DI ALBINEA

SOCIETA' SPELEOLOGICA ITALIANA GRUPPO SPELEOLOGICO-PALETNOLOGICO "GAETANO CHIERICI",

L'AREA CARSICA DI BORZANO (Albinea - Reggio Emilia)

a cura di MAURO CHIESI

Memorie dell'Istituto Italiano di Speleologia Serie II, vol. XI

Albinea, 2001 COMUNE DI ALBINEA

SOCIETA' SPELEOLOGICA ITALIANA GRUPPO SPELEOLOGICO-PALETNOLOGICO "GAETANO CHIERICI", Reggio Emilia

L'AREA CARSICA DI BORZANO (ALBINEA - REGGIO EMILIA)

a cura di MAURO CHIESI

MEMORIE DELL'ISTITUTO ITALIANO DI SPELEOLOGIA SERIE II, VOL. XI

ALBINEA, 2001

3 Questo volume raccoglie i risultati dello "Studio speleologico e idrogeologico dell'area gessosa afferente al complesso carsico della Tana della Mussina di Borzano" finanziato dal Comune di Albinea (RE) e svolto in collaborazione fra Società Speleologica Italiana, onlus (www.ssi.speleolt) Gruppo Speleologico Paletnologico "Gaetano Chierici', Reggio Emilia Istituto Italiano di Speleologia

La realizzazione dello studio è stata possibile grazie alla preziosa collaborazione degli speleologi del GSPGC e al sostegno dell'Amministrazione Comunale. Un ringraziamento particolare va agli Autori degli articoli che compongono questa pubblicazione e agli amici Marco Franchi, Ivano Siligardi, Carlo Malavasi, Massimo Domenichini, Enrica Mattioli per il loro costante e appassionato impegno.

Il presente lavoro è stato coordinato e redatto da Mauro Chiesi

Pubblicato con il contributo di Comune di Albinea (provincia di Reggio Emilia) (www.comune.albinea.re.it)

La responsabilità scientifica di quanto affermato nei testi è dei singoli Autori. Tutti i diritti d'Autore, di traduzione, elaborazione o riproduzione sotto qualsiasi forma, intera o parziale, sono riservati per tutti i paesi del mondo.

In copertina Ruderi del Castello di Borzano, veduta (foto M. Chiesi) Tana della Mussina di Borzano, ingresso (foto M. Chiesi) INDICE

Presentazione P- 7

Prefazione P. 9

MAURO CHIESI - Inquadramento geografico e caratteri metereologici dell'area carsica di Bor- zano di Albinea p. 11

MAURO CHIESI - La vegetazione dell'alto bacino del torrente Lodola p. 19

MARCO CAPITANI - Il sistema carsico Speranza-Mussina, cenni geologici p. 33

MASSIMO BARBIERI, ANTONIO ROSSI - Petrografia della zona carsica di Borzano e delle aree limitrofe p. 37

ALESSANDRO CASADEI TURRONI, MAURO CHIESI, WILLIAM FORMELLA, ENRICO LEVRINI - La zona speleologica dei gessi messiniani di Borzano p. 47

MASSIMO BARBIERI, ANTONIO ROSSI - Influenza della tettonica sull'evoluzione morfologica epi- ed ipogea nell'area carsica di Borzano p. 73

MASSIMO BARBIERI, ANTONIO ROSSI - I riempimenti fisici della Tana della Mussina di Borza- no: considerazioni ed interpretazioni p. 87

PAOLO FORTI, MAURO CHIESI - Idrogeologia, idrodinamica e meteorologia ipogea dei gessi di Albinea, con particolare riguardo al sistema carsico afferente alla Tana della Mussina di Bor- zano p. 115

FABIO STOCH - La fauna acquatica della Tana della Mussina p. 141

GIULIANA PANIERI - I foraminiferi della Tana della Mussina p. 147

PRESENTAZIONE

Nell'immaginario collettivo, la Tana della Negli anni quindi, la collina Albinetana non Mussina ha sempre rivestito un ruolo particola- ha subito modificazioni significative; ora però re; permeato di misticità, timori e rispetto reve- occorre fare un salto di qualità, è necessario sa- renziale. perne di più, non basta apprezzarne le valenze Infatti, per chi non aveva una conoscenza del paesaggistiche, occorre conoscere e meglio tutto ciò luogo, o comunque non disponeva di elementi di che appartiene all'area dei Gessi Messiniani, so- approfondimento scientifico, ma come tanti altri pra e sotto il suolo. L'incarico commissionato dal- ragazzi viveva il territorio con la curiosità che è l'Amministrazione Comunale alla Società Spele- propria di tutti i ragazzi, questa grotta rappre- ologica Italiana e al Gruppo Speleologico-Palet- sentava una sorta di luogo "off limits", nessuno si nologico "Gaetano Chierici', con il coordinamen- chiedeva nemmeno chi fosse la Sig. ra Mussina to di Mauro Chiesi, aveva appunto come obietti- proprietaria di tale anfratto. vo lo "Studio speleologico ed idrogeologico del- A distanza di diversi anni, guardo a quei luo- l'area gessosa afferente il complesso carsico della ghi: all'area dei Gessi Messiniani, con un occhio Tana della Mussina di Borzano". Allo stato at- e con un attenzione diversa; il ruolo che ricopro tuale non si possono commettere errori, è indi- lo impone. spensabile la conoscenza approfondita, che deve Il territorio del pedecolle della nostra Provin- tradursi in consapevolezza al fine di valorizzare, cia e le bellezze che in sé sono racchiuse, merita- tutelandola, quest'area. no di essere valorizzate, e soprattutto tutelate; gli I risultati ottenuti dallo studio, il significativo Amministratori, che hanno l'onore ma hanno valore, nonché l'alto contenuto scientifico che ha anche l'onere di governare questo territorio, deb- raggiunto, ci dimostrano ancora una volta l'im- bono sentirsi tutti impegnati in tal senso. portanza dell'approfondimento e del monitorag- Se così non fosse, rischieremmo di compromet- gio ambientale di questa area carsica. tere un territorio con valenze ambientali e pecu- Questa pubblicazione, che vede la collabora- liarità paesaggistiche difficilmente riscontrabili zione ed il contributo scientifico di numerosi in altre zone. Autori, racchiude in sé una mole imponente di Gli strumenti di pianificazione del territorio dati, rilevamenti, ricerche, elaborati grafici e sarà che l'Amministrazione Comunale di Albinea si è certamente un insostituibile strumento scientifi- data in passato, contenevano già elementi di vin- co-didattico per una migliore conoscenza ambien- colo e di salvaguardia per l'area interessata. Con tale dell'area. la nuova Variante al Piano Regolatore Generale Dovremo, ma io sono certo che sapremo far te- adottata nell'ottobre 2000, il livello di attenzio- soro di questo importante lavoro che trasuda di ne rispetto all'area dei Gessi Messiniani è aumen- impegno e passione; perché le emergenze paesag- tato in virtù di una nuova e maggiore consape- gistiche, naturalistiche, geologiche ed archeologi- volezza maturata in chi ha il compito di gover- che, comprese nell'area dei Gessi Messiniani di nare il territorio. Anche i cittadini, che giusta- Albinea richiedono l'attenzione e la sensibilità mente chiedono di poter frequentare la nostra di tutti. collina, chiedono soprattutto che essa sia salva- guardata e mantenuta integra, come integra la VILMO DELRIO troviamo ancora oggi. Sindaco di Albinea

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PREFAZIONE

Tanti sono i ricordi che mi si affacciano alla mente gica Regionale dell'Emilia Romagna. Da una attivi- leggendo questa monografia ed i ricordi diventano tà a prevalente carattere sportivo si è arrivati ad una immagini vive. Eravamo negli anni '30, ero studen- vera e propria scienza, la Speleologia, che prende in te di ginnasio superiore. Mi trovavo a Reggio Emilia, esame tutte le componenti che interessano una grotta ospite di due miei zii, marito e moglie, entrambi ed il suo territorio. Un chiaro esempio di questa evo- medici. Si preoccupavano di farmi visitare luoghi e luzione è offerto dal ponderoso lavoro curato da Mauro cose interessanti in città o nella provincia: chiese, Chiesi del Gruppo Speleologico-Paletnologico 'Gae- monumenti e fenomeni naturali. Un giorno di ini- tano Chierici' di Reggio Emilia per conto del Comu- zio estate, con un taxi che abitualmente usavano, mi ne di Albinea e della Società Speleologica Italiana. Si portarono a Borzano di Albinea. A piedi risalimmo, tratta di un'opera che vede i contributi scientifici di in sponda sinistra, la valle del Torrente Lodola e rag- numerosi Autori, tutti speleologi, e che illustra la Tana giungemmo la "Tana della Mussina". Mi ricordo che, della Mussina ed il territorio ad essa circostante nei lungo il percorso, raccogliemmo un osso umano, un suoi diversi aspetti. Li nquadramento geografico e la calcagno; appurammo, alcuni anni dopo, che il sen- meteorologia dell'area sono curati da Mauro Chiesi; tiero passava sotto al cimitero di Borzano, provvisto Marco Capitani presenta le caratteristiche geologiche di fossa comune. Avvicinandomi alla grotta ebbi modo della zona. L'inquadramento geospeleologico dei lo- di esaminare la roccia affiorante lungo il cammino: cali gessi messiniani è opera di Alessandro Casadei era la prima volta che vedevo il gesso cristallino, cosa Turroni, Mauro Chiesi e Wi lliam Formella. La ve- che mi procurò sorpresa ed interesse. Entrammo nella getazione è descritta da Mauro Chiesi che, unita- Mussina con le nostre torce elettriche; passammo an- mente a Paolo Forti, ha curato anche la parte idroge- che nella seconda stanza attraverso una bassa apertu- ologica e meteorologica, estendendola all'intero terri- ra. Osservammo il pozzo che, vicino all'ingresso, co- torio dei Gessi di Albinea. Sono inoltre illustrati da municava con i livelli inferiori percorsi da un torren- Giuliana Panieri i Foraminiferi presenti sia nei riem- tello; non mi accorsi però dell'esistenza di un passag- pimenti fisici della grotta che quelli nelle rocce peliti- gio alto, presso la volta, e ritenni insuperabile il sifo- che circostanti. La fauna acquatica è studiata da Fa- ne completamente allagato. Questa fu la mia prima bio Stoch. Lo studio petrografico è di Antonio Rossi e visita ad un grotta. Seppi, alcuni anni dopo, che una Massimo Barbieri, che hanno curato con puntale at- spedizione del Gruppo Speleologico Emiliano del tenzione anche la ricerca sull'evoluzione morfologica CA.I. di Modena, guidata dal Presidente Simonaz- dell'area carsica di Borzano e quella sui riempimenti zi, aveva utilizzato i pompieri per svuotare il sifone fisici della Mussina. Si tratta dunque di un impe- allagato e passare nella stanza successiva; non era gnativo ed importante lavoro scientifico multidisci- ancora stato scoperto il passaggio alto. La "Tana della plinare che, considerando un'area ben definita, ris- Mussina" si può dunque considerare la grotta che ha pecchia tutta l'evoluzione della riceca speleologica e dato inizio ad una intensa attività speleologica nella può essere portato ad esempio come studio completo e Regione Emilia Romagna che ha portato alla scoper- moderno di una cavità e del territorio in cui essa è ta, all'esplorazione, al rilievo e allo studio di oltre inserita. 800 cavità. Dall'attività di pochi appassionati si è passati a Gruppi Speleologici organizzati, coordinati PROF. MARIO BERTOLANI inizialmente da una Commissione Catastale che, suc- Presidente Onorario Federazione cessivamente, ha dato vita alla Federazione Speleolo- Speleologica Regionale Emilia Romagna

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Istituto Italiano di Speleologia Memoria XI, s. II, pp. 11-17

INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E CARATTERI METEOROLOGICI DELL'AREA CARSICA DI BORZANO DI ALBINEA (Reggio Emilia)

Mauro Chiesi

Riassunto Cbrografia

L'area carsica di Borzano di Albinea è costituita da L'area oggetto di studio ricade nel Foglio 86 una sottile dorsale discontinua di affioramenti gesso- si con altitudine compresa tra 200 e 418 m s.l.m. . — Modena - della Carta d'Italia in scala Protetta da due dorsali appenniniche e posta al di so- 1:100.000 ed è compresa nella Tavoletta IV pra della "linea delle nebbie", vede la presenza di una N.E. - - alla scala 1:25.000; occupa fascia microclimatica particolarmente mite, di tipo l'Elemento 218044 - San Giovanni - della mediterraneo, nettamente distinta dal clima della adia- cente pianura. Pur disponendo di una serie di dati molto breve (1993/99), è possibile inserire l'area nel dominio del Clima temperato piovoso (mesotermico umido) con inverno asciutto ed estate molto calda. Nel periodo di studio speleologico (1998/99) sono state registrate temperature più elevate e minori piogge rispetto alle medie. Parole chiave: Meteorologia, Clima, Carsismo in Gesso, Emilia

Abstract

Geographic setting and thermopluviometric characteri- stics of the Borzano karst area.

Karst area of Borzano di Albinea consists of a small ridge of gypsum outcrops with an high ranging between 200 and 418 m a.s.1.. The area is above tee inversion line and shielded by two Apennine ridges, therefore it is . STAZIONI TERMOPLUV °METRICHE,- characterised by a very mild mediterranean climate, far different from the continental one which dominates in the plain. Even if the available climatic records refers to a short time interval (1993-1999) it is possible to define its climate as: Rainy temperate climate (Mesotherrnic Hu- mid) with dry winter and very hot summer. During the speleological investigation (1998-1999) the recorded temperature were higher, while the rain- falls were lower than the average values. Keywords: Meteorology, Climate, Gypsum karst, Fig. 1 - inquadramento geografico dell'area di studio con indi- Emilia viduazione delle stazioni termopluviometriche utilizzate

1 Società Speleologica Italiana, Gruppo Speleologico Paletnologico "Gaetano Chierici" — Reggio Emilia

11 Carta Tecnica Regionale alla scala 1:5.000. roccia gessosa, nasconde per lo più le morfolo- L'estensione areale oggetto di studio parti- gie carsiche di superficie che la caratterizzano: colareggiato supera i 100 Ha. e si colloca al- doline e valli cieche di notevole ampiezza in raf- l'estrema porzione SE del territorio comunale fronto all'estensione areale dei gessi. di Albinea (RE), a S della frazione di Borzano. I maggiori rilievi gessosi dell'area sono (da W Dista dal capoluogo di Provincia, Reggio Emi- a E), il Monte Lunetta (375 m), il Monte Gesso lia, circa 16 Km (Fig. 1). (418 m) e la rupe del Castello di San Giovanni di E' caratterizzata da una serie di affioramenti Borzano (310 m). A spartiacque orografico tra il gessosi discontinui, parte di una sottile dorsa- Torrente Lodola, il Rio Groppo e il Torrente La- le sviluppata in direzione appenninica NW-SE, vezza, si erge il maggiore rilievo dell'area: il Monte compresi entro le incisioni (da ovest ad est) del Scaletta (467 m), estrema propaggine N della Rio Groppo e del Torrente Lodola. dorsale marnoso-argillosa della Ca' del vento (525 A sud il bacino del Lodola trova limite nella m). La zona carsica sottesa da questi confini è dorsale marnoso-argillosa denominata Ca' del un'area endoreica dove la circolazione idrica di Vento (foto 1). Il Torrente Lodola è il più esteso superficie è limitata alle soli valli cieche, prove- dei piccoli corsi d'acqua che confluiscono, poco nendo dai versanti a copertura argillosa delle do- a valle dell'abitato di Fogliano, a formare il Tor- line. Queste depressioni hanno quindi modesto rente Rodano il cui bacino è compreso, quin- sviluppo e regimi temporanei in dipendenza del- di, tra quello dei torrenti Crostolo e Tresinaro. le precipitazioni; la valle cieca di maggiore esten- sione, afferente alla dolina delle Budrie, presenta un'asse maggiore di poco superiore ai 600 metri. Orografia e idrografia superficiale

La dorsale gessosa ha un assetto direttamente Condizioni climatiche dipendente dagli aspetti tettonici e morfogene- tici prevalenti (BARBIERI & ROSSI, 2001). La co- I gessi delle colline di Borzano si trovano in pertura arborea, prevalentemente assestata pro- una felice posizione geografica, posti come sono prio in corrispondenza degli affioramenti della tra i 200 m s.l.m. dei più bassi affioramenti in

Foto 1 - panoramica del versante nord del rilievo gessoso del Castello di Borzano, posto al centro dell'anfiteatro dell'alto bacino del torrente Lodola, sovrastato dalla dorsale di Ca' del Vento (foto M. Chiesi)

12 corrispondenza delle incisioni torrentizie, ed i 418 temente prolungato per consentire una compiu- m del Monte del Gesso di Borzano. Essendo ta analisi. Per questo motivo la definizione de- protetti alle spalle dai venti invernali e trovando- gli andamenti climatici dell'area di studio è sta- si al di sopra della "linea delle nebbie", non subi- ta correlata e confrontata con i dati di altre sta- scono il fastidioso effetto dell'inversione termica zioni termopluviometriche, sia per il periodo di che caratterizza viceversa negativamente gli in- studio sia per la serie storica pubblicata (°). verni nella sottostante pianura (foto 2). In particolare nell'anfiteatro costituito dalla testata del bacino del Torrente Lodola, che cinge Caratteristiche termometriche le spalle della linea dei gessi di Borzano, si avver- te sensibilmente la presenza di una fascia micro- Sulla base dei dati disponibili sono stati cal- climatica particolarmente mite di tipo mediter- colati i valori medi mensili, stagionali e annui raneo. In ragione della particolare aridità del suo- delle temperature massime, medie e minime e lo e dell'esposizione dei versanti, ciò consente lo delle relative escursioni termiche (Tab. 1). sviluppo di piante di orizzonti meridionali tra cui La temperatura media annua dell'area ogget- molte specie naturalizzatesi qui a seguito di im- to di studio è di 13,13 °C; differisce di circa 6 missione antropica tardo- medioevale (l'olivo) o °C dalla media di T. min. e di circa 5,3 °C dal- recente, a scopo ornamentale (il leccio). la media di T. max. . Ai fini del presente studio, ed in particolare Dalle medie mensili delle T. massime si os- per la caratterizzazione puntuale degli aspetti cli- serva che i valori hanno raggiunto il minimo matici di maggiore rilievo rispetto alla carsifica- in dicembre (3,77 °C) ed il massimo in luglio zione dell'area, si sono utilizzati i dati registrati (30,47 °C); le T. minime hanno registrato il da una centralina pluvio-igro-termometrica po- minimo sempre in dicembre (-3,06 °C) ed il sta a quota 210 m s.l.m., in un vigneto ai piedi massimo, invece, in agosto (16,49 °C). del versante NE delle rupe del Castello di Bor- Le temperature medie che ne derivano pre- zano. Il periodo di funzionamento della centra- sentano il valore più basso in dicembre (0,96°C) lina in oggetto, installata nel 1993 e vittima di ed il più elevato in luglio (23,48 °C) (Fig. 2A). alcune interruzioni accidentali, non è sufficien- La temperatura media stagionale oscilla tra i 2,98

Foto 2 - panoramica dell'ampia vallata del torrente Lodola verso la pianura (foto M. Chiesi)

13 Nel periodo analizzato la temperatura più Mesi M m M+m/2 M-m bassa si è registrata il 29.12.96 con il valore di -12,6 °C, la più alta il 10.8.98 con 37,2 °C. 8,31 -1,02 9,33 Gennaio 3,95 Queste considerazioni, pur tenendo conto Febbraio 8,95 -1,14 4,05 10,09 delle limiti temporali dei dati disponibili, por- Marzo 15,31 2,23 9,13 13,08 Aprile 17,74 5,24 11,93 12,50 terebbero a definire che, dal punto di vista cli- Maggio 23,98 10,84 18,01 13,14 matico (classificazione di W. Kóppen), l'area è Giugno 27,32 14,45 21,42 12,87 compresa nella categoria Cwa: Clima tempera- Luglio 30,73 16,17 23,48 14,56 to piovoso (mesotermico umido) con inverno Agosto 30,47 16,49 23,37 13,98 asciutto ed estate molto calda - il valore medio Settembre 25,07 12,60 18,79 12,47 del mese più caldo è superiore a 22°C - (STRAH- Ottobre 18,41 8,05 13,92 10,36 LER, 1984). Novembre 11,64 4,08 8,57 7,56 Dicembre 3,77 -3,06 0,96 6,83 Inverno 7,01 -1,74 2,98 8,75 Caratteristiche pluviometriche Primavera 19,01 6,10 13,02 12,91 Estate 29,51 15,70 22,76 13,81 Il periodo compreso (1993/99) si è caratte- Autunno 18,37 8,24 13,76 10,13 rizzato per annate calde e complessivamente anno 18,48 7,08 13,13 11,40 poco piovose: la media di piovosità annua, in- fatti, risulta di soli 548,79 mm (Tab. 2). Tab. 1 Dati delle temperature massime (M), minime (m), me- Le precipitazioni medie mensili massime si die (M+m/2) e delle escursioni termiche (M-m) mensili, sta- gionali e annue registrate dalla stazione di Borzano (210 m sono riscontrate nei mesi di aprile, giugno e s.l.m.) nel periodo 1993/99. settembre (rispettivamente 102,88 - 73,12 - 86,0 mm); minime si riscontrano in febbraio, maggio, luglio (rispettivamente 15,45 - 19,84 °C dell'inverno e i 22,76 °C dell'estate. - 23,64 mm) (Fig. 4) . La media della temperatura massima e mi- La stagione più piovosa è stata l'autunno . nima differisce da questi ultimi valori rispetti- (188,70 mm), quella più secca la invernale vamente per circa 10,1 °C per l'inverno e 9,6 (72,67 mm). °C per l'estate (Fig. 2B). La media annuale delle precipitazioni La temperatura media mensile aumenta in (548,79 mm), distribuiti in 114 giorni piovosi maniera graduale da gennaio fino ad agosto e di- (4,8 mm/gp), è notevolmente inferiore alla minuisce altrettanto gradualmente; nella curva di media annuale nazionale (970 mm). innalzamento si nota una leggera discontinuità Nel periodo analizzato l'anno più siccitoso è corrispondente al mese di maggio che deriva dal stato il 1998 con soli 415 mm di pioggia, a modesto aumento delle temperature massime. causa di siccità anomale verificatesi nei mesi La stagione autunnale è più calda di quella di giugno (25,2 mm) e novembre (16 mm). primaverile. Le escursioni termiche riscontrate mostrano valori inferiori ai 10°C solo per il tardo autun- Indice di aridità no e l'inverno; sono maggiori in estate (14,56 °C in luglio) e minori in inverno (6,83 °C in Sulla base dei dati disponibili per la zona, si è dicembre) (Fig. 3). calcolato l'indice di aridità secondo la formula

A B

28 28 24 24j 20 20 16 16 12 12 8 e 4 4

o massime massime medie medie G F M AMG L A A O A D min e 6 minime

Fig. 2 - Caratteristiche termometriche della stazione di Borzano. Sono riportate le temperature massime, medie e minime mensili (A) e stagionali (B).

14 °C 15,00 di De Martonne I, = 12P„,/10+Tni che definisce aridi i mesi in cui I, <10 (colture agrarie com- promesse) e sub-aridi i mesi in cui I, <20: risul-

10,00 tano aridi i mesi di maggio e luglio (entrambi con I, 8,47) ed agosto (I, 9,45). Il mese di giu- gno, viceversa, presenta un indice I, 27,92, gra- zie alla copiosità delle piogge (73,12 mm) sud- 5,00 divise in 8,6 mm/gp . In questo periodo sono infatti frequenti violenti temporali con copiose precipitazioni.

M-m 9,33 10,09 13,08 12,50 13,14 12,87 14.56 13,98 12,47 10,36 7,56 6,83 Confronto dei dati delle serie storiche con °C 32 quelli rilevati durante lo studio speleologico

28 Il periodo di svolgimento dello studio spele- 24 ologico sull'area gessosa afferente al complesso 20 carsico della Tana della Mussina (dal maggio 16 1998 a tutto il giugno 1999) ha coinciso con

12 un particolare andamento meteorologico, ca- ratterizzato da un sensibile aumento delle tem- 8 perature e una diminuzione della piovosità. 4 Per meglio definire le caratteristiche meteo- o rologiche dell'area di studio, in considerazio- Inverno Primavera Estate Autunno Me 8,75 12,91 13,81 10,13 ne del breve periodo di dati a disposizione del- la stazione di Borzano (1993/99) e delle sue Fig. 3 - Andamento delle escursioni termiche mensili e stagio- nali alla stazione termometrica di Borzano. accidentali lacune temporali occorse in parti-

120 .7 24 medie mensili giorni piovosi (mm)

100 20

16

Mesi totale gp ramigp 12

Gennaio 19,12 8,20 2,33 Febbraio 15,45 4,50 3,43

Marzo 41,66 6,20 6,72 4 Aprile 102,88 11,80 8,72 Maggio 19,84 7,80 2,54 o Giugno 73,12 8,50 8,60 A s o N D

Luglio 23,64 5,00 4,73 200 50 medie stagionali giorni piovosi Agosto 26,28 5,80 4,53 (mm) 180 45 Settembre 86,00 10,00 8,60 i3mm•gp Ottobre 64,40 18,50 3,48 160 40 Novembre 38,30 15,00 2,55 140 35 Dicembre 38,10 13,00 2,93 120 30 Inverno 72,67 25,70 8,69 100 25 Primavera 164,38 25,80 17,98 80 20

Estate 123,04 19,30 17,86 60 111 15

Autunno 188,70 43,50 14,63 40 anno 548,79 114,30 4,80 20 o Tab. 2 Dati pluviometrici medi mensili, stagionali e annui; Inverno Primavera Estate Autunno sono riportati i valori delle precipitazioni medie mensili (mm), dei giorni piovosi (gp) e della densità di precipitazione (mm/ Fig. 4 - Andamento delle precipitazioni e numero dei giorni gp) della stazione di Borzano nel periodo 1993/1999 piovosi (gp) mensili e stagionali.

15 colare nel periodo invernale, le elaborazioni da vitivinicola, per la determinazione dei criteri grafiche precedenti debbono essere confronta- e delle tempistiche di trattamento fitosanitario te con alcune serie storiche disponibili (Fig. 5, alla vite e le avarie che si verificano nel periodo Tab. 3, 4). invernale, di riposo vegetativo, non hanno par- Nel periodo di studio la stazione di Borzano ticolare rilevanza a questi fini. Nonostante ciò ha subito una avaria nel mese di febbraio, che si è tentata una prima caratterizzazione analiti- influisce con evidenza nella determinazione dei ca del particolare clima dell'area gessosa ogget- dati annui. to di studio speleologico, confermando la netta La vicina stazione di (12 Km distinzione che contraddistingue il clima del- in linea d'aria), ha mostrato medie mensili di l'alto bacino del torrente Lodola rispetto a quello temperatura sempre inferiori rispetto a quelle della adiacente pianura e dei fondovalle del Fiu- rilevate alla stazione di Borzano che è posta so- me Secchia (Castellarano) e Torrente Tresinaro lamente 50 m s.l.m. più in alto. Questo può (Jano-Gessi). Durante il periodo di studio spe- essere in parte spiegato dalla sua localizzazione leologico, infine, sono state registrate tempera- al fondo valle del Fiume Secchia, in prossimità ture più elevate e minori piogge rispetto alle me- della "traversa" di Castellarano (bacino di pre- die del periodo 1993/1998. sa dei canali irrigui di Modena e Reggio E.). Viene confermata, per la prima volta sulla Nel confronto dei dati pluviometrici è di par- base di dati meteorologici obiettivi, la presen- ticolare aiuto la stazione di Jano-Gessi, posta za di una fascia microclimatica di tipo medi- come è a soli 3 Km in linea d'aria da quella di terraneo, supposta da vari Autori in base ad Borzano, appena al di là dello spartiacque del osservazioni di tipo botanico, che meriterebbe bacino del Lodola: i dati di piovosità sono so- ulteriori approfondimenti nel tempo. stanzialmente confrontabili con quelli registrati a Borzano. (°) Ringraziamenti

Conclusioni I dati climatici relativi al periodo di studio sono stati resi disponibili dal Consorzio della Bonifica I dati a disposizione per la stazione di Borza- Parmigiana Moglia-Secchia e dalla Ferrarini S.p.a. no coprono un periodo breve (1993/99) e sono di Reggio Emilia. Un particolare ringraziamento va, spesso caratterizzati da periodi di non funzio- rispettivamente, al p.a. Alberto Davolio e all'enolo- namento: la centralina è al servizio di un'azien- go Giuseppe Melioli, per la collaborazione prestata.

local i tà 0,,, quota 0 anno 1,11,50f41 4 Reggio Emilia, 1961/70 55 m 54,0 38,0 55,0 79,0 69,0 65,0 39,0 43,0 56,0 105,0 76,0 48,0 727,0 Reggio E.-Masone, 1998 55 m 24,6 15,0 24,8 42,4 45,4 45,4 45,0 6,0 100,8 58,2 29,6 43,8 481,0 Jano-Gessi, 1998 107 m 23,0 15,2 35,2 50,0 55,4 29,0 15,4 9,0 124,6 65,6 24,8 53,0 500,2 Castellarano, periodo studio 160 m 34,0 31,4 34,2 128,4 45,8 72,4 66,2 8,4 83,2 145,0 23,4 58,0 730,4 Borzano, periodo studio 210 m 25,8 11,8 120,6 21,6 56,6 15,4 18,8 78,0 53,8 10,6 36,2 449,2

Tab. 3 - precipitazioni medie mensili

località quota G F M A Al G L A S O N D anno

Reggio Emilia, 1926/55 55 m 1,1 3,2 8,2 12,7 16,9 21,2 23,8 22,9 19,6 13,3 7,2 2,8 12,7 ,1926/55 500 m 0,7 2,2 6,1 10,7 14,3 19 21,5 20,7 17,2 11,4 6,7 1,9 11 Castellarano, periodo studio 160 m 3,5 3,5 8,5 12,0 17,9 20,8 24,9 24,2 18,0 13,1 5,7 2,0 12,8 Borzano, periodo studio 210 m 7,7 11,5 15,1 21,2 24,5 26,2 26,5 20,9 16,5 8,3 5,2 15,3

Tab. 4 - medie mensili di temperatura

16 mm pioggia 160 32

140 28

120 24

100 /111111111»er 20

80 16

60 12

40 — 8

20— —4

G

ZWA mm pioggia Reggio Emilia 98 (55m) mm pioggia Reggio Emilia 61/70 (55m) -A--- T Reggio Emilia 1926/55 mdu mm pioggia Jano-Gessi 98 (107m) —o—T Casina 1926/55 (500m) mm pioggia Castellarano, periodo di studio (160m) E T Castellarano, periodo di studio mm pioggia Borzano, periodo di studio (210m) —e— T Borzano, periodo di studio

Fig. 5 raffronto dei dati termo-pluviometrici rilevati durante il periodo di svolgimento dello studio speleologico (maggio 98/giugno 99) con alcune serie storiche disponibili per stazioni limitrofe (la stazione di Borzano non ha funzionato nel mese di febbraio).

Bibliografia essenziale MENNELLA C., 1974: Il clima d'Italia. Vol. I, Na- poli, Frat. Conte, 1974 AFFRONTI F., 1982: Aspetti di climatologia appen- MINISTERO LL.PP., Serv. Idrogr., 1966: Distribu- ninica per la valorizzazione del territorio nella regio- zione della temperatura dell'aria in Italia (1926- ne emiliana. Atti del Primo Convegno di Meteoro- 55). Roma, Ist. Poligr. dello Stato, fasc. 1, Italia logia Appenninica, Reggio Emilia 1979, 197-219. settentrionale, 1996 BARBIERI M., ROSSI A., 2001: Influenza della tet- STRAHLER A.N., 1984: Geografia fisica, Piccin tonica sull'evoluzione morfologica epi-ipogea nel- Nuova Libraria S.p.a., Padova 1984, 223-233 l'area carsica di Borzano (Comune di Albinea, STUDIO CONSULENZA AMBIENTALE, 1990: Prov. di Reggio Emilia. Memorie dell'Istituto Ita- Analisi delle componenti ambientali del bacino liano di Speleologia, Serie II, Vol. XI, Albinea, del T. Rodano. Comune di Reggio Emilia, Ass. 2001, p. 71-83 Ambiente, inedito

17

Istituto Italiano di Speleologia Memoria Xl, s. II, pp. 19-31

LA VEGETAZIONE DELL'ALTO BACINO DEL TORRENTE LODOLA (Albinea — Reggio Emilia)

Mauro Chiesi i

Riassunto Introduzione Vengono presentati i risultati della verifica ed ag- giornamento della carta della copertura vegetale in scala L'intero bacino ricade nella zona dei querce- 1:10.000, redatta nel 1990. La breve descrizione di 11 ti submediterranei ed è caratterizzato da bo- formazioni-tipo individuate e l'analisi di due transetti schi collinari-submontani di latifoglie mesofi- di versanti con affioramento di gesso, confermano la le e xerofile, a copertura estesa, equilibrata e peculiarità e ricchezza della vegetazione dei "gessi ". nel complesso omogenea (foto 1). Il particolare microclima, il substrato e la differen- Significativa in tal senso è la scarsa presenza te esposizione dei versanti consentono la vegetazio- ne, alle medesime quote, di specie sia mediterranee (olivo, cappero ecc.) che montane (carpino nero, ca- stagno ecc.), queste ultime sottoquota e favorite dal fenomeno dell'inversione del rilievo nelle doline. Viene inoltre analizzata quantitativamente l'evolu- zione della copertura e dell'uso del suolo nel periodo 1933/99. Parole chiave: Vegetazione, Uso del suolo, Carsi- smo in Gesso, Emilia

Abstract

Vegetation lineaments of the upper Lodala creek (Albi- nea, Reggio Emilia)

The vegetation map 1:10.000 (1990) has been con- trolled and updated. The short description of the 11 detected type-formations and the analysis of two slo- pes with outcropping gypsum confirmed the pecu- liarity and the richness of vegetation developing over gypsum. The peculiarity of the microclimate substra- tum, the different substrata and hill-slope exposures allow the evolution, at the same high, of different spe- cies, both mediterranean (olive-three, caper, etc.) and mountain (hophornbeam, chestnut, etc.): the latter developing far below the normal high due to the "re- lief inversion" inside the dolines. Besides, historical landuse is analysed between 1993/99. Keywords: Phitogeography, Historical landuse, Gypsum karst, Emilia Fig. 1 - inquadramento geografico dell'area di studio

I Società Speleologica Italiana, Gruppo Speleologico Paletnologico "Gaetano Chierici" — Reggio Emilia

19 Foto 1 — versante nord della rupe gessosa del Castello di Borzano, con bosco dominato dal carpino nero; sullo sfondo i boschi misti dell'alto bacino del Rio delle Murazze, al di sopra dei quali, sul crinale, si distinguono impianti artificiali di cipresso e pino nero (foto M. Chiesi)

di nuclei a Pino silvestre, unica conifera arborea lo di Borzano, ove va evolvendosi una interessan- indigena, specie colonizzatrice dei versanti in dis- te fustaia per invecchiamento del ceduo. Le con- sesto (calanchi, aree denudate da erosione ecc.). dizioni vegetative dei boschi posti nella fascia più Nei boschi a valle del Monte Lunetta e di elevata, caratterizzata da suoli non basici che fa- Casa Speranza, è stato introdotto in passato voriscono lo sviluppo di nuclei a cerreta, si sono l'impianto del castagneto da frutto. mantenute buone nonostante la ceduazione. La L'attuale fisionomia e consistenza dei boschi copertura è continua, i polloni sono in ottime è stata condizionata positivamente da diverse condizioni vegetative, le matricine sono rilascia- cause concomitanti: la proprietà agricola estesa te in numero elevato e si è conservata una discre- su grandi superfici, la prevalente esposizione a ta mescolanza tra le diverse specie arboree. E' inol- nord dei terreni, il particolare substrato geolo- tre presente un sottobosco vario che risponde alle gico. Forma di governo dei boschi prevalente è esigenze eco-etologiche della Fauna, presente in il ceduo matricinato a turni di circa 20/25 anni. quantità e qualità notabili. Scendendo a valle le Tale azione di taglio provoca alterazioni nell'as- condizioni vegetative dei boschi peggiorano sen- setto pedologico bloccandone ciclicamente l'evo- sibilmente, ed evidente appare che la ceduazio- luzione e provocando erosione e lisciviazione del ne, unitamente a condizioni pedoclimatiche suolo. La ceduazione condiziona la mescolanza meno favorevoli, non sono ben tollerati dalle for- tra le specie vegetali, la presenza faunistica, la mazioni boschive presenti. biomassa presente, la fertilità, i cicli della so- Con il progressivo abbandono della cedua- stanza organica e degli elementi minerali. Le ri- zione e della conseguente manutenzione, at- percussioni sulla funzionalità dell'ecosistema tualmente si assiste ad un generalizzato aumen- bosco sono quindi compatibili o tollerabili solo to della copertura del suolo attraverso le fasi nelle situazioni in cui esistono buone capacità dell'arbusteto. Tuttavia non sempre l'abbando- di resistenza e di reazione. no della coltivazione del bosco porta come con- Solo in alcune aree adiacenti a case padronali seguenza un miglioramento, anzi, in alcune o ville sono state conservate fustaie, come a Ca porzioni maggiormente antropizzate ciò ha fa- del Vento o nel versante N della rupe del Castel- vorito il diffondersi del robinieto, come nel-

20 Foto 2 - robinieto della Dolina del Pomo, instauratosi a seguito della discarica di una piccola cava di gesso abbandonata: tentati- vo di miglioramento effettuato nei primi anni 90 (foto M. Chiesi)

Foto 3 - cava abbandonata della Dolina del Pomo: querceto xerofilo a roverella (foto M. Chiesi)

21 l'area della Dolina del Pomo, sede di discarica Nelle zone più caldo-aride aumenta la presenza di una piccola cava abbandonata (foto 2). di roverella e di altre specie arboree più resistenti La carta della copertura vegetale in scala all'aridità estiva. Altre specie arboree presenti nei 1:10.000, estesa a tutto l'alto bacino del Tor- querceti mesofili sono: il castagno, diffuso scarsa- rente Lodola per meglio inquadrare la fisiono- mente nella parte alta del bacino; il pino silvestre, mia dell'area di studio, verificata e aggiornata presente in pochi esemplari; il ciliegio, l'acero cam- rispetto alla versione redatta nel 1990, indivi- pestre, l'olmo campestre lungo i confini dei bo- dua 11 formazioni tipo: schi e nelle radure, il sorbo domestico, il ciavardel- • formazione con prevalenza di cerro (querce- lo, l'acero minore e opalo, il maggiociondolo; piop- ti mesofili) pi, salici ed ontano lungo i corsi d'acqua. Tra le • formazione con prevalenza di roverella (quer- specie arbustive troviamo lantana, i biancospini, il ceti xerofili) prugnolo, il ligustro, la rosa di macchia, il cornio- • formazione con prevalenza di cerro e rove- lo e la sanguinella, la coronilla, la fusaggine. La rella (intermedi) presenza notevole del pungitopo indica che que- • formazione con prevalenza di carpino nero ste formazioni occupano la sottofascia calda dei • bosco senza prevalenza di specie querceti mesofili. Sono presenti diverse liane come • bosco misto ripario il caprifoglio, il tamaro, la vitalba e rampicanti • impianti artificiali (rimboschimenti, parchi ecc.) come l'edera. Tra le specie erbacee sono presenti: • cespuglieto di ginepro con roverella alcune viole, la scilla, la dentaria, la polmonaria, il • cespuglieti dente di cane, il veratro vero, la pervinca, l'erba • cespuglieti arborati trinità, la primula, il narciso, la peonia, l'anemo- • coltivi, terreni nudi, aree urbanizzate ne, l'elleboro, il sigillo di Salomone, diverse orchi- La forma di governo dei boschi, la presenza dee, l'iris, il giglio (raro), alcune euforbiacee, la to- di filari di rilevanza paesaggistica e il posizio- mentilla ed il camedrio. namento dei transetti strutturali è distinta da apposita simbologia nella carta allegata. Formazioni con prevalenza di roverella (quer- ceto xerofilo) Formazioni con prevalenza di cerro (querceto mesofilo) Questi aggruppamenti dominati dalla rove- rella si presentano in genere piuttosto degra- Si possono distinguere tre tipi di querceto me- dati e bloccati nel loro dinamismo da fenome- sofilo: a) cerrete, b) querceto con abbondante ni intrinseci (esposizione, substrato) ed estrin- carpino nero, c) querceto con cerro, rovere e car- seci (utilizzazioni) (foto 3). pino bianco. Questi aggruppamenti forestali sono A tratti l'assetto di queste formazioni è co- moderatamente esigenti per ciò cui attiene la di- stituito da boscaglie discontinue, con le specie sponibilità idrica del suolo e occupano aree con proprie del bosco tendenti al regresso, piante terreni profondi, in versanti esposti a nord. stentate e sottobosco in cui abbonda il brachi- Il cerro è specie che si adatta bene sia su terre- podio. Vi sono anche esempi di boschi di ro- ni argillosi, strutturalmente compatti e asfittici, verella posti nei fondovalle in grado, mediante sia su terreni acidi. Caratterizza la fascia più ele- interventi selvicolturali più adeguati, di costi- vata del bacino, tra le località Cavazzone e Casa tuire boschi con discreto rigoglio vegetativo. Mataiano. Al variare delle condizioni climati- Diverse essenze arboree accompagnano la ro- che (esposizione) e morfologiche (fondovalle, verella in queste formazioni: l'acero minore, i sor- conche carsiche e non, crinali ecc.) dalle cerrete bi, il carpino nero, l'orniello e, in alcuni casi, il si passa a formazioni maggiormente diversifica- pino silvestre ed il pioppo tremolo. Piante più te, con presenza di specie arboree più specializ- esigenti come l'acero campestre, qualche casta- zate: nelle situazioni orografiche sfavorevoli, gno e ciliegio, il cerro, compaiono dove le condi- quali versanti rocciosi ripidi e di suoli superfi- zioni pedoclimatiche sono a loro più favorevoli. ciali, più consistente si fa la presenza del carpi- Gli arbusti sono presenti in quantità mag- no nero e dell'orniello, che possono soppianta- giore e presentano un carattere più xerotolle- re completamente, in situazioni limite, il cerro. rante che nelle formazioni mesofile: la minore Viceversa, su terreni profondi e freschi, al densità del soprassuolo arboreo consente la cerro si associano la rovere, il carpino bianco il presenza di diversi arbusti: il ginepro, il citiso, frassino ed il tiglio, costituendo le compagini i biancospini, il prugnolo, la rosa canina, la più rigogliose riscontrabili nell'area. vescicaria, l'emero, il corniolo e la sanguinella,

22 la lantana, l'asparago, il tamaro, il caprifoglio; cure colturali, dalle specie che costituivano il nelle zone maggiormente degradate ed aride bosco spontaneo preesistente (foto 5). compare la ginestra odorosa. I boschi misti derivanti da cespuglieti ospi- Tra le specie erbacee: il camedrio, alcune inu- tano diverse specie arboree colonizzatrici, in- le, il veccione, il garofano a mazzetti, il ditta- sieme alle specie definitive. Vi si osservano: mo (specie protetta), diverse graminacee tra le pioppi, olmo, carpino, orniello, acero campe- quali il brachipodio e il bromo. stre, ciliegio, tiglio e querce.

Formazioni con prevalenza di cerro e roverella Formazioni miste riparie

Costituiscono la fascia di transizione tra le due Si tratta di formazioni caratterizzate da compagini tipo. Questa fascia può essere di di- pioppi, salici e farnia con ontano nero, nella mensioni più o meno vaste a seconda della mor- parte alta del bacino, con robinia più o meno fologia dei luoghi. Le caratteristiche sono quelle, invadente nella zona dell'alta pianura. Altri sovrapposte, delle due formazioni principali, col alberi presenti sono: l'acero campestre, il ci- prevalere di una o dell'altra a seconda delle zone. liegio, il noce, l'olmo campestre, il gelso e l'orniello. In queste siepi riparie è presente un ricco Formazioni con prevalenza di carpino nero sottobosco, favorito dalle particolari condizio- ni microclimatiche che vi si instaurano (ef- Il bosco di carpino nero rappresenta una delle fetto "margine"). Tra gli arbusti troviamo: il più diffuse forme di adattamento della vegeta- sambuco, la sanguinella, il ligustro, il prugno- zione forestale alle difficili condizioni offerte lo, i biancospini, la fusaggine, il tamaro, i rovi, dai versanti ripidi. l'edera, il nocciolo, la vitalba, diverse lonice- Nelle falde di detrito e nei versanti rocciosi re e piante di olmo ed acero con portamento umidi (esposti a nord) al piede del Castello di cespuglioso. Borzano e del Monte Lunetta-Monte Gesso, il Le specie erbacee sono rappresentate da: or- carpino nero forma boschi piuttosto rigogliosi tica, romice, polmonaria, vince tossico, elle- con sottobosco di nocciolo, sambuco, cornio- boro, asaro, edera terrestre, galium sp. ed ave- lo, maggiociondolo, edera, felci, ciclamino, co- na sterile. ridalo, epatica, primula, mercurialis, sigillo di Salomone, lonicere (foto 4). Passando a suoli più compatti, con esposi- Impianti artificiali (rimboschimenti, parchi) zione est-ovest, o meno inclinati, al carpino si associano l'acero minore e campestre, i sorbi, Rimboschimenti artificiali di conifere sono la roverella o il cerro. confinati entro modeste aree; specie prevalen- Le compagini boschive di carpino nero sono temente utilizzata è il pino strobo. Altre coni- talvolta interrotte da nuclei antropogeni di ca- fere sono state diffuse con dubbia funzione este- stagneto. tica nei parchi di ville di campagna. Il crinale compreso tra Ca' del Vento e Casa Mataiano vede la presenza, come alberatura stradale, di Bosco senza prevalenza di specie cipressi e pino nero. Per quanto riguarda le latifoglie sono da se- Con questa dicitura si sono compresi: boschi gnalare alcuni modesti impianti per la produ- derivanti da cespuglieti arborati, boschi con nu- zione di legname di noce. Da segnalare alcune clei di castagneto, boschi lungo fossi non ricon- specie vegetali inserite ai margini di coltivi e ducibili propriamente a formazioni riparie e bo- attorno a case coloniche o chiese, tra cui l'oli- schi in situazioni stazionali intermedie o parti- vo, il mandorlo, il cotogno, il melograno, il colari, costituiti da diverse specie arboree. leccio, la sughera, il corbezzolo. Il castagneto è stato diffuso nei boschi tra Casa Speranza e Monte Lunetta, sostituendo a tratti la formazione originale di carpino bianco e cer- Cespuglieti di ginepro con roverella ro-carpino bianco. Questi castagneti sono go- vernati a ceduo e si presentano riconquistati in Sono formazioni molto degradate per cause misura diversa, per la mancanza delle necessarie diverse, in cui la presenza di specie arboree è

23 limitata. Sono caratteristici di questi cespuglieti • effetto di dissesto indotto da frane o erosio- un tappeto erbaceo continuo di brachipodio, ni superficiali causate da eccessiva profondi- quantità relativamente elevate di arbusti xero- tà di aratura e mancata manutenzione dei fili ed eliofili, pochi e sparsi esemplari di rove- fossi agricoli; rella con portamento basso e contorto. • uno stadio evolutivo di colonizzazione dei Tra gli arbusti il più presente è il ginepro, margini dei boschi, di radure e dei coltivi seguono il citiso, la rosa canina, il prugnolo, il abbandonati che porterà, se indisturbato, alla biancospino, l'asparago e nelle zone più aride ricostituzione della foresta. compare la ginestra odorosa. Nei cespuglieti più xerofili e nei terreni a pro- Queste compagini rade del bosco di roverel- filo decapitato è presente la ginestra odorosa, la sono, in alcuni casi, frutto prevalente della in quelli meno xerofili troviamo il citiso e il degradazione di origine antropica, in altri sono ginepro, la rosa canina, il prugnolo, il bianco- stadi durevoli al cui blocco dinamico contri- spino, il rovo (foto 6). buisce, oltre alla citata azione di disturbo an- La colonizzazione dei coltivi inizia con tropico, l'assetto pedoclimatico. l'espandersi di cotiche erbose di brachipodio. A seconda della situazione pedoclimatica l'evo- luzione proseguirà attraverso le varie fasi del Cespuglieti o arbusteti cespuglieto sino ad arrivare, lentamente, al bosco che costituisce la fase climax in quella Queste compagini, che sotto l'aspetto fisiono- zona. Formazioni particolari sono presenti in mico sono praterie con brachipodio ed arbusti, pendici esposte a sud e su rocce affioranti. La occupano situazioni con origine molto diversa, gariga ad elicriso ed artemisia (strada per il potendo essere indifferentemente il risultato di: Castello di Borzano) è un popolamento xero- • una fase regressiva derivata da intense utiliz- filo che ospita piante di piccola taglia, aroma- zazioni del bosco; tiche e spesso legnose (piccoli arbusti ed erbe

Foto 4 - formazione a prevalenza di carpino nero vegetante sul- Foto 5 - ceduo abbandonato a prevalenza di castagno nei ver- le ripide falde di detrito del versante nord della rupe del Ca- santi freschi (valli cieche) a nord di Ca' Speranza (foto M. Chiesi) stello di Borzano (foto M. Chiesi)

24 Foto 6 - cespuglietto xerofilo dei calanchi nei pressi de La Scaparra; sullo sfondo il crinale dell'abitato di Poiano, con vegetazione an- tropica a cipresso e pino nero (foto M. Chiesi)

lignificate alla base). Insieme all'elicriso ed al- esposti al rischio della diffusione di robinia), l'artemisia sono presenti la fumana, la steeli- preparano ulteriormente il terreno ed il micro- na, il teucrio montano, il bromo, il falasco, il clima a favore delle specie climax. La fase cli- timo e la globularia. max si costituirà, attraverso stadi intermedi Sulle rupi gessose, dove spesso affiora il sub- (sere), molto lentamente, ma con un processo strato roccioso, vi sono popolamenti vegetali spontaneo che porterà ad un tipo di bosco na- dominati dal Sedum album (borracina bianca turale oggigiorno sconosciuto. o erba pignola), una Crassulacea che sopporta Visti in prospettiva, i cespuglieti e i cespu- l'ambiente particolarmente selettivo caratteriz- glieti arborati, sono consorzi vegetali molto in- zato da forti escursioni termiche, con punte di teressanti sotto l'aspetto dinamico-evolutivo e caldo elevatissime, e conseguente spiccata e non sarebbe azzardato proporli come motivo prolungata aridità. Con l'erba pignola sono pre- di studi più approfonditi. senti il geranio molle, l'erodium, l'avena steri- le, il papavero, la salvastrella e la potentilla. Coltivi, terreni nudi, aree urbanizzate

Cespuglieti arborati Nella fascia collinare sono diffuse le coltiva- zioni di foraggere e, in misura inferiore, di ce- Le specie arboree si inseriscono nei cespu- reali. Una certa diffusione presenta ancora la glieti avvalendosi del miglioramento del sub- coltivazione della vite, non più maritata a tu- strato e della protezione offerta dagli arbusti. tori vivi (la piantata). I terreni nudi sono rap- Un albero molto attivo in tal senso è l'olmo presentati da calanchi, piccole frane o smotta- campestre che, insieme alla roverella e all'or- menti, aree urbanizzate e strade. niello, si inserisce nelle pendici più calde. Nelle aree esposte a nord nei cespuglieti pe- netrano, assieme all'olmo, il ciliegio, i pioppi, Le emergenze botaniche il carpino nero, l'acero campestre. Queste for- mazioni caratterizzate da specie che produco- Vengono considerate quali emergenze bota- no semi volatili, con crescita iniziale rapida niche specie particolarmente rare sia in senso (sotto questo aspetto, quindi, particolarmente assoluto, quali Loroglossum hircinum e Orchis la-

25 xiflora, sia limitatamente alla zona presa in esa- erbacee me (il bacino del Rodano) come Malus fiorenti- 8. Allium pendulinum na e Allium pendulinum (specie tipicamente me- 9. Asparagus acutifolius diterranee), o ancora per la loro abbondanza in 10. Consolida ajacis loco, caratterizzante l'ambiente stesso con ab- 11. Cyclamen hederifolium bondanti e spettacolari fioriture come quelle di 12. Crocus biflorus bucaneve, crocus, peonia, narciso, ciclamino. 13. Crocus etruscus 14. Galanthus nivalis alberi 15. Linum strictum 1. Laburnum anagyroides 16. Loroglossum hircinum 2. Fraxinus excelsior 17. Narcissus poeticus 3. Olea europaea 18. Orchis coriofora Ssp. fragrans 4. Tilia cordata 19. Orchis laxiflora 20. Orchis mascula arbusti 21. Orchis ustulata 5. Cotinus coggygria 22. Paeonia officinalis 6. Capparis spinosa 23. Tulipa oculus-solis 7. Loranthus europaeus 24. Veratrum nigrum

Transetto strutturale rupe gessosa del Castel- La porzione rivolta a nord è occupata da un lo di Borzano rigoglioso bosco dominato da carpino nero mentre, quella rivolta a sud, è caratterizzata da Sezione caratterizzata da due versanti di una vegetazione di coltivi abbandonati, con fre- stessa rupe gessosa, assai differenziati: uno fre- quenti alberi da frutto tipicamente mediterra- sco e ombreggiato, rivolto verso nord, con ve- nei (olivo, mandorlo, melograno, azzeruolo) e getazione tipicamente mesofila; l'altro arido e porzioni di roccia nuda su cui vegetano Sedum assolato rivolto a sud, caratterizzato da vegeta- album, Capparis spinosa, Asparagus acutifolius. zione tipicamente xerofila.

