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La rassegna stampa diOblique dal primo al 28 febbraio 2010

«Se questa storia non ti spezza il cuore è perché non ce l’hai. James Ellroy Scrivere un libro così mi ha distrutto»

– Siegfried Lenz, «Madame Bovary siamo noi» la Repubblica, primo febbraio 2010 3 – Antonio Monda, «Don DeLillo: “Io, Salinger e l’arte contemporanea”» la Repubblica, 2 febbraio 2010 5 – Valeria Gennero, «Il sangue di Ellroy» il manifesto, 3 febbraio 2010 7 – Umberto Eco, «Il vecchio Holden» L’espresso, 4 febbraio 2010 11 – Roberto Galaverni, «Ritratti in naturalezza» Alias del manifesto, 6 febbraio 2010 12 – Antonio Monda, «Joe Lansdale: “Fu uno zombie a farmi diventare scrittore”» il Giornale, 8 febbraio 2010 14 – Francesca Lazzarato, «Novela negra» il manifesto, 11 febbraio 2010 16 – Aldo Nove, «Hopper&Carver. Il fascino discreto della quotidianità (ovvero, la vita vera)» il venerdì di Repubblica, 12 febbraio 2010 18 – Evelina Santangelo, «Saviano può pubblicare per Mondadori?» il Fatto Quotidiano, 13 febbraio 2010 21 – Oreste Pivetta, «C’era Dante a piazza Fontana» l’Unità, 14 febbraio 2010 23 – Antonio Gnoli, «Cari italiani vi farò leggere» la Repubblica, 18 febbraio 2010 24 rs_febbraio2010:Layout 1 05/03/2010 15.50 Pagina 2

– Francesco Specchia, «Il nostro libro dei sogni» Economy, 18 febbraio 2010 26 – Sandro Veronesi, «L’adolescente sovversivo» la Repubblica, 19 febbraio 2010 28 – Giovanna Zucconi, «“Innamorarsi tra gli scaffali con Hikmet”» Tuttolibri della Stampa, 20 febbraio 2010 30 – Massimiliano Parente «Se gli scrittori italiani ignorano la scienza» il Giornale, 21 febbraio 2010 32 – Maurizio Bono, «Il mercato degli esordienti» la Repubblica, 24 febbraio 2010 34 – Benedetta Marietti, «L’uomo che vaga senza posto nel mondo» D della Repubblica, 27 febbraio 2010 35 – Paolo Di Stefano, «Narra Vita. Il romanzo copia la realtà (e la realtà protesta)» Corriere della Sera, 28 febbraio 2010 37 – Leonetta Bentivoglio, «Il caso Lewis Carroll. Alice e il diario strappato» la Repubblica, 28 febbraio 2010 40 rs_febbraio2010:Layout 1 05/03/2010 15.50 Pagina 3

MADAME BOVARY SIAMO NOI Siegfried Lenz (traduzione di Francesco Porzio © Premio Nonino), la Repubblica, primo febbraio 2010

I personaggi della letteratura ci aiutano a fare esperienza del mondo: nel libro di Flaubert proiettiamo il nostro dolore. Così come Svevo e Hemingway ci servono per affrontare la vecchiaia. Pubblichiamo il discorso di ringraziamento di Siegfried Lenz in occasione del ritiro del Premio Nonino 2010 ricevuto sabato.

noto: una funzione consolidata della lettera- di una segheria di provincia in Stendhal, tura è quella di trasmettere conoscenze. Nel Antigone e Madame Bovary; tutti questi perso- È momento in cui mostra qualcosa, la lettera- naggi, anche se, nella loro unicità, contengono tura lo mette a nudo e lo porta alla consapevolez- l’intera esperienza del mondo e del cuore umano, za, confidando al tempo stesso in un cambiamen- diventano veri solo nel momento in cui il loro to. Sartre parlava di un «trattare svelando», e destino coincide col mio dolore o con la mia Georg Lukacs dello «shock della presa di nostalgia, con la mia esperienza personale e con coscienza». La letteratura mira al cambiamento, le mie cognizioni. abbraccia il nostro rapporto col mondo, i giudizi Insieme a tante altre cose, la letteratura ci ha che pronunciamo su di esso, il nostro essere aper- insegnato a capire la complessità della vecchiaia. ti all’esperienza della vita, con cui cerchiamo di Con stupore apprendiamo i suoi diversi aspetti. avvicinarci al mondo. È sempre al singolo che la Italo Svevo, per esempio, chiama il suo secondo letteratura si rivolge, al lettore, che la fa nascere romanzo Senilità e, in accordo col titolo, noi ci una seconda volta e nel farlo ha davanti a sé la aspetteremmo di vedere come protagonista un scelta di accogliere o rifiutare le offerte o le pro- personaggio molto avanti negli anni. Invece il poste dello scrittore. Le offerte che sono oggetto protagonista, lo scrittore Emilio Brentani, ha della scelta sono invenzioni, prodotti dell’imma- solo 35 anni. Tuttavia egli riesce a incarnare per- ginazione dell’autore. Mentre la letteratura fa fettamente i sintomi e le caratteristiche della luce sulla realtà con l’aiuto dell’invenzione, essa vecchiaia. Non ha mai provato un sentimento funge in un certo senso da legislatrice. Il modello abbastanza forte, vive la sua vita come un deser- inventato va oltre sé stesso e diviene universale e to; abituato come a rimuginare, si è rassegnato vincolante. alle sue debolezze. La sua risposta al mondo è Esperienze fissate nella letteratura diventano l’indifferenza. Non conosce né passione né trasponibili. Il principe Mischkin, ne L’idiota di prontezza al rischio. In contrapposizione, sta la Dostoevskij, e Julien Sorel, figlio del proprietario figura stereotipata del vecchio ambizioso, che rs_febbraio2010:Layout 1 05/03/2010 15.50 Pagina 4

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con lo slancio di un giovane continua a cercare tuiscono al loro opposto. L’immagine del vec- di imprimere al mondo il suo marchio. chio composto e padrone di sé ha anche il suo Anche il monito di George Bernard Shaw contrario. resta indimenticato: «Attenti ai vecchi, non Il principe Andrej di Tolstoj squadra gli hanno nulla da perdere». In ogni epoca la lettera- uomini da capo a piedi con sguardo freddo e tura si è occupata del vecchio, rappresentandolo ostile, non ha simpatia per niente e per nessuno, coi suoi guai e le sue illusioni, con la sua miseria crede di essere giunto a una svalutazione di tutti e il suo bisogno di riconoscimento. Shakespeare i valori. E poiché contro la vecchiaia ogni oppo- fa dire a Re Lear: «Eccomi qui, un vecchio, pove- sizione è inutile, ecco che essa diventa una lenta ro, misero, cadente, disprezzato». Lear ha pagato espropriazione della vita. La pensione, per molti il suo tributo alla vecchiaia, per lui è troppo tardi una condizione ambita, si dimostra spesso un per creare il nuovo ordine sognato. periodo difficile. Separati dal mondo del lavoro, La vecchiaia non è una cosa inaccettabile, più svincolati dai doveri, occupati ormai solo a met- che altro un’imposizione quotidiana, un ritornel- terci dietro le spalle il tempo che resta, vediamo lo del tempo. Nessuno scrittore ci ha lasciato insinuarsi in noi il sentimento di essere diventati resoconti così incisivi della decadenza nella vec- inutili. Spesso il risultato è una profonda stan- chiaia come Samuel Beckett. Quei resoconti epici chezza della vita. Gli ultimi anni somigliano a e drammatici ci colpiscono per la loro pacatezza. una esistenza in sala di attesa. Prima che comin- L’uomo non viene rappresentato come vittima ci il silenzio – questo ci mostra la letteratura – eroica della vecchiaia, ma come creatura che, arriva un mutamento di interessi. Manca la forza quando arrivano le inesorabili debolezze e meno- per progetti troppo faticosi, la fantasia viene mazioni della vecchiaia, semplicemente appassi- meno; le proiezioni della realtà falliscono – sono sce: «Mi vedo vecchio come il mondo, amputato questi i tributi da pagare, che noi conosciamo. dappertutto, in piedi nei miei fidi calzini». E il La letteratura ci convince ad andare incontro Molloy di Beckett dice: «Non solo ho dimentica- alla vecchiaia in modo equilibrato, con simpatia to chi ero, ma anche che ero… mi sono fatto rico- e indulgenza. prire da dolci steli e radici, mi sono riempito della quiete della notte e dell’attesa del sorgere del sole». È l’indifferenza, come possibile speran- za nel periodo finale della vita. La letteratura, però, ci fa conoscere anche un altro atteggiamento: l’umiltà nelle amare sconfit- te. Il vecchio pescatore Santiago di Hemingway, che chiama la sua vecchiaia la sua sveglia, non vive l’umiltà come disonorevole. L’umiltà è il risultato di una lunga mancanza di successi. I trionfi non corrispondono alla verità della nostra esperienza del mondo. Il fallimento può avere lo splendore dell’eroi- co, qualche volta anche la dignità del tragico. Essere battuti nella vecchiaia è in una certa misu- ra sopportabile. Le confessioni dei vecchi che la letteratura ci ha fatto conoscere non lasciano dubbi sul fatto che l’avvicinarsi del periodo finale della vita cambi il nostro carattere. Con l’anima rabbuiata, con la «soma del tempo sulle spalle» – come scri- ve Ionesco – cambiano le caratteristiche della personalità. La durezza prende il posto della mitezza, l’amarezza subentra all’autocompiaci- mento, assenza di sentimenti e incertezza si sosti- Siegfried Lenz

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Don DeLillo: «Io, Salinger e l’arte contemporanea»

Esce negli Usa Point Omega, il nuovo romanzo dello scrittore americano. Sullo sfondo dell’Iraq la storia di un artista concettuale e di un intellettuale in crisi

Antonio Monda, la Repubblica, 2 febbraio 2010

l nuovo romanzo di DeLillo, appena uscito infatti con la proiezione di 24 Hours Psycho, negli Stati Uniti, è intitolato Point Omega, e un’istallazione dell’artista scozzese Douglas I racconta il rapporto tra un artiste concettuale Gordon, che consiste nella proiezione del film di di nome Jim Finley, e Richard Elster, un intellet- Hitchcock dilatata a ventiquattro ore. De Lillo tuale che dopo aver prestato il proprio servizio immagina che uno dei personaggi dilati a sua come consulente nella guerra in Iraq, si è ritirato volta il tempo della proiezione assistendo nel deserto californiano per ritrovare sé stesso, e, all’istallazione per sei giorni, e utilizza l’idea per forse, la propria anima. In un luogo che DeLillo proporre un gioco di specchi nel quale è riflesso definisce «da qualche parte a sud del nulla» l’in- il suo modo di concepire la letteratura, e il suo tellettuale in crisi medita sul senso ultimo del- sguardo sull’esistenza. I tempi rallentati fino l’esistenza e si appassiona alla lettura del gesuita all’estenuazione sono una caratteristica narrativa Teilhard de Chardin, fin quando la visita ina- degli ultimi libri, che consente di intuire la real- spettata della figlia Jessica sconvolge ogni possi- tà più intima dei personaggi, delle cose e degli bile armonia. Sono molti i temi di questo roman- avvenimenti: in Cosmopolis, descrive il protago- zo breve (appena 117 pagine) ma estremamente nista bloccato nel traffico per duecento pagine, intenso, a cominciare dal rapporto con il tempo mentre in Point Omega riflette sul fatto che in e con l’anelito religioso, ed è difficile resistere una dimensione di immobilità gli elementi non alla tentazione di non scorgere i tratti dell’auto- riusciti del film, e, per esteso, della stessa esisten- re nel personaggio dell’intellettuale. Ma insieme za, possano acquisire una dimensione epifanica, alla meditazione filosofica e spirituale, Point e persino redentrice. «A volte essere costretti a Omega è anche una riflessione sul ruolo di ogni riflettere può essere un bene», risponde DeLillo, intellettuale prestato ad una causa controversa, nella sua casa di Bronxville, pochi chilometri a ed un’appassionata meditazione sul ruolo del- nord di New York. «Spesso mi è successo di l’arte contemporanea. Il romanzo, che sarà pub- cominciare a meditare grazie a fattori esterni. Le blicato in Italia da Einaudi, inizia e termina riflessioni più profonde non sempre nascono rs_febbraio2010:Layout 1 05/03/2010 15.50 Pagina 6

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perché si decide di pensare: a volte le illumina- unici a poter decidere l’importanza e, soprattut- zioni nascono inaspettatamente». to, il valore? «Non sono un esperto di arte contemporanea, Lei scrive «l’umanità si dirige irreversibilmente ma il sospetto è forte. Non sono in grado di dire verso il “Punto Omega”, nel quale la vita rifiuta cosa succeda nel momento in cui viene scoperto di continuare a esistere e abbraccia la comodità e lanciato un artista, ma vedo i risultati: l’arte è del non essere: vogliamo essere pietre in un diventata sempre più fragile ed evanescente». campo». «È una riflessione del mio protagonista, Elster, il È appena venuto a mancare Salinger: qual è stata quale è influenzato dalla lettura di Teilhard de l’importanza che ha avuto nella sua formazione? Chardin. La sua coscienza è esausta, e spera in «Il giovane Holden è un libro fondamentale nella una soluzione radicale, catartica della propria esi- formazione culturale di ogni americano. Non so stenza. Si chiede che senso abbia la vita, e in quanto mi abbia influenzato direttamente, ma so quale momento della nostra evoluzione raggiun- che è imprescindibile. Ricordo che quando lo giamo l’armonia con il resto dell’ esistente». lessi lo trovai soprattutto molto divertente».

Come mai ha scelto proprio Teilhard de Come mai nel romanzo ha scelto proprio un film Chardin? di Alfred Hitchcock? «È un autore che ho letto subito dopo il college e «Nasce da un’esperienza personale: nell’estate mi ha influenzato profondamente. Il fenomeno del 2006 ho passato un pomeriggio al sesto piano umano è un libro fondamentale e ricordo di aver del Moma a vedere l’installazione di Douglas acquistato la prima edizione nel 1959: è stato il Gordon. Ricordo la sensazione che provai di primo libro in hard cover della mia libreria». fronte a quelle immagini che conoscevo benissi- mo, ma che, nei tempi dilatati, rivelavano moltis- L’incipit è una riflessione sul ruolo e sul potere sime cose nuove. Tornai a vedere l’installazione della letteratura: «La vera vita non è riducibile a tre volte, e in quella galleria buia, fredda e senza parole scritte o dette. Da nessuno, mai». sedie, compresi che quell’emozione sarebbe «È qualcosa che penso io e affido al mio protago- diventata lo stimolo iniziale per un romanzo. nista Elster. Il suo è un memento malinconico, ma Non essendo un filosofo o un teologo ho scritto rispecchia qualcosa su cui rifletto sempre: il fatto un libro di narrativa». che ci sono pensieri e situazioni che non possiamo afferrare totalmente, che ci sfuggono, e che sono Hitchcock diceva che il cinema è vita senza le parte determinante della nostra identità». parti noiose. «Nei suoi film la vita è manipolata con cura per Il libro affronta anche l’arte contemporanea: l’in- catturare il pubblico. Ma il mio romanzo nasce stallazione che descrive nel romanzo ha una fun- dall’installazione, non da Hitchcock. Volevo scri- zione catartica, ma si ha la sensazione che lei dif- vere, attraverso dei personaggi, qualcosa sul fidi da questo tipo di espressioni artistiche. tempo e sul movimento. Sul mistero di cosa «Non si può generalizzare, ma troppo spesso siamo e cosa perdiamo». rimango perplesso dal vuoto e la superficialità di troppe proposte, che cercano la novità prima Elster cerca la serenità dopo essere state uno della sincerità, e raramente hanno una autentica stratega di guerra. La politica corrompe sempre? necessità. Molte volte mi trovo a vagare per galle- «Nel mio libro Elster è stato corrotto dal potere rie di nome, senza che riesca a trovare nulla che e dall’illusione, arrogante, di essere determinan- catturi la mia attenzione». te per cambiamenti epocali. La sua delusione nasce anche dal credere di incontrare degli idea- Non crede che le tendenze artistiche siano gesti- listi e trovare invece dei tecnocrati. Ma le devo te da mercanti che tendano a privilegiare una risposta diretta: sì. È difficile resistere alla un’espressione opaca della quale sono loro gli corruzione».

