GESTIONE ASSOCIATA TRA I COMUNI DI AMARO, , e VERZEGNIS Ufficio Comune per il Servizio dell’Urbanistica ed Edilizia Privata Capofila: Comune di Tolmezzo

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COMUNE di VERZEGNIS

VARIANTE N° 17 AL P.R.G.C. Relativa al recepimento richieste cittadini, rettifica perimetri zone agricole a seguito aggiornamento base catastale e piccoli aggiustamenti normativi.

Elaborato 1

- RELAZIONE DI VARIANTE - ASSEVERAZIONI - RELAZIONE DI VERIFICA PRELIMINARE SU POSSIBILI INCIDENZE SIGNIFICATIVE SUI SIC O ZPS

Data: Aprile 2019 Revisione: Agosto 2019 Fascicolo: 13/2018 class. 06.01

IL PROGETTISTA - dott. Raffaele Di Lena –

Variante n°17 al P.R.G.C.

Sommario

RELAZIONE di VARIANTE ...... 2

Obiettivi di progetto ...... 2

Contenuti della Variante n. 17 al P.R.G.C...... 2

Verifica Standard e CIRTM...... 3

1 - PROCEDURA DI VARIANTE ...... 5

1.1 - Inquadramento normativo ...... 5

1.2 - Riferimento normativi ...... 5

1.3 - Vincolo paesaggistico ...... 5

2 – MODIFICHE PUNTUALI ALL’ASSETTO ZONIZZATIVO ...... 6

2.1 – Punto 1: Richiesta della sig.ra Paschini Luciana...... 6

2.2 – Punto 2: Richiesta del sig. Movia Franco ...... 7

2.3 – Punto 3: Richiesta del sig. Boria Renzo ...... 7

2.4 – Punti 4a e 4b: Richiesta del sig. Paschini Italo ...... 8

2.5 – Punto 5: Richiesta del sig. Franco Marzona, Silvia Butazzoni, Vanessa Giorgis ...... 9

3 – MODIFICHE DI RETTIFICA ALL’ASSETTO ZONIZZATIVO limitatamente alle zone E

(Agricole) ...... 10

4 – MODIFICHE NORMATIVE ...... 11

5 - ASSEVERAZIONI DEL PROGETTISTA ...... 12

6 - RELAZIONE DI VERIFICA PRELIMINARE SU POSSIBILI INCIDENZE

SIGNIFICATIVE SUI SIC O ZPS ...... 13

6.1 - Premesse ...... 13

6.2 - Ubicazione e contenuti dei SIC più prossimi ...... 13

6.3 - Contenuti della Variante e sue possibili interferenze con SIC ...... 14

6.4 - Conclusioni ...... 15

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Variante n°17 al P.R.G.C.

RELAZIONE di VARIANTE La presente Variante N. 17 al PRGC di Verzegnis è redatta secondo le procedure previste all’art 63 sexies della L.R. 05/2007 “Riforma dell’urbanistica e disciplina dell’attività edilizia e del paesaggio”. Le variazioni apportate, con le quali si vuole dare concreta risposta ad alcune domande di privati cittadini che chiedono la possibilità di variare la destinazione urbanistica dei loro fondi di proprietà al fine di addivenire alle loro mutate esigenze abitative, ad una rettifica dei perimetri delle zone agricole ed alcune modifiche normative di adeguamento, non vanno a modificare i contenuti strategici di Piano.

Obiettivi di progetto La Variante n.17 al PRGC di Verzegnis ha come obiettivo la definizione in termini zonizzativi e normativi di particolari richieste di cittadini residenti riguardanti la gestione del territorio, l’adeguamento normativo, e la ridefinizione dei perimetri delle zone “E” alla luce della sostituzione della base cartografia di riferimento. Operativamente si sono riconosciuti tre ambiti d’interventi comportanti modifiche. - Un primo gruppo si attiene alle modifiche introdotte a seguito proposta di accoglimento di n°5 richieste avanzate da privati cittadini; - Un secondo gruppo di modifiche attiene rettifiche e riconoscimenti relativi alla riparametrazione delle zone agricole in funzione della sostituzione delle base cartografica di riferimento; - Un terzo gruppo di modifiche si attiene alla modifiche di alcuni articoli delle NTA.

Contenuti della Variante n. 17 al P.R.G.C. 1) Modifiche zonizzative proposte da privati cittadini. Riguardano quasi esclusivamente le zone B1 (di completamento) e zone E4 (ambiti d’interesse agricolo-paesaggistico) che nello specifico creano una diminuzione della superficie edificabile di 3954 mq. in linea con le attuali politiche regionali finalizzate a limitare il consumo di suolo, tali modifiche sono meglio descritte al punto n.2 della presente relazione;

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2) Modifiche zonizzative relative a rettifiche e riconoscimenti zone “E” (Agricole). La riperimetrazione delle Zone “E” si è basata essenzialmente su due azioni: - la prima è consistita in una correzione grafica delle perimetrazioni delle stesse zone in modo da farle corrispondere alla perimetrazione catastale georeferenziata; - la seconda è consistita a una preventiva sovrapposizione, sull’intero territorio del Comune di Verzegnis, delle basi ortofotografiche del 1998 e del 2012 ai fini di individuare i cambiamenti nella copertura vegetale che in 15 anni sono intercorsi sull’intero territorio.

3) Modifiche normative. Riguarda la modifica di alcuni articoli delle NTA effettuati: - in adeguamento normativo per gli articoli n. 39 e 41; ° Art.39 - NORME PER GLI AMBIENTI SOGGETTI AL CODICE DEI BENI CULTURALI E DEL PAESAGGIO ° Art.41 - LIMITE DI RISPETTO INEDIFICABILI - introduzione modifiche all’articolo n. 24; ° Art.24 - PICCOLI DEPOSITI AGRICOLI - introduzione piccole modifiche di indirizzo e modifica delle formattazione per facilitare lettura per gli articoli n. 19 e 48; ° Art.19 - SOTTOZONA E2.2 (boschi di recente formazione) ° Art.30 – ZONA AGRICOLA DEI NUCLEI STORICI ° Art.48 - ABACO DEGLI ELEMENTI ARCHITETTONICI - in correzione di un refuso derivante dalla variante n. 14 al PRGC relativa alla revisione dei vincoli espropriativi e procedurali e adeguamento alla L.R.19/2009 per gli articoli n. 11 e 45a; ° Art.11 - SOTTOZONA B0 (dei nuclei storico) Art.45a - EDILIZIA RURALE SPARSA: NORME E PRESCRIZIONI GENERALI

Verifica Standard e CIRTM A seguito delle modifiche zonizzative apportate dalla Variante si rileva che la dotazione di servizi e attrezzature collettive ai fini del calcolo degli standard rimane invariata.

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A livello comunale la somma di tutti i servizi (acquisiti, non soggetti ad esproprio e da acquisire) risulta sufficiente a soddisfare la richiesta derivante dal calcolo della Capacità Insediativa Residenziale Teorica Massima calcolata.

Il calcolo C.I.R.T.M. alla Variante n.17 fa riferimento al calcolo della C.I.R.T.M. indicato nella Variante Generale in quanto le modifiche zonizzative non hanno incrementato le aree edificabili, ma hanno portato a un decremento di queste.

Con riferimento al passaggio dalla Variante n. 16 e la Variante n.17, il saldo tra aree edificabili e non edificabili non vede un incremento delle prime in quanto si prevede una riduzione di consumo di suolo con un saldo di circa 3954 mq .

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1 - PROCEDURA DI VARIANTE

1.1 - Inquadramento normativo Si è ritenuto di attivare la procedura e seguire l’iter di approvazione previsto dell’art. all’art 63 sexies della L.R. 05/2007 “Riforma dell’urbanistica e disciplina dell’attività edilizia e del paesaggio”;

1.2 - Riferimento normativi V D.P.Reg. n°86/2008; V L.R. 5/2007; V L.R. 6/2019; V D.Lgs. n°152/2006 e s.m.i.; V D.Lgs. n°42/2004 e s.m.i.; V PPR Piano Paesaggistico Regionale;

1.3 - Vincolo paesaggistico Per quanto concerne il vincolo paesaggistico, la variante, necessita di relazione paesaggistica in quanto inclusa nelle zone sottoposte a vincolo.

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2 – MODIFICHE PUNTUALI ALL’ASSETTO ZONIZZATIVO

ma Destinazione Destinazione Punto di N° Data Prot. Richiedente Località Fg Valutazione pp attuale richiesta variante "B1" 1 23/10/2006 6560 Paschini Lucia Intissans 15 440 "E" Agricola Favorevole Completamento 1 NON 2 08/10/2014 10173 Cella Pio Riviasio 7 839 Edificabile Agricolo Favorevole -

11/12/2015 3 18/05/2017 30229 Movia Franco Villa 7 111 Edificabile Agricolo Favorevole 2 23/01/2018

64 "B1" 4 12/01/2018 860 Boria Renzo Chiaicis 21 E" Agricola Favorevole 273 Completamento 3 816 817 "B1" Parzialmente Intissans 15 "E" Agricola 443 Completamento Favorevole 4a 5 22/01/2018 1940 Paschini Italo 442 830 "B1" Chiaicis 12 "E" Agricola Favorevole 853 Completamento 4b

Silvia Barazzutti 6 21/08/2019 22593 Franco Marzona Villa 7 882 “E" Agricola “V2” Agricola Favorevole 5 Vanessa Giorgis

2.1 – Punto 1: Richiesta della sig.ra Paschini Luciana Questa richiesta è volta alla variazione della destinazione urbanistica dei fondi censiti al N.C.U. del Comune di Verzegnis al Fg. n. 15 – Mpp. n. 440 siti nella fazione di Intissans; Il vigente P.R.G.C. individua tali aree come Zona “B1” Residenziale di completamento, e con la presente variante, si vuole destinare a Zona “E4” Ambiti di interesse agricolo-paesaggistico. Per il recepimento del presente punto e per il parziale recepimento del Punto 4a si è provveduto d’ufficio a proporre la variazione di alcuni terreni adiacenti (Evidenziati in verde) ai fini di delineare un corretto disegno urbanistico, evitare lotti con destinazione edificabile ma che nella realtà non hanno le effettive potenzialità e che negli anni i proprietari non hanno manifestato alcun interesse ad edificare.

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2.2 – Punto 2: Richiesta del sig. Movia Franco Questa richiesta è volta alla variazione della destinazione urbanistica dei fondi censiti al N.C.U. del Comune di Verzegnis al Fg. n. 7 – Mpp. n. 111 siti nella fazione di Villa di Verzegnis; Il vigente P.R.G.C. individua tali aree come Zona “B1” Residenziale di completamento, e con la presente variante, si vuole destinare a Zona “E4” Ambiti di interesse agricolo-paesaggistico. Per il recepimento del presente punto si è provveduto d’ufficio a proporre la variazione di alcuni terreni adiacenti (Evidenziati in verde) ai fini di delineare un corretto disegno urbanistico, evitare lotti con destinazione edificabile ma che nella realtà non hanno le effettive potenzialità e che negli anni i proprietari non hanno manifestato alcun interesse ad edificare.

