettere che Galeazzo mandò alla madre per tenerla informata sull’evolversi dei fatti. La pace firmata fra i Savoia e gli Sforza è rappresentata tuttora in una delle manifestazioni che si tengono nel paese: la rievocazione della pace di Ghemme. Nel periodo 1666-1743 fu costruita la Chiesa Parrocchiale di Ghemme. Ghemme successivamente passa in mano a differenti feudatari: nel 1630 gli Homodei di Castel Rodrigo; nel 1720 i Modegnani; nel 1740 gli Alimenti-Della Porta-Modegnani.

Nei primi dell’Ottocento iniziano a svilupparsi le prime attività industriali, grazie alla filatura costruita da Carlo Maria Cagnardi. Verso la fine del XIX° secolo (1872) nasce l’Industria Filati e Tessitura Crespi, che cambia la struttura economica del paese, fino ad allora basata quasi esclusivamente sull’agricoltura e produzione di vino. L’industria Crespi assorbe la stragrande maggioranza della forza lavoro di Ghemme per quasi un secolo, e ne modifica il contesto sociale ed ambientale. Ad un

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innegabile aumento del reddito fa seguito un progressivo abbandono della collina e della tradizione vitivinicola. Prima del 1950 si insediano a Ghemme altre due realtà industriali, tuttora identificate come imprese vincenti nel panorama internazionale: la Francoli (produzione di distillati e vino) e la Ponti (produzione di aceto, sottaceti e vino). Gli sviluppi nelle infrastrutture di collegamento (la ferrovia Novara-Varallo, la strada statale, infine l'autostrada Voltri-Gravellona, completate nel corso del XX° secolo) hanno stimolato, da un lato la crescita di molte attività economiche, dall’altro hanno avvicinato i Ghemmesi a realtà socio-economiche differenti. Questo processo è andato sempre più intensificandosi con lo sviluppo che ha seguito la fase di ricostruzione e ri-industrializzazione dopo la seconda guerra mondiale.

Lingua e dialetto

Il dialetto di Ghemme deriva dal latino, in quanto i romani occuparono queste zone attorno al primo secolo a.C. Tuttavia i linguisti ritengono che nelle zone popolate dai Celti (come nel caso di Ghemme) si mantengano notevoli influenze fonetiche e terminologiche tipiche di questo gruppo etnico. Il dialetto di Ghemme, pur essendo unico come tutte le lingue parlate e con sfumature a livello locale, si avvicina al dialetto novarese, che a sua volta subisce le influenze di quello lombardo. È opinione comune che sia la Sesia a tracciare il confine naturale tra dialetto lombardo e dialetto piemontese.

Il dialetto veniva parlato sul territorio nazionale diffusamente fino agli anni ’60, sia negli uffici, che in città, che nelle scuole; la diffusione della radio, della televisione e i flussi migratori hanno condannato il dialetto ad un lento ma costante declino. Inoltre il dialetto rimane legato ad un cultura ed una civiltà, quella contadina, che lentamente sta scomparendo. Ad acuirne il declino hanno contribuito alcuni pregiudizi, che

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vedevano chi praticava il dialetto appartenere ad una classe sociale povera e volgare. Il dialetto invece è un prezioso contenitore di tradizioni e differenti culture: alcune espressioni dialettali per esempio sono lo specchio dei saperi e dei sapori tipici di una località. Molte espressioni dialettali di Ghemme sono legate alla cultura del vino e del vigneto, alla coltivazione del frumento e alla produzione del pane, ed agli altri ambiti di mestieri, arti e tradizioni popolari.

Come prima accennato, il dialetto di Ghemme, come del resto in tutto il Paese, sta sparendo man mano che si rinnova la popolazione. Se è molto frequente sentire parlare in dialetto le persone di mezza età e le persone anziane, sia per strada, che nei luoghi di ritrovo, che negli uffici pubblici, è raro imbattersi in qualche giovane che parli in dialetto, o che quantomeno ne sappia alcune espressioni.

Un dato piuttosto importante però deriva dal fatto che, pur essendo sempre meno praticato, il dialetto di Ghemme è ampiamente e documentato nella letteratura. Esistono infatti testi che riportano termini ed espressioni che fanno riferimento ad aspetti tradizionali di Ghemme: gerghi usati nei mestieri contadini (la cura dei boschi, la coltura della vigna e dei campi, l'andamento delle stagioni…) e modi di dire che appartengono alla cultura popolare.

Tradizioni locali

Le manifestazioni e le ricorrenze tipiche del Comune di Ghemme sono legate principalmente alle celebrazioni, nei primi di maggio, della Beata Panacea. La celebrazione della Beata non è un evento esclusivo di Ghemme: è una ricorrenza sentita anche nei comuni limitrofi (da cui accorre un ingente numero di fedeli) in quanto il mito della Beata ha interessato un territorio piuttosto vasto (è la Patrona di

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Ghemme, di Quarona e della Valsesia). La profondità del culto della Beata Panacea, secondo gli esperti di storia locale, sarebbe anche la motivazione che ha spinto la comunità, a cavallo tra ‘600 e ‘700, a costruire un edificio (la chiesa parrocchiale della Beata Vergine Maria Assunta) piuttosto imponente, sicuramente più adatto nelle proporzioni ad essere costruito all’interno di una media città. Durante le celebrazioni della Beata Panacea si è affiancata un’altra manifestazione, che ormai è diventata tradizione: la mostra mercato del vino prodotto a Ghemme. La mostra mercato è diventato un modo eccellente per promuovere il paese e godere delle specialità locali (oltre al vino è esposto anche il miele, nonché una serie di prodotti culinari preparati ad hoc). Il Comune di Ghemme ha iniziato negli ultimi anni ad elaborare alcune statistiche sul flusso di visitatori che giungono in paese durante queste manifestazioni, in base ai dati sul numero di coperti raccolti da ristoratori ed esercenti: il dato, pur essendo una stima approssimativa è notevole e si aggira attorno alle 100.000 presenze.

Una ricorrenza piuttosto antica, nata probabilmente dalla istituzionalizzazione di una manifestazione fieristica, è il mercato del giovedì, istituito per la prima volta nel 1723. Altre manifestazioni iniziano ad avere una certa solidità e continuità negli anni: il Carnevale e le ritualità legate a questo periodo (fagiolata, postazioni con illustrazioni fumettistiche …); le “Cantine Aperte”, in cui si invitano i visitatori ad esplorare le tecniche di produzione del vino.

Aspetti generali della cultura oggi

La cultura di Ghemme, ed in parte dei territori limitrofi, è stata da sempre legata all’attività agricola (in particolare all’attività vitivinicola) e profondamente connessa al culto cattolico popolare. Un intreccio significativo di queste due tradizioni è ancora

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oggi espresso durante le celebrazioni della Festa patronale della Beata Panacea: ai riti commemorativi è abbinata una mostra mercato dei prodotti agricoli tipici di Ghemme (vino, miele, pane, dolci…).

La comunità di Ghemme ha da sempre avuto contatti molto forti con i poli urbani vicini, in particolare Novara, Milano e Torino. Feudatari Milanesi e Novaresi hanno regnato nel territorio di Ghemme, i commercianti delle città ne hanno acquistato il vino, nobili e grosse famiglie lo avevano eletto come sede di ristoro e distensione. Le relazioni storico-economiche di Ghemme con le grandi città in principio hanno aiutato il consolidamento e la crescita della tradizione della comunità, e favorito un confronto con culture differenti.

Un inversione di tendenza si ha avuto con il passaggio da una economia prevalentemente agricola (vitivinicola) ad un economia mista; tale trasformazione si è avuta con la nascita dei primi insediamenti proto-industriali (XIX° secolo). Il processo di cambiamento è cresciuto notevolmente nel corso degli anni: la fabbrica (ed in particolare l’attività manifatturiera tessile) ha sostituito la vigna nella generazione del reddito e nel modo di aggregare le persone. Ciò ha contribuito a erodere gli aspetti più tipici e tradizionali della cultura della comunità.

Questa evoluzione ha determinato anche la trasformazione dei rapporti economico- sociali con i poli urbani di riferimento: da una economia di “rifornimento” (prodotti agricoli, ricreazione…) si è passati ad un’economia di dipendenza (le città offrivano maggiore offerta di lavoro, di strumenti, di conoscenze e formazione). Questo fatto ha contribuito a scollare parte della comunità dal territorio e dalla sua cultura. Una forte accelerazione di questo processo è stato causato dalla riduzione delle distanze (in termini di tempo) fra Ghemme e differenti contesti, dovuto allo sviluppo dei mezzi di trasporto (treno e automobile) e comunicazione di massa (televisione, giornali…).

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La polarizzazione della forza lavoro in altri ambiti (l’industria) e successivamente in altre località (poli urbani vicini) ha fatto divergere gli interessi della comunità, ha scollato il tessuto civico dal suo territorio. Si è creta una frattura fra interessi personali (occupazione, lavoro, affari) e la loro condivisione all’interno della Comunità. In effetti alcuni cerimoniali legati all’agricoltura sono andati perduti: il ciclo di benedizioni alla vigna, al bestiame ed agli attrezzi da lavoro sono ormai scomparsi; il momento di aggregazione durante il periodo della vendemmia14 è un rito che sopravvive a fatica (anche perché il lavoro in vigna è sempre più automatizzato, e non necessita la mobilitazione manuale di un tempo).

È importante tuttavia sottolineare che il fermento culturale e manifestivo è ancora vivo: le fiere e le sagre enogastronomiche sono diffuse lungo tutto l’arco dell’anno. Ad aprile/maggio si organizza la mostra mercato del vino e la fagiolata di carnevale. A maggio c'è la ricorrenza delle "cantine aperte". A settembre viene dedicata una settimana all’enogastronomia delle Colline Novaresi. A ottobre si promuove il miele locale.

Dal 1999 è stata introdotta la Rievocazione della Pace di Ghemme15 (si svolge a settembre), una delle più importanti rievocazioni storiche sul territorio piemontese. Il Carnevale è diventato una realtà interessante e seguita, coordinata direttamente dall’associazione Carnevalspettacolo. Il Giardino Gianoli è diventato sede di un’area espositiva, in cui si tengono anche differenti corsi ricreativi.

14 Durante il periodo di vendemmia parenti ed amici del vignaiolo si ritrovavano sulle colline per aiutarlo nella raccolta dell’uva e dei lavori collegati a questo momento. La giornata di lavoro si concludeva con una cena offerta dal contadino in cui venivano invitate le famiglie di coloro che avevano partecipato al lavoro durante il giorno.

15 Il programma della manifestazione prevede la Cena della Pace (in costume medievale) all’interno del Ricetto, rappresentazioni sceniche, giochi medievali e popolari per ragazzi; un pranzo a base di cipolle e formaggi, una funzione liturgica, sfilate in costume.

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Interrogativi sulla identità e sulla sua continuità

Una serie di interviste compiute fra diverse categorie sociali (commercianti, artigiani, storici locali, esercenti pubblici, direttori di banche, pensionati, artisti, agricoltori, studenti) ha evidenziato la tendenza allo spegnimento della cultura, dell’identità e della partecipazione nel territorio comunale. Quali sono le cause che determinano il declino della cultura e dell’identità locale, è possibile porvi rimedio?

È possibile identificare tre categorie di persone che possono contribuire al mantenimento dell’identità locale, sulla base delle relazioni che hanno con la comunità stessa: • individui nativi che ne conservano l'identità primaria e la memoria collettiva (formata da soggetti le cui origini sono interne alla comunità); trasmettono la propria identità ai soggetti non nativi e la proiettano verso l'esterno

• individui che hanno forti intrecci locali (figure strettamente legate alla comunità, che si sentono parte integrante di essa, in realtà originarie di contesti locali ed identitari differenti, compresi gli immigrati); ricevono direttamente la trasmissione dell'identità primaria dei nativi, la assorbono e la riversano verso l'interno rafforzando l'assetto identitario locale

• individui che vivono in contesti locali ed identitari esterni, ma in qualche modo coinvolti e partecipi delle dinamiche e degli assetti della comunità (per legami di parentela, professionali, ricreativi…); ricevono le proiezioni dell'identità locale e, con la loro partecipazione e scambio, la rafforzano.

È doveroso sottolineare che l’individuazione di queste tre categorie è opinabile ed ha confini molto labili (in alcuni casi è un’operazione molto complicata stabilire la differenza, ad esempio, tra un Ghemmese “d’origine” e uno “d’adozione”). Tuttavia ci sembra un’operazione lecita distinguere le persone di una comunità in base al loro grado di compenetrazione con la cultura/identità locale. Come influiscono le tre categorie prima delineate con l’identità di una comunità e la sua continuità?

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Processo di trasmissione e rinforzo dell’identità locale fra le differenti categorie di individui

A: identità primaria (nativi)

B: identità d'adozione C (immigrati italiani ed esteri insediati in modo più o meno permanente) B C: relazionalità (rapporti di lavoro, ricreazione, A parentela, acquisti…) Trasmissione e proiezione dell'identità locale

Rinforzi e consolidamento del sistema identitario

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Il processo di mantenimento e trasferimento dell’identità di una comunità segue un percorso che dal centro va verso l’esterno: la prima categoria (A) descritta è quella depositaria dell’identità della comunità, ne incarna lo spirito, i costumi, le tradizioni, la lingua, ne conosce le dinamiche: è la memoria della collettività. Essa trasferisce volontariamente ed involontariamente la memoria (in forma scritta, orale, attraverso modi di fare, tradizioni e consuetudini) alle categorie più esterne.

La seconda categoria (B) è destinata ad assorbire in misura maggiore, rispetto alla terza categoria (C), il bagaglio culturale della memoria collettiva, a causa dei maggiori legami (in termini di tempo trascorso, affinità…) con la comunità. La terza categoria può diventare più o meno partecipe, essere progressivamente più o meno coinvolta con gli svolgimenti della comunità.

Più il confine fra la prima categoria e la seconda è poroso, maggiore sarà la capacità di trasmissione dell’identità locale; se la comunicazione fra la prima e la seconda/terza categoria è efficiente sarà garantito il processo di permeazione e trasferimento dell’identità locale. La terza categoria inoltre può essere testimone e promotrice dell’identità locale di un territorio in contesti esterni. Il sistema identitario di una comunità si rafforza (e amplia) consolidando i suoi aspetti unici e tipici. Coloro che entrano in contatto con l’identità locale (siano essi immigrati, visitatori, professionisti, curiosi…) e ne riconoscono le caratteristiche, più facilmente avranno modo di capirla, rispettarla ed apprezzarla (e non prevaricarla).

Se si acuisce il “salto” generazionale è probabile che, con il passare di una generazione, si esaurisca l’identità legata ad essa, quindi la memoria collettiva e la cultura locale. Ciò si verifica quando mancano le opportunità, i luoghi e i modi per il contatto, la socializzazione ed il dialogo fra generazioni.

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Il fenomeno del pendolarismo, lo svolgimento delle attività professionali/formative/ricreative al di fuori della comunità favorisce l’assimilazione di altri modelli, altre culture ed altre realtà, che verranno trasferiti all’interno della comunità modificandone le caratteristiche. L’insediamento crescente e costante di individui provenienti da realtà esterne (immigrazione, massicci insediamenti industriali, altre realtà che impattano considerevolmente sul territorio) rischia di sostituire in un arco di tempo limitato l’identità della comunità. La mancanza di attività ricreative e culturali, che compattino la cultura di un luogo, non favoriscono la partecipazione di tutte le categorie sociali, accelerando il processo di dissipazione dell’identità locale. Per mantenere inalterato questo assetto è necessario favorire la socializzazione tramite spazi ed eventi adeguati; implementare l’offerta professionale/ricreativa per mantenere compatto il nucleo sociale; contrastare fenomeni di dispersione socio-economica (creazione di attività commerciali/industriali in maniera massiccia e disomogenea sul territorio, ulteriore sviluppo del pendolarismo).

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Business a Ghemme: economia ed affari

Struttura economica

È possibile fare una prima e parziale analisi dell’economia del Comune di Ghemme attraverso i dati presentati nel Rapporto 2001: demografia delle imprese, elaborato a cura dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura (CCIAA) di Novara. La forma giuridica più diffusa è quella dell’impresa individuale16 (77%), seguita dalle società di persone17 (15%). Le società di capitale18 rappresentano la minoranza, con 25 imprese (8% del totale del numero di imprese). La parte più consistente delle imprese che risiedono a Ghemme (più di una su quattro) svolgono attività commerciale (27%); seguono per numero le attività manifatturiere (18%), le imprese che si occupano di costruzione ed impiantistica (17%), le imprese con attività agricola (15%). Questi quattro settori, da soli, coprono poco meno dell’80% del numero totale di imprese iscritte sul territorio comunale. La rimanente porzione di imprese si occupa di terziario: in ordine decrescente di quantità troviamo le attività immobiliari, di noleggio e servizi (7%), la pubblica amministrazione (6%), le attività finanziarie (4%). Ultime per consistenza le attività ricettive (4%), dato che probabilmente non è in linea con il potenziale turistico che un Comune come Ghemme dovrebbe esprimere. Un dato interessante è che il settore manifatturiero, pur essendo molto minore del settore commerciale in numero di attività presenti (91 unità locali19 contro 65), è il settore che offre in assoluto il

16 Impresa di proprietà di un individuo che ha piena responsabilità delle perdite e pieni diritti sui guadagni.

17 Una società di persone è un accordo d’affari col quale due o più persone condividono la proprietà di un’impresa e sono solidamente responsabili per qualsiasi perdita da essa subita.

18 Sono società di capitali la società per azioni, la società in accomandita per azioni e la società a responsabilità limitata.

19 L'Unità Locale corrisponde ad un'unità giuridico-economica situata in una località topograficamente identificata

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maggior numero di posti di lavoro (60%). Se il commercio in media impiega 1,25 addetti per unità locale (le attività commerciali sono a per lo più conduzione familiare), il settore manifatturiero ne impiega ben 11. I settori che offrono maggiore impiego per unità locale, dopo il settore manifatturiero, sono le imprese che hanno come attività l'offerta di servizi: il settore delle attività immobiliari, del noleggio, dell’informatica e della ricerca (9% degli addetti locali), il settore delle costruzioni

(9% degli addetti locali), il settore commerciale (9%); solo il 5% per il settore agricolo e il 2% per le attività alberghiera e di ristorazione.

Numero di U.L. per settore iscritte e numero di addetti impiegati per settore a Ghemme

Settori Unità locali N°addetti

Commercio 91 114 Costruzione e installazione impianti 59 116 Trasporti e comunicazione 5 12 Distribuzione energia,acqua, gas 1 1 Industrie manifatturiere 65 754 Intermediari monetari & finanziari 15 16 Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca 25 111 Agricoltura 53 62 P.A., servizi pubblici sociali e personali 22 42 Alberghi e ristoranti 14 23 Imprese non classificate 5 6 TOTALE 355 1257

(Fonte: CCIAA Novara, 2002)

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Consistenza delle Unità Locali per settore a Ghemme

1,4% 3,9% 6,2% 25,6%

14,9%

7,0% 16,6%

4,2% 1,4% 18,3% 0,3%

Commercio Costruz. e install. Impianti Trasporti e comunic.

