ESTRATTI DALLA STAMPA LOCALE

IL PICCOLO

27 MARZO

Rebus sull'arrivo a e Gorizia. Dipiazza: «Suoneremo a ogni campanello». A quota 1.223 i contagi in Fvg, 72 i morti

Mascherine, consegne in 27 comuni

Sono al massimo due per famiglia

Marco Ballico / triesteLa Regione avvia la consegna della prima tranche di mascherine anti-coronavirus alla popolazione del . Ma, rispetto alle ambizioni (due per ciascun cittadino) e ai tempi annunciati (chiudere l'operazione al termine di questa settimana) ci si dovrà inizialmente accontentare. Visto il ritmo di produzione attuale (20-30 mila pezzi al giorno grazie alle otto imprese che hanno risposto al bando), nei prossimi 10 giorni ne verranno recapitate 200 mila, non più di 2 per famiglia. La distribuzione andrà calibrata a seconda delle disponibilità. Impossibile, al momento, anticipare quando si arriverà a Trieste e Gorizia. La missione più complicata sarà quella nel capoluogo del Fvg. «La Protezione civile regionale consegnerà le mascherine alla Pc locale - spiega il sindaco Roberto Dipiazza -, a quel punto credo che andremo a suonare a ogni campanello. Ci sono anche i volontari dei Carabinieri, dei Vigili del Fuoco, possiamo mobilitare centinaia di persone. Il vantaggio sarà che troveranno tutti in casa». Nell'agenda della Protezione civile, tra ieri e oggi, ci sono 27 comuni. Il criterio adottato, spiega il vicepresidente Riccardo Riccardi, è quello dell'incidenza della malattia rispetto agli abitanti. «Saranno poi i sindaci a individuare una priorità d'intervento, dando la precedenza ai nuclei che presentano una maggiore esigenza in termini di fragilità». Dopo e San Martino al Tagliamento, le mascherine sono in arrivo tra l'altro a Prepotto, , Caneva, Valvasone Arzene, Chions. Nell'elenco c'è il Pordenonese, compresi il capoluogo, Sacile e Fontanafredda, quindi le Valli del Natisone con Cividale. L'unico comune della provincia di Trieste è Monrupino. Tra dieci giorni il secondo giro di consegne. A quel punto si spera di avere individuato altre imprese produttrici e attivato altri canali: quello statale e quello delle donazioni. Una buona notizia, nell'attesa, è l'aggiornamento dei nuovi positivi. Ieri, dopo l'impennata di mercoledì (+147), c'è stato un ribasso (+84, il totale è di 1.223 dal 29 febbraio), con altre 2 vittime (sono 72 le persone morte in regione con test positivo al Covid-19), l'incremento più basso dal 20 marzo. Nel report rientrano i guariti (52 quelli con doppio tampone negativo, informa la Regione, mentre la Protezione civile nazionale comunica il dato più generale di 197), i ricoverati (212, +12), le terapie intensive occupate (54, +2) e gli isolamenti domiciliari (688, +29). In una situazione comunque sempre delicata, con gli ordini delle professioni infermieristiche di Gorizia e Trieste che chiedono all'Asugi il tampone anche per gli operatori asintomatici, e nonostante l'esito negativo dei 56 test effettuati agli addetti della centrale di Sores a seguito di un caso di positività emerso nei giorni scorsi all'interno della struttura, preoccupano i non pochi contagi di medici e infermieri, un trend monitorato dall'Istituto superiore della sanità. Il bollettino aggiornato al 23 marzo parlava di 82 persone contagiate del Servizio sanitario regionale su 735 casi, vale a dire l'11,1%, una percentuale inferiore al 13,8% della Lombardia, ma di gran lunga superiore all'1,3% del Veneto e allo 0,4% del Piemonte. Secondo fonti sindacali la fotografia attuale è di 35 operatori sanitari positivi nella sola Trieste (si è arrivati a 50 da inizio emergenza) e di 500 in sorveglianza attiva perché a contatto con positivi senza avere indossato dpi adeguati. Non sorprende dunque che Massimiliano Fedriga su Facebook sia intervenuto con quella che ha definito «operazione verità». Entrando nel dettaglio, il governatore ha fatto sapere che alla richiesta di quasi 1,5 milioni di mascherine chirurgiche, lo Stato abbia risposto per non più dell'8%, con riscontri inadeguati pure su mascherine più evolute, ventilatori polmonari e altri dispositivi. In videoconferenza in serata con i rappresentanti degli Ambiti distrettuali, l'assessori Riccardi ha poi fatto il quadro della situazione partendo dalla condizione complessiva di minore criticità che si registra in Fvg rispetto alle altre regioni del Nord del Paese: un indice inferiore per quel che riguarda il rapporto tra numero di abitanti e casi positivi, una significativa disponibilità di posti di terapia intensiva, l'implementazione dei reparti di pneumologia e di infettivologia e i numeri sulla mortalità, legati principalmente all'anzianità e alla presenza di altre patologie. «Questi dati - ha osservato - riflettono anche la disciplina con la quale i cittadini della regione hanno adempiuto alle indicazioni comportamentali per il contenimento del contagio».