2.3 – Punto 3: Richiesta del sig. Boria Renzo Questa richiesta è volta alla variazione della destinazione urbanistica dei fondi censiti al N.C.T. del Comune di Verzegnis ai Fg. n. 21 – Mpp. n. 64-273 siti nella fazione di Chiaicis; Il vigente P.R.G.C. individua tali aree come Zona “E4” Ambiti di interesse agricolo- paesaggistico e con la presente variante si vuole destinare a Zona “B1” Residenziale di completamento per permettere l’edificazione di un fabbricato di civile abitazione.

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2.4 – Punti 4a e 4b: Richiesta del sig. Paschini Italo Questa richiesta è volta alla variazione della destinazione urbanistica dei fondi censiti al N.C.U. del Comune di Verzegnis al: - Fg. n. 15 – Mpp. n. 816 - 817 - 443 - 442 siti nella fazione di Intissans; “TAV. 4” - Fg. n. 12 – Mpp. n. 830 - 853 siti nella fazione di Chiaicis; “TAV. 1” Il vigente P.R.G.C. individua tali aree come Zona “B1” Residenziale di completamento, e con la presente variante, si vuole destinare i fondi interi o parte di essi a Zona “E4” Ambiti di interesse agricolo-paesaggistico. Per il recepimento del punto 4b si è provveduto d’ufficio a proporre la variazione di alcuni terreni adiacenti (Evidenziati in verde) ai fini di delineare un corretto disegno urbanistico, evitare lotti con destinazione edificabile ma che nella realtà non hanno le effettive potenzialità e che negli anni i proprietari non hanno manifestato alcun interesse ad edificare.

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2.5 – Punto 5: Richiesta del sig. Franco Marzona, Silvia Butazzoni, Vanessa Giorgis Questa richiesta è volta alla variazione della destinazione urbanistica dei fondi censiti al N.C.U. del Comune di Verzegnis al: - Fg. n. 7 – Mpp. n. 882 siti nella fazione di Villa; Il vigente P.R.G.C. individua tali aree come Zona Zona “E4” Ambiti di interesse agricolo-paesaggistico, e con la presente variante, si vuole destinare il fondo intero a Zona “V2” Ambiti di interesse agricolo-paesaggistico.

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3 – MODIFICHE DI RETTIFICA ALL’ASSETTO ZONIZZATIVO limitatamente alle zone E (Agricole)

La riperimetrazione delle Zone “E”, come già anticipato, si è basata essenzialmente su due azioni: 1. la prima è consistita in una correzione grafica delle perimetrazioni delle stesse zone in modo da farle corrispondere alla perimetrazione catastale georeferenziata, si è proceduto quindi alla omogeneizzazione zonizzativa, per quanto possibile, di ogni singola particella catastale. 2. la seconda è consistita a una preventiva sovrapposizione, sull’intero territorio del Comune di Verzegnis, delle basi ortofotografiche del 1998 e del 2012 ai fini di individuare i cambiamenti nella copertura vegetale che in 15 anni sono intercorsi sull’intero territorio. L’osservazione si è principalmente concentrata sulle particelle catastali che nel1998 erano coperte da superfici prative e che nel 2012 erano state oggetto di neocolonizzazione da parte delle ampie superfici boscate che caratterizzano la quasi totalità del territorio comunale. Una parte di queste aree interessate da neocolonizzazione sono state oggetto di variazione zonizzativa trasformandole da Zone E3 (Agricola forestale ricadente negli ambiti boschivi) o da da zona E4 (di interesse agricola paesaggistica) in Zona E2.2 (boschi di recente formazione).

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4 – MODIFICHE NORMATIVE Di seguito si allegano gli articoli vigenti e in variante, con evidenziate in grassetto rosso le aggiunte e in barrato le parti stralciate previste dal presente progetto di variante:

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ART. 11 SOTTOZONA B0 DEI NUCLEI STORICI

CARATTERISTICHE GENERALI I nuclei storici, formati dalle insulae di antica formazione, sono formati da edifici aventi spesso caratteristiche significative dal punto di vista ambientale (di livello inferiore a quelli presenti nella zona A) perché interessati spesso da rilevanti trasformazioni edilizie. Detti nuclei si configurano come zone di recupero ai sensi dell'art. 27 della L. 457/1978. La zona è interessata da edifici con destinazione prevalentemente residenziale e costituisce nel suo insieme un impianto urbanistico, che dovrà essere mantenuto e consolidato.

OBIETTIVI DI PROGETTO Il PRGC si propone di conservare le caratteristiche tipologiche storiche significative ancora presenti, eliminando le parti incongrue e ammettendo integrazioni dell'impianto urbanistico per nuove volumetrie nel rispetto degli elementi tipologici e formali dominanti evidenziati nell’Abaco degli elementi architettonici, al fine di promuovere in forma diretta ma controllata, il recupero ed il consolidamento delle funzioni insediative.

DESTINAZIONI D'USO Le destinazioni d’uso ammesse sono le seguenti: - Residenziale, ivi compresi i depositi, legnaie, autorimesse. - Servizi. - Alberghiera. - Direzionale. - Commerciale al dettaglio. - Artigianale. - Servizi e attrezzature collettive. È ammesso il mantenimento di attività agricole esistenti nel rispetto delle vigenti norme igienico- sanitarie.

STRUMENTI DI ATTUAZIONE Tale zona si attua per intervento diretto. È tuttavia sempre consentito, per esigenze di riorganizzazione dell'assetto della proprietà e di ricomposizione urbanistica, predisporre un PRPC/PAC/PAC volontario di iniziativa privata. In casi particolari il PRPC/PAC potrà essere riferito ad un ambito di minori dimensioni, purché il relativo perimetro venga preliminarmente approvato dal Consiglio Comunale il quale, sulla base di una adeguata documentazione tecnica, verifichi la congruenza dell’ambito proposto con gli obiettivi urbanistici perseguiti dal PRGC per questa zona, relativi alla: - tutela della morfologia urbana; - graduale ripresa degli elementi architettonici e costruttivi locali.

INTERVENTI AMMESSI - Manutenzione edilizia. - Restauro. - Conservazione tipologica. - Restauro conservativo. - Ristrutturazione edilizia.

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- Ampliamento degli edifici esistenti. È ammessa la ricostruzione di volumi preesistenti, demoliti per ordinanza sindacale a seguito di prov-

vedimenti di pubblica incolumità o crollati per motivi naturali, previa presentazione di documenta- zione provante la preesistenza e con l'impegno a riprendere lo stesso impianto e la tipologia del fabbricato demolito.

Interventi diversi da quelli ammessi sono possibili solo previa approvazione di un PRPC/PAC esteso all'intero comparto edilizio. Tale comparto sarà definito dalla viabilità riconosciuta come tale nella zonizzazione e dal cambio di zona.

INDICI URBANISTICI ED EDILIZI IF: 1,50 mc/mq pari a quello esistente; H: non superiore a quella preesistente e comunque massimo 9,50 ml; DE: secondo Codice civile; DC: secondo Codice civile; DS: secondo Codice civile o secondo gli allineamenti fissati dal PRPC/PAC. È consentita la realizzazione di legnaie e piccoli depositi, anche in corpo staccato, nel limite di 90 mc per unità abitativa, nel solo rispetto delle distanze stabilite dal Codice civile.

ULTERIORI SPECIFICHE: Ristrutturazione edilizia Gli interventi di demolizione, anche totale con successiva ricostruzione, sono ammessi verificata l’assenza di elementi architettonici e costruttivi di particolare pregio e deve avvenire nel rispetto della sagoma del fabbricato preesistente nonché degli elementi compositivi architettonici presenti circostanti. Per quanto riguarda progetti di demolizione e ricostruzione di edifici le prescrizioni sono le seguenti: VU la ricostruzione dovrà essere effettuata con la stessa volumetria utile della preesistenza. Ampliamento L’ampliamento deve integrarsi armonicamente con le preesistenze richiamando gli elementi compositivi architettonici presenti nel contesto, le prescrizioni sono le seguenti: VU: In caso di saturazione totale o pressoché totale dell'indice fondiario, sono ammessi uno o più ampliamenti, fino ad un massimo del 20% del volume utile esistente alla data di adozione del presente PRGC, per esigenze di adeguamento igienico-funzionale; DC: secondo Codice civile; DE: come previsto dal Regolamento Edilizio. Nel caso in cui l’ampliamento comporti la realizzazione di un corpo di fabbrica in aderenza ad un "edificio a campitura nera" il progetto dovrà garantire la continuità tipologica architettonica tra i due edifici. Pertinenze È consentita la realizzazione di depositi e legnaie, anche in corpo staccato, di max. 15 mq di Superficie Accessoria SA e H max. 3,00 ml misurata all’intersezione del solaio di copertura con il filo esterno della muratura perimetrale. È consentita la realizzazione di autorimesse e tettoie, anche in corpo staccato, con aumento della Superficie Coperta SC di max. 30 mq e H max. 3,00 ml misurata all’intersezione del solaio di copertura con il filo esterno della muratura perimetrale.

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DC: secondo Codice Civile; DE come previsto dal Regolamento Edilizio.

ALTRI RIFERIMENTI NORMATIVI Tutti gli interventi, nessuno escluso, dovranno tendere a eliminare le superfetazioni e gli annessi impropri o in stato di degrado e sono vincolati al rispetto dell’Abaco degli elementi architettonici.

Nelle aree di impianto più antico delle frazioni principali e nei nuclei abitati delle borgate di Assais, Duebis, Fuignis, Pusea e Pozzis, classificati nella presente sottozona omogenea, gli interventi su edifici che presentano caratteristiche dell’architettura locale (per esempio murature faccia a vista in pietra, murature faccia a vista in pietra e corsi di mattoni, aperture caratteristiche - con particolare riguardo per archi e porte rastremate dei fienili - per forma, dimensioni e materiali costruttivi, ecc.) sono vincolati al rispetto delle prescrizioni più restrittive previste per la zona A.

Gli edifici rurali sparsi sono vincolati al rispetto dell’Abaco degli elementi architettonici.

Ai soli fini del rispetto delle altezze minime dei vani e dei rapporti fra superfici finestrate e superfici di pavimento, le zone B0 sono equiparate alle zone A.

Atto unilaterale d'obbligo per interventi negli edifici delle borgate Il rilascio dell’atto autorizzativo per gli interventi negli edifici delle borgate sarà subordinato alla stipula di un atto unilaterale d'obbligo con il quale il concessionario si impegna a realizzare a proprie spese le opere di urbanizzazione primaria e gli allacciamenti ai pubblici servizi, qualora al momento risulti una carenza di funzionalità, nonché ad assumere a proprio carico ogni onere che derivi al Comune e ad altro Ente pubblico relativamente alla erogazione di altri servizi pubblici (raccolta rifiuti urbani, sgombero neve, trasporto scuolabus, ecc.). L'atto di cui sopra dovrà essere registrato e trascritto a cura e spese del concessionario.

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ART. 19 SOTTOZONA E2.2 BOSCHI DI RECENTE FORMAZIONE

CARATTERISTICHE GENERALI Sono ambiti, precedentemente insediati o comunque antropizzati, che sono stati interessati dall’abbandono colturale nei quali vi è stata una progressiva colonizzazione della vegetazione arborea (bosco).

