14-15-16 dicembre 2007

ATTI

1 2 IL DISEGNO RIFORMISTA PER GOVERNARE UN PAESE MODERNO E DINAMICO

1° CONGRESSO dall’unificazione e 41° dalla fondazione

14-15-16 dicembre 2007 (Palazzo dei Congressi - Kursaal - )

ATTI

3 4 DOCUMENTO POLITICO

Licenziato da parte del Consiglio Direttivo nella seduta del 6 dicembre 2007, bozza da sottoporre all’approvazione del Congresso

VALORI E RADICI

Il PSD si propone come strumento democratico dell’alleanza tra le forze della società civile, culturale, sociale e del lavoro interessate al progetto riformista. Le radici della sinistra sammarinese e del riformismo Socialista, maturate con l’affermazione del movimento politico che ha dato vita al Partito Socialista agli inizi del ventesimo secolo, rappresentano la base storico-politica ed etico culturale dell’agire del PSD. Il ruolo di protagonista dell’innovazione democratica, economica e sociale che caratterizza la storia della sinistra sammarinese, disegna l’azione attuale e futura del partito. L’obiettivo dell’unità di tutte le forze che si riconoscono nei valori della sinistra socialista, riformista, democratica, liberale e del cristianesimo sociale rappresenta un grande valore e una priorità strategica.

LA FORMA DEL NUOVO PARTITO

Questa premessa indica come sia necessario costruire un partito aperto e rappresentativo della realtà storico politica, sociale e culturale del paese. La capacità del PSD di essere protagonista delle scelte e della vita politica la si è dimostrata ampiamente attraverso la lungimiranza rispetto al cambiamento dei rapporti di rappresentanza e nella gestione delle alleanze, in grado di assicurare risposte concrete ai problemi del paese. Occorre ora investire le medesime capacità nella realizzazione di una organizzazione politica che sappia compiutamente coniugare i valori del tessuto sociale e culturale alle esigenze di sviluppo della Società moderna, coinvolgendo le nuove generazioni e fornendo agli aderenti gli strumenti della partecipazione diretta alle scelte. Agli aderenti il partito deve garantire l’informazione, strumenti di formazione politica e di partecipazione democratica, attraverso una rete di relazioni con le forze vitali del paese. Questo progetto di coesione sociale, mirato ad un rapporto forte di fiducia fra il partito e i cittadini, sarà basato anche sulla formazione e la scelta di una classe dirigente capace e forte nei valori etici e morali. Occorre rendere riconoscibile il partito come organizzazione riformista, presente sui grandi temi dibattuti dall’intera comunità internazionale collocata nell’Internazionale Socialista e nella grande famiglia del Socialismo Europeo, capace di allargare la conoscenza, di valorizzare gli ideali, di sollecitare la passione e l’impegno. Al partito deve essere garantita la piena autonomia politica, programmatica e finanziaria, che gli consenta di rapportarsi con la realtà economica e istituzionale, proponendosi come laboratorio di sintesi delle istanze che provengono dalla società.

L’ALTERNANZA DEMOCRATICA

La storia recente, caratterizzata dal percorso verso l’unità politica dei due principali partiti della sinistra storica, ha visto realizzarsi grandi progetti, che a partire dal congresso dell’unificazione sono divenuti sempre più elevati in termini qualitativi della proposta politica. Primo fra tutti l’obiettivo di creare anche a San Marino le condizioni politiche per garantire l’alternanza democratica, cioè la opportunità per i cittadini di incidere in maniera diretta sul programma e la classe politica di governo. In questa direzione va il nostro progetto politico premiato dall’elettorato in termini di consenso e di adesioni. La nostra azione ha aperto la strada alla formazione delle coalizioni, che noi intendiamo realizzare senza preclusioni di carattere ideologico, ma ricercando gli elementi della coesione e della convergenza politica. Non intendiamo confondere la politica dell’alternanza e delle coalizioni, che siamo chiamati a realizzare, con quella “dell’alternativa”, che sottintende una concezione chiusa ed esclusiva dell’alleanza, ricercando anche affinità con quelle forze politiche che intendono investire nel progetto comune per il futuro del paese.

5 IL PROGETTO DI UN PAESE MODERNO E SOLIDALE

La nostra proposta politica si basa sul “ Progetto per San Marino” che contiene l’analisi critica del passato e dei problemi di cui lo stato soffre e manifesta il disegno di un paese moderno, nel cuore dell’Europa, votato a rapporti sociali e internazionali aperti. Tale progetto trova riscontro nel programma di governo per la XXVI legislatura sottoscritto dalle forze politiche componenti l’attuale maggioranza ed attenzione anche fra altre forze politiche, sociali ed economiche del paese, con particolare riferimento alle riforme complessive e di struttura e di civiltà giuridica, al metodo di governo e alle dinamiche del mondo economico e del lavoro. Il progetto intorno a cui si sono ritrovate le forze che hanno già aderito al pensiero del centro sinistra rappresenta una proposta organica e complessiva di società moderna e democratica e affronta i molteplici aspetti della stessa, individuando soluzioni basate sui valori comuni della solidarietà, della equità, dell’onestà e della lealtà. Questo progetto mette al centro dell’agire politico il metodo riformista fondato sulla preminenza dell’interesse pubblico, la salvaguardia e la valorizzazione delle nostre peculiarità e della sovranità dello Stato nel pieno rispetto del principio di legalità, l’affermazione della piena autonomia dei poteri dello stato, la pubblicità e la motivazione degli atti, l’informazione preventiva e successiva, la partecipazione e la ricerca della condivisione,la concertazione tra le parti sociali, la valorizzazione del merito e delle competenze anche nella Pubblica Amministrazione, lo sviluppo dell’attività universitaria e di ricerca e dell’imprenditorialità giovanile e locale, l’utilizzo delle professionalità proprie del paese, la motivazione, la copertura e l’analisi costi-benefici in materia di gestione della finanza pubblica, la considerazione e il rispetto delle opposizioni politiche e delle rappresentanze civili. In quest’ottica il Progetto per San Marino pone al centro dell’azione politica l’interesse pubblico attraverso una moderna visione dell’economia e dello stato sociale e solidale capace di valorizzare tutti gli elementi e le prerogative di autonomia e di sovranità dello stato, nelle relazioni internazionali ed in particolare con l’Italia e l’Unione Europea, attraverso rapporti di reciprocità e di pari dignità, e di promuovere e valorizzare la capacità dei cittadini e delle imprese, valutandone il merito creativo e professionale.

IL CAMBIAMENTO DETERMINATO DALLA NUOVA LEGGE ELETTORALE

L’approvazione della legge elettorale, anche se le nuove norme non sono state ancora utilizzate, ha scatenato una vera “rivoluzione” politico democratica, portando le forze politiche ad interrogarsi e a riflettere profondamente sul loro ruolo istituzionale e di rappresentanza sulle scelte e sulle posizioni politico- programmatiche che dovranno assumere con coerenza e chiarezza nei confronti dei cittadini elettori. Ciò ha fatto emergere orientamenti significativi nelle forze politiche già predisposte al cambiamento, ma ha anche suscitato perplessità e contraddizioni all’interno delle forze politiche rispetto al nuovo sistema, fondato sugli schieramenti funzionali all’alternanza democratica la cui tenuta non dipende tanto dai numeri, quanto dalla coesione politica e dalla convergenza programmatica. La riconferma della maggioranza di Governo, PSD AP e SU, rafforzata con la presenza dei D.d.C., significa che la legge elettorale ha prodotto i primi effetti positivi, introducendo elementi di chiarezza nel panorama politico.

LA COALIZIONE DI CENTRO SINISTRA

Di fatto la legge ha aperto la strada alla formazione delle coalizioni che, al di là degli accordi temporali di governo, dovrà strutturarsi rispetto al prossimo appuntamento elettorale. Si tratta in sintesi di trasferire parte della sovranità dei partiti alla coalizione di appartenenza, affinché quest’ultima possa sempre più far maturare proposte ed iniziative politiche proprie. Per tale motivo occorre da subito avviare il processo di formazione della coalizione e di sintesi politico-progettuale fra le forze politiche che la compongono, affidando ad essa funzioni di carattere programmatico (laboratorio per il programma) in collegamento con l’azione di governo, favorendo la partecipazione dei cittadini e di tutte le forze vitali ai processi decisionali, alle scelte di sviluppo del Paese, garantendo nel contempo adeguate modalità di promozione e comunicazione delle scelte politiche. Sarà necessario a tale proposito dare una struttura operativa alla coalizione definendone una simbologia, un nome ed una sede. La strategia della coalizione dovrà essere quella di guardare oltre all’attuale alleanza di Governo e di favorire la libera partecipazione al tavolo del confronto e delle scelte, nell’ambito dell’area democratica e riformista del centro sinistra, nell’ottica di abbattere le barriere determinate da posizioni preconcette.

6 PRESIDENZA DEL CONGRESSO:

DOLORES BENEDETTINI ANTONIO CARATTONI ALBERTO CECCHETTI FEDERICO CRESCENTINI WALDES FIORINI GIOVANNI GIANNONI RENZO GIARDI ,MONICA MICHELOTTI MARILIA REFFI GUERRINO ZANOTTI LUCIANO ZANOTTI SIMONA ZONZINI

COMMISSIONE PER LA MOZIONE CONCLUSIVA:

PARIDE ANDREOLI IRO BELLUZZI DENISE BRONZETTI PATRIZIA BUSIGNANI ANTONIO CARATTONI ALBERTO CECCHETTI GERMANO DE BIAGI EMILIO DELLA BALDA CLAUDIO FELICI STEFANO MACINA MONICA MICHELOTTI FRANCESCO MORGANTI ALESSANDRA RENZI LAURA ROSSI FIORENZO STOLFI

COMMISSIONE PER LE CANDIDATURE E LO SCRUTINIO:

FLORIANO ANDREINI ARTURO CICCHETTI CLAUDIO COSTA MARCO DONINI MASSIMILIANO FABBRI RAFFAELE LANCI GIANCARLO MARANI CLAUDIO MORGANTI STEANO SPADONI ROSSANO TOCCACELI

7 8 Alla Presidenza del Congresso Generale del Partito dei Socialisti e dei Democratici

Desideriamo ringraziare per il gentile invito a presenziare alla serata di apertura del Congresso Genera- le del Partito dei Socialisti e dei Democratici.

Nel porgere a Voi tutti il nostro saluto augurale, auspichiamo che dalla Vostra Assise scaturisca un confronto costruttivo e nascano valide indicazioni per impostare progetti utili per il Paese.

Esprimiamo altresì l’augurio che da questo importante appuntamento derivi la piena conferma di quegli ideali di democrazia e di libertà che, in sintonia con le migliori volontà di progresso e di crescita civile, sono alla base di ogni azione politica diretta alla ricerca del bene comune.

La nostra libertà, valore insostituibile che ha contrassegnato i momenti pià espressivi della crescita del nostro Paese, sia ancora la forza ispiratrice per proseguire in un cammino di benessere e di pace.

Con questo spirito e con questi sentimenti auguriamo a tutti Voi un proficuo lavoro.

I Capitani Reggenti Mirko Tomassoni - Alberto Selva

9 10 Il Congresso del Partito dei Socialisti e dei Democratici indirizza alle LL.EE. Mirko Tomassoni e Alberto Selva il proprio rispettoso saluto ed il più vivo ringraziamento per il loro messaggio di augurio. Le parole della Reggenza ci onorano e ci confortano nel nostro impegno civile, prima ancora che politico, volto a dare continuità al lavoro che la sinistra riformista, democratica e socialista mette, da oltre un secolo, al servizio della crescita civile e sociale della Repubblica e dei suoi cittadini. La Reggenza, parlando alle Nazioni Unite, ha ricordato quanto resti ancora da fare, quanto grande sia lo sforzo da mettere in campo per tutelare l’infanzia che significa porre fine alla violenza, alla fame, al sottosviluppo ovunque nel mondo. Il nostro Partito è orgoglioso che i nostri Capi di Stato abbiano assunto questa posizione forte e determinata perché la libertà, la solidarietà e la pace sono da sempre valori di riferimento ineliminabili da valere e far valere per noi sammarinesi e per tutta la comunità umana. Il nostro Partito è impegnato con questo Congresso a concretizzare il proprio disegno riformista per governare un paese moderno e dinamico e sempre più integrato nel contesto internazionale, a partire da quello continentale europeo. Il PSD sente forte la responsabilità di guidare questa fase politica in cui il principio dell’alternanza democratica assume caratteristiche nuove e originali dopo la recente approvazione della nuova legge elettorale. Alla nostra Repubblica, piccola nei numeri e nel territorio, ma grande nella propria vocazione di pace e ferma nell’impegno a sostenere il diritto alla libertà e alla democrazia, assicuriamo il nostro impegno di socialisti e democratici verso nuovi traguardi di civiltà e di sviluppo. Alla Reggenza il Congresso rivolge infine il proprio augurio per un proficuo lavoro ed esprime i propri sentimenti di alta stima.

11 12 ALESSANDRO BARULLI Capitano di Castello di San Marino Città

Signori della Presidenza, Signor Presidente, autorità, Signori Delegati, illustri ospiti, è con piacere che ho accolto l’invito del Presidente Morganti a portare un saluto a questo primo Congresso dall’unificazione dal titolo “Il disegno riformista per governare un Paese moderno e dinamico”. Colgo l’occasione per esprimere alcune riflessioni, considerazioni che scaturiscono da questi anni di espe- rienza da Capitano di Castello, a contatto con la gente, le istituzioni e le associazioni sulla realtà specifica del Castello e su alcuni temi di carattere generale. La prima considerazione è rivolta all’importanza che riveste la Città di San Marino, sia come capitale e quindi sul piano istituzionale, sia come patrimonio architettonico, naturalistico e paesaggistico e sia come risorsa economica che si esprime nel turismo. Una realtà che avrebbe bisogno di un apposito capitolo di bilancio con adeguate risorse per adempiere maggiormente e sempre meglio ai suddetti compiti. Una constatazione, questa, che spero non tardi ad essere recepita. Purtroppo ci si porta dietro un macigno, come la convenzione sui parcheggi che finalmente anche la Commissione di Controllo della Finanza Pubblica l’ha definita penalizzante e che oltre ad essere di ostacolo alla mobilità, comporta perdite di risorse che andavano ed andrebbero destinate ai necessari investimenti proprio in Città. Prima di trovare risorse aggiuntive è doveroso, a mio avviso, verificare quelle che sono usate impropriamente. Mi auguro inoltre che l’azione per l’inserimento di San Marino nei siti protetti dell’Unesco continui e giunga ad una positiva conclusione. Questo potrebbe anche significare la possibilità di disporre di fondi aggiuntivi per qualificare la posizione economica del Paese. Così come la politica di incentivare l’organiz- zazione di particolari manifestazioni culturali e museali per attirare un turismo di qualità e di sosta. La Città di San Marino invecchia, si inaridisce a fronte di altri Castelli che vedono un incremento della popolazione. Il problema è la mobilità e questa va agevolata, soprattutto oggi che si stanno ottenendo risultati eccellenti come quelli riguardanti l’Università di San Marino, che penso sia una fondamentale risorsa per il Paese, in quanto può essere sfruttata anche maggiormente per particolari progetti di interes- se pubblico e che contribuisce in maniera determinante a rivitalizzare la Città di San Marino ed il suo centro storico. Come l’Università così tutte le altre iniziative di carattere economico devono avere come principale prerogativa il rispetto del nostro territorio. E’ necessario quindi venga perseguito uno sviluppo sostenibile dell’ambiente inteso nel senso più ampio del termine. Questo non significa certo chiudere le porte alla modernità, ma regolamentare e vigilare per il rispetto del cittadino. A questo propositivo, poiché un obiettivo che mi ero prefissato era quello di attribuire alle amministrazioni locali una competenza in materia di gestione del territorio quali garanti nei confronti della popolazione che le Giunte di Castello conoscono e rappresentano, riconosco il passo in avanti compiuto inserendo i Capita- ni di Castello tra i membri della Commissione per le Politiche Territoriali. Sono sicuro che questo andrà a tutto vantaggio della democrazia e dei cittadini. Un’ultima considerazione: chi amministra ha il dovere di tenere presente, oltre che gli aspetti economici, anche i parametri etici e sociali altrimenti il divario tra ricchi e meno abbienti aumenta, nascono conflittualità generazionali, la gente perde sempre più fiducia nelle istituzioni. Anche la nostra particolare posizione di entità di Repubblica sovrana, che ci ha protetto fino ad oggi, cerchiamo di salvaguardare. Si ponderino bene le scelte che verranno fatte coinvolgendo i cittadini. Concludo ringraziandovi e vi rinnovo i migliori auguri di un proficuo lavoro.

13 14 PAOLO BOLLINI

Compagne, Compagni, indipendentemente dalle difficoltà incontrate, sono sempre stato fermamente convinto di una cosa: di voler far parte di quella corrente politica, la sinistra, alla quale ho sempre creduto. E così vorrò continuare a fare fino a che avrò le motivazioni, la voglia, la forza di stare in politica. Credo che nella vita politica, ognuno di noi abbia svolto percorsi differenti. L’importante è percorrerli con dignità e coerenza. Al di là delle scelte fatte da me, giuste o sbagliate che siano, una cosa è certa: non mi sono mai allontanato da un percorso legato alla cultura di sinistra Louis Ayala, il segretario generale dell’internazionale socialista, portando il suo saluto al nostro 38° Congresso del partito socialista, nell’aprile del 1999, diceva che ci sono differenti maniere di approssimarsi alla politica. C’è chi ci arriva attraverso diversi processi: quello intellettuale e dei valori, costruito attraverso i decenni in cui il pensiero socialista si è sviluppato e maturato, o attraverso le vicissitudini della vita che offre ogni giorno motivazioni e spunti diversi per impegnarsi politicamente. Anche il sentimento politico per noi socialisti è sempre stato importante perché, grazie a questo, spesso siamo riusciti a prendere decisioni anche difficili. Mi ritrovo molto nei concetti di Ayala. Io penso di essere arrivato alla politica con sentimento ed entusiasmo, credendo sempre molto in ciò che ho fatto e faccio. Purtroppo, a volte, ci si trova anche in situazioni difficili, imprevedibili, e il percorso che si pensava avesse dovuto portare ad un progetto importante, improvvisamente prende altre direzioni, completamente diverse da quello che si voleva. Ho sempre preferito prendermi le mie responsabilità e non rinnego assolutamente i miei percorsi politici. Su un punto sono sempre stato molto fermo con me stesso: quello di voler lavorare per il centro sinistra. Non ho mai perso di vista questo obbiettivo principale, quello di voler impegnarmi in funzione di un partito forte, democratico, progressista, riformista, ispirato ai valori storici della sinistra progressista, tramite cui superare le vecchie logiche politiche, fatte di personalismi, per guardare oltre e costruire un progetto utile al paese, e più moderno. Insomma, lavorare per permettere che tutta l’area di sinistra e di centro sia unita in un unico progetto politico funzionale alle esigenze della società in cui viviamo attualmente. Oggi sono qui con voi perché so che questo progetto è il vostro progetto. Oggi mi trovo ad essere indipendente nel gruppo del PSD, non per un ritorno di fiamma fine a sé stesso, ma per un percorso coerente con le mie idee, e proiettato verso un progetto unificatorio che in questa sede sta sviluppandosi, quel progetto in cui con molta convinzione ho sempre creduto. Ho condiviso e sostenuto il programma del nuovo governo, perché, oltre a reputarlo qualificato, spero dia inizio ad un cambiamento radicale del modo di fare politica. Il paese già da tempo chiede sicurezza, stabilità, futuro. Il paese chiede un governo che duri nel tempo per fare le cose importanti di cui necessita. Molte sono le difficoltà, ma io sono d’accordo con chi vede in questo progetto una scommessa forte con cui costruire senza ambiguità e malintesi le future coalizioni che si presenteranno alla prossima scadenza elettorale. Io credo in una forma nuova di bipolarismo che non schiacci i piccoli partiti, ma li aggreghi all’interno di una coalizione dove il contributo e la pluralità di idee sia vista come un arricchimento e non come un rischio temibile. La nuova legge elettorale sta cambiando per forza di cose molto il modo di ragionare. Non c’è più tempo per limitarsi a tentennare per stare in mezzo senza una precisa scelta di campo. Chiaramente occorre dire dove stare e lavorare, perché le posizioni devono essere per l’elettorato prive di ambiguità: o si sta di qua, o si sta di là. Ma non tutti ancora vogliono palesemente dichiararsi, vuoi per strategia politica, vuoi per incertezza, vuoi per altri motivi incomprensibili. Prima o poi tutti dovranno capire l’importanza delle coalizioni preelettorali, ma ancora c’è gente che preferisce rimanere in una sorta di limbo politico. Sono d’accordo con chi insiste nel cercare di avvicinare quelle forze politiche che possono avere affinità culturali e valoriali con noi: occorre insistere con queste, perché so per certo che altri, non presenti ai lavori del nostro congresso, desidererebbero lavorare per il centro sinistra, anche se credo, ma spero di avere torto, che ci siano presunti uomini di sinistra o pseudosocialisti con tutt’altre intenzioni. Io spero di essere nel torto, ma le ultime esperienze politiche che ho fatto mi hanno riempito di perplessità su questo argomento, per cui nel prossimo futuro, pur insistendo con tutti coloro che si dichiarano di sinistra, 15 è meglio stare vigili e andarci cauti. Ma non voglio soffermarmi troppo su queste cose, anche se le accuse che mi sono piombate addosso da parte di qualcuno mi hanno fatto molto male, perché secondo me tradisce chi non è coerente con se stesso e con gli ideali a cui si richiama. Compagni: veniamo al congresso. Leggendo il suo documento politico, è chiaro il progetto che si propone: valorizzare al massimo il concetto di centro sinistra, che si rifà ai principi del socialismo europeo, liberale e democratico, e costruire un soggetto politico forte, coeso, moderno ispirato a questi valori, e alla volontà di fare il bene del paese. Credo che sia un ottimo progetto, in cui si ritroveranno sicuramente tutti coloro che fanno politica ispirati da precisi valori di riferimento, e senza secondi fini. Ho visto che ancora all’interno del partito ci sono cose da chiarire, problemi da risolvere, discussioni che hanno bisogno di essere ulteriormente elaborate per raggiungere una unità di intenti. Nelle poche riunioni a cui ho presenziato all’interno del gruppo consigliare, ho visto che c’è molto animosità, tanta dialettica, posizioni spesso lontane tra loro, ma questo è carattere, temperamento, personalità, elementi positivi quando ci si confronta per gettare le basi di un grande progetto, momenti inevitabili quando si è all’inizio di un nuovo percorso complesso. Io credo, però, che se viene posto davanti a tutto il resto il progetto politico, non c’è che una via d’uscita: un grande partito capace di guidare una grande coalizione unita in nome della buona politica, delle cose da fare per il paese, del futuro. Una coalizione forte in grado di candidarsi a governare a lungo e bene questo paese. Il percorso che stiamo costruendo è vincente e ci darà la possibilità di essere il punto di riferimento centrale nella politica sammarinese, ma deve essere chiaro e preciso. In un momento di gran difficoltà della politica, dove le calunnie, le offese, le ingiurie sono la strategia migliore dei disfattisti, di chi vuole rompere più che costruire, occorrono regole ferme, e capacità di far rientrare la diatriba politica nei giusti confini per ritornare a pensare che la politica è una cosa seria, che merita di essere svolta dai giovani e da chi adesso è lontano da lei per le indubbie colpe che ha avuto negli ultimi anni, per la confusione che spesso crea nella testa della gente, per l’insicurezza che determina, pur dovendo prima di tutto creare certezze nella cittadinanza. Compagni, dobbiamo mettere da parte tutte le varie provenienze politiche, tutte le bandiere e gl’interessi personali, anche se pare la cosa più problematica, pensare al partito unito perché la nostra unità darà energia, fiducia, credito, forza a tutta la coalizione che sta governando oggi il paese. E’ inevitabile che se da questo congresso uscirà un messaggio di debolezza interna con divisioni, che ormai hanno stancato tutti, scontri, sgambetti, cattiverie e maldicenze, daremo un grosso vantaggio ai nostri avversari. La legge elettorale fatta e voluta dal PSD è un importante punto di riferimento per chi vuole chiudere con le strategie politiche del passato, e dare voce alla gente affinché sia la gente stessa a esprimersi con chiarezza su chi deve governare. Però la nuova legge elettorale, se non si raggiunge una coalizione forte e unita, potrebbe essere per noi la fine di un progetto. Abbiamo veramente grosse possibilità di essere la coalizione vincente solo se non ci facciamo del male da soli. Credo che soltanto una forte voglia di autolesionismo ci farà perdere la prossima tornata elettorale, perché i nostri avversari da soli non riusciranno a toglierci la gestione della cosa pubblica, in quanto l’elettorato attualmente è senz’altro schierato dalla nostra parte, mentre l’opposizione è alla deriva, senza idee, e con scarsa capacità di coalizzarsi in un soggetto politico con la stessa nostra forza. Comunque credo nelle persone e nell’intelligenza dei compagni che oggi guidano il partito, penso che saremo tutti capaci di non farci del male e di non farlo al paese, ma bisogna sempre aver davanti agli occhi il bene della coalizione e il bene di San Marino, senza mettere invece davanti il bene personale, o del proprio piccolo entourage. Concludo ringraziando il presidente e tutta la segreteria per avermi dato la possibilità di parlare in questa assise, addirittura prima di tutti. Ognuno di noi è legato a simboli, a storia, a tradizioni. Ognuno di noi è legato a momenti felici e anche a momenti più difficili della vita politica. Credo che indipendentemente dalle posizioni che emergeranno all’interno della discussione congressuale, a prescindere dai tanti pensieri che ci caratterizzano, dobbiamo usare giudizio ed essere sicuri che saranno i nostri valori veri che domani emergeranno. Sta a noi lasciare ai giovani un grosso patrimonio politico, starà poi ai giovani continuare questa storia. Sappiamo tutti che l’unità è molto bella come parola, però è anche molto difficile da raggiungere e mettere in pratica. Sono convinto, compagni, che ce la faremo. Sicuramente all’interno di questo congresso emergeranno tutte le difficoltà e diversità che già si sono viste, ma questo è un bene, perché è meglio chiarirsi a viso aperto, piuttosto che covare rancori insanabili: sono convinto che alla fine il senso di responsabilità vincerà. Termino rinnovandovi un proficuo augurio di buon lavoro, e che sia l’inizio di una splendida stagione politica per tutti.

16 GIUSEPPE MORGANTI Presidente uscente

Amo il mio Paese. Sento una forza profonda scaturire, come un richiamo, dalle radici della nostra cultura. Una forza che spinge a combattere giorno per giorno, ora per ora, perché San Marino torni a sprigionare l’orgoglio della propria indipendenza, delle proprie libertà. Così quando sento Sua Eccellenza Mirco Tomassoni nel nome della Reggenza pro tempore, annunciare alle Nazioni Unite i valori prioritari su cui basiamo la nostra esistenza: equità, solidarietà, pace, quando vedo che la presenza dei nostri Capi di Stato viene accolta dal resto del mondo con la forza dirompente delle idee giuste, capisco che siamo sulla buona strada. Credo che a nome di tutti gli aderenti al Partito dei Socialisti e dei Democratici debba questa assemblea plaudire a quanto stanno facendo questi nostri giovani Capi di Stato.

Ma il richiamo alle radici ci spinge ancora più in là, verso il progetto di un Paese nuovo.

Ripercorrere la storia degli ultimi 15 anni non è più utile, tutti siamo perfettamente a conoscenza di cosa è capitato; anche chi non ha potuto o voluto approfondire la conoscenza dei fatti, è stato comunque coinvolto nella propria coscienza, e ha modificato il suo proprio sentire, la sua propria fiducia nelle istituzioni, nella politica. Per essere più chiari basta ricordare la conclusione della bellissima strofa di una canzone di Fabrizio De Andre’: “… anche se voi vi crede assolti, siete egualmente coinvolti.” Ecco tutto il popolo di San Marino oggi percepisce il danno di un sistema che per privilegiare gli interessi di pochi, ha sfruttato e corroso i pilastri su cui si fonda lo Stato: territorio, sovranità, identità. Tutti percepiamo il disagio della difficoltà dei rapporti con i cittadini degli altri Stati, della presenza ridotta dello Stato e dell’efficienza dei suoi servizi, della incertezza della politica nell’amministrare la cosa pubblica. Se posso permettermi di esprimere un giudizio sullo stato dei sentimenti, credo che la sintesi più efficace stia nell’espressione: “i cittadini sammarinesi sono preoccupati”. E’ questo un termine non particolarmente drammatico e d’altra parte non ve ne sarebbe motivo, ma indica una partecipazione vera verso quanto ci attende per il futuro. Perché tutti sono consapevoli che il futuro sarà molto diverso dal passato, la possibilità di acquisire e produrre risorse si modificherà radicalmente. Non mi riferisco con questo al macro fenomeno della globalizzazione, col quale dobbiamo certamente fare i conti, ma che per San Marino risulta essere solo uno dei fattori del cambiamento e neppure il più importante. Mi riferisco invece alla necessità del riposizionamento della Repubblica sulla scena internazionale. Occorre cioè che si inneschino rapporti virtuosi con gli altri Paesi basati sulla trasparenza delle relazioni, sulla pari dignità e sulla reciprocità degli interessi. Non possiamo continuare a dare l’immagine di un parassita che succhia risorse alle altre economie. Dobbiamo piuttosto mettere a disposizione della comunità internazionale le nostre risorse di storia, autonomia, libertà, affinché la fiscalità dinamica e leggera di cui possiamo vantarci, diventi vantaggio anche per gli altri, l’impostazione innovativa e funzionale della nostra economia finanziaria, diventi risorsa anche per i nostri partners internazionali. Direte che questo modo di pensare è del tutto normale e semplice da far capire. Purtroppo non è così. Non è così perché esistono profonde incrostazioni nel sistema economico che si oppongono a questa innovazione in quanto intravedono il pericolo di doversi riformare. Sostanzialmente il passaggio da un’economia chiusa, arroccata sui propri privilegi, verso un’economia aperta, collaborativa, competitiva, non è un passaggio indolore, chiede di mettere in campo competenze, predisposizione al rischio di impresa, nuovi capitali e lavoro umano. Insomma prevede di attivare tutte quelle energie che sui testi scolastici delle università si dice appartengano all’economia di mercato e che invece molto spesso, le sono invisi perché quel economia preferisce vivere di rendite di posizione. Aprire l’economia significa ovviamente scegliere la strada dell’impegno, dell’innovazione, non solo tecnologica, ma di sistema. Significa mettersi in gioco, accettare la sfida. 17 Ecco cosa è fino ad oggi mancato per risolvere i nodi del difficilissimo rapporto che abbiamo con l’Italia.

Chi grida ai quattro venti l’incapacità della politica di portare a casa, l’ormai famoso, accordo di cooperazione, fa finta di non sapere che un buon accordo passa attraverso due elementi entrambi sostanziali. Il primo sta ovviamente nella nostra capacità di indicare i terreni sui quali vogliamo puntare per lo sviluppo prossimo futuro. Credo che su questo si sia fatto un ottimo lavoro, individuando l’espansione del sistema finanziario, del turismo, la normalizzazione dei rapporti commerciali, il riconoscimento dei titoli professionali, la reciprocità di interesse nella viabilità, nello sviluppo dell’aeroporto di Rimini San Marino, dell’attuazione del polo tecnologico. Il secondo elemento però, dobbiamo saperlo, sta nella nostra disponibilità ad aprire il sistema e a metterlo in rete. Non si tratta ovviamente di rinunciare alle prerogative del segreto bancario, già perfettamente regolate dall’accordo Ecofin che ha ottenuto sia il risultato di metterci in linea con molti altri Paesi, sia quello di avere la disponibilità di stringere numerosi accordi contro le doppie imposizioni, bensì di dimostrare nei fatti e negli atti, che la difesa delle prerogative di riservatezza è completamente scevra dall’inquinamento determinato dai fenomeni distorsivi e legati all’illegalità. Sembrano queste cose scontate, eppure sono proprio quelle che pesano come macigni sulla nostra attuale posizione di incertezza e sulle prospettive di sviluppo future. E l’incertezza a sua volta si trasforma in ostacolo perché sui fronti opposti dei tavoli ci sono persone, non politici, ma funzionari, che a causa degli errori degli anni ’90, hanno perduto ogni fiducia nelle buone intenzioni e sono quindi refrattari anche di fronte ai migliori propositi. La maggioranza ha intrapreso un’azione decisa di recupero dei rapporti, prima in via politica, quindi anche tecnica, tenendo costantemente informate le organizzazioni economiche, sapendo che alcune scelte dovranno trasformarsi in provvedimenti che diano la garanzia della nostra inversione di tendenza. Già questa sera e così anche domani accanto a noi in questo Congresso ci saranno tanti amici coi quali condividiamo queste scelte e che ci stanno aiutando ad aprire quelle strade che erano irrimediabilmente chiuse. A Massimo Vannucci, Lanfranco Turci, Federico Enrique, Angelo Piazza, delle segreterie nazionali del Partito Democratico e del Partito Socialista, e tramite loro ai compagni Valter Veltroni e Enrico Borselli, mando a nome di tutti gli aderenti del Psd i nostri saluti più affettuosi. Anche il loro compito è difficile e vogliamo augurargli di vincere insieme, anche se in partiti differenti, le sfide che attendono l’Italia.

Il Paese si sta aprendo, sappiamo di essere a buon punto, ma come ogni nascita il passaggio non è indolore. Ora occorrono fatti, progetti chiari e determinati. Nel Progetto per San Marino, la cui nuova versione potete trovare nella cartellina che vi è stata consegnata all’ingresso, c’è un passaggio formidabile che riassume la proposta del Partito dei Socialisti e dei Democratici per condurre alla scelta del posizionamento del Paese sulla scena internazionale. Ecco la frase:”Allo stato attuale, ferma restando la legittimità di concrete alternative, l’adesione negoziata all’Unione Europea è un obiettivo strategico che va perseguito iniziando con il passaggio di San Marino dallo status di Paese terzo a quello di Paese associato.” Ebbene i Socialisti e i Democratici accettano anche questa sfida, e propongono ai cittadini di essere il motore convinto per arrivare alla scelta dell’adesione all’Unione Europea. Se infatti attendiamo che siano alcuni settori privilegiati dell’economia a sciogliere la riserva, rischiamo di essere trascinati nell’inevitabile crollo di un sistema che ora per ora manifesta le proprie incongruenze. Se sosteniamo invece la convinzione, così come ha già fatto il governo, di chiedere all’Europa l’avvio del dialogo sull’ipotesi del nostro ingresso nell’Unione, già da quel momento le cose cambieranno. I rapporti cambiano, la sfiducia si trasforma in predisposizione al dialogo, il passo verso la normalizzazione si fa più vicino, San Marino si avvia sulla strada del recupero forte e integrale della propria dignità di Stato, è questa infatti la risorsa più importante che abbiamo e alla quale ogni buon cittadino, e figuriamoci quindi se non ogni politico, deve dedicare la sua stessa esistenza. Da qui inizia la sfida. Perché parlare un linguaggio diverso con l’Europa significa parlare una nuova lingua anche dentro alle nostre imprese, dentro alla Pubblica Amministrazione, fra i professionisti, nel mondo della cultura, fra i giovani. Guardiamoci in faccia e riflettiamo: qual è la lingua che parliamo oggi? Noi non vogliamo più che a San Marino si parli la lingua delle troppo facili opportunità, del disimpegno, della rendita di posizione, dell’assenteismo, dell’irresponsabilità.

18 Europa, significa competere, mettere in campo il meglio di se stessi, ed allora l’effetto virtuoso si trasferisce dalla politica estera all’economia, dall’organizzazione dello Stato alla cultura e alla formazione. E’ questa la lingua che vogliono parlare i giovani perché pronti a mettere in campo le loro capacità in una sfida vera, gli imprenditori che vogliono utilizzare le enormi potenzialità del mercato unico, il mondo del lavoro che vuole regole di valorizzazione legate alle competenze e all’impegno.

Per fare questi passi è necessaria una guida solida, convinta, competente, capace di far prevalere l’interesse pubblico su ogni altro tipo di interesse particolare.

Vorrei raccontarvi rapidamente cosa è accaduto durante la recente e appena conclusa crisi di governo. Il 23 ottobre in Consiglio vengono a mancare alla maggioranza due voti per approvare la legge sul giusto processo. Tutti sapevano che ciò avrebbe aperto la crisi. Si sono messi in moto immediatamente meccanismi dalla forza bestiale tesi a scompaginare il progetto politico voluto dal Psd. Il tentativo era quello di rompere l’unità a sinistra e creare le condizioni per il ritorno allo stesso passato che è stato causa dello sviluppo distorto degli anni ’90. Non vi nascondo nulla se vi dico che il timore di rimanere sconfitti è stato grande, immenso. Le soluzioni ricercate lungo il solco della politica da noi così faticosamente impostata, sembravano tutte destinate a naufragare. Chi voleva e purtroppo vorrebbe ancora, che il Psd si frantumi, per poter continuare a godere dei privilegi delle proprie rendite di posizione, stava per avere il sopravvento e per segnare la vittoria degli altri poteri sulla politica. Ci siamo allora guardati in faccia. Fiorenzo, Claudio, Paride, Stefano, Germano, cito alcuni nomi ma ne potrei citare altri, e con decisioni che hanno segnato profondamente le coscienze di tutti noi, senza nascondere in alcune situazioni più drammatiche anche la commozione, abbiamo detto: no. Non sia mai che la politica debba soccombere all’influenza di altri poteri, non sia mai che il nostro progetto di alternanza democratica, che abbiamo voluto fin dal momento in cui abbiamo iniziato a pensare ad unificare i due più grande partiti della sinistra, possa essere bloccato. In quel momento si è cementata una forza, un senso dell’unità, che oggi vorrei trasmettere a tutti voi con la stessa intensità. Il Partito che è qui questa sera, dopo l’esperienza della crisi del 23 ottobre e l’altrettanto difficile organizzazione del Congresso, non è più il partito diviso che spesso è stato dipinto. Il nocciolo, il cuore della sua unità sta nella convinzione con cui persegue il proprio progetto strategico. L’eredità vera e solida di un partito più unito mi sento di trasmettere a chi mi succederà nell’incarico; ora basta poco, è sufficiente tenere la barra e proporre un lavoro costante di integrazione fra le componenti, favorendone la compenetrazione attraverso una migliore conoscenza, il dialogo costante, il rispetto reciproco. Chi di voi era alla festa degli aderenti nel marzo scorso, mi avrà certamente sentito parlare della necessità di ridurre le differenze fra le componenti interne al partito, componenti che Emilio simpaticamente chiama tribù. Questo lavoro ha subito una fortissima accelerazione e ha prodotto importanti risultati. Il primo di questi si è tradotto nell’ottimo documento politico elaborato dal Gruppo per il Congresso e approvato dal Consiglio Direttivo del 6 dicembre. Quel documento fissa con chiarezza la nostra strategia. Proseguire sulla strada dell’unità delle forze che si riconoscono nei valori della sinistra socialista, riformista, democratica , liberare e del cristianesimo sociale è per noi non solo un grande valore, ma una priorità strategica. Prima di dire questo, diciamo che le radici della sinistra sammarinese e del riformismo socialista, maturate con l’affermazione del movimento politico che ha dato vita al Partito Socialista agli inizi del ventesimo secolo (ecco spiegata la dizione che ritrovate nel titolo del Congresso che fa riferimento al 41° dalla fondazione), rappresentano la base storico-politica ed etico culturale dell’agire del Psd. E’ proprio così, ci riconosciamo quali figli del riformismo socialista di Pietro Franciosi, e per questo intendiamo valorizzare questa comune radice e trasformarla in azione politica. Dirò dopo, come proprio l’azione che ha affermato il principio dell’alternanza democratica, sia perfettamente connesso con quanto hanno fatto i socialisti e i democratici agli inizi del novecento. Ecco allora una guida sicura per il Paese, un partito che da certezze, che propone innovazione, ma suffragato dalla capacità intellettuale di sostenere il cambiamento e dalla capacità numerica per affermarlo. Si, perché questo della capacità numerica non è un fatto trascurabile, tuttaltro. E’ facile infatti fare politiche innovative e fortemente critiche con il passato, se non esiste la preoccupazione

19 di portarsi dietro tanti modi di intendere e di volere. Difficilissimo è invece farlo se contemporaneamente si ha il compito di convincere una maggioranza. Ebbene il Psd vuole convincere una maggioranza, perché altrimenti la propria carica riformista resterebbe inespressa, e per farlo ha l’obbligo di essere un grande partito.

La campagna elettorale del 2006 è stata durissima, lasciavamo l’esperienza del governo straordinario con il nostro ex alleato che inveiva contro di noi e con i partiti che erano stati all’opposizione che sottolineavano le scelte difficili che noi avevamo invece condiviso, e continuavamo a condividere, nell’infuriare della stessa campagna elettorale. Presentarsi agli elettori, con una riforma della previdenza appena varata che allunga l’età lavorativa, aumenta i contributi da pagare e diminuisce l’ammontare delle pensioni, è risultato piuttosto difficile. Solo chi ha piena responsabilità delle scelte operate e spalle veramente solide, può farlo. La predisposizione degli elettori nei nostri confronti diciamo che partiva con qualche handicap che tra l’altro si legava a ben due scissioni, una a destra e una a sinistra, che ci erano costate in termini di consiglieri almeno 5 seggi. Ma i cittadini hanno comunque premiato la responsabilità di scelte necessarie e coraggiose, non abbiamo perduto consenso e così dai 19 consiglieri del maggio 2006 ci siamo assestati a 20 nel giugno, sfiorando per pochi voti il primato della maggioranza relativa. Oggi il gruppo del Psd conta 21 consiglieri. Grazie Paolo Bollini. Il tuo magnifico intervento merita questa platea. Non ti ringrazio solo perché hai risposto la tua fiducia nel gruppo consiliare dei socialisti e dei democratici, facendolo crescere e dimostrando quanto sia importante aggregare, ti ringrazio soprattutto perché con la tua scelta valorizzi un progetto politico, quello della creazione di una coalizione di centro sinistra. So, sappiamo che tu sei sempre rimasto fermamente convinto di questa opzione politica, e che hai dimostrato nei fatti, anche quando le nostre strade si sono momentaneamente divise, di portare avanti sempre e ovunque questo tuo/nostro grande progetto. Paolo, è il popolo dei socialisti e dei democratici, che non ha mai smesso di considerare te come affidabile alleato, che oggi ti chiede di considerare la possibilità di fare un passo ulteriore e di aderire a pieno titolo al Partito affinché le tue idee e il tuo impegno, possano trovare spazio e opportunità non solo nella vita delle istituzioni, ma anche in quella in cui le elaborazione della politica è più attenta e vivace.

Grazie anche a te, Paolo, noi non siamo solo il partito che cresce nei numeri, siamo diventati il partito di maggioranza relativa.

Non potete immaginare con quale emozione il 3 novembre scorso ci siamo recati dalla Reggenza, per la prima volta dopo 50 anni esatti un partito della sinistra veniva incaricato in prima istanza di formare un governo. Si tratta di fatti formali è vero, ma spesso la forma è sostanza. Una sostanza che premia il nostro grande lavoro per l’unità, che premia il coraggio di aver scelto alleati convinti di fare con noi un passaggio fondamentale della vita del paese, la legge elettorale. Convinti che il futuro debba essere riposto nella decisione dei cittadini nella scelta dell’una o dell’altra coalizione sulla base dell’uno o dell’altro programma.

Questo è il risultato innegabile: noi siamo stati i protagonisti della riforma della politica. Abbiamo consentito il passaggio da un sistema della rappresentanza che non funzionava più, ad uno, che dobbiamo ancora sperimentare nella sua massima manifestazione, ma che ha già riscosso il consenso vastissimo della popolazione. Non ho intenzioni di tediarvi con analisi della filosofia della rappresentanza politica, ma dobbiamo partire da un dato oggettivo: finita l’epoca della diversità ideologica, della lotta politica basata sull’appartenenza e sulla fedeltà ai sistemi, la politica ha vissuto, non solo a San Marino, momenti di forte incertezza. In particolare i partiti organizzati sul vecchio schema, hanno vissuto un periodo di forte involuzione e rischiano di trasformarsi in puri comitati elettorali, privi di una progettualità propria. Per questo complesso, ma assolutamente concreto, problema è emersa la necessità inderogabile di individuare una nuova forma della rappresentanza, che venga riconosciuta oggettivamente dai cittadini, che stanno perdendo fiducia nei partiti e di conseguenza nelle istituzioni. Il fenomeno involutivo ha prodotto anche esperienze positive che hanno visto larghi strati della società

20 civile organizzarsi autonomamente, ma il rischio grave del qualunquismo, della deresponsabilizzazione, del populismo si annida dietro ad ogni angolo. Ne sono esempio talune espressioni nostrane che non disdegnano di istigare alla rivolta civile ogni qual volta lo Stato si trova di fronte ad una scelta difficile. Per fortuna i cittadini sono molto più intelligenti degli “istigatori” e non si lasciano convincere. Ma che fosse necessaria una risposta decisa e definitiva alla crisi della politica, è fuori discussione.

Ecco perché ci siamo mossi con decisione nel settembre 2005 per dare corpo e sostanza alla nuova legge elettorale. Abbiamo raccolto le idee, che ad onor del vero già circolavano fra i compagni di Sinistra Unita e del Nuovo Partito Socialista, così come fra gli amici di Alleanza Popolare, ma anche fra i Popolari, organizzando un tavolo permanente di discussione che affrontasse i grandi nodi della nuova legge. Poi nel momento cruciale in cui la proposta doveva diventare legge, ancora una volta il nostro ex alleato preferì fare marcia indietro. Era quello il momento giusto perché cadeva proprio alla fine della legislatura e offriva da subito l’opportunità di mettere in atto il nuovo sistema. Decidemmo allora di non disperdere il lavoro fatto e grazie ad un comitato di cittadini venne tradotto in proposta di legge di iniziativa popolare. L’approvazione di quel progetto divenne il primo e più importante obiettivo del governo di svolta costituito nel luglio del 2006, e coinvolse di nuovo tutte le forze politiche. Proprio in quella fase iniziò un’importante collaborazione con i Democratici di Centro che contribuirono alla stesura della legge con emendamenti di notevole portata e votarono a favore della legge. Il risultato si tradusse nell’affermazione di una maggioranza molto forte che oggi, si è ulteriormente sviluppata in collaborazione di governo. Neppure le forze di opposizione però poterono negare la valenza del provvedimento esprimendo loro stesse un voto di astensione. I metodi che portarono all’approvazione della legge elettorale rappresentano un esempio da imitare anche per altre riforme importanti, perché le forze politiche non rinunciarono mai di confrontarsi fra loro, promuovendo nel Paese e fra i soggetti interessati ogni possibile forma di partecipazione attiva.

Ecco, possiamo dire che l’impegno del Psd in questi anni si è manifestato su più fronti: quello di risolvere le grandi questioni aperte, ma anche quello di riformare la politica. Nè l’uno né l’altro lavoro sono ancora finiti. Ma siamo a buon punto. Rispondendo ad un intervistatore che mi chiedeva di fare il punto del lavoro svolto fino ad oggi, forse con un pizzico di immodestia, ho risposto che ritornare con la memoria alle condizioni in cui era il Paese cinque anni fa, può essere paragonato ad un balzo nella preistoria. Erano gli anni del buco di bilancio, lo Stato non investiva più nella sanità, nelle opere pubbliche, le privatizzazioni dei servizi essenziali venivano proposti come l’unica soluzione possibile al loro funzionamento, per far cassa l’idea balzana era di vendere i famosi 200 lotti. Erano gli anni dei rapporti impossibili con l’Italia e il resto d’Europa, del lavoro nero e delle forme contrattuali inventate ad hoc. Ma soprattutto erano gli anni della profonda crisi della politica, che non rappresentava più nessuno se non gli interessi di pochi. Piano, piano, con calma e grande pazienza, abbiamo cominciato a tessere i fili di una nuova tela e, come il lavoro delle fabbricanti di tappeti persiani, gradualmente il disegno del progetto che avevamo in testa si sta a poco a poco formando. Il buco è stato sanato, la previdenza è stata riformata, il lavoro ha trovato forme legittime di accordo, le relazioni con l’Italia stanno per produrre il famoso accordo di cooperazione, con l’Europa abbiamo sottoscritto Ecofin e siamo in sintonia con gli altri Paesi nella difesa delle prerogative della riservatezza. Ma soprattutto abbiamo riformato la politica con tre azioni tutte egualmente importanti: l’unità dei due partiti storici della sinistra, la nuova legge elettorale e la costruzione della coalizione di centro sinistra. Abbiamo cioè ricreato le condizioni dell’alternanza democratica, le stesse che i nostri padri avevano conquistato con l’Arengo del 1906. Non si tratta, è vero, della grande conquista che rappresentò il passaggio fra l’oligarchia e la democrazia, ma di certo c’è stato il passaggio da una democrazia bloccata dall’oligarchia dei partiti, ad una forma più diretta dove parte del potere di decidere viene trasferito ai cittadini.

21 Ecco la sintesi di cinque anni incredibilmente difficili, ma ai quali non avrei mai rinunciato.

Non rinunciare. Ecco un messaggio che credo debba essere ricordato spesso. Mi rivolgo ai più giovani, a quella nascente classe politica che avrà il compito di confrontarsi con le regole della nuova democrazia. Se penso a cosa facevamo noi negli anni ’70, la sera con il ciclostile del sindacato a stampare volantini, o il giorno durante le manifestazioni a vendere Nuova Sinistra, l’Avanti, l’Unità e il Manifesto, lontani anni luce dalle stanze dei bottoni, ma convinti che ad una ad una le coscienze sarebbero maturate, sono sempre più convinto che il messaggio debba essere questo: non rinunciare. Se il progetto è giusto, se la convinzione è alta, se la disponibilità al dialogo è presente, le cose prima o poi accadono. Ci vuole pazienza e perseveranza.

Perseveranza e pazienza. Due qualità da mettere in campo di nuovo da domani mattina. Perché non dimentichiamolo, un’altra grande sfida ci attende, quella della costruzione della coalizione di centro sinistra. Non possiamo davvero dormire sugli allori, gli ozi di Capua costarono ad Annibale la sconfitta. Anche se il vantaggio strategico che abbiamo acquisito è grande, non possiamo ora interrompere la nostra azione pensando che la prospettiva che abbiamo di fronte rimanga tale se non provvediamo subito a renderla concreta. Siamo in molti oggi a ritenere che la politica che abbiamo impostato potrà garantire al Paese un lungo periodo di stabilità e, non nascondiamolo, una stabilità che vede il Psd in ottima posizione strategica, ma se non chiudiamo il cerchio della transizione verso il nuovo sistema, il rischio dell’involuzione potrebbe coglierci di sorpresa, annullando gli effetti di questo duro lavoro. Il Psd deve andare deciso su due strade: quella del completamento dell’unità a sinistra, la seconda quella della formazione effettiva della coalizione di centro sinistra.

Su questo fronte inizio ribadendo quanto durante i colloqui per risolvere la crisi di governo, abbiamo già ufficialmente detto ai Sammarinesi per la Libertà di Monica Bollini. La disponibilità ad avviare un dialogo vero e concreto per esaminare le divergenze e definire con pari dignità i punti programmatici sostanziali, è piena e totale. Noi riteniamo che la comune appartenenza all’area socialista, la spinta ideale che proviene da settori dello stesso elettorato, non possano che condurre i nostri due partiti ad unirsi. La casa del Psd è talmente vasta sotto il profilo dei contenuti e delle aspirazioni, che mi risulta impossibile credere che SpL non possa trovarvi una collocazione. Il tempo per fare questo passo è giunto, domani potrebbe essere troppo tardi, perché nel momento stesso in cui si formerà la coalizione le indispensabili necessità della mediazione potrebbero pregiudicare la serenità del dialogo che oggi con noi è assolutamente possibile. Da questo palco manifesto la convinzione di tutto il Partito e chiedo formalmente ai Sammarinesi per la Libertà di avviare da subito un percorso comune teso a stringere un’intesa politica definitiva con il Psd.

Mi piacerebbe poter chiedere la stessa cosa ai compagni di Sinistra Unita e vi confesso che quando questo potrà accadere, sarà un gran giorno. So bene quale sia il loro difficile lavoro per conciliare le posizioni necessariamente mediate della maggioranza di governo e le sollecitazioni positive che provengono da una base esigente che vorrebbe accelerare i processi di cambiamento. Conosco altrettanto bene le posizioni identitarie del Partito di Rifondazione Comunista e non intendo sollecitarne oltre misura la disponibilità a ragionare insieme. E’ sufficiente a proposito sottolineare la lealtà che proviene da questo partito verso le scelte che in comune stiamo adottando. Vi confesso che nel luglio 2006 quando abbiamo chiesto a Sinistra Unita di ragionare intorno all’ipotesi di governo, temevo continuassero a frapporsi fra noi e loro, quegli elementi dettati dal radicalismo delle posizioni che avrebbero pregiudicato la collaborazione. Non è stato così e non è così. Sinistra Unita è un alleato su cui si può contare, affidabile, onesto, con una notevole cultura di governo. Anche con loro da lunedì dovrà iniziare il lavoro per la coalizione e di certo molto presto potremo iniziare a parlare anche di percorsi più efficaci di unità.

Discorso a parte con i compagni del Nuovo Partito Socialista. Mi fa piacere che sostengano la loro

22 indiscutibile appartenenza all’area del centro sinistra, ciò vuol dire che in un punto ancora forse non ben definito di quell’area, ci incontreremo. Che dire: da un lato ci accomunano le radici, vaste parti del programma presentato a novembre con il titolo “Le cose da fare”, ci accomunava anche una loro predisposizione a condividere i nuovi meccanismi della legge elettorale. Ma tutte le volte che si va a stringere su qualche obiettivo con i compagni del NPS salta fuori qualcosa che non funziona. Le nostre proposte non sono mai perfette, le nostre analisi del presente vengono strumentalizzate, si ingaggiano battaglie cruente sulle nostre proposte. Nel corso dell’ultimo mese abbiamo avuto occasione di incontraci diverse volte e insieme abbiamo convenuto che sono i rapporti di fiducia reciproca che vanno implementati. Per noi, per accrescere la nostra fiducia, sarebbe sufficiente un segnale chiaro, netto, indistinto: noi vorremmo che espressamente il Nuovo Partito Socialista decidesse di stare con noi nel laboratorio di costruzione della coalizione di centro sinistra. Su quel tavolo le diffidenze potranno essere allontanate e soprattutto partecipando a quel tavolo NPS dichiarerà espressamente che non persegue altri fini se non quelli di contribuire alla vittoria della nostra coalizione. Saremo allora sulla stessa barca, dalla stessa parte, con le stesse cose da difendere e con gli stessi avversari da contrastare. Questo impegno chiediamo a NPS che purtroppo vediamo spesso impegnato sui tavoli del terzo polo, che poi, una facile lettura, configura subito nel secondo polo mascherato da terzo. Noi non pretendiamo abiure o sconfessioni, ma in tutta libertà chiediamo espressamente ai compagni del Nuovo Partito Socialista di fare la loro scelta, stabile, definitiva, affinché da domani si sappia se li possiamo considerare nostri alleati o avversari. Non ci sembra questa una richiesta insensata.

Se posso permettermi di divagare un attimo, vorrei farvi partecipi di un’illusione, anzi meglio, un’utopia, perché si è trasformata in realtà. Nel 2005, nel purtroppo breve periodo che separa il nostro Congresso dell’Unificazione di Febbraio con le scissioni dell’estate, il mio carissimo amico e compagno Maurizio Tomassoni, in un incontro del circolo di Montegiardino, una realtà dove la divisione della sinistra ha sempre pesato parecchio, mi ha confessato: “Guarda Beppe siamo tutti insieme in una riunione, questa forza potrà diventare finalmente la prima del Paese”. Nonostante tutto siamo comunque diventati la prima forza, ma certo Maurizio non si aspettava di vivere tutto il travaglio successivo. Ebbene il Psd è pronto per riprendere il cammino dell’unità della sinistra e metterà a disposizioni mezzi umani e materiali per raggiungere questo importante obiettivo.

Ecco infine il secondo passo politico che intendiamo compiere: quello della costruzione della coalizione di centro sinistra.

Non è un compito facile, né tanto meno scontato. La convinzione intorno al progetto sta a poco a poco maturando, ma i passaggi non sono semplici perché si tratta di trasferire nella coalizione parte della sovranità che oggi hanno i partiti. La coalizione infatti dovrà non solo coordinare politiche, ma rappresentarle e questo elemento di novità indurrà i partiti a confrontarsi prima di adottare decisioni unilaterali e a delegare alla coalizione stessa parte della propria strategia politica. Per esaminare la prima vera prova in tal senso dobbiamo tornare per un attimo ai giorni della recente crisi di governo. La spinta centripeta in questa direzione si è manifestata da un lato con il consolidamento del Tavolo di Coordinamento, che non si presenta come una coalizione ma che agisce in quanto tale. La comunicazione dei partiti che vi aderiscono è ormai orientata tutta ad un’espressione comune, comuni sono le posizioni assunte sulle iniziative parlamentari, comune l’atteggiamento di collaborazione o di contrapposizione che viene adottato di volta in volta. Altrettanto è avvenuto sul fronte della maggioranza. Le dichiarazioni immediatamente dopo il voto sulla legge sul giusto processo, sono state tutte convergenti, comune la disponibilità a riaprire il dialogo immediatamente dopo, comune anche l’analisi della crisi. Il segno più evidente della novità si è registrato nella decisione delle tre forze di maggioranza di aprire un

23 confronto serrato con i Democratici di Centro, Nps, Eps e SpL, per verificare disponibilità concrete. La scelta è stata orientata da un fatto nuovo: queste forze non aderiscono al Gruppo di Coordinamento. Quest’ultimo è organizzato dal Pdcs, Popolari, Noi Sammarinesi e Alleanza Nazionale, quale primo embrione della coalizione, che però, gli stessi partecipanti, non amano definire di centro destra. Il 23 novembre a Palazzo Begni le due coalizioni nascenti, noi del centro sinistra con Ap, Su, DdC, ci siamo ufficialmente incontrati con il Gruppo di Coordinamento. E’ questa una data da sottolineare sul calendario e devo dire che qualche mezzo di informazione ne ha colto la valenza. Per la prima volta gli embrioni delle due coalizioni che competeranno ad armi pari di fronte all’elettorato si sono incontrate e per questo motivo, ufficialmente riconosciute. Bene, l’invito ad attrezzarsi nell’ottica della nuova legge elettorale, avevo fatto nel corso dell’ultimo congresso del Partito Democratico Cristiano e vedo che la strada è stata intrapresa, anche perché è indiscutibile la necessità che il sistema per funzionare deve far nascere almeno due poli.

Lungo questo ragionamento resta la considerazione relativa al ruolo degli Europopolari, una forza nata di recente, ma che si è caratterizzata per la coerenza del proprio programma. Una forza giovane anche nelle età dei suoi componenti, che solo per questo motivo credo sia aperta al futuro e guardi con occhio attento le numerose novità di sistema. Personalmente credo che sarebbe un male che questa giovane forza si collochi nelle logiche della vecchia politica e non piuttosto intenda esercitare un ruolo attivo da protagonista nella definizione della nuova politica. Vecchia politica è attendere che quanto è stato costruito possa sgretolarsi per poi cogliere la mera opportunità di qualche numero per avventurarsi in ipotesi di governo diverse. Non è così e non sarà così. Perché per le prossime elezioni il corpo elettorale sarà disponibile a valutare solo due ipotesi di progetto per il Paese, due classi politiche e non lascerà che qualcuno, magari minoritario, possa continuare a giocare d’azzardo, spostando pochi voti a destra o a sinistra. Le prossime elezioni, e dico finalmente, si terranno nel segno della chiarezza delle posizioni ed è per questo che agli Europopolari, quale forza di centro che guarda a sinistra, diciamo di non perdere l’occasione che gli si presenta e di collaborare attivamente sul tavolo della coalizione di centro sinistra. Anche se comprendo l’amarezza di non essere riusciti a stringere da subito un accordo anche di governo, credo che una forza politica nuova abbia il dovere di programmare il proprio futuro e scegliere sulla base non della spicciola convenienza, ma della grande prospettiva.

Sono convinto che la ferma personalità di Mario Venturini unita alla sua grande e matura disponibilità al dialogo tesa a capire le ragioni degli altri, così come l’esuberante intelligenza di Giovanni Lonfernini che sta mettendo tutto il proprio entusiasmo per realizzare la grande idea della coalizione, rappresentino, soprattutto per i tanti giovani Europopolari, un terreno molto fertile per costruire con chi ha le medesime radici culturali, un progetto ulteriore anche rispetto alla stessa coalizione. Se fossi in loro non perderei l’occasione, di costruire un centro laico e riformatore che fonda le sue basi sulla socialità e l’equità.

Questo chiede il Paese alla politica: coerenza, chiarezza.

Il Psd ha partecipato con convinzione alla formazione del governo attuale. Il programma che ne è scaturito è addirittura migliore rispetto a quello del luglio 2006. Il progetto di riforma della Pubblica Amministrazione è molto più chiaro, così più definito è l’intervento sulla istruzione e la formazione. Tutti conoscete la scelta radicale fatta sui giochi della sorte che ha chiuso definitivamente una polemica che si trascinava da anni. Le linee di intervento sull’economia si sono arricchite, i progetti per il mondo del lavoro vanno nella direzione della tutela del diritto riuscendo nel contempo a salvaguardare la flessibilità. Il territorio e l’ambiente si trasformano in risorsa da tutelare a vantaggio di tutti i cittadini. Si parla finalmente di perequazione nell’uso delle aree e di equità nella tassazione delle rendite, si pongono le basi per una rinnovata giustizia sociale. E’ un programma buono, molto buono, tanto buono che in questo mio intervento avrei dovuto parlare anche di altri progetti per il Paese, uno su tutti quello delle politiche per l’utilizzo delle energie alternative e il risparmio energetico, ma grande parte delle cose da fare sono presenti nel programma di governo ed

24 essere lì significa che non è necessario sollecitarne l’attuazione. Per chi ha responsabilità nelle Segreterie di Stato, l’attuazione diventa un obbligo. D’altra parte so che si può contare sulla squadra, non tanto e non solo, quella di governo, una squadra che ha fra i propri componenti un compagno come Claudio Felici, col quale in passato ho avuto qualche diversità di vedute, ma che ha dimostrato nei momenti più critici le proprie grandi capacità di mediazione. Con Claudio quale Presidente del gruppo consigliare del partito dei socialisti e dei democratici, possiamo essere sicuri, i progetti che il Psd ha definito verranno seguiti assiduamente e non prenderanno strade diverse rispetto a quelle già tracciate (Presidente?)

Cari compagni, gentili ospiti, i cinque anni del lavoro politico che ci siamo ritrovati a fare sono stati lunghi. I Democratici nel 2003 riposero su di me la loro fiducia e mi diedero un mandato: quello di unire la sinistra. Socialisti e Democratici nel Congresso dell’Unificazione del 2005 assegnarono a Mauro Chiaruzzi e a me un altro mandato, quello di creare le condizioni per l’Alternanza Democratica. Oggi sono soddisfatto, entrambi gli obiettivi sono stati raggiunti. Personalmente avevo annunciato alla festa degli aderenti del marzo scorso, che non avrei riproposto la mia candidatura per gli alti incarichi di partito. Credo onestamente che tutti noi abbiamo grandi ambizioni, ma altrettanto grandi limiti. Le mie ambizioni sono soddisfatte, il Paese che amo va meglio, la fiducia dei cittadini nella politica sta per rifiorire. Ecco il mio limite: personalmente credo di avere concluso il mio impegno che continuerò a dare negli organismi in cui il partito riterrà di inserirmi.

Vorreri concludere questo intervento ritornando per un attimo a parlare della cosa che in politica mi sta più a cuore in questo momento: la coalizione.

Prendo a proposito lo spunto da quanto è scritto nel documento politico di questo Congresso: “Di fatto la legge elettorale ha aperto la strada della formazione delle coalizioni che, al di là degli accordi temporali di governo, dovranno strutturarsi in tempo utile. Occorre da subito - questo è scritto - avviare il processo di formazione della coalizione di centro sinistra, affidando ad essa funzioni di carattere programmatico (laboratorio per il programma) anche in sintonia con l’azione svolta dal governo, di aggiornamento strategico, di formazione della nuova classe dirigente, di garanzia della partecipazione delle forze sociali e dei cittadini ai processi decisionali, di sintesi politica fra i partiti che aderiscono alla coalizione stessa, di modalità di promozione e comunicazione delle scelte politiche. Sarà necessario a tale proposito dare una struttura operativa alla coalizione definendone una simbologia ed un nome, una sede, una periodicità degli incontri, nuovi strumenti di partecipazione e di comunicazione. Funzione strategica fondamentale per la coalizione sarà quella di invitare al tavolo delle discussioni e delle scelte, quelle forze politiche che pur non partecipando all’alleanza di governo, dichiarano la loro appartenenza all’area democratica e riformista riconoscendosi nelle politiche del centro sinistra, affinché possa nascere una collaborazione attiva capace di abbattere le barriere determinate da posizioni preconcette”.

Ecco è con questo spirito e non nascondo, anche con un poco di commozione, che lascio il mio testimone, simbolicamente rappresentato da una lettera aperta di intenti che di fatto da l’avvio al laboratorio della coalizione. Questa lettera confido possa essere presto sottoscritta dal nuovo segretario del Psd, unendo la sua firma a quella di Mario Venturini, coordinatore di Alleanza Popolare, un partito moderato e attento all’innovazione e forte dei principi etici necessari per una buona politica, di Alessandro Rossi, capogruppo di Sinistra Unita gruppo politico con un forte legame con le radici della sinistra, come noi, e nel contempo le trasforma in politica attiva in difesa dei più deboli, di Giovanni Lonfernini, coordinatore dei Democratici di Centro, che hanno deciso di scegliere con coraggio il centro sinistra, senza se e senza ma, investendo il loro coraggio nell’ambizioso progetto del cambiamento di sistema e infine di Paolo Bollini, che con la sua

25 coerenza al progetto ci insegna come l’umiltà sia la dote più importante. Confido che questi medesimi intenti possano al più presto essere sottoscritti anche dagli altri responsabili delle forze politiche che ancora non hanno deciso quale strada intraprendere. Lascio questo testimone, rappresentato da un foglio di carta, ma che contiene un’intera storia politica passata, ma soprattutto futura, al compagno Paride Andreoli, una persona tutta da scoprire, nella fermezza dei suoi valori che sono quelli del socialismo di un tempo, quello che non si lascia sopravanzare da altri poteri, quello che “per prima cosa viene il partito e la sua unità”. Grazie Paride, soprattutto in questi ultimi due mesi, da quando gomito a gomito abbiamo fatto politica insieme, tutti i giorni sulla barricata di una crisi prima e di un Congresso poi, ho imparato a conoscerti meglio e so che non esiterai un attimo pur di affermare il valore della nostra comune scelta politica, quella di aver affermato l’alternanza democratica in un Paese che aveva bisogno di un reale cambio di rotta capace di rivitalizzare la nostra democrazia. In questi giorni possiamo dire, con forse un po’ di presunzione, che abbiamo fatto ciò che hanno fatto i nostri comuni progenitori quando agli albori del 1900 fondarono il Partito Socialista.

26 MESSAGGI DI SALUTO

27 28 PIER GIOVANNI TERENZI Presidente A.N.I.S. (Trascrizione da registrazione)

Ringrazio per il cortese invito e rivolgo un cordiale saluto e i migliori auguri di tutta l’Associazione Industriali per la completa riuscita dei lavori del vostro 1° Congresso, uno dei momenti più stimolanti di confronto e dialogo interno. Intendo portare un contributo al tema sul quale è incentrato questo vostro momento di dibattito plenario, ponendo subito in evidenza come, dal nostro punto di osservazione, l’obiettivo della modernizzazione del sistema paese, del quale si è parlato molto in questi ultimi anni, purtroppo non si è concretizzato. Credo che le cause di questo ritardo siano da imputare principalmente all’instabilità politica dell’ultimo decennio, che ha tolto continuità all’azione di Governo e ha prodotto riforme incomplete, disarticolate e scollegate da una visione omogenea del futuro e da un programma ben delineato. Questo scompenso ha contribuito a diffondere tra noi imprenditori la percezione di un progressivo allontanamento della politica e dell’azione amministrativa dalle reali esigenze produttive e di competitività delle imprese e dobbiamo avere il coraggio di ammettere che abbiamo perso ulteriore terreno rispetto agli altri Paesi che, invece, hanno già intrapreso importanti percorsi di riforma per sostenere il loro sviluppo. Sicuramente tra le concause va anche annoverata la mancanza di un confronto più serrato tra il Governo e le Parti sociali, capace di imprimere quella spinta propulsiva per individuare e condividere un qualificato, ambizioso processo riformatore del sistema paese. L’obiettivo della modernizzazione del Paese resta dunque un punto fermo ed irrinunciabile che deve coinvolgere le istituzioni, la scuola, il fisco, il mercato del lavoro, la pubblica amministrazione, le pensioni, solo per citare alcuni ambiti di intervento, e sul quale, ripeto, vanno concentrati gli sforzi propositivi di tutti, forze politiche e parti sociali. Questi sforzi vanno però coordinati attraverso l’impostazione di un metodo di lavoro davvero concreto, da tradurre in un percorso che parta dalla individuazione e condivisione degli obiettivi e delle strategie fino alla realizzazione dei singoli e specifici provvedimenti entro un tempo predefinito. Ma non solo: ogni provvedimento, sia esso legislativo o amministrativo, deve essere coerente con gli obiettivi di medio e lungo periodo individuati all’interno di un progetto di sviluppo finalmente pluriennale. Sulla modernizzazione, intesa nel senso più ampio, si gioca anche il recupero della credibilità del Paese, caduta davvero in basso in questi ultimi anni. Un recupero che deve partire dalla piena e consapevole valorizzazione dell’economia reale e produttiva ed attraverso un serio contrasto degli abusi. In questo senso è evidente che le relazioni internazionali rivestono un ruolo di primaria importanza. E’ forte il bisogno di imprimere una forte accelerazione all’azione di normalizzazione dei rapporti con l’Italia. Per questo è necessario intensificare l’attività diplomatica per ricucire un tessuto di relazioni, capace di recuperare quella credibilità indispensabile nel dialogo bilaterale. A gennaio ripartirà la trattativa per definire l’accordo di cooperazione economica: si tratta di un passaggio che non possiamo sbagliare, nel quale dobbiamo riaffermare la nostra sovranità,tutelare e rafforzare le particolarità del nostro Stato, ottenere pari opportunità sul piano dell’operatività per le nostre imprese e convincere l’Italia che San Marino può rappresentare una vera opportunità reciproca, anche per sperimentare ed esplorare nuovi progetti di impresa. Per quanto riguarda l’ipotesi di una eventuale adesione di San Marino all’UE, ritengo importante valutare in maniera approfondita se tale soluzione sia la migliore per le imprese e il Paese. Nella consapevolezza che si tratta di una scelta davvero decisiva e irreversibile, dobbiamo impegnarci tutti assieme in una analisi prima politica e poi tecnica che, in primo luogo, parta dalla considerazione degli effetti che comporta l’adesione ai principi fondamentali dell’Unione: libera circolazione delle persone, delle merci, dei servizi e dei capitali, senza dimenticare gli aspetti relativi alla non discriminazione tra i cittadini comunitari e quelli relativi alla prevalenza del diritto europeo su quello nazionale. Essendo questo un processo di medio periodo, nel frattempo il nostro paese ha l’opportunità di riattivare il tavolo della cooperazione economica per apportare precisi miglioramenti all’accordo di unione doganale. Ipotesi che abbiamo già illustrato ai rappresentanti del Governo in occasione degli ultimi incontri.

Le difficoltà nel dialogo bilaterale con l’Italia sono per noi imprenditori di grande rilevanza. Questa situazione ci ha indotto a intraprendere direttamente una serie di importanti iniziative per sostenere

29 il nostro Paese in questo delicato frangente, per contribuire a mettere in moto un cambiamento culturale deciso nei modi e nei contenuti. Cito il “San Marino Forum” e la partecipazione all’ultimo Meeting di Rimini. Consapevoli che si sta affrontando un passaggio vitale per il nostro sistema economico, abbiamo avviato una serie di collaborazioni con professionisti qualificati che possono dare un contributo competente allo studio dei problemi che ci troviamo ad affrontare e, soprattutto, nella individuazione delle diverse ipotesi di soluzione da adottare. Si tratta di studi già consegnati al Governo, che stiamo continuando a perfezionare e che riteniamo possano risultare utili nella trattativa con le autorità italiane.

Con le Organizzazioni Sindacali, con una pressante azione di stimolo tesa a riprendere concretamente l’azione che ci compete, proprio in questi giorni abbiamo affrontato diverse tematiche su alcune delle quali abbiamo trovato precise convergenze che si sono concretizzate in una lettera a firma congiunta indirizzata al Governo. Ovviamente dobbiamo fare di più; ma vogliamo credere che questa fase possa rappresentare un nuovo punto di partenza delle relazioni industriali. Da parte nostra continuiamo a ritenere che la via maestra da percorrere sia quella di privilegiare il rapporto di collaborazione, abbandonando superate logiche di parte, per progettare strategie comuni sulle quali costruire un Paese più moderno e capace di affrontare le sfide del prossimo futuro.

Rapporto di collaborazione e una forte comunione d’intenti sui temi generali del Paese che chiediamo anche a tutte le forze politiche affinché, con rinnovato senso di responsabilità, con quella trasparenza dovuta quando si gestiscono gli interessi del Paese, si adoperino per ricreare le condizioni di governabilità onde evitare che San Marino precipiti in una situazione ancora più critica.

Concludo con l’auspicio che il vostro 1° Congresso possa contribuire a inaugurare una nuova stagione politica, nella quale sia possibile cogliere con tempestività i reali obiettivi dello sviluppo del Paese, e quindi ridisegnare un futuro di solidità e benessere per la collettività.

30 ENRICO BOSELLI PSI

Care Compagne e cari Compagni, mi dispiace molto non poter essere con voi e partecipare all’importante appuntamento congressuale, cui auguro pieno successo, purtroppo gli impegni parlamentari legati all’approvazione della Legge Finanziaria 2008 mi trattengono qui a Roma.

Desidero tuttavia rivolgervi un caloroso saluto, partecipe del fatto che state svolgendo il primo Congresso dopo aver completato il processo di unificazione che ha visto riunita in un’unica casa larga parte del socialismo democratico sammarinese di ispirazione europea.

Come certamente sapete, anche in Italia i Socialisti sono da tempo impegnati nella ricostruzione del Partito Socialista mettendo così alle spalle i lunghi anni della diaspora.

La Costituente Socialista rappresenta per noi un grande evento che, oltre a segnare un punto di svolta nell’azione dei Socialisti uniti, ha l’ambizione di entrare a pieno titolo ed in piena autonomia nel confronto tra le grandi forze della maggioranza e di offrire una via d’uscita sui temi più importanti che travagliano la vita del Paese.

Una Costituente non somma di sigle, ma una forza viva, rinnovata, collocata nel solco del riformismo socialista, aperta alle istanze della società più avanzata, dei giovani e delle donne, di chi vuole innovare e scommettere sul futuro del Paese, che ridia rappresentanza e vigore a quella cultura laica, liberale, socialista, riformista che ha svolto un ruolo primario per la modernizzazione e la crescita sociale, civile e democratica dell’Italia.

Un partito nuovo che sappia interpretare e dare sbocco alle ansie dei cittadini che vogliono una buona politica e sappia cogliere e favorire tutte le convergenze possibili sul piano della difesa dei principi di laicità, dell’ampliamento dei diritti civili, della modernizzazione dello stato, dell’economia e della società e riaffermare i vincoli fraterni con i partiti del socialismo europeo per il rinnovamento della sinistra nel nostro paese.

Sono, questi, obiettivi comuni ai nostri partiti, che sono alla base del nostro e del vostro agire politico, ispirati ai grandi valori del socialismo europeo per l’affermazione di una società più giusta.

A voi tutti invio a nome dei Socialisti italiani un saluto fraterno e gli auguri di buon lavoro.

31 32 Ségolène Royal Région Poitou-Charentes - FR

Cari compagni, vi ringrazio per l’invito a partecipare al Vostro Congresso. Sono dispiaciuta, ma la mia agenda non mi permette di essere presente. Auguro al Vostro Congresso pieno successo ed esprimo il mio compiacimento per la Vostra politica di modernizzazione della sinistra riformista. Con i più fraterni saluti.

33 34 GIANFRANCO TERENZI Presidente UNAS (Trascrizione da registrazione)

Ill.mo Presidente, Gentili intervenuti L’Unione Nazionale Artigiani, associazione storica e rappresentativa di una categoria di lavoratori autonomi che con professionalità e mestiere costituiscono un sicuro ed importante segmento della società, sono lieti di poter portare un proprio messaggio per l’occasione del vostro congresso. Oggi, esercitare una impresa ha in sé responsabilità e rischi crescenti, i margini stanno conoscendo una inesorabile contrazione ed il costo del lavoro registra una escalation giustificata anche dal maggior costo della vita. In un tale scenario è verosimile che una importante parte di imprenditori siano molto preoccupati, specialmente tra le realtà dimensionalmente composte dal solo titolare o lo stesso con pochi addetti dipendenti. Ma se le preoccupazioni correnti riguardano temi importanti quali pensioni, fiscalità, lotta al lavoro nero ed abusivo …. oggi se ne propone uno che si pone sopra a tutti questi: quello che qualcuno chiama impropriamente liberalizzazione! Noi auspichiamo che una parte importante di imprenditoria sia sempre in mano ai sammarinesi! Concedere senza controllo delle patenti d’esercizio industriali in settori e mestieri che già sono liberi, gratuiti e concedibili automaticamente nel settore dell’artigianato non è liberalizzazione! Se liberalizzare significherà questo , il rischio è quello di produrre nuove povertà in Repubblica a fronte dell’aver sacrificato gli artigiani ed i piccoli imprenditori sammarinesi sull’altare di una ideologia astratta e lontana dalla reale conoscenza delle dinamiche che sorreggono e sostengono l’impresa sana e sammarinese. Pur nella volontà di non generalizzare, a nostro avviso le motivazioni di interesse possono essere prevalentemente riconducibili nel fenomeno del prestanome, con le conseguenti ricadute quantomeno sull’immagine di San Marino, e nel poter richiedere una patente d’esercizio senza avere i necessari requisiti professionali richiesti agli artigiani. Gia! … la professionalità offerta dagli artigiani sammarinesi …. un elettricista ed un idraulico, per avviare una propria attività devono avere un idoneo titolo di studio ed una comprovata esperienza. Vogliamo far aprire una attività di questo tipo ad un amministratore che non conosce i rischi e le regole del mestiere e per operare deve necessariamente fare ricorso a terzi? È questo lo spirito della ricercata sicurezza e responsabilità in tema di impianti? Essere artigiano significa anche essere illimitatamente responsabile delle proprie azioni e dei propri atti, garantendo la propria impresa, i propri creditori ed i lavoratori impiegati anche con i capitali propri. Gentili intervenuti a questa Assemblea, La nostra associazione ha in sé la particolarità di rappresentare delle forze imprenditoriali totalmente legate al territorio, unitamente ad un lungo percorso di rappresentatività data in decenni, da un importantissimo numero di associati. In questo senso, ci proponiamo e ci rendiamo sempre disponibili verso tutte le istituzioni e tutte le forze politiche che condividono l’auspicio degli artigiani sammarinesi a che, tutte le azioni finalizzate alla crescita del Paese, debbano essere sempre supportate dal dialogo, dal rispetto, dal confronto e dall’impegno in cui tutti ci riconosciamo. Augurando i più sentiti auguri di buon lavoro, saluto cordialmente

35 36 STEFANIA CRAXI GIOVANE ITALIA

Gentilissimo Presidente Morganti, impegni già fissati da tempo ed a cui mi è impossibile venir meno, non mi consentono di essere presente ai lavori della Vostra Assise Generale. Desidero però rivolgere al glorioso Partito dei Socialisti e dei Democratici di San Marino, giunto al 41° Congresso, l’augurio sincero di consolidare l’unità e di raggiungere sempre nuovi traguardi per il bene del popolo della Repubblica.

37 38 FEDERICO ENRIQUEZ PDI (Trascrizione da registrazione)

Amiche ed amici del Partito dei Socialisti e dei Democratici di San Marino

Sono lieto di portare al vostro congresso il saluto del Partito Democratico Italiano. Vi invito ad apprezzare la considerazione che il PD ha nei vostri confronti non dalle poche e generiche cose che vi dirò, ma dal ruolo che occupo. Sono capogruppo del PD in seno alla Commissione affari europei del Senato. In questa veste, con i colleghi della Commissione, abbiamo, ad inizio settimana ospitato una delegazione della grande Assemblea Nazionale della Turchia. La Turchia è il più grande fra i paesi che sono in procinto di entrare nella Unione Europea. Il capo della delegazione ha ricordato come oggi sia l’Italia lo Stato europeo più favorevole al loro ingresso. Sono certo che in futuro potranno dire lo stesso i Sammarinesi, se, come mi sembra di aver colto dal vostro invito e dai vostri documenti, andrete verso una richiesta di adesione, superando vecchi e anche recenti dubbi. Forse però l’ufficio esteri del partito mi ha scelto in quanto senatore, e quindi abituato, come voi, a maggioranze di un voto. Il partito democartico, che è più giovane del vostro, si è formato attraverso un processo politico largamente partecipato dalla società civile: anche noi abbiamo pensato che la “ vita democratica ... non deve essere fatta in maniera piramidale, con un principe, dei vassalli e dei valvassori.” (Sono belle parole del vostro comunicato del febbraio 2005): Appena nato il PD si è dimostrato in grado di ribaltare gli schemi della politica italiana. Forse, ferma restando la peculiarità della vostra esperienza, la recente soluzione governativa sammarinese potrebbe essere considerata non del tutto indipendente dalla nascita del PD in Italia. Giovedì ho incontrato il Dalai Lama: rappresenta un popolo che è il 2 per 1000 della popolazione cinese. Il rapporto fra i sammarinesi e l’Italia è dello stesso ordine di grandezza (0,5 per 1000). Ma quante cose tutti ( Cina compresa) abbiamo da imparare dal Dali Lama, a cominciare dal valore della protezione dell’ambiente. Anche noi italiani abbiamo cose da imparare da voi. Ci accingiamo - ma non l’abbiamo ancora fatto - ad avere un Governo con un numero di ministri simile al vostro; è in discussione il bicameralismo, una piaga che non avete. Anche sul piano dei valori del progresso e della scienza potete insegnarci qualcosa: vedo in questo articolo che si farà qui a San Marino un laboratorio che lavorerà sulle cellule staminali. Non vorrei portarvi via troppo tempo: consentitemi un’ultima notazione personale. Come molti parlamentari poco importanti, faccio parte di due commissioni: sto anche in quella del bilancio. E’ una commissione difficile per materia (purtroppo non abbiamo dei conti sani come i vostri). Ma, per una persona distratta come me, vi è un ulteriore ostacolo: districarsi coi nomi del Presidente della Commissione e del nostro capogruppo: Morando, il primo, Morgando il secondo. Quando mi ha telefonato il vostro Presidente Morganti, mi sono sentito subito a casa. Grazie ancora per l’invito e buon lavoro.”

39 40 ANNA MARIA CECCOLI Presidente della Consulta dei Sammarinesi all’estero (Trascrizione da registrazione)

Buon giorno, intanto mi congratulo con l’organizzazione che per rendere ancora più importante questo congresso ha ordinato anche la neve, un po’ scomoda per me ma molto fascinosa. Sono Anna Maria Ceccoli Presidente della Consulta e ringrazio di avermi invitato a portarne il saluto al primo congresso di questo importante partito, che per essere quello di maggioranza relativa ed avere notevole peso di governo è necessariamente un punto di riferimento per tutti noi. Che cos’è la Consulta? La Consulta è composta da 25 comunità sparse in tutto il mondo. E’ un organismo di diritto pubblico, istituito per legge nel 1979, al fine di avvicinare al paese tutti i cittadini residenti all’estero, che oggi sono circa 1/3 della popolazione totale del Paese. Questi cittadini pur usufruendo di altre nazionalità, lingue, culture conservano un tenace legame con la propria terra, ne trasmettono ai propri figli i valori e le tradizioni. E oggi in qualità di Presidente della Consulta sono qui per portare al congresso il loro contributo e per far presenti le loro aspettative. Questo congresso consolida il processo di unificazione iniziato nel 2003 e traccia le linee dell’attività futura del partito. Quindi si affronteranno ambiziosi progetti di riforme per rendere San Marino un paese moderno, dinamico sempre più inserito nel consesso europeo e per promuovere la crescita culturale del paese. Ma si parla, come chiaramente espresso, anche di progresso umano, questo comporta una tutela dei diritti di tutti i cittadini, anche di quelli altrove …… [fine lato cassetta] ….. (INIZIO CASSETTA) ...... L’emigrazione non è finita, non è un fenomeno da relegare nel buio passato del paese, è finita quella con la valigia di cartone, quella per sfuggire alla miseria, perché oggi grazie anche a chi se ne è andato San Marino è un paese ricco, dove si vive bene, dove giustamente i giovani studiano e conseguono prestigiose lauree, e specializzazioni, e poi? E poi tutti sanno che il paese non potrà assorbire queste potenzialità che si creeranno in futuro. Tutti sanno che buona parte di questi giovani con grandi preparazioni, con grandi professionalità dovrà recarsi altrove per cercare occasioni di vita, di lavoro, di crescita personale. Quindi molti di loro andranno all’estero e si creerà una nuova emigrazione, quella dei colletti bianchi. Anche loro usufruiranno di altre nazionalità, di altre lingue, di altre culture ma in fondo al cuore si sentiranno sempre sammarinesi, legati alle proprie radici, alla propria cultura, alle proprie tradizioni che trasmetteranno insieme all’amore per la propria terra ai figli e ai nipoti. Non chiederanno niente alla loro patria d’origine se non che venga conservata loro, garantita dallo jus sanguinis, la propria cittadinanza con i diritti e doveri relativi esattamente come fanno quelli che li hanno preceduti. In quest’ottica le comunità possono diventare un punto di riferimento e l’emigrazione può diventare un ampliamento, un arricchimento, un’opportunità per il paese. Credo sia veramente giunto il momento di ripensare la politica migratoria. Come d’altronde hanno fatto altri paesi compresa l’Italia che ha creato un ministero per l’emigrazione dove le regioni hanno formato dei coordinamenti sulle politiche migratorie, dove si auspica di aumentare i finanziamenti per i giovani residenti all’estero, di prevedere più stage, più borse di studio, maggiori rapporti dei giovani con le aziende. Sui giornali italiani si leggono oggi frasi di questo tenore: “I giovani di 2°-3°-4° generazione nati da connazionali emigrati all’estero, cresciuti perfettamente a loro agio fra due culture possono rappresentare un patrimonio fenomenale per la crescita del nostro paese.” E si aggiunge anche “in tempi di globalizzazione in cui diventa sempre più necessaria la mobilità della conoscenza in cui le risorse umane costituiscono il capitale più prezioso di cui può avvalersi un paese, i giovani italiani all’estero possono essere un’inestimabile valore aggiunto in termini di valorizzazione e sviluppo.” E allora sulla base di questi esempi e sulla base della volontà espressa dal partito di un preciso impegno di operare per lo sviluppo e l’ammodernamento del paese, è troppo chiedere ad una forza politica di rimettere in discussione quanto finora operato nei confronti dei cittadini all’estero? Questo congresso me ne dà l’occasione e dà, a coloro che rappresento, la speranza che possa nascere, sulla spinta di un rinnovamento generale, un nuovo, moderno, equanime sentimento di collaborazione e di utilità reciproco. Concludo rinnovando al Partito dei Socialisti e dei Democratici l’augurio della consulta che possa avere una lunga vita e possa coltivare la volontà di operare con onestà e giustizia per lo sviluppo del paese e per il progresso di tutti i cittadini. Grazie per la vostra pazienza 41 42 PIER PAOLO GUARDIGLI Casa delle Identità (Trascrizione da registrazione)

Caro presidente, illustri autorità, gentili ospiti, cari delegati, il gruppo dei riformatori liberali, Casa delle Identità che qui mi onoro di rappresentare, partecipa con grande curiosità ed interesse a questo primo congresso nell’era dell’unificazione. Vi sono, infatti, fra i numerosi motivi della nostra curiosa attenzione, alcune parole nel titolo di questa storica assise che ci risultano particolarmente care e che ci destano importanti aspettative. Quel primo termine “disegno riformista” ci convince ulteriormente della nostra corretta scelta di vivere da piccolo satellite nel grande pianeta PSD. Se ci siamo voluti chiamare riformatori evidentemente un buon motivo l’avevamo, al di là della lieve sfumatura linguistica che diversifica “riformisti” da “riformatori” e che tuttavia cela una rilevante differenza di significato. I primi infatti propugnano le riforme, sono coloro che credono nelle riforme. I secondi invece credono nella loro possibile realizzazione, sono coloro che intendono attuarle. Al di là di questa sfumatura noi vogliamo far crescere e far parte di quell’area politica che è disponibile ad ampi confronti per disegnare, ma soprattutto anche attuare, un progetto comune di grandi riforme. Lo scopo primario è citato esplicitamente nel vostro puntuale ed appropriato titolo “modernizzare il Paese”. Riformare e modernizzare dunque. Ebbene il gruppo dei riformatori liberali Casa delle Identità si rispecchia e si riconosce pienamente in questa volontà, in questa progettualità, alla quale desidererebbe aggiungere anche quel pizzico di liberismo che, come hanno ben illustrato nella loro recente e lucida analisi Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, è il vero nuovo elemento caratteristico della sinistra moderna. Dall’Irlanda alla Danimarca, da Bill Clinton a Tony Blair o, per restare in ambito più locale, da Bersani alla Lansillotta o da Capezzone a Nicola Rossi, da Ichino a Ricolfi, tanto per citare alcuni fra i nomi più noti. Fino allo stesso Walter Veltroni con la sua decantata “nuova stagione contro ogni conservatorismo”. Merito e non rendita di posizione, libero mercato non lobbies, diritti del consumatore non spreco di denaro, responsabilità, rispetto, concorrenza. Ecco solo alcune delle nuove parole d’ordine del liberismo di sinistra, che dobbiamo far entrare a buon diritto nel nostro lessico politico quotidiano modernizzato. Ebbene noi scegliemmo già dal marzo dello scorso anno di entrare nell’orbita di questo nuovo partito riformista unificato in qualità, come si diceva, di piccolo satellite di un più grande pianeta. L’augurio che ci rivolgiamo, e vi rivolgiamo, è che questo primo congresso riesca ad attrarre numerosi altri satelliti, certamente ben più importanti e meritevoli del nostro affinché in questa unica orbita ruotino tutte le forze sinceramente e convintamente riformiste e modernizzatrici, nella strada da voi già solcata della loro riunione in un medesimo firmamento riformatore, individuando e dando forza agli elementi unificatori piuttosto che a quelli disaggreganti. Anche il nostro piccolo gruppo, pur avendo a cuore la propria peculiare identità e vocazione riformatrice liberale, ha compreso immediatamente l’importanza di questo sano progetto riunificatore ed ha aderito volentieri a partecipare attivamente alla scorsa tornata elettorale del giugno 2006, risultata poi vittoriosa. Due dei nostri aderenti, come ricorderete, si sono infatti candidati come indipendenti nella lista producendo quanto meno un utilissimo risultato, la nomina dell’ultimo consigliere PSD, il 21° grazie ai 200 e più voti decisivi dei nostri aderenti e simpatizzanti. Andate ad analizzare attentamente i dati elettorali calcolando e interpolando le due preferenze e capirete che il nostro modestissimo supporto ha però consentito un significativo successo. Avremmo inoltre potuto anche noi stabilire dei giochi di cordata o delle terne, come usa in questi casi, ma abbiamo preferito la più limpida e corretta strada della partecipazione indipendente senza farci sopraffare da ambizioni di affermazioni personali. Questo ci lusinga e ci inorgoglisce tanto che alcuni nostri aderenti hanno scelto di prendere la tessera del PSD, recentemente, partecipando attivamente, e non solo assistendo, a questo storico primo congresso. Il nostro saluto e il nostro augurio pertanto non rappresentano solamente un formale distaccato intervento formulato da ospiti esterni, in questo senso credo che fungiamo da “trait d’union” fra gli interventi dei delegati e quelli degli ospiti, seppure graditi speriamo, bensì quello pienamente coinvolto di parenti strettissimi che intendono ancora e nuovamente condividere con convinzione i destini politici di un’area riformatrice e modernizzatrice. Auspichiamo a questo congresso i più sereni e proficui lavori per il migliore successo. Grazie 43 44 MARIO VENTURINI Alleanza Popolare (Trascrizione da registrazione)

Buon giorno a tutti. Signori della presidenza, signori delegati, illustri ospiti, a nome di Alleanza Popolare esprimo un cortese ringraziamento per l’invito e rivolgo l’augurio di buon lavoro per la vostra assise alla quale le vicende politiche, soprattutto recenti, assegnano una valenza di primo piano nella vita del nostro paese. Non ho dubbi sulla vivacità e produttività del vostro dibattito in questa sede che è la naturale sintesi di momenti precedenti in cui il confronto si è sviluppato e credo abbia dato dei risultati. Confronto che abbiamo seguito nelle forme della comunicazione pubblica molto attenta alle vicende che vi riguardano e puntuale nel riferire e nell’interpretare gli umori del Partito di maggioranza relativa. Quando la politica, anche per merito dei mezzi di informazione, è intesa come modello dialettico e non si abbassa a mere questioni di potere dei singoli o dei gruppi, è viva ed è in grado di rappresentare le sue proposte alla società. Sono certo che il vostro congresso saprà assumere questa connotazione. Il lungo dibattito che ha preceduto l’approvazione della legge elettorale è stato in qualche modo emblematico dello stato d’animo della politica che si è ritrovata, come in altri momenti anche lontani della nostra storia, a doversi confrontare su come assicurare alla nostra società rappresentanza, governabilità correlate a capacità di controllo e trasparenza verso i cittadini elettori. La legge approvata, perfettibile come tutte le norme in rapporto agli obiettivi da raggiungere, testimonia che le forze politiche, e vorrei sottolineare con orgoglio che il vostro partito e il mio hanno compreso certe necessità un po’ prima degli altri, testimonia che le forze politiche hanno dovuto prendere atto di una mutata sensibilità politica e culturale dei cittadini o di quella parte di essi, ampia e trasversale, che pretendeva di non trasformare la delega in modo troppo disancorato e distante rispetto agli impegni presi con gli elettori. L’affievolirsi dei modelli ideologici del novecento e la contaminazione reciproca di valori e comportamenti, nel senso che destra e sinistra hanno perso alcuni rigidi connotati di schieramento, hanno dato al cittadino un potere più significativo, meno vincoli ed un ruolo più libero. Ogni singola forza è rappresentativa della nostra società, ma tutti insieme rappresentiamo aspirazioni e valori anche fra loro contraddittori, perché una società fatta di persone è essa stessa piena di contraddizioni. Sta a noi rappresentare la sintesi non come quotidiano compromesso di interessi piccoli o grandi, ma come realizzazione di un bene comune che va oltre e spesso anche contro il particolarismo dei singoli e dei gruppi. Il bene comune della nostra società è lo sviluppo naturale di ciò che avevano teorizzato e sostenuto le correnti dell’umanesimo cristiano cui una parte significativa di alleanza popolare si sente molto vicina. Il concetto si è arricchito di nuovi contenuti che oggi appartengono a tutte le opzioni culturali e politiche, per esempio la tutela ed il rispetto dell’ambiente, per il credente tutto ciò rappresenta il rispetto della natura inteso come creato, o un’economia in cui la dimensione della solidarietà e dell’equità non siano aspetti variabili ma assoluti. Il nostro paese non può ignorare che al suo interno si stanno creando differenze sociali ed economiche, risultato di una ubriacatura da ricchezza per nulla governata negli anni novanta. Le conseguenze saranno le più negative se non saremo capaci di controllare i processi di formazione della ricchezza o orientarli verso il bene comune. Questo è un onere che la politica si deve caricare sulle spalle, ma non solo esistono altri fenomeni che devono essere necessariamente governati e che richiedono buon senso e lungimiranza. Viviamo in una società che va verso la globalizzazione, è un dato di fatto ma dipende da noi realizzare il mantenimento della nostra identità e proiettarlo nel tempo. E’ l’esistenza dello stesso processo di globalizzazione che esige in un piccolo stato come il nostro la conservazione della sua identità. O saremo capaci di tale salvaguardia o finiremo per essere relitti di una storia troppo più grande di noi, elementi indistinti, incapaci di valorizzare un passato, che pure abbiamo, troppo presi da un presente affannoso, proiettati verso un futuro che non siamo in grado di progettare. Abbiamo la necessità di rapportarci con il mondo esterno ma con spirito critico distinguendo i miti dai valori, è un’altra sfida che ci attende. La fine delle ideologie non è stata la fine degli ideali, e gli ideali non possono essere sostituiti da un’efficiente pragmatismo, esso può essere utile ma non può essere l’unico criterio al quale la politica di oggi deve ispirarsi. La recente crisi non è stata positiva ma la sua gestione da parte di tutti gli attori, anche di quelli che hanno

45 continuato un precorso o si sono associati ad esso, è stata una risposta coerente rispetto alle scelte scaturite dal risultato elettorale della svolta del luglio 2006. Risposta coerente non all’insegna del pragmatismo. Voglio dare atto al Partito dei Socialisti e dei Democratici di aver tenuto, nonostante le difficoltà della crisi e dei dissensi che l’hanno accompagnata, un comportamento leale verso i partiti alleati e responsabile verso il paese in relazione agli impegni assunti. Ha riconfermato una scelta di campo con una visione di prospettiva come chiede la nuova legge elettorale. La soluzione della crisi non è stata la conseguenza di accordi sottobanco, né ha portato ad alcun ribaltone e questo perché il PSD ha rinnovato per primo la propria lealtà agli alleati uscenti. Da questo punto di vista il percorso e il superamento di una fase di grande criticità non è stato per nulla paragonabile alle tante crisi di governo che hanno segnato il nostro recente passato. Sul piano dei contenuti questo passaggio ha consentito una maggiore chiarezza verso i cittadini, il programma è impegnativo ed è migliore, ha ragione il presidente Morganti, rispetto a quello del luglio 2006. Alleanza Popolare ne è fermamente convinta e ciò che più lo caratterizza in senso positivo è una rinnovata attenzione verso condizioni di maggiore equità o, se volete, il tentativo lodevole quanto inusuale di rendere effettiva una maggiore giustizia sociale. Gli impegni in tema di pensioni, di tassazione delle rendite, di tutela del territorio dalle devastazioni immobiliari rappresentano un vantaggio per tutti ma in particolare per le fasce più deboli e vanno nella direzione di quel bene comune di cui parlavo all’inizio del mio intervento, le stesse misure previste in materia di residenze e di soggiorni mirano alla difesa senza barricate, ma alla difesa di una identità alla quale ho accennato parlando di globalizzazione. Ma la realizzazione del programma per quanto importante non è sufficiente per un salto di qualità della politica, le riforme da sole non segnano alcuna svolta in positivo se non sono accompagnate da comportamenti, consentitemi, più nobili. Dobbiamo capire e far capire alla gente che il tempo della demagogia e delle clientele deve essere buttato alle spalle, che la morale non è un concetto astratto ma un comportamento. Promuovere nel paese costumi più alti per contrastare la sfiducia dei cittadini verso gli uomini e le donne che rappresentano la politica. Essere capaci di vera collegialità in ambito di governo, collegialità condivisa che non escluda responsabilità individuali, saper assumere decisioni difficili, persino impopolari se ciò corrisponde al pubblico interesse. Il progetto di coalizione che abbiamo iniziato a costruire e di cui ha parlato con entusiasmo il Presidente Morganti, questo progetto di coalizione che risponde alla legge elettorale, non potrà esaursi in poco tempo, si tratta di unire sensibilità culturali diverse, ma se esse saranno compatibili con valori nobili e praticati cui tutti ci richiamiamo costituiranno la buona base di un progetto che deve divenire sostanza. Solo così la politica assumerà la connotazione di servizio e non solo di potere. Ma non basta, alla moralità dei comportamenti, alla lealtà dei rapporti dobbiamo unire la competenza nell’affrontare i problemi ad ogni livello mettendo al bando ogni tentazione partitica. Su questo terreno ci attendono compiti gravosi, la riforma della Pubblica Amministrazione, l’uso del territorio, un modello economico compatibile, uno sviluppo sostenibile, sono solo alcuni esempi. Il percorso è stato tracciato ed occorre guardare con responsabile fiducia al futuro, vogliamo lavorare insieme voi, noi e tutti quelli che fanno e faranno parte di questo progetto per la Repubblica, per rafforzarne l’identità e l’ideale di giustizia in favore di cittadini consapevoli dei diritti e dei doveri che hanno. A conclusione di questo intervento vorrei salutare il Presidente Giuseppe Morganti che chiude un capitolo della sua storia politica. Ho molto apprezzato ieri sera la sua relazione, specialmente quando ha parlato del recupero della nostra dignità di stato, della necessità di far prevalere l’interesse pubblico su ogni altro tipo di interesse particolare, dello sviluppo distorto degli anni novanta, del pericolo che altri poteri prevalgano sulla politica, della costruzione di una coalizione dai confini chiari e definiti, di una scelta di campo che non ha lasciato spazio ad alcuna ambiguità interessata fra alternativa ed alternanza, non ha giocato con le parole. Ma non solo questo. Sono grato a Peppe per aver definito ieri sera, Alleanza Popolare un partito forte dai principi etici necessari per una buona politica, parole che ci hanno lusingato, per il coraggio di un atto d’accusa qualche tempo fa contro gli pseudo imprenditori, che era un atto d’accusa contro i poteri forti e lo ringrazio per la collaborazione e la disponibilità, soprattutto la pazienza, che ha sempre dimostrato nei miei confronti. Non sono stato un interlocutore facile, non so se riuscirò a cambiare data l’età, in ogni caso noi abbiamo lavorato bene, con qualche errore magari, potevamo fare qualcosa di più, ma abbiamo lavorato bene fra persone, fra partiti semmai i problemi sono nati quando abbiamo avuto qualche interferenza, diciamo così, esterna. Dicevo di aver lavorato bene raggiungendo buoni risultati parziali che attendono conferme importanti da tutti i soggetti impiegati nella costruzione di un progetto che è ripartito, nonostante gli intoppi, ed è ripartito con la ragionevole fiducia di chi vuole fortemente dimostrarsi all’altezza di questa sfida. Vi ringrazio per l’attenzione e buon lavoro e buona fortuna. 46 GIOVANNI LONFERNINI Democratici di Centro (Trascrizione da registrazione)

Signori della presidenza, signori delegati, illustri ospiti, credo che occorra partire da lontano ovvero dalla fine degli anni novanta, esattamente dal 1998 quando anche la politica sammarinese è diventata schizofrenica, proprio per restare sul tema che questo vostro congresso ci indica. La politica sammarinese infatti attraversa da troppo tempo una condizione di straordinaria infelicità. Condizione che ha inciso pesantemente sulla via di un percorso di modernizzazione e di riforme. Ad aggravare questo stato palese di difficoltà ha giocato poi un ruolo determinante la vittoria della personalizzazione della politica, dove il dominus di turno si è servito della micidiale tecnica di individuare il nemico per poi scegliere l’alleato. E il risultato oggi è sotto gli occhi di tutti, lo si vede anche dal panorama politico degli ultimi tempi. Ovvero quello di aver moltiplicato i nemici e avere diviso alleanze anche le più solide. Non è un caso, ne siamo certi infatti, che proprio questo stato di cose abbia reso così cruciali e stringenti nella vita politica sammarinese quegli interessi particolari e soprattutto quegli interessi forti che sembrano oggi avere un peso maggiore rispetto a chi ha avuto un mandato da parte degli elettori. Anche partendo dalla denuncia di queste anomalie abbiamo intrapreso, con la costituzione del movimento dei Democratici di Centro, strade diverse e più congeniali per recuperare in buona sostanza il primato della politica a fronte di una deriva prevalentemente incline a costruire l’effetto sensazione fondato esclusivamente sulla ricerca dello scandalo. Per quel che ci riguarda non abbiamo mai rinnegato e non rinneghiamo nulla del nostro percorso, comprese le responsabilità che, nel bene e nel male, ai vari livelli ci hanno riguardato, anzi ancora una volta oggi ce le assumiamo tutte con lealtà e coerenza. Il Partito dei Socialisti e dei Democratici pone al centro di questa assise congressuale il tema della proposta politica rispetto ad una aridità diffusa che pare aver attecchito anche a San Marino. Si tratta di un tema più che fondato perché oggi la fatica maggiore della politica è proprio quella di dare risposte. Dare risposte ai giovani, dare risposte a quanti hanno talento e merito senza avere conoscenze e protezioni e soprattutto dare risposte ai tanti cittadini che non hanno rappresentanza. Ma se si vuole entrare nel nocciolo dei problemi possiamo ancora restare immobili e contemplare questa situazione? Per chi crede a questa commedia e alle sue parti, restare fermo, lo capiamo, è un dovere, ma per chi si sforza di lavorare ad una trama diversa è un dovere altrettanto cercare di muoversi. La nostra opinione è che serva al paese un nuovo equilibrio politico e per raggiungerlo c’è bisogno di un’opera paziente, lungimirante e di tessitura che valorizzi le due culture più utili al paese, quella moderata e quella riformista. Serve un campo largo nel quale queste due culture si parlino, si integrino e si correggano a vicenda. Serve che il centro possa rinnovarsi per ritrovare la sua capacità riformatrice, ma serve anche che la sinistra riformista si renda sempre più legata ad un ancoraggio stabile. Un tempo, neanche tanto lontano, tra centro e sinistra riformista c’era un ponte, non posso infatti non ricordare che siamo stati capaci insieme di affrontare i problemi difficili tra cui il risanamento dei conti pubblici, la riforma previdenziale e le nuove regole del mercato del lavoro. Oggi però occorre ricostruire questo ponte e non alzare muri. Questo progetto potrà essere favorito sicuramente della nuova legge elettorale recentemente approvata, ma si sa non è la sola legge elettorale di per sé che rende virtuoso un sistema politico. Questa nuova legge richiede un gioco nuovo e diverso, per questo qualcosa deve cambiare. Occorrerà guardare meno alla propria base elettorale e di più al paese nel suo complesso, considerando la governabilità una risorsa di tutti, non solo di una parte e gestendo questa risorsa, proprio perché scarsa e incerta, con responsabilità, affinché non vada in alcun modo sprecata. Ma aver dato corso a un nuovo quadro politico che si sostanzia anche di un nuovo e valido programma di governo non può e non deve mettere nessuno al sicuro. La nuova maggioranza non potrà chiudersi in un fortilizio e dovrà saper governare guardando al paese da un orizzonte più largo, convincendo chi è meno convinto, ascoltando chi è meno d’accordo e usando molto ago e molto filo per rammendare quel tessuto di regole e di legami che in tanti, da tante parti, hanno tirato e strappato. E’ proprio così, partendo dalla condivisione delle responsabilità e di difficoltà oggettive, che si potrà insieme attuare quel disegno riformista per governare un paese moderno e dinamico. In ultima istanza anch’io voglio rivolgere un ringraziamento a Giuseppe Morganti per l’intervento accorato di ieri sera auspicando che con i nuovi dirigenti possa essere una figura che, insieme a noi, possa dare un forte contributo per la costruzione di quella coalizione moderata riformista di cui la Repubblica di San Marino ha assolutamente bisogno. Buon lavoro a tutti.

