Anno LX - N.182 luglio settembre Vitasomascasomasca N. 3 - 2018 Periodico trimestrale dei Padri Somaschi oma

Sinodo Per una Chiesa giovane Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB R Abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Dossier Giornata missionaria CANDIA, DOTTOR MACAPÀ Sommario

Editoriale Anno LX- N. 182 luglio settembre Sinodo giovane 3 N. 3 - 2018 Cari amici Periodico trimestrale dei Padri Somaschi Fratelli nella Compagnia 4 In cammino Verso il Sinodo dei giovani 6 L’intervista Il vero problema non sono i giovani ma gli adulti…! 8 Problemi d’oggi Amare un popolo, sentirsi popolo 10 Direttore editoriale Emergenza educativa e analfabetismo etico nei giovani 12 p. Adalberto Papini Direttore responsabile Dentro di me Marco Nebbiai Hanno collaborato Giovani: la giusta domanda 14 p. Luigi Amigoni, p. Franco Moscone, p. Fortunato Romeo, Enrico Viganò, Dossier Marco Calgaro, Danilo Littarru, p. Michele Marongiu, Giornata missionaria p. Ronald Badillo, Fabiana Catteruccia, CANDIA, DOTTOR MACAPÀ 15 p. Giuseppe Oddone, sr. Mila Scaccabarozzi, Deborah Ciotti, Valerio Pedroni, Elisa Fumaroli. Nostre opere - Vietnam Fotografie San Girolamo in Vietnam 24 Archivio somasco, Autori articoli, Internet Per riflettere Stampa Il suo fare prima del suo dire 26 ADG Print srl 00041 Albano Laziale (Roma) Educare alla lettura dell’opera d’arte 28 Tel. 06.87729452 Abbonamenti Vita e missione c.c.p. 42091009 intestato: Curia Gen. Padri Somaschi Ponti d’amicizia uniscono paesi lontani 30 via Casal Morena, 8 - 00118 Roma

Spazio giovani Vita somasca viene inviata agli ex alunni, agli amici delle opere La scuola, il bambino e la famiglia 32 dei Padri Somaschi e a quanti esprimono il desiderio di riceverla. Spazio laici - Fondazione Somaschi Un grazie a chi contribuisce alle spese per la pubblicazione o aiuta Fruttiamo la Terra 34 le opere somasche nel mondo. Vita somasca è anche nel web: Spazio laici - 11° Convegno del Laicato Somasco www.vitasomasca.it [email protected] I dati e le informazioni da voi “… e voi siete tutti fratelli” 36 trasmessi con la procedura di abbonamento sono da noi Flash custoditi in archivio elettronico. Con la sottoscrizione di Notizie in breve 40 abbonamento, ai sensi della Legge 675/98, ci autorizzate In memoria a trattare tali dati ai soli fini promozionali delle nostre attività. Ricordiamoli 44 Consultazioni, aggiornamenti o cancellazioni possono essere Recensioni richieste a: vitasomasca, Poggio ponente, 1 Letti per voi 46 18018 Vallecrosia (IM) Tel. 3295658343 - Fax 0184295363

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2 Editoriale Sinodo giovane

Sinodo è diventato parola più usuale nel territorio della Chiesa dopo l’ultima edizione, sulla famiglia, che ha portato all’autorevole documento del Papa Amoris Laetitia (la gioia dell’amore). Vari gli inediti criteri di lavoro invalsi nelle due riunioni dei vescovi, del 2014 e 2015. Sull’onda al- ta del coinvolgimento già felicemente sperimenta- to si son mossi anche due preliminari del Sinodo dei vescovi dell’ottobre 2018 su Giovani, fede e discernimento vocazionale: un incontro specifico di 300 giovani di tutto il mondo, a marzo 2018, e, sempre a Roma, un raduno di giovani italiani in agosto.

Solo collegamento di temi - famiglia e giovani - tra i due sinodi di papa Francesco? Più pro- fondamente ne segnano la continuità due convinzioni. Una è basilare: la grazia suppone la cultura. La cultura dei giovani d’oggi è non solo digitalità, globalizzazione, varietà e pre- cocità di esperienze, e, su un piano provocatorio (almeno nell’occidente di tradizione cri- stiana), “ateismo di rottura” e allontanamento fisiologico dalle Chiese. Ma è anche: perce- zione del futuro come minaccia più che come promessa; carico di attese irrealizzabili (nel lavoro e altro); “consumo emotivo” eccessivo senza profonda gratificazione; fuga dalle re- sponsabilità derivante dal prolungamento dell’età del gioco e del facile divertimento; ri- schio di chiusura nel proprio “gruppo identitario”; difficoltà a dare senso a tutti i tipi in- vadenti di sofferenza; tentazione della “libertà di non fare” anziché scelta di seguire - nel matrimonio, o sacerdozio o vita consacrata - valori seri ma poco attraenti. Si sperimenta così nei giovani (i millenials) la “decostruzione della sicurezza”, risultato di una “trasmissione inceppata” di valori forti che sembravano, decenni fa, garantiti da leg- gi obbliganti e convinzioni comuni, propri di una società meno ricca e più esposta alle sfor- tune della vita. Da famiglie oggi, per lo più, condizionate, fragili e incerte, vengono giova- ni che faticano ad apprezzare le proposte evangeliche della comunità cristiana.

A “mobilitare interiormente i giovani” si impegna, nel Sinodo, la Chiesa tutta, per educar- li a diventare adulti di lunga vita buona e di fedeltà gioiosa e obbediente all’unica chiama- ta di Dio. Dà indirizzo a tutto un’altra convinzione del Papa, che pure stenta a imporsi nel- la Chiesa: serve cura prima che giudizio, accompagnamento più che distanza, vicinanza ol- tre che proclamazione di principi innegoziabili. “Poiché le resistenze dei giovani sono le- gate a esperienze negative, bisogna aiutarli a percorrere una via di guarigione perché pos- sano accedere alla riconciliazione con le persone e la società”. Cari amici Fratelli nella Compagnia Il Padre generale commenta, per i religiosi somaschi, il saluto della seconda lettera di san Girolamo rivolto ai fratelli e figli in Cristo dilettissimi della Compagnia dei servi dei poveri. Una riflessione valida per tutti.

Nella vita cristiana e religiosa siamo in- lo. Voglio allora, al proposito, richiamare sidiati ogni giorno da tante tentazioni, lo un testo che crea sempre un po’ di difficoltà sappiamo bene e cerchiamo di combat- a chi deve spiegare nelle omelie: non fa- terle. Ce n’è una che, usando una parola tevi chiamare maestro, padre o guida per- del Fondatore, definirei veramente luci- ché voi siete tutti fratelli (Mt 23, 8-12). I ferina (3Lett 23) per le conseguenze ne- termini maestro, padre e guida (in inglese gative che produce pur partendo da mo- entrato nell’uso universale: leader) ci ri- tivazioni nobili e di missione. mandano alla nostra missione, alla pro- p. Franco Moscone Si tratta dell’uso di certi titoli che espri- fessione dataci dall’obbedienza, all’eser- mono ruoli, professioni o posizioni voca- cizio della vocazione per cui siamo stati zionali, ma che finiscono col farci dimen- chiamati e inviati nella Chiesa e nella so- ticare il fondamento comune dell’essere cietà, ma non dicono l’identità cristiana e tutti fratelli. È così che mettiamo enfasi sui somasca che è quella di essere fratelli e fi- ruoli di professione ed autorità, rimar- gli in Cristo della Compagnia dei servi dei cando l’essere superiore, direttore o re- poveri (2Lett 1). È necessario porre con- sponsabile di particolari settori dell’ope- tinuamente attenzione a come sentiamo ra, costruendo barriere relazionali e psi- e viviamo la nostra missione o professio- cologiche all’interno della comunità; op- ne di essere maestri, padri o guide. pure sottolineiamo così tanto la funzione Ecco alcune brevissime sottolineature su di religioso, di parroco o di formatore da queste tre parole che esplicitano il servi- allontanarci dai laici, dagli amici e colla- zio a cui siamo chiamati. boratori delle opere e dal popolo cristia- no per il cui servizio siamo nati. Maestro Si tratta della subdola insidia della mon- Il termine esprime l’impegno somasco nel- danità spirituale che il cardinal Henri de la formazione dei giovani e del popolo cri- Lubac già nel 1955 definiva il pericolo più stiano. Ma porre enfasi sull’essere maestri grande per la Chiesa, per noi, che siamo rischia di renderci ripetitivi, di farci mar- Chiesa; la tentazione più perfida, quella care una separazione con le persone a cui che sempre rinasce, insidiosamente, al- siamo mandati, addirittura di renderci pi- lorché tutte le altre sono vinte, alimentata gri nella stessa preparazione alla missio- anzi da queste vittorie. ne. Come cristiani e come somaschi pos- siamo dirci maestri, all’unica condizione Tentazione luciferina di mantenerci sempre discepoli dell’uni- Non dobbiamo stupirci di vivere tale ten- co maestro, Cristo; se no si raffredderà il tazione, perché anche Satana si veste di fuoco dello spirito e andrà in rovina luce, ma non ci ingannerà se la nostra vi- ogni cosa (1Lett 18), partendo dalla stes- sta sarà illuminata dalla luce del Vange- sa nostra funzione educativa. 4 luglio settembre 2018 Vitasomasca

Padre tutte le sue forme; inoltre è un termine Padre è il termine più bello e completo oggi molto di moda e usato nei più diversi (insieme a quello di madre) per espri- contesti della società civile. mere il nostro servizio degli orfani e del- Ma sottolineare solamente l’essere lea- la gioventù abbandonata, come pure der, oltre a offuscare la verità che l’uni- per identificare lo sforzo per la forma- ca nostra guida è Cristo, ci può portare zione di giovani alla vita somasca. con facilità a sentirci dei grandi, non dei Ma sottolineare unicamente la paterni- piccoli del Vangelo; a farci servire inve- tà/maternità del carisma somasco, oltre ce che servire; ad abbandonare, perché all’indebolire la certezza che uno solo è lo riteniamo superfluo per noi stessi, il il Padre nostro, rischia di far dimenticare continuo rinnovamento formativo. Ob- che si può essere padri/madri all’unica bediamo all’invito di san Girolamo a re- condizione di vivere in modo sereno ed stare forti nella via di Dio che è amore equilibrato l’essere figli. e umiltà con la devozione (2Lett 19) e a Non dimentichiamo l’ammonimento di pregare per aver la grazia di dare san Girolamo circa la relazione col Padre esempio migliore di quello dato finora celeste: il benedetto nostro Signore vuol (3Lett 39) se veramente vogliamo gui- mostrarvi che vi vuole mettere nel nu- dare al luogo di pace e alla terra pro- mero dei suoi cari figli, se voi sarete per- messa (2Lett 16-17). severanti nelle sue vie (2Lett 6). Il segreto per interpretare l’essere maestro, Guida (leader) padre/madre e guida/leader così come an- Si tratta della parola che meglio esprime nunciato dal Vangelo e testimoniato da san la finalità somasca di collaborare alla ri- Girolamo è uno solo: sapere che siamo tut- Giandomenico Tiepolo, affreschi forma del popolo cristiano e nel con- ti “fratelli dilettissimi in Cristo e nella Com- da villa di Zianigo, 1749, cappel- tempo esprime il servizio dell’autorità in pagnia dei Servi dei poveri”. la, storie di san Girolamo Miani.

5 In cammino Verso il Sinodo dei giovani

Il 6 ottobre 2016 papa Francesco an- oggi molti operatori pastorali, presbite- nunciava il tema della XV Assemblea Ge- ri, religiosi, laici: è evidente che le giovani nerale Ordinaria del Sinodo dei Vesco- generazioni si siano allontanate dalla vi: “I giovani, la fede e il discernimen- Chiesa (fortunatamente non dalla fede). to vocazionale”. È questo l’argomento di discussione Certamente il papa ha voluto e vuol lungo il cammino che porta o a un giu- dare un segnale forte alla Chiesa ed in dizio stigmatizzante i difetti dei giovani particolare al mondo giovanile, chie- o a uno sconsolato realismo privo di spe- P. Fortunato Romeo dendo di fare “sinodo”, che secondo il suo ranza. significato etimologico, indica un cam- Anche le giovani generazioni cammina- minare insieme. no insieme su strade prettamente pa- Il camminare insieme ricorda l’episodio rallele a quelle percorse dagli uomini e dei discepoli di Emmaus: i due cammi- dalle donne di Chiesa. Parlano delle navano verso casa, discutendo della loro loro fragilità e delle loro soddisfazioni, delusione, del fallimento dei loro idea- magari attraverso i moderni strumenti li, con nostalgia e rammarico. dell’era digitale (il camminare diventa al- Quando iniziano a camminare insieme lora virtuale), manifestano anch’essi le con Gesù Risorto e a discutere della sto- loro delusioni e le loro speranze, criticano ria della salvezza, della Parola, ritrova- la Chiesa perché la vorrebbero più coe- no il senso della loro vita, riconoscono la rente, disposta ad indicazioni meno pe- Presenza e cambiano la direzione del rentorie, più dialogica, più attenta alla cammino, incontrando i fratelli in una vita di oggi. nuova relazione. Questo camminare e parlare, in en- Gruppi di giovani verso Roma per la via Francigena. L’esperienza della delusione accompagna trambi i casi privo della presenza del Ri- sorto che rilancia la speranza, genera dif- fidenza, distanza, disillusione. Ecco al- lora il tentativo di provare a cammina- re insieme, ascoltandosi a vicenda, ri-en- trando in relazione profonda, coinvol- gendo Gesù e il suo Vangelo nel percor- rere insieme le strade dell’esistenza. La frenesia della vita quotidiana, a volte, ci impedisce di fermarci ad ascoltare gli al- tri e questo mina profondamente le no- stre relazioni; non riusciamo più a capirci perché non dedichiamo più tempo ad ascoltare il pensiero dell’altro. D’altronde non basta sentire o udire per ascoltare: l’ascolto deve essere sin- cero e rispettoso, non deve giudicare, deve accogliere anche ciò che è profon- damente diverso e forse inconcepibile. Come direbbe papa Francesco, non bi- sogna “addomesticare le frontiere”. 6 luglio settembre 2018 Vitasomasca