Energia Industrie manifatt. Intermediari monet. & fin.

Attività immob., noleggio, inform., ricerca Agricoltura P.A., servizi pubb. sociali e personali

Albergi e ristoranti Imprese non classificate

(Fonte: CCIAA Novara, 2002)

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Consistenza degli addetti per settore a Ghemme

1,8% 0,5% 4,9% 3,3% 9,1%

9,2% 8,8% 1,0%

1,3%

0,1%

60,0%

Commercio C ostruz. e install. Im pianti Trasporti e comunic. Energia Industrie manifatt. Interm ediari m onet. & fin. A ttività im m ob., noleggio, inform ., ricerca Agricoltura P.A., servizi pubb. sociali e personali Albergi e ristoranti Imprese non classificate

(Fonte: CCIAA Novara, 2002)

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consistenza numero imprese a Ghemme per forma giuridica

231

46

25

1

società di capitale società di persone imprese individuali altre forme

(Fonte: CCIAA Novara, 2002)

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Il quadro sopra descritto e documentato è uno specchio parziale della solidità/vulnerabilità dell’economia di Ghemme. Per capire meglio quali sono le dinamiche, e di conseguenza delineare gli scenari futuri dell’economia del Comune, è necessario fare riferimento a dati e statistiche che coprono un arco di tempo pluriennale. Per studiare ed illustrare l’andamento dell’economia di Ghemme si è deciso di prendere in considerazione un cinquantennio. A tale scopo ci si è serviti dei dati raccolti dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) nei Censimenti dell’Industria e dei Servizi, a cadenza decennale(censimento intermedio) dal 1951 al 1996 (i dati del Censimento 2001 non sono ancora disponibili). Tuttavia è necessario fare tre considerazioni: • I dati raccolti dall’ISTAT non sono confrontabili, se non in misura parziale ed indicativa, con i dati forniti dalla CCIAA, a causa della differente metodologia di classificazione di alcuni tipi di imprese

• I dati del settore agricolo prendono in considerazione solo le Unità Locali che abbiano come attività secondarie l’attività di trasformazione industriale

• Un quadro veritiero del peso del settore agricolo sull’economia del Comune non sembra ottenibile tramite i 5 Censimenti dell’Agricoltura elaborati dall’ISTAT: nel computo totale delle aziende agricole (fra “aziende agricole a conduzione diretta” e “con salariati” a Ghemme ne risulterebbero nel 2001 ben 350, 1 ogni 10 abitanti!?) sono compresi anche i proprietari terrieri che producono/trasformano prodotti a scopo privato, o affittano i terreni a terzi.

Dai dati contenuti in tabella, è possibile osservare come, all’inizio degli anni’50, i settori realmente predominanti a Ghemme fossero essenzialmente due: il settore manifatturiero, con 53 Unità Locali presenti e poco meno di 1300 addetti impiegati (più dell’80% del totale della forza lavoro presente sul territorio) ed il settore commerciale, con 72 unità locali e 125 addetti (8% della forza lavoro totale). Tra gli altri settori, quello più consistente era il settore delle costruzioni e delle installazioni di impianti; pur avendo poche unità attive sul territorio (5), presentava una forte capacità occupazionale (73 addetti).

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L'evoluzione del settore manifatturiero ha registrato un periodo di crescita (in numero di unità attive sul territorio) fino al 1981, seguito da un forte decremento: le unità attive al censimento intermedio ('96) erano pressoché le stesse dell'immediato dopoguerra. Il numero di addetti invece ha subito un forte decremento (-43%) nel periodo considerato. È innegabile che ci sia stato un sostanziale declino dell'attività manifatturiera, il cui apporto occupazionale è diminuito fortemente (decremento del 20% nel periodo '81-'96). Una delle possibili cause è stata l'introduzione di processi produttivi automatizzati; non è da escludere l'eventualità che alcune persone impiegate nella manifattura, abbiano deciso di mettersi in proprio dislocando l'attività produttiva in aree differenti da quella di Ghemme.

Il settore commerciale ha subito un andamento simile alla manifattura: fino al 1981 il numero di attività commerciali è cresciuto di 50 unità (circa il 50%), per poi subire una drastica riduzione negli ultimi 15 anni di rilevazione (1981-1996). Il numero di addetti impiegati ha seguito la tendenza del numero di attività commerciali aperte, con una media approssimata di due addetti per ogni servizio commerciale iscritto sul territorio. Il calo del settore commerciale è stato probabilmente conseguenza di due fattori scatenanti: da una parte il declino del settore manifatturiero, basato principalmente sull'attività tessile (l'attività di produzione è spesso legata all'attività di commercializzazione); dall'altra l'apertura di supermercati e centri commerciali insediati sul territorio e nelle immediate vicinanze. I vantaggi di costo della grossa distribuzione facilitano la chiusura di alcune attività commerciali al dettaglio (generi alimentari, abbigliamento di media qualità…). Anche l'aumento dell'età media può avere influito con proporzione inversa sul giro d'affari delle attività commerciali (la propensione al consumo della popolazione anziana è minore rispetto a quella di una popolazione più giovane).

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Il settore che ha registrato i tassi di sviluppo maggiori è stato quello del terziario avanzato (attività creditizie e di assicurazione, servizi di consulenza…). In tale ambito il tasso di sviluppo (esaminato per il periodo di riferimento) è stato del 1200%, con un aumento del numero di addetti del 770%. Le quantità di U.L. iscritte e addetti impiegati resta, in termini assoluti, basso (39 U.L. e 87 addetti). La considerazione che le attività di terziario avanzato siano una realtà relativamente giovane è confermata dal fatto che il maggior numero di iscrizioni si è verificato dal 1980. La crescita del terziario nell'economia è una verità riscontrabile su tutto il territorio italiano.

Il settore delle costruzioni e dell’installazione di impianti è, nel tasso di crescita di lungo periodo (1951-1996), secondo solo al terziario. Il numero di U.L. è decuplicato dal ‘51 al 1981 (con una forte espansione negli anni ’60 e ’70), mentre nel periodo successivo si è verificata una leggera inversione di tendenza. Il numero di addetti impiegati ha seguito parzialmente la tendenza del numero di attività iscritte: negli ultimi anni di rilevazione (’81-’96) si è verificata una flessione (-24%) di persone occupate.

I servizi legati all'attività di trasporto (di materiali e persone) hanno conosciuto una notevole crescita fino al 1981; negli ultimi anni, come per molti settori, anche quello dei trasporti ha subito un calo nel numero di attività presenti sul territorio e nel numero di addetti coinvolti nelle attività.

Il peso effettivo del settore agricolo è difficile da stimare; come si è accennato in precedenza, i censimenti ISTAT dell'agricoltura (iniziati in maniera rigorosa nel 1970) non sono significativi per ottenere dati sull'offerta occupazionale e sul numero di attività presenti sul territorio. Accanto alle aziende vitivinicole, esistono diverse aziende agricole destinate alla coltivazione di cereali (principalmente mais e riso) ed

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all'allevamento di capi di bestiame. Il settore agricolo ha perso parte del peso occupazionale sul territorio quando, dai primi del '900, hanno iniziato ad affermarsi (non solo a Ghemme, ma anche nei poli urbani circostanti) la manifattura e l'industria.

Attività vitivinicole escluse, non sembra realistico ipotizzare evidenti sviluppi per il settore agricolo: le aree disponibili (escluse quelle dedicate alla vite ed all'edificazione) sono per la maggior parte già coltivate (a mais); difficilmente sarà possibile creare economie di scala in grado di competere con le aree di pianura a grossa industrializzazione agricola.

In sintesi, ad una prima analisi (effettuata tramite i dati della CCIAA di Novara per il 2002) l'economia del territorio sembra essere eterogenea e presentare un'offerta occupazionale sufficiente, se relazionata alle dimensioni del comune. In realtà gli ultimi venti anni sono stati contrassegnati da una generale recessione dei settori a maggiore occupazione. Il processo di deindustrializzazione20 (fenomeno che interessa tutta l'Italia settentrionale) ha ridotto il numero di persone impiegate nel territorio; la crescita del terziario (in termini di posti di lavoro) non è riuscita ancora a colmare tale riduzione.

L'analisi economica del tessuto territoriale può essere ulteriormente approfondita mettendo in relazione l'evoluzione del numero di U.L. iscritte sul territorio, il numero di addetti impiegati nelle diverse U.L., e le tendenze demografiche. Il primo grafico (relazione fra numero di U.L. e abitanti) mostra come l'andamento demografico sia solo parzialmente legato all'andamento del numero di unità produttive sul territorio comunale. È da sottolineare come negli ultimi quindici anni di rilevazione la

20 Fase di transizione economica in atto a livello nazionale, che evidenzia la diminuzione del peso dell'industria nell'economia di un territorio, solitamente a favore di attività di terziario.

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popolazione si sia ridotta ad un tasso minore delle U.L. (rispettivamente il 5% per la popolazione ed il 16% per le U.L.). La diminuzione delle U.L. non è una condizione sufficiente per poter affermare che si sia ridotta l'attività economica del comune in tutti i settori; è probabile che le aziende abbiano deciso di ridimensionare la dispersione sul territorio, accorpando una o più attività produttive.

Relazione fra numero di Unità Locali e abitanti a Ghemme (periodo: '51-'96)

400 4200

350 4100

300 4000

250 3900

200 U.L. abitanti 3800 150

3700 100

3600 50

0 3500 1951 1961 1971 1981 1991 1996

U.L. ABITANTI

(Fonte: elaborazione propria su dati ISTAT)

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Relazione fra numero di addetti e abitanti a Ghemme (periodo: '51-'96)

1800 4200

1600 4100

1400

4000 1200

3900 1000 addetti 800 abitanti 3800

600 3700

400

3600 200

0 3500 1951 1961 1971 1981 1991 1996

ADDETTI ABITANTI (Fonte: elaborazione propria su dati ISTAT)

Relazione tra numero di Unità Locali e numero di addetti a Ghemme (periodo: '51-'96)

400 1800

350 1600

1400 300

1200 250

1000 200 U.L.

800 addetti

150 600

100 400

50 200

0 0 1951 1961 1971 1981 1991 1996

U.L. ADDETTI (Fonte: elaborazione propria su dati ISTAT)

63 Relazione finale - Progetto Bussola - Ghemme Dipak R. Pant Ph.D. Mark Brusati

Il secondo grafico (relazione fra numero di addetti ed abitanti) potrebbe essere significativo di come la demografia comunale sia legata al livello di occupazione che lo stesso territorio offre. Se si prende in esame il periodo di rilevazione più recente ('81-'96), è possibile notare come il decremento di popolazione sia stato minore del numero di addetti impiegati nelle attività economiche locali. La riduzione del numero di addetti ha due componenti: il declino demografico (meno personale disponibile) e il pendolarismo verso l'esterno. Nel caso del comune di Ghemme è probabile che il movimento di lavoratori verso l'esterno abbia giocato un forte ruolo nella riduzione di addetti. In ultima analisi si potrebbe ipotizzare che, dal punto di vista dell'offerta lavorativa, Ghemme abbia perso attrattività.

Il terzo grafico evidenzia la relazione fra numero di U.L. iscritte sul territorio e numero di addetti. Da questo grafico è possibile trarre indicazioni sull'andamento delle U.L. ed il loro apporto occupazionale sul territorio. Nel periodo di rilevazione il numero delle U.L. ha avuto un aumento del 78% (si è già analizzato quali sono stati i settori in espansione ed in diminuzione), mentre il numero totale di addetti si è ridotto di circa il 20%. Le concause potrebbero essere diverse, come la stasi del settore manifatturiero (ad alto impiego di capitale umano), l'aumento dei processi di automazione, la nascita di micro-imprese dopo il declino di alcune medie/grandi. Anche la valutazione grafica delle tre variabili analizzate (U.L., addetti, popolazione) sembra confermare una sostanziale stagnazione del tessuto economico locale, un impoverimento dell'offerta occupazionale, una generale tendenza a cercare impiego al di fuori del territorio comunale.

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Cenni di storia economica

Gli elementi di studio a nostra disposizione descrivono il territorio di Ghemme legato sin dall’antichità all’economia vitivinicola. Le cronache riportate alla luce dagli storici locali confermano che già dal ‘400 esisteva un forte commercio di vino pregiato da Ghemme in direzione di Milano, Novara, Torino ed altre città del Nord- ovest. Il passaggio dell'economia di Ghemme da economia agricola ad economia mista avviene nei primi anni dell'800, con l'insediamento della prima iniziativa industriale: Carlo Maria Cagnardi, sfruttando l'allevamento di bachi da seta e la presenza di gelsi sul territorio, impianta una filatura di seta che, nel 1810, poteva contare sul lavoro di 150 addetti.

Nel 1830 si possono contare diverse attività manifatturiere industriali o proto- industriali: una fabbrica di carte e tarocchi, tre distillerie, due fornaci per la fornitura di materiale edile, una bottega da calzolaio per la produzione di scarpe e stivali, una bottega per la produzione di cappelli in paglia. Nel 1872 inizia a funzionare l'opificio per la filatura e la tessitura del cotone Crespi, che avrà un notevole impatto sull'economia della città di Ghemme.

Il cotonificio Crespi (in concerto con le altre attività manifatturiere) modifica la struttura socio-economica di Ghemme: lo strato sociale più anziano è profondamente legato all'agricoltura; ad esso si affianca una nuova leva di giovani operai, con una situazione finanziaria ed economica più solida e stabile (meno legata alla stagionalità della viticoltura), che si occupa della terra solo saltuariamente in base alla propria disponibilità di tempo.

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Questo cambiamento sortisce due effetti: il primo è quello di favorire la nascita di contadini (ed in particolare vitivinicoltori) specializzati, con una dotazione tecnologica sempre più efficiente, metodi di raccolta e stoccaggio avanzati; il secondo è quello di determinare un progressivo abbandono di porzioni di territorio in quanto la coltura della vite non rappresenta più la principale occupazione.

La crescita economica, favorita dal settore manifatturiero, dà impulso all'incremento demografico del paese, che raggiunge le 5.000 unità agli inizi del '900. Sia la crescita economica che lo sviluppo demografico sono stati probabilmente facilitati dal tratto di ferrovia Novara-Varallo Sesia (1883), e dallo sviluppo dell'odierna strada statale 229 (Novara-Valsesia).

Nella prima metà del '900 si insediano a Ghemme quelle che saranno le aziende con maggiore visibilità nazionale ed internazionale del territorio: la Francoli (1922) e la Ponti (prima attiva a , dal 1948 stabilitasi a Ghemme).

Dal dopoguerra in poi non si segnalano cambiamenti rilevanti nell'ossatura dell'economia del territorio, fatta eccezione per le fisiologiche espansioni e riduzioni tipiche di ciascun settore.

66 Relazione finale - Progetto Bussola - Ghemme Dipak R. Pant Ph.D. Mark Brusati

I settori di punta

Il settore del vino La produzione vitivinicola del territorio del Comune di Ghemme è caratterizzata dall’alta qualità: a Ghemme vengono prodotti differenti vini D.O.C. (oltre al Ghemme D.O.C., marchio storico istituito nel 1969 assieme al Sizzano D.O.C., Fara D.O.C., Boca D.O.C., esistono differenti vini D.O.C. del distretto delle Colline Novaresi) ed uno degli otto vini D.O.C.G. (il Ghemme D.O.C.G.) dell’intero Piemonte.

Produzione di vino D.O.C. (periodo 1996-2001); dati in ettolitri.

1800

1600

1400

1200

1000

800 ettolitri

600

400

200

0 1996 1997 1998 1999 2000 2001 Boca D.O.C. 167 53 84 180 150 166 Fara D.O.C. 1266 946 848 1259 1289 781 Ghemme D.O.C. 1556 1353 1218 1395 1375 1265 Sizzano D.O.C. 425 509 371 388 545 588

(Fonte: CCIAA di Novara, 2002)

67 Relazione finale - Progetto Bussola - Ghemme Dipak R. Pant Ph.D. Mark Brusati

L’industria del vino di Ghemme è costituita da una numerosa schiera di produttori di piccole-medie dimensioni (con due eccezioni: la Francoli S.p.a., specializzata nella produzione di distillati più che di vini, e la Ponti S.p.a., specializzata nella produzione di aceti, sottaceti, più che di vini); le attività di trasformazione delle aziende agricole sono dislocate all'interno del centro urbano; alcune di esse occupano la parte bassa degli edifici del ricetto. In base all’elenco fornito nel 2001 dalla CCIAA di Novara le aziende vitivinicole o che si occupano di coltivazioni vitivinicole sono circa 20.

I dati disponibili sulle superfici agricole dedicate all'attività vitivinicola non mostrano un quadro corretto sulle reali dimensione dei terreni coltivati a vite. Nel corso degli anni sono state rilevate le iscrizioni dei terreni per la produzione di vino D.O.C.; nel 1997, con il Decreto Ministeriale del 29/05/1997, è stata istituita la produzione di Ghemme D.O.C.G., ed alcuni terreni, pur essendo rimasti produttivi, non sono stati più denunciati all'albo della CCIAA.

Tabella riassuntiva per la produzione di vini D.O.C. delle Colline Novaresi; periodo 2000/2001

Ditte iscritte Superficie vitata iscrittaProduzione denunciata uva Produzione vino (n°) (ha) (q) (hl) 2000 2001 2000 2001 2000 2001 2000 2001 Boca D.O.C. 9 9 7,7 8,47 214 238 150 166 Fara D.O.C. 28 27 20,1 20,1 1841 1116 1289 781 Ghemme D.O.C. 26 26 48,6 49,33 1965 1807 1375 1265 Sizzano D.O.C. 19 19 13 14,03 778 840 545 588

(Fonte: CCIAA 2002)

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Il settore manifatturiero

L’industria manifatturiera, come sopra descritto, è il secondo settore per numero di U.L. e di gran lunga il primo settore per numero di addetti impiegati.

Sulla base delle statistiche della CCIAA di Novara sono 65 le U.L. attive nel settore della manifattura; quasi un terzo di esse (20 circa) sono impegnate nel settore tessile (inteso come comprensivo sia delle attività di preparazione dei tessuti che come attività di confezionamento).

La tradizione tessile (soprattutto legata al nome Crespi) è piuttosto radicata ed ha sicuramente condizionato la cultura produttiva di Ghemme. La vicinanza geografica ad un distretto tessile rinomato nel panorama nazionale (distretto del Biellese) ha condizionato e favorito lo sviluppo del settore tessile.

La produzione di miele di alta qualità

Il Comune di Ghemme è fra i 12 comuni italiani (solo tre in Piemonte) che fanno parte dell’Associazione Città del Miele, costituita il 18 Maggio 2002 a Castel San Pietro Terme (BO), con lo scopo di promuovere e tutelare i mieli italiani, ed in particolare il miele vergine integrale, e contribuire alla diffusione dei valori di qualità dell’apicoltura italiana.

La produzione media italiana si aggira attorno alle 10.000 tonnellate/anno (dati Unione Nazionale delle Associazioni di Apicoltori Italiani – UNAAPI; 2002), cifra molto variabile di anno in anno in base alle condizioni meteorologiche.