47 48 VITTORIO PELLANDRA Alleanza Nazionale (Trascrizione da registrazione)

Signor Presidente, signori delegati, ospiti, vi ringrazio a nome del partito che qui rappresento, Alleanza Nazionale Sammarinese, per l’attenzione e il rispetto che avete dimostrato invitandoci ai lavori del vostro congresso. E’ quindi con soddisfazione che intervengo in questa assise per ricambiarvi il sentimento di rispetto che anche Alleanza Nazionale nutre verso il vostro partito, che ha saputo riconoscere il fallimento di tutti i totalitarismi e di tutte le oligarchie, proiettandosi verso una proposta politica moderna, democratica e in quanto tale meritevole di considerazione. Destra e sinistra, seppure ci troviamo ad attraversare l’epoca di un forte allentamento delle ideologie, percorrono strade diverse ma strade che in fondo, nell’idea di ognuno, devono portare allo stesso obiettivo, la crescita che riteniamo migliore per la nostra comunità e lo sviluppo che crediamo più efficace per la nostra economia. In quest’ottica, con questa convinzione unita alla consapevolezza che i partiti sono fatti da uomini ed è innegabile che uomini validi ci siano a destra quanto a sinistra, Alleanza Nazionale si pone in maniera costruttiva e nella ricerca di un confronto e di un dialogo con tutte quelle forze politiche, quindi anche con il Partito dei Socialisti e dei Democratici che hanno riconosciuto il fallimento di tutti i totalitarismi e hanno saputo spingersi con coraggio nel perseguimento di una politica sociale e al tempo stesso liberale. Non vi nascondo però che, forse a causa del ricatto subito da quella sinistra estrema inspiegabilmente ancorata a vecchie ideologie, l’azione di questo governo, di cui anche voi fate parte, non ci convince per nulla. Il paese ha bisogno di essere guidato da forze che in primo luogo lavorano per il bene del paese stesso e della comunità. Auspico al pari di tutta Alleanza Nazionale che anche la sinistra possa percorrere un cammino che si rilevi positivo per l’evoluzione di questa nostra gloriosa repubblica. È dovere di ogni forza politica lavorare con concretezza e serietà così da permettere la crescita e la formazione delle nuove generazioni. Con questo auspicio auguro a tutti voi un buon lavoro.

49 50 MARCO BECCARI Segretario Generale CONFEDERAZIONE DEMOCRATICA LAVORATORI SAMMARINESI (Trascrizione da registrazione)

E’ con piacere che a nome della Confederazione Democratica dei Lavoratori Sammarinesi esprimo gli auspici di un proficuo lavoro ai delegati al vostro primo Congresso. Il momento che il Paese sta attraversando non è dei migliori, l’aumento del costo della vita fa emergere le difficoltà soprattutto per le fasce più deboli della nostra società. La riforma delle pensioni è stata mutilata dall’abrogazione positiva in termini della presentazione del testo unico previsto dall’Art. 12 della Legge con interventi su argomenti prefissati. Manca ancora il completamento degli interventi in campo tributario che portino ad avvicinarsi a quell’equità fiscale che da sempre viene rivendicata. Ma l’elenco dei problemi irrisolti, e che in parte avremmo voluto affrontare anche con la finanziaria 2007, è stato giustamente riepilogato nel documento unitario che assieme alla CSdL abbiamo presentato con successo nell’Assemblea che ha coinvolto tutti i lavoratori di San Marino e che abbiamo presentato al governo precedente, ricevendo da questo vaghe promesse e nessuna risposta concreta. Ci auguriamo che il vostro Partito, che rappresenta la forza trainante del governo con numeri e sostanza, lo sia anche per risolvere i problemi dei lavoratori attuando, attraverso la concertazione, quei provvedimenti che stanno a cuore ai lavoratori e ai cittadini del nostro Paese. Concertazione ed impegno, è questo che chiediamo a voi e al governo. Da parte nostra lo stesso impegno e disponibilità che abbiamo sempre messo a disposizione, ma che non sono stati colti.

Buon Congresso

51 52 GIOVANNI GHIOTTI Segretario Generale CONFEDERAZIONE SAMMARINESE DEL LAVORO (Trascrizione da registrazione)

Gentilissimo Presidente, la Confederazione Sammarinese del Lavoro è lieta di trasmettere a Lei, alla presidenza congressuale, ai partecipanti del primo Congresso del Partito dei Socialisti e dei Democratici, il proprio messaggio di saluto. Il nostro Paese ha necessità di uscire in avanti rispetto ad una prolungata situazione di instabilità, determinata dalle evidenti difficoltà del sistema politico sammarinese che da quasi un decennio non è stato in grado di produrre governi stabili, impedendo così l’affermazione di un progetto complessivo di sviluppo del Paese e l’avvio dei necessari processi di riforma, a partire dal sistema istituzionale. In questo senso concordiamo sulla positiva valutazione della nuova Legge Elettorale che dovrebbe produrre effetti positivi in termini di stabilità, in quanto induce i partiti ad aggregarsi in coalizioni riducendo la frammentazione del quadro politico parlamentare e, cosa più importante, dovrebbe consentire ai cittadini di scegliere in modo più diretto la coalizione di governo e il suo programma. Ora resta confermata la necessità di realizzare la riforma più complessiva delle istituzioni, al fine di creare un reale stato di diritto e affermare condizioni di maggiore bilanciamento e separazione degli organi dello Stato. Altrettanto importante è definire la collocazione di San Marino nel contesto europeo. La CSdL ritiene che per San Marino rappresenti una scelta opportuna l’ingresso negoziato nell’Unione Europea, in un contesto di equilibrio tra le possibilità di crescita economica sociale e culturale che comporta questo progetto di valore epocale e la necessità imprescindibile di tutelare e rafforzare le peculiarità basilari e l’identità storico culturale del nostro Paese. Infatti, qualora sia condiviso dai cittadini, l’ingresso di San Marino nell’Unione Europea deve avvenire con status che salvaguardi la specificità della Repubblica di San Marino per la sua natura di piccolo Stato. Circa le molteplici problematiche che vivono i lavoratori, i pensionati, le famiglie, rispetto alle quali i governi non hanno dato le loro risposte necessarie, come Centrale Sindacale Unitaria abbiamo elaborato un documento di sintesi denominato: “Piano di Intervento Sociale e per le Riforme” che, nel rivendicare una serie di misure sociali e specifiche particolarmente urgenti, pone al centro l’equità sociale fiscale dei diritti, la sicurezza del lavoro e il rilancio delle attività produttive, la riqualificazione dello stato sociale e della sanità, l’ampliamento dei servizi ai cittadini e alle famiglie, il completamento della riforma pensionistica, la riforma della P.A., le politiche per gli anziani, il diritto alla casa, la tutela dei redditi dall’aumento del costo della vita, lo sviluppo dell’energia alternativa. Nel trasmettere questo documento al nuovo esecutivo, con la richiesta di avviare quanto prima il confronto, abbiamo ribadito come lo stesso confronto debba essere presupposto indispensabile per l’instaurazione di un reale sistema di relazioni con le parti sociali in grado di affermare una effettiva concentrazione. Nel concludere questo messaggio di saluto, sono a rinnovare i migliori auguri per un felice esito del vostro Congresso certo che da esso scaturiranno importanti e qualificati contributi per la definizione di un progetto riformista in grado di indicare le migliori strategie per affermare lo sviluppo sociale, culturale ed economico del nostro Paese.

53 54 ROBERTO TAMAGNINI Sinistra Unita (Trascrizione da registrazione)

Care compagne e cari compagni, la sinistra sta cercando una nuova identità e ciò è innegabile, ed è anche innegabile che il sistema politico sammarinese in qualche modo stia precedendo quello italiano nel determinare i percorsi e le modalità della propria evoluzione, per questo, anche perché provengo da questa famiglia, sono molto orgoglioso di essere qui a porgere il saluto di Sinistra Unita al vostro primo importante Congresso dopo l’unificazione. Quello che state vivendo è un momento importante non solo per il vostro Partito ma per l’intero Paese, la scelta che avete fatto nel 2005 di Fondare il Partito dei Socialisti e dei Democratici è stata una scelta vincente, siete diventati il primo Partito di San Marino che è un elemento nuovissimo e sostanziale nella storia politica, e contemporaneamente guidate un’alleanza di centro sinistra che vede protagonista anche Sinistra Unita al governo del Paese. Sinistra Unita coglie oggi anche l’occasione per ringraziare tutto il popolo del PSD che nel luglio del 2006 ha scelto il centro sinistra dando una sostanziale svolta al sistema politico di San Marino. Per chi come noi non credeva nella vocazione di centro sinistra del PSD è stato piacevole e positivo ammettere il proprio errore di valutazione, da allora insieme abbiamo dato al Paese una nuova legge elettorale che rivoluzionerà la politica sammarinese, insieme abbiamo definito un progetto di cambiamento del Paese, voi con il vostro peso e la vostra storia e noi come sinistra necessaria. Nonostante questi gratificanti successi siamo consapevoli delle difficoltà delle sfide che dovrete affrontare in questa assise, la recente crisi di governo ha lasciato il proprio segno negativo e lo ha lasciato in tutti i partiti della precedente coalizione, rimodellare gli equilibri in mancanza di pieni elementi di coerenza e di punti di riferimento certi della nostra attuale politica non è stato semplice per nessuno. Tutti i processi di evoluzione necessitano di sacrifici, sforzi elaborativi e definizioni di nuovi assetti e sappiamo benissimo cosa comporti questo a livello politico. Crediamo che in questo vostro Congresso si giocherà molto del futuro politico di San Marino. I rischi della restaurazione ci sono, ed è inutile negarlo, le nostalgie del passato che fu sono lì a tentare chiunque per cercare di fare tornare indietro gli orologi della storia. Noi crediamo che indietro non si possa tornare, siamo consapevoli che il nuovo che assieme rappresentiamo denoti dei difetti, che ci sia ancora molto da registrare, ma la prospettiva delle coalizioni è segnata dalla legge elettorale ed è nostro compito rafforzare la nostra coalizione, per dare al Paese stabilità e prospettiva di crescita, ma anche per ritrovare quella fattiva capacità progettuale che la politica sembra aver smarrito in questi ultimi anni. Avete e abbiamo un compito difficile, ridare ai cittadini la fiducia nella politica, ritrovare il rapporto con i cittadini, e soprattutto riscoprire i valori di riferimento della nostra politica di sinistra. Dobbiamo rimettere al centro della nostra agenda il sociale, il lavoro, l’istruzione, un modello di sviluppo sostenibile, l’energia alternativa, gli interessi della collettività. Se anche voi, come noi, metterete nelle vostre prospettive una società più giusta ed in armonia con sé stessa e con la natura crediamo che le porte per una fattiva collaborazione saranno sempre aperte. Siete e siamo il presente di una lunga e valorosa tradizione di impegno e responsabilità politica, vi auguriamo pertanto che questo vostro Congresso possa dare nuovo lustro a quella variegata comunità della sinistra che sempre ha rappresentato il cambiamento a San Marino. Grazie

55 56 ANTONIO PUTTI Popolari Sammarinesi (Trascrizione da registrazione)

Signor presidente e signori delegati, abbiamo accolto volentieri l’invito a portare il nostro saluto al vostro primo congresso dall’unificazione perché occasioni come questa sono sempre un momento privilegiato di confronto e di approfondimento delle idee. Per questo vorrei lasciare a questa assemblea il contributo di una riflessione su un argomento che mi è caro e che ci è caro: la famosa alternanza democratica. I Popolari hanno una storia breve, ciò nonostante per questo obiettivo hanno combattuto e proposto numerose iniziative, tutte quelle che sono possibili ad un partito di opposizione. E, pur collocandosi idealmente in una posizione di alternativa alla sinistra non hanno esitato a condividere con altri partiti l’impegno per la riforma della legge elettorale. Avevamo assegnato la speranza che questa riforma potesse colmare i limiti di funzionamento e di efficacia della nostra democrazia. Potesse cioè far scomparire l’instabilità endemica degli ultimi governi, attenuare il fenomeno della non trasparenza delle decisioni, moralizzare il voto e più in generale superare i limiti classici di realtà partitiche spesso soffocate da logiche oligarchiche e superare i gravi limiti delle alleanze post-elettorali eterogenee e prima di un chiaro mandato elettorale. Dal varo della legge ad oggi si sono purtroppo verificati ulteriori fenomeni di instabilità, che non sembrano affatto conclusi né circoscritti. Siamo convinti che la portata e gli effetti di quella riforma non siano ancora ben distinguibili da tutti, perché molte situazioni sono ancora “in progress”. Di certo tra gli effetti positivi si può certamente ascrivere la nascita del gruppo di coordinamento che ha riunito intorno allo stesso tavolo quattro forze politiche unite dalla stessa matrice culturale, ideale e ha avuto il merito di ricomporre un’area fortemente frastagliata. Sappiamo perfettamente che il cammino è appena cominciato e che la strada da percorrere è ancora lunga prima di arrivare ad una vera e propria coalizione. Noi Popolari vogliamo una coalizione aperta che risponda alle attese dei suoi futuri elettori e per questo vogliamo concentrarci sulle istanze di democrazia diretta che debbono essere prevalenti. Un altro effetto positivo è sicuramente il processo di aggregazione che vede Popolari e Alleanza Nazionale lavorare fianco a fianco sia in consiglio che nelle iniziative di partito. Questo lavoro è anche frutto della legge elettorale e dovrà saper esprimere prossimamente tutte le potenzialità insite in questo nuovo progetto, che mira, ricordiamolo, insieme al gruppo di coordinamento a consolidare ed allargare l’area moderata di centro. Del resto i partiti in quanto spazio di elaborazione politica sono la sede privilegiata entro cui vengono metabolizzate e concretizzate le nuove istanze che nascono dalle continue evoluzioni del contesto sociale. In tale abito crediamo vada ad inserirsi questo vostro congresso che fa seguito ad un preciso percorso culturale e politico portato avanti nel tempo. Per formazione ed obiettivi i Popolari Sammarinesi si trovano su posizioni differenti rispetto a quelle che contraddistinguono il Partito dei Socialisti e dei Democratici, pur tuttavia nel più vasto ambito della dialettica democratica e in quel concetto di alternanza che la riforma recentemente ha introdotto, il nostro auspicio è che tutte le differenze siamo riconducibili alla rappresentazione propositiva della realtà sammarinese e a un più compiuto senso di responsabilità nei confronti dello stato, delle sue istituzioni e dei suoi cittadini. Grazie

57 58 MARCO ARZILLI Noi Sammarinesi (Trascrizione da registrazione)

Buon giorno Presidente, delegati, ospiti, i congressi sono momenti importanti della politica sammarinese, sono momento di passaggio, momento di evoluzione della politica, di confronto, di scontro, ma sicuramente sono un momento costruttivo che aiutano, qualunque partito le faccia, la crescita politica del nostro Paese. E’ per questo che, con vivo interesse, partecipo al primo Congresso del Partito dei Socialisti e dei Democratici porgendo i saluti del Movimento, che ho l’onore di rappresentare, Noi Sammarinesi. Movimento nato due anni fa neanche, proprio prima delle passate elezioni, proprio per cercare di costruire un nuovo modo di porsi nei confronti della politica, un nuovo modo di concepire la politica, ma soprattutto un nuovo modo di relazionarsi nei confronti dei cittadini, l’obiettivo, e penso che sia un obiettivo che può essere condiviso nei principi, è quello di mettere al centro San Marino e soprattutto i sammarinesi, ricercare il dialogo sempre, il confronto con le persone e con quelle forze politiche che riescono e che vogliono dare concretamente, con la reale svolta alla gestione della cosa pubblica, ma abbiamo sempre rifiutato, e continueremo a farlo, quei vecchi schemi logori di giochi, di poteri personali che poco hanno a che fare con le reali esigenze del quotidiano ed i cittadini e che minano sinceramente il futuro del nostro Paese. Noi siamo sempre stati assertori che la politica deve essere al servizio del Paese non viceversa. Quel nostro manifesto che il 27 marzo 2006 abbiamo sottoscritto, è una traccia indelebile, una guida, una luce verso la quale tutti noi ci muoviamo per il nostro cammino, un manifesto, un’idea, una voglia che ci ha portato a dare una storica estensione anche al precedente Governo (del quale il PSD era parte), proprio per agevolare e sostenere quel cambiamento di sistema in cui noi crediamo, a cui noi vogliamo dare il nostro contributo, tutto questo senza chiedere niente in cambio ma semplicemente coerenza negli obiettivi. Questo ha permesso anche la collaborazione fra tre forze politiche, i cosiddetti partiti dell’astensione, tra cui c’era il Nuovo Partito Socialista ed i Popolari Sammarinesi che hanno visto anche un confronto molto ampio fra forze, magari di provenienza diversa, ma che avevano omogeneità nei contenuti soprattutto negli obiettivi. Quello fu un passaggio molto importante anche per la vita politica del nostro Paese rispetto a quello che fu poi il Governo di allora. Purtroppo ci sono stati dei passaggi che hanno vanificato quegli obiettivi e la nostra estensione è diventata opposizione, ma la nostra disponibilità al dialogo, e ci tengo a sottolinearlo, non è mai mancata al pari di forti dissensi su iniziative che non abbiamo approvato, come le questione dei giochi, come la questione dell’Europa e soprattutto la lotta necessaria e forte che c’è verso la questione morale, problema ancora per noi da risolvere. Ed è vero che ci sono stati anche momenti di scontro duro, ma ci sono stati anche momenti, seppur non numerosissimi, di condivisione di leggi e iniziative che ci hanno visto appoggiare anche iniziative fatte dal precedente Governo. Noi crediamo che questa deve essere la volontà ferrea di cercare di contribuire a migliorare il nostro sistema Paese. Permettetemi però di dire che c’è anche un po’ di amarezza nei confronti del PSD perché è mancato il confronto, visto che era stato richiesto già da noi un anno fa, e ci sono stati momenti magari anche difficili come quando sulla questione della Legge Elettorale è stato tacciato il nostro Partito di aderire a vecchi schemi e vecchie logiche, quando due punti qualificanti della Legge Elettorale, detti anche dal PSD, sono stati proposti dal nostro Partito. Ma questo è il passato, questa Legge Elettorale così importante a detta di tutti ha visto l’opposizione astenersi. E’ comunque un dato importante perché oltre ai contributi non c’è stata una opposizione, non c’è stato un voto contrario, ma un voto di astensione e penso che questo sia un dato positivo. Oggi ad una crisi di Governo di fresca soluzione dispiace ancora vedere che un’interpretazione del tutto parziale viene data a questa Legge Elettorale, Legge che non dice assolutamente che il Paese deve essere diviso tra centro destra e centro sinistra, tra riformisti e conservatori, questo non vi è assolutamente scritto ma, secondo me, ha fatto comodo a molti per evitare di mettere in campo il vero spirito della Legge Elettorale. Le coalizioni devono essere costruite su quelli che sono i contenuti su un unico programma, su affinità anche di tipo politico e programmatico e non su quei vecchi schemi sterili, contenitori con nomi e con sigle che non hanno nulla a che vedere con lo spirito della nuova Legge Elettorale che obbliga tutti quanti a mettersi in gioco, a mettersi ad un tavolino e mettersi a confronto, perché tutto questo è antistorico, è vecchio ed è arcano. Per lo più, vedendo esempi non molto lontani da noi, questa visione del bipolarismo esalta una prassi che mette i governi e anche le opposizioni sempre alla ricerca di mediazioni estreme che 59 alla fine sono sempre al ribasso e che non danno quella stabilità necessaria, perché lo stare assieme per forza non porta da nessuna parte. La governabilità non credo che debba essere un valore assoluto in senso stretto perché a volte per cercare una governabilità assoluta si mette da parte quelle che sono le proprie identità e le esigenze del nostro Paese cioè di San Marino. Noi Sammarinesi, invece, crede che oggi bisogna cercare quelle necessarie convergenze di tipo programmatico, di affinità necessaria, rispondenza nei contenuti, per costruire programmi ancora prima di ideologiche visioni di comparti stagni. Noi siamo e saremo sempre disponibili a confrontarci con queste premesse, con questa base di partenza e non con chi ci chiede di aderire ad una sigla o ad una serie di slogan, tout-court, in soldoni. Permettetemi un esempio banale, prima vorremmo frequentarci e non fare appuntamenti al buio, che poi generano matrimoni falliti in partenza, perché in gioco c’è qualcosa di molto più importante che è il futuro del nostro Paese. Il “riformismo” è nel titolo del vostro Congresso, non deve essere una parola alla moda, anzi sinceramente è una parola che purtroppo si usa troppo spesso, perché queste parole sono multiuso, purtroppo cominciano bene e finiscono malissimo, spesso imbrogliano le idee e confondono le acque perché nessuno può dare le pagelle di chi è riformista e di chi no se non in base ai programmi e alle azioni di queste forze politiche. Noi siamo convinti, ed io sono convinto, che ci sono molte chiacchiere sul riformismo, ci vuole meno riformismo e più riforme, questo sì, ci vogliono, meno chiacchiere sul riformismo senza riforme, proprio con quelle persone, cittadini, politici che hanno veramente a cuore il futuro del nostro Stato. Ci vogliamo rapportare con chi ha spirito sano e sincero di servizio, come ho detto in Consiglio. La formazione del nuovo governo ha lottato e lotta per le proprie idee e i propri principi, spesso anche rinunciando a comode posizioni di potere per forzare ancora di più, come è successo recentemente nel quadro politico sammarinese, quadro che ha visto consiglieri usciti da partiti di appartenenza rinunciare ad entrare anche in maggioranza per evitare, come è successo ad altri consiglieri, di trasformare le apparenti buone intenzioni in semplice voglia di potere e di poltrona, rinunce che ci sono state anche nel Partito dei Socialisti e dei Democratici. Termino il mio saluto con l’augurio che tutti quanti, se pur in posizioni diverse, se pur anche contrapposte, si ambisca a far crescere ed evolvere San Marino, migliorando anche la politica, la gestione della cosa pubblica, valorizzando i giovani cercando di non uniformarli all’idea del Partito di appartenenza, ma accettando il loro spirito critico e a volte anche di contrapposizione perché questa è una crescita necessaria per il Paese che ha bisogno di guardare anche all’interno dei propri partiti. Dunque bisogna mirare a ridare alla classe politica, tutta, credibilità, credibilità che può essere ridata anche dal buon senso e da quella voglia di rivincita necessaria che ognuno di noi deve dare contro un sistema che ancora deve migliorare. Grazie e buon lavoro

60 AUGUSTO CASALI Nuovo Partito Socialista (Trascrizione da registrazione)

Compagni della Presidenza, Io salto i preamboli e vado subito al nocciolo della questione che ci riguarda, anche in base alla relazione svolta ieri dal vostro Presidente. Il passato è stato certamente caratterizzato da momenti difficili e da scontri fra i nostri due partiti, però devo dire che dopo le elezioni del 2006 i rapporti, per così dire, si sono normalizzati, c’è stata una legittimazione delle motivazioni per le quali abbiamo agito gli uni e gli altri da parte dell’elettorato, e quindi dico, si sono normalizzati i rapporti nel senso che sono comunque finite le polemiche gratuite e la ricerca dello scontro per lo scontro. La recente crisi di governo aveva offerto, secondo il nostro punto di vista, una ghiotta occasione per fare ulteriori passi in avanti verso questa normalizzazione, verso la collaborazione, noi riteniamo che quella sia stata una occasione sprecata, che sia stata sprecata una occasione per costruire un comune progetto di prospettiva nel segno della nuova Legge Elettorale, progetto per il quale avevamo dato la nostra disponibilità, partendo ovviamente dalla individuazione delle cose da fare nell’interesse del Paese. Nel corso degli incontri che si sono svolti ci avete fatto rilevare con schiettezza e con fermezza che fra i nostri due partiti permangono problemi di fiducia. Impostato in questo modo il confronto abbiamo convenuto e conveniamo che il problema esisteva, esiste tuttora, ed è reciproco. Quindi lo sforzo per il futuro dovrebbe essere quello di andare in direzione del recupero di questa fiducia, soprattutto se l’obiettivo è quello che, come recita il titolo del vostro Congresso, si vuole realizzare il disegno riformista per governare un Paese moderno e dinamico e io credo che il Paese abbia veramente molto bisogno di un Partito e di una politica che ritorni a guidare la nave che da un po’ di tempo a questa parte sembra aver perso la bussola, anche perché il Paese si trova di fronte ad una serie di problemi molto complessi, che non vi sto ad elencare perché li conoscete meglio di me e non voglio farvi perdere del tempo, e non sono semplicemente i problemi ereditati dal passato, sono i problemi del nostro tempo che devono essere risolti dalle persone del nostro tempo. E anche sui famosi anni ’90 noi abbiamo un’idea molto diversa da quella espressa ieri sera dal Presidente, noi diamo una valutazione diversa anche perché sono stati anni di forte impegno, di forte presenza alla guida del Paese del Movimento Socialista Unificato nel Partito Socialista Sammarinese, quindi da questo punto di vista abbiamo valutazioni molto diverse. La Nuova Legge Elettorale favorisce l’alternanza democratica alla guida del Paese e l’aggregazione di forze politiche possibilmente omogenee o quanto meno più omogenee possibile se si vuole avere un minimo di possibilità di successo e questo fatto dovrebbe costituire un banco di prova importante per tutte le forze politiche sammarinesi in generale ma in particolare per i nostri due partiti, se nel discorso che sta affiorando c’è buona fede. D’altronde la nostra posizione credo sia stata chiara in questo ultimo periodo, per realizzare un progetto di prospettiva serio c’è la disponibilità del Nuovo Partito Socialista, però anche qui bisogna fare secondo me un po’ di chiarezza perché mi pare che si parli di diverse cose che sono abbastanza diverse fra di loro. Allora una cosa è realizzare un’aggregazione, una coalizione, e quindi dare vita ad un progetto di governabilità del Paese che vede insieme tutte le forze della sinistra, altra cosa sono i patti federativi, altra cosa ancora è il Partito unico della sinistra o comunque dei Socialisti e dei Democratici e dei Riformisti e questo, lo capite da soli, può essere solo la fine di un percorso abbastanza complesso e abbastanza delicato ma siamo di fronte a cose abbastanza diverse, bisognerebbe dire con esattezza che cosa si vuole fare. Noi comunque, tempo addietro, abbiamo compiuto scelte sofferte, difficili, con ombre e luci, ne siamo coscienti, perché quando succedono queste cose le ragioni e le responsabilità non sono mai tutte da una parte o dall’altra, ma credo che la nostra scelta abbia avuto una caratteristica molto chiara, noi abbiamo optato per l’affermazione e la difesa dell’identità socialista. Noi riteniamo infatti che il Paese abbia necessità di una politica autenticamente riformista, democratica, gradualista che sappia coniugare il progresso, l’esigenza di progresso con l’esigenza di giustizia sociale del nostro Paese. In una parola pensiamo che nel nostro Paese ci sia bisogno, ancora molto bisogno, di una politica a forte connotazione socialista e a tutt’oggi rimaniamo convinti della fondatezza della nostra scelta, se il percorso intrapreso e che si intraprenderà alla fine porterà a questo obiettivo vi posso tranquillamente dire che di certo il Nuovo Partito Socialista farà con coerenza il proprio dovere fino in fondo. Quindi è per tutti questi temi appena accennati che, mi rendo conto, andrebbero approfonditi per la delicata situazione generale in cui si trova il nostro Paese che è posto di fronte a mutamenti politici, 61 economici, sociali e culturali, poderosi e rapidi, rapidissimi che il vostro Congresso, il Congresso del Partito divenuto di maggioranza relativa, assume particolare importanza per l’intero sistema sammarinese. Auindi a voi tutti giunga l’augurio sincero del Nuovo Partito Socialista affinché possiate svolgere il più proficuo lavoro nell’interesse della sinistra sammarinese ma più in generale della nostra Repubblica. Vi ringrazio

62 LORENZO LONFERNINI Europopolari per San Marino (Trascrizione da registrazione)

Signori della Presidenza, signori delegati, cari concittadini, con un sentimento di soddisfazione desidero aprire questo mio breve indirizzo di saluto, unito alla gratitudine per averci rivolto l’invito a portare un nostro contributo a questa importante assise congressuale. L’Esecutivo degli Europopolari per San Marino ha incaricato me per questa graditissima incombenza, lo faccio anche a nome del Presidente dell’Assemblea amico Gian Marco Marcucci e di tutti i consiglieri degli Europolari con i quali condivido la responsabilità politica del nostro giovane Partito, consci che l’importanza che il Congresso dell’attuale Partito di maggioranza relativa riveste nel panorama politico sammarinese. Desideriamo innanzitutto riconoscere e sottolineare la grande responsabilità della quale esso deve e dovrà farsi carico, non solo nei riguardi del proprio elettorato e della propria base, ma nei confronti dell’intera cittadinanza. Usciamo proprio in questi giorni da una difficile crisi politica, l’ennesima di questi travagliati anni, solo il tempo potrà dirci se l’agognata stagione della stabilità è finalmente arrivata o si farà ancora attendere. Non vogliamo certo esprimere giudizi affrettati su un Governo che ha appena cominciato ad operare e che valuteremo sui fatti concreti, garantendo fin d’ora una posizione costruttiva, intransigente, ma scevra dagli orpelli della demagogia e dello scandalismo a tutti i costi che hanno caratterizzato il negativo negli ultimi anni paralizzando nei fatti l’intera attività politica. Dalle ultime vicende dovremmo però tutti quanti trarre un insegnamento, non è sufficiente una legge elettorale bipolare, una linea tracciata su un foglio bianco e una risposta certa al dilemma se accomodarsi a destra o a sinistra della riga per superare le difficoltà che ormai il nostro sistema sta da anni attraversando. Altri, in altre realtà, hanno provato a farlo con risultati modesti per non dire mediocri. E’comprensibile e sacrosanta la richiesta di un maggiore rispetto della volontà popolare, ma altrettanto doveroso è uno sforzo di sano realismo della classe politica che ha il dovere di indicare percorsi idonei per dare risposte ad un Paese che le attende impazientemente. Gli Europopolari per San Marino si sono costituiti il 4 luglio 2007e da subito hanno posto alla base della loro azione politica i valori del cattolicesimo liberale e riformista, una grande attenzione al modo di agire che soprattutto in politica deve essere sempre legato alla moralità dei partiti e delle persone che li compongono. Nel nostro breve cammino abbiamo sempre cercato di avere come faro illuminante i nostri valori, abbiamo altresì cercato di interpretare i bisogni e le necessità più vere dei nostri concittadini riscontrando difficoltà e diffidenze per quanto riguarda in particolare la diminuzione del potere di acquisto che mette in difficoltà le fasce più deboli e le famiglie, la problematica delle pensioni, che con coraggio anche il vostro Partito aveva affrontato ma che i vostri nuovi alleati hanno vanificato facendoci tornare in una condizione di grande precarietà che si aggrava giorno dopo giorno, le tematiche dell’ambiente e della vivibilità con tutti i risvolti che ogni cittadino vive quotidianamente sulla pelle e che generano disagio e insoddisfazione, la situazione in cui versa la sanità pubblica per la quale sembra si stia finalmente e faticosamente cominciando la risalita di una china assai pericolosa. Signori della Presidenza, signori Delegati, noi Europopolari per San Marino guardiamo con grande interesse al vostro Congresso, lo facciamo perché storicamente, dal dopo guerra ad oggi, i momenti di crescita più significativi per la Repubblica di San Marino sono stati figli della collaborazione fra due aree culturali e politiche ben precise, quella popolare del cattolicesimo democratico e liberale e quella del socialismo liberale e riformista che ha contribuito in modo determinante alla nascita del vostro partito unificato. Auspichiamo quindi, memori di questa storia, future, fruttuose collaborazioni. Al Presidente Morganti vorrei dire senza polemica, senza polemica alcuna, che siamo un Partito coeso, non accettiamo lezioni o intromissioni e sapremo decidere in autonomia cosa è il nuovo e cosa è il vecchio, cosa è il bene cosa è il male, nell’ambito della politica sammarinese. Confermiamo, in linea con la nostra cultura di moderati, il rispetto più assoluto per tutte le idee, anche quelle più distanti dalla nostra concezione di società e dal nostro modo di intendere l’economia, i diritti e i doveri delle persone, l’essenza stessa della dignità umana. Non abbiamo mai elevato barricate, anche perché in queste forze politiche così radicali ed estreme della così detta sinistra antagonista, non di rado abbiamo potuto apprezzare la coerenza e la libertà di coscienza e questo in politica non è cosa di poco conto. Proprio in nome di questa coerenza che anche noi, molto modestamente, desideriamo conservare, ci corre l’obbligo di confermare che con tali forze così massimaliste vediamo con difficoltà la possibilità di una futura collaborazione nell’ottica di una coalizione elettorale. Seguiremo con attenzione e grande rispetto lo svolgimento dei vostri lavori perché, ne siamo certi, l’esito 63 del vostro Congresso sarà un fatto importante non solo nell’interesse della vostra base e del vostro elettorato ma nel superiore interesse della Repubblica di San Marino. Grazie

64 PASQUALE VALENTINI Partito Democratico Cristiano Sammarinese (Trascrizione da registrazione)

Signore e signori della Presidenza, signore e signori delegati, illustri ospiti, è con estremo piacere che a nome del Partito Democratico Cristiano Sammarinese intervengo per portare il nostro saluto e il nostro contributo ai lavori del vostro Congresso, ringraziando anticipatamente per l’attenzione che verrà data alle nostre considerazioni. Il vostro è un appuntamento politico della massima rilevanza, non solo perché è il primo Congresso del Partito dei Socialisti e dei Democratici, il Partito che ha raggiunto nel Consiglio Grande e Generale la maggioranza relativa, ma anche perché si colloca in un momento molto delicato della vita politica e istituzionale del nostro Paese. Nell’invito avete indicato come temi che fanno da riferimento ai vostri lavori quelli legati alle prospettive aperte dalla nuova Legge Elettorale e alla necessità di accentuare una spinta riformista che consenta al nostro Stato quel processo di modernizzazione ormai indispensabile dopo i ritardi e i rinvii che le instabilità dei governi ha provocato. A questi temi voglio attenermi, anche se tanti altri sarebbero i temi che mi allettano ad intervenire, molti dei quali sollecitati dal Presidente nella sua relazione iniziale ma, dicevo, a questi voglio attenermi essendo ospite, e proprio dall’esigenza di modernizzazione e di accentuazione del processo riformista voglio partire. E’ una esigenza questa che condividiamo e il nostro Partito, per il legame forte che ha sempre avuto con tutte le articolazioni del tessuto sociale ed economico del nostro Paese, è sempre stato protagonista, in alleanza con le altre forze politiche proprio dell’area socialista e riformista. E’ sempre stato protagonista dei maggiori interventi riformatori che nel tempo hanno coinvolto la Repubblica di San Marino. Tuttavia riteniamo che il processo di modernizzazione di riforma debba avvenire non sulla base di elaborazioni astratte o di schemi ideologici che risultano sempre inadeguati se non addirittura violenti nei confronti della realtà, ma a partire dai bisogni della popolazione, in sintonia con tutti i soggetti che sono in grado di fornire una...... (fine nastro)

...... (inizio nastro) ...che la nostra gente vive, c’è stato detto con chiarezza in questi tempi, sia dai singoli cittadini, che dalle principali organizzazioni sociali, sindacati, imprenditori commercianti, liberi professionisti, associazioni. Negli incontri che abbiamo avuto, proprio nel periodo più acuto della crisi con le organizzazioni economiche e sociali, è emersa una forte preoccupazione per i problemi che le attività produttive e commerciali del nostro Paese stanno incontrando, problemi che rischiano di ripercuotersi pesantemente sull’occupazione e più in generale sulle condizioni di stato sociale. Fra le priorità che ci sono state indicate c’è quella di saper garantire un esecutivo autorevole in grado di ridefinire innanzitutto il quadro dei rapporti con l’Italia e più in generale con l’Unione Europea, di realizzare gli indispensabili interventi sociali di riforma, primo fra tutti quello delle pensioni, di delineare un progetto per il Paese adeguato e lungimirante che ponga particolare attenzione alle esigenze e alle prospettive dei giovani e delle fasce più deboli della società. Un Governo, si diceva, che metta al primo posto i contenuti programmatici rispetto alle logiche di schieramento, fornendo sufficienti garanzie di stabilità e di coesione, proprio su questo aspetto particolarmente incisivi sono stati alcuni interventi apparsi sulla stampa. Uno di questi diceva: centro sinistra o centro destra? Cosa importa. Bisogna ragionare sui programmi e non sugli schieramenti ideologici ormai parte del passato. Quello che ci aspettiamo sono persone capaci, credibili e spendibili all’esterno, che portino avanti un programma di lavoro e facciano funzionare questo Paese per il bene e il benessere dei suoi cittadini. E un altro, in toni ancora più determinati, scriveva: a questo punto gli interrogativi che l’intera classe politica deve porsi sono tanti e crudi a cominciare dal modo stesso di fare politica, un modo antiquato e paternalistico che antepone spesso e volentieri rissosità, personalismi e mera ricerca del consenso agli interessi generali del Paese e al futuro dei cittadini e delle imprese. Questi appelli accorati provenienti da semplici cittadini e da organizzazioni sociali, imprenditoriali, non sono stati ascoltati dai vertici dei tre partiti che hanno condotto, al chiuso delle loro sedi, le trattative per risolvere la crisi recente, privilegiando una soluzione che ancora una volta rischia di fare pagare al Paese le colpe di una politica ripiegata su sé stessa. Una logica, questa, che tuttavia è stata mal digerita sia dalla base di Alleanza Popolare, come si evince da certe prese di posizione, sia dalla base di Sinistra Unita che a più riprese ha parlato di una politica che pensa prima a sé stessa e poi al Paese. Ma è una logica che va stretta anche al Partito dei Socialisti e dei Democratici se è vero che al suo interno si sono levate voci 65 importanti per richiamare con decisione la necessità di ricercare con forza alleanze affidabili e convergenze sostanziali sui programmi da attuare, denunciando la difficoltà degli alleati a mantenere atteggiamenti coerenti e di disponibilità al più ampio confronto. Se questo è il quadro della situazione attuale, come muoversi in tale contesto per provocare un cambiamento? Per modificare questo stato di cose occorre ripartire proprio da un rapporto più stretto con il Paese reale, legando le necessarie riforme per la modernizzazione del Paese stesso ad una grande volontà di ascolto della popolazione e ad una attenzione a valorizzare tutte le risorse e le potenzialità presenti nel nostro tessuto sociale ed economico. E’ questo il contenuto del percorso di aggregazione che ha visto convergere il Partito Democratico Cristiano Sammarinese con i Popolari, Noi Sammarinesi, Alleanza Nazionale, e ha portato all’elaborazione di contenuti programmatici che hanno permesso di allacciare una collaborazione fattiva soprattutto a livello dei lavori consiliari anche con i Sammarinesi per la Libertà, il Nuovo Partito Socialista che a sua volta ha aperto nell’ultimo periodo un tavolo di confronto con gli Europopolari. Un percorso, dunque, aperto nell’ottica della nuova Legge Elettorale che, senza una costruzione comune e condivisa di coalizioni chiaramente identificabili nei contenuti e nei numeri, da sola, come tanti hanno detto, non sarà sufficiente a produrre il cambiamento auspicato. Il cambiamento infatti, se ci sarà, non potrà che essere l’esito di un percorso di convergenza, di coesione fra forze politiche, convinte innanzitutto del primato della persona e della società sullo Stato e non potrà che partire da una cultura della responsabilità senza la quale non ci può essere autentico impegno politico. Discriminante allora sarà la scelta fra una politica che favorisca uno Stato veramente laico, cioè al servizio della vita sociale e quindi esaltatore del valore intangibile della persona, oppure un esercizio del potere che tende a ingabbiare la società e a umiliare la persona stessa nei suoi diritti più autentici. Abbiamo bisogno, oggi, di una politica che responsabilizzi, che faccia fare anzi che fare tutto direttamente, che provochi assunzioni di responsabilità, che educhi ai doveri come condizione e quadro di senso per i diritti, che svolga una funzione sussidiaria tramite la quale aiutare le persone e i soggetti della società civile ad operare responsabilmente alla ricerca dell’interesse generale. A questo compito, come storicamente avvenuto, possono concorre in modo complementare culture diverse, la cultura politica nata dalla tradizione cristiana in grado di collaborare positivamente con un socialismo, ma anche dell’uomo e con un liberalismo disponibile a ricercare e a costruire il bene comune. A questo invita la Legge Elettorale quando indica nelle coalizioni pre-elettorali la strada per consentire ai cittadini di scegliere da chi essere governati e per fare che cosa, ma non impone, la nuova Legge Elettorale, di costruire artificiosamente contenitori astratti o ideologici che rispondono più alle logiche di potere delle singole forze politiche che non alle esigenze di governabilità del Paese. Questo ci sembra oggi il contenuto vero di quella che è stata chiamata riforma della politica che sta alla base ed è condizione di ogni altra riforma. Scusandomi per il tempo che vi ho sottratto, con l’auspicio che in questa direzione si muova anche il dibattito e le conclusioni del vostro Congresso auguriamo a tutti i delegati un proficuo lavoro. Grazie

66 MONICA BOLLINI Sammarinesi per la Libertà (Trascrizione da registrazione)

Buon giorno a tutti, signori della presidenza, signore e signori delegati, gentili ospiti, i Sammarinesi per la Libertà hanno accolto volentieri l’invito ad essere presenti al vostro primo Congresso e ringrazio per l’opportunità che ci è stata data di intervenire nel dibattito. Il Congresso, riteniamo, è un appuntamento importante per ogni Partito, perché rappresenta l’occasione per confrontarsi e per raccogliere, anche dalle diversità, preziose sollecitazioni per addivenire a soluzioni maggiormente condivise. Sono convinta di questo perché solo attraverso l’ascolto delle varie istanze si può giungere ad una vera coesione, evitando così le frammentazioni che hanno caratterizzato la politica sammarinese. Ascolto della società civile, delle categorie economiche e sociali, ascolto delle varie posizioni che si formano all’interno dei partiti. Credo fermamente che un partito non debba, e non possa più, essere strutturato in maniera verticistica, facendo calare le decisioni dall’alto, ma debba rappresentare un contenitore di ideali e di forte appartenenza alle proprie origini e radici, senza mai rinnegarle. Apprezzo molto, quindi, il richiamo agli ideali del socialismo facendo riferimento alla fondazione del Partito Socialista, questo perché è dagli ideali che stanno alla base di un partito che discendono le scelte e le posizioni politiche, è dagli ideali che si determina il tipo di società che si vuole realizzare, è dagli ideali che discende il modo di fare politica e di agire per coloro che hanno la responsabilità del Paese, è sulla base degli ideali che si formano le alleanze politiche per la creazione di coalizioni omogenee e coese. Su quest’ultimo aspetto vorrei soffermarmi. La Nuova Legge Elettorale ha fornito gli strumenti, ma non illudiamoci che questa, da sola, possa rappresentare la soluzione alla instabilità e alla frammentazione. Non commettiamo l’errore di demandare ad una Legge ciò che la politica invece deve fare. Abbiamo tutti noi la responsabilità di formare coalizioni omogenee e la omogeneità deriva solo dalla condivisione programmatica, dalla condivisone di come fare le riforme e non dalla enunciazione di principi astratti. Esperienze a noi vicine insegnano che partiti troppo diversi tra loro non riescono a convivere nella stessa coalizione e quindi non riescono a dare quelle risposte che i cittadini attendono, e spesso i compromessi che si raggiungono determinano un forte allontanamento proprio da quegli ideali a cui prima facevo riferimento. I Sammarinesi per la Libertà sono estremamente convinti di questo e la nostra posizione nei confronti dell’attuale Governo dipende proprio dall’analisi e dalla valutazione del programma. Sull’Europa abbiamo una posizione molto chiara da sempre, noi siamo contrari all’adesione ma favorevoli ad una maggiore integrazione verso la sottoscrizione di accordi su determinate materie. Valuteremo quindi positivamente quelle strategie che portano a San Marino benefici mantenendo però bene intatta la nostra identità e la nostra sovranità. Sulla Giustizia riteniamo importante addivenire al più presto alla stesura del nuovo codice di procedura penale, mentre non condividiamo la riproposizione della Legge sul Giusto Processo che è stata bocciata in Consiglio Grande e Generale, perché aldilà di alcuni aspetti positivi che noi condividiamo, così come è stata formulata contiene in sé disposizioni che creano inevitabilmente evidenti squilibri tra i poteri dello Stato. Sull’Economia crediamo che occorra investire molto di più di come si è fatto fino ad ora nel settore del turismo e del commercio, crediamo che lo sviluppo della piazza bancaria e finanziaria non possa più prescindere da una vigilanza pressoché inesistente foriera di forti turbative proprio con la vicina Italia e non solo. Sull’Uguaglianza dei Diritti anche ci vogliamo confrontare e senza avere paura di dire che ci sono, e ci debbono essere, gli stessi diritti per i cittadini sammarinesi ovunque essi risiedano. Su questi aspetti i Sammarinesi per la Libertà intendono confrontarsi e trovare convergenze, vogliamo lavorare per la realizzazione di un progetto politico che abbia alla base una vera coesione sulle cose da fare ed un collante rappresentato dalla forte appartenenza ai propri ideali. I Sammarinesi per la Libertà non hanno dimenticato le proprie origini, né le hanno rinnegate, e ciò lo hanno espresso nel loro agire politico e nelle loro posizioni programmatiche ispirate a quel socialismo liberale che auspico presente nei documenti congressuali che scaturiranno dal vostro Congresso. Nella relazione che Giuseppe Morganti ha esposto ieri sera c’è un passaggio molto importante che è quello di riconoscersi quali figli dell’ideale socialista di Pietro Franciosi. Trasformare in azione politica questa comune radice significa, a mio parere, avere anche la capacità di dialogare e soprattutto coinvolgere tutti coloro che si rifanno agli ideali propri delle tradizioni laiche e riformiste democratiche e liberali e cattolico liberali. Il laboratorio per la formazione della coalizione, a mio avviso, deve partire proprio da questo. Per la coalizione, i Sammarinesi per la Libertà guarderanno il vostro partito e con il vostro partito intendono confrontarsi e trovare le convergenze 67 proprio su quei temi che prima ho enunciato, forti del fatto che il programma dell’attuale governo non potrà essere il programma della coalizione che ci vede insieme. I percorsi comuni che noi auspichiamo non potranno quindi prescindere da una forte intesa programmatica tra il vostro partito e quello dei Sammarinesi per la Libertà. Accogliamo l’invito, fattoci dal Presidente Morganti a nome di tutto il vostro partito, a sedersi attorno ad un tavolo e trovare le convergenze per un percorso comune. Ora tocca a voi iniziare questo percorso non solo con noi. Tocca a voi, quale partito di maggioranza relativa, lavorare per la formazione di una coalizione omogenea che tenga conto delle convergenze programmatiche e delle proprie appartenenze, facendo anche tesoro delle esperienze politiche di coesione acquisite in passato, rigettando, noi riteniamo, posizioni estremiste da qualsiasi parte si possano levare e favorendo la presenza di posizioni moderate. Se questo sarà il vostro progetto sarà anche il nostro e avremo posizioni sicuramente comuni. Grazie e buon lavoro.

68 RODOLFO PASINI Segretario provinciale SDI

Messaggio indirizzato al Presidente uscente Giuseppe Maria Morganti

Caro compagno, Desidero ringraziarti per l’invito che ci hai rivolto a presenziare ai lavori del vostro Congresso. La nostra delegazione, salvo impedimenti dell’ultima ora, sarà composta dal sottoscritto Rodolfo Pasini (Segretario provinciale SDI), Stefano Casadei (Consigliere comunale di Rimini), Pier Giorgio Olivieri (Assessore Comune di Coriano) e Roberto Borghini (Segretario SDI Cattolica).

Con l’occasione ti esprimo il nostro vivo apprezzamento per l’importante azione di governo svolta dal PSD, nel solco dei principi e dei valori che caratterizzano la nostra comune appartenenza al PSE e alla grande famiglia dell’Internazionale Socialista.

Ti rinnovo il mio ringraziamento per la partecipazione numerosa di compagni del PSD e tua personale alla nostra manifestazione della Costituente socialista a Rimini di domenica 9 dicembre u.s. Siamo impegnati per ricostruire in Italia un grande partito socialista che guarda al futuro, di cui il nostro Paese ha bisogno per dare risposta ai nostri tanti problemi. Auspico al riguardo rapporti sempre maggiori fra il PSD e il nuovo Partito Socialista.

Calorosi e fraterni saluti

69 70 RIZIERO SANTI ASSESSORE PROVINCIA DI RIMINI

Messaggio indirizzato al Presidente uscente Giuseppe Morganti

Da osservatore politico esternoed anche, se mi consenti, da compagno che ha seguito a tratti più da vicino la vostra vita politica e l’evoluzione politica e organizzativa delle forze politiche riformiste sammarinesi, mi incuriosisce sia sul piano politico che sul piano culturale il fenomeno aggregativo che ha attraversato le forze socialiste democratiche sammarinesi ed anche i positivi risultati conseguiti sul piano del Governo della Repubblica di San Marino.

Sarò presente come esponente del neo Partito Democratico, compagno del PSD, ed in particolare come amministratore della Provincia di Rimini.

Con ossequi

71 72 SUSANNE SCHMIDT SPD

Cari Compagni, vorremmo ringraziarvi molto per il gentile invito del presidente del vostro partito al nostro Presidente del partito Kurt Beck, a partecipare al vostro prossimo congresso generale. Ci dispiace molto che, a causa di impegni a lungo termine, non sarà in grado di venire a San Marino. Vi auguriamo deliberazioni proficue e un congresso di successo. Con i migliori saluti.

73 74 CAROLINE GENNEZ Presidente sp.a

Caro Compagno, vi ringrazio per il vostro gentile invito per il congresso generale, Sfortunatamente, non sono in grado di partecipare. Vi prego di accettare le mie scuse. Vi auguro un congresso di successo. Con i migliori saluti

75 76 MARK DURKAN MP MLA Leader del SDLP

Messaggio indirizzato al Presidente uscente Giuseppe Morganti

Caro Giuseppe, Grazie per il tuo invito al tuo Congresso Generale dal 14-16 dicembre 2007. Sfortunatamente, il SDLP non potrà essere presente a questa occasione. Tuttavia, mi auguro che saremo in grado di visitarvi in un altro momento. Vorrei cogliere l’occasione per congratularmi con lei per i vostri successi recenti. Il SDLP auspica inoltre di dare il benvenuto a San Marino e al PSD nell’Unione europea e di lavorare con voi nel Parlamento europeo nel prossimo futuro. La mia solidarietà

77 78 Elena Valenciano Martinez-Orozco Segretaria della relazioni internazionali

Sig. Giuseppe Maria Morganti

Caro Compagno, a nome del PSOE, vorrei esprimere i nostri migliori auguri per il successo del prossimo congresso generale del vostro partito, che si terrà il 14, 15 e 16 del corrente mese. Apprezziamo molto il vostro invito ma, sfortunatamente, non saremo in grado di partecipare al questo incontro. Vorremmo cogliere l’occasione per esprimere il nostro auspicio che in futuro possiamo avere di nuovo l’opportunità di lavorare insieme. Cordiali saluti.

79 80 OUSMANE TANOR DIENG Segretario Generale PARTITO SOCIALISTA DEL SENEGAL

Cari compagni, ho ricevuto con molto piacre il vostro invito a partecipare al Congresso del Partito dei Socialisti e dei Democratici di San Marino. Vi ringrazio per l’interesse da voi manifestato verso il nostro partito. Non potrò, mio malgrado, partecipare a questo grande momento della vita del vostro Partito a causa di una situazione politica nazionale particolare. Tuttavia, considerato l’interesse che nutro verso le relazioni fra i nostri due partiti, ho designato nostro responsabile in Italia il signor Mame Malik BA, per rappresentare il Partito Socialista del Senegal al Vostro Congresso. Augurando pieno successo ai vostri lavori, vi porgo, cari compagni, i miei migliori saluti.

81 82 SEN. PALMIRO UCCHIELLI Presidente della Provicnia di Pesaro e Urbino

TELEGRAMMA Impossibilitato ad essere presente al Congresso nei giorni 14-15-16 dicembre causa impegno irrinunciabi- le non rinviabile, prego estendere a tutti i presenti il saluto mio personale e dell’amministrazione provincia- le di Pesaro e Urbino.

83 84 JAUME BARTUMEU CASSANY Presidente del Gruppo Parlamentare Partito Socialdemocratico

E’ un piacere farvi pervenire i nostri saluti fraterni in occasione dell’apertura dei lavori del primo Con- gresso del Partito dei Socialisti e dei Democratici. Da Andorra seguiremo con molto interesse i vostri lavori e il lancio del “Progetto per San Marino” e vi diciamo: “Avanti per il disegno riformista per governare un paese moderno e dinamico!”.

85 86 MARIA TERESA VENTURINI PRESIDENTE OSLA (Trascrizione da registrazione)

Nell’occasione di questa assise intitolata “Il disegno riformista per governare un paese moderno e dinami- co”, OSLA desidera inviare a tutti voi un messaggio di saluto per i lavori di questo primo Congresso dall’unificazione della sinistra sammarinese. Attiva da oltre 20 anni, OSLA segue sempre con grande attenzione l’operato dei partiti della nostra Repubblica, ben consapevole che le scelte del mondo politico sono vincolanti per lo sviluppo della realtà economica e imprenditoriale del Paese. Purtroppo, i recenti passaggi che hanno dominato la scena politica hanno penalizzato quel fondamentale requisito di stabilità che è elemento essenziale per la maturazione di un disegno economico capace di offrire reali opportunità di crescita a tutti i settori rappresentati da questa organizzazione, dall’industria al commercio, dall’artigianato ai servizi, dalle libere professioni all’agricoltura. Ricordando al Vostro Partito la grande responsabilità di guidare il Paese fino a far maturare le enormi potenzialità che sono proprie della condizione unica e peculiare della nostra Repubblica e augurandosi un prossimo futuro contraddistinto da un solido equilibrio politico, OSLA desidera cogliere l’occasione per augurare a tutti i partecipanti a questo Congresso un proficuo lavoro.

87 88 SERGIO PIZZOLANTE Coordinatore Nazionale Giovane Italia - Deputato di Forza Italia

Caro Segretario, carissimi Delegati, non posso essere oggi con voi, in occasione del 1° Congresso del Partito dei Socialisti e dei Democratici per un impegno nel Salento precedentemente assunto. Mi spiace molto perché considero San Marino la mia seconda patria e il vostro progetto teso ad unire tutti i riformisti di matrice laica e cattolica, il sogno che conservo nel cuore. Era l’obiettivo che Bettino Craxi voleva realizzare per il proprio paese, un sogno che non si è potuto realizzare perché la sinistra italiana si è fatta pervadere e vincere da culture antiriformiste e illiberali. Voi socialisti e democratici di San Marino avete invece voluto, con determinazione, percorrere la giusta strada e per questo meritate oggi di essere una speranza per lo sviluppo del vostro Paese e un punto di riferimento per noi impegnati nella Giovane Italia, movimento riformista che ha aderito al partito di Silvio Berlusconi. Con affetto e stima.

89 90 PAOLO ROSSI Presidente U.S.O.T. (Trascrizione da registrazione)

A nome mio personale e di tutti gli iscritti all’unione Operatori sammarinesi del Turismo ringrazio sentita- mente per l’invito formulatoci a partecipare al 1° Congresso del Partito dei Socialisti e dei Democratici. Certamente un evento importante non solo perché trattasi del primo Congresso dall’unificazione dei due partiti storici della sinistra sammarinese, ma soprattutto per l’estrema attualità dei temi che in tale occasio- ne saranno oggetto di approfondimento e di dibattito. Parlare di riforme “per un Paese più moderno e dinamico” non può che trovare la nostra piena condivisione. Da tempo ormai sosteniamo la necessità di un progetto complessivo di ammodernamento del nostro sistema istituzionale, economico e sociale al fine di rendere il nostro Paese, e tutte le realtà che ne fanno parte, capaci di avere un ruolo competitivo anche con altri Paesi. L’USOT è l’associazione di categoria maggiormente rappresentativa degli operatori turistici sammarinesi. Valorizzare gli interessi economici e sociali degli imprenditori turistici, favorire il riconoscimento del loro ruolo sociale, l’affermazione dell’economia turistica, la promozione dell’offerta turistica della Repubblica a livello internazionale, sono tutti obiettivi che non possono trovare piena concretizzazione se non adegua- tamente supportati da una politica sensibile al riguardo e capace di promuovere e sostenere a tutti i livelli un efficace ed articolato progetto complessivo di modernizzazione. Momenti di approfondimento e confronto come quelli che, ne siamo certi, scaturiranno dal vostro Con- gresso, rappresentano senz’altro occasioni molto importanti per individuare strategie future di riforma che si pongano tra gli obiettivi primari anche quello della evoluzione e della riqualificazione di tutto il sistema Paese. La riforma elettorale recentemente approvata - e che sarà essa stessa oggetto di discussione in seno al Congresso - rappresenta indubbiamente una riforma istituzionale importante per il nostro Paese. Conve- niamo sul fatto che essa - essendo orientata al principio dell’alternanza - possa concretamente rappresen- tare un presupposto fondamentale per qualificare e valorizzare maggiormente in futuro il ruolo dell’Esecu- tivo e soprattutto garantire condizioni di reale governabilità. Questo nell’interesse superiore del Paese e di tutti i suoi cittadini. A conclusione di questo breve messaggio, desideriamo formulare il nostro auspicio più sincero perché dai lavori di questo Congresso possano scaturire risultati di contenuto e valore. Al Partito dei Socialisti e dei Democratici l’augurio di un proficuo lavoro.

91 92 SARA ROSSINI Presidente IEA ( ISTITUTO EUROPEO PER L’AMBIENTE )

A nome dell’Istituto Europeo per l’Ambiente ringrazio per l’invito a partecipare ai lavori del vostro Con- gresso. Consideriamo di particolare importanza l’attenzione che il PSD potrà prestare ai temi dell’ambiente e della salvaguardia dei territori, oggi cruciali per un sereno avvenire di pace e di prosperità. Dal Protocollo di Kyoto, cui auspichiamo che San Marino aderisca con consapevolezza e partecipazione, alle problematiche di tutela che investono quotidianamente anche i più piccoli territori, sono oggetto co- stante della riflessione nell’ambito del nostro Istituto. Come tante altre istanze presenti in Repubblica, chiediamo alle forze politiche di farsi carico e tradurre in atti concreti e non effimeri l’esigenza di condividere le preoccupazioni e la ricerca di soluzioni che a livello mondiale sono sollecitate e spinte da una nuova, crescente sensibilità ambientale. Auguro buon lavoro.

93 94 MAG. ANDREAS SCHIEDER Segretario Internazionale. SPO

Cari Compagni, A nome del mio, del Presidente del mio partito, Cancelliere Alfred Gusenbauer, vorrei ringraziarvi per il vostro gentile invito a partecipare nel vostro congresso generale, il primo dopo l’unione dei due partiti storici della sinistra di San Marino. Il Partito Socialista Democratico dell’Austria ha seguito questa unione a San Marino con grande interesse. Siete stati in grado di creare un governo di cambiamento e di riformare la legge elettorale e il PSD è diventato il partito di maggioranza relativa e guida l’attuale governo. Siamo profondamente dispiaciuti ma non siamo in grado di partecipare a questo importante evento a causa di obblighi parlamentari. Auguriamo comunque al Vostro partito una conferenza di successo che, come siamo certi, getterà le basi per futuri successi del Vostro partito, in particolare la creazione di una coalizione di centro-sinistra, il rafforzamento della presenza del centro democratico e riformista e completando così l’unificazione di tutti i partiti di sinistra. Fraternamente.

95 96 Interventi dei Delegati

(Trascrizione da registrazione)

97 98 MORIS MUCCIOLI

Cari compagni, care compagne e gentili ospiti, grazie al lungimirante lavoro politico che ha portato il Partito dei Socialisti e dei Democratici ad unificarsi in una unica forza politica, come P.S.D. non possiamo che rallegrarci della prestigiosa vittoria alle ultime elezioni. Finalmente oggi per la prima volta nella storia politica sammarinese, una forza riformista si trova ad essere partito di maggioranza relativa e ha la possibilità di governare nei prossimi anni insieme ai propri alleati nella maniera migliore e più adeguata il nostro Paese, segno che gli elettori hanno premiato il progetto politico riformista voluto dal PSD che ha come obiettivo quello di costruire una società più equa e più moderna senza dimenticare le nostre origini storiche di Partiti di sinistra legati ai temi della solidarietà, della difesa delle fasce più deboli, delle pari opportunità, dello stato sociale, della previdenza, della difesa del lavoro e dei lavoratori contro lo sfruttamento in tutte le sue forme comprese le nuove forme di precariato. Occorre a questo punto non fermarsi, interrogarsi come nel prossimo futuro possiamo, come PSD, dare al Paese una risposta ancora più organica e riformatrice. La risposta è già a nostra disposizione e questa risposta si chiama Progetto per San Marino, un Progetto moderno, intelligente, adeguato al nostro futuro di Paese moderno e all’avanguardia, un Progetto che diventa una sfida a quelle forze politiche che in questi anni hanno ingessato la vita politica e che non hanno saputo proporre alternative altrettanto lungimiranti. Diventa quindi una sfida principalmente per il PSD che dovrà saper catalizzare attorno a questo Progetto le forze che ne condividono i fini e gli obiettivi, diventa altresì una sfida per le altre forze politiche di opposizione che ancora non sono state capaci di mettere in campo un progetto competitivo. Mi piace, a questo punto, citare le parole del compagno ed amico Luciano Zanotti che alcuni anni fa disse che occorreva dirigersi verso una politica del fare bene, una politica del fare ottenuta e perseguita attraverso la realizzazione del Progetto per San Marino. Con l’introduzione della nuova Legge Elettorale diventerà sempre più importante il lavoro di aggregazione e di integrazione delle altre forze politiche, il PSD dovrà dunque avere la capacità di aggregare quelle forze politiche che si riconoscono negli stessi ideali e negli stessi progetti, in primis il Progetto per San Marino. Da una parte occorrerà ricucire la nostra diaspora costituita dal Nuovo Partito Socialista e dai Sammarinesi per la Libertà, siamo noi del PSD il nuovo che avanza e siamo sempre noi del PSD l’espressione della libertà e della democrazia, ma siamo anche noi che responsabilmente dobbiamo aprirci a questa realtà. Diventa altresì importante far compiere una scelta definitiva alle forze politiche di centro quali gli Europopolari, allo scopo di creare una coalizione di centro-sinistra numericamente forte e in grado di governare nel migliore dei modi il Paese. Nei prossimi anni invito quindi queste forze politiche a rivalutare le loro posizioni e a condividere il Progetto di un grande centro-sinistra con una cultura di Governo. Una ulteriore sfida per il PSD sarà quella di catalizzare attorno a sé le migliori forze e le migliori menti presenti in questo Paese, grazie anche al livello di benessere che chi ha governato negli anni precedenti ha dato al Paese. Il livello di scolarizzazione è aumentato notevolmente, questo significa avere a disposizione dei cittadini preparati, competenti nei loro settori, informati, che hanno avuto esperienze di vita e di lavoro anche fuori della Repubblica, cittadini che però non sono sempre ben coinvolti in una politica attiva, cittadini che sono delusi da una classe politica che sembra distaccata dai bisogni fondamentali del Paese, una classe politica arroccata all’interno del suo fortino impermeabile ad ogni cambiamento sia di metodo che di persone. Nella vicina Italia si è coniato il nome di casta per definire come il cittadino percepisce il distacco con la classe politica, è dunque meglio che la dirigenza cambi strada e metodi prima che sia troppo tardi, anche da noi la sfida per il PSD deve essere quello di coinvolgere il capitale umano che la Repubblica ha a disposizione per creare il benessere per le future generazioni. Uno degli obiettivi di una forza politica riformatrice deve essere quello di selezionare le migliori risorse, le più competenti, le più preparate, le più oneste. Basta con i personalismi e i sotterfugi di bottega, basta con il pseudo nuovo che è già vecchio e vuoto di idee, occorre perseguire l’obiettivo dell’eccellenza in ogni settore dello Stato e della vita privata per poter competere in un mercato sempre più globalizzato, occorre quindi un maggior coinvolgimento, in primis della famosa base del partito, organizzando maggiori momenti di scambio di informazioni e di confronto da parte di chi ha ricevuto la delega per governare e chi l’ha concessa. Quindi maggiore dibattito interno al Partito attraverso i circoli, con maggiori momenti di aggregazione, maggiore coinvolgimento della società sammarinese, delle Associazioni e delle Giunte di Castello che devono diventare uno strumento di collegamento tra le esigenze dei cittadini e del potere politico centrale, solo così un Partito Riformista, al quale mi onoro di appartenere, può mantenere il contatto con la società, soddisfare in anticipo i suoi bisogni e proiettarsi verso il futuro. Concludo con un

99 augurio e un invito al futuro Presidente e al futuro Segretario che è quello di utilizzare tutta la lungimiranza e la competenza necessaria per portare il Partito e il Paese verso una nuova epoca di prosperità nella libertà e nella sicurezza per tutti. Grazie.

100 LUCIANO ZANOTTI

San Marino è in crisi, non passa giorno che non siamo scossi da notizie scandalistiche, dichiarazioni poco rassicuranti provenienti da oltre confine, crisi di governo o peggio ancora brutte notizie sul fronte della sicurezza, giovani e famiglie impoverite.. La crisi che sta attraversando il nostro paese non è solo Economica, ma ha anche ripercussioni sociali e morali. Inoltre i cittadini si stanno allontanando dalla politica proprio nel momento in cui ci sarebbe la massima necessità di coinvolgimento e di partecipazione, e allora cosa dobbiamo fare? Per iniziare smettiamo di preoccuparci della politica dell’esserci a tutti i costi e si passi alla politica del fare, il nostro paese deve risolvere in fretta le sue emergenze per continuare a dare certezza ai suoi cittadini ed al mondo economico. Queste emergenze, sono una conseguente all’altra , una dipendente dal livello dell’altra , solo una risoluzione totale potrà garantire un futuro sicuro alle prossime generazioni ed alla nostra piccola e fragile realtà. Non vi è sviluppo economico se non vi è stabilità e non vi è stabilità se non vi sono persone che sanno mettere da parte il loro ego e la loro irruenza per adoperarsi in maniera saggia e con spunti di alto livello morale. Non dimentichiamoci inoltre che per incidere sulla vita di un paese è necessario riuscire a determinarne la politica e la strategia, e questo lo possiamo ottenere solo se riusciamo a mantenere un ruolo di governo deciso e attivo. È necessario quindi riuscire a mantenere come partito di maggioranza relativa, un posto di guida all’interno del nostro paese anche attraverso persone d’esperienza, capaci, ed in grado di accompagnare la nuova classe politica verso un graduale ricambio generazionale. Il nostro partito riassume al suo interno diverse anime che stanno imparando a convivere e ad amalgamarsi, questo congresso porterà ulteriore chiarezza e darà al partito le gambe per correre questa importante corsa per il paese, non sprechiamo questa opportunità. L’unità del partito deve essere la primaria preoccupazione per tutti i protagonisti di questa importante sfida. I recenti fatti inerenti ala crisi di governo, hanno portato forte turbativa al nostro interno ma anche segnali di responsabilità e di attaccamento ai valori fondanti la nostra realtà politica. E questo è positivo! L’unità del partito, assieme ad una nuova e definita organizzazione, devono essere la base su cui poggiare un’azione politica forte, decisa e veloce, capace di trainare e di coinvolgere coloro che si riconoscono nel Progetto per San Marino e nel programma di governo. Dobbiamo aprire le porte a tutti coloro che decidono di mettere a disposizione se stessi e la loro esperienza politica per il bene comune. Meglio se l’appello sarà accolto anche da coloro che hanno comuni radici socialiste spirito di riformismo.Il nostro partito, ha inoltre un ruolo importante all’interno della attuale coalizione di centro sinistra. E’ necessario uno sforzo ulteriore da parte nostra al fine di consolidare questa coalizione e se possibile rafforzarla in vista di una futura corsa elettorale che vedrà per la prima volta confrontarsi due schieramenti predefiniti e alternativi. Anche la solidità di queste alleanze sarà garanzia di stabilità di governo e di governabilità. Come dicevo prima, non vi è sviluppo economico e sociale se non vi è stabilità e non vi è stabilità se non vi sono persone capaci di crearla. A proposito della politica del fare, il progetto per San Marino è un documento molto completo e ricco di spunti importanti che ha dato molto al programma di governo e che vede molti dei suoi temi già in fase di elaborazione. Uno dei punti che mi stà molto a cuore è il capitolo territorio e ambiente specialmente sulla capacità di conciliare la crescita economica, demografica e sociale con la vivibilità del territorio. Da tempo, un apposito gruppo di progetto all’interno del nostro partito è operante per aiutare a predisporre una legislazione innovativa e snella che possa portare la Repubblica di San Marino su un piano di eccellenza nell’ambito delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico. Si è lavorato e si stà lavorando per favorire il dibattito su questi temi, incentivare gli investimenti, stimolare l’opinione pubblica al fine di portare entro il 2020 a raggiungere l’obiettivo di San Marino “paese verde”. Tutto questo è stato vissuto all’interno del nostro partito con un forte spirito di apertura coinvolgendo molte forze politiche, anche della stessa opposizione, ne è scaturita una interessante esperienza di collaborazione e di progetto che ha dato stimoli a coloro che l’hanno vissuta ed attuata. Oggi il progetto di legge è in dirittura d’arrivo e grazie all’incessante lavoro della Segreteria all’industria e di quella al Territorio possiamo sperare entro la primavera di vedere concretizzata questa fase legislativa. Se riusciamo quindi a determinare stabilità e compattezza all’interno dell’alleanza di governo, si potranno

101 sicuramente attuare quelle riforme necessarie a modernizzare il paese. Questo partito, rinnovato e innovativo, sarà un punto di riferimento per molti, lo ha dimostrato e lo dimostrerà anche in futuro. Al posto della frammentazione noi proponiamo l’unità e la compattezza, questa è la politica vincente e utile al paese… è questa la vera Svolta riformista contrapposta a quella delle parole e del potere fine a se stesso. Grazie della vostra gradita attenzione.

102 FILIBERTO BERNARDI

Il sistema politico sammarinese sta vivendo una fase di vera e propria fibrillazione: a destra e manca si moltiplicano i tentativi, le uscite estemporanee di questo o quel presunto leader, scissioni e ricomposizioni. Dobbiamo porci, così, un interrogativo: quale potrà essere, alla fine, l’esito di tutto questo lavorio? Ci stiamo avviando in una fase di cessione nel radicamento sociale dei partiti e di crescita nel loro potere di nomina, disponibilità di potere, al punto da far diventare la “politica” un’industria, una “struttura”? Difficile fornire una risposta compiuta, ma si può provare egualmente a mettere ordine. Certo, dobbiamo rivolgere una critica serrata ai partiti, alla loro conformazione attuale, ma, nello stesso tempo, dobbiamo proclamare l’indispensabilità dei partiti, quali strumento dell’organizzazione politica: nulla è stato inventato, ancora, di diverso e di più efficace. La costituzione del Partito dei Socialisti e dei Democratici, in questo momento, appare l’evento di maggiore importanza, quello che può portare davvero ad un riallineamento dell’intero sistema. L’esito di questa operazione dovrà essere determinato dalla bontà delle politiche che il PSD saprà mettere in campo, dal radicamento sociale, dal tipo di cultura politica che potrà esprimere, e non solo esclusivamente dal risultato elettorale, cioè dal grado più o meno alto di potere di nomina che il Partito riuscirà ad ottenere, attraverso il quale costruire una ramificazione di funzionari in grado di occupare il maggior spazio possibile. Nessuno, in questo momento, tra quelle varie forze di sinistra politica, sindacale, sociale disponibili alla costruzione di questa soggettività politica che oggi si costituisce con il primo congresso, dispone di quei dati di identità compiuta sufficienti a proporre una egemonia: i dati di identità debbono essere costruiti collettivamente, in uno sforzo finalizzato a definire una visione per il futuro, basata sull’esperienza che viene dalla storia di ciascuno. Su un punto dobbiamo avere un’unica identità, e cioè sulla metodologia dell’esercizio della politica: si tratta di prospettare un esercizio della politica come rappresentanza e proposta, e non come pura competizione per il potere. Competizione del potere che, nella segmentazione economica e sociale di oggi, finisce con il consegnare il tutto, a tutti i livelli, alle lobbies. Quali possono essere, a larghe maglie, le caratteristiche di una “sinistra di governo” adeguate alle esigenze di un pianeta in profonda trasformazione, lacerato da contraddizioni evidentissime che pongono a rischio le stesse condizioni minime di vivibilità per miliardi di donne e uomini? Voglio provare a delineare una idea possibile di “sinistra di governo”, ovvero di “disegno riformista per governare un paese moderno e dinamico”, rapportata alle esigenze dell’oggi e alla profonda crisi che la politica sta attraversando, in San Marino. Sono cambiate le condizioni storicamente oggettive del quadro internazionale, dell’innovazione tecnologica, del ruolo dei mezzi di comunicazione di massa all’interno di quel fenomeno che, molto sbrigativamente, si denomina come “globalizzazione”. Di tutto ciò va preso, realisticamente, atto: ma non bisogna assolutamente dimenticare come la sinistra debba sempre corrispondere alle esigenze sociali che tradizionalmente le appartengono in termini di solidarietà, eguaglianza, garanzie sociali. Ci troviamo in una crisi profonda di queste istanze, nella dimensione internazionale; per rispondere allo sfrangiamento sociale in atto occorrono proposte forti, unificanti, visibili, provviste di una effettiva carica progettuale. La sinistra deve saper “trasformare”: il suo ruolo di governo non può limitarsi a modificare elementi parziali dell’esistente. La necessaria gradualità nell’azione di cambiamento deve, sempre e comunque, essere orientata all’apertura di una “fase di transizione” verso un diverso modello di sviluppo economico e sociale. Il riferimento decisivo per un “disegno riformista” deve essere quello del contesto internazionale: un governo di sinistra deve nascere provvisto della forza necessaria per promuovere e sviluppare una politica di pace. Alle spalle di un governo di sinistra deve esserci la forza di un sistema politico fondato su soggetti profondamente ancorati alla realtà sociale, in grado di “fare cultura”, promuovere iniziative e aggregazione, combattere fino in fondo i fenomeni degenerativi cui stiamo assistendo e che rischiano, ormai, di trasformarsi in fenomeni strutturali. L’autonomia della magistratura, la concretezza di una politica intesa come “servizio” abolendo tutto il

103 castello di privilegi che hanno portato alla formazione di un ceto separato che alimenta se stesso, rimangono i capisaldi per garantire il Paese dai pericoli di una “questione morale” strisciante, che rischia di inquinare ancora una volta il clima sociale, politico, culturale. Un governo di sinistra deve saper affermare i valori di un modo nuovo di organizzare lo Stato e la società: l’aspirazione all’eguaglianza non può essere tendenza all’uniformità e all’appiattimento, ma lotta contro le ingiustizie e le sopraffazioni, affermazione delle capacità di ciascuno, rispetto della diversità. Un grande e vero disegno riformista nasce solo da un grande sentimento di amore, passione e spirito di sacrificio e speranza per un percorso verso una società giusta. Su questo terreno va recuperata la parte migliore della nostra tradizione, usando gli strumenti dell’analisi, della dialettica, della sintesi propositiva. Concludo, molto modestamente, con questa che mi sembra una prospettiva chiara, verso la quale lavorare con impegno. Attenzione alla Democrazia! O meglio: attenzione ai meccanismi della partecipazione democratica e della rappresentatività politica, dentro e fuori alle istituzioni. Attenzione al senso della solidarietà, dell’equità, dell’efficienza sociale, della lotta alla speculazione e all’opacità amministrativa, contrastando egoismo, grettezza, chiusura di fronte ai grandi e complessi problemi della società in cui viviamo.

104 GIANCARLO CAPICCHIONI

Buongiorno a tutti, io credo che questo primo Congresso del Partito dopo l’unificazione getterà le basi politiche per essere il pilastro su cui si fonderà il futuro del nostro Paese, perché il nostro Partito sarà, di questo ne sono sicuro, il protagonista, la guida, l’artefice del suo sviluppo socio-economico e politico dei prossimi anni. In primo luogo deve sancire in modo inequivocabile che l’unificazione delle grandi forze politiche storiche della sinistra, avvenuto di fatto con il Congresso del 2005, sono diventate un’unica forza indissolubile progressista e riformista, una forza che con il suo programma e le sue idee per San Marino è stata premiata alle ultime elezioni politiche del giugno 2006, tanto è che oggi il nostro Partito è diventato il Partito di maggioranza relativa e guida la coalizione di governo nel nostro Paese. Si può affermare quindi, come dice il vecchio proverbio, che uniti si vince e noi dopo questo Congresso saremo ancora più uniti. Le diverse anime che compongono il Partito, inevitabile in un Partito grande come il nostro, devono essere portatrici di un sano confronto di idee, di progetti e obiettivi che faranno solo crescere la qualità della politica del nostro Partito. Il documento politico traccia con chiarezza la linea politica e la struttura organizzativa che dovrà gestire il Partito nei prossimi anni. Il Partito diventerà ancora più forte in termine di coesione, di proposizioni, di progetti e soprattutto in termini di servizi nei confronti del Paese attraverso una organizzazione efficiente capace di rinnovare il Partito che, partendo dalle sue radici e dalla sua identità politica, sarà in grado di coinvolgere e di fare partecipare, di formare nuovi dirigenti, di condurre una linea politica efficace ed energica in grado di completare quella svolta riformista iniziata qualche anno fa, ritornare a fare politica all’interno del Partito e in tutte le sue strutture, ritornare in mezzo alla gente con proposte, progetti, idee e soprattutto con la voglia di fare le scelte insieme ai cittadini e di realizzare il nostro Progetto per San Marino. L’obiettivo è certamente ambizioso, rappresenta la vera sfida per il nostro Partito, attraverso il Progetto per San Marino il Partito esprime il proprio impegno per la realizzazione di una società libera, solidale e moderna. E’ un Progetto che individua le ragioni e le direzioni di un nuovo sistema economico e politico, affronta l’analisi della situazione generale del Paese, promuove e sviluppa le proposte che riguardano le istituzioni, lo stato sociale, la scuola, l’economia, le relazioni esterne e la gestione della cosa pubblica. E’ un Progetto fondato sui valori del riformismo che solo le forze politiche come la nostra socialista, riformista e liberale può essere in grado di mettere in campo. E’ un Progetto che il nostro Paese ha assolutamente bisogno di vedere realizzato. Il Governo di cui il nostro Partito è la forza più rappresentativa e riveste il ruolo trainante della sua azione, ha il compito di realizzare assieme agli alleati questi obiettivi. Per realizzare ciò è necessario che il Governo trovi il pieno appoggio del Partito a sostegno della propria azione e possa contare su una coalizione sempre più ampia, quindi coinvolgimento delle forze di ispirazione socialista e dell’area cattolico sociale va incentivato e sostenuto, anche in ragione della formazione della coalizione in base ai dettati della nuova legge elettorale di recente approvazione a cui il nostro Partito ha dato il maggiore contributo. L’azione di Governo dovrà quindi essere improntata alla massima efficienza per fare le riforme di cui il Paese ha bisogno: pubblica amministrazione, giustizia, previdenza complementare, bilancio e contabilità pubblica, completamento di quella fiscale, per citarne alcune. Affrontare le nuove sfide che arrivano: globalizzazione, l’economia di mercato internazionale, le risorse energetiche, la posizione di San Marino nei rapporti internazionali, e sono prioritari quelli con l’unione Europea e l’Italia. Inoltre l’azione di Governo dovrà essere ispirata ai metodi più rigorosi e determinati per affrontare le problematiche che man mano si presenteranno, dovrà dare esempio di moralità e buon governo, adottare i valori della sana amministrazione senza mai venire meno a questi principi. Alle altre forze politiche da questo Congresso dovrà arrivare forte il nostro messaggio di indicare ed incoraggiare scelte che devono essere fatte. Al Nuovo Partito Socialista ed ai Sammarinesi per la Libertà io dico rientrate nel Partito, tornate nella grande casa della sinistra riformista per governare insieme questo Paese e per creare le condizioni di un futuro migliore per i nostri figli. Agli Europopolari dico che devono fare una scelta di campo chiara ed inequivocabile per il centro-sinistra. Alla D.C. dico di presentare un progetto politico e programmatico alternativo al nostro al fine di creare la politica dell’alternanza democratica e porre fine una volta per tutte alla politica dei veleni, degli imbrogli, degli scandali, dell’ostruzionismo, che oramai sono fuori dal tempo e non portano da nessuna parte se non a screditare il nostro Paese. In merito agli argomenti programmatici mi vorrei soffermare brevemente su due aspetti: la pubblica amministrazione ed il fisco. Il primo, la Riforma della P.A. la madre delle riforme:occorre procedere con urgenza alla sua riorganizzazione. La Pubblica Amministrazione è e deve essere una grande risorsa con tante persone responsabili e professionalmente capaci, questa è

105 la vera P.A. non quella che viene dipinta come la palla al piede del Paese. Va sicuramente riorganizzata ammodernata e soprattutto valorizzata, il primo obiettivo deve essere l’effettiva separazione dalla politica. Saranno i dirigenti i responsabili dell’efficienza e dei risultati, saranno loro che dovranno dare seguito ai progetti politici e saranno giudicati e valutati sulla base degli obiettivi raggiunti. La semplificazione, la sburocratizzazione, la formazione continua, l’adozione di tecnologie informatiche e telematiche, il collegamento interattivo fra i vari uffici e servizi, il collegamento diretto in rete con i cittadini e le imprese, sono gli obiettivi primari da perseguire con determinazione. Una Pubblica Amministrazione snella, efficiente e professionale, in grado di dare risposte immediate ed adeguate è certamente un ottimo biglietto da visita di qualsiasi Paese grande o piccolo che sia, noi dobbiamo vincere questa sfida. Il secondo, il Fisco: è un argomento importante, ha la duplice funzione di regolazione dell’Economia e di reperire le risorse necessarie per il sostentamento dell’intero sistema. Importante è individuare il giusto equilibrio fra prelievo fiscale e l’incentivazione degli investimenti, noi dobbiamo puntare su una fiscalità leggera, quindi con ulteriore abbassamento delle aliquote sia nell’imposizione diretta che indiretta per attirare nuovi investimenti ed incrementare i consumi interni per sostenere le nostre imprese e conseguentemente tutto il sistema. Nel contempo è necessario però che emergano tutti i redditi occulti, la politica deve avere il coraggio di fare sentire la propria voce in tal senso alle Categorie Economiche e agli Ordini Professionali. Purtroppo devo dire che negli ultimi tempi questa direzione è rimasta muta, l’introduzione del quoziente famigliare per una maggiore salvaguardia del reddito in presenza di nuclei famigliari numerosi, la definizione di un reddito minimo imponibile al di sotto del quale non deve esserci il prelievo fiscale, sono una necessità da introdurre in brevissimo termine, un sistema fiscale che persegue come obiettivo principale l’equità è da perseguire con forza e determinazione. Concludo affermando che questo Partito ha certamente la capacità, la forza, le idee necessarie per portare avanti il Progetto per San Marino, quindi al lavoro compagni il Paese ha bisogno di noi, urgentemente. Grazie.

106 CLAUDIO MORGANTI

Care Compagne, Cari Compagni, gentili ospiti; a nome del Circolo di Acquaviva porto un affettuoso e fraterno saluto con l’augurio, che questo congresso possa portare a risultati positivi ed utili per la crescita del nostro partito, il primo dall’unificazione e il 41° dalla fondazione del Partito Socialista, come ha ricordato il Presidente ieri sera. Come tutti i Circoli ed in particolare come iscritti abbiamo vissuto in questi anni momenti di incertezze, dubbi, riserve sul progetto di unificazione. Oggi alla luce dei fatti, affermiamo che è stato centrato l’obiettivo con lungimiranza politica da parte dei promotori di questo progetto. Questo Congresso all’insegna della unita, speriamo possa essere anche utile per eliminare quei dissidi che certo non porterebbero a raggiungere gli obiettivi programmati in particolare mi riferisco ovviamente al PROGETTO PER SAN MARINO. In questi due anni, nel nostro paese sono avvenuti fatti importanti a livello politico, primo su tutti la spaccatura in seno al Partito Democratico Cristiano Sammarinese e la nascita di nuove realtà politiche in seno alla sinistra. Oggi il nostro partito è numericamente il più grande, per questi motivi e non solo, l’unità è la prima regola, per dare risposte concrete ed efficaci ai numerosi problemi che il nostro paese deve risolvere con urgenza. Oggi possiamo affermare che la base condivide le scelte fatte, adesso e indispensabile una volta eletti tutti gli organismi che gli stessi operino con il massimo impegno, unitariamente con un unico fine: ottenere sempre maggiori successi per il partito, lavorare in seno al governo per portare San Marino ad una stabilità politica che sicuramente avrà come risultato un progresso sociale ed economico. Con l’occasione, vorrei soffermarmi direttamanete su alcune tematiche, che toccano trasversalmente i documenti sui quali siamo stati chiamati a riflettere.

1) rappresentanza di genere: su questo argomento il Circolo di Acquaviva esprime la propria approvazione del primo emendamento allo statuto, che stabilisce che gli organi di Partito non possano avere rappresentanze di un genere superiore ai 2/3 dei componenti, concetto ripreso anche nel documento politico, quando si parla di Partito “aperto”,di un Partito rappresentativo della nostra storia, del nostro tessuto sociale e culturale, perchè riteniamo che le donne facciano parte a pieno titolo di questa storia,di questa società, di questa cultura. 2) Il Coinvolgimento delle nuove generazioni : nel documento politico si dice che il nostro partito deve coniugare i valori del tessuto sociale e culturale, alle esigenze di sviluppo della società moderna attraverso il coinvolgimento delle nuove generazioni. Su questo argomento più volte, ci si è chiesto: come avvicinare i giovani alla politica? Riteniamo che l’avvicinamento dei giovani alla politica si possa realizzare avvicinando la politica ai giovani usando in senso buono si intende, proprio i giovani che fanno parte del nostro partito. Chi meglio di loro è vicino alle nuove generazioni? Chi meglio di loro può essere porta voce dei bisogni, dei problemi, dei sogni e delle aspettative delle nuove generazioni? Come partito di sinistra e riformatore,ed in riferimento al “Progetto per San Marino” dobbiamo essere in grado di pensare non solo a leggi quadro in grado di sostenere i giovani, ma anche alle modalità operative, affinchè tali leggi abbiano ricadute reali ed importanti per la vita dei più giovani. 3) L’informazione: Questo discorso si collega con quello del coinvolgimento, che non deve riguardare solo gli aderenti di questo partito, ma deve essere esteso,allargato, per arrivare a toccare la vita di tutti; perciò come circolo, riteniamo che sia importantissimo rivalutare il nostro ruolo in quanto possiamo essere l’anello di collegamento fra la struttura centrale del partito e la società civile, la quale va resa partecipe delle idee che il partito elabora cosi come delle soluzioni proposte al fine di far fronte ai problemi del nostro paese. Abbiamo il dovere di informare i nostri cittadini correttamente, senza lasciare che questo compito sia fatto dai soli mezzi di informazione!

107 Prima di concludere voglio sottolineare che il circolo approva il Progetto per San Marino,ritenenendo che i contenuti, se pure molto impegnativi, siano in grado di portare per la realtà attuale e per le generazioni future un grosso contributo in termini di sviluppo sociale, economico, culturale e politico.

Rinnovando l’augurio di un profiquo lavoro a tutti i partecipanti affinchè insieme si possano raggiungere gli obiettivi prefissati ringrazio tutti per la cortese attenzione.