Lo scrittore triestino racconta come passa le sue giornate chiuso in casa. E prova a immaginare come saremo quando sarà passata l'emergenza

Magris e l'epidemia: «Dopo saremo più attenti a chi ci sta vicino, e anche a chi ci governa» l'intervista Pietro Spirito Chiuso in casa come tutti, lo scrittore Claudio Magris osserva la pandemia con lo stesso preoccupato stupore che accomuna il mondo intero. Dal suo appartamento di Trieste, in una giornata sferzata dalla bora che porta in ritardo una briciola d'inverno, l'autore di classici come "Danubio", "Un altro mare", "Microcosmi" e dei più recenti "Non luogo a procedere", "Tempo curvo a Krems", e "Polene", affronta il «momento difficile» con la pazienza e determinazione di chiunque, vicino alla «sofferenza di tutti e agli sforzi dei sanitari». Il 10 aprile Magris festeggerà 81 anni, si considera fortunato e si lascia andare a quel pizzico di ironia che serve a fare leggera la vita, soprattutto quando si fa pesante: «Se esco a comprare un po' di spesa - dice - faccio due volte il giro del palazzo, così non mi allontano da casa secondo le disposizioni e allo stesso tempo accontento il mio medico che mi ha ordinato di fare più movimento possibile». Refrattario ai social («non so usare il computer, ed è inutile che cominci adesso»), Magris ha nostalgia e bisogno di alcuni libri rimasti nell'appartamento che fa da studio e ringrazia la sua famiglia, la moglie Jole Zanetti e i figli Paolo e Francesco, che lo supportano e lo aiutano nella quotidianità e nel lavoro di scrittura, che non ha mai interrotto. Chiede solo di non dare opinioni e pareri su quanto sta accadendo: «Non sopporto gli opinionisti - spiega - "opinione" nell'etimologia giuridica ha un significato direttamente contrapposto a "fatto certo, positivo", quindi è il contrario della verità». Professore, ha paura?«La prima risposta, la più sincera, è no - ammette Magris -. Almeno non per me. Sarei in pensiero, e molto, se qualcosa dovesse accadere alle persone a me più vicine e più care. Ma la risposta più immediata alla domanda se ho paura è no. Poi bisognerebbe vedere come mi comporterei se avessi la certezza assoluta di dover morire fra cinque minuti. Forse è allora che dovrebbe rivolgermi la domanda. Come quel personaggio di un bellissimo racconto di Kipling nei "Figli dello Zodiaco", che anela la morte ma quando la sente arrivare dice "ancora un minuto, datemi ancora un minuto". Ecco, questa mi sembra la risposta più adatta alla sua domanda. E poi c'è un'altra considerazione da fare».Quale?«Compio 81 anni, il tempo che rimane è quello che è. E va benissimo così».Come trascorre le sue giornate?«Come la gran parte delle persone. Passo molto tempo al telefono, e ne approfitto anche per finire alcuni lavori». Esce di casa? «Sì, se devo fare un po' di spesa. E poi il medico mi ha detto che non fa bene, alla mia età, rimanere troppo fermo. Cerco di fare un po' di movimento».E usa l'autocertificazione?«Sì, certo, anche se con la mia distrazione rischio di dimenticarla. Mia moglie l'altro giorno ne ha stampata una copia, l'ho compilata e siccome la ritengo un documento importante, l'ho messo insieme ad altre carte che ritengo altrettanto importanti. E poi non riuscivo più a trovarla...».Che cosa le manca di più?