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Il Paese che detiene il primato della produzione mondiale è la Cina (con una media di 180 mila t/anno), seguita dagli Stati Uniti (90 mila t/anno).

Dal 1995 tuttavia sono state bloccate le importazioni nella Comunità europea del miele cinese, a causa della scarsa qualità del prodotto (eccesso di residui metallici ed antibiotici).

La produzione di miele proveniente dal Comune di Ghemme si differenzia quindi dalla produzione di miele industriale: il Miele vergine integrale, secondo la disciplinare che ne definisce la produzione, è un prodotto tradizionale, estratto per centrifugazione e con processi che non superano i 40°C21; inoltre è prodotto da un unico fiore, e non dalla mescolanza di più mieli.

Tuttavia la normativa che garantiva l’esclusività di tale produzione è rimasta in vigore dal 1982 al 1998, poi soppressa per incompatibilità con la normativa comunitaria.

Il tentativo degli apicoltori italiani, compresi quelli di Ghemme, è stato quello di ottenere per il miele vergine integrale la denominazione di “Specialità Tradizionale Garantita” (STG), importante per identificare e distinguere tale prodotto dai mieli industriali.

La produzione locale di miele rappresenta un mercato di nicchia (i produttori di miele iscritti alla CCIAA nel 2001 erano tre); pur non avendo caratteristiche industriali, la produzione di miele a Ghemme rientra a pieno titolo nei prodotti di alta qualità presenti sul territorio.

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Altri settori

Uno dei settori più diffusamente distribuito sul territorio è quello commerciale. Il commercio ha conosciuto il periodo di massimo sviluppo a partire dagli anni ’60, collegato probabilmente anche ad una espansione demografica del Comune.

Molte attività commerciali sono legate alle specificità locali di Ghemme. Alcuni negozi sono legati alla vendita al dettaglio delle confezioni tessili preparate nei piccoli laboratori. Molti esercizi commerciali sono legati al settore agro-alimentare: oltre alla vendita di vini e distillati di alta qualità (attività svolta molto spesso direttamente dalle aziende agricole produttrici), vi sono attività simbolo della tradizione culinaria locale, come il panettiere (Il prestinee) ed alcune pasticcerie.

L’espansione della grande distribuzione ha minacciato e messo in crisi l’attività di molti venditori al dettaglio. Il numero di esercizi commerciali, secondo i dati ISTAT, è in costante calo da un consistente periodo di tempo (una ventina di anni): le concause sono da attribuire alla diminuzione della domanda, legata anche al calo demografico, ed alla già citata espansione dei supermercati e grandi magazzini.

Il settore artigiano ha una discreta presenza sul territorio comunale. L’attività artigiana si lega al settore delle costruzioni ed installazioni di impianti (il comparto edile principalmente); le attività dei cantieri necessitano della presenza sul territorio di una serie di maestranze (idraulici, elettricisti, lattonieri) di cui è richiesta la collaborazione, sia per i lavori all’interno del territorio, che per le commissioni esterne. In generale, la presenza artigiana sul territorio è sostanzialmente ben distribuita; tuttavia si soffre della mancanza di alcune attività che da poco hanno

21 Il miele industriale subisce processi a temperature molto elevate, che ne modificando le caratteristiche organolettiche

71 Relazione finale - Progetto Bussola - Ghemme Dipak R. Pant Ph.D. Mark Brusati

cessato di lavorare, come il ciclista (servizio particolarmente importante per Ghemme, dato il notevole uso di questo mezzo di trasporto) e il calzolaio (altro servizio chiave, soprattutto per gli anziani, i quali non hanno la stessa facilità di spostamento delle generazioni più giovani).

Un notevole impulso è stato sperimentato dal terziario. È l’unico settore saldamente in crescita dalla data di inizio delle rilevazioni statistiche (Censimento dell’industria e dei servizi ISTAT 1951). Lo sviluppo del terziario è in linea con i dati provinciali e regionali, ed è basato principalmente sulle attività finanziarie di credito, sulle attività di trasporto, sulle attività di consulenza.

Il settore ricettivo (alberghi e ristoranti) sembra essere quello con maggiori potenzialità di sviluppo, soprattutto considerata la particolare vocazione enogastronomica del territorio. Il territorio comunale infatti non possiede nessuna struttura ricettiva, eccezion fatta per affittacamere con qualche posto letto. La totale assenza di alberghi, campeggi, piazzole di sosta dedicate, od altre strutture rivolte ad un turismo leggero è probabilmente indice di una discrepanza fra potenzialità di offerta del territorio, offerta reale e domanda di un certo turismo, volto a privilegiare gli aspetti culturali e naturalistici del territorio visitato.

La presenza di strutture per la ristorazione sembra essere compatibile con la presenza annuale media di clienti; non sembra essere in linea durante i periodi di affluenza più intensi (Rievocazione storica, carnevale, festa patronale…).

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L'andamento economico dei paesi limitrofi

Le dinamiche sociali ed economiche all'interno un'area geografica limitata, in cui sono inseriti distinte comunità urbane, sono interagenti e si influenzano reciprocamente. È inevitabile che si crei un flusso di persone, conoscenze, mezzi servizi e prodotti. In altre parole, l'evoluzione economica e sociale di un paese è strettamente collegata a quella dei paesi che si trovano nella stessa area territoriale.

La porzione di territorio (limitrofa a Ghemme) analizzata in questa parte è quella formata dalle superfici dei comuni di , Sizzano e Fara. Esse formano un'area che si distende in direzione nord-ovest sud-est. La struttura territoriale di questi comuni è simile a quella di Ghemme: la porzione nord orientale del territorio comunale è occupata dalla collina (realtà un po’ meno evidente per Romagnano S.), ai piedi della collina si trova la strada statale 229, in direzione sud- ovest scorre il Canale Mora. Come Ghemme, anche Romagnano, Sizzano e Fara hanno un impianto urbano piuttosto antico (sono tutti borghi di origine romana), e si sono consolidati nel medioevo.

Dal punto di vista demografico esiste una evidente differenza: Romagnano è, fra i quattro, il paese con la maggior popolazione (4216 abitanti). Secondo i dati del censimento ISTAT, anche Romagnano (come Ghemme) soffre di una riduzione demografica importante (2,7% della popolazione in meno rispetto al 1991). Sizzano e Fara hanno una dimensione demografica modesta. La popolazione di Sizzano al 2001 era di 1434 abitanti (ISTAT, 2002), mentre quella di Fara era di 2115 abitanti. Mentre Ghemme e Romagnano hanno subito un declino demografico, nell'ultimo decennio Fara e Sizzano hanno registrato una crescita del numero di residenti.

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Tutti paesi dell'area analizzata hanno una forte implicazione con la produzione di vino di alta qualità. Oltre a Ghemme, anche nel territorio di Romagnano, Fara e Sizzano si coltivano vitigni da cui si ricava vino D.O.C., anche se in quantità notevolmente inferiore rispetto a Ghemme.

Nessuno dei tre paesi limitrofi a Ghemme è fortemente industrializzato. Facendo una rapida sintesi dell'andamento economico degli ultimi cinquant'anni (in base ai dati ISTAT), è possibile evidenziare come Romagnano abbia subito in misura minore il processo di deindustrializzazione tipico dell'area. Il numero di U.L. attive nel settore secondario sono andate in leggera crescita fino al 1990, con una conseguente riduzione sia nel numero di attività iscritte che nel numero di addetti impiegati. Il settore commerciale dell'area di Romagnano ha subito delle modifiche importanti nel corso degli ultimi anni: nelle strade di accesso al paese (in direzione e Ghemme) infatti è stata creata una zona dedicata alla media-grossa distribuzione. È verosimile che la presenza di un'area simile abbia influito sul giro di affari del commercio a Ghemme. Anche per Romagnano è da segnalare una forte tendenza allo sviluppo del terziario. Anche se Ghemme e Romagnano non sono legati da economie specifiche, i due comuni hanno una forma di interazione (distribuzione della forza lavoro, consumo di prodotti di specifici negozi, manifestazioni che attirano romagnanesi a Ghemme e viceversa…).

Sizzano e Fara rappresentano due realtà peri-urbane molto più piccole (come ampiezza territoriale e demografica) rispetto a Ghemme e Romagnano. Entrambi i paesi hanno subito nel corso dell'ultimo cinquantennio una forte de- industrializzazione. Il settore commerciale ha avuto un forte sviluppo fino al 1981, per poi ridursi (in maniera anche drastica nel caso di Fara). Nel caso di Sizzano e Fara lo sviluppo del terziario è piuttosto elevato, anche se i numeri di attività iscritte

74 Relazione finale - Progetto Bussola - Ghemme Dipak R. Pant Ph.D. Mark Brusati

sul territorio ed il numero di addetti impiegati in questo settore sono in termini assoluti molto bassi.

Sizzano è legata al comune di Ghemme per una stretta vicinanza geografica e per una serie di servizi in comune (carabinieri, guardia medica, alcune attività sportive, piscina, scuola media). Attraverso la condivisione di servizi ed aree si innesca una interazione economica (pur di difficile quantificazione); l'attività che lega i due comuni è sicuramente quella vitivinicola.

Il comune di , rispetto a Sizzano, risente meno dell'influenza di Ghemme. Nel territorio di Fara esiste una caserma per l'ordine pubblico (Carabinieri), il sistema educativo è comprensivo di scuola materna, elementare e media, vi sono servizi sanitari indipendenti. Vi sono alcuni ampi servizi (il depuratore di Fara serve sette comuni, Ghemme compreso) ed attività legate alla produzione di vino (la cantina sociale dei Colli Novaresi, con sede a Fara, riunisce parte della produzione di Ghemme D.O.C.G.) in comune. Tuttavia è possibile ipotizzare che Fara abbia maggiori scambi economici con l'area di territorio orientata verso Novara e non verso la Valsesia.

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Ghemme nel contesto economico provinciale, regionale, nazionale, internazionale

Il contesto provinciale (Novara) Il tessuto imprenditoriale novarese, secondo il Rapporto 2001 a cura dell’Ufficio Studi della CCIAA di Novara, è in notevole espansione. Il 2000 si era chiuso con il tasso di crescita (2,17%) più alto della regione; le performance del 2001 sono state leggermente inferiori (2,04%), pur essendo comunque molto soddisfacenti. Nel corso del 2001 si sono iscritte alla CCIAA di Novara 2346 nuove imprese, con un tasso di natalità del 7,95% (nel 2000 il valore è stato di 8,38%); le cessazioni denunciate hanno raggiunto quota 1764, facendo registrare un tasso di mortalità del 5,98% (contro il 6,33% dell’anno precedente).

Demografia delle imprese nella provincia di Novara 2000-2001

Descrizione 2000 2001 Totale imprese 29521 30123 Nuove attività - 2346 Cessazioni - 1764 Saldo 593 582 Tasso natalità 8,38% 7,95% Tasso mortalità 6,33% 5,98%

(Fonte: CCIAA di Novara, 2002)

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La crescita ha subito un impulso positivo soprattutto nel settore dei servizi e delle costruzioni, a discapito di una riduzione nel settore del commercio e dell’industria. Il settore terziario (con l’esclusione del settore commerciale) è cresciuto del 2,30% (2,54% nel 2000), con un saldo positivo fra imprese iscritte e cessate di 180 unità. In particolare i nuovi ingressi si sono registrati nel comparto dell’intermediazione finanziaria (+72 unità), delle attività immobiliari (+52 unità), dei trasporti e della comunicazione (+26 unità). Il settore commerciale si è ridotto, in termini di unità, di

72 imprese nel corso del 2000, di 57 imprese nel corso del 2001. L’industria (con l’esclusione del settore delle costruzioni, in crescita con 417 iscrizioni e 250 cessazioni) si è ridotto di 46 unità (lo 0,87%, con 250 cessazioni contro 204 iscrizioni).

Per quanto riguarda la distribuzione delle sedi attive in base ai settori, al 31/12/2001 si è registrato che il 55,2% delle sedi operava nel settore del terziario, il 34,2% nel settore secondario (industria) e il 10,2% nel settore dell’agricoltura (la percentuale è completata dalle imprese non classificate).

77 Relazione finale - Progetto Bussola - Ghemme Dipak R. Pant Ph.D. Mark Brusati

Distribuzione U.L. per settori nella provincia di Novara (31/12/01) 4,9% 0,1% 2,3% 5,8% 27,6%

8,8%

11,1%

3,4% 14,9% 3,3% 17,6% 0,2%

Commercio Costruz. e install. Impianti Trasporti e comunic. Energia Industrie manifatt. Intermediari monet. & fin. Attività immob., noleggio, inform., ricerca Agricoltura P.A., servizi pubb. sociali e personali Albergi e ristoranti Estrazioni di minerali Imprese non classificate (Fonte: CCIAA Novara, 2002)

Distribuzione addetti per settore nella provincia di Novara (31/12/01)

3,2% 3,8% 4,0% 0,1% 17,0% 2,7%

7,5%

8,4%

4,3%

2,7%

0,8%

45,5%

Commercio Costruz. e install. Impianti Trasporti e comunic. Energia Industrie manifatt. Intermediari monet. & fin. Attività immob., noleggio, inform., ricerca Agricoltura P.A., servizi pubb. sociali e personali Albergi e ristoranti Estrazioni di minerali Imprese non classificate (Fonte: CCIAA Novara, 2002)

78 Relazione finale - Progetto Bussola - Ghemme Dipak R. Pant Ph.D. Mark Brusati

Nel settore terziario quasi il 50% (49,58%) delle imprese operava nel settore del commercio; l’11,2% nel settore delle attività immobiliari, di noleggio, informatica e ricerca; il 5% delle imprese nel settore della ristorazione e alberghiero; il 5,3% nei servizi pubblici sociali e personali. Nel settore secondario le imprese operanti nel settore delle costruzioni erano il 16,6% del totale complessivo; quelle impegnate nel settore manifatturiero rappresentavano al 31/12/2001 il 17,4% del totale complessivo: all’interno di esse le imprese operanti nel settore delle confezioni di articoli di vestiario e pellicce e tessile rappresentavano il 2,8% del totale.

Il contesto regionale (Piemonte)

In base ai dati per la regione Piemonte (forniti da Infocamere) per gli anni 2000 e 2001, è possibile notare come la percentuale principale di unità attive nel 2001 operava nel settore del commercio. Il settore agricolo è la seconda forza per distribuzione di U.L. della regione, con il 15% delle sedi attive sul totale complessivo. L’industria manifatturiera, pur impiegando più del 40% degli addetti complessivi della regione, ha il 13% delle U.L. attive sul totale; di poco inferiore la quota del settore delle costruzione. Rispetto al 2000 i settori con le migliori prestazioni sono stati il settore dell’intermediazione monetaria e finanziaria, con una crescita superiore all’8%, il settore della produzione e distribuzione di energia, gas e acqua (6,78%), e il settore delle costruzioni (5,58%). In lenta crescita il settore secondario della produzione industriale (1,84%) ed il settore del commercio (2,16%).

79 Relazione finale - Progetto Bussola - Ghemme Dipak R. Pant Ph.D. Mark Brusati

Distribuzione addetti per settore in Piemonte (2001)

4,4% 5,3% 4,4% 0,2%

12,1%

3,3%

39,5% 3,9% 2,8%

15,9% 7,5% 0,6%

Agricoltura e Pesca Estrazione Minerali Industria Manifatturiera Energia, Gas, Acqua Costruzioni Commercio Alberghi e ristoranti Trasporti Intermediazioni mon e fin Altri servizi Servizi sociali Imprese non classificate

(Fonte: Infocamere, 2002)

Distribuzione U.L. in Piemonte (2001)

4,5% 7,8% 15,1%

0,1%

12,3% 13,1%

2,7% 0,1%

3,7% 11,6%

4,2% 24,7%

Agricoltura e Pesca Estrazione Minerali Industria Manifatturiera Energia, Gas, Acqua Costruzioni Commercio Alberghi e ristoranti Trasporti Intermediazioni mon e fin Altri servizi Servizi sociali Imprese non classificate

(Fonte: Infocamere, 2002)

80 Relazione finale - Progetto Bussola - Ghemme Dipak R. Pant Ph.D. Mark Brusati

Unico settore in difficoltà sembra essere quello agricolo, che tra il 2000 ed il 2001 ha perso l’1,48% delle unità attive sul territorio piemontese.

Il contesto nazionale (Italia)

L’andamento a livello nazionale delle imprese attive differenziate per settore, in base alle informazioni per il 2000 e 2001 fornite da Movimprese, evidenzia una crescita del settore del terziario, ed in particolare di due settori: quello dell’intermediazione monetaria e finanziaria, ed il settore delle attività immobiliari, di noleggio, informatica e ricerca. Hanno avuto il tasso più alto di crescita, con rispettivamente il 6,59% e il 6,51%. Un buon andamento è stato fatto registrare anche dal settore delle costruzioni, con un aumento del numero delle imprese attive rispetto al 2000 del 3,96%.

In stagnazione invece i settori tradizionali, ovvero il commercio (1,10%) ed il settore manifatturiero (0,9%). Per le imprese commerciali è possibile ipotizzare che ci sia la tendenza a sostituire le piccole attività commerciali al dettaglio con la grande distribuzione. Il settore manifatturiero ha risentito della notevole crisi dell’industria delle confezioni e tessile, dell’industria della carta, dell’industria chimica e metallurgica. Sempre nel settore manifatturiero invece ha avuto delle buone prestazioni l’industria della trasformazione alimentare.

Il settore primario, ovvero quello agricolo, invece ha subito una notevole perdita, con una riduzione delle imprese attive che operano in questo campo del 2,52%. Nel dettaglio rispetto al 2000 sono calate le imprese attive nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e relativi servizi; in aumento invece le imprese operanti nei servizi forestali e nella piscicoltura.

81 Relazione finale - Progetto Bussola - Ghemme Dipak R. Pant Ph.D. Mark Brusati

Distribuzione imprese attive in Italia (2001)

4,9% 1,0% 8,8% 21,1%

2,0% 3,8% 0,1% 4,7%

13,2%

0,0%

28,0% 12,5%

Agricoltura, caccia e silvicoltura Estrazione di minerali Attivita' manifatturiere Prod.e distrib.energ.elettr.,gas e acqua Costruzioni Comm.ingr.e dett.;rip.beni pers.e per la cas Alberghi e ristoranti Trasporti,magazzinaggio e comunicaz. Intermediaz.monetaria e finanziaria Attiv.immob.,noleggio,informat.,ricerca P.A. Altri servizi pubblici,sociali e personali Imprese non classificate (Fonte: Movimprese, 2002)

Il contesto globale (Europa, Mondo)

Il notevole clima di incertezza geopolitica ha reso difficile la ripresa economica da tanti annunciata; tuttavia è necessario sottolineare che le dinamiche economiche e sociali sono differenti in base alla porzione di globo considerata. Per spiegare le tendenze economiche globali è necessario fare riferimento a due blocchi di paesi distinti: paesi ad economia matura e paesi con economie emergenti.

82 Relazione finale - Progetto Bussola - Ghemme Dipak R. Pant Ph.D. Mark Brusati

Le economie mature stanno confermando un periodo di sostanziale rallentamento e saturazione. Il tasso di crescita del PIL si è ridotto rispetto al periodo di espansione degli ultimi anni del XX° secolo; l'aumento demografico è molto limitato, e in alcuni casi ha registrato addirittura valori inferiori allo zero22.