OBIETTIVI DI PROGETTO Il PRGC persegue l'obiettivo di ammettere interventi tesi al ripristino, in via prioritaria, delle attività insediativo-agricole abbandonate e, in via secondaria, alle attività ricreative e turistiche integrate con l'agricoltura.

STRUMENTI DI ATTUAZIONE Tali sottozone si attuano attua in forma diretta o indiretta mediante la predisposizione di PRPC/PAC di iniziativa pubblica o privata. I PRPC/PAC sono finalizzati al ripristino delle attività originarie, con autorizzazione all'intervento di disboscamento da parte del competente Ispettorato regionale delle Foreste. L'area oggetto di PRPC/PAC potrà interessare ambiti anche parziali della sottozona omogenea definita dal PRGC purché abbiano caratteri geograficamente omogenei, siano delimitati da elementi naturali (corsi d'acqua, ecc.) o artificiali (strade, limiti di zona) e vengano preventivamente assentiti da specifico parere dall'Amministrazione comunale. Per quanto riguarda il territorio compreso fra Intissans e Chiaulis, vengono già individuati due ambiti (A e B) che sono separati dalla strada che collega dette frazioni. I piani di assestamento forestale sono equiparati a tutti gli effetti a piani attuativi.

INTERVENTI AMMESSI Nell'ambito dell’ intervento diretto sono ammesi i seguenti interventi: - taglio a raso del bosco e la ceduazione nel rispetto della normativa vigente in materia forestale; - Adattamento o ricostruzione delle casere esistenti e delle attrezzature edilizie minime per l'incentivazione delle attività silvo-zootecniche. - Ripristino e consolidamento delle carrarecce, dei sentieri e delle piazzole esistenti. - Interventi su edifici rurali sparsi esistenti catalogati nel presente Piano, secondo le prescrizioni sull’Edilizia rurale sparsa e l’Abaco degli elementi architettonici. - Manutenzione edilizia e ampliamento, fino ad un max del 20% del volume e della superficie coperta esistenti alla data 1 dicembre 1997, delle strutture edilizie non catalogate nell’Edilizia rurale sparsa. - Interventi previsti ed ammessi dalle leggi e dai regolamenti per l'agriturismo su edifici esistenti non catalogati nell’Edilizia rurale sparsa.

Nell'ambito del PRPC/PAC sono ammessi i seguenti interventi: - taglio a raso del bosco e la ceduazione nel rispetto della normativa vigente in materia forestale; - interventi su edifici rurali sparsi esistenti catalogati nel presente Piano, secondo le prescrizioni relative all’Edilizia rurale sparsa e nel rispetto dell’Abaco degli elementi architettonici; - manutenzione edilizia, restauro, la conservazione edilizia, ristrutturazione senza demolizione e

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ricostruzione degli edifici esistenti non catalogati tra gli edifici rurali sparsi. È ammesso l'ampliamento fino ad un max del 20% del volume e della superficie coperta esistenti alla data 1 dicembre 1997. Sono ammessi in forma integrativa e non esclusiva, parziali cambiamenti di destinazione d'uso nel senso ricreativo e turistico; - realizzazione di attrezzature edilizie minime finalizzate alla diffusione delle attività forestali ed escursionistiche (rifugi, bivacchi, ecc.) e opere tese al miglioramento del patrimonio boschivo ed alla valorizzazione di ambiti idonei alla produzione di legname da opera; - realizzazione di attrezzature edilizie e tecnologiche per attività di commercializzazione e prima trasformazione dei prodotti forestali. Gli interventi ammessi ed esclusi in assenza di PRPC/PAC sono quelli della sottozona E2. Di conseguenza, gli interventi edilizi sono soggetti alle prescrizioni costruttive della s ottozona E2, eccetto gli interventi in edifici rurali sparsi esistenti catalogati nel presente PRGC che sono soggetti alle prescrizioni relative all’Edilizia rurale sparsa e all’Abaco degli elementi architettonici.

INDICI URBANISTICI ED EDILIZI IF: 0,01 mc/mq.

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ART. 24 PICCOLI DEPOSITI AGRICOLI e PERTINENZE AGRICOLE DELLE ABITAZIONI

CARATTERISTICHE GENERALI Il presente articolo definisce gli interventi ammessi in zone E3, E4, E4.1 che necessitano di particolare tutela e monitoraggio per la conservazione di questo ambiente ad alto grado di naturalità.

OBIETTIVI DI PROGETTO Al fine di favorire la conservazione del paesaggio rurale preservando le bellezze naturali e paesaggistiche, prevenire gli incendi boschivi ed eventuali problematiche di natura igienico- sanitaria, è consentita la costruzione, o la posa in opera, di piccoli depositi attrezzi nelle zone agricole indagate con esito favorevole dalla nuova relazione geologica di supporto al PRGC.

DESTINAZIONI D’USO - Artigianale, agricola (edifici di servizio all’attività agricola familiare ricadente nelle zone omogenee E3, E4).

STRUMENTI DI ATTUAZIONE Tale zona si attua per intervento diretto.

INTERVENTI AMMESSI ENTRO I 100 ml. DAI CENTRI ABITATI Al solo fine di facilitare le coltivazioni agricole specializzate ed i piccoli allevamenti a dimensione familiare, è consentita la realizzazione di capanni per il ricovero attrezzi o di piccolo deposito nella fascia di 100 ml dai centri abitati come meglio individuata sul PRGC.

INDICI URBANISTICI ED EDILIZI DE: secondo il Codice civile; DC: secondo il Codice civile; DS: 15,00 ml dalla viabilità provinciale, salvo deroghe dell’Ente gestore; DS: 5,00 ml dalla viabilità comunale; Q max: 40 mq; I depositi agricoli non possono superare l’altezza di 3,50 metri, misurata all’intersezione del solaio di copertura con il filo esterno della muratura perimetrale.

ALTRI ELEMENTI NORMATIVI - I piccoli depositi/pertineze agricole dovranno attenersi a quanto prescritto dall’Abaco degli elementi architettonici. - I piccoli depositi/pertineze non possono essere utilizzati come autorimesse se non per mezzi di servizio all'attività agricola.

Sistemazioni esterne. - La progettazione dell’annesso agricolo deve garantire nel tempo il suo inserimento nell’ambiente e nel paesaggio con alterazioni limitate alla semplice realizzazione della nuova volumetria. - È consentita la recinzione delle superfici contermini all’annesso solo nel caso di piccoli alleva- menti di animali per utilizzazione familiare. - È vietato il deposito all’aperto di materiali di demolizione, rifiuti, residui di lavorazione se non per esigenze stagionali.

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INTERVENTI AMMESSI OLTRE I 100 ml. DAI CENTRI ABITATI L’edificazione per la realizzazione della volumetria fuori terra è consentita solo previa dimostrazione dell'impossibilità di costruire l'annesso anche parzialmente interrato sfruttando il pendio, dislivelli esistenti ecc.

INDICI URBANISTICI ED EDILIZI DE: secondo il Codice civile; DC: secondo il Codice civile; DS: 15,00 ml dalla viabilità provinciale, salvo deroghe dell’Ente gestore; DS: 5,00 ml dalla viabilità comunale. I depositi agricoli non possono superare l’altezza di 2,50 metri, misurata all’intersezione del solaio di copertura con il filo esterno della muratura perimetrale. Agli effetti delle volumetrie realizzabili valgono le seguenti prescrizioni: - per superfici di terreno di dimensione inferiore a 1.500 1.000 mq: non è consentita la costruzione di deposito di attrezzi; - per superfici di terreno di dimensione compresa tra 1.500 1.000 e 5.000 mq: è consentita la costruzione di depositi attrezzi con una superficie coperta massima di 15 mq; - per superfici di terreno di dimensione superiore a 5.000 mq: è consentita la costruzione di depositi attrezzi con una superficie coperta massima di 20 mq. Nel calcolo della superficie è ammesso il “commassamento” dei terreni di proprietà, purché con la medesima classificazione urbanistica ricadenti in zona E e funzionalmente contigui all’area da edificare.

ALTRI ELEMENTI NORMATIVI - La finitura esterna dovrà essere realizzata mediante l’impiego di pietrame e legname locale. - La copertura dovrà essere del tipo a due falde a capanna realizzata in struttura lignea con pendenza compresa tra il 35 e il 60%. - Il manto di copertura dovrà essere costituito preferibilmente da tegole/pianelle di laterizio del tipo antichizzato; è ammesso l’uso di scandole in legno o in lamiera preverniciata. - È consentita la copertura con solaio piano ove questo sia ricoperto da terreno vegetale con reinterro nel caso di volumetria seminterrata. - Piano praticabile: la pavimentazione interna dell’annesso è ammessa in gettata di cemento, con la possibilità di sovrapporre acciottolato, cotto o legno. - Aperture ammesse: una porta e una finestra.

Dotazione reti tecnologiche. - Non è consentito l’allacciamento all’acquedotto comunale né alla rete elettrica. L’approvvigionamento idrico deve essere eventualmente previsto con opere di presa, pozzi, serbatoi autonomi. - Lo scarico e l’allontanamento delle acque è prescritto con canalizzazioni a perdere senza pozzetti.

Sistemazioni esterne.

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- La progettazione dell’annesso agricolo deve garantire nel tempo il suo inserimento nell’ambiente e nel paesaggio con alterazioni limitate alla semplice realizzazione della nuova volumetria. - Le sistemazioni esterne devono consentire una schermatura del manufatto tramite il parziale interramento, l’utilizzazione di dislivelli naturali e delle cortine di verde preesistente o la creazione di nuove quinte con piantagione di essenze locali (siepi, filari, pergolati, piante rampicanti, ecc.). - Gli accessi devono utilizzare sentieri o viabilità preesistente limitando l’apertura di nuovi percorsi a quelli pedonali. - È consentita la recinzione delle superfici contermini all’annesso solo nel caso di piccoli alleva- menti di animali per utilizzazione familiare. - È vietato il deposito all’aperto di materiali di demolizione, rifiuti, residui di lavorazione se non per esigenze stagionali.

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Buffer distanza 100 ml dalle zone edificabili COMUNE DI VERZEGNIS NORME DI ATTUAZIONE DEL PRGC

ART. 30 ZONA AGRICOLA V2 DEI NUCLEI STORICI

CARATTERISTICHE GENERALI La zona comprende le aree utilizzate a orti e prati che costituiscono le pertinenze funzionali dirette dei nuclei storici.

OBIETTIVI DI PROGETTO Il PRGC riconosce l'antico modello insediativo socio-economico e ne prevede la conservazione in regime proprietario privatistico, consentendo unicamente interventi edificatori minuti finalizzati all’attività agricola legata all’economia di consumo familiare.

DESTINAZIONI D'USO L'utilizzo della zona deve tendere a mantenere l'uso decorativo e di supporto all'economia familiare degli spazi. La zona è destinata a: - prati; - orti; - giardini; - attività agricole, legate all’autoconsumo familiare.