In modo particolare, nel- l’accostarsi al mondo gio- vanile, il nostro ascolto deve aumentare il livello di sensibilità, deve molti- plicare lo sforzo di sinto- nizzazione. Chi ha vissuto e chi vive con i giovani sa che essi a volte sono indolenti ma sono anche capaci di grandi slanci ed è pro- prio su quest’ultimo aspetto che papa France- sco spinge nel rivolgere i suoi appelli ai giovani. vuole fare di voi una ri- iosa e interattiva”, “so- Un bell’articolo di Giu- sposta concreta ai bisogni lerte e sincera nell’am- seppina del Core, Preside e alle sofferenze del- mettere i propri errori della Facoltà di Scienze l’umanità; vuole che sia- passati e presenti, pre- dell’educazione Auxilium te un segno del suo amo- sentandosi come formata di Roma, su Avvenire del re misericordioso per il da persone capaci di sba- 16 maggio 2018, sintetiz- nostro tempo!”. gli e incomprensioni”. Oltre 30 mila giovani hanno za in brevi slogan i mes- E i giovani? Parlano sicu- Allora occhio al prossi- camminato per le strade d’Italia saggi del papa ai giovani. ramente la stessa lingua! mo futuro, carico di spe- per incontrare a Roma il Papa nella notte bianca dell'11 e 12 Di queste piccole perle ne Nel documento finale del- ranza! “Ecco, io faccio agosto al Circo massimo e in San colgo qualcuna in parti- la riunione pre-sinodale si una cosa nuova: proprio Pietro. colare, che potrebbe es- chiede, da parte dei gio- ora germoglia, non ve ne sere tranquillamente ap- vani, che la Chiesa (di cui accorgete? Aprirò anche plicata anche al cosiddet- anch’essi fanno parte) sia nel deserto una strada, to mondo degli adulti: “autentica”,“comunità immetterò fiumi nella “Non siamo venuti al trasparente, accogliente, steppa” (Is 43,19). mondo per vegetare, per onesta, invitante, comu- A tutti, vecchi e giovani, passarcela comodamen- nicativa, accessibile, gio- coraggio! te, per fare della vita un divano che ci addormen- ti; al contrario, siamo venuti per un’altra cosa, per lasciare un’impron- ta… È molto triste passa- re nella vita senza la- sciare un’impronta. Ma quando scegliamo la co- modità, confondendo fe- licità con consumare, al- lora il prezzo che pa- ghiamo è molto ma mol- to caro: perdiamo la li- bertà”. “Il Signore vi rinnova l’invito a diventare pro- tagonisti nel servizio; 7 L’intervista Il vero problema non sono i giovani ma gli adulti…! Giovani e Sinodo: dialogo con don Michele Falabretti, direttore del Servizio nazionale della CEI per la pastorale giovanile

Giovani e Chiesa, le nuove generazioni e la Chiesa si parlano? Sanno ascoltarsi? Si capiscono? Non sempre a quanto pare, se è vero come è vero che i giovani si allontanano dal- la Chiesa crescendo negli Enrico Viganò anni. Generalmente suc- cede dopo la Cresima, che è diventata il sacramento dell’abbandono, dell’addio all’oratorio, al catechismo e spesso alla Chiesa. manda: “Perché i giovani ma è di noi adulti che Perché? È un interrogativo non si vedono più in chie- molte volte con la faccia che ci si pone da anni e a sa? Perché i valori che di sapientoni diciamo: cui si cercherà di dare una hanno sorretto la nostra pensa così perché è gio- risposta nel Sinodo dei gio- esistenza, a loro non dico- vane, presto maturerà. vani, in programma dal 3 no più nulla?”. Una prima Sembrerebbe che matu- al 28 ottobre sul tema: risposta la troverei nelle rare sia accettare l’in- “I giovani, la fede e il di- parole di papa Francesco ai giustizia, credere che non scernimento vocazionale”. giovani cileni del gennaio possiamo fare nulla, che Recentemente in una tra- scorso: “Nei cuori e nelle tutto è sempre stato così”. smissione radiofonica pro- menti dei giovani ci sono Il vero problema nella prio su queste tematiche, molte, ma molte buone Chiesa, sembra far capire un’ascoltatrice molto pre- idee. Sono inquieti, cer- il Papa, non sono i giova- occupata mi poneva la do- catori, idealisti. Il proble- ni ma gli adulti. Cosa facciamo noi adulti per far innamorare i gio- vani del Vangelo e della Chiesa? Sappiamo ri- spondere con convinzione alle loro istanze? Un ca- techista raccontava ad un collega: “Oggi un ragazzo mi ha rivolto questa do- manda: perché devo an- dare a messa tutte le do- meniche?”. Risposta del collega: “Meno male che 8 luglio settembre 2018 Vitasomasca

non l’ha posta a me, perché non avrei sa- Dal sinodo della famiglia al Sinodo puto cosa rispondere!”. dei giovani: famiglia e giovani sono Noi adulti, singolarmente, dovremmo i due pilastri fondamentali a cui chiederci: la mia testimonianza evange- guarda con attenzione la Chiesa. lica nei confronti dei miei figli, dei miei Tra i due sinodi c’è continuità? alunni, dei ragazzi e giovani è convin- “Credo proprio di sì. Ma la continuità va cente? È il punto di partenza per inizia- ricercata nella generatività. Ciò che lega re un dialogo con loro. famiglia e giovani è l’essere generativi, Dello stesso parere è don Michele non solo e unicamente nel mettere al mon- Falabretti, direttore del Servizio do i figli. Generare significa aiutarli ad nazionale della CEI per la pastorale aprire gli occhi e il cuore a ciò che è vero, giovanile: a ciò che ha valore, a ciò che conta. È un “Certamente. Il tema del buon esempio è cammino lungo, frastagliato anche di sco- un tema centrale: il comportamento raggiamenti e di fragilità. Nel cuore dei esemplare degli adulti è condizione es- nostri ragazzi deve nascere qualcosa senziale perché un giovane possa dare un che valga di più della vita biologica, senso alla propria vita. qualcosa che catturi l’anima e che indichi Direi di più: siamo noi ad aver smarri- loro quale strada percorrere per impa- to la direzione giusta. Siamo noi che rare a vivere. dobbiamo esaminarci per scoprire se L’11 e il 12 agosto i giovani italiani si abbiamo ancora qualcosa che ci scalda sono ritrovati al Circo Massimo di dentro, o per usare le parole dei discepoli Roma per la “notte bianca”. Perché di Emmaus, se “ci arde il cuore nel petto”. la Chiesa italiana ha chiamato a Noi adulti stiamo dimostrando una chiu- Roma migliaia di giovani per dire: sura del nostro cuore che non ci appar- “Siamo qui”? Siamo qui per fare? tiene, affrontiamo i grandi temi con una “È semplice: per camminare insieme, superficialità da “bar sport”, dimenti- come indica il significato della stessa pa- cando che parole e gesti hanno una rola sinodo. Oltre 30 mila giovani han- grande influenza sui giovani: essi ci no camminato per le strade d’Italia per scrutano per individuare se ancora ci incontrare i luoghi dove hanno vissuto i “arde” qualcosa dentro”. santi, ma anche per incontrare i proble- Ma cosa chiedono i giovani oggi mi della gente del nostro tempo. Un fat- alla Chiesa? to straordinario: non si erano mai visti “I giovani ancora oggi guardano alla così tanti giovani percorrere per intero il Chiesa come punto di riferimento, di ap- nostro Paese. È stato un grande cammi- poggio, di aggancio, e chiedono vici- no di condivisione dell’esperienza della nanza, ascolto, comprensione nella fati- fede, che ha fatto capire ai giovani che per ca di diventare giovani. essere cristiani bisogna sentirsi convocati È vero, è una fatica che da sempre c’è, ma dal Vangelo, dalla Parola di Gesù e dal- che oggi ha caratteristiche più marcate”. la testimonianza della Chiesa”. 9 Problemi d’oggi Amare un popolo, sentirsi popolo

C’è un video che mostra le immagini di una manife- stazione non violenta a Raqqa (Siria) verso la fine di luglio del 2013. È la versione siriana del- la Primavera araba: la Marco Calgaro gente esulta per i primi ce- dimenti del regime di As- sad. Nel video c’è un gio- vane arabo che ad un cer- to punto dà la parola a pa- dre Paolo Dall’Oglio e lo presenta così: “C’è qui un cristiano che ama la Si- Nelson Mandela diede la vita ria”. Pochi giorni dopo, il trent’anni nella provincia borato con molti missio- per il suo Paese e fu protagoni- 29 luglio 2013, padre Dal- di Damasco, dove aveva nari, Comboniani, Tere- sta delle trattative che portaro- no all'abolizione dell'apartheid. l’Oglio sparisce e non ver- fondato la comunità mo- siane, della Consolata, So- Fu eletto presidente nel 1994, rà mai più trovato, vero- nastica di Deir Mar Musa maschi, e sempre ricordo nelle prime elezioni multiraz- similmente ucciso dalle (San Mosè). Un cristiano un loro carattere comune: ziali del Sudafrica. milizie ISIS che stavano che ama la Siria: non c’è la capacità di amare il po- gradualmente prendendo definizione migliore! polo con il quale vivevano. il controllo di gran parte Lavorando in Africa come Amare un popolo intero: della Siria. Dall’Oglio era volontario per diversi an- oggi mi sento di dire che un gesuita che viveva da ni, ho conosciuto e colla- questa è una delle testi-

Il gesuita Padre Paolo Dall'Oglio rapito in Siria dalle milizie ISIS il 29 luglio 2013.

10 luglio settembre 2018 Vitasomasca

monianze più grandi che i missionari ci legge, ma per riconciliare realmente vit- danno ed un esempio che tutti potrem- time e carnefici, oppressori ed oppressi. mo e dovremmo seguire, cittadini nor- Un altro esempio è quello avvenuto nel mali ed amministratori della nostra cosa 1990 a Roma: il primo passo del proces- pubblica, politici di ogni schieramento. so di pace che portò alla fine della guer- Se questo spirito animasse l’opera di ra civile in Mozambico fu il reciproco ri- ognuno avremmo società più giuste e più conoscersi delle parti in guerra, FRELI- prospere. MO e RENAMO, come “membri della Occorrerebbe però anche sentirsi un po- grande Famiglia Mozambicana”. polo, sentirsi parte di esso. Dovremmo L’etica dell’Ubunto non è certo qualcosa accogliere un’altra testimonianza, anco- di innato e spontaneo negli uomini d’Afri- ra una volta dall’Africa: il concetto e l’eti- ca, che hanno conosciuto violenze indi- ca dell’Ubuntu. Alla base di esso c’è la cibili, ma credo non debba essere igno- consapevolezza che il destino di ognuno rata. In Italia prevale troppo il senso del- è collegato a quello degli altri, che vi è un la propria famiglia, del proprio cerchio legame universale di scambio che unisce di amici degli amici. l’intera umanità. Ognuno difende se stesso e i propri con- “Io sono ciò che sono in virtù di ciò che giunti pensando di cavarsela con le pro- tutti siamo” dicono in Sudafrica. prie conoscenze e raccomandazioni. In Da ciò consegue anche l’atteggiamento questo si radica la cultura mafiosa che che fa di tutto, nelle diverse situazioni, ammorba la nostra società. per guarire le ferite della società. Troppo poco abbiamo il senso di essere Su queste basi, nel 1995, appena cessato una comunità, un popolo, con un desti- l’Apartheid, si istituisce in Sudafrica la no comune. Poi arrivano gli immigrati e Commissione per la verità e la riconci- allora apriti cielo! E invece no, il loro de- liazione, speciali tribunali per raccoglie- stino ci coinvolge, inevitabilmente, con re la testimonianza delle vittime e dei per- aspetti positivi e negativi: fuggire la re- petratori dei crimini commessi da en- altà è inutile e sbagliato. trambe le parti durante il regime e ri- E allora grazie a quei missionari, ora e chiedere e concedere (quando possibile) sempre, che sapranno testimoniare amo- il perdono per le azioni svolte durante re per un popolo e coinvolgerci nei de- l’apartheid, per superarle, non solo per stini del mondo.

A Roma, il 4 ottobre 1992, gra- zie all'interessamento della Co- munità di Sant’Egidio, il presi- dente mozambicano, il segreta- rio del FreLiMo e il leader della ReNaMo, firmano un accordo generale di pace, mettendo fine a 17 anni di guerra civile.

11 Problemi d’oggi Emergenza educativa e analfabetismo etico nei giovani

Oggi si sente parlare di emergenza edu- vere comune, gli stessi giovani, spesso di- cativa, di urgenza, di sfida educativa, e al sorientati e privati di una progettualità di là delle dispute etimologiche occorre che permetta di guardare al proprio fu- prendere atto che il problema esiste e chia- turo con occhi carichi di speranza. ma in causa tutto il sistema educativo. Ripensare ad una alfabetizzazione eti- I numerosi e ripetuti fatti di cronaca sono ca nei giovani, significa favorire una cul- la cartina di tornasole di uno svuota- tura di vita, di buona vita e garantire mento etico che desta preoccupazioni e una formazione permanente della co- Danilo Littarru solleva interrogativi, soprattutto in me- scienza, al fine di affinare quel senso ci- rito all’analfabetismo etico che manife- vico che li renderà cittadini responsa- stano i giovani e, in particolar modo, gli bili e consapevoli. adolescenti, fascia più a rischio. Alla base dell’emergenza educativa ci sta allora una questione antropologica, per- ché occorre capire e mettersi d’accordo su quale uomo educare, e cosa si inten- da con educazione. Finché si penserà all’educazione come a una serie di eventi spersonalizzati e ir- responsabili si andrà incontro a falli- menti, soprattutto perché, in mancanza di un dialogo sinergico tra le agenzie edu- cative e intenti condivisi, ciascuno per- correrà solitario la propria strada, sen- za entrare in relazione e senza condivi- dere l’intento educativo. L’esempio classico è ciò che accade fra scuola e famiglia, spesso in competizio- ne e in conflitto, che continuano ad im- È vero che esiste una frattura genera- putarsi a vicenda mancanze, senza ren- zionale, ma più che causa, è l’effetto di dersi conto che insieme operano nello una mancata trasmissione di certezze e stesso campo, seppure con responsabi- valori. Il bisogno di valori ritorna a far- lità differenti. si sentire in maniera impellente, lo ri- Occorrono interazioni e processi signi- chiedono le famiglie, spesso lasciate ficativi ed edificanti nello spirito e nel- sole e private delle risorse necessarie, la lo stile di vita affinché, incarnandoli in scuola, che vive una condizione quoti- un orizzonte di senso, sia possibile ri- diana di degrado, la società intera che proporre ai giovani un etica di buona vede messe in discussioni le basi del vi- vita, che abbia ricadute anche in termi- 12 ni di educazione alla sa- tutto, dobbiamo avvalerci al rapporto educativo tut- lute. Oggi più che mai as- di quella categoria peda- ta la ricchezza concettua- sistiamo ad un aumento di gogica fondante che è la le ed etica che lo legittima tossicodipendenze, di al- cura educativa. come formativo. colismo, di malattie ses- La cura è un ‘a priori’ pe- Non possiamo pensare sualmente trasmissibili, dagogico, il presupposto alla formazione come una mera trasmissione di sa- peri settoriali, ma come un processo in fieri, per- tanto perfettivo, attraver- so cui la persona manife- sta tutte le sue virtualità. Non è quindi un accesso- rio o un derivato, ma la dimensione entro cui pe- rennemente stiamo, per- ché è la dimensione del divenire uomo dell’uo- mo. A partire da ciò, si deve rivalutare un antro- di tecnodipendenze. dell’educazione, senza il pologia fondativa, che ri- Proprio da questi dati, che quale l’educazione stessa parta da modelli formati- destano forti preoccupa- non avrebbe modo di esi- vi intrinseci e sappia ri- zioni, dobbiamo ripensa- stere. valutare la fondazione on- re, alla portata pregnante Occorre rivalutare il sen- tologica, propria dell’atto dell’educare, ma, soprat- so formante che conferisce educativo. Dentro di me Giovani: la giusta domanda