Al contrario, i mercati emergenti23 negli ultimi anni hanno fatto registrare una formidabile espansione economica24, associata ad un notevole aumento della popolazione. Sono ancora molti i punti che giocano a sfavore dei paesi ad economia emergente: • asimmetria informativa: negli Stati Uniti (5% della popolazione mondiale), la diffusione di Internet è 25 volte superiore alla diffusione nel Sud dell'Asia, dove è concentrato il 25% degli abitanti del globo (World Bank, 2002)

• stabilità politica: alcuni paesi delle aree emergenti stanno uscendo da un clima politico piuttosto teso (Cina, paesi che facevano parte del patto di Varsavia); la corruzione sembra essere ancora un problema irrisolto; la burocrazia è ancora complessa

• rischio ambientale: i processi produttivi nei paesi ad economia emergente sono spesso inefficienti dal punto di vista ecologico (scarsi controlli e sistemi di certificazione)

• infrastrutture carenti: le vie di collegamento e i mezzi di trasporto sono ancora insufficienti a collegare i principali centri urbani e produttivi.

Tuttavia i mercati emergenti hanno costi di produzione inferiori per differenti motivi: la manodopera a basso costo, la buona presenza di operatori altamente qualificati, l'abbondante presenza di materie prime. In linea generale, i paesi ad economia matura dovranno affrontare la forte competizione dei mercati emergenti.

22 La popolazione residente in Italia, secondo i dati forniti dalla World Bank (2002), nel 2002 ha registrato un tasso di crescita negativo dello 0,11%. 23 Per mercati emergenti si intendono i paesi dell'Asia orientale (tra cui Cina e India), i paesi dell'Europa dell'est, alcuni stati africani che si affacciano sul Mediterraneo, il Brasile. 24 Secondo i dati World Bank (2002), nel 2002 il PIL cinese ha fatto registrare un tasso di crescita dell'8%.

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Una delle possibili strade (già in atto) è quella di creare solide sinergie tra differenti aree geografiche (sia a livello regionale, che nazionale, che trans-nazionale). La creazione di efficienti reti di comunicazione, in grado di collegare (e spostare merci, persone ed informazioni) in modo rapido e sicuro territori distanti fra loro. Così le economie si diversificherebbero ulteriormente; la conseguente crescita del commercio e dello scambio aiuterebbe lo sviluppo della complementarietà globale e non solo la competizione taglia-gola (cut-throat competition)

Un'alternativa percorribile (ancora sottovalutata) è quella di creare la marca-luogo, promuovendo aziende, prodotti, luoghi e comunità con elevati standards di qualità, in grado di competere con i bassi prezzi (però senza qualità e, soprattutto, senza un marchio di garanzia di alti standards socio-ambientali) delle economie emergenti.

L'Italia (come Ghemme) rappresenta un contesto in cui la qualità (dell'ambiente; della tradizione artistica e storica; del tessuto produttivo artigiano ed enogastronomico; dell'offerta turistica…) può trasformarsi in un vantaggio competitivo in grado di rilanciare tutti gli assetti presenti sul suo territorio (le comunità, gli habitat, le economie), con una marcatura che assicuri il mercato globale di consumatori-cittadini con le seguenti esigenze: • qualità del prodotto (ben fatto) • qualità del processo produttivo (ecologico, efficiente) • qualità dell'impresa-sistema (socialmente responsabile, innovativo) • qualità del contesto (qualità del vivere quotidiano, in un habitat di alta qualità: sicuro, salubre, ecologico).

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Interrogativi sulla solidità dell’economia di Ghemme

L’assetto economico è un fattore determinante per la stabilità e la continuità di un territorio. La disomogenea e poco pianificata evoluzione economica di alcuni centri urbani ha provocato, in molti casi, squilibri all'interno della comunità e del territorio che essa occupa. Una comunità la cui economia è fondata solo su un particolare settore e solo sul suo indotto, rischia di alimentare disequilibri nell’assetto territoriale: polarizza la forza lavoro, alimentando l’abbandono delle professioni tradizionali del territorio. In altri casi, l’impianto di industrie ed attività economiche in modo dissennato e senza criteri mette a rischio la compattezza ed il pregio degli assetti ambientali. Le conseguenze di questo processo possono essere una riduzione della qualità della vita e la perdita del senso di identità delle persone (a causa del degrado e dello stravolgimento della struttura territoriale)25.

Vi sono situazioni in cui la mancanza di un adeguato livello di produzione e offerta di posti di lavoro crea la necessità per le nuove generazioni di cercare impiego nei poli urbani vicini. Questo processo ha favorito il pendolarismo e la creazione delle città- dormitorio. La città si trasforma in un luogo in cui le persone vivono una minima porzione del proprio tempo. Si indebolisce il contatto con il territorio, e l'apporto fornito alla civis è sempre più limitato. Involontariamente si sgretola l’identità e la compattezza della comunità; un circolo vizioso: più gli individui sono spinti a cercare al di fuori dalla comunità risorse ed offerte lavorative, meno generano reddito all’interno della comunità, rafforzando così la tendenza negativa di fondo e portando (in estrema sintesi) alla perdita del presidio antropico26.

25 Negli anni '50 e '60 la crescita economica del triangolo industriale (il territorio fra Milano, Genova e Torino) ha stravolto l'originale struttura originaria urbana e territoriale. Gli squilibri sociali ed ambientali sono ben visibili nelle "cinture" di queste città.

26 E' il caso di alcune aree rurali collinari e montane in fase di declino, in cui il calo demografico ha indebolito il potenziale di consumo, il reddito, i servizi e infine svuotato la comunità.

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Quindi una ri-strutturazione economico-territoriale rigorosa è indispensabile per la garanzia di una certa sostenibilità finanziaria (economia che si autogenera), che compatta la comunità (proposte di lavoro e offerte di servizi per tutte le categorie sociali, che non cercano altrove di soddisfare i propri bisogni), che lascia integro l’ambiente (presidio/cura del territorio). Un solido livello di attività economica, che abbia settori di punta con funzione di traino e promozione del territorio e che garantisca tutti i servizi necessari all’interno del territorio, è importante per due fondamentali ragioni: sia per garantire un benessere materiale largamente distribuito, sia per assicurare una certa unità e continuità sociale della comunità.

Nel territorio di Ghemme è già in atto un fenomeno di spopolamento e ricerca di opportunità formative e professionali extra-territoriali. Questo processo ha determinato la perdita di attività economiche rivolte alla produzione di merci e servizi (botteghe di generi alimentari, il ciclista, il calzolaio…). I fruitori delle attività economiche scomparse sono costretti a cercarle nei paesi limitrofi, o rinunciarvi (anziani che hanno difficoltà a compiere spostamenti di medio-lungo raggio).

Un'altra tendenza osservabile sul territorio comunale è quella della nascita di esercizi (di produzione, distribuzione, servizi) in maniera disarticolata. Il rischio concreto è quello di frammentare e stravolgere eccessivamente la struttura del territorio, con una perdita di qualità ambientale. Inoltre la necessità di compiere diversi spostamenti per soddisfare le esigenze di tutti i giorni genera un notevole traffico all'ingresso ed all'uscita del centro urbano. L'ulteriore aumento del passaggio veicolare non sembra sostenibile per un centro come Ghemme, in cui la viabilità è, anche per motivi strutturali, già molto complessa.

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Tendenze di superficie (previsioni quantitative)

Habitat di Ghemme

Il comune di Ghemme è relativamente vasto e poco densamente popolato. Il tessuto urbano si concentra sul 10% della superficie ed è caratterizzato da una sostanziale compattezza intorno al nucleo centrale. Negli ultimi anni vi è stata una certa tendenza a espandere in maniera dispersiva il nucleo urbano (fenomeno tipico della “nuova campagna peri-urbana” del Nord Italia) a discapito di una riqualifica del centro in termini abitativi. Ciò è abbastanza singolare per un comune in cui il numero di abitanti è in costante calo. La dispersione del territorio urbanizzato potrebbe rappresentare un problema per la mobilità interna, favorendo l’utilizzo delle automobili anche per spostamenti limitati. Dato che il traffico porta con sé problemi relativi a rumori, inquinamento e parcheggi, sarebbe meglio ottimizzare i fabbricati esistenti e incentivare la popolazione a vivere e abitare nel “borgo”. Inoltre l’accentuato invecchiamento della popolazione consentirebbe una diminuzione del tasso di motorizzazione e quindi la possibilità di introdurre una mobilità multiforme di maggiore impatto.

Pochi miglioramenti si possono prospettare per i flussi di attraversamento, dato il posizionamento del paese su una direttrice di traffico di grande importanza non solo a livello provinciale. In più, se Ghemme si proporrà sempre più come piccolo centro urbano di riferimento per i comuni limitrofi (supermercati, sportelli bancari e assicurazioni), potrebbe attirare un pendolarismo, quantitativamente piccolo, che potrebbe comunque generare problemi di mobilità e di vivibilità del centro cittadino.

Altra caratteristica degli ultimi anni è stato un progressivo abbandono della ruralità (intesa come abbandono delle attività legate al territorio) a scapito di uno sviluppo di

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attività manifatturiero e terziario. La popolazione stessa ha preferito concentrarsi su attività che non valorizzavano più le peculiarità e le risorse territoriali del paese. La disponibilità di aree boschive e terreni agricoli è una risorsa ingente che rischia di essere in futuro sempre più marginalizzata. Un incentivo alla fruibilità di queste zone in termini di lavoro e tempo libero rappresenterebbe un valore aggiunto sia a livello economico che ambientale e di vivibilità. Una gestione accurata delle risorse ambientali, di cui Ghemme abbonda, potrà rappresentare un incentivo anche per il turismo, al quale potrebbe abbinarsi un settore di grande pregio e qualità come quello vinicolo.

In conclusione si può affermare che:

1. L’organizzazione spaziale del tessuto urbano dovrà indirizzarsi verso una ri- compattazione e valorizzazione dell’edificato esistente, per scongiurare problemi legati alla mobilità cittadina, alla sottrazione di superficie biotica e al deterioramento di paesaggi esteticamente rilevanti

2. Il paese dovrà recuperare le sue funzioni di gestione del territorio come risorsa fondamentale per il miglioramento della qualità della vita dei cittadini e della salubrità del territorio; il capitale più grande e prezioso di Ghemme è la sua cornice paesaggistico-ambientale.

Comunità di Ghemme : popolazione

A partire dal secondo dopoguerra ad oggi, la popolazione di Ghemme è stata caratterizzata da due fenomeni: il lento e costante calo della popolazione, e l’incremento del numero di anziani (persone sopra i 65 anni). Non è semplice fornire una previsione futura sul comportamento demografico della popolazione per un

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comune così piccolo. La casualità e le contingenze che influenzano i processi demografici sono numerose e spesso imprevedibili. Non disponendo dei dati di mortalità e fecondità, si è proceduto ad una previsione sintetica del solo numero di abitanti. Considerato che la popolazione di Ghemme ha avuto uno sviluppo tendenzialmente lineare, si è utilizzato un metodo di previsione temporale mediante la retta di regressione27 secondo due modalità:

• previsione della popolazione al 2021, utilizzando il trend ricavato dai dati di popolazione annuali relativi al periodo 1971-2001

• previsione della popolazione al 2021, utilizzando il trend ricavato dai dati di popolazione annuale relativi al periodo 1991-2001 (la vicinanza temporale dei dati ci offre uno scenario più probabile), con una valutazione della componente degli immigrati

Con il primo modello, la popolazione di Ghemme dovrebbe raggiungere entro il 2021 i 3487 abitanti (-6% rispetto al 2001), confermando così la tendenza di decremento degli anni precedenti. Questa previsione non da nessuna informazione sulla struttura per età, ma è probabile attendersi un costante invecchiamento in linea con ciò che è avvenuto sino ad oggi.

Il secondo modello prevede una quantificazione della popolazione considerando distintamente gli immigrati extracomunitari e la popolazione di nazionalità italiana. In questo caso la popolazione totale dovrebbe risultare di 3595 abitanti, denotando un decremento (rispetto al 2001) più contenuto in confronto alla prima previsione,

27 La retta di regressione è una procedura che esprime in forma funzionale il legame di dipendenza tra due fenomeni. Descrive il comportamento di una delle due componenti, in funzione del variare dell’altra (nel nostro caso popolazione e tempo). La bontà della funzione di regressione è data dal fatto che essa si basa sul “criterio dei minimi quadrati”, in base al quale viene scelta come interpolante la retta che minimizza le distanze tra ciascun valore e la retta stessa.

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rispetto alla quale la differenza è di circa il 3%. Questo è dovuto al fatto che negli anni 90 l’ingresso della popolazione straniera ha iniziato a comportare un certo mutamento dell’andamento demografico del paese. Infatti, mentre la popolazione italiana decresce, quella immigrata si è quasi quadruplicata in 10 anni e potrebbe triplicarsi nei prossimi venti, raggiungendo la probabile quota di 139 individui, ossia il 3,9% del totale (nel 2001 rappresenta l’1,5% della popolazione).

Disponendo inoltre dei dati sulla sotto-popolazione degli anziani per il solo periodo 1991-2001, si è operata una previsione per ottenere una possibile misura della velocità di invecchiamento. Nel 2021 il 33% della popolazione potrebbe avere almeno 65 anni (nel 2001 il 24,6%) denotando una accelerazione del fenomeno rispetto alla situazione attuale.

In conclusione si può affermare che: Ghemme sarà caratterizzata da una diminuzione di popolazione. Ciò renderà possibile una programmazione urbanistica e territoriale equilibrata e lungimirante

La popolazione si caratterizzerà per un invecchiamento costante, ciò comporterà l’istituzione di specifiche politiche sociali ed economiche rivolte agli anziani.

Economia di Ghemme

Il sistema economico di Ghemme è caratterizzato da alcuni fenomeni evidenti: il ridimensionamento delle unità produttive, l’imprenditorialità diffusa e lo spostamento delle attività dal settore industriale verso il terziario. Non è semplice dare una valutazione quantitativa delle tendenze in atto per una comunità economica così piccola e con molte peculiarità.

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Tralasciando l’agricoltura, settore di grande prestigio per Gemme, per il quale disponiamo di dati incerti e contraddittori, ci si è occupati di dare una proiezione di ciò che avverrà nei prossimi 20 anni solo per il settore industriale e terziario. A questo proposito mediante l’impiego delle regressione multipla28, si è tentato di dare risposta alle seguenti domande: • Quante persone lavoreranno a Ghemme? • Dove lavoreranno? • Come cambierà il sistema produttivo?

Innanzitutto, se il numero di addetti totali resterà stabile, l’invecchiamento della popolazione e il conseguente calo della forza lavoro sarà compensato da un pendolarismo in ingresso. Il numero di unità produttive potrebbe diminuire lievemente, a causa del generale ridimensionamento delle attività produttive. Inoltre cambierebbe la ripartizione interna ai settori economici. Il numero di addetti ai servizi potrà eguagliare gli addetti all’industria, confermando la tendenza in atto da decenni di progressiva terziarizzazione dell’economia (gli addetti nell’industria nel 1951 erano l’89,4% del totale, nel 2001 il 62,8%, nel 2021 saranno probabilmente il 51,9%). Anche il numero delle unità lavorative, presumibilmente sarà interessato da forti cambiamenti Si consoliderebbe la preminenza di attività terziarie, che già oggi comunque superano per numero le attività industriali.

Il settore economico più colpito potrà essere quello manifatturiero, che assisterebbe ad una diminuzione del suo peso nell’economia sia per le unità produttive che per addetti, pur rimanendo il cavallo trainante dell’economia (nel 1951 l’industria manifatturiera pesa per il 35% delle U.L e l’85% degli addetti, nel 1991 rispettivamente per il 20% e il 56,6%, nel 2021 per il 10% e il 34,6%). Questo

28 La regressione multipla è una generalizzazione della regressione semplice, quando anziché una coppia viene considerata una K-upla di fenomeni quantitativi (nel nostro caso il legame tra popolazione, addetti e unità locali).

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fenomeno è spiegabile con la maggiore concentrazione produttiva e il continuo sviluppo delle tecnologie informatiche e meccaniche. Il settore dei servizi (banche, trasporti, assicurazioni, ecc..) e delle attività sociali e di Pubblica Amministrazione crescerà in maniera decisa concentrando almeno il 30% dei lavoratori, contro il 16% del 1991 e l’1% del 1951. Anche il settore commerciale (negozi, bar, ecc..) verrebbe colpito dalle nuove tendenze. Il numero delle unità si ridurrebbe come nel passato, a causa probabilmente della grande distribuzione (le U.L commerciali erano nel 1991 il 33%, nel 2021 saranno circa il 22%), ma vedrebbe accrescere la quota di addetti e il suo peso relativo sull’economia, grazie al sempre maggiore impatto delle unità commerciali di grande dimensione.

In conclusione si può affermare che:

Ci sarà una perdita di posti di lavoro nell’industria compensata da una crescita di occupazione nel settore terziario. Questo comporterà anche una riduzione delle aree da destinare a fabbricati industriali e una maggiore necessità di gestione del territorio

Il settore commerciale subirà un contraccolpo che provocherà la chiusura degli esercizi più piccoli e legati ai beni ad alta diffusione sottoposti a forte concorrenza (per esempio alimentari)

Il settore terziario avanzato (banche, trasporti, assicurazioni, Pubblica amministrazione) conoscerà un consistente incremento che qualificherà Ghemme ancor più come “polo” urbano allontanandolo sempre di più dalle sue radici rurali e facendolo diventare un centro di servizi di riferimento per i transitanti e per i comuni limitrofi.

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Tendenze di fondo (proiezioni qualitative)

Le dinamiche sociali, ambientali ed economiche di un luogo-sistema (place system) sono legate, oltre agli andamenti del territorio in cui esso è inserito, anche alle evoluzioni di aree che vanno oltre i confini regionali e nazionali. Questo processo è ancora più evidente con l'emergere del fenomeno della globalizzazione, che ha facilitato lo spostamento di persone, risorse ed informazioni attraverso i confini nazionali. Nel caso specifico, il territorio di Ghemme subisce diversi stimoli dalle interazioni con differenti contesti in cui Ghemme è inserita:

• contesto infrastrutturale con importanti collegamenti nazionali ed internazionali (fascia padana)

• contesto economico-industriale, composto da un solido tessuto territoriale subalpino e transalpino (i.e. corridoio alpino: Italia settentrionale, Carinzia e Tirolo in Austria, Baviera e Baden-Wurttemberg in Germania, Svizzera, Savoia e Provenza in Francia)

• contesto ambientale costituito dal complesso alpino e prealpino

Le infrastrutture di collegamento (dell’area padana) fanno riferimento specifico all'aeroporto internazionale della Malpensa (situato a non più di 50 km da Ghemme), alla costruzione ormai avviata della ferrovia ad alta velocità (TAV) sviluppata sull'asse Milano-Novara-Torino29, all'autostrada Voltri-Sempione (che rende notevolmente agevoli i collegamenti con la Svizzera e il Mediterraneo). Queste strutture rendono il territorio della provincia di Novara quello con maggiore facilità di accesso dell'intero Piemonte. Novara infatti rappresenta un nodo attraverso cui passano i flussi di persone e merci (nonché informazioni) diretti dalle regioni mitteleuropee alle regioni dell'Europa occidentale (e viceversa), e dalle regioni a nord

29 I tempi di realizzazione prevedono il termine dei lavori per il tratto Torino-Novara nel 2005, mentre per il tratto Novara-Milano nel 2008.

