E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Progettazione e Gestione Agro Forestale srl

AUTOSTRADE A24/A25 ROMA - L’AQUILA -

ATTIVITÀ MANUTENTIVE ORDINARIA RICORRENTI ESEGUIBILI NELLA AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO TRATTA – COLLEDARA

STUDIO DI VALUTAZIONE D’INCIDENZA AMBIENTALE

Il Committente I Professionisti Strade dei Parchi Spa Dott. Agronomo Marco Alimonti A24 autostrade A25

Dott. Forestale Gustavo Eusepi

Subiaco (Roma) 03 marzo 2021

Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

Sommario 1 Introduzione ...... 3 2 Aspetti metodologici e normativi ...... 3 2.1 Sintesi dei principali riferimenti normativi ...... 7 3 Metodologia d’indagine ...... 8 STUDIO DELLA VALUTAZIONE D’INCIDENZA ...... 9 4 Inquadramento ambientale ...... 10 4.1 Fattori fisico- territoriali ...... 10 Geologia ...... 10 Caratteristiche fitoclimatiche del comprensorio ...... 10 Idrografia superficiale ...... 13 Flora ...... 13 Fauna ...... 15 5 Inquadramento stazionale e ambito di riferimento ...... 17 6 Vincolistica ...... 17 7 Obiettivi del progetto ...... 18 8 Breve descrizione generale delle attività proposte ...... 18 9 Approccio metodologico di analisi ...... 22 9.1 Potenziali alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali ...... 22 10 Localizzazione e caratterizzazione dell’area di intervento rispetto ai siti della rete Natura 2000 ... 24 11 Descrizione dei siti Natura 2000 ...... 25 11.1 ZPS IT7110128 Parco Nazionale Gran Sasso Monti della Laga ...... 25 Elenco Habitat Scheda Natura 2000 presenti nella ZPS ...... 27 Specie vegetali presenti nel formulario standard della ZPS IT 7110128 Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga e nell’allegato II e IV della Direttiva 92/43/CEE ...... 28 Elenco Fauna Scheda Natura 2000 presenti nella ZPS IT 7110128...... 29 Avifauna inserita nell’allegato I Dir. 79/409 CEE s.m.i “Direttiva Uccelli” ...... 30 Anfibi e Rettili inserita nell’allegato II e IV dell Direttiva 92/43/CEE ...... 31 Anfibi e Rettili inseriti NON nell’allegato II e IV dell Direttiva 92/43/CEE ...... 31 Altri Invertebrati inseriti nell’allegato II e IV dell Direttiva 92/43/CEE...... 31 Stato di conservazione del sito ZPS IT 7110128 ...... 33 11.2 SIC/ZSC IT7110202 - Gran Sasso ...... 34 11.3 SIC/ZSC IT7120022 “Fiume Mavone” ...... 38 E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 1 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

12 Descrizione delle caratteristiche delle specie (prioritarie o di rilievo) presenti o di possibile presenza all’interno dell’area di influenza dell’intervento proposto...... 40 12.1 Habitat di cui all’Allegato 1 direttiva 92/43/CEE ...... 40 Quadro della fauna selvatica nella zona oggetto del progetto...... 40 12.2 Mammalofauna ...... 41 Specie di mammalofauna inserite nell’allegato II Direttiva 92/42 CEE ...... 41 Specie inserite nell’Allegato IV e V della Dir. 92/43/CEE ...... 50 12.3 Avifauna ...... 53 Uccelli inclusi nell'allegato I della direttiva 2009/147/CE (Ex 79/409/CEE) ...... 53 12.4 Anfibi e rettili ...... 70 Specie incluse in allegato II Direttiva 92/42 CEE ...... 70 12.5 Invertebrati ...... 76 Specie incluse in allegato II Direttiva 92/42 CEE ...... 76 12.6 Pesci ...... 82 13 Metodologia di indagine delle incidenze ...... 84 13.1 Identificazione degli aspetti vulnerabili dei siti considerati ...... 84 13.2 Identificazione degli effetti che si producono sugli Habitat e specie ...... 87 13.3 Previsione e valutazione della significatività dei fattori di incidenza ...... 88 Metodologia adottata...... 88 13.4 Risultati finali di valutazione della significatività dell’incidenza su habitat e specie ritenuti vulnerabili...... 106 13.5 Valutazione conclusive delle potenziali incidenze sui siti SIC/ZPS ...... 109 14 Valutazione finale delle potenziali incidenze Conclusioni ...... 114 15 Allegati ...... 115 16 Bibliografia ...... 115

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1 Introduzione

Il presente studio si riferisce alla “valutazione dell’incidenza ambientale” riguardante l’attività dell’attività manutentive ordinaria ricorrente eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO. La Strada dei Parchi Spa concessionario del tratto autostradale ha incaricato la società E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l., viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] per la redazione della Valutazione d’incidenza ambientale la quale a sua volta si avvale della consulenza specialistica della PGAF srl con sede in Cervara di Roma (Roma) via Castell’ Amato 6 per la stesura del presente studio d’incidenza ambientale . A tal fine il presente lavoro viene redatto in conformità alle leggi nazionali e regionali vigenti. L’area è inserita nell’elenco dei siti d'importanza comunitaria (SIC/ZSC), individuati ai sensi della Direttiva “Habitat 92/43/CEE” e delle Zone a Protezione Speciali (ZPS), facenti parte della rete europea denominata NATURA 2000, finalizzata alla conservazione della diversità biologica presente nel territorio dell’UE; nello specifico l’area d'intervento ricade all’interno della ZSC. - codice IT6020020 (Lago Secco Agro Nero); e della Z.P.S. codice IT7110218 (Parco Nazionale Gran Sasso Monti della Laga). Le linee strategiche di NATURA 2000 sono rivolte a far coincidere gli obbiettivi della conservazione della natura con quelli dello sviluppo economico. La relazione di Valutazione di Incidenza Ambientale è stata redatta sulla base di: • informazioni naturalistiche complessive sul territorio in esame; • conoscenze relative ai principi ispiratori della Rete Natura 2000 e alle sue possibili ricadute applicative; • rilievi e monitoraggi specifici condotti in campo. 2 Aspetti metodologici e normativi

Lo Studio di Incidenza è il procedimento di carattere preventivo al quale è necessario sottoporre qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenze significative su un sito o proposto sito della rete Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del sito stesso. Tale procedura è stata introdotta dall'articolo 6, comma 3, della direttiva "Habitat" con lo scopo di salvaguardare l'integrità dei siti attraverso l'esame delle interferenze di piani e progetti non direttamente connessi alla conservazione degli habitat e delle specie per cui essi sono stati individuati, ma in grado di condizionarne l'equilibrio ambientale. La valutazione di incidenza, se correttamente realizzata ed interpretata, costituisce lo strumento per garantire, dal punto di vista procedurale e sostanziale, il raggiungimento di un rapporto equilibrato

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tra la conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie e l'uso sostenibile del territorio. È bene sottolineare che la valutazione d'incidenza si applica sia agli interventi che ricadono all'interno delle aree Natura 2000 (o in siti proposti per diventarlo), sia a quelli che pur sviluppandosi all'esterno, possono comportare ripercussioni sullo stato di conservazione dei valori naturali tutelati nel sito. Lo studio di incidenza rappresenta uno strumento di prevenzione che analizza gli effetti di interventi che, seppur localizzati, vanno collocati in un contesto ecologico dinamico; ciò in considerazione delle correlazioni esistenti tra i vari siti e il contributo fondamentale per la funzionalità della rete Natura 2000, sia a livello nazionale che comunitario. Pertanto, si qualifica come strumento di salvaguardia, che si inserisce nel particolare contesto di ciascun sito, ma che lo inquadra nella funzionalità dell'intera rete. Per l'interpretazione dei termini e dei concetti di seguito utilizzati in relazione allo studio di incidenza, si fa riferimento a quanto precisato dalla Direzione Generale (DG) Ambiente della Commissione Europea nel documento tecnico "La gestione dei siti della rete Natura 2000 - Guida all'interpretazione dell'art. 6 della direttiva Habitat". In ambito nazionale lo studio d'incidenza viene disciplinato dall'art. 6 del DPR 12 marzo 2003 n.120, (G.U. n. 124 del 30 maggio 2003) che ha sostituito l'art.5 del DPR 8 settembre 1997, n. 357 che trasferiva nella normativa italiana i paragrafi 3 e 4 della direttiva "Habitat". Il DPR 357/97 è stato, infatti, oggetto di una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea che ha portato alla sua modifica ed integrazione da parte del DPR 120/2003. In base all'art. 6 del nuovo DPR 120/2003, comma 1, nella pianificazione e programmazione territoriale si deve tenere conto della valenza naturalistico- ambientale dei proposti siti di importanza comunitaria, dei siti di importanza comunitaria e delle zone speciali di conservazione. Si tratta di un principio di carattere generale tendente ad evitare che vengano approvati strumenti di gestione territoriale in conflitto con le esigenze di conservazione degli habitat e delle specie di interesse comunitario. Il comma 2 dello stesso art. 6 stabilisce che, vanno sottoposti a valutazione di incidenza tutti i piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani agricoli e faunistico-venatori e le loro varianti. Sono altresì da sottoporre a studio di incidenza (comma 3), tutti gli interventi non direttamente connessi e necessari al mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti in un sito Natura 2000, ma che possono avere incidenze significative sul sito stesso, singolarmente o congiuntamente ad altri interventi. L'articolo 5 del DPR 357/97, limitava l'applicazione della procedura di “studio di incidenza” a determinati progetti tassativamente elencati, non recependo quanto prescritto dall'art.6, paragrafo 3 della direttiva "Habitat". E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 4 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

Ai fini dello “studio di incidenza”, i proponenti di piani e interventi non finalizzati unicamente alla conservazione di specie e habitat di un sito Natura 2000, presentano uno "studio" volto ad individuare e valutare i principali effetti che il piano o l'intervento può avere sul sito interessato. Lo studio per la “valutazione di incidenza” è redatto secondo gli indirizzi dell'allegato G al DPR 357/97. Tale allegato, che non è stato modificato dal nuovo decreto, prevede che lo studio per la valutazione di incidenza debba contenere: • una descrizione dettagliata del piano o del progetto che faccia riferimento, in particolare, alla tipologia delle azioni e/o delle opere, alla dimensione, alla complementarietà con altri piani e/o progetti, all'uso delle risorse naturali, alla produzione di rifiuti, all'inquinamento e al disturbo ambientale, al rischio di incidenti per quanto riguarda le sostanze e le tecnologie utilizzate; • un'analisi delle interferenze del piano o progetto col sistema ambientale di riferimento, che tenga in considerazione le componenti biotiche, abiotiche e le connessioni ecologiche. Nell'analisi delle interferenze, occorre prendere in considerazione la qualità, la capacità di rigenerazione delle risorse naturali e la capacità di carico dell'ambiente. Il dettaglio minimo di riferimento è quello del progetto CORINE Land Cover, che presenta una copertura del suolo in scala 1: 100.000, fermo restando che la scala da adottare dovrà essere connessa con la dimensione del Sito, la tipologia di habitat e la eventuale popolazione da conservare. Per i piani o gli interventi che interessano siti Natura 2000 interamente o parzialmente ricadenti all'interno di un'area protetta nazionale, la valutazione di incidenza si effettua sentito l'Ente gestore dell'area (DPR 120/2003, art. 6, comma 7). Qualora, a seguito dello studio di incidenza, un piano o un progetto risulti avere conseguenze negative sull'integrità di un sito (valutazione di incidenza negativa), si deve procedere a valutare le possibili alternative. In mancanza di soluzioni alternative, il piano o l'intervento può essere realizzato solo per motivi di rilevante interesse pubblico e con l'adozione di opportune misure compensative dandone comunicazione al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio (DPR 120/2003, art. 6, comma 9). Se nel sito interessato ricadono habitat naturali e specie prioritari, l'intervento può essere realizzato solo per esigenze connesse alla salute dell'uomo e alla sicurezza pubblica, o per esigenze di primaria importanza per l'ambiente, oppure, previo parere della Commissione Europea, per altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico (DPR 120/2003, art. 6, comma 10). In tutti gli altri casi (motivi interesse privato o pubblico non rilevante), si esclude l'approvazione. La procedura dello studio di incidenza deve fornire una documentazione utile a individuare e valutare i principali effetti che il piano/progetto (o intervento) può avere sul sito Natura 2000, tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 5 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

Il percorso logico della valutazione d'incidenza è delineato nella guida metodologica "Assessment of plans and projects significantly affecting Natura 2000 sites. Methodological guidance on the provisions of Article 6 (3) and (4) of the Habitats Directive 92/43/EEC" redatto dalla Oxford Brookes University per conto della Commissione Europea DG Ambiente. Il documento è disponibile in una traduzione italiana, non ufficiale, a cura dell'Ufficio Stampa e della Direzione regionale dell'ambiente Servizio VIA - Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, "Valutazione di piani e progetti aventi un'incidenza significativa sui siti della rete Natura 2000. Guida metodologica alle disposizioni dell'articolo 6, paragrafi 3 e 4 della direttiva "Habitat" 92/43/CEE". La metodologia procedurale proposta nella guida della Commissione è un percorso di analisi e valutazione progressiva che si compone di 4 fasi principali: • LIVELLO 1: Verifica (screening) - processo che identifica la possibile incidenza significativa su un sito della rete Natura 2000 di un piano o un progetto, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, e che porta all'effettuazione di una valutazione d'incidenza completa qualora l'incidenza risulti significativa; • LIVELLO 2: Valutazione "appropriata" - analisi dell'incidenza del piano o del progetto sull'integrità del sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, nel rispetto della struttura e della funzionalità del sito e dei suoi obiettivi di conservazione, e individuazione delle misure di mitigazione eventualmente necessarie; • LIVELLO 3: Analisi di soluzioni alternative - individuazione e analisi di eventuali soluzioni alternative per raggiungere gli obiettivi del progetto o del piano, evitando incidenze negative sull'integrità del sito; • LIVELLO 4: Definizione di misure di compensazione - individuazione di azioni, anche preventive, in grado di bilanciare le incidenze previste, nei casi in cui non esistano soluzioni alternative o le ipotesi proponibili presentino comunque aspetti con incidenza negativa, ma per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico sia necessario che il progetto o il piano venga comunque realizzato. L'iter delineato nella guida non corrisponde necessariamente a un protocollo procedurale, molti passaggi possono essere infatti seguiti "implicitamente" ed esso deve, comunque, essere calato nelle varie procedure già previste, o che potranno essere previste, dalle Regioni e Province Autonome. Occorre inoltre sottolineare che i passaggi successivi fra le varie fasi non sono obbligatori, sono invece consequenziali alle informazioni e ai risultati ottenuti; ad esempio, se le conclusioni alla fine della fase di verifica indicano chiaramente che non ci potranno essere effetti con incidenza significativa sul sito, non occorre procedere alla fase successiva.

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Nello svolgere il procedimento della valutazione d'incidenza è consigliabile l'adozione di matrici descrittive che rappresentino, per ciascuna fase, una griglia utile all'organizzazione standardizzata di dati e informazioni, oltre che alla motivazione delle decisioni prese nel corso della procedura di valutazione.

2.1 Sintesi dei principali riferimenti normativi La normativa a cui si è fatto riferimento nella redazione del presente studio è di seguito elencata: Normativa comunitaria: · Direttiva 79/409/CEE del 2 aprile 1979 Direttiva del Consiglio concernente la conservazione degli uccelli selvatici; · Direttiva 92/43/CEE del 21 maggio 1992 Direttiva del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche; · Direttiva 94/24/CE del 8 giugno 1994 Direttiva del Consiglio che modifica l’allegato II della direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici; · Direttiva 97/49/CE del 29 luglio 1997 Direttiva della Commissione che modifica la direttiva 79/409/CEE del Consiglio concernente la conservazione degli uccelli selvatici; · Direttiva 97/62/CE del 27 ottobre 1997 Direttiva del Consiglio recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. Normativa nazionale: • DPR n. 357 dell’8 settembre 1997 Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche. • DM 20 gennaio 1999 Modificazioni degli allegati A e B del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, in attuazione della direttiva 97/62/CE del Consiglio, recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE; • DPR n. 425 del 1 dicembre 2000 Regolamento recante norme di attuazione della direttiva 97/49/CE che modifica l'allegato I della direttiva 79/409/CEE, concernente la protezione degli uccelli selvatici; • DPR n. 120 del 12 marzo 2003

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Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche; • ·DM 17 ottobre 2007 Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZPS) e Zone di Protezione Speciale (ZPS) Normativa della Regione : • L.R. n. 26 del 12.12.2003 e s.s.m.m. Integrazione alla L.R. 11/1999 concernente: Attuazione del D.Lgs. 31.3.1998, n. 112 -Individuazione delle funzioni amministrative che richiedono l'unitario esercizio a livello regionale per il conferimento di funzioni e compiti amministrativi agli enti. • L.R. 3/2014 Legge organica in materia di tutela e valorizzazione delle foreste, dei pascoli e del patrimonio arboreo della regione Abruzzo • DGR 451/2008 Delibera regione Abruzzo di recepimento dei criteri minimi uniformi previsti nel DN 17 ottobre 2007.

3 Metodologia d’indagine

Come detto, la presente relazione d’incidenza è redatta allo scopo di individuare tutte le possibili interferenze o impatti che l’intervento ispettivo proposto può provocare sulle aree ZSC e ZPS oggetto dello studio, in base alla normativa precedentemente elencata. A tal fine, il lavoro di analisi è stato articolato nelle seguenti fasi operative: ➢ Studio della valutazione d’incidenza che comprende: • Approccio metodologico di analisi; • Inquadramento ambientale; • Definizione dell’area di indagine; • Descrizione dei siti di interesse comunitario indagati; • Descrizione delle componenti naturalistiche di interesse comunitario: habitat, specie, habitat di specie esistenti sull’area di intervento e nelle aree circostanti al momento della progettazione; • Metodologia di indagine delle incidenze; • Misure di mitigazione proposte; • Conclusioni;

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STUDIO DELLA VALUTAZIONE D’INCIDENZA

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4 Inquadramento ambientale

4.1 Fattori fisico- territoriali Geologia Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga racchiude tre gruppi montuosi - la catena del Gran Sasso d'Italia, il massiccio della Laga, i Monti Gemelli - e si caratterizza per la presenza della vetta più alta dell'Appennino, il Corno Grande, che raggiunge i 2912 metri. Su questa catena è inoltre presente l'unico ghiacciaio appenninico, il Calderone, il più meridionale d'Europa. La catena del Gran Sasso è costituita da calcari e dolomie che conferiscono alla montagna un aspetto maestoso, con pareti altissime e verticali non riscontrabili in nessun altro settore dell'Appennino. La natura calcarea delle rocce favorisce la presenza di fenomeni carsici come doline, inghiottitoi, conche, grotte, gole e forre scavate dalle acque, ben evidenti a Campo Imperatore, il più vasto altopiano dell'Appennino, e nei Monti Gemelli, anch'essi di natura calcarea. La montagna, oltre che dall'acqua e dagli altri agenti atmosferici, è stata modellata dagli antichi ghiacciai ormai scomparsi, le cui tracce sono tuttora leggibili nei depositi morenici o nelle grandi valli a forma di U scavate e modellate dai ghiacciai quaternari. I Monti della Laga, che raggiungono con il Monte Gorzano 2458 metri di quota, sono invece costituiti da arenarie e marne. La natura geologica condiziona la morfologia di queste montagne, le cui cime si presentano più arrotondate, con numerose valli incise e profonde. La costituzione marnoso-arenacea fa sì che l'acqua scorra impetuosa in superficie, raccogliendosi in ruscelli, torrenti e fiumi, che precipitano a valle formando decine di splendide cascate. Tra le più alte e imponenti si ricordano quelle della Morricana, della Volpara, delle Barche, della Cavata, delle Cento Fonti, della Fiumata, e tante altre che in inverno, ghiacciate, offrono uno spettacolo di rara bellezza (fonte http://www.gransassolagapark.it/).