Che cosa fare per i giovani? Iniziare a non metterci più una doman- da così. Questo, riassunto in termini un po’ drastici, lo ammetto, è il succo del presente articolo. Cogliendo l’appello della Chiesa, che con il Sinodo 2018 rimette in moto le ac- que troppo calme della pastorale giova- p. Michele Marongiu nile, siamo partiti alla ricerca di uno sti- le di annuncio del vangelo che possa toc- care il cuore dei giovani del terzo mil- lennio. Ai punti proposti negli ultimi numeri ora ne aggiungiamo uno nuovo e irrinun- un’esigenza molto più profonda, un’esi- ciabile. Che cosa contiene di fuorviante genza della Chiesa stessa, dal fatto, cioè, la domanda di apertura? che essa ha un bisogno vitale dei giova- La preposizione “per”. Una piccola parola ni, di imparare da loro, di ascoltare capace però di portarci fuori strada. nuove idee, di scoprire nuove visioni, di Nasconde infatti una mentalità non più riscoprire continuamente i fondamenti sostenibile con i giovani di oggi: “Noi de- mai scontati della fede cristiana. sideriamo essere coinvolti, valorizzati, È suggestiva, e profetica, l’esperienza del sentirci corresponsabili in quello che si cardinal Martini con i giovani, che defi- sta facendo” risponde uno di loro, estre- niva “i miei maggiori aiutanti”, con i mamente rappresentativo, al questio- quali si confrontava, dialogava alla pari, nario proposto dagli organizzatori del Si- preparava le sue omelie. nodo. Dietro quel “per” invece si na- E se andiamo ancora più alle origini, al sconde spesso una catalogazione dei vangelo stesso, troveremo la “pastorale giovani come semplici recettori delle giovanile” di Gesù che trattava da veri nostre proposte, quasi pazienti da cura- missionari i suoi giovani apostoli, tra- re, non protagonisti, non collaboratori in sferiva loro poteri taumaturgici, chiede- grado di ricevere e di dare, di ideare, de- va aiuto per sfamare la folla, confidava cidere, annunciare... i suoi sentimenti più riposti, in poche pa- Attenzione, questo atteggiamento pa- role camminava con loro, non solo per storale non nasce solo dal desiderio di ri- loro. Il vangelo esige cuori giovani e Gesù spondere positivamente alla loro ri- ci ha insegnato la giusta domanda: che chiesta di sentirsi in prima linea, ma da cosa possiamo fare con i giovani? DossierDossier Giornata missionaria CANDIA, DOTTOR MACAPÀ

Napoletano di nascita, milanese di sangue e di imprenditoria, “cappuccino” quanto a formazione e a carità, è già brasiliano nel 1950, quindici anni prima di mettere piede in Amazzonia a servizio di poveri, a cui dona prima una chiesa, poi un ospedale, e soprattutto se stesso.

Un esempio per la Giornata missionaria di quest’anno Dossier La doppia vita C’è sempre stato nella vita di Marcello Candia qualcosa di doppio e di divisivo. A Napoli nasce (nel 1916) perché la milanese Fabbrica italiana di acido carbonico di Camillo Candia ha aperto uno stabilimento in Campania, oltre che a e ad Aquileia. In famiglia l’educazione è su un doppio versante: lavoro, onestà, rispetto del prossimo per il papà, non praticante; casa e famiglia; chiesa e preghiera (anche a nome del marito) per la mamma, che aggiunge, per sé e i figli, specifiche opere di carità. Di doppia vita parlano anche i compagni universitari. Figlio di industriale, studia anche troppo ma si dedica “all’altro mondo”, quello dei poveri. Piace alle ragazze, ma lui se ne avvede poco. “Quando pensi a tutto il genere umano - pare che dica già allora - non puoi pensare a una persona sola”.

p. Luigi Amigoni Via Piave, E il lavoro di cura e assistenza ha un se- guito con gli scampati dai campi di sof- via delle missioni ferenza dell’ultima guerra, siano questi di sterminio nazista o di combattimen- L’8 settembre 1943 segna anche per lui to o di sfratto dalle terre abitate. uno spartiacque. Bisogna difendere e sal- La Centrale - dentro e attorno la stazio- vare i perseguitati (ebrei e non solo). ne milanese - è, come oggi, il punto di Una delle efficaci reti milanesi di prote- raccolta dei senza dimora. Marcello Candia a colloquio zione è tesa dai Cappuccini di via Piave Si racconta di un cappellano militare che, con il presidente Sandro Pertini. e loro amici. Candia c’è. in zona, promette il pasto domenicale solo a quelli che partecipano alla Messa. L’ordine viene interpretato così dal col- laboratore Candia: “Mangia anche chi non vuole venire a messa”. La sua intraprendenza si estende oltre i tempi e le tende della stazione. Sulle macerie di palazzo Sormani a Mi- lano sorgono prefabbricati dignitosi per il “Villaggio della madre e del fanciullo”. Lui vi entra, come uno dei coordinatori, da “giovane bello, alto, istruito, elegan- te e buono”, magari anche con regali di distinzione. Da quell’ambiente troppo femminile e materno lo distoglie il suo padre spirituale (padre Genesio, cappuccino), che lo se- grega presso la più sicura area del Con- vento di via Piave, dove verrà subito ap- prontato - per l’esercizio della sua cari- 16 luglio settembre 2018 Vitasomasca

tà - un ambulatorio medico per i poveri. Esplode nel quinquennio postbellico - che coincide anche con l’assunzione delle maggiori responsabilità aziendali e con la morte del padre (1950) - la sua pas- sione missionaria. E le intuizioni sono di alto rango: partecipazione a tutti i con- gressi missionari, nazionali e interna- zionali, fondazione di una rivista mis- sionaria. Quasi un “missionario buro- crate”, commenta di sé. Ma poi - da pratico che era - mette in pie- di il collegio universitario per aspiranti medici missionari, la scuola di medicina missionaria, l’associazione laici in aiuto delle missioni. I destinatari sono i laici, e 1950 e che lo segna definitivamente: i suoi referenti spirituali i cappuccini, con Candia continuerà ad essere laico, non la loro missione in Brasile. Di Brasile gli sposato, carico di spirito cristiano; in più, parla anche un prete che lì si trasferisce: missionario di cuore e di fatica. il già medico, e più tardi cappuccino, ser- C’è una sperduta missione sulle foci del vo di Dio p. Alberto Beretta (fratello del- Rio delle Amazzoni, territorio esteso e la , santa). “abbandonato da Dio e dagli uomini (del Portogallo)”. È l’Amapà, ecclesia- sticamente una prelatura (avvio di dio- La corrente cesi) nel 1949. Pirovano, amministrato- amazzonica re apostolico di quel territorio e poi ve- scovo (nel 1955), chiede aiuti per la Ma non è un cappuccino che lo trascina chiesa da erigere, la principale. sul Rio delle Amazzoni e nella scelta de- Ma è tutta la comunità umana da far sal- finitiva di vita. È un altro missionario, del pare: con scuole, ospedali, strutture di ca- A colloquio con due santi: PIME, padre Aristide Pirovano, di Erba, rità e di sviluppo economico-sociale. il papa Paolo VI trentacinquenne, che lo incontra nel Candia diventa banditore di Macapà, ap- e madre Teresa di Calcutta.

17 Dossier

la ditta e quello che guadagnava lo dava ai poveri di Macapà …”. Parte finalmente per l’Amazzonia nel marzo 1965, per far coppia di impegno e di audacia con il vescovo Pirovano, che però, proprio nel giugno di quell’anno, è chiamato a Milano, eletto superiore ge- nerale del PIME (fino al 1977). Diciotto anni tra i malati

È nominato direttore amministrativo dell’ospedale (in costruzione) di Maca- pà, quasi un titolo per legittimare la sua presenza in casa d’altri, ma insufficien- te ad attestare la serietà - quasi mona- stica - e la serenità con cui Candia in- tende vivere per sempre la sua “decisio- punto il “dottor Macapà”. Tutti si im- ne brasiliana”. maginano che vada là quanto prima. Costruire l’ospedale (inaugurato nel Marcello Candia a colloquio con un malato nel lebbrosario E viaggi ne compie vari. 1969) significa anche scontrarsi con i di Marituba. Ma la distruzione dello stabilimento tempi e i fattori organizzativi, le scelte di (per lo scoppio del grande serbatoio di funzionalità, la programmazione dei acido, nel 1955) e la rimessa in moto del- servizi. Candia si butta in tutto questo la produzione prolungano gli anni di at- con l’armamentario di esperienza e di ri- tesa. L’azienda è venduta nel 1963. Non gore del “padrone del vapore milanese”. mancano i consiglieri del “senno di poi”. Vuole un ospedale bello, grande (95.000 In dialetto: “Restava a Milano a dirigere mq), davvero per i poveri e che “non mandi via nessuno”. Ed è in questa im- presa che impara a vivere in povertà, cioè a convivere con la fragilità di carattere di chi è intorno e con la flessibilità delle re- gole a cui si piegano anzitutto i garanti della loro osservanza. Del resto il cardinale Montini glielo aveva messo in chiaro: “Eviti ogni sor- ta di paternalismo; faccia l’ospedale non solo per i brasiliani ma con i brasiliani”. Abituato ad essere dinamico, a coman- dare e parlare solo lui, impara a non sen- tirsi il centro del mondo e a collaborare con gente di altra caratura e di altri idea- li. Non si contano le riserve e le diffi- denze. Invece di un ospedale-cattedra- le nel deserto - gli viene detto in critica - si potevano costituire decine di centri sanitari sparsi nel territorio. Si sospet- ta di suoi interessi inconfessabili. I bu- 18 luglio settembre 2018 Vitasomasca

rocrati dello stato dell’Amapà gli creano donati a se stessi bisognava piantare - a intralci a non finire “perché - dice uno - giudizio di Candia - la speranza: una co- questo Candia non lo capisco; deve es- munità di consacrati (preti o suore), se- sere un po’ matto eppure sembra una gno visibile di salvezza. persona normale”. Il governo non vuol saperne di presen- ze religiose. Per arrivare a ottenere al- Marcello l’interno del recinto il terreno fabbrica- bile per la casa di preghiera Nostra Si- dei lebbrosi gnora della pace, Candia deve dimo- strare di che cosa è capace: nuovi e Contemporaneamente all’avventura di ariosi padiglioni, casette per le famiglie, Macapà si avvia, per mano di Candia, laboratori che garantiscano la operosità quella del lebbrosario di Marituba, 400 e sussistenza economica dei malati. Km più a sud, nello stato del Parà. E in più: un clima di fiducia e di affetto Ne parla padre Piero Gheddo, del PIME che tutti i lebbrosi respirano. (1929-2017), suo amico e biografo, cui E nel 1977 la casa di preghiera viene appartiene anche la definizione forse inaugurata, con le prime Carmelitane ar- più indovinata dell’industriale milanese: rivate da Firenze. Quando la stessa Marcello dei lebbrosi. operazione viene ripetuta poco dopo con A Marituba succede un altro fatto stra- il Piccolo Carmelo di Macapà, Marcel- ordinario, nello stile Candia. In mezzo a lo può proprio dire di essere “il novizio quel villaggio di mille lebbrosi abban- delle carmelitane”.

CENNI BIOGRAFICI

1916 Nasce a Portici (Napoli) il 27 luglio, da genitori milanesi, terzo di cinque figli. 1937 Compie il primo viaggio in Brasile. 1939 Si laurea a Pavia in chimica (e pochi anni dopo in farmacia e scienze biologiche). Affianca il padre nella azienda di famiglia. 1950 Conosce mons. Aristide Pirovano (1915-1997), del PIME, poi (1955) primo vescovo di Macapà in Brasile e collabora con lui. 1957-1962 Compie i primi viaggi in Amazzonia. Fonda a Milano (1958) il Collegio per gli studenti d’oltre mare. Avvia la costruzione dell’ospedale a Macapà (1961). 1965-1966 Parte come missionario laico in Brasile. Opera miglioramenti nel lebbrosario di Marituba e vi fonda un centro sociale per i 700 ospiti. 1975 Dona ai Camilliani l’ospedale di Macapà, di cui resta direttore amministrativo e finanziario. Viene aggregato ai Camilliani. 1979 Inaugura il piccolo Carmelo a Macapà. 1980 Incontra Giovanni Paolo II che visita il lebbrosario di Marituba. 1982 Costituisce a Milano la Fondazione dottor Marcello Candia. 1983 Muore a Milano, il 31 agosto 1994 Viene chiusa a Milano l’inchiesta informativa diocesana, avviata tre anni prima, sulla vita e virtù di Candia. 2014 Viene dichiarato venerabile da papa Francesco.