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delle Alpi agli sbocchi portuali del Mediterraneo. Il previsto rafforzamento delle linee ferroviari esistenti e del flusso di merci e passeggeri dell'hub di Malpensa potrebbero favorire un aumento delle attività economiche e sociali su pressioni esterne, sia degli insediamenti di industriale e di servizi, sia dell'afflusso di persone sui territori limitrofi a Novara (quindi anche sul territorio ghemmese).

Questa eventualità avrebbe conseguenze contrastanti sulle comunità locali (tra cui Ghemme): da una parte la crescita di un tessuto economico (probabilmente florido) rivolto principalmente alla produzione ed alla prestazione di servizi (e.g. l’hinterland di Milano), dall’altra la dispersione dell’identità dei piccoli luoghi e la minaccia dell’integrità paesaggistico-ambientale del territorio. I territori alpini e prealpini rappresentano un fondamentale polmone ecologico dell’intera Europa (forte risorsa di acqua pura, aria buona, natura per lo più incontaminata) e un’area ricreativa rilevante per molti turisti italiani e stranieri. Se si considera che il settore turistico è uno dei pochi settori in costante espansione, l'area alpina e prealpina (qualora gestite con criteri di sostenibilità) potrebbero rappresentare una concreta opportunità economica.Sarà quindi utile saper gestire la complessità generata dalle (probabili) evoluzioni geo-economiche in atto. Le piccole comunità non dovranno chiudersi in localismi che limiterebbero importanti e produttivi legami economici con i più grossi ed attivi poli nazionali ed internazionali. É necessario però che non cedano il passo ad una cieca e disorganizzata trasformazione del territorio. La localizzazione geografica e le specificità delle comunità peri-urbane come Ghemme potrebbero infatti rappresentare i presupposti per un’economia solida e leggera, basata su un fertile ed eterogeneo tessuto produttivo (con alcuni settori di eccellenza, come il comparto enogastronomico, artigianale, turistico…). L’integrità del contesto ambientale, urbano e civico, garantirebbero un alto livello della qualità della vita per i residenti e motivo di attrazione per i visitatori.

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Fattori di influenza sul Rischi Opportunità territorio di Gemme

Aumento della porosità del Maggiore visibilità Infrastrutture di territorio collegamento Aumento del flusso turistico Aumento del traffico Accorciamento delle veicolare distanze

Aumento del pendolarismo Facilità di reperimento di in uscita materie prime e servizi

Eccessiva dislocazione produttiva dei poli industriali vicini

Eccessiva dislocazione Ampliamento dei mercati Assi industriali (Italia produttiva dei poli per i prodotti del territorio settentrionale e corridoio industriali vicini Aumento dell'attività alpino) Aumento della economica del territorio competizione tra aziende

Uniformazione a modelli socio-economici estranei

Fonte di un'ampia gamma di Alpi e Prealpi risorse ambientali

Maggiore utilizzazione dello spazio ricreativo e turistico

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Sintesi dell’analisi e valutazione complessiva: quattro scenari per Ghemme

Cornice paesaggistico-ambientale (Habitat) ed affari dell’economia prossima ventura (Next Economy)

Dal punto di vista dell’atmosfera (clima, venti, precipitazioni, insolazione…) e della biosfera (flora, fauna, ecosistemi…) Ghemme è inserito in un contesto che racchiude gli elementi sia della pianura padana sia della propaggine collinare prealpina e sub- alpina. Le precipitazioni stagionali sono sufficienti; quelle nevose invernali, un tempo frequenti ed abbondanti, sono sempre più rare. Nonostante il clima di tipo continentale, l’insolazione e la luminosità (sicuramente sopra la media continentale europea) rendono il paesaggio molto apprezzabile: il massiccio del Monte Rosa e la catena delle Alpi occidentali sono visibili da molte parti del territorio nella maggior parte dell’anno. Il territorio è ricco di corsi d’acqua, flora, superfici coltivabili, e dispone anche di una discreta varietà faunistica.

Non vi è dubbio che, se attrezzato in modo adeguato, Ghemme abbia buone potenzialità di svilupparsi come una delle destinazioni del turismo leggero, fatto di brevi soggiorni, visite di giornata o di fine settimana, per il godimento del paesaggio e delle attività motorie all’aria aperta (outdoor recreation). Anche alcuni esterni o ex- residenti (o loro figli) potrebbero essere persuasi di risiedere a Ghemme proprio per le possibilità di godimento del paesaggio e di una vita sana con quotidiane opportunità di muoversi all’aria aperta, visto che l’imperativo di wellness (“star bene”) sta diventando la domanda centrale del consumatore-cittadino.

Il territorio ghemmese si trova nei pressi di alcune aree di interesse turistico di rilevanza nazionale ed internazionale: il Lago d’Orta (Piemonte), il Lago Maggiore

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(Piemonte-Lombardia-Svizzera), la Valsesia (Piemonte). Altre aree di rilevanza turistica a livello regionale sono abbastanza vicine e ben collegate: il parco naturale dell’Alta Valsesia, la riserva delle Lame di Sesia (Piemonte), il parco regionale di Monte Fenera (Piemonte), il parco del Ticino (Piemonte-Lombardia), molte altre piccole aree protette e numerose valli prealpine ed alpine. Quindi, per Ghemme esisterebbe una buona possibilità di inserirsi dentro questi ampi percorsi turistici attorno ai luoghi di grande rilevanza turistica, con le proprie specialità (eno- gastronomiche), attraverso le caratteristiche del proprio habitat (collina, vigneti, campagna, castelli, centro-paese…), le proprie strutture (area sportiva, percorsi ciclo- pedonali) e, soprattutto, il commercio al dettaglio e con i servizi.

Le due grandi città del nord-ovest italiano (Milano e Torino) sono entro il raggio di 100 km di distanza percorribile, mediamente, in circa due ore con trasporti pubblici (bisogna cambiare mezzo a Novara, Vercelli, Santhia o Arona) e un’ora con la propria automobile tramite i collegamenti autostradali. In questo medesimo contesto esiste anche un’altra possibilità, meno piacevole, che si sta già verificando ovvero che gli spazi ghemmesi (anzi, solo alcuni lungo i principali assi asfaltati) restino solo un passivo tratto di transito veloce per raggiungere altri luoghi più attraenti e che gli affari commerciali a Ghemme rimangano sostanzialmente confinati in fugaci acquisti di giornali e tabacchi o veloci consumazioni nei bar delle strade principali (lasciando accesi i motori delle automobili in sosta).

Gli elementi di antroposfera pre-moderna (tracce della vita di altri tempi nel paesaggio) di Ghemme sono tuttora rilevanti dal punto di vista estetico ed identitario: strade di campagna e sentieri, campi e vigne, argini e ponticelli, pinete e prati, incroci e bivacchi, chiesette e medievale, paesaggi storicamente modellati… Qui ci sono sufficienti elementi-base per poter attirare molti esterni (ex-residenti, visitatori, investitori): paesaggi naturali e rurali a misura d’uomo, ottimo vino e buon cibo e una

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identità storica che si manifesta attraverso arti e mestieri, linguaggi, feste e spettacoli… tuttora (in qualche modo) sopravvissuti. Combinate con questi ingredienti, la posizione geografica e la cornice ambientale-paesaggistica di Ghemme favorirebbero una certa qualità della vita per i locali, per i visitatori e per i residenti stagionali. Rappresenterebbero una grande risorsa per un’eventuale economia basata sugli affari di cibo, vino, turismo/tempo libero (Next Economy).

Con il progressivo abbandono delle occupazioni agro-silvo-pastorali sono venuti a mancare un presidio vigile del territorio ghemmese e di una manutenzione costante dell’antroposfera ghemmese. Anche una certa concentrazione in terre pianeggianti e la progressiva meccanizzazione dei lavori agricoli, da parte di quei pochi che continuano i mestieri rurali, ha emarginato diverse parti poco viabili per grandi mezzi e non proficui per coltivazioni massificanti (iper-produttive). Il risultato è che, alla fine, molte aree del territorio ghemmese, soprattutto quelle collinari e boschive, non vengono più curate. Si sta verificando un certo degrado dell’assetto territoriale fuori dalle aree insediative: frane, sterpaglie, paludi, perdita di vecchi sentieri e bivacchi ed argini… Il degrado del territorio compromette la riuscita degli affari legati al tempo libero e al turismo eno-gastronomico, e influisce negativamente anche sull’assetto identitario dei locali.

Tecnosfera e collegamenti:

Dal punto di vista della tecnosfera (insediamenti, infrastrutture, impianti…) il Comune di Ghemme è abbastanza ben dotato; sicuramente al di sopra della media nazionale e abbastanza vicino ai livelli europei. Ghemme è inserito in un tipico contesto pedemontano che combina gli elementi della civiltà contadina con quelli della peri-urbanità industriale. E’ ben collegato con l’esterno. Le autostrade sono

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vicine: la Genova-Gravellona Toce è a meno di 2 km dal centro del paese, la Milano- Torino è a meno di 20 km. Da Ghemme passa la linea ferroviaria regionale che collega Novara, capoluogo provinciale, con le due cittadine importanti della Valsesia (Borgosesia e Varallo), a cui fanno riferimento quasi tutti i centri dell’alta e della media Valsesia. L’aeroporto di Malpensa è a circa 50 km, ed è possibile raggiungerlo sia con l’autostrada (Genova-Gravellona/Laghi-Milano) sia con le strade statali e provinciali (Fara--Momo- Ticino-Lonate Pozzuolo-Malpensa).

Questi vantaggi di collegamento si stanno rivelando come svantaggi dal punto di vista ambientale e sociale e, in medio/lungo termine, anche dal punto di vista economico: • la porosità del territorio: verso un’espansione e disarticolazione fino a diventare una parte anonima del magma peri-urbano (come tra Gallarate e Milano nell’asse del Sempione)

• la pressione sull’ambiente (emissioni, rumori, pericoli di incidente…)

• la speculazione immobiliare: crescita di costruzioni, prezzi immobiliari proibitivi per i locali

• perdita dell’identità (via-vai di gente in tempi rapidi, facilitato dai collegamenti, pendolarismo in aumento, perdita della compattezza sociale locale)…

Il collegamento stradale principale (statale Valsesia-Novara) che attraversa Ghemme è molto scorrevole, un vantaggio per il traffico motorizzato. Però, d’altra parte, si sta anche rivelando uno svantaggio in quanto questa strada vede un numero elevato di veicoli passare ad una velocità abbastanza pericolosa per tutti coloro che devono attraversare o passare lungo la strada30. Vi sono pericoli anche per immettersi (dal paese) in questa strada in quanto le erbe alte nelle intersezioni ed incroci

30 Questa strada è ben nota per l’uccisione di molti animali domestici (cani e gatti) e, qualche volta, anche di esseri umani, da parte dei veicoli in passaggio.

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compromettono la visibilità ed i veicoli passano ad elevata velocità. Senza dubbio la circonvallazione rappresenta il principale asse dell’insicurezza dal punto di vista della mobilità locale.

Questo tragitto (circonvallazione) favorisce l’incanalamento di grande traffico verso l’esterno, in particolare quello pesante, salvando il centro urbano dal passaggio di tanti mezzi. Però questo percorso è anche responsabile della disarticolazione del territorio creando una barriera orizzontale tra la zona collinare (agricola e ricreativa) e la zona insediativa (abitativa, industriale e commerciale). Essa inibisce l’attraversamento o il passaggio da parte di tutti i non-motorizzati (pedoni, ciclisti) e in modo particolare da parte delle categorie vulnerabili: bambini, anziani, malati, convalescenti, portatori di handicap...

Il risultato è che la zona collinare-boschiva, area di grande pregio ecologico e paesaggistico (quindi anche economico), che è separata da questa strada, è rimasta tagliata fuori dall’area insediativa.

L’area insediativa principale (residenze, negozi, servizi, capannoni…) è ben collegata con le strade principali che portano verso Novara, Valsesia ed autostrade. Anche le aree limitrofe (comuni di Sizzano, Romagnano, Carpignano, Barengo, Cavaglio…) sono ben connesse attraverso le strade, quasi tutte asfaltate. Il territorio ghemmese ed i territori comunali vicini, in stretti rapporti di scambio e parentela da secoli, dispongono di una certa varietà di paesaggi naturali e culturali comuni e una discreta ricchezza di testimonianze storiche.

Esiste una rete di strade di campagna che potrebbero essere valorizzate, nella maniera più sicura e sostenibile, per scopi ricreativi oltre che per l’uso quotidiano da parte dei locali.

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Identità in crisi e le prospettive di rinascita:

L’assetto identitario, o l’ethos (inteso come l’essenza dell’identità espressa da tradizioni, usi, costumi, dialetto, linguaggio locale…), di Ghemme è sottoposto a forti pressioni. La popolazione di Ghemme presenta un andamento decrescente e, in base alle analisi dei dati disponibili, la prospettiva più probabile è che questo processo tenda ad acuirsi: alto indice di anzianità, scarsa propensione alla procreazione della fascia fertile di popolazione... Dal punto di vista numerico il flusso immigratorio contrasterebbe le tendenze di decessi, invecchiamento e emigrazione. Sul territorio comunale il numero di cittadini stranieri (provenienti principalmente dai Balcani e dalle regioni Nord Africane) sta crescendo costantemente: dal 1992 al 2002 il numero di residenti stranieri è triplicato, passando da 19 a 59 unità. Tuttavia questo processo di sostituzione demografica determinerebbe anche una sostituzione dell’identità primaria di Ghemme. In breve e medio termine sarebbe una presenza che non si sentirebbe parte integrante del paesaggio e comunità storica; quindi non sarebbe in grado di contribuire ad un adeguato presidio/cura del territorio né ad una appropriata partecipazione civica, almeno per un periodo (due generazioni?).

Sul territorio ghemmese sono presenti diverse associazioni civiche e culturali che organizzano diverse manifestazioni periodiche. Però la partecipazione generale è scarsa. Vi è una certa stanchezza culturale sia tra gli associati che tra il pubblico; si potrebbe chiamare anche come “depressione culturale”. Sembra che manchi la moda (vogue) di essere “glocali” (globali + locali): colti e cosmopoliti (cittadini del mondo), che però scelgono di vivere e far crescere i propri figli in un piccolo luogo salubre con sapori antichi e profonde radici. Sembra che manchi anche la moda di “star bene” (wellness) che invece sta influenzando notevolmente le scelte dei consumatori-cittadini (il mercato) di media-alta fascia (per cultura e reddito) e le politiche delle istituzioni (lo stato) in tutto il mondo industrializzato. Sembra che

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manchi un coordinamento centrale delle attività culturali e ricreative che faccia convergere tutte le associazioni civiche verso lo stesso traguardo di ampia partecipazione pubblica e che sappia assolvere due funzioni fondamentali:

• organizzare eventi culturali, sociali, ricreativi… coinvolgendo una più larga fetta possibile della popolazione locale (e visitatori) in un’unico sistema di calendarizzazione di tutte le attività manifestive; oltre al rafforzamento dell’assetto identitario questa calendarizzazione potrebbe avere anche un’importante ruolo nel marketing territoriale verso l’esterno

• assicurare la continuità nel tempo (al di là della coalizione governante, delle persone coinvolte) delle manifestazioni, della produzione culturale, delle iniziative ricreative, dei costumi, della tradizione, della memoria, dell’identità; questa continuità nell’articolazione culturale interna favorirebbe a Ghemme il terreno per una nuova rinascita rurale: la civiltà contadina europea rinnovata (da affari soft, tecnologia ed ecologia) e capace di una produzione culturale continua (idee, arti, maestranze…).

Nel caso di Ghemme le possibilità della rinascita rurale dipendono molto dai prodotti vinicoli ed agro-alimentari. Questi prodotti possono allargare il proprio mercato e possono rimanere competitivi nel medio-lungo periodo se sono ben integrati con il resto: agriturismo31, degustazione eno-gastronomica, movimenti ciclo-pedonali, ricreazione all’aria aperta (outdoor recreation) visite a monumenti e paesaggi,

31 L’unico serio esempio del agriturismo ghemmese è presente presso il Castello di Cavenago, che comunque risente della difficoltà di mobilità non-motorizzata. Volendo si potrebbe anche raggiungere il locale a piedi o con la bicicletta, ma con molta difficoltà poiché non vi sono le piste adeguate e inoltre bisogna passare o attraversare tratti di strade asfaltate trafficate da mezzi veloci e pesanti: la circonvallazione Novara-Valsesia, molto trafficata, e la strada Ghemme- Cavaglio, utilizzata dai mezzi pesanti che fanno via-vai da/verso la grande discarica ubicata nel territorio comunale ghemmese a ridosso del confine con il Comune di Cavaglio. La grande discarica fu aperta ai tempi del Sindaco Uglioni e divenne la fonte di un po’ di risorse finanziarie che hanno portato anche molte polemiche, pericoli, traffico, pressioni sull’ambiente e sul paesaggio e frequenti zaffate di odori sgradevoli.

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spettacoli e svago. L’economia ghemmese potrebbe rinascere con le possibilità del godimento del paesaggio e con gli affari del tempo libero (fitness e wellness).

Luogo-marca (place-brand):

Contrariamente agli altri beni materiali, i prodotti eno-agro-alimentari risentono fortemente dell’immagine del contesto. Infatti il consumatore-cittadino di questi ultimi tende ad associare la percezione del prodotto con l’immagine del luogo da dove viene il prodotto: la percezione del grado di salubrità e di gradevolezza del contesto influisce la decisione di procurarsi il prodotto di quel contesto. Dunque, con la qualità del contesto si potrebbero ottenere tre vantaggi di mercato: • le imprese eno-agro-alimentari riuscirebbero a piazzare i propri prodotti in medie- alte nicchie di mercato con guadagni (prezzi di vendita) vantaggiosi

• le imprese di commercio e servizi riuscirebbero ad avere più clienti che vengono ad acquistare e assaporare i prodotti in loco (alcuni anche per soggiornare o risiedere)

• altre imprese di vario genere potrebbero beneficiare del indotto economico che si creerebbe con la fioritura dell’economia eno-gastro-turistica e del suo indotto.

Le premesse necessarie per lo sviluppo dell’economia del turismo/tempo libero sono rappresentate dallo sviluppo dell’immagine del luogo-sistema come una marca di qualità (place-system brand-image) (Pant, 2002). Esiste un mercato ampio per l’affermazione della marca del luogo-sistema ghemme: provincie di Novara, Vercelli e Verbania in Piemonte, provincie limitrofe della Lombardia e della Svizzera, tutto il nord-ovest italiano, il resto dell’Europa… Il mercato più vicino è quello del nord-est del Piemonte e nord-ovest della Lombardia. Quest’area è animata da buoni risparmiatori, piccoli/medi imprenditori, potenziali investitori, acquirenti e visitatori.