INTERVENTI AMMESSI - Realizzazione di piccoli fabbricati rurali o ampliamento degli esistenti fino al raggiungimento di 100 mc. - Realizzazione di piccoli depositi attrezzi, legnaie ed autorimesse , anche in corpo staccato. di max. 15 mq di Superficie Accessoria e altezza massima 3,00 ml, misurata all’intersezione del solaio di copertura con il filo esterno della muratura perimetrale.

STRUMENTI DI ATTUAZIONE Tale zona si attua per intervento diretto.

INDICI URBANISTICI ED EDILIZI (solo per gli edifici rurali) VU max: 100 mc; H max: 3,50 ml; DE: come previsto dal Regolamento edilizio; DC: secondo Codice civile; DS: secondo Codice civile.

ALTRI ELEMENTI NORMATIVI La tipologia deve essere quella ricorrente dei vecchi edifici rurali o in legno, ma sempre nel rispetto dell’Abaco degli elementi architettonici.

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ART. 39 NORME PER GLI AMBITI SOGGETTI AL CODICE DEI BENI CULTURALI E DEL PAESAGGIO (DECRETO LEGISLATIVO 22.01.2004 N. 42)

Le norme del presente articolo hanno cogenza, fino all’entrata in vigore del piano paesaggistico regionale (PPR) per tutte le zonizzazioni ricadenti all’interno dei perimetri di cui all’art. 142 del Decreto legislativo, 22.01.2004 n. 42 Codice dei beni cul turali e del paesaggio, riportati sulle tavole grafiche di zonizzazione. Il PRGC fa salve le previsioni delle specifiche zone, sottoponendole tuttavia ad un attento regime normativo, finalizzato alla salvaguardia e valorizzazione paesaggistica. Gli ambiti soggetti a tutela paesaggistica riguardano, nel caso specifico, le componenti naturalistiche presenti sul territorio comunale di seguito elencate.

FIUMI, CORSI D’ACQUA E SORGENTI ISCRITTI NEGLI ELENCHI DI CUI AL TESTO UNICO (APPROVATO CON R.D. N. 1775/193 3) E LE RELATIVE SPONDE O PIEDE DEGLI ARGINI PER UNA FASCIA DI 150 ML CIASCUNA: - n. 117: Lago di Verezegnis; - n. 151: Fiume Tagliamento; - n. 163: Torrente Arzino; - n. 170: Rio Sciafuec e Valle Agarat; - n. 182: Torrente Faeit; - n. 184: Torrente Ambies ta. Nell’ambito delle aree spondali dei fiumi, corsi d’acque e sorgenti gli interventi di carattere edilizio eventualmente consentiti devono sottostare alle seguenti prescrizioni: - edifici esistenti In caso di ristrutturazione e ampliamento si dovrà tendere ad una integrazione tipo -morfologica dei nuovi volumi o delle parti recuperate con quelle preesistenti, per ottenere una omogeneizza zione prospettica, anche nei materiali. I nuovi volumi dovran no evitare, ove possibile, di ridurre eccessivamente la distanza dai corsi d’acqua e dovranno essere integrati da forme di mimetizzazione arboree e arbustive, atte a ricomporre il paesaggio tradizionale locale, ricorrendo altresì alle soluzioni edilizie formali più idonee alle esigenze riscontrate; - aree libere edificabili Per edifici residenziali e di servizio e per quelli rurali l’integrazione nel contesto dovrà porre par- ticolare attenzione alle soluzioni tipologiche, adottando come riferimento le caratteristiche architettoniche dell’edilizia tradizionale locale, basate sulla semplicità e linearità delle forme e ricorrendo a criteri compositivi edilizi e insediativi che valutino con priorità l’esigenza di minimizzazione dell’impatto anche attra verso forme di graduazione delle altezze in relazione alla distanza, ed anzi tendano alla valorizzazione ed esaltazione degli aspetti paesaggistici con soluzioni adeguate alle condizioni morfologiche e vegetazionali del sito; - edifici produttivi indust riali e artigianali l’integrazione paesaggistica dovrà essere conseguita attraverso il ricorso a soluzioni tipologiche articolate evitando, ove possibile, tipi a piastra, sia a forme di minimizzazione dell’impatto, di compensazione tra la parte edifica ta e quella libera da tutelare.

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PARTE DELLE MONTAGNE ECCEDENTE I 1600 METRI SUL LIVELLO DEL MARE, TERRITORI COPERTI DA BOSCHI ANCORCHÉ PERCORSI DAL FUOCO Nell’ambito delle aree eccedenti 1.600 metri slm e territori coperti da boschi, si dovrà fare riferimento alle specifiche norme di zona, che già contemplano le necessarie cautele in relazione alle peculiarità dei siti ambientali e paesaggistici.

Per tutte le zonizzazioni ricadenti all’interno dei perimetri di cui all’art. 142 del Decreto legislativo, 22/01/2004 n° 42 Codice dei beni culturali e del paesaggio, riportati sulle tavole grafiche di zonizzazione e nella tavola dei vincoli le cui delimitazioni hanno valore indicativo trovano applicazione le norme, prescrizioni, direttive e indirizzi del Piano Paesaggistico Regionale entrato in vigore il 10.05.2018. La delimitazione dei beni paesaggistici delle tavole della zonizzazione e nella tavola dei vincoli non costituisce adeguamento al Piano Paesaggistico Regionale ma costituiscono un supporto ai fini della gestione dei vincoli definiti dal PPR.

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ART. 41 LIMITI DI RISPETTO INEDIFICABILI

Detti limiti riguardano le fasce da prevedere intorno alla viabilità stradale, ai cimiteri, ai rii e altri corsi d’acqua, ai depuratori, risorse idriche, infrastrutture energetiche. Esse sono inedificabili.

VIABILITÀ STRADALE L’ampiezza della fascia di rispetto stradale si individua: - dal confine stradale, per strade che si sviluppano al medesimo livello del terreno adiacente; - dal piede della scarpata, per strade in rilevato, se esterno al confine stradale; - dal ciglio superiore della scarpata per strade in trincea, se esterno al confine stradale. Essa corrisponde alle seguenti misure: - viabilità di interesse regionale: 15,00 ml; - viabilità di interesse comprensoriale e comunale: 10,00 ml. Come disposto dalla normativa regionale, tali distanze sono ridotte alla metà nell’intero territorio comunale ricadente nell’ambito della Comunità montana della . L'individuazione grafica dell'ampiezza delle fasce di rispetto riportata nel PRGC è indicativa: in fase di progettazione essa dovrà essere sempre puntualmente individuata sulla base di un rilievo topografico di dettaglio dello stato di fatto. Previo parere favorevole dell'ente proprietario della strada, all'interno delle aree delimitate dalle fasce di rispetto è ammesso l'ampliamento degli edifici residenziali esistenti, nel limite complessivo di 150 mc, da concedersi anche in più volte e per necessità d'ordine igienico-sanitario, purché il progetto interessi la sopraelevazione o la parte retrostante degli edifici rispetto all'asse viario. Previo parere favorevole dell’ente gestore della strada, potranno essere rilasciate autorizzazioni per stazioni di servizio per la distribuzione di carburante, attrezzature e reti tecnologiche compresi volumi tecnici, attrezzature di servizio stradale e per il trasporto pubblico. In tal caso le costruzioni non potranno avere altezza superiore a 4,00 ml e dovranno rispettare, ove possibile, le norme sull’Abaco degli elementi architettonici.

CIMITERI Il limite inedificabile attorno ai cimiteri, a partire dal muro di cinta, è di 200 ml, fatte salve distanze inferiori, indicate sulla cartografia del PRGC e regolarmente autorizzate con decreto degli enti competenti. Nelle fasce di rispetto cimiteriale possono essere previsti ampliamenti dei cimiteri esistenti nonché tutte le infrastrutture connesse quali parcheggi, viali d’accesso, ecc.; sono ammessi interventi sugli edifici esistenti nei limiti e secondo le modalità autorizzative previste dal R.D. n. 1265 del 27.07.1934, dal DPR 285/90 e dalla Legge n. 166 del 01.08.2002.

RII E ALTRI CORSI D'ACQUA Per le costruzioni e le recinzioni al di fuori delle Zone A e B, in prossimità dei corsi d'acqua, vanno osservate le seguenti distanze: - corsi d'acqua non arginati: 10,00 ml e 4,00 ml dal ciglio a campagna della scarpata del corso d'ac - qua, rispettivamente per le costruzioni e le recinzioni; - corsi d'acqua arginati: stesse distanze ma da computarsi dall'unghia a campagna dell'argine.

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Per le costruzioni e le recinzioni al di fuori delle Zone A, B e C, in prossimità dei corsi d'acqua, vanno osservate le seguenti distanze: a) corsi d'acqua non arginati: ml 10,00 e ml 4,00 dal ciglio a campagna della scarpata del corso d'acqua, rispettivamente per le costruzioni e le recinzioni. b) corsi d'acqua arginati: stesse distanze ma da computarsi dall'unghia a campagna dell'argine. Per le costruzioni e le recinzioni entro Zone A, B e C, in prossimità dei corsi d'acqua, vanno osservate le seguenti distanze: a) corsi d'acqua non arginati: ml 5,00 e ml 2,00 dal ciglio a campagna della scarpata del corso d'acqua, ovvero in allineamento a costruzioni e recinzioni esistenti; b) corsi d'acqua arginati: stesse distanze, ma da computarsi dall'unghia a campagna dell'argine. Le misure di cui sopra sono assentite fermo restando ulteriori e più restrittive disposizioni definite dall’Ufficio competente al rilascio autorizzativo sul corso d’acqua in relazione alla natura e regimazione del corso stesso, che potranno prescrivere anche l’innalzamento del piano di calpestio, la posa fuori terra di tubazioni e allacci al fine di garantire la corretta realizzazione e la sicurezza delle opere. In prossimità dei corsi d’acqua, per evitare ostacoli al naturale deflusso idrico qualora si verifichino straripamenti, è vietato modificare la morfologia del terreno e realizzare strutture murarie di recinzione che si elevino al di sopra di 20 cm dal piano campagna.

DEPURATORI Il limite di inedificabilità attorno ai depuratori, a partire dall'impianto è di 100 ml, salvo deroghe.

AREE DI SALVAGUARDIA DELLE RISORSE IDRICHE Le aree di salvaguardia delle risorse idriche sono così suddivise (art. 94 del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.): - zona di tutela assoluta , ha un’estensione di raggio non inferiore a 10.00 ml, ove possibile. Deve essere adibita esclusivamente ad opere di presa ed a costruzioni di servizio, deve essere recintata e provvista di canalizzazione delle acque meteoriche; - zona di rispetto , ha un’estensione di raggio di norma pari a 200 ml dal punto di captazione, salvo altra individuazione da parte della Regione. Entro tale area sono vietate le attività o destinazioni elencate al comma 4 dell’art. 94 del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. Nelle aree di rispetto possono essere autorizzati, limitatamente alla parte posta a valle dell’opera di presa, gli interventi che non deter- minino rischi per la riserva idrica, sentiti gli Enti competenti.

