Il Piccolo 10 novembre 2015

Regione

Brevi SALUTE. Audizioni in commissione sul piano di prevenzione Dai medici di base ai farmacisti, dall’ufficio scolastico agli ambientalisti, dai sindacati agli infermieri, la terza commissione consiliare presieduta da Franco Rotelli (Pd) ha sottoposto il nuovo piano regionale della prevenzione alla valutazione dei rappresentanti delle categorie più coinvolte. Giovedì la stessa commissione esprimerà il suo parere. Segnalazioni Sanità. Vaccinazioni e genitori Ero in attesa di farmi visitare dal mio medico, quando improvvisamente entra una signora che, con fare agitato, chiede all’infermiera di poter essere vaccinata. Alla risposta che non è possibile (mancanza del vaccino) la sua agitazione aumenta. “Mi e mia fia dove eser i primi. la cioghi nota! ed esce. Questo episodio, signora Walter Pansini, si riferisce all’ultima “epidemia”. Non quella influenzale. È evidente che, in casi come questi, le persone non ragionano con la tranquillità presente in questo dibattito. Vaccinazione si, vaccinazione no. Sono consapevole che decidere da “delegati” non è facile. Personalmente sono per la libertà di scelta. Quindi io, Stato, lascio a voi genitori la decisione. Se decidete per il no accettate la seguente regola: noi genitori ci impegniamo a comunicare a chi di competenza qualsiasi cosa che riguardai la salute del figlio o dei figli non vaccinati. Anche la più banale. Lo stato da parte sua garantisce la totale assistenza sanitaria. A guarigione avvenuta tutte le spese sostenute, opportunamente documentate, se non supportate da apposita assicurazione, verranno dai genitori rimborsate. In caso di epidemia, i genitori si assumono le responsabilità civile e penali da essa derivanti. Questo, può sembrare un ricatto? Ma non lo è signor Pansini. Perché se i genitori sono convintissimi della loro decisione, accettano questa regola. È troppo facile prendere una decisione sulla non vaccinazione sapendo che lo Stato comunque ci garantisce l’assistenza sanitaria. Lei, tra le varie voci di riferimento sulla non obbligatorietà di vaccinarsi, porta a esempio la recente epidemia influenzale, che purtroppo ha causato dei decessi, che hanno fatto si che nella gente si creasse una psicosi poi rivelatasi con contingente alla vaccinazione. Ribadisco la libertà di decidere. Sarei molto lieto se questa venisse concessa a un adulto in fin di vita. Michele Marolla Al via di ricerca sull’amianto Studi su prevenzione, diagnosi e cura delle malattie asbesto correlate, ma anche sull’impatto ambientale dei manufatti di Laura Borsani. Ci siamo. Il Centro interdipartimentale per lo studio delle malattie amianto- correlate incardinato all’interno dell’Università di ha tutti i criteri procedurali per poter diventare operativo. All’appello a questo punto manca la firma congiunta tra il Comune di Monfalcone e l’Ateneo triestino della convenzione, passaggio che avverrà martedì prossimo. L’ultimo atto è stato quello compiuto dalla giunta, che ha approvato il Protocollo d’intesa con l’ateneo, già deliberato dal Senato accademico, sancendo la collaborazione tra i due enti per finanziare i progetti di ricerca in merito alle nuove cure contro le patologie legate all’esposizione amianto. Il documento ha validità di cinque anni. L’impegno assunto tra Comune e Ateneo è quello di promuovere la ricerca sia sotto il profilo della prevenzione, sia sul fronte della cura delle malattie da amianto, ma anche in relazione all’aspetto ambientale. Si parla, infatti, di avviare la ricerca epidemiologica e clinica sulla prevenzione, diagnosi e

