Circolo Terre di Parchi www.terrediparchi.org

Al di Abbiategrasso Settore Sviluppo del Territorio [email protected]

e p.c.

Città Metropolitana di Milano Ufficio Pianificazione Territoriale/VAS [email protected]

Regione Lombardia DG Territorio - Struttura VAS [email protected] DG Ambiente - UO Parchi e tutela Biodiversità [email protected]

Parco Lombardo Valle del Ticino [email protected]

ARPA Lombardia Ufficio valutazioni territoriali VIA/VAS [email protected]

Corpo Forestale dello Stato [email protected] [email protected]

Segretariato Regionale MIBACT [email protected]

Soprintendenza per i Beni ambientali e architettonici [email protected]

Oggetto: osservazioni alla VAS e ai documenti della Variante del P.G.T. del Comune di Abbiategrasso (Milano).

L’associazione Circolo Legambiente Terre di Parchi – iscritta all’albo comunale delle associazioni e all’albo regionale delle organizzazioni di volontariato – con sede ad Abbiategrasso, invia a codesta amministrazione, per la tutela degli interessi diffusi e coerentemente con il proprio statuto, osservazioni in relazione all’”Avviso di deposito del rapporto ambientale e della sintesi non tecnica”.

Osservazioni Premessa

Innanzitutto si ricorda che la nostra associazione ha presentato contributi durante tutto il percorso di partecipazione di revisione del PGT, depositando tali osservazioni anche a livello formale (luglio 2013 all’”Avvio del procedimento” – giugno/luglio 2015 “Tavoli di partecipazione” – agosto 2015 “Documento di Scoping VAS”) e organizzando un convegno ad hoc il 14 marzo 2013 al Castello di Abbiategrasso intitolato “L’età del cemento - Il consumo di suolo dalla Lombardia ad Abbiategrasso”. In sintesi le nostre osservazioni e richieste hanno costantemente chiesto un deciso stop al consumo di suolo secondo queste tre linee strategiche specifiche per Abbiategrasso: • Tutela e valorizzazione delle aree agricole • Rigenerazione urbana attraverso il riuso delle aree dismesse • Orientamento verso un sistema di mobilità sostenibile. Di conseguenza, le osservazioni che presentiamo in questa sede ripercorrono ancora una volta queste linee strategiche, evidenziando ove la Variante si discosta da tali obiettivi e indicando possibili correttivi e soluzioni.

I. Piano del Governo del Territorio

A. Relazione

a. Consumo di suolo

La mancanza di informazioni di dettaglio sulle scelte pianificatorie impedisce di svolgere considerazioni approfondite. Ma in ogni caso la tabella riportata nell’ultima pagina della relazione ci fornisce i dati più importanti: • “Territorio urbanizzato (TU) 7.244.828 mq” (in pratica lo stato di fatto ad oggi) • “Territorio urbanizzabile previsto totale 455.634 mq” (la totalità delle previsioni espansive del nuovo PGT di prossima adozione) • “consumo di suolo qualificato (CS) totale 6,3%”

A poco giova sapere che la maggior parte delle espansioni previste derivano dal PGT vigente (o addirittura dal vecchio PRG). Il fatto grave è che un PGT che preveda un aumento del consumo di suolo del 6,3 % rappresenta, in questi ultimi anni, un caso più unico che raro. Ovvero che nella sostanza non si intravvedono

inversioni di tendenza rispetto alle scelte operate nel 2010 dalla precedente Amministrazione, per altro severamente criticate in altre parti della relazione e non motivate da esigenze concrete. Si tenga presente che a queste quantità di consumo di suolo si andranno ad aggiungere le perdite di suolo agricolo causate dalla nuova infrastruttura viaria prevista (Vigevano-Malpensa) nel malaugurato caso venisse realizzata.