«La frequentazione diretta degli amici, delle persone care, credo come tutti. E poi, sa, è anche una questione di età. I miei amici coetanei, anche loro vivono le stesse difficoltà. Io sono fortunato, ma penso a quante persone anziane vivono in solitudine. In questi giorni mi viene sempre in mente una frase che disse Ungaretti quando venne a Trieste. Ero molto giovane allora, e andai ad ascoltarlo, e fui colpito quando parlò del "deserto di chi sopravvive". Forse questa è una delle cose più brutte della vecchiaia. E della situazione che stiamo vivendo».In questo tempo sospeso può capitare di dover fare i conti con se stessi. Siamo più liberi di guardarci dentro. Secondo alcuni psicologi può essere un rischio.«Non credo che queste giornate possano portare le persone a una maggiore libertà interiore. La libertà interiore, la capacità di guardarsi dentro, o l'abbiamo o non l'abbiamo. Certo, le giornate magari sono meno frenetiche, l'idea di non avere scadenze, appuntamenti, può far credere che i pensieri abbiano la possibilità di farsi largo più facilmente. Ma non credo sia così. La vita è e resta complicata».Torniamo al pratico. Ci sono beni di prima o seconda necessità che le mancano in questa lunga quarantena?«Sì, la carta. Vede io scrivo sempre a mano, non ho mai imparato a usare la macchina da scrivere e meno che meno il computer. E ho le mie piccole fissazioni. Per esempio scrivo sempre sui fogli di protocollo a righe. Li compro in una cartoleria sotto casa, che adesso è chiusa per le norme che sappiamo. Però li ho finiti, e allora mi sono dovuto ingegnare. Ho recuperato dal cestino alcuni fogli usati, ho ritagliato i margini non scritti e li ho messi insieme con lo scotch. Poi ho chiesto a una vicina che ha la fotocopiatrice se mi poteva fare un po' di copie. E così ho avuto di nuovo i miei fogli di protocollo a righe per scrivere». A proposito di vicini, come pensa che andranno le cose nei rapporti sociali una volta passata l'emergenza?«Esperienze come questa fanno scoprire di noi aspetti buoni o cattivi che poi lasciano il segno. Dopo saremo forse più attenti sul come comportarci. Non credo che ci sarà una sorta di rinascita, nel senso evangelico del termine, un cambiamento radicale, né a livello individuale né sociale. Ma nemmeno torneremo a essere esattamente ciò che eravamo. Penso che alla fine avremo maturato una sensibilità maggiore nei confronti della collettività, del prossimo. Forse staremo più attenti prima di gettare un carta per terra, e avremo un po' più di attenzione per l'altro. Invece immagino che cambierà in modo più accentuato il nostro atteggiamento verso la politica, verso chi ci governa».In che senso?«Nel senso che la politica, il governo nazionale e i governi locali, in questi giorni si stanno impegnando sul serio. Al di là di quelle che posso essere le opinioni politiche di ciascuno, e le mie sono note, si vede che stanno sgobbando, ed è una cosa alla quale non siamo molto abituati. In questi giorni la politica, la cosa pubblica, non ci appare più tanto astratta. I governi lavorano fianco a fianco con chi è in prima linea, come i sanitari. Credo che questo, quando sarà passata, avrà un po' cambiato la percezione che abbiamo non solo dello stare insieme, ma anche di chi questo stare insieme lo rappresenta».

