ORIGINI ED EVOLUZIONE DEL CANE: LA DOMESTICAZIONE ZOOLOGIA CANIDI

I Canidi fanno parte della classe dei Mammiferi e dell‟ordine dei Carnivori. Hanno la caratteristica nell‟avere appuntiti e una dentizione adatta ad una dieta onnivora e uno scheletro adatto ad una locomozione digitigrada. ORIGINE DEI CANIDI

I Canidi hanno una lunga storia evolutiva che parte all‟inizio del Terziario (62 m.a.f.) quando in nord America, Asia ed Europa apparvero i primi MIACIDI, animali plantigradi dal corpo affusolato simili agli attuali mustelidi, che diedero origine a tutti i mammiferi carnivori terrestri. Prohespericus Wilsoni (39 m.a.f.)

Myacis (62 m.a.f.) ?

Hespericus (37 m.a.f.)

Borophagus (20 M.A.F.) Tomarctus

Leptocyon ORIGINE DEL LUPO

Leptocyon

Eucyon

Canis Lepophagus PROGENITORI DEL LUPO E ALTRI CANIDI

Canis Etruscus è attualmente considerato il progenitore del lupo in europa, invece Canis cipio che popolava i Pirenei, sembra essere stato il progenitore dello sciacallo e del . I “PROTOLUPI” ITALIANI Canis Arnensis MIGRAZIONE CANIDI PREISTORIA TEORIE SULL‟ORIGINE DEL CANE

 Il cane domestico appartiene alla famiglia dei Canidi, un gruppo di carnivori che comprende 36 specie viventi, fra cui ad esempio lupi, sciacalli, volpi, coyote, criscioni e cani-procione.  All‟interno di questa famiglia il cane domestico è maggiormente imparentato con lupi, sciacalli e coyote, i quali condividono lo stesso numero di cromosomi, sono potenzialmente interfecondi e producono prole fertile se incrociati fra loro. TEORIE SULL‟ORIGINE DEL CANE

Già nel diciannovesimo secolo Darwin suggerì come i diversi membri della famiglia dei Canidi e del genere Canis, lupi, coyote e sciacalli, potessero tutti aver giocato un ruolo nell‟evoluzione dei cani domestici. Negli anni ‟50 il premio Nobel Konrad Lorenz ipotizzò che alcune razze discendessero principalmente dai lupi ed altre dagli sciacalli e in particolare dallo sciacallo dorato C. aureus. La teoria era supportata sia dall‟aspetto esteriore, sia dal comportamento diverso dei cani di tipo lupus, rispetto a quelli di tipo aureus. La differenza comportamentale era soprattutto riscontrabile nel rapporto di dipendenza dall‟uomo del cane adulto, maggiore per i cani di tipo aureus, e nel periodo sensibile per l‟attaccamento al padrone, che era molto più breve e precoce nei cani di tipo lupino. I cani di tipo aureus non avrebbero avuto nessuna difficoltà ad identificare nel padrone il ruolo del genitore-guida per tutta la vita, mentre i cani di tipo lupino avrebbero (come succede per i lupi e i dingo addomesticati) messo in discussione la posizione gerarchica del padrone una volta diventati adulti, per riconoscerla solo se il padrone si fosse rivelato all‟altezza di un vero capobranco. DISCENDENZE / STIRPI / INIZIO DELLE RAZZE LINEE DI SANGUE

SCIACALLESCHE LUPINE

Comportamento vincolare Fedeltà al capobranco del cucciolo selvatico

Manifestazione di Coesione fra appartenenti infantilismo Indipendenza con la piena Manifestazione maturità parziale permanente