1 terapia delle patologie asbesto-correlate, della ricerca di base e preclinica sui meccanismi molecolari della tossicità delle fibre di amianto e di altri particolari. L’atto prevede, inoltre, un coinvolgimento di enti e istituzioni scientifiche a livello nazionale e internazionale. L’impegno è quello di promuovere la ricerca traslazionale (ossia i trasferimenti immediati delle conoscenze della scienza di base e quella biomedica) sul tema dell’amianto, secondo logiche di rete e sulla scorta di strategie e indirizzi internazionali, nazionali e regionali. Quindi, la ricerca finalizzata alla valutazione dell’impatto ambientale dei manufatti contenenti amianto. Il Protocollo d’intesa presuppone anche l’avvio di iniziative di divulgazione e di sensibilizzazione, nonchè la collaborazione dell’Ateneo con enti pubblici nazionali e internazionali. Il tutto a fronte dello stanziamento di 300mila euro, già destinati nell’ambito della manovra di assestamento di bilancio, frutto della transazione con Fincantieri in ordine alla rinuncia del Comune di Monfalcone alla costituzione di parte civile ai processi per l’amianto (140mila euro) e delle multe per le Ztl (160mila euro). Il sindaco Silvia Altran ha osservato: «La cittadinanza di Monfalcone ha subito, nel corso degli anni, i drammatici effetti dell’esposizione all’amianto in diverse aziende, in particolare nei cantieri navali, ma l’amianto, che è ancora una calamità per il nostro territorio, è stato finora trattato più sul piano giudiziario e ambientale che su quello medico. Per noi, accertata la necessità di riconoscere quanto dovuto alle famiglie di chi purtroppo non c’è più, rimane l’importanza di dare una speranza a chi si ammalerà e a chi sta lottando con la malattia. Per questo - ha concluso il primo cittadino - abbiamo attivato il Protocollo con l’Università, per finanziare progetti di ricerca su nuove cure, mentre contiamo di avere presto positivi sviluppi per quanto riguarda il Crua. Siamo fiduciosi che queste due azioni potranno davvero imprimere una svolta alla vicenda amianto a Monfalcone». La prossima settimana la firma tra i due enti Comune e Ateneo sottoscriveranno la convenzione. L’obiettivo è fare rete anche con il Crua Martedì prossimo è dunque prevista la firma congiunta tra il Comune di Monfalcone e l’Università di Trieste della convenzione sul progetto legato all’istituzione del Centro interdipartimentale per la ricerca sulle patologie asbesto-correlate. Entro fine mese è anche prevista la convocazione della task force, ossia il tavolo dei cosiddetti “portatori di interesse” per pianificare congiuntamente i passi operativi da mettere in campo, anche in vista peraltro della Conferenza nazionale sull’amianto. Si tratta di un tavolo, che si intende far diventare permanente, tra tutti gli enti interessati al tema-amianto, dal punto sanitario e ambientale, al fine di creare una vera e propria equipe di lavoro. Una prima riunione è stata già convocata recentemente dal Comune di Monfalcone. Tra i componenti presenti sono stati l’Associazone Esposti amianto, Spyraglio, Auser, Legambiente, le segreterie provinciali di Cgil, Cisl, Anmil sede territoriale di , mentre Uil e Lega Tumori, impossibilitati a partecipare a quel primo incontro, hanno comunque manifestato il proprio interesse. In parallelo, si punta anche al consolidamento e potenziamento del Centro regionale unico amianto (Crua) del San Polo, al fine di conferirne la piena operatività. Il sindaco Silvia Altran, al riguardo ha osservato: «Il