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VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA Piano Urbanistico Comunale di ALBANELLA (SA)

RAPPORTO AMBIENTALE

REDAZIONE: GIANLUCA VOCI SIMONA SIDDI contributi di: DANIELA DE MARTINO ANTONELLO MIGLIOZZI ANTONIO CARBONE

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Indice 1.LA V.A.S. PER IL P.U.C. DI ALBANELLA ...... 8

1.1 le fasi del processo di V.A.S...... 8

2.LA VISIONE CONDIVISA ...... 9

2.1 Il senso ...... 9

2.2 Il percorso ...... 10

2.3 I temi emersi: l’agenda città ...... 13

3. CONCLUSIONE DELLE ATTIVITA’ DI SCOPING...... 17

4. CONTENUTI ED INTENTI DEL PUC...... 19

4.1 Inquadramento territoriale, economico, sociale ...... 19

4.2 La struttura del Piano ...... 24

4.3 I contenuti...... 25

4.3.1 le dominanti ambientali ...... 28

4.3.2 le dominanti antropiche ...... 28

4.3.3 Gli ambiti di paesaggio ...... 30

4.3.4 La rete ecologica locale ...... 32

5.IL PIANO VIGENTE ...... 34

6 IL DIMENSIONAMENTO DEL PUC ...... 36

6.1 il fabbisogno residenziale ...... 36

6.2 Il fabbisogno di standards...... 42

6.3 Il comparto produttivo e dei servizi ...... 43

6.4 La struttura normativa del PUC ...... 43

7 INTENTI GENERALI E OBIETTIVI SPECIFICI. AZIONI/INTERVENTI...... 44

8 ANALISI DELLE POSSIBILI ALTERNATIVE...... 50

9. RAPPORTO DEL PUC CON ALTRI PERTINENTI PIANI O PROGRAMMI...... 50

9.1. Riferimenti programmatici di sostenibilità ambientale...... 53

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9.2 Strategie d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia ...... 56

9.3. Piani sovraordinati ...... 58

9.3.1 Piano Territoriale Regionale - PTR ...... 58

9.3.2 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale - PTCP ...... 66

9.3.3.Piano del Parco Nazionale del e Vallo di Diano...... 75

9.3.4 Piano Forestale Ambientale Regionale (PFAR)- Piano Regionale di Previsione, Prevenzione e Lotta Attiva contro gli Incendi Boschivi (PRAI)- Piano di Assestamento Forestale (PAF) ...... 77

9.3.5.Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR)...... 80

9.3.6 Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (PRGR) ...... 81

9.3.7. Strumenti di pianificazione attinenti la risorsa idrica : Piano Tutela delle Acque; Piano d’Ambito. . 82

9.3.7.Piano Stralcio dell’Assetto Idrogeologico...... 85

9.4 Programmi di gestione dei fondi europei ...... 89

9.4.1.Programma Operativo Regionale della Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) 2007-2013 ...... 89

9.4.2 Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013...... 90

9.4.3.Programma Operativo Fondo Sociale Europeo 2007-13 Regione Campania (FSE)...... 91

10 ASPETTI PERTINENTI DELLO STATO ATTUALE DELL’AMBIENTE ...... 92

10.1 Acqua ...... 92

10.1 Acque superficiali ...... 98

10.1.1 Fonti ad uso irriguo ...... 98

10.1.2 .Carichi potenziali inquinanti (Carichi potenziali agricoli/ Carichi potenziali zootecnici) ...... 99

10.2 Aria...... 100

10.3 Aspetti fitogeografici...... 102

10.4 Rumore...... 104

Valori limite differenziali di immissione ...... 107

10.5 Suolo e sottosuolo ...... 109

10.5.1 Geolitologia...... 109

10.5.2 Pedologia...... 111

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10.5.3 Uso del suolo...... 112

10.5.4 Metodologie e indagine...... 113

10.5.5 Descrizione sintetica delle unità cartografiche (SAU), ambienti naturali e semi-naturali, acque .. 115

10.6 Biodiversità. Flora e fauna...... 121

10.7 Rifiuti ...... 123

10.8 Energia ...... 133

11 CARATTERISTICHE AMBIENTALI, CULTURALI E PAESAGGISTICHE DELLE AREE INTERESSATE / AREE DI RETE NATURA 2000/ AREE CON PRODUZIONI AGRICOLE DI PARTICOLARE QUALITÀ E TIPICITÀ (ART.21 DEL D.L. 18/05/2001, N.228)...... 133

12 POSSIBILI EFFETTI SIGNIFICATIVI SULL’AMBIENTE: gli insiemi fondanti (IF) ...... 138

12.1 . Metodologia...... 138

decisionale per raggiungere un obiettivo pianificato...... 138

12.2. Indice dei valori...... 142

12.3 Indicatori ...... 143

13 SINTESI PROBLEMATICHE AMBIENTALI EMERSE IN FASE DI VALUTAZIONE...... 146

13.1. Risultati della matrice n.1. Azioni del PUC ˜ Obiettivi specifici...... 147

13.2. Risultati della matrice n.2._Obiettivi di sostenibilità ambientale di piani e programmi ˜ Obiettivi specifici di Piano...... 151

13.3.Risultati della matrice n.3._Obiettivi di piani e programmi pertinenti ˜ Obiettivi specifici di Piano. 152

13.4. Risultati della matrice n.4. Azioni del PUC ˜ Insiemi fondanti...... 155

14.INCIDENZA DELLE DESTINAZIONI DI PIANO ...... 155

14.1 La piana integrata di S.Cesareo/Tempone Gianpietro ...... 156

14.2 Il sistema dei terrazzi fluviali ...... 158

14.3 La frazione di piana Matinella ...... 159

14.4 La piana integrata di Fravita Sorvella ...... 160

14.5 Il margine collinare di Matinella/Tempa di Giacomo ...... 161

14.6 Il versante collinare di Difesa Monti ...... 162

14.7 Valle La Cosa ...... 162

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14.8 Compagine collinare del Capoluogo ...... 163

14.9 Capoluogo ...... 163

14.10 Piana di S.Nicola ...... 164

14.11 Compagine collinare di Bosco ...... 164

15. MONITORAGGIO...... 165

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PREMESSA

Il presente rapporto ambientale è redatto secondo i contenuti esposti in ALLEGATO VI - Contenuti del Rapporto ambientale di cui all'art. 13 del DLGS 152/2006. Ha esplicitato ulteriormente i contenuti espressi dal preliminare e dalle osservazioni pervenute in sede di consultazione con le autorità ambientali. Il presente studio è stato elaborato sulla base del rapporto preliminare ambientale e dell’esito delle consultazioni avvenute con i soggetti competenti in materia ambientale convocati. Di seguito si riporta l’iter procedurale sino ad ora espletato. Il PUC è lo strumento attraverso il quale il Comune di Albanella pianificherà le azioni volte al territorio comunale, pertanto, rientra nel campo di applicazione della Direttiva e, conseguentemente, per la sua approvazione, è necessario che sia condotta la VAS. La valutazione ambientale strategica (VAS) dei piani e programmi deve intendersi come un processo continuo e articolato, da integrare nel processo complesso di pianificazione e programmazione. La VAS, attraverso l'integrazione di considerazioni ambientali fin dalle prime fasi dell'elaborazione e adozione di piani e programmi, consente di introdurre obiettivi di qualità ambientale nelle politiche di sviluppo economico e sociale, rappresentando uno strumento per la promozione dello sviluppo sostenibile. A tal fine la direttiva prescrive che ogni piano o programma sia accompagnato da un Rapporto Ambientale, documento in cui viene reso evidente in che modo la dimensione ambientale è stata integrata nel piano. Altro elemento fondamentale nella procedura di VAS è il coinvolgimento di tutti i soggetti portatori di interesse. A tal fine richiede il coinvolgimento dei "soggetti competenti in materia ambientale” e del "pubblico interessato” 1nel corso del processo di valutazione. Il D.Lgs 152/06, così come modificato dal D.Lgs. 04/08, individua come "soggetti competenti in materia ambientali” le pubbliche amministrazioni o gli enti pubblici che per loro specifiche competenze o responsabilità in campo ambientale possono essere interessate agli impatti sull'ambiente dovuti all'applicazione del piano. Si intende per "pubblico interessato', secondo la direttiva, le persone singole o associate che subiscono o possono subire gli effetti delle procedure decisionali in materia ambientale o che hanno un interesse in tali procedure. La consultazione e partecipazione devono avere ad oggetto sia la proposta di piano o programma sia il rapporto ambientale e devono aver luogo in una fase precoce della procedura, prima dell'adozione del piano, quando ancora si può tener conto delle osservazioni prodotte per orientare il documento. La Direttiva prevede inoltre che, una volta adottato, il Piano venga messo a disposizione del pubblico, corredato dal Rapporto Ambientale e da una dichiarazione di sintesi in cui si illustri: in che modo le considerazioni ambientali sono state integrate nel piano e come se ne è tenuto

1 Soggetti competenti in materia ambientale ed enti territorialmente interessati sono le amministrazioni, gli enti pubblici interessati agli impatti sull'ambiente sulla salute convocati ad esprimersi nell’ambito dei lavori della Conferenza di Valutazione (Soprintendenza, ARPA, ASL) e gli enti territorialmente interessati ai potenziali effetti derivanti dalle scelte del PUC (Regione, Provincia, Comuni limitrofi, Enti gestori dei servizi di reti tecnologiche). Il pubblico interessato è quello interessato all’iter decisionale è costituito da una o più persone fisiche/giuridiche (singoli cittadini o comitati di cittadini e associazioni legalmente riconosciute portatrici di interesse in materia ambientale, paesistica e della salute pubblica) aventi titolo a intervenire o direttamente interessati.

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - conto nel rapporto ambientale; i risultati delle consultazioni; le ragioni per le quali è stato scelto il piano adottato, alla luce delle alternative possibili che erano state individuate; le misure di monitoraggio previste. La procedura di VAS nel caso specifico della valutazione del P.U.C. di Albanella è iniziata contestualmente alla definizione da parte dell’amministrazione di un documento di indirizzi per il nuovo strumento urbanistico. Le attività fondamentali previste per il processo di VAS sono pertanto le seguenti : _ l’individuazione dei portatori di interesse locali (mappatura degli stakeholders); _ la consultazione delle autorità con competenza ambientale per la specificazione dei contenuti e del livello di dettaglio delle informazioni del Rapporto Ambientale (Scoping); _ la redazione di un Rapporto Ambientale (RA) e di una sintesi del rapporto in linguaggio non tecnico, che accompagnino la proposta di Piano; _la consultazione delle autorità con competenza ambientale e degli stakeholders locali, che devono esprimere il proprio parere sul RA e sulla bozza di Piano prima della sua approvazione; _ l’integrazione degli esiti della valutazione e delle risultanze delle consultazioni nel Piano; _ l’informazione delle autorità con competenza ambientale e degli stakeholders locali sul processo e sui suoi risultati, anche mediante la predisposizione di una specifica Dichiarazione di sintesi; _ la definizione di adeguate misure per il monitoraggio ambientale, anche al fine di apportare eventuali misure correttive nella fase di attuazione.

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1.LA V.A.S. PER IL P.U.C. DI ALBANELLA

1.1 le fasi del processo di V.A.S. La VAS è un processo di supporto alla decisione introdotto dalla Direttiva 2001/42/CE del 27 giugno 2001 “Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente”. Il processo di valutazione ambientale si sostanzia con la redazione del presente RAPPORTO AMBIENTALE. E’ fondamentale in questa sede, ripercorrere tutte le azioni propedeutiche alla redazione del progetto di Piano e del presente Rapporto, al fine di chiarire le basi di dati utili alla costruzione delle scelte. La redazione del PUC di Albanella nasce da un ampio programma di coinvolgimento dei cittadini e delle associazioni. Dal programma di coinvolgimento emerge una lettura peculiare del territorio secondo la visione dei cittadini. La fase di coinvolgimento attivo si è svolta a partire dal 26/05/2008 . Il tema primario è stata la costruzione della “VISIONE CONDIVISA” procedure per il coinvolgimento attivo ai sensi dell’art.5 della l.r. 16/2004. Durante questo periodo, è stato aperto presso l’Ente un punto informativo a disposizione dei cittadini per la somministrazione e la raccolta dei questionari. Sono stati organizzati due eventi di coinvolgimento, pubblicizzati mediante manifesti cittadini, oltre che sul sito istituzionale del comune, nel comune capoluogo e nella frazione più popolosa di Matinella. Il senso di questa operazione che ha visto coinvolte le parti sociali non solo in convocazioni formali ma in un dibattito aperto e continuo, è stato quello di conoscere il sentire comune su alcuni temi sottolineati dal questionario. Per il Puc di Albanella è stato costruito un percorso di consultazione del territorio (da maggio 2008 a dicembre 2009), realizzato attraverso l’utilizzo di “strumenti” molteplici, descritti nel dettaglio nel paragrafo VISIONE CONDIVISA. In seguito è stato redatto un documento di indirizzi approvato con delibera di consiglio comunale n.36 del 18/06/2009,in cui sono inserite le tematiche emerse dalla consultazione, oltre ad obiettivi proposti dall’Amministrazione. In parallelo con queste iniziative sono state convocate le autorità competenti in materia ambientale, cui è stato fornito il rapporto ambientale preliminare, basato sui contenuti fondanti del PUC, condivisi in Consiglio Comunale. Sono stati convocati in data 20/04/2010 i soggetti competenti in materia ambientale, previa comunicazione del 29/03/2010 prot.3865. In allegato è prodotto verbale dell’incontro svoltosi presso Palazzo Spinelli. La fase di consultazione sul rapporto preliminare ambientale si è conclusa in data 19/06/2010. In dettaglio nel paragrafo 3. Conclusione del rapporto di scoping i passi della procedura e l’elenco delle autorità convocate.

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2.LA VISIONE CONDIVISA

2.1 Il senso Il processo di trasformazione del territorio è una azione complessa che coinvolge una pluralità di sensazioni, di stimoli ed ovviamente di soggetti ed interessi. Pianificare il territorio equivale sostanzialmente a ridiscuterne caratteristiche, moti evolutivi ed azioni quotidiane, in sintonia, accordo e condivisione con i cittadini, principali attori dello sviluppo e quindi della trasformazione di un territorio.La pianificazione è un processo decisionale in condizioni di incertezza: ogni processo di pianificazione a qualunque scala, deve essere un processo di scelta strategica con la selezione delle azioni fatta dopo la formulazione di possibili soluzioni Le possibili soluzioni, perché realmente cogenti, devono essere determinate tenendo presente che pianificare è un atto di notevole onere. È importante che il Piano sia sostanzialmente discreto ovvero operi su una attenta selezione di quesiti e non sulla loro totalità. Ed è altresì importante che il Piano segua delle indicazioni, di massima, delle linee di indirizzo, determinate dai cittadini attraverso i propri organi elettivi, soprattutto perché, come ricorda Bernardo Secchi “è difficile separare l’aspetto concreto di una trasformazione dagli argomenti proposti per giustificarla, dalle intenzioni che presumibilmente l’hanno mossa, dalla cultura dalle immagini, dalle credenze e tradizioni entro le quali le diverse decisioni di trasformazione hanno preso forma, anche se ciò dilata enormemente il campo che occorre osservare e studiare”. In tale scenario, la VISIONE CONDIVISA è un processo pianificatorio di tipo partecipativo finalizzato alla costruzione delle politiche di sviluppo di un territorio e della comunità cui è ospite, che ha i seguenti obiettivi strategici:  coinvolgere la comunità locale nella costruzione di una visione dello sviluppo futuro che affronti i temi essenziali del processo di trasformazione territoriale ed economico-sociale;  raccogliere ed interpretare la domanda locale, con riferimento alle opportunità, alle risorse e ai problemi dello sviluppo per come la società li percepisce e di conseguenza li valuta in una personale scala di valori;  utilizzare la conoscenza puntuale del territorio da parte degli abitanti e degli attori privilegianti presenti nella città, che costituisce fonte primaria e necessaria per la determinazione di una idea progetto realmente capace di incidere sul territorio perché propria di quella comunità;  mettere a frutto le competenze tecnico-progettuali presenti fra abitanti e attori locali: competenze fondanti per il governo dei processi di trasformazione urbana, socio-economica, culturale. È un processo sistemico, entro il quale disegnare una visione condivisa, appunto, della città, ma è anche un processo in progress, in divenire, una azione di continua verifica e monitoraggio dei risultati e degli

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - scostamenti, è soprattutto revisione delle iniziative da assumere in funzione dei mutamenti che possono incidere nel contesto locale o extra locale. Spesso la visione condivisa o la “PARTECIPAZIONE” nel termine con il quale il processo è universalmente conosciuto, viene etichettata come atto di interferenza, di perdita del potere di controllo tecnico e politico, o ancora mero esercizio si stile. Costituisce invece un allargamento ed un arricchimento delle possibilità di governo delle istituzioni locali proprio in funzione delle informazioni, conoscenze, consenso volontà di azione, risorse economiche aggiuntive che riesce ad attivare. La Visione Condivisa non comporta una delega di funzioni pubbliche ad organismi eterei non elettivi, né si configura come azione di esperti tecnocrati. Consente piuttosto alle istituzioni locali di discutere e deliberare su progetti e azioni che possono trarre vantaggio da una maggiore coesione sociale ed economica tra pubblico e privato. È quindi un modo di per prendere decisioni, anche innovative, la cui rapidità ed efficacia dipendono dalla cooperazione tra soggetti diversi: è un allargamento ed un rinforzo delle democrazie elettive ed una apertura del sistema decisionale alla società civile.

2.2 Il percorso La costruzione della visione condivisa passa attraverso vari strumenti: _ analisi della rassegna stampa comunale; _ interviste ad “attori” privilegiati/portatori di interessi diffusi _ somministrazione di un questionario _ organizzazione di incontri pubblici, quali eventi di socializzazione dell’intera comunità locale La analisi della rassegna stampa, raccolta dal 2005, ha consentito l’organizzazione delle notizie in diversi contenitori tematici quali: Trasformazione urbana, piani e programmi; Riqualificazione urbana Bonifiche e riqualificazione ambientale Opere di urbanizzazione primaria e secondaria Attività produttive Attività dello sviluppo del territorio Servizi Ambiente- raccolta differenziata Cultura (istruzione comunicazione) Attività sportive Attività sociali (politiche sociali e giovanili) Le attività sviluppate nell’ambito dei diversi contenitori tematici hanno aggiornato il quadro delle iniziative

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - sviluppate. L’esame della rassegna ha consentito la redazione di un documento conclusivo a base poi della costruzione dei contenuti dell’agenda tematica, in relazione con i dati emersi dalle consultazioni che , come già espresso si sono svolte sia in forma di somministrazione e raccolta di questionari, sia in forma di pubbliche consultazioni, previa presentazione dei contenuti fondanti il nuovo Piano Urbanistico Comunale. L’insieme delle consultazioni è diventato un LABORATORIO DECISIONI. Le consultazioni si sono svolte ad Albanella ed a Matinella presso le sedi del Comune, centrali e distaccate. Nell’ambito del laboratorio decisioni,il questionario è il sistema di contatto per la costruzione dell’agenda tematica che è diventato un documento programmatico parte del PUC. Il questionario ha affrontato diversi temi: Consapevolezza del ruolo di CITTADINO diverso da ABITANTE; Conoscenza sugli strumenti di pianificazione vigenti che regolano le scelte di trasformazione nel territorio di residenza; Qualità dell’informazione (e la sua condivisione); Conoscenza dei punti di forza (PF) e punti di debolezza (PD) del territorio da valorizzare/mitigare nel processo di trasformazione urbana; Conoscenza sulle realtà di importanza storica, culturale, paesaggistica presenti; Conoscenza dei luoghi di Albanella più degradati o scarsamente vivibili e meno significativi e viceversa dei luoghi più vivibili rappresentativi e significativi; Eventuali proposte sulle azioni urbane economiche e sociali per il rilancio ed il miglioramento del territorio e disponibilità al confronto di tipo costruttivo. Dai questionari raccolti è emersa una chiara consapevolezza del ruolo del cittadino ed una buona conoscenza degli strumenti di pianificazione vigente, sono state inserite problematiche chiare di attuazione del vigente PRG. E’ stato diffusamente riconosciuto un livello sufficiente/ottimo dell’informazione, i punti di forza del territorio sono riconducibili nella posizione geografica e nella “bellezza”; nel commercio e nel turismo, oltre che negli aspetti rurali. I punti di debolezza sono riconducibili al concetto espresso di “dispersione”. Si avverte la mancanza di un centro urbano oltre che la mancanza di servizi urbani essenziali; la pericolosità di strade, l’assenza di marciapiedi, la scarsa illuminazione. Le realtà di importanza storica, culturale sono riconosciute nell’area archeologica di San Nicola, nel centro storico, oltre che nelle figura de “La Fanciulla Offerente”, in Palazzo Spinelli, in eventi quali i “Venerdì letterari- Poeta Vernieri”, nel Parco Eolico. I principali caratteri paesaggistici sono individuati nell’Oasi Camerine, nel e nel Calore- nei vari palazzi gentilizi a ridosso del centro storico. I luoghi più degradati sono varie traverse e strade per scarsa manutenzione stradale, assenza di illuminazione pubblica, randagismo, assenza di disinfestazione, segnalate alcune zone del centro storico, del "Codone", il torrente "Cosa" inquinato. Dall’insieme dei questionari raccolti emerge un contesto di riferimento su cui attuare eventuali proposte ed

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - azioni urbane: Centro Storico (capoluogo) Zone Rurali (tutto il territorio) Via Roma (centro storico-capoluogo) A ridosso della strada provinciale – (Matinella- San Nicola – Albanella) Borgo San Cesareo Piazza Martiri del Lavoro – (centro storico-capoluogo) P.zza Garibaldi - (centro storico-capoluogo)Matinella Campo sportivo di Albanella – (capoluogo) Viale della Libertà – (capoluogo) Via Roma- Tana della Volpe- Area Santuario Santa Sofia – (capoluogo) Via Iscalonga – (aree rurali) Frazioni Tutte Corso Europa (Matinella) Le problematiche emerse relative alle difficoltà attuative del Piano regolatore vigente riguardano in particolare la gestione dei comparti individuati dal piano come zone B4/B5. Il terzo strumento utilizzato è la raccolta INTERVISTE CON ATTORI PRIVILEGIATI/PORTATORI di interessi diffusi. Le interviste hanno raccolto racconti, visioni, istanze di soggetti portatori di interessi diffusi, o di esponenti locali della cultura, del mondo delle imprese e del lavoro. In particolare ci si è soffermati su temi quali : _le principali criticità del territorio _proposte ed idee per lo sviluppo del territorio _particolari condizioni ostative alle trasformazioni proposte dal vigente strumento urbanistico. PRG. Dalla raccolta delle interviste sono scaturite delle considerazioni di carattere più generale. Emerge dagli incontri una visione limitata al breve periodo, e in molti casi legata ai propri campi di interesse. Chi vede la riconoscibilità nella propria attività, chi vuole che lo sviluppo passi per l’edilizia, chi per turismo generico. Non è chiara la valenza archeologica del territorio nonostante Albanella sia la chora di . Sottolineano come ci stati problemi legati all’approvazione del PRG ma anche problemi legati alle previsioni scarsamente attuabili dello strumento. Si evidenzia, secondo gli attori, una scarsa capacità imprenditoriale, l’abbandono delle attività rurali. Si percepisce il problema della eccessivamente farraginosa struttura burocratica. Altro aspetto utile è il racconto di come il paese (Albanella capoluogo) sia nato “di spalle”, ovvero in posizione sfavorevole dal punto di vista climatico in quanto la migliore ubicazione ed esposizione, ovvero quella verso il

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - mare, non è stata sfruttata causa i dissesti idrogeologici presenti (territorio in frana). Sono continui il ritorno continuo alla ruralità, alla terra, al mangiare sano (prodotti agricoli), ma più come memoria nostalgica che come impegno concreto per il recupero di questi valori condivisi.Stessa cosa accade per la sostenibilità degli interventi: si rimanda spesso alla necessità di interventi sostenibili immaginati come totalmente risolutivi. E’ comune una debole visione extraprofessionale, di quello che accade. Emerge una grossa carenza di servizi pubblici ma anche di servizi privati di valenza pubblica, esiste una buona capacità di aggregazione, nella piana, ma manca una vera rete relazionale. Emerge inoltre un sottodimensionamento della rete infrastrutturale una scarsa capacità imprenditoriale; una scarsa voglia di cimentarsi con il mondo rurale, agricolo. Emerge un grosso problema sociale di reciproco riconoscimento (ingratitudini, cattiverie, credulità, etc.). È confermata la scarsa capacità imprenditoriale soprattutto nel campo agricolo e turistico. Il tanto sbandierato rimando al rurale si traduce, nella realtà, nell’assenza, pesante, eccessiva, rumorosa, di un frantoio E’ confermata la necessità di potenziare strutture ed infrastrutture. E’ confermata la differenza tra le varie frazioni.

2.3 I temi emersi: l’agenda città I temi emersi dal percorso partecipativo intrapreso si riassumono efficacemente in: Mancata trasformazione : difficile gestione delle aree edificabili in attuazione indiretta (tipologia B4/B5), e la non corrispondenza tra la realtà produttiva e la destinazione di piano regolatore (zone E ex D3); Il sistema dei luoghi pubblici : non presenza di luoghi di aggregazione e standard pubblici di qualità e riferimento; non attuazione delle aree destinate a standard di progetto (Fp non attuati, Fe) Il recupero della città consolidata : esigenza del recupero dei luoghi storici, deturpati e privi di identità a seguito di interventi diffusi (ristrutturazioni di singoli edifici secondo criteri non conformi all’appartenenza ad un tessuto storico, che hanno significativamente alterato il centro storico); Istanze del sistema agricolo/produttivo: abbandono delle colture permanenti e mancato sostegno sia logistico che di servizi per le aziende che operano nel settore; problematiche delle aziende del comparto bufalino, nel merito di una carente rete di supporto che sia infrastrutturale, e tecnologica, oltre che esigenze di indici urbanistici coerenti con le necessità dell’allevamento. Carenze del sistema della mobilità : sicurezza e manutenzione delle reti di mobilità, assenza di alternative alla mobilità veicolare privata Accoglienza, turismo, cultura : poche strutture per il turismo, possibili direzioni di sviluppo, da quella enogastronomica a quella culturale/archeologica, mancata valorizzazione delle risorse del territorio. Questi temi sono parte dell’agenda tematica del Piano. Si traducono dunque in problematiche cui porre rimedio e soluzione.

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Img1 Carte tratte dall’agenda città

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3. CONCLUSIONE DELLE ATTIVITA’ DI SCOPING.

Si riporta di seguito la sintesi delle fasi della procedura avviata dal Comune di Albanella Soggetti competenti in materia ambientale individuati dall’Autorità procedente/Autorità competente Convocazione presso la sede comunale in data 20/04/2010 -Autorità di Bacino Interregi onale fiume Sele Prot. N. 3865 del 29/03/2010 -Ente Parco PNCVD -Comunità Montana Calore Salernitano -Soprintendenza Beni Arch. e Paesaggistici -Soprintendenza per i Beni Arch. Sa,Av,Bn,Ce -Regione Campania Ass. Ambiente – Ciclo integrato delle acque/Difesa del suolo/Parchi e riserve naturali

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-Regione Campania Ass .Gov . del Territorio - Regione Campania Ass. ai Lavori Pubblici - Regione Campania Area 16 Gov.del Territorio, Beni Culturali Ambientali - Regione Campania Ass. ai Lavori Pubblici - Autorità Ambientale Regionale -Regione Campania AGC 5 Tutela Ambientale - Provincia di – Ass. Ambiente -Provincia di Salerno – Ass. ai Trasporti e al PTCP - Provincia di Salerno – Ass. Agricoltura e Foreste - Provincia di Salerno –Ass. Urbanistica e LL.PP. - Provincia di Salerno CdR Ambiente ed Ecologia-Ciclo integrato delle acque/Difesa del suolo - Provincia di Salerno CdR Governo del Territorio Pianificazione Territoriale - Genio Civile di Salerno - ATO Sele - Consorzio di bonifica Sinistra Sele - Consorzio di bacino SA2 - ARPAC – dipartimento prov. Salerno - Comune di Capaccio - Comune di - Comune di - Comune di Serre - Comune di Castecivita -Comune di - PARERI/RICHIESTE formulati dalle ACA Soggetti competenti in materia ambientale Nessuna osserva zione pervenuta.

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E’ emerso in fase di consultazione l’interesse espresso dalla Sovrintendenza ai beni archeologici della provincia di Salerno, nel merito di possibili approfondimenti di analisi e studi considerando l’interesse del ruolo di chora di Paestum. I territori collinari intorno alla città greca sono infatti ricchi di testimonianze archeologiche utili al completamento degli studi sulla chora. Non è stata comunque formalizzata alcuna richiesta specifica. Ai sensi dell’art. 2 comma 8 del Regolamento Regionale n.5/2011 (8 agosto 2011); l’amministrazione comunale è individuata quale autorità competente per l’espletamento della procedura di valutazione ambientale strategica dello stesso ai sensi di quanto predisposto dal Reg. Regionale n. 5/2011 e il Settore 02 ‘Tutela dell’Ambiente’ procederà alla conclusione del procedimento in archiviazione dell’istanza. Il settore 02 ‘Tutela dell’Ambiente’ resta individuato quale autorità competente solo per l’espletamento della procedura della Valutazione d’Incidenza ai sensi dell’articolo 8 del Reg. Regionale n. 1/2010. A seguito di presa d’atto da parte della Giunta Comunale, il preliminare di P.U.C. e il Rapporto ambientale preliminare, sono stati inviati alle autorità su citate per la richiesta di eventuali osservazioni. Sono pervenute due osservazioni : _Nota prot.2484 del 07/03/2013 della Soprintendenza per i beni archeologici di Salerno Avellini Benevento e Caserta; _Nota prot.0014135 del 14/03/2013 dell’ ARPAC ; La prima nota propone una ulteriore specifica di carte tematiche delle risorse archeologiche del territorio comunale. Appare evidente come sebbene sia condivisibile l’intento, lo stesso non possa trovare immediata realizzazione, ma si attuerà per fasi tramite specifici protocolli tra gli Enti. Appare evidente come sussistono in ogni modo le tutele di legge nel caso di ritrovamenti accidentali durante le limitate attività trasformative che il PUC propone. La seconda nota propone approfondimenti di merito nell’ambito delle dirette conseguenze delle azioni di PUC e sugli impatti da queste generati. E’ stato inserito un capitolo in cui si è approfondito il livello di impatti previsti sui singoli ambiti di paesaggio al fine di rendere più chiara la portata degli stessi.

4. CONTENUTI ED INTENTI DEL PUC.

4.1 Inquadramento territoriale, economico, sociale Il territorio di Albanella si inserisce in un quadro di complessità e ricchezza geomorfologia ed orografica ed è solcato da importanti vie d’acqua, il fiume Sele in primo luogo. Il comune di Albanella è classificato comune di collina interna, in adiacenza con i comuni di Altavilla Silentina, Roccadaspide (colline interne), Capaccio, Serre Eboli,(comuni di pianura), Castecivita (Montagna interna). Le classificazioni sono definite secondo i criteri del PTCP.Il comune di Albanella ha un livello medio di urbanizzazione (classificato secondo criterio ISTAT) come

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Altavilla, Eboli, Capaccio, Roccadaspide. Importante l’adiacenza con il parco del Cilento (sono adiacenti 95 comuni su 158; il 60% dei comuni della provincia di Salerno). Albanella ricade nella Comunità Montana del Calore Salernitano, insieme con i comuni di Altavilla – Roccadaspide – - (con i quali sostanzia il S.T.S. Magna Grecia) inquadrato dal Piano Territoriale Regionale della Campania. La comunità montana del Calore è in stretta relazione con le zone: - Vallo di Diano – Gelbison Cervati - Alento Monte Stella. In particolare il territorio di riferimento è in relazione con gli Alburni che si configurano come una dominante ambientale e paesaggistica. Il territorio si estende per 39,98 Kmq. Inquadrare il territorio di Albanella e le dinamiche demografiche di riferimento, impone un confronto, e nello stesso tempo, un inquadramento, nelle dinamiche più ampie, che possono riferirsi al sistema territoriale di riferimento, definito dal PTR, al sistema locale del lavoro (SLL) di appartenenza, oltre a ragionamenti in parallelo sui bilanci demografici dei comuni viciniori. Il Sistema territoriale di riferimento è comprensivo dei comuni di Capaccio, Altavilla Silentina, Giungano e Trentinara. I criteri di individuazione del sistema territoriale di riferimento, sono passati attraverso valutazioni e metodologie percorse nelle fasi di elaborazione del PTR, e vedono sostanzialmente, confermato il Sistema locale del lavoro, unità di analisi statistica individuato dall’ISTAT sulla base della continuità dei trasferimenti e degli scambi quotidiani legati al lavoro nella quotidianità. In questo ambito territoriale più ampio, Albanella rientra come medio centro collinare, legato strettamente al territorio di Capaccio, in particolare emerge il legame frazione Matinella- Capaccio Scalo. Il sistema territoriale comprende quindi Altavilla e Albanella, medi centri collinari, con il forte polo attrattore di Capaccio Scalo, in particolare Albanella nella sua parte di piana ha scambi che tendono ora a diventare biunivoci con lo scalo, offrendo la piana di Matinella S.Cesareo possibilità logistiche ed insediative competitive. Il centro di Roccadaspide, di medie dimensioni, tende ad esprimere una attrattività legata soprattutto a presenza di servizi di carattere territoriale, ma comunque esercita capacità attrattive sul centro capoluogo di Albanella e di altre realtà collinari, contermini. I centri di Giungano e Trentinara non offrono servizi sovracomunli, ma paesaggi di straordinaria bellezza. Sono centri minori rispetto alle dimensioni medie, e sono più che altro legati ai centri medi in forme di pendolarismo. Il quadro tracciato trova conferma nell’analisi delle dinamiche interessanti il SLL oltre che da studi comparativi effettuati sui bilanci demografici dal 2002 al 2009. Dalla tabella sui risultati dello studio comparativo effettuato, tra i saldi, naturale e migratorio, dei comuni del STS, emerge

STS Magna Graecia

Comuni 2008 2007 2006 2005 2004 2003 2002 pop resi. saldo nat. saldo mig. saldo nat. saldo mig. saldo nat. saldo mig. saldo nat. saldo mig. saldo nat. saldo mig. saldo nat. saldo mig. saldo nat. saldo mig. 2009 Capaccio 37 302 37 254 58 1 64 208 85 235 25 314 94 -48 21895 Roccadaspide -30 18 -33 99 -12 -15 -29 -6 -25 23 -22 29 -13 53 7492 Altavilla S. 6 21 -36 80 -5 30 -15 19 -8 53 -9 52 -24 -67 6842 Albanella 7 70 -10 25 -9 -44 -3 31 13 42 -9 27 -11 -4 6448 Giungano 5 60 7 41 4 9 3 2 2 -8 4 14 1 -10 1248 Trentinara 4 -3 2 22 -8 9 -7 -13 -6 7 -10 -9 -14 -20 1720

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Come Albanella sia il medio centro di maggiore dinamicità, dovuta ad un saldo migratorio significativo, di tendenza positiva, confermata nell’ultimo anno, a fronte di un saldo naturale comunque negativo, relativamente contenuto. Capaccio si conferma il centro con una tendenza di crescita praticamente continua dal 2003, Giungano è tra i piccoli centri quello che ha un saldo complessivo positivo sia nelle componenti naturali che migratorie. Trentinara ha un saldo negativo, composto da entrambe le componenti, Roccadaspide, tra i medi centri, il più popoloso, ha un saldo complessivo positivo, comunque non nell’ordine degli incrementi registrati nel comune di Albanella.

Saldo naturale Medio Saldo migratorio Saldo Medio annuo annuo Medio annuo complessivo

Capaccio 57,14 180,86 238,00

Roccadaspide -23,43 28,71 5,29

Altavilla S. -13,00 26,86 13,86

Albanella -3,14 21,00 17,86

Giungano 3,71 15,43 19,14

Trentinara -5,57 -1,00 -6,57

L’inquadramento nei sistemi locali di lavoro, aggregazioni di comuni tra i quali sussistono dinamiche di domanda ed offerta, lette attraverso i flussi pendolari quotidiani, diretta espressione dell’organizzazione delle attività economiche e conseguente movimento della popolazione ,ha consentito una lettura interpretativa delle dinamiche interessanti il comune di Albanella. Capaccio è il “centroide” di riferimento per il SLL. Il sistema cui Albanella è parte è il più popoloso tra i sistemi contermini, dopo l’agglomerazione di Salerno di fatti il SLL di Capaccio(428) ha una popolazione complessiva al 2009 di 36.905 ab. Il SLL di riferimento è comprensivo di 4 comuni, e si confronta con i SLL di Roccadaspide, , Salerno. Di seguito alcuni dati sui sistemi locali di riferimento e confinanti utili a comprendere la particolarità del sistema capaccio, in quanto pur di ridotte dimensioni, solo con 4 comuni, è il secondo più popoloso dopo Salerno, e, confrontando i bilanci demografici si conferma una dinamicità demografica, paragonabile, per valori di tasso medio con il SLL di Salerno, oltre ad inquadrare la popolazione attraverso un indice di vecchiaia più basso dopo quello di Salerno.

SLL _DATI GENERALI DI ESTENSIONE E POPOLAZIONE

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428-Capaccio -(Superficie in Kmq 227,45)-(Popolazione al 1991: 33.305- Popolazione al 2001: 35.075- Popolazione al 2002: 34.956- Popolazione al 2007: 36.074) _4 comuni

435-Postiglione -(Superficie in Kmq 324,80)-(Popolazione al 1991: 12.340- Popolazione al 2001: 10.857- Popolazione al 2002: 10.689- Popolazione al 2007: 10.323)_8 comuni

436-Roccadaspide -(Superficie in Kmq 420,01)-(Popolazione al 1991: 23.310- Popolazione al 2001: 21.262- Popolazione al 2002: 21.022- Popolazione al 2007: 20.129)_12comuni

438-Salerno -(Superficie in Kmq 947,63)-(Popolazione al 1991: 386.506- Popolazione al 2001: 397.977- Popolazione al 2002: 398.440- Popolazione al 2007: 403.544)_22 comuni

Indicatori della struttura demografica 2002 SLL

SLL anz./bam. indice di dip. indice dip. anziani indice vecch. ind.pop attiva indice di ric.

60 -64/0 -5 0-14/15 -65+ 65+/15 -64 65+/0 -14 40 -54/15 -30 60 -64/15 -19

Capaccio 3,27 49,34 27,01 120,93 91,25 70,07

Postiglione 7,34 70,74 50,24 245,76 106,91 77,56

Roccadaspide 6,85 68,74 47,95 230,6 105,18 87,8

Salerno 3,01 48,13 25,53 112,94 92,94 77,53

Indicatori della struttura demografica 2007 SLL

SLL anz./bam. indice di dip. indice dip. anziani indice vecch. ind. pop attiva indice di ric.

60 -64/0 -5 0-14/15 -65+ 65+/15 -64 65+/0 -14 40 -54/15 -30 60 -64/15 -19

Capaccio 2,82 51,4 25,57 99 81,38 80 ,26

Postiglione 5,7 74,74 49,4 194,97 93,88 102,13

Roccadaspide 5,5 70,26 46,88 200,58 94,65 111,37

Salerno 2,6 48,3 23,43 94,21 82,78 78,5

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Più in generale, dagli studi effettuati dal PTCP di Salerno, si evince come a sud del capoluogo di Provincia, i SLL che registrano una densità superiore ai 100 ab/Kmq, sono quelli di -Capaccio-- ,. Per il SLL di riferimento la densità è andata aumentando dal 1991 al 2007 da un valore di 146,43 ab/kmq a 158,60. Il STS ha un incremento di densità demografica da 138,12 a 147,22. Nel lungo periodo il SLL di Capaccio ha registrato tassi di crescita demografica particolarmente sostenuti, al di sopra della media nazionale (+241,80%) (Salerno in crescita con +237,20%) mentre Roccadaspide (-18% ) e Postiglione (- 36%).Gli STS cresciuti di più sono la Magna Graecia (+165,80%) con Salerno (+343,70). Si conferma un parallelo (per andamento demografico e dinamiche di crescita) tra il capoluogo ed il sistema di riferimento, che si va configurando come un sistema autonomo, con la polarità indiscussa di Capaccio ed i centri medi collinari in relazioni univoche/biunivoche. In particolare Albanella, nel nucleo di Matinella e la piana di S.Cesareo, si conferma come territorio di corrispondenza biunivoca con Capaccio Scalo.Nell’ambito delle analisi relative al mondo produttivo si evince come il sistema locale del lavoro di Capaccio sia interessata da una buona percentuale di attività per ogni settore. In particolare il 56% degli addetti è impiegato nelle attività manifatturiere,,percentuale in crescita costante attraverso i dati relativi ai vari censimenti.

Tavola: Unità locali delle imprese per settore di attività economica e unità locali delle istituzioni per sistema locale del lavoro-censimenti 1991 - 2001

1991 2001

Unità locali delle imprese Unità Unità locali delle imprese Unità locali locali Totale Totale delle delle Industria Commercio Altri servizi Totale Industria Commercio Altri servizi Totale istituzioni istituzioni

407 876 611 1.894 98 1.992 497 847 899 2.243 181 2.424

Nello specifico per Albanella, le analisi condotte dimostrano come a fronte di una previsione di piano per superfici da destinare ad attività produttiva si registra un livello di attuazione come indicato in tabella nel paragrafo 5. E’ evidente come manchi l’attuazione di comparti strutturati e come molte siano le realtà produttive in area agricola. Lo scenario produttivo di Albanella ricalca il sistema locale del lavoro di appartenenza. La prevalenza delle aree produttive attive appartiene al comparto manifatturiero, con un a importante presenza nell’agro-alimentare per la trasformazione di prodotti caseari.

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Tavola: Addetti alle unità locali delle impr. per settore di attività economica e add. alle unità locali delle istit.i per SLL 1991 – 2001

1991 2001

Addetti alle unità locali delle imprese Addetti Addetti alle unità locali delle imprese Addetti alle unità alle unità locali Totale locali Totale Industria Commercio Altri servizi Totale delle Industria Commercio Altri servizi Totale delle istituzioni istituzioni

1.360 1.475 1.287 4.122 1.222 5.344 1.575 1.466 1.841 4.882 1.189 6.071

Tavola : Unità locali delle imprese industriali per sistema locale del lavoro- censimenti 1991-2001

1991 2001

Energia Energia, Agric. e Industria Attività Agric. e Industria Attività , gas e Costruz. Totale gas e Costruz. Totale pesca (a) estrattiva manufatt. pesca (a) estrattiva manufatt. acqua acqua

4 2 243 2 156 407 12 4 242 - 239 497

Tavola : Addetti alle unità locali delle imprese per settore di attività economica e sistema locale del lavoro- censimenti 1971-1981-1991-2001 – industria di cui manifatturiera

Totale di cui industria manfatturiera

1971 1981 1991 2001 1971 2001 1991

Capaccio 870 1.325 1.360 1.574 655 850 891

4.2 La struttura del Piano Il PUC per Albanella si compone di un dettato strutturale e di uno programmatico. Considerando la forma cui il Piano deve attendere, secondo i dettati normativi di cui alla legge regionale 16 del 2004 e smi, adeguamento campano alle normative regionali in materia di urbanistica già emesse a partire dagli anni novanta , il Piano

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - per Albanella propone una articolazione in piano strutturale ed operativo, immaginando disposizioni strutturali di lungo periodo in coerenza con la pianificazione sovraordinata, e disposizioni programmatiche/operative. Il piano dunque nella sua componente programmatica affronta il medio periodo anticipando contenuti (dove possibile) degli atti di programmazione degli interventi, scegliendo di non demandare la maggior parte delle scelte operative, al fine di dotare il territorio e l’amministrazione di uno strumento in grado di soddisfare le esigenze di trasformabilità tratte dai privati e le semplificazioni attuative e gestionali per l’ente pubblico. Il Piano si articola in carte di analisi, carte di sistema, carte normative. Le carte di analisi soddisfano i contenuti di indagine secondo una classificazione in dominanti ambientali ed antropiche. La complessità della realtà indagata, si discretezza in “dominanti” al fine di costruire indagini comunque interpretative dei luoghi. Le carte di sistema , sono riassunte nella dominante antropica e sono gli studi sui sistemi insediativi, indagati nell’evoluzione, trasformazione, morfologia. Le carte di sistema testimoniano un processo avvenuto o in atto. Le carte normative sono le carte di tutela e di trasformabilità. La trasformabilità è articolata per livelli. Le aree su cui è concentrato il più alto livello di trasformabilità, come quelle che implicano costruzione di standard (pezzi della rete dei luoghi pubblici) con relativa cessione di aree, vedono attribuirsi un plafond di base secondo lo stato di diritto e lo stato di fatto. Lo stato di diritto è dato da un complesso di fattori: _ Edificabilità predefinita da destinazione di PRG; _ Potenzialità di consolidamento urbano; Lo stato di fatto: (che definisce l’incentivo) è dato dalla presenza dei fattori: _ Accessibilità _ Dotazione urbana _ Valore degli immobili Le aree trasformabili. (ambiti complessi o semplificati) sono individuati secondo i criteri di: _ Edificabilità predefinita da destinazione di PRG; _ Potenzialità di consolidamento urbano; _ Accessibilità _ Vulnerabilità Importanti sono le carte di carattere programmatico, che raccontano i progetti magnete, ovvero progetti che il piano ritiene prioritari per l’innesco di ulteriori dinamiche indotte.