Caratteristiche fitoclimatiche del comprensorio Il clima rappresenta un fattore ambientale di fondamentale importanza per la differenziazione e l’affermazione della vegetazione forestale, in sinergia con l’altitudine, la latitudine le caratteristiche della litologia e del suolo permette l’affermazione delle associazioni forestali e la loro successiva evoluzione. Il comprensorio Gran Sasso- Laga rientra per le caratteristiche generali, nell'area del bacino del Mediterraneo, in cui si avvertono, seppur marginalmente gli effetti degli anticicloni tropicali, dal quale possono essere fatte discendere la gran parte delle condizioni meteorologiche locali. Le perturbazioni sono normalmente più frequenti nei periodi autunnali, caratterizzati da basse pressioni e da piogge frequenti; segue per quantità di precipitazione la stagione primaverile e poi l’invernale la distribuzione delle piogge è A.P.I.E. In inverno sulle masse umide e calde atlantiche premono l’aria fredda d’origine atlantica settentrionale oppure quella che si origina dall'Europa centro-orientale (anticiclone E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 10 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

continentale russo), apportatrici di tempo sereno e asciutto, ma con temperature rigide che spesso scendono sotto lo zero. Nella tarda primavera, da aprile fino alla fine di settembre, la regione tirrenica viene ad essere dominata dall'aria tropicale proveniente dalle regioni desertiche, con tempo sereno e temperature elevate e periodi a volte anche molto lunghi di siccità. In base alla classificazione fiticlimatica del Pavari ed ai parametri meteorologici rilevati, il territorio pedemontano rientra nella fascia fitoclimatica del Castanetum; mentre oltre i 1000,0 mslm si entra nel Fagetum che nella parte iniziale conserva una buona termofilia che si riscontra nell’associazione vegetale la quale oltre al faggio è costituita dal carpino nero e dall’acero opalo. Da un punto di vista termico i valori medi annui di temperature registrati si attestano tra i 10 ed 11°C. Le escursioni termiche, a causa della posizione geografica della zona sono piuttosto marcate; esse si collocano nella conca di Avezzano dove d’inverno convergono correnti fredde provenienti dalle pendici montuose mentre nella stagione calda, per effetto delle alte pressioni e dei sporadici fenomeni ventosi, l’aria tende a ristagnare riscaldandosi. Guardando l’andamento climatico si evince che il mese più freddo è gennaio, la temperatura aumenta fino al mese di agosto che è il più caldo per poi ridiscendere bruscamente in autunno. Il gradiente termico altitudinale calcolato nella zona è di 0,3° per ogni 100 metri di dislivello, tale valore è spiegato considerando che sui versanti esposti a nord-est si verifica il fenomeno dell’inversione termica, nello specifico un innalzamento della temperatura con l’aumentare delle quote. Tale fenomeno è evidente in primavera, quando prende avvio la germogliazione del faggio, infatti la foliazione si verifica precocemente nelle piante situate attorno ai 1.000-1.100 metri di quota dove le somme termiche vengono raggiunte in tempi brevi. Successivamente questo fenomeno interessa anche i faggi alle quote inferiori fino a coinvolgere l’intero versante. Da un punto di vista pluviometrico la quantità di piogge che cade ogni anno sul territorio comunale non è scarsa; infatti supera i 1.000 mm annui. Nonostante questo aspetto si possono verificare periodi di siccità a carico della vegetazione dovuta ad un’irregolare distribuzione delle piogge nell’arco dell’anno. La piovosità è concentrata soprattutto nel periodo autunno-primavera, mentre in estate si assiste ad una riduzione delle precipitazioni pari a meno del 15% del totale annuo. La catena del Gran Sasso e Laga, posta trasversalmente e superando i 2000 metri di altezza, costituisce un primo ostacolo alle correnti di aria umida proveniente dal Tirreno obbligandola ad una risalita adiabatica che determina il manifestarsi di precipitazioni molto copiose. Dai dati a disposizione è emerso che le precipitazioni, a parità di condizioni, sono leggermente superiori sul versante idrografico destro rispetto al sinistro. La densità e la frequenza media annua delle precipitazioni subiscono in larga misura l’influenza del fattore altimetrico e della distanza dal mare; in linea di massima entrambe tendono ad aumentare E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 11 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

con l’innalzamento del rilievo ed a diminuire man mano che si procede verso l’interno o nelle zone più riparate dai venti umidi. In merito alle precipitazioni nevose è emerso che sono più abbondanti nel mese di febbraio e cadono circa 97 cm di neve all’anno, esse rivestono un ruolo ecologico importante per il loro contributo alla regimazione delle acque meteoriche e all’effetto coibente e quindi di protezione alle piante dai freddi troppo intensi. Il regime eolico è costituito prevalentemente dai venti che provengono da nord-ovest, ovest e sud ovest i quali spingono le masse di aria umida che si sono accumulate sul Tirreno. Questi venti soffiano per circa 130 giorni l’anno e sono un elemento condizionante il clima poiché oltre ad essere correlato con le precipitazioni influenza anche i fenomeni d’evapotraspirazione e condensazione. I dati termopluviometrici locali sono stati ricavati dalla stazione di Isola del Gran Sasso e riassunti nelle tabelle di seguito riportate:

Località G F M A M G L A S O N D Isola del Gran Tmed °C 4,7 5,8 8,2 11,85 15,95 19,7 22,35 22,5 18,9 13,45 9,2 6,15 Sasso P(mm) 38,8 51,9 45,6 67,0 83,4 87,8 88,5 82,8 106,9 112,4 75,4 57,7 Tabella 1- Dati termopluviometrici della stazione di Isola del Gran Sasso (419m s.l.m.) periodo 1961-1990

Stazione termopluviometrica di Isola del Gran Sasso (419 m s.l.m.) 120 Periodo 1961-1990 40

100 30

80 C)

60 20 °

T ( T P (mm) P 40 10 20

0 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12

MESI P (mm) T (°C)

Grafico 1– Grafico di Water e Lieth relativo alla stazione termopluviometriche di Isola del Gran Sasso(Te).

Sulla scorta dei principali parametri climatici è stato elaborato il grafico di Water-Lihet. È stato scelto questo tipo di rappresentazione poiché evidenzia con rapidità e chiarezza i periodi di stress della vegetazione e lega l'andamento delle precipitazioni con quello delle temperature. Dall'esame dei grafici

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si nota che il fattore più rilevante è lo stress termico che si verifica in estate e raggiunge il massimo valore nel mese di gennaio.

Idrografia superficiale I Monti del Gruppo Gran Sasso e Laga custodiscono una risorsa d'acqua di tali dimensioni da dare vita a sorgenti, cascate, fiumi e laghi, che modellano e rendono peculiare lo straordinario paesaggio dell'area protetta. Le acque del Parco costituiscono inoltre una importante risorsa idrica per le popolazioni residenti, per non parlare degli storici utilizzi tramite mulini ad acqua lungo il corso dei fiumi, o degli usi moderni per la produzione di energia elettrica. Tra le vette principali del Corno Grande resiste il ghiacciaio del Calderone, il più meridionale d'Europa. Tutto il Parco, dagli ambienti peculiari dei Monti della Laga, dove l'abbondanza di acque superficiali produce rigogliosa vegetazione e innumerevoli ruscelli, salti d'acqua e cascate, alle zone umide di importantissima valenza naturalistica, ai fiumi che si originano dalle risorgive del Gran Sasso, ai numerosi laghi che danno riparo a specie rare di fauna e flora, costituisce nel suo insieme una celebrazione della risorsa acqua e un invito costante a tutelarne il valore biologico e geologico, storico, antropologico e culturale.

Flora Il territorio del Parco Nazionale Gran Sasso Monti della Laga è ricoperto per oltre la metà da boschi e foreste, che, grazie alla particolare collocazione biogeografica dell'area protetta e alla diversità geologica tra il Gran Sasso e i Monti della Laga, risultano particolarmente ricchi e variegati. Così, nelle zone più calde si collocano le formazioni boschive mediterranee sempreverdi dominate dal leccio (Quercus ilex), quelle più estese si localizzano nella conca di Ofena. Salendo in quota, si rinvengono i boschi di roverella (Quercus pubescens) e di cerro (Quercus cerris), quest'ultimi particolarmente diffusi sui Monti della Laga, dove in passato furono sostituiti dall'uomo con i castagneti. Sui versanti calcarei acclivi, invece, si insediano i boschi a dominanza di carpino nero (Ostrya carpinifolia) e di orniello (Fraxinus ornus), mentre il carpino bianco (Carpinus betulus) costituisce interessanti e rare cenosi forestali in alcune aree pianeggianti ai piedi del Monte Camicia (m. 2564). La formazione forestale più diffusa è la faggeta, che si estende nella fascia compresa tra 1000 e 1750 metri di quota. Essa è presente con diverse associazioni condizionate sia dal substrato geologico che dalla quota ed esposizione. Solitamente il faggio (Fagus sylvatica) tende a costituire boschi monofitici ma, in particolari condizioni, a esso si affiancano altre specie arboree come il tasso (Taxus baccata) o l'agrifoglio (Ilex aquifolium) nelle forre o nelle aree caratterizzate da affioramenti rocciosi, oppure tigli (Tilia cordata, T. platyphyllos), aceri (Acer pseudoplatanus, A. platanoides) e olmo montano (Ulmus glabra) nelle zone ove si siano verificate frane o accumuli di detrito.

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Particolare interesse ecologico rivestono le formazioni forestali miste tra faggio e abete bianco. Quest'ultima specie, un tempo, era molto più diffusa sull'Appennino, ma a seguito dell'intervento dell'uomo e dei cambiamenti climatici è divenuta alquanto rara. Nel territorio del Parco, boschi misti con abete bianco si rinvengono principalmente sui Monti della Laga: Bosco Martese, Abetina di Cortino, alta Valle del Castellano, Valle della Corte; sul Gran Sasso, invece, l'unica abetina relittuale è quella che sovrasta l'abitato di Tossicia. Si tratta di boschi che si caratterizzano per una notevole ricchezza floristica, e per una struttura più complessa, raggiungendo l'abete altezze maggiori rispetto alle latifoglie. I boschi del Parco, in passato, sono stati fortemente utilizzati dalle popolazioni locali, sia per il legname che per la produzione di carbone, per cui oggi numerosi sono i cedui. Nonostante la forte pressione antropica, è ancora possibile ammirare boschi maturi, maestosi, vetusti, che per certi versi evocano la natura selvaggia delle selve primigenie, come quelli di San Gerbone, Martese, del Venacquaro, di San Nicola, della Pelinca e altri. Si tratta per la maggior parte di faggete, spesso con presenza di grandi esemplari di abete bianco, acero e olmo montano, oppure castagneti impiantati dall'uomo in epoca medievale. I soprassuoli che caratterizzano la zona d’intervento presentano caratteristiche vegetazionali tipiche delle faggete montane fresche governate ad alto fusto. Allignano redzina intrazonali e terre brune decapitate, che nelle convessità di versante e nelle aree maggiormente battute dal pascolo presentano vaste aree con affioramenti di roccia madre. Nel piano arboreo, al variare dei fattori abiotici (fertilità edafica, altitudine ed esposizione), la dominanza va assegnata al faggio, accompagnato sporadicamente, ad esposizioni più soleggiate e al margine delle chiarie, da acero montano e sorbo montano. La statura di questi popolamenti varia al variare dell’esposizione, della fertilità e dall’umidità edafica e spesso questi formano un unico piano dominante interrotto da chiarie. La vegetazione arbustiva spesso è assente vista la densità eccessiva dello strato vegetale dominante, mentre lo strato erbaceo, tipico delle faggete termofile, è variegato e caratterizzato da specie appartenenti sia alla fascia vegetazionale termofila quali Paris quadrifonia L, Lilium martagon L., Cyclamen hederifolium Aiton, Lathyrus venetus Wohlf., Anemone apennina L., Viola riviniana Rchb., che mesofila quali Cardamine kitaibelii Bechere, Cardamine ennaphyllos L. Crantz, Polygonatum verticillatum L., Euphorbia amygdaloides L., Adoxa moschatellina L., Corydalis cava L., Scilla bifolia L., Aremonia agrimonoides L., Actaea spicata L., Sanicula europaea L., Digitalis micrantha Roth., Epipactis microphylla Ehrh., Senecio fuchsii Gmelin e Carex sylvatica Huds.

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Fauna Il territorio del Parco Nazionale Gran Sasso - Monti della Laga di cui il comprensorio indagato è parte integrante, è caratterizzato dalla tipica fauna presente nella zona centrale dell’Appennino. Tra i mammiferi la specie forse più rappresentativa è il lupo (Canis lupus L.), predatore ai massimi livelli della catena alimentare e quindi ottimo indicatore della qualità ecologica degli ambienti, la cui presenza è legata principalmente alle aree boscate poste tra gli 800 ed i 1800 metri con accessi ai pascoli e alle valli. Sempre tra i Canidi va menzionata la presenza diffusa della volpe (Vulpes vulpes L.) che, nonostante subisca continue pressioni da parte dell’uomo, risponde prontamente agli alti tassi di mortalità colonizzando nuove aree e riportando in breve tempo la densità delle sue popolazioni ai livelli di partenza. Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga è un'area di transito e di alimentazione, in cui vengono registrate frequentemente osservazioni di esemplari di orso bruno marsicano (Ursus arctos (marsicanus) L.). Laddove ai boschi, si alternano zone aperte della vegetazione con presenza di affioramenti rocciosi, è possibile segnalare la presenza del gatto selvatico (Felis silvestris Schreber). Tra i mustelidi è comune la presenza della donnola (Mustela nivalis L.) e della faina (Martes foina Erxleben), oltre alla presenza del tasso (Meles meles L.) e della martora (Martes martes.L.), quest’ultima possibile frequentatrice delle aree boscate meno frequentate dall’uomo e ottimo indicatore della qualità ambientale. Tra i roditori va ricordata la presenza dell’istrice (Hystrix cristata L.), rinvenuta sia nella aree coperte dai boschi che in quelle coltivate, il moscardino (Moscardinus avellanarius L.), la lepre italica (Lepus corsicanus De Winton) che a seguito dell'introduzione della lepre comune (Lepus europaeus Pallas) a fini venatori, ha una popolazione assai frammentata, con popolazioni isolate nelle varie regioni un tempo colonizzate e distribuzione continua solo in ambienti insulari dove la congenere non è riuscita ad arrivare. Tra gli ungulati troviamo la diffusa presenza del cinghiale (Sus scrofa L.) inoltre, oltre alla presenza del capriolo (Capreolus capreolus italico Festa) all’interno del territorio del Parco a partire dal 2004 è stata effettuata la reintroduzione del cervo (Cervus elaphus L.). Per quanto riguarda l’avifauna di interesse comunitario o prioritario, sono da citare tra i rapaci la presenza del falco pellegrino (Falco peregrinus Tunstall) che, insieme all’aquila reale (Aquila chrysaetos) al Grifone (Gyps fulvus) e Capovaccaio (Neophron percnopterus) nidificano sulle formazioni rocciose presenti nel territorio. Sempre tra i rapaci c’è da segnalare la presenza del nibbio reale (Milvus milvus) l’astore (Accipiter gentilis ) il Lanario (Falco biarmicus), il Gufo reale (Bubo bubo ), il Grillaio (Falco naumanni), il Falco pescatore (Pandion haliaetus), il Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus) il Falco di Palude (Circus aeruginosus) il Biancone (Circaetus gallicus), l’Albanella reale (Circus cyaneus) e l’Albanella minore Circus E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 15 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

pygargus. Le cime più alte ospitano il gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax ), mentre nelle aree boscate è interessante la presenza seppur rara di alcuni picidi come il picchio dorso bianco (Dendrocopos leucotos Bechstein), il picchio minore rosso (Dendrocopos minor) e il picchio verde (Picus viridis ). Altre specie importanti da segnalare sono la coturnice (Alectoris graeca Meisner), il calandro (Anthus campestris ), la balia dal collare (Ficedula albicollis ), l’averla piccola (Lanius collurio) e la tottavilla (Lullula arborea). Diverse sono le specie rilevanti per gli anfibi tra cui ricordiamo il Geotritone italiano (Speleomantes italicus) la Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata) e l’Ululone a ventre giallo (Bombina pachipus) quali specie endemiche e il Tritone alpestre (Triturus alpestris) e la Rana temporaria (Rana temporaria) quali specie relitte. L'entomofauna del Parco è molto ricca ed è costituita sia da specie comuni, sia da specie rare, endemiche e relitte. Tra le specie endemiche si segnala l’Otiorhynchus abruzzensis, un coleottero Curculionide esclusivo del Gran Sasso, che vive ad alta quota (1880 - 2400 m); tra i coleotteri si segnala la Rosalia alpina, un Coleottero Cerambicide dal colore azzurro chiaro con tre grandi macchie nere vellutate sulle elitre (ali anteriori), legato al legno morto e marcescente sia nello stadio larvale sia adulto. Tra le Farfalle viene citata Parnassius apollo, dalle ali bianche con macchie nere sulle ali anteriori e macchie rosse ocellate sulle ali posteriori. Gli adulti volano sui versanti rocciosi del Gran Sasso fino a 1800 metri di quota.

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5 Inquadramento stazionale e ambito di riferimento

L’area dove è prevista l’esecuzione delle attività di manutenzione ordinaria ricorrenti ricade all’interno della tratta indicata al successivo capitolo n° 10, geograficamente ricadente all’interno delle CTR 349120, 349120 e 349150 in località “Gran Sasso d’Italia”, in parte nel territorio del Comune dell’Aquila e in parte nel territorio del comune di Isola del Gran Sasso (TE).

Z.P.S. IT IT7110128

PARCO NAZIONALE GRAN SASSO AREA D’INTERVENTO

Figura 1 Localizzaione area d‘intervento 6 Vincolistica

L’intera area riguardante le predette attività, oltre a ricadere all’interno del perimetro del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, è inclusa nelle Zone di Protezione Speciale (ZPS) con il codice IT7110128 Parco Nazionale Gran Sasso Monti della Laga, nella Zona Speciale di Conservazione (ZSC) con il codice IT7110202 - Gran Sasso, inoltre è sottoposta a Vincolo Idrogeologico ai sensi del R.D. n. 3267 del 31/12/1923, oltre al Vincolo Paesaggistico D.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42.

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7 Obiettivi del progetto

L’obbiettivo di tale attività è quello di garantire gli adeguati standard di sicurezza per gli utenti autostradali ai sensi dell’articolo 14 del Nuovo Codice della Strada che ne impone l’onere in capo alla Strada dei Parchi in qualità di Concessionaria. Tali attività risultano pertanto obbligatorie per poter mantenere l’autostrada percorribile aperta al traffico.

8 Breve descrizione generale delle attività proposte

In questo capitolo sarà descritto in maniera molto sintetica, citando la relazione descrittiva delle attività di manutenzione ordinaria ricorrente analizzate sia nel tratto all’interno del traforo del Gran Sasso e della galleria Colle Cerreto (Tinteggiatura pareti, Lavaggio segnaletica orizzontale, Ripasso segnaletica orizzontale) che nei tratti all’aperto (Ripasso segnaletica orizzontale) fornita dal committente per la quale è stata redatta la Valutazione di incidenza Ambientale …cit… 1. Tinteggiatura delle pareti delle gallerie

Foto 1 Tinteggiatura pareti galleria L’attività in questione avviene con la galleria chiusa al traffico veicolare.

In pratica si opera mediante l’ausilio di attrezzature speciali, provviste di cisterne ermetiche e barre semi-verticali munite con più ugelli, che irrorano la parete della galleria a spruzzo con tempera fino ad una altezza di 4 metri dalla pavimentazione. I by pass e le nicchie presenti all’interno delle gallerie non sono oggetto di attività. Il prodotto impiegato è di fatto una soluzione acquosa costituita da carbonato di calcio naturale e legante vinil-acrilico nelle seguenti concentrazioni:

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Si riportano in allegato le schede tecniche e di sicurezza dei materiali impiegati:

- carbonato di calcio (BS40); - legante vinil-acrilico (Acrilem VA455).

Nessuna sostanza elementare impiegata è classificata H3XX.

Ad ogni modo, per evitare qualunque dispersione del prodotto impiegato, propedeuticamente all’attività si esegue una stesa di teli in PVC sul marciapiede in corrispondenza delle canalette longitudinali in tutti quei tratti in cui è stata registrata presenza di acqua sulla pavimentazione e si interrompe la tinteggiatura in corrispondenza delle zone ove sono presenti significative venute d’acqua sul paramento. I teli vengono successivamente ripiegati su se stessi, in modo che non disperdano eventuali quantità di tempera raccolta, e vengono opportunamente smaltiti come rifiuti.

Considerata una applicazione di circa mezzo litro di soluzione a metro quadro, una altezza di 4 metri dalla pavimentazione e due pareti per ogni fornice di galleria, la quantità complessiva di tempera applicata sarà di circa 400 litri ogni 100 metri di galleria.

2. Lavaggio della segnaletica orizzontale delle gallerie

Foto 2 Lavaggio segnaletica orizontale L’attività in questione avviene con la galleria chiusa al traffico veicolare.

Operativamente si utilizza una attrezzatura speciale che funziona a ciclo chiuso con lo stesso principio della lavasciuga pavimenti: l’area su cui viene effettuato il trattamento di pulizia è ben circoscritta e l’acqua di lavaggio è trattenuta da guarnizioni poste sul contorno che non ne consente la dispersione all’esterno; il materiale di risulta dal lavaggio, infatti, viene costantemente aspirato

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mediante pompe di aspirazione e depositato in cisterne poste direttamente sul mezzo per il successivo trasporto e smaltimento a discarica. Il prodotto impiegato per il lavaggio è acqua pulita.

3. Ripasso della segnaletica orizzontale delle gallerie (termoplastico)

Foto 3 Ripasso segnaletica orizontale L’attività in questione avviene con la galleria aperta al traffico veicolare ed interessa le tre strisce orizzontali della carreggiata, le due continue di margine da 25 cm e quella tratteggiata centrale da 15 cm.

Operativamente si impiega un prodotto termoplastico di colore bianco che si stende a caldo a circa 200°C mediante l’ausilio di una caldaia montata su autocarro e applicato in pressione, grazie a specifici ugelli anteriori, esattamente sull’impronta della striscia oggetto di ripasso. Il medesimo autocarro, attraverso altri ugelli posteriori, applica in pressione sul prodotto appena steso, delle perline di vetro fondamentali per garantire il parametro della retroriflettenza della segnaletica quando viene colpita dai fasci luminosi dei fari. I prodotti contengono sostanze classificate come H3XX. La striscia ripassata con prodotti termoplastici è subito calpestabile in quanto il tempo di essiccamento è rapidissimo. Tale caratteristica consente di operare con carreggiata aperta al traffico con un cantiere in lento movimento in quanto il materiale, ancorché schiacciato dagli pneumatici delle vetture, non dà luogo a spargimento; a maggior ragione, si può escludere, durante la stesa qualsiasi dispersione all’interno della Galleria né tantomeno scolature.