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Per giocare bene in questo mercato la qualità del contesto (luogo-sistema) deve evolversi a pari passo con la qualità dei prodotti e servizi.

Allo stato attuale, la cura del paesaggio e la predisposizione del territorio in Ghemme è molto inferiore rispetto alla qualità dei prodotti (soprattutto vino), come gli stessi ghemmesi affermano32: prodotti di grande qualità (vini, aceti, sottaceti, distillati, pane, miele…), ma non un contesto di stessa qualità.

La qualità del contesto diventa un elemento cruciale di vantaggio competitivo nel marketing dei prodotti che la gente ingerisce. Sembra urgente uno sforzo speciale nella pianificazione del territorio in un’ottica ecologica e ricreativa, funzionale alle imprese locali ed al settore turistico/tempo libero.

La viabilità, la mobilità multiforme, la tenuta dell’identità locale, e gli affari:

Su tutte le strade dentro ed attorno a Ghemme il traffico motorizzato è privilegiato a scapito di quello non-motorizzato: non vi sono piste o percorsi separati per il traffico ciclo-pedonale. Non vi è tranquillità per le categorie vulnerabili e per i passanti non- motorizzati. A seguito di ciò, l’uso di bicicletta da parte degli adulti sembra diminuire: non vi sono più negozi/officine di vendita/riparazione delle biciclette all’interno del territorio comunale (vi erano ben due esercizi di ciclista fino a metà anni ‘90).

32 Una delle componenti principali di questo lavoro è stata l’assidua frequentazione degli autori con i ghemmesi: sono state utilizzate sia i colloqui puntualizzati e strutturalti (intervise, questionari) sia i colloqui focalizzati non-strutturati (conversazioni con esponenti di categorie sociali locali).

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I pedoni sono soprattutto gli anziani, i visitatori ed i bambini che tendono a muoversi a piedi o in bicicletta (talvolta anche con pattini a rotelle), sia per necessita sia per diletto. Tutti quanti sono sempre più infastiditi dal traffico motorizzato. Anche i brevi collegamenti locali verso le frazioni e verso i comuni vicini sono pericolosi per i ciclisti e pedoni. In queste condizioni non vi sono le possibilità per un decollo dell’economia basata sugli affari legati al tempo libero/turismo (fitness and wellness, vino, cibo, gite, monumenti…) che richiedono una certa predisposizione territoriale che favorisca la mobilità ciclo-pedonale.

La viabilità non è un problema a Ghemme: i veicoli scorrono abbastanza facilmente ai lati (circonvallazione, lungo-Canal Mora) e, con relativa difficoltà, al centro di Ghemme (Via Novara - Via Monte Rosa). Il problema è la mobilità multiforme: si incontrano tanti fastidi (emissioni, rumori, congestione…) e si rischiano incidenti se si vuole girare dentro ed attorno Ghemme a piedi o con mezzi non-motorizzati (biciclette, carozzine, pattini a rotelle…).

Senza un piano realistico di mobilità multiforme, che favorisca lo sviluppo del traffico ciclo-pedonale nei collegamenti intra-comunali e inter-comunali limitrofi, Ghemme non ha nessuna possibilità di entrare nell’economia prossima ventura (Next Economy), che sarà basata sul paradigma centrale del ben-essere della persona (fitness and wellness) e della sua identità.

A Ghemme la perdita dell’identità è un rischio reale: un risultato cumulativo dell’insufficiente relazionalità nel territorio (un aspetto della mancanza di mobilità multiforme), dello svuotamento del significato dal paesaggio naturale e culturale,

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dell’emigrazione33, dell’alienazione delle giovani generazioni, dell’immigrazione dei soggetti poco qualificati e, forse, non facilmente integrabili nel corpus civico- culturale locale in breve-medio termine34. La perdita di identità tende a spegnere la vitalità culturale e creare deficit nel presidio/cura del territorio; il mancato presidio/cura causa l’erosione delle risorse pasaggistico-ambientali. L’erosione di queste risorse riducono la qualità della vita; e questo preclude alcuni buoni affari (cibo, vino, turismo, tempo libero…) che sono di importanza vitale per Ghemme.

E’ prioritaria l’implementazione di mobilità multiforme per favorire frequenti uscite all’aria aperta e movimenti fisici a bassa velocità di residenti e visitatori nella parte centrale e negli assi che collegano l’area insediativa con le potenziali aree ricreative (cantine, vigne, collina, prati, campo sportivo, recetto medievale, postazione di agriturismo…).

Inoltre bisognerebbe istituire un sistema permanente di monitoraggio della qualità dell'ambiente (rumori, emissioni, contaminazioni…) nonché lo stato di salute dei beni pubblici primari (acque, aria, suolo, manto vegetazionale…) in loco. Questi provvedimenti potrebbero avere effetti benefici per un’eventuale ripresa del settore vinicolo e agricolo.

33 L’emigrazione è soprattutto dovuta alla mancanza di opportunità (varietà) occupazionali aggravato dall’assenza di opportunità formative superiori e professionalizzanti (per giovani) e culturali (per adulti) dall’insufficienza delle opportunità ricreative (per tutti).

34 Immigrazione extra-comunitaria, impegnati in lavori non specializzati e non qualificati, proveniente soprattutto dai Balcani e Maghreb.

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Scenarizzazione (foresight)

Dunque, il futuro di Ghemme sembra dipendere da due variabili-chiave che si incrociano e, in combinazioni differenti, danno forma a diversi scenari: • lo sviluppo economico locale: affari, commercio, occupazione, reddito, potere d’acquisto, opportunità formative e professionali in loco e nei paraggi

• gli standards socio-ambientali: ambiente, paesaggio, mobilità multiforme, identità, relazioni sociali, sicurezza, cultura, ricreazione/svago in loco…

La matrice degli scenari ghemmesi

alti standards socio-ambientali

Scenario 3: Scenario 4: Vita serena, pochi affari Vita serena, molti affari

Percorso sviluppo economico locale ottimale in espansione

in contrazione Probabilmente l'odierna posizione di sviluppo economico locale Tendenza Ghemme

Scenario 2: Scenario 1: Stress e vulnerabilità, pochi affari Stress e vulnerabilità, molti affari

bassi standards socio-ambientali

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Scenario 1: Stress e vulnerabilità, molti affari

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Lo scenario che si forma con la combinazione dello sviluppo economico ed i bassi standards socio-ambientali si presenta con una certa vulnerabilità: affari e via vai, però molte incertezze e rischi, dovuti all’insicurezza/degrado ambientale ed all'abbassamento della competitività del luogo-sistema.

La situazione odierna sembra imboccare il percorso che porta più o meno Ghemme verso questa posizione, nel medio lungo termine, a meno che nel frattempo non arrivi una forte crisi congiunturale (al livello globale, europeo o nazionale) che blocchi tutte le espansioni, o a meno che non si cambi la rotta in modo consapevole e con sforzi congiunti da parte delle istituzioni (Comune, Provincia, Regioni) e delle imprese locali.

2010 A.D.: l’area di Ghemme, data la facilità di collegamento con i principali centri urbo- industriali e con l’aeroporto di Malpensa, viene eletta come sede di distaccamento di alcune grosse industrie o piattaforme logistiche; i prezzi dei terreni salgono.

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Lo sviluppo dell’economia e la prospettiva di maggiori introiti è l’obiettivo primario delle amministrazioni. L’idea di realizzare un piccolo polo artigianale-industriale-commerciale ai piedi di collina prende piede e si concretizza. Gli spazi vitali (campagna) inter-comunali si riempono di costruzioni e si va verso un ampio asse peri-urbano magmatico da Romagnano Sesia fino a Briona. I campi ed ai terreni privati vengono rimpiazzati da abitazioni nuove ed attività produttive; l’offerta di lavoro, soprattutto di media-bassa qualifica, aumenta.

La cresta della collina rimane l’unico baluardo del paesaggio tradizionale di Ghemme, anche se la vigna e la produzione di uva si trasformano in un’affare sempre più isolato e danneggiato dal contesto di non-qualità.

L’andamento demografico, dopo qualche anno di flessione, inizia a salire grazie ai nuovi lavoratori (immigrati). Accanto alle industrie nascono, in maniera poco organica, centri commerciali ed attività di servizi, utili a soddisfare i fabbisogni di imprese e lavoratori che operano in loco e nelle comunità limitrofe.

Vengono sviluppate infrastrutture che favoriscono l’alto flusso di veicoli (privati e di trasporto industriale), isolando la popolazione meno propensa agli spostamenti in macchina (anziani e bambini) ad una prigionia forzata nella parte residenziale. Nessuno osa uscire in bicicletta; le passeggiate a piedi sono rare e fugaci. Il contesto ambientale si avvicina di più alla periferia di una grande città che ad una piccola realtà alle porte di una valle alpina.

L’aria, il suolo e le acque interne non hanno valori di qualità accettabili.

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La sostituzione delle generazioni più anziane con numerosi immigrati (italiani dell’altrove e stranieri) minaccia la liquidazione definitiva dell’identità primaria di Ghemme, già notevolmente indebolita dai cambiamenti economici e di paesaggio. Le manifestazioni culturali scompaiono; le attività sociali e ricreative sopravvivono ma sono poco valorizzate: i neo-Ghemmesi non si sentono partecipi degli aspetti tradizionali di un paese che non c’è più.

L’economia di servizi e negozi locali va avanti discretamente, tendendo verso la scarsità degli sbocchi occupazionali per molti giovani. Il tessuto produttivo manifatturiero, come nel resto d’Italia settentrionale ed Europa occidentale, deve affrontare una seria competizione da parte di concorrenti esteri (non solo asiatici, ma anche maghrebini e est-europei). Si vive nel terrore della stagnazione e, dopo alcuni anni di sviluppo, si rischia una flessione che poi gradualmente si orienta verso una contrazione irreversibile, pronta per lasciare un’eredità pesante di capannoni chiusi e piattaforme logistiche non utilizzate: le carcasse industriali (industrial wastelands) come nelle aree di Sesto San Giovanni o Cinisello Balsamo in periferia di Milano, o come nelle aree di Chivasso nel Torinese.

Il commercio locale risente negativamente dalle tendenze (crescenti) dei consumatori-cittadini ad acquistare sempre di più dalla grande distribuzione organizzata a scapito dei piccoli negozi locali.

La qualità della vita è in netta diminuzione: non ci si muove all’aria aperta. L’assetto paesaggistico-ambientale è precario: le parti private di collina e di territorio, non usate a scopo produttivo e ricreativo, sono quasi abbandonate.

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Il paesaggio è confuso, con tratti curati ed altri in balia delle sterpaglie e dei rovi (d’altronde alla gente non interessa godere del paesaggio, perché non c’é mobilità multiforme e non vi è un paesaggio curato).

Il paese assomiglia ad un’appendice del magma peri-urbano simile a quello tra bassa Brianza e Milano o quello nell’asse del Sempione tra Milano e Gallarate: capannoni che lottano per sopravvivere alla concorrenza estera (per ora solo cinese). Un’area di capannoni e centri commerciali; un punto di transito veloce per i visitatori diretti verso Val Sesia e i laghi; un luogo di residenza e di affari, senza alto contenuto tecnologico (high tech) e senza alto contenuto estetico o qualitativo (high touch), culturalmente spento, fatto da giovani ed adulti pendolari, anziani fermi ed infermi, non proprio vissuto e goduto. Si procede verso il declino. Scenario da evitare.

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Scenario 2: Stress e vulnerabilità, pochi affari

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La combinazione di stagnazione economica e di bassa qualità della vita e dell’ambiente risulterebbe uno scenario molto critico. Questo potrebbe essere un’ulteriore evoluzione accelerata del primo scenario: una precoce maturazione/saturazione dell’economia basata sull’industria e sul commercio con contenuto tecnologico medio-basso. Se persistesse la tendenza di espansione di capannoni e centri commerciali e, se nel frattempo, accelerasse la contrazione e decadimento del tessuto produttivo primario e secondario (agricolo, artigianale, industriale) dovuto alla competizione globale, lo scenario sarebbe formato dalla crisi economica con standards socio-ambientali bassi. Potrebbe anche essere il risultato di un mancato sforzo per migliorare la situazione socio-ambientale locale da parte delle istituzioni e di mancata lungimiranza da parte delle imprese con radici locali.

2015 A.D.:

A Ghemme il livello di attività economica è scarso. Nel territorio ci sono solo poche imprese, magari anche di medie-grandi dimensioni (come Ponti, Francoli, Crespi, Loro Piana…), capaci di offrire lavoro solo ad una piccola parte della popolazione.

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Il resto della forza lavoro instaura legami sempre più forti con l’esterno. Aumenta vertiginosamente lo spostamento di persone dirette nei grandi centri per trovare offerte valide di occupazione e formazione. Da spostamenti giornalieri si decide di ritornare a casa solo in alcuni giorni, magari nei fine settimana. Questa tendenza influisce negativamente sul commercio locale e sulle attività artigiane: le persone acquistano beni di consumo/servizi altrove, vicino alla sede di lavoro/formazione, i negozi ghemmesi chiudono i battenti.

Una grande fetta consistente della popolazione è anziana, e consuma sempre meno e domanda sempre di più servizi socio-sanitari. Con la tendenza a non considerare Ghemme come centro naturale di residenza da parte degli adulti attivi nel mondo del lavoro e formazione (pendolari), ma come un approdo saltuario, diminuisce anche il senso di partecipazione e l’aggregazione all’interno della città. Chi torna a Ghemme solo per fine settimana, perde i contatti con l’humus cittadino, con le istituzioni e con il paesaggio. Molte delle associazioni civiche si accorgono che la partecipazione è sempre minore. Scoraggiate, promuovono eventi in maniera sporadica, e alla fine decidono che ha poco senso promuovere le attività e chiudono. Rimangono vive solo poche manifestazioni (solo la festa patronale di Beata Panacea?).

Anche quelle manifestazioni perduranti riescono ad attirare poca gente locale e pochi visitatori esterni (solo alcuni ex-residenti), che “consumano” Ghemme in giornata: vengono solo per la manifestazione in sé e per le visite ai parenti, e non ne assaporano il contesto, né fanno acquisti, né danno un contributo culturale alla comunità.

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Le imprese che risiedono sul territorio subiscono forti pressioni; hanno il fiato corto e pochissimo spazio di manovra; la competizione dall’esterno è fortissima. Non possono permettersi il lusso della partnership civica (responsabilità sociale d’impresa) per sollevare Ghemme dalla depressione culturale e dal degrado paesaggistico-ambientale. Alle già esistenti sterpaglie, ruderi rurali e resti delle fornaci vengono aggiunte altre carcasse: capannoni, piattaforme logistiche… Le imprese locali non pongono particolare attenzione nel ridurre gli impatti socio- ambientali delle loro attività senza incentivi fiscali o di mercato e senza alcuna pressione dell’opinione pubblica. Così perdono ulteriori terreni nel mercato che tende a premiare sempre di più i produttori di contesti ben noti per la qualità ecologica e sociale. L’amministrazione non riesce a far fronte alla domanda crescente di servizi da parte di anziani sempre più longevi e quindi non riesce neppure a curare il territorio né ad incentivare le imprese locali nella direzione ecologica e sociale. Il declino è assicurato. Scenario da evitare.

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114 Relazione finale - Progetto Bussola - Ghemme Dipak R. Pant Ph.D. Mark Brusati

Scenario 3: Vita serena, pochi affari

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Un’altra combinazione, la contrazione nello sviluppo economico ma l’innalzamento degli standards socio-ambientali, formerebbe uno scenario di debolezza economico- finanziaria ma una buona qualità della vita. In questo caso, nonostante la depressione economica, le premesse per un eventuale decollo della economia prossima ventura (Next Economy), basata su “star bene” (wellness), sui prodotti tipici locali e sul turismo/tempo libero, non si precluderebbe. In questa prospettiva il peso dato alla qualità della vita ed alla qualità del contesto è massimo, mentre l’economia non subisce particolari evoluzioni positive, rimane stabile o, addirittura, decrescente. In questo quadro sono intraprese azioni volte a tutelare le risorse ambientali, l’amministrazione è attenta a non ingrandire e sviluppare la tecnosfera per non intaccare il paesaggio e le risorse.

2010 A.D.

L’amministrazione destina più fondi all’abbattimento di problemi ambientali (rumori, emissioni, contaminazioni)e alla manutenzione del paesaggio naturale e rurale.

115 Relazione finale - Progetto Bussola - Ghemme Dipak R. Pant Ph.D. Mark Brusati

La città viene modellata nell’ottica di equilibrare le esigenze della popolazione, favorendo la mobilità multiforme e gli spazi in cui è possibile godere il paesaggio in tranquillità, oppure in leggero movimento, oppure durante un’attività sportiva. Le attività ricreative e sportive, seppur in maniera disorganica, perdurano nel tempo; non vengono intraprese particolari novità, ma c’è il tentativo di coinvolgere la popolazione e creare un certo consenso attorno alle manifestazione ed alle tradizioni locali mescolate con l'attività sportiva amatoriale di massa.

L’andamento demografico rimane stabile. Il bilancio tra popolazione che sceglie la vita tranquilla in Ghemme e coloro che preferiscono un coinvolgimento più frenetico e profondo con l’urbanità è nettamente in favore della prima. Alcuni ex-residenti ritornano a vivere a Ghemme; alcuni nuovi residenti (salutisti, amanti del paesaggio naturale e civiltà rurale, buongustai…) compaiono, ma sono pochi. Il livello di attività economica diminuisce; alcune attività commerciali e manifatturiere chiudono, esortate a cercare maggiore dinamicità in aree più attive. Le imprese del terziario si sviluppano fino a che perdura una certa domanda di servizi legati al settore secondario (industrie). Rimangono vivi solo alcuni settori di punta, come la produzione di vino D.O:C/D.O.C.G., però soffrono della mancanza di sbocco nel mercato esterno.

E’ difficile procurare manodopera e personale specializzato anche nei settori che a stento sopravvivono; però gli appassionati che continuano in questo faticoso settore tendono a compensare insieme con lo stimolo di visite ed acquisti di prodotti locali di punta.

116 Relazione finale - Progetto Bussola - Ghemme Dipak R. Pant Ph.D. Mark Brusati

Le premesse per la rinascita culturale ed economica non si cancellano, però rimane uno stato di torpore: bellezza del paesaggio, molta vita all’aria aperta, limitato potere d’acquisto. Si facilita un ben-vivere e ben-invecchiare mentre non si crea nuove opportunità di occupazione, reddito e formazione; e la fuga di giovani continua.

Uno scenario di salubre passività, adatta tuttavia per una larga fetta della popolazione: bambini, amanti di natura e sport, giovani e adulti buongustai di vino e cibo, amanti della ruralità europea, donne incinte, puerpere, genitori che vorrebbero allevare la propria prole in condizioni ambientali sane, persone di adultità inoltrata, anziani, categorie vulnerabili (portatori di handicap, convalescenti…). Una certa depressione economica e culturale in un contesto ecologico salutare. Scenario possibilmente da evitare.