DIPENDENZE ALIMENTARI IL VERO ANTENATO DEL CANE IL VERO ANTENATO DEL CANE

Sulla base di studi anatomici, fisiologici e comportamentali, la maggior parte dei biologi considerava il lupo come l‟antenato più probabile dei cani domestici (e.g. Zimen 1981), ma solo nel 1997 la questione fu risolta da un gruppo di scienziati guidato da Robert Wayne presso l‟Università della California (Los Angeles), comparando i geni di cani domestici con quelli di lupi, coyote e sciacalli, con tecniche di biologia molecolare (Vila et al. 1997). Il gruppo guidato da Wayne raccolse campioni di sangue, tessuti e peli di 140 cani di 67 diverse razze, 162 lupi provenienti da 27 diverse popolazioni dal Nord America, Asia e medio Oriente, 5 coyote, 2 sciacalli dorati, 2 sciacalli dalla gualdrappa e 8 sciacalli dell‟Abissinia (Canis simensis, conosciuto anche come lupo dell‟Etiopia). IL VERO ANTENATO DEL CANE

Quando Wayne esaminò i campioni di DNA mitocondriale, trovò che lupi e coyote differivano per circa il 6%, mentre cani domestici e lupi differivano solo per l‟1%, cosa che già faceva propendere per attribuire al lupo la paternità dei cani domestici. Il gruppo di Wayne focalizzò quindi l‟attenzione su una piccola porzione del DNA mitocondriale chiamata „regione di controllo‟, che varia ampiamente fra le diverse specie di mammiferi. Fra le 67 razze di cani trovarono 26 diverse sequenze nella regione di controllo, che risultò quindi essere altamente polimorfica. Nessuna razza aveva una propria sequenza caratteristica, ma piuttosto le razze condividevano un comune pool di diversità genetica. Coyote e sciacalli erano geneticamente molto diversi dai cani domestici rispetto ai lupi, infatti ciascuna sequenza di coyote o sciacallo differiva da ciascuna sequenza di cane domestico per almeno 20 loci e spesso per un numero molto maggiore. Questo fu risolutivo nello stabilire che i cani sono lupi addomesticati. L’ETÀ DEL CANE

Lo studio del gruppo di ricerca guidato da Wayne permise anche di stimare l‟età del cane domestico dalle sequenze generate per mezzo del cosiddetto “orologio molecolare”. La più antica testimonianza fossile di cane domestico è datata 12.000-14.000 anni, più o meno quando sorse l‟agricoltura. Ma questo non è un tempo sufficiente per giustificare una tale differenza nel DNA mitocondriale di lupo e cane. Forse, prima di allora, i cani non erano molto diversi esteriormente dai lupi, e quindi non hanno lasciato fossili riconoscibili come di „tipo canino‟. La divergenza genetica tra lupo e cane domestico suggerisce che le due specie si siano separate da almeno 135.000 anni. LA DOMESTICAZIONE

Per addomesticazione o addomesticamento si intende in genere il processo attraverso cui una specie animale o vegetale viene resa domestica, ovvero abituata alla convivenza con l'uomo e al controllo da parte di quest'ultimo. Per molte specie, l'addomesticamento ha comportato notevoli mutamenti nel comportamento, nel ciclo di vita e addirittura nella fisiologia. LA DOMESTICAZIONE DEL LUPO

La scoperta di impronte e di resti ossei di lupi nei territori occupati dall'uomo in Europa risale a 40.000 anni fa benché il loro reale utilizzo da parte dell'Homo sapiens non sia ancora riscontrato su affreschi preistorici.

In quest'epoca, l'uomo non era ancora sedentario e si nutriva dei prodotti della sua caccia, quindi seguiva le migrazioni delle sue prede. I cambiamenti climatici - fine di un periodo glaciale e riscaldamento brusco dell'atmosfera - che si sono verificati circa 10.000 anni fa, nel passaggio dal pleistocene all'olocene, hanno portato alla sostituzione delle tundre con le foreste e, di conseguenza, alla rarefazione dei mammut e dei bisonti a vantaggio dei cervi e dei cinghiali. LA DOMESTICAZIONE DEL LUPO

Questa diminuzione delle prede tradizionali ha spinto gli uomini ad inventare nuove armi e ad adattare le loro tecniche di caccia. Si trovarono allora in concorrenza con i lupi che si nutrivano delle stesse prede e utilizzavano gli stessi metodi di caccia in branco facendo ricorso a "battitori".