INFRASTRUTTURE ENERGETICHE Lungo le infrastrutture energetiche sono costituite le seguenti servitù inedificabili: - elettrodotto da 132 e 380 Kv: nel rispetto di quanto previsto dal Decreto del Ministero Lavori pubblici 16 gennaio 1991 e successive modifiche e integrazioni, nonché del DPCM 23.04.1992;

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ART. 59 A 45 A EDILIZIA RURALE SPARSA: NORME E PRESCRIZIONI GENERALI

GENERALITÀ - Ai fini dell’applicazione dell’art. 5 della LR 23/08/1985 n. 44 e succ. mod ed int., gli edifici rurali di valore ambientale e storico-architettonico, come definiti al punto A dell’art.59, vanno considerati come compresi nelle zone delimitate ai sensi dell’art. 34 delle Norme di attuazione del PURG. - Per gli edifici ricadenti in aree soggette a particolari limitazioni come fasce di rispetto stradale, aree di frana, aree di valanga, aree di rispetto dei depuratori o delle sorgenti captate valgono le disposizioni relative delle presenti norme di PRGC. - Solo per gli edifici ricadenti in aree di frana e di valanga è ammessa la rilocalizzazione in area sicura contigua, con i limiti e le prescrizioni fissate dal presente articolo per il singolo edificio. - Tutti gli interventi sono subordinati al previo ottenimento dei nulla-osta ambientali e idrogeologici laddove richiesti.

PERTINENZE SCOPERTE - Nelle pertinenze scoperte di tutti gli edifici censiti non sono ammessi interventi di rilevanza urbanistico-ambientale quali: • realizzazione di manufatti di qualsiasi genere ad esclusione sia di quanto ammesso ai commi precedenti sia di recinzioni, da realizzarsi, comunque, nella misura più limitata possibile, in tondello ligneo levigato con montanti infissi direttamente nel terreno; • rimozione o danneggiamento di manufatti tradizionali (es. sentieri, muretti, ecc. ); • movimenti di terra, deviazioni od occultamenti di sorgenti; • costruzione ex novo di strade e sentieri. - Nelle pertinenze scoperte sono ammessi: • la coltivazione di limitati appezzamenti ad orto; • la realizzazione interrata di serbatoi di gas per uso domestico - La manutenzione e la sistemazione delle infrastrutture di accesso potrà avvenire solo con tecniche di ingegneria naturalistica o con interventi di bassissimo impatto ambientale. - Conformemente all’obiettivo di conservazione degli edifici rurali di valore ambientale e storico- architettonico e alla valorizzazione o riconversione di quelli privi di valore ambientale e storico- architettonico ogni intervento eccedente la manutenzione ordinaria dovrà essere autorizzato.

ATTO UNILATERALE D'OBBLIGO - Il rilascio dell’atto autorizzativo per interventi che prevedono la modifica della destinazione d’uso e la trasformazione in residenza stabile o turistica, ad usi turistico-ricettivi o comunque con destinazioni terziarie per il turismo è subordinato alla stipula di un atto unilaterale d'obbligo con il quale, il concessionario si impegna:

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• a realizzare a proprie spese tutte le opere di urbanizzazione primaria e gli allacciamenti ai pubblici servizi e ad assumere a proprio carico ogni onere che derivi al Comune e ad altro Ente pubblico relativamente alle opere suddette e alla erogazione di altri servizi pubblici (acqua potabile, raccolta rifiuti urbani, sgombero neve, trasporto scuolabus, ecc.); • a non modificare la destinazione d'uso e a non cedere la proprietà dell'immobile per almeno 5 anni; - L'atto di cui sopra dovrà essere registrato e trascritto a cura e spese del concessionario.

SCHEDATURA DI PROGETTO E “VARIANTE DEGLI EDIFICI RURALI” - L’amministrazione comunale predisporrà una prima schedatura di progetto, con apposita “Variante degli edifici rurali”, relativa anche ad un numero limitato di edifici, per avviare gli interventi di recupero degli edifici rurali di valore ambientale e storico-architettonico. - La scheda dovrà indicare dettagliatamente le caratteristiche dell’intervento nel rispetto delle prescrizioni edilizie e tipologiche del presente articolo. - Nel caso di ampliamenti la scheda contiene una rappresentazione schematica della tipologia dell’edificio con l’indicazione dei nuovi volumi previsti. - La scheda dovrà prevedere il recupero di tutti gli elementi architettonici e di finitura dei prospetti e della copertura nonché degli spazi e dei manufatti esterni quali pavimentazioni ed elementi funzionali esterni, muri di recinzione e di contenimento. - La scheda di progetto predisposta dalla variante diventerà “scheda tipo” per ogni schedatura successiva di singoli edifici. - Per gli edifici ricadenti nella zona G2 di Sella Chianzutan e nelle limitrofe aree E3, la trasformazione delle volumetrie produttive in ricettività turistica dovrà essere oggetto di sola variante e schedatura di iniziativa pubblica; fino ad allora potranno essere assentiti solo gli interventi sulla parte residenziale esistente.

DOCUMENTAZIONE DI PROGETTO - Il progetto edilizio dovrà contenere i particolari costruttivi in scala adeguata, una dettagliata relazione tecnica illustrativa e una documentazione fotografica dello stato attuale interno ed esterno. - Il progetto dovrà indicare in modo chiaro tutte le parti dell’edificio che si intendono conservare, consolidare e sostituire, le pertinenze che si intendono trasformare, con le quote e l’assetto superficiale dei terreni interessati e le eventuali modifiche alle infrastrutture di accesso.

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ART. 48 ABACO DEGLI ELEMENTI ARCHITETTONICI

Nell’ottica della conservazione e della valorizzazione dell’ambiente architettonico ed urbanistico tradizionale, il presente Abaco fornisce alcune essenziali prescrizioni costruttive, tipologiche e architettoniche cui attenersi nella pianificazione attuativa delle zone A (dei nuclei di interesse ambientale), B0 (dei nuclei storici), V2 (zona agricola dei nuclei storici) ed E (agricole), in tutti gli interventi diretti nelle zone B , compresi interventi di arredo urbano, in qualsiasi intervento sugli edifici rurali sparsi e le loro pertinenze classificati in sette tipologie. La norma è di indirizzo anche per gli interventi in tutte le altre zone e per tutti gli edifici esistenti o di nuova realizzazione nel territorio comunale. Le indicazioni fornite nell’abaco sono di tipo esemplificativo e non esaustivo. I progetti edilizi e di arredo urbano soggetti alle prescrizioni dell’Abaco dovranno essere corredati da indicazioni schematiche sulle scelte progettuali operate per ogni punto dell’abaco e da una cospicua documentazione fotografica.

1. TIPOLOGIA E VOLUMETRIA 1.1. Caratteristiche dell’esistente La parte più antica dei nuclei abitati è caratterizzata da una struttura insediativa costituita da case a cortina pressoché continua in diretta relazione con le pertinenze agricole. Alle abitazioni si alternavano i rustici, inseriti a pieno titolo nel contesto insediativo che presentava uno spiccato carattere rurale, ora per lo più perduto; rari gli esempi di edifici padronali molto complessi e articolati. Permangono alcuni edifici con portico al piano terra e loggiato o ballatoio ligneo al primo piano. In tutto il territorio comunale numerosi sono gli edifici rurali sparsi che costituivano un punto di riferimento per le attività agricolo-pastorali svolte fuori dall’ambito dei centri abitati stabili. A quota più elevata, alcune casere, di proprietà comunale, erano la base logistica per l’alpeggio. Le tipologie più frequenti degli edifici abitativi e rurali, che saranno prese a modello nella progettazione degli interventi, si possono sintetizzare in tre tipi: 1.1.1. casa padronale caratterizzata da: pianta singola isolata, di forma regolare rettangolare o quadrata, in alcuni casi con portico al piano terra, loggia o ballatoio al primo piano; rara la presenza di un volume aggiunto al corpo di fabbrica principale per posizionare il focolare; distributivo organizzato con corridoio e scala perpendicolari alla facciata principale e stanze ai lati, o con scale, portico e loggiato di disimpegno paralleli al prospetto longitudinale; volume consistente e compatto, con limitati accessi; altezza proporzionata alla consistenza planimetrica: solitamente 2-3 piani fuori terra più il sottotetto; 1.1.2. edifici minori caratterizzati da: pianta singola o aggregata a schiera, di forma regolare più spesso rettangolare; organizzazione degli spazi interni caratterizzata da corridoio e scala perpendicolari alla facciata principale, oppure con portico/loggiato e scala in linea con la facciata longitudinale; volume sostanzialmente compatto, normalmente con altezza di 2-3 piani più il sottotetto; 1.1.3. edifici rurali in centro abitato caratterizzati da: pianta singola isolata o aggregata a schiera anche a porzioni residenziali; distribuzione semplice degli spazi: stalla al piano terra e fienile al primo piano; volume generalmente semplice, senza complesse articolazioni planivolumetriche; 1.1.4. edifici rurali sparsi (stavoli) caratterizzati da: pianta singola isolata di forma regolare, normalmente rettangolare, molto semplice; vani con sola destinazione agricola (stalla al piano terra e fienile al superiore), oppure di locali ad uso agricolo

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accostati a quelli con destinazione abitativa (stalla al piano terra e fienile al primo piano da un lato; cucina al piano terra e camera al primo piano dall’altro lato); volume semplice, con dimensioni molto variabili.

2. PARETI ESTERNE E RIVESTIMENTI 2.1. Caratteristiche dell’esistente La struttura delle pareti degli edifici più antichi sia con caratteri signorili sia di edilizia minore era in pietra; negli edifici più signorili le pareti venivano generalmente intonacate, mentre negli altri edifici la trama muraria restava a vista. In quest’ultimo caso emergevano i massi di dimensioni più cospicue posti sugli spigoli dell’edificio, geometrie particolari per scaricare i pesi in corrispondenza delle aperture, elementi in marmo rosso locale incastonati nel tessuto murario. Anche nei rustici fuori dal centro abitato le pareti perimetrali erano in pietra a vista per tutta l’altezza dell’edificio; pochi e tardi i casi con tamponamento in legno al piano superiore. In alcuni edifici con muratura ancora faccia vista sono riconoscibili gli interventi di consolidamento effettuati dopo il sisma del 1928: al pietrame della muratura sono interposti corsi di mattoni ad intervalli regolari. Attualmente, anche a seguito degli interventi post terremoto del 1976 il paramento esterno degli edifici dei centri abitati è per lo più ad intonaco. Permangono numerosi casi di rustici sparsi con muratura in pietrame faccia vista. 2.2. Indirizzi per gli interventi progettuali Nell’ottica della conservazione delle caratteristiche tipiche dell’architettura minore locale ancora leggibili, nelle zone soggette alle prescrizioni dell’Abaco in fase di progettazione si dovrà indicare consistenza e caratteristiche sia della struttura della muratura che del rivestimento esterno. In fase progettuale per l’ottenimento dell’atto autorizzativo, oltre l’eventuale l’intervento strutturale, dovrà essere indicato il tipo di finitura proposto. 2.2.1. Per interventi nelle zone B, eccetto gli edifici in zona B0 , V2 ed E di particolare interesse soggetti alle prescrizioni success ive , la norma di indirizzo è la conservazione di murature a faccia vista originarie, compatibilmente con gli interventi strutturali previsti. Sono ammessi i seguenti tipi di finitura esterna: - pietra naturale a vista (per le nuove murature si consiglia il sistema costruttivo eseguito in cassero con getto di malta cementizia alternato a pietrame); - legname a vista; - mattoni pieni a vista; - calcestruzzo a vista; - intonaco lisciato nella tinteggiatura del bianco e dei colori delle terre indicata sulla Tavola Colori allegata al Regolamento edilizio . Non sono ammessi rivestimenti che interessino parti limitate delle pareti esterne dell'edificio o più tipi di intonaci su uno stesso corpo di fabbrica qualora tali interventi vadano ad alterare le caratteristiche architettoniche. 2.2.2. Per interventi in zona A, negli edifici in zona B0 che presentano caratteristiche dell’architettura minore locale e negli edifici rustici sparsi catalogati, si prescrive di conservare le murature originarie in pietra a vista per le quali è vietata l’intonacatura. Sono ammessi i seguenti tipi di finitura esterna: - pietra naturale a vista (per la realizzazione ex novo si consiglia il sistema costruttivo eseguito in cassero con getto di malta cementizia alternato a pietrame); - intonaco lisciato con tinteggiatura bianca e dei colori delle terre indicata sulla