108 PIETRO FAETANINI

Compagni, Compagne, Graditi Ospiti Oggi si raggiunge un primo traguardo del progetto politico del partito dei socialisti e dei democratici. Un traguardo che ci vede approdare al primo congresso del partito unito in un momento storico per la politica di questa repubblica molto interessante e di grande auspicio. Non solo oggi siamo il partito della sinistra riformista più grande ma siamo pure il primo partito nell’intero scenario politico di San Marino in termini di rappresentanza. Un processo di aggregazione delle diverse ma omogenee anime riformiste che è partito nel febbraio del 2005 con il congresso dell’unificazione e che si concretizza definitivamente oggi in controtendenza rispetto a ciò che sta accadendo attorno a noi. Stiamo assistendo negli ultimi anni alla frammentazione della politica che vede partiti storici come la democrazia cristiana spaccarsi in tanti pezzi. Fuoriuscite importanti che hanno portato alla nascita di tanti piccoli partiti tanto da presentare ad oggi un assetto consigliare rappresentato da 11 gruppi parlamentari. Ma perché tutto questo? In un momento cosi delicato della politica la logica delle bandiere e delle ideologie fini a se stesse non funziona più. Per andare avanti e per poter guardare al futuro occorre un progetto politico. Un progetto politico concreto che sa da dove parte ma che soprattutto sa dove vuole arrivare. Il PSD questo progetto ce l’ha e lo ha condiviso con tutte le altre forze facenti parte della coalizione di governo e che continua a sottoporre a tutte le altre forze che si ispirano alla sinistra riformista e che ancora non fanno parte della grande coalizione di centro sinistra che vogliamo realizzare. Altri partiti questa lungimiranza non l’hanno avuta e quando l’unico collante che le teneva uniti era il potere e il governare hanno retto alle sfide che la politica gli proponeva ma dal momento in cui si sono ritrovati all’opposizione la mancanza di un progetto politico li ha distrutti in tanti pezzetti. Pezzetti dei quali vorrei parlare e attorno ai quali vorrei sviluppare parte del mio intervento Va fatto in primo luogo un distinguo fra le varie componenti per cosi dire ex democristiane. In primis vi è il vecchio blocco conservatore della stessa democrazia cristiana ancora schiavo e subdolo di Gatti e company, costretto e capace solo di puntare l’intera azione politica di opposizione basandosi su tatticismi, finti scandali e bombe atomiche sganciate sull’aula parlamentare tanto deboli da non causare danni ma tanto malfatte da scoppiare talvolta nelle mani di chi le ha lanciate. Una politica vecchia fatta di scontri verbali su antiche ruggine e vecchie vicende senza mai creare un dialogo costruttivo che guardi al futuro invece di inabissarsi continuamente nei terribili anni novanta. Dall’altra parte poi troviamo i Democratici di centro e gli Europopolari ai quali va un plauso per il coraggio e la capacità di saper uscire da quella vecchia logica di partito per guardare avanti ed entrare già da oggi in sintonia con ciò che la nuova legge elettorale chiede a tutte le forze politiche di fare. La politica, cioè, delle coalizioni e della condivisione dei progetti e dei contenuti politici. È doveroso però anche in questo caso fare un distinguo fra le due nuove compagini politiche. I DdC hanno evidenziato la loro volontà di cambiamento rispetto ad una politica fatta dalla DC che non li rappresentava più in tempi non sospetti alle porte di un congresso di partito che avrebbe potuto rimettere in discussione tante posizioni ma che alla luce del poi ha provocando ancora più caos, dando a loro, a mio modo di vedere, ragione sulle scelte fatte. I DdC da subito hanno aperto un dialogo privilegiato col PSD basato su progetti e fatti concreti partendo dalla condivisione della nuova legge elettorale e arrivando ad una alleanza di governo che concretizza e alimenta l’anima di quella che sarà una futura coalizione per le prossime elezioni e per il prossimo governo della nostra Repubblica assieme anche ad Alleanza Popolare e Sinistra Unita. Discorso diverso invece per gli Europopolari ai quali va comunque il mio apprezzamento per l’azione politica che hanno intrapreso e nella quale compagine si trovano tante persone che godono della mia simpatia e ammirazione. Concordo con la linea del partito di mantenere aperto il dialogo e continuare il confronto per la creazione della nuova coalizione ma alcuni dubbi mi permangono. Io ricordo ancora le illazioni e le accuse che Menicucci ci ha lanciato contro, come partito, durante tutta la campagna elettorale. Attacchi fini a se stessi che poi sono stati ritrattatati e trasformati in lusinghe e dichiarazioni amorose subito dopo il voto quando si delineava la possibilità di riavere la DC al governo solo se noi accettavamo di portarcela. È stato lui poi l’allora segretario politico della democrazia cristiana ad accettare la logica degli scandalismi fatta dal suo partito per fronteggiare il nuovo governo nascente. Scaramella non l’avrà portato lui a San Marino ma in tutto l’iter che ha portato alla commissione d’inchiesta le sue responsabilità le ha avute. 109 Poi sono susseguite tutte le dinamiche interne al suo ex partito che l’hanno visto fare i bagagli e andarsene insieme ad altri amici e fondare gli Europopolari. Dichiarazione poi del movimento di essere una forza centrista che guarda a sinistra ma che poi in una sera d’inverno consigliare dalle sue dichiarazioni diventa una forza di centro antagonista alla sinistra radicale, quindi antitetica a Sinistra Unità. Ora sulle analisi di questi fatti se io dovessi decidere se accettare in una prossima coalizione SU o gli Europopolari mi dispiace dirlo ma credo proprio di non avere dubbi e non perché parla un ex democratico, o ex progressista o ex comunista come vi pare ma perché in questo anno e mezzo di governo assieme a SU loro sono stati capaci di dimostrare coerenza e fedeltà al progetto politico mentre altri hanno ancora tanta confusione e non sanno ancora cosa fare da grandi , o forse si ma il disegno politico che hanno in mente se è quello che si suppone non è di certo il mio. Se poi nella coalizione ci saranno entrambi sarà un arricchimento al confronto democratico che potrà fare solo bene al paese, ma al momento, per come stanno le cose,vedo qualche difficoltà nel percorso. Il rapporto con Alleanza Popolare nonostante qualche malumore registrato ma poi curato durante l’ultima crisi di governo, è oramai un rapporto rodato che pone le fondamenta della presente e futura coalizione. Sopra queste fondamenta è nostro dovere costruire quella grande casa del centro sinistra che abbia le porte aperte a tutte quelle forze che si ritrovano nell’ area riformista. Il partito già da domani deve aprire il confronto col Nuovo Partito Socialista e con i Sammarinesi per le Libertà perché il percorso che abbiamo iniziato 4 anni fa come partito non sarà terminato finché questi compagni fuoriusciti in passato non torneranno a casa. Chiudo quindi questa parentesi di analisi politica ed entro nel merito per il tempo che mi rimane di quello che è il tema del congresso ovvero il disegno riformista e quello che vorrei che fosse il nostro partito già da lunedì una volta conclusi i lavori congressuali. La parola più in voga a sinistra oggi è sicuramente “riformismo”. Vi sono di fatto tre visioni di riformismo nella nostra storia. Il riformismo che FU rappresentato dalle radici dalle quali tutti noi veniamo e che fu appunto il grande partito della classe operaia impegnato nel rafforzare i diritti civili attraverso riforme fedeli ai principi della democrazia e dell’uguaglianza sociale. C’è poi il riformismo che E’ cioè quello della recente storia rappresentato da molte anime riformiste impegnate più a litigare fra loro che a collaborare. Forze della sinistra della nostra Repubblica che perseguono gli stessi ideali ma lo fanno da posizioni e case diverse. C’è poi il riformismo che DOVRA’ ESSERE ovvero il progetto politico o meglio il disegno per utilizzate lo slogan del nostro congresso, che vede raggrupparsi in un’unica grande coalizione tutte queste anime del riformismo sammarinese. Un’unica e grande coalizione dinamica e moderna che sia in grado di governare il paese, permettendogli di crescere sia in termini di sviluppo economico, sociale e democratico. Un ambizione la nostra molto grande ma un ambizione concreta che ci ha permesso di arrivare oggi fin qui superando le varie difficoltà ideologiche e i tanti personalismi antitetici al progetto. Un ambizione che un grande partito come il nostro ha il diritto e il dovere di avere. Il partito: Visto che siamo in un’assise congressuale è doveroso non riempire i propri interventi solo di belle frasi di circostanza o buoni propositi, ma è anche il luogo giusto dove affrontare problemi reali e dove è giusto fare dove occorre anche autocritica. Vorrei rivolgere un appello a quei compagni che nell’ultimo periodo post crisi di governo hanno assunto un tono di critica nei confronti del partito. Credo che in un partito democratico sia indispensabile e giusto dare spazio e voce a tutti i pensieri che emergono in un dibattito politico.Ogni opinione ha diritto di essere espressa ed anche se non condivisa va comunque rispettata. Posso condividere con loro il fatto che il dialogo per la formazione della futura coalizione non vada precluso a nessuno. Sono d’accordo anche quando si sostiene che l’alternanza non va confusa con l’alternativa, però non accetto quando si utilizzano i valori storici del socialismo come qualità che aspetta solo ed esclusivamente ad una parte di questo partito per creare preclusioni a priori. Questa è pura demagogia, utile solo ad innescare automaticamente una caccia alle streghe dove volano etichette che uno si ritrova appeso in fronte senza neppure accorgersene. Fino a prova contraria pur avendo percorso strade diverse le radici storiche sono le stesse quindi se si vuole fare una sorta di classifica fra chi e brutto e chi è bello, fra chi è nero o chi è bianco facciamolo allora sulle qualità delle persone. Valorizziamo le capacità dei compagni che mettono a disposizione del partito le proprie esperienze ed attitudini senza controllare a priori di che colore è la loro casacca.

110 Usciamo per favore da questa logica. I giovani di questo partito hanno capito questa cosa già da tempo, all’interno del giovanile non si chiede ad un nuovo arrivato se è socialista o democratico ma gli si chiede che idee ha e che cosa può fare per il partito. Si parla tanto di formazione della nuova classe dirigente ma forse occorrerebbe fare l’opposto ovvero i giovani che insegnino ai grandi come andare d’accordo. Abbiamo un ultimo scoglio che dobbiamo superare e che questo congresso ci deve aiutare e permettere di superare. Dobbiamo finirla con la logica di chi era socialista e di chi era democratico. Questa differenziazione necessaria per la fase transitoria della nascita del PSD si deve ritenere conclusa e fine a se stessa. Da domani non mi interessa se il nuovo segretario sarà socialista o sarà democratico l’importante è sapere che sarà sicuramente un segretario Socialiste e Democratico e che lavorerà per il bene del partito e del paese. Una cosa invece mi interessa e vorrei espletare. Si è scelto o almeno è presumibile che la guida del partito sarà delegata a compagni di esperienza. Ritengo tale scelta positiva e indispensabile perché in un momento delicato come quello che stiamo attraversando occorre che le energie messe in campo siano di peso e di carattere. Come tutti sanno però sono anche un forte sostenitore del rinnovamento del partito. Lo abbiamo scritto nel manifesto, “vogliamo un partito più dinamico” e questo significa aprire le porte degli organismi decisionali di questo partito anche a figure giovani che con impegno dimostrato hanno apportato da sempre un grande valore aggiunto alla crescita del PSD. Se non alla segreteria se non alla presidenza e se non alla guida del gruppo consigliare mi auguro almeno che all’interno della segreteria politica e del consiglio di direzione figurino molte facce nuove dimostrazione di un partito che sa crescere e che ha fiducia e che sa investire sulle sue nuove leve. Cari compagni e compagne fra di noi ci sono aderenti soprattutto giovani che si sono avvicinati al partito negli ultimi tempi, persone che hanno accettato di condividere con noi questo percorso riformista perché credono in questo percorso riformista. Persone che fino a ieri non erano né socialiste e né democratiche, persone che valorizzano ancora di più le scelte fatte, dimostrazione che il progetto di unificazione non era finalizzato solo ed elusivamente a unire fra loro due soggetti diversi, ma aveva ed ha la volontà e la potenzialità di aggregarne altri affinché le radici storiche da cui siamo partiti tutti siano l’orgoglio della memoria del partito ma che sia poi la prospettiva futura e la certezza del domani il vero motivo d’orgoglio di un partito più grande. Di un partito più forte. Un partito moderno e riformista. Un partito dei socialisti, dei democratici e di tutti i sammarinesi che credono nell’uguaglianza, nella libertà e nella democrazia.

111 112 ANTONIO CARATTONI

Siamo qui in questi giorni per un impegno politico del partito ma anche per una sorta di festeggiamento di una ulteriore tappa di questa impresa. In questo ultimo anno sono stati molti i giorni dello sconforto, e credo sia lecito ricordare che un grande poeta turco del novecento ci ha lasciato scritto: “il più bello dei mari è quello che non navigammo; i più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti”. Anche queste parole possono aiutare chi di noi lo vuole, a dare un senso alla fatica spesa e da spendere per costruire una casa comune dei riformisti. Una casa solida - come ancora non è - con porte aperte a chi vorrà lavorare per cercare i giorni più belli, consapevoli che debbono sempre arrivare. L’importanza di questo evento per la vita politica sammarinese è evidente e di ciò dobbiamo essere orgogliosi. L’dea di base, quella della ricerca dei punti di unione fra le diverse esperienze piuttosto che di quelle della divisione, ha dato già i primi frutti – magari ancora acerbi ed imperfetti – ed ha dimostrato di potere essere una risorsa non solo per il nostro partito, non solo per la sinistra, ma per il sistema paese. La scelta di puntare su un’alleanza di Governo di centro sinistra è stata decisiva, è e rimane strategica, la dobbiamo confermare in questa sede per dare stabilità e prospettiva alla vita civile della comunità. Non dimentico tuttavia che la recente crisi di Governo ha rappresentato un passo indietro, un ritorno al peggio dell’antico, e buona parte delle responsabilità di uno spettacolo che non dobbiamo dimenticare si annida nelle nostre file. La soluzione della crisi ha un innegabile pregio: l’allargamento dei confini del centro sinistra realizzato sia con il coinvolgimento dei DdC sia con l’adesione al progetto del compagno Paolo Bollini; allargamento che – auspico- non si chiuda con le sigle di questa coalizione ma possa includere altre forze affini, anche se debbo condividere il giudizio di Moranti sui compagni del NPS; dico questo con dispiacere perché io ho sostenuto e sostengo l’opportunità di includere organicamente quella forza politica nel progetto di maggioranza di centro sinistra. Il saluto di Augusto Casali non aiuta a sperare per il meglio. Tuttavia, per quanto riguarda il PSD, l’esito della crisi non risolve il problema di fondo che risiede nei metodi di selezione della nostra classe dirigente la quale deve essere guidata da un alto senso di responsabilità, deve condividere con tutto il corpo del partito la concezione del potere che deriva dalla delega elettorale, deve fare propria la comune convinzione per la quale la difesa dell’autonomia della politica rispetto agli interessi particolari è un tutt’uno con la difesa della Repubblica. Non ci sono vie di mezzo. Il nostro percorso è parte della riforma della politica, ma riguarda le forme della politicastessa e questo può apparire un poco distante dalla concreta vita della gente. Per essere punto di riferimento concreto, per dare un’anima a tutto ciò che andiamo sostenendo, occorre individuare - un’idea forte di coesione sociale, un pensiero forte per ambiziosi obiettivi, che indichi un chiaro percorso, - un’indicazione evocativa che solleciti partecipazione, che risvegli dall’assopimento un’opinione pubblica stordita dal disincanto, che si accontenta del mugugno nel proprio giardino, - valori civili solidi, eticamente condivisi, capaci di mettere in moto le energie migliori del mondo del lavoro, di quello dell’impresa, delle passioni culturali, dei giovani che cercano il “fare”, degli ambientalisti che non si accontentano di “dire”, della terza età che vuole ancora essere parte attiva. Questo cuore collettivo che batte con lo stesso ritmo non c’è ancora, ma sono convinto che solamente così si potrà passare da un’alleanza ad una coalizione dal lungo respiro. Forse è in questa ricerca che possiamo incontrare nuovi compagni di strada. I giorni più belli non arrivano da soli, ma vanno costruiti, fuori dai recinti ma dentro la rete di ideali che debbono essere la nostra forza di partito che assume impegni e responsabilità non solo verso i propri elettori ma verso l’intera comunità; in questa ricerca spero potrà riprendere anche il cammino non completato, che a suo tempo non convinse i compagni di “Zona Franca” e del NPS; e penso anche a SPL che ha le nostre stesse radici. Nulla è per sempre, se si vuole. E’ un invito di ragione e di passione.Ogni fase politica ha un suo tempo a cui ne succede un altro. Nel tempo presente dobbiamo fare con lealtà e dire con chiarezza perché la sinistra riformista non può unirsi. 113 114 GERMANO DE BIAGI

Compagni, compagne, graditi ospiti, inizio il mio intervento con una domanda che ritengo fondamentale per il nostro agire politico: cosa vuol dire veramente realizzare un disegno riformista in questo Paese e nel terzo millennio? In realtà a San Marino è sempre mancato il coraggio per realizzare un cambiamento degno di questo nome. Il perché è evidente, siamo immersi in un mare di frustrazione, di impotenza, di velleiterismo da parte di chiunque sia al governo. Versiamo in uno stato di apatia di inconcludenza e dunque siamo costretti alla petulanza, alla nostalgia di quello che poteva essere e non è stato, che a San Marino sia tutto immutabile per natura, mentre cambia il mondo intorno a noi. Che sia impossibile governare nel senso europeo del termine è una parziale verità per quanto rilevante e perciò se ci vogliamo comunque provare, se ci vogliono comunque provare i veri riformisti, i liberizzatori dovunque essi siano collocati politicamente, devono riflettere ed agire tempestivamente. Le riforme si fanno almeno quelle vere a due condizioni che si sia diffusa una cultura che possa accoglierle e che vi sia un governo forte che le propone senza una evoluzione culturale che cambi il modo di pensare di tutti i sammarinesi e senza procedere sulla strada di una profonda riforma costituzionale e istituzionale, che dia i mezzi all’esecutivo per fare e per decidere il riformismo liberalsocialista. Non può cambiare nulla la riforma che si limiti ad essere vuota ed inconcludente, resta una chiacchiera per politicanti. Non credo sia una questione di valori, espressione ormai abusata, ambigua, intrisa di moralismo, ma semmai di criteri. Se accettiamo un criterio, come ad esempio la responsabilità, bisogna che la gente accetti la mobilità, la competizione, il merito. Se accettiamo il criterio della libertà bisogna che il rischio personale e una società non più familista si affermino nella nostra coscienza. Stiamo facendo di tutto per deformare il senso stesso della famiglia, ma non per emergere come liberi individui di una società responsabile, solo questo è il terreno su cui crescono le riforme e di grandi e profondi cambiamenti che i riformisti liberalsocialisti devono promuovere. Se invece ci teniamo il peggio del familismo, ovvero una vaga ideologia solidarista, finisce che della famiglia rifiutiamo quello che conta davvero cioè la sua funzione primaria nell’educazione delle generazioni, nella trasmissione delle nostre tradizioni del passato in un presente che prepara i giovani al futuro. L’altra riflessione importante riguarda l’assetto della nostra Repubblica. Anche Bettino Craxi, che era un riformista serio, capì che il riformismo del suo tempo, quello socialdemocratico, aveva una speranza soltanto nell’idea e nel programma di una grande riforma che era poi il passaggio da una vecchia ad una nuova Repubblica. Dobbiamo ritrovare quella fantasia politica e programmatica che ci aveva contraddistinto un tempo non lontano e che oggi, dopo un lungo processo di trasformazione e di crescita, ci vede il primo partito del Paese. Ci vorrebbe dunque un pò più di coraggio nell’andare alla sostanza delle cose. Le estenuanti discussioni sulle pensioni per esempio hanno qualcosa di incredibile. La riforma delle pensioni è stata fatta, Basta! Una riforma seria, secondo me, non apre tavoli di confronto ogni volta che c’è qualcosa che ancora si può cambiare, questo dovrebbe valere anche per la legge sul mercato del lavoro appena riformata dobbiamo quindi difendere quel po’ di riformismo che c’è che c’è stato fino ad oggi a garanzia del riformismo ancora possibile, quello definitivo di una grande riforma che dobbiamo mettere in atto al più presto per fare diventare, San Marino, quel Paese moderno e dinamico che tutti ci aspettiamo. Il male del XXI secolo pare essere l’antipolitica. Questa sarà una grande sfida per il nostro impegno e per il nostro nuovo Partito. La politica è l’arte del possibile, questo è il semplice messaggio per fare avvicinare i giovani, per fargli capire che la politica è l’unico modo per cambiare il mondo, non le contestazioni, non i processi di piazza, non le tutele dei privilegi né tanto meno il rifugio nelle droghe. Bisogna imparare a parlare non soltanto alla gente ma ad ogni singola persona, affinché nessuno venga escluso, chiedendo però ad ognuno di fare la propria parte. Dobbiamo imparare a parlare di autorità, di rispetto, di merito, concetti che appunto hanno a che fare con l’individuo. Dobbiamo imparare a parlare di responsabilità, di dovere, di competenza, di rischio. Questi cambiamenti di mentalità sono possibili solo se la politica è forte ed autorevole, se sa prima di tutto costruire dentro di sé questo stesso cambiamento. Se la politica è capace di valorizzare il merito, la competenza, la responsabilità, la concorrenza, il rischio, la sfida, allora avrà una visione riformatrice della società. Se trova forme nuove di democrazia in un confronto di idee di partecipazione, di selezione della classe dirigente, allora la politica sarà pronta ad un reale cambiamento. E queste sono crescite che una volta in politica avvenivano soprattutto dentro il Partito. Dobbiamo costruire un partito capace di fare convivere quello che un tempo ci sembravano contraddizioni, laicità e cristianesimo,

115 perché sono entrambi portatori di valori naturali, comuni, credenti e non credenti, tradizione e modernizzazione, perché vanno difesi i valori della nostra identità nazionale individuando nella modernità il modo di applicarli al mondo che si rinnova. Liberalismo e solidarismo perché competizione e solidarietà si coniugano perfettamente, se vogliamo investire nel capitale umano. Popolarismo e riformismo perché dobbiamo aspirare legittimamente a rappresentare il grande cuore interclassista della società sollecitando un continuo rinnovamento economico e sociale. Solo in questo modo possiamo realisticamente pensare di attrarre a noi altre forze, altre idee, altre persone. Sono certo che partiti, donne e uomini che condividono questi principi, sono vicini a noi, anzi, sono stati in passato assieme a noi e non sarà certo impossibile, se lo vorremo, ritrovarli nuovamente al nostro fianco per ridare altro vigore a queste battaglie riformatrici e modernizzatrici. La nostra nuova forma Partito deve poter garantire tutto questo affinché si possa recuperare terreno fra altre forze politiche a noi continue fra la gente che ci sostiene, fra le persone, ma soprattutto fra i giovani. Le conseguenze politiche che traggo dalla nuova legge elettorale mi lasciano alcune riserve dovute all’incognita del suo reale funzionamento, riserve che scioglierò solo dopo l’esperienza elettorale con le nuove regole, ma mi lasciano anche alcune positive convinzioni. Mi pare, se non vado errato, che il nuovo sistema recentemente approvato vada verso l’oggettiva premiazione di coloro che risulteranno vincitori dopo il verdetto delle urne. Questo induce ad almeno due riflessioni importanti: la prima che il nostro Partito già oggi di maggioranza relativa in Consiglio deve proseguire sulla strada dell’unità di tutto il fronte riformatore progressista crescendo ulteriormente nei numeri, nei consensi senza cedere a interessi particolari che talvolta lo vorrebbero nuovamente diviso e scisso in più parti; l’altra, che le cosiddette coalizioni devono trovare un utile terreno di confronto e la base più ampia di condivisione del Programma Elettorale. Quindi si dovrà evitare ogni forma di pregiudizio, non solo politico ma anche personale ed ogni forma di settarismo a vantaggio della massima apertura al dialogo. Tutto questo mi induce ad una ultima riflessione sul significato della coalizione. La recente scelta che il nostro Partito ed i suoi alleati di Governo hanno varato in Consiglio ha mostrato al Paese intero come si vuole e si debba procedere di qui in avanti. L’allargamento verso i moderati di centro non dovrà essere interpretato da nessuno come una perdita di valori della sinistra o peggio come abbiura dei storici ideali del socialismo riformista, tutt’altro. L’ampliamento della Coalizione di Governo è e deve essere interpretata come volontà di un sempre più ampio confronto con le forze democratiche e modernizzatrici al fine di dare la massima stabilità ad un Paese che chiede solo certezza e strumenti idonei alla propria crescita, sia economica che culturale. Come sostenevo prima, infatti, dobbiamo saper mettere insieme tutte le nostre capacità di dialogo per individuare concretamente i punti di contatto e non quelli di divisioni fra il mondo dei laici e quello dei cattolici, fra tradizionalisti e modernizzatori, fra solidarietà e liberismo, fra popolari e riformatori. Questi punti di contatto ci sono e solo la mancanza di volontà potrà impedire un costruttivo e sereno confronto. Dovremo quindi trovare la forza al nostro interno ed il coraggio anche pubblicamente di favorire altre aperture di credito a quelle forze che, vuoi per continuità storica, vuoi per obiettivi comuni, vuoi perfino per originalità di idee, potrebbero utilmente contribuire sia al nostro nuovo Partito sia alla nuova Coalizione di Governo. Grazie

116 PATRIZIA BUSIGNANI

Carissime Compagne, carissimi Compagni, sul piano politico ho ben poco da aggiungere al dibattito, perché condivido le analisi e le scelte che ci hanno portati fin qui. Condivido in particolare i due obiettivi principali che sono stati ribaditi nella relazione di apertura, ieri sera; vale a dire la costruzione della coalizione di centro-sinistra da una parte e la prosecuzione del progetto di unità dell’area riformista, laica, democratica, liberale e socialista dall’altra. Condivido in special modo la necessità di un impegno forte e coeso del nostro Partito, dove la discriminante non è più tra socialisti e democratici, perché ognuno di noi è ugualmente socialista e democratico. Un impegno finalizzato a cogliere entrambi gli obiettivi individuati, oggi alla nostra portata, grazie all’unificazione realizzata con la svolta riformista del 2003 e con l’approvazione della Legge Elettorale. Si tratta dei due risultati politici che hanno aperto una nuova stagione, quella che stiamo vivendo, della quale siamo protagonisti, non solo perché siamo la forza numericamente più consistente, nel Consiglio Grande e Generale ed anche nel Paese; non solo perché siamo la guida del governo e della maggioranza; non solo perché abbiamo le maggiori responsabilità di fronte al Paese, ma anche perchè questa stagione l’abbiamo voluta, pensata e determinata noi, Socialisti e Democratici e quindi ci rappresenta. Ci rappresenta nel bisogno di chiarezza e di lealtà verso i cittadini, che trova finalmente risposta; nella motivazione convinta e tenace a portare avanti un programma riformista per il bene della Repubblica; nella tenacia con cui oggi si guarda fuori dei nostri confini, all’Europa innanzitutto e al processo di integrazione europea, del quale vogliamo essere pienamente partecipi, ma anche al resto del mondo, volendo essere portatori di un contributo deciso a favore della democrazia, della pace, del dialogo fra popoli e culture diverse, senza soggezioni nei confronti dei grandi, con il coraggio e la determinazione di chi sa di essere nel giusto e di avere le carte in regola per parlare di convivenza pacifica, di rispetto dei diritti umani e di libertà. Quello che non ci manca, compagne e compagni, è il coraggio delle nostre idee e l’orgoglio di tradurle in azione politica, sbagliando anche, nessuno fra noi ha la presunzione di essere perfetto, ma con la consapevolezza che la Politica è mediazione tra interessi e aspettative diverse di una popolazione consapevole ed esigente; è ricerca delle soluzioni possibili ai bisogni e ai problemi che abbiamo di fronte come cittadini di questa Repubblica, ma anche come cittadini di un mondo fortemente “globalizzato”. La Politica, con la p maiuscola, esige dalla classe dirigente responsabilità e competenza. La responsabilità è contraria alle trame, agli intrighi, ai franchi tiratori, a tutto ciò che è il non esplicitato, il non motivato, il non discusso nei luoghi propri della democrazia. Lealtà di comportamenti, franchezza nel dibattito, disponibilità al dialogo, capacità di sintesi: sono queste le caratteristiche di una classe dirigente matura e affidabile. Su questo dobbiamo investire molto, anche come Partito. Dobbiamo promuovere un grande lavoro di preparazione e di formazione, perché la politica non si improvvisa e, men che meno, ci si può improvvisare dirigenti di partito, Consiglieri, membri di Governo… Un impegno speciale il Partito deve mettere – e sono sicura che lo metterà – nella promozione della presenza delle donne. La parità tra i sessi è principio unanimemente acquisito nelle nostre file. Certo stenta ad essere tradotto in pratica per ragioni che vanno analizzate e rispetto alle quali vanno messe in atto soluzioni appropriate, perché la presenza equilibrata delle donne e degli uomini alla formazione delle decisioni assicura una maggiore corrispondenza delle nostre azioni politiche alle aspettative di una società rappresentata in egual misura da entrambi i generi e, dunque, le ipotesi elaborate insieme hanno più possibilità di essere condivise da un maggior numero di cittadini. Siamo un Partito aperto, dobbiamo esserlo ancora di più e strutturare la nostra capacità di ascolto, di accoglienza e di dialogo con tutti, con le rappresentanze dei cittadini, più o meno organizzate, di cui è ricca la nostra società, e con i cittadini singoli perché anche la politica, più di quanto non lo sia stata in passato, ha acquisito una dimensione interattiva, che va sostenuta sul piano umano ed anche su quello tecnologico ed il consenso va costruito sulla condivisione delle idee e dei progetti. Compagne e compagni, prima di chiudere, nel rispetto dei limiti di tempo prefissati, desidero condividere con Voi un ragionamento

117 più personale. Voi sapete che ho avviato da tempo un percorso che mi ha portato a non mettermi in competizione per l’incarico di Presidente o di Segretario al Congresso dell’Unificazione e, successivamente, a non accettare la candidatura alle ultime elezioni politiche, dopo 18 anni di presenza in Consiglio Grande e Generale e che doveva permettermi di prendere congedo dalla politica attiva, quella della prima fila, proprio con questo Congresso. Questo desiderio personale si è scontrato in questi giorni con l’aspettativa e l’insistenza di molti compagni perchè invece assumessi ancora ruoli di primo piano. Questa insistenza mi ha testimoniato una fiducia e una stima di cui non sono degna, ma per le quali Vi ringrazio tutti di cuore. Per me non è facile rimettere in discussione, proprio al capolinea, un progetto di vita che è mio, ma è anche della mia famiglia. So bene che non sono indispensabile quanto nessuno di noi lo è, anche se tutti siamo utili. Ho amato e amo molto questo Partito che ho contribuito nel mio piccolo, come tutti Voi, a costruire, ma sono stanca e il Partito ha bisogni di energie fresche, di volti nuovi, di tanto entusiasmo. Quindi, compagni, se davvero c’è ancora bisogno di me, io ci sono, ma con l’aiuto di tutti e per il tempo strettamente necessario, perché il mio congedo è solo rimandato. Ma sia chiaro: dopo, non venite a lamentarvi che non Vi meritate un Presidente così intrattabile e, per di più, una donna!

118 FRANCESCO MORGANTI

Compagne, Compagni, Autorità, graditi Ospiti, Concittadini; le parole e la voce dei giovani Socialisti e Democratici non potevano mancare in occasione di queste giornate di Congresso Generale che hanno il Compito di sancire definitivamente l’avvenuta unificazione, tra Socialisti e Democratici. Non è stato facile realizzare l’unione dei riformisti viste le tante differenze e le diffidenze. Del resto, la storia anche più recente, ci insegna che, in politica, è molto più facile dividere piuttosto che unire. Proprio quest’anno ricorre il cinquantenario della più pesante e grave frattura della sinistra sammarinese:il 1957, i “fatti di Rovereta”. Ci vollero circa vent’anni, per recuperare, almeno in parte, i rapporti fra le forze della sinistra. Era il 1978 e nonostante un governo delle sinistre fortemente innovativo e produttivo di riforme, esistevano ancora grosse riserve e diffidenze tra i leaders della sinistra. Alla fine degli anni 80 ci fu la prima svolta verso l’unità determinata da: un fattore esterno: il crollo dell’Impero sovietico e da una fattore interno : l’unificazione delle forze socialiste sammarinesi. Nel 2001 ci fu la seconda svolta: la nascita del Partito dei Democratici(nato con l’intento dichiarato di aggregare l’area riformista). Importante fu la scelta unilateralmente presa da questo partito di non fare una campagna elettorale contro il partito Socialista. Era la fine della concorrenza a sinistra. L’unità raggiunta nel 2005 ha rappresentato il coronamento di un sogno antico. C’era d’altronde un filo conduttore che accomunava da sempre socialisti e democratici: è la la linea che trova le sue radici nel 1906 procede e si evolve con le lotte comuni in favore del ripristino della democrazia, contro il fascismo, per la tutela dei diritti, per le garanzie sociali, per le pari opportunità, una linea che si sviluppa nell’appartenenza, con orgoglio, alla grande famiglia del socialismo europeo e dell’internazionale socialista. Il processo di unificazione ha costituito la vera novità nel panorama politico sammarinese con la quale aderenti, elettori, forze sociali, categorie economiche e le altre forze politiche si sono dovute, volenti o nolenti, confrontare. Ora IL PSD è il Partito di maggioranza relativa, il timone riformista di una coalizione di governo che dovrà saper guidare con dignità, onestà, senso dello stato, coraggio. Coraggio perche in un paese come il nostro le riforme e i cambiamenti, sono il più delle volte proclamati ma raramente vengono effettivamente realizzati. E quando ci sono, i cambiamenti, producono sempre resistenza e fatica. La scelta unitaria ha allargato e arricchito il Partito di idee presenze e di energie che devono ora essere rivolte anche a rilanciare l’impegno politico e a costruire un riferimento specialmente per le generazioni più giovani. I giovani sono una classe dimenticata dalla politica a cui il Paese non pensa abbastanza e su cui non investe minimamente, una classe destinataria, tra l’altro, direttamente o indirettamente dei provvedimenti più impopolari.Spesso infatti prevale l’egoismo, la scelta di procrastinare la risoluzione dei problemi, scaricandone gli oneri sui giovani e sulle generazioni future. Come ha detto il ministro italiano Bersani, i giovani sono “una generazione in sala d’attesa”, a cui viene chiesto di vivere aspettando opportunità e responsabilità, in una società tendenzialmente gerontocratico. E ‘ una generazione che però ha voglia di farsi sentire, che ama il suo Paese ma lo vuole diverso, che è pronta, nonostante tutto a credere nel futuro, che chiede risposte alla politica. Noi giovani Socialisti e Democratici ci sentiamo parte di questa generazione e vogliamo esserne i rappresentanti nelle opportune sedi politiche. Proprio a taI proposito il nostro movimento giovanile, fondato nell’aprile del 2005, deve riorganizzarsi affrontando una riflessione su se stesso, sulle proprie funzioni, sulla propria azione, per capire e fare capire chi e cosa vogliamo essere.

San Marino è entrata,da alcuni anni, in una crisi di sistema - un ciclo politico e sociale è venuto ad esaurimento-. La risposta al paese passa attraverso la costruzione ed il consolidamento della coalizione di centro

119 sinistra composta attualmente con tre partiti importanti ma i cui confini non finiscono qui. Il precedente governo , caduto con la “crisi al buio”, sicuramente ha avuto un merito: San Marino ha ripreso a condurre una grande politica estera, di respiro e dignità internazionale, dopo gli anni dell’ immobilismo democristiano. A Strasburgo, dopo il nostro semestre di Presidenza del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, si ricorderanno per molto tempo di San Marino, esempio come ama speso dire Il Segretario Generale Terry Davis, che “non sono le dimensioni territoriali di uno Stato a farlo grande ma sono i suoi cittadini e i suoi rappresentanti politici e diplomatici”. Il governo precedente però ha sicuramente perso troppo tempo a discutere di questioni che non dovrebbero nemmeno entrare a far parte dell’agenda politica.: i giochi, le scaramellate, le commisioni d’inchiesta, il casinò. Il “Socialismo”-un termine tornato molto in voga nelle ultime settimane nel nostro partito-invece come, diceva Carlo Rosselli, “ è l’amore e l’interesse verso i bisogni reali e concreti della Gente” Noi Riformisti dovremo aggiornare la nostra agenda politica unendo la nostra tradizione centenaria all’esperienza del Socialismo Europeo per potere coniugare i diritti con le responsabilità, le libertà con la solidarietà. La sinistra del XXI secolo non rappresenta più solamente una parte della società. Rappresenta invece un’”idea di società”..Una società inclusiva, pluralistica, democratica, partecipata dove tutte le classi sono rappresentate. Quello che il nostro partito dovrebbe fare è molto semplice: si tratta di declinare in forme nuove i valori di sempre, dando spazio a quelle persone che lo meritano per impegno, competenza, onestà.

Certi personaggi in voga fino ad alcuni fa e oggi paladini dell’opposizione, mi fanno tornare alla mente la trilogia cavalleresca di Italo Calvino: questi da baroni rampanti sono diventati visconti dimezzati ed ora sono cavalieri inesistenti a cui è rimasta solo la prepotenza e l’astinenza da potere, come dimostrano i toni dell’ultimo dibattito consiliare. Il vero peccato per la nostra Repubblica è che la presenza di questi personaggi mette in ombra e in cattiva luce, presenze qualificate dell’opposizione, specialmente giovani, che se maggiormente valorizzate potrebbe costituire uno stimolo per il governo e una risorsa per il Paese. La politica tutta, per poter chiedere ai suoi cittadini sacrifici e impegno deve essere autorevole, non si può chiedere ai cittadini di “rispettare le leggi” se non si hanno in campo legislatori credibili e rispettabili. Compagne e Compagni, caro Giuseppe Morganti, raccoglieremo il tuo invito e non rinunceremo a pensare in grande! sulla strada unitaria che è stata tracciata ora noi giovani guarderemo verso il futuro con passione, generosità ed intelligenza; con lo stimolo a migliorarci e la speranza che tra le battaglie che vinceremo ci sarà anche quella,del ricambio generazionale nel paese , a tutti i livelli , dentro e fuori i partiti.

Grazie per la Vostra attenzione e buon lavoro.

120 RICCARDO VENTURINI

Compagni, qualche domenica fa nell’inserto della pagina culturale del Sole 24 Ore trovo questo articolo: Francis Galton, il cugino di Darwin, grande studioso della probabilità (da cui la Legge di Galton), nel 1906 (vi viene in mente qualcosa?) si trovò a una fiera di animali e assistette ad una strana gara I presenti dovevano indovinare quale era il peso di un bue che stava di fronte a loro. Partecipare costava sei pence. Chi si fosse avvicinato di più al reale peso dell’animale avrebbe vinto un premio. Gli scommettitori costituivano un mix di esperti (macellai, allevatori, agricoltori) e di visitatori e curiosi che non avevano nessuna competenza in merito. Una combinazione assai infelice pensò Galton. Ne trasse la conclusione che, vista la quantità di inesperti, la media delle scommesse sarebbe stata molto distante dal peso reale del bue. Fece i conti. La media era 1197 libbre. Il bue venne pesato. Galton rimase stupefatto il bue pesava 1198 libbre, solo una libbra in più rispetto alla media delle scommesse. Ed è abbastanza plausibile pensare che se una persona si fosse fatta avanti individualmente, magari forte di una maggior esperienza sul campo, non avrebbe ottenuto un risultato così preciso. Galton ne trasse una legge generale che chiamò, assai opportunamente, il metodo controintuitivo. Perché questo racconto, perché mi sono chiesto come molti altri perché stiamo facendo questo Congresso, perché abbiamo fatto una fusione tra due importanti partiti per dare vita a questo soggetto polito che a sua volta dare vita ad una nuova aggregazione per continuare a governare il Paese. Perché siamo oltre 500 delegati! Ma soprattutto perché vogliamo essere iscritti o aderire ad un Partito che ha ritrovato il proprio modo di lavorare attraverso l’ascolto delle persone, un ascolto a tutto campo che deve riscattare la politica e ridare a ognuno un peso, una voce, la chance di potere esprimere una opinione. Per ridare ai cittadini il loro ruolo di persone attive e coinvolte nella gestione della cosa pubblica. Ma questo è molto impegnativo, la classe politica deve oggi essere attenta ad ascoltare il parere del singolo (anche non competente) su un certo problema prima di prendere qualsiasi decisione. Ieri Alessandro ricordava il parcheggio, quanti di voi c’erano quanti voi hanno pensato qualcosa e quanti hanno avuto la possibilità di dirla. Pochi, l’idea e forse, purtroppo peggio l’interesse di qualcuno, ha avuto il sopravvento su tutto. Oggi il mondo cammina velocemente e pensare che anche il fattore della globalità inciderà sul nostro futuro è obbligatorio, sono i russi i clienti dei nostri negozi, sono le isole del Pacifico o dell’Atlantico le mete delle nostre vacanze. Riflettiamo su questo aneddoto e sul quanto è vero che la media delle risposte di una popolazione sul peso di una mucca si avvicinerà all’esatto peso della mucca con una precisione minima. Riflettiamo ancora su quante volte potremmo prima di scegliere o di prendere una decisione importante ascoltare più voci, sentire più pareri anche diversi, anche all’apparenza non competenti, ma forse più ricche di buon senso o di esperienza. Perché la media oppure la sintesi dei diversi pareri si avvicinerà alla scelta più giusta per il Paese qualsiasi sia il settore in cui si dovrà prendere la decisione. Per cui ascoltiamo anche gli esperti ma mai solo loro. Perché una volta fare politica voleva dire ascoltare le persone e elaborare i loro pareri, voleva dire parlare dei problemi del Paese e non dei problemi che ognuno di noi e che il politico di turno deve risolvere. Oggi abbiamo il Partito, abbiamo lo statuto, abbiamo il progetto politico, dobbiamo trovare gli uomini, quegli uomini capaci di ascoltare, di dialogar di riconoscere e andare avanti proprio nell’intersesse di tutti. Abbiamo delle indicazioni sui candidati alla Segreteria, alla Presidenza, dobbiamo aiutarli ed accompagnarli, e per questo vorrei confermare la mia disponibilità e candidarmi per il nuovo Consiglio Direttivo, perché solo facendo insieme le cose si potrà arrivare alla soluzione migliore per tutti. Perché proprio perché siamo sammarinesi sappiamo che il nostro futuro dipende da noi ed è arrivato il momento di riprendercelo. Grazie

121 122 GIUSEPPE GIORGI

Ho sentito, nelle parole degli interventi dei Partiti ospiti, molta condivisione e benevolenza nei nostri confronti, questo dimostra che da una crisi al buio la nostra dirigenza è riuscita a cogliere e a raggiungere un centralismo storico, manteniamolo. Questo anche in particolar modo nella accorata relazione, entusiastica e molto succosa, del nostro Presidente Giuseppe Morganti, “Peppe” sarai sempre il mio Presidente, da te si impara molto. Mi ha colto in particolare modo anche l’intervento di Monica Bollini e volevo rivolgere a Lei e al nostro Partito un invito a concludere questi lunghi preliminari e compiere questo atto amoroso. Di Monica, che ha cromosomi socialisti, ci possiamo fidare. Mi ha commosso molto anche un’altra donna dai cromosomi socialisti, la candidata alla prossima presidenza Patrizia Busignani. Cari compagni e compagne, gentili ospiti, Presidenza, sono onorato di portare il mio contributo alla nostra importante assise che tra l’altro si svolge in questo luogo storico, il Kursaal, che mi ricorda i veglioni studenteschi e voglio fare un elogio al nostro ex Segretario di Stato al Turismo, Paride Andreoli. Ieri sera venendo su ho visto il nostro centro storico, molto affascinante, addobbato con tante luci a festa, i mercatini, le tante iniziative, che egli stesso ha promosso e portato avanti. Lo ritroveremo, spero, Segretario del Partito, ed io ne sono molto contento perché è un uomo passionario che mette molto entusiasmo e concretezza nelle sue azioni. Vorrei fargli un applauso per il centro storico. Io amo San Marino che lui ha contribuito molto a cambiare. Avendo solo sette minuti a disposizione non farò la solita retorica politica già detta, ma vi parlerò di economia e commercio. La nostra economia sta vivendo un momento particolarmente difficile per il mantenimento dell’attuale sistema economico e per poter contare su future regole certe è essenziale stipulare l’accordo di cooperazione economica con l’Italia e rettificare l’accordo contro le doppie imposizioni fiscali. Stiamo assistendo, come tutti sapete, ad un attacco della Guardia di Finanza Italiana contro San Marino e volevo mandare un messaggio al Rappresentante del Partito dei Democratici Italiano perché lo porti al Ministro Visco e a Rossi William che hanno promosso questi attacchi feroci contro San Marino. Noi Sammarinesi abbiamo nel cuore la cultura del lavoro tramandata dai nostri padri e vorrei dire a Rossi William che non accettiamo questo modo scioperante della Guardia di Finanza Italiana di classificarci come pregiudicati, non lo accettiamo! Siamo a tutt’oggi 23 aziende ad essere finite nel mirino della Guardia di Finanza ed il numero è destinato a crescere. Le imprese di San Marino il cui principale mercato di riferimento è l’Italia, stanno vivendo nel terrore, con la spada di Damocle sulla testa, ossia la Guardia di Finanza Italiana. La mia Azienda ad esempio ha organizzato il proprio sistema operativo con sede in San Marino e reti commerciali in Italia, nel rispetto della legge e delle regole. Abbiamo 32 dipendenti dei quali l’80% sammarinese. Versiamo ogni anno nelle casse della nostra Repubblica, tra monofase e tasse, circa quattro milioni di Euro. Capitemi, non sto cercando di esporre la mia difesa personale, a questo pensano già i miei consulenti, io sono veramente preoccupato come socialista e democratico per tutte le 23 aziende coinvolte oggi e per quelle che lo saranno e per tutto il sistema economico sammarinese. I campi di contestazione da parte della Guardia di Finanza Italiana variano a seconda delle aziende coinvolte e sono i seguenti: stabile organizzazione, oggetto principale dell’attività, estero vestizione, transfer price, ora che il quadro è completo è necessario che l’accordo di cooperazione con l’Italia, che si andrà a stipulare, chiarisca ognuno di questi punti sopracitati, ponendo delle regole certe sulla base delle quali operare nel prossimo futuro. A mio avviso è essenziale, e non solo opportuno, come scrive il nostro Partito nel Progetto per San Marino, che San Marino stipuli un accordo e si rapporti con l’OCSE poiché questo è l’organo al quale fa riferimento l’Italia. Stiamo parlando della San Marino che produce e come tale va difesa. Mentre le nostre Segreterie di Stato agli Esteri e alle Finanze, il Capo Delegazione Claudio Felici, insieme alla Segreteria di Stato all’Industria di Alleanza Popolare, conoscendo molto bene il problema, stanno inseguendo con competenza e professionalità questo Accordo di Cooperazione con l’Italia, il nostro Partito si dimostra un po’ assente, troppe poche righe sull’argomento compaiono nel Progetto per San Marino e poi sono scritte, lasciatemelo dire, come opportunità, e questo mi fa pensare che il nostro Partito non abbia afferrato bene la gravità del problema. Se la Guardia di Finanza Italiana avesse ragione su tutti e quattro gli argomenti di imputazione, San Marino non potrebbe più avere mercato in Italia, noi aziende dovremmo,se vogliamo seguire il mercato, chiudere a San Marino e trasferisci in Italia ovvero dove si fanno più vendite. E’di oggi la notizia sui giornali, che un’altra azienda storica l’Alluminio Sammarinese chiude a San Marino e va in Italia. Non prendetele sotto gamba queste cose, va difesa un’azienda storica. L’occupazione arriverebbe al collasso e al bilancio sammarinese verrebbero a mancare le entrate della monofase, delle tasse. Voglio quindi esortare il nostro Partito a cercare di capire meglio l’economia e a 123 muoversi nel senso giusto. Non sono d’accordo inoltre con il nostro Partito riguardo la proposta contenuta all’interno del Progetto per San Marino di passare dal regime monofase all’IVA, questo sarebbe un altro duro colpo per l’economia sammarinese. L’IVA, imposta sul valore aggiunto, non agisce come la monofase sugli acquisti ma viene pagata dal cliente sul prezzo di vendita, quindi compreso il margine di ricarico, perciò i prezzi aumenterebbero notevolmente e di conseguenza non saremmo più competitivi. Inoltre l’IVA riferita alla vendita ai privati non è un costo e va rimborsata dallo Stato sammarinese con conseguenze negative per il suo bilancio perché non potrà essere messa a bilancio. Ora due parole sul commercio. Mi chiedo come si fa a scrivere nel nostro Progetto per San Marino che non esiste la possibilità di entrare nella logica dei giganteschi supermercati del circondario. E’ un’affermazione troppo risolutiva che denota una certa superficialità ed incompetenza del Partito sul tema commercio. Lo spazio di mercato c’è, io l’idea del progetto ce l’ho, creiamo un grande centro commerciale innovativo negli ajout con tettoie a vetri apribili, zone verdi all’interno, una galleria di 200 negozi, ipermercato e zone di vendita a tema, boutique con le migliori griffe di moda, disposta a perimetro su una superficie circolare dove al centro si potrebbe creare un’arena (sfilate di moda il sabato e la domenica) e iniziative varie. Una zona dedicata all’esposizione di automobili delle marche più prestigiose, questa sarebbe una novità, cinema multisala e casinò, tutto in un unico grande complesso che avrebbe una potenzialità di attrazione di pubblico a livello nazionale. La collocazione ideale sarebbe Rovereta, il centro commerciale potrebbe anche sviluppare sinergie con il nostro centro storico di Città mettendo a disposizione iniziative, una potrebbe essere una navetta che ogni 15 minuti gratuitamente trasporta la gente a San Marino con migliaia di visitatori nel centro commerciale. Secondo voi non avremmo di riflesso tanti turisti in più nel nostro caro amato centro storico? Grazie.

124 GUERRINO ZANOTTI

Compagne, compagni e graditi ospiti, A me piace pensare che la nostra sia stata in realtà una riunificazione, avvenuta dopo quasi un secolo nel quale le due forze il P.C.S. ed il P.S.S., ognuna con la propria storia politica, hanno contribuito alla crescita del nostro Paese. Ancora oggi gli aderenti al Partito dei Socialisti e dei Democratici sono spinti da quegli stessi ideali di libertà, solidarietà e uguaglianza che hanno ispirato gli uomini e le donne di allora. A dimostrazione di quanto, questi valori, siano imprescindibili oggi come allora e come essere di sinistra abbia ancora un senso. Anche se i caratteri distintivi di destra e sinistra in questi ultimi anni si sono in qualche misura attenuati, dal momento che la destra su alcuni temi fondamentali, ha assunto posizioni meno distanti da quelle che da tempo la sinistra sostiene, su di un aspetto, che io ritengo fondamentale, rimane una differenza sostanziale: Il Metodo di fare politica e il metodo di gestire la cosa pubblica. E’ su questo terreno che il PSD deve impegnarsi, a partire da subito, perché è anche in questo ambito che troveremo la possibilità di essere protagonisti della scena politica dei prossimi anni. In questi giorni ho riletto alcuni interventi fatti al Congresso dell’unificazione, quello del 2005. Rileggendoli, mi sono reso conto che in realtà quasi tutti i compagni intervenuti temevano per quella che sarebbe stata l’identità politica del nuovo Partito. Oggi non è più il momento di porre condizioni o mettere bandierine, abbiamo definito radici comuni ed un comune progetto, per il quale tutti siamo chiamati a lavorare. L’obiettivo al quale il processo di unificazione puntava era quello di costituire una forza che si collocasse nel quadro politico sammarinese come portatore di ideali della sinistra riformista. Possiamo essere orgogliosi del lavoro svolto. Il Progetto per San Marino, che abbiamo elaborato, è l’esempio concreto di una volontà riformista che abbraccia tutti gli ambiti della vita del nostro Paese. Nel 2006 il nostro Partito ha fatto una scelta netta, quella cioè di dare vita ad un Governo di centro sinistra. La valenza di questa scelta non sta solo nel fatto di aver costituito una maggioranza senza la D.C., c’è qualcosa di più importante alla base di questa svolta. Il Programma di Governo è la vera novità. Soprattutto il fatto che questo coincida in larga parte con il Progetto per San Marino, elaborato dal PSD in questi anni. Un progetto ambizioso che ha come obiettivi il rafforzamento dello stato sociale, la tutela del territorio, il rilancio dell’economia, la riduzione della precarietà del lavoro, la valorizzazione del ruolo dei giovani nella società e nella politica, il processo di avvicinamento all’Unione Europea, il raggiungimento di una fiscalità più equa, il completamento della riforma previdenziale, il miglioramento del sistema sanitario, riconoscendo, a 50 anni di distanza, tutta la validità della scelta fatta allora. Qualcuno sostiene che di questo ambizioso progetto, in questo anno e mezzo, non sia stato realizzato molto. Fra questi ci sono anche alcuni che sostengono l’attuale Governo. A loro faccio un invito. E’ necessario mantenere fermo l’obiettivo più alto. La consapevolezza che si sta lavorando per il bene del Paese. E’ opportuno dire che un grosso elemento di novità si è introdotto: l’atteggiamento tenuto dalla nuova compagine governativa, sulla trasparenza e moralità. Purtroppo i vecchi metodi qualche volta hanno prevalso. Chi segue più da vicino le vicende politiche, avrà notato che in questo anno e mezzo, non sempre, la maggioranza ha potuto contare a pieno sulle proprie forze. Questo è successo fino alla crisi di Governo del 23 ottobre scorso. I motivi che hanno determinato questi comportamenti e la crisi, la gente non li ha capiti e anch’io faccio fatica a comprenderli. C’è da chiedersi: “Se vengono a mancare i voti un motivo di carattere politico dovrà pur esserci”?!. Se di questione politica si fosse trattato, questa non è mai venuta alla luce. Ecco allora che fanno la loro apparizione i tanto enunciati “poteri forti”. Utilizzo sempre pochissimo questo termine. Sono, invece, consapevole di quali siano i mezzi che la politica ha a disposizione per fermare queste pressioni e questi coercitori. Perchè a ben pensarci di cosa si tratta se non di piccoli, deboli, pseudo imprenditori che, per compensare le loro scarse capacità imprenditoriali, hanno costruito le proprie fortune agendo continuamente nelle pieghe della Legge, sfruttandone le mancanze e con la compiacenza di pochi politici loro fedeli. Dobbiamo fermare questi fenomeni. La strada è chiara. E’ quella che il PSD ha intrapreso: creare un sistema di riforme e di regole per un reale stato di diritto. Adottare un nuovo metodo di amministrazione della cosa pubblica, improntato sulla legalità e la trasparenza. Verso questo cambiamento e speriamo per una nuova stagione politica, è stato fatto un grosso passo in

125 avanti con l’approvazione della nuova Legge Elettorale. Va riconosciuto un merito particolare al nostro Partito per la tenacia con la quale a perseguito e raggiunto questo obiettivo. Con l’introduzione delle nuove regole elettorali, cambia radicalmente il rapporto fra elettori ed eleggendi o eletti. Già dalle prossime elezioni chi andrà a votare non sottoscriverà più una delega in bianco, come è avvenuto in passato, ma esprimerà una scelta consapevole su quelli che sono i programmi e le coalizioni che si propongono al Governo del Paese. Il PSD ha già fatto una scelta in questo senso ed è una decisione irreversibile. Un ripensamento di questa posizione, non solo vanificherebbe il lavoro fatto fino ad ora, ma metterebbe a rischio addirittura i presupposti che hanno dato vita al nuovo Partito. L’imperativo per il PSD è quello di lavorare da subito al consolidamento dell’attuale maggioranza, chiamando con noi quelle giovani formazioni politiche che non rispondono alle vecchie logiche. Dobbiamo arrivare al prossimo appuntamento elettorale con una coalizione politicamente e numericamente forte. Dobbiamo impegnarci a riprendere il dialogo con quelle persone che hanno condiviso il processo di unificazione dei 2 maggiori Partiti della sinistra e che oggi se ne trovano al di fuori. Molte delle questioni, causa del distacco, oggi possono essere considerate superate. Questo fa si che sia giunto il momento di ampliare il processo di unificazione della sinistra sammarinese. La fase politica che si è aperta negli ultimi tempi è stata ricca di scissioni che cambiano continuamente lo scenario. Ci sono pochi punti fermi. Uno di questi è il Partito dei Socialisti e dei Democratici. Il futuro si prospetta complicato, è necessario quindi che l’azione del Partito goda dell’appoggio e della partecipazione di tutti gli uomini e le donne che si riconoscono negli ideali del riformismo di sinistra. Non si risolve tutto facendo della politica una professione. E’ indispensabile che il PSD torni ad essere una forza politica aperta al dialogo con la gente. Per questo è d’obbligo dotarsi di organismi più efficienti ed in grado di dare il proprio apporto in ordine alle idee e al consenso, stimolando la partecipazione attiva. In nome di quella unitarietà espressa nei documenti e raggiunta in questi anni di lavoro insieme, dovremo scegliere una dirigenza soprattutto convinta della validità del processo appena avviato e capace di guidare il Partito, coerentemente con le scelte che scaturiscono dalla mozione conclusiva di questo Congresso. In gioco non c’è solo l’esistenza di un progetto politico. C’è la possibilità di cambiare radicalmente l’idea stessa di fare politica e governare il Paese, che non miri solo al raggiungimento del benessere economico, ma alla felicità delle persone. Permettetemi adesso di concludere con un ringraziamento, davvero di cuore, a tutti quelli che hanno dato l’anima per la realizzazione del progetto di unificazione. Tutti quelli che hanno portato il PSD ad essere protagonista della vita politica e sociale del Paese. In particolare a coloro che, ne cito uno per tutti, come il nostro Presidente, lo hanno fatto in modo leale e disinteressato.

126 ROBERTA RANOCCHINI

Il dibattito congressuale necessariamente ha bisogno di sintesi. Siamo chiamati a confermare molte delle nostre scelte e ad aggiornare il progetto politico. Scegliere i nuovi vertici del Partito. A stringere il patto di fiducia e lealtà. Così ho sintetizzato la mia posizione. La politica è la forma più alta di volontariato civile. Una passione esaltante e gratificante se finalizzata agli interessi e al bene comune. La costruzione del partito unitario e plurale ha segnato, pur con tutti i ritardi culturali, di gruppo e individuali, il punto di non ritorno rispetto alle politiche egoistiche e miopi del passato. In politica, l’unità, è il primo valore da perseguire. La sinistra militante lo ha compreso solo dopo molti errori scontati duramente sulla pelle viva di molti di noi. L’unità contrassegna e distingue la forza di qualsiasi formazione politica. Segna il tratto distintivo del riferimento culturale, progettuale e strategico. E se, come negli obiettivi più alti che ci siamo dati, il risultato è quello di diventare già alla prima consultazione elettorale, il partito forte , ecco che allora, è necessario andare avanti con maggiore determinazione perché l’impegno e la responsabilità verso il paese è molto grande. Allora, nel momento in cui siamo diventati forza centrale, riconosciuta e certamente apprezzata, non capisco i ritorni di fiamma e le nostalgie verso il passato. L’insulsa disponibilità a disfare governi e a scardinare da dentro l’unità raggiunta dopo tante difficoltà. La violenza distruttiva e banale, nascosta, che usa il pulsante di voto in Consiglio, il ricatto anziché la proposta politica. Non capisco i silenzi di molti noi, il sottrarsi al confronto delle posizioni politiche. I corridoi lunghi e bui e le stanze con le porte chiuse per marcare i territori invalicabili delle correnti rappresentano il peggio che si possa riproporre nello scambio culturale e politico all’interno del partito.. Sento il bisogno di dire che si sta NEL partito mentre emerge la necessità di specificare la vicinanza a questo o quello e quindi CON. Così non si va da nessuna parte. Non si può procedere se ad ogni occasione diventa obbligatorio specificare le radici da cui si proviene a garanzia di ciò che si rappresenta nella militanza. In politica ci si può proteggere sotto forti ali di chioccia e raggiungere magari ambiti incarichi istituzionali, ma poi bisogna comunicare con e agli altri, servono le idee e le competenze, altrimenti l’esperienza finisce. Il partito ha percorso un bel tratto di strada. Ha scelto l’alternanza che consente ai partiti di confrontarsi su distinti progetti politici e culturali e offre ai cittadini il diritto di opzione. Un modello che esalta il valore della partecipazione democratica. E non è forse la pratica democratica un punto cardine delle sinistre nel mondo? In questi ultimi giorni, quelli che precedevano il Congresso, e nelle ultime riunioni del Consiglio di Direzione, mi sono fatta alcune domande: mi sono chiesta se davvero tutti abbiamo la stessa conoscenza delle nostre deliberazioni, se davvero tutti abbiamo condiviso le regole che ci siamo dati, se insomma il filo conduttore è lo stesso. Lascio sospese le domande, ascolterò il dibattito e attenderò fiduciosa la conclusione del Congresso. Penso però che la politica e le strategie non si possono cambiare a giro di posta. Semmai si continua a dipingere sulla tela stando attenti a non imbrattarla. E dunque andiamo avanti a costruire, confermando ciò che abbiamo già deciso nei mesi scorsi: l’alternanza democratica e la costruzione della coalizione di centro sinistra. La politica non è un esercizio astratto. E’ intelligenza e razionalità. E’ anima e sentimento. E’ puntare gli occhi ogni giorno dentro la vita minuta delle persone. Nella quotidianità di esistenze e storie difficili, con la malattia e risorse economiche sempre più scarse. La solitudine e la preoccupazione di un futuro che non c’è. La vita di tanti giovani che studiano e, senza certe ricche riserve di famiglia, avranno come prospettiva l’emigrazione. Con il peso di un passaporto debole. La politica è chiamata alla fatica delle risposte. E se, ad esempio, la risposta al reperimento di risorse economiche è il casinò allora significa dichiarare il proprio fallimento progettuale, l’incapacità di delineare la prospettiva centrata sul valore del lavoro. Significa togliere gli ultimi residui di fiducia nella politica. Anzi fallisce quella politica che cancella anche la speranza. Infine se il partito si potesse ascrivere alla categoria della bellezza, ecco, sarebbe bello indicare il nostro contributo nel dibattito per la trasformazione del partito socialista europeo, sarebbe bello che le cariche

127 elettive non si trasformassero in incarichi di carriera, sarebbe bello scegliere i consiglieri su basi diverse anziché le cordate, sarebbe bello cancellare componenti e correnti e aprire le stanze alla luce delle idee, sarebbe bello partecipare senza subire la mortificazione del farsi invisibile, sarebbe bello contare molte donne senza sbuffi di fastidio e al di là delle concessioni amichevoli. Sarebbe bello continuare a costruire le parti mancanti di un partito aperto e plurale. Sarebbe bello il partito nuovo.

128 GIORGIO BONFE’

Cari compagne e compagni, Quando penso al passato, mi piace ricordare che la sinistra progressista ha contribuito notevolmente a modernizzare questo paese, in particolare penso alla rimozione delle posizioni che garantivano una rendita sociale e economica. Superare questa concezione ha permesso alla maggioranza di noi di potersi mettere in gioco, e di introdurre quel principio legato al merito, che voglio ricordare è uno degli spartiacque tra un sistema democratico e un sistema non democratico. Perché nella sostanza, la democrazia significa favorire le condizioni che consentono agli individui di sviluppare le loro potenzialità ed esprimere le proprie caratteristiche, senza un approccio paternalistico: per dirla alla Bobbio significa partecipazione e responsabilità Oggi, più che in passato, la ricchezza di una società è data dalla sua materia prima più preziosa che sono i cervelli e i giovani. La fortuna di una collettività, come la nostra, dipende dalla sua capacità di non sprecare le potenzialità e le risorse che sono presenti nelle persone. Quando, invece, prevalgono quei privilegi di casta e quei solidarismi famigliari o di clan, tipici dei sistemi oligarchici, questi non attivano quei meccanismi di selezione basati sul merito, e alla fine si arriva solo a distribuire i privilegi legati all’appartenenza. Facendo così morire sul nascere quei percorsi virtuosi che portano alla partecipazione, alla nascita delle idee e al senso di responsabilità che la classe dirigente di un paese deve avere, e che per noi significa realmente passare da una entità comunale a quello di un vero Stato. Come partito abbiamo la capacità e il compito di alzare il livello della democrazia e completare quel percorso che porta al libero accesso ai diritti. Perché i cittadini sentono il bisogno di prendere parte ad un progetto che ha un orizzonte, perchè ognuno di noi si interroga sulla natura e sui limiti della società odierna e quale siano le azioni più importanti da intraprendere e quali siano i riferimenti condivisi. Il partito con realismo, spirito laico, l’inclinazione alla concretezza e all’analisi, potrà contribuire ad interpretare le esigenze della collettività, senza avere un approccio ideologico, che spesso pretende di prescrivere rimedi prima di aver esaminato le cause. Se penso che nel 1995 la Cina comunista è entrata nell’organizzazione mondiale del commercio e cosa poi è successo in 12 anni. Come si può pensare che le ideologie o le categorie, per dirla alla kant, saranno il riferimento per le scelte politiche. Con questo non voglio dire che la società e gli individui che la compongono non devono avere riferimenti comuni, anzi penso, al contrario, che vi sono valori universali che sono il cemento di tutti noi. Ma sappiamo che i problemi individuali e quelli collettivi, a cui la politica deve dare delle risposte, non dipendono da temi unici e ben isolabili, ma da cause multiformi e differenti non sempre facili da cogliere in modo intuitivo. E’ tramontata la certezza di poter contare sui cosiddetti eventi lineari. Oggi, valgono le leggi della probabilità con interpretazioni e risposte non definitive. per spiegare meglio questo concetto posso fare un esempio: Personalmente mi occupo degli aspetti legati all’energia e mi chiedo quali siano le soluzioni da adottare sul piano internazionale e sammarinese. Credo che si possa dire che la risposta non può essere ideologica, quello che serve è trovare la soluzione più opportuna tenendo conto dei costi dell’energia, dell’effetto serra, dei paesi in via di sviluppo e del nostro stile di vita. Quindi è logico avere un approccio che rappresenti scenari futuri, che valuti le probabilità che accadano determinati eventi, che individui le mete più realistiche e le tappe per realizzarle. È necessario avere una prospettiva e la capacità di governo. Solo utilizzandoli entrambi si riesce dare soluzioni alle esigenze del nostro paese. Altrimenti , come è già avvenuto in passato, alcune di queste saranno imposte dall’esterno e non potremo che accettarle. Nelle conclusioni volevo richiamare l’etica della responsabilità, e non è un caso che la voglia accostare alla nuova legge elettorale. La nuova legge elettorale impone responsabilità ai diversi livelli, • quella dell’elettore nel scegliere il proprio rappresentante e il governo,

129 • quella dell’eletto nel rispondere del proprio operato, • Quella della coalizione in quanto richiede un’idea dell’agire da parte dei partiti e dei vari componenti dei partiti, non contro i propri alleati, ma agire , in un sistema di fiducia fra persone collegate tra loro in una forma di cooperazione aperta e leale, evitando operazioni poco trasparenti per non dire occulte. E non vi nascondo, per concludere, che ho un’altra speranza che credo abbiano in molti, cioè che questa coesione tra gli alleati di governo e non, vada oltre, e con alcuni partiti si possa avviare un percorso che porti ad un progetto politico condiviso in cui non ci sono padri nobili, ma solo la volontà di tutti per costruire un nuovo e più grande soggetto politico dove ognuno si identifica, e aggiungo, possibilmente nel tempo passare da un sistema bipolare ad un sistema bipartitico. Per ora è necessario una semplificazione del quadro politico che rappresenta la risposta che molti cittadini attendono. Giorgio Bonfè

130 MORENO BENEDETTINI

Autorità, graditi ospiti, delegati, credo che la grande partecipazione dei delegati e il livello degli interventi fino qui che mi hanno preceduto, a partire dal discorso di inizio di Paolo Bollini che saluto con particolare affetto e stima per il suo ritorno qui tra noi e la splendida dettagliata relazione del Presidente Morganti siano la risposta più chiara che poteva venire dal nostro Congresso, e cioè che siamo tutti convinti e motivati che il Partito dei Socialisti e dei Democratici è quanto mai unito e compatto e che i vari periodi di transizione sono definitivamente alle spalle. E’ certo anche per ragioni naturali che tutti noi veniamo da un passato e tutti noi abbiamo percorsi e storie che ci rendono diversi e ci fanno ragionare in maniera diversa, ma oggi possiamo insieme affermare che i processi percorsi che si sono susseguiti negli ultimi anni e in particolare vorrei ricordare nell’ultimo periodo il Progetto per San Marino, il Congresso dell’Unificazione del 2005, la Tornata Elettorale, la Coalizione di Governo ed infine questo Congresso, sono stati tutti passi concreti, reali e finalizzati a costruire una grande e forte casa comune di tutti i riformisti, i liberali e democratici del nostro Paese. Questo è il raggiungimento di un obiettivo che ci deve rendere tutti molto soddisfatti ed entusiasti ma è anche un punto di partenza per porsi da domani come una forza che deve cercare di consolidare l’attuale, e possibilmente aggregare tutti coloro che si vogliono identificare nel nostro Progetto. Già dalle elezioni del 2006 il nostro Partito è uscito con un riconoscimento chiaro, la gente ci ha voluto premiare, ci ha voluto premiare per il nostro processo aggregante oggi rappresentiamo un terzo dell’elettorato e la gente pretende da noi un’assunzione di responsabilità che ci ha posto anche alla guida del Paese, le responsabilità penso che le abbiamo assunte essendo stato da subito il traino e punto di forza del Governo, da circa un anno e mezzo questa coalizione di centro-sinistra ultimamente rafforzata con l’ingresso dei DdC sta lavorando anche se tra qualche difficoltà, ma sta lavorando sulle cose da fare per il Paese e per ricercare quella tanto e sospirata alternanza democratica, governare e gestire uno Stato non è una cosa facile ma sicuramente un piccolo Paese come San Marino non può e non deve cadere in maniera periodica in stalli istituzionali che ci stanno facendo perdere solo tempo e terreno in considerazione poi dei mutamenti che avvengono intorno a noi. Ogni crisi, ogni rimpasto, ogni allargamento, chiamiamolo come vogliamo blocca comunque tutti quei processi innovativi e riformatori e stoppa i progetti che da troppo tempo giacciono insoluti sui vari tavoli di dibattito e confronto non ci sono e non servono ricette magiche per dare stabilità politica ad un Paese, basta che tutti insieme lasciamo alle spalle il vecchio modo di fare la politica che per troppi anni ha condizionato, e tuttora cerca ancora di condizionare, il nostro Paese anche nell’ultimo rimpasto, chiamiamolo così, si sono messe in risalto tutte una serie di lacune che il sistema politico non riesce a scrollarsi di dosso, Consiglieri e Segretari di Stato che fanno maggioranza e opposizione al tempo stesso, correnti interne ai Partiti che vanno a destra e a sinistra a formare governi, a nominare Segretari di Stato in entrata, in uscita, fattori esterni alla politica che condizionano le scelte della politica stessa, politici che escono di scena con percorsi di uscita e condizionamenti a chi li succede, scheletri negli armadi che ogni tanto spuntano fuori, e soprattutto questa grande voglia incredibile della ricerca dello scandalo di turno per mettere in difficoltà qualcuno, tutto questo ha creato dieci anni di instabilità politica e non ce lo possiamo più permettere, il Partito dei Socialisti e dei Democratici nello slogan di questo Congresso lo enuncia in maniera molto chiara: “Governare un Paese”, impegno quindi massimo per portare l’attuale coalizione fino alla scadenza elettorale naturale, anche perché un’altra battuta d’arresto metterebbe in seria discussione tutto il progetto della creazione di un centro-sinistra che tutti noi abbiamo voluto e ricercato. Dobbiamo arrivare preparati alle prossime elezioni poi sarà l’applicazione della nuova legge elettorale, esprimendo in anticipo in maniera chiara programmi e coalizioni, che porterà chiarezza sullo scenario politico ci sarà chi governa e ci sarà chi fa opposizione e speriamo che cessino tutti quei movimentismi che hanno solo portato incertezze e scompiglio negli ultimi anni. Il nostro Partito deve impegnarsi a ricercare in ogni direzione convergenze e punti in comune con tutte quelle forze politiche vicino a noi senza escludere e comunque precludere le porte a nessuno, tenendo però fermi quelli che sono i nostri principi e obiettivi capisaldi della nostra azione politica, siamo ad oggi la prima forza politica del Paese i nostri avversari politici che da tempo lavorano per romperci e dividerci hanno avuto effetti devastanti proprio loro stessi e si trovano oggi frammentati e in notevole difficoltà, questo è il momento di sfruttare questa onda positiva che ci vede Partito di maggioranza relativa e forza politica impegnata nel Governo. Da subito quindi dobbiamo dare delle risposte al Paese sui vari temi e argomenti che da troppo tempo sono in stallo, essere soprattutto propositivi e cercare in maniera concreta e reale di fare le cose, bisogna agire sulle riforme istituzionali, bisogna dare una seria 131 e concreta risposta ai troppi intoppi che ci sono nella Pubblica Amministrazione fare emergere veramente le competenze e superare i vecchi mansionari e dare veramente mobilità a tutti quelli che lavorano, ridare valore alle Giunte di Castello, se queste si devono mantenere dargli un vero obiettivo, riservando magari questi organismi territoriali come trampolino di lancio per i giovani nella politica, ricercare costantemente tutti quegli strumenti per mantenere le attuali condizioni di lavoro e soprattutto cercare di dare risposte agli imprenditori che intendono fare impresa seria e non certo alimentare fenomeni distorsivi, cercare di dare delle regole chiare in tema di lavoratori stranieri, di badanti che in questo momento stanno comunque aumentando sul nostro territorio, e prima che il fenomeno ci sfugga di mano e divenga incontrollabile occorre comunque ricercare delle soluzioni dare un sistema sanitario, una sanità snella con dei servizi specializzati, eliminando al massimo gli sprechi, rivedere la legge sull’edilizia sovvenzionata per garantire nella maniera migliore possibile il diritto delle persone alla casa attraverso tutte quelle agevolazioni possibili, proseguire il discorso che da tempo si sta portando avanti sul discorso delle mense con la costruzione del nuovo polo per snellire l’attuale e garantire un servizio orario all’utenza, gestire la viabilità e sistemare il discorso dei parcheggi, avere una istruzione, una scuola, una università al passo con i tempi e soprattutto cercare di creare percorsi formativi per tutti i giovani a San Marino onde evitare di continuare, come da tempo avviene, di doversi avvalere di frontalieri per ricoprire ruoli e mansioni particolari, rilanciare l’economia e le imprese, proseguire nella valorizzazione di San Marino come polo turistico congressuale organizzatore di eventi soprattutto a livello internazionale, agire sul discorso del territorio con una pianificazione seria e concreta, non solo speculativa e invasiva, dare a San Marino quindi tutta una serie di risposte: cooperazione economica, rapporti con l’Italia, rapporti internazionali, soprattutto anche una presa di posizione chiara e definitiva in materia di giochi e casinò e di quello che si vuole fare senza girare troppo attorno al problema e nasconderci sempre dietro alle solite cose, questi sono alcuni dei punti dove ritengo sia necessario agire e prendere subito delle posizioni. Sicuramente c’è un Governo che lo deve fare, ma sicuramente il nostro Partito attraverso i propri organismi ed i Gruppi di Lavoro dovrà fare la sua parte ed essere estremamente propositivo per questo dobbiamo valorizzare le enormi risorse umane presenti nel nostro Partito, dobbiamo dare spazio e voce a tutti coloro che con le loro possibilità e capacità possono portare un valore aggiunto al dibattito e al confronto, dobbiamo fare emergere le teste e le persone che si impegnano e dobbiamo cercare con programmi e azioni mirate di essere una trazione per chi ci guarda da fuori e si vuole avvicinare, dobbiamo lavorare per creare una classe dirigente di giovani che piano piano possa succedere all’attuale e per realizzare ciò la migliore palestra è lavorare sugli argomenti e sui problemi da risolvere e non sicuramente con qualche lancio proveniente dall’alto. Ci attende sicuramente un futuro ricco di impegni e di questioni da risolvere, ma ciò che la classe dirigente ha concretizzato fino ad oggi e gli obiettivi che ha prefissato nel futuro, dove tutti noi siamo dei protagonisti, sono una ottima base per metterci tutti a lavorare uniti e compatti negli organismi che l’attuale Congresso eleggerà, soprattutto vicino anche al nuovo Segretario Politico, al nuovo Presidente e a tutti gli organismi che saranno a dirigerci. Grazie

132 MIRKO MANCINI

Compagne e Compagni; in questo periodo di estrema frammentazione politica a livello internazionale siamo riusciti ad unire due grandi forze di sinistra e questo congresso oltre a celebrare questa fusione deve essere soprattutto un punto di partenza per creare una grande coalizione di centro sinistra. Devo dire che questo percorso non è stato semplice; abbiamo avuto perdite importanti sia a destra che a sinistra ma eravamo convinti dell’obiettivo che volevamo raggiungere, ed oggi siamo il primo partito di San Marino, il partito di maggioranza relativa e rappresentiamo un terzo dei cittadini sammarinesi. Abbiamo quindi la grossa responsabilità di traghettare questo paese verso un futuro migliore attraverso tutta una serie di riforme, attraverso un processo di rinnovamento e di sviluppo. Devo dire che quando nel 2003 è cominciato il percorso verso l’unificazione del partito dei socialisti e del partito dei Democratici io non ero molto convinto, allora facevo parte del partito dei Socialisti e mi chiedevo se veramente saremmo riusciti a raggiungere questo obiettivo. Poi abbiamo fatto insieme un lungo percorso di avvicinamento, ci siamo confrontati, ricordo ancora, e premetto ne cito due per tutti; l’intervento di Patrizia Busignani nel congresso del febbraio 2005 al teatro Titano e di Claudio Felici in un incontro tenuto a Fiorentino nell’ottobre successivo, e devo dire che oggi sono più che convinto che se volevamo fare qualche cosa di veramente importante per il nostro paese l’unificazione in un unico partito riformista era il solo passo possibile. A chi ci accusa di non essere un partito coeso voglio rispondere che è inevitabile che all’interno di una forza politica così grande ci siano molte teste pensanti ma fino a quando ognuno di noi è libero di esprimere le proprie idee e di confrontarsi con gli altri nel rispetto degli ideali comuni questo non può che essere un valore aggiunto; questo non può che permetterci di adottare le migliori scelte per il nostro paese. Mi sento invece di invitare tutti coloro che condividono i nostri ideali ed i nostri obiettivi a collaborare con noi perchè a volte non rimanere rigidi sulle proprie posizioni non è simbolo di debolezza o confusione politica ma piuttosto simbolo di genialità e capacità di confronto al servizio dei propri ideali, al servizio del nostro paese. Dicevo, oggi celebriamo il primo congresso di un partito unito, ma da lunedì dobbiamo mollare le redini e far correre finalmente questo sistema paese, abbiamo già fatto case importanti come ad esempio la riforma elettorale che traghetterà il paese alle prossime elezioni nel segno dell’alternanza democratica dando davvero maggior controllo ai cittadini, ma non dobbiamo fermarci qui, dobbiamo traghettare questo paese verso l’era della globalizzazione. Per riuscire a fare questo il nostro partito deve prima di tutto riuscire a coinvolgere i sammarinesi nelle proprie scelte, riportando la politica fra la gente e nelle piazze perchè in fondo valga ancora quella che era l’interpretazione aristotelica della politica, e cioè la politica deve essere intesa come tutto ciò che riguarda lo stare insieme nella città e l’organizzazione complessiva della comunità. A me fa rabbia, quando vedo andare deserti incontri pubblici che trattano temi di estrema importanza per la nostra società e per il nostro futuro, ad allora se da un lato sono d’accordo sul fatto che vanno sempre più affievolendo gli ideali o non c’è più passione politica, sono altrettanto convinto che se di crisi della politica si parla forse qualche responsabilità è anche nostra che non riusciamo a coinvolgere i cittadini nelle scelte che li riguardano. In questo penso assumano un ruolo importantissimo le realtà politiche locali come le Giunte, a cui se da un lato dovremo dare maggiori responsabilità dall’altro esse dovranno esse dovranno garantire l’intermediazione fra cittadino e stato, dovranno garantire il coinvolgimento della popolazione alla vita politica del paese. Ho parlato prima di piazze come luogo di incontro, come punto di riferimento in cui fare politica, ma queste piazze dobbiamo anche crearle; intendo piazze in senso figurato perchè oggi viviamo in un paese in crisi dal punto di vista urbanistico ed a questo dobbiamo porre rimedio. Leggevo qualche tempo fa su una rivista di pianificazione urbanistica che da una statistica realizzata in America emerge una stretta correlazione fra disordine urbanistico e criminalità, ebbene, di certo il nostro paese è una piccola realtà al cospetto delle grandi città Americane, ma sono altrettanto convinto che in un paese ricco di servizi, parchi, piste ciclabili, e piazze; soggetto ad un’accurata pianificazione urbanistica sia possibile vivere più in armonia con gli altri e con il proprio paese. Qualsiasi intervento sul territorio oggi non può che essere subordinato ad una seria ed attenta valutazione di impatto ambientale, perchè la qualità della vita di ogni Sammarinese passa anche e soprattutto dal

133 concetto che vivere in un paese bello migliora la qualità della vita e diminuisce il degrado sociale. Io penso che il nostro paesaggio sia una grande opportunità per tutti noi, ma non dobbiamo permettere che trasformazioni distorte possano cancellarlo, occorre pertanto convincersi della sua valenza di risorsa economica ma non dobbiamo ad esempio permettere che sul semplice cambiamento di vestito al nostro centro storico si basi lo sviluppo della nostra economia perchè in questo modo perdiamo la nostra identità, perdiamo la testimonianza del nostro passato. Dobbiamo pertanto compiere un’operazione di sintesi per gestire il conflitto fra trasformazione e conservazione attraverso una valutazione di impatto sul paesaggio affinché non sia arrestato lo sviluppo economico, ma allo stesso tempo non siano intaccate le nostre identità. Vorrei in ultimo sostenere un progetto che in realtà è già partito attraverso una bozza di legge e mi riferisco al tema del risparmio energetico ed all’utilizzo di energie alternative. Ad oggi San Marino è un paese fragile dal punto di vista energetico, dipendiamo interamente dall’Italia per l’approvvigionamento di tutte le fonti energetiche e non facciamo abbastanza per ridurre l’emissione di sostanze inquinanti nell’ambiente; per questo è indispensabile accelerare il processo che porta all’approvazione di una legge che incentivi l’utilizzo di fonti energetiche alternative nonché l’aumento delle prestazioni termiche del costruito trovando un sistema contributivo che penalizzi chi invece non riduce l’emissione di sostanze inquinanti. E vorrei concludere il mio intervento rinnovando la stima e l’orgoglio nei confronti del partito dei socialisti e dei democratici perchè, e l’abbiamo sentito anche dalle parole del presidente Morganti di ieri sera, abbiamo dimostrato una notevole maturità politica in molte situazioni che avrebbero potuto far cadere questo grande progetto, il progetto dell’unificazione e di una grande coalizione di centro sinistra. Grazie.

134 SIMONA ZONZINI

Care Compagne Cari Compagni, non nascondo la mia emozione a trovarmi a parlare davanti a così tante persone. Non è mia abitudine intervenire a dibattiti, di solito mi limito ad ascoltare. Ma questa volta è diverso! È il 1° Congresso del Partito dei Socialisti e dei Democratici e voglio portare anche io il mio contributo. Vi ruberò solo pochi minuti. Finalmente il Partito dei Socialisti e dei Democratici è il partito di maggioranza relativa, è il partito che è al governo del nostro Paese, è il partito che ha creduto prima degli altri nella nuova legge elettorale, è il partito che ha cercato di inserire il voto di genere nella nuova legge elettorale. Direi che in questi 2 anni, Noi, il PSD, ne abbiamo portati a casa di risultati. È chiaro, non dobbiamo accontentarci anzi c’è ancora molto da fare! Dobbiamo già iniziare a prepararci per le prossime elezioni politiche,per costruire una coalizione di Centro Sinistra che accolga tutte quelle forze che si riconoscono negli ideali e nei valori della democrazia, del riformismo della sinistra, del pensiero laico, liberale e di quello cristiano sociale. Deve emergere una cultura di buon senso e di responsabilità individuale e dei gruppi sociali. Se ognuno si assume le proprie responsabilità per costruire una società moderna, aperta e democratica allora si riuscirà ad avere un corretto funzionamento della Pubblica Amministrazione, allora si raggiungerà il consolidamento del complesso produttivo e commerciale, allora il sistema San Marino ritornerà agli antichi albori. Abbiamo il dovere morale di dimostrare al Paese, ai cittadini, alla base che il PSD è composto da persone, donne e uomini che vogliono e sanno impegnarsi, sanno portare avanti i progetti in cui credono. Mi rivolgo alle donne, che sono qui, non perché sono una femminista sfegatata, anzi, mi fa arrabbiare il fatto che senza quelle benedette quote rosa non si riesca ad avere una presenza più consistente nelle stanze dei bottoni. Dicevo mi rivolgo a noi donne, non aspettiamo che ci venga concesso lo spazio, il tempo, l’occasione per fare vedere quello che siamo e quello in cui crediamo. Facciamolo e basta. Il voto di genere non è passato in CGG. Bene. Pazienza. Ma se noi in lista inseriamo ugualmente più donne, non per far numero per arrivare a 60, ma donne che credono negli ideali del Partito, che si spendono per il partito, donne che rubano il proprio tempo per dedicarlo al Partito, allora spero che invece di 6 sole donne su 60, siano elette almeno i 2/3. Forse è solo un sogno di una giovane donna che inizia a muovere i primi passi in politica. Il partito dei Socialisti e dei Democratici al tavolo della presidenza in questo 1° Congresso vede 2/ 3 dei componenti la presidenza donne: è già un segnale. Mi auguro inoltre che il partito porti a termine riforme che sono state iniziate da compagni coraggiosi e responsabili, mi riferisco soprattutto alla riforma previdenziale e a quella del lavoro. Il Paese non può più aspettare! È necessario colmare il vuoto legislativo causato dall’abrogazione della 158 del 2005 introducendo una legge che comprenda una componente a capitalizzazione che sia basata su regole trasparenti a tutela degli interessi dei lavoratori. È ovvio che quando una riforma va a mettere mano al portafoglio dei cittadini non è una riforma che inizialmente porta consenso, ma deve passare il messaggio ben chiaro che il completamento di questa riforma non è più rinviabile, perché non ci saranno più i fondi per pagare le pensioni, né di chi le percepisce già, né di chi le avrà tra 15 anni, né di chi si affaccia ora al mondo del lavoro. E già è fatica per un giovane far parte del mondo del lavoro. Nella mia esperienza mi sono accorta che sia i lavoratori che gli imprenditori stanno attraversando un periodo difficile. Diverse, molte aziende chiudono o riducono drasticamente il personale perché non riescono a stare né al passo della concorrenza, né ad adeguarsi alla domanda del mercato che è in continua evoluzione, e quindi non riescono e non provano a favorire la riconversione dell’apparato produttivo verso settori ad alto contenuto tecnologico. Le imprese hanno bisogno di persone qualificate, professionali e motivate. Si ricorre spesso a personale frontaliero. Non che io ce l’abbia con loro, ci mancherebbe!!!……però bisognerebbe anche dare la possibilità ai giovani sammarinesi di crescere, formarsi, di fare esperienza. È logico che assumere un lavoratore che è già inserito nel mondo del lavoro è più facile e meno costoso. Ma a San Marino abbiamo anche giovani che hanno studiato, che hanno voglia di entrare a far parte di un’impresa che li formi e allo stesso tempo li renda parte integrante della medesima.….E dire che abbiamo anche leggi che prevedono sgravi contributivi per le imprese che assumono persone giovani al 1° impiego in formazione professionale o attraverso il contratto di praticato a contenuto formativo; ma sono strumenti che non sono utilizzati pienamente come dovrebbero, forse perché non si conoscono bene o forse perché è più facile assumere un frontaliero, tenerlo per 9 anni e 9 mesi e poi mandarlo a casa. Bene! Non voglio dilungarmi oltre, vorrei fare un ringraziamento particolare a colui che ci ha portati e sopportati fino a qui: il presidente del partito dei socialisti e dei democratici Giuseppe Maria Morganti. E auguro alla nuova dirigenza che verrà eletta in questo congresso: BUON LAVORO

135 136 ALVARO SELVA

L’avvenimento più significativo ed importante accaduto sul piano politico negli ultimi anni è stato indubbiamente l’unificazione fra il Partito Socialista ed il Partito dei democratici, dalla cui fusione è nato il PARTITO DEI SOCIALISTI E DEI DEMOCRATICI. E’ stato un processo non facile, che ancora non possiamo considerare concluso. Un processo politico che comunque ad oggi ha dato risultati importanti e significativi: - con le elezioni dello scorso anno al PSD è stato attribuito dal corpo elettorale un ruolo centrale nella vita politica. Infatti se il processo di unificazione ha da un lato comportato defezioni ed abbandoni, dall’altro lato ha suscitato l’attenzione, come nel caso UFR, di altre forze politiche minori, che hanno visto nel nuovo processo politico la possibilità di proporre al Paese un vero programma riformista. - l’unificazione inoltre ha inciso in maniera determinante sulla disgregazione della DC, lacerata da divisioni interne –tuttora esistenti - che non hanno potuto più essere ricomposte con le abituali elargizioni connesse ad un potere che la DC non poteva più esercitare perché il suo ruolo non era più indispensabile alla formazione del Governo. - dall’unificazione è nato un nuovo rapporto del PSD con forze politiche portatrici di valori e politiche adeguate all’interesse del Paese , relegate purtroppo prevalentemente ad un ruolo di opposizione attraverso il quale non erano in grado di esprimere la loro potenzialità riformista: mi riferisco ad Alleanza popolare e a sinistra unita, che hanno condiviso con l’inizio della nuova legislatura un programma di riforme e più recentemente ai Democratici di Centro, di cui va apprezzato il coraggio di avere rotto per primi un sistema di potere della vecchia dirigenza democristiana, per imboccare, anche alla luce delle riforme istituzionali attuate, la strada del riformismo e del sostegno allo schieramento di centro sinistra. La stampa precongressuale riporta di possibili rimpasti ad ottobre, che vedrebbero – queste sono le parole dell’articolista – penalizzata una componente (SU) dell’attuale compagine: io non sono pregiudizievolmente contrario ai rimpasti o ai cambiamenti, ma in questo caso mi permetto di consigliare cautela, per non penalizzare alleati che sono fondamentali ad uno schieramento di centro sinistra e che nella loro azione di governo hanno operato con correttezza e lealtà. Io sono certo che in questo partito non alberga una visione anticomunista alla “Berlusconi”, anche perché la maggior parte di noi sono stati un po’ comunisti (alla sammarinese) o hanno collaborato coscientemente con i comunisti. I programmi presentati dalle coalizioni che si sono succedute dopo le elezioni del 2006 sono molto validi. I primi tempi della gestione della coalizione di centro sinistra hanno dato segnali di cambiamento molto importanti, anche se purtroppo ancora timidi. In molti settori il governo ha avviato importanti riforme, con il metodo del confronto e della progettazione; la politica estera è stata segnata da successi indiscutibili; si sono recuperati taluni dannosi ritardi nella politica economica; è stato avviato un serio processo per l’incentivazione di settori della economia qualificati. Su questa strada e con questo metodo è necessario proseguire, ma in maniera più incisiva rispetto a quella messa in atto fino ad oggi. Ma né l’unificazione e nemmeno il progetto di cambiamento possono dirsi ancora consolidati e conclusi. Siamo ancora in presenza di difficoltà, incongruenze, incrostazioni di vecchio stampo che rendono il cammino dell’indispensabile rinnovamento irto di difficoltà, che possono essere pregiudizievoli alla possibilità di raggiungere quei risultati. Io, Compagni, non ho apprezzato il modo con il quale è stata aperta la crisi di governo: l’imboscata su una legge sulla quale era stato raggiunto un accordo politico perpetrato da alcuni consiglieri del gruppo PDS è stata una scelta, oltre che vile, molto pregiudizievole per il partito, che ha finito per indebolirsi ed essere colpevole di atti sleali. Il risultato di allargare la base di consenso al progetto di centro-sinistra doveva essere perseguito politicamente, non attraverso la violazione di regole fondamentali ad ogni alleanza. Sottolineo anche che alcuni servizi dello Stato sono carenti e l’azione del Partito nel Governo non è stata sufficientemente incisiva da recuperare il terreno perduto: mi riferisco in particolare alla sanità, ma non posso non sottolineare carenze ed insufficienze del sistema giudiziario. La riforma della p.a. è al palo e non si vedono segnali convincenti, fatta eccezione per le iniziative e le trattative di questa settimana, per un ammodernamento dei vari comparti amministrativi. Potrei certamente continuare nell’elenco delle cose che non vanno, ma credo che più che enumerare una serie di critiche sia importante sollecitare il Partito e le persone che nel partito ricoprono ruoli di responsabilità dirigenziali ad operare perché i segnali di rinnovamento che pur sono stati dati in alcuni importanti settori siano portati avanti con determinazione e democraticamente estesi ad ogni settore della vita pubblica e

137 della politica. Nel nostro Partito devono scomparire gruppi e gruppuscoli che usano in maniera ricattatoria il loro voto per conseguire interessi particolari o per favorire il ritorno ad alleanze che ormai sono definitivamente cassate, allontanate dal nostro Paese; il PSD, che è partito di maggioranza relativa, non deve subire l’azione di governo, ma la deve determinare e caratterizzare attraverso la preparazione di progetti politici, istituzionali, economici e sociali capaci di realizzare gli obiettivi che il Partito stesso si è posto nell’interesse generale del Paese. Per questo è indispensabile che all’interno del Partito si costituiscano gruppi di studio capaci di approfondire le diverse tematiche e preparare le proposte da avviare nelle sedi istituzionali. Né dobbiamo perdere i contatti con la popolazione. Il PSD deve istituire e far funzionare nuovamente le sezioni nelle varie zone della Repubblica, sezioni affidate alla gestione degli attivisti del Partito alle quali i cittadini potranno rivolgersi per ogni esigenza e suggerimento e attraverso le quali svolgere una più incisiva attività sul territorio a contatto con le vere esigenze del Paese.. Avvicinare cioè di più il Partito ai cittadini attraverso una sede ufficiale del Partito, e non semplicemente con il contatto personale. Questo Congresso viene proposto, non nascondiamocelo, in una forma e metodologia verticistica, direi ingessata. Pur ritenendo necessario al completamento del processo di unificazione la scelta di questo metodo che definirei “equilibrato”, avevo proposto attraverso la stampa di pervenire almeno alla elezione del Segretario politico attraverso le primarie: avere cioè alla direzione del Partito una persona indicata dalla popolazione per dare al Partito un ruolo primario e prioritario nell’azione politica, anche rispetto al Governo. Le proposte che pare siano sottoposte all’approvazione di questo Congresso sia per la Segreteria che per le altre cariche di partito sono di mia piena soddisfazione e penso possano realizzare quegli obiettivi che attraverso le primarie si dovevano raggiungere. Dicevo prima che ci troviamo purtroppo in presenza di incrostazioni di vecchio stampo, dalle quali non è facile liberarsi. Permane ancora in alcune frange del Partito un metodo di fare politica superato e dannoso, caratteristico dei vecchi regimi a centralità democristiana basato sulla ricerca del consenso ad ogni costo e sul perseguimento di obiettivi più personali o di gruppo che di interesse generale. Da queste incrostazioni dobbiamo liberarci, attraverso il confronto, il dibattito interno, la formulazione di proposte e progetti ispirati alla attuazione di un interesse generale. Occorre che la classe politica, tutti coloro che sono chiamati ad esercitare funzioni politiche ed istituzionali riacquistino pienamente il senso dello Stato, che si concretizza nella difesa dei valori fondanti della nostra Repubblica, nell’orgoglio di appartenere a questa antica comunità democratica e libertaria e nella conseguente azione a difesa degli interessi generali della Repubblica e della sua cittadinanza. E’ un valore, un metodo, che purtroppo per strada si è perso. Segnali di ripresa ci sono: andiamo avanti perché gli ideali che hanno accomunato in un’unica azione politica due partiti di estrazione popolare e di tradizione socialista possano essere pienamente attuati.