b. Aree agricole

La ricchezza di Abbiategrasso affonda le sue radici nel suo territorio agricolo che, senza timore di esagerare, è uno dei più fertili al mondo. Tenendo conto che la sovranità alimentare è calcolata all’80% a livello nazionale e al solo 60% a livello lombardo (Dati Regione Lombardia – Rapporto Agricoltura 2011), è evidente come sia indispensabile conservare ogni metro quadro di suolo agricolo esistente nello stato di fatto. Questa necessità d’altra parte si coniuga perfettamente con le esigenze di tutela paesaggistiche. Una scelta decisa in tal senso contribuirebbe anche a dare quelle certezze sul futuro di cui necessitano le imprese agricole per adottare tecniche agronomiche meno dipendenti dalla chimica, perseguendo in tal modo anche l’obiettivo di migliorare complessivamente l’ambiente. Per perseguire tale obiettivo strategico, si chiede quindi una tutela più forte per le aree agricole che caratterizzano il paesaggio di Abbiategrasso. Se da un lato, infatti, si apprezza una revisione delle destinazioni d’uso di diverse superfici che il PGT vigente destinava a cementificazione, dall’altra si chiede garanzia che tutte le aree agricole acquistino un carattere strategico e una valenza ambientale che solo un impianto normativo più forte – come quello previsto delle “aree agricole strategiche” del PTCP e dal PTC del Parco del Ticino – può assicurare. E ciò deve avvenire fin da subito riportando tutte le aree agricole all’esterno del perimetro IC – e di fatto restituendole al Parco del Ticino - e prevedendo di classificarle come aree agricole strategiche in seno al PTCP. A questo proposito si tenga conto quanto scriviamo in modo più dettagliato nel successivo capitolo “Relazione con la pianificazione comunale”. Questa scelta non avrebbe nessuna controindicazione ed anzi sarebbe assolutamente in linea con quanto indicato negli obiettivi della Variante e nei tavoli di partecipazione. Si chiede quindi di recepire queste indicazioni aggiornando lo Scenario descritto alle pagg. 24 e 25, il Quadro delle Azioni a pag. 30 e il cap. 8 del Piano delle Regole a pag. 47 esposto nella Relazione.

c. Aree dismesse

Appare evidente come il destino delle attuali dismesse sarà determinante per disegnare il futuro di Abbiategrasso. In linea generale si ritiene però che questo annoso problema non sia affrontato con strumenti sufficientemente forti e risolutivi. Si comprende sì la complessità di questo tema e la povertà degli strumenti a disposizione dell’amministrazione locale, tuttavia nei documenti a disposizione non si trova né una compiuta analisi dello stato di fatto né una strategia complessiva per iniziare ad affrontarlo nei cinque anni di vigenza del prossimo PGT. Lascia addirittura perplessi leggere a pag 17 della Relazione che gli orti abusivi costituiscono “una delle forme più gravi del disordine urbano” senza fare alcun cenno alle enormi superfici dismesse che in Abbiategrasso costituiscono costantemente una forma di pericolo sotto molteplici profili (sanitario, ambientale, sicurezza ecc.). E da questa incredibile affermazione, crediamo anche discenda l’art. 55 del Piano delle Regole con una

davvero singolare norma che prevede una serie di obblighi stringenti per le proprietà dei terreni agricoli interni alle aree IC al fine di evitare che diventino “aree franche per la dispersione dei rifiuti”. Ecco, se una così forte attenzione al “problema” degli orti abusivi fosse indirizzata anche a quella delle aree dismesse, potremmo forse pronunciarci in modo più favorevole per il tema in argomento. Ma così non è, anzi, un esempio su tutti dimostra la fragilità degli strumenti ad oggi previsti per orientare in senso rigenerativo le aree dismesse esistenti: l’area dismessa ex Siltal e la normativa prevista per l’AT2.B. Oltre a rimandare nel tempo la programmazione organica dell’intero ambito di trasformazione AT mediante un Masterplan, l’unico incentivo che attualmente il Documento di Piano individua per attrarre progetti di riqualificazione è una sorta di premio volumetrico. Di per sé non si critica questa scelta, anche se avremmo preferito altri strumenti, per esempio di tipo economico/fiscale, se non fosse che nel medesimo ambito AT2, adiacenti all’AT2.B, vi sono ampie aree libere che la Variante prevede edificabili e che inevitabilmente costituiscono una alternativa maggiormente percorribile per gli operatori immobiliari. Infine non si comprendono le intenzioni dell’Amministrazione quando a pag. 45 della Relazione afferma che gli ampi comparti in disuso Mivar ed Enel di via Crivellino devono mantenere la loro funzione originaria per “consolidare l’impianto insediativo esistente”. Di fatto ci si chiede se si stia rimandando l’occasione per ripensare questi enormi spazi che la città aspetta di vedere riqualificati o rifunzionalizzati. In definitiva e in linea generale, l’ampia offerta di aree libere edificabili che questa Variante propone – esaminata al precedente capitolo sul consumo di suolo – costituisce un forte deterrente alla rigenerazione di tutte le aree dismesse di Abbiategrasso vanificando proprio quell’obiettivo di rigenerazione urbana che la stessa Amministrazione si è prefissata nei propri documenti programmatici.

