il personaggio La rivoluzione è solo istinto La ALEKSANDR SOLGENITSYN Domenica la memoria René Lacoste, il coccodrillo dandy DOMENICA 10 AGOSTO 2008 di Repubblica GIANNI CLERICI

Steinberg diario italiano Gli anni della formazione e della persecuzione razziale tornano negli scritti e nei disegni inediti del grande artista FOTO © 2008 THE SAUL STEINBERG FOUNDATION/ARTISTS RIGHTS SOCIETY (AR S), NEW YORK/SIAE

ALEXANDER STILLE SAUL STEINBERG cultura aul Steinberg deve forse la sua massima fama al- omani sera è capo d’anno — Scrivo per la pri- le carte topografiche e ai passaporti che dise- ma volta 1941. Mi auguro di potere conti- Ribalta gay al tempo del coming out gnava, parodie argute e bizzarre di documenti nuare per vedere nel 42 se 41 è stato buono o NATALIA ASPESI ufficiali, zeppi di marche governative, timbri e cattivo per me — 1940 è certo che è stato un firme illeggibili. L’esperienza dell’esilio, di vive- anno brutto, il peggiore fin’ora — Eppure mi re in un limbo giuridico, in un mondo di visti, sono preso la laurea, ho imparato un pò d’in- spettacoli permessi,S diplomi, certificati, di essere un uomo senza una glese,D tanto per capire un titolo, ma è sempre buono, ho patria, senza una lingua, fu la sua condizione esistenziale. pubblicato della roba in America. Certo è che 1941 comin- Polvere di stelle, professione starlet La prima, determinante fase del suo percorso ebbe come cerà male: 8 gennaio. Giorno quando comincia la scuola GIUSEPPE VIDETTI scenario l’Italia, ove dal 1933 al 1941 visse gli anni formati- dopo le vacanze. [...] vi, studiò architettura e scoprì presto il suo talento straor- Milano Domenica 27 aprile dinario per il disegno e la caricatura, che suscitò immedia- vado con Vernetti a S. Fedele — 10 mattino — Ore 11 con l’incontro tamente il grande interesse di riviste importanti, dandogli agente a S. Vittore (in tassi). Fino alle 9 sera in camera di si- l’opportunità di collaborare con Giovanni Guareschi a Ber- curezza con altri 36 — Dormo al piano terra con altri tre in Claude Chabrol, vacanze sul set toldo e Achille Campanile e Cesare Zavattini a Settebello. cella. Tre: uno per multa — due ladri da internare nelle isole. LAURA PUTTI (segue nelle pagine successive) (segue nelle pagine successive)

Repubblica Nazionale 30 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 10 AGOSTO 2008 la copertina I tentativi di fuggire da quella che lui amava come una “patria” ma che ormai Diario di prigionia lo perseguitava, la detenzione a San Vittore e a Tortoreto. “Mondo Contemporaneo” a cura di Mario Tedeschini Lalli, pubblica per la prima volta il diario e i disegni che il grande artista dedicò a quella fase drammatica della sua vita “Repubblica” ne anticipa le pagine salienti

Così lo ha tradito l’Italia il suo “paradiso perduto”

ALEXANDER STILLE difficile e terribile di quanto Steinberg vo- lesse ammettere. L’Italia era per lui il pa- radiso, ma un paradiso perduto e il saggio (segue dalla copertina) di Tedeschini Lalli ci aiuta a capire meglio la misura e la valenza di quella perdita. In n Italia si era rifugiato dalla Roma- un momento di grande candore nella sua nia, paese in cui, giovanissimo, già corrispondenza con Buzzi, Steinberg gli toccò sentirsi straniero in patria. scrisse: «Non volevo accettare la realtà, il «La mia infanzia, la mia adolescen- tradimento. La cara Italia, che diventò Ro- za in Romania sono state un po’ l’e- mania, patria infernale». quivalente di essere stato negro Sotto molti aspetti, l’Italia perduta fu Inello stato del Mississippi», scrive in Ri- uno dei traumi della vita di Steinberg, che flessi e Ombre, un libro che il suo caro ami- il suo talento seppe trasformare in gran- co milanese Aldo Buzzi riuscì ad estorcer- de arte, ma che rimase sempre tale. In gli in molti anni di amicizia e conversazio- conseguenza delle leggi razziali del 1938 ni, ma che Steinberg, con la riservatezza il suo status giuridico divenne estrema- che lo contraddistinse, non volle pubbli- mente precario. Essendo un ebreo entra- cato prima della sua morte, avvenuta nel to nel paese dopo il 1919, avrebbe dovu- 1999. «Ti sarà difficile capire — special- to lasciare l’Italia, ma non aveva dove an- mente da bambino — il paese antisemita dare. Un’ordinanza del Ministro Giu- STEINBERG che è la Romania», scrive in una delle mol- seppe Bottai non solo vietò agli ebrei di FOUNDATION te lettere a Buzzi raccolte nell’altro volu- iscriversi all’università, ma proibì di por- Il disegno di copertina, me postumo, Lettere ad Aldo Buzzi,«Quel tare a termine i corsi di laurea già iniziati. Autogeography, Paese è una fogna. In più una lingua po- Per un certo periodo parve quindi che è stato fatto da Saul vera, senza letteratura, parlata con tono di Steinberg dovesse abbandonare la fa- Steinberg, a ricordo mendicante e scritta con stile di supplica coltà di architettura di Milano. In seguito del periodo milanese, oppure urlata e bombastica... In questa la norma fu modificata per consentire ai nel 1966 lingua io sono stato umiliato, bastonato, già iscritti di terminare gli studi. Comun- Nella foto accanto, maledetto e peggio — per essere ebreo, que laurearsi in quella situazione deve Steinberg a Milano l’unica soddisfazione di quei selvaggi». essere stato penoso. negli anni Trenta Parlava quasi sempre con immenso af- Come scrive Tedeschini Lalli, «il suo Per tutte le immagini fetto e nostalgia del tempo trascorso in diploma di laurea portava la dizione “di di queste pagine Italia, che definiva, nelle conversazioni razza ebraica”, stampato in perfetto gu- © 2008 The Saul con me, il suo «paradiso perduto». Nono- sto, ben composto in Bodoni che lo ren- Steinberg stante il fascismo vi trovò un mondo di deva ancora più sinistro, il che trasfor- Foundation/Artists apertura e tolleranza in cui rifiorì. Anche mava la formula tradizionale del rila- Rights Society (ARS), dopo le leggi razziali del 1938 fu in grado di scio “a tutti gli effetti di legge” in una New York/SIAE vivere e disegnare, se pur con difficoltà, condanna e in un ossimoro burocra- pubblicando i suoi lavori anonimamente, tico: nell’Italia della discriminazione con l’aiuto di amici compiacenti. In Ri- razziale l’effetto della legge era di ne- flessi e Ombre Steinberg si riferisce a que- garne la validità, un diploma per fa- sto periodo con il suo caratteristico umo- re una professione che non gli era rismo e attaccamento nostalgico, anche consentita. [Dopo la guerra avreb- quando racconta dell’arresto, che infine be ironizzato sul fatto che non arrivò, e dell’internamento assieme a nu- avendo mai fatto l’architetto, non merosi ebrei stranieri in campi di concen- essendo più Vittorio Emanuele III tramento in Italia meridionale. re d’Italia e d’Albania, né impera- «Da qualche settimana mi svegliavo un tore d’Etiopia, del diploma non po’ prima delle sei, e appena lavato salta- restava di valido che il riferimen- vo in bicicletta e andavo per le strade co- to alla “razza ebraica”: era, in- me uno che va al lavoro. L’aria di Milano somma, un “diploma di era ottima allora, e la luce bellissima, e ve- ebreo”]». do una cosa che non avevo mai visto, lo Con la dichiarazione di guer- svegliarsi tranquillo di una città». La poli- ra alla Francia e alla Gran Breta- zia all’epoca si faceva premura di proce- gna nel giugno 1940 la posizione di dere agli arresti tra le sei e le sette di matti- Steinberg divenne ancor più precaria. Le na. Dopo le sette Steinberg tornava al Bar alternative che gli si prospettavano erano Grillo, sotto casa, faceva colazione e a vol- scarse e difficili: trovare asilo altrove, fini- te tornava a dormire un altro po’. re in un campo di concentramento in Ita- «Una mattina, mentre stavo per scen- lia meridionale, oppure essere deportato dere in strada come tutti i giorni, la più in Romania, ormai in pugno ai nazisti. giovane delle quattro sorelle proprietarie «Detti elementi indesiderabili», recitava del Grillo è entrata nella mia camera con una circolare governativa riferendosi agli “La mia infanzia, la mia adolescenza grande ansia: “Sono qui da basso”. Per for- ebrei stranieri, «imbevuti d’odio contro i tuna c’era un modo per uscire non visti at- regimi totalitari, capaci di qualsiasi azio- in Romania sono state un po’ traverso il cortile. Tornato alle otto... sono ne deleteria, per la difesa Stato et ordine stato festeggiato come un eroe, come uno pubblico vanno tolti subito dalla circola- che l’ha scampata. Raccontavano che zione... Ebrei ungheresi et rumeni — pre- l’equivalente di essere stato negro uno dei questurini, da vero Sherlock Hol- cisava inoltre — dovranno essere allonta- mes, aveva toccato il letto e aveva detto: “È nati dal Regno». nel Mississippi. Sono stato umiliato, ancora caldo”. Erano dei poveracci, dei L’attaccamento manifestato da Stein- meridionali che facevano questo lavoro berg per l’Italia ha condotto alcuni a mini- bastonato e peggio per essere ebreo” senza nessun interesse. Ma la loro pigri- mizzare le circostanze drammatiche che zia, il fatto che l’organizzazione non fun- caratterizzarono il suo esilio. Indro Mon- zionava bene, generavano una inefficien- tanelli evidenzia la totale mancanza di vo- mettere assieme i permessi e i documen- ombre. Il più estremo riserbo è una delle sto le mie povere calze etc. nell’armadio. E za che si traduceva poi in mancanza di in- lontà da parte di Steinberg e di mio padre, ti. Tedeschini Lalli racconta un episodio conseguenze tipiche di questo genere di di notte ritorno a Roma, treno agglomera- giustizia». Ugo Stille, di lasciare l’Italia. «Entrambi si affascinante e terribile: Steinberg si im- esperienze. Fortunatamente il periodo di to, albergo senza nome, credo, via dei Quando lo arrestarono e lo portarono a erano talmente affezionati all’Italia che barca su un volo per Lisbona con la pro- confino a Tortoreto degli Abruzzi fu breve Chiavari, nel Ghetto. Ogni minuto salvo San Vittore, si sentì importante, scrive, co- non volevano lasciarla nemmeno quan- spettiva di riuscire a lasciare l’Europa ma e nel giugno del 1941 Steinberg poté infi- per miracolo». me se stesse realizzando una fantasia in- do entrò in guerra accanto ai tedeschi. viene respinto dalle autorità portoghesi. ne ripartire per Lisbona, anche se dovette Steinberg seppe trasfondere gran parte fantile sulla falsariga del Conte di Monte- “Ma che razza di ebrei sono questi due — «È una data catastrofica nella vita di Saul aspettare un anno ancora a Santo Domin- della sua esperienza di vita negli splendi- cristo. Descrive l’interesse, romantico si gridava Longanesi —. Gli ebrei sono, per Steinberg. Il diario che qui si pubblica ha go prima di poter entrare negli Stati Uniti. di disegni che irridono l’ampollosa retori- direbbe, manifestato negli sguardi dalle definizione, erranti e questi non vogliono inizio il 6 dicembre proprio con la nota- Il riserbo che circonda il periodo più ca visuale di documenti ufficiali, come il ragazze che lo vedevano passare in treno, errare neanche a prenderli a calci nel c…”. zione “3 mesi dal ritorno da Lisbona”, e oscuro dell’esperienza bellica di Stein- diploma di laurea in architettura con la di- diretto al confino negli Abruzzi. Il suo esi- Finalmente riuscimmo a persuaderli a qualche settimana dopo il giorno di Nata- berg sembra affievolirsi con l’avanzare citura «di razza ebraica» e le migliaia di di- lio a Tortoreto è descritto con pari umori- chiedere il visto americano appena in le viene indicato come “Giornata triste dell’età e nel momento in cui affronta con chiarazioni che gli furono necessarie per stica nonchalance. «Le donne di Tortore- tempo per sottrarsi alle Rafles della Gesta- quanto il 6 e 7 settembre”. Anni dopo par- maggior candore la battaglia contro la de- fuggire dall’Europa, e lo fece con una le- to derivano direttamente dai mosaici bi- po». lerà del 7 settembre come del “dramma pressione. «Che fortuna salvarmi», scrive vità e un umorismo che hanno dato alla zantini di Ravenna...». «Ben raccontata, come tutte le storie di più grande — il mio giorno nero”». in una delle ultime lettere a Buzzi, «per- sua opera fascino pressoché universale e Ma, come indica l’ottimo nuovo saggio Montanelli, ma non vera», scrive Tede- È difficile esagerare il peso di episodi si- ché, uscito da Tortoreto il 6 giugno, da Ro- notevole valore commerciale. Ma quelle di Mario Tedeschini Lalli, nato da accura- schini Lalli. In realtà, sia per mio padre che mili. Proprio in quel periodo Walter ma ho preso un treno di notte, seduto, con esperienze lo lasciarono ferito e tormen- te ricerche sul periodo italiano di Stein- per Steinberg, fu laborioso riuscire a emi- Benjamin fu respinto alla frontiera fran- tutti i pericoli, polizia, documenti, arriva- tato. Particolarmente penosa per Stein- berg e da un’attenta analisi di epistolari, grare. Ci vollero tre anni per superare gli co-spagnola e si tolse la vita. Tedeschini to salvo a Milano, passato il giorno con la berg fu la condizione non solo di apolide, diari e disegni inediti, la realtà dell’ultimo ostacoli burocratici, servì la mobilitazio- Lalli rileva che, stranamente, l’episodio di Ada, la Natalina che mi sgridava: Che mi- ma di uomo privo di una lingua propria periodo di permanenza in Italia fu ben più ne di decine di persone in paesi diversi per Lisbona non è menzionato in Riflessi e seria nella sua valigia, ingegnere! Aveva vi- derivante dal suo doppio esilio, prima dal-

Repubblica Nazionale DOMENICA 10 AGOSTO 2008 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 31