138 ALBERTO MINO

Compagni e compagne della Presidenza, compagni delegati e invitati, un cordiale saluto come delegato e anche come Segretario della Federazione dei Pensionati della Confederazione Sammarinese del Lavoro. Non vi parlerò naturalmente di problemi sindacali, da questo Congresso vorrei che si partisse per la costruzione di un Partito veramente nuovo, moderno, partecipato. Non sto a dire qui i modi con cui ci siamo arrivati perché probabilmente tante sono le cose. Gli iscritti, gli aderenti sicuramente non sono stati coinvolti, tanto che ancora dobbiamo leggerci i programmi, però c’era questa necessità, forse, e comunque il Gruppo Dirigente così ha deciso. Però questa io credo sia una tappa e di qui bisogna partire per costruire appunto questo Partito moderno. Condivido tutta la parte della relazione che il Presidente Peppe ha svolto ieri sera, quella che guarda avanti non quella che fa riferimento al passato, come naturalmente condivido l’intervento e le cose che ha detto Alvaro Selva poco fa, perché se vogliamo veramente creare un partito unitario e unito bisogna che guardiamo più in avanti che all’indietro, un Partito che deve individuare bene i suoi valori, principi, l’etica la coerenza, gli obiettivi, poi tutto il resto viene da sé per uno sviluppo economico e sociale. Riconoscere il merito, l’eguaglianza e la pari opportunità per tutti, garantire le risorse necessarie per lo stato sociale anche attraverso lo sviluppo economico eco-sostenibile e un accertamento dei redditi, reale più possibile, per mettere le risorse necessarie per lo stato sociale, per la sanità, per le pensioni, ma soprattutto anche per il socio-sanitario.Per esempio sulle pensioni bisogna che acceleriamo e modifichiamo anche quel processo di riforma che è stato iniziato, anche perché credo che sicuramente questo Partito non accetterà quello che va dicendo il Presidente dell’UNAS da tanto tempo, cioè che il suo operaio dovrebbe pagare la pensione a lui. Io credo che questo sia fuori da ogni concetto sociale. Il problema anziani è una questione sociale grande. Non c’è ancora l’abitudine di programmare, e pensare che sarebbe facile prevedere quanti anziani avremo, quanti settantenni, ottantenni, novantenni avremo fra cinque, fra dieci, fra quindici o venti anni, perché non sono quelli che ancora devono nascere, praticamente sono già nati e allora siccome già sono un quinto e passa della popolazione e aumenteranno, e hanno diritti perché sono persone, sono personeche, fra l’altro, hanno fatto ricco questo Paese. Sono persone che hanno i loro diritti che vanno preservati fino al compimento della loro vita e allora bisogna vedere quali risorse finanziarie ci vogliono, quali strutture, quali cose bisogna fare, quali bisogna programmare, perché altrimenti a forza di intervenire sempre così, con urgenza e ritappando i buchi, da un momento all’altro la questione anziani scoppia e può essere un boomerang per tutto il bilancio dello Stato, per la società, perché ci vogliono sicuramente molti fondi, molte risorse finanziarie. In questo senso io mi batto sia per i diritti di queste persone, ma soprattutto per fare capire alla politica, tutta, quello che ancora, secondo me, non è stato capito dalla politica se la politica la si fa solo guardando al quinquennio di scadenza istituzionale elettorale allora non è possibile che si possa programmare e creare una economia a bilancio dello Stato che possa reggere a queste necessità, a cui credo. Al nostro interno, coscientemente, tutti quanti vorremmo che fosse possibile: far vivere queste persone nel miglior modo possibile fino all’ultimo dei loro giorni. Grazie

139 140 MAURIZIO TOMMASSONI

Buonasera a tutti. Care compagne, cari compagni, finalmente dopo anni di duro lavoro, che ci ha visti un po’ tutti impegnati nei vari livelli, siamo qui riuniti per celebrare il primo Congresso del Partito dei Socialisti e dei Democratici. Credo che sia venuto il tempo di fare bilanci e valutazioni sul lavoro svolto e soprattutto di tracciare la linea politica per i prossimi anni. L’unificazione delle due principali forze politiche della sinistra sammarinese che hanno dato vita al PSD, è stato l’evento politico più importante della nostra storia, e non è stato solo la sommatoria di due partiti ma è stata anche una adesione di giovani di donne e di altre figure, di altri soggetti provenienti non necessariamente da altre forze politiche, ma della cosi detta società civile. E questo credo sia una bella cosa. Le uscite dal Partito di diversi compagni alla vigilia delle elezioni, non hanno impedito al Partito dei Socialisti e dei Democratici di ottenere un grande risultato elettorale, un risultato che ci ha permesso di dare vita, all’indomani delle elezioni, ad un governo di centro-sinistra con Alleanza Popolare e Sinistra Unita che, se vogliamo, era un po’ limitato nei numeri ma non certamente sui programmi, sulle idee e sulle cose da fare. L’unità del nostro Partito e della coalizione di centro-sinistra ci ha permesso di governare il nostro Paese e di allargare i nostri orizzonti. L’opposizione invece si sta sgretolando, ciò che per decenni è stato il centro del potere politico del Paese, e non solo, sta andando in frantumi. La Democrazia Cristiana, ora all’opposizione, non è più in grado di fare e disfare governi e maggioranze come era sua consuetudine e oggi si trova in difficoltà a promuovere una alternativa credibile a questo quadro politico. Tutto ciò ha portato alla nascita di nuovi gruppi politici con i quali il Partito ha avuto modo di confrontarsi e grazie a questi confronti si è trovata una soluzione per venire fuori anche dalle recenti crisi di governo, merito anche di una coalizione allargata ai Democratici di Centro e spero che quanto prima altre forze si possono aggregare. Comunque sia questa crisi di governo è stata superata con abile maestria dall’intero Partito e dall’intera coalizione e si è sicuramente riusciti a gettare le basi più solide per il futuro. D’altra parte, con l’approvazione della nuova legge elettorale alle prossime elezioni, è chiaro che se si vuole avere un peso politico bisogna necessariamente schierarsi. A questa nuova legge elettorale manca, a mio avviso, solo una cosa che io dico da una vita, manca la preferenza unica. Se vi fosse la prefernza unica credo si metterebbe fine una volta per tutte a queste odiose cordate che tutti conosciamo. Comunque questa nuova legge elettorale è sicuramente un grande risultato e il nostro Partito è stato in prima linea per portarlo avanti. Devo dire che oggi il nostro Partito è nelle condizioni migliori per governare il Paese per i prossimi anni. Nonostante i problemi e le difficoltà siamo noi stessi gli arbitri del nostro destino. Abbiamo dimostrato che siamo in grado di superare qualsiasi difficoltà, come abbiamo ampiamente dimostrato, invece, che facciamo più fatica a volte a superare le ambizioni personali ed in particolare situazioni che si creano nel Gruppo Consiliare, per cui ci sono tensioni, le quali non danno una bella immagine e creano dei problemi. Se si potessero superare sarebbe una gran bella cosa. Venendo al Partito, la cosa che mi preme di più dopo le elezioni, in particolare in questo ultimo anno, il nostro Partito, pur ottenendo dei buoni risultati è stato poco presente nel Paese. Sono passati mesi senza che il Consiglio di Direzione venisse convocato, siamo stati anche molti mesi senza il Segretario del Partito. Posso capire gli impegni e le difficoltà ma per il futuro questo tipo di situazioni non si dovrà più verificare. Noi abbiamo la necessità, in questo Congresso, di eleggere un Segretario che faccia il Segretario e non il portavoce del Governo, dobbiamo nominare un Presidente che garantisca i diritti e i doveri per tutti nel rispetto delle regole e della democrazia, dobbiamo capire che le questioni del Governo sono differenti da quelle del Partito e vanno tenuti separati i rispettivi ruoli e le autonomie, lasciando inalterata la collaborazione ed il sostegno che può essere anche critico. L’attivazione dei circoli nei castelli è un obiettivo che non possiamo più eludere, l’emendamento che è previsto in questo Congresso, lo Statuto, dove si stabilisce che le realtà locali devono indicare i candidati per liste elettorali è un fatto positivo del quale si deve tenere conto, e spero che non rimanga sulla carta. Dobbiamo impegnarci ad essere aperti, disponibili ad accogliere coloro che intendono collaborare con noi nell’interesse della collettività condividendo le nostre idee e i nostri progetti, quindi porte aperte anche a quei compagni che per loro scelta se ne sono andati dando vita ad avventure che sono finite più o meno come tutti sappiamo. L’obiettivo fondamentale è di allargare i nostri orizzonti, cercando di capire i bisogni della nostra gente e possibilmente trovare delle risposte. Per fare questo abbiamo bisogno di dare la possibilità ai nostri giovani di emergere per dare vita ad una nuova classe dirigente. Le nuove leve, i ricambi negli organismi dirigenti sono di vitale importanza per la corretta

141 democrazia e per l’efficienza del Partito. Mi auguro che le tre figure istituzionali il Presidente, il Segretario, il Capo Gruppo, abbiano la forza di mettere fine una volta per tutte a quelle logiche correntizie che si manifestano nei nostri organismi, che mettono spesso in cattiva luce l’immagine del Partito stesso. Io ci ho creduto ciecamente all’unificazione proprio per il fatto di essere uniti e non mi va “tu vieni da una parte io da quell’altra”. Io sono qua dentro e sono un aderente del Partito dei Socialisti e dei Democratici, punto e basta, non vorrei essere nient’altro, e spero che si giunga a questo. E’ fondamentale cambiare il sistema, a volte è anche necessario fare dei passi indietro per avere un Partito che sia proiettato per avere un ruolo importante nel futuro. Grazie

142 MARINO VENTURINI

Graditi ospiti, compagne, compagni, prima di tutto voglio ringraziare il Presidente Giuseppe Morganti per la bellissima relazione, e voglio ringraziare anche tutti i Gruppi di Lavoro che hanno permesso questo bel Congresso, ieri sera tanto partecipato e sentito. La storia recente caratterizzata dal percorso verso l’unità dei due principali partiti della sinistra storica ha visto realizzarsi grandi progetti che a partire dal Congresso dell’Unificazione sono divenuti sempre più proposta politica e con il Progetto per San Marino centro dell’azione proiettata verso l’interesse pubblico attraverso una moderna visione dell’economia, dello stato sociale, solidale, capace di valorizzare le prerogative di autonomia, di sovranità della Repubblica di San Marino nelle relazioni internazionali ed in particolare con l’Unione Europea. Il Paese ha necessità di scelte riformiste sul versante istituzionale, di equilibrare i poteri dello Stato, di assicurare la certezza del diritto, la partecipazione dei cittadini, il territorio e l’ambiente beni irriproducibili che dobbiamo trasmettere alle nuove leve, alle nuove generazioni, con strumenti di pianificazione territoriale per migliorare la qualità dell’abitare e del vivere, affrontare i problemi della viabilità, della sicurezza pedonale, aumentare gli spazi del verde, una nuova legge sulle Giunte di Castello per valorizzare maggiormente il ruolo delle istituzioni locali e dare loro, a questi Consiglieri di Giunta, la possibilità di incidere nella gestione della loro comunità, la difesa dell’Istituto Sicurezza Sociale che è un pilastro fondamentale, il miglioramento dei servizi dove si rende necessario. La sanità è un bene troppo prezioso per tutti i cittadini. Il Partito dei Socialisti e dei Democratici essendo il Partito di maggioranza relativa è posto davanti a grandi responsabilità e deve fare la parte che gli compete, sviluppare la capacità di difendere nella società la cultura della responsabilità, nel lavoro, nell’attività imprenditoriale, nelle professioni, nella scuola, nel sociale, nel volontariato, il tutto in un clima di solidarietà attiva che nasca dall’agire di ognuno verso gli altri. Il Partito deve scommettere sulla capacità di iniziativa, sulla responsabilità delle nuove generazioni, abbiamo tanti giovani, dando loro voce politica e rappresentanza. Le generazioni degli anziani sono sicuramente un grande valore di esperienza di vita e di equilibrio, dare a tutti le pari opportunità, il rispetto della diversità, la tutela dei soggetti svantaggiati. Il Partito ha necessità di unire le tradizioni del socialismo europeo, del cristianesimo sociale, del pensiero laico e liberale per proseguire un progetto di rinnovamento, di modernizzazione di questo Paese attraverso le opportune riforme ed una sana amministrazione dello Stato, ricercare l’adesione e il consenso di tutti i cittadini che condividono questo progetto che vogliono bene a questo Paese e che sono interessati a difendere il prestigio della Repubblica di San Marino. La riconferma della maggioranza di governo, Partito dei Socialisti e dei Democratici, Alleanza Popolare, Sinistra Unita, rafforzata dopo la crisi con la presenza dei Democratici di Centro, significa che la legge elettorale ha già prodotto i suoi effetti positivi e altri ne produrrà, introducendo elementi di chiarezza nel panorama politico. La strategia di questa coalizione dovrà essere quella di guardare oltre l’attuale alleanza di Governo e di favorire la libera partecipazione al tavolo del confronto, delle scelte nell’ambito dell’area democratica e riformista del centro-sinistra. Compagni e compagne questo è il primo Congresso del Partito dei Socialisti e dei Democratici ed il 41° dalla fondazione della sinistra socialista, costituisce anche l’occasione per ribadire la validità delle nostre tradizioni, degli ideali, della coerenza, dell’impegno socialista della sinistra sammarinese, consapevole dei propri limiti ma che ben si coniuga con il ruolo attivo determinante dei nostri padri fondatori del Movimento Socialista: Gino Giacomini, Pietro Franciosi e di tutti gli altri compagni della sinistra che si sono succeduti dopo, come Ermenegildo Gasperoni, Umberto Barulli, Giordano Bruno Reffi ed Emma Rossi e tanti altri che con spirito di sacrificio hanno portato avanti le battaglie per lo sviluppo sociale e per la crescita democratica di San Marino. Oggi il Partito dei Socialisti e dei Democratici con le sue idee, con il suo Progetto per San Marino è un Partito vincente e con una forte azione di Governo, pronto con gli altri alleati della coalizione a risolvere i problemi più immediati e futuri del Paese con riforme giuste e mirate. Oggi più che mai ci vuole un Partito unito responsabile e disponibile al dialogo, al confronto che può ancora riguadagnare la fiducia e il consenso dell’opinione pubblica, un partito che deve sapere rinnovarsi e farsi strada tra le nuove generazioni. Compagni e compagne a tutti buon lavoro per un grande obiettivo: il disegno riformista per governare un Paese moderno e dinamico. Grazie

143 144 FRANCO SANTI

È mia intenzione portare alcuni elementi di riflessione al dibattito politico del nostro primo congresso prendendo spunto da un provvedimento specifico, concreto, tangibile, come quello della recente riforma dell’Istituto per la Sicurezza Sociale avvenuta alla fine del 2004, per poi prendere in considerazione gli elementi che dovrebbero, secondo me, caratterizzare ogni azione riformista e quindi che dovrebbero caratterizzare l’agire politico di una grande forza riformista di sinistra come il nostro Partito. La riforma dell’ISS è stata fortemente voluta dal nostro Partito; è stato il frutto di una elaborazione progettuale e politica di tanti uomini e donne, convinti della necessità di portare avanti una decisa e determinata azione riformatrice. Azione riformatrice finalizzata a riaffermare quei principi di universalità, equità e solidarietà che sono stati l’ispirazione e la guida del nostro sistema sociale degli ultimi 50 anni. Una azione riformatrice che ha voluto introdurre elementi nuovi e moderni di organizzazione e di gestione dell’ISS in sintonia con le più moderne democrazie del mondo. Centrale al sistema: la persona, l’utente, il paziente, il cittadino. Caratteristica strumentale a tutto il processo: l’autonomia. Autonomia dalla quale discendono trasparenza dei diversi ruoli, definizione dei livelli di responsabilità, controllo e valutazione dei risultati ottenuti, pianificazione e programmazione gestionale delle attività. Strumenti funzionali a tutto questo percorso, l’istituzione di una Authority sanitaria e socio sanitaria, cui spetta tra le altre cose, la redazione di un Piano Nazionale Sanitario e Socio Sanitario di durata triennale, adottato dal Consiglio Grande e Generale e che i nuovi organismi dirigenti dell’ISS sono tenuti a concretizzare. Sono passati tre anni dal varo della riforma. Tre anni che, come spesso accade, hanno ancora una volta dimostrato come sia difficile passare dalla dimensione delle idee e dei progetti determinata dalla politica, alla dimensione del fare quotidiano determinato dagli operatori. Non porto esempi concreti di questo perché penso che sia del tutto superfluo. Ma chiedersi il perché di queste difficoltà, credo sia lecito. La prima risposta che viene automaticamente a galla è questa: perché in presenza di cambiamenti anche di importante spessore, in maniera del tutto naturale si è tutti portati ad un certo livello di resistenza dovuto vuoi a una sorta di istinto di sopravvivenza, vuoi al volontà di mantenere uno status quo, vuoi ad una naturale paura di ciò che è nuovo, innovativo e, per questo, non conosciuto. Una seconda risposta è più di carattere politico, riguarda una diversa visione delle cose. Emblematico a questo proposito un articolo pubblicato sul giornale della Democrazia Cristiana Azione, a cura di un operatore sanitario appartenente alla DC, che in maniera molto arguta e ben argomentata illustra alcuni dei cambiamenti avvenuti all’ISS per sostenere subito dopo che in realtà non è cambiato nulla e, ciliegina finale, affermando “per fortuna”. Qui ci troviamo di fronte ad una resistenza diversa, che affonda le proprie radici su una idea di conservazione dell’esistente a priori, acritica, priva di alternative. Spostandoci dalla ricerca dei motivi alla ricerca di soluzioni, vorrei arrivare anche ad allargare il mio campo di analisi dal particolare al generale. Sono convinto che ciò che serve, ciò che è utile per affrontare il complesso e articolato processo riformatore del nostro Istituto per la Sicurezza Sociale, possa essere benissimo traslato ed applicato in ogni campo della nostra realtà, dalla Scuola all’Economia, dal territorio al turismo, dalla Pubblica Amministrazione alla Previdenza, alla Giustizia. Dobbiamo riuscire a capire che la società in cui viviamo è contraddistinta e lo sarà sempre più in futuro, da una peculiarità ben precisa che è il “dinamismo” da intendersi, come ci insegna Lidia Menapace, come capacità di adeguarsi agli eventi. Eventi che cambiamo molto velocemente e in direzioni molto spesso non determinabili a priori, e che quindi necessitano di sistemi di gestione e controllo dei fenomeni che siano molto dinamici, che abbiano la capacità di modificarsi in corso d’opera nella convinzione che il risultato raggiunto oggi, molto probabilmente non sarà più sufficiente domani o dopodomani. Questi sistemi per essere efficaci devono poter disporre di collaudati e continui flussi di dati; dati che devono essere oggettivi, codificati, incontestabili, che descrivano i fenomeni acriticamente; dati che permettano a chi deve gestire il potere di governo, a chi svolge la funzione gestionale dei fenomeni

145 medesimi, di farlo con cognizione di causa. Tutto questo processo deve rispondere ai principi e ai criteri guida che appartengono da sempre al DNA del partito dei socialisti e dei democratici, che ne caratterizzano la spina dorsale della sua azione politica, e che oggi noi tutti siamo qui a riaffermare con determinazione e convinzione. La pace, la solidarietà, la democrazia, la partecipazione, la moralità, l’uguaglianza, le pari opportunità, i diritti civili, la lungimiranza, la progettualità, la ricerca del dialogo, del confronto, dell’integrazione. Una cultura e una identità riformista chiara e trasparente che ci appartiene da sempre, che ha portato all’unificazione dei partiti storici della sinistra sammarinese e che dovrà in futuro continuare a guidarci, ad ispirarci, a sostenerci per perseguire e raggiungere obiettivi sempre più alti di crescita per tutta la comunità.

146 ALESSANDRO MANCINI

Il processo avviato nel 2003 e il congresso del 2005 che ha unito i due partiti storici della sinistra sammarinese il PSS e il PdD hanno prodotto importantissimi risultati nel quadro politico sammarinese. Oggi Il Partito dei Socialisti e dei Democratici , dopo aver vinto le elezioni del 2006 , con i suoi 21 consiglieri è diventato il partito di maggioranza relativa , il primo partito della Repubblica ed il punto di riferimento della coalizione di centro-sinistra che governa il nostro Paese. L’unione di queste forze, oltre ad aver dato vita ad un grande Partito Riformista che ha come base storica politica e culturale i valori e le radici della sinistra sammarinese che più di cento anni fa diedero vita al Partito Socialista, oggi determina l’azione politica e lo sviluppo del nostro paese. Ma i problemi da affrontare sono ancora molti. Dobbiamo far si che il dibattito interno assuma un ruolo fondamentale e diventi un legame solido tra dirigenti , aderenti e cittadini. Nuove forme di partecipazione e di confronto dovranno rilanciare l’azione del partito creando un assetto snello che ci permetta di relazionarci con i nostri elettori e con quelli da conquistare. Per far questo dovremo garantire ai nostri aderenti informazione e formazione politica , e renderli partecipi delle decisioni fondamentali . La nuova organizzazione del Partito dovrà dare la possibilità a tutti i cittadini di essere coinvolti nei processi politici e di essere responsabilizzati e non essere trattati come semplici consumatori. La struttura del Partito dovrà essere leggera e operativa in grado di fare politica ad alto livello, di utilizzare tutte le risorse umane, in base al merito e alle capacità , di dibattere e decidere negli organismi e non in ristretti gruppo di comando . Solo cosi avremo un partito molto più forte ma soprattutto molto più unito , perchè questi elementi saranno un legante importantissimo che ci permetterà di superare l’attuale dualismo , di esprimere al meglio i bisogni di una società sempre più complessa e di lottare con intelligenza contro la frammentazione e l’antipolitica. Partendo proprio dai valori fondanti che hanno dato vita al movimento socialista nel lontano ottocento , e che oggi sono patrimonio del Partito dei Socialisti e dei Democratici come partito del socialismo riformista, membro del Partito Socialista Europeo e dell’ Internazionale Socialista , è necessario continuare l’azione aggregante che ha dato il via alla nascita del Partito, aprendosi a quelle forze politiche che si definiscono portatatrici dei valori socialisti e che nella fase iniziale non hanno aderito alla svolta riformista. Ritengo opportuno invitare a partecipare a questo grande ed impegnativo progetto aprendo un dialogo concreto ed un confronto approfondito. E’ fondamentale impostare una politica delle alleanze solida e sensata, in coerenza con la nuova legge elettorale da poco approvata , che si potrà realizzare con tutte quelle forze politiche che sono disponibili ad un’azione riformatrice e che si riconoscono nell’ambito di un centro sinistra organico ed equilibrato per creare una coalizione di stampo riformista , stabile in grado di candidarsi autorevolmente alla guida del Paese alle prossime consultazioni elettorali . La riconferma e il potenziamento del centro-sinistra rappresentano un fatto positivo dopo l’assurda caduta del governo precedente , indebolito da dissensi nascosti nel segreto del voto. Ma questo non può essere considerato un punto di arrivo in quanto l’obiettivo di fondo è quello di realizzare una grande alleanza con il consenso di tutte le forze che rifiutano la deriva conservatrice del centro-destra e che sono disposte ad assumere la responsabilità di guidare il Paese nella libertà e nella sicurezza. Infatti il precipitare degli eventi, la necessità di chiudere la crisi in fretta, alcune preclusioni discutibili, hanno impedito un dialogo approfondito e sereno che poteva sfociare in una maggioranza organica, politicamente coesa e numericamente più forte. Ora il discorso va ripreso dall’intera coalizione. In termini più generali credo che vada affrontato seriamente il tema della cultura di governo e di coalizione, in quanto il nostro Paese reclama stabilità , progetti per il futuro e metodi trasparenti e di partecipazione. Il nostro schieramento, nonostante le incertezze ed i ritardi è sicuramente molto più avanti della DC nella costruzione della coalizione sia in termini politici che in termini programmatici. Ma ancora resta molto da fare per una migliore qualità dei rapporti per una più raffinata capacità di intesa e per una coerente azione riformatrice . Posizioni personali radicali non possono frenare l’evoluzione verso l’alternanza democratica e verso l’ammodernamento del Paese attraverso le riforme strutturali che non possono più aspettare. La nostra proposta politica si basa sul “ Progetto per San Marino” che contiene l’analisi critica del passato e dei problemi di cui lo Stato soffre e manifesta il disegno per un Paese moderno e prospero.

147 Un progetto politico che definisce i contenuti del riformismo, precisa gli ideali e i valori fondativi, affronta l’analisi della situazione generale del Paese, sviluppa in maniera molto dettagliata le proposte che riguardano le istituzioni, lo stato sociale, il sistema scolastico e formativo, l’economia, le relazioni esterne, i metodi di gestione della cosa pubblica. Non potendo affrontare i vari temi per ragioni di tempo mi soffermo brevemente su alcuni punti, in particolare sugli aspetti delle politiche economiche di sviluppo del paese. Innanzitutto occorre puntare su un sistema economico efficiente integrato e competitivo , per cui dobbiamo accettare le grandi sfide della globalizzazione e San Marino deve compiere le scelte necessarie per integrarsi nel sistema internazionale. Aggiornare la legge fiscale, applicare il nuovo diritto societario, promuovere la ricerca industriale, costruire le infrastrutture necessarie , sviluppare il nostro sistema finanziario nella piena tutela dei risparmiatori , realizzare una sana concorrenza nel settore delle telecomunicazioni , sono solo alcuni degli argomenti trattati sui quali si deve mettere il massimo impegno. E’ indispensabile compiere ulteriori passi in avanti sulla strada della liberalizzazione per la costituzione di nuove imprese; sburocratizzare il più possibile le procedure amministrative superare le autorizzazioni del Congresso di Stato per i rilasci dei nulla osta. La ricerca e la formazione devono avere un ruolo fondamentale per qualificare ed aumentare la competitività del sistema industriale. Nell’ambito di uno sviluppo compatibile è necessario adeguare le normative vigenti per la promozione dell’attività di ricerca impegnando in prima fila l’univerisità. La realizzazione del parco scientifico-tecnologico è indispensabile per attuare il collegamento tra istruzione, formazione , lavoro e ricerca scientifica. Per consolidare il sistema produttivo esistente si deve favorire lo sviluppo delle attività nel rispetto delle caratteristiche territoriali e tenendo del mercato del lavoro E’ infine indispensabile promuovere la valorizzazione dell’immagine di San Marino e del suo sistema economico e produttivo, per far si che le nostre imprese possano inserirsi nei mercati internazionali con più facilità e visibilità. Ovviamente le relazioni internazionali e la stipula di accordi bilaterali sono un supporto indispensabile per lo sviluppo della nostra economia. Compagni, mi avvio alla conclusione, augurandomi che questo congresso risponda pienamente alle aspettative del paese provocando un’accelerazione delle riforme, un miglioramento dello stato sociale, una crescita generale dei livelli di conoscenza, una programmazione economica e territoriale, una gestione equilibrata della finanza pubblica ; assicurando ai cittadini libertà, sicurezza e benessere.

148 SESTINO SPADONI

Cari compagne e compagni, Mi sono letto attentamente il documento politico di questo 1° Congresso del Partito dei Socialisti e dei Democratici, dove chiaramente si richiamano i valori fondamentali del riformismo unitamente alle nostre radici. Dove si indicano i principi ed i contenuti del nuovo partito, che racchiude in se la capacità di essere protagonista delle scelte e di assicurare risposte concrete ai problemi del Paese. Un progetto di coesione sociale con un rapporto forte di fiducia e forte di valori etici e morali. In questo documento politico-congressuale si afferma con forza, che il primo obbiettivo e quello di creare le condizioni politiche, per garantire l’alternanza democratica, permettendo ai cittadini di partecipare in maniera diretta sul programma e la classe politica di governo. Insomma, come ci dice il Presidente nella sua relazione di notevoli contenuti e di grande spessore, il Partito dei Socialisti e dei Democratici, si pone come guida sicura per il Paese, un partito che da certezze, che propone innovazione, con la capacità intellettuale di affrontare e sostenere il cambiamento. Ed ancora, si ribadisce con chiarezza, la precisa volontà di dar vita ad una coalizione di centro sinistra, senza preclusioni di carattere ideologico, ma ricercando gli elementi di coesione, finalizzati al miglioramento del futuro del nostro Paese. La Coalizione dovrà coordinare le politiche e rappresentarle, inducendo i partiti che ne fanno parte a confrontarsi prima di adottare le decisioni. Che dire compagni…… “Tutto questo rappresenta un estratto, delle migliori qualità della sinistra riformista, su questo terreno e con queste premesse, sono orgoglioso di essere fra voi e con tutti voi!” Cari compagni e compagne, colgo questa occasione per esprimere la mia approvazione sull’operato del precedente governo e nel contempo,la mia fiducia sul nuovo, che racchiude in se, la stessa metodologia dello stesso agire. Con anche un sincero apprezzamento per i nostri alleati, per la loro correttezza e lealtà. Un governo, che ha inviato precisi segnali di cambiamento sul metodo di operare e sulla qualità delle azioni intraprese e messe in atto. Non scordiamoci, compagni, che solo pochi anni fà, vivevamo la stagione del buco di bilancio, delle incertezze e della sfiducia generalizzata, penalizzati pesantemente dai cattivi rapporti con l’Italia e l’Europa, stavamo vivendo una crisi politica che rappresentava solo gli interessi di pochi. Da quel momento, notevoli passi avanti sono stati fatti. Abbiamo assistito al risanamento della finanza pubblica, con una sana ed attenta gestione delle risorse, alla riforma della previdenza ed a un nuovo impulso al mondo del lavoro. Occorre ricordare, la costante opera della Segreteria del Turismo e Sport che a messo in campo tante iniziative qualificate, con una continua esposizione mediatica a livello mondiale, dando al nostro Paese una notevole visibilità. E come non sottolineare il successo, perché di successo si tratta, della nostra politica estera che ha dato nelle varie sedi internazionali, dal Semestre di presidenza del Consiglio d’Europa, alle Nazioni Unite, solo per citarne alcune, un’immagine nuova fatta di grandi valori morali e dignità. In questo contesto, si inserisce la ripresa delle relazioni con l’Italia con l’ imminente, così si dice, accordo di cooperazione. Si è dimostrato al mondo che, San Marino è una cosa ben diversa da come a volte veniva dipinta negli scandali. Scandali, spesso gestiti da personaggi senza scrupoli, che non esitavano infangare il nostro Paese, protetti e coperti dalla vecchia politica, per meri interessi personali o di bottega. Esprimo apprezzamento per questo nuovo modo di fare politica, siamo orgogliosi di questa riacquisita dignità! Questo, per me significa percorrere la strada del riformismo moderno e dinamico. Il 1° CONGRESSO DALL’UNIFICAZIONE - 41° DALLA FONDAZIONE. Cari compagni e compagne, ricorda e ci richiama alla nostra storia, in origine eravamo uniti e dopo quasi un secolo di divisioni e contrasti, sacrificando ognuno un pezzetto delle proprie ragioni, ci siamo riuniti. Non voglio voltarmi indietro e soffermarmi, sulle ragioni e sui torti, acqua passata che non macina più,

149 come dice un vecchio proverbio popolare, credo però, sia importante riflettere, ricordare e farne tesoro di questa esperienza, affinché la casa dei riformisti, non sia più smembrata in tanti mini o mono locali, anzi, dobbiamo fare di tutto e di più, per favorirne l’ampliamento e permettere a tutti i riformisti di farne parte a pieno titolo e con pari dignità. Mettiamo in campo la tolleranza per idee altrui, consideriamo il confronto delle diverse opinioni, un arricchimento dello schieramento riformista, in poche parole, mettiamo in campo l’interesse del Paese prima di tutto. Mi auspico che non si ripeta più,che dietro la segretezza del voto, si mandano a gambe all’ aria un governo, e una maggioranza che si dovrebbe sostenere. Mi rifiuto di pensare che alcuni siano succubi dei Poteri forti o potentati economici. Sono molto soddisfatto che la nuova maggioranza abbia inserito il voto palese o di fiducia,nel programma di governo, lo trovo un gesto di lealtà verso i cittadini. Poi vorrei rivolgere un monito a tutte le forze politiche indistintamente! A tutti, vorrei ricordare che il Paese ha occhi ed orecchie per vedere e sentire, ridate quindi, la giusta dignità alla politica! Basta con insinuazioni ed accuse non suffragate dai fatti, basta con “scaramellate” varie o presunti complotti, basta con i giochi della sorte che scontentano solo coloro che si sono visti sottrarre l’osso! Basta…….. la gente non ne può più! In fine, ai più giovani vorrei dire di perseverare ma anche di avere pazienza, la politica ha i suoi tempi ed i suoi riti, occorre un mix di preparazione e conoscenza, il tempo giocherà a vostro favore, naturalmente, se metterete in campo contenuti di spessore Mentre ai politici di lungo corso, vorrei invitarli a favorire il giusto ricambio, nell’interesse del bene comune. Vi ringrazio di avermi dato ascolto e vi saluto con l’augurio che il nostro amato Paese avanzi con decisione nella strada del riformismo e nel benessere diffuso. Grazie, da un socialista democratico.

150 GIOVANNI GIANNONI

Cari compagni e compagne, vorrei partire con la prima frase che ha detto il nostro Presidente nella sua relazione: “Amo il mio Paese”. Penso che questa frase sia un po’ nel cuore di tutti noi che facciamo politica perché amiamo il nostro Paese e cerchiamo di dare quel piccolo e modesto contributo politico per costruire un Paese più giusto e solidale, ma questo molte volte purtroppo non basta, ci vuole di più. Ed è proprio dalla funzione del Partito che voglio partire. La strada intrapresa negli ultimi anni ha trovato ampie difficoltà di vedute organizzative e politiche, ma siamo stati bravi, questo bisogna riconoscerlo, a superarle. E’prevalso il buon senso da parte di tutti, il confronto e la saggezza di tanti hanno portato a questo risultato: siamo gli aderenti di una grande forza politica e lavoreremo, ancora meglio e di più, per fare in modo che la politica sia protagonista, la politica delle scelte che non soffra di appiattimenti e condizionamenti. I valori storici, le radici storiche che tutti noi possediamo non sono da dimenticare, non vanno mai trascurati. Questi valori sono stati trasmessi dai nostri predecessori che hanno sempre partecipato alla vita politica con un impegno sociale per fare crescere questo Paese, essere interlocutori e punto di riferimento specialmente della gente comune soprattutto per quelle fasce della società che possedevano veramente il valore della solidarietà. Questo patrimonio lo dobbiamo conservare e farne tesoro come esperienza politica. Penso che questa funzione possa rappresentare dignitosamente la politica progressista e sociale della quale questo Paese ha veramente bisogno, forse oggi più di ieri, infatti questo Paese ha bisogno di innalzare la qualità della vita, che a mio parere in questi ultimi tempi ci sta proprio sfuggendo di mano. Quella politica vera con la P maiuscola deve emergere, deve avere il coraggio di affrontare con dignità i legami sociali delle varie componenti economiche e sociali, ma senza condizioni e senza forti pressioni. Penso che noi, come forza politica, abbiamo queste possibilità e queste condizioni di lavorare, dobbiamo rappresentare una forza di sinistra con dignità e legami sociali, infatti siamo ben rappresentati, i nostri aderenti sono nel sindacato, nelle associazioni di categoria ed in tanti altre attività di volontariato, là dove il tessuto sociale ha bisogno della presenza di tanta gente impegnata e gente volenterosa. Noi che siamo una forza di sinistra, dobbiamo essere promotori di una democrazia collettiva. Tutti noi siamo in grado di progettare tante cose anche perché i nostri predecessori ci hanno insegnato ad essere sempre in prima fila nel portare avanti politica sociale e riformista, la politica riformista sammarinese con tante idee e sacrifici, ma anche con le difficoltà che si sono incontrate sul percorso. Erano momenti difficili, il passato è pieno di iniziative portate avanti assieme dai socialisti e dai democratici nel corso degli anni, proviamo a pensare se oggi avessimo avuto una forza di sinistra divisa, cosa sarebbe successo alla politica ed ai partiti della sinistra? Probabilmente saremmo ancora sul marciapiede ad aspettare il treno che passa ed a litigare, come è successo in passato, a litigare tra di noi per avere la supremazia di una rappresentanza sull’altra. Sicuramente tutti noi abbiamo fatto delle rinunce, anche pesanti, della propria immagine e della propria generalità, ma siamo convinti di avere fatto certamente un buon lavoro. Siamo per l’unità e tale rinuncia ha dato un grosso risultato politico, non siamo più noi ad aspettare il treno che passa. Siamo anche consapevoli che ancora oggi manca un tassello socialista per complementare la sinistra nel suo insieme. Abbiamo la speranza di unire tutte le forze di sinistra ma se questo progetto non riesce o troviamo delle difficoltà non è certamente colpa nostra. Sono passati circa due anni dal Congresso di Unificazione nel quale i due partiti hanno cominciato a convivere e, come sempre succede, all’inizio è sempre molto difficile, la provenienza è diversa, ognuno di noi viene da culture diverse e da un modo di lavorare diverso, anche se molte lotte politiche in passato sono state fatte assieme. L’unificazione è stato un salto di qualità, se saremo bravi avremo una grande opportunità politica. Non dobbiamo trascurare nessuna delle occasioni che vengono avanti, l’obiettivo per il quale abbiamo lavorato negli ultimi tempi è stato quello di creare le condizioni politiche per poter garantire una alternanza democratica e una opportunità dove tutti i cittadini potranno incidere in maniera diretta sulla classe politica e sul Governo. Una forza laica e riformista rappresentata da una sinistra moderata non può chiudere la porta a nessuno, i programmi di governo si costruiscono con chi è più vicino a noi nelle scelte e nelle idee. Per cultura e per iniziative politiche, rappresentiamo una forza popolare radicata nella società e non possiamo permetterci di uscire dai binari nel percorso che stiamo costruendo. La solidarietà sociale deve costruire un sistema moderno basato sulle qualità e sul merito, lasciando in un angolo la politica delle clientele e dei favoritismi, questa politica è vecchia e va abbandonata, perché se prevale questa politica in futuro non andremo da nessuna parte né noi né gli altri. La politica è cultura, è impegno sociale, è un ideale, è un insieme di valori che

151 devono essere praticati sempre, tutto l’anno, non solo nel momento di convenienza che si ha di fronte. La politica deve essere efficiente, protagonista delle idee di una classe dirigente, capace e forte dei valori etici e morali, se siamo in grado di fare emergere questi valori state certi compagni e compagne che altre componenti forti, che comunque sono inserite nel contesto politico ed economico, non troveranno spazio. Il Partito, una organizzazione politica come la nostra dove tutti noi abbiamo lavorato per costruire una grande forza politica che rappresentasse la sinistra unita, oggi questo obiettivo lo stiamo raggiungendo con l’impegno di tutti coloro che hanno creduto nell’unità di questo Partito. Dobbiamo raggiungere obiettivi politici di massimo spessore ma se non ci riusciremo la nostra base ne risentirà e ne pagherà le conseguenze. Su questo argomento un bel paragrafo è stato scritto proprio nel Progetto per San Marino, proprio in funzione del Partito la politica deve essere rilanciata al più alto livello, limitando l’invadenza dei “Partiti tutto fare” i quali devono mettere al bando ogni forma di clientelismo e demagogia, si deve recuperare quel circuito virtuoso di fiducia tra gruppo dirigente, opinione pubblica e base, mettendo a disposizione sedi di confronto, aggregazione sociale per motivare l’impegno politico e “dare gambe” ai progetti. Questa deve essere una formazione politica di estrazione popolare, un partito non può essere visto come una mensa dorata dove chiedere. La politica è anche competizione, ma tutto questo deve rimanere in quel circuito di programmi per il Paese in una normale e civile dialettica, la classe politica ha il dovere di dare delle risposte, deve tenere un filo conduttore di confronto proprio con quel mondo che gira attorno ai fianchi della politica, esistono le imprese, le categorie economiche, le forze sociali, una grande area del volontariato, basti pensare a le tante e più associazioni che sono nel circuito del tre per mille, questa realtà chiede alle forze politiche di aprirsi, di dialogare ognuno nella sua piena autonomia, ma essere interlocutori è un dovere. Infine faccio un appello, cari compagni, a tutti i congressisti: lavoriamo per incrementare l’unità del PSD, cerchiamo di renderci conto del patrimonio politico che abbiamo, non possiamo permetterci che l’orgoglio di ognuno di noi prevalga a discapito dell’unità, deve prevalere la saggezza politica di ognuno di noi, l’orgoglio di fare parte di una grande famiglia politica, c’è posto per tutti per lavorare forse un po’ meno per scaramucce personali. Cerchiamo di crare i progetti e rivalutare la democrazia per fare emergere la politica del fare e costruire. Ci auguriamo un buon lavoro e tanto impegno, noi cari colleghi ci siamo e saremo sempre presenti. Grazie

152 CARLOS MAURIACA

Cari compagni, mi sono iscritto al Partito dei Democratici quando questo Partito intraprendeva la strada dell’unificazione che avrebbe portato poi alla costituzione del Partito dei Socialisti e dei Democratici e a questo Congresso, il primo o il quarantunesimo per me vale lo stesso, conta la sostanza non conta il numero, conta la grande svolta avuta nella vita politica del Paese svolta che non dubito definire epocale se si tiene a memoria lo stillicidio di segnali allarmanti di sgretolamento e decadimento che provenivano dalle istituzioni e da tutta la vita pubblica del Paese. Fino a questo momento abbiamo visto solo una parte del seguito e dei frutti delle decisive azioni intraprese, il ristabilimento della fiducia dei cittadini nella normalità del funzionamento democratico delle istituzioni, il riequilibrio della gestione amministrativa e finanziaria dello Stato, la ripresa dell’attività economica, le riforme istituzionali ed una nuova legge elettorale, per fare solo alcuni esempi rilevanti, in particolare per guardare un attimo in avanti bisogna capire che molti dei problemi della politica d’ora in poi vanno pensati e ragionati in termini di coalizioni e non solo dall’angolatura degli interessi pur legittimi di un singolo Partito politico. Il divenire degli eventi per meriti propri e meriti altrui ha lasciato al Partito dei Socialisti e dei Democratici l’onere e l’onore, la responsabilità e la possibilità reale di guidare una coalizione vincente di centro-sinistra. La questione è tosta compagni perché si tratta di esercitare una leadership politica mai del comandare o di imporre una politica, per quanto sacrosanta che questa possa apparire, si tratta di crescere insieme con gli alleati cercando l’unità proponendo soluzioni di principio in cui tutti possano riconoscersi utilmente e con dignità, la qualità della proposta politica per forza emerge in primo piano perché il tutto non si risolva nella trafila delle mediazioni scadenti e spartitorie. La fase che stiamo iniziando ci presenta alcune sfide davvero grosse ma nessuna supera d’importanza e urgenza quella della necessità di costruire una vera organizzazione politica nel Partito dei Socialisti e dei Democratici, so che è un punto delicato e che storicamente ha portato anche polemiche nella sinistra di tutti i continenti, ma penso che senza un minimo di formalità e di strutture ne risenta la stessa vita democratica del Partito, senza queste formalità minime finiamo, al peggio, per mancarci di rispetto a vicenda e dopo, cari compagni, è inutile indagare chi ha cominciato, come all’asilo. Una organizzazione adeguata ai tempi, una cultura di progresso umano da cui traiamo ispirazione adeguata al senso dell’uguaglianza che coltiviamo, è uno strumento necessario allo sviluppo del Partito. Una organizzazione non verticistica, leggera, appoggiata sulla tecnologia della comunicazione, partecipativa, sprovvista da parati, non burocratica. Costruiamo davvero una organizzazione in grado di assicurare lo sviluppo del Partito quale strumento essenziale per il successo del Progetto politico. Si sentono voci sulla stampa ed altrove che assicurano che l’organizzazione non serve alla politica, che si possono fare organizzazioni ad hoc istantanee, in ogni momento politico. Io penso che il Partito serve. Il Partito serve a formare il consenso politico. Non si tratta solo del consenso elettorale che si esaurisce nel deposito del voto nel seggio, ma di quel consenso ragionato ed informato che è l’essenza della democrazia. Capire il punto di vista dell’altro e generare comprensione e fiducia reciproca che senza parlarsi non vengono mai costruite. Il Partito serve a generare cultura nei rapporti politici, nel rispetto dei diritti ed delle esigenze. Nell’orda primitiva della politica non esiste rispetto per nessuno e noi abbiamo bisogno di crescere nel rispetto reciproco. Purtroppo non c’è una scuola che possa insegnare una cultura dei rapporti politici fra i cittadini e fra le loro organizzazioni politiche. Questo lo dobbiamo imparare fra di noi e farlo imparare a quelli che vengono dopo di noi. Il Partito serve altresì a generare personale politico, serve per attrarre i cittadini all’attività politica, ad invogliarli a partecipare, a stimolarli ad assumere gli impegni, ad agevolare l’esperienza di chi inizia, a fare formazione civica di base a chi frequenta per la prima volta l’arena politica. In altri tempi si chiamava gavetta, oggi non è così e non può più essere così, eppure la formazione del personale politico a tutti i livelli rimane un problema cruciale per il Partito e per il Paese. Garantire la filiera nella formazione della nuova classe dirigente è vitale, in mancanza di essa siamo alle concitate campagne acquisti ad ogni elezione che ci vogliono, per carità, ma che spesso chissà perché vanno a parare nei lobbisti di qualcosa. Il Partito serve infine per generare decisioni politiche, alla fine di tutto il processo una decisione deve essere presa. Avviandomi alla conclusione voglio ringraziare i compagni che hanno guidato il Partito in questa fase complessa e difficile, chi ha fatto i conti con il passato e chi ha aperto una porta verso il futuro, nella persona del Presidente uscente Giuseppe Morganti, voglio ringraziare tutti e non mi fate fare la lista perché sono davvero tanti. Io ringrazio tutti, anche quelli che eventualmente si sono comportati male, appunto, per non essersi accaniti più di tanto a fare danni. Le nuove autorità del Partito emergono da un patto politico. Personalmente 153 avrei preferito qualcosa di più aperto e più dibattuto in cui si potessero valutare ed elaborare ipotesi, conoscerle ed analizzarle, sceglierne una. Questo è il sale della politica e noi ce lo stiamo consapevolmente negando, ma ora va bene così. Il prossimo Congresso dovrà trovarci più uniti, più amalgamati dalle diverse provenienze, più organizzati, ancora più preparati per portare il Paese a nuovi traguardi. Grazie

154 PIER MARINO FELICI

Carissimi delegati, gentili ospiti, desidero anch’io portare il mio contributo in questa importante occasione congressuale ed in questo senso desidero esprime alcuni concetti con questo mio breve intervento. Il Congresso del partito è una grande occasione di dibattito e per tracciare la linea politica e programmatica per il futuro – Le nostre scelte avranno un peso determinante sul quadro politico e sul rilancio della politica delle riforme per l’ammodernamento del Paese nella libertà e nella sicurezza – Abbiamo la necessità di costruire e consolidare un grande partito dove possono convivere le varie culture che si richiamano al socialismo, al liberalismo e alla socialità cristiana e che si ritrovano su ideali e su valori forti a cominciare dal bene comune e dalla partecipazione popolare.- Il nostro Partito ha bisogno di superare in fretta il dualismo proiettandosi decisamente verso una gestione unitaria, di rinnovarsi nei metodi di lavoro e nelle persone attivando le sedi di dibattito interno e formando i giovani al fine di prepararli ad assumere responsabilità dirigenziali, di darsi una precisa identità politica praticando il socialismo del 2000 e partecipando attivamente alla grande azione dell’Internazionale Socialista che opera per la pace e la giustizia nel mondo intero. Ma la nostra missione non riguarda soltanto l’assetto del partito – E’ importante che si estenda anche sul territorio riconquistando gradualmente la fiducia dei Cittadini che si sono allontanati dalla politica – Dobbiamo riscaldare la passione, passare dal dire al fare, operare per la moralità della politica, ascoltare e capire le aspirazioni della gente – Solo così potremo rendere concreta e verosimile la partecipazione popolare alle grandi scelte per il paese.- L’esperienza pluriennale che mi sono fatto come Capitano di Castello di Domagnano mi spinge a mettere sul tavolo del Congresso la questione delle Giunte di Castello che deve trovare una soluzione equa e condivisa.- Questi organismi locali, non sempre vengono presi nelle giuste considerazioni e a volte sono visti più come dei veri (passatemi il termine) rompiscatole, per cui molte volte ci si sente anche demotivati e delusi nel portare avanti le istanze dei rispettivi Castelli e che di volta in volta, con più o meno fiducia, i cittadini ci chiedono di farci interpreti. E’ indispensabile invece che le Giunte di Castello ottengano dignità e rispetto in quanto sono espressione del voto popolare e rappresentano le istanze locali che coinvolgono la vita dei Cittadini del Castello.- Io non penso a grandi o nuovi poteri che sarebbero fuori dalla realtà del nostro piccolo Stato. - Penso a pochi poteri ma veri e ben circoscritti, riconosciuti e garantiti, senza alcuna possibilità di limitarsi in base ai vari casi e alle eventuali convenienze.- A questo proposito ritengo che sarebbe utile ed opportuno convocare una Conferenza della Giunte di Castello per capire e far capire le linee di riforma di questi organismi elettivi che sono da mettere in pratica .- Sono convinto che sia una delle tante strade da percorrere per attivare la partecipazione e riportare i Cittadini alla vita pubblica.- Auspico che il Partito si possa fare portatore di questa proposta.- Prima di concludere, come dicevo poco fa, questo mio breve intervento, desidero esprimere il mio pensiero sulla situazione politica generale.- Ho pienamente condiviso l’associazione alla coalizione di Governo dei Democratici di Centro che possono dare un positivo contributo per le riforme e l’ammodernamento del Paese.- Ma la considero una tappa verso la strutturazione di un centrosinistra organico al quale possono partecipare altre forze fino a formare la coalizione da presentare alla prossima Consultazione Elettorale .- Occorre infatti superare le vecchie divisioni e frammentazioni che fanno parte di un passato non esaltante.- Si deve aprire un confronto serio con le forze che si richiamano al socialismo con l’obiettivo di completare la svolta riformista e per raggiungere una vera unità .- Si deve allargare il confronto ad altri cattolici democratici che rifiutano la partecipazione al nascente centrodestra e che sono disponibili ad associarsi al centrosinistra .- Una offensiva riformista va condotta anche a sinistra del Partito dei Socialisti e dei Democratici, dove esistono forze che non condividono la riproposizione del comunismo che ha comunque fallito e che stanno praticando una linea di Governo riformista con lealtà ed impegno.-

155 Il Paese ha bisogno di stabilità, di progetto di futuro, di sicurezza economica e sociale, di vivibilità del territorio, di servizi di eccellenza, di una buona immagine internazionale, di forti professionalità.- Il buon governo e la sana amministrazione possono essere garantiti da un centrosinistra di governo che trova la sua coesione sui progetti e sui programmi di pubblico interesse .- In questa coalizione il Partito dei Socialisti e dei Democratici ha un ruolo molto importante e decisivo – Spero lo svolga col massimo impegno, con passione e con senso di responsabilità.

156 ALBERTO PENSERINI

Compagni e compagne e graditi ospiti, voglio soffermarmi solo brevemente, visto anche il settore da cui provengo, per alcune puntualizzazioni di contenuto per quanto è previsto nel Progetto per San Marino riguardo la Pubblica Amministrazione, che va riformata. Leggo dal Progetto per San Marino: “l’apparato della Pubblica Amministrazione ha necessità di una completa riforma d’attuarsi dopo il varo di nuove regole istituzionali, che diano forma e sostanza all’organizzazione dello Stato, deve risultare centrale”, prosegue il Progetto per San Marino, “la valutazione del servizio definendo preventivamente i parametri di valutazione, prevedere l’utilizzo di nuovi strumenti di gestione e di nuove tecnologie attraverso le quali sia possibile anche ampliare l’area di liberalizzazione in campo amministrativo. E’ inoltre fondamentale”, così si afferma nel Progetto, “passare dal concetto di Amministrazione Pubblica al concetto di Erogazione dei Servizi”. Queste affermazioni unitamente agli altri indirizzi espressi nel Documento Congressuale non possono che essere condivise. Non posso tuttavia non mettere in rilievo che le stesse affermazioni o quelle sostanzialmente conformi sono contenute nei programmi di quasi tutti i governi che si sono succeduti dagli anni ’90 ad oggi, nei programmi elettorali di quasi tutti i Partiti, ma purtroppo fino ad oggi non solo questi principi non sono stati attuati ma elementi distorsivi dell’amministrazione pubblica si sono ulteriormente aggravati. La burocrazia è diventata imperante ed estremamente onerosa soprattutto per gli operatori economici, l’organizzazione degli uffici e dei servizi trova il suo impianto su norme che non sono più rispondenti alle attuali esigenze ed è basata più che su sistemi organizzativi efficienti e snelli, sulla buona volontà di dirigenti e operatori che pongono il loro orgoglio professionale al di sopra delle organizzazioni. Da anni nella P.A. non si fanno più concorsi e si inserisce personale assunto con criteri che della legalità hanno solo la parvenza, contribuendo così ad incrementare le sacche di inefficienza e di precariato. Il Partito dei Socialisti e dei Democratici, al di là delle attribuzioni ministeriali contingenti, deve essere in grado, per lo spirito riformista che ne anima l’azione, di dare una svolta al problema della Pubblica Amministrazione con la realizzazione piena e rapida degli obiettivi che il Progetto per San Marino indica: cioè efficacia, efficienza ed economicità della gestione. E’ necessario un impegno forte sia sul piano normativo che su quello della formazione, perché dal semplice concetto di amministrazione della cosa pubblica si pervenga a considerare elemento centrale il lavoro che il funzionario dello Stato è chiamato a compiere per fornire alla cittadinanza e alle imprese che operano sul territorio servizi qualificati che contribuiscono effettivamente allo sviluppo economico, sociale e culturale dell’intero Paese. Per raggiungere questo risultato non sono sufficienti le pure apprezzabili indicazioni che sono contenute nel Progetto per San Marino, cioè nel Documento Programmatico di questo Congresso, come l’utilizzo di nuovi strumenti di gestione e di nuove tecnologie quali la connessione alla rete, attivando un programma di vasta digitalizzazione e telematizzazione, la realizzazione di un codice digitale che raccolga le norme per l’utilizzo delle nuove tecnologie nella P.A., il tutto con l’intento di offrire agli utenti il diritto e l’opportunità di interagire più facilmente attraverso la rete rendendo disponibili online servizi ed informazioni risparmiando tempo e denaro, sancendo una dignità di rapporto tra P.A. e cittadino. Si tratta, lo ripeto, di indicazioni serie ed importanti ma non risolutive, come non sono risolutive in sé, le indicazioni che vengono fornite dal citato documento congressuale circa lo Status della dirigenza, infatti a mio avviso perché ci sia una vera riforma della Pubblica Amministrazione e dei pubblici servizi occorre partire dalle radici, trasformare cioè il rapporto di pubblico impiego, come delineato dalla vigente legge organica, in un rapporto che privilegi l’amministrazione pubblica come organizzazione, improntata ai citati criteri di efficienza, economicità ed efficacia, ove il funzionario statale sia un dipendente e non un pubblico impiegato dell’amministrazione statale. Non sono concetti astratti ma ispirati ad un moderno riformismo che è il fondamento dell’azione di questo Partito, un riformismo che nel settore di cui stiamo parlando deve seguire il mondo che cambia, oggi in maniera veloce, e le istituzioni e la Pubblica Amministrazione non possono adottare modelli rigidi come quelli delineati dalla legge organica, valida negli anni settanta in cui fu adottata, ed arricchita agli inizi degli anni ottanta, e le dette istituzioni amministrative devono adeguarsi ai profondi cambiamenti in atto, seguire le evoluzioni della società e del mondo economico moderno, attraverso una autonomia organizzativa non condizionata da pressioni politiche clientelari o di scarsa professionalità ed il continuo aggiornamento non ingessato da regole rigide ed immutabili. Perché il mio discorso non resti astratto suggerisco di improntare la riforma della P.A. a quella adottata già da molti anni or sono in altri Paesi, caratterizzata da due concetti, il primo: quello di trasformare il rapporto di pubblico impiego in molti casi da legale, cioè strutturato da una dotazione

157 organica prevista dalla legge, in rapporto contrattuale come nei servizi privati; il secondo: quello di provvedere alla organizzazione dei dipartimenti degli uffici sulla base delle effettive esigenze e dei programmi predefiniti, con aggiornamenti anche formativi dei pubblici dipendenti, chiamati a collegarsi, coniugarsi alle innovazioni tecnologiche, organizzative e di forti identificazioni con gli obiettivi della mission della Pubblica Amministrazione, così come il nuovo modello che il Documento Programmatico indica espressamente per l’organizzazione dell’Azienda Autonoma di Stato deve essere perseguito e devono essere rapportati al modello della Pubblic Company. Dobbiamo avere questo coraggio, non lasciarci trascinare o condizionare da opportunità politiche legate al consenso di numerosi pubblici dipendenti, ai quali sarà necessario fare comprendere che un più dignitoso ed effettivo inserimento in una struttura amministrativa efficiente costituirà anche per essi un valore importante e gratificante. Nella società di oggi occorre qualche volta mettersi in gioco, con la nuova prospettata riorganizzazione riusciremo anche a raggiungere quegli obiettivi che il progetto individua espressamente: “sviluppo e capacità del metodo di lavoro in rete fra tutti gli apparati dello Stato utili alla realizzazione di obiettivi ben definiti, oltre ad una sburocratizzazione indispensabile nei rapporti con i cittadini”, non solo, io vedo in una Pubblica Amministrazione così rinnovata una occasione di impegno anche per i giovani, una opportunità per orientare senza distinzione verso attività professionali qualificate, tecnologicamente avanzate, scientificamente fondate, anche attraverso processi promossi dagli apparati della P.A. I giovani, la loro vitalità, costituiscono una risorsa per la nostra antica Repubblica, lo Stato deve essere in grado di provvedere alla loro formazione, promuoverne lo sviluppo culturale e professionale, favorirne l’inserimento in una società moderna ed efficiente. Questa idea alla quale io entusiasticamente credo rappresenta politicamente e socialmente una occasione di pari opportunità messa a disposizione proprio ai giovani e ponendo in atto il motto “tutti uguali nei diritti e nelle opportunità, diversi dal fare”, con il riconoscimento del merito e dell’efficienza. Io credo che l’azione del Partito, ispirato al concetto del riformismo e del progressismo, sia oggi in grado di realizzare questi importanti obiettivi, non lasciamoci compagni, condizionare dalle contingenze o dagli effimeri traguardi, riformiamo questo Stato con lungimiranza in modo che le future generazioni possano costruire con serenità il loro futuro. Grazie

158 PATRIZIA DOLCINI

Cari compagni, non potete immaginare la mia gioia nel partecipare a questo 1° Congresso del nuovo, finalmente, partito unico. Per quello che significa avere un partito unico che è il primo protagonista nel partecipare a dettare le linee programmatiche delle scelte importanti per il Paese. Ma non contenti oggi, stiamo anche dando i giusti riconoscimenti civili ed un’organizzazione dinamica, aperta ed autonoma ai nostri aderenti con le modifiche allo statuto che andremo a votare domani, sulla rappresentanza di genere, sulla funzionalità della Segreteria, sulle garanzie agli aderenti con l’Osservatorio del Patto Politico, sugli spazi progettuali dei Gruppi di Progetto, sulla grande importanza che viene riconosciuta alle strutture territoriali prevedendone una propria organizzazione interna e delle prese di decisione fondamentali per il partito e sulla chiarezza e trasparenza degli atti amministrativi e finanziari che il partito effettuerà. Diciamoci bravi, abbiamo fatto, e stiamo facendo, un gran bel lavoro. Però, perché sempre un però, perché non si finisce mai di migliorare, da lunedì dobbiamo pensare tassativamente al futuro del partito. Si, proprio alle forze nuove, ai giovani, perché è vero che in politica giovani lo si è negli atti, nei pensieri e nei comportamenti, ma a 50 anni tre rampe di scale, ai più, non fanno venire solo il fiato corto. È vero che il giovani sono il futuro, ma non solo. Limitarci a questa affermazione è sbagliato. I giovani sono il presente e lavorano per costruire il futuro. Oggi i giovani sono quasi invisibili e lo è per forza una generazione che salirà al potere solo versi i 50 anni, quasi come Carlo d’Inghilterra. Ma non è Peter Pan; no, non è eterna bambina la generazione che oggi ha 20 o 30 anni, forse un po’ rassegnata e disillusa, ma non assopita. Non è una generazione che non sogna. Vive solo in un paese che da sempre predilige il riciclo al rinnovamento, che pensa alla gestione del quotidiano, senza il coraggio di investire sui suoi figli. I giovani vanno coinvolti ed ascoltati sui grandi temi che sono la riforma del welfare, i diritti civili e le questioni eticamente sensibili (che non sono la stessa cosa), le questioni salariali, le politiche della casa, lo sviluppo economico, la riforma della giustizia, le politiche ambientali ed energetiche, le politiche a favore delle Pace e della distensione per un nuovo ordine mondiale. Ai giovani occorre dare un’occasione; il paese, la politica, e il partito devono investire sul loro bene più prezioso e credere nel cammino virtuoso della vitalità giovanile, bisogna iniziare ad immaginare il futuro, ma non dall’oggi al domani, ma quello da qui a 10 - 20- 30 anni. Capire la modernità. Pensare al futuro. Occorre che noi “grandi” (almeno all’anagrafe) facciamo il famoso passo indietro. Le alternative sono solo due: liberalizzare i giovani o aspettare che Carlo diventi re. Io sono pronta e lo faro; e sono certa che c’è un giovane Carletto in attesa e se sarà una pimpante Carlotta meglio ancora.

159 160 FEDERICO CRESCENTINI

Care compagne e cari compagni , gentilissimi ospiti a voi tutti porgo il mio saluto. e’ con piacere che intervengo in questa assise che vede riuniti tutti i compagni che hanno aderito al processo di unificazione dei due partiti storici della sinistra e che vedra’ rafforzare l’unita’ proprio attraverso questo congresso, il primo successivo all’unificazione dei socialisti e democratici e 41° dala fondazione. sono un giovane che si e’ avvicinato da poco alla politica e che, pertanto, non vanta una lunga esperienza. ma, non posso non notare che il progetto di unificazione intrapreso a suo tempo ha creato i presupposti per trasformare il nostro partito nella forza di maggioranza relativa. l’obiettivo comune, dati i successi conseguiti, deve rimanere quello di un partito unito nella dialettica interna, in cui, con grande democrazia, ognuno possa esprimere le proprie idee, elaborandole e diffondendole all’esterno con un’unica voce, che sia in grado di far sentire con forza e determinazione il sentimento dei valori e degli ideali che caratterizzano una sinistra socialista, moderna e, al tempo stesso, sociale e liberale. il contributo riformista impresso dal nostro partito all’azione della coalizione - e quindi del governo di cui siamo forza trainante - e’ senz’ombra di dubbio di altissimo spessore. proprio grazie al contributo deciso del psd sono state introdotte diverse innovazioni legislative che prima non erano realizzabili, a causa di linee politiche conservatrici perseguite da altri partiti, che certamente non condividevano il nostro spirito “liberale”. 1. la riforma elettorale e’ una di queste, una rivoluzione politico democratica che ha portato tutti i partiti a riflettere profondamente ed anticipatamente sul loro ruolo e sulle decisioni che dovranno prendere nei confronti dei cittadini, valorizzando di fatto la sovranita’ popolare, che e’ la base di ogni democrazia sana. 2. un’altra linea innovativa e’ costituita dal fatto che i nostri gruppi di progetto stanno elaborando piani atti a migliorare l’approvigionamento/risparmio energetico interno, privilegiando fonti di tipo rinnovabile per le future costruzioni, tramite l’utilizzo delle nuove tecnologie e dei nuovi materiali. 3. un altro punto molto importante e’ quello dell’attenzione riservata –e da riservare- alle nuove generazioni. negli ultimi anni i giovani si sono allontanati dalla politica, discostandosi, quindi, da quei valori che la nostra societa’ ha sempre difeso. al contrario di altre forze politiche, il partito dei socialisti e democratici ha intrapreso da tempo un cammino di ammodernamento. non a caso, nelle ultime elezioni politiche, e’ stato dato spazio a molti giovani fondando le basi per la crescita di una classe dirigente, che dovra’ portare avanti tutti i progetti in corso e crearne di nuovi facendo fronte alle nuove sfide che il futuro riservera’ al paese. nell’elenco dei progetti da portare avanti si evidenzia sicuramente il tema del territorio, a noi molto caro dato che la superficie del paese e’ molto contenuta. negli ultimi anni abbiamo assistito come la speculazione sia dilagata a causa di scelte sbagliate attuate nel passato. tutt’ora stiamo pagando le conseguenze di tali errori con ripercussioni su tutti i cittadini e sulla vivibilita’ all’interno della nostra repubblica. la sfida a cui siamo chiamati oggi e’ quella di riuscire a coniugare, nel miglior compromesso, le esigenze di ambiente, vivibilita’ e sviluppo economico. l’aumento della popolazione avvenuto negli ultimi anni portera’ presto ad un collasso della viabilita’ interna se non si attuera’ un piano d’intervento, atto alla creazione di nuove forme di collegamento, in grado di supportare un carico urbanistico maggiore anche in previsione del futuro. anche le infrastrutture sociali come asili e scuole, che in questo momento risultano insufficienti sempre a causa dell’aumento del carico urbanistico, devono essere integrate e rafforzate. vanno create strutture ricettive di alto livello, che dall’esterno tutti possano invidiarci, che possano accogliere i nostri anziani e i nostri giovani e che elevino l’immagine di san marino in italia e nel resto d’europa. care compagne e cari compagni, come ho detto in apertura di questo mio intervento, mi sono avvicinato alla politica attiva da poco tempo e l’ho fatto aderendo al partito dei socialisti e dei democratici, nel quale ho trovato il miglior mezzo per contribuire all’affermazione nel paese con i miei valori ed i miei ideali. 161 una scelta che, con soddisfazione, oggi, posso riconoscere come la migliore, in quanto ho trovato un gruppo di persone, di compagni, che sanno intendere l’impegno politico come servizio al paese. spero che in futuro il contributo che io e tutti gli altri giovani possiamo dare al partito - e quindi attraverso la sua azione al paese - possa essere sempre piu’ importante e positivo. del resto, un partito e’ un laboratorio di idee, visioni diverse della realta’ non possono che innalzare il livello del confronto e rendere maggiormente concreti ed efficaci i progetti che scaturiscono dal confronto interno. i nosri coetanei, coloro che superficialmente –come purtroppo e’ di moda oggi- esprimono diffidenza verso la politica intravedono un futuro di incertezze e di insicurezze. noi che ci troviamo oggi qui riuniti, invece, pur consapevoli della complessita’ del momento e delle insidie che dovranno essere superate, non possiamo che essere ottimisti, perche’ in fondo, attraverso il nostro impegno politico, il futuro non ci limitiamo a subirlo, ma abbiamo il grande onore –e il relativo onere- di poterlo scrivere! ringraziandovi per l’attenzione riservatami auguro a tutti voi un buon proseguimento di congresso.

162 SIMONA PAMBIANCHI

Care compagne cari compagni graditi ospiti. E’ grande il piacere di poter intervenire, cercando di portare un contributo al dibattito congressuale del partito dei socialisti e dei democratici. Il Congresso che si celebra in queste giornate sancisce in maniera definitiva l’unità dei partiti della sinistra storica sammarinese: il partito dei socialisti ed il partito dei democratici. Come indicato negli atti oggi stiamo celebrando il primo congresso del psd ed il quarantunesimo dalla fondazione della sinistra sammarinese intesa come forza che si organizza, come partito. Sento crescere un grande orgoglio in me al pensiero di poter partecipare attivamente ai lavori del congresso e di sentirmi membro di questa grande organizzazione, di questo grande partito, di questa grande famiglia. Ho sempre creduto nel percorso di aggregazione delle forze e dei partiti della sinistra, l’ho da sempre considerata come un punto a cui tendere, soprattutto l’ho considerata percorribile e verificabile da quando, dopo la caduta del muro di Berlino, il vecchio partito comunista ha iniziato un percorso di profonda revisione, per cui i partiti della sinistra storica si sono trovati a parlare la stessa lingua ed a pensare al futuro del proprio paese nella stessa maniera. In linea a quanto appena affermato ossia alla voglia e alla convinzione di dare origine ad un grande partito della sinistra che sia punto di incontro per tutti coloro che da sempre hanno militato in quest’area o che comunque pensano ed immaginano la società in cui vivono ed il loro paese alla luce degli ideali propugnati dalla sinistra riformista e democratica, ciò che stiamo celebrando oggi non deve essere considerato come il punto di arrivo del processo di unificazione fra il partito dei socialisti ed il partito dei democratici, ma deve essere considerato come elemento catalizzatore, come punto di partenza per l’aggregazione e per l’unità di tutte le forze e di tutti gli uomini della sinistra socialista, progressista che trova nello stampo riformista democratico e liberale la sua linfa vitale. Quello a cui mi riferisco lo vediamo già in questo congresso, al quale partecipano uomini e donne che avevano iniziato il loro impegno politico nell’area della sinistra o vicina ad essa, mi riferisco alla casa delle identità e all’unione delle forze repubblicane, che aderendo al partito dei socialisti e dei democratici nella fase precongressuale, sono divenute forze integranti del partito stesso del progetto politico messo in campo dal psd. Un saluto particolare lo voglio rivolgere al compagno Paolo Bollini il quale, pur avendo svolto un percorso differente, non si è mai allontanato dall’obiettivo comune della costruzione di un grande centro sinistra. Si è da qualche tempo riavvicinato al nostro partito al quale, sono sicura, porterà importanti contributi sia politici che programmatici. Nel progetto politico non può non essere ricordata l’importanza della riforma della legge elettorale. Riforma di iniziativa popolare nata e cresciuta all’interno del psd, spinta da donne e uomini dello stesso, su cui si è trovata la convergenza delle forze costituenti la coalizione che ha dato origine al precedente governo nato per la ventiseiesima legislatura della Repubblica. Eguale condivisione si è anche avuta da parte di chi è entrato adesso nell’attuale coalizione come parte organica della nuova compagine di governo; mi riferisco logicamente ai democratici di centro. Il partito dei socialisti e dei democratici, con il suo percorso di unità e con il provvedimento di riforma elettorale, è stato in grado di imprimere una forte accelerazione ai cambiamenti nel panorama politico della repubblica; ha dato una forte spallata alle vecchie logiche di pensare e fare la politica. Ha trasferito il progetto della ricerca di convergenze combattendo la frammentazione nella sinistra, dall’interno del partito all’intero panorama politico. Nella convinta volontà di combattere la frammentazione partitica, inserendo nel panorama politico il fondamentale concetto di coalizione. La maggioranza di coloro che sono confluiti nel psd credendo in maniera forte nel progetto politico, sono riusciti ad anteporre le prerogative dei partiti di origine in funzione di una prospettiva politica di più ampia portata. Combattendo la divisione che troppo spesso è solo funzione della personalizzazione della politica. Personalizzazione che molto spesso coincide con la volontà di preservare le posizioni di potere acquisite anche in rappresentanza di una piccola parte di soggetti che antepongono la realizzazione dei propri interessi al bene dell’intera collettività. Ritengo che appunto la ricerca del bene della società debba essere l’obbiettivo da perseguire ed in vista di ciò anche le forze politiche che si aggregano nella coalizione, devono mettere da parte la propria

163 autonomia in funzione della coalizione, perché questa risulti essere sempre più coesa e quindi maggiormente rispondente alle esigenze per l’attuazione di politiche che garantiscano appunto il bene, il futuro del paese. Credo purtroppo che tale concetto non sia stato compreso appieno da tutte le forze politiche. Ne è un chiaro esempio ciò che si è verificato con la crisi di governo appena superata, dove l’imboscata portata da alcuni consiglieri della maggioranza ha mostrato il tentativo di alcuni di tornare al passato, di tornare alle vecchie logiche di pensare e fare la politica. Quanto abbiamo visto muoversi nei giorni scorsi sulla scena politica sammarinese è di certo stato il rigurgito di un vecchio modo di pensare e vivere la politica, di chi antepone gli interessi di parte agli interessi generali, di chi chiuso nei piccoli interessi di bottega non si è reso conto però di un mutato panorama politico. L’esecutivo uscente voleva rompere con gli anacronistici metodi di alcuni di fare e pensare la politica che negli anni passati ha portato all’avvicendarsi di un innumerevole numero di governi, che ha ingessato la politica e il paese in un drammatico e pericoloso immobilismo. La manovra operata nel momento in cui doveva essere approvato il progetto di legge sul giusto processo, ha rappresentato il tentativo di scardinare il “progetto” che serviva a creare un rinnovato impegno politico e sociale nel rispetto della delega conferita degli elettori, in funzione del progresso, del benessere e del futuro di tutta la collettività. Sicuramente chi ha agito in quei termini, aveva sottovalutato i profondi mutamenti dell’attuale quadro politico determinatosi anche e soprattutto grazie all’azione ed al progetto politico che il psd ha posto in essere. Infatti grande è stata la determinazione del partito e della sua dirigenza di continuare con il progetto intrapreso riaffermando con coerenza il percorso avviato dopo le elezioni del giugno 2006, e di proporre nel momento delle consultazioni con le altre forze politiche, la ricostruzione ancor prima del governo, della coalizione. Questo resta l’impegno del psd, di creare il tavolo della coalizione, che cercherà di unire tutte le forze politiche che si rifanno agli ideali del riformismo democratico e liberale sia di matrice laica che cattolica. Prima di concludere una nota la dedico all’azione di governo che è fondamentale continui senza tentennamenti sulla strada delle riforme necessarie al Paese perché possa crescere in tutti gli aspetti dall’economia, al sociale, alle istituzioni. In quest’ottica auspico che il nuovo corso delle relazioni internazionali intrapreso venga ulteriormente sviluppato e che il percorso di avvicinamento all’Europa prosegua con convinzione. Ritengo che debba esserci grande un grande investimento di energie da parte del nostro partito per creare un rinnovato impegno politico nella società, coinvolgendo in maniera sempre più determinata uomini, donne e soprattutto giovani come portatori di un impegno nuovo e libero da interessi e condizionamenti che nascono al di fuori della società civile e dal bene della collettività tutta. E’ fondamentale che la dirigenza attuale sia in grado di riaffermare il primato della politica, sugli interessi di parte, che sia in grado di instillare soprattutto nei giovani un’apertura mentale ed una capacità critica per cui vengano abbandonate le logiche della spartizione per gruppi o come è solito chiamarle il presidente Giuseppe Morganti per “bande”. Auspico che il partito sin da ora investa in chi mostra maggior intelligenza, maggior impegno, e soprattutto coerenza. Spero che il partito possa contribuire alla creazione di una nuova classe dirigente che garantisca un futuro al nostro partito e conseguentemente un futuro sereno alla nostra repubblica.

Grazie per l’attenzione e buon lavoro

164 FEDERICO PEDINI AMATI

Carissime compagne, compagni ed amici, è per me motivo di grande soddisfazione ritrovarmi oggi insieme a tutti voi e celebrare il nostro primo congresso dall’unificazione e 41° dalla fondazione. In questa assise abbiamo il delicato compito di definire, oltre ai nuovi organismi dirigenziali interni, la linea che il Partito dei Socialisti e dei Democratici dovrà perseguire nell’immediato futuro. Dalle scelte che faremo oggi dipenderà l’affermazione nel Paese dell’azione politica ispirata dai valori a cui noi, tutti noi, con orgoglio, ci richiamiamo nel nostro impegno politico e nella nostra appartenenza ad importanti organismi internazionali di cui facciamo parte, come l’Internazionale Socialista o il Partito Socialista Europeo. Ripercorrendo velocemente ed in poco tempo le scelte fatte fino ad ora, ritornando indietro con la mente al congresso precedente che gettando le basi per l’unificazione dei due partiti più rappresentativi della sinistra sammarinese, non posso che concludere che le scelte fatte fino ad ora si sono rivelate vincenti e hanno dimostrato che il Psd sa essere deciso e lungimirante. Infatti, fin dall’unificazione abbiamo compreso che la formula dell’aggregazione politica incentrata su ideali comuni intesa come base di un progetto capace di garantire quella stabilità indispensabile ad ogni Stato moderno e finalizzato a perseguire un miglioramento della condizione socio-economica era la strada migliore da imboccare. Proprio per questo abbiamo promosso il varo della nuova legge elettorale che garantisce l’alternanza democratica. Purtroppo, la recente crisi numerica che ha decretato la caduta del governo, ha evidenziato che questo nostro cammino non è ancora concluso. Se è vero che il centro sinistra costruito attorno al Psd è diventato una realtà e se è vero che ci troviamo alla guida del Paese, è altrettanto vero ed evidente che la coalizione da noi fermamente voluta all’indomani delle ultime elezioni politiche può diventare il progetto di riferimento per altri partiti e movimenti che, come noi, sappiano superare vecchie pregiudiziali di carattere ideologico e abbiano ideali di riferimento simili o compatibili con i nostri e, quindi, con quelli di un centro sinistra moderno e sensibile ai problemi del sociale, dell’ambiente, del mondo del lavoro e, al tempo stesso, dell’economia e della libera impresa. Il Partito dei Socialisti e dei Democratici, ricercando l’unione delle forze e centrando l’obiettivo della formazione di un centro sinistra sammarinese, ha voluto guardare lontano, esprimendo forte capacità innovativa, non solo sotto l’aspetto di una stesura programmatica e progettuale, ma in particolare facendosi carico con passione e determinazione di rilanciare l’azione politica e programmatica, salvaguardando e valorizzando le peculiarità della sovranità dello Stato e intervenendo con determinazione nei settori di vitale importanza, quali l’economia, il mondo imprenditoriale, la Pubblica Amministrazione e lo sviluppo dell’attività universitaria e di ricerca. Il nostro riformismo è quello di una cittadinanza che è alla base dei diritti, ma che, al tempo stesso, ha anche quei precisi doveri il cui rispetto è indispesabile per determinare il miglioramento della società nel suo complesso. Questo concetto è per me, e ritengo anche per altri, alla base dei principi fondamentali che ogni persona impegnata nel sociale e nella politica –in particolare noi che rispondiamo ad un mandato conferitoci direttamente dai cittadini- deve tenere in grandissima considerazione. Noi impegnati direttamente in politica abbiamo l’obbligo morale di gestire in maniera trasparente ed il più possibile condivisa la guida politica del nostro Paese per far si che tutta la cittadinanza possa mantenere una condizione economica e sociale equa e dignitosa. L’impegno politico, cari compagni, è un servizio al Paese e ognuno di noi lo deve sempre tenere a mente. Sottolineo questo perché, in questi giorni, all’indomani della caduta del governo e durante le delicate fasi che hanno portato all’insediamento del nuovo esecutivo, abbiamo assistito –da personaggi, da compagni di spicco- ad esempi concreti di politica intesa come servizio al Paese e di scelte fatte sacrificando comprensibili ambizioni personali all’interesse al partito. Esempi talmente evidenti che non ritengo necessario enfatizzare oltre, ma che devono divenire, per noi militanti più giovani, un modello di riferimento nella nostra vita politica. Ho ascoltato gli interventi di molti compagni che hanno parlato prima di me e in ognuno di questi ho trovato elementi e consigli validi. Dal canto mio, intendo evidenziare l’importanza che va riservata ai giovani, sia all’interno del partito che nell’azione del governo. In tal senso è stato un passo importante la creazione, presso la Segreteria di Stato per il Lavoro, della Commissione per le Politiche Giovanili, la

165 quale al di là del merito prettamente tecnico, ha il grande pregio di rappresentare un primo importante passo per avvicinare la politica e le Istituzioni alle nuove generazioni, oggi sempre più evolute culturalmente e, al tempo stesso, sempre più difficili da soddisfare nelle loro aspettative future e nelle loro esigenze presenti. Il camino in tal senso, però, non è affatto concluso. Le cose da fare sono ancora tante, prima fra tutte la concretizzazione di tutti quei provvedimenti indispensabili per consolidare l’economia e i conti pubblici, così da garantire solidità e, conseguentemente, occasioni occupazionali e stato sociale efficace anche per gli anni a venire. All’interno del nostro partito, invece, i giovani vanno valorizzati ancora di più di quanto lo siano stati fino ad ora. Valorizzare un giovane, però, non significa gettarlo, magari impreparato, all’interno di un alto organismo direttivo o al vertice di una qualunque commissione o gruppo di lavoro. Valorizzare un giovane significa mettergli a disposizione la guida e l’esperienza di chi, questa stessa esperienza, l’ha acquisita in anni e anni di militanza politica attiva. Noi giovani, dal canto nostro, nella consapevolezza che un rinnovamento interno perseguito a discapito dell’esperienza non può portare nulla di buono al partito, dobbiamo saper accantonare le nostre ambizioni personali e metterci a disposizione con umiltà, impegno e nella consapevolezza che l’esperienza dei “vecchi” è il bene più prezioso di noi giovani. Quindi –e qui concludo-, il contributo che noi giovani possiamo dare al Paese e al partito è importante. Grazie a noi, grazie alla nostra visione “giovane” del mondo e delle sue complesse dinamiche, possiamo rivestire un ruolo decisivo nel determinare, oggi, quelle scelte e quelle azioni politiche indispensabili per garantire a noi e ai nostri coetanei un futuro certo e, fin da ora, rassicurante… Possiamo dare il nostro contributo e, quindi, abbiamo, tutti, giovani e vecchi, il dovere etico e morale di darlo! Grazie

166 LUCIA GATTEI

Colgo l’occasione per salutare tutti i congressisti, ed apro il mio intervento tralasciando analisi che sono complesse e destabilizzanti e che hanno connotato le dinamiche storiche e politiche che hanno contraddistinto il nostro Paese. Ora nel 2005 Socialisti e Democratici si sono uniti in un unico Partito per lasciarsi alle spalle le precedenti diatribe politico- programmatiche nella riscoperta della identità della sinistra, la sinistra infatti prima di essere un Partito è un ideale e l’ideale non muore mai, ma dall’ideale occorre passare al reale, dalla teoria alla prassi, se si vuole attribuire un significato autentico ai concetti di alternanza democratica di riformismo e di welfare, ossia il fare bene per stare bene senza distinzioni trasversali di classi sociali, è ovvio che queste non devono essere le solite parole retoriche ma devono essere considerate aspirazioni e soprattutto esigenze di crescita effettiva e non solo presumibile, la percezione di insicurezza, sgomento, demotivazione nazionale che ha travolto l’Italia è purtroppo il sentore di una crisi che perdura da troppo tempo e che permea tutti gli aspetti del vivere dei cittadini e che per altro coinvolge, anche se in maniera indiretta, anche noi sammarinesi. Il popolo fa la democrazia e la democrazia è il potere del popolo, e d’ora come non mai abbiamo bisogno di ritrovare la nostra identità nazionale all’interno di un macro sistema come quello della comunità europea, abbiamo bisogno di superare le divergenze partitiche per promuovere il dialogo nella logica dell’utile, abbiamo bisogno di riforme istituzionali che siano garanti di giustizia nella libertà che ognuno dovrebbe espletare in nome della diversità vista come risorsa e non come deficit, abbiamo bisogno di promuovere l’autonomia di noi giovani attraverso la certezza del lavoro per salvaguardare la grandiosa cultura latino-cristiana che rischia di essere inghiottita dalla realtà globale e dalle speculazioni delle grandi multinazionali. Grazie

167 168 MARIA SELVA

Signori della presidenza, gentili ospiti, cari delegati,

è con molto piacere che partecipo a questo primo Congresso del Partito dei Socialisti e dei Democratici. Io sono una libera professionista e svolgo con grande soddisfazione la professione di avvocato e notaio in San Marino. E’ la prima volta che partecipo attivamente alla vita politica del mio Paese attraverso l’adesione al Partito dei Socialisti e dei Democratici ed al suo primo Congresso. Data la professione che svolgo avrei voluto affrontare con voi il tema della giustizia a San Marino, tema che mi sta ovviamente estremamente a cuore, ma penso che l’argomento sia troppo complesso per il poco tempo a disposizione così ho deciso semplicemente di presentarmi e di portare il mio personale augurio al Partito. Dicevo Primo Congresso. 1, mi piace questo numero soprattutto quando nasce, come in questo caso dall’unione di due grandi e storiche forze politiche che sono state capaci di dialogare, di confrontarsi, di scontrarsi, di crescere e di unirsi. Grande, anzi grandissimo risultato soprattutto in questo momento caratterizzato da divisioni, da scissioni e piccole, basse e tristi diatribe. Questa prospettiva è, a mio avviso, l’unica possibile in una realtà economica e politica sempre più aperta, vasta, in continuo divenire ed estremamente impegnativa. Per chi, come me, vede la realtà politica sammarinese dall’esterno la sensazione non è in tutta franchezza una sensazione positiva, si percepisce in primo luogo debolezza, confusione, non si comprende il Progetto, si sente invece molto chiaramente il veleno, le lotte intestine che come un cancro stanno uccidendo ogni cellula sana e ciò è sconcertante, avvilente e, trovo, soprattutto irresponsabile. Per concludere, ciò che desidero trasmettere è la forza e la determinazione di chi crede nel proprio Paese, di chi desidera un futuro, di chi vuole prospettive, di chi chiede, di chi pretende serietà e responsabilità, di chi vuole difendere a spada tratta questa realtà che ha delle potenzialità enormi e tanti, anzi tantissimi, cittadini che chiedono solo di poterci credere. Quindi il mio augurio è un augurio di forza di proseguire su questa strada con grande determinazione e con grande serietà. Grazie

169 170 IRO BELLUZZI

Il mio più cordiale saluto a tutti voi. Cari compagne e compagne, come tanti da questo palco hanno affermato e come tanti sicuramente faranno, è necessario sottolineare che stiamo vivendo un momento storico per la politica del nostro paese, avente una valenza per certi aspetti eccezionale dal punto di vista della stessa storia dei partiti che hanno determinato gli eventi caratterizzanti quella che posiamo definire la sinistra del panorama politico. Mi riferisco anche all’esperienza che hanno vissuto e stanno vivendo anche altri paesi di dimensioni maggiori rispetto al nostro. L’unità delle esperienze e del cammino di quella che inequivocabilmente rappresenta la sinistra storica, costituisce un traguardo raggiunto nella consapevolezza dell’alto valore di questa unità tanto cercata e realizzata senza passare attraverso lo scontro fratricida come si è verificato in realtà prossime alla nostra. Nella vicina Italia, soltanto ora inizia un percorso di vero avvicinamento all’interno del partito socialista che aggrega esperienze vissute nella sinistra storica riferendosi al partito socialista europeo. Sono certo che se anche loro già tempo fa’, avessero scelto la strada dell’unità, l’intero paese ne avrebbe tratto dei grandi benefici sia sotto il profilo sociale che economico e culturale. L’unità che stiamo celebrando in questi giorni con il primo congresso del partito dei socialisti e dei democratici, 41° dalla fondazione di una forma organizzata della sinistra sammarinese, cioè del partito socialista, che così come affermato nei documenti preparatori al congresso, “rappresenta la base storico- politica ed etico culturale dell’agire del psd”, ed aggiungo di quello che ispirerà il futuro della sinistra sammarinese. Questa coesione di forze in una cosa sola raffigura un primo traguardo di un lungo e difficoltoso processo nato dalla scoperta che i due più importanti partiti della sinistra sammarinese fossero in realtà mossi dagli stessi ideali; da una comune visione del presente e del futuro anche in termini di prospettive su come garantire il continuo sviluppo del paese, la sua sovranità e statualità. Il percorso che si è intrapreso deve continuare facendo si che il psd possa divenire punto di incontro e di confronto di tutti coloro il cui impegno politico e la cui voglia di partecipazione sia ispirata dagli ideali del riformismo laico democratico e liberale. Questo della laicità è un concetto che ho più volte ripreso nei miei interventi, che mi sta molto a cuore, perché sono convinto che la politica di stampo riformista debba necessariamente essere caratterizzata da una profonda laicità che preservi il pensiero politico e l’amministrazione dello Stato da ulteriori motivi di frizione e divisione, che garantisca in un’ottica solidaristica la piena libertà al cittadino di qualunque confessione religiosa sia. Leggendo il titolo che si è scelto di dare a questo nostro congresso “Il disegno riformista per governare un paese moderno e dinamico”, subito viene evocata un’immagine di un luogo in divenire, un luogo di vero incontro fra gli individui. Si affaccia nella mente di colui che legge tale titolo immediata la convinzione che il partito debba divenire da subito un luogo di incontro di tutte quelle persone che immaginando idealmente di dover dipingere un quadro, o meglio dover dare una prospettiva al nostro monte lo disegnassero con il tratto riformista, socialista e progressista. Con questo tratto nel secolo passato si è garantito il raggiungimento di traguardi difficilmente pensabili x un paese così piccolo, frutto della perseveranza e dell’abnegazione di chi ci ha preceduto; è anche per loro che con lealtà e coerenza dobbiamo continuare a garantire un grande futuro al nostro grande partito per la repubblica di oggi e di domani. Coerenza e lealtà a cui ci si deve richiamare nella quotidiana vita politica, combattendo le pretestuose contrapposizioni fra gli uomini e idee atte soltanto a creare posizioni di leadership. In quest’ottica è d’obbligo altresì opporsi a quell’eccesso di politicismo che porta a travisare ed utilizzare ogni mandato elettorale, ogni genere di rappresentanza per fini troppo particolari. Il termine riformismo viene troppo spesso utilizzato a mio avviso, in maniera impropria; tutti possono in realtà richiamarsi nei loro programmi politici alla giustizia sociale, alla libertà popolare, allo stato sociale, ad uno stato di diritto etc. Però non possiamo prescindere dall’approccio che la sinistra riformista ha in quanto tale nei confronti della risoluzione dei problemi. Con quali occhi si guarda alla realtà è determinante per qualificare una 171 impostazione o un progetto di stampo riformista. Ancor prima non si può prescindere da quale realtà e come questa viene guardata. Occorre capire quale realtà guardano i riformisti dell’ultima ora e quale realtà guardiamo noi che discendiamo da una cultura socialista e progressista, insomma riformista. La presenza di noi riformisti è necessaria ora e sempre lo sarà per continuare a garantire un importante stato sociale. Per garantire i diritti civili, per costruire un paese in cui al singolo venga sempre più assicurato il diritto di cittadinanza e la garanzia alla sua autodeterminazione in un omogeneo progetto di crescita atto ad assicurare ai nostri cittadini e sopratutto ai nostri giovani, anche a livello istituzionale tramite interventi normativi adeguati, gli strumenti in un’ottica di una maggiore integrazione, per competere a livello formativo e professionale con i paesi si vanno evolvendo sia proprio accanto a noi, ma anche a quelli che interessano l’Europa e il mondo. Sono convinto che con il nostro progetto di aggregazione e di unità siamo riusciti a creare un grande partito, ciò che per molti era ed è una cosa impensabile. Grande anche se ci si riferisce al solo fattore numerico, per cui il “pluralismo” che è inevitabile, può essere però considerato una ricchezza come elemento di confronto e di dibattito all’interno del partito stesso, funzionale alle diverse sensibilità ed esperienze che ci sono confluite, soltanto però se poste con onestà intellettuale. I partiti molto spesso, purtroppo, sono tutto fuorché portatori di una accettabile omogeneità di interessi, le ultime prese di posizione di alcuni esponenti del nostro partito ne costituisce un chiaro esempio. Si deve lavorare comunque perché al proprio interno si operi per la ricerca di una sintesi che permetta di adottare un linguaggio comune che esprima comuni sentimenti e sensibilità, cercando con la forza della ragione e della condivisione di creare gli strumenti perché possano essere rappresentati in maniera sempre più chiara ed univoca gli interessi ed il bene della collettività tutta. Con il percorso di unificazione siamo riusciti ad andare contro la tendenza per cui i partiti, soprattutto quelli della sinistra, sembravano soffrire della sindrome da scissione. La disgregazione delle forze politiche ha minato il rapporto fiduciario esistente fra la politica e la cittadinanza, portando ad un eccessiva personalizzazione della politica stessa. Proprio dalla volontà di ricreare una nuova fiducia fra il paese e la classe politica il psd ha spinto il panorama politico verso la riforma del sistema elettorale, di cui il nostro partito è stato il primo ispiratore. Questa riforma è stato il mezzo attraverso cui creare le condizioni affinché le singole forze politiche iniziassero a dialogare e cercare dei punti di contatto che superassero i confini partitici, così arrivando ad una maggiore contiguità e una sintonia nonché ad una maggiore omogeneità quale si addice a forze che scelgono di coalizzarsi e produrre programmi scelti dagli elettori, ed attuabili dalla coalizione, così come prescritto dalla stessa nuova legge elettorale. Non sono volutamente entrato nel merito della disamina del progetto presentato per i lavori congressuali, perché il tempo che giustamente la presidenza è stata costretta a concedere ai partecipanti non lo permetteva, ma anche perché ho voluto portare un piccolo contributo squisitamente politico per celebrare il grande percorso intrapreso dal nostro partito, e così riaffermare come l’idealità e la passione siano elementi imprescindibili dell’azione politica soprattutto se spesa all’interno di un partito con la nostra storia, azione politica che deve rifuggire dal qualunquismo di chi afferma che non esistendo più le ideologie usa la propria azione politica per la conservazione del proprio status quo.

172 FABIO CANINI

Compagne, compagni, amici, nei giorni scorsi pensando a oggi, a questo nostro congresso, come sarà successo a tanti di voi, la preoccupazione più grossa era quella di preparare un bell’intervento, di fare un discorso con i toni giusti, con la grammatica corretta a dovere, con i punti e le virgole usati per ben, farcito della retorica giusta, con i riferimenti storici appropriati e tutto quello che si addice all’occasione; poi scritte le prime righe, mi sono fermato, ho riflettuto, e mi sono chiesto: perché invece di pensare alla forma non dici semplicemente quello che pensi e soprattutto, quello che senti. Ed allora oggi ho deciso di non leggere un bel discorso scritto apposta per l’occasione, ma voglio usare questo palco e i minuti che ho a disposizione semplicemente per dire quello che penso, e soprattutto quello che sento,. La prima cosa che mi stupisce è quanto sia facile oggi essere per tutti noi qui, al primo Congresso del Partito dei Socialisti e dei Democratici, e di quanto si facile per tutti noi consideriamo l’appartenenza a questo partito come qualcosa di consolidato, come se ci fosse sempre stato. E questo è straordinario perché ricordo benissimo che quando il processo di unificazione ebbe inizio, tanti erano gli scettici, tanti erano titubanti e pochi quelli che sposarono quella causa con entusiasmo e, che dico ora, con lungimiranza, e che hanno trainato e traghettato questo processo fino a dare vita a quello che siamo oggi, un vero partito unificato, il partito di maggioranza relativa che guida la coalizione di governo e che il vero punto di riferimento nello scenario della politica sammarinese. Non è una cosa da poco, ma la cosa certa, è che l’attuale quadro politico lo abbiamo determinato noi, e lo stiamo guidando noi, ed ora il quadro è questo perché quel gruppo dirigente che in quella precisa fase politica capì che era il momento di guardare avanti e di intraprendere un percorso di unificazione che a fronte di molti sembrava impossibile, ma che alla fine risulta condiviso da tutti. Penso sia giusto dare merito alla dirigenza che guidato e perseguito questo traguardo. Voglio parlare anche del Partito; ad oggi siamo l’unico vero riferimento nel quadro politico sammarinese in grado di indicare ai cittadini un progetto globale per San Marino, di dare loro idee e politiche per lo sviluppo del nostro Paese. E questo ruolo ce lo siamo guadagnato; sul campo. Noi ad oggi siamo a tutti gli effetti la forza politica che guida il Paese e che ha le carte in regola per continuare a farlo per i prossimi dieci anni. Abbiamo conquistato la centralità, ma come un attore che si aggiudica la parte da protagonista in un provino, poi deve dimostrare di saper calcare il palcoscenico e di saper reggere il ruolo di protagonista. E allora ci dobbiamo attrezzare; per prima cosa il partito deve funzionare, e per funzionare deve essere di tutti. Tutti si devono sentire partecipi, tutti devono trovare un ruolo al suo interno e sentire di contare qualcosa, perché se uno è chiamato a partecipare a riunioni ogni 3 mesi e in queste riunioni ha l’impressione che le decisioni siano già state prese, costui partecipa una volta e poi se ne sta a casa. Se i dirigenti di questo grande partito non riescono a coniugare la necessità di operare delle scelte rapidamente con la necessità di condividere queste scelte con l’intero partito (almeno a livello di Consiglio di Direzione), allora ci sarà sempre qualcuno che porrà il problema della democrazia interna e della partecipazione. Se le informazioni, soprattutto per gli organismi dirigenti, giungono dalla lettura dei giornali o dalla tv, piuttosto che dal partito stesso, allora vuol dire che il partito non funziona bene. E’ una questione vitale, dalla quale dipende la vita del partito, la sua compattezza e la sua capacità di esprimere politiche nel Paese, specialmente quando è chiamato a guidarlo un Paese. Non possiamo illuderci che bastano pochi illuminati dirigenti che ragionano di politica per far funzionare un partito, o peggio, non possiamo pensare che la politica la faccia il governo. Sembra una frase fatta e oramai consumata, ma non ci si può appiattire sul governo, è troppo pericoloso e questo partito per guidare il Paese ha bisogno di vitalità, di idee e di contributi che fuoriescono dal ristretto enturage dirigenziale del partito, specialmente se vuole affrontare le sfide che si trova di fronte. Vengo a Paese; un Paese, uno stato, si deve sempre ricordare da dove viene, ma deve soprattutto sapere dove andare. E’ finito il tempo in cui bastava stare in un angolino alla porta ad aspettare, la globalizzazione non è qualcosa di astratto, non ce ne accorgiamo ma la viviamo tutti i giorni, ancora peggio, la subiamo. Se pensiamo che San Marino possa continuare a galleggiare in un limbo fatto di segreto bancario, di società fittizie funzionali all’evasione fiscale in Italia, oppure ancora peggio, se crediamo che la soluzioni a tutti i nostri problemi sia la creazione di un casinò, siamo veramente degli schiocchi, degli ottusi e

173 soprattutto non pensiamo in maniera riformista. Occorre che il partito dei Socialisti e dei Democratici capisca che per San Marino è giunto il momento di ridisegnare completamente il proprio modello di sviluppo economico e culturale. Non mi riferisco solo al rapporto con l’Unione Europea, verso la quale do uno scontato percorso di avvicinamento ed integrazione, ma mi riferisco soprattutto ai nuovi settori strategici verso cui necessariamente ci dobbiamo muovere se vogliamo averlo un futuro; possiamo noi come San Marino, paese di circa 60 Km quadrati, pensare di puntare il nostro sviluppo sulla produzione di beni? Non abbiamo le aree neanche per espandere quelle attività già presenti, per non parlare della concorrenza di realtà come quelle cinesi, che nolenti o dolenti, ci toccano da vicino. Possiamo pensare di difendere ad oltranza un sistema bancario fondato esclusivamente sul segreto bancario? Io credo di no. Io credo che se non capiamo ora che il nostro sviluppo deve evolvere verso quei settori in cui l’unica cosa che si produce è un bene intellettuale, allora non abbiamo futuro. Magari il sistema regge ancora, ma non decollerà mai. Ricerca, innovazione, e apertura del sistema paese. Puntiamo si sui servizi bancari, ma che sino innovativi e che creino una vera e propria nuova piazza finanziaria beneficiando del nostro status di nazione, incentiviamo la ricerca, a tutti i livelli, attiriamo a San Marino con gli strumenti più adatti imprese di hi tech, cerchiamo di produrre non beni immobili, ma tecnologia, perché è questa oggi quella che ha valore e che fa la differenza sui mercati, ammoderniamo lo Stato e la P.A. Ma per far questo serve un grandissimo sforzo dello Stato e serve la capacità di attrarre grandi investimenti privati. Non possiamo pensare che abbiamo un sistema competitivo e appetibile se non abbiamo paese sufficientemente informatizzato, se la formazione non diviene lo strumento principale delle imprese e dello stato. Dobbiamo studiare, tutti, e di più. E’ il nostro unico modo che abbiamo per rimanere al passo con il mondo, è l’unico modo che abbiamo per sopravvivere a questo mondo, ed è anche l’unico modo che abbiamo per vivere meglio nel mondo. Dobbiamo guardare avanti; abbiamo conquistato la posizione di guida nel paese, e ora tutti si aspettano che il Partito dei Socialisti e dei Democratici si comporti da guida, che crei i presupposti per un lungo periodo di stabilità, di benessere e di sviluppo. Nella vita non basta vivere alla giornata, perlomeno non sono persona che si accontenta di questo, mi piace pensare alla grande e mi piace sognare, perché fino a che si inseguono i sogni vuol dire che c’è voglia di vivere e voglia di essere felici . Mi auguro che il PSD abbia voglia di sognare.

174 NADIA OTTAVIANI

Signori della presidenza, signori delegati, gentili ospiti, è con piacere che intervengo a questa importante assise congressuale, l’appuntamento è da considerarsi effettivamente storico, due importanti forze della sinistra unite in un solo partito hanno prodotto finalmente e sottolineo finalmente il Partito di maggioranza relativo in questo Paese e oggi siamo pronti per divenire un punto di riferimento importante, ma importante soprattutto per la capacità, per la forza, per la determinazione che sapremo mettere nel fare quello che gli elettori ci hanno chiesto e cioè tracciare le linee guida di sviluppo e di riforme per il Paese. Siamo particolarmente soddisfatti del fatto che nel Documento Politico siano state recepite delle indicazioni date ed espresse da noi, con preciso riferimento alle radici del riformismo socialista che da oltre un secolo ha caratterizzato le vicende politiche del nostro Paese ed è stato protagonista di processi di unificazione delle componenti socialiste di varia provenienza sino all’obiettivo odierno di un partito unito che si richiama ai valori dell’Internazionale Socialista e del Partito Socialista Europeo, il punto di arrivo oggi di questa unità ha un grande valore, è una priorità strategica in quanto si riconosce nei valori della sinistra socialista riformista democratica liberale e del cristianesimo sociale. Come è noto da sempre la nostra area ha collaborato e dialogato e si è resa protagonista di importanti riforme anche congiuntamente a quell’area riformista di ispirazione cattolico- liberale, ora che questo enorme lavoro è fatto c’è da augurarsi che i programmi e i contenuti abbiano la centralità e la preminenza su ogni altra logica, e che le riforme strutturali rispondano ad un criterio di globalità e non siano fatte a pezzettini o a stralci. Nel Paese ci sono problemi seri, reali, e aspettano risposte serie nella globalità con presa di coscienza sulla situazione vera, reale del Paese e prendere coscienza dicevo, di quanto ancora deve essere fatto è estremamente importante per mettere in condizione il Paese di essere al passo con i tempi, per questo non bastano stralci ma servono progetti globali e il concetto vale per tutti i settori dal territorio, alla giustizia, al sistema bancario, finanziario, commerciale ecc.., riforme strutturali che rispondono ad un criterio di globalità e non siano fatti a pezzettini o a stralcio, inoltre le dispute personalistiche non servono e non devono interferire sulla capacità dei singoli, né devono interferire gli scambi di favore o altre situazioni che nulla hanno a che vedere con la politica. Tornando al Partito dobbiamo interrogarci su chi rappresenta il confronto, il dialogo, e perché no anche il dissenso in questo Congresso, c’è da chiedersi quale identità va maturando in questo Partito, una unità in parte da costruire che ha bisogno di inclusioni e non di esclusioni, che necessita di spazio politico, di allargamento alle persone autonome e intelligenti e che deve ricalcare il processo di storia di sentimenti di memoria dell’esperienza socialista nella riforma e nella società civile, noi non stiamo a rappresentare chi esclude, così nel Partito, così nella coalizione, lo spazio politico che questo nostro grande Partito si è guadagnato nel Paese con i cittadini non sarà eterno se la politica andrà a rimorchio dei personalismi o della caccia alle streghe, lo spazio politico e l’iniziativa riusciranno invece a fare la differenza, le donne e gli uomini che credono e che aderiscono e aderiranno con entusiasmo a questo Partito sono la vera forza di quel patrimonio acquisito e ancora da acquisire e serviranno costanza e determinazione nel perseguire questo obiettivo, ma se al contrario l’iniziativa politica della coalizione sarà finalizzata alle solite becere lotte personali allora sarà un ritorno al vecchio perché si parlerà di futuro ma di un futuro che si vuole solo a parole. In conclusione se non si vuole rischiare il patrimonio di progetti che il partito ha già espresso in modo energico ed efficace nelle elezioni politiche del giugno 2006 comunicando un messaggio alla cittadinanza di vera novità di reale volontà di cambiamento, se questo non si vuole rischiare, il nuovo gruppo dirigente dovrà aprire le porte al cambiamento, ridefinire una strategia politica di fermezza e non di cedimento con la coalizione prossima e con la maggioranza di governo, fermezza, identità, iniziativa, ci aspettiamo ora di vedere questi passaggi riportati nella mozione conclusiva. Concludo veramente porgendo al nuovo Segretario Andreoli e al nuovo Presidente Patrizia Busignani un forte augurio per l’impegno assunto, le capacità di entrambi sono note e quindi non mi resta che riconfermare la convinzione positiva della scelta fatta su chi dovrà guidare questo Paese verso quelle linee da molti auspicate. Grazie

175 176 SIMONE CELLI

Compagne, Compagni, graditi ospiti. Oggi possiamo affermare con soddisfazione e con orgoglio che, dopo anni di duro lavoro e di sacrifici, anche nel nostro Paese c’è un grande partito della sinistra riformista, il PARTITO dei SOCIALISTI e dei DEMOCRATICI!. Con la fine della fase transitoria iniziata con il Congresso dell’Unificazione, mi auguro che da oggi si possa finalmente cominciare a gestire il partito in termini unitari superando il dualismo esistente. Agli inizi del Terzo Millennio non ha più alcuna logica fare rivendicazioni sulla base della propria storia politica personale. Non ha più senso dire “questo tocca a te perché sei socialista” oppure “ora tocca a te perché sei democratico”. Non dobbiamo cancellare le differenti culture, radici e provenienze, che ciascuno di noi possiede, ma queste non devono essere motivo di divisione, bensì devono essere elemento di ricchezza per un partito, come il nostro, che si fonda sul pluralismo di idee e di valori. Io sogno un partito dove non ci sia più chi vive con la targa. Sogno un Partito dove ci siano tante donne e tanti uomini che contemporaneamente si sentano Socialisti e Democratici!. L’azione politica del Partito dei Socialisti e dei Democratici non può fermarsi di fronte a dubbi e incertezze perché abbiamo la forza e le idee per essere protagonisti della vita politica del nostro Paese. L’azione unitaria ci consentirà di essere a tutti gli effetti un grande partito di ispirazione socialista, membro del Partito Socialista Europeo e dell’Internazionale Socialista e casa comune di tutti i riformismi, socialisti e liberali, laici e religiosi. In questo modo il Partito dei Socialisti e dei Democratici sarà, ancor più di oggi, il punto di riferimento della coalizione che contenderà la guida del Paese allo schieramento conservatore, come accade in tutte le democrazie europee. La grande sfida che si presenterà di fronte al nostro partito nei prossimi mesi sarà quella di costruire una coalizione di centro-sinistra organica, stabile, riformista e in grado di candidarsi autorevolmente alla guida del Paese alle prossime elezioni politiche. Da questo punto di vista, l’attuale maggioranza consiliare formata dal nostro partito, da Alleanza Popolare, da Sinistra Unita e dai Democratici di Centro rappresenta una buonissima base di partenza. Tuttavia, sono convinto che l’attuale coalizione possa e debba essere ulteriormente rafforzata e questo rafforzamento deve procedere in una doppia direzione. La prima direzione riguarda il coinvolgimento di tutti i cattolici democratici e liberali che non condividono l’attuale linea politica della Democrazia Cristiana e che, come noi, intendono concretizzare le riforme indispensabili per il futuro di San Marino. La seconda direzione si riferisce al completamento della svolta riformista. Per considerare definito il processo di unificazione, dobbiamo compiere un deciso tentativo per riportare nella casa di tutti i riformisti, anche chi inizialmente non ha voluto condividere l’unificazione. Mi riferisco a chi fa continuamente riferimento esplicito ai valori e agli ideali del socialismo storico e a chi individua le proprie radici nel solco del riformismo socialista. A questi soggetti politici voglio dire che le porte del disegno riformista sono aperte!. Allo stesso tempo, voglio anche dire che, se non aderiranno a questo progetto, si dovranno assumere le loro responsabilità di fronte all’opinione pubblica e soprattutto di fronte al popolo della sinistra sammarinese, con le conseguenze politiche che ne deriveranno. Nel frattempo, il Partito dei Socialisti e dei Democratici, con la collaborazione dei suoi alleati, dovrà mettere in campo un’azione riformatrice diretta alla realizzazione di un Sistema Paese in grado di affrontare le sfide che quotidianamente la globalizzazione ci presenta. Fare una San Marino nuova! Ecco, quale deve essere la missione, il senso, la ragione del Partito dei Socialisti e dei Democratici. Per fare una San Marino nuova occorrono urgentemente le riforme, che fino ad oggi la politica non è stata in grado di attuare, perché troppo impegnata dalla gestione dell’esistente. Non è più sufficiente dire che vogliamo le riforme, noi le riforme le dobbiamo fare!.