d. Mobilità sostenibile

In tema di mobilità, la Variante in esame non offre elementi di valutazione se non il riferimento alla strada di collegamento Vigevano-Malpensa vista soltanto nell’ottica locale di nuova circonvallazione (in quanto si andrebbe ad aggiungere alla via Dante) che, un ’ semplicisticamente, secondo gli estensori della Relazione devierebbe tutto il traffico permettendo di connettere quartieri edificati oltre la via Dante. Seppure tra le righe, si legge quindi un’accondiscendenza alla nuova tangenziale senza un’analisi degli effetti negativi che inciderebbero sui valori che proprio questo Pgt vorrebbe perseguire, come la riduzione del consumo di suolo, l’identità rurale, le valenze paesaggistiche di certi beni culturali ecc. Né gli estensori sembrano voler affrontare il tema delle risorse economiche di cui avrebbero bisogno gli interventi di “riconnessione” per essere realizzati né il tema dei cospicui flussi di traffico che comunque permarrebbero lungo la via Dante per via degli spostamenti più brevi diretti in centro o a nord della città così come di quelli diretti nelle numerose attività commerciali e terziarie esistenti lungo la stessa via Dante.

Potenziamento mobilità ferroviaria Abbiategrasso ha la grandissima fortuna di essere collegata con Milano da una parte, e con la Lomellina/Piemonte dall’altra, attraverso una linea ferroviaria metropolitana che entra nel cuore della città.

Il tratto del centro abitato, ancorché fonte di disturbo per i frontalieri, deve essere considerato una grandissima opportunità: il PGT, e al suo interno l’impostazione delle scelte trasportistiche, deve essere basato su questa incontrovertibile realtà. Scelte sbagliate di passate amministrazioni regionali, provinciali e cittadine ci hanno lasciato la cattiva eredità del progetto stradale di collegamento Magenta-Abbiategrasso – Tang. Ovest comprensivo della diramazione verso Vigevano. Se si realizzassero le due non utopistiche proposte (abbandono del progetto stradale e raddoppio ferrovia) Abbiategrasso farebbe una salto di qualità che la porterebbe ai vertici quantomeno metropolitani. La lettura dei documenti attualmente depositati rivela però una debolezza di analisi e pianificazione che ci preoccupa molto. Sparisce l’ATS 2.1 che il vigente PGT riservava appunto al progetto di raddoppio ferroviario, e in sua sostituzione compare semplicemente un retino di demarcazione delle fasce di rispetto ferroviario. Non si fa menzione del progetto definitivo di raddoppio depositato al CIPE, né del Piano Regionale dei Trasporti e della Mobilità (PRMT) adottato dal Consiglio Regionale che prevede sia il raddoppio sia l’attestazione della linea suburbana S9 ad Abbiategrasso. Non si fa menzione di quanto hanno proposto i Tavoli di partecipazione né la cittadinanza in merito alla grande opportunità di spostare il capolinea della S9 da a un’area retrostante all’Annunciata. Addirittura la proposta di Variante in esame rischia di impedire per sempre la possibilità di portare l’S9 in città perché le aree vocate a quest’opera sono invece edificabili a scopo residenziale e commerciale. Si chiede quindi che la Variante sia completamente rivista sotto questo profilo e si apra all’ascolto di un tema praticamente ignorato dal Piano ma che in città è di piena attualità.

Percorsi ciclabili Manca una strategia complessiva per lo sviluppo della mobilità ciclistica: si chiede di evidenziare in un’apposita tavola le piste ciclabili esistenti e quelle previste, evidenziando gli assi e i nodi critici (più volte segnalati dai cittadini e dalle associazioni) al fine di integrare i documenti con le necessarie soluzioni urbanistiche. Si pensi, per esempio, alla mancanza di percorsi protetti di collegamento tra le ciclabili lungo il e di Bereguardo e le aree interne della città (snodo di Castelletto, snodo all’altezza del ponte della Milano-Baggio), alla discontinuità del percorso esistente in e di quello sterrato adiacente alla cascina Poscallone e via Ginibissa. Poco giova la felice previsione di una ciclabile nell’area Ovest della città in sostituzione della cosiddetta “Strada Parco” del PGT vigente, se non viene inserita in una programmazione della mobilità ciclabile di più ampia scala e supportata da un’analisi D/O.

B. Documento di Piano

1. Relazione con la pianificazione sovracomunale.

1.1. Zona I.C. (Iniziativa Comunale) del Parco del Ticino e Ambiti Agricoli Strategici del PTCP

La proposta di piano sembra occuparsi poco delle relazioni tra la pianificazione comunale e le pianificazioni sovra ordinate. Si limita a recepirne gli obblighi vigenti (forse con qualche dimenticanza: vedi zona umida dell’Annunciata). Ciò sembra sottendere una sorta di “fastidio” verso ogni scelta pianificatoria che provenga dall’esterno dei confini comunali. La proposta non ignora ciò che non può

ignorare perché prescrittivo e prevalente, ma per il resto si sottrae completamente a un confronto con una visione sovracomunale del territorio: una sorta di “padroni in casa propria”, laddove possibile. Con il risultato di subire passivamente le previsioni territoriali esogene. Ci riferiamo in particolare alle previsioni territoriali del Parco del Ticino (PTC del parco) e del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale che diventerà presto Piano Territoriale della Città Metropolitana di Milano.