IL SAGGIO, FUGA D’ARTISTA In Fuga d'artista. L’internamento di Saul Steinberg in Italia attraverso il suo diario e i suoi disegni, Mario Tedeschini Lalli pubblica per la prima volta parte del diario del celebre disegnatore, che racconta i tentativi di abbandonare l’Italia fascista in guerra. Il diario, redatto in italiano, è corredato da disegni, anch’essi inediti, delle celle di San Vittore e del campo di concentramento abruzzese di Tortoreto (oggi Alba Adriatica). Il saggio uscirà a settembre sul secondo numero del 2008 di Mondo Contemporaneo, rivista di storia diretta da Giuseppe Conti, Luigi Goglia, Renato Moro e Mario Toscano (Franco Angeli, euro 18,50 Disponibile anche online: http:// www. francoangeli.it/ riviste/ sommario. asp?idRivista=136)

“Sogno casa. Se non parto morirò di crepacuore”

SAUL STEINBERG

PAROLE (segue dalla copertina) S), NEW YORK/SIAE YORK/SIAE NEW S), FOTO © 2008 THE SAUL STEINBERG FOUNDATION/ARTISTS RIGHTS SOCIETY (AR SOCIETY RIGHTS FOUNDATION/ARTISTS STEINBERG SAUL THE 2008 © FOTO E DISEGNI Da sinistra, unedì 28 aprile — trasferito 2° piano, 2° raggio con in senso orario: Zessevich e Erdös. 1° russo sovietico — da 56 giorni il foglio di diario Ldentro. L’altro ungherese da 50 g. Tutti e due per so- con quattro spetti in attesa di rimpatrio o liberazione. Carte da giuoco disegni con carta tabacco, mollica e minestra, carta bianca sopra, di San Vittore; disegnate con mattita copiativa. Il rosso fatto con sangue. il foglio Spago per tenere su i calzoni. Completto di tabacco Impa- col dormitorio ro scoppa — Giornali: Gazzetta dello Sport, Guerino, Do- di Tortoreto; menica, Corriere piccoli. Marmelatta, ciocolato, ficchi sec- altri due disegni chi, noci, birra, vino, formaggio, pane, sigarette, fiamiferi di Tortoreto; solo svedesi, sapone, latte caldo. Scoppino (pulizia vasi) la copertina [qui compaiono orizzontalmente i quattro disegni relati- e l’interno vi a San Vittore] del documento Latte ore 8, controllo sbarre o 15, 3 controlli per notte — d’addio minestra ore 11, 2 pani (5-600 gr) mattina passegiata 9 — dei compagni 10, traffico enorme, sigarette, notizie, lo scrivano mattita, di detenzione; lametta, chiodo, nei capelli — pidocchi, pulci, cimici, sca- il disegno rafaggi. della stanza milanese Mercoledì 30 aprile ore 11 mi avvisano che domani si di Steinberg parte. Gran paura di Ferramonte sopra il Bar Grillo © 2008 Giovedi 1 maggio ore 9 giù. Barba. In tassi con 2 agenti. The Saul Steinberg Telefono Adina. Cara lo sa già, è stata da Ferraro. Stazione Foundation/Artists Buzzi con le valigie. Adina mi vede di sor- Rights Society presa, fa un saltino. Soprab. griggio, ve- (ARS), New stito nero con broche della zia. [...] Bacio York/SIAE appena Adina, bocca umida, piange — Non la vedrò più — Cara Adina — Agenti siciliani — Cambio Bologna poi Rimini dove si mangia dopolavoro. Arrivo Ancona mezzanotte. Dormo stazione fino mattina 6:30. Arrivo Tor- toreto 10: 30.

Tortoreto Vedo il mare, bello — Ve- nerdì (ancora) 2 maggio inizio Torto- reto [...]

Martedì 6 maggio — Ricevo lettera da Adina. Scrive “Tortoretto” È stata a Genova per me, cara — Rispondo un pò impacciato. Cara Adina. Leg- go “Huck Finn” di Mark Twain. Tom Sawyer si toglie il cappello co- me se togliesse il coperchio di una scatola di farfalle addormentate. Poi “Gli spensierati Delaney” di Walpole. Cerco di comperare ta- volino e sedia per lavorare. Puli- sco i pennelli sporchi di olio con acquaraggia. Comincio a fumare le Popolari.

Mercoledì 7 maggio. Tempo instabile. Vento. Comincio abi- tuarmi. Faccio tutto con gran calma senza nessuna fretta. An- che nel paese tutti così. [...]

Cam. No. 2 In dieci [Qui è inserito il disegno orizzontale del dormitori di Tortoreto]

Tortoreto. Venerdì 23 maggio — Nessuna risposta da Roma — Poche speranze partire. Ieri stato a Tortoreto alto — Dentista — Conosciuto Levitan, russo, in gam- ba. Anghel Dumitru di Galati. Adina, penso sempre a lei — La sera vado con la testa sotto la coperta inizio a pen- sare. La saluto, ciao Adina — Adina mi manda vaglia di 50 lire forse dei suoi soldi poveretta — Povera Adina ca- ra, le voglio tanto bene. Dipinto quadro oriental con ci- me di cose. Fatto un bel albero dal vero. [...]

Mercoledì 28 maggio Ricevo da Adina lettera nume- rata 1. Ieri ho spedito 2 tempere a Buzzi. Sognato che torno a casa — Nulla della partenza. Se non parto mo- rirò di crepacuore. Mal di denti.

Giovedì 29 maggio. 5 mesi dal 29 dicembre. Passato presto. Domani Venerdì 30 riceverò di certo la brutta notizia —

Venerdì 30 Invece il Delasem manda telegramma visto portoghese ricevuto. Molto contento. Cambio di colpo modo di fare. Troppo. Ho paura che avrò molte delusioni e avrò da rimangiarmi la contentezza — Niente da Adina. sione scritta — ma non se ne sentiva in grado perché non aveva un lingua. Le let- Giovedì 5 giugno — Siamo lì — Aspetto con terrore Ve- tere a Aldo Buzzi e il libro nato dalle loro nerdì 6 domani — conversazioni sono quanto più si avvici- na alla produzione letteraria. Non è un ca- Venerdì 6 ore 8, bella giornata — alzato presto Ore 10, fra so che siano in italiano, la lingua in cui cer- 2 ore forse. Mangiato ciliege. Mandato a Adina cartolina la Romania, quindi dall’Italia. L’odio per l’antisemitismo del luogo mi fece rinun- te espressioni gli risultavano più naturali. con veduta del mercato data sottolineata — Ore 12 meno la Romania era la rabbia del bimbo ab- ziare per sempre a quella nazione fottuta». Straordinariamente commovente è la 10 Ore 18 — non successo niente fin’ora. A mezzogiorno bandonato e maltrattato da un genitore Giunto in Italia all’età di diciannove an- lettera in cui parla della gioia che prova Delasem Roma scrive che fino al 20 è limitatissimo. Devo- crudele. Non poteva fare della lingua ru- ni, ancora studente, Steinberg seppe con- nel riuscire ancora a capire il dialetto mi- no avere il biglietto aereo e io ci ho fatto della confusione. mena la sua lingua madre perché era la siderarla il suo paese adottivo e si riferisce lanese leggendo Carlo Emilio Gadda. La giornata non è passata ancora — Sarà successo magari lingua della sua umiliazione. «In questa ad essa con il termine di «patria». Giunto «Che inatteso piacere è leggere il milane- lo stesso il male oggi e verrò a saperlo domani o dopo — lingua io sono stato umiliato, bastonato, negli Stati Uniti all’età di ventotto anni, se: Pastasutta, Gioedi, Sedess. E vedo che maledetto e peggio — per essere ebreo», non riuscì mai a considerare l’America la capisco più di quello che sospettavo, ba- Sabato 7. Sto lavorando, più calmo. Ore 10 — Gogg mi eppure la perdita del suo primo paese re- sua patria. Parlava un ottimo inglese ma sta leggerlo (il milanese) ad alta voce». chiama dalla strada — Partiamo domani asieme. Mi chia- stò una spina nel cuore per tutta la vita. non aveva con quella lingua il rapporto di Esprime la nostalgia di Steinberg per il ma il commissario — Voi partite domani per Roma — Ca- «Ho quello che si chiama phantom pain, il intimità che sentiva con il rumeno e l’ita- suo paradiso perduto, per la lingua ac- ra Adina [...] dolore fantasma, cioè preciso e forte dolo- liano. Nella sua corrispondenza Stein- quisita e smarrita, e tutto il dolore fanta- © 2008 The Saul Steinberg Foundation/ re dell’alluce della gamba amputata anni berg esplicita spesso il desiderio di scrive- sma che portava dentro per le due «pa- Artists Rights Society (ARS), New York/SIAE fa. È il dolore del patriota rumeno che ero re — e dal materiale che ci resta è palese trie» abbandonate. fino all’età di otto o dieci anni, quando che aveva un grande talento per l’espres- Traduzione di Emilia Benghi

Repubblica Nazionale 32 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 10 AGOSTO 2008 il personaggio Alla fine degli anni Novanta Solgenitsyn rilesse i classici Maestri scomparsi della letteratura russa, chiosandoli e stabilendo un “contatto spirituale” con gli autori. Per ricordarlo a pochi giorni dalla morte, pubblichiamo un brano inedito che, analizzando il romanzo di Pilnjak “L’anno nudo”, guarda ai fatti di Ottobre al di là della retorica di regime