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IL SANGUE DI ELLROY UN LINGUAGGIO PER VIBRARE DI FISICO PIACERE Valeria Gennero, il manifesto, 3 febbraio 2010

Incontro con lo scrittore americano, di cui è appena uscito da Mondadori Il sangue è randagio. Il romanzo racconta il periodo tra il ’68 e il ’72, e individua come registi della vita politica Fbi, mafia e Ku Klux Klan. «Se questa storia non ti spezza il cuore è perché non ce l’hai. Scrivere un libro così mi ha distrutto» dice James Ellroy. «Quel ragazzo di cui racconto sono io, anche se non ho mai ucciso comunisti cubani...»

i chiamo James James Ellroy Ellroy e sono il «M più grande scritto- re vivente di narrativa noir. Ho già scritto diciassette capolavori, ma Il sangue è randagio è il mio romanzo miglio- re. Se oggi tutti voi qui presenti lo comprate, riu- scirete a fare sesso con chiunque desideriate, ogni sera, per il resto della vostra vita». La promessa con cui Ellroy comincia le sue conferen- ze-show nel tour mon- diale di presentazione del terzo volume della sua American Trilogy annuncia all’istante uno scrittore che ha fatto della provocazione uno dei suoi tratti caratteristi- ci. Oratore effervescente e spregiudicato, disponi- bile a ululare come un cane in diretta televisiva e dotato di un ricco repertorio di battute a sfondo sessuale, Ellroy fuori scena si trasforma con naturalezza in un interlocutore pacato e disponibile. La sua vita privata scivola costante- mente nella conversazio- ne: gli amori infelici, la rs_febbraio2010:Layout 1 05/03/2010 15.50 Pagina 8

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depressione, l’isolamento come scelta di vita. modo dettagliato «l’infrastruttura privata» di Soprattutto, però, lo scrittore sembra avere grandi avvenimenti politici e mediatici, facendo voglia di parlare di letteratura e del percorso interagire i suoi personaggi con figure storiche accidentato che l’ha portato a completare questo reali ritratte in contesti verosimili. Il sangue è terzo volume della sua Trilogia. Narrato ancora randagio comincia nel 1968 con il boicottaggio una volta dalla prospettiva di poliziotti corrotti e sistematico nei confronti del movimento per i agenti dell’Fbi coinvolti in attività criminose che diritti civili da parte della mafia e dell’Fbi, e si vanno dalla fabbricazione di prove false all’omi- conclude con la (misteriosa?) morte di J. Edgar cidio, Il sangue è randagio (Mondadori, pp. 860, Hoover nel 1972. Pensa che qualcuno potrebbe euro 24) racconta il periodo che va dal 1968 al leggere la sua fusione di dati reali e finzione nar- 1972, e continua una rilettura della storia ameri- rativa come attendibile? cana in cui Fbi, mafia, Ku Klux Klan si impongo- Non è una mia responsabilità. Penso che sia una no come registi occulti della vita politica del dimostrazione di coraggio servirsi di elementi paese, uniti dall’ossessione anticomunista e da un disparati semplicemente perché funzionano dal razzismo viscerale. Gli ingredienti sono quelli di punto di vista narrativo. Se l’Fbi recluta giovani sempre: l’uso della diffamazione come tattica per neri per infiltrarli con lo scopo di creare tensioni screditare chi resiste alle minacce, miliardari – e scontri che legittimino la repressione, allora è qui, Howard Hughes – che corrompono espo- plausibile che tra di loro ci siano esuli da Haiti, nenti di entrambi i partiti per ottenere leggi ad legati alla tradizione del voodoo e capaci di usare personam, la mafia che compra terreni sotto erbe medicinali con effetti allucinogeni. Quindi costo e li rivende a società per lo sviluppo di cen- posso creare questo collegamento. A Santo tri commerciali, politici resi ricattabili da vizi pri- Domingo la mafia vuole aprire dei casinò per rici- vati in grado di neutralizzare le loro pubbliche clare denaro sporco; dopo l’invasione americana virtù, banche controllate per poter riciclare il del 1965, la repressione anticomunista dilaga e si denaro sporco in paradisi fiscali gestiti da gover- crea una rete internazionale di sostegno economi- ni compiacenti. La Gomorra americana è rico- co alla lotta rivoluzionaria. Anche qui posso crea- struita da Ellroy in modo accurato: dai meccani- re collegamenti. La presenza di fatti storicamente smi delle transazioni bancarie all’addestramento accertati ed elementi inventati è un esempio di degli infiltrati per creare disordini alle manifesta- audacia creativa. E se il ritratto dell’interazione zioni pacifiste e screditare ogni critica nei con- tra i personaggi reali e quelli romanzeschi è con- fronti dell’imperialismo statunitense in Asia e in vincente, voi ci crederete. Anche se sapete benis- America Latina. Date, luoghi e discorsi pubblici simo che si tratta di finzione. Tutte le nazioni: gli sono indicati con precisione rigorosa: ogni capi- Stati Uniti, ma anche l’Inghilterra o l’Italia hanno tolo si apre con una data: centotrentuno brevi storie ufficiali che non corrispondono alla realtà capitoli, per coprire cinque anni e almeno quat- storica, lo sappiamo tutti. Oggi siamo predisposti tro linee narrative principali, che si intersecano a credere nelle cospirazioni, o a immaginare la senza sosta attraversando gli Stati Uniti da Los presenza di connivenze criminali a livello molto Angeles a Miami con lunghe soste a Cuba, Haiti alto. E le storie che racconto partono da questa e nella Repubblica Dominicana. Il risultato è consapevolezza. coinvolgente a ogni livello: personaggi intensi collocati in un meccanismo narrativo senza Al centro di questo romanzo c’è una donna – pause, e in più il piacere di una densità linguisti- Joan, la rivoluzionaria – e al suo fianco ci sono ca rara (resa con bravura dalla traduzione di almeno altre due figure femminili coraggiose e Giuseppe Costigliola). Ne parliamo con James determinate che svolgono un ruolo decisivo nel- Ellroy, impegnato da settimane nel tour europeo l’intreccio. Si tratta di una svolta considerevole di presentazione del volume che conclude un rispetto al mondo quasi esclusivamente maschi- percorso iniziato nel 1995 con American le dei primi due episodi. Per certi versi Il sangue Tabloid. è randagio è un romanzo che potremmo definire «femminista». Nella Trilogia americana lei attraversa quindici Sono d’accordo, è un romanzo femminista. Sono le anni di storia, a partire dal 1958, e ricostruisce in donne a incarnare la speranza di un cambiamento

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Rassegna stampa, febbraio 2010

davvero rivoluzionario. D’altronde ho rielaborato, La scomparsa di sua madre – uccisa quando lei mentre lo scrivevo, fatti importanti successi nella aveva dieci anni, in un caso rimasto insoluto – mia vita in questi ultimi anni. Dopo la pubblicazio- ha avuto un impatto decisivo sulla sua vita e ne di Sei pezzi da mille nel 2001 ho avuto un esau- sulla sua opera. Nel 2010 è prevista la pubbli- rimento nervoso molto debilitante e alcune donne cazione di un nuovo libro di memorie, intitola- mi sono state molto vicine. Ero sposato con Helen to The Hilliker Curse, dove torna ancora una Knode, che è a sua volta una romanziera, tradotta volta su quella morte e sulle conseguenze che anche in Italia. Dopo aver letto il romanzo Helen ha avuto su suoi rapporti con le altre donne mi disse che avevo raggiunto un livello di rarefazio- della sua vita. C’è un legame tra queste due ne stilistica eccessiva e la trama era troppo compli- opere? cata. Mi ha aiutato a capire che dovevo ritrovare la Ho scritto Il sangue è randagio e The Hilliker forza emotiva della mia scrittura. Credo di averlo Curse – Hilliker era il cognome di mia madre – fatto. Il sangue è randagio è un libro molto inten- nello stesso periodo. In un certo senso sono libri so dal punto di vista emotivo. Io e Helen nel frat- complementari. Nel libro di memorie racconto tempo abbiamo divorziato e ho incontrato una le mie storie con le Joan e Karen del mondo donna ebrea di nome Joan. Eravamo in disaccordo reale. Il sottotitolo sarà: La mia ricerca delle su tutto, ma è stata una relazione molto appassio- donne. Sono due libri di cui avevo bisogno per nata, e così ho dato il suo nome al personaggio che potermi spostare a una fase successiva. Sentivo il nel romanzo diventa il deus ex-machina di quattro bisogno di liberarmi dalla mia fissazione per lo anni di storia americana. In seguito è arrivata stile, e anche dall’enfasi sull’etica della mascoli- Karen: aveva due figlie, era sposata e non aveva nità. Il terzo volume della trilogia infatti è com- intenzione di lasciare il marito, come la Karen del pletamente diverso dai primi due e da tutte le romanzo. Ci sono molti aspetti basati su elementi cose che ho scritto fino ad oggi. C’è sì un omici- autobiografici. dio brutale nei confronti di una ragazza, ma la soluzione del caso non è rilevante per la narra- C’è anche un personaggio molto somigliante al zione, che tocca temi molto più ampi e parla ritratto che lei ha fatto di sé nel suo libro di delle tante rivoluzioni – politiche, razziali e ses- memorie I miei luoghi oscuri: Don Crutchfield, il suali – in corso nella società americana dell’inizio giovane detective, spesso stordito da alcool e degli anni Settanta. droga, che da anticastrista feroce si trasforma nel corso del romanzo in un imprevedibile allea- Negli anni in cui il romanzo è ambientato, lei to delle forze rivoluzionarie. viveva negli Stati Uniti. In quel momento perce- Crutch è un ragazzo che, come me, è un voyeur, piva in quanto succedeva intorno a lei la gigante- ama spiare la vita delle persone che lo circonda- sca macchinazione fatta di corruzione e violenza no, ed è ossessionato dalla ricerca delle madre di stato che ora descrive nei suoi romanzi? scomparsa quando lui era bambino. Cerca per La mia percezione della società all’epoca era tutto il romanzo di risolvere un delitto che colle- appannata. Non sono mai stato un hippy, non ga, ai suoi occhi, le diverse storie di cui viene a sono mai stato parte della controcultura, non mi conoscenza. Anche lui, come altri, si innamora di piaceva il rock e non ero di sinistra. Gli avveni- Joan. Crutch riesce a trovare sollievo alla sua menti politici non mi toccavano. Ho impiegato inquietudine solo in compagnia di donne molto molto tempo a fare i conti con la storia, e a ren- più grandi di lui. Riesce a passare un po’ di dermi conto che volevo tornare a quegli anni. tempo con Joan solo perché lei vuole diventare Volevo rileggerli, riviverli e scriverne la storia in madre, ma quando riesce a rimanere incinta, un modo che avesse senso per me. scompare. Lui passa il resto della vita a cercarla. Se questa storia non ti spezza il cuore, è perché Nella Trilogia vengono indagate e messe in non ce l’hai. Scrivere questo libro mi ha distrut- scena tutte le più note teorie della cospirazione to. È stato molto pesante perché quel ragazzo emerse dalla guerra fredda fino al Watergate. sono io. Anche se non ho mai ucciso comunisti Ma che cosa pensa uno specialista di complotti cubani e non sono mai stato a Haiti. È davvero come lei delle ipotesi sul coinvolgimento ameri- un libro in cui le emozioni sono fondamentali. cano negli attacchi dell’11 settembre?

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Non ci ho mai pensato. Non leggo i giornali, Libra è un libro imperfetto. È strutturato in non vado al cinema. Vivo in modo deliberata- modo contrappuntistico. Si muove avanti e mente isolato in modo da poter vivere comple- indietro nel tempo. C’è l’infanzia di Oswald, tamente nei libri che scrivo. Trovo che il poi ci troviamo decenni più avanti a mettere mondo sia troppo pieno di informazioni, specie insieme il mosaico della complotto. Trovo che i dopo Internet. Non ho mai usato un computer: dettagli su Oswald a volte siano noiosi, ma la ho una assistente che trascrive i miei quaderni. costruzione della congiura, il ruolo della Cia, Il mio editore americano, Knopf, mi ha fatto degli esuli cubani e della mafia sono assoluta- aprire una pagina di Facebook in occasione del mente incisivi. Era la prima volta che incontra- lancio del mio libro. Ora ho 3000 «amici», ma vo in un romanzo una figura banale come quel- finora ho ricevuto solo proposte per incontri la di Oswald descritta in modo convincente, erotici da presunte donne e da uomini omoses- come un essere umano complesso. La storia suali, oltre a numerose richieste di aspiranti della cospirazione poi era del tutto realistica. scrittori. Non credo sia uno strumento promo- Ho cominciato a leggere molti libri sull’uccisio- zionale efficace. Chi legge libri preferisce legge- ne di Kennedy e mi sono reso conto di come re i giornali. DeLillo abbia usato solo le teorie più accredita- te. A quel punto ho capito come non mi sareb- In questo romanzo c’è una musicalità molto be stato possibile scrivere un romanzo che trat- marcata, una predilezione per le immagini nitide tasse solo dell’attentato: potevo invece e un uso del leit-motiv che fa pensare a un letto- cominciare la mia storia nel 1958, raccontare i re di poesia. rapporti tra mafia e sindacato, descrivere la vit- Leggevo poesia quando ero più giovane, nei toria di Castro a Cuba e arrivare a Kennedy periodi più difficili, ne ricordo decine a memo- quasi senza citare Lee Harvey Oswald. Credo ria. Di recente, al culmine del mio esaurimento comunque che DeLillo sia il più grande scritto- nervoso, ho sviluppato un’ossessione che defi- re americano; anche se nei suoi libri c’è una nirei quasi erotica nei confronti di Anne dose di compiacimento. Cerca sempre di farti Sexton, una poeta statunitense morta nel 1974. vedere quanto è bravo e a volte esagera. Amo la lingua americana, e non mi fa paura. Ho imparato molto sul modo in cui la gente parla Lei ha definito la Trilogia Americana, «un leggendo Don DeLillo. E poi mi piace lo yid- libro per tutta la famiglia, se di cognome vi dish, la sua sonorità, mi piace ascoltare i maschi chiamate Manson». Che tipo di lettori ha in che parlano di cazzate, e mi piace usare allitte- mente quando scrive? Ha mai riscritto qualco- razioni. Mi interessano le invettive razziali; mi sa perché le sembrava troppo difficile per il affascina il linguaggio dell’odio: il modo in cui i suo pubblico? sostenitori del Ku Klux Kan scrivono tutte le c Mi hanno consigliato di scrivere Il sangue è ran- dure con la lettera k. Voglio fare sentire ai let- dagio in modo che risultasse più accessibile per tori il piacere fisico del linguaggio, anche se sto i lettori. In effetti lo stile è più semplice. La pre- scrivendo un libro drammatico. Credo però che sentazione degli avvenimenti meno convulsa. Il sangue è randagio sia anche un libro diver- Questo accade anche perché personaggi come tente, che parla del modo in cui bianchi e neri Holly e Tedrow, rispetto al volume precedente, cominciano a incontrarsi, faticosamente eppure hanno sviluppato un grado maggiore di consa- in modo irrefrenabile. pevolezza. Hanno ucciso Martin Luther King e ora sono schiacciati dal peso di quello che A proposito di Don DeLillo: lei ha dichiarato hanno fatto. C’è uno spazio per la riflessione che l’ispirazione per scrivere American Tabloid che li costringe a rallentare: devono fare i conti le è venuta dopo aver letto Libra, in cui DeLillo con i loro incubi privati causati dalle azioni pub- ricostruisce i retroscena che condussero all’ucci- bliche in cui si ritrovano coinvolti. Non tornerò sione prima di JFK e in seguito di Lee Harvey più allo stile conciso, frammentato e spasmodi- Oswald. Che cosa mancava nella versione di co che ho usato nei romanzi precedenti. È una DeLillo che l’ha spinta a scrivere un nuovo fase chiusa per me. Ora sono pronto per qualco- romanzo sugli stessi fatti? sa di diverso.

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Il vecchio Holden Umberto Eco, L’espresso, 4 febbraio 2010

lla morte di Salinger ho letto varie rievocazioni fumetti, e avrei ripreso a leggerli verso i trent’anni, de Il giovane Holden e ho visto che si divideva- all’epoca di Charlie Brown, della riscoperta dei clas- A no in due categorie: la prima, erano le memorie sici come Dick Tracy o Krazy Kat, e con l’inizio della commosse di coloro per cui il romanzo era stato una grande tradizione italiana dei Crepax e dei Pratt. meravigliosa esperienza adolescenziale, la seconda Nello stesso modo il mio Jacovitti è stato quello di erano le riflessioni critiche di coloro che (o troppo Pippo, Pertica e Palla (anni Quaranta) e non quello giovani o troppo vecchi) lo avevano letto come si di Cocco Bill. legge un romanzo qualsiasi. Le letture del secondo Ma stiamo attenti a non ridurre tutto a problemi tipo erano tutte perplesse e si domandavano se lo personali. È ovvio che qualcuno può odiare la Divina Holden sarebbe rimasto nella storia della letteratura o Commedia perché, all’epoca in cui doveva studiarla, rappresentava un fenomeno legato a un’epoca e a una stava soffrendo di una tremenda delusione amorosa, generazione. Eppure nessuno si era posto problemi ma questo poteva succedergli anche con i film di del genere rileggendo Herzog alla morte di Bellow o Totò. Tuttavia non bisogna indulgere al vizio pseudo Il nudo e il morto alla morte di Mailer. Perché con decostruzionista per cui non esiste alcun senso di un Holden? testo e tutto dipende dal modo in cui il lettore lo Io credo di essere una buona cavia. Il romanzo interpreta. Si può intristire ricordando Totò, Peppino esce nel 1951, viene tradotto l’anno dopo in italiano e la malafemmina perché la nostra ragazza ci ha per i tipi di Casini con il titolo poco incoraggiante di lasciato proprio quel giorno che eravamo andati a Vita da uomo, passa inosservato e ottiene successo vederlo, ma questo non esclude che, a un’analisi spas- solo nel 1961 quando esce da Einaudi come Il giova- sionata, l’episodio della lettera a Dorian Grey risulti ne Holden. È quindi la “madeleine” proustiana di chi un capolavoro di ritmo e di dosaggio di effetti comi- era adolescente all’inizio degli anni Sessanta. Io a ci. Allora, se il valore artistico di un’opera può essere quell’epoca ero ventenne, ero impegnato su Joyce, e valutato indipendentemente dalle circostanze della Salinger mi è sfuggito. L’ho letto, quasi per dovere nostra personale ricezione, rimane la questione delle documentario, solo una decina d’anni fa, e mi ha ragioni del suo successo o insuccesso in un’epoca lasciato indifferente. Come mai? determinata. Quanto il successo di un libro può esse- Anzitutto non mi ricordava alcuna passione ado- re legato al periodo (e al contesto culturale) in cui lescenziale; in secondo luogo probabilmente quel appare? Perché lo Holden affascina i giovani america- linguaggio giovanile che aveva così originalmente ni all’inizio degli anni Cinquanta ma nello stesso usato era ormai superato (si sa, i giovani cambiano di periodo lascia indifferenti i giovani italiani, i quali lo gergo a ogni stagione), e quindi suonava falso; e infi- scoprono solo dieci anni dopo? E non basta pensare ne dagli anni Sessanta a oggi lo “stile Salinger” aveva al maggior prestigio editoriale e alla capacità pubbli- avuto tale fortuna ed era riapparso in tanti altri citaria di Einaudi nei confronti di Casini. romanzi, che non poteva che apparirmi di maniera, Potrei citare molte opere che hanno ottenuto vasta e in ogni caso per nulla inedito e provocatorio. Il popolarità e apprezzamento critico di cui non avreb- romanzo era divenuto poco interessante a causa del bero goduto se fossero state pubblicate dieci anni successo che aveva avuto. Questo induce a pensare prima o dieci anni dopo. Certe opere devono arrivare quanto, nella storia della “fortuna” di un’opera, con- nel momento giusto. E dalla filosofia greca in avanti si tino le circostanze, i contesti storici in cui appare, e sa che “il momento giusto” o “kairós” costituisce un il riferimento alla vita stessa del lettore. Un esempio serio problema. Affermare che un’opera appare o non a un altro livello: io non appartengo alla “Tex gene- appare nel momento giusto, non significa poter spie- ration” e rimango sempre stupito quando sento gare perché quello sia proprio il momento giusto. Si qualcuno che si dichiara cresciuto col mito di Tex. tratta di quei problemi irresolubili come predire dove La spiegazione è semplice, Tex appare nel 1948 e a sarà mercoledì una pallina da ping pong affidata il quell’epoca io, già liceale, avevo smesso di leggere i lunedì alle onde del mare. rs_febbraio2010:Layout 1 05/03/2010 15.50 Pagina 12