L'uomo ha dovuto allora, in modo del tutto naturale, tentare di rendere il lupo suo alleato nella caccia cercando, per la prima volta, di addomesticare un animale molto prima di diventare sedentario e di allevare il suo bestiame. In questo modo, il cane primitivo era indiscutibilmente un cane da caccia e non un cane da pastore. DALL'ADDOMESTICAMENTO DEL LUPO ALLA SUA DOMESTICAZIONE

La domesticazione del lupo accompagna dunque il passaggio dell'uomo dal periodo di "predazione" al periodo di "produzione". È certamente iniziato con l'addomesticamento di alcuni individui.

La domesticazione del lupo è iniziata senza dubbio in Oriente, ma non è stata realizzata in un solo luogo, né dall'oggi al domani, se si fa riferimento ai numerosi centri di domesticazione scoperti nei siti archeologici. DOVE AVVENNE IL PRIMO ADDOMESTICAMENTO DEL CANE?

Dato che il lupo è una specie a distribuzione oloartica, rimane il problema di capire se il cane domestico si sia evoluto dai lupi indipendentemente nella regione Paleartica e Neartica, o se i cani del Vecchio Mondo abbiano colonizzato il Nuovo Mondo al seguito degli umani. Leonard et al. (2002) ha isolato il DNA dalle ossa di 37 cani trovati in siti archeologici in Messico, Perù e Bolivia. Tutte le ossa risalivano al periodo precedente all’arrivo di Colombo nel Nuovo Mondo. Gli antichi cani latino-americani sono risultati più vicini geneticamente ai lupi eurasiatici rispetto a quelli nord-americani, suggerendo quindi che i cani del Nuovo Mondo siano discendenti dei lupi del Vecchio Mondo. Lo stesso tipo di analisi è stata effettuata per le ossa di cani provenienti dall’Alaska. Questi risultati indicano come sia i cani antichi che quelli moderni presenti sulla Terra discendano dai lupi del Vecchio Mondo. Questo significa che gli umani che colonizzarono l’America 12.000- 14.000 anni fa erano accompagnati da cani, dato che non vi è stato alcun processo separato di domesticazione da allora. MA PERCHÉ PROPRIO IL CANE? PERCHÉ L’UOMO SI UNÌ A UN ALTRO ESSERE VIVENTE?

Ci sono varie ipotesi a riguardo. In generale si può dire che l'addomesticamento del cane avvenne per un concorso di fattori casuali, emotivi e opportunistici. L'uomo e il cane selvatico vivevano nello stesso habitat, entrambi andavano a caccia per procacciarsi il cibo, per cui si incontravano e scontravano molto spesso. Facile che in uno dei tanti scontri il cacciatore uccidesse mamma cagna e che di fronte ai cuccioli rimasti orfani si intenerisse, fino ad adottarli. I segnali infantili dei cuccioli hanno sempre esercitato un forte ascendente sull'uomo, stimolando la sua componente emotiva e lo spirito di protezione e bloccando l'eventuale aggressività interspecifica. Sappiamo che il possesso di lupi-cani poteva essere segno di prestigio per i cacciatori preistorici.

Teoria della giumenta LE MA PERCHÉ PROPRIO IL CANE? PERCHÉ L’UOMO SI UNÌ A UN ALTRO ESSERE VIVENTE? ORIGINI

Nel corso di millenni si è consolidata quindi una sorta di simbiosi, di convivenza con vantaggi reciproci, tra lupi e uomini. Sembra così possibile che i nostri antenati abbiano cominciato ad offrire attivamente cibo Tomba di Beni Hasan, ai lupi, mostrando loro in questo Egitto, 1900 a.c. modo una fondamentale prerogativa del lupo capobranco, la capacità di procurare cibo, e iniziando così a costruire una “relazione”. MA PERCHÉ PROPRIO IL CANE? PERCHÉ L’UOMO SI UNÌ A UN ALTRO ESSERE VIVENTE?