A maggiore garanzia di quanto sopra, si evidenzia che il prodotto si applica su una superficie praticamente impermeabile, costituita dalla presenza della vecchia striscia, dal pacchetto di conglomerato bituminoso (asfalto) nonché dal materiale di base della pavimentazione e dal sottofondo e, neppure è ipotizzabile una dispersione attraverso le caditoie in quanto è previsto che le stesse siano temporaneamente otturate con dispositivi water-stop.

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Ripasso della segnaletica orizzontale tratti all’aperto (termoplastico e vernice)

Foto 4 Ripasso segnaletica orizontale L’attività in questione avviene con la carreggiata aperta al traffico veicolare, se viene impiegato il termoplastico, oppure chiusa al traffico veicolare, se viene impiegata la vernice.

L’attività interessa le tre strisce orizzontali della carreggiata, le due continue di margine da 25 cm e quella tratteggiata centrale da 15 cm (ad eccezione della tratta compresa fra le progressive km 133 e km 128 in direzione ovest nella quale insiste una ulteriore striscia tratteggiata da 15 cm), e la stazione di esazione di Assergi.

Per la carreggiata, impiegando normalmente un prodotto termoplastico, vale esattamente quanto già riportato per le gallerie. Per la stazione di Assergi, invece, unica ricadente all’interno dell’ambito di riferimento, si impiega un prodotto in vernice di vari colori (bianco/blu/giallo), che si stende a freddo mediante l’ausilio di una traccialinee che, grazie ad una piccola cisterna ed a specifici ugelli anteriori, esegue il ripasso esattamente sull’impronta della striscia da ripassare. La medesima traccialinee, attraverso altri ugelli posteriori, applica in pressione le perline di vetro.

La striscia ripassata con prodotti in vernice non è immediatamente calpestabile in quanto il tempo di essiccamento è maggiore. Il cantiere rimane installato fino a completa essiccazione del prodotto.

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9 Approccio metodologico di analisi

9.1 Potenziali alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali I principali aspetti da indagare riguardano gli effetti che le operazioni manutentive ordinarie suddette lungo il tratto dell’asse viario autostradale in esame sia all’esterno che all’interno delle gallerie da realizzarsi può generare sull’area interessata e i possibili risvolti negativi che potrebbero avere nei confronti della biodiversità sia vegetale sia animale; i possibili impatti sugli habitat naturali, nonché valutare i possibili impatti negativi a carico della fauna selvatica presente. Per quanto concerne a possibili danni o influenze negative a carico degli habitat naturali presenti nella ZPS IT6050008 e riportati sulla Scheda Natura 2000 del sito è bene specificare da subito che sia nella zona d’interesse dell’area oggetto d’intervento sia in quelle limitrofe non c’è la presenza di Habitat prioritari o non prioritari, di conseguenza tale opera non recherà alcun danno o influenza negativa a carico di Habitat Natura 2000. In riferimento a possibili danni o influenze negative a carico della biodiversità vegetale c’è da considerare come da progetto, che per le attività di manutenzione ordinaria descritte saranno utilizzati prodotti chimici. Tenuto conto che le lavorazioni manutentive oggetto di analisi sono da eseguire all’interno di aree natura 2000, possono essere riscontrabili eventuali disturbi alla fauna selvatica di origine sonora o luminosa o alterazione della qualità dell’aria.

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Per quanto riguarda le specie vegetali le lavorazioni non produrranno impatti negativi su nessuno degli Habitat prioritari e sulla biodiversità vegetale della zona; POTENZIALE EFFETTO AZIONE DI PROGETTO FONTE DI PRESSIONE FATTORE DI PRESSIONE • emissioni in atmosfera di gas di scarico dei mezzi di trasporto a • disturbo componente vegetale e motore (Camion etc.) utilizzati per animale; movimentare il materiale per FASE 1: ALLESTIMENTO allestimento del cantiere; DEL CANTIERE MOBILE • emissioni acustiche provenienti • disturbo alla fauna dall’uso dei mezzi di trasporto a cautelativamente nelle aree dove il motore e dall’allestimento nel livello acustico risulta > 60 dB; cantiere stesso. • emissioni in atmosfera dei gas di • disturbo alla fauna selvatica; scarico mezzi a motore endotermico • disturbo alla fauna FASE 2: LAVAGGIO • emissioni acustiche delle cautelativamente nelle aree dove il SEGNALETICA attrezzature di lavaggio; ORIZZONTALE livello acustico risulta > dB 60 • disturbo componente vegetale e • emissioni di acqua di lavorazione animale; • emissioni in atmosfera dei gas di disturbo alla fauna selvatica; scarico mezzi a motore endotermico FASE 3 RIPASSO • emissioni acustiche di attrezzature • disturbo alla fauna SEGNALETICA meccaniche e Mezzi a motore cautelativamente nelle aree dove il ORIZZONTALE endotermico ; livello acustico risulta > dB 60 • disturbo componente vegetale e • utilizzo prodotti chimici animale; • emissioni in atmosfera dei gas di • disturbo alla fauna selvatica; scarico mezzi a motore endotermico • emissioni acustiche di attrezzature • disturbo alla fauna FASE 4: TINTEGGIATURA meccaniche e Mezzi a motore cautelativamente nelle aree dove il PARETI endotermico ; livello acustico risulta > dB 60 • disturbo componente vegetale e • utilizzo prodotti chimici animale; • emissioni in atmosfera dei gas di • disturbo alla fauna selvatica; FASE 5: RIPASSO scarico mezzi a motore endotermico SEGNALETICA • emissioni acustiche di attrezzature • disturbo alla fauna ORIZZONTALE meccaniche e Mezzi a motore cautelativamente nelle aree dove il ALL’ESTERNO DEL endotermico ; livello acustico risulta > dB 60 TRAFORO • disturbo componente vegetale e • utilizzo prodotti chimici animale; Tabella 2 Individuazioni azioni di progetto – fonti di pressione – effetti del progetto per la fase di cantiere

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10 Localizzazione e caratterizzazione dell’area di intervento rispetto ai siti della rete Natura 2000

L’area oggetto d’intervento interessata è quella compresa fra le progressive km 111 circa e 133 circa della A24, come già esposto, tra i comuni di L’Aquila e Isola del Gran Sasso tratto che comprende il tunnel autostradale traforo del Gran Sasso. Si riportano, nelle immagini che seguono, le localizzazioni del sito Natura 2000 rispetto all’area di cantiere. Dall’analisi del Piano di Gestione del Parco Nazionale del Gran Sasso Monti della Laga, e della carta della vegetazione e Habitat della medesima ZPS possiamo giungere a conclusione che sia all’interno, che nelle immediate vicinanze dell’area dove si sviluppa tale progetto, NON è presente alcun Habitat prioritario descritto all’interno della direttiva 92/43/CEE ;

Perimetro ZPS IT7110128 Parco Nazionale Gran Sasso Monti della Laga Perimetro ZSC IT7110202 - Gran Sasso Perimetro ZSC IT7120022 Fiume Mavone Tratto autostradale all’interno del traforo del Gan Sasso Tratto autostradale all’esterno Figura 2 Tratto autostradale e Perimetri aree Natura 200

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11 Descrizione dei siti Natura 2000

11.1 ZPS IT7110128 Parco Nazionale Gran Sasso Monti della Laga

Figura 3 Area d’intervento all’interno della ZPS Parco Nazionale Gran Sasso Monti della Laga IT7110128

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Dati generali

Regione biogeografia: Alpina Regioni di riferimento Abruzzo, e Marche Provincie di riferimento: L’Aquila, Teramo, Pescara e Ascoli Piceno Accumoli, Acquasanta Terme, Amatrice, Arquata del Tronto, Arsita, Barete, Barisciano, Brittoli, Bussi sul Tirino, Cagnano Amiterno, Calascio, Campli, Campotosto, Capestrano, Capitignano, Carapelle Calvisio, Carpineto della Nora, Castel del Monte, Castelli, Castelvecchio Calvisio, Castiglione a Casauria, Civitella Casanova, Civitella del Tronto, Comuni: Cortino, Corvara, Crognaleto, Fano Adriano, Farindola, Isola del Gran Sasso d'Italia, L'Aquila, Montebello di Bertona, Montereale, Montorio al Vomano, Ofena, Pescosansonesco, Pietracamela, Pizzoli, Rocca Santa Maria, Santo Stefano di Sessanio, Torricella Sicura, Tossicia, Valle Castellana, Villa Celiera, Villa Santa Lucia Abruzzi 3240, 3280, 4060, 5130, 5210, 6110, 6170, 6210, 6220, 6230, 8120, Habitat presenti 8130, 8210, 8220, 8240, 8340, 9180, 9210, 9220, 9260, 9340, Il sito comprende tutta la catena del Gran Sasso e buona parte dei Descrizione: Monti della Laga; sono inclusi numerosi tipi di habitat e specie di grande interesse biologico. Eccellente la qualità ambientale dell'unità ambientale che presenta una ricchezza in termini di tipologie di habitat, una naturalità concentrata e popolazioni di specie di grande interesse per la comunità Qualità e importanza: scientifica. La presenza anche di una zona umida continentale (Lago di Campotosto) aumenta la qualità ambientale della ZPS che è di notevole valore scientifico, didattico e paesaggistico. Superficie (ha): 141.935 ettari Ricade in area protetta Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga

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Elenco Habitat Scheda Natura 2000 presenti nella ZPS

(3.) Habitat d’acqua dolce Acque correnti - tratti di corsi d’acqua a dinamica naturale o seminaturale (letti minori, medi e maggiori) in cui la qualità dell’acqua non presenta alterazioni significative:

(32.) Acque correnti — tratti di corsi d'acqua a dinamica naturale o seminaturale (letti minori, medi e maggiori) in cui la qualità dell'acqua non presenta alterazioni significative • 3240 Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa Salix eleagnos; • 3280 Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Paspalo – Agrostidion (4.) Lande e arbusteti temperati • 4060 Lande alpine e boreali (5.) MACCHIE E BOSCAGLIE DI SCLEROFILLE (MATORRAL) (51.) Arbusteti submediterranei e temperati

• 5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli (52.) Matorral arborescenti mediterranei

• 5210 Matorral arborescenti di Juniperus spp 6. FORMAZIONI ERBOSE NATURALI E SEMINATURALI (61.) Formazioni erbose naturali

• 6110 * Formazioni erbose calcicole rupicole o basofile dell'Alysso-Sedion albi6171 Prati alpini di Carex e comunità affini • 6170 Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine (62.) Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli

• 6210** Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee) • 6220* Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea • 6230* Formazioni erbose a Nardus, ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane (e delle submontane dell’Europa continentale) (8.) HABITAT ROCCIOSI E GROTTE (81.) Ghiaioni • 8110 Ghiaioni silicei dei piani montano fino a nivale (Androsacetalia alpinae e Galeopsietalia ladani) • 8130 Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili (82.) Pareti rocciose con vegetazione casmofitica • 8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica • 8220 Pareti rocciose silicee con vegetazione casmofitica • 8240 * Pavimenti calcarei (83.) Altri habitat rocciosi • 8340 Ghiacciai permanenti (9.) FORESTE

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Foreste (sub)naturali di specie indigene di impianto più o meno antico (fustaia), comprese le macchie sottostanti con tipico sottobosco, rispondenti ai seguenti criteri: rare o residue, e/o caratterizzate dalla presenza di specie d’interesse comunitario. (91.) Foreste dell’Europa temperata • 9180* Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion (92.) Foreste mediterranee caducifoglie • 9210* Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex • 9220* Faggeti degli Appennini con Abies alba e faggeti con Abies nebrodensis • 9260 Boschi di Castanea sativa (93.) Foreste sclerofille mediterranee • 9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia

Specie vegetali presenti nel formulario standard della ZPS IT 7110128 Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga e nell’allegato II e IV della Direttiva 92/43/CEE

SPECIE VEGETALI HABITAT DI SPECIE Specie endemica abruzzese, presente solo sui massicci della Majella e del Gran Sasso. Pianta alta 1-3 cm, con fusti legnosi alla base, corti, Androsace mathildae formanti un denso cespuglietto, con fiori bianchi o rosei isolati su lunghi peduncoli. Vegeta sulle rupi ombrose del piano alpino, oltre i 2300 m s.l.m., e fiorisce tra giugno e luglio. Presente unicamente nelle regioni dell'Appennino Centrale. Pianta perenne alta 5-20 cm. Rizoma grosso, fusiforme, beve, nerastro, con radici laterali numerose, spesse e discendenti. Fusto incurvato verde Adonis distorta lucido, striato, prostrato o eretto, flessuoso, semplice o con pochi rami. Presente su apici di alimentazione dei ghiaioni di alta quota con clasti piccoli e quasi privi di terriccio, dai 2000 ai 2500 m. Fiorisce in Luglio e Agosto. Pianta erbacea perenne alta 30-50 cm con fusti legnosi alla base e foglie alterne, imparipennate, con segmenti strettamente ellittici. Fiori gialli riuniti su lunghi peduncoli, visibili a maggio-giugno. Vive in radure e Astragalus aquilanus pascoli della fascia submontana. Distribuzione: Specie endemica dell’Appennino centro-meridionale, è presente in Abruzzo ed in Calabria. Tabella 3. Elenco delle specie vegetali inserite nelle schede Natura 2000 ZPS IT 7110128 Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga e normativa di riferimento(* specie prioritarie allegato II direttiva Habitat)

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Elenco Fauna Scheda Natura 2000 presenti nella ZPS IT 7110128 11.1.3.1 Mammalofauna inserita nell’allegato II e IV dell Direttiva 92/43/CEE

Conv. Conv. Dir. Dir. Dir. Conv di Conv. di Legge di di Habitat Habitat Habitat Washington Washington 157/92 Endemica Berna Berna All.II All.IV All.V All. I Allegato B All.II All.III Ursus X X X X X X arctos* Canis lupus* X X X X X X Rupicapra X X X X X X ornata Barbastella X X X X barbastellus Rhinolopholus ferrumequinum X X X Tabella 4: Elenco delle specie di Mammalofauna inserite nelle schede Natura 2000 dei S.I.C. compresi nella ZPS IT 7110128 PARCO NAZIONALE GRAN SASSO E MONTI DELLA LAGA (esclusi i chirotteri) e normativa di riferimento(* specie prioritarie) 11.1.3.2 Mammalofauna NON inserita nell’allegato II e IV dell Direttiva 92/43/CEE

Conv. Conv. Dir. Dir. Dir. Conv di Conv. di Legge di di Habitat Habitat Habitat Washington Washington 157/92 Endemica Berna Berna All.II All.IV All.V All. I Allegato B All.II All.III Felis X X X X silvestris Hystrix X X X cristata Chionomys X nivalis Tabella 5: Elenco delle specie di Mammalofauna inserite nelle schede Natura 2000 dei S.I.C. compresi nella ZPS IT 7110128 PARCO NAZIONALE GRAN SASSO E MONTI DELLA LAGA (esclusi i chirotteri) e normativa di riferimento(* specie prioritarie)

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Avifauna inserita nell’allegato I Dir. 79/409 CEE s.m.i “Direttiva Uccelli”

Convenzione Dir. 79/409 CEE s.m.i Lista Rossa Lista Rossa SPECIE CENSITE Berna “Direttiva Uccelli” Italia (LRN) Abruzzo (LRL) Allegato II Allegato I Monriifringilla nivalis  Charadrius morinellus  Bubo bubo  Alcedo atthis  Prunella collaris  VU Petronia petronia  Pyrrhocorax graculus  Aquila chrysaetos   VU VU Falco biarmicus Falco peregrinus   VU R Alectoris graeca  VU VU Caprimulgus europaeus   LR SI Dendrocopos medius   VU SI Lullula arborea  Anthus campestris   Prunella collaris  Monticola saxatilis  LR Ficedula albicollis   LR R Tichodroma muraria LR R Lanius collurio   Pyrrhocorax pyrrhocorax   VU R Emberiza hortulana  Tabella 6:- Elenco delle specie di Avifauna rinvenute fra quelle indicate nella scheda natura 2000 ZPS IT 7110128– PARCO NAZIONALE GRAN SASSO E MONTI DELLA LAGA Lista Rossa Nazionale (LRN) LR: Esposto a moderato rischio di estinzione; VU: Esposto a grave rischio di estinzione; EN: Esposto a grave rischio di estinzione; CR: Esposto a un rischio gravissimo di estinzione; EN: Sopravvive in cattività o in popolazioni naturalizzate al di fuori dell’areale originario; EX: L’ultimo individuo è inequivocabilmente morto. Lista Rossa Abruzzo (LRL) V = vulnerabile; R = rara; I =status indeterminato; CR: Esposto a un rischio gravissimo di estinzione;

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Anfibi e Rettili inserita nell’allegato II e IV dell Direttiva 92/43/CEE

Direttiva Habitat Direttiva Convenzione Legge Regionale Specie All.II Habitat All. IV di Berna All.II 18/1988 (* specie prioritarie) Triturus carnifex X X X X Bombina pachypus X X X X Salamandrina X X X X perspicillata Elaphe quatuorlineata X X X* Vipera ursinii X X X X* Tabella 7: Specie di rettili e anfibi inserite nella Direttiva Habitat 93/43/CEE presenti nella ZPS Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga e normativa di riferimento Anfibi e Rettili inseriti NON nell’allegato II e IV dell Direttiva 92/43/CEE

Direttiva Habitat Direttiva Convenzione Legge Regionale Specie All.II Habitat All. IV di Berna All.II 18/1988 (* specie prioritarie) Triturus italicus X Speleomantes italicus X Rana italica X X X Tabella 8: Specie di rettili e anfibi NON inserite nella Direttiva Habitat 93/43/CEE presenti nella ZPS Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga e normativa di riferimento Invertebrati inseriti nell’allegato II e IV dell Direttiva 92/43/CEE Direttiva Habitat Legge Direttiva Convenzione di Convenzione di Specie All.II Regionale Habitat All. IV Berna All.II Berna All.III (* specie prioritarie) 18/1988 Eriogaster catax X X Osmoderma eremita Euphydryas aurina X X X Austropotamobius X X X X pallipes Tabella 9: Specie di invertebrati inserite nella Direttiva Habitat 93/43/CEE presenti nella ZPS Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga e normativa di riferimento Altri Invertebrati inseriti nell’allegato II e IV dell Direttiva 92/43/CEE

Direttiva Convenzione Convenzione di Legge Regionale Specie Habitat All. IV di Berna All.II Berna All.III 18/1988 Otiorhynchus vestinus Sympetrum flayeolum Liparus mariae Cryptocephalus informis Prionus coriarius Synapion falzonii Poecilimon superbus Liparus interruptus Otiorhynchus porcellus Coenonympha tullia Asiorestia peirolerii melanothorax Troglorhynchus angelinii Nebria orsinii orsinii Microplontus fairmairei Oreina alpestris marsicana Palaeochrysophanus hippothoe italica Otiorhynchus cribrirostris E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 31 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

Charcharodus baeticus Otiorhynchus ovatus Ceutorhynchus osellai Trachyosoma alpinum italocentralis Stenobothrus appenninus Meligethes caudatus Cordulegaster boltoni Apion frumentarium Mannerheimia aprutina Neocoenorrhinus abeillei Longitarsus springeri Ceratapion beckeri Oreina viridis Longitarsus zangherii Neobisium osellai Tropiphorus imperialis Aradus frigidus Pseudochelidura orsinii Eutrichapion hydropicum Ubuchovia galloprovinciale Agabus fuliginosus Erebia eurvale Decticus verrucivorus Meira straneoi Mylabris flexuosa Erebia pandrose Otiorhynchus pilipes Cassida alpina Tabella 10: Specie di invertebrati NON inserite nella Direttiva Habitat 93/43/CEE presenti nella ZPS Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga e normativa di riferimento

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Stato di conservazione del sito ZPS IT 7110128 Lo stato di conservazione e la qualità del sito appaiono complessivamente discreti, quest’ultimo però, è soggetto ad attività antropica in seguito alla quale risulta significativamente pascolato da bestiame domestico composto da bovini, ovini ed equini, così come appare dalla presenza rilevata sul campo del bestiame stesso e dei rispettivi escrementi, nonché da evidenti segni di predazione fogliare sugli esemplari di faggio posti ai limiti delle aree boscate, ridotti in alcuni casi in forma arbustiva. Non sembrano per ora essere colpiti i popolamenti di Taxus baccata presenti, le cui piante tendono a disporsi in modo saltuario o prevalentemente a gruppi più o meno densi formati da individui adulti a cui fa seguito un certo numero di piante più giovani gradualmente diradanti, disposizione originata dalla elevata capacità pollonifera radicale. La presenza del bestiame domestico, sebbene numericamente inferiore a tempi passati, consente il mantenimento degli habitat a vegetazione aperta ed esercita su di essi una selezione floristica, a danno in particolar modo delle specie di orchidee, innescando in alcuni casi fenomeni di erosione dei versanti. In particolare, l’azione del pascolo è concentrata nelle zone di fondovalle o sui versanti a cotica erbosa più spessa, mentre è ridotta sui versanti dove la cotica erbosa è molto più sottile e mista ad affioramenti rocciosi, in tali condizioni stazionali la selezione floristica si riduce consentendo tra l’altro la sopravvivenza di popolazioni di orchidee.