177 Accenno a due questioni che mi stanno particolarmente a cuore: la Pubblica Amministrazione e il sistema scolastico. E’ indispensabile riformare la Pubblica Amministrazione per offrire servizi di qualità ai cittadini e alle imprese, unitamente al contenimento dei costi. Inoltre, è urgente una riforma complessiva del sistema scolastico, che non può essere a misura di insegnante, ma deve essere a misura di studente, affinché i giovani sammarinesi siano pronti per rapportarsi con la società della conoscenza. E proprio rivolgendomi alle nuove generazioni, mi avvio alle conclusioni. Per troppo tempo la politica si è dimostrata poco attenta alle esigenze dei giovani, oggi è necessario cambiare rotta. E il Partito dei Socialisti e dei Democratici dovrà essere il promotore di questa nuova fase. Per guardare al futuro con ottimismo, i giovani hanno bisogno di una politica che sappia dare loro delle certezze. Allo stesso tempo anche la politica ha bisogno di giovani, per intraprendere un graduale ma convinto ricambio generazionale della classe dirigente, che premi il merito, la preparazione e la passione. In questo senso, il Partito dei Socialisti e dei Democratici dovrà dare risposte concrete con la formazione politica e con il coinvolgimento delle nuove generazioni nell’elaborazione e nella realizzazione del suo progetto di società che tiene insieme le due grandi linee della libertà e della sicurezza. Le sfide, che la politica da domani ci presenterà, sono tante e tutte molto impegnative, ma io sono convinto che con la giusta dose di entusiasmo, responsabilità e senso dello Stato, il Partito dei Socialisti e dei Democratici sarà in grado di affrontarle. Il Paese desidera un futuro di sicurezza e di libertà. Noi siamo in grado di costruirlo!. Quindi, ognuno di noi si dovrà impegnare a fondo per non deludere chi, nel Partito dei Socialisti e dei Democratici, vede una speranza concreta per il domani.

178 MICHELE CHIARUZZI Intervento di saluto in absentia (letto solo in parte)

Cari compagni e compagne, purtroppo come taluni di voi sanno non potrò partecipare direttamente a questa importante assise. Gli impegni negli Stati Uniti non me lo permettono. Mi spiace soprattutto perché manco alla rara occasione di incontrarci, discutere e decidere tutti assieme, compagni e compagne di partito. D’altra parte la mia partecipazione non potrà neppure essere virtuale, per dir così. Difatti il Partito manifesta una clamorosa arretratezza nel concepire certi, fondamentali, aspetti della vita politica del ventunesimo secolo. La quale si avvale di potenti mezzi di diffusione e partecipazione democratica come Internet. Forse gli unici davvero rivoluzionari rispetto al passato, almeno se usati con sapienza e virtù. Ciò a dire che, ad oggi, neppure un documento relativo al Congresso è apparso in Rete. Il che non è per nulla un fatto secondario, anche dal punto di vista dell’organizzazione politica. Peraltro i documenti elaborati sono tutti rilevanti, di valore e degni d’essere condivisi. Trovo quindi censurabile, ad esempio, il fatto che il Progetto per San Marino, del quale ho a mio modo preso lettura, sia reperibile solo all’ingresso del Congresso e non si divulgato in Internet. Le implicazioni generali di questo ragionamento non dovrebbero sfuggire a nessuno e mi auguro che la nuova dirigenza faccia di questo rilievo un punto di sostanza e non di forma. Perché di sostanza si tratta. Insisto: noi parliamo giustamente di tavoli di coordinamento, di partecipazione, gruppi di lavoro. Allora credo sia chiaro che dobbiamo dotarci degli strumenti che permettono oggi – ripeto: oggi – che permettano oggi, concretamente e veramente, una partecipazione diretta e un coordinamento reale e la cooperazione di tutti coloro disponibili. Che permettano alle persone che vivono oggi, cioè nel ventunesimo secolo, di avvicinarsi, grazie agli strumenti propri di quest’epoca, alla vita politica, alle sue questioni e ai suoi temi. Ai temi di tutti, quindi. Del partito e non dei singoli, degli individui, delle persone. Nella vita di partito le persone s’incontrano dopo, ritrovandosi attorno a temi politici comuni e comuni idee di cos’è la buona vita. Perché un partito non è né un bar, né un luogo di ritrovo, né un ufficio di collocamento. Prevede un impegno e uno sforzo collettivo a fare qualcosa per tutti, facendolo anche per sé stessi. È solidarietà d’intenti. Un partito non è la semplice gratificazione del singolo insieme agli altri, senza doveri né responsabilità. A questo proposito vorrei muovere un plauso a tutta la classe dirigente del partito e di governo per la gestione e l’esito della recente crisi politica. Crisi palpitante per chi, come me, si trova da mesi di là dell’Atlantico. Una crisi che ha fatto temere il “balzo nella preistoria” di cui ha ben parlato il Segretario nella sua apprezzabile relazione. Della quale, per la parte di cui ho potuto prendere lettura, condivido sia l’impianto che le conclusioni. (Va notato che la relazione è stata parzialmente pubblicata su sanmarinotizie.sm, non sul nostro sito). Ecco: “il balzo nella preistoria” di cui ha parlato Peppe Morganti, un balzo che nel tempo autonomo della politica è sempre possibile, sarebbe oggi un atto intollerabile e catastrofico. La mia generazione è cresciuta in quel tempo e ha anche subito i dinosauri che hanno devastato l’habitat sammarinese e il nostro territorio: fisico, morale, sociale e politico. Taluni brulicano ancora in limitata libertà negli anfratti del sistema. Ma sono destinati all’estinzione per carenza di nutrimento o, perlomeno, per motivi di cronologia politica. Tuttavia la loro sopravvivenza è un monito perenne, a ricordarci cosa eravamo e cosa potremmo tornare ad essere. Di altrettanto preoccupante c’è, semmai, una certa inerzia che caratterizza taluni della generazione di cui dicevo – i cosiddetti giovani. Si nota in loro una certa compiacenza nel vivere di stenti politici e muoversi solo per tattica. Apparentemente senza aspirazioni, se non quelle meramente personali. Sembrano essersi prestabiliti il compito dell’irrilevanza o, peggio, il raggiungimento di posizioni di potere senza l’idea di cosa farne di quel potere. Che è concesso, si badi bene, dal popolo e per il popolo, non per sé stessi e i propri accoliti. Certo, il sistema politico sammarinese non è meno gerontocratico di quello italiano. Rigenera sé stesso,

179 naturalmente. Ma a chi, prima di tutto, se non ai cosiddetti giovani che già posseggono porzioni di potere politico, il tentativo di scalfirlo? A chi, se non a coloro che siedono in Parlamento, eletti dal popolo, il tentativo di immettere nel sistema – da dentro – i semi del progresso e di un futuro decente? Ammesso che abbiano qualche idea su un futuro decente.

A venire dal nostro attuale paese, sembra quasi strabiliante che tra i padri fondatori della repubblica degli Stati Uniti d’America – uomini a loro modo rivoluzionari – ci fossero ragazzi di trent’anni. Hamilton ne aveva 35 quando gli fu affidato il controllo delle finanze della neonata unione di stati. Ricevette l’incarico dopo aver combattuto a fianco del generale Washington. Ma, appunto, aveva combattuto contro gli inglesi. Aveva combattuto contro l’autorità autocostituita e conservatrice della corona britannica. Non chiedeva di ‘avere’ ma voleva ‘dare’, rischiando anche la pelle. E lo scopo era immenso, spropositato: un’utopia. E parlava di libertà, opportunità, felicità. Preparava il domani dando forma al ‘Nuovo Mondo’. Con la volontà di pensare e di fare tutto di nuovo; tutto da capo, se necessario.

Vorrei salutarvi porgendovi i miei migliori auguri di buon lavoro per il Congresso e, per coloro che tra noi hanno il dono della fede cristiana, di Buon Natale. Vi porto anche il saluto virtuale di Lincoln Chafee, già Senatore del Congresso degli Stati Uniti d’America e ora alla Brown University. Egli, battendosi e votando contro l’invasione dell’Iraq, è monito vivente delle indicibili sofferenze che l’irresponsabilità politica e la scelleratezza del potere posso provocare, scatenando dissennatamente la guerra.

Infine, spero vivamente che il Congresso possa assumere la forma che più auspico, quella della partecipazione vivace, critica, costruttiva, motivata e responsabile. Non credo, difatti, all’utilità, se non simbolica, delle liturgie, né sacre né profane. Tanto meno ritengo sia cosa utile apprestarsi a lavori congressuali con lo spirito costretto del ‘caporale’ o, peggio, del ‘correntista’. Vorrei che fosse il dinamismo delle persone e delle opinioni il tratto caratteristico di questo appuntamento politico. Mi auguro sia un passo ennesimo verso la straordinaria opera d’unità e di governo che abbiamo realizzato e che dedico ad Emma Rossi.

180 FILIBERTO FELICI

Avevo già preparato un intervento squisitamente politico con una approfondita analisi del processo di unificazione e una ancora più noiosa sull’ultima crisi di governo. Ma, siccome io… Amo il Mio Partito ho preferito parlavi di altro.

“Meno soldi…. un lavoro meno qualificato. E’ la mobilità sociale al contrario. Quella dei figli che stanno peggio dei padri. Soprattutto nelle famiglie dei dirigenti e imprenditori. Ma anche in quelle di impiegati e operai”. Non è solo una mia impressione, e non è allarmismo, è un situazione di fatto. Proprio oggi è uscita un’inchiesta sull’Espresso che ne descrive il fenomeno, inchiesta intitolata DISCESA DI CLASSE. “La busta paga dei giovani si è drasticamente ridotta rispetto al decennio precedente” E’ un gioco a cui milioni di persone non vorrebbero partecipare, perché, come nel gioco dell’oca, inevitabilmente finiscono sulla casella che li obbliga a tornare al punto di partenza. Anche a San Marino vi sono molti casi in cui si è obbligati a scendere la piramide sociale peggiorando lo stile di vita conosciuto nella famiglia d’origine. E’ un fenomeno che in Occidente non si osservava dalla seconda guerra mondiale. L’intervento molto preciso e puntuale di Giovanni Lonfernini ha sottolineato la volontà di fare in modo che giovani sammarinesi possano trovare occupazione ed accedere al mondo del lavoro senza dover necessariamente essere accompagnati o conosciuti. Sono daccordissimo!!! Allora?...... Cosa dovrà succedere nel nostro paese per fare in modo che il riformismo porti realmente ad un processo che generi equità, benessere e un VERO progresso sociale e civile? Le strade percorribili sono quelle della specializzazione, e della capitalizzazione non solo delle energie economiche… ma di indirizzo. Mi spiego meglio: E’ con amarezza che dobbiamo constatare come in moltissimi casi la laurea non paghi e che le figure professionali più richieste siano quelle dei tecnici specializzati. Il nostro Partito deve assolutamente fare in modo che il Paese si diriga verso una politica di occupazione e di produzione che sia in grado di interessare i giovani sammarinesi. Creare ed incentivare la scelta di corsi di studi che realmente possano dare ai ragazzi la possibilità di scegliere una professione e non di doverla subire. Le attività che entreranno a San Marino dovranno per forza farsi carico assieme a noi tutti, di queste nostre esigenze primarie. Operare a San Marino non dovrà essere solo forma, ma sostanza. Chi lavora qui, oltre alle nostre festività, dovrà conoscere i nostri progetti sociali e la direzione del nostro percorso di sviluppo. Il progetto per San Marino indica nel dettaglio cosa si dovrà fare per governare i fenomeni della mobilità, della flessibilità e della precarietà più in genere. Queste sono azioni mirate al mercato del lavoro già esistente, ma….. cosa vuol fare San Marino da grande??? In cosa si vuole specializzare??? Penso che i ragazzi sammarinesi siano molto interessati a saperlo prima di intraprendere un corso di studi lungo e faticoso….. Per dirla con le parole di Jannacci. “Bisogna saperlo PRIMA che DOPO non c’è il Lavoro”. Alcuni di voi sapranno che mi occupo di progettazione in una importante azienda sammarinese, e vi confermo che anche in questo momento siamo alla ricerca di figure specializzate ed è inevitabile ricorrere al bacino del circondario. Il problema è reale e quotidiano.

Mentre, non sarebbe male che le attività sammarinesi nascessero anche da idee nostre, idee di nostri imprenditori che sanno di cosa il nostro paese ha bisogno.

181 Importanti riconversioni di professionalità altrimenti difficilmente spendibili nell’attuale mercato del lavoro, saranno così possibili.

· Il progetto sull’energia rinnovabile, · la riqualificazione della nostra urbanistica, · il processo di ristrutturazione già iniziato nella sanità, sono esempi praticabili e tangibili di come si possano interessare ed occupare i cervelli sammarinesi.

Cerchiamo di non perdere questa occasione… facciamo in modo che i cittadini si ricordino degli uomini e donne del nostro partito per quello che hanno fatto e non per quello che… avrebbero potuto fare.

Grazie!!

182 OLGA CARATTONI

Compagni, compagne, buonasera, essere oggi riuniti in questo primo Congresso del Partito dei Socialisti e dei Democratici non può che renderci orgogliosi, è un momento determinante per la storia della sinistra del nostro Paese. Ringrazio coloro che, con determinazione e duro lavoro, hanno portato a termine questo importante processo. Ringrazio chi oggi è presente, ringrazio chi oggi ci manca e che tanto ha creduto e fatto perché questa idea si realizzasse. Questa è una tappa importante, un punto preciso per dire “di qui si parte”, ognuno di noi è qui con storia e percorsi diversi ma con la consapevolezza che stiamo consegnando al Paese un soggetto politico che potrebbe reinventare la speranza di una nuova politica, è una occasione che non possiamo e non dobbiamo sprecare. La gestione di un Paese è cosa assai complessa, ricette preconfezionate di soluzioni facili e gratuiti qualunquismi non fanno parte della nostra cultura. Basta leggere i punti presenti nel documento Progetto per San Marino per renderci conto di quante e quanto impegnative siano le problematiche sulle quali il nostro Partito si è impegnato a trattare, difficile dare delle priorità perché tutte le questioni sono correlate l’una all’altra, lo stato sociale è strettamente correlato all’economia, l’economia è legata alle relazioni esterne, la cultura e l’istruzione è parte integrante di tutto lo sviluppo del Paese e cosi via. Dovremmo imparare a lavorare di più come in un gioco di squadra in cui ogni soggetto fa in pieno la sua parte, troppi sono i danni provocati dalla predominanza di alcuni poteri su altri. Il Governo di un Paese è materia troppo delicata per essere delegata a pochi soggetti, la politica non deve essere succube delle grandi economie, le economie non devono essere al soldo della politica, le ideologie non devono inghiottire le idee. Al Paese necessita una economia che non schiacci la politica, una cultura dalla voglia di cambiare, il rispetto delle intelligenze e la dignità degli individui. Nonostante tutto questo negli anni sia stato detto e ridetto, nonostante la crisi della politica attraversi tutti i Partiti, la grande partecipazione di questi giorni, costruttivi contributi che sono stati dati, ci fanno immaginare che una politica più partecipata e condivisa è possibile, non fosse altro perché le strade da percorrere sono rimaste poche e per citare una frase che mi è rimasta particolarmente impressa: “siccome l’uomo si comporta in maniera saggia solo quando ha esaurito tutte le alternative”, anche a noi oggi non rimane che essere saggi. C’è stato un coro che chiede di cambiare rotta vedremo se questo grido verrà accolto. La democrazia si regge su alcuni principi fondamentali di partecipazione, tra questi il principio di uguaglianza tra i cittadini secondo il quale non possono sussistere differenziazioni basate sul colore della pelle, sulle appartenenze religiose o politiche, sul livello culturale o sul sesso, condizione unica di questo principio è la cittadinanza, un sistema egualitario di democrazia che si basa sul principio “una testa un voto”. Questo è stato certamente un passo importante nella storia della democrazia formale rappresentativa, ma purtroppo poche democrazie sono riuscite a passare da uno stato di democrazia formale ad una condizione di democrazia sostanziale. Ora, se guardiamo come si è mosso il nostro Partito dalla data di unificazione ad oggi, possiamo vedere che anche in casa nostra le cose non sono molto diverse, gli sforzi fatti per rendere la nostra democrazia interna una democrazia sostanziale sono stati davvero poco visibili, abbiamo iscritti che guardano le scelte politiche del Partito, ma che non riescono a condividerle perché non sono stati messi in atto quegli strumenti necessari a far sì che si consolidasse quel senso di appartenenza, di condivisione tipico dei partiti della sinistra storica. Negli ultimi tempi la delusione mia e di molti aderenti, uomini e donne, è stata quella di verificare che la selezione della classe politica, che ha come prerogativa quella di individuare e proporre i propri rappresentanti, rispondeva a logiche viste e riviste. Abbiamo bisogno di un organismo direttivo capace di fare emergere una classe politica che sappia mettersi al sevizio della collettività, una classe politica che necessariamente dovrà far convivere tutte le anime di questo grande Partito, ma anche e soprattutto una classe politica capace di fare emergere tutte le risorse umane di cui dispone. Dobbiamo essere capaci di esprimere una classe politica lungimirante, competente, etica nella accezione più alta di questo termine e rispettosa, creativa e aperta alla cultura del cambiamento. Sono requisiti che non si acquisiscono da un giorno all’altro, ma devono far parte della cultura di ogni individuo, sono requisiti che vanno coltivati, abbiamo bisogno di vedere sul campo la messa in opera del nostro progetto riformista, abbiamo bisogno di credere in questo progetto riformista. La questione delle quota rosa, sulla quale dovremmo votare anche un emendamento dello Statuto, non piace a molti, ma credo per motivi diversi. Per quanto mi riguarda credevo fosse patrimonio di questo Partito il riequilibrio di genere, ovvero che la buona pratica di coinvolgere tutti coloro che condividono un principio di equità nel paradigma culturale della relazione sociale facesse parte della cultura di un grande partito laico di sinistra, purtroppo così non si è dimostrato.

183 Allora, mi domando, in che modo è possibile garantire alle donne una presenza reale nei luoghi della politica e non solo? Come da troppi anni ci diciamo occorre una svolta decisiva ed una trasformazione culturale della società. Noi donne, al pari dei maschi, non dovremmo aver bisogno di strumenti protettivi e meritarci un trattamento indicizzato da percentuali. Purtroppo ancora una volta la politica su questo fronte ha fatto una azione di retroguardia, purtroppo dobbiamo dire che le quote rosa oggi sono l’unico strumento possibile per garantire l’accesso alle donne nei luoghi della politica. Ancora una volta ci troviamo a dover scegliere il male minore, è una forzatura che bisogna sostenere, è un rischio che bisogna correre per raggiungere l’obiettivo di una egualitaria e giusta rappresentatività. Grazie

184 MARILIA REFFI

Compagne, compagni con indubbio orgoglio e con un rinnovato forte senso di appartenenza che nel tempo si è alimentato ed è cresciuto, mi sento di dirvi che dobbiamo essere orgogliosi e fieri di trovarci qua, al primo congresso del nostro partito, a quel congresso tanto atteso e tanto preannunciato, al congresso di quella forza politica nata da un progetto che solo pochi anni fa pareva quasi un’utopia, Al congresso che sta dando dimostrazione di come il nostro grande partito / nato da individui con provenienze differenti – ma con un grande reale progetto comune - abbia reagito con forte coesione alle grandi pressioni e alle manovre più o meno soterranee che lo vorrebbero diviso e inerme. La mia storia politica personale è la sinistra, una sinistra socialista, riformista e democratica. comunque e sempre . Una sinistra in cui è possibile anche vivere travagli e disillusioni, ma è comunque il luogo dell’appartenenza comune. Posso dire di essere orgogliosa di avere partecipato alla costruzione di questo nostro partito Sono oggi ancor più orgogliosa nel sapere che questo partito può fare affidamento su persone capaci, dotate di talento e coerenza, determinate e leali, che insieme hanno lavorato, lavorano e lavoreranno per realizzare gli obiettivi che ci eravamo dati tre anni fa. Donne e uomini che hanno dimostrato di saperci condurre attraverso un percorso determinato mettendo davanti alle differenze ed ai malumori il bene comune. Per questo e non per un mero conteggio di poltrone abbiamo meritato e dimostrato di essere realmente un grande partito. Oggi siamo consapevoli che il partito dei socialisti e dei democratici ha saputo modificare il corso della storia stessa. Non dobbiamo mai dimenticarlo Per la prima volta dopo 50 anni un partito di sinistra, come ricordava Beppe possiede la maggioranza relativa. Non è poco..ma non è sicuramente abbastanza. in politica infatti non esistono traguardi assoluti, ma tappe, tappe di lunghissimi forse interminabili viaggi . Arrivati ad una meta ci si spende già per quella successiva - Ora dobbiamo guardare al futuro. E il prossimo futuro ci vedrà impegnati in ruolo di certo riferimento per la politica di questo paese. E l’assunzione di questo ruolo comporta indubbiamente una grande responsabilità. Dal febbraio 2005 ad oggi ci siamo trovati a ricreare una organizzazione che riuscisse ad amalgamare le differenze senza per questo soffocare le diversità, a dovere cercare di omogeneizzare culture diverse e smantellare arroccamenti di appartenenza. Anni dove già non era semplice trovare equilibri tra le persone e le forze, dove era invece necessario procedere a fisiologici riassestamenti, e modificare le strutture organizzative scrollandosi di dosso abitudini e faziosità. Anni in cui tutto questo enorme lavoro è stato continuamente interrotto da brusche virate purtroppo spesso create ad arte per destabilizzare. Da ora in poi si riparte, tenendo aperte le porte a chi vorrà congiungersi in questo cammino, a chi si vorrà riconoscere negli obiettivi di un programma vero e comune che dia risposte reali e chiare al nostro paese con la consapevolezza di essere il punto di riferimento innegabile. i sammarinesi sono preoccupati. Beppe ha detto. Io credo che noi dovremmo invece pensare in modo positivo a questa preoccupazione. Leggerla come un “disincanto”che conduce però ad una reazione , toglie dal torpore di una sudditanza letargica. Disincanto è quello stato d’animo che permette di vedere chiaramente la realtà senza illusioni effimere.- E non è uno stato d’animo negativo: si aprono gli occhi e si smette di credere al trucco dell’illusionista.

185 Occorre ristabilire con la gente un rapporto di confidenza imparando a comunicare, tenendo conto dei livelli e pieni diversi diversificando e modulano i linguaggi. Occorre , e credo sia un nostro limite, essere capaci di identificare strumenti e modalità che ci permettano di essere comprensibili ed in sintonia con le persone che non si occupano attivamente di politica. Vorrei concludere con una osservazione cui tengo molto: Abbiamo nella recente legge elettorale tentato di introdurre il principio del voto di genere. Non era una trasposizione delle quote osa ma uno strumento che doveva permettere alle done di avere una maggiore rappresentanza all’interno del Consiglio Non sono mai stata favorevole a creare recinti come per le riserve indiane ma, vista la scarsa rappresentanza di si può pensare fosse necessario. Come alla fine anche all’interno di questo congresso si sta dimostrando, i socialisti e democratici sostengono la partecipazione delle donne. Bene, ma non basta sostenerla o esternarla. nel momento in cui termineranno le emergenze ed i passaggi bruschi, le compensazioni, le decompressioni e quando il clima politico evolverà in una fase di stabilità che avrà la possibilità di progetti di ampio respiro, sarà necessario anche ripensare ad una politica specifica e per la famiglia e per le donne. Asili nido, flessibilità di orari, supporti alla maternità, congedi parentali, istruzione e formazione. Tanti sono gli interventi utili e fattibili. le donne pagano un prezzo altissimo nel fare politica, (patrizia) per una politica che ha tempi lontani dai loro, per una politica fatta ancora comunque a misura d’uomo. Non basta imporre per regole e statuti una presenza femminile: occorre alimentarla e aiutare le donne ad avvicinarsi alla politica, mettendo a disposizione strutture, ripensando a strumenti e inventano nuove soluzioni, promuovendo leggi che agevolino e tengano conto della stessa naturale diversità biologica. Perché questo è, e deve essere : le donne devono potere restare donne. senza per questo rinunciare a manifestare le proprie idee, a vivere la propria partecipazione al mondo del lavoro o della politica. Io non voglio pensare ad una politica dove le donne che emergono siano coloro che hanno assunto i peggiori atteggiamenti degli uomini, Ciò che noi donne possiamo e dobbiamo fare, è mettere a disposizione le nostre caratteristiche inostri valori, le nostre peculiarità e la nostra diversità. Non è certo con l’omologazione in negativo al genere maschile che sarà la soluzione allo storico problema della uguaglianza dei diritti. Per questo, dico alle donne, soprattutto alle più alle più giovani, a cui si dice: avete tutto, avete la parità. Impegnatevi, combattete, battetevi per essere riconosciute come donne, e come donne pretendere condizioni e una parità non ideale ma quotidiana.

186 MARINO RICCARDI

Compagne e compagni, non nascondo una certa emozione nell’intervenire al primo Congresso del Partito dei Socialisti e dei Democratici dopo l’unificazione. Fino a qualche anno fa era una vera e propria utopia pensare ad un Partito unificato tra socialisti e democratici. Oggi qui tutti assieme concretizziamo materialmente questo importante momento. Si pone fine in maniera inequivocabile alle tante lacerazioni e divisioni che la sinistra, a San Marino come del resto in altri parti del mondo, ha subito nel corso della storia. Le difficoltà incontrate durante il percorso non sono state poche, ma giorno dopo giorno con pazienza e perseveranza abbiamo costruito una grande forza politica della sinistra democratica. L’unità del Partito, pur nella diversità di opinione di pensiero, a volte anche con un aspro dibattito interno, deve rappresentare una risorsa per crescere insieme ed ascoltare e dare risposte a tutte le fasce di popolazione che si aspettano cambiamenti e svolte riformatrici. Oggi abbiamo nella vita sociale del Paese un ruolo di fondamentale importanza e responsabilità, siamo il Partito di maggioranza relativa, dobbiamo essere in grado di capire le istanze della popolazione e le necessità primarie del Paese per essere credibili nel dare una prospettiva di futuro in particolare ai giovani i quali vogliono sentirsi parlare con un linguaggio nuovo della politica, sono pronti a mettersi in gioco con tutte le loro forze sprigionando risorse intellettuali che tanto sono presenti nei nostri concittadini. E’ nostro compito ridare loro fiducia nella politica e nei politici, dobbiamo fare in modo che i sammarinesi tornino ad esternare con entusiasmo il proprio orgoglio di appartenere ad un piccolo Stato come dimensione ma grande per i valori e per il rispetto che riesce a conquistarsi nei confronti degli altri Stati molto più grandi. Una testimonianza molto forte di quanto ho appena detto è stato il risultato ottenuto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri del Consiglio d’Europa durante il semestre in cui San Marino ha avuto la Presidenza. Per continuare su questa strada occorre una guida solida, convinta, competente e capace e per far prevalere gli interessi pubblici sopra ogni altro tipo di interesse privato. Il 23 ottobre in Consiglio Grande e Generale sono mancati alcuni voti durante l’approvazione della legge sul Giusto Processo. Tutti erano a conoscenza, tutti sapevano che ciò avrebbe aperto la crisi di Governo, immediatamente dopo si sono messi in moto meccanismi e tentativi, per fortuna non andati a buon fine, per fare fallire il progetto politico fortemente voluto dal PSD dopo le elezioni del 4 giugno 2006. Il tentativo era quello di rompere l’unità a sinistra, creare le condizioni per un ritorno al passato, l’obiettivo era di frantumare il PSD per permettere ai potere forti di godere di privilegi che, con il nuovo Governo, sono stati fortemente ridimensionati. La politica non può soccombere all’influenza di altri poteri, il nostro progetto di alternanza democratica, che abbiamo voluto fin dal primo momento in cui abbiamo iniziato a lavorare per unificare i due più grandi partiti della sinistra, non può essere bloccato. L’instabilità politica di questi ultimi anni ha creato preoccupazione nei cittadini generando sfiducia nella politica e nelle istituzioni ed ha recato gravi danni all’economia del nostro Paese. San Marino ha necessità di un Governo stabile, un Governo che sappia governare, che dia prospettive e respiro all’economia, risposte di carattere sociale con particolare attenzione alle categorie di cittadini meno fortunati e sia in grado di offrire ai nostri giovani una opportunità che non sia solo il lavoro precario. E’ con impegno e con convinzione che abbiamo lavorato e partecipato alla formazione del nuovo Governo, il programma che ne è scaturito lo ritengo addirittura migliore rispetto a quello del luglio 2006, ci sono passaggi di maggior chiarezza nei confronti dei cittadini, le riforme da sole non raggiungono l’obiettivo anche se rappresentano sicuramente un passo in avanti importante, devono essere accompagnate però da una volontà politica precisa che riesca a trasmettere alla popolazione il messaggio che è finito il momento e il tempo della demagogia e delle clientele per un salto di qualità della politica e del Paese. Il Progetto di Riforma della Pubblica Amministrazione è molto più chiaro, tutti conoscete la scelta fatta sui Giochi della Sorte che ha chiuso definitivamente una polemica che si trascinava nell’ambito del Consiglio Grande e Generale da alcuni anni. Il territorio e l’ambiente si trasformano in una risorsa da tutelare a vantaggio di tutti i cittadini, si parla di perequazione nell’uso delle aree e di equità nella prestazione delle rendite, si pongono in questa maniera le basi per una rinnovata giustizia sociale, dobbiamo dare dimostrazione di sapere dove andare e di meritarci il ruolo di governo del nostro Paese. E’ su di noi che sono rivolte le maggiori attenzioni della popolazione, da noi si aspettano impegno, serietà e soprattutto moralità e trasparenza nella gestione della cosa pubblica. I nostri concittadini chiedono benessere per la Repubblica, stabilità politica e il coraggio delle scelte che guardano al futuro, i dirigenti e i rappresentanti del Partito nelle sedi istituzionali dovranno mantenere un rapporto continuo e più stretto con la base del Partito e con la cittadinanza, un rapporto che

187 da sempre storicamente è il cardine dell’impegnarsi in politica in una forza di sinistra. Il PSD in questi anni si è impegnato molto per cercare di risolvere grandi questioni aperte nel Paese, molte energie sono state messe a disposizione per riformare la politica in uno spirito di servizio nei confronti della cittadinanza. Il lavoro, compagni, ancora non è terminato ma siamo sicuramente sulla buona strada, abbiamo raggiunto tre obiettivi importanti: l’unità dei due partiti storici della sinistra, la nuova legge elettorale e la coalizione di centro sinistra. Sono convinto che la strada intrapresa potrà garantire al Paese un lungo periodo di stabilità, una stabilità che vede il PSD in una posizione strategica. Non dobbiamo però rilassarci, dobbiamo essere attenti e vigili nel chiudere al più presto il cerchio della transizione verso il nuovo sistema, il rischio dell’involuzione esiste ancora, potrebbe coglierci impreparati, metterci in difficoltà ed annullare gli effetti dell’importante lavoro che abbiamo svolto fino ad oggi. Il Partito deve essere deciso, non deve avere tentennamenti. Due a mio parere sono le strade da perseguire: primo, il completamento del lavoro a sinistra; secondo, la costruzione di una nuova coalizione di centro sinistra partendo dalle forze politiche che compongono l’attuale maggioranza di Governo ma senza chiudere le porte a quei soggetti che condividono con noi un progetto riformista per un centro sinistra che si candida a guidare il Paese anche dopo le elezioni politiche prossime. Elezioni politiche che finalmente si terranno con la nuova legge nel segno della chiarezza, delle posizioni, offrendo la possibilità ai cittadini di scegliere la coalizione ed il programma con cui essere governati. Permettetemi, compagni, di concludere il mio intervento con l’auspicio di una sempre più forte unità e coesione all’interno del Partito, di superare al più presto le componenti di provenienza. Il diverso percorso politico di molti di noi presenti in questa aula a questo Congresso rappresenta certamente una risorsa che non va dispersa, ma da domani è necessario fare una salto in avanti, far crescere questa grande famiglia, la grande famiglia del socialismo riformista capace di reggere le sfide per essere protagonista nella San Marino di oggi e del futuro. Grazie

188 EMILIO DELLA BALDA

Care compagne e compagni, questo nostro Congresso è molto importante perché è chiamato a decidere il partito nuovo che vogliamo costruire insieme e a definire la coalizione di governo in grado di ammodernare il Paese nella libertà e nella sicurezza. Abbiamo infatti il compito di organizzare un partito popolare dove si risveglia la passione politica; dove si impostano rigore e attenzione sulle regole interne, sulle procedure decisionali, sulla selezione della classe dirigente; dove non si fa alcuna concessione all’assemblearismo, ma si consente agli aderenti di sentirsi padroni in casa e non ospiti dei capi per ratificare le loro decisioni. Abbiamo l’esigenza di realizzare un partito innovatore senza mai tradire i patrimoni culturali e politici che sono confluiti nell’unità. Una struttura moderna e funzionale legata ai valori e agli ideali sui quali abbiamo costruito la società del benessere diffuso, della sicurezza sociale, del valore umano della persona e delle sue relazioni, della centralità dei diritti e dei doveri. Abbiamo la necessità di rivitalizzare un partito in grado di governare una società complessa in un Paese che è ricco, ma non riesce a liberare l’economia dai lacci e laccioli che la frenano; è prigioniero di una struttura pubblica pesante e poco efficiente; mantiene un sistema formativo inadeguato per competere sul piano internazionale; ha una mentalità statalista anziché solidale e sociale; è restìo a premiare il merito e l’iniziativa. Abbiamo il dovere di impostare un partito che riconcilia i cittadini con la politica e le istituzioni democratiche; che sia espressione genuina di culture che hanno una considerazione alta della politica. Non si potranno accettare più assenze perenni alle riunioni della direzione; assemblee senza interventi e senza dibattito; decisioni prese fuori degli organismi dirigenti e fatte ratificare; modi di far politica vecchi come il cucco; bamboccioni che diventano dirigenti senza merito e senza preparazione. Per diventare un organismo vitale e dotato delle risorse umane necessarie a garantire la propria riproduzione, il partito dovrà affondare le sue radici in una nuova cultura politica. Dovrà motivare le ragioni della sua esistenza non solo con argomentazioni che concernono l’unità dei riformisti a superamento delle componenti, ma anche sulla capacità di rendere esplicita la sua necessità storica e di fondare su di essa una propria identità. Sono convinto che l’identità del PSD non dipende soltanto dagli interessi che rappresenta o che aspira a rappresentare, non soltanto dagli ideali e dai valori che proclama, ma dalla funzione che vuole svolgere nel Paese. E’ chiaro che una nuova cultura politica nasce dall’incontro tra culture, storie, tradizioni ed esperienze diverse per cui dobbiamo impegnarci a fondere le grandi tradizioni del liberalismo, del socialismo e della socialità cristiana. L’orgoglio socialista non è una politica; è uno stato d’animo che ha poco senso se è legato alle poltrone e al potere. Quello che conta è la pratica del socialismo che va condotta sul filo ideale che parte dai fondatori dell’Ottocento, passa per le lotte e le tragedie del Novecento e giunge al Duemila. Quello che conta è la conoscenza del passato per costruire il futuro tenendo in considerazione i tempi cambiati e le nuove sfide mondiali. Il socialismo del XXI secolo deve essere un ritorno agli ideali e ai valori delle origini per uscire dall’energia fossile, per ridefinire il sistema San Marino, per mettere in primo piano la persona, per diffondere la conoscenza, per riconsiderare le età della vita, per riformulare il contratto democratico con i cittadini. Essere di sinistra significa rifiutare l’ingiustizia sociale. Un socialista ha il preciso dovere di comprendere il mondo e di interpretarlo correttamente per trasformarlo tenendo conto che non si può operare per la giustizia con le stesse azioni del passato e con le riflessioni del passato remoto. Noi socialisti dobbiamo impegnarci a costruire una comunità che riconosce e tutela le libertà e nel contempo promuove la responsabilità nell’ambito della quale ogni persona può esercitare la propria libertà. Dobbiamo organizzare una comunità impostata sul pluralismo culturale, sociale, politico, religioso, ricercando soluzioni condivise che uniscono i cittadini intorno a valori forti. Solo allora potremo affermare l’orgoglio socialista. L’altro grande compito è quello di esprimere una chiara linea politica e un forte impegno per completare la transizione verso una grande alleanza democratica costituita da un centro aperto al cambiamento e una sinistra proiettata alle riforme; una alleanza coesa e legata dalla cultura del buon governo, della sana amministrazione e della responsabilità; decisa ad affermare la moralità della politica, il senso dello Stato, la gestione dell’interesse generale. Esistono forze del cattolicesimo democratico che hanno rifiutato il disegno destrorso della DC, e forze del socialismo democratico che non hanno aderito alla svolta riformista, con le quali chiedo di aprire subito un confronto serrato per verificare la possibilità di associarle al centrosinistra nelle forme e nei tempi da programmare insieme agli alleati della coalizione. Care compagne, Compagni,

189 questo Congresso segnerà una tappa fondamentale nella misura in cui il partito ridefinirà la sua strategìa nel senso di rappresentare una sinistra che è disposta a uscire dai suoi vecchi confini perché vuole svilupparsi sempre più come forza di governo e intende essere parte integrante di un movimento politico europeo e mondiale in grado di pesare sui destini dell’umanità quale è l’Internazionale Socialista.

190 MASSIMO ROSSINI

Nella sua relazione il Presidente ha ben rappresentato e reso evidenti i sacrifici di ognuno di noi per la concretizzazione della unificazione delle forze di sinistra in un unico partito riformista aperto ad una diversa visione del mondo. Le analisi e le critiche del mondo attuale sono diverse, le abbiamo dentro da quando abbiamo cominciato ad occuparci di politica. Il mondo che vogliamo oggi però deve essere un unico mondo in cui tutti ci dobbiamo riconoscere. Nella relazione scorrono frasi e concetti che sono l’essenza stessa di questo nuovo partito pluriculturale . La costruzione è progettata in modo di riproporre insieme con i sacri testi della politica, quelli marxisti e quelli liberali, quelli comunisti e quelli della cristianità sociale, i contributi e le opinioni dei cittadini elettori di oggi. Il ruolo dei cittadini è profondamente cambiato per noi, per il partito che vogliamo. Deve esserlo. Le loro passioni sono parte integrante del progetto politico e in modo sempre più marcato devono orientare e controllare l’attività dei politici. Nel dare vita a questo progetto abbiamo avuto una comprensione profonda per la storia politica di ognuno, di ogni singolo, ed abbiamo anche dedicato molto, molto tempo alla cura dell’esito etico, morale, emozionale della proposta che il Presidente ha così ben interpretato. Il nostro lavoro è stato più vicino all’originalità politica che non all’antica visione della politica. Io penso, noi pensiamo, che il nostro futuro, il futuro del Paese tutto si gioca sulla capacità che abbiamo di attrarre i veri attori della politica. Se i cittadini non saranno incuriositi da quello che proponiamo, se non si concentreranno e non si sforzeranno per capirlo, allora vuol dire che manca l’originalità e quindi la nostra opera rimane incompiuta. Forse uno dei migliori esiti cui può aspirare chi si è onestamente impegnato in questa lotta per l’unione della sinistra nel riformismo è che i cittadini trovino le nostre idee interessanti, le accettino o le rifiutino, ne trovino di più illuminanti e interessanti, in ogni caso ci pensino su, trovino l’occasione di discuterle. Alcune recenti vicende, alcuni passi consiliari hanno solo parzialmente fatto tremare l’impalcatura del nostro progetto. Perché il progetto è quello giusto. Quando le sedi di discussione sono quelle proprie delle organizzazioni politiche, quando le decisioni vengono prese democraticamente e il metodo è quello giusto non c’è nulla da temere. Infatti sono importanti le modalità delle decisioni più delle decisioni stesse. Per spiegare la recente crisi più che pensare ad aspetti propri della politica sarebbe forse, anzi è, utile considerare e discutere sulla rapida ascesa di certi finanzieri e imprenditori, come sono improvvisamente diventati demiurghi della distribuzione del reddito e come hanno organizzato nel loro interesse, e solamente nel loro interesse, le aspettative sociali proprio attraverso l’insana esperienza dell’arricchimento veloce. La politica ha bisogno di riconoscere queste novità socio economiche. Sapere come avvengono, perché avvengono, a causa di chi avvengono, non accettare le cause come semplici, storiche, superficiali risultanze delle leggi di mercato. Se il rapporto tra società ed economia sarà caratterizzato dalla realtà che ho descritto, il rapporto tra società e politica vivrà di gravi e pari incertezze. L’idea portante e centrale del partito che desidero, e che tutti dovrebbero desiderare, è quella che la politica può e deve impegnarsi a definire razionalmente i criteri per la valutazione morale degli atti, delle regole, delle scelte – in una parola delle conseguenze dell’attività politica – sicuri che regole e scelte hanno effetti sulle opportunità di vita e sul nostro benessere. La mia idea è che la democrazia sia un processo essenzialmente incompiuto, capace comunque di generare promesse e forme di convivenza moralmente più convincenti e accetttabili applicando contemporaneamente i nuclei dell’idea di emancipazione ereditati dalla storia del marxismo, del liberalismo, del cristianesimo, ma soprattutto della tolleranza tra gli uomini. E proprio sullo sfondo di queste culture politiche continuo a sostenere e credere la ragione dell’utopia di una scelta migliore, frutto di una politica più morale. Le ragioni della mia utopia dipendono dalla coerenza di ognuno di noi e dal valore della presenza del pluralismo all’interno del partito. Se qualcuno non riesce a capire perché io, insieme ad altri numerosi compagni e non, diamo tanto peso alla questione etica nel prendere e ordinare decisioni politiche, suggerisco di rileggere l’aforismo di Pascal che dice: “Solo le esperienze e le motivazioni motivano”. E di esperienze e motivazioni chi è qui con me ne ha a vagoni.

191 192 FABIO BERARDI

Carissimi Compagni, Graditi Ospiti, Presidenza del Congresso, sono anche io molto lieto ed onorato di prendere la parola nel 41° Congresso del nostro Partito 1° dall’unificazione. In maniera irrituale voglio partire dai ringraziamenti perché ho sentito pochi ringraziare tutti quelli che hanno permesso questo evento e tutta l’organizzazione che con spirito di volontariato, valore che chi fa politica deve sempre tenere ben presente, hanno veramente faticato per portarci a questo importante appuntamento. Così ai membri della Presidenza, così a Mauro e a Peppe perché sono stati i veri protagonisti del percorso di unificazione delle due forze della sinistra storica sammarinese, e credo non sfugga più a nessuno la portata strategica e la ventata di novità e di cambiamento che questo ha determinato nello scenario politico sammarinese. Un ringraziamento a tutti i compagni membri, a vario titolo, degli organismi uscenti per il lavoro svolto in questi anni, ma soprattutto in questi ultimi giorni, dimostrando grande sensibilità nei confronti delle istanze e di vari emendamenti che abbiamo avanzato e alla fine abbiamo trovato inseriti pienamente nel documento politico congressuale e che hanno anche permesso di arrivare ad una candidatura di un compagno socialista ormai ampiamente convalidata da tutti. Sul piano personale voglio indirizzare un sentito ringraziamento a tutto il Partito per tutto quello che mi ha dato, per le numerose occasioni di esperienza e di prestigio che mi ha concesso di vivere penso anche, non sta forse a me dirlo, di aver ricambiato con il massimo impegno e dedizione in tutte le occasioni, non ultima quella di Segretario di Stato alla Sanità, settore assai complesso e problematico che ho cercato di gestire nella continuità di quelle riforme che noi abbiamo voluto cercando di risolvere in tempi brevi le conflittualità interne valorizzando il ruolo di tanti bravi operatori. Mi ha fatto molto piacere che l’edizione del “Nuovo Titano”, collegata a questo Congresso, riprenda una intera pagina di un settore come quello della cardiologia che merita la definizione di eccellenza, così come quello della vecchia chirurgia che gettava da tempo ombre sull’intero sistema con soluzioni innovative e di eccellenza che hanno permesso in pochissimi mesi di riconquistare la fiducia dei nostri cittadini e degli stessi operatori dell’ISS rilanciando nel contempo l’immagine complessiva del nostro sistema di salute pubblica. Per varie ragioni che riguardano l’esperienza di questo anno e mezzo di Governo, anche in relazione al rapporto con il Partito durante l’espletamento del mandato e non ultimo le modalità di gestione e risoluzione della crisi politica, mi hanno portato non senza difficoltà e dispiacere ad assumere la decisione personale di non rinnovare la mia disponibilità per incarichi di Governo, rinunciando anche alla proposta della delega che sicuramente era a me più vicina per formazione professionale e culturale, ma come ho detto devo comunque molto al Partito ed assicuro che non farò mancare il mio impegno politico se pure con veste e ruoli diversi. Cerco di trattare due argomenti che mi sembrano significativi, parto parlando del Partito. In questo Congresso abbiamo riposto grande aspettativa per risolvere alcuni punti critici di questi ultimi tempi, per le varie ragioni, e con questo non intendo incolpare nessuno, mi ci metto anche io, si sono verificate grosse lacune in termini organizzativi, di comunicazione e di rappresentanza. Dobbiamo ritrovare un modello organizzativo innovativo ed efficace, dinamico, aperto a tutti e a tutte le componenti attive della società, come ben delineato e scritto nel nostro documento politico, dobbiamo lasciarci definitivamente alle spalle un modello di Partito spostato troppo sulla azione di Governo e troppo poco sui propri organismi o sulla sua base, già dalla esperienza del Governo Straordinario questo accadeva in maniera molto evidente. Sono poi molto soddisfatto che il documento politico di questo 41° Congresso abbia recepito in pieno le nostre osservazioni con passaggi precisi e rispettosi del percorso storico che ha visto il Partito Socialista protagonista da oltre un secolo nelle vicende del Paese, protagonista di quei processi di aggregazione di unità delle forze socialiste di diversa provenienza e che oggi aggiunge un’altra importante tappa dell’unità delle due forze storiche della sinistra. Questo nostro punto di arrivo risulta chiaramente innestato alle sue radici storiche, a quelle del socialismo riformista, profondamente democratico, che trova i suoi riferimenti nell’Internazionale Socialista e nel PSE per aggiungere l’obiettivo finale dell’unità delle forze che si riconoscono nei valori della sinistra riformista democratica liberale e del cristianesimo sociale che rappresentano un grande valore per il nostro Partito ed sua priorità strategica. Ma dopo tanti anni di divisione e diversa collocazione delle nostre componenti mi chiedo, cosa può aiutare a completare ora il processo di unità? Purtroppo i protagonisti i dirigenti di Partito, e mi ci metto anche io, hanno sulle spalle troppe incrostazioni, troppe stratificazioni, allora sono fortemente convinto che bisogna affidare questo ultimo sforzo e questo compito alle nuove generazioni, conferire, consegnare loro il mandato di concludere questo traguardo. Occorre quindi valorizzare di più i nostri giovani, toglierli in fretta dal ghetto del movimento allargando il loro spazio

193 di azione, farli partecipi, attivi negli organismi ai vari livelli con maggiore autonomia, maggiore responsabilità e sicuramente con quella passione che li contraddistingue. Coraggio ragazzi, avrete tutto il mio appoggio. Un altro tema è quello dell’alternanza democratica che discende dalla nuova legge elettorale ed è il concetto di coalizione. Non vi è dubbio che chi governa debba mettersi in sintonia con il Paese e porre il cittadino al centro delle sue attenzioni. Occorre conoscere a fondo tutte le espressioni sociali, culturali ed economiche che identificano la precisa cornice di riferimento della nostra realtà. Occorre comprendere la connotazione della nostra condizione di piccolo Stato con tutte le sue prerogative, peculiarità, quali punti di forza della sua condizione e sovranità. Occorre collegare tutto ciò ai modelli di sviluppo in tutti i settori dell’economia con particolare attenzione a quei punti di forza che possono sprigionare maggiori potenzialità e opportunità, settori come quello finanziario e bancario, quello del commercio, dell’impresa, del turismo, della cultura, ma ce ne sono tanti altri, avendo sempre ovviamente grande attenzione per il sociale. Oggi chi governa ha a disposizione un nuovo strumento: la nuova Riforma Elettorale, capace di collegare meglio questo potere di rappresentanza al Paese e a tutte le sue componenti profilando periodi di maggiore stabilità politica. Gli elementi innovativi che sono rappresentati dalle coalizioni, dal principio dell’alternanza, su questi faccio un brevissimo ragionamento, su questi aspetti sono altrettanto soddisfatto che il Documento Politico abbia accettato e contenga oggi le nostre osservazioni che permettono di evitare, proprio alla celebrazione del nostro Congresso, dichiarazioni non consone di chiusura nei confronti di altre forze politiche. Il documento politico ha bene evidenziato, cito testualmente: “non intendiamo confondere la politica dell’alternanza e delle coalizioni con quella dell’alternativa che invece sottintende una concezione chiusa ed esclusiva dell’alleanza, ricercando invece affinità con quelle forze politiche disposte a confrontarsi sui contenuti. La coalizione ha bisogno di inclusioni non di esclusioni”, ed ancora, “la strategia della coalizione dovrà essere quella di guardare oltre all’attuale alleanza di Governo per favorire il confronto con l’area democratica liberale riformista del centro sinistra superando preclusioni di carattere ideologico e ricercando elementi di affinità coesione e convergenza politica”, tutto questo trova maggiore rispondenza alla nostra realtà dove non vedo posizioni politiche così polarizzate riferite al concetto di destra, sinistra, ma paradossalmente potrebbe anche accadere che ci possiamo trovare anche di fronte a due coalizioni di centro sinistra, una più moderata e una magari più spostata a sinistra. I nostri vicini italiani stanno mettendo in discussione proprio il loro modello per introdurre maggiore peso proporzionale alla dichiarazione preventiva delle alleanze e dei programmi. Il modello italiano ha evidenziato come sia difficile fare convivere insieme schieramenti della stessa area e allora noi dobbiamo superare questa difficoltà, aprirci al dialogo a partire soprattutto da quelle forze come Nuovo Partito Socialista, Euro Popolari e Sammarinesi per la Libertà. Vado alle conclusioni ricordando che mi aspetto che questi contenuti del documento politico siano anche ripresi in maniera chiara nella Mozione Conclusiva. Voglio salutare e ringraziare l’amico Paride Andreoli per tutti questi anni di lavoro assieme, per le numerose esperienze che mi ha concesso di vivere al suo fianco, ma soprattutto per la sua disponibilità ad assumere il prestigioso ruolo di Segretario Generale del nostro Partito, prestigioso ma altrettanto impegnativo, al quale sin da ora offro il mio pieno appoggio e contributo. Rivolgo lo stesso sentimento a Patrizia Busignani. Grazie dell’attenzione, auguro a tutti voi e a tutte le vostre famiglie il più grande benessere.

194 PIO CHIARUZZI

Un cordiale saluto a tutti i presenti. A differenza dell’ex Segretario di Stato Berardi, che mi ha appena preceduto, il mio intervento sarà quello di un aderente all’attuale Partito dei Socialisti e dei Democratici ed non di appartenente ad una sua parte promotrice o, peggio ancora, di appartenente ad una tribù politica, più o meno stagionata nei suoi rituali e messaggi e che, per dimostrare l’esistenza deve sempre indicare i suoi segni e segnare il territorio. Quindi non userò alcun noi. Mi ritrovo in pieno nella relazione del Presidente e, come ho avuto occasione di critica nei suoi confronti altrettanto pubblicamente voglio riconoscere oggi il valore del suo intervento per la passione, per i contenuti e per lo spirito unitario. Un apprezzamento che voglio estendere a lui ed agli altri dirigenti che hanno concluso al meglio la pre- crisi, - ricordiamoci le votazioni nelle commissioni consigliari con la mancanza di voti alla maggioranza- e la crisi di governo appena risolta che non ha avuto alcun patrocinatore in quanto maturata in segrete imboscate parlamentari ed in più o meno segrete conventicole. Un augurio dei migliori successi nel loro lavoro che voglio invece rivolgere a Paride Andreoli e Patrizia Busignani che, sempre a differenza di chi mi ha preceduto, riconosco candidati a Segretario e a Presidente del PSD, unicamente nella loro qualità di essere contemporaneamente SOCIALISTIeDEMOCRATICI. Una relazione, quella di Peppe, che traduce in precisi obiettivi politici i contenuti del nostro Progetto per San Marino e li colloca in modo leale e trasparente nell’azione da sviluppare nel presente e nel prossimo futuro dando concretezza d’azione al Partito dei Socialisti e dei Democratici. Un Partito di governo - capace di pensare a come far uscire il Paese dalle secche della precarietà, dell’instabilità, della mancanza di qualificate prospettive e speranze per il futuro in cui si trovava solo quattro anni fa; - che, per superare la particolarità della situazione sammarinese, la quale, invece che ispirarsi al meglio della politica europea, aveva acquisito tutti i connotati della “balcanizzazione”, individuò le emergenze e si fece carico del Governo Straordinario; - che ha affrontato notevoli sacrifici per ricondurre il Paese a condizioni di normalità politico-istituzionale, economica e sociale con l’avvio di alcuni fondamentali processi di riforma ampiamente ricordati. - che oggi è leader del Paese ed è in grado di proporre aggregazioni dignitose alle ancora, purtroppo, frammentate “altre” espressioni della sinistra sammarinese unitamente a quella rivolta a altre espressioni politiche della società sammarinese che vogliono partecipare alla grande coalizione di Centro Sinistra in grado di vincere le prossime elezioni. Credo opportuno ricordare, se pur sommariamente, alcuni “quadretti” del recente passato perché la memoria deve farci apprezzare la qualità dei risultati raggiunti ed essere di sprone per raggiungerne di nuovi e sempre più qualificati. Perché abbiamo avuto un percorso che ci ha permesso di consolidarci come partito di Governo e di orientare sempre più tale azione nella direzione di divenire sempre più un buon governo. A questo proposito James Madison diceva “Un buon governo implica due cose. Primo la fedeltà allo scopo del governare, cioè la felicità della gente; secondo la conoscenza degli strumenti con cui tale fine può essere raggiunto.” Madison deve farci riflettere; credo che, compito di un partito di sinistra e, in particolare, con ruoli di governo sia quello di proporre ai suoi aderenti, ai suoi elettori, alla cittadinanza un obiettivo terreno ma difficile da raggiungere. Quello del benessere e della felicità. Sono parole che ai pragmatici di casa nostra e non solo, possono sembrare utopiche ma che invece assumono un profondo significato di linea di indirizzo se vi è la capacità di renderle obiettivo da perseguire e da progettare costantemente perché sono mutevoli, come variabili sono i bisogni che permettono di ricercare il raggiungimento del benessere e delle felicità individuali e collettive. Riprendo un passo, a mio avviso molto efficace e che ho già citato in altra occasione di Eduardo Galeano. Dice Galeano: “Lei sta all’orizzonte. Mi avvicino di due passi;

195 lei si allontana 10 passi più in là. Per quanto io cammini non la raggiungerò mai, quindi, a che serve l’utopia? Serve a questo; a camminare” (E. Galeano) In questa dimensione io vedo il nostro Progetto per San Marino ed il Partito che deve fare il percorso per realizzarlo; un collettivo di uomini e donne che lavora e “cammina” per realizzare il proprio Progetto Politico ma che ha sufficiente laicità e coscienza che non sarà mai raggiungibile in tutti gli aspetti come sono previsti oggi; perché è un Progetto che deve essere adeguato a San Marino e avrà pertanto necessità di aggiornarsi e rimodellarsi costantemente per essere adatto al raggiungimento di risultati e all’evolversi dei tempi e dei mutamenti della società sammarinese.. Credo che il 1° Congresso del Partito dei Socialisti e dei Democratici ci permetterà di avere un Partito in grado di reggere la sfida ricercando il massimo di unità interna ed affermando con decisione il proprio ruolo di Partito della sinistra riformista. Un Partito che, per dirla ancora una volta con Galeano, ci deve permettere di camminare per riordinare, modificare, migliorare, rinnovare san Marino. Un Partito che è cosciente che il riformismo non è uno e neutro ma è pienamente schierato per un riformismo di sinistra: quel riformismo che non confonde i bisogni con i diritti; dei primi si fa carico, per i secondi lotta e agisce per renderli reali; quel riformismo di sinistra che guarda alla scuola, alla formazione, come un diritto al sapere e alla conoscenza della persona e non solo ad un servizio allo sviluppo economico; quel riformismo che guarda alle riforme istituzionali chiedendosi, innanzitutto, se i diritti e le libertà dei cittadini aumenteranno e saranno meglio tutelati e non solo alla modernizzazione di istituti ormai obsoleti; quel riformismo che non vuole significare lo smontaggio dello Stato nell’illusione che nuovi soggetti più o meno privati, se pur caritatevoli, arrivino là dove sarebbe dovuto arrivare lo Stato e assicurare il godimento dei diritti con la stessa democratica equità; quel Riformismo che vuole l’ammodernamento ed il rafforzamento delle istituzioni come garanzia di equità e giustizia. Per realizzare questo riformismo, che trovo nei nostri documenti e nella relazione introduttiva del Presidente, c’è bisogno di una grande forza politica di sinistra, capace di collegare l’azione politica e di governo ai problemi più profondi della società, per dare alle istituzioni una base significativa fatta di partecipazione, appassionata e intelligente. Una partecipazione che è tale se animata da valori e ideali unitamente ad un operare attivo e consapevole. Un grande Partito dei Socialisti e dei Democratici è necessario per costruire il consenso attorno al Progetto perché, altrimenti, la condivisione si rischia di averla solo attorno all’interesse immediato di carattere economico e corporativo. Un grande PSD è necessario perché deve esprimere la “cosiddetta governabilità” in una società complessa ma nei termini di democrazia matura e di sicurezza perché sono le grandi forze politiche che hanno un elemento caratterizzante: quello di esserci oggi ma anche domani e quindi di rispondere del loro operato. Il nostro deve essere questo: un Partito che colloca le sue idee ed i suoi progetti nel campo della sinistra riformista europea e si presenta come forza in grado di interpretare modernamente i principali valori, quelli propri della civiltà europea, quelli dove i diritti sociali e della democrazia si sono costruiti e garanti a vicenda. Grazie e buon lavoro a tutti noi

196 MASSIMILIANO CASALI

Care compagne e cari compagni del Partito dei Socialisti e dei Democratici. Questo momento del Congresso che ci vede centrali nella politica non solo perché siamo il partito di maggioranza ma in questo momento in un certo senso il mondo si è fermato, noi ci siamo fermati per ascoltarci, per compiere questo importante passo del Congresso e questo fermarci ci dà il tempo e l’opportunità di guardare indietro, di guardare all’oggi e di guardare il nostro futuro. Guardando il tempo trascorso, i passi fatti, quello che è stato di importante e che va sottolineato ancora una volta è il discorso dell’unificazione. La svolta riformista, e ancor prima l’idea di tanti compagni di unificare le forze della sinistra, ci hanno portato ad un lavoro, ad una preparazione di questo partito che forse era quasi impensabile. Impensabile nel senso che il modo di lavorare insieme ci ha permesso di vincere molte sfide non ultima la riforma elettorale che non vedo solamente come conquista come singola riforma, ma come metodo di lavoro in quanto si è potuto elaborare un percorso dall’interno del nostro partito, principalmente dall’interno del nostro partito, nel riuscire a coinvolgere i compagni, a coinvolgere molte forze, a coinvolgere le altre forze politiche a venire al dunque di un problema reale di questo Paese, cioè del dare forte voce al cittadino elettore per poter decidere direttamente quale programma, quale progetto scegliere. Ed è qui la forza dell’alternanza, che non è un’alternanza delle forze politiche con cui schierarsi, l’alternanza sta nel cittadino che sceglie un programma, che sceglie una proposta, che sceglie da chi merita, in quel momento, con quegli uomini, di farsi governare. E il cambiamento c’è stato anche nell’ottica di governare che non è più gestire, gestire la cosa pubblica, governare significa avere progetti e programmi, riuscire a mettere in campo e anche sulla carta, la capacità e il coraggio di mettere sulla carta i propri obiettivi per poterli raggiungere insieme, insieme significa farli condividere, significa condividere con altre forze politiche che stanno all’interno di quello che noi stiamo costruendo e vogliamo fortemente: una coalizione. Questo significa capacità di mediare, capacità di farsi capire, capacità di essere propositivi e di capire anche le altre istanze per poterle integrare. Nel passato c’è anche una crisi di governo che siamo riusciti, nonostante la criticità del momento, la criticità del periodo ultimo, a rendere positiva. Positiva nel senso che non solo siamo riusciti a fare un governo in tempi brevi, ma positiva nel senso che siamo riusciti a capire già fin da questa crisi le potenzialità che vengono dalla riforma elettorale ovvero quello di trovarsi prima ad un tavolo…… (fine nastro) (inizio nastro)…campagna elettorale, ovvero quello di predisporsi prima, con i tempi giusti, con le volontà di tutti, di proporre un programma ai cittadini, un’opzione, la nostra opzione, che non è solo del nostro partito ma sarà quella della coalizione. Mi fermo ad oggi. Oggi in cui il tempo si è fermato, di questo congresso in cui l’importanza è quella di formare la struttura, riformare e ricostruire nei suoi uomini, nelle sue capacità, negli organismi, nelle modifiche che abbiamo appena votato allo statuto. Quindi la capacità organizzativa, capacità che deve stare nella volontà di far crescere quelle capacità che ci sono nei nostri uomini, nelle nostre donne, quelle capacità di far progredire l’organizzazione del partito in modo tale che tutti siano partecipi delle scelte e delle volontà e dei percorsi che faremo. Poi il tempo si è fermato per guardare al domani. Domani in primo luogo vedo un importantissimo lavoro verso la coalizione, verso questo lavoro che con tenacia abbiamo mantenuto nonostante le difficoltà oggettive. Abbiamo mantenuto il nostro progetto con tenacia ed è in questo che il nostro lavoro si deve compiere perché, come abbiamo visto dagli interventi degli ospiti, tutti ci guardano, tutti sono attenti alle nostre mosse, a come noi affronteremo questo tema. La coalizione sarà il nostro lavoro principale che ci servirà per un obiettivo, che è quello che abbiamo tutti nella cartella: il Progetto per San Marino. Un progetto scritto quindi e non solamente enunciato. Abbiamo un’idea da condividere, da portare, ma lì c’è il nostro pensiero che parte da radici profonde ma che guarda fortemente al futuro, quello di un disegno riformista, quello di una nostra visione per San Marino. E sul discorso delle riforme mi piace pensare che essere riformisti ed avere la capacità di fare riforme sta nel fatto di poter avere la capacità di vedere verso chi sono rivolte le riforme, chi è il soggetto che dovrà essere il fruitore di queste riforme. Cerchiamo di rivedere un attimo il concetto di fare riforme pensando esattamente verso chi sono rivolte queste e non compiendo lo sbaglio di fare riforme per noi stessi. Le riforme vanno fatte per qualcuno, per i nostri cittadini, per il Paese.

197 198 GIORGIO CHIARUZZI

Care Compagne e cari Compagni, Autorità, Cittadini e gentili ospiti, Innanzitutto colgo l’occasione per ringraziare l’organizzazione del Congresso per l’ottima gestione dell’evento. E’ con la più piena partecipazione e motivazione, che, come giovane, partecipo a quello che rappresenta il I Congresso dall’unificazione e il I nella mia neonata esperienza politica, nell’intento di voler dare a questo grande partito di sviluppo quel contributo che può e deve venire anche dai giovani, soprattutto perché oggi vengono offerte ai giovani libere e disinteressate possibilità di partecipazione alla vita civile e politica nella nostra Repubblica. Sentivo ancora il profumo della corona d’alloro, che mi sono trovato davanti al camino acceso a pensare come può essere importante impegnare in Politica, nella sua definizione originale, quelle competenze gestionali e organizzative apprese durante l’esperienza universitaria. Davanti al camino, durante la crisi di governo, non perchè pensavo che di lì a poco, sarebbe andato tutto in fumo quell’entusiasmo che un giovane può riporre nella politica, ma perché speravo e spero tuttora che i progetti non smettano mai di alimentare il vigore della Politica per il paese. Dopo i tirocini formativi all’interno degli stabilimenti Ferrari, dopo l’esperienza NASA e due allori; di fronte allo sconforto nel vedere come a volte per interessi di area o di corrente si metta irresponsabilmente a rischio la stabilità di un paese, mi sono detto con più forza di prima, assieme a qualche giovane compagno, che la partita è appena iniziata per noi giovani, nei metodi e nella visione della Politica, per muovere il paese verso il progresso e lo sviluppo del Sistema San Marino, con quelli strumenti che possono rendere la politica equamente efficace. Per chi ha ancora dubbi, con senso di responsabilità verso le nuove generazioni, chiedo oggi, di riflettere con attenzione quanto sia stata saggia la scelta dell’unificazione, che ci permette in questa assise di dimostrare le potenzialità dell’area socialista e democratica in questo paese. E allora, la storia ci insegna che per gli obiettivi importanti occorre mettere da parte qualche interesse di ben più bassa motivazione. Con questo riporto una frase di quella Figura storica a cui guardo nella mia attività civile, Jonh Fitzgerald Kennedy: “Non chiederti quello che il tuo paese può fare per te, ma chiediti quello che tu puoi fare per il tuo paese e per la libertà dell’uomo”, in onore di questo giovane compianto presidente degli Stati Uniti d’America, tra alcuni giovani compagni nascerà a breve una Fondazione con gli scopi che hanno contraddistinto l’attività civile di questa Figura, dalla formazione politica alla divulgazione scientifica quale motore di emancipazione sociale. Riportando una frase dell’On.le italiano Angius voglio riferirmi a tutti i giovani del PSD, perchè possano avere un ruolo sempre più importante, nelle scelte del proprio futuro:”Il socialismo ha un cuore antico, che batte giovane”. Quel “cuore antico” significa per me la forza e la consapevolezza della storia riformista, socialista e progressista del nostro paese riscontrabile sicuramente nelle biografie di Figure come Pietro Franciosi e Gino Giacomini. Queste Figure, come mi è capitato di verificare, anche all’interno del tessuto intellettuale sammarinese, al di là della cultura politica, non sono neppure ricordate nel nome da troppi giovani sammarinesi. Quindi a chi, giovane, può dire con tranquillità che non si può guardare a questi nomi e al passato, dico con forza che un giovane che si dichiara di area riformista, ancor prima che socialista o democratico, non può non accogliere nel proprio bagaglio di conoscenza, le battaglie e i risultati portati avanti da chi ha speso le proprie risorse per farci trovare quello che oggi è il Sistema San Marino, negli aspetti più democratici, basti pensare all’introduzione dell’Istanza d’Arengo quale strumento di democrazia diretta, che molte nazioni ci invidiano. I passaggi storici, le ragioni, le motivazioni e le soddisfazioni delle sfide che da sempre avvicendano il riformismo possono trovare piena applicazione in ogni tempo e non sono mai vecchi. Cambia solo lo scenario in cui si rendono necessari. Allora, se questo giovane sarà ancora timido nel riconoscere in questa storia i fondamenti riformisti, beh, sarà ingiusto nei confronti di se stesso e nei confronti dell’equità storica, che vede tutt’oggi un processo continuo di democrazia a San Marino, fatto di Persone. Ma veniamo all’altra metà della frase: “che batte giovane”. Questo battere del cuore nasce quando si parla di progetti, prospettive e visione del paese, partendo da

199 quello che chi ci ha preceduto, ha lasciato quale base di partenza per noi, sacrificandosi per il bene e lo sviluppo di una nazione democratica. Ma quali sono questi progetti, che un giovane che si vuole affacciare alla politica, dovrebbe avere in mente come obiettivo per poter dire di aver fatto qualcosa per il paese e per la vera Politica? Occorre quindi creare la visione dello sviluppo della Repubblica di San Marino chiedendo: “Cosa vedi nella San Marino dei prossimi anni? Quali sono le linee di sviluppo del paese, su cui una nuova generazione politica, e non solo anagrafica, dovrebbe investire idee, progetti e risorse?” Piazza Finanziaria; Università di San Marino; Parco scientifico-tecnologico; Casinò, giochi della sorte e turismo esclusivo; internazionalizzazione e globalizzazione per la Repubblica di San Marino; Pensioni; Costituzione completa; Istituzione di parchi nazionali; Sicurezza stradale e alcol; Disagio giovanile; Ente per la ricerca e lo sviluppo della Repubblica di San Marino; Trasporti e servizi internazionali, aeroporto; Riqualificazione dell’edilizia e normazione architettonica; Sviluppo sostenibile ed energie rinnovabili; Rinnovamento della classe politica; Liberalizzazione delle professioni. Se, in alcuni di questi progetti, o in solo uno di questi avremo avuto successo, allora potremo dire che la politica ha svolto la sua vera funzione nel dare ancora risposte concrete alla cittadinanza. Ora prendo in considerazione lo scenario che oggi si presenta ad un giovane che vuole dedicarsi alla politica: assenza di meritocrazia, gestione di cordata e di correnti che in nome del proprio credo ribaltano anche le torri. Questi sono solo alcuni elementi su cui dovremo avere la forza di fare un passo indietro per rilanciare la partecipazione politica del paese, sempre che sia questo quello che vogliamo. E allora premiamo le competenze per fare politica; non possiamo dire che oggi non ci sono, questo lo potevano dire le due Figure sammarinesi che ricordavo prima, ed oggi è pura cecità voler continuare a coltivare solo le persone vicine al proprio cortile, anche contro il bene dell’organizzazione partito o di chi lo sostiene, dobbiamo invece saper coltivare e premiare chi si spende per l’evoluzione del paese e non per i singoli cortili. Allora quell’equa partecipazione alla politica la possiamo creare attorno ai grandi progetti, che sono solo lì che aspettano di essere presi per mano nel più ampio confronto decisionale; che sia lo sviluppo di San Marino quale polo universtario rinomato, che sia lo sviluppo del parco tecnologico, che sia la piazza finanziaria… Allora potremo capire quando la politica può dire di avere fatto un buon lavoro, sì quando ha la forza di guidare il sistema economico sui binari dei progetti, portandoli a compimento e NON di farsi guidare dal settore che al momento traina il sistema economico. I due messaggi che intendo spendere in questo I Congresso unificato sono: l’importanza della Formazione Politica, della partecipazione aperta alle decisioni del paese e in ultimo non per importanza, un partito unito nei suoi giovani e nel loro futuro. Grazie per l’attenzione

200 ROSSANO FABBRI

Compagni, compagne, cari amici , signori della presidenza, gentili ospiti, vorrei ringraziare innanzitutto tutti gli intervenuti e spero che la franchezza con cui parlerò non offenda la vostra cortesia e la vostra sensibilità, ma sono un tecnico e come tutti i tecnici ho il grosso difetto di non saper sempre interpretare al meglio ciò che è politicamente corretto. Mi occuperò delle cose di oggi cominciando col porre un interrogativo che mi sembra essenziale, ma prima credo sia da parte mia doverosa una breve premessa: ho avuto l’onore di ricoprire sin dal Congresso dell’unificazione del 2005 la carica di Responsabile Amministrativo del Partito dei Socialisti e dei Democratici, il primo pensiero di immensa gratitudine va a tutta la sezione amministrativa del Partito che assieme a me ha condiviso questo viaggio, grazie Oriana, Lalla, Romina, grazie Barbara, Raffaele e Stefano, grazie a tutti voi che anche oggi siete li in prima linea a controllare che tutto vada come deve andare, non si vede sempre il frutto delle vostre fatiche ma sicuramente si sente. Oggi grazie al vostro lavoro consegniamo al Partito una amministrazione chiara, precisa e trasparente, se penso solo a due anni fa quando i giornalai della Repubblica titolavano in prima pagina a 16 colonne: “il PSD non paga i propri debiti, il PSD non paga nemmeno il proprio Presidente, il Segretario, il Capogruppo,” non era vero, il Partito dei Socialisti e dei Democratici, consapevole dei grandi valori e principi di cui è portatore, ha sempre onorato tutti i propri impegni. La verità è che quando si attraversa un momento di difficoltà è il Padre che deve dare il buon esempio ai propri figli e così ha fatto la dirigenza uscente, grazie Peppe, grazie Mauro, grazie Claudio, anche a voi va tutta la mia gratitudine e la mia stima per il lavoro fatto. Dopo questa premessa che mi sembrava doverosa, comincerò dicevo occupandomi delle cose di oggi con un interrogativo che mi sembra essenziale: quali saranno le conseguenze principali del cambiamento determinato dalla nuova legge elettorale per il Partito dei Socialisti e dei Democratici? Riusciremo a formare una coalizione tutta predisposta al cambiamento che giungerà a farci fare un ulteriore decisivo passo in avanti nella costruzione di un partito riformista capace di riconoscersi nella comune matrice socialista riformista e progressista? La fase è veramente delle più delicate, perché il rischio è quello di dare vita ad una semplice adunata per la conta a sinistra delle forze potenzialmente disponibili contro quello che una volta era il vecchio Partito di maggioranza relativo. Il nostro schieramento funzionale all’alternanza democratica dovrà ergersi non tanto sui numeri ma sulla coesione politica, sulla convergenza programmatica, sull’unità di intenti e di vedute. E’ un interrogativo che mi sembra essenziale perché le due ipotesi presuppongono percorsi diversi: su una strada prima o poi incontreremo i giovani, le famiglie, gli anziani che vogliono guardare avanti, è la possibilità di una riconciliazione con tutti sammarinesi che appartengono alla civiltà della democrazia e della libertà; sull’altra incontreremo i conservatori, coloro che pensano che vada tutto bene così, che non ci sia niente da cambiare e niente da riformare. Deve essere chiaro le due direzioni sono completamente opposte, cercherò di spiegarmi meglio e per farlo utilizzerò le frasi di uno dei leader storici del riformismo italiano di cui gli archivi sono pieni di rivalutazioni postume: un Partito Riformista non è un qualsiasi Partito Democratico con indistinte venature progressiste per il quale basta mettere assieme un’armata che non sia proprio un’armata branca leone, un Partito Riformista è un Partito di ideali e di programma, ma se questo programma, per necessità politiche, deve essere concordato anche con forze decisamente antiriformiste, contrarie ai metodi e ai contenuti più profondi del riformismo, si entra in una contraddizione che o impedisce la vittoria, o la rende inutile. Riformismo non è nemmeno una parola generica di cui può appropriarsi chiunque progetti una riforma, essa sta ad indicare una esperienza tipica del socialismo democratico e a lungo minoritaria nel secolo alle nostre spalle, animata da un grande spirito libertario e laico. Il riformismo non è uno Stato, non è nemmeno una ideologia e nemmeno una articolata politica e filosofia, il riformismo è una attitudine, è la disponibilità della mente e del cuore degli uomini a misurare le idee di progresso con la realtà. Per questo compagni e compagne io non penso al Partito dei Socialisti e dei Democratici come l’evoluzione di due Partiti ma come la nascita di una nuova storia. Confesso di provare sentimenti insieme di emozioni e di sollievo, emozioni per i giovani che abbiamo davanti, sollievo per la qualità di questa assise congressuale. Nelle ultime settimane in molte occasioni abbiamo offerto l’idea di una divisione e di una contrapposizione che è apparsa sproporzionata rispetto alla posta in gioco e soprattutto alla prospettiva politica che abbiamo aperto, dobbiamo riconoscere che abbiamo più di una volta rischiato di andare oltre la misura, per questo vorrei rivolgere un pensiero di gratitudine a quanti di voi, e in particolare al Segretario Paride Andreoli, hanno favorito un Congresso unitario nella proposta politica e nell’indicazione della dirigenza e questa è una grande ricchezza per tutti

201 noi nel viaggio difficile ed insieme affascinante che ci sta davanti. Tuttavia io non mi sento estraneo all’inquietudine che ho accolto in questi giorni, comprendo quanti avvertono il disagio di entrare in un campo aperto ed inesplorato e sentono il bisogno di segnalare con passione il proprio radicamento identitario, manifestano con forza il bisogno di non disperdere il patrimonio di cultura politica di cui ognuno di noi è in qualche modo portatore, ogni identità anche la nostra identità personale è fatta di memoria, di rimozioni, ma diventa soggetto riconoscibile e vitale solo quando si manifesta nel divenire della storia, quando ha la forza e la disponibilità di mettersi in discussione. Per queste ragioni non abbiamo mai pensato di rinnegare la storia di cui siamo figli, ma piuttosto coltiviamo l’ambizione di scrivere assieme una storia nuova in cui conti di più, assai di più, la destinazione che assieme abbiamo scelto rispetto alle provenienze perché la politica per essere vera, per essere capace di muovere le passioni, per essere fertile, deve essere declinata al futuro. Vorrei in ultima analisi dire che l’unità non è una scorciatoia comoda ed indolore ma il frutto di un intenso lavoro politico, non per paura ma per generosità abbiamo risposto e risponderemo positivamente a quanti ci chiedevano di mettere in secondo piano le nostre ambizioni personali e le nostre consuetudini per favorire uno straordinario obiettivo politico. L’unità della sinistra sammarinese non è la cifra scontata di un percorso obbligato, è la conquista di un confronto e di adesione che cancella tutte le incertezze, le resistenze e l’inerzia che si intrecciano variamente con le nostre storie personali. Sarà una impresa bella ed esaltante per questo vorrei invitare i molti compagni che hanno espresso dubbi ed incertezze, che hanno lamentato errori e ritardi, a pensare al nostro lavoro politico nel tempo che abbiamo davanti, non come testimonianza presuntuosa ma piuttosto come la scommessa di chi sa che solo con l’unità politica si riuscirà dove altri hanno fallito. Chiudo augurando al nuovo Segretario Paride Andreoli i miei più sinceri auguri di buon lavoro rallegrandomi vivamente per una nomina che non lascia nessun dubbio, nessuna incertezza rispetto alla strada intrapresa. Grazie.

202 STEFANO SPADONI

Cari compagni, cari amici, gentili ospiti,

Voglio innanzitutto salutare e ringraziare la Presidenza di questo Congresso per l’impegno profuso in questo compito che sono stati chiamati a svolgere. Un doveroso ringraziamento e plauso va anche a tutti coloro hanno contribuito tecnicamente alla realizzazione di questo evento. Per prima cosa voglio rinnovare i miei complimenti al Presidente uscente Peppe Moranti per il bellissimo discorso fatto ieri sera in questa sede, un discorso ricchissimo di contenuti e di valori, un discorso ampiamente condivisibile nel suo insieme. Colgo l’occasione per ringraziare sentitamente la dirigenza uscente di questo Partito, in particolare Peppe e Mauro che hanno avuto il difficile seppur stimolante compito di guidare il Partito e di condurlo a questo 1° Congresso dall’unificazione. Auspico che da questa assise venga fuori una dirigenza forte, di spessore, di grande esperienza e coesa, ritengo che in questo momento il nostro Partito abbia bisogno di figure del genere. Spero inoltre che la nuova dirigenza possa finalmente suggellare definitivamente l’unificazione del Partito e che diventi unito a tutto tondo. Va ricordato che il PSD ha finalmente e meritatamente ottenuto e raggiunto un ruolo di assoluta centralità nel panorama politico Sammarinese e nei confronti del Paese intero. Permettetemi cari compagnie amici un breve momento di venialità…, ho un sassolino nella scarpa e oggi me lo voglio togliere: voglio esprimere grandissima soddisfazione per la “decomposizione” della Democrazia Cristiana, alla quale tutti abbiamo assistito in questi ultimi mesi ! Ritengo che, finalmente, dopo tanti anni passati a subire la “politica spezzatino” e disgregante del “partitone”, che ha costruito i propri “successi” proprio sulla frammentazione degli avversari, si possa dire giustizia è fatta Hanno raccolto ciò che hanno seminato !!! Dopo questa divagazione, torniamo subito a cose un po’ più “politiche” e serie… Ritengo che vada assolutamente sottolineato l’ottimo lavoro svolto dalla nostra squadra di governo, dalle elezioni del 2006 ad oggi, in particolar modo, solo per citare un esempio per tutti, l’eccellente politica estera portata avanti da Fiorenzo, che ha finalmente ridato lustro e credibilità al nostro Paese, agli occhi dell’Europa intera, e non solo…! Voglio inoltre esprimere grande soddisfazione e apprezzamento per la scelta fatta dal nostro Partito con la Reggenza di S.E. Mirko Tomassoni; abbiamo fatto parlare il mondo intero e abbiamo abbattuto una barriera, che era più mentale che reale, senza però trascurare il fatto che abbiamo un Reggente che ci rappresenta in maniera assolutamente encomiabile ! Mi preme rivolgere un doveroso pensiero a chi in passato ha fatto tantissimo per favorire l’aggregazione verso sinistra e per dar vita al Partito dei Socialisti e dei Democratici, ma che purtroppo oggi non possono essere qui con noi a celebrare e godersi questo Congresso, degno di essere definito “un evento” con la E maiuscola. Permettetemi, cari compagni, di concludere rivolgendo un particolare e accorato pensiero all’indimenticata e indimenticabile EMMA ! La EMMA mi è rimasta nel cuore ! Avrei voluto imparare da lei come si fa la politica con la P maiuscola, e come si diventa vincenti e carismatici in politica…! Purtroppo non ce l’ho fatta, non ne ho avuto il tempo…! Resta in me un grande rammarico per questo, ma resta anche il vivissimo ricordo di una grande donna, che con il coltello tra i denti, sino all’ultimo si è battuta per far si che il Partito dei Socialisti e dei Democratici vedesse finalmente la luce !!! Cari compagni, questo nostro Partito è anche e in buona parte figlio suo ! Grazie EMMA !!! …e grazie a tutti voi !!!

203 204 MAURO FRANCO CASALI

Ringrazio tutti, non posso fare il bilancio di quello che è stato questo nuovo partito e vi spiego perché. Mi sono iscritto da pochissimo al Partito dei Socialisti e dei Democratici. Premetto che la relazione di Peppe è quasi impeccabile. Purtroppo, come spesso a lui succede, qualcuno gli brucia sempre qualcosa e credo che anche questa volta ci abbiano pensato gli europopolari. Se i giovani degli europopolari hanno quelle posizioni non ci sono prospettive così immediate a mio avviso. Voglio parlarvi della diversità delle idee, e un po’ giocando con le parole, non della diversità delle idee dei partiti o delle idee dei compagni, come magari abbiamo visto forse un po’ inopportunamente anche nell’ultima crisi di governo. Vi voglio parlare della mia diversità, della mia idea rispetto a questo nuovo Partito. Francamente all’inizio avevo dei pregiudizi, per storia personale, per quello che i due partiti che stavano per dare vita a questo nuovo soggetto politico mi avevano riservato nel rapporto con il sindacato (la vicenda è il contratto del Pubblico Impiego e personalmente mi brucia ancora un bel po’). Poi le nuove elezioni, la scelta di fare un governo non facile, quindi una scelta coraggiosa e mi sono reso conto che forse avevo dei pregiudizi e che forse non me ne ero reso conto fino in fondo. Me ne sono reso conto e si è aperta una nuova finestra. Ho capito che di un partito che aveva questo coraggio dovevo farne parte, ma non dovevo farne parte solo iscrivendomi, dovevo cercare di contribuire. Ecco perché io non posso prendermi nessun merito passato e non posso criticare la gestione passata perché non ho vissuto in prima persona e questo è un mio demerito. Poi è arrivato un altro passaggio importante. Ho avuto la fortuna di lavorare, come sto facendo ancora adesso, in una segreteria di stato di un governo sostenuto da questo partito che ha costruito quella maggioranza a cui facevo riferimento e ho capito ancora di più l’importanza del Partito. Tra l’altro ho lavorato fino a pochi giorni fa con un Segretario di Stato di provenienza socialista, io che provenivo dal Partito dei Democratici. Quell’esperienza mi ha fatto ancora di più capire che questo non è, o per lo meno non lo è per la maggioranza dei dirigenti, la somma di due partiti. Sta diventando il partito di persone che sono sia socialiste che democratiche e questo è proprio vissuto direttamente. Il confronto alla pari con chi proveniva da una parte diversa del partito, esattamente alla pari, senza nessuna reticenza, senza nasconderci reciprocamente nulla. Quindi lì mi sono reso conto dell’importanza di questa scelta che è stata evidentemente, posso dirlo pur non avendolo vissuto, guidata in maniera positiva, con errori probabilmente, e qui però dobbiamo partire da un concetto che abbiamo sviscerato io e Antonello nelle ultime settimane: dagli errori bisogna imparare, ma dalle cose ben fatte bisogna ripartire. Noi abbiamo spesso il vizio contrario, noi come sinistra più di tutti gli altri, è un po’ il vizio del Paese, cioè mettiamo in evidenza solo gli errori e quello che di buono facciamo è quasi scontato. Non è sempre così, a volte bisogna lottare anche per portare a casa risultati buoni che sembrano scontati. Credo che se noi proseguiamo su questa strada molte altre persone ragioneranno come ho ragionato io e si renderanno conto che alcuni pregiudizi devono cadere e che questo partito è un partito che è qualcosa di nuovo, di diverso e che parte da esperienze diverse. Quindi la diversità diventa veramente un valore, un valore per una politica che, sento dire spesso anche oggi, ha bisogno di essere rinnovata, la politica vecchia non serve più. Non stiamo parlando della vecchia politica o del vecchio modo di far politica, stiamo parlando del modo sbagliato di fare politica. La vecchia politica fatta dai vecchi per contraddizione diciamo sempre che era più vicina alla gente, allora c’è qualcosa che non funziona. Noi dobbiamo parlare di buona e di cattiva politica, quella cattiva politica degli ultimi decenni che ha portato al fenomeno dell’antipolitica. Il nostro Progetto per San Marino dà gli spazi per combattere l’antipolitica che è una degenerazione, non è una forma di protesta, ma è la degenerazione della forma di protesta e questi spazi, che noi dobbiamo creare come forza politica e come forza di governo per la società civile, per le associazioni dobbiamo difenderli non invaderli anche se loro non li occupano, dobbiamo comunque continuare a tenerli aperti. Quindi dobbiamo proseguire e cogliere l’invito di Peppe a non arrenderci. Sarà difficile l’aggregazione a sinistra e sarà difficile tenere insieme questa coalizione e allargarla. L’ho detto in quell’inciso con gli europopolari. Però non dobbiamo demordere e in questo modo faremo cadere molti pregiudizi. Concludo dicendo senza reticenza che nelle mie affermazioni sono stato di parte, nel mio agire politico sarò di parte, nelle mie proposte future sarò di parte: dalla parte dei sammarinesi onesti, dalla parte dei Socialisti e dei Democratici, insomma dalla parte delle nostre idee.

205 206 MARINA LAZZARINI

18 febbraio 2005, Congresso dell’Unificazione: è cominciato in quel momento il mio percorso nella politica, nel Partito dei Socialisti e dei Democratici. Un partito nuovo, che ha alimentato in me la speranza di poter finalmente arrivare a un nuovo quadro politico a San Marino, un quadro politico più definito e chiaro, con regole più rispettose della volontà popolare espressa nelle consultazioni elettorali, un modo di fare politica schietto, più vicino alla gente, attento alle problematiche ambientali, alle istanze della società civile e al rispetto dei Diritti Umani. Sono passati quasi 3 anni e mi sembra tantissimo, perché la politica sammarinese ha fatto più strada in questi 3 anni che nei 30 precedenti. Il primo importantissimo risultato è stato quello di avere avuto il coraggio e la determinazione, nel luglio 2006, di fare un governo senza la Democrazia Cristiana, rispettando così il volere popolare, che aveva indicato chiaramente quali forze politiche dovessero governare il Paese. La conseguenza di quella scelta è sotto gli occhi di tutti, il partito di maggioranza relativa, relegato all’opposizione, si è sgretolato, perdendo pezzi da più parti fino a disgregarsi in maniera disastrosa. Il secondo risultato, non meno importante del primo, è stato l’aver portato a termine la riforma elettorale, sempre e ancora grazie alla nostra caparbietà e alla capacità di trovare sinergie e collaborazioni attraverso il confronto serrato, instancabile con tutte le forze politiche, anche attraverso forme diversificate, come il comitato promotore per la legge di iniziativa popolare, di cui facevo parte. Anche in questo caso, l’approvazione della riforma elettorale ha messo in moto un processo inarrestabile e necessario; partiti e movimenti si stanno guardando intorno per capire quale sia la collocazione più adeguata, e quale la coalizione per presentarsi alla prossima consultazione elettorale. Noi abbiamo un vantaggio sul percorso, poiché la legge elettorale l’abbiamo voluta e costruita principalmente noi e quindi la conosciamo bene, siamo partiti prima di altri con la costruzione della coalizione di governo, che oggi è ancora più forte. Quello che sta succedendo adesso in Italia, da noi è già successo, la formazione di un grande partito di centrosinistra, il Partito Democratico, sta spingendo le altre forze politiche a rivedere le proprie posizioni e anche la riforma elettorale italiana è in piena elaborazione; possiamo dire, quindi, di essere stati un buon modello per un grande paese. Io ho imparato che il popolo della sinistra sammarinese è molto autocritico e dimentica in fretta le battaglie e i risultati positivi raggiunti, ragion per cui è sempre un tantino insoddisfatto… Ma, compagni, guardatevi indietro, ogni volta che è stata fatta una riforma importante c’era la sinistra al governo, anche quando erano riforme scomode come la nuova legge sulle pensioni, la forza politica che con grande senso di responsabilità verso il paese ha compiuto l’intero percorso è stata il PSD. Quali riforme importanti ha fatto la DC durante il Governo Straordinario? L’impegno maggiore dell’ex alleato è stato quello di frenare e boicottare le nostre! La buona politica è una merce rara, possiamo essere orgogliosi del percorso fatto in questi 3 anni, lasciare da parte l’autocritica e l’insoddisfazione per goderci l’appagamento che viene dalle cose ben fatte. Mi viene direttamente dal cuore, a questo punto, un ringraziamento grandissimo a chi è stato garante per questi 3 anni della buona politica nel nostro partito, al Presidente con la P maiuscola, grande perseverante e paziente tessitore, illuminato e coltissimo filosofo della politica, sincero e fedele testimone degli ideali della sinistra riformista sammarinese; Giuseppe Morganti rimarrà nella storia del Partito il Presidente della buona politica. A chi mi chiede oggi perché dovrei entrare a far parte, o rimanere, nella famiglia dei socialisti e dei democratici, consiglio di leggere attentamente il rinnovato “Progetto per San Marino” , un documento straordinario che indica con chiarezza le linee direttive della politica del partito, e non sono solo belle parole; chi ha rielaborato il documento, come me, sa quante modifiche si sono dovute fare rispetto al precedente progetto del 29 marzo 2006, perché tante cose sono state realizzate: oltre alla legge elettorale, la legge sulle politiche giovanili, sullo sviluppo sostenibile e sulle energie rinnovabili, nuove e più specifiche indicazioni per la riforma della Pubblica Amministrazione, della Scuola, del Territorio e dell’Ambiente… Tante sono le tematiche a me care: la pace, la famiglia, l’ambiente, l’istruzione, ma mi voglio soffermare in modo specifico sul capitolo dedicato alle pari opportunità; ha una valenza fortissima, basata sull’ indicazione di seguire la pratica dei Diritti Umani come politica e non solamente di una politica dei Diritti.

207 La differenza non come limite ma come ricchezza. Anche in questo caso sappiamo che per il PSD queste bellissime parole non sono vuote parole altisonanti, ma concreti percorsi d’azione. San Marino è il primo paese al mondo nella storia moderna ad avere un Capo di Stato Disabile; quando vedo in TV o nelle pubbliche cerimonie Sua Eccellenza Mirko Tomassoni, mi si riempie il cuore d’orgoglio, perché, conoscendolo bene, so che le sue qualità umane, morali, il suo grandissimo impegno sociale e politico lo hanno portato a ben diritto alla suprema carica dello Stato e la sua disabilità non lo ha limitato in questo. Un altro tema a cui tengo molto è quello della rappresentanza di genere all’interno degli organismi del partito. Nell’ultimo Consiglio Direttivo è stato approvato un emendamento, in linea con le indicazioni della riforma elettorale, per cui la presenza femminile deve essere rappresentata almeno per un terzo. Premetto che non mi piacciono le quote rosa e che non penso che le donne debbano esserci per forza. Sono convinta, invece, che la differenza di genere sia un elemento costitutivo di una democrazia moderna. Per le donne, come per gli uomini, devono essere tenute in considerazione caratteristiche importanti, quali la competenza, l’affidabilità, la creatività delle idee, le doti umane e morali, la capacità politica, la perseveranza e la pazienza, come ha detto il nostro presidente venerdì sera. Di perseveranza e pazienza le donne ne hanno da vendere, poiché ne hanno fatto esercizio per secoli…..e ora sono pronte per avere uno spazio più giusto e rappresentativo all’interno del Partito e del Paese. Sono convinta che la strada intrapresa per la costruzione della coalizione di centro sinistra sia la migliore possibile e che anche altre forze politiche di ispirazione socialista decideranno alla fine di unirsi a noi. Un filosofo israeliano dice che “ l’uomo si comporta in maniera saggia quando ha esaurito tutte le altre alternative” . Bene, questo è il momento della saggezza!

Per concludere, saluto con entusiasmo il nuovo Segretario del Partito Paride Andreoli, a lui tutti i miei auguri per continuare il periodo della buona politica in modo positivo e con grandi soddisfazioni. In linea con quanto precedentemente dichiarato, senza nulla togliere agli altri candidati, sono lieta di poter salutare un presidente donna, Patrizia Busignani. A lei va il mio augurio più sincero ed affettuoso.