4.3 I contenuti I contenuti normativi del piano riguardano le dominanti indagate. La dominante ambientale , dalle carte di analisi è formata dai caratteri strutturanti del territorio, privato della componente antropica, privato quindi di

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - modificazioni ed incisioni derivanti dall’uso e dalla storia dell’uomo. Sono indagati i caratteri geomorfologici dei luoghi, il reticolo idrografico (quest’ultimo comunque influenzato dalla componente antropica dovuta agli usi agricoli), l’inquadramento delle componenti strutturanti il sistema ambientale in un ambito più ampio quale quello di scala provinciale, al fine di inquadrare da vicino parti della rete ecologica di area vasta. Le carte di analisi descrivono quindi inquadramento e connessioni ecologiche di area vasta, le risorse naturali- paesaggistico- ambientali- agro – silvo - pastorali, la rete ecologica locale. Le analisi propongono inoltre una lettura, necessariamente interpretativa delle componenti paesaggistiche. La dominante antropica è indagata attraverso le carte di analisi relative alle reti infrastrutturali oltre che tecnologiche e attraverso gli studi sui sistemi insediativi presenti. Le azioni di piano si riassumono sinteticamente nella costruzione della rete ecologica locale (REL), nella concentrazione dell’insediato e nella riqualificazione. I nuovi insediamenti contribuiscono attraverso il sistema delle trasformabilità alla costruzione dei servizi- standard necessari nell’ottica della costruzione della rete dei luoghi pubblici. Questa specifica sui contenuti del piano chiarisce le politiche di gestione proposte, in particolare:: ⋅⋅⋅ Gestione delle risorse naturali (servizi per l’ambiente/promozione e valorizzazione del territorio, centri permanenti di educazione ambientale): realizzazione di centri per l’accoglienza per i turisti, messa in rete e promozione della rete di ‘istituzioni culturali’(centri di formazione) realizzazione di nuovi siti con scopi divulgativi e scientifici, ai fini di potenziare l’offerta culturale ⋅⋅⋅ Gestione del ciclo dei rifiuti ⋅⋅⋅ Politiche di efficienza energetica che si traducano in concrete misure da adottare in materia di risparmio energetico e di utilizzazione di fonti energetiche alternative; ⋅⋅⋅ Politiche di sviluppo per le imprese agricole (insediamento dei giovani; potenziamento dell’impresa familiare con inserimento di attività integrative): insediamento di attività innovative e compatibili con le esigenze di tutela attraverso l’istituzione di centri di preparazione ed eventualmente di attività produttive dell’agricoltura; ⋅⋅⋅ La tutela delle produzioni agricole (olio DOP, agricoltura integrata/biologica; valorizzazione della dieta mediterranea e dei prodotti tipici , possibilità di nuove espressioni commerciali per prodotti enogastonomici rilevanti e/o di nicchia. I contenuti del piano hanno favorito una gestione delle aree agricole orientata alla protezione e valorizzazione degli ecosistemi e del paesaggio preservandone l’integrità fisica e la caratterizzazione morfologica, vegetazionale e percettiva attraverso azioni finalizzate alla conservazione , diffusione e promozione delle colture tipiche e tradizionali; ⋅⋅⋅ valorizzazione degli ambiti interni come polarizzazione di circuiti turistici di qualità: questo obiettivo si persegue nel Piano attraverso gli indirizzi acquisiti della valorizzazione del patrimonio naturalistico e forestale, mediante la tutela delle componenti vegetazionali, paesaggistiche; la riqualificazione e la

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rinaturalizzazione dei siti, la tutela gestione e valorizzazione del patrimonio naturalistico, ai fini didattici e turistici, mediante il ripristino, l’adeguamento e l’integrazione della sentieristica, per potenziare la fruizione dell’area ai fini escursionistici, passeggiate naturalistiche, la localizzazione di nuovi percorsi, il riuso di costruzioni dismesse da destinare a centri di documentazione ambientale, punti informativi2; la previsione di aree per servizi territoriali oltre che aree a destinazione turistico/ricettiva. Alla luce delle valutazioni degli effetti della precedente pianificazione, delle dinamiche demografiche ed economiche in atto e prevedibili nel prossimo decennio, il nuovo piano contrae la superficie normata, con una serie politica di revisione normativa prediligendo il concetto di accorpamento per nuclei, le connessioni di rete, e valorizzando la disponibilità del patrimonio edilizio esistente in ipotesi di recupero e trasformazione Il progetto preliminare del Piano Urbanistico Comunale di Albanella recepisce i criteri introdotti dal testo della legge urbanistica regionale n.16/2004 , basa i propri contenuti sul principio generale e prioritario della sostenibilità ambientale dello sviluppo (così come enunciato dalla LUR articolo 2, comma a) e del minimo consumo delle risorse disponibili; inoltre alla base della redazione del PUC è stato posto il principio della trasparenza delle procedure, quello della concertazione tra gli operatori pubblici e privati, e quello della sussidiarietà tra gli enti ai diversi livelli ( art. 1 , punto 2, comma a), b), c), ). ⋅⋅⋅ La legge precisa ancora (articolo 2 ) che il PUC deve porsi i seguenti obiettivi: ⋅⋅⋅ Tutelare l’integrità fisica e l’identità culturale; ⋅⋅⋅ Valorizzare le risorse ambientali e socioeconomiche locali; ⋅⋅⋅ Disciplinare le trasformazioni e favorirle attraverso un governo flessibile del territorio. Dal documento d’indirizzi programmatici si deduce un’ipotesi di progetto di Piano orientato ai seguenti principi : Il PUC deve poter disegnare uno sviluppo del territorio per polarità tematiche, perseguendo specializzazioni e tipicità dei vari nuclei costitutivi il territorio di Albanella in coerenza con: ⋅⋅⋅ La salvaguardia dell’ambiente naturale e del paesaggio agricolo-rurale attraverso azioni di tutela e supporto delle attività connesse a quelle agricole, l’artigianato locale, il commercio, e le attività produttive esistenti in un ottica di sviluppo delle aree di piana secondo criteri di integrazione e compatibilità, delle aree di collina secondo le peculiarità dei luoghi ; ⋅⋅⋅ Il miglioramento del quadro delle infrastrutture viarie mediante opere di miglioramento della rete urbana/extraurbana e di razionalizzazione , sistemi alternativi di mobilità che consentano una fruizione del territorio comunale anche di tipo turistico-ricreativo, mediante il collegamento alle principali attrezzature pubbliche (piazze, verde pubblico e sportivo), ⋅⋅⋅ La valorizzare e riqualificazione del centro storico, mediante la tutela degli edifici e degli ambienti di pregio incentivando il recupero ai fini residenziali e di sviluppo turistico

2 POR Campania FESR 2007-2013; PSR Campania 2007-2013; POIN Attrattori Culturali, Naturali e Turismo.

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⋅⋅⋅ La razionalizzazione e adeguamento delle attrezzature e servizi di livello urbano e sovracomunale, in rapporto alla situazione esistente di ogni standard, incrementando e migliorando il patrimonio pubblico, anche con nuove funzioni che favoriscano migliori livelli di vita collettiva; ⋅⋅⋅ L’individuazione di aree da destinare ad attività turistico-alberghiere; ⋅⋅⋅ La localizzazione strategica delle attività' produttive e dei tessuti consolidati ad usi produttivi 4.3.1 le dominanti ambientali Il principale intento del piano nell’ambito delle dominanti ambientali riguarda la costruzione e salvaguardia di una rete ecologica loclae in “fisiologica” connessione con la rete ecologica di area vasta. La rete ecologica locale R.E.L. è una proposta di piano cha va oltre la dimensione geografica del luogo fisico. La rete ecologica infatti, ha come primario obiettivo la “conservazione della biodiversità”, il che comporterebbe in estrema ratio, che l’obiettivo di conservazione sia inversamente proporzionale alle trasformazioni imposte da un processo pianificatorio che risponde a dinamiche antropiche. La conservazione della biodiversità e la risposta alle pressioni antropiche devono costruire insieme un progetto sostenibile. Da questo assunto derivano scelte tangibili del piano, di seguito enunciate: 1 assunto: concentrare le trasformazioni antropiche in aree periurbane, promuovendo processi di densificazione in aree già interessate da insediamenti di tipo urbano; 2 assunto: disincentivare edificazione in aree agricole e promuovere delocalizzazioni degli impianti produttivi oggi in area agricola in aree già interessate da infrastrutture. (la reversibilità) 3 assunto: assumere come vincolanti e condivise scelte di protezione e tutela dei luoghi della rete ecologica locale. Gli assunti diventano azioni di piano organizzate negli intenti generali. La rete ecologica locale non diventa quindi una individuazione fisica dei luoghi, almeno non solo, ma carta “politica” di non azione. La non azione, implica la tutela della biodiversità e la funzionalità dei processi biologici lasciando indisturbati gli habitat.

4.3.2 le dominanti antropiche La costruzione dei principali contenuti del piano nell’ambito delle dominanti antropiche ha come base gli studi di paleopaesaggio condotti al fine di comprendere dinamiche insediative che hanno contribuito alla costruzione del paesaggio. Il territorio di Albanella, coinvolgendo i margini collinari della piana paestana, ha accolto la migrazione che ha prosciugato la città antica dei suoi contenuti vitali. Al declino della piana colonizzata, dovuta anche a fenomeni di carattere ambientale, quale condizioni di insalubrità dovute alla progressiva invasione delle acque in piana,corrisponde la costruzione di insediamenti in collina. Il nucleo antico di Albanella nasce da questo moto e si fortifica in periodo medievale. Si attende il XX secolo per tornare nella piana, quando la vasta operazione di bonifica in varie zone di Italia,ha visto il coinvolgimento dell’agro

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - paestano. Alla bonifica segue la riforma agraria che a partire dagli anni 50 invade la pianura con una possente opera di costruzione del paesaggio. La riforma nasce da istanze sociali di equità, la ridistribuzione delle terre abbatte il latifondo e consente la cura e cultura del territorio ai braccianti che ne diventano assegnatari, la riforma,disegna il podere, disegna il paesaggio agrario e costruisce i borghi agricoli, quale efficace risposta alle necessità insediative dei braccianti. Il borgo, infatti, è un mondo autonomo che costituisce il proprio nucleo centrale attraverso la definizione di spazi dedicati alla comunità. La piazza, il centro per le attività sociali e ricreative, lo sport, il culto. Satelliti al nucleo centrale le case con annessi agricoli. La densificazione in più punti del costruito, ha definito poli autonomi, che liberando il territorio da insediamenti a pioggia, ottimizzano,la logistica, l’infrastrutturazione, e la razionalizzazione dell’agro agli usi agricoli, costruendo un paesaggio di incredibile bellezza, sulle necessità proprie dell’uso primario, unica tutela reale del territorio non urbanizzato. Il venir meno, nel tempo, del concetto di borgo ha comportato la parcellizzazione dell’insediato in uno sprawl incontrastato, in una “colonizzazione” delle aree agricole a fini produttivi e meramente abitativi più invasivi. Lo studio di analisi delle densità ha confermato questa visione. Nel dettaglio, la popolazione di Albanella si insedia in maggioranza in due poli primari, che sono quello di collina del capoluogo, e quello di piana della frazione Matinella. Le reti infrastrutturali descrivono i principali segni caratterizzanti oltre che i nodi di attrazione. Le principali direttrici di connessione, quello autostradale e quello costiero, trovano connessione attraverso la rete di attraversamento che taglia il territorio nella sua parte di piana. Lungo tali direttrici infatti si è sviluppato un fitto tessuto di attività produttive, concentrate sull’asse ponte Barizzo - Matinella. Sicuramente la parte di piana è maggiormente interessata da fenomeni insediativi che paradossalmente interessano maggiormente le aree agricole che non le aree edificabili. Questo sia per riconosciute difficoltà attuative del piano regolatore vigente, sia perché si è strutturata negli anni una metodica che ha visto l’insediamento di realtà produttive e conseguente edificazione diffusa nelle aree agricole, non sempre in diretto rapporto con l’adeguata rete distributiva infrastrutturale. La parte collinare del territorio, nello specifico il comune capoluogo, presenta invece un preoccupante fenomeno di abbandono che ha comportato la chiusura di molte attività prevalentemente commerciali e piccoli servizi. A questo si deve un avanzato stato di degrado del patrimonio abitativo, che sebbene presenti eccezionali esempi di palazzi gentilizi oltre il nucleo antico del castello, non trova una coerente linea di conservazione e tutela. I contenuti del piano disegnano un percorso che porta dunque ad un processo di riqualificazione e dove necessita di tutela del costruito, in coerenza con il disegno di luoghi pubblici considerati come una rete, non come singoli lotti frutto di attuazione di comparti. Altro aspetto fondante è la riorganizzazione del comparto produttivo, in termini di supporto, infrastrutture e logistica. Il territorio è stato vittima di una mancata pianificazione che ha comportato l’attuazione di diverse varianti ai sensi dell’art.5. dpr 447 del 1998, Questo da un lato ha consentito la realizzazione di realtà imprenditoriali e lavorative importanti, nel settore manifatturiero, da un lato una necessaria rivisitazione dei modi d’uso del

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - territorio, soprattutto nella parte di piana. Il territorio in esame è attraversato da diverse dinamiche produttive appartenenti al comparto agroalimentare, soprattutto inerenti l’allevamento prevalentemente bufalino. In questa ottica è utile notare come esista un intero distretto che gravita sugli allevamenti che va dalla produzione del mangime per i capi, coltivazione di mais, fino alla produzione e fornitura del latte per la trasformazione in prodotti caseari, infine la vendita e la distribuzione. Questo comparto importante per il territorio va a comporre parte del comparto più ampio interessante la piana del Sele. Importante sottolineare inoltre come l’organizzazione del comparto in tutte le sue fasi di sviluppo e produzione, derivi sostanzialmente non da una politica di pianificazione logistica o urbanistica, ma da una sedimentazione delle posizioni e conoscenze acquisiti dagli stessi operatori. A questo fattore si deve l’attuale difficoltà, espressa in fase di consultazioni, da molti operatori del settore, non solo del comparto descritto, a riconoscersi come sistema produttivo locale tutelato ed incoraggiato da scelte di lungo periodo. Nel territorio si innestano inoltre altri comparti, in difficoltà. Quali quello della produzione olearia, per assenza di gestione e manutenzione del molino, ormai dismesso, oltre che la manifatturiera, che ha trovato sede prevalentemente attraverso una improvvisazione di localizzazioni, prive di un rigore logistico e razionale ma dettato dalla proprietà dei fondi, attraverso la riconversione da aree agricole a destinazioni produttive, attraverso la pratica in questi anni abusata, degli art. 5. dpr 447 del 1998, che sono stati unico strumento attuato per assecondare le necessità di un comparto produttivo assolutamente dinamico. 4.3.3 Gli ambiti di paesaggio Il Piano suddivide il territorio in diversi ambiti di paesaggio. Gli ambiti sono definiti sulla base del sistema morfologico di appartenenza e sulle specifiche ulteriori. La traduzione degli ambiti di paesaggio in azioni operative di piano, è data dall’insieme delle carte normative, dalla trasformabilità alla normativa agricola. Gli ambiti di paesaggio accolgono indirizzi strategici e modalità d’uso, quantitativamente tradotti nella norme tecniche di attuazione afferenti. Si può concludere che la definizione degli ambiti di paesaggio è un passaggio intermedio tra la fae analitica e quella progettuale.

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D_SISTEMA D_UNITA D_MORFOTIP PAESAGGIO SC_Sistema SC_VRS_VDC_Versante collinare SC_VRS_Versante denudazionale collinare Promontorio collinare Centanni SC_Sistema SC_VRS_VCL_Vallecola collinare SC_VRS_Versante colluviale Compagine Collinare del Capoluogo SP_Sistema di SP_ANT_FFL_Faccetta di pianura SP_ANT_Antica erosione fluviale Piana di S.Nicola SP_Sistema di SP_RCN_TFR_Terrazzo pianura SP_RCN_Recente fluviale recente Sistema terrazzi fluviali SC_VRS_VFDC_Versante SC_Sistema fluvio-denudazionale di collinare SC_VRS_Versante bacino imbrifero collinare Versante Collinare di Bosco SC_VRS_VFDC_Versante SC_Sistema fluvio-denudazionale di collinare SC_VRS_Versante bacino imbrifero collinare Compagine Collinare di Bosco SP_Sistema di SP_ANT_PAL_Piana Piana integrata di S.Cesareo/Tempone pianura SP_ANT_Antica alluvionale Giampietro SP_Sistema di SP_ANT_VLP_Vallecola a pianura SP_ANT_Antica fondo piatto Valle La Cosa SC_VRS_VFDC_Versante SC_Sistema fluvio-denudazionale di collinare SC_VRS_Versante bacino imbrifero collinare Oasi naturalistica di Bosco Camerine

SC_Sistema SC_VRS_VDC_Versante Margine Collinare di Matinella/Tempa di collinare SC_VRS_Versante denudazionale collinare Giacomo

SC_Sistema SC_VRS_VDC_Versante collinare SC_VRS_Versante denudazionale collinare Nucleo di Vuccolo/Cappasanta SP_Sistema di SP_ANT_PAL_Piana pianura SP_ANT_Antica alluvionale Piana integrata di Fravita/Sorvella SP_Sistema di SP_ANT_PAL_Piana pianura SP_ANT_Antica alluvionale La frazione di Piana-Matinella

SC_Sistema SC_VRS_VDC_Versante collinare SC_VRS_Versante denudazionale collinare Versante collinare Difesa Monti

SC_Sistema SC_VRS_VCL_Vallecola collinare SC_VRS_Versante colluviale Capoluogo

SP_Sistema di SP_ANT_VLP_Vallecola a pianura SP_ANT_Antica fondo piatto Valle La Cosa

SP_Sistema di SP_ANT_VLP_Vallecola a pianura SP_ANT_Antica fondo piatto Valle La Cosa

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4.3.4 La rete ecologica locale Il territorio di Albanella si innesta tra le aree collinari coinvolgendo in parte la piana paesana. I rilievi collinari costituiscono la maggior parte dei fondali e delle quinte visive per le pianure alluvionali e costiere. Le pianure alluvionali e costiere, si possono dividere in due gruppi. Il primo ed il più esteso (le grandi pianure), costituito dalla pianura campana, dalla piana del Sele e da altre piccole pianure costiere, si colloca fra i rilievi carbonatici e il mare. Un tempo queste pianure erano interessate da vaste aree paludose e, quindi, risultavano ricche di vita vegetale e animale mentre oggi sono state in gran parte bonificate e destinate all’agricoltura intensiva. Tra i grandi segni strutturanti il paesaggio regionale assume importanza il crinale settentrionale degli Alburni. La rete ecologica locale si configura come strumento programmatico che consente di pervenire ad una gestione integrata delle risorse e dello spazio fisico-territoriale. La rete ecologica di livello locale, è di fatto strutturata sulle grandi dominanti ambientali, i boschi (Camerine) le vie d’acqua “primarie” (Sele-), le vie d’acqua “secondarie” (Cosa- Malnome), in cui esiste di fatto una ricchezza in termini di biodiversità, ed in cui l’azione del piano deve essere improntata alla massima non-interferenza, mentre può trovare applicazione una logica di riqualificazione e recupero nell’ambito delle aree di piana, maggiormente interessate da fenomeni insediativi, e nelle aree medio collinari, interessate da massicce dinamiche di edificazione in area agricola. La definizione della REL , la rete ecologica locale si inquadra nella individuazione della rete ecologica del territorio regionale, su direttrici che costituiscono gli elementi di collegamento con le realtà extraregionali, sia lungo l’asse longitudinale della penisola italiana (dorsale appenninica e corridoio costiero), sia lungo gli assi trasversali (collegamento Tirreno- Adriatico), coinvolgendo, dunque, sia i “territori della congestione e della frammentazione”, concentrati prevalentemente nelle piane costiere, sia quelli spopolati delle montagne calcaree, e per questo più ricchi di qualità ambientale”, sia infine quelli della dorsale appenninica arenaceo- argillosa. Le Dominanti Ambientali e le dinamiche di interconnessione e frammentazione chiariscono il progetto di rete ecologica locale. La REL.è il criterio guida per le politiche del territorio. Il concetto di biodiversità, a tutela del quale è nato il concetto di rete ecologica, intesa come analisi della struttura dei sistemi biotici, non è un concetto monolitico ma multidimensionale e dinamico coinvolgente reti infrastrutturali, fenomeni di dispersione urbana. Nella costruzione delle dominanti antropiche della realtà contemporanea vengono in tal modo introdotti fattori di “disordine” nei paesaggi umani costruiti nel corso della storia, spesso di grande valore culturale, determinando una sorta di entropia del paesaggio, per cui scompaiono aree e fasce di transizione, mentre naturalità e artificialità si contrappongono senza riuscire a intrecciare relazioni. Il Piano promuove una più stretta integrazione fra spazi aperti e aree urbanizzate, attenuando così gli effetti della frammentazione. La REL è finalizzata non solo alla identificazione, al rafforzamento e alla realizzazione di corridoi biologici di connessione fra aree con livelli di naturalità più o meno elevati, ma anche alla creazione di

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - una fitta trama di elementi areali (ad esempio riserve naturali), lineari (vegetazione riparia, siepi, filari di alberi, fasce boscate), puntuali (macchie arboree, parchi urbani, parchi agricoli, giardini) che tutti insieme, (naturale, agricola, urbana), mirano al rafforzamento della biopermeabilità delle aree interessate, ovvero della capacità di assicurare funzioni di connessione ecologica tra aree che conservano una funzionalità in termini di relazioni ecologiche diffuse. - Nelle aree in cui prevale la matrice formata da agro-ecosistemi ad elevata complessità strutturale, le politiche di conservazione o di mantenimento saranno ancora prevalenti, I paesaggi agrari, che pure costituiscono la porzione più estesa dei paesaggi culturali, sono particolarmente danneggiati dalla proliferazione delle infrastrutture lineari (progettate con criteri unicamente funzionali) e dalla dispersione insediativa che oggi rappresenta, forse, il principale fattore di disturbo. In entrambi i casi la frammentazione indotta non investe solo gli equilibri ecosistemici, ma altera profondamente il significato e la leggibilità del paesaggio in senso estetico e storico-culturale. In particolare gli obiettivi della pianificazione urbanistica proposti nel PUC si concretizzano: - nel recupero dell'identità culturale del territorio, attraverso la valorizzazione delle risorse paesistico- ambientali e storico-culturali, la conservazione degli ecosistemi, la riqualificazione e densificazione dei tessuti insediativi; -il riconoscimento della riforma fondiaria come fattore di identità e patrimonio collettivo di valori sociali-culturali- ambientali e paesistici; - in proposte programmatiche per lo sviluppo economico locale in termini di sostenibilità ; - nell’uso razionale e nell’ordinato sviluppo del territorio urbano ed extraurbano mediante il minimo consumo di suolo; - nella salvaguardia della sicurezza degli insediamenti umani dai fattori di rischio idrogeologico; - nella tutela e sviluppo del paesaggio agricolo e delle attività produttive connesse; Caratteristica a base della progettazione del PUC è la “resilienza” (capacità degli ecosistemi di ritrovare l’equilibrio dopo un evento perturbativo); Gli eventi perturbativi diventano le trasformazioni proposte e la loro capacità di compensazione e di costruzione della rete dei luoghi pubblici. Considerando il nostro territorio come “ecosistemi”, in cui la maggiore complessità e ricchezza di biodiversità contribuisce a costruire un equilibrio dinamico che evolve nel tempo.

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5.IL PIANO VIGENTE

L’insieme delle aree messe in gioco, ha determinato una aspettativa di trasformazione che non ha trovato attuazione concreta. I problemi emersi in fase di consultazione hanno evidenziato una difficoltà, in relazione non solo a meccanismi di attuazione indiretta, ma anche all’imposizione di modelli tipologici assolutamente distanti dal sentire locale. Su un totale di kmq 39,98 di territorio , l’estensione dell’area agricola è kmq 31,36. Sono stati normati kmq 8,62 secondo le varie destinazioni di zona. Nel dettaglio le tabelle riepilogative sullo stato di attuazione del PRG vigente pongono in evidenza aree attuate e non. Dalla tabella seguente si evince come rispetto al tessuto consolidato con destinazione residenziale le aree coinvolte in nuova destinazione di tipo residenziale siano circa un terzo del consolidato. Ciò implica una impronta sul territorio pari a un terzo oltre il tessuto consolidato. Rispetto all’impronta ipotizzata è stato attuato ed effettivamente trasformato il 30% circa di quanto previsto.

Zone PRG Mq Attuata % Attuazione sul totale

A-B1-B2 746.314,29 B3 120.150,50 37.535,96 31,24 B4-B5 138.002,75 37.728,46 27,34

Da questi dati emerge come sia disponibile il 73% delle aree normate dal piano come B4/B5 non attuate e dunque disponibili per una riconversione. Le aree B4/B5 sono aree ad attuazione indiretta. Le aree ad attuazione diretta, le B3 sono attuate per il 30% del totale previsto, da questa quota è possibile recuperare una discreta quantità di aree per una riconversione. Altro aspetto importante è lo stato di attuazione delle aree a destinazione produttiva nel territorio di Albanella:

TOT n . attive TOT mq ATTIVO % NON ATTIVO % PREVALENTE

D1 14 417.404,65 225.081,77 53,9 192.32 2,88 46,08 Manifatturiero/alimentare

D2 188.827,84

D3 5,00 17.738,51 17.738,51 100 Vendita edilizia

EX D3 ora E 14 183.776,49 159.566,13 86,8 24.210,36 13,17 Vendita edilizia

D4 6,00 32.243,58 32.243,58 100 Ristorazione

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D1 Produttiva mista di completamento D2 Produttiva industriale artigianale di progetto

D3 Produttiva commerciale terziaria servizi

D4 Produttiva turistico alberghiera

Dai dati raccolti si evince come per le singole categorie di zone D ci sia una totale attivazione per le aree D3/D4 ovvero terziario/servizi/turistico alberghiero. La destinazione occupa complessivamente il 7,6 % del totale delle aree produttive. Dai dati emersi dalle consultazioni si deduce una domanda di aree destinate a tali usi, in particolare per servizi di accoglienza per il turismo . La destinazione D1 che raccoglie una varietà di attività produttive prevalentemente del settore manifatturiero, è la prevalente e assorbe il 64% del totale delle aree produttive. Di questa aliquota è attivo il 54% delle aree destinate. La destinazione D2 non è attuata in quanto rappresentativa di un piano per insediamenti produttivi non approvato. Per l’attivazione del Piano per gli Insediamenti Produttivi, l’amministrazione ha raccolto una discreta manifestazione di interesse. Altro dato importante è la destinazione agricola E3 con insediamenti produttivi insediati, retaggio di varianti urbanistiche ai sensi dell’art.5 del dpr 447. In queste aree, ad oggi irrisolte, risultano attive aree per 87% dell’estensioni coinvolte. Da questo emerge come nello scenario delle aree destinate dal PRG ad usi produttivi, sono disponibili tra le D1 il 46% per possibili riconversioni, le aree D2 sono di fatto non attuate, le aree D3/D4 sono il 7,6% del totale mentre le aree ,exD3normateE sono sostanzialmente attive ma non risolte. La dotazione di servizi ripercorre la articolazione descritta per le aree D. Una maggiore dinamicità nella piana., un progressivo indebolimento in collina. Partendo dalle analisi effettuate e dallo stato di attuazione del piano regolatore vigente, si deduce come relativamente al fabbisogno di servizi inquadrati come standard, esclusivamente di tipo pubblico ci sia disponibilità di aliquote pro capite decisamente inferiori rispetto alle richieste da normativa di riferimento. La tabella che segue descrive quanto su scritto, relativamente al totale degli abitanti al 31 dicembre 2010, analizzando la disponibilità per tutto il territorio comunale.

Disponibili al 2011 Condizione 2011 totale mq Da normativa mq/ab Tipologia standard Tot. mq mq/ab da attuare

Istruzione 25.546,26 3,90 4,50 3.919,74

A.I.C. 13.458,97 2,06 2,00 -362,97

Parcheggi 4.519,52 0,69 2,50 11.850,48

Verde_Sport 27.940,07 4,27 9,00 27.489,88

Totale 71.464,82 10,91 18,00 42.897,13

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E’ possibile dalle analisi condotte per il piano disaggregare il dato relativo alla dotazione di standard complessivi per cui è possibile contestualizzare meglio la dotazione standard/abitanti relativamente ai vari poli territoriali in cui si riscontra il maggior dato di densificazione abitativa. L’analisi condotta ha confermato la prima impronta interpretativa del territorio, ovvero la maggiore dinamicità e concentrazione di densità e funzioni per la frazione di piana, Matinella e la piana di S.Cesareo, la minore concentrazione nel capoluogo. Distribuzione standard attuali per accorpamenti in relazione alla distribuzione dei pesi insediativi

attuale % su tot dotazione in attuale dotazione Accorpamento pop. fabb. al 2010 Fp in Fa esubero fabbisogno

Albanella 28,81 33.801,79 15.261,24 10.289,51 8.251,05

Matinella 41,73 48.967,01 17.751,82 31.215,19

S.Cesareo 10,58 12.412,69 2.131,99 18.286,14 8.005,44

S.Nicola 7,77 9.116,67 5.150,10 3.966,57

Bosco 9,89 11.606,22 2.594,03 9.012,19

Urbanizzato aree sud 1,23 1.437,63

Emerge dalle analisi una dotazione di standard che non colma il fabbisogno, mentre articolando l’analisi sulla distribuzione della popolazione nei vari nuclei si conferma il dato generale, emerge solo il dato di esubero del borgo S. Cesareo, in quanto ospita un nucleo di servizi che serve l’intero territorio comunale. Sostanzialmente inattuate le previsioni relative alle destinazioni di zona per servizi territoriali.

6 IL DIMENSIONAMENTO DEL PUC

6.1 il fabbisogno residenziale La determinazione del fabbisogno abitativo è dato dalle analisi sulla dinamica demografica e l’evoluzione della composizione della popolazione per classi di età attraverso le componenti del saldo naturale (differenza tra tasso di natalità e mortalità), e del saldo migratorio (differenza tra iscrizioni e cancellazioni per trasferimento di residenza). In provincia di Salerno, il saldo naturale è in diminuzione a fronte di un saldo migratorio positivo. Il

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - sistema locale di sviluppo di Capaccio, di cui Albanella è parte, cresce in coerenza con i dati provinciali. In particolare Albanella registra un saldo migratorio in crescita dal 2003, registrando un solo valore negativo nel 2006, per poi riprendere una crescita fino al 31 dicembre 2011, ultimo valore registrato nei bilanci demografici, pubblicati. Considerando l’andamento demografico per il comune di riferimento si nota, nel lungo periodo, un andamento positivo per il tasso migratorio, lievemente negativo per il naturale. Questo determina comunque un andamento in crescita della popolazione residente, come si evince dalla tabella allegate.

Anno Popolazione residente Numero famiglie

2001 6310 n.d.

2002 6295 n.d.

2003 6313 2360

2004 6368 2385

2005 6396 2390

2006 6343 2378

2007 6358 2389

200 8 6435 2431

2009 6460 2451

2010 6519 2474

Dal 2002 sono disponibili e pubblicati i bilanci demografici :

Anno al 31 dicembre Popolazione residente Saldo naturale Saldo migratorio

2002 6295 -11 -4

2003 6313 -9 27

2004 6368 13 42

2005 6396 -3 31

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2006 6343 -9 -44

2007 6358 -10 25

2008 6435 7 70

2009 6460 0 6

2010 6519 6 53

2011 6548 -3 32

Il numero medio di componenti la famiglia è di 2,63, valore lievemente in ribasso, rispetto ai valori del 2001- 2002. Altro fattore che ha determinato una incidenza positiva del tasso migratorio è la presenza di cittadini stranieri, residenti che dal 2003 al 2010 ha visto un incremento dal 1,57% al 6,00% della popolazione residente.

Popolazione straniera residente

al 1 Pop. Inc idenza Provincia di gennaio Pop.straniera Totale % Salerno Incidenza %

2003 99 6295 1,57 6982 1,42

2004 175 6313 2,77 12384 1,41

2005 209 6368 3,28 17937 1,17

2006 226 6396 3,53 19282 1,17

2007 239 6343 3,77 19855 1,20

2008 282 6358 4,44 25432 1,11

2009 334 6435 5,19 29943 1,12

2010 391 6519 6,00 - -

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Il dato fondamentale è quindi un andamento sostanzialmente positivo, dovuto all’incidenza del saldo migratorio, un incremento del numero di famiglie che al 1 gennaio 2011 sono 2489,73. Nel dettaglio dell’andamento dei saldi naturale e migratorio, si evince un dato negativo del saldo naturale ed uno positivo del migratorio. A fronte di questo la previsione dell’andamento demografico, secondo un metodo di proiezione lineare, e considerando il solo saldo positivo, si quantifica in un incremento demografico al 2021, oltre ad un conseguente aumento del numero di famiglie. Al 31 dicembre 2021 il numero di famiglie è stimato pari a 2585,48. Interpretando i dati ed organizzandoli in un sistema di proiezione lineare semplice si deduce la tabella di previsione dell’andamento demografico proposto per il territorio di Albanella, a base del dimensionamento dei fabbisogni sia abitativi che di standard:

Dimensionamento del preliminare di PUC:

DEMO popolazione anno residente saldo naturale saldo migratorio 2001 6301 -1 12 2002 6310 -11 -4 2003 6295 -9 27 2004 6313 13 42 2005 6368 -3 31 2006 6396 -9 -44 2007 6343 -10 25 2008 6358 7 70 2009 6435 -13 33 2010 6519 6 53 2011 6548 -3 32

2001/2011 -33 277 md/annuo -3,00 25,18 2021 6799,82 incremento n. incremento abitanti famiglie 251,82 95,75

Numero di famiglie 2011 Numero di famiglie 2021

2489,73 2585,48

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Il vigente PRG ha stimato al 2011 una popolazione residente di 6.962 abitanti. Il presente PUC stima al 2021 6799,82 abitanti. A fronte di questo dato, è fondamentale sottolineare come l’attuale strumento debba necessariamente confrontarsi con una previsione approvata, che impone la revisione di un residuo di piano molto alto. Questo è già emerso dall’esame dell’impronta del PRG vigente rispetto al PUC. A seguito dell’intervento della Conferenza di Piano Permanente della Provincia di Salerno, il calcolo dei fabbisogni e delle dotazioni è stato revisionato, rispetto a quanto definito nel preliminare di piano. La quota del fabbisogno per il futuro incremento demografico non è stata più considerata, mentre è rimasta intatta la quota legata al soddisfacimento del fabbisogno pregresso. Analizzando infatti le quote delle dotazioni esistenti di attrezzature e servizi sono emerse carenze rispetto al numero di abitanti. La quota di standards pubblici espressi dal PUC come contropartita delle trasformazioni proposte nelle aree di trasformazione urbana e urbana complessa, sono destinate dunque in maggior quota al soddisfacimento del pregresso e in quota parte al portato dell’intervento proposto.

Riassumendo questo è il quadro di riferimento per il dimensionamento del PUC:.

Anno Abitanti Famig lie

2001 6310 2204

2011 6548 2489,63

2021 6.548,00 2.588,14

Il dimensionamento proposto analizza le due componenti da cui si deduce il fabbisogno abitativo, ascrivibili in: fabbisogno pregresso: dovuto alla presenza di famiglie che vivono in alloggi malsani e non recuperabili a fini abitativi e/o in condizioni di sovraffollamento; fabbisogno futuro: connesso alla dinamica demografica e a prevedibile incremento della domanda di nuove abitazioni nel territorio di riferimento;

I ragionamenti proposti al fine della determinazione del fabbisogno abitativo si basano sull’analisi delle dinamiche dei parametri famiglie/alloggi. L’analisi dei parametri è più verosimile ed efficace per valutare eventuali fenomeni di disagio e calibrare la previsione di nuovo fabbisogno. Nell’ambito di questo ragionamento sono disponibili in ambito comunale i dati esito di un rilevamento comunale avvenuto nel 2001, tali analisi si sono svolte sul territorio al fine di individuare la consistenza di alloggi non recuperabili a fini abitativi.

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Stanze Vani utili Rilevamento2001 Popolazione residente Alloggi Famiglie censite abitabili Albanella 1.940 1.590 1.720 625 580 Matinella 1.350 1.170 1.338 403 400 Borgo S.Cesareo 311 275 260 95 92 S.Nicola 110 80 90 35 33 Fravita/Cappasanta 360 292 335 123 127 Cerrina/S.Chirico 206 131 191 66 70 Bosco 144 104 134 40 47 Case sparse 2.296 2.226 2.260 760 840 Totali 6.717 5.868 6.328 2.147 2.189 Tabella del rilevamento del 2001 (a base per il dimensionamento del PRG vigente)

E’disponibile inoltre il dato del censimento ISTAT al 2001, espresso in approfondimento comunale :

Numero di stanze COMUNI 1 2 3 4 5 6 e più Totale

Albanella 40 252 466 604 494 445 2301

Tabella abitazioni occupate per numero di stanze ( fonte censimento 2001)

Si nota tra i due dati una discordanza relativamente al numero di alloggi occupati. Al fine di un prudenziale dimensionamento si è scelto di comparare il dato del numero di famiglie pubblicato al 2011 ( 2489,73) con il numero di alloggi occupati fornito dal censimento 2001 con integrazione del dato al 2011 risultante dall’analisi dei permessi a costruire rilasciati. Comparando tale condizione si redige una tabella di partenza per l’analisi della situazione famiglie/alloggi. In parallelo si è scelto di approfondire come raffronto il rapporto abitanti/vani. Quest’ultimo approfondimento dimostra una dotazione abitante/vano superiore a quanto descritto nella previsione del DM 1444 del 1968. E’ nettamente preferibile dedurre la domanda di residenza nei 10 anni di previsione del piano dalla previsione emersa di nuove famiglie. Ulteriore porzione si può desumere da situazioni di disagio abitativo . Dal 2001 ad oggi si registra una attività edilizia tendenzialmente in attuazione di diritti edificatori espressi da aree agricole e in minor parte da aree di trasformazione sia diretta che indiretta.

Alloggi x 20% Edilizia Alloggi Alloggi incremento Sociale(inclusi in inidonei Affollamento Totale Totale Anno Abitanti Famiglie occupati dem. precedente) non rec. (1 vano) Alloggi generale

2001 6310 2204 2301

2011 6548 2489,63 2383

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2021 6.548,00 2.588,14 2.588,14 98,00 19,60 27 40 165 165

Il patrimonio abitativo nel territorio di Albanella è ascrivibile a diversi momenti cui lo sviluppo insediativo si è strutturato. In particolare, il nucleo storico di Albanella, nell’area collinare, conserva un tessuto insediativo originario interessante ma privo di diffusa qualità edilizia, escludendo alcuni elementi di pregio, che il piano individua quale oggetto di particolare cura e tutela. Altro momento importante per la strutturazione del patrimonio è la riforma fondiaria che struttura le aree di piana coinvolgendo anche il territorio di Albanella., costruendo il borgo S Cesareo oltre che alcuni immobili diffusi. A questo si aggiunge una crescita in aggregazione con i nuclei storicamente costituiti, nel caso di Albanella capoluogo, e nelle frazioni di piana nel caso di Matinella, negli anni 60 - 90. In seguito si osserva un fenomeno inverso, dalla concentrazione verso i nuclei si passa invece alla edificazione diffusa in area agricola. Ascrivibile a questo ultimo decennio si registra una attività edilizia particolarmente incentrata nelle aree rurali. Dall’esame dei permessi a costruire dal 2001 ad oggi si registra il dato significativo relativo alla componente fabbricato rurale che assorbe l’87% del totale della volumetria assentita. Solo il 13% dei permessi costruire ha interessato la realizzazione di civili abitazioni in prevalenza inoltre i permessi riguardano aree di tipo B3, ad attuazione diretta, non in attuazione di piani urbanistici attuativi. Nel paragrafo che segue è espresso in maggior dettaglio l’andamento dell’attuazione delle previsioni dello strumento urbanistico vigente.

6.2 Il fabbisogno di standards Emerge la richiesta/diversificazione di servizi miranti a migliorare la vita delle diverse categorie sociali (sanità/istruzione/prima occupazione/anziani/giovani): il piano propone uno sviluppo necessariamente policentrico in relazione alla distribuzione della popolazione per nuclei, partendo da un adeguamento della dotazione dei servizi di livello locale e sovra locale, in una logica di rete di luoghi pubblici. La situazione di partenza per il PUC è quella evidenziata dalla tabella riassuntiva:

Disponibi li al Da Condizione Previsione al 2021 2011 normativa 2011

Mq/Abitant Tot mq da Tot mq da Dimensionamentocom Tot mq Mq/Abitante e attuare attuare plessivo

25.546,2 Istruzione 6 3,90 4,50 3.919,74 invariato 3.919,74

13.458,9 A.I.C. 7 2,06 2,00 -362,97 invariato -362,97

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Parcheggi 4.519,52 0,69 2,50 11.850,48 invariato 11.850,48

Verde_Sp 27.940,0 ort 7 4,27 9,00 27.489,88 invariato 27.489,88

71.464,8 Totale 2 10,91 18,00 42.897,13 invariato 42.897,13

6.3 Il comparto produttivo e dei servizi Il dimensionamento del comparto produttivo, partendo dalle dinamiche dei diversi settori produttivi e dalle interazioni delle stesse con il generale contesto ambientale, propone i principali criteri riassumibili nella caratterizzazione del settore produttivo/terziario al fine di sviluppare relazioni attraverso una revisione logistica ed una strutturazione in distretti produttivi. A tal fine si propone la revisione normativa del piano per insediamenti produttivi, già previsto dal PRG, in un ottica di maggiore compatibilità ambientale, che assuma un ruolo di cerniera tra le diverse localizzazioni produttive della piana del Sele ed il territorio di Albanella la riorganizzazione per distretti produttivi di una serie di attività che si attestano lungo la provinciale che da Capaccio, attraversa Matinella, la costruzione di un sistema incentivante la delocalizzazione delle attività svantaggiate per assenza di attrezzature di rete e di supporto alla logistica.

6.4 La struttura normativa del PUC Il Piano articola la definizione delle aree omogeneee secondo classi di trasformabilità, nel dettaglio le tre classi sono la R_ restauro/recupero e valorizzazione; la M_ manutenzione/mantenimento; la T_ trasformazione. Afferenti a queste classi sono le diverse aree normative che si articolano secondo la definizione che più chiaramente ne esprime la prevalenza normativa e di uso previsto:

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% su % su DM territorio territorio Classe Prevalenza Est. mq PRG 1444 normato tot.

tessuto/edificio storico di riforma agraria;tessuto/edificio storico di 155.027,44 A/B2 A pregio,tessuto storico. R 7,66 0,39

Tessuto consolidato urbano 199.068,20 B1 B tot. ed. M 9,83 0,50 B Tessuto semiconsolidato urbano 521.358,82 B1/Varie M/T parz.ed. 25,74 1,30 Tessuto consolidato di tipo D 122.198,94 B1/D3/E3 M/T produttivo esistenti 6,03 0,31 Aree pianificate/in 412.906,19 B3/B4/D2 Varie M/T trasformazione 20,39 1,03 Aree consolidate per servizi 92.569,86 Fa/Fb1-2/G1 F M/T urbani 4,57 0,23 Aree consolidate per impianti D 182.377,93 D1/D2/E3 M/T produttivi esistenti 9,01 0,46 Aree di trasfromazione urbana 57.133,23 B4/B5 C T complessa 2,82 0,14 T Aree di trasformazione urbana 36.863,54 B3/B4 C 1,82 0,09 Aree di trasformazione per 52.780,16 B3/B4/Fb1/E3 F T servizi urbani 2,61 0,13 Aree di trasformazione per F- 82.886,10 E2/E3/B5/Fe T servizi territoriali territoriali 4,09 0,21 Aree di trasformazione per 109.944,92 D1/E3 D T distretti produttivi 5,43 0,27

Da una prima lettura del dimensionamento emergono alcuni aspetti importanti:: - il sistema delle aree naturali ed agricole rimane nettamente predominante rispetto alla superficie comunale sono circa il 95% del territorio; - la quota del 95% si articola in aree normative agricole afferenti i diversi ambiti di paesaggio perimetrali. .

7 INTENTI GENERALI E OBIETTIVI SPECIFICI. AZIONI/INTERVENTI.

Esplicitate le ragioni dei contenuti principali del piano, si configurano gli intenti, mediati dalla fase partecipativa portata avanti per la costruzione dell’agenda città: Gli intenti, chiariti nella tabella che segue, si attivano mediante azioni di piano che trovano pratico riscontro nella normativa tecnica di attuazione. Come reso più evidente dai successivi approfondimenti, il PUC deve necessariamente confrontarsi con una impronta di PRG importante. Questo implica che il PUC dovrà lavorare per il conseguimento degli intenti e relativi obiettivi specifici nella considerazione di un alto residuo di piano. La tabella che segue si articola in dominanti/contenuti/ problematiche/azioni/intenti/obiettivi specifici. Le dominanti sono i temi analitici

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - fondamentali, esplicitati in contenuti, problematiche emerse, azioni previste al fine di conseguire gli obiettivi specifici per gli intenti generali.