La rivoluzione è solo istinto

ALEKSANDR SOLGENITSYN vecchio mondo. Questa teoria è ripetuta non solo dall’autore, ma, ra che, passati i settanta, ho potuto fi- più insistentemente, dall’arcivescovo Silvestr: «Il nalmente prendermi una prima, pic- folletto s’è accinto all’opera, robusto, operoso. [...] cola pausa dalla raccolta dei docu- Giubbotti di cuoio. Con le asce. Con le mazze. Il mu- menti per La ruota rossa, ho preso a ri- gik». — E il pittore di icone Gleb Ordynin, lo stesso leggere vari autori e singole opere del- che dipinge la Madre di Dio, fa eco allo zio: «Subito la letteratura russa del Diciannovesi- dopo i primi giorni della rivoluzione la Russia si è ri- Omo e Ventesimo secolo. E subito ho sentito l’urgen- portata con il suo modo di vivere, con i costumi, con za di annotare le mie rinnovate impressioni. L’ho le sue città, al Diciassettesimo secolo». «In Russia fatto per me, senza pensare a un’eventuale pubbli- non c’era gioia e adesso c’è». «La rivolta del popolo: cazione. Ma poi, vedendo che oggi la memoria di sono andati al potere e creano la loro giustizia; vera- tanti nostri libri eccezionali si va come erodendo, ho mente russa, fatta da gente russa. E questo è un be- accettato di pubblicare alcuni dei miei appunti, sen- ne...». E purtroppo: «L’intellettualità russa non ha za tuttavia modificarli in alcun modo. seguito l’Ottobre». Questi appunti non vogliono essere delle recen- E il personaggio diametralmente opposto a Gleb, sioni critiche nel senso proprio del termine, che suo fratello, il collerico Boris, rimproverando il pa- avrebbero la funzione di valutare un’opera a secon- dre: «Ma sulla terra, intanto che voi vi salvate, gli uo- da delle esigenze del lettore contemporaneo. Ognu- mini costruiscono la loro giustizia, senza Dio; han- no dei miei saggi è il mio tentativo di stabilire un con- no mandato Dio, questo vecchio straccio, alla malo- tatto spirituale con l’autore, di entrare nel suo pro- ra, ai diavoli dei porci!...». «Il popolo mostrerà il suo getto creativo per appropriarmene, e in questa con- muso, ha mostrato la rivolta» (lo stregone Egorka). E versazione immaginaria pensare che lo scrittore ancora Silvestr: «Hanno preso il potere, hanno co- stesso possa sentire e valutare in quale misura sia minciato a costruire il proprio Stato, e lo costruiran- riuscito nel suo intento. no. Lo costruiranno in modo da non disturbarsi a vi- L’anno nudo di Boris Pilnjak. Perché questo ti- cenda, da non ostacolarsi»; «E il cristianesimo orto- tolo? All’inizio viene da chiedersi: sarà un anno di LA COLLANA dosso venne poi, insieme con gli zar, con una auto- fame? un anno di assoluta povertà per il paese? Ma Il brano inedito che pubblichiamo in queste pagine rità straniera [...]. Hanno aperto lo scrigno delle reli- no, leggendo si capisce che si tratta della messa a sarà inserito come appendice al romanzo L’anno quie. C’era dentro paglia? [...] L’ortodossia è vissuta nudo degli istinti (e dei corpi) umani. Ma anche ar- nudo di Boris Pilnjak che uscirà nella collana mille anni, ma perirà, perirà, hi-hi-hi-hi!, in vent’an- rivare a questa conclusione risulta ostico a causa “Letterature” di Utet Libreria il 9 ottobre ni, completamente, quando saran morti tutti i pre- della composizione: in quel 1919 in cui si svolge la con introduzione di Cesare G. De Michelis. Altri titoli ti», «forse han mentito!». — E, a ulteriore conferma, vicenda, i due quinti del volume sono dedicati a della collana in uscita l’11 settembre: Jack London, per bocca del popolo: «Non c’è nessuna Internazio- smascherare le brutture della vita dell’antica no- John Barleycorn (320 pagine, 14 euro) nale, ma c’è la rivoluzione popolare russa, rivolta, e biltà e dell’antica Russia in generale. In un libro con prefazione di Andrea G. Pinketts; Georges nient’altro. Secondo il modello di Stenka Racin». che nasce con l’intento di porsi come novità estre- Courteline, I mezzemaniche (176 pagine, 10 euro) «Eppure la verità e la felicità comunque trionferan- ma (nella capacità di osservazione, nei contenuti, con prefazione di Tullio De Mauro; Henry James, no! Non può essere diversamente». In un altro pun- e nelle tecniche stilistiche e narrative), com’è pos- L’Americano (560 pagine, 16 euro) a cura di Piero to del romanzo troviamo la conclusione: «Popolo sibile che l’autore si lasci andare così alla vecchia Pignata; José Eustasio Rivera, La voragine senza storia, perché dov’è la storia del popolo rus- retorica, trita e ritrita, dell’“ideologia della libera- (380 pagine, 16 euro) a cura di Silvia Giletti Benso so?». E verso la conclusione, ancora l’autore: «Rus- zione”? Non c’è niente da fare, il tempo piega le te- sia. Rivoluzione. Tormenta». [...] ste degli autori, è raro trovare qualcuno che resi- Dunque, il concetto basilare che pervade tutto il sta alla sua forza. Queste arguzie sullo smaschera- libro riguardo alla rivoluzione è che sia stata una ri- mento delle abitudini dei signori e della vita russa volta spontanea, naturale del popolo russo. Ma ad I giornali da Mosca erano I bolscevichi fin dall’inizio colmi d’amarezza ci vengono presentati come e di smarrimento. Non v’era un sol uomo: “Uomini pane. Non v’era ferro di cuoio in giubbe di cuoio” V’erano la fame e la morte (i bolscevichi!) tradizionale sono tirate troppo per le lunghe. esso si interseca anche un altro concetto, che attra- Già questo demolisce la composizione. Salvo poi versa sempre l’intero romanzo e, per l’autore, è an- accorgersi che l’autore non si preoccupa affatto del- cora più importante: il popolo inteso come forza del- la composizione. [...] Capitoli e sottocapitoli sono la natura, la sua potenza (anche sessuale) che viene così poco organici tra loro che è come se l’autore non dalla terra, si armonizza con la rivoluzione, ma al avesse neppure elaborato una narrazione unitaria. tempo stesso è più forte e eterna di essa: «Gettarsi [...] Ma nonostante questa frammentarietà e di- sulla prima donna sotto mano, [...] essere immensa- scontinuità narrativa, conserva un’indiscutibile mente forte e crudele, e lì, davanti alla gente, violen- profondità di pensiero e una notevole ricchezza tare, violentare, violentare». La rivoluzione, quindi, contenutistica, che ne fa un esperimento indubbia- non è tanto un avvenimento socio-storico, quanto mente ben riuscito. (E vien da dire: Ah, quanto si è al- piuttosto l’esplosione degli istinti umani: «Queste lontanata da Cekhov la nostra prosa in soli vent’an- giornate non sono forse la lotta dell’istinto?» — e ni!... Ma si può rimediare?) A Pilnjak sembrava che questo concetto non è di importanza secondaria, non si potesse descrivere altrimenti quelle cose? E al- ma fornisce la chiave per l’interpretazione globale lora mise su carta le sue impressioni, seguendo le della rivoluzione, interpretazione in cui confluisco- tracce fresche di un’epoca che, negli anni Venti, non no tutti i personaggi più sanguigni e legati alla terra: era ancora finita. E lo fece anche bene, per i suoi ven- lo stregone Egorka, Arina (sua figlia, poi sua amante tisei anni. e moglie) e i settari ladri di cavalli. «Ogni donna è una La rivoluzione è per l’autore un argomento ro- gioia non bevuta fino in fondo». (Nel 1923 la rivista mantico, a cui si accosta con rapimento, un rapi- Na posturecensì così il romanzo di Pilnjak: ha infan- mento cieco. «Non era il nostro temporale di maggio gato la rivoluzione, l’ha ridotta a una “mania sessua- della rivoluzione? — e non erano le acque di marzo le”.) [...] che avevano portato via le croste di due secoli?» E, Ci sono tuttavia, in altri punti, anche quadri reali- combattuto nella scelta dell’immagine più calzante: stici della vita di quell’anno difficile, e non pochi, an- «La rivoluzione è giunta con le bianche tormente e ARCIPELAGO GULAG zi sempre più verso la fine del romanzo. All’inizio so- con i temporali di maggio». — «In Russia adesso c’è Nella foto grande, Aleksandr Isaevic Solgenitsyn no solo “favole” riguardo a disertori armati nascosti una fiaba. [...] È il popolo che crea la rivoluzione; la ri- fotografato nel 1953 il giorno della liberazione in qualche bosco lontano — anche se nella realtà voluzione è incominciata come una fiaba. Non è for- da un campo speciale; sopra, lo scrittore non sarebbero mancati neppure nelle vicinanze, e se favolosa la fame e non è favolosa la morte? Non in una foto del 1994. L’autore di Arcipelago Gulag anche gli anarchici si sarebbero dati alla macchia. muoiono forse favolosamente le città [...]?» (Baudek nacque nel 1918 e venne arrestato nel 1945 Però si riconosce che i giornali da Mosca «erano col- il ceco). — Ma, ovviamente, è la rivoluzione: «La per aver criticato Stalin. Da allora passò mi d’amarezza e di smarrimento. Non v’era pane. creazione sempre distrugge». È «la Rivolta popolare da un campo di prigionia all’altro. Premio Nobel Non v’era ferro. V’erano la fame, la morte, l’orrore e dei viottoli»; e sembra che la rivoluzione non sia sca- per la Letteratura nel ’70, venne espulso il terrore». «Nella steppa», si legge poco più in là, «vi turita dalla capitale, ma dalle periferie: «Nei sobbor- dalla Russia nel ’74. Vi ritornò dopo vent’anni, sono villaggi dove è morto anche l’ultimo insetto. ghi, s’accendeva una nuova, fredda e purpurea rina- ma solo nel 2000 ci fu una vera riconciliazione Nessuno seppellisce i morti e di notte nell’oscurità scita» — ed ecco che torna il leitmotiv della morte del con il suo Paese. È morto il 3 agosto scorso frugano cani e disertori» (e si conclude: «Il popolo

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russo!»). Mentre un uomo semplice dice: «Questi son tempi che si dissotterra tutto». Ed effettivamen- te in città gli agenti di sicurezza arrestano gente. Nel Comitato dei poveri (ancora un anacronismo: i co- mitati dei poveri, i kombed, erano stati sciolti nel no- vembre 1918) «si raccoglievano solamente quelli che non avevano nulla da perdere», e questi sì, sac- cheggiano la tenuta requisita e si danno all’ingrasso. (E il presidente del comitato ne è talmente imbaraz- zato che non si appropria dell’orologio dei signori, ma lo getta nel gabinetto). Verso la fine vediamo anche l’orrore, reale, del car- ro merci riscaldato, dove la gente «viaggia per intere settimane» in promiscuità, nella ressa, al freddo, tra i pidocchi e nell’impudicizia forzata. Ma il quadro più vivido è quello del baratto tra la gente di campa- gna e i cittadini: stoffe in cambio di cibo. Il reparto del servizio approvvigionamenti (prodotrjad) prende bustarelle dalla gente stipata nei vagoni ferroviari, e i soldati del posto di blocco (zagradotrjad) li rapina- no, vessano e violentano le donne. Ma anche il mu- gik più angariato, depredato, dopo essersi lagnato a lungo, dichiara: «Però è divertente, è comunque molto divertente!...» — E così: «Noi, dico, siamo per i bolscevichi, per i soviet, e voi siete comunisti ma- gari?!... Se la piglia male... fa rabbia, però...». E i bian- chi? Sì, sono passati da quelle parti, pare, hanno di- strutto le miniere, sotto di loro le fabbriche si sono fermate. Su di loro una sola parola: «Peste bianca», e poi l’autore si distrae. I bolscevichi fin dall’inizio ci vengono presentati come un sol uomo: «Uomini di cuoio in giubbe di cuoio (i bolscevichi!) — tutti somiglianti: begli uo- mini di cuoio, ciascuno aitante e con i riccioli ina- nellati sotto il berretto gettato sulla nuca [...]. Una se- lezione della soffice e grossolana pasta nazionale russa. E anche quel che c’è dentro le giubbe di cuoio è buono: questi qui non li turlupini con la limonata della psicologia: “Così s’è deliberato — così sappia- mo — così vogliamo — e basta!”» [...] E a cosa non si mettono a lavorare? A riportare in attività la fabbrica — «non è questo un poema cento volte più grandio- so della resurrezione di Lazzaro?!» [...]. Invece, quando arriva il momento di liquidare la Il tagliente monologo contro l’Occidente, il suo modo di vivere, la sua morale. “La civiltà europea è un vicolo cieco”

comune degli anarchici, il lavoro sporco viene por- tato a termine non certo dai bolscevichi, ma da non meglio specificati rivoluzionari che si sono dati al banditismo. (Ma tuttavia così delicati che se ne stan- no per tutta la notte sotto la pioggia senza entrare in casa, mentre all’interno, finalmente, gli anarchici fanno festa. In entrambi i gruppi si contano gli inter- nazionalisti: Juzik, con il suo difetto di pronuncia, Harry, Lajtis, Baudek). Pilnjak passa così alla legge- ra, senza soffermarsi, davanti a cose già previste da Dostoevskij già quarant’anni prima... Ma verso la fine del romanzo, «Non si presenta for- se terzo al turno?», cioè non arriva una terza fase (ed è notevole che se ne parli proprio in una parte dedi- cata alla Cina) dopo la Russia storica con il marcio della sua classe dirigente e le sue campagne irrime- diabilmente selvagge, e anche dopo le giubbe di cuoio? Questo concetto, questo “enigma”, Pilnjak se lo porta per tutto il romanzo, spesso alimentandolo solo con allusioni indistinte, con espressioni tortuo- se e sibilline: la Kitai-gorod, le tre Kitai-gorod (quel- la di Mosca, quella «al di là di Oga Magoga», e quella di Ordynin), «bottoni di soldato invece degli occhi» ma — perché? per paura della censura? — senza al- cun materiale di partenza: e senza toccare neppure di striscio la partecipazione dei cinesi alla guerra ci- vile, dalla parte dei bolscevichi. A questo si accom- pagna in modo caratteristico il tagliente monologo di Gleb Ordynin contro l’Occidente — il suo modo di vivere, la sua morale, i suoi desideri e la sua arte. «La civiltà europea è un vicolo cieco». Traduzione Ira Torresi (Questo testo è stato pubblicato su Novyj mir del gennaio 1997 ed è inserito come appendice dell’Anno nudo di Boris Pilnjak, nella collana “Letterature” di Utet Libreria, in uscita il 9 ottobre)

Repubblica Nazionale 34 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 10 AGOSTO 2008 la memoria È famoso soprattutto per le polo che portano il nome Campioni di stile di famiglia e che lui stesso creò. Ma ora un libro uscito in Francia ripercorre il mito del “Quarto moschettiere” che regalò al suo Paese una serie infinita di trofei E un giocatore speciale ricorda quando gli chiese come si fosse guadagnato quel bizzarro soprannome

WIMBLEDON - COPPA RENSHAW COPPA DAVIS US OPEN ROLAND GARROS Lacoste la vinse due volte (1925 e 1928) Alla Francia di Lacoste dal ’24 al ’29 Lacoste si impose nel 1926 e nel 1928 Tre le vittorie a Parigi (1925, 1927, 1929) Lacoste, il coccodrillo dandy che inventò il tennis totale