19 Dossier Hanno detto di lui

Marituba: nel 1966 e rimasi stomacato dalla spor- cizia, dall’abbandono e isolamento dei da anticamera lebbrosi. Marcello Candia, mentre co- struiva l’ospedale di Macapà e altre ope- dell’inferno re, andò ad abitare a Marituba, vi portò alcune suore infermiere, vi costruì il a villaggio “centro sociale Città di Milano”, portò ai lebbrosi attrezzi di artigianato. Più tar- della pace di andò a sostituirlo un vescovo missio- nario, monsignor Aristide Pirovano del …Non è che fosse un uomo senza difet- PIME. Sono andato a Marituba nel 1979, ti, anzi era un carattere difficile, forte, im- tredici anni dopo; oggi la gente e i leb- perioso. La santità non significa impec- brosi non chiamano più Marituba l’an- cabilità, ma donazione totale della vita a ticamera dall’inferno, ma “il villaggio del- Dio e al prossimo: santità significa com- la pace”. È andato a vederlo anche Gio- battere il proprio egoismo ed essere di- vanni Paolo II nel suo viaggio in Brasi- sponibili alle necessità del prossimo, le (8 luglio 1980) che baciò Candia di- specie il più lontano e ripugnante. cendogli: “Ho sentito tanto parlare di lei”. Nel 1966, l’anno dopo che era arrivato in Il bacio del Papa come sigillo di una vita Amazzonia, Marcello Candia andò a vi- spesa per il prossimo. sitare il lebbrosario di Marituba, vicino (da Piero Gheddo – Il Vangelo delle 7.18 alla città di Belem: un villaggio cintato e – De Agostini, 1989, pp. 103-10). protetto dalla polizia, in cui vivevano un Marcello Candia con Papa migliaio di lebbrosi che non potevano Paolo VI nel 1971 e il vescovo missionario del PIME mons. uscirne, Allora era chiamata “l’antica- L’italiano Candia Aristide Pirovano. mera dell’inferno”. Lo visitai anch’io l’uomo più buono del Brasile Ed ecco la seconda patria a cui el Mar- cèl si votò senza riserve. La viaggiò tut- ta in lungo e in largo, nelle pieghe e ne- gli anfratti, nella luce verde delle foreste e sulle piste di terra rossa. Individuò gli obiettivi, li precisò, ne fece un rovello, un punto di onore, un ideale, un cardine. Era così grande il Brasile. Era così piccolo il Candia dentro quel lenzuolo tropicale di carta geografica. Lavorò con tale ardore e con così verace ingegno da moltiplica- re se stesso guadagnando continui tele- grammi dal cielo e anche la dedica pub- blica quando morì consumato: “L’italiano Marcello Candia ha chiuso la vita. Era l’uomo più buono del Brasile”. (Giorgio Torelli - Marcello Candia, che stra- ordinaria persona – 2006, p. 115). 20 luglio settembre 2018 Vitasomasca

Da ricco che era

Non c’è buon giornalista se le parole messe a stampa mancano di suscitare qualche speranza in chi vi s’imbatte per scelta o per caso. Giorgio Torelli (oggi: 90 anni) è rimasto sempre di questo av- viso. Ha lavorato in sette quotidiani e cin- que settimanali. Per quattordici anni s’è imbarcato con Indro Montanelli sul periglioso vascel- lo del “Giornale”. Le vie del mondo gli sono state tutte fa- miliari e i continenti gli hanno fornito idee, fatti, meraviglie e personaggi per ventiquattro libri. L’incontro con Marcello Candia è di- ventato subito un sodalizio. Quando uscì Da ricco che era (1979), ar- rivato silenziosamente a 130.000 copie, Marcello nominò simbolicamente Gior- gio “Presidente degli amici di Candia”. Marcello fu sempre di casa dai Torelli dove si presentava a ora tarda, d’inver- no, per sentirsi accolto e ascoltato. La cifra non c’è ma Torelli ha racconta- to in pubblico la storia di Marcello Can- dia almeno mille volte (circoli, scuole, Rotary, università, parrocchie, comuni- tà, associazioni, gruppi, tavolate, con- venti). Dovunque la narrazione faceva breccia. E tutti i presenti - subito - abbozzavano in cuore un arruolamento nella causa de- gli esclusi. Torelli abita in una piccola strada di Milano. E affacciandosi al buio del giardino, la sera, gli sovvengono le notti equatoria- li di Macapà, quando Marcello - affran- to da un’altra giornata di fatiche evan- geliche - gl’indicava le supreme costel- lazioni come fossero il barbaglio di Dio. (informazioni su Giorgio Torelli e sul suo libro più bello “Da ricco che era” - ri- stampa 2006).

Marcello Candia assiste il lebbroso Adalu- cio Calado che legge la lettera di benve- nuto a papa Giovanni Paolo II in visita al lebbrosario di Marituba l'8 luglio 1980.

21 Dossier Insieme ai giovani, portiamo il Vangelo a tutti Il messaggio di papa Franceso in occasione della Giornata missionaria

Cari giovani insieme a voi desidero riflettere sulla missione che Gesù ci ha affidato. Rivolgen- domi a voi intendo includere tutti i cristiani. Ciò che mi spinge a parlare a tutti, dia- logando con voi, è la certezza che la fede cristiana resta sempre giovane quando si apre alla missione che Cristo ci consegna. “La missione rinvigorisce la fede” (Lett. enc. Redemptoris missio, 2), scriveva san Giovanni Paolo II. L’occasione del Sino- do che celebreremo a Roma nel prossimo mese di ottobre, mese missionario, ci of- fre l’opportunità di comprendere meglio, alla luce della fede, ciò che il Signore Ge- sù vuole dire a voi giovani e, attraverso di voi, alle comunità cristiane.

La vita è una missione Ogni uomo e donna è una missione, e questa è la ragione per cui si trova a vivere sulla terra. Essere attratti ed essere inviati sono i due movimenti che il nostro cuo- re, soprattutto quando è giovane in età, sente come forze interiori dell’amore che promettono futuro e spingono in avanti la nostra esistenza. Nessuno come i gio- vani sente quanto la vita irrompa e attragga. Vivere con gioia la propria responsa- bilità per il mondo è una grande sfida. Conosco bene le luci e le ombre dell’essere giovani, e se penso alla mia giovinezza e alla mia famiglia, ricordo l’intensità della speranza per un futuro migliore. Ognuno di noi è chiamato a riflettere su questa realtà: “Io sono una missione in questa terra, e per questo mi trovo in questo mon- do” (Esort. ap. Evangelii gaudium, 273).

Vi annunciamo Gesù Cristo La Chiesa, annunciando ciò che ha gratuitamente ricevuto (cf Mt 10,8; At 3,6), può condividere con voi giovani la via e la verità che conducono al senso del vivere su questa terra. Gesù Cristo, morto e risorto per noi, si offre alla nostra libertà e la provoca a cercare, scoprire e annunciare questo senso vero e pieno. Cari giovani, non abbiate paura di Cristo e della sua Chiesa! In essi si trova il tesoro che riempie di gioia la vita. Ve lo dico per esperienza: grazie alla fede ho trovato il fondamento dei miei sogni e la forza di realizzarli.

Trasmettere la fede fino agli estremi confini della terra Anche voi, giovani, per il Battesimo siete membra vive della Chiesa, e insieme ab- biamo la missione di portare il Vangelo a tutti. Voi state sbocciando alla vita. Cre- scere nella grazia della fede a noi trasmessa dai Sacramenti della Chiesa ci coin- volge in un flusso di generazioni di testimoni, dove la saggezza di chi ha esperien- za diventa testimonianza e incoraggiamento per chi si apre al futuro. E la novità dei giovani diventa, a sua volta, sostegno e speranza per chi è vicino alla meta del suo cammino. Nella convivenza delle diverse età della vita, la missione della Chie- sa costruisce ponti inter-generazionali, nei quali la fede in Dio e l’amore per il pros- simo costituiscono fattori di unione profonda. Questa trasmissione della fede, cuo- re della missione della Chiesa, avviene dunque per il “contagio” dell’amore, dove 22 luglio settembre 2018 Vitasomasca

la gioia e l’entusiasmo esprimono il ritrovato senso e la pienezza della vita. La propagazione della fede per attrazione esige cuori aperti, dilatati dall’amore. Al- l’amore non è possibile porre limiti: forte come la mor- te è l’amore (cf Ct 8,6). E tale espansione genera l’in- contro, la testimonianza, l’annuncio; genera la condi- visione nella carità con tutti coloro che, lontani dalla fede, si dimostrano ad essa indifferenti, a volte avver- si e contrari. Ambienti umani, culturali e religiosi an- cora estranei al Vangelo di Gesù e alla presenza sa- cramentale della Chiesa rappresentano le estreme pe- riferie, gli “estremi confini della terra”, verso cui, fin dalla Pasqua di Gesù, i suoi discepoli missionari sono inviati. Gli estremi confini della terra, cari giovani, so- no per voi oggi molto relativi e sempre facilmente “na- vigabili”. Il mondo digitale, le reti sociali che ci perva- dono e attraversano, stemperano confini, cancellano margini e distanze, riducono le differenze. Sembra tut- to a portata di mano, tutto così vicino ed immediato. Eppure senza il dono coinvolgente delle nostre vite, potremo avere miriadi di contatti ma non saremo mai immersi in una vera comunione di vita.

Testimoniare l’amore Ringrazio tutte le realtà ecclesiali che vi permettono di incontrare personalmente Cristo vivo nella sua Chie- sa: le parrocchie, le associazioni, i movimenti, le co- munità religiose, le svariate espressioni di servizio mis- sionario. Tanti giovani trovano, nel volontariato mis- sionario, una forma per servire i “più piccoli” (cf Mt 25,40), promuovendo la dignità umana e testimo- niando la gioia di amare e di essere cristiani. Queste forme lodevoli di servizio missionario temporaneo so- no un inizio fecondo e, nel discernimento vocaziona- le, possono aiutarvi a decidere per il dono totale di voi stessi come missionari. (Brani del messaggio del Papa per la 92a giornata mis- sionaria mondiale 2018 - Vaticano, 20 maggio 2018)

23 Nostre opere - Vietnam San Girolamo in Vietnam

P. Ronald Badillo L’Ordine Somasco è arri- na libertà di operare. So- alla Città di Ho Chi Minh vato ufficiosamente in lo gli Ordini e le Congre- (popolarmente ancora Vietnam con la presenza gazioni religiose presenti chiamata col vecchio no- del primo somasco filip- in Vietnam prima del me di Saigon), hanno co- pino Fratel Lamberto H. 1975 sono accettati come nosciuto persone che li Timbol, l’11 novembre ente giuridico anche se potevano aiutare nella 2014, entrato in qualità organizzazioni cattoliche. formazione di una comu- di studente con il tenta- I nostri religiosi, ora pre- nità religiosa. tivo di poter aprire una senti nel Paese, hanno ot- I nostri religiosi hanno comunità ed eventual- tenuto il visto solo come vissuto all’inizio nel ga- mente un’opera di carità semplici operai e sono re- rage di una famiglia viet- dopo aver assunto le pri- gistrati quali stranieri re- namita; in seguito, aven- me informazioni. sidenti per un anno. do avuto a disposizione È importante sapere che I Somaschi si sono ap- dei locali, li hanno utiliz- in Vietnam, i religiosi cat- poggiati ad una Congre- zati per organizzare ra- La Comunità somasca tolici e qualsiasi organiz- gazione locale e tramite il duni e anche per ospita- del Vietnam con il vescovo di Ho Chi Minh zazione religiosa, non superiore della loro casa re gratuitamente giovani mons. Paul Van Doc. possono godere della pie- religiosa, situata vicino o famiglie. Nonostante l’attiva pre- senza cattolica con fer- venti fedeli vietnamiti, il Paese è ancora nella fase di sviluppo e molte isti- tuzioni caritative sono sottoposte a restrittivi re- golamenti governativi; per questo motivo non è facile operare. Molti religiosi registrati sia dalla diocesi che dal governo civile, si prodi- gano nella cura degli an- ziani abbandonati, mala- ti mentali, bambini con difetti fisici, orfani. Le scuole e gli ospedali sono tutti sottoposti ai re- golamenti governativi. Molte comunità religiose femminili possono, per ora, aprire scuole mater- ne ma non possono an- dare oltre. I Padri Somaschi sono 24 luglip settembre 2018 Vitasomasca

stati accolti dal 30 no- anni di formazione reli- de bisogno); per poter far vembre 2015 dall’Arcive- giosa Somasca! questo però bisognerà te- scovo di Ho Chi Minh e Attualmente i nostri reli- ner conto delle leggi del possono dimorare e ope- giosi stanno imparando la Paese. In pochi anni ab- rare nell’Arcidiocesi ma lingua e cercano di im- biamo potuto raggiungere questa registrazione vale mergersi nella vita viet- questo primo traguardo: solo nell’ambito ecclesia- namita di ogni giorno. Nel un vero evento di grazia. le e non nel civile. frattempo collaborano Ringraziamo tutti coloro Quindi i nostri religiosi con i religiosi del posto, che ci stanno aiutando e non possono radunare lavorando con i ragazzi che ci trasmettono tanto persone e non possono ciechi, sordomuti, disabi- entusiasmo per poter in- pubblicamente, in nes- li, anziani abbandonati e cominciare bene. Nella sun modo, animare cele- negli orfanotrofi. Inoltre, cultura Vietnamita esiste brazioni di culto; massi- con l’acquisto di un terre- un proverbio che dice: ma cautela e riservatezza no, si sta pensando di po- “Chò doi là hanh phúc!” sono dunque una regola. ter, in futuro, costruire cioè: “Aspettare è gioia!”. “In Vietnam, una perso- una Casa Miani (come Non c’è fretta qui, l’im- na potrebbe essere san- quelle nelle Filippine) per portante è che si possa di- ta ma per il momento si i bambini o un alloggio re che i somaschi sono ar- ha bisogno di persone per i giovani poveri che rivati in Vietnam e ogni buone!”, diceva un vec- vorrebbero studiare in giorno pregano san Giro- chio missionario italiano città, o una casa di acco- lamo nella lingua locale. in Vietnam. glienza per gli ammalati Un giorno anche san Gi- di HIV-AIDS (della quale rolamo parlerà in lingua La squadra di calcio dei semi- Il Futuro ci sembra ci sia un gran- vietnamita! naristi somaschi vietnamiti. La comunità Somasca, riunita per la prima volta il 25 aprile 2016, è com- posta oggi da due religio- si: padre Ronaldo B. Ba- dillo, delegato e fratel Lamberto H. Timbol. Un terzo religioso, uno studente, ha dovuto per il momento rinunciare di fare il periodo di tirocinio nel paese. Ci sono già de- gli aspiranti, che fre- quentano filosofia e teo- logia. Tre di loro verran- no nel 2018 nelle Filippi- ne per un ulteriore anno di aspirantato, poi di po- stulato e noviziato. Nel programma scolasti- co sono incluse lezioni sulla spiritualità Soma- sca, sul Fondatore e lo stu- dio della lingua inglese. Si vuole preparare bene questi giovani per i primi 25 Per riflettere Il suo fare prima del suo dire

Fabiana Catteruccia Sento di scrivere su colui zione su Papa Francesco. che poco diplomatica- che seguace e aderente Eviterò di scivolare in mente, quando si rivolge agli insegnamenti di un’adulazione melensa o ai corrotti, ai banchieri e Gesù, è oggetto comun- in un neutralismo alla all’economia che prevale que di critica. Ponzio Pilato. sul valore umano. Certo, alcuni lo hanno de- Ci chiama sempre fratel- finito un Papa inedito poi- li, come ad indicarci la ché oltre che portarsi la via giusta per una sana ventriquattrore da solo, convivenza. In una inter- rinuncia all’appartamen- vista, il cardinale france- to papale e si concede alle se recentemente scom- foto dei cellulari cosid- parso, Jean-Luis Tauran, dette selfie. ha definito Francesco “un Papa Bergoglio ci ha abi- Papa da incontrare”. tuato, nel tempo, ad una Se dovessi riassumere i straordinaria normalità cinque anni del suo Pon- seppur innovativa. tificato semplicemente Rivoluzionario, ma con- con due parole userei: forme ai principi e valori “misericordia” e “poveri”. cristiani; rigoroso, ma Ultimamente, decide di creativo, talentuoso nella dedicarsi ad una nuova sua semplicità e umanità. esortazione che potrebbe Parla sempre in modo di- risultare discordante nel- retto e schietto, forse an- l’attuale contingente sto-