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Tavola Colori allegata al Regolamento edilizio, solo nel caso di preesistenze. Non sono ammessi rivestimenti con materiali estranei alla tradizione, con più tipi di intonaci su uno stesso corpo di fabbrica, in perline di qualsiasi tipo e materiale (eccetto casi di preesistenze tipologiche e non di materiale) e qualsiasi intervento che alteri le caratteristiche architettoniche originarie.

3. COPERTURA E MANTO DI COPERTURA 3.1. Caratteristiche dell’esistente La copertura degli edifici più antichi è a capanna o a padiglione, con manto in coppi di laterizio e sporto limitato in assenza di ballatoi, più profondo in presenza di “linde”. La struttura del tetto è in legno con trave di colmo, puntoni e listelli. La pendenza delle falde varia indicativamente da 35% a 60%.

3.2. Indirizzi per gli interventi progettuali Nelle aree interessate dalle presenti prescrizioni tutti gli interventi di recupero o di nuova costruzione dovranno rispettare le caratteristiche dell’edilizia locale, sia nella volumetria che nella tipologia.

3.3. Copertura Per interventi nella zona A, nelle zone B0, V2, E e negli edifici rurali sparsi, le coperture ammesse sono quelle del tipo a falde o a padiglione. In particolare, per interventi nella zona A e sugli edifici rurali sparsi, è prescritto l’utilizzo del legno per la struttura di copertura e il mantenimento dell’assetto della copertura esistente, o presunto tale, rimandando, nel caso di ricostruzione, alla tradizione costruttiva locale. È consentita la copertura a singola falda esclusivamente per tettoie realizzate in aderenza al fabbricato principale, con la linea di colmo addossata alla parete. In tutti i casi non sono consentite coperture piane, neanche per gli annessi rustici e negli ampliamenti. La pendenza della copertura rispetto al piano orizzontale non deve essere inferiore al 35%. È fatto obbligo di dotare le coperture di opportuni sporti, simili a quelli di edifici esistenti coevi, dove i limiti di proprietà lo consentano. Qualora ci si trovi in presenza di edifici in continuità si devono ritenere escluse le seguenti soluzioni costruttive: - cambio di pendenza delle falde versanti nella stessa direzione; - diversità del materiale di copertura; - inserimento di copertura piana tra copertura e falde; - inserimento di falda inversa alle adiacenti; - inserimento di falda spezzata. Nell'impiego del legno, specialmente nel caso di opere prospicienti gli spazi pubblici, va preferito l'utilizzo del legno di specie autoctone, naturale, impregnato e non verniciato e non trattato in modo tale da modificarne le essenziali caratteristiche esteriori.

3.4. Manto di copertura 3.4.1. Negli interventi in zona B0, ricadenti in zona B0 eccetto gli edifici di particolare interesse storico-architettonico, V2 ed E, soggetti alle prescrizioni successive, è prescritta la copertura delle falde del tetto con coppi tradizionali; sono ammesse anche tegole curve latero/ cementizie a buona imitazione dei coppi e coperture in rame o lamiera preverniciata color “testa di moro” o tegole metalliche. È vietato impiegare i seguenti materiali di copertura:

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- lamiera verniciata a mano; - mantolamina con finitura in materiale plastico in alluminio o altro; - tegola canadese; - guaine bituminose e similari; - tegole cementizie con colori diversi dal cotto o bruno. Tali indicazioni fanno riferimento a tutti i tipi di intervento sugli edifici esistenti nonché alle nuove edificazioni e agli edifici per i quali si ammette la trasformazione d'uso. Nel caso di ampliamento è fatto obbligo di usare lo consigliato l’uso dello stesso materiale della copertura dell'edificio principale. 3.4.2. Negli interventi in zona A, in edifici della zona B0 che presentano caratteristiche dell’architettura minore locale e negli edifici rurali sparsi, è consentito il ripristino del manto di copertura in coppi tradizionali o la posa di tegole curve latero/ cementizie a buona imitazione dei coppi. È vietato l’uso di altri materiali di copertura. 3.4.3. Per gli edifici adibiti a casere di proprietà comunale e bivacchi in quota, è fatto obbligo di usare lo stesso materiale e colore utilizzato per le coperture degli edifici esistenti ristrutturati. 3.4.4. In caso di ampliamento è d’obbligo usare lo stesso materiale della copertura dell'edificio principale.

4. SOLAI 4.1. Caratteristiche dell’esistente In origine i solai di piano erano in legno (travi e tavolato superiore). Soprattutto nei rustici, per l’appoggio delle travi spesso venivano inseriti nella trama muraria dei blocchi in pietra di maggiori dimensioni che costituivano la mensola di appoggio della struttura primaria: esempi sono ancora visibili in alcuni stavoli più antichi. 4.2. Indirizzi per gli interventi progettuali In tutti gli interventi soggetti all’applicazione del presente Abaco si auspica la conservazione dei solai in legno esistenti; l’eventuale sostituzione, parziale o totale, dovrà prevedere l’utilizzo del legno. Per gli Edifici rurali sparsi è prescritta la conservazione dei solai esistenti in legno e la ricostruzione o costruzione di solai di piano e di copertura con struttura in legno.

5. ABBAINI e FINESTRE A RASO 5.1. Caratteristiche dell’esistente Gli abbaini in copertura sono raramente presenti nell’edilizia locale: non si rilevano casi negli edifici rurali sparsi che hanno mantenuto le caratteristiche originarie. Gli abbaini esistenti hanno struttura in legno e copertura a due falde, impostate con la stessa inclinazione della copertura principale (35-60%), e manto in coppi.

5.2. Indirizzi per gli interventi progettuali Nelle zone A e negli edif ici della zona B0 che presentano particolari caratteristiche architettoniche la realizzazione di nuovi abbaini o la manutenzione di quelli esistenti dovrà rispettare nell'aspetto e nelle dimensioni a quelli tradizionali del luogo: struttura in legno, coper tura a due falde (inclinazione 35 -60%), manto in coppi o similcoppi analogamente a quanto previsto per la copertura principale. Nelle zone B la progettazione o la manutenzione di abbaini in copertura dovrà riferirsi preferibilmente a forma e dimensioni deg li abbaini tradizionali.

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5.2.1. Gli abbaini sono ammessi purché rispettino le seguenti indicazioni: - Non sia altrimenti possibile realizzare aperture efficaci sui timpani e sulle pareti dell’edificio; - Ciascun vano abitabile di sottotetto può essere adottato al massimo di un abbaino; - Siano realizzati nelle forme tradizionali generalmente del tipo a capanna con pendenza della copertura compresa tra il 35% e il 60%; - L’abbaino può impegnare un massimo di due spazi consecutivi compresi tra i falsi puntoni della grossa orditura e comunque non superare la larghezza esterna di ml. 1.80; - Qualora realizzati sulla medesima falda, in numero non superiore a due, devono avere caratteristiche e dimensioni uguali e devono essere allineati orizzontalmente. 5.2.2. Le finestre a raso (tipo Velux) sono ammesse purché rispettino le seguenti norme: - Non sia altrimenti possibile realizzare aperture efficaci sui timpani e sulle pareti dell’edificio; - Ciascun vano abitabile di sottotetto può essere adottato al massimo di una finestra a raso anche nei casi di integrazione finalizzata al raggiungimento della superficie minima finestrata; - Non possono avere un larghezza superiore alla distanza tra due falsi puntoni consecutivi; - Non possono essere eseguite a nastro e quindi impegnare due spazi consecutivi intrapuntoni. 5.3. Negli edifici rurali sparsi , e nelle zone V2 ed E non è consentita la realizzazione di abbaini e finestre a raso (tipo Velux) , salvo provate preesistenze.

6. TORRETTE DA CAMINO E CANNE FUMARIE 6.1. Caratteristiche dell’esistente Nell’edilizia locale dei centri abitati le canne fumarie e le torrette da camino venivano realizzate in pietra, analogamente alle pareti perimetrali; la finitura era in pietra a vista o intonaco, come quella dei muri esterni. La copertura delle torrette, con pendenza simile a quella del tetto, era in coppi. Negli edifici rurali dei centri abitati e nei rustici sparsi più antichi solitamente la canna fumaria e la torretta da camino non erano presenti; se realizzate, erano accostate ad una delle pareti esterne. Rimane qualche esempio del rudimentale sistema di smaltimento fumi del locale cucina negli stavoli: un foro aperto verso l’esterno ad altezza del primo solaio o sopra la porta d’ingresso.

6.2. Indirizzi per gli interventi progettuali 6.2.1. Nelle zone A e B B0, V2 ed E , i camini presenti in tutte le tipologie edilizie sono saranno caratterizzati da canne fumarie intonacate, con copertina di chiusura a falde, rivestita dello stesso materiale del tetto. 6.2.2. Sono ammessi nelle zone A e B0 camini esterni in rame sulle facciate non prospettanti le pubbliche vie. 6.2.3. Negli edifici rurali sparsi con muratura perimetrale in pietra a vista le canne fumarie addossate alle pareti esterne dovranno essere rivestite in pietra locale; le torrette da camino dovranno essere realizzate con forme tradizionali, coperte con coppi e rivestite in pietra.

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6.2.4. Se le pareti esterne dell’edificio sono intonacate è consentito il medesimo tipo di finitura per canna fumaria e torretta da camino. 6.2.5. È vietata la costruzione di comignoli prefabbricati, di mantovane di testata del tetto di materiale diverso dal legno.

7. GRONDAIE E PLUVIALI 7.1. Caratteristiche dell’esistente Negli edifici rurali sparsi resta qualche esempio di canale di gronda in pietra locale. In generale attualmente gronde e pluviali sono in metallo, a vista o verniciato.