Associate all'elemento affettivo c'erano poi quelle caratteristiche tipiche che rendono alcune specie animali più addomesticabili di altre (preadattate): l'alimentazione molto varia; la scarsa paura dell'uomo; la grande capacità di adattamento a stili ed ambienti diversi di vita; la tendenza alla vita collettiva ed all'organizzazione gerarchica dei gruppi sociali al cui vertice l'uomo poteva subentrare come sostituto del capo branco; la tendenza a sviluppare forti legami sociali in una fase ben precisa della crescita (imprinting) che l'uomo poteva sfruttare per consolidare definitivamente il legame con l'animale. Infatti i cuccioli che in questa fase si trovavano a vivere tra gli uomini, a loro si affezionavano per sempre come al proprio capo branco. MA PERCHÉ PROPRIO IL CANE? PERCHÉ L’UOMO SI UNÌ A UN ALTRO ESSERE VIVENTE?

Uomo e lupo sono due specie molto diverse, ma presentano alcuni comportamenti sorprendentemente simili: sono infatti specie molto sociali, fortemente collaborative e relazionali. Hanno sofisticati moduli di comportamento che consentono loro di creare interazioni positive e utili coi compagni. In entrambe gli individui sanno riferirsi ad un capo intelligente e protettivo, in grado di assicurare cibo e sicurezza, e di controllare le tensioni nel gruppo senza dover usare violenza. A questo proposito va sottolineato che la domesticazione del cane non è avvenuta su basi di coercizione ma, come scherzano alcuni ricercatori, in seguito ad una sorta di “ grande abbaglio” preso dai lupi: da alcuni lupi che hanno cominciato a far riferimento a un altro mammifero, un bipede molto intelligente e capace di nutrire e di proteggere efficacemente il suo clan. I DATI ARCHEOLOGICI

L'antichissima relazione, ancora così diffusa e soddisfacente, tra uomini e cani, è iniziata probabilmente tra 25.000 e 15.000 anni fa, durante la fase terminale dell’ultima glaciazione. I DATI ARCHEOLOGICI

Reperti fossili di cani già addomesticati, per quanto ancora molto simili ai lupi, sono stati trovati in Bielorussia e Germania (16.000-13.000 anni fa), in Palestina e Irak (12.000 anni fa), mentre le prime raffigurazioni che ritraggono cani si trovano nell’arte rupestre della Spagna orientale e del Sahara libico (11.000-10.000 anni fa). I DATI ARCHEOLOGICI

La prima testimonianza di un legame anche affettivo tra uomo e cane viene da Israele (sito di Ein Mallah, circa 12.000 anni fa): è la sepoltura di un uomo anziano che appoggia la testa e una mano sul corpo di un cucciolo. Studi recenti collocano la domesticazione del cane nell’area geografica corrispondente a Europa centromeridionale, Asia centrale, Medio Oriente e Africa settentrionale ( il cosiddetto “Paleoartico”). Sappiamo che sicuramente il cane era già addomesticato nei più antichi livelli mesolitici (10.000 anni fa) in Europa, in popolazioni che non avevano ancora addomesticato alcun animale. I DATI ARCHEOLOGICI La domesticazione e la selezione da parte dell‟uomo hanno portato il Lupo, in generazioni successive, ad assumere quelle sembianze che oggi vediamo sempre sotto i nostri occhi, a volte portando anche a chiederci: ma come fa QUELLO ad essere venuto dal Lupo??

In effetti, guardando razze come il Bulldog, il Carlino, il Chihuahua, lo Sharpei o altri cani molto particolari, non è proprio semplice accettare per buono il fatto che TUTTI i cani derivano da quel maestoso animale che è il Lupo!!

Eppure è così. Gli studi della moderna genetica molecolare hanno confermato la teoria a lungo discussa del Lupo come UNICO e SOLO antenato del cane!

Il punto di inizio fu proprio la domesticazione del Lupo da parte dell’uomo e la relativa selezione, seppur inconsapevole, da parte dello stesso.