Molti lo amano, ma c’è sempre qualcuno pronto a schierarsi contro. Di capri espiatori è pieno il mondo. Del resto guardare la tra- ve nel proprio occhio resta molto difficile. Per caso mi sono giunte accuse infondate, come se l’essere pratico preva- lesse sull’essere teologico. Ma Cristo ci ha insegnato che dopo la predicazione deve esistere l’attuazione dei precetti. E chi meglio di lui li ese- gue in ogni sua azione. Pertanto pongo l’atten- 26 luglio settembre 2018 Vitasomasca

“Non ti toglierà forze, vita e gioia. Tutto il contrario, perché arriverai ad esse- re quello che il Padre ha pensato quando ti ha creato”. Riassumendo, santità oggi come pazien- za, mitezza e gioia, ma anche audacia e fervore. Modellare la propria vita stimolati nella grande tra- sformazione coraggiosa che occorre per testimo- niarla. Ogni cristiano deve sentirsi chiamato alla san- tità, all’unione con Dio come rivelano le sacre pa- rico: esistenze precarie, della santità. Lui la defi- role: “Siate santi, perché relazioni instabili, ecces- nisce una “chiamata, cer- io, il Signore, Dio vostro, sivo individualismo, soli- cando di incarnarla nel sono santo” (Lv 19.2). tudini e Papa Francesco ci contesto attuale, con i Per trovare un nuovo parla di santità. suoi rischi, le sue sfide e le slancio spirituale e supe- Ripeto, sembrerebbe sue opportunità”. rare una religiosità abitu- un’idea scollata dalla re- Nel testo dell’esortazione dinaria e scontata aveva- altà, ma leggendo Gau- si susseguono brevi inviti mo proprio necessità di dete et Exsultate si trova a vivere la santità nei vari questa esortazione che in- un invito coeso al mondo ambiti sociali, quella “san- dica anche l’incontro per- che necessita di questo tità della porta accanto”. sonale con Gesù nella pre- supporto proprio perché Praticamente un conti- ghiera e anche nella me- carente in ogni ambito. nuum da vivere ogni gior- ditazione della vita di tan- È un invito alla ricerca no, ricorda Francesco: ti santi.

27 Per riflettere Educare alla lettura dell’opera d’arte p. Giuseppe Oddone L’arte è una forma di conoscenza, pre- abbigliamento o l’arredamento di una ca- valentemente intuitiva e non riflessiva, mera. L’attività artistica infatti tocca della realtà. È inoltre una creazione - in tutti gli aspetti della vita umana, dai più greco poiesis - propria della persona giganteschi quali la progettazione o la umana, un messaggio che comunica e pianificazione di una città, di un’auto- conquista parlando ai nostri sensi e alla strada, fino a quelli più umili degli oggetti nostra intelligenza, che riporta e rian- di uso quotidiano, quali i francobolli, le noda tra gli uni e l’altra un vincolo di ar- monete, le scatole, ecc. che alimentano monia e comprensione. la passione di tanti collezionisti. È manifestazione sensibile di un’idea, è È la fantasia, che stimolata dall’ardore del la forma di conoscenza più completa, sentimento, crea il messaggio sensibile perché coinvolge tutte le facoltà del- di un’idea. Prima di tutto la fantasia: è lei l’uomo, quelle sensibili, fantastiche, ra- la facoltà creatrice che accosta, elabora, zionali e morali. ricompone in una sintesi nuova i dati del- Vari sono gli elementi che entrano in gio- l’esperienza sensibile e dell’intelligenza. co nel processo artistico, sia esso la Chi è più dotato di fantasia è potenzial- composizione di una poesia o di un’ope- mente più dotato di capacità artistiche, ra letteraria, di un quadro o di una sta- di “ispirazione”. tua, di una casa o di un palazzo, di una Quindi il sentimento: non vi può essere canzone o di una sinfonia o anche sem- arte se non vibra in essa una passione, un plicemente la confezione di un capo di canto interiore ora limpido e sereno come nell’arte classica, ora drammatico e violento, come in tanta arte barocca, ro- mantica, decadente, contemporanea. Questo sentimento è in sostanza l’amo- re per la vita e la ricerca appassionata del suo significato. Infine un mezzo, un segno sensibile in cui tradurre il messaggio creato dalla fan- tasia, stimolata dal sentimento: saranno i suoni della musica, il disegno ed i co- lori della pittura, l’utilizzo del marmo o di altro materiale nella scultura, le parole, le figure retoriche ed il ritmo nella poe- sia, l’intreccio delle scene e della vicen- da nel teatro, nel cinema e nel romanzo, il movimento del corpo nella danza, l’accostamento di colori, di oggetti e l’utilizzo dello spazio nell’arredamento e così via. Per essere artisti è perciò ne- cessario possedere almeno un minimo di tecnica e di competenza, che permetta di manifestare esteriormente e sensibil- mente il proprio mondo interiore. 28 luglio settembre 2018 Vitasomasca

L’arte è infine messaggera di verità e in ma di comunicazione aperta e polise- essa deve brillare un’idea: qualsiasi ope- mica, con più stimoli e significati e va di ra d’arte è infatti un messaggio che riflette conseguenza riletta e integrata dalla il pensiero, la concezione della vita, il de- sensibilità e dall’intelligenza di chi ne siderio di comunicazione dell’artista stes- fruisce. so, la sua poetica; non solo, ma ogni pro- Lo studio e l’educazione all’arte e alla bel- duzione artistica capta per così dire la lezza costituiscono un grande strumen- sensibilità, la cultura di tutta un’epoca. to educativo, aiutano a creare, a scopri- Possiamo perciò parlare per ogni perio- re, ad animare del nostro sentimento, do di tante correnti espressive, perché della nostra individualità tutti gli aspet- ogni artista, pur nella sua individualità, ti della nostra vita, della nostra persona, non si sottrae al dialogo con il suo tem- della nostra casa e dell’ambiente dove vi- po, sia condividendone gli ideali, sia in- viamo, ci stimolano a rispettare e valo- novandoli od opponendosi ad essi. rizzare l’immenso patrimonio artistico La capacità artistica, la creazione di un della nostra Italia. messaggio che ha la forma sensibile Se infine abbiamo una sensibilità bi- della bellezza, è una facoltà che tutti ab- blica e cristiana, come il nostro sommo biamo e che va educata. poeta Dante, sappiamo che l’ispira- Di fatto, noi giudichiamo una cosa, un zione, come del resto dice la stessa pa- prodotto “bello” soprattutto per conna- rola viene in definitiva dallo Spirito di turalità e spontaneità e solo in un se- Dio che oltre ad agire direttamente nel- condo momento per riflessione. lo splendore e nella gloria della crea- La bellezza, splendore dell’esistenza e zione, “entra e spira nel petto” degli ar- della realtà, non è lontana da noi, è tisti e dei poeti, riempiendoli del suoi dentro di noi e questo ci aiuta a leggere, doni di saggezza, di intelligenza e di a interpretare, a gustare la vita, ad aprir- tecnica, in modo che possano lasciare ci allo stupore e all’ammirazione. anche solo una “favilla della gloria di Per sua natura l’opera d’arte è una for- Dio alla futura gente”.

29 Vita e missione Ponti d’amicizia uniscono paesi lontani

sr. Mila Scaccabarozzi Sulla costa orientale del- tando una realtà somasca to da finanziare, contatti lo Sri Lanka si trova il Vil- nel mondo che fosse il più diretti con le suore e i pa- laggio Cuore Amico - Mia- simile possibile a quella dri dello Sri Lanka. ni Nagar. di Nervi, in cui cioè, i pa- Sulla scia di quest’espe- Mai ci fu nome più azzec- dri e le suore vivono e ope- rienza bella e positiva, cato per descrivere que- rano insieme come un’uni- nell’autunno di quello sta realtà somasca e il ca famiglia. stesso anno proponiamo ponte di amicizia e soli- Il loro desiderio era di vi- a una giovane della Par- darietà che è nato in que- vere una celebrazione e rocchia, che sta vivendo sti anni tra la comunità di una festa che fosse tutta un momento particolare Genova Nervi in Italia e i di ringraziamento a Dio della sua vita, di fare un somaschi dello Sri Lanka. per essere stato sempre periodo in missione. Il de- Già, perché è dal 2011 che presente nelle loro vite. siderio è quello che lei la Parrocchia dell’Assun- Così come venticinque possa vivere un’esperien- ta e il Collegio Emiliani si anni prima erano stati za forte di crescita, una di sono idealmente gemella- aiutati da amici e parenti quelle esperienze che ti ti con la comunità del a metter su famiglia, ora cambiano il cuore e il mo- Miani Nagar a Batticaloa. tutto doveva essere dono do di vedere te stesso e il Tutto è iniziato nella pri- e ringraziamento. mondo. mavera di quell’anno Comincia così il primo La ragazza all’inizio è un quando una coppia di mini progetto stretta- po’ titubante, poi accetta Villaggio Cuore Amico: sposi della Parrocchia ha mente missionario: crea- e si entusiasma così tan- mai ci fu nome più azzeccato per descrivere questa voluto festeggiare il suo zione di volantini, ricerca to da coinvolgere altre realtà somasca. 25° di matrimonio aiu- di immagini e del proget- amiche, fino a dar vita ad un fiume ininterrotto di amore, di condivisione, di iniziative che dura fino ad oggi e che continua a cre- scere e a coinvolgere altre persone e parrocchie. In questi anni abbiamo vi- sto all’opera la fantasia dello Spirito, che suscita negli uomini e nelle don- ne le idee più bizzarre e coinvolge le persone più impensate. Da allora, non esagero nel dire che sono centinaia le persone che in qualche modo sono state toccate da una delle tante inizia- tive messe in campo: ce- ne solidali, incontri di 30 MIANI NAGAR - Villaggio CUORE AMICO

preghiera, testimonianze, mercatini, mi- ni progetti finanziati in occasione di bat- tesimi, compleanni, feste di laurea e di pensionamento; e poi: adozioni a di- stanza, tornei di beach volley, serate e nottate di tango argentino, concerti, commedie teatrali in genovese, fioretti di quaresima e avvento sia tra i ragazzi della parrocchia sia tra quelli delle scuo- le medie del collegio. Persino una ra- gazza, che non conoscevamo, in occa- sione di un breve viaggio di lavoro sul- l’Isola, si è presentata alla nostra porta dicendo che aveva una valigia vuota da mettere a disposizione per inviare qual- cosa alle bambine e alle suore. Siamo consapevoli che tutte queste atti- del ringraziare, dell’accoglienza, del- Le bambine del Villaggio Cuore vità sono solo degli strumenti di cui Dio l’ascolto, dell’apertura ai bisogni del fra- Amico - Miani Nagar nella loro si sta servendo per allargare il nostro cuo- tello. Stanno così nascendo anche nuo- bella divisa scolastica. re e i nostri orizzonti, per farci crescere ve iniziative rivolte alle povertà del no- nella fede e nell’apertura ai fratelli. stro Vicariato e della nostra diocesi di Fino a qualche anno fa per molti di noi Genova. lo Sri Lanka era solo un puntino minu- L’anno scorso, poi, il Signore ci ha fatto scolo sulle cartine geografiche. il dono grande della presenza tra noi per Uno di quei posti vicino all’India famo- tre mesi di una nostra consorella sri- so solo per il thè. lankese e quest’anno abbiamo la gioia di Oggi, questa realtà non solo ci è dive- poter condividere il secondo anno di ma- nuta familiare, ma addirittura grazie al- gistero con fr. Cleto Bonasia che al pri- le bambine e alle suore, stiamo impa- mo anno era proprio al Miani Nagar. rando a guardare le nostre vite e il mon- Due doni grandi che hanno ravvivato e do con occhi diversi, stanno cambiando consolidato la nostra amicizia con la mis- la nostra scala di valori e un po’ alla vol- sione somasca. ta anche il nostro stile di vita. Infine, a gennaio ho avuto anch’io l’op- Le suore e soprattutto le bambine con i portunità di andare per un breve perio- loro sorrisi, le tante foto che abbiamo vi- do in Sri Lanka per conoscere le nostre sto in questi anni, le letterine, i lavoret- missioni. Fin da subito ho sentito che ti, in qualche modo ci sono state mae- questo viaggio non era solo mio, ma che stre a distanza, perché ci hanno aiutato in qualche modo ero l’inviata speciale di a crescere nelle relazioni e nello stare un gruppo di persone molto più ampio bene insieme per uno scopo bello. che idealmente (e anche molto concre- Ci hanno fatto scoprire qualità e talenti tamente) mi hanno accompagnato nel- che non pensavamo nemmeno di avere. la preparazione, che mi sono state vici- Abbiamo riscoperto che l’essere missio- ne durante la mia permanenza a Batti- nari fa parte del dna di un cristiano e che caloa e che mi aspettavano al ritorno. quindi in quanto battezzati fa parte di Ora, non ci resta che continuare a cam- noi. È prima di tutto un atteggiamento minare su questa via che Dio sta co- del cuore, un modo universale di vivere struendo per noi, ringraziandolo dei tan- la fede che deve iniziare già qui a Nervi, ti doni e delle tante persone che sono e senza andare chissà dove, attraverso i si faranno compagni di viaggio e rima- valori della condivisione, della sobrietà, nendo aperti a quello che lo Spirito vor- del dare valore alle cose che abbiamo, rà proporci. 31 Spazio giovani La scuola, il bambino e la famiglia