Il piano si articola secondo gli intenti seguenti: la strategia si articola, in QUATTRO intenti di carattere tematico, così sintetizzati:

⋅⋅⋅ IG1_Tutela e valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio; Ob_ LA RETE ECOLOGICA LOCALE Ob_ RECUPERO DEL TESSUTO ⋅⋅⋅ IG2_Qualità della vita e recupero delle identita’; Ob_ RECUPERO DEL TESSUTO Ob_RETE INTEGRATA MOBILITA’ Ob_RETE DEI LUOGHI PUBBLICI ⋅⋅⋅ IG3_migliorare la competitività del territorio e politiche del lavoro; Ob_RETE INTEGRATA MOBILITA’ Ob_EFFICIENZA INSEDIAMENTI PRODUTTIVI Ob_RETE DEI LUOGHI PUBBLICI ⋅⋅⋅ IG4_efficacia degli strumenti di governo del territorio ⋅⋅⋅ Ob_EFFICIENZA INSEDIAMENTI PRODUTTIVI ⋅⋅⋅ Ob_RETE DEI LUOGHI PUBBLICI Tali macro-intenti tematici, articolati ciascuno in obiettivi specifici, hanno quindi determinato l’insieme degli interventi previsti nel PUC. Le previsioni di piano (contenuti), esplicitabili per assi d’intervento, sono di seguito sintetizzate. Le azioni sono state aggregate e sistematizzate in quattro intenti generali, da intendersi come contenitori afferenti alle dominanti ambientali di riferimento. Gli Intenti generali (IG) sono di seguito descritti: IG1 - Tutela e valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio . Il paesaggio è inteso come spazio naturale, rurale , nonché identità storica e culturale. Di importanza fondamentale è il recupero e la salvaguardia della testimonianza della cultura antropica , in particolare del sistema insediativo proprio della riforma fondiaria costruito dalla riforma agraria nelle aree di piana, e degli insediamenti medioevali nella aree collinari. Coerentemente con questo obiettivo, il PUC identifica gli ambiti di paesaggio peculiari cui riferire le principali azioni di indirizzo di piano, oltre che specifici criteri di uso. A questa articolazione territoriale è stata sovrapposta una carta intermedia delle vulnerabilità, frutto di sopralluoghi mirati, redatta dal gruppo aggiudicatario per la redazione degli studi ambientali. Nella fase di redazione del piano è intervenuto l’aggiornamento del Piano stralcio e la complessiva riorganizzazione dell’autorità di bacino competente. Il Piano si pone obiettivi di salvaguardia del "territorio aperto" e delle aree agricole finalizzati al controllo della

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - dispersione insediativa e del consumo di suolo; a mantenere la continuità del territorio aperto e rurale; a salvaguardare le aree agricole pregiate. II ruolo dell'agricoltura è assolutamente rilevante nel territorio della piana del Sele .La salvaguardia delle aree agricole si propone attraverso il supporto per una funzione produttiva “di qualità” connessa ad ogni possibile attività integrativa del reddito agricolo, soprattutto per le aree di piana, in una ottica di piane integrate, più diffusa e di tutela per gli oliveti di pregio, nelle aree collinari. IG2 - Qualità della vita e recupero delle identità attraverso la riqualificazione e il potenziamento dei servizi in un ottica di rete dei luoghi pubblici, recupero del tessuto insediativo storico, oltre alla realizzazione di una rete integrata di mobilità. I servizi sono immaginati come una risorsa economica importante per varie forme di gestione ipotizzabili ed incentivate. IG3 - Miglioramento della competitività del territorio rispetto al contesto di appartenenza attraverso: - Un sistema di supporto al comparto produttivo nell’ottica di una efficacia per servizi e logistica, oltre che la messa a punto di un quadro condiviso di politiche del lavoro e dell’occupazione. - la diversificazione delle attività economiche e delle potenzialità innovative presenti sul territorio; - il riassetto delle reti infrastrutturali. IG4 – Efficacia degli strumenti di governo del territorio (governance) atti a garantirne l’operatività e l’efficacia. Tale obiettivo è trasversale al raggiungimento di tutti gli obiettivi specifici. Nel dettaglio, l’efficacia degli strumenti si propone attraverso la struttura del piano e attraverso la sua componente programmatica di medio termine, ovvero la individuazione di progetti magnete, in grado di essere attuati e di consentire un sistema indotto di trasformazioni e azioni parallele. Gli intenti su descritti sono stati sistematizzati ed articolati in obiettivi specifici (OS) ed azioni con riferimento sia alle dominanti ambientali ed antropiche:

OB. DOMINANTI CONTENUTI PROBLEMI AZIONI SPECIFICI INTENTI GENERALI

Aree di Consumo di Concentrazione AMBIENTALI piana suolo edificato IG1_TUTELA E RETE Dismissione VALORIZZAZIONE ECOLOGICA Aree attività Incentivazione attività DELL'AMBIENTE E LOCALE collinari agricole agricole DEL PAESAGGIO Recupero e Rete canali Abbandono valorizzazione Tessuto Sistemi storico ANTROPICHE insediativi degradato Recupero IG1/IG2 TUTELA E RECUPERO VALORIZZAZIONE/ DEL TESSUTO Tessuto QUALITA' DELLA VITA recente Densificazione/ disaggregato Valorizzazione

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Assenza di connessioni Viabilità locali Aste di connessione RETE IG2/IG3 QUALITA' Sicurezza/per Manutenzione e INTEGRATA DELLA corribilità monitoraggio MOBILITA' VITA/COMPETITIVITA' Assenza mobilità Mobilità alternativa Piste ciclo/pedonali Sistemi Logistica- produttivi servizi Reti di supporto

EFFICACIA IG3/IG4 Incentivi per INSEDIAMENTI COMPETITIVITA'/ Logistica delocalizzare PRODUTTIVI EFFICACIA

Densificazione Dispersione tessuti produttivi

IG2/IG3/IG4 QUALITA' RETE LUOGHI DELLA VITA/ Servizi Carenza Dotazioni ulteriori PUBBLICI COMPETITIVITA'/ EFFICACIA

Dispersione Connessione

INTENTO IG1

IG1 - Tutela e valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio

DOMINANTI AMBIENTALE/ANTROPICA

OS _Obiettivi Specifici Azioni _ A Interventi _I

OS_1 RETE Individuazione dei luoghi della rete Concentrazione dell’edificato, tutela ed incentivazione delle ECOLOGICA LOCALE. ecologica locale R.E.L. (corridoi attività agricole di tradizione, recupero e valorizzazione ecologici-core areas-buffer zone) ; delle reti idrografiche e dei canali nelle aree di piana. definizione di adeguate politiche di conoscenza, divulgazione, oltre che azioni di tutela in NTA OS_2 RECUPERO E Individuazione dei tessuti storici, nelle Normativa specifica per il restauro dei tessuti storici nelle VALORIZZAZIONE DEI aree collinari e nelle aree di piana aree collinari, progetto magnete per il recupero del TESSUTI STORICI. “castello” , recupero accurato dei borghi della riforma agraria in particolare di Borgo S.Cesareo. Valorizzazione di tipologie architettoniche testimoniali , cambi di destinazione

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d’uso per fini turistic o/ricettivi o altro. .

A questo intento concorre l’articolazione del territorio per ambiti di paesaggio che sono un quadro di riferimento per azioni strutturali di lungo periodo.

INTENTO IG 2

IG2 - Qualità della vita e recupero delle identità

DOMINANT I AMBIENTALE /ANTROPICA

OS _Obiettivi Specifici Azioni _ A Interventi _I

OS_1 RETE INTEGRATA Individuazione degli assi della rete per la Schede per gli assi della rete, modalità attuative, livelli di DELLA MOBILITA’. mobilità veicolare, attraverso un insieme priorità. coordinato di interventi in grado di razionalizzare gli assi esistenti e riconnetterli, individuazione di assi per la mobilità alternativa OS_2 RECUPERO E Individuazione dei tessuti storici, nelle Normativa specifica per il restauro dei tessuti storici nelle VALORIZZAZIONE DEI aree collinari e nelle aree di piana aree collinari, progetto magnete per il recupero del TESSUTI STORICI. “castello” , recupero accurato dei borghi della riforma agraria in particolare di Borgo S.Cesareo. Valorizzazione di tipologie architettoniche testimoniali , cambi di destinazione d’uso per fini turistico/ricettivi o altro.. OS_ 3 RETE DEI LUOGHI Individuazione degli assi di luoghi pubblici Normativa specifica per la realizzazione dei luoghi della PUBBLICI a costituire una rete per tutti i nuclei del rete, attraverso un sistema di incentivazioni proposte nel territorio, secondo la distribuzione della sistema delle trasformabilità. Schede di intervento che popolazione per poli individuino le modalità attuative del progetto.

INTENTO IG 3

IG3 - Miglioramento della competitività del territorio

DOMINANTI AMBIENTALE/ANTROPICA

OS _Obiettivi Azioni _ A Interventi _I

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Specifici

OS_ 1 EFFICACIA Individuazione ed organizzazione di Densificazione dei tessuti a diversa densità produttiva , reti INSEDIAMENTI comparti produttivi, di tessuti a diversa infrastrutturali a supporto. PRODUTTIVI. densità produttiva,. OS_2 RETE Individuazione degli assi della rete per la Schede per gli assi della rete, modalità attuative, livelli di INTEGRATA mobilità veicolare, attraverso un insieme priorità. MOBILITA' coordinato di interventi in grado di razionalizzare gli assi esistenti e riconnetterli, individuazione di assi per la mobilità alternativa OS_3RECUPERO Individuazione dei t essuti storici, nelle aree Normativa specifica per il restauro dei tessuti storici nelle DEL TESSUTO collinari e nelle aree di piana aree collinari, progetto magnete per il recupero del “castello” , recupero accurato dei borghi della riforma agraria in particolare di Borgo S.Cesareo. Valorizzazione di tipologie architettoniche testimoniali , cambi di destinazione d’uso per fini turistico/ricettivi o altro.. OS_ 4 RETE DEI Individuazione degli assi di luoghi pubblici a Normativa specifica per la realizzazione dei luoghi della rete, LUOGHI PUBBLICI costituire una rete per tutti i nuclei del attraverso un sistema di incentivazioni proposte nel sistema territorio, secondo la distribuzione della delle trasformabilità. Schede di intervento che individuino le popolazione per poli modalità attuative del progetto.

INTENTO IG4 IG4 EFFICACIA DEGLI STRUMENTI DI GOVERNO DEL TERRITORIO (Governance) OS _Obiettivi Azioni _ A Interventi _I Specifici OS_1 attuazione degli Trasparenza, c oncertazione, consultazione Coordinamento dell’attività di pianificazione e indirizzi programmatici nell’elaborazione di progetti magnete o programmazione del Comune, al fine di perseguire e progettuali assunti strumenti similari di attuazione; applicazione opportunità offerte dai fondi strutturali (programmazione delle procedure di monitoraggio previste nel 2007-2013). Rapporto Ambientale

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OS_2 Rispetto dei Azioni di semplificazione dei procedimenti di attività di ricerca applicata all’innovazione tecnologica, principi di efficienza, programmazione e pianificazione; connessa alla fruizione di servizi educativi, informativi, di efficacia delle azioni. monitoraggio , attraverso adeguato sistema ricerca, di formazione e comunicazione della cultura gestionale delle scelte di PUC urbanistica .

8 ANALISI DELLE POSSIBILI ALTERNATIVE.

Il Piano Urbanistico Comunale è un piano dei servizi e strumento di riqualificazione urbanistica ed ambientale. La motivazione delle scelte è dettata da risultanti emerse nell’agenda città. Dall’agenda compaiono due aspetti fondamentali, il primo riguardante l’attuazione del PRG, la seconda riguarda la dispersione territoriale e la mancanza di centralità riconoscibili. In questa ottica il percorso che si propone è quello di studiare l’impronta/impatto del PRG vigente e contrarlo al fine di rielaborare al proprio interno l’insieme delle centralità e logiche di accorpamento da applicarsi a vari tessuti, sia residenziali, che produttivi, di servizi. Uno dei fini è sicuramente quello di contrastare una tendenza diffusa che è quella dell’edificare in area agricola, non privilegiando l’edificazione nei nuclei frazionali. Questa tendenza ha esploso l’esigenza di infrastrutturazione, di servizi aggiuntivi e di costi. Ridare qualità al vivere nel “borgo” è sicuramente un incentivo a preservare le aree agricole per gli usi più connaturati, reale ed unico sistema di tutela del paesaggio Altre ipotesi interpretative avrebbero comportato: - costi maggiori per le opere di urbanizzazione sia primarie che secondarie; - un inserimento nel contesto meno soddisfacente sia dal punto di vista ambientale che economico e infrastrutturale. - Ulteriore espansione dell’impronta del piano sul territorio con il coinvolgimento di aree normative diffuse. Dato importante è la contrazione delle aree normative a favore di un ampliamento delle aree agricole, che ha comportato un arricchimento normativo sulle possibilità d’uso delle diverse tipologie di aree agricole, in coerenza con gli ambiti di paesaggio determinati.

9. RAPPORTO DEL PUC CON ALTRI PERTINENTI PIANI O PROGRAMMI.

Il quadro di riferimento pianificatorio e programmatico rispetto al quale è stato valutata la coerenza degli intenti del Piano è costituito dai Piani e Programmi che definiscono indirizzi, vincoli o regole per l’ambito territoriale

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - del Comune di Albanella. Analizzando le previsioni dei piani sovraordinati è stato avviato il lavoro del PUC che è in coerenza con le trasformazioni della realtà socio-economica e dell'assetto territoriale comunale verificatesi nell'ultimo decennio, ma soprattutto delle ultime acquisizioni in materia di pianificazione ambientale e del complesso delle normative sopravvenute in materia di disciplina urbanistica e di riqualificazione urbana. La redazione del PUC recepisce e contestualizza gli obiettivi derivati da piani, programmi e politiche sovraordinate sia pure selezionando gli stessi e individuando al loro interno, gli obiettivi generali di sostenibilità ambientale cui relazionare l’analisi di coerenza esterna. Il contesto pianificatorio è costituito da un insieme di piani che sono stati riferimento nella fase della valutazione di coerenza e dei potenziali effetti ambientali del PUC . L’analisi di coerenza esterna è uno dei momenti fondamentali del processo di Valutazione Ambientale Strategica. L’allegato VI, lett. a) del D.Lgs 4/2008 specifica, infatti, che nell’ambito del Rapporto Ambientale è necessario provvedere alla illustrazione ”[…] dei contenuti, degli obiettivi principali del piano o programma e del rapporto con altri pertinenti piani o programmi”. Nel caso di rapporto tra piani e programmi sovraordinati si parla di coerenza esterna verticale. L’analisi di coerenza verticale è resa necessaria al fine di verificare che le finalità perseguite dal nuovo PUC non siano in contrasto con le strategie e la normativa di tipo internazionale, europeo e nazionale ma soprattutto che siano coerenti con gli obiettivi di protezione ambientale e sostenibilità sociale, territoriale ed economica da essi desumibili. A tale verifica di coerenza verticale, si affianca la verifica di coerenza orizzontale, demandata all’accertamento delle compatibilità tra gli intenti generali del PUC e quelli desunti da piani e programmi di settore agenti sul medesimo ambito territoriale. In questo caso la coerenza esterna orizzontale è stata operata avendo in considerazione piani e programmi che, pur ponendosi ad un livello di governo superiore a quello comunale (regionale e provinciale), vanno ad incidere sull’ambito territoriale comunale non solo con indicazioni strategiche di assetto del territorio ma applicando il regime vincolistico la cui previsione ad essi compete. Tali piani e programmi svolgono pertanto un’azione prescrittiva che condiziona i contenuti del PUC. Verificati i vari livelli di coerenza, in fase di stesura definitiva del Rapporto Ambientale la valutazione è stata esplicitata graficamente utilizzando i valori sottostanti:

3 Coerenza diretta Indica che l’obiettivo del PUC persegue finalità che presentano forti elevata elementi d’integrazione con quelle dello strumento /piano/comparto strategico esaminato.

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2 Coerenza diretta Indica che l’obiettivo del PUC persegue finalità che presentano significativa significativi elementi d’integrazione con quelle dello strumento /piano/comparto strategico esaminato.

1 Coerenza Indica che l’obiettivo del PUC persegue finalità sinergiche con indiretta strumento /piano/comparto strategico esaminato.

0 Indica che l’obiettivo del PUC persegue finalità non correlate con Indifferenza quelle dello strumento /piano/comparto strategico esaminato.

-1 Indica che l’obiettivo del PUC persegue finalità in contrapposizione Incoerenza con quelle dello strumento /piano/comparto strategico esaminato.

I Piani e Programmi sono stati così individuati: Coerenza verticale con obiettivi di protezione ambientale ⋅⋅⋅ Strategia dell’Unione Europea sullo sviluppo sostenibile (2006); ⋅⋅⋅ Strategia sullo Sviluppo Sostenibile in Italia (2002); Coerenza orizzontale V Piani regionali/provinciali/ente parco ⋅⋅⋅ Piano Territoriale Regionale - PTR ⋅⋅⋅ Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale - PTCP ⋅⋅⋅ Piano del Parco Nazionale Cilento e Vallo di Diano (essendo il territorio di Albanella area contigua) V Programmi operativi gestione fondi europei ⋅⋅⋅ Programma Operativo Regionale della Campania Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) 2007-2013 ⋅⋅⋅ Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013. ⋅⋅⋅ Programma Operativo Fondo Sociale Europeo 2007-13 Regione Campania (FSE). V Piani regionali ⋅⋅⋅ Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR) ⋅⋅⋅ Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (PRGR) V Piani settoriali ⋅⋅⋅ Piano Stralcio dell’Assetto Idrogeologico Ulteriori piani (Piano Regionale dei Trasporti; Piano Regionale del Turismo; Programma Operativo Interregionale – POIn Attrattori culturali, naturali, turismo 2007-2013; Programma Operativo Interregionale –

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POIn Energie rinnovabili e risparmio energetico 2007-2013) sono implementati nel PTR e nel PTCP che pertanto, danno indicazioni indirette anche sugli obiettivi di tali settori. V Piano di zonizzazione acustica;

9.1. Riferimenti programmatici di sostenibilità ambientale. Nell’ambito del vasto panorama normativo di piani e programmi attinenti la “sostenibilità ambientale”, si riportano i riferimenti ritenuti pertinenti all’analisi elaborata e di cui si è tenuto conto in termini metodologici.Per quanto riguarda le Strategia Europea di Sviluppo Sostenibile., il Consiglio europeo ha adottato, il 16 giugno 2006, una nuova strategia europea per lo sviluppo sostenibile (l'Agenda di Goteborg), per un'Unione Europea allargata. La strategia sottolinea e rinforza l'impegno e la necessità di cooperazione che dovrà affrontare l'UE in considerazione dell'impatto dei nuovi paesi sullo sviluppo sostenibile globale. L'adozione di tale strategia si pone la finalità ambiziosa di integrare gli obiettivi di sostenibilità ambientale con quelli di sviluppo economico e sociale che caratterizzano invece l'altra strategia comunitaria prioritaria per i prossimi anni, l'Agenda di Lisbona (definita " motore di un'economia più dinamica "). Il Consiglio della UE, al fine di ottimizzare le proprie azioni nell’intento di rendere maggiormente sostenibile il proprio sviluppo, ha emanato una nuova strategia che ha come obiettivi chiave: 1. Tutela dell'ambiente 2. Equità sociale e coesione 3. Prosperità economica 4. Assunzione di responsabilità a livello internazionale. La nuova strategia elenca sette sfide e relativi target e azioni: ⋅⋅⋅ cambiamento climatico ed energia; ⋅⋅⋅ trasporti sostenibili; ⋅⋅⋅ produzione e consumi sostenibili; ⋅⋅⋅ conservazione e gestione delle risorse naturali; ⋅⋅⋅ salute pubblica; ⋅⋅⋅ inclusione sociale, demografia e immigrazione; ⋅⋅⋅ povertà globale e sfide dello sviluppo sostenibile globale. Gli obiettivi sono così declinati: 1) Cambiamenti climatici e energia pulita Obiettivo generale: limitare i cambiamenti climatici, i loro costi e le ripercussioni negative per la società e l'ambiente Azioni: - ridurre le emissioni di gas ad effetto serra e mantenere gli impegni del protocollo di Kyoto

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- adottare una politica energetica sostenibile - aumentare la quota di consumo di energia coperta da fonti rinnovabili - promuovere il consumo di biocarburanti nel settore dei trasporti - migliorare l’efficienza energetica e ridurre i consumi complessivi di energia 2) Trasporti sostenibili Obiettivo generale: garantire che i nostri sistemi di trasporto corrispondano ai bisogni economici, sociali e ambientali della società, minimizzandone contemporaneamente le ripercussioni negative sull'economia, la società e l'ambiente Azioni: - dissociare la crescita economica dalla domanda di trasporto - ridurre il consumo di energia e le emissioni di gas ad effetto serra nei trasporti - ridurre le emissioni inquinanti dovute ai trasporti - realizzare un sistema di trasporto eco-compatibile - ridurre l’inquinamento acustico

- ridurre le emissioni di CO 2 delle autovetture nuove - entro il 2010 dimezzare il numero di decessi dovuti a incidenti stradali rispetto al 2000 3) Consumo e produzione sostenibili Obiettivo generale: Promuovere modelli di consumo e di produzione sostenibili Azioni: - promuovere il consumo e la produzione sostenibili - migliorare le prestazioni ambientali e sociali dei prodotti e processi e incoraggiare le imprese e i consumatori a tenerle presenti - incrementare, entro il 2010, il livello medio di ecologizzazione delle commesse pubbliche - aumentare la quota di mercato europea nel settore delle tecnologie ambientali e delle innovazioni ecologiche

4) Conservazione e gestione delle risorse naturali Obiettivo generale: migliorare la gestione ed evitare il sovrasfruttamento delle risorse naturali riconoscendo il valore dei servizi ecosistemici Azioni: - ridurre lo sfruttamento complessivo delle risorse naturali non rinnovabili e migliorare la gestione delle risorse naturali rinnovabili - promuovere innovazioni ecoefficienti

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- arrestare la perdita di biodiversità - apportare un contributo efficace affinché siano conseguiti entro il 2015 - quattro obiettivi globali per le foreste dell'ONU - evitare la generazione di rifiuti e promuovere il riutilizzo e il riciclaggio 5) Salute pubblica Obiettivo generale: promuovere la salute pubblica a pari condizioni per tutti e migliorare la protezione contro le minacce sanitarie Azioni: - minacce sanitarie: potenziare la capacità di risposta - migliorare la sicurezza dei prodotti alimentari - benessere degli animali - stile di vita e malattie croniche: una particolare attenzione alle zone economicamente svantaggiate - arrestare l’aumento delle malattie legate allo stile di vita e delle malattie croniche - ridurre le ineguaglianze in materia di salute - ambiente e salute - salute psichica 6) Inclusione sociale, demografia e migrazione Obiettivo generale: creare una società socialmente inclusiva tenendo conto della solidarietà tra le generazioni e nell'ambito delle stesse, nonché garantire e migliorare la qualità della vita dei cittadini quale presupposto per un benessere duraturo delle persone Azioni: - ridurre il numero di persone a rischio di povertà e esclusione sociale entro il 2010 - assicurare un alto grado di coesione sociale e territoriale a livello di UE e negli stati membri, nonché il rispetto della diversità culturale - assicurare un alto grado di coesione sociale e territoriale a livello di UE e negli stati membri, nonché il rispetto della diversità culturale - sostenere gli stati membri nei loro sforzi intesi a modernizzare la protezione sociale in vista dei cambiamenti demografici - aumentare in modo significativo la partecipazione al mercato del lavoro - continuare a sviluppare una politica dell’immigrazione coerente con le politiche migratorie in ambito europeo - promuovere l'aumento di assunzioni di giovani, ridurre la dispersione scolastica e assicurare una formazione permanente

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- favorire l’inclusione sociale delle persone con disabilità e aumentare la loro partecipazione al mercato del lavoro 7) Povertà mondiale e sfide dello sviluppo Obiettivo generale: promuovere attivamente lo sviluppo sostenibile a livello mondiale e assicurare che le politiche interne ed esterne dell'Unione siano coerenti con lo sviluppo sostenibile a livello globale e i suoi impegni internazionali. Azioni: - compiere progressi significativi verso il rispetto degli impegni dell’UE per quanto riguarda gli obiettivi e i traguardi concordati a livello internazionale - contribuire al miglioramento del governo mondiale dell’ambiente - aumentare il volume di aiuti fino a raggiungere lo 0,7 per cento del reddito nazionale lordo (rnl) nel 2015, con un obiettivo intermedio dello 0,56 per cento nel 2010. Un tema cui presta inoltre nuova attenzione è quello della produzione e dei consumi sostenibili. Un ruolo fondamentale a sostegno della diffusione e del raggiungimento degli obiettivi della strategia è assegnato alla formazione, al maggior investimento nella ricerca e sviluppo, all'Agenda 21 Locale, alla informazione e comunicazione con i cittadini (tema su cui è già in atto un vero e proprio piano d'azione per avvicinare i cittadini all'Europa).

9.2 Strategie d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia 3 (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica Deliberazione n. 57 del 2 agosto 2002 Strategia d'azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia, pubblicata sul Supplemento Ordinario della Gazzetta Ufficiale n 255 del 30 ottobre 2002.) La Strategia nazionale, garantisce la continuità con l’azione dell’Unione Europea, in particolare con il Sesto Piano di Azione Ambientale e con gli obiettivi fissati a Lisbona e poi a Göteborg dal Consiglio Europeo in materia di piena occupazione, di coesione sociale e di tutela ambientale. Garantisce, in coerenza con le indicazioni del Consiglio Europeo di Barcellona (2002), la predisposizione della strumentazione necessaria per la concertazione, la partecipazione, la condivisione delle responsabilità a livello nazionale ed il reporting. I principi ispiratori della strategia di azione ambientale per lo sviluppo sostenibile per il nostro Paese sono fondamentalmente:

3 La Strategia di Azione Ambientale per lo Sviluppo Sostenibile in Italia, elaborata dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio ed approvata con Delibera CIPE 2/8/02, n57, si ispira al sopracitato VI programma d’azione “Ambiente 2010: il nostro futuro la nostra scelta” (2001) ed a quegli obiettivi di piena occupazione, coesione sociale, tutela ambientale sanciti dai Consigli Europei di Lisbona e Goteborg.L’azione ambientale si articola anche qui in quattro grandi aree tematiche: Cambiamenti climatici e protezione della fascia dell’ozono; Protezione e valorizzazione sostenibile della Natura e della Biodiversità; Qualità dell’Ambiente e qualità della vita negli ambienti urbani e nel territorio; Gestione sostenibile delle risorse naturali. A ciascun'area tematica è associata una tabella di indicatori scelti in funzione delle esigenze della normativa vigente e comprendenti i sette indicatori del Consiglio di Barcellona, gli ICE (Indicatori Comuni Europei) e la lista degli undici indicatori ambientali europei del 2000.

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• l’integrazione dell’ambiente nelle altre politiche; • la preferenza per stili di vita consapevoli e parsimoniosi; • l’aumento nell’efficienza globale dell’uso delle risorse; • il rigetto della logica d’intervento “a fine ciclo” e l’orientamento verso politiche di prevenzione; • la riduzione degli sprechi. La protezione e valorizzazione dell'ambiente vanno considerati come fattori trasversali di tutte le politiche settoriali, delle relative programmazioni e dei conseguenti interventi. Tra gli strumenti principali individuati per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale vi è la verifica della sostenibilità dei piani e programmi mediante la valutazione ambientale strategica così come prevista dalla Direttiva 2001/42/CE anticipando, già nella fase della pianificazione e programmazione, la ricerca delle condizioni di sostenibilità ambientale nelle scelte di piano. Pertanto oltre le verifiche tradizionali del benessere economico (PIL) indotte da piani e programmi diviene necessario una verifica in termini di contabilità ambientale attraverso l’uso di indicatori per l'azione ambientale e lo sviluppo sostenibile, in grado di contabilizzare entità, uso e stato di conservazione delle risorse naturali. Nell’ambito dei principali obiettivi individuati e articolati secondo le aree tematiche della Strategia sono stati presi di riferimento quelli più attinenti all’analisi riferita alla proposta di variante in oggetto, di seguito elencati: Clima e atmosfera - Riduzione dell'emissione di tutti i gas lesivi dell'ozono stratosferico. Natura e biodiversità - Protezione della biodiversità e ripristino delle situazioni ottimali negli ecosistemi per contrastare la scomparsa delle specie animali e vegetali e la minaccia agli habitat; - Riduzione della pressione antropica sui sistemi naturali e sul suolo a destinazione agricola e forestale; - Protezione del suolo dai rischi idrogeologici; - Riduzione dell'inquinamento nelle acque interne e nei suoli. Qualità dell'ambiente e qualità della vita negli ambienti urbani - Riequilibrio territoriale ed urbanistico in funzione di una migliore qualità dell'ambiente urbano, incidendo in particolare sulla mobilità delle persone e delle merci; - Riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera al di sotto dei livelli di attenzione fissati dalla U.E.; - Mantenimento delle concentrazioni di inquinanti al di sotto di limiti che escludano danni alla salute umana, agli ecosistemi e al patrimonio monumentale; - Riduzione dell'inquinamento acustico; Uso sostenibile delle risorse naturali e gestione dei rifiuti

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- Riduzione del prelievo di risorse naturali non rinnovabili senza pregiudicare gli attuali livelli di qualità della vita; - Conservazione e ripristino del regime idrico compatibile con la tutela degli ecosistemi e con l'assetto del territorio; - Riduzione della produzione di rifiuti, recupero di materiali

9.3. Piani sovraordinati La Regione Campania ha adottato il Piano Territoriale Regionale comprensivo delle Linee Guida per il paesaggio, mentre la Provincia di Salerno ha approvato la proposta del Piano Territoriale di Coordinamento. Il Piano Territoriale Regionale (PTR) ha un carattere strategico, promuovendo ed accompagnando azioni e progetti locali integrati. Pertanto si propone come piano d'inquadramento, d'assetto e di promozione di azioni integrate. Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Salerno (PTCP), individua gli elementi costitutivi del territorio Provinciale, con particolare riferimento alle caratteristiche naturali, culturali, paesaggistico-ambientali, etc. mediante disposizioni di carattere strutturale e programmatico. Oltre questi fondamentali piani, sono stati presi in considerazione altri strumenti di indirizzo, utile riferimento di ulteriori gradi di coerenza tra essi ed il redigendo Piano. Dal risultato dell’analisi sono emerse indicazioni che hanno modulato gli obiettivi generali e specifici del PUC, contestualizzandoli in maniera opportuna per ambiti di paesaggio locale. 9.3.1 Piano Territoriale Regionale - PTR Il Piano Territoriale Regionale rappresenta lo strumento pianificatore di più alto livello in Campania. È stato approvato, in attuazione dell'articolo 13 della legge regionale 22 gennaio 2004, con Delibera di giunta n. 1956 del 30 novembre 2006, e rappresenta il quadro territoriale di riferimento per la pianificazione provinciale e la pianificazione urbanistica comunale, nonché dei piani di settore di cui all'articolo 14 della L.R. n. 16/04. Il PTR contiene l'indicazione di 5 Quadri Territoriali di Riferimento, utili ad attivare una pianificazione d'area vasta concertata con le Province. L'intenzione è quella di poggiare il successo del Piano Regionale non tanto sull'adeguamento conformativo degli altri piani, ma sui meccanismi di accordi ed intese intorno alle grandi materie dello sviluppo sostenibile e delle grandi direttrici di interconnessione. L'obiettivo è quello di contribuire all'ecosviluppo, secondo una visione che attribuisce al territorio il compito di mediare cognitivamente ed operativamente tra la materia della pianificazione territoriale (comprensiva delle componenti di natura paesistico-ambientale) e quella della promozione e della programmazione dello sviluppo sostenibile. Il Piano fornisce il quadro unitario relativo alla pianificazione paesaggistica, indicando i criteri e gli indirizzi di tutela, valorizzazione, salvaguardia e gestione del paesaggio. In particolare in questa sede sono state analizzate le caratteristiche paesaggistiche ed ambientali che il PTR

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - individua per il territorio di Albanella, soprattutto attraverso un riepilogo dell’analisi cartografica così sintetizzata: Tipologia di carta Caratterizzazione del territorio Reti ecologiche Il territorio comunale ricade in corridoio regionale trasversale (fiume Sele) e area di massima frammentazione ecosistemica Rischio sismico L’area è caratteriz zata da un Coefficiente di sismicità medi a . Visioning tendenziale “Area di connessione della rete di naturalità diffusa”, Visioning preferita Area di connessione della rete a naturalità diffusa Sistemi territoriali di sviluppo Area F6 - “Si stema costiero a Dominante Paesistico,Ambientale, Cuturale ” dominanti Sistemi del territorio rurale Area 40 “Piana del Sele ” aperto

Il territorio di Albanella è parte di un sistema di insediamenti collinari, che diventano elemento di mediazione tra la dorsale appenninica e la piana del Sele. Il territorio è indagato, in un ottica di area vasta, dal Piano Territoriale Regionale, coerentemente con il suo contesto territoriale più ampio di influenza, che di seguito si esprime. E’ fondamentale precisare come il PTR abbia un carattere strategico, propone quindi una ipotesi di cambiamento. In questa ottica, il Piano ha immaginato una serie di opportunità utili alla strutturazione di reti, di centri, di potenzialità di sviluppo e metodi di governance. -La struttura del Piano si compone di cinque quadri territoriali di riferimento, attraverso l’analisi dei quali si struttura una ipotesi di lettura del territorio di riferimento.

- Il Quadro delle reti , la rete ecologica, la rete dell’interconnessione (mobilità e logistica) e la rete del rischio ambientale, che attraversano il territorio regionale. Dalla articolazione e sovrapposizione spaziale di queste reti s’individuano per i Quadri Territoriali di Riferimento successivi i punti critici sui quali è opportuno concentrare l’attenzione e mirare gli interventi.

- Il Quadro degli ambienti insediativi , individuati in rapporto alle caratteristiche morfologico-ambientali, attraverso lo studio dei quali, si intravedono criteri generali da rispettare nella valutazione dei carichi insediativi ammissibili, gli elementi costitutivi dell’armatura urbana territoriale alla scala regionale, gli indirizzi per la distribuzione degli insediamenti produttivi e commerciali

Il Quadro dei Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS) , individuati sulla base della geografia dei processi di auto-riconoscimento delle identità locali e di auto-organizzazione nello sviluppo, confrontando il “mosaico” dei patti territoriali, dei contratti d’area, dei distretti industriali, dei parchi naturali, delle comunità montane, e privilegiando tale geografia in questa ricognizione rispetto ad una geografia costruita sulla base di indicatori

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - delle dinamiche di sviluppo. Tali sistemi sono classificati in funzione di dominanti territoriali (naturalistica, rurale- culturale, rurale- industriale, urbana, urbano-industriale, paesistico- culturale).

Il Quadro dei campi territoriali complessi (CTC) , areali in cui la sovrapposizione-intersezione dei precedenti Quadri Territoriali di Riferimento mette in evidenza degli spazi di particolare criticità.

Interessante notare come, grande rilevanza ha avuto la valutazione della distribuzione del flusso turistico per destinazione. Il territorio di riferimento, insediandosi come elemento connettore tra la piana del Sele ed il Cilento interno, si trova nella condizione di interoperabilità tra realtà che il PTR considera da riqualificare (piana del Sele), ed in espansione(Cilento interno). Pari importanza ha avuto inoltre, l’accoglimento di istanze per una moderna politica a favore dell’agricoltura. E questo va fatto anche in riferimento a quelle forme di “diffusa e crescente domanda sociale di specificità” espresse dalle aree a bassa intensità insediativa

Il Quadro delle modalità per la cooperazione istituzionale e delle raccomandazioni per lo svolgimento di “buone pratiche

I Quadri Territoriali di Riferimento proposti dal presente documento delineano il carattere di copianificazione del PTR. L’intenzione è di poggiare il successo del Piano non tanto sull’adeguamento conformativo degli altri piani, ma sui meccanismi di accordi e intese intorno alle grandi materie dello sviluppo sostenibile e delle grandi direttrici di interconnessione. Non si ricerca quindi una diretta interferenza con le previsioni d’uso del suolo, che rimangono di competenza dei piani urbanistici, in raccordo con le previsioni dei piani territoriali di coordinamento provinciali (PTCP). L’obiettivo è di contribuire all’ecosviluppo, secondo una visione che attribuisce al territorio il compito di mediare cognitivamente ed operativamente tra la materia della pianificazione territoriale (comprensiva delle componenti di natura paesistico-ambientale) e quella della promozione e della programmazione dello sviluppo.

Il PTR inquadra il territorio di Albanella nell’ambito dell’Ambiente insediativo n. 4 – Salernitano- Piana del Sele.

E’ evidente come l’ottica di area vasta ponga l’attenzione su problematiche di ampio interesse coinvolgenti un contesto territoriale ampio comprendente l’area urbana di Salerno compresi i comuni di Pontecagnano- e , la Valle dell’Irno, la fascia pedemontana dei Monti Picentini e il sistema -Eboli-. I fattori di criticità indagati riguardano problemi di natura insediativa e infrastrutturale, che nello specifico territorio di riferimento si riassumono in:

- disordinata crescita edilizia e demografica; - criticità per lo sviluppo di vocazioni intrinseche e nel dettaglio:

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una vocazione agro-zootecnica, culturale e ambientale, per cui i maggiori problemi sono legati all’esercizio delle attività connesse a tali settori e possono essere individuati nella carenza di strutture e servizi per la commercializzazione dei prodotti sia in campo nazionale che internazionale, nella localizzazione sparsa delle industrie di trasformazione, nell’ eccessivo uso di pesticidi e anticrittogamici nell’attività agricola, la qual cosa è causa dell’inquinamento delle acque sia superficiali che di falda, nella crisi che investe le produzioni di ortaggi e frutta, soprattutto di pomodoro e carciofi, a causa della concorrenza proveniente da altri paesi produttori del Mediterraneo; nella scarsa presenza di offerta di servizi di trasporto collettivo, e nella scarsa attenzione all’integrazione tra il turismo balneare e quello culturale e ambientale. Analizzando gli andamenti demografici dei sistemi di tipo F, si vede come nei sistemi costieri a dominante paesistico ambientale culturale, l’andamento della popolazione si rivela indicativo di tre tipi di trend nei vari sistemi.

La popolazione è in minore crescita in:

F1- Litorale Dominio (+15,84% nel periodo ‘81-’91 e +7,09% nel periodo ‘91-’01);

F2 – Area Flegrea (+7,79% nel periodo ‘81-’91 e +3,36% nel periodo ‘91-’01);

F4 – Penisola Sorrentina (+9,53% nel periodo ‘81-’91 e +3,13% nel periodo ‘91-’01);

F6 – Magna Grecia (+7,94% nel periodo ‘81-’91 e +3,67% nel periodo ‘91-’01)

F8 – Piana del Sele (+12,29% nel periodo ‘81-’91 e +5,79% nel periodo ‘91-’01);

Ha una tendenza alla diminuzione nei sistemi:

F3 – Miglio d’oro torrese stabiese (-3,24% nel periodo ‘81-’91 e –9,02% nel periodo ‘91-’01)

F7 – Penisola Amalfitana (-2,87% nel periodo ‘81-’91 e -2,05% nel periodo ‘91-’01).

L’andamento delle famiglie, nell’ultimo periodo intercensuario, rende comprensibile l’analogo trend di crescita delle abitazioni occupate da residenti. Infatti, ad una crescita pari a +10,21% delle abitazioni occupate corrisponde una crescita del + 9,0% dei nuclei familiari. Questo fenomeno di un analogo trend di crescita tra le abitazioni occupate e le famiglie si registra per tutti i sistemi costieri a dominante paesistico ambientale.

Analizzando gli andamenti produttivi (industria, commercio e servizi), nella loro totalità, i sistemi costieri registrano un incremento delle U.L. pari a +13,06%, superiore alla tendenza regionale (+9,22%); anche l’andamento del numero degli addetti presenta un consistente incremento, pari a +10,78%, soprattutto in rapporto al dato regionale (+1,63%).

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Contribuisce tra gli altri significativamente a questa tendenza il nostro sistema di riferimento :- F6 – Magna Grecia (+28,55% U.L. e +36,98% add.);

Osservando i dati territoriali, sugli andamenti produttivi del fattore agricolo, emerge che, il sistema è stato caratterizzato da una riduzione del numero di aziende (-8,91%), certamente inferiore alla media regionale, a cui è corrisposta una lievissima contrazione della SAU (-1,96%). Come conseguenza di tali tendenze si è verificata una crescita della SAU media (+7,62%). Il sistema, pertanto, seppur in presenza di alcune tendenze negative generalizzate per la Regione Campania, ha mostrato una certa stabilità. Il sistema intensivo agricolo e agroindustriale riguarda la Piana del Sele. Il sistema agricolo di questi comuni si caratterizza per una forte intensità colturale che, in alcuni casi, associata ad una buona qualità delle risorse ambientali, si riflette in un’elevata produttività delle risorse. Le filiere dominanti sono quelle ortofrutticole, con alcune aree in cui ha trovato pieno sviluppo la zootecnia industriale intensiva. Le caratteristiche socio-economiche dei comuni, che rientrano in tale sistema agricolo intensivo, indicano un tessuto economico piuttosto articolato, un’alta densità ed una forte espansione demografica, in cui, quindi, vi è forte competizione tra tradizionale utilizzo agricolo dei terreni e diversificazione delle attività. Il STS F6 è coinvolto nella produzione di vino DOC con i STS a dominante naturalistica, STS. A1 – Alburni, STS. A2 - Alto Calore. A supporto della produzione integrata è ritenuto prioritario il miglioramento delle condizioni competitive dell’intero settore, puntando sulle produzioni di pregio. A tal fine, le iniziative individuali, che rappresentano la necessaria base per rafforzare il profilo strutturale delle unità produttive, dovranno essere supportate da iniziative indirizzate alla razionalizzazione della filiera ed alla creazione di sinergie tra gli operatori del settore . Un primo impegno dovrà essere rivolto alla valorizzazione del patrimonio autoctono ed all’adeguamento ai disciplinari di produzione di un maggior numero di viticoltori. In generale, dovrà essere promossa la diffusione dell’associazionismo produttivo e dovrà essere stimolata la creazione di strutture comuni di vinificazione , oltre che sulla razionalizzazione del sistema distributivo. Nel STS. F6 - Magna Grecia, ci sono colture afferenti al Marchio Dop Colline Salernitane , Marchio Dop Cilento . Il Sistema di riferimento di cui Albanella è parte integrante è inserito quindi in due marchi Dop che riguardano la produzione di olio. Le linee di indirizzo strategico per la filiera olivicolo-olearia suggeriscono il sostegno e la promozione delle produzioni di qualità . Anche in questo ambito di produzione la frammentazione e la disorganizzazione del settore rappresentano elementi critici sui quali l’intervento integrato deve agire con forza, stimolando la messa in comune di risorse ed esperienze in grado di supportare lo sviluppo di azioni efficaci di promozione e valorizzazione del prodotto. Senza dubbio gli anelli deboli della catena sono quelli finali, se è vero, come osservato, che consistenti quote di produzione vengono commercializzate sfuse e che pochi operatori si presentano sui mercati regionali (e ancor meno su quelli locali) con marchio proprio. Deve essere posta grande enfasi, essendovi grossi margini d’intervento proprio in questa fase della trasformazione olearia regionale, con evidenti impatti non solo sullo

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - sfruttamento del potenziale olivicolo ma, più in generale, sulle potenzialità occupazionali e commerciali derivanti dallo sviluppo della fase di trasformazione ed imbottigliamento. La Filiera Zootecnica- Lattiero- Casearia, Marchio DOP Mozzarella di Bufala Campana coinvolge i Sistemi Costieri a dominante paesistico, ambientale, culturale: STS. F6 - Magna Grecia. La filiera è una delle componenti strutturanti il sistema del lavoro nel territorio in esame. Le Linee di indirizzo strategico per la Filiera Zootecnica-Lattiero-Casearia comparto Bufalino, proposte in sede di PTR, riguardano la diffusione della certificazione del prodotto ed interventi volti a migliorare le condizioni di igiene e benessere degli animali, dei luoghi di lavorazione e trasformazione. Tali iniziative dovranno essere associate ad un forte impegno rivolto al miglioramento delle competenze professionali degli operatori (in particolare sulle tecniche di mungitura, sull’alimentazione, sul rispetto delle norme in materia di igiene e di ambiente), da un lato, e delle strutture aziendali, dall’altro, attraverso l’adeguamento e la realizzazione di locali idonei ed una più diffusa adozione di processi di meccanizzazione nella fase di mungitura e di trasformazione. Più in generale, l’intervento integrato mira a razionalizzare ed ottimizzare le relazioni tra gli attori della filiera, per consentire di promuovere la valorizzazione commerciale del prodotto Dop anche sui mercati extra regionali ed esteri. In tal senso si ritiene necessario promuovere iniziative pilota per la valorizzazione della carne bufalina e per una sua più massiccia presenza sul mercato. E’ presente anche il Marchio DOP Caciocavallo Silano . Le linee di indirizzo strategico Filiera Zootecnica-Lattiero-Casearia per il comparto bovino riguardano gli aspetti qualitativi del prodotto caseario, attraverso interventi di adeguamento strutturale sulle stalle, sul patrimonio genetico, sull’innovazione tecnologica, sull’alimentazione e sulle tecniche di allevamento. In itinere inoltre la proposta - Marchio IGP Carciofo di Paestum . Le linee d’indirizzo strategico per l’intervento integrato sono, ovviamente, legate al riconoscimento del Marchio Igp che consentirebbe di implementare strategie di valorizzazione commerciale basate, appunto, su un marchio che identifichi il prodotto e sia di immediata riconoscibilità da parte dei consumatori. In ogni caso, e prescindendo dalla registrazione del marchio Igp, è evidente che le possibilità di sviluppare il settore (e questo ragionamento riguarda tutte le produzioni agricole di pregio, ma non riconosciute a livello comunitario) sono legate alla capacità di aggregazione della base produttiva, alla standardizzazione qualitativa ed alla creazione di condizioni di contesto (infrastrutture, organizzazione, logistica, servizi commerciali e di assistenza, ecc.).

In sintesi quindi, l’inquadramento proposto nell’ambito più ampio dei sistemi territoriali di sviluppo coinvolti nelle eccellenze del sistema produttivo legato al comparto agricolo, sottolinea come il sistema di riferimento prima, la Magna Graecia, ed il territorio di Albanella, abbiano una serie di potenzialità che una politica di equilibrio e gestione delle risorse, di una organizzazione infrastrutturale e logistica possono tradurre in atto.

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Il STS F6 - MAGNA GRECIA si estende lungo la costa salernitana nel territorio del comune di Capaccio e verso l’interno sino a Giungano, Trentinara, Castel S. Lorenzo e Altavilla Silentina. Il sistema di riferimento è attraversato dalla SS 18 Tirrena inferiore e dalla SS 166 degli Alburni che attraversa i comuni di Roccaspide e Castel S. Lorenzo. Parallelamente alla costa si sviluppa il tracciato della SS Litoraea da Salerno a Paestum. L’autostrada più vicina è l’A3 Salerno-Reggio Calabria con gli svincoli di Battipaglia, Eboli e Campagna. La linea ferroviaria che attraversa il sistema territoriale è la Salerno-Paola, il cui tracciato è parallelo alla SS 18, con le stazioni di Albanella, Capaccio e Paestum. Attualmente l’aeroporto più prossimo è Napoli-Capodichino che dista circa 84 km di autostrada A3 e raccordo A1-A3 a partire dallo svincolo di Eboli. La Programmazione del PTR propone per il sistema infrastrutturale invarianti progettuali, ripresi poi dal PTCP Salerno che sono:

_ammodernamento della SP Aversana e declassamento della SS Litoranea da Salerno a Paestum (codice intervento 26);

_ il collegamento Vallo di Diano- area costiera Cilentana: realizzazione nuovo asse (codice intervento 30);

_strada di collegamento SS 18 altezza svincolo di Paestum al Comprensorio aree industriali di Agropoli, Capaccio, e Giungano (codice intervento 34).

In futuro l’aeroporto più prossimo sarà Pontecagnano che dista circa 7 km di autostrada dallo svincolo di Eboli a quello di Battipaglia, a cui vanno aggiunti circa 4 km dallo svincolo autostradale di Battipaglia fino allo scalo.

Il sistema territoriale, STS F8 - PIANA DEL SELE, è costituito dai tre comuni di Battipaglia, Eboli e Serre.

È attraversato a nord dalla SS 18 Tirrena inferiore che, in prossimità dell’abitato di Battipaglia, si dirama nella SS 19 delle Calabrie. Da nord proviene la SS 91 della Valle del Sele che si innesta nella SS 19 nel comune di Eboli. Parallelamente alla costa si sviluppano i tracciati della SP Aversana e della SS Litoraea da Salerno a Paestum, di minore importanza.

L’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria attraversa il territorio e lo serve con gli svincoli di Battipaglia ed Eboli.

Le linee ferroviarie che attraversano il sistema territoriale sono la Salerno-Paola, il cui tracciato è parallelo alla SS 18, con le stazioni di Montecorvino, Battipaglia e S. Nicola Varco di Eboli; la Battipaglia-Sicignano- Potenza con le stazioni di Eboli, Campagna-Serre-Persano e Contursi.

Per il sistema infrastrutturale le invarianti progettuali proposte sono:

_potenziamento e adeguamento dell’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria (codice intervento 22);

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_ammodernamento della SP Aversana e declassamento della SS Litoraea da Salerno a Paestum (codice intervento 26).

Per il sistema ferroviario gli invarianti progettuali sono:

_prosecuzione della linea a Monte del Vesuvio fino a Battipaglia (codice intervento 3);

_realizzazione Interporto di Battipaglia (codice intervento N5).