RITRATTI IN NATURALEZZA Roberto Galaverni, Alias del manifesto, 6 febbraio 2010

Svevo, Musil, Celan, J. Roth, Sebald, Bellow e altri. Nelle vesti di critico per la «Nyrb» il Nobel sudafricano esplora la profondità dei testi senza esibizionismi, tracciando linee e stanando i rovelli degli scrittori grazie alla grande attitudine al racconto J.M. Coetzee

uello che a tutta prima colpisce degli in - consente, lo mette in atto nella lettura dei testi e terventi critici di J.M. Coetzee, è la loro sem- in una sua particolare sensibilità per i procedi - Q plicità complessiva, direi quasi la loro nor- menti della creazione letteraria. malità: disponibi lità al dialogo con i libri e con gli L’attività critica è per Coetzee una vocazione autori in oggetto, grande chiarezza espressiva, costante, che si ac compagna da sempre alla scrit- attenzione al letto re, ma soprattutto una sorta di tura narrativa. Lavori di scavo è non a caso la sua or ganicità, di «rotondità» didascali ca e quasi sco- quinta raccolta di sag gi (la precedente, Spiagge lastica del saggio. Per uno scrittore consacrato straniere , che contiene tra l’altro il notevole qual è il narratore sudafricano (ma ora cittadino «Che cos’è un classico?», era uscita da Einaudi dell’Australia), tanto più da quando nel 2003 gli è nel 2006), in questo caso largamente dedicata agli stato con ferito il premio Nobel per la lette ratura, scrittori europei, quasi sempre narratori, ma con il fatto risulta di per sé piuttosto singolare. Anche un’attenzio ne particolare all’area mitteleuro pea: nel suo ulti mo volume di scritti critici, Lavori di Svevo (con uno degli interventi più riusciti), scavo. Saggi sulla letteratura 2000-2005 (a cura Musil, Walser, Celan, Joseph Roth, Benjamin, di Paola Splen dore, trad. di Maria Baiocchi, Grass, ma anche Beckett o Sebald. Quindi Einaudi «Fuori collana», pp. 312, euro 26,00), Faulkner, Bellow, Arthur Miller, Gordimer, Coetzee non ha mai bisogno di mettersi in mostra Naipaul e qualche altro. Va detto allora che pro- esplicitando le coordinate storico-lette rarie e, prio una forte istanza critico-saggi stica rappre- diciamo così, l’ascendente istituzionale della pro- senta uno dei punti di forza anche del Coetzee pria voce e del proprio punto di vista. Non fa narrato re. Penso ovviamente a un’opera innovati- cadere la sua parola dall’alto, né mette diretta- va come Elizabeth Costel lo, che si qualifica pro- mente sul piatto del dialogo critico, come una prio per la sua natura poco classificabile, de riva- specie di garanzia, la sua figura di scrittore capa- ta da una fusione irresolubile tra narrazione e ce e affermato. Coetzee, in sostanza, non chiede saggio letterario, filosofico o storico-politico. In mai di partire con una mossa di vantaggio rispet- re altà, è questa una qualità intrinse ca alla parola to al proprio interlocutore. Piuttosto, tutto quello di Coetzee, che pos siede di per sé stessa questo che la sua personale esperienza di narratore gli dop pio versante, questa duplice, con temporanea rs_febbraio2010:Layout 1 05/03/2010 15.50 Pagina 13

Rassegna stampa, febbraio 2010

inclinazione narrati va e critica. Ma, come detto, mismo interpretativo, quanto in una specie di più la presenza dello scrittore Coetzee, con la sua sto- interlocutorio nulla di fatto. In ogni caso, è ria e forza acquisita, non rappresenta in alcun difficile indicare di volta in volta un movente par- modo un punto di appoggio che intervenga inter- ticolare di queste scritture. Forse Coetzee stava namente alla costruzione del saggio. In pratica, lo leggendo o rileggendo un libro e ha deciso di scrittore non entra in campo come tale, non si allargare lo sguardo e di fermar si sull’autore, dichiara. Coetzee è qui soltanto la voce da cui forse quello studio è una scheggia partita della con intelligenza e grande naturalezza procede la prepara zione di un corso accademico (Co etzee è nar razione critica. un professore universita rio); certo è che a monte Come osserva giustamente la curatrice del di tutto si trova ogni volta la passione per un libro volume, «la dimensione» del «ritratto a tutto e per una storia. tondo degli scrittori» che caratterizza questi Non c’è dubbio che questa mo destia d’ap- saggi, va riportata anche alla precisa «politica proccio, questa man canza di presunzione e di editoriale», cioè al taglio culturale organico, affanno dimostrativo, consentano poi a Coetzee approfondito ma senza dismisure specialistiche, una grande libertà, per ché alla fine il gesto con della New York Re view of Books, su cui per la cui il criti co sceglie e giudica nasce diretta mente maggior parte essi sono stati pubblicati. La strut- da dentro. Coetzee preferi sce raccontare, descri- tura del pezzo e praticamente invariabile: un vere, collegare, argomentare, facendo scaturire i ingresso aneddotico, attraverso la citazio ne di un suoi giudizi di valore senza ostentarli. Spesso si episodio particolare di un libro o della vita di uno tratta di inter rogativi che mettono in discussio ne scritto re; quindi una specie di prima, pic cola fino quasi a rovesciarla l’inter pretazione che fino risultanza interpretativa che fa da raccordo con la a quel momento il critico sembrava sostenere. Ma considerazio ne complessiva della figura e mol to soprattutto sono molto fre quenti i pareri ridutti- spesso dell’opera dell’autore considerato. E a vi o parzialmente negativi, che Coetzee avanza in questo punto, con la cronistoria biografica e arti - un modo tutto suo, costrutti vo, direi, perché alla stica dello scrittore, di regola Coetzee parte dav- fine sembra che i punti di forza e la tenuta di uno vero addirittura con il richiamo del luogo e data scrittore vengano come esal tati proprio dall’aver di nascita. Da lì non si rispar mia nulla; anzi, con resistito a quelle limitazioni. grande zelo, specie sugli autori della prima me tà In particolare, Coetzee risulta al suo meglio del Novecento (tutti gli interventi, tranne quello nel tracciare con li nee e tagli sicurissimi la biogra- su Walt Whit man, sono su scrittori del Nove - fia degli scrittori, la trama di un ro manzo oppure cento e contemporanei), mostra di essersi di volta i tratti e il rovello problematico di qualche perso- in volta non solo fermato a leggere ma anche, alla naggio. Qui il Coetzee scrittore davvero si vede. lettera, a studiare un autore: consi derazione del- Se il narratore ha una forte componente saggisti- l’intero corpus dello scrittore, autobiografie e ca e meta-narrativa, il critico possie de infatti una soprat tutto biografie, principali studi cri tici, mas- spiccata attitudine al racconto. Allo stesso modo, sima attenzione alle tecniche di narrazione ma riporta all’esperienza diretta della scrittura narra- anche alla lingua coi suoi registri e stratifica zioni, tiva anche la capacita di Coetzee di mettere in nel caso di scrittori di lingua non inglese anche qualche misura in luce il rapporto – un rapporto alle traduzioni più importanti. Da questo punto sempre sghembo e per molti versi insondabile – di vista, il «lavoro di scavo» non è fatto con un tra la realtà e l’invenzione letteraria, co me pure bisturi o una trivella, ma si allarga come a cerchi tra la vita di uno scrittore e i suoi personaggi, a concentrici. Coetzee è un critico che apre, intrec- metà tra le pressioni storiche e esistenziali (il rife- cia e moltiplica le possibilità, non un critico a cui rimento storico non è in Coetzee un sottofondo chie dere la frase risolutiva, detta come una volta ma un fonda mento), la consapevolezza e la re - per sempre. A volte sembra perfino di trovarsi di sponsabilità dell’autore verso il proprio tempo, la fronte a delle tesine, anche molto riuscite, in veri- sua volontà di scelta e decisione, ma anche il suo tà, perché il discorso non sembra avere un rovel- essere parzialmente preda di spin te e pulsioni che lo o un fine preciso. Tant’è che in quei due o tre lo trascendono. A metà, dunque, perché anche ai interventi meno validi del libro, il saggio si risol- grandi scrittori non è dato – Coet zee mostra di ve non nella tendenziosità di un qualche estre- saperlo benissimo – tutto vedere e tutto potere.

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Joe Lansdale «Fu un zombie a farmi diventare scrittore» Luca Crovi, il Giornale, 8 febbraio 2010

Joe Lansdale

ue balordi dalle passioni necrofile, un mili- boxe. Non era un granché, ma mi è servita per tare alle prese con gli zombie dentro casa, iniziare». D un cowboy che affronta strani lupi mannari, un impiegato spiato dalle telecamere, un contadi- Come sceglie se un soggetto va sviluppato in un no disposto a fare follie per un mulo bianco e un romanzo o in un racconto? maiale pezzato. Queste sono solo alcune delle «Quando ho un’idea so immediatamente se si bizzarre storie raccolte dallo scrittore texano Joe tratterà di un soggetto per un romanzo o per un R. Lansdale nell’antologia Altamente esplosivo – racconto. Me ne accorgo subito istintivamente. 10 racconti inediti (Fanucci). Una serie di storie Mi è capitato solo alcune volte che un’idea mi bizzarre, grottesche, iperviolente e drammatiche abbia ingannato. Ad esempio quando ho iniziato in cui si mescolano e si rimescolano, come in un il mio Zeppelin West pensavo che sarebbe stato frullatore impazzito, generi come l’horror, il noir una semplice short story dopodiché la storia si è e il western. «Ho cercato di selezionare in questo espansa e trasformata in un romanzo. D’altra volume» ci spiega lo stesso Lansdale «storie di parte, io scrivo romanzi con lo stesso intento con una certa varietà che o non erano mai state pub- cui scrivo i miei racconti, nel senso che vado solo blicate in Italia o che comunque erano uscite in dove mi interessa andare». maniera un po’ sotterranea. Volevo che questa antologia fosse un regalo speciale per i miei letto- Come è nato lo spaventoso e sanguinario ri italiani». Signore del Rasoio, protagonista di Re delle Ombre? Qual è stata la prima storia breve che ha scritto «Ci sono molte suggestioni che mi hanno porta- nella sua carriera? to a crearlo, posso però dirvi che il personaggio «Il primo racconto di fiction che ho prodotto si è nato intorno al 1980 mentre stavo scrivendo un intitolava The Full Count ed era una detective romanzo intitolato Il lato oscuro dell’anima. story ispirata a grandi linee dal mondo della Stavo scrivendo una scena e all’improvviso il rs_febbraio2010:Layout 1 05/03/2010 15.50 Pagina 15

Rassegna stampa, febbraio 2010

«Leggere Edgar Rice Burroughs mi ha fatto sco- Escono i racconti prire che volevo davvero diventare uno scrittore, anche se poi mi sono mosso in una direzione nar- inediti del maestro rativa più affine a quella di Jack , Rudyard Kipling, R.L. Stevenson e Mark Twain. D’altra horror: «Il mio parte la visione del celeberrimo serial televisivo The Twilight Zone ha colpito a tal punto la mia fantasia che mi ha convinto a scrivere storie di prossimo progetto quel tipo e così ho cominciato a leggere scrittori che scrissero per quello show o ne furono in qual- è un libro sulla che modo influenzati: Richard Matheson, Charles Beaumont, Ray Bradbury, ma anche Robert Grande depressione, Bloch, Frederick Brown e persino H.P. Lovecraft (anche se sono sempre stato più affezionato alle sue intuizioni piuttosto che allo stile che usa nelle protagonista un sue storie). E poi sono venute naturali le letture di Raymond Chandler, Dashiel Hammett, James wrestler». E alla Cain, Hemingway e F. Scott Fitzgerald, John Steinbeck e Flannery O’Connor. Ma sono stato nostra richiesta di influenzato stilisticamente anche da scrittori come Pete Hamill e William Goldman, due narratori creare un racconto letterari e allo stesso tempo popolari». Le piacciono le storie che parlano di morti viventi? su due piedi, ecco «Mi sono nutrito di storie di zombie. Soprattutto quelle di zombie impazziti. Ho scritto anche alcu- cos’ha inventato… ne storie di questo tipo fra le quali la mia preferita è Nel Deserto delle Cadillac, con i morti… Nei personaggio del Dio del Rasoio si è materializza- vecchi film e nelle vecchie storie di zombie, i morti to nella mia mente. Quella storia era forse trop- venivano risvegliati per uccidere qualcuno. Poi po forte per quei tempi e così non l’ho pubblica- George Romero ha inventato i suoi zombie affa- ta per molti anni». mati di carne umana e io ho visto il suo La notte dei morti viventi per la prima volta in un Drive-In. Perché i Drive-In sono una costante nelle sue E posso assicurarvi che ero nell’età giusta perché storie? quel film avesse terribili effetti su di me!». «Quando sono cresciuto io, i Drive-In stavano vivendo il loro massimo splendore. Era la loro Progetti per il futuro? epoca. Quindi andavo spesso a vedere film al «Prima devo terminare una nuova avventura dei Drive-In. Erano stati pensati per le famiglie, poi miei Hap e Leonard… Poi mi dedicherò a un quando i teenager hanno cominciato a guidare le romanzo ambientato durante la Grande depres- auto si sono orientati verso questo tipo di pubbli- sione che parlerà anche della più terribile bufera co. E sono così divenuti noti per essere dei veri e di sabbia di quel periodo e che prevede la pre- propri pozzi della passione. Un posto dove le senza di gangster, di wrestler e di alcuni giova- coppiette potevano fare molto di più che guarda- nissimi protagonisti. Sono molto eccitato per re un film e basta. Questo ha comportato che questo progetto». anche il livello dei film proposti si è adeguato al pubblico che li frequentava. E ha permesso Ci potrebbe regalare un racconto fulminante? l’ascesa di filmaker come Roger Corman». «Il giorno dopo lo scoppio della bomba non era sopravvissuto nessuno, a parte i Gemelli Siamesi. Ci sono autori che l’anno cresciuta con i loro Poi il terzo giorno dopo lo scoppio della bomba racconti? uno dei due gemelli morì. The End!».

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Novela negra Francesca Lazzarato, il manifesto, 11 febbraio 2010

oi scrittori argentini non torniamo sul luogo soprattutto sulle esecuzioni che ne seguirono. del delitto. Ci viviamo». Così ha scritto di Dopo aver ricostruito minuziosamente i fatti, «N recente su Pagina/12 Juan Sasturain, sceneg- però, Walsh li raccontò con la tecnica del noir, al giatore dei fumetti di Alberto Breccia, giornalista e punto che, per chi ignori l’assoluta veridicità del romanziere con una forte propensione per il poli- racconto, il libro si presenta come un appassio- ziesco e infine creatore di Negro absoluto, collana nante romanzo nero. dedicata alla novela negra argentina (anzi bonae- Se Seis problemas para Don Isidro Parodi, che rense, perché i romanzi sono invariabilmente Borges e Bioy Casares scrissero insieme all’ombra ambientati a Buenos Aires) in cui spiccano una della comune passione per il mystery all’inglese – serie di nuovi e interessanti autori, come Leonardo e che pubblicarono nel 1942 con lo pseudonimo di Oyola, Federico Levin, Juan Terranova e Ricardo H. Bustos Domecq – rappresenta una sorta di Romero. Inutile dire che Sasturain ha ragione: l’in- manifesto del policial argentino «classico», treccio con la realtà e la capacità di affrontare temi Operación masacre è invece antesignano di una sociali e politici è una delle caratteristiche del cosi- novela negra che, sin dagli anni della dittatura, è detto neopolicial argentino, la cui data di nascita si stata sistematicamente o fuggevolmente frequenta- fa risalire al 1957, quando apparve Operación ta tanto da onesti mestieranti quanto da autori masacre (Operazione massacro, Sellerio 2002) di d’eccezione. Citarli è ovviamente impossibile, ma Rodolfo Walsh, giornalista e scrittore fatto sparire vale la pena di ricordare Ricardo Piglia (il suo nel 1977 dalla dittatura militare dopo un sanguino- Soldi bruciati, riproposto nel 2008 da Feltrinelli, è so scontro a fuoco, come già era accaduto nel ’76 a forse uno dei più bei noir mai scritti), Juan sua figlia Maria Victoria, militante montonera. Martini, Juan Sasturain (da raccomandare il suo Operación masacre non era, a rigor di termi- Manuale dei perdenti, Le Lettere 2006), José ni, una vera e propria fiction, ma il frutto di Pablo Feinmann (la traduzione italiana dello stre- un’indagine giornalistica sul levantamiento pero- pitoso Gli ultimi giorni della vittima, Feltrinelli nista del ’56 contro il governo Aramburu, e 1993, è al momento desaparecida), Mempo rs_febbraio2010:Layout 1 05/03/2010 15.50 Pagina 17

Rassegna stampa, febbraio 2010

Alle prese con un ingombrante passato prossimo e un presente poco rassicurante, il poliziesco in Argentina si rivela il genere più adatto per raccontare la realtà ed esprimere il bisogno di memoria di un paese che ha troppi cadaveri in cantina

Giardinelli con lo splendido Luna caliente (Luna recentemente riassunto in un decalogo dove, tra le calda, pubblicato nel 1999 da Guanda), Ernesto altre cose, si legge: «Il delitto lo commette la polizia; Mallo, il grande Raúl Argemí che, incarcerato e scopo delle indagini poliziesche è coprire il delitto; torturato dai militari, oggi vive in Spagna e conti- la missione della Giustizia è coprire la polizia». E nua a produrre noir notevolissimi (Penultimo tuttavia, a partire dagli anni Novanta, il poliziesco nome di battaglia è reperibile nel catalogo di La vero e proprio ha cominciato a risalire la china, tor- Nuova Frontiera), Carlos Gamerro, Carlos nando a prendere spunto non solo da Borges, ma Balmaceda, Sergio Olguín che in novembre ha dai tre romanzi brevi di Rodolfo Walsh (di nuovo vinto il premio Tusquets con Oscura monótona lui) raccolti in Variaciones en rojo (Variazioni in sangre (di suo è possibile leggere, in italiano, solo rosso, Sellerio 199), che precedono di diversi anni un delizioso romanzo calcistico per ragazzi pubbli- Operación masacre e rappresentano in un certo cato da Feltrinelli, La squadra del mio cuore), l’ar- senso il suo opposto: pura fiction in cui un commis- genmex Rolo Díez, che risiede in Messico e i cui sario e un acuto correttore di bozze risolvono casi ottimi noir sono stati pubblicati da Tropea. davvero canonici.