N

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azzeruololegagae :Mgne "n edera - zzeitrob grotta sànguinella carpirlo nero rosa canina biancospino caggno nero Sarribuco carpivo nero - carpino nero

20 30 40 50 metri

26 Transetto strutturale versante settentrionale bacee notevoli tra le quali spicca una colonia e dolina di M. del Gesso numerosa di giglio martagone. L'ambiente do- liniforme, seppure di dimensioni inferiori rispet- to ad altre doline e valli cieche della zona, favo- L'esposizione a nord di questo versante, uni- risce l'instaurarsi di condizioni microclimatiche tamente alla notevole dissoluzione carsica della particolari, note come fenomeno di "inversione roccia disposta in dolce pendio, ha consentito il del rilievo": l'aria fresca, più pesante, viene cat- formarsi di un suolo di notevole spessore che va turata dalla conca carsica e, stratificandosi, ap- accumulandosi al fondo di una vasta e profon- porta condizioni di temperatura e umidità al da dolina (l'inghiottitoio è costantemente in- suolo riconducibili a zone climatiche di altitu- terrato). Il bosco ospita una vegetazione rigo- dine più elevata. Tra le essenze arboree, infatti, gliosa e varia, con sottobosco ricco di specie er- spicca l'introduzione antropica del castagno.

N ARestn In.a'Z's:o lantana eic:mniolo insa canna t;blo galiurt

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0 IO 20 30 40 50 metri

Evoluzione della copertura e uso del suolo nel della evoluzione nella copertura del suolo per- periodo 1933-99 mette di evidenziare come nel periodo storico analizzato la trasformazione più evidente e con- L'analisi dell'evoluzione della copertura ar- sistente sia da attribuire alla pressoché totale borea e dell'uso del suolo è resa possibile con- scomparsa dal paesaggio della antica sistema- frontando il rilievo dello stato attuale con la zione a piantata (vite maritata all'olmo o, più cartografia I.G.M.I. redatta nel 1933 (Tavo- diffuso in zona collinare, all'acero campestre) letta — 86 - IV N.E. Scandiano, in scala (Fig. 2). Questo particolare tipo di sistema- 1:25.000). Da quel rilievo disponiamo legen- zione agraria consentiva la contemporanea col- da solamente per: bosco (senza distinzione tivazione della vite con il prato stabile e picco- strutturale), vigneto arborato (la piantata), col- le porzioni a seminativo, in dipendenza della tivi (seminativo e prato stabile). minore o maggiore acclività del versante, con- Pur non consentendo una definizione strut- ferendogli grazie alla presenza degli alberi una turale dei tipi di vegetazione presenti nell'area maggiore stabilità agli scivolamenti del suolo di studio, l'analisi comparativa, quantitativa, argilloso (foto 7).

27 mq Non ci dilungheremo sulle cause di questa 2.000.000 trasformazione, prevalentemente indotta dalla meccanizzazione agricola e dalla conseguente trasformazione del tipo di conduzione dei fon- 1.500.000 di, quanto piuttosto nell'analisi della sorte di questa storica sistemazione agraria che nel 1933 assommava quasi ad un terzo (31%) della su- 1.000.000 perficie totale analizzata. Confrontando i dati storici con lo stato di fatto dell'uso del suolo, si deduce che la super- 500.000 ficie a piantata è stata sostituita prevalentemen- te (69%) dal bosco e solo in parte da coltivi (seminativi in rotazione) (Fig. 3). o/ Ciò ha determinato, nel periodo analizzato, seminativo vigneto arborato bosco (piantata) come la superficie coltivabile di questa area sia 1933 1.602.600 1.173.700 973.700 nel complesso diminuita dal 74% al 52% del 1999 1.965.400 1.784.600 totale, in favore della copertura boscata incre- mentatasi dai 97.37 Ha del 1933 sino ai 178.46 Fig. 2 - evoluzione dell'uso e della copertura del suolo nell'area Ha attuali (Fig. 4). di studio nel periodo 1 933/1 999 L'analisi cartografica di queste trasformazio- ni conferma una fase dinamica espansiva dei boschi in dipendenza delle possibilità di mec- canizzazione agricola: il bosco si espande nei terreni di maggiore acclività, tendendo ad oc- cupare gli ex-coltivi di minore spessore (diffi- coltà di manovra dei mezzi agricoli).

Foto 7 - panoramica della valle del Rio Groppo: questa immagine, scattata nella primavera del 1987, mostra il relitto di una estesa sistemazione a vigneto erborato (piantata) definitivamente distrutta alla fine degli anni '90. Notevole, e viceversa ben conservato, è il consistente e vecchio impianto artificiale a cipresso sul crinale della Scaparra nei pressi di Casa Raffaella (foto M. Chiesi)

28 29 30 to è il grado di biodiversità della vegetazione. L'analisi della trasformazione dell'uso del suolo avvenuta nel XX secolo, conferma una tenden- ziale diminuzione delle aree coltivabili in favore dell'avanzata del bosco ma registra anche l'irre- versibile cancellazione dal paesaggio dei segni tradizionali della sistemazione e conduzione agricola di questi luoghi: la piantata di vite. Listi- tuzione di una Riserva Naturale a protezione di questi splendidi paesaggi collinari, andrebbe fi- nalizzata a coordinare il governo dei boschi, fa- vorendone la conversione in fustaie, ed in parti- Fig. 3 - classi di trasformazione del vigneto erborato nell'area colare alla reintroduzione delle antiche coltiva- di studio nel periodo 1933/1999 zioni di vite, nelle gloriose varietà locali, rico- stituendo quel paesaggio arborato che lo ha con-

mq traddistinto per secoli. Ciò promuoverebbe in 4.000.000 questa area la riconversione verso una agricol- tura tradizionalmente vocata per produzioni di 3.500.000 nicchia, ad alta qualità. 3.000.000

2.500.000 Ringraziamenti 2.000.000 Un particolare ringraziamento al Dott. Alessan- 1.500.000 dro Alessandrini per la cortese revisione del testo. 1.000.000

500.000 Bibliografia essenziale

vigneto arborato seminativo bosco ALESSANDRINI A. & BRANCHETTI G., 1997: (piantata) 1999 1.965.400 1.784.600 Flora Reggiana. Cierre edizioni, Verona 1997, pp. 1933 1.602.600 1.173.700 973.700 312 CASALI C., 1899: La Flora del reggiano. Tip. E. Per- Fig. 4 — superficie coltivabile nell'area di studio, rapporto raf- gola, Avellino, 1899, pp. 186 frontato nel periodo 1933/1999 CHIESI M. & CILLONI S., 1988: La lettura del pa- esaggio carsico: la provincia di Reggio Emilia, in: Guida alla Speleologia del Reggiano, Tecnograf Conclusioni Reggio Emilia, 1988, 13-19 PASQUINI D., 1944: La vegetazione dei gessi reg- L'area dell'alto bacino del torrente Lodola con- giani, Atti Soc. Nat. e Mat. Modena, 75, 1944, serva caratteri di elevata naturalità con elementi 264-282 di particolare interesse fitogeografico, grazie in STUDIO CONSULENZA AMBIENTALE, 1990: particolare alla peculiare disposizione dei ver- Analisi delle componenti ambientali del bacino santi su di un substrato, quello gessoso, parti- del T. Rodano. Comune di Reggio Emilia, Ass. colarmente selettivo. Conseguentemente eleva- Ambiente, inedito

31 Istituto Italiano di Speleologia Memoria XI, s. II, pp. 33-36

IL SISTEMA CARSICO SPERANZA-MUSSINA (Borzano di Albinea — Reggio Emilia), CENNI GEOLOGICI

Marco Capitani'

Riassunto si". This is made by two sets of almost parallel inverse faults, dipping southward at high angle and trending Il Sistema Carsico Speranza-Mussina si è sviluppa- NW-SE. Movements along these structures caused the to entro la Formazione Gessoso-Solfifera del Messi- geometric superimposition of pre-Messinian sheets niano. Questa affiora lungo il margine appenninico, (made mainly of Ligurian Units) on the evaporites soprattutto nelle province di Reggio Emilia e di Bo- that, in turn, overth rusted the Pliocene Units. logna, in Romagna e nelle Marche. Keywords: Geology, Tectonic, Gypsum karst, Emilia. Le evaporiti della Gessoso-Solfifera si sarebbero for- mate durante il Messiniano, in coincidenza di un perio- do della storia geologica caratterizzato da condizioni di L'unità evaporitica all'interno della quale si forte evaporazione, non bilanciate dalle precipitazioni è impostato il Sistema Carsico Speranza-Mus- meteoriche e/o dagli apporti idrici fluviali, che avrebbe- sina s'inserisce nel contesto geologico-struttu- ro interessato per lo meno tutto il bacino Mediterraneo. Nella Provincia di Reggio Emilia, le evaporiti mes- rale dell'Appennino Settentrionale. Questo può siniane affiorano, dal punto di vista strutturale, lun- essere descritto come una catena montuosa for- go un doppio fascio di faglie inverse, ad alto angolo e matasi in seguito alla chiusura di un bacino a direzione appenninica, noto in letteratura come Li- oceanico, la Tetide, ed alla successiva collisio- nea dei Gessi. I movimenti lungo tali strutture avreb- ne di due zolle continentali, quella africana (o bero comportato la sovrapposizione geometrica dei terreni pre-messiniani (soprattutto le unità liguri cre- meglio una sua porzione detta Adria: conside- tacee) sulle evaporiti messiniane, a loro volta sovrap- poste tettonicamente ai terreni pliocenici. 0 5km Parole chiave: Geologia, Tettonica, Carsismo in Gesso, Emilia.

Reggio Abstract Emilia The Speranza-Mussina karst system developed in evaporites belonging to the "Gessoso-Solfifera For- mation". The unit outcrops on the Po Plain side of the Northern Apennines mountain chain, principal- ly in the Provinces of Reggio Emilia and , and in the Romagna and Marche Regions. Ca' Speranza a Borzano The "Gessoso-Solfifera Formation" deposited in the Scandiano Mediterranean Basin during the Messinian Age: a period characterized by general dry climatic condi- tions, not balanced by meteoric precipitations or by Castello water incoming by rivers. di Borzano "5 In the Province of Reggio Emilia, the unit crops along a double faults system named "Linea dei Ges- Fig. 1 - localizzazione dell'area di studio

1 Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Modena

33 rata come una microzolla a se stante da alcuni giche riconosciute al margine appenninico pa- modelli geologici) e quella europea. dano e nel sottosuolo dell'antistante pianura A causa di questo fenomeno, le originarie suc- (PIERI & GROPPI, 1981; CASTELLARIN et alii, 1985; cessioni sedimentarie, depostesi sui fondali ma- GASPERI et alii, 1986). Da questo punto di vista rini, furono soggette ad una lunga serie di pro- è stato messo in evidenza che il fronte della ca- cessi deformativi che comportarono la forma- tena appenninica viene a collocarsi ben oltre il zione di grandi unità tettoniche (falde) che an- margine collinare affiorante, fino ad arrivare lo- darono ad impilarsi le une sulle altre a formare, calmente in aree prospicienti l'attuale posizione dapprima, un prisma d'accrezione (PRINCIPI & del fiume Po (ad esempio con le Pieghe Ferrare- TREVES, 1984, TREVES, 1984) (formato da falde si: PIERI & GROPPI, 1981). In tempi geologici re- costituite dalle successioni sedimentarie oceani- lativamente recenti nei settori più meridionali che), successivamente alla collisione continen- dell'Appennino Settentrionale (grossomodo a tale, un cuneo orogenetico nella cui struttura fu sud del crinale principale) si sarebbe instaurato coinvolto il prisma d'accrezione originario. un regime deformativo di tipo estensivo, che Il cuneo orogenetico appenninico è formato avrebbe causato l'apertura dei bacini pleistoce- da diverse falde tettoniche impilate le une sulle nici toscani e sarebbe inoltre da collegare con altre. Semplificando, si può riconoscere una se- l'apertura del bacino tirrenico (AA.VV., 1992 cum quenza geometrica, dall'alto verso il basso, con bibl.; AA.VV., 1994 cum bibl.). le unità liguri (o Liguridi che formavano in ori- Le evaporiti entro le quali si è sviluppato il Si- gine il prisma d'accrezione) accavallate sulle uni- stema Carsico Speranza-Mussina sono ascrivibili tà Subliguri a loro volta sovrastanti le unità To- alla così detta formazione "gessoso-solfifera" del scane e Umbro-Marchigiano-Romagnole Messiniano (DALLAN NARDI & NARDI, 1972). (AA.vv., 1992 cum bibl.; AA.VV., 1994 cum bibl.). Si tratta di un'unità litostratigrafica che, nel- Queste falde tettoniche sono formate da suc- l'Appennino Settentrionale, affiora principal- cessioni sedimentarie (non sempre ricostruibi- mente nelle province di Reggio Emilia, Bolo- li a causa delle deformazioni subite) depostesi gna, in Romagna e nelle Marche (DALLAN NAR- in domìni paleogeografici distinti, caratteriz- DI & NARDI, 1972; ZANZUCCHI, 1980; VAI & zati da diverse condizioni ambientali (di pro- RICCI LUCCHI, 1978; IACCARINO & PAPANI, 1980; fondità del bacino, di litologia del substrato CONTI, 1989), con affioramenti segnalati an- sottomarino, di ambiente, di apporti sedimen- che in altre aree dell'Emilia (IACCARINO & PA- tari, etc.) (AA.vv., 1992; 1994). PANI, 1980; ZANZUCCHI, 1980; GASPERI et alii, I processi geodinamici che portarono alla for- 1989) e individuazione anche nei sondaggi per mazione del cuneo orogenetico appenninico du- ricerche di idrocarburi (AA.vv., 1980; PIERI & rarono molte decine di milioni d'anni e avven- GROPPI, 1981). La Formazione Gessoso-Solfi- nero per gran parte in ambiente subacqueo. Per fera è comunque correlabile con numerose al- tale motivo, le unità geometricamente superiori tre unità evaporitiche riconosciute pressoché costituirono un fondale sottomarino sul quale la in tutto il Mediterraneo a testimonianza di un sedimentazione proseguì, contemporaneamente evento di crisi di salinità che avrebbe interes- alle traslazioni ed alle deformazioni tettoniche, sato, durante il Messiniano, l'intera area del ba- con la deposizione della Successione Epiligure. cino (IACCARINO & PAPANI, 1980 cum bibl.). In Le superfici che separano le diverse unità tet- effetti, date le caratteristiche litologiche della toniche rappresentano quindi dei piani di acca- Formazione "Gessoso-Solfifera", descrivibile vallamento, lungo le quali si sono avute trasla- come unità formata da evaporiti (gessi) alter- zioni relative, anche di diverse decine di chilo- nate a marne ed argilliti, essa può essere inter- metri, di grandi masse rocciose. Queste superfici pretata come la testimonianza dell'esistenza di di movimento, nell'Appennino Settentrionale, un bacino marino di acque basse (o di una la- presentano un andamento grossomodo diretto guna a salinità elevata), con apporti fluviali li- NO-SE con inclinazione verso i quadranti meri- mitati o comunque insufficienti a compensare dionali (AA.vv., 1982) e possono essere descritte l'evaporazione, in condizioni climatiche ten- come accavallamenti (thrust) e faglie inverse. denzialmente aride. L'esistenza poi di una di- L'enucleazione di tali strutture, legate alle scordanza angolare tra i terreni evaporitici e i compressioni (determinate dal progressivo av- sedimenti riferibili alla così detta formazione vicinamento delle placche africana ed europea), clastica continentale (IACCARINO & PAPANI, è proseguita nel tempo, a fasi alterne, fino a tem- 1980), sarebbe indicatrice di un evento tetto- pi geologicamente recenti, come testimoniato nico inframessiniano di sollevamento seguito dall'età plio-pleistocenica delle strutture geolo- da una successiva trasgressione.

34 Foto I - versante sud-est della rupe del Castello di Borzano di Albinea, ove si notano contatti tettonici tra (da destra a sinistra) gessi (Messiniano inf.- Miocene) e unità liguri cretacee.

In effetti, la formazione clastica continentale pre- da fasci di faglie, per lo più inverse, ad alto senta quasi ovunque, nel reggiano, le caratteristi- angolo, talora subverticali, che limitano la base che di sequenza positiva (conglomerati passanti ed il tetto dell'unità evaporitica, portando, a verso l'alto a sabbie a loro volta passanti ad argil- sud, le unità liguridi ad accavallarsi al di sopra le), anche se vi sono opinioni discordanti al ri- della Gessoso-Solfifera (IACCARINO & PAPANI, guardo. Ad esempio, secondo Iaccarino & Pa- 1980). Questa giacitura, che ha comportato pani (1980) la tendenza trasgressiva indicata dalle spesso la verticalizzazione dei sedimenti eva- facies riconoscibili entro i sedimenti della forma- poritici, mostra ancora una volta come le de- zione clastica continentale si invertirebbe verso il formazioni e le traslazioni, che hanno dato luo- tetto dell'unità, con eventuale emersione prima go all'impilamento di falde tettoniche che co- dell'importante trasgressione pliocenica. Bonaz- stituiscono l'ossatura dell'Appennino Setten- zi & Parea (1998) riconoscono invece le eviden- trionale, si siano attuate fino a tempi molto ze di una generale sommersione progressiva del recenti e che, probabilmente, sono ancora in margine appenninico, dalla fine della deposizio- atto nel sottosuolo della Pianura Padana. ne evaporitica all'inizio della deposizione della In tali considerazioni trova giustificazione il Formazione delle Argille Azzurre, che segna l'in- fatto che la Formazione Gessoso-Solfifera non staurarsi di condizioni francamente marine. affiori in maniera continua lungo tutto il mar- Nell'Appennino reggiano la Formazione gine appenninico padano. Essa, spesso, risulta Gessoso-Solfifera affiora all'estremità orienta- essere stata sovrascorsa da altre unità, nella fat- le di una fascia ad andamento ONO-ESE, lar- tispecie, nella zona qui considerata, dalle uni- ga da 100 a 600 m, limitata a S e a N da un tà liguri (IACCARINO & PAPANI, 1980; ZANZUC- allineamento di strutture tettoniche fragili note CHI, 1980) (Foto 1). con il nome di Linea dei Gessi (PAPANI, 1971) e, più in particolare, Linea dei Gessi 1, a sud, e Si ringraziano i Proff. G. Bettelli e U. Bo- Linea dei Gessi 2, a nord (BERNINI et alii, 1979; nazzi per i suggerimenti utili al miglioramento IACCARINO & PAPANI, 1980). Queste sono date del contenuto del testo e della bibliografia.

35 Bibliografia DALLAN NARDI L. & NARDI R., 1972 — Sche- ma stratigrafico e strutturale dell'Appennino Set- AA.VV., 1980 — Sezioni Geologico Strutturali in sca- tentrionale. Mem. Ac. Lunig. Sc. 42, 1-212. la 1:200.000 attraverso l'Appennino Settentrio- GASPERI G., GELATI R. & PAPANI G., 1986 — nale. C.N.R. Prog. Finaliz. Geodinamica, Sotto- Neogenic evolution of the Northern Apennines preogetto 5 — Modello Strutturale, Gruppo Ap- on the Po Valley. Giornale di Geologia, 48, 187- pennino settentrionale, Pubbl. n. 320. 195. AA.VV., 1982 — Carta Strutturale dell'Appennino GASPERI G., CREMASCHI M., MANTOVANI Settentrionale. C.N.R. Prog. Finaliz. Geodinami- UGUZZONI M.P., CARDARELLI A., CATTANI ca, Pubbl. n. 429. M. & LABATE D., 1989 — Evoluzione plio-quater- AA.VV., 1992 —Appennino Tosco-Emiliano. In: Bor- natia del margine appenninico modenese e dell'an- tolotti V. (ed.) Guide Geologiche regionali n. 3, tistante pianura. Note illustrative alla carta geologi- BE-MA editrice, pp. 334. ca. Mem. Soc. Geol. It., 39 (1987), 375-432. AA.VV., 1994 — Appennino Ligure-Emiliano. In: PIERI M. & GROPPI G., 1981 — Subsurface geolo- Zanzucchi G. (ed.) Guide Geologiche regionali n. gica) structures of the Po Plain, . C.N.R. Prog. 6, BE-MA editrice, pp. 388. Finalizz.. Geodinamica Pubbl. n. 414. BONAZZI U. & PAREA G.C., 1998 — Considera- PAPANI G., 1971 — Geologia della struttura di Via- zioni sedimentologiche sul Messiniano post-eva- no (Reggio Emilia). Mem. Soc. Geol. It., 10, 121- poritico del pedeappennino reggiano. Giornale di 165. Geologia, 60, 13-14. PRINCIPI G. & TREVES B., 1984 — Il sistema Cor- CASTELLARIN A., EVA C., CIGLIA G., & VAI so-Appenninico come prisma d'accrezione. Riflessi G.B. (con contributo di Rabbi E., Pini G.A. & sul problema generale del limite Alpi-Appennini. Crestana G.), 1985 — Analisi strutturale del fron- Mem. Soc. Geol. It., 28, 549-576. te appenninico padano. Giornale di Geologia, Ser. TREVES B., 1984 — Orogenic belts as accretionary 3, n. 47, 47-76. prism: the example of the Northern Apennines. IACCARINO S. & PAPANI G., 1980 — Il messi- Ofioliti, 9/3, 577-618. niano dell'Appennino Settentrionale dalla Val VAI G.B. & RICCI LUCCHI E, 1978 — The Vena d'Arda alla Val Secchia: stratigrafia e rapporti con del Gesso in Northern Apennines: growth and il substrato e il Pliocene. In: AA.VV. "Volume de- mechanical break-down of gypsified algal crusts. dicato a S. Venzo". Ed STEP, Parma, 15-46. Mem. Soc. Geol. It., 16, 217-249. BERNINI M., CLERICI A., PAPANI G., SGAVET- ZANZUCCHI G., 1980 — I lineamenti geologici del- TI M. & TELLINI C., 1979 — Prime considera- l'Appennino parmense. Note illustrative alla car- zioni riassuntive sull'area appenninica dal F. Sec- ta e alle sezioni geologiche della Provincia di Par- chia al T. Nure. C.N.R. Prog. Finaliz. Geodina- ma e zone limitrofe (1:100.000). In: AA.VV. "Vo- mica, Pubbl. n. 251, 431-438. lume dedicato a S. Venzo" Ed. STEP, 201-233.

36 Istituto Italiano di Speleologia Memoria XI, s. II, pp. 37-45

PETROGRAFIA DELLA ZONA CARSICA DI BORZANO E DELLE AREE LIMITROFE (Com. Albinea - Prov. Reggio Emilia)

Massimo Barbieri 1,2, Antonio Rossi 1,

Riassunto Premessa Vengono presentati i risultati di una indagine a ca- rattere mineralogico e petrografico condotta sulle roc- L'area indagata, compresa fra i torrenti Lo- ce evaporitiche messiniane, affioranti nell'area carsi- dola e Lavezza, affluenti del torrente Rodano ca di Borzano di Albinea (Reggio Emilia), e sui litoti- (Fig. 1), corrisponde ad una fascia allungata di pi pre- e post-evaporitici ad esse limitrofi. Le infor- territorio, a sviluppo Est-Ovest, la cui parte mazioni raccolte sono state di base per una approfon- centrale è costituita da un tratto della princi- dita indagine morfometrica e morfoscopica (BARBIERI pale lente gessosa di età messiniana che affiora M. & ROSSI A., 2001) condotta sui depositi fisici pre- senti all'interno di una delle più importanti cavità che nella provincia di Reggio Emilia. Sono state si aprono in questa zona: la Tana della Mussina di Borzano (ER-RE2) che costituisce il collettore termi- nale del sistema carsico Speranza-Mussina. 0 5km Parole chiave: mineralogia, petrografia, evaporiti, rocce clastiche

Reggio Abstract Emilia

The results of a mineralogical and petrographical investigation devoted to messinian evaporitic rocks croping out in the karst area of Borzano di Albinea (Reggio Emilia - Northern Apennines - Italy) and T to the rock pre- and post-evaporitic near them will be shown in this article. The collected informations Ca' Speranza will be the basis for a detailed morphometrical and Scandiano morphoscopical research carried out on physical deposits comeing from one of the most important Casalgrande caves of this area: the Tana della Mussina di Borza- Castello ) no (ER-RE2). di Borzano Key Words: mineralogy, petrography, evaporitic and clastic rocks Fig.1 — Ubicazione dell'area studiata.

1 Dipartimento di Scienze della Terra - Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia 2 Gruppo Speleologico Paletnologico Gaetano Chierici - Reggio Emilia 3 Gruppo Speleologico Bolognese - Unione Speleologica Bolognese

37 analizzate sia le rocce evaporitiche che quelle In continuità con questi ultimi, sempre at- affioranti a Nord e a Sud di esse, per fascie are- traverso contatti tettonici, per un breve tratto le almente estese da 200 a 300 metri. Tali rocce evaporiti si contrappongono a rocce di natura sono state sottoposte ad indagini mineralogi- torbiditica costituite da strati calcarei a base are- che e petrografiche al fine di determinarne i nitica intercalati a livelli di potenza variabile e a principali parametri composizionali. Sono state componente marnoso calcarea (Fig.2). utilizzate metodologie microscopiche a trasmis- Il tratto Sud-occidentale della formazione sione, diffrattometriche mediante raggi X (con messiniana a sua volta risulta contiguo, sem- Diffrattometro per polveri Philips PW 1050/ pre tettonicamente, a litotipi pelitici grigio-scu- 25) e chimiche; di alcuni campioni provenien- ri inglobanti abbondanti inclusi calcarei mol- ti dalla formazione evaporitica si sono anche to chiari e in assetto caotico. ottenute immagini ed analisi chimiche semi- Anche lungo il margine settentrionale i con- quantitative mediante microscopio elettroni- tatti della lente gessosa con le rocce circostanti co a scansione (SEM Philips XL40) con abbi- permangono di natura tettonica pur interes- nata microsonda elettronica a dispersione di sando una unica formazione a componente li- energia (EDS - EDAX 9900) presso il Centro tologica argilloso-marnosa, riccamente fossili- Interdipartimentale Grandi Strumenti (CIGS) fera e di età pliocenica. Va sottolineato che Iac- dell'Università degli Studi di Modena e Reg- carino & Papani (1980) interpretano che una gio Emilia. I dati raccolti, unitamente a detta- parte della base di quest'ultima formazione sia gliate osservazioni di campagna, hanno permes- stata meccanicamente eliminata. so l'elaborazione dell'allegata carta geolitolo- Scarsi e soprattutto localizzati in corrispon- gica schematica (Fig.2). denza degli alvei dei torrenti Lodola e Lavezza sono i depositi alluvionali quaternari.

Caratteri stratigrafici delle rocce evaporitiche e rapporti con le formazioni adiacenti Caratteri strutturali e composizione petrogra- fica dei principali litotipi affioranti Secondo IACCARINO & PAPANI (1980) la stra- tigrafia della formazione evaporitica nell'area Rocce post-evaporitiche: Peliti grigio-azzurre compresa tra i torrenti Lavezza e Lodola è co- (PLIOCENE) (AA. vv., 1997) stituita, dal basso verso l'alto, dalla seguente Affiorano mediante un contatto tettonico successione: lungo il margine settentrionale della formazio- FACIES 1 - Argille marnose fogliettate con- ne evaporitica, per degradare progressivamen- tenenti uno scarso corredo di macro- e micro- te, attraverso dolci pendii o tratti di versante a fossili e rare intercalazioni di gesso. calanco, in direzione dell'alta pianura quater- FACIES 2 - Argille marnose contenenti in- naria. Si tratta di peliti, con tracce di biotur- clusi di gesso macrocristallino, sotto forma di bazioni, contenenti intercalazioni costituite da isolati cristalli o di blocchi di roccia. livelli sabbiosi. Sono caratterizzate dalla pre- FACIES 3 - Bancate di gesso macrocristalli- senza di macro- e microfaune tipiche di am- no intercalate da livelli argilloso-marnosi a scar- biente di piattaforma e di scarpata. Sondaggi so o nullo corredo fossilifero. effettuati in altre località della regione hanno Gli stessi Autori, utilizzando dati micropa- evidenziato trattarsi di una formazione che può leontologici, interpretano la Facies 1 come for- raggiungere una potenza di varie centinaia di matasi in ambiente marino a profondità non metri (LOSACCO, 1964). Indagini diffrattome- inferiore ai 100-200 metri mentre la Facies 3, triche, condotte su diversi campioni di que- confrontata con analoghi sedimenti di altre st'area e associate a determinazioni calcimetri- zone della regione, si sarebbe originata a pro- che, hanno identificato nel quarzo il minerale fondità massime di poche decine di metri. dominante; a questo si affianca, tra i carbona- Nella parte Sud-orientale dell'area studiata ti, abbondante calcite il cui contenuto raramen- (Fig.2) le rocce evaporitiche risultano tettoni- te scende al di sotto di valori del 20%, mentre camente a contatto con litotipi prevalentemen- la dolomite risulta ben presente negli affiora- te argillosi a scarsa o nulla stratificazione (Lo- menti pelitici più prossimi alla fascia gessosa SACCO, 1964) ma ricchi di deformazioni dutti- per diventare scarsa o quasi assente man mano li complesse e macroscopicamente caratteriz- che da questa ci si allontana; anche il feldspato zati da notevoli variazioni cromatiche dal ros- è ben identificabile, unitamente alla clorite e so al verde o al grigio. alla illite; è invece scarsa la caolinite. E' pre-

38 sente, anche se in quantità non particolarmente costituiscono, dal punto di vista della struttu- abbondante, il serpentino, con ogni probabili- ra appenninica, un baluardo roccioso interpo- tà in entrambe le varietà crisotilo e antigorite, sto tra le rocce a netta componente argilloso- mentre è sempre in tracce la montmorillonite. marnosa, affioranti a Nord, e quelle argillose Il gesso compare sempre in quantità trascura- varicolori o con inclusi lapidei e a prevalente bili ed è ipotizzabile possa trattarsi di un mi- struttura caotica oppure calcareo-marnoso-ar- nerale di genesi secondaria. gillose a struttura flyscioide, affioranti a Sud. Le forme del paesaggio, in corrispondenza dei Rocce evaporitiche:• Gessi con intercalazioni ar- litotipi evaporitici, sono chiaramente ricollega- gilloso-marnose (Messiniano - MIOCENE Med.- bili alla loro facile solubilità: infatti è possibile Sup.) vv., 1997) osservare doline, inghiottitoi, valli cieche, cam- pi solcati, docce di dissoluzione e risorgenti. a) Gessi Queste rocce, appartenenti alla Formazione Le rocce evaporitiche nel territorio reggiano Gessoso-solfifera messiniana e caratterizzate costituiscono una serie di affioramenti, di for- alla percussione da un tipico odore fetido, sono ma sub-lenticolare, fra loro non in continuità costituite da potenti bancate di gesso, preva- spaziale. Esse si sono depositate all'interno di lentemente macrocristallino, con rare e sottili una serie di bacini lagunari ad alta concentra- intercalazioni di materiale pelitico talora an- zione salina durante fasi climatiche caldo-ari- che bituminoso. La tessitura dei litotipi gesso- de particolarmente favorevoli alla evaporazio- si è, in genere, caratterizzata dalla presenza di ne (CITA, 1973; Hsu, 1973; RICCI LUCCHI, 1973; grandi cristalli di colore grigiastro che, nella RYAN, 1973). parte inferiore della serie, presentano sovente Nell'area di Borzano queste rocce, sia per una orientazione spaziale in perfetto accordo l'estensione dell'affioramento che per i feno- con la regola di Mottura (gergo minerario) men- meni carsici che in esse si sviluppano, rappre- tre in quella centro-superiore sembrano dispor- sentano la più importante testimonianza di tale si in modo del tutto casuale. Soprattutto alla evento evaporitico avvenuto nel Messiniano e base dell'affioramento evaporitico, ed esatta- -24t13-1c,--z

Foto l - Affioramento evaporitico del Castello di Borzano, costituito da gesso in bancate formate da grossi cristalli. Alla sua base si intravede una fascia di versante a morfologia addolcita il cui substrato è costituito sempre da gesso in prevalenza di tipo microcristal- lino (Foto M. Chiesi).

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Fig.2 — Carta litologica schematica della lente gessosa e delle formazioni geologiche ad essa immediatamente circostanti e comprese tra i torrenti Lodola e Lavezza (Com. Albinea — Prov. Reggio Emilia).

40 e) f) h)

Foto2: a) Intreccio di grandi cristalli geminati allungati di gesso (Nicol X; dimensioni 3x2 mm). b) Cristalli idiotopici di gesso, talora geminati, immersi in una matrice pelitico-carbonatica (Nicol X; dimensioni 3x2 mm). c) Grandi cristalli di gesso dai contorni fra loro leggermente compenetrati; in prossimità di uno dei bordi si riconoscono microinclusioni di materiale pelitico (Nicol X; dimen- sioni 1,2x0,8 mm). d) Contatti seghettati fra grandi cristalli di gesso (Nicol X; dimensioni 3x2 mm). e) Gesso xenotopico nuvoloso a rosetta (Nicol X; dimensioni 0,5x0,34 mm). f) Individui di neoformazione di calcite tra cristalli di gesso; si riconoscono anche microspalmature di materiale pelitico negli spazi infracristallini (Nicol X; dimensioni 1,2x0,8 mm). g) Grandi cristalli di gesso geminato ai cui bordi è ben evidente il materiale pelitico (Nicol X; dimensioni 3x2 mm). h) Campione di gesso-arenite; sono ben evidenti i suoi clasti componenti costituiti soprattutto da gesso, da calcite e da frammenti di rocce carbonatiche, di arenaria a grana fine, di arenarie calcaree, ecc... (Nicol X; dimensioni 3x2 mm).

mente in corrispondenza dell'incisione del Tor- rizzatore numerose sezioni sottili ottenute su rente Lodola dove è possibile seguire per uno campioni di roccia gessosa provenienti da po- spessore di alcuni metri la regolare successione sizioni stratigrafiche diverse, in modo da avere stratigrafica tra argille marnose e i litotipi sol- una conoscenza significativa dei caratteri pe- fatici, si osservano banchi decimetrici di gesso trografici di tutto l'affioramento. mesocristallino i quali sfumano rapidamente Si tratta sempre di rocce costituite da grandi verso l'alto in livelli costituiti da individui, sem- cristalli tabulari geminati quasi idiomorfi (Foto pre di gesso, ma di grandi dimensioni ed in 2a - Foto 2b), aventi contatti fra loro netti o giacitura verticale. debolmente compenetrati (Foto 2c) oppure se- Va sottolineato che, in base alle osservazioni ghettati (Foto 2d), che formano un mosaico di di campagna, sia morfologiche (che evidenzia- fondo caratterizzato da individui estremamente no l'esistenza lungo il versante sinistro del tor- puri, carattere questo già riconosciuto da Mala- rente Lodola di un ampio tratto sub-pianeggian- volti et alii (1954) negli affioramenti messinia- te, a substrato gessoso, sovrastato da pareti qua- ni del territorio reggiano a Vezzano sul Crosto- si verticali di roccia analoga (Foto 1)) che tessi- lo e al Rio Vendina. L'abito più frequente dei turali (presenza nelle bancate inferiori di cristalli cristalli di gesso è costituito dalla combinazione geminati, con punte orientate verso la base de- di un pinacoide laterale {010} con il prisma ver- gli strati secondo la regola di Mottura, disposi- ticale {110} e quello obliquo {111}; la sfaldatu- zione spaziale che difficilmente si osserva negli ra maggiormente evidente avviene secondo il strati sovrastanti), sembra ipotizzabile che que- piano (010); numerosi sono poi gli individui ste due parti dell'affioramento possano corri- che, uniti secondo il pinacoide {101}, defini- spondere a quanto sostenuto da Vai & Ricci scono la geminazione che prende il nome "a ferro Lucchi (1977) i quali hanno identificato in una di lancia" (BERTOLANI & ROSSI, 1988). serie messiniana dell'Appennino romagnolo, in- Richiamando la proposta di classificazione feriormente, impalcature di gesso primario in delle evaporiti solfatiche di Ciarapica et alii posto sviluppatesi in associazione con tappeti (1985) è stato riconosciuto gesso idiotopico co- algali (selenite autoctona) e, superiormente, in- stituito da individui ad abito prismatico lenti- dividui di gesso, in noduli o lenti rimaneggiate colare oppure geminati, unitamente a gesso ipi- con cristalli sdraiati o di tipo detritico, accu- diotopico-xenotopico costituito da cristalli gra- mulatisi durante fasi deposizionali marine in- nulari o da individui nuvolosi, sia ameboidi che framessiniane di tipo trasgressivo-regressivo. a rosetta (Foto 2e). Non è stato individuato Sono state poi studiate al microscopio pola- gesso microcristallino significativo.

41 Associati alla componente gessosa appaiono di una roccia detritica fittamente stratificata e a piccoli corpi carbonatici (Foto 2f), spesso lim- granulometria notevolmente costante, costituita pidi oppure come torbide aggregazioni micri- da clasti, che si presentano da sub-arrotondati ad tiche; queste presenze sembrano spesso concen- arrotondati secondo le classi proposte da Powers trarsi in posizioni intergranulari in seguito o (1953), immersi in una matrice debolmente ar- ad azioni meccaniche pressive oppure per loro gillosa. A luoghi in questo livello il microscopio deposizione da parte di soluzioni percolanti ha permesso di riconoscere concentrazioni di ce- all'interno della roccia. Del passaggio di fluidi mento calcitico e di ossidi di ferro. La sua com- intergranulari se ne ha anche testimonianza ponente clastica è costituita (Foto 2h) da fram- osservando i contatti tra materiale pelitico e menti di roccia gessosa, di pelite quarzoso-mica- individui di gesso (Foto 2g); infatti i bordi di cea, di litotipi arenacei talora anche ricchi di mica, questi ultimi appaiono spesso o seghettati o di calcare, di quarziti a grana estremamente fine, modificati da lente azioni di dissoluzione. di frammenti di scisti micacei, di rocce serpenti- In associazione con la componente carbona- nizzate o granulari di tipo granitico unitamente tica è possibile identificare la presenza, a luo- a frammenti di cristalli di gesso, di quarzo, di pla- ghi non trascurabile, di materiale di natura ar- gioclasio talora geminato e debolmente seriticiz- gillosa, sovente pigmentato o da sostanza bitu- zato, di k-feldspato, di mica biotite in fase di do- minosa o da ossidi di ferro. Quando la compo- ritizzazione, di individui di calcite anche di note- nente clastica molto fine è particolarmente ab- voli dimensioni e di frammenti di fossili a guscio bondante non è raro osservare al suo interno calcareo. cristalli di gesso ad abito lenticolare oppure dai La formazione di questa gesso-arenite può es- contorni irregolari. Infatti dove la roccia com- sere ricollegata ad un evento inframessiniano di patta ha risentito degli effetti di azioni tettoni- temporanea emersione dal mare almeno di una che, anche le impalcature cristalline di gesso parte delle bancate gessose già formatesi con con- incluse nell'argilla spesso possono presentarsi seguente loro parziale smantellamento da parte intensamente frammentate in termini del tut- degli agenti fisici superficiali e deposizione del- to privi di abito idiomorfo. In alcuni campio- la componente detritica prodottasi. Nello stes- ni, a conferma dei fenomeni secondari di ricri- so bacino di sedimentazione confluivano con- stallizzazione, sono state talora osservate con- temporaneamente anche i materiali detritici pro- centrazioni di individui di gesso xenotopico nu- venienti dalla erosione delle formazioni più an- voloso a rosetta (Foto 2e). Da notare che, an- tiche che costituivano la catena appenninica già che a livello macroscopico, in corrispondenza in fase di sollevamento orogenetico. di superfici di disturbo tettonico (scorrimenti e frizioni fra blocchi di roccia gessosa) è possi- b) Intercalazioni argilloso-marnose bile osservare sottili bande costituite o da gesso Nell'affioramento studiato, sia in superficie secondario, ricristallizzato in aghi molto allun- che lungo i suoi percorsi carsici ipogei, sono gati di colore bianco latteo, chiamato sericolite, state individuate e campionate alcune interca- il cui abito indica, in modo puntuale, la dire- lazioni pelitiche. Si tratta di livelli poco nu- zione di movimento dei due contrapposti bloc- merosi e di scarsa potenza, contrariamente a chi di roccia, oppure da gesso sempre di genesi quanto avviene in altre aree emiliano-romagno- secondaria trasparente, limpido o reso debol- le dove essi talora raggiungono spessori e fre- mente torbido da inclusioni argillose o di ossi- quenze molto superiori. di di ferro, chiamato specchio d'asino. Sia que- La loro deposizione è stata collegata ad epi- st'ultimo tipo di gesso che la sericolite devono sodi di apporto clastico pelitico proveniente da la loro formazione a precipitazione di materia- terre emerse, con ogni probabilità collegati a le solfato da soluzioni sovrassature. momentanee variazioni delle generali condizio- Al contrario del territorio bolognese e roma- ni climatiche (BERTOLANI-MARCHETTI, 1984) o gnolo, dove al gesso si trovano talora associati a mutamenti del regime idrico dei corsi d'ac- piccoli cristalli di anidrite (BERTOLANI & ROSSI, qua che sfociavano nel bacino evaporitico. 1991), in quello reggiano, ed in particolare nei Specifiche indagini micropaleontologiche gessi dell'area studiata, non è stata rilevata al- hanno evidenziato la presenza in alcuni di que- cuna traccia di questo solfato anidro (BERTO- sti interstrati di faune oligotipiche di certa età LANI & ROSSI, 1988). messiniana, mentre dal punto di vista granu- Và sottolineato che un campione, raccolto al- lometrico, variano da tipici limi ad argille li- l'interno della Tana della Mussina di Borzano, si mose con scarsissimo scheletro sabbioso (BER- è rivelato essere una tipica gesso-arenite. Si tratta TOLANI & ROSSI, 1988).

42 Al microscopio questi materiali si presenta- no in livelli tendenzialmente scuri, con fitte laminazioni piano parallele dalle dimensioni talora inferiori al millimetro, a testimonianza di un ambiente di sedimentazione a bassa ener- gia e povero di bioturbazioni probabilmente a causa delle condizioni pre-anossiche che lo ca- ratterizzavano. E' riconoscibile anche sostanza organica, dal caratteristico colore bruno, dispersa in modo omogeneo in tutto il sedimento. Sono stati poi individuati microscopici individui di quarzo, per lo più arrotondato ma anche a spigoli vivi; le miche, in genere muscovite, sono molto ab- bondanti, di dimensioni variabili, allungate e isorientate parallelamente alla stratificazione; gli scarsi feldspati, a loro volta, appaiono sem- pre alterati. L'analisi diffrattometrica oltre a confermare la presenza dei minerali riconosciu- ti al microscopio ha permesso anche di effet- tuare una attendibile valutazione semiquanti- tativa delle specie presenti in base alla quale il quarzo è dominante, il gesso varia da assente ad abbondante, mentre sono ben riconoscibili il feldspato, la clorite e la caolinite. Tra i car- bonati la calcite e la dolomite sono ben rap- presentati, con possibilità che la seconda sia b) predominante rispetto alla prima, come già Foto3 : a) Tracce di strutture biogeniche (bacteri, ecc.) su fram- osservato da Bertolani (1966) e Rossi & Sblen- mento detritico di feldspato proveniente da una intercalazione dorio (1975) per gli affioramenti delle colline argilloso-marnosa affiorante su una delle pareti della cavetta bolognesi. abbandonata posta a monte della Dolina del Pomo (dimensio- Determinazioni calcimetriche hanno per- ne 40 x 25pim). b) Particolare della precedente (dimensione 13,6 messo di definire queste peliti come tipiche x 8,511m). argille marnose. Di particolare interesse si sono rivelate alcune "Tabiano" della Carta Geologica dell'Appen- immagini ottenute con il microscopio elettroni- nino Emiliano-Romagnolo 1:10.000 edita dalla co a scansione (SEM) su un campione prelevato Regione Emilia-Romagna (AA. vv., 1997), ad da un interstrato affiorante presso la cavetta ab- un lembo poco esteso delle Marne del Termi- bandonata posta a monte della Dolina del Pomo. na di età Tortoniana; ma non è da escludere, Infatti sulla superficie di un granulo di feldspato come suggerito da Panieri (2001), che esse rap- sono state, per la prima volta, riconosciute tracce presentino le argille basali del Messiniano inf. di strutture biogeniche, probabili testimonianze poste in continuità stratigrafica con le bancate della presenza di microrganismi (batteri, ecc..) gessose. (Foto 3a e foto 3b) che possono aver agito come Si tratta di argilliti bituminose di colore gri- catalizzatori biologici dello zolfo. gio-nerastro dal caratteristico odore fetido, stra- tificate, a luoghi laminate e caratterizzate da un abbondante corredo di macro- e microfau- Rocce pre-evaporitiche: ne fossili marine. All'interno della massa argil- a) Peliti bituminose (Messiniano inf: - MIOCE- litica è possibile riconoscere lenti o cristalli, NE) (AA. vv., 1997) singoli oppure in aggregati, di gesso sovente di Corrispondono ai pochi metri di argille-mar- piccole dimensioni. nose o marne-argillose affioranti lungo il tor- Numerose indagini diffrattometriche hanno rente Lodola a diretto contatto con la base del- indicato nel quarzo il loro componente domi- l'affioramento gessoso. E' controversa la loro nante; tra i silicati sono sempre ben presenti il appartenenza formazionale: esse potrebbero ap- feldspato, l'illite e la clorite, mentre risulta es- partenere, come riportato nella Sezione 218040 sere non particolarmente abbondante la caoli-

43 nite, scarso è poi il serpentino nella sua varietà Alcune determinazioni diffrattometriche, amesite, valutabile come presente solo in trac- supportate da determinazioni gas-volumetri- ce è la montmorillonite. Tra i carbonati la cal- che, identificano nella calcite, mediamente pre- cite è sempre ben rappresentata, mentre la do- sente in quantità attorno al 50%, il minerale lomite varia da scarsa a non particolarmente componente dominante; il quarzo, a sua volta, abbondante. Le determinazioni calcimetriche è discretamente abbondante e l'illite facilmen- confermano la natura petrografica argilloso- te rilevabile; appaiono scarse la clorite, la cao- marnosa di tutti i campioni esaminati. linite e i feldspati; della montmorillonite è con- fermata la presenza solo in tracce. b) Peliti varicolori (Cenomaniano?-Campania- no int. - CRETACEO)(. w., 1997) d) Peliti caoticizzate con inclusi lapidei (Aptia- Si presentano a diretto contatto tettonico con no-Albiano - CRETACEO) (I. w., 1997) la parte Sud orientale dell'affioramento gesso- Costituiscono una sottile fascia, tettonicamen- so. Si tratta di peliti caratterizzate da fiammate te interposta fra i Gessi messiniani e le Alter- di materiale rosso, rosato, nerastro, verde, noc- nanze di calcari-marnosi e marne del Campania- ciola, violaceo e grigio. Esse, che presentano no Sup. - Maastrichtiano. La loro morfologia è numerose deformazioni duttili e complesse, contraddistinta da versanti estremamente insta- possono apparire caoticizzate o essere interca- bili, mentre i limiti formazionali sono di diffi- late da lembi di straterelli di torbiditi arena- cile definizione sul terreno in quanto sempre ceo-micacee di colore nocciola-rossastro. Ta- ricoperti da lingue di terreno interessato da lora includono rari ciottoli manganesiferi op- movimenti franosi. Si tratta di peliti da grigio- pure, a luoghi, abbondanti inclusi lapidei chiari scure a quasi nere notevolmente caoticizzate, di natura calcareo-marnosa; questi ultimi al inglobanti brandelli tettonizzati di strati o bloc- microscopio, si sono rivelati costituiti da tor- chi isolati di roccia calcarea o calcareo-marno- bide micriti interessate da deformazioni e da sa; in netto subordine le presenze arenacee. Non fratture ricementate da calcite. Analisi diffrat- è stato possibile campionare questa litologia in tometriche della componente argillosa, effet- posto in quanto essa si è presentata sempre in- tuate però su pochi campioni, indicano come tensamente alterata e rimaneggiata, quindi con dominante il quarzo; la calcite e la caolinite caratteristiche composizionali senz'altro non sono a loro volta ben presenti assieme ai feld- corrispondenti alla sua natura originaria. spati e alla illite; la clorite è scarsa e la mont- morillonite appare solo in tracce. Alcune de- terminazioni calcimetriche hanno permesso di Conclusioni quantizzare in queste peliti un contenuto di carbonati di poco inferiore al 14% che permette L'area collinare di Borzano pur non rappre- di definirle come argille-marnose. sentando una fascia di territorio particolarmen- te estesa, tuttavia permette di osservare alcune c) Alternanze di calcari marnosi e marne (Cam- delle principali litologie e molti degli elementi paniano sup.-Maastrichtiano - CRETACEO) tettonici che contraddistinguono il fronte pa- (AA. w, 1997) dano dell'Appennino settentrionale. In questa Queste alternanze giungono in contatto tet- zona tutte le formazioni geologiche presenti sono tonico con l'affioramento gessoso soltanto per fra loro a contatto tettonico, anche quelle (Ges- poco più di 100 metri, tra Monte del Gesso e si e Peliti grigio-azzurre) che appartengono ad Monte Lunetta; tendono poi ad ampliarsi are- una regolare successione stratigrafica. Soltanto almente verso Sud man mano che si allontana- lungo il torrente Lodola, in corrispondenza del no dalla formazione evaporitica. contatto delle Evaporiti con le Peliti bitumino- Sono costituite da una successione flyschioi- se del Tortoniano (AA. vv., 1997) o Messiniano de di natura torbiditica, anche notevolmente inf. (PANIERI, 2001), la locale successione strati- tettonizzata e sconnessa, che vede livelli calca- grafica non appare interessata da dislocazioni tet- rei o calcareo-marnosi in netto subordine alle toniche. Per quanto riguarda i litotipi affioranti marne; non mancano sottili intercalazioni co- a Sud della formazione gessosa, tutti di età cre- stituite da fini torbiditi arenacee. La dominante tacica, essi sono interpretabili come la testimo- componente marnosa è costituita da rocce chia- nianza del coinvolgimento di formazioni molto re che superficialmente possono presentare una antiche nell'orogenesi appenninica, con loro tipica fratturazione concoide. Il loro grado di spostamento spaziale e sovrapposizione tettoni- cementazione non è costante. ca nei confronti di rocce più recenti.

44 Ringraziamenti CIARAPICA G., PASSERI L. & SCHREIBER C.B., 1985 - Una proposta di classificazione delle eva- Gli Autori desiderano ringraziare il dr. Massimo poniti solfate. Geologica Rom., 24, 219-232. Tonelli del Centro Interdipartimentale Grandi Stru- CITA B.M., 1973 - Mediterranean evaporite: pale- menti (CIGS) dell'Università degli Studi di Modena ontological arguments for a deep-basins desicca- e Reggio Emilia per il prezioso aiuto fornito durante tion model. In: C. W. Drooger (editor) - Messi- l'utilizzo del microscopio elettronico e la sig.ra Tina nian events in the Mediterranean. North Holland, Giliberti per le determinazioni chimiche di labora- Amsterdam, 206-228. torio. Il presente studio, effettuato con il supporto HSU K., 1973 - The desiccated deep-basin model finanziario del M.U.R.S.T. (ex 60%), ha fruito an- for the Messinian events. In: C. W. Drooger (edi- che di un parziale contributo economico concesso tor) - Messinian events in the Mediterranean. dalla Società Speleologica Italiana (SSI). North Holland, Amsterdam, 60-67. IACCARINO S. & PAPANI G., 1980 - Il Messinia- no dell'Appennino settentrionale dalla Val d'Arda Bibliografia alla Val Secchia: stratigrafia e rapporti con il Sub- strato e il Pliocene. 35, Progr. IGCP n.96 "Messi- AA.VV., 1997 - Carta geologica dell'Appennino emi- nian correlation", vol. ded. a S. Venzo, 15-46. liano-romagnolo 1:10.000. Sezione 218040, Ta- LOSACCO U., 1966 - Terreni, struttura e morfolo- biano, Regione Emilia-Romagna. gia del Subappennino modenese-reggiano. Atti BARBIERI M., ROSSI A., 2001: I riempimenti fisi- Soc. Nat. & Mat. Modena, XCVII, 1-60. ci della Tana della Mussina di Borzano ER-RE2 MALAVOLTI F., TRANI R., BERTOLANI M., (Com. di Albinea - Prov. di Reggio Emilia): Con- BERTOLANI-MARCHETTI D. & MOSCAR- siderazioni ed interpretazioni. Mem. Ist. h. Spel., DINI C., 1954 - La zona speleologica del basso Vol. XI, s. II, 85-112. Appennino Reggiano. Atti VI Congr. Naz. Spele- BERTOLANI M., 1966 - La composizione minera- ologia, Trieste. logica degli interstrati argillosi nei gessi del Far- PANIERI G., 2001 — I foraminiferi della Tana della neto (Bologna). Atti VI Conv. Spel. Emilia-Ro- Mussina. Mem. Ist. It. Spel., XI, s. II, 145-155 magna, 73-78. POWERS M.C., 1953 - A new roundness scale for BERTOLANI-MARCHETTI D., 1984 - Analyse sedimentary particles. Jour. Sed. Petr., 16, 19-40. pollinique des intercalations marneuses du Mes- RICCI LUCCHI F., 1973 - Resedimented evapori- sinien de la "Formazione Gessoso-Solfifera" (Bo- tes: indicatore of slope in stability and deep-basin logna, Italie du Nord). Coll. Medit. Neogene condictions in Periadriatic Messinian (Apennines Contin. Palèoenvironm. and Palèoclimatol. Evol., Foredeep, Italy). In: C. W. Drooger (editor) - Mes- R.C.M.N.S., Montpellier 18/22 avr. 1983, Palèo- sinian events in the Mediterranean. North Hol- biologie continentale, XIV, 2, 143-151. land, Amsterdam, 142-149. BERTOLANI M. & ROSSI A., 1988 - Le aree car- ROSSI A. & SBLENDORIO L., 1975 - L'utilizza- siche nei gessi messiniani del basso appennino reg- zione nel campo ceramico degli interstrati argil- giano. In: (a cura di) Chiesi M. "Guida alla spele- losi dei gessi messiniani italiani. La Ceramica, no- ologia nel reggiano", Amministrazione Provincia- vembre-dicembre 1975, 15-22 le di Reggio Emilia: Assessorato alla Pianificazio- RYAN W.B.F., 1973 - Geodinamic implication of ne Territoriale, Tutela dell'Ambiente e Difesa del the Messinian crisis of salinity. In: C. W. Drooger Suolo - Gruppo Speleologico Paletnologico "Ga- (editor) Messinian events in the Mediterranean. etano Chierici", 20-28. North Holland, Amsterdam, 26-38. BERTOLANI M. & ROSSI A., 1991 - La petrogra- VAI G.B. & RICCI LUCCHI F., 1977 - Algal crust, fia della Grotta di Onferno (456 E/FO) e delle autochtonous and clastic gypsum in a cannibalistic aree limitrofe. Naturalia Faventina, Boll. Mus. Civ. evaporite basin: a case history from the Messinian of Sc. Nat. Faenza, 49-65. Northern Apennines. Sedimentology, 24, 211-244.