GIANNI CLERICI ce elettricista, poi costruttore di apparec- di diventare addirittura membro dei tre Aventures d’un joueur de Tennis, Gentien chi elettrici, infine direttore e compro- più in vista, Stade Francais, Sporting, Ra- avrebbe scritto che Monsieur Jean-Jules pparealfine, con decenni prietario della sede francese della Hispa- cing. fece dono a René di una piccola Hispano- di ritardo, uno splendido no-Suiza, la fabbrica della celeberrima Gli inizi del piccolo, fragile René non Suiza uscita dai suoi stabilimenti, come volume illustratissimo, auto dedicata al Re di Spagna Alfonso sono esaltanti, nonostante venga affida- premio e, insieme, scusa per i preceden- che contiene storia e do- XIII. La guerra ‘15-18 condurrà anche al- to al miglior insegnante parigino dei ti giudizi negativi. cumenti di René Lacoste. la costruzione di motori d’aereo, ad una tempi, Henri Darsonval. Nel corso delle «Sono le storie di quell’affabulatore», Al pubblico degli anni crescente affermazione industriale. Ma nostre chiacchierate, che dovevano con- sorrideva Lacoste. «Mio padre non diede TrentaA Lacoste fu famigliare — e ama- anche nel mezzo del successo economi- durmi alla redazione di Divina, la biogra- mai vera importanza al gioco, sinché non tissimo — per le sue prodezze sportive, co, Jean-Jules non dimentica le proprie fia della grandissima tennista e compa- diventai un campione. L’auto alla quale per le sue vittorie individuali (sette tito- origini di grande canottiere. Appare feli- gna di misto di Lacoste, Suzanne Len- si riferisce Cocò Gentien mi fu sì regalata, li Grand Slam), e per aver fatto parte del- ce quanto divertito nel vedere il piccolo glen, René ricordava la sua prima scon- ma come premio per gli esami di matu- la grande squadra denominata dei René sottrarre la racchettona all’unica fitta, addirittura un 6/1 — 6/0, subìta rità passati con una media abbastanza Quattro Moschettieri, insieme al Genio sorella, Jeanne Alida, e impegnarsi in un contro un ragazzo già noto, Cocò Gen- buona». Non misi troppo tempo a sape- Cochet, al Basco Salterino Borotra, al quotidiano batti e ribatti sul muro in mat- tien. re che era stata, quella media, addirittu- Grande Doppista Brugnon. Quattro ti- toni del garage. «Gliene volli davvero, a Cocò, quando ra del nove. pi diversi quanto quattro colori dell’iri- L’inizio della vita sportiva di René è se- dovetti confessare a mio padre che aveva «Se Cochet — è stato scritto — fu l’in- de, capaci di strappare agli americani la gnato dall’internazionalità, se non dal quasi un anno meno di me. Papà rimase ventore di se stesso, e Borotra il regista di Coppa Davis, e di tenersela stretta per successo. Il primo torneo lo disputa nel- perplesso, e finì per domandarmi se non se stesso, Lacoste fu il suo stesso allena- cinque anni nella cittadella di Auteuil, l’isola di Wight, dove è spedito ad impa- mi convenisse trovare uno sport più tore». Un allenatore raffinatissimo, seve- lo Stadio Roland Garros, costruito al so- rare l’inglese, il latino dei nostri tempi. Al adatto. Lo pregai allora — continuava ro sino alla crudeltà, addirittura mania- lo scopo di ospitarli. ritorno, non si attende che la richiesta di René — di essere paziente. Avevo inizia- co. «È il tennista preferito dai tennisti», Ho avuto la fortuna di conoscere i essere associato ad un club gli consenta to uno studio accanito dei migliori fran- scrisse di lui , «capace di vin- quattro, e di frequentarli, a partire dagli cesi, Germot, Dupont, lo stesso Brugnon, cere due volte Wimbledon, e al contem- anni Cinquanta, sino alla loro scompar- che sarebbe diventato, anni dopo, il mio po di dipingere quadri di successo. Que- sa. Sono ormai tanto vecchio anch’io da partner preferito. Mi concedevano, a vol- st’uomo di infinita modestia, e di lucidità aver addirittura giocato con due di loro. Scrisse: “Per vincere te, un palleggio. Annotavo tutto su un cartesiana, aveva scritto: “Per giocare be- Non con Lacoste, che fu il primo a ritirar- taccuino». Taccuino del quale gli autori ne a tennis, ci vogliono certe qualità na- si, e per una malattia, e per una estrema ho impiegato l’unico del libro Le style René Lacoste (L’Equipe, turali. Per diventare un campione, biso- cautela nei riguardi della sua stessa salu- 302 pagine, 40 euro) Patricia Kapferer e gna metterle in valore. Io non ho il genio te. Ben lungi dal ritirarsi dalla vita, come mezzo che avevo: Tristan Gaston-Breton, riportano il fac- di Big , la rapidità di Jean Boro- accade ai più dei muscolari, perché quel simile di una pagina, scritta su una car- tra, i riflessi di . Se qualche grand’uomo non si limitava al tennis, ma una minuziosa taccia da pacchi. volta li ho battuti, è perché l’ho voluto con spaziava ben oltre, in una famiglia il cui Due mesi più tardi René era già in gra- tutte le mie forze, e ho impiegato il mez- padre era stato comproprietario della Hi- do di applicare i suoi studi sul gioco, e bat- zo che avevo a portata di mano: una mi- spano-Suiza, la Ferrari dei tempi; una fa- preparazione” teva Gentien. Nel suo delizioso diario, nuziosa preparazione”». miglia capace di costruire un impero economico, dagli aerei Caravelle alle po- lo con il coccodrilletto. Proprio per le magliette divenne noto, fuor dalla Francia, René. Me ne raccontò un giorno la storia, nello scicchissimo ap- partamento di Auteuil, divertendosi molto alla mia ignoranza. Avevo sempre ritenuto che il suo soprannome, Le Cro- codile, fosse derivato dal suo atteggia- mento tattico, da quel suo tennis geome- trico, basato sulla regolarità, le percen- tuali, i passanti: tutto ciò che avrebbe po- tuto far pensare alle qualità di un cocco- drillo autentico. Solo all’apparenza son- nacchioso, in attesa di una preda sulla quale scagliarsi senza lasciarle scampo. «Jamais de la vie, mai più», ebbe a ri- spondermi Lacoste. «Il soprannome mi venne dato dai miei compagni di squa- dra. A Boston, dove ci trovavamo per af- frontare l’Australia in una semifinale di Coppa Davis, mi accadeva ogni giorno di passare di fronte ad un negozio chic, che esponeva una borsa in pelle di coccodril- lo, adatta a contenere le mie racchette. La mia ammirazione per la borsa suscitò il divertimento generale, tanto che Pierre Gillou, il nostro capitano, mi promise che, se avessi vinto i miei due singolari, me l’avrebbe regalata. L’immagine del coccodrillo divenne un simbolo fortuna- to, tanto che lo feci ricamare sui blazer bianchi da tennis e, in seguito, sulle ca- micette». Continuò, nel raccontarmi che gli ven- ne presto l’idea di tagliare le lunghe ma- niche delle camicie che i grandi del tem- po, i Tilden e Johnston, rimboccavano per essere più liberi. E, oltre a tagliarle, le maniche, prese ad indossare delle polo, che vennero in seguito prodotte nell’in- dustria di famiglia, vendute in tutto il I MAGNIFICI QUATTRO mondo e definite, appunto, le Lacoste. Nella foto in alto, da sinistra: Henry Cochet, , Ma riprendiamo dall’inizio. Il piccolo René Lacoste e , i quattro tennisti francesi Lacoste nasce da una famiglia di origini che vinsero la Coppa Davis per sei anni di seguito modeste, con un papà, Jean-Jules, capa- (dal 1924 al 1929). Lacoste era il più giovane: sono rimaste famose ce di intuire che sarà, il Ventesimo, il se- l’eleganza del suo gioco e la bravura sotto rete colo dell’automobile. Dapprima sempli- In basso, “il Coccodrillo” con la moglie Simone Thion de la Chaume

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UOMO IMMAGINE Nella foto grande, Lacoste in azione A fianco, pagine di giornali d’epoca e una vignetta a lui dedicata Sopra, annotazioni tecniche che il campione francese era solito prendere quando osservava giocare i rivali più forti

Minuziosa? Certosina. Mi raccontava Cochet che René fu il primo ad allenarsi, anche in camera, con una pallina in gom- NATIONAL GEOGRAPHIC DI AGOSTO mapiuma. Da una stanza dell’hotel ri- tornò nella sala da pranzo in cui lo atten- devano i compagni, affranto. «Ho perdu- to il servizio», affermò. Gli suggerì, Co- chet, di accendere un cero a Sant’Anto- nio da Padova. E, il mattino seguente, lo rivide tutto gaio. «Ritrovato?», domandò. L’aveva ritrovato. Nel ripetere il gesto, la lampada che pendeva dal soffitto era an- data in frantumi. E aveva così capito che proprio quell’ostacolo l’aveva costretto a rattrappire inconsciamente il gesto. Un gesto impeccabile. «Eguale ad un ingra- naggio dello stabilimento paterno». Tralascio il coté familiar-mondano di René, il matrimonio con una nobile cam- pionessa di golf, Simone Thion de la Chaume, e la nascita di una figlia anche lei grande golfista, Catherine: sembra proprio che non potessero fare a meno di distinguersi, i Lacoste. Ma potrei raccon- tare a lungo di quel fenomeno e dei Mo- schettieri, mentre mi pento di non aver- lo fatto in una tetrabiografia. Mi venni a trovare, in una serata nel National corso della quale Cochet mi aveva offer- to la cravatta sociale dell’International Geographic Italia Club de France, seduto tra lo stesso Ge- nio e Borotra. Discorsi, risa, aneddoti. OLTRE UN MILIONE Poiché sapevo che, in Francia, nessuno aveva ancora dedicato una biografia ai DI LETTORI. Quattro Moschettieri, mi venne dal cuo- re di chiedergli se non volessero aiutarmi Dati Audipress I/2008 a farlo. Fu Borotra a rispondermi. «Sei impazzito? Prima di noi, va scritta un’al- tra biografia, della tennista francese che IN QUESTO NUMERO: ci ha aperto la strada, che ha vinto dieci volte più di noi. ». «È di • PERSIA IL CUORE ANTICO DELL’IRAN • IL PARADISO DELLE SCIMMIE lei che devi scrivere, e noi ti aiuteremo», • ISOLE MINORI D’ITALIA • ASTEROIDI OBIETTIVO TERRA confermò Cochet. Spero di essermi sde- bitato, anche se, al bellissimo, illustratis- simo libro che ho appena letto, manca un’appendice non meno lunga delle tre- IN EDICOLA centouno pagine del testo: un’appendi- ce che parli degli altri tre Moschettieri.

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Nascosti, rimossi e perseguitati CULTURA per secoli da perbenisti, tradizionalisti * e illuministi. Nonostante il riscatto del ’68, ancora senza diritti in gran parte del mondo Ma nell’immaginario, nelle arti e soprattutto nei libri, mai come ora, gli omosessuali vivono il loro successo

L’insostenibile leggerezza di vivere coming out

NATALIA ASPESI ell’Italia perbene degli anni Cinquanta quella parola lì non veniva pronunciata, né si era certi che quelli là esistessero dav- vero. C’erano sussurri, pettegolezzi, illa- zioni, malignità, ironie, angosce, ma nep- pure i ballerini ossigenati della Wanda OsirisN che sculettavano su e giù per le scalinate rosa di ri- viste come Il diavolo custodeo Galanteria erano stati del tutto convincenti. Né destavano sospetti certi maturi scapoloni imprendibili anche dalle più vivaci vedove di guerra, che sempre estraevano dal portafoglio la foto sdrucita di una giovinetta, la fidanzata sul cui letto di morte per consunzione avevano giurato di esserle fede- li per sempre. Intanto nel paese dei nostri sogni, l’America, chi lo era cercava strenuamente di non esserlo e se era ricco si af- fidava a costosi e distruttivi analisti nella curiosa spe- ranza di guarire dall’innominabile peste, tanto da non perdere più la testa per marinai in libera uscita e compa- gni di banco. L’ironica e drammatica biografia di Ed- mund White (My Lives, pubblicato in Italia da Play- ground) comincia così: «A metà degli anni Cinquanta, quando avevo all’incirca quattordici anni, dissi a mia madre che ero omosessuale: all’epoca si usava questa parola, “omosessuale”, in tutta la sua diabolica maesto- sità, avvolta in eterei vapori, un misto di malvagità e ma- lattia». CAINO Eppure anni prima, nel ‘48, era già uscito negli Stati Nella foto grande, Gaetano d’Agata, Caino (1923); Uniti La statua di sale di Gore Vidal, un romanzo esplici- sopra, Yussef Nabil, Cosa abbiamo fatto di male (1993); tamente omosessuale, ignorato dai critici indignati o at- taccato con recensioni furibonde, come ricorda lo scrit- tore nella sua autobiografia Palinsesto (Fazi Editore): «Uno degli aggettivi più usati era “sterile”, che era anche una parola in codice per significare finocchio». Ma il li- bro era diventato subito un best seller, «letto non solo dai repressi e velati abitanti di Sodoma, ma anche da moltis- LE IMMAGINI sime altre persone, tra cui il dottor Kinsey», il cui rappor- Le foto che illustrano queste pagine to sul comportamento sessuale dei maschi americani sono tratte dal libro di Pierre Borhan pochi mesi dopo avrebbe scandalizzato il mondo, di- Uomini per uomini (Rizzoli, 288 pagine, chiarando tra l’altro che tra loro almeno il trentasette per 79 euro). È una storia per immagini, cento aveva avuto esperienze omosessuali. tra tabù, trasgressioni e arte, Per i milanesi la scoperta che gli «invertiti», come si dell’erotismo maschile chiamavano allora a bassa voce, non solo esistevano ma e della fotografia omosessuale in oltre Mead ecc. ecc. erano tanti, avvenne alla prima dei “Legnanesi”, mitica 350 scatti celebri o inediti di maestri Tra tanto rutilare di celebrità di cui si è sospettata o e irresistibile compagnia di travestiti dilettanti: il teatro come Wilhelm von Gloeden, Fred confermata o scoperta la lesbogayezza, e in attesa che ne era festosamente pieno, anche se i meno audaci era- Holland Day, Robert Mapplethorpe venga raschiato il fondo del barile sessuale (ultima auto- no accompagnati dalla loro ignara anche se perplessa fi- biografia Ecce homo, venticinque anni di rivoluzione danzata. gentile, di Franco Grillini), si finisce col chiedersi, in- Le autobiografie di Vidal e White sono uscite rispetti- quieti, se siano mai esistite personalità di inattaccabile vamente nel 1995 e nel 2005 (in Italia nel 2000 e nel 2007) totale eterosessualità e se quindi non sia il caso di inver- e in quel decennio la letteratura e la saggistica omoses- tire la pignola e ossessiva ricerca, studiando quegli uo- suale si sono talmente moltiplicate che chiunque abbia mini e quelle donne che di sicuro, senza ombra di dub- avuto l’ingenuità di sistemare nella sua libreria un ango- bio, se monarchi mai attentarono alla virtù dei loro pag- lino gay oggi si ritrova completamente sepolto da mon- gi e se ballerine classiche respinsero sempre le avance e tagne di volumi che invadono tutta la casa, cacciando le perle di poco virtuose duchesse russe. quel poco di languente cultura etero ereditata dai nonni. Viene anche voglia di sapere come mai, con questa sto- La moda e l’ardire del coming oute dell’outing, cioè del rica e vasta popolazione di famosi homo, ancora oggi si dichiararsi omosessuale o del rivelare l’omosessualità di stia lì ad accapigliarsi se, una volta usciti allo scoperto, altri, hanno spazzato via ogni indugio e dubbio, hanno possano ancora fare il vescovo o il colonnello o l’inse- disseppellito segreti inconfessati e rivoluzionato illustri gnante, o persino ottenere la patente di guida. Mentre le e timorate biografie, talvolta documentando semplici prime pagine dei nostri giornali regolarmente riportano voci, altre volte prendendo eccessive e non del tutto or- le risse in parlamento su eventuali riconoscimenti di todosse libertà: da re Luigi XIII di Francia ad Alessandro coppia tipo reversibilità della pensione, o di famigliole Magno, da Carlomagno ad Achille, da Horace Walpole a con due mamme: richieste di diritti che comunque da Lawrence d’Arabia, da Caravaggio a Bacon, da Charles noi tra fulmini e saette vaticani finiscono sempre col ca- Laughton ad Alan Bates, da Hedgar Hoover a Raymond dere nel vuoto. Burr, da Sergej Eisenstein a John Cage, da Marcel Proust Ultimo trionfo gay: la grande, magnifica mostra appe- a Henry James, da W. H. Auden a E. M. Foster, da Petr Ilic na inaugurata al londinese British Museum, dedicata al- Cajkovskij a Benjamin Britten (vedere l’enciclopedico l’imperatore Adriano (già celebrato dalla Yourcenar, al- opuscolo Gaiezze, editore Kowalski). Più inchieste inva- tra prodigiosa scrittrice lesbienne) famoso non solo per denti in varie categorie: generali dell’esercito, uomini di il vallo in difesa delle conquiste romane in Britannia, ma chiesa, nazisti, pompieri, atleti, filosofi, castellani, parti- anche per la sua passione inestinguibile per Antinoo, il giani, aborigeni e altro. Senza contare le signore, abbon- ragazzo venuto dalla Bitinia e celebrato dopo la sua mor- danti in ogni campo e solitamente celebri non tanto per te come un dio. le loro capacità artistiche quanto per la marca del loro si- Sull’intasata bibliomania gay piomba adesso un bel garo o per il numero sterminato di amanti femmine, ti- volumone del tipo che si tiene in vista sul tavolino tra i di- po la pittrice Romaine Brooks, la poetessa Natalie vani, se non si hanno piccini timorati in casa: si intitola Clifford Barney, l’architetta d’interni Elsie de Wolfe, la Vita e cultura gay (editore Cicero, 382 pagine, 48 euro) a scrittrice Patricia Highsmith, l’antropologa Margaret cura di Robert Aldrich, professore di storia europea al-