Il ritorno del poliziesco Lavori sporchi, ma necessari Non c’è comunque da stupirsi che in Argentina, Sempre più numerosi sono gli autori, soprattutto negli anni Settanta e Ottanta, il poliziesco classico quelli fra i trenta e i quaranta, che tornano alle sia stato quasi abbandonato: com’è accaduto in forma più classica e collaudata del genere, appro- Cile e in altri paesi latinoamericani afflitti in quegli dando a volte a un successo non solo nazionale, anni da sanguinose dittature, il noir era una forma come dimostrano le molte traduzioni dei best sel- letteraria che consentiva di cimentarsi, sotto la ler di Guillermo Martinez (dopo La serie di maschera del «genere», con temi proibiti, mentre Oxford, pubblicato da Mondadori nel 2004, esce negli anni post dittatura si è rivelata la più adatta a ora La lenta fine di Luciana B.), o la fortuna di raccontare ed esprimere la realtà e il bisogno di Pablo de Santis (L’enigma di Parigi, Mondadori memoria di un paese che ha, sottolinea Sasturain, 2008, e inoltre Il calligrafo di Voltaire, La tradu- «troppi cadaveri in cantina, innumerevoli indizi zione, Lettere e filosofia, tutti editi da Sellerio), nascosti sotto il tappeto e una puzza tra le macerie di Claudia Piñeyro (Le vedove del giovedì, Il del passato recente, che non lascia respirare». Saggatore 2008), di Diego Paszkowski (Tesi su un Non per niente la novela negra è spesso dedica- omicidio, Fanucci 2004: ma l’eccellente El otro ta ai crimini della dittatura, dall’appropriazione di Gomez rimane inedito) e di Martin Kohan (Fuori bambini ai desaparecidos, tema del bellissimo 77 di i secondi, Einaudi 2008), con il suo magnifico Guillermo Saccomanno (vincitore del Dashiell Museo de la revolución (2006), che, come del Hammett all’ultima Semana Negra di Gijòn), ma resto moltissimi romanzi polizieschi e noir arrivati anche di Hay unos tipos abajo (Strani tipi sotto dall’Argentina, va ben oltre i confini del genere. casa, Le Lettere 2002), capolavoro di Antonio dal Kohan ritorna infatti ancora al tema dei desa- Masetto, o La aguja nel pajàr e Delincuente argen- parecidos, ricostruendo con ossessiva minuzia la tino di Ernesto Mallo, e di infiniti altri romanzi. storia di un immaginario militante, Rubén Tesare, Proprio questo ingombrante passato prossimo, ma attraverso i suoi diari dal carcere fortunosamente anche un presente non proprio rassicurante in cui si recuperati da una donna misteriosa. Un quasi registrano l’esistenza di bande criminali composte poliziesco, quello di Kohan, che torna a fare i da poliziotti e dedite ai sequestri, la permanenza in conti con il passato: un compito cui gli argentini servizio di antichi torturatori e un notevole tasso di non possono (né devono) sottrarsi, perché, come corruzione, ha conferito alla novela negra locale sostiene Sasturain, si tratta di «un lavoro sporco, particolari caratteristiche che Carlos Gamerro ha ma necessario». E qualcuno deve pur farlo.

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Hopper&Carver Il fascino discreto della quotidianità (ovvero, la vita vera)

opper. L’incontrastata fama che lo ha portato America, qualcosa di non troppo amato. Rappre - oggi a essere uno dei pittori maggiormente sentava in fondo lo stile che caratterizzava l’altra H apprezzati dello scorso secolo stride con una porzione di mondo, quella socialista. I critici e i gal- vita che ha richiesto anni per un’affermazione che è leristi americani cercavano qualcosa che rappresen- cresciuta lentamente, e spesso per equi voci. Per tasse un nuovo, e che quel nuovo fosse il più possi- tutta la vita Edward Hopper ha perseguito un suo bile americano. Fu rono allora una benedizione dal ideale artistico che non era disposto a scendere a cie lo le immense urla di colore lasciate gocciolare compromessi, un ideale che si rivelò spesso fuori dal per terra da Pollock o le mostruose quanto seducen- tempo o, per meglio dire, dal suo tempo. Pittore rea- ti astrazioni di De Kooning. L’Espressionismo lista, negli anni della sua maturità il realismo era, in astratto nacque come nuova arte americana per una rs_febbraio2010:Layout 1 05/03/2010 15.50 Pagina 19

Due personalità fuori dalle tendenze dell’arte, due classici che crescono con il tempo. Mentre arriva a Roma la grande mostra di Hopper, lo scrittore Aldo Nove racconta due destini paralleli

Aldo Nove, il venerdì di Repubblica, 12 febbraio 2010 rs_febbraio2010:Layout 1 05/03/2010 15.50 Pagina 20

Oblique Studio

nuova vi sione del mondo che superasse la realtà unica modella. E sappiamo che Jo, pittrice a come in un atto magico di trasformazione, d’in- sua volta, sacrificò la sua carriera per sostenere novazione con tinua. Di movimento. C’entrava quella del marito. Lei era per lui la donna ma l’azione rispetto all’immobilismo sovietico. innanzitutto l’individuo da inserire in quel conte- C’entrava l’inventiva dell’individuo ma soprattut- sto strano che è la vita. La nudità di Jo (delle to la sua interiorità, per quanto franta e di- modelle di Hopper, quindi) è quella di uno stra- scontinua, ma volitiva, intraprendente, america- niamento, di una natura che trova il suo culmine, na. Erano i fondamenti di una cultura che si stava ai nostri occhi, in quan to di più lontano dal scoprendo al centro del mondo subito dopo la mondo ci sia co sì come ci è data, senza filtri. Per seconda guer ra mondiale. questo sono tutti così distanti, nei quadri di I fasti dell’Europa sembravano finiti dopo che Hopper. Perché vivono la condizione comune a Parigi, per decenni, fu il fulcro di ogni novità. tutti di esuli in una realtà straniera ma che la no- L’asse stava spostandosi in America, ma era pur stra carne dimostra essere in noi. Hopper ci dice sempre erede di una tradizione millenaria che tutte queste cose con una serenità furiosa, aggres- aveva il suo centro in Europa. Hopper visitò siva per paradosso. Non le strazianti urla di come tutti i giovani artisti l’Europa, ma non ne fu Bacon ma l’improbabile serenità di un pomerig- per nulla entusiasta. Era come se sapesse fin da gio al sole. subito quello che cercava. Non era una teoria del- Fin da ragazzino, alle mie prime letture e alle l’arte da applicare. Era una sensibilità estrema nei mie prime incursioni nel mondo dell’arte, di cui confronti del quotidiano, di un essere a tutti ero voracissimo, ho sentito una grande affinità comune nella visione, eppure impalpabile. Era tra il lavoro di Hopper e quello di Raymond infine l’esigenza di spingersi il più possibile vici- Carver. Un pittore e uno scrittore che ci mette- no a un nucleo emotivo che desse delle cose e vano davanti a dei dati di fatto inscalfibili, quan- delle persone quel perenne senso d’attesa e d’in - ta mai prossimi alla nostra realtà quotidiana. La compiuto che i poeti conoscono bene e che magia che non ha bisogno di alcun clamore per Hopper avrebbe voluto espri mere: «Se sapessi esserci. Lo sguardo del poeta che sa che il dire quello che vedo, non avrei bisogno di dipin- mondo è meraviglioso perché c’è e non perché gerlo», fu una delle sue frasi più celebri. Ma cosa rappresenta un fine o un passato epico. Imma - vedeva esattamente Hopper? Perché il vero pro- ginare il loro incontro in Si parla troppo di silen- blema, con tutta la sua magia, è qui. Hopper zio. Un incontro immaginario tra Edward vedeva quanto di noi e delle cose persiste nel Hopper e Raymond Carver è stato per me piace- mondo per un mero dato di fatto, sotto l’influsso volissimo e a tratti anche complesso: entrare della luce che li scon torna dal nulla, facendoli nelle menti altrui dalle eloquenze dei loro silenzi entrare e uscire dall’ignoto, in un preciso istante, è una prova che non è stato facile superare. Ma e più l’istante appare a noi indeterminato, direm- ne è valsa la pena. Per omaggiare due modi di mo quasi immotivato, più nel profondo ci è caro, parlarci del mondo senza dovere inventare nulla. perché l’intera nostra vita è fatta d’istanti così e Per sentirmi maggiormente vicino a chi ha cre- ne è anzi la somma. duto che il mondo fosse semplicemente mondo, La fortuna di Hopper fu dovuta in parte al senza utopie o fughe convenzionali. caso, più lungimirante delle politiche dei galleri- Raymond Carver forse non conosceva nem- sti e degli addetti al lavori. Quando la breve sta- meno Edward Hopper. E viceversa. Ma i silenzi gione dell’Espressionismo astratto venne supera- dei loro mondi si conoscevano, quelli sì, e hanno ta dalla Pop Art, che immediatamente rinvenne accompagnato milioni di persone alla lettura e in Hopper uno dei suoi maestri, divenne gloria alla comprensione di un mistero che non smette- nazionale e precursore di un movimento con il rà di accompagnarci, quello della vita, della vita quale, in fondo, con c’entrava nulla. Sem- di tutti, senza grandi epopee, senza il bisogno di plicemente, Hopper non sceglieva, a differenza un sogno che non sia quello che già tutti, ad occhi degli artisti pop, oggetti quotidiani da rendere aperti, viviamo ogni giorno, e che un grande arti- icone, ma ne registrava l’esistenza. Cose tra altre sta può rendere vibrante e quindi vero, dandoce- cose. Nulla di banale. Nulla di epico. Come nel- lo qui, fuori dal flusso nostro del passato e del l’erotismo. Sappiamo che Jo, sua moglie, fu la sua futuro, fermi davanti a una pagina, ad un quadro.

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Saviano può pubblicare per Mondadori? E si può collaborare con giornali non allineati? La polemica infuria sul web Evelina Santangelo, il Fatto Quotidiano, 13 febbraio 2010

novembre, Vincenzo Ostuni, direttore editoriale di Ponte alle Grazie, fonda un gruppo su Facebook in cui lancia un appello a Roberto Saviano perché smetta di pubblicare Aper Mondadori. Nella speranza che il suo esempio venga seguito da altri scrittori. Helena Janeczek (scrittrice e editor di Gomorra) il 20 gennaio scrive un articolo sul blog Nazione Indiana dal titolo «Pubblicare per Berlusconi?» in cui difende le ragioni di chi lavora e pubblica con il gruppo Mondadori, facendo una distinzione tra lavorare per un gruppo editoriale e collaborare con un organo di stampa che abbia una precisa linea editoriale, come il quotidiano Libero, inserendosi così nella polemica tra il critico letterario Andrea Cortellessa e lo scrittore Paolo Nori riguardo alla scelta di Nori di collaborare con Libero. Polemica che ha suscitato commenti molto duri su diverse testate (Libero, il Giornale, Corriere della Sera). Lo scrittore Vincenzo Consolo ha deciso di non partecipare a un’iniziativa einaudiana in favore di Roberto Saviano per via di un’intervista rilasciata dallo stesso Saviano a Panorama, in cui dice di essersi formato su Jünger, Pound, Céline.

n una conferenza tenuta nel 1976 all’Amherst giudizio, la radicale libertà di non ritenere niente College Calvino, cercando di definire gli usi e nessuno insindacabile. I politici giusti e sbagliati della letteratura, avvia- Se guardiamo al nostro tempo e alle nostre cir- va quel suo discorso dicendo che «la funzione costanze, probabilmente la gran parte di noi pubblica più richiesta in Italia» in quegli anni vedrebbe nell’«andamento intellettuale» e cultu- sembrava essere «la provocazione», consacrata rale qualcosa di molto simile alla vertiginosa alie- «dalla vita, dalla morte e dalla vita postuma di nazione sintetizzata da Bradbury in Fahrenheit Pasolini». E non aveva alcuna remora nel soste- 451, dove tutto è ridotto a indistinto «pastone» nere di non essere d’accordo con quell’idea inval- mass mediatico in cui non è nemmeno contem- sa nel «vasto pubblico nazionale» di concepire lo plata l’idea che si possa persino dissentire. scrittore come un «provocatore». Ora, quel rife- In un mondo del genere (o molto simile), rimento al «vasto pubblico per il romanzo italia- parole come quelle espresse da Calvino, quel no» e quella libertà di giudizio con cui Calvino si modo stesso di ragionare e argomentare, di sicu- esprime su un altro scrittore e intellettuale della ro non avrebbe diritto di cittadinanza, non per- statura di Pasolini (al di là di qualsiasi altra con- ché qualcuno non potrebbe anche pronunciarle, siderazione di merito) toccano due aspetti essen- ma perché non ci sarebbe quasi nessuno in grado ziali in cui si iscrive il ruolo sociale dello scritto- o interessato ad ascoltarle. E questa circostanza, re: l’attenzione del pubblico e l’indipendenza di che definisce il nostro tempo, è una debolezza di rs_febbraio2010:Layout 1 05/03/2010 15.50 Pagina 22

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cui non si può non tener conto, volendo interro- Invece, quel che oggi possiamo registrare, garsi sul ruolo e le responsabilità che attengono senza nemmeno voler entrare nel merito specifi- agli scrittori nell’odierno spaesamento e sradica- co delle questioni, va tutto nella direzione oppo- mento (sociale, economico, culturale). sta: 1) Qualsiasi accenno a una divergenza di Così, mentre da una parte lo scrittore è perce- vedute riguardo, ad esempio, al ruolo e alle pito dalla stragrande maggioranza del pubblico di responsabilità di uno autore (come è accaduto romanzi come un intrattenitore o un qualsiasi pro- nel caso delle obiezioni mosse dal critico Andrea duttore di beni di consumo, dall’altra, e di contro, Cortellessa allo scrittore Paolo Nori sulla scelta chi vorrebbe scrittori più coraggiosi, più combat- di collaborare con il quotidiano Libero, per via tivi, più calati nel corpo delle nostre contraddizio- della sua linea editoriale) viene tacciato da una ni, anzi delle nostre specifiche anomalie, finisce parte non irrilevante della stampa (Libero, per delegare ogni responsabilità etica, politica, cul- Corriere della Sera) di «ostracismo», ostracismo turale a uno solo, fatto simbolo. Una condizione smentito dallo stesso Paolo Nori, che, essendo aberrante per uno scrittore, anche se lo scrittore si scrittore attento all’uso delle parole, sa quale chiama Roberto Saviano, con tutto il coraggio, responsabilità implichi un loro uso distorto; né l’impegno che evoca un libro come Gomorra. questo suscita un qualche dibattito; 2) Qualsiasi Pure di questo bisogna tenere conto per fare un dissenso riguardo ai modelli culturali di riferi- discorso sul ruolo sociale dello scrittore nel tenta- mento (come quello espresso da Vincenzo tivo di comprendere in che modo si possa spezza- Consolo nei confronti di Roberto Saviano quan- re, intanto, questa doppia solitudine: dell’unico, do questi evoca autori non tanto di destra ma trasformato in simbolo dell’idea stessa di impegno, espressione di una visione discriminatoria del- e dei tanti, noti a cerchie più o meno ristrette di l’umanità), qualsiasi dissenso del genere, espres- cultori, fan, lettori e, per il resto, macinati in quel- so in modo radicale da parte di uno scrittore nei la centrifuga lì, che tende all’indistinto. confronti di un altro scrittore è ugualmente tac- In questo stato di cose, la prima considerazio- ciato più o meno dalle stesse testate di «ostraci- ne che verrebbe da fare ha a che vedere proprio smo» e, per il resto, come nel caso precedente, con l’irrilevanza sociale dello scrittore nella sua sostanzialmente lasciato cadere nell’indifferenza. specificità. «La letteratura», dice Calvino in quel- E questo mentre, da più parti, parti anche molto lo stesso intervento, «è necessaria alla politica diverse tra loro, anzi opposte, (dal Giornale a prima di tutto quando essa dà voce a ciò che è Libero, ai firmatari dell’appello a Saviano per- senza voce… le tendenze represse negli individui ché lasci la Mondadori) si sollevano accuse, e nella società», ed è necessaria, in modo più obiezioni, dubbi che, al di là di ogni altra consi- indiretto, in quanto «capacità di imporre model- derazione, entrano nel merito di una questione li di linguaggio, di visione, d’immaginazione». fondamentale e più vasta: la libertà e autonomia Ora, quel che oggi, più che mai, «non ha voce» di espressione rispetto a qualsiasi proprietà edi- sembra proprio questa peculiarità. Non è che non toriale, contro quella che Helena Janeczeck ha ci siano scrittori in grado di concepire e dar forma definito una «visione padronale dei rapporti a visioni o immaginazioni capaci di interrogare il aziendali». proprio tempo, il fatto è che le loro visioni, le loro Questioni del genere che riguardano la fun- immaginazioni o intuizioni non riescono quasi zione stessa dello scrittore come radicale espres- mai a collegarsi in una sorta di circuito, in una sione di un pensiero libero e irriducibile, esige- sorta di discorso più vasto e intrecciato, anche rebbero quel discorso più vasto di cui si diceva contraddittorio, quel genere di discorso-a-più- prima, non questo solitario, episodico levarsi di voci che costituisce, e dà anche rilevanza sociale a voci, ora zittite ora destinate a cadere vittime di una società letteraria, intellettuale, artistica quella forma di censura, o meglio di autocensura, soprattutto se riesce a innestarsi in altri discorsi che accompagna il senso della propria irrilevan- non specificatamente letterari: discorsi politici, za, in un momento, tra l’altro, in cui ci vorrebbe- discorsi sociali, discorsi identitari… tutti quei ro non solo visioni, ma appunto trame, narrazio- discorsi insomma di cui dovrebbe esser fatta la ni capaci di riannodare i fili dispersi di un paese vita civile di un paese civile, e che definiscono nel che sembra aver perso se stesso, il proprio retro- loro complesso lo spazio pubblico. terra, la propria stessa ossatura.