1.2. Zona IC (Iniziativa Comunale) del Parco del Ticino Il PGT vigente (2010), con l’indispensabile consenso dell’Ente Parco, operò alcuni ampliamenti della “Zona di Iniziativa Comunale”, quella zona che si configura come una sorta di “deroga”, prevista dalla legge, ai vincoli normalmente vigenti in un’area protetta (Fig. 1).

Fig. 1

La modifica più significativa ha riguardato l’area agricola a sud-est del centro abitato che, con il PGT del 2010, si è estesa fino al previsto tracciato della famigerata nuova circonvallazione. Come previsto dal PGT adottato nel dicembre 2009, tale modifica era funzionale all’espansione edificatoria in tutto il comparto per un totale di circa un milione di mq. Fortunatamente il parere rilasciato dalla Provincia di Milano mise un freno decisivo a tali catastrofici intenti, e il PGT venne

approvato con le opportune modifiche che hanno fin qui impedito l’edificazione. La crisi economica ha poi spento ogni programma speculativo, almeno momentaneamente. Però i nuovi confini della Zona I.C. sono rimasti tali. Già nelle istanze inviate da Legambiente nella fase iniziale del procedimento di variante generale in esame si faceva notare la necessità, quanto meno, di riportare i confini della Zona I.C. a quelli originari. Tale istanza fu ribadita più volte sia nelle occasioni di consultazione collettiva che in altre, anche recenti, di consultazione singola con tecnici e amministratori. Per contro si constata che nella Proposta di Piano tale suggerimento è stato completamente ignorato, senza neppure fornire le dovute spiegazioni. Non si comprende infatti la ragione per cui viene rifiutata l’opportunità di “mettere al sicuro” la tutela di tale territorio attraverso una proposta di re- inserimento nei “reali” confini del Parco. Ciò premesso si propone di modificare le cartografie del Piano riducendo le Zone di Iniziativa Comunale attraverso l’esclusione delle quattro aree agricole evidenziate nelle fig. 2a e 2b e, conseguentemente, sottoporre tali aree alle prescrizioni dell’art. 40 (anziché il 41). Se adottata dal Consiglio Comunale tale operazione costituirebbe proposta di modifica del PTC del Parco del Ticino; proposta che si ha ragione di credere il Parco accoglierebbe senza esitazioni. Qualora, malauguratamente, non venisse accolta la presente osservazione, in seconda istanza si propone di adottare tali modifiche quanto meno per la totalità della zona agricola a sud-est del centro abitato (N. 3 nelle figure 2). Si sottolinea infine che si ritiene indispensabile introdurre la proposta di modifica della zona I.C in fase di adozione del PGT, al fine di consentire all’Ente Parco di valutare tale proposta all’interno del parere di conformità.

1.3. Ambiti Agricoli Strategici del PTCP Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale vigente prevede l’individuazione degli ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico (L.R. 12/2005 – artt. 15 e 18). Uno dei criteri a suo tempo adottati dalla Provincia di Milano per orientare tale individuazione fu quello di escludere da tale zonizzazione tutte le zone I.C. dei parchi regionali. Tale criterio, non condivisibile, riguardò pertanto anche aree agricole che, ai sensi di legge, avevano e hanno tutte le caratteristiche per essere incluse. Uno dei casi più eclatanti dell’applicazione di tale criterio fu quello di escludere l’area agricola indicata con il numero 3 nella fig. 2, nonostante sia una delle aree agricole più pregiate della provincia di Milano. Anche in conseguenza dell’auspicabile accoglimento dell’osservazione di cui al punto 1 (esclusione dalle zone I.C.) appare logico e naturale che il nuovo PGT di Abbiategrasso, in fase di adozione, proponga l’inserimento delle quattro aree indicate nelle figure 2 negli ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico del PTCP (ai sensi della L.R. 12/2005 – art. 13 comma 5). La presente istanza è in ogni caso valida anche nel malaugurato caso non venisse accolta l’osservazione di cui al punto 1. Anche in questo si segnala che, come previsto dalla legge 12, è indispensabile introdurre la proposta di modifica del PTCP obbligatoriamente nella fase di adozione del PGT. Un eventuale rinvio necessiterebbe di una successiva procedura di nuova variante del PGT.