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Istituto Italiano di Speleologia Memoria XI, s. II, pp. 47-72

LA ZONA SPELEOLOGICA DEI GESSI MESSINIANI DI BORZANO (Albinea, Reggio Emilia)

Alessandro Casadei Turroni, Mauro Chiesi, William Formella, Enrico Levrinii

Riassunto Premessa La zona dei gessi messiniani di Borzano rappresen- ta un'area di elevato interesse naturalistico la cui sco- Il Gruppo Speleologico "G.Chierici" di Reg- perta e conoscenza si deve in primo luogo alle ricer- gio Emilia nella primavera del 1996 ha pro- che speleologiche. Gaetano Chierici, pioniere della mosso e coordinato per il Comune di Albinea paletnologia, iniziò nel 1872 alla Tana della Mussina la realizzazione di una mostra "I gessi Messinia- di Borzano un cammino di ricerche ancora oggi fe- ni di Albinea, Un Parco sopra e sotto", con lo condo di nuove scoperte. scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica fa- Il presente lavoro descrive brevemente le cavità na- turali presenti in questa area di particolare rilevanza cendo conoscere, attraverso immagini, testi e naturalistica, meritevole della istituzione di un Parco video, le peculiarità naturali e antropiche della Naturale di connotazione carsica. zona, spiegando le motivazioni che giustifica- Parole chiave: Carsismo in gesso, Grotte, Parchi no la creazione di un Parco sulle prime colline Naturali Carsici, Emilia a pochi chilometri dalla Città. L'interesse speleologico è notevole: dei 1132 Abstract ettari proposti ad area protetta, più della metà sono interessati da affioramenti di Gessi Mes- The caving area in the Messinian gypsum outcrop near siniani; di qui la presenza di numerose grotte, Borzano-Albinea, Reggio Emilia) le più importanti delle quali costituiscono il The Messinan gypsum outcrop near Borzano has a complesso carsico Ca' Speranza - Tana della high environmental interest; it was firstly discovered and studied from the speleological point of view. In Mussina, che complessivamente sfiora i due 1872 the Tana della Mussina was the cave explored chilometri di sviluppo. Altre diverse cavità by the pioneer of palaeoetnology Gaetano Chierici. minori sono presenti, risultando a catasto in- Until present speleological activities allowed to disco- fatti oltre 40 grotte. ver and explore many other karst systems. L'inaugurazione della mostra ha coinciso con In the present paper the natural cavities of this important naturalistic area, worth to become a Natu- un Convegno al quale hanno partecipato i mas- ral Preserve, are briefly described. simi esponenti delle amministrazioni interes- Keywords: Gypsum Karst, Caves, Karts Natural sate alla realizzazione del Parco, il Sindaco del Parks, Emilia Comune di Albinea, l'Assessore Provinciale alla

1 Gruppo Speleblogico Paletnologico "Gaetano Chierici" — Reggio Emilia

47 valorizzazione del territorio nonché naturalisti Comitato scientifico del C.A.I. di Modena e botanici della Regione Emilia Romagna. Il negli atti del VI Congresso Nazionale di Spe- Professor Forti, coordinatore del dibattito, ha leologia tenutosi a Trieste nel 1954. Notizie su lasciato ampio spazio alle relazioni degli spele- queste cavità compaiono anche sul Bollettino ologi della Società Speleologica Italiana che del Gruppo Grotte "Pellegrino Strobel" di Par- hanno sottolineato ancora una volta l'impor- ma dei primi anni '50. tanza e la particolarità dell'area destinata a Par- Successivamente le esplorazioni vengono co- co, unica dal punto di vista speleologico, geo- ordinate quasi esclusivamente dal Gruppo Spe- logico e ambientale. E' emersa l'esigenza di at- leologico Paletnologico "Gaetano Chierici" di tuare in tempi brevi la fase di protezione in Reggio Emilia, fondatosi il 9 marzo 1967. quanto, mettendo in evidenza i pregi della All'inizio, sotto la guida di Mauro Crema- zona, si corre il rischio di favorirne uno svi- schi, si ha una prima fase dove si accrescono le luppo turistico che, senza adeguate regolamen- conoscenze sulle cavità della zona; in seguito il tazioni, potrebbe causare danni irreparabili. Gruppo, rinvigorito da nuove forze, agli inizi La convenzione stipulata tra la Società Spe- degli anni '80 opera un complesso lavoro di leologica Italiana ed il Comune di Albinea per esplorazioni, rilievo e studio di tutte le cavità ampliare la conoscenza speleologica e idrogeo- presenti nell'area. logica della zona, ha visto impegnato il Grup- In particolare, i maggiori risultati si otten- po Speleologico di Reggio Emilia nella rivisi- nero tazione completa del territorio e di tutte le ca- • nel 1981, con il superamento della strettoia vità, nonché di tutti quei fenomeni carsici ipo- al fondo dell'Inghiottitoio di Ca' Speranza, gei ed epigei che caratterizzano l'area indivi- portando lo sviluppo epslorato della cavità a duata a Parco naturale. 682 m; • nel 1983, grazie a un favorevole periodo di siccità, con il superamento del 2° e 3° sifone Storia delle esplorazioni della Tana della Mussina di Borzano, indivi- duando i nuovi rami che permettono di rag- Le prime notizie sulle cavità della zona di giungere l'attuale fondo posto a 650 m dal- Borzano risalgono al 1872. l'ingresso; Dell'Abate Antonio Ferretti è la prima de- • nel 1985 si riaccendendo le speranze, mai scrizione della Tana della Mussina: con più fan- svanite, di un collegamento fra le due sud- tasia che metodo scientifico, traccia un'imma- dette cavità, con il superamento del vecchio gine paurosa e incredibile della grotta, tanto fondo dell'Inghiottitoio di Ca' Speranza (il da provocare una secca smentita da parte di nuovo sviluppo raggiunge i 1.200 m). Le due Pio Mantovani, studioso ben più preparato e grotte distano ora meno di 200 m in linea razionale. d'aria. Gli scavi archeologici eseguiti dal paletnolo- go Gaetano Chierici ebbero molta eco in tutta la provincia, facendo conoscere diffusamente Lavori in corso e possibilità esplorative la grotta e la zona circostante. Il lavoro di sca- vo portò alla luce singolari ritrovamenti: resti Attualmente il G.S.P.G.C. sta lavorando nel ossei semicombusti di 18 individui, selci scheg- tentativo di realizzare la congiunzione fra la Tana giate, asce in pietra e frammenti di vasi, testi- della Mussina di Borzano e l'Inghiottitoio di Ca' monianza dell'uso sepolcrale a cui era destina- Speranza scavando i riempimenti al fondo della ta la grotta nel periodo Eneolitico. "Mussina". Esaurite (quasi) tutte le possibilità Dopo gli studi del Chierici relativi alle prin- di entrare in questo sistema ipogeo da nuovi in- cipali cavità della zona, bisogna attendere il pe- gressi, le uniche possibilità esplorative riman- riodo a cavallo dei due conflitti mondiali per gono all'interno delle cavità, allargando stretti ritrovare notizie di esplorazioni dell'area, pre- passaggi e disostruendo frane. valentemente ad opera del Gruppo Speleolo- Nella Valle di Ca' Scaparra, il sistema che fa gico Emiliano di Modena, coordinate da Fer- capo alla Tana della Mussina di Montericco nando Malavolti. deve ancora essere compiutamente disostrui- Il secondo conflitto mondiale interrompe to. Ancora interessante è lo studio dei due si- l'attività speleologica che riprende sempre ad stemi idrici che dal Rio Groppo e dalla Grotta opera del G.S.E. . I risultati degli studi del pe- Nuova di Ca' Scaparra confluisco nella Tana riodo 1932-1954 vengono pubblicati a cura del del Tasso.

48 Foto 1 - l'ingresso della Tana della Mussina di Borzano, con a fianco il Buco del fresco, si apre in una suggestiva conca originata dallo sviluppo di una "valle morta" (Foto M. Chiesi)

Infine, le recenti prove di colorazione che numero di catasto. Per tutte le grotte accessi- hanno determinato il bacino di alimentazione bili, di cui è stato effettuato e restituito il rilie- della Risorgente del Rio Groppo (alimentata vo topografico ed il posizionamento dell'ingres- sia dalla valle cieca di Monte Lunetta che dalla so sulla carta CTR 1:5.000, viene di seguito dolina dei Massi Caduti) hanno dimostrato data una breve descrizione morfologica; per le come quest'ultima cavità serbi notevoli possi- grotte non più accessibili la tabella evidenzia bilità esplorative, pur sempre collegate a pe- la causa dell'estinzione. santi opere di disostruzione. ER-RE 2 TANA DELLA MUSSINA DI BORZANO Le grotte Si tratta sicuramente della più nota grotta della provincia. Abitata già nella preistoria, Entro i confini dell'area oggetto di studio 43 fu sede di importanti rinvenimenti archeo- sono le grotte censite dal Catasto delle Cavità logici da parte di Gaetano Chierici. La cavi- naturali dell'Emilia Romagna: 24 sono acces- tà rappresenta la risorgente di un vasto com- sibili altre 19 non sono lo sono più, causa crol- plesso carsico che vede il suo inizio nella valle li ed interramenti naturali o riempimenti pro- cieca a N-0 di Monte Gesso e raccoglie le vocati dall'azione umana. acque provenienti da numerose doline ben Lo sviluppo complessivo delle cavità acces- visibili nella zona. L'andamento della cavità sibili sfiora i 3.000 metri; l'Inghiottitoio di Ca' è orizzontale, fatti salvi alcuni tratti distur- Speranza vanta sia il maggior sviluppo, oltre bati da crolli interni che obbligano a proce- 1.200 m, che la maggior profondità - 75 m . dere scomodamente tra blocchi accatastati. Il presente elenco comprende tutte le cavità L'ampio e spettacolare ingresso, meta di vi- naturali, attualmente note, poste in ordine di site da parte di gitanti domenicali, lascia pre-

49 Foto 2 - l'ampio salone di ingresso della Tana della Mussina di Borzano, descritto per la prima volta, favolisticamente, dall'abate Antonio Ferretti (1872); successivamente qui furono effettuati gli scavi e le ricerche di Gaetano Chierici (Foto M. Chiesi)

sto spazio a bassi meandri e stretti passaggi che si susseguono sino all'attuale fondo co- nosciuto della grotta. Interessanti sono le concrezioni carbonatiche nella "galleria del- le stalattiti" e i diversi cunicoli laterali che segnalano la provenienza di apporti idrici attivi o fossili. Degne di nota anche le tracce residue di gallerie poste su di un piano supe- riore che testimoniano un antico livello di scorrimento dell'acqua.

ER-RE 11 BUCO DEL CORNALE Modesta cavità di origine tettonica, deter- minata allo svuotamento di materiale all'in- crocio di due fratture inclinate verso il bas- so. Nonostante le sue ridotte dimensioni è abbastanza nota sia per essere situata pochi metri al di sotto della chiesetta del castello di S. Giovanni, sia per i riferimenti nei lavo- ri del Chierici.

Foto 3 - Tana della Mussina di Borzano, cunicolo di collegamento tra il primo e il secondo salone con sezione di origine freatica (Foto M. Chiesi)

50 ER-RE 12 ER-RE 85 TANA DELLA MUSSINA DI MONTERICCO GROTTICELLA SOPRA LA TANA DELLA Risorgente attiva, temporanea. Il nome di MUSSINA questa, chiamata dai Locali "Tana della Vol- Si accede alla grotta risalendo il canalone su pe", risale al Chierici che intendeva sottoli- cui si apre la "Tana della Mussina di Borzano". neare così le affinità morfologiche con la ben La cavità consiste essenzialmente in un ampio più nota "Tana della Mussina di Borzano". vano sul cui fondo, sotto i massi di crollo, è Questa somiglianza è di supporto ad alcune possibile scorgere le tracce di un minuscolo leggende ("Isotta da Borzano" - L. Terrachini corso d'acqua temporaneo. 1883) che le volevano in comunicazione. Si accede alla grotta da un ampio e suggestivo ER-RE 87 ingresso al fondo del quale, per uno stretto INGHIOTTITOIO DELLA VALLE CHIUSA passaggio, si raggiunge un pozzetto di circa 4 DELLE BUDRIE metri. La discesa di questo salto porta al li- Si apre sul fondo della più vasta dolina della vello attivo, dove la cavità di divide in due zona. Nonostante il copioso bacino di alimen- rami: quello attivo è notevolmente influenza- tazione la cavità non ha uno sviluppo rilevante to dalla tettonica, mentre l'altro con morfo- a causa di una elevata instabilità che genera la logia prevalentemente di crollo, riconduce al presenza di numerosi crolli. E' provata, trami- ramo attivo dopo una breve risalita. Si giun- te colorazione con tracciante delle acque, la sua ge così alla saletta terminale ove dal sifone pro- appartenenza al sistema "Ca' Speranza - Tana viene una forte corrente d'aria. La cavità è della Mussina". posta al limite inferiore degli affioramenti gessosi: nella piana antistante è ben visibile il ER-RE 91 profondo sifone al contatto con le argille, che TANA DI GESSO CASTELLONE funge da sfioratore di troppo pieno. La cavità, al cui interno il Chierici eseguì alcu-

Foto 4 - Inghiottitoio di Ca' Speranza: "il canyon", meandro di Foto 5 - Inghiottitoio di Ca' Speranza, "ramo del Capitain"; il approfondimento (Foto M. Chiesi) torrente perenne scorre depositando uno spesso crostone calci- tico a vaschette (Foto M. Chiesi)

51 ni scavi, si presenta con un ingresso piuttosto im- un inghiottitoio non più attivo che immette, ponente. E' una risorgente fossile con la presenza attraverso cunicoli e meandri in forte penden- di stretti cunicoli in contropendenza dove prova- za, al ramo attivo. Alcuni metri al di sopra di ta è la presenza di alcuni esemplari di istrice. esso, superando una strettoia, si entra nel "Gran Canyon", bellissimo meandro alto fino a 15 ER-RE 136 metri e si prosegue seguendo il modesto corso GROTTA DEI MASSI CADUTI d'acqua fino alla sua affluenza nel collettore L'importanza di questo inghiottitoio è do- principale. Risalendo quest'ultimo attraverso vuta al fatto che esso costituisce il punto d'ini- il magnifico "ramo del Capitain" ci si dirige in zio del sistema che alimenta la Risorgente del direzione della "valle cieca a N-0 di Monte Rio Groppo. Attraverso grandi massi di crollo Gesso" fino a che un crollo insuperabile impe- si scende fino ad intercettare, dopo pochi me- disce il transito; seguendo invece il percorso tri, il letto del torrente. Il percorso, sempre tra dell'acqua verso il "fondo", attraverso spetta- blocchi e in discreta pendenza, conduce sino colari meandri e numerosi rami laterali si rag- ad una piccola sala in cui blocchi di materiale giunge la grande "frana" che sbarra il passag- insolubile precludono al momento la continua- gio allo speleologo: a 200 metri in linea d'aria zione dell'esplorazione. da qui si trova il limite conosciuto della "Tana della Mussina di Borzano". ER-RE 138 INGHIOTTITOIO DI CA' SPERANZA ER-RE 215 Questa importantissima cavità, forse la più BUCA SOTTO SAN GIOVANNI DI BORZANO bella del reggiano, consta di ben 1200 metri di Un distacco di versante sotto il Castello di sviluppo topografato. L'ingresso è costituito da San Giovanni origina questa modesta cavità per-

Foto 6 - Tana della Mussina di Borzano, salone di crol o con Foto 7 - Inghiottitoio di Ca' Speranza, ingresso (Foto M. Do- accumuli di guano di pipistrello; la posizione di questi saloni e menichini) la presenza di guano indicano una connessione diretta con la sovrastante area della Dolina del Pomo e del Pozzo marginale della Dolina del Pomo (Foto S. Sturloni)

52 corribile per pochi metri fino ad una piccola fi- ticolarmente tettonizzata al di sopra della "Tana nestra che riporta sulla parete sottostante. della Mussina di Montericco". Parzialmente di- strutta da intervento artificiale (ancora visibili ER-RE 290 sono alcuni fornelli di mina). BUCO DEL GINEPRO Modesto inghiottitoio posto sul fianco de- ER-RE 304 stro del canalone su cui si apre la Tana della RISORGENTE DEI RONCHI Mussina di Borzano. Lo stretto accesso, a volte Risorgente temporanea di difficile reperi- occluso da argilla, conduce ad una modesta mento a causa della vegetazione, questa grotta saletta dalla quale si diparte un stretto cunico- consiste in una bella galleria le cui dimensioni lo che drena acqua al sistema sottostante "Ca' si riducono progressivamente fino ad uno stret- Speranza - Tana della Mussina". to cunicolo completamente invaso dal fango. Poco a monte è conosciuto un piccolo inghiot- ER-RE 296 titoio, non penetrabile. BUCO DELLA FORRA Si tratta di una grotta di natura esclusiva- ER-RE 305 mente tettonica, costituita da una spettacolare GROTTA DEL LAVEZZA frattura di rilascio poco a monte della "Grotta Inghiottitoio sito sul versante destro idro- dei Massi Caduti". Completamente secca, ospi- grafico del torrente Lavezza, in una fitta mac- ta al suo interno una famiglia di allocchi. chia boschiva. Un temporaneo corso d'acqua, meandreggiando tra sponde gessose, si tuffa ER-RE 298 verticalmente nella cavità, dando luogo a bel- BUCO A MONTE DELLA MUSSINA DI le forme di erosione. MONTERICCO Piccola cavità, si apre in una posizione par-

Foto 8 - Buco della Forra, frattura verticale della bancata gesso- Foto 9 - Buco del Ginepro, dolina-inghiottitoio di accesso (Foto sa (Foto M. Domenichini) M. Domenichini)

53 ER-RE 306 ER-RE 486 GROTTA A EST DI CASA GESSO CASTEL- GROTTA NUOVA DI CA' SCAPARRA LONE Inghiottitoio attivo. Cavità complessa, pren- Cavità sita nelle immediate vicinanze del- de origine al fondo della dolina più elevata della la casa di Gesso Castellone. E' determinata porzione Ovest della Valle del Rio Groppo e dall'abbassamento degli strati sub-orizzon- oggi si presenta come la più attiva: una sor- tali inferiori che lasciando modesti vuoti gente poco distante assicura un continuo ap- tendenzialmente riempiti dai crolli della provvigionamento d'acqua, provenendo dal volta. sovrastante complesso caotico. Notevolmente influenzata da fratture con andamento N-NE, ER-RE 342 è essenzialmente costituita da uno stretto me- TANA DEL TASSO andro che, fra crolli e bancate argillose, si ap- Modesta cavità posta al fondo di una doli- profondisce notevolmente. Assai interessante na di crollo, raccoglie le acque provenienti si presenta l'attuale fondo della grotta che, per da diverse cavità quali: la "Grotta nuova di le sue ridottissime dimensioni trasversali non Ca' Scaparra", e "l'inghiottitoio del Rio è stato completamente esplorato: qui si inter- Groppo" e probabilmente dall'Inghiottitoio secano le due direttrici principali della tetto- di Ca' Scaparra. Un sifone costantemente nica della formazione gessoso-solfifera del reg- allagato non permette l'esplorazione verso le giano. cavità sopra citate. ER-RE 630 ER-RE 343 GROTTA DEI FARAONI INGHIOTTITOIO DI CA' SCAPARRA La cavità si apre nella stessa dolina di crollo Inghiottitoio attivo. Interessante cavità, per della "Tana del Tasso", consiste un una galleria sviluppo e morfologia, oggi testimone dei suc- fossile completamente riaperta da un recente cessivi ringiovanimenti carsici della zona (le pri- me descrizioni indicavano una attività idrica ben maggiore dell'attuale). Le dimensioni del- le gallerie lasciano supporre che, in passato, la grande dolina in cui si apre questa grotta fosse in realtà l'unico assorbimento della porzione sinistra degli affioramenti del Rio Groppo. Suc- cessivi arretramenti degli inghiottitoi hanno tolto a questi condotti, causa anche l'appro- fondimento della porzione terminale, il deflus- so carsico primario. Ora infatti in questa grot- ta confluiscono le acque della sola dolina omo- nima. Dall'ingresso a scivolo sub-verticale si ac- cede ad una prima sala di crollo: qui è possi- bile inoltrarsi in vari cunicoli che, tra massi instabili, giungono quasi in superficie. Vol- gendosi ad Est, l'abbassamento della volta mostra belle forme di erosione, sino a giun- gere al seguente laminatoio che, assai disage- volmente conduce a gallerie tipicamente fre- atiche. Poco avvertibile in questo tratto la tet- tonica. Al fondo il piccolo rigagnolo forma- tosi negli ultimi metri della grotta, si getta in un impraticabile cunicolo in forte pendenza in direzione di collettori inferiori, a cui spet- ta il deflusso carsico attuale. Scavi operati nella zona sovrastante il vecchio fondo della cavità hanno consentito il collegamento con un ramo fossile fino all'esterno denominato Foto 10 - Risorgente del Rio Groppo, galleria freatica con ca- "Grotta dei Faraoni". nale di volta (Foto L. Bassi)

54 scavo che conduce al fondo dell'"Inghiottitoio ER-RE 667 di Ca' Scaparra". Il nome deriva dall'imponente RISORGENTE DEL RIO GROPPO lavoro di svuotamento del riempimento. Interessante cavità sita sulla destra idrogra- fica del Rio Groppo. Vi si accede da un in- ER-RE 637 ghiottitoio che immette nella parte fossile del- GROTTA DELL'ASPARAGO la grotta, uno scomodo passaggio conduce al Pozzo di 7 m posto a fianco di una piccola ramo attivo in cui scorre un modesto rivolo dolina, ancora solo parzialmente disostruito nel- perenne d'acqua proveniente sia dalla valle cieca l'intento di raggiungere quelle gallerie sconosciu- di monte Lunetta che dalla dolina (grotta) dei te poste tra i fondi dell'Inghiottitoio di Ca' Spe- Massi Caduti. Il ramo attivo è percorribile in ranza" e la "Tana della Mussina di Borzano". risalita fra numerosi massi di crollo, a valle una condotta si avvicina alla risorgenza, l'acqua che ER-RE 647 la percorre fuoriesce da un sifone impenetra- POZZO PER LA SPERANZA bile. Piccolo inghiottitoio fossile che raccoglieva le acque del pianoro sovrastante, potenzialmen- ER-RE 786 te interessante per la sua evidente posizione re- POZZO SUL RIO GROPPO lativa al sistema "Ca' Speranza-Mussina". Cavità di recente scoperta, interessante per la sua attività idrica proveniente dal sovrastan- ER-RE 648 te "Inghiottitoio del Rio Groppo" e diretta alla BUCO SUL SENTIERO PER LA SPERANZA "Tana del Tasso". Vi si accede da un pozzo do- Inghiottitoio attivo che svolge attualmente vuto allo sprofondamento della galleria sotto- le funzioni un tempo proprie del "Pozzo per la stante. L'intensa attività idrica tende periodi- Speranza". camente a modificarne l'aspetto interno.

Foto 11 - Tana della Mussina di Borzano, galleria "dell'ultima spiaggia" (foto S. Sturloni)

55 LE GROTTE: CAVITA' ACCESSIBILI

N.C. NOME DELLA CAVITA' Sviluppo Dislivello Longitudine Latitudine Quota 2 TANA DELLA MUSSINA DI BORZANO 650 -8 +27 10° 37' 06" 11 44° 35' 23" 60 275 11 BUCO DEL CORNALE 12 +3 10° 37' 15" 73 44° 35' 21" 67 298 12 TANA DELLA MUSSINA DI MONTERICCO 85 +7 -6 10° 36' 24" 58 44° 35' 42" 00 264 85 GROTTICELLA SOPRA LA TANA DELLA MUSSINA 14 -4 10° 37' 06" 65 44° 35' 23" 06 289 87 INGHIOTTITOIO DELLA VALLE CHIUSA DELLE BUDRIE 33 -9 10° 36' 53" 23 44° 35' 30" 00 318 91 TANA DI GESSO CASTELLONE 19 0 10° 35' 38" 86 44° 35' 30" 90 284 136 GROTTA DEI MASSI CADUTI 92 -23 10° 36' 33" 05 44° 35' 30" 24 341 138 INGHOTTIT010 DI CA' SPERANZA 1.200 -75 10° 36' 45" 11 44° 35' 24" 16 375 215 BUCA SOTTO S.GIOVANNI DI BORZANO 9 -6 10° 37' 16" 92 44° 35' 23" 45 267 290 BUCO DEL GINEPRO 16 -9 10° 37' 03" 38 44° 35' 23" 00 322 296 BUCO DELLA FORRA 15 -6 10° 36' 34" 06 44° 35' 30" 81 367 298 BUCO A MONTE DELLA MUSSINA DI MONTERICCO 13 +3 10° 36' 23" 45 44° 35' 40" 35 278 304 RISORGENTE DEI RONCHI 117 +6 10° 35' 27" 51 44° 35' 31" 62 260 305 GROTTA DEL LAVEZZA 25 -10 10° 35 37" 00 44° 33' 29" 51 281 306 GROTTA A EST DI CASA GESSO CASTELLONE 10 -3 10° 36 43" 75 44° 35' 38" 59 290 342 TANA DEL TASSO 21 -3 10° 36' 20" 76 44° 35' 42" 00 262 343 INGHIOTTITOIO DI CA' SCAPARRA 227 -18 10° 36' 16" 02 44° 35' 42" 16 281 486 GROTTA NUOVA DI CA' SCAPARRA 155 -40 10° 36' 10" 82 44° 35' 39" 89 300 630 GROTTA DEI FARAONI 24 0 10° 36' 19" 62 44° 35' 42" 16 263 637 GROTTA DELL'ASPARAGO 7 -7 10° 36' 53" 23 44° 35' 22" 86 380 647 POZZO PER LA SPERANZA 7 -5 10° 36' 53" 23 44° 35' 25" 45 363 648 BUCO SUL SENTIERO PER LA SPERANZA 5 -4 10° 36' 54" 58 44° 35' 25" 45 366 667 RISORGENTE DEL RIO GROPPO 137 -13 10° 36' 22" 78 44° 35' 34" 07 308 786 POZZO SUL RIO GROPPO (CARLAFFO) 50 -13 10° 36' 22" 94 44° 35' 40" 05 270 798 POZZO DELLA DOLINA DI CA' SCAPARRA 11 9 10" 36' 15" 56 44° 35' 42" 32 278 TOTALE SVILUPPI RILEVATI 2.954

ER-RE 798 POZZO DELLA DOLINA DI CA' SCAPARRA La grotta si apre, con andamento verticale e lineare, all'interno della dolina di Ca' Scapar- ra. Rappresenta un recente arretramento del punto di assorbimento del sistema dell'inghiot- titoio omonimo.

Foto 12 - Risorgente del Rio Groppo, pozzo d'ingresso (Foto Archivio GSPGC)

56 LE GROTTE: CAVITA' NON ACCESSIBILI

N.C. NOME DELLA CAVITA' Longitudine Latitudine Quota 86 GROTTICELLA DELLA CAROGNA: ostruita per riempimento artificiale, il rilievo del 1987 presentava uno sviluppo di 20 metri e un dislivello di -12,5 metri. 10° 36' 38" 80 44° 35' 26" 10 375 88 GROTTA DELLE DUE DOLINE: occlusa per interramento e crollo, catastata nel 1954 con uno sviluppo di 70 metri e un dislivello di -43 metri. 10° 36' 33" 38 44° 35' 38" 10 302 89 GROTTA DEI DUE INGRESSI: occlusa per interramento, catastata nel 1954 con uno sviluppo di 23 metri e un dislivello di -12 metri. 10° 36' 30" 90 44° 35' 39" 40 270 139 10° 36' 28" 64 44° 35' 39" 24 288 221 POZZETTO SOTTO LA STRADA: distrutta per crollo, catastata nel 1953 con uno sviluppo di 11 metri e un dislivello di -4,5 metri. 10° 37 02" 30 44° 35' 26" 77 329 291 INGHIOTTITOIO A OVEST DELLA TANA DELLA MUSSINA DI BORZANO: occlusa per interramento, catastata nel 1954 con uno sviluppo di 20 metri e un dislivello di -12 metri. 10° 37 18" 04 44° 35' 23" 54 327 292 POZZO MARGINALE DELLA DOLINA DEL POMO: ostruita per riempimento artificiale, catastata nel 1954 con uno sviluppo di 9,5 metri e un dislivello di -9 metri. 10° 36' 58" 19 44° 35' 24" 03 353 295 BUCO DEL PRATICELLO: occlusa per interramento, catastata nel 1954 con uno sviluppo di 43 metri e un dislivello di -30 metri. 10° 36' 18" 49 44° 35' 22" 54 382 297 PONTE SUL RIO GROPPO: distrutta per crollo, catastata nel 1954 con uno sviluppo di 33 metri e un dislivello di O metri. 10° 36' 20" 30 44° 35' 38" 75 272 299 BUCO A NORD-EST DI MONTE LUNETTA: occlusa per interramento, catastata nel 1954 con uno sviluppo di 7 metri e un dislivello di -7 metri. 10° 36' 23" 00 44° 35' 31" 29 352 301 INGHIOTTITOIO A EST DELLA TANA DI GESSO CASTELLONE: occlusa per interramento, catastata nel 1954 con uno sviluppo di 23 metri e un dislivello di -14 metri. 10° 35' 39" 54 44° 35' 32" 10 284 302 INGHIOTTIT010 A NORD-EST DELLA TANA DI GESSO CASTELLONE: occlusa per interramento, catastata nel 1954 con uno sviluppo di 11 metri e un dislivello di -8 metri. 10° 35' 38" 18 44° 35' 31" 62 278 303 INGHIOTTITOIO A NORD-OVEST DELLA TANA DI GESSO CASTELLONE: occlusa per interramento, catastata nel 1954 con uno sviluppo di 10 metri e un dislivello di -6 metri. 10° 35' 37" 50 44° 35' 31" 46 276 307 POZZO AL RIFUGIO PARTIGIANO PRESSO L'INGHIOTTITOIO DI MONTE GESSO: ostruita per crollo, catastata nel 1953 con uno sviluppo di 5 metri e un dislivello di -4 metri. 10° 36' 38" 34 44° 35' 27" 40 387 309 BUCO DEL CACCIATORE PRESSO CA' SPERANZA: occlusa per interramento, catastata nel 1954 senza inidcazioni di sviluppo e dislivello. 10° 36' 45" 33 44° 35' 24" 48 372 310 INGHIOTTITOIO A EST DI MONTE GESSO: occlusa per interramento, catastata con uno sviluppo di 6 metri e un dislivello di -4 metri. 10° 36' 38" 80 44° 35' 26" 75 373 334 INGHIOTTIT010 NELLA I' DOLINA A OVEST DI MONTE CROCE: occlusa per interramento, catastata nel 1954 con uno sviluppo di 6 metri e un dislivello di -5 metri. 10° 34' 57" 30 44° 35' 25" 94 315 335 INGHIOTTITOIO NELLA II' DOLINA A OVEST DI MONTE CROCE: occlusa per interramento, catastata nel 1954 con uno sviluppo di 12 metri e un dislivello di -12 metri. 10° 34' 56" 84 44° 35' 26" 10 316 487 BUCO DEL GRANO: occlusa per interramento, catastata nel 1969 con uno sviluppo di 8 metri e un dislivello di -8 metri. 10° 36' 13" 33 44° 35' 41" 18 290

Bibliografia CHIESI M., FERRARI C., FORMELLA W., 1986 - Il carsismo degli affioramenti messiniani di Ca' AA.VV., 1953 - Annuario 1953. Gruppo Grotte "Pel- Scaparra (RE). Ipoantropo n.4; Bollettino legrino Strobel" Parma; 1954 G.S.P.G.C. RE, 1986, 12-21 AA.VV., 1980 - Il catasto delle cavità naturali del- CHIESI M., FORMELLA W., 1987 - Inghiottitoio l'Emilia Romagna. Regione Emilia Romagna - Fe- di Ca' Speranza. Guida alle più note cavità del- derazione Speleologica dell'Emilia Romagna; 1980 l'Emilia Romagna; Ipoantropo n.5; Bollettino AA.VV, 1986/88- Catasto delle cavità naturali del- G.S.P.G.C. RE, 1987, 27-38 l'Emilia Romagna. Regione Emilia Romagna - Fe- CREMASCHI M., 1971 - Il punto sulla Tana della derazione Speleologica dell'Emilia Romagna; Mussina di Borzano. Bollettino attività G.S.P.G.C. 1986-1987-1988, Volumi 1,2,3 di RE, 1971, 64-76 AA.VV., 1988 - Guida alla speleologia nel reggiano. MALAVO LT I F., TRANI R. , BERTOLANI M . , Amministrazione Provinciale di Reggio Emilia, BERTOLANI MARCHETTI D., MOSCARDI- 1988 NI C., 1954 - La zona speleologica del basso ap- CATELLANI C., 1983 - Storia e folklore. Ipoantro- pennino reggiano. Comitato scientifico del C.A.I. po n.1; Bollettino G.S.P.G.C. RE, 1983, 10-13 Modena; Estratto da "Atti del VI Congresso Na- CHIESI M. - Complesso carsismo Ca' Speranza Mus- zionale di speleologia" Trieste, 1954 sina. Ipoantropo n.0; Bollettino G.S.P.G.C. RE, MATTIOLI E., 1996 - I gessi messiniani di Albinea 1982, 8-11 "Un parco sopra e sotto". Speleologia Emiliana n.7 CHIESI M. - Tana della Mussina di Borzano. Ipoan- Rivista della Federazione Speleologica dell'Emilia tropo n.2; Bollettino G.S.P.G.C. RE, 1984, 6-8 Romagna, 1996, 5-6

57 ER-RE 11 BUCO DEL CORNALE Località: Castello di Borzano (Albinea) Rilievo Sviluppo 12 m - Dislivello +33 m - Quota 298 m slm G.S.P.G.C. Rilevatori: Catellani C. - Formella W. - Sartorelli P. Giugno 1986 Disegno: Catellani C. - Franchi M.

+3.3

PIANTA

o

originale in SCALA 1 100 SEZIONE LONGITUDINALE

ER-RE 85 GROTTICELLA SOPRA LA TANA DELLA MUSSINA Località: Castello di Borzano (Albinea) Rilievo Sviluppo 14 m - Dislivello -4 m - Quota 289 m slm G.S.P.G.C. Rilevatori: Domenichini M. - Levrini E. Agosto 1997 Disegno: Barbieri M.

PIANTA ORIGINALE IN SCALA 1:100 SEZIONE TRASVERSALE METRI 9 10

SEZIONE -4 LONGITUDINALE

58 • W , lahE l— z .2. f± CI) W E(70 W - U N O < D coE O N o < D .7i9as 2 c —i O Z mE H E W Oo Zc17$ Cg ; a Cf) o '---- o --Q5 J it El'Eo _I cnE 0- : U o 1) E

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JJ .c1 Lu N z o TRASVERSALI 59 ER-RE 87 INGHIOTTITOIO DELLA VALLE CHIUSA DELLE BUDRIE Località: Ca' Speranza (Albinea) Rilievo Sviluppo 33 m - Dislivello -9 m - Quota 318 m slm G.S.P.G.C. Rilevatori: Formella W. - Neviani M. Luglio 1994 Disegno: Formella W.

ORI-INAL_ IN SCALA 1:100

SEZIONE LONGITUDINALE

ER-RE 215 BUCA SOTTO S.GIOVANNI DI BORZANO Località: Castello di Borzano (Albinea) I 2 3 4 5 Rilievo Sviluppo 9 m - Dislivello -6,5 m - Quota 267 m slm G.S.P.G.C. Rilevatori: Chiesi M. - Formella W. METRI Maggio 1987 Disegno: Formella W.

ORIGINALE IN SCALA 1:100 N A

SEZIONE

TRASVERSALE PIANTA

SEZIONE LONGITUDINALE

60

•I A

B

- 4-

• O 1Í • 2 3

SEZIONE LONGITUDINALE SCALA 1 100 METRI

ER-RE 91 TANA DI GESSO CASTELLONE Località: Gesso Castellone (Albinea) SEZIONI TRASVERSALI Rilievo Sviluppo 19 m - Dislivello O m - Quota 284 m slm G.S.P.G.C. Rilevatori: Catellani C. - Manetti R. - Salsi M. Giugno 1988 Disegno: Catellani C. - Manetti R. `A

ER-RE 290 BUCO DEL GINEPRO Località: Castello di Borzano (Albinea) Rilievo Sviluppo 16 m - Dislivello -9 m - Quota 322 m slm G.S.P.G.C. Rilevatori: Domenichini M. - Levrini E. Agosto 1997 Disegno: Barbieri M. SEZIONE LONGITUDINALE ORIGINALE IN SCALA 1:100 METRI

O

-3 SEZIONE TRASVERSALE

-6

-9

61 62 ER-RE 136

SEZIONE LONGITUDINALE

ORIGINALE INSC ALA1: 100 SEZIONE TRASVERSALE

SEZIONE LONGITUDINALE

ER-RE 296 BUCO DELLA FORRA Località: Monte Gesso (Albinea) SCALA 1100 METRI Rilievo Sviluppo 15 m - Dislivello -6,5 m - Quota 367 m slm G.S.P.G.C. Rilevatori: Catellani C. - Davoli A. - Manetti R. Gennaio 1987 Disegno: Catellani C.

ER-RE 298 BUCO A MONTE DELLA MUSSINA DI MONTERICCO Località: Ca' Scaparra (Albinea) Rilievo Sviluppo 13,5 m - Dislivello +3 m - Quota 278 m slm G.S.P.G.C. Rilevatori: Casadei A. - Catellani C. Marzo 1985 Disegno: Catellani C.

B

SEZ. LONGITUDINALE "51 METRI

ORIGINALE IN SCALA 1:100

PIANTA

63

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260 m ca u_ .E o Quo ta cRS ci) "E o_ — c E 1E IE co o + Z o (I) •E

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CO

64 SEZIONE LONGITUDINALE

ER-RE 305 GROTTA DEL LAVEZZA Località: Gesso Castellone (Albinea) Rilievo Sviluppo 25 m - Dislivello -10 m - Quota 281 m slm G.S.P.G.C. Rilevatori: Casadei A. - Formella W. - Malavasi C. Settembre 1997 Disegno: Formella W.

ER-RE 306 GROTTA A EST DI CASA GESSO CASTELLONE Località: Gesso Castellone (Albinea) Rilievo Sviluppo 10 m - Dislivello -3 m - Quota 290 m slm G.S.P.G.C. Rilevatori: Catellani C. - Formella W. Giugno 1988 Disegno: Catellani C.

SCALA 1:100 METRI

SEZIONE LONGITUDINALE

;7-- -t-- B PIANTA

SEZIONI TRASVERSALI

65 66

PanconiA. ' SCAPARRA CA DI OVA GROTTA NU 486 RE ER-

67

ER-RE 342 TANA DEL TASSO Località: Ca' Scaparra (Albinea) Rilievo Sviluppo 21 m - Dislivello -3,5 m - Quota 260 m slm G.S.P.G.C. Rilevatori: Formella W. - Picciati M. Gennaio 1983 Disegno: Formella W.

? ois2 L24? METRI

ORIGINALE IN SCALA 1:100

A

SEZIONE LONGITUDINALE

A

PIANTA N SEZIONI TRASVERSALI

SEZIONE LONGITUDINALE

ER-RE 637 GROTTA DELL'ASPARAGO Località: Ca' Speranza (Albinea) Rilievo Sviluppo 7,5 m - Dislivello -7 m - Quota 380 m slm G.S.P.G.C. Rilevatori: Formella W. Marzo 1988 Disegno: Formella W. MÉTRI

68

N QUOTA: 363m.slm O

PIANTA 3 4

METRI SEZIONE LONGITUDINALE

ER-RE 647 POZZO PER LA SPERANZA Località: Ca' Speranza (Albinea) Rilievo Sviluppo 7 m - Dislivello -5 m - Quota 363 m slm G.S.P.G.C. Rilevatori: Formella W. Gennaio 1987 Disegno: Formella W.

N S

PIANTA SEZIONE TRASVERSALE SEZIONE LONGITUDINALE

ER-RE 648 BUCO SUL SENTIERO PER LA SPERANZA Località: Ca' Speranza (Albinea) METRI Rilievo Sviluppo 5 m - Dislivello -4m - Quota 366 m slm G.S.P.G.C. Rilevatori: Bonzanini P. - Manetti R. Gennaio 1987 Disegno: Manetti R.

69 70

SEZIONELO NGITUDINALE z o 11_ O cn o • O O O E Ln W CL - 1 Z E n o 2 ER-R E66 7 11 > ezi tí) cts O (f) 6 E--oE Eco cti < ru o o c c.) . co cti Tu % c O crs 7 o co co o o_ - E TD

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71 SEZIONE

LONGITUDINALE

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PIANTA

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- _ METRI TRASVERSALE -9

Originale in SCALA 1:100 A

ER-RE 798 POZZO DELLA DOLINA DI CA' SCAPARRA Località: Ca' Scaparra (Albinea) Rilievo Sviluppo 11 m - Dislivello -9 m - Quota 276 m slm G.S.P.G.C. Rilevatori: Levrini E. - Panconi A. Novembre 1997 Disegno: Levrini E.

72 Istituto Italiano di Speleologia Memoria Xl, s. 11, pp. 73-85

INFLUENZA DELLA TETTONICA SULL'EVOLUZIONE MORFOLOGICA EPI- ED IPOGEA NELL'AREA CARSICA DI BORZANO (Com. Albinea - Prov. Reggio Emilia)

Massimo Barbieri 1' 2, Antonio Rossi 1 ' 3

Riassunto try to explain likewise the particular shape of most of the dolines of the area and their geographic location. La stretta relazione fra lineamenti tettonici regio- nali e carsismo epi- ed ipogeo, é stata ampiamente Key words: tectonic lineaments, epi- and hypoge- dimostrata da numerosi Autori. L'importanza di tale ous karst phenomena legame viene ulteriormente accertata ed approfondi- ta nella presente ricerca attraverso un confronto ana- litico tra le direttrici tettoniche, le più evidenti mani- Introduzione festazioni morfologiche superficiali presenti nell'arca e le direzioni di sviluppo sia del complesso ipogeo "Speranza-Mussina" che delle cavità presenti nella L'area studiata è ubicata lungo il margine pa- contigua area carsica di Ca' Scaparra, posta all'inter- dano dell'Appennino settentrionale e compren- no del piccolo bacino imbrifero del Rio Groppo loca- de uno dei principali affioramenti di rocce eva- lizzato a Nord dei rilievi di Monte Gesso e di Monte poritiche me§siniane del territorio reggiano Lunetta (Borzano di Albinea - Basso Appennino Reg- (BERTOLANI & ROSSI, 1988). Essa é delimitata giano). Parimenti viene proposta una interpretazione ad Est dal torrente Lodola, a Sud dal crinale su della particolare forma irregolare di molte delle doli- ne presenti nella zona nonché della loro collocazione cui è situato l'abitato di Ca' del Vento, a Ovest topografica. dalla strada che collega gli agglomerati rurali di Casa Raffaella e Casa Scaparra e, a Nord, Parole chiave: lineamenti tettonici, strutture car- dalla fascia pedemontana interposta tra le pri- siche superficiali ed ipogee me propaggini collinari appenniniche e la Pia- nura Padana. Localmente i due principali ri- Abstract lievi sono il Monte Gesso (417 m.s.l.m.) e il Monte Lunetta (385 m.s.l.m.). The relationship between tectonic regional linea- Il paesaggio, in questa zona, risulta la sintesi ments and karst phenomena epi- and hypogeous was diretta delle caratteristiche geolitologiche del largely demonstrated by numerous Authors. The im- substrato, in netta prevalenza gessoso, e della portance of this connection, will be closely investiga- ted in the present work, through the analytic compa- secolare azione modellatrice esercitata dal la- rison between tectonic lineaments, the most impor- voro dell'uomo. Qua convivono, più o meno tant morphological surface manifestations of the area, in equilibrio, diverse componenti antropiche and the length of the hypogeous system "Speranza- e naturali: accanto alle forme del paesaggio Mussina" and the caves in the neighbouring Ca' Sca- carsico si trovano anche estesi coltivi, boschi parra's karst area located in the small drainage basin of the Rio Groppo placed at North of the Gesso Mon- cedui e borghi che attestano una locale e pro- th and of the Lunetta Month (Borzano of Albinea - lungata attività agricola ed insediativa umana Northern Apennines - Reggio Emilia — Italy) We will (CHIESI & CILLONI, 1988).

1 Dipartimento di Scienze della Terra — Università degli studi di Modena e Reggio Emilia 2 Gruppo Speleologico Paletnologico Gaetano Chierici — Reggio Emilia 3 Gruppo Speleologico Bolognese — CAI

73 Nella parte centro-orientale dell'area si svi- stituito da un segmento dello zoccolo conti- luppa il sistema carsico Speranza-Mussina nentale paleoafricano; mentre l'insieme delle (CHIESI & FORMELLA, 1987) del quale fanno par- unità interne, o Unità liguri, costituite da se- te due fra le più importanti cavità dell'Appen- dimenti depositatisi nella Neotetide, è paleo- nino emiliano: l'Inghiottitoio di Ca' Speranza geograficamente collocato ad Ovest delle uni- (ER-RE138) e la Tana della Mussina di Borza- tà esterne (GASPERI, 1995). no (ER-RE2); tale sistema ha uno sviluppo pla- Il fronte della catena appenninica é africaver- nimetrico di circa 2000 metri dei quali 1800 gente, cioè la vergenza delle strutture é verso NE fisicamente percorribili per l'Appennino settentrionale, verso Est per Nella parte occidentale invece più che di un l'Appennino centro-meridionale e verso Sud per unico complesso ipogeo si ha la presenza di va- la catena siciliana. Tale disposizione a ventaglio rie cavità (CHIESI et alii, 1987), fra le quali sono deriva dall'evoluzione tettonico-sedimentaria di da ricordare: la Tana della Mussina di Monte- diversi domini: il margine europeo, l'Oceano ricco (ER-RE 12) ed il Sistema Carsico dei Fa- Ligure ed il margine africano (GASPERI, 1995). raoni (ER-RE 343) (ER-RE 630); queste due La presenza di queste strutture tettoniche le- strutture carsiche sotterranee si sviluppano gate alla orogenesi appenninica ha profonda- complessivamente per quasi 350 metri (FOR- mente condizionato le forme fisiche del terri- MELLA, 1988). torio, sia per quanto riguarda i rilievi montuo- La zona studiata rientra nel Foglio 86 "Mo- si che i reticoli idrografici e, laddove il sub- dena" della Carta Geologica d'Italia a scala strato roccioso lo permetteva, anche i fenome- 1:100.000 (AA. vv., 1964) e nell'elemento San ni carsici epi- ed ipogei. In Figura 1 é riportata Giovanni (218044) della Carta Geologica del- una sezione geologica schematica, tracciata at- l'Appennino Emiliano-Romagnolo a scala traverso l'Appennino settentrionale e parte 1:5.000 (AA. vv., 1997). della Pianura Padana, in cui é evidenziata la Tutti i numeri catastali che identificano le vergenza delle falde orogeniche verso NE. cavità sono quelli ufficiali riportati in: FEDERA- Nella zona di Borzano di Albinea, in corrispon- ZIONE SPELEOLOGICA REGIONALE DELL'EMILIA-RO- denza di contatti tettonici a Nord con le più re- MAGNA (1996). centi Argille grigio-azzurre plioceniche e a Sud con le più antiche formazioni cretaciche (Flysch di Monte Cassio, Argille Varicolori, Argille a Pa- Note geologico-strutturali del margine appen- lombini), affiora la Formazione Gessoso-solfife- ninico Padano ra messiniana le cui rocce sono interpretate come il risultato di un evento catastrofico, protrattosi L'Appennino settentrionale, le cui principa- probabilmente per un arco di tempo di circa un li direttrici strutturali hanno direzione NO-SE milione di anni, che ha preso il nome di "crisi di e NNE-SSO, costituisce un arco orogenetico salinità". Durante tale periodo, a causa dell'in- con vergenza verso la Pianura Padana. terruzione delle scarse vie di comunicazione con In esso vengono tradizionalmente distinti due l'Oceano Atlantico situate a Nord e a Sud del- insiemi di unità: uno esterno e uno interno. l'attuale Stretto di Gibilterra, unitamente alla Il primo, in rapporto alla traslazione e al- presenza di un generale clima caldo arido, il Mare l'impilamento tettonico di numerose falde av- Mediterraneo cominciò ad evaporare giungendo, venuto soprattutto durante il Neogene, é co- come sostenuto da vari Autori (CITA, 1973; Hsu,

Figura 1 - Sezione geologica che evidenzia la vergenza delle falde orogeniche lungo la direttrice Appennino settentrionale — Pianura padana. (GAsPERt, 1995 - Modificata).

74 Foto 1 - Tana della Mussina di Borzano: sovrapposizione di Foto 2 - Tana della Mussina di Borzano: caratteristica morfolo- bancate gessose entro cui si è sviluppato il sistema carsico. Sul- gia a cuneo dovuta all'incontro di una superficie di strato (a la sinistra si intravede un potente riempimento clastico sinistra) con un piano tettonico (a destra) (Foto M. Chiesi). (Foto M. Chiesi).

1973; RICCI LUCCHI, 1973; RYAN , 1973), al suo e all'assetto stratigrafico del substrato, presenta completo disseccamento. peculiari morfologie sia epigee che sotterranee Si depositarono, in questo arco di tempo, cen- (Foto 2). Infatti le acque meteoriche, dopo bre- tinaia di metri di rocce evaporitiche in gran parte vi percorsi idrografici superficiali, vengono in costituite dai gessi che oggi affiorano lungo il genere convogliate verso condotte sotterranee, margine appenninico padano e, sempre senza che possono nel tempo, svilupparsi anche per una continuità spaziale, anche lungo quello chilometri, e ritornare poi in superficie attra- adriatico, quello ionico e quello tirrenico. verso risorgenti naturali. All'esterno le morfo- In corrispondenza delle colline reggiane, tale logie carsiche più diffuse sono le doline; queste formazione evaporitica è rappresentata da una nell'area studiata sono caratterizzate da contor- ristretta fascia di prevalenti rocce solfate stra- ni e dimensioni differenti; inoltre, apparente- tificate e carsificate (Foto 1) la cui collocazio- mente ubicate in modo casuale, esse, attraverso ne geografica e i cui assetti originari sono stati un attento esame della loro posizione topogra- notevolmente sconnessi dalle azioni orogene- fica e delle loro forme basato su analisi di foto tiche e tettoniche, in quest'area particolarmente aeree e su accurati rilievi di campagna, risulta- intense e tali da rendere difficile una ricostru- no chiaramente allineate secondo ben individua- zione stratigrafica sicura. bili direzioni che corrispondono a specifiche direttrici tettoniche a carattere regionale. Infatti, dopo aver riportato sulla cartografia to- Forma e allineamenti delle principali doline pografica locale le forme, le direzioni di sviluppo presenti nell'area carsica di Borzano (Figura 2) e l'ubicazione delle depressioni morfologiche pre- senti nell'area unitamente agli andamenti delle In questa zona il paesaggio, profondamente bancate gessose, è possibile identificare quattro legato nella sua evoluzione alla natura litologica classi di allineamento preferenziale (Diagramma

75 eos,s i

CARTA DEI PRINCIPALI ALLINEAMENTI DI DOLINE M. Barbieri & A. Rossi

LEGENDA MBOWS 190wxA 1e classe di allineamento di direzione compresa fra N280° e N290°

Doline N isAEN rsd sa 2a classe di allineamento di direzione compresa fra N310° e N320° 411 14 Proiezione in pianta delle condotte percorribili delle principali cavità t t atttrdn'Ea 3a classe di allineamento di direzione compresa fra N30° e N45°

Q'%%QQQ%Q%%,f,'n, 4a classe di allineamento di direzione compresa fra N340° e N360° Figura 2 - Le classi (o sistemi) di allineamento principale delle doline. l b), lungo le quali esse risultano tutte geografica- mente posizionate. Da sottolineare la perfetta a) N coincidenza tra i valori numerici delle direzioni di tali allineamenti con quelli delle principali di- rettrici tettoniche regionali (Diagramma la). In- fatti la classe I coincide con le direzioni degli assi delle anticlinali sepolte individuate al di sotto della Pianura Padana dall'Agip Mineraria mediante metodi sismici; a questo sistema si affianchereb- bero con una leggera variazione angolare alcune fratture corrispondenti alla bisettrice acuta del si- stema di faglie allineate secondo N60° e N320° (classe III e II) e legate alle forze di compressione causate dall'orogenesi appenninica (PARLA, 1972). b) IV N III Da sottolineare che le direzioni delle fratture prin- II cipali e degli allineamenti delle doline (classi I, II e III) risultano fortemente concordanti con gli orientamenti tettonici preferenziali riconosciuti da I Gelmini (1965) nei depositi messiniani romagnoli compresi fra le valli dei torrenti Senio e Savio e da Fazzini e Gelmini (1966) nelle formazioni mio- ceniche che affiorano più ad Ovest nella fascia appenninica delimitata dai fiumi Panaro ed Enza. Da notare che la classe IV, che in altre zone della Diagramma 1 — a) Andamenti medi delle principali direttrici regione trova meno evidenti riscontri, potrebbe tettoniche regionali presenti nell'area studiata; b) Classi in cui rappresentare un sistema di fratture di assestamen- si raggruppano gli allineamenti delle doline.

