Giovanni Trapattoni, Ottant'anni E Non Sentirli: Il giocatore che annullò Pelé, l'allenatore vincente (quasi) ovunque.

20/03/2019

Ottant'anni e non sentirli. Stiamo parlando, ovviamente, di , che ha tagliato il traguardo dei “doppi quarant'anni” lo scorso 17 marzo. Nato a Cusano Milanino (cittadina alle porte delle metropoli meneghina) il 17 marzo 1939, il futuro “Trap” comincia a giocare a calcio nella compagine del luogo natio (il Cusano Milanino), per poi passare al nell'estate 1957: è l'inizio di una militanza lunga ben 14 stagioni. Dopo un triennio di “apprendistato” (zero presenze sia nell'annata 1957-'58 sia in quella 1958-'59, due nel 1959-'60, ma con la conquista di due edizioni del Torneo di Viareggio -1959 e 1960- con la formazione Primavera), “Giuan” diventa titolare inamovibile nel 1960-'61, nel ruolo di mediano (ma, all'occorenza, anche difensore). Il primo alloro giunge già l'annata seguente (1961-'62), con lo scudetto, seguito immediatamente dalla Coppa dei Campioni 1962-'63: i rosso-neri (guidati in panchina dal “Paròn” e in campo da capitan Cesare Maldini) piegano in finale il Benfica campione uscente (2-1 in rimonta, con doppietta di José Altafini), diventando la prima compagine italiana a conquistare la prestigiosa competizione. I successi continuano negli anni seguenti: nel 1966-'67 (1-0 in finale sul sorprendente Padova), Coppa delle Coppe nel 1967-'68 (2-0 all'Amburgo nell'atto conclusivo della competizione, con doppietta di Kurt Hamrin, a segno al 3' e al 19') e nuovo scudetto nella medesima stagione. Al titolo nazionale 1967-'68 fanno seguito la conquista della Coppa dei Campioni 1968-'69 (4-1 in finale all'Ajax, con tripletta di Pierino Prati ed acuto di Angelo Benedicto Sormani) e della Coppa Intercontinentale (3-0 all'andata in casa ed 1-2 al ritorno in trasferta con gli argentini dell'Estudiantes de La Plata). L'avventura milanista termina nell'estate 1971, con all'attivo 351 presenze (274 in campionato, 34 in Coppa Italia, 17 in Coppa dei Campioni, 9 in Coppa delle Coppe, 4 in Coppa delle Fiere, 3 in Coppa Intercontinentale, 5 in Coppa dell'Amicizia Italo-Francese e 5 in Coppa delle Alpi) e 3 reti (una in Coppa Intercontinentale, una in Coppa dell'Amicizia Italo-Francese ed un'altra in Coppa delle Alpi). Chiude la carriera di calciatore nell'estate 1972, dopo aver militato per una stagione (1971-'72), nel Varese (10 presenze in campionato e 3 in Coppa Italia). Al suo lungo periodo trascorso al Milan risale l'esperienza in Nazionale: 17 presenze tra il 1960 ed il 1964, con una rete realizzata (decisiva per il successo 1-0 degli azzurri nell'amichevole Austria-Italia del 9 giugno 1963) e, soprattutto, la grande impresa d'aver “annullato” il grande Pelé nell'amichevole Italia-Brasile 3-0 giocatasi a Milano il 12 maggio 1963. Appesi gli scarpini al chiodo, inizia ad allenare proprio all'amato Milan, subentrando al suo ex capitano Cesare Maldini nel 1973-'74 e sfiorando un titolo già nella stagione d'esordio: la Coppa delle Coppe, mancata a causa di un'inopinata sconfitta (0-2) nella finale di Rotterdam al cospetto del Magdeburgo, in quel che consiste nell'unico trofeo conquistato da una compagine della Germania Est nelle Coppe Europee. Divenuto vice di nell'annata successiva (1974-'75), torna ad allenare la prima squadra il 2 ottobre 1975 (subentrando allo stesso Giagnoni), guidando i meneghini fino al termine della stagione 1975-'76. Nell'estate 1976 ecco la chiamata alla Juventus: nessuno potrebbe mai immaginare che proprio un ex milanista porterà la “Vecchia Signora” in cima al Mondo. L'avventura bianco-nera dura dieci stagioni (1976-1986), con la conquista di 6 scudetti (1976-'77, 1977-'78, 1980-'81, 1981-'82, 1983-'84 