L’uomo, inizialmente, non operava una selezione mirata, non sapeva ciò che poteva ottenere controllando gli accoppiamenti, ma la selezione avvenne permettendo l’accoppiamento e quindi la riproduzione solo dei soggetti più docili.

La prima caratteristica selezionata fu quindi la docilità. E’ interessante analizzare l’esperimento del genetista russo Dmitri Belyaev, che studiò il processo di addomesticamento delle volpi da pelliccia negli anni Quaranta.

Le volpi campione erano difficili da trattare, si comportavano cioè come un qualsiasi animale selvatico non abituato alla presenza umana. Decisero quindi di operare la selezione in base ad un’unica caratteristica caratteriale: la docilità verso l’uomo. ESECUZIONE:

- All’età di un mese veniva offerto ai cuccioli del cibo cercando al contempo di carezzare e manipolarle. Questo esperimento veniva eseguito in due circostanze: in presenza degli altri cuccioli e in loro assenza, routine che veniva ripetuta una volta al mese per otto mesi.

- A questo punto venivano classificate le volpi in base alla docilità dimostrata: classe I, se tentavano di mordere lo sperimentatore; classe II, se si lasciavano accarezzare senza però essere amichevoli; classe III, se si lasciavano accarezzare e si dimostravano amichevoli. Dopo sole 6 generazioni in cui vennero fatte accoppiare solo volpi di classe III, dovettero aggiungerne una nuova, la classe IE (domesticated élite).

Le volpi di questa nuova classe si comportavano come i cani, cercavano attivamente l’attenzione umana, leccavano gli sperimentatori e agitavano la coda. Dopo venti generazioni 35 % delle volpi erano classificate come IE e oggi lo sono il 70 - 80%.

COME E’ POSSIBILE??? I ricercatori ipotizzarono che vi fossero dei cambiamenti a livello ormonale e dei neurotrasmettitori. Il comportamento degli animali, uomo compreso, è mediato infatti da queste sostanze chimiche.

Dall’inizio dell’esperimento venne misurato, infatti, un calo costante nell’attività ormonale delle ghiandole adrenaliniche delle volpi ed un innalzamento dei livelli di serotonina nel cervello rispetto alle volpi selvatiche di controllo.

Oltre a questo anche a livello fisico si cominciarono a notare, dopo alcune generazioni, delle caratteristiche che non si ritrovavano nelle volpi allo stato selvatico, come ad esempio: macchie nel mantello, orecchie pendenti, code corte o arricciate.

Misurazioni del cranio dimostrarono anche che l’altezza e l’ampiezza dello stesso erano inferiori nelle volpi domesticate rispetto a quelle selvatiche. Oltre a questo le volpi domestiche avevano anche un muso più corto e tozzo. Tutti questi cambiamenti sembravano il risultato di modificazioni del loro sviluppo precoce, come se gli adulti avessero mantenuto delle caratteristiche degli stadi infantili. Questo succede anche per il lupo e il cane; in quest’ultimo si ritrovano infatti caratteristiche, come ad esempio l’abbaio, che possiedono i lupi di 4 mesi, ma che da adulti spariscono.

Si verificarono anche modificazioni dello sviluppo: le volpi domestiche aprivano prima gli occhi, reagivano agli stimoli più precocemente di quelle selvatiche e mostravano invece più tardivamente la paura degli stimoli ignoti. Avevano quindi una «finestra» di socializzazione maggiore rispetto alle selvatiche. Inoltre le femmine cominciarono ad andare in calore 2 volte all’anno invece che una come in natura. In base a queste informazioni possiamo sostenere la tesi NEOTENICA, che si basa cioè sulla teoria NEOTENICA.

In base a questa teoria si ritiene che la selezione operata dall’uomo ha favorito quei cani che diventavano capaci di riprodursi in quello che sarebbe stato il periodo adolescente dell’ancestrale lupo (Barbara Gallicchio, 2001).