Centro regionale unico amianto sta assumendo una fisionomia più precisa, anche rispetto all’organizzazione del personale dedicato. È pertanto importante poter sfruttare la collaborazione e sinergia tra il Crua e il nuovo Centro dipartimentale, proprio per fornire un sistema efficace e organizzato sul grande e complesso tema dell’amianto, potendo garantire risposte rapide e concrete». Il principio di fondo, pertanto, resta quello di “fare rete” tra tutte le istituzioni e realtà che in questi anni si sono interessati e mobilitati sulle problematiche legate all’amianto, cercando di coordinare gli interventi evitando frammentazioni o sovrapposizioni. In altre parole l’obiettivo generale sul quale si intende lavorare è quello di mettere in campo un’azione unitaria, coinvolgendo anche altre amministrazioni dell’Isontino, in modo da “interfacciarsi” con la Regione e gli assessori di competenza. Il sindaco Altran ha,

2 inoltre, voluto ricordare che in sede di Anci nazionale il caso di Monfalcone ha portato alla promozione di un percorso dedicato alla questione amianto, inserita nell’agenda della Commissione Welfare nazionale. Raccolta firme per difendere l’automedica La lancia Monfalcone con gli alleati di centrodestra. Cisint contro l’atto aziendale: «Fa acqua» Parte la raccolta firme per protestare contro l’eliminazione, pur sperimentale, dell’automedica prevista a metà 2016 dal nuovo piano sull’Emergenza urgenza varato dalla giunta Serracchiani e sulla cancellazione di un infermiere professionale da una delle due autoambulanze in servizio. A lanciarla Monfalcone domani, Lega, Fi, Pensionati e Fratelli d’Italia, che però invitano tutti - dunque anche le altre forze politiche -, compresi comitati e associazioni, a sottoscrivere la petizione. Lo annuncia l’ex consigliere comunale Anna Cisint, che ora si scaglia a tutto tondo contro «la sanità isontina disegnata nell’Atto aziendale», che a suo dire «fa acqua da tutte le parti». Per Cisint viene presentato un «salato conto da pagare per gli utenti e anche agli operatori», mentre i ruoli amministrativi non subirebbero troppi tagli. «È inoltre evidente - prosegue l’esponente di Monfalcone domani - la valorizzazione "spinta" dei due ospedali di Latisana e Palmanova, quest’ultimo peraltro a soli dieci chilometri da Udine. Che, soprattutto alla luce dei "numeri" di pazienti trattati e della tipologia del territorio, pare davvero incoerente». I servizi ospedalieri della nostra provincia, per contro, verrebbero «trattati un po’ come il Calimero della situazione»: «Abbiamo una Chirurgia - spiega -, che tratta cifre di rilievo in merito a malati "pesanti", con un primariato che può avvalersi di un numero sempre più risicato di operatori, medici e infermieri, su due sedi, e senza che l’atto aziendale esprima scelte chiare sul suo destino». «Non si capisce - prosegue Cisint - dove sia finito l'importantissimo servizio di Endoscopia, mentre la Cardiologia pare incardinata nel dipartimento dell’Emergenza senza che si chiarisca nulla a proposito. Come era previsto figura un’unica Radiologia e invece la Pneumologia "unica" è declassata a struttura semplice senza, anche in questo caso, che si dica dove verrà incardinata». « Cosa ne pensano il sindaco e il Pd locali - conclude l’esponente di Monfalcone domani - che amministrano questa città? Perché i Comuni della provincia non si coalizzano per difendere la nostra salute? Perché i sindacati non si fanno sentire e sventolano le loro bandiere come facevano qualche anno fa quando le cose andavano meglio?». (ti.ca.)