Fig. 2a

Fig. 2b

2. Cap. 9.2. AT2 / porta di nord est

Si rileva che gli obiettivi e le previsioni urbanistiche di tale ambito non tengono conto, se non in minima parte, dei risultati dei tavoli di partecipazione né delle osservazioni a più riprese presentate da questa associazione, né della stessa Delibera di Giunta n. 240/2012 che prevedeva la cancellazione del centro commerciale, l’istituzione del Parco dell’Annunciata e la tutela dell’area umida. Si apprezza la conservazione di una parte di territorio riservata all’agricoltura, su cui però è

necessario un maggiore livello di tutela come già indicato considerato il valore ambientale/paesaggistico che svolge in questa particolare zona della città.

Si ribadisce quindi la volontà che questo ambito sia destinato completamente ed esclusivamente alla valorizzazione ambientale, storica e paesaggistica, conservando i beni monumentali e naturali in esso presenti (complesso dell’ex convento dell’Annunciata e relative pertinenze storiche tra cui le vestigia dell’antico orto e le mura rimanenti, la roggia Cardinala comprensiva dei manufatti idraulici, il Naviglio Grande e relativa ciclabile, l’area umida tutelata e vincolata dal Ptcp) escludendo qualsiasi nuova previsione di trasformazione dei luoghi se non in chiave di potenziamento della ferrovia, creazione del parco urbano dell’Annunciata e valorizzazione degli elementi storici, paesaggistici e naturalistici citati.

L’unica trasformazione edilizia contemplabile deve essere indirizzata sull’ampia area dismessa (ex Siltal), prevedendo non incentivi volumetrici ma di sgravio economico/fiscale. La compresenza di ampie AT su aree libere adiacenti – così come attualmente previsto dalla Variante - costituisce invece un deterrente alla riqualificazione dell’area dismessa in quanto si rivela una più interessante alternativa - sotto il profilo economico - per gli operatori immobiliari vanificando l’obiettivo di rigenerazione urbana che il Pgt si prefigge. Il nuovo PGT dovrebbe invece individuare un solo ambito di trasformazione corrispondente al perimetro dell’area industriale dismessa, al più comprendendo solo altri edifici all’intorno più o meno in disuso o sottoutilizzati. Il progetto di questo ambito dovrebbe essere realizzato, magari attraverso un “concorso di idee”, liberando gli spazi più contigui all’ex convento in modo tale da valorizzare ancora meglio il sito. Le non trascurabili risorse economiche che collettività ha investito negli anni passati per recuperare il sito dell’Annunziata, risulterebbero sprecate se si insediassero nelle vicinanze funzioni incompatibili. Al contrario un recupero dell’ex-Siltal in sinergia architettonica/funzionale con l’ex convento, potrebbe trasformate l’odierna “periferia” nella parte più pregiata della città fuori dal centro storico. La dimensione dell’operazione di recupero sembra garantire anche dal punto di vista economico la sua fattibilità senza la necessità di prevedere eccessive quantità volumetriche.

Inoltre si rivela profondamente contraddittorio con la citata Delibera 240/2012 e con le volontà espresse dai cittadini e da questa associazione, la possibilità di realizzare medie strutture di vendita su ben tre sotto-ambiti. Se questo scenario fosse completamente realizzato, sull’intero ambito si potrebbero costruire tre distinte attività commerciali per una superficie di vendita complessiva fino a 7.500 mq!

Manca in definitiva una strategia complessiva per questa area che pure ignora il tema del trasferimento della S9, più volte richiesto all’amministrazione da molteplici soggetti pubblici e privati. L’arrivo della S9 concorrerebbe tra l’altro a valorizzare il complesso dell’Annunciata e renderebbe maggiormente appetibile la stessa area dismessa attirando investimenti che ovviamente andrebbero indirizzati adeguatamente per creare appunto un polo culturale di valenza sovralocale servito da uno snodo intermodale ferroviario/stradale/ciclabile facilmente integrabile.

Infine si evidenzia con rammarico l’assenza di un’analisi e di una proposta di valorizzazione ambientale/ecologica dell’area, addirittura non segnalando il vincolo ex PTCP, non prefigura scenari di realizzabilità e fruibilità del tanto richiesto e atteso Parco dell’Annunciata, né tanto

meno identifica con sufficiente approfondimento e regolamentazione la roggia Cardinala come un’importante elemento della Rete Ecologica Comunale.