208 MARCELLO FORCELLINI

Compagne, Compagni, Cittadini ed autorevoli Ospiti, a Voi tutti porgo il mio saluto! Avere la possibilità di intervenire nel corso di questa Assise Congressuale, per me, giovane della politica, è motivo di grande orgoglio ed emozione. L’Unificazione dei due grandi movimenti della sinistra storica del nostro Paese si è dimostrata una scelta politica lungimirante e vincente, visto che, oggi, il Partito dei Socialisti e dei Democratici è il partito di maggioranza relativa del nostro Paese ed è il punto di riferimento della coalizione di centro-sinistra, ancora in fase di costruzione, che si candiderà con decisione per le prossime elezioni politiche alla guida del Paese, per portare avanti il processo di ammodernamento indispensabile per dare a San Marino un futuro di certezza e di prosperità. Il nostro Paese ha un impellente bisogno di un’ampia azione riformatrice che gli permetta di integrarsi nella società globalizzata del Terzo Millennio. E credo inoltre, che il Partito dei Socialisti e dei Democratici debba porsi alla guida di questo impegnativo progetto di riforme con senso dello Stato e responsabilità. Dunque, trovo brillante il percorso intrapreso dal PSD seppure con difficoltà, dimostrata anche dalle ultime vicende accadute, ma grazie ad un’intensa coesione e collaborazione, senza della quale questo paese sarebbe come un treno senza locomotiva, si sta dimostrando di portare avanti quei capisaldi elencati nel programma di governo; specialmente tutto ciò è avvalorato dalle riforme fatte per noi giovani partendo proprio dall’attivazione delle politiche giovanili. È scritto nelle più belle pagine della storia che esiste la possibilità di progredire e di velocizzare questa Repubblica che, pur essendo di ridotte dimensioni, ha nel suo interno un potenziale incalcolabile: infatti è proprio nella staticità e nello stesso odio di partito che si basa l’antipolitica. Tuttavia ciò deve essere graduale ma deciso. Infatti come sostenne Franciosi in un auditorio della Repubblica: “Io sono temperato nel chiedere perché non sono un novatore di moda e di mestiere, non voglio parlarvi di radicali riforme fuori di proposito e della vita normale”. “Franciosi era un riformatore che guardava al passato della Repubblica con rispetto” (da “Storia del Socialismo Sammarinese” di V.Casali) Questi erano gli ideali di Pietro Franciosi, di Gino Giacomini, e di tutti i giganti che hanno tenuto alta la bandiera della sinistra nel nostro paese; quello era il loro tempo, oggi è il nostro, ma come allora, credo fermamente che sia importante sostenere i giovani, confidare nelle loro capacità e cercare di farli crescere per il futuro del paese, quindi, per il futuro di tutti noi. Questo è realizzabile solo con lo spirito di un partito innovatore che vuole investire nella formazione di una nuova classe dirigente affinché vengano premiati coloro che dimostrano capacità, preparazione e volontà ed è proprio con questo disegno che dovremo esporci ad una Repubblica sempre più globalizzata. I pensieri lontani che hanno accompagnato la Repubblica e ancora oggi riportati e ascoltati con suggestione, non devono essere dimenticati, anzi penso che debbano essere sostenuti con convenzione perché il Paese ha bisogno del nostro riformismo e soprattutto reputo giusto ricordare che questo è il quarantunesimo congresso dalla fondazione del Partito. Se riusciremo a sostenere quei progetti e quegli atti che il Partito ha dimostrato di possedere e di portare avanti nell’epoca delle nuove energie e delle nuove frontiere scientifiche, potremo volgere lo sguardo ad una visione più ampia di Partito, valutando la potenzialità del nostro paese sotto più aspetti, aprendo le porte ad un progresso giovanile ed istruttivo. Nel GSD siamo riusciti a concatenare divertimento e serietà, portando avanti iniziative qualificate, anche grazie alla preziosa collaborazione del Partito: l’entusiasmo e il coraggio di noi giovani unito all’esperienza degli adulti non può che creare una grande forza politica coerente ed affiatata. Mi auguro che il Partito non dimentichi il grande patrimonio umano presente nel movimento giovanile poiché disperdere il contributo di così tanti giovani sarebbe devastante. Tutto questo è alla base di qualsiasi rapporto che soggiace alla fiducia negli ideali che vengono portati avanti specialmente anche da noi giovani e che spesso vengono apprezzati. Per il sostegno di queste attività, rivolgo un ringraziamento al Partito, in particolare alla Dirigenza uscente e auguro alla Dirigenza entrante e al futuro Segretario Politico di poter condurre il Partito nel rispetto di quello che rappresenta. GRAZIE A TUTTI

209 210 DENISE BRONZETTI

Signori della presidenza, graditi ospiti, signori delegati, amiche ed amici tutti, consentitemi prima di iniziare questo intervento di fare il mio più sentito augurio di buon lavoro a Paride Andreoli e a Patrizia Busignani per i loro importanti incarichi. Democrazia e Libertà alla base di ogni scelta politica per il bene comune, questo in sintesi il messaggio di saluto dell’Eccellentissima Reggenza a questo nostro primo Congresso dell’unificazione e 41° dalla fondazione, che in poche e semplici parole riassume la sintesi dell’agire politico. Quando ho deciso di candidarmi, dopo diversi anni di militanza e impegno con tutti i compagni dell’allora Partito Socialista Sammarinese poi nel giugno 2006 con l’attuale Partito dei Socialisti e dei Democratici, l’ho fatto convinta che la politica rappresentasse allora come oggi l’arte di governare la società, e con il mio serio e disinteressato impegno e modestissimo contributo, determinata nell’affermare la supremazia della politica sugli interessi particolari proprio per il bene comune. Purtroppo la politica recente non è stata e non è sempre capace di esprimere questo concetto, per questo la politica oggi è distante dalla gente ed anche i recenti interventi legislativi in materia di riforme istituzionali ne hanno aumentato l’allontanamento diminuendo forse anche almeno in parte il potere decisionale del corpo elettorale quindi della cittadinanza stessa, e non credo caro Peppe che tutto ciò sia imputabile alla conduzione dei famigerati anni ’90 che tornano nei discorsi come un ritornello, piuttosto io ritengo ad un modo di fare politica che non ha più, nella maggior parte dei casi, nel suo patrimonio genetico i geni appunto della declinazione della complessità, complessità di cui oggi la politica è fatta e dunque servono diverse maggiori competenze per fare fronte alle nuove sfide e problematiche che anche San Marino si trova a dover affrontare e risolvere. Le incrostazioni, di cui parlava sempre Peppe nella sua relazione, che bloccano le innovazioni, i capitali e lo sviluppo tutto, non sono infatti, a mio avviso, unicamente da attribuire al nostro sistema economico ma anche a quelle incrostazioni insite nel nostro sistema politico più abituato a comporre, distruggere alleanze, non solo nel merito e sul merito dei programmi e sulle cose da fare, per dirla all’Augusto Casali, ma sulle divergenze e sui personalismi, ecco dunque il valore aggiunto della recente riforma elettorale che invece spinge le forze politiche all’aggregazione ma non solo per un mero fatto numerico, pure importante e imprescindibile, ma per la visione comune e la condivisione, nonché la coesione politica sui progetti e tutto al di là della semplicistica suddivisione delle forze politiche tra destra e sinistra, perché quello che conta sono i progetti sui quali le coalizioni si vanno a determinare per evitare che si debba stare insieme per forza o perché un nuovo modello elettorale lo impone e per far si che non accada come in altri Paesi, anche a noi molto vicini, che le maggioranze durano e non cadono, come sarebbe normale che sia, sotto la spinta dell’opposizione ma per ragioni interne e per la scarsa coesione all’interno delle stesse. Il PSD un progetto ce l’ha e non da oggi, ma nato già all’indomani dell’unificazione in un unico soggetto politico dei due maggiori partiti della sinistra riformista sammarinese, quello del centro sinistra su questo progetto il Partito dei Socialisti e dei Democratici ha prima costruito la maggioranza di Governo PSD-AP-SU poi ha allargato il confronto anche in vista della futura coalizione, nel mezzo la crisi di Governo scaturita da difficoltà oggettive che avevano derivazioni di ordine politico, e non numerico, come qualcuno sosteneva oltre a divergenze di vedute su alcuni punti programmatici, la maggioranza uscente si è poi spesso contraddistinta per atteggiamenti poco rispettosi degli alleati di Governo nei confronti del Partito dei Socialisti e dei Democratici e in particolare verso una parte di questo, facilmente identificabile, ma mai a fronte di questi duri attacchi è stata spesa, dalla dirigenza del Partito, alcuna parola a difesa della rispettabilità ed onorabilità dei suoi esponenti, e quindi del nostro Partito che è quello di maggioranza relativa nel Paese, quello con la maggiore forza propositiva e progettuale, insomma quello con anche le maggiori responsabilità nei confronti del Paese, ecco perché io ed alcuni altri compagni abbiamo inteso difendere il PSD, forte dei suoi ideali storico ed etico culturali, esprimendo contrarietà a tali metodi prima negli organismi di Partito poi nel Consiglio Grande e Generale ed infine sulla stampa, nonostante ciò l’ascolto riservatoci è stato pressoché inesistente, anzi anche di fronte alle nostre richieste di approfondimento delle ragioni che hanno condotto alla recente crisi di Governo questa è stata chiusa in tutta fretta e senza il dovuto confronto interno, da qui la riedizione della vecchia maggioranza con l’allargamento ai DDC, ai soli DDC, nonostante l’invito a partecipare rivolto a tutte le forze politiche che si riconoscevano nel progetto di centro sinistra l’ulteriore allargamento non si è purtroppo verificato, non credo però a causa di una non condivisione del progetto ma piuttosto per una impossibilità oggettiva di confronto sereno e con tempi ragionevoli sul Programma di Governo che si proponeva, e forse anche per la poca convinzione da

211 parte degli alleati di Governo e anche un po’ interna alla nostra, mai esplicitata. Oggi il Congresso del PSD con alla base un documento politico che io e gli altri compagni abbiamo contribuito a demandare, rispetto ad una impostazione iniziale di chiusura sia delle identità che della prospettiva politica, ora si delinea invece chiaramente che il PSD, Partito della sinistra socialista riformista democratico liberale e del cristianesimo sociale, è un Partito aperto che deve rapportarsi meglio con i propri aderenti, coinvolgendoli e garantendo un dialogo franco, democratico a tutti i livelli, un Partito fortemente proiettato verso la modernità, la costruzione, attraverso il metodo riformista di un Paese solidale, inserito nell’Internazionale Socialista e nella grande famiglia del Partito Socialista Europeo ma anche un Partito che ha scelto, per la formazione delle coalizioni, l’alternanza democratica e non l’alternativa quale concetto che presuppone la logica dell’esclusività, senza preclusioni ideologiche e quindi ricercando una vera coesione, nessun ritorno al passato dunque, semplicemente l’aggancio alla realtà storico sociale ed etico culturale del nostro Paese, che non è fatto di estremismi e si basa su di una forte democrazia, quella che io riconosco quale principio fondante perché ha deciso di fare, almeno per un po’, della politica il proprio mestiere, lontano da altre logiche, poltrone comprese, abbastanza note, invece, a chi è sempre pronto per primo ad accusare gli altri, forse perché a corto di argomentazioni politiche da contrapporre a chi mettendoci la faccia esprime sempre il proprio pensiero. Grazie

212 ANTONELLO BACIOCCHI

Gentili ospiti, signori della presidenza, compagni delegati, intervengo con piacere a questo primo Congresso del Partito dei Socialisti e dei Democratici, all’inizio di questa avventura molti di noi si sono posti la domanda: oggi il Paese la grande schiera della sinistra Sammarinese sente davvero il bisogno di affrontare le fatiche, i rischi e le insidie per costruire un luogo per un incontro fecondo per discutere della nostra storia e della società per riunificarsi intorno ad alcune idee forza per riaprire le dismesse e mal ridotte officine e laboratori del pensiero della ricca elaborazione riformista al servizio di San Marino e della sinistra? Abbiamo avuto la forza di rispondere SI! Per questo superato in maniera giustificabile l’angoscia e il senso di paura dei primi tempi questi ostacoli spero che oggi siano stati definitivamente abbattuti, perché oggi possiamo contare davvero su una sinistra forte e riformista, orgogliosa perché figlia della tradizione socialista, vincente perché liberata ed ostile dalla settaria diversità, abbiamo avuto ancora la forza di rispondere di si perché vogliamo liberarci del peso dell’autocompiacimento ovviamente di aver avuto ragione della storia e dell’autocommiserazione, di essere stati vittime di ingiustizie. La politica, a mio avviso, è per gli uomini il terreno di scontro più duro e spietato, si dice che su questo campo ha ragione chi vince, e se allargare e consolidare il consenso e che le ingiustizie fanno parte dei grandi capitoli dei rischi prevedibili e calcolabili. Abbiamo avuto la forza di rispondere SI, perché vogliamo uscire dalla retorica del vittimismo delle passionalità eccessive inconcludenti e delle sfide rancorose. La nostra condizione attuale ha parte delle sue radici anche nel nostro passato, esplorare e scandagliare la nostra storia politica richiede però, cari compagni, un grande sforzo di obiettività. Il Partito dei Socialisti e dei Democratici che oggi nasce non poteva sfuggire alla legge che condiziona i partiti moderni: la loro grandezza è nella forza delle idee che trasformano la realtà, è nella solidità delle comunità che conquistano lenni di civiltà e nella virtù degli uomini che sanno segnare il loro tempo, un Partito moderno non può dipendere solo dalla buona stella dei suoi condottieri, carisma e istituzione devono essere in equilibrio se si vuole tenere sotto controllo il giusto rapporto fra ideale e reale, dobbiamo avvicinarci a questo delicato incrocio sapendo che il nostro compito è quello di rendere il dovuto onore alla storia a cui tutti noi apparteniamo, che ha più motivi di unione che di aspro e continui inutili, nessuno, e nessuno dico deve pensare che la propria storia personale sia la storia del socialismo, in questa ottica io credo sarà possibile fare valere l’amore per la verità, l’onestà di giudizio, la volontà di giustizia per non fare rinascere nei fasti rituali di degradazione forzate rinunce inevitabili, abbandoni, in cui è stata scritta una pagina viva anche se minore di una storia decennale di orgoglio, di generosità, di furbizie, di ingenuità, di veritarismo e qualche volta di naturale avventurismo. Il panorama che offre la sinistra sammarinese oggi è entusiasmante, e non tanto per la nascita del nostro Partito anche se è importante ma per la presenza di un pensiero strategico, di un gruppo dirigente in grado di affrontare i problemi e la certezza che nella sinistra, nel centro sinistra, inteso come prossima coalizione e obiettivo, risiedono le forze che si richiamano al riformismo contrapposto ai massimalisti è una miopia oggi, credo, non più tollerabile. Dobbiamo dirlo: i riformisti della sinistra contano perché siamo stati in grado di uscire dal grigiore di una difficile fase politica, riproponendo, ricostruendo quella potente vitalità che è stato il pensiero socialista, che la sua capacità elaboratrice, la carica innovativa fatta di tradizione senza conservazione e di modernità senza improvvisazione. Siamo arrivati, cari compagni, al punto alle ragioni per le quali ci ritroviamo qui oggi, perché abbiamo ancora un obiettivo da raggiungere, perché oggi il un punto di partenza e non un semplice punto d’arrivo, provare a far funzionare quell’acceleratore di idee di storia che è costituito dal giacimento ideale e programmatico costituito dal socialismo riformista e autonomista. Viviamo in una San Marino diversa, gli equilibri fra i poteri tradizionali sono stati rotti grazie alla legge elettorale che noi abbiamo fortemente voluto, la giornata di oggi non è, a mio avviso, e non vuole essere, una delle tante giornate propagandistiche di un classico Partito ma deve essere il continuo di un cammino iniziato da tempo da una moltitudine di compagni che deve portare con metodo e con pazienza l’aggregazione completa delle forze della tradizione e nuove, ma deve avere come centro anche la discussione, l’elaborazione, la battaglia delle idee, l’organizzazione sistematica dei centri di iniziativa politica ideale diffusa su tutto il nostro territorio. Lo ripeto, vogliamo darci un obiettivo possibile e convincente, vogliamo inserire stabilmente all’interno della sinistra una proposta politica che ha per posta la centralità della cultura politica del riformismo, siamo venuti qui non per accatastare pezzi di una sinistra che si dice plurale perché sa che è riducibile ad ogni sua unità, il paradosso ancora incomprensibile che regola la vita della sinistra è la cattiva stella del riformismo, ogni volta che si apre uno spazio riformista nella società

213 nella sinistra si accendono le divisioni e le fratture, ma io penso che non può esserci riformismo istituzionale politico nella società senza un serio continuo processo revisionistico della sinistra e proprio per questo mi rivolgo, come è stato fatto da molti compagni dalla relazione del Presidente Morganti, ai compagni che ancora ritengono di starsene a guardare e a criticare dicendo loro che è giunto il momento in cui razionalmente politicamente debbono compiere una scelta di campo contribuendo ad irrobustire questo progetto a cui tutti noi abbiamo creduto fin dall’inizio e che comincia oggi, per cui non ci sono e non ci possono essere preclusioni di sorta. Ragioniamo insieme su come portare avanti la più grande forza democratica e riformista di questo Paese, una forza che ora è maggioranza relativa e guarda con entusiasmo la nascita di una coalizione che promette sicuramente grandi cose per San Marino ed i Sammarinesi, quindi riflettete cari compagni del nuovo Partito Socialista perché rischiate di essere fuori dalla storia, gettati in un angolo senza motivi logici, mentre qui avete la possibilità di portare avanti le vostre idee, i vostri progetti, le vostre speranze e anche le vostre ambizioni, invito alla riflessione ovviamente anche i compagni dei Sammarinesi per la Libertà perché a loro abbiamo detto che la porta è aperta e loro conoscono bene il contenuto di questo nuovo soggetto politico che gli appartiene perché non può non appartenere a tutti coloro che si riconoscono nei valori della sinistra, quindi sostanzialmente: Basta con le divisioni! Basta con le lacerazioni! Abbiamo molti problemi da affrontare e lasciamo che siano gli altri a dividersi ora che abbiamo trovato un giusto percorso comune, e dico loro: non andate a rafforzare la casa degli altri ma contribuite a far crescere la vostra, la coalizione che nascerà dovrà vedervi partecipi, attivi politicamente ed idealmente perché la sinistra sammarinese è anche la vostra e questo noi non l’abbiamo dimenticato, anche se qualcuno ci rimprovera molto, troppo spesso delle posizioni verticistiche, se questa è la dimostrazione del verticismo: tutti insieme in un grande progetto comune, allora io dico: evviva il verticismo! Fate uno sforzo per raggiungerci perché la distanza è minima, forse nelle virgole ma non certo nella sintassi politica nella visione riformista. Permettetemi un’ultima riflessione verso la persona che dovrà guidare il nostro Partito, che è un Partito, io credo, sano e robusto ma avrà sicuramente bisogno di grandi cure nei prossimi anni e di attenzioni, dovrà essere, a mio avviso, una persona con esperienza che organizzi la forma Partito e disegni gli equilibri con equi distanza e piena logica politica, che sappia governare con saggezza e senso di appartenenza una storia, una storia che è ormai di tutti e che non deve più vedere lacerazioni, divisioni come ho ricordato in questo mio intervento perché non è più il tempo di slanci tot Partito o azzardati, l’indicazione che ha dato al termine della sua relazione il Presidente Morganti nella persona del compagno e amico Paride Andreoli io credo raccolga in se tutte queste caratteristiche che ho appena elencato, quindi occorre però molta responsabilità, senso del dovere, capacità di elaborare le richieste che arrivano dal Paese e abbattere quegli steccati che per amore di San Marino non è più possibile disseminare sulla strada del riformismo, quindi io credo che oggi ha inizio un nuovo capitolo di una storia gloriosa che ha la possibilità di aprire nuove ed importanti pagine a beneficio di tutti, quindi nessuno escluso. Grazie

214 MARIA DOMENICA (MONICA) MICHELOTTI

Compagne, compagni, gentili ospiti, desidero con il mio intervento sottolineare l’azione di un grande Partito che ha saputo dare all’utopia dell’unità concretezza di un progetto per San Marino, i Congressi sono occasioni di riflessioni, bilanci, verifiche delle linee politiche dall’unificazione storica in poi il Partito dei Socialisti e dei Democratici ha assunto sempre più responsabilità verso il Paese, ha fatto e sostenuto il Governo straordinario, ha affrontato la difficile tornata elettorale, ottenendo un grande consenso, ha promosso, voluto e offerto un contributo determinante al tavolo del confronto per dotare questo Paese di una legge che ha cambiato il sistema elettorale e che con le prossime consultazioni cambierà anche il volto della politica, per i meccanismi che indurranno le forze politiche a costituirsi in coalizioni che permetteranno ai cittadini una scelta nella chiarezza. Il Partito dei Socialisti e dei Democratici, come ha sottolineato il Presidente Morganti nella relazione, è stato ancora una volta protagonista nella soluzione di una crisi di Governo gravissima, non solo per come si è manifestata ma per le logiche che l’hanno caratterizzata e per gli effetti negativi che ancora una volta avrebbero pagato i cittadini. Il Partito è oggi nuovamente con più determinazione il pilastro della nuova coalizione e chi voleva metterci in difficoltà non ha trovato la sponda giusta, anzi il Governo è uscito rafforzato e il Partito, come anche conferma questo Congresso, è più coeso, è più unito ed ha aumentato la sua capacità aggregante lo dimostra la scelta coraggiosa del Compagno Bollini entrato nel Gruppo Consiliare e lo dimostrano le aperture e la risposta precisa di Monica Bollini che ci ha richiamato alla responsabilità di guardare avanti nell’interesse della Repubblica. Penso che si debba manifestare con il giusto orgoglio il successo politico di questo grande Partito che è diventato Partito di maggioranza relativa non solo nel Consiglio Grande e Generale, e lo è diventato perché ha creduto nelle sue risorse umane prima ancora che politiche ed ha potuto contare su un gruppo dirigente responsabile, che ha messo al primo posto l’interesse generale e della democrazia facendo anche un passo indietro sul piano personale, non è un punto di arrivo questo primo nostro Congresso, nessuna nostra conquista lo è stata se non per fissare i punti di cambiamento di non ritorno, la prospettiva è quella di una grande area delle forze riformiste, indispensabile per modellare il sistema politico in un ottica di più moderna e corrispondente alle esigenze di evoluzione che esprime la società sammarinese, è di questo processo che andiamo orgogliosi, è di questo grande progetto che sono fiera, le cose accadono quando i progetti sono giusti ha detto Giuseppe Morganti nella relazione, ma non per caso, serve la perseveranza, la pazienza, la disponibilità al dialogo e l’intelligenza e la lucidità di chi ha chiaro dinanzi a se l’obiettivo che vuole raggiungere, ed è per questo che sono e saranno sempre necessari i rimandi ad una radice storica politica, ad ideali comuni della sinistra, per un grande progetto che vuole disegnare scenari di prospettiva come dichiarato nel titolo: “disegno riformista”, la cornice per le riforme che il Paese deve ancora conquistare, un Progetto al quale il Partito dei Socialisti e dei Democratici chiede la partecipazione attiva delle forze politiche più attente e dei singoli cittadini oltre gli steccati biologici, oltre le logiche del piccolo risultato immediato. Il Partito dei Socialisti e dei Democratici vuole fare di più, dialoga da un lato con le formazioni politiche esistenti sollecitandole a fare scelte di campo precise, ma dall’altra apre il filo diretto con la cittadinanza chiedendo la partecipazione individuale al progetto, ed è su questo che il Partito dovrà spendersi con una organizzazione moderna, flessibile, democratica, dove i processi decisionali sono chiari e condivisi, l’unità è un valore irrinunciabile, unità ma non unanimismo, su questo misuriamo la nostra azione, sul confronto, anche scontro di idee, culture, storie, sapendo che da questa azione continua che scaturiscono posizioni più consapevoli e condivise. L’unificazione ha portato una ricchezza di pensiero incredibile, siamo partiti sapendo che ci sarebbe voluta tanta energia per superare pregiudizi e diffidenze, più o meno espliciti, e oggi è davvero una soddisfazione verificare che il lavoro fatto nei gruppi tematici, le iniziative culturali e ricreative, hanno smussato le spigolosità e sempre più ci sente un grande unico partito plurale, la credibilità, la rappresentanza si conquistano facendole vivere con la coerenza dei propri comportamenti, la capacità di mettersi sempre in discussione e l’impegno faticoso e quotidiano nei problemi di iniziativa dei cittadini, fra le scelte coraggiose di questo partito mi piace sottolineare la determinazione con cui intende promuovere la partecipazione politica femminile, sappiamo tutti che non si tratta di rivendicare i diritti negati come avveniva negli anni settanta, sappiamo anche che tra i motivi della non presenza della donna nella politica istituzionale c’è la diffidenza femminile, una sorta di autoesclusione che porta le donne ad intraprendere strade non ufficiali dal contenuto politico elevato, se guardiamo la società civile nel volontariato, nell’associazionismo, le donne sono presenti, capaci, determinate, si tratta allora di sollecitare i cambiamenti

215 che investono la coscienza della collettività e ci vorrà molto tempo ancora prima che le conquiste degli anni passati vengano interiorizzate e prima che le donne entrino a far parte in modo costante del mondo politico. L’azione del Partito dei Socialisti e dei Democratici vuole dare una mano al cambiamento attraverso proposte concrete, come avvenuto con la legge elettorale, come in questo stesso Congresso sta avvenendo con la modifica approvata dallo Statuto, convinti che le donne possano diventare degli importanti punti di riferimento per il ritorno di una politica più a misura d’uomo, certo non bastano queste azioni se non si agisce anche introducendo nel Partito percorsi di formazione politica, di elaborazione culturale, di campagne di sensibilizzazione, occorre riequilibrare la rappresentanza per costruire una società basata sulle pari opportunità per l’uomo e la donna, i riflettori vanno puntati proprio sull’uomo e sulla donna, partire da questi due nuclei distinti ed indissolubili per un futuro di sostanziale uguaglianza, questo Partito, il Partito dei Socialisti e dei Democratici lo può fare, ha già dimostrato che al si dovrebbe preferisce il si fa, questo lo sanno i dirigenti che tra poco eleggeremo, in primo luogo il Segretario e il Presidente ai quali va l’augurio sentito di buon lavoro, e mi sento in questa circostanza di ringraziare, in conclusione Beppe Morganti perché ci ha permesso di celebrare questo Congresso nei tempi fissati prima della crisi, e se mi permettete, un saluto personale vorrei rivolgerlo a Patrizia perché ancora una volta come ha messo al corrente tutti noi nel suo intervento, ancora una volta ha messo davanti a tutto e davanti a tutte le cose, che per lei sono importanti, l’interesse di questo Partito e questo Partito con persone così diventerà sempre più grande. Grazie

216 ENRICO CARATTONI

Care compagne, cari compagni Oggi non siamo qui solamente per celebrare il primo congresso dei Socialisti e Democratici, ma anche e soprattutto per celebrare una vittoria, politica e morale. Le polemiche di quanti in questi anni hanno abbandonato il PSD si sono rivelate pretestuose. Ci accusavano di essere a libro paga. Non solo infatti oggi noi non siamo al governo con la Democrazia Cristiana, ma guidiamo il paese con coloro i quali ci accusavano di considerare la DC come unico interlocutore. Oggi non esito ad affermare che quei compagni si erano sbagliati clamorosamente, e mi rammarica solo il fatto che stentino a riconoscere le loro valutazioni. Con l’entrata in vigore della nuova legge elettorale poi si è radicata ancora di più la convinzione che sia finita l’epoca delle grandi coalizioni, e che piuttosto sia venuto il momento di consolidare e strutturare l’attuale maggioranza, insomma di trasformare alleanze in coalizioni stabili e durature. Io credo che i confini della coalizione siano già stati definiti dalla recente crisi di governo. Semmai l’obbiettivo importante da portare a termine, è piuttosto il coinvolgimento di altre esperienze che possano condividere il progetto riformista intrapreso dal nostro partito. Oggi credo ci siano le condizioni per poter riprendere il dialogo con quelle persone che tre anni fa ci lasciarono perché non ci credevano capaci di proporre una politica di sinistra alternativa all’ala più conservatrice del nostro paese. (La presenza qui oggi del compagno Paolo Bollini lo testimonia.) Il P.S.D. è il timone del paese, certo, ma più in concreto anche del centro-sinistra che a sua volta guida oggi il governo del paese. Le nostre posizioni politiche non possono essere semplicemente desunte dagli spazi che ci lasciano i nostri alleati, o ricavate per difetto. Noi abbiamo la forza politica e ideale per dettare la linea politica, e non per sentirci dire che cosa è di destra e cosa è di sinistra. La nostra funzione è fondamentale, e non dobbiamo accontentarci semplicemente di essere la destra della sinistra, come diceva Mitterrand. Noi possiamo e dobbiamo ambire a dare una prospettiva seria e prolungata nel tempo, e dimostrare che questo percorso, per chi crede nei valori ancora oggi proposti con forza dal socialismo europeo, è l’unica alternativa possibile. Non c’è governo di sinistra che non passi per il P.S.D. E’ arrivato però il momento di far sedimentare le nostre esperienze, i nostri sforzi. Abbiamo lavorato tanto per crearci uno spazio, che ora a stento riusciamo a riempire. Dobbiamo trovare una nostra identità, un nostro spazio. Essere riformisti, non vuol dire solamente fare riforme, altrimenti Berlusconi sarebbe un grande riformista. Essere riformisti, vuole dire fare buone riforme. Il fatto che nel”La svolta riformista”, titolo del congresso di unificazione, ci fosse una prospettiva, ed una centralità, lo si è visto anche dallo sgretolarsi delle opposizioni. Una Democrazia Cristiana che negli ultimi vent’anni ha governato e spesso anche rovinato settori importanti e strategici della nostra società, oggi non ha più ragion d’essere. Si è svelato l’arcano mistero: si è visto che l’ago della bilancia delle responsabilità, pende inesorabilmente verso il centro. Oggi però è necessario dare un nuovo slancio all’azione di governo, dobbiamo avere progetti impossibili, ambiziosi. Perché la politica serve anche a questo: deve far sognare. Dobbiamo renderci conto che oggi la politica, è diventata sterile, e tende troppo spesso ad assomigliare ad una cozzaglia di tecnicismi, portati avanti peraltro da persone che spesso non ne sono all’altezza. Il sentimento che anima noi politici, o meglio, noi che ambiamo fare politica è la passione. E questo sentimento non c’entra niente con quelle rigide crisi di governo alle quali abbiamo assistito qualche settimana fa. Io sono contro chi si nasconde dietro il segreto del voto consigliare, contro chi si nasconde dietro l’ipocrisia, e destabilizza un paese per semplici ambizioni personali. Queste vicende però sono il sintomo di una politica che ha sbagliato tanto. E in questo passaggio anche il nostro partito non può esimersi dall’assumersi colpe. La politica deve essere gestita da chi è capace, non da chi è più succube.

217 Ma per creare una generazione di persone in grado di gestire situazioni così complesse, non possiamo aspettare ancora molto. All’ultimo congresso, dissi che per i giovani era stato fatto poco, e che era auspicabile un intervento più deciso. Dovete iniziare a rendervi conto che per evitare patetici teatrini come quelli appena visti, è necessario che coltiviate in noi la consapevolezza che politica è sinonimo di responsabilità. Oggi l’unica scuola di formazione, tramite la quale i giovani possono permettersi di avvicinarsi alla politica vera, è la cooptazione. Ora, lungi da me il dannare la cooptazione in tutti i suoi aspetti, perché bisogna riconoscerle almeno il merito di aver allevato qualche mente, tuttavia ha un difetto fondamentale: si basa sul tempo e sulle idee del cooptante e non del cooptato, sul tempo e sulle idee di chi sta in alto e non di chi sta in basso, insomma si basa sul tempo di chi c’è adesso, e così facendo una società inesorabilmente invecchia. Sulle riforme istituzionali, qualche passo è stato fatto. Mi riferisco alla legge elettorale, portata avanti anche e soprattutto grazie al nostro contributo. Una riforma importante perché i cittadini vengono responsabilizzati. Viene erosa una fetta consistente di discrezionalità da parte di chi siede in consiglio, e viene ridata ai cittadini la possibilità di scegliere da chi essere governati. Ma non possiamo fermarci qui. San Marino è certamente un piccolo stato, ma deve ambire ad essere uno stato moderno, e soprattutto un vero e proprio stato di diritto. Oggi non possiamo dire che la tradizionale separazione dei poteri sia compiuta. E’ un percorso che si è interrotto, e che oggi è necessario che riprenda, per poi approdare verso una vera e propria carta costituzionale, unica vera garanzia dell’affermazione di uno stato di diritto vero e proprio. Altro processo essenziale per San Marino è l’avvicinamento all’Unione Europea, come è affermato dal Progetto per San Marino, e come ha ricordato ieri sera il presidente Morganti. Certo non si può negare che le politiche portate avanti dal precedente governo segnino un passo in avanti notevole, e mi rendo anche conto di quanto sia difficile riuscire a rimediare ai danni della gestione democristiana. Ma queste sono scelte che possono cambiare radicalmente la nostra società, queste sono le scelte ponderate di cui questa generazione ha bisogno.

218 MAURO CHIARUZZI

Buon giorno a tutti, si potranno dire tante cose di questo Congresso, ma sicuramente si dovrà aggiungere anche che è stato un Congresso con i fiocchi. Compagne e compagni, graditi ospiti, nella mia esperienza di Segretario del Partito dei Socialisti e dei Democratici, in cui ho seguito passo dopo passo come si segue un bambino la nascita del Progetto di Unificazione delle due più grandi forze della sinistra, più volte ho messo in evidenza due fondamentali concetti: la politica del fare e una visione comune del futuro, oggi celebriamo questi due successi raggiunti, la politica del fare con la visione comune del futuro che ci ha condotto senza ripensamenti a questa giornata storica che celebra un’idea, quella che in politica con la forza della ragione e del dialogo si possono raggiungere grandi obiettivi. Io ci ho sempre creduto, e sono consapevole che questa che viviamo oggi sia solo la rappresentazione iniziale di quell’idea, perché tutto comincia da questo Congresso che non si può che definire storico. Tutto il processo che lo ha preceduto, mi riferisco all’unificazione, torna alla mente come un momento di grande accrescimento politico e culturale in cui con grande senso di responsabilità abbiamo fatto fronte alle aspre critiche di tutti quelli che ora non possono non prendere atto che il progetto tanto sospirato si è concretizzato, un risultato che mi rende orgoglioso alla luce delle difficoltà oggettive che abbiamo dovuto superare, e che vi assicuro non sono state poche, un risultato dicevo, raggiunto soprattutto grazie alla collaborazione del Presidente ed amico Peppe che con me ha creduto a quel progetto, ha riconosciuto gli alti valori di riferimento e ha convenuto che fosse giunto il momento di superare barriere ormai antistoriche stantie, dimostrando lungimiranza per la verità, assieme ad un ristretto e responsabile gruppo dirigenziale, oggi dunque si consolida in via definitiva un percorso che ci ha visti impegnati seriamente e propositivamente per molto tempo, grazie all’unità di vedute appunto, alla partecipazione attiva di tutti noi per giungere a questo storico momento che ha comportato una netta scelta di campo, una scelta politica di rigore più trasparente ed una organizzazione ragionata, lodevole e lungimirante, con questo atto solenne si compie appieno la svolta riformista che tutti abbiamo voluto, cercato e con determinazione ottenuto, mostrando ai sammarinesi come la politica della frammentazione, del non dialogo e della sfida continua e contrapposta sia, mi auguro, solo un brutto ricordo, ha vinto la politica delle alleanze, delle idee, del confronto, insomma quella politica di cui oggi c’è molto bisogno, considerati i tempi ed i trascorsi degli ultimi anni della storia del nostro Paese, io penso e ho sempre pensato, che i sammarinesi volessero avere le idee chiare sugli indirizzi politici e maggiore semplicità sulle scelte conseguenti, e proprio per questo, il Progetto di aggregazione ha fin da subito fugato le ombre sulle nostre reali intenzioni che per qualcuno a sinistra sono sembrate fumose, forse più per tornaconto personale che altro. La semplificazione del quadro politico e il conseguente snellimento delle forme partito ha avuto così il nostro imprimato grazie alla riforma della Legge Elettorale che ci invita ora a scelte ancora più chiare e definitive, grazie anche alla condivisione del progetto che si è stabilita con gli alleati di governo, mi sento di rivolgere un invito sincero a tutte quelle forze che si riconoscono nei valori del riformismo liberale e socialista e che ancora restano in un angolo a guardare cosa sta accadendo attorno a loro. Credo che questo Congresso sia la dimostrazione che le nostre idee erano chiare fin dal principio e non ci sono mai stati fraintendimenti, per cui con piacere ho ascoltato l’intervento di saluto del compagno Roberto Tamagnini, che ha ammesso di non aver creduto al percorso di unificazione rammaricandosene è doveroso, perciò a questo punto, rivolgere un richiamo ai tanti compagni che in epoche diverse hanno abbandonato il nostro progetto di unificazione perché non convinti della nostra volontà di fare sul serio, penso che abbiamo dimostrato sul campo le nostre intenzioni, le porte del Partito dei Socialisti e dei Democratici sono sempre aperte compagni, per chi vuole rivedere il proprio percorso, e allora esorto i compagni Augusto Casali, Antonio Volpinari, Maurizio Ratttini ma anche Francesca Michelotti, a pensare alle loro posizioni, ad entrare attivamente a fare parte del nostro soggetto politico senza timori, lasciando da parte le vecchie acredini perché dialogando possiamo andare molto lontano insieme. Rivolgo lo stesso invito anche a Monica Bollini, perché ora siamo pronti ad affrontare serenamente i problemi che insieme dovremo risolvere e le risposte date già dal consigliere dei Sammarinesi per la Libertà, durante il saluto, sono molto incoraggianti. In prospettiva c’è la coalizione del centro sinistra, la più ampia possibile, che non deve mai perdere il contatto con quelle forze che si rifanno agli ideali del centro, come la stessa Alleanza Popolare ed ora anche i Democratici di Centro che hanno accettato la nostra proposta e hanno valutato positivamente il nostro progetto e le nostre idee, proprio per

219 questo, rivolgo un appello anche agli Europopolari che sono rimasti in mezzo al guado solo per contrapposizioni che ormai sono illogiche e chiedo loro di fare una scelta precisa, trasparente, nei confronti del centro sinistra e dei valori a cui si ispira, che non sono del tutto dissimili o così lontano dai loro, la gente ci chiede questo, la gente ci chiede di decidere il da farsi, con rapidità, determinazione, senza troppe paure e con idee precise, accettando di confrontarci con le sfide che ci attendono grazie ad una logica nuova in cui la meritocrazia è premiata, i metodi sono chiari e rigorosi, la moralità è un bene comune, ed una sana amministrazione della cosa pubblica un dovere a cui non si può più rinunciare, questo è il solo modo per uscire dall’empasse e per ridare fiducia ai sammarinesi, non ne esistono altri di metodi oggi, per questo dico ai compagni che ancora storcono il naso, di mettersi con umiltà al servizio di questo nuovo grande progetto politico per portare le loro idee e il loro contributo, uscendo dall’ambiguità di fondo che non giova a nessuno, visto che il processo di unificazione lo avete seguito con noi passo dopo passo mettendoci tutto il vostro impegno, facciamo ancora uno sforzo e torniamo a ragionare sulle cose da fare piuttosto che sulle cose da chiedere, abbiamo una grande coalizione che non aspetta altro che di essere attivata con tutta quella cura di cui ha bisogno proprio per essere messa a disposizione di tutti i cittadini sammarinesi che saranno poi invitati a scegliere chi dovrà in futuro governare il Paese. La nostra fortuna nel passato è stata proprio quella di avere saputo guardare più avanti, di avere anticipato i tempi e di avere usufruito dei vantaggi derivanti dal nuovo modo di intendere la politica dettata dalla futura legge elettorale ma lo abbiamo già detto, ora si deve voltare pagina, senza soffermarci troppo sui ricordi o ad aspettare i ringraziamenti per quello che si è fatto, questo compito spetta alla storia e ci sarà qualcuno che a mente serena darà la giusta lettura di tutto quello che è successo dando a tutti i protagonisti il giusto merito. Dicevo, ora si deve voltare pagina, un’altra fase interessante ci si prospetta con la realizzazione di una coalizione coesa che non può più essere solo il frutto di una compattazione di diverse forze politiche, ma comporta una consapevole condivisione di un progetto di ampio respiro destinato a svilupparsi nel tempo, la visione del futuro a cui ho fatto riferimento all’inizio del mio discorso appartiene anche alla coalizione che si va delineando e che non più attendere oltre, dunque vi esorto ancora una volta a rompere gli indugi e prese di posizioni troppo rigide perché oggi nasce un soggetto politico forte che non vuole più avere a che fare con ricatti e doppiogiochismi superati, ma solo con proposte, idee, progetti per affrontare degnamente ed intelligentemente i problemi che si presenteranno. Sono convinto che la logica dello scontro debba essere combattuta con la logica del confronto e del dialogo, anche aspro ma che non perda mai di vista il principale ruolo della politica che è quello di essere al servizio dei cittadini e del Paese, noi abbiamo dimostrato serietà e determinazione in nome e per conto di San Marino e dei sammarinesi e proprio per questo, personalmente, continuerò a portare avanti gli stessi concetti che caratterizzeranno l’azione del nuovo soggetto politico: la grande coalizione del centro sinistra che salutiamo in questa occasione. Buon lavoro a tutti.

220 ALESSANDRA RENZI

Buongiorno a tutti, all’apertura del Congresso, venerdì sera, mentre il nostro Presidente uscente faceva il suo intervento, e ripercorreva le varie fasi che ci hanno condotto fino a qua Federico Pedini che era seduto vicino a me, mi ha detto “mi sento gasato, lo sai?” Io ho sorriso poi ho ammesso che a in realtà anche io provavo lo stesso, tutti erano attenti perché il nostro partito è un punto di riferimento per il Paese. Peppe ha ripercorso un pò tutte le tappe di un cammino memorabile che ci ha portato ad una sintesi Che ci ha portato All’unione Ci ha portato Al Partito dei socialisti e dei Democratici Alla grande sinistra della Repubblica Ci sono voluti diversi anni per giungere a questo ma come diceva il Piccolo Principe: è il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante….tu, ora, diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato, della tua rosa. Il Partito è la nostra rosa… la nostra rosa e il nostro garofano ;) noi diventiamo responsabili per due fiori!!! Siamo fortunati Veramente fortunati di poter essere qui oggi Di poter essere parte di questo grande successo di questa fase storica di questo processo che vede il Riformismo prendere vita da un progetto noi siamo l’ossigeno di questo processo e di questo progetto è necessario che tutti lo sosteniamo Il Congresso che oggi viviamo è la grande tela, il grande quadro su cui è stato tracciato il Disegno Riformista l’artista che lo ha creato è il Partito, siamo noi il partito ha tracciato il disegno modellandolo ed ispirandosi al Paese, ai Cittadini, ai Diritti, all’Europa il colore che prevale è quello Rosso – siamo la Sinistra ma come tutti i più bei quadri, se si aggiungono altri colori il disegno non può che migliorare, completarsi, diventare più bello per questo c’è l’invito alle altre forze di venire a completare questo quadro l’importante è che in questo disegno variopinto, i colori diversi per provenienza di pensiero abbiano la stessa idea politico-progettuale un idea fortemente riformatrice che in qualche modo abbiamo già avuto il piacere di sperimentare in questo anno di governo noi giovani spesso siamo critici come avrete letto sul nostro giornale anche in maniera ironica muoviamo delle critiche nei confronti dei grandi ma oggi non possiamo farlo, oggi tutto questo è stato reso possibile dai grandi dai grandi che si sono fatti piccoli, che hanno anche rinunciato a posizioni ideologiche, a convinzioni personali, convinzioni e posizioni che fanno parte del loro bagaglio di vita, delle loro esperienze, del loro vissuto quindi difficili da mettere da parte ma lo hanno fatto per un valore, un risultato ed un obiettivo più alto L’UNITA’ ED IL FUTURO questo per noi giovani è davvero un grande insegnamento e credo che nessuno debba permettersi di disonorare e tradire questo progetto che non è di qualcuno, ma è di tutti e per tutti Un Progetto che Che è prospettiva di sviluppo Che è prospettiva di maggiore democrazia Che è prospettiva di nuove riforme Che è prospettiva di realizzazione delle libertà individuali Che è il progetto per il governo di un Paese Moderno e Dinamico in bocca al lupo al partito e al suo nuovo Segretario

221 222 ALBERTO CECCHETTI

Gentili ospiti, compagne e compagni, finalmente dopo un lungo periodo che ha visto la sinistra sammarinese divisa e debole, lacerata e frantumata da incomprensioni, competizioni e conflitti, finalmente due avvenimenti e due traguardi di portata storica hanno riportato al centro dello scenario politico e dell’iniziativa politica il movimento maggioritario del paese rappresentato dall’unità delle forze della sinistra riformista di San Marino. Primo traguardo 24-25 marzo 1990 che ha visto il completamento dell’unificazione socialista, di tutti i partiti dell’area socialista sammarinese sotto la stessa bandiera, la fusione di un unico grande partito socialista di stampo europeo sotto l’egida della grande famiglia dell’internazionale socialista. Secondo traguardo storico il 25 marzo del 2004 costituzione del Partito dei Socialisti e dei Democratici che ha rappresentato l’unificazione dei due grandi partiti della sinistra storica. L’ordine del giorno della nostra politica, della nuova politica per San Marino è quello delle grandi riforme di sistema, di struttura, in grado di vincere le grandi sfide che sono quelle della cooperazione con l’Italia, con l’Europa, a livello internazionale, a vantaggio delle scelte della nostra economia e dei nostri operatori economici dei vari settori, tradizionali ed emergenti della base produttiva e del mondo del lavoro in generale che presentano necessità di aggiornamento strutturale e professionale compresa la Pubblica amministrazione per essere competitivi. Tutto ciò sarà possibile qualificando e ampliando le relazioni esterne, tutelando al meglio le nostre prerogative e peculiarità di stato autonomo e indipendente nel cuore dell’Europa attraverso rapporti di reciprocità con pari dignità e autorevolezza, promuovendo e valorizzando nel contempo le capacità e i meriti dei cittadini e delle nostre imprese valutandone e premiando il merito creativo e professionale. Sul versante sociale garantendo il mantenimento e lo sviluppo di un buon livello di stato sociale e solidale, dei servizi in generale, della salute e della sicurezza dell’intera comunità ma superando una certa concezione dei diritti e dei doveri dei cittadini e dei lavoratori di appannaggio anche della sinistra, a volte troppo sbilanciata sull’assistenzialismo e sull’eccessivo protezionismo. Quella del 25 marzo è stata un’abile mossa politica e strategica maturata anche in tempi relativamente brevi che ha riportato la sinistra del paese al centro dello scenario e dell’iniziativa politica. Ecco perché la svolta riformista che il partito dei socialisti e dei democratici in testa sta operando con l’unità politica e strategica, con il suo progetto di sviluppo e di crescita del paese, con l’aggregazione di tutte le forze dell’area riformista del centro sinistra, con l’applicazione del nuovo sistema politico istituzionale dell’alternanza democratica per garantire la stabilità politica e la stabilità di governo che è stata impostata dalla nuova legge elettorale, legge che è stata fortemente voluta dal nostro partito e ampiamente condivisa anche fra tutte le forze politiche con l’introduzione di un serio e responsabile bipolarismo e con la costruzione delle coalizioni, con la necessità obbligata del ricorso al voto diretto dei cittadini per la nascita del maggioranze e dei governi. Ecco perché questa sfida e questa svolta è stata definita da molti, molto giustamente, una vera e propria rivoluzione del sistema politico e democratico sammarinese. Una rivoluzione pacifica di idee e di nuova coscienza politica al servizio del processo di rinnovamento e di sviluppo di una piccola repubblica stato nel cuore dell’Europa con una grande tradizione di libertà e civiltà che deve ulteriormente sviluppare per essere al passo coi tempi. Un’operazione che ha rimesso in moto la politica e il processo di crescita e di sviluppo del paese che stava ormai ristagnando in una pericolosa fase di immobilismo, di insufficienza produttiva della politica e di ingovernabilità della cosa pubblica. Un’operazione che sta gradualmente costringendo tutte le forze politiche ad operare precise scelte di campo politico programmatiche in termini di schieramenti e di coalizione per il bene e per l’interesse comune del paese abbandonando definitivamente i tatticismi di comodo del passato, scelte certamente anche difficili, ma scelte ormai necessarie e obbligate. Ecco perché oggi è così importante questo primo congresso dell’unificazione del PSD costituito nell’ottica e come motore e propulsore della politica dell’alternanza che ha motivato e reso possibile l’alleanza di forze politiche alla guida del paese su un progetto politico programmatico di un governo di centrosinistra. Partito dei socialisti e dei Democratici, alleanza Popolare, sinistra unita, democratici di centro che hanno già fatto una scelta chiara e convinta di coalizione.La strategia della coalizione di centro sinistra così come afferma il documento politico del PSD è quella molto chiara nell’ottica di abbattere definitivamente le barriere determinate da posizioni ideologiche preconcette è quella di guardare oltre l’attuale alleanza di governo favorendo la libera partecipazione al tavolo del confronto. Compagne e compagni, questo nostro primo congresso dell’unificazione completa e suggella definitivamente l’unità politica dei due partiti della sinistra storica con la piena convergenza a livello di un documento politico congressuale e di progetto riformista per il Paese infatti molto opportunamente il documento ribadisce con grande chiarezza la collocazione politica e strategica del PSD all’interno e anche all’esterno del quadro politico sammarinese segnatamente nel cuore pulsante della politica e della cultura dell’Europa moderna, collocazione che per appartenenza ideale e di valori, per forti radici e ragioni tradizionali storiche, culturali e politiche non può che essere all’interno della grande famiglia dl socialismo europeo e dell’internazionale socialista. Comunque ricordiamoci della nostra identità di partiti della sinistra storica in modo particolare perchè la determinata e testarda fermezza dei 223 sammarinesi di conservare e salvaguardare i grandi partiti storici ha evitato grandi derive e un certo trasformismo deleterio italiano. I nostri partiti storici che sono il partito socialista, il partito comunista, oggi partito dei democratici, la democrazia cristiana a cui va anche il nostro rispetto perché è un partito storico che ha lavorato insieme a noi nei governi dei vari periodi, anche degli anni ’90 che dal mio punto di vista non sono del tutto tragici ma hanno fatto anche delle cose importanti che abbiamo fatto anche con il partito democratico cristiano. Abbiamo collaborato e ottenuto dei risultati su grandi temi come quelli della giustizia, delle istituzioni, sui temi sociali della cultura, dello sviluppo economico e del benessere generale del paese, anche nel governo straordinario. Questo dobbiamo riconoscerlo, compagni. Noi dobbiamo mantenere la linea sammarinese che è la linea vincente. Non mi trovo molto d’accordo con l’autorevole nostro illustre ospite, che non è qui fra noi, che rispetto moltissimo, del partito dei democratici, Enriquez, il quale ha sostenuto, fra le altre cose, che il nostro processo in qualche modo è stato condizionato dal processo italiano e da quello del partito democratico. Non è vero. Noi siamo stati molto attenti, e abbiamo fatto bene, a non imitare e scopiazzare una certa perdente via italiana troppo spesso caratterizzata da assurde contraddizioni, violazioni, ambiguità e anomalie, anche simboliche, che hanno creato e stanno continuando a produrre un profondo e pericolo disorientamento e anche grande confusione alla base, nell’elettorato e nel paese. Noi a San Marino non abbiamo mai deviato dalla strategia di promuovere l’unità della sinistra, prova ne è il nostro Progetto per San Marino in quanto ispirato da un percorso di riforma che mira a conciliare il moderno sviluppo economico con la società coesa e solidale per far sentire finalmente i nostri cittadini cittadini dell’Europa e del mondo nei diritti e nei doveri. A conclusione di questo importantissimo ed esaltante primo congresso dall’unificazione e 41° dalla fondazione del PSS che certamente ha consolidato, rinsaldato l’unità politica e strategica dei socialisti e dei democratici, che ha perfezionato e aggiornato il disegno riformista, il progetto riformatore per San Marino per il 3° millennio delle sue relazioni interne ed esterne per diventare un paese europeo avanzato in grado di garantire un benessere di vita per i giovani e le future generazioni in termini di stato di diritto di democrazia istituzionale, di stato sociale, di sviluppo economico e culturale, che ha rinsaldato il senso di appartenenza e di militanza e di impegno per una giusta causa, un’esaltante causa per il bene comune del proprio paese e dell’intera comunità, dentro e fuori i nostri brevi confini. Nei nostri giovani che si sono alternati qui a questo podio, che sono tanti, giovani, donne e uomini che sono bravi, che hanno mantenuto la passione per la politica. Ricordo ieri un giovane, mi dispiace non ricordo il nome, ha sintetizzato questa grande passione dei giovani e ho sentito nelle sue parole e ho visto nei suoi occhi la stessa passione dei miei vent’anni, dei vent’anni di Marino Venturini, di Marino Faetanini, quando dal palco del forse primo congresso del PSS affrontavano con la stessa grinta di questi giovani, con la stessa passione e la stessa emozione una platea gremita di compagne e compagni. A conclusione di questo congresso, che ha risvegliato in me questo slancio giovanile e l’orgoglio dell’appartenenza alla grande famiglia dei socialisti e dei democratici, vorrei ringraziare tutte le compagne e i compagni che hanno contribuito al grande successo di questa assise. Saluto Peppe, Mauro, Paride, Fiorenzo, Claudio, Stefano, Germano, ma anche Patrizia, Denis, Roberto, Nadia, Marina, Marilia, le due Simone, Monica. Dolores, Romina, Lalla, Waldes, Tonino, Federico, Fabio, Giovanni, Guerrino, Luciano, Simone, Alessandro e Alessandra, vanno ringraziati tutti. Ringrazio Peppe e Monica Bollini che hanno ricordato i nostri padri comuni del socialismo, hanno ricordato Franciosi a cui non possiamo non affiancare Gino Giacomini e tutti gli altri che sono venuti dopo, donne, uomini, noti e meno noti, di diversa provenienza che hanno trasmesso a noi i valori e le radici comuni della sinistra sammarinese e del riformismo socialista maturata con l’affermazione del movimento politico che ha dato vita al PSS e che rappresentato tutt’oggi e rappresenteranno anche domani per le future generazioni la base storica ed etica culturale dell’agire del Partito dei Socialisti e dei Democratici. Così come si parla di Emma Rossi ci si deve ricordare di Marina Busignani Reffi, di Gloriana Ranocchini, così come si parla di Remì Giacomini di Giordano Bruno Reffi, di Enrico Andreoli, di Primo Bugli, di Pier Paolo Gasperoni, ci si deve ricordare di Gildo Gasperoni, di Umberto Barulli, di Lino Celli, di Giuseppe Amici e di Otello Casadei e di quanti altri, perché tutti, donne e uomini, hanno rappresentato un grande impegno politico della sinistra democratica per questo paese e da tutti quanti abbiamo ereditato un grande patrimonio comune. Ricordo Umberto Barulli, quando io ero giovane e insieme andavamo a fare la campagna elettorale a Genova. Erano tempi, compagni, in cui quando si andava a chiedere il voto i compagni ci rispondevano: votare per Umberto o per Alberto è la stessa cosa perché questo è l’orgoglio socialista, che non deve essere considerato come esclusiva o appannaggio solo di qualcuno, ma come riferimento storico, ideale e valoriale di tutti i socialisti e di tutti i democratici. Per questo ringrazio la compagna Fausta Morganti che credo abbia voluto sintetizzare questo sentimento nel suo ultimo giornale del Nuovo Titano, che io ho apprezzato moltissimo anche per la sua sintesi a grandi lettere nella prima pagina che dice: verso il congresso, viva il socialismo. Esprimo la mia grande soddisfazione personale e un augurio particolare e sentito per la scelta giusta che faremo su due grandi compagni e compagne, un uomo e una donna, Paride e Patrizia che sono al momento le persone più giuste per guidare il PSD per i prossimi anni. Conoscendo il loro valore politico e il loro impegno sempre diffuso in tanti anni alla causa comune del socialismo e per il bene del paese.

224 ROSSANO TOCCACELI (AGLI ATTI)

Compagni e Compagne, colleghi e Graditi ospiti, un cordiale saluto a tutti Voi. Vi confesso che l’emozione è tanta nel vedere qui riunito, il più grande Partito del Paese. Già, il Partito dei Socialisti e dei Democratici inizia davvero a fare sul serio. Non è stato facile arrivare fin qui, abbiamo passato momenti difficili, di incomprensioni all’interno del Partito, attacchi immorali da parte di Partiti e gruppi di potere dall’esterno, una difficile e tormentata organizzazione interna, qualche frangia che se ne è andata, ma alla fine abbiamo resistito. Abbiamo tenuto duro, non abbiamo rinunciato. Oggi siamo il Partito di maggioranza relativa e guida di Governo. Questo però è solo un punto di partenza: abbiamo il dovere e l’ambizione di continuare il nostro disegno di unità, di rafforzare la coalizione, di chiedere più partecipazione attiva, di entrare più a fondo nel tessuto sociale del Paese. Per fare tutto ciò, oggi abbiamo un progetto serio di sviluppo, trasparente e comprensi- bile dai cittadini, e soprattutto che oltre ad essere convincente, sia l’autostrada per portarci nel futuro. Questo progetto ha un nome e si chiama Progetto per San Marino. Ma dovremo essere anche bravi a creare i dirigenti e i leader del domani, ecco perché credo sia importan- te dare molto più spazio alla formazione politica. Creare un laboratorio periodico interno formato da esperti di comunicazione e dai compagni più grandi di noi che possano oltre che tramandarci la nostra storia, dare un grande contributo per la nostra formazione politica. In passato si è sempre detto di farlo, qualcosa si è mosso, ma si è fatto troppo poco e ne abbiamo subito i risultati. Non possiamo più esitare. Politicamente il PSD ha provocato una vera e propria rivoluzione nel panorama sammarinese. Oltre ad avere fortemente contribuito alla riforma elettorale che mette fine al vecchio modo “mariuolo” di fare politica, l’unificazione dei due partiti della sinistra ha fatto qualcosa che sembrava impensabile: spezzare la Democrazia Cristiana. La stessa Democrazia Cristiana la quale dopo anni di leadership di Governo e di assoluto potere incontra- stato, la si è vista sgretolarsi e spezzarsi come mai era accaduto dalla sua fondazione. Senza il PSD non sarebbe mai successo. Ma il nostro vento riformista deve soffiare ancora più forte, ecco perché è importante, e sono anche io d’accordo ad intensificare i rapporti con i Sammarinesi per la Libertà perché entrino presto nella nostra grande casa. A questo proposito aggiungo che sono felice del ritorno del Consigliere Paolo Bollini, un compagno da sempre. Chiedo poi al Nuovo Partito Socialista, come hanno già fatto altri, di scegliere da che parte stare. Sarà essenziale infatti amalgamare un governo di centro sinistra sempre più coeso e forte, sia nella qualità che nei numeri. La strada tracciata è quella giusta. E’ stato difficile partire con -sinistra Unita e Alleanza Popolare e probabilmente in quel frangente si poteva fare di più, la crisi di governo poi ha rischiato di vanificare tutto il lavoro su cui tutti puntavamo, come ha ricordato il Presidente Morganti, ma non è accaduto, non abbia- mo rinunciato. Questo solidifica ancor più le mie convinzioni che ai vertici di questo partito ci siano grandi politici e grandi uomini. L’ingresso dei Democratici di Centro non va che a rafforzare una coalizione ricca di menti di qualità, dove all’appello al momento mancano solo gli Europopolari, per formare l’ideale centro sinistra sammarinese. E mi auguro che ciò possa avvenire al più presto. Parliamo ormai da anni che la politica è in crisi, che nessuno crede più nella politica, che i cittadini sono lontani. E’ giunta l’ora compagni e colleghi di dimostrare con i fatti che un Paese si può cambiare, si può fare! Basta con attacchi trasversali che con la politica non hanno proprio nulla a che vedere! Basta con le lobby massoniche e i salotti di potere che pensano solo al proprio tornaconto! Dico no al personalismo e dico no a chi fa del potere un’esclusiva per amici e parenti. E’ il momento di unire tutti coloro che vogliono davvero mettere la propria esperienza e conoscenza al servizio di San Marino, così come hanno fatto prima di noi i nostri Padri fin dall’Arengo del 1906. In politica da oggi dovrà contare di più la qualità, l’efficienza, l’onestà, la moralità, il senso dello Stato e l’amore per la Patria. I prossimi anni saremo impegnati in sfide sempre più difficili, a partire dal rapporto con l’Unione Europea, 225 dai rapporti con l’Italia, sia in campo economico e finanziario, sia politico e sociale. Soprattutto dovremo essere bravi a salvaguardare la famiglia e mettere in condizioni i giovani di farsi una famiglia. Ecco perché diventa importante in politica economica-sociale una maggiore efficacia sui prestiti prima casa e il ritorno all’edilizia popolare; e maggiori contributi sulle agevolazioni per le giovani imprese, sia fiscali che economiche. Concludo con l’augurio al futuro Segretario Paride Andreoli. Conoscendolo abbastanza bene sono pienamente convinto che sia la persona giusta al momento giusto per rigenerare l’organizzazione del Partito in tutti i suoi settori. La sua esperienza e la sua competenza non potranno che darci maggior grinta ed entusiasmo. Grazie

226 STEFANO MACINA

Cari Compagni, parlerò poco del Governo e della recente crisi politica; parlerò del PSD perché senza di noi non si fa una coalizione di Centro Sinistra che realizzi “Il disegno Riformista” per rispondere agli interessi del Paese, fuggendo da posizione ideologiche, da ritorni al passato. Le scelte competono a noi e non dobbiamo permettere che altri lo facciano al posto nostro. I primi due anni di vita del PSD sono stati largamente positivi. La spinta della fase costituente ci ha permesso: di conseguire un grande risultato elettorale; di risolvere la difficile crisi politica che si era aperta nell’Ottobre scorso; di diventare il partito di maggioranza relativa; di riaprire scenari e prospettive nuove; di rimettere in movimento la politica. La lunga marcia che abbiamo compiuto dalla fase costituente del 25 marzo 2001, ci ha permesso di raggiungere positivi traguardi: siamo cresciuti come rappresentatività; abbiamo praticato una positiva dialettica interna; sono cresciuti tanti giovani. Le elezioni del 2006 hanno confermato che il PSD non è l’esigenza di una fase politica, né il capriccio di un gruppo dirigente, né la conseguenza di un processo storico di trasformazione o fallimenti o successi precedenti, il PSD è un progetto lungamente meditato e tenacemente perseguito per dare maturità alla sinistra riformista e alla democrazia dell’alternanza. Ho ascoltato, nei giorni scorsi, molti ragionamenti rispetto ad ipotesi di modifiche di nome e simbolo per il futuro, io voglio essere chiaro, non possiamo fare l’errore di rendere continuamente precario ciò che facciamo e siamo, abbiamo il dovere di dare dei punti di riferimento saldi e chiari, abbiamo costruito una casa, il PSD, dove si ritrovano con pari dignità diverse esperienze politiche e valori, siamo collocati nella grande famiglia Socialista Europea, quella è la nostra casa. Insieme ci siamo dati un obiettivo ambizioso ma al tempo stesso necessario, cambiare il sistema politico sammarinese, la legge elettorale è il primo passo che abbiamo compiuto, quello di dar vita a una coalizione dovrà essere il secondo. Chi pensava che ciò che abbiamo costruito nel 2005 con la nascita del PSD fosse una semplice scelta di potere, oggi credo che dovrebbe riflettere e riaprire con noi non solo un confronto sulle alleanze, ma di condivisione di un progetto politico ed entrare a far parte, da protagonista, di questo progetto. Penso a Nuovo Partito Socialista, ai Sammarinesi per la Libertà, a Sinistra Unita. Per questo plaudo alla scelta coraggiosa che ha fatto Paolo Bollini, che ha aderito al nostro gruppo consiliare e anche alla scelta di quanti erano presenti nella lista elettorale (Unione Forze Repubblicane e Casa delle identità) come soggetti politici autonomi e che oggi sono qui con noi come parte integrante del PSD. Ora è importante continuare a “consolidare il partito”. Le proposte politiche contenute nei Documenti politici e programmatici del Congresso e nelle modifiche allo Statuto rappresentano elementi importanti dei nostri caratteri e obiettivi. Un percorso nel quale dobbiamo coinvolgere tutte le migliori energie. Un partito plurale, innovativo e moderno, aperto, capace di essere il luogo di appartenenza di una identità collettiva, di una comunanza di valori, di passione, per questo occorre metterlo al riparo dalla ordinarietà della politica e dall’impegno di Governo. In questa identità ci si può riconoscere ogni matrice culturale e politica, da consenzienti e da dissidenti, da entusiasti e da dubbiosi. Rispetto a chi anche in questi giorni guarda al nostro Congresso più che per ciò che proponiamo che rispetto alle eventuali spaccature, dobbiamo dimostrare che il nostro pluralismo interno, le nostre discussioni rispetto alle scelte da fare, sono per noi una ricchezza, la nostra forza, il nostro collante. In un Partito non è il confronto che può minarne la credibilità, ma la sua assenza, la non disponibilità a ricercare le sintesi, l’incapacità, dopo aver fatto il confronto, di assumere le decisioni, che a seguito di un democratico processo di confronto vengono assunte, e attuarle. Queste sono le regole base di ogni Partito e di chi vuole essere classe dirigente dello stesso. Un Partito, in una società complessa com’è quella attuale, ha un futuro se si fonda sul pluralismo e se riesce a gestirlo. Un pluralismo fondato sulle persone, sulle idee e sulla politica ha però necessità di sedi democratiche di discussione, la nuova conformazione della Segreteria e del Consiglio di Direzione assieme ai circoli di base, i gruppi di progetto intesi come strutture aperte oltre agli aderenti e con iniziativa autonoma, rappresentano una positiva risposta, ma forse non basta e spiegherò cosa intendo. Uno dei caratteri innovativi del nostro Partito, deve essere quello di mettere al centro i cittadini, gli elettori, i nostri aderenti, ecco perché sul piano istituzionale come Paese dobbiamo valorizzare la nuova legge elettorale, dobbiamo proporre e far approvare quanto prima il “Referendum” Consultivo, dobbiamo colmare il gap democratico che c’è nel rapporto con i cittadini fra un turno elettorale e l’altro. Come Partito, come ho già detto, dobbiamo aprire di più le nostre strutture di base e le sedi di elaborazioni pensare a forme organizzative più flessibili e articolate, dobbiamo offrire agli aderenti e agli elettori più

227 attivi una pluralità di occasioni di partecipazione e di impegno. La partecipazione non basta per motivare l’impegno, uno partecipa se sa di contribuire alle scelte ed è ciò che dobbiamo fare più compiutamente. Solo così attiviamo i contributi, riusciamo a valorizzare nel Paese le scelte e i provvedimenti che facciamo e contribuiamo a formare, passatemi il termine di un tempo “gli attivisti”, dai quali può nascere una nuova classe dirigente che abbiamo il dovere di formare continuamente. Dobbiamo essere più radicati nella società e per esserlo occorre un Partito che vive nella società, che ha antenne e radici là dove le persone lavorano, studiano, vivono, progettano/pianificano il loro futuro, incontrano i problemi di ogni giorno. Un partito presente in maniera capillare, che riesce ad intercettare immediatamente i mutamenti e sapere che i giovani vivono una grande insicurezza; per sapere che anche in una società all’apparenza ricca come la nostra esistono situazioni di disagio e di impoverimento; per sapere che il mondo economico ha necessità di certezze anche nei rapporti esterni e che il sistema San Marino ha bisogno di una profonda riorganizzazione e modernizzazione se vogliamo crescere sul terreno della qualità anziché sul terreno della mera quantità, con tutte le sue fragilità a livello di tenuta. Compagni, ecco perché ritengo necessario un forte PSD, con programmi e idee chiare per il Paese (Progetto per San Marino); un gruppo dirigente coeso attorno al progetto politico e programmatico; costruire una coalizione in grado di dare valore e le gambe alle nostre idee. Per questo ritengo che Paride, Patrizia, Claudio ben rappresentino questa esigenza. Occorre dare merito a Mauro e a Peppe di aver condotto questa fase politica e percorso tenendo insieme tutto il Partito. Concordo, al riguardo, con quanto proposto nel Documento politico e nella relazione del Presidente, rispetto alla scelta della coalizione da cui partire, per approfondirne le affinità politiche, le convergenze programmatiche con una azione di proposta anche verso altri soggetti dell’area Riformista e di Sinistra, per realizzare l’alternanza, che non può essere di tipo ideologico, ma neanche la più facile numericamente, occorre un progetto comune di Governo del Paese. Come pure concordo che il programma su cui si è costituito il nuovo Governo rappresentano un passo significativo in avanti rispetto al precedente e contiene proposte innovative rispetto ad alcuni importanti nodi che il Paese si trova ad affrontare, un azione di governo che poggia su un positivo rapporto con AP, SU, DDC, che rappresentano i nostri patner privilegiati. A questo punto alcune cose le voglio dirle anche rispetto alla attuale maggioranza, le idee e i progetti ci sono, ma da soli non bastano per fare un azione di Governo in grado di portare avanti il programma con successo: - dobbiamo recuperare sul terreno del metodo e dei valori, dobbiamo operare per i cittadini, per il Paese e non per lo spazio che possiamo avere sui media; - dobbiamo comunicare al Paese ciò che proponiamo e vogliamo fare, come coalizione e NO ciò che impediamo di fare o ciò che ci differenzia. Prima di uscire all’esterno esauriamo i confronti interni. Voler piantare la propria bandierina a tutti costi indebolisce e toglie collante, impegniamoci tutti a piantare insieme la bandiera multicolore della coalizione; - una maggioranza che per prima si pone in linea anche nel confronto con quelle forze politiche che possono portare un contributo e che in base alla nuova legge elettorale sono disponibili a costruire una coalizione coesa politicamente e programaticamente per dare agli elettori la possibilità di scegliere e vincolare i Governi e di dare stabilità e nuove prospettive al Paese. Questo credo che si aspetta la maggioranza dei cittadini del Paese, una maggioranza di cittadini che magari non urla, non va sui blog, ma che si attende dalla Politica uno scatto d’orgoglio e che recuperi la capacità di rappresentanza degli interessi generali e di governo dei processi. Su questa strada dobbiamo sfidare anche l’opposizione compreso la DC, che sta costruendo un polo alternativo al nostro, dico ciò perché dobbiamo essere coscienti che la deriva democristiana su temi scandalistica che si sono poi rilevati in gran parte tutti dei bluff, anziché un confronto in termini progettuali indebolisce la politica e la credibilità delle politica ed alimenta poteri trasversali che hanno poco a che fare con gli interessi generali del Paese. Quando si affrontano questioni importanti come le Banche e il relativo segreto Bancario, i rapporti con l’Italia, vi deve essere un comune senso di appartenenza a una comunità e questo spesso non avviene. Dobbiamo far si che il C.G.G. ritorni ad essere “l’agorà” della politica sulle scelte da fare nel e per il Paese e non un tribunale, un ring dove è ammesso di tutto. Cari compagni, se non investiamo come PSD, in questa fase, nella costruzione di una nuova cultura politica, in nuove forme di partecipazione, in un nuovo entusiasmo e passione politica credo che difficilmente potremo dare al Paese una democrazia dell’alternanza. Dobbiamo farlo con la stessa passione che Peppe ha messo nella sua relazione, invitandoci a lavorare con perseveranza e pazienza, una virtù che non ci manca lo sta a dimostrare la storia di ognuno di noi. E’ questa, per quanto mi riguarda, una strada insita nella nascita del PSD, che sapevamo impervia e faticosa, ma che merita percorrerla con coerenza fino in fondo, perché è il solo progetto politico esistente in grado di dare nuove speranze e prospettive alla nostra Repubblica.

228 FIORENZO STOLFI

Ci presentiamo a questo Congresso con un bilancio sicuramente ricco di risultati e di obiettivi raggiunti. Portiamo ai nostri aderenti, a coloro che ci hanno seguiti in questi anni difficili e di grandi scelte, la dimostrazione concreta di quanto siano state utili, importanti, decisive e felici le scelte compiute. Dietro il grande obiettivo ideale dell’unità abbiamo costruito un grande partito e messo in campo un grande progetto politico. Abbiamo passato sicuramente momenti difficili, delicati, perché non sempre le scelte che vengono individuate come utili per i partiti trovano un immediato riscontro e l’immediata fiducia e convinzione da parte di tutti. C’è stata la forte convinzione del gruppo dirigente che ha fortemente perseguito questo obiettivo: unire socialisti e democratici in una unica, grande formazione politica. C’è stato chi ci ha seguito fin dall’inizio, c’è stato chi ci ha raggiunto successivamente, c’è stato chi ci ha abbandonato lungo il percorso. C’é chi lo ha fatto in buona fede e chi lo ha fatto in mala fede. Ma non vogliamo oggi andare a dire a questi compagni che hanno avuto torto ; quello che ci interessa oggi è dire al popolo dei socialisti e dei democratici che erano qui venerdì sera, che sono stati qui ieri, che sono qui oggi e che saranno con noi domani, che sono stati i protagonisti di un grande progetto politico, che hanno contribuito a realizzare un grande obiettivo ideale. E non è solo un obiettivo che rimane nella soddisfazione e nella idealità di ognuno di noi, ma è anche un grande obiettivo pratico perché noi oggi siamo il primo Partito di San Marino e siamo la più grande forza sullo scenario politico con il conseguente onore ed onere di dirigere questo Paese. Credo che, passata l’euforia e la soddisfazione per i risultati raggiunti, per aver dimostrato anche ai più scettici che avevamo ragione ci troviamo di fronte subito ad altre sfide, ad altri obiettivi fondamentali perché il nostro Paese ha bisogno di recuperare il tempo perduto e quindi dipende da noi, per la responsabilità che il popolo sammarinese ci ha dato alle ultime elezioni, guidare il rinnovamento e la modernizzazione del nostro Paese. Si è parlato molto in questi giorni di alleanze, di coalizioni e sarà importante il lavoro che il partito dovrà, da domani, mettersi a fare per costruire la coalizione giusta, la coalizione più coesa, la coalizione con un programma comune. Ma non è solo col programma e con la coesione che possiamo dimostrare di essere sulla strada giusta e con la compagnia giusta perché noi abbiamo un esercizio quotidiano su cui sperimentare la coesione e la convergenza: l’azione di governo. Non dobbiamo solo fare della teoria, trovare convergenze su programmi che poi verranno applicati, ma dobbiamo dimostrare tutti i giorni con l’azione di governo che questa è la coalizione giusta e che con questa coalizione risolveremo i problemi del nostro Paese. Quindi è importante il lavoro che il governo andrà a fare nei prossimi mesi per recuperare il tempo perduto. E’ un Paese, il nostro, che vive spesso di grandi contraddizioni. Ci sono grandi idee e grandi obiettivi che però appena vengono presentati fanno nascere immediatamente anche i sostenitori del contrario. Spesso la politica è incapace di decidere da che parte andare, a quale parte dare ragione e spesso manca il coraggio di scegliere. Spesso vediamo emergere dal paese, dai cittadini, dalla stampa, delle esigenze sulle quali nascono discussioni in cui si sostiene tutto e il contrario di tutto. Ci sono cittadini, forze politiche , che vogliono il nostro Paese fuori dall’Europa e contemporaneamente quelle stesse persone si lamentano se siamo definiti extra comunitari. Diciamo che vogliamo dei giovani preparati, che siano in grado di affrontare le sfide del lavoro e quindi da anni diciamo che vogliamo una scuola che insegni almeno la lingua inglese ai nostri figli e ai nostri nipoti, poi quando andiamo a fare le riforme in campo scolastico diciamo che non è possibile perché non ci sono gli insegnanti che sanno la lingua inglese e che quindi non è possibile raggiungere questo obiettivo. Abbiamo delle forze politiche, ma anche degli imprenditori, che sostengono che bisogna difendere l’economia sana di questo paese, però le stesse persone si oppongono se vengono introdotti dei sistemi di controllo per eliminare le aziende che non si comportano correttamente. Abbiamo un Paese che credo sia tra i più statalisti rimasti sullo scenario internazionale, quindi diciamo che bisogna cominciare a fare un po’ di privatizzazioni, però ancora non siamo stati in grado, da anni, di privatizzare niente, e non solo, oggi lo Stato si allarga addirittura alla proprietà e gestione della Sala Giochi. Potrei andare avanti a lungo con questi elementi chiaramente contraddittori e che rimangono spesso sul tappeto perché la politica non sa con precisione che parte prendere. Credo che dobbiamo invece prendere decisamente la strada delle scelte e, come molti hanno detto in questo Congresso, prenderci la responsabilità e il coraggio delle scelte. Dobbiamo fare le riforme, dobbiamo cambiare le cose perché il Paese da anni aspetta dei cambiamenti e un rinnovamento che tarda ad arrivare, la coalizione ed i partiti su questo terreno misureranno la loro capacità di essere guida di questo paese. Dobbiamo acquisire una maggiore capacità decisionale. Non possiamo rigirarci i problemi per settimane, per mesi, per anni, tra le mani senza dire quale scelta vogliamo fare. Mi ha colpito molto in questi giorni vedere sulla stampa, ma anche nelle comunicazioni dirette al Governo,

229 di aziende che decidono di lasciare San Marino perché non hanno la possibilità di svilupparsi. Credo che noi non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questa situazione. E, badate bene, non è un’azienda che se ne va perché non ci sono le condizioni per operare a San Marino, è un’azienda che va via perché potrebbe dare ancora più lavoro, ancora più occupazione, ma noi, le istituzioni, il governo, il consiglio, non diamo la possibilità a un’azienda di vivere e di ingrandirsi nel nostro Paese. Credo che di fronte a questo dobbiamo reagire, ma non possiamo prendercela con nessuno. Tocca a noi agire. Bisogna smettere di rigirarsele tra le mani queste questioni e quando è ora di decidere bisogna decidere. San Marino era un paese preso come modello per la sua velocità nelle decisioni, perché un imprenditore veniva a San Marino e in pochi giorni poteva avere licenza, impresa, personale. Oggi invece siamo un Paese che ha allungato in maniera smisurata le proprie capacità decisionali, c’è una burocrazia che aumenta e diventa un ostacolo al libero esercizio delle imprese e al libero insediamento dell’impresa. Un altro elemento che mi sta a cuore, e che so già che sarà un problema da discutere nell’ambito della coalizione, è quello delle residenze. Anche questo è un altro di quei problemi che se non lo affrontiamo nel modo giusto comporterà effetti molto negativi per il nostro Paese. Abbiamo una serie di imprese, di imprenditori non sammarinesi che sono a San Marino da anni, che sono riconosciuti e considerati unanimemente bravi imprenditori, che danno occupazione e che ormai, anche per provvedimenti fiscali che i loro paesi di provenienza prendono nei loro confronti si trovano nella necessità di decidere: o venire ad abitare a San Marino, risiedere a San Marino e continuare a gestire la propria azienda, oppure ritornare da dove sono venuti e chiudere l’azienda a San Marino. Credo che anche qui noi non possiamo essere assenti e non possiamo dire “vedremo” o “faremo”. Bisogna decidere cosa fare. E allora quando si sollevano queste questioni non si può dire che c’è chi vuol dare le residenze e riempire il Paese di stranieri, perché questa è una maniera scorretta di porre le questioni, è una maniera per non dare risposte a quesiti precisi. Qui non si chiede di scegliere delle questioni nebulose o di prendere strade dove non si sa bene dove si va a finire. Qui si tratta di essere pragmatici. Di dare le risposte che il Paese, l’economia, la società chiedono. La capacità e la validità della coalizione quindi si misurano anche e soprattutto su queste cose. Abbiamo molti temi su cui dovremo confrontarci nei prossimi giorni e che ci consentiranno di misurare la capacità del PSD, di AP, di Sinistra Unita, dei Democratici di Centro di saper condurre questo paese sulla strada della modernizzazione e dello sviluppo. Credo che il nostro Paese abbia delle potenzialità straordinarie perché è un Paese di piccole dimensioni che con poche scelte giuste e fatte bene può garantire il benessere a tutti i suoi cittadini, però queste scelte bisogna cominciare a farle. A gennaio ci verrà consegnato il progetto di rilancio del turismo e del commercio e mi auguro, anzi sono certo, che questo progetto conterrà degli obiettivi precisi perché non possiamo continuare da vent’anni a dire che bisogna rilanciare il turismo e il commercio e continuare a non cambiare niente. Sono convinto che questo progetto richiederà delle decisioni. Sono convinto che sicuramente prevederà la presenza di qualche albergo di qualità e di livello in questo paese e non vorrei che ci trovassimo poi a passare i prossimi dieci anni a decidere dove questo albergo andrà fatto. Vogliamo parlare di sviluppo del paese e poi abbiamo paura di parlare di piano regolatore generale. Mi sapete spiegare come può svilupparsi un paese senza un progetto legato alle infrastrutture? E’ praticante impossibile. Quindi è inutile parlare di modernizzazione e di sviluppo di un paese se non parliamo anche di Piano regolatore, perché vuol dire che ce la diamo ad intendere. Quindi dico che dobbiamo prendere in mano le questioni e prendere le necessarie decisioni. E’ un’esortazione quella che io intendo fare al nostro Partito, agli alleati di Governo, alla coalizione: di darsi una mossa, di prendere il coraggio e di guardare avanti. Abbiamo delle grandi potenzialità e abbiamo dei giovani che saranno la classe dirigente del futuro, che credo siano una risorsa straordinaria per il nostro paese. Mettiamoli nelle condizioni di potersi esprimere, mettiamoli in condizioni di poter dare il loro contributo e di fare in modo di partecipare alle scelte di un paese che ha una lunga storia alle spalle, una lunga tradizione ma che deve avere davanti a sé un altrettanto futuro di serenità e di benessere. Quindi è con questo auspicio che auguro alla nuova dirigenza che scaturirà da questo Congresso, al nuovo Segretario, al nuovo Presidente, alla nuova Direzione di lavorare con concretezza su questi obiettivi. Abbiamo fatto molto fino ad oggi. Portiamo a questo Congresso dei risultati straordinari per il nostro partito, ma dobbiamo pensare al Paese perché è questa la responsabilità che ci compete per il nostro ruolo. Oggi abbiamo un compito in più, una responsabilità in più: oltre a dover dirigere un partito dobbiamo preoccuparci delle sorti dello Stato. Abbiamo il programma, abbiamo le idee, abbiamo le persone, adesso mettiamo in campo la capacità del fare perchè è solo quella che ci manca per centrare veramente l’obiettivo di fare del nostro paese un paese sempre moderno, dinamico, elevato culturalmente, socialmente ed economicamente.

230 PARIDE ANDREOLI

Presidenza del Congresso, Compagne, compagni e graditi ospiti. Avrei voluto intervenire “a braccio” per esprimere con maggiore forza il grande momento che sta attraversando il partito, ma come tante volte mi ricordano benevolmente tanti compagni sono prolisso ed il tempo a disposizione è tiranno e, per rispettare le regole del tempo che comunque, chiedo scusa alla Presidenza ma non riuscirò ugualmente a farlo, mi è doveroso leggerlo, mettendoci però quel sentimento, quella forza d’animo e tanto cuore. In questi giorni ho avuto modo di rispolverare il mio intervento svolto durante il congresso dell’unificazione e di dedicare alcuni minuti alla sua lettura. Mi sono soffermato sul valore dell’unità e sulla forza politica che avrebbe avuto in futuro il Partito dei Socialisti e dei Democratici, affermando la volontà, manifestata più volte in occasione dei congressi socialisti e cioè far prevalere il ragionamento ed il confronto e quella voglia di rivincita sulle divisioni e sulle personalizzazioni, per costruire un grande partito riformista al servizio del Paese. In quell’intervento avevo ripetuto l’importanza degli ideali che contraddistinguevano l’azione socialista in questi tantissimi anni e cosa significhi proporsi ai cittadini con questi valori che sono il segno della libertà, della dignità, della giustizia e dell’eguaglianza. L’unificazione fra i due partiti storici della sinistra provenienti da esperienze e culture diverse, ma da valori ed ideali comuni, ha realizzato un partito forte, che nella recente consultazione elettorale si è affermato, non solo come un gran contenitore d’idee e di proposte, ma anche come forza politica propositiva e trainante che, con senso di responsabilità, è oggi alla guida del Governo e del Paese. Il Psd, che fa parte della grande famiglia dell’Internazionale Socialista e del Socialismo Europeo, che oggi celebra il suo 1° congresso dall’unificazione e, come specificato anche dal Presidente, il 41° dalla fondazione del Partito Socialista, - ai cui valori ed ideali è ispirato -, oggi è il cardine della politica ed è al centro delle attenzioni delle altre forze politiche Sammarinesi. Compagni, il PSD, è il partito più forte! E’ al centro della politica e delle attenzioni. E’ il partito che i nostri padri putativi del Socialismo ci hanno lasciato in eredità. Giuseppe, il nostro Presidente, ne ha ricordato uno, Pietro Franciosi; desidero aggiungere anche Gino Giacomini, senza però dimenticare i tanti altri che hanno fatto grande la storia dei rispettivi partiti della sinistra storica Sammarinese. La recente e decisa scelta del compagno Paolo Bollini, coerente con i suoi valori che sono propri del nostro partito, riconoscendosi, altresì, nella coalizione di centrosinistra, ha contribuito - e contribuirà- a rendere più efficace l’azione della nostra forza politica e l’affermazione dei nostri valori. Il compagno Bollini ha evidenziato le tante anime presenti nel nostro partito, ha menzionato la dialettica ed il confronto aperto e a volte caldo. Questo è il nostro partito. Composto di tante persone, con molte idee e non può essere diversamente, siamo una grande forza politica, un contenitore dove tutti vorranno pescare; dobbiamo, forse, solo renderci conto che siamo il partito di maggioranza relativa, non solo in Consiglio Grande e Generale, come sostenuto dal Segretario della Democrazia Cristiana, ma anche nel Paese. Oggi, infatti, il Paese ha bisogno di una politica decisa, chiara e concreta. E’ dovere del Partito dei Socialisti e dei Democratici, nei confronti dei suoi elettori e dell’intera cittadinanza, promuovere politiche innovative, capaci di mettere in campo quegli strumenti e progetti indispensabili per superare le difficili sfide del presente e del prossimo futuro. Del resto, care compagne e compagni, gli obiettivi si centrano con l’agire, con la determinazione e con il coraggio delle scelte! Il Partito dei Socialisti e dei Democratici è l’occhio attento e vigile, è la lunga mano per scrivere – attraverso il governo e la sua coalizione - la nuova storia della Repubblica. Una Repubblica da rendere sempre più moderna e dinamica, orgogliosa nel suo rapportarsi con il mondo esterno, sia della sua storia che delle sue tradizioni e, al tempo stesso, aperta alle nuove realtà ed alle grandi sfide che la globalizzazione le impone. E’ nostra, è del Psd, la responsabilità di spronare sia il governo che gli alleati per mettere in campo una politica che, per il bene dei nostri figli, deve traghettare il nostro Stato verso un futuro di confermato benessere, come i nostri padri e prima di loro i loro padri hanno fatto con noi, consegnandoci un presente, magari complesso in alcune sue parti, ma certamente valido punto di partenza per una proposta politica e sociale che ha ispirato il “Progetto per San Marino”; frutto di un compromesso fra capitale e lavoro, fra

231 mercato e Stato, fra competitività e solidarietà, che intende anticipare i temi e i dibattiti che le nuove generazioni dovranno affrontare. E’ per questo motivo che è necessario approfondire con urgenza le problematiche annesse all’economia e al lavoro, alla finanza e all’ambiente, alla solidarietà e alla giustizia, solo per citarne alcuni. Come affermato anche nel “Progetto per San Marino”, il riformismo è l’impegno concreto per cambiare e migliorare il mondo in cui viviamo. Il suo obiettivo principale è quello di aprire la stagione nella quale bisogni, ideali ed interessi confluiscano in un progetto complessivo di rilancio economico, culturale e sociale del Paese, basato sui valori del socialismo riformista, liberale e democratico. Questa assise, la prima dopo l’unificazione, dovrà rafforzare l’azione del Partito che, unito, ci ha permesso di presentare una proposta politica di eccellenza premiata dagli elettori e in grado di innalzare il Psd al ruolo di partito di maggioranza relativa. Tale proposta non possiamo dimenticarla, né tantomeno sottovalutarla, ma deve continuare ad essere, per noi, un punto di riferimento per un’azione politica maggiormente innovativa, sociale e capace di risolvere i problemi che affliggono il Paese. Solo se saremo capaci, determinati e non divisi e pronti al sacrificio delle personali e legittime aspirazioni, potremo occuparci di progetti utili per lo Stato e per i cittadini. Se è importante non trascurare il sociale, la cultura, l’ambiente e così via, una attenzione particolare la si deve riservare, oggi più che mai, al settore economico-produttivo e ai comparti strategici come il turismo ed il commercio; affrontando, altresì, gli accordi a livello internazionale e, soprattutto, l’accordo di cooperazione economica con l’Italia, il rapporto con l’Unione Europea, il sistema previdenziale e la pubblica amministrazione. Temi questi di strategica importanza, nodi fondamentali e, una volta raggiunti, ottimi punti di partenza per dare al Paese una solida base su cui costruire nuove politiche di sviluppo e di crescita. Vorrei parlarvi di tante cose, compagni, affrontare molteplici temi senza nascondere i diversi problemi che abbiamo di fronte come Paese e farlo in modo diretto, aperto, magari con apprensione per le sorti della nostra Repubblica, ma con tutta la forza, non solo vocale, ma soprattutto dell’affrontare, dell’agire e concretizzare. Il Partito dei Socialisti e dei Democratici, dopo le elezioni del 2006, ha scelto di costituire una coalizione di centrosinistra –diversa da quella precedente alle ultime elezioni- e, insieme ad Alleanza Popolare e Sinistra Unita, ha dato vita ad un nuovo esecutivo che, fra le altre cose, ha saputo riformare la legge elettorale, valorizzando la sovranità popolare e favorendo l’alternanza. Alternanza intesa come l’insieme, nell’ambito di una coalizione, di diverse forze politiche, le quali devono trovare coesione politica e convergenze programmatiche, che saranno gli strumenti utili ed indispensabili per la stabilità e la concretezza dell’azione di governo. L’esecutivo ha subìto un brusco stop nelle scorse settimane ed è stata crisi di governo. Il Psd, al quale è stato affidato il mandato esplorativo, ha voluto confermare la coalizione uscente e quindi ha ricomposto un nuovo esecutivo formato e sostenuto dal nostro Partito, da Ap, da Sinistra Unita e dai Democratici di Centro. Care compagne e compagni, come tutti sanno, nonostante l’invito rivoltomi a più riprese da tanti compagni e dirigenti di partito, a seguito di una scelta personale, maturata con serenità e tranquillità, ho preferito non assumere alcun ruolo di governo, pur riconfermando il mio impegno politico al servizio del Paese, a disposizione del Partito, affermando, altresì, di non essere alla ricerca di nessun ruolo. Alla luce dell’esperienza che ho acquisito in questi ultimi 16 mesi come Segretario di Stato, desidero rivolgere un caloroso invito ai partiti alleati, affinché l’impegno sia comune, reciproco, leale e forte, ritrovandoci uniti in quello spirito di servizio nei confronti del Paese e che dovrà contraddistinguere l’azione politica-istituzionale e programmatica dell’attuale coalizione di maggioranza. Nel riconfermare il mio appoggio all’azione di governo, sarò in ogni caso attento osservatore dell’agire e delle scelte del nuovo esecutivo, dei metodi, dell’attuazione del programma e soprattutto del rispetto degli alleati nei confronti del nostro partito, il quale, come ha ricordato il Coordinatore di Alleanza Popolare, ha riproposto con lealtà e determinazione la validità della coalizione di centro sinistra. Credo che tutto ciò debba rappresentare la base imprescindibile per dare al Paese quella stabilità di cui ha bisogno e che va garantita attraverso la valorizzazione del lavoro comune, della dignità dei singoli e dei partiti e di un impegno improntato nell’interesse della collettività. E’ questo l’impegno che l’attuale coalizione di “centro sinistra” dovrà assumersi, al fine di attuare politiche efficaci e concrete e per dimostrare che la nostra scelta - favorita anche dalla nuova legge elettorale - possa garantire la stabilità, l’efficienza e l’attuazione del programma.

232 Cari partiti alleati ora non possiamo fermarci! L’azione politica e di Governo dovrà essere forte e mirata; mettiamo da parte i veti, le imposizioni ed i dictat, in politica non servono. Sono necessari, invece, l’umiltà, la determinazione, il coraggio, la forza, la costanza e la perseveranza, elementi utili per dare certezze al paese e garanzie ai cittadini. Dunque, dobbiamo lavorare insieme, noi e voi, per un unico progetto, finalizzato all’attuazione del programma di governo ritenuto da tutti noi, sebbene impegnativo ed ambizioso, moderno e all’avanguardia. Durante la fase di formazione del nuovo governo, il Partito dei Socialisti e dei democratici ha voluto lasciare ancora le porte aperte a quei partiti di ispirazione socialista, cattolica e liberale, che guardano con interesse al progetto, tendente a realizzare una coalizione di centro sinistra che sappia rispondere alle aspettative dei cittadini ed alle attese delle nuove generazioni. Non abbiamo mai nascosto di guardare con maggiore attenzione ai Sammarinesi per la Libertà, al Nuovo Partito Socialista ed agli Europopolari. Ai Sammarinesi per la Libertà mi rivolgo rinnovando l’invito al dialogo e ad intraprendere un percorso comune, tendente a riunire quei valori ed ideali che ci accomunano. Ai Compagni del Nuovo Partito Socialista, che ci hanno ricordato di essere usciti dal partito per affermare i valori e l’identità socialista, intendo solo ricordare che nel 2005 si è costruita la grande famiglia socialista, riformista e democratica - ispirata proprio ai valori del socialismo europeo – costruzione a cui diversi compagni hanno partecipato, aderito e sostenuto. Come detto, il Psd ha dato la sua piena disponibilità al dialogo utile per rafforzare l’azione del centro sinistra. A questi, come anche agli Europopolari, ci siamo rivolti e ci rivolgiamo ancora. Spetta a loro, naturalmente, la scelta di collocarsi in una coalizione: la coalizione di centro sinistra che noi abbiamo lanciato. E’ forse giunto il momento, per loro, di fare questa scelta. Alle altre forze politiche, ovvero a quelle che hanno radici diverse dalle nostre, ma i cui obiettivi possono essere compatibili con quelli di un centro sinistra moderno ed europeo, ricordo che il Psd intende proseguire il confronto mirato alla ricerca di affinità con coloro che intendono investire nel progetto comune per la modernizzazione del Paese. Inoltre dovremo avere la capacità del dialogo, dovremo saperci porre in maniera costruttiva nel confronto, non solo con le forze politiche, ma anche ascoltando la voce di tutte le diverse associazioni economiche, sindacali e sociali presenti nel paese. Desidero ora rivolgermi ai giovani del nostro partito, che considero linfa vitale per il prosieguo dell’azione politica nel Paese: il partito è in crescita, le attenzioni esterne verso di noi sono forti, le attese ancor più! La nuova dirigenza dovrà essere in grado di captare immediatamente il messaggio che arriva dalla gente e dalla nostra base, avendo la capacità di rispondere in maniera concreta, solerte e reale. In questo impegno non può mancare certamente il contributo, l’appoggio e l’entusiasmo che si contraddistingue in voi giovani, ma nello stesso tempo è necessario unire le forze, lavorare sinergicamente e far sì che l’esperienza possa essere buona consigliera per un lavoro comune e costruttivo. Dunque dovremo lavorare affinché i nostri progetti vengano realizzati con efficacia. Serve di conseguenza un partito organizzato, un metodo e una forte dedizione di ognuno di noi, così da trasformare l’intuizione ideale in fatti concreti. Siamo reduci da un momento difficile, ma con queste consapevolezze e le dovute attenzioni riusciremo tutti insieme, facendo leva sulle nostre personali capacità e attitudini, a creare quella forza unitaria e collegiale di cui abbiamo bisogno come partito, come Stato e, soprattutto, come cittadini. Mettiamo insieme i valori e gli ideali - che sono comuni - delle nostre rispettive provenienze, mettiamo insieme le teste, mettiamo insieme le volontà e le proposte, i progetti nasceranno e saranno sicuramente i migliori. Compagne e Compagni, non mi è mai piaciuto parlare di me stesso, ma oggi non posso esimermi dal farlo. Mi è stato chiesto dagli attuali Dirigenti del Partito di candidarmi a Segretario Politico. Non ero pronto a ricevere questa richiesta, anche se mi ha lusingato molto e con rispetto ho chiesto di pensarci, poiché non si può essere insensibili ed irresponsabili di fronte al Partito al quale, permettetemi di ribadire, ho riservato sempre un forte attaccamento, in considerazione della mia lunga militanza e dei valori e degli ideali che mio Padre nel tempo mi ha trasmesso. Mi sono accorto anche che, almeno dal punto di vista politico- non sono più così giovane e che i miei 36 anni di militanza nel Partito Socialista prima, nel Partito dei Socialisti e dei Democratici oggi, sono serviti a darmi non solo esperienza, ma anche considerazione, rispetto e stima da parte di tantissimi compagni,

233 che desidero ringraziare pubblicamente. Così come intendo ringraziare in modo particolare il Presidente del nostro Partito per le espressioni che ha voluto riservarmi nel suo intervento. Parole che - credimi Giuseppe - mi hanno riempito d’orgoglio e mi daranno la forza, che già mi proviene da quel socialismo di un tempo, di rendere ancora più forte il Partito dei Socialisti e dei Democratici. Non è stato facile - seppure, ripeto, ciò mi ha gratificato molto e non certamente per essere, come ho letto sui giornali, una prima donna - dare il mio assenso alla candidatura a Segretario politico. L’ho fatto, nello spirito di conferire forza, unità d’intenti e coesione al nostro partito che oggi riveste il ruolo guida nel Governo e nel Paese. Mi auguro di essere la persona giusta per questo delicato e prestigioso incarico. Considerandomi il candidato di tutti alla Segreteria del Partito, termino questo mio intervento ribadendo ciò che con grande fervore ho sempre sostenuto all’interno del nostro partito e cioè che il Partito dei Socialisti e dei Democratici, forte della sua unificazione - la quale ha prodotto forti tensioni nello scacchiere politico sammarinese, rivelandosi invece, per noi, un grande risultato - non riceve di certo il plauso degli avversari. Ho sempre sostenuto che nessuno ci ama! Cerchiamo dunque di amarci e rispettarci fra noi, seppur nella diversità delle rispettive radici e nella dialettica interna, ma nella consapevolezza che, mentre altri partiti ci guardano con invidia, il Paese ci osserva con speranza e fiducia.

234 CLAUDIO FELICI

Compagni e compagne, i colleghi dirigenti mi hanno fatto questo dispetto di dover parlare per ultimo e, come ha detto Mauro Chiaruzzi stamattina, visto il clima esterno dobbiamo dire che effettivamente questo è un congresso coi fiocchi. Devo però dire che il clima e la temperatura dentro questa sala è tutt’altro che corrispondente al freddo che c’è fuori perché sento, da venerdì sera, crescere un calore e una tensione, una complicità e una intimità che danno davvero molto da sperare, e ben sperare, rispetto alla prospettiva e alla forza che il Partito dei Socialisti e dei Democratici oggi rappresenta e dà al Paese, perché è al Paese che noi ci proponiamo. Perché serve un disegno riformista? Partirei di qui cercando di stare nei tempi assegnati. Perché questo Paese ha i problemi che prima Fiorenzo ha indicato e che non voglio ripetere per non urtare la vostra pazienza. Però alcune cose vanno dette e sottolineate perché sono davvero gravi. Un paese come il nostro, piccolo ma vivo, libero, autonomo, indipendente, non può assistere ad alcune cose che stanno succedendo questi giorni. Lo dico anche se forse non sarà molto “politico” in un intervento di fine dibattito, ma è importante. Ci lasciano le imprese che vogliono crescere, ci lasciano perché non riescono crescere in questo Paese. Ci lasciano i ragazzi sammarinesi che vogliono crescere professionalmente e culturalmente. Questi confini, così stretti, soffocano le nostre migliori energie. Ma se noi siamo piccoli, ma siamo autonomi e indipendenti, dobbiamo convincerci che i nostri confini devono essere elementi di pregio e di vantaggio e che superarli deve essere un’ambizione e un orgoglio affinché quando poi si ritorna si riportano le energie vive che lo fanno crescere e sviluppare. Sono i nostri confini, le nostre frontiere che mi preoccupano perché dobbiamo essere tutti quanti capaci di capire il modo migliore per superarle, perché è quello che dobbiamo superare. Troppo spesso i nostri confini, le mura del nostro centro storico, sono mura culturali, mura rispetto, ad esempio, l’atteggiamento che abbiamo spesso come Paese un po’ troppo provinciale rispetto a chi sta fuori di noi. L’ha detto prima Fiorenzo e non voglio ripetere, ma certamente nei rapporti esterni noi dobbiamo fare passi avanti giganteschi. Non dobbiamo avere paura di confrontarci con chi sta fuori di noi. Non dobbiamo avere paura di dire la nostra, anche quando ci sono, davanti a noi, nazioni e Stati più grandi o anche quando ci sono quelli più piccoli.…… (fine nastro) ……… (inizio nastro) Si parlava di rapporti con l’Unione Europea, di cosa vuol dire processo di integrazione; si parlava di quale è la specificità di un modello economico in un mondo globalizzato che dà delle regole molto più ampie dei nostri confini; si parlava di come si sta, come piccoli Stati, negli organismi internazionali e come si conta negli organismi internazionali (vedo qui la Fausta che è nuovo ambasciatore alla OSCE, la ringrazio poi dirò qualcosa anch’io di quello che ha detto prima Alberto) e in ultimo anche nei piccoli Paesi si è discusso di come si sta, di come si entra e si permane nei piccoli Stati (residenze, permessi di soggiorno). E cosa è venuto fuori? Che il Lussemburgo, un piccolo Stato rispetto ai grandi ma molto più grande di noi, che è membro dell’Unione ha i nostri stessi problemi, ha i problemi che la sua classe dirigente è oggi ricoperta da personale non lussemburghese e i ragazzi lussemburghesi stanno uscendo da quel Paese e devono andare a trovare lavoro fuori dai propri confini. Però il Lussemburgo non è stato fermo. E cosa ha fatto? Ha destinato il meglio delle proprie risorse strumentali e finanziarie per progetti di formazione che dà ai ragazzi lussemburghesi quello di cui anche noi abbiamo bisogno: opportunità e percorsi di formazione in grado di mettere i nostri ragazzi che studiano in condizione di essere competitivi con quelli che stanno al di fuori dei nostri confini, affinché le imprese che cercano dirigenti, che cercano tecnici, che cercano quadri, non debbano per forza andare in mercati del lavoro duemila volte più grandi del nostro (perché ovviamente è più facile per ragioni statistiche) ma sanno che ci sono strumenti che fanno crescere i nostri ragazzi che possopno, quindi, con i nostri ragazzi, riempire quei ruoli in maniera davvero qualificata. Non so quanti di voi abbiano resistito fino alla fine del dibattito congressuale di ieri sera, ma mi ha colpito un compagno giovane, giovanissimo, che tra l’altro ha anche un bel paio di occhiali rossi che non stanno male con la nostra atmosfera, che è Marcello Forcellini. E’ un ragazzo che ha iniziato ed ha occupato gran parte del suo intervento parlando di Pietro Franciosi. Io mi sono commosso e devo dire che quelle risorse lì, quei ragazzi che fanno cultura politica, che rispondono di politica, dibattono di politica e si rapportano col Partito sulla politica in quel modo sono le risorse migliori e siamo noi impegnati, come classe dirigente del Paese e di questo Partito, a dare loro dei percorsi perché possano valorizzare le loro professionalità e le loro ambizioni al servizio del Paese. Non più quindi regimi di assistenzialismo, ma offerta di opportunità così per le imprese, così per l’economia.