76 to trasversale agli assi delle anticlinali padane se- Lungo il più meridionale dei quattro si apro- polte (classe I) oppure corrispondere a disturbi no: la Dolina dei Massi Caduti, sul fondo del- tettonici presenti in tutta la regione ma soprat- la quale vi è l'ingresso l'omonima grotta (ER- tutto manifesti nell'area collinare studiata. Inol- RE 136), la Dolina di Monte Gesso ed una pro- tre l'osservazione diretta di molte di queste doli- fonda depressione morfologica situata fra le due ne ha anche permesso di accertare che esiste una precedenti e posta al centro di un tratto di ver- perfetta concordanza tra le direzioni degli alline- sante quasi pianeggiante. amenti e i principali assi di sviluppo interno di In corrispondenza del secondo allineamen- tali depressioni morfologiche, a ulteriore confer- to, che si trova a Nord del Monte Lunetta, si ma delle strette relazioni esistenti tra tettonica ed aprono tre piccole dolinette e una più vasta de- evoluzione del carsismo epi- ed ipogeo (BELLEMO pressione ubicata sul fondo di una valletta cie- & VAIA, 1990). ca che si diparte dallo spartiacque idrografico Parimenti con gli allineamenti e le forme par- che separa l'area attraversata dal sistema carsi- ticolari delle doline risultano anche coincidenti co ipogeo Speranza-Mussina da quella al cui molte delle condotte sotterranee che costitui- interno sono ubicate le varie grotte della zona scono il sistema carsico Speranza-Mussina e le carsica di Ca' Scaparra (cHiEsi et alii, 1987). altre cavità presenti all'interno dell'affioramen- Più a Nord il terzo allineamento collega tre to gessoso esaminato. piccole doline sul cui fondo si aprono, anche se attualmente non percorribili: la Grotta del- le Due Doline (ER-RE 88), la Grotta dei Due Le classi (o sistemi) di allineamento principale Ingressi (ER-RE 89), il Buco tra la Tana della delle doline (Figura 2) Mussina di Montericco e la Grotta dei Due Ingressi (ER-RE 139). Queste tre piccole de- La prima classe, sicuramente la più eviden- pressioni sono considerate inghiottitoi appar- te, é costituita da quattro allineamenti non con- tenenti al sistema carsico della Tana della Mus- tigui ma fra loro paralleli e aventi direzioni sina di Montericco (ER-RE 12). medie attorno a N280°. Lungo il quarto allineamento, che risulta

10 GROTTE 1. Tana della Mussina di Borzano 2. Inghiottitoio di Ca' Speranza 3. Grotta delle Due Doline (ostruita) 5 4. Grotta dei Due Ingressi (ostruita) 4 5. Buco tra la Tana della Mussina di Montericco e la Grotta dei Due Ingressi (ostruita) 6. Buco del Ginepro 7. Buco del Praticello (ostruita) 6 8. Grotta dei Massi Caduti 9. Sistema carsico dei Faraoni 10. Tana della Mussina di Montericco

o a Casa il Monte, 00

Monte Lunetta

DOLINE Monte Gesso a. Dolina delle Budrie • b. Dolina del Pomo c. Dolina di Monte Gesso d. Valle cieca di Monte Lunetta

250m O<>Casa<> Speranza

Figura 3 - Ubicazione e denominazione dei principali fenomeni epi- ed ipogei dell'area carsica di Borzano.

77 però meno evidente dei precedenti, sono ubi- regolare. Infatti alcune di queste doline presen- cati: la dolina di crollo sul cui fondo si apre la tano i loro bordi esterni contrapposti caratteriz- Grotta dei Faraoni (ER-RE 630), il Buco del zati da allargamenti lungo tale direzione. Tasso (ER-RE 342) e una depressione topo- Si allineano secondo questa classe: a NNE di grafica, notevolmente ampia, al cui interno è Casa Speranza la vasta Dolina delle Budrie, il posto l'ingresso della Grotta di Ca' Scaparra Buco del Praticello e un piccolo sprofondamen- (ER-RE 343). to interposto tra queste; a NO della stessa loca- lità il fianco occidentale della Dolina di Monte La seconda classe di allineamento è caratte- Gesso; a NNO di Monte Gesso si dispongono rizzata da direzioni che mediamente si aggira- secondo questa direzione la Dolina dei Massi no attorno a N315°. Ad essa appartiene l'alli- Caduti e uno sprofondamento al cui interno si neamento posto poco a NE di Casa Speranza apriva la Grotta dei Due Ingressi ora ostruita. lungo il quale si aprono (da Est a Ovest) la Dolina del Buco del Praticello (ER-RE 295), due piccoli sprofondamenti morfologici posti Considerazioni sulla forma e sulla posizione topo- a quote leggermente inferiori e la parte setten- grafica delle doline dell'area carsica di Borzano trionale della Dolina di Monte Gesso. Un se- condo allineamento unisce due fra le più evi- Analizzando tutte le doline, presenti all'in- denti doline di tutta l'area di Borzano: quella terno dell'affioramento gessoso delimitato ad delle Budrie che è la più ampia del territorio Est e ad Ovest dai torrenti Lodola e Lavezza, reggiano, e quella del Pomo; quest'ultima, si- sia attraverso l'esame della Carta Tecnica Re- tuata immediatamente a valle della strada che gionale a scala 1:5.000 sia basandosi su pun- collega Casa il Monte a Casa Speranza, è sot- tuali osservazioni di campagna, è stato possi- tostante una vecchia cavetta abbandonata di bile suddividere dette depressioni morfologi- gesso. Lungo lo stesso allineamento si colloca- che in due gruppi: il primo riunisce le conche no altre due piccole depressioni, poste a quote di dimensioni ridotte o molto ridotte, mai su- di poco superiori alla Tana della Mussina di periori a qualche decina di metri di diametro, Borzano (ER-RE 2); al fondo di quella più oc- il secondo le doline la cui ampiezza supera le cidentale è situato il Buco del Ginepro (ER- centinaia di metri quadrati. RE 290). Da notare che è perfettamente con- Mentre quelle più piccole si presentano a cordante con la direzione di questo allineamen- pianta circolare e con forma a imbuto, le altre to anche il fianco settentrionale della Dolina sono caratterizzate da contorni parzialmente al- della Budrie. A NE di Monte Lunetta si alline- lungati e irregolari con contrapposti versanti ano anche l'omonima valletta cieca, che pre- dotati di acclività nettamente diverse (Figura senta al suo interno un altro sprofondamento, 4; Foto 3). e la Dolina dei Massi Caduti. Questa variabilità fisiografica, che sicura- mente è stata anche condizionata dai caratteri Alla terza classe appartengono allineamenti strutturali e stratigrafici del locale substrato aventi direzioni tra N20° e N30°. Lungo di essi gessoso, presenta una stretta connessione con sono presenti i due piccoli sprofondamenti po- le principali direttrici tettoniche del fronte sti in prossimità dell'Inghiottitoio di Ca' Spe- appenninico padano (Diagramma l a) con cui ranza e la vasta Dolina delle Budrie. Immedia- risultano anche perfettamente coincidenti le tamente ad Est di Monte Gesso, questa classe, principali classi di allineamento delle doline più che da un vero allineamento di depressio- presenti nell'area (Diagramma 1b). Sembra ni morfologiche, è rimarcata dal fianco occi- inoltre evidente che le depressioni dai contor- dentale della Dolina di Monte Gesso caratte- ni meno regolari risultano essere quelle geo- rizzato da una elevata acclività. Questa parete graficamente posizionate dove sono soprattut- corrisponde alla superficie della faglia che in to presenti le intersezioni di più allineamenti e questa zona sembra avere, anche se solo mode- quindi di più disturbi tettonici. In dette zone stamente, dislocato verso Nord una parte del- pertanto le rocce avrebbero acquisito una de- l'affioramento evaporitico. bolezza strutturale ed una particolare sensibi- lità alla fenomenologia carsica. Esiste poi una quarta classe, avente direzione Quale conferma delle considerazioni sopra che si aggira attorno a N350°, che appare defi- riportate sono state raccolte numerose misure nita, oltre che dall'allinearsi di alcune depres- dell'andamento delle fratture e delle disloca- sioni, anche dalla loro particolare morfologia ir- zioni riconoscibili a meso-scala su affioramen-

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Figura 4 - Morfologia irregolare della Dolina delle Budrie (a) e della Dolina di Monte Gesso (b); si notano i bordi contrapposti le cui forme irregolari ricalcano le quattro principali classi di allineamento delle doline.

ti di roccia in posto. Va notato che le posizio- dente che le misure si concentrano in alcune ni, dove è più facile per la loro frequenza rac- famiglie ben definite, la maggior parte delle quali cogliere dati e misure, coincidono spesso con mostra una coincidenza pressoché perfetta con quelle dove si sono sviluppate le principali le principali classi di allineamento delle doline morfologie carsiche superficiali quali: l'Inghiot- (Diagramma l b); queste ultime sono a loro volta titoio di Ca' Speranza, la Dolina del Buco del perfettamente coincidenti con i lineamenti tet- Praticello, la Tana della Mussina di Borzano, tonici regionali (Diagramma la). Attraverso la la Tana della Mussina di Montericco, la grotta percentualizzazione statistica delle fratture nel- di Ca' Scaparra, la Grotta dei Faraoni, il Buco le loro specifiche famiglie di appartenenza si è del Tasso, l'Inghiottitoio del Rio Groppo e il anche soggettivamente ipotizzato il loro grado Monte del Gesso di Borzano. Altre posizioni di importanza locale e quindi il peso della loro che hanno permesso di misurare l'andamento influenza sulla morfogenesi carsica superficiale. delle fratture sono state lo sperone roccioso su cui è posto il Castello di Borzano e la cavetta Va ricordato che dati e considerazioni ana- abbandonata a monte della Dolina del Pomo. loghe a quelle sopra esposte erano già state, al- Tutti i dati numerici relativi all'assetto delle meno parzialmente, presentate da Carloni et fratture sono stati elaborati statisticamente me- alii (1978) in una indagine geomorfologica e diante proiezioni stereografiche realizzate col strutturale riguardante il margine appennini- programma Stereonet v.4.5 per Macintosh. Per co bolognese e finalizzata alla interpretazione poter meglio interpretare il significato di queste della influenza della sismotettonica sulle for- elaborazioni, le misure sono state riportate in me del paesaggio esterno. Tali Autori in detta due diagrammi stereografici diversi, riunendo area hanno identificato una serie di faglie a in uno (Diagramma 2a) gli assetti delle fratture piccolo rigetto con andamento NW-SE e, re- rilevate nell'area di influenza del complesso ipo- lativamente al locale reticolo fluviale, hanno geo Speranza-Mussina, nell'altro quelli relativi riconosciuto come condizionante l'incrociarsi alle cavità della zona di Ca' Scaparra (Diagram- di due direttrici tettoniche importanti: una con ma 3a). Anche da tali diagrammi appare evi- andamento appenninico, l'altra quasi normale

79 alla precedente (Figura 5). Tali direttrici risul- Analisi interpretativa dei Diagrammi 2 e 3 tano perfettamente coincidenti con le direzio- ni di massima propagazione delle onde sismi- Dal confronto dei Diagrammi 2a e 3a, co- che, le quali definiscono fascie di maggior fre- struiti riportando le direzioni delle fratture ri- quenza: una con andamento NW-SE e l'altra levabili a meso-scala su affioramenti di roccia, approssimativamente N-S. appare evidente che nelle due aree considerate Tali strutture tettoniche, pur con qualche gli effetti ricollegabili alla tettonica sono asso- leggera variazione angolare nel loro andamen- lutamente identici. In entrambi sono le classi I to probabilmente ricollegabile alla specifica col- e IV le più importanti in quanto in ciascuna locazione regionale ed al progressivo inarca- zona esse raggiungono un peso complessivo di mento dell'orogeno appenninico in corrispon- oltre il 62%, mentre le altre (II e III) risultano denza della zona studiata, risultano essere le subordinate alle prime e ciascuna con impor- stesse riscontrate nell'area carsica di Borzano. tanza percentualmente diversa; infatti nel dia- gramma relativo al sistema Speranza-Mussina (Diagramma 2a) la II e la III si equivalgono Confronto analitico fra direttrici tettoniche (19-20%), mentre nel diagramma relativo al- regionali, allineamenti delle doline rilevate l'area carsica di Ca' Scaparra (Diagramma 3a) nell'area carsica di Borzano e segmenti di svi- la II (6%) è nettamente subordinata alla III luppo planimetrico delle principali cavità, che classe (29%). costituiscono il sistema Speranza-Mussina e Esaminando i Diagrammi 2a, 2b e 2c, co- di quelle presenti nella zona di Ca' Scaparra. struiti con dati numerici relativi ad elementi misurati (fratture superficiali e direzioni di svi- La stessa metodologia di analisi comparati- luppo dei segmenti ipogei) nella stessa area, va, utilizzata tra le forme e gli allineamenti delle appare evidente che per la Tana della Mussina morfologie carsiche superficiali (doline) e le di Borzano (Diagramma 2b) sono le classi I e direttrici tettoniche regionali, è stata applicata II quelle maggiormente in accordo con le di- per uno specifico confronto di queste ultime rettrici tettoniche esterne (Diagramma 2a). Da con le direzioni di sviluppo dei vari tratti sot- sottolineare che nello stesso Diagramma 2b terranei sia del sistema ipogeo Speranza-Mus- viene definito anche un quinto gruppo, iden- sina che delle principali cavità presenti nella tificato da misure comprese tra N50° a N80° zona a substrato gessoso di Ca' Scaparra. A aventi un peso del 25%, che non trova corri- questo scopo sono stati percentualizzati, uti- spondenze numeriche all'esterno. lizzando misure di segmenti rettilinei planime- Il Diagramma 2c1 identifica, per il Gran trici costanti, gli andamenti delle varie linee Canyon, la classe più influente nella III men- spezzate che definiscono le poligonali in base tre la I, la II e la IV come importanza tendono alle quali sono stati restituiti i rilevamenti pla- ad equivalersi; anche in questo tratto di grotta nimetrici di tutte le principali cavità conside- si definisce un quinto raggruppamento, carat- rate (CHIESI & FORMELLA, 1987; CHIESI et alii, terizzato da misure analoghe a quello del Dia- 1987; FORMELLA, 1988). Per il sistema Speran- gramma 2b, che raggiunge un'importanza del za-Mussina i diagrammi costruiti riportano uno 27%. le misure relative a tratti della Tana della Mus- Nel Diagramma 2c2, relativo al Torrente sina di Borzano (Diagramma 2b), mentre l'In- Mussina, ritornano ad assumere un peso pre- ghiottitoio di Ca' Speranza (Diagramma 2c) è valente le classi I e II anche se la III e la IV si stato suddiviso per comodità rappresentativa rivelano essere discretamente significative. Per- nei suoi tre principali tratti componenti: il mane la presenza del quinto gruppo di misure Gran Canyon (Diagramma 2c1), il Torrente che, tuttavia, in questo specifico percorso sot- Mussina (Diagramma 2c2), e il El Capitain terraneo si rivela essere meno influente rispet- (Diagramma 2c3). Per quanto riguarda le di- to agli altri quattro. rezioni preferenziali di sviluppo delle princi- Anche nel tratto El Capitain (Diagramma pali grotte dell'area carsica di Ca' Scaparra, esse 2c3) sono sempre la I e la II classe, con un peso sono state riportate in due diversi diagrammi complessivo di oltre il 60%, quelle che corri- il primo dei quali contiene i valori numerici spondono alle principali direzioni di sviluppo relativi ai tratti della Tana della Mussina di sotterranee mentre per la III e la IV si raggiun- Montericco (Diagramma 3b) ed il secondo gono valori in entrambi i casi sempre inferiori quelli del Sistema carsico dei Faraoni (Dia- al 10%. Anche in questa parte di cavità assu- gramma 3c). me un peso non trascurabile il sistema di mi-

80 Foto 3 - La dolina di Monte gesso in corrispondenza della quale si ha l'intersezione delle direttrici N 25°, N 175°, N 285° e N140° (Foto M. Chiesi). sure che non ha corrispondenze all'esterno, il quinto raggruppamento che con un 15% arrivando a presentare una influenza analoga conferma un proprio peso nettamente superiore alla classe II e superando di gran lunga quella a quello relativo alla corrispondente famiglia della III e della IV. di misure del Diagramma 3b. Analizzando poi il Diagramma 3b, relativo alla Tana della Mussina di Montericco, risultano le Da quanto sopra esposto risulta evidente che, classi II e III quelle che, con oltre il 70% di peso, per quanto riguarda la collocazione geografica appaiono condizionare fortemente lo sviluppo delle morfologie carsiche esterne (doline), essa della cavità. Anche alcune misure relative a que- risulta chiaramente legata alla posizione e alla sta grotta definiscono il quinto raggruppamen- intersezioni delle principali direttrici tettoni- to che, con appena l'8% di importanza, non che regionali; fra le classi da queste definite sembrerebbe avere una influenza significativa. sono la I e la IV quelle sempre maggiormente L'elemento caratterizzante di questo diagramma influenti. Per quanto riguarda lo sviluppo pla- è che, da un suo confronto con quello 3a, otte- nimetrico dei principali sistemi carsici esami- nuto dalle misure delle fratture rilevabili a meso- nati si posso effettuare le seguenti considera- scala, la distribuzione dell'importanza delle quat- zioni: a) in dette cavità è costante la presenza tro classi è esattamente opposta: nel 3b domi- delle quattro principali classi di direttrici tet- nano le classi II e III mentre nel 3a sono impor- toniche e morfologie rilevabili all'esterno le tanti la I e la IV; inoltre sempre in quest'ultimo quali così risultano profondamente condizio- diagramma, anche la classe III si rivela partico- nanti l'evoluzione del carsismo ipogeo; b) esclu- larmente significativa. sivamente nelle grotte, e spesso anche con un Nel Diagramma 3c, relativo alle direzioni peso notevole, compare un quinto raggruppa- preferenziali di sviluppo del Sistema carsico dei mento di misure; c) la non costante influenza, Faraoni, le classi di maggiore influenza, con un sullo sviluppo delle strutture carsiche sotterra- valore complessivo di oltre il 50%, sono la I e nee, delle quattro classi di misura relative sia la III, mentre la IV di poco si discosta dalla II. agli andamenti tettonici rilevati all'esterno che Ritorna ad essere discretamente rappresentato agli allineamenti delle numerose doline.

81 SISTEMA CARSICO SPERANZA-MUSSINA ANDAMENTO DELLE PRINCIPALI FRATTURE RILEVABILI A MESO-SCALA

iv N III II

Classe Intervalla I I 280° - 290° 32% ------I i 310.- 320° 20% III 10.- 20° 9% 20° - 30° 9% IV 340.- 350° 30%

32

DIREZIONI DI SVILUPPO DELLE PRINCIPALI CAVITA'

INGHIOTTITOIO DI b TANA DELLA MUSSINA DI w N CA' SPERANZA i, N III e II BORZANO Ci I III (ER-RE138) (ER-RE2) II Olmo Itervallo GRAN CANYON I 80° - 90° 5%

270° - 280° 12% ,..,„.,,.„. Percentuale 280° - 290° 12% I 270° - 280° 10% Il 300° - 310" 9% I 0 300° - 310° 17% 310° - 320` 9% I III 10° - 20' 7% -I 320° - 330° 13% F 20° - 30' 25% III 20° - 30° 3% IV 350° - 360. 14% 30° - 40° 6% * 50° - 60° 12% IV 340.- 350° 5% 60.- 70° 15% 350° - 360° 1% 50° - 60. 14%

70° - 80° 4% 14% 25% e2 TV N In h II TORRENTE MUSSINA o. I 80° - 90" 9% 270e - 280° 9% 280. - 290° 10% Il 300° - 310° 11% O 50m I L 310° - 320° 12% III 10" - 20" 8% 30.- 40° 8% IV 340° - 350. 8% 350° - 360° 11% 60° - 70" 5% 70.- 8Cr 9%

O SOM ~ ''''.------14 ./o ---"-----.--7/1 c3 'v N III c3 H EL CAPITAIN ci.. int.,.11. I 80.- 90' 15% 270° - 280° 20% Il 300" - 310° 11% 310.- 320. 6% 320.- 330. 10% III 10.- 20° 1% 20.- 30° 7% IV 340' - 350' 7%

70' - 80" 10%

20%

C 1 Mgg

Diagramma 2 - Sistema carsico Speranza-Mussina: a) Andamenti delle principali fratture a meso-scala rilevate all'esterno; b) Direzio- ni di sviluppo preferenziale delle gallerie percorribili all'interno della Tana della Mussina di Borzano; c) Direzioni di sviluppo prefe- renziale delle gallerie che costituiscono l'Inghiottitoio di Ca' Speranza, nei suoi tre rami principali: cl) Gran Canyon, c2) Torrente Mussina, c3) EI Capitain.

La considerazione a) conferma quanto già so- nali sullo sviluppo del carsismo epi- ed ipo- stenuto da numerosi Autori (PAREA, 1972; BEL- geo; per quanto riguarda l'osservazione b) che LEMO & VAIA, 1990) in relazione alla impor- fa riferimento al gruppo di direzioni comprese tante influenza dei lineamenti tettonici regio- tra N50° e N80°, rilevabili solo all'interno di

82 tutte le cavità esaminate e non riscontrabili essa trova una facile spiegazione negli effetti di negli affioramenti superficiali, le possibili in- risposta meccanica della massa gessosa alle azio- terpretazioni ipotizzano che tali direzioni sia- ni di spinta su di essa esercitate dall'orogenesi no concordanti con quella della originaria su- appenninica che, pur mantenendosi gli stessi perficie, ora debolmente inclinata verso E, che come presenza, non sono tuttavia uniformi nei separava i gessi autoctoni da quelli di tipo de- loro specifici effetti locali; così in una fascia di tritico (VAI & RICCI LUCCHI, 1977) e che po- territorio di poche centinaia di metri il peso in- trebbe trovare una conferma in particolari fluente di una specifica classe può esprimersi con morfologie esterne come il tratto a morfologia risposte di maggiore o minore importanza. sub-pianeggiante immediatamente sovrastan- te l'incisione torrentizia del torrente Lodola (BARBIERI & ROSSI, 2001); oppure che le stesse Considerazioni conclusive direzioni rimarchino una fascia di indeboli- mento strutturale nella lente gessosa in segui- Il confronto tra ubicazioni topografiche, for- to alle azioni di stress tettonico direttamente me e caratteristiche generali delle doline, an- esercitate contro di essa dalle limitrofe masse damento e sviluppo dei maggiori sistemi ipo- di rocce più antiche che l'orogenesi appenni- gei presenti nell'area considerata e principali nica spingeva verso NNE. Questi effetti strut- direttrici tettoniche regionali, ribadisce la stret- turali di indebolimento sarebbero attualmente ta connessione e dipendenza della fenomeno- riconoscibili solo all'interno della formazione logia carsica dagli effetti del tettonismo legato evaporitica e non sulla sua superficie. all'orogenesi appenninica. Si riscontra inoltre Per quanto riguarda la considerazione c), ri- uno stretto legame delle dimensioni e forme guardante la diversificata importanza sullo svi- specifiche delle doline soprattutto con i linea- luppo carsico sotterraneo delle quattro princi- menti tettonici regionali più importanti e le pali classi di misura delle direttrici tettoniche, zone in cui questi ultimi si concentrano inter-

PRINCIPALI EPICENTRI E DIRETTRICI DI MASSIMA PROPAGAZIONE SISMICA

CASTENASO 2-170 v BAZZANO o MEDICINA

R

4-20 D

20 IMOLA

FAENZA VERGATO

10-17 LOIANO BORGO TOSSIGNANO 13-20 p 5

IX Q VIII VII 14 Profondità ipocentrale E) 26-1- I 830 = VI L) 9-11-1878 = VII Q) 19-4-1929 = VI A) 2-2-1505 = IX F) 15-3-1864 = VI-VIII M) 24-1-1881 = VII R) 20-4-1929 = VII VI v V p IV B) 14-17-1779 = VII-VIII G) 25-6-1869 = VIII N) 16-1-1898 = VI I-VIII S) 11-5-1929 = VI-VII C) 4-4-1781 = IX H) 12-3-1878 = VII O) 13-1-1909 = VII T) 9-8-1963 = VI Direttrici di massima D) 21-9-1813 - VIII 1) 4-6-1878 = VII P) 10-4-1929 = VII (INTENSITA' SCALA M.C.S.) propagazione sismica

Figura 5 - Principali epicentri e direttrici di massima propagazione sismica lungo il margine appenninico bolognese e faentino. (Da: CARLONI et alii, 1978 - Modificata). Nella figura sono anche indicate le profondità degli ipocentri, le date degli eventi sismici e la loro intensità (MCS).

83 AREA CARSICA DI CA' SCAPARRA ANDAMENTO DELLE PRINCIPALI FRATTURE RILEVABILI A MESO-SCALA a iv N III II

I ci.'.. p.o.,- 80° - 90° 6% 280° - 290° - 29% Il 310° - 320° 6% III 10° - 20° 17% 30. - 40° 12% IV 340° - 350. 30%

30%

DIREZIONI DI SVILUPPO DELLE PRINCIPALI CAVITA'

SISTEMA CARSICO DEI „N C b _L m w N III FARAONI (ER-RE630) TANA DELLA MUSSINA DI II - (ER-RE343) H MONTERICCO Cies. Intervallo (ER-RE12) I 80. - 90. 7% 280° - 290° 15% Classe Inlervello I 280° - 290. 17% II 310° - 320. 21% I :l'I '321'000 :. --- 33232000. : 94% 320° - 330° 8% Pr 20° - 30° 2% III 10° - 20° 17% 30° - 40° 18% 30° - 40° 26% IV 340° - 350° 3% IV 350° - 360° 3% 350° - 360° 18% * 60. - 70° 8% 50° - 60. 6% 60° - 70° 6% 70° - 80° 3%

\ 30% 18%

Ilkl oiL n n

O 50m O 50m

Diagramma 3 - Area carsica di Ca' Scaparra: a) Andamenti delle principali fratture a meso-scala rilevate all'esterno; b) Direzioni di sviluppo preferenziale delle condotte percorribili all'interno della Tana della Mussina di Montericco; c) Direzioni di sviluppo prefe- renziale delle condotte percorribili all'interno del Sistema carsico dei Faraoni. recandosi fra loro. Infatti, dove è riconoscibile neamenti tettonici rilevabili all'esterno. Pertan- una sola struttura tettonica, lungo di essa si to pur trattandosi di un'area spazialmente li- allineano in genere doline di piccole dimen- mitata, il territorio carsico di Borzano fornisce sioni e di forma circolare molto regolare; dove molte indicazioni per risalire ai meccanismi invece si ha l'incrociarsi di più direttrici, le geologici di evoluzione del paesaggio il quale macroforme superficiali assumono ampiezza vedrebbe soprattutto nei andamenti tettonici considerevole e contorni assai irregolari. regionali gli agenti che ne hanno condiziona- Anche l'andamento e lo sviluppo planime- no non solo l'aspetto superficiale e le strutture trico dei sistemi sotterranei, molto più protet- idrografiche che l'attraversano, come sostenu- ti e interessati da acque che hanno in parte già to da (PADANI, 1971), ma anche, ed in modo soddisfatto la loro potenzialità di dissoluzione non secondario, i suoi fenomeni carsici sia epi- chimica, appaiono strettamente legati, anche che ipogei, permettendo a questi ultimi svilup- se con singole dipendenze diversificate, ai li- pi planimetrici di molte centinaia di metri.

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85 86 Istituto Italiano di Speleologia Memoria XI. s. Il, pp. 87-114

I RIEMPIMENTI FISICI DELLA TANA DELLA MUSSINA DI BORZANO ER-RE 2 (Com. di Albinea - Prov. di Reggio Emilia): CONSIDERAZIONI ED INTERPRETAZIONI

Massimo Barbieri 1, 2, Antonio Rossi 1' 3

Riassunto studies we had try to identify which were the proces- ses, physical and mechanics, responsible for the hypo- Vengono presentati e criticamente esaminati i dati geous sedimentation of this material with the distin- relativi ai caratteri morfoscopici (natura petrografi- ctive structural and textural characteristics. ca) e morfometrici (granulometria, forma, ecc.) dei On the basis of the collected data we had try to clasti presenti in numerosi campioni di sedimenti reconstruct which were the climatic events that could provenienti dai riempimenti fisici che si incontrano be responsible for the evolution of this sediments. all'interno della Tana della Mussina di Borzano (ER- RE 2), collettore idrografico terminale del più vasto Key Words: physical sediments in cave, petro- sistema carsico Speranza-Mussina (Borzano di Albi- graphy, morphometry, morphoscopy, transport nea - Prov. di Reggio Emilia). Attraverso una metodologia di indagine, utilizzata precedentemente in occasione di studi analoghi, si è Premessa cercato, interpretandone il significato e l'importan- za, di identificare quelli che devono essere stati gli Uno dei fenomeni peculiari, che si incon- specifici agenti fisici e meccanici che hanno favorito trano in grotta e, per importanza ed entità, so- la sedimentazione in ambiente ipogeo di materiali cla- stici dai caratteri tessiturali e strutturali del tutto par- prattutto in quelle ubicate all'interno della For- ticolari. mazione Gessoso-Solfifera messiniana affioran- In base ai dati raccolti si é anche cercato di rico- te nel territorio emiliano-romagnolo, é costi- struire quelle che possono essere state le vicende cli- tuito dalla presenza di potenti riempimenti di matiche esterne che, durante il succedersi degli even- materiali clastici (Foto 1) contraddistinti da ti carsici epi- ed ipogei, possono avere condizionato caratteri soprattutto tessiturali, morfoscopici e il formarsi e l'evolversi di tali riempimenti. morfometrici (granulometria, composizione Parole chiave: riempimenti fisici ipogei, petrogra- litologica e mineralogica, sfericità e grado di pia, morfometria, morfoscopia, trasporto arrotondamento) naturalmente eterogenei e fra loro differenti. Questa variabilità si riscontra non solo fra grotte che si sviluppano a discreta Abstract distanza fra di loro, ma anche all'interno di Data about morphoscopic and morphometric cha- ciascuna di esse. racteristics (petrography, granulometry, shape, roun- Molto si é discusso sul significato di questi dness, etc.) of numerous samples of sediments coming riempimenti e diverse sono le relative ipotesi form the cave Tana della Mussina di Borzano (ER- interpretative in quanto non esistono elemen- RE 2) located in the Municipality of Albinea (Prov. ti che permettano di effettuare fra di loro sicu- of Reggio Emilia, Italy) has been shown and critically analysed in this paper. re correlazioni stratigrafiche. Through a methodology already used in similar Esistono solo alcune certezze: che la mag-

1 Dipartimento di Scienze della Terra - Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia 2 Gruppo Speleologico Paletnologico Gaetano Chierici - Reggio Emilia 3 Gruppo Speleologico Bolognese - Unione Speleologica Bolognese

87 Foto 1 - Sovrapposizione di livelli di scorrimento del T. Mussina. Sulle nicchie laterali sono ancora presenti testimonianze relitte di antichi depositi di riempimento; sul pavimento ciottolame di sedimentazione recente da parte del corso d'acqua (Foto M. Chiesi).

gior parte di questi depositi, databili come Le finalità della presente ricerca sono quelle quaternari, è indubbiamente successiva al- di apportare nuovi dati ed informazioni relati- l'evolversi dei principali fenomeni carsici sot- vi alle principali problematiche connesse alla terranei; che la grande quantità dei loro cla- presenza in grotta di questi depositi fisico-mec- sti costituenti abbia avuto come agente tra- canici, nella speranza che altri studi, condotti sportatore interno torrenti ipogei spesso ad su riempimenti analoghi presenti in altre cavi- elevata energia idraulica; che la maggior parte tà della regione, possano contribuire a definire dell'apporto detritico, trasportato attraver- un quadro più ampio di conoscenze che, per so doline o inghiottitoi carsici e depositato quanto sicuramente non esaustivo del proble- all'interno di cavità, proviene da formazioni ma, tuttavia permetta un approccio conosciti- o coperture detritiche esterne, marine o flu- vo più puntuale non solo di questo specifico viali, di età e componente litologica sicura- fenomeno ma anche di altri eventi geologici, mente diverse. Assai varia è poi la natura pe- ambientali e climatici, che hanno accompagna- trografica delle diverse frazioni clastiche co- to e condizionato l'evoluzione del carsismo nei stituenti i depositi che, solo nei termini a gra- gessi messiniani. nulometria maggiore (0> l mm), é riconosci- bile con sicurezza. Di questi riempimenti fi- sici rimangono tuttavia assolutamente incer- Inquadramento geo-petrografico ti: i momenti di formazione; quali sono stati gli eventi climatici che ne hanno favorito I maggiori esempi di riempimenti fisici del- l'accumulo; l'energia meccanica del mezzo la regione Emilia-Romagna risultano ubicati al- idraulico che li ha depositati; che cosa ne ha l'interno di grotte che si sviluppano nella For- causato la sedimentazione; quali sono le cau- mazione Evaporitica messiniana. Quest'ultima, se delle loro variazioni tessiturali; quante vol- che in certe aree può raggiungere spessori di te questa fenomenologia si é ripetuta nel tem- alcune centinaia di metri, é costituita da una po durante lo sviluppo dei sistemi carsici che serie di affioramenti di forma quasi lenticolare li contengono. che, con soluzione di continuità, sono localiz-

88 zati lungo la fascia collinare dal territorio reg- minato la base della formazione sovrastante i giano fino a quello romagnolo ed oltre. L'am- gessi. Anche lungo il margine meridionale del- biente genetico che ha permesso la formazione l'affioramento evaporitico i rapporti stratigra- di queste rocce é quello tipicamente evaporiti- fici sono di tipo tipicamente tettonico. Essi co caratteristico di bacini lagunari ad alta con- hanno messo a diretto contatto rocce di età centrazione salina; esse si sarebbero pertanto messiniana con formazioni di età cretacica. formate durante fasi climatiche caldo-aride Queste ultime sono petrograficamente assai particolarmente favorevoli alla precipitazione diverse fra loro (BARBIERI & ROSSI, 2001); pos- dei solfati (cITA 1973; HSU 1973; RICCI LUCCHI sono infatti essere costituite da argille varico- 1973; RYAN 1973). lori con deformazioni duttili e complesse, ta- La stratigrafia di questa formazione é carat- lora caoticizzate o intercalate da lembi di stra- terizzata dalla presenza di potenti bancate di terelli di torbiditi arenaceo-micacee di colore gesso in alternanza a più sottili livelli di mate- nocciola-rossastro; in esse non mancano, come riale clastico di natura pelitica. Ognuna di que- inclusi, frammenti litoidi di natura diversa da ste intercalazioni pelitiche é interpretata come calcarea o marnosa ad arenacea; oppure pre- testimonianza di un passaggio da fasi climati- sentano un tipico aspetto flyschioide e sono che favorevoli alla evaporazione a periodi in cui costituite da marne discretamente compatte condizioni ambientali particolarmente piovo- e con sottili intercalazioni di fini torbiditi are- se avrebbero sostituito la precipitazione chimica nacee. Infine, lungo il contatto tettonico Sud- con momenti di sedimentazione clastica (BER- occidentale della formazione evaporitica, si TOLANI-MARCHETTI, 1984). Negli affioramenti rinvengono peliti da grigio scure a nere estre- di maggiore completezza stratigrafica i cicli ela- mamente caoticizzate che inglobano brandel- stici inter-evaporitici sono stati non meno di li tettonizzati di strati o blocchi isolati di roc- 18-20, a testimonianza della variabilità della cia calcarea o calcareo-marnosa; qua non man- condizioni climatiche. Durante gli intervalli di cano gli inclusi lapidei di natura arenacea. Pro- tempo in cui avveniva la deposizione clastica seguendo verso la parte interna della catena si crearono condizioni ambientali di sedimen- appenninica affiorano, con distribuzione non tazione a bassa energia caratterizzate da condi- sempre regolare, altre formazioni attribuibili zioni ambientali pre-anossiche favorevoli alla sia alle Unità Liguridi che alle Epiliguridi. Va vita di sole forme di vita specificatamente adat- infine sottolineato che la recente attività ero- tate. siva del torrente Lodola, corso d'acqua che Per quanto riguarda la genesi delle bancate lambisce il fianco orientale della lente gesso- gessose, secondo Vai & Ricci Lucchi (1977) sa, ha messo in evidenza per una potenza di quelle della parte inferiore della formazione si alcuni metri le rocce costituenti la base della sarebbero formate per cristallizzazione di im- formazione messiniana. Queste peliti, per i palcature di gesso primario in posto, sviluppa- loro caratteri stratigrafici (presenza di lenti, tesi in associazione con tappeti algali (selenite cristalli isolati o sottili livelli di gesso) e il loro primaria), mentre nella parte centro superiore aspetto tipicamente bituminoso, possono es- della formazione le bancate corrisponderebbe- sere considerate come sedimenti pre-evapori- ro ad accumuli di individui di gesso in noduli tici, depositati in ambiente euxinico, che cor- o lenti rimaneggiate, all'interno delle quali i risponderebbero a litotipi databili al Mioce- cristalli si presenterebbero sdraiati o disposti ne inferiore (PANIERI 2001; BARBIERI & ROSSI in modo caotico. Pertanto queste bancate ri- 2001). Non va dimenticato che alcuni Autori sulterebbero formate dall'accumulo di detrito (AA.vv., 1997; IACCARINO & PAPANI, 1980) at- di tipo gessoso durante fasi deposizionali ma- tribuiscono queste peliti alle Marne del Ter- rine di tipo trasgressivo e regressivo (vAI & RICCI mina formazione appartenente al Tortoniano. LUCCHI, 1977; BARBIERI & ROSSI, 2001). Nella zona di Borzano, oggetto di questo studio, si sovrappongono, in regolare conti- Ubicazione e descrizione macroscopica dei nuità con la formazione evaporitica, litotipi riempimenti studiati nettamente pelitici appartenenti alle Argille grigio-azzurre plioceniche. Da notare che se- La perfetta conoscenza della cavità di uno condo Iaccarino & Papani (1980) il contatto degli Autori del presente studio ha permesso attuale tra Formazione evaporitica e Argille di individuare con facilità le posizioni in cui i plioceniche sarebbe avvenuto attraverso fasi riempimenti fisici interni apparivano partico- tettoniche che avrebbero meccanicamente eli- larmente significativi. Di alcuni sono state rac-

89 colte sul posto osservazioni strutturali e tessi- possibile riconoscere le maggiori differenze fra turali, in altri è stata effettuata anche una at- tutti quelli studiati: ha colore grigio-bluastro e tenta campionatura dei sedimenti presenti. l'andamento della sua stratificazione varia da A differenza di molte altre cavità emiliano- concordante con l'assetto verticale delle locali romagnole, all'interno della Tana della Mussi- bancate gessose a pressoché normale ad esse na di Borzano i depositi fisici non hanno fra (Foto 2). Il materiale qua raccolto (Campione loro una sicura correlazione stratigrafica ma D) è costituito da un silt argilloso inglobante sembrano, piuttosto, rappresentare la testimo- ciottolame grossolano arrotondato , debolmen- nianza di episodi diversi di apporto clastico te embriciato e talora ricoperto da sottili veli succedutisi nel tempo e, probabilmente, ricolle- di gesso microcristallino di genesi secondaria. gabili o a eventi climatici esterni caratterizzati da abbondanti e prolungate piogge oppure a STAZIONE G: questo riempimento é situa- fenomeni gravitativi interni, quali crolli di roc- to nella parte bassa di una condotta relitta che cia o frane di materiale detritico, che avrebbe- si apre poco a monte di una delle maggiori zone ro modificato i normali processi di sedimenta- di crollo interne alla cavità (Sassaia degli Or- zione legati al torrente ipogeo. rori) (Foto 3). I campioni prelevati provengo- Sono pertanto stati esaminati i riempimenti no dal livello di fine pelite posto alla base del presenti in dodici diverse stazioni (Fig.1) e su deposito (Campione G1), da quello cittoloso quelli di cinque di esse, che macroscopicamente grossolano soprastante (Campione G2) e da apparivano diversi per i loro specifici caratteri una concrezione calcarea posta al tetto della sedimentologici e composizionali, sono state serie (Campione G3). condotte anche approfondite analisi petrogra- fiche. STAZIONE I: il materiale campionato pro- Le cinque stazioni di campionatura e i ma- viene da un riempimento posto sulla parete di teriali raccolti (Fig.2) sono state: un cunicolo relitto ed é caratterizzato da una gradazione diretta che inizia con un livello di STAZIONE D: è ubicata in destra idrogra- ciottoli (Campione I). Da notare che, inglo- fica del torrente sotterraneo sulla parete di una bati nella parte alta di questo deposito, sono piccola stanzetta posta ad una quota di 2-3 me- presenti vari blocchi arenacei, anche di grandi tri superiore all'attuale alveo del corso d'acqua dimensioni, soggetti ad intensa decementazio- ipogeo. Si tratta del riempimento sul quale è ne e disgregazione.

Staz.N Tana della Mussina di Borzano Campioni: Staz.I ER-RE2 N1, N2, N3, N4. N5 Campione: I Rilievo: G.S.P.G.C. PIANTA

Staz.M Campioni: Ml, M2, M3, M4 11usesso- Staz.G Campioni: G1. 62. 63 Le. .A.11,11.111

O 10m

Fig. 1 - Ubicazione delle stazioni di campionamento all'interno della Tana della Mussina di Borzano. (rilievo planimetrico effettuato dal G.S.P.G.C. di Reggio Emilia, disegno di W. Formella, C. Catellani & M. Barbieri con modifiche).

90 Fig. 2-Schemadellevariazioni tessituralideidepositicampionati. O E

Campione G2 (_.>

e3o-0 mpione G1

o Ca E O Q E o O SgOtg C.3C o O 0

. Campione N5 O 0 0- (7) E E o 7i E o o E z N E E

Campione N4

Campione N3 Lente di ghiaia fine E o -- O E c 6. o o

Campione N2 I C73 o Ni ai a E I o E w n E rr. m = 91 Di altri riempimenti, dalle caratteristiche se- dimentologiche (presenza di livelli a dominante granulometria argilloso-limosa) e stratigrafiche (scarsa potenza della successione) costanti e poco significative, sono state effettuate soltan- to osservazioni macroscopiche.

Metodologie di indagine

Pur nella consapevolezza della necessità di ulteriori studi, da condursi su depositi clastici di altre cavità gessose presenti lungo il margi- ne appenninico soprattutto padano, prima di pervenire ad una conoscenza sufficientemente esaustiva sul problema dei riempimenti fisici in grotta, ma intendendo ugualmente portare un ulteriore contributo conoscitivo sul feno- meno specifico, si è deciso di condurre la pre- sente ricerca seguendo in gran parte la meto- dologia di indagine proposta da Rossi & Maz- zarella (1998) in uno studio analogo condotto su sedimenti della Grotta Serafino Calindri (ER/BO 149). Tale metodica prevede, operativamente, una serie di determinazioni tale da permettere, al termine di ognuna, la raccolta di dati e di in- Foto 2 - Riempimento D: il suo attuale andamento stratigrafi- formazioni utili per impostare e realizzare la co evidenzia una orientazione sub-verticale (Foto M. Chiesi). successiva.

STAZIONE M: si tratta di un riempimento Analisi granulometrica stratificato situato lungo una parete di uno de- I dati ottenuti con questo tipo di determina- gli ambienti più interni della cavità (Sala del zione, utilizzati per la rappresentazione grafica Guano). Da questo deposito provengono in suc- della distribuzione percentuale in classi dimen- cessione verticale quattro campioni, ognuno rap- sionali delle varie frazioni clastiche costituenti i presentativo di un livello macroscopicamente riempimenti fisici studiati, forniscono anche diverso: il Campione M1 e il Campione M2 cor- suggerimenti sul tipo di energia di trasporto e rispondono a materiali ghiaiosi; il Campione M3 sulla velocità dell'agente trasportatore (le acque proviene da un livello di ciottoli, mentre il Cam- del torrente ipogeo) oltre alla loro variabilità nel pione M4 appartiene ad una lente prevalente- tempo breve e in quello prolungato. mente sabbiosa inglobata nello strato M3. Le frazioni granulometriche determinate sono quelle definite nella Classificazione di STAZIONE N: corrisponde alla posizione di Wentworth (1922) e sono state ottenute con campionatura più interna di tutta la cavità. Si l'utilizzo, per la componente ghiaiosa e sabbio- tratta di un riempimento rialzato di circa 1,5 sa, di setacci con maglie di diametro noto, men- metri rispetto all'attuale pavimento della cavità e tre per il limo o silt e l'argilla si è fatto ricorso costituito da una successione di livelli potente un a meccanismi di sedimentazione in base a tempi paio di metri che appare interrotta, nella sua con- predefiniti utilizzando i Levigatori di Appiani. tinuità stratigrafica verticale, da una sporgenza rocciosa. 1 campioni prelevati da questo deposito Natura petrografica e composizione mineralogica presentano caratteristiche tessiturali diverse: il Tutte le frazioni granulometriche di diame- Campione N1 è una ghiaia media; il Campione tro superiore a 1 millimetro, ottenute tramite N2 è una pelite sabbiosa; il Campione N3 pro- setacciatura, sono state sottoposte a riconosci- veniente da una ghiaia sabbiosa, il Campione N4 mento petrografico tramite osservazioni macro- è una pelite fine, mentre il Campione N5 corri- scopiche e con stereomicroscopio dotato di sponde ad una ghiaia grossolana. obiettivi fino a 100 ingrandimenti. Si è così

92 Foto 3 - Riempimento G: l'andamento stratigrafico del materiale è concordante con l'attuale piano di scorrimento del torrente ipogeo (Foto M. Chiesi). potuto percentualizzare la specifica natura li- fiti da una punta di acciaio, tologica delle singole frazioni e rappresentare, la calcite: si tratta di aggregati o di frammenti in modo riassuntivo, tutti i dati relativi ad ogni di cristalli singoli che provengono da emer- singolo campione. genze petrografiche particolari (vene cemen- Durante questo esame, la definizione della tanti, depositi secondari all'interno di rocce composizione petrografica dei clasti (molte mi- pelitiche, concrezioni, ecc.), gliaia) è stata effettuata facendo riferimento ad il gesso: sono clasti che derivano dallo sman- alcuni specifici litotipi ma senza riconoscimen- tellamento, dovuto a meccanismi sia fisici to puntuale, per obiettive difficoltà interpre- che chimici, della roccia evaporitica entro cui tative, della loro effettiva appartenenza forma- si è sviluppata la cavità, zionale. il quarzo e le quarziti: si tratta di frammenti di Le principali litologie a cui si è fatto riferi- cristalli singoli o di roccia silicea cristallina mento sono state: che, in genere, presentano superficiali frat- i calcari: frammenti di roccia, caratterizzati da ture concoidi. una forte effervescenza se trattati con HCI, le serpentine: sono rappresentate da clasti, prove- che vengono incisi abbastanza facilmente con nienti da affioramenti di pietre verdi o di roc- una punta di acciaio, ce detritiche esterne, che hanno subito ripetu- le arenarie: frammenti di roccia a vario grado ti fenomeni di trasporto e sedimentazione. di cementazione soprattutto calcarea, costi- i fossili: sono costituiti da piccoli frammenti di tuite da una dominante componente detri- gasteropodi anche attuali, di bivalvi e di co- tica di natura sabbiosa, ralli, di cui non è stato possibile stabilire con le concrezioni calcaree: frammenti di roccia di certezza l'età e le specie di appartenenza. deposizione chimica formatasi in ambiente Delle frazioni clastiche aventi diametro in- quasi esclusivamente ipogeo, feriore a 1 millimetro, per effettiva difficoltà le selci: frammenti policromi di roccia silicea riconoscitiva, è stata invece determinata la cripto- o microcristallina, di aspetto e colo- composizione mineralogica utilizzando le dif- re in genere uniformi, che non vengono scal- frattometrie ottenute su di esse mediante raggi

93 X. Queste indagini conoscitive, condotte in ai depositi chimici carbonatici, formatisi all'in- condizioni strumentali costanti e su quantità terno della grotta e, successivamente, smantel- pressoché uguali di materiale, sono state ac- lati e trasportati come materiale detritico dal compagnate da valutazioni semi-quantitative torrente ipogeo. dei componenti cristallini identificati che, per quanto soggettive, forniscono tuttavia infor- Forme fondamentali - In natura le classi, in mazioni del tutto accettabili sulla loro proba- cui si raggruppano le forme fondamentali dei bile presenza. clasti sono: la sferica o equiassiale, la discoida- Le principali fasi mineralogiche identificate le o biassiale o piatta, l'allungata o uniassiale o sono state: il quarzo, il feldspato, la calcite, il cilindrica e la lamellare o triassiale o piatto- gesso, Finite e le miche in genere; mentre, fra allungata (RICCI LUCCHI, 1980). Tali classi ven- quelle secondarie si è riconosciuta la presenza gono definite dai rapporti (b/a e c/b) di ogni di clorite, montmorillonite, caolinite e dolo- frammento e sono classificate in base al dia- mite; la presenza della sostanza amorfa (preva- gramma di Zingg (1935) (Fig 3). lentemente organica), è stata estrapolata basan- Questo criterio classificativo però identifica dosi su particolari caratteri dei tracciati diffrat- solo quattro forme fondamentali senza tener tometrici. conto delle possibili situazioni intermedie le quali, nel precedente diagramma, tendono a Caratteri morfometrici e morfoscopici collocarsi in prossimità dell'intersezione delle La morfologia di un frammento clastico, uni- due rette che delimitano i quattro campi di clas- tamente ad altri caratteri quali: le sue dimen- sificazione. sioni e il suo peso specifico, rappresenta un ele- Una definizione più particolareggiata, ma mento che ne condiziona il comportamento sia non perfettamente concordante con la prece- durante il trasporto idraulico che durante la dente, è fornita dal diagramma triangolare di fase di deposizione. Folk (1968), sui cui assi sono riportati i valori La sua forma poi, in genere strettamente le- dei rapporti c/a e (a-b)/(a-c), che identifica die- gata alla composizione litologica e alla tessitu- ci classi ognuna delle quali caratterizzata da ra della sua roccia madre, può parimenti sug- morfologie ben specifiche (Fig 4) gerire ipotesi, oltre che sulle specifiche carat- teristiche petrografiche della provincia di pro- In base ai due diagrammi (zINGG, 1935; FOLK, venienza, anche sul percorso fisico che esso ha 1968) è ipotizzabile che nei clasti fluviali sia- effettuato. no maggiormente presenti le forme sferiche e Pertanto, al fine di riconoscere i caratteri spe- lamellari, mentre in quelli di spiaggia predo- cifici legati al trasporto meccanico dei fram- minano le forme discoidi. menti elastici che costituiscono i riempimenti Queste considerazioni, anche se talora solo fisici studiati, sono state effettuate sia osserva- parzialmente condivise da altri Autori, trova- zioni sulla loro specifica forma che misure dei no accettabile riscontro nell'indice di appiatti- loro tre principali assi di sviluppo spaziale se- mento proposto da Cailleux (1945). Questi condo quanto indicato da Krumbein (1941), identifica come morfologia tipica di spiaggia definendo: a = asse maggiore, b = asse inter- quella dei frammenti aventi tale indice mag- medio, c = asse minore. giore di 2,1 e di ambiente fluviale o torrenti- Per rendere poi meglio leggibili i dati geo- zio quella caratterizzata da valori inferiori a 2,1. metrici misurati, in accordo con Rossi & Maz- Va tuttavia sottolineato che tutte le forme zarella (1998), le misure sono state effettuate che contraddistinguono i vari clasti, non de- su clasti raggruppati in base alle seguenti spe- vono essere considerate come il prodotto fina- cifiche litologie: le di un completo meccanismo di trasporto, Calcari: tutte le rocce calcaree, di cui era spes- quanto piuttosto l'effetto reale di una tale azio- so ancora ben riconoscibile l'originaria strut- ne, condizionata però dai caratteri strutturali tura stratificata, originari del frammento detritico (scistosità, Selci: tutti i materiali a componente silicea stratificazione, grado di cementazione, frattu- (selce, quarzo e quarziti), re, ecc.) e dal suo specifico aspetto al momen- Arenarie: tutti i frammenti costituiti da sab- to del distacco dalla roccia madre. Infatti, su- bie cementate, bordinatamente al tipo di trasporto, un clasto Gessi: tutti i clasti provenienti dalle rocce ottiene un progressivo aumento di sfericità se evaporitiche entro cui si è sviluppata la cavità, apparteneva ad una roccia omogenea e com- Concrezioni: tutti i frammenti appartenenti patta; si raggiungono invece forme discoidali

94 3/3 D 0,7 2/3 c SD SL SA 0,5 L L A 0,3

DD LL AA

o cm 2/3 3/3 0 0,33 a-b 0,66 a-c

Fig. 3 - Forme fondamentali (Zingg, 1935): S = sferica; D = Fig. 4 - Classificazione delle forme (Folk, 1968): S = sferica o discoidale; L = lamellare; A = allungata. compatta; SD = sferico-dicoidale; SL = sferico-lamellare; SA = sferico-allungata; D = dicoidale; L = lamellare; A = allungata; ; DD = molto appiattita; LL = molto lamellare; AA = molto al- lungata. se i suoi caratteri tessiturali sono quelli di una maggiore di ogni singolo clasto in esame. Uti- roccia di provenienza caratterizzata da fissilità lizzando questo rapporto vengono, su base pro- o da microgiunti di stratificazione, mentre ven- babilistica, indicate dieci diverse classi di sferi- gono acquisite forme lamellari o allungate cità definite da valori numerici lineari compresi quando il frammento proviene da un corpo tra 0,1 e 1,0. lapideo notevolmente fratturato o fessurato. La variabilità della sfericità risulta massima durante i meccanismi iniziali di trasporto del Sfericità - Oltre alle forme fondamentali di frammento, per diminuire e avvicinarsi ai rap- riferimento proposte da Zingg (1935) e da Folk porti numerici lineari più elevati man mano (1968), l'abito di un clasto può essere definito che detti meccanismi avvengono in tempi pro- anche attraverso un suo confronto morfologico lungati. In questi ultimi casi i parametri di- con una sfera. Infatti ogni frammento di roccia mensionali possono essere, almeno in parte, avente tale forma, durante un trasporto idrauli- condizionati dalla resistenza vettoriale all'usu- co, si comporta in modo del tutto particolare in ra dei vari litotipi che costituiscono i clasti quanto, a parità di peso e di volume, oltre a cor- misurati. rispondere al solido avente la superficie mino- re, è anche quello con la più alta velocità di ca- Arrotondamento L'arrotondamento è un duta. Al contrario ogni clasto il cui abito mag- carattere non subordinato alla sfericità ma che giormente si discosta dalla sfericità tanto più op- testimonia il grado di smussamento rispetto alla pone resistenza al fluido, con conseguente ral- spigolosità originaria di un clasto. In pratica lentamento della sua velocità di caduta. esso rimarca gli effetti di usura dovuti al logo- Numerosi sono stati gli Autori che hanno ramento meccanico di un corpo solido che da proposto metodi analitici per valutare, attra- una forma ricca di asperità si evolve ad uno verso indici particolari, la sfericità di un gra- con contorni lisci e spigolosità attenuate. nulo; fra essi vanno soprattutto ricordati Wa- Questo parametro morfologico risulta dipen- dell (1932), Krumbein & Sloss (1963) e Folk dente dalla natura litologica e dalle dimensio- (1968). Nel presente lavoro, per la definizione ni iniziali di ogni singolo frammento in base di questo carattere, viene utilizzato il criterio alle quali egli offre una specifica resistenza mec- indicato da Ricci Lucchi (1980) in base al quale canica legata alla lunghezza del tragitto percor- detta forma è numericamente definibile dal so, alla durata ed intensità del trasporto e alle rapporto (b/a) fra il diametro medio e quello condizioni climatiche locali.