Per Cgil, Cisl e Uil «le carenze nella prevenzione sono tra le cause della diffusione dell'epidemia nelle strutture»

I dem chiedono una task force «Case di riposo anello debole

Ora serve un piano specifico»

TRIESTE Mettere al centro dell'azione le case di riposo e il rischio vissuto in queste settimane dagli ospiti delle strutture per anziani e disabili. Lo chiedono i sindacati dei pensionati e il Partito democratico a Regione, Comuni e Aziende sanitarie, davanti all'aumento di casi positivi e morti a Trieste e in Friuli. Per Cgil, Cisl e Uil, «le carenze nella prevenzione sono tra le cause dei contagi nelle case di riposo: serve un piano per fronteggiare l'emergenza coronavirus cercando di ridurre il suo pesantissimo impatto su case di riposo, rsa e assistenza domiciliare. I dati sono sotto gli occhi di tutti e non indicano soltanto un livello di mortalità alto tra gli anziani, ma anche la loro maggiore esposizione al contagio. Rischio che nella nostra regione, purtroppo, appare particolarmente alto proprio tra ospiti e operatori delle case di riposo, anche per effetto di carenze negli standard residenziali e nelle dotazioni dei dispositivi di protezione individuale. Serve un rigoroso rispetto delle misure di sicurezza». I dem Franco Iacop e Mariagrazia Santoro invitano a loro volta a puntare il faro sulle «emergenze da coronavirus in diverse case di riposo della regione, come anche nella sanità territoriale in genere. Serve un piano che tuteli anziani e disabili». Il Pd chiede una «task force» delle Aziende sanitarie con «predisposizione di piani di evacuazione e ricollocazione di ospiti in case di riposo in caso di focolaio; la creazione o riattivazione di residenze protette per anziani asintomatici o in quarantena, ma anche quelli dimessi dagli ospedali per altre patologie; linee guida a supporto del personale pubblico e privato che opera nelle strutture».

piazza repubblica

Dipendente comunale positivo a Muggia: sede chiusa e sanificata

Un caso di positività al coronavirus rilevato tra il personale comunale che opera nella sede di piazza della Repubblica a Muggia, ha portato, come misura precauzionale decisa dal sindaco della cittadina rivierasca, Laura Marzi, all'interdizione totale dell'intera struttura con la chiusura immediata della sede e la sua sanificazione già effettuata da personale specializzato. Il dipendente risultato positivo al tampone - ha fatto sapere il municipio muggesano - non era in servizio già da quasi due settimane, tempistiche, quindi, che vanno a coprire i termini genericamente riconosciuti quali stime di incubazione della malattia. In ogni caso, sono state adottate tutte le misure previste dal protocollo sanitario a tutela dei lavoratori e dell'utenza. Nel caso specifico i più stretti collaboratori del dipendente, anche se in perfetta salute, sono stati sottoposti a quarantena volontaria come da prassi. La struttura sarà riaperta il giorno 6 aprile al pubblico. Nel frattempo - puntualizza l'amministrazione municipale guidata dal sindaco Marzi - restano attivi il contatto telefonico con l'Ufficio relazioni per il pubblico oppure le normali caselle email dei servizi comunali di Muggia.

Il Sap parla di «imprudenza» del primo cittadino Tomasinsig che ha dato la notizia sui social

Più morbido il Siulp, mentre il Pd la difende. E gli antagonisti attaccano il prefetto Marchesiello