235 Tutto questo serve a una cosa, compagni, serve a superare quello che oggi ci blocca, come diceva prima Stolfi: la paura del cambiamento. Abituati per molto tempo ad avere assicurato benessere e ad essere stati assistiti davvero per lungo tempo, ci ha tolto l’allenamento a cercare di essere migliori, di soddisfare, di aumentare il livello delle nostre ambizioni. Compagni, noi dovremo, dobbiamo, essere più ambiziosi come sammarinesi. Dobbiamo cercare risultati più ampi, obiettivi più ampi, traguardi anche più difficili da raggiungere, ma prestigiosi, più prestigiosi, da presentare fuori dal nostro Paese. E qui la politica ha un ruolo, e qui non sono d’accordo, e mi dispiace che non sia presente, con Pasquale Valentini, che conosco da una vita, persona per carità assolutamente seria, ma dalla quale in questo momento mi divide un’analisi politica piuttosto forte. La politica oggi ha questo dovere: indicare a questo Paese, che ha paura del cambiamento, le direzioni di marcia, perché solo conoscendo il futuro, progettando il futuro, dando una direzione di marcia possiamo dare ai nostri cittadini l’idea che non li stiamo portando in un salto nel buio perché non abbiamo più le certezze di ieri e magari non vediamo le insicurezze di domani. Dobbiamo invece accompagnarli, con un confronto, un coinvolgimento, una partecipazione costante a capire che questo Paese, se vuole superare questa fase di cambiamento lo può fare se ha una politica autorevole che lo regge e che lo guida. Quindi perché non sono d’accordo con Pasquale Valentini? Lo dico perché è il segretario della Democrazia Cristiana, perché la critica che abbiamo sentito da loro durante la crisi di governo, è quella che noi non avremmo il rapporto con il Paese reale, che noi avremmo fatto il programma di governo nel chiuso delle sedi dei partiti; (visto il clima mi sembrerebbe inopportuno farlo in un luogo meno chiuso di quello delle sedi dei partiti) e, soprattutto, che noi non avremmo il rapporto con il mondo economico e sociale organizzato. Vorrei dire questo: sono molto deluso da questa posizione di Valentini e della Democrazia Cristiana perché noi, e credo anche loro, che ambiamo a rappresentare un ampio spettro della società sammarinese in tutte le sue espressioni, dobbiamo saperle le cose e la lista dei problemi non dobbiamo andarla a chiedere in una settimana che corrisponde alle consultazioni delle crisi di governo. Non bastano le liste dei problemi, non è sufficiente andare da ogni organizzazione sociale a chiedere cosa pensa per dare una risposta politica. Noi dovremo andare da quelle organizzazioni sociali, economiche e sindacali a dire qual è il nostro progetto e fare in modo che loro stiano nel nostro progetto perché la politica deve essere elemento di sintesi tra le diverse istanze. Un esempio solo: sul mercato del lavoro la questione, che non riguarda solo noi, della declinazione tra precarietà e flessibilità e quindi miglior impiego delle nostre risorse umane, non possiamo andarla a discutere volta per volta con le organizzazioni sindacali e le organizzazioni di categoria dando ragione a tutti senza risolvere il problema. La nostra ambizione, la differenza di atteggiamento (che non vedo nella DC oggi, che anzi rischia di farsi trascinare dai problemi piuttosto che governare i problemi stessi) è che noi vogliamo porci quali protagonisti del cambiamento. Per questo servono le riforme, per questo serve un disegno riformista: per governarlo questo Paese. E le riforme noi le vogliamo e le abbiamo scritte. E quel programma di governo per grossa parte riprende i nostri concetti, quelli del Progetto San Marino (tra l’altro aggiornato in corrispondenza di questo Congresso). Però anche qui voglio essere chiaro, l’hanno detto anche altri: quando si è forza di maggioranza relativa, quando si guida una maggioranza bisogna prendersi le responsabilità. E la cultura della responsabilità è uno dei grandi traguardi che noi dobbiamo coltivare e raggiungere in breve tempo. La responsabilità vuol dire anche farsi carico di fare delle scelte. E qui, l’hanno detto altri compagni e lo dico anch’io senza reticenza e senza timore, serve, è necessario, più coraggio. E lo dico soprattutto ai nostri alleati di governo attuali e anche a quelli che vengono dalla stagione precedente, lo dico a tutti: più coraggio di investire sulla capacità di governare il cambiamento piuttosto che investire nell’energia di frenare un cambiamento che è spontaneo e che non ci piace. Basta frenare, è ora di spingere questo Paese verso qualche risultato. E’ ora di dire abbiamo dei traguardi, cittadini sammarinesi, raggiungiamoli. Troppo spesso, e con troppa partigianeria, anche le forze di governo guardano al risultato contingente del domani mattina, magari di fronte all’edicola come diceva Stefano Macina, piuttosto che invece lanciare uno sguardo di prospettiva e capire dove andrà questo Paese non dico fra 10 anni, ma almeno da qui al 2011. Se vogliamo davvero dare stabilità e un progetto politico di coalizione che duri una legislatura i tempi della nostra riflessione politica e del nostro progetto devono essere quelli di legislatura. E in questi tempi ci sono momenti in cui si patisce e momenti in cui si gode; momenti in cui si è impopolari, momenti in cui si dimostra la cultura della responsabilità avendo raggiunto risultati e finalmente potendoli esibire davanti ai sammarinesi. Questo è quello che noi vogliamo e chi vuole governare con noi in questo dovrà esser complice con noi, con questa cultura di governo, con questa cultura della responsabilità. E qui viene il discorso delle coalizioni.

236 E’ stato detto, sono cose che non condivido, lo dico a Fabio, perché poi voglio chiarire il mio pensiero, la coalizione e i meccanismi che la governano; nella coalizione c’è un principio che noi introduciamo e che condividiamo tutti; nella formazione della coalizione c’è il trasferimento della sovranità politica, cioè quando si passa dai partiti che partecipano alla coalizione alla coalizione stessa, una parte di queste funzioni vengono trasferite a qualcosa di più comune, di più ampio, di più plurale. Io non posso pensare, per una ragione, che noi possiamo andare verso una prospettiva in cui si dice: “probabilmente di qui alle prossime elezioni avremo due centrosinistra”. Tra l’altro questa è la teoria, neanche nuova, di Augusto Casali che dice: “in fin dei conti tutti i governi di San Marino possono essere di centrosinistra”. Io credo che di centrosinistra ce n’è uno e ci può essere solo un centro sinistra: quello dove c’è il Partito dei Socialisti e dei Democratici, e quel centro sinistra sarà come lo vogliamo noi, con chi vogliamo noi e con chi condividerà quel centrosinistra. E io non parlo di sigle, non ho fatto nomi, ho detto che quel centrosinistra sarà quello che il Partito dei Socialisti e dei Democratici, che ha l’onore e l’orgoglio di rappresentare la sinistra, la forza e la potenza riformista di questo paese, decide come deve essere, sulla base di come si vuole confrontare con gli alleati, vecchi e nuovi, presenti e potenziali futuri. Su questo invece sono d’accordo con la Denise, con Fabio e con la Nadia, cioè sul fatto che non si può essere, in questo sistema, con questi ragionamenti, alternativi a nessuno. Sono d’accordo. Quell’aggiunta che abbiamo condiviso, permettetemi, e che condivido anch’io, è opportuna. Ma, dobbiamo essere chiari, è opportuna per tutti. E’ opportuna per noi che non vogliamo essere alternativi a nessuno, ma è anche opportuna, lo devono sapere coloro che vicini alla soglia dell’ingresso eventuale di un altro governo non possono porre nessuna condizione rispetto a chi ci deve stare o chi non ci deve stare. Essere alternativi o meno alla sinistra radicale o alla sinistra radicale, noi i veti e le condizioni non discutibili non li accettiamo. Su questo sono d’accordo per cui quando Menicucci, che non è qui, l’ho visto stamattina e se c’è ancora lo saluto, tornerà a dire che gli Europopolari sono alternativi alla sinistra radicale lui lede un principio che noi invece vogliamo affermare. Nessuno può essere l’alternativa a priori, tutti disposti a confrontarsi sul piano del confronto sui contenuti per realizzare un progetto a cui vogliamo partecipare. Questo è, semplicemente questo. E lo dico per tutti, vecchi e nuovi. In questo senso, facendo un percorso spero ancora breve che parte dal Paese, dalle riforme, dalla coalizione volevo arrivare al Partito. Ma per il partito ci sono prima degli elementi a corredo che vorrei affrontare. Intanto il piacere l’ho già avuto come Capo Gruppo e quindi non insisto su questo, di avere tra le nostre file Paolo Bollini e quello che ha rappresentato in questo congresso non lo riprendo per evadere sospetti di favoritismo ma l’avete già fatto voi durante il congresso. I Sammarinesi per la Libertà: credo che Monica Bollini abbia posto la questione in modo giusto. Per esempio Monica Bollini non ha posto il problema dell’alternatività. Ha detto: io mi siedo a quel tavolo se c’è la disponibilità a riscrivere un programma di governo con la stessa dignità da parte di tutti coloro che si siederanno allo stesso tavolo e alla ricerca di una coesione politica. Questo è un modo di ragionare al quale noi dobbiamo disporci. Probabilmente non saremo d’accordo su tutti i punti programmatici? Probabilmente dovremo fare molta fatica a trovare delle sintesi? Siamo abituati, siamo allenati e ce la faremo. Questo però è un buon modo di iniziare il percorso e un buon modo di dare al Paese l’idea che la coalizione non è solo un enunciato ma è un’idea precisa e concreta che noi raggiungeremo come abbiamo raggiunto gli altri risultati. Nuovo Partito Socialista: su questo io mi permetto, scusate, di essere un pochino polemico. Perché? Perché ho seguito, come altri compagni, la crisi di governo, e siamo partiti che con il Nuovo Partito Socialista la considerazione era questa: “in fin dei conti siamo tutti di sinistra, quello che ci divide sono le cose da fare, mettiamoci a ragionare sulle cose da fare”. Al momento in cui abbiamo ragionato del programma il problema è diventato l’elemento della fiducia e invece abbiamo condiviso perché non c’è ieri il problema è stato quello dell’identità: “noi ci siamo, siamo qui, però vogliamo vedere bene perché vogliamo essere sicuri della questione dell’identità storica. Io vorrei capire davvero cosa vuole fare il Nuovo Partito Socialista, e credo che Peppe nella sua relazione abbia posto il problema in maniera molto corretta: noi siamo qui, questo è il nostro progetto trasparente e chiaro aperto a tutti però bisogna essere altrettanto chiari quando si parla con noi. E invece se dal Nuovo Partito Socialista si continua in un percorso in cui si organizza un tavolo di confronto al mese, una volta tre, una volta quattro, una volta con le forze che oggi sono al governo, una volta con le forze che erano al governo ieri e oggi sono all’apposizione, vuol dire che probabilmente c’è qualche cosa che non va nella capacità di dare una linea precisa a quel partito. E io voglio leggere un riferimento che dice questo: “continua a vagare nello scacchiere politico

237 sammarinese senza più punti di riferimento con l’unico obiettivo di recuperare ad ogni costo posizioni di governo ma senza avere un vero progetto politico”, che è quello che ho detto poco fa. E un altro pezzo: “se è vero che vi sentite tanto socialisti da chiedere di entrare a far parte dell’Internazionale Socialista e del Partito Socialista Europeo, se è vero, se vi sentite una forza della sinistra europea, ebbene compagni dovete rendervi conto, se è vero tutto questo, che a San Marino non c’è nulla da inventare in questo senso perché è già stato inventato tutto. A San Marino i socialisti ci sono già da oltre cent’anni” (sono le parole di Augusto Casali nel Congresso del Partito Socialista del 1999 in aprile a Borgo Maggiore. Questo è quello che è stato detto allora, al PPDS, quella volta l’offerta che lui fece a noi fu questa che vi ho detto in questo momento. A questo punto io chiedo ad Augusto Casali di tener fede alle stesse offerte che lui fece a noi, che noi con sacrificio, con impegno e con dedizione abbiamo raggiunto attraverso la costituzione di quel simbolo. A quello invito Augusto Casali a tenere fede. Come tutti sanno ognuno ha i suoi problemi ed io ho i miei e come capogruppo li ho anche espressi quindi condizionando anche la presenza dei compagni che con me hanno avuto la bontà di lavorare e di sopportarmi. In questo un senso percorso comune non facile, un gruppo grande, ampio, a fianco di compagni che conosco da una vita perché abbiamo lo stesso percorso e che non nomino perché è ovvio, ho avuto anche la possibilità di lavorare insieme a compagni che conosco da una vita come Giovanni Giannoni che non ha la stessa mia provenienza, ma con il quale ho trovato un dialogo facile e con compagni dell’ultima ora come Federico Pedini che non conoscevo e col quale invece dialogo con una certa serenità così come con molti altri, con Alessandro, con Simone e tanti altri o addirittura con Alberto Cecchetti scusate un piccolo sassolino perché vedete la differenza tra gli uomini è importante, prima ho parlato di Augusto Casali che è venuto alla festa del 28 luglio all’epoca del PPDS a dire che voleva l’unificazione della sinistra ma poi per un motivo o per l’altro, come ha detto ieri Peppe, non l’ha mai raggiunta. Una sera d’inverno invece nella crisi di governo del 2002, Alberto Cecchetti era Segretario del Partito Socialista Sammarinese, alla Casa del Popolo di via Sentier Rosso dice “perché non facciamo l’unificazione di questi due partiti?” da lì a qualche tempo abbiamo unificato i gruppi consiliari, di lì a poco tempo abbiamo inventato il Partito dei Socialisti e dei Democratici. Questa è la differenza! Apro una piccola parentesi personale sulla mia ipotetica candidatura a Segretario del Partito. Perché lo voglio accennare? Non per una vanità personale che non c’entra, ma perché, nonostante i miei limiti di carattere, di relazione o altri limiti, ognuno ha i suoi, ho visto crescere in un certo momento della vita del Partito una convergenza, un invito, una partecipazione a questa idea che ha coinvolto non i compagni dei democratici, quello sarebbe stato semplice, ma una grande parte dei compagni di questo Partito. Allora la soddisfazione non è stata mia come Claudio Felici, che poteva essere espressione di tanti compagni, ma del fatto che questo Partito non è più un Partito diviso in due ma è un Partito che si sta rimescolando, sta crescendo insieme, sta lievitando, come dice sempre Alberto Cecchetti, perché abbiamo usato ingredienti giusti. Allora a quel punto non è stato più difficile scegliere chi era l’uno o chi era l’altro e questo l’abbiamo detto in un momento che voglio ricordare a Paride. Quando il 17 novembre, era un sabato, verso l’una, aspettavamo di chiudere la partita della crisi di governo, ci siamo trovati io lui, Fiorenzo e Peppe davanti alla porta della Reggenza abbiamo guardato questo quartetto e qualcuno di noi ha detto, “ci avremmo mai pensato solo qualche anno fa?”. Eppure oggi è così e siamo il primo Partito del Paese. Quella era l’immagine, con i vestiti e con la cravatta, l’avete vista ieri mattina sul giornale, eravamo vestiti in maniera un po’ diversa, però quel titolo “PSD che sinfonia” io lo sottoscrivo, davvero! Quelle quattro persone, una sono io, ma soprattutto le altre tre che hanno percorsi politici diversi, storie diverse, caratteri diversi, bacini elettorali diversi, sono andate insieme dalla Reggenza e hanno costruito insieme un percorso, quei quattro in quel momento, ma con tanti altri assieme a loro, sono stati capaci di risolvere un problema al Paese. Se quella è la sinfonia che è capace di fare il PSD allora quella musica mi piace, quella musica la dobbiamo suonare e cantare tutti insieme. A dirigere saranno Paride Andreoli e la Patrizia. Dovete sapere una cosa che forse pochi di voi sanno: io e la Patrizia due giorni fa abbiamo quasi litigato. E perché abbiamo quasi litigato? Perché io ero convinto che lei potesse essere un buon Presidente per questo Partito in questa fase, e Paride un buon Segretario, sinceramente. E siccome io mi sono trovato nel 2003 a dare il testimone a Peppe come Segretario del Partito dei Democratici, allora ma avevamo già il doppio simbolo con il Partito dei Socialisti e dei Democratici. E con me a dare il testimone a Peppe c’era l’Emma. Capite perché oggi ho chiesto alla Patrizia uno sforzo in più e ho messo in gioco anche qualche sentimento in più. Perché quell’eredità me la sento importante e non ce nessuno in grado di incarnarla più della Patrizia Busignani. Questo Partito per arrivare a questo congresso, compreso risolvere la crisi di governo e altre cose ma ha

238 anche fatto un altro bel lavoro, e di questo ringrazio soprattutto Peppe come Presidente del Partito e i compagni che si sono occupati dell’organizzazione. Questo partito, che ha più di 1.000 iscritti oggi, 1.100, quest’anno ha avuto più del 7% di nuovi iscritti. Nuovi ragazzi, nuove energie e allora voglio dire una cosa a Fabio, alla Nadia, alla Denise a Roberto, lo dico a loro, guardandoli negli occhi sinceramente al di là delle diffidenze e delle distanze che in qualche momento si possono essere create: quando si fa del buon vino, voi sapete, serve una vite sana, una vite robusta che sappia sopportare le intemperie e come voi sapete non sempre il clone della radice che sta nella terra è lo stesso clone che produce l’acino di uva, ma è la combinazione, è l’innesto di quelle due radici che fanno sì che il vino diventi buono e duri nel tempo. Non facciamo in modo con le nostre divisioni di isolare questi nuovi innesti che non ne sanno niente delle nostre beghe personali di ieri, delle nostre divisioni, del nostro riunirsi nei fortini, nelle nostre riunioni separate per poi non parlarci quando ci vediamo insieme. Facciamo in modo che questo 7%, è brutto usare un numero ma sono tanti i ragazzi che sono tra di noi, possano godere di questo patrimonio comune, di questo valore comune che tutte le nostre storie insieme hanno messo in comune per loro, per farli crescere e per fargli capire che stanno in un Partito che è protagonista di questo Paese. Non facciamolo più di dividerci, facciamo in modo che quelle radici che noi vogliamo valorizzare siano davvero un patrimonio comune e non facciamo più la classifica di qual è l’emendamento di uno o l’emendamento degli altri. Questo congresso deve dire che quel documento è il documento di tutti ed è venuto così bene perché ci sono i contributi di tutti. Perché io senza nessuna riserva, senza nessun timore, senza nessun risentimento mi sento di fare quello che ha fatto già Cecchetti, anche perché davvero con molto orgoglio, davvero con molta partecipazione e con molto sentimento mi sento davvero con voi, visto che sono l’ultimo intervento, di festeggiare e concludere questo dibattito con questo slogan che c’è su questo giornale (Nuovo Titano) “W il socialismo, viva il Partito dei Socialisti e dei Democratici”.

239 240 GIUSEPPE MARIA MORGANTI CONCLUSIONI

Mi sembra che le relazioni di tutti i compagni che sono intervenuti questa mattina possono già rappresentare una buona conclusione di questo Congresso. Io vi avevo promesso, venerdì sera, e forse non tutti ci credevate, che vi sareste trovati di fronte ad un partito unito, ad un partito forte, ad un partito che non si spacca. Ha fatto bene Alberto ad intervenire adesso, bravo Alberto, ci hai dato una mano forte veramente in tante occasioni, e devo dirlo perché abbiamo anche litigato con Alberto e mi è dispiaciuto l’anima, perché tutti i passaggi sono difficili, tutti i momenti in cui uno deve cambiare idea, sono difficili, sono complessi, perché è come una nuova nascita, l’ho detto nella mia relazione, quando si nasce si soffre, ma quando si è nati poi si fa la storia. Non voglio esagerare perché altrimenti Augusto Casali mi riprende come sempre nei miei termini troppo forti. E’ chiaro che lui la storia non la conosce, non la scrive mai e quindi chiaramente gli diventa difficile essere sensibile a questi temi, noi invece abbiamo la presunzione di scriverne qualcosina di questa storia e devo dire che veramente in questi giorni abbiamo una penna grande così per scriverla, perché questo partito è una penna grande così. Credo che nella storia del nostro Paese avere un partito, a sinistra tra l’altro, un partito in generale, così forte, compatto, unito sugli obiettivi, sui temi, sulle strategie, è difficile, molto complicato, molto complesso. Credo che il nostro Paese ne prenderà atto molto, molto, presto. Non mi dilungherò, cinque minuti soltanto poi passiamo ai momenti clou di questo Congresso. Vi ho annunciato, quindi, che saremmo stati di fronte ad un partito unito e spero che il dibattito lo abbia ampiamente confermato. Non vi nascondo che anche i compagni che hanno lavorato alla mozione conclusiva hanno fatto un ottimo lavoro, me l’hanno fatta leggere ed io sono veramente molto contento di quel documento, molto contento di quel documento che è il documento di tutti noi, è il documento della sintesi, è il momento in cui una elaborazione politica, che nasce anche da fronti differenti, trova il punto di sintesi, quindi trova la maggiore, più forte espressione, per diventare operativo. Troppo facile scrivere le cose che piacciono e poi non avere la forza per poterle portare avanti, no, dietro a quel documento c’è la sintesi di un grande partito e quindi la forza per portare avanti quelle idee, nel progetto comune. Devo dire che una delusione questo Congresso me l’ha data, ed è arrivata da alcuni interventi dei partiti ospiti. Mi dispiace che questa mattina non siano presenti, e speravo che avessero un pizzico in più di lungimiranza, però noi perseveriamo, abbiamo detto che siamo pazienti e quindi diciamo che le cose potranno scaturire anche nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, il nostro lavoro non si fermerà certo per questo. La lungimiranza che mi aspettavo era in particolare, Claudio l’ha già detto, nella posizione della Democrazia Cristiana, anche quello un partito con grandi travagli interni, lasciamolo adesso ragionare al suo interno, ha bisogno veramente di rigenerarsi, di ritrovare un suo filo conduttore, insomma, non inveiamo, non è giusto farlo. Io mi preoccupo in particolare di quelle forze che si erano collocate in una disponibilità di ragionamento con noi, e quindi mi rivolgo al Nuovo Partito Socialista, mi rivolgo agli Europopolari, perché noi gli abbiamo fatto delle aperture immense, abbiamo continuato anche dopo averli ascoltati a fare aperture immense rispetto a questi partiti, le risposte purtroppo ancora non sono arrivate, ma noi dobbiamo continuare, persistere nel chiedere loro una risposta. Giovanni non ti avevo visto prima, ovviamente le mie parole non erano rivolte ai Democratici di Centro, sai con quanta passione ci stiamo ritrovando sulle idee comuni proprio in queste prime esperienze di collaborazione molto forte. Risposte sono arrivate da Paolo Bollini, ma veramente, lui con tutta l’umiltà che lo caratterizza e con tutta la dignità della sua posizione, ha dimostrato di essere un compagno serio, che vede la prospettiva, che ha capito la prospettiva e che vuole dare un contributo in questa direzione, una risposta positiva è arrivata anche da Monica Bollini. In Monica Bollini abbiamo trovato un interlocutore valido, attento, e noi ovviamente da domani mattina dobbiamo aprire un lavoro nella direzione che ci siamo detti. La coalizione e le riforme, questi i due grandi temi. Mi sembra che su questo il Congresso si sia ampiamente speso, non ci sono strade diverse, è chiaro dovremo continuare a confrontarci, sappiamo adesso bene che cosa significa fare una coalizione, sappiamo altrettanto bene che cosa significa fare le riforme, è chiaro che su queste dovremo confrontarci, dovremo trovare i punti di sintesi nel partito, dovremo trovare i punti di sintesi con le altre forze politiche, quindi lascio anche questo ragionamento a tutto quello che voi già avete detto. C’è poi il discorso sulle radici. Il travaglio, la nuova nascita che emerge dai documenti e dal dibattito relativamente al discorso delle radici e relativamente al discorso che ci siamo fatti sulla prospettiva politica, scusa Alberto, perché abbiamo discusso molto insieme di questo tema e quindi è bene che io ti 241 citi, riprendo il tema dell’evoluzione della sinistra in Europa. In quasi tutti i Paesi europei la sinistra ha trovato un punto unificante intorno al Partito Socialista Europeo e credo che anche noi a San Marino stiamo seguendo questa indicazione, questa strada, non la vogliamo assolutamente abbandonare. In Italia c’è stata una evoluzione diversa, c’è stata la difficoltà oggettiva di due partiti il Partito Comunista di Berlinguer e il Partito Socialista di Craxi di trovare punti di convergenza, perché purtroppo non si capisce bene perché le loro strade si sono divise a un certo punto non sono state più recuperabili. Oggi i DS hanno scelto la strada del Partito Democratico, potrebbe essere forse anche la strada di un futuro anche per altri Paesi in Europa, certo è che è una strada complicata perché mette insieme radici molto diverse, mette insieme radici molto particolari che con difficoltà riescono ad amalgamarsi, non è facile, non è facile nemmeno per noi che proveniamo da storie diverse mettere insieme il nostro sentire, la nostra partecipazione alla politica. Mi fa piacere che sia stato citato più volte l’intervento di Marcello, ieri sera molti di voi l’hanno perso ma vi siete persi molto, sentire da un ragazzo di 19 anni questo richiamo forte ai valori primari, non del socialismo, ovviamente quelli, ma proprio della nostra comunità nascente, della nostra comunità che nel 900 si affacciava al nuovo secolo con una grande speranza, che poi è stata molte volte delusa, ci sono state due guerre, il fascismo, cose orribili ma che comunque una generazione, quella, in cui noi dobbiamo assolutamente riconoscerci, grazie anche a te Marcello sei stato veramente molto, molto bravo efficace, bravo! Ovviamente con lui, siccome è il più giovane, il nostro augurio, la nostra felicità va per tutti gli interventi che i ragazzi hanno fatto in questa assemblea, mi sono già congratulato con Alessandra, Enrico e tutti gli altri. Ieri sera ho potuto parlare di Claudio e vi ho detto quanta stima, quanta forza, quanta energia ho per lui, perché è una persona che quando sposa un progetto non lo molla e quindi sono certo che lo porterà avanti, si è dimostrato anche nel suo intervento, insomma un calore forte, determinato, una scelta sicura insomma. Ho potuto parlare di Paride, e devo dire che quando mi ha risposto nel suo intervento mi sono anche commosso, lo devo dire con sincerità perché forse abbiamo fatto nascere qualcosa di più di una semplice collaborazione in un partito, io spero e confido, anzi sono sicuro, forse è nata anche una amicizia e questo mi fa molto, molto, piacere. Non ho potuto parlare di un’altra cosa, lo avrete visto scorrendo la relazione venerdì sera, c’era un punto interrogativo sul Presidente. Avevamo ovviamente una proposta molto forte, molto significativa, molto giusta per il momento politico che abbiamo, ma conoscevo il travaglio le preoccupazioni, non sono solo di carattere politico ma anche di carattere personale che dovevano fare nascere, anche in questa caso una nuova nascita dolorosa, una decisione, la decisione è nata: Patrizia, noi ti ringraziamo molto per questa decisione, ancora una volta hai dimostrato la tua grande grinta, la grande voglia di essere protagonista di una fase in cui il partito e il Paese hanno bisogno di te. Grazie Patrizia, cercheremo di renderti il tuo lavoro il più semplice possibile. Ho parlato a questo punto di tutti e vi ringrazio. Quando ci siamo avvicinati (sono andato a leggermi un mio intervento che ho fatto a Borgo Maggiore in un 25 Marzo, mi sembra di tanti anni fa, invece sono pochi anni, e l’intervento era sul cercare di mantenere bene con grande attenzione la barra sulle nostre tradizioni culturali e politiche, cercando di non perdere niente, con la massima attenzione, centellinando proprio le parole per tentare e cercare di non disperdere neppure una virgola di quello che è la nostra tradizione storica, io parlavo ovviamente della mia provenienza, abbiamo fatto dei passi da gigante, ci siamo conosciuti all’interno di questo partito e quindi vorrei dirvi questa frase, che non è una frase assolutamente di convenienza ma una frase in cui credo, credo, credo: “tutti voi in questi anni avete conquistato il mio affetto, oggi so che anche io ho conquistato il vostro affetto grazie, grazie, grazie”.

242 ATTI CONCLUSIVI

243 244 PARIDE ANDREOLI

Devo innanzitutto ringraziare tutti per la fiducia che mi avete accordato nominandomi alla segreteria politica del nostro grande Partito. Una nomina che mi riempie di orgoglio, soprattutto per la fiducia che viene posta in me da tutti i compagni, e quando dico da tutti intendo tutti i compagni, gli aderenti, gli elettori, non solo miei che sono tanti, ma tutti gli elettori del Partito dei Socialisti e dei Democratici. E’ sicuramente uno dei giorni più importanti della mia vita, della mia carriera politica che non è stata facile, questo lo dico con molto sentimento e lo dico ai giovani. Non è stata facile, ma più lunga è più significa che si è presenti, si è vivi nello scacchiere politico sammarinese e questo non è male per uno a cui piace fare politica come al sottoscritto che ha messo sempre la sua persona al servizio della gente, al servizio dello sport, al servizio della cultura, ma soprattutto al servizio del sociale. Soprattutto cerco sempre di mettere la mia persona al servizio di quelli più deboli che hanno bisogno, sembra che a San Marino non ce ne siano, ma purtroppo ce ne sono ancora. Essere socialisti significa essere solidali ed essere vicini a coloro che in certi momenti della vita hanno delle difficoltà. Con questi sentimenti se da una parte vi ho esternato sentitamente i miei ringraziamenti dall’altra non posso nascondervi anche le mie preoccupazioni. Primo segretario dopo il primo congresso dell’unificazione è sicuramente un attestato di stima grandissimo e mi appresto a rivestire questo incarico, che ritengo importante ma nello stesso tempo anche delicato e di grande responsabilità non solo verso il Paese ma nei confronti di tutto il Partito e di tutti i socialisti e democratici al quale dovrò dedicare molto tempo, soprattutto nella considerazione e nella consapevolezza di tenere unito un Partito perché è l’unica forza che abbiamo, l’unica forza soprattutto che noi possiamo mettere al servizio del Paese, ma senza dimenticare mai che questa forza ce la danno i cittadini. Mi auguro di riuscire in questo obiettivo che consiste nell’essere il segretario di tutti, indipendentemente dalle appartenenze e dalle provenienze che vorrei che tutti voi non dimenticaste perché sono patrimonio di ogni persona. Pertanto non chiederò mai a un compagno di dimenticarsi se viene dal Partito Socialista o dal vecchio Partito Comunista o dal Partito dei Democratici. Tutte queste teste, se si mettono insieme, possono far sì di realizzare quei progetti che con il pluralismo delle idee sicuramente possono solo far migliorare, crescere e sviluppare il nostro Partito. Un partito che ha basi solide, basi storiche. Abbiamo ricordato in più occasioni coloro che hanno fatto nascere i partiti e la politica anche a San Marino da Gino Giacomini a Pietro Franciosi e tutti quei personaggi che comunque nel tempo hanno fatto grande il Partito, sempre più grande visto e considerato quanti siamo oggi, e soprattutto hanno gettato le basi per costruire quello che noi oggi abbiamo saputo concretizzato: un grande e moderato, dinamico e moderno centro sinistra. E io dico anche vincente visto che nessuno ci ama, e lo ripeto nessuno ci ama veramente, nessuno ci vuole bene e non può essere diversamente, noi non amavamo la DC quando aveva 27 consiglieri e oggi non possiamo sperare che altri ci amino. Proprio per questo insieme dobbiamo lavorare ispirandoci a quei valori a cui ognuno di noi tiene, ispirandoci comunque a quei valori che tanto perseguiamo e con cui tanto ci confrontiamo, come ad esempio gli organismi internazionali quali l’Internazionale Socialista e il Socialismo Europeo. Pertanto chiedo a voi di mettermi nelle condizioni di svolgere al meglio il ruolo per il quale mi avete dato fiducia, lo voglio svolgere non solo con quel sentimento che mi ha sempre contraddistinto nell’impegno e nel lavoro, ma lo voglio svolgere nel migliore dei modi insieme a voi. Forse l’aggettivo “sensibile” mi manca, forse non ho quella sensibilità, forse ho più una dinamicità e un’azione diretta, veloce e rapida però, mettendo a disposizione come persona questa sensibilità, non solo alle problematiche del paese, non solo al contributo che insieme a voi posso dare all’azione di governo e del partito, ma anche alle dinamiche interne e al rispetto di ognuno. Devo dire che celebrare questo congresso oggi ha consacrato, ma soprattutto ha confermato la validità di una scelta, quella dell’unità dei due partiti che rappresentano la storia, i partiti storici della sinistra pertanto oggi siamo al centro dell’attenzione e tutti ci guardano: le forze politiche, le forze sociali, le forze economiche. Il nostro è un partito in crescita, l’ha ricordato prima Claudio, se ogni anno aumentiamo del 7%, è come giocare in borsa, diventeremo sicuramente molto forti e forse chissà, un sogno, un’utopia, ma forse diventeremo anche non solo il partito di maggioranza relativa ma facciamo il 51% da soli così governeremo … partito. Mi sembra un’utopia ma bisogna dirlo. Siamo in crescita, proprio oggi credo che nella lettura

245 da parte della Presidenza dei 98 nomi ci siano compagni che si sono iscritti ma che vengono da altre forze politiche, dall’Unione Forze Repubblicane e dalla Casa delle Identità. Non abbiamo ancora Paolo Bollini iscritto ma, lo deciderà lui, ma io penso che sia in famiglia, è già rientrato nel gruppo consiliare. Io penso che un compagno come lui non abbia difficoltà a riconoscersi attraverso quel pezzettino di carta nei valori che ci hanno sempre contraddistinto. Credo che oggi sia un ulteriore punto di partenza. Ci siamo tolti delle soddisfazioni. La prima, e mi rivolgo veramente a tutti perché se la mia persona è stata scelta per stringere attorno a me stesso l’unità del Partito, e questo è quello che voglio, non esiterò nei primi, non dico al primo momento, ma al secondo, a dare le dimissioni se questo non fosse perché credo che fallirei nel tentativo di portare un grande partito alle prossime elezioni. Oggi siamo un grande partito socialista, non l’ho detto io, l’ha detto il Presidente pertanto mi permetto di dirlo perché come socialista non vorrei offendere nessuno. Siamo un grande partito socialista con quei valori del riformismo, con quei valori della democrazia pertanto credo che tutti insieme faremo con forte spirito di dedizione ognuno la sua parte. Vorrei dire abbiamo approvato la mozione conclusiva, in quella mozione è tutto scritto, perlomeno speriamo che i compagni che ci hanno lavorato abbiano scritto tutto. Ci ho lavorato anch’io in minima parte perché ero preso anche da tante altre cose, raccogliere le informazioni utili anche per il mio intervento. La mozione conclusiva darà indicherà al partito qual è il suo percorso e quella che è la sua strada pertanto dobbiamo guardare lontano, non possiamo fermarci al giorno dopo, ma dobbiamo essere lungimiranti e guardare quella che è la strada e il percorso del nostro futuro. Mi rivolgo a tutte le compagne e i compagni. Come ho detto in apertura di questo intervento mi metto a disposizione del Partito con l’obiettivo, un po’ magari presuntuoso, ma di essere un Segretario lungimirante e capace. Oggi la lungimiranza in politica è importante. Bisogna capire non quello che è successo ieri o oggi ma bisogna capire non quello che ci succederà il giorno dopo ma magari fra qualche mese o più lontano. Spero che in questo possano aiutarmi 36 anni di politica attiva che mi hanno conferito l’esperienza e che hanno saputo darmi grandi soddisfazioni. metto al vostro servizio la mia persona, la mia esperienza che ha saputo rafforzare giorno dopo giorno in me i valori, l’attaccamento al partito e al paese nonché lo spirito di servizio per la collettività. Ringrazio il compagno Morganti che lascia il suo incarico di Presidente per il suo impegno e lavoro svolto in questi anni e per le sue parole nei miei confronti. Saluto con piacere il nuovo Presidente del partito, la compagna Patrizia Busignani, la quale ha già ricoperto in passato questo ruolo e sono certo lo ricoprirà ancora con quella carica emotiva e quella forza che ha contraddistinto da sempre la sua azione politica. Fino ad ora ho dedicato tanto tempo alla politica. Il prestigioso ed oneroso incarico che mi avete affidato mi costringerà a dedicarmi ancora tanto, togliendolo ai miei hobbies, che non so più ormai quali sono del resto come ho detto accantonati da tempo, alla mia vita privata e soprattutto alla mia famiglia, a mia moglie Franca, a mio figlio Giacomo che voglio ringraziare pubblicamente da questo palco per aver tollerato la mia assenza, per avermi supportato nei momenti più delicati e per avermi sostenuto in silenzio in questi lunghissimi anni nei quali ho potuto dedicare grandi energie al partito e al paese. Un ricordo più forte ai miei genitori perché senza di loro oggi non sarei qui con tutti voi.

246 PATRIZIA BUSIGNANI compagni e compagne, vi ruberò cinque minuti, solo cinque minuti, anche perché ho già capito che la sintesi dovrò farla io, perché Paride ha fatto un bel discorso molto lungo e quindi qualcuno che “taglia” ci dovrà essere. Ed ho anche capito che non potrò più neanche piangere perché si è già commosso il Segretario. Questo gli fa onore. Anche gli uomini piangono ed è un modo vero di essere persone, uomini o donne non importa. Ho tre priorità che vi anticipo; poi ne discuteremo cammin facendo. La prima. Questo partito, che già nel nome si declina al plurale, deve essere un partito nel quale tutti hanno diritto di parlare, di discutere, di difendere fino in fondo le proprie opinioni. Un partito che fa del pluralismo delle proprie espressioni interne la propria ricchezza perché più discutiamo e più diventiamo forti. Questo l’abbiamo dimostrato nei fatti, non è la prima volta. La seconda priorità sono i giovani. Questo partito ha bisogno di mandare a casa un po’ di gente coi capelli bianchi la prossima volta, quindi bisogna che sui giovani facciamo un bel lavoro di formazione e di preparazione per mettere in campo una bella squadra che possa rinnovare il gruppo dirigente del Partito al prossimo Congresso. La terza priorità riguarda le donne. Questo partito ha bisogno di far crescere una vasta presenza femminile e di portare molte donne ad assumere posti di responsabilità e di rappresentanza all’interno del partito. Rispetto a queste priorità mi sento di chiedere l’aiuto e la collaborazione di tutti. In particolare rispetto alle donne, auspico l’impegno e la collaborazione delle nostre uniche due Consigliere. E’ stato uno dei momenti più brutti, all’indomani delle ultime elezioni, ritrovare il Partito, quel Partito che ha portato avanti la bandiera dell’emancipazione femminile lungo tutto il 20° secolo, rappresentato in Consiglio Grande e Generale da un gruppo di 20 Consiglieri, di cui solo due donne. Non è stata una pagina felice del nostro percorso politico. Quindi a loro due, a Denise e Nadia, chiederò di lavorare con me per organizzare una presenza femminile che sia almeno paritaria al prossimo Congresso del Partito. L’ultima considerazione è un ringraziamento diretto a tutti coloro che sono intervenuti, che hanno dato vita a questo congresso e hanno in qualche modo rappresentato la pluralità di idee che esprimiamo e la nostra grande vitalità e la capacità di progettazione che é una caratteristica che tutti ci riconoscono. Desidero ringraziare ovviamente gli organismi uscenti che hanno svolto il loro compito più che dignitosamente e compiacermi con gli eletti, ai quali chiedo il massimo sforzo ed il massimo impegno nel prossimo triennio. Di qui al prossimo Congresso dovremo darci da fare e lavorare al massimo per far crescere il PSD che sta attraversando una fase particolarmente favorevole. Rinnovo il mio augurio a tutti e ringrazio in particolare chi ha permesso di creare una cornice bella ed elegante a questo Congresso che noi abbiamo animato con le nostre voci, con i nostri pensieri e con le nostre idee. Ringrazio tutti i membri dell’organizzazione e in particolare chi li ha diretti con professionalità e competenza, la compagna Daniela Berti. Credo che questo sia un ringraziamento doveroso al termine di un Congresso che è davvero stato un gran bel Congresso. Vi ringrazio ancora tutti per la fiducia e la stima che mi avete dimostrato, della quale cercherò di essere degna facendo il mio dovere di Presidente dei Socialisti e dei Democratici, dopo esserlo stata separatamente dei socialisti e successivamente dei democratici. E, visto quello che ho detto ieri, al mio successore cercherò di lasciare una consegna nel più breve tempo possibile, ma una consegna che possa essere anche una eredità. Grazie a tutti.

247 248 Statuto del Partito dei Socialisti e dei Democratici Approvato al 1° Congresso 14-15-16 Dicembre 2007

Art.1 Principi, Finalità e Simbolo Il Partito dei Socialisti e dei Democratici fondandosi sulle comuni radici dell’Arengo del 1906, ha il fine di rafforzare gli ideali e i valori della democrazia, del riformismo della sinistra sammarinese, della migliore tradizione repubblicana, del pensiero laico, liberale e di quello cristiano sociale, per rilanciare la funzione dei partiti orientati alla tradizione democratica del socialismo europeo ed alla promozione della partecipazione dei cittadini al rinnovamento della politica. Il Partito dei Socialisti e dei Democratici è un’organizzazione di donne e uomini, basata sui principi della democrazia paritaria e partecipata, della sussidiarietà e della solidarietà, organizzata attraverso precise regole che recepiscano e siano garanti del pluralismo, della partecipazione, dell’impegno e della responsabilizzazione, fondata su rinnovate modalità di adesione, su di una iniziativa permanente di formazione, su di una qualificata presenza nella società civile e nelle istituzioni.

L’organizzazione del Partito, nel massimo riconoscimento del valore del pluralismo interno che deve esprimersi in tutte le sue articolazioni, è basata sulla partecipazione degli aderenti e su regole che garantiscono la libera espressione delle opinioni, la formazione di maggioranze e minoranze, l’attuazione delle pari opportunità, l’assunzione di deliberazioni e la distribuzione degli incarichi tramite voto, la partecipazione di tutti gli aderenti alle attività e alle iniziative del partito. Considerando che le basi della democrazia debbano essere l’argomentazione, il ragionamento, il dialogo, il confronto rispettoso e sincero, la volontà di sintesi, la formalizzazione degli atti e delle decisioni dei diversi organismi il Partito ritiene particolarmente importante la valorizzazione e la promozione della capacità di ascolto negli organismi deliberanti e di consultazione.

Il Partito dei Socialisti e dei Democratici adotta il seguente simbolo:

Esso è costituito dalla rosa rossa, dal garofano rosso, dall’immagine del monte Titano, dalle stelle dell’Unione Europea, dalla sigla PSE (Partito Socialista Europeo) attorniato dalla scritta Partito dei Socialisti e dei Democratici.

Art. 2 Adesione L’adesione al Partito è aperta a tutti coloro che condividono il manifesto “Socialisti e Democratici verso l’unità”, gli Atti Costitutivi, il Progetto Politico, lo Statuto e le Regole delle quali il partito si dota, contribuendo con un versamento annuale.

L’adesione si caratterizza attraverso un reciproco impegno politico fra l’aderente ed il Partito, instaurando un Patto Politico. I contenuti e le regole del patto sono quelli fissati nel presente Statuto e nella carta dei diritti e dei doveri degli Aderenti e del Partito “Codice Etico”.

Possono affiliarsi o sostenere il Partito anche movimenti, associazioni, circoli di carattere politico e culturale.

Art. 3 Organi del Partito Il pluralismo politico e culturale, deve avere il massimo di espressione in tutti gli organismi del Partito e le conclusioni dei dibattiti possono articolarsi in tesi o mozioni che vanno messe ai voti. Il regolamento 249 congressuale prevederà le norme per garantire le adeguate rappresentanze. Gli organi di Partito non possono avere rappresentanze di un genere superiori ai due terzi dei componenti dell’organo stesso.

Sono organi del Partito: il Congresso; l’Assemblea Congressuale; il Consiglio Direttivo; la Segreteria; la Presidenza; il Segretario; l’Amministrazione; l’Osservatorio del Patto Politico; i Gruppi di Progetto; I Circoli.

Congresso:

É l’organismo di indirizzo politico del Partito.

Il Congresso si convoca in via ordinaria ogni 3 anni ed in via straordinaria su richiesta della maggioranza assoluta degli aderenti.

Sono titolati a partecipare al Congresso tutti gli aderenti al Partito. Il regolamento congressuale, approvato dal Consiglio Direttivo almeno 90 giorni prima della data fissata per il Congresso, disciplinerà le modalità di convocazione e di partecipazione al Congresso, le modalità di esercizio del diritto di voto attivo e passivo, nonché le modalità di trasmissione dei documenti preparatori.

Almeno 30 giorni prima della data di convocazione del Congresso i documenti preparatori e di lavoro dovranno essere trasmessi ai coordinatori di Circolo per essere posti in esame all’interno dei Circoli.

Il Congresso elegge il Segretario, il Presidente, il Consiglio Direttivo e l’Osservatorio del Patto Politico.

Le nomine sono effettuate con votazione a maggioranza semplice ed a scrutinio segreto.

Il Congresso nomina l’Ufficio di presidenza che ne presiede i lavori.

Il Congresso delibera le modifiche al presente Statuto.

Assemblea Congressuale:

E’ l’organismo che esercita l’attività di iniziativa e di controllo per l’applicazione dei deliberati congressuali.

L’Assemblea Congressuale resta in carica fino al Congresso successivo, è composta da tutti i partecipanti al Congresso aventi diritto di voto e viene convocata dal Presidente almeno una volta all’anno di norma in occasione del 25 marzo.

E’ preposta alla revisione ed approvazione del Progetto Politico.

L’Assemblea Congressuale ha altresì mandato, previa conforme deliberazione del Consiglio Direttivo, per l’eventuale sostituzione del Segretario e del Presidente.

Consiglio Direttivo:

Il Consiglio Direttivo è preposto all’elaborazione e all’attuazione del Progetto Politico e delle linee programmatiche deliberate dal Congresso, anche sulla base delle proposte dei Gruppi di Progetto.

E’ costituito da 100 membri compresi il Segretario ed il Presidente, componenti di diritto. Su proposta motivata della Segreteria il Consiglio Direttivo può essere aumentato di alcune unità, tramite votazione a maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio Direttivo.

250 Le eventuali sostituzioni che si rendessero necessarie verranno effettuate nominando i primi dei non eletti.

Il Consiglio Direttivo viene convocato dal Presidente almeno una volta al mese. Inoltre la convocazione può essere effettuata in via straordinaria su richiesta di almeno 1/3 dei membri del Consiglio Direttivo o del Segretario.

Per la validità delle sedute occorre la presenza della maggioranza dei componenti tranne che in occasione della nomina della Segreteria per la cui validità occorre la presenza dei 2\3 dei componenti. Adotta le proprie deliberazioni a maggioranza semplice e con votazione palese ad esclusione delle nomine che sono effettuate a scrutinio segreto.

Su proposta della Segreteria definisce i gruppi di Progetto e ne nomina i responsabili.

Nomina i direttori degli organi di stampa.

Prende atto delle richieste di adesione al Partito.

Approva la lista dei candidati per le elezioni su proposta della Segreteria e dei Circoli.

Delibera sulle mozioni di sfiducia proposte nella relazione dell’Osservatorio del Patto Politico.

Delibera sulle mozioni di sfiducia nei confronti di organi o singoli dirigenti ai diversi livelli del Partito presentate da almeno il 20% dei componenti. In ogni caso la mozione di sfiducia deve essere approvata a maggioranza assoluta.

Ha la facoltà di promuovere la sostituzione del Segretario e del Presidente con voto segreto ed a maggioranza assoluta.

Il Segretario, in accordo con il Gruppo Consigliare e la Segreteria propone la nomina della delegazione di Governo al Consiglio Direttivo il quale vota a scrutinio segreto ed a maggioranza degli aventi diritto.

Nomina il Responsabile Amministrativo ed i membri del Comitato Amministrativo su proposta della Segreteria e approva eventualmente il regolamento finanziario.

Nomina i Sindaci Revisori e approva i bilanci.

I componenti del Consiglio Direttivo devono far parte di almeno un Gruppo di Progetto o della Redazione degli organi di stampa e di informazione del Partito.

Segreteria:

La Segreteria coordina e supporta l’attività del Partito nelle sue differenti articolazioni e responsabilità. La Segreteria dà esecuzione alle deliberazioni assunte dal Consiglio Direttivo, sottopone all’esame del Consiglio Direttivo le tematiche elaborate dai Gruppi di Progetto, ne organizza la diffusione dei contenuti programmatici favorendo il dibattito tra la popolazione ed il confronto con tutte le espressioni della società civile.

La Segreteria è composta dal Segretario, dal Presidente, dal Presidente del Gruppo Consiliare e da 9 membri nominati dal Consiglio Direttivo su proposta del Segretario. Ai 9 membri nominati vengono attribuite le seguenti deleghe: a) Rapporti con la Coalizione; b) Formazione; c) Organizzazione; d) Informazione; e) Rapporti con i Gruppi di Progetto; f) Rapporti con i Circoli; g) Rapporti con le istituzioni centrali e locali; h) Rapporti con le Organizzazioni sociali ed economiche; i) Rapporti con le rappresentanze della società civile.

La Segreteria viene convocata dal Segretario normalmente una volta alla settimana, ma può esserne richiesta la convocazione straordinaria da almeno 1/3 dei membri o dal Presidente. Alle riunioni della Segreteria sono invitati a partecipare i Segretari di Stato.

Presidente:

Il Presidente rappresenta l’organizzazione nella sua interezza. Convoca e presiede l’Assemblea Congressuale ed il Consiglio Direttivo. É responsabile, congiuntamente al Segretario, dei rapporti con le 251 organizzazioni internazionali nonché del rispetto dello Statuto e della democrazia interna.

In caso di impedimento temporaneo il Presidente designa a sostituirlo un membro del Consiglio Direttivo.

Il Presidente, nel caso di sostituzione del Segretario, previa conforme deliberazione del Consiglio Direttivo, provvede a convocare l’Assemblea Congressuale per l’elezione del nuovo Segretario.

Segretario:

Il Segretario rappresenta politicamente il Partito. Presiede, convoca e coordina la Segreteria. Propone, in accordo con il Presidente, le deleghe operative all’interno della Segreteria, gli incarichi e le nomine.

In caso di impedimento temporaneo designa a sostituirlo un membro della Segreteria.

Il Segretario, nel caso di sostituzione del Presidente, previa conforme deliberazione del Consiglio Direttivo, provvede a convocare l’Assemblea Congressuale per l’elezione del nuovo Presidente.

Amministrazione:

Il Comitato Amministrativo è nominato dal Consiglio Direttivo nel rispetto del pluralismo interno del Partito su proposta della Segreteria ed è formato da due componenti più il Responsabile Amministrativo che ha la legale rappresentanza del Partito.

Il Comitato Amministrativo svolge funzioni di indirizzo amministrativo, di progettazione di iniziative economiche, di valutazione finanziaria e di controllo generale della spesa nell’ambito dei poteri attribuiti dal regolamento finanziario approvato dal Consiglio Direttivo.

I Sindaci Revisori sono nominati, in numero di due, dal Consiglio Direttivo.

Ai Sindaci Revisori è demandato il controllo della contabilità e la verifica in ogni momento della gestione finanziaria.

Osservatorio del Patto Politico:

È l’organo garante del Patto Politico. È composto da cinque membri e due supplenti eletti dal Congresso, fra gli aderenti di età superiore ai 40 anni che non ricoprano incarichi interni al Partito ad esclusione dell’appartenenza all’Assemblea Congressuale e al Consiglio Direttivo. Nomina annualmente il Coordinatore fra i propri componenti.

L’Osservatorio del Patto Politico relaziona al Consiglio Direttivo, anche su segnalazione degli aderenti, sulle eventuali violazioni del Patto Politico, proponendo la sfiducia dagli eventuali incarichi e ruoli con deliberazione adottata a maggioranza assoluta qualificata dei due terzi dei presenti e sulla base del Regolamento procedurale approvato dal Congresso del Partito.

L’Osservatorio del Patto Politico è preposto all’elaborazione delle Regole di comportamento degli aderenti al Partito “Codice Etico”, intese esclusivamente come norme di comportamento politico.

Gruppi di Progetto:

I Gruppi di Progetto costituiscono gli organismi di elaborazione politico- culturale e sono preposti alla individuazione, allo studio e alla elaborazione del progetto politico per l’ambito di competenza da sottoporre, per l’approvazione, al Consiglio Direttivo. La partecipazione ai Gruppi di Progetto non è vincolata dalla adesione ed è possibile partecipare a più Gruppi di Progetto che sono coordinati da responsabili nominati dal Consiglio Direttivo. I responsabili dei Gruppi di Progetto, quando all’ordine del giorno vi siano argomenti concernenti la loro area di responsabilità, possono essere chiamati a relazionare al Consiglio Direttivo e/ o a partecipare alle riunioni della Segreteria; partecipano attivamente ai lavori di revisione del Progetto per San Marino; collaborano alla elaborazione del programma della coalizione.

Strutture Territoriali - Circoli:

Il Partito è organizzato in strutture territoriali denominati Circoli.

252 La funzione dei Circoli è quella di far affluire l’informazione alla popolazione locale, attraverso un rapporto diretto e di fiducia, di stimolare la partecipazione alla vita pubblica, di attivare il dibattito con apposite iniziative di interesse locale e generale, di ascoltare i cittadini e trattare i problemi che li riguardano direttamente, di tenere le relazioni con le Giunte di Castello, con l’associazionismo ed il volontariato, di partecipare attivamente nelle istituzioni locali., di indicare al Consiglio Direttivo i candidati per le liste elettorali. I Circoli si formano di norma in ogni Castello della Repubblica e nei principali luoghi di residenza dei sammarinesi all’estero.

I Circoli sono aperti anche ai non aderenti al Partito e sono organizzati al loro interno autonomamente. Si costituiscono per partecipazione volontaria e nominano, nel corso dell’assemblea aperta a tutti gli aderenti e a tutti i cittadini residenti nella stessa zona che intendono dare un contributo all’attività dei circoli stessi, un comitato di coordinamento composto da 5 persone che al suo interno nominerà il coordinatore responsabile. Ai Circoli vengono trasferite tutte le informazioni e trasmessi gli atti ed i documenti del Partito.

Su invito del Segretario del Partito, i coordinatori di circolo possono partecipare alle riunioni del Consiglio Direttivo.

Le riunioni di tutti gli organismi del Partito si tengono di norma sulla base di una convocazione inviata per posta e/o con mezzi elettronici, con un ragionevole periodo di preavviso, che indichi in modo chiaro gli argomenti all’ordine del giorno e le decisioni che l’organismo è chiamato a prendere. Eventuali deroghe dovranno essere motivate. Le convocazioni dovranno essere corredate dai documenti, quando disponibili, inerenti gli argomenti in discussione.

Art. 4 Comunicazione e Informazione Gli organismi dirigenti del Partito hanno la responsabilità della comunicazione politica ed il dovere di esplicitarla responsabilmente con tempestività e chiarezza, pur nella garanzia delle libere espressioni delle posizioni individuali degli aderenti. Gli organi di stampa del partito sono:

Il Nuovo Titano periodico dei Socialisti e dei Democratici ed Idee Riformiste giornale dei Socialisti e dei Democratici. I rispettivi Direttori Responsabili vengono nominati dal Consiglio Direttivo su proposta della Segreteria.

I Direttori formano le loro Redazioni in base alle richieste di partecipazione alla stessa dandone comunicazione per conoscenza alla Segreteria.

Allo scopo di consentire una comunicazione politica efficace e tempestiva, su proposta della Segreteria, il Partito può dotarsi di ulteriori strumenti di comunicazione e di informazione.

Il sito web è l’archivio digitale del Partito, la Segreteria ne ha la responsabilità politica. Il sito web deve ospitare tutte le informazioni pubbliche legate alla sua esistenza nonché quelle necessarie al funzionamento dei suoi organi. Art. 5 Gruppo Consigliare Il Gruppo Consigliare è formato dagli eletti nel Consiglio Grande e Generale. Nell’ambito dell’autonomia di organizzazione e di confronto politico attua l’iniziativa parlamentare in armonia con le linee politiche del Partito ed in costante raccordo fra l’attività parlamentare e gli organismi del Partito.

Il Gruppo Consiliare nomina al proprio interno il Presidente, uno o più Vice Presidenti e designa i nominativi per la copertura degli incarichi riservati ai membri del Consiglio Grande e Generale.

Art.6 Candidature Le modalità di formazione delle liste elettorali sono indirizzate alla massima espressione delle potenzialità del Partito ed a consentire la massima rappresentatività degli aderenti, con particolare riferimento alle realtà organizzate di base e territoriali.

253 Le candidature del Partito dei Socialisti e dei Democratici alle elezioni sono deliberate dal Consiglio Direttivo tenendo conto della massima rappresentatività territoriale, anagrafica e di genere.

Art.7 Formazione L’organizzazione del Partito deve mettere gli aderenti nelle condizioni di operare con adeguata competenza ai vari livelli del Partito, della società e delle istituzioni, sostenendone adeguatamente la formazione. L’aderente deve formarsi nella piena autonomia ed essere valorizzato per le sue doti intellettuali ed umane, per la sua preparazione, per l’impegno ed il senso di responsabilità che dimostra nei confronti del Partito.

È previsto un finanziamento annuo dedicato alla formazione.

Art. 8 Patrimonio e atti contabili Il patrimonio del Partito dei Socialisti e dei Democratici è costituito dalle quote di adesione, dai conferimenti effettuati dai rappresentanti del Partito negli organismi istituzionali e di designazione, sulla base dell’apposito regolamento, dalle liberalità degli Aderenti e dei simpatizzanti. Coloro i quali sono chiamati, su incarico del Partito, a ricoprire incarichi elettivi devono conformarsi alle regole preventivamente stabilite dal Comitato Amministrativo. Il patrimonio è costituito inoltre dai beni mobili ed immobili acquistati o donati al Partito da chiunque legittimamente, previa presa d’atto della Segreteria su indicazione del Comitato Amministrativo. E’ unico ed indivisibile e non produce diritti a quote.

In caso di scioglimento del Partito il patrimonio viene devoluto in beneficenza secondo quanto deliberato dal Comitato Amministrativo.

Il Responsabile amministrativo e il Segretario provvedono alla tenuta dei libri contabili, all’adempimento dei relativi atti amministrativi, alla redazione del bilancio e alla sua sottoscrizione in conformità ai criteri stabiliti dall’art. 10 della legge 23/11/2005 n. 170 (finanziamento dei Partiti e Movimenti Politici) e successive modifiche e/o integrazioni.

Sono atti contabili obbligatori: il bilancio di previsione che è approvato entro il 31 dicembre di ogni anno dal Consiglio Direttivo; il bilancio consuntivo; l’inventario dei beni patrimoniali.

Art. 9 Incompatibilità

L’incarico di Presidente, di Segretario e di Presidente del Gruppo Consigliare non è compatibile con la carica di membro del Congresso di Stato e di Amministratore o Presidente di Enti Pubblici o di interesse pubblico.

L’incarico di membro di Segreteria non è compatibile con quella di membro del Congresso di Stato.

Art. 10 Area Giovani Il Partito favorisce e sostiene l’attività e lo sviluppo di un’area giovanile all’interno dell’organizzazione con piena autonomia politica e organizzativa nel quadro delle regole del Partito.

Art. 11 Revisione dello statuto Il presente Statuto del può essere modificato solamente per deliberazione del Congresso.

254 Partito dei Socialisti e dei Democratici

Progetto per San Marino

255 256 INDICE Premessa Capitolo 1 La storia e i valori Il riformismo Gli ideali e i valori fondativi Capitolo 2 La situazione politica Una visione lungimirante Una risposta responsabile Le elezioni del 2006: un punto di svolta La nuova legge elettorale Capitolo 3 Le istituzioni Una moderna Carta Costituzionale L’apparato istituzionale Le garanzie I diritti Le responsabilità Il sistema elettorale La pubblica amministrazione L’informazione I partiti Il sindacato Le Giunte di Castello Capitolo 4 Lo Stato Sociale Il sociale Il lavoro La previdenza La sanità La casa La famiglia I servizi Le pari opportunità Le politiche giovanili Lo sport Gli anziani L’associazionismo Capitolo 5 La cultura e l’istruzione La cultura La formazione permanente Il sistema di istruzione e formazione L’università Capitolo 6 L’economia Il nuovo modello di sviluppo Lo sviluppo sostenibile Il risanamento della finanza pubblica Il fisco Il sistema produttivo Il commercio e il turismo Il terzo settore Il territorio e l’ambiente

257 Il sistema finanziario Le telecomunicazioni La cooperazione internazionale Capitolo 7 Le relazioni esterne L’Europa La politica bilaterale Gli organismi internazionali Capitolo 8 Il metodo Legalità e trasparenza Partecipazione Incompatibilità Il bilancio per Progetti

Premessa Il “Progetto per San Marino” intende fornire una proposta organica per favorire la futura società delle libertà e dei diritti in contrasto con una società sempre più povera di valori sociali e umani. Un cambiamento sostanziale per il quale risulta determinante l’azione politica delle forze riformiste tesa ad evitare il radicamento di una società che provoca esclusioni e conflitti. Il “Progetto per San Marino” rappresenta quindi un messaggio di libertà inteso quale valore universale che non ammette esclusi, fondato sulla facoltà dei cittadini di scegliere il bene comune. Fonda le sue radici sull’impegno e l’azione collettiva a sostegno dei deboli, contro i poteri che restringono la libertà nell’economia, nell’informazione, nelle istituzioni e nella società. Definisce i contenuti del riformismo, precisa gli ideali e i valori fondativi, affronta l’analisi della situazione generale del Paese, sviluppa le proposte che riguardano le istituzioni, lo stato sociale, il sistema scolastico e formativo, l’economia, le relazioni esterne, i metodi di gestione della cosa pubblica. Dal progetto deriva il programma, che è l’insieme delle cose che il Partito si impegna a fare durante la Legislatura, definendo risorse, tempi e priorità e mantenendo coerenza e linearità col progetto medesimo. Il Partito, attraverso il “Progetto per San Marino”, si assume la responsabilità di una missione culturale e politica che dall’analisi del declino di un modello di sviluppo le cui prospettive sono oggi venute a mancare, indica le ragioni e le direzioni di un nuovo sistema economico e politico che promuove la responsabilità, la libertà, l’intelligenza dei suoi cittadini. Sui contenuti del progetto, il Partito intende sottoscrivere un patto con i cittadini, sottoponendosi a periodiche verifiche pubbliche.

Capitolo 1 La storia e i valori Il riformismo Storicamente, la cultura di Sinistra nel nostro Paese ha rappresentato la svolta verso la contemporaneità, la porta di accesso al futuro. Il riformismo ha creato istituzioni a beneficio di tutta la comunità, ha messo le basi della statualità e ha ispirato politiche che hanno esteso i diritti di cittadinanza e organizzato lo “stato sociale”. Dal secondo dopoguerra in poi si è però lasciato alle spalle la sua tradizione di autorganizzazione e di mutualismo; i partiti riformisti hanno gradualmente perso le loro peculiari caratteristiche di organizzazioni culturali e solidaristiche, hanno scelto lo statalismo in favore di politiche mirate alla redistribuzione del reddito fra i cittadini e al raggiungimento del consenso politico. Sono passati da una mutualità solidale, associativa e comunitaria, ad una mutualità statalistica e distributiva. Per contro da parecchi anni ormai si sta affermando il capitalismo molecolare in un mondo caratterizzato da bassa regolazione statale e alta autoregolamentazione della società civile, caratterizzata sempre più da forti spinte individualistiche. Questa contraddizione di fondo del riformismo deve essere rimossa partendo dalla constatazione che il sistema di mercato va permeato di diritti e di sostegni all’azione sociale dei cittadini per mezzo della contrattazione e della negoziazione, nella quale assume un ruolo fondamentale un sindacato riformista. L’obbiettivo concreto è quello di ridare il primato alla politica rispetto all’economia e alla tecnica. Il riformismo deve andare oltre le vecchie logiche alla base degli stati nazionali puntando alla ridefinizione

258 dei diritti civili e alla diffusione su scala globale dei nuovi diritti di cittadinanza. Il vero capitale sociale del riformismo è costituito dalla conoscenza, dall’allargamento dei diritti all’informazione e dall’apprendimento continuo. Il nuovo riformismo, che può vincere la sfida del secolo appena iniziato, è quello delle alleanze, delle comunità civili e sociali, del sostegno delle relazioni sociali dei gruppi, delle famiglie, degli individui. È quello di una cittadinanza che ha alla base i diritti, ma anche i doveri che ogni individuo si deve assumere per determinare il miglioramento della società. Il riformismo del 2000 è quello che favorisce legami sociali continuamente aggiornati, che pratica la giustizia sociale e diffonde il senso di responsabilità nei confronti dei cittadini più deboli, che rende il cittadino protagonista di un sistema di doveri capace di avvantaggiare l’intera comunità, soprattutto per quanto riguarda l’istruzione, la salute e la previdenza, che vanno gestite con lo Stato, anche se non in modo esclusivo. Il nuovo riformismo può affermarsi se è in grado di promuovere una forte società civile, di realizzare istituzioni leggere e autorevoli, regole democratiche condivise, uno Stato trasparente che dia dignità alla legge, riconosca il merito, valorizzi la competenza, diffonda l’informazione e la conoscenza. Il nuovo riformismo è un metodo politico ispirato da profondi ideali sociali e solidaristici, nonché da piena consapevolezza di graduale cambiamento nella libertà e nella democrazia. È capace di creare un nuovo equilibrio tra Stato e società civile, tra diritti di cittadinanza e doveri di comunità. Tutti coloro che si richiamano alla cultura e alla politica riformista possono affrontare la sfida del nuovo capitalismo e vincerla, riunendo le loro forze sulla via del rinnovamento, che è quella della cittadinanza sociale, della negoziazione, di una nuova etica della responsabilità, di una società interculturale. Le forze del riformismo sammarinese si sono unificate in un nuovo soggetto politico di stampo europeo in grado di promuovere un compromesso tra capitale e lavoro, tra mercato e Stato, tra competitività e solidarietà, in una dimensione culturale che apre una via tra liberisti e statalisti. Hanno deciso di guardare lontano e inserirsi a livello europeo, per esprimere la loro capacità innovativa non solo con programmi o progetti, ma anche con la passione, condizionando l’organizzazione dello Stato, l’evoluzione della società, lo sviluppo dell’economia. Del passato mantengono gli ideali e le cose buone. Innovano senza mai dimenticare il ruolo che ha avuto la tradizione socialista per l’istituzione di un completo sistema di protezione sociale, per l’affermazione dei diritti civili, per la crescita della democrazia col suffragio universale, per i diritti delle donne, per il rispetto delle differenze sessuali, per l’abolizione della pena di morte, per la partecipazione del cittadino alla vita pubblica. Siccome la società cambia, i riformisti non possono rimanere gli stessi: pertanto legano una rete di valori alle nuove esigenze sociali nella ferma convinzione che il riformismo è vincente se è capace di organizzare una maggioranza di cittadini su un progetto di società incentrato sulle persone e sulla qualità della loro vita. Il riformismo del Partito dei Socialisti e dei Democratici è l’impegno concreto per cambiare e migliorare il mondo in cui viviamo; è una linea culturale e una strategia politica delle forze non conservatrici. È fatto di analisi, di studio, di rigore logico, di lavoro concreto, di assunzione dì responsabilità, ma anche di fantasia, di creatività, di capacità di cambiare opinione. L’obbiettivo di fondo è quello di aprire la stagione del riformismo nella quale bisogni, ideali e interessi confluiscano in un progetto complessivo di incisiva trasformazione sociale.

Gli ideali e i valori fondativi Il Partito dei Socialisti e dei Democratici è sorto per affrontare le nuove esigenze della realtà internazionale e sammarinese; per favorire l’incontro delle persone e delle forze politiche che si riconoscono negli ideali del riformismo democratico, dell’impegno umanitario e solidaristico; per realizzare la sintesi fra istanze di modernizzazione, forme della rappresentanza politica e liberazione di nuove energie. Considera prioritaria la costruzione di legami tra le persone, quindi promuove un progetto politico orientato ad una società aperta, solidale e responsabile, fondata sull’uguaglianza fra i cittadini, la priorità dei valori umani, la coesione e la dignità della persona, la solidarietà verso i popoli, privi tuttora di diritti civili e umani, capace di sostenere i valori della pace, della libertà, della giustizia, dell’equità, del lavoro, dell’uguaglianza. Un partito di Sinistra che lavora per rendere più giusta la società in cui l’equità si coniughi con l’efficienza, per modernizzare lo Stato, per tutelare e rinnovare i diritti e per affermarne altri portati dai nuovi protagonisti sociali. Un partito dei diritti, dei doveri civili e della responsabilità. Il Partito scommette sulla capacità di iniziativa e sulla responsabilità delle nuove generazioni dando loro voce politica e rappresentanza, ritiene che le generazioni degli anziani siano un grande valore di esperienza di vita, di equilibrio, di sapere e di saggezza. Si impegna per le pari opportunità, il rispetto delle diversità, la libera scelta sulla procreazione, la difesa della natura, i diritti dei consumatori e degli utenti, la tutela dei soggetti svantaggiati. Prende atto della fine delle ideologie e pone alla base della sua azione politica gli ideali e i valori della

259 solidarietà, dell’equità, della qualità sociale della vita, della responsabilità, della partecipazione, della conoscenza, della professionalità, del lavoro, dell’onestà. Considera la democrazia principio fondante e misura della civiltà di un popolo. Una democrazia in cui la maggioranza si confronti con l’opposizione in Consiglio e sia capace di confrontarsi con l’opinione pubblica e con le istituzioni di garanzia, che devono assicurare il funzionamento dello Stato nel libero gioco tra le parti politiche. Il Partito dei Socialisti e dei Democratici rifiuta ogni dogmatismo ed ogni modello astratto e sottopone la propria iniziativa politica al vaglio della verifica concreta e del consenso. Sostiene la riforma e il rafforzamento delle istituzioni politiche ed economiche sopranazionali, nonché la devoluzione, da parte degli Stati, dei poteri adeguati alla prevenzione ed alla risoluzione dei conflitti in ottemperanza agli statuti e al diritto internazionale. Respinge l’uso della forza nelle contese tra Stati, condanna il terrorismo e si oppone a qualsiasi atto di violenza che colpisca le popolazioni civili. Accanto alla convinzione che le ragioni ideologiche, politiche, programmatiche delle divisioni a Sinistra non esistano più, è viva nelle donne e negli uomini del Partito dei Socialisti e dei Democratici la consapevolezza della ricchezza culturale ricavata dall’apporto dei valori cristiani, del pensiero liberaldemocratico, della sensibilità ambientalista, del mondo delle donne e dei giovani. Il Partito riconosce pertanto la necessità di unire le tradizioni del socialismo europeo, del cattolicesimo sociale, del pensiero laico e liberale, con le culture affermate da tutti i movimenti per i diritti civili e sociali, analogamente a quanto avvenuto in tutti i partiti socialisti e socialdemocratici europei. Poiché anche a San Marino esistono tante energie umane, culturali e politiche che necessitano dì un punto di riferimento ideale e strutturale, il Partito dei Socialisti e dei Democratici sente il dovere di mettere a loro disposizione una politica, un progetto e una organizzazione attraverso un processo politico di alto profilo culturale, di tensione ideale e morale. Il Partito aspira ad essere un protagonista autorevole della politica interna e delle relazioni esterne; è disposto ad alleanze politiche che perseguano un progetto di rinnovamento e di modernizzazione del Paese attraverso le opportune riforme ed una sana amministrazione dello Stato; ricerca l’adesione e il consenso di tutti i cittadini che condividono il suo progetto, che vogliono bene al loro Paese e sono interessati a difendere il prestigio della Repubblica. È orgoglioso di far parte della grande famiglia dell’Internazionale Socialista riconoscendosi pienamente nel riformismo europeo.

Capitolo 2 La situazione politica Dopo la consultazione elettorale del 1998, il Paese è entrato in una crisi politica caratterizzata da lotte di potere, manovre sotterranee, ripetuti cambi di governo e di alleanze, frammentazioni politiche, elezioni anticipate, con pesanti danni all’economia, alle finanze pubbliche, al territorio e con una caduta di credibilità e di prestigio delle istituzioni, dei partiti e della politica. In questo lungo periodo di crisi i cittadini si sono allontanati dalla vita pubblica e nel Paese si è creato un clima di incertezza e di sfiducia. Una visione lungimirante In questo quadro è maturata, nei due movimenti più rappresentativi delle forze progressiste e riformatrici sammarinesi, la convinzione che la crisi che stava vivendo il Paese e le difficoltà da affrontare in questo inizio secolo potevano essere risolte solamente con l’impegno comune di tutti coloro che più di altri potevano dimostrare una sintonia di idee, di programmi e di politica. Conseguentemente, preso atto del venir meno delle arcaiche e personalistiche motivazioni che avevano contribuito a tenere la sinistra storica sammarinese debole e divisa, il 25 marzo 2004, con una operazione di lungimirante visione politica, è stata realizzata l’unificazione fra il Partito Socialista ed il Partito dei Democratici. È stata una operazione dirompente, che ha scardinato gli equilibri politici cristallizzati per ben vent’anni attorno ad una Democrazia Cristiana la quale, sfruttando cinicamente la posizione di centralità che le derivava dalla sua forza di partito di maggioranza relativa, era in grado di scegliere tranquillamente l’alleato di turno e di tenerlo in costante posizione di subalternità. Una risposta responsabile Nel dicembre 2004, sull’onda della situazione di emergenza e di crisi politica che stava attraversando in quegli anni la Repubblica, le due maggiori forze politiche sammarinesi, PSD e DC, hanno dato concreta dimostrazione di senso di responsabilità nel realizzare un programma di risanamento e di riforme perché la crisi politica non degenerasse in crisi di sistema. Si è giunti così alla costituzione del cosiddetto Governo straordinario nel quale i due partiti alleati collaboravano su base paritaria per il superamento di quella fase

260 di difficoltà. L’esecutivo si era dato un buon programma di risanamento e di riforme e ad esso va riconosciuto il positivo avvio del riequilibrio della finanza pubblica, il miglioramento della legalità e della trasparenza, l’adozione di qualificate riforme nel diritto societario, nel commercio e, soprattutto, in quei settori che stavano evidenziando pericolose situazioni di crisi quali la previdenza, la sanità ed il lavoro. Il PSD, fin da subito e con senso di responsabilità, si è impegnato energicamente nella nascita di quel Governo, ne ha sostenuto lealmente l’operato e si è fatto carico della realizzazione della parte più onerosa del programma, assumendosi impegni, anche impopolari, ma oramai improrogabili. Non identico atteggiamento assumeva l’alleato, il quale non perdeva occasione per cercare di smarcarsi dalle decisioni meno popolari, accentuando ulteriormente le difficoltà del lavoro politico quotidiano. Le elezioni del 2006, un punto di svolta Il clima di diffidenza e di sfiducia creatosi sfociò nella sciagurata decisione democristiana di eleggere nella primavera 2006 una Reggenza monocolore DC, con la quale si giunse alle elezioni del giugno 2006. Dopo una difficile campagna elettorale, nella quale il PSD era stato oggetto di attacchi e di tentativi di erosione da destra e da sinistra, il voto ha premiato l’impegno e la coerenza del Partito dei Socialisti e dei Democratici, rafforzandolo; ha penalizzato pesantemente una Democrazia Cristiana dimostratasi inaffidabile, incapace di rinnovamento e profondamente divisa. Il risultato elettorale più evidente è stata la chiara indicazione della volontà di cambiamento dei sammarinesi, risultato che ha costituto il punto di svolta dal quale ha preso vita l’alleanza di governo di centrosinistra fra il PSD, Sinistra Unita ed Alleanza Popolare. La nascita di questo esecutivo è stata fino all’ultimo osteggiata dalla Democrazia Cristiana la quale, con l’intento di contrastare con ogni mezzo la volontà legittimamente espressa dall’elettorato, non ha esitato neppure a ricorrere al lavoro spregiudicato ed al di fuori della legge di personaggi esterni di dubbia trasparenza e di ancor più dubbia moralità. Ma quel tentativo di destabilizzazione è stato respinto anche da parte di diversi consiglieri democristiani tanto che la DC, in due occasioni successive, si è trovata a subìre la diaspora di ben due quinti della sua rappresentanza consiliare, perdendo così quel ruolo di partito di maggioranza relativa che aveva sempre ricoperto. La nuova legge elettorale L’approvazione della Legge elettorale del maggio 2007, con l’introduzione del bipolarismo, delle coalizioni e della necessità del ricorso al voto diretto dei cittadini per la nascita delle maggioranze e dei governi, è stato il passaggio definitivo che ha portato a compimento la rivoluzione copernicana iniziata dal PSD con l’unificazione. La nuova legge elettorale ha introdotto nella politica princìpi e metodi nuovi ai quali occorrerà dare tempo e modo di affermarsi e superare quelle abitudini che la classe politica, nella sua interezza, ha consolidato nel corso degli anni. La crisi di Governo aperta inopinatamente solo pochi mesi dopo l’approvazione della legge elettorale è stata il colpo di coda del vecchio sistema, ma si è conclusa in breve tempo con l’allargamento della maggioranza uscente grazie alla ferma determinazione del PSD di operare nel solco già tracciato e di contrastare ogni ipotesi di frammentazione. L’impegno dimostrato dal PSD in questa occasione non si è affatto concluso, perché la maggioranza appena costituita dovrà ulteriormente consolidarsi e, soprattutto, trovare al proprio interno quegli elementi di coesione tali, da trasformarla in una coalizione ancora più omogenea, capace di ottenere il rinnovo della fiducia dell’elettorato alla prossime elezioni del 2011.

Capitolo 3 Le Istituzioni Una moderna Carta Costituzionale Le riforme istituzionali devono garantire le libertà fondamentali del cittadino, ridefinire gli organi costituzionali e le loro competenze, completare gli organi di controllo e di garanzia per consentire al Consiglio Grande e Generale di verificare gli atti dell’esecutivo. L’obiettivo di fondo è quello di realizzare una democrazia moderna, largamente condivisa e partecipata nella quale si assicurano ai cittadini pari opportunità di raggiungere obiettivi leciti e possibili. Si devono pertanto completare le riforme istituzionali e realizzare un complesso di regole condivise e riconosciute, nell’ambito di una moderna Carta Costituzionale, per assicurare una civile convivenza e l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Tale Carta va sottoposta alla valutazione dei cittadini tramite referendum popolare. Inoltre il problema centrale è quello di ricondurre ad unità un sistema di fonti sedimentato nel corso dei secoli mediante leggi non sempre coerenti fra loro e privo di organicità. È necessario conseguire l’obiettivo della separazione e dell’equilibrio dei poteri; della certezza del diritto e della sua osservanza.

261 L’apparato istituzionale Diversi interventi si sono succeduti, a partire dalla Carta dei Diritti del 1974 e dalla revisione del 2002, introducendo nuove regole, sulla base di ciò che già costituiva patrimonio riconosciuto. Si è seguita la logica del riequilibrio dei poteri tra Congresso di Stato e Consiglio Grande e Generale, dell’individuazione delle responsabilità del Congresso di Stato, di una ridefinizione del ruolo della Reggenza, nonché del rapporto e delle relazioni tra Congresso di Stato e Pubblica Amministrazione. Vanno ora integrati i provvedimenti vigenti per un riequilibrio complessivo dei poteri e dell’efficienza del sistema. In particolare, occorre procedere al regolamento del Consiglio Grande e Generale e delle Commissioni di nomina consiliare e, va redatto, in attuazione della norma della nuova legge elettorale, uno Statuto delle Opposizioni, come espressione dei princìpi di tutela delle minoranze politiche. Il Consiglio Grande e Generale deve assumere appieno la funzione parlamentare svolgendo attività legislativa, di controllo sul governo e di indirizzo politico; esprimendo la fiducia al momento della presentazione dell’esecutivo e del programma, potendo revocare la fiducia in qualsiasi momento. È necessario regolamentare ulteriormente l’attività di governo nel periodo di ordinaria amministrazione. Si deve pervenire ad una revisione dell’Ordinamento Giudiziario approvato nel 2003, alla luce della sua prima fase di applicazione, tenendo conto dei risultati ottenuti. La Magistratura deve poter operare in piena e totale autonomia e assicurare la giustizia su tutti i procedimenti aperti. Nell’ambito della Riforma della Procedura Penale si dovrà dare seguito all’Ordine del Giorno approvato dal Consiglio Grande e Generale nel settembre 2007, che prevede l’individuazione di un apposito gruppo di lavoro formato da soggetti altamente qualificati per la redazione di un testo da proporre quale Nuovo Codice che introduca il “giusto processo”, garantisca il diritto alla difesa e consenta di conoscere alcuni atti della fase istruttoria, al fine di allineare la Repubblica di San Marino ai moderni stati di diritto, affinché il nostro ordinamento giuridico si doti di quello che viene definito il “giusto ed equo processo”. Il Consiglio dei XII va abrogato assegnando le residue funzioni agli altri organismi dello Stato. Le Garanzie Il conseguimento dello stato di diritto ed il suo consolidamento necessitano del rafforzamento e di un continuo aggiornamento delle garanzie riguardanti la sorveglianza sulla costituzionalità formale e materiale delle leggi o atti aventi forza di legge, la decisione sui conflitti costituzionali, il giudizio sull’ammissibilità del referendum, l’indipendenza dell’ordine giudiziario, la corretta applicazione delle leggi e l’imparzialità da parte della Pubblica Amministrazione, la legittimità degli atti del governo, la legittimità e il merito della gestione del bilancio consolidato dello Stato, la rappresentanza e la difesa in giudizio delle amministrazioni pubbliche. È necessario introdurre l’istituto del Difensore Civico come autorità indipendente per promuovere il buon governo, affermare lo stato di diritto, tutelare i diritti e le libertà delle persone fisiche e giuridiche. Il Difensore Civico deve avere il potere di condurre indagini in seguito a reclami presentati dai cittadini o da associazioni circa abusi, procedure arbitrarie, discriminazioni, errori, atti di negligenza, omissioni, trasgressioni compiute da funzionari della Pubblica Amministrazione, circa il cattivo funzionamento del sistema giudiziario o cattiva amministrazione di un singolo caso giudiziario, di violazione dei diritti e delle libertà commessi dalle forze dell’ordine. I Diritti La società sammarinese ha acquisito nel proprio sentire comune la libertà di opinione, di fede religiosa, di associazione e, complessivamente, ha raggiunto lo scopo di liberare dal bisogno i propri cittadini. Tuttavia non ha realizzato un ordinamento istituzionale che tuteli i diritti tradizionali e i nuovi diritti che il processo di modernizzazione porta alla ribalta. Vanno dunque salvaguardati costituzionalmente i diritti che riguardano la vita, la dignità umana, la maternità, la diversità, la convivenza, l’integrità della persona, le pari opportunità, la protezione della salute, l’ambiente, la difesa dei consumatori, l’uguaglianza di fronte alla legge, la proprietà, il lavoro, l’istruzione. Vanno altresì tutelati i dati personali. Va attuata concretamente la libertà della vita privata e familiare, di pensiero, di coscienza, di religione, di espressione, di informazione, di riunione, di associazione, delle arti e delle scienze, d’impresa, di accesso ai documenti, nell’ambito di uno Stato laico e democratico. Deve essere sancito il diritto dei lavoratori all’informazione e alla consultazione nell’ambito dell’impresa, alla negoziazione e alle azioni collettive, all’accesso ai servizi di collocamento, alla tutela in caso di licenziamento ingiustificato, a condizioni di lavoro giuste ed eque, alla sicurezza sui luoghi di lavoro. Il diritto di consultazione va esteso a tutta la popolazione sui problemi di fondo della Comunità. Va affermata e diffusa la cultura della tolleranza. Le Responsabilità Alla civiltà dei diritti deve corrispondere una cultura della responsabilità individuale e dei gruppi sociali.

262 La crescita di un nuovo “sistema San Marino”, l’inserimento nella Comunità Internazionale, il corretto funzionamento dell’apparato statale, il consolidamento del complesso produttivo e commerciale, possono realizzarsi a condizione che ognuno assuma le proprie responsabilità per costruire una società aperta e democratica. Deve aumentare la consapevolezza di quanto il cittadino può dare al suo Paese, nel convincimento che, in un ben definito quadro di diritti individuali e collettivi, esistono doveri e solidarietà a cui, nell’interesse generale, nessuno può sottrarsi. L’assunzione di responsabilità amministrative, politiche, economiche, sociali, professionali e la diffusione del senso dello Stato, sono essenziali per costruire il futuro. Ciò comporta inevitabilmente l’obbligo di rispondere a tutti i livelli del proprio operato sul piano civile, morale e giudiziario. Va resa obbligatoria la pubblicazione dei redditi dichiarati e della situazione patrimoniale di tutti gli eletti e di chi è nominato nei principali incarichi pubblici. Il Sistema Elettorale L’approvazione della Legge elettorale del 26 aprile 2007 è motivo di soddisfazione per tutta la politica sammarinese. Innanzitutto per il PSD, che ha dato un notevole contributo alla sua approvazione. Già nella precedente legislatura infatti, il PSD aveva proposto un progetto di legge completo sulla materia elettorale che, per ragioni di resistenza politica, non era stato possibile approvare. Con la nuova legge elettorale i governi saranno scelti dai cittadini, sulla base di coalizioni presentate prima delle elezioni, note agli elettori prima del voto, in modo che ciascuno di essi possa esprimersi sulle varie liste o coalizioni in base ai programmi, ai candidati, alle squadre ed al progetto politico presentati. Una volta definita, attraverso il voto, la coalizione vincente, la nuova maggioranza non potrà essere modificata, se non con un nuovo ricorso alle urne. Con la nuova legge elettorale sono stati introdotti elementi di novità, che denotano la volontà generale di aumentare le occasioni di coinvolgimento e di partecipazione democratica dei cittadini. La nuova legge elettorale consente già da oggi di guardare alla fine della legislatura con grande interesse perché inizia un percorso nuovo in cui il rapporto tra l’elettorato e l’eletto è un rapporto nuovo, più trasparente e diretto. È chiaro che una legge elettorale da sola non dà stabilità alla politica; ma un nuovo quadro di regole potrà essere determinante nel modo di far politica, potrà cambiare il modo di rapportarsi delle forze politiche e, soprattutto, cambierà anche i contenitori politici, i partiti ed i movimenti politici. Da questo punto di vista ci aspetta un ruolo di verifica e di osservazione dei risultati che la nuova norma prevede al fine di migliorare e far evolvere il nostro sistema democratico che consenta con la maggiore partecipazione e il maggior coinvolgimento dei cittadini una qualità migliore del vivere civile e anche un benessere più certo e duraturo. La Pubblica Amministrazione L’apparato della Pubblica Amministrazione ha necessità di una completa riforma da attuarsi dopo il varo di nuove regole istituzionali che diano forma e sostanza all’organizzazione dello Stato. Poiché la P.A. deve operare al servizio di un progetto di trasformazione economica, civile e sociale, è indispensabile avviare un cambiamento di impegno, mentalità e responsabilità, mig1iorandone la funzionalità, la professionalità e l’efficienza; snellendo le procedure burocratiche per dare servizi adeguati ai cittadini e alle imprese; organizzando in modo efficace l’informatizzazione. Occorre riorganizzare la Pubblica Amministrazione tenendo conto dei principi di imparzialità, trasparenza, buon andamento e responsabilità. Deve risultare centrale la valutazione del servizio, definendo preventivamente i parametri di valutazione, che poi dovranno verificarsi attraverso i principi di efficacia (effettivo raggiungimento degli obbiettivi preposti), efficienza (raggiungimento degli obbiettivi perseguiti, impegnando la minima quantità di risorse possibili), economicità (reperimento delle risorse col minimo dispendio di mezzi). Si deve prevedere l’utilizzo di nuovi strumenti di gestione e di nuove tecnologie, attraverso le quali sia possibile anche ampliare l’area delle liberalizzazioni in campo amministrativo, garantendo così maggiormente il diritto d’accesso alla pubblica amministrazione. Va realizzata la connessione alla rete attivando un programma di vasta digitalizzazione e telematizzazione che possa consentire al cittadino e alle imprese notevoli benefici, favorendo il dialogo tra uffici pubblici ed evitando che il cittadino divenga “il fattorino di se stesso” da uno sportello ad un altro. Si deve realizzare un “codice digitale” che raccolga le norme per l’utilizzo delle nuove tecnologie nella P A, offrendo il diritto e l’opportunità di interagire più facilmente attraverso la rete, rendendo disponibili on-line servizi ed informazioni, risparmiando tempo e denaro, sancendo una dignità di rapporto tra PA e cittadino. Per favorire una maggiore efficienza della cosa pubblica, le nuove tecnologie vanno incrementate anche garantendo una adeguata formazione dei dipendenti. È inoltre fondamentale passare dal concetto di “amministrazione della cosa pubblica” al concetto di “erogazione di servizi”, ponendo pertanto i cittadini e le imprese al centro della sua attività, che deve

263 evolversi in base al mutare delle esigenze dei soggetti fruitori, che può essere misurata in quantità, qualità, e messa in relazione ai centri di costo. All’interno di questa visione innovativa, si devono organizzare, in una corretta gestione, anche i servizi erogati all’interno della P.A. e quelli erogati verso le istituzioni. Si deve regolamentare l’accesso agli incarichi dirigenziali, privilegiando il criterio del merito. Con apposita legge sullo status della dirigenza, devono essere attribuiti ambiti di più spiccata autonomia e responsabilità per la migliore organizzazione delle risorse assegnate alla struttura di competenza e l’adozione degli atti di rilevanza esterna. I dirigenti, insieme al personale alle loro dipendenze, devono rappresentare il riferimento professionale privilegiato per il presidio ed il miglioramento delle legislazione applicata dall’ufficio di pertinenza. La legge definirà gli aspetti normativi ed economici del rapporto di lavoro del dirigente secondo criteri di imparzialità ed efficienza. La retribuzione sarà determinata dalla legge e costituita da componenti fisse e componenti variabili legate alla complessità organizzativa e professionalità richiesta, nonché al raggiungimento dei risultati conseguiti in rapporto agli obiettivi prefissati. Occorre accelerare il processo di trasformazione delle Aziende Pubbliche in Public Company, passando dalla gestione tipica dell’impresa pubblica ad una gestione manageriale, impostando l’alternativa della socializzazione di una quota di minoranza da attribuire ad ogni cittadino riorganizzandola sotto forma di multiservizi. Va però infine ribadito che la Pubblica Amministrazione non deve essere considerata un semplice costo, ma una risorsa per la nostra Repubblica, e che è quindi necessario continuare ad investire in essa. L’Informazione La grande questione dell’informazione-comunicazione deve essere impostata in termini di crescita della società, di conquista di una nuova frontiera, di un nuovo modo di essere della comunità. Affermiamo il diritto a comunicare il proprio pensiero e i propri valori, il diritto a informare e ad essere informati, come diritti fondamentali ed opereremo perché essi trovino piena attuazione. Per una maggiore qualità dell’informazione verrà adottata una nuova legge in materia di editoria che preveda la trasparenza della proprietà e dei finanziamenti delle testate giornalistiche e verrà promossa l’adozione di un Codice Deontologico, da redigersi con il contributo indispensabile dei professionisti del settore. Si deve dare una nuova dimensione anche al servizio pubblico radiotelevisivo, allargandolo ai nuovi media, valorizzando le nuove competenze e puntando a guadagnare ascolti e consensi grazie alla qualità del servizio. Serve un’azienda forte, qualificata nella sua struttura industriale ed editoriale in modo da renderla pronta ai nuovi scenari. La politica deve diminuire la sua influenza lasciando maggiore spazio all’autonomia redazionale e valorizzando le singole professionalità. I quotidiani e i periodici locali devono ottenere adeguate provvidenze per un loro potenziamento e per una maggiore diffusione; gli addetti all’informazione devono essere incentivati ad una sempre maggiore professionalità; i ricercatori devono essere aiutati nella divulgazione dei loro studi; internet deve diffondersi in tutte le famiglie. I Partiti La politica deve essere rilanciata al più alto livello limitando l’invadenza dei partiti i quali devono mettere al bando ogni forma di clientelismo e di demagogia, selezionare una classe dirigente onesta, competente, responsabile, spostando il conflitto democratico sulle cose da fare, ridefinire i princìpi etici sulla base dei quali stare insieme, assumere nuove responsabilità verso i cittadini. I partiti devono recuperare un circuito virtuoso di fiducia tra il gruppo dirigente e l’opinione pubblica mettendo a disposizione sedi di incontro, di aggregazione e di relazione dove si vince l’esclusione, si motiva l’impegno politico, si organizzano forme di mobilitazione sociale, si danno senso e gambe ai progetti. Si devono confrontare sui programmi per il Paese in una normale e civile dialettica improntata al rispetto reciproco. Il Sindacato Il ruolo propositivo e riformatore del sindacato dei lavoratori è insostituibile non solo per la tutela degli interessi dei dipendenti ma anche per lo sviluppo di una società democratica caratterizzata dall’attivismo di una pluralità di soggetti sociali. Poiché il nucleo forte del Progetto per San Marino è l’interesse generale, il sindacato deve avere lo spazio che ad esso compete come soggetto della contrattazione e della tutela, e come soggetto politico alla ricerca di convergenze con le forze più dinamiche e innovative su un progetto per il futuro del Paese, adeguato alle sfide che abbiamo di fronte. In una società dove la personalizzazione del lavoro è un dato di fatto, e lo sarà sempre di più, è necessario riflettere su come conciliare la contrattazione collettiva, le garanzie generali e il lavoro personalizzato; su come valorizzare la formazione continua e qualificare la carriera sulla conoscenza e non su inquadramenti rigidi. Il bisogno di sindacato è forte, per cui sono necessari un rinnovamento della cultura sindacale, la costruzione di un nuovo scenario 264 di speranza, la spinta verso la riflessione programmatica, un adeguamento degli strumenti di rappresentanza, con l’obiettivo di non indebolire l’organizzazione sindacale. Le Giunte di Castello L’assetto e le funzioni attuali delle Giunte di Castello sono il frutto di una lunga evoluzione durata secoli. A partire dagli Statuti del XIII secolo, le Leggi che si sono succedute, dal 1925 fino all’ultima del 2003, ne hanno via via precisato e modificato le competenze e le modalità di elezione. I Capitani di Castello, i Segretari e i Consiglieri delle Giunte di Castello, chiedono da tempo una nuova legge sulla Giunte per valorizzare maggiormente il ruolo delle istituzioni locali e dare loro la possibilità di incidere nella gestione delle comunità. Il PSD, facendo proprie anche le istanze sollevate dai rappresentanti delle autonomie locali, ritiene che la legge sulle Giunte di Castello, ad oltre dieci anni dalla sua approvazione, necessiti interventi di aggiornamento affinché alle Giunte possano essere riconosciuti una serie di poteri e una propria autonomia economica e decisionale in settori quali la viabilità, l’urbanistica, il commercio e tutto ciò che riguarda la vita sociale dei castelli.