95

Anche per rappresentare questo carattere siltoso il sedimento Ni che, dal basso verso l'al- sono stati proposti vari metodi fra i quali quel- to, diventa dapprima un silt sabbioso-argillo- lo maggiormente utilizzato è quello di Powers so (Campione N2) per passare ad una sabbia (1953) modificato in Shepard (1963), il quale ghiaioso-siltosa (Campione N3) ed ad un silt si basa su di un confronto visivo con sagome, con scarsa argilla e sabbia (Campione N4). definite da valori pre-calcolati corrispondenti Gli istogrammi relativi agli spettri dimen- al rapporto tra la media dei raggi di curvatura sionali (Fig.5) evidenziano come la distribu- delle varie asperità presenti in un clasto, con il zione in classi granulometriche delle frazioni raggio della sfera massima inscrivibile all'inter- detritiche componenti, avviene in modo asim- no del granulo stesso. Si definiscono così i se- metrico e differente a seconda dei diversi cam- guenti sei intervalli di classe che evidenziano il pioni. progressivo diminuire del grado di spigolosità In alcuni casi si ha una unica vera classe di dei frammenti. massima frequenza (Campioni: D, G 1 , M3, N2, N4), mentre negli altri si hanno soprat- Classe A molto angolosa (rapporto compre- tutto situazioni di bimodalità definite da clas- so tra 0,12 e 0,17) si molto diverse tra loro. Classe B angolosa (rapporto compreso tra Ciò testimonia che i sedimenti studiati pos- 0,17 e 0,22) sono essere considerati come la risultante della Classe C subangolosa (rapporto compreso mescolanza di popolazioni elastiche a granulo- tra 0,22 e 0,35) metria eterogenea (Campioni: I, G2, Ml, M2, Classe D subarrotondata (rapporto compre- N1, N3, N5) oppure il deposito di un agente so tra 0,35 e 0,49) genetico (le acque del torrente ipogeo) la cui Classe E arrotondata (rapporto compreso capacità meccanica di cernita selettiva del ma- tra 0,49 e 0,70) teriale trasportato era estremamente variabile Classe F molto ben arrotondata (rapporto nel tempo. compreso tra 0,70 e 1,00) In base alla variabilità dei caratteri tessitura- li (Tab.1) e alla loro distribuzione secondo spet- Gli intervalli più limitati delle prime classi tri granulometrici assai diversificati (Fig.5), te- si giustificano con il fatto che con essi è possi- nendo anche conto delle diverse quote di pre- bile apprezzare valori di elevata angolosità at- lievo dei campioni analizzati rispetto all'attua- traverso differenze numeriche contenute; men- le livello di scorrimento del torrente ipogeo, tre quelli più ampi delle ultime, che corrispon- sono possibili le seguenti considerazioni: dono agli arrotondamenti più elevati, defini- scono ambiti all'interno dei quali le differenze a) tutti i materiali clastici di ciascuna delle cin- negli effetti di smussamento e di usura sono que posizioni di campionatura possono es- meno rimarcate. sere ricollegati ad episodi di sedimentazione cronologicamente diversi ed indipendenti fra loro. Considerazioni relative ai caratteri granulome- trici b) durante tali eventi l'energia di trasporto e la capacità di deposizione delle acque sotterra- Dai dati granulometrici della Tab.1 e relati- nee era notevolmente diversificata e molto vi istogrammi (Fig.5) appare evidente la note- variabile anche durante la formazione di cia- vole variabilità dimensionale esistente sia fra i scun riempimento. campioni prelevati nelle cinque stazioni che provenienti da livelli tessituralmente differen- c) ogni deposito clastico può essere considera- ziati dello stesso deposito. to la testimonianza diretta di eventi climati- Nella maggior parte dei casi i materiali ela- ci (forse di importanza regionale) caratteriz- stici indagati possono venire classificati come zati da piovosità molto variabili (anche di- sedimenti ghiaioso-ciottolosi contenenti scar- scretamente intense), da cui era condiziona- sa matrice sabbioso-siltosa (Campioni: D, I, ta la capacità di trasporto e di sedimentazio- G2, M1,M2, M3, e N5). ne del corso d'acqua ipogeo. Sono invece: un silt sabbioso-ghiaioso il Campione G1 ed una sabbia siltosa il materia- d) la variabilità granulometrica dei materiali ela- le M4. stici depositati ed il tratto spazialmente li- E' classificabile come un ghiaietto sabbioso- mitato da essi percorso all'interno della ca-

96

Campione D Campione G1 Campione G2 90% 90% 90%

80% 80% 80%

70% 70% 70%

60% 60% 60%

50% 50% 50%

40% 40% 40%

30% 30% 30%

20% 20% 20%

10% 10% 10%

0% 0% 0%

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13

Campione I Campione M1 Campione M2 90% 90% 90%

80% 80% 80%

70% 70% 70%

60% 60% 60%

50% 50% 50%

40% 40% 40%

30% 30% 30%

20% 20% 20%

10% 10% 10%

0% 0% 0%

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13

Campione M3 Campione M4 Campione N1 90% 90% 90%

80% 80% 80%

70% 70% 70%

60% 60% 60%

50% 50% 50%

40% 40% 40%

30% 30% 30%

20% 20% 20%

10% 10% 10%

0% 0% 0%

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13

Campione N2 Campione N3 Campione N4 90% 90% 90%

80% 80% 80%

70% 70% 70%

60% 60% 60%

50% 50% 50%

40% 40% 40%

30% 30% 30%

20% 20% 20%

10% . 10% 10% 0% a - 0% 0% 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13

Campione N5 90%

80%

70%

60%

50%

40% Fig.5 - Istogrammi ottenuti da dati di Tab.1. Legenda: (i valori dimensionali sono

30% espressi in millimetri); 1:128>0>64 = ciottoli grossolani; 2: 64>0>32 = ciottoli me-

20% dio-grossolani; 3: 32>0>16 = ciottoli medi; 4: 16>0>8 = ciottoli medio-fini; 5: 8>0>4

10% = ciottoli fini; 6: 4>0>2 = granuli; 7: 2>0>1 = sabbia molto grossolana; 8: 1>0>0,5 =

0% sabbia grossolana; 9: 0,5>0>0,25 sabbia media; 10: 0,25>0>0,125 = sabbia fine; 11:

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 0,125>0>0,063 = sabbia molto fine; 12: 0,063>0>0,0039 = limo o silt; 13: 0<0,0039 = argilla.

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O in mm D G1 G2 i M1 M2 M3 M4 N1 N2 N3 N4 N5

1 128-64 50,06 - 43,69 2 64-32 % 7,09 - 21,45 - - 3,50 18,90 - 12,45 3 32-16 9,57 3,42 21,64 9,65 19,71 20,75 10,41 2,66 2,48 - 20,04 4 16-8 % 7,19 3,76 17,38 19,43 27,34 25,06 5,12 0,81 15,95 1,35 5,07 0,16 17,11 5 8-4 % 4,08 2,70 8,15 19,28 11,00 13,53 2,30 1,13 15,93 1,44 7,41 0,18 8,30 6 4-2 4,05 2,97 6,84 16,06 8,22 8,68 2,96 3,23 13,77 2,13 22,45 0,07 8,95 7 2-1 % 3,05 0,95 4,23 9,00 5,12 4,54 2,31 13,10 6,28 2,70 14,52 0,11 5,97 8 1-0,5 % 2,29 0,27 2,91 4,73 3,61 2,73 1,63 23,48 5,92 5,83 7,56 0,19 3,68 9 0,5-0,25 2,39 0,23 2,82 2,01 3,45 2,41 1,31 18,33 5,72 11,29 8,73 0,96 2,74 10 0,25-0,125 2,40 1,03 1,28 1,01 1,52 1,19 0,74 4,59 2,79 9,82 6,01 0,34 1,18 11 0,125-0,063 % 1,68 6,92 0,81 1,50 1,45 1,52 0,78 2,05 2,17 6,84 3,81 5,85 1,89 12 0,063-0,0039 % 5,73 70,71 11,20 15,95 17,02 15,09 8,99 26,62 26,86 48,64 22,12 83,38 16,42 13 <0,0039 % 0,42 7,04 1,29 1,38 1,56 1,00 0,86 4,00 2,13 9,96 2,32 8,76 1,27

Tab. 1 - Composizione granulometrica dei campioni studiati.

vità, ininfluente sui loro parametri tessitu- Considerazioni relative alla composizione petro- rali, rappresentano elementi che indicano grafica e mineralogica dei riempimenti fisici una eterogeneità dimensionale anche delle coperture alluvionali esterne da cui essi ve- Di particolare significato sono i dati relativi nivano asportati. alla petrografia e alla mineralogia (Tab. 2 e Tab. 3) dei clasti di diametro superiore ad 1 mm e) la non continuità e collegabilità stratigra- presenti nei campioni studiati. Si tratta in ge- fica dei riempimenti analizzati e, soprat- nere di litologie tipiche di formazione appen- tutto, le loro diverse quote di giacitura, niniche, anche non direttamente affioranti nel- oltre a permettere l'esclusione di una loro le aree che, con i loro contributi detritici, han- coevità genetica, suggeriscono che al mo- no rifornito i depositi alluvionali dei corsi d'ac- mento della loro formazione, le caratteri- qua che tuttora interessano o hanno in passato stiche ambientali della grotta (suo svilup- interessato l'area gessosa entro cui si sviluppa po ed evoluzione spaziale nel tempo; quo- il sistema carsico della Mussina. te diverse di scorrimento del torrente sot- Risulta pertanto giustificata l'ipotesi che per terraneo; ostacoli ed impedimenti fisici la formazione dei riempimenti ipogei studiati naturali al regolare deflusso delle acque si sia avuto un contributo clastico da litologie ipogee e, di conseguenza, della loro capa- affioranti anche in zone molto lontane. Ciò so- cità di trasporto e di sedimentazione; ecc.) prattutto quando la natura petrografica di una fossero notevolmente diverse rispetto a parte dei clasti analizzati risulta, attualmente e quelle attuali. Potevano infatti esistere si- con ogni probabilità anche in passato, del tut- tuazioni locali di ostacolo al regolare de- to assente nel territorio montano collinare che flusso idrico e di variazione della capacità si estende a sud degli affioramenti evaporitici di trasporto del corso d'acqua causate da della provincia di Reggio Emilia. crolli di blocchi di roccia gessosa o da sci- Pertanto i clasti, che costituiscono i riempi- volamenti gravitativi di materiali in pre- menti e che in parte provengono da antichi de- valenza pelitici, situazioni ora parzialmente positi alluvionali esterni soprattutto quaterna- o totalmente obliterate da fenomeni di dis- ri, sono testimonianza di processi sedimentari soluzione chimica o di progressivo dilava- e di rimaneggiamento di preesistenti copertu- mento meccanico, oppure ricollegabili a re detritiche, meccanicamente movimentate e vie d'acqua secondarie ora inattive ma un trasportate all'interno della cavità dalle acque tempo in grado o di interferire nei mecca- del torrente. nismi torrentizi di trasporto e di deposi- Dall'analisi dei dati relativi alla composizio- zione sotterranea dei materiali provenien- ne petrografica e mineralogica dei clasti pro- ti dall'esterno o di rielaborare meccanica- venienti dai diversi depositi fisici della Tana mente quelli già sedimentati all'interno della Mussina di Borzano, ad eccezione del della cavità. riempimento D, appare evidente una loro co-

98 D G1 G2 I M1 M2 M3 M4 N1 N2 N3 N4 N5

Calcari % 58,8 59,7 67,6 81,4 66,1 73,2 63,2 50,5 49,3 28,1 46,1 28,0 45,5 Arenarie 33,3 9,0 8,9 9,2 7,1 7,2 21,9 6,8 5,5 5,2 7,9 4,6 Concrez. % 30,0 18,6 5,2 24,4 16,8 9,6 38,5 39,7 49,7 38,8 58,0 35,2 Selci 4,7 n.v. 0,6 0,1 0,1 - - 0,1 - 0,2 0,1 Calcite o/0 1,3 3,9 2,9 1,4 2,0 2,5 3,0 2,4 13,5 4,9 2,1 11,1 Gesso 3,1 1,0 0,1 0,5 0,2 2,6 0,1 2,4 3,0 1,9 11,9 3,4 Quarzo/quarziti % 0,4 0,1 0,3 0,1 - - Serpent. o/0 n.v. 0,2 0,1 0,1 n.v. 0,2 Fossili n.v. 0,2 0,1 0,1 1,1 0,4 0,5 0,2 - 0,1

Tab. 2 - Composizione petrografica della componente clastica avente diametro superiore ad 1 millimetro.

Campione D Illite o Sostanza 0 in mm Quarzo Feldspato mica Clorite Montmor. Caolinite Calcite Dolomite Gesso amorfa

1-0,5 +++++++ ++++ ++ ++ + ++ o 0,5-0,25 +++++++ +++++ ++ ++ ++ ++ o 0,25-0,125 +++++++ +++++ + + - ++ - o o 0,125-0,063 +++++++ ++++ + - + ++ - - o 0,063-0,0039 +++++++ +++ ++ +++ - + +++ + + ++ <0,0039 ++++++ + ++ +++ + + ++++ + +++

Campione I Illite o Sostanza 0 in mm Quarzo Feldspato mica Clorite Montmor. Caolinite Calcite Dolomite Gesso amorfa

1-0,5 +++ ++ o o o +++++++ o o 0,5-0,25 +++ ++ o o +++++++ o o o 0,25-0,125 ++++ ++ + - +++++++ o o o 0,125-0,063 +++++++ +++ + + +++++ o o o 0,063-0,0039 +++++++ +++ ++ ++ - + +++ o o ++ <0,0039 ++++ + ++ ++ + ++ +++ o +++

Campione G1 Illite o Sostanza 0 in mm Quarzo Feldspato mica Clorite Montmor. Caolinite Calcite Dolomite Gesso amorfa

1-0,5 +++ + - o o +++++++ o o 0,5-0,25 -F++ + + o +++++++ o + o 0,25-0,125 ++++ ++ + + o + +++++++ o ++ 0,125-0,063 +++++++ +++ ++ + - +++ o + o 0,063-0,0039 +++++++ +++ +++ ++ + + ++ o + ++ <0,0039 ++++++ + ++ ++ + + ++ + +++

Campione G2 Illite o Sostanza 0 in mm Quarzo Feldspato mica Clorite Montmor. Caolinite Calcite Dolomite Gesso amorfa

1-0,5 +i- + o o ++++++ o 0,5-0,25 +++ ++ o +++++++ o 0,25-0,125 ++++ ++ o +++++++ o ++ 0,125-0,063 +++++++ +++ + + o +++++ o o o 0,063-0,0039 +++++++ ++ +++ ++ + +++ o ++ <0,0039 ++++++ + ++ +++ + ++ +++ o +++

Tab. 3 - (continua)

99 Campione M1 Illite o Sostanza 0 in mm Quarzo Feldspato mica Clorite Montmor. Caolinite Calcite Dolomite Gesso amorfa

1-0,5 ++++ ++ + o o +++++++ o ++ o 0,5-0,25 ++++ ++ + - - +++++++ o ++ o 0,25-0,125 ++++ ++ + + o +++++++ - + + 0,125-0,063 +++++++ ++++ + ++ - + +++++++ ++ o 0,063-0,0039 +++++++ +++ ++ +++ - + -H- - ++ <0,0039 +++++ ++ ++ +++ + + ++ +++

Campione M2 Illite o Sostanza 0 in mm Quarzo Feldspato mica Clorite Montmor. Caolinite Calcite Dolomite Gesso amorfa

1-0,5 +++ ++ - o o +++++++ o 0,5-0,25 ++++ ++ + + o +++++++ o o 0,25-0,125 ++++ ++ + + +++++++ ++ 0,125-0,063 +++++++ +++ + + - - +++++++ 1—'- o 0,063-0,0039 +++++++ ++ ++ + - + +++ + <0,0039 ++++++ + ++ ++ ++ +++ + ++

Campione M3 Illite o Sostanza 0 in mm Quarzo Feldspato mica Clorite Montmor. Caolinite Calcite Dolomite Gesso amorfa

1-0,5 ++ + + + o o +++++++ o ++ o 0,5-0,25 ++ ++ + - o o +++++++ + ++ o 0,25-0,125 +++ ++ + + +++++++ + + 0,125-0,063 +++++++ +i-i- + - +++++++ O - o 0,063-0,0039 +++++++ ++ ++ ++ + + +++ - - + <0,0039 ++++++ + + ++ ++ +++ - O +++

Campione M4 Illite o Sostanza 0 in mm Quarzo Feldspato mica Clorite Montmor. Caolinite Calcite Dolomite Gesso amorfa

1-0,5 ++ ++ - o o +++++++ o o o 0,5-0,25 ++ ++ + + o o +++++++ o o + 0,25-0,125 +++ ++ + + +++++++ + ++ 0,125-0,063 +++++++ ++ + + +++++ + ++ 0,063-0,0039 +++++++ ++ ++ ++ + - +++ ++ ++ ++ <0,0039 ++++++ + ++ +++ + + ++ + o +++

Campione Ni Illite o Sostanza 0 in mm Quarzo Feldspato mica Clorite Montmor. Caolinite Calcite Dolomite Gesso amorfa

1-0,5 +++ ++ o +++++++ o 0,5-0,25 +++ + +++++++ o 0,25-0,125 +++ ++ + +++++++ o o o 0,125-0,063 +++++ +++ + o o +++++++ ++ o o 0,063-0,0039 ++++++ ++ ++ ++ +++ o <0,0039 ++++++ + ++ ++ ++++++ o +++

Tab. 3 - (continua)

100 Campione N2 Illite o Sostanza 0 in mm Quarzo Feldspato mica Clorite Montmor. Caolinite Calcite Dolomite Gesso amorfa

1-0,5 +++ + o +++++++ + o o 0,5-0,25 +++ o o +++++++ - o 0,25-0,125 +++ ++ o o +++++++ O o 0,125-0,063 +++++++ +++ o o +++-F+++ - o 0,063-0,0039 +++++++ ++ ++ ++ ++ o ++ <0,0039 ++++++ ++ ++ ++ ++ +++

Campione N3 Illite o Sostanza 0 in mm Quarzo Feldspato mica Clorite Montmor. Caolinite Calcite Dolomite Gesso amorfa

1-0,5 ++ ++ o +++++++ ++ o 0,5-0,25 ++ ++ o +++++++ ++ o 0,25-0,125 +++ ++ o +++++++ o 0,125-0,063 +++++ +++ o +++++++ o 0,063-0,0039 +++++++ +++ ++ ++ ++++ <0,0039 +++-F ++ ++ ++++++ o +++

Campione N4 Illite o Sostanza 0 in mm Quarzo Feldspato mica Clorite Montmor. Caolinite Calcite Dolomite Gesso amorfa

1-0,5 ++ +++ o o o 0,5-0,25 ++ o +++++++ ++ 0,25-0,125 +++ ++ +++++++ O o 0,125-0,063 +++++++ +++ o +++++++ o 0,063-0,0039 +++++++ +++ ++ ++ +++ ++ ++ <0,0039 ++++++ + ++ ++ ++ ++ ++ +++

Campione N5 Illite o Sostanza 0 in mm Quarzo Feldspato mica Clorite Montmor. Caolinite Calcite Dolomite Gesso amorfa

1-0,5 ++ o +++++++ ++ ++ 0,5-0,25 ++ ++ o +++++++ 0,25-0,125 +++ ++ o +++++++ 0,125-0,063 +++++++ +++ +++++++ o 0,063-0,0039 +++++++ +++ ++ ++ ++-F o o <0,0039 ++++++ + ++ ++ ++++ o +++

Tab. 3 - Composizione mineralogica semiquantitativa della co mponente clastica avente diametro inferiore ad 1 millimetro. Legenda: Assolutamente dominante 1+++++++1, Dominante {++++++}, Molto abbondante {+++++}, Abbondante {++++}, Ben presente {+++}, Presente {++}, Scarso {+}, Tracce {-}, non valutabile o assente 1o} stante omogeneità qualitativa, anche se, nei vari Altre litologie identificate quali: selci, quar- campioni, diversa è la distribuzione percentuale zo/quarziti e serpentine o mancano o sono pre- dei litotipi identificati (Tab.2) senti in quantità poco significative. In essi risulta quasi sempre dominante la Da sottolineare che, alla generale omogeneità componente calcarea associata a notevoli quan- litologica qualitativa dei vari riempimenti, si tità di frammenti di concrezione e di roccia affianca anche quella quantitativa di certi tipi arenacea; non mancano gli individui di calcite di roccia presenti nella stessa stazione di pre- mentre i clasti gessosi, provenienti dallo sman- lievo. tellamento delle pareti della cavità, sono so- Questi dati indicherebbero che i riempimenti prattutto presenti nei campioni provenienti dal I, G, M ed N proverrebbero dallo smantella- riempimento N. mento fisico di precedenti depositi chimici in-

101 terni combinato con una rielaborazione mec- b) una sua messa in posto attraverso meccani- canica di coperture alluvionali esterne tutte li- smi di inghiottimento gravitativo dall'ester- tologicamente molto omogenee, caratteristica no e di deposizione per scivolamento su pia- questa che si è mantenuta anche dopo i pro- ni inclinati del materiale movimentato, piut- cessi selettivi legati alle capacità di trasporto e tosto che ad un suo legame genetico con un di sedimentazione del corso d'acqua ipogeo. paleotorrente dalle caratteristiche energeti- Del tutto diverso risulta il Campione D, il che e di flusso idrico analoghe a quelle del- cui specifico colore grigio-bluastro già lo dif- l'attuale corso d'acqua ipogeo. ferenzia da tutti gli altri che sono sempre noc- ciola-grigiastri. Questo riempimento risulta Queste ipotesi genetiche non escludono la prevalentemente costituito da frammenti di possibilità che l'attuale andamento inclinato di rocce calcaree e di arenarie, anche se percen- questo riempimento sia un carattere acquisito tualmente significativi e litologicamente impor- in seguito a movimenti tettonici che avrebbe- tanti sono soprattutto i suoi ciottoli di selce ro frammentato in blocchi una porzione della policroma (rossa, arancio, gialla e più di rado, parte superiore della formazione gessosa alte- grigio-nerastra); sono pure presenti clasti di randone l'originaria giacitura stratigrafica. roccia gessosa mentre mancano alcune delle li- Questi effetti di sconnessione sarebbero stati tologie (quarzo, quarziti, serpentine, concre- posteriori ai fenomeni di carsismo, responsa- zioni e cristalli di calcite) identificate negli al- bili della formazione del tratto più antico del tri riempimenti. sistema ipogeo, e ai meccanismi di paleotra- Dal confronto dei dati composizionali di sporto al suo interno di materiale detritico ete- questo con quelli di tutti i campioni, si riscon- rometrico proveniente da coperture alluviona- trano alcune significative differenze da ricolle- li superficiali diverse da quelle, più recenti, da gare non solo alle specifiche litologie presenti cui poi è stata asportata gran parte della com- nei depositi di provenienza ma anche a parti- ponente clastica invece presente negli altri colari meccanismi di evoluzione morfologica riempimenti interni. Prima di questi eventi il della cavità. tratto di cavità, in cui è situato il riempimento Il Campione D risulta infatti caratterizzato: D, avrebbe avuto uno sviluppo assai meno in- clinato di quello ora indicato dall'andamento a) da una discreta presenza di clasti arenacei che stratigrafico del deposito clastico. negli altri riempimenti è sempre molto infe- Inoltre la presenza nei riempimenti I, G, M riore; ed N di una notevole quantità di frammenti di cristalli di calcite e di clasti, tutti provenienti b) da circa il 5% di frammenti di selce, pratica- dallo smantellamento di concrezioni calcaree, mente assenti o presenti in quantità poco si- sono una ulteriore conferma della non coevità gnificativa negli altri depositi; di tali sedimenti e del Campione D e una sicura testimonianza che, prima della loro deposizio- c) da una assoluta assenza di clasti provenienti ne nella grotta erano presenti potenti depositi da concrezioni e di cristalli di calcite, che sono chimici di concrezionamento, poi meccanica- invece estremamente abbondanti e caratteriz- mente demoliti e movimentati dal torrente sot- zanti negli altri campioni ed, in particolare, terraneo sotto forma di materiale clastico. in quelli prelevati dal riempimento N. In base a specifiche presenze litologiche dei riempimenti I, G, M ed N si avrebbe testimo- Queste caratteristiche litologiche, la granu- nianza di una successione di eventi climatici, lometria, l'ubicazione di questo campione ad caratterizzati da diversa piovosità, dapprima fa- una quota superiore a quella di tutti gli altri vorevoli ad una deposizione chimica di con- riempimenti analizzati, il suo andamento stra- crezioni calcaree all'interno della grotta, poi re- tigrafico inclinato rispetto a quello sub-oriz- sponsabili del convogliamento di grandi volu- zontale dell'attuale profilo di equilibrio del mi d'acqua che avrebbero provocato lo sman- torrente interno, sono tutti caratteri che lo di- tellamento delle concrezioni già formatesi e il versificano suggerendo; trasporto, rielaborato e ripetuto, nel tempo attraverso azioni fisico-meccaniche, di tutti i a) una sua provenienza da coperture alluviona- frammenti di roccia che venivano prodotti con li esterne, probabilmente ora del tutto aspor- la distruzione dei depositi chimici. tate, diverse da quelle che successivamente Va inoltre sottolineato che anche la roccia hanno alimentato gli altri riempimenti; gessosa, entro cui si è sviluppato tutto il siste-

102 ma carsico, ha contribuito con un proprio va- condo la classificazione di Zingg (1935), ap- riabile apporto detritico alla formazione della pare evidente una distribuzione prevalente, an- maggior parte dei riempimenti interni. che se in percentuali diverse, della componen- Anche dai dati della Tab.3, che riporta sog- te detritica misurata che, comunque, non per- gettive valutazioni semiquantitative della pre- mette un riconoscimento sicuro dei meccani- senza dei principali minerali costituenti, sug- smi di formazione dei vari riempimenti. gerite dall'esame dei tracciati diffrattometrici Ad eccezione del Campione I, in cui tutte le ottenuti sulle frazioni granulometriche di dia- litologie presentano prevalenti forme lamellari metro inferiore a 1 mm, viene ribadita la diffe- ricollegabili ad azioni di abrasione piano-paral- renza tra il Campione D e gli altri sedimenti. lele, in tutti gli altri materiali sia i calcari che le Infatti nelle classi dimensionali corrispon- arenarie sono caratterizzati da forme discoidali denti alla sabbia da media a molto fine del pri- mentre le concrezioni percentualmente si sud- mo risulta: assolutamente dominante il quar- dividono tra quest'ultima e quella sferica. Per zo, molto abbondante il feldspato, presenti la quanto riguarda i frammenti di selce, presenti calcite ed il gesso, da scarsa ad assente la dolo- in modo significativo nel solo Campione D, si mite; mentre in quelle limose ed argillose il hanno individui appartenenti a tutte e quattro quarzo rimane il componente dominante, il le forme fondamentali con frequenze dominan- feldspato rapidamente diminuisce mentre au- ti in quella sferica ed in quella discoidale. mentano calcite e sostanza amorfa; si manten- Il quadro riassuntivo delle principali morfo- gono ben presenti la clorite e l'illite, scarsa è la logie secondo il metodo di Zingg (1935), pur caolinite e talora assente la montmorillonite. nell'incertezza interpretativa legata alle loro re- Più uniforme appare la distribuzione dei mi- ali cause modellatrici e nella consapevolezza nerali identificati nelle analoghe classi granu- dell'importanza condizionante degli originari lometriche degli altri campioni nelle cui diverse caratteri tessiturali e di cementazione della roc- frazioni sabbiose quarzo e feldspato sembrano cia di provenienza e di quelli acquisiti al mo- in quantità subordinate rispetto al limo e al- mento di distacco da essa di ogni frammento l'argilla, mentre l'andamento distributivo del- (forma, dimensione, ecc.), indica come quasi la calcite vede questo minerale come dominante costantemente dominanti le forme discoidali, soprattutto nelle prime. quali risultati prodotti da una azione meccani- Sempre non particolarmente significativi ca selettiva esercitata dalle onde marine nei sono la dolomite e il gesso, mentre nel limo e confronti del ciottolame trasportato dai fiumi. nella argilla le variazioni quantitative dei mi- La presenza contemporanea nel medesimo nerali argillosi e della sostanza amorfa sembra- campione di una significativa popolazione di no del tutto analoghe a quelle ipotizzate per il clasti di forma sferica, interpretabile come te- Campione D. stimonianza di un apporto ghiaioso torrenti- zio, suggerisce che le coperture alluvionali ester- Considerazioni conclusive relative ad alcuni ne, da cui sono provenuti i materiali dei riem- caratteri morfometrici e morfoscopici dei cla- pimenti ipogei, si siano formate attraverso pro- sti di diametro superiore a 2 mm. cessi di mescolanza e di rimaneggiamento lo- cale di quantità variabili di ciottolame sia di I dati, attinenti ai caratteri morfometrici e selezione meccanica marina che di diretto ap- morfoscopici dei clasti studiati, sono tabelliz- porto fluviale. zati con criterio riassuntivo facendo riferimento A detti materiali, ma soltanto in ambiente alle litologie più significative senza tener con- ipogeo, si sarebbero associati numerosi fram- to delle diverse classi granulometriche di loro menti di concrezione calcaree, le cui attuali appartenenza. prevalenti forme discoidali e sferiche, sono con Questo perché in ogni singola frazione gra- sicurezza ricollegabili, nel primo caso, alle tes- nulometrica le caratteristiche dimensionali mi- siture e alle forme dei clasti originari e, nel se- surate o solo osservate ricalcavano o di poco si condo, al breve percorso torrentizio da essi fatto discostavano da quelle delle classi di maggior all'interno della cavità. frequenza relative alla totalità della popolazio- Gli stessi dati dimensionali, utilizzati per il ne clastica di ogni singolo campione. diagramma binario di Zingg (1935) ma elabo- rati in base a quello triangolare di Folk (1968), Forme fondamentali hanno permesso una loro più puntuale classi- Dalla Tab.4, che suddivide in quattro forme ficazione in classi morfologiche intermedie fra fondamentali i dati morfometrici elaborati se- le quattro fondamentali.

103 Campione D S D L A Campione G1 S D L A Calcari 24,0 47,9 13,3 14,8 Calcari % 36,5 41,9 8,1 13,5 Arenarie 32,0 39,1 13,3 15,6 Arenarie % 16,7 44,4 22,2 16,7 Concrezioni Concrezioni % 45,8 25,4 8,5 20,3 Selci 35,3 35,3 7,6 21,8 Selci Gessi 0,0 34,4 58,1 7,5 Gessi

Campione G2 S D L A Campione I S D L A Calcari 30,5 40,9 14,3 14,3 Calcari 0/0 28,1 24,3 34,4 13,2 Arenarie 17,9 46,3 26,2 9,6 Arenarie 0/0 21,8 19,7 48,1 10,4 Concrezioni 46,7 28,3 7,2 17,8 Concrezioni To 30,6 23,9 35,7 10,0 Selci Selci 'Yo 7,2 5,0 85,0 2,8 Gessi Gessi

Campione M1 S D L A Campione M2 S D L A Calcari 25,5 42,7 13,2 18,6 Calcari 23,8 45,3 17,1 13,8 Arenarie 22,3 50,0 18,1 9,6 Arenarie 12,2 57,7 17,7 12,2 Concrezioni % 35,6 35,6 6,1 22,7 Concrezioni 0/0 27,5 55,2 7,2 10,1 Selci Selci 0/0 Gessi o/0 Gessi 0/0

Campione M3 S D L A Campione M4 S D L A Calcari o/0 30,7 35,8 16,5 17,0 Calcari 26,4 41,6 12,3 19,7 Arenarie 14,9 56,2 17,5 11,4 Arenarie 12,9 55,2 18,3 13,6 Concrezioni 36,6 51,5 2,0 9,9 Concrezioni 30,3 52,3 6,5 10,9 Selci Selci Gessi Gessi

Campione Ni S D L A Campione N5 S D L A Calcari 39,4 35,4 12,2 13,0 Calcari 31,0 35,1 15,9 18,0 Arenarie 23,1 46,1 20,5 10,3 Arenarie To 15,6 49,3 19,5 15,6 Concrezioni 57,8 27,8 3,1 11,3 Concrezioni 34,4 39,4 10,6 15,6 Selci Selci Gessi Gessi To

Tab. 4 - Distribuzione percentuale dei clasti dei vari campioni esaminati nelle quattro forme fondamentali proposte da Zingg (1935) (S = sferica; D = discoidale; L = lamellare; A = allungata).

I risultati ottenuti (Tab.5), parzialmente in Fra le quattro forme fondamentali a quella disaccordo con la suddivisione risultante dal lamellare appartengono sempre le maggiori metodo di Zingg, indicano che le varie popo- quantità percentuali dei calcari e, in molti casi, lazioni clastiche appartenenti alle forme fon- anche delle arenarie e delle concrezioni; anche damentali: sferica (S), appiattita (D), lamella- le selci, presenti in modo significativo nel solo re (L) e allungata (A), mediamente assomma- Campione D, sono significativamente presen- no a circa il 50% del totale. ti in questa classe morfologica. A loro volta quelle sferico-discoidali = SD, A questo raggruppamento seguono, in ordi- sferico-lamellari = SL e sferico-allungate = SA ne di importanza quantitativa, quelli definiti: (circa 30%) risultano percentualmente subor- dalle forme appiattite, da quelle discoidali ed dinate alle precedenti ma prevalgono su quelle infine da quelle sferiche; anche in questi speci- (circa 20%) molto appiattite = DD, molto la- fici casi viene rispettato la stessa successione di mellari = LL e molto allungate = AA, che cor- peso petrografico seguita dai clasti di forma la- rispondono alla popolazione clastica che mag- mellare. giormente ha subito meccanismi di elaborazio- Per quanto riguarda le tre forme intermedie ne e selezione morfologica da parte dei diversi fra le quattro fondamentali, le diverse litologie agenti di trasporto. identificate, pur senza una predominanza spe-

104 Campione D S SD SL SA D L A DD LL AA Calcari % 3,6 5,1 13,6 11,1 11,8 23,7 17,0 4,1 7,2 2,8 Arenarie % 6,8 8,2 16,0 15,4 6,1 22,5 15,4 1,7 6,5 1,4 Concrezioni % - - - - Selci % 4,3 8,6 23,2 14,7 6,9 22,4 14,7 0,9 1,7 2,6 Gessi % 1,8 1,8 14,5 5,5 10,9 34,5 30,9

Campione G1 S SD SL SA D L A DD LL AA Calcari % 11,4 14,3 17,1 10,0 5,7 14,3 11,4 5,7 7,1 2,9 Arenarie % - 5,9 5,9 11,8 11,8 17,6 5,9 35,2 5,9 Concrezioni % 10,5 5,3 19,3 17,5 3,5 14,0 21,0 1,8 5,3 1,8 Selci % Gessi

Campione G2 S SD SL SA D L A DD LL AA Calcari % 7,7 7,7 15,5 11,1 9,8 20,6 14,8 4,4 4,7 3,7 Arenarie % 3,8 5,2 8,5 11,3 5,7 17,9 11,8 10,8 18,4 6,6 Concrezioni % 8,7 5,1 16,4 24,1 8,7 15,4 11,3 3,6 4,6 2,1 Selci % Gessi

Campione i S SD SL SA D L A DD LL AA Calcari % 7,1 4,3 17,7 21,6 8,9 20,2 12,8 3,5 0,7 3,2 Arenarie % 7,3 7,7 15,5 23,1 7,3 15,5 15,0 1,8 4,1 2,7 Concrezioni % 6,3 6,3 20,5 16,5 7,1 24,3 15,0 0,0 1,6 2,4 Selci % 8,3 16,7 16,7 20,7 4,2 16,7 12,5 4,2 Gessi %

Campione MI S SD SL SA D L A DD LL AA 2,6 Calcari % 4,6 7,6 13,2 12,9 9,3 18,2 21,0 6,3 4,3 2,4 Arenarie % 4,9 4,3 9,8 12,2 9,1 18,9 5,5 13,4 19,5 2,8 Concrezioni % 3,6 6,0 17,1 20,3 8,8 19,1 16,3 2,8 3,2 Selci Gessi

AA Campione M2 S SD SL SA D L A DD LL 3,6 Calcari % 6,3 5,9 11,9 11,5 11,1 20,5 14,6 6,3 8,3 4,2 Arenarie % 2,8 2,8 5,6 7,7 11,9 19,6 9,8 18,2 17,5 Concrezioni % 5,9 4,4 18,5 6,7 8,9 29,7 8,9 3,0 13,3 0,7 Selci % - - Gessi % AA Campione M3 S SD SL SA D L A DD LL 10,5 4,1 Calcari % 8,2 12,3 10,5 14,6 5,8 17,7 14,0 2,3 2,7 Arenarie % 4,5 3,6 7,1 5,4 13,4 16,1 12,5 17,0 17,7 2,1 1,1 Concrezioni % 13,7 12,6 16,8 12,6 10,5 22,2 4,2 4,2 - Selci % - Gessi

LL AA Campione M4 S SD SL SA D L A DD 2,1 9,6 4,6 Calcari % 9,6 8,2 12,4 15,1 6,7 18,5 13,2 13,2 18,0 2,8 Arenarie % 5,2 3,8 6,3 4,9 15,1 14,3 16,4 2,4 1,0 Concrezioni % 6,5 5,7 18,7 15,3 9,9 28,6 6,9 5,0 - Selci % Gessi o/0

Tab. 5 - (continua)

105 Campione N1 S SD SL SA D L A DD LL AA Calcari o/0 10,9 10,9 16,3 17,5 7,8 16,3 12,1 1,2 2,3 4,7 Arenarie 5,4 10,8 13,5 8,1 10,8 21,7 8,1 8,1 10,8 2,7 Concrezioni 11,6 7,4 26,1 21,1 6,3 20,0 5,3 1,1 1,1 0,0 Selci Gessi o/0

Campione N5 S SD SL SA D L A DD LL AA Calcari 8,5 6,0 12,3 16,6 7,2 20,8 14,9 3,0 7,7 3,0 Arenarie 7,9 3,9 2,6 6,6 9,2 23,8 19,7 9,2 13,2 3,9 Concrezioni 6,5 8,0 14,5 18,0 8,0 20,5 13,0 3,0 7,0 1,5 Selci Gessi

Tab. 5 - Distribuzione percentuale dei clasti dei vari campioni esaminati nelle dieci forme fondamentali proposte da Folk (1968) (S = sferica o compatta; SD = sferico-dicoidale; SL = sferico-lamellare; SA = sferico-allungata; D = dicoidale; L = lamellare; A = allunga- ta; DD = molto appiattita; LL = molto lamellare; AA = molto allungata). cifica, si distribuiscono soprattutto nelle classi zare il peso dei meccanismi modellatori, in certi SL ed SA mentre la SD è pressoché sempre su- casi anche particolarmente intensi, che hanno bordinata a queste ultime. interessato le varie popolazioni clastiche pre- In relazione ai gruppi, per i quali sono ipotiz- senti nei riempimenti ipogei studiati. zabili le più intense azioni selettive di differen- Sicuramente si sono avuti fenomeni, local- ziazione morfometrica, si hanno le maggiori con- mente diversificati, di usura e di abrasione dei centrazioni di clasti in quello molto lamellare materiali fluviali trasportati al mare da zone (LL) seguito da quello che raggruppa le forme anche molto lontane dalle aree in cui furono molto appiattite (DD) ed, infine, da quello co- depositate le coperture alluvionali presenti al stituito dalle forme molto allungate (AA). di sopra della formazione gessosa messiniana. In queste tre ultime classi risultano sempre La progressiva evoluzione fisico-meccanica percentualmente più rappresentati sia i calcari delle quattro forme fondamentali verso tipo- che le arenarie mentre le concrezioni apparten- logie di più rimarcata differenza morfometrica gono alla litologia di importanza numerica in- si spiegherebbe con prolungate e diversificate feriore. azioni di trasporto da parte di correnti di spiag- Va poi sottolineato il comportamento distri- gia della componente clastica fluviale. butivo dei principali tipi di roccia del Cam- Pertanto, in base alle indicazioni fornite dalla pione I nei vari campi dello stesso diagramma classificazione di Folk (1965), mentre l'aspet- di Folk. to morfologico del ciottolame calcareo, arena- Per quanto riguarda le sue quattro forme fon- ceo e selcioso, è testimonianza della intensa in- damentali valgono le stesse considerazioni terazione tra gli originari caratteri tessiturali e espresse per gli altri campioni mentre per le classi strutturali dei frammenti di roccia e le prolun- interposte tra quelle fondamentali domina quella gate azioni di loro trasporto meccanico, le for- in cui si collocano i clasti sferico-allungati, se- me dei clasti di concrezione risultano in parti- guita da quella sferico-lamellare e, in netto su- colare condizionate dalle loro specifiche carat- bordine, da quella sferico-discoidale. teristiche di partenza e, subordinatamente, da In questo campione le forme definite dai più azioni di trasporto torrentizio sotterraneo di bassi rapporti degli assi di sviluppo c/a (DD, breve durata. LL e AA) risultano essere quelle di più scarsa, Per quanto riguarda il Campione I le cui for- o addirittura nulla, rilevanza percentuale. me DD, LL, e AA hanno le più basse inciden- Le considerazioni, suggerite dalla Tab.5 e re- ze percentuali,si può ipotizzare che i suoi cla- lative ai dati morfometrici dei clasti elaborati sti componenti, prima del loro trasporto in in base al criterio classificativo di Folk (1968), ambiente ipogeo, non abbiano subito le stesse per le quali rimane sempre valida l'importanza azioni di non trascurabile abrasione ed usura condizionante sulla loro evoluzione morfolo- meccanica che invece hanno coinvolto presso- gica dalla originaria tessitura, grado di cemen- chè tutti i frammenti provenienti dall'esterno tazione e forma iniziale, permettono di ipotiz- e presenti negli altri riempimenti studiati.

106 Infine in base alla suddivisione statistica, ot- ne morfogenetica da parte di correnti litorali. tenuta dall'elaborazione dei valori dimensio- A questi ultimi si sarebbe unita una quantità nali effettuata utilizzando l'indice di appiatti- subordinata di frammenti che conservavano mento di Cailleux(1945) (Tab.6), è possibile ancora evidenti le testimonianze morfologiche affermare che le maggiori percentuali di valo- degli effetti modellatori dovuti ad azioni mec- ri < 2,1 dei frammenti di calcare, di concrezio- caniche proprie di ambienti fluviali. ne e di selce corrispondono a morfologie pro- fondamente condizionate da un loro trasporto Sfericità fluviale mentre in evidente subordine quanti- Nella Tab.7 è percentualizzata la popolazio- tativo sono quelli con indici >2,1, i quali rap- ne clastica dei campioni studiati secondo una presenterebbero la componente detritica che scala lineare definita dagli indici di sfericità avrebbe maggiormente risentito delle azioni di ottenuti dal rapporto dimensionale fra l'inter- usura meccanica provocati dall'energia di cor- cetta intermedia e quella maggiore di ogni sin- renti di spiaggia. golo frammento (RICCI LUCCHI, 1980). Dal- Comportamento opposto presenta la mag- l'analisi dei dati di questa tabella appare so- gior parte dei clasti provenienti da rocce are- prattutto evidente che per tutte le litologie esi- nacee i cui relativi indici di appiattimento, in stono alcune classi di frequenza prevalente. Si prevalenza > 2,1, indicano una dominante azio- tratta in genere dell'ambito compreso tra i va-

Campione D i.a. <2,1 >2,1 Campione G1 i.a. <2,1 >2,1 Calcari 59,8 40,2 Calcari o/0 71,6 28,4 Arenarie 71,3 28,7 Arenarie 29,4 70,6 Concrezioni Concrezioni c/o 73,7 26,3 Selci 79,3 20,7 Selci c/o Gessi 11,2 88,8 Gessi

Campione G2 i.a. <2,1 >2,1 Campione i i.a. <2,1 >2,1 Calcari o/0 61,2 38,8 Calcari 70,8 29,2 Arenarie 40,7 59,3 Arenarie 79,7 20,3 Concrezioni 73,1 26,9 Concrezioni o/o 76,0 24,0 Selci Selci 88,0 12,0 Gessi Gessi

Campione M1 i.a. <2,1 >2,1 Campione M2 i.a. <2,1 >2,1 Calcari 63,8 36,2 Calcari 56,2 43,8 Arenarie 41,2 58,8 Arenarie 32,2 67,8 Concrezioni 72,2 27,8 Concrezioni o/0 58,8 41,2 Selci Selci Gessi Gessi

Campione M3 i.a. <2,1 >2,1 Campione M4 i.a. <2,1 >2,1 Calcari 66,5 33,5 Calcari 62,8 37,2 Arenarie o/0 40,7 59,3 Arenarie o/0 38,6 61,4 Concrezioni o/0 74,7 25,3 Concrezioni 65,8 34,2 Selci Selci Gessi Gessi

Campione N1 i.a. <2,1 >2,1 Campione N5 i.a. <2,1 >2,1 Calcari 77,6 22,4 Calcari 64,4 35,6 Arenarie o/0 63,2 36,8 Arenarie 47,4 52,6 Concrezioni 89,5 10,5 Concrezioni 67,2 32,8 Selci Selci c/o Gessi Gessi

Tab. 6 - Classificazione percentuale secondo l'indice di appiattimento (i.a.) di Cailleux (1945) dei clasti dei diversi campioni esami- nati in funzione della loro composizione petrografica.

107 1,0 Campione D 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 Calcari 00 0,2 0,3 7,0 20,4 26,3 28,3 15,4 2,1 Arenarie 0„ 1,7 2,4 14,2 27,5 28,0 22,1 4,1 Concrezioni Selci 0,5 1,5 4,5 28,7 33,6 24,6 6,6 Gessi 2,3 18,1 39,4 22,4 12,1 5,7

Campione CI 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1,0 Calcari 13,8 3,0 16,4 37,2 17,8 11,8 Arenavi(' 14,3 11,7 18,2 32,4 23,4 Concrezioni 12,1 9,6 14,5 41,2 14,0 8,6 Selci Gessi

Campione C2 0.1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1,0 5,9 0,4 Calcari 0,3 2,8 9,7 13,0 23,9 25,9 18,1 Arenavi(' 0,8 6,3 20,2 26,3 16,0 19,3 9,4 1,7 Conere/ion i 7,7 6,2 12,3 16,6 24,6 28,4 4,2 Selci - 36,4 27,3 27,2 9,1 Gessi

Campione I 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1,0 o 3,4 0,3 Calcari u 4,1 5,5 10,9 21,4 29,0 28,4 Arenarie (li, 0,7 3,7 9,5 18,5 30,8 32,4 4,4 Concrezioni qo 1,0 8,0 26,0 37,0 22,0 6,0 Selci 0,3 1,0 1,0 11,3 17,1 13,3 6,0 Gessi 0/0

Campione M1 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1,0 Calcari 5,1 9,4 13,1 23,7 29,8 14,9 4,0 Arenarie 0,4 7,6 20,1 15,8 21,9 18,3 13,3 2,6 Concrezioni % 0,3 4,1 21,3 29,8 22,5 19,0 3,0 Selci Gessi

Campione M2 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1,0 Calcari 1,0 12,5 19,8 21,0 26,7 14,4 4,6 Arenarie % 0,8 0,7 8,5 21,4 25,4 16,1 16,5 8,8 1,8 Concrezioni % 3,3 7,0 16,6 23,1 29,5 17,0 3,5 Selci Gessi

Campione M3 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1,0 Calcari 3,2 8,9 13,9 22,9 25,7 22,4 3,0 Arenarie 7,5 20,8 15,6 16,9 25,5 11,2 2,5 Concrezioni 1,5 3,3 15,8 23,0 31,8 17,6 7,1 Selci Gessi gio

Campione M4 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1,0 Calcari % 4,0 7,6 13,8 21,9 23,5 23,0 6,2 Arenarie % 1,0 6,8 15,0 13,0 17,4 27,1 14,7 5,0 Concrezioni % 3,0 5,0 14,6 22,4 30,8 17,1 7,1 Selci 0/0 Gessi

Tab. 7 - (continua)

108 Campione Ni 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1,0 Calcari 1,1 2,8 10,5 20,7 34,7 21,7 7,4 1,1 Arenarie 28,5 15,4 8,6 32,1 11,9 3,5 Concrezioni 6,3 18,8 18,8 56,1 Selci Gessi

Campione N5 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1,0 Calcari o/0 0,5 3,2 7,0 9,7 28,0 26,3 17,2 8,1 Arenarie 6,5 15,6 23,3 19,5 20,8 9,1 5,2 Concrezioni 0,5 1,1 6,5 13,4 21,5 26,3 27,4 2,2 1,1 Selci Gessi

Tab. 7 - Distribuzione percentuale nelle classi di frequenza proposte da Ricci Lucchi (1980) degli indici d sfericità (b/a) dei clasti presenti nei campioni esaminati in funzione della loro composizione petrografica. lori di 0,6 e 0,8, con le maggiori concentrazio- minati, predominano i clasti i cui indici di ni percentuali nel gruppo 0,7. Questo compor- sfericità medio-alti sono ricollegabili ad azio- tamento distributivo, con qualche piccolo spo- ni meccaniche tipiche di un ambiente di tra- stamento verso classi con indici di sfericità di sporto ad elevata energia torrentizia; a questi, poco inferiori, risulta perfettamente analogo a ma in evidente subordine quantitativo, si as- quello che si riscontra in ogni singola frazione socierebbe una popolazione di frammenti a granulometrica di diametro superiore a 2 mil- più basso indice di sfericità, in parte mecca- limetri. Le poche differenze riscontrabili sono nicamente abrasi ma soprattutto selezionati legate alla componente clastica arenacea sia del in base alla loro forma dalle correnti litorali Campione M2, in cui il ciottolame avente que- marine. sta natura si colloca preferenzialmente nelle classi con indici di sfericità 0,4 e 0,5, sia del Arrotondamento Campione N5 dove i clasti arenacei sono so- Sorgente di molte informazioni è la Tab.8, prattutto presenti nell'ambito definito da in- in cui è percentualizzato, secondo le sei classi dici compresi tra 0,5 e 0,7. In questi due cam- proposte da Powers (1953) modificate in She- pioni le rimanenti litologie seguono lo stesso pard (1965), il grado di smussamento dei cla- comportamento distributivo degli analoghi sti presenti nei campioni analizzati. frammenti che costituiscono gli altri materiali Da essa si hanno anche chiare indicazioni sul studiati. comportamento fisico delle diverse litologie, Pertanto correlando i risultati percentuali, ot- quale specifica risposta dei corrispondenti tenuti in base agli indici di sfericità proposti frammenti ai meccanismi connessi alla durata, da Ricci Lucchi (1980), non soltanto alla na- all'intensità e alla lunghezza del trasporto. tura litologica e ai caratteri strutturali delle roc- I valori percentuali della tabella riassumo- ce di provenienza ma anche ai processi morfo- no, per ogni campione, i vari stadi di arroton- genetici e a quelli selettivi che possono avere damento di tutta la popolazione clastica di dia- interessato tutti i clasti, sembra evidente che i metro superiore a 2 millimetri. Risultati pres- frammenti dagli indici di sfericità più elevati sochè identici caratterizzano anche ogni sua sono collegabili ad azioni di trasporto fluviale singola frazione granulometrica sebbene alcu- ad alta energia mentre quelli che maggiormente ne di quelle più fini presentino valori di arro- si discostano da una forma sferica e hanno i tondamento che, più simili a quelli di forme valori di sfericità più bassi devono le loro mor- maggiormente smussate, tendono a discostarsi fologie a meccanismi di abrasione ed usura le- dal dato medio che riguarda la totalità dei fram- gati a correnti di spiaggia, queste ultime anche menti. responsabili dei fenomeni di selezione gravita- Data l'importanza delle informazioni forni- tiva connessi soprattutto alla forma e assai te dalla Tab.8 si è proceduto a un loro esame meno alla dimensione dei ciottoli. attraverso un confronto incrociato dei dati re- In accordo con queste considerazioni sem- lativi ai clasti o dei diversi campioni o prove- bra corretto affermare che, nei campioni esa- nienti dallo stesso riempimento.