L’opzione progettuale è lo sviluppo Metropolitana di Salerno: tratta Pontecagnano-Battipaglia (codice intervento 30). Questo comporterà una possibile ridefinizione della logistica strumentale alle attività manifatturiere presenti sul territorio. (vedi anche tavola sistema infrastrutturale di area vasta)

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9.3.2 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale - PTCP In considerazione delle riforme recenti in materia di legislazione urbanistica regionale costituite dall'entrata in vigore della nuova legge urbanistica regionale n. 16 del 22.12.2004 "Norme sul Governo del Territorio”, la proposta definitiva del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Salerno, è stata approvata con Delibera di C.P. n. 15 del 30.03.2012: detto Piano assume pertanto il ruolo di strumento unico di pianificazione sovracomunale, sintesi della pianificazione di settore ed attuativa degli indirizzi e delle strategie di sviluppo elaborate dal Piano Regionale. - Al fine di garantire un processo adeguato di governo del territorio, il Piano della provincia di Salerno ha l’ambizione di coniugare la tutela e la valorizzazione del patrimonio ambientale mediante azioni di riqualificazione e riassetto degli aggregati urbani, infrastrutturali e produttivi spingendo, attraverso la mobilitazione convergente di istituzioni locali e soggetti sociali, in direzione della costruzione di un sistema reticolare articolato di città in un contesto paesaggistico ed ecologico qualificato e integrato. E’ quindi in questa direzione che sono state individuate le Unità Identitarie di Paesaggio della provincia di Salerno quali componenti degli Ambiti Territoriali Identitari nei quali saranno attuate le scelte territoriali locali in ragione degli STS che li compongono e, quindi, dello sviluppo compatibile, richiamando cioè l’esigenza di integrare obiettivi, strategie ed azioni della pianificazione territoriale nel rispetto dei valori del paesaggio, in modo da offrire un indiretto contributo alla definizione del Piano paesaggistico regionale.

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Le Unità di Paesaggio, individuate in coerenza con la “Carta dei Paesaggi della Campania” contenuta nel Piano territoriale regionale, corrispondono a contesti territoriali la cui delimitazione ha carattere prevalentemente indicativo, in quanto in essi si riconoscono componenti ed aree che svolgono un ruolo di relazione tra più ambiti, concorrendo a definirne la struttura paesaggistica e/o presentando elementi di transizione tra i caratteri identitari dei diversi ambiti.

Il territorio di Albanella fa parte dell’Ambito Identitario “Piana del Sele”, suddiviso, in base ai Sistemi Territoriali di Sviluppo, in F6 – Magna Grecia ed F8 – Piana del Sele.

LA PIANA DEL SELE

RISORSA AMBIENTE - tutela, riqualificazione e valorizzazione

Le strategie di intervento riguardano:

• salvaguardia della connotazione paesaggistica ed ambientale degli arenili e delle fasce dunali. • risanamento ambientale della fascia pinetata attraverso interventi per il mantenimento delle caratteristiche naturalistiche e vegetazionali, per l’eliminazione dei fattori di degrado, sia naturali che antropiche. • tutela dei corsi fluviali e delle relative aree di pertinenza, a partire dalle aree ricadenti nella Riserva naturale del fiume Sele, favorendo:

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- la riqualificazione delle aree degradate mediante interventi di rinaturalizzazione attraverso l’utilizzo di tecniche appropriate di ingegneria naturalistica;

- la bonifica e la salvaguardia dei corsi d’acqua minori, ivi compresi i canali di bonifica, che nel loro insieme si configurano quali elementi strutturanti la rete ecologica provinciale e locale.

• valorizzazione delle risorse naturalistiche e forestali esistenti lungo i versanti collinari del basso

Calore e del Monte Soprano, con riferimento anche al patrimonio geologico (geositi), attraverso il coordinamento di azioni molteplici che ne possano consentire una “tutela attiva”, ovvero la loro fruizione tanto da parte delle popolazioni locali, quanto da parte di turisti ed escursionisti; in particolare si propone la valorizzazione del patrimonio naturalistico a fini turistici, mediante il ripristino, l’adeguamento e/o la realizzazione di sentieri pedonali con percorsi scientifici e didattici.

• valorizzazione dei mosaici agricoli ed agroforestali delle colline e delle valli:

- preservandone l’integrità fisica e la caratterizzazione morfologica, vegetazionale e percettiva;

- favorendo la conservazione, la diffusione e la promozione delle colture tipiche e tradizionali, come ad esempio gli oliveti, i vigneti, etc.;

- consentendo la diversificazione e l’integrazione delle attività agricole (lavorazione di produzioni agricole locali, allevamento, apicoltura ed attività zootecniche), nonché l’accoglienza rurale, quale offerta turistica integrativa e diversificata a quella già localizzata lungo il versante costiero.

• tutela e valorizzazione dei valori agricoli, naturalistici ed ambientale della piana di Persano, ricompresa tra i corsi del fiume Sele e Calore, mediante l’individuazione di un’area di rilievo ambientale l’istituzione di un parco agricolo di rilievo provinciale che, in forza della sua collocazione strategica e per la sostanziale integrità della caratterizzazione fisica che la contraddistingue, può possa concretamente contribuire alla definizione della rete ecologica provinciale. • prevenzione delle situazioni di degrado e riqualificazione degli insediamenti edilizi diffusi nel territorio rurale e aperto e lungo la viabilità principale, con maggior attenzione lungo la SS.18 e lungo la strada litoranea, ivi compreso il recupero urbanistico, paesaggistico ed ambientale degli insediamenti abusivi regolarmente condonati, che risultano compatibili con le esigenze di tutela, riqualificazione e valorizzazione prevedendo, invece, la demolizione, con ricomposizione dei siti, e i manufatti abusivi non recuperabili e/o inconciliabili.

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• prevenzione e riduzione dell’inquinamento dei corpi idrici superficiali e di falda, nonché delle acque marine, controllando e limitando l’uso di pesticidi ed anticrittogamici, promuovendo il completamento e l’adeguamento del sistemi di depurazione, controllando le emissioni provenienti dai cicli produttivi, e regolando l’emungimento dalle falde acquifere. • bonifica dei siti inquinati da sversamenti/stoccaggio di rifiuti e perseguimento di politiche comprensoriali per la raccolta, la differenziazione, il trattamento e lo smaltimento dei R.S.U.. • ricomposizione ambientale di siti estrattivi degradati, dismessi e/o abbandonati, mediante il rimodellamento morfologico ambientale, ed incentivandone il riuso funzionale compatibile con le strategie complessive di assetto territoriale. • mitigazione del fenomeno dell’erosione costiera attraverso la definizione di un sistema integrato di azioni.

LA RISORSA AGRICOLTURA - Tutela e valorizzazione delle aree di pregio agronomico e produttivo della piana e delle valli

Le strategie di intervento riguardano:

• salvaguardia della destinazione agricola e produttiva delle aree e degli impianti delle colture arboree, anche mediante incentivi per il mantenimento delle attività agricole, nonché per la diffusione e la promozione delle colture tipiche e tradizionali, anche promuovendo specifiche azioni di marketing territoriale. • incentivazione dei processi di qualità e di efficienza tecnico economica delle aziende agricole comprese nelle filiere di riferimento (ortofrutta e zootecnica). • diversificazione ed integrazione delle attività agricole con lavorazione di produzioni agricole locali, allevamento, apicoltura ed attività zootecniche, e promozione della accoglienza rurale, quale offerta turistica integrativa e diversificata a quella già localizzata nell’ambito costiero, mediante azioni di recupero e riuso di manufatti rurali dismessi o in via di dismissione. • valorizzazione delle filiere produttive, con particolar riferimento ai prodotti tipici e locali.

LA RISORSA TURISMO - Valorizzazione del sistema dei beni culturali, testimoniali ed ambientali, e potenziamento/qualificazione dell’offerta ricettiva e di servizi

Le strategie di intervento riguardano:

• tutela, valorizzazione e promozione del sistema dei beni culturali, testimoniali ed ambientali (parco e museo archeologico di Pontecagnano, area archeologica e museo di Paestum, santuario e museo di Hera Argiva; centri e nuclei storici delle aree collinari; beni storico-architettonici e testimoniali urbani

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ed extraurbani; architetture rurali della piana; riserve naturali ed oasi naturalistiche; spiagge ed arenili; etc.). In particolare per l’area di Hera Argiva mediante la creazione di un’oasi naturalistica. • realizzazione di strutture turistico-alberghiere altamente qualificate, da localizzare in specifici ambiti costieri dei comuni di Battipaglia ed Eboli, anche per promuoverne una riqualificazione ambientale. • integrazione/potenziamento delle attrezzature e dei servizi turistici di Capaccio, da programmare sulla base di documentati programmi di investimento e promozione. • favorire la localizzazione di interventi per strutture turistico-alberghiere nel territorio agricolo di maggior pregio agronomico della piana, mediante il recupero di consistenze immobiliari esistenti quali manufatti della riforma agraria, tabacchifici, masserie, etc.. • favorire la realizzazione di servizi per il turismo e di strutture per lo sport, l’intrattenimento ed il tempo libero, negli ambiti di riqualificazione urbanistica ed ambientale della fascia costiera e/o in diretta connessione con le strutture turistico-alberghiere, al fine di qualificare la nuova offerta turistica dell’area. • favorire la localizzazione di interventi per insediamenti turistici nelle aree interne collinari ad integrazione dell’offerta turistica costiera, da programmare – anche in ambiti naturali di particolare pregio paesaggistico – sulla base di documentati programmi di investimento e promozione. • localizzazione nel Comune di di un Parco Ludico Culturale.

LE RISORSE INSEDIATIVE - Riqualificazione, potenziamento ed organizzazione policentrica del sistema

Le strategie di intervento riguardano:

• riqualificazione dell’assetto esistente mediante:

- la promozione degli interventi di recupero, nonché la riqualificazione ed il completamento del tessuto urbano esistente, anche mediante l’attivazione di programmi integrati di riqualificazione urbanistica, rivolti tanto alla rivitalizzazione degli insediamenti storici urbani ed extraurbani, quanto alla riqualificazione ed alla densificazione degli insediamenti recenti;

- la limitazione delle espansioni insediative che potrebbero determinare ulteriori saldature tra i diversi insediamenti;

- il riordino dell’assetto insediativo esistente lungo la SS.18, anche evitando/recuperando la commistione casuale tra aree residenziali ed aree/funzioni produttive, o comunque non direttamente connesse alla residenza;

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- la delocalizzazione delle funzioni produttive (attività industriali e artigianali inconciliabili con il tessuto residenziale, ma anche media e grande distribuzione di vendita) in specifiche aree attrezzate, di dimensione locale e/o comprensoriale, ubicate in posizioni strategiche rispetto alle principali reti per la mobilità;

- la riconversione delle aree e/o dei contenitori dimessi, privilegiando (e prescrivendo in quota parte) la localizzazione di funzioni urbane ed il recupero e/o l’adeguamento degli standards (aree attrezzate per il verde, la fruizione culturale, lo sport ed il tempo libero – anche di scala intercomunale), ponendo la necessaria attenzione alle relazioni (visive e funzionali) con lo spazio urbano in cui si inseriscono, da progettare in un’ottica unitaria ed integrata;

- l’integrazione del sistema degli spazi pubblici e dei servizi collettivi.

• contenimento della diffusione edilizia nel territorio extraurbano, sia di tipo areale, sia di tipo lineare lungo la viabilità. • rafforzamento del sistema (bipolo) Eboli-Battipaglia quale centralità complessa, perseguendo un’ottica di complementarietà dei due centri, mediante il consolidamento e l’integrazione della attuale dotazione di servizi (alle famiglie ed alle imprese) di livello urbano, ed incentivando la localizzazione di nuove funzioni che possano favorire l’espansione del sistema economico-produttivo. • valorizzazione delle centralità locali esistenti, al fine di contrastare i processi di desertificazione delle aree più interne, consolidare il ruolo di polarità dei centri collinari e della piana, promuovere un’organizzazione insediativa reticolare, in grado di garantire una presenza soddisfacente di funzioni e servizi, almeno di rango locale, sia pure in un’ottica di integrazione e complementarietà.

• riqualificazione urbanistica e paesaggistica degli insediamenti della fascia costiera ed in particolare delle aree caratterizzate dalla presenza di case stagionali, villaggi ed attrezzature turistiche o per il tempo libero, sovente caratterizzate da bassa qualità architettonica e dall’assenza di una struttura insediativi.

LE RISORSE INFRASTRUTTURALI PER LA PRODUZIONE E LA LOGISTICA - Valorizzazione dei poli produttivi e logistici della Piana

Le strategie di intervento riguardano:

• riorganizzazione spaziale e funzionale dell’agglomerato ASI di Battipaglia. • coordinamento dell’attività di pianificazione e programmazione dei Comuni per la realizzazione, in un’ottica intercomunale, di insediamenti produttivi comprensoriali per la localizzazione di attività artigianali e per la lavorazione, la produzione e la vendita anche di prodotti tipici e/o locali, al fine di

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contenere il consumo di suolo agricolo, razionalizzare gli investimenti per la infrastrutturazione delle aree, promuovere la nascita di polarità produttive ubicate in posizioni strategiche – con riferimento alle principali reti della mobilità e della logistica – con maggiore capacità di attrarre investimenti esterni. • interconnessione dell’Interporto di Battipaglia con le principali reti ed infrastrutture provinciali per la produzione, la movimentazione merci e la logistica. • realizzazione del polo agroalimentare a S. Nicola a Varco (Eboli), quale infrastruttura specialistica di valenza regionale e piattaforma privilegiata del potenziale distretto agroalimentare della piana. La struttura si relazionerà, in un’ottica di complementarietà, con la rete dei mercati agroalimentari presenti sul territorio provinciale e con le aree e gli insediamenti produttivi specialistici localizzati nell’ambito. • Realizzazione di una nuova struttura ospedaliera ad Eboli: “l’ospedale unico del Sele”.

LE RISORSE INFRASTRUTTURALI PER LA MOBILITÀ - Potenziamento ed adeguamento del sistema in chiave intermodale

Le strategie di intervento riguardano:

• potenziamento del sistema della mobilità su gomma mediante:

- Completamento S.P. 417 “Aversana” quale progetto di importanza strategica per lo sviluppo e la valorizzazione della fascia costiera del litorale salernitano, in quanto è finalizzato alla connessione di tre importanti arterie: la S.P. 175 ”litoranea”, la stessa S.P. 417 “Aversana” e la S.S. 18 nonché la separazione dei flussi di traffico “passante” dai flussi di traffico “locale” e/o “turistico”, dando risposta ad un’esigenza d’inferiori tempi di percorrenza e di maggiore capacità trasportistica in un ambito territoriale. Nello specifico è previsto:

- Completamento dello svincolo della tangenziale di Salerno: al fine di garantire un diretto ed efficiente collegamento tra la S.P. 417, la “Tangenziale di Salerno” e l’aeroporto di Salerno;

- Prolungamento della SP 417 “Aversana” per la massima funzionalizzazione dell’infrastruttura al fine di dare compiuto esito ai flussi di traffico raccolti ad ovest (Salerno, Pontecagnano, etc) e provenienti da Est (Cilento interno, Cilento costiero, Piana del Sele, etc). E’ previsto un ponte di attraversamento del fiume Sele ed il prolungamento fino ad Agropoli per la connessione alla SP 267 Cilento costiero, alla SP 430 “Cilentana”, alla progettata “Via dei Templi” ed alla viabilità locale;

-Potenziamento della SP30 (mediante l’adeguamento del tracciato stradale) e viabilità di accesso all’aeroporto consentendo in tal modo il potenziamento dei collegamenti tra l’autostrada A3, la strada S.P. 417

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“Aversana” e la strada litoranea S.P. 175. Il collegamento della strada “Aversana” con l’aeroporto permetterà di connettere quest’ultima infrastruttura trasportistica ai maggiori centri urbani costieri, in primis la città di Salerno, alle più rilevanti arterie stradali, alla linea ferroviaria alta velocità, e con i porti;

-Adeguamento delle esistenti S.P. 173 ed S.P. 276.

- l’adeguamento della strada provinciale a servizio del C.D.R. di Battipaglia;

- la realizzazione del prolungamento della strada in variante alla SS.18 da Capaccio-Paestum al nuovo svincolo di Battipaglia, e connessione del nuovo tracciato alla strada provinciale per il C.D.R. di Battipaglia.

- la realizzazione di un asse di collegamento Eboli-Capaccio Paestum (“la Via dei Templi”) ai fini della razionalizzazione e sviluppo del sistema infrastrutturale e logistico per le localizzazioni produttivi d’eccellenza. L’asse viario si innesterà sul nuovo svincolo dell’A3 di Eboli consentendo una rapida connessione sia con la zona archeologica di Capaccio - Paestum che con la SP 430 A, contribuendo al maggior sviluppo dei processi di riqualificazione ambientale, turistica e produttiva. Il progetto prevede anche la realizzazione di due nuovi viadotti, uno sul fiume Sele e uno sul fiume Calore consentirà di ovviare alle problematiche di collegamento nei periodi di piena dei due corsi d’acqua;

- il completamento della strada provinciale “Cilentana” variante alla SS18 nel tratto Capaccio/Battipaglia che consentirà di collegare il Cilento alla conurbazione Eboli-Battipaglia, a Salerno ed al sistema dei trasporti nazionali, rappresentando l’asse trasportistico portante dell’intero territorio Cilentano. Essa assicurerà il recapito di tutti i flussi di traffico provenienti da Nord diretti a Vallo Della e nelle località costiere del Cilento. Viceversa tutti i flussi raccolti nell’intero territorio cilentano raggiungeranno, attraverso la S.P. 430, la Piana del Sele e, quindi, l’intero sistema stradale territoriale.

• potenziamento dell’aeroporto di Salerno-Pontecagnano , nonché dei collegamenti e dei servizi ad esso funzionali, mediante:

- l’allungamento della pista fino a 2100 ml;

- la realizzazione di nuove infrastrutture ed impianti a servizio dello scalo aeroportuale;

- il prolungamento della metropolitana di Salerno (nel breve periodo fino all’aeroporto e, successivamente, fino a Eboli).

• ottimizzazione dell’Interporto di Battipaglia quale terminale merci di rilievo nazionale funzionalmente connesso alla nuova direttrice Alta Capacità nord Europa-Milano-Reggio Calabria

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nonché con le principali reti ed infrastrutture provinciali per la produzione, la movimentazione merci e la logistica. • realizzazione del nuovo porto isola a Sud di Salerno , tra il litorale di ed Eboli: lo scalo dovrà essere in grado di movimentare circa 2,5 milioni di TEU all’anno e sarà destinato ad accogliere anche traffici ro-ro, delle autostrade del mare e di merci varie; in tale infrastruttura potranno essere trasferite tutte le tipologie merceologiche che oggi transitano nel porto di Salerno; in prossimità del nuovo scalo marittimo dovrà essere realizzata un’area destinata alla logistica retro- portuale (District- park) che costituirà una considerevole opportunità di sviluppo economico ed occupazionale per il territorio. • potenziamento del sistema della mobilità su ferro mediante:

- il quadruplicamento della linea AV/AC da Salerno sino al terminale di Battipaglia;

- la velocizzazione della linea tirrenica attraverso il conferimento di caratteristiche AV/RC al tracciato esistente tra Battipaglia ed Ogliastro e la prosecuzione in variante da Ogliastro a Sapri in direzione Reggio Calabria;

- il prolungamento della metropolitana di Salerno fino all’aeroporto di Pontecagnano (nel breve periodo) e, successivamente fino a Eboli.

• potenziamento delle vie del Mare con connessioni da Salerno e dall’approdo di Pontecagnano ai porti di del Cilento e della Costiera Amalfitana. • realizzazione di elisuperfici per il servizio di elisoccorso, protezione civile ed a scopi turistici di mobilità .

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9.3.3.Piano del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Il Parco, con i suoi 178.172 ettari, è il secondo parco italiano per estensione, copre il 29% circa del territorio della Provincia di Salerno e comprende ben 80 comuni. In esso risultano comprese aree costiere e zone collinari e montane. Il territorio di riferimento è area contigua al Parco. Il piano del parco si esprime attraverso misure di disciplina, soggette ad intesa con la Provincia e la Regione ai sensi dell’art.32 della L.394/91, per le aree contigue. Nelle aree contigue la disciplina posta in essere dagli strumenti urbanistici, territoriali e paesistici e dalle misure di competenza degli Enti Locali e dell’Ente Parco deve assicurare la coerenza con gli indirizzi e i criteri contenuti nel Tit. III ai sensi del D.P.R. n.516/2001, comma 2. Le aree contigue del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano sono finalizzate a:

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - a) assicurare la conservazione e la funzionalità strutturale ed ecosistemica delle risorse dell’area protetta e migliorare la fruibilità e il godimento del Parco da parte dei visitatori, nonché le attività agrosilvo-pastorali; b) disciplinare l’esercizio della caccia e della pesca in forma coordinata e controllata, riservata ai residenti dei comuni dell’area naturale protetta e dell’area contigua; c) disciplinare le attività estrattive e per la tutela dell’ambiente al fine di garantire ed assicurare la conservazione dei valori dell’area protetta; d) disciplinare le altre attività suscettibili di interferire con il funzionamento strutturale ed ecosistemico dell’area protetta. 4. Nelle aree contigue sono soggette all’autorizzazione dell’Ente Parco, sentita, ove occorra,l'Autorità di Bacino competente, le seguenti opere: a) apertura e ampliamento di nuove discariche di qualsiasi tipo. A tale scopo non è considerata attività di discarica il deposito di materiale inerte vagliato,anche se proveniente da risulta, per il recupero ambientale di cave dimesse e abbandonate secondo la L.R. 17/95; b) il prelievo di inerti dalle aree demaniali fluviali; c) la derivazione di acque da corpi idrici il cui bacino idrografico ricada anche solo parzialmente nel territorio del Parco o delle aree contigue. 4 bis. Nelle aree contigue, l’apertura di nuove attività estrattive e ampliamento di nuove cave sono soggetti al parere dell’Ente Parco, sentita ove occorra l’Autorità di Bacino competente, ai fini del rilascio delle necessarie autorizzazioni da parte dell’Autorità competente prevista dalla L.R.n.17/95. Tali attività sono autorizzate conformemente a quanto previsto dal Piano Regionale delle Attività Estrattive (P.R.A.E.), con le relative procedure indicate all’art. 17 della normativa tecnica di attuazione. Nelle aree contigue non sono mai consentite: a) l’immissione di specie faunistiche o floristiche estranee alle zoocenosi e alle fitocenosi autoctone, comprese quelle interessate dai piani di cui all’art. 4, nonché l’introduzione di piante appartenenti a specie autoctone ma geneticamente modificate nonché di parti di esse come elencate nell’art. 2 della Dir.199/105/CE. b) la coltivazione di piante geneticamente modificate o l’introduzione di semi e parti di pianta che possono potenzialmente riprodursi. 6. Con riferimento al D.P.R. n. 516/01 al comma 1, il Titolo III delle presenti norme e le tavole di piano evidenziano vincoli, destinazioni specifiche e modalità di gestione per la disciplina delle aree contigue, nonché relazioni ecologiche, paesistiche ed ambientali da assicurare o rispettare nei confronti del contesto territoriale, con particolare riguardo per le connessioni con le altre aree protette o di riconosciuto interesse ecologico circostanti. Tali indicazioni hanno l’efficacia di cui all’art.3, comma 1, lettera g).

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9.3.4 Piano Forestale Ambientale Regionale (PFAR)- Piano Regionale di Previsione, Prevenzione e Lotta Attiva contro gli Incendi Boschivi (PRAI)- Piano di Assestamento Forestale (PAF) La Regione Campania ha approvato con deliberazione di Giunta Regionale n. 44 del 28/01/2010 il Piano Forestale Generale (PFG) per il periodo 2009 -2013. Il Piano rappresenta il principale strumento di orientamento delle metodologie di gestione del patrimonio forestale, le quali devono essere improntate alla sostenibilità e, quindi, alla conservazione della risorsa, in stretta attinenza con gli orientamenti internazionali, comunitari e nazionali (D.lgs 18 maggio 2001, n. 227; D.M. 16 giugno 2005, nonché nel rispetto degli impegni comunitari ed internazionali sottoscritti - Rio de Janeiro 1992 – Helsinki 1993 - Kyoto 1997 - Lisbona 1998). Il Piano si propone il raggiungimento di 5 obiettivi specifici: Piano Forestale Ambientale Regionale (PFAR_O) PFAR_O1 tutela, conservazione e miglioramento degli ecosistemi e delle risorse naturali

PFAR_O2 miglioramento dell’assetto idrogeologico e conservazione del suolo

PFAR_O3 conservazione e miglioramento dei pascoli montani

PFAR_O4 conservazione ed adeguato sviluppo delle attività produttive

PFAR_O5 conservazione e adeguato sviluppo delle condizioni socio -economiche

Questi obiettivi vengono perseguiti attraverso 22 azioni (che indicano specifici ambiti operativi individuati sulla base di quanto indicato nell’Art. 2 della L.R. 7 maggio 1996 n. 11) e misure di attuazione, individuate anche nell’ambito del quadro delineato dal PSR 2007-2013. I temi di fondo intorno ai quali si focalizzano gli obiettivi del PFAR sono la protezione delle foreste, lo sviluppo economico del settore forestale, la cura degli aspetti istituzionali in riferimento alla interazione delle politiche ambientali, alla pianificazione partecipata fino al livello locale, alla diffusione delle informazioni, al potenziamento degli strumenti conoscitivi, alle attività di ricerca e di educazione ambientale. Il piano implementa a livello locale la gestione forestale sostenibile, in base ai “Criteri generali di intervento” indicati nel decreto del Ministero dell’Ambiente D.M. 16.06.2005 (cfr. par. 6.3.1 Parte I). La gestione dei boschi è orientata al perseguimento degli obiettivi suddetti in relazione alla suddivisione del territorio regionale in macroaree. L’implementazione del piano a livello locale segue comunque quanto indicato nelle nuove Prescrizioni di Massima e Polizia Forestale (allegato C della L.R. 7 maggio 1996 n. 11). La gestione dei boschi va orientata al perseguimento degli obiettivi sopra indicati. Laddove il proprietario del bosco è un soggetto privato , è considerata plausibile l’applicazione di tecniche selvicolturali volte allo sviluppo delle produzioni e delle attività economiche , compatibilmente con gli obiettivi di miglioramento dell’assetto idrogeologico, della conservazione del suolo e della tutela, conservazione e miglioramento degli ecosistemi e delle risorse forestali. Nel caso invece della proprietà pubblica , è raccomandata una gestione mirata al miglioramento degli ecosistemi e delle risorse forestali in un quadro di assetto idrogeologico e di

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - conservazione del suolo . La gestione deve porre attenzione alle principali peculiarità e criticità degli scenari di riferimento, in base - all’estrema variabilità dei tipi colturali prevalentemente legati alla forma di governo a ceduo, più diffusa nella proprietà privata; - alla diffusione di formazioni vegetali d’origine naturale dinamicamente collegate al bosco (arbusteti, macchie rupestri, formazioni riparie, pascoli), che contribuiscono ad accentuare la diversità ambientale nelle proprietà o nei comprensori forestali e devono essere considerate parte integrante dello scenario di gestione forestale; - alla presenza d’importanti realtà produttive legate ai popolamenti specializzati per la produzione di legno e non (arboricoltura da legno, castanicoltura); - all’elevata incidenza di fattori di degrado dei sistemi forestali, quali l’erosione dei suoli, il dissesto dei versanti, gli incendi ed il pascolo libero e non regolamentato. Per le principali formazioni forestali di seguito elencate : ⋅⋅⋅ boschi a prevalenza di querce caducifoglie e formazioni di latifoglie mesofile ⋅⋅⋅ faggete ⋅⋅⋅ cedui e castagneti da frutto ⋅⋅⋅ leccete e altre formazioni sempreverdi mediterranee ⋅⋅⋅ pinete e altri boschi di conifere ⋅⋅⋅ boschi di nuova formazione ⋅⋅⋅ piantagioni di arboricoltura da legno ⋅⋅⋅ pascoli montani ⋅⋅⋅ boschi igrofili ⋅⋅⋅ sistemi dunali vengono forniti dal Piano indirizzi di modalità di gestione selvicolturale. Le infrastrutture per la viabilità silvo- pastorale sono essenziali per la valorizzazione economica delle aree collinari e montane, sia dal punto di vista della produzione primaria, sia dal punto di vista turistico-ricreativo. Le infrastrutture per la viabilità silvo- pastorale tuttavia, possono essere causa di dissesti con grave pregiudizio per l’equilibrio dell’ecosistema forestale e per l’incolumità delle popolazioni residenti, particolarmente sui versanti con coltri piroclastiche. Il Piano fornisce pertanto gli indirizzi per una corretta gestione della viabilità silvo-pastorale nonchè per gli eventuali interventi di adeguamento funzionale di viabilità esistenti esposti a fenomeni di degrado. In merito alla viabilità silvo-pastorale ai sensi dell’art. 5. L.R. 7 maggio 1996 n. 11/1996 comma 4 lett. b), come modificato dalla L.R. 24 luglio 2006 n. 14 il Piano provvede: a definire e classificare le diverse tipologie stradali; a indicare i criteri generali per la pianificazione degli interventi da parte degli Enti Delegati nonché per la manutenzione e l’adeguamento funzionale delle infrastrutture; a indicare i criteri per la modalità di gestione.

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Il Piano indica inoltre i principi generali di efficienza ed efficacia degli investimenti, nonché di sostenibilità degli interventi nel contesto ambientale in cui si interviene. Le infrastrutture per la viabilità silvo-pastorale sono collegate a complessi problemi ambientali : “impoverimento” del territorio rurale,: degrado 4 del territorio anche contermine , con incremento delle condizioni di pericolosità per i beni socio-economici presenti, perdita di produttività e di biodiversità . Il Piano Regionale Antincendi (PRAI) -redatto in conformità a quanto sancito dalla legge quadro nazionale in materia di incendi boschivi (L. n. 353/2000) e alle relative linee guida emanate dal Ministro Delegato per il Coordinamento della Protezione Civile (D.M. 20.12.2001) - ha l’obiettivo di programmare e coordinare l’attività antincendio degli Enti Pubblici e di tutti gli altri Soggetti concorrenti. Dal PFR sono desunti i seguenti dati relativi alla estensione delle diverse tipologie di forestali in comune di Albanella:

Tipo di formazione Superficie(ha)

Aree a vegetazione sclerofilla 348,01

Boschi di leccio/roverella 39, 02

Boschi di conifere 8,05

Boschi ripariali 8,89

Castagni con roverella 225,9487 Cespuglieti ed arbusteti 72,2208

Castagneti con ontani 27,87

Gli indirizzi forniti dal Piano Forestale Generale devono, nel rispetto delle norme stabilite dalla Legge regionale 7 maggio 1996, n. 11 e dalle relative modifiche ed integrazioni, condizionare le modalità di gestione da parte dei soggetti pubblici e privati titolari di boschi. Nello specifico, il Comune è obbligato ad utilizzare i propri beni silvo-pastorali in conformità al Piano di Assestamento Forestale (PAF) con validità decennale, ai sensi dell’art. 10 comma 1 della L.R. 11/96 .Il comune di Albanella non ha un PAF. Come già detto, le azioni del redigendo PUC non possono entrare nel merito della gestione forestale che è invece contemplata nelle finalità del Piano di Assestamento forestale sotteso, a sua volta, alla coerenza con il Piano Forestale Generale Regionale. Ciò nonostante, la pianificazione urbanistica in fase di analisi, attuazione e , soprattutto monitoraggio , potrà partecipare alla verifica dei seguenti obiettivi: 1. limitazione dei fenomeni di degrado ambientale e paesaggistico;

4 Fenomeni di instabilità connessi a movimenti di terra per la realizzazione delle infrastrutture; alterazione dei percorsi preferenziali delle acque di ruscellamento superficiale e conseguente accelerazione di processi erosivi e di movimenti di massa, ovvero di evoluzione morfologica dei versanti a seguito di alterazione (in senso statistico) delle condizioni al contorno che ne hanno determinato l’assetto; alterazione della dinamica di agenti patogeni, di inquinanti o di altri fenomeni degenerativi (quali gli incendi) associati alla attivazione di nuove vie preferenziali di penetrazione e trasporto.

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2. carenze infrastrutturali (trasporti, logistica, reti tecnologiche e informatiche); 3. riduzione della pressione urbanistica sull’ambiente e sul paesaggio; 4. eliminazione delle azioni che rischiano di pregiudicare il mantenimento e/o il ripristino di habitat naturali e seminaturali; 5. controllo della vulnerabilità dei suoli a fenomeni di erosione e dissesto idrogeologico; 6. frequenza di incendi; 7. eliminazione delle forme di fruizione turistica poco sostenibile; 8. adeguamento della viabilità silvo - pastorale con progettazioni mirate; 9. rispetto delle indicazioni dette dal Piano di Assestamento vigente; 10. verifica dell’assegnazione degli usi civici a privati cittadini senza una organica valutazione delle interferenze di questi usi con le funzioni prioritarie del sistema forestale e senza controllo degli abusi perpetrati in danno delle aree assegnate e delle aree limitrofe. 9.3.5.Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR). Il PEAR ha lo scopo di prevedere lo sviluppo del sistema energetico in condizioni dinamiche, considerando che la normativa in materia energetica – sia a livello comunitario che nazionale -è in continuo divenire, così pure le condizioni economiche internazionali nel determinare la dinamica dei prezzi, evoluzione da tenere in considerazione nel momento della programmazione. Il Piano è, dunque, uno strumento flessibile che definisce priorità e ipotizza scenari nuovi in materia di compatibilità ambientale degli impianti energetici basati sulla utilizzazione delle migliori tecnologie e sulle possibili evoluzioni del contesto normativo nazionale e europeo. Il Piano indica gli strumenti e gli obiettivi della politica energetica regionale fino al 2020, con una tappa intermedia di verifica fissata per il 2013. Esso individua quattro pilastri programmatici su cui realizzare le attività dei prossimi anni: PEAR_1. la riduzione della domanda energetica tramite l’efficienza e la razionalizzazione, con particolare attenzione verso la domanda pubblica; PEAR_2. la diversificazione e il decentramento della produzione energetica, con priorità all’uso delle rinnovabili e dei nuovi vettori ad esse associabili; PEAR_3. la creazione di uno spazio comune per la ricerca e il trasferimento tecnologico; PEAR_4. il coordinamento delle politiche di settore e dei relativi finanziamenti. (In quest’ottica, vengono calcolati gli obiettivi minimi specifici di settore, così individuati :raggiungimento di un livello minimo di copertura del fabbisogno elettrico regionale del 20% entro il 2013 e del 30% entro il 2020) PEAR_5. incremento dell’apporto complessivo delle fonti rinnovabili al bilancio energetico regionale dall’attuale 4% a circa il 10% nel 2013 e al 17% nel 2020.

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Su scala locale, le problematiche energetico-ambientali vanno affrontate nei PUC, nei Piani Energetici Comunali (previsti per Comuni con oltre 50.000 abitanti) e nei regolamenti Edilizi. L'elaborazione dei piani territoriali, settoriali, urbanistici dovrebbe tener dei correlati aspetti energetico- ambientali, e rispettando le indicazioni, gli obiettivi e gli indirizzi della politica energetico-ambientale della Regione. 9.3.6 Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (PRGR) 5 Il PRGR si incentra sul concetto di gestione integrata dei rifiuti, allineandosi con i principi di sostenibilità ambientale espressi dalle direttive comunitarie e dal VI programma di azione comunitario per l’ambiente, recepiti dalla norma nazionale prima col D.Lgs. n. 22/1997 e confermate dal recente D. Lgs. n. 152/2006. Il PRGR pone sia obiettivi gestionali che obiettivi ambientali, in particolare, esso evidenzia la necessità di delineare un sistema gestionale sostanzialmente autosufficiente e di garantire una gestione il più possibile unitaria dei rifiuti urbani. Per quanto riguarda gli obiettivi di sostenibilità, punta sul miglioramento delle prestazioni ambientali del sistema di gestione dei rifiuti attraverso di azioni finalizzate a raggiungere gli obiettivi di gestione sostenibile del ciclo dei rifiuti: PRGR_1. minimizzazione dell’impatto del ciclo dei rifiuti, a protezione della salute umana e dell’ambiente ; PRGR_2. conservazione di risorse, quali materiali, energia e spazi; PRGR_3. gestione dei rifiuti “after-care-free”, cioè tale che né la messa a discarica né la termovalorizzazione, il riciclo o qualsiasi altro trattamento comportino problemi da risolvere per le future generazioni; PRGR_4. raggiungimento dell’autosufficienza regionale nella gestione dei rifiuti urbani; PRGR_5. trattamento in sicurezza ed in tempi ragionevoli dei rifiuti stoccati da anni sul territorio regionale; PRGR_6. raggiungimento della sostenibilità economica del ciclo dei rifiuti.

5 Articolazione del sistema di trattamento e smaltimento dei rifiuti urbani in Regione Campania: Sette impianti di tritovagliatura (STIR) Termovalorizzatori, in funzione , Acerra (Na) Impianti di trattamento biologico, per digestione aerobica o anaerobica: Salerno, digestore anaerobico in fase di avanzata realizzazione Eboli (SA), digestore aerobico, in fase di realizzazione San Tammaro (CE), digestore aerobico, in fase di realizzazione (SA), digestore aerobico a biocelle, in fase di realizzazione, Molinara (BN), digestore aerobico, sotto sequestro cautelativo Teora (AV), digestore aerobico, in fase di esercizio Discariche : Savignano Irpino (AV), operazioni di abbancamento iniziate il 12 giugno 2008; disponibilità stimata a fine dicembre 2010 è di circa 240.000 t.

S. Arcangelo Trimonte (BN), operazioni di abbancamento iniziate il 25 giugno 2008; capacità residua della discarica al febbraio 2011 è pari a 230.000m

San Tammaro (CE), operazioni di abbancamento iniziate nel luglio 2009;capacità residua della discarica al febbraio 2011 pari a circa 770.000t che però saranno completamente disponibili solo al completamento dei lavori degli ultimi due settori

Chiaiano (NA), operazioni di abbancamento iniziate nel febbraio 2009, capacità residua della discarica stimata al febbraio 2011 50.000 t. Terzigno cava “Sari” (NA), operazioni di abbancamento iniziate nel giugno 2009; capacità residua della discarica stimata al febbraio 2011 in 130.000 t. Serre (SA), attualmente chiusa ma con una disponibilità stimata di circa 100.000t. La provincia di Salerno è quindi priva di un sito provinciale di discarica dal 2009. Siti di stoccaggio , dislocati sul territorio regionale, dove sono state messe finora in riserva circa 6 milioni di tonnellate di rifiuto, per la maggior parte sotto forma di balle di rifiuto trito-vagliato prodotte dagli impianti di trattamento meccanico-biologico. Una serie di dotazioni impiantistiche minori, quali aree di trasferenza, siti di stoccaggio comunali e intercomunali; stoccaggi provvisori autorizzati dalla struttura commissariale per consentire il superamento delle diverse “fasi critiche”. Le dotazioni impiantistiche a supporto della filiera della raccolta differenziata (centri di raccolta, impianti di selezione, impianti di riprocessazione).

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9.3.7. Strumenti di pianificazione attinenti la risorsa idrica : Piano Tutela delle Acque; Piano d’Ambito . La normativa statale e regionale in materia di acque disciplina la tutela, la salvaguardia, l’uso e la gestione delle risorse idriche. Il D. Lgs. 152/06 definisce, tra l'altro, la disciplina generale per la tutela di tutte le acque, al fine di conseguire il miglioramento dello stato qualitativo e quantitativo, ridurne l’inquinamento, perseguire gli usi sostenibili delle risorse idriche con priorità per quelle potabili e mantenere la capacità di autodepurazione naturale dei corpi idrici. Il “Piano di Gestione delle Acque” costituisce lo strumento per assicurare la tutela, la salvaguardia, gli usi legittimi, la sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle risorse idriche. La redazione del “Piano di Gestione delle Acque” ha tenuto conto di quanto elaborato per il “Piano di Tutela delle Acque”, per i “Piani d’Ambito”, per gli strumenti di pianificazione delle Autorità di Bacino e per gli altri strumenti di pianificazione e programmazione inerente il territorio Campano. Ai sensi dell’art. 121 del D. Lgs. 152/06 e s.m.i. le Regioni hanno competenza in materia di programmazione e governo delle risorse idriche, ed in particolare provvedono a coordinare, adottare e approvare il Piano di Tutela delle Acque . Il Piano di Tutela, in quanto stralcio del piano di Bacino: ⋅⋅⋅ a livello regionale, è sovraordinato agli altri strumenti pianificatori e programmatori posti a tutela delle risorse idriche, ed esplica un’efficacia immediatamente vincolante tanto per le amministrazioni e gli enti pubblici, quanto per i soggetti privati, - rappresenta lo strumento tecnico-normativo di sintesi dello stato di attuazione dei principali strumenti di pianificazione e programmazione su area vasta (Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali, Piani d’Ambito, Piani paesistici regionali, Piani dei parchi, ecc.); - costituisce un tentativo di superare le difficoltà di coordinamento tra i vari strumenti di pianificazione in quanto rivolto ad una unità fisiografica costituita dal bacino idrografico dal relativo “sistema idrico integrato”. Il Piano di Tutela delle Acque (P.T.A.), in quanto “piano stralcio” di settore del Piano di bacino e pertanto, ai sensi dell’articolo 17- comma 6-ter della legge 18 maggio 1989 n.183, costituisce lo strumento conoscitivo,normativo vincolante e tecnico operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le attività finalizzate alla conservazione, difesa e valorizzazione delle risorse idriche. Più in dettaglio il P.T.A. rappresenta lo strumento di pianificazione territoriale a scala di bacino idrografico, per perseguire il raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici e la tutela quali-quantitativa della risorsa. Contemporaneamente al raggiungimento degli obiettivi di qualità, il PTA concorre a regolamentare l’uso della risorsa “acqua”, contemperando la razionalizzazione dello sviluppo economico e sociale (fabbisogno) ed il ciclo naturale dell’acqua (disponibilità). Il PTA della Regione Campania contiene:

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - a) L’individuazione degli obiettivi di qualità ambientale e per specifica destinazione dei corpi idrici e gli interventi volti a garantire il loro raggiungimento o mantenimento, nonché le misure di tutela qualitativa e quantitativa tra loro integrate, i corpi idrici soggetti a obiettivi di qualità ambientale, i corpi idrici a specifica destinazione ed i relativi obiettivi di qualità funzionale, le aree sottoposte a specifica tutela; b) La definizione delle azioni per il conseguimento degli obiettivi di qualità fissati per risolvere le criticità ambientali riscontrate nella fase di monitoraggio e caratterizzazione dei corpi idrici e per la verifica delle misure adottate sulla base delle classificazioni dei corpi idrici, delle designazioni delle aree sottoposte a specifica tutela e delle analisi effettuate per la predisposizione del Piano; c) La definizione del programma di misure per il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale rapportato alla classificazione relativa allo stato qualitativo di ciascun corpo idrico significativo o di interesse, oltre che all’analisi delle caratteristiche del bacino idrografico di pertinenza ed all’analisi dell’impatto esercitato dall’attività antropica sullo stato dei corpi idrici superficiali e sotterranei. Il D.Lgs.258/00 definisce la disciplina generale per la tutela delle acque superficiali, marine e sotterranee perseguendo i seguenti obiettivi: 1. prevenire e ridurre l’inquinamento e attuare il risanamento dei corpi idrici inquinati; 2. conseguire il miglioramento dello stato delle acque ed adeguate protezioni di quelle destinate a particolari usi; 3. perseguire usi sostenibili e durevoli delle risorse idriche, con priorità per quelle potabili; 4. mantenere la capacità naturale di autodepurazione dei corpi idrici nonché la capacità di sostenere comunità animali e vegetali ampie e ben diversificate. Il raggiungimento degli obiettivi indicati è previsto sia realizzabile attraverso i seguenti strumenti: 1. l’individuazione di obiettivi di qualità ambientale e per specifica destinazione dei corpi idrici; 2. la tutela integrata degli aspetti qualitativi e quantitativi nell’ambito di ciascun bacino idrografico ed un adeguato sistema di controlli e di sanzioni. 3. il rispetto dei valori limite agli scarichi fissati dallo Stato, nonché la definizione di valori limite in relazione agli obiettivi di qualità del corpo recettore; 4. l’adeguamento dei sistemi di fognatura, collettamento e depurazione degli scarichi idrici, nell’ambito del servizio idrico integrato di cui alla legge 5 gennaio 1994, n. 36; 5. l’individuazione di misure per la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento nelle zone vulnerabili e nelle aree sensibili; l’individuazione di misure tese alla conservazione, al risparmio, al riutilizzo ed al riciclo delle risorse idriche. Per quanto riguarda il Servizio Idrico Integrato con la legge regionale n. 14 del 1997 recante le ”Direttive per l'attuazione del servizio idrico integrato ai sensi della legge 5 gennaio 1994, n. 36” int. e mod. dalla legge n.