Messaggero Veneto 10 novembre 2015

Regione L’influenza sbarca in Fvg Contagiati 12 pazienti Si tratta di bambini e di persone anziane. Avviata la campagna contro i virus Il maggior numero di casi registrato in Lombardia, seguita dal Piemonte di Elena Del Giudice. UDINE. Nove casi segnalati e riportati nell’ultimo rapporto, che sono già saliti a 12 all’aggiornamento di ieri alla direzione centrale della Salute. È l’influenza, che ha fatto la propria comparsa anche in . L’incidenza media nazionale è di 0,70 casi per mille assistiti e il numero di casi stimati nella settimana compresa tra il 26 ottobre e l’1 novembre, è di 42 mila casi per un totale, dall’inizio della sorveglianza, di circa 97 mila casi e comunque - al di là del numero elevato - ben al di sotto della soglia epidemica. Ad essere i più colpiti dai virus influenzali restano i bambini, visto che nella fascia di età compresa tra 0 e 4 anni, l’incidenza è pari a 2,24 casi per mille assistiti; nella fascia del’età successiva, tra i 5 e i

3 14 anni, l’incidenza scende a 0,77; nella fascia tra 15 e 64 anni si scende ancora a 0,66, e tra gli individui di età pari o superiore a 65 anni i casi sono 0,32 per mille assistiti. In Friuli Venezia Giulia il numero di persone che si sono ammalate è ancora contenuto, come detto il report fa riferimento a 9 casi su 15 medici “sentinella” che segnalano al ministero della Salute l’insorgere dell’influenza, prelevano campioni e li mandano all’Istituto superiore di sanità, attraverso i laboratori accreditati. Il rapporto tra 9 casi di influenza individuati e i relativi assistiti (20 mila 469) dà un’incidenza più bassa della media nazionale, che è pari a 0,44. Fino ad ora non sono stati diagnosticati casi di influenza tra bambini e ragazzi, ma solo tra adulti (4 casi con un’incidenza di 0,84) e anziani (con 5 casi diagnosticati in persone over 65enni, con un’incidenza di 0,99. In valori assoluti la regione con il più elevato numero di casi segnalati è la Lombardia con 162 persone malate d’influenza e un’incidenza di 0,86. Seguono Piemonte e Sicilia, con 68 casi ciascuno, quindi il Lazio, l’Emilia Romagna e la Toscana. Dall’inizio della sorveglianza il numero di casi segnalati è in aumento, con 333 influenzati a metà ottobre, per passare a 504 la settimana successiva e 605 nella settimana in esame con un’incidenza di 0,39 nella prima settimana, 0,51 nella seconda e 0,70 nella terza. Il report è ovviamente parziale, sia perché non tutti i medici partecipanti alla sorveglianza Influnet ha ancora reso disponibili i dati raccolti, e in parte perché i virus influenzali hanno appena iniziato a circolare. C’è ancora tempo, ovviamente, per chi volesse evitare di contrarre l’influenza o desiderasse mitigarne gli effetti, per vaccinarsi. La campagna è partita da poco anche in Fvg e il vaccino viene proposto gratuitamente ad un gran numero di persone. Iniziando da quelle che soffrono di patologie che potrebbero aggravarsi a causa dei virus, da chi lavora in comunità (scuole, istituti, ospedali, case di cura), a chi svolge compiti di pubblica utilità (forze dell’ordine, protezione civile, dipendenti pubblici). La vaccinazione viene raccomandata agli over 65, a chi soffre di cuore o di patologie che interessano l’apparato respiratorio. E anche chi non appartenesse a nessuna di queste categorie può scegliere di vaccinarsi rivolgendosi ad una farmacia o ai distretti sanitari o al proprio medico di fiducia. E per chi l’influenza l’ha già presa, valgono le raccomandazioni di sempre: restare a casa, mangiare leggero ed evitare le cure “fai da te”.