109 •

Campione D A B C D E F Campione G1 A BCD E F Calcari % 2,1 6,0 11,3 21,4 39,3 19,9 Calcari 1,3 13,9 25,3 34,1 16,5 8,9 Arenarie % 11,4 8,4 19,1 15,7 29,0 16,4 Arenarie - 23,5 41,2 23,5 11,8 Concrezioni % - Concrezioni 3,4 16,9 40,7 28,8 10,2 Selci % 2,4 11,4 34,1 48,0 3,3 0,8 Selci Gessi % 52,5 45,5 2,0 Gessi

Campione G2 A B C D E F Campione I A B CD E F Calcari % 12,5 40,9 30,3 14,7 1,6 Calcari 1,2 2,5 28,6 25,2 19,7 22,8 Arenarie % 15,1 41,8 24,0 15,1 4,0 Arenarie 0,4 3,6 21,8 32,0 33,3 8,9 Concrezioni % 21,2 49,9 20,7 8,2 Concrezioni 9,9 24,8 37,2 23,1 5,0 Selci Selci 7,7 50,0 30,8 11,5 Gessi Gessi

Campione M1 A B CD E F Campione M2 A B CD E F Calcari 11,4 49,0 24,4 12,7 1,9 0,6 Calcari % 6,0 57,4 16,6 10,2 8,7 1,1 Arenarie 22,7 46,2 20,1 9,1 1,9 Arenarie % 23,1 42,9 16,5 9,9 5,2 2,4 Concrezioni 41,8 38,3 14,3 5,6 Concrezioni % 45,1 41,8 11,5 1,6 Selci o/0 Selci Gessi Gessi

Campione M3 A B CD E F Campione M4 A B CD E F Calcari % 3,9 44,5 32,8 18,0 0,8 Calcari % 24,2 35,1 27,5 13,2 Arenarie % 16,5 32,4 33,0 18,1 Arenarie % 30,7 33,3 24,0 12,0 7,1 0,6 Concrezioni • 48,8 32,1 16,7 2,4 Concrezioni % 40,2 30,2 21,9 Selci - Selci - Gessi Gessi

Campione N1 A B C D E F Campione N5 A B C D E F Calcari % 9,8 55,6 14,4 6,5 12,4 1,3 Calcari % 3,2 48,1 30,5 17,1 1,1 Arenarie % 70,6 17,6 5,9 5,9 Arenarie % 14,0 34,3 33,1 18,6 Concrezioni 10,7 39,2 28,6 17,9 3,6 Concrezioni % 38,2 31,2 18,6 10,9 1,1 Selci Selci Gessi o/0 Gessi

Tab. 8 - Distribuzione percentuale nelle sei classi di arrotondamento proposte da Powers, 1953 (modificato in SHEPARD, 1963); (A = molto angolosa, C = subangolosa, D = subarrotondata, E = arrotondata, F = molto arrotondata, dei clasti presenti nei campioni studiati, in funzione della loro composizione petrografica).

Riempimento D - Campione D: sia fra i cal- gesso, pressochè tutti angolosi (classe B) o cari che fra le arenarie dominano gli individui molto angolosi (classe A). arrotondati (classe E) e molto arrotondati (clas- Si tratta di caratteri che, pur essendo relativi se F) ma sono anche ben rappresentate le for- ad un litotipo dalle scarse capacità di resisten- me sub-angolose (classe C) e le sub-arrotonda- za alla dissoluzione chimica e alla abrasione te (classe D); le selci, a loro volta, si concen- meccanica, testimoniano di essere subordinati trano nei raggruppamenti C e D probabilmente ad una attività morfogenetica limitata e stret- per la loro maggiore resistenza alle azioni abra- tamente connessa ad un trasporto torrentizio sive del mezzo di trasporto. in ambiente ipogeo di breve durata. Questi dati indicano, per tutte le litolo- Riempimento G- Campioni G 1 e G 2: si tratta gie, notevoli effetti di smussamento delle ori- di due sedimenti fra loro nettamente diversi. ginarie asperità dei loro clasti dovuti a com- Mentre quello inferiore (Campione G1) mo- plessi meccanismi di trasporto ad elevata in- stra nei clasti di tutte le sue litologie valori di tensità. arrotondamento che variano tra la classe sub- Di scarso significato sono poi i valori a bas- angolosa (C) e quella arrotondata (E) con do- so indice di arrotondamento dei frammenti di minanza delle forme sub-arrotondate (D); in

110 quello sovrastante (Campione G2) sono soprat- presenze percentuali inferiori però sempre as- tutto la classe B (angolosa) e la C a raggiunge- sai significative; praticamente assenti sono gli re le frequenze più elevate. individui con i massimi indici di arrotonda- Questi dati indicherebbero nei due campio- mento (classi E ed F). ni, per i clasti di analoga litologia, azioni di Tutti i clasti di questo riempimento, mante- usura diverse: più prolungate ed intense du- nendo caratteri costanti di elevata spigolosità, rante la sedimentazione della parte bassa del indicano con chiarezza che alla sedimentazione riempimento, forse più brevi ma con capacità di tutto il deposito hanno sovrainteso condizio- di logoramento inferiore quando si depositava ni di trasporto meccanico con scarsa capacità di il ciottolame dei sedimenti stratigraficamente smussamento, probabilmente legata ad un limi- soprastanti. tato percorso effettuato e al breve intervallo di Riempimento I - Campione I: si tratta di un tempo in cui esso sarebbe avvenuto. materiale che presenta evidenti differenze di ri- Riempimento N- Campione N 1 e N 2: si sposta alle azioni di smussamento subite dai tratta del sedimento, fra quelli studiati, granu- clasti di diversa litologia. lometricamente più eterogeneo, del quale solo I valori di arrotondamento dei ciottoli cal- le parti inferiore e superiore contengono un nu- carei variano tra le classi C ed E, raggiungendo mero di clasti sufficiente a fornire informazio- nella prima le maggiori concentrazioni, a que- ni morfologiche statistiche. sto tipo di roccia appartiene una discreta pre- Mentre nella componente elastica calcarea del senza di forme molto arrotondate (F). Campione N 1 dominano le forme angolose Nello stesso ambito distributivo si colloca- (classe B), in quella arenacea sono prevalenti i no le arenarie caratterizzate da dominanti for- clasti molto angolosi (classe A); degli altri ciot- me subarrotondate (D) e arrotondate (E); le toli aventi queste litologie scarse o poco signifi- concrezioni, a loro volta, indicano di avere su- cative sono le percentuali degli altri gradi di ar- bito azioni di usura scarse e limitate, distribuen- rotondamento. Leggermente diversa è la distri- dosi tra le classi angolosa (B), subangolosa e buzione quantitativa dei frammenti di concre- subarrotondata, mentre la scarsissima compo- zioni che si concentrano soprattutto nel raggrup- nente selciosa è soprattutto presente nei rag- pamento B ma che raggiungono una frequenza gruppamenti C e D. significativa anche nelle forme subangolose (clas- Le variazioni distributive delle diverse per- se C); a loro volta gli individui molto angolosi e centuali di arrotondamento dei differenti litoti- subarrotondati (classe D) definiscono popola- pi di questo campione, oltre che da una varia- zioni di trascurabile significato morfologico. bile energia idraulica del mezzo trasportatore, Nel Campione N 5, sia per i calcari che per potrebbero essere attribuibili a distanze diver- le arenarie, si hanno le maggiori percentuali di se percorse dai loro ciottoli o a particolari ca- clasti nelle classi B (angolosa) e C (subangolo- ratteri morfologici e dimensionali dei singoli sa), mentre le concrezioni sono soprattutto con- frammenti al momento del distacco dalla roc- centrate nella classe A (molto angolosa) e nella cia di provenienza. B; in tutte e tre queste ultime litologie sono Riempimento M - Campione Ml, M2, M3 e praticamente assenti le forme con il grado di M4: si tratta di quattro materiali, granulome- arrotondamento maggiore. tricamente non omogenei, che comprendono li- Anche per questo riempimento è possibile tologie rappresentate da clasti dei quali il com- affermare che i suoi clasti, caratterizzati in ge- portamento distribuitivo del grado di arroton- nere da forme a media o alta spigolosità, non damento evidenzia la costanza non solo delle hanno subito azioni di trasporto di intensità classi di maggiore frequenza ma anche di quelle tale che, o per durata o per distanza percorsa, che appaiono progressivamente subordinate. Per fossero in grado di smussare in modo signifi- calcari ed arenarie i rispettivi ciottoli presenta- cativo le originarie asperità morfologiche riu- no prevalenti forme angolose (classe B) a cui si scendo , al massimo, ad attenuarle e a creare affiancano sia quelle subangolose (classe C) che così forme tendenzialmente subarrotondate. le molto angolose (classe A); poco numerosi i frammenti aventi abito subarrotondato e asso- lutamente non significativi quelli con il grado Conclusioni di smussamento maggiore (classi E ed F). Le concrezioni, a loro volta, si collocano in Tenendo conto delle possibili interrelazioni netta dominanza nella classe A, che così risulta tra i caratteri composizionali, tessiturali, strut- la principale, ed in quella B caratterizzata da turali e morfologici di ogni singolo frammen-

111 to al momento del suo distacco dalla roccia di no i campioni provenienti dai riempimenti G, provenienza, e quelli da esso acquisiti durante M ed N. Si tratta di dati morfoscopici e mor- i vari processi fisico-meccanici che lo hanno fometrici che non solo evidenziano le variazio- trasportato e depositato in un determinato se- ni tessiturali nei sedimenti della stessa stazio- dimento, e attraverso l'esame dei dati petro- ne di prelievo, caratterizzandola ed eventual- grafici, morfometrici e morfoscopici rilevati su mente differenziandola dalle altre, ma anche tutta la popolazione ghiaioso-ciottolosa presen- permettono di ipotizzare che, pur presentando te nei campioni prelevati da alcuni riempimenti una costante uniformità litologica qualitativa, clastici della Tana della Mussina di Borzano, ognuno di questi riempimenti può essere con- appaiono evidenti alcune differenze specifiche siderato il risultato di meccanismi di sedimen- che permettono di discriminare chiaramente tazione torrentizia ipogea contraddistinti da fra loro i depositi studiati. energia idraulica notevolmente diversificata e E' soprattutto il Campione D quello caratte- variabile nel tempo. rizzato dalle differenze più evidenti che fanno Sufficientemente concordanti fra loro sono ipotizzare, in base a ben definiti parametri di poi le indicazioni, che si ottengono dai vari pa- riferimento, una sua provenienza da coperture rametri morfometrici e morfoscopici relativi al alluvionali esterne notevolmente eterometriche. ciottolame presente in questi tre riempimenti, Questo sedimento rappresenterebbe il risul- in base alle quali la maggior parte di tali clasti tato di una evoluzione delle morfologie dei sin- presenterebbe caratteri ricollegabili ad azioni goli clasti e della selezione meccanica da parte meccaniche di tipo fluviale o torrentizio, men- di correnti marine litorali di materiali ciotto- tre percentualmente in subordine sarebbero le losi anche provenienti da zone lontane, come forme dovute alla attività meccanica selettiva testimonierebbe la presenza, fra le litologie ri- di correnti marine di spiaggia. conosciute, di una discreta percentuale di selci Questi materiali pertanto, provenienti da co- policrome che vari Autori (VEGGIANI 1965, PA- perture alluvionali esterne di certo diverse da REA 1972) ipotizzano trasportate nel Golfo Pa- quelle che hanno alimentato il Campione D, dano dall'area marchigiana. Inoltre l'assoluta sarebbero espressione di apporti clastici soprat- mancanza, fra i clasti di questo campione di tutto legati o ad un trasporto solido esclusiva- frammenti di concrezioni calcaree, provenien- mente fluviale oppure ad una simultanea de- ti da depositi chimici ipogei e sempre nume- posizione ma con componente torrentizia pre- rose negli altri riempimenti fisici di questa ca- valente, di clasti torrentizi e di ciottolame di vità, suggerisce trattarsi di uno dei sedimenti selezione ed elaborazione marina. più antichi, formatosi durante fasi di paleoe- Caratteri morfologici intermedi tra quelli del voluzione carsica del sistema sotterraneo e pre- deposito D e dei riempimenti G, M ed N, si cedentemente agli eventi climatici che sareb- rilevano nel Campione I. Si tratta di ciottola- bero stati dapprima responsabili della deposi- me ad elevata componente calcarea associato zione di considerevoli spessori di concrezioni ad una limitata quantità di concrezioni e a calcaree e che 'poi avrebbero favorito un loro pochi individui di selce, litologia quest'ultima smantellamento fisico e ad una rielaborazione esclusivamente significativa nel Campione D meccanica dei frammenti detritici prodottisi e pressoché assente negli altri. attraverso un loro trasporto meccanico da par- Anche per i clasti di questo riempimento i te delle acque del torrente ipogeo, allora carat- valori morfometrici e morfoscopici sembrano terizzate da una elevata anche se variabile nel rimarcare un dominante apporto detritico tor- tempo portata idrica. rentizio dalla catena appenninica padana e ad I clasti del Campione D sarebbero dunque un contributo, inferiore ma significativo, da la testimonianza evidente di una loro parziale altre rocce, fra cui selci policrome, appartenenti provenienza da coperture alluvionali marine, a formazioni tipiche di aree non emiliano-ro- depositate da correnti litorali che movimenta- magnole, qua trasportate da correnti di spiag- vano ciottolame spostandolo dalle coste adria- gia analoghe a quelle che già avevano rifornito tiche verso l'interno dell'antico Golfo Padano. le coperture alluvionali, a loro volta alimenta- Questo apporto solido grossolano si deposita- trici dei materiali clastici presenti nel Campio- va unitamente al materiale detritico trasporta- ne D. to al mare dagli antichi fiumi che allora erode- Si tratterebbe in particolare di ciottoli di selce vano le rocce appenniniche. provenienti dalla Scaglia della Serie Marchigia- Diverse sono le indicazioni fornite dai para- na e meccanicamente trasportati all'interno del- metri dimensionali dei ciottoli che costituisco- l'antico Golfo Padano da correnti litorali che

112 diventavano le principali responsabili dei loro vasto, rende più plausibile, come motore dei caratteri morfometrici e della loro distribuzio- loro meccanismi genetici, l'ipotesi di una cau- ne spaziale. sa a carattere regionale quale appunto avrebbe Va inoltre notato che, in base ai parametri potuto essere un generale innalzamento del li- dimensionali del ciottolame di molti dei sedi- vello del mare o di abbassamento delle rocce menti studiati, appare evidente che il torrente emerse. ipogeo, dal quale esso veniva movimentato e Nonostante la frequenza in molte cavità di depositato, era talora caratterizzato da una ele- riempimenti, analoghi a quelli analizzati nel vata energia idraulica capace di un'abbondan- presente studio, non esistono dati probanti te trasporto di materiale detritico estremamente sull'età in cui essi si sono formati. eterometrico. Pertanto nella Tana della Mussina di Borza- I suoi notevoli volumi d'acqua, oltre ad una no le supposizioni riguardanti questo proble- azione morfogenetica di abrasione e di disso- ma, assumono validità esclusivamente per lo luzione delle pareti di gesso della cavità, erano specifico riempimento a cui si fa riferimento, in grado, in funzione della loro energia idrau- e non solo generalizzabili agli altri, data l'im- lica e delle dimensioni del detrito trasportato, possibilità di correlarli stratigraficamente e di depositare potenti riempimenti clastici spes- temporalmente fra loro. so costituiti dalla sovrapposizione di livelli ca- Di certo il più antico (Campione D) é quel- ratterizzati da notevoli variazioni granulome- lo avente andamento stratigrafico e caratteri li- triche verticali. tologici maggiormente discordanti da quelli dei Tali differenze dimensionali potevano essere depositi fisici i cui assetti deposizionali sono causate o da situazioni di diversa capacità di concordanti con la direzione del piano di scor- trasporto del torrente sotterraneo, legate a va- rimento dell'attuale torrente sotterraneo. L'uni- riazioni della sua portata idrica, oppure a par- co dato certo riguardante questo problema è ticolari condizioni ambientali di ostacolo al re- rappresentato dalla datazione del Campione golare deflusso delle sue acque (quali: crolli di G3, proveniente da una concrezione calcarea massi, frane di materiali in prevalenza argillo- depositatasi al tetto del riempimento G (Foto so, restringimenti morfologici ecc.), le quali 3), che lo fa risalire a circa 18.000 anni fa (CHIE- avrebbero modificato localmente i meccanismi SI & FORTI, 2000). di sedimentazione del ciottolame grossolano Questo deposito chimico si sarebbe formato con altri favorevoli ad una deposizione di ma- durante un periodo climaticamente favorevole teriale più fine. all'insediamento e allo sviluppo all'esterno di I meccanismi di rallentamento o di ostacolo vaste coperture boschive, che rifornivano di ai normali processi di sedimentazione potreb- CO2, le acque sotterranee responsabili dei con- bero essere fatti risalire non soltanto a cause crezionamenti. A questo avrebbe seguito una interne alla cavità ma anche a situazioni parti- fase di forti apporti piovosi, a loro volta agenti colari a carattere regionale, quali periodici in- genetici del riempimento clastico ricoperto dal nalzamenti del livello del mare, causati o da crostone calcareo stesso. prolungate fasi climatiche eccezionalmente pio- Questi meccanismi climatici, durante tutto vose o da movimenti di subsidenza tettonica il fenomeno della formazione ed evoluzione delle aree emerse. Durante questi fenomeni la carsica delle grotte emiliane, avrebbe avuto una fascia di battigia marina avrebbe superato le ripetitività ciclica che poteva, localmente, espri- quote di risorgenza di molti dei sistemi carsici mersi con effetti morfogenetici e di sedimen- presenti nella formazione evaporitica messinia- tazione clastica anche molto diversi. na, ostacolando o anche impedendo il regolare deflusso delle acque sotterranee e modifican- do così tutti i meccanismi di deposizione cla- Ringraziamenti stica interna in atto. Effetti analoghi avrebbero potuto essere cau- Gli Autori ringraziano i Sigg. Enrico Levrini e sati anche da parziali limitazioni al regolare de- Carlo Malavasi del G.S.P.G.C. di Reggio Emilia per flusso delle acque sotterranee causati da frane l'aiuto fornito durante il lavoro di campionatura dei esterne. riempimenti fisici della grotta. Tuttavia la presenza frequente, in numerose Il presente studio è stato in parte finanziato dal grotte dei gessi emiliano-romagnoli, di riem- Ministero dell'Università e della Ricerca Scientifica pimenti fisici potenti talora molti metri, quin- e Tecnologica ed ha fruito di un parziale contributo di di un fenomeno comune ad un areale molto economico della Società Speleologica Italiana (SSI).

113 Bibliografia graphy and sedimentation. Freeman & Co., S.Francisco, 660 pp. AA.VV., 1997 - Carta geologica dell'Appennino PANIERI G., 2001 - I foraminiferi della Tana della emiliano-romagnolo 1:10.000. Sezione 218040, Mussina. Mem. Ist. It. Spel., XI, s.II, 145-156. Tabiano, Regione Emilia-Romagna. PAREA G.C., 1972 - Osservazioni geomorfologiche BARBIERI M., ROSSI A., 2001 - Petrografia della e sedimentologiche. Da: Gruppo Speleologico zona carsica di Borzano e delle aree limitrofe Emiliano C.A.I. - Modena: "Studio della Grotta (Com. di Albinea - Prov. di Reggio Emilia). Mem. di fianco alla chiesa di Gaibola nei gessi delle col- Ist. It. Spel., XI, s. II, 35-43 line bolognesi." Rassegna Speleo. It. Anno IV, BERTOLANI-MARCHETTI D., 1984 - Analyse Fasc.2, 113-130. pollinique des intercalations marneuses du Mes- POWERS M.C., 1953 - A new roundness scale for sinien de la "Formazione Gessoso-Solfifera" (Bo- sedimentary particles. Jour. Sed. Petr., vol.23, 117- logna, Italie du Nord). Coll. Medit. Neogene 119. Contin. Palèoenvironm. and Palèoclimatol. Evol., RICCI LUCCHI F., 1973 - Resedimented evapori- R.C.M.N.S., Montpellier 18/22 avr. 1983, Palèo- tes: indicatore of slope in stability and deep-basin biologie continentale, XIV, 2, 143-151. condictions in Periadriatic Messinian (Apennines CAILLEUX A., 1945 - Distinction des galets mari- Foredeep, Italy). In: C. W. Drooger (editor) - nes et fluviatiles. Bull. Soc. Geol. France, ser. V Messinian events in the Mediterranean. North vol. 15, 375-404. Holland, Amsterdam, 142-149. FORTI P., CHIESI M., 2001: Idrogeologia, idrodi- RICCI LUCCHI F., 1980 - Sedimentologia: parte namica e meteorologia ipogea dei gessi di Albi- I. Ed. Clueb, Bologna, 226 pp. nea, con particolare riguardo al sistema carsico af- ROSSI A. & MAZZARELLA B.S.L., 1998 - La Grot- ferente alla Tana della Mussina di Borzano (ER/ ta Calindri: dati e considerazioni sui suoi riempi- RE 2)(Albinea, Reggio Emilia). Mem. Ist. It. Spel., menti fisici. Sottoterra, 107, 33-51. Vol XI, s. II, 113-137 SHEPARD F.P., 1963 - Submarine geology. Harper CITA B.M., 1973 - Mediterranean evaporites: pale- & Row, Evanston, 292 pp.. ontological arguments for a deep-basins disecation RYAN W. B. F., 1973 - Geodinamic implication of model. In: C. W. Drooger (editor) - Messinian the Messinian crisis of salinity. In: C. W. Drooger events in the Mediterranean. North Holland, (editor) - Messinian events in the Mediterranean. Amsterdam, 206-228. North Holland, Amsterdam, 26-38. FOLK R.L., 1968 - Petrology of sedimentary rocks. VAI G.B. & RICCI LUCCHI F., 1977 - Algal crust, Hemphill's, Austin, Texas. autochtonous and clastic gypsum in a cannibali- HSU K., 1973 - The diseccated deep-basin model stic evaporite basin: a case history from the Mes- for the Messinian events. In: C. W. Drooger (edi- sinian of Northern Apennines. Sedimentology, 24, tor) - Messinian events in the Mediterranean. 211-244. North Holland, Amsterdam, 60-67. VEGGIANI A., 1965 - Trasporto di materiale ghia- IACCARINO S. & PAPANI G., 1980 - Il Messinia- ioso per correnti di riva dall'area marchigiana al- no dell'Appennino settentrionale dalla Val d'Arda l'area emiliana durante il Quaternario. Boll. Soc. alla Val Secchia: stratigrafia e rapporti con il Sub- Geol. It., 84(1-2), 315-328. strato e il Pliocene. 35, Progr. IGCP n.96 "Messi- WADELL H., 1992 - Volume, shape, and round- nian correlation", vol. ded. a S. Venzo, 15-46. ness of rock particles. Jour. Geol., 40, 443-451. KRUMBEIN W.C. & SLOSS L.L., 1941 - Measu- WENTWORTH C.K., 1922 - A scale of grade and rement and geology significance of shape and classterms for clastic sediments. Jour. Geol., 30, roundness of sedimentary particles. J. Sediment. 377-392. Petrol., 11, 64-72. ZINGG TH., 1935 - Beitrag zur Shotteranalyse. KRUMBEIN W.C. & SLOSS L.L., 1963 - Strati- Schweiz. Min. v. Pet. Mitt., Bd. 15, pp.39-140.

114 Istituto Italiano di Speleologia Memoria XI, s. II, pp. 115-139

IDROGEOLOGIA, IDRODINAMICA E METEOROLOGIA IPOGEA DEI GESSI DI ALBINEA, CON PARTICOLARE RIGUARDO AL SISTEMA CARSICO AFFERENTE ALLA TANA DELLA MUSSINA DI BORZANO (ER-RE 2) (Albinea - Reggio Emilia)*

Paolo Forti' , Mauro Chiesi2

Riassunto gessi di Albinea: tale fenomeno è probabilmente giu- stificato da eccessi di concimazione dei terreni nei pressi L'area carsica dei gessi di Albinea (Reggio Emilia) dei maggiori inghiottitoi di questo sistema carsico. consiste in una successione stratigrafica di gesso ma- Parole chiave: Idrogeologia, Idrochimica, Carsismo crocristallino del Messiniano. La roccia possiede ele- nei Gessi, Tracciamenti, Reggio Emilia vata permeabilità per carsismo sviluppatosi lungo un complesso sistema di fratture a direzione appennini- ca e anti-appenninica, che hanno controllato lo svi- Abstract luppo di semplici sistemi carsici secondo la massima estensione delle lenti gessose: a causa della particola- Hydrogeology, hydrodynamics and cave metereology in re giacitura sono pressoché assenti le grotte di "attra- the Albinea gypsum karst, with peculiar interest to the versamento". Tana della Mussina di Borzano karst system (ER-RE 2) In superficie, nonostante l'abbondante copertura ar- (Albinea — Reggio Emilia) gillosa, l'esistenza di doline e inghiottitoi minimizza il ruscellamento superficiale, che viene totalmente dre- The Albinea gypsum karst (Reggio Emilia, Italy) nato da corsi d'acqua sotterranei solo in parte esplora- consists of a thick stratigraphic sequence of Messi- bili. Le risorgenze dei sistemi carsici sono a soglia di nian macrocrystalline gypsum. This rock his highly permeabilità sovrimposta, dovuta a formazioni argil- permeable due to karst drains, developed along a com- lose impermeabili in contatto tettonico coi gessi. plex system of discontinuities, the direction of which Le prove di tracciamento hanno mostrato che i tem- is Apennine or anti-Apennine. The discontinuities pi di transito negli acquiferi sono brevi (indice di si- allowed for the development of simple karst systems stemi a condotte evolute e di discrete dimensioni); along the maximum extension of the gypsum lenses. inoltre il fatto che le risorgenti siano solo tempora- In the area no hydrogeological tunnels devoloped due nee suggerisce uno scarso potere di immagazzinamen- to the dip of the gypsum strata. to all'interno di questi acquiferi. Despite of the thick impervious clayly cover, the Microtracciamenti hanno dimostrato che la ricari- presence of dolines and sinkholes reduces the rill to a ca degli acquiferi carsici avviene anche per condensa- minimum, all the surface stream being conveyed to zione all'interno delle grotte, anche se il contributo subterranean streams, which can be only partially di- di questo meccanismo è risultato essere inferiore ri- rectly explored. All the springs of the karst aquifers spetto a quello che avviene in altri sistemi carsici del- are controlled by the permeability sill caused by the l'Emilia-Romagna. tectonic contact between clay and gypsum. Il chimismo delle acque è solfato-calcico e, almeno Dye tracing experiment, carried out in the karst per il sistema della Tana della Mussina di Borzano, il aquifers, put in evidence short transit time (well de- contenuto salino è strettamente connesso al regime veloped drainage tubes); moreover, the total absence idrico: in piena la mineralizzazione diminuisce del of a base flow for long periods is an evidence of the 37% rispetto ai periodi di morbida o magra. very scarce storage capacity of all these systems. The Infine, sempre per la Tana della Mussina di Borza- recharge of the karst aquifers comes also from con- no, è stata evidenziata una concentrazione dei nitrati densation inside karst cavities, as evidenced by mi- anormalmente elevata rispetto agli altri acquiferi dei cro-dye tracings: anyway, the contribute of conden-

* Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche, pubblicazione n. 2084 1 Istituto Italiano di Speleologia, via Zamboni 67 - 40127 Bologna; G.N.D.C.I. U.O. 4.9 2 Società Speleologica Italiana - G.S.P.C.G., via Luca da Reggio 1 — 42010 Borzano di Albinea (RE)

115 sation seems to be lower than in other karst system of Cenni Litostratigrafici the Emilia Romagna region. Karst waters are calcium-sulphate rich and, at least for the Tana della Mussina di Borzano cave the amount Le rocce in affioramento nel bacino in esa- of dissolved salts is strictly related to the flow regimen: me sono costituite da gessi della Formazione in fact during floods the ionic content is lowered up to gessoso-solfifera del Messiniano superiore, sem- 37% with respect to that of the low flow periods. pre e ovunque in contatto tettonico con for- Finally the nitrate content of the water of the Tana mazioni più antiche o più recenti. della Mussina di Borzano cave is anomalously higher Tale contatto tettonico ha determinato, al than the other aquifer of the area: this phenomenon may be caused by an immoderate use of fertilisers dose margine Nord, il sovrascorrimento dei gessi to the major sinkholes of this karst system. messiniani sulle più recenti argille del Plioce- Keywords: Hydrogeology, Hydrochemistry, Gyp- ne e, a Sud, la sovrapposizione delle formazio- sun Karst, Dye tracings, Reggio Emilia ni cretaciche costituite da Argille Varicolori, Flysch di Monte Cassio e Argille a Palombini sulla roccia gessosa. Introduzione Fa eccezione a questa regola una modestissi- ma porzione affiorante nel Torrente Lodola Oggetto del presente studio sono i fenome- dove i gessi messiniani sono stratigraficamente ni carsici compresi nell'area di maggiore affio- sovrapposti alle più recenti argille Tortoniane ramento di gesso messiniano della provincia di (BARBIERI & ROSSI, 2001 b). Reggio Emilia, definita come "area dei gessi di Le formazioni cretaciche, per la loro com- Albinea" ed estesa, da est verso ovest, tra il Tor- posizione litologica spiccatamente argillosa, rente Lodola (area di Borzano) e il Rio Grop- sono sovente interessate da fenomeni franosi po (area di Montericco) (Fig. 1). di scivolamento e colata, che spesso obliterano Quest'area ha una estensione di circa 1.500 la sottostante morfologia carsica influenzando- x 500 m ed è orientata, secondo l'asse maggio- ne anche i livelli di risorgenza. re, in senso appenninico. I vertici estremi di Il gesso si presenta in potenti bancate, pre- affioramento sono rispettivamente posti alle valentemente macrocristalline con rare e sotti- quote di 195 m s.l.m. (T. Lodola) e 418 m s.l.m li intercalazioni di materiale pelitico, talvolta (Monte Gesso). bituminoso. Numerosi sono gli individui cri- Lo studio, partendo dall'analisi dei princi- stallini uniti secondo il pinacoide (101) a for- pali caratteri ambientali della più nota cavità mare la geminazione denominata "a ferro di del reggiano, la Tana della Mussina di Borza- lancia" (BARBIERI & ROSSI, 1988). no, propone un quadro complessivo delle ca- Al contrario del bolognese e del faentino, ratteristiche idrogeologiche e idrochimiche non si è trovata alcuna traccia di anidrite. dell'intera area, analizzando la dinamica di al- Rarissima è infine la gessoarenite, ritrovata tre due risorgenti e confrontando i risultati del- in un campione in posto raccolto all'interno le analisi compiute. della Tana della Mussina di Borzano, la cui for- mazione può essere collegata ad un periodo in- framessiniano di temporanea emersione delle 0 5km bancate già formatesi con conseguente loro smantellamento parziale e susseguente deposi- zione clastica assieme a materiali detritici pro- Reggio venienti da formazioni più antiche (BARBIERI & Emilia ROSSI, 2001 a).

Idrogeologia

Dal punto di vista idrogeologico la succes- Ca' Speranza ,( Bo sione presente nell'area in esame può essere Scandiano schematicamente suddivisa in due sole unità idrogeologiche: i gessi messiniani, che nel loro Casalgrande complesso sono altamente permeabili per car- Castello di Bordano sificazione e le unità di letto e di tetto che sono da considerarsi del tutto impermeabili. Fig. 1 - Localizzazione dell'area di studio L'area dei gessi è caratterizzata dalla totale as-

116 senza di ruscellamento superficiale, mentre nel- immissione, il colorante ancora concentrato è le porzioni ove affiorano le formazioni di letto e emerso dalla risorgente denominata Risorgen- di tetto si possono avere temporanei flussi ca- te del Rio Groppo (ER-RE 667) posta ad una nalizzati a seguito degli eventi piovosi più forti. quota di 300 m s.l.m. (v. Foto 1). A corona dell'area dei gessi esistono una se- Il controllo, mediante analisi di fluocaptori rie di risorgenze (v. Fig. 2), che facevano pre- a carbone attivo, alla risorgente della Tana del- supporre l'esistenza di bacini idrogeologici se- la Mussina di Montericco (tornata attiva dopo parati tra loro. diversi anni) ed alla Risorgente della Tana del- Per definire con esattezza la geometria di que- la Mussina di Borzano ha dato, in entrambi i sti bacini ci si è basati sia sui dati geologico- casi, esito negativo. strutturali disponibili, sia sui risultati di prove Una seconda colorazione, effettuata di tracciamento diretto delle acque dei sistemi l'8.12.99, ha immesso fluorosceina nel torren- carsici effettuate sia in studi precedenti sia spe- tello inghiottito dalla Grotta dei Massi Caduti cificatamente durante questo studio. (aprentesi nell'omonima dolina): anche in que- sto caso è risultata positiva all'analisi dei fluo- captori esclusivamente la Risorgente del Rio Tracciamenti Groppo e negativi i fluocaptori posti nella al- tre due citate risorgenti (v. Foto 2). La spiccata siccità che ha caratterizzato il peri- Il colorante riversatosi nel Rio Groppo ha odo di studio (1998-99) ha permesso solo recen- permesso di verificare in attività tutti gli in- temente di effettuare tracciamenti completi nei ghiottitoi e le risorgenti che si susseguono lun- sistemi idrologici carsici presenti nell'area e, più go il suo corso sino alla risorgente Tana del in generale, di ridefinire compiutamente l'idro- Tasso (ER-RE 342) ove convergono, con tutta logia sotterranea di tutti gli affioramenti com- probabilità, anche le acque raccolte dalle doli- presi tra il Rio Groppo e il Torrente Lodola. ne e dalle cavità del versante opposto (Grotta In passato, prove di colorazione mediante nuova di Cà Scaparra, ER-RE 486 — Inghiot- immissione di fluorosceina sodica erano state titoio di Cà Scaparra, ER-RE 343). eseguite nell'area di studio nel 1953 (MALAVOLTI Una terza e ultima colorazione, in concomi- et alii, 1956) e nel 1983-86 (cHIEsI et alii, tanza con il repentino scioglimento della neve 1987). Entrambi questi Autori effettuarono del 26.12.99, ha immesso tracciante nel rivo- prove di connessione tra vari inghiottitoi e ri- letto inghiottito dalla dolina a N di Monte sorgenti e tra il Torrente interno all'inghiotti- Gesso: i fluocaptori ritirati dopo 24 ore dal- toio di Cà Speranza e la Tana della Mussina di l'immissione hanno dato ancora una volta esi- Borzano. to positivo esclusivamente per la Risorgente del La positività o meno delle loro prove permi- Rio Groppo e esito sempre negativo nelle altre se di accertare la presenza di uno spartiacque risorgenti (anche quelli ritirati a distanza di 8 sotterraneo originante due differenti sistemi di giorni dall'immissione del colorante). drenaggio afferenti, rispettivamente, verso Ovest nel bacino del Rio Groppo e verso Est nel bacino del Torrente Lodola, senza tuttavia Bacini di alimentazione riuscire a determinarne con esattezza la posi- zione rispetto al Monte Gesso. Sulla base dei risultati delle colorazioni ef- Le prove di colorazione del 1953 sembravano fettuate, è stato possibile dimostrare che i si- escludere che la vasta valle cieca di Monte Lunet- stemi carsici sviluppatisi nei gessi affioranti tra ta costituisse un piccolo sistema sospeso tra quel- il Rio Groppo e il Torrente Lodola non fanno li afferenti alla Tana della Mussina di Montericco parte di un solo sistema idrogeologico, ma sono (estremo O) e della Tana della Mussina di Borza- suddivisi in 3 differenti sistemi con bacini di no (estremo E). Ciò fu probabilmente dovuto al alimentazione separati. fatto che non vennero allora tenute sotto con- Tali bacini fanno rispettivamente capo a 3 trollo tutte le risorgenti presenti. sorgenti che si aprono a quote diverse tra loro Solo recentemente, il 7.11.99, in occasione in funzione di differenti limiti di permeabilità di abbondanti e continue piogge, è stato pos- imposti, rispettivamente: sibile immettere fluorosceina sodica nell'in- 1) per la risorgente della Tana della Mussi- ghiottitoio della valle cieca di Monte Lunetta na di Montericco: dal contatto con le forma- allo scopo di verificare a quale risorgente fosse zioni impermeabili che sono a corona dell'area realmente afferente: dopo pochi minuti dalla gessosa;

117 Fig. 2—Cartaidrogeologicadell'area carsicadeiGessidiAlbinea. 118 :,-,:___--,•,- -, -575/j,',47 ', / bi. ' '_ •i "•- /7"- ---N. \ '`i/ ' •---- ---'-'--: 'li.. :•", ,P--- ,'",:2_ - -,. i'.. •,..yr i ,• i r I --" .,•••-•- d'i 'Y/i (\v/,/ ,' 'ii',','if -• ' ------ ii, , ,i / ..------y.,--r , -K k'-_;,-14.'...,;:,,, . ;:ri ---',.. '''.. ; 25-- -,<, '""/ \ , -, A___ )i,'s, -,,ir ii i i1. `, „-2--7".---2- - •''' ^'7' >"7•-• ,,- A 'Ai il' ' ,--____>,..----7- ..-,yr.R. ,y-- 0, , , r,4,,, ,, J „ ,-....---:'- • ;.‹., --;._,K i ' •-‘' ri.F , --r--,-, Relr: BOLO GNA • 2._.'. s`.. '. '‘7'- ';'....--•..- ;, - 5 L -B- --"--, . , ''_'... • , (';, ,i/..0"5;:W ;:•:..',/ 7•, 3c --= ;;i; ' i' i/ '!V; S:5"------;1-7 .” :5".-- -t:•.11V,-„ , ;•',, Ì ,,, --„, -.-.,--,, ,, .,, ,»,—. j; ;, ,,,,/ g; ‘ ,1 = I\ :t:, :,;,://, , ,,-, --.2:. • . . ,•• , , • ., ., , elo. .----,---2 ---....: ) ...,.„q ...:rà.. ----- '‘;.' . 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O Doline Limiti tettonicide i gessi (da Barbieri & Rossi1999, modificato) —••—• Spartiacque sotterraneo (dislocamento) -,---4----•-• Proiezione in pianta delle condotte p ercorribili Tana della Mussina di BORIANO (RE2) cer ee Linee d ide flusso degli acquiferi carsici accertati (tracciamenti) .„..\ i /, "10 - - Princ ipali grotte e loro numero catastale Risorgente delRio Groppo (RE 667) Linee dide flusso degli acquiferi carsici presunti

'1.9 Risorgenti Tana della Mussina di Montericco (RE 12) Traccia di sezione A - B Foto 1 - effetti della colorazione del 7.11.99 sulla Risorgente Foto 2 - immissione di fluorosceina nella Dolina dei Massi del Rio Groppo in piena (Foto M. Chiesi) Caduti 1'8.12.99 (Foto M. Chiesi)

2) per le risorgenti del Rio Groppo e della RI, 2001) ha evidenziato come all'interno dei Tana della Mussina di Borzano: da sistemi di sedimenti attuali o relitti della Tana della Mus- fratture e/o coperture impermeabili (paleofra- sina di Borzano siano presenti solamente fau- ne) che hanno determinato interruzioni delle ne provenienti dagli interstrati marnosi-argil- vie preferenziali di drenaggio carsico, indipen- losi dei gessi e non vi sia traccia di fauna pro- dentemente dal raggiungimento o meno del veniente da ambienti sedimentari correlabili livello di base rappresentato dal Torrente Lo- alle formazioni di letto e di tetto. dola e dal Rio Groppo. L'alimentazione diretta da parte delle acque Solamente il piccolo bacino afferente alla meteoriche di infiltrazione è di gran lunga il Tana della Mussina di Montericco è compreso meccanismo di ricarica più importante per tutti completamente all'interno dell'affioramento e tre i bacini dell'area. carsificabile; gli altri due si estendono legger- Va comunque accennato che esiste anche mente a monte comprendendo terreni imper- un'altra fonte di alimentazione, rappresentata meabili (v. Fig.2). dalla condensazione che, nel caso della Tana Fatta eccezione per queste ultime modeste della Mussina di Borzano, è stata anche dimo- porzioni più elevate, la particolare situazione strata sperimentalmente attraverso prove di mi- morfologica impedisce alle acque meteoriche crotracciamento (v. paragrafo relativo). Per il che cadono esternamente ai gessi e a quelle di sistema di Borzano l'apporto dovuto alla con- ruscellamento superficiale sulle altre formazioni densazione, comunque, non è molto importan- impermeabili (sia di letto che di tetto), di con- te dato che le condizioni necessarie per la sua tribuire sensibilmente alla alimentazione degli attivazione non persistono tutto l'anno ma si acquiferi carsici. attivano solo per periodi brevi. E altamente improbabile, comunque, che ac- Pur mancando dati sperimentali relativamen- que provenienti da tali formazioni siano mai te agli altri due bacini si può ragionevolmente transitate attraverso le cavità carsiche: infatti supporre che l'effetto di ricarica dovuto alla l'analisi micropaleontologica effettuata (PANIE- condensazione al loro interno sia simile, data

119 l'assoluta somiglianza di clima esistente nelle acquifero vengano disperse direttamente in varie aree degli afforamenti gessosi. subalveo: tale supposizione è avvalorata anche I limiti dei diversi bacini idrogeologici all'in- dal fatto che per lunghi periodi (anni) la sor- terno dei gessi sono stati definiti, in massima gente rimane del tutto asciutta, come accen- parte, attraverso tracciamenti mirati (v. paragrafo nato precedentemente. precedente): l'insieme delle prove di tracciamen- Sicuramente, poi, anche le altre due sorgen- to ha confermato come l'assetto tettonico dei ti hanno perdite di questo tipo, anche se mol- gessi sia l'elemento che maggiormente condi- to più limitate: infatti anche loro sono del tut- ziona e controlla il flusso della acque sotterra- to asciutte nei periodi di magra e, nel caso del- nee e quindi la geometria dei singoli bacini. la risorgente del sistema della Tana della Mus- In particolare le faglie ad andamento NW-SE sina di Borzano, è evidente un affioramento controllano il drenaggio, che avviene essenzial- perenne di acque, a circa 4 metri di quota al di mente lungo queste direttrici, come evidenzia- sotto della risorgente medesima, lungo un pia- to anche dallo sviluppo delle principali cavità no di discontinuità nelle argille cretaciche. dell'area che sono allineate in questa direzione. Interessante è notare come i rispettivi livelli Le faglie SW-NE svolgono invece una du- di risorgenza differiscano tra loro per quota di plice funzione: in parte si comportano da li- soli 40 m (Mussina di Montericco 260 m s.l.m., miti idrogeologici separando, ad esempio, il Mussina di Borzano 270 m s.l.m., Risorgente sistema che fa capo alla risorgente della Tana Rio Groppo 300 m s.l.m). della Mussina di Borzano dal sistema che fa Questi limiti di permeabilità condizionano capo alla risorgente del Rio Groppo, in parte i punti di affioramento delle acque carsiche e però esse funzionano anche da direttrici di dre- conseguentemente l'evoluzione dei sistemi car- naggio, come si ricava dalle direzioni di svi- sici ipogei. luppo di alcuni rami delle grotte principali A questo proposito si può osservare che nelle (BARBIERI & ROSSI, 2001). due risorgenti più elevate (Rio Groppo e Mus- Dimensionalmente i tre bacini sono differenti sina di Borzano) deve essere occorso un rapido tra loro: si va da un'estensione di circa 4.06 Ha abbassamento del livello di scaturigine in tempi per quello della Tana della Mussina di Monteric- non troppo lontani, come dimostrato dal fatto co a 13.93 Ha per quello della Risorgente del che, ancora oggi, nei periodi di piena, all'inter- Rio Groppo e infine 22.5 Ha per quello, il più no delle grotte scorre un torrente che, comun- esteso, della Tana della Mussina di Borzano. que, scompare nei periodi di morbida o di ma- Tale rapporto dimensionale è verificato anche gra delle sorgenti. Questo fatto ci indica come dalle portate alle risorgenti che, quando attive, ancora i dreni inferiori di questi sistemi carsici mostrano una portata conseguente (v. Tab. 1). (attualmente non transitabili dall'uomo) non si sono messi in equilibrio con la massima portata possibile: poichè i dati ricavabili da altri sistemi risorgente Area portata Portata/ carsici gessosi (FORTI, 1992) indicano in poche Ha in 1/sec. Area diecine di anni il tempo necessario a raggiunge- Tana della Mussina re questo equilibrio. di Montericco 4.06 0,6-0,8 0.17 Anche il livello di risorgenza della Tana del- la Mussina di Montericco, affiorante a contat- Risorgente to con le argille di letto, parrebbe corrispon- del Rio Groppo 13.93 4-5 0.32 dere a questo schema evolutivo, seppure con minore evidenza. L'insieme delle conoscenze Tana della Mussina attuali sulla idrogeologia carsica dell'area sono di Borzano 22.5 8-9 0.37 riportate nella carta idrogeologico-carsica alle- gata (Fig.2) su cui è anche riportata la traccia Tab. 1 - portate rilevate alle risorgenti il 27.12.99 lungo cui si è realizzato lo schema idrogeologi- co di Fig.3. In realtà, mentre i valori del rapporto porta- A questo proposito si fa notare che la scelta ta/area per i due bacini della risorgente del Rio della linea lungo cui realizzare lo schema è sta- Groppo e della Mussina di Borzano sono ef- ta decisa per permettere la visualizzazione in fettivamente molto simili, quello della risor- sezione di tutti i principali elementi carsici, sia gente della Tana della Mussina di Montericco epigei che ipogei dell'area. risulta essere circa la metà evidenziando quin- Sempre nella sezione, la scala della altezze è di la possibilità che parte delle acque di questo stata triplicata rispetto a quella delle distanze.