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1/2007 (legge finanziaria regionale 2007) , sono stati costituiti per il territorio campano cinque Ambiti Territoriali Ottimali (ATO). Quella di riferimento per il territorio è ;A.T.O. n. 4, «SELE»; La Regione Campania, in relazione alla L.R. 14/97, ha pertanto istituito le Autorità d’Ambito , preposte alla gestione del servizio idrico integrato secondo i criteri di efficienza, efficacia ed economicità nonché alla predisposizione del Programma degli Interventi necessari per il conseguimento degli obiettivi previsti dalla Legge 36/94 e s.m.i.. Le Autorità d’Ambito individuate hanno redatto i Piani d’Ambito , strumenti che ad oggi risultano approvati. I Piani di Ambito Ottimale (ATO) contengono la ricognizione delle infrastrutture esistenti per i servizi di acquedotto, fognari e depurativi, il programma degli interventi ed il modello gestionale ed organizzativo del servizio idrico integrato, nonché il piano economico finanziario diretto a garantire un efficiente sistema di gestione del ciclo integrato delle acque. I Piani d’Ambito hanno previsto in particolare i seguenti principali obiettivi: 1) protezione e interventi di salvaguardia delle fonti idriche; 2) ottenere un più razionale utilizzo della risorsa disponibile attraverso il conseguimento di elevati livelli di efficienza nei sistemi di adduzione e distribuzione idrica (riduzione delle perdite dei sistemi acquedottistici, riordino e ammodernamento del sistema di adduzione, del servizio di distribuzione), anche attraverso il riutilizzo delle acque reflue depurate; 3) ottenere il raggiungimento ed il mantenimento del livello qualitativo ”buono” dei corpi idrici ricettori (cfr. D.lg. 152/99), attraverso il collettamento degli scarichi e un efficiente sistema fognario e depurativo in grado di accogliere la totalità delle acque reflue prodotte e di restituirle – adeguatamente depurate – ai corpi idrici ricettori, garantendo anche il deflusso minimo vitale. A tal fine sono stati previsti i seguenti obiettivi specifici: • aumento della copertura del servizio fognario: completamento entro il 31/12/2005 della copertura del servizio fognario in tutti i nuclei urbanizzati con più di 2.000 abitanti equivalenti. • aumento della copertura del servizio depurativo finalizzato ad estendere il servizio in modo da ricevere la totalità dei liquami raccolti in fognatura. • adeguamento del livello di trattamento depurativo : il trattamento depurativo degli effluenti verrà effettuato per tutti gli impianti di depurazione adeguandolo ai limiti allo scarico imposti dal D.Lgs 152/99 e s.m.i. in funzione del corpo idrico ricettore o adeguandolo ai limiti previsti per il riutilizzo delle acque reflue depurate in agricoltura. Sulla base di quanto previsto dai rispetti Piani, gli Enti di ATO esercitano attività di monitoraggio e controllo sugli scarichi ed i prelievi di acqua, oltre che sui consumi, al fine di garantire usi sostenibili ed il risparmio della risorsa idrica. Dal punto di vista del modello organizzativo e gestionale dei servizi, ad oggi soltanto l’ATO 4

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - risulta aver completato l’iter previsto dalla normativa di settore per l’affidamento del Servizio Idrico Integrato ad un gestore unico . 9.3.7.Piano Stralcio dell’Assetto Idrogeologico. Il comune di Albanella rientra nell’ambito di competenza dell’ Autorità di Bacino Regionale Campania Sud ed interregionale per il bacino idrografico del fiume Sele. Il piano stralcio è stato rivisitato ed approvato con delibera del comitato istituzionale n.20 del 18/09/2012. Obiettivo prioritario del Piano stralcio è fornire gli strumenti atti all’individuazione e alla perimetrazione delle aree soggette a diversi gradi di pericolosità e rischio idraulico e da frana. Gli elaborati concernenti il Piano Stralcio prevedono la definizione della pericolosità e del rischio e la graduazione, a seconda delle situazioni locali, della pericolosità idraulica e del rischio idraulico e della pericolosità da frana e da rischio da frana. Le attività svolte per la rivisitazione del Piano Stralcio del Bacino Interregionale del Fiume Sele sono state articolate in Sezioni: A. censimento delle opere idrauliche B. analisi idrologica C. analisi idraulica D. rischio di inondazione E. analisi degli elementi a rischio F. censimento frane G. cartografia geotematica H. suscettività e rischio da frana I. GIS J. rilievi topografici K. indagini geofisiche L. attività integrative Le UTR (Unità Territoriali di Riferimento - De Vita et al., 1994) possono definirsi come ambiti spaziali globalmente omogenei per proprie intrinseche caratteristiche geologiche e geomorfologiche. Come riportato in De Vita et al. (1994), le U.T.R. possono essere individuate in funzione delle scale cartografiche di rappresentazione, definendo specifiche “unità tassonomiche” geologiche e geomorfologiche. In questa sede, le U.T.R. sono derivate dall’intersezione dei “distretti litologici” e degli “ambiti morfologici”, da intendersi come entità territoriali omogenee, le prime per caratteri geostrutturali e stratigrafici, le seconde per caratteri morfogenetici e morfometrici. La Carta degli Scenari di Franosità individua la suscettibilità “reale” delle frane, che si ottiene mediante l’intersezione tra gli attributi di tipologia, intensità ed attività assegnati a ciascuna frana (Tab. 2).Il significato delle classi di suscettibilità delle frane è riconducibile alle seguenti definizioni: Pf1 = suscettibilità moderata, per frane da bassa a media intensità e stato da attivo ad inattivo;

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• Pf2 = suscettibilità media, per frane da bassa ad alta intensità e stato da attivo ad inattivo; • Pf3 = suscettibilità elevata, per frane di alta intensità e stato da attivo a quiescente. Si passa quindi all’elaborazione della Suscettibilità delle UTR, con cui si definisce la propensione all’instabilità delle UTR, assegnando alle UTR stesse gli attributi di intensità e di stato di attività in funzione della distribuzione areale (densità) delle singole tipologie di frane ricadenti in ciascuna UTR. Poiché le UTR possono essere interessate da diverse tipologie di frana, seguendo l’impostazione già adottata dall’Autorità di Bacino Sinistra Sele (2002), le UTR sono state caratterizzate, in termini di propensione a franare, definendo un indice di franosità. Si perviene a tale indice intersecando le aree delle singole UTR con le aree delle frane censite, ottenendo in tal modo un indice di franosità calcolato dividendo l’area delle frane di uguale tipologia all’interno della singola UTR per l’area delle singole UTR. Gli indici così ottenuti sono quindi classificati per ottenere la pericolosità delle UTR per singola tipologia di frana; Il significato delle classi di suscettibilità da frana delle UTR è riconducibile alle seguenti definizioni: • P_utr1: UTR con moderata propensione all’innesco-transito-invasione per frane paragonabili a quelle che caratterizzano attualmente la stessa UTR • P_utr2: UTR con media propensione all’innesco-transito-invasione per frane paragonabili a quelle che caratterizzano attualmente la stessa UTR • P_utr3: UTR con elevata propensione all’innesco-transito-invasione per frane paragonabili a quelle che caratterizzano attualmente la stessa UTR P_utr4: UTR con molto elevata propensione all’innesco-transito-invasione per frane paragonabili a quelle che caratterizzano attualmente la stessa UTR La perimetrazione degli ambiti di pericolosità e di rischio sono stati basati sulla suscettività geomorfologia e sulle interazioni connesse al sistema fisico antropico. Mediante sovrapposizione della Carta degli Scenari di Franosità con la suscettibilità da frana delle UTR si perviene alla Carta della Pericolosità. Infine, dall’intersezione tra la Carta della Pericolosità e la Carta del Danno, si ottiene la Carta del Rischio, contraddistinta da una legenda articolata su una duplice sequenza di livelli di rischio (Tab 5): la prima (Rf1, Rf2, Rf3, Rf4) è relativa al rischio “reale” connesso all’effettiva presenza dei fenomeni franosi; la seconda (RUTR1, RUTR2, RUTR3, RUTR4) individua un rischio “potenziale”, a sua volta definito dalla propensione a franare delle varie UTR.Il territorio di studio è articolato in tre aspetti geomorfologici che esauriscono le tipologie costitutive del territorio di Albanella. I tre aspetti sono: _i versanti collinari che rappresentano il 62,11% del territorio; _le piane alluvionali/vallecole a fondo piatto che sono il 29,50% del territorio; _sistema di terrazze fluviali, che sono il 8,39% circa del territorio;

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In questo contesto le aree considerate suscettibili per la pericolosità da frana di tipo elevato (PF3/PF4) sono circa il 6% del totale del territorio. Vincolo idrogeologico. La legge quadro 183/1989 ha assegnato alla pianificazione di bacino il necessario riordino della vincolistica idrogeologica, introdotta originariamente dal Regio Decreto n. 3267/1923, la cosiddetta “Legge Serpieri”. In Regione Campania, a seguito dei trasferimenti delle competenze dall’Amministrazione dello Stato alle Regioni, il vincolo idrogeologico è stato disciplinato dalla L.R. 28 febbraio 1987 n. 23, L.R. 7 maggio 1996 n. 11 e L.R. 24 luglio 2006 n. 14. La normativa regionale prevede che nei boschi e nei terreni sottoposti a vincolo idrogeologico, i movimenti di terra nonché la soppressione di piante, arbusti e cespugli, finalizzati ad una diversa destinazione d’uso dei medesimi, sono soggetti ad autorizzazione ai sensi dell’art. 7 R.D. 3 dicembre 1923 n. 3267” (cfr. art. 23 L.R. 11/1996). L’autorizzazione è rilasciata dal Presidente della Comunità Montana o dal Presidente della Provincia, previo parere dell’Area Generale di Coordinamento Sviluppo Attività Settore Primario attraverso il competente Settore Tecnico Amministrativo Provinciale delle Foreste. L’articolo 56 del decreto legislativo n. 152/2006, nella riformulazione della legge n. 183/89, ha confermato il compito e l’obiettivo del riordino del vincolo idrogeologico, nell’ambito delle attività di pianificazione, di programmazione e di attuazione affidate ai soggetti istituzionalmente impegnati nella difesa del suolo. I versanti collinari nel territorio di Albanella sono sottoposti a vincolo idrogeologico . Rischio idraulico. La pericolosità da alluvione è definita attraverso una rappresentazione delle massime altezze d’acqua e/o velocità di deflusso nelle aree inondabili per eventi di piena corrispondenti ad assegnati periodi di ritorno. Il periodo di ritorno di un evento di piena esprime il numero medio di anni intercorrenti fra due eventi di piena di pari o superiore intensità. La pericolosità da alluvione è generalmente rappresentata attraverso la delimitazione delle cosiddette “fasce fluviali”. Il territorio è interessato dalla giacitura del fiume Sele nel punto in cui si innesta la confluenza del fiume Calore. E’ interessata l’area della piana di S.Cesareo . : Nella carta delle fasce fluviali sono evidenziate le zone di pericolo dunque i tronchi potenzialmente interessati dalla invasione di conoidi e quindi soggetti a rischio di ostruzione. Sono articolati in tronchi fluviali del reticolo principale non interessati dalla perimetrazione delle aree inondabili, per i quali e necessario sviluppare adeguate indagini di tipo idraulico in caso di nuove antropizzazioni, le aree del tratto fociale potenzialmente interessate da fenomeni di allagamento prodotte dalla insufficienza della rete di bonifica, le aree del Tanagro potenzialmente interessate da allagamento causato dalla esondazione dei canali di bonifica, i centri abitati attraversati dal reticolo fluviale che non sono stati interessati dalla perimetrazione delle aree inondabili i tronchi fluviali, appartenenti al reticolo principale, che attraversano aree urbanizzate. Sulla base delle carte delle aree inondabili sono state tracciate le fasce fluviali, In particolare, nel PAI, sono stati utilizzati i seguenti criteri:

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Periodo di ritorno T = 30 anni con livello idrico maggiore di 30 cm: aree inondabili corrispondenti alla Fascia A. Periodo di ritorno T = 200 anni con livello idrico maggiore di 30 cm : le aree inondabili corrispondenti alla Fascia B, ulteriormente suddivisa in sottofasce allagabili con frequenza inferiore o eguale ai 200 anni, e precisamente: Periodo di ritorno T = 50 anni con livello idrico maggiore di 30 cm, corrispondente alla Sottofascia B1; Periodo di ritorno T = 100 anni con livello idrico maggiore di 30 cm, corrispondente alla Sottofascia B2; Periodo di ritorno T = 200 anni con livello idrico maggiore di 30 cm, corrispondente alla Sottofascia B3. Periodo di ritorno T = 500 anni con livello idrico maggiore di 30 cm, definisce le aree inondabili corrispondenti alla Fascia C. Sulla stessa carta sono state riportate ulteriori informazioni riguardanti le zone di attenzione idraulica. Le ZONE DI ATTENZIONE IDRAULICA sono definite in base a evidenze idrogeomorfologiche e a dati di campo, che mostrano la suscettibilita delle stesse a essere soggette ad alluvioni pericolose. La loro definizione non è pertanto dovuta a una specifica probabilità di accadimento, cosi come accade per le fasce fluviali. Per tali zone si ritiene opportuno raccomandare l’applicazione di adeguate misure di salvaguardia. Tra queste sono state definite le Aree inondate dall’alluvione del Sele del novembre 2010 che comprendono le aree di cui alla Deliberazione di Giunta della Regione Campania n. 21 del 28/01/11, “Proposta di intervento, ai sensi del d.l.vo n. 102 del 29 marzo 2004 e s.m.i., per l’evento piogge alluvionali del periodo 7-10 novembre 2010, in provincia di Salerno ”, finalizzata alla dichiarazione di eccezionalità dell’evento meteorico e alla delimitazione del territorio interessato. Tali aree sono riportate, in ottemperanza a quanto disposto dall’art. 67, comma 2, del d.l.vo 152/2006, secondo cui i Piani devono ricomprendere prioritariamente le aree a rischio idrogeologico per le quali e stato dichiarato lo stato di emergenza. Nelle aree inondate nel 2010, di ampiezza complessiva pari a 112 km2, qualsiasi modificazione antropica significativa dovrà essere supportata da un adeguato studio di compatibilità idraulica. Aree fociali interessate da fenomeni di allagamento: in questo ambito sono ricomprese le aree adiacenti alla foce del fiume Sele in destra e sinistra idraulica, allagabili per limitata capacita dell ’esistente sistema idrovoro. Tali aree, di estensione complessiva pari a 17 km2, necessitano di un potenziamento del sistema di drenaggio esistente, nelle more del quale, qualsiasi modificazione antropica significativa dovrà essere supportata da un adeguato studio di compatibilita idraulica. Aree inondabili per esondazione dei canali di bonifica: comprendono le aree allagabili per la insufficiente capacita dei canali di bonifica a regimare le acque meteoriche. Per tali aree, di estensione complessiva pari a 6 km2, e necessario potenziare il sistema di drenaggio esistente, ai fini della difesa del suolo e per evitarne l’allagamento. In attesa di tale potenziamento, qualsiasi modificazione antropica significativa dovrà essere supportata da un adeguato studio di compatibilità idraulica.

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Per la redazione della carta del rischio da alluvione sono state utilizzate, come informazioni di base: le distribuzioni spaziali delle fasce fluviali e del danno, quest ’ultima desunta in base alle celle censuarie ISTAT del 2001. Le fasce fluviali, come sopra detto, sono 5 e sono indicate rispettivamente con le sigle A, B1, B2, B3, C. Il danno e articolato in 4 diverse classi, indicate con le sigle D1, D2, D3, D4, che individuano, rispettivamente, un danno moderato, un danno medio, un danno elevato e un danno molto elevato. La classificazione del livello di rischio si articola in aree R1 (rischio moderato), R2 (rischio medio), R3 (rischio elevato), R4 (rischio molto elevato),

9.4 Programmi di gestione dei fondi europei 9.4.1.Programma Operativo Regionale della Campania Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) 2007-2013 (Delibera di Giunta Regionale n. 453 del 16 marzo 2007 Decisione della Commissione CCI2007IT161PO009 dell’11 settembre 2007 ). La strategia di sviluppo della Regione Campania trova concreta attuazione nei sette Assi prioritari del POR Campania FESR 2007-2013. Nella declinazione dei sette Assi prioritari del POR FESR trovano corrispondenza le dieci priorità tematiche del Quadro Strategico Nazionale.

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Il Programma costituisce il quadro di riferimento per l’utilizzo delle risorse comunitarie del Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale per garantire la piena convergenza della Campania verso l’Europa dello sviluppo. Esso definisce la strategia di crescita regionale per i prossimi sette anni, individuando sette Assi prioritari di intervento: FESR_A1 _Asse 1 – Sostenibilità ambientale ed attrattività culturale e turistica - è incentrato sugli interventi riguardanti l’uso sostenibile delle risorse ambientali, la valorizzazione delle risorse naturali e culturali per lo sviluppo; FESR_A2_ Asse 2 - Competitività del sistema produttivo regionale - racchiude le azioni riguardanti la promozione della ricerca e dell’innovazione, la competitività dei sistemi produttivi, l’internazionalizzazione delle imprese e l’attrazione degli investimenti; FESR_A3_ Asse 3 – Energia - si concentra sulla riduzione del deficit energetico e la promozione di fonti rinnovabili; FESR_A4_ Asse 4 – Accessibilità e trasporti - comprende le operazioni coerenti con la realizzazione di reti e collegamenti infrastrutturali; FESR_A5_ Asse 5 – Società dell’informazione - riguarda le azioni a favore della diffusione della Società dell’Informazione, sia in termini infrastrutturali, che per l’erogazione di servizi innovativi a vantaggio della cittadinanza e del tessuto produttivo; FESR_A6_Asse 6 - Sviluppo urbano e qualità della vita - contiene le azioni pertinenti con le priorità di inclusione sociale e qualità della vita e di attrattività delle città e dei sistemi urbani; FESR_A7_Asse 7 – Assistenza tecnica e cooperazione - promuove le attività di assistenza tecnica volte a migliorare l’attuazione del Programma. Tali Assi si declinano ulteriormente in obiettivi specifici ed obiettivi operativi, sino ad arrivare alle attività ed ai progetti che possono essere finanziati. Ogni Asse rappresenta le priorità strategiche del Programma Operativo; esso comprende un gruppo di operazioni connesse tra loro e aventi obiettivi specifici. L’ Obiettivo Specifico indica le finalità generali che intende raggiungere ciascun Asse mentre l’ Obiettivo Operativo indica le azioni che si intendono realizzare per perseguire le finalità descritte nell’Obiettivo Specifico. 9.4.2 Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013. ( Delibera di Giunta Regionale n. 453 del 16 marzo 2007 Decisione della Commissione del 24 ottobre 2007). La strategia regionale per lo sviluppo rurale rappresenta un adattamento alla complessa realtà campana delle strategie elaborate nel Piano Strategico Nazionale, alla luce degli obiettivi fissati dalle politiche di coesione. In particolare, il Documento Strategico Regionale (DSR) per la politica di coesione 2007-13 è basato sul concetto

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - di “Campania, una regione aperta” e mira alla “costruzione” di una regione policentrica, solidale, che punti sui giovani, sulle donne e sull’Europa. Siffatto paradigma programmatico si articola attraverso una pluralità di priorità complessive, alcune delle quali investono direttamente gli ambiti d’intervento propri del FESR. Il PSR assume un ruolo di cruciale importanza nel quadro delle politiche per lo sviluppo sostenibile e nel definirne l’obiettivo generale, coerentemente al dettato del PSN, su tre dimensioni: ⋅⋅⋅ migliorare la competitività del settore agricolo e forestale; ⋅⋅⋅ valorizzare l’ambiente e lo spazio rurale attraverso la gestione del territorio; ⋅⋅⋅ migliorare la qualità della vita nelle zone rurali e promuovere la diversificazione delle attività economiche. Il PSN attraverso l’analisi delle filiere agroalimentari e dei diversi sistemi territoriali ha individuato quattro principali tipologie di aree territoriali: poli urbani; aree rurali ad agricoltura intensiva specializzata; aree rurali intermedie;aree rurali con problemi complessivi di sviluppo. Tale metodologia, applicata in Campania, in base al grado di ruralità ed utilizzando indicatori quali - quantitativi in grado di fornire elementi puntuali sullo scenario socio-demografico, ambientale ed economico produttivo del territorio regionale ha condotto ad individuare sette “macroaree”, l’area di riferimento per Albanella è:

B. Aree ad agricoltura intensiva e con filiere produttive integrate In queste aree è prevista l’attuazione di misure legate al miglioramento della competitività delle filiere agroalimentari, attraverso forme di incentivazione diretta o interventi di contesto tesi al rafforzamento dell’innovazione tecnologica di prodotto/processo , al miglioramento della qualità, supporto all’associazionismo produttivo. Le misure, articolate in quattro assi. Asse 1 –Competitività dell’agroalimentare e del settore forestale;_ attuabili per il territorio di Albanella Asse 2 – Gestione sostenibile dell’ambiente e del territorio;_attuabili per il territorio di Albanella Asse 3- Diversificazione dell’economia e della qualità della vita nelle aree rurali,_non attuabili Asse 4- Governance dello sviluppo. Strategie integrate di sviluppo rurale._non previste per l’area.

9.4.3.Programma Operativo Fondo Sociale Europeo 2007-13 Regione Campania (FSE). ( Delibera di Giunta Regionale n. 453 del 16 marzo 2007 Decisione della Commissione del 7 novembre 2007). Il Programma costituisce il quadro di riferimento per l’utilizzo delle risorse comunitarie del Fondo Sociale Europeo per il periodo 2007-13 per favorire la valorizzazione delle risorse umane attraverso investimenti mirati a aumentare l’accesso al lavoro e la frequenza all’attività formativa. Esso definisce finalità di crescita e sviluppo attraverso azioni mirate di:

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FSE_1. miglioramento delle competenze degli occupati FSE_2.potenziamento ed innovazione delle politiche del lavoro; FSE_3.miglioramento della coesione sociale, con attenzione alle politiche per la sicurezza e per la legalità; FSE_4.innalzamento degli standard scolastici e formativi; FSE_5.sostegno alla creazione di patti e poli formativi; FSE_6.sviluppo dei processi di internazionalizzazione; FSE_7.innovazione della Pubblica Amministrazione per il rafforzamento dell’azione pubblica e della governance.

10 ASPETTI PERTINENTI DELLO STATO ATTUALE DELL’AMBIENTE

L’analisi del contesto ambientale più nel dettaglio, risponde all’esigenza di rapportare le pressioni derivanti dall'attuazione del PUC. Individuare nell’ambito delle singole componenti ambientali le maggiori criticità ambientali è fondamentale per perseguire obiettivi di sostenibilità.. Sono state esaminate le seguenti componenti ambientali: aria, acqua, clima, suolo e sottosuolo, flora, fauna e biodiversità, rifiuti, risorse storico/ paesaggio;

10.1 Acqua Si affronta il tema dell’approvvigionamento/distribuzione/trattamento dell’a risorsa acqua. Il territorio di Albanella è composto da un’area di piana ed un’area collinare. La distinzione è ribadita in questa sede, in quanto la differente morfologia territoriale incide sul sistema di approviggionamento, distribuzione dell’acqua sia per consumi idropotabili che per fini irrigui. Il territorio di piana di Albanella è parte del sistema più ampio della piana del Sele, oggetto a partire dalla fine del secolo XIX di importanti interventi di bonifica. La pianura, nel corso dei secoli, sia per fenomeni di bradisismo, che per il contemporaneo formarsi di cordoni dunali litoranei, si è trasformata progressivamente in palude. La duna alta in media circa 4 metri sul livello del mare, formata da sabbie calcaree, precludendo il deflusso delle acque, ha determinato la trasformazione della piana in area acquitrinosa e paludosa. Il primo progetto del 1829 prevedeva la costruzione di canali di derivazione dal Sele per opera di colmata. I canali dovevano servire per l’irrigazione delle terre bonificate a mezzo di canali secondari. Dal 1926 il Consorzio di Bonifica di Paestum, sinistra del Sele si occupa di tutti gli interventi afferenti il sistema dei canali . Di seguito l’articolazione del sistema dei collettori interessanti il territorio di Albanella:

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TABELLA N°1 : RIEPILOGO COLLETTORI PRINCIPALI

Macrobacino n. 2

Collettori Principali Numero Unità di Tipologia Denominazione canale Lunghezza Sottobacino Misura Fisica Canale Capaccio Vecchio 6 La Cosa 2.340,79 Rivestito Torrente La Cosa 6 La Cosa 3.900,00 Naturale Torrente La Lusa 6 La Cosa 2.500,00 Naturale Torrente Rimati 6 La Cosa 3.500,00 Naturale

TABELLA N°2 : RIEPILOGO COLLETTORI SECONDARI

Macrobacino n. 2 Collettori Secondari Numero Unità di Tipologia Denominazione canale Lunghezza Sottobacino Misura Fisica Canale A 16 = Scarico In terra Felice 6 La Cosa 1.650,00 Canale A 17 = Scarico In terra Galdo 6 La Cosa 1.470,00 Aff.te La Cosa 6 La Cosa 1.300,00 Naturale Canale Scigliati 1 6 La Cosa 1.500,00 In terra Canale Scigliati 2 6 La Cosa 1.000,00 In terra Canale Scigliati 3 6 La Cosa 1.200,00 In terra Canale Scigliati 4 6 La Cosa 820,00 In terra Collettore Scigliati 6 La Cosa 1.875,00 Rivestito Scarico dx Campolongo 6 La Cosa 1.300,00 Rivestito Torrente Centanni 6 La Cosa 2.400,00 Naturale Torrente Fonte 6 La Cosa 1.765,00 Naturale Torrente Franci 6 La Cosa 1.236,84 Naturale Torrente Malnome 6 La Cosa 3.900,00 Naturale Torrente Salice 6 La Cosa 1.830,00 Naturale Aff.te Rimati 1° 6 La Cosa 1.150,00 Naturale Canale Fravita 6 La Cosa 870,00 Naturale Vallone Cappasanta 6 La Cosa 2.200,00 Naturale Canale Giampietro 7 Jonta 1.700,00 Naturale Canale S. Cesareo 7 Jonta 1.200,00 Naturale Canale S. Cesareo 1° 7 Jonta 500,00 Naturale

TABELLA N°8 ZONA MACROBACINO N 1 BASSA SOTTOBACINO 6 LA COSA SUP BACINO IMBRIFERO HA 9.970,38,03 SUP CONTRIBUENZA HA 2.244,03,36 COMUNI = CAPACCIO - ALBANELLA – ROCCADASPIDE _ ALTAVILLA S.

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Denominazione canale Pista Pista Località Località Comune Comune Pendenza Pendenza Lunghezza Lunghezza Lunghezza Lunghezza Numero Bacino Numero Tipologia Fisica Fisica Tipologia

Larghezza fondo fondo Larghezza Tipologia sezioni sezioni Tipologia Larghezza sommità sommità Larghezza Lung.rivestimento sponde sponde Lung.rivestimento P= Principale S= secondario secondario S= Principale P=

unità di misura n. ml % ml ml ml ml

Torrente La Cosa Albanella Matinella fra le prog.0,00 a prog 1.600,00 6 1.600,00 T 8,30 10,00 5,00 P Naturale fra le prog.1.600,00 a 0,01 prog. 3.900,00 6 2.300,00 T 7,50 8,00 4,50 Totale 3.900,00 Torrente La Lusa Albanella Cerrina fra le prog.0,00 a prog 350,00 6 350,00 T 7,90 13,00 5,00 fra le prog. 350,00 a prog. P Naturale

1750,00 6 1.400,00 0,02 T 7,20 9,00 4,00 fra le prog. 1750,00 a prog. 2500,00 6 750,00 T 7,00 9,50 3,00 Totale 2.500,00 Torrente Centanni Albanella Valle Centanni fra le prog.0,00 a prog. 1350,00 6 1.350,00 T 7,20 11,00 3,50

fra le prog. 1350,00 a S Naturale

prog.1650,00 6 350,00 0,02 T 6,70 12,00 4,00 fra le prog. 1650,00 a prog. 2350,00 6 700,00 T 6,20 12,00 4,00 Totale 2.400,00 Torrente Malnome Albanella Bosco fra le prog. 0,00 a prog. 1150,00 6 1.150,00 T 8,50 11,00 3,00

fra le prog.150,00 a S Naturale

prog.2800,00 6 1.650,00 0,01 T 7,50 12,00 4,00 fra le prog. 2800,00 a prog. 3900,00 6 1.100,00 T 6,80 7,00 2,00 Totale 3.900,00 Aff.te Rimati 1° Albanella Quercioni/Scalareta fra le prog. 0,00 a prog. 1.150,00 6 1.150,00 0,02 T 2,50 4,50 2,50 S Naturale Totale Sottobacino 13.850,00 Le piane del territorio di Albanella sono dunque segnate da circa 13 km di collettori primari e circa 30 di collettori secondari. La gestione è affidata al consorzio. La rete dei canali è sicuramente elemento fondante sia per l’equilibrio delle acque e del sistema dei drenaggi, sia come principale elemento di paesaggio. In questo contesto il PUC segnala la rete dei canali quale elemento fondante il paesaggio delle piane di bonifica, oltre che quale rete d’uso per approvvigionamento idrico.

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Analizzando ancora la risorsa acqua si analizzano i dati recuperati dal piano di ambito dell’A.T.O. n.4 SELE, di cui il territorio di Albanella è parte. Il Piano d'Ambito rappresenta lo strumento fondamentale di programmazione, redatto dall’Autorità di ambito, ai sensi dell’art. 11 della Legge 36/1994 e attraverso il quale l’Autorità, attua, indirizza e controlla il Servizio Idrico Integrato dell’Ambito. Il Piano d’Ambito, le sue finalità, i suoi contenuti, nonché le attività ad esso propedeutiche sono contenute nell’art. 11, comma 3 della Legge 5 gennaio 1994, n. 36 " Disposizioni in materia di risorse idriche", che qui si riportano: "Ai fini della definizione dei contenuti della convenzione di cui al comma 2, i comuni e le province operano la ricognizione delle opere di adduzione, di distribuzione, di fognatura e di depurazione esistenti e definiscono le procedure e le modalità, anche su base pluriennale, per assicurare il conseguimento degli obiettivi assicurati dalla presente legge. A tal fine predispongono, sulla base dei criteri e degli indirizzi fissati dalle regioni, un programma degli interventi necessari accompagnato da un piano finanziario e dal connesso modello gestionale ed organizzativo. Il piano finanziario indica, in particolare, le risorse disponibili, quelle da reperire nonché i proventi da tariffa, come definiti dall’art.13, per il periodo considerato". La redazione dei piani d’ambito ai fini della gestione del servizio idrico integrato (S.I.I.) ha comportato la ricognizione delle opere esistenti ed un programma degli interventi finalizzati alla gestione ed applicazione delle tariffe. La ricognizione delle seguenti opere (effettuata dalla Sogesid SpA) su reti di adduzione e di distribuzione, sorgenti, pozzi, cloratori, potabilizzatori, serbatoi, sollevamenti acquedottistici, contatori, telecontrollo, aree di salvaguardia, reti fognarie, collettori, sollevamenti fognari, depuratori ha consentito di ricavare nel presente studio utili descrittori sullo stato delle opere del comune di Albanella che si riportano nelle allegate schede come stralciate dal Piano d’Ambito.

Categoria di opere Presenza/Caratteristiche

c1 pozzi Non presente

c2 sorgenti Non pr esente

c2a potabilizzatori Vedi tabella c3 adduttrici principali 5 adduttrici /acqu edotto di Albanella

Denominazione opera: serbatoi Cappasanta;Rurale;Capoluogo;Camerine Materiale prevalente : cemento armato Capacità : 500 mc;75;1000;125

c4 –c5 serbatoi Fine costruzione : 1985 Esercizio attuale : sì Stato di conservazione : sufficiente Funzionalità : buona

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Anno 1985 Tipo di utilizzo ……………………continuo

c6 impianti di sollevamento idrici Conservazione opere……………buona Funzionalità ……………………...buona Quantità max……………………..8 Sollevamento impianto…………..80 Nome rete : rete di distribuzione Albanella Età della condotta : 1980

c7 reti di distribuzione idrica Diametro (mm): vari Materiale: ghisa acciaio Ente gestore :

Denominazione opera : n.4 collettor i comprensorial i Albanella Funzionalità: sufficiente Lunghezza(Km) : - Materiale : PVC Materiale % sulla lunghezza: 100 Età condotta: 1980-1990 c8 –c9 collettori Età % sulla lunghezza: 100 Stato di conservazione : sufficiente Conservazione % sulla lunghezza: 100 Geometria sezione : circolare Diametro (mm) : DN400 Lunghezza (m) : 300

Denominazi one opera CL600 : rete fognaria Albanella Lunghezza (Km) : _ c10 -11 reti fognarie Età: > 1950-80-90 Stato di conservazione : vario Conservazione/età % sulla lunghezza: 20

c12 impianti di sollevamento fognari Non presen te

Denominazione opera : impianto di depurazione loc. via dei Fossi Località: via dei Fossi Utenza : civile (abitanti) Valori di progetto Abitanti equivalenti: 1600 Inizio costruzione : 1985 Fine costruzione : Inizio esercizio : In esercizio : SI Stato di conservazione (opere civile) : buono c13 impianti di depurazione Funzionalità: buona Società di gestione: Tipologia di refluo in arrivo: acque reflue urbane Recapito finale dell’acqua depurata e/o scopi di riutilizzazione : ______Tipologia di trattamento - trattamento primario/secondario a fanghi attivi e terziario

Denominazione opera : impianto di depurazione loc. Matinella Località: Matinella Utenza : civile (abitanti) Valori di progetto Abitanti equivalenti: 3100 Inizio costruzione : 1985 Fine costruzione : Inizio esercizio :

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In esercizio : NO Stato di conservazione (opere civile) : sufficiente Stato di conservazione (opere elettroni.) : sufficiente Funzionalità: sufficiente Società di gestione: Tipologia di refluo in arrivo: acque reflue urbane

Il criteri di smaltimento per le zone non servite da rete fognaria è la fossa settica Lo studio propedeutico alla elaborazione dei Piani d’ambito ha valutato per il comune di Albanella i seguenti parametri: Superfice Altitudine Abitanti Densità Dotazione Volume Portata Addetti Portata Portata Kmq slm residenti abitativa idrica residenti media industria media media Istat 2001 Ab/Kmq procapite 6 residenti industria turismo Slm Classe 39,88 205 6315 86.02 B 749 .117 23 ,75 476 4,41 1,09

L’idroesigenza viene determinata in base alla caratterizzazione quali – quantitativa dell’utenza ricavata dalle caratteristiche socio-economiche del territorio inserite in uno scenario temporale di lungo periodo. Si può ipotizzare una diversificazione dei consumi che probabilmente vedranno invariati i fabbisogni medi della popolazione residente. Si può ipotizzare un eventuale aumento di offerta di servizi turistica (ristorazione/alloggio/agriturismo/turismo rurale) con aumento locale d’acqua per gli addetti o movimento di popolazione. Il naturale incremento della richiesta idrica, per le aree di piana in cui il piano prevede la concentrazione di aree di tipo produttivo, oltre che aree di trasformazione urbana complessa, può essere considerata in linea con le previsioni del piano di ambito, nella frazione capoluogo, dove il piano prevede servizi di carattere territoriale e di alto profilo culturale, la richiesta di approvvigionamento idrico dovrà essere affrontata nell’ottica di una riorganizzazione del sistema della rete acquedottistica. Dall’analisi delle reti svolta ricostruendo in mappa lo sviluppo delle reti tecnologiche, tra cui anche la rete acquedottistica emerge che l’approvigionamento idrico nel territorio avviene secono due giaciture parallele. La prima (proveniente dal Sele) attraversa la piana e serve la frazione di Matinella oltre che gli aggregati di Fravita/Sorvella e di Tempone Giampietro, per un complessivo sviluppo di circa 13 km, escludendo le diramazioni minori, mentre il capoluogo è servito da una rete che ha una giacitura parallela, come orientamento, ma di quota e di fonte di approvvigionamento differente. Lo sviluppo di questa porzione è di circa 8 km. Ad oggi si lamenta una non efficace gestione della risorsa acqua per il capoluogo e per le aree collinari in generale. Per quanto riguarda la organizzazione della rete di distribuzione idrica si evidenzia che l’epoca di costruzione in vari casi è il 1980/1990. Alcuni rami delle reti sono in via di realizzazione e previsti.. Pertanto idonei indicatori di monitoraggio saranno:

6 Lt/ab. 325

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⋅⋅⋅ perdite sulle adduttrici dovute a vetustà ed obsolescenza degli acquedotti ; ⋅⋅⋅ inidoneità delle reti idriche interne agli abitati ⋅⋅⋅ insoddisfacente grado di interconnessione tra le reti adduttrici sia tra gli acquedotti più importanti che tra i meno importanti che impedisce di attingere portate idriche ausiliari nei casi di prolungato disservizio. Il territorio comunale si compone del capoluogo e delle frazioni con un impianto di depurazione al servizio del capoluogo ed un altro a servizio della frazione di piana con sistemi a fanghi attivi.

10.1 Acque superficiali Il territorio comunale è attraversato dal fiume Sele e dal . (Il fiume Sele nasce nel comune di e si sviluppa per una lunghezza di 64 km e sottende un bacino di 3.223 km2; raggiunge il mar Tirreno tra i comuni di Capaccio ed Eboli. Nel tratto in cui il fiume interessa la piana omonima, esso assume l’andamento meandriforme tipico delle aste fluviali di pianura.; Sul territorio dell’ATO Sele, sono attualmente presenti 209 impianti di depurazione, ubicati 16 in Costiera Amalfitana, 3 nell’ Area Salernitana, 61 nella piana del Sele, 112 nel Cilento e nel Vallo di Diano. Il 23% dei citati impianti non risulta attualmente in esercizio oppure sono parzialmente utilizzati per effetto di una non completa presenza di infrastrutture di collettamento. Questo conduce nel complesso ad una copertura del servizio depurativo che si attesta ad un valore del 71%. Pertanto a fronte di un fabbisogno depurativo stimato pari a 1.354.827 AE gli attuali impianti servono solo 958.500 AE. 10.1.1 Fonti ad uso irriguo La principale fonte di uso irriguo è il Fiume Sele con opera di presa ubicata in località Persano, per il Consorzio Di Bonifica Destra Sele, con portata concessa di 8.500 l/s. Tale corso d’acqua, , è derivato anche a monte, per il Consorzio Di Bonifica di Paestum In Sinistra Sele, con l’impianto di sollevamento di Ponte Barizzo (portata di concessione di 1.500 l/s); inoltre, sempre a Persano, ma mediante una derivazione laterale, viene alimentato anche quest’ultimo consorzio, con una portata di concessione di 6,17 m3/s; Contribuisce anche il Calore Salernitano, mediante l’impianto di sollevamento di Ponte Calore, a servizio del Consorzio Di Bonifica di Paestum In Sinistra Sele, per una portata concessa di 700 l/s; La piana del fiume Sele è caratterizzata da una intensa attività agricola e pertanto l’immissione in alveo delle acque provenienti dalla rete di bonifica determina l’insorgere di una potenziale criticità qualitativa in relazione all’utilizzo di fitofarmaci, pesticidi e concimi di sintesi. Mentre le principali criticità inerenti i corsi d’acqua in destra idrografica del bacino del fiume Sele sono riscontrate , i corsi d’acqua in sinistra idrografica del bacino del fiume Sele non presentano invece criticità dello stato qualitativo, tranne in qualche situazione localizzata e comunque temporanea. I principali corsi d’acqua in sinistra idrografica del bacino del fiume Sele sono interessati da importanti opere di prelievo realizzate anche con opere di sbarramento, le quali possono determinare situazioni di riduzione dei deflussi in alveo e di alterazione dei regimi idrologici: Lo stato quantitativo del bacino

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - del fiume Sele risente della presenza di importanti prelievi concessi ad uso irriguo, pertanto può determinarsi uno squilibrio tra la portata fluente e le concessioni attive. Relativamente alla vulnerabilità da nitrati di origine agricola e da fitofarmaci, risultano: vulnerabili: L’analisi preliminare ha valutato lo stato qualitativo e quantitativo sia dei corpi idrici superficiali che sotterranei e fornisce utili elementi di valutazione da integrare con i dati elaborati dall’ARPAC. Il fiume Calore Lucano nasce dai rilievi del distretto montuoso del Cilento, nel cuore dell’omonimo parco nazionale. Esso percorre diversi chilometri in ambiente quasi privo di disturbi ed alterazioni, circondato da bosco mesofilo a circa 600 m. di quota, prima di attraversare l’abitato di (SA). Lungo il percorso riceve il recapito delle acque di alcuni torrenti e, costeggiando le pendici dei Monti Alburni, giunge infine nella piana dove il suo corso termina con la confluenza nel fiume Sele. L’andamento spaziale del LIM nelle sei stazioni ubicate lungo l’asta fluviale principale è pressoché omogeneo e si configura nella classe buono, ad ecc. del 1° tratto che si colloca nella classe sufficiente. Simile il discorso anche per le tre stazioni ubicate ciascuna lungo uno dei torrenti: Sammaro, confluente nel Pietra, a sua volta recapitante nel Fasanella, che alimenta il Calore in destra idrografica. La buona qualità chimico-fisico-biologica delle acque di questi torrenti così come il contributo in termini di portata contribuiscono sensibilmente al mantenimento dell’ecosistema fluviale del Calore. Il monitoraggio biologico rivela nella prima stazione sul Calore inaspettatamente, considerate la tipologia ambientale e le caratteristiche del territorio a monte, condizioni tipiche di corsi d’acqua inquinati da reflui civili che producono i loro effetti anche sulla comunità dei macroinvertebrati che risulta alterata e disequilibrata. Il giudizio sintetico che esprime la qualità biologica qui riscontrata nelle quattro stagioni del 2002 è solo quello di Classe II, molto diverso da quello atteso per il tratto superiore del Calore, un fiume notoriamente caratterizzato da notevole pregio naturalistico e paesaggistico. Risulta evidente quanto l’inquinamento veicolato nell’alveo del Calore superi di gran lunga le capacità di risposta da parte dell’ecosistema stesso, il quale peraltro, nel suo tratto superiore, non presenta una portata tale da poter diluire gli inquinanti risultando naturalmente fragile in un ambiente già di per sé vulnerabile. Nelle stazioni successive però il numero dei taxa campionati risulta sempre discretamente alto ed il valore dell’IBE si mantiene anch’esso alto con Classe di Qualità I, anche per effetto della presenza di sorgenti che apportano acque fredde e pulite, facilitando l’ossigenazione dell’acqua e la capacità di autodepurazione del fiume che fa registrare anche i sopraccitati aumenti di portata prodotti dal recapito dei torrenti affluenti. Solo nel tratto immediatamente a monte della confluenza nel Sele in località Borgo San Cesareo, le condizioni appaiono di nuovo relativamente peggiori, con acqua leggermente torbida; ma la qualità si mantiene comunque buona (Classe II). Il giudizio sintetico finale sullo Stato Ambientale del Calore risulta buono. 10.1.2 .Carichi potenziali inquinanti (Carichi potenziali agricoli/ Carichi potenziali zootecnici) .

In merito a tali informazioni non sono stati forniti dati né dal Comune né nella relazione agronomica si descrivono le attività in modo tale da poter dedurre eventuali impatti inquinanti sulle acque. Negli ultimi anni

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - si è assistito ad un uso sempre più consistente di molti composti organici ed inorganici, quali prodotti fitosanitari, detergenti, solventi, lubrificanti, etc., i quali, una volta introdotti nell’ambiente, possono permanervi per periodi molto lunghi a causa della loro stabilità. Analogamente, alcune pratiche come il riciclaggio di fanghi di depurazione delle acque reflue o lo spandimento al suolo di effluenti zootecnici, se da un lato rappresentano un utile sistema di riutilizzo di sostanza organica ed elementi nutritivi, dall’altro comportano un rischio potenziale per la presenza nella matrice organica di contaminanti, come ad esempio i metalli pesanti o i nitrati, che possono alterare gli equilibri del suolo, entrare nella catena alimentare e costituire un pericolo per le acque sotterranee. Una delle più importanti cause della presenza sul suolo di contaminanti di origine antropica è rappresentata dalla deposizione atmosferica di sostanze inquinanti provenienti da emissioni industriali, traffico veicolare, incendi di rifiuti. Tale deposizione determina il progressivo accumulo sia di sostanze acidificanti come SO2 e NOX, sia di metalli pesanti e di contaminanti organici, come diossine, policlorobifenili e idrocarburi policiclici aromatici.

10.2 Aria. L’Amministrazione comunale non è dotata di rete di rilevamento della qualità ambientale e non ospita centraline di monitoraggio installate da altri enti. Non sono dunque reperibili dati sulla qualità dell’aria:

QUALITA’ ARIA – PARAMETRI INDAGATI

ASPETTO INDICATORE U.M. FONTE Parametro non Concentrazione SO2 disponibile Inquinamento da ossidi di zolfo [SO2] Parametro non Emissioni di SO2 disponibile

Parametro Concentrazione di non disponibile NO2 Inquinamento da ossidi di azoto

[NOx] Parametro non Emissioni di NO x disponibile

Parametro Concentrazione di non disponibile PM 10 Inquinamento da particolato

[PM10] Parametro non disponibile Emissioni di PM 10 ARPAC Provincia Parametro Concentrazione di non disponibile Comune Inquinamento da monossido di carbonio [CO] CO Parametro non Emissioni di CO disponibile

100

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Parametro Inquinamento da ozono [O3] Concentrazione di non disponibile O3 Parametro non Concentrazione di Inquinamento da benzene [C6H6] disponibile C6H6

Parametro Emissioni di C6H6 non disponibile

Superamenti dei limiti di legge dei Parametro non parametri di qualità dell’aria, ai sensi della normativa Superamenti disponibile vigente

SISTEMA DI RILEVAMENTO DELLA QUALITA’ DELL’ARIA

ASPETTO INDICATORE U.M. FONTE

Stazioni di Assenti rilevamento ARPAC Caratteristiche del sistema di Provincia Localizzazione delle centraline rilevamento Non Comune presenti Dot azio ne di rilevatori per ciascuna centralina

Eventuali sorgenti inquinanti potrebbero essere attribuibili principalmente al traffico veicolare, lungo le aree di piana, sulla strada provinciale di congiungimento con Capaccio, in quanto percorsa da mezzi pesanti. Le altre fonti d’inquinamento urbano (impianti di riscaldamento, etc) sono trascurabili. Da monitorare sarebbe il carico delle attività produttive, manifatturiere, che comunque si concentrano nella piana di S.Cesareo e di Fravita Sorvella. Trascurabili gli insediamenti nelle aree collinari. Il territorio di Albanella non è sottoposto a monitoraggio specifico tramite l aboratorio mobile n é è coperto dalla presenza di rete di monitoraggio fissa. Lo studio dello stato attuale della qualità dell’aria nel Comune di Albanella è stato pertanto valutato attraverso i dati relativi alle rilevazioni effettuate nel quadro più generale dello studio della qualità dell’aria del territorio regionale per il sito più prossimo e omogeneo. La rete di monitoraggio attualmente operante in regione fornisce indicazioni sulla qualità dell'aria in Campania, attraverso le quali è possibile descrivere la situazione e le tendenze in atto. I principali indicatori utilizzati per lo studio della qualità dell'aria analizzati in questo report tecnico sono: - numero di superamenti dei limiti di legge all'anno

- concentrazione di NO e N0 2

- concentrazione di S0 2

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- concentrazione di CO

- concentrazione di O 3

– concentrazione di PTS (polveri totali sospese) e (frazione fine) PM 10

– concentrazione di C 6H6 Una prima indicazione viene dal confronto tra le misure effettuate e i limiti imposti dalla normativa per i vari inquinanti. L’analisi ha tenuto conto dei diversi fattori che influenzano la diffusione degli inquinanti: fattori meteorologici, morfologici del territorio, agenti di trasporto e rimozione, azioni di trasformazione a carico degli inquinanti. Nell'ambito di questo Rapporto sullo Stato dell'Ambiente (R.S.A.) si fa riferimento al D.M. n.60/2002 e al D.Lgs.n.183/2004. Analizzando il numero dei superamenti dei limiti di legge riferiti a ciascun inquinante sono state elaborate delle statistiche di qualità dell’aria su scala provinciale, quindi solo “indicative” per il livello di analisi che si vuole elaborare in fase propedeutica al PUC e al Rapporto Ambientale. La peculiarità territoriale, produttiva e demografica del territorio di Albanella fanno ipotizzare valori di concentrazione dei principali inquinanti atmosferici (SO 2, NO x, PM 10 , CO, O3, C6H6) considerevolmente inferiori rispetto ai limiti di legge facendo rientrare tale ambito nelle cosiddette “zone di mantenimento”, cioè quelle zone in cui occorre garantire il mantenimento di una buona qualità dell’aria da non assoggettare né a misure di risanamento né a particolari misure di controllo e monitoraggio. La notevole distanza dalle sorgenti inquinanti puntuali significative in ambito provinciale e regionale e l’estensione delle superfici a copertura vegetale (agraria/forestale/naturale) garantisce ulteriormente la qualità dell’aria comunale.