Con il termine «neotenia» si intende, infatti, il mantenimento di caratteristiche giovanili nell’età adulta.

A diversi gradi di neotenia, corrisponderebbero anche diverse morfologie e attitudini comportamentali. Da non confondersi la NEOTENIA con il «PEDOMORFOSI» (con l’aspetto di un giovane).

A seconda del grado di pedomorfismo, le razze avrebbero diverse capacità di espressione dei comportamenti di sottomissione e dominanza. Ad un aspetto pedomorfico corrisponderebbe quindi anche un comportamento pedomorfico.

La differenza tra neotenia e pedomorfismo è che un soggetto pedomorfico ha sempre e comunque un aspetto giovanile, mentre un soggetto neotenico può avere un aspetto da adulto, ma mantiene un comportamento giovanile. Quindi un animale potrebbe essere neotenico, ma non pedomorfico. Possiamo affermare che la neotenia è stata sì un fatto evolutivo spontaneo, ma è stato anche un tentativo volontario da parte dell’uomo di mantenere il cane più «bambino» possibile. Il cucciolo è, infatti, più gestibile, facilmente educabile, più malleabile e più dipendente dall’uomo.

Quindi i primi «selezionatori» umani cercarono di far accoppiare quei soggetti che mantenevano, al livello psicologico, caratteristiche infantili. Così facendo solo in seguito si resero conto che stavano selezionando anche caratteristiche morfologiche diverse. Nel 1983 Raymond Coppinger, un biologo americano, pubblicò questa tabella che riassume i diversi gradi di sviluppo neotenico. Si può dividere lo sviluppo in 5 stadi:

1° STADIO , o stadio del neonato

I cani al primo stadio neotenico hanno caratteristiche fisiche prepotentemente infantili, tipiche dei cuccioli di lupo nel primo e secondo mese di vita. Il muso è corto, le orecchie piccole e pendenti, il cranio tondeggiante, il corpo tozzo e l'andatura goffa. Psicologicamente il cucciolo è legato esclusivamente alla madre e ai fratelli, e allontanarsi da loro gli provoca paura e stress. Il mondo esterno gli interessa pochissimo, e ha paura di tutto ciò che non conosce: quindi tende a reagire aggressivamente a qualsiasi stimolo estraneo. Razze-esempio: tutti i molossoidi. Questi cani sono lottatori senza inibizioni rituali (che compaiono infatti solo nel lupo adulto), ottimi guardiani perché estremamente territoriali (in loro "tana" e "territorio“ sono addirittura sinonimi), non molto adatti alle attività che richiedano un alto temperamento (ovvero velocità di reazione agli stimoli) e spirito di iniziativa. Non sono gerarchici, perché l'ordinamento gerarchico inizia solo a tre mesi: per loro il concetto di "padrone-capobranco" non esiste. Esiste invece il concetto di "padrone- mamma", perché è questa che amano e rispettano…e a cui, quindi, obbediscono. 2° STADIO, o stadio del gioco

I cani al secondo stadio neotenico si avvicinano al cucciolo di lupo dal terzo al quarto mese di vita. Manifestano curiosità e vivacità verso gli stimoli esterni, giocano spontaneamente con i fratelli e con i genitori, cominciano ad uscire dalla tana e a interagire (sempre in modo ludico) con altri membri del branco, ma diffidano ancora di ciò che conoscono. Provano grande piacere nel prendere tutto in bocca. L'aspetto fisico presenta: orecchie più lunghe, ma in posizione ancora pendente o semieretta, muso allungato e corpo più agile e proporzionato. Razze-esempio: la maggior parte dei braccoidi e soprattutto i retrievers. Sono poco adatti a compiti di guardia e difesa, perché ancora carenti dal punto di vista del coraggio: inoltre hanno ormai abbandonato il legame con la tana, ma non hanno ancora sviluppato una sufficiente territorialità di tipo alimentare/sessuale (tipica dell'adulto). Di indole giocosa e affettuosissima, hanno una vera "passionaccia" per il riporto. Cominciano ad intuire il concetto di gerarchia, ma sono ancora legati anche alla madre: il padrone ideale è quello che sa tenere un comportamento intermedio tra "mamma" e capobranco. 3° STADIO, o stadio del paratore