4 Gorizia Ospedale, stop ai maxi-turni ma i reparti rischiano il caos In base alle direttive Ue, i medici non possono lavorare più di 48 ore la settimana Dal 25 novembre si allungheranno le liste d’attesa e diminuiranno le prestazioni di Vincenzo Compagnone. Il conto alla rovescia è cominciato. Dal 25 novembre scatta lo stop ai turni massacranti in ospedale e saranno bandite le notti di guardia che iniziano alle 20 e terminano in tarda mattinata. D’ora in poi, ogni medico che opera in una struttura pubblica non potrà lavorare più di 48 ore la settimana, più di 13 ore di seguito e il riposo minimo sarà di 11 ore. Ma, vista la carenza di personale, gli ospedali rischiano il caos. Tutto questo succede perché l’Italia recepisce con ritardo (è infatti l’ultimo Paese in Europa) la direttiva comunitaria del 2003 che stabilisce gli orari di lavoro dei camici bianchi (fino ad oggi si è andati avanti con deroghe). Mentre, a livello nazionale, il dibattito all’interno della stessa categoria dei medici si sta facendo incandescente (fra l’altro, secondo Consulcesi, migliaia di dottori sarebbero pronti a una class action per ottenere un risarcimento per le ore lavorate e non pagate dal 2003 a oggi: un salasso che si stima possa raggiungere i 3 milioni di euro) anche tra i camici bianchi dell’ospedale di Gorizia ci si interroga su cosa succederà in concreto mercoledì 25 novembre e si è in attesa di chiarezza, soprattutto nei reparti che potrebbero andare maggiormente in sofferenza. I problemi rischiano di acuirsi nei mesi estivi, quando scatta il periodo delle ferie e il personale viene ridotto ai minimi termini. Ma già da subito in alcuni reparti che lamentano delle carenze d’organico potrebbero verificarsi degli inconvenienti con ripercussioni inevitabili sui pazienti. Il pericolo, se non sarà possibile procedere ad assunzioni, consisterà una riduzione delle prestazioni e in un allungamento delle liste d’attesa per visite specialistiche. È il caso, per esempio, della Neurologia, dove, dopo il pensionamento del primario (il dottor Lucio Lazzarino), non è stato ancora bandito alcun concorso per la sua sostituzione e non esiste neanche un medico “facente funzioni”; così come non è stato rimpiazzato, in Urologia, il dottor Rolando Bertè, che, nei mesi scorsi, si è trasferito al Sanatorio Triestino. A proposito delle guardie notturne, già abolite da tempo in Medicina (in questo caso erano stati i medici stessi del reparto a sollecitare ripetutamente il provvedimento, in base al quale delle emergenze “by night” si fanno carico i dottori del Pronto soccorso, della Cardiologia e della Rianimazione), c’è chi sussurra che l’applicazione della direttiva europea sarebbe un’ulteriore “spinta” per la soppressione anche della guardia cardiologica, che però significherebbe, secondo gli addetti ai lavori, un inaccettabile declassamento del reparto (che già, a livello di terapia intensiva, rischia di passare, per quel che riguarda i posti letto, nella migliore delle ipotesi dagli attuali 8 a 6 e nella peggiore ad appena 3). Ci saranno, comunque degli incontri tra la direzione generale e i primari per riorganizzare al meglio il lavoro di medici e infermieri, e cercare di garantire ai cittadini un’adeguata assistenza sanitaria. Allo stesso tempo però bisogna stare attenti a non incappare nelle sanzioni che vanno da 100 a 3.000 euro per il mancato rispetto del riposo giornaliero e tra i 200 e i 10.000 euro per la violazione della durata massima del lavoro settimanale. Insomma, i medici lavoreranno di meno e saranno certamente più freschi e riposati, ma i malati rischiano di pagare lo scotto di un impoverimento nell’assistenza.