120 A conclusione di tutti gli studi effettuati è sta- prolungata è stata l'assenza d'acqua nei siste- to quindi possibile definire compiutamente lo mi. Solamente nell'autunno-inverno 1999/ schema idrologico-carsico delVarea come segue: 2000 abbondanti precipitazioni hanno deter- 1. il sistema carsico della na della Mussina minato la completa ricarica degli acquiferi e, di Borzano (270 m s.l.m.) pr nde origine dalla conseguentemente, la ripresa dell'attività di ri- valle cieca di Monte Gesso con inghiottitoio sorgenti temporanee. Le analisi di laborato- inaccessibile) alla quota di 33 m s.l.m. (dista rio eseguite sui campioni prelevati hanno dato dalla risorgente in linea d'aria 650 m ca., con i seguenti risultati (v. Tab 2). un dislivello di 83 m). Ciò è dimostrato dalle Le acque della Tana della Mussina di Borza- colorazioni effettuate all'inteljno del "Ramo del no, il cui campionamento è stato possibile in Capitain" (CHIESI et alii, 1987) e dalla posizione due distinte occasioni di piena, indicano una dello stesso rispetto alla valle cieca stessa; buona costanza nel loro chimismo in differen- 2. la Risorgente del Rio Groppo (300 m ti periodi dell'anno. E' da notare che quando s.l.m.) è alimentata sia dalla valle cieca di Mon- l'idrodinamica è più rapida (seconda misura) te Lunetta, sia dalla dolina (grotta) dei Massi si ha un notevole calo nel contenuto in gesso (si Caduti, sia dalla dolina a N di Monte Gesso, dimezzano il calcio e un poco meno i solfati) costituendo così un notevole sistema sotterra- cosa del tutto logica dato che il tempo di con- neo ancora per lo più inesplorato; il percorso tatto delle acque con la roccia incassante si ri- sotterraneo, in linea d'aria, assomma a 450 m duce drasticamente (v. Fig. 4). ca., con un dislivello di 60 m ca.; Nel caso di piene primaverili invece, con ogni 3. i due sistemi carsici prima descritti sono probabilità, parte delle acque che fuoriescono separati dalla presenza di una struttura di di- sono "vecchie", cioè residenti da tempo nel re- sturbo tettonico, probabilmente di faglia, con ticolo delle microfratture, e quindi con mag- direzione 30/40° N lungo il fianco N-E del giore contenuto salino: per questo motivo la Monte Gesso (BARBIERI & ROSSI, 2001); piena del 3 maggio 1999 ha presentato acque 4. la risorgente della Tana della Mussina di con alto tenore di gesso. Montericco (260 m s.l.m.) è idrologicamente È interessante notare come il magnesio sia separata dai sistemi carsici della Tana della Mus- l'unico elemento in controtendenza risultando sina di Borzano e della Risorgente del Rio più concentrato a dicembre rispetto a maggio: Groppo; tale comportamento è logico perchè i sali di 5. le quote relative alle due grotte di risor- magnesio sono molto più solubili di quelli di genza più basse degli affioramenti compresi tra calcio e pertanto durante il periodo estivo l'eva- il Rio Groppo e il Torrente Lodola sono pres- porazione in grotta ne permette la deposizione. soché equivalenti: a ovest la Tana della Mussi- Tali sali vengono poi rapidissimamente dilavati na di Montericco (260 m) a est la Tana della non appena arriva una piena e quindi nelle ac- Mussina di Borzano (270 m). que di quest'ultima risultano più concentrati. Confrontando poi i dati della Tana di Bor- zano con quella di Montericco vediamo che il Caratteristiche chimico-fisiche degli acquife- contenuto ionico delle due acque è pressochè ri carsici identico salvo che per i nitrati. Questo, nonostante i due sistemi abbiano un Assai intensa è stata la siccità che ha caratte- bacino di ricarica assai diverso per estensione rizzato il periodo di studio, conseguentemente (i punti di ricarica più lontani dalla risorgente

data pii Eh Cond. (25°C) Ca" Mg" Na* Cl- SO4- HCO3 NO3-

Campione mV microS/cm meq/I meq/1 meq/1 meq/1 meq/1 meq/I meq/1 meq/l Risorgente Tana Mussina Borzano 03.05.99 7,73 60 2460 30,60 1,34 0,640 0,090 0,35 40,630 6,0 0,54 Risorgente Tana Mussina Borzano 05.12.99 7,66 158 2340 14,15 2,30 0,525 0,100 0,40 28,125 4,4 0,53 Risorgente Tana Mussina Montericco 05.12.99 7,29 240 2500 15,50 2,00 0,755 0,083 0,40 32,290 5,0 0,20 Risorgente del Rio Groppo 05.01.00 7,60 140 1260 7,10 4,50 2,510 0,160 0,40 8,330 6,6 0,02 Torrente Lodola, a monte dei gessi 05.12.99 7,20 170 627 2,50 2,70 1,203 0,097 0,40 2,290 5,4 0,07 Torrente Inghiottitoio Massi Caduti 05.12.99 7,36 174 755 4,00 2,20 0,568 0,076 0,40 2,920 6,4 0,09

Tab. 2 - risultati analisi di laboratorio eseguite

121

m s.l.m. 400 valle cieca di M. Gesso dolina a N di M. Gesso 375 valle cieca delle Budrie dolina dei massi caduti dolina del Pomo 350 valle cieca di M. Lunetta

325 Castello di Borzano

300 NRio Groppo

275

250

225

Torrente Lodola 200 o a) 03

PROFILO LONGITUDINALE DELL'AREA DI STUDIO P. Forti & M. Chiesi

Profilo della sezione A-B (vedi carta idrogeologica) a-.---- Linee di deflusso degli acquiferi carsici accertati (tracciamenti)

in Proiezione delle condotte percorribili Linee di deflusso degli acquiferi carsici presunti

19 Risorgenti Interfaccia saturo/non saturo in regime di piena

--•— Spartiacque sotterraneo Interfaccia saturo/non saturo in regime di magra (frattura di dislocamento) certo non certo

Fig. 3 - Schema idrogeologico dell'area carsica dei Gessi di Albinea lungo una sezione scelta in modo da contenere i maggiori fenomeni carsici. nel caso di Montericco sono solo a 230 metri, cedenti (causa del momentaneo "inquinamen- mentre per quella di Borzano sono a oltre 650 to" da fluorosceina sodica utilizzata per i trac- metri). ciamenti), evidenzia un contenuto ionico dif- Analizzando in dettaglio i dati si osserva che ferente: la mineralizzazione è molto inferiore, l'acqua che scaturisce a Montericco è in realtà i solfati sono 1/3, mentre il magnesio e il so- un poco più mineralizzata (2500 microS) di dio sono oltre il doppio. quella della Mussina di Borzano (2340 microS), Questo indica chiaramente che il bacino di differenza imputabile quasi interamente al ricarica di questa sorgente non è analogo agli maggior contenuto in gesso (7.7 millimoli a altri due ma contiene altri litotipi tali da ridurre Montericco e 7.1 a Borzano). il contenuto in solfati e aumentare quello di ma- Questo fatto può essere spiegato supponen- gnesio e sodio (marne e argille marnose). do che i dreni (gallerie) all'interno dei gessi del Le acque del Torrente Lodola e del Torrente bacino di Montericco siano un poco meno svi- inghiottito dalla dolina della Grotta dei Massi luppati rispetto a quelli esistenti nel bacino di Caduti presentano un chimismo caratterizza- Borzano, consentendo così alle acque un con- to da una medio-bassa mineralizzazione che tatto maggiore con la roccia gessosa a dispetto ben si concilia con acque che abbiano solo sfio- del minor percorso effettivo che esse devono rato affioramenti evaporitici. effettuare. Un discorso abbastanza interessante va fatto Tale spiegazione trova ragione anche nell'os- per i nitrati; i fiumi esterni e la Risorgente del servazione, decennale, della dinamica di que- Rio Groppo ne hanno concentrazioni bassissi- sta sorgente che assai raramente si trova attiva me: sono ottime acque evidentemente non in- e, una volta attivata, ha un tempo di esauri- teressate da alcun tipo di antropizzazione (fogne, mento maggiore rispetto a quello caratteristi- fertilizzanti azotati ecc.). co della Tana della Mussina di Borzano. Discorso in parte diverso per la Tana della La risorgente del Rio Groppo, pur se cam- Mussina di Montericco che già evidenzia un te- pionata con un mese di ritardo rispetto alle pre- nore in nitrati un poco più elevato: probabil-

122 meq/I 100 di inquinamento antropico da parte del sistema fognario del complesso rurale denominato Ca' Speranza. Concludendo si può affermare, in linea ge- nerale, che le acque dell'area studiata 10 sono decisamente buone dal punto di vista na- turalistico (dal punto di vista della potabilità, ~M ovviamente, quelle dei sistemi carsici posseg- ...M l Allak: gono troppi solfati). Le analisi tuttavia evidenziano per le acque 1 ,.„ della Tana di Borzano un preoccupante eccesso ...... - -~m di nitrati che consiglierebbe un approfondimen- WaRMi 11111■ I i" ■-.t11111•1 Mit IIIIs. to di indagine ed uno stretto controllo delle pro- MIMI i babili fonti di inquinamento: l'agricoltura e, in / subordine, la depurazione degli scarichi degli 0,1 11111.,...... e. insediamenti nell'ambito del bacino di ricarica. ~M ~11 11~11111111112~11111 ~II • 1111111111111111111111 ~M Evoluzione dei parametri chimico-fisici nel si- stema carsico della Tana della Mussina di Bor- 0,01 zano Ca++ Mg++ Na+ K+ CI- SO4-- HCO3- NO3- Descrizione delle grotte coinvolte Risorgente Tana Mussina Borzano 3.5.99 - Risorgente Tana Mussina Borzano 5.12.99 Risorgente del Rio Groppo 5.1.00 Risorgente Tana Mussina Montericco 5.12.99 La Tana della Mussina di Borzano (ER-RE 2) Torrente Lodola, a monte dei gessi 5.12.99 Torrente inghiottitoio Massi Caduti 5.12.99 è la grotta più famosa del territorio reggiano. La relativa vicinanza alla città, i ritrovamenti ar- cheologici (CHIERICI ,1872) Fig. 4 - Diagramma di Shoeller per le acque dell'area dei Gessi conservati ed espo- di Albinea. sti ai Civici Musei di Reggio Emilia, la suggesti- va cornice naturale al suo vistoso ingresso, ne mente in questo caso vi è una qualche sorgente fanno consueta meta di gite domenicali. di inquinamento da ricercarsi, con tutta proba- È la risorgenza di un sistema carsico che drena bilità, nella densa copertura arborea che carat- buona parte delle acque raccolte dalla serie di terizza il suo bacino di alimentazione mentre doline e valli cieche, spesso dotate di inghiottitoi sembrerebbero da escludere cause antropiche da percorribili, che caratterizzano gli affioramenti di eccesso di fertilizzanti. gesso macrocristallino compresi (da ovest a est) Per quel che concerne la Tana della Mussi- tra il Monte Gesso e il Torrente Lodola. na di Borzano il contenuto in nitrati Prende origine da una estesa valle cieca, con è decisamente alto (secondo la normativa eu- inghiottitoio interrato, a nord-est di Monte ropea: limite imperativo 50 mg/1, limite con- Gesso, e riceve affluenti dalle seguenti cavità e sigliato 25 mg/1). punti di assorbimento preferenziale: E' interessante notare anche la relativa co- - Grotticella della Carogna (ER-RE 86), cavi- stanza nel valore dei nitrati: questo dipende dal tà complessa, di crollo, aprentesi al piede fatto che questi ioni una volta raggiunte le ac- della parete fagliata del M. Gesso, recente- que di fondo non sono assolutamente elimi- mente ostruita per riempimento artificiale; nabili. Inghiottitoio di Cà Speranza (ER-RE 138), La costanza del valore anche in periodo di pie- cavità a inghiottitoio, non più attivo nella na indica come i nitrati derivino da dilavamento sua parte iniziale, che immette, attraverso rapido dei terreni nell'ambito del bacino cunicoli e meandri in forte pendenza, in un di ricarica: si ha motivo quindi di ritenere che la collettore attivo che alimenta la risorgente sorgente di tali ioni sia da ricercarsi essenzialmente della Tana della Mussina di Borzano; in un eccesso di concimazione delle porzioni a - Inghiottitoio della Valle Chiusa delle Budrie coltivo del suo bacino di alimentazione (le due (ER-RE 87), cavità aprentesi nell'omonima grandi valli cieche a est di Monte Gesso e la Do- dolina; lina delle Budrie), anche se dai dati in nostro - Grotta dell'Asparago (ER-RE 637), cavità di possesso non possono escludersi altri fenomeni crollo, verticale, occlusa da crolli;

123 - Buco del Ginepro (ER-RE 290), inghiotti- ferimento (in vigneto posto a 210 m s.l.m., ai toio attivo; piedi del versante N della rupe del Castello di - Grotticella sopra la Tana della Mussina di Borzano). Borzano (ER-RE 85), cavità di crollo. Gli strumenti ad acquisizione automatica po- Recapito di queste cavità, di alcune altre mi- sizionati in grotta sono stati programmati per nori e di numerose doline di dissoluzione o letture ogni 4 ore; la verifica di funzionamen- sprofondamento, è la Tana della Mussina di to è stata pressoché mensile. Gli strumenti della Borzano (ER-RE 2), grotta risorgente, che si stazione termo-igro-pluviometrica, di proprietà caratterizza come ingresso meteobasso di un si- di ditta privata, avevano invece un funziona- stema complesso di cavità. mento programmato per letture ogni ora. Gli strumenti di grotta sono stati installati il Strumenti utilizzati nelle misure sperimentali 01.05.98, per essere rimossi definitivamente il 30.06.99. Per la definizione dei parametri ambientali La prolungata assenza di attività idrica nel di temperatura e umidità dell'aria, temperatu- torrente interno, alcune interruzioni di acqui- ra e conducibilità dell'acqua del sistema carsi- sizione dovute a malfunzionamento degli stru- co della Tana della Mussina di Borzano sono menti (che hanno dovuto essere rimossi per le stati posti in opera, all'interno della grotta, in riparazioni del caso) e, alla ripresa dell'attività prossimità del punto n. 20 del rilievo topogra- idrica, anche la sfortunata rimozione del sen- fico (v. Fig. 5): sore a causa di una violenta piena, hanno de- A) centralina ad acquisizione automatica per terminato alcune lacune nell'acquisizione. temperatura e umidità dell'aria; Ciononostante, la scelta di estendere le mi- B) centralina ad acquisizione automatica per surazioni oltre i consueti 12 mesi e l'interpola- temperatura e conducibilità dell'acqua; zione dei dati di temperatura misurati con i C) 3 stazioni di misura MEM (Micro Ero- due differenti strumenti (in periodo di siccità sion Meter) a chiodi inox tarati. lo strumento "acqua" misurava in realtà la tem- All'esterno della cavità sono stati posiziona- peratura dell'aria di grotta), consentono una ti rispettivamente: buona definizione delle variazioni naturali dei A) stazione di misura MEM (su masso erra- principali parametri ambientali di grotta, in- tico posto a quota 210 m s.l.m.) dividuando inoltre alcune peculiari caratteri- B) stazione termo-igro-pluviometrica di ri- stiche dell'acquifero.

Tana della Mussina di Borzano ER-RE2 Rilievo: G.S.P.G.C.

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L'ultima spiaggia Sru nani mutici di •tCIILIk1/.

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10 m niictolracciamenti i)er lo studio della con,Ien dziotte

Fig. 5 - Tana della Mussina di Borzano: localizzazione del punto in cui sono stati posizionati gli strumenti automatici di acquisizione dati e in cui sono stati effettuati i microtracciamenti per lo studio della condensazione.

124 Evoluzione nel tempo della Temperatura e Umi- temperature esterne diurne e notturne rima- dità relativa nevano sempre al di sopra di quelle interne. Purtroppo una interruzione nel funziona- L'interpolazione dei dati di temperatura del- mento della centralina esterna, che ha cessato l'aria di grotta con quella misurata all'esterno di registrare i dati il 12.01.99 e ha ripreso a (v. Fig. 6), ha permesso di determinare la Tem- funzionare solo il 15.03.99, non permette di peratura media relativa al periodo di studio che, correlare con precisione la sfasatura tra mini- per la grotta è risultata di 8,6 °C e di 15,6 °C mo esterno e minimo interno, che comunque per l'esterno. dall'andamendo delle curve disponibili può La mitezza del clima rilevato durante il pe- essere valutato in 20-25 giorni. riodo di studio, ben 2,8 °C più caldo di quel- Pertanto, almeno per l'anno in cui sono sta- lo rilevato nello stesso periodo alla stazione te effettuate le misure, il periodo di inversione di Castellarano (160 m s.l.m.) e di 2,03 °C della circolazione dell'aria in grotta è risultato superiore alla media rilevata nello stesso luo- essere ristretto a soli 3 mesi e mezzo. go per il periodo 1993/99 (13,13 °C) è da Tale periodo di inversione, con forte corrente attribuire sia alla particolare posizione della d'aria all'interno della grotta, è resa ben visibi- centralina di Borzano (posta in una conca ri- le dall'andamento dell'umidità. parata e assolata), sia alle particolari condi- Tale parametro, infatti per quasi tutto il pe- zioni climatiche registrate durante lo studio riodo di misurazione è rimasto fisso al 100%: (CHIESI, 2001). indicando così che la condizione "normale" Dal punto di vista della temperatura l'am- della grotta in quel punto è di saturazione to- biente di misura all'interno della grotta è ri- tale anche in assenza di un flusso idrico attivo. sultato essere chiaramente posizionato nella Solamente nel breve periodo di fortissimo zona termovariabile: infatti l'escursione termi- abbassamento termico esterno, con conse- ca annuale è stata di oltre 6°C (da 4.7 a 11 guente bassissima umidità relativa nell'aria in- °C). Tale ampia variazione è dovuta al fatto che ghiottita dalla cavità, compreso tra il 27.01.99 in brevi periodi dell'anno (in inverno) l'area è e il 16.02.99, l'umidità relativa in grotta è caratterizzata dalla presenza di forti correnti scesa a valori inferiori alla saturazione (v. Fig. d'aria fredda aspirate dall'esterno, mentre per 7), rimanendo comunque sempre al di sopra tutto il resto dell'anno gli scambi termici con del 90% mentre nel contempo gli strumenti l'esterno sono garantiti dall'acqua di infiltra- registravano un deciso abbassamento della zione che, in condizioni di piena fluisce diret- temperatura dell'aria di grotta scesa sino a 4,7 tamente sul pavimento della grotta e in condi- °C (v. Fig. 8). zioni di magra si trova poche diecine di centi- I dati di temperatura ed umidità registrati metri al di sotto dello stesso. tra il 27.1.99 e il 17.2.99, anche in assenza di La centralina posta nella grotta ha eviden- misure sulla velocità del flusso dell'aria, per- ziato il momento di inversione stagionale del mettono di caratterizzare in qualche modo le senso di flusso dell'aria nella cavità (ingresso relazioni esistenti tra umidità relativa, flusso meteobasso): al primo deciso raffreddamento dell'aria e temperatura. esterno, infatti, avvenuto alla metà del novem- I dati registrati infatti evidenziano che è suf- bre 1998, la grotta ha cominciato ad aspirare ficiente una piccola risalita di temperatura del- aria esterna, molto fredda e secca. l'ordine di 0.2 °C per far risalire immediata- Sino a quel momento, l'andamento della mente la concentrazione dell'umidità relativa temperatura dell'aria di grotta aveva continua- a valori prossimi o uguali al 100%. Inoltre to costantemente ad aumentare seppure di poco qualora la temperatura si stabilizzi su valori passando dai valore di 9.8 °C dell'inizio di costanti per un lasso di tempo anche non trop- Maggio 1998 al valore di 11 °C appunto del- po lungo (6-12 ore) l'umidità relativa tende a l'inizio di novembre 1998: evidenziando così risalire rapidamente. un notevole ritardo (di oltre 2 mesi) nel rece- Al contrario la diminuzione di temperatura pire le variazioni climatiche esterne. necessaria a far ridiscendere tali valori al di sotto Il minimo della temperatura dell'aria di grot- della saturazione è assai più marcata (circa 0.4 ta veniva raggiunto il 16.02.99, al momento °C in poche ore), confermando così la "voca- in cui praticamente iniziava ad interrompersi zione" di questa zona della grotta ad essere con la costante aspirazione di aria fredda dall'in- valori di saturazione di umidità relativa. gresso basso, ,aspirazione che, comunque, era I tempi di risposta dell'umidità relativa alle del tutto cessata all'inizio di marzo quando le variazioni di temperatura sono molto rapidi,

125 30

25 A

20

15

10

- T. esterno T. grotta

...... co cc 03 co co co co co oo oo co 03 cc 03 03 0) 0) 0) 0) 0) M 0) 0) O) 0) 0) 0) 0) a> O) 0) 0) 0) 0) 0) 0) 0) Cr) 0) O %) 0)c), 0) 0) Cf) Ci) CF) 0) 0) 0) 0) 0) ,r> cO Lo CO Cp OD N— N-, I, 00 OD CO 0) 0) O O c> N‘- CO C9 ,7 .7 O O O o o o o C) O O 2 O O O O O O O O O O C-7-1 •cr cc) (o co co 0) ó o ;-' "er.. a, .7 03 CI) 0) O .- N CO CO .7 LO cv N O s- N O N O CSI C•1 O CM O N 3- N 0 N O •,- N O ,- N Fig. 6 - Andamento della temperatura dell'aria esterna e di quella di grotta (dati interpolati tra i differenti sensori), nel periodo di studio. contenuti entro l'intervallo di 4 ore, come si renza di quel che accade per la temperatura, può ricavare dalla seconda parte del diagram- l'ambiente ove sono state effettuate le misure è ma quando, per alcuni giorni, è anche possibi- molto stabile per quel che riguarda l'umidità le osservare il ciclo giornaliero di variazione relativa e solamente eventi estremi possono in della temperatura. parte influenzarne (al ribasso) i valori. In conclusione si può affermare che, a diffe- Un altro dato interessante è quello relativo

°C. 0/o 12, 100,0

11,

10,,IP~11111 97,5

9,0

8,0 111111' 95,0

7,0

6,0 92,5

5,0

4,0 90,0 0 0 O 0 CO 03 0) M 0) 0) 0) 0 0) M O) 0) 0) 0) 0) 0) 0) 0 0) 0 0) O 0) 0) 0 0 0 0) 0) 0)0) 0) 0) M 0) 0) 0) C. 0, 0) 0) 0) 0) 0) ,1.2, t2 8 8 8 8 8 8 8 <3 <3 8 2,, ggaa LO ■O LO (O tO

Fig. 7 - Dati di temperatura e umidità dell'aria della grotta rilevati durante il periodo di studio; gli asterischi individuano le variazioni indotte dal passaggio di gruppi di speleologi.

126 °C. — temperatura — umidità 6,5 100

6,3 99

6,1 98

5,9 97

5,7 96

5,5 fl V 95 5,3 r/\ 94

5,1 93

4,9 92

4,7 \ A / 91 rilevamento ogni 240 minuti 4,5 .- 1'1 I•1•I•1 I I 1 I I I I I 1 1 I I 1111'1111 l• I 11 1 111 1 l• •I 90 a) rn rn rn rn a) rn rn rn rn rn rn a) rn rn O) rn rn rn a> rn rn rn rn rn rn rn rn a) rn co rn rn rn a) rn rn rn rn rn rn rn N N N N N C \ "•:;( N N o o o o o o o o o o o o O CO 21-> o o CO N N M N ce

Fig. 8 - Evoluzione della temperatura e dell'umidità nella Tana della Mussina di Borzano nel periodo 27.1.99-17.2.99 con forte flusso d'aria fredda dall'esterno. all'influenza antropica esercitata sui parametri ti), la temperatura si innalza bruscamente di circa meteorologici della grotta. 1 °C., per ridiscendere velocemente ai valori In corrispondenza di visite di gruppi di spele- normali entro la misura successiva (4 ore), men- ologi dovute al controllo e all'acquisizione dei tre l'umidità relativa rimane invariata. dati delle centraline (con una permanenza nei L'insieme delle evoluzioni nel tempo misu- pressi degli strumenti di alcune decine di minu- rate per i parametri ambientali della grotta fan-

temperatura / conducibilità (x 100) mm pioggia 14, 30 — temperatura — conducibilità — piogge 13, I 12 25 12, I A IE 11, 20 10, - T . 9,0 15

8,0 10 7,0

6,0 sensore spiaggiato dalle piene 5 rilevamento ogni 240 minuti 5,0 I I i I I li 4,0 CO ce rn rn rn rn rn rn rn rn rn .co ce ce CO CO ce ce CO ce a) rn co rn O) rn rn rn rn rn rn °'or, rn CS) rn rn rn ma) cs) rn rn aco' a)2 rn rn rn rn rn rn o o o N M CO o ce ce ce o ce CO 920 6s. o o o o o o o .2a) o o E o o o o Ro LO iP -CZ1 CO N CO co rn CO ce ce N ce ce co L(') CO N N CSI N N N cN N C9 N N

Fig. 9 - Andamento della temperatura e della conducibilità delle acque fluenti all'interno della Tana della Mussina di Borzano e delle precipitazioni registrate nel periodo di studio.

127 no concludere che la cavità possiede un discre- questo comportamento non può essere impu- to livello energetico, tipico di grotte a "media tato all'approfondimento dei rami attivi della energia", interessate da apporti energetici da grotta in tempi relativamente recenti, come parte di piccoli corsi d'acqua e da una certa invece è accaduto per altri sistemi carsici nei circolazione d'aria (HEATON, 1988). La Tana gessi dell'Emilia Romagna (FORTI, 1992). della Mussina di Borzano, e' quindi in grado In questo caso, l'evoluzione idrologica della di assorbire in breve tempo le eventuali varia- cavità è stata con ogni probabilità condiziona- zioni indotte da agenti perturbativi esterni, se ta e controllata dall'evoluzione nel tempo dei questi ultimi non permangono attivi per trop- sedimenti fisici accumulatisi all'interno della po tempo. grotta (v. Fig. 10). Gli studi condotti in questo campo (BARBIE- Idrodinamica ed idrochimica nella Tana della RI & ROSSI, 2001 a), infatti, hanno evidenziato Mussina di Borzano come, sicuramente dopo la fine dell'ultima gla- ciazione, la grotta è stata interessata da impo- Come accennato nei paragrafi precedenti, il nenti fenomeni di sedimentazione che hanno particolare andamento climatico del periodo comportato anche la distruzione di molte con- in cui sono state effettuate le misurazioni ha crezioni carbonatiche (una di queste concre- causato l'assenza totale di flusso d'acqua all'in- zioni è stata datata col metodo U/Th ed è ri- terno della grotta per i primi 4 mesi; inoltre, sultata circa 18.000 anni BP). nel corso dello studio, si sono verificate alcune Sulla base di questi dati si può ritenere che accidentali interruzioni nell'acquisizione dei la sedimentazione postglaciale abbia comple- dati anche a seguito di eventi di piena estremi tamente obliterato i dreni nella parte più a val- che hanno comportato lo spiaggiamento tem- le della grotta, costringendo così l'acqua a ri- poraneo dei sensori (v. Fig. 9). salire e a fuoriuscire dall'ingresso attuale, che Ciononostante i dati di monitoraggio della ha funzionato quindi per un certo periodo da temperatura e della conducibilità dell'acqua del risorgente (v. Fig. 10, B). torrente carsico all'interno della Tana della Nel tempo l'erosione delle acque di scorri- Mussina di Borzano, assieme a quelli relativi mento veloce è riuscita in parte a erodere que- alle prove di tracciamento e ai dati pluviome- sti sedimenti, in modo da riattivare progressi- trici delle stazioni esterne, consentono di fare vamente la risorgente naturale della Tana della alcune considerazioni sulla idrodinamica e Mussina di Borzano, sino ad arrivare alla si- idrochimica delle sue acque. tuazione attuale in cui l'ingresso della grotta è La prima osservazione che si può fare relati- oramai completamente fossile, ma le condotte vamente al fiume che scorre all'interno della inferiori, evidentemente ancora parzialmente grotta è che esso è attivo solo quando si hanno occupate dai sedimenti più grossolani, non condizioni di piena e, in parte, nei periodi di sono ancora in grado di smaltire completamen- morbida ancora alta: infatti, per i primi 4 mesi te i flussi delle maggiori piene (v. Fig. 10, C). di misure, l'acqua è stata sempre assente tran- Nel contempo, poi, si sono andati sviluppan- ne che per 4 brevi periodi (per un totale di do piccoli dreni a livelli ancora inferiori che ali- appena 18 giorni) durante i rapidi eventi di mentano una scaturigine perenne posta ad un piena dovuti a intense precipitazioni piovose. livello di circa 10 metri più basso dell'ingresso Questo indica che il livello piezometrico al- della Tana della Mussina, consistente in un af- l'interno del sistema carsico subisce oscillazio- fioramento diffuso lungo un piano di disconti- ni valutabili in 1-1.5 metri a livello della zona nuità nelle argille cretaciche (v. Fig. 10, C). di misura e che quindi il drenaggio in morbida Un altro dato che si ricava dall'andamento e in magra avviene tutto attraverso condotte delle piene osservate in tutto il periodo di mo- non transitabili all'uomo, sviluppatesi appun- nitoraggio è l'alta trasmissività dell'acquifero, to almeno un metro al di sotto del pavimento che si risolve per ogni evento piovoso in rapi- della cavità: la dimensione di tali condotte, de risposte di piena seguite da brevi curve di però, non è ancora in grado di assorbire le por- esaurimento. tate di piena con conseguente innalzamento Questo dato è in accordo con le valutazioni della superficie piezometrica e riattivazione del di alte velocità di flusso ricavate dalle prove di torrente interno alla grotta (v. Fig. 3). tracciamento effettuate. A causa della situazione geologico-struttu- Passando a considerare l'andamento della rale a livello della sorgente, che si trova circa temperatura (v. Fig. 9) delle acque all'interno 4-5 metri di quota al di sotto dell'ingresso, della Tana della Mussina di Borzano, bisogna

128 A >18.000 yrBP

ingresso attuale

risorgente

B) 15.000 yrBP dopo l'alluvionamento ingresso attualL, formazione dì crostoni calcitici risorgente g'

C) oggi

ingresso attuale paleolivello calcitico datato U/Th ,'

risorgente livello di piena temporanea materiale di frana livello di magra j', risorgente perenne

Fig. 10 - Schema evolutivo del drenaggio nel sistema carsico della Tana della Mussina di Borzano negli ultimi 18.000 anni. A) situazione prima della sedimentazione postglaciale: le acque vengono drenate dalle condotte inferiori e fuoriescono dalla risorgente; B) l'occlusione delle condot- te inferiori da parte dei sedimenti postglaciali causano la risalita delle acque nel sistema carsico e la attivazione dell'ingresso della grotta come risorgente; C) l'erosione di parte dei sedimenti permette una riattivazione parziale della risorgente, nel contempo inizia l'evoluzione di dreni a livello ancora più basso che portano all'affioramento perenne di acqua lungo un piano di discontinuità nelle argille cretaciche.

129

pioggia — conducibilità — temperatura esterna — temperatura acqua grotta

14 19

12 17

10 15

,C0 13.2 E .C7) E 7 8 o 2 cs) 4

ocr o 2

CO CO o C•1 C•1

Fig. 11 - Piogge e andamento della temperatura e della conducibilità delle acque della Tana della Mussina di Borzano nel periodo 25/27.9.98. Il quadrato indica misure puntiformi. subito notare che i dati disponibili dal sensore re all'atmosfera all'interno del sedimento del sono direttamente riferibili all'acqua solo dal pavimento. 27.01.99, mentre prima di allora, data la si- La presenza di 4 piene, precedenti a tale data tuazione di livello piezometrico basso, sono da che hanno permesso all'acqua di risalire e riat- intendersi relativi all'ambiente ed in particola- tivare il torrente interno, però, consentono di

pioggia conducibilità — temperatura esterna - temperatura acqua grotta

—19 1 4 —

—17

S 1 2 — o —15 g., o E 10 - 13 E o

co 8 o "§ci,

O- -9 COo 6 - 7

4 11111111111M II 111 111111111111111111111111111111111 11111[1;111 IIiIIi'111111111111iiIIIIII 5 CO

N

Fig. 12 - Piogge e andamento della temperatura e della conducibilità delle acque della Tana della Mussina di Borzano nel periodo 19/20.10.98. Il quadrato indica misure puntiformi.

130 pioggia — conducibilità — temperatura esterna — temperatura acqua grotta 14,0 25

13,0–

12,0– 20

11,0– 413 10,0– 15 O Q O E O 9,0 – E O o o O O> 8,0 – 10 à> O

O o co 7,0 –/ o 6,0 – 5

5,0 –

4,0 o

Fig. 13 - Piogge e andamento della temperatura e della conducibilità delle acque della Tana della Mussina di Borzano nel periodo 4/5.11.98. Il quadrato indica misure puntiformi. ricostruire, anche se solo per punti, l'evoluzio- Sulla base di tutti i dati disponibili si può ne della temperatura tra il 27 settembre e il 10 quindi ricostruire l'evoluzione annuale della dicembre 1998, lasciando pertanto scoperto temperatura dell'acqua che passa da un mini- solo il periodo tra il 10 dicembre 98 e il 27 mo di 9.1 °C (piena di dicembre) ad un massi- gennaio 99. mo di 11°C (in ottobre e maggio). Questi dati

pioggia — conducibilità — temperatura esterna — temperatura acqua grotta

12,0 16

14 11,0

12 10,0 10 100)

x 9,0

8 ia à ( ilit iogg ib p c 8,0 6 m du n

4 / m 7,0 / co rno te tta

ro 2 g 6,0 C es ° ua

5,0

' C acq -2

-4 4,0 CO M CO co N N

.125 m O O O O O

Fig. 14 - Piogge e andamento della temperatura e della conducibilità delle acque della Tana della Mussina di Borzano nel periodo 5/9.12.98. Il quadrato indica misure puntiformi.

131 indicherebbero una notevole termovarianza per rimescolamento totale delle acque immagazzi- la grotta, che comunque si manifesta solamen- nate nell'acquifero carsico. Sempre i dati della te nel periodo invernale, da Novembre ad Apri- risorgente, invece, che sono risultati essere so- le, iniziando esattamente da quando l'ingresso stanzialmente costanti anche in occasioni di basso aspira aria fredda, che, oltre che raffred- piene, indicano come, a valle del punto di mi- dare direttamente l'acqua, ne causa una rapida sura all'interno della grotta, tale rimescolamen- evaporazione, sottraendone ulteriore calore. to totale avviene. La temperatura dell'acqua, a differenza di L'analisi di dettaglio delle prime 4 piene (v. quella dell'aria, non ritrova subito l'equilibrio Fig. 11, 12, 13, 14), avvenute tutte in regime al termine dell'aspirazione di aria fredda dall'in- piezometrico basso evidenzia come l'acqua sia gresso basso, ma anzi presenta il suo massimo risalita e abbia raggiunto il letto del fiume sot- di variabilità da febbraio alla fine di aprile, per terraneo sempre dopo circa 10 ore dall'evento l'effetto combinato di alternanza, probabilmente piovoso, dato che l'entità delle precipitazioni giornaliera o settimanale, delle correnti d'aria che hanno causato l'innalzamento del livello all'interno della grotta e l'afflusso di acqua più piezometrico era simile. o meno fredda durante le precipitazioni atmo- La temperatura durante le prime tre di que- sferiche. Alla fine di aprile, finalmente, in con- ste piene risulta non essere per nulla influenzata comitanza con le ultime grandi piene, si stabi- dalle medesime: questo indica che durante tale lizza la temperatura, che da quel momento co- periodo la temperatura del sedimento in cui si mincia a risalire in maniera regolare e costante. trovava il sensore aveva esattamente la stessa tem- Nel semestre "caldo" le variazioni di tempe- peratura dell'acqua che fluiva circa un metro al ratura sono minime con escursioni massime tra di sotto. Le minime variazioni positive ( +0.1°C 10.6°C e 11°C, questo anche perché il regime al limite della sensibilità dello strumento) os- delle correnti d'aria è tale da minimizzare l'eva- servate all'inizio della seconda e della terza pie- porazione e l'apporto delle piogge è minore. na sono probabilmente da mettere in relazione Passando a considerare la conducibilità del- col fatto che, con l'innalzarsi del livello piezo- le acque della Tana della Mussina di Borzano metrico, il sedimento veniva di nuovo invaso (v. Fig. 9), si nota subito che tale parametro dall'acqua e quindi venivano a cessare i processi presenta sempre valori molto inferiori (massi- evaporativi responsabili di un, sia pur minimo, mo 1139 mS a 10°C che corrispondono a 1500 abbassamento locale della temperatura. mS a 25°C) a quelli dell'acqua della risorgente Discorso molto differente va fatto per l'evo- (2460-2340 mS a 25°C), con ciò indicando che luzione della temperatura durante la quarta le acque che fluiscono all'interno della grotta piena (v. Fig. 14), avvenuta tra il 5 e 1'8 dicem- sono sempre molto meno mineralizzate di quel- bre: infatti immediatamente dopo la fine della le della sorgente stessa. In particolare si evi- piena del 5 novembre la temperatura del sedi- denzia come il giorno del primo prelievo alla mento aveva iniziato a calare vistosamente a risorgente, il 3.05.99, la conducibilità in grot- seguito dell'inversione della circolazione del- ta risultava 937.8 mS (corrispondenti a 1219 l'aria all'interno della Tana della Mussina di mS a 25°C), mentre quella della risorgente ri- Borzano, che, in quel periodo, aveva iniziato sultava 2460 mS sempre a 25°C. ad aspirare aria fredda dall'ingresso basso. Ma dato che le acque della sorgente apparten- La risalita della piezometrica in questo caso gono allo stesso acquifero e in parte sono le stesse ha comportato quindi un innalzamento molto che fluiscono in grotta, allora significa che all'in- marcato della temperatura che dai 7.8°C è ri- terno dell'acquifero carsico vi è comunque una salito ai 9.2°C, per poi iniziare una nuova ra- stratificazione di acque che, pur provenendo tut- pida discesa per effetto sia del contatto diretto te dall'infiltrazione delle acque di pioggia, si dif- con l'atmosfera fredda di grotta sia, una volta ferenziano per il tempo di residenza. E' evidente che il livello piezometrico era ridisceso al di infatti che buona parte delle acque che scaturi- sotto del pavimento della grotta, della forte eva- scono alla risorgente devono essere state per un porazione dell'acqua di imbibizione indotta maggiore tempo in contatto con la roccia gessosa dalle correnti di aria presenti. rispetto a quelle che fluiscono in grotta. Passando a considerare l'andamento della Il fatto che mai le acque di grotta si avvici- conducibilità bisogna innanzitutto osservare nino ai valori di conducibilità riscontrati alla che tali valori sono disponibili solamente dal risorgente indica che, a monte della zona di momento in cui il livello dell'acqua è risalito misura, neanche in occasione di forti ed im- oltre il pavimento della grotta e pertanto, per provvise variazioni piezometriche avviene un tutte e quattro le piene, nulla si può dire rela-

132 tivamente alla variazione di conducibilità pri- la risalita di acqua normalmente immagazzi- ma di tale evento. nata nella zona bassa dell'acquifero e quindi Le variazioni di conducibilità registrate in maggiormente mineralizzata. tutte e quattro gli eventi di piena (v. Fig. 11, In questa ricostruzione ben si inquadra il fat- 12, 13, 14) indicano un progressivo aumento to che, nel caso della quarta piena, la risalita della conducibilità di mano in mano che passa sia stata più rapida con una durata e con una la piena. Infatti i valori massimi vengono sem- conducibilità massima inferiore a quelle della pre raggiunti quando il livello piezometrico si seconda e terza piena. riabbassa sotto il livello del pavimento, impe- Nella quarta piena, infatti, dopo l'evento dendo così ogni ulteriore analisi delle variazio- piovoso che la aveva innescata, non si è veri- ni di questo parametro. ficata nessuna altra pioggia e quindi non è Le curve di risalita della conducibilità sono avvenuta nessuna azione di pistonaggio e assai simili per tutte e quattro gli eventi (v. l'aumento di conducibilità registrato al ter- Fig. 15) anche se, per il primo la risalita della mine è quindi imputabile esclusivamente al- conducibilità si è interrotta molto prima a l'esaurimento dell'acqua di infiltrazione me- causa del rapido ridiscendere della piezome- teorica e alla concomitante forte evaporazio- trica dato che il sistema carsico proveniva da ne. L'andamento della temperatura confer- un prolungato periodo di mancanza di alimen- ma questo quadro indicando, praticamente tazione. durante tutto l'evento, una costante diminu- Una cosa che differenzia le quattro curve è il zione, che si è progressivamente accentuata tempo di evoluzione delle medesime, che si al- dal momento della risalita della conducibi- lunga progressivamente e che, soprattutto per lità per proseguire anche dopo l'abbassamen- l'ultima, occupa vari giorni prima che si mani- to del livello piezometrico al di sotto del pa- festi il rapido innalzamento della conducibili- vimento della grotta. tà, che viceversa avviene in un tempo molto Passando a considerare i diagrammi di det- minore rispetto a quello delle prime tre piene. taglio delle piene avvenute dopo che il livello L'allungamento del periodo antecedente la dell'acqua si era riportato stabilmente al di so- brusca risalita è del tutto logico e dipende di- pra del pavimento della cavità si puo' osserva- rettamente dal fatto che l'acquifero è andato re subito che il tempo di corrivazione è molto progressivamente ricaricandosi, dopo il lungo minore rispetto a quanto osservato nei periodi periodo di siccità, e pertanto le piene che si di livello piezometrico basso. Infatti, per la pie- succedevano nel tempo venivano con sempre na del 27.3.99 (v. Fig. 16), l'intervallo inter- maggiore difficoltà riassorbite dal sistema. corso tra l'evento piovoso e la variazione della Osservando sul grafico generale della con- temperatura e della conducibilità in grotta è ducibilità i valori raggiunti nel corso della se- stato di appena 2-3 ore. conda, terza e quarta piena, si ricava che essi La temperatura è aumentata repentinamen- sono probabilmente non molto distanti dai te di 0.4°C, tendendo ad assumere il valore del- valori medi che, in quel periodo dell'anno, l'acqua di pioggia, come si può dedurre dai dati avrebbe avuto l'acqua del torrente interno alla termometrici esterni anche se incompleti pro- grotta se fosse stato attivo. prio in concomitanza dell'evento piovoso. L'analisi di dettaglio delle variazioni di con- La conducibilità ha subito nel contempo una ducibilità in funzione delle precipitazioni ester- brusca discesa, a conferma del fatto che arriva- ne evidenzia come un evento piovoso anche di va acqua di scorrimento rapido. notevole intensità (quello del 20.10.98) che Le successive variazioni di temperatura e con- avviene quando una piena è già in atto, invece ducibilità, assolutamente coerenti tra loro, sem- di causare una diminuzione temporanea di con- brerebbero indicare un sistema complesso con ducibilità eventualmente provoca un più rapi- arrivi di acque differenti. do innalzamento di questo parametro. Dopo 4 ore di relativa stabilità, infatti la tem- Questo fatto si spiega solamente tramite un peratura è salita di 0.1°C e la conducibilità è effetto di pistonaggio: a seguito del primo even- scesa di 0,043, indicando così l'arrivo di un to piovoso i condotti drenanti a monte del luo- impulso di acqua meteorica, infiltratasi pro- go di misura si sono evidentemente completa- babilmente ai margini del sistema carsico della mente saturati e pertanto l'ulteriore pioggia Tana della Mussina di Borzano. non può arrivare rapidamente ma esercita esclu- Dopo ulteriori 2-3 ore la conducibilità ave- sivamente un effetto di carico idrostatico che va un brusco rialzo che manteneva nelle 3-4 conseguentemente causa, a livello della grotta, ore successive, mentre la temperatura si abbas-

133 — 1- piena del 27/9/98 — 2 - piena del 19-20/10/98 3 - piena del 4/11/98 — 4 - piena del 5-8/12/98

1.400,0

1.300,0

1.200,0

D 73 1.000,0 C O O 900,0

800,0

700,0 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 rilevamento ogni 240 min.

Fig. 15 - Evoluzione dei valori della conducibilità delle acque della Tana della Mussina di Borzano in funzione del tempo dal momen- to della risalita della piezometrica durante le quattro piene di Fig. 11, 12, 13, 14. sava bruscamente con un leggero ritardo rispet- Dopo questo ultimo impulso la piena si è to alla conducibilità. Queste variazioni sono esaurita ed il sistema delle acque di grotta ha sicuramente da mettere in relazione ad un ef- iniziato lentamente a riportarsi in equilibrio: fetto pistone, che ha portato, per 3-4 ore ad la conducibilità, dopo un brusco calo dovuto affiorare in grotta una certa quantità di acqua alla cessazione della risalita delle acque mine- "antica", quindi più mineralizzata e fresca di ralizzate ha iniziato lentamente a risalire men- quella di origine meteorica recente. tre la temperatura ha continuato il suo trend

pioggia — conducibilità — temperatura esterna — temperatura acqua grotta 12,0 16

11,0 14

10,0 12

9,0 10 ia iogg p O 8,0 8 / mm

terno 6 o C es CD- aso ° o 6,0 4

5,0 2

4,0 1111111 ■ r-,, ■ ■ ■ ■ .,--,.. / ,

Fig. 16 - Piogge e andamento della temperatura e della conducibilità delle acque della Tana della Mussina di Borzano nel periodo 27.3.99.

134

pioggia — conducibilità — temperatura esterna — temperatura acqua grotta 11 4,5 10,8 I 4 10,6 3,5

100) ia x 3 à ( 10,4 iogg p ibilit 2,5 duc

10,2 / mm 5) (x / con 2 tta 10 rno ro te g

a 1,5 u

9,8 ° C es 1 ° C acq 9,6 0,5

111111111111111 1 111111111 1 111111 111 111111 111111 i m111111111 1111111111111111.11111111111 O a> a> Lo o o o o

Fig. 17 - Piogge e andamento della temperatura e della conducibilità delle acque della Tana della Mussina di Borzano nel periodo 19/22.5.99. Il quadrato indica misure puntiformi. al rialzo a seguito dell'innalzamento medio con una repentina diminuzione della conduci- delle temperature esterne. bilità che poi lentamente risaliva per evidenzia- Una conferma di questo comportamento si re poi, dopo circa 18 ore dall'inizio della piena, ricava anche dall'analisi della piena del 20- un picco di massima, dovuto, analogamente al- 21.05.99 (v. Fig. 17). Anche in questo caso, in- l'evento del 27.03.99, all'effetto pistone. fatti, l'inizio dell'arrivo della piena coincideva In questo caso, però, le variazioni termome-

- pioggia — conducibilità — temperatura esterna — temperatura acqua grotta 12,0 30

11,0 25

e—) =3 10,0 20 O)ca cr) o • 9,0 o E -o o 15 E o o - 8,0 E ce a) CO a 10 ccs 7,0 a- o

5 o 6,0

5,0 1111 1111 11111111111111111111111111111111111111111111111 111111111111111 0 a> o) mcn o) cr> o) -,1- -i- o o o -o3 ó

Fig. 18 - Piogge e andamento della temperatura e della conducibilità delle acque della Tana della Mussina di Borzano nel periodo 8-11.4.99. Il quadrato indica misure puntiformi.

135 triche sono state assai limitate (+0.1 °C) e ri- (v. Foto 3), un'altra stazione è stata realizzata strette al primo impulso di piena: questo si all'esterno al fine di avere, per confronto, i dati spiega col fatto che in questo periodo si era già di abbassamento delle superfici in funzione stabilizzata la circolazione dell'aria estiva all'in- della piovosità (CUCCHI et alii, 1998). terno della grotta, con conseguente trasforma- Oltre alle misure di degradazione tramite zione della zona di misura da termovariabile a MEM, si decideva di misurare sperimental- termostabile, come si può facilmente rilevare mente la condensazione attraverso la tecnica anche dal grafico generale (v. Fig. 9). dei microtracciamenti messa a punto recen- L'andamento appena descritto per le due pie- temente nei sistemi carsici gessosi di Sorbas ne in periodo di piezometrica alta sembra essere (DELL'AGLIO, 1993). confermato anche da altri eventi che, a causa A causa della prolungata siccità che aveva del malfunzionamento di uno o più degli stru- completamente asciugato le pareti della cavità menti automatici di misura, non possono però a livello dei punti di controllo, per effettuare essere analizzate nella loro completezza. tali misure è stato necessario attendere fino al E' il caso della piena dell'8-10 Aprile 1999 maggio 1999, quando i sopraluoghi hanno evi- (v. Fig. 18) in cui il tracciato della conducibi- denziato la presenza di una certa condensazio- lità segue esattamente il medesimo schema delle ne in atto. Il giorno 8.5.99 sono state effettua- piene appena descritte, anche se per un certo ti microtracciamenti con fluoresceina sodica nei tempo lo spiaggamento dell'elettrodo non ha pressi delle stazioni MEM. permesso di misurare i valori di conducibilità. La misurazione della diffusione del coloran- Si conferma così la presenza costante, in con- te nelle differenti stazioni è stata poi effettuata dizioni di acquifero carico, dell'effetto pistone. a 24 ore e 16 giorni dopo (v. Foto 4). Le variazioni di temperatura sono assai più Sfortunatamente il fenomeno della conden- marcate rispetto alla piena del 19.5-22.5 ma sazione si era arrestato poco tempo dopo l'ini- presentano un andamento comunque coeren- zio dell'esperimento infatti la misura dell'area te con il tracciato della conducibilità tenendo di diffusione al 16° giorno era solamente 3-5 presente che, in quel periodo, le acque di infil- volte superiore a quella osservata dopo sole 24 trazione rapida dovevano essere più fredde di ore e, inoltre, essendo la parete oramai com- quelle immagazzinate nell'acquifero. pletamente asciutta non era più presente la ca- In conclusione l'analisi di dettaglio delle va- ratteristica fluorescenza. riazioni subite dai parametri chimico-fisici del- Per i calcoli, dunque, si è potuto utilizzare l'acqua di grotta per tutto l'anno idrologico esclusivamente il dato a 24 ore, che comunque hanno permesso di mostrare come a livello della è attendibile avendo dato valori di diffusione del stazione di misura l'idrodinamica sia sempre colorante omogenei tra i tre punti di misura, molto rapida, mentre l'effetto di pistonaggio, con media di circa 110 cm2 e forma dell'area in- costante in condizioni di acquifero carico, in teressata parzialmente allungata verso il basso magra sia presente solo se si ha una nuova pre- con assi rispettivamente di 13 e 8.5 cm. cipitazione una volta che è avvenuta la satura- La velocità di diffusione ricavata (0.4 cm/ora) zione dell'acquifero. è risultata essere dello stesso ordine di grandezza di quella osservata nella Cueva del Agua a Sorbas Gli effetti della condensazione nella Tana della in Spagna (0.3 cm/h) (CALAFORRA, et alii 1993a). Mussina di Borzano Considerando che una goccia d'acqua ha un diametro di circa 5 mm e bagna un'area di cir- E' noto che uno dei meccanismi di ricarica ca 10 cm quadrati, nell'area di misura della con- degli acquiferi carsici può essere la condensa- densazione nella Tana della Mussina di Borza- zione all'interno delle grotte, fenomeno che no, in 24 ore, sono condensate circa 11 gocce può anche avere un notevole effetto speleoge- per un volume totale 0.77 cm cubici su una netico nei gessi (CIGNA & FORTI, 1986; CALA- superficie media di 55 cm quadrati (media tra FORRA et alii, 1993 a,b). O e totale colorato 110 cm quadrati). Quindi Per questo motivo si è deciso di procedere lo spessore di acqua depositato per unità di allo studio di questo fenomeno all'interno del- superficie in 24 ore è stato di 0.15 millimetri. la Tana della Mussina di Borzano. Se questo dato potesse essere estrapolato su Nella zona di misura (v. Fig.5) sono state po- tutto l'anno darebbe un valore di condensa- sizionate 3 differenti stazioni di chiodi per la zione di circa 52 millimetri per unità di super- misura sperimentale dell'arretramento del sof- ficie, valore assolutamente non trascurabile. fitto con il metodo del Micro Erosion Meter Ma, come si è visto anche durante l'esperi-

136 mento di microtracciamento, il periodo di at- della Tana della Mussina, ove, durante le pre- tività della condensazione è molto più limita- cipitazioni la conducibilità calava repentina- to nel tempo e pertanto il calcolo va esteso so- mente anche di oltre il 30%. lamente al periodo in cui in questa area di grot- La ricarica di tutti e tre gli acquiferi è dovu- ta vi è una corrente d'aria sovrasatura di umi- ta in massima parte ad infiltrazione diretta delle dità, che, sulla base delle osservazioni saltuarie acque di precipitazione meteorica, mentre sono effettuate, può essere valutato in 2 mesi: con- del tutto esclusi, anche per il passato, contri- seguentemente il valore della condensa verreb- buti per perdite da fiumi esterni. E' stata an- be a ridursi a soli 9-10 millimetri/anno. che dimostrata la presenza di un altro mecca- Questo valore dovrebbe portare ad un ab- nismo di ricarica (la condensazione all'interno bassamento del soffitto di circa 0.001 mm, delle grotte), che comunque è risultato essere quindi non misurabile con il MEM su un las- del tutto trascurabile ai fini del bilancio idro- so di tempo inferiore ai 10 anni: le misure quin- geologico, mentre sicuramente ha effetti di tipo di, per essere significative, dovranno prosegui- morfologico in grotta (evoluzione di soffitti a re per almeno altri 20 anni. cupole di dissoluzione da condensazione). Dal punto di vista della ricarica dell'acqui- L'evoluzione temporale dei parametri chimi- fero, invece, la condensazione ha sicuramente co-fisici delle acque del sistema carsico della un effetto ancora minore. Considerando infatti Tana della Mussina di Borzano ha permesso di che la superficie totale di condensazione nella dimostrare come la zona saturata oscilli di uno Tana della Mussina di Borzano può essere ra- o due metri tra il regime di piena e quello di gionevolmente valutata in 1000 m2 allora la magra, confermando così l'esistenza di una se- condensazione globale risultante dovrebbe ag- rie di condotte drenanti al di sotto del piano girasi sui 10 m3/anno. di calpestio della grotta, in grado di assorbire Questi valori non sono certo paragonabili a le acque per buona parte dell'anno. quelli molto superiori, ottenuti per il sistema I dati disponibili sembrano indicare che tali carsico della Spipola a Bologna (CIGNA & FOR- dreni siano oggi in una fase di riescavazione, TI, 1986) o per quello della Cueva del Agua in dopo essere stati completamente obliterati alla Spagna (CALAFORRA, et alii 1993a). fine dell'ultimo glaciale da parte di materiale flu- La ragione di questa differenza sta nel fatto itato: questo spiegherebbe come mai essi anco- che nella Tana della Mussina, a differenza degli ra non siano in grado di assorbire le piene. altri due sistemi, la condensazione è efficace so- La presenza di sedimenti nel reticolo carsico lamente per un lasso di tempo molto breve. della Tana della Mussina di Borzano è con ogni In ogni caso, anche qui si è potuto dimo- probabilità anche la causa dell'effetto di "pisto- strare che la condensazione, anche se come pro- naggio" idraulico osservato nei periodi di acqui- cesso sicuramente secondario, ha comunque fero carico e a seguito di precipitazioni in serie effetti sia sulla ricarica dell'acquifero che sulla durante i periodi di magra. E' probabile infatti evoluzione speleogenetica della grotta. che i sedimenti rendano difficile il transito alle acque di infiltrazione meteorica una volta che queste hanno raggiunto un livello di piena. Per- Conclusioni tanto, in queste condizioni, l'infiltrazione causa un innalzamento locale della piezometrica a li- Il presente studio ha innanzitutto permesso vello dei punti di inghiottimento, con messa in di definire in dettaglio i limiti dei bacini di carico del sottostante acquifero e conseguente ricarica dei tre acquiferi carsici in cui è suddi- risalita di acque più mineralizzate, che raggiun- viso l'affioramento gessoso compreso tra il Rio gono e si miscelano a quelle di infiltrazione ra- Groppo ed il Torrente Lodola. pida a livello della grotta. I tracciamenti effettuati, poi, hanno eviden- Infine l'idrochimica delle acque dei 3 siste- ziato come l'idrodinamica dei sistemi carsici mi carsici ha evidenziato come si tratti di ac- sia molto elevata, indice di un ben sviluppato que solfato calciche di buona qualità, e solo carsismo con conseguente scarso potere di im- per il sistema della Tana della Mussina di Bor- magazzinamento da parte degli acquiferi stes- zano l'esistenza di un relativamente alto con- si: cosa quest'ultima che spiega come mai per tenuto in nitrati, da ascriversi all'eccesso di più o meno lunghi periodi le risorgenti siano concimazione dei campi in prossimità dei punti del tutto asciutte. di assorbimento del sistema stesso. Questi dati sono poi stati confermati dalle In conclusione si può affermare che il livello variazioni osservate nel chimismo delle acque di conoscenza sugli acquiferi carsici ospitati nel-

137 Foto 3 - stazione di misura della temperatura, dell'umidità del- l'aria e MEM (sulla volta e a livello del torrente, in basso a destra) (foto M. Chiesi).

l'affioramento gessoso compreso tra il Rio Groppo e il Torrente Lodola è adesso più che soddisfacente e può permettere una facile pia- nificazione per la salvaguardia di tutta l'area carsica in generale e della qualità delle acque.

Bibliografia

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Foto 4 - misurazione della diffusione del colorante delle prove Foto 5 - cunicolo allagato dalla piena del torrente interno (Foto di microtracciamento con fluorosceina sodica, a 24 ore dall'ap- S. Sturloni) plicazione (foto M. Chiesi).