Deborah Ciotti La scuola dell'infanzia og- Anche nella scuola ma- ri “relazionali”. Lo stile gi si presenta come una terna si lavora, si discor- educativo dei docenti si grande famiglia; essa è re, si mangia, ci si lava di ispira a criteri di ascolto, considerata un'eredità del frequente ecc. accompagnamento, inte- 1800, arrivataci dall'edu- E la maestra, come una razione partecipata, me- catrice francese Paolina buona massaia, diffonde diazione comunicativa, Kergomard che, alla fine il proprio affetto tra i pic- con una continua capaci- dell'800, mutò la denomi- coli, propone attività sti- tà di osservazione del nazione di “sala d'asilo” in molanti e rapportate alle bambino, di presa in ca- quella di “scuola materna” possibilità dei bambini, rico del suo “mondo”, di e le sorelle Agazzi, in Ita- cura l’ordine della scuo- lettura delle sue scoperte, lia, fecero propria questa la. La maestra, insomma, di sostegno e incoraggia- definizione. come la mamma”. mento all’evoluzione dei suoi apprendimenti ver- so forme di conoscenza sempre più autonome e consapevoli. L’insegnate oggi deve ave- re diverse competenze: - competenze relazionali; - competenze culturali e professionali; - capacità operative. Tali competenze vengono esplicate in quella che og- gi viene considerata la prima “palestra di vita”, dove il bambino impara le prime competenze di so- cializzazione ed acquisi- Proprio come scrive Rosa Oggi si pensa che per co- sce le prime regole del vi- Agazzi “La scuola è una struire e descrivere il me- vere in una società: la piccola casa e una gran- stiere di “insegnante” non scuola. de famiglia. Che si fa in basti solo il linguaggio Il piccolo, fino all’ingres- famiglia? Ci si muove, si della scienza, ma si deve so nella scuola dell’infan- lavora, si discorre, ci si andare oltre le discipline zia, è egocentrico, ha vis- lava di frequente, si man- e le didattiche; nelle In- suto con adulti, i quali gia, qualche volta ci s’in- dicazioni nazionali per il hanno fatto in modo da quieta per qualche im- curricolo del 2012, al per- renderlo l’unico attore previsto; in famiglia ci si sonale scolastico viene ri- protagonista di quel mon- vuol bene e per questo si chiesto un profilo profes- do che è il solo che lui co- procura di aiutarci vi- sionale alto, costituito da nosce. cendevolmente, di farci saperi “professionali”, ca- La sua conoscenza è limi- reciproco piacere… pacità progettuali e sape- tata alla sua famiglia, che- 32 luglio settembre 2018 Vitasomasca

ritiene essere l’unica cosa tà trasversali, inizia un ve- be, si deve assolutamen- esistente e di cui si sente ro e proprio sviluppo co- te evitare di non mandarli il centro assoluto. Per gnitivo, impara nozioni, il a scuola perché bisticcia- questo motivo, l’ingresso meccanismo di causa-ef- no con i compagni o per- alla scuola dell’infanzia lo fetto, amplia il linguaggio ché non vogliono andare sconvolge da una parte e e sviluppa la tanto im- ma bisogna spingerli ad lo stimola da un’altra. portante capacità meta- affrontare le situazioni e Lo sconvolge perché da cognita: “impara ad im- a risolvere i conflitti. unico e solo protagonista parare”! Compito importante per i si trova ad essere immer- Nella scuola dell’infanzia genitori è la collaborazio- so in tanti protagonisti, il bambino si troverà di ne con gli insegnanti: non tutti, con la loro unicità e fronte ad una nuova figu- è corretto difendere e pro- tutti con la sua stessa im- ra: l’insegnante! teggere il proprio bambi- portanza e posizione, si ri- Questa persona per lui no a prescindere da tutto trova a scoprire di non es- rappresenta la prima fi- e da tutti, il bambino va sere più il solo e a esperi- gura adulta che non sia un tutelato e difeso se attac- re che, oltre la sua casa e suo familiare ed è qui che cato e aggredito e ripreso la sua famiglia, esiste il impara il rispetto e l’os- e corretto se ha assunto mondo intero. servanza per i ruoli e per un atteggiamento non Lo stimola perché non è gli adulti, impara ad ave- adeguato alla situazione. più solo, intraprende atti- vità e fa scoperte che non credeva esistessero, gioca con i suoi pari e scopre di divertirsi più di quanto po- tesse immaginare di fare. È un passaggio molto de- licato e complicato, ma necessario perché rappre- senta il modo di distacco dai genitori e comincia a camminare da solo. Nella scuola dell’infanzia impara le prime regole del- la socializzazione, la con- divisione, l’uguaglianza, i turni di conversazione, il rispetto dei diversi ruoli, la re sentimenti e atteggia- L’educazione è una pietra divisione dei compiti, il la- menti fondati sulla con- fondamentale sia per il voro di gruppo, l’aiuto e sapevolezza dei meriti, dei bambino che per l’adulto; l’altruismo, avviandosi diritti, del decoro altrui. è la base fondamentale e pian piano ad abbandona- Compito dei genitori è in- imprescindibile su cui re l’egocentrismo. centivare il proprio figlio fondare l’intera società. Cosa più importante, pe- ad intraprendere questo Tra genitori e insegnanti rò, impara a gestire i con- percorso: sostenerlo, ac- dovrebbe istaurarsi un re- flitti e le emozioni e im- compagnarlo e soprattut- ciproco rapporto di ri- para a vivere in una so- to evitare di costruirgli una spetto, di dialogo e so- cietà dove ognuno è uni- struttura di ovatta intorno. prattutto di collaborazio- co, ma nessuno più im- I bambini devono anche ne per la buona forma- portante dell’altro. imparare a cadere e a rial- zione, educazione e cre- Oltre le suddette capaci- zarsi con le proprio gam- scita del bambino. 33 Spazio laici - Fondazione Somaschi Fruttiamo la Terra L’agricoltura biologica e solidale due volte buona

‘Fruttiamo la Terra’ è un progetto spe- terapeutica qualificata che, a partire dal ciale, che offre una possibilità lavorati- raggiungimento di un adeguato periodo va a persone che escono brillantemente di astensione dall’uso di sostanze e da dal percorso di recupero da tossico e al- un complessivo miglioramento delle coldipendenza. Il progetto parte nel 2015 condizioni psicofisiche, consenta loro di grazie ad un finanziamento di Fonda- reinserirsi nella società. zione Cariplo, Cattolica Assicurazioni e L’obiettivo della struttura, come di tut- BNL alla cooperativa Team Work nata te le strutture somasche, è quello di gui- Valerio Pedroni dalla comunità di Ponzate e che da qua- dare e accompagnare le persone sulla si quindici anni offre una possibilità la- strada del raggiungimento dell’autono- vorativa a persone che hanno concluso mia abitativa e lavorativa. il percorso di recupero da tossico e al- Tra le varie attività finalizzate al recu- coldipendenza. pero delle persone con problemi di di- Il programma coinvolge circa una tren- pendenza, il lavoro terapeutico ed edu- tina di persone che vivono nella comu- cativo riveste una particolare importan- nità di San Zenone al Lambro (MI). za. Come già per San Girolamo, il lavo- L’obiettivo per i prossimi anni è quello di ro riscopre anche in questo progetto la continuare a crescere e magari anche di sua centralità. Particolare importanza aprire un piccolo negozio dove si possano viene assunta dal metodo ergoterapico, vendere direttamente i prodotti coltivati. che prevede infatti che agli ospiti non L’iniziativa Fruttiamo la Terra nasce a vengano assegnati semplici laboratori di Cascina Mazzucchelli di San Zenone al minuteria, che impegnano il tempo con Lambro, una delle storiche comunità di attività di pura manovalanza, ma lavori recupero somasche. Cascina Mazzuc- fortemente orientati alla competenza e chelli è un centro terapeutico speciali- alla qualificazione professionale, come stico residenziale per alcol e polidipen- quello agricolo. denti. Accoglie complessivamente tren- La coltivazione della terra viene vista co- ta uomini a cui viene fornita un’offerta me una ri-affermazione del duplice le- game tra l’uomo e la terra. Proprio at- traverso la coltivazione il terreno dà buo- ni frutti e rinasce anche l’uomo. Così è nata l’idea di agricoltura “due vol- te buona” perché coltiva prodotti biolo- gici nel rispetto dei tempi e dei modi del- la natura, e perché favorisce l’inseri- mento sociale e lavorativo delle perso- ne che vengono accolte. Ad oggi, frutta e verdura biologiche pro- dotte vanno a rifornire famiglie, gruppi di acquisto solidale, mense scolastiche, ne- gozi specializzati e punti di ristorazione. Particolare importanza hanno poi i mer- cati contadini dell’hinterland milanese, che permettono al progetto di essere pre- sente sul territorio e garantiscono anche alle persone coinvolte la possibilità di sperimen- tarsi nelle relazioni diret- te con il pubblico. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di offrire una se- conda opportunità agli uomini che dimostrano di volersi impegnare concre- tamente nel proprio per- corso di recupero. Per ogni persona coinvol- ta viene stilato un proget- to personalizzato che met- ta in luce la motivazione e le capacità del singolo. Il progetto è partito alla fi- ne del 2015 e ad oggi ha Ospiti della Comunità Cascina La storia di Piero Mazzucchelli, di San Zenone al ottenuto risultati inaspet- Lambro, al lavoro per "fare tati dati dalla crescente fruttare la terra". dedizione con la quale i la- Piero lavora con piacere nell’orto. voratori si dedicano alle Ha seminato lo scorso inverno e adesso attività di aratura, semina contempla fiero i risultati. e raccolta e dalla crescen- Ma nel suo sguardo c’è qualcosa di più te fiducia del pubblico che della soddisfazione di chi lavora la terra. apprezza la “bontà” dei È la gioia di chi ha lavorato anche su prodotti coltivati. se stesso e, come le piantine, è cresciuto e si è rafforzato. Dopo anni di sbandamento Per informazioni sull’ac- e l’esperienza della dipendenza, come le sue quisto di prodotti visita: piantine, ha messo la testa fuori e annusato www.fruttiamolaterra.it l’aria fresca. Ha scoperto che cambiare oppure scrivi a è possibile. È un lavoro duro, più impegna- [email protected] tivo dell’orto, ma ne vale la pena. Spazio laici “… e voi siete tutti fratelli”

È con questo titolo che ab- biamo aperto l’11° Con- vegno del Laicato So- masco, a cui hanno par- tecipato circa un centina- io di persone, provenien- ti da Piemonte, Lombar- dia, Liguria, Calabria, Pu- Elisa Fumaroli glia, Sardegna e Lazio, con due presenze da Aranjuez (Spagna) e dodici da Rrë- shen (Albania).

Uno dei momenti più ap- chio, che rivela e riflette prezzati di ogni giornata puntualmente la nostra è stata la riflessione ini- immagine; ha rilanciato il ziale di p. Mario Ron- ruolo particolare delle chetti, che ci ha immer- donne nella Chiesa, chia- si in un clima di raccogli- mate a essere segno della mento e pace, ci ha fatto presenza del Signore (cf intravedere un mondo Paolo VI – chiusura del migliore, ci ha solleticato Concilio Vaticano II – 8 con domande per veglia- dicembre 1965); ci ha re e rimanere desti su ciò esortati a diventare fra- che abita il nostro cuore. telli senza sentimenti di Ci ha ricordato che per noi superiorità e imparando P. Giuseppe Oddone, Vicario Il tema della fraternità è l’altro può essere spec- ad amare anche i nemici. generale e p. Mario Ronchetti stato al centro dei tre gior- hanno dato inizio al Convegno ni, dal punto di vista spi- rituale, con una riflessione a partire dalla Parola di Dio e dall’eredità di san Giro- lamo, con un approfondi- mento umano e pedagogi- co-culturale, sul significa- to della parola oggi, nelle relazioni e nella vita quoti- diana e con uno squarcio sul mondo economico, per imparare a trasferire le in- tenzione e le riflessioni nei gesti e nelle scelte che com- piamo ogni giorno. 36 11° Convegno del Laicato Somasco

giovani di sognare e di non smettere di farlo noi per continuare a semina- re, perché la costanza conquista. Infine, Giuseppe Ar- giolas, docente all’Uni- versità Sophia di Loppia- no, ci ha svelato con una presentazione interattiva e parole semplici quanto l’economia abbia a che ve- P. Alberto Monnis, Consigliere I tre interventi principali Fabio Gerosa, pedago- dere con la persona, (pri- generale, dott. Fabio Gerosa sono stati di grande pro- gista e coordinatore della ma che con il denaro), che coordinatore della Consulta fondità, acuti e interes- Consulta Diocesana per il bene o è comune o non Diocesana di Genova e prof. santi, ma allo stesso tem- minori e famiglie della è bene e che “L’antidoto Giuseppe Argiolas dell'Univer- po fruibili da tutti: in quel- diocesi di Genova, ci ha alla povertà è la comu- sità Sophia di Loppiano. lo spirituale, p. Alberto lasciato moltissimi spun- nione, che si realizza con Monnisha presentato un ti, primo fra tutti lo sguar- tre pilastri: il dialogo, la intenso excursus che, pas- do di meraviglia e stupo- sando dall’Antico al Nuo- re, tipico dei piccoli, da vo Testamento, ha riman- mantenere perché capace dato la centralità della fa- di trasformare un atto miglia, il rischio dell’invi- quotidiano in un gesto dia e della menzogna e la nuovo, speciale, straordi- fraternità come scelta da nario. curare ogni giorno. Attin- Il secondo invito è stato gendo dall’eredità di san quello di fare ogni gior- Girolamo, ci ha poi ricor- no una cosa bella per il dato che vivere la frater- mondo, perché la bellez- nità significa chiamare in za è il primo segno di ac- causa l’altro e imparare e coglienza e fraternità. In- insegnare e a restituire fine, ci ha provocati nel- perché ognuno non solo l’avere il coraggio della riceva, ma dia qualcosa. sfacciataggine di dire ai fiducia e la reciprocità”: questo tutti possiamo provare a viverlo. Le testimonianze sono state preziose occasioni di vedere che fede e vita, noi e gli altri, differenze e ar- ricchimento sono concet- ti che esplodono nel loro potenziale quando sono intrecciati insieme. Meri Dell’Atti e Luisa Car- tellino hanno mostrato con l’esempio, prima che con le parole, la mansue- tudinenella fraternità: tra 37 Spazio laici

loro, come supporto co- stra coscienza, per essere pe Oddone e p. Fortu- stante, l’una per l’altra; permeabili a ciò che la vi- nato Romeo, hanno sot- con i padri e i religiosi, ta ci porta; l’accoglienza tolineato da un lato di con- con i quali condividono che è motore e conse- templare il volto di Dio e preghiera e quotidianità, guenza, spinta ad aprire la sua umanità, per orga- tenendo al centro il loro e forza nell’essere insie- nizzare e operare in modo esserci, come presenza me; la fiducia che mette concreto, ma tenendo umile e disponibile; con in comune tutto, sapendo sempre lo sguardo su Cri- i bambini e le ragazze, a che nulla va perduto. sto, e dall’altro di non es- cui dedicano costante- Ci hanno lasciato una do- sere ipocriti, indossando mente il loro tempo e da manda “Noi siamo un maschere, ma di essere cui ricevono moltissimo luogo dove tornare? Sia- noi stessi, con i nostri li- in un clima di grande re- mo lì ad aspettare chi tor- miti, che sono amati da ciprocità. na?” e un motto: “Finché Dio perché nella fragilità siamo irrequieti, possia- Lui si manifesta. mo stare tranquilli”. I lavori di gruppo han- Nunzia Boccia, membro no portato alla luce tanti laico del Consiglio provin- squarci delle nostre real- ciale dei Giuseppini del tà da accudire e far cre- Murialdo, ci ha ricordato scere, tenendo alcuni che il nostro stile parla, punti fermi: gli incontri di perché è dal modo che ab- spiritualità; essere e fare biamo di stare insieme che rete tra gruppi e associa- ci riconosceranno e ci ha zioni locali, perché tutti esortato a sentirci respon- siamo Chiesa; la bellezza sabili come laici e a essere di sentirsi parte di qual- disposti a rischiare insie- cosa di più grande; coin- me ai religiosi, per conti- volgere nuove persone e i nuare ad essere testimo- giovani ed essere testi- nianza d’amore con le no- moni della bellezza del- stre opere. l’impegno; potenziare le Francesca e Michele Durante le celebrazioni attività locali che ci sono Metzger, coppia del eucaristiche, p. Giusep- per dare risposte nuove ai Condominio solidale, nato dall’esperienza di comunità e famiglia di Bruno Volpi, ci hanno aperto il cuore e la porta di casa, regalandoci al- cune loro buone pratiche da sperimentare nel quo- tidiano: l’importanza di perdere tempo per ascol- tare chi bussa alla porta; darsi dieci minuti a set- timana di onestà e con- fidenza pura, con fratel- Francesca e Michele Metzger, li dell’anima, senza giu- coppia del Condominio solidale dizi, per riscoprire le pro- e Nunzia Boccia, membro laico del Consiglio provinciale dei prie priorità; tenere Giuseppini del Murialdo. aperta la porta della no- 38 11° Convegno del Laicato Somasco