Capitolo 4 Lo Stato Sociale Il servizio pubblico, adeguatamente rinnovato, deve essere centrale per garantire a tutti i cittadini istruzione, sanità, previdenza, giustizia, fonti di energia, organi di garanzia istituzionali. Lo “stato sociale” deve essere gestito con criteri di efficienza, di efficacia e di professionalità per una migliore protezione dei più deboli, per un contenimento dei costi e per un aumento della qualità delle prestazioni. Deve basarsi sui principi di universalità, equità e solidarietà. In tale visione assumono importanza le risorse umane del volontariato solidaristico di alta qualità e di elevata preparazione, la salvaguardia delle conquiste raggiunte, una situazione di stabilità e solidità economica e finanziaria. Il Lavoro Il lavoro, con il proprio valore sociale, la propria qualità, le competenze che esprime, è fattore fondamentale per la libertà individuale, fonte di reddito ed anche motivo di progresso sociale e civile, per le opportunità e le scelte che offre. E’ dunque necessario seguire la strada intrapresa di controllo continuo delle dinamiche del mondo del lavoro, in costante confronto con il Sindacato, che ha un ruolo insostituibile per la tutela degli interessi dei lavoratori dipendenti, e con le associazioni che promuovono gli interessi dei lavoratori autonomi e degli imprenditori. La mobilità, la flessibilità e più in generale la precarietà sono fenomeni che le trasformazioni e l’evoluzione che interessano il mondo del lavoro portano con sé. Per governare questi fenomeni è indispensabile effettuare continue verifiche sulle norme che regolano il mercato del lavoro e predisporre l’adeguamento e l’estensione degli istituti di garanzia affinché le tutele sociali dei lavoratori atipici e precari non rimangano un fatto puramente individuale, ma vengano garantite da un quadro di regole certe, che assicurino loro i diritti civili, sociali, sindacali e previdenziali. In questa ottica si dovrà intervenire per integrare e riformare le norme in materia di ammortizzatori sociali, per regolamentare forme di lavoro attualmente non previste e modificare quelle che si sono dimostrate inefficaci, ribadendo come obiettivo principale quello del lavoro a tempo indeterminato. I tempi e gli orari di lavoro devono essere il più possibile armonizzati con le esigenze dei lavoratori e delle famiglie e per un accesso più ampio alla fruizione dei servizi. L’obiettivo deve essere quello di offrire un contesto entro il quale il lavoro, lo studio ed il tempo libero possano trovare la giusta collocazione. E’ pertanto necessario, nell’ambito della riforma del sistema previdenziale, prevedere la possibilità di effettuare un passaggio graduale fra il lavoro e la pensione; estendere il tempo parziale a sostegno di coloro i quali ne facciano richiesta; facilitare l’introduzione del tempo scelto in termini di orari e di tempi lavorativi concordando la flessibilità e dando concretezza alla formazione permanente. E’ opportuno che, anche attraverso l’azione sindacale, si sancisca l’uguaglianza dei trattamenti fondamentali e l’omogeneizzazione dei principali istituti contrattuali per i lavoratori di tutti i settori, in particolare fra quelli del settore privato e pubblico e che, soprattutto nel settore privato, si vigili sulla reale applicazione delle norme. Si concerti un mercato del lavoro unitario e si varino politiche del lavoro orientate ad una occupazione qualificata in termini di professionalità, di trattamento economico e normativo, di qualità e sicurezza dell’ambiente di lavoro; si agevoli al massimo l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro, con la creazione degli organismi preposti alle politiche attive per l’orientamento, la formazione e l’inserimento lavorativo, a sostegno di coloro che per questione di genere, anagrafica o socio economica si trovino in condizioni di svantaggio. Allo scopo di favorire l’assunzione di personale residente è indispensabile realizzare piani di incentivazione

265 e di formazione permanente, per agevolare la riconversione di quelle professionalità con qualifiche difficilmente spendibili nel mercato del lavoro e per favorire l’ingresso nel mercato del lavoro dei giovani. La realizzazione di regole appropriate, nell’ambito del lavoro, dovranno mirare non solo alla valorizzazione della qualità del lavoro e del rispetto dei bisogni dei lavoratori, ma anche della necessità di flessibilità e di opportunità delle imprese. L’obiettivo sarà quello di formare una nuova cultura del lavoro nella consapevolezza che tutte le parti coinvolte siano fondamentali per la crescita economica del Paese. Alla luce degli interventi normativi da effettuare, andrà verificata la possibilità di definire un Testo Unico che contenga l’intera normativa in materia di lavoro. Occorre pervenire alla conclusione di intese con lo Stato Italiano per precisare gli aspetti fiscali, sanitari e previdenziali a carico dei lavoratori frontalieri, definendo altresì la tipologia del rapporto di lavoro ed i conseguenti ammortizzatori sociali. Riformare concretamente il mercato del lavoro significa intervenire non solo sul lavoro dipendente, ma su tutte le forme che creano opportunità professionali ed imprenditoriali, per renderle accessibili, flessibili e fruibili in base alle specifiche competenze ed aspirazioni. La Previdenza La previdenza è una protezione fondamentale che deve assicurare i diritti acquisiti e deve garantire le pensioni a coloro che operano attualmente nel mondo del lavoro e a coloro che ne faranno parte in futuro. Oggi, alla luce dei mutati stili di vita e del ruolo che le persone anziane ricoprono, anche dopo l’uscita dal mondo del lavoro, nella vita sociale e culturale, non è più sufficiente garantire pensioni dignitose, è necessario creare un sistema previdenziale che mantenga buoni livelli di copertura economica. E’ per questi motivi che lo Stato deve garantire il proprio impegno a sostegno della tenuta del sistema previdenziale. In questa ottica ed a seguito del progressivo invecchiamento della popolazione, non è più rinviabile il completamento della riforma della previdenza con l’introduzione di una componente a capitalizzazione che poggi su regole trasparenti a tutela degli interessi dei lavoratori. Un mancato intervento in questo senso avrebbe come unica opzione l’introduzione, in tempi brevi, del sistema contributivo. Scelta che porrebbe, senza ombra di dubbio, una forte ipoteca sulle potenzialità del Bilancio dello Stato, costretto a far fronte all’impiego di ingenti risorse per il rafforzamento dello stato sociale per la terza età. La Sanità L’Istituto per la Sicurezza Sociale, oltre a dimostrare che lo stato sociale è la più grande conquista del Paese, appare ancora oggi un pilastro fondamentale e di garanzia dei diritti di solidarietà, equità ed uguaglianza dei cittadini. L’intervento legislativo in materia sanitaria, socio–sanitaria e socio-educativa, effettuato nel 2004, per la realizzazione del quale il PSD ha ricoperto un ruolo fondamentale, ha posto le basi per un profondo cambiamento dell’approccio alla salute fino ad allora adottato. La riforma della sanità ha avuto come obiettivo principale quello di mettere il cittadino al centro del sistema, come soggetto e protagonista della Sicurezza Sociale. Un nuovo metodo di avvicinamento alla salute, non più inteso come semplice cura della malattia, ma come benessere complessivo della persona attraverso un intervento integrato -sociale e sanitario- di tipo preventivo e riabilitativo; un sistema pubblico sociale e sanitario improntato alla solidarietà e all’equità; la lotta agli sprechi e nel contempo l’erogazione di servizi di qualità, sono gli impegni fissati con la riforma dell’Istituto per la Sicurezza Sociale. Impegni che lo Stato deve mantenere e concretizzare, attraverso l’impiego e la valorizzazione degli strumenti di cui si è dotato. Nell’ambito del sistema di sicurezza sociale, che viene pienamente riaffermato nei suoi caratteri fondamentali di equità e solidarietà, va seguita la strada, già tracciata, della programmazione sanitaria per aumentare i livelli di tutela della salute e della razionalizzazione della spesa. Il diritto alla salute va perseguito e realizzato come benessere complessivo psichico, fisico e sociale; la tutela della salute diventa così elemento di uguaglianza e di giustizia sociale. La salute, che è un bene collettivo e primario, deve essere vista come risorsa in quanto rappresenta una ricchezza per il Paese con una potenzialità di sviluppo sociale ed economico. Gli indicatori di salute sanciti dall’OMS costituiscono il riferimento appropriato per la misurazione dell’efficacia dei sistemi sanitari e del raggiungimento degli obiettivi di salute, sulla base dei principi di universalità, solidarietà ed equità. La tutela della salute comporta l’attuazione di una reale ed efficace prevenzione primaria e secondaria; una organizzazione dei servizi di base come fulcro del sistema e filtro reale della domanda sanitaria; la valorizzazione di tutte le risorse – umane e professionali- disponibili; il governo amministrativo e tecnico tramite gli Organismi dell’Istituto ed i Dirigenti di settore, che devono agire con autonomia e legittimazione per l’attuazione dei piani sanitari; la tutela dei consumatori rispetto ai rischi alimentari; l’umanizzazione dell’assistenza sanitaria; il controllo

266 di qualità delle attività sanitarie, socio-sanitarie e socio-educative private; una normativa precisa sulle incompatibilità e sulle responsabilità. Si ribadisce la necessità di porre il cittadino al centro del sistema come soggetto protagonista della Sicurezza sociale, non solo garantendogli le cure più appropriate, ma anche il diritto al controllo delle strutture che erogano le prestazioni e quello relativo al rispetto della propria persona. L’iniziativa privata nel campo della salute può realizzarsi in settori determinanti e sotto il controllo pubblico che garantisca, attraverso l’azione dell’Authority sanitaria, il rispetto di precisi standard di qualità ed efficienza. In relazione alle dimensioni dello Stato e della struttura sanitaria pubblica, è necessario puntare al potenziamento di quei servizi, considerati strategici, per il raggiungimento di livelli di eccellenza. Inoltre, al fine di garantire risposte efficaci alle richieste di cura sempre più avanzate, è indispensabile operare affinché il sistema sanitario pubblico sammarinese realizzi accordi di reciprocità con il servizio sanitario italiano. Questa scelta permetterebbe di trarre vantaggi sia sul piano economico che per la crescita professionale degli operatori sanitari sammarinesi. La Casa Per fare fronte alle crescenti difficoltà dei giovani e delle famiglie di realizzare una propria abitazione, è necessario predisporre interventi che vadano oltre la logica della casa come investimento economico, per entrare in quella della casa come bene sociale. E’ necessario, in questo ambito, rilanciare l’edilizia popolare, favorire al massimo la cooperazione, ponendo attenzione nel contempo anche alle esigenze dei singoli. Le cooperative di abitazione, oltre a consentire ai soci di costruire la casa in base alle effettive necessità, possono limitare gli effetti della speculazione edilizia, che immette ancora sul mercato un numero sproporzionato di mini appartamenti a prezzi fuori dalla portata delle giovani coppie. Il patrimonio abitativo statale va utilizzato per dare risposta alle situazioni di particolare bisogno, garantendo affitti contenuti. Non può mancare un intervento contributivo sugli affitti nei casi di disagio economico e sociale, con una particolare attenzione per i nuclei familiari costituiti da giovani coppie. Gli interventi legislativi effettuati in materia di tassazione delle rendite speculative nel settore edilizio andranno rivisti, tenendo conto anche del contributo dato al rispetto degli standard ambientali e delle norme che verranno introdotte dai futuri interventi sull’efficienza energetica degli edifici. Lo Stato deve ottenere una reale dichiarazione delle rendite derivanti dagli affitti mediante una normativa tributaria apposita. La Famiglia In un periodo di grandi e rapidi cambiamenti è sempre più necessario garantire sicurezza e stabilità alle famiglie tradizionali e di fatto, che sono il nucleo fondamentale della società civile, tutelare i diritti della famiglia in tutte le sue componenti e le sue problematiche generazionali, attraverso una rete di servizi, che tenga conto sia del reddito individuale che della composizione del nucleo familiare. Sono urgenti interventi per il sostegno della maternità, della paternità, della genitorialità e della natalità, per favorire la conciliazione dei tempi di lavoro e dei tempi di cura della famiglia; per il potenziamento e lo sviluppo dei consultori familiari. E’ indispensabile sostenere la vitalità sociale della famiglia attraverso appositi provvedimenti che consentano alle madri e ai padri la possibilità di una casa, di una formazione continua, di un’armonizzazione dell’orario di lavoro con la vita familiare, rendendo concreto il diritto al part-time, all’asilo nido e ad eventuali altre forme di custodia familiare ed extrafamiliare, tenendo, nel contempo, al più alto livello possibile gli assegni familiari, nell’ambito di una equità sociale condivisa. E’ opportuno incentivare una defiscalizzazione sui costi che deve affrontare la famiglia, in proporzione al numero dei figli presenti in età scolare, iniziando dalle spese essenziali (luce, acqua, gas…) o riducendo le tariffe. È urgente individuare specifiche norme di legge relative al contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, nonché ad una completa regolamentazione per le adozioni internazionali. Alla famiglia formata da conviventi va riconosciuta dignità, garantendo e tutelando i diritti della persona attraverso un patto civile previsto dalla legge, poiché è doveroso riconoscere i diritti delle persone che formano una famiglia, scegliendo la convivenza piuttosto che il matrimonio. I Servizi Il complesso dei servizi erogati ai cittadini può essere garantito dall’intervento diretto dello Stato, nonché dall’auto-organizzazione sociale tramite il volontariato oppure tramite l’impresa associativa convenzionata con lo Stato. I servizi devono raggiungere uno standard di alta qualità e di buona efficienza per concretizzare valori non monetizzabili, come la vita, la salute, la giustizia, la cultura, i diritti fondamentali, per rendere produttiva la spesa pubblica, per avere una popolazione tranquilla, soddisfatta e liberata dai lacci burocratici. In tal modo si migliora lo stato sociale a protezione dei soggetti più deboli, si responsabilizzano tutti gli operatori, si utilizzano le risorse umane disponibili, si innova in relazione alle mutate esigenze e condizioni

267 di vita, si mette la persona al centro dell’intervento pubblico o privato. Alcuni servizi statali non strategici vanno separati dalla P.A. e assegnati a cooperative di lavoro convenzionate in seguito a progetti specifici che coinvolgano direttamente i lavoratori in servizio e le loro rappresentanze sindacali. Le pari opportunità La politica delle pari opportunità deve promuovere il coordinamento delle attività conoscitive, di verifica, di controllo, di formazione, informazione e promozione nelle materie della parità e delle pari opportunità; in particolare deve svolgere prevenzione, assistenza e tutela dei minori dallo sfruttamento e dall’abuso sessuale, delle donne da maltrattamenti, violenze e discriminazioni, dei diversamente abili per il riconoscimento dei loro Diritti, seguendo la pratica dei Diritti Umani come politica e non solo di una politica dei Diritti. Sulla base delle indicazioni elaborate dalla Commissione per la “Campagna del Consiglio d’Europa per combattere la violenza contro le donne, compresa la violenza domestica” vanno previsti strumenti ulteriori di protezione, di natura cautelare e civile e vanno previsti strumenti legislativi in merito alla violenza domestica verso i minori e le donne. È opportuno procedere ad un approfondito e preciso censimento della popolazione disabile; prendere iniziative concrete di informazione e sensibilizzazione; promuovere dal basso una legge quadro sull’handicap; eliminare le barriere architettoniche; favorire l’inserimento lavorativo, l’indipendenza e l’autonomia di vita dei disabili. Va inoltre migliorata l’attività di sostegno nelle scuole; vanno messi a carico dell’ISS i costi per gli ausili indispensabili e si deve provvedere alla tutela giudiziaria per le persone disabili. Nella piena consapevolezza che la differenza non è inferiorità ma ricchezza, lo Stato deve valorizzare questi cittadini nei ruoli più consoni, anche attraverso una nuova organizzazione del lavoro e della vita pubblica. È indispensabile provvedere alla creazione di consultori, quali servizi di ascolto, sostegno, informazione e, ove possibile, di risoluzione dei problemi che toccano il privato degli individui e delle famiglie. Le politiche giovanili Lo Stato ha il dovere di promuovere e coordinare gli interventi volti a favorire il pieno sviluppo della personalità degli adolescenti e dei giovani sul piano personale, culturale, sociale ed economico. Deve valorizzare e sostenere le loro forme associative ed attivare forme di cooperazione estere, in particolar modo scambi culturali. Le priorità di intervento riguardano la famiglia, l’ambiente esterno, i contesti scolastici, educativi, lavorativi e sportivi. Allo scopo di programmare e coordinare gli interventi è stato istituito un apposito Organismo presso la Segreteria di Stato competente, un apposito Forum dei giovani ed una Conferenza per le Politiche Giovanili con cadenza biennale. In linea con questi strumenti sarebbe funzionale la creazione di un centro di socializzazione e di servizi, gestito autonomamente e direttamente dalle associazioni giovanili e dal Forum. Lo Stato deve altresì promuovere ed incentivare l’imprenditoria giovanile in genere, e culturale in particolare, rivolta anche alla creazione di strutture e locali per giovani in territorio, con particolare attenzione al centro storico di San Marino. Lo Sport Nell’ambito dell’attuale organizzazione comunitaria, l’attività sportiva assume una grande valenza educativa e sociale, sia essa svolta a livello agonistico, che a livello amatoriale. È pertanto opportuno procedere ad un continuo e graduale ampliamento della possibilità per i cittadini di praticare lo sport dotando il Paese delle infrastrutture e delle normative idonee ad un corretto svolgimento della disciplina sportiva. Si rende necessario varare una nuova norma di legge che preveda il potenziamento delle infrastrutture e le norme per ottimizzare la gestione degli impianti sportivi; la facilitazione, per gli atleti, adeguatamente preparati, a partecipare alle manifestazioni di alto rango internazionale per consentire esperienze di reale confronto sportivo. È inoltre necessario istituire una autonoma giustizia sportiva; l’adeguamento della normativa sul doping alle leggi internazionali; la possibilità di accesso agli impianti sportivi da parte di tutti i cittadini che praticano lo sport in forma amatoriale, e ai disabili. In questo contesto va ulteriormente valorizzato il ruolo delle diverse federazioni o società sportive che operano per l’integrazione e la valorizzazione dei diversamente abili. Nell’intento di consolidare il connubio fra eventi sportivi e turismo di permanenza, creando opportune collaborazioni fra gli organizzatori e il mondo della ricettività a condizioni vantaggiose è importante calendarizzare, potenziare e pubblicizzare le manifestazioni sportive, aggiungendo altri eventi di sicuro richiamo. Il legame tra scuola e attività sportiva va potenziato verificando la possibilità di ampliare le ore scolastiche dedicate alla cultura fisica e all’educazione sportiva, integrando maggiormente i due percorsi formativi nell’interesse dei giovani e delle due realtà specifiche. Gli Anziani Gli anziani costituiscono un patrimonio di cultura, di saggezza e di continuità che occorre valorizzare e utilizzare attraverso politiche adeguate.

268 Una particolare attenzione va rivolta a coloro che non sono autosufficienti, cercando di farli vivere nel proprio ambiente familiare e sociale regolamentando i servizi ausiliari con l’intento di favorire il più possibile un ambiente conosciuto, famigliare ed adeguato alla specificità della persona. Un progetto sociale per gli anziani deve prevedere strutture di cura, di incontro e di socializzazione, iniziative culturali e sociali che consentano di veder impegnati gli anziani nel volontariato, nell’associazionismo e nella vita pubblica e, infine, le necessarie risorse finanziarie. Appare inoltre opportuno istituire una Consulta della terza età per dibattere i problemi degli anziani e formulare proposte operative affinché la loro esperienza possa essere messa al servizio delle nuove generazioni. In questo senso il progetto di legge “Tutela e valorizzazione delle persone anziane” potrà divenire un reale strumento di valorizzazione e sviluppo. L’Associazionismo L’associazionismo va promosso e sostenuto in tutte le sue forme in quanto determina una forte coesione sociale ed una elevata responsabilizzazione dei cittadini. Il sistema associativo, fondato sul volontariato, nel settore sociale, culturale, ambientale, sportivo, ricreativo, assorbe le passioni e l’impegno di tante persone e aumenta il livello civile del Paese. L’esperienza realizzata dalle associazioni operanti nel settore socio-sanitario deve trovare pieno accoglimento da parte delle istituzioni in un fattivo rapporto di collaborazione sulla base di una nuova normativa e di coerenti progetti operativi da definire con le associazioni medesime. Le provvidenze a favore dell’associazionismo devono prevedere benefici indiretti, come la messa a disposizione di sedi, di attrezzature comuni, di franchigia postale ed altro. È auspicabile che i liberi professionisti, i quali possono assumere un ruolo importante in un progetto di ampio respiro europeo, si liberino degli attuali “ordini” passando a “libere associazioni professionali”.

Capitolo 5 La cultura C’è nel Paese, specie fra i giovani, ma anche fra gli adulti e gli anziani, un grande bisogno di cultura cui le istituzioni e i responsabili della cosa pubblica devono saper rispondere. Innanzitutto sollecitando e promuovendo iniziative, utilizzando le creatività, potenziando le risorse esistenti, prevedendo i necessari finanziamenti. Occorre rendersi conto che investire nel settore culturale significa qualificare il Paese sia nella sua vita pubblica che nella comunicazione della sua immagine nei confronti dell’esterno; significa anche operare per il benessere della popolazione in generale, indurre benefici nel settore turistico e commerciale, offrire opportunità di lavoro ai giovani (magari riconvertendo le nuove professionalità), creare le condizioni perché San Marino sia scelto come meta di turismo culturale. Lo sviluppo e il potenziamento delle risorse culturali del Paese non dovrebbero perciò essere considerati un “investimento a fondo perduto” da parte dello Stato, ma essere inquadrati in un’ottica di sviluppo complessivo e legati a una visione progettuale di ampio respiro, che miri ad innalzare la qualità della cultura del Paese e dei singoli cittadini. In questo senso il potenziamento qualitativo degli Istituti Culturali e l’ampliamento degli spazi di produzione e fruizione di eventi culturali, oltre a rappresentare un investimento a medio e lungo termine, costituisce un altro ambito di intervento possibile della formazione permanente, per la quale si devono attivare operazioni culturali che abbiano come linea, metodo, strategia la conoscenza e l’apprendimento continui. Il ruolo degli Istituti culturali è fondamentale per la creazione della coscienza collettiva e di un senso di appartenenza consapevole, nonché per la valorizzazione del patrimonio storico, culturale e naturale del paese; anche in questo caso vanno definite con chiarezza le linee culturali che essi devono seguire e che devono essere ispirate a criteri di qualità, stabilità e chiarezza. Nell’ambito delle attività culturali appare opportuno, in coerenza con i valori professati dalla nostra Repubblica, promuovere iniziative su tematiche come la pace, la libertà, la democrazia, la solidarietà, le civiltà, i popoli e svilupparne di nuove che riguardino l’energia, la scienza o le nuove tecnologie. Tali iniziative vanno abbinate alla ricerca, agli incontri internazionali, al turismo. Gli investimenti dovranno essere certamente oculati, ma anche rispettosi della valorizzazione delle agenzie culturali, della loro attività e dei loro operatori. Accanto alla riqualificazione degli Istituti del settore pubblico, si devono riservare ambiti all’iniziativa del privato, prevedendo lo sviluppo e la diversificazione della sua offerta culturale. Le forme di partnership tra pubblico e privato vanno cercate nella direzione di una effettiva collaborazione in cui lo Stato non debba sostenere costi aggiuntivi per dare visibilità al privato. Lo sviluppo delle iniziative in campo culturale deve avere come obiettivo la valorizzazione delle risorse culturali e progettuali che già oggi si esprimono in diversi ambiti nel territorio, specie nelle Associazioni Culturali e nel volontariato; i loro obiettivi vanno perseguiti cercando di evitare il rischio di dispersione di

269 risorse finanziarie e di sovrapposizione di interventi, nel rispetto delle reciproche competenze. È fondamentale, pur lasciando il debito spazio alle diverse iniziative, individuare filoni che siano identificabili ed aggreganti per lo specifico di San Marino al fine di creare un’immagine e delle aspettative riconoscibili e visibili, nonché di coinvolgere i cittadini in fatti culturali condivisi. Le attività degli Istituti Culturali vanno organizzate secondo l’obiettivo della maggiore qualificazione e del maggior collegamento possibile con tutte le realtà di carattere formativo – culturale ed è auspicabile che il lavoro in rete e sinergie a vario livello caratterizzino l’organizzazione degli eventi. Tali attività dovranno promuovere sia la valorizzazione del patrimonio storico, culturale e naturale del Paese, sia la conoscenza di modi di fare arte e cultura “altri” da noi. Gli Istituti Culturali dovranno essere in grado, ed essere messi in grado di sviluppare capacità creative e progettuali, tali da promuovere percorsi originali e innovativi nel campo della cultura, che coinvolgano specialmente giovani artisti e diano loro le possibilità di esprimere pienamente le proprie potenzialità creative: il processo innescato può costituire uno strumento economico per riqualificare la spesa pubblica e favorire lo sviluppo di forme qualificate di turismo culturale. Il rilancio culturale del Paese passa attraverso una ristrutturazione funzionale di alcune delle risorse esistenti e attraverso l’elaborazione di progetti che abbiano come finalità quella di fare di San Marino una “città della cultura”, o una città dell’arte e/o una “città che apprende”, sede di Convegni periodici di alto livello e/o di iniziative a cadenza annuale o biennale. Musei e Gallerie d’Arte: una attenta politica culturale deve guardare con interesse al mondo dell’arte in tutte le sue forme espressive, deve avviare alla fruizione dell’arte stessa, in modo che diventi parte integrante dei bisogni della vita quotidiana; deve inoltre dare ai giovani artisti la possibilità di sviluppare pienamente le potenzialità creative. Nell’ottica della valorizzazione del centro storico, del territorio e delle sue risorse, a titolo esemplificativo, si potrebbero prevedere: a) interventi a favore dell’artigianato con il recupero della casa dell’artigianato come luogo fisico per l’esposizione dei vari tipi di produzione; b)spazi per gallerie d’arte private; c)allestimenti periodici di mostre personali di pittura, scultura, fotografia,…; d)coinvolgimento degli artisti sammarinesi nella gestione degli spazi della Galleria Nazionale d’Arte moderna; e)apertura di spazi didattici museali per la valorizzazione del patrimonio archeologico; f)utilizzazione in modo continuo degli spazi della Galleria d’Arte moderna associata all’esposizione permanente delle opere di arte contemporanea già in possesso dello Stato. Biblioteche: occorre effettuare una ricognizione del patrimonio librario della Repubblica e completare il collegamento in rete di tutte le realtà bibliotecarie presenti sul territorio, per l’effettiva e consapevole realizzazione del catalogo unico delle biblioteche sammarinesi. Le biblioteche potrebbero divenire luoghi di promozione culturale in senso lato, di informazione e formazione permanente attraverso iniziative di promozione della lettura, quali incontri con l’autore, percorsi integrati fra letteratura e cinema, incontri-dibattito con personaggi della cultura e del mondo universitario, in particolare dell’Università di San Marino. Musica: vanno sostenuti, non solo finanziariamente, gli eventi musicali ormai collaudati quali stagione concertistica, rassegne e festival; vanno potenziate le iniziative di diffusione della cultura musicale, con una apertura maggiore anche alla musica contemporanea e moderna. Nell’ambito di una diversa articolazione del sistema di istruzione e formazione vanno ripensate funzione e collocazione dell’Istituto Musicale, con il quale le scuole devono condividere un sistema di crediti formativi. Cinema e Teatro: la creazione di una cineteca pubblica, proiezioni cinematografiche mirate a target definiti, una stagione teatrale per compagnie dilettanti e/o da svilupparsi nelle differenti strutture sul territorio, la costituzione di un teatro stabile a compartecipazione privata, la disponibilità dei nostri teatri per sale di prova potrebbero costituire qualificate iniziative di promozione e sviluppo culturale del Paese. L’esperienza maturata dai Centri Sociali e il radicamento degli stessi nel tessuto culturale del Paese impongono una loro ridefinizione rispetto al ruolo, alle funzioni e agli ambiti di intervento. Essendo nati con l’obiettivo dell’aggregazione, essi si caratterizzano innanzitutto come spazi da utilizzare per interventi di socializzazione e promozione culturale rivolti ai giovani, ma anche agli adulti e agli anziani. Essi potrebbero anche divenire luoghi dove i giovani in particolare abbiano la possibilità di gestire eventi ed iniziative in cui possano esprimere la loro creatività, “provare” le loro capacità progettuali, costruire un dialogo intergenerazionale. Il sistema dei servizi culturali va compreso nel Dipartimento Cultura, di nuova istituzione, separato dal Dipartimento Educazione. La formazione Solo un forte investimento in cultura, in ricerca, in formazione, può garantire uno sviluppo di qualità nei prodotti, nei processi, nei servizi ed essere in grado di tenere insieme economia e diritti di cittadinanza,

270 crescita economica e sostenibilità sociale ed ambientale, nonché di reagire ai nuovi rischi dell’economia globalizzata e della società della conoscenza, attivando nuove sicurezze e nuove opportunità nel sistema e nella vita delle persone. La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea individua nella formazione estesa a tutto l’arco della vita uno strumento in mano ai cittadini per muoversi a proprio agio in una società in cui la vita si prolunga e l’innovazione induce cambiamenti frequenti e veloci: la diffusione del sapere e la possibilità per tutti di crescere culturalmente e professionalmente è perciò la condizione per rendere effettivi il diritto al lavoro e alla cittadinanza democratica, per coniugare le idee forza della libertà e dell’uguaglianza. Con la formazione continua si rompe la rigida distinzione delle fasi della vita (età dello studio, età del lavoro, età della pensione), per una formazione che accompagni l’intera vita delle persone per esigenze lavorative, ma anche per il gusto di crescere, per rendere più bella e più libera l’esistenza. Si deve chiedere alla scuola, alla formazione professionale, all’università di preparare persone che abbiano acquisito il piacere di apprendere e le conoscenze culturali e professionali indispensabili per agire criticamente nella realtà. La logica della formazione permanente, che integra studio e lavoro, sapere e saper fare, che parte dalla qualità e non dalle carenze delle persone con cui si confronta, è quella che può realizzare la scuola di tutti e di ognuno nell’infanzia, evitare la dispersione nell’adolescenza, garantire il successo formativo nella maturità, definire un patto sociale con l’impresa per civilizzare il capitalismo nell’economia della conoscenza e della personalizzazione del lavoro. Avere lavoratori disposti alla formazione continua è senz’altro funzionale alle imprese, ma dal punto di vista sociale questi lavoratori diventano parte attiva del processo produttivo, misurando le loro capacità col mercato e diventando anche soggetti del rapporto di lavoro. L’apprendimento continuo consente anche l’autorealizzazione, l’inclusione sociale, l’adattabilità professionale, una minore precarizzazione dei lavoratori. Per costruire un futuro sereno, è fondamentale per San Marino puntare sulle risorse umane e sulla formazione della classe dirigente che sarà chiamata a guidare il paese nei decenni a venire. È perciò urgente definire e governare le politiche formative ed è indispensabile investire nel sistema formativo risorse tali da farlo diventare uno dei motori fondamentali dello sviluppo. Organizzare il sistema dei saperi e delle conoscenze rappresenta quindi la priorità sammarinese del terzo millennio. Il sistema educativo deve rapportarsi ai livelli di aree di alta competitività e dinamicità. Si devono qualificare al massimo i docenti e individuare i saperi essenziali con l’obiettivo di non perdere lungo il percorso di istruzione/formazione neppure un ragazzo. L’apprendimento continuo consente anche l’autorealizzazione, l’inclusione sociale, l’adattabilità professionale, una minore precarizzazione dei lavoratori. E’ fondamentale ristrutturare il sistema di formazione professionale, sviluppandolo in qualità e quantità, attraverso una riforma del percorso di base e attraverso la creazione di percorsi integrati con il mondo della scuola e dell’impresa. Il sistema Istruzione-Formazione Il sistema scolastico e formativo deve assicurare a tutti uguali opportunità di educazione; integrare le diversità e valorizzare le differenze; affermare la laicità; diffondere il senso civico e lo spirito critico; assicurare ai giovani la conoscenza della storia, delle istituzioni e della realtà ambientale sammarinesi. La scuola deve insegnare a vivere nella società, promuovere un’educazione fondata sul gruppo, sulla collaborazione, sulla solidarietà e sull’aiuto reciproco; un’educazione alla pace e alla convivenza democratica. Il sistema scolastico va compreso nel Dipartimento Educazione, di nuova definizione, in cui ogni ordine di scuola gode di autonomia gestionale e finanziaria e nel quale le figure dirigenziali si caratterizzano per capacità progettuali e organizzative. Per l’accesso alla dirigenza si devono prevedere competenze, formazione e titoli specifici. La selezione del personale dirigente, docente e ausiliario deve seguire criteri di merito rigorosi e oggettivi al fine di assicurare alla scuola una qualità sempre elevata e si deve invertire la tendenza a considerare prioritaria l’anzianità di servizio. L’assetto organizzativo del Sistema di Istruzione e Formazione va ridefinito, tenendo in considerazione le impostazioni dei sistemi scolastici di altri Paesi europei e seguendo criteri di razionalità ed economicità, conformi, per quanto possibile, a quelli utilizzati per il resto della Pubblica Amministrazione. Il Sistema va articolato in tre cicli: I ciclo (Servizi per l’Infanzia): Asilo Nido, Scuola d’Infanzia e altri Servizi educativi a sostegno delle famiglie II ciclo (Formazione primaria): Scuola Elementare e Scuola Media (scuola di base) III ciclo (Formazione secondaria): Scuola Superiore e Formazione Professionale, che deve entrare a far

271 parte del Dipartimento Educazione. In relazione all’articolazione del sistema va predisposto il piano dell’edilizia scolastica e vanno previsti gli investimenti necessari per nuove strutture o per l’adeguamento di quelle esistenti. Nell’ottica della razionalizzazione deve essere verificata la distribuzione delle scuole sul territorio, anche in relazione alla rete dei trasporti. La futura articolazione del Sistema non può prescindere dall’adozione di scelte definitive in merito all’inizio e alla fine dell’obbligo scolastico, che deve certamente essere esteso al 18° anno di età ed attuato secondo il principio delle pari opportunità. L’educazione scolastica, come diritto di cittadinanza, è infatti un diritto-dovere per tutti. Per essere tale va impartita attraverso percorsi didattici flessibili e diversificati (alternanza scuola-lavoro, integrazione di alunni diversamente abili, integrazione di alunni provenienti da culture diverse). La scuola nel suo complesso deve farsi carico di trasmettere a tutti gli alunni una cultura di base in cui la conoscenza teorica (sapere) si accompagni o si coniughi con le conoscenze di carattere pratico (saper fare, cultura del lavoro). In particolare il modulo conclusivo della Formazione secondaria deve caratterizzarsi per un’organizzazione a sistema misto con possibilità di percorsi flessibili, da considerarsi alla pari, con incroci, passerelle e riconoscimenti di crediti formativi.: a)formazione scolastica di tipo liceale; b)formazione professionale di livello sostenuto; c)sistema integrato fra formazione professionale e apprendistato. L’elaborazione di un sistema di crediti deve servire a mettere la scuola sammarinese in relazione con altre opportunità formative del territorio e a riconoscere in forma seria e opportuna le attività extrascolastiche degli alunni. Il sistema, organizzato con un’offerta formativa varia e in grado di soddisfare il principio delle pari opportunità, deve essere supportato da una cultura dell’organizzazione che, diffusa fra dirigenti e docenti, sia anche utile alla progettazione di una diversa impostazione del tempo-scuola nei diversi cicli d’istruzione. Ogni ordine di scuola deve poter disporre di figure professionali che esercitino funzioni diverse e/o complementari all’insegnamento, servano al coordinamento dei compiti sempre più diversificati oggi richiesti alla scuola, siano di supporto alla dirigenza, sviluppino relazioni con le realtà sociali ed economiche del Paese, sovrintendano ai progetti di sperimentazione e all’elaborazione del sistema dei crediti, curino la documentazione del lavoro scolastico. La formazione degli operatori deve essere mirata e costante. Accanto ad essa, il sistema di valutazione deve operare il monitoraggio continuo delle sperimentazioni in essere, consentire il controllo della qualità dell’offerta formativa e del processo di insegnamento/apprendimento, verificare i risultati degli esiti scolastici. Fanno parte dell’attuale sistema di Istruzione anche la Ludoteca e i Centri estivi, ora afferenti alla Scuola d’Infanzia ed Elementare. Nell’ambito della ridefinizione dei servizi educativi e culturali occorre riconsiderare la loro collocazione e prevederne lo sviluppo in un’ottica di potenziamento e/o miglioramento dell’esistente. L’università L’Università di San Marino è ormai una realtà consolidata; tuttavia essa deve essere ridefinita, nella sua identità, da un progetto politico più chiaro che possa sostenerla con decisione, riconoscerla nella sua autonomia e identificarla come la più alta istituzione culturale del territorio, come centro di ricerca e di intervento, in ambiti altamente qualificati. Gli interventi politici, strutturali e finanziari del futuro devono essere informati ad una maggiore trasparenza nelle scelte di indirizzo politico e a una maggiore visibilità nelle realizzazioni. L’area d’azione dell’Università sammarinese deve distinguersi rispetto all’impostazione di altri Atenei, anche di dimensioni maggiori, nella ricerca di spazi peculiari di investimenti e iniziative di altissima qualità. Attraverso il consolidamento di una presenza culturale significativa a livello internazionale deve essere in grado di rapportarsi direttamente con gli organismi e le organizzazioni che creano circolazione di idee e progetti in Europa. Nella prospettiva del graduale ingresso nell’Unione Europea o, quanto meno, di una concreta collaborazione economica con l’Europa, l’Università deve adottare un impegno serio e continuativo nell’attività di ricerca che possa essere di supporto autorevole alla progettualità imprenditoriale e ai settori produttivi economicamente avanzati. L’Università deve perciò ripensare il ruolo dei Dipartimenti, costruire un sistema di alleanze con Atenei italiani ed europei, creare un gruppo di docenti e ricercatori di livello; prevedere la possibilità di soggiorni di studio all’estero per giovani sammarinesi; formare, attraverso il potenziamento delle borse di studio, professionalità scientifiche sammarinesi di alto livello, progettare un costruttivo rapporto con il mondo dell’impresa attraverso innovative forme di parternariato. Essa deve altresì costituire il luogo di riferimento scientifico per l’aggiornamento, la formazione continua e la crescita culturale del Paese e dei cittadini. In questo senso si colloca il suo rapporto con la scuola, visto nell’ottica del sistema integrato, e con le altre istituzioni culturali del territorio. Il progetto di investimento culturale a lungo respiro dell’Università si sostiene innanzitutto attraverso la programmazione delle risorse economiche

272 che vanno individuate in relazione agli obiettivi di sviluppo del paese. Sono infine necessari interventi qualificati e trasparenti che tendano ad ottimizzare le risorse umane e le diverse professionalità, nonché a superare modalità gestionali eccessivamente burocratiche. L’apertura di corsi di laurea e l’incremento delle attività didattiche rendono necessaria e urgente una seria analisi della distribuzione degli spazi attualmente destinati all’Ateneo e dislocati in modo dispersivo sul territorio. Una sede che identifichi l’Università servirebbe a risolvere problemi logistici e a conferirle prestigio e decoro; la sua collocazione all’interno del centro storico servirebbe inoltre come propulsore per la riqualificazione e la valorizzazione del centro storico stesso.

Capitolo 6 L’Economia Il Nuovo Modello di Sviluppo La Repubblica di San Marino nel contesto internazionale si deve porre come paese competitivo all’interno delle normative internazionali; salvaguardando peraltro le peculiarità che la contraddistinguono. Per ristrutturare la propria economia, incrementando sviluppo e competitività, il nostro Paese deve differenziarsi individuando i settori di intervento e investendo sul loro sviluppo. Tale processo deve necessariamente essere accompagnato da una politica di promozione da parte dello Stato sui mercati internazionali e da incentivi, anche di natura fiscale, mirati al perseguimento degli obiettivi, dalle normative e dalle condizioni che il nostro modo di essere Stato autonomo nel contesto internazionale può darci per attrarre nuovi investimenti. L’evoluzione della nostra economia dovrà garantire nuove occupazioni per tutti i cittadini; il rilancio delle attività commerciali e turistiche mediante la predisposizione di progetti condivisi e partecipati dagli operatori dei settori individuati; l’adozione di specifiche politiche che affermino i diritti dell’impresa e favoriscano la riconversione dell’apparato produttivo verso settori ad alto contenuto tecnologico, e l’apparato dei servizi verso settori ad alto contenuto di capitale umano; che promuovano un’area di economia sociale che può determinare la nascita di un ulteriore sviluppo economico e sociale che affianca lo stato e il mercato ottenendo una trasformazione qualificata dell’economia sammarinese. Nell’ambito di un avvicinamento al contesto europeo e con l’obiettivo di affrontare con forte spirito collaborativo le varie problematiche si procederà ad istituire una Consulta per l’Europa composta da rappresentanti del mondo politico ed economico, dal Sindacato, dalla Cultura. Gli ultimi provvedimenti normativi (adozione del primo modulo di riforma fiscale, applicazione del nuovo diritto societario, promozione della ricerca industriale e precompetitiva) hanno inteso rafforzare il sistema economico nella sua globalità. Si dovrà procedere ora alla promozione di costruzioni che salvaguardino il territorio e l’ambiente e che riqualifichino i centri storici. Il sistema radiotelevisivo deve crescere a livello imprenditoriale, garantendo la prestazione di servizi qualificati anche per i cittadini e realizzando una sana concorrenza nel settore delle telecomunicazioni. E’ necessario avviare il processo di cooperazione economica attraverso lo sviluppo di solide relazioni esterne e il miglioramento dell’immagine del nostro Paese a livello internazionale. San Marino non può prescindere da un’analisi dell’economia mondiale nella quale avanzano due colossi emergenti come India e Cina che sono in grado di praticare prezzi inaccessibili a qualsiasi economia occidentale per effetto dei costi minimi del lavoro. È pertanto necessario passare dalla competitività di costo alla competitività di sistema attraverso una serie di provvedimenti coordinati e di metodi di governo efficaci. La scelta di contribuire alla formazione di un nuovo sistema San Marino in direzione europeista comporta la necessità e l’urgenza di impostare politiche di rinnovamento e di ammodernamento del Paese. L’attività del governo già orientato all’adozione di una politica di programmazione che utilizzi tutte le risorse disponibili e che solleciti il coinvolgimento delle imprese e delle forze sociali, con l’obiettivo di trasformare gradualmente il sistema economico e di riposizionarlo nel contesto internazionale, in linea con l’area europea in una logica di qualità e specializzazione deve essere garantita anche in futuro. Gli obiettivi della programmazione, il nuovo posizionamento di San Marino rispetto ai fattori di sviluppo, la sua collocazione nel nuovo contesto normativo internazionale devono essere chiari per consentire all’iniziativa privata di conoscere con certezza il proprio ambito operativo e di promuovere i più opportuni investimenti in una situazione di trasparenza, sicurezza, stabilità e tutela degli investimenti e dei risparmiatori. Lo Sviluppo Sostenibile La modernizzazione economica necessaria per competere a livello internazionale deve essere garantita da una politica di sviluppo compatibile che metta in circolo risorse umane e finanziarie per sostenere progetti imprenditoriali innovativi nei settori dell’industria, del commercio, del turismo, dell’artigianato e

273 dei servizi. Deve essere favorita ogni azione tendente allo scambio di esperienze e modalità operative aventi come scopo la crescita professionale e la competitività in ambito lavorativo ed economico. Si dovranno necessariamente organizzare modalità tendenti a favorire gli scambi fra la nostra realtà e i principali centri di eccellenza fuori territorio con lo scopo di formare le nuove generazioni in realtà ad ampio respiro e comparabili alle reali esigenze di un moderno stato Europeo. In tale contesto è indispensabile che il governo elabori progetti specifici nei settori dell’energia, dell’acqua e dei rifiuti; promuova con l’Università attività di ricerca scientifica a sostegno di un nuovo impianto economico integrato nell’Europa. Le attività industriali dovranno necessariamente riconvertirsi in un contesto più confacente alle caratteristiche del nostro territorio e dovranno rispettare in maniera imprescindibile i più rigidi criteri di compatibilità ambientale e salvaguardia del territorio. Il nuovo quadro internazionale che si viene configurando richiede cambiamenti sostanziali del sistema macroeconomico ed una diversa e innovativa architettura finanziaria. Nel contempo, San Marino ha la necessità inderogabile di adottare regole compatibili con l’area europea al fine di agevolare lo scambio commerciale e non penalizzare il comparto produttivo Sammarinese. L’esigenza dei cittadini e del Paese è quella di programmare la crescita economica in rapporto alla popolazione, alle risorse professionali e imprenditoriali disponibili, alla limitatezza del territorio, alla difesa delle condizioni ambientali. Tale sviluppo può avvenire solo attraverso la libera iniziativa e la valorizzazione del capitale umano presente sul territorio, sostenuto dalle forti tradizioni di intraprendenza, autodeterminazione e capacità operativa; esso va inquadrato nell’ambito di una programmazione economica, sostenuta politicamente e condivisa socialmente, e attuato in un contesto sociale equo e solidale dove assumano rilievo la formazione permanente, la professionalità della forza lavoro, la creatività e la “voglia di fare”. Il Risanamento della Finanza Pubblica Il risanamento dei conti pubblici comporta la ristrutturazione del debito, il riequilibrio e il consolidamento del pareggio di bilancio. La ristrutturazione del debito richiede un accordo con il sistema finanziario per l’emissione e il collocamento al pubblico di un prestito obbligazionario al fine di diminuire i costi finanziari attuali a carico dello Stato, di offrire ai risparmiatori un adeguato rendimento su titoli assolutamente garantiti, di incrementare le entrate fiscali sulle rendite finanziarie che vengono inopinatamente percepite dal fisco di altri Stati, di ottenere liquidità da investire su progetti di sviluppo che creano occupazione e ricchezza tassabile. Il traguardo dell’equilibrio di bilancio si ottiene superando la politica del “taglia e cuci”, con una programmata politica di rigore selettivo che valuti come si spende e per che cosa. Tale politica va imperniata sul contenimento della spesa corrente e sull’eliminazione di quella assistenziale; sulla lotta agli sprechi e alle spese inutili; sul rispetto assoluto degli stanziamenti di bilancio approvati dal Consiglio Grande e Generale; sulla diminuzione della spesa per il funzionamento della Pubblica Amministrazione; su una migliore organizzazione e gestione di tutti i servizi pubblici. Nel contempo occorre consolidare ed aumentare le entrate anche con la leva fiscale. L’obiettivo programmatico di contenimento della spesa corrente in favore di quella in conto capitale, mediante dunque il potenziamento degli investimenti, già realizzato nel Bilancio di Previsione per l’esercizio 2007 nella misura del 3,08% deve essere riconfermato anche per gli esercizi successivi nella misura di almeno un punto percentuale all’anno. Si dovrà riconvertire la spesa in nuovi obiettivi di ammodernamento dei pubblici servizi e di contenimento del costo del Personale. Il debito consolidato deve essere ripianato con un prestito obbligazionario a 10 anni. I processi amministrativi dovranno essere sburocratizzati mediante la revisione del Regolamento contabile e del Bilancio dello Stato, avviando altresì le procedure per la certificazione del Bilancio. La riforma dell’ordinamento contabile dello Stato dovrà anche essere finalizzata al ridimensionamento dei residui attivi e passivi. Il Fisco Il sistema fiscale, anche nel nostro paese, come in tutti gli altri dove esistono sistemi democratici, svolge anche una importantissima funzione di regolazione dell’economia. A San Marino questa funzione ha ancor più rilevanza per le caratteristiche strutturali del nostro sistema economico, dipendente da quello italiano. E’ necessario quindi porre la massima attenzione in questa direzione aggiornando e riorganizzando il sistema fiscale sia nell’imposizione diretta che indiretta. Occorre perciò riaffermare il principio della capacità contributiva in base al quale il contribuente è tenuto a sostenere, tramite l’imposizione fiscale, il sistema; occorre che il contribuente comprenda che il tributo deve essere percepito come responsabilità verso gli altri e, quindi, un dovere di solidarietà; è indispensabile ridare credibilità al sistema attraverso norme trasparenti, certe, eque e moderne, a sostegno del sistema

274 produttivo, nonché definire un patto fiscale con i cittadini e con le imprese finalizzato alla ulteriore riduzione delle aliquote dell’IGR e anche quelle dell’imposta sulle importazioni e nel contempo ad un sensibile allargamento della base imponibile. Si dovrà quindi agire con determinazione per realizzare una maggiore equità fiscale, definire ed attuare rigorosamente un sistema di verifica ed accertamento che consenta una efficace lotta alla elusione ed evasione, sottoscrivere accordi internazionali, determinanti quelli con l’Italia, finalizzati al riconoscimento nel contesto internazionale del nostro sistema fiscale, per dare certezze e sostegno alle nostre imprese, per una gestione trasparente e concreta che consenta il raggiungimento dell’obiettivo comune di un sistema solido, efficiente ed efficace proiettato verso l’Europa. Va inoltre perseguito l’obiettivo dell’incentivazione del consumo interno dando maggior rilievo ai settori trainanti e strategici, dal turismo alle nuove tecnologie, dai servizi ai prodotti energetici, dalle strutture ricettive alle sedi permanenti di organismi internazionali. Vanno rivisti e riconsiderati l’istituto del” regime forfetario” e le agevolazioni fiscali che dovranno essere, con criteri trasparenti, limpidi e corretti, finalizzati esclusivamente a supportare le nostre aziende alla gestione ed agli investimenti per consolidare il sistema economico, l’introduzione del quoziente familiare per una maggior salvaguardia del reddito in presenza di nuclei familiari numerosi, la definizione di un reddito minimo imponibile al di sotto del quale non può esserci prelievo fiscale e, conseguentemente, determinare un reddito minimo finalizzato al prelievo fiscale. A tal fine è necessario creare le strutture (uffici, tecnologia ecc. ) per una gestione equa e corretta dell’ amministrazione tributaria, nonché una nuova norma relativa al contenzioso tributario più consona alla nostra realtà. Per quanto riguarda il settore dell’imposte indirette, occorre valutare l’esigenza di riordinare, semplificare e, all’ occorrenza, eliminare inutili balzelli che creano solo oneri burocratici. Nello specifico, è giunto il momento di decidere il passaggio dall’imposta monofase al sistema IVA, con una scadenza programmata a breve/medio termine in grado di far assorbire il passaggio nel modo più indolore possibile sia per le imprese che per lo Stato; ciò ci permetterà di confrontarci in Europa alla pari con gli altri paesi che adottano da tempo tale sistema. L’obiettivo di un sistema fiscale equo e leggero, deve essere raggiunto in breve termine, per portare San Marino verso il giusto binario di un benessere sociale ed economico diffuso e non esclusivo di pochi eletti. Il Sistema Produttivo Nell’attuale contesto sammarinese è urgente favorire la riconversione dell’apparato produttivo verso settori tecnologicamente avanzati, servizi reali, tempo libero (nuovo turismo), commercio internazionale, valorizzando l’intelligenza e il lavoro dei sammarinesi. È necessario puntare sulla modernizzazione, con l’accordo delle parti sociali, affermando i diritti e i valori della libera impresa attraverso un apposito statuto quale norma sovra ordinata di riferimento per le norme ordinarie. È prioritario ancorare l’economia al mercato, alle regole ed alle istituzioni europee, ricercando gli spazi possibili di differenziazione in rapporto alla ridotta dimensione sammarinese, per costruire un tessuto economico moderno, aperto, trasparente e solido, garantito dal diritto internazionale. L’indicazione più concreta è verso la creazione di un “polo tecnologico” incentivato da una politica fiscale leggera, dalla formazione professionale di alto livello, dalla specializzazione universitaria e da servizi finanziari e creditizi avanzati. Di uguale importanza è lo sviluppo di nuovi settori di impresa più congeniali alle caratteristiche del nostro Stato e al tipo di manodopera disponibile, sostenuti dalla ricerca e dallo sfruttamento di brevetti, marchi e opere dell’ingegno. È bene favorire la costituzione di una compagnia aerea di bandiera per concretizzare gli accordi intervenuti con la Repubblica Italiana e per rendere effettiva l’internazionalizzazione dell’Aeroporto di Rimini. È importante che venga definito un progetto per la gestione del patrimonio pubblico che preveda anche la costituzione di una immobiliare pubblica dello Stato. L’accordo con l’Italia per la cooperazione economica, accordi con altri Stati disponibili, rappresentano il supporto indispensabile per lo sviluppo e l’ammodernamento del sistema economico. La questione del frontalierato deve trovare soluzione definitiva affinché il capitale umano su cui è basata la nostra economia si consolidi tramite una legislazione equa, condivisa e sostenibile attraverso la condivisione di entrambi i paesi coinvolti. La linea da perseguire è quella degli accordi bilaterali contro le doppie imposizioni che assumono un ruolo molto rilevante agli effetti di una nuova politica economica. Attraverso le relazioni esterne è altresì necessario rilanciare il rapporto di collaborazione con l’Unione Europea col fine di utilizzare i fondi europei destinati all’innovazione. È possibile impostare un rapporto concreto con le Regioni e gli Enti territoriali limitrofi soprattutto per quanto riguarda la sanità, la viabilità, le infrastrutture, i rapporti imprenditoriale commerciali, il turismo e il tempo libero. È indispensabile snellire le pratiche burocratiche. È auspicabile la crescita di forme spontanee di auto organizzazione (cooperative) del terzo settore; produrre una legislazione innovativa che tuteli gli investimenti, recepisca le direttive

275 comunitarie e offra un’immagine moderna del Paese. A tal fine è auspicabile un sempre maggior coinvolgimento ed una proporzionale crescita del ruolo svolto dalla Camera di Commercio che deve farsi carico di divulgare, valorizzare e puntualizzare le peculiarità del sistema San Marino, adoperandosi nei siti e nei luoghi preposti, affinché venga rilanciata l’immagine di una Repubblica operosa, produttiva e trasparente. Per una efficace azione è necessario potenziare l’Ufficio Programmazione Economica Centro Elaborazioni Dati e Statistica al fine di rendere consolidati, certi e disponibili gli indicatori caratterizzanti la nostra realtà economica e sociale . Nell’ambito di una nuova politica per il potenziamento dell’apparato produttivo, va inserito un progetto specifico per i giovani imprenditori sostenuto da qualificati corsi di formazione imprenditoriale presso l’Università e da prestiti sulla fiducia garantiti dallo Stato allo scopo di finanziare iniziative concrete e con buona prospettiva di rendimento. Il Commercio e il Turismo Le attività commerciali e turistiche rappresentano settori importanti dell’economia sammarinese. La necessità di diversificare e qualificare l’offerta, rivedere alcune rigidità normative che oggi limitano l’iniziativa e la nascita di imprese qualificate nel settore commerciale, di destagionalizzare le attività, di allargare il mercato a nuove fasce di clientela presuppone progetti e iniziative concrete in questa direzione. E’ necessario inserire San Marino quale destinazione stabile nel circuito del turismo culturale e delle città d’arte. Occorre pertanto promuovere iniziative in settori specializzati e innovativi rivolte ad un pubblico qualificato; incrementare il turismo scolastico offrendo conoscenze culturali specifiche riguardanti la storia e le istituzioni, attrezzando un parco con percorso botanico naturalistico; organizzare congressi e convegni su temi specializzati; promuovere e tutelare la produzione artigianale interna di articoli tipici; qualificare il livello dell’ospitalità e dell’intrattenimento. È necessario utilizzare la presenza nell’esecutivo dell’OMT ed in altri organismi internazionali del turismo (BIE ed ETC), quali strumento per promuovere il sistema paese. A tal fine è inoltre indispensabile dare completa attuazione alla Legge quadro quale strumento di sviluppo e rilanciare l’attività congressuale, rendendo anche operativa al più presto la neonata Convention & Visitors Bureau, prevista dalla legge quadro come società Pubblico-Privato. È inoltre indispensabile ripensare il ruolo del centro storico, nell’ottica di conciliare le esigenze residenziali con quelle istituzionali culturali e commerciali, riservando la massima attenzione all’arredo urbano e ai servizi primari e secondari. Le indicazioni e le linee guida del Piano strategico del Turismo e del Piano di Valorizzazione del Commercio devono trovare una proposta per la valorizzazione e la riqualificazione del centro storico di San Marino Città trovando soluzioni attraverso un approfondimento del lavoro svolto e tramite il confronto con le associazioni di categoria. È indispensabile ripensare alla riqualificazione delle strutture alberghiere sia in termini quantitativi che qualitativi, al fine di adeguare questo settore ai più moderni standard internazionali. È necessario stabilire con certezza e lungimiranza le modalità con cui i capitali esterni possano fluire in repubblica inserendosi in un settore strategico e fondamentale per l’intera comunità. La priorità deve essere data a coloro che sono in grado di garantire e valorizzare al massimo l’offerta commerciale sammarinese. Si dovrà operare attivamente per l’insediamento sul territorio di una istituzione internazionale prestigiosa; è necessario sviluppare adeguatamente il progetto universitario con collaborazioni esterne, rendendo il centro storico il fulcro dell’intero progetto, concentrando docenza e residenza stimolando l’economia parallela al settore con incentivi e aiuti mirati. A tal proposito è auspicabile potenziare l’attività di promozione e comunicazione dell’immagine di San Marino tramite l’utilizzo di Internet, rinnovando l’accordo operativo con l’Agenzia Nazionale del Turismo ENIT, e con la partecipazione a fiere ed eventi nei paesi Asiatici come la futura Expò 2010; dare stabilità agli eventi nel campo culturale, sportivo e dello spettacolo; organizzare fiere ad alta specializzazione. Non essendo possibile entrare nella logica di giganteschi supermercati come quelli del circondario, appare ragionevole organizzare grandi mercati specializzati all’aperto nei centri storici, dal confine di Dogana a Serravalle creando una viabilità veloce alternativa, e nel centro storico Città-Borgo con una progettazione accuratissima delle aree, degli edifici e dell’arredo. È bene infine dotare l’intero sistema commerciale sammarinese di una carta di fidelizzazione evoluta per garantire reale opportunità ai potenziali clienti dell’intero comparto commerciale. Il terzo settore È importante che la politica economica ritagli un adeguato spazio alle forme spontanee di auto-organizzazione del terzo settore, del no-profit, delle imprese senza fini di lucro: società cooperative, società mutualistiche, associazioni, impegnate soprattutto nella prestazione di servizi amministrativi e sociali con un forte ricorso al volontariato. Questa impostazione deve mobilitare l’unica vera e solida risorsa sammarinese che è

276 costituita dalla persona e dal suo lavoro. Inoltre deve consentire la dismissione di alcuni servizi non strategici dello Stato procedendo alla socializzazione anziché alla privatizzazione pura e semplice. Lo sviluppo del terzo settore sostenuto anche dal volontariato sociale determina una svolta positiva nel sistema economico, orienta verso la costituzione di una vasta rete associativa che rinsalda i vincoli comunitari, dimagrisce l’apparato statale, si pone come interlocutore autorevole dello Stato e del mercato, offre servizi personalizzati, affidabili, flessibili e gratificazioni a coloro che si impegnano in termini di presenza civile, di piacere della cooperazione, di gusto della partecipazione. Il Territorio e l’Ambiente Il territorio e l’ambiente sono beni irriproducibili e irrinunciabili che ci sono stati affidati in cura e che dobbiamo trasmettere integri alle generazioni future. È quindi necessario un forte impegno per bloccare il degrado in atto e per mettere fine ad operazioni speculative in contrasto con gli interessi generali. Appare opportuno predisporre un nuovo strumento di pianificazione territoriale, funzionale al progetto e alle politiche sociali ed economiche indicate, che interviene per la realizzazione di infrastrutture di interesse generale; per migliorare la qualità dell’abitare, della circolazione, del tempo libero, dell’aria, dell’acqua, del verde; per la creazione di zone di protezione e di parchi; per valorizzare i centri storici e il patrimonio paesaggistico e artistico. In tale contesto occorre altresì favorire la realizzazione della prima casa, mettere fine all’alienazione del patrimonio statale, acquisire nuove aree di interesse pubblico, garantire un trattamento equo e perequato nei confronti di tutti i cittadini indipendentemente dalla destinazione urbanistica delle aree. La qualità ambientale deve diventare un riferimento centrale per le grandi scelte sul futuro di San Marino intorno alle quali costruire un vero progresso in termini economici e qualitativi. Il criterio di selezione degli investimenti in nuove infrastrutture deve essere quello dello sviluppo sostenibile e del miglioramento della qualità ambientale. È necessario allargare l’estensione dei parchi e creare un collegamento tra di loro attraverso percorsi alternativi alla motorizzazione. Va maggiormente valorizzata e tutelata la zona panoramica del Monte Titano con una adeguata campagna di ristrutturazione e ammodernamento delle vie di comunicazione, delle strutture adiacenti, incentivando al massimo la fruibilità del luogo e delle sue peculiarità, operando per un veloce inserimento del centro storico e della cima del monte Titano all’interno del patrimonio mondiale dell’UNESCO, in base ai criteri già avviati. In simbiosi vanno riscoperte tutte quelle aree verdi fatte di sentieri, sorgenti, ruscelli e cavità naturali che rappresentano un patrimonio da riscoprire sia per gli eventuali ospiti che per la stessa popolazione sammarinese. È opportuno ripensare alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti potenziando la differenziazione. In questo ambito bisognerà porre allo studio un programma che porti la Repubblica verso l’autonomia dello smaltimento attraverso il riciclaggio dei rifiuti e la valorizzazione degli stessi. Dal punto di vista ambientale viene ribadita l’importanza di un Piano Agro–Ambientale che riqualifichi il Paese, portando le coltivazioni su principi di Eco-compatibilità senza ulteriori aggravi per lo Stato, prediligendo l’incentivazione dei Prodotti Tipici e la loro valorizzazione e aggiornando gli strumenti legislativi di settore. Gli incentivi indirizzati a questo settore dovranno sempre più cercare di valorizzare la salvaguardia del territorio attraverso la fattiva collaborazione degli operatori, favorendo attività e coltivazioni ritenute compatibili con le caratteristiche del nostro territorio e le sue fragilità. Va ricercata con molta determinazione la tutela di quei settori in cui, in produzione di qualità e con i migliori standard disponibili, si possano offrire una selezionata gamma di prodotti che abbiano una forte caratterizzazione con il territorio e le sue tradizioni. Fondamentale è l’informazione corretta, dettagliata e comprensibile sulle tematiche ambientali e sui controlli di prevenzione e repressione di ogni forma di inquinamento. Elevata importanza va data all’incentivazione dei programmi di formazione in questo campo sia a livello scolastico che nell’ambito dell’aggiornamento dei dipendenti pubblici, i quali devono, proprio per il loro ruolo di gestori della cosa pubblica, farsi paladini di questa accresciuta necessità di tutela ambientale. Da tempo un apposito gruppo di progetto del nostro partito è operante per predisporre un approfondito piano energetico nazionale e dare vita ad una legislazione innovativa e snella che possa portare la Repubblica di San Marino su un piano di eccellenza in termini di efficienza energetica e di produzione d’energia pulita. Il progetto diviso in tre parti principali si adopera per favorire il dibattito, incentivare gli investimenti, stimolare l’opinione pubblica al fine di portare entro il 2020 a raggiungere l’obiettivo di San Marino “paese verde”. Conseguentemente a ciò andranno perseguite strade che elevino la coscienza verso l’uso di fonti di energia rinnovabile, di cui lo Stato potrà farsi promotore con l’utilizzo nei propri edifici e con l’erogazione di incentivi ai privati per la ricerca e la produzione specialistica ad alta tecnologia. Nel contempo si dovrà attivare una politica economica che incentivi la costruzione di edifici nel rispetto dell’”efficienza energetica”

277 per favorire anche la vivibilità degli stessi. A ciò deve aggiungersi l’aggiornamento del quadro legislativo per il miglioramento degli strumenti di tutela da tutte le forme di inquinamento che comprendano o dettaglino maggiormente, ove presenti, meccanismi contributivi in funzione della capacità inquinante dei singoli, siano essi persone od operatori economici, formando un contesto legislativo e culturale che favorisca la sottoscrizione del protocollo di Kyoto sui cambiamenti climatici. Come obiettivo minimo è auspicabile seguire almeno gli indirizzi scaturiti dalla recente conferenza di Montreal che ha tracciato un cammino comune per gli interessi di tutti i paesi compreso coloro che ancora non hanno aderito per intero al protocollo suddetto. In campo territoriale vanno attuate nette migliorie nel settore della viabilità con la realizzazione di nuove importanti infrastrutture che, fluidificando il traffico, possano migliorare la qualità della vita dei cittadini. Qualsiasi nuovo strumento di pianificazione territoriale non potrà esimersi dall’affrontare come stadio prioritario la realizzazione di un accurato piano della viabilità, definendo con certezza il ruolo futuro della superstrada, ridotta ormai ad un autentico svincolo di raccordo fra vie secondarie e smistamento pedonale. In via prioritaria dovranno essere definite regole certe che impediscano scelte discrezionali da parte dell’Amministrazione e degli organi collegiali. Parallelamente si rende necessario, per valutare con certezza scientifica lo stato di attuazione del PRG, una analisi dell’esistente attraverso un preciso censimento dell’edificato e delle aree ancora disponibili in rapporto alle reali esigenze del Paese considerando prioritari servizi, quali scuole ed infrastrutture di vario genere (parcheggi, marciapiedi, ecc.), che lo Stato deve garantire ai propri cittadini. Va rilanciata la capacità progettuale dello Stato nell’ambito della pianificazione anche attraverso concorsi pubblici per la realizzazione di piani particolareggiati. Vanno ricercati gli strumenti necessari al raggiungimento di una migliore qualità del costruito, anche in previsione di una possibile riqualificazione dell’esistente e della necessità di incentivare la cultura del rispetto e della tutela del patrimonio storico ed architettonico. È opportuno che lo Stato elabori in tempi brevi un quadro legislativo garantista per la sicurezza della collettività in materia di protezione civile. Il Sistema Finanziario Il sistema finanziario sammarinese deve continuare il processo di sviluppo ed internazionalizzazione avviato; in tal senso, è indispensabile proseguire l’azione mirante a completare e a rafforzare l’impianto normativo del sistema, anche attraverso una maggiore omologazione internazionale che a sua volta costituisce condizione necessaria per una più intensa e proficua integrazione internazionale. Al fine di costruire solide basi di crescita e sviluppo di connessioni a livello internazionale dovrà essere data priorità assoluta al completamento della regolamentazione in materia di lotta al riciclaggio e al finanziamento al terrorismo e nell’emanazione di apposita normativa in tema di intercettazioni telefoniche, anche per rendere la Repubblica di San Marino ottemperante agli standard internazionali. Per garantire una maggiore tutela dei depositanti e del sistema nella sua interezza dovrà essere sempre più potenziato il ruolo di controllo e vigilanza espletato da Banca Centrale, nonché si dovrà procedere all’istituzione di un sistema di garanzie a tutela dei depositanti, che recepisca le garanzie proprie dei sistemi bancari e finanziari consolidati armonizzandone i principi fondamentali alla normativa europea in tema di tutela del risparmiatore. Dovranno essere potenziati i progetti e le iniziative concernenti lo sviluppo, la crescita e la promozione del sistema finanziario sammarinese con il qualificante obiettivo di dare vita ad una Piazza Finanziaria internazionale, efficiente e competitiva. Il Progetto inerente la creazione di una Piazza Finanziaria dovrà comprendere evoluzione normativa, capacità di tessere nuovi rapporti internazionali, promozione di un’immagine di piazza finanziaria efficiente e moderna. Il recepimento e l’adeguamento delle peculiarità sammarinesi alle normative internazionali costituisce l’unica strada percorribile per rendere il nostro sistema finanziario concorrenziale. Ciò dovrà necessariamente avvenire in parallelo al potenziamento del grado di specializzazione dei servizi offerti e delle professionalità prestate. E’ prioritario procedere alla ristrutturazione dell’intero debito pubblico in forme di indebitamento di medio e lungo periodo e alla sua riunificazione. La ristrutturazione del Debito Pubblico mediante strumenti di indebitamento a medio e lungo termine potrà avvenire attraverso l’emissione ed il collocamento al pubblico di un prestito obbligazionario, mediante un accordo con il sistema finanziario sammarinese, che permetterà il consolidamento e la riconferma delle ottime valutazioni esplicitate dal Rating e consentirà di diminuire i costi finanziari attuali a carico dello Stato e di offrire ai risparmiatori un adeguato rendimento su titoli assolutamente garantiti. Mediante l’emissione di Titoli Pubblici si potranno incrementare le entrate fiscali sulle rendite finanziarie che vengono inopinatamente percepite dal fisco di altri Stati e si potrà ottenere liquidità da investire su progetti di sviluppo che creino occupazione e ricchezza tassabile. Le Telecomunicazioni L’esistenza di una buona infrastruttura di telecomunicazioni è largamente riconosciuta come un successo

278 importante di un paese, sia a livello microeconomico che macroeconomico; pertanto va favorita la concorrenza, la ricerca, la crescita. Al fine di superare i regimi di privilegio esistenti è necessaria l’adozione della “legge quadro per le reti ed i servizi di comunicazione elettronica”, che istituisce l’Autorità delle telecomunicazioni, già depositata in Segreteria Istituzionale al fine di proseguire l’iter consiliare. L’Autorità delle telecomunicazioni ha il duplice scopo di assicurare la corretta competizione degli operatori sul mercato e di tutelare le libertà fondamentali dei cittadini; quindi ha funzioni di regolamentazione e vigilanza nei settori delle telecomunicazioni, dell’audiovisivo e dell’editoria. La radiotelevisione di Stato va valorizzata come azienda produttrice di informazione, cultura e servizi, superando il regime di monopolio e portando a termine le trattative con il Governo italiano in materia di radiotelevisione. Va agevolata la crescita della cultura per il proficuo utilizzo dei mezzi informatici, al fine di avvantaggiare tutti i cittadini e agganciare la nostra comunità al Progetto “e-Europe-Una società dell’informazione per tutti”. Internet va diffuso per promuovere la comunicazione e per favorire un salto di qualità del valore del sapere e dell’informazione nei processi economici, attraverso lo sviluppo dell’utilizzo delle infrastrutture esistenti, integrate con le tecnologie wireless su tutto il territorio della Repubblica. Va realizzata una efficace e sicura distribuzione delle antenne, in armonia con il territorio, assicurando una informazione periodica e dettagliata sull’inquinamento elettromagnetico attraverso strumenti di comunicazione adeguati. Le convenzioni di concessione dell’utilizzo dei sistemi di telecomunicazione vanno ricondotte ad un progetto concreto per il futuro nel quale deve rientrare la possibilità di creare a San Marino un polo tecnologico per la sperimentazione delle nuove tecnologie. Va accelerato il processo di modernizzazione e trasformazione, attraverso l’attuazione del “Piano strategico delle Telecomunicazioni” che veda nuovi operatori integrare i servizi di connettività, dei quali si è evidenziata una richiesta da parte di cittadini e imprese. La Cooperazione Internazionale La Repubblica di San Marino sta procedendo alla stipula di un Accordo di Cooperazione Economica con la vicina Repubblica italiana. Tale Accordo individuerà nuove opportunità di investimenti ed identificherà precise tipologie di sviluppo compatibili a livello internazionale. Mediante la stipula di un Accordo di Cooperazione Economica il nostro Paese migliorerà la propria immagine a livello internazionale e sarà riconosciuto come paese in grado di offrire nuove opportunità di crescita economica. Va poi sottolineato che il nostro paese dovrà continuare l’attività di creazione di connessioni a livello internazionale e la stipula di accordi di carattere economico con Stati amici.

Capitolo 7 Le Relazioni Esterne La Repubblica deve esprimere in tutte le sedi internazionali l’aspirazione alla pace e alla giustizia mondiale del popolo sammarinese. Essa si riconosce integralmente nella Carta e nelle deliberazioni delle Nazioni Unite e dei suoi organi, compresa la risoluzione dell’Assemblea Generale per la «protezione e sicurezza dei piccoli Stati». Il ruolo internazionale della Repubblica è improntato alla diffusione e all’affermazione dei valori democratici e del rispetto dei diritti della persona umana, come stabilito nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, adottata dall’Assemblea Generale. San Marino ritiene che tali obiettivi possano essere perseguiti solamente attraverso il dialogo e la cooperazione internazionale e transnazionale, nel rispetto dei concetti di pluralismo e diversità fondati sulla reciproca comprensione. Perseguendo questi scopi e rifacendosi alla secolare tradizione di neutralità che lo colloca in una posizione originale tra gli Stati europei, San Marino deve diventare un luogo attivo della diplomazia internazionale e transnazionale, mettendo a tal fine a disposizione strutture e risorse. Con il sostegno e la promozione del rispetto del diritto internazionale, San Marino deve favorire la riforma in senso pluralista delle istituzioni politiche ed economiche internazionali e sopranazionali e lo sviluppo sostenibile ed equo delle economie dei Paesi meno sviluppati. Per un piccolo Stato come San Marino, le relazioni internazionali sono un ambito fondamentale e la politica estera assume un ruolo determinante. Il prestigio internazionale della Repubblica è un elemento fondante la sua stessa esistenza e va tutelato con fermezza e accresciuto con sapienza. Va pertanto caldeggiata la possibilità per San Marino di divenire sede di una delle agenzie previste dalle organizzazioni internazionali e va in tal senso avanzata la candidatura. È dunque essenziale che le attività di politica estera ottengano una larga partecipazione aumentandone la

279 trasparenza, permettendo così ai cittadini di diventarne consapevoli e partecipi. La Consulta dei cittadini sammarinesi all’estero è un’istituzione da valorizzare per poter perseguire più proficuamente il suo scopo principale, ossia il mantenimento di più stretti legami fra i sammarinesi residenti all’estero e la madrepatria. Quanto alla presenza degli stranieri a San Marino, è necessario arrivare in tempi brevi alla definizione di un nuovo strumento legislativo che disciplini in maniera più adeguata il rilascio dei permessi di soggiorno e della concessione delle residenze. Data l’evidente importanza per la nostra Repubblica delle relazioni internazionali, l’apparato al quale i sammarinesi delegano l’elaborazione e la rappresentanza delle relazioni esterne, necessita di una revisione che ne individui i punti di forza e di debolezza. Ciò vale anche per il sistema di reclutamento del personale e le concrete attività diplomatiche anche in relazione alle spese per il mantenimento. Il corpo diplomatico va riorganizzato per renderlo più attivo e qualificato così che avanzi laboriosamente gli interessi sammarinesi e sia in grado di intessere concreti e proficui rapporti in tutti gli ambiti. Questo obiettivo non può essere disgiunto dalla riconsiderazione dell’impianto legislativo che è alla base dell’organizzazione degli affari esteri. Al fine di affrontare la complessità delle nuove sfide che si pongono in ambito internazionale, lo Stato sammarinese dovrebbe inoltre incentivare la formazione di nuove e specifiche professionalità in territorio, in grado di fornire il necessario e qualificato supporto alle Istituzioni ed ai diversi comparti della società coinvolti dal fenomeno della globalizzazione, nei suoi molteplici aspetti, e di assicurare al Paese adeguati e proficui livelli di partecipazione alla vita della comunità internazionale, sia nella conduzione del suo rapporto con i singoli Paesi, che all’interno dei diversi Organismi internazionali. Tale progettualità non deve riguardare solamente il Dipartimento Affari Esteri e la rete delle strutture diplomatiche e consolari, ma deve investire anche ogni altra area pubblica coinvolta nelle attività di relazioni esterne. In linea con tale processo formativo, vanno ulteriormente approfondite anche le questioni riguardanti le opportunità professionali e di studio all’estero per i cittadini sammarinesi. Va proposta la candidatura di San Marino quale sede di un Osservatorio Internazionale per la Pace. San Marino deve infine rafforzare la propria attività a livello multilaterale, operando per la condivisione delle decisioni e la costruzione di regole comuni. L’Europa La totale estraneità di San Marino ai processi decisionali europei priva la Repubblica di un importante strumento per la tutela dei propri interessi, poiché nell’attuale sistema politico europeo solo un membro dell’Unione può pienamente avanzare proposte e richieste. Questa posizione ostacola non solo lo sviluppo e le possibilità di San Marino, dei suoi cittadini, dei gruppi e delle imprese, ma sembra sempre più destinata ad impedirlo, sottraendo, al tempo stesso, nuove e concrete prerogative economiche sociali e culturali. Allo stato attuale, ferma restando la legittimità di concrete alternative, l’adesione negoziata all’Unione Europea è un obiettivo strategico che va perseguito iniziando con il passaggio di San Marino dallo status di Paese terzo a quello di Paese associato. Infatti la posizione dell’Unione Europea nel sistema di Stati dell’Europa è talmente sviluppata che, da una posizione d’isolamento, San Marino corre il rischio sempre maggiore d’essere soggetto all’influenza esterna, subire discriminazioni economiche e sociali, restare in disparte politicamente. Il primo passo della politica estera sammarinese nei confronti dell’Unione Europea deve consistere nella preparazione alla negoziazione e nell’avvio dei relativi incontri diplomatici e negoziali, per i quali è opportuno proseguire anche sulla base delle indicazioni che verranno maturate a seguito della risposta che l’Unione Europea darà a San Marino in merito alla richiesta di collaborazione avanzata per le vie formali lo scorso agosto. L’avvio di questo processo è l’unico che può garantire la possibilità di valutare i termini dell’eventuale adesione della Repubblica all’Unione Europea, permettendo di acquisire la piena consapevolezza delle sue implicazioni e, perciò, di poter assumere una decisione realistica, ponderata e lungimirante. Va istituita, su proposta del Congresso di Stato approvata dal Consiglio Grande e Generale, la Consulta per l’Europa, il cui compito tecnico sarà quello di analizzare il processo d’integrazione europeo, al fine di valutare le sue conseguenze per San Marino e le eventuali scelte nel quadro dell’obiettivo dell’adesione, redigendo, su base annuale, il rapporto sull’integrazione europea della Repubblica; sostenere la politica d’integrazione e la relativa normativa e, su mandato dei responsabili istituzionali, coadiuvare i rapporti e le trattative con l’U.E; informare la cittadinanza sulla realtà dell’Unione Europea, sulla politica di integrazione e sui suoi sviluppi; presentare al Consiglio Grande e Generale un rapporto sull’integrazione. L’eventuale decisione sull’adesione all’Unione Europea dovrà ottenere la maggioranza assoluta del Consiglio Grande e Generale e sarà sottoposta a referendum popolare.

280 La Politica Bilaterale I rapporti di amicizia e buon vicinato tra la Repubblica italiana e quella sammarinese, sanciti dagli accordi convenzionali del 1939 e successive modifiche, necessitano di un aggiornamento che conduca ad un nuovo e moderno rapporto. Un primo passo consiste in un Accordo di Cooperazione Economica realizzato su basi di pari dignità e di reciproco vantaggio, senza vulnus alla sovranità di alcun stato, destinato ad avviare nuove e costruttive relazioni, così come è fondamentale pervenire alla formalizzazione degli accordi in materia radiotelevisiva e lavoro frontaliero ed all’attuazione delle intese maturate per rendere effettiva l’internazionalizzazione dell’aeroporto di Rimini. Lo sviluppo della politica bilaterale deve sostenere il rafforzamento dei rapporti con gli Stati di origine delle comunità straniere presenti in Repubblica, per rafforzare i rapporti in tutti gli ambiti. Inoltre, San Marino deve sviluppare e consolidare le sue relazioni esterne sia con gli Stati dell’Europa sud-orientale sia del bacino Mediterraneo, sostenendone l’integrazione in Europa e promuovendo i propri interessi. San Marino deve altresì dedicare maggiore attenzione alla dimensione esterna delle varie politiche comuni (sicurezza, ambiente, istruzione, etc.) in un più ampio contesto strategico, rafforzando le proprie relazioni a livello internazionale, con particolare riguardo ai nuovi rapporti di collaborazione ed alle più recenti intese con gli Stati che maggiormente influenzano e determinano le politiche internazionali. Più in generale, occorre perseguire il raggiungimento di accordi, quale supporto indispensabile per lo sviluppo dell’economia sammarinese, in tutti i settori ritenuti strategici in tale direzione, segnatamente quelli contro le doppie imposizione, di cooperazione economica e per la promozione e la protezione degli investimenti, con tutti gli Stati disponibili. Gli Organismi Internazionali San Marino deve ricercare una partecipazione più attiva e concreta nelle Organizzazioni delle quali è membro, compresa la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, la Corte Penale Internazionale. La candidatura per far entrare il Monte Titano nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO, Organizzazione di cui San Marino condivide gli obiettivi, gli ideali e i valori, va sostenuta con tenacia poiché coincide con il suo interesse nazionale. La presenza nel Consiglio Esecutivo dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT), deve consentire la valorizzazione delle tradizioni locali e le radici storiche del territorio e saldare i rapporti con le realtà limitrofe a vocazione turistica, alle quali San Marino può offrirsi come un punto di riferimento, aumentando la propensione internazionale dell’attrattiva sammarinese. Come ha dimostrato la recente esperienza di Presidenza del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, unitamente alla presenza continuativa all’interno di questa importante organizzazione, San Marino può contribuire sostanzialmente all’avanzamento dei principi della politica estera sammarinese e del Consiglio d’Europa stesso, tra i quali il rafforzamento della cooperazione internazionale, in particolare a sostegno della promozione del dialogo interculturale ed interreligioso, del rispetto dei diritti fondamentali della persona, del primato del diritto e dei valori democratici. In tal senso, proprio la fruttuosa esperienza del semestre costituisce uno stimolo ulteriore al proseguimento di quel ruolo di mediazione che ha già dimostrato di sapersi assumere in seno ad alcuni organismi internazionali, come testimoniato anche dalla istituzionalizzazione degli incontri annuali della Conferenza sul dialogo interculturale, dagli incarichi assegnati al Paese in qualità di coordinatore tematico sulla dimensione religiosa del dialogo interculturale nell’ambito del Consiglio d’Europa e, all’interno delle Nazioni Unite, di mediatore verso gli altri Paesi ONU per incrementare il processo di rivitalizzazione dell’Assemblea Generale. In tale direzione, San Marino potrebbe candidarsi a divenire Sede Internazionale per il dialogo e le relazioni tra i popoli e le culture. San Marino deve altresì impegnarsi nella intensificazione dei rapporti con gli altri piccoli Stati, profondendo maggiori energie per l’adozione di posizioni comuni e negoziando un’azione più sistematica e organizzata che porti ad iniziative a tutela ed avanzamento delle proprie specificità e dei propri interessi. Nell’ambito della lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo, è opportuno che San Marino rafforzi la cooperazione con gli organismi che vi operano e potenzi ulteriormente la legislazione vigente in tale settore, basandosi sugli strumenti internazionali imprescindibili quali le raccomandazioni GAFI, le più recenti Convenzioni del Consiglio d’Europa e le specifiche risoluzioni dell’ONU. In tal senso è inderogabile la firma di San Marino della Convenzione delle Nazioni Unite contro la Corruzione. Proprio alla luce della sempre più forte internazionalizzazione dei fenomeni criminali, dopo la sua formale adesione, San Marino deve inoltre intensificare il proprio rapporto con Interpol, collegandosi più strettamente ai suoi vari Uffici Nazionali ed in particolar modo con quello italiano, così come alla sua rete di servizi informativi, in modi e forme rispettose della sovranità di entrambi gli Stati.

281 Alla Organizzazione Mondiale della Sanità San Marino offre un positivo modello di buona gestione del settore della salute e deve continuare ad attingere, nel contempo, informazioni e indirizzi scientifici d’avanguardia. Vanno sostenuti con rigore e flessibilità gli alti valori e i principi della Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), contribuendo concretamente alla ricerca di soluzioni equilibrate e condivise ai problemi che essa affronta, intensificando il rapporto esistente, avvalendosi della rappresentanza diplomatica a Vienna, recentemente istituita. Nell’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) va promosso un più forte sostegno alle iniziative tese alla diffusione dell’informazione, alla prevenzione ed alla ricerca, al fine di assicurare le adeguate cure e la necessaria assistenza, così come un libero accesso alle risorse per le popolazioni bisognose. Nel Fondo delle Nazioni Unite per i bambini (UNICEF) va mantenuta una ferma attenzione alla difesa dei diritti dell’infanzia. Va esplorata la possibilità di aprire un rapporto diretto col WTO e con l’OCSE, riservandosi l’opportunità di valutarne gli ulteriori sviluppi.

Capitolo 8 Il metodo Metodi nuovi, basati sulla trasparenza, la legalità, la partecipazione, il bilancio di programma devono caratterizzare la gestione della cosa pubblica e la cultura di governo. Legalità e trasparenza Si deve operare sulla base di progetti complessivi, impostare una programmazione economica indicativa che consenta la concertazione fra le parti sociali tramite la politica dei redditi e la politica sociale, la collaborazione del mondo imprenditoriale per il raggiungimento degli obiettivi generali, il coinvolgimento dei liberi professionisti nella soluzione dei problemi, la valorizzazione delle risorse umane presenti in territorio, la partecipazione dei cittadini alle scelte fondamentali del Paese. L’operato e gli atti del governo devono essere improntati alla più stretta osservanza delle leggi vigenti e alla trasparenza. La Pubblica Amministrazione è tenuta ad applicare le leggi varate dal Consiglio G. e G. senza alcuna discriminazione tra i cittadini, rispondendone sul piano civile e penale. Deve essere incentivata la conoscenza degli atti pubblici. Nella vita pubblica va affermata la moralità con una decisa azione contro ogni forma di corruzione nella P.A. e nella politica, attraverso provvedimenti che garantiscano la trasparenza, attuando controlli che certifichino la regolarità degli atti, identificando incompatibilità di funzione, amministrative e politiche. La politica deve far emergere lo spirito pubblico e il senso dello Stato. Ha bisogno di regole severe e di un codice di condotta in un clima di vigilanza critica. Mantenere gli impegni, comunicare con linguaggi semplici e chiari, definire nettamente le responsabilità di chi fa danni agli altri o agisce disonestamente, impedire profitti illeciti, sono valori da affermare nella società per isolare gli opportunisti. In termini di comportamenti, l’autorevolezza deve subentrare all’autoritarismo, la severità al lassismo e alla demagogia, l’imparzialità al favoritismo e al clientelismo. Il consenso va coltivato sui valori diffusi e sui risultati conseguiti, al di fuori della gestione del potere. Il patrimonio immobiliare dello Stato appartiene alla totalità dei cittadini e deve, pertanto, essere oggetto della massima cura da parte degli amministratori pubblici. Va possibilmente potenziato sulla base delle risorse finanziarie disponibili. Non va alienato nelle sue varie parti se non per piccolissime permute in cui emerga chiaramente l’interesse dello Stato. Le eventuali convenzioni tra pubblico e privato devono essere sottoposte ad un vaglio severo al fine di valutare il vantaggio per la collettività e per lo Stato, sulla base di una ipotesi di lavoro che illustri chiaramente i termini dell’iniziativa, individui nettamente i promotori, metta in evidenza gli scopi e i risultati attesi. Partecipazione Il compito principale della politica è quello di coinvolgere la popolazione sui problemi concreti della vita quotidiana come terreno di dibattito civile e come diffusione della conoscenza in grado di consentire la crescita civile e culturale dei cittadini. È necessario aumentare il raccordo tra istituzioni e cittadino, che non può essere limitato al solo momento elettorale. È opportuno dare un ruolo forte ai cittadini rendendo rilevante la loro presenza nel dibattito sulle scelte importanti. È indispensabile fare il tentativo di innestare processi di partecipazione sulla tradizione della rappresentanza, e di far convivere la legittimazione elettorale con la legittimazione popolare affinché una migliore democrazia sia possibile e si interrompa quel processo di esclusioni che mortifica la rappresentanza e allontana i

282 cittadini dalle istituzioni. È opportuno proporre una cultura nuova della sana competizione e della giusta affermazione dei valori e delle potenzialità umane, nonché delle personali esigenze di libera espressione della individualità. La creatività va stimolata, culturalmente. E’ necessario premiare il merito dell’individuo, accendendo nei giovani la speranza, la capacità di iniziativa e la volontà di auto determinazione. Riscoprendo il valore del merito, della competenza, della qualità, della professionalità, dell’impegno, costruiti sul campo del libero confronto, si diffonde la fiducia nel sistema-paese e si responsabilizza l’individuo nel sociale. Incompatibilità Le basi della democrazia e della libertà sono fondate sul principio della distinzione di attribuzioni tra funzione di controllo (terzietà) e funzione soggetta a verifica. Va dunque impedito il meccanismo dell’ affidamento dell’incarico da parte del controllato al controllore, meccanismo che lega di fatto nella cointeressenza le due antitetiche funzioni. Si devono impostare azioni concrete volte alla separazione delle funzioni e delle carriere di chiunque operi nel settore dei servizi, attraverso la verifica delle incompatibilità delle attribuzioni di controllo con le funzioni e le prestazioni del controllato, operando un esame costante, sulla base di strumenti giuridici, dell’effettiva terzietà di coloro che stanno dall’altra parte. Il Bilancio per Progetti Per realizzare il buon governo e la sana amministrazione si impone l’ammodernamento degli strumenti di gestione e controllo della finanza pubblica al fine di consentire una distinzione chiara e tangibile delle spese a carico dello Stato. Attraverso la revisione delle normative relative all’amministrazione pubblica e alla struttura del Bilancio dello Stato si procederà ad un’attenta qualificazione della spesa pubblica e ad una revisione ponderata delle entrate. L’adozione del metodo della programmazione, che imprime il massimo di razionalità alle decisioni da prendere nella sfera pubblica anche in combinazione con i privati, consentirà una organica e complessiva valutazione dei fabbisogni e delle disponibilità, nonché la formazione di una graduatoria di priorità tra le diverse esigenze della popolazione da soddisfare e una scelta meditata e razionale dei mezzi che dovranno essere utilizzati con la più conveniente combinazione degli stessi. La programmazione delle spese per la realizzazione di specifici progetti migliorerà il grado di efficienza della spesa pubblica sia nel momento della sua decisione, sia nel momento della sua esecuzione, in modo che la spesa stessa possa raggiungere nella massima misura possibile gli obiettivi prestabiliti. La programmazione di spesa per progetti, che consentirà di realizzare un servizio, una procedura, un’opera o di rendere più efficiente l’esistente, dovrà contenere gli obiettivi, le risorse necessarie, i tempi, le verifiche e le responsabilità al fine di dare solidità all’attività di Governo ed evitare gli sprechi e le spese inutili. Il bilancio annuale realizza il risultato finale di un processo di decisioni e di scelte passate al vaglio di rigorose analisi economiche; si pone come strumento che consente la valutazione funzionale ed economica delle spese in seguito alla stretta correlazione tra programma e bilancio. Il bilancio triennale diventa un efficace strumento di programmazione: attraverso le spese pluriennali sottoposte a legislazione, coinvolgendo la responsabilità del Consiglio, il cittadino potrà conoscere la destinazione dell’intera spesa pubblica. I bilanci consolidati dello Stato, opportunamente riformati e resi leggibili anche ai non addetti ai lavori, devono diventare il fondamentale strumento di politica economica e finanziaria.

283 284 ORGANISMI ELETTI DAL CONGRESSO

ANDREOLI PARIDE Segretario BUSIGNANI PATRIZIA Presidente

CONSIGLIO DIRETTIVO: ANGELINI ANGELO GUERRA DENNIS ANTONELLI CARLO LANCI VALENTINA BACCIOCCHI ANTONELLO LAZZARINI MARINA BELLUZZI IRO LORENZI GABRIELLA BENEDETTINI DOLORES MACINA STEFANO BENEDETTINI MORENO MANCINI ALESSANDRO BERARDI FABIO MANCINI MIRKO BERNARDI FILIBERTO MARANI NAZZARENO BERTI DANIELA MARANI OLIVIA BIORDI CESARINO MARINELLI LUCIANO BOLLINI LUCIANO MASSARI KATIA BONFE’ GIORGIO MAURIACA CARLOS ADOLFO BRONZETTI DENISE MERLINI MARIA DONATELLA BUCCI ROBERTO MICHELOTTI MARIA DOMENICA CANINI FABIO MORGANTI FRANCESCO CANTI MASSIMO MORGANTI GIUSEPPE MARIA CAPICCHIONI GIAN CARLO MUCCIOLI MORIS CARATTONI ANTONIO OTTAVIANI NADIA CARATTONI ENRICO PAMBIANCHI ISMONA CARATTONI OLGA PASQUINELLI MARIA GRAZIA CASALI MASSIMILIANO PEDINI AMATI FEDERICO CASALI MAURO FRANCO PENSERINI ALBERTO CECCHETTI ALBERTO RAGINI SUSANNA CECCHETTI GIOVANNA RANOCCHINI ROBERTA CELLI SIMONE RASCHI ROBERTO CHIARUZZI GIORGIO REFFI MARILIA CHIARUZZI MAURO RENZI ALESSANDRA CHIARUZZI PIO RENZI FEDERICA CRESCENTINI FEDERICO RICCARDI MARINO CRECENTINI PAOLO ROSSI LAURA DE BIAGI ALESSANDRO ROSSI RENATO DE BIAGI GERMANO ROSSINI LAZZARO DE BIAGI IRISH ROSSINI MASSIMO ROBERTO DE MARINI AGOSTINO SANTI FRANCO DELLA BALDA EMILIO SELVA MARIA DOLCINI PATRIZIA SEMPRINI SILVANO FABBRI GERRI SPADONI SESTINO FABBRI ROSSANO STOLFI FIORENZO FAETANINI PIETRO TOMASSONI MAURIZIO FELICI FILIBERTO TOSI JADER FELICI PIR MARINO UGOLINI PEPPINO FIORINI GIAN LUIGI WALDES VENTURINI RICCARDO FRANCIONI MONICA ZAFFERANI NERINA FRESCHI MARINA ZANOTTI GUERRINO GASPERONI GUALTIERO ZANOTTI LUCIANO GASPERONI MILENA ZANOTTI MARINO GIANNONI GIOVANNI ZONZINI SIMONA GIARDI GIAMPAOLO ZONZINI STEFANO GIARDI RENZO OSSERVATORIO DEL PATTO POLITICO: CHIARUZZI PIETRO VENTURINI MARINO CONTI AMEDEA GATTI ROMANO GUALTIERI MARINO MONTANARI ALBA SANTI ENZO 285 286 Il Congresso del Partito dei Socialisti e dei Democratici,

1° dall’Unificazione - 41° dalla Fondazione

tenutosi nei giorni 14,15 e 16 dicembre 2007 sentita la relazione del Presidente e l’ampio e costruttivo dibattito approva la seguente mozione conclusiva

VALORI E RADICI

Il PSD si propone come strumento democratico per l’alleanza tra le forze della società civile, del lavoro e dell’impresa interessate al progetto riformista. Le radici della sinistra sammarinese e del riformismo socialista, maturate con l’affermazione del movimento politico che ha dato vita al Partito Socialista, rappresentano la base storico-politica ed etico culturale dell’agire del PSD. Il ruolo di protagonista dell’innovazione democratica, economica e sociale che caratterizza la storia della sinistra sammarinese, disegna l’azione attuale e futura del Partito. L’obiettivo dell’unità di tutte le forze che si riconoscono nei valori della sinistra socialista, riformista, democratica, liberale e del cristianesimo sociale rappresenta una priorità strategica.

IL PARTITO

Il Congresso impegna il Partito a lavorare come un’organizzazione aperta che onora la propria responsabilità verso l’intera comunità sammarinese, rappresentativa della realtà storica, politica, sociale e culturale del Paese; dove l’unità e la coesione interna sostengono una forte volontà di aggregazione. La lungimiranza rispetto alla richiesta di cambiamento proveniente dalla società civile ha dimostrato la capacità del PSD di essere protagonista delle scelte e della vita politica del Paese. Il Congresso impegna perciò il Partito a garantire agli aderenti l’informazione e gli strumenti di formazione politica e di partecipazione democratica, coinvolgendo anche le nuove generazioni, attivando una rete di relazioni con le forze vitali del Paese ed impostando un rapporto forte di fiducia fra il partito e i cittadini. Occorre qualificare il partito come organizzazione riformista, impegnata sui grandi temi dibattuti dalla comunità internazionale, soprattutto nell’Internazionale Socialista e nella grande famiglia del Socialismo Europeo, allargando la conoscenza, valorizzando gli ideali, sollecitando la passione ed il coinvolgimento attivo. Il Congresso accoglie con favore la decisione della Casa delle Identità e dell’Unione Forze Repubblicane di aderire al PSD; esprime apprezzamento per la scelta politica del compagno Paolo Bollini che lo ha portato ad entrare nel gruppo consiliare dei Socialisti e dei Democratici.

IL PERCORSO POLITICO

La storia recente è caratterizzata dal percorso verso l’unità dei due principali partiti della sinistra storica, che ha permesso di conseguire il grande traguardo dell’Unificazione. L’azione ha aperto la strada alla formazione delle coalizioni, da realizzare senza preclusioni di carattere ideologico, ma ricercando gli elementi della coesione politica e della convergenza programmatica. Il Congresso intende distinguere la politica dell’alternanza e delle coalizioni da quella “dell’alternativa”, ricercando affinità anche con quelle forze politiche che intendono investire in un progetto comune per la modernizzazione del Paese. La nuova Legge elettorale, fortemente voluta dal PSD, ha portato le forze politiche ad interrogarsi e a riflettere profondamente sul loro ruolo di rappresentanza, sulle scelte e sulle posizioni politico-programmatiche che dovranno assumere con coerenza e chiarezza nei confronti dei cittadini elettori. La riconferma della maggioranza di Governo, PSD, AP e SU, rafforzata con la partecipazione dei D.d.C., sta a significare che la legge elettorale, unita ad una coerente azione politica, ha prodotto i primi effetti positivi, introducendo elementi di chiarezza nel panorama politico ed ha aperto la strada alla formazione della coalizione di centro sinistra che, al di là degli accordi temporali di governo, dovrà darsi una struttura operativa. Si tratta in sintesi di trasferire parte della sovranità dei partiti alla coalizione, affinché quest’ultima possa far maturare proposte ed iniziative politiche proprie, ricercando elementi identificativi comuni. Il Congresso dà mandato agli organismi dirigenti di avviare tempestivamente il processo di formazione della coalizione e di sintesi politico-progettuale fra le forze politiche che la compongono; un processo da attuarsi in collegamento con l’azione di governo, favorendo la partecipazione dei cittadini e di tutte le forze attive rispetto alle decisioni ed alle scelte di sviluppo per il Paese.

287 L’azione del Partito va orientata a completare la svolta riformista attraverso un dialogo assiduo e un confronto impegnato con le forze che ancora non hanno aderito all’unità, cogliendo positivamente la disponibilità manifestata dai Sammarinesi per la Libertà. Promuovendo il confronto altresì con forze democratiche che possono condividere valori e progetti di ispirazione riformista.

IL DISEGNO RIFORMISTA PER GOVERNARE UN PAESE MODERNO E DINAMICO

Il Congresso impegna il PSD ad operare per un Paese moderno, laico, profondamente ancorato all’Europa, votato a rapporti sociali solidali ed a relazioni internazionali aperte; a perseguire il metodo di buon governo, le riforme coordinate ed organiche, iniziative di civiltà giuridica, politiche che sostengano le dinamiche del mondo economico e del lavoro. Il Congresso ribadisce che al centro dell’agire del Partito è il metodo riformista, fondato sulla preminenza dell’interesse pubblico, la salvaguardia e la valorizzazione delle peculiarità e della sovranità dello Stato, il rispetto del principio di legalità, l’affermazione della piena autonomia dei poteri dello Stato, la pubblicità e la motivazione degli atti, l’informazione preventiva e successiva, la partecipazione e la ricerca della condivisione, la concertazione tra le parti sociali, la valorizzazione del merito e delle competenze anche nella Pubblica Amministrazione, lo sviluppo dell’attività universitaria e di ricerca e dell’imprenditorialità giovanile e locale, l’utilizzo delle professionalità proprie del Paese, la motivazione, e l’analisi costi-benefici in materia di gestione della finanza pubblica, la considerazione e il rispetto delle opposizioni politiche e delle rappresentanze civili. Il Congresso ritiene che una sinistra moderna, socialista e progressista debba favorire la crescita sulla base dello sviluppo sostenibile e della tutela dell’ambiente e del paesaggio; debba rappresentare le istanze dei più deboli riducendo le disuguaglianze sociali, sessuali, culturali, senza cadere nell’ugualitarismo, nello statalismo e nell’assistenzialismo; debba consolidare e ampliare i diritti civili di cittadinanza; consentire la piena realizzazione della persona, praticando le pari opportunità; promuovere l’associazionismo per l’azione collettiva sociale, culturale ed economica; sviluppare la società della conoscenza con la formazione continua.

Il Congresso inoltre rivolge una forte sollecitazione a passare dalle enunciazioni alle realizzazioni concrete, nella convinzione che è su questo che si misura l’efficacia riformatrice del governo e della coalizione, nonché l’apprezzamento da parte dei cittadini.

Le linee d’azione riformatrici del governo vanno indirizzate verso: a. una politica estera attiva ed intraprendente, mirata ad aumentare i rapporti con gli altri Stati, a qualificare sempre più la presenza negli Organismi Internazionali, a promuovere la conoscenza e l’immagine della Repubblica, ad affrontare le trattative e le verifiche in corso con l’Italia e con l’unione Europea. b. il completamento della riforma previdenziale; c. il miglioramento del funzionamento dello Stato a partire dalle riforma delle Pubblica Amministrazione; d. l’adozione di un nuovo strumento democratico di consultazione dei cittadini; e. una politica fiscale mirata alla promozione degli investimenti all’ accertamento dei redditi, alla equa ripartizione di un carico fiscale leggero; f. assicurare al sistema scolastico e formativo gli interventi necessari in sintonia con le esperienze europee più avanzate; g. una politica finanziaria che riqualifichi la spesa pubblica e aumenti le risorse destinate ai servizi strategici per accrescere l’efficacia e la competitività del sistema-Paese, nonché la soddisfazione dei cittadini verso questi servizi; h. una politica di riqualificazione dei centri storici, di rilancio del commercio e del turismo e di potenziamento e sviluppo del centro finanziario; i. una politica industriale attiva nei confronti delle aziende, che favorisca la nascita di nuove imprese e la loro competitività sul mercato che produca una buona occupazione; j. adozione di un piano energetico che metta in primo piano il problema del risparmio di energia delle fonti rinnovabili e garantisca i necessari approvvigionamenti; k. una politica di gestione del territorio uno sviluppo programmato un piano delle infrastrutture, la valorizzazione dell’ambiente naturale.

Il Congresso, si compiace dei buoni rapporti esistenti con gli alleati di Governo, di cui apprezza la collaborazione ed il contributo al dibattito, esprime un sentito ringraziamento ai rappresentanti delle organizzazioni politiche e sociali interne ed estere per i messaggi di saluto.

288 INDICE:

Documento politico pag. 5 Commissioni per il Congresso pag. 7 Messaggio della Reggenza pag. 9 Intervento del Capitano di Castello di San Marino Alessandro Barulli pag. 13 Intervento di Paolo Bollini pag. 15 Intervento del Presidente uscente Giuseppe Maria Morganti pag. 17 Messaggi di saluti pag. 27

Interventi dei Delegati pag. 97 Conclusioni del Presidente uscente Giuseppe Maria Morganti pag. 241

Atti conclusivi del Congresso Intervervento di Ringraziamento del neo eletto Segretario Paride Andreoli pag. 245 Intervento di ringraziamento del neo eletto Presidente Patrizia Busignani pag. 247 Statuto approvato dal Congresso pag. 249 Progetto per San Marinoapprovato dal Congresso pag. 255 Organismi direttivi eletti dal Congresso pag. 285 Mozione Conclusiva pag. 287

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