7.2. Indirizzi per gli interventi progettuali Nelle zone A, B B0, V2, E e negli edifici rurali sparsi, le grondaie ed i pluviali saranno di sezione limitata e semicircolare. Sono ammessi grondaie e pluviali in rame o alluminio/lamiera preverniciata di colore “testa di moro” od antracite . Negli edifici rurali sparsi è prescritta la conservazione di canali di gronda in pietra esistenti.

8. ELEMENTI ARCHITETTONICI CARATTERISTICI 8.1. Caratteristiche dell’esistente Le finestre degli edifici storici hanno dimensioni ridotte e forma quadrata, solitamente al piano terra e al sottotetto, o rettangolare (con altezza prevalente sulla larghezza). Restano alcuni esempi di aperture circolari realizzate in origine per la ventilazione del sottotetto. Le porte di accesso hanno larghezza limitata, profilo rettangolare o, più raramente, parte superiore arcuata. Le aperture sono generalmente profilate da cornici in pietra locale grigia, in dolomia cariata (il “tof” locale) o in marmo rosso di Verzegnis. Sopra l’architrave spesso sono stati adottati accorgimenti per facilitare lo scarico dei pesi, come per esempio pietre poste in opera a triangolo o ad arco, tavolette di legno posizionate a triangolo, ecc. Caratteristica peculiare di Verzegnis è la forma di molti dei portoni del fienile, sia nei centri abitati e sia nei rustici sparsi: la parte inferiore del portone è rastremata rispetto alla superiore, molto più ampia. Le soluzioni adottate per la parte superiore sono varie: architrave orizzontale o leggermente inflesso o decisamente ad arco, in conci di pietra, dolomia, marmo rosso o in elementi in legno. Le scale negli edifici più antichi e nei rustici erano esterne, realizzate in pietra o pietra-legno (prima rampa più corta in pietra, seconda in legno) o solo legno. In alcuni degli edifici a portico e nei rustici restano ancora alcuni esempi di tale soluzione costruttiva. Altro elemento di facciata caratterizzante alcuni edifici nei centri abitati e nelle borgate è il ballatoio al piano superiore, realizzato interamente in legno, con parapetto dal disegno molto lineare.

8.2. Indirizzi per gli interventi progettuali Nelle zone A e B B0 , e negli edifici rurali sparsi è obbligatorio conservare, qualora ancora presenti, la morfologia e i materiali originari di: - finestre e porte con contorni in pietra, in legno, in pietra-legno; - portali con cornici in pietra, in legno, in pietra-legno; - portoni del fienile con la parte inferiore rastremata (a “T”); - arcate, portici, scale esterne in pietra o legno, ballatoi. Nelle zone A, B0 e negli edifici rurali sparsi gli elementi eventualmente da sostituire saranno riproposti in materiali simili agli originari.

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8.3. Aperture Nelle zone A e B B0, V2, E e negli edifici rurali sparsi, le finestre dovranno avere forma rettangolare, quadrata o arcuata nella parte superiore in analogia alle esistenti, e rapporto altezza/larghezza simile a quello delle aperture tradizionali (nel caso di aperture rettangolari l’altezza è sempre superiore alla larghezza). È ammessa la realizzazione di aperture circolari di dimensioni ridotte solo nel caso di preesistenze documentate; è ammessa la costruzione di aperture circolari nei nuovi interventi purché la scelta formale si armonizzi con l’edificio nel suo complesso. Si dovrà tendere comunque a conservare le aperture originarie nel rispetto delle dimensioni minime ed inderogabili stabilite dalla normativa igienico-sanitaria relativa alle costruzioni.

8.4. Scale e ballatoi Gli elementi architettonici in legno o in pietra, quali ad esempio scale esterne e ballatoi (“linde”), vanno conservati come morfologia e tipo di materiale; - se lo stato del materiale lo consente si opereranno modeste sostituzioni e trattamenti conservativi; - se il materiale è gravemente deteriorato si potrà sostituire con analogo, nel rispetto delle caratteristiche dell’edificio. È ammessa la costruzione di ballatoi (“linde”) e scale esterne che non insistono su facciate prospettanti le vie pubbliche purché realizzati adottando soluzioni architettoniche e materiali della tradizione costruttiva locale, in modo da armonizzare l’intervento con le qualità estetiche del fabbricato con l’obbiettivo di valorizzare il contesto urbano d’insieme. Va preferito l'utilizzo del legno di specie autoctone, naturale, impregnato e non verniciato e non trattato tanto da modificarne le essenziali caratteristiche esteriori. I parapetti di scale, ballatoi e terrazze devono essere realizzati in armonia con le caratteristiche delle altre finiture dell’edificio. In caso di preesistenze in legno, e in tutti gli interventi negli edifici rurali sparsi, i parapetti di scale e terrazze devono essere in legno, di forme semplici con riferimento a disegni tradizionali. Non è ammesso l'impiego di elementi in materiale plastico o alluminio (doghe, griglie ecc.). Non sono ammesse coperture, strutture precarie né strutture in metallo e vetro o in altro materiale che chiudano la superficie di ballatoi e terrazze per ricavarne volumi di servizio.

8.5. Elementi in marmo rosso di Verzegnis In facciata gli elementi lapidei dovranno preferibilmente essere in marmo rosso di Verzegnis, lavorati con tecniche simili a quelle delle preesistenze. In tutte le facciate prospicienti la pubblica via dovrà essere inserito, di norma, almeno un elemento decorativo in marmo rosso di Verzegnis.

9. SERRAMENTI E OSCURI 9.1. Caratteristiche dell’esistente I serramenti esterni erano in legno, generalmente a anta singola o doppia in tutti i tipi di edificio tradizionale. Gli oscuri, di solito presenti solo ai piani superiori degli edifici abitativi, erano in legno a due ante, spesso con disegno a due riquadri per ogni anta.

9.2. Indirizzi per gli interventi progettuali 9.2.1. Serramenti Come norma di indirizzo, si suggerisce di conservare tutte le parti ancora recuperabili dei

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vecchi serramenti e di sottoporli ad un intervento di recupero piuttosto che di sostituzione. 9.2.1.1. Nella zona A, negli edifici delle zone B0 con particolari caratteristiche storico- architettoniche e nei rustici sparsi sono obbligatori i serramenti in legno di specie autoctone, analoghi a quelli tradizionali nelle specchiature e nel trattamento superficiale. Sono esclusi altri materiali. 9.2.1.2. Nelle zone B B0, V2 ed E sono consigliati i serramenti in legno; sono ammessi comunque serramenti in resina o alluminio verniciato, a buona imitazione nelle sagome, nelle specchiature e nelle colorazioni, di quelli tradizionali in legno. Sono esclusi altri materiali. Per i piani terra destinati ad uso industriale-artigianale è ammessa deroga alle norme del presente punto.

9.2.2. Oscuri 9.2.2.1. Nelle zone A, E e nei rustici sparsi sono obbligatori oscuri in legno naturale o impregnato; consigliati quelli a due ante del tipo a scuretto o doghe verticali . Il tipo e la verniciatura devono essere uguali per tutti gli oscuri o doghe verticali di una stessa unità di intervento. Sono esclusi altri materiali e tipologie. 9.2.2.2. Nelle zone B B0 e V2 sono consigliati oscuri del tipo a scuretto in legno o doghe verticali a vista o tinteggiato. È vietato l'impiego di rotolanti tranne nei casi di preesistenze e di limitati ampliamenti di edifici e-sistenti per i quali era stata adottata tale soluzione. Il tipo e la tinteggiatura devono essere uguale per tutti gli oscuri di una stessa unità di intervento.

10. AREA DI PERTINENZA E PAVIMENTAZIONI ESTERNE 10.1. Caratteristiche dell’esistente Se nei centri abitati poco ormai resta dell’originaria caratterizzazione rurale del contesto, salvo qualche muretto o altri singoli elementi, nelle borgate e nelle pertinenze degli edifici rurali sparsi ancora si vedono le tracce di muri a secco, carrarecce pavimentate in acciottolato, pozze-abbeveratoio per il bestiame perimetrate con muretti ed altri piccoli accorgimenti che contribuivano ad un uso più funzionale degli spazi e del territorio.

10.2. Indirizzi per gli interventi progettuali 10.2.1. Nelle zone A e B B0 vanno conservati i muretti e le recinzioni in pietra a vista tradizionali. Sono ammesse altresì nuove recinzioni dell’altezza massima di ml. 1,50 realizzate in: - pietra naturale a vista o pietrame gettato in cassero a strati alterni in pietrame e malta cementizia; - Muratura a vista in pietra fugata; - Zoccolo in muratura di pietrame a vista o intonacato al grezzo con sovrastante struttura in legno o ferro a semplice lavorazione, ad orditura incrociata o parallela orizzontale; - muro intonacato al grezzo tinteggiato bianco o nei colori de lle terre con eventuale tinteggiatura indicata sulla Tavola Colori allegata al Regolamento edilizio;

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- siepe; - staccionate in legno; Non è ammesso sul fronte strada l'uso di rete metallica plastificata e di ringhiere esclusivamente metalliche, inoltre per le recinzioni prospicienti la pubblica strada l'altezza dovrà uniformarsi a quella delle recinzioni esistenti ed attigue; Negli altri casi l'altezza dovrà essere max. 1,50 ml con un massimo di 1,00 ml per il muretto di base. È ammesso l'uso della rete plasticata verde sorretta da pali in legno o in ferro, senza cordolo di fondazione emergente dal terreno naturale, solo per le recinzioni non prospicienti la pubblica strada, con esclusione di quelle ricadenti in zona A. Non è ammesso l'uso del filo spinato.

10.2.2. Nelle zone V2, E e nelle pertinenze dei rustici sparsi, vanno conservati i muretti in pietra a vista tradizionali, nonché eventuali pavimentazioni esterne originarie e le pozze-abbeveratoio per il bestiame. Sono ammesse nuove recinzioni, limitate ai casi di riprovata necessità, realizzate in: - siepe; - staccionate in legno. Non è ammesso l'uso di rete metallica plastificata , di ringhiere metalliche, di filo spinato. L'altezza delle recinzioni dovrà essere max. 1,50 ml.

10.3. Pavimentazioni esterne In tutte le zone le pavimentazioni esterne in acciottolato o in pietra grezza esistenti nelle aree di pertinenza, devono essere conservate; il ripristino di dette pavimentazioni è ammesso solo con analoga tecnica costruttiva. 10.3.1. Nelle zone A e nelle zone B B0 , sono ammesse nuove pavimentazioni esterne in acciottolato, in pietra naturale a finitura grezza, in mattoni; non è ammesso l’utilizzo di piastrelle in ceramica. 10.3.2. Nelle zone V2, E e nell ’area di pertinenza degli edifici rurali sparsi è ammessa la sistemazione in terra e manto erboso, la pavimentazione in acciottolato o in lastre grezze di pietra locale; è vietata la realizzazione di pavimentazioni in conglomerato bituminoso e in piastrelle di ceramica. Per le carrarecce di accesso ai rustici è ammessa la pavimentazione in terra battuta, in acciottolato, in pietra naturale locale a finitura grezza; se la pendenza della carrareccia è elevata, in deroga è consentita la pavimentazione in cemento grezzo striato.