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C’ERA DANTE A PIAZZA FONTANA Il romanzo di Laura Pariani torna sul luogo della strage ma con un occhio inedito: quello di un homeless Oreste Pivetta, l’Unità, 14 febbraio 2010

ante e la Divina Commedia, Carlo Porta, persi- no Vivaldi, Milano e piazza Fontana con la sua D bomba e suoi morti e ancora Dante, un altro Dante, che fa il barbone, l’homeless, e, a settant’anni, continua a girovagare, finché capita sul luogo della strage. Milano è una selva oscura, ultimo romanzo di Laura Pariani, scrittrice che esordì nel 1993 con il bel- lissimo Di corno o d’oro, potrebbe parlare della città d’oggi, affumicata e criminale. Invece si torna a un quarantennio fa, seguendo il povero Dante, figlio di enne enne, come si diceva una volta, ex venditore di libri antichi, cultore dell’Alighieri, di cui si è dato il nome, e di Carlo Porta, di cui si è dato la lingua. Un barbone colto, ironico, nostalgico alle prese con un mondo che non rico nosce più se non attraverso picco li segni di resistenza, un mondo che si rovescia quel nero dodici di cembre. Dante, al secolo Diogene Colombo («Colombo, come tutti gli illegittimi di Milano, perché sulla porta dell’Ospizio degli Esposti era raffigurato il simbolo caritatevole dello Spirito Santo; Diogene perché l’im- piegato che stava ai registri quel giorno doveva essere un filosofo burlone»), classe 1899, è andato in trincea sul finire della prima guerra mondiale e non gli è mancato neppure il confino fascista, tradito dal suo spirito libertario, ha conosciuto l’emigrazione in Sudamerica e frequentato decine di donne, con cuore è paura e che an che di là c’è musica. A consolazione e con amore, dopo la sventu ra di un matrimonio tra- di una vita errabonda ma dignitosa, cioè vissuta con montato e di una bimba uccisa (altra storia mi lanese: rispetto di sé stessi e degli altri, rivendicando va lori sotto le macerie della Scuo la di Gorla, primo bersa- che la macchina della modernità (della cosiddetta glio dei bombardamenti alleati della seconda guerra modernità) va cancellando. mondiale). Dante possie de solo un sacchetto, la borsa Abbiamo letto tanti libri su piazza Fontana, nessu- degli Avanzi, Avanzi con la A maiuscola, misteriose no che ci arrivasse così, con gli occhi bassi di chi cerca memorie di una vita. Che finirà quel tragico e memo- e raccatta cicche di sigarette e s’incurva per i dolori rabile giorno: un’altra vittima di piazza Fontana, lui delle ossa, colpa dell’umidità e del freddo. casualmente travolto da una macchina, soccorso dal- Il viaggio attraverso Milano è ne gli inferi come se l’au tista perché le lettighe sono neces sarie altrove, Dante fosse Virgilio ma nella versione del Porta: «A scaricato in una roggia per non dover dare spiegazio- mitaa strada da quel gran viacc…». Leggo la tradu- ni. Dante imparerà in quella roggia che la morte non zione ita liana di Carla Guarisco da una edi zione rs_febbraio2010:Layout 1 05/03/2010 15.50 Pagina 24

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economica delle poesie di Carlo Porta, pubbli- cata negli anni Settanta da Feltrinelli: «A metà CARI ITALIANI stra da di quel grande viaggio che faccia mo uno alla volta al mondo di là mi sono trovato in un VI FARÒ LEGGERE bosco scuro scu ro affatto, senza un sentiero da poter seguire: soltanto a pensarci mi sento venir Ferrari: i libri, fifa, ne un bosco cosi facile da ritrarre, nero, vecchio, pieno di spini, sassi, intrichi, peggio una questione nazionale che quello della tregenda delle streghe…». Allo stesso modo, nera, piena di spini, di sassi, di Antonio Gnoli, la Repubblica, 18 febbraio 2010 intrichi è la città di Dante, anche se mi pare che il suo sentimento non sia la fifa, la paura, ma qualcosa che sta tra rimpianto, la desolazione, la rasse gnazione. ttorno al capezzale del libro, malato a dire il vero più immaginario che reale, si sono negli «Dante possiede solo un sacchetto, A anni avvicendati in tanti. E se fino ad oggi i consigli, le iniziative, le cure non hanno funzionato la borsa degli Avanzi, la colpa non è solo del ma lato, ossia del libro, che Avanzi con la A maiuscola, una sua vita stentata comunque ce l’ha. Ma di quel- li che ne ignorano l’esistenza, che lo trascurano, misteriose memorie di una vita» che lo considerano un oggetto inutile. È su questa zona opaca di indifferenza e diffidenza che bisogna La musica di Vivaldi soprattutto agire dice Gian Arturo Ferrari, presi- Il peregrinare di Dante segue le quattro stagioni. dente del Centro per il libro e la letteratura, un Laura Pariani ha in mente la musica di Vivaldi e organo del Ministero dei Beni culturali che avrà il nei capitoli si alternano allegro, ada gio-presto, compito, con l’aiuto dell’Associazione editori e allegro non molto, pre sto, eccetera eccetera fino dell’Associazione librai di inventare e portare a al silenzio della morte. Carlo Porta torna con il compimento, nell’arco di un decennio, una nuova suo «inferno» in varie pagine e nei brani ad epi- strategia culturale che renda il paese un po’ meno grafe di ogni stagione, tratti dal Lava piatt del anomalo dalle altre realtà europee che quanto a Mene ghin ch’è mort, il Lava piatti del Me- numero di lettori ci surclassano ampiamente. neghino che è morto. Per raggiunti limiti di età Ferrari ha lasciato da Il racconto del barbone Dante è un incontro poco la direzione della divisone libri della di italiano e milanese, di italiano che scivola nel Mondadori. L’ultimo gesto di quella lunga gestio- milanese e viceversa, o di italiano che si impenna ne fu una dichiarazione molto polemica che vide nella poesia del milanese, come se s’andasse in il capo della Monda dori contrapporsi a una figu- salita tra i ricordi, le impressioni e la memoria di ra storica come quella di Giulio Einaudi, la cui filastrocche e ritornelli infantili e di detti popola- grandezza scrisse Ferrari “non sta nei molti e ri. L’incontro dà luogo a pagine bellissime, dure discutibili snobismi e nei molti e stucchevoli riti, e senza consolazione, se non per quella sen - parimenti ac cessori di cui volle rivestire sé mede- sazione di pace che si scopre infine nella morte. simo e la casa editrice, bensì nella determinazione Milano è una selva oscura mi ricorda certi lu cida e feroce con cui seppe per seguire un pro- ambienti di Emilio Tadi ni e attraverso Tadini getto grandioso, smisurato e forse insensato... cioè anche di Céline e naturalmente del grande Te- fare dell’attività editoriale, e di una specifica casa stori. Commuove soprattutto chi ha nostalgia di editrice, il centro, il perno strategico di quello che un paese, che pote va sperare di migliorarsi, anche negli anni Cinquanta e sulla scorta di Gramsci si attraverso il ragionare libero del lingéra. Non sa rebbe definito come un pro getto egemonico”. credo che piazza Fonta na abbia rappresentato, come s’è scritto in abbandonanza, la «perdi ta Come lei sa questa frase che lei ha pronunciato dell’innocenza», ma è di fronte a tutti che fu una durante un intervento nel dicembre dello scorso svolta nel peggio. anno, nella sede del Mulino, ha provocato molte

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Rassegna stampa, febbraio 2010

polemiche. Non le sembra che i toni fossero irri- So che avete pensato anche a regalare libri. verenti e pesanti? «Fa parte del programma. Vorremmo in accordo «È stato un grosso fraintendimento, glielo assicuro. con gli editori offrire gratuitamente alle categorie Ho usato anche la parola megalo mane ma come più svantaggiate quei libri di buona qualità che fosse un elogio. Perché io ritengo che bisogna saper gli editori in ogni caso, per costi di magazzino, pensare in grande e l’editoria italiana ha spesso avrebbero eli minato. Questa iniziativa è di gran- pensa to in piccolo. In secondo luogo il ragiona- de valore sociale ma ha un costo elevato». mento non era riferi to alla persona ma all’editoria. Inoltre, mi ha stupito che di tutto il mio discorso si Crede che basteranno i 3 milioni stanziati dal sia visto so lo quello spunto polemico ignorando il Ministero? resto. Non davo nessuna valutazione denigra toria, «No, l’Aie finanzierà una parte di questi pro- bensì una valutazione storico-critica. Ho capito che grammi. Abbiamo anche creato un’associazione è difficile uscire dalle cose convenzionali. L’edito - chiamata Fahrenheit 451, che vende i suoi 451 ria di cultura non è un genere definito una volta per gradi a diecimila euro l’uno. Saranno richieste tutte, è una for ma storica che nasce, si svilup pa e fatte a priva ti per autofinanziarci». declina dentro un certo periodo storico. E non è che io cri ticassi il fatto che quel progetto egemoni- Non ritiene che nel paese della burocrazia, tutto co allora fosse di sini stra. Rilevavo la sua presenza sarà più lento e col rischio di perdersi? e la sua importanza, ma al tempo stesso che le con- «Mi auguro che questi progetti non si insabbino, dizioni di oggi della cultura sono cambiate». non va dano a morire in qualche palu de. Ne andrebbe della crescita culturale del paese». Forse si sono complicate. Ma veniamo ad alcuni aspetti tecnici. Lei rileva un paradosso: l’Italia Ma una crescita libera o condizionata dall’attuale ha un mercato dei li bri all’altezza di qualsiasi potere politico? Glielo chiedo perché sono molte pae se industrialmente avanzato, ma legge come le polemi che che le celebrazioni per il centocin- fosse un paese del terzo mondo. Perché? quantenario dell’U nità d’Italia hanno scatenato. «Un tempo si pensava che la divisione tra Nord, «Il nostro attuale livello è talmente piccolo che i Centro e Sud influisse sulla formazione del lettore. problemi che lei paventa sono molto lontani. Oggi In realtà sono le differenze sia socio-economiche il libro va affrontato come questione nazionale». che di istruzione a determinare il bacino dei letto- ri. Tra l’altro, contrariamente alle previsioni, queste Ma sono proprio le questio ni nazionali che oggi differenze si sono accentuate negli ultimi anni. dividono. Abbiamo un mercato forte e una lettura debole. «Penso che su questa nostra iniziativa c’è un Per cui pos siamo dedurre che la lettura di libri in grande accor do. Mi auguro solo che non sia di Italia non è democrati ca. E riteniamo che questo facciata». sia un problema nazionale. Di qui i compiti che il Centro per il libro si è dato, unendo le forze del Ferrari, lei difende il destino del libro cartaceo. Ministero e quelle rispetti vamente dell’Aie e Ma qui stiamo andando verso tutt’altro. L’e-book dell’Ali. Il nostro obiettivo è allargare bacino dei e la nuova frontiera. In che modo l’affronterete? lettori portandolo dal 38 per cento al 50 per cento «Siamo come sull’orlo di un burrone. Possiamo della popolazione sopra i 14 anni. solo cerca re di non precipitarvi dentro. Voglio dire che l’e-book è un salto enorme, un po’ come Con quali strumenti? fu l’invenzione della stampa. Noi non abbiamo «Premetto che nessuno sa esattamente come far idea di che cosa accadrà. La nostra percezione è crescere il numero dei lettori. Abbiamo ideato una continuista, ma l’e-book è davvero una svolta serie di programmi che cominceremo a sperimen - radicale. Il libro così come è stato è una forma tare. Il primo è un intervento massiccio su tre pro- definitiva, compiuta come può essere un quadro vince (rispettivamente Nord, Centro e Sud), avendo o una statua. La natura del mezzo elettronico lo come obiettivo soprattutto il mercato dei ra gazzi. È renderà flessibi le, modificabile, adattabile. il più arretrato, ma an che quello in cui l’investimen - Molto più simile a un essere vi vente che a una to per il futuro può risultare più proficuo». cosa».

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Il nostro libro dei sogni Francesco Specchia, Economy, 18 febbraio 2010

oro» sono quelli di Simplicissi mus, un gruppo di guasconi elettronici dal fiuto miracoloso. Accade «L che, men tre l’iPad di Apple sta per invadere il mondo, mentre la biblioteca di Amazon assomiglia sempre più a quella di Babele e mentre l’e-book vince l’ansia dei bibliofili, tre giovani marchigiani abbiano azzeccato il vero business: la loro società, Simplicissimus, è l’unica in Italia a di stribuire lettori di libri elettronici (tra cui Cybook, BeBook e il più costoso iLiad, dal nome omerico) ma, soprattutto, i con tenuti dei testi in lingua italiana. E que st’ultimo non è un dettaglio, specie se si considera che il leggen- dario Kindle sca richerà pure in 60 secondi un libro con tenendone 1.500, però legge soltanto i propri for- mati, e solo in inglese. E gli ita liani sono tutto fuorché poliglotti. Da qui l’avvento di Simplicissimus, cui nome si deve a una rivista satirica, che è a sua volta stato scip- pato da un best seller del 1600, L’avventuroso Sim - plicissimus del barone Hans Jakob Chri stoffel von Grimmelshausen, molto ama to da Antonio Tombo - lini. Che è l’anima del progetto e, a suo modo, un pio- niere. Quarantotto anni, ingegnere e appassionato della rete e del teatro dell’assurdo di Ionesco, Tombolini, dalla sua Loreto (Ancona), s’appassiona all’idea del testo elettronico di Jeff Bezos, il patron di Amazon. Un giorno del 2004 scopre che a Eindhoven Philips sta brevettando l’e-ink, l’inchiostro elettroni- co adatto per schermi non retroilluminati, leggibilissi - mo anche sotto il sole. Vola subito in Olanda, acchiappa la licenza e in un pa io d’anni raccoglie la fiducia di imprenditori privati appassionati di inter- net per sviluppare la sua visione. «L’idea era quella che i lettori dell’e-book dovevano avere lo stesso ruolo che iPod e mp3 avevano con la musica: la tran- sizione dalla fruizione del libro dalla carta al di gitale è un processo inarrestabile cui conviene prepararsi» dice Tombolini. rs_febbraio2010:Layout 1 05/03/2010 15.50 Pagina 27

Rassegna stampa, febbraio 2010

E allora eccolo prendere i testi carta cei e con- John Silver ), Arto Paasilinna (L’anno della le- vertirli in elettronici utilizzan do il formato uni- pre), Johan Harstad (Che ne è stato di te, Buzz versale Epub e immagazzinarli in una piattafor- Aldrin?). Ma il bello è che tutti i te sti, qui, si ma informatica detta Stealth (come gli aerei adattano automaticamente allo schermo, «gli altri invisibi li, perché l’acquirente dell’e-book non ve - hanno solo il formato pdf, è un formato rigido de il back office, la confusione del retro bottega); che non si adatta bene allo schermo di un e- i suoi clienti non fanno altro che trotterellare nel book- reader. Bisogna ingrandire o diminuire sito e scaricare racconti, romanzi, poesie, «col continuamente. Una rottura di scatole. Noi, inve- prezzo me dio di un e-book sempre più simile a ce, abbiamo l’ePub, formato internazionale più quello di un tascabile». diffuso per gli e-book che si adatta automatica- Non è, la sua, un’intuizione stupida. Quasi mente allo schermo». Convertire dal formato pdf contemporaneamente, in America, Google Book a quel lo ePub costa «un euro a pagina, men tre, si accorda con autori di tutto il mondo e si appre- per i libri più vecchi, quelli su pelli cola, siamo sta a digitalizzare cinque milioni di volumi. Ogni intorno ai 2,5». minuto, oggi, cento libri al mondo vengono sfo- E intanto Simplicissimus aumenta il persona- gliati, scansionati e riposti in un’anima in silicio. le. Arriva Marco Croella, 36 an ni, ingegnere ex Si sta verificando, per il turbamento dei bibliofili bancario che «segue e coordina tutte le attività all’Anatole (i feticisti della carta e della relative alla di gitalizzazione dei cataloghi conver- rilegatura), un’estensione di quella che gli Il- tendoli dalle varie fonti, pdf, htlm, mobilpocket»; luministi chiamavano la Repubblica delle lette- s’aggiunge Lorenzo Giuggiolini, 37, che, come re», il regno utopico senza confini e diseguaglian- nuovo responsabile della logistica, distribuisce ze dove gli scrittori formulavano le idee e i lettori l’hardware presso i vari punti vendita Media- le giudicavano. world, Mondadori, Feltrinelli, Fnac e diffonde, «Beh, questi sono pensieri alti, per noi: per in pratica, il Verbo. La società in un anno passa ora, ci basta chiudere l’anno con una vendita da tre a 10 soci, il giro d’affari da zero a due totale di circa 30 mila e- book-reader» ci richiama milioni di euro, cre scita esponenziale prevista a alla realtà Lui gi Passerino, direttore commerciale dieci milioni entro fine 2010. Il business, in effet- di Simplicissimus. «Certo, a breve arriverà l’iPad ti, è tutto da esplorare. L’e-book grazie al decre- che, con tutto il suo clamore, ser virà moltissimo to Gelmini entra nelle scuole, i picchi di crescita alla causa ed a un’ulteriore conferma che la digi- sono stimati dal 30 all’80 per cento e una ricerca talizzazione dei contenuti dei libri è inevitabile; e Amazon ha scoperto che i lettori di testo digitale indica quale sarà il destino stesso dei testi in un non solo non sminuiscono la ven dita del carta- futuro non lontano. Però, per quanto riguarda il ceo, ma addirittura la agevo lano. Certo, potranno futuro più prossimo bisogna anche dire che il suo esserci delle con troindicazioni a tutto questo. Ci schermo è retroilluminato e non dà lo stesso effi- sarà qualcuno che, inevitabilmente, perderà il cace effet to di lettura». gusto molto romantico di girare per re mainder, Passerino, laureato in filosofia e informatica, per mercatini di libri usati; di spiluccare racconti appassionato di storia con una moglie al ministe- nella polvere degli scaffali; di accarezzare e tasta- ro del Lavoro e un pupo in arrivo, è l’unico del re le coper tine come cosce di donna. Anche i gruppo Simpli cissimus che transuma sistematica- mira coli richiedono il loro piccolo dazio. mente tra le Marche, Roma (dove abita) e il re sto della penisola. Ed è quello che è riu scito a strin- gere un accordo sia con La Stampa per produrla in e-reader sia, per i testi, con gli editori associati a Fidare che riunisce 130 marchi indipendenti. «Entro i primi mesi dell’anno inizieremo a com- mercializzare sul nostro sito i pri mi titoli». La Fidare riunisce nomi poco noti al l’editoria: Instar, Pequod, Fratelli Frilli, e soprattutto Iperborea, editore milanese che pubblica autori scandinavi come Björn Larsson (Il pirata Long