10.3 Aspetti fitogeografici. il Comune di Albanella, è sito nella Zona Climatica "C" in base alla legge n. 10 del 09/01/91 ed al DPR del 26/08/93 n. 412. Non si evidenziano particolari criticità rispetto al clima ed alle variazioni che si registrano durante l'anno . Dal punto di vista macroclimatico il territorio si identifica nel clima tipicamente mediterraneo. Sul clima di dette macro regioni esercitano notevole influenza sia la conformazione orografico-altimetrica del territorio che la distanza dalla costa. Ciò comporta notevoli differenziazioni, seppur in un’area di estensione relativamente limitata, sia in termini di regime termico che di quantità di precipitazioni. Il regime termometrico e pluviometrico è stato desunto prendendo in esame i dati di alcune delle stazioni presenti sul territorio che è stato possibile reperire (tab. 3.2 e 3.3) .

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Fig. _____- Macro regioni climatiche (dal Piano del Parco)

Tabella delle temperature medie mensili °C (fonte: Dati desunti dagli annali ideologici della Regione Campania integrati con dati stazione di Capaccio-Paestum). In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +6,8 °C; quella del mese più caldo, agosto, è di +24,4 °C [1].

Mesi Stagioni

CAPACCIO Anno

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Inv Pri Est Aut

T. max. media 9,9 9,9 12,6 16,0 19,8 24,3 28,7 29,2 25,4 20,9 15,8 12,0 10,6 16,1 27,4 20,7 18,7 (° C)

T. min. media 3,7 4,0 5,7 8,6 11,7 15,6 19,1 19,6 16,5 13,0 9,1 5,9 4,5 8,7 18,1 12,9 11 (° C)

Risulta evidente il decremento quantitativo delle piogge man mano che dall’interno, massimi di 1800 mm annui, si va verso la costa ove, invece, si resta spesso al disotto dei 1000 mm. I giorni piovosi annui si aggirano intorno a 100 ( 80-85 per le zone costiere, 95-105 per le aree più interne). (Dati desunti dagli annali idrologici della Regione Campania)

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Per quanto riguarda le temperature i minimi si raggiungono nei mesi di Gennaio e Febbraio con temperature più basse nelle aree interne e in quota ove non è infrequente riscontrare temperature sotto lo zero; i massimi si raggiungo in coincidenza del periodo secco nei mesi di Luglio e Agosto e risultano tendenzialmente più alte nelle aree interne ove è assente l’apporto mitigatore del mare. Possiamo suddividere il territorio in due zone: quella di piana e quella collinare. Nell’area di piana del territorio si ha un regime termo-pluviometrico tipico delle zone a ridosso della costa, con temperature miti anche in inverno, apporti piovosi più modesti e periodi estivi fortemente siccitosi. La parte collinare è caratterizzata da temperature mediamente più basse e precipitazioni più abbondanti, con frequenti gelate invernali ed estati raramente afose. Le temperature minime si riscontrano nei mesi di Gennaio e Febbraio (non sono, però, rari gli episodi di gelate tardive anche nei mesi di Marzo ed Aprile o anticipati nei mesi autunnali); i massimi in genere, si riscontrano, nei mesi di Luglio e Agosto. I massimi pluviometrici si riscontrano nel periodo autunnale-invernale e gli apporti piovosi risentono essenzialmente delle correnti umide provenienti dal Tirreno.Mediamente si hanno dai 100 ai 105 giorni piovosi annui con circa 1800 mm di pioggia, infrequenti nel periodo invernale sono le precipitazioni nevose. I venti prevalenti provengono da SW e da NE.

10.4 Rumore. Negli ambienti di vita, la norma di riferimento per la protezione e tutela dei soggetti disturbati da fonti di rumore è il D.P.C.M 14 novembre 1997 recante " Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore ", il quale definisce i limiti di rumorosità per le sorgenti sonore fisse , sia in relazione ai valori limiti assoluti, riferiti all'ambiente esterno, sia a quelli differenziali, riferiti all'ambiente abitativo interno. Di seguito sono elencate le classi acustiche con i corrispondenti valori limite. Tali valori sono distinti tra periodo diurno (che va dalle ore 6.00 alle 22.00) e quello notturno (che va dalle ore 22.00 alle 6.00) e sono espressi in livello continuo equivalente di pressione sonora ponderato A espresso in dB(A). Le classi di destinazione d’uso del territorio contemplano tali differenziazioni: CLASSE I - aree particolarmente protette: rientrano in questa classe le aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici, ecc. CLASSE II - aree destinate ad uso prevalentemente residenziale: rientrano in questa classe le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali e artigianali CLASSE III - aree di tipo misto: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici

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CLASSE IV - aree di intensa attività umana: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali e uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali, le aree con limitata presenza di piccole industrie. CLASSE V - aree prevalentemente industriali: rientrano in questa classe le aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni CLASSE VI - aree esclusivamente industriali: rientrano in questa classe le aree

I diversi valori limite sono riportati nelle tabelle A, B e C. Tabella A : valori limite di emissione 7 - Leq in dB(A)

Classi di destinazione d'uso del territorio Tempi di riferimento

Diurno (06.00 - 22.00) Notturno (22.00 - 06.00)

I aree particolar mente protette 45 35

II aree prevalentemente residenziali 50 40

III aree di tipo misto 55 45

IV aree di intensa attività umana 60 50

V aree prevalentemente industriali 65 55

VI aree esclusivamente industriali 65 65

Tabella B: valori limite assoluti di immissione 8 - Leq in dB(A) Classi di destinazione d'uso del territorio Tempi di riferimento

Diurno (06.00 -22.00) Notturno (22.00 - 06.00)

I aree particolarmente protette 50 40

II aree prevalentemente residenziali 55 45

III aree di tipo misto 60 50

IV aree di intensa attività umana 65 55

7 Valori limite di emissione: il valore massimo di rumore che può essere emesso da una sorgente sonora, misurato in prossimità della sorgente stessa 8 Valori limite assoluti di immissione: il valore massimo di rumore immesso nell'ambiente esterno dall'insieme di tutte le sorgenti .

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V aree prevalentemente industriali 70 60

VI aree esclusivamente industriali 70 70

Tabella C: valori di qualità 9- Leq in dB(A) Classi di destinazione d'uso del territorio Tempi di riferimento

Diurn o (06.00 - 22.00) Notturno (22.00 - 06.00)

I aree particolarmente protette 47 37

II aree prevalentemente residenziali 52 42

III aree di tipo misto 57 47

IV aree di intensa attività umana 62 52

V aree prevalentemente industriali 67 57

VI aree esclusiv amente industriali 70 70

Derogano da tali limiti le infrastrutture stradali, ferroviarie, marittime, aeroportuali, veicolari ⋅⋅⋅ Per le ferrovie il D.P.R. del 18/11/198 ⋅⋅⋅ Per il rumore aeroportuale il D.M. 31/10/1997 ⋅⋅⋅ Per il rumore stradale D.P.R. n°142 del 30/3/2004

Il valore limite di attenzione segnala la presenza di un potenziale rischio per la salute umana o per l'ambiente. Il superamento di detto valore obbliga l'amministrazione comunale a adottare i piani di risanamento acustico. Questi valori limite, quando sono relativi all'intero tempo di riferimento (diurno o notturno), coincidono con quelli di immissione. Diversamente, quando sono riferiti ad un intervallo temporale di un'ora, i valori di attenzione si ottengono sommando ai valori di immissione 10 dB per il periodo diurno e 5dB per quello notturno. Pertanto, qualora vengano superati i valori di attenzione e qualora venga meno nelle classificazioni acustiche comunali il divieto di contatto diretto tra aree i cui valori limite si discostano in misura superiore a 5dB, i Comuni devono adottare i Piani di Risanamento Acustico. Il Piano di Risanamento Acustico deve contenere (legge 447/95, art. 7):

9 Valori di qualità: i valori di rumore da conseguire nel breve, nel medio e nel lungo periodo con le tecnologie e le metodiche di risanamento disponibili, per realizzare gli obiettivi di tutela previsti dalla Legge Quadro.

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⋅⋅⋅ l’individuazione della tipologia ed entità dei rumori presenti, incluse le sorgenti mobili, nelle zone da risanare; ⋅⋅⋅ l’individuazione dei soggetti a cui compete l’intervento; ⋅⋅⋅ l’indicazione delle priorità, delle modalità e dei tempi per il risanamento; ⋅⋅⋅ la stima degli oneri finanziari e dei mezzi necessari; ⋅⋅⋅ le eventuali misure cautelari e a carattere d’urgenza per la tutela dell’ambiente e della salute. In sintesi:

Limiti assoluti Definizione Azioni previste

Superare il limite comporta l'applicazione di una Valore di emissione Valore massimo di rumore che può essere emesso da una sorgente sanzione amministrativa e l'adozione di un piano di risanamento aziendale

Superare il limite comporta l'applicazione di una Valore massimo di rumore che può essere immesso nell'ambiente Valore di immissione sanzione amministrativa e l'adozione di un piano di esterno dall'insieme di tutte le sorgenti sonore risanamento aziendale Rappresentano il limite oltre il quale scatta l'obbligo di per l'adozione dei Obbligo di predisporre il piano comunale di Valori di attenzione piani di risanamento comunali risanamento acustico Valori di rumore da conseguire nel breve, nel medio e nel lungo periodo Interventi programmati dall'amministrazione nel Valori di qualità con le tecnologie e le metodiche di risanamento disponibili per realizzare breve, medio e lungo periodo gli obiettivi di tutela previsti dalla legge. Il valore limite differenziale presenta, tuttavia, l'inconveniente di riservare una maggiore tutela alle zone più tranquille rispetto a quelle più rumorose, Differenza tra il livello equivalente di rumore ambientale (rumore con tutte giacché, in queste ultime, il rumore residuo è più Valori limite differenziali di le sorgenti attive) ed il rumore residuo (rumore con la sorgente da elevato, per la presenza di vie di traffico e altre immissione 10 valutare non attiva). Il valore limite differ enziale corrisponde a 5 dB per il sorgenti sonore tipiche delle zone urbanizzate. È

periodo diurno e 3 dB per il periodo notturno. questa una delle ragioni per cui il legislatore ha introdotto l'obbligo di rispettare anche i limiti assoluti.

La Legge Quadro riserva ai Comuni un ruolo centrale con competenze di carattere programmatico e decisionale. Oltre alla classificazione acustica del territorio, spettano ai Comuni la verifica del rispetto della normativa per la tutela dall'inquinamento acustico all'atto del rilascio dei permessi a costruire, la regolamentazione dello svolgimento di attività temporanee e manifestazioni, l'adeguamento dei regolamenti locali con norme per il contenimento dell'inquinamento acustico e, soprattutto, l'adozione dei piani di risanamento acustico nei casi in cui le verifiche dei livelli di rumore effettivamente esistenti sul territorio comunale evidenzino il mancato rispetto dei limiti fissati. Il piano non è solo una semplice classificazione acustica in funzione delle destinazioni d’uso, ma è anche un valido strumento urbanistico che disciplina l’uso del territorio

10 I valori limite differenziali non si applicano nei seguenti casi:

1. nelle aree classificate nella classe VI; 2. se il rumore misurato a finestre aperte sia inferiore a 50 dB(A) durante il periodo diurno e 40 dB(A) durante il periodo notturno; 3. se il livello di rumore ambientale a finestre chiuse sia inferiore a 35 dB(A) durante il periodo diurno e 25 dB(A) durante il periodo notturno. 4. al rumore prodotto da: 1. dalle infrastrutture stradali, ferroviarie, aeroportuali e marittime; 2. da attività e comportamenti non connessi con esigenze produttive, commerciali professionali; 3. da servizi e impianti fissi dell'edificio adibiti ad uso comune, limitatamente al disturbo provocato all'interno dello stesso.

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - concorrendo, con altri strumenti pianificatori, allo sviluppo urbanistico, commerciale, produttivo e delle infrastrutture compatibilmente con le funzioni di salvaguardia ambientale sotto il profilo acustico. La normativa vigente impone ai Comuni di suddividere il territorio in classi acustiche in funzione della destinazione d’uso delle varie aree stabilendo per ciascuna classe i limiti di emissione sonore tollerabili, diurne e notturne. Tale zonazione guida nella pianificazione sia ai fini della tutela del benessere pubblico (limitazione dello stress acustico urbano) che per indirizzare le azioni di piano verso attività produttive in grado di rientrare nei limiti previsti dalla legge per le emissioni. In coerenza con le disposizioni di cui all’art.6, comma 1, lettere a) della Legge 26 ottobre 1995 n.447 è stato redatto contemporaneamente alla elaborazione del preliminare del PUC, il Piano di Zonizzazione Acustica. Il territorio comunale è stato suddiviso in classi acusticamente omogenee, in applicazione dell'articolo 1 comma 2 del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 novembre 1997. Per ciascuna classe acustica sono fissati: i valori limite di emissione, i valori limite assoluti di immissione, i valori limite differenziali di immissione, i valori di attenzione e i valori di qualità. Tali valori dipendono dalla classificazione acustica del territorio, che è di competenza dei comuni e che prevede l'istituzione di 6 zone, da quelle particolarmente protette (parchi, scuole, aree di interesse urbanistico) fino a quelle esclusivamente industriali, con livelli di rumore ammessi via via crescenti. Nel caso in esame l’individuazione delle caratteristiche di ciascuna zona acustica, in ottemperanza della L.n.447/95, del D.P.C.M. 14.11.1997 e delle Linee Guida regionali per la redazione dei Piani Comunali di Zonizzazione Acustica (Delibera di G.R.C. n.2436/03) che fanno riferimento alla Norma UNI 9884, è stata riferita alla effettiva e prevalente fruizione del territorio, tenendo conto delle destinazioni previste dagli strumenti urbanistici vigenti, nonché dalla situazione di fatto. 6.5.1. Classificazione e zonizzazione comunale.

Classi di destinazione d'uso de l territorio Sottoclassi

1a - Aree ospedaliere I Aree particolarmente protette (aree ad uso scolastico, aree ad uso ospedaliero, parchi ed aree aree ambulatoriali/sanitarie nel capoluogo, verdi, aree di fruizione pubblica, parchi nazionali e regionali - escluse le parti edificate- ,eventuali aree di interesse storico- archeologico) Ib – Aree scolastiche

Ib - Scuola elementare di Matinella/Albanella

Ib - Scuola media Albanella

Ib - Scuola materna Matinella/Albanella

Ib - Area Scolastica di S.Ce sareo

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Ic – Aree verdi e zone per le quali abbia rilevanza la quiete sonica

Ic – Cimitero Capoluogo

II Aree prevalentemente residenziali Aree agricole inserite in contesti residenziali (orti/giardini),scarsamente meccanizzate, con prevalenza di bosco, pascolo, terreni incolti, aree del PNVCD antropizzate

III Aree di tipo misto Aree agricole con colture meccanizzabili

IV Aree di intensa attività umana Aree produttive esistenti (limitata presenza di piccole industrie)

Ind – Area di pertinenza del de puratore

Ind –– produttiva esistente

Aree di pubblico spettacolo e per attività temporanee 11

Area museale

V Aree prevalentemente industriali Aree PIP di previsione di Piano (presenza di insediamenti industriali e abitazioni) Area PIP lungo la pr ovinciale

Aree industriali nella piana integrata di S.Cesareo.

Infrastrutture viarie Tutte le strade sono state classificate con lo stesso valore limite delle zone circostanti

- Strada provinciale in attraversamento comunale

Altre aree comunali (ass egnazione delle classi quali/quantitativa per unità territoriali come da zonizzazione PUC ; inidci utilizzati : densità popolazione; esercizi commerciali;

10.5 Suolo e sottosuolo 10.5.1 Geolitologia. L’ elaborazione della carta dei fenomeni franosi - propedeutica alla definitiva carta della stabilità - è stata fondamentale come strumento di studio per la elaborazione della proposta di piano. Seguono brevi introduzioni sulla caratterizzazione litologica del comune. L’esame della componente suolo è stato effettuata al fine di acquisire elementi di giudizio sulla capacità d’uso e sul consumo dei suoli, come si evince dall’allegato di studi agronomici. L’attività franosa ed idraulica, derivante l’una dalla dinamica geomorfologica

11 Per le attività temporanee non è stata determinata la classe e si rimanda alle NTA

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - delle aree collinari, l’altra dalla presenza della confluenza tra il fiume Calore ed Il Sele, e della rete dei canali di bonifica, sono state mappate ed utilizzate come filtro, assieme ai più generali vincoli derivanti dal PAI, per l’individuazione delle aree di nuova trasformazione.

EROSIONE E DESERTIFICAZIONE, RISCHIO IDROGEOLOGICO

ASPETTO INDICATORE U.M. Fonte

Rischio di erosione

costiera

Dati non presenti erosione Carta dell’uso agricolo del Suolo nel documento Dati non presenti Carta dell’uso agricolo del Suolo diminuzione di materia organica nel documento

impermeabilizzazione dovuta alla costruzione di edifici e Dati non presenti Carta dell’uso agricolo del Suolo strade nel documento

compattazione Dati non presenti Carta dell’uso agricolo del Suolo Condizioni del suolo nel documento salinizzazione Dati non presenti Carta dell’uso agricolo del Suolo nel documento

desertificazione Dati non presenti Carta dell’uso agricolo del Suolo nel documento

contaminazione da nitrati Dati presenti nel Fonte:Regione Campania documento

Le aree interessate da rischio di contaminazione da nitrati sono circa 4,85 kmq. Sul totale delle aree agricole (kmq 35,56) sono il 13,66%.

presente

Aree a rischio idraulico ricadenti in classe R1/R2 Rischio idraulico

presente

Aree a rischio idraulico ricadenti in classe R3/R4

Rischio idraulico presente

Aree a rischio frana ricadenti in classe Rf2a/Rf2

presente

Aree a rischio frana ricadenti in classe Rf3a/Rf PSAI –Autorità di Bacino Regionale Campania sud

Rischio frana presente Aree a rischio potenziale frana ricadenti in classe Rutr1

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presente Aree a rischio potenziale frana ricadenti in classe Rutr2

Il territorio ha una morfologia tipicamente collinare verso Est, con quote variabili tra i 60 ed i 380 metri s.l.m. ed una morfologia pianeggiante verso Ovest con quote medie tra i 30 ed i 40 metri s.l.m.. E’ riassumibile l’articolazione in tre ambiti collinari intervallati da superfici pianeggianti che ospitano i depositi terrigeni pedemontani e alluvionali. I versanti esposti a nord-ovest presentano pendenze variabili dal 10% al 14% mentre quelli meridionali e quelli ad est presentano pendenze superiori al 20%. Sono versanti dissecati da faglie, sedi di corsi d'acqua a carattere torrentizio. Tutti gli elementi tettonici riscontrabili nel territorio comunale sono riconducibili alle fasi orogenetiche di fine terziario che hanno portato alla formazione delle dorsali dei Monti Soprano, Vesole, Alburni. Sono individuabili una serie di faglie ad andamento nord/est-sud/ovest (Bosco Camerine, centro urbano), sud/est-nord/ovest (centro urbano) e nord/sud lungo le valli su cui sono impostati i valloni che solcano i versanti. Le caratteristiche idrogeologiche del territorio sono legate alla natura litologica e strutturale dei litotipi esistenti. Nel territorio comunale si distinguono:

_arenaria quarzoso micacee: mediamente permeabili per fratturazione e fessurazione;

_marne e calcari marnosi grigio giallastri: da mediamente a scarsamente permeabili per fratturazione;

_argille varicolori: che costituiscono il substrato impermeabile delle litologie descritte in precedenza.

_alluvioni attuali e di fondovalle: complesso mediamente permeabile per porosità nei livelli di breccia e ghiaia e scarsamente permeabile nella frazione argillosa;

_alluvioni terrazzate e depositi fluviali: complesso altamente permeabile per porosità primaria;

La conformazione fisica del paesaggio è fortemente influenzata dalla natura litologica, dalle caratteristiche giaciturali, dalla pendenza dei versanti, dalle condizioni idrogeologiche, dallo stato di coltivazione e dalla vegetazione. I litotipi più interessati dai fenomeni franosi sono quelli argilloso marnosi laddove prevalgono frane di colamento soprattutto in corrispondenza delle incisioni torrentizie ed in aree con pendenza superiore al 14% - 16% prive di vegetazione e di opere di regimazione delle acque. Nelle formazioni marnose, calcareo marnose ed arenacee i dissesti sono localizzati in corrispondenza di profonde incisioni o dove sussistano condizioni tali da innescare fenomeni di instabilità lungo i piani di stratificazione.

10.5.2 Pedologia. Data la mancanza di una mappa di dettaglio pedologica (è in fase di realizzazione da parte della Regione

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - campania una carta pedologica in scala al 50.000), si è fatto riferimento alla cartografia al 250.000 ottenuta dal progetto "Carta dei suoli d'Italia". 10.5.3 Uso del suolo. Il territorio del comune di Albanella (SA), è fortemente caratterizzato in senso rurale (74,5 % di SAU rispetto alla superficie totale del comune). In relazione agli aspetti geomorfologici l’uso del suolo appare decisamente polarizzato: nella zona orientale, fascia basale pianeggiante, prevalgono le colture erbacee intensive legate alla produzione di cereali per l’alimentazione degli animali, con una discreta presenza di arboricoltura da frutto specializzata e vigneti; nella fascia collinare molto ristretta, l’agromosaico è caratterizzato dagli oliveti e in modo minore dai vigneti. I boschi sono generalmente ridotti a lembi ristretti all’interno del mosaico agricolo e sono in massima parte dominati da latifoglie sempreverdi e caducifoglie tipiche della fascia basale (leccio e roverella) e della prima fascia collinare (cerro, carpino nero, carpinella, acero). Lungo i corsi d’acqua assumono grande importanza le fasce di bosco ripariale, residuo delle antiche foreste planiziali e riparie con la presenza di salici, pioppi, ontani e un sottobosco con specie igrofile appartenenti ai generi C arex , Ranunculus , Phragmites . L’insieme di vegetazione naturale seppur frammentato, assume un carattere importantissimo in chiave di pianificazione del paesaggio non solo da un punto di vista percettivo, ma anche funzionale alla valorizzazione dei paesaggi agrari (recupero aspetti caratterizzanti storicamente, un determinato tipo di paesaggio agrario che si basava su una sorta di antica e pagana trinità di elementi arborei - silva, di arbusti e piante erbacee pascolate - saltus, e di coltivi ordinati – agger” che in continua interazione funzionale e diversificazione determinavano il tentativo di conservare filosoficamente il precario equilibrio tra gli aspetti culturali e sociali), per la regolamentazione dell’espansione urbana e per la possibilità di creare reti ecologiche in ambito agroforestale. Molta importanza rivestono quindi le aree catalogate nelle unità cartografiche che concorrono alle successioni verso la foresta e i cespuglieti, suscettibili di repentini cambiamenti che, in seguito a continuo disturbo antropico, degradano e rischiano di venire riassorbite dall’urbano in espansione. In questa zona abbiamo infatti la maggiore concentrazione di ambiente urbanizzato continuo a carattere mediamente denso e urbano discontinuo (Borgo San Cesareo, Matinella) e una notevole presenza di tessuto urbano rado e nucleiforme, che nasce soprattutto all’interno degli ampi seminativi intensitivi. La parte occidentale del territorio comunale di Albanella è collinare con il capoluogo al centro della collina immerso in un tessuto agroforestale dominato dagli oliveti e da piccoli lembi di bosco di tipo illirico- submediterraneo a prevalenza di querce caducifoglie con roverella Quercus pubescens e/o Quercus cerris. In questa zona è presente anche un oasi WWF “Oasi naturale Bosco Camerine” dominata da querce sempreverdi e caducifoglie con ampie zone arbustive a macchia mediterranea. Al confine con i Comuni di Roccadaspide e soprattutto Capaccio, nella parte occidentale/sud-occidentale del comune, il territorio degrada dolcemente verso la pianura e ricompaiono i seminativi intensivi per la produzione di cereali destinati

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - all’alimentazione degli animali (in massima parte bufali). Tuttavia in questa zona, anche per la maggiore parcellizzazione della proprietà il comparto rurale conserva un notevole grado di frammentazione rispetto alla zona orientale. Il limite occidentale del comune è caratterizzato ancora una volta da un innalzamento delle quote fino a superare i 400 m slm in Contrada Serra. Qui troviamo i boschi più ampi (bosco Camerine) e i paesaggi forestali più suggestivi che si intersecano con gli aspetti archeologici, storico-paesaggistici e di paesaggio rurale tradizionale. 10.5.4 Metodologie e indagine La redazione della Carta di uso del Comune di Albanella è stata effettuata in ambiente GIS (ArcGIS Arcview, Esri inc.) mediante fotointerpretazione di ortofoto digitali. Per la restituzione delle categorie di uso del suolo è stata utilizzata la legenda Corine Land Cover (European Environment Agency – EEA 1990-2006). La legenda Corine è una legenda gerarchica intuitivamente facile da comprendere anche per i non addetti ai lavori. L’uso del suolo è diviso in 5 categorie rappresentate da altrettanti valori: 1. Superfici artificiali

2. Superfici agricole utilizzate

3. Territori boscati e ambienti semi-naturali

4. Zone umide

5. Corpi idrici

Così come riportata sopra la legenda Corine è espressa al 1° livello gerarchico, che chiaramente non ha un grado di definizione dell’uso del suolo particolarmente alto. Ogni singola “voce” di legenda può però essere espansa in livelli più complessi che caratterizzano con maggiore precisione le categorie di uso del suolo: Nel caso dell’uso del suolo di Albanella la legenda è stata espressa al IV livello di dettaglio con notazioni aggiuntive per caratterizzare meglio alcune categorie che non necessitavano un approfondimento della legenda al 5° livello di dettaglio (ad esempio la classe 1123_B nell’”Urbano”, le classi 3112_b e 3114_b nel comparto “Foreste”). Con questo livello di dettaglio, decisamente alto, si è potuto offrire una fotografia del territorio (2010-2011) in linea con la realtà produttiva e naturale. Di seguito si riporta la struttura della legenda Corine Land Cover utilizzata per la caratterizzazione dei poligoni della carta di uso del suolo del Comune di Albanella.

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La struttura della legenda è coerente con gli indirizzi definiti nelle Linee guida per il paesaggio in Campania, che sono parte integrante del Piano Territoriale Regionale (PTR) adottato dalla Giunta regionale.

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Estensione assoluta (ettari) e percentuale delle diverse unità di legenda della carta dell’Uso agricolo dei suoli. 10.5.5 Descrizione sintetica delle unità cartografiche (SAU), ambienti naturali e semi-naturali, acque Le seguenti unità cartografiche della legenda della carta dell’uso agricolo dei suoli del comune di Albanella concorrono alla superficie agricola comunale (SAU):

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Agromosaici 2121 Seminativi intensivi in zone irrigue/Colture foraggere avvicendate 2123 Colture orticole in pieno campo, in serra e sotto plastica in aree irrigue 2211 Vigneti 2222 Frutteti e frutti minori. Impianti di alberi o arbusti fruttiferi. Colture pure o miste di specie produttrici di frutta 2224 Pioppeti 2231 Oliveti 2241 Vivai specializzati di legnose, in pieno campo (Phoenix canariensis) 2242 Prati arborati con colture permanenti in stato di semi-abbandono 2311 Pascoli e colture foraggere 2312 Prati permanenti, prati pascoli e pascoli 2411 Colture temporanee associate a colture permanenti - Orti complessi nell'intorno dell'azienda o del caseggiato principale La SAU comunale è di 3.360,96 ettari, pari al 74,48 % della superficie territoriale comunale, e all’82,87% della superficie comunale non urbanizzata. I confronto tra i dati censuari e dati cartografici, evidenza come la SAU censuaria ISTAT risulti inferiore di circa 58,21 ha rispetto a quella desumibile dalla carta di uso agricolo in scala 1:5.000, con sostanziale concordanza tenuto conto della diversità intrinseca dei metodi di rilevamento. In accordo con gli indirizzi contenuti nelle Linee guida per il Paesaggio in Campania, le unità sopra descritte individuano a scala comunale un importante frammentazione del Paesaggio, tale da poterlo definire un sistema integrato di spazi aperti per la possibile realizzazione di un “corridoio utile alla fauna”, una rete ecologica multifunzionale in ambito forestale [ in grado di erogare un’ampia gamma di prestazioni e servizi per il mantenimento della biodiversità, regolazione del microclima, miglioramento dei paesaggi rurali] con un ritorno “all’aspetto tradizionale del Paesaggio Rurale”. Queste aree aperte, attualmente caratterizzate a vario grado da disturbo antropico, ed allo stato non adibite all’uso agricolo produttivo, si estendono complessivamente per 694,65 ettari, pari all’17,13% della superficie non urbanizzata ed al 15,13% della superficie territoriale comunale. Le superfici urbanizzate, si estendono per complessivi 397,65 ha, pari al 8,81% della superficie territoriale comunale. Di seguito vengono descritte sinteticamente le unità cartografiche presenti nella legenda della carta di uso agricolo dei suoli del comune di Albanella (SA). Le Unità cartografiche che concorrono alla superficie agricola utilizzata (SAU) sono: 2121 – Seminativi intensivi in zone irrigue/colture foraggiere avvicendate

I seminativi intensivi di pieno campo, in regime irriguo, si estendono per complessivi 1.643,84 ettari e costituiscono la porzione predominante (48,91%) della superficie agricola utilizzata (SAU).

2123 – Colture orticole in pieno campo, in serra e sotto plastica in aree irrigue

Le colture orticole in pieno campo, in serra e sotto plastica in aree irrigue, si estendono per complessivi 5,74 ha, pari al 0,17% della superficie agricola utilizzata (SAU).

2111 – Vigneti

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I vigneti, si estendono per complessivi 34,63 ha, pari al 1,03% della superficie agricola utilizzata (SAU).

2222 – Frutteti e frutti minori. Impianto di alberi o arbusti fruttiferi. Colture pure o miste di specie produttrici di frutta

I Frutteti e frutti minori- Impianto di alberi o arbusti fruttiferi - Colture pure o miste di specie produttrici di frutta si estendono per complessivi 20,88 ha, pari al 0,62% della superficie agricola utilizzata (SAU).

2224 – Pioppeti

I pioppeti si estendono per complessivi 0,21 ha, pari al 0,01% della superficie agricola utilizzata (SAU).

2231 – Oliveti

Gli oliveti, che comprendono appezzamenti sia di vecchio sia di giovane impianto, presenti generalmente nella zona dorsale-centrale della superficie comunale, si estendono per complessivi 1199,26 ha, pari al 35,68% della superficie agricola utilizzata (SAU).

2241 –Vivai specializzati di legnose, in pieno campo (Phoenix canariensis)

I Vivai specializzati di legnose, in pieno campo (Phoenix canariensis), si estendono per complessivi 1,1 ha, pari al 0,03% della superficie agricola utilizzata (SAU).

2242 – Prati arborati con colture permanenti in stato di semi-abbandono

I Prati arborati con colture permanenti in stato di semi-abbandono, comprende tipicamente arboreti di ridotta dimensione, a sesto irregolare, ad uso familiare. Sono evidenti casi di semiabbandono e colonizzazione da specie erbacee ed arbustive, con operazioni colturali ridotte al minimo o limitate alla sola raccolta. L’unità si estende su 0,38 ha, pari allo 0,01% della superficie agricola utilizzata (SAU).

2311 – Pascoli e colture foraggere

I Pascoli e colture foraggere, si estendono per complessivi 340,57 ettari e costituiscono la porzione predominante pari allo 10,13% della superficie agricola utilizzata (SAU).

2311 – Prati permanenti, prati pascoli e pascoli

I Prati permanenti, prati pascoli e pascoli si estendono per complessivi 33,043 ettari pari allo 0,98% della superficie agricola utilizzata (SAU).

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2411 – Colture temporanne associate a colture permanenti – orti complessi nell’intorno dell’azienda o del caseggiato principale

I Colture temporanne associate a colture permanenti – orti complessi nell’intorno dell’azienda o del caseggiato principale si estendono per complessivi 71,94 ettari pari allo (2,14%) della superficie agricola utilizzata (SAU).

2421 – Sistemi colturali e particellari complessi

I Sistemi colturali e particellari complessi, sono rappresentati dalle consociazioni di colture arboree ed erbacee e dai mosaici colturali non cartografabile alla scala di lavoro 1:5.0000. L’unità comprende tipicamente appezzamenti di medie e piccole dimensioni, localizzate in ambito urbano o perturbano e queste superfici possono trovarsi in stato di semi-abbandono, con operazioni colturali ridotte al minimo o limitati alla sola raccolta. L’unità si estende per complessivi 9,345 ettari pari allo (2,14) della superficie agricola utilizzata (SAU).

Unità cartografiche che concorrono alle superficie destinate alle Foreste

3111 – Boschi a dominanza di latifoglie sempreverdi – leccio (Quercus ilex) con presenza di roverlla, cerro, olmo, olivastro.

I Boschi a dominanza di latifoglie sempreverdi – leccio (Quercus ilex) con presenza di roverlla, cerro, olmo, olivastro si estendono per complessivi 244,85 ettari pari allo (6,04%) della superficie comunale non urbanizzata.

3112 – Boschi di tipo illirico-submediterraneo a prevalenza di querce caducifoglie con Quercus pubescens e/o Quercus cerris.

I Boschi di tipo illirico-submediterraneo a prevalenza di querce caducifoglie con Quercus pubescens e/o Quercus cerris si estendono per complessivi 134,18 ettari pari allo (3,31%) della superficie comunale non urbanizzata.

3112b – Bosco a dominanza di roverella e cerro –elementi lineari a margine dei coltivi

Il Bosco a dominanza di roverella e cerro –elementi lineari a margine dei coltivi si estende per complessivi 1,34 ettari pari allo (0,03%) della superficie comunale non urbanizzata.

3113 – Boschi di latifoglie miste a dominanza di olmo, carpino, pioppo, acero, castagno e altre specie di latifoglie. Formazione vegetali generalmente di piccole dimensioni, labili immerse nell’agromosaico

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I Boschi di latifoglie miste a dominanza di olmo, carpino, pioppo, acero, castagno e altre specie di latifoglie. Formazione vegetali generalmente di piccole dimensioni, labili immerse nell’agromosaico, si estendono per complessivi 45,10 ettari pari allo (1,11%) della superficie comunale non urbanizzata.

3114_b – Castagneti da frutto

I Castagneti da frutto si estendono per complessivi 0,334 ettari pari allo (0,01%) della superficie comunale non urbanizzata.

3116 – Boschi ripariali a dominanza di salici e pioppi (El.Lin)/Vegetazione ripariale arbustive e arboree dei fossi

I Boschi ripariali a dominanza di salici e pioppi (El.Lin)/Vegetazione ripariale arbustive e arboree dei fossi si estendono per complessivi 51,67 ettari pari allo (1,27%) della superficie comunale non urbanizzata.

3116b – Boschi planiziali o planiziari principalmente con Tilia platyphyllos, Carpinus orientalis, Acer campestre, Fraxinus oxycarpa, Quercus sp.

I Boschi planiziali o planiziari principalmente con Tilia platyphyllos, Carpinus orientalis, Acer campestre, Fraxinus oxycarpa, Quercus sp . estendono per complessivi 1,48 ettari pari allo (0,04%) della superficie comunale non urbanizzata.

3117 – Alberature a margine delle proprietà con specie esotiche e autoctone (scopo protettivo-frangivento o per delimitare parcelle)

Le Alberature a margine delle proprietà con specie esotiche e autoctone (scopo protettivo-frangivento o per delimitare parcelle) si estendono per complessivi 6,94 ettari pari allo (0,17%) della superficie comunale non urbanizzata.

3117b – Alberature a margine delle proprietà con specie esotiche e autoctone (scopo protettivo-frangivento o per delimitare parcelle)

Le Alberature a margine delle proprietà con specie esotiche e autoctone (scopo protettivo-frangivento o per delimitare parcelle) si estendono per complessivi 0,053 ettari pari allo (0,00%) della superficie comunale non urbanizzata.

Le Unità cartografiche che concorrono alle superficie destinate alle Successioni verso Foresta sono:

Comprendono le unità cartografiche relative alle aree di più diretta influenza dei sistemi urbani, in stato di semi-abbandono od abbandono, in cui è in corso il processo di successione verso le Foreste.

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3241 – Aree a vegetazione boschiva ed arbustiva in evoluzione con componente arborea dominante.

Le Aree a vegetazione boschiva ed arbustiva in evoluzione con componente arborea dominante si estendono per complessivi 42,37 ettari pari allo (1,04%) della superficie comunale non urbanizzata.

3242 – Cenosi di ricolonizzazione a partire da coltivi abbandonati in aree prevalentemente pianeggianti con larga presenza di arbusti e gruppi di alberi sparsi

Le Cenosi di ricolonizzazione a partire da coltivi abbandonati in aree prevalentemente pianeggianti con larga presenza di arbusti e gruppi di alberi sparsi si estendono per complessivi 7,264 ettari pari allo (0,18%) della superficie comunale non urbanizzata.

3243 – Cenosi di ricolonizzazione generalmente lineari a margine dei coltivi e delle proprietà e dei fossi, con alberi e/o arbusti

Le Cenosi di ricolonizzazione generalmente lineari a margine dei coltivi e delle proprietà e dei fossi, con alberi e/o arbusti si estendono per complessivi 68,829 ettari pari allo (1,70%) della superficie comunale non urbanizzata. Tale a dimostrare il graduale abbandono dei campi coltivati.

3212 – Praterie discontinue con sporadici alberi

Le Praterie discontinue con sporadici alberi si estendono per complessivi 4,554 ettari pari allo (0,11%) della superficie comunale non urbanizzata.

3221 – Cespuglieti. Formazioni vegetali basse e chiuse, stabili, composte principalmente di cespugli, arbusti e piante erbacee.

I Cespuglieti. Formazioni vegetali basse e chiuse, stabili, composte principalmente di cespugli, arbusti e piante erbacee, si estendono per complessivi 57,84 ettari pari allo (1,43%) della superficie comunale non urbanizzata.

3222 – Cespuglieti a margine delle strade o dei coltivi a dominanza di specie ruderali con sporadici alberi

I Cespuglieti a margine delle strade o dei coltivi a dominanza di specie ruderali con sporadici alberi, si estendono per complessivi 27,86 ettari pari allo (17,13%) della superficie comunale non urbanizzata.

Unità cartografiche che concorrono alla superficie nuda

332 – Rocce nude, rupi ed affioramenti

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Le Rocce nude, rupi ed affioramenti, si estendono per complessivi 1,63 ettari pari allo (0,04%) della superficie territoriale comunale.

333 – Aree a vegetazione rada o assente. Spazi aperti nella vegetazione naturale, bordi delle strade di campagna, incolti negli spazi urbani.

Le Aree a vegetazione rada o assente. Spazi aperti nella vegetazione naturale, bordi delle strade di campagna, incolti negli spazi urbani, si estendono per complessivi 3,05 ettari pari allo (0,07%) della superficie territoriale comunale.

Le Unità cartografiche che concorrono alle superficie destinate ai Corpi idrici sono:

Le Acque interne e costiere, specchi e corsi d’acqua, naturali ed artificiali si estendono per complessivi 8,34 ha pari allo (0,18%) della superficie territoriale comunale.

5112 - SI_ALV_AL - Alveo fluviale o torrentizio

La classe che annovera, si estende per complessivi 54,32 ha pari allo (1,2 %) della superficie territoriale comunale.

5113 – Corpi d’acqua effimeri ad uso agricolo

I Corpi d’acqua effimeri ad uso agricolo si estendono per complessivi 0,28 ha pari allo (0,01%) della superficie territoriale comunale.

10.6 Biodiversità. Flora e fauna. Con il termine "biodiversità" o "diversità biologica" si intende la varietà degli organismi viventi, degli ecosistemi e di tutti i complessi ecologici nei quali essi vivono. Il termine si riferisce dunque, non solo alla variabilità delle forme di vita, ma comprende anche molteplici livelli di organizzazione biologica: diversità genetica (riferita ad organismi appartenenti alla stessa specie); diversità di specie o specifica (afferente ad organismi appartenenti a specie diverse); diversità di habitat e di paesaggio o ecosistemica (comprende i due precedenti livelli e rappresenta la varietà tra ecosistemi costituita da una componente biotica ed una componente abiotica). Per valore della biodiversità si intende individuare la ricchezza e complessità di un ecosistema in organismi viventi diversi in armonia per la disponibilità di nutrienti. Se qualche fattore mette a rischio la sopravvivenza di una data specie, automaticamente l’ecosistema si impoverisce e si abbassa il valore della biodiversità. In realtà esiste un vero e proprio indice della biodiversità calcolabile con un valore numerico che stabilisce le zone a più basso o più alto valore della biodiversità rispettivamente da 1 a 5.

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La fauna che abita il territorio trova habitat nella Riserva Naturale Regionale Foce Sele e Tanagro, che interessa l'intero corso di due tra i principali fiumi della Campania, che sfociano nel Golfo di Salerno e nell’Oasi di Bosco Camerine.La Riserva Naturale Regionale Foce Sele e Tanagro interessa vari comuni, per una superficie di 6.900 ettari circa. Lungo la foce del Sele è presente la pineta litoranea formata dal rimboschimento dell'area a Pino marittimo e a Pino domestico. La varietà degli ambienti è offerta soprattutto dal dislivello altitudinale dell'area, che si estende dal livello del mare fino ai 1800 m del monte Polveracchio. Gli ambienti costieri si affiancano ai boschetti ripariali ai lati dei due fiumi, con una buona varietà di habitat e di specie, soprattutto tra gli uccelli. E' possibile osservare durante i passi cicogne nere, spatole, fenicotteri, sterne maggiori, occhioni, falchi cuculi, falchi pescatori, chiurli, smerghi minori. Numerose anche le specie svernanti, tra cui gabbiani corallini e gabbiani corsi, beccapesci, gavine, orchetti marini. L'Oasi WWF Bosco Camerine si estende per un'area di circa 100 ettari contigua al Parco Nazionale del Cilento-Vallo di Diano, a un'altitudine compresa tra i 137 e i 391 m s.l.m., ai piedi degli Alburni. La fauna è quella tipica della macchia mediterranea. Sono presenti il tasso, la volpe, la donnola e la faina. Nelle pozze d’acqua vivono il tritone meridionale e la biscia dal collare. Tra gli uccelli, ricordiamo la poiana e il gruccione, che usa l'area come territorio di caccia. Riferendosi ai diversi biotopi presenti nel territorio comunale si può comprendere la potenziale ricchezza faunistica legata all’ambiente umido del fiumi Calore e Sele, oltre delle aste torrentizie del Malnome e della Cosa, a quello collinare. La conservazione della diversificazione è favorita dalla scarsa densità demografica. Nella fauna locale sono da annoverare come specie presenti tra i Mustelidi: la faina (Martes foina) ben diffusa, perché dotato di ampia valenza ecologica e adattata ai diversi ambienti anche antropizzati, la donnola (Mustela nivalis) e il tasso (Meles meles). Anche il tasso è piuttosto presente come testimoniato dai numerosi avvistamenti sia di esemplari che di tane. Vive in zone boschive con fitto sottobosco, alternate da aree aperte o coltivi, sia in pianura che in montagna. La vegetazione è il primo anello della catena alimentare che, oltre a svolgere l’importantissimo ruolo di produttore di ossigeno (restando l’unica fonte esistente sulla terra nonostante i progressi della tecnica), rappresenta l’elemento trofico per i consumatori erbivori. Dal livello del mare alla zona collinare (500 metri ca) si estende la macchia mediterranea. Moltissime sono, quindi, le specie vegetali e animali che caratterizzano questo ambiente così ricco e vario come ad es. il mirto, il lentisco, il corbezzolo importanti fonti alimentare per numerosi uccelli (passeriformi) e mammiferi. La macchia mediterranea offre riparo e siti di nidificazione a molti uccelli tra cui specie che si nutrono di olive. Proprio l’ulivo è la pianta che caratterizza il paesaggio mediterraneo, insieme al leccio e al carrubo. I frutti del crespino sono il miglior nutrimento per moscardini, fringuelli, merli e frosoni. Dell’uva spina le foglie sono nutrimento per i bruchi. I fiori campanulati ricchi di nettare sono importanti per le api selvatiche. Le bacche sono appetite da moscardino, tordi, scoiattoli, ghiri e ricci. In questo variegato ecosistema trova posto anche il cinghiale, ormai noto più per i danni alle colture che per la sua valenza

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - ecologica (in un ecosistema equilibrato dovrebbe essere una delle prede naturali del lupo). La faina va in cerca di more, bacche e topi selvatici mentre la poiana e il gheppio cercano di avvistare dall’alto lucertole e serpenti. Trovandosi al vertice della catena alimentare la popolazione di questi carnivori dipende da quella della specie di cui si nutrono e per questo motivo la loro presenza è un utile indicatore dell’integrità dell’ambiente. Quando si parla di querce si intende, in realtà, un gruppo di specie a cui appartengono il leccio, la roverella, il rovere, il cerro, la farnia, il farnetto, la quercia da sughero ed altre ancora. Il leccio predomina nella macchia mediterranea mentre la roverella e il cerro sono diffusi soprattutto nella fascia altitudinale compresa tra 500 e 1000 metri di quota. In realtà poco è rimasto degli antichi querceti che si estendevano a perdita d’occhio in tutta Italia, sostituiti gradualmente dalle zone coltivate e dai castagneti impiantati in seguito all’arrivo dei monaci benedettini. E’ per questo motivo che oggi le colline e i fianchi delle montagne sono frequentemente ricoperti da boschi di castagno, coltivato sia per il frutto che per il legname. Associato al castagno si trova spesso l’Ontano napoletano, presente solo in Italia meridionale (l’antico Regno di Napoli) mentre nel sottobosco abbondano felci, ciclamini e funghi. I pochi querceti rimasti sono costituiti soprattutto dalla Roverella e dal Cerro. L’abbondanza di frutti (ghiande e castagne) e di rifugi permette la vita a molte specie animali. Tra le chiome degli alberi trovano cibo e rifugio anche scoiattoli, moscardini, ghiri e tanti uccelli. Anche tra le foglie morte del sottobosco si sviluppa una ricchissima e invisibile fauna come ad esempio i collemboli, i dermatteri, i coleotteri. Le cavità più grandi degli alberi sono occupate dai rapaci notturni come l’allocco e la civetta. Nella faggeta c’è una ricca avifauna, la fauna è più ricca in quelle faggete con fitto sottobosco e con alberi di diversa età. Di grande interesse è la presenza dell’astore, uccello rapace, la cui presenza è messa a rischio da una gestione poco attenta alle specie sensibili. Oltre all’astore possiamo trovare lo sparviere, il picchio muratore, così chiamato perché costruisce il nido sfruttando le cavità dei picchi restringendone l’apertura con il fango raccolto, il fringuello, ecc.