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11.2 SIC/ZSC IT7110202 - Gran Sasso

Figura 4. ZSC IT7110202 - Gran Sasso Area d’intervento

Regione biogeografia: Alpina L’Aquila – Teramo Provincie di riferimento:

Comuni: Superficie (ha): 33995 Altezza media (m. s.l.m.): Ricade in area protetta Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga Importanza E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 34 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

Il sito ha un'estensione di 33.995 ettari. Il suo nucleo è rappresentato dal Gran Sasso, massiccio carbonatico formato da rocce di età comprese tra il Trias e il Miocene. Ha la forma di un ampio elissoide, completamente gravitante nel bacino Adriatico. Può essere distinto, in base all'orientamento e alla morfologia, in due settori principali. Il primo, con andamento Est-Ovest, presenta una morfologia aspra e si estende per quasi 40 km dall'alta Valle del Vomano fino all'alta Valle del Tavo. L'altro settore è caratterizzato da rilievi meno accentuati e presenta andamento Nord-Sud per circa 20 kmq, dall'alta Valle del Tavo all'incisione del fiume Aterno-Pescara che lo separa dalla catena del Morrone. L'allineamento settentrionale nel settore centrale comprende le cime più elevate: Corno Grande (2.912 m), Corno Piccolo (2.655 m), Monte Aquila (2.494 m), Monte Brancastello (2.385 m), Monte Prena (2.561), Monte Camicia (2.564 m). Le zone comprese tra le cime montuose sono formate da depositi continentali generati dall'azione di eventi meteorici. La zona più rappresentativa coincide con il vasto altopiano di Campo Imperatore (19 km di lunghezza e 4 di larghezza). Il ghiacciaio del Calderone, sul versante settentrionale del Corno Grande, è il ghiacciaio più meridionale d'Europa e l'unico dell'Appennino. L'orientamento prevalente da Ovest a Est della catena montuosa principale determina un forte contrasto nelle condizioni termiche e pluviometriche dei due opposti versanti: il versante nord- orientale, esposto verso il mare Adriatico, è caratterizzato da ambienti più umidi e caldi, mentre il versante sud-occidentale, dove si trova anche l'altopiano di Campo Imperatore, è caratterizzato da ambienti aridi e da condizioni climatiche estremamente rigide. Alle alte quote si concentra la maggior parte degli endemismi floristici e faunistici, molte delle quali cosiddetti "relitti glaciali", che annoverano non solo piante e insetti, ma alcuni vertebrati, come nel caso della vipera dell'Orsini, dell'arvicola delle nevi, della rana temporaria e del tritone crestato. Sulle aree cacuminali si concentra anche un'avifauna ben adattata, tra cui il gracchio alpino e corallino, il sordone, il picchio muraiolo, il fringuello alpino, lo spioncello, la coturnice. Tra le specie di uccelli legate agli habitat forestali si possono citare il picchio rosso mediano e la balia dal collare, favorite dalla presenza di alberi senescenti. L'elemento faunistico di spicco delle alte quote è costituito dal camoscio appenninico prescelto anche quale simbolo del Parco. Si tratta di un'entità faunistica endemica dell'Appennino Centrale che, scomparso dalla catena del Gran Sasso nel a fine '800, è stato reintrodotto partire dal 1992. In Allegato 7 si riporta, oltre alla cartografia del SIC Gran Sasso con la sua perimetrazione, anche il Formulario standard scaricato dal sito del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Tra le specie di anfibi elencati nell’Allegato 2 della Direttiva 92/43/EEC si cita l'ululone appenninico, il tritone crestato italiano, e tra i rettili il cervone e la già citata vipera dell'Orsini. Gli invertebrati sono ben rappresentati con diverse specie legate a habitat forestali (ad esempio Cerambyx cerdo e Rosalia alpina).

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Elenco Habitat Scheda Natura 2000 presenti nella ZSC

- 6170: Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine - 6210: Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee) - 8210: Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica - 9210: Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex - 8240: Pavimenti calcarei - 4060: Lande alpine e boreali - 8120: Ghiaioni calcarei e scistocalcarei montani e alpini (Thlaspietea rotundifolii) - 6230: Formazioni erbose a Nardus, ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane (e delle zone submontane dell'Europa continentale) - 9220: Faggeti degli Appennini con Abies alba e faggete con Abies nebrodensis - 3220: Fiumi alpini con vegetazione riparia erbacea - 9180: Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion - 7230: Torbiere basse alcaline - 3150: Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition - 3240: Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Salix elaeagnos - 5130: Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli - 8130: Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili - 6110: Formazioni erbose rupicole calcicole o basofile dell'Alysso-Sedion albi - 8340: Ghiacciai permanenti - 8220: Pareti rocciose silicee con vegetazione casmofitica - 9260: Boschi di Castanea sativa - 3280: Fiumi mediterranei a flusso permanente con vegetazione dell’alleanza Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba - 6510: Praterie magre da fieno a bassa altitudine (Alopecurus pratensis, Sanguisorba officinalis) - 7140: Torbiere di transizione e instabili - 8310: Grotte non ancora sfruttate a livello turistico - 8160: Ghiaioni dell'Europa centrale calcarei di collina e montagna Descrizione: Complessa morfologia comprendente valli glaciali con le più alte vette dell'appennino. Vistosi fenomeni carsici con moprfologie glaciali. Presenza dell'unico ghiacciaio dell'appennino. Presenti pascoli altitudinali e faggete. Chionomys nivalis è probabilmente specie separata Qualità e importanza: Sito di elevata qualità ambientale per la ricchezza di habitat che determina la presenza di numerose specie endemiche che costituiscono anche indicatori ecologici. Le faggete sono ricche di specie rare e relittuali. Numerosi gli ecotoni. Presenza di sorgenti reocrene. Elevata la qualità ambientale e buona la qualità biologica dei corpi idrici. Presenza di una popolazione di Rutilus endemica non manipolata. Elevati valori scenici. Vulnerabilitá: I maggiori rischi riguardano: lo sfruttamento delle risorse forestali, il bracconaggio, la penetrazione motorizzata, attività turistiche incontrollate. In qualche caso c'è rischio di sovrappascolo.

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Elenco Vegetali (in Allegato II Direttiva habitat) Scheda Natura 2000 presenti nella ZSC - Adonis distorta - Androsace mathildae - Buxbaumia viridis (Muschio verde). Elenco Mammiferi (in Allegato II Direttiva habitat) Scheda Natura 2000 presenti nella ZSC - Canis lupus (lupo) - Rupicapra ornata (Camoscio appenninico) Elenco Avifauna (in Allegato II Direttiva habitat) Scheda Natura 2000 presenti nella ZSC - Lanius collurio (averla piccola) - Lullula arborea (tottavilla) - Anthus campestris (calandro) - Pyrrhocorax pyrrhocorax (gracchio corallino) - Falco peregrinus (falco pellegrino) - Ficedula albicollis (Bubo bubo balia dal collare) - Aquila chrysaetos (aquila reale) - Alectoris graeca saxatilis (coturnìce) - Emberiza hortulana (ortolano) - Monticola saxatilis (codirossone) - Saxicola rubetra (stiaccino) - Prunella collaris (sordone) - Monticola solitarius (passero solitario) - Tichodroma muraria (picchio muraiolo) - Pyrrhocorax graculus (gracchio alpino) - Carduelis carduelis (cardellino) - Montifringilla nivalis (fringuello alpino) - Petronia petronia (passera lagia) Elenco Anfibi e rettili (in Allegato II Direttiva habitat) Scheda Natura 2000 presenti nella ZSC - Elaphe quatuorlineata (cervone) - Triturus carnifex (Tritone crestato) - Vipera ursinii (Vipera dell'Orsini) - Bombina variegata (ululone dal ventre giallo)

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11.3 SIC/ZSC IT7120022 “Fiume Mavone”

Figura 5.ZSC IT7120022 “Fiume Mavone”Area d’intervento Regione biogeografia: Continentale Teramo Provincie di riferimento:

Comuni: Superficie (ha): 160 Altezza media (m. s.l.m.): Ricade in area protetta Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga Importanza

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Il SIC IT7120022 comprende il tratto medio del corso del torrente Mavone nella fascia pedemontana del versante settentrionale del Gran Sasso e ha un’estensione di 160 ha. Esso nasce e scorre per buona parte all’interno del PNGSML. Il fondovalle è caratterizzato dalla presenza di depositi alluvionali attuali (Olocene) e depositi alluvionali terrazzati antichi (Pleistocene medio-superiore), poggiati su un substrato costituito da argille marnose alternate a strati arenacei, riferibile alla formazione della Laga (Messiniano). In generale, la biodiversità di invertebrati acquatici e il valore paesaggistico risultano elevati. L’ambito vegetazionale del fiume Mavone presenta un’ampia varietà di habitat. Accanto alle specie tipiche dei rilievi appenninici, si individuano specie rare ed endemiche. Lungo le rive sono insediati densi saliceti a Salix appennina, costituenti un’associazione unica nella regione. La rarità di tipologie di vegetazione, di endemismi dell’Appennino, le singolarità geologiche, la presenza di zone umide determinano un elevata eterogeneità e unicità sia a livello paesaggistico che naturalistico. Elenco Habitat Scheda Natura 2000 presenti nella ZSC

Tra gli habitat prioritari, indicati dalla Direttiva Europea, troviamo solamente:

91AA* - Boschi orientali di quercia bianca. Altri habitat elencati nella Direttiva Habitat: 3270 – Fiumi con argini melmosi con vegetazione del Chenopodium rubri p.p. e Bidention p.p.;

3280 – Fiumi mediterranei a flusso permanente con vegetazione dell’alleanza Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba; 6430 – Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofite;

92A0 – Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba.

Le specie elencate nell'Allegato 2 della Direttiva 92/43/EEC presenti nel SIC sono di seguito elencate: Elenco Anfibi e rettili (in Allegato II Direttiva habitat) Scheda Natura 2000 presenti nella ZSC · Bombina pachypus (ululone appenninico); · Elaphe quatuorlineata (cervone); · Triturus carnifex (Tritone crestato).

Elenco Pesci (in Allegato II Direttiva habitat) Scheda Natura 2000 presenti nella ZSC · Chondrostoma genei (lasca); · Telestes muticellus (vairone).

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12 Descrizione delle caratteristiche delle specie (prioritarie o di rilievo) presenti o di possibile presenza all’interno dell’area di influenza dell’intervento proposto.

12.1 Habitat di cui all’Allegato 1 direttiva 92/43/CEE All’interno dell’area in oggetto e nella sua area d’influenza NON è presente ALCUN ’Habitat prioritario di cui all’Allegato 1 direttiva 92/43/CEE.

Quadro della fauna selvatica nella zona oggetto del progetto.

Per la zona in esame ai fini della presente Valutazione di incidenza si farà riferimento alle specie della fauna selvatica inserite nelle schede NATURA 2000 della ZPS IT7110218 , ZSC IT6020002 E ZSC IT7120022 che maggiormente caratterizzano la zona in cui insiste l’area d’intervento e a quelli che rivestono un’importanza particolare per rarità o per il ruolo che è riconosciuto ai fini ecologici. In tale zona la fauna selvatica “prioritaria”, di possibile presenza nell’area comprende specie quali l’orso (Ursus actor) e il lupo (Canis lupus). Importante, dal punto di vista faunistico, la possibile presenza dell’avifauna sia stanziale che di passo, caratterizzata da specie quali il lanario (Falco biarnicus), l’aquila reale (Aquila chrysaetos), falco pellegrino (Falco peregrinus), la balia dal collare (Ficedula albicollis), il picchio Picchio rosso mezzano (Dendrocopos medius), il gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax), Tra le altre specie “non prioritarie”, di possibile presenza, ma comunque di rilievo vanno menzionati: gatto selvatico (Felis silvestris), l’istrice (Hystrix cristata), l’arvicola delle nevi (Chionomys nivalis), e tra l’avifauna la coturnice (Alectoris graeca).

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12.2 Mammalofauna Specie di mammalofauna inserite nell’allegato II Direttiva 92/42 CEE

CANIS LUPUS (LINNAEUS 1758) Nome italiano: Lupo Codice Natura 2000: 1352 Status in Italia minacciato Distribuzione L’areale della specie in Italia ha subito la massima contrazione negli anni ‘70, quando la popolazione era frammentata in pochi nuclei nell’Appennino centrale e meridionale, vittima di un’attiva persecuzione da parte dell’uomo e delle modificazioni da esso effettuate sull’habitat. A seguito di una graduale ricolonizzazione dovuta alle mutate condizioni ambientali, alla reintroduzione di specie preda effettuate sia a scopo venatorio che nelle aree protette (cinghiali, caprioli, cervi) e al regime di protezione legale accordato alla specie, l’areale attuale del lupo in Italia segue l’andamento della dorsale appenninica, dai rilievi calabresi alle Alpi occidentali, con espansione in alcune aree collinari e pianeggianti della Toscana e del Lazio. La tendenza generale della popolazione è positiva, anche se accompagnata a livello locale da frequenti fenomeni di colonizzazione ed estinzione nelle aree marginali. Note di ecologia Il lupo rappresenta uno dei tre grandi carnivori predatori italiani, insieme all’orso e alla lince. In Italia la specie utilizza un gran numero di habitat, ed è stata ritrovata a quote che variano dai 300 m s. l. m. fino a più di 2000. L’ambiente montano densamente boscato. con presenza di prede naturali e bassa antropizzazione risulta determinante per la stabilizzazione locale della specie. In Italia il territorio di un branco di lupi, costituito generalmente da una coppia con la prole dell’anno e dell’anno precedente, si aggira sui 100-200 Kmq. La dieta del lupo varia considerevolmente secondo la disponibilità alimentare presente. In condizioni di naturalità specie preda tipiche del lupo sono rappresentate in Italia da ungulati di varie dimensioni, come cervo, capriolo e cinghiale. In condizioni di forte antropizzazione e in mancanza di prede selvatiche la specie preda il bestiame domestico e può sopravvivere alimentandosi presso le discariche. Per quanto riguarda la popolazione di lupi italiana, sebbene siano stati effettuati numerosi studi sulla dieta del lupo in varie regioni, sono invece ancora poco noti i meccanismi relativi alla dispersione e alla colonizzazione di nuove aree, agli spostamenti, alla territorialità e ai meccanismi di regolazione della popolazione. Cause di minaccia L’alterazione ambientale, che comprende sia la diminuzione delle aree rifugio boscate sia indirettamente la mancanza di prede naturali causata dalle modificazioni dell’habitat, costituisce una

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grave minaccia per la specie, insieme alla mancanza di siti idonei e sicuri per la riproduzione, aggravata dal disturbo antropico in aree chiave (es. attività di taglio ed esbosco, turismo, impianti sciistici, penetrazione veicolare). A causa del conflitto economico generato dalla predazione del lupo sul bestiame domestico la specie è oggetto di persecuzione illegale da parte dell’uomo. Il bracconaggio diretto viene effettuato con armi da fuoco e veleno sia in territorio protetto che in aree soggette a regime venatorio. In alcuni casi esemplari della specie sono illegalmente abbattuti durante le battute di caccia al cinghiale. Fonte di minaccia sono anche i lacci adoperati per catturare cinghiali o altre specie dai bracconieri. Inoltre la presenza di cani vaganti costituisce una ulteriore minaccia alla sopravvivenza del lupo per vari fattori quali la competizione ecologica e spaziale, la diffusione di malattie, la ritorsione degli allevatori sul lupo per danni al bestiame domestico effettuati da cani e attribuiti al predatore selvatico. Commenti Il lupo rappresenta con l’orso una specie al vertice della piramide ecologica e insieme un animale capace di esercitare un grande fascino sull’uomo. Gli sforzi effettuati per la conservazione di questa specie puntano ad un miglioramento dell’ecosistema in generale e il suo utilizzo quale specie carismatica facilita la comprensione e l’avvicinamento della popolazione locale ai temi della conservazione della fauna selvatica e dell’ambiente naturale. Misure per la conservazione Fondamentale per la conservazione della specie è intensificare il controllo antibracconaggio in tutta l’area, anche sensibilizzando adeguatamente gli organi di vigilanza competenti. E’ inoltre basilare coinvolgere la popolazione locale sull’importanza della conservazione del lupo e ridurre i motivi di conflitto fra il predatore selvatico e gli interessi economici degli allevatori locali, attraverso il miglioramento del regolamento di indennizzo dei danni e la prevenzione, sia all’interno dell’area protetta che nel territorio provinciale della ZPS non incluso nel parco, e anche nelle aree limitrofe della ZPS stessa. La reintroduzione del cervo e il ripopolamento del capriolo risultano interventi prioritari per la conservazione a lungo termine del lupo, nonché per la riqualificazione ambientale del territorio nei termini di aumento della biodiversità e ripristino delle naturali reti ecologiche. Il disturbo nelle aree montane, specie nel periodo riproduttivo deve essere ridotto al minimo o eliminato. L’esercizio dell’attività venatoria nelle zone esterne al Parco e nel resto del territorio non protetto deve essere reso necessariamente compatibile con le esigenze di conservazione della specie tramite adeguata regolamentazione.

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URSUS ARCTOS (LINNAEUS, 1758) Nome italiano: Orso bruno Codice Natura 2000: 1354 Status in Italia popolazione dell’Appennino centrale endemica, fortemente minacciata Distribuzione In Italia l’orso bruno è presente in alcune aree dell’arco alpino e dell’Appennino centrale: in Trentino, nel massiccio dell’Adamello-Brenta, ove sussisteva un nucleo originario stimato in soli tre esemplari, è stata effettuata una reintroduzione di circa dieci individui prelevati dalla Slovenia che hanno dato vita a nuove nascite; nelle Alpi Orientali, (Tarvisiano, Carnia e Dolomiti Bellunesi) è in corso una ricolonizzazione spontanea da parte della specie, con individui provenienti dalla Slovenia, sulla cui consistenza non si hanno ancora notizie certe; nell’Appennino centrale, nei sistemi montuosi dell’Abruzzo e, in minor misura, del Molise e del Lazio, sopravvive una popolazione endemica di orso bruno stimata in circa 30-50 individui: questa popolazione è distribuita, oltre che in tutti i sottogruppi dei Monti Marsicani e nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, anche nei Monti della Laga, nel gruppo del Velino, nei Monti Simbruini ed Ernici, sulle montagne della Maiella e del Molise settentrionale. Dal punto di vista tassonomico la popolazione appenninica di orsi sembra differenziarsi da quella alpina per caratteristiche morfometriche e genetiche. L’esistenza di una sottospecie Ursus arctos marsicanus è controversa, ma in ogni caso gli orsi dell’Italia centrale presentano un pool di caratteristiche che li distinguono dagli orsi appartenenti ad altre popolazioni, costituendo un elemento unico nel panorama internazionale. Note di ecologia

L’orso bruno utilizza per le proprie esigenze ecoetologiche territori molto ampi, soprattutto ecosistemi forestali di montagna compresi tra i 500 e i 1.600 m con presenza di querceti, faggete e boschi di conifere e scarsa o nulla presenza antropica. La dieta onnivora della specie, che si basa su diverse componenti vegetali e animali, lo spinge a sfruttare risorse differenti in uno stesso momento o in diversi periodi dell’anno, determinando un notevole erratismo su home range molto ampi, anche in senso altimetrico: infatti, la ricerca di erbe, foglie, germogli, tuberi e frutti di ogni dimensione e consistenza, ma anche insetti, carcasse animali e occasionalmente mammiferi da predare, lo spinge ad occupare territori estesi fino a 100 kmq. La dieta della specie è caratterizzata da iperfagia soprattutto nel periodo autunnale, in previsione della fase letargica, e in primavera, quando esce dai siti di svernamento avendo esaurito le proprie riserve di grasso. Il letargo invernale trascorso fra dicembre e marzo all’interno di tane ricavate in cavità rocciose, è in realtà uno stato semiletargico, caratterizzato da un sonno E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 43 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

prolungato con metabolismo ridotto ma senza notevole abbassamento della temperatura corporea; questo stato è interrotto da fasi di risveglio, nelle quali l’orso recupera momenti di attività. La vita sociale dell’orso bruno si limita alla fase di riproduzione e a quella delle cure parentali, essendo essenzialmente un animale solitario. L’accoppiamento in genere avviene in tarda primavera–estate e il parto si verifica tra gennaio e marzo. Le femmine normalmente partoriscono uno o due piccoli, occasionalmente tre. I piccoli restano fino all’età di circa due anni con la madre, la quale si riproduce con un intervallo di due-quattro anni.

Cause di minaccia

È accertato che il regresso della popolazione di orso bruno nell’Appennino centrale è legato, oltre che alla scarsa variabilità genetica, soprattutto alla riduzione dell’habitat disponibile e al conflitto con le attività umane. L’orso bruno è un animale che esige ampi territori boscati ed è molto sensibile al disturbo umano. I fattori d’impatto diretto sono legati principalmente all’attività venatoria e al bracconaggio, soprattutto a quello che utilizza trappole e veleno. I fattori d’impatto di tipo indiretto sono quelli che influiscono in maniera negativa sull’habitat naturale che ospita l’orso e che ne determinano il degrado, la frammentazione, l’impoverimento trofico: per esempio, l’intenso disturbo antropico generato da insediamenti ed attività umane, la presenza di strade forestali di penetrazione che permettono l’accesso di uomini in zone remote utilizzate dalla specie, le tipologie di utilizzazioni forestali che destrutturano i boschi e non ne garantiscono la diversificazione strutturale e biologica, il pascolo intensivo che degrada il manto erboso e danneggia le specie fruttifere. Conservazione Per la conservazione dell’orso è fondamentale ottenere informazioni di base sulla specie ed effettuare un monitoraggio continuo della presenza e distribuzione. Essenziali sono misure di salvaguardia quali: • Intensificazione del controllo del bracconaggio, sia diretto che indiretto tramite anche adeguata sensibilizzazione degli organi di vigilanza; • Riduzione del disturbo in aree chiave tramite la chiusura delle piste di penetrazione e adeguata regolamentazione delle utilizzazioni forestali e del pascolo brado; • Realizzazione di miglioramenti ambientali (miglioramento del pascolo, diversificazione e rinaturalizzazione del bosco, potatura e piantumazione di fruttiferi, bonifica di ambienti forestali); • Attuazione di interventi di sensibilizzazione (programmi di educazione ambientale nelle scuole e campagna di informazione, sensibilizzazione e divulgazione rivolta a settori specifici quali comunità locali, operatori economici e turisti). E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 44 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

Il coordinamento con altri enti di gestione territoriale resta fondamentale sia per una raccolta di dati standardizzata sia per poter attuare efficaci misure di conservazione su tutto il territorio compreso nell’areale attuale e potenziale dell’orso. Commenti La conservazione della popolazione di orso bruno dell’Appennino centrale ridotta ai minimi termini e a forte rischio di estinzione.