Prendendo spunto dal Vangelo, p. Franco ci ha esortato a non spaventar- ci se i numeri diminui- scono nelle nostre attivi- tà, perché anche dietro a Gesù la grande folla si è via via assottigliata; ma la domanda che Gesù fa a ciascuno è: “Volete an- darvene anche voi?” e l’invito è quello di perse- verare, perché il segreto non sta nella mietitura, bisogni che emergono. Le risonanze finali dei La musica e la voglia partecipanti hanno con- di stare insieme sono fermato il clima di gran- state le cifre della frater- de gratitudine e gioia per nità e hanno regalato mo- l’esperienza fatta e la- menti di allegria e convi- sciato il desiderio di te- vialità, regionale e inter- nere vivo quanto vissu- nazionale: il karaoke in sa- to, portandolo nelle pro- la la prima sera, gli amici prie realtà. dell’Albania che ci hanno La Santa Messa, presie- deliziato con danze e ve- duta dal Padre generale, stiti tipici, le chitarre, i è stata momento di rin- canti e i balli che hanno graziamento a Dio per il regalato a tutti la gioia di dono della fraternità spe- sentirsi famiglia, nella ric- rimentata e invito a pro- chezza delle diverse pro- seguire su questa strada, ma nella semina. Siamo venienze. con i vicini e i lontani. chiamati a essere missio- nari, a essere in uscita. La differenza sta lì: tra chi ama e chi no, tra chi ri- sponde e chi se ne va. Personalmente, sono im- mensamente grata per il dono di questi giorni, per la profondità degli inter- venti, la bellezza dell’in- contro e dell’esperienza concreta di quello stile fraterno che compie pic- coli gesti, con amore e at- tenzione, e che siamo chiamati a diffondere per coinvolgere tutti in un cammino di Chiesa e di fraternità. 39 Flash

Provincia d’Italia - Nigeria Il 31 maggio 2018, alle ore 10,00, sua ecc.za mons. Au- gustine Obiora Akubeze, arcivescovo di Benin City (Ni- geria) ha consacrato la nostra chiesa parrocchiale dei San- ti Pietro e Paolo apostoli in Usen. Parroco della parrocchia omonima è il primo padre so- masco nigeriano p. Tobias Chikezie Ihejirika e vicepar- roco p. GodwinUchechukwu Onwudinjo.

Provincia delle Filippine Il 28 luglio 2018, alla presenza del nostro Superiore ge- nerale, p. Franco Moscone e del vescovo della diocesi di Libmanan, mons. Jose Rojas, è stata inaugurarta e be- nedetta a Sipocot, Camarines Sur, regione di Bicol una nuova casa per ragazzi: Casa Miani MRV Jr. Salgono co- sì a sei le Case Miani per ragazzi nelle Filippine.

Provincia delle Filippine - Indonesia Una nuova parrocchia somasca intitolata a san Girolamo Emiliani è stata inaugurata il 23 maggio 2018, a Jawang, Borong, diocesi di Ruteng in Indonesia e affidata ai Padri della Delegazione dell’Indonesia, Provincia delle Filippi- ne. Era presente il Preposito provinciale p. Angeles Javier P. San José; Il nuovo parroco è p. Ruben S. Galang e con lui ci sarà pure Bro. Norberto Soares. Vita Somasca augu- ra alla nuova parrocchia un fecondo e santo apostolato.

Provincia delle Filippine - Indonesia Mercoledì 15 agosto 2018 alle ore 10.00, durante una solenne concelebrazione eucaristica nella chiesa del se- minario somasco di Maumere, Flores NTT. (Indonesia), davanti al Preposito provinciale p. Angeles Javier P. San José, i religiosi somaschi: Yovenaris Akoit, Sma e Norberto S. Soares, hanno emesso la loro Professione solenne.

40 luglio settembre 2018 Vitasomasca

Provincia delle Filippine La Provincia del Sudest Asiatico dei Padri Somaschi (Filip- pine) ringrazia il Signore per le numerose grazie di que- st’anno. Ci sono state le Professioni solenni dei primi reli- giosi somaschi Indonesiani. Ma soprattutto volendo cele- brare la conclusione dell'Anno Giubilare che ci ricorda la santità di san Girolamo, il 14 Luglio 2018, nella chiesa di St. and Sta. Susanna in Alabang, Metro Manila, abbia- mo avuto due eventi. Al mattino sono stati ordinati Diaco- ni tre Religiosi Filippini, per mano di Mons. Jesse Mercado vescovo di Parañaque: don Nolie V. Lazaga, don Jessie H. Samson e don Mandee N. Batac.

Lo stesso giorno nel pomeriggio alle ore 16,00 durante la solenne celebrazione eucaristica, i religiosi Bro. Joerex P. Alonzo, Bro. John Loubert Manansala e Bro. James C. Layosa hanno emesso la Professione solenne davanti al Preposito provinciale delle Filippine p. Angeles Javier P. San José legandosi in perpetuo all’Ordine somasco.

Provincia dell’India - Sri Lanka Il 17 luglio 2018 alle ore 10,30, nella cappella del St. Jo- seph Boys Centre, tre giovani dello Sri Lanka: Niroj Clu- stan, Thusakaran Fernando e Denis Fernando hanno emesso la loro Professione religiosa temporanea. Auguriamo loro di proseguire con fede e impegno nel nuo- vo cammino appena iniziato.

Provincia dell’India -Delegazione dell’Australia Sabato 4 agosto 2018 alle ore 18.00, durante una solen- ne concelebrazione eucaristica nella nostra chiesa par- rocchiale St. Jerome’s di Munster WA (Australia), da- vanti al Preposito generale p. Franco Moscone, il religio- so somasco Christopher John Maria De Sousa ha emes- so la sua Professione solenne. Christopher è il primo re- ligioso somasco australiano e gli auguriamo di cuore di essere anche il primo di una lunga serie di giovani so- maschi del Quinto continente.

41 Flash

Torna l’allarme alcoolismo in Italia L’Organizzazione Mondiale della Sanità lancia un nuovo al- larme alcolismo: i dati sui danni provocati dall’alcol sono preoccupanti e in continuo aumento. Secondo l’OMS, ogni anno, a causa di incidenti stradali con- nessi all'alcol, muoiono in Europa circa trenta mila perso- ne e ne restano infortunate seicento mila. L’alcol è la prima causa di decesso tra i giovani di età com- presa tra i quindici e i ventinove anni. E se tra gli over 30 l’incidenza dell’alcol-dipendenza sem- bra ridursi, dopo i sessant’anni torna ad essere un proble- ma sistemico. Da diversi anni, il nostro centro di recupero di Cascina Maz- zucchelli, a San Zenone al Lambro (MI) offre supporto psi- cologico e sanitario alle persone con dipendenza da alcol e da stupefacenti. I nostri educatori, supportati da un team multidisciplinare studiano un percorso personalizzato che permetta a cia- scuno degli ospiti di riprendere in mano la propria vita.

Provincia Centroamerica y Caribe - Salvador Preparazione alla canonizzazione di mons. Oscar Romero In Salvador sono molto avviati i preparativi in vista del- la canonizzazione di Mons. Oscar Arnulfo Romero, uc- ciso da un esponente degli “squadroni della morte” - con copertura governativa - il 24 marzo 1980. Beatificato il 23 maggio 2015 a San Salvador, Romero verrà canonizzato a Roma domenica 14 ottobre 2018, in- sieme a Paolo VI. Nel Paese centroamericano è in corso il secondo grande pellegrinaggio nazionale al paese natale di Romero, Ciu- dad Barrios (dipartimento e diocesi di San Miguel, nel- la parte orientale del paese). Lì il vescovo martire è na- to il 15 agosto 1917, 101 anni fa. I somaschi del Salvador e di tutto il Centroamerica si pre- parano con entusiasmo all’evento di ottobre con inizia- tive comunitarie di preghiera e studio. Hanno anche edito un romanzo “Disparo en Catedral”, scritto da Mario Bencastro, ex alunno somasco in Sal- vador, oggi in USA. I somaschi sono arrivati in Salvador, primo stato di lo- ro presenza fuori Italia, nel 1921. A tutti loro il Salvador è terra particolarmente cara, tan- to più ora per la presenza del corpo del primo martire salvadoregno, che è anche il primo santo vescovo della Chiesa latino-americana del post-Concilio. È già stata definita anche la delegazione di religiosi e lai- ci delle istituzioni salvadoregne somasche che sarà pre- sente alla canonizzazione di Roma.

42 luglio settembre 2018 Vitasomasca

Provincia d’Italia Corbetta - Festa di fine anno scolastico A Corbetta (scuola primaria di 350 alunni e secondaria di primo grado di 300) si é festeggiato in maniera inusuale, il 23 giugno 2018, il fine triennio di 106 alunni (distribui- ti in quattro sezioni) che pochi giorni dopo sono stati li- cenziati al termine dei primi otto anni di scuola dell’ob- bligo. Nella magica cornice notturna di palazzo Brentano, settecentesca “villa di delizie” del milanese in area Navi- glio grande, è stata allestita la cena di fine anno, esclusi- vamente per alunni e insegnanti; con i genitori tenuti a di- stanza e solo incaricati di prelevare i figli a evento finito (troppo presto) in danze e abbracci, con la consegna a cia- scuno di un libretto e di un augurio: “Prendi in mano la tua vita e fanne un capolavoro”.

Don Mario Galbiati 65 anni di ordinazione sacerdotale Don Mario Galbiati, fondatore di Radio Maria e di Radio Mater, ha festeggiato lo scorso 28 giugno (giorno anni- versario dell’ordinazione) e il 1° luglio (festa ufficiale con tutti conduttori e volontari) i 65 anni di sacerdozio. Don Mario è un “aggregato” somasco. Come si ricorderà, il padre Generale, padre Franco Moscone, aveva conse- gnato il 3 febbraio 2013, a Radio Mater, nella persona di Don Mario, l’aggregazione in spiritualibus all’Ordine so- masco per la vicinanza e professionalità con cui la Radio aveva seguito il Giubileo somasco del 2011-2012. Tanti sono stati i messaggi di partecipazione e di affetto pervenuti per questo anniversario: dal cardinale Gualtie- ro Bassetti, presidente della Cei, all’arcivescovo di Mila- no, mons. Mario Delpini, dal vicario episcopale di Lecco mons. Maurizio Rolla, a mons. Angelo Pirovano, respon- sabile della Comunità pastorale Sant’Eufemia di Erba, sen- za contare quelli dei volontari e degli ascoltatori di Radio Mater. “Devo dire tanti “grazie” per questo mio anniver- sario - ha sottolineato don Mario - i primi sono per il Si- gnore, per la vita che mi ha donato e per la famiglia, uma- na e cristiana, che mi ha dato. Ringrazio i miei confratel- li sacerdoti, quelli che mi hanno formato in Seminario e quelli che mi hanno affiancato e sostenuto affettuosamente perché la mia missione arrivasse veramente a tutti. Poi i collaboratori di Radio Mater, una comunità riunita da tut- ta Italia da una spinta interiore e spirituale. Infine, grazie a Maria, perché quanto è accaduto lungo il mio cammino è opera sua, è lei che muove il cuore”. Maria è il denominatore comune che unisce la spiritualità di Radio Mater e dei Somaschi: fu Maria a liberare san Girolamo dal carcere e ad avviarlo sulla strada della conversione e a invitarlo a fon- dare una congregazione. E Maria fu vicina a don Mario fin da piccolo, lo ha seguito nella sua famiglia, in seminario e al momento di fondare le due radio. Ricorda don Mario: “Alla prima radio ho dato il nome di "Maria" perché fosse “una voce cristiana” in tutte le case. Alla seconda, Radio Mater, perché la maternità di Maria, Madre della Chiesa, tut- ti ci abbracciasse e portasse la Chiesa in casa, unendoci nell'amore, come una sola famiglia”.