Bufera sul sindaco di Gradisca «Forze dell'ordine in pericolo» le reazioni Nessuna allerta. Ma certamente preoccupazione. Ora che la notizia di un caso di contagio all'interno delle spesso invalicabili mura del Cpr è trapelata, il timore è che ciò inneschi tensioni e proteste da parte degli altri migranti "reclusi", già in stato di agitazione in queste ore tanto da indire uno sciopero della fame («Ma portato avanti non certo dalla totalità degli ospiti e più volte rientrato in questi giorni» assicura il questore Gropuzzo). A quanto si apprende, la cinquantina di irregolari detenuti al Cpr non era infatti a conoscenza di un caso di contagio all'interno e questo potrebbe divenire un casus belli per inscenare proteste o - nel caso peggiore - violente rivolte.Al tardo pomeriggio di ieri, secondo le istituzioni, l'atmosfera al Cpr era sotto controllo. Ma la situazione non viene sottovalutata. A questo scenario già complesso si aggiunge la reazione della popolazione, da un lato preoccupata che il sindaco Linda Tomasinsig non fosse stata preventivamente informata del caso di contagio; e, dall'altro, piuttosto confusa: non tutti sembrano aver compreso che l'infetto è un ospite di una struttura blindata come il Cpr (i migranti da rimpatriare), e non del vicino Cara (ove i richiedenti asilo, tecnicamente liberi di circolare, in questi giorni sono comunque tenuti ad osservare le stesse precauzioni dei cittadini italiani).Era stata Linda Tomasinsig, intercettati i rumors, a ottenere dal prefetto l'ufficialità sul caso di contagio. E decidere di comunicarlo alla cittadinanza. Una decisione criticata dai sindacati di polizia. La più aspra quella del Sap provinciale, attraverso il segretario Angelo Obit, che parla di «imprudenza» nel divulgare sui social la notizia. «Per quanto comprenda il legittimo diritto del sindaco a essere informata, con questa decisione ha messo in pericolo l'incolumità delle forze dell'ordine che potrebbero essere costrette a sedare una rivolta, con una possibile fuga dei trattenuti sul suo territorio. Il questore ha agito responsabilmente ponendo in isolamento la persona proveniente da una zona ad alto rischio di contagio e facendolo sottoporre a tampone - conclude Obit -. I gradiscani sarebbero stati più tutelati se il sindaco avesse saputo attendere e giustamente protestato nelle sedi istituzionali». Meno caustica la posizione del Siulp: «L'eccesso di riserbo della Prefettura aveva le sue ragioni - commenta il segretario Giovanni Sammito - ma comprendo anche il sindaco. A maggior ragione in un momento di emergenza come questo, il Cpr di Gradisca avrebbe dovuto essere chiuso. Gli agenti sono pochi, spesso aggregati da altre Questure: le auspicate assegnazioni non arrivano. Il territorio è sguarnito e l'apertura di un fronte-Cpr in queste ore sarebbe drammatica».Difende l'operato di Tomasinsig il consigliere regionale dem Diego Moretti: «La salute pubblica è una responsabilità del sindaco, ma per poterla esercitare è fondamentale la trasparenza. Non è solo una questione comunicativa: è un voler mettere in sicurezza prima di tutto le persone che al Cpr lavorano. Non ho dubbi che siano state attuate tutte le procedure sanitarie più corrette. Ma su questioni così delicate l'amministrazione va coinvolta. Tomasinsig non poteva certo voltarsi dall'altra parte, né tantomeno potrà essere ritenuta responsabile di eventuali violenze al Cpr». L'assemblea No Cpr No Frontiere punta il dito sulla Prefettura: «Grave che i reclusi siano stati tenuti completamente all'oscuro della presenza di un internato risultato positivo al virus. Non ci importa sapere né discutere se i Cpr siano attrezzati o meno per gestire eventuali contagi all'interno: e rimangono luoghi di umiliazione e privazione della libertà per persone che hanno la sola colpa di non possedere un "regolare" pezzo di carta».