RUPRICAPRA PYRENAICA ORNATA (LINNAEUS, 1758) Nome italiano: Camoscio appenninico Codice Natura 2000: 1374 Status in Italia popolazione dell’Appennino centrale endemica, fortemente minacciata Distribuzione Endemismo italiano. Il camoscio appenninico è presente con quattro popolazioni isolate, all' interno dei Parchi Nazionali d'Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM), del Gran Sasso – Monti della Laga, e della Majella (Dupré et al. 2001), e quella recentemente introdotta nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini (2008). L'unica popolazione naturale è quella del PNALM, che conta circa 530 individui e risulta stabile negli ultimi 5 anni , mentre quelle del Gran Sasso – Monti della Laga, e della Majella sono frutto di interventi di reintroduzione compiuti a partire dal 1991 e sono composte rispettivamente da 460 e 500 individui stimati rispettivamente nelle due aree (ISPRA 2010, Banca Dati degli Ungulati Italiani). Queste due popolazioni contavano nel 2000 circa 60-70 individui (Dupré et al. 2001). Note di ecologia Tipico abitante dell'orizzonte montano, subalpino ed alpino, questo Camoscio frequenta le aree forestali ricche di sottobosco ed intervallate da pareti rocciose e scoscese, radure e canaloni, le praterie, i margini delle pietraie e soprattutto le cenge erbose al di sopra dei limiti della vegetazione arborea. I gruppi di femmine, maschi giovani ed i maschi subadulti frequentano abitualmente le praterie in quota durante la stagione estiva (1200-1700 m s.l.m.). I movimenti altitudinali stagionali sono legati alla disponibilità alimentare; con l’inverno e le prime nevicate, i camosci si ritirano verso le quote più basse (1000-1300 m s.l.m.) situate al di sotto dei limiti del bosco, in zone rocciose con esposizioni prevalentemente meridionali. La dieta delle femmine sembrerebbe essere legata, tra la primavera e l' autunno, alla comunità vegetale del Festuco-Trifolietum thalii, che fornisce un alimento particolarmente ricco di proteine, importante durante la fase di allattamento e svezzamento della prole.I maschi adulti (>3 anni) mostrano tendenze solitarie e sembrano preferire maggiormente le aree boscate e quelle morfologicamente più

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complesse e rocciose durante tutto l' anno ad eccezione della stagione riproduttiva (S. Lovari & E. Bruno in Boitani et al. 2003). Cause di minaccia Il principale fattore limitante lo sviluppo delle popolazioni sembra essere l'interazione sanitaria e la competizione spaziale e trofica con il bestiame domestico ed in particolare con ovini e caprini; possibile anche la competizione con il Cervo, che negli ultimi anni ha mostrato un forte incremento numerico in Abruzzo, anche se non ancora verificato da studi specifici (F. Riga com. pers.). Fattori di minaccia rilevanti sono le dimensioni contenute della popolazione e la ridotta variabilità genetica; altri fattori limitanti dello sviluppo sembrano essere il bracconaggio, il randagismo canino e l'impatto negativo del turismo (Dupré et al. 2001). Misure per la conservazione La popolazione è stata oggetto di screening genetico e monitoraggio anche sanitario, e sono stati realizzati interventi di controllo del flusso turistico. Sono state operate con successo reintroduzioni nel Parco della Majella e in quello del Gran Sasso - Monti della Laga. E' stato realizzato un piano d'azione nazionale per la salvaguardia della specie (Dupré et al. 2001). Elencata in appendice II, IV della direttiva Habitat ( 2/43/CEE), in appendice I della CITES e in appendice II della Convenzione di Berna. Non cacciabile secondo la legge italiana 157/92. La sottospecie italiana è considerata in pericolo (EN) dalla Red List 2006 (valutazione del Caprinae Specialist Group, 1996), mentre la specie nel suo complesso è stata valutata Least Concern dallo European Mammal Assessment (IUCN 2008). Nel 2008 è stata effettuata una reintroduzione nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, e nei prossimi anni nel Parco Regionale del Sirente-Velino. È auspicabile il rafforzamento della prima reintroduzione con ulteriori rilasci e l'immediato completamento della seconda.

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BARBASTELLA BARBASTELLUS (SCHREBER, 1774) Nome italiano: Barbastello Classe Mammiferi Ordine Chirotteri Famiglia Vespertilionidae Codice Fauna d’Italia: 110.630.0.001.0 Codice Natura 2000: 1308 Categoria UICN vulnerabile Status in Italia in pericolo Quadro normativo di protezione:

Convenzione di Berna, allegato II Convenzione di Bonn, allegato II Direttiva “Habitat” 92/43 CEE, allegato II e IV Distribuzione

Il suo areale comprende buona parte dell’Europa, con un prolungamento fino alla Crimea, alla Turchia e al Caucaso, e parte dell’Africa nord-occidentale. In Italia la specie sembra essere presente su tutto il territorio. Specie molto rara, per la nostra regione è segnalata solo attraverso lo sporadico rinvenimento di singoli esemplari. Data l’estrema elusività di questa specie è difficile stimare una tendenza della popolazione.

Ecologia Come tutti i Chirotteri necessita di una serie di rifugi dove ripararsi durante il giorno (nella buona stagione), dove accoppiarsi (per lo più in autunno), dove riprodursi (in primavera) e dove superare, in stato di letargo, i rigori della stagione invernale (freddo e mancanza di cibo). Predilige le zone boscose collinari e di bassa e media montagna, ma frequenta anche aree urbanizzate; più rara in pianura. Rifugi estivi e colonie riproduttive nelle costruzioni, ma anche nei cavi degli alberi. Rifugi invernali prevalentemente in cavità sotterranee. Di norma lascia il rifugio di buon’ora, se non addirittura di giorno, anche col cattivo tempo, e caccia preferibilmente lungo percorsi regolari e circolari con un diametro di 50-100 m, a 4-5 m dal suolo o dal pelo dell’acqua, più in alto quando foraggia al di sopra delle chiome degli alberi. Le prede, talora consumate appendendosi a un appiglio, sono rappresentate in larga maggioranza da piccoli e delicati insetti e altri artropodi catturati per lo più in volo o, talora, come ad esempio nel caso dei ragni, sui rami degli alberi e altri supporti. Le zone di foraggiamento sono rappresentate da corpi d’acqua, boschi e loro margini, giardini e viali illuminati. Specie sedentaria, è tuttavia capace di compiere spostamenti di una certa entità.

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Cause di minaccia Tra le principali cause della rarità del Barbastello possiamo indicare la riduzione delle superfici boscate e la diminuzione della loro diversità vegetazionale, la pratica diffusa del ceduo e l’indiscriminato uso di pesticidi. Un ruolo decisivo va imputato anche al disturbo alle colonie ibernanti (un numero eccessivo di risvegli “forzati” conduce a morte gli animali a causa dell’imprevisto consumo di riserve energetiche che non gli consente di arrivare, in letargo, alla primavera successiva). Spesso al semplice e involontario disturbo si aggiungono atti di deliberato e sconsiderato vandalismo.

Misure per la conservazione L’azione più urgente è la tutela dei vecchi alberi cavi e la conversione a fustaia di una maggiore superficie boscosa. Necessaria anche la salvaguardia delle radure e l’incremento delle strutture lineari (quali siepi, filari, canali, ecc.) che collegano tra loro aree boscate isolate. Altra misura sicuramente utile è il controllo dell’uso incondizionato di pesticidi. Per questa specie resta inoltre fondamentale un incremento delle ricerche per meglio definire la sua distribuzione e le sue preferenze relative ai rifugi e alle aree di caccia in Italia.

Reperti e segnalazioni per l’area Per questa specie non sono state trovate segnalazioni nell’area oltre quella della scheda Natura 2000.

RHINOLOPHUS FERRUMEQUINUM (LACÉPÈDE, 1789) Nome italiano: Ferro di cavallo maggiore Classe Mammiferi Ordine Chirotteri Famiglia Rhinolophidae Codice Fauna d’Italia: 110.623.0.003.0 Codice Natura 2000: 1304 Categoria UICN: a più basso rischio Status in Italia: vulnerabile Quadro normativo di protezione: Convenzione di Berna, allegato II Convenzione di Bonn, allegato II Direttiva “Habitat” 92/43 CEE, allegato II e IV Distribuzione Specie Centroasiatico-Europeo-Mediterranea, diffusa nell’Europa centrale (con estensione alla parte meridionale della Gran Bretagna), in quasi tutto il bacino mediterraneo e, a Est, attraverso le regioni Himalayane, fino a Cina, Corea e Giappone.

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Segnalata in tutte le regioni italiane, i dati disponibili non risultano sufficienti per caratterizzare adeguatamente la distribuzione attuale della specie nel nostro Paese.

Ecologia La specie frequenta sia ambienti aperti che forestali, denotando preferenza per le stazioni climaticamente miti, caratterizzate da mosaici vegetazionali e macro-entomofauna abbondante, generalmente a bassa o media altitudine. Come siti di rifugio, riproduzione e svernamento utilizza cavità ipogee ed edifici (vani ampi di sottotetti o scantinati); raramente è stata rinvenuta in cavità arboree. Specie sedentaria. La distanza fra rifugi estivi e invernali è di 15-60 Km, raramente superiore. Il maggior spostamento documentato (nell’ambito complessivo della vita di un esemplare) è di 320 km. La dieta di R.ferrumequinum è basata prevalentemente su insetti di grosse dimensioni, catturati in volo o, più raramente, al suolo, comunque a bassa altezza. La localizzazione della preda avviene in volo o da fermo (appigliato a un posatoio, l’esemplare scandaglia lo spazio circostante ruotando la testa). In particolare vengono utilizzati Lepidotteri (Noctuidae, Nymphalidae, Hepialidae, Sphingidae, Geometridae e Lasiocampidae) e Coleotteri (Scarabeidae, Geotrupidae, Silphidae e Carabidae). Stagionalmente risulta molto importante l’apporto alimentare dovuto ai maggiolini. La specie viene occasionalmente predata da Strigiformi. Sono note colonie riproduttive assieme a Rhinolophus euryale, R. mehelyi, Myotis emarginatus, Miniopterus schreibersii.

Cause di minaccia Nel 1939, Gulino e Dal Piaz scrivevano del Ferro di cavallo maggiore che “è specie comune e uniformemente distribuita in tutta Italia” e che “è facile ritrovarlo, sovente anche in gruppi numerosi”. Le indagini svolte in alcune regioni italiane evidenziano attualmente una sua notevole rarefazione rispetto al passato. Cause principali del declino del ferro di cavallo maggiore sembrano essere: a) la frammentazione dell’habitat; b) la riduzione e alterazione dell’entomofauna causate dai pesticidi utilizzati in agricoltura; c) la distruzione, alterazione e disturbo dei siti di rifugio, riproduzione e svernamento (fattori nei cui confronti la specie risulta particolarmente sensibile in quanto fortemente gregaria).

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Specie inserite nell’Allegato IV e V della Dir. 92/43/CEE

FELIS SILVESTRIS (SCHREBER, 1777) Nome italiano: Gatto selvatico Codice Natura 2000: 1363 Status in Italia: minacciato Distribuzione Il gatto selvatico è presente nell’Italia peninsulare dalla parte meridionale della Toscana e l’intera Umbria fino alla Calabria, ad esclusione di parte delle aree più occidentali di Lazio e Campania e della costa adriatica, eccetto il promontorio del Gargano dove invece è presente. La specie si trova in un ampio settore centrosettentrionale della Sicilia e in quasi tutta la Sardegna. Nell’Italia settentrionale occupa l’estrema porzione occidentale della Liguria e nelle Alpi Orientali dal Cansiglio al confine sloveno. Note di ecologia La presenza del gatto selvatico è legata ad ambienti forestali, sia montani che di macchia mediterranea, fittamente boscati e con abbondanza di prede disponibili. La preferenza per ambienti forestali è probabilmente legata alla necessità di copertura e di sicurezza. E’ specie solitaria e prevalentemente notturna che utilizza come rifugio vecchie tane abbandonate di altre specie o siti nascosti nel folto della vegetazione. È altamente elusivo e schivo nei confronti dell’uomo. Il gatto selvatico è un carnivoro predatore le cui prede sono costituite principalmente da piccoli micromammiferi, ma anche da uccelli, anfibi, rettili e invertebrati. Cause di minaccia La specie è minacciata dalla frammentazione dell’habitat, dal disturbo antropico in aree chiave, dalla persecuzione diretta (dal momento che la specie è considerata come nociva dal mondo venatorio e come minaccia per gli allevamenti di volatili) e indiretta da parte dell’uomo (bocconi avvelenati), la competizione e l’ibridazione con il gatto domestico ferale. Presenza della specie nella ZPS La specie è segnalata nell’intera ZPS da riferimenti bibliografici; recentemente sono stati effettuati alcuni avvistamenti ravvicinati riconducibili alla specie in diverse località del territorio dei Monti della Laga, ma la grande elusività, l’impossibilità di distinguere sul campo le impronte del predatore selvatico da quelle del gatto domestico (anche su neve e su fango risultano praticamente identiche), la difficoltà di reperimento di altri segni di presenza inequivocabili per la mancanza di sicure chiavi di riferimento per la distinzione di queste da quelle del già citato gatto domestico (quali escrementi, tane e resti di alimentazione) richiedono un intensivo piano di monitoraggio, effettuato soprattutto per mezzo di trappole e con l’analisi ravvicinata di esemplari vivi o reperti in pelle. In questo senso nel settembre del

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2003 un giovane gatto selvatico di circa 5 mesi d’età è stato catturato con l’ausilio di una trappola a cassetta posizionata per le catture di visone americano lungo il corso dell’Aniene. Campioni di peli dell’esemplare sono stati inviati all’Istituto Nazionale della fauna Selvatica per la caratterizzazione genotipica. Il ritrovamento di un individuo giovane risulta particolarmente importante perché suggerisce la presenza di una popolazione riproduttiva di gatto selvatico nel territorio in esame. Misure di conservazione Primo passo per la conservazione del gatto selvatico è l’effettuazione di un intensivo monitoraggio della specie con uno studio specifico che preveda la cattura e manipolazione di esemplari, nonché il monitoraggio radiotelemetrico; fondamentale è l’analisi del fenomeno del randagismo felino, nonché l’intensificazione del controllo antibracconaggio, della riduzione del disturbo antropico in aree boscate utilizzate dalla specie e soprattutto una regolamentazione delle utilizzazioni forestali finalizzate alla gestione conservativa degli ambienti boschivi.

HYSTRIX CRISTATA (LINNAEUS, 1758) Nome italiano: Istrice Codice Natura 2000: 1344 Status in Italia: minacciato; in alcune aree in espansione Distribuzione L’istrice è presente in Italia dalla Calabria fino alla pianura padana, con una evidente e graduale espansione dell’areale verificatisi negli ultimi anni. E’ presente in Sicilia, manca in Sardegna. Note di ecologia L’istrice frequenta un gran numero di ambienti, purché ricchi di vegetazione: sebbene prediliga le aree agricole e collinari dell’ambiente mediterraneo, non è raro trovarlo anche a quote montane lungo la dorsale appenninica. Può essere presente anche nelle aree verdi dei centri urbani. Le rive dei corsi d’acqua e le siepi costituiscono importanti corridoi naturali e facilitano l’espansione della specie. L’istrice è specie vegetariana che predilige tuberi, rizomi e bulbi, frutta e vegetali. Gli istrici sono notturni. Si rifugia in tane che scava formando più gallerie, camere e uscite di sicurezza. Cause di minaccia L’istrice è oggetto di un intenso bracconaggio e prelievo illegale sia a scopo alimentare sia per i danni che può provocare alle coltivazioni, soprattutto di specie orticole; anche gli investimenti stradali di esemplari della specie sono frequenti. Misure di conservazione Anche se la specie risulta in espansione nel territorio italiano è necessario sensibilizzare la popolazione locale sullo status di specie protetta dell’istrice e reprimere il bracconaggio, anche perché l’utilizzo di

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dispositivi illegali di cattura spesso non selettivi costituiscono un rischio anche per esemplari di altre specie.

CHIONOMYS NIVALIS (MARTINS 1842) Nome italiano: Arvicola delle nevi Codice Natura 2000: Status in Italia: Quasi Minacciata (NT) Distribuzione L'areale italiano accertato coincide con l'arco alpino, le Alpi Apuane e alcune località dell'Appennino (G. Amori in Amori et al. 2008). Nella porzione centro-meridionale dell'Appennino le conoscenze sulla distribuzione della specie risultano scarse (D. Capizzi & M. Santini in Spagnesi & Toso 1999). Distribuzione mappata in Ckmap (Ruffo & Stock 2005). La specie è localmente comune in gran parte del suo areale; nella porzione appenninica risulta invece avere densità inferiori (Janeau G. & Aulagnier S. 1997). Note di ecologia L' Arvicola delle nevi è diffusa nelle praterie e nei cespuglieti radi situati oltre il limite superiore della vegetazione forestale in aree con affioramento roccioso, fino a quote ben superiori ai 2500 m s.l.m. In alcune zone alpine è possibile rinvenirla anche in località situate nettamente al di sotto del limite superiore della vegetazione boschiva, fino ad altitudini inferiori ai 600 m s.l.m. (D. Capizzi & M. Santini in Spagnesi & Toso 1999) Cause di minaccia Attualmente non esistono serie minacce (Temple & Terry 2007). Misure di conservazione Elencata in appendice III della Convenzione di Berna e inclusa in aree protette (European Mammal Assessment workshop, Illmitz, Austria, Luglio 2006). Valutata Least Concern dallo European Mammal Assessment (IUCN 2007).

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12.3 Avifauna Uccelli inclusi nell'allegato I della direttiva 2009/147/CE (Ex 79/409/CEE)

AQUILA CHRYSAETOS (LINNAEUS, 1758) Nome italiano: Aquila reale Codice Natura 2000: A091 Status in Italia VU Status in Abruzzo Vulnerabile Quadro normativo di protezione Convenzione di Berna All. 2 Convenzione di Bonn All. 2 Direttiva “Uccelli” 2009/147/CE (Ex 79/409/CEE) s.m.i. All. 1 Legge Nazionale 157/92 Fenologia, distribuzione e habitat riproduttivo Specie a corologia oloartica. Gli adulti sono sedentari; spostamenti erratici e dispersivi si registrano quasi esclusivamente nei giovani e negli immaturi. È distribuita sulla catena alpina ed appenninica nonché nei settori montani di Sicilia e Sardegna: negli ultimi decenni ha mostrato un certo incremento in termini di siti ed aree occupate. Situazione europea e nazionale È una specie SPEC 3; in Italia ha lo status di “vulnerabile”. La popolazione italiana ammonterebbe a 300 – 400 coppie. In Abbruzzo, ha status di “vulnerabile”, con una popolazione di non meno di 9 coppie. Le modificazione ambientali, gli atti di bracconaggio e di prelievo di uova e pulli dai nidi nonché le attività escursionistiche presso i nidi sono le cause di minaccia. Fattori di minaccia e criticità • Taglio del bosco. • Bracconaggio. La specie, a dispetto della notevole mole, presenta buone caratteristiche di adattabilità a diversi ambienti e conseguentemente al tipo di preda, per questi motivi il suo principale fattore limitante rimane l’uomo attraverso azione sia diretta che indiretta. Pur non volendo trascurare o tralasciare i pericoli derivanti da atti di bracconaggio (arma da fuoco, prelievo di uova o nidiacei) pure possibili, si deve ritenere che le principali insidie alla stabile presenza dell’aquila reale nelle aree di riferimento e al possibile incremento numerico della popolazione, derivino dalle azioni indirette. Il turismo incontrollato, le attività sportive in parete (arrampicata, parapendio, alpinismo) l’apertura di nuove strade o piste di qualsiasi tipo nelle aree in quota e specie sugli altipiani, il taglio boschivo nelle vicinanze dei siti di

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nidificazione, gli incendi ecc. ecc., ne costituiscono un congruo esempio. Per finire, devono essere messi in conto per la loro estrema gravosità ed imprevedibilità anche i possibili pericoli derivanti dalla diffusione di bocconi o di carcasse animali avvelenati, capaci di determinare l’estinzione locale della specie per anni. Strategie per la conservazione nella ZPS ▪ Chiusura delle attività escursionistiche in prossimità dei siti di nidificazione; si presuppone un controllo degli accessi ai sentieri, di una idonea cartellonistica con le opportune indicazioni sulla presenza della specie e sui comportamenti da attuare, anche al fine di attuare una azione di divulgazione delle caratteristiche delle aree protette nei confronti del grande pubblico. ▪ Apporre il divieto assoluto alla pratica delle arrampicate sportive nelle vicinanze del nido: impossibili a meno di 1 km dal sito di nidificazione. ▪ Attuare una diversa gestione del patrimonio forestale nei pressi dei nidi; è auspicabile attuare il taglio del bosco applicando un tasso di diradamento delle parcelle forestali inferiore, da attuare nei periodi nei quali la specie non sia in fase riproduttiva. ▪ Apporre il divieto assoluto ad attività di arrampicata sportiva nei pressi di siti (soprattutto: Ernici). ▪ È auspicabile un monitoraggio continuo dei siti al fine di contrastare e dissuadere atti di bracconaggio, prelievo illegale di uova e piccoli ed atti di vandalismo. Infine, di concerto con le Autorità Militari, è auspicabile raggiungere un accordo per evitare voli di addestramento (elicotteri) nei pressi dei nidi.