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117 Relazione finale - Progetto Bussola - Ghemme Dipak R. Pant Ph.D. Mark Brusati

Scenario 4: Vita serena, molti (buoni) affari

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La combinazione dello sviluppo dell’economia locale con alti standards socio- ambientali sarebbe lo scenario ideale: la prosperità sostenibile. Questo scenario potrebbe anche essere un risultato della continuità del terzo scenario dove, però si erano aperte nuove opportunità legati ai business di salute ed ecologia (cosa sempre più certa per il futuro prossimo); in tempi utili, erano intervenuti sia le amministrazioni che le imprese per trarre massimo vantaggio possibile dall’integrità dell'habitat e della alta qualità del contesto (vivibilità) nonostante una perdurante stagnazione economica. Potrebbe essere anche visto come il buon frutto di un’attesa fiduciosa (speranza) combinata con sforzi ben-mirati e la capacità di mantenere intatto il capitale paesaggio ed il capitale umano.

2015 A.D.:

Questo scenario è il risultato di un’ottima cooperazione, durata una decina di anni, tra le istituzioni, il mondo delle imprese e le associazioni civiche e caratterizzati da sforzi congiunti e ben-mirati alla creazione di un luogo-marca (place-brand) forte e riconoscibile nel mercato italiano ed internazionale. Attraverso meccanismi di concertazione con le imprese e con le associazioni civiche, e con il coinvolgimento propositivo di tutte le categorie economico-sociali,

118 Relazione finale - Progetto Bussola - Ghemme Dipak R. Pant Ph.D. Mark Brusati

l’amministrazione aveva elaborato, un decennio fa, una piano strategico per raggiungere un’alta qualità di vita tramite l’implementazione di mobilità multiforme, l’abbattimento dello stress ambientale e il monitoraggio e controllo costante dello stato delle risorse ambientali locali.

Oltre al check-up ecologico regolare si sono anche assegnati compiti sul versante sociale e culturale: disposizione del territorio e delle strutture pubbliche in maniera tale da favorire incontri, eventi culturali, balli e canti, piccole formazioni utili, esposizioni di arti e mestieri, cartoon show, giochi, maratone, “cammin-mangiando- bevendo”… E questa combinazione di ecologia e ricreazione attira tanta gente (soprattutto ex- residenti e loro figli/nipoti). Il piano funziona.

L’amministrazione comunale, in collaborazione con le imprese locali e con le agenzie istituzionali (regionali, nazionali, europee), è riuscita a far rispettare certi protocolli e certe procedure nel sistema produttivo locale che danno garanzia di ecologicità ed economicità. Sia l’amministrazione sia le imprese si sono proiettate verso un riconoscimento universale delle proprie misure di protezione ambientale e civile. Così tutti gli operatori economici locali si sono orientati nella direzione di eco- efficienza ed eco-innovazione; essi godono dei vantaggi di un marketing strategico collettivo, con un marchio-ombrello (“Qualità Ghemme”) che garantisce la qualità del intero contesto (luogo-sistema), a vantaggio di tutti gli operatori economici locali. Il marchio del luogo-sistema (place-brand) dà un enorme vantaggio competitivo nel mercato (verso l’esterno), e una certo umore di rassicurazione e convinzione del proprio luogo-sistema nella comunità (verso l’interno).

119 Relazione finale - Progetto Bussola - Ghemme Dipak R. Pant Ph.D. Mark Brusati

Risultati economici significativi: buoni prezzi per i prodotti locali, nuovi investimenti in linea con il place-brand Ghemme, nuove visite, più affari... Un proprio ‘marchio del luogo’ (place-brand), verificabile, era stato applicato per primo sui prodotti eno-gastronomici; però poi, gradualmente, ha pervaso tutti i servizi e prodotti locali (compresi quelli non-food) in quanto generati in quel luogo-sistema di alta qualità che è Ghemme. Diversi esterni che vorrebbero godere il vantaggio nel mercato di questo place-brand si presentano per nuovi investimenti in linea con le norme e con i principi delle garanzie ecologiche prestabilite dall’amministrazione locale. Si innesca una gara per farsi notare nel mercato di nicchie medie-superiori come prodotto o servizio generato a Ghemme, noto come il luogo-sistema di massimi standards socio-ambientali. Visto che è la qualità del territorio che fa la differenza, vengono intraprese iniziative che tutelano e promuovono il territorio e la sua gestione.

Attraverso un sistema di collegamento dove è possibile muoversi in più modi (a piedi, in bici, con pattini a rotelle, con auto…) si giunge dal centro urbano alla collina (ancora perno della produzione di vino di alta qualità), utilizzata dalla popolazione come luogo di lavoro/ricreazione. Le parti non coltivate si presentano comunque come prati semi-curati, e permettono i bambini (non solo) di sdraiarsi e rotolarvici sopra, perché sono privi di nocività. Si possono gustare in tranquillità gli odori della natura e la bellezza del paesaggio dappertutto, nella collina e nella campagna verso il fiume Sesia.

Il centro città è luminoso, pulito, con botteghe belle, quasi del tutto ciclo-pedonale…; come sempre, molti bambini e qualche adulto usano ogni strada e vicolo del centro per sfoggiare la loro abilità con i pattini a rotelle.

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Per molti Ghenme diventa meta tradizionale per svolgere attività fisica ed avere ristoro mentale (e, poi verso sera, piccoli incontri con ottimi vini e stuzzichini nel centro). Dilagano gli affari di fitness, terapie soft, piscine, erboristerie, negozi di vivande e bevande sicure e naturali, centri polivalenti di cultura e sport… Ghemme si sviluppa in un polo distinto di affari legati a fitness e wellness. La lunghezza complessiva e le articolazioni ed accessibilità dei percorsi ricreativi (ciclo-pedonali) superano di gran lunga i percorsi asfaltati per traffico motorizzato. Questi percorsi praticamente collegano le rive del fiume Sesia con la cresta collinare; collegano anche paesi limitrofi (Romagnano S., Sizzano, Carpignano, Fara, Barengo, Cavaglio…) Essi sono corredati da strutture che descrivono la cultura, la storia, il paesaggio e le risorse del territorio. Gli stessi tragitti sono anche corredati da strutture in legno e metalli per attività ginniche per passanti.

Il lungo Sesia è oramai una pista privilegiata per tutti, a piedi o in bici. Altre risorse d’acqua adiacenti al paese sono pulite e monitorate, è possibile accedere a zone in cui pesci d’acquacoltura possono essere pescati e consumati senza rischio. Vi sono installazioni (cartelloni elettronici) in alcuni punti di Ghemme: cresta collinare, campagna pianeggiante, centro abitato, le intersezioni e i parcheggi- approdo. Questi cartelloni sono grado di fornire in tempi reali dati precisi e consultabili in maniera diffusa su differenti indicatori: grado di inquinamento acustico, dell’aria, dell’acqua, della disponibilità del parcheggio, dell'orario del bus-navetta, ecc. Anche il cartellone elettronico riflette “Qualità Ghemme” (visibile senza essere un pugno nell’occhio): esso presenta colori della terra, sobrio, solido, lineare, con massimo uso del legno, ben-trattato e disegnato.

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La parte della città di antico impianto (trasformata in area ciclo-pedonale) è dedicata alla residenza ed alle attività commerciali ed artigianali leggeri. Nelle zone di ingresso alla città sono posizionati i parcheggi con chioschi che fungono doppi servizi: vendita di cose (biglietto del bus-navetta, giornali, tabacchi) e informazione per i visitatori. I visitatori esterni possono lasciare il proprio mezzo e raggiungere il nucleo del paese a piedi, tramite l’affitto di biciclette, oppure usufruendo dei servizi di navetta messi a disposizione dal Comune che collegano circolarmente entrambi i sensi le intersezioni-parcheggio con il centro e quasi tutte le frazioni (compresa la Strona). L’accesso con i mezzi motorizzati all’interno della zona pedonale è regolato da restrizioni in base a differenti criteri: residenza, attività lavorative, destinazioni da raggiungere necessariamente con veicoli a motore. Comunque, il trasporto per carico/scarico è assicurato. Attraverso un sistema calibrato della mobilità multiforme è comunque possibile spostarsi all’interno del centro abitato senza difficoltà. Le innovazioni e la gestione del territorio in un’ottica di sostenibilità socio- ambientale permettono alla comunità di accedere a fondi per nuovi investimenti strutturali, formazione e promozione. Anche grazie a queste nuove risorse si rafforza la filiera locale (produzione agro- alimentare di alta qualità) e si creano notevoli sinergie tra diversi settori. Si assiste ad una terziarizzazione dell’agricoltura: ad una produzione agricola di alta qualità si affianca un’economia del gusto (gastronomia), artigianato, turismo, commercio, settore immobiliare (attraverso una rivalutazione dei terreni e delle abitazioni grazie agli aumentati standards di qualità socio-ambientale). Le evoluzioni a cui la comunità assiste innescano ulteriori cambiamenti: un sempre maggiore presidio, sicurezza e monitoraggio del territorio, un aumento della sua capacità di attrazione. Il declino demografico subisce una lieve e continua inversione di tendenza.

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Le comunità di stranieri sono integrate: rappresentano una forza lavoro consistente, occupata professionalmente ed impegnata culturalmente, incentivata ad esprimere il proprio patrimonio di conoscenze e stimolata al confronto.

La Fondazione Comunità di Ghemme tiene un calendario unico in cui sono inserite tutte le incombenze del check-up ecologico e sociale, tutte manifestazioni locali e anche le feste più importanti di tutti gruppi immigrati presenti sul territorio. Nella festa dei nativi (ghemmesi) si cerca di ottenere il contributo e la partecipazione di tutti, compresi gli immigrati. In quella degli immigrati non si obbliga nessuno a dare un contributo o una partecipazione; però si incoraggiano (e si aiutano logisticamente) gli esponenti delle comunità presenti sul territorio ad organizzare eventi culturali che possano aprire le finestre sul loro mondo esteriore ed interiore: recital di poesie, mostra di arte e artigianato, concerti, canti e balli, cucina etnica, mostra-mercato di vestiario e bigiotteria etnica, serate con diapositive o video proiezioni sui temi culturali... Il consorzio civile permanente (Fondazione Comunità di Ghemme) composto dal Comune, dalle imprese e dalle associazioni civiche supervisiona il check-up ecologico (regolare, con risultati dimostrabili) e utilizza questo come un vero e proprio strumento di marketing strategico del proprio luogo-sistema (place-system) e la sua marca di prestigio (place-brand). La Fondazione Comunità di Ghemme è il rappresentante permanente dell’identità di Ghemme ed è anche responsabile della comunicazione tra amministrazione e cittadini e della promozione culturale del territorio.

L’offerta culturale soddisfa le esigenze della comunità; vengono mantenute le tradizioni locali ed istituzionalizzati alcuni eventi, legati sia agli aspetti più tradizionali del territorio, che ad una nuova domanda di formazione e ricreazione.

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Il coordinamento fra le associazioni e gli individui che promuovono singoli corsi od eventi è regolato dalla Fondazione Comunità di Ghemme, in grado di coordinare, calendarizzare e gestire gli appuntamenti, avere una buona visibilità a livello extra- comunale, creare relazioni con imprese, istituzioni ed organizzazioni esterni. Si dovrebbe puntare su questo come lo scenario di riferimento per formulare le strategie per il rilancio di Ghemme.

Scenario di riferimento

posizione ideale

posizione attuale

tendenza attuale

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Passi concreti ed attuabili verso lo scenario di riferimento: le strategie per una prosperità sostenibile

La rivitalizzazione culturale, ambientale ed economica del territorio si attua attraverso l’implementazione di differenti strategie che hanno come risultato finale la creazione di un marchio del territorio stesso (place-brand). Il marchio rappresenta un involucro semantico che vuole esprimere le caratteristiche del contenuto; in questo caso, l'habitat, la gente di Ghemme e i loro prodotti e servizi. Il marchio "Ghemme" esprimerebbe la qualità e distinzione degli elementi costitutivi del sistema-luogo di Ghemme e quindi di tutti i prodotti e servizi generati all’interno del territorio.

Le caratteristiche su cui Ghemme deve far leva per promuovere il proprio marchio sono l’eccellenza nella qualità del contesto, nella qualità della vita, insieme con ulteriori migliorie nella qualità delle produzioni locali tipiche già note come il vino, aceto, acquavite, sottaceti, prodotti ortofrutticoli, miele, prodotti di forno…. Il marchio Ghemme deve diventare quindi sinonimo di eccellenza delle specificità e degli assetti (salubri, ecologici, esteticamente rilevanti) del suo territorio. Le strategie volte ad ottenere questa eccellenza permetteranno la ri-vitalizzazione del territorio; il riconoscimento diffuso dell’eccellenza consentirà la promozione degli affari di una certa qualità nel territorio.

Tenendo presente le costrizioni istituzionali, i tempi procedurali (i.e. burocratici) e la limitatezza delle risorse finanziarie, è realistico proporre solo quattro passi in ordine di urgenza e priorità.

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I primi due passi: mobilità multiforme e ri-vitalizzazione culturale

Mobilità multiforme:

Per poter formulare le strategie di mobilità multiforme a Ghemme bisognerebbe tenere conto che vi sono quattro ambiti di mobilità, che coinvolgono diverse fasce della popolazione e richiedono forme e mezzi differenti:

1. Ambito centrale (dentro ed attorno al centro-paese, per negozi, servizi ecc.); utlizzato da tutti, soprattutto adulti maturi ed anziani; ideale per la mobilità pedonale; ben adatto per i ciclisti, per pattini a rotelle…; non adatto per il traffico motorizzato (comprese le due ruote con motori a scoppio).

2. Ambito intra-comunale (dentro il territorio comunale, comprese le frazioni); utilizzato da adulti, anziani e bambini; ben adatto per la mobilità ciclo-pedonale (non-motorizzata); poco adatto per il traffico di veicoli a motore.

3. Ambito extra-comunale vicino (campagna, frazioni e centro di paesi vicini come Sizzano, Carpignano, Romagnano, Cavaglio); utilizzato da giovani e adulti; abbastanza adatto per ciclisti e pedoni; ideale per i corridori (joggers) e ciclisti volenterosi e un po’ sportivi; adatto anche per veicoli (compresi i due ruote) solo se gli autisti amano godere il paesaggio e non sono frettolosi.

4. Ambito extra-comunale distante (verso Novara, Borgomanero, Milano, altri luoghi lontani); utilizzato da pendolari (scolari, giovani, adulti) locali e da visitatori; adatto solo per i mezzi di trasporti pubblici (treno, bus) e per la mobilità individuale motorizzata.

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Visti i quattro ambiti della mobilità locale; vista la consistenza della popolazione in processo di de-motorizzazione (gli anziani e i pensionati sono più di un quarto della popolazione, e questa categoria sta crescendo a scapito di altre fasce d’età); vista la domanda di mobilità non-motorizzata da parte di altre categorie vulnerabili (bambini, convalescenti, portatori di handicap, persone senza patente…); vista la possibilità di valorizzare i paesaggi e monumenti del territorio; e, vista la domanda crescente di aria pulita, fitness e wellness… si potrebbe tranquillamente affermare che il rilancio socio-economico di Ghemme richiede, innanzitutto, la mobilità multiforme: una mediazione ottimale tra tutte le forme di trasporto individuale e collettivo, in tutti gli ambiti distinti in cui la popolazione ha bisogno di muoversi.

Questo primissimo passo, verso la mobilità multiforme, produrrà immediatamente due conseguenze oggettive: • apertura di cantieri (quindi disagi temporanei e irritazioni da parte della gente) • senso di dinamicità (quindi curiosità ed sguardo speranzoso verso il futuro).

E poi, se il Comune riesce a comunicare bene le proprie intenzioni e la propria visione, se raccoglie gli inputs sociali e li incorpora bene nel suo piano, se i cantieri sono ben gestiti e supervisionati, e se alcuni lavori sono conclusi in tempi rapidi e si inizia a fruire la mobilità ciclo-pedonale sicura pur se limitata, allora questo passo produrrebbe altri effetti a breve termine: • crescita di consenso (quindi la sopportazione dei disagi) • speranza (quindi più attenzione e più partecipazione) • apprezzamento del territorio da parte degli esterni (aumento delle visite).

Attenzione: per ottenere questi effetti di breve termine, comunque, ci vuole una strategia ben calibrata di comunicazione tra l’amministrazione e la popolazione.

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Tranne la circonvallazione (statale Valsesia-Novara)35 tutte le strade principali che attraversano e affiancano Ghemme si prestano bene alla mobilità ciclo-pedonali (v. mappe, Allegati). Con una sistemazione di piste ciclo-pedonali, senza vietare il traffico motorizzato (tranne quello pesante36), si riuscirebbe ad incentivare la progressiva diminuzione nell’uso dell’auto da parte dei locali e visitatori.

Resterebbe il problema della riduzione di rischio/vulnerabilità per i ciclo-pedonali e dell’incentivazione agli automobilisti ad andare piano gustando il paesaggio. Si potrebbe applicare alcune misure concrete e sostenibili da subito:

1. Rallentatori di velocità:

Nel contesto di Ghemme la bassa velocità ha diversi vantaggi sociali ed economici: sicurezza per tutti, tranquillità per ciclo-pedonali, felicità per i bambini, attività motorie per anziani ed adulti, possibilità per tutti di godere i paesaggi ghemmesi, graduale comparsa di un sistema-paese adatto per gli affari eno-gastronomici e turistici…. La velocità ideale per Ghemme per l’ambito centrale/intra-comunale sembrerebbe di circa 5-10 km/h; per l’ambito intra-comunale/extra-comunale vicino; di circa 20-30 km/h e per l’ambito extra-comunale distante (circonvallazione che passa tra collina e paese) di 50-70 km/h. Attualmente la velocità media è di circa 40-60 km/h per le vie che attraversano il centro; 60-80 km/h per le vie che passano nelle aree che affiancano il centro;

35 Per facilitare il passaggio tra l’area insediativa e la area collinare-boschiva bisognerebbe prendere tre misure: ponti pedonali sopra la strada in alcuni punti critici, rotonde ad intersezioni critiche, riduzione di velocità in tutto il tratto di strada che affianca l’area insediativa.

36 Per i mezzi commerciali (furgoni ecc.) basta fissare gli orari di carico/scarico e permettere la loro circolazione e sosta in determinati orari anche nell’area del centro. Invece mezzi industriali e pesanti dovrebbero passare solo dalla circonvallazione e raggiungere le industrie situate vicino il centro con pochi passaggi sicuri (Via Novara, Via Verdi e Lungo Mora) comunque attrezzati con i rallentatori differenziati di velocità e con i separatori di corsie.