3. Cap. 9.5 – AT5A / Linea di margine di Castelletto

La previsione di questo nuovo ambito di trasformazione, introdotto quindi ex novo rispetto al PGT vigente, sorprende per la mancanza di trattazione durante i tavoli di partecipazione che il Comune ha condotto dal 2013 ad oggi, pertanto se ne critica già il metodo seguito per averlo introdotto senza un preventivo dialogo con la città. Si critica inoltre l’ambiguità con cui gli estensori cercano di giustificare la necessità di questa lottizzazione, adducendo motivazioni che molto assomigliano a quelle utilizzate nel tanto criticato PGT vigente della precedente amministrazione: “…dare compimento alla forma urbana di Castelletto, attraverso il disegno di un nuovo tessuto insediativo in grado di definire il fronte urbano più occidentale dell’abitato” . Motivazioni totalmente aleatorie e contrastanti con gli obiettivi enunciati in principio nella Relazione del Documento di Piano, tra cui il contenimento di consumo di suolo in quanto siamo in presenza di un vero e proprio nuovo consumo di suolo su aree libere, e il mancato raggiungimento degli standard a 50 mq/ab perché si propone invece un indice di 45 mq/ab.

Si chiede pertanto che tale Ambito venga completamente stralciato per il forte consumo di suolo (agricolo) che comporta e per l’impatto sulla elevata sensibilità paesaggistica di questa area.

4. Rete Ecologica Comunale

Di tale lacuna – che si pone in contrasto con la normativa ex Lr 12/2005 - si dirà nel successivo capitolo del Piano del Regole e del Rapporto Ambientale.

C. Piano delle Regole

a) Tutela del paesaggio

Rispetto al PGT vigente, gli indirizzi di tutela del paesaggio risultano drasticamente impoveriti. Di fatto mancano le norme sulla roggia Cardinala, sui paesaggi più degradati, che invece costituivano un’ossatura normativa che invece avrebbe dovuto essere irrobustita anziché demolita. Di questa scelta non si trova spiegazione in alcun documento e di certo non è stata avanzata nei tavoli di partecipazione a cui ha partecipato questa associazione. Si chiede quindi un approfondimento su questo tema, particolarmente importante e significativo in Abbiategrasso, anche in considerazione della criticità che molti ambiti di trasformazione potrebbero manifestare proprio sotto il profilo paesaggistico.

Si chiede anche in quest’ottica di integrare il PdR con le previsioni del PTRA Navigli mediante un’apposita normativa di dettaglio al fine di tutelare in maniera più forte le fasce ricomprese entro i 500 metri dalle aste dei Navigli precludendo la possibilità di nuove edificazioni se non di interesse pubblico.

Si fa notare, inoltre, che alcune nuove norme, come l’art. 17 o l’art 42.5, sembrano fare riferimento a procedure paesaggistiche che non sono consone a un comune, come quello di Abbiategrasso, ricompreso in un parco regionale e quindi sempre soggetto alla disciplina dell’autorizzazione paesaggistica.

b) Rete ecologica comunale (REC)

Pur essendo un obbligo di legge, richiamato anche dalla nota al Comune di Regione Lombardia del 18/7/2013 (prot. Reg. 28028), questo importante strumento è presentato solo sotto forma di cartografia senza l’accompagnamento di una relazione e delle normativa di attuazione connessa come specificato dalla Dgr 10963/2009 che quindi attualmente viene disapplicata dall’Amministrazione. Si chiede quindi di completare questo parte incompleta del PGT, tenendone conto nella VAS, e di condividerla con le parti sociali, enti di competenza, cittadini e associazioni prima dell’adozione del Piano.

c) Art. 8.2 dotazioni di aree pubbliche

Si fa notare che non sembra venire raggiunto l’obiettivo del programma elettorale che prometteva uno standard di 50 mq/ab in quanto si prevede uno standard inferiore.

d) Art. 39 definizioni aree agricole

Si chiede di chiarire la motivazione per cui le aree agricole vengono distinte in aree a valenza naturalistica e produttiva, illustrandone le finalità e i casi di applicazione.

e) Art. 41 aree agricole interne a IC

Qualora venisse accolta la richiesta di sottoporre tutte le aree agricole all’art. 40 (esterne all’IC) si provveda a stralciare il presente articolo.

f) Art. 42 bis - Prescrizioni minime per i trattamenti fitosanitari

Si chiede di introdurre questo nuovo articolo, in ossequio alla nuova Direttiva europea sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari 2009/128/CE recepita dal D.Lgs 14 agosto 2012 , n. 150:

1 .Tutti i prodotti fitosanitari (PF) devono essere impiegati osservando scrupolosamente tutte le prescrizioni e le modalità d’uso indicate sull’etichetta, evitando in modo assoluto ogni uso improprio e dosaggi superiori a quelli previsti.