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FALCO PEREGRINUS (TUNSTALL, 1751) Nome italiano: Falco Pellegrino Codice Natura 2000: A103 Status in Italia VU Quadro normativo di protezione Convenzione di Berna All. 2 Convenzione di Bonn All. 2 Direttiva “Uccelli” 2009/147/CE (Ex 79/409/CEE) s.m.i. All. 1 Legge Nazionale 157/92 Fenologia, distribuzione e habitat riproduttivo Specie a corologia cosmopolita. In Italia è specie sedentaria nidificante; erratismi e dispersioni si registrano a carico dei giovani ed al di fuori del periodo riproduttivo. È distribuito lungo la catena alpina ed appenninica con consistenze diverse: scarso sulle Alpi; non frequente, e distribuito irregolarmente, lungo l’Appennino. Più comune sulle isole, anche minori. In Abbruzzo occupa i principali gruppi montuosi, la fascia costiera e le isole; con distribuzione ampia e presenza diffusa. La consistenza numerica è di non meno di 40 coppie. Frequenta luoghi caratterizzati dalla presenza di notevoli pareti rocciose (rupi e falesie), dal livello del mare fino ai 1400 m di quota. La specie, dopo aver subito un forte calo negli ultimi anni, ha dimostrato una certa tendenza ad incrementare la popolazione. Situazione europea e nazionale È specie SPEC 3. Nella Lista Rossa Nazionale è inserito tra le specie “vulnerabile”; la popolazione ammonterebbe a non più di 530 coppie. Per l’Abruzzo, è inserita tra le specie a status di “rare”, con una popolazione stimata di 72 coppie (Brunelli, 2004). Disturbo, prelievo di uova e pulli, attività di bracconaggio sono i principali fattori di minaccia per la specie. Status nella ZPS È specie rara. Sedentaria nidificante certa. Si rileva in rapporto con alcune delle più importanti aree rupestri del territorio. Non si hanno informazioni circa la presenza nell’area di individui svernanti o di passo. Fattori di minaccia e criticità intera area ▪ Escursionismo. ▪ Attività di arrampicata sportiva. ▪ Bracconaggio.

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Strategie per la conservazione nella ZPS ▪ Apporre il divieto assoluto alla pratica delle arrampicate sportive nelle vicinanze del nido: impossibili a meno di 1 km dal sito di nidificazione. ▪ Controllo della fruizione turistica nei pressi di siti di nidificazione; si presuppone un controllo degli accessi ai sentieri, ed una idonea cartellonistica con le opportune indicazioni sulla presenza della specie e sui comportamenti da attuare, anche al fine di attuare una azione di divulgazione delle caratteristiche delle aree protette nei confronti del grande pubblico. ▪ Attuare una diversa gestione del patrimonio forestale nei pressi dei nidi: è auspicabile attuare il taglio del bosco applicando un tasso di diradamento delle parcelle forestali inferiore, da attuare nei periodi nei quali la specie non sia in fase riproduttiva. Si ritiene idonea, quale strategia integrativa, attuare un’azione di monitoraggio nelle aree dove la presenza della specie risulti accertata al fine di contrastare azioni di bracconaggio e prelievi di uova e piccoli dai nidi. Di concerto con le Autorità Militari, è auspicabile raggiungere un accordo per evitare voli di addestramento (elicotteri) nei pressi dei nidi.

BUBO BUBO (LINNAEUS, 1758) Nome italiano: Gufo reale Codice Natura 2000: A215 Status in Italia VU Quadro normativo di protezione Direttiva “Uccelli” 2009/147/CE (Ex 79/409/CEE) s.m.i. All. 1 Legge Nazionale 157/92 Fenologia, distribuzione e habitat riproduttivo Specie presente, anche se non molto frequente, in quasi tutta l'Europa, nell'Africa settentrionale ed in gran parte dell'Asia. Non è presente nelle isole britanniche, nella Francia settentrionale, in Olanda e in Danimarca. In Italia è diffuso ovunque, tranne che in Sardegna, sia stazionario che erratico. Si trova anche sulle Alpi. Il gufo reale passa gran parte della sua vita attorno al suo nido che può trovarsi in una risega di un albero, una fessura fra le rocce o in un ramo vicino comunque al tronco; quasi mai si trova al terreno. Vive principalmente in foreste situate in terreni rocciosi; più raramente vive nelle steppe e quasi mai nelle città (ovviamente con parchi e alberi) dove di giorno riesce a nascondersi nelle crepe dei muri.

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Essendo una specie ad ampia distribuzione, popola una grande quantità di ambienti. Il gufo reale si trova in quasi tutta l'Europa tranne Isole Britanniche, Danimarca, Paesi Bassi, Francia settentrionale e nelle latitudini più settentrionali; in Nordafrica e Medio Oriente e infine in gran parte dell'Asia centrale. In Italia è presente ovunque più o meno intensamente tranne che in Sardegna e in Sicilia; la sua popolazione totale è stimata stabile fra i 500 e i 680 esemplari (250 - 340 coppie nidificanti) [3]. Sulle Alpi nidifica sino al limite superiore delle foreste, prediligendo un'alternanza di piccole barre rocciose, boschi e zone aperte. Può cacciare dalle piane di fondovalle sino alle praterie alpine, come dimostrato dalla vasta gamma di prede rinvenibili sui nidi. Situazione europea e nazionale L'areale della popolazione italiana risulta essere maggiore di 20000 km² (Boitani et al. 2002). Il numero di individui maturi è stimato in 500-680 e risulta stabile (BirdLife International 2004, Brichetti & Fracasso 2006). La popolazione italiana viene dunque classificata come Vulnerabile (VU) a causa delle sue piccole dimensioni. Tuttavia, la popolazione del versante alpino italiano, la più importante a livello nazionale, è intrinsecamente in grado di scambiare individui con le popolazioni delle regioni confinanti (stessa popolazione) e l'eventuale immigrazione non dovrebbe diminuire nel prossimo futuro, in quanto anche queste popolazioni sono complessivamente in aumento (BirdLife International 2004). Si può pertanto concludere che l'immigrazione di individui da fuori regione può plausibilmente contribuire al mantenimento della popolazione italiana. Per queste ragioni nella valutazione finale la popolazione italiana viene declassata a Quasi Minacciata (NT). Fattori di minaccia e criticità Trasformazione e frammentazione dell'habitat di nidificazione e alimentazione. Collisioni con cavi aerei ed elettrocuzione.

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PRUNELLA COLLARIS (SCOPOLI, 1769) Nome italiano: Sordone Codice Natura 2000: A267 Status in Italia Minor Preoccupazione (LC) Quadro normativo di protezione Allegato I della Direttiva Uccelli (79/409/CEE). Fenologia, distribuzione e habitat riproduttivo Sedentaria e nidificante su Alpi e in minor misura sull'Appennino settentrionale e centrale (Brichetti & Fracasso 2007). nidifica in zone rupestri d'altitudine. Appartiene a un gruppo di specie diffuse sulle montagne dell'Asia centrale e attorno al bacino del Mediterraneo; frequenta i versanti soleggiati ad aspra orografia e caratterizzati da abbondanti affioramenti rocciosi alternati a lembi di prateria. Come la Coturnice, compie una regolare transumanza stagionale fra i siti riproduttivi posti al di sopra del limite superiore delle foreste e le balze rocciose prossime al fondovalle utilizzate in caso di forti precipitazioni nevose. Fattori di minaccia e criticità Non ci sono minacce specifiche. Situazione europea e nazionale L'areale della popolazione italiana risulta essere maggiore di 20000 km² (Boitani et al. 2002). Il numero di individui maturi è stimato in 20000-40000 e risulta stabile (Brichetti & Fracasso 2007). Dunque, la popolazione italiana non raggiunge le condizioni per essere classificata entro una delle categorie di minaccia (declino della popolazione del 30% in tre generazioni, ridotto numero di individui maturi e areale ristretto) e viene pertanto classificata a Minore Preoccupazione (LC). Strategie per la conservazione Nessuna informazione

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ALCEDO ATTHIS (LINNEUS, 1758) Nome italiano: Martin pescatore Codice Natura 2000: A229 Status in Italia VU Quadro normativo di protezione Allegato I della Direttiva Uccelli (79/409/CEE). Fenologia, distribuzione e habitat riproduttivo Il martin pescatore occupa un areale molto vasto che coprende gran parte dell'Eurasia, il Nordafrica e la porzione occidentale dell'Oceania. Gli studiosi ne hanno identificato sette sottospecie. Due le sottospecie nidificanti in Europa: - Alcedo atthis atthis: la sottospecie nominale, nidificante dall'Italia meridionale e al Nordafrica fino al Kashmir e alla Siberia, mentre sverna in Nubia, penisola arabica e Pakistan. - Alcedo atthis ispida: nidifica in gran parte dell'Europa, dalla porzione meridionale della penisola scandinava alle isole britanniche ad est fino agli Urali, mentre sverna nella porzione meridionale della penisola iberica ed in Medio Oriente: rispetto alla sottospecie nominale presenta dimensioni leggermente maggiori e piumaggio più chiaro con presenza diffusa di bianco su gola e nuca. Vive sempre vicino ai corsi d'acqua dolce, fiumi, laghi e stagni e dimostra predilezione per i boschetti e per i cespugli che fiancheggiano i corsi d'acqua limpida. L'accoppiamento ha luogo a fine marzo o ai primi di aprile. Il nido è situato in un cunicolo scavato in argini sabbiosi, e richiede il lavoro di entrambi i coniugi per circa tre settimane. La stessa cavità viene riutilizzata per vari anni di seguito, ma l'abbandona appena si accorge che ha subito qualche modificazione. Nel nido vengono deposte, tra la fine di aprile e i primi giorni di maggio, 6 o 7 uova dalle quali sgusciano dopo circa quindici giorni i piccoli che vengono nutriti da entrambi i genitori. Si nutre principalmente di pesciolini e di granchi, a cui aggiunge molti insetti, destinati soprattutto ai piccoli. Pesca solamente con il becco tuffandosi fulmineo da un ramo o da un masso. Fattori di minaccia e criticità Distruzione e trasformazione dell'habitat, inquinamento delle acque (Brichetti & Fracasso 2007). Situazione europea e nazionale L'areale della specie in Italia risulta essere vasto (maggiore di 20000 km², Boitani et al. 2002). La popolazione italiana è stimata in 12000-32000 individui maturi ed il trend è stabile (Brichetti & Fracasso 2007). Pertanto, la popolazione italiana non raggiunge le condizioni per essere classificata entro una delle categorie di minaccia (declino della popolazione del 30% in tre generazioni, ridotto numero di individui maturi e areale ristretto) e viene quindi classificata a Minore Preoccupazione (LC).

E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 59 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

E’ considerata SPEC 3 , lo status europeo è in declino (Birdlife International, 2000); il trend italiano appare in declino per il numero delle coppie e l’ areale. E’ inserita nella lista rossa Italiana (Bulgarini et al. Eds. 1998) indicata a basso rischio con 4000-8000 coppie; a livello europeo tale valore costituisce circa il 2-5% della popolazione nidificante; non compare nella lista rossa regionale (Arcà e Petretti 1984). Strategie per la conservazione Tutela delle acque. Tutela degli ecosistemi ripariali. Limitazioni alla pesca sportiva sulle rive dei laghi ed all’ accesso nelle aree di canneto, giuncheto e di vegetazione ripariale ben conservata, ad alta frequentazione di uccelli acquatici e della navigazione in prossimità di tali aree.

LULLULA ARBOREA (LINNAEUS,1758) Nome italiano: Tottavilla Codice Natura 2000: A246 Quadro normativo di protezione Convenzione di Berna All. 2 Direttiva “Uccelli” 2009/147/CE (Ex 79/409/CEE) s.m.i. All. 1 Fenologia, distribuzione e habitat riproduttivo Specie a corologia europea. Migratrice a medio e corto raggio e nidificante; localmente sedentaria. In Italia è distribuita principalmente lungo le regioni appenniniche, la Sicilia e la Sardegna. Presente in maniera discontinua lungo le Alpi. È assente dal Salento e dalla Pianura Padana. In Abruzzo frequenta le praterie montane ed i pascoli cespugliati; è specie a distribuzione ampia e diffusa: concentrata principalmente nella fascia collinare e montana della catena appenninica. Situazione europea e nazionale Specie SPEC 2, con una popolazione nazionale stimata tra le 20000 e le 40000 coppie. Per l’Abruzzo è sicuramente in progressiva diminuzione rispetto al passato ma non è inserita in alcuna categoria di minaccia. Status nella ZPS Specie non molto comune, nidificante certa, a distribuzione ampia. Apparentemente risulta legata a formazioni arbustive d’alta quota; è, altresì, più rara in rapporto con ambienti ecotonali con ambienti boschivi. Fattori di minaccia e criticità intera area ▪ Taglio del bosco. ▪ Estirpazione di arbusteti e cespuglietti.

E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 60 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

Strategie per la conservazione nella ZPS ▪ Attuare una diversa gestione nello sfruttamento del patrimonio boschivo, proibendo il taglio od anche il semplice prelievo con mezzi meccanici a motore, nel periodo aprile – luglio. ▪ Controllo della fruizione turistica dove è acclarata la presenza della specie quale nidificante. ▪ Controllo della popolazione di Cornacchia grigia, per il controllo dell’impatto predatorio che le specie in questione possono avere su pulli e uova. Si propone la sistemazione di una idonea cartellonistica con le opportune indicazioni sulla presenza della specie e sui comportamenti da attuare per attuare una tutela della specie e per avviare una azione di divulgazione delle caratteristiche naturalistiche delle zone e delle aree protette nei confronti del grande pubblico.

CAPRIMULGUS EUROPAEUS (Linnaeus, 1758) Nome italiano: Succiacapre Codice Natura 2000 A224 Status in Italia LR Quadro normativo di protezione Convenzione di Berna All. 1 Direttiva “Uccelli” 2009/147/CE (Ex 79/409/CEE) s.m.i. All. 1 Fenologia, distribuzione e habitat riproduttivo

Specie a corologia paleartica. Migratrice e nidificante; appare largamente distribuito lungo tutta la penisola, mancando solamente nella Pianura padana e in rapporto con i rilievi maggiormente elevati, nel Salento ed in Sicilia sud-occidentale. In Abbruzzo è distribuito nel settore settentrionale della regione ed in rapporto con i maggiori rilievi appenninici e dell’anti-appennino. Frequenta zone in cui si alternano aree a vegetazione di latifoglie decidue, zone cespugliate e presenza di scheletro roccioso affiorante. È distribuito fino ai 1500 m. di quota. Non si hanno dati certi ed esaustivi sul trend numerico della specie, ma è verosimile che, come accade per altre aree in Italia, abbia avuto un drastico decremento numerico a causa delle trasformazioni nelle tecniche agricole e degli ambienti preferenziali. Situazione europea e nazionale È specie SPEC 2 con uno status, in Italia, di “specie a basso rischio” (LR). La popolazione nazionale è stimata in 5000 – 15000 coppie. Per l’Abruzzo è da considerarsi specie “a status indeterminato” (SI) che, sicuramente, risente dei mutamenti nelle pratiche agricole e delle alterazioni degli ambienti di nidificazione.

E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 61 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

Status nella ZPS Specie rara, nidificante probabile (osservato solo maschi in canto), a distribuzione ristretta ma, probabilmente, ampiamente sottostimata per quanto concerne la sua distribuzione nell’area di studio. Fattori di minaccia e criticità Per la ZPS, i fattori di minaccia potenziali sono tuttora poco noti. Probabilmente, questi possono risiedere nell’estirpazione di arbusteti e cespuglieti e nell’alterazione di aree a pascolo arbustivo arido. Strategie per la conservazione Allo stato attuale delle conoscenze, circa la presenza della specie nell’area, non si hanno conoscenze esaustive tali da permettere una definizione di una strategia di tutela opportuna. Si ritiene utile un’azione di conservazione e tutela degli ambienti pascolivi con arbusteti spinescenti radi, utile per la conservazione della specie nonché di altre specie ornitiche legate a tale tipologia ambientale.

ANTHUS CAMPESTRIS (LINNAEUS, 1758) Nome italiano: Calandro Codice Natura 2000: A255 Quadro normativo di protezione Convenzione di Berna All. 2 Direttiva “Uccelli” 2009/147/CE (Ex 79/409/CEE) s.m.i. All. 1 Fenologia, distribuzione e habitat riproduttivo Specie a corologia paleartica. Migratrice transahariana e nidificante. In Italia è distribuita principalmente lungo la regione appenninica; più frequente nel settore centro – meridionale di questa. Nelle regioni settentrionali è presente solo in aree xerotermiche: é assente dalle aree alpine. In Abruzzo frequenta ambienti a pascolo, anche incolti e di tipo steppico, e scheletro roccioso affiorante; dai 100 fino ai 1400 m. slm. Situazione europea e nazionale Specie SPEC 3, con una popolazione nazionale stimata tra le 15000 e le 40000 coppie. Per l’Abruzzo non si hanno prove estive di una diminuzione rispetto al passato; non è inserita in alcuna categoria di minaccia. Status nella ZPS È specie piuttosto rara, nidificante probabile (osservati solo maschi in canto); sicuramente una specie il cui areale locale ha subito una forte contrazione. E’ stata osservata fino a quote intorno ai 1400 m., in stretto rapporto con pochissime aree a pascolo della zona, ricche di affioramenti rocciosi. Fattori di minaccia e criticità Per la ZPS, i fattori di minaccia potenziali sono tuttora poco noti. Probabilmente, questi possono risiedere soprattutto nell’impatto predatorio, a carico di uova e pulli, da parte della Cornacchia grigia. E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 62 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

Strategie per la conservazione nella ZPS ▪ Controllo della fruizione turistica dove è acclarata la presenza della specie quale nidificante. ▪ Controllo della popolazione di Cornacchia grigia, finalizzati al controllo dell’impatto predatorio che le specie in questione possono avere su pulli e uova. ▪ Sistemazione di una idonea cartellonistica con le opportune indicazioni sulla presenza della specie e sui comportamenti da attuare per attuare una tutela della specie e per avviare una azione di divulgazione delle caratteristiche naturalistiche delle zone e delle aree protette nei confronti del grande pubblico.

FICEDULA ALBICOLLIS (TEMMINCK, 1815) Nome italiano: Balia dal collare Codice Natura 2000: A321 Status in Italia LR Quadro normativo di protezione Convenzione di Berna All. 1 Convenzione di Bonn All. 2 Direttiva “Uccelli” 2009/147/CE (Ex 79/409/CEE) s.m.i. All. 1 Fenologia, distribuzione e habitat riproduttivo Specie a corologia europea. È migratrice e nidificante, al limite sud – occidentale dell’areale continentale europeo, con contingenti scarsi. Risulta localizzata nelle Alpi e lungo l’Appennino, che rimane la più importante area distribuzionale (Appennino centro –meridionale). In Abruzzo la consistenza numerica non supera le 1000 coppie. Presenta una distribuzione ristretta, in rapporto con le aree appenniniche e dell’anti-appennino (Lepini); predilige prevalentemente le faggete ed i castagneti annosi a partire dai 600 m. di quota. Giglioli (1886) non la citava quale specie presente per l’Abruzzo; Arrigoni degli Oddi (1929) la considerava alquanto rara. La tendenza della specie sembra mostrare un incremento nel numero delle osservazioni verosimilmente dovuto ad un aumentato interesse per la specie. Situazione europea e nazionale Per l’Italia è da considerarsi specie “a basso rischio” (LR), con una popolazione stimata in 1000 – 3000 coppie. Per l’Abruzzo è da ritenersi specie “rara”, con una popolazione locale che non supera le 1000 coppie nidificanti. Tra i fattori noti che minacciano la specie vi sono le modifiche ambientali degli habitat forestali preferenziali (faggete).

E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 63 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

Status nella ZPS Specie non comune, a distribuzione ampia; localizzata. Nidificante certa. Appare legata fortemente all’ambiente forestale del piano montano (faggeta). Fattori di minaccia e criticità Taglio del bosco. Strategie per la conservazione nella ZPS Controllo della fruizione turistica dell’area, nelle zone dove la presenza della specie risulti accertata), presupponendo quale sufficiente la sistemazione di una idonea cartellonistica con le indicazioni sulla presenza della specie e sui comportamenti da attuare, anche al fine di attuare una azione di divulgazione delle caratteristiche delle aree protette nei confronti del grande pubblico. Attuare, inoltre, una diversa gestione nello sfruttamento del patrimonio boschivo (faggeta): è auspicabile tutelare le parcelle forestali caratterizzate dalla presenza di alberi maturi, cavi e d’alto fusto. È punto ineludibile della strategia di tutela della specie, nonché delle altre specie forestali, proibire il taglio od anche il semplice prelievo con mezzi meccanici a motore, nel periodo aprile – luglio.