43 In memoria

P. Livio Balconi

È deceduto al collegio Gallio di Como dove risiedeva dal 2013, sabato 30 giugno 2018, circa un mese prima del suo 80°compleanno, sconfitto da un male apparso nel mag- gio 2012 e poi acutizzatosi negli ultimi 14 mesi, con ricoveri negli ospedali di Como e Pavia. Nato ad Agrate Brianza (MB), nel seminario minore di Corbetta nel 1948, reli- gioso di primi voti nel 1955 e poi di voti solenni nel 1961, è stato ordinato sacerdote il 13 marzo 1965 a Roma dall’arcivescovo somasco Giovani Ferro (oggi in attesa di bea- tificazione). Ai funerali, il 2 luglio nella basilica del Crocifisso di Como, ha tenuto l’omelia p. Erminio Galbiati, insieme con lui quasi ininterrottamente dal settembre 1948. Queste le sue commosse sottolineature: “Se ne vanno sempre i migliori: è una espressione abusata e talvolta insincera. Ma padre Livio l’ha nobilitata anche in un altro senso: se ne vanno sempre i migliori superiori; e lui lo era. Dopo i primi dodici anni di servizio a Corbetta (seminario mi- nore e scuola media legalmente riconosciuta), p. Livio è superiore dell’Istituto Emi- liani di Treviso dal 1977 al 1983 e poi rettore del collegio Gallio di Como per un totale di 18 anni (un record) in due periodi (1983-1992; 1998-2007). È anche superiore-parroco delle due chiese più significative che hanno i Somaschi in Lombardia: la basilica di san Girolamo di Somasca e quella del Crocifisso di Como, che lui regge rispettivamente nel 1992-1998 e nel 2007-2013. Della Provincia lombardo veneta è vicario provinciale nei trienni dal 1986 al 1992 e nel quadriennio 2007-2011. Partecipa ai Capitoli provinciali lombardo-veneti dal 1980 al 2011 e a quelli generali del 1993, 1999, 2005, 2008. Il segreto di tale successo (parola che mai avrei usato davanti a lui) lo trovo in una espressione classica (oraziana) che ha sempre valore, soprattutto nella vita religiosa: “ex humili potens” (potente da umile, oppure: potente perché umile). P. Livio non era un predestinato come tanti pensano di sé, tanto meno un carrierista, ma la sua personalità umile e sempre disponibile all’obbedienza ha convinto i supe- riori maggiori ad affidargli compiti di primaria importanza. La chiave poi della conti- nuità in posti di responsabilità è avere preso alla lettera le parole di Gesù: non sono venuto per essere servito ma per servire. Sapeva di avere compiti direttivi e, senza demandare, ha sempre cercato di risolverli; ma il suo primo intento era di creare una vera comunità fraterna in cui tutti i religiosi, anziani e giovani, malati e no, fossero felici di vivere insieme. In simile comunità io ho vissuto i migliori anni della mia vita religiosa. Il suo essere a disposizione della comunità comprendeva anche servizi delicati: cuci- nare, curare l’orto, confezionare regali o oggetti-ricordo o improvvisare altre finezze di padre. È stato un religioso della tradizione somasca? Come no? Del Crocifisso, della Madonna madre degli orfani e di san Girolamo oltre che costante fedele di preghiera è stato studioso attento, e divulgatore-interprete delle forme devozionali in uso. Sono da ricordare, per l’esattezza storica e la eleganza compositiva, le sue raccolte e le sue mostre di immaginette sacre, di riproduzioni di dipinti, di esposizioni rievocative di figure e momenti storici, sia a Como (collegio Gallio e Crocifisso) che a Somasca. Al suo nome va legata anche, per un non breve periodo, la produzione annuale di cro- nache e memorie storico-artistiche del Gallio Collegium comense. In questo modo p. Livio è stato anche, e sarà ancora, collaboratore dal cielo della pro- messa di san Girolamo: “Io vi gioverò più di là che di qua”. Il corpo di p. Livio è sepolto al cimitero della Valletta di Somasca.

44 luglio settembre 2018 Vitasomasca

P. Mario Mereghetti

È stato in confessionale - come al solito - al santuario del Crocifisso di Como, fino a due sere prima della morte, avvenuta alle 0.30 del 7 agosto 2018, al- l’ospedale di Erba (CO). E proprio cristiano “mite di cuore e misericordioso” lo ha definito, il 9 agosto, il vescovo di Como, mons. Oscar Cantoni (che ebbe p. Mario come padre spirituale negli anni ’70, al liceo classico del collegio Gallio, sempre in Como), durante i fu- nerali, partecipati da numerosi preti comaschi, conosciuti e guidati prima o dopo la formazione in seminario, e da molti confratelli somaschi. “Ha vissuto tra noi - così ha testimoniato il vescovo - una presenza discreta, colma di mitezza. La sua parola rappacificava gli animi, richiamandoci all’es- senziale ossia a vivere in piena carità”. E ha insistito soprattutto sul ministero di misericordia che p. Mario, a partire dalla ordinazione sacerdotale conferitagli il 23 giugno 1957 a Treviso da mons. Negrin, ha svolto soprattutto confessando, impostando la direzione spirituale, assicurando vicinanza a tanti giovani e meno giovani, in amicizia, confidenza e serenità e sollecitandoli alla carità discreta ma effettiva. Servizio parrocchiale e “confessionale” in santuario: queste le attività di più lungo periodo; in parrocchia a Mestre dal 1957 al 1959, come vice-parroco; poi parroco a Somasca (1960-63), a Mestre (1983-1992), a Magenta (1992-95) e in- fine al santuario del Crocifisso di Como (1980-83; e 1995-2018, risiedendo negli ultimi cinque anni al Collegio Gallio). In mezzo, una bella stagione educativa al collegio Gallio e all’istituto Usuelli di Milano (1963-1973) e un fruttuoso periodo al Centro di Spiritualità di Somasca (1972-1980), proprio nel suo momento di avvio. Dovunque ha lasciato un segno forte di operosità, ha stretto legami profondi e ha impresso, con la predicazione e la cura personale, una formazione umano- spirituale non superficiale. Così anche lo ha ricordato Andrea Longhini, prete della diocesi di Venezia, allora giovane dell’oratorio a Mestre negli anni ’80: “Aveva un entusiasmo che tra- smetteva a tutti; convinto di una cosa arrivava a convincerti per l’entusiasmo e la passione che aveva, quella che lui dava a noi specialmente nei campi-scuola, che con l’acquisto della casa in Auronzo di Cadore ha sempre promosso per for- mare una famiglia di giovani. Ha portato i cuori a sé ma ha saputo portarli a Dio”. Ultima tappa del suo peregrinare, prima di essere sepolto nella tomba di fami- glia ad Abbiategrasso (MI), dove era nato nel 1926, è stata la sosta nella chiesa parrocchiale abbiatense di santa Maria Nova. Tutto è finito dove tutto è cominciato, con i primi sacramenti ricevuti e con l’in- tensa formazione cristiana e sociale durata a lungo, prima di scoprire la voca- zione alla vita religiosa abbracciata, tra i Padri Somaschi, dopo i venti anni. È da ricordare, oltre l’anno di noviziato a Somasca e la professione religiosa nel 1949, la solida formazione ricevuta a Treviso all’Istituto Emiliani e all’ombra della “Madonna grande” vicino a un’alta personalità spirituale, il confratello padre Giovanni Venini, primo superiore della Provincia lombardo veneta, alla quale anche p. Mario ha dato per sei anni (1968-1974) il suo apporto intelligente come consigliere e Vicario provinciale.

45 Recensioni

LEI. Romanzo Mariapia Veladiano - pp. 175 - Guanda, 2017 Parlare di Maria risulta oggi meno difficoltoso di quanto si possa immaginare se a ci- mentarsi sono le donne. Che si sono buttate nell’impresa con il piglio di non togliere a Maria alcunché della sua femminilità, maternità, e inclusione nell’ambito socio-cul- turale ebraico. Sono teologhe e insieme femministe, ma anche scrittrici di valore. È il caso della Veladiano, vicentina, preside, laureata in teologia, e finalista di premi let- terari. Definisce romanzo il suo discorso sulla Madonna, nel quale i 60 titoli dei bre- vi capitoli sono costituiti dal nucleo degli interventi nel vangelo della “piena di gra- zia” e dalle invocazioni di fede in uso tra i cristiani. Una premessa sa di documento di presentazione della donna di Nazaret e di identificazione in lei di tutte le donne: “Di me non si sa da dove vengo, sono nata con mio figlio, resa madre dal suo apparire. Come se prima del Bambino io non fossi esistita. Dopo, anche dopo il sacro testo non lo racconta” (p. 6). Lei solamente è “la madre che ha amato senza capire” (p. 19).

A PIEDI NELLA NOTTE. Camminare insieme verso Casa A. Tornielli - D. Agasso jr. - pp. 153 - Piemme, 2018 La Macerata - Loreto è oggi la “classica dello spirito”: è sorta per ricalcare, sugli an- tichi tracciati collinari delle Marche diretti alla “santa casa lauretana”, i pellegri- naggi polacchi a piedi alla Madonna nera di Czestochowa. Tutto ha inizio il 17 giugno 1978, un sabato di ringraziamento di fine scuola, ad ini- ziativa di 300 giovani liceali maceratesi, guidati dall’insegnante di religione don Ve- cerrica (oggi vescovo emerito di Fabriano-Matelica). Partenza a mezzanotte, orga- nizzazione “sportiva”, 30 Km circa di fatica, preghiere e canti. Il riferimento polac- co, la caparbietà antisistema e lo spirito identitario cristiano del movimento di Co- munione e Liberazione, che cerca espressioni e simboli di popolo, ricevono una inim- maginabile autenticazione nella elezione a papa (ottobre ’78) del cardinale di Cra- covia. L’edizione 1979 è già tutta dentro il carisma fascinoso di Giovanni Paolo II, la cui prima enciclica Redemptor hominis detta motivi, riflessioni e testimonianze nel terzo pellegrinaggio. A questo punto si affina la spiritualità dei partecipanti, con il coinvolgimento dei paesi in festa che li vedono transitare; “il contagio del cam- mino di fede” varca i confini marchigiani e del movimento che l’ha avviato. E i nu- meri (5 Km di popolo, 100.000 persone, negli anni vicini al 40° anniversario), il ri- chiamo dei testimonial (passano tutti a Macerata, alla messa di inizio: cardinali e vescovi di ogni dove e papa Wojtyla nel 1993), e le attestazioni di chi ripete il per- corso, o ne è neofita, scolpiscono ciò che è il pellegrinaggio cristiano nella versione top, ciellina e marchigiana: cammino, insieme, a piedi, di notte, verso la Casa (cioè il Signore, la Madonna, la Chiesa). Un primo capitolo del libro (opera di 2 vaticani- sti) introduce nei quattro successivi, ognuno dedicato a un singolo decennio. E un capitolo finale raccoglie, nella confessione di una atleta russa, atea, la bellezza del- la impresa di popolo: “Voglio vedere Dio nel volto di quelli che ci credono”.

DIARI A CONFRONTO. Anna Frank - Hetty Hillesum Enzo Romeo - pp. 187 - Ancora, 2017 Il libro, essenzialmente di uso scolastico, mette in parallelo, raccogliendole attorno a 17 temi, le note autobiografiche di due ebree, di formazione laica, accomunate dal de- stino che ha pesato sull’Olanda occupata dai nazisti. Tedesca di Francoforte, Anna Frank viene ad abitare ad Amsterdam a 5 anni, nel 1934, giusto in tempo per vedere la questione ebraica precipitare nella “soluzione finale”. La famiglia Frank entra in clan- destinità nel luglio 1942, quando Anna ha appena iniziato il diario, che interrompe, po- co più di due anni dopo, con la partenza forzata per Auschwitz, dove muore nel mar-

46 p. Luigi Amigoni zo 1945. Ben 34 anni dopo la pubblicazione (nel giugno 1947) del diario di Anna, si vie- ne a conoscere una selezione di quello di Etty (Esther) Hillesum, olandese, di famiglia colta e non praticante, con madre russa, laureata nel 1939 a 25 anni. Decisivo per lei l’incontro con lo psicochirologo Julius Spier, di cui diviene collaboratrice e amante. Con l’approfondimento di valori interiori e la riscoperta di istanze religiose collegate all’ebraismo (san Paolo compreso) Etty matura la scelta di condividere il destino del suo popolo e perciò si installa, volontaria, nel campo di smistamento di Westerbork da cui partono i convogli di sola andata per Auschwitz. Su uno di questi sale Etty nel set- tembre 1943 (morirà il 30 novembre), a riprova che “basterebbe un solo essere uma- no degno di questo nome per credere in tutti gli uomini” (p. 143).

PERSONE CHE DEVI CONOSCERE Michela Murgia - pp. 239 - Ed. Messaggero Padova, 2018 Sono 57 le persone con le loro situazioni di vita che propone la scrittrice sarda (46 anni), delle quali noi “dobbiamo” sapere e conservare un pungolo nello spirito. Lei le ha cercate soprattutto nella sua regione: almeno 25 le persone protagoniste in Sardegna, più altre, ivi originarie, in azione fuori dell’isola. Di tutte ha trasmesso per alcuni anni il fascino, in un format fisso di poco più di tre pagine, ai lettori del “Messaggero di sant’Antonio”, mensile dei frati conventuali di Padova. Una pre- clusione di fondo ha guidato la scopritrice nella scelta dei soggetti: che non abbia- no lavorato o lavorino a dispetto degli altri, senza riflessi sulla comunità (“farcela nonostante gli altri: esattamente la mia idea di inferno” - p. 6). Esemplare da questa angolatura il premio (una borsa di studio di non rilevante en- tità) intestato a una ventenne suicida. I genitori soli (“si è vedovi o orfani, ma se ti muore un figlio/a non esiste parola per dire ancora chi sei” - p. 62), e senza parole in eccesso, hanno ricevuto l’apporto della scuola media del paese (anonimo) nel con- corso di assegnazione del premio. Che è diventato evento annuale, con testimoni di eccezione ogni volta, e con un solo pensiero della mamma-premiante ai ragazzi: “State attenti a quando parlate gli uni degli altri. Il giudizio che oggi date superfi- cialmente su un vostro compagno, per lui può essere una pietra che lo ferisce per sempre. Imparate a rispettarvi come siete”.

IL CORAGGIO DELLA FEDE. Teresio Olivelli Luisa Bove - pp. 110 - In dialogo, 2018 È soprattutto conosciuto come “il ribelle per amore” (dalla finale della preghiera da lui composta e rivolta al Signore che ha predicato “la rivolta dello spirito contro le perfidie dei dominanti”), il martire dichiarato beato il 2 febbraio 2018 a Vigevano. Nato a Bellagio (Como) nel 1916, con famiglia poi trasferita nella Lomellina pavese, terra dei genitori, percorre con facilità l’iter scolastico fino al liceo. Per la formazione cristiana è decisiva l’adesione all’, con il cui di- stintivo va alla maturità nel fascistissimo 1934. Iscritto a giurisprudenza, è alunno del prestigioso collegio Ghislieri di Pavia, di cui è nominato presidente nel 1943, men- tre è in Russia alpino e volontario. Controversa è la sua simpatia con l’ideologia fa- scista che tenta in qualche modo di “battezzare”. L’intensa esperienza caritativa di una vita intera, le sofferenze della spedizione russa e il bisogno di libertà lo disillu- dono sulla possibile autoredenzione del fascismo. Dopo il 25 luglio 1943 è attivista, in Lombardia, delle Fiamme verdi, formazione partigiana di cattolici; e nel marzo 1944 esce il giornale clandestino “il Ribelle”, di cui Olivelli è l’anima. Sul secondo, dei 26 numeri prodotti, c’è la famosa “preghiera del ribelle”, scritta in una notte. Do- po l’arresto a Milano (27 aprile 1944), con varie tappe di trasferimento Teresio è por- tato al lager bavarese di Hersbruck, dove muore di stenti e di carità il 17 gennaio 1945.

47 * In caso di mancato recapito inviare al CMP Romanina per restituzione al mittente previo pagamento resi