Ente Comunità di Castelfondo sec. XIV - [1810]

Luoghi Castelfondo (TN)

Archivi prodotti Comunità e di Castelfondo, sec. XIV - [1810] Documentazione dell'archivio della comunità di Castelfondo, sec. XIV - [1810]

Storia Castelfondo è paese antico, al della valle di Non, come suggerisce il nome stesso. La "comunitas Castrifundi" aveva mutuato la sua denominazione dal "castrum" romano "in fundum vallis positum", posto nel luogo del castello attuale: colonia all'epoca della conquista della valle da parte dei romani, sono rimaste testimonianze di epoca imperiale e poi barbarica, oltre al toponimo della frazione di Cologna.
L'antica comunità di Castelfondo comprendeva Raina, Dovena, Melango (nome medioevale di Castelfondo), e fino al secolo XVI era retta da un gastaldo, da tre regolani (uno per ognuna delle frazioni) e da vari giurati.
Sede di pieve, la giurisdizione di Castelfondo comprendeva oltre a Castelfondo anche i vicini Senale, San Felice, Brez, Don, Amblàr, Ruffré, Tavon: cinque anni su sei veniva esercitata la giustizia anche sulla vicina Contea di Arsio. L'amministrazione della giustizia spettava in prima istanza al vicario - giudice civile e criminale - ed in seconda istanza al capitano. Solo nel 1810, con l'annessione al Regno italico, venne abolito l'ufficio vicariale e capitaniale di Castelfondo, aggregato alla Giudicatura di pace di Fondo; nel 1816 invece il governo austriaco ripristinò il Giudizio distrettuale patrimoniale dei conti Thun di Castelfondo, cessato definitivamente nel 1822 ed incorporato al Giudizio distrettuale di Fondo.
Il castello, tuttora simbolo del paese e di molta parte della sua storia, prese il nome dalla vicina comunità di
Castelfondo. Non molto si conosce dei primi abitatori del castello di Castelfondo. Un documento redatto nel 1172 a testimonia del fatto che il vescovo Alberto investì Enrico di Egna, figlio di Giovanni di Castelfondo, del dosso di valle Giara ad Egna per costruire un castello: è la prima notizia dei Castelfondo, ma il castello esisteva già da tempo, senza dubbio dal Mille. Estinti i de Castelfondo la rocca passò per via ereditaria alla famiglia da Cagnò, che nel 1265 la vendette per 1800 marche veronesi a Mainardo II conte del Tirolo, il quale prese il paese e vi costituì la giurisdizione sulla zona circostante. Per diversi secoli i conti del Tirolo ne vennero investiti dal principe vescovo di . Il castello, ricostruito nel Trecento dai Rottenburg, rimaneggiato nel Quattrocento dai Fuchsberg, passò in feudo ai fratelli Simone e Baldassare Thun, che nel 1471 lo ebbero in pegno e nel 1516 lo acquistarono dai conti del Tirolo. Trovatasi a subire danno dai feroci combattimenti intorno al castello tra Enrico di Rottemburg e il duca Federico tra il 1408 ed il 1410, la comunità di Castelfondo ottenne che la sede pievana potesse venire trasportata in paese.
Nella guerra rustica che agitò la valle ed il tutto nel 1525 il castello venne preso e incendiato, e nei secoli successivi subì altri incendi e terremoti, sempre restando in mano alla famiglia Thun, la cui storia si intreccia a quella del paese anaune in maniera stretta e continuativa fino a questo secolo.
Dal punto di vista istituzionale, il plurisecolare equilibrio fra subordinazione all'autorità centrale ed autonomia amministrativa cessò con la secolarizzazione del principato vescovile di Trento, sancita dal trattato di Parigi del 26 dicembre 1802. Tale evento diede inizio ad un periodo di instabilità durante il quale diversi ordinamenti si susseguirono ad un ritmo incalzante. Dopo l'effimera annessione al Tirolo austriaco tra il 1803 ed il 1805, con la pace di Presburgo del 26 dicembre 1805 l'ex principato vescovile venne ceduto alla Baviera. Allo scopo di centralizzare la frammentata amministrazione dell'ex principato, con ordinanza 21.11.1806 ne suddivise il territorio nei due circoli di Trento e , a cui facevano capo i giudizi distrettuali; il comune di Castelfondo dipendeva naturalmente da Trento. Il governo bavarese inferse un duro colpo all'autonomia delle comunità rurali: l'ordinanza del Governo del Tirolo del 5 gennaio 1805 vietò la convocazione delle regole generali senza la preventiva autorizzazione, poi la legge 4.1.1807 abolì la regolania maggiore e la regolania minore; le carte di regola tuttavia rimasero ancora strumento valido di 1/2