Ass È partita (ma senza code) la campagna antinfluenzale È partita ieri mattina, un po’ in ritardo rispetto agli anni passati, la campagna antinfluenzale con le vaccinazioni somministrate negli ambulatori della palazzina B di via Vittorio Veneto 173, nell’area dell’ex ospedale civile. Il siero viene inoculato soltanto in tre giorni della settimana: appunto il lunedì e il venerdì dalle 8.30 alle 12, il venerdì dalle 14 alle 17. Sono del resto lontani i tempi in cui, all’inizio della campagna, vere e proprie frotte di persone si affollavano nell’anticamera degli ambulatori dell’Ass, che allora si trovavano in via Mazzini, 5 per premunirsi contro il più classico dei mali di stagione. Oggi sempre meno persone ricorrono alla vaccinazione. Un po’ sulla scia di quanto avviene per la profilassi contro patologie quali poliomielite, tetano, difterite ed epatite B, vi è stata negli anni scorsi una progressiva “disaffezione” verso il vaccino antinfluenzale. Lo scorso anno si registrò in provincia un calo di oltre sei punti percentuali del numero complessivo dei soggetti sottoposti a vaccinazione: nel 2014-15 la copertura è stata del 45,2 per cento, contro il 51,8 della precedente campagna. La campagna 2015-2016 vede coinvolti come sempre anche i medici di base, che somministrano il vaccino nei loro studi. «È importante – sottolinea la dottoressa Adriana Fasiolo, vicesegretaria provinciale della Fimmg - orientarsi alla copertura dei soggetti a rischio: i broncopatici devono necessariamente vaccinarsi, così come i cardiopatici, i diabetici e gli anziani in generale. Ormai esistono vaccini efficacissimi, come quello contro lo pneumococco, che è il germe più comune, che mettono al riparo per tutta la vita i soggetti più a rischio, ai quali anche una broncopolmonite può essere fatale». (vi.co.) IL FATTO Si rompe la protesi, paziente fa causa all’Azienda sanitaria Si rompe la protesi d’anca impiantata in un intervento chirurgico, provocando «gravi conseguenze e complicanze» al paziente, il quale promuove una vertenza giudiziale sia contro l’Azienda sanitaria Bassa Friulana-Isontina, sia nei confronti dell’impresa produttrice della protesi. Il fatto è accaduto nello scorso ottobre (lo si apprende da una delibera pubblicata nell’albo pretorio dell’Ass in cui non viene specificato, peraltro, in quale ospedale è accaduto) e il ricorso è stato promosso davanti al Tribunale di Trieste (circostanza un po’ curiosa: si può presumere che il malcapitato S. U. - le generalità sono omesse in ossequio alle prescrizioni del codice della privacy – abiti nel capoluogo giuliano). L’ udienza di comparizione delle parti e del dottor Raffaele Barisani, nominato consulente tecnico d’ufficio, si terrà il 18 novembre per accertare sotto il profilo medico legale le conseguenze lamentate dal ricorrente. Gli interessi dell’Azienda saranno tutelati dall’avvocato monfalconese Riccardo Cattarini, con il quale è stata stipulata da parte dell’Ass una convenzione professionale della durata di tre anni. Il perito di parte è stato individuato invece nella dottoressa Clara Zuch, medico legale interno che aveva già esaminato il caso in fase stragiudiziale. In base alla casistica medica, le protesi d’anca possono “fallire” (così si dice tecnicamente) dopo tempi variabili da pochi anni a decenni e talvolta per cause assolutamente sconosciute. Una procedura chirurgica corretta, la scelta accurata della protesi più adatta al tipo di articolazione e alla sua morfologia ossea oltre che nei riguardi del soggetto da operare sono requisiti essenziali per una buona riuscita del reimpianto. Quando la protesi fallisce comunque è sempre possibile sostituirla con un intervento di revisione più o meno impegnativo, ma oggi generalmente con esito ottimo per funzione e durata della nuova protesi e qualità di vita del paziente.