2. Al fine di contenere i rischi connessi agli effetti negativi legati alla deriva dei prodotti fitosanitari, è obbligatorio effettuare i trattamenti fitosanitari in modo tale da evitare che le miscele raggiungano strade, edifici pubblici e privati e relative pertinenze, orti, giardini, parchi, aree ricreative e altre coltivazioni.

3. Nella fascia di 50 metri degli appezzamenti adiacenti agli abitati ,case , edifici pubblici , cascine , è vietato l’utilizzo dei PF classificati T+, T , Xn, e dei prodotti insetticidi per colture sviluppate in

altezza quali mais e sorgo. Qualora fosse necessario un trattamento devono essere sempre utilizzati tutti gli accorgimenti volti ad evitare la deriva: pompe a bassa pressione, ugelli anti deriva, assenza di vento. Ove possibile, i trattamenti, anche a bassa pressione, devono essere effettuati in orari in cui è minore il transito delle persone, ore serali, e nelle scuole durante l’assenza dei frequentatori

4. Allo scopo di consentire l’identificazione delle irroratrici che contengono PF classificati T+ o Xn deve essere apposto su ciascuna fiancata dell’irroratrice un cartello circolare di colore rosso di diametro minimo di 30 cm.

5. Nelle “Aree di rispetto” relative ai punti di prelievo di acque destinate al consumo umano, sia pubbliche sia private, i trattamenti devono essere eseguiti solo sulla base delle indicazioni di uno specifico piano di utilizzazione che tenga conto delle colture, delle tecniche agronomiche e della vulnerabilità delle risorse idriche. In mancanza di diversa limitazione, l’area di rispetto ha un’estensione di 200 metri di raggio dal punto di captazione di acque sotterranee o di derivazione di acque superficiali.

6. E’ fatto obbligo di avvisare la popolazione, durante il trattamento con prodotti T, T+ e Xn e per il tempo di rientro, esponendo nelle aree frequentate dalla popolazione opportuna segnaletica indicante il divieto di accesso alle persone non addette ai lavori e a quelle non adeguatamente equipaggiate, recante la dicitura: “ATTENZIONE AREA TRATTATA CON PRODOTTI FITOSANITARI”. Il cartello deve contenere anche un simbolo di pericolo per essere comprensibile a chiunque in modo immediato, la data e l’ora del trattamento, la sua finalità e la durata del divieto di accesso all’area trattata.

7. Qualora l’etichetta del prodotto fitosanitario non riporti il tempo di rientro, questo dovrà essere di almeno 48 ore.

g) Art. 55 zone agricole interne a IC

Pur comprendendo le finalità della norma, non se ne condivide la modalità attuativa perché non la si ritiene attuabile. Inoltre tale norma sarebbe superflua qualora si provvedesse fin da subito a classificare tutte le zone agricole all’esterno del perimetro IC come più sopra argomentato.

h) Art. 53 bis – Tutela dei manufatti idraulici storici

Si chiede di inserire un nuovo articolo per conservare i manufatti idraulici storici che costituiscono un patrimonio culturale di grande importanza nella nostra zona ma che risulta non sufficientemente tutelato. Si propone un possibile testo: “La relazione paesaggistica dovrà sempre specificare se nell’area oggetto dell’intervento sono presenti manufatti idraulici storici e, nel caso, specificarne le caratteristiche costruttive, lo stato di conservazione, la datazione stimata, la relazione con il reticolo idrico e allegare una fotografia recente. Di tali elementi la Commissione del Paesaggio dovrà obbligatoriamente tenere conto in chiave di conservazione e valorizzazione compatibilmente con il valore del manufatto”.

D. Piano dei Servizi

Si fa notare che il Piano dei Servizi non è incluso nella documentazione depositata e accessibile al pubblico. Pertanto non è possibile formulare un’esaustiva dissertazione su tale documento. Ci si limita quindi a esporre delle osservazioni in base a quanto sinteticamente descritto nella Relazione da pag. 50 a pag. 57.

a) Parco dell’Annunciata Questo importante intervento, richiesto a più voci, viene affrontato in maniera sbrigativa senza documenti né cartografia di dettaglio. Il tema è troppo importante per essere affrontato così superficialmente. Si chiede pertanto di integrare tutti i documenti del PGT con un apposito capitolo che spieghi con quale modalità il Comune intende realizzare tale Parco, così come ripetutamente richiesto dalla cittadinanza, nei momenti di partecipazione del Pgt e non solo.