autogoverno locale.
Il decreto di Le Havre del 28.5.1810 sancì l'unione del Tirolo meridionale ai domini napoleonici: l'annessione del Trentino al Regno d'Italia segnò una delle tappe fondamentali nella storia dei comuni del Trentino. Infatti il decreto vicereale 23.8.1810 n. 194 estese al Dipartimento dell'Alto Adige l'ordinamento comunale napoleonico; il nuovo sistema amministrativo sostituì completamente le istituzioni comunitarie fino ad allora in vigore ed accelerò la trasformazione delle antiche "universitates" in comuni moderni. L'amministrazione comunale venne demandata al Consiglio comunale, organo consultivo e deliberante, e alla municipalità, organo esecutivo. Le comunità autonome vennero drasticamente ridotte da 414 a 121: anche il comune di Castelfondo perse la sua secolare autonomia e, ridotto al rango di frazione, fu accorpato al comune di Fondo.

Funzioni, occupazioni e attività La comunità di Castelfondo ha origini antiche. Era compresa nella giurisdizione del castello di Castelfondo. A capo della comunità c'era il "gastaldo" il cui ufficio aveva durata annuale (1). Accanto al gastaldo c'erano i "regolani", anch'essi in carica un anno, rappresentanti delle ville che costituivano la comunità (Raina, Melango e Dovena). I regolani assieme ad alcuni uomini detti "giurati" formavano il nucleo che doveva amministrare la comunità. Le norme che la regolavano, riguardanti soprattutto l'uso dei boschi e dei pascoli comunali, la manutenzione delle strade, dei confini, dei canali d'acqua erano raccolte nella Carta di Regola.
Sede di pieve, la giurisdizione di Castelfondo comprendeva oltre a Castelfondo anche i vicini Senale, San Felice, Brez, Don, Amblàr, Ruffré, Tavon: cinque anni su sei veniva esercitata la giustizia anche sulla vicina Contea di Arsio. L'amministrazione della giustizia spettava in prima istanza al vicario - giudice civile e criminale - ed in seconda istanza al capitano. Solo nel 1810, con l'annessione al Regno italico, venne abolito l'ufficio vicariale e capitaniale di Castelfondo, aggregato alla Giudicatura di pace di Fondo; nel 1816 invece il governo austriaco ripristinò il Giudizio distrettuale patrimoniale dei conti Thun di Castelfondo, cessato definitivamente nel 1822 ed incorporato al Giudizio distrettuale di Fondo.
Risulta difficile stabilire con precisione i momenti e i modi della formazione delle Regole dei villaggi trentini in quanto la documentazione è scarsa. Le comunità rurali trentine, così come le conosciamo degli Statuti (o "Carte di regola") e dai documenti, sarebbero sorte nei primi secoli dell'alto medioevo, quando - decaduto il potere dell'impero romano - le popolazioni delle vallate, abbandonate a se stesse per la mancanza di una salda autorità centrale, sentirono l'esigenza di organizzarsi autonomamente per la difesa, il mantenimento e l'utilizzo delle loro terre. Intorno al IX secolo il processo di formazione dell'ente comunitario doveva essere ormai in una fase avanzata tanto che l'organizzazione feudale introdotta dall'impero carolingio non riuscì a soffocare e a smantellare i diritti acquisiti dalle comunità sui beni collettivi, boschi e pascoli, che anzi rimasero sempre di loro proprietà, costituendone la base economica fondamentale. Dalla situazione di belligeranza del principato vescovile con i conti tirolesi dei secoli XIII-XVII le comunità trentine trassero talvolta dei cospicui vantaggi, in termini di concessioni di privilegi e di esenzioni fiscali. Dopo i governi provvisori dell'epoca napoleonica il governo bavarese inferse un duro colpo alla secolare autonomia delle comunità rurali proibendo la convocazione delle regole generali, abolendo le regolanie maggiore e minore. Con la secolarizzazione del principato, sancita dal trattato di Parigi del 26 dicembre 1802, l'equilibrio fra subordinazione all'autorità centrale e autonomia amministrativa si infranse sotto il tentativo di centralizzare la frammentata amministrazione dell'ex principato. Con decreto vicereale del 24 luglio 1810 venne sancita la divisione del Dipartimento dell'Alto Adige in 5 distretti e la loro ulteriore suddivisione in 121 comuni e in 20 cantoni; infine con decreto vicereale del 23 agosto dello stesso anno furono estesi al Dipartimento le leggi e i decreti riguardanti l'amministrazione del Regno (2).

Fonti archivistiche e bibliografia

Note (1) Cfr. INAMA V., Storia delle Valli di Non e di Sole nel Trentino dalle origini fino al secolo XVI, Trento, 1905, p. 299.
(2) Le presenti note sono tratte dalla scheda-soggetto redatta a cura del Servizio beni librari e archivistici della Provincia autonoma di Trento, alla quale si rimanda per ulteriori approfondimenti e per la bibliografia.

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