e 1985-'86), 2 Coppe Italia (1978-'79 e 1982-'83) e (soprattutto) delle prime Coppe Europee della storia juventina: alla Coppa UEFA 1976-'77 (1-0 all'andata in casa ed 1-2 nel ritorno in trasferta nella doppia finale coi baschi dell'Athletic Bilbao) s'aggiungono, nell'ordine, la Coppa delle Coppe 1983-'84 (2-1 nella finalissima col Porto), la Supercoppa Europea 1984 (2-0 al Liverpool, nella gara secca giocatasi a Torino il 16 gennaio 1985), la Coppa dei Campioni 1984-'85 (1-0 allo stesso Liverpool nella tragica notte dell'Heysel) e la Coppa Intercontinentale 1985 (successo ai rigori con l'Argentinos Juniors dopo il 2-2 dei tempi supplementari). Passato all'Inter nell'estate 1986, vi resta un quinquennio, con all'attivo lo scudetto dei record (58 punti) del 1988-'89, la Supercoppa Italiana 1988 (2-0 alla Sampdoria nella gara unica giocatasi a Milano) e la Coppa UEFA 1990-'91 (2-0 andata in casa e 0-1 al ritorno in trasferta con la Roma, per quello che consiste nel primo successo interista nella competizione). Chiusa l'esperienza coi nero-azzurri, ritorna alla Juventus, restandovi un triennio: in un periodo che vede brillare la stella del grande Milan, il sodalizio piemontese riesce comunque a conseguire la Coppa UEFA 1992-'93, nella doppia finale con il Borussia Dortmund (piegato per 3-1 all'andata in Germania e per 3-0 al ritorno in Italia). Finita la seconda avventura con la Juventus, inizia una sorta di andata e ritorno tra Italia e Germania, che porta il Trap ad allenare, nell'ordine, il Bayern Monaco (1994-'95), il Cagliari (1995-'96), di nuovo il Bayern Monaco (1996-'97 e 1997-'98) e la Fiorentina (1998-'99 e 1999-2000): alla guida dei bavaresi riesce a conquistare uno scudetto (1996-'97), una Coppa di Germania (1997-'98) ed una Coppa di Lega Tedesca (1997). Chiamato a guidare la Nazionale Italiana nel 2000 (dopo le dimissioni di ), vi resta un quadriennio: eliminato agli ottavi di finale del Mondiale 2002 (nella più che discutibile gara persa per 1-2 con la Corea del Sud) ed al primo turno dell'Europeo 2004 (anche a causa del 2-2 della partita Danimarca-Svezia), passa al Benfica (2004-2005), portandolo alla conquista del titolo portoghese (che mancava da 11 stagioni), per poi accasarsi in Germania, allo Stoccarda (2005-2006): i risultati non soddisfacenti gli costano l'esonero dalla panchina del sodalizio del Baden-Württemberg. Per nulla afflitto, “Giuan” riprende il suo discorso dall'Austria, guidando il Red Bull Salisburgo, col quale conquista il titolo nel 2006-2007, giungendo secondo nel 2007-2008. I successi nel paese alpino gli valgono una nuova possibilità alla guida di una Nazionale, per la precisione quella d'Irlanda: è il 2008. Il rapporto con i “verdi” dura un quinquennio, con risultati positivi: “pass” per il Mondiale 2010 mancato nello spareggio con la Francia (0-1 all'andata in casa ed 1-1 al ritorno in trasferta, nella gara del famoso “doppio colpo di mano” di Thierry Henry), qualificazione all'Europeo 2012 (che segna il ritorno dell'Irlanda alla kermesse continentale, dopo un'assenza che durava dalla remota edizione del 1988 nell'allora Germania Ovest) e successo nell'unica edizione (2011) della Celtic Nations Cup (cioè una competizione in palio tra Irlanda, Galles, Scozia ed Irlanda del Nord). Riconfermato dopo l'Europeo 2012, rescinde consensualmente il contratto nel settembre 2013 (a seguito della mancata qualificazione al Mondiale 2014), chiudendo la sua carriera d'allenatore. Oltre ai vari trionfi, della sua carriera resta la famosa frase “Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco”, che ha ispirato il titolo del libro “Non dire gatto” (2015), da lui scritto in collaborazione col giornalista Bruno Longhi.