LANIUS COLLURIO (LINNAEUS, 1758) Nome italiano: Averla piccola Codice Natura 2000: A338 Quadro normativo di protezione Convenzione di Berna All. 1 Direttiva “Uccelli” 2009/147/CE (Ex 79/409/CEE) s.m.i. All. 1. Fenologia, distribuzione e habitat riproduttivo Specie a corologia paleartica. Migratrice regolare e nidificante. È la specie appartenente al gen. Lanius più comune; ampiamente diffusa in tutta l’Italia continentale ad eccezione della penisola salentina e di vaste aree della Sicilia. In Abruzzo frequenta le zone aperte con presenza di cespugli ed alberi sparsi. Risulta una specie ampiamente distribuita ma non molto comune: il processo di rarefazione, riscontrabile in tutte le specie del gen. Lanius e che investe anche questa specie, seppur moderatamente, è imputabile soprattutto alle trasformazioni agricole ed alle alterazioni ambientali attuate nell’ultimo secolo. Situazione europea e nazionale È specie SPEC 3. La popolazione nazionale è stimata in 30.000 – 60.000 coppie. Per l’abruzzo è in progressiva diminuzione, come anche per l’intera Europa centro – settentrionale, che, sicuramente, risente dell’uso dei pesticidi e dei mutamenti in agricoltura e delle alterazioni degli ambienti di nidificazione.

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Status nella ZPS E’ specie piuttosto comune, a distribuzione ristretta; a presenza diffusa. Nidificante certa: piuttosto frequente in rapporto con ambienti di gariga ed arbustivi. Risultano apparentemente essersi verificate delle variazioni della distribuzione locale, in termini di una scomparsa da alcune zone dell’area di studio. Fattori di minaccia e criticità intera area Estirpazione di arbusteti e cespuglieti Estirpazione di siepi interpoderali Strategie per la conservazione nella ZPS Azione di conservazione degli arbusteti e delle siepi interpoderali unita ad una incentivazione al mantenimento di un’agricoltura non intensiva, tradizionale ed ecocompatibile. Azione di conservazione e tutela degli ambienti pascolivi con arbusteti spinescenti radi, utile per la conservazione della specie nonché di altre specie ornitiche legate a tale tipologia ambientale.

PYRRHOCORAX PYRRHOCORAX (LINNAEUS, 1758) Nome italiano: Gracchio corallino Codice Natura 2000: A346 Status in Italia VU Quadro normativo di protezione Convenzione di Berna All. 1 Direttiva “Uccelli” 2009/147/CE (Ex 79/409/CEE) s.m.i. All. 1 Fenologia, distribuzione e habitat riproduttivo Specie a corologia paleartica (paleomontana). Sedentaria nidificante; sono noti movimenti stagionali limitati ad erratismi altitudinali nel periodo invernale. In Italia è presente sulle Alpi limitatamente al settore occidentale; più discontinua lungo l’Appennino (Apuane, Appennino centrale, Cilento). È localizzato in Sicilia ed in Sardegna. In Abruzzo ha una distribuzione ristretta (catena appenninica) ed una presenza molto diffusa. È legata essenzialmente agli habitat che offrono pareti rocciose, a picco su pendii alto-montani dai 1000 m. slm fin oltre i 2000 m. di quota. Situazione europea e nazionale Specie SPEC 3, con uno status, in Italia, di “vulnerabile” e con una popolazione stimata in 500 – 1000 coppie. I fattori di minaccia per la specie sono molteplici: al bracconaggio, all’escursionismo invasivo ed alle modiche degli ambienti preferenziali, si aggiungono fattori naturali (popolazioni locali al limite dell’areale di distribuzione, ecc.) nonché quelli, attualmente, non ancora facilmente interpretabili.

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Status nella ZPS Specie piuttosto comune, sedentaria nidificante certa: apparentemente in leggero ma costante declino numerico. Localizzata in relazione con alcune delle aree cacuminali e rupestri dell’area. Fattori di minaccia e criticità. ▪ Escursionismo Strategie per la conservazione ▪ Apporre il divieto assoluto alla pratica delle arrampicate sportive nelle vicinanze dei siti di nidificazione (soprattutto: Monti Cantari ed Ernici): impossibili a meno di 1 km dal sito di nidificazione. ▪ Controllo della fruizione turistica nei pressi di siti di nidificazione; si presuppone un controllo degli accessi ai sentieri, ed una idonea cartellonistica con le opportune indicazioni sulla presenza della specie e sui comportamenti da attuare, anche al fine di attuare una azione di divulgazione delle caratteristiche delle aree protette nei confronti del grande pubblico. ▪ Controllo della popolazione di Cornacchia grigia, finalizzati al controllo dell’impatto predatorio che le specie in questione possono avere su pulli e uova.

DENDROCOPOS MEDIUS (LINNAEUS, 1758)) Nome italiano: Picchio rosso mezzano Codice Natura 2000: A238 Status in Italia CR Quadro normativo di protezione Convenzione di Berna All. 1 Direttiva “Uccelli” 2009/147/CE (Ex 79/409/CEE) s.m.i. All. 1 Legge Nazionale 157/92 Fenologia, distribuzione e habitat riproduttivo Pecie della famiglia dei Picidae Il picchio rosso mezzano è possibile osservarlo in Eurasia, in Italia nidifica sulle montagne meridionali, in boschi di latifoglie. In Calabria e nei boschi della Sila è situato il limite estremo meridionale per la riproduzione di questa specie[3]. Nidifica in primavera inoltrata. Boschi di latifoglie dai 350 ai 1700 m s.l.m., in particolare nidifica in faggete mature e querceti maturi che sono tra i boschi più gestiti. Situazione europea e nazionale La specie in Italia presenta un areale discontinuo, complessivamente minore di 5000 km² (Boitani et al. 2002) ma è comunque presente in più di 10 località. É una specie legata al bosco maturo, per lo più misto, con presenza diffusa di alberi marcescenti, alberi che, almeno nell'areale della specie, sono in

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continua diminuzione. La perdita di habitat risulta quindi essere una minaccia diretta e pressante per la specie. Inoltre, il numero di individui maturi è stimato in 800-1200 (stima incerta, non basata su dati quantitativi, BirdLife International 2004, Brichetti & Fracasso 2007). Non ci sono informazioni relative al trend ma il ridotto numero di individui e la presenza di minacce in atto, fanno rientrare la popolazione italiana nella categoria Vulnerabile (VU) secondo il criterio D1. La specie, inoltre, presenta un basso grado di dispersione e pertanto non è ipotizzabile un incremento della popolazione italiana nel prossimo futuro ad opera di individui provenienti da fuori regione. La valutazione pertanto rimane invariata. Fattori di minaccia e criticità Diminuzione dei boschi maturi con alberi marcescenti (Boitani et al. 2002) e frammentazione dell'habitat (Brichetti & Fracasso 2007). Strategie per la conservazione Attuare una diversa gestione nello sfruttamento del patrimonio boschivo (faggeta) tutelando le parcelle forestali caratterizzate dalla presenza di alberi maturi, cavi e d’alto fusto. È punto fondamentale ed ineludibile della strategia di tutela della specie, nonché di tutte le altre specie forestali, proibire il taglio od anche il semplice prelievo con mezzi meccanici a motore, nel periodo aprile – luglio.

ALECTORIS GRAECA (MEISNER, 1804) Nome italiano: Coturnice Codice Natura 2000: A412 Status in Italia VU Quadro normativo di protezione Convenzione di Berna All. 2 Direttiva “Uccelli” 2009/147/CE (Ex 79/409/CEE) s.m.i. All. 2 Fenologia, distribuzione e habitat riproduttivo Specie a corologia europea. La specie frequenta rilievi rocciosi tendenzialmente aridi, praterie xeriche a strato erbaceo piuttosto basso con affioramenti rocciosi e pietraie, pascoli e, sull’Etna, distese laviche del tutto prive o più o meno ricoperte da vegetazione. Sulle Alpi è presente ad altitudini comprese tra 800-1.000 e 2.300-2.500 m, sull’Appennino tra i 1.600 e i 2.200 m, e in Sicilia tra poche decine di metri ad oltre 2.000 m. Situazione europea e nazionale È una specie SPEC 2, con uno status, in Italia, di “vulnerabile” (VU). La popolazione nazionale ammonterebbe a 10.000 – 20.000 coppie. Non è inserita nella Lista Rossa Nazionale. Per l’Abruzzo, lo status è di “vulnerabile” (specie la cui popolazione è in di munizione in abruzzo e che rischia di entrare

E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 67 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

nella categoria delle specie minacciate dio estinzione) con una popolazione dalla consistenza numerica di 50 – 200 coppie. Fattori di minaccia e criticità e strategie di conservazione La specie ha uno status di conservazione sfavorevole in Europa (SPEC 2: vulnerabile). È inserita nella Lista Rossa italiana come “vulnerabile”. Lo status attuale di conservazione sfavorevole della specie è riconducibile ad alcuni fattori negativi, e segnatamente alle modificazioni ambientali dovute all’abbandono delle attività agricole e di quelle pastorali nelle zone montane, all’eccessiva pressione venatoria e al bracconaggio. Come nel caso degli altri Galliformi di interesse venatorio, per far fronte al declino delle popolazioni si è ricorso al ripopolamento. Fino ad un recente passato per tali immissioni sono stati più spesso utilizzati ibridi sia con la Pernice rossa che con la Coturnice orientale (Alectoris chukar), quando non addirittura ibridi tra queste due ultime specie. Assai numerose sono state pure le immissioni di Coturnice orientale. Fortunatamente non pare che tali ripopolamenti abbiano alterato l’individualità delle tre sottospecie presenti in Italia. Un’efficace azione di conservazione non può prescindere da un lato dalla limitazione della pressione venatoria con prelievi commisurati all’incremento annuo, dall’altro dalla cessazione dei ripopolamenti indiscriminati. Interventi di reintroduzione tecnicamente corretti potrebbero essere effettuati utilizzando soggetti ottenuti in cattività da ceppi selezionati delle distinte sottospecie.

CHARADRIUS MORINELLUS (LINNAEUS, 1758) Nome italiano: Piviere tortolino Codice Natura 2000: A139 Status in Italia VU Quadro normativo di protezione Convenzione di Berna All. 2 Direttiva “Uccelli” 2009/147/CE (Ex 79/409/CEE) s.m.i. All. 1 Fenologia, distribuzione e habitat riproduttivo Areale riproduttivo: eurosibirico - boreoalpino. L’areale riproduttivo segue due fasce latitudinali: una settentrionale che si estende principalmente in zone di tundra artica dalla Scozia attraverso la Scandinavia settentrionale sino all’estremità orientale della Siberia, ed una meridionale in zone artico- alpine, costituita da nuclei a presenza irregolare su Pirenei, Alpi, Appennini, Carpazi, Caucaso e regolare nell’area che va dal Kazakhstan e dalla Cina nord-occidentale alla Mongolia. Tutte le popolazioni sono migratici e svernano in Africa settentrionale e Medio Oriente. Nidifica in praterie sommitali rocciose con vegetazione bassa e discontinua, dominata da Carex levis e Sesleria tenuifolia sulla Maiella e da Carex curvula sulle Alpi, tra i 2.000-2.500 m di altitudine. Specie migratrice nidificante estiva. Areale localizzato nell'Appennino centrale. E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 68 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

Situazione europea e nazionale Popolazione italiana stimata in 1-5 coppie ed è considerata stabile o in recente diminuzione (BirdLife International 2004, Brichetti & Fracasso 2004). Fattori di minaccia e criticità Trasformazione dell'habitat di nidificazione e alimentazione.

CHARADRIUS MORINELLUS (LINNAEUS, 1758) Nome italiano: Piviere tortolino Codice Natura 2000: A139 Status in Italia VU Quadro normativo di protezione Convenzione di Berna All. 2 Direttiva “Uccelli” 2009/147/CE (Ex 79/409/CEE) s.m.i. All. 1 Fenologia, distribuzione e habitat riproduttivo Areale riproduttivo: eurosibirico - boreoalpino. L’areale riproduttivo segue due fasce latitudinali: una settentrionale che si estende principalmente in zone di tundra artica dalla Scozia attraverso la Scandinavia settentrionale sino all’estremità orientale della Siberia, ed una meridionale in zone artico- alpine, costituita da nuclei a presenza irregolare su Pirenei, Alpi, Appennini, Carpazi, Caucaso e regolare nell’area che va dal Kazakhstan e dalla Cina nord-occidentale alla Mongolia. Tutte le popolazioni sono migratici e svernano in Africa settentrionale e Medio Oriente. Nidifica in praterie sommitali rocciose con vegetazione bassa e discontinua, dominata da Carex levis e Sesleria tenuifolia sulla Maiella e da Carex curvula sulle Alpi, tra i 2.000-2.500 m di altitudine. Specie migratrice nidificante estiva. Areale localizzato nell'Appennino centrale. Situazione europea e nazionale Popolazione italiana stimata in 1-5 coppie ed è considerata stabile o in recente diminuzione (BirdLife International 2004, Brichetti & Fracasso 2004). Fattori di minaccia e criticità Trasformazione dell'habitat di nidificazione e alimentazione.

E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 69 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

12.4 Anfibi e rettili Specie incluse in allegato II Direttiva 92/42 CEE

TRITURUS CARNIFEX (LAURENTI, 1768) Nome italiano: Tritone crestato italiano Classe Anfibi Ordine Caudati Famiglia Salamandridi Codice Fauna d’Italia: 110.358.0.002.0 Codice Natura 2000: 1167 Categoria UICN Status in Italia

Quadro normativo di protezione:

Convenzione di Berna, allegato II Direttiva “Habitat” 92/43 CEE, allegati II e IV* Legge Regionale 18/1988* *(indicato come Triturus cristatus)

Distribuzione Il tritone crestato italiano è stato riconosciuto come specie a sé stante in tempi abbastanza recenti; prima era invece considerato una sottospecie di Triturus cristatus. Triturus carnifex è una entità in prevalenza italiana, essendo presente in gran parte della nostra Penisola, nelle regioni alpine dell’Austria, nella Foresta Viennese, nella Baviera meridionale, nella Svizzera meridionale e nella Penisola Balcanica nord-occidentale. In Abruzzo è abbastanza comune e diffuso in gran parte del territorio (isole escluse), dalla pianura alla zona montana.

Ecologia Come gli altri Triturus, è una specie legata agli ambienti palustri e ai corpi d’acqua di vario tipo: pozze, laghetti, acquitrini, torrenti a lento corso, fontanili, ecc. Si nutre di piccoli invertebrati, talora anche di specie congeneri più piccole e delle sue stesse larve. Larve e adulti sono predati da uccelli e mammiferi acquatici, serpenti del genere Natrix, pesci carnivori, larve di insetti acquatici, ecc..

Cause di minaccia Progressiva distruzione e/o degrado delle aree palustri e dei corpi d’acqua in cui vive e si riproduce, in particolare nelle aree periurbane e in quelle con insediamenti industriali. Introduzione di Pesci carnivori

E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 70 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

nelle pozze e nei laghetti collinari. Uccisione degli esemplari a causa del traffico automobilistico nei periodi pre e post riproduttivi. Misure per la conservazione Evitare la distruzione e alterazione degli ambienti riproduttivi e l’immissione di pesci carnivori negli stessi. Ripristino di opportuni ambienti idonei al ciclo vitale della specie, soprattutto nelle aree periurbane. Bombina pachypus (Linnaeus, 1758) Nome italiano: Ululone dal ventre giallo Classe Anfibi Ordine Anuri Famiglia Bombinatoridi Codice Fauna d’Italia: 110.0.361.002.0 Codice Natura 2000: 1193 Categoria IUCN Status in Italia a più basso rischio Quadro normativo di protezione: Convenzione di Berna, allegato II Direttiva “Habitat” 92/43 CEE allegati II e IV Legge Regionale 18/1988 Note tassonomiche La sistematica del gen. Bombina (Oken, 1816) è tra le più discusse essendo oggetto di continue revisioni dagli anni ‘70 in poi (cfr. ad es. Sokol, 1975; Nascetti et al., 1982; Lanza & Corti, 1993). Neanche la sua attribuzione al rango di famiglia (Discoglossidi o Bombinatoridi) appare ancora del tutto chiarita (cfr. ad es. Ford & Cannatella, 1993; Fromhage et al., 2004; Odierna et al., 2000). In Italia sono presenti due ssp.: B. v. variegata (Linnaeus, 1758) e B. v pachypus (Bonaparte, 1838). Distribuzione In Italia sono presenti due sottospecie. B. v. variegata (Linnaeus, 1758) distribuita nell’Europa centrale e meridionale, in Italia è presente a Nord del Po. Bombina variegata pachypus (Bonaparte, 1838) per la quale è stata proposta l’elevazione al rango specifico (Nascetti et al., 1982; Lanza & Vanni, 1991; Lanza & Corti, 1993), è endemica appenninico, presente dall’Aspromonte fino alla provincia di Genova (Mangini et al., 2002). In Abruzzo è presente in tutte le province, più frequente nelle zone collinari e montane ma con distribuzione discontinua e frammentata (Sarrocco & Bologna, 2000).

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Ecologia Bombina variegata pachypus frequenta prevalentemente corpi d’acqua di piccole e medie dimensioni (pozze residuali in alveo, fontanili-abbeveratoio, altro corso di ruscelli) con acque ferme o solo debolmente correnti, poco profondi, spesso con idroperiodo temporaneo e circondati generalmente da boschi di latifoglie, macchia mediterranea, talvolta pascoli e coltivi. L’accoppiamento avviene in acqua. Adulti e giovani si nutrono di invertebrati, soprattutto Artopodi, che catturano sia fuori che dentro l’acqua. In Abruzzo è in attività da marzo a ottobre con un picco da maggio ad agosto inoltrato. Uova e larve sono predate o da Insetti acquatici allo stadio adulto o larvale, pesci, tritoni e da giovani bisce (Natrix sp.). date le forti secrezioni irritanti gli adulti non sembrano avere predatori. Cause di minaccia Distruzione, alterazione o inquinamento sia dei siti riproduttivi ma anche degli ambienti circostanti. Bombina variegata risulta fortemente in calo su tutto il territorio nazionale, con drastici decrementi a livello locale soprattutto nella ssp. pachypus (Bulgarini et al., 1998). Misure di conservazione Evitare l’alterazione, la distruzione e l’inquinamento degli habitat, sia di quelli acquatici che di quelli terrestri circostanti. Evitare la pulizia e/o svuotamento dei fontanili-abbeveratoio in cui la specie si riproduce nel periodo che va da aprile a tutto settembre. Vietare l’introduzione nei corpi d’acqua di predatori (pesci carnivori). SALAMANDRINA PERSPICILLATA (SAVI, 1821) Nome italiano: Salamandrina dagli occhiali settentrionale Codice Natura 2000: 1175 Situazione europea e nazionale La Salamandrina dagli occhiali è stata considerata a lungo un’unica specie, rappresentante di un genere endemico della penisola italiana. In seguito ad approfondite indagini biomolecolari e biochimiche (Mattoccia et al., 2005;Nascetti et al., 2005), sono state distinte, con rango specifico, le popolazioni dell’Italia centro-settentrionale (S. perspicillata) da quelle dell’Italia meridionale (S. terdigidata Lacépède, 1788), sebbene non siano ancora stati individuati caratteri morfologici diagnostici convincenti. In particolare S. perspicillata è diffusa dalla Liguria fino al Molise e alla porzione settentrionale della Campania, a nord del fiume Volturno. Nella restante porzione della Campania, in Basilicata ed in Calabria è invece presente la sibling species Salamandrina terdigidata (Lacépède, 1788) (Bernini et al., 2006; Bologna et al., 2007). La specie è diffusa dal livello del mare fino a ca. 1500 m di quota, più frequentemente tra 200 m e 700 m s.l.m.; pertanto è considerata specie tipicamente collinare, strettamente legata a cenosi forestali E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 72 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

subtermofile o mesofile. Il suo stato di conservazione è di difficile definizione a causa delle difficoltà di rilevamento al di fuori del periodo riproduttivo. E. una specie molto sensibile al disboscamento e all’alterazione dei corpi idrici utilizzati per l’ovodeposizione. Ecologia Rispetto ad altri Salamandridi, la Salamandrina dagli occhiali ha un aspetto gracile con capo ben distinto dal tronco, arti esili che, a sviluppo definitivo, presentano quattro dita su tutte le zampe. Gli habitat elettivi di questa specie sono principalmente valli ombrose, fresche e umide sebbene viva anche in ambienti aperti e fortemente antropizzati quali parchi o terreni coltivati, purché mantengano acqua superficiale; non mancano segnalazioni occasionali in ambienti cavernicoli, ovvero in ambienti prativi o di macchia con bacini d’acqua quali abbeveratoi o pozze. Caratteristiche tipiche degli ambienti frequentati da questa specie sono la presenza di ruscelli a lento corso, elevata umidità e formazioni di bosco misto mesofilo. Salamandrina perspicillata è una specie decisamente terricola che si reca in acqua solo nel periodo della deposizione. Di abitudini notturne ed elusive, vive nascosta tra i sassi e nelle fessure del suolo, più di rado sotto i tronchi marcescenti (Vanni, 1980), comparendo all’aperto solo nel periodo degli amori o dopo piogge abbondanti. L’accoppiamento avviene in un periodo compreso tra l’autunno e la primavera (Lanza, 1983) mentre l’ovodeposizione ha luogo generalmente da marzo a maggio (Della Rocca et al., 2005). Salamandrina perspicillata presenta sviluppo indiretto. Il periodo di incubazione dell’uovo è correlato alla temperatura dell’acqua (Della Rocca et al., 2005), e ad una temperatura di 14°C è di circa 20 giorni (Vanni, 1980) Quadro normativo di protezione La Salamandrina dagli occhiali è specie protetta dalla Direttiva .Habitat. 92/43/CEE (Appendice II e IV), ed è inclusa anche nell’Allegato II della Convenzione di Berna (1979), che promuove la conservazione della vita selvatica e degli ambienti naturali in Europa. In Italia è inserita nel .Libro Rosso. dei vertebrati, quale specie parzialmente minacciata (.LR = Lower Risk.) (Bulgarini et al., 1998). La specie è inoltre protetta dalla L. R. 18/1988 ed è inclusa nella Lista Rossa degli anfibi e dei rettili dell’Abruzzo., classificata quale specie vulnerabile (.VU = vulnerable.) (Scalera et al., 2000). Tutte queste normative, essendo precedenti alla distinzione delle due specie attribuite al genere Salamandrina (Mattoccia et al., 2005; Nascetti et al., 2005), fanno riferimento soltanto a Salamandrina terdigitata, pur essendo valide anche per Salamandrina perspicillata. Conservazione La principale minaccia è rappresentata dalle alterazioni dei siti riproduttivi e delle aree contermini operate dall’uomo. Tagli forestali, captazioni, inquinamento delle falde, perdita dei siti riproduttivi ed immissione di ittiofauna rappresentano i maggiori pericoli per la specie.