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90-110 km/h sulla circonvallazione. Velocità insostenibile sia dal punto di vista di sicurezza sia dal punto di vista del profitto (i.e. mancato guadagno locale per la mancata godibilità del territorio e dei paesaggi). Negli ambiti di mobilità centrale, intra-comunale ed extra-comunale vicino, la riduzione drastica e forzata della velocità potrebbe da subito ridurre la vulnerabilità (i rischi per la popolazione) e disincentivare l’uso di veicoli a motore per piccoli spostamenti locali; così ridurrebbe anche le incertezze (per l’economia del tempo libero e del turismo) Una delle cose urgenti da fare, e probabilmente di rapida attuazione, sarebbe la riduzione forzata della velocità per poter diminuire il disagio

Le misure possibili:

• cartelli chiari e visibili (anche di notte) sulle strade

• prima di ogni intersezione/incrocio, prima di ogni tratto di strisce pedonali, e per ogni 50 metri di tratto di strada, posizionare le bande rumorose seguite da una serie (3/4) di larghi dossi (speed-breakers) in pavé (ambito centrale) o in gomma (ambito intra-comunale ed extra-comunale, sulle corsie per veicoli)

• graduale sostituzione (phasing out) dell’asfalto liscio nero (attuale) da un manto adeguato: più ruvido (non scivoloso) e poroso (per assorbire le precipitazione e ridurre gli allagamenti), e più propenso a produrre rumori al passaggio di veicoli in alta velocità (l’obiettivo è anche di infastidire automobilisti se tentano di sfrecciare)

• postazione di rilevazione elettronica di velocità (per infliggere multe).

2. Separatori visibili (colorati, ben disegnati segnali, a prova di nebbia o pioggia) ed ostacolanti (in materiale leggero) tra la corsia di veicoli e le piste ciclo-pedonali adiacenti

3. Disponibilità di posti parcheggio per le biciclette in ogni servizio o negozio

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4. Difficoltà di parcheggio auto per i visitatori dentro il paese (ad eccezione di residenti privi di garage, bisognosi speciali, veicoli di servizio pubblico ed emergenze)

5. Rendere gli incroci sicuri e esteticamente significativi:

L’incrocio del centro (Via Roma - Via Novara/Monterosa) dovrebbe essere caratterizzato da un qualcosa di esteticamente e simbolicamente significativo per Ghemme; si potrebbe pensare ad un vasone (terracotta o pietra) di fiori o un monumento leggero (all’uva?) al centro di una piccola rotonda; la zona è stretta per le auto, però a velocità di passo d'uomo ed in modo ordinato si riesce a passare.

Servirebbero le rotonde sicure ed esteticamente significative anche ad ogni intersezione/incrocio principale: • inizio Via Monterosa (incrocio circonvallazione)

• inizio Via Novara (incrocio circonvallazione)

• inizio strada di Strona-Cavaglio (bivio circonvallazione)

• Via Pascoli (incrocio circonvallazione); per attraversare la circonvallazione e per entrare subito nella collina (Val Fredda, verso Cavenago, verso Strona, verso altre vigne) ci vorrebbe anche un ponte sopraelevato in metalli e legno, con linee semplici e con piante rampicanti speciali (uva, kiwi, edera, gelsomino) che dimostrino buona terra, buon gusto, bel vivere; questo fungerebbe sia come arredo urbano sia come strumento di marketing communication per i passanti

• Via Verdi (incrocio circonvallazione); anche qui un ponte sopraelevato per attraversare la circonvallazione (in totale solo due sopraelevate: Via Pascoli e Via Verdi)

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• incrocio Via Verdi e Via Leonardo da Vinci

• incrocio Via Monterosa e Via Vittorio Veneto

• gli incroci tra il Lungo Mora e le strade che collegano centro paese con la campagna

6. Parcheggi-approdi per gli automobilisti che abbiano i seguenti elementi:

• disponibilità di posti per parcheggiare (gratis) le automobili (compresi pullman e vagoni turistici)

• un chiosco polivalente (edicola, bar, tabacchi, punto di informazione turistica, biglietteria…) con spazi sotto una tettoia (in parte tetto contro pioggia, in parte pergolato con piante d’uva, gelsomino, edera e kiwi) per i visitatori/clienti

• un punto di servizi/riparazione/custodia di biciclette

• fermata/capolinea di bus-navetta

• un cartellone informativo con mappe ed altro (serve quando il chiosco è chiuso o affollato)

• un cartellone elettronico per le informazioni eco-meteo-traffico (indicatori ambientali, tempo, disponibilità posti auto…)

• una cornice di vegetazione appropriata (alberi, piante robuste da fiori e foglie dense, siepi) che mitighi l’impatto visivo inestetico dell’asfalto (superficie del parcheggio) e che possa fornire ombra durante l’estate

Si potrebbe pensare di creare questi parcheggi-approdi in tre punti del territorio comunale:

• Uno (piccolo/medio) nei paraggi del cimitero di Ghemme, per coloro che approdano dalla pianura vercellese (Carpignano, Ghislarengo, Greggio, Autostrda Torino-Milano…); questo parcheggio sarebbe

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molto utile per molti visitatori ex-residenti (e discendenti dei ghemmesi) che vengono a visitare i loro defunti

• Uno (grande) nei paraggi del Francoli Center, per coloro che approdano dall’autostrada Alessandria-Gravellona T., dalla Valsesia, dai Laghi

• Un altro (grande) negli spazi tra i benzinai e la piscina comunale, per coloro che approdano da Sizzano, Fara, Briona, autostrada Milano- Torino, Novara… Questo parcheggio potrebbe servire anche per la piscina; essa dovrebbe essere collegata (c’è già un ponticello per ciclisti/pedoni lì vicino) con la strada di campagna tra la Mora e l’Acetifico Ponti da una parte e, dall’altra, con l’intersezione tra la circonvallazione e Via Novara che è già attrezzata di piste ciclo- pedonali per un breve tratto.

7. Percorsi da promuovere

Inoltre, per disincentivare il traffico motorizzato e per promuovere l’immagine positiva (salutista, ecologica, culturale, eno-gastronomica, conviviale, pro- bambini…) del paese bisognerebbe disegnare (almeno) quattro percorsi che possono essere del tutto praticabili anche solo a piedi o in bicicletta; questi percorsi andrebbero pubblicizzati (depliant, brochure, cartine…):

• Percorso A: collegamento circolare tra centro-paese, municipio, chiesa principale, negozi, servizi (ASL ecc.), zona Piazza Castello, scuole, banche, ufficio postale, cimitero; percorso civico per eccellenza; utilizzato da tutti i residenti non pendolari.

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• Percorso B: collegamento tra cresta collinare e fiume passando per centro- paese, campagna e campo sportivo; percorso adatto per salutisti, sportivi (jogging, mountain-bike) e amanti del paesaggio e della cultura rurale.

• Percorso C: collegamento tra centro-paese, bar, gelaterie, ristoranti, negozi, Piazza della chiesa, zona Piazza Castello, cantine, Cavenago, vigne (collina)…; percorso enogastronomico e turistico; percorso adatto per buongustai, amanti della cultura e leggeri (moderati) sforzi all’aria aperta.

• Percorso D: collegamento tra centro-paese, biblioteca (municipio), zona Piazza castello, parco giuochi (area scuola), Giardino Gianoli, laboratorio artistico (Lungo Mora), area di esposizione fumetti e altre manifestazioni ricreative; percorso ricreativo-culturale per eccellenza; adatto per bambini (e loro accompagnatori, genitori e nonni), residenti e visitatori, per gli amanti dell'arte, della socialità e dei movimenti all’aria aperta.

8. Il centro civico

Per l’area del centro-paese (borgo), idealmente, sarebbe opportuno chiudere del tutto il traffico motorizzato privato; ma l’implementazione di questo non potrebbe ottenere consenso e partecipazione all’inizio (soprattutto da parte dei commercianti); quindi sarebbe opportuno procedere per fasi:

Prima fase: pavimentazione, abbellimento, dislocazione di bande e dossi (al centro solo in pavé) nei pressi degli incroci e per ogni 30° metro di tratto dentro l’area centrale, predisposizione di piste ciclo-pedonali in tutte le vie laterali dove il passaggio non è stretto, predisposizione posti parcheggio bici, progressivo smantellamento di parcheggi auto, abbellimento di strade e facciate

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(incentivi ai privati), comunicazione costante con i commercianti per monitorare lo stato dei loro affari…

Seconda fase: organizzazione di eventi all’aria aperta (mercati, fiere, sagre, canti/balli, expo, giuochi, maratona…) nei due assi principali che si incrociano al centro, ogni fine-settimana e, qualche volta, anche durante la settimana (in coincidenza con il mercato del giovedì oppure con altre manifestazioni religiose, culturali o civiche); durante queste manifestazioni il traffico motorizzato viene sospeso e la gente inizia ad assaporare gli incontri all’aria, aperta, la convivialità, il ben-essere; aumentare dunque la frequenza di manifestazioni simili dove il traffico motorizzato viene sospeso; i commercianti potrebbero constatare che non perdono guadagno, e inoltre partecipano al divertimento.

Terza Fase: iniziare a bloccare sporadicamente e parzialmente il traffico motorizzato e sollevare la questione (comunicazione Comune-cittadini) della chiusura del centro al traffico motorizzato, condurre un sondaggio e, se necessario, indire un referendum popolare comunale sull’argomento.

Ri-vitalizzazione culturale

Questo passo consiste nella calendarizzazione/coordinamento unico da parte dell’Assessorato alla Cultura di tutte le manifestazioni festive, sceniche e ricreative comprese quelle con valenze culturali (conferenze, convegni, mostre…) ed offerte formative “leggere” ed utili alla popolazione. Il Comune dovrebbe subito creare una tavola di confronto/consulto con la parrocchia, con tutte le associazioni civiche e di categoria (per es. commercianti, artigiani), con le scuole del territorio e con gli

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esponenti delle imprese di Ghemme. In seguito il comune di Ghemme dovrebbe produrre un unico calendario culturale di Ghemme.

L’utilità di calendario culturale di Ghemme:

• informazione e comunicazione degli eventi manifestativi a tutti

• facilitazione della programmazione del tempo libero per tutti, residenti e visitatori

• dialogo e comunicazione con la società civile; aiuto alla coesione sociale (l’identità, il senso di comunità come un micro-sistema affettivo e consorzio civile)

• facilitazione del dialogo e della comunicazione (intesa di massima) tra i soggetti locali, pur con le loro differenti origini, interessi ed opinioni

• utilizzo come uno strumento di marketing strategico del luogo-sistema.

Il ruolo della parrocchia, delle associazioni e delle imprese:

• comunicazione del proprio stato (numero associati, risorse, progetti, tempi…)

• coordinamento dei tempi delle singole manifestazioni

• comunicazione della propria disponibilità (e/o difficoltà) nell’implementazione.

I compiti dell’assessorato (l’amministrazione comunale):

• incontri separati con ogni singolo soggetto (chiesa, ente, associazione, categora, professione, impresa) per verificare loro stato, progetti, tempi, disponibilità, difficoltà ecc.

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• incontri generali coinvolgendo gli esponenti di tutti i soggetti (scuole, associazioni, categorie, professioni)

• elaborazione di idee/informazioni raccolte e stesura di piani da attuare

• delineare il calendario culturale di Ghemme, consultare di nuovo con gli esponenti di tutti i soggetti; e completare la finitura

• Web-posting, stampa

• distribuzione mirata verso l’esterno

• verso l’interno: diffusione generale in tutti i punti di servizi, negozi, cartelloni, bacheche di tutti i singoli soggetti…

• contributi ai soggetti per l’organizzazione delle manifestazioni di loro interesse

• supervisione dell’implementazione del calendario e verifiche di eventi manifestativi

Altri due passi: marca-luogo (place-brand) e Fondazione Comunità di Ghemme

Innanzitutto il comune dovrebbe istituire una commissione mista di rappresentanti delle associazioni civiche locali, della parrocchia, delle imprese, delle categorie professionali (artigiani, commercianti, coltivatori, ecc.) con lo scopo di promuovere l'immagine di Ghemme verso l'interno e l'esterno. Questa commissione sarebbe il nucleo iniziale della (eventuale) Fondazione Comunità di Ghemme, che avrebbe come elementi costitutivi le seguenti categorie: • L’amministrazione comunale • Gli esponenti delle maggiori imprese locali • Gli esponenti delle associazioni di categorie (commercianti, artigiani…) e professioni

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• Gli esponenti delle scuole ubicate nel territorio • Gli esponenti delle associazioni culturali • La Pro-Loco • Gli esponenti delle associazioni ricreative • Gli esponeti delle associazioni ginnico-sportive • I donatori e benefattori privati.

I compiti della commissione:

• monitoraggio della notorietà di Ghemme attraverso la penetrazione nel mercato e nei mass media di suoi prodotti, servizi, eventi e notizie

• monitoraggio del posizionamento di Ghemme vis-à-vis altri luoghi-sistema che possono avere simili caratteristiche o che possano essere competitori

• monitoraggio degli standards socio-ambientali di Ghemme ed elaborazione di proposte e progetti per innalzare la qualità del contesto

• elaborazione di questi dati e informazioni e stesura di proposte (implementabili) all’amministrazione ed ai soggetti imprenditoriali

• facilitazione per la coesione interna del luogo-sistema Ghemme e marcia verso la costituzione della Fondazione Comunità di Ghemme che garantirebbe la tenuta della marca-luogo (place-brand) "Ghemme", al di là delle alternanze politiche

Monitoraggio dello stato delle risorse ambientali, dell'igiene pubblica e della vivibilità locale (standards socio-ambientali)

Il Comune, con la collaborazione della (eventuale) Fondazione Comunità di Ghemme dovrebbe monitorare costantemente tutti gli indicatori economici, ambientali e sociali e pubblicare (in carta e su web) la sintesi delle indicazioni sullo

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stato dell’assetto territorio-comunità in una forma di relazione (social, economic and environmntal reporting) periodica (almeno ogni due anni).

Questa relazione ufficiale permetterebbe di comprendere la situazione, le tendenze e gli interventi necessari.

Con il progressivo miglioramento delle situazioni economiche, ambientali e sociali, la stessa relazione si trasformerebbe in uno stimolatore di auto-conservazione e di re- qualificazione all’interno della comunità (consenso, branding interiore) e uno strumento formidabile per il marketing strategico del territorio verso l’esterno. Così si creerebbe in una marca di prestigio; il marca-luogo (place-brand) di Ghemme.

Indicatori da usare per la proiezione di "marca-luogo" (indicators to assess the value of place-brand):

Indicatori fisico-chimici

per il monitoraggio dell’assetto idrogeologico e dello stato di risorse ambientali (aria, suolo, falde acquifere, acque di superficie, acqua potabile, emissioni, rumore, odore…) (rif.: ARPA Piemonte)

Indicatori eco-sistemici:

• biodiversità (condizioni di flora e fauna)

• micro-clima (precipitazioni, venti, umidità, insolazione…)

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• contrazione/espansione della superficie biotica generale

• contrazione/espansione della superficie abiotica totale

• contrazione/espansione della superficie acquatica

• cambiamenti nei percorsi, letti (fondale) e banche di tutte i corsi e corpi di acqua

• contrazione/espansione della superficie agricola utilizzata

• contrazione/espansione della superficie boschiva

• contrazione/espansione dello stock di bestiame (compresi gli animali domestici)

• contrazione/espansione del verde intra-urbano (parchi, aiuole, giardini ecc. dentro l’area insediativa).

Indicatori socio-ambientali:

• stato della popolazione (demografia, movimenti migratori, malattie…)

• stato del paesaggio naturale (cambiamenti, estetica)

• stato del paesaggio storico (modifiche/conservazione/degrado)

• stato dei monumenti (conservazione/degrado/visibilità)

• incidenza (in %) delle aree degradate sulla superficie totale

• efficienza del sistema di raccolta differenziata di rifiuti solidi urbani

• efficienza del sistema di segnaletica nel territorio comunale

• rapporto tra le lunghezze delle piste ciclo-pedonali e delle strade asfaltate

• disponibilità/utilizzo di mezzi pubblici per trasporto (facilità di accesso e uscita al/dal territorio)

• tasso di incidenti stradali

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• tasso di incidenti sul lavoro

• tasso di incidenti domestici

• spazio verde pubblico pro capite

• rapporto (%) tra le aree di pregio ambientale e paesaggistico ed altre aree

• fruibilità ed accessibilità alle aree di pregio ambientale e paesaggistico

• spazio civico comune (piazze, stadi, aule per convegni…) pro capite

• spazio sportivo-ricreativo (parco giuochi, percorsi salute, campi da tennis/volley/calcio…) pro capite (generale)

• spazio sportivo-ricreativo-riabilitativo per ogni anziano (over 65)

• spazio sportivo-ricreativo per ogni singolo minorenne (under 18)

• grado di predisposizione del territorio e delle strutture per cittadini con bisogni speciali (donne incinte, mamme con bambini piccoli, anziani, invalidi, malati, convalescenti…)

• grado di predisposizione del territorio e delle strutture per bambini (under 12)

• grado di predisposizione del territorio e delle strutture per visitatori (compresi agenti di commercio, lavoratori in trasferta, passanti…)

• grado di predisposizione (preparazione) per la protezione civile ed ambientale

• ricorrenza di manifestazioni civiche e culturali

• affluenza nelle manifestazioni civiche culturali

• consumei di energia pro-capite e per ogni impresa

• incidenza (%) delle energie rinnovabli e non inquinanti sul totale di energia consumata in loco

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• numero di associazioni civiche e di associati

• quantità di servizi pubblici in rapporto al fabbisogno locale

• qualità dei servizi pubblici (soddisfazione clienti-cittadini)

• numero di associazioni di volontariato nel settore cura/protezione/assistenza e di volontari

• rapporto tra servizi pubblici e volontariato (grado di cooperazione, coordinamento e complementarieà)

• rapporto tra servizi pubblici e volontariato (% di copertura/complemetarietà)

• quantità di negozi in rapporto al fabbisogno locale

• qualità di negozi (affluenza/soddisfazione consumatori-cittadini)

Indicatori economici:

• reddito pro capite generale e in termini del paniere e potere d'acquisto locale (PPP-i: purchasing power parrity index)

• produttività per unità lavorativa

• livello di cultura e formazione della popolazione attiva

• livello di qualifica della forza lavoro generale

• livello di qualifica della forza lavoro giovanile (18-39 anni)

• opportunità/fabbisogni formativi

• costo della vita locale

• inflazione

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• risparmi e ri-investimenti locali

• saldo imprenditoriale generale (imprese nate/imprese estinte)

• saldo imprenditoriale per settore

• occupazione/disoccupazione generale e per settore

• disoccupazione di lunga durata

• produzione culturale

• proiezione del luogo-sistema (numero/tipo di azioni intraprese e le spese sostenute per la promozione e il marketing territoriale)

• percezione dall'esterno del luogo-sistema: il posizionamento del marca-luogo (place-brand) nel mercato (vis-à-vis altri luoghi-sistema simili, media provinciale e regionale.

142 Relazione finale - Progetto Bussola - Ghemme Dipak R. Pant Ph.D. Mark Brusati

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Post scriptum

Il presente lavoro, per quanto modesto, è stato il frutto di sinceri sforzi di un'equipe interdisciplinare (economisti ed ingegneri, coordinati da un antropologo-economista).

Per quanto formalmente ed ufficialmente il lavoro commissionato sia da ritenere concluso, restiamo comunque a disposizione dell'Amministrazione Comunale per eventuali chiarimenti, illustrazioni e, se ritenuto opportuno, anche per l'eventuale supervisione/monitoraggio (follow-up) nella fase dell'implementazione delle strategie delineate dal Progetto Bussola Ghemme.

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