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L’adolescente sovversivo Così Il giovane Holden ha inventato un modello

La rivoluzione di Salinger è stata creare un ragazzo diverso da tutti i precedenti letterari e che ispirerà quelli successivi

Sandro Veronesi, la Repubblica, 19 febbraio 2010

ensando a J.D. Salinger mi viene in mente buone tutte e due, secondo me, anche se sono una cosa che ha detto Diderot nei suoi diari: l’una la negazione dell’altra. La prima: perché P ognuno, ha detto Diderot, si costruisce una Salinger, in fondo, non ha fatto altro che ritrarre statua interiore, e lo fa nel momento peggiore gli esseri umani nel momento in cui se la stanno della propria vita, l’adolescenza, quando non sa costruendo, questa statua interiore. Tutti quei ancora nulla di sé né del mondo, e non ha la mini - ragazzini infelici e rabbiosi, alle prese con quella ma idea di come si costruisca una statua – e poi furiosa esigenza di uscire dall’invisibilità che avvi- passa il resto dei suoi giorni a cercare di somi- luppa, di darsi un ruolo. In fondo proprio quello, gliarle. Se gli va bene arri va il momento in cui se io credo, che Diderot intende per statua interiore: ne rende conto e comincia a demolirla, ma è assegnarsi un ruolo nel mondo, quel ruolo, deciso impossibile sbarazzarsene del tutto, ed è per que- una volta per tutte quando non si ha ancora idea sto che nessuno riesce mai a essere felice. di quale sia la commedia. È un pensiero strano, per Diderot, ma mette a La seconda ragione, però, ribalta la prima: pen- fuoco per la prima volta ciò che un secolo e mezzo sando a Salinger mi viene in mente la statua inte- dopo la psicanalisi si occuperà di dimostrare; so - riore di Diderot perché le sue pagine conten gono prattutto, è l’immagine della statua a colpire, così una carica sovversiva che tende a demolire ogni folgoran te, così pesante, così diversa dalle amnio- cosa consolidata, e rinfocola la speranza di cam- tiche metafore freudiane. Conduce, quella statua, biare il mon do dal di dentro. È la vecchia differen- direttamente al concetto di un micidiale totalitari- za che passa tra ribellione e sovversione. Personal- smo interiore, monumentale, per l’appunto, e mente non sono mai stato at tratto dalla ribellione, intransigente, che si insedia proprio nell’età più mentre trovo la sovversione molto interessante. innocente e continua a dominare sulle altre. È Significa piazzarsi nel cuore del sistema e da lì, potente, quell’immagine; è felice: e mi viene sem- senza uscirne, cominciare a bombardarlo. Signi- pre in mente pensando a J. D. Salinger. Mi sono fica sputare sul piatto in cui si mangia, e anche, se domandato perché. Ho trovato due risposte, necessario, segare il ramo su cui si è appollaiati. rs_febbraio2010:Layout 1 05/03/2010 15.50 Pagina 29

Rassegna stampa, febbraio 2010

Be’, Salinger ha fatto questo. Ha sovvertito valori, spu tato su piatti, segato rami, ha disorien- tato, indebolito e, alla fine, ha sconfitto un conformismo molto radicato nel suo paese – e questo non trangugiando droghe leggendarie e fottendosene della legge dalla mattina alla sera, ma raccon tando sul New Yorker di ragazzini borghesi con problemi affettivi. E forse è il caso di torna re al tempo in cui l’ha fatto, per capire quante statue ha buttato giù. Prendiamo questo dialogo tra il fratello di Selena e Ginnie in Alla vigilia della guerra contro gli esquimesi: « – Senti. Le ho scritto otto porche lettere. Dico, otto. Non ha risposto nemmeno a una che è una. Ginnie esitò. – Be’, forse ave va da fare. Già, da fare. Daffare come una porca formica. – Ma c’è proprio bisogno di dire tante paro- lacce? – chiese Ginnie. – Un bisogno porco.» Poi prendiamo un brano della stroncatura ai suoi libri, apparsa nel 1962 sulla Parti san Review a firma di Leslie Fielder: «Ci troviamo – comincio lentamente a capire – nel bel mezzo di una rivoluzione del gusto, di una radicale trasfor mazione del grande pubblico dei lettori americani… un pubblico formato per la mag gior parte da adolescenti. Controllando il mer- cato (si pensi che è soprattutto per ar rivare a loro che nuove gene razioni di editori, di loro poco più vecchi, hanno inventato e diffuso i nuovi e costosi paper back in veste tipografica rin novata) essi con- trollano an che la moda. E la moda esige, al posto dei romanzieri adolescenti che per un motivo o per l’altro non vogliono compari re, gli Interpreti di «“Rivoluzione”, “radicale trasformazione” Adolescenti, tra i quali potremmo annoverare…». sono parole che il sistema non ha mai «Rivoluzione», «radicale trasformazione», sono parole che il sistema non ha mai opposto a opposto a Lawrence Ferlinghetti o a Lawrence Ferlinghetti o a Alexander Trocchi o a Alexander Trocchi o a Hunter Thompson: Hunter Thompson: quelli li combatteva più effi- quelli li combatteva più efficacemente arre- cacemente arrestandoli. Salinger era più perico- loso di loro, perché era borghese, irreprensibile, standoli. Salinger era più pericoloso di ve stito di Harris tweed, e sovver sivo. E il suo loro, perché era borghese, irreprensibile, talento soffiava così forte, ed era così prodigiosa- mente intriso del proprio Zeitgeist, e ne interpre- vestito di Harris tweed, e sovversivo» tava il bisogno di cambiamento con tale natura- lezza, da generare nel gusto popolare quella rara ispirazione che ogni tanto fa veramente prevalere il meglio sul peggio, e produce un successo di proporzioni talmente colossali da risultare esso stesso una rivoluzione – e spazza via tutto ciò che gli si para da vanti, statue interiori compre se.

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«Innamorarsi tra gli scaffali con Hikmet» Da Feltrinelli alle Coop, una lunga militanza dietro il banco: «Una scuola di vita che mi ha sbloccato dal mio provincialismo interiore» Giovanna Zucconi, Tuttolibri della Stampa, 20 febbraio 2010

pagina uno delle sue memorie Romano giovane laborioso, molto malleabile, timido e Montroni, il libraio per eccellenza e per umile nei confronti della cultura. A 14 anni ero A antonomasia, scri ve: «Di libri a quel tempo già alto un metro e novantadue, avevo piedi lun- non capivo e non sapevo davvero niente». Negli ghissimi, gli amici mi sfot tevano e quando anda- anni Cinquanta, quando è arrivato per caso al vamo nelle balere non beccavo mai: non avevo mestiere, come lo chiama lui, era un imberbe spi- forte personalità, se non ridicolizzata. La libreria lungone della periferia bolognese. Vo glia di stu- è stata una scuola di vita, mi ha sbloccato dal mio diare, zero. Libri in casa, zero. Entusiasmo, provincialismo interiore. Prima frequentavo i bar tantis simo: allora e sempre. di periferia, dove si parlava solo di sport». «Mio padre era vigile urba no, la mamma casa- linga, mia sorella faceva la pellicciaia in casa. Non solo di sport, Montroni… Potevamo sederci a tavola soltanto quando aveva «È vero. C’era un siciliano che ogni volta che tirato giù l’asse con le pelli bagnate e tirate. Il arrivava faceva una tacca sullo spec chio, come i nonno viveva con noi, eravamo stipatissimi, io piloti con gli ae rei abbattuti, vantandosi delle sue dormi vo in camera con i miei e con mia sorella, e conquiste. Si chiamava Liborio». la doccia andavo a farla al bagno pubblico. Anni dopo un conoscente mi disse di avere comprato All’inizio lei pedalava. all’asta una ca sa popolare, in via Rimesse 9, al «Facevo la spola in bicicletta fra la libreria e i primo piano, “una casa di m…”, aggiunse. Era la distributori. Poi mi promossero aiuto commesso. mia». I miei erano molto fieri, mia madre mi mandava a lavorare in camicia e cravatta». Diventare fattorino alla libreria Rizzoli, sotto le Due Torri, in quel centro storico che neppure Quando si capì che avrebbe fatto il libraio e non conosceva, sarà stato un salto colossale. l’operaio, la mamma fu feli ce: «Bravo, così spor- «Ha rivoluzionato il mio stato emotivo. Ero un chi meno!». rs_febbraio2010:Layout 1 05/03/2010 15.50 Pagina 31

Rassegna stampa, febbraio 2010

«Allora le librerie erano luoghi sacrali, piene di chiunque non possa capire, basta che lo rilegga. barriere reverenziali che saranno abbattute anni Le braci di Sandor Marai, così emozionante e dopo, da Giangiacomo Feltrinelli. Ero un prole- passionale, per fetto per iniziare alla lettura an che tario ignorante, mi ritrovai fra librai in mezze un non lettore ...». maniche e professori universitari. C’era qualcosa di magico in quel luogo, in quegli oggetti». Chi le consiglia che cosa leggere? «Con gli amici discutiamo dei fatti del giorno, poi Ricorda il primo libro che ha venduto? finiamo sempre a parlare di libri. Benni, De Luca, «No, ma ricordo la sensazione di ebbrezza quan- Galimberti, Calas so: entusiasmano. Ai tempi Ro - do trovai un li bro che il capocommesso mi aveva berto Calasso dell’Adelphi spiegò così bene ordinato di andare a prendere: l’avevo sistemato Follia di Mc Grath a noi librai Feltrinelli che lo io a scaffale il giorno prima. Noi aiutanti obbedi- portammo al successo. È il libraio a fare la fortu- vamo e basta, non ci permettevamo iniziati ve, na o la sfor tuna di uno scrittore: salvo che se va mentre al contrario dopo la rivoluzione feltrinel- da Fazio». liana ogni libraio ha autonomia operativa. A me dicevano “cinno, vieni mo que”, ragazzo vieni Oggi molti librai di catena sembrano non sapere qua, e io andavo, a comando, su e giù per le scale, nulla, controllano al computer e stop. Mentre i lungo gli altissimi scaffali». piccoli temono di chiudere e mettono sotto accu- sa appunto le grandi catene. E in tutto ciò, leggeva? «Prima per Feltrinelli e adesso per Coop, curo «Amadori, il direttore della libreria Rizzoli, un moltissimo la formazione. Quanto ai piccoli, personaggio straordinario, mi prestava dei libri. sono sereno perché ho sempre creduto che Io andavo a casa a pranzo e mentre mia madre l’apertura di librerie non danneggi gli altri, ma preparava le tagliatelle, prima della forchettata aiuti il mercato. Ciascuno ha un’identità diversa, leggevo. Giamburrasca , I ragazzi della via Pál, le e la concorrenza aguzza l’ingegno». Favole di Esopo, Moby Dick in traduzioni osce- ne, il De Amicitia di Cicerone. Non sapevo nien- La tecnologia non basta, ser ve il fattore umano. te, non capivo niente, ma cominciavo ad assapo- Ma è un lavoro intellettuale o fisico? Quante rare il piacere della lettura». tonnellate di carta avrà maneggiato, in tanti an ni di mestiere? Ma i librai leggono? «Ho aperto una cinquantina di librerie. L’ultima, «Chi legge un libro al mese è già un mandrake, a Pesaro, è piccola, 270 metri di scaffali: 26 ban- noi lavoriamo al meno dieci ore al giorno. Di cali di libri. Quando aprimmo la Feltrinelli di via più, significa che non fa bene il mestiere. Quelli de’ Cerretani a Firenze, 1000 metri quadrati, sca- all’antica fanno finta di sapere, i clienti però ricammo i Tir alle 5 del mattino, facendo il pas- non chiedono di che cosa parla un li bro ma se è sapacco come in un film sui portuali americani. A uscito e dov’è. Per rispondere non serve averlo piaz za Duomo i bancali furono 1.500: quando te letto, è sufficiente frequentare le pagine cultu- li vedi arriva re, fanno impressione. Ma la quanti- rali dei giornali, tenere le orecchie aperte con tà non mi ha mai spaven tato, né di libri né di gli editori e con i clienti. Il primo pregio è la gente». curiosità». Occorre un fisico bestiale, per fare il libraio? Un libro al mese per qualche decennio di mestie- «Occorre una volontà di ferro, e una certa fisici- re signifi ca che ne ha letti a centinaia. tà. Ma nessu no è mai schiantato sotto il pe so dei «Mi colpirono molto Le memorie di Adriano libri». della Yourcenar, quell’imperatore modernissimo alla ricerca del sapere continuo era un modello, Le donne ce la fanno? mi faceva pensare a Berlinguer. Poi le Lezioni «Meglio degli uomini». americane di , ne esci trasformato: alla prima lettura ero nel pallone, non capivo Il libro come fatto corporeo, prima ancora che niente, ma come dice Vittorini non c’è libro che mentale…

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«Quando entro in un libro, leggo ad alta voce. Giro per casa declamando».

Chissà sua moglie. «Piera. Libraia anche lei. Dun que è curiosa».

Non vi porterete il lavoro anche a casa, vero? Suppongo non abbiate neanche un li bro. «Al contrario. Un libraio non può distogliersi dall’ambienta zione della libreria. Quale me stiere, d’altronde, ti dà tanta complessità di emozioni? Toccare i libri, aprire uno scatolone, scatena un’infatuazione».

Che sensualità. «Non credo che l’e-book vada a intaccare quel desiderio di pos sesso. Sarà uno strumento in se appoggio ma non sostituirà il li bro, se non in un mondo alla Blade Runner che né lei né io vedre- mo. È come l’amore: vir tuale non basta, voglio gli una donna fisica e carnale». scrittori A proposito: ha visto nascere amori, grazie ai libri? «Mi dicono che se le leggi una poesia di Kavafis italiani o di Hikmet, la donna casca». Se lo dice lei. Ma come li tie ne i libri, in casa? ignorano «Per editore gli Adelphi, i Sel lerio e i Feltrinelli (li ho tutti fi no al 2005, quando sono usci to). In ordine alfabetico gli al tri». la Ne compra? scienza «Sì».

Se becca in negozio qualcuno che ruba, che cosa fa? «Dipende. Se è uno che ruba per rivendere, va represso duramente. Ma a più di un giovane squattrinato ho fatto una ra manzina e poi ho lasciato il li bro. Conquistando un cliente».

E lei, ha mai rubato un libro? «Sì, un’antologia di aforismi, in casa di un amico. Ma avevo l’incubo del furto. L’ho ricomprato e gliel’ho riportato».

