Anna Dell'aquila, Caserta 1945-1974. Una Storia Urbana E Ambientale

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Anna Dell'aquila, Caserta 1945-1974. Una Storia Urbana E Ambientale CopertaDAQ_Layout 1 03/06/13 11:04 Pagina 1 Fra il 1950 e il 1974, l’Italia ha vissuto un periodo caratterizzato da una profonda tra- Anna Dell’Aquila sformazione politica, sociale, economica e culturale nonché da un inaspettato benes- sere. Uno degli effetti più evidenti di questa “grande trasformazione” è stato il processo di urbanizzazione che ha modificato radicalmente la struttura delle città italiane, tanto sul piano sociale quanto su quello urbanistico e ambientale. Anna Dell’Aquila Caserta Anche Caserta è stata attraversata da questi processi di cambiamento: nell’arco tem- porale di due decenni sono sorti nuovi quartieri, la crescita edilizia è stata sostenuta, (1945-1974) la città si è saldata ai centri vicini fino a formare una conurbazione, la diffusione della motorizzazione privata ha reso indispensabile la costruzione di una fitta rete stradale, l’industrializzazione si è messa in marcia anche se con ritmi più pigri rispetto a quelli delle città settentrionali. Questo volume analizza e racconta la “grande trasformazione” di Caserta e della sua conurbazione. Anna Dell’Aquila ha conseguito la laurea magistrale in Filologia moderna presso il Dipartimento di Lettere e Beni culturali della Seconda Università di Napoli discutendo una tesi in storia contemporanea. Una storia urbana e ambientale In copertina: Caserta (1945-1974) una mappa del Piano regolatore Euro 15,00 del 1954 Anna Dell’Aquila Caserta(1945-1974) Una storia urbana e ambientale Stampato in Italia FRUSKA srl Piazza Garibaldi, 8 Soci (Ar) www.fruska.it Finito di stampare nel mese di Giugno 2013 da Tipografia Basagni Arezzo Indice Introduzione p. 7 Cap. I La conurbazione casertana negli anni della grande p. 10 trasformazione 1.1 Il quadro politico e sociale p. 10 1.2 Dalla Terra di Lavoro alla Provincia: le dinamiche p. 31 demografiche 1.3 Un territorio prettamente agricolo p. 39 1.4 L’industria senza “boom” p. 47 1.5 Il progresso del settore terziario p. 51 Cap. II Il nuovo assetto del territorio p. 53 2.1 Gli anni Cinquanta: lo sviluppo del regolamento p. 53 2.2 Gli anni Sessanta: la faticosa ricerca di un Piano regolatore p. 60 2.3 Gli anni Settanta: il piano Beguinot p. 68 Cap. III Gli “imprevisti” dello sviluppo: gli impatti ambientali p. 86 3.1 Dal Dopoguerra agli anni Sessanta: scarsità idrica e problemi p. 86 igienici 3.2 I primi anni Settanta: gli inquinamenti e il ritorno del colera p. 92 Conclusione p. 102 Appendice p. 104 Bibliografia p. 139 Introduzione La letteratura su Caserta e sul territorio casertano è dedicata prevalentemente al Settecento, secolo in cui la dinastia borbonica fece edificare il Palazzo Reale con il suo vasto Parco. Poco numerosi sono gli studi che indagano le vicende casertane in epoca contemporanea, soprattutto se facciamo riferimento al secondo Novecento. Obiettivo di questo lavoro, invece, è quello di incentrare la trattazione sugli anni della “golden age”, cioè l’arco temporale che va dalla fine della seconda guerra mondiale al 1974, anno in cui la crisi petrolifera fece (momentaneamente) arrestare il processo di crescita economica. L’oggetto di studio è l’area che abbiamo chiamato «conurbazione casertana», ovvero quella porzione di territorio provinciale che comprende Caserta e i comuni contermini: Capodrise, Casagiove, Casapulla, Curti, Macerata Campania, Maddaloni, Marcianise, Portico di Caserta, Recale, San Nicola la Strada e Santa Maria Capua Vetere. Il nostro intento è quello di allargare lo sguardo oltre le questioni politiche e sociali analizzando il processo di urbanizzazione e le sue conseguenze sull’ambiente, inteso come ambiente antropico ovvero un ambiente naturale fortemente modificato dall’uomo per fini produttivi e residenziali. Questo lavoro, infatti, aspira ad inserirsi – per quanto parzialmente – all’interno della storia dell’ambiente, il cui oggetto di studio sono le interazioni degli uomini con la natura attraverso il tempo1. Fra il 1950 e il 1974, l’Italia visse un periodo caratterizzato da una profonda trasformazione politica, sociale, economica e culturale nonché da un inaspettato benessere. Uno degli effetti più evidenti di questa “grande trasformazione” fu il processo di urbanizzazione che modificò radicalmente la struttura delle città italiane, tanto sul piano sociale quanto su quello urbanistico e ambientale. Anche Caserta fu attraversata da questi processi di cambiamento: sorsero rapidamente nuovi quartieri, la crescita edilizia fu sostenuta, la città si saldò ai centri vicini fino a formare una conurbazione, la diffusione della motorizzazione privata rese indispensabile la costruzione di una fitta rete stradale, l’industrializzazione si mise in marcia anche se con ritmi più pigri rispetto a quelli delle città settentrionali. 