Pordenone Lo spiraglio Aas 5 in rosso per il caro farmaci, si muove la Regione Il “buco” stimato, alla chiusura del bilancio, dell’Azienda per l’assistenza sanitaria 5, potrebbe essere di molto ridotto o addirittura essere azzerato. La Regione, infatti, ha deciso di intervenire economicamente in aiuto alle Aziende alle prese con un passivo nei conti a causa anche della spesa per alcuni farmaci. La settimana scorsa la direzione generale della Azienda per l’assistenza sanitaria 5 ha approvato il terzo rendiconto economico trimestrale: nel documento si stima che al 31 dicembre prossimo ci possa essere una perdita di esercizio di 10 milioni 137 mila euro (se riferita alla sola gestione caratteristica dell’Azienda che consiste nella differenza tra valore e costi della produzione senza le partite straordinarie). A pesare sui conti anche la spesa per i farmaci, non tutti ma quelli utilizzati per alcune patologie: emofilia e

6 epatite C in primis. Questione che, però, non riguarda solo l’azienda sanitaria pordenonese, ma anche altre. E’ adesso pressoché certo un intervento della Regione per salvare i bilanci di queste aziende, con un provvedimento che sarà adottato prima della chiusura dei conti. Da parte delle Aziende, però, a quanto pare ci dovrà essere ancora qualche taglio ulteriore. A questo punto la questione è tutta ancora da definire e la proiezione per fine anno non tiene conto di quanto erogherà la Regione per le singole aziende bisognose. Rimane aperta la partita del farmaci costosi che pesano molto sui bilanci. Per la copertura dei costi dei farmaci per la cura dell’epatite C la Regione ha a disposizione 25 milioni di euro, che saranno ripartiti tra le aziende sanitarie del Fvg in base alle spese sostenute. Lo scorso anno, i conti dell’allora Ass 6 erano stati determinati verso il rosso anche a causa di un paziente emofiliaco della provincia, un giovane, a cui erano stati somministrati farmaci per un costo di circa 2 milioni di euro. Donatella Schettini Consultori Appello della Cgil a sbloccare le visite ginecologiche over 50 All’indomani della notizia dell’avvio all’ospedale di Pordenone della fecondazione eterologa, la Cgil plaude al nuovo servizio, ma ricorda che rimane ancora aperta la questione delle visite ginecologiche per le donne sopra ai 50 anni nei consultori, che non possono essere sostenute. «Giusto qualificare e ulteriormente specializzare il servizio pubblico per dare migliori risposte alle persone – afferma il segretario provinciale della Cgil Pigozzo –, come nel caso del servizio di fecondazione assistita a favore delle coppie che oggi chiedono l’eterologa. Che riconosce la giustezza dell’iniziativa da noi condotta, diversi anni fa con la raccolta di migliaia di firme, per contrastare i limiti della legge 40 rimossi dalla successiva sentenza della Corte Costituzionale». La Cgil spiega che i dati regionali sugli aborti, «confortano anche sull’importanza di un’altra legge, molto avversata in questo Paese, la 194 del 1978, sulla quale vi furono ben due referendum popolari che ne sancirono il valore». Ma c’è una questione che rimane aperta: «Stare dalla parte delle persone, del diritto come afferma l’assessore regionale alla Salute – afferma Pigozzo – significa non dimenticare che ci sono altre donne che attendono da anni una risposta concreta. Sono quelle oltre i 50 anni per le quali chiediamo da tempo che i consultori familiari assicurino le visite ginecologiche gratuite. Se c’è voluto meno di un anno per permettere sulla fecondazione assistita, e quindi i relativi investimenti pubblici, una giusta risposta a quelle coppie si deve assicurare quantomeno la stessa celerità per altre donne che stanno attendendo da troppo tempo perché vi sia anche per un loro diritto assicurato e gratuito». (d.s.) Poliambulatorio di San Quirino: disputa sulla sede «Non capiamo la scelta dell’amministrazione di realizzare il poliambulatorio proprio nei locali di via Mason: serviranno almeno due anni perché la Mima li ristrutturi. Poiché il Comune non potrà comprarli e per questo ha proposto all’Azienda sanitaria una convenzione transitoria con annesso contributo in suo favore, sarebbe più logico utilizzare altri locali privati