10.7 Rifiuti In data 11.01.2008, l’OPCM n° 3639 ha stabilito per i Comuni della Campania l’adozione di misure straordinarie per l’immediato avvio della raccolta differenziata dei rifiuti urbani in linea con le vigenti disposizioni della Struttura Commissariale e la predisposizione, entro 60 giorni a partire dall’11.01.2008, di un piano per la raccolta differenziata dei rifiuti. Il comune di Albanella, già in possesso di un proprio piano approvato con delibera del Consiglio Comunale n° 26 del 14.06.2007, sulla base di una raccolta differenziata consolidata negli anni, si ripropone di rielaborare lo stesso al fine di uniformarlo al PIANO REGIONALE RIFIUTI URBANI DELLA REGIONE CAMPANIA, approvato dal Commissario Delegato per l’Emergenza Rifiuti in data 28.12.2007 ed al modello di raccolta differenziata assegnato ad ogni Comune in base alla densità della popolazione, alla complessità urbanistica

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - del territorio ed agli obiettivi di legge stabiliti sulle percentuali di raccolta differenziata . Il nuovo piano per la raccolta differenziata, predisposto dal comune di Albanella, in linea con il Piano Regionale, introduce sostanziali novità incentrate sulla prevenzione della produzione dei rifiuti, sulle iniziative volte a incentivare la raccolta differenziata, contrastando l’abbandono incontrollato dei rifiuti sul territorio comunale ed adeguando le modalità di conferimento alle reali esigenze dettate dall’esperienza acquisita dal comune di Albanella nel settore della gestione dei rifiuti (si ricordino i recenti riconoscimenti nazionali quale comune riciclone). In sintesi, gli obiettivi che il piano si propone sono: a) ridurre la produzione di rifiuti alla fonte; b) raggiungere risultati quantitativi e qualitativi concreti di raccolta differenziata; c) utilizzare criteri di efficienza e sicurezza ambientale; d) informare, sensibilizzare e coinvolgere i cittadini sviluppando in essi una diffusa coscienza ambientale.

Albanella capoluogo II centro urbano di Albanella è caratterizzato da un nucleo di antica formazione individuabile con l'antico borgo seicentesco omogeneo nelle tipologia edilizie esistenti e da una zona di espansione urbana. La contiguità delle case facilita la raccolta porta a porta riducendone i tempi logistici del servizio. La scarsa dotazione di giardini antistanti le abitazioni consente l’attivazione del compostaggio domestico come forma integrativa.

Matinella Sviluppatasi in prossimità dell’incrocio tra due assi stradali, ha assunto negli anni un ruolo agricolo, artigianale, industriale e commerciale. La raccolta sarà effettuata porta a porta e, viene istituita la pratica del compostaggio domestico quale forma di autosmaltimento dell’organico in forma integrativa, vista la presenza di un numero consistente di abitazioni dotate di giardino.

San Nicola/Cerrina E' un piccolo centro edificato situato lungo la strada provinciale che collega Albanella con Matinella. La tipologia edilizia presente è residenziale agricola con annessi rurali e commerciali di supporto alle famiglie residenti. In queste zone il tempo medio di raccolta porta a porta sale notevolmente, con aggravi sulle spese e sui tempi della raccolta stessa. La distanza media tra una raccolta e l’altra è in media di 50/70metri . Ottima è invece la propensione per implementare il compostaggio domestico che verrà effettuato in forma sostitutiva al ritiro dell’umido.

Borgo San Cesareo E' un agglomerato urbano costruito dall'Ente della Riforma fondiaria quale residenza stabile delle famiglie assegnatarie dei poderi e di supporto sociale con le attrezzature scolastiche e commerciali. II centro agricolo

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - ha subito, negli anni, molte trasformazioni all'interno dei lotti residenziali con la costruzione di annessi vari a supporto dell'attività prevalente rappresentata dall'agricoltura.

Il compostaggio domestico verrà effettuato in forma sostitutiva al ritiro dell’umido. Il sistema di raccolta sarà del tipo porta a porta

Bosco L'agglomerato si presenta abbastanza sparso e disgregato, presenta una notevole consistenza di terreni a destinazione agricola.Il compostaggio domestico verrà effettuato in forma sostitutiva al ritiro dell’umido. Il sistema di raccolta sarà del tipo porta a porta

Edilizia sparsa

Le destinazioni d'uso prevalenti sono rappresentate dalla residenza temporanea, da attività agricole, attività commerciali ( bar, tabacchi, ristoranti, pizzerie, alimentari e generi diversi ) ed artigianali (carrozzieri,meccanici, falegnami, artigiani diversi, ecc..).Il compostaggio domestico verrà effettuato in forma sostitutiva al ritiro dell’umido. Il sistema di raccolta sarà del tipo porta a porta.

1.3 – Analisi quantitativa e qualitativa dei rifiuti prodotti

Analizzando i dati in possesso del comune di Albanella, tra l’altro riportati sull’ultimo rapporto pubblicato dall’osservatorio provinciale sui rifiuti, si ottiene la situazione riportata nella tabella seguente e riferita all’anno 2007:

2007

Totale rifiuti prodotti 1713950

Raccolta differenziata 574580

Secco indifferenziato 1139370

% Raccolta di fferenziata 35.7 %

% Indifferenziato 64.3 %

Prod. Pro capite annua 262 Kg

Prod. Pro capite giornaliera 0,72 Kg

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Da tale tabella si nota che la raccolta differenziata, riferita all’anno 2007 è stata del 35,7% sul totale dei rifiuti prodotti sull’intero territorio comunale, con una quota di rifiuto conferito in maniera indifferenziata pari al 64,3%.

RIFIUTI RIFIUTI RACCOLTA RACCOLTA EFFICIEN Z RACCOLT ABITANT TOTALI PRO DIFFEREN. DIFFEREN. A RACC. A DIFF. I (tonn/an CAPITE (tonn/anno) PRO INDIFF. no) (kg/ab/giorn CAPITE (%) (tonn/anno o) (kg/ab/gior ) no)

PROVINCIA 1091098 456913 1.15 96748 0.24 23.03 360019 SA

CONSORZIO 420000 201313 1.32 27404 0.18 14.67 175609 SA 2

ALBANELLA 6358 1714 0,72 575 0,25 35,7 1139

Nella tabella e nel grafico seguenti viene analizzata in dettaglio la produzione di rifiuti sul territorio comunale, suddivisi per frazioni merceologiche e la composizione della raccolta differenziata sul totale dei rifiuti prodotti ad Albanella: PRODUZIONE DI RIFIUTI SUDDIVISI ANNO 2007 CODICE CER PER TIPOLOGIA (kg)

CARTA, CARTONE 200101 - 150101 75320

VETRO 150107 - 200102 81540

PLASTICA 150102 - 200139 47780

IMBALLAGGI MISTI (MULTIMATERIALE) 150106 1930

ORGANICO (FRAZIONE UMIDA) 200108 266440

ORGANICO (FRAZIONE VERDE) 200201 3740

ME TALLI 150104 - 200140 7150

INGOMBRANTI 200307 11820

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APPARECCHIATURE ELETTRICHE 200135 - 200136 74790

BENI DUREVOLI 200123 4070

SECCO INDIFFERENZIATO 200301 1139370

TOTALE RACCOLTA DIFFERENZIATA 574580

TOTALE PRODUZIONE RIFIUTI 1713950

Ciascun cittadino di Albanella, quindi, produce mediamente 0,72 Kg di rifiuti al giorno (circa 262 kg all’anno), ma questo dato è destinato a cambiare, infatti si stima che la produzione pro capite giornaliera di rifiuti tende a crescere di 0,1 kg per ciascun anno, pertanto nel 2012 si stima un incremento di 0,5 kg pro capite rispetto alla situazione odierna ossia tale produzione dovrebbe attestarsi a circa 1,2 Kg pro capite al giorno, con un considerevole aumento dei costi di smaltimento. Il nuovo piano dei rifiuti, quindi, si propone di contrastare questa tendenza e riconsiderare i rifiuti non più come un qualcosa di cui disfarsi ma una risorsa da gestire, in relazione alla possibilità di ottenere da essi materiali riciclabili ed energia, imponendosi con convinzione i seguenti obiettivi:

° Ridurre la quantità di rifiuti prodotti (ad es. con il compostaggio domestico); ° Coinvolgere e sensibilizzare la cittadinanza nel rispetto delle regole di conferimento, sviluppando in essi una diffusa coscienza ambientale; ° Favorire le misure dirette al riuso ; • Aumentare la percentuale di raccolta differenziata ; ° Attivare ulteriori circuiti di raccolta (ad es. legno, polistirolo, abiti usati, stracci, inerti, oli); ° Ridurre i quantitativi di secco indifferenziato e di rifiuti da smaltire in discarica. In tal senso il Comune di Albanella si pone l’intento di rispondere con coerenza agli obblighi normativi e di superare gli obiettivi minimi di raccolta differenziata sul totale della raccolta dei rifiuti stabiliti dalla legge con cadenze annuali:

Anno Obiettivo minimo di Raccolta differenziata (ordinanza commissariale n° 215/2007) 2008 45% 2009 50% 2010 55%

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2011 60% 2012 65% Obiettivo primario previsto dal “Piano Regionale Rifiuti Urbani della Regione Campania” è quello di strutturare un modello gestionale a livello Regionale denominato “Raccolta Domiciliare Integrata”, da contestualizzare in caso di situazioni complesse e diversificate, quali turismo, territorio, fattori culturali, stagionalità. Per la classificazione dei Comuni ai fini del modello di gestione utilizzato , sono state individuate le seguenti variabili:

° Popolazione totale ° Densità abitativa ° Complessità urbanistica In particolare, sono state contemplate tre fattispecie di soluzioni, da integrare con altre forme specifiche di conferimento a carattere stagionale o di tipo selettivo. 1) Sistema “P” ; sistema domiciliare o“porta a porta” per tutte le frazioni di maggior peso (organico, secco indifferenziato, materiali secchi riciclabili), utilizzabile per la maggioranza dei Comuni della Regione Campania; 2) Sistema “M” ; sistema misto, che integri il sistema “ porta a porta ” con soluzioni specifiche legate a situazioni puntuali e complesse. Cioè viene utilizzato il sistema “ porta a porta ” per tutte quelle frazioni di rifiuto che non presentino particolari problematiche legate alla tipologia stessa e al contesto territoriale e sociale; 3) Sistema “AU” ; sistema area urbana adottabile per contesti di media e grande densità abitativa (area urbana di Napoli ed Interland).

Il sistema domiciliare o “ Porta a Porta ” è quello che è stato assegnato al Comune di Albanella dal Piano dalla Regione Campania. Tale sistema prevede la “raccolta porta a porta” come raccolta base del servizio, ritenuta quella che potrebbe dare i migliori risultati in termini qualitativi e quantitativi dei rifiuti conferiti, a cui si aggiungono raccolte selettive organizzate per fronteggiare particolari esigenze.

Il sistema “porta a porta”, attualmente utilizzato su tutto il territorio comunale, verrà esteso anche alle due frazioni del vetro e dell’alluminio. Il sistema di raccolta per l’anno 2008, sarà caratterizzato da: a) Raccolta domiciliare o “Porta a Porta” presso le utenze domestiche e commerciali per la carta, cartone, la plastica, l’alluminio e la banda stagnata, il vetro, la frazione organica umida e verde e il secco

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indifferenziato; carta/cartone, alluminio/banda stagnata e plastica verranno ritirati con cadenza settimanale, vetro e alluminio/banda stagnata con cadenza quindicinale, la frazione organica verrà ritirata tre volte a settimana mentre il secco indifferenziato verrà ritirato due volte la settimana. b) Raccolta periodica degli ingombranti e beni durevoli presso il domicilio degli utenti, mediante sistema di prenotazione previa attivazione di un numero verde o volontariamente presso l’isola ecologica. c) Raccolta in loco (o presso l’isola ecologica) dei principali rifiuti urbani pericolosi (farmaci scaduti, prodotti etichettati T e/o F, cartucce per stampanti e toner, pile etc.) mediante svuotamento dei contenitori almeno una volta al mese. d) Raccolta in loco di indumenti usati a mezzo di svuotamento dei contenitori stradali a cura della Caritas. e) Raccolta presso l’isola ecologica di inerti, stracci, imballaggi tessili (ad es. sacchi di juta etc.), oli minerali e vegetali, pneumatici, polistirolo. f) Consegna di composter nelle aree in cui verrà attivato il compostaggio domestico in forma sostitutiva o integrativa. Il Comune di Albanella rispetto ad altre realtà esistenti nella Regione Campania, parte già con uno stato “Attivo” della raccolta porta a porta caratterizzata da un indice di raccolta differenziata del 35,7 % al 31.12.2007. Tale dato è dovuto al fatto che per i primi 5 mesi del 2007 la frazione organica, regolarmente raccolta porta a porta, a causa di difficoltà di conferimento presso apositi siti di compostaggio, veniva conferito nel rifiuto indifferenziato. Tale fattore ha fatto diminuire la percentuale di raccolta differenziata lungo tutto l’arco dell’anno 2007. Nei primi due mesi del 2008 , merito un regolare conferimento presso sito di compostaggio autorizzato, il livello di RD è salito al 54%.

La profonda evoluzione dei servizi di raccolta negli ultimi decenni è stata in gran parte influenzata dal progressivo aumento della produzione pro capite dei rifiuti urbani, dalla carenza di impianti di smaltimento e dall’esigenza di trovare nuove forme di raccolta che diano una sufficiente risposta in termini di efficienza ed economicità del servizio.

La raccolta domiciliare o “Porta a Porta”, integrata con altri sistemi diversificati o selettivi di raccolta, rappresenta per il Comune di Albanella lo strumento attraverso il quale sarà possibile ridurre la produzione di rifiuti indifferenziati da avviare allo smaltimento, evitando che nel contempo i rifiuti speciali vengano impropriamente conferiti nei rifiuti urbani.

Gli obiettivi di questo piano vanno definiti su un arco temporale di 5 anni, con monitoraggio mensile sul raggiungimento degli obiettivi.

I punti focali su cui si basa sono i seguenti:

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - a) ridurre la produzione di rifiuti alla fonte mediante la pratica del compostaggio domestico per le utenze dislocate in zone rurali e in misura volontaria per le utenze cittadine che ne abbiano i requisiti, favorendo anche le misure dirette al riuso dei materiali. b) massimizzare la qualità e la quantità dei rifiuti raccolti (aumentare la percentuale di raccolta differenziata, soprattutto per le frazioni carta e cartone, plastica, organico e vetro; attivare ulteriori circuiti di raccolta, ad es. legno, polistirolo, indumenti usati, stracci; ridurre i quantitativi di secco indifferenziato e di rifiuti da smaltire in discarica; c) coinvolgere e sensibilizzare i cittadini al rispetto delle regole di conferimento, sviluppare e consolidare una coscienza ambientale ed un senso di responsabilità condivisa; d) affermare il principio di “chi inquina paga”, contrastando e punendo conferimenti illeciti ed intenzionalmente incontrollati. DIAGRAMMA ORGANIZZATIVO PER IL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI Visto l’obiettivo di percentuale di RD pari al 45% da raggiungere entro il 31.12.2008 occorre valutare bene i tempi di attuazione. Supposto che tale piano entrerà a regime nel mese di marzo si avranno n° 9 mesi perché la percentuale passi dal 35,7 al 45% ossia l’incremento medio mensile sarà pari a 1,04 punti percentuali.

Raggiungimento obiettivi programmatici RD, exart. 205 Dlgs. 152

45% entro il 31.12.2008

Fase di START, attraverso programma di sensibilizzazione dei cittadini al raggiungimento degli obiettivi programmatici stabiliti dal

Continua con la fase di E’ stato raggiunto sensibilizzazione/repressione in un incremento maniera da incrementare le dell’1,04% nel frazioni differenziate mese precedente

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L’iter si ripete per

n° 8 mesi

Raggiungimento obiettivi programmatici RD, ex art. 205 Dlgs. 152

65% entro il 31.12.2012

Fase di START, attraverso programma di sensibilizzazione dei cittadini al raggiungimento degli E’ stato raggiunto obiettivi programmatici stabiliti dal un incremento dello 0,5% nel mese precedente

Nel grafico seguente vengono rappresentati in sintesi gli scenari, per ciascun anno, di raggiungimento degli obiettivi di legge.

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Scenari di raggiungimento degli obiettivi

70 65 64,3

60 60 55 55 50 50 50 45 45

40 40 35,7

35 Raccolta Diferenziata (%)

[% ] 30 Secco Indifferenziato (%)

20

10

0 2007 2008 2009 2010 2011 2012

6.9. Elettromagnetismo 12 Lo sviluppo di nuove tecnologie collegate all'uso di onde elettromagnetiche (apparati di telefonia mobile, radar e impianti di tele-radiodiffusione) ha reso indispensabile l'adozione di norme volte a tutelare la salute dei cittadini. Infatti, negli ultimi anni sono aumentati gli interrogativi relativi ai possibili effetti sulla salute legati all’inquinamento elettromagnetico, i cui effetti cronici sono stati analizzati attraverso numerose indagini epidemiologiche. La rete italiana di monitoraggio dei campi elettromagnetici che registra i valori delle radiazioni non ionizzanti affinchè non superino i valori consentiti dalla legge, separa le basse frequenze (elettrodotti) dalle alte frequenze (impianti radiotelevisivi, ponti radio, Stazioni Radio Base per la telefonia mobile ecc). Essa è stata creata allo scopo di rilevare le emissioni di campo in particolari luoghi o siti del territorio nazionale, definiti come “sensibili” secondo criteri di conformità e omogeneità concordati tra i ruoli responsabili. Molte Regioni e Province hanno aderito all’iniziativa partecipando al programma dei rilievi, attraverso il coinvolgimento diretto delle proprie ARPA.

12 Elettromagnetismo. Normativa di riferimento. L. 36/2001 Legge Quadro sulla protezione dalle esposizioni ai campi elettrici magnetici ed elettromagnetici D.P.C.M. 8 luglio 2003 Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz; Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti. D.P.C.M. 29 maggio 2008 Disciplina delle procedure di misura e valutazione per la determinazione del valore di induzione magnetica ai fini della verifica del non superamento del valore di attenzione e dell’obiettivo di qualità; Disciplina della metodologia di calcolo per la determinazione delle fasce di rispetto per gli elettrodotti.

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Il comune di Albanella non è sede di impianti radio base e /o radiotelevisivo.

10.8 Energia . Non sono state reperite informazioni circa i consumi energetici finali comunali disaggregati secondo opportuni indicatori statistici (popolazione, addetti, ecc.) . I consumi energetici finali comunali andrebbero suddivisi per i diversi settori d'uso (residenziale, terziario, agricoltura, industria e trasporti) e per i diversi vettori impiegati (gas naturale, energia elettrica, ecc.), con l'esclusione della produzione di energia elettrica. I consumi andrebbero espressi in tonnellate equivalenti di Petrolio (TEP) suddividendoli in quelli ottenuti da gas naturale, seguito da energia elettrica, gasolio, benzina, biomasse e gpl , altre fonti di energia ed andrebbero attribuiti ai diversi settori industria, residenziale, i trasporti urbani, terziario, agricoltura. A Albanella, l’ente gestore della rete elettrica è ENEL S.p.a. ed esistono impianti elettrici di Media Tensione 15 kV (kiloVolt). E’ presente un parco eolico sulla collina di Difesa Monti. L'impianto, entrato in attività nel 2005, è caratterizzato da 10 aerogeneratori (modello V52) da 850 kWh . Ogni generatore produce oltre 20 milioni di kWh all'anno. L'impianto eolico è stato progettato e sviluppato dalla IWT (Italian Wind Technology) facente capo alla multinazionale danese "Vestas".

11 CARATTERISTICHE AMBIENTALI, CULTURALI E PAESAGGISTICHE DELLE AREE INTERESSATE / AREE DI RETE NATURA 2000/ AREE CON PRODUZIONI

AGRICOLE DI PARTICOLARE QUALITÀ E TIPICITÀ (ART.21 DEL D.L. 18/05/2001, N.228).

Come si evince dai temi affrontati nello sviluppo del documento, il territorio indagato assume caratteristiche ambientali,culturali e paesaggistiche che possono riassumersi nel PUC tramite l’individuazione degli ambiti di paesaggio locale. Tali ambiti sono desunti da un insieme di considerazioni che raccontano il paesaggio non solo sottolineando le diversità fisiche ma analizzando le diversità del tessuto insediativo, le testimonianze storiche ed il vissuto . Gli ambiti di paesaggio racchiudono le peculiarità che trovano riconoscibilità nelle aree normative di piano attraverso l’attribuzione di classi di trasformabilità. Quanto è da tramandare è articolato per classe R in cui si prevede il recupero e la riqualificazione. Negli ambiti confluiscono inoltre le aree agricole di particolare qualità e tipicità espresse in normativa agricola. Gli ambiti di paesaggio sono dunque uno strumento conoscitivo in cui si innescano indirizzi di uso del territorio.

D_SISTEMA D_UNITA D_MORFOTIP PAESAGGIO Area SC_Sistema SC_VRS_VDC_Versante collinare SC_VRS_Versante denudazionale collinare Promontorio collinare Centanni 197.366,25

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SC_Sistema SC_VRS_VCL_Vallecola collinare SC_VRS_Versante colluviale Compagine Collinare del Capoluogo 8.842.370,09 SP_Sistema di SP_ANT_FFL_Faccetta di pianura SP_ANT_Antica erosione fluviale Piana di S.Nicola 928.430,23 SP_Sistema di SP_RCN_TFR_Terrazzo pianura SP_RCN_Recente fluviale recente Sistema terrazzi fluviali 3.250.011,15 SC_VRS_VFDC_Versante SC_Sistema fluvio-denudazionale di collinare SC_VRS_Versante bacino imbrifero collinare Versante Collinare di Bosco 269.650,89 SC_VRS_VFDC_Versante SC_Sistema fluvio-denudazionale di collinare SC_VRS_Versante bacino imbrifero collinare Compagine Collinare di Bosco 6.758.471,23 SP_Sistema di SP_ANT_PAL_Piana Piana integrata di S.Cesareo/Tempone pianura SP_ANT_Antica alluvionale Giampietro 3.591.857,21

SP_Sistema di SP_ANT_VLP_Vallecola a pianura SP_ANT_Antica fondo piatto Valle La Cosa 2.216.108,45 SC_VRS_VFDC_Versante SC_Sistema fluvio-denudazionale di collinare SC_VRS_Versante bacino imbrifero collinare Oasi naturalistica di Bosco Camerine 1.059.643,38

SC_Sistema SC_VRS_VDC_Versante Margine Collinare di Matinella/Tempa di collinare SC_VRS_Versante denudazionale collinare Giacomo 2.559.527,77

SC_Sistema SC_VRS_VDC_Versante collinare SC_VRS_Versante denudazionale collinare Nucleo di Vuccolo/Cappasanta 229.501,27 SP_Sistema di SP_ANT_PAL_Piana pianura SP_ANT_Antica alluvionale Piana integrata di Fravita/Sorvella 2.787.109,38 SP_Sistema di SP_ANT_PAL_Piana pianura SP_ANT_Antica alluvionale La frazione di Piana-Matinella 899.739,13

SC_Sistema SC_VRS_VDC_Versante collinare SC_VRS_Versante denudazionale collinare Versante collinare Difesa Monti 3.863.725,01

SC_Sistema SC_VRS_VCL_Vallecola collinare SC_VRS_Versante colluviale Capoluogo 266.982,82

SP_Sistema di SP_ANT_VLP_Vallecola a pianura SP_ANT_Antica fondo piatto Valle La Cosa 922.442,66

SC_Sistema SC_VRS_VDC_Versante collinare SC_VRS_Versante denudazionale collinare Versante collinare Difesa Monti 483,32

SP_Sistema di SP_ANT_VLP_Vallecola a pianura SP_ANT_Antica fondo piatto Valle La Cosa 76.951,38

Il territorio di Albanella è interessato da contiguità con aree SIC e ZPS della rete Natura 2000. Le aree pur non ricadenti nei limiti amministrativi del comune, sono sicuramente importanti per la genesi, e più che altro per la riconoscibilità della rete ecologica locale, altro elemento fondante del PUC. La previsione della rete ecologica locale (REL) segue i principi delle più note convenzioni internazionali. Tra queste si ricordano: • La Convenzione di Bonn (1969), dedicata alla protezione delle specie migratorie della fauna selvatica.

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• La Convenzione di Ramsar (1971), riguardante la conservazione delle zone umide di importanza internazionale. • La Convenzione di Berna (1979) sulla conservazione della fauna selvatica e degli habitat naturali in Europa, cui si sono ispirate alcune direttive comunitarie successive e già trattate nel precedente paragrafo. La biodiversità in Campania, ecoregione mediterranea, è una delle regioni italiane con la più ampia biodiversità di specie: nel solo Cilento è provata l'esistenza di 3.200-3.500 specie vegetali non coltivate. Per lo studio della biodiversità si utilizzano, tra gli altri, i seguenti indicatori : – numero delle aree protette per tipologia – superficie aree protette/superficie regionale – numero degli habitat individuati in attuazione della direttiva Habitat ed Uccelli (SIC, ZPS) – numero delle specie protette (flora e fauna) – numero dei progetti di reintroduzione nei Parchi Nazionali La rete natura 2000 è una rete ecologica europea collegante zone speciali di conservazione, in cui si trovano gli habitat naturali e le specie elencati negli allegati della direttiva stessa. La Rete Natura 2000 è disciplinata dalle direttive comunitarie cosiddette “habitat” e “uccelli”. La rete comprende: SIC (Siti di Importanza Comunitaria) individuate in base alla Direttiva “Habitat” 92/43/CEE che riguarda la conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche nel territorio dell’Unione europea e ZPS (Zone di Protezione Speciale) classificate a norma della direttiva “Uccelli” 79/409/CEE concernente la conservazione di tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli stati membri ed in particolare, assicurare una tutela rigorosa delle specie contenute nell'allegato I della Direttiva, considerate di importanza primaria a rischio di estinzione. Il Comune di Albanella si caratterizza per la adiacenza con le aree riconosciute ai sensi della Direttiva Habitat quale Sito di Importanza Comunitaria (SIC): IT8050049 Fiumi Tanagro/Sele, IT8050031 Monte Soprano/Vesole , e ZPS: IT8050021 Medio corso del fiume Sele/Persano, IT 8050053 Monti Soprano,Vesole, Gole del fiume Calore.. In particolare per i Siti di Importanza Comunitaria rientranti nel PNCVDA sono stati redatti i Piani di Gestione. che rappresentano a tutti gli effetti le “misure di conservazione necessarie” (art.6 Direttiva 43/92/CEE) nel preservare gli equilibri ecologici degli ambienti naturali.

Aree protette reg ionali Riserva fiume Sele/Tanagro

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Aree SIC IT8050049 Fiumi Tanagro/Sele, IT8050031 Monte Soprano/Vesole, ZPS IT8050021 Medio corso Aree di tutela Aree ZPS del fiume Sele/Persano, IT 8050053 Monti Soprano,Vesole, Gole del fiume Calore..

Area di interesse nat uralistico Adiacenza del territorio Parco Nazionale Cilento e Vallo di Diano comunale Oasi Bosco Camerine Oasi protetta La composizione floro -faunistica e gli habitat presenti nelle Presenza di specie floro- - Piano di Gestione - Formulari Standard Schede faunistiche scheda della Rete Natura 2000. Rete Natura 2000 Dall’analisi dell’uso del suolo a - PFR Piano Forestale Regionale Boschi e Foreste Superficie forestale_3,73 Kmq livello comunale -

La tipologia delle specie di fauna minacciate è riportata nei formulari

Specie di flora minacciate - -Formulari Standard Schede Minaccia delle specie animali e Rete Natura 2000 vegetali Hab itat pri ori ta ri (s econdo la Habitat particolarmente sensibili Direttiva“Habitat” presenti 94/43/CEE)

Nell’Allegato B (di cui si riporta lo stralcio) delle Linee Guida per il Paesaggio in Campania del PTR vengono individuati i seguenti beni paesaggistici sottoposti a regime di tutela : siti archeologici, distinti in due classi di rilievo (grande e medio) in base alla consistenza e all’importanza dei ritrovamenti, con le loro immediate pertinenze; centri e agglomerati storici, di qualunque tipo e grandezza purché contraddistinti da un toponimo; beni storico-architettonici extraurbani, o urbani ma di riferimento territoriale, non archeologici, specificati per tipologia funzionale (architettura difensiva, architettura religiosa, architettura residenziale, opifici e infrastrutture); beni paesaggistici d’insieme, riferiti a determinate aree nelle quali la configurazione dell'insediamento storico- archeologico è ancora apprezzabile in forma di relazione complessa tra elementi antropici e contesto, a cui viene riconosciuto un ruolo rilevante nella costituzione dell’identità paesaggistica. La leggibilità di tali contesti complessi, e in special modo la salvaguardia delle relazioni visive degli elementi che li strutturano e la fruibilità di tali elementi in quanto parti di un sistema

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - fortemente integrato, deve esser posta tra le finalità principali delle politiche paesistiche assunte in scala di Ambito di Paesaggio. In particolare vanno assicurate, nel quadro dei piani e dei programmi di riqualificazione o di sviluppo locale per la Chora Pestana, le relazioni funzionali tra area archeologica consolidata,attrezzature museali, siti coevi del territorio posidoniate e siti d’epoca eneolitica (Gaudo),attraverso un circuito di fruizione unitario, anche col recupero delle direttrici di collegamento archeologiche sia interne che esterne (via istmica est-ovest), la valorizzazione dei siti archeologici minori (Tempio di Hera Argiva, siti di Fonte e Capodifiume etc.), e la riqualificazione delle aree edificate sul bordo dell’area archeologica, All’interno dei sistemi e sottosistemi facenti parte delle aree di pianura i piani territoriali di coordinamento provinciale e i piani urbanistici comunali: a) definiscono misure di salvaguardia dell’integrità delle aree rurali di pianura considerate nel loro complesso, siano esse caratterizzate da maggiore integrità, apertura, continuità; ovvero da più elevato grado di frammentazione e interclusione ad opera del tessuto urbano e infrastrutturale, in considerazione del loro ruolo chiave come spazi aperti multifunzionali necessari per preservare i valori e le funzioni agronomicoproduttive, ecologiche, ambientali, paesaggistiche e ricreazionali delle aree di pianura, soprattutto prevenendo ulteriori processi di frammentazione e di dispersione insediativa, regolando l’edificabilità rurale in accordo con i punti d) e e) degli “Indirizzi di carattere generale di salvaguardia del territorio rurale e aperto, favorendo il riuso di manufatti e opere esistenti; prevedendo la collocazione di nuove opere, attrezzature, impianti produttivi e tecnologici, corridoi infrastrutturali in posizione marginale o comunque in continuità con aree urbanizzate esistenti; Il territorio è caratterizzato quindi da un’elevata qualità del paesaggio definita in prevalenza dalla organizzazione agricolo - colturale del territorio e da una impronta urbanistica molto ridotta. Gli ambiti di maggiore pregio paesaggistico sono quelli naturali prossimi alle zone forestali, rispetto alle quali le azioni di piano non agiranno. Altri elementi fondanti sono: Centro storico di Albanella, che ha subito trasformazioni che ne hanno alterato il carattere originario. Sito archeologico rappresentato dal santuario di Demetra e Kore sito nella frazione di San Nicola. (testimonianza dell’appartenenza di Albanella alla Chora di Paestum. La rete della bonifica della riforma agraria nella piana Il borgo di S.Cesareo (Borgo di riforma agraria)

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12 POSSIBILI EFFETTI SIGNIFICATIVI SULL’AMBIENTE: gli insiemi fondanti (IF)

Tutte le componenti dello scenario ambientale sino ad ora analizzate sono state aggregate in elementi fondanti, di più facile gestione in fase di redazione delle matrici di valutazione. Pertanto gli elementi fondanti (EF) saranno i seguenti: IF1 – Aria IF2 – Acqua IF3 – Suolo IF4 – Sottosuolo IF5 – Biodiversità IF6 – Rumore e Vibrazioni IF7– Rifiuti IF8 – Paesaggio IF9 – Beni storico-monumentali IF10– Salute umana IF11– Ambiente urbano IF12– Ambiente socio-economico

12.1 . Metodologia. Sulla base di quanto emerso dall’analisi di coerenza rispetto ai Piani e Programmi sovraordinati e di pari livello e dall’analisi di contesto sono stati modulati gli obiettivi generali e specifici del PUC e le azioni di Piano. Basandosi sui risultati delle analisi territoriali condotte per la redazione del PUC in adeguamento ai principali strumenti sovraordinati (PPR,PTCP,PNCVD,PSAI) con particolare riferimento alla fase del riordino delle conoscenze relative agli assetti ambientale, insediativo e storico-culturale e alla eventuale elaborazione di studi specifici e di settore, nonché tramite la fase di consultazione e redazione dell’agenda tematica, è stato possibile costruire lo strumento dell’analisi SWOT, al fine di mettere in evidenza le questioni salienti alle quali il Piano è riuscito a dare risposta. In fase di redazione di R.A., attraverso i risultati dell’analisi SWOT è stato possibile contestualizzare i criteri generali di sostenibilità ambientale, in relazione alle specificità ambientali emerse per il contesto territoriale del Comune di Albanella e delineare gli obiettivi specifici per il PUC di Albanella. L’analisi SWOT è uno strumento di pianificazione strategica usata per valutare i punti di forza (Strengths), debolezze (Weaknesses), le opportunità (Opportunities) e le minacce (Threats) di un piano a supporto del processo decisionale per raggiungere un obiettivo pianificato.

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Elementi dell’Anali si Descrizione SWOT

Strenghts si tuazioni nel contesto esterno favorevoli al sistema, in linea con gli intenti generali . FORZA

Weaknesses limiti interni del sistema, che ostacolano il raggiungimento degli obiettivi. DEBOLEZZA situazioni nel contesto esterno potenzialmente favorevoli al sistema, in linea con gli intenti Opportunities generali OPPORTUNITÀ

Threats situazioni nel contesto esterno sfavorevoli al sistema, che ostacolano gli intenti MINACCE

L’analisi SWOT è stata propedeutica ad una preliminare valutazione delle componenti ambientali esaminate, al fine di individuare le azioni volte a: - valorizzare le potenzialità e costruire sui punti di forza; - contrastare i punti di debolezza presenti e ridurre le criticità; - sfruttare le opportunità e le sensibilità; - attenuare le minacce.

Individuazione preliminare tramite metodologia SWOT S Strenghts S1 : Valore elevato di biodiversità ( adiacenza PNCVD /SIC /riserva naturale FORZA Foce Sele-Tanagro/Oasi Bosco Camerine) S2 : Vincolo paesaggistico (fiume Sele) S3 : Efficiente gestione del ciclo integrato dei rifiuti/depurazione acque S4 : Alto grado di naturalità prevalente sulla continuità dell’urbanizzato S5 : Elevato grado di attività in agricoltura con buona conservazione dei sistemi agrari e forestali S6: Vicinanza a infrastrutture viabilistiche; a Centri Polo (Capaccio); S8: Assenza di contaminazione (suolo/acque superficiale e profonde/aria) S9 : Assenza di siti estrattivi S10 : Assenza di siti industriali e di infrastrutture/aziende a rischio di incidente rilevante per il territorio S11: Assenza di sorgenti di emissione inquinanti

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W Weaknesses W1: Qualità urbanistica della zona urbanizzata di piana di scarso valore DEBOLEZZA W2: Ridotta incidenza di emergenze culturali/architettoniche W3: Inefficiente organizzazione viabilità comunale W4: Insufficiente rete di distribuzione idrica W5: Basso grado di servizi alla persona W6: Scarsa offerta turistica W7: Indice di ciclabilità basso O Opportunities O1: Potenziale riqualificazione urbani stica OPPORTUNITÀ O2: Valorizzazione dei contesti agricoli O3: Valorizzazione dei contesti naturali protetti O4 : Avvio di nuove attività d’impresa (agricola multifunzionale; ospitalità turistica non tradizionale; turismo ecosostenibile) O5 : Valorizzazione area archeologica (chora di Paestum) T Threats T1: Assetto idrogeologico MINACCE

La valutazione, è stata condotta con un approccio multi-criteri e con ricorso alla elaborazione di sistemi di matrici. Si è avvalsa delle analisi condotte nei capitoli precedenti afferenti al quadro programmatico (indirizzi di piani e programmi sovraordinati e/o pertinenti) e al quadro delle componenti (naturali, socio-economiche, culturali, storico-monumentali) relative al contesto dell’area d’intervento. Si è provveduto a progressive verifiche di coerenza e compatibilità ambientale del PUC sulla base dei seguenti steps : 1. Verifica delle relazioni e della compatibilità tra le azioni elementari del PUC e gli obiettivi specifici dello stesso (Allegato n.2_matrice n.1). Le azioni (insieme di attività dirette ed indirette) ricavate dalle caratteristiche e dal contenuto del Piano rappresentano le potenziali pressioni esercitate dal PUC sullo stato generale del contesto di riferimento in grado, pertanto, di attivare elementi di impatto. La valutazione delle relazioni suddette sarà elaborata attraverso l’analisi : Azioni del PUC ˜ Obiettivi specifici. Azioni del PUC compatibilità Obiettivi specifici del PUC

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2. Verifica della coerenza tra gli obiettivi specifici del PUC e quelli di sostenibilità ambientale generali individuati nei diversi livelli gerarchici di programmazione internazionale, comunitaria, nazionale (Allegato n.2_matrici n. 2_A, n.2_B, n.2_C), regionale, provinciale (Allegato n.2_matrice n.3). Le scelte di pianificazione devono avvenire nell’ambito delle previsioni sovraordinate, dovendosi confrontare con logiche e razionalità ambientali e territoriali elaborate alla scala appropriata. Per la valutazione sono stati utilizzati indicatori adatti alla verifica di coerenza con la struttura pianificatoria e normativa sovraordinata. Tali indicatori assumono una forma semplificata (non di tipo prestazionale), del tipo check list. In tal modo si evita l’onere di rappresentare, con indicatori di difficile calcolo alla scala comunale, rischi e impatti per i quali la pianificazione territoriale e ambientale sovraordinata costituisce già un riferimento scientificamente e politicamente valido, oltre che obbligato. La valutazione del piano rispetto ai principi generali di sviluppo sostenibile, sarà elaborata attraverso l’analisi :

Obiettivi di sostenibilità ambientale ˜ Obiettivi specifici di Piano. Obiettivi di SOSTENIBILITÀ Compatibilità Obiettivi specifici del PUC AMBIENTALE di piani e programmi

3. Verifica delle ricadute degli obiettivi e delle azioni del PUC (elementi d’impatto) sulle componenti dei diversi insiemi fondanti – quadro conoscitivo delle risorse territoriali ed ambientali e criticità esistenti – per delineare la compatibilità strategica dell’ambiente rispetto all’intervento proposto (Allegato n.2_matrice n.4). Gli insiemi fondanti, ricavati dall’analisi del contesto territoriale a cui va riferito il Piano, non si limitano alle sole componenti fisiche dell’ambiente ma anche a quelle socio-economiche e, comunque, legate alle attività antropiche e produttive. Per compatibilità si intende la valutazione della correttezza delle scelte rispetto allo stato dell’ambiente e del territorio. Nella verifica saranno utilizzati indicatori, descrittori puntuali di ciascuna componente del comparto ritenuti i più rispondenti al caso esaminato. Anch’essi, hanno un formato di tipo check-list. La valutazione delle relazioni suddette è elaborata attraverso l’analisi della matrice n.3: Azioni del PUC ˜ Insiemi fondanti Azioni del PUC compa tibilità Insiemi fondanti

4. Verifica della coerenza degli impatti residui in base alle relazioni tra le azioni del Piano e gli insiemi fondanti alla luce delle misure correttive (mitigative/compensative) da adottare per attenuare o eliminare le pressioni maggiori delle azioni del PUC (generatori d’impatto).

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Tale verifica, scaturisce dalla precedente, infatti il risultato della somma pesata dei vari impatti indotti dalle azione di piano ricavata dalla matrice n.4, porta ad individuare, per gli effetti a maggior peso incidente, la necessità di azioni di tipo mitigativo o compensativo degli impatti generati. Da tale matrice scaturisce il grado di pressione finale (effetto residuo del PUC) sull’ambiente al fine di giudicare in termini definitivi la compatibilità strategica in funzione di logiche di sviluppo sostenibile. La valutazione delle relazioni suddette sarà elaborata attraverso l’analisi della Allegato n.2_matrice n.5:

Azioni mitigative/compensative del PUC ˜ Insiemi fondanti. Azioni mitigative/compe nsative del compatibilità Insiemi fondanti PUC

12.2. Indice dei valori. Nelle fasi di valutazione delle relazioni di coerenza e compatibilità tra gli elementi sviluppati nelle matrici descritte sono state usate indici di valore di tipo cromatico cui corrisponde una influenza positiva (coerenza) o negativa (incoerenza) tra le componenti analizzate. Viene inoltre considerata l’ipotesi di assenza di relazione tra le componenti considerate. La tonalità cromatica scaturisce dall’intersezione tra un indicatore ed un comparto strategico (matrice n.3) e consente di valutare oltre lo stato qualitativo dell’ambiente strategico anche il “peso” che certe azioni hanno nel rendere più o meno compatibile l’ambiente strategico con la proposta di azione di Piano considerata. Pertanto la tabella della scala di giudizio, che consentirà di interpretare lo sviluppo delle matrici ed il calcolo delle somme pesate è la seguente:

Legenda – Indice di valori

Coerenza diretta elevata 3

Coerenza diretta significativa 2

Coerenza indiretta 1

Indifferenza 0

Incoerenza -2

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Lo sviluppo della matrice pesata è particolarmente significativo nel caso della matrice n.4 “Azioni di Piano – Insiemi fondanti”, in quanto consente di effettuare l’operazione di ordinamento dei vari insiemi, orientativa per individuare il gradiente di criticità indotto dal Piano sulle componenti del territorio ed isolare gli aspetti “di impatto residuo” rispetto ai quali il Piano deve attivare proposte di azioni mitigative e/o compensative per ridurre e/o eliminare l’impatto residuo.

12.3 Indicatori La metodologia proposta consente di valutare quantitativamente gli impatti ambientali degli obiettivi e scenari di attuazione del piano. Gli impatti sono stati valutati , nel tempo e nello spazio, su ciascuna componente ambientale. L’analisi consente di rappresentare ciascun indicatore ambientale mediante mappe semplificate dove sono indicati le Opportunità, le Minacce, le Debolezze ed i Punti di Forza degli scenari di attuazione del piano. Se l'analisi dovesse evidenziare criticità (variazioni in negativo degli indicatori), queste dovrebbero essere oggetto di correzioni e misure di mitigazione da prevedere già a livello del piano. La valutazione generale dello stato delle componenti ambientali, in termini di valenze e criticità, e degli aspetti rilevanti a cui il Piano dovrà dare risposta, anche in riferimento alle prescrizioni normative degli strumenti di programmazione e pianificazione sovraordinata, ha consentito una prima individuazione di indicatori di “osservazione”, utili per verificare i possibili effetti del Piano sulle componenti ambientali. La descrizione dello stato dell’ambiente e delle risorse di un dato territorio richiede la raccolta e l’organizzazione delle informazioni esistenti in un quadro sufficientemente rappresentativo della situazione reale, che sia al tempo stesso sintetico e comprensibile e che individui le relazioni che intercorrono fra lo stato delle risorse, le attività umane e i fattori di pressione. Si tratta di un’operazione spesso complessa e delicata, che viene comunemente sintetizzata attraverso l’utilizzo di una serie di indicatori. L’indicatore è uno strumento in grado di fornire una rappresentazione sintetica del fenomeno indagato, traducendo in un dato facilmente leggibile, solitamente espresso in forma numerica, sia informazioni di tipo quantitativo che informazioni di tipo qualitativo. La scelta degli indicatori può variare a seconda delle caratteristiche del territorio e degli scopi dell’analisi ma è sempre utile organizzarli in uno schema di riferimento. Il modello più usato è generalmente lo schema DPSIR (Driving forces, Pressioni, Stato, Impatti, Risposte), sviluppato dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) e adottato dall’ANPA per lo sviluppo del sistema conoscitivo e dei controlli in campo ambientale. Lo schema DPSIR, proposto dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), si basa su una struttura di relazioni causali che legano tra loro i seguenti elementi: Driving forces: le attività umane e i settori economici, che originano i fattori di pressione; Pressioni: i fattori di pressione sull’ambiente (emissioni, rifiuti, ecc.), determinati, direttamente o indirettamente, dalle attività umane;

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Stato: lo stato dell’ambiente e delle risorse naturali, inteso come qualità e grado di conservazione delle componenti ambientali (aspetti fisici, chimici, biologici); Impatti: i risultati dell’interazione tra fattori di pressione e stato delle risorse, ovvero gli effetti delle attività umane su ecosistemi, salute, possibilità di fruizione delle risorse naturali; Risposte: politiche ambientali e settoriali, iniziative legislative, strumenti fiscali, pianificazione, comportamenti privati volti a prevenire, controllare, mitigare i cambiamenti dell’ambiente. Nel caso di studio sono stati utilizzati indicatori degli insiemi fondanti di tipo generico proposti autonomamente dal valutatore sia pure riferiti al vasto panorama bibliografico inerente gli indicatori DPSIR - ritenuti i più idonei alla valutazione strategica.