Sopralluogo del sindaco nella nuova Terapia intensiva:

«Personale altamente preparato». Due nuovi positivi

Ecco la zona rossa del reparto Covid-19 Medici e infermieri in trincea a Gorizia

Stefano Bizzi / Gorizia "Percorso sporco", "Percorso pulito" e "Zona rossa" sterile e blindata. Tutto è studiato per non portare né dentro, né fuori ciò che non deve entrare o uscire. Per verificare la realtà e, soprattutto, la sicurezza del cosiddetto Reparto Covid-19, ieri mattina il sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna e l'assessore comunale al Wellfare Silvana Romano hanno effettuato un sopralluogo all'ospedale di via Fatebenefratelli accompagnati dai responsabili medici della terapia intensiva. «Ho trovato persone cariche e motivate che conoscono i rischi, ma che, come nel terremoto del 1976, non si tirano indietro e sono pronte a scavare con le mani per spostare macerie e salvare vite», ha osservato a caldo il primo cittadino facendo un paragone con il più tragico dei fatti della storia recente della regione. Accolti nell'atrio dell'ospedale, sindaco e assessore sono stati prelevati e scortati al reparto. Prima d'entrare nella zona "pulita" hanno dovuto camminare su un tappetino che ha raccolto lo sporco dalle loro scarpe. Da qui sono arrivati nell'area vestizione dove hanno indossato camici usa e getta, mascherine, occhiali protettivi e soprascarpe. A questo punto è stato loro permesso di accedere alla zona "pulita", ma non alla zona rossa dove si trovano i pazienti e dove si accede solo dopo un'ulteriore vestizione con gli scafandri. Sulle porte della terapia intensiva dei cartelli con la scritta rossa intimano l'alt a chi non sia autorizzato a entrare. «Lì i turni sono da 4 ore perché di più il personale non ce la fa - racconta Ziberna -. Prima di questa seconda vestizione il personale deve centellinare anche ciò che beve perché se da un lato il lavoro dentro lo scafandro è faticoso e fa sudare, dall'altro non permette di andare in bagno». Il sindaco evidenzia che la zona rossa è sigillata come una sala operatoria e che, per fare in modo che "pulito" e "sporco" non si incrocino, il percorso è a senso unico. La visita lo ha toccato umanamente. Si sente e si capisce dal tono delle sue parole e dal trasporto emotivo che ci mette nel riferire. «Tra medici e infermieri adesso il reparto può contare su una squadra già affiatata di 40 persone divisa su tre turni. Tutti hanno la consapevolezza che stanno facendo qualcosa di molto importante per gli altri e per questo ho detto loro che possono contare su di noi per qualsiasi esigenza». Per tenere alto il morale del reparto, il sindaco si è presentato con un vassoio di brioches e con il lenzuolo dedicato ai sanitari da una bambina di tre anni. La piccola Elena ha preparato l'arcobaleno per i suoi eroi insieme alla mamma Roberta e ha chiesto al sindaco di portarlo in ospedale per lei. Tornando al personale, per spazzare via ogni dubbio, Ziberna ha voluto ribadire la preparazione di tutti. «Sono professionisti che sanno cosa fare e come farlo e che adottano tutte le cautele necessarie e richieste». In serata, come ogni giorno, è poi arrivato il bollettino ufficiale dei contagi. Rispetto a mercoledì per Gorizia il numero dei positivi è cresciuto di ulteriori due unità. Si è arrivati così a quota 34. Per l'Isontino le persone infette sono complessivamente 75.

tariffe comunali a gorizia

Sospeso l'invio dei bollettini Tari Congelate le sanzioni per la Tosap

Il Comune di Gorizia ha chiesto a Isambiente di non inviare i bollettini dell'acconto Tari fino a nuove disposizioni. Ad annunciarlo è il sindaco, Rodolfo Ziberna, che parla anche di come comportasi con le altre tasse e tariffe comunali. «Stiamo cercando di mettere in atto tutte le azioni possibili, consentite dalla legge, per aiutare le famiglie e gli operatori economici». Per la Tosap, il concessionario per la riscossione ha gli uffici chiusi, ma il sindaco assicura che in caso di mancato pagamento «non ci saranno sanzioni». «Questo in attesa di capire quali saranno le disposizioni del governo in merito. E lo stesso vale per ogni altro tributo». Per qualsiasi dubbio c'è la mail [email protected].