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IL SAGGIO Si intitola Vita e cultura gay (Cicero, 384 pagine, con 253 illustrazioni a colori e in bianco e nero, 48 euro) A cura di Robert Aldrich, raccoglie saggi sull’amore tra persone dello stesso sesso nel corso dei secoli dall’antichità greca fino a oggi e in ogni parte del mondo Ribaltagay

no sul sesso del secondo. Poi vennero tempi bui, sempre più bui, e sono crude- lissime le incisioni e i dipinti e le miniature medioevali che mostrano le virtuose punizioni comminate dall’in- quisizione religiosa e secolare, spesso solo per ragioni politiche e di potere, agli accusati di sodomia. Come, nel 1326, lo squartamento in cima a una scala, prima di es- sere gettato ancora vivo sul rogo, di Hugh il Giovane, uno dei tanti amanti di Edoardo II re d’Inghilterra, quello ce- lebrato da un magnifico film di Derek Jarman, morto di Aids nel 1994. Non meno terrorizzante Il giudizio uni- versale di Taddeo di Bartolo, l’affresco del tardo Quat- tordicesimo secolo nella Collegiata di San Gimignano, che illustra, tra adultere torturate, anche un uomo nudo con in testa il cartello «sotomitto», fastidiosamente im- palato dalla bocca all’ano. Per secoli la punizione per la sodomia fu il rogo, poi, più generosi, nel Settecento gli inglesi scelsero l’impic- cagione e gli olandesi la garrota o l’affogamento. Anche se poi la persecuzione della sodomia (che comprendeva ogni pratica sessuale non procreativa anche con signo- re) fu più casuale che sistematica, in più contemporanea alla celebrazione dell’amore affettuoso tra uomini, in so- cietà, nell’arte e in letteratura. Federico il Grande, lui stesso curioso di truppe, accordò alla Prussia «libertà di coscienza e di uccello», sostituendo alla pena capitale le frustate e l’esilio a vita. Quasi contemporaneamente, nel 1768, l’imperatrice Maria Teresa decretò che nei suoi possedimenti, Austria, Ungheria e Boemia, i sodomiti dovevano essere «sterminati dalla faccia della terra e bruciati sul rogo». In Francia gli illuministi avrebbero do- vuto essere appunto più illuminati, ma come capita qua- si sempre a chi se la prende con le istituzioni, chiesa mo- narchia e altro, con le cose del sesso erano molto meno spigliati. Per Voltaire, «l’amore detto socratico» era «un vizio distruttivo per la razza umana» e addirittura «un di- sgustoso abominio», anche se poi Diderot, che attribui- va il sesso tra maschi tra gli indigeni americani alla brut- tezza delle loro donne, ammise che nei bagni pubblici aveva notato un giovane di straordinaria bellezza, tanto che «non riuscii a trattenermi, dovetti avvicinarmi a lui». E non fu il codice napoleonico del 1804 a depenalizzare la sodomia in Francia, ma la Rivoluzione francese, che nel nuovo codice penale del 1791 neppure la menziona- l’università di Sidney, tra l’altro autore di un Who Is Who UOMINI E UOMINI va perché non potevano considerarsi illegali «quelle stu- in Gay and Lesbian Historyche ne fa uno dei più dotti stu- Nell’altra pagina dall’alto a sinistra: Edwin F. Townsend, pide offese, create dalla superstizione (cioè la religione), diosi della materia. L’edizione italiana ha in copertina il Tony Sansone (1930); Bernard-Pierre Wolff, New York (1974). In questa pagina dal feudalesimo, dal sistema fiscale e dal dispotismo». romantico Ritratto di due amici (1552) del Pontormo, in alto, Tony Catany, Somniar Déus (1988); ancora Tony Sansone Avviso agli homoturisti: oggi l’omosessualità è anco- elegantemente vestiti di nero come si usava qualche an- ra, almeno sulla carta, punita con la morte in Afghani- no fa tra coppie di giovanotti fashion, e contiene tutto lo stan, Iran, Mauritania, Nigeria, Sudan, Uganda; con l’er- scibile gay-lesbico-bisessuale-transgender-transes- gastolo in Bangladesh, Bhutan, Guyana, India. Fu lo suale, dall’Europa agli Antipodi, con incontri e scontri NATIONAL GEOGRAPHIC VIDEO scrittore ungherese Károly Mária Kertbeny a usare per la sorprendenti tra le diverse culture: i conquistatori spa- prima volta la parola «omosessualità» in una lettera del gnoli che, scoprendo nel Sedicesimo secolo i berdache 1869 indirizzata al ministro della Giustizia prussiano per (vestiti da donna) del Nuovo Mondo, li diedero in pasto chiedere l’abolizione delle leggi penali contro «gli atti in- ai cani; l’inglese Lady Montagu che, studiando molto da SVELATI I MISTERI naturali». Da quel momento spuntarono da ogni parte vicino i rapporti tribadici cioè lesbici negli harem turchi sessuologi pro o contro, e mai tante stupidaggini furono all’inizio del Settecento, ne ricavò lettere sublimi; il fran- DI STONEHENGE dette e scritte con così grande dottrina. Poi vennero gli cese Flaubert, quello di Madame Bovary, che raccontò anni Venti del Novecento, di massima gayezza intellet- nei suoi diari gli incontri sessuali decadenti con ragazzi tuale e mondana soprattutto a Berlino, poi le persecu- arabi. Per migliaia di anni zioni naziste, infine i primi cinepersonaggi non esplici- A parte i saggi di massima erudizione, che testimonia- Stonehenge, uno tamente gay che comunque finivano malissimo. no l’impegno sofisticato e accanito del mondo accade- dei più imponenti La prima vera rivolta gay contro l’ipocrisia, l’occulta- mico queer, è la ricchezza delle illustrazioni a ricordarci mento e le retate della polizia è del 1969, e avvenne come che gli uomini amano gli uomini e le donne le donne sin monumenti neolitici strascico della rivoluzione sessuale etero nell’ormai sto- dal momento in cui l’evoluzione li ha trasformati in ho- del mondo, ha rico bar Stonewall di Christopher Street a New York. Ne- mo sapiens. Prima non si sa, non essendosi ancora la pa- rappresentato un gli anni Ottanta il virulento diffondersi dell’Aids portò leoantropologia gay interessata alla sodomia tra austra- tragedie, lutti e orgoglio omosessuale. Oggi, mah! Nel- lopiteci e paleoantropi. Ci sono vasi greci con satiri por- enigma per gli studiosi. l’omofobia che tuttora resiste, gay e lesbiche si sposano caccioni — si sa che nel culto di Dioniso il fallo rappre- Oggi, grazie ai recenti dove la legge lo consente, persino le fiction italiane fin- sentava il desiderio di essere penetrati — per non parla- scavi effettuati tamente bonaccione hanno simpatici personaggi gay, re del Simposio di Platone, su cui nei secoli angosciosi però appena si può negli show ancora si infilano i buffo- della vergogna, gli studenti imparavano a conoscere l’a- nell’area, Stonehenge ni maschi vestiti da donna per far ridere le masse. C’è la more socratico che aiutava, se del caso, a giustificare i non è più un mistero. corsa al coming out, alla mercificazione, coppie di stilisti propri terrorizzanti peccati della carne. Nell’antica Ro- che sino a qualche anno fa cacciavano dalle sfilate chi ac- ma i bordelli maschili abbondavano, gli schiavi solleti- cennava a loro eventuali legami oggi dichiarano di voler cavano anche Virgilio, ma è raro vedere una coppia ro- adottare, oltre ai cani, anche dei bambini. Qualche gen- mantica come quella incisa sulla argentea coppa War- tiluomo di antico stampo, devoto all’eleganza dell’om- ren, che risale al 50 dopo Cristo: i due uomini nudi si ten- bra e del silenzio, scuote la testa e ricorda il romantico gono per mano, un po’ storditi, il più giovane seduto in IN EDICOLA IL DVD DI AGOSTO A " 9,90 critico d’arte inglese John Ruskin: «È l’eccesso di luce che grembo al più vecchio, le natiche del primo che premo- rende la vita di oggi perfettamente volgare».

Repubblica Nazionale 38 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 10 AGOSTO 2008

In uno show-business spietato, dove contano SPETTACOLI soltanto le “divine”, qual è la sorte delle “stelline”, quelle che ballano una sola estate? Un sito internet le ha catalogate, ne ha ricostruito carriera, amori, fortune e sciagure: un intreccio di storie, un affresco novecentesco dove belle donne e play boy, avventuriere e miliardari si incontrano sempre sull’orlo della tragedia Polvere distelle Il mestiere di starlet Vita e miracoli delle dive di serie B

GIUSEPPE VIDETTI l cameriere si avvicina alla diva ebbra e matura con una bottiglia di champagne. Lei lo scruta, ammicca, mentre un faro di scena indugia sul giovane corpo muscoloso. Fa sbattere le ciglia come tergicristalli, poi gli chiede, con una vo- ce più grottesca che sensuale: «Quanti anni Ihai?». «Ventuno», cinguetta lui, versando bollicine nel flûte. «Ventuno… ventuno…», ripete lei malinconica e stizzita. «Non lo sai che nessuno ha più vent’anni? Neanche mia figlia ha vent’anni. Che età ridicola! Sai che in una notte potrei ridurti come un sessanten- ne?». Brinda, fa le fusa come una gatta, poi si abban- dona a un frenetico charleston. Al Café Carlyle, nel- l’hotel più esclusivo dell’Upper East Side di Manhat- tan, tra kilim preziosi e tavoli lussuosamente imban- diti, la diva ripete ogni sera il suo numero, come ai vec- chi tempi, a Parigi, in quei frizzanti anni Cinquan- ta, quando Orson Welles, dopo averla vista cantare C’est si bon, la invitò al suo tavolo. «Sei la donna più eccitante del mondo», le disse brindando a champagne. Non cercò mai di ba- ciarla, ma la volle per il ruolo di Ele- na di Troia nel suo leggendario Dr. Faust. Eartha Kitt ha ottantuno anni e mol- ti ammiratori. Alla fine dello spettacolo le porgono enormi bouquet. «Un tempo arrivavano anelli e bracciali, adesso solo mazzi di fiori», protesta. Nel cuore degli anni Cinquanta, la invitarono a Istanbul, ingaggio di un mese al Caravanserai. I tur- chi impazzivano quando cantava nella loro lingua Üskü Dara. Un giorno le consegna- rono in hotel una scatola. Era piena di perle e pietre e catene. Pensò fossero gioielli di sce- na, un omaggio dell’impresario. Si sbagliava, erano pezzi di valore che un facoltoso ammi- ratore le aveva fat- to recapitare per attirarla nella sua alcova. Lei, terro- rizzata dai rac- conti che aveva sentito sugli ha- EARTHA KITT rem, restituì tut- Soprannominata “sex to. Fu amica di kitten” (gattina sexy) e definita da Orson Welles «la ragazza più eccitante del mondo», la Kitt fu celebre nei primi Cinquanta come cabaret-singer cantando in inglese, francese, turco, yiddish e filippino. Oggi, a 81 anni, è la star del Café Carlyle di Manhattan. Nelle foto, tre momenti della sua carriera FOTO corbis

Repubblica Nazionale DOMENICA 10 AGOSTO 2008 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 39