Di nascosto? «No. Gli ho detto che avevo commesso un erro- re, ma che ho una coscienza. Abbiamo riso parecchio». Massimo Parente, il Giornale, 21 febbraio 2010

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Rassegna stampa, febbraio 2010

o sì. Al Cambriano, alla realtà terribile di cinque- vaglielo a spiegare che la stella più vicina, Proxima cen tosettanta milioni di anni fa, ci penso ogni gior- Centauri, è a oltre quattro anni luce da qui, e che Ino, mi spiace per voi e perfino per me, costretto a esploderà co me esploderà il nostro sole tra quattro esistere contro en trambi. Penso alla fauna di Bur - miliardi e mezzo di an ni (ma, «grazie al cielo», gess e alla fauna di Ediacara, agli artropodi, a quei prima ci verrà addosso Andromeda, la nostra galas- piccoli or ganismi primordiali, la Halluci genia, la sia gemella, tra «soli» tre miliardi di anni, essendo Yohoia, la Leancholia, e la Pikaia, il primo cordato a «soli» due milioni e mezzo di anni luce da noi). noto al mondo, dalla quale discen de la nostra «Non esiste stupidaggine più nociva di questa colonna vertebrale, e da essa tutti noi vertebrati. comune supposizione», scrisse il grande Stephen Spesso mi guardo la mano, aprendola e chiudendo- Jay Gould, «e cioè che le più profonde intuizioni la, co me il Monsieur Teste di Valéry, e mi basta per sui grandi interrogativi riguardanti il significato perdermi in abis si spaventosi e indicibili, con le della vita o la struttura della realtà emergano più falangi che mi si trasformano sotto gli occhi in ali di facilmente quando una mente libera, sgombra e pipistrelli o zampe di pollo o pinne di balena, nelle non di sciplinata (si legga piuttosto ignorante e quali ci sono ancora le dita di quando la balena non istruita), si libra al di sopra della conoscen za camminava, ed era quel quadrupe de antenato in o degli interessi meramente terreni». comune con i ca valli, le giraffe e gli ippopotami. Eppure bastava un artista illuminato come Invece entri in una libreria italiana e ti chiedi Marcel Duchamp per rinunciare a dipin gere, per- chissà perché, con tutto questo parlare di reali smi, ché l’arte doveva esse re un mezzo di «approfondi - neorealismi (o «new italian realism», come si dice mento del pensiero», e lui non ne poteva più di nel gergo del provincialismo Italiano), nessuno essere «stupido come un pittore». Oggi si po - scrittore italiano abbia una visione scientifica trebbe dire stupido come uno scrittore, risollevan- della vita, e nessuno scrittore italiano studi la bio- do una que stione già messa in evidenza da Galileo, logia, come un tempo, per esempio, si studiava la sull’importanza, per l’arte, di essere compatibile filosofia, ormai finita. con la scienza e la verità, pena l’essere relegata in Così, questo «nuovo reali smo», sarà al massimo un piano se condario, artigianale, esornati vo, che imbastire una trama narrativa intorno alla cronaca Duchamp avrebbe defi nito «retinico». politica, e quindi tante storie di precari, di mafia, di Insomma, come può uno scrittore oggi rinun- guerra, tanti romanzi criminali o di alienazione socia- ciare a darsi una coscienza, seppur inevita bilmente le, innumerevoli esotismi da guida touring dell’anima tragica e dilaniata, dell’essere umano, con tutte le in pena, tutti in marcia e con la data di scadenza conseguenze che questa coscienza comporta? impressa sul culetto. Per esempio: sconfitta la camor- Ciascuno, al massimo, con tanta passione ambien- ra, con Gomorra non ci si incarteranno neppure le talista, attento a risparmiare il proprio fiato per non uova, visto che te le vendono già nel loro apposito emettere anidride carbonica, in nome della bellez- contenitore. Se la Chiesa benedicesse l’omoses - za della na tura e della cattiveria umana, quando nel sualità, finita anche la lotta politica di Aldo Busi. Permiano-Triassico l’estinzione di specie fu del 96 Se tanto mi dà tanto, e cioè così poco, la vera per cento? Come si può capire l’oblio di Proust o il avanguardia la fanno gli scienziati, e gli scrittori silenzio di Beckett o l’incubo kafkiano o l’amore o neppure se ne accorgono. Non a caso tra quelli che la morte o la coscien za umana, e superarli sprofon - conosco, amici o nemici, il massimo del pensiero dandoci ancora più dentro, se lo scrittore è solo un biologico è il nego zio biologico sotto casa, tra l’er - narratore di storie e i romanzi sono «solo» roman- boristeria e la farmacia omeopatica. Lo so, il pub- zi? Come può, non dico un teologo, un prete, un blico vuole essere consolato, vuole avere un’anima, politi co, un mago, un critico, un intel lettuale, un e un cuore, e delle speranze in cui sperare, ma uno musicista, un poe ta, ma uno scrittore, uno scritto re scrittore è uno scrittore, non il servo del lettore, vero, uno scrittore umano, ignorare le scoperte e gli almeno quanto un medico è un medico. Qui gioca abissi dell’embriologia, della paleon tologia, della un ruolo centrale la fusione di due anacronismi: genetica, della chimica, dell’Evo-Devo, e pen sare uno veteroromantico, che colloca ancora lo scritto- di essere «profondo» o «realista», mettendo la testa re con il nasino all’insù, dove il cielo è ancora «il sotto la sabbia della cronaca, trasfor mandosi nella cielo» e le stelle sono stelle cadenti e comunque retroguardia del giornalismo? Come può uno scrit- «lassù», neppure fosse un cantante o un poeta, e tore umano non sapere cos’è un uomo?

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IL MERCATO DEGLI ESORDIENTI Maurizio Bono, la Repubblica, 24 febbraio 2010

’è sempre una prima volta,e naturalmente c’è sem- vanno da zero a poche migliaia di euro, dopo un buon pre stata. La novità è che a due anni quasi esatti dal successo raddoppiano, in qualche caso clamoroso tripli- Cdebutto fenomeno di Paolo Giordano (all’incirca cano. Se si calcola che su una copia l’editore ha un mar- quanti ne occorrono a un editore per capire la novità e gine di uno-due euro, vuole dire che il secondo libro è provare a ripeterla) i due esordienti di punta di questa un bagno di sangue se non vende almeno 30 mila copie, stagione, il trentaduenne Alessandro D’Avenia di cioè è già un fenomeno da classifica. Se ne vende altret- Bianca come il latte rossa come il sangue (Monda - tante un esordiente, invece, è l’affare dell’anno, allo dori) e la ventiseienne Silvia Avallone di Acciaio (Riz - stesso modo dei debutti discografici. Il presidente del zoli), partono dove di solito un autore italiano arrivava, gruppo Gems Stefano Mauri aggiunge un risvolto anco- finora, dopo gavetta. Non solo e non tanto per le copie ra più pragmatico: «Siccome ogni libraio ha un compu- in circolazione (D’Avenia 56 mila copie con una prima ter, davanti a un secondo libro controlla le copie vendu- tiratura di 26 mila, Avallone 33 mila in cinque ristampe te del primo e ne prende, per sicurezza, qualcuna di partendo da ottomila) e l’ingresso immediato in classifi- meno. Mentre con l’esordiente prenota anche la speran- ca (quarto D’Avenia e sesta Avallone nella top ten della za del successo imprevedibile». Il risultato è che se c’è narrativa italiana) ma per ciò che i due libri, peraltro un’accusa che ha fatto il suo tempo è quella tradiziona- diversissimi, vogliono essere e sono: potenziali best sel- le agli editori di non leggere i manoscritti (oggi gli alle- ler perché dell’opera prima esibiscono le virtù (la fre- gati email) degli sconosciuti: lo fanno, anche se la media schezza promessa e spesso mantenuta da ogni ricambio dei “pubblicabili” è uno su qualche migliaio. Di più, generazionale), ma senza che l’urgenza di raccontare la alla faticosa pesca con la lenza nel mare delle proposte propria storia faccia perdere di vista il potenziale letto- c’è chi ha pensato di sostituire la pesca a strascico. re. I nuovi esordienti piazzati, del lettore tengono gran Proprio il gruppo Mauri Spagnol, con le sue undici case conto: in entrambi i casi di rigore è l’adolescenza, il sen- editrici da Longanesi a Garzanti a Guanda, ha lanciato tiero tracciato più sicuro. In più, a seconda delle decli- dieci giorni fa il “torneo letterario online” IoScrittore, a nazioni scelte, sfondi pregnanti e di interesse collettivo cui si partecipa mandando entro fine marzo il proprio come la scuola (D’Avenia) o ancor più ambiziosamente manoscritto anonimo e completo, e ricevendone in le trasformazioni della società post-industriale (Aval - cambio tre da valutare. A fine agosto trenta finalisti lone). Dietro di loro, un piccolo esercito: da Einaudi andranno al Festival di Mantova, a novembre 2010 il Stile libero Prove di felicità a Roma est di Roan vincitore verrà pubblicato da uno dei marchi. Antonio Johnson che mescola tarda adolescenza e melting-pot, Franchini, il responsabile della narrativa italiana da Frassinelli Memorie di una cagna della dicianno- Mondadori che ha scoperto Giordano e ora D’Avenia, venne Francesca Petrizzo che prende in prestito la voce ragiona su motivi più culturali del boom: «La società, adolescente di Elena di Troia, La forma incerta dei dunque anche la società letteraria, ha sempre meno sogni di Leonora Sartori (sull’infanzia di una figlia della memoria, forse perché abbiamo tutti troppo da ricorda- generazione impegnata) per Piemme. Poi, ai primi di re. Tra le conoscenze di un lettore colto degli anni aprile, da Fandango il venticinquenne Emmanuele Trenta o Cinquanta e oggi, c’è evidentemente un abis- Bianco con Tiratori scelti (bande, cocaina e immigrati so. L’esordio passa più facilmente perché non richiede nella periferia milanese), da Elliot la ventunenne Angela conoscenze precedenti, di libri e di contesto, tutto lì». Bubba, selezione Campiello giovani 2007, in una storia Ed è più facile, per certi aspetti, anche per l’editor: di famiglia del secolo scorso, con una lingua arcaica e «Dici sì solo se ti colpisce, mentre con un autore al reinventata. Il successo da opera prima e giovane non è secondo, terzo o quarto libro hai un rapporto, devi un fenomeno nuovo. Ci fu Enrico Brizzi, con Jack seguire il suo sviluppo. Ma naturalmente accompagna- Frusciante, o Melissa P., scommessa di Fazi. Oggi però re la crescita di uno scrittore è la parte a cui non vuoi né la caccia all’esordio ha ragioni molto concrete: adole- potresti mai rinunciare, se fai questo mestiere». Pensa, scenti e ragazzi sono diventati un mercato a parte e, per chiudere il cerchio, al secondo romanzo di Paolo soprattutto, gli anticipi correnti per un’opera prima Giordano? «Dico solo che è in programma per il 2011». rs_febbraio2010:Layout 1 05/03/2010 15.50 Pagina 35

L’uomo che vaga Benedetta Marietti, D della Repubblica, 27 febbraio 2010 senza posto nel mondo

Joshua Ferris

New York la lettura pubblica di Non cono- Franzen, Safran Foer, Zadie Smith, e che ti ha sco il tuo nome, da Barnes & Nobles, è stata presentato come The next big thing. Ma Ferris, A preceduta da una serie di commenti via raggiunto al telefono nella sua casa di Brooklyn Twitter. Non si riferivano al libro, ma a lui, l’au- dove vive con moglie e figlio neonato, ribatte con tore, il sexy-emaciato trentacinquenne Joshua ironia: «Nonostante una certa pressione, scrivere Ferris: «Non vedo l’ora di incontrarlo! È così questo secondo libro è stato facile. Se non altro strano che ai miei occhi appaia come una rock- ho potuto mantenermi con una carta di credito». star?», digitava una fan. E un’altra: «Mi sto por- In Non conosco il tuo nome, in uscita per Neri tando dietro un reggiseno di scorta da lanciar gli Pozza, protagonista è Tim Farnsworth, un quaran - sul podio». Ferris non si scompone. Al successo tenne con una vita perfetta: una moglie bellissima, è abituato dall’uscita di E poi siamo arrivati alla una figlia adolescente e una carriera in un presti- fine, romanzo d’esordio ambientato in una gran- gioso studio legale di New York, governato da de agenzia pub blicitaria di Chicago, che faceva i squali. Lo stesso Tim è piuttosto soddisfatto quan- conti con l’esaurirsi del dotcom boom alla fine do percepisce una traccia di sangue nell’oceano degli anni Novanta: diventato be st seller, finalista delle dispute. A un certo punto, una malattia mi- al National Book Award 2008, fu consi derato dal steriosa, silente per anni, torna a colpirlo. «It’s New York Times tra i cinque migliori romanzi back», è tornata, dice. Questo disordine lo costrin- del 2007. Non è facile sostenere le aspettative di gerà a camminare per giorni, fino ad accasciarsi un’industria culturale a caccia dei prossimi stremato, privo di forze, in stato narcolettico. E rs_febbraio2010:Layout 1 05/03/2010 15.50 Pagina 36

Oblique Studio

Una malattia misteriosa, e la vita perfetta dell’avvocato Farnsworth precipita. Perché? E cos’ha in comune Joshua Ferris, nuova star della scena letteraria Usa, col protagonista del suo romanzo?

getterà la sua vita dal precipizio. «Un horror esi- stia illustre di separati», racconta Ferris. «I miei stenziale», l’ha definito il San Francisco genitori si sono sposati e poi hanno divorziato un Chronicle, una «road novel atipica» secondo Jay paio di volte. Adesso sono ancora sposati e felici, McIner ney che l’ha recensito sul New York ma non insieme. Che cosa fa funzionare un matri- Times: «Volevo sondare gli effetti sconvolgenti di monio? Cosa succede quando ci vogliono degli una malattia senza nome (The Unnamed è il titolo sforzi erculei per tenerlo insieme? Quanto siamo inglese), e senza storia medica, che irrompe nella disposti a sacrificare per questo?». vita di un individuo felice. Il quale, nonostante Tim, a differenza di Christopher McCandless, tutto, cerca disperatamente di tenere insieme il suo il protagonista del romanzo Into the Wild porta- matrimonio, la famiglia e il lavoro». to sullo schermo da Sean Penn, che abbandona i La storia ha conquistato Scott Rudin, il pro- comfort e gli agi della vita in famiglia per intra- duttore di Non è un paese per vecchi (dal roman- prendere un viaggio fino alle terre selvagge e zo di McCarthy), che ne ha acquisito i diritti cine- remote dell’Alaska, non vuole indipendenza e matografici solo sulla base delle prime centoventi libertà: il suo unico desiderio è tornare a casa. pagine: «Né io né Rudin avevamo la più pallida «I protagonisti lottano in modo individuale, ma idea di come sarebbe finito il libro», dice Ferns. condivido no una dinamica. Lo sforzo è quello che «È stato un atto di fede da par te di entrambi». rende il matri monio, e l’uomo, unici», dice Ferris. Il lavoro, un tema a cui Ferris è affezionato, Una sfida che parte dalla frase conclusiva del non compare spesso nella fiction; eppure, averlo Mito di Si sifo di Albert Camus: «Bisogna imma- o non averlo è una delle ossessioni di quella fascia ginare Sisifo felice». Come Sisifo, come tutti noi, di età che va dai trenta ai quaranta. Lo amiamo e «Tim trascina il suo masso sulla montagna con lo odiamo. Comunque sia, gli dedichiamo un determinata rassegnazione, e fa del suo meglio sacco di tempo, e questo ha delle conseguenze. per vivere una vita eroica», spiega l’autore. «Diventa parte della nostra identità, ma è anche Quando, alla fine del libro, torna finalmente a una distrazione dai grandi misteri della vita», casa, troverà tutto cambiato. Ma anche lui si è dice Ferris, «una fonte primaria di so pravvivenza come risvegliato, il suo sguardo è diverso. per la e un modo per allontanarsi dalla propria vita prima volta attento alle piccole cose, ai particola- interiore. Se ami il tuo lavoro, come accade a ri più insignificanti che lo circondano. Sarà Farnsworth e a me, perdi consapevolezza di quel- costretto a confrontarsi coi suoi fallimenti, ad af - lo che ti accade in torno. Perdi consapevolezza fidarsi a una famiglia che ha sempre dato per persino del tuo corpo, del dolore. È uno stato che scontata. «Credo che nella società contempora- mi piace molto, è come raggiun gere una trascen- nea non si esplorino abbastanza i temi fondamen- denza Zen in modo un po’ cheap». tali dell’uomo», conclude Ferris. «Se non siamo Quando la malattia colpisce, però, siamo responsabili del nostro correre, allora chi lo è? costretti a ridiscutere la nostra identità, la visione Chi è Dio? Cos’è la nostra mente, o l’anima? A della vita, la percezione del tempo e i rapporti cosa serve il nostro corpo? E cosa diventa la vita con gli altri. Privi di etichette, dobbiamo rinego- quando smettiamo di inseguire la prossima cosa? ziare il nostro posto nel mondo. La letteratu ra non dà risposte, ma permette di Al centro del romanzo c’è una storia d’amore, porci delle domande. E già questo è un piccolo il rapporto tra Tim e Jane. «Vengo da una dina- miracolo».