in piazza, al momento disponibili e già pronti per essere usati». Giuseppe Rosin e Guerrino Bisceglia, due dei “saggi” della piazza, esprimono perplessità sull’operazione poliambulatorio voluta dal sindaco Corrado Della Mattia. Questo alla luce degli ostacoli che al momento la trattativa Comune-Azienda starebbe incontrando, i quali derivano proprio al fatto che il municipio non è al momento in grado di acquistare i locali della Mima, ancora da ristrutturare. «I saggi – chiariscono Rosin e Bisceglia – considerano il poliambulatorio un servizio indispensabile per il paese. Ciò che hanno sempre contestato è invece l’idea del sindaco di utilizzare l’ex municipio come oggetto di permuta. Darlo in mano a un privato significherebbe infatti condizionare per sempre la futura riqualificazione del centro di San Quirino, dopo il fallimento dell’operazione Ater». L’ex municipio, quindi, non va né venduto né permutato, ma per i saggi sarebbe il luogo ideale per ospitare proprio il poliambulatorio. 7 San Vito al Tagliamento Ospedale, via a 80 camere nuove San Vito, capisala e personale approvano la stanza di degenza campione: la costruzione può partire di Andrea Sartori. SAN VITO. Procedono spediti, i lavori di ristrutturazione del corpo A dell’ospedale di San Vito, al momento rispettando la tabella di marcia che li vuole conclusi entro il 21 dicembre 2016. Ultimata la bonifica dall’amianto, trovato in grandi quantità, è stato approvato dai vertici dell’Azienda per l’assistenza sanitaria 5 l’allestimento della prima stanza degenza, sul modello della quale saranno realizzate le altre, per un’ottantina di posti letto. A fare il punto è il direttore sanitario dell’Aas 5, Giorgio Simon, che ha visitato le aree di cantiere: «I lavori stanno proseguendo bene e tra poco, all’ultimo piano, si comincerà a suddividere le stanze con le pareti in cartongesso». Ciò, grazie all’allestimento di una stanza di degenza campione: «Dopo averne verificato i dettagli nel corso dei sopralluoghi con capisala e altro personale – continua Simon –, si può dire che la stanza, così com’è stata concepita, funziona». Soltanto due posti letto (tra l’altro separabili con tende mobili) posizionati in ampi locali, che comprendono servizi igienici privati e funzionali, ampie vetrate sull’esterno, sistema di condizionamento e, prossimamente, arredi moderni. Questa la stanza tipo dedicata al paziente nei vari reparti del corpo A. «Le stanze, a differenza di quanto avviene adesso – precisa Simon – saranno separate dagli ambulatori, che si troveranno soltanto ai piani terra e rialzato. Ciò, secondo la concezione moderna di ospedale». A questo proposito, si ricorda che il finanziamento dei lavori del corpo A dev’essere ancora completato: all’attuale stralcio da oltre 9 milioni di euro, dovrà aggiungersi quello per ultimare i piani terra e rialzato. Si stima per altri 3 milioni di euro, che sarà la Regione a dover stanziare. «A breve ci occuperemo anche di questo aspetto», continua il direttore sanitario. Nel frattempo, al pianterreno si possono comunque già allestire i primi ambulatori: «Tra un paio di mesi – annuncia il direttore sanitario dell’Aas – si inizieranno i lavori per il nuovo centro prelievi, opera da circa 400 mila euro». Si tratta di un’altra opera attesa da tempo, che andrà a sostituire l’attuale area prelievi, al piano rialzato, dove a essere inadeguata è soprattutto la sala d’attesa. Tornando ai lavori in corso, è stata ultimata la bonifica dall’amianto, risultata impegnativa al di là delle previsioni: nel corpo A, il materiale potenzialmente nocivo era inserito un po’ ovunque, nelle intercapedini come sotto il pavimento in linoleum. «Ma la sua rimozione non ha comportato pericoli», evidenzia Simon. Per quanto riguarda la sicurezza antisismica, entrerà in gioco l’innovazione: il lato del nosocomio sottoposto a riqualificazione sarà assicurato a due “torri dissipative”. I cantieri riguardano anche altre zone dell’ospedale. Nei locali di fisioterapia è attivo quello per installare la nuova risonanza magnetica: «Sarà in funzione entro dicembre, al massimo i primi giorni di gennaio», aggiorna il quadro Simon.

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