Indicatori di efficacia per la valutazione degli insiemi fondanti

IF 1 – Aria

1. Inquinanti emessi in atmosfera (gas serra-gas lesivi della fascia di ozono-PM10-Pb-benzene-IPA-NOx) 2. Microclima esterno 3. Intensificazione veicolare su strada 4. Adozione di tecnologie a basso impatto ambientale 5. Qualità dell’aria 6. Carico inquinante totale civile, agricolo, zootecnico, da incendi boschivi IF 2 - Acqua

1. Capacità depurativa (capacità depurativa effettiva/carico organico potenziale) 2. Copertura del servizio idrico fognario 3. Prelievi ad uso acquedottistico 4. Portata dei corsi d’acqua 5. Adozione di tecnologie per il risparmio idrico 6. Riutilizzo di acque reflue 7. Vulnerabilità degli acquiferi 8. Qualità delle acque superficiali IF 3 – Suolo

1. Consumo del suolo 2. Impermeabilizzazione 3. Valore pedologico

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4. Restituzione di aree degradate alla fruibilità sociale 5. Recupero siti/contenitori dismessi 6. Dissesto idrogeologico 7. Pericolosità idrogeologica ed idraulica 8. Rischio sismico IF 4 – Sottosuolo

1. Qualita’ delle acque sotterranee 2. Sfruttamento della risorsa 3. Alterazione del livello di falda IF 5 – Biodiversità

1. Superfici aree protette 2. Specie protette 3. Vegetazione di rilievo 4. Componente avifaunistica 5. Componenti geo-litologiche 6. Risorse non rinnovabili 7. Impronta ecologica/Biocapacità 8. Eterogeneità uso del suolo 9. Indice di abbandono 10. Protezione della biodiversità IF 6 – Rumore e Vibrazioni

1. Popolazione esposta 2. Attività civili rumorose 3. Limiti normativi 4. Modifica classificazione acustica 5. Adozione di tecnologie a basso impatto acustico IF 7– Rifiuti

1. Produzione RSU 2. Raccolta differenziata 3. Rifiuti speciali/pericolosi 4. Rifiuti/reflui agricolo-zootecnici/agroalimentari

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IF 8 – Paesaggio

1. Attrattività percettiva 2. Attrattività turistica 3. Impronta urbanistica 4. Potenzialità di conservazione dello stato di fatto IF 9 – Beni storico -monu mentali

1. Valorizzazione ambiti naturali e storico-monumentali 2. Protezione,conservazione e recupero dei valori storici, culturali ed architettonici IF 10 – Salute umana

1. Eventi incidentali 2. Sicurezza 3. Inquinamento IF 11 – Ambiente urbano

1. Servizi 2. Qualità urbana (accessibilità ad aree verde e servizi locali) 3. Identità comunale 4. Funzionalità spazi/edifici 5. Rapporto superficie naturale/superficie urbanizzata 6. Azioni miranti al risparmio energetico IF 12 – Ambiente socio -economico

1. Promozione occupazione/impresa 2. Attrattività locale 3. Qualità economico-sociale 4. Tasso di attività 5. Saldo migratorio

13 SINTESI PROBLEMATICHE AMBIENTALI EMERSE IN FASE DI VALUTAZIONE.

Già in fase di stesura del Rapporto di Scoping, sono state effettuate verifiche preliminari finalizzate

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - all’individuazione di sensibilità e criticità circa lo stato delle diverse componenti ambientali precedentemente descritte, in atto nel territorio interessato dal piano. Con la stesura del Rapporto Ambientale è possibile evidenziare i fattori che possono agevolare oppure ostacolare il raggiungimento degli obiettivi di piano orientando in modo corretto le scelte strategiche ed operative. A valle dell'analisi conoscitiva, elaborata attraverso la sovrapposizione di carte tematiche e la verifica di parametri ed indicatori ambientali, si è prodotta una descrizione composita dell’ambiente di piano in grado di evidenziare eventuali problemi (criticità, rischi, vulnerabilità o sensibilità) o opportunità relativi alla realizzazione del piano. Il R.A. ha consentito una valutazione analitica degli effetti che l’attuazione del Piano potrebbe comportare (inclusi gli effetti cumulativi), la identificazione delle aree che potrebbero esserne interessate,la determinazione della scala temporale dei potenziali effetti ambientali.

13.1. Risultati della matrice n.1. Azioni del PUC ˜˜˜ Obiettivi specifici. • Matrici 1A g Nell’ambito dell’Intento generale “TUTELA E VALORIZZAZIONE DELL ’AMBIENTE E DEL PAESAGGIO ”(IG1), riferito sia al sistema delle dominanti ambientali che antropiche, tra le azioni previste dal Piano (Individuazione dei luoghi della rete ecologica locale R.E.L. (corridoi ecologici-core areas-buffer zone) ; definizione di adeguate politiche di conoscenza, divulgazione, oltre che azioni di tutela in NTA, Concentrazione dell’edificato, tutela ed incentivazione delle attività agricole di tradizione, recupero e valorizzazione delle reti idrografiche e dei canali nelle aree di piana. per le dominanti ambientali Individuazione dei tessuti storici, nelle aree collinari e nelle aree di piana, Normativa specifica per il restauro dei tessuti storici nelle aree collinari, progetto magnete per il recupero del “castello” , recupero accurato dei borghi della riforma agraria in particolare di Borgo S.Cesareo. Valorizzazione di tipologie architettoniche testimoniali , cambi di destinazione d’uso per fini turistico/ricettivi o altro..per le dominanti antropiche, ) e gli Obiettivi specifici che esso si prefigge (RETE ECOLOGICA LOCALE, RECUPERO DEL TESSUTO) si evidenzia un alto grado (80%) di coerenza diretta.

• Matrici 1B g Nell’ambito dell’Intento generale “QUALITÀ DELLA VITA E RECUPERO DELLE IDENTITÀ ” (IG2) riferito sia al sistema insediativo che a quello della mobilità, tra le azioni previste dal Piano (Individuazione degli assi della rete per la mobilità veicolare, attraverso un insieme coordinato di interventi in grado di razionalizzare gli assi esistenti e riconnetterli, individuazione di assi per la mobilità alternativa, Individuazione dei tessuti storici, nelle aree collinari e nelle aree di piana, Normativa specifica per il restauro dei tessuti storici nelle aree collinari, progetto magnete per il recupero del “castello” , recupero accurato dei borghi della riforma agraria in particolare di Borgo S.Cesareo. Valorizzazione di tipologie architettoniche testimoniali , cambi di destinazione d’uso per fini turistico/ricettivi o altro.., Individuazione degli assi di luoghi pubblici a costituire una rete per tutti i nuclei del territorio, secondo la distribuzione

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della popolazione per poli, Normativa specifica per la realizzazione dei luoghi della rete, attraverso un sistema di incentivazioni proposte nel sistema delle trasformabilità. Schede di intervento che individuino le modalità attuative del progetto. ) e gli Obiettivi specifici che esso si prefigge (RETE INTEGRATA DELLA MOBILITA’. RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEI TESSUTI STORICI, RETE DEI LUOGHI PUBBLICI) si evidenzia un alto grado (73%-) di coerenza diretta.

• Matrici 1C g Nell’ambito dell’Intento generale “ MIGLIORAMENTO DELLA COMPETITIVITÀ DEL TERRITORIO IG3 , riferito sia al sistema insediativo che a quello della mobilità, tra le azioni previste dal Piano (Individuazione ed organizzazione di comparti produttivi, di tessuti a diversa densità produttiva, Densificazione dei tessuti a diversa densità produttiva, reti infrastrutturali a supporto, Individuazione degli assi della rete per la mobilità veicolare, attraverso un insieme coordinato di interventi in grado di razionalizzare gli assi esistenti e riconnetterli, individuazione di assi per la mobilità alternativa, Schede per gli assi della rete, modalità attuative, livelli di priorità, Individuazione dei tessuti storici, nelle aree collinari e nelle aree di piana, Normativa specifica per il restauro dei tessuti storici nelle aree collinari, progetto magnete per il recupero del “castello” , recupero accurato dei borghi della riforma agraria in particolare di Borgo S.Cesareo. Valorizzazione di tipologie architettoniche testimoniali , cambi di destinazione d’uso per fini turistico/ricettivi o altro, Individuazione degli assi di luoghi pubblici a costituire una rete per tutti i nuclei del territorio, secondo la distribuzione della popolazione per poli, Normativa specifica per la realizzazione dei luoghi della rete, attraverso un sistema di incentivazioni proposte nel sistema delle trasformabilità. Schede di intervento che individuino le modalità attuative del progetto ) e gli Obiettivi specifici che esso si prefigge (EFFICACIA INSEDIAMENTI PRODUTTIVI, RETE INTEGRATA MOBILITA', RECUPERO DEL TESSUTO, RETE DEI LUOGHI PUBBLICI ) si evidenzia un grado di coerenza indiretta intorno al 20% mentre quella diretta è del 77%

• Matrici 1D g Nell’ambito dell’Intento generale “EFFICACIA DEGLI STRUMENTI DI GOVERNO DEL TERRITORIO ”

(IG 4) , tra le azioni previste dal Piano (Trasparenza, concertazione, consultazione nell’elaborazione di progetti magnete o strumenti similari di attuazione; applicazione delle procedure di monitoraggio previste nel Rapporto Ambientale, Coordinamento dell’attività di pianificazione e programmazione del Comune, al fine di perseguire opportunità offerte dai fondi strutturali (programmazione 2007-2013)., Azioni di semplificazione dei procedimenti di programmazione e pianificazione; monitoraggio , attraverso adeguato sistema gestionale delle scelte di PUC, attività di ricerca applicata all’innovazione tecnologica, connessa alla fruizione di servizi educativi, informativi, di ricerca, di formazione e comunicazione della cultura urbanistica) e gli Obiettivi specifici che esso si prefigge (attuazione degli indirizzi programmatici e progettuali assunti, Rispetto dei principi di efficienza, efficacia delle azioni ) si evidenziano un grado di coerenza diretta del 100%

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IG1 AZIONI OBIETTIVI A1 I1.1 I1.2 I1.3 A2 I2.1 I2.2 I2.3 I2.4 I2.5 OS1 3 2 2 3 OS2 2 3 3 3 2 1

Matrice 1A OS1=Rete ecologica locale OS2=Recupero e valorizzazione dei tessuti storici A1=Individuazione dei luoghi della rete ecologica locale R.E.L. (corridoi ecologici-core areas-buffer zone) ; definizione di adeguate politiche di conoscenza, divulgazione, oltre che azioni di tutela in NTA I1.1=Concentrazione dell’edificato I1.2=tutela ed incentivazione delle attività agricole di tradizione I1.3=recupero e valorizzazione delle reti idrografiche e dei canali nelle aree di piana A2=Individuazione dei tessuti storici nelle aree collinari e di piana I2.1=Normativa specifica per il restauro dei tessuti storici nelle aree collinari I2.2=progetto magnete per il recupero del “castello” I2.3=recupero accurato dei borghi della riforma agraria in particolare di Borgo S.Cesareo I2.4=Valorizzazione di tipologie architettoniche testimoniali I2.5=cambi di destinazione d’uso per fini turistico/ricettivi o altro

IG2 AZIONI OBIETTIVI A1 I1.1 A2 I2.1 I2.2 I2.3 I2.4 I2.5 A3 I3.1 I3.2 OS1 3 3 OS2 2 3 3 3 2 3 OS3 3 2 3

Matrice 1B OS1=Rete integrata della mobilità OS2=Recupero e valorizzazione dei tessuti storici OS3=Rete dei luoghi pubblici A1=Individuazione insieme coordinato di interventi in grado di razionalizzare gli assi esistenti e riconnetterli, individuazione di assi per la mobilità alternativa I1.1=Schede per gli assi della rete, modalità attuative, livelli di priorità A2=Individuazione dei tessuti storici nelle aree collinari e di piana I2.1=Normativa specifica per il restauro dei tessuti storici nelle aree collinari I2.2=progetto magnete per il recupero del “castello” I2.3=recupero accurato dei borghi della riforma agraria in particolare di Borgo S.Cesareo I2.4=Valorizzazione di tipologie architettoniche testimoniali

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I2.5=cambi di destinazione d’uso per fini turistico/ricettivi o altro A3=Individuazione degli assi di luoghi pubblici a costituire una rete per tutti i nuclei del territorio, secondo la distribuzione della popolazione per poli I3.1=Normativa specifica per la realizzazione dei luoghi della rete, attraverso un sistema di incentivazioni proposte nel sistema delle trasformabilità. I3.2=Schede di intervento che individuino le modalità attuative del progetto

IG3 AZIONI OBIETTIVI A1 I1.1 A2 I2.1 A3 I3.1 I3.2 I3.3 I3.4 I3.5 A4 I4.1 I4.2 OS1 3 3 3 3 OS2 3 3 OS3 1 1 3 1 1 3 OS4 2 1 3

Matrice 1C OS1=Efficacia insediamenti produttivi OS2=Rete integrata della mobilità OS3=Recupero e valorizzazione dei tessuti storici OS4=Rete dei luoghi pubblici A1=Individuazione ed organizzazione di comparti produttivi, di tessuti a diversa densità produttiva I1.1=Densificazione dei tessuti a diversa densità produttiva, definizione di reti infrastrutturali/logistiche a supporto A2=Individuazione insieme coordinato di interventi in grado di razionalizzare gli assi esistenti e riconnetterli, individuazione di assi per la mobilità alternativa A3=Individuazione dei tessuti storici nelle aree collinari e di piana I3.1=Normativa specifica per il restauro dei tessuti storici nelle aree collinari I3.2=progetto magnete per il recupero del “castello” I3.3=recupero accurato dei borghi della riforma agraria in particolare di Borgo S.Cesareo I3.4=Valorizzazione di tipologie architettoniche testimoniali I3.5=cambi di destinazione d’uso per fini turistico/ricettivi o altro A4=Individuazione degli assi di luoghi pubblici a costituire una rete per tutti i nuclei del territorio, secondo la distribuzione della popolazione per poli I4.1=Normativa specifica per la realizzazione dei luoghi della rete, attraverso un sistema di incentivazioni proposte nel sistema delle trasformabilità. I4.2=Schede di intervento che individuino le modalità attuative del progetto

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IG4 AZIONI

OBIETTIVI A1 I1.1 A2 I2.1 OS1 3 3 OS2 3 3 Matrice 1D OS1=attuazione degli indirizzi programmatici e progettuali assunti OS2=Rispetto dei principi di efficienza, efficacia delle azioni A1=Trasparenza, concertazione, consultazione nell’elaborazione di progetti magnete o strumenti similari di attuazione I1.1=Coordinamento dell’attività di pianificazione e programmazione del Comune, al fine di perseguire opportunità offerte dai fondi strutturali (programmazione 2007-2013). A2=Azioni di semplificazione dei procedimenti di programmazione e pianificazione; monitoraggio , attraverso adeguato sistema gestionale delle scelte di PUC I2.1=attività di ricerca applicata all’innovazione tecnologica, connessa alla fruizione di servizi educativi, informativi, di ricerca, di formazione e comunicazione della cultura urbanistica .

Matrice Matrice Matrice Matrice GRADO DI COERENZA TRA 1A 1B 1C 1D AZIONI DI PIANO/OBIETTIVI SPECIFICI IG1 IG2 IG3 OG4

3 COERENZA DIRETTA 50 73 77 100

2 COERENZA SIGN. DIRETTA 40 27 3 0 1 INDIRETTA 10 0 20 0 0 INDIFFERENZA 0 0 0 0 -1 INCOERENZA 0 0 0 0

13.2. Risultati della matrice n.2._Obiettivi di sostenibilità ambientale di piani e programmi ˜˜˜ Obiettivi specifici di Piano. L’analisi della coerenza tra gli obiettivi di sostenibilità ambientale contemplati nella Strategia Europea di Sostenibilità Ambientale (SESS) e gli intenti del PUC ha portato ai seguenti risultati: GRADO DI COERENZA TRA INTENTI GENERALI e OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE (comunitari/nazionali) Strategia Europea di Sviluppo IG1 IG2 IG3 IG4 Sostenibile (SESS) 30 45 30 10 3 COERENZA DIRETTA

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25 25 15 5 2 COERENZA DIRETTA 25 20 30 70 1 INDIRETTA 10 10 25 15 0 INDIFFERENZA 0 0 0 0 -1 INCOERENZA

L’analisi della coerenza tra gli obiettivi di sostenibilità ambientale contemplati nella Strategia d’Azione Ambientale per lo Sviluppo Sostenibile in Italia (SAA) e gli intenti del PUC si riassume:

GRADO DI COERENZA TRA OBIETTIVI SPECIFICI e OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE IG1 IG2 IG3 IG4 (comunitari/nazionali) Strategia d'Azione Ambientale per lo Sviluppo Sos tenibile in Italia (SAA) 3 COERENZA DIRETTA EL. 60 40 25 0 2 COERENZA DIRETTA SIG. 40 40 25 0 1 INDIRETTA 0 20 50 50 0 INDIFFERENZA 0 0 0 50 -1 INCOERENZA 0 0 0 0 L’analisi della coerenza tra gli obiettivi di sostenibilità ambientale contemplati nella Strategia Tematica sull’Ambiente Urbano (STAU) e gli intenti del PUC ha portato ai seguenti risultati:

GRADO DI COERENZA TRA OBIETTIVI SPECIFICI e OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE IG1 IG2 IG3 IG4 (com unitari/nazionali) Strategia Tematica sull'Ambiente Urbano (STAU) 3 COERENZA DIRETTA 20 50 45 20 2 COERENZA DIRETTA 25 30 35 80 1 INDIRETTA 30 20 20 0 0 INDIFFERENZA 25 0 0 0 -1 INCOERENZA 0 0 0 0

13.3.Risultati della matrice n.3._Obiettivi di piani e programmi pertinenti ˜˜˜ Obiettivi specifici di Piano. L’analisi della coerenza tra gli obiettivi di Piani e Programmi pertinenti analizzati nel capitolo n.9 e gli intenti del PUC ha portato ai risultati riepilogati nei diagrammi ricavati dai risultati delle matrici. I piani/programmi presi in considerazione sono stati i seguenti:

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− PTR_ Piano Territoriale Regionale ; − PTCP _ Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale ; − PNCVDA_ Piano del Parco Nazionale Cilento e Vallo Diano aree contigue ; − PFAR_PA _ Piano Forestale Ambientale Regionale ; − FESR _ Programma Operativo Regionale Della Campania Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2007- 2013 Regione Campania − PSR _ Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013 FSE_ Programma Operativo Fondo Sociale Europeo 2007- 2013 Regione Campania − PRGR 3_i_b Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti − PTA 3l_a _Piano Tutela delle Acque – PdA 3l_b Piano d’Ambito − PRA_ Piano Regionale di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria − PSAI_ Piano Stralcio dell’Assetto Idrogeologico

Per ciascuno di essi si riporta una scheda di sintesi degli obiettivi ritenuti pertinenti rispetto alle finalità del PUC. In linea generale gli obiettivi mostrano espressioni di coerenza diretta elevata, diretta significativa, indiretta) medio/alta con i principali Piani/programmi di riferimento PTR/PTCP/PPNCVA/. Le percentuali di coerenza variano in funzione dei diversi intenti del PUC:

- IG1_Tutela e valorizzazione dell’ambiente

− IG2_Miglioramento della competitività del territorio − IG3_Miglioramento della qualità della vita − IG4_Efficienza degli strumenti di governo del territorio (governance). Di seguito sono inserite le tabelle di sintesi dedotte dalle matrici che indagano le relazioni di compatibilità tra gli intenti generali e le singole azioni/interventi del PUC alla luce delle previsioni dei piani di riferimento. Sono inserite le tabelle comparative per i pini per cui è stato possibile procedere con una concreta comparazione, per il PNCVD c’è coerenza di fondo tra intenti ed indirizzi espressi dal Piano del Parco per le aree contigue, di cui Albanella è parte. Altri contenuti sdi compatibilità si evincono dal capitolo 9, in particolare per il Piano regionale di gestione rifiuti, il piano per la tutela delle acque e di ambito Sele 4. Non sono state rilevate particolari problematiche ambientali gravanti sul territorio comunale di Albanella fermo restando la piena osservanza, anche in fase di attuazione e monitoraggio:

- del regime vincolistico presente sul territorio e delle indicazioni dei piani sovraordinati; - delle indicazioni dettate dal P.S.A.I. dell’Autorità di Bacino; - del rispetto delle norme di tutela ambientale vigenti; - delle indicazioni ricavate dalla Carta dell’utilizzazione agricola del suolo elementi già acquisiti in fase di

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redazione del preliminare del PUC.

GRADO DI COERENZA TRA IG1 IG2 IG3 IG4 INTENTI DEL PUC e PTR

COERENZA DIRETTA EL. 3 50 27 23 100 2 COERENZA DIRETTA SIG. 10 45 38 0 1 INDIRETTA 40 28 39 0 0 INDIFFERENZA 0 0 0 0 -1 INCOERENZA 0 0 0 0 Il grado di coerenza del PUC con Il PTR si riassume : l’intento IG1 ha una coerenza diretta elevata pari al 50%; il 10% di coerenza significativa diretta, il 40% di coerenza indiretta; l’intento IG2 ha una coerenza diretta elevata pari al 27%, 45% di coerenza significativa diretta, il 28% di coerenza indiretta; l’intento IG3 ha una coerenza elevata per il 23%, il 38% significativa diretta, il 39% indiretta; l’intento IG4 ha una totale coerenza diretta.

GRADO DI COERENZA TRA IG1 IG2 IG3 IG4 INTENTI DEL PUC e PTCP

COERENZA DIRETTA EL. 3 40 28 37 100 2 COERENZA DIRETTA SIG. 30 45 45 0 1 INDIRETTA 10 27 18 0 0 INDIFFERENZA 0 0 0 0 -1 INCOERENZA 0 0 0 0 Il grado di coerenza del PUC con Il PTCP si riassume : l’intento IG1 ha una coerenza diretta elevata pari al 40%; il 30% di coerenza significativa diretta, il 10% di coerenza indiretta; l’intento IG2 ha una coerenza diretta elevata pari al 28%, 45% di coerenza significativa diretta, il 27% di coerenza indiretta; l’intento IG3 ha una coerenza elevata per il 37%, il 45% significativa diretta, il 18% indiretta; l’intento IG4 ha una totale coerenza diretta.

GRADO DI COERENZA TRA IG1 IG2 IG3 IG4 INTENTI DEL PUC e FESR

COER ENZA DIRETTA EL. 3 5 50 40 0 2 COERENZA DIRETTA SIG. 15 50 45 0 1 INDIRETTA 10 0 15 100

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0 INDIFFERENZA 70 0 0 0 -1 INCOERENZA 0 0 0 0

GRADO DI COERENZA TRA IG1 IG2 IG3 IG4 INTENTI DEL PUC e PSR

COERENZA DIRETTA EL. 3 40 50 50 100 2 COERENZA DIRETTA SIG. 30 50 20 0 1 INDIRETTA 10 30 0

0 INDIFFERENZA 0 0 0 0 -1 INCOERENZA 0 0 0 0

GRADO DI COERENZA TRA IG1 IG2 IG3 IG4 INTENTI DEL PUC e PSAI

COERENZA DIRETTA EL. 3 60 20 20 100 2 COERENZA DIRETTA SIG. 30 15 20 0 1 INDIRETTA 10 65 60 0 0 INDIFFERENZA 0 0 0 0 -1 INCOERENZA 0 0 0 0

13.4. Risultati della matrice n.4. Azioni del PUC ˜ Insiemi fondanti.

L’analisi della coerenza tra gli indicatori degli insiemi fondanti indicati nel Capitolo n.12 e gli intenti tradotti in azioni e interventi del PUC (matrice n.4 da 4A a 4D) ha portato ai risultati espressi dalle matrici e nei diagrammi allegati. Anche in questo caso si rilevano condizioni di coerenza diretta elevata, diretta significativa, indiretta) medio/alta con i principali indicatori degli insiemi presi in considerazione. Le percentuali di coerenza variano in funzione dei diversi -intenti del PUC: Sono attribuiti valori di coerenza quando le azioni di piano incidono sugli indicatori, esercitando una influenza sugli stessi. Questa influenza è da ritenersi una modificazione, quindi non definibile come influenza negativa. Le condizioni di indifferenza emergono qualora non vi siano legami di significatività, dunque di incidenza sugli indicatori. Sono dunque condizioni neutre.

14.INCIDENZA DELLE DESTINAZIONI DI PIANO

Al fine di rendere più chiara l’incidenza delle trasformazioni indotte dal piano sul territorio e computarne dunque gli impatti, si premette che il PUC è di fatto uno strumento di riorganizzazione di regole ovvero , data

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - la grande quantità di aree coinvolte dal PRG, il PUC non amplifica l’impronta delle aree coinvolte da processi trasformativi, ma la contrae complessivamente. Di seguito sono state analizzate le singole modifiche e “le impronte” delle aree coinvolte nel passaggio tra PRG e PUC. Si evince come la logica seguita in tutto il processo di pianificazione sia stata quella di contrarre le aree perseguendo una logica di accorpamento ai nuclei consolidati. Il presente capitolo indaga per ogni ambito di paesaggio descritto la variazione dell’impronta delle aree coinvolte nei processi di trasformazione . Il PUC infatti mette in gioco ulteriori aree per le trasformazioni, ai fini delle compensazioni per gli standard, ma soprattutto modifica e reinterpreta le norme tecniche di attuazione relative ad aree già coinvolte da destinazioni trasformative dal PRG. In questa ottica seguono alcune schede che rendono chiara la portata delle nuove aree coinvolte.

14.1 La piana integrata di S.Cesareo/Tempone Gianpietro

Le note in tabella evidenziano come nelle aree di riconosciuta valenza ambientale il PUC opera esclusivamente una diversificazione di normativa agricola, , inserendo il concetto di R.E:L. ovvero di rete ecologica locale. E’ pur vero che nella piana sono presenti attività produttive, in particolare lungo la strada di provinciale, che attive costituiscono una risorsa economica da rendere compatibile con il contesto ambientale. Sono infatti segnalate come aree sensibili le aree che sono coinvolte da usi in atto , alcune inserite nel censimento dei siti in attesa di indagini preliminari del piano regionale di bonifica, come trasmesso dalla competente agenzia ARPAC con nota 0014135/2013.

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Ambito di paesaggio: Piana integrata di S.Cesareo/Tempone Gianpietro Regime di vincolo P.R.G. P.U.C. VARIAZIONE IMPRONTA Zone Trasformabilità Norm.va Agricola Impronta+ Impronta- Riserva Naturale Foce Sele/Tanagro E3 E2/E4 SIC/ZPS E3 E2/E4 V.Idro. R.D.3267/1923 AREA ARCHEOLOGICA BOSCHI RETE ECOLOGICA LOCALE E3 E4 Agricola imballaggi AREE SENSIBILI (*) D1 ACIP Dipogas (*) E3 E2 complessi produttivi attivi E3 ACIP complessi produttivi attivi D1 E3 ACIP complessi produttivi attivi E3 ACIP nuovi complessi produttivi E3 ATDP 71.829,63 8.789,83

RAFFRONTO TOTALE TRA IMPRONTA PUC E PRG 1,76% Il raffronto tra impronta di PRG e PUC esprime un incremento di aree coinvolte da destinazioni di zona pari al 1,76% in più. L'incremento è dovuto alla necessità di supportare gli impianti produttivi insediati con aree per incrementi e logistica. L'articolazione del mondo produttivo attivo in aree di tipo ACIP (aree consolidate per impianti produttivi) consente l'applicazione di standard ambientali importanti per la mitigazione degli impatti dovuti alla produzione.

(*) attività inserite nel censimento del piano regionale di bonifica.

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14.2 Il sistema dei terrazzi fluviali

Il sistema dei terrazzi corre trasversalmente da ovest verso est (la foce del Sele). Su questo asse corrono i corsi d’aqua principali che solcano il territorio in esame. Il fiume Calore, la confluenza con il Sele, il torrente Malnome. In questo ambito il PUC riconosce il principale tra i due corridoi ecologici della REL.

Ambito di paesaggio: Sistema dei terrazzi fluviali Regime di vincolo P.R.G. P.U.C. VARIAZIONE IMPRONTA Zone Trasformabilità Norm.va Agricola Impronta+ Impronta- Riserva Naturale Foce Sele/Tanagro E3 E4 SIC/ZPS E3 E4 V.Idro. R.D.3267/1923 AREA ARCHEOLOGICA BOSCHI E3 E4 E4/corridoio RETE ECOLOGICA LOCALE E3 ecologico aree per servizi AREE SENSIBILI territoriali Fe ATST 73539,95 RAFFRONTO TOTALE TRA IMPRONTA PUC E PRG -2,26%

Il raffronto tra impronta di PRG e PUC esprime un decremento di aree coinvolte da destinazioni di zona pari al 2,26%.Il decremento è dovuto alla revisione delle norme tecniche di attuazione regolanti le aree di trasformazione per servizi territoriali che impongono il 50% di superficie territoriale destinata a parco verde..

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14.3 La frazione di piana Matinella

Nella frazione di piana il PUC articola aree di trasformazione ulteriori. Le trasformazioni concorrono alla realizzazione della rete dei luoghi pubblici.

Ambito di paesaggio: La frazione di Piana - Matinella Regime di vincolo P.R.G. P.U.C. VARIAZIONE IMPRONTA Zone Trasformabilità Norm.va Agricola Impronta+ Impronta- Riserva Naturale Foce Sele/Tanagro SIC/ZPS V.Idro. R.D.3267/1923 AREA ARCHEOLOGICA BOSCHI RETE ECOLOGICA LOCALE AREE SENSIBILI complessi produttivi attivi D1 E3 ACIP 4.799,99 aree per servizi territoriali E3 ATST 5.203,07 nuovi complessi produttivi E3 ATDP 20.753,82 aree coinvolte in trasform. urbane E3 ATUC 29.692,85 RAFFRONTO TOTALE TRA IMPRONTA PUC E PRG 6,43%

Il raffronto tra impronta di PRG e PUC esprime un incremento di aree coinvolte da destinazioni di zona pari al 6,43%. L'incremento è tale perché in questo ambito sono maggiori le trasformazioni per il reperimento di aree standards per colmare il fabbisogno pregresso e il futuro. Si concentrano qui anche aree per distretti produttivi integrati, oltre ad un riordino complessivo della logistica di supporto.

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - 14.4 La piana integrata di Fravita Sorvella

La piana di Fravita – Sorvella è oggetto di una revisione di destinazione per quanto riguarda il piano degli insediamenti produttivi. L’area dedicata è stata vistosamente ridimensionata dal PUC, che prevede una serie di aree in adiacenza con l’agglomerato di Vuccolo.

Ambito di paesaggio: Piana integrata di Fravita/Sorvella Regime di vincolo P.R.G. P.U.C. VARIAZIONE IMPRONTA Zone Trasformabilità Norm.va Agricola Impronta+ Impronta- Riserva Naturale Foce Sele/Tanagro SIC/ZPS V.Idro. R.D.3267/1923 AREA ARCHEOLOGICA BOSCHI RETE ECOLOGICA LOCALE Aree per complessi AREE SENSIBILI produttivi P.I.P. 140192,92 aree per servizi urbani E3 ATSU 15.460,89 aree per servizi territoriali E3 ATST 19.941,47

RAFFRONTO TOTALE TRA IMPRONTA PUC E PRG -4,12%

Il raffronto tra impronta di PRG e PUC esprime un decremento di aree coinvolte da destinazioni di zona pari al 4,12%. Il decremento è dato dal dimezzamento delle superfici destinate al P.I.P. da 300779,22 mq a mq160586,30.

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - 14.5 Il margine collinare di Matinella/Tempa di Giacomo

Il PUC riconosce il corridoio ecologico , la presenza di boschi oltre al riconoscimento di luoghi aggregati all’abitato contiguo con la frazione di piana di Matinella

Ambito di paesaggio: Margine collinare di Matinella/ Tempa di Giacomo Regime di vincolo P.R.G. P.U.C. VARIAZIONE IMPRONTA Zone Trasformabilità Norm.va Agricola Impronta+ Impronta- Riserva Naturale Foce Sele/Tanagro SIC/ZPS V.Idro. R.D.3267/1923 AREA ARCHEOLOGICA BOSCHI E2 E1

E1-E4/corridoio RETE ECOLOGICA LOCALE E2 ecologico

tessuto semiconsolidato AREE SENSIBILI urbano E2 TSU 30.735,75 RAFFRONTO TOTALE TRA IMPRONTA PUC E PRG 1,20% Il raffronto tra impronta di PRG e PUC esprime un lieve incremento di aree coinvolte da destinazioni di zona pari al 1,20%. L'incremento è dovuto al riconoscimento di aree edificate come tessuto semiconsolidato urbano, data l'adiacenzacon il centro di Matinella.

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14.6 Il versante collinare di Difesa Monti

Ambito di paesaggio: Versante collinare Difesa Monti Regime di vincolo P.R.G. P.U.C. VARIAZIONE IMPRONTA Zone Trasformabilità Norm.va Agricola Impronta+ Impronta- Riserva Naturale Foce Sele/Tanagro SIC/ZPS V.Idro. R.D.3267/1923 AREA ARCHEOLOGICA E1- BOSCHI E2- E1 RETE ECOLOGICA LOCALE AREE SENSIBILI F E1 42.338,98 RAFFRONTO TOTALE TRA IMPRONTA PUC E PRG -1,10%

Il raffronto tra impronta di PRG e PUC esprime un lieve decremento di aree coinvolte da destinazioni di zona pari al 1,10%. Sono state stralciate aree per destinazione servizi non attuati.

14.7 Valle La Cosa

Ambito di paesaggio: Valle La Cosa Regime di vincolo P.R.G. P.U.C. VARIAZIONE IMPRONTA Zone Trasformabilità Norm.va Agricola Impronta+ Impronta- BOSCHI E3 E4 E7/corridoio RETE ECOLOGICA LOCALE E3 ecologico AREE SENSIBILI RAFFRONTO TOTALE TRA IMPRONTA PUC E PRG 0,00%

Il raffronto tra impronta di PRG e PUC non esprime variabili. Il riconoscimento dell'area della valle come corridoio ecologico.

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - 14.8 Compagine collinare del Capoluogo

Ambito di paesaggio: Compagine collinare del capoluogo Regime di vincolo P.R.G. P.U.C. VARIAZIONE IMPRONTA Zone Trasformabilità Norm.va Agricola Impronta+ Impronta- Riserva Naturale Foce Sele/Tanagro SIC/ZPS V.Idro. R.D.3267/1923 E2 E3 AREA ARCHEOLOGICA BOSCHI E2 E1 RETE ECOLOGICA LOCALE AREE SENSIBILI Fe E3 63.712,20 E2 ATST 11.821,42 E2 ATST 4.417,21 E2 TPUP 11.135,06 RAFFRONTO TOTALE TRA IMPRONTA PUC E PRG -0,41% Il raffronto tra impronta di PRG e PUC esprime un lieve decremento dovuto alla conversione di aree destinate a servizi territoriali non attuati con aree adiacenti il centro edificiato del capoluogo per servizi territoriali e aree di tipo produttivo compatibile.

14.9 Capoluogo

Ambito di paesaggio: Capoluogo Regime di vincolo P.R.G. P.U.C. VARIAZIONE IMPRONTA Zone Trasformabilità Norm.va Agricola Impronta+ Impronta- RAFFRONTO TOTALE TRA IMPRONTA PUC E PRG 0,00% Il raffronto tra impronta di PRG e PUC non rileva alterazioni se non differente articolazione delle aree già coinvolte da PRG. In particolare una maggiore destinazione a servizi territoriali, oltre alla limitazione delle aree destinate a nuova edificazione a fronte di una incentivazione al recupero del centro storico, agevolando i cambi di destinazione d’uso.

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - 14.10 Piana di S.Nicola

Ambito di paesaggio: Piana di S.Nicola Regime di vincolo P.R.G. P.U.C. VARIAZIONE IMPRONTA Zone Trasformabilità Norm.va Agricola Impronta+ Impronta- AREA ARCHEOLOGICA AA AA AREE SENSIBILI F E6 61.185,99 RAFFRONTO TOTALE TRA IMPRONTA PUC E PRG -6,59% Il raffronto tra impronta di PRG e PUC esprime un decremento dovuto alla conversione di aree destinate a servizi non attuati in aree agricole di tipo E6.

14.11 Compagine collinare di Bosco

Ambito di paesaggio: Compagine collinare di Bosco Regime di vincolo P.R.G. P.U.C. VARIAZIONE IMPRONTA Zone Trasformabilità Norm.va Agricola Impronta+ Impronta- V.Idro. R.D.3267/1923 E2 E5 BOSCHI E1 E5

AREE SENSIBILI servizi territoriali E2 ATST 32.493,27 servizi urbani E2 TPUP 2.329,24 servizi territoriali E2 TPUP 2.466,58 RAFFRONTO TOTALE TRA IMPRONTA PUC E PRG 0,55%

Il raffronto tra impronta di PRG e PUC esprime un incremento di aree coinvolte da destinazioni di zona pari al 0,55%. L'incremento è dovuto al riconoscimento di alcune funzioni consolidate al fine di consentirne un recupero e una rifunzionalizzazione.

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COMUNE DI ALBANELLA (SA)_ PIANOURBANISTICO COMUNALE_V.A.S. - RAPPORTO AMBIENTALE - 15. MONITORAGGIO.

Dall’esame dei punti di forza e debolezza, da quanto descritto nella totalità del documento, dall’analisi per ambiti di paesaggio delle azioni e politiche di piano si può desumere che il principale fattore di criticità del territorio sia la precarietà di equilibrio nella distribuzione della risorsa idrica, oltre che la vulnerabilità idrogeologica in alcune aree collinari. Il sistema della piana è sicuramente delicato per quanto concerne l’equilibrio del sistema dei canali di bonifica, il regime degli impianti irrigui, il sistema dei serbatoi di raccolta. Il sistema collinare ha problematiche legate alla presenza di almeno due fronti di frana attivi. Dunque sicuramente il monitoraggio su questi aspetti è da sottolineare. E’ pur vero che tali aspetti non possono direttamente essere oggetto di piano urbanistico comunale, ma più che altro attendono a tematiche affrontate da piani di altro livello, nature e gestione. Le trasformazioni e le azioni indotte dal PUC dovranno attenersi strettamente agli obiettivi equilibrati e congruenti con le problematiche. Altro punto di debolezza è l’organizzazione della macchina gestionale e burocratica. La scarsità delle risorse a disposizione dei piccoli comuni, inevitabilmente incide sul rapido svolgersi delle procedure necessarie per garantire un supporto alle trasformazioni, alle idee e alle proposte che vengono da un territorio che nella fattispecie è estremamente dinamico nei comparti produttivi, ma scarsamente supportato. Altro aspetto da monitorare attraverso un sistema di organizzazione interno all’ente. La conservazione delle risorse naturali e la ricchezza della biodiversità, nell’area di piana la fascia ripariale dei fiumi e canali, nell’area collinare le aree boscate, l’oasi di Bosco Camerine, oltre alla conservazione e tutela di componenti fondanti il paesaggio agricolo quali gli oliveti, è un punto di forza, che consente di rendere concreti gli obiettivi di sostenibilità ambientale delle azioni di piano Inoltre la REL è uno strumento forte di conoscenza e condivisione. Le dinamiche demografiche e le previsioni di sviluppo espresse dal PUC non fanno presupporre incrementi di immissioni ed emissioni inquinanti legate ad aspetti abitativi e produttivi, tali da incidere negativamente sulla capacità che ha il territorio di mitigarle. Il monitoraggio provvederà a verificare il pieno rispetto delle destinazioni del PUC al fine di limitare azioni di depauperamento di superfici agrarie produttive e alterazione delle esistenti unità paesaggistiche. Le matrici che seguono analizzano le singole azioni strutturanti i quattro intenti generali del PUC alla luce di possibili strumenti utili per il monitoraggio. E’ evidente come tre siano gli strumenti primari. Una efficace gestione dei processi sia in ambito organizzativo di persone che di uffici, sia in termini di capacità gestionale di software adatti alla gestione dei dati. Fondamentali inoltre sono la divulgazione e pubblicazione dei dati stessi, oltre che ad una politica di servizi con apertura di sportelli informativi ed uno sviluppo di una buona capacità di programmazione sulle misure obiettivo dei finanziamenti europei disponibili. L’articolazione del monitoraggio si struttura nelle seguenti matrici che evidenziano i temi e le metodologie di risoluzione:

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STRUMENTI DI MONITORAGGIO GIO GIO Individuazione dei luoghi della rete SISTEMI ecologica locale R.E.L. ; definizione di politiche di conoscenza, divulgazione, oltre GRUPPI DI INFORMATIVI che azioni di tutela in NTA GESTIONE TERRITORIALI SISTEMI INFORMATIVI Concentrazione dell’edificato SUE/SUAP TERRITORIALI PUBBLICAZIONE DATI ATTIVAZIONE PROGETTAZIONE Tutela ed incentivazione delle attività SPORTELLI SULLE MISURE agricole di tradizione. INFORMATIVI EUROPEE PROGETTAZIONE Recupero e valorizzazione delle reti COMUNICAZIONE PUBBLICAZIONE SULLE MISURE idrografiche e dei canali nelle aree di piana TRA ENTI DATI EUROPEE SISTEMI ATTIVAZIONE Individuazione dei tessuti storici nelle aree INFORMATIVI SPORTELLI collinari e di piana SUE/SUAP TERRITORIALI INFORMATIVI SISTEMI ATTIVAZIONE Normativa specifica per il restauro dei INFORMATIVI SPORTELLI tessuti storici nelle aree collinari SUE/SUAP TERRITORIALI INFORMATIVI

TUTELA E VALORIZZAZIONE VALORIZZAZIONE TUTELA DELL’AMBIENTEE DELPAESAG E SISTEMI PROGETTAZIONE Recupero accurato dei borghi della riforma INFORMATIVI SULLE MISURE agraria in particolare di Borgo S.Cesareo SUE/SUAP TERRITORIALI EUROPEE SISTEMI Valorizzazione di tipologie architettoniche INFORMATIVI testimoniali SUE/SUAP TERRITORIALI SISTEMI Cambi di destinazione d’uso per fini INFORMATIVI turistico/ricettivi o altro SUE/SUAP TERRITORIALI AZIONI DI G1 INTENTO

Matrice di monitoraggio IG1

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STRUMENTI DI MONITORAGGIO OO.PP./ATTIVAZIONE Individuazione degli assi della rete DI PROTOCOLLI DI PROTOCOLLI DI SISTEMI per la mobilità veicolare individuazione di assi per la GESTIONE OPERE GESTIONE E INFORMATIVI mobilità alternativa PUBBLICHE MANUTENZIONE TERRITORIALI OO.PP./ATTIVAZIONE DI PROTOCOLLI DI PROTOCOLLI DI SISTEMI Schede per gli assi della rete, GESTIONE OPERE GESTIONE E INFORMATIVI modalità attuative, livelli di priorità PUBBLICHE MANUTENZIONE TERRITORIALI ATTIVAZIONE Individuazione dei tessuti storici SPORTELLI PROGETTAZIONE SULLE nelle aree collinari e di piana INFORMATIVI MISURE EUROPEE PROGETTAZIONE Normativa specifica per il restauro COMUNICAZIONE SULLE MISURE dei tessuti storici nelle aree collinari TRA ENTI PUBBLICAZIONE DATI EUROPEE ATTIVAZIONE Progetto magnete per il recupero SISTEMI INFORMATIVI SPORTELLI del “castello” SUE/SUAP TERRITORIALI INFORMATIVI ATTIVAZIONE DELLE IDENTITA' Recupero accurato dei borghi della riforma agraria in particolare di SISTEMI INFORMATIVI SPORTELLI Borgo S.Cesareo SUE/SUAP TERRITORIALI INFORMATIVI PROGETTAZIONE Valorizzazione di tipologie SISTEMI INFORMATIVI SULLE MISURE architettoniche testimoniali SUE/SUAP TERRITORIALI EUROPEE

Cambi di destinazione d’uso per fini SISTEMI INFORMATIVI turistico/ricettivi o altro SUE/SUAP TERRITORIALI Individuazione degli assi di luoghi pubblici a costituire una rete per SUE/SUAP GESTIONE ATTIVAZIONE tutti i nuclei del territorio, secondo la distribuzione della popolazione PROGRAMMAZIONE SISTEMI INFORMATIVI SPORTELLI per poli COMPLESSA P.F. TERRITORIALI INFORMATIVI Normativa specifica per la realizzazione dei luoghi della rete, SUE/SUAP GESTIONE ATTIVAZIONE attraverso un sistema di incentivazioni proposte nel sistema PROGRAMMAZIONE SISTEMI INFORMATIVI SPORTELLI delle trasformabilità COMPLESSA P.F. TERRITORIALI INFORMATIVI SUE/SUAP GESTIONE ATTIVAZIONE Schede di intervento che individuino le modalità attuative PROGRAMMAZIONE SISTEMI INFORMATIVI SPORTELLI del progetto. COMPLESSA P.F. TERRITORIALI INFORMATIVI AZIONI DI INTENTO G2 QUALITA' DELLA VITA E RECUPERO E VITA DELLA QUALITA' G2 DI INTENTO AZIONI

Matrice di monitoraggio IG2

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STRUMENTI DI MONITORAGGIO Individuazione degli assi della rete per la mobilità veicolare, attraverso OO.PP./ATTIVAZIONE un insieme coord.interventi in DI PROTOCOLLI DI PROTOCOLLI DI grado di razionaliz. gli assi esistenti e riconnetterli, individ. di assi per la GESTIONE OPERE GESTIONE E SISTEMI INFORMATIVI mob. alternativa PUBBLICHE MANUTENZIONE TERRITORIALI OO.PP./ATTIVAZIONE DI PROTOCOLLI DI PROTOCOLLI DI Schede per gli assi della rete, GESTIONE OPERE GESTIONE E SISTEMI INFORMATIVI modalità attuative, livelli di priorità PUBBLICHE MANUTENZIONE TERRITORIALI ATTIVAZIONE PROGETTAZIONE Individuazione dei tessuti storici SPORTELLI SULLE MISURE nelle aree collinari e di piana INFORMATIVI EUROPEE

Norm. specifica per il restauro dei COMUNICAZIONE PUBBLICAZIONE PROGETTAZIONE SULLE tessuti storici nelle aree collinari TRA ENTI DATI MISURE EUROPEE SISTEMI Progetto magnete per il recupero INFORMATIVI ATTIVAZIONE SPORTELLI del “castello” SUE/SUAP TERRITORIALI INFORMATIVI SISTEMI Recupero accurato dei borghi della riforma agraria in particolare di INFORMATIVI ATTIVAZIONE SPORTELLI Borgo S.Cesareo SUE/SUAP TERRITORIALI INFORMATIVI SISTEMI Valorizzazione di tipologie INFORMATIVI PROGETTAZIONE SULLE architettoniche testimoniali SUE/SUAP TERRITORIALI MISURE EUROPEE SISTEMI INFORMATIVI ITA' DEL DEL TERRITORIO ITA' Cambi di destinazione d’uso per fini turistico/ricettivi o altro SUE/SUAP TERRITORIALI Individuazione degli assi di luoghi pubblici a costituire una rete per SUE/SUAP GESTIONE SISTEMI tutti i nuclei del territorio, secondo la distribuzione della popolazione PROGRAMMAZIONE INFORMATIVI ATTIVAZIONE SPORTELLI per poli COMPLESSA P.F. TERRITORIALI INFORMATIVI Normativa specifica per la realizzazione dei luoghi della rete, SUE/SUAP GESTIONE SISTEMI attraverso un sistema di incentivazioni proposte nel sistema PROGRAMMAZIONE INFORMATIVI ATTIVAZIONE SPORTELLI delle trasformabilità COMPLESSA P.F. TERRITORIALI INFORMATIVI SUE/SUAP GESTIONE SISTEMI Schede di intervento che individuino le modalità attuative PROGRAMMAZIONE INFORMATIVI ATTIVAZIONE SPORTELLI del progetto. COMPLESSA P.F. TERRITORIALI INFORMATIVI SUE/SUAP GESTIONE SISTEMI Individuazione ed organizzazione di comparti produttivi, di tessuti a PROGRAMMAZIONE INFORMATIVI ATTIVAZIONE SPORTELLI diversa densità produttiva,. COMPLESSA P.F. TERRITORIALI INFORMATIVI SUE/SUAP GESTIONE PROTOCOLLI DI Densificazione dei tessuti a diversa densità produttiva, reti PROGRAMMAZIONE GESTIONE E ATTIVAZIONE SPORTELLI infrastrutturali a supporto. COMPLESSA P.F. MANUTENZIONE INFORMATIVI AZIONI DI INTENTO G3 MIGLIORAMENTO DELLA COMPETITIV DELLA MIGLIORAMENTO G3 DI INTENTO AZIONI Matrice di monitoraggio IG3

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