138 Foto 6 - risorgente della Tana della Mussina di Borzano, in attività (Foto B. Pezzarossi)

BERTOLANI M., ROSSI A., 1988: Le aree carsi- CIGNA A.A., FORTI P., 1986: The speleogenetic che nei gessi messiniani del basso appennino role of air flow caused by convection. lst con- reggiano. In: (a cura di ) Chiesi M. "Guida alla tribution. Int.J. of Speleology 15(1986): 41-52 Speleologia nel reggiano", Amm.ne Prov.le di CUCCHI F., FORTI P., FINOCCHIARO F., RE: Assessorato alla Pianificazione Territoriale, 1998: Gypsum degradation in Italy with respect Tutela dell'Ambiente e Difesa del Suolo — Grup- to climatic, textural and erosional conditions. po Speleologico Paletnologico "Gaetano Chie- Geogr. Fis e Dinam. Quat. Suppl. III, t.4, p.41- rici", 20-28 49 CALAFORRA J.M., DELL'AGLIO A., FORTI P., DELL'AGLIO A., 1993: Misure sperimentali di 1993a: The role of condensation-corrosion in erosione chimica nei gessi: il carso secco-tem- the development of gypsum karst: the case of perato di Sorbas (Almeria, Spagna). Tesi di Lau- the Cueva del Agua (Sorbas - Spain). Proc. Con- rea in Geologia, Università di Bologna AA 1992- gr. Int. Spel., Beijing, p.63-65 93, 90 pp. CALAFORRA J.M., DELL'AGLIO A., FORTI P., FORTI P., 1992: Il carsismo nei gessi con parti- 1993b: Preliminar data on the chemical erosion colare riguardo ai gessi dell'Emilia-Romagna. in gypsum karst: 1- The Sorbas region (Spain). Speleologia Emiliana s.4,2,p.11-36 Proc. Congr. Int. Spel., Beijing, p.97-99 HEATON T., 1986: Caves. A tremendous Range CHIERICI G., 1872: Una caverna del Reggiano in Energy Environments on Earth. National esplorata; Reggio Emilia, 1872 Speleological Society News, August: 301-304 CHIESI M., 2001: Inquadramento geografico e MALAVOLTI F., TRANI R., BERTOLANI M., caratteri meteorologici dell'area carsica di Bor- BERTOLANI MARCHETTI D., MOSCARDI- zano di Albinea (Reggio Emilia), Memorie del- NI C., 1956: La zona speleologica del basso Ap- l'Istituto Italiano di Speleologia, serie II, Vol. pennino reggiano; Le Grotte d'Italia (3), vol. 1, XI, Albinea, 2001, p. 9-15 1955-56, p. 187-215 CHIESI M., FERRARI C., FORMELLA W., PANIERI G., 2001: I Foraminiferi della Tana della 1987: Il carsismo degli affioramenti messiniani Mussina (Albinea, Reggio Emilia), Memorie del- di Cà Scaparra (RE); Ipoantropo n.4; Bolletti- l'Istituto Italiano di Speleologia, serie II, Vol. no G.S.P.G.C. RE, 1986, 12-21 XI, Albinea, 2001, p. 145-155

139 140 Istituto Italiano di Speleologia Memoria 11, s. II, pp. 141-145

LA FAUNA ACQUATICA DELLA TANA DELLA MUSSINA (2 E/RE)

Fabio Stochi

Riassunto zioni di crostacei anfipodi del genere Niphar- gus (MENOZZI, 1933; MOSCARDINI, 1954; CHIE- Nel corso delle ricerche biospeleologiche sulla fau- SI, 1988). Nell'ambito di una estesa campagna na acquatica della Tana della Mussina di Borzano (2 E/RE, Appennino Reggiano), sono state identificate di indagini volte alla conoscenza e tutela di que- sei specie di crostacei (cinque di copepodi ed una di sta cavità riveste pertanto un particolare inte- anfipodi). Di queste, cinque sono stigobie ed una è resse approfondire le tematiche riguardanti il stigofila (Paracyclops imminutus Kiefer, segnalata per popolamento delle acque sotterranee, per due la prima volta con certezza per il territorio italiano). motivi principali. La fauna acquatica della cavità presenta affinità con quella delle grotte dell'area prealpina, e denota l'as- In primo luogo gli elementi stigobi, cioè senza di fenomeni inquinanti di rilievo nel torrente esclusivi delle acque sotterranee, rivestono un ipogeo. notevole interesse biogeografico, potendo ve- Parole chiave: Acque carsiche, Stigobi, Copepodi, nir impiegati nella riscostruzione della sequenza Anfipodi delle colonizzazioni che ha portato all'attuale assetto faunistico, portando pertanto un con- Abstract tributo alla conoscenza della storia del territo- rio. In secondo luogo, le specie stigobie sono During a biospeleological survey of the groundwa- molto sensibili all'inquinamento ed in genere ter fauna of the cave named "Tana della Mussina di alle alterazioni dell'ambiente, e costituiscono Borzano" (cadastre number 2 E/RE, Reggiano Appen- pertanto dei validi indicatori per il monitorag- nine), six crustacean species were identified (five co- pepods and one amphipod). Five of them are stygo- gio della qualità delle acque e dello stato di biont and one is stygophilous (Paracyclops imminutus conservazione degli equilibri naturali (STOCH, Kiefer, reported for the first time for Italy). The 1996, 1997). groundwater fauna of the cave shows some similari- Nell'ambito della presente indagine, condot- ties with the fauna of the pre-alpine caves, and indi- ta nel corso del 1999, sono stati effettuati pre- cates the absence of detectable pollution in the hypo- lievi nelle acque sotterranee della Tana della gean brook. Keywords: Karstic groundwaters, Copepods, Am- Mussina nell'intento di delineare un primo phipods quadro faunistico di questa cavità. Sono state prese in esame due tipologie ambientali: a) ac- Premessa que di stillicidio nella parte interna della cavi- tà, che si raccolgono in minute pozzette con- La fauna acquatica della Tana della Mussina crezionate (zona vadosa); b) ruscello e sifoni di Borzano (Reggio Emilia), come del resto lungo la galleria principale (zona epifreatica). quella delle altre cavità delle formazioni gesso- In entrambe le tipologie ambientali sono stati se dell'Appennino Reggiano, era sinora prati- effettuati prelievi con particolare riguardo alla camente sconosciuta, e limitata a vecchie cita- meiofauna (organismi inferiori al mm).

1 Viale XXV Aprile, 24 - 34015 Muggia (TS)

141 Materiali e metodi positato parte nella collezione dell'autore (copepodi) e parte nella collezione del Mu- I prelievi di meiofauna sono stati eseguiti con seo Civico di Storia Naturale di Verona (an- le seguenti modalità: fipodi). a) pozzette di stillicidio nella parte interna della cavità: mediante pompetta aspirante ma- nuale e successivo filtraggio attraverso retino Risultati delle indagini da plancton di 10011 di vuoto di maglia; b) ruscello ipogeo e sifoni: mediante retino Nel corso delle indagini è stato raccolto un immanicato, con vuoto di maglia di 100 li; nel ricco materiale che si può riassumere nell'elenco ruscello il retino è stato posizionato con la boc- seguente: ca controcorrente, mentre veniva effettuata una rimozione manuale del sedimento a monte del- • Oligochaeta lo stesso. (in corso di studio da parte di specialisti) Il prelievo degli organismi di maggiori di- • Nematoda mensioni (crostacei anfipodi) è stato eseguito (in corso di studio da parte di specialisti) mediante caccia a vista, con l'ausilio di pinzet- • Copepoda Cyclopoida te o di un semplice retino da acquario, e me- Paracyclops imminutus Kiefer, 1929 (stigofila) diante trappole innescate con carne. Acanthocyclops cf orientalis Borutzkyi, 1966 Il materiale raccolto col retino da plancton, (stigobia) fissato sul posto in formalina al 5%, è stato Speocyclops sp. (stigobia) successivamente smistato in laboratorio al • Copepoda Harpacticoida microscopio binoculare e conservato in for- Elaphoidella pseudophreatica (Chappuis, 1938) malina al 5% (copepodi, nematodi) o in al- (stigobia) col a 70° glicerinato al 5% (tutti gli altri Parastenocaris sp. (stigobia) gruppi). • Amphipoda Tutto il materiale è stato raccolto con l'aiu- Niphargus cf. speziae Schellenberg, 1936 (sti- to di M. Chiesi e M. Domenichini ed è de- gobia).

Foto 1 - L'autore esegue prelievi nelle vaschette concrezionate alla base della "galleria delle stalattiti" (Foto M. Chiesi)

142 I crostacei, dominanti numericamente (90% della fauna) e presenti in tutti i microambienti indagati, sono stati identificati a livello speci- fico; finora mai segnalati per le grotte dell'Emi- lia Romagna, rivestono un notevole interesse tassonomico, faunistico e biogeografico e ven- gono pertanto qui di seguito esaminati in det- taglio.

Paracyclops imminutus Kiefer, 1929

Specie presumibilmente ad ampia distribu- zione in Europa, presente sia in ambienti di superficie che nelle acque sotterranee come sti- gofila; la presenza di una femmina ovigera alla Tana della Mussina conferma la sua riprodu- zione nelle grotte. A lungo confusa con il con- genere Paracyclops fimbriatus (Fischer, 1853), da cui è stata solo di recente separata a livello Foto 2 - Esemplare maschio di Niphargus del gruppo speziae (Foto E. Lana) specifico (KARAYTUG & BOXSHALL, 1998), non era stata sinora citata con sicurezza per il terri- torio italiano. Il presente reperto costituisce pertanto la prima segnalazione certa della spe- (PENNA & VESENTINI PAIOTTA, 1980, sub E. phre- cie in Italia. atica). Necessita di essere ridescritta per una riconferma del suo status tassonomico. Acanthocyclops cf: orientalis Borutzkyi, 1966 Parastenocaris sp.

Specie descritta originariamente per la Rus- Importante reperto di una specie stigobia ap- sia e segnalata per acque freatiche dell' Italia partenente ad un genere esclusivo delle acque centro-settentrionale (PESCE & MAGGI, 1979 e sotterranee. È stata rinvenuta una sola femmi- dati inediti). Considerata la pessima qualità del- na in minute pozzette di stillicidio nella parte la descrizione originale, ed i forti dubbi di ca- interna della cavità. L'assenza nei campioni di rattere biogeografico, il materiale italiano vie- maschi adulti ne preclude la determinazione a ne riferito solo dubitativamente alla specie rus- livello specifico. sa, in attesa di una revisione. Nei sifoni della Tana della Mussina ne sono stati rinvenuti una Niphargus cf: speziae Schellenberg, 1936 decina di esemplari giovani. La specie è presumibilmente stigobia, essen- Si tratta dell'unica specie acquatica sinora do stata sinora raccolta esclusivamente in ac- nota della Tana della Mussina, riportata come que sotterranee. Niphargus sp. da Menozzi (1933: 31) e da Moscardini(1954: 22). Il ricco materiale rac- Speocyclops sp. colto da entrambi gli autori, depositato nelle collezioni del Museo Civico di Storia Naturale Interessante specie stigobia, della quale sono di Verona, è stato riesaminato e ne è stata ac- stati rinvenuti 3 copepoditi (stadi giovanili). certata la conspecificità con il materiale rac- L'assenza di materiale adulto non consente per- colto nel corso della presente indagine. tanto la determinazione a livello specifico, pe- Interessante specie stigobia, in corso di stu- raltro problematica in un genere in corso di dio, molto vicina a Niphargus speziae delle grot- revisione. te della Liguria e Toscana; l'intero gruppo spe- ziae, secondo Stoch(1998) erroneamente attri- Elaphoidella pseudophreatica (Chappuis, 1928) buito a N. stygius nella Fauna d'Italia da Kara- man (1993), è in corso di revisione da parte Specie stigobia, presumibilmente endemica dello scrivente e comprende presumibilmente italiana, sinora nota di poche cavità delle pre- più specie non ancora descritte; in attesa di una alpi venete (CHAPPUIS, 1954a, 1954b) e forse soluzione del problema, la determinazione ri- dell'ambiente interstiziale iporreico del Brenta mane pertanto dubitativa.

143 Considerazioni conclusive Bibliografia

La fauna acquatica della Tana della Mussina CHAPPUIS, 1954 - Nouveaux crustacés troglobies presenta un notevole interesse biogeografico ed de l'Italie du Nord. Mem. Mus. Civ. St. Nat. Ve- ecologico. Pur essendo ancora incompletamen- rona, 4: 1-12. te conosciuta, si possono avanzare, per quanto CHAPPUIS, 1954a - Nouveaux harpacticoides de riguarda la sua componente a crostacei, alcune la nappe phréatique de l'Adige. Mem. Mus. Civ. considerazioni. St. Nat. Verona, 4: 157-162. La fauna, comprendente 6 specie sinora iden- CHIESI M., 1988 - Gli animali cavernicoli. In: tificate, è costituita quasi interamente da ele- Chiesi M. (ed.), Guida alla speleologia nel Reg- menti stigobi; una sola delle specie è infatti sti- giano. Tecnograf, Reggio Emilia: 55-64. gofila, mentre sono del tutto assenti elementi KARAMAN G.S., 1993 - Crustacea Amphipoda stigosseni. Questo fatto è degno di interesse, (d'acqua dolce). Fauna d'Italia, 31: 1-337. poiché contrasta con quanto noto per la fauna KARAYTUG S. & BOXSHALL G. A. 1998. - The terrestre (MOSCARDINI, 1954), ove invece man- Paracyclops fimbriatus-complex (Copepoda, Cyclo- cano elementi troglobi specializzati. Le poche poida): a revision. Zoosystema, 20: 563-602. specie sinora identificate con precisione non MENOZZI C., 1933 - Nota preventiva sulla fauna sono tuttavia esclusive dell'ambiente cavernico- della Grotta di S. Maria di Vallestra (N. 1 - E) e lo, essendo state rinvenute anche (con l'eccezione della Tana della Mussina (N. 2 - E). Le Grotte di Niphargus cf. speziae) in terreni alluvionali. d'Italia, 7(1): 30-31. Si tratta pertanto di colonizzatori recenti, pre- MOSCARDINI C., 1954 - Ricerche sulla fauna ca- sumibilmente postglaciali, delle acque carsiche vernicola. In: Malavolti F., Trani R., Bertolani M., sotterranee (intese nel senso più ampio del ter- Bertolani Marchetti D., Moscardini C., 1954 - La mine ad includere anche le formazioni gessose). zona speleologica del Basso Appennino Reggiano. La Pianura Padana ha avuto presumibilmente Atti VI Congr. Naz. Speleol., Trieste: 3-31. la funzione di corridoio per la colonizzazione PENNA G. & VESENTINI PAIOTTA G., 1980 - dell'Appennino Reggiano da parte di specie ti- Gli Arpatticoidi. In: Braioni M.G., Duzzin B., piche dell'area prealpina (Elaphoidella pseu- Centurioni M.C., Penna G., Negroni L. & Cam- dophreatica) o ad affinità orientali (Acan- paioli S., L'ambiente interstiziale iporreico del fiu- thocyclops cf. robustus). Le affinità con le grotte me Brenta e la sua fauna. Boll. Mus. Civ. St. Nat. dell'Appennino Ligure sono invece testimonia- Verona, 7: 264-268. te dalla presenza di Niphargus cf. speziae, che ha PESCE G.L. & MAGGI D., 1979 - Cyclopides des forse superato la barriera costituita dalle cime eaux souterraines phréatiques de la region des appenniniche. Queste considerazioni, che han- Marche, Italie Centrale (Crustacea: Copepoda). no per il momento il valore di ipotesi di lavoro, Acta Mus. Maced. Sci. Nat., 15(8): 167-192. necessitano tuttavia di conferma con una più STOCH E, 1996 - La fauna delle acque carsiche approfondita indagine estesa anche ad altre ca- sotterranee delle Valli del Torre e del massiccio dei vità dell'Appennino Reggiano. monti La Bernadia. Mem. Ist. h. Spel., s. II, 8: Da un punto di vista ecologico, la presenza 81-87. di una fauna stigobia ricca e diversificata, no- STOCH E, 1997 - La fauna delle acque carsiche toriamente sensibile alle alterazioni dell'am- sotterranee delle Valli del Natisone. Mem. Ist. It. biente, depone a favore di una buona qualità Spel., s. II, 9: 73-84. dell'acqua della grotta, nella quale non si ma- STOCH F., 1998 - Revision of the Niphargus stygius nifestano pertanto eventi inquinanti o altera- - group in Venetia and Trentino (northeastern zioni antropiche in grado di modificare la strut- Italy) with description of three new species (Cru- tura delle comunità animali. stacea, Amphipoda, Niphargidae). Boll. Mus. Civ. St. nat. Verona, 21: 229-274.

Ringraziamenti

L'autore desidera ringraziare gli amici M. Chiesi e M. Domenichini per l'aiuto prestato nel corso delle ri- cerche e la raccolta di materiale. Gli esemplari di Ni- phargus depositati nel Museo Civico di Storia Naturale di Verona sono stati riesaminati grazie alla cortesia del prof. S. Ruffo, a cui va il mio ringraziamento.

144 Fulvio Gasparo Si tratta di un elemento presumibilmente troglofilo, con occhi molto piccoli; la riduzio- Nota su Porrhomma spipolae di Caporiacco, 1949 ne oculare non è tuttavia da mettere necessa- riamente in relazione a fenomeni di adattamen- Materiale esaminato. Tana della Mussina di to all'ambiente cavernicolo, in quanto una mi- Borzano, E 2, m 328, com. Albinea (RE), croftalmia, a volte anche più accentuata, si ri- F.Stoch, M. Chiesi, M. Domenichini leg. scontra in altre specie del genere, viventi sia in 9.5.1999, 2 femmine; M. Domenichini leg. grotta, sia nel suolo. 12.6.1999, 1 maschio. Note. Descritta della Grotta della Spipola, E 5, e sinora nota solo di questa cavità, la spe- Riferimenti bibliografici cie è stata posta in sinonimia con Porrhomma convexum (Westring, 1851) da Brignoli (1979: BRIGNOLI P.M., 1979. Ragni d'Italia XXXI. Specie 26), sulla base delle illustrazioni della descri- cavernicole nuove o interessanti (Araneae). Quad. zione originale. A seguito di un riesame del ma- Mus. Spel. "V. Rivera", L'Aquila, 5(10): 3-48. teriale tipico, Van Helsdingen (1986: 15) ha HELSDINGEN P.J. VAN, 1986. The Porrhomma rivalidato la specie, attribuendola al gruppo mi- microphthalmum species-group. Bull. Br. arachnol. crophthalmum. Soc., Manchester, 7(1): 11-16.

145 146 Istituto Italiano di Speleologia Memoria XI, s. II, pp. 147-158

I FORAMINIFERI DELLA TANA DELLA MUSSINA

Giuliana Panieril

Riassunto zano (Albinea, RE) e dintorni, diversi campio- ni di sedimento da livelli che costituiscono in- La Tana della Mussina di Borzano (Albinea, RE) terstrati pelitici alternati a livelli gessosi (sta- conserva al suo interno depositi interessanti da un punto di vista micropaleontologico. Le analisi dei zione C: campioni C1, C7, C3) e da riempimenti campioni prelevati negli strati pelitici tra intervalli di di fratture costituiti dalla rielaborazione di se- gesso e nei riempimenti di frattura , hanno permesso dimenti (stazione D; stazione G: campioni G1, di individuare sedimenti appartenenti al Messiniano G2, G3; stazione M: campioni M , M , M M ; per la presenza di Bulimina echinata, Brizalina den- 1 2 » 4 stazione N: campioni N2, N3, N4); all ester- tellata e Rectuvigerina siphogenerinoides. Al di fuori della Tana i sedimenti appartengono in parte al Mes- no della Tana sono stati prelevati campioni dalle siniano in parte al Pliocene inferiore per la presenza formazioni geologiche circostanti (stazione I; di Glorotalia punticulata, Uvigerina rutila e Bulimina stazione P: campioni Pi, P2, P3, P4; stazione aculeata basispinosa. Cà Scaparra) (Fig. 1). Parole chiave: Foraminiferi, grotta Tana della Mus- sina, Messiniano, Paleoambiente, Emilia. Materiali e metodi Abstract Per analizzare i campioni da un punto di vi- Foraminifers of the Tana della Mussina cave. sta microfaunistico ed in particolare per osser- vare la presenza o meno di Foraminiferi si è The "Tana della Mussina" cave preserves very inte- resting deposits from micropaleontological point of proceduto come segue. view. Micropaleontological analyses was performed on I campioni prelevati, portati in laboratorio, pelitic levels between gypsum horizons and fracture sono stati fatti essiccare in forno ad una tempe- fillings. The results show Messinian sediments testi- ratura di 80°C per eliminare l'eventuale conte- fied by the presence of Bulimina echinata, Brizalina nuto d'acqua; sono stati poi immersi in acqua e dentellata, and Rectuvigerina siphogenerinoides. lavati utilizzando un setaccio a maglie di 63 mi- The presence of Glorotalia punticulata, Uvigerina rutila, and Bulimina aculeata basispinosa confirms cron, per eliminare la frazione argillosa e con- lower Pliocene sediments out of the Tana della Mus- servare il sedimento maggiore di tale taglia. Il sina cave where there are also Messinian sediments. residuo di ogni campione ottenuto, è stato po- Key words: Foraminifers, Tana della Mussina cave, sto nuovamente in forno all'interno di un con- Messinian, Paleoenvironment, Emilia. tenitore di porcellana per favorire il processo d'evaporazione d'acqua residua dal lavaggio. I Introduzione residui sono poi stati analizzati mediante un microscopio ottico con ingrandimenti 15x50. Nella primavera del 1999 sono stati preleva- Alcuni sono risultati estremamente sabbiosi per- ti all'interno della Tana della Mussina di Bor- ciò si è ritenuto opportuno passare i suddetti i Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali, via Zamboni 67, Bologna.

147 • Staz.Ca" Scaparra 500 m

• Casa Scaparra

Casa II Monte Staz.I

Monte Lunetta Staz.P Tana Musstna Monte Gesso S az.M ■ Castello cti Bozza

N A Monte Scaletta

Fig. 1 - Localizzazione dell'area studiata con stazioni di prelievo dei campioni. Location-map for the study area with samples position. residui in un liquido di particolare peso specifi- Bulimina echinata d'Orbigny co, il tetracloruro di carbonio (CC14), che per- Cibicides lobatulus (Walker e Jacob) mette la separazione dell'eventuale microfauna Florilus boueanum (d'Orbigny) dal residuo. Il risultato è stato positivo, anche Lagena costata (Williamson) se i Foraminiferi sono risultati non molto fre- Trifarina angulosa (Williamson) quenti quantitativamente. Per le specie presenti Valvulineria complanata (d'Orbigny) si è fatto uno studio qualitativo per vari motivi: perché i Foraminiferi sono risultati rari e a volte Stazione D - Il campione prelevato in que- una specie era rappresentata da un solo indivi- sta stazione è rappresentato da un riempimen- duo e perché tutte le forme si presentano in cat- to costituito da silt argilloso inglobante ciot- tivo stato di conservazione. toli arrotondati. Le specie determinate sono le seguenti (Fig. 2): Globigerina bulloides (d'Orbigny) Analisi dei campioni Globorotalia suterae Catalano e Sprovieri Ammonia beccarii (Linné) I residui dei campioni sono stati analizzati uti- A. inflata (Seguenza) lizzando un microscopio ottico per verificare la A. perlucida (Heron-Allen e Earland) presenza o meno di Foraminiferi; quando pre- Asterigerinata planorbis (d'Orbigny) senti sono stati determinati e per ogni campio- Bolivina pseudoplicata Heron-Allen e Earland ne si sono compilati elenchi delle specie. Brizalina spathulata (Williamson) B. dilatata (Reuss) Stazione C - I campioni della stazione C Bulimina inflata (Seguenza) (C1'C2) sono rappresentati da interstrati peli- B. marginata d'Orbigny tici alternati a livelli gessosi. In particolare, pre- Cancris auriculus (Fichtel e Moll) sentano le seguenti caratteristiche: Cassidulina carinata Silvestri Campione C1 — E' costituito da cristalli di Cassidulinoides bradyi (Norman) gesso; microfauna assente. Cibicides lobatulus (Walker e Jacob) Campione C2 — Le specie determinate sono Cibicidoides pachyderma (Rzehak) le seguenti: Cribroelphidium decipiens Costa Bulimina fisiformis Williamson sensu Fornasini Eggerella bradyi (Cushman)

148 per i tre campioni si è compilato un unico elen- co delle stesse, che sono: Globigerina parabulloides Blow G. quinqueloba Natland G. cf. multiloba Romeo Globorotalia ex gr. Globorotalia scitula (Brady) Orbulina suturalis Bronnimann Brizalina dentellata Tavani B. dilatata (Reuss) B. spathulata (Williamson) Bulimina costata d'Orbigny B. echinata d'Orbigny Cassidulina carinata Silvestri Cibicides lobatulus (Walker e Jacob) Elphidium macellum (Fichtel e Moll) Florilus boueanum (d'Orbigny) Hanzawaia boueana (d'Orbigny) Hopkinsina bononiensis (Fornasini) Miliolidae Rectuvigerina siphogenerinoides (Lipparini) Si gmoilinita tenuis (Czjzek) Valvulineria complanata (d'Orbigny)

Stazione M — I campioni (M1, M2 M3, M4 [Fig. 3]) costituiscono riempimenti stratificati, poi- Fig. 2 - Associazione a Foraminiferi del campione D (X 30). ché le specie determinate sono le stesse per tutti Foraminifers assemblage of D sample (X 30). i campioni prelevati si è compilato anche per questo gruppo un unico elenco. Le specie sono: Elphidium aculeatum (d'Orbigny) Globigerina bulloides (d'Orbigny) E. advenum (Cushman) G. cf. multiloba Romeo E. articulatum (d'Orbigny) Orbulina suturalis Bronnimann E. complanatum (d'Orbigny) Brizalina dentellata Tavani E. crispum (Linné) B. dilatata (Reuss) Florilus boueanum (d'Orbigny) B. spathulata (Williamson) Gyroidina neosoldanii Brotzen Bulimina echinata d'Orbigny Hanzawaia boueana (d'Orbigny) B. inflata Seguenza Lenticulina cultrata (Monfort) Globocassidulina subglobosa (Brady) Marginulina glabra d'Orbigny Hanzawaia boueana (d'Orbigny) Melonis padanum (Perconig) Hopkinsina bononiensis (Fornasini) Neoconorbina orbicularis (Terquem) Rectuvigerina siphogenerinoides (Lipparini) Planulina ariminensis (d'Orbigny) Reussella spinulosa (Reuss) Protelphidium granosum (d'Orbigny) Uvigerina peregrina Cushman Pullenia bulloides (d'Orbigny) Valvulineria complanata (d'Orbigny) Quinqueloculina seminulum (Linné) Quinqueloculina spp. Stazione N - Anche i campioni di questa sta- Reussella spinulosa (Reuss) zione (Ni, N2, N3, N4 [Fig. 4]) sono risultati Siphonina reticulata (Czjzek) simili, quindi le specie determinate sono le se- Sphaeroidina bulloides (d'Orbigny) guenti: Textularia sagittula Defrance Globigerina bulloides (d'Orbigny) Trifarina angulosa (Williamson) G. cf. multiloba Romeo Uvigerina peregrina Cushman Globorotalia cf. suterae Catalano e Sprovieri U. proboscidea Schwager Brizalina dentellata Tavani B. dilatata (Reuss) Stazione G - I campioni di questa stazione B. spathulata (Williamson) (G1, G2, G3) sono costituiti da riempimenti di B. arta McFadyen fratture . Poiché le specie presenti sono uguali Bulimina echinata d'Orbigny

149 Fig. 3 - Associazione a Foraminiferi del campione M4 (X 40). Fig. 4 - Associazione a Foraminiferi del campione N4 (X 40). Foraminifers assemblage of M4 sample (X 40). Foraminifers assemblage of N4 sample (X 40).

Florilus boueanum (d'Orbigny) Rectuvigerina siphogenerinoides (Lipparini) Hanzawaia boueana (d'Orbigny) Spiroloculina canaliculata d'Orbigny Hopkinsina bononiensis (Fornasini) Valvulineria complanata (d'Orbigny) Rectuvigerina siphogenerinoides (Lipparini) Valvulineria complanata (d'Orbigny) Campione Cà Scaparra - È stato prelevato al di fuori della Tana della Mussina e le specie Stazione I — Prelevato un solo campione co- determinate sono le seguenti: stituito da un riempimento fisico. La micro- Globigerina bulloides (d'Orbigny) fauna è assente, sono presenti frequentissimi Globi gerinoides sp. cristalli di gesso. Globorotalia oscitans Todd Campioni P1, P2 — Prelevati al di fuori della G. punticulata (Deshayes) Tana della Mussina, i residui sono esclusiva- Anomalinoides helicinus (Costa) mente rappresentati da cristalli di gesso, la Bolivina pseudoplicata Heron-Allen e Earland microfauna è assente; B. albatrossi Cushman Campioni P3, P4 — Prelevati anche questi al Brizalina dilatata (Reuss) di fuori della Tana della Mussina. La micro- B. spathulata (Williamson) fauna in entrambi i campioni è rappresentata Bulimina aculeata minima Tedeschi e Zanmatti dalle seguenti specie: B. inflata Seguenza Globigerina bulloides (d'Orbigny) Cibicidoides pachyderma (Rzehak) G. cf. multiloba Romeo Globocassidulina subglobosa (Brady) Cibicides lobatulus (Walker e Jacob) Hanzawaia boueana (d'Orbigny) Cibicidoides kullenbergi (Parker) Oridorsalis umbonatus (Reuss) Brizalina dentellata Tavani Reussella spinulosa (Reuss) B. dilatata (Reuss) Trifarina angulosa (Williamson) B. spathulata (Williamson) Uvigerina peregrina Cushman Bulimina echinata d'Orbigny U. rutila Cushman e Todd Miliolidae U. striatissima Perconig Oridorsalis umbonatus (Reuss) Valvulineria complanata (d'Orbigny)

150 Per le specie più rappresentative presenti nei Brizalina dilatata (Reuss) - Katz and Thun- campioni studiati, vengono di seguito riporta- nell (1984) affermano che la specie è tolleran- te informazioni relative al loro habitat: te di acque povere di ossigeno, infatti la sua Ammonia beccarii (Linné) - Nel Mare Adria- abbondanza aumenta all'interno dei sapropels tico, Jorissen (1988) la trova abbondante tra e in strati sapropelitici. Murray (1991) la inse- 15 e 20 metri di profondità, all'interno di se- risce nell'infauna che vive in sedimenti preva- dimenti in cui il contenuto di materia organi- lentemente fangosi, in acque temperate o cal- ca ha valori intermedi (0,8-1,1 %) ed è pre- de, in aree marine marginali e a volte anche sente una certa frazione sabbiosa. batiali. Specie epifaunale che vive libera, ha un regi- Brizalina spathulata (Williamson) - Specie me alimentare erbivoro e predilige un ambien- stenoalina che vive a profondità riferibili a te caratterizzato da clima temperato, preferi- quelle di piattaforma (MURRAY, 1971). Viene ri- bilmente in acque marine \di bassa profondità trovata da Van der Zwann (1982), in associa- ed a volte salmastro (MURRAY, 1991). zioni poco diversificate, all'interno di ambien- E' molto diffusa nel Mare Mediterraneo dove ti scarsamente ossigenati dove si possono regi- è generalmente abbondante nell'intera zona in- strare alti valori di salinità. Jorissen (1987) con- fralitorale, in particolare nei primi 30 metri di clude che la sua presenza testimonia per acque profondità e per la maggior parte in fondali profonde e ricche di nutrienti. Appartiene al- sabbiosi. E' ritrovata anche nella zona circali- l'infauna e le acque che la ospitano sono tem- torale (SGARRELLA et alii, 1993). perate o calde in aree marginali, e a volte an- Ammonia inflata (Seguenza) - In Adriatico si che batiali (MURRAY, 1991). può trovare su substrati sabbiosi a profondità di Bulimina inflata (Seguenza) - Specie che vive circa 25 metri (CIMERMAN & LANGER, 1991). Ge- ad elevate profondità, spesso è messa in rela- neralmente predilige quei substrati sabbiosi in cui zione ad abbondanti flussi di materia organica la materia organica non raggiunge alte concentra- (RASMUSSEN, 1991) . zioni; è possibile trovarla anche su substrati argil- Bulimina marginata d'Orbigny - Blanc-Vernet losi, lungo le coste italiane dell'Adriatico, tra i 20 e (1969), afferma che è una specie d'ambiente cir- i 60 metri di profondità, ed in questi ambienti la calitorale e batiale, dove è abbondante ed è ben materia organica può raggiungere concentrazioni rappresentata fino a 300 metri. Si può ritrovare rilevanti. Non essendo il substrato il fattore limi- anche a minori profondità (40 e 50 metri). tante per questa specie è la disponibilità di alcuni Murray (1971) la considera specie di piatta- particolari tipi di nutrienti, che svolge l'azione di forma, stenoalina. Jorissen (1987; 1988) ana- agente che controlla la sua distribuzione, in quan- lizzando campioni dall'Adriatico, nota che gli to A.inflata ne richiede alte quantità; inoltre tolle- individui di questa specie presentano un alto ra meglio di Ammonia beccarii le condizioni stres- range di variazioni ecofenotipiche, legate a va- santi (JolussEN, 1988). riazioni ambientali come contenuto di carbo- Ammonia perlucida (Heron-Allen and Ear- nio organico derivato dalle variazioni conse- land) - E' indicata da Jorissen (1988) come spe- guenti ad input fluviale che apporta notevoli cie che vive in acque piuttosto basse, dove la quantità di fitoplancton e può in alcuni casi disponibilità di nutrienti è alta e dove il conte- far variare il modo di vita degli organismi. nuto di ossigeno può anche essere limitato. Alve (1990) fuori dalle coste inglesi, trova Asteri gerinata planorbis (d'Orbigny) - Mur- B. marginata in sedimenti di sabbie molto fini ray (1991) conclude che è epifaunale libera, con fango e argilla; qui la salinità è relativamen- ha dieta erbivora e vive in acque marine a sali- te costante fra il 34,25 %o e il 34,75 %o e la nità normale e temperate; la si ritrova fino a temperatura dell'acqua profonda è tra 5° e 10°C. profondità di 100 m. Secondo Murray (1991), nel Mare Mediter- Bolivina pseudoplicata Heron-Allen e Earland raneo, vi sono alcune associazioni di Foramini- - Presente in sedimenti a granulometria fine, feri bentonici, una delle quali è dominata da questa specie è soprattutto frequente in fonda- B. marginata. La zona in cui la specie è abbon- li bassi (BLANC-VERNET, 1969). dantemente distribuita, ha una salinità del 37- Murray (1971) afferma che vive in ambien- 38 %o, una temperatura da 2° a 10°C, un sub- te di piattaforma interna e la individua a pro- strato fangoso e una profondità da 32 a 396 fondità da 10 a 90 metri. metri. Le condizioni ambientali alle quali si adat- B. pseudoplicata è considerata specie ubiqui- ta sono molto variabili e per questa ragione si taria in acque attuali dell'area mediterranea trova come specie aggiunta in diverse associa- (WRIGHT, 1978). zioni dominate da forme bentoniche diverse.

151 Barmawidj aia et alii (1992) considerano due La frequenza di questa specie, caratterizza i parametri ambientali per spiegare le fluttuazio- fondi con coperture di vegetali essendo una for- ni registrate nella composizione della popola- ma epifita (BLANC-VERNET, 1969). zione di B.marginata: disponibilità di cibo e E' una specie che nel Mediterraneo fa parte concentrazione di ossigeno. Il primo parame- dell'associazione che vive in sabbie detritiche, tro, difficilmente può essere preso in conside- a profondità da 40 a 100 metri; é considerata razione, poiché in inverno non c'è molta di- forma di piattaforma interna, vive fissata ad al- sponibilità di cibo; quindi la concentrazione ghe, rocce, tunicati ed altri substrati fissi (MUR- di ossigeno è considerata il principale fattore RAY, 1971; 1973); è presente prevalentemente limitante. in acque infralitorali e sui fondali detritici cir- Sgarrella et alii (1993) la trovano nella zona calitorali (JORISSEN, 1987; JORISSEN ET ALII, infralitorale ed è frequente nella zona circali- 1991; SGARRELLA et alii, 1993) . torale in fanghi batiali. Cibicidoides pachyderma (Rzehak) - In area Cancris auriculus (Fichtel e Moll) - Consi- mediterranea è una specie comune distribuita dera da Rosset-Moulinier (1988) specie steno- diffusamente. Wright (1978) la indica euriba- terma che non predilige substrati particolari, ta e la inserisce nell'associazione che vive in am- ma che la sua presenza indica acque fredde. bienti epibatiali superiori. E' rara nel Mare Mediterraneo e quando pre- D'Onofrio (1981), Curzi et alii (1984) e Ca- sente, vive a profondità variabili tra 20 e 200 potondi et alii (1989) la considerano specie ben metri (SGARRELLA et alii, 1993). adattata ad acque fredde e ben ossigenate; la Cassidulina carinata Silvestri - E' una forma sua distribuzione è spesso messa in relazione che nei mari italiani viene considerata indica- all'abbondanza di nutrienti (JORISSEN, 1987; trice di clima «freddo» o «temperato freddo» CARALP, 1988). (SELLI, 1954). Corliss (1985) considera C. pachyderma epi- Van der Zwaan (1982) fa presente la tolle- fita, mentre Rathburn & Corliss (1994), stu- ranza di C. carinata e C. crassa, a condizioni di diando le condizioni ambientali del Mare di stress per basso contenuto di ossigeno e/o au- Sulu, hanno individuato che popolazioni di mentata salinità; ne riporta inoltre le elevate individui di C.pachyderma giovani e adulti, percentuali riscontrate nel Pliocene superiore mostrano patterns di distribuzione diversa al- della sezione Vrica (Calabria) in corrispondenza l'interno del sedimento. Gli adulti vivono so- delle mutate condizioni ambientali del Medi- prattutto in un intervallo tra O e 1 centimetri, terraneo; mutamento determinato dall' apporto mentre gli individui giovani sono stati trovati di acque fredde superficiali, dall' aumento del a profondità maggiori nel sedimento fra -1,5 e rimescolamento verticale, oltre che dalla dimi- -6 centimetri. nuita stabilità ambientale. Cribroelphidium decipiens Costa - Specie pre- In Murray (1991), Cassidulina viene consi- sente in sedimenti d'acque relativamente bas- derata facente parte dell' infauna e il substrato se, è tipica di zone con substrati sabbiosi e po- che la ospita è fangoso e sabbioso; la specie si chi nutrienti (JORISSEN, 1988). ciba prevalentemente di detriti e l'ambiente Eggerella bradyi (Cushman) - Wright (1978) marino presenta una salinità del 32-37 %o; la la ritrova in associazioni dalla parte inferiore temperatura dell'acqua è temperato-fredda e la dell'area epibatiale; raramente questa specie profondità a cui si trova varia tra 0-180 metri viene ritrovata nelle acque recenti del Medi- e la si nota anche nella zona batiale. terraneo. Cassidulinoides bradyi (Norman) - Rosset- Elphidium aculeatum (d'Orbigny) - Questa Moulinier (1988) afferma che è una specie ste- forma vive fra 20 e 100 metri di profondità, su noterma di acque fredde che vive a profondità fondali coperti da vegetazione (CIMERMANN & maggiori di 100 metri. Sgarrella et alii (1993) LANGER, 1991). in area mediterranea la indicano presente nelle Elphidium advenum (Cushman) - Vénec- zone circalitorale e batiale superiore. Peyré (1984) la indica vivente a profondità da Cibicides lobatulus (Walker and Jacob) - Vie- 35 a 50 metri. ne indicata da molti Autori specie cosmopoli- Secondo Jorissen (1988) in Adriatico è pre- ta, molto frequente nel Mediterraneo con ab- sente nella parte settentrionale a 25 metri di bondanze però non molto elevate. Tollera ampi profondità lungo la costa italiana. Preferisce i sbalzi di salinità e per questa sua adattabilità fondali sabbiosi, un'ampia disponibilità di nu- ambientale spesso vive in aree di foce, ma non trienti e tollera anche ambienti con condizioni sopporta condizioni ipersaline. leggermente stressanti.

152 Elphidium articulatum (d'Orbigny) - Vive in ricchito di materia organica. Preferisce substrati lagune iposaline ed estuari, in sedimenti superfi- fangosi e siltosi, dove assume una dieta proba- ciali della zona intertidale su fondi sabbiosi sog- bilmente detritivora; vive in acque marine nor- getti talvolta a piccoli movimenti dovuti alle cor- mali a temperature solitamente inferiori ai renti d'acqua (MURRAY, 1971; cum. biblio.). 10°C a profondità di piattaforma e anche ba- Elphidium complanatum (d'Orbigny) - Sgar- tiali (MURRAY, 1991). rella et alii (1993) affermano che questa specie Neoconorbina orbicularis (Terquem) - Murray è molto frequente in area mediterranea nella (1991) afferma che questa specie ha habitat epi- zona infralitorale. faunale, preferendo substrati duri; predilige una Elphidium crispum(Linné) Vénec-Peyré (1984) dieta erbivora e vive in acque temperate. la indica vivente ad una profondità da 5 a 50 me- Planulina ariminensis (d'Orbigny) - E' una tri in aree del Mediterraneo nord-occidentale. forma comune nelle argille batiali del Medi- Murray (1991) conclude che ha un habitat terraneo; appare spesso alla base dell' ambien- epifaunale ed una dieta erbivora. In area medi- te circalitorale (BLANC-VERNET, 1969). Jorissen terranea è molto diffusa ed è abbondante nelle (1987) in seguito a studi compiuti in Adriati- sabbie infralitorali, nelle sabbie grossolane e nel- co, correla la sua presenza positivamente con il le sabbie detritiche circalitorali. E' possibile ri- fattore abiotico profondità e negativamente con trovarla inoltre attaccata a rizomi e raramente su la granulometria del substrato che la ospita ed praterie di Posidonia (SGARELLA, et alii, 1993). il contenuto di materia organica in esso. Gli Florilus buoeanum (d'Orbigny) - Da vari Au- individui di questa specie hanno modo di vita tori (SEIGLIE, 1968; VAN DER ZWANN, 1982) è epifaunale, vivendo attaccati a substrati duri; indicata specie dominante le associazioni che le acque in cui sono ritrovati mostrano salinità popolano acque ricche di nutrienti. normale e possono essere calde o fredde (MUR- Hageman (1979) afferma che può tollerare RAY, 1991). Sgarrella et alii (1993) la trovano leggere condizioni d'iposalinità. ben rappresentata in Mediterraneo dalla parte Gyroidina neosoldanii Brotzen - Gli indivi- più bassa della zona circalitorale fino ai fanghi dui appartenenti a questa specie vengono ri- epibatiali. trovati nel Mediterraneo orientale all'interno Protelphidium granosum (d'Orbigny) - Parker di un'associazione che domina da 700 a 2800 (1958) la ritrova nel Mediterraneo orientale da m circa. Appartiene ell'epifauna e vive libera 51 a 211 metri di profondità. in substrati fangosi dove ha una dieta detriti- Specie molto diffusa in Mediterraneo, ab- vora; le acque in cui vive hanno salinità mari- bondante generalmente nei sedimenti fini in- na normale e sono generalmente calde (MUR- fralitorali e presente inoltre nei fanghi circali- RAY, 1991) . Sgarrella et alii (1993) la ritrovano torali fino a circa 100 metri (SGARRELLA et alii, in Mediterraneo all'interno di associazioni che 1993). dominano le acque profonde. E' eurialina (COPPA et alii, 1992). Hanzawaia boueana (d'Orbigny) - Specie epi- Pullenia bulloides (d'Orbigny) - Blanc-Ver- fita, non risente molto delle variazioni di salini- net (1969), individua la presenza della specie tà che si possono verificare in ambiente marino, nel Mediterraneo orientale al di sotto di -200 ma non sopporta condizioni di scarsa ossigena- metri. zione e per questa ragione non si rinviene all'in- Viene notata nella zona batiale del Mediter- terno di sedimenti laminati (JORISSEN, 1987). raneo attuale e utilizzata con precauzione come Lenticulina cultrata (Monfort) - In area me- indicatore batimetrico (WRIGHT, 1978). diterranea è una specie che vive in fanghi ba- Quinqueloculina seminulum (Linné) - Blanc- tiali (BLANC-VERNET, 1969). Vernet (1969), include questa specie nell'asso- Marginulina glabra d'Orbigny - Blanc-Ver- ciazione che vive in ambienti della zona infra- net (1969), indica che questa specie è poco fre- litorale. quente nelle argille batiali. Forma di piattaforma interna, viene consi- Vari Autori la ritrovano anche in aree circa- derata stenoalina (MURRAY, 1971). litorali ed epibatiali. Jorissen (1988) conclude che l'associazione Melonis padanum (Perconig) - Specie di ha- a Quinqueloculina seminulum in Adriatico, è bitat infaunali intermedi (coniss, 1985); in- presente dai 5 metri di profondità diventando fatti vive approfondita nei primi 5 cm di sedi- abbondante intorno ai 32 metri circa. mento. Mackensen et alii (1985) sostiene che, E' comune e di solito abbondante oltre che il principale fattore di controllo per questa spe- nella zona infralitorale anche in quella circali- cie, è un'elevata sedimentazione di fango ar- torale (SGARRELLA, et alii, 1993) .

153 Quinqueloculina spp. - le specie appartenen- Textularia sagittula Defrance - Specie con ti a questo genere sono poco tolleranti a con- ampia diffusione areale. S'incontra qualche dizioni di scarso contenuto di ossigeno, ma in esemplare in fondi a vegetali da 10-15 metri di condizioni marine normali presentano un'ele- profondità. E' presente nelle argille costiere e vata competitività. batiali, ma è soprattutto abbondante nei sedi- Hanno habitat epifaunali, possono vivere li- menti con tessitura grossolana (BLANC-VERNET, bere o attaccate a piante o granuli di sedimen- 1969). to; Quinqueloculina è erbivora, può vivere in Murray (1991) indica che questa specie ha acque con salinità normale o ipersaline e le ac- habitat epifaunale, preferendo substrati duri e que che le ospitano possono essere sia fredde, sabbiosi; detritivora come dieta, vive in acque sia calde (MURRAY, 1991). da temperate a fredde. Reussella spinulosa (Reuss) - Jorissen (1987; Trifarina angulosa (Williamson) - Van der 1988) afferma che la specie in Adriatico, ha Zwaan (1982) afferma che tollera bassi conte- un modo di vita epifitico, predilige substrati nuti di ossigeno e elevata salinità; sembra inol- sabbiosi con debole contenuto d'argilla e con tre che la sua presenza possa essere messa in presenza di coperture di vegetazione; è sovente relazione a notevole quantità di materiale or- ritrovata nella zona infralitorale da 15 metri ganico nel sedimento. fino ad un massimo di 30 metri di profondità. Nell'Adriatico settentrionale, Sgarrella et alii Nel Mediterraneo, dove presenta ampia dif- (1993) la ritrovano nella zona infralitorale. Nel fusione areale, si trova principalmente nelle Mare Mediterraneo risulta piuttosto rara nella zone infralitorale e circalitorale superiore, in zona infralitorale, è presente nella circalitorale fanghi e sabbie fini fra 30 e 60 metri di pro- diventando frequente nella zona batiale. fondità (SGARRELLA, et alii, 1993). Uvigerina peregrina Cushman - Murray Siphonina reticulata (Czjzek) - Forma indi- (1971) conclude che U.peregrina è una specie catrice di stabilità ambientale se si prendono di piattaforma esterna. in considerazione i fattori abiotici come sali- Secondo Boersma (1984), U.p ere grina è una nità, contenuto di nutrienti e contenuto di forma fredda profonda. ossigeno. Generalmente viene ritrovata a pro- Lutze (1986) fa notare che la temperatura fondità da 100 a 1000 m (SPROVIERI, et alii, ottimale in cui U.peregrina vive, varia tra 3,2° 1982). Per Bizon et alii (1984) ben si adatta a e 6°C. Alcuni studi riguardanti la specie, han- fondi ricoperti di praterie vegetali, soprattutto no mostrato picchi legati ad acque profonde di Posidonie. ed a bassa temperatura; queste condizioni si ori- Colalongo et alii (1990) individuano con alte ginano durante i periodi glaciali e sono in re- percentuali in un'associazione che vive tra 500 lazione a variazioni di circolazione delle masse e 1200 m in acque ben ossigenate del Tirreno. d'acqua (STREETER, 1973). Mostra ampia distribuzione batimetrica e si rin- La sua presenza è messa in relazione a bassi viene in zone da infralitorale a batiale. contenuti di ossigeno (LOHMANN, 1978; CARALP, Sphaeroidina bulloides (d'Orbigny) - Studi com- 1988; CAPOTONDI et alii, 1989) e ad elevate quan- piuti da Parker (1958) nella regione orientale del tità di carbonio organico (LUTZE et alii, 1984) e Mediterraneo, hanno portato al ritrovamento di quindi può essere indicatrice di aree molto pro- S. bulloides a profondità da 75 a 1275 metri. duttive o a periodi in cui si è registrato un in- Bizon et alii (1984) la trovano ben rappre- cremento della fertilità (LUTZE, 1986) che influ- sentata in argille circalitorali e batiali. isce sul contenuto di materia organica nel sedi- Nel mare Adriatico, Jorissen (1987; JORISSEN mento (ZAHN et alii, 1986). et alii, 1991) afferma che la sua presenza è le- La profondità alla quale vive la specie, oscilla tra gata alla presenza di carbonio organico. La sua 150 e 2500 metri (LUTZE, 1986) mentre secondo distribuzione batimetrica può variare e si trova Haywich et alii (1991) e Brunne et alii (1992), da 150 a 700 metri di profondità in acque che possono essere raggiunti anche i 3000 metri. possono essere leggermente sotto-ossigenate nel L'habitat degli individui appartenenti a que- Tirreno (COLALONGO et alii, 1990; LINKE et alii, sta specie sono limitati a micro-ambienti infau- 1993) la considerano una specie altamente nali poco profondi quando l'ossigeno delle ac- adattabile e quindi con una buona capacità di que profonde è scarso (LOUBERE et alii, 1995). assumere un habitat epifaunale e infaunale Uvigerina proboscidea Schwager - Gli indivi- poco approfondito, a seconda delle disponibi- dui appartenenti a questa specie hanno un ha- lità di cibo e/o del cambiamento delle condi- bitat infaunale superficiale e si approfondisco- zioni ambientali. no nei primi 2 cm di sedimento, prediligendo

154 i sedimenti fangosi (MURRAY, 1991; RATHBURN dicano un'appartenenza al Messiniano basale et alii, 1994). (zona a Bulimina echinata di COLALONGO et alii, Uvigerinidi - In molte regioni gli Uvigerini- 1979). di sono specie dominanti a profondità definite L'associazione del campione D (Fig. 2) si di- come intermedie (STREETER et alii, 1979; LOH- scosta dalle associazioni degli altri campioni per MANN, 1978) e questo ha suggerito che esiste non avere specie indicative in senso cronostra- una relazione tra la presenza di queste specie e tigrafico, ma da un punto di vista paleoambien- lo scarso contenuto di ossigeno delle acque pro- tale le specie bentoniche presenti sono attual- fonde (PFLUM et alii, 1976; LOHMANN, 1978; mente distribuite nella zona infralitorale per CORLISS, 1979; SCHNITKER, 1979; STREETER et cui si può supporre che l'ambiente di deposi- alii, 1979). Miller et alii, (1982) lungo il mar- zione fosse di mare basso. gine orientale dell'America del nord non tro- La microfauna è assente nei campioni I, Pi e vano la stessa correlazione nei loro studi sulle P2 prelevati fuori dalla Tana della Mussina nel- stesse specie. Infatti, questi Autori trovano alta le formazioni geologiche circostanti; i residui abbondanza di Uvigerinidi associati a sedimenti sono costituiti o esclusivamente o quasi da cri- a granulometria fine, sedimenti ricchi di car- stalli di gesso. Nei campioni P3 e P4 anche que- bonio organico e concludono che la disponi- sti prelevati fuori dalla Tana, i Foraminiferi bilità di cibo è il primario fattore di controllo planctonici molto rari sono rappresentati da della distribuzione e abbondanza di Uvigerina Globi gerina bulloides e G. cf. multiloba. Tra i spp.. Foraminiferi bentonici si nota la presenza di Corliss and Emerson (1990) hanno suggeri- Brizalina dentellata, B. dilatata e B. spathula- to che la penetrazione in profondità di 02 e il ta, Bulimina echinata e Rectuvigerina siphoge- contenuto di ossigeno disciolto nell'acqua in- nerinoides. L'associazione fa appartenere anche terstiziale sono i fattori limitanti per gli habi- questi campioni alla zona Bulimina echinata tat infaunali delle Uvigerine, che insieme alle (COLALONGO et alii, 1979) Bolivine e alle Lenticuline occupano habitat Nel campione Cà Scaparra prelevato anche infaunale poco profondo. questo fuori dalla grotta della Tana della Mus- sina, la microfauna è abbastanza ricca e diver- sificata. Le specie presenti Globorotalia punti- Conclusioni culata, Anomalinoides helicinus, Bulimina acu- leata minima, Uvigerina rutila, depongono per I campioni prelevati all'interno della Tana un'appartenenza del campione al Pliocene in- della Mussina di Borzano e studiati da un punto feriore (zona a Globorotalia punticulata di co- di vista microfaunistico, hanno messo in evi- LALONGO et alii, 1982) . denza la presenza di Foraminiferi planctonici Dai risultati ottenuti si può affermare quindi rarissimi e bentonici più frequenti, ma in cat- che essendo le associazioni microfaunistiche dei tivo stato di conservazione. Nonostante ciò si gruppi C, G, M ed N simili fra loro, il bacino possono fare deduzioni cronostratigrafiche e di alimentazione della Tana della Mussina è in- paleoambientali. teressato solo da sedimenti del Messiniano. I campioni del gruppo C prelevati in inter- L'associazione del campione D (Fig. 2), si dif- strati pelitici alternati a livelli di gesso, hanno ferenzia dalle altre studiate per la frequenza di fornito risultati diversi infatti C1 e C3 sono ri- forme litorali non significative in senso crono- sultati sterili mentre C2 è caratterizzato dalla stratigrafico, ma che indicano un ambiente di presenza di rari Foraminiferi ma significativi deposizione di bassa profondità. in senso cronostratigrafico. Per la presenza di Bulimina echinata il campione appartiene al Messiniano inferiore. Ringraziamenti I campioni delle stazioni G, M, ed N, costi- tuiti da riempimenti di frattura hanno messo L'Autore desidera ringraziare la prof. Sara D'Ono- in evidenza associazioni a Foraminiferi mag- frio per la revisione critica del manoscritto, il prof. giormente diversificate. Fra i Foraminiferi plan- Antonio Rossi per le utili discussioni ed infine il prof. ctonici sono presenti Orbulina suturalis e Glo- Paolo Forti che ha dato la possibilità di realizzare bigerina cf. multiloba. I Foraminiferi bentoni- questa ricerca. ci sono più frequenti e sono rappresentati da Si ringraziano inoltre Remo Gamberini per l'assi- Brizalina dentellata, B. spathulata, Bulimina stenza tecnica, Paolo Ferrieri per il lavoro fotografi- echinata, Rectuvigerina siphogenerinoides che in- co e Patrizia Ferraresi per l'elaborazione grafica.

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