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Narra Vita Il romanzo copia la realtà (e la realtà protesta) Che rapporto c’è tra narrativa e verità? Può la letteratura saccheggiare le vite (proprie e altrui)? Ha detto Haruki Murakami: «Un gentiluomo non parla di ex fidanzate, né di tasse». Ma lo scrittore non è un gentiluomo. Il reality book, evoluzione di un genere Paolo Di Stefano, Corriere della Sera, 28 febbraio 2010

evo cominciare parlando di un fatto che mi famiglia partendo da Milano e dirigendosi verso è successo qualche anno fa. Non amo usare Sud – era siciliano, per la precisione del D la prima persona, ma questo è un caso spe- Siracusano (probabilmente dello stesso paese, ciale, semplicemente perché non mi è noto un Avola, ma su questo non potrei giurare). fatto analogo, anche se sa rà capitato a chissà Io non sapevo che da quelle parti ci fosse un quanti scrittori. Dunque, è successo questo. Motta, tipografo, in fuga dalla famiglia. Il nome, Nella primavera del 2004 mi trovavo a Ortigia la professione, la fu ga, il luogo d’origine erano per fare un’inchiesta sui cambia menti di Siracusa frutto della mia immaginazione (anzi, il nome dalla monocultura del petrolchimico verso il turi- l’avevo inventato per mascherare una persona smo artistico. Quella mattina, un imprenditore realmente esistente che aveva un passato simile a del restauro, Mario Bonomo, mi accompagnò per quello del mio personaggio). Del resto, non avrei una visi ta attraverso i palazzi ristrutturati di nemmeno potuto saperlo, perché la consegna del Ortigia. A un certo punto suonammo a un porto- libro alla Feltri nelli era avvenuta prima che il ne e venne ad aprirci una signora sulla quaranti- tipografo Motta in carne e ossa lasciasse moglie e na. Quando mi presentai, il volto gentile della figli. Insomma, i dati anagrafici coincidevano alla signora cambiò di colpo espressione: «Ma lei ha perfezione, e a mia insaputa. La signora mi rac- scritto un romanzo che si intitola Tutti conten- contò di essere rimasta sconvolta da quelle ti?». Risposi di sì, che ero proprio io. La signora coincidenze e volle sapere dove avevo attinto era moglie di un tipografo che si chiamava Motta quei dati. Se avesse sospettato davvero che il mio (non ricordo se Antonio), esattamente come il libro si fosse ispirato alla sua storia familiare, protagonista del mio romanzo, uscito un anno avrebbe potuto denunciarmi, magari con qualche prima. Proprio come lui, era un tipografo e da speranza di successo. Un paio di mesi fa, mi qualche settimana aveva abbandonato la famiglia hanno comunicato che il traduttore francese che con un paio di figli. Inoltre, come il Nino Motta si stava occupando di Tutti contenti è scomparso del mio romanzo – che però era fuggito dalla interrompendo il lavoro e senza lasciare tracce rs_febbraio2010:Layout 1 05/03/2010 15.50 Pagina 38

Oblique Studio

all’editore, ma questo è un altro discorso: non si anni fa durante un’ora di supplenza in un liceo chiamava Motta, non era un tipogra fo e, che io ne romano. Così, Roma è svaporata, il tumore al cer- sappia, non aveva famiglia. vello è diventato leucemia, Irene è diventata Questa lunga premessa apre le domande di cui Beatrice, protagonista di un roman zo che, come tratterà questo articolo: che rapporto c’è tra lette- molti romanzi ispirati alla realtà, è andato per la ratura e verità? Fino a che punto la letteratura sua strada, raccontando una vita malinconica di può rapinare la realtà violando la privacy di per- adolescenti. La madre della povera Irene, sone in vita (e non solo)? C’è un limi te etico che Francesca Bartolucci, lamenta di non essere stata impone di fermarsi prima? Certo, prima di tutto consultata dall’autore del libro e accusa D’Avenia c’è un limite giuridico, che vale anche per la lette- di avere tradito la tragedia di sua figlia, di averla ratura e che viene regolato da codicilli e commi, semplificata e distorta con «un insieme di para- ma si tratta di limiti che la letteratura ha spesso digmi e di frasi fatte». Lo scrittore ha rivendicato, ignorato. Non si contano le querele. Nel 1996 un sul Corriere , con frasi anche un po’ ingenue, il chirurgo pisano denunciò Antonio Tabucchi per suo sacrosan to diritto di scrivere un romanzo ispi- avere inserito in Requiem un personag gio che gli rato alla storia di Ire ne e non quella storia. Il para- somigliava molto e che nel racconto, ambientato dosso è che, probabilmente, se D’Avenia fosse in una allucinata Lisbona anni Trenta, muore per rimasto fedele alla realtà, la signora Bartolucci un tumore mai curato da uno «che ci capisce non avrebbe reagito. Ma nessuno avrebbe mai appena qualcosa di tonsille, di cancri non ci capi- potu to imporre a D’Avenia come scrivere il suo sce niente, credo». Nel 1997, Silvana Grasso fu romanzo, nem meno una madre piena di dolore. condannata a pagare 60 milioni di risar cimento L’altro caso recente è quello di Gad Lerner, per diffamazione agli eredi di un tale Giacomo autore di una bella, intensa, dolorosa autobiogra- Navarra (morto da anni), che la scrittrice siciliana fia, Scintille, da cui viene fuori un padre (il suo) mise in scena nel suo romanzo Il bastardo di inattendibile, geloso, insopportabilmente risenti- Mautana sotto (non troppo) mentite spoglie con to. Il quale padre, ottantatreenne, ha deciso di il nome di Rosolino: era un pazzo che uccise la querelarlo (e forse poi di ritirare la querela). Ma madre e dilapidò il patrimonio di famiglia. Nico qui quel che conta non è il percorso giudiziario, Orengo fu querelato da un immobiliarista ligure, quanto le dinamiche emotive che spingono un il quale si era riconosciuto in un personaggio de figlio a puntare sulla letteratura per sanare una Gli spiccioli di Montale che aveva cancellato un ferita intima, senza timori, crudelmente, metten- uliveto per costruire un supermercato. Non siamo do in scena un genitore bilioso che a un certo nell’autobiografia, ma nella fiction. Eppure anche punto rivendica di essere lui, e solo lui, un vero la finzione ha ricadute im previste nella realtà (e Ler ner». In una conversazione con Lerner (il nei tribunali). Qualche anno fa il romanzo Esra «finto», cioè Gad) pubblicata sul Corriere, del tedesco Maxim Biller fu ritirato dal mer cato Claudio Magris ricordava a questo proposito una perché vi compariva un’esponente dei Verdi, ex frase di Thomas Mann: «La parola esatta ferisce compagna dell’autore, ritratta in imbarazzanti sempre». Ci voleva coraggio per scrivere Scin - situazioni intime. Biller, tra l’altro, aggiunse una tille, il padre ancora vivente. E Lerner l’ha fatto a frase di lei che aveva un sapore beffardo: «Non mi ragion veduta. A Magris diceva: «Cerco la pace, piacerebbe ritrovarmi un giorno in uno dei tuoi con mio padre e mia madre. Scintille è un pro- romanzi mentre ti mostro il mio seno». Il caso sca- tendersi verso di loro». Fatto sta che l’indiscre- tenò, contro la magistratura, una levata di scudi zione sul padre Moshe c’è. Ma un’indiscre zione degli intellettuali, tra cui Günter Grass e Elfriede postuma non sarebbe stata più vile? Certamente Jelinek. la decisione del Lerner figlio ha una sua urgenza Le domande cui si accennava sono suggerite ben visibile. Che alla letteratura basta, così come da due recenti fatti tra loro molto diversi. Il primo basta, forse, alla co scienza dello scrittore. è la querelle scatenata dal romanzo d’esordio di Il grande scrittore giapponese Haruki Alessandro D’Avenia, Bian ca come il latte, rossa Murakami inizia il suo L’arte di correre – una come il sangue, che prende spunto dalla storia riflessione sulla corsa, ma anche un saggio sulla (vera) di una ragazza di quindici anni morta per scrittura – con queste parole: «La regola vuole un tumore: l’autore ne venne a conoscenza cinque che un gentiluomo non parli delle sue ex fidan-

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Rassegna stampa, febbraio 2010

zate, né delle tasse che paga», per dire che lui, al prega anche di sostituire il toponimo reale, contrario, se ne infischia del galateo. Come ogni Longone (Lukones nel romanzo), con una peri- scrittore che si rispetti, del resto: uno scrittore frasi. Gadda, nell’acme dell’angoscia, si dice certo non è necessariamente un gentiluomo (Philip che il saggio continiano risulterebbe «esplosivo e Roth parla dell’«indecenza della mia professio- tragicamente atto a spezzare il cuore» ai suoi ne») e può liberamente parlare non solo delle ex «familiari viventi, e abitanti di Lukones». fidanzate e delle imposte, ma anche dei genitori, Figurarsi chi mai, tra i congiunti di Gadda e i vici- dei figli, del vicino di casa, assumendosene le ni brianzoli, avrebbe letto quel testo critico così conseguenze emotive e poi giudiziarie. Gliene dà erudito, per di più concentran dosi a decifrare diritto la letteratura, purché sia tale, certo: «la ogni allusione. Ma la paranoia è paranoia: lo stes- parola esatta» di Mann. Lalla Romano, che per so Gadda confessava l’intenzione di «narrare una lunga vita ha pagato l’azzardo di mettere in intorbi dando le acque» per depistare il lettore piazza i suoi complicati rapporti con il figlio dalla sua reale esistenza. Già per il Diario di guer- Piero in uno splendido libro, La penombra che ra e di prigionia si era fatto venire mille scrupoli e abbiamo attraversato, se ne è assunta tutta la sensi di colpa per aver scritto nome e cognome di sofferenza, ma senza pentirsi mai: «Io non temo un suo amico, Ambrogio Gobbi, accompagnato il “vissuto” nel romanzo: la vita,» ha scritto dalla frase «è un gran porco, ma n’importe!». Gli «quale ci viene rivelata dalla scrittura, non ci scriverà per scusarsi tirando in ballo tristezze per- ferisce, non ci offende. È irrecusabile. La cosid- sonali ed equivoci editoriali, mentre il Gobbi (che detta menzogna dell’arte è uno strumento che ha si era detto «lusingatissimo» per la citazione) per scopo la verità. Così la sua crudeltà: la cru- rimarrà deluso accorgendosi che il suo nome e deltà dell’arte è innocente e riscatta l’indecenza stato cassato nella seconda edizione. della vita». Il pudore paranoico dell’Ingegnere può far Ma in genere gli scrittori tendono a camuffa- sorridere, nell’epoca del Grande Fratello. In re, anche per ragioni di poetica, quel che rubano effetti, oggi, nel marasma di confessioni private alla realtà. premette al suo primo televisive, di reality show dove si spiattella a reti romanzo, Memoriale, una nota: «I personaggi e i (quasi) unificate ogni sommovimento del l’animo fatti sono immaginari; i luoghi e i paesi esistono. e delle viscere (per non dire d’altro), la letteratu- La “città industriale” non ha identità, anche per- ra che affronta e sfida il privato, il patetico e ché l’autore non vuole che, con la pretesa di rico- spesso lo scanda lo potrebbe uscirne depotenzia- noscere una città o una fabbrica, si giunga ad ta. Ma non è così. Di recen te, è nato un filone attribuire soltanto a questa le cose narrate». letterario classificato come «autofic tion» o «rea- Da Gad a Gadda, cioè il suo esatto opposto: lity book». In Francia Philippe Forest ha rac - l’Ingegnere scrive un romanzo sulla sua famiglia e contato la morte della sua figlia di quattro anni fa di tutto per mascherare luoghi e personaggi tra- in un romanzo memorabile, Tutti i bambini sferendo dalla Brianza a un Sudamerica immagi- tranne uno: «Ho fatto di mia figlia un essere di nario la storia della propria infelice adolescenza di carta», scrive nell’ultima pagina. E ancora: «I «destinato al fallimento dall’egoismo nar cisistico segni dell’arte non stanno in un mondo diverso e follemente egocentrico dei predecessori […]». da quello in cui viviamo». L’arte utilizza la real- Sappiamo quale «cognizione del (proprio) dolo- tà, a suo libero piacimento, anche scandalosa- re» l’abbia spinto a mettere in scena il conflitto mente, per farne al tro: André Breton chiamò con con sua madre al punto da prefigurare un alter il nome di Nadja una certa Léona Camille ego travestito (Gonzalo Pirobutirro) che nel fina- Ghislaine D. nata a nel 1902 e internata in le del libro commette probabilmente un matrici- manicomio nel 1927 poco dopo la fine del rap- dio. Una bellissima lettera a Gianfranco Contini porto con André. Non ancora quarantenne, tradisce tutta la paranoia dello scrittore: Gadda Leona sarebbe morta in un ospedale psichiatri- chiede al grande critico di stemperare, nel suo co. Il paradosso (apparente) è che quella ragazza saggio introduttivo alla Cognizione, il parallelo in carne e ossa divenne per molti, grazie alla troppo esplicito tra Gonzalo-Carlo Emilio e l’ol- penna di Breton, l’incarnazione del surrealismo. traggio di Mademoiselle Vinteuil (che nella Re - Un libro fa vero scandalo, ha detto Philip Roth, cherche sputa sul ritratto del padre morto). E lo solo se è scritto ma le.

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Il caso Lewis Carroll Alice e il diario strappato Leonetta Bentivoglio, la Repubblica, 28 febbraio 2010

Charles Lutwidge Dodgson Alice Liddell

siste ancora un lettore che ignori quanto bine perturbanti, ritratte a volte nude o seminude. eccentrico e problematico fosse Lewis Soprattutto era un narra tore incomparabile nel- E Carroll, artefice delle avventure fantastiche l’arte del gioco logico e del sovvertimen to lingui- di Alice, eroina di un Paese delle Meraviglie stico e un affabulatore seduttivo, pronto a inven- ricco di tante e tali implicazioni da stimolare per tarsi trame ipnotiche per conquistare le sue decenni e fino ad oggi le rivisitazioni più svaria- devote minorenni. In que st’identità parallela, te? Il 13 marzo arriva nelle sale il film che le dedi- equivalente al creatore di Alice, Dodgson è dive- ca Tim Burton, regista la cui sistematica follia nuto fonte d’ispirazione per filosofi e scrittori (tra può sintonizzarsi bene con la vicenda onirica o cui Joyce e Borges), e personaggio di culto in psichedelica della temeraria bimba ottocentesca. mezzo mondo, dedicatario di innumerevoli asso- Sull’onda del rinnovarsi del clamore attorno al ciazioni e club di estimatori. personaggio, esce in Italia un libro inglese provo- A interessare i fan, insieme alla straordinarietà cante e ardito, Lewis Carroll. La vera storia del di Alice, c’è la gran mole di duplicità e stranezze papà di Alice, dell’autrice e regi sta teatrale che affolla la biografia di Dodg son-Carroll: era Karoline Loach, che ha suscitato lodi e anche acutissimo ma impacciato, balbuziente e un po’ pole miche in Gran Bretagna per la sua indagine sordo, timido con gli adulti e a suo agio coi bam- anticonvenzionale, volta a rivoluzionare la perce- bini, segnato dal trauma delle molestie sessuali zione della mitologia sullo scrittore. Perché subite a Rugby, dove aveva stu diato da ragazzo, Lewis Carroll, proprio come Alice, è un mito ali- una delle più celebri “public schools” inglesi (che mentato da una sua sacralità. non erano “scuole pubbliche”, come segnala erro- Il nome dell’autore, com’è noto, è lo pseudoni- neamente la traduzione italiana del libro della mo di Charles Lutwidge Dodgson (1832-1898), Leach, ma privatissimi collegi regolati da una matematico eccelso, specialista di Euclide, docen- disciplina molto dura che includeva castighi cor- te a Oxford e ingegno rigoroso; ma anche fervido porali). E ancora: era fulminante in algebra e in esteta, appassionato di teatro e fotografo di bam- geometria ma pigro nella carriera accademica, rs_febbraio2010:Layout 1 05/03/2010 15.50 Pagina 41

Rassegna stampa, febbraio 2010

avviato a un percorso ecclesia stico (impegno dove- Edith Shute, May Miller, Gertrude Thomson e roso nel medioevale sistema universitario britanni- Anne Tackeray, figlia del ro manziere William). co) ma allergico al sacerdozio (si fece diacono Svela inoltre le mature amanti celate dietro i subendo la norma imposta dal Christ Church poemi di Carroll (in particolare Stolen Waters, di College però non prese gli ordini maggiori). una sensualità sconvolgente per un vittoriano) e Godeva solo nel creare fiabe ironiche ed enig - s’addentra nella rete di amicizie che il papà di matiche, ideare filastrocche e rompicapi, costruire Alice coltiva con gli artisti del suo tempo, dal pre - pose languide e travestimenti (da ninfe, cinesine, raffaelita Dante Gabriel Rossetti all’attrice Theo mendicanti strappacuore) per le sue piccole ami- Heaphy. Segnala poi con furia distruttiva le ine- che. Perciò la storia, o la leggenda, ci ha con- sattezze delle tante biografie: da quella di Stuart segnato l’immagine di un antisociale incapace di Dodgson Collingwood, nipote dello scrittore, che crescere, un semi-prete che morì vergine o un di lui propose un’immagine da conservatore bac- pedofilo represso (o clandesti namente praticante). chettone, al memoir dell’attrice Isa Bowman, che Karoline Leach, nel suo volumone, sovverte riferendo il suo legame appassionato con questa prospettiva a partire da un documento Dodgson mentì dicendo di averlo vissuto a dieci reperito nell’archivio Dodgson: un foglio redatto an ni invece che a diciotto. Per non parlare degli a mano da una nipote dello scrittore che riassume excursus piscoana litici del Novecento, dal saggio alcune pagine strappate da un diario dello zio. Le di Langford Reed, promotore di “un’isteria ses- parti eliminate corrispondono alla fase più miste- sual-religiosa”, a quello di Anthony Goldschmidt, riosa della vita di Carroll, quel la della rottura dei che della caduta di Alice nella tana del coniglio fa rapporti con la famiglia di Alice Liddell, ispira - un simbolo di penetrazione e delle porte nell’atrio trice del suo capolavoro e figlia del decano di un emblema della vagina. Carroll sceglierebbe Christ Church, Henry George Liddell. Insieme l’accesso piccolo invece delle porte norma li per la alle sue due sorelle, Alice venne allontanata dal- brama di copulare con una bambina. l’eminente matematico, e per spiegare l’episodio Katherine Leach è così convinta che sia tutto si scatenarono le ipotesi dei biografi, inclusa un arbitrio e un pregiudizio, da giustificare per- quella prevedibile della pedofilia. Risulta tutt’al- sino il compiacimento del fotografo per le sue tro dal documento riportato dalla Leach, che discinte child-friends, sostenendo che in esse parla delle ansie di Mrs Liddell per i pettegolezzi proiettava un candido ideale di bellezza e che si su scitati dalle galanterie di Dodgson verso la ribellava ai rigi di precetti vittoriani rappresen- governante e la maggiore tra le sue figlie, ragazza tando nelle bimbe senza veli un popolo innocen- già sviluppata e attraente. te di folletti. Certo è difficile, osservando le nu - Da qui s’è mosso il viaggio della Leach verso la dità dense di pieghe ombrose delle tenere ridefinizione dell’esistenza e dell’indole di modelle di Carroll, il ludersi che il suo sguardo Dodgson. Scartabellando i diari sal vati dalle pur- fosse casto. Non è l’unica forzatura del libro, ghe dei congiunti, esaminando l’epistolario, sco - attaccato da recensori come Donald Rackin, che vando testimonianze dei contemporanei, curio- sul Times Literary Supplement lo ha definito sando ovunque con tenacia da detective, l’autrice «un trattato revisionista da non prendere sul de La vera storia del papà di Ali ce fa emergere le serio». Ma a dispetto di alcuni estremismi e in- prove delle sue relazioni con donne adulte nubili genuità, certe rivelazioni non possono conside- e sposate (Catherine Lloyd, Constance Burch, rarsi trascurabili.

Matematico eccelso, severo docente vittoriano, prete mancato. Ma anche fervido esteta, affabulatore seduttivo, fotografo di bambine perturbanti. Il creatore del Paese delle meraviglie ha in sé una duplicità che i biografi hanno dipinta come affascinante o patologica. Mentre anche nei cinema italiani arriva la favola modello Tim Burton

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