Corrisponde al lupacchiotto di 4-6 mesi. Le orecchie sono ormai erette o quasi erette, il muso si è ulteriormente allungato, l'andatura è agile e sciolta. In questo stadio il cane non è più in "fase orale" e quindi è meno appassionato al riporto: manifesta invece la tendenza a sorpassare qualsiasi oggetto (o animale) in movimento, "intercettandolo" e tagliandogli la strada. Questo comportamento viene detto appunto "parata" e rappresenta una sorta di preparazione al comportamento predatorio, che si manifesterà poco tempo dopo e che si tradurrà nell'inseguimento della preda e nel tentativo di afferrarla ai talloni. In natura, dai 3 ai 6 mesi, avvengono le fase di ordinamento gerarchico e di ordinamento del branco: quindi questi cani sono già molto gerarchici e collaborativi. Razze-esempio: la maggior parte dei lupoidi, specialmente quelli da pastore. Questi cani sono adatti a compiti di guardia, perché già territoriali; di difesa, perché sono pronti a tutto per il padrone-capobranco; di pista, perché conoscono già le tecniche di caccia che li spingono a usare l'olfatto; di conduzione del gregge, perché tendono a "raggruppare" gli animali che vengono loro affidati. Le razze che appartengono al terzo stadio sono quelle più duttili ed eclettiche, perché mostrano una maturità psichica "quasi" adulta ma restano assai dipendenti dai superiori gerarchici. 4° STADIO, o stadio del tallonatore

La prima teoria neotenica si fermava a questo stadio, raggruppando tutto il periodo che va dall'adolescenza all'età adulta: oggi si tende ad ggiungere un quinto stadio per rappresentare il cane completamente adulto. Nello stadio del tallonatore il cane presenta un fisico simile a quello del lupo adulto: orecchie dritte, muso lungo, muscolatura ben sviluppata, corpo agile. I tallonatori sono indipendenti, capaci di prendere iniziative in proprio e fortemente predatori (sono già nello stadio in cui devono collaborare con gli adulti nella caccia). Tendono a inseguire la preda e di bloccarla addentandola nei quarti posteriori. Sono fortemente gerarchici ma rispettano solo il capobranco, mentre non sanno più farsene di una "mamma". Con loro è più efficace una dominanza "seriosa" di una sdolcinata e ricca di coccole. Razze-esempio: appartengono a questo stadio alcuni levrieri, tutti i cani nordici da caccia e due da slitta, il Samoiedo e l'Alaskan Malamute. 5° STADIO, o stadio dell'adulto.

Il cane somiglia fisicamente e caratterialmente a un lupo adulto. Non abbaia quasi più (come abbiamo già detto, l'abbaio è una manifestazione infantile), ma può ululare per motivi sociali. Molto indipendente e predatore, può avere un legame molto forte solo con i membri di rango superiore che sappiano conquistarsi la sua stima (è anche prodigo di affetto, ma questo non basta per farsi obbedire). Razze-esempio: i levrieri più primitivi (per es. l'azawakh) e le rimanenti due razze nordiche da slitta, siberian husky e groenlandese. Tra i due, il groenlandese è ancora più "adulto" dell'husky e la sua "gestione" è riservata a veri conoscitori della psiche . LA TEORIA NEOTENICA CI AIUTA NEL CAPIRE I DIVERSI COMPORTAMENTI LEGATI ALLE DIVERSE RAZZE ESISTENTI AL GIORNO D’OGGI. LO SCHEMA DEGLI STADI NEOTENICI SI RIFERISCE, INFATTI, AL LUPO E ALLE SUE FASI DI CRESCITA INFANTILE, NON ALLE FASI DI SVILUPPO DEL CANE. VI RINGRAZIO PER LA CORDIALE ATTENZIONE DR. ANTONIO CIAMPELLI