11. UNITÀ TECNOLOGICHE Tutte le unità tecnologiche (centraline, serbatoi gas, ecc.) che saranno posizionate all’esterno e non potranno essere interrate, dovranno essere schermate adeguatamente con opere compatibili con il contesto (per esempio muretti in pietra) o con piantumazione di vegetazione autoctona. La posa in opera di condizionatori, sulle facciate prospicienti le vie pubbliche o gli spazi aperti al pubblico transito o su prospetti comunque visibili da vie pubbliche o da spazi aperti al pubblico transito è subordinata alle seguenti disposizioni: - È vietata la posa in opera di apparecchiature sporgenti dalle pareti di facciata;

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- L’installazione è ammessa all’interno della forometria esistente, con conseguente modifica del serramento, con la formazione di un apposito foro di facciata da attuarsi con le modalità delle normali aperture o mascherato dietro parapetti di terrazze. Sulle falde della copertura principale degli edifici (esclusi pertanto: piccole pertinenze, tettoie, abbaini, porticati, ecc.…) è ammessa l’installazione di pannelli solari e fotovoltaici con una superficie complessiva inferiore ai 40 mq, purché: - I pannelli siano aderenti o integrati con la copertura; - I pannelli dovranno essere accorpati ed allineati; - I serbatoi di accumulo siano posti all’interno dell’edificio salvo in caso di dimostrate impossibilità tecniche. I serbatoi per l'accumulo di gas liquido (GPL) devono essere realizzati solo interrati.

12. ARREDO URBANO Le soluzioni adottate per qualsiasi tipo di intervento dovranno armonizzarsi con il contesto in cui vengono inserite, prevedere la conservazione e la valorizzazione delle preesistenze ed essere realizzate possibilmente con materiali locali tradizionali (pietra e legno in particolare).

13. VIABILITÀ PEDONALE E PAVIMENTAZIONI ESTERNE Analogamente a quanto previsto per la pavimentazione esterna delle pertinenze degli edifici, i percorsi pedonali pubblici in acciottolato e in pietra grezza dovranno essere conservati; il ripristino di dette pavimentazioni è ammesso solo con analoga tecnica costruttiva. Sono ammesse nuove pavimentazioni esterne in acciottolato, pietra grezza, mattoni.

14. VIABILITÀ MECCANICA Nei centri abitati potrà essere realizzata in pietra naturale o in asfalto, con o senza cordolatura.

15. VIABILITÀ FORESTALE Il fondo stradale potrà essere in terra battuta, pietrisco o pietra naturale grezza, cemento grezzo striato. Sono da prevedere canalette trasversali in legno o legno-metallo per lo sgrondo delle acque.

16. MURI DI SOSTEGNO Nel caso di preesistenze, i caratteristici muri a secco dovranno essere ripristinati; qualora la conservazione non fosse possibile per problemi statici, i muretti potranno essere ricostituiti con struttura in c.a. e rivestimento in pietra naturale a vista. I muri di sostegno nuovi si possono realizzare in pietra locale a vista, in struttura in c.a. con rivestimento di pietra locale a vista, in c.a. con finitura in malta di cemento.

17. PENSILINE MEZZI PUBBLICI Si dovranno realizzare con struttura in pietrame o rivestita in pietrame, copertura con struttura in legno e manto in coppi o similcoppi, chiusure in vetro non specchiato o similari.

18. INTERVENTI IN CORSI D’ACQUA Gli interventi di sistemazione idraulica, secondo la consistenza dei lavori previsti, dovranno essere eseguiti in c.a. rivestito in pietra locale o marmo rosso di Verzegnis nella parte emergente, o realizzando opere di scogliera con analogo materiale. In caso di costruzione di passaggi ed attraversamenti si utilizzerà prevalentemente il legname.

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Si prescrive la ricostituzione della vegetazione spondale con specie autoctone ove danneggiata o rimossa nel corso dei lavori di sistemazione.

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5 - ASSEVERAZIONI DEL PROGETTISTA

Il sottoscritto dott. Raffaele Di Lena, iscritto all’Albo degli Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori della Provincia di Udine al n° 1439, in qualità di tecnico comunale e redattore della presente Variante n° 17 al P.R.G.C. da approvare ai sensi dell’ art. 63 sexies della L.R. 05/2007 “Riforma dell’urbanistica e disciplina dell’attività edilizia e del paesaggio”:

D I C H I A R A che la Variante n. 17 al PRGC rispetta i contenuti ed i limiti di cui all’art. 10 comma 4 della L.R. 27/88 e s.m.i., ed in particolare quanto previsto all’art. 16 della LR 16/2009 e s.m.i., eccetto per il solo Punto 3, il quale necessita di parere geologico che sarà reso dal Servizio Geologico della Direzione centrale ambiente, energia e politiche per la montagna prima dell’adozione della stessa;

D I C H I A R A che la presente variante interessa aree del territorio comunale vincolate dal Piano stralcio per l’assetto idrogeologico del bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento e Piave, il cui provvedimento di adozione è stato pubblicato sulla G.U. n. 280 del 30.11.2012 e sul BUR n. 52 del 27.1.2012;

D I C H I A R A - che la presente variante non interessa beni immobili vincolati dalla Parte II° del Codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al D.Lgs 22-1-2004 n° 42 - che la presente variante interessa beni paesaggistici di cui alla Parte III° del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al D.Lgs 22-1-2004 n° 42;

A S S E V E R A che la Variante n. 17 al PRGC rispetta i contenuti ed i limiti di cui all’art 63 sexies comma 1 della L.R. 05/2007 “Riforma dell’urbanistica e disciplina dell’attività edilizia e del paesaggio”.

IL PROGETTISTA - dott. Raffaele Di Lena -

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6 - RELAZIONE DI VERIFICA PRELIMINARE SU POSSIBILI INCIDENZE SIGNIFICATIVE SUI SIC O ZPS

6.1 - Premesse La Direttiva 21/5-1992 n. 92/43/CEE e più precisamente l’art. 6 paragrafo 3 (recepita dall’Italia con D.P.R. 8-9-1997 n. 357) prevede che qualsiasi piano, o progetto, sia oggetto di un’opportuna “valutazione d’incidenza” sui siti di Natura 2000 (Siti d’Interesse Comunitario = SIC e Zone di Protezione Speciale = ZPS), anche se non direttamente connesso alla gestione di tali siti ma con potenziali incidenze significative, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti. Quindi la valutazione d’incidenza deve essere fatta anche per i piani ed i progetti esterni alle aree dei siti di Natura 2000 che potrebbero comunque interagire con i medesimi siti influendo sul programma di conservazione degli stessi. Visto che all’interno del territorio del Comune di Verzegnis non sono stati individuati SIC o ZPS, la presente relazione assume il significato di una verifica preliminare sulla possibilità che le previsioni espresse dalla Variante n. 17 possano avere incidenze significative sul SIC limitrofo al territorio comunale di Verzegnis. Inoltre, con riferimento alla DGR 2837 dd 25/10/2004, la presente relazione assume il significato di una verifica preliminare per la valutazione della necessità o meno di adottare, per lo strumento urbanistico in questione, gli indirizzi applicativi stabiliti per le nuove procedure di formazione dei piani.

6.2 - Ubicazione e contenuti dei SIC più prossimi Dalla cartografia generale in scala 1:150.000 risulta che il SIC più prossimo al territorio del Comune di Verzegnis è: “Monti Verzegnis e Valcalda cod. IT 3320011 “

6.2.1 - SIC denominato “Monti Verzegnis e Valcalda cod. IT 3320011” Nella scheda tecnico –scientifica del sito alla voce “Qualità ed importanza” si legge: “Il sito racchiude habitat in buono stato di conservazione (specialmente faggete e praterie subalpine su calcare); grazie alla sua posizione vi sono presenti molte specie endemiche.

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Unica località italiana di Bupleurum longifolium L. ssp. vapicense Sourkora. La sua posizione isolata rispetto alle Zone urbane e alle principali vie di comunicazione ne hanno mantenuta alta la naturalità. Area prealpina di rilevanza ornitologica nazionale per estensione in rapporto alla ricchezza specifica e completezza delle tipiche biocenosi. Sono presenti discrete popolazioni di Martes martes, mentre Vipera ammodytes è piuttosto comune sul Monte Verzegnis.” Il SIC ricade nel territorio dei Comuni di , , , Tramonti di Sopra e e quindi risulta separato dall’ambito oggetto della presente variante l dal territorio del Comune di Verzegnis. La distanza misurata in linea d’area dal perimetro del SIC al confine del territorio del Comune di Tolmezzo risulta di Km 6,3. Oltre al territorio del Comune di Verzegnis altri elementi di separazione, tra gli interventi urbanistici di cui alla presente variante e il SIC, sono il Fiume Tagliamento e la differenza di quota che verso la conca tolmezzina risulta di circa 900 ml.

6.3 - Contenuti della Variante e sue possibili interferenze con SIC La variante in esame, come meglio specificato nella relazione tecnica illustrativa è elativa al recepimento richieste cittadini, rettifica perimetri zone agricole a seguito aggiornamento base catastale e piccoli aggiustamenti normativi e verrà approvata seguendo le procedure previste all’art. 8 della L.R. 21/2015 “Disposizioni in materia di varianti urbanistiche di livello comunale e contenimento di consumo di suolo”.

Il SIC limitrofo alla zona interessata dalla presente variante è situato sul versante di Preone del Gruppo del Monte Verzegnis. Data l’altitudine e la morfologia del terreno, non vi sono nuclei edificati, ma solo esempi di edifici rurali posti a notevole distanza l’uno dall’altro. Si esclude la possibilità di effetti negativi su habitat e specie botaniche. L’incidenza negativa che le previsioni di variante in esame possono produrre sul sistema naturalistico da proteggere è del tutto non significativa, se non nulla.

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Quanto asserito viene indirettamente confermato nella scheda tecnico – scientifica del SIC alla voce “vulnerabilità”:

SIC denominato “Monti Verzegnis e Valcalda” - cod. IT 3320011 “La vulnerabilità di quest’area montuosa è bassa. Anche l’escursionismo alpino e poco pesante. Le due cime sono divise da una sella (Sella Chiampon) attraversata da una carrozzabile poco trafficata. Molte delle aree pascolive sono ora in stato di abbandono.”

6.4 - Conclusioni Considerando: - le caratteristiche fisiche ed orografiche del territorio in oggetto (rilievi montuosi, dislivelli, ecc.), - la consistenza del SIC “Monti Verzegnis e Valcalda” - cod. IT 3320011 prossimo al territorio comunale, - il contenuto della presente variante come espresso in precedenza, si ritiene che oggettivamente la variante n. 17 al PRGC non possa avere incidenze negative sul citato SIC “Monti Verzegnis e Valcalda” - cod. IT 3320011 o su altri limitrofi SIC o ZPS. Pertanto non risulta necessario attivare la procedura di valutazione d’incidenza.

Con riferimento alla DGR 2837 del 25.10.2004, si ritiene che non sia necessario adottare, per la presente variante n. 17 al PRGC del Comune di Verzegnis, gli indirizzi applicativi stabiliti per le nuove procedure di formazione dei piani.

IL PROGETTISTA - dott. Raffaele Di Lena -

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