b) Piscina comunale Questo importante tema per la città che riguarda lo spostamento della piscina e che, nei piani del Comune, prevede la chiusura della struttura esistente in favore di una lottizzazione residenziale, sembra non essere affrontato dal PdS e si rintraccia solo a pag. 41 della Relazione dove si specifica che il PA21 sarà modificato con l’inclusione della piscina esistente (per una sua eliminazione) come mero recepimento del Piano delle Alienazioni modificato con delibera consiliare del 21/7/2015. A nostro avviso in questo modo si mortifica completamente il Pgt come strumento deputato alla pianificazione delle grandi trasformazioni della città, senza oltre tutto spiegare le ragioni di tale scelta e indicare l’area futura della nuova piscina.

c) Infrastrutture Si veda quanto già richiesto nei capitoli precedenti in merito alla richiesta di includere nel Pgt un progetto organico che contempli sia il raddoppio della linea ferroviaria fino a Mortara, sia una nuova stazione di attestazione della linea suburbana S9 nei pressi dell’Annunciata, tenendo conto anche di quanto previsto da Strumenti sovraordinati come il PRMT e il PTCP.

II. Valutazione Ambientale Strategica

A. Rapporto Ambientale

In generale non si ha traccia delle osservazioni depositate in data 10 agosto 2015 relativamente al Documento di Scoping e di conseguenza si ritiene assolutamente di facciata il percorso di partecipazione e ascolto con cittadini e associazioni che viene descritto nei primi capitoli del Rapporto.

Si ravvisa inoltre la mancanza di alcuni elementi che avrebbero dovuto costituire oggetti di valutazione e che, a nostro avviso, ne inficiano le conclusioni che infatti risultano eccessivamente ottimistiche. Si provvede di seguito a elencare tali debolezze del RA che, in quanto connesse alle precedenti osservazioni al PGT, sono soltanto accennate in maniera sintetica:

• Si ritiene molto grave che non sia stata depositata la documentazione relativa alla rete ecologica comunale, se non mediante una tavola senza alcuna relazione di accompagnamento né norme di attuazione, nonostante sia obbligo di legge, richiamato anche dalla nota al Comune di Regione Lombardia del 18/7/2013 (prot. Reg. 28028). Tale lacuna dovrebbe essere stigmatizzata con decisione nel RA e nelle sue conclusioni dall’Autorità competente, richiamando l’Autorità procedente ad adempiere a tale lacuna ai sensi della Lr 12/2005 e come indicato dalla Dgr 10963/2009. Ovviamente tale documentazione dovrà essere depositata ed essere messa a disposizione del pubblico per le opportune osservazioni prima dell’adozione del Piano. • pag 130: la tavola 4 non riporta integralmente la legenda del PTCP e in particolare la voce “Stagni, lanche e zone umide estese (art. 53)” e analogamente nel testo a commento non riporta la presenza dell’area umida lungo via Paolo VI soggetta all’art 53 del PTCP. Di fatto si ignora un forte vincolo di conservazione che deve essere recepito dal PGT e che dovrebbe rientrare nella rete ecologica comunale. Di ciò non si fa menzione neanche nell’analisi di coerenza a pag. 137. • Pag. 137: non si segnala che la Variante PGT si pone in maniera incoerente con gli obiettivi del PTCP rispetto alla tutela ambientale/REC (vedasi omissione del vincolo area umida e bozza alquanto rudimentale della REC), paesaggistica (vedasi previsioni edificatorie in AT2), alla riduzione della pressione insediativa (vedasi nuova previsione edificatoria in AT5), agli ambiti agricoli strategici (vedasi classificazione di tutte le aree agricole all’interno del perimetro IC), mobilità sostenibile (vedasi assenza di pianificazione), sistema infrastrutturale (vedasi assenza capacità pianificatoria per il raddoppio ferroviario e linea S9), valorizzazione turistica (vedasi assenza proposte integrate rete ciclabile/ferroviaria e beni culturali come l’Annunciata). • Pag. 152 – Incoerenza con obiettivi di sostenibilità: si tratta di un’analisi basata esclusivamente sulla comparazione tra principi e non sulle reali scelte che producono effetti, il che produce commenti edulcorati che non hanno alcuna attinenza con le reali previsioni urbanistiche della Variante: non si rileva nemmeno la proposta di una nuova AT prima inesistente, o l’incompatibilità tra AT2 e il vincolo dell’area umida di via Paolo VI, o la grossolanità della REC proposta senza normativa di attuazione.

Abbiategrasso, 12 settembre 2016

F.to Maurizio Vedovati Presidente Circolo Legambiente Terre di Parchi

[email protected] [email protected] www.terrediparchi.org