DIANA DORS James Dean, diva di Hollywood, stella di Broadway, ZSA ZSA GABOR no di flirt con Faruk, re d’Egitto in esilio, e Massimo Gi- BELLA DARVI Diana Mary Fluck (1931- attrazione dei night club più esclusivi. Poi, durante un Nata nel 1917 a Budapest, rotti, ma il suo grande amore è il principe Filippo Orsi- La storia della sua vita è già 1984) fu la prima inglese pranzo alla Casa Bianca, ospite di Lady Bird Johnson, è la più longeva seduttrice ni, che il Papa minaccia di scomunica perché coniu- un buon copione: dal campo a far concorrenza alle bionde fece l’errore di pronunciarsi contro la guerra in Viet- di Hollywood. Nel ‘42, gato con una signora del suo rango, Franca Bonacos- di concentramento hollywoodiane. Fece nam — inaccettabile, tanto più da un’afroamericana a 25 anni, sposò in seconde sa. Belinda cerca di uccidersi con i barbiturici, Filippo a Hollywood alla corte scandalo quando confessò — e finì ostracizzata da tutti i locali d’America. Sareb- nozze Conrad Hilton si taglia le vene. Sopravvivono, si amano ancora, scan- di Zanuck. Bella e intrigante, di aver perso la verginità be scivolata nel dimenticatoio, insieme a una miriade Da allora ha avuto altri sette dalizzano mezza Europa, poi lei lo pianta per il giorna- Bayla Wegier (1926-1971), a 16 anni. La sua carriera di altre starlet, se una volontà di ferro non l’avesse in- mariti, nessuno povero lista e documentarista Gualtiero Jacopetti (quello di morì povera e suicida di Marilyn europea non dotta a resistere, per poi resuscitare negli anni Ottan- La sua love story con Porfirio Mondo cane). Il 13 marzo 1961, la diva muore in un di- a Montecarlo dopo aver produsse grandi capolavori, ta. Il suo spettacolo di seduzione felina, a quest’età, è Rubirosa è leggendaria sastroso incidente stradale mentre con Jacopetti è in dilapidato una fortuna ma la sua reputazione ancora uno spasso. Nel ‘74 comprò la villa viaggio da Las Vegas a Los Angeles. Le sue ceneri sono al tavolo da gioco. Negli anni di formidabile mangiatrice Il mondo dello spettacolo è spietato, di più con le di Elvis a Beverly Hills, che era sepolte nel cimitero acattolico di Roma, accanto a Cinquanta fu una di uomini è rimasta intatta donne. Di più se il mestiere di seduttrice ha avuto la stata di Howard Hughes Keats e Shelley. Tutti pensarono che, considerando le delle più temibili rubamariti meglio su quello dell’attrice. Alla fine, di un Novecen- volte che l’avevano vista sui giornali, avesse almeno to zeppo di volti e nomi, sono sempre le numero uno quarant’anni. Ne aveva venticinque. a essere ricordate: Greta Garbo più che Mary Pickford Anche Jayne Mansfield morì in un incidente stra- o Janet Gaynor, Judy Garland più che Helen Morgan dale, nel 1967. Riposa sotto una lapide a forma di cuo- o Libby Holman, Marilyn Monroe più che Jayne Man- re. Sposò Mickey Hargitay, mister universo nel 1955, sfield o Mamie van Doren, Sophia Loren più che Pier Ercole al cinema, Schwarzenegger d’altri tempi, e Angeli o Marisa Allasio, Barbra Streisand più che Ethel flirtò sia con Bob che con Jfk. I suoi seni, sempre ge- Merman o Pearl Bailey, Brigitte Bardot più che Pascal nerosamente esposti, fecero ingelosire la Loren, co- Petit o Claudine Auger, la Lollobrigida più che la me testimonia una foto scattata da Romanoff, a Be- Schiaffino o la Koscina. Eppure, vecchi numeri di Vo- verly Hills, mentre l’attrice italiana sbircia furente nel gue e Harper’s Bazaar, Playboy e Penthouse, portano generoso décolleté della rivale. Anche Carrol Baker si in copertina foto di bellezze dimenticate o di cui ab- prese una bella cotta per l’Italia, o meglio per il princi- biamo perso le tracce. Qualcuna ha accettato una pro- pe Carlo Borromeo. Il sangue blu dava alla testa: Dawn posta indecente e si è sistemata, qualcun’altra ha get- Addams, quella che definì la Pampanini «troppo gras- tato la spugna, o forse è stata scippata dall’industria sottella per Hollywood», sposò Vittorio Massimo del porno a San Fernando Valley. Ma in molte hanno Principe di Roccasecca dei Volsci. Alle nozze all’Ara perseverato. Dietro le prime file, in cui facevano bella Coeli, primavera romana del ‘54, parteciparono an- mostra Mae West e Joan Crawford, Elizabeth Taylor e che Charlie Chaplin e Oona O’Neil. Natalie Wood, Lana Turner e Kim Novak, Ingrid Berg- Hollywood era ingorda, e quando capitava una bel- man e Deborah Kerr, c’erano migliaia di stelline: sen- lezza come Virna Lisi cercava di divorarla. Garbo, za di loro il firmamento delle celebrità non sarebbe Bergman e Dietrich furono le prime dive d’importa- mai diventato una galassia. zione. Dopo di loro arrivarono frotte di starlet. Ann- C’è un sito internet (glamourgirlsofthesilverscreen. Margret, Anita Ekberg e May Britt (dalla Svezia), Elke com) che con un impegno maniacale le ha scovate Sommer (dalla Germania), Zsa Zsa ed Eva Gabor (dal- quasi tutte, le starlet e i loro cacciatori, gangster, play- l’Ungheria), Miroslava e Olinka Berova (dalla Ceco- PAMELA TIFFIN boy e miliardari: Porfirio Rubirosa (l’editore Baldini LUCIANA PALUZZI slovacchia), Linda Christian (dal Messico), Linda Cry- PIER ANGELI Indimenticabile interprete Castoldi Dalai ha appena pubblicato la sua biografia Romana, debutta a 17 anni stal (dall’Argentina), Rita Moreno (da Puerto Rico), Anna Maria Pierangeli di Straziami ma di baci scritta da Shawn Levy: L’ultimo playboy, 444 pagine, (Tre soldi nella fontana), Samantha Eggar e Joan Collins (dall’Inghilterra). Bel- (1932-1971) fu ribattezzata saziami con Manfredi 18,50 euro) Howard Hughes, il principe Aly Khan, nel 1954. È già una starlet la Darvi (vero nome Maya Regie) veniva dalla Polonia, Pier Angeli dai produttori e Tognazzi, ha 65 anni e vive Baby Pignatari, Johnny Stompanato, Ramfis Trujillo. di Hollywood quando sposa come Miroslava era stata in campo di concentramen- di Hollywood, dove sbarcò tra New York e Chicago Cinquant’anni fa, con le belle di turno, erano il sale dei l’attore Brett Halsey. Bond to, dove i nazisti avevano ucciso suo fratello. L’aveva giovanissima. La più Sfortunata in patria (rifiutò rotocalchi — altro che Billionaire. L’impero delle star- Girl in Thunderball (1965), scoperta a Parigi la moglie del produttore e regista corteggiata diva italiana di girare con Elvis Presley), let è immenso, e non sono solo quelle del calendariet- sposa in seconde nozze Darryl Zanuck, che nel 1953 le scelse il nome d’arte. dell’epoca fu protagonista nonostante un buon esordio to col cordoncino di seta giallo, profumato di borotal- Michael Solomon, Darvi non fu riconoscente, le rubò il marito (ma il mo- di una impossibile love story con Billy Wilder, approdò co, che i barbieri regalavano ai clienti maggiorenni. È ex presidente della Warner gul, infuriato, la mise alla porta quando scoprì che era con James Dean, sposò in Italia nei primi Sessanta falso che tutte sono rimaste sepolte in film di serie B La coppia ha appena messo lesbica). Bella di nome e di fatto, ma soprattutto intri- il cantante Vic Damone (poi e lavorò a Cinecittà senza mai finire in copertina. È vero, piuttosto, che al- in vendita la villa di Bel Air gante, puntava sempre in alto: flirtò con Aly Khan e Armando Trovajoli) e morì ancora per un decennio cune sono state più trasgressive di mille Paris Hilton, per venti milioni di dollari Jean-Pierre Aumont a Parigi, col milionario Renato di barbiturici e malamore hanno preso parte a grandi produzioni e hanno se- Grassi a Milano. A Lana Turner soffiò il bel Marc Mi- dotto principi e magnati. chel e a Odile Rodin il ricco e maturo Paul-Louis Wel- Jennifer Lopez, oggi, sembra una dilettante di fron- ler. Neanche la storia con Amut, fratello dello scià di te al fascino melodrammatico di Lupe Velez, la «spu- Persia, la convertì alla fedeltà. Nel 1962, alcolista e col tafuoco messicana», puro distillato di diva, che dopo vizio del gioco, cercò per la prima volta di togliersi la aver flirtato con Gary Cooper sposò Johnny Weis- vita. Ci riuscì dopo quattro tentativi, nel ‘71, lascian- smuller, più conosciuto come Tarzan. Nel 1944, ormai do aperto il rubinetto del gas. Il corpo decomposto fu relegata a ruoli marginali, «indebitata fino al collo e in- ritrovato nell’appartamentino di Montecarlo una set- cinta del suo ultimo amante, Harald Ramond, allestì timana dopo. con cura la sua ultima notte di vita», racconta Kenneth Hollywood era un posto pericoloso per giovani bel- Anger in Hollywood Babilonia II, indossò l’abito più lezze in cerca di celebrità, a meno che non si avesse la bello, accese mille candele, inghiottì settantacinque saggezza di Virna Lisi («prima di tutto la famiglia») o le pasticche di Seconal, si distese a mani giunte sul letto. certezze di Eartha Kitt («la salute prima di tutto»). Star E, a trentacinque anni, con in grembo il frutto del pec- e starlet correvano gli stessi rischi negli anni in cui la cato, scivolò nella notte eterna. Durante la guerra era cosa all’oro era spietata. Luciana Paluzzi, rossa in- stata una piccante pin-up, come Dusty Anderson, che cendiaria di Roma, partì per fare la Bond Girl in Thun- sognò per tutta la carriera di far le scarpe a Rita derball, si è sposata due volte e ancora vive a Hol- Hayworth. Non ci riuscì, naturalmente, ma con gli uo- lywood. Quando Anna Maria Pierangeli, di buona fa- mini non sbagliò un colpo. Divorziata dal suo bel ca- miglia sarda, arrivò negli States aveva diciotto anni e pitano di marina, strappò il potentissimo regista Jean nessun paracadute. Fu la giovane diva più corteggia- Negulesco dalle grinfie di Veronica Lake. Bionda, bel- ta di quegli anni: Brando la portò a cena, John Barry- lissima, conturbante, la Lake, musa del romanzo L.A. more Jr. prese lezioni di italiano solo per parlarle, Kirk Confidential di James Ellroy, non era altrettanto scal- Douglas ne era segretamente innamorato, Debbie tra. Icona hollywoodiana degli anni Quaranta a fianco Reynolds e Leslie Caron diventarono le sue migliori di Alan Ladd, era già in bancarotta alla fine della guer- amiche, il principe Mahmoud Pahlevi la corteggiò as- JAYNE MANSFIELD ra. «Non sono un sex symbol, solo una sex zombie», di- DEBRA PAGET siduamente. La Metro le offrì un contratto di 1600 dol- BELINDA LEE Vera Jane Palmer (1933- ceva, consapevole di vivere in una bolla di cristallo. E Debralee Griffin, nata lari al mese, una fortuna allora, e la ribattezzò Pier An- La diva inglese (1935-1961) 1967) fu la quintessenza per sopportare la pressione, beveva un bicchiere die- nel 1933, figlia di un’attrice geli (le fecero anche incidere un disco, proprio come fu la regina della Dolce Vita della diva bionda. Nel ‘55 tro l’altro. Anni dopo un reporter scoprì che lavorava di vaudeville, è famosa Mae West e Jayne Mansfield). Poi, come un fulmine, Sembrava destinata fu la ragazza di copertina come cameriera in un bar di Manhattan. Morì a cin- per le sue partecipazioni arriva James Dean. Sua madre disapprova — chiede a Hollywood, invece trovò di Playboy e due anni dopo quant’anni, nel 1973, sola e interdetta. a I dieci comandamenti aiuto a Jack Warner, che intima a Dean di non veder- a Cinecittà il suo eden andò in sposa a Mickey Non c’è grande seduttrice che non abbia cercato di e Love me tender (1956) la più — e mette la ragazza sotto stretta sorveglianza. Che si trasformò in un inferno Hargitay, il culturista imitarla. Jayne Mansfield e Carrol Baker a Hollywood, accanto a Elvis. Scaricata Un amore impossibile, ostacolato da tutti. Finisce, con la “scandalosa” storia che ogni ragazza americana Belinda Lee e Diana Dors a Londra. Concentrati di dalla Fox già nei primi anni con la benedizione di mamma, tra le braccia di Vic Da- d’amore col principe Orsini segretamente adorava femminilità. Del suo irrequieto sex appeal, la Dors fe- Sessanta, si è consolata mone. Con quel matrimonio malinconico, che dura Infine, la morte prematura Pochi lo sanno: in un suo ce un’industria: a vent’anni aveva già una Rolls Royce. con i serial televisivi quattro anni, inizia il suo declino. Rientrata in Italia, a San Bernardino, California, disco (cantava come Marilyn) Gli uomini erano ai suoi piedi, lei era la grande domi- e con i “Christian show” passa da un compagno all’altro, fino alle nozze con Ar- mentre era in macchina suonò anche Jimi Hendrix natrice. Suo marito, l’attore Alan Lake, si sparò quattro sulle reti mistiche mando Trovajoli, che durano assai poco. Poi il tracol- col suo nuovo amore italiano mesi dopo la morte della diva, nel 1984. Belinda fu più lo: raccontano che un amante romano la sequestra in sfortunata. Moglie già a diciannove anni del fotografo casa per due anni. Attacchi di panico, elettroshock. Cornel Lucas, viene reclutata tra le starlet inglesi da Torna a Los Angeles per qualche particina e lì il suo Bob Hope e invitata negli Usa. È ovunque ci siano pa- medico la trova morta: forse suicidio, forse abuso di parazzi pronti a scattare, a Cannes, Venezia, Berlino. tranquillanti. È il 10 settembre 1971, il più bel sogno Nel ‘56 è sulla copertina di Epoca, perché l’Italia la vuo- italiano a Hollywood dopo la Loren s’infrange a tren- le protagonista di una serie di film mitologici. Scrivo- tanove anni.

Quando caldo e fatica ti buttano giù, scegli la forza del numero uno

Repubblica Nazionale 40 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 10 AGOSTO 2008 i sapori È la notte di San Lorenzo, ormai da dieci anni festeggiata Abbinamenti da “Calici di stelle”. Un’occasione per valutare i progressi nell’arte di incrociare al meglio cibo e bevanda: degustazioni verticali e orizzontali; wine bar; offerte a bicchiere; fino agli chef che hanno osato rovesciare l’ordine tradizionale, partire dalla carta dei vini per poi modellarci sopra il menù

Pizza Paté Roast Beef Salame Pollo arrosto Se la birra continua a essere Racchiusa in crosta di pane, I “tannini” di un buon rosso aiutano Dal raffinato strolghino Occorre sigillare la carne l’abbinamento più immediato o nuda, compressa nell’apposito ad asciugare la succulenza alla poderosa finocchiona con una cottura iniziale ad alta e popolare, con la napoletana contenitore (prendendo il nome della carne e la grassezza bisogna equilibrare i salumi temperatura, per evitare ben si sposano anche bianchi di terrina), la farcia di fegatini dell’extravergine, a patto con vini rossi giovani, freschi, che diventi stopposa e preservare aromatici e sapidi (Pinot grigio, si esalta con vini bianchi ottenuti di non eccedere fruttati, come Marzemino l’umidità interna. Perfetti i vini rossi Biancolella), rosé, bollicine da vendemmie tardive, appassite nell’invecchiamento. Consigliati e Dolcetto. Per mitigarne profumati, morbidi, poco tannici, Con la quattro stagioni, o attaccate da muffe nobili: Chianti, Rosso di Montalcino, la grassezza, il frisé come Merlot e Parrina Rosso piceno e Merlot Sauternes, Passito, Picolit Ravello rosso di Bonarda e Lambrusco (Sangiovese grossetano)

Rosato di Castello di Ama Picolit Vigne di Zamò Chianti bio Badia a Coltibuono Lambrusco Cavicchioli Vigna del Cristo Merlot Rosa Bosco ilgiustoVino Un piatto e una bottiglia Sarà amore a prima vista

LICIA GRANELLO C’era una volta la bistecca col rosso, il pesce col bianco, la pizza con la birra, lo spumante con la torta...