1 Per una prima ricognizione sui molteplici aspetti della storia ambientale si veda: Donald WORSTER (ed.), The Ends of the Earth: Perspectives on Modern Environmental History, 7 Alla fine degli anni Sessanta, un emigrato che avesse lasciato il territorio casertano solamente quindici anni prima avrebbe stentato a riconoscere la città. È quanto accadde, secondo quanto riportato dalla stampa, ad un casertano emigrato a Buenos Aires. È pur vero che condurre uno studio sulla Caserta del secondo dopoguerra non è stato facile. Questo perché i pochi studi che abbiamo sulle città meridionali, sono per lo più rivolti verso realtà più ampie quali, ad esempio, quella di Napoli di cui Gabriella Corona ha indagato le trasformazioni urbanistiche e, in misura minore, ambientali2. In secondo luogo perché, per la periodizzazione qui utilizzata, è oggettivamente difficile reperire materiale circa le questioni urbanistiche e ambientali poiché i problemi dell’urbanizzazione e dell’ambiente non erano considerati prioritari e, in molti casi, non erano neppure percepiti dalla popolazione e dagli amministratori. Si è fatto ricorso alle indagini statistiche (in primo luogo i dati ISTAT riguardanti la popolazione, l’agricoltura e l’industria), alla stampa quotidiana (pur con il limite del fatto che alla provincia di Caserta era dedicata una sola pagina all’interno del quotidiano “Il Mattino” e non esistevano ulteriori quotidiani che trattassero della città casertana) e infine ai materiali prodotti dal Comune e dalla Provincia (che sono serviti, in maniera rilevante, a chiarire gli aspetti urbanistici). Bisogna però sottolineare che tanto il Comune quanto la Provincia hanno conservato ben poco materiale: custoditi in vecchi scantinati, molti documenti sono inevitabilmente andati incontro al deterioramento; numerosi altri sono andati perduti (non è stato possibile, ad esempio, consultare gli Atti del Consiglio comunale di Caserta). Venendo all’organizzazione del lavoro, il primo capitolo offre uno sguardo d’insieme analizzando gli aspetti politici, sociali (quali, ad esempio, l’incremento demografico) ed economici (lo sviluppo agricolo, quello industriale e quello commerciale) allo scopo di verificare gli effetti prodotti sul territorio dalle trasformazioni socio-economiche. Nel secondo capitolo si sono analizzati gli aspetti urbanistici e le trasformazioni dell’assetto territoriale. 2 Cfr. Gabriella CORONA, I ragazzi del piano. Napoli e la ragioni dell’ambientalismo urbano, Donzelli, Roma 2007. Si veda anche: Gabriella CORONA, Piero BEVILACQUA, Marco ARMIERO, Ambiente e risorse nel Mezzogiorno contemporaneo, Meridiana Libri, Corigliano Calabro 2000. 8 Nel terzo capitolo si sono affrontati i problemi ambientali indotti dallo sviluppo economico e dall’espansione urbanistica. 9 Cap. I – La conurbazione casertana negli anni della grande trasformazione 1.1 Il quadro politico e sociale Nell’immediato dopoguerra a Caserta, come nelle altre città italiane, le priorità politiche, economiche e sociali erano dominate dalla ricostruzione. Si trattava di ricostruire tutto ciò che era stato distrutto dalla guerra e da anni di incuria: le case, le scuole, le strade, i ponti, gli impianti industriali. Gli anni compresi fra il 1945 e il primo scorcio degli anni Cinquanta furono segnati prevalentemente dalle dinamiche politiche che modificarono il paese e, con esso, gli equilibri politici della Campania e della provincia di Caserta. Il triennio 1945-1947 – che vide alternarsi alla presidenza del Consiglio prima Parri e poi De Gasperi – fu ben lontano dal determinare la vittoria degli ideali della Resistenza. Al contrario vide svilupparsi due ampi schieramenti contrapposti: il primo raccolto attorno al mondo padronale e alla Democrazia Cristiana, il secondo ai due partiti operai (il PSI e il PCI) riuniti nel Fronte popolare3. In questo clima di forte contrapposizione, i ceti imprenditoriali miravano a riconquistare quella libertà d’azione che era stata parzialmente contenuta dalla recuperata autonomia del movimento operaio. Il partito politico cui essi guardavano per realizzare i loro obiettivi era la Democrazia Cristiana che, attraverso l’appoggio della Chiesa e dell’Azione Cattolica, mirava ad ottenere il consenso degli elettori cattolici di ogni ceto sociale. Inoltre, attraverso organizzazioni collaterali quali la Coldiretti e l’Acli che offrivano un efficiente sostegno sociale, la DC stabilì un forte legame tra i contadini proprietari e i lavoratori cattolici. La propaganda democristiana si rivolse ai ceti medi urbani4, ostili al comunismo e al socialismo perché pensavano che queste dottrine avrebbero causato la perdita delle libertà individuali e avrebbero provocato un livellamento verso il basso della scala sociale5. La DC, invece, difendeva la morale cattolica, prometteva di salvaguardare la proprietà,
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