er cielo, una coperta di stelle. Tra le mani, un bicchiere di vino. Immagi- plice l’affinarsi della tecnologia di conservazione, che oggi permette di stappare bot- nata così, la notte di San Lorenzo, ormai in tandem decennale con “Cali- tiglie anche molto preziose, garantendone giorni e giorni di fragranza immutata: ci di stelle”, riesce doppiamente attraente. Ma occorre dare tempo al gior- massima gioia per i responsabili delle cantine, liberati dalla schiavitù della singola no di diventare notte, per rilassarsi naso all’aria, sperando di incrociare la etichetta, con cui sorreggere l’intero menù. scia di una cometa cadente. Impossibile riuscirci a stomaco vuoto: la vi- Negli anni, i locali dove gustare tandem golosi&beverini si sono diffusi e diversifi- sta vacilla, l’attenzione decade, più delle stelle poté la fame. Ben lo sanno cati, abbracciando filosofie diverse, con variabili interessanti e creative, come i menù produttoriP e responsabili dei consorzi, attenti a far precedere le degustazioni da as- verticali — piatti studiati per glorificare annate discendenti di un’etichetta gloriosa saggi corposi, base e complemento di quanto si andrà a sorseggiare. — quelli orizzontali — per scoprire come cambia un vino secondo il cibo che ac- Questione di punti di vista: meglio abbinare il vino al cibo o viceversa? A chi il pri- compagna — fino ai wine-bar, moderna declinazione delle osterie. mato e il diritto di scelta? E ancora: sempre e solo vino, anche per accompagnare cer- Anche i ristoranti di alta cucina — fino a ieri in competizione furibonda per as- ti piatti affilati della nuova cucina? A volte, sommelier e chef si guardano storto, ognu- semblare carte dei vini sempre più raffinate e monumentali — stanno imparando il no pensando che sia l’altro a dover cedere. Sempre più spesso, però le due anime fon- piacere (e il risparmio) di proporre abbinamenti più discreti, spingendo vini meno danti della buona tavola si avvinghiano in un seducente paso doble, per la gioia di na- blasonati ma più facili nell’agganciarsi al gusto del cibo. Oppure — è il caso di Luca so e palato. Gardini, geniale e mattocchio sommelier del milanese bistellato “Cracco” — zigza- All’inizio, furono bistecca e vino rosso, pesce e vino bianco, pizza con la birra, spu- gare tra le creazioni dello chef servendo squisiti vini a bicchiere, alternati a tè affumi- mante con la torta, solo acqua con cioccolato, carciofi e banane. Al ristorante, la scel- cati e sakè caldi, birre trappiste e infusioni d’erbe aromatiche. ta primaria — fermo o frizzante? — era percepita come la vera discriminante, che Percorso inverso per gli australiani della Penfolds — diciassette milioni di bottiglie, maitre e camerieri trasformavano in bottiglia “a tutto pasto”. tra cui lo straordinario Syrah Grange — che hanno costruito sulle colline di Adelaide Le donne erano escluse dal gioco. Uomini gli esperti che consigliavano, uomini i un ristorante a misura di vino, il “Magill Estate”, dove un’equipe di chef e sommelier clienti che sceglievano. Ma l’arte della sommellerie ha stregato rapidamente anche sceglie ingredienti e cotture dei cibi per esaltare le diverse produzioni aziendali, con l’altra metà del cielo. Così gli abbinamenti hanno acquisito connotati meno rigidi, proposte che cambiano ogni mese. Se l’Australia vi sembra troppo lontana, comin- più sensibili alla soavità dei profumi che alla ruvidezza dei tannini, ampliando gli ciate a far pratica questa sera, sbirciando il cielo tra un boccone e un sorso adeguato. orizzonti a sidro, tè, infusioni, e long-drink con o senza vino. Avvistando una stella cadente, nessuno potrà impedirvi di desiderare un istantaneo Terza, piccola rivoluzione, la somministrazione di vini pregiati al bicchiere, com- teletrasporto fra le vigne della Barossa Valley.

Repubblica Nazionale DOMENICA 10 AGOSTO 2008 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 41

IL LIBRO 200 Vino e cibo: armonie del gusto e sottili contrasti 3,5 mln le piazze è il sottotitolo del Manuale degli abbinamenti le visite annuali di “Calici di stelle” che Giunti manda in libreria in questi giorni nelle cantine (240 pagine, 17,50 euro). Dai comandamenti generali agli accostamenti più nuovi, Giuseppe Vaccarini — ex braccio destro di Gualtiero Marchesi, presidente dell’Associazione italiana 2.500 mld sommelier e mentore della nuova star 1967 il giro d’affari della sommellerie Enrico Bernardo — sposa piatti l’anno in cui Dumay codifica del turismo del vino e bicchieri con classe e sapienza il decalogo degli abbinamenti

Frittata Sushi Mozzarella Insalata Cioccolato Le uova assemblate con verdure Il trionfo dei crudi, con o senza riso La regina dei latticini freschi — Svincolata dallo status di contorno Gioia e dannazione di tutti e/o formaggi richiedono bianchi (sashimi), spazia dai frutti di mare fiordilatte vaccino o bufala — per assurgere a piatto unico i sommelier, che suggeriscono dal gusto morbido e pieno, ai carpacci di pesce, fino sa essere un finger food dei pasti veloci, ha bisogno Moscato giallo passito dalla Malvasia del Carso ai crostacei. Il trittico dolce, straordinario, da addentare senza di vini adatti ai suoi ingredienti: con il bianco, il ligure Sciacchetrà allo Chardonnay siciliano salmastro e iodato si completa mediazione di forchetta e coltello sapidi e persistenti come per quello al latte, vini liquorosi — Con le farciture di pesce meglio con la fresca acidità di bollicine Nell’altra mano, un bicchiere la Falanghina per quella a base Aleatico, Marsala, Banyuls — le bollicine, che regalano acidità (Erbaluce, Biancolella) o la fruttata di Malvasia bianco, Sylvaner di pesce, Trebbiano d’Abruzzo quando la percentuale di cacao e freschezza aromaticità dei bianchi atesini o Semillon, dai toni fruttati per la nizzarda sale sopra il sessanta per cento

Chardonnay Donna Fugata Spumante Monterossa Cabochon Trebbiano d’Abruzzo Marina Cvetic Greco di Tufo Mastro Berardino Marsala Vecchio Samperi De Bartoli

Il mistero del bicchiere nero

ENRICO BERNARDO

mo la cucina da sempre. Sono cresciuto in una famiglia lucana, ultimo di sette figli: come dire, tanto lavoro, nes- sun lusso, ma anche sorrisi, calore, unione. Per mantenerci agli studi, mio padre faceva l’operaio di giorno e il mu- Aratore di sera, mentre mia mamma lavorava come bidella. È sempre stata una cuoca coi fiocchi: sono cresciuto tra gli odori e le magie delle padelle. Da lì a scegliere la scuola d’arte alberghiera è stato un attimo… La cosa buffa è che mi sono innamorato del vino nei giorni in cui vincevo il titolo di “miglior allievo cuoco d’Europa”. Nel viaggio verso la sede del concorso, in Sicilia, i racconti sul vino del nostro insegnante di enologia, Giuseppe Vaccari- ni, mi hanno aperto le porte di un mondo complesso e straordinario. La parola “equilibrio” negli abbinamenti è diven- tata la mia bussola. Non mi sono più fermato: a vent’anni, miglior sommelier italiano, a ventidue campione europeo. E nel 2004 il sogno più grande, miglior sommelier del mondo, titolo che ancora conservo. Racconto tutto questo per spiegare come a trent’anni — dopo il “Grand Hotel” di Stoccolma, il mitico “Troisgros” di Roanne, e il “Four Season” di Parigi, ho deciso di mettere il vino al centro della proposta gastronomica, aprendo due wi- ne restaurant — a Parigi, e Courchevel, Alta Savoia — dove l’abbinamento vino-cibo è vissuto dalla parte delle bottiglie. Nella ristorazione generale, di solito i clienti scelgono tra bianchi e rossi, fermi e frizzanti, al massimo danno prefe- renze di zone vitivinicole o tipologie d’uva. Sulla base di queste poche indicazioni, il sommelier consiglia dei vini. Il pas- saggio successivo, quello di cambiare vino a ogni piatto, è merce rara. Io faccio il contrario. Seduti ai tavoli di “Il Vino d’Enrico Bernardo”, i clienti consultano solo una lista di vini interna- zionali al bicchiere, che cambia tutte le settimane. A ogni bicchiere, corrisponde un piatto, che però non viene rivelato, se non al momento dell’arrivo in tavola. Altra opzione molto apprezzata il menù à l’aveugle, alla cieca, con i vini serviti in bicchieri neri... la magia è assicurata! Naturalmente, questo approccio richiede molto lavoro di formazione. Oltre a modellare i singoli menù in base a intolleranze e fastidi alimentari, i sommelier devono saper spiegare che non c’è nessuno stress, nessuna gara, ma solo il piacere di capovolgere per una volta il percorso a senso unico del vino al servizio della cucina… Anche la Michelin lo ha capito e dopo appena un anno di attività ci ha premiato con la stella! Per rendere godibile al massimo questo divertissement, faccio in modo che la proposta gastronomica sia molto “leggibile”, senza contorsioni e stramberie. Lo chef sa che un menù alla cieca va calibrato, così da ri- sultare sorprendente e lieve: personalmente, questa corsa a estremizzare per differenziarsi non mi pia- ce granché, anche se, viaggiando tanto, conosco e apprezzo gli abbinamenti derivati da altre culture gastronomiche, che mettono a tavola tè, sakè, infusioni. Diciamo che in Europa non sentiamo que- sta necessità. Mi riempie il cuore vedere i clienti entrare nel meccanismo del gioco, immaginando il piat- to dopo aver scelto e sorseggiato il vino. In fondo — penso — è un po’ come quando si cena da amici: non si sa cosa arriverà in tavola, ma l’elemento sorpresa fa parte del piacere della serata... Non sapendo cosa prevede il menù, la cosa migliore per gli invitati è portare una bottiglia di Champagne: è più versatile di bianchi e rossi, ha complessità ol- fattiva, freschezza, effervescenza, qualità che lo rendono molto moderno, so- prattutto a confronto con una cucina che ormai non ha più grandi suc- culenze, né contrasti di consistenze, ma privilegia freschezza e aro- maticità. A patto, naturalmente, di non berlo con il dessert.

Daniel Pennac Calici di stelle, gli appuntamenti L’indomani aveva comunque tentato MONTEFALCO (Pg) OSIMO (An) un’opera Nella piazza del Comune assaggi Selezione dei migliori vini marchigiani ‘‘ di Sagrantino con concerto jazz con sfizi e osservazione del cielo di riconciliazione SAN DANIELE DEL FRIULI (Ud) IMOLA (Bo) Sotto le volte della Loggia Guarneriana, Serata di cinema&gastronomia: proiezione presso Berthold degustazione di prosciutto e vini regionali di Cous cous con degustazione guidata L’aveva invitato LECCE PROVAGLIO D’ISEO (Bs) alla Closerie des Lilas… Nel Palazzo dei Celestini, bicchieri “Nasciette mmiez’o mare”: tarantelle, Nei piatti c’era del foie serigrafati e cinquanta banchi d’assaggio pizzica, tammuriate e vini di Franciacorta MONTEPULCIANO (Si) MONDRAGONE (Ce) gras di Guascogna Otto cene tematiche, una per contrada, Le migliori etichette del territorio e nei bicchieri l’ambra con vini abbinati e corteo di sbandieratori con pane cafone e mozzarella di bufala BAROLO (Cn) VOLTA MANTOVANA (Mn) luminosa di un sauternes All’enoteca regionale, degustazione Nel giardino Belvedere di Palazzo Gonzaga, del Barolo 2004 con formaggi d’alpeggio vini, assaggi e concerto Da La Prosivendola

Repubblica Nazionale DOMENICA 10 AGOSTO 2008 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 43 le tendenze Al bando il nero e il bianco. Forse per reagire al futuro grigio che tutti Moda al sole pronosticano, gli stilisti hanno disegnato un’estate arcobaleno per abiti e accessori. Ma, attenzione, ci vuole classe per non cadere nel kitsch

Rosso giallo blu, schiaffo alla crisi

DIVA ANNI QUARANTA CATTIVE RAGAZZE PER OGNI OCCASIONE WEEKEND ACIDO Abbinamento audace Per quelle che, Può servire Borsa adatta al fine per il costume intero anche con il caldo, a ravvivare gli abiti settimana, di Louis da gran diva di Miss non rinunciano dell’intero guardaroba Vuitton in fantasia Bikini, dove giallo a un tocco aggressivo, estivo. È la cintura cangiante, dall’argento e viola creano ecco lo scarponcino rosa fluo proposta al giallo neon, un effetto di Cult in tinta da Chanel come con logo ripetuto zebrato giallo fosforescente capo-base dell’estate all’infinito

NEON MILLETASCHE Tante tasche e zip in morbida pelle rosa acceso per la borsa di Boss Orange Comoda e alla moda, sarà il jolly d’agosto

OCCHI CHE BRILLANO SOLE TRA I CAPELLI ANELLO DI LUCE Può sembrare Per tenere in ordine Quando il fluo diventa un peccato portare i capelli in spiaggia prezioso e brillante: questi occhiali da sole o in mezzo al mare, ecco l’anello in spiaggia: sono ecco il cerchietto Egratigna Angelique di Diamond Vidivici dal colore del sole di Dior, joaillerie in colore azzurro con proposto da Pepe in oro bianco, brillanti e decorati Jeans diamanti e smalto

tanti punti luce illuminano strade citta- E le più timide, quelle per intenderci che lare per eccellenza. Evoca vacanze, cal- IRENE MARIA SCALISE dine, serate estive e spiagge assolate. BALLANDO BALLANDO tutte colorate non si vestiranno mai, tro- do, esotismo. L’hanno usato Gucci, arà un’estate colorata, ave- L’abbinamento più riuscito, almeno Per scatenarsi vano così un giusto compromesso tra Versace, Blumarine e Fendi anche nel- vano pronosticato gli esper- in apparenza, è stato quello con i pepli. la sera in pista, moda e discrezione. La plastica infine la versione più preziosa della haute ti di tendenze qualche mese Tramandati dall’antica Grecia, con tan- ecco le ballerine sembra essere stata nobilitata dal full couture. Altra tinta dai forti richiami fa. Ed è stata molto di più: to di drappeggi, gli abiti-tunica hanno multicolor proposte color e sandali, scarpette da spiaggia e estivi è il blu che sfuma nel bluette. un’estate in technicolor. I abbandonato il loro tipico candore per da Sigerson Morrison: borse gommose sfidano i raggi solari Marni, Louis Vuitton, Burberry e Twin rossi sono diventati lacca, i trasformarsi in macchie di colore. Tut- colori vivaci e fiocchi con i loro pigmenti fluorescenti. Set lo hanno fatto sfilare da solo o in rosaS hanno virato sul fucsia, il verde si è te le sfumature del viola, invece, sono in netto contrasto Tanta allegria presenta un certo ri- compagnia di abbinamenti stravagan- trasformato in acido. Le donne hanno balzate all’onore della cronaca grazie a schio: la caduta nel kitsch. Essere ele- ti come il viola o il rosso. Nell’era dell’e- osato come mai prima d’ora. A farne le una testimonial come Carla Bruni. La ganti e insieme colorate non è cosa sem- co-chic non poteva mancare il verde. spese, più di ogni altro, è stato il nero. “premier dame” ha sfoggiato nelle oc- plice. Uno scivolone di stile, in rosso ac- Poco naturale e molto fluo, è stato la ba- Quel non colore che per anni ha resisti- casioni ufficiali la non facile tinta e ha ceso o turchese scintillante, rischia di se di molte delle creazioni di Prada, to alle onde anomale del fashion, consi- subito creato un caso. Incuranti della essere più imperdonabile che in bianco Moschino, Lanvin, Etro e Paul Smith. derato il passe-partout per eccellenza e scaramanzia, le signore si sono adegua- e nero. Per essere eccentriche, diciamo- Spesso declinato in una versione il simbolo dell’eleganza intramontabi- te rivoluzionando il guardaroba e attin- lo pure, ci vuole una certa classe. Colo- hippy, è una tinta che piace perché do- le, è uscito di scena. Lascia un esercito gendo a piene mani alle proposte di rate sì, ma con moderazione dunque. na alle pelli dorate e alle ragazze dalla di affezionate, convinte che “come lui Dolce & Gabbana, Roberto Cavalli, Da cosa nasce tanta voglia di colore? tintarella di luna. Anche il rosso, più nessuno mai”. Non ci sarà tinta, pensa- John Richmond e Max Mara. Forse dall’insicurezza del momento scarlatto che mai, sta vivendo giorni di no le nostalgiche, che potrà smagrirle Ma il vero trionfo dell’arcobaleno storico che stiamo vivendo. Osare, in gloria. Proposto da Moschino, Jll San- con tanta discrezione e renderle chic peace and love sta negli accessori: balle- qualche modo, rallegra gli animi. Sba- der e Louis Vuitton, piace anche nel con un semplice tubino. Ma tant’è. Ec- rine, scarpe da ginnastica, borse e bijoux razza dalle tristezze ed è bene auguran- maquillage. Le labbra si accendono e, co allora avanzare l’altro esercito: quel- vivono una second life a tinte calde. An- te. Un futuro colorato è decisamente in perfetta armonia, anche gli smalti di lo delle sfacciate. Sguazzano nelle tinte che il più modesto degli ornamenti si migliore che uno grigio cupo. Il giallo, mani e piedi si adeguano. Per una vera sorbetto e si specchiano nel fluo. Come reinventa grazie alle nuove colorazioni. tanto per fare un esempio, è il colore so- estate a tutto colore.

Repubblica Nazionale 44 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 10 AGOSTO 2008 l’incontro Patriarchi “Detesto i viaggi e le vacanze...” Questo fertilissimo regista (quasi sessanta titoli in cinquant’anni) parte e si sente in ferie soltanto quando sta su un set circondato da moglie, figli e nipoti. Eppure proprio l’ipocrisia Claude Chabrol della famiglia è un suo bersaglio fisso “È vero, perché una famiglia funzioni deve essere del tutto trasparente, e di solito non lo è. Ma la nostra sì, tra noi non ci sono segreti, per questo riusciamo a essere un vero clan”

LAURA PUTTI che il senso del film, perché uno dei biatte, Una moglie infedele, Il tagliago- Perché so che li vincerò. Non entro in «Quelle cose lì non le ho mai perse. Non personaggi era effettivamente così. I le, Dieci incredibili giorni. Non sem- conflitto per non umiliare chi mi sta ac- sono di quelli che restano sempre in sa- NIMES cuginiassomigliava al Sorpassodi Dino brava in crisi di creatività. «In crisi non canto. Su un set la posizione del regista la regia, come un regista televisivo. Gi- Risi. Tra Jean-Claude Brialy e Gérard sono mai stato». Si sarà pur sbagliato, è molto forte». Non le è mai capitato di ro per il set, mi piace essere in mezzo ad llegro e pieno di energia, Blain c’è lo stesso rapporto che c’è tra una volta. «Sbaglio quando dico: acci- lavorare con un rompiscatole? «Ci sono attori e tecnici». Quanto, nel cinema, è Claude Chabrol si gode la Gassman e Trintignant. Ma Risi aveva denti che bel film sto girando. Quelli lì, stati rompiscatole, certo, perché puoi importante la tecnica? «Abbastanza, vacanza. Cioè sta giran- più esperienza di me e trovò un modo nelle sale, non vanno mai bene». Li ama sbagliarti nel giudicare una persona. ma per impararla ci vogliono quattro do un film. Se per i comu- più elegante, più discreto, per mostra- tutti, i suoi film? «Non allo stesso modo, Ma se è accaduto una volta, non c’è mai ore. Basta capire come inquadrare gli Ani mortali la partenza è associata all’in- re la superbia del suo protagonista». ma sono come figli. Quindi li amo tutti. stata una seconda». Sembra che Isabel- sguardi di due attori che si parlano. terruzione del lavoro, per lui no. «Dete- Dicono che Le beau Serge inaugurò la Ci sono film che ho fatto quasi per gio- le Huppert, con la quale lei gira dagli Campo e controcampo, e il gioco è fat- sto i viaggi, detesto le vacanze» dice il Nouvelle Vague. «Lo dissero, ma io non co, altri con spunti molto seri. Ricono- anni Settanta — da Violette Nozière fi- to. Dopo, però, bisogna capire il perché regista, seduto in uno dei salottini del- me ne rendevo conto. Come tutti i regi- sco di averne falliti tre, ma neanche con no al recente La commedia del potere delle inquadrature. Negli anni Quaran- la Maison de Sophie, bellissima villa dei sti di quel periodo amavo il cinema nel- una pistola alla tempia dirò quali. Ci passando per Il buio nella mente, Un af- ta, subito dopo la guerra, uscì in Fran- primi del Novecento trasformata in ho- la sua totalità. Mi nutrivo di cinema, vi- sono anche film che ho fatto voluta- fare di donne, Madame Bovary — non cia un libro che fece morire dal ridere tel de charme. «Parto soltanto quando vevo per il cinema. Il resto non mi inte- mente brutti». Come mai? «Mi hanno abbia un carattere facile. «Con me è tutti i cineasti. Si intitolava La petite devo girare. Quindi, sul set, mi consi- ressava». passato un ordine di merda, e merda perfetta. Una delizia. Sin dall’inizio grammaire cinematographique. L’ave- dero in vacanza. Vacanze tutte diverse, Nel ‘57, quando ancora era critico hanno avuto. Io ho detto: vorrei girare della sua carriera, quando l’ambiente va scritto uno dei peggiori registi dell’e- a seconda dei film». per i Cahiers du Cinéma, assieme a questo. Mi hanno risposto: gira questo, cinematografico francese fu scosso poca, si chiamava André Berthomieu. Chabrol è in vacanza da cin- Rohmer aveva pubblicato un libro su piuttosto. Ho eseguito ed è stato peggio dall’arrivo delle due giovanissime Isa- Raccontava cose basiche, ma non spie- quant’anni: Le beau Serge,il primo film, Hitchcock. La passione per la regia nac- per loro». Doveva essere molto tempo belle — Huppert e Adjani — ho sempre gava a che cosa servissero; quale potes- lo girò nel 1958. «Riuscii a farlo grazie a que dai suoi film? «Nacque molto pri- fa, perché i suoi set sono famosi per es- saputo che lei era la migliore». Il suo se, per esempio, essere il senso di un’eredità, con i soldi della nonna di ma. Durante la guerra, adolescente, fa- sere oasi di pace e di armonia, con men- rapporto con gli attori sembra ideale. un’interruzione di un campo-contro- Agnès, la mia prima moglie. Trentadue cevo il proiezionista nonché il pro- se prelibate come ristoranti a tre stelle. Non li dirige e di una scena, al massimo, campo. E questo, nel cinema, è molto milioni di vecchi franchi. Non era an- grammatore dell’unica sala del paese «Sembra quasi che non stiamo lavo- fa due ciac. «Dicono che io abbia un’au- più lungo, più difficile da imparare». cora uscito nelle sale che già l’avevamo di mia madre nel quale ci eravamo tra- rando, vero? Dipende dal fatto che de- torità naturale, misteriosa. Sul set qua- Qualcuno fuori dalla porta urla venduto ovunque, guadagnando tre sferiti. Tornati a Parigi, nel ‘46, a sedici testo i conflitti». Non fanno bene, i con- si non parlo, ma tutti capiscono quello «Chachà, la macchina è pronta». È Ce- milioni. Così, subito dopo, ho potuto anni, mi iscrissi al cineclub universita- flitti, ogni tanto? «Non nel mio caso. che voglio. È strano, è curioso, ma è co- cile Maistre, assistente alla regia, figlia iniziare a girare il secondo film». I cugi- rio alla Bastille. E, colpo di fortuna, il sì». Come definirebbe un suo attore? della moglie Aurore. A ogni film di Cha- ni, uscì nel ‘59. Quello sì che fu un suc- primo film che vedo è Il testamento del «Non è un tipo che mostra i fatti reali, brol partecipa la famiglia: ha un figlio e cesso. «Costò quasi il doppio del primo, dottor Mabuse. Verso la fine della prima ma uno che rivela la poesia della realtà. un nipote attori, un figlio musicista. E cioè la metà di un film normale. Incas- “pizza”, esattamente quando Lang in- I film sono come figli E non è la stessa cosa. Un dilettante non dire che uno dei soggetti più presi di mi- sò nove volte tanto. Quel denaro ci per- quadra il piede del tipo che si nascon- ne sarebbe capace». ra dal suo cinema è proprio la famiglia mise di fondare una società di produ- de, mi sono detto: è questo che voglio e dunque li amo tutti Improvvisamente la villa viene scos- e la sua ipocrisia. Il fiore del malee Gra- zione, la Agym, dedicata alle opere pri- fare. Sono schizzato in piedi senza ren- sa da un suono gutturale e impressio- zie per la cioccolata, tanto per restare in me e seconde. Grazie alla Agym, Eric dermene conto e la gente ha protesta- anche se non nante. Si direbbe un barrito, o un rug- questo secolo. «Perché una famiglia Rohmer girò Il segno del leone, e Jac- to. “Seduto!”, urlavano, ma quasi non li gito. «Niente paura: è Gérard». Dalla funzioni deve essere completamente ques Rivette Paris nous appartient». Ha sentivo. Lang mi ha folgorato ancor pri- porta socchiusa si scorge Depardieu trasparente, e non lo è mai. La nostra sì, mai più rivisto i suoi primi film? «Non ma di Hitchcock». allo stesso modo che arranca verso il primo piano. È tra noi non ci sono segreti. Per questo sono uno che si guarda alle spalle, però, Quindi possiamo dire che tutto sia enorme. In maglietta e mutande. Affer- riusciamo a essere un vero clan». sì, mi è capitato». E che cosa ha pensa- partito da quel piede, unico indizio di Riconosco di averne rando il corrimano, sale le scale a fati- Claude Chabrol si alza, saluta e si av- to? «Che Le beau Sergefosse un po’ mal- un personaggio non visibile, per mo- ca. «In cinquanta anni è la prima volta via verso l’automobile che lo porterà destro, ma che fosse un film carino. E strare quello che si nasconde dietro la falliti tre, ma neanche che lavoro con Gérard Depardieu. sul set. Oggi girerà in un motel in mez- che I cugini, al contrario, fosse troppo società, la famiglia, la borghesia. Per Avremmo dovuto fare il Balzac per la zo al niente, alla periferia di Nimes. Mi- “destro”. Un po’ “guardate che cosa so questo, nel suo cinema, niente è mai con una pistola televisione; ma prima non poteva lui, nuscole stanze arredate con mobili di fare”. Meno male che l’aspetto “guar- quello che sembra? «Trovo che così sia poi non potevo io. Alla fine lo ha fatto formica, quarantasette euro la doppia date che cosa so fare” fosse un po’ an- più divertente. Sono un ottimista e sul con Josée Dayan, che è stata mia assi- connessione internet inclusa. Che po- set mi diverto molto. Sono allegri, i alla tempia dirò quali stente. L’anno scorso, con Odile Barski, sto incantevole per una vacanza. miei film». In mezzo secolo non ha mai abbiamo scritto la sceneggiatura di

smesso di girare. Almeno un film l’an- Bellamy, il film che sto girando qui a Ni- no, spesso due, alle volte anche tre. mes. È, come dicono, un «thriller psi- Tanto che oggi siamo quasi a sessanta. cologico» e il personaggio del commis- «Dal ‘67 al ‘74 ho fatto tredici film, più sario Paul Bellamy è stato scritto pen- la televisione. Ne ho fatta tanta di tele- sando a Gérard. Lui, per esempio, è il ti- visione, proprio perché trovavo ridico- po di attore che un secondo prima del lo che negli anni Settanta la gente di ci- ciac fa un baccano d’inferno; poi arriva nema la snobbasse. Dicevano che la te- in scena ed è concentratissimo, sempre ‘‘ levisione era per registi che non pote- perfetto». vano permettersi di fare film. Ho di- I giovani attori di oggi sono diversi da mostrato il contrario. Mi chiesero di gi- quelli di ieri? «Penso che siano miglio- rare due racconti di Henry James. ri». Grazie alle scuole? O alla vita? «Gra- Come avrei potuto rifiutare? Erano zie alla scuola della vita. Imparano me- film di cinquanta minuti e, con il siste- no cose, hanno meno regole, meno ma della tv, si giravano rapidamente. concetti nella testa, quindi inventano Da quel momento, molti cineasti che meglio». Anche il cinema è cambiato. non avevano mai lasciato il cinema si Oggi, durante le riprese, lei e sua moglie sono messi a fare televisione senza Aurore siete seduti davanti al “combo”, averne vergogna. Proprio in quell’epo- il piccolo schermo, in una stanza atti- ca, però, mi sono rimesso in questione. gua alla scena. «Cinquant’anni fa di Lavoravo talmente tanto che diventa- ogni scena facevo anche quattro ciac. va routine, era come andare in fabbri- Per avere un po’ più di scelta durante il ca. Ma allo stesso tempo mi divertiva montaggio. Oggi, grazie al “combo”, il moltissimo. Non ho mai smesso di girato si vede subito ed è un vantaggio». amare questo mestiere». Non ha mai nostalgia del rumore della Erano gli anni di Lo scandalo, Le cer- cinepresa, dell’odore del cinema? FOTO GRAZIA NERI ‘‘ Repubblica Nazionale