E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 73 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

Fattori di minaccia nella ZPS All’interno della ZPS per la specie sono stati rilevati i seguenti fattori di minaccia: mancata manutenzione dei fontanili, gestione forestale, apertura di nuove strade in ambito forestale, traffico veicolare, attingimenti ad uso potabile e/o irriguo, prelievo di acque superficiali per produzione di energia idroelettrica, discarica abusiva di rifiuti solidi e torrentismo.

ELAPHE QUATUORLINEATA (LACÉPÈDE, 1789) Nome italiano: Cervone Classe Rettili Ordine Squamati Famiglia Colubridi Codice Fauna d’Italia: 110.394.0.002.0 Codice Natura 2000: 1279 Categoria UICN Status in Italia a più basso rischio Quadro normativo di protezione: Convenzione di Berna, allegato II Direttiva “Habitat” 92/43 CEE, allegato II e IV Legge Regionale 18/1988 Distribuzione La specie è diffusa in Italia, in Sicilia, nell’Europa sud-orientale e orientale e nell’Asia sud-occidentale. Nell’Italia peninsulare è presente nella porzione meridionale e centrale, fino all’Arno, che costituisce il limite settentrionale di distribuzione nel nostro Paese. In Abruzzo la specie è distribuita su tutto il territorio regionale.

Ecologia Abita soprattutto la macchia mediterranea, le boscaglie, le garighe, i cespuglieti, i ruderi, i muri a secco, i limiti dei coltivi, ecc. Si nutre perlopiù di uova e nidiacei ma anche i micromammiferi costituiscono una sua importante risorsa alimentare. È predato da carnivori come volpe e tasso, da cinghiali e da alcuni rapaci. Cause di minaccia

Il Cervone appare fortemente sensibile alla riduzione e alla frammentazione delle aree ricoperte da vegetazione arborea: boschi ma anche siepi di confine, che costituiscono l’habitat delle sue prede.

Misure per la conservazione Preservare e ripristinare ambienti naturali con caratteristiche idonee alle esigenze di questa specie.

E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 74 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

VIPERA URSINII (BONAPARTE, 1835) Nome italiano: Vipera di Orsini Classe Rettili Ordine Squamati Famiglia Viperidae Codice Natura 2000: 1298 Categoria UICN Status in Italia a più basso rischio Quadro normativo di protezione: Convenzione di Berna, allegato II Direttiva “Habitat” 92/43 CEE, allegato II e IV Legge Regionale 18/1988 Appendice II della CITES e protetta da leggi regionali e regolamenti delle aree protette. Presente in Parchi Nazionali Distribuzione Distribuita frammentariamente in Europa, in Italia è presente con popolazioni relitte, isolate su Monti Reatini, Monti della Laga, Montagne della Duchessa, Velino, Gran Sasso, Majella e parte del Parco Nazionale d'Abruzzo tra 1350 e 2300 m di quota (V. Ferri e M. Marconi in Sindaco et al. 2006). Presente complessivamente in una ventina di località. Sono note una ventina di popolazioni in Italia, alcune (ad esempio quella di Campo Imperatore sul Gran Sasso) con buone densità di popolazione mentre altre (Terminillo) con contingenti estremamente ridotti (V. Ferri e M. Marconi in Sindaco et al. 2006).

Ecologia Frequenta esclusivamente le praterie sassose e i pascoli di alta montagna (V. Ferri e M. Marconi in Sindaco et al. 2006), preferenzialmente con cespugli prostrati.

Cause di minaccia Gli habitat frequentati dalla specie la rendono meno soggetta di altre a minacce causate dall'uomo. Si verificano tuttavia uccisioni volontarie o involontarie (calpestio del bestiame durante il pascolo) pascolo eccessivo, danneggiamento degli ambienti da parte di Sus scrofa, eccessiva forestazione e chiusura degli ambienti aperti (Bologna & La Posta 2004). Nel passato è stata oggetto di raccolta a fini collezionistici (V. Ferri e M. Marconi in Sindaco et al. 2006).

Misure per la conservazione Preservare e ripristinare ambienti naturali con caratteristiche idonee alle esigenze di questa specie.

E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 75 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

12.5 Invertebrati Specie incluse in allegato II Direttiva 92/42 CEE

MELANARGIA ARGE (SULZER, 1776) Nome italiano: Bianconera italiana Classe Insetti Ordine Lepidotteri Famiglia Satiridi Codice Fauna d’Italia: 089.070.0.001.0 Codice Natura 2000: 1062 Categoria UICN Status in Italia

Quadro normativo di protezione:

Direttiva “Habitat” 92/43 CEE allegati II e IV Distribuzione E’ specie endemica dell’Italia centro-meridionale. La specie e’ relativamente diffusa, ma è presente con popolazioni localizzate in particolari biotopi molti dei quali sono stati distrutti negli ultimi decenni o sono attualmente in pericolo. In Abruzzo la maggior parte delle segnalazioni proviene dai settori centro-meridionali della regione.

Ecologia La farfalla vola in un’unica generazione in maggio e giugno a seconda delle quote. Poche informazioni sono disponibili sulla biologia, ma oggi conosciamo la pianta alimentare rappresentata dalla graminacea Phleum ambiguum. Le uova vengono deposte sugli steli ormai secchi della pianta, al centro o immediatamente all’esterno dei ciuffi della graminacea. E’ specie legata ad ambienti aperti con vegetazione mediterranea prediligendo le formazioni ad Ampelodesmos mauritanicus.

Cause di minaccia Anche se l’Abruzzo è una delle regioni ove Melanargia arge era maggiormente diffusa, le indagini recenti indicano che molte popolazioni sono in deciso declino. In molte altre località, oggetto di rilevamenti reiterati negli ultimi decenni, la specie è ormai chiaramente estinta. Il forte declino di questa specie negli ultimi anni non è facilmente spiegabile. Fra le cause principali di minaccia sono certamente da considerare l’urbanizzazione dei biotopi e gli incendi che ogni anno riducono sempre più le popolazioni di questa specie, distruggendo le piante nutrici e gli stadi preimaginali.

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Misure per la conservazione In linea generale è chiaramente importante l’azione di salvaguardia da operare sugli ambienti di vita, nelle località in cui sopravvivono popolazioni consistenti, tutelando i biotopi dagli incendi, dall’urbanizzazione, dal pascolo e da altre forme d’impatto antropico. Melanargia arge è una delle specie di farfalle per cui si rende necessaria la messa in opera di un adeguato piano di azione, diretto soprattutto alla comprensione delle sue relazioni interspecifiche e della struttura genetica delle popolazioni.

ERIOGASTER CATAX (LINNEUS, 1758) Nome italiano: Bombice del prugnolo Classe Insetti Ordine Lepidotteri Famiglia Lasiocampidae Codice Fauna d’Italia: Codice Natura 2000: Categoria UINC: DD Status in Italia: Quadro normativo di protezione:

Direttiva “Habitat” 92/43 CEE, allegati II Distribuzione La specie è distribuita in Europa, entro la fascia compresa approssimativamente tra il 40° ed il 50° parallelo, dalla Spagna alla foce del Danubio, penisola balcanica compresa. In Italia è rara in tutte le regioni alpine e prealpine. E’ presente soprattutto in Italia centrale. E’ molto più diffusa nelle regioni peninsulari, sui Monti Sibillini, nelle Marche, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo. Al Sud risulta più localizzata (è nota di Basilicata, Puglia e Calabria), è assente in Sicilia e Sardegna. Il livello di conoscenza della specie è modesto, con discontinuità di distribuzione probabilmente imputabile alla scarsità di dati di cattura. La tendenza della popolazione può considerarsi stabile, se non sottoposta alle cause di minaccia sottoelencate.

Biologia ed ecologia La specie vive in zone aperte dalla pianura alla montagna fino a c.a. 1000 m. Predilige prediligere i margini di aree boscate esposte a mezzogiorno. Una sola generazione annua con sfarfallamento degli adulti tra la seconda metà di ottobre e i primi di novembre. La farfalla è attiva nelle prime ore notturne. La femmina depone le uova in spirali alquanto strette sui rami delle piante ospiti, costituite principalmente da prugnolo e secondariamente da biancospino. La covata viene coperta e protetta dalla lanugine addominale rilasciata dalla femmina. In questo stadio avviene poi lo svernamento e nella E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 77 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

primavera successiva si ha la schiusa delle uova. Le larve ai primi stadi sono gregarie e vivono in un nido collettivo costituito da un ammasso sericeo da loro stesse secreto caratterizzato da una colorazione bianco brillante, facilmente visibile anche nell’intrico della vegetazione. Una volta maturi, i bruchi diventano solitari e si spostano per completare lo sviluppo e ricercare un posto adatto per l’impupamento. La crisalide è avvolta in un bozzolo compatto e liscio al tatto, posto di solito sul substrato alla base della pianta nutrice. Cause di minaccia

Le cause individuate in letteratura sono legate a fattori antropici quali, ad esempio, la cura dei bordi forestali con l’eliminazione delle piante di prugno selvatico e l’uso di antiparassitari sugli alberi da frutto. In Europa centrale si pensa che la diminuzione sia legata a modificazioni di tipo climatico.

Misure per la conservazione

Visto che si tratta di una specie di importanza comunitaria è di primaria importanza tutelare le aree in cui essa è insediata, monitorando di continuo le stazioni e programmando gli interventi gestionali che devono essere realizzati. In particolare la pulizia sistematica dei margini forestali da arbusti o alberelli va assolutamente limitata, al fine di salvaguardare sia le stazioni in cui questo taxon è presente sia i potenziali ambienti in cui abbondano le sue piante ospiti.

Reperti e segnalazioni per l’area Per i Monti Lucretili vi sono alcune recentissime segnalazioni (2005) di Pineta di Monteflavio, Casanuvola e località i Trocchi. EUPHYDRYAS AURINIA PROVINCIALIS (ROTTEMBURG, 1775) Nome italiano: Aurinia Classe Insetti Ordine Lepidotteri Famiglia Ninfalidi Codice Fauna d’Italia: 089.056.0.004.0 Livello di Rarità: regionale

Quadro normativo di protezione: Convenzione di Berna, allegato II Direttiva “Habitat” 92/43 CEE, allegato II

Distribuzione e tendenza della popolazione E’ una farfalla molto variabile, con ben 34 sottospecie descritte solamente in Europa. Alcune di queste razze sono considerate, da alcuni autori, specie distinte. La specie è distribuita in un vasto areale che include l’Africa settentrionale (Algeria e Marocco), l’Europa fino al 62° N (manca in Grecia e nelle isole

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del Mediterraneo). Euphydryas aurinia appare drammaticamente in declino in tutta l’Europa, ed è valutata come specie in pericolo o vulnerabile nella maggior parte dei paesi della UE. Dal confronto tra dati recenti e collezioni storiche si stima che nel Regno Unito la specie si è ridotta di circa il 60%, essendo ormai estinta in numerosi distretti. In Italia è presente solo nelle regioni alpine, e con colonie molto localizzate, nell’Appennino Centrale e Meridionale.

Ecologia Il nome anglosassone, Marsh Fritillary, fa riferimento alle abitudini igrofile della specie, che predilige i prati umidi, margini di pantano e radure nei boschi mesofili, ma anche il fondo delle doline carsiche, dove per effetto di fenomenilocali di inversione termica può trovare condizioni favorevoli anche a bassa quota. In Abbruzzo è stata segnalata tra 300 e 1500 m. Le popolazioni di questa specie variano grandemente in numero da anno ad anno e, almeno in parte, le fluttuazioni appaiono dovute all’azione di un imenottero parassita. In letteratura sono riportate un gran numero di piante alimentari, che probabilmente variano tra le popolazioni. Così, ad esempio Succisa pratensis nel Regno Unito, e nel Nord e Centro-Europa; Scabiosa columbaria, S. ochroleuca in Grecia, Lonicera periclymenum, Lonicera implexa, Gentiana lutea in Svizzera, Plantago lanceolata e Digitalis in Slovenia, Centranthus ruber e Plantago. Le uova sono deposte in gruppi sotto le foglie e schiudono in 3 - 4 settimane. Le piccole larve si nutrono all’inizio all’interno di una coppia di foglie unite con la seta. Successivamente le larve costruiscono nidi di seta collettivi, posti alla base delle piante, dove svernano. Le larve mature si alimentano singolarmente e si impupano sugli steli e le foglie delle piante alimentari.

Cause di minaccia La sottrazione di biotopi favorevoli a causa di eccessivo impatto del pascolo, o al contrario all’abbandono con conseguente riforestazione delle radure. La riduzione e/o la eccessiva frammentazione dell’habitat determinano l’aumento della distanza tra I siti idonei e l’impossibilità di migrazione della farfalla tra un sito e l’altro, riducendo le probabilità di sopravvivenza delle varie colonie.

Misure per la conservazione I costumi di questa specie sono tipicamente sedentari, e le farfalle si spostano pochissimo dai siti di origine, costituendo tipicamente delle metapopolazioni, cioè gruppi di colonie in siti ristretti, che sono oggetto di processi di estinzione e ricolonizzazione locali. Le singole colonie isolate non sembrano capaci di persistere in frammenti di habitat. È perciò essenziale per la conservazione di questa specie tener conto di queste caratteristiche e pianificare la salvaguardia di un raggruppamento di siti in stretta prossimità.

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OSMODERMA EREMITA (SCOPOLI, 1763) Nome italiano: Scarabeo eremita odoroso Classe Insetti Ordine Coleoptera Famiglia Scarabeidae Codice Natura 2000 :1084 Livello di Rarità: regionale

Quadro normativo di protezione: Convenzione di Berna, allegato II Direttiva “Habitat” 92/43 CEE, allegato II

Distribuzione e tendenza della popolazione Distribuzione europea. In Italia presente nelle regioni del centro-nord fino all’Abruzzo e Lazio. Ecologia e Habitat Vive all’interno dei tronchi cavi in boschi maturi di latifoglie e nelle alberature e filari di vecchi alberi anche capitozzati. è prevalentemente diffusa in pianura e nella bassa collina ma la si è riscontrata fino a 1000 metri. È specie xilosaprobia; le larve vivono nel legno decomposto attaccato da miceli fungini e nel rosume legnoso e si nutrono del legno morto o morente all’interno di grandi cavità e di grosse carie nei tronchi di alberi vivi. La stessa cavità viene utilizzata da numerose generazioni. Le specie arboree preferite sono latifoglie come querce, tiglio, castagno, faggio, ippocastano, platano, e localmente in regione salici e pioppi. Ha un ciclo biologico di 2-3 anni. Le larve mature costruiscono un bozzolo in settembre-ottobre, utilizzando il contenuto del loro intestino e si impupano nella primavera successiva. Gli adulti sono attivi soprattutto al crepuscolo in giugno-luglio, hanno un ridotto raggio di dispersione e si allontanano così poco dall’albero da cui sono sfarfallati.

Cause di minaccia Le cause del declino nel passato vanno ricercate nella distruzione degli ecosistemi forestali più antichi. In anni più recenti, l’abbattimento dei filari di vecchi salici lungo i fossi e i filari di vite delle aree planiziali per favorire la meccanizzazione dell’agricoltura ha ulteriormente ristretto l’habitat di questa specie. Anche il taglio, la rimozione e la cura dei singoli vecchi alberi cariati presenti in alberature e parchi e è causa del declino. La sottrazione di biotopi favorevoli a causa di eccessivo impatto del pascolo, o al contrario all’abbandono con conseguente riforestazione delle radure. La riduzione e/o la eccessiva frammentazione dell’habitat

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determinano l’aumento della distanza tra I siti idonei e l’impossibilità di migrazione della farfalla tra un sito e l’altro, riducendo le probabilità di sopravvivenza delle varie colonie.

Misure per la conservazione E’ un bioindicatore della qualità e maturità dell’ambiente boschivo, della presenza di vecchi alberi di latifoglie vivi e della ricchezza biologica delle cavità degli alberi. è specie caratteristica, vulnerabile e in forte rarefazione per la scomparsa dei suoi ambienti di vita. Siccome gli alberi cavi sono sempre più rari per preservare le popolazioni residuali di scarabeo eremita è necessario adottare tecniche per conservare anche singoli vecchi alberi cariati presenti in alberature e boschi e i vecchi salici e pioppi capitozzati dei filari di vite, lasciando comunque in piedi i tronchi degli alberi vivi ma malandati e vietando l’uso della dendrochirurgia sui vecchi alberi nei parchi e alberature.

AUSTROPOTAMOBIUS PALLIPES (LEREBOULLET, 1858) Nome italiano: Gambero di fiume Classe Malcostraci Ordine Decapodi Famiglia Astacidi Codice Fauna d’Italia: 031.051.0.001.0 Codice Natura 2000: 1092 Categoria UICN vulnerabile Status in Italia vulnerabile Quadro normativo di protezione: Convenzione di Berna, allegato III Direttiva “Habitat” 92/43 CEE, allegati II e V Legge Regionale 18/1988 Distribuzione La specie è diffusa nell’Europa occidentale: Gran Bretagna, Irlanda, Penisola Iberica, Francia, Italia, Svizzera, Austria, Dalmazia. In Italia è presente in tutta la Penisola ad eccezione della Puglia. Per l’Italia è riportata la sottospecie Austropotamobius pallipes fulcisianus (Ninni, 1886) (=Austropotamobius pallipes italicus Faxon, 1914).

Ecologia Il gambero di fiume è un tipico rappresentante della fauna che popola le acque correnti di fossi, torrenti, piccoli corsi d’acqua montani e collinari, tratti alti dei fiumi maggiori. Più raramente popola anche il tratto medio di alcuni fiumi e laghi naturali e artificiali. La specie tollera bene le basse temperature ma non sopporta quelle superiori a 25 °C. Necessita di acque moderatamente basiche, con una discreta quantità di calcio disciolto e, soprattutto, con una concentrazione di ossigeno elevata. Inoltre, E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 81 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

Austropotamobius pallipes è particolarmente sensibile all’inquinamento chimico tanto da essere considerato un buon indicatore dello stato di salute delle acque. Il gambero di fiume è attivo prevalentemente nelle ore notturne e si nutre sia di animali (larve acquatiche di insetti, crostacei, molluschi, anellidi, anfibi, piccoli pesci) che di vegetali e materiale detritico.

Cause di minaccia La specie è in costante rarefazione su tutto il territorio nazionale. Le principali cause del fenomeno sono da ricercare: nel deterioramento della qualità delle acque dovuto agli apporti inquinanti di origine agricola, industriale ed urbana; distruzione e trasformazione dell’habitat della specie (regimazione dei corsi d’acqua, sbancamento e cementificazione delle rive ecc.); aumento della pressione predatoria per l’immissione o l’esplosione demografica di specie predatrici (per es.trota iridea, ratto); competizione con altre specie di gamberi introdotti (per es. Astacus leptodactylus, Procambarus clarkii,); la riduzione, in alcuni casi consistente, del numero di individui ad opera del bracconaggio.

Misure per la conservazione La conservazione di questa specie è strettamente legata alla conservazione dei piccoli corsi d’acqua di cui andrebbe evitata la regimazione, la cementificazione, l’inquinamento. E’ importante anche impedire l’introduzione di specie alloctone e difendere la specie dal bracconaggio.

12.6 Pesci 12.6.1.1 Specie incluse in allegato II Direttiva 92/42 CEE LEUCISCUS SOUFFIA (RISSO, 1826)

Nome italiano: Vairone

Codice Natura 2000: 5331

Situazione europea e nazionale Il vairone rappresenta un endemismo della nostra penisola con areale esteso dall’Italia settentrionale fino alla Campania ed al Molise; colonizza il tratto medio-alto dei corsi d’acqua (zona dei ciprinidi a deposizione litofila). Ecologia Specie di taglia medio-piccola può normalmente raggiunge la lunghezza di 20 cm. Il corpo è fusiforme e la bocca mediana o infero-mediana è di modeste dimensioni. Il colore della regione dorsale è grigio-bruno, mentre sui fianchi è presente una banda longitudinale nera che si estende dall’opercolo al peduncolo caudale. Le pinne dorsale e caudale mostrano un colore prevalentemente grigio, mentre quelle pettorali, ventrali e l’anale sono di colore giallo-arancio; l’occhio è di colore argenteo. Il vairone, comunque, sembra presentare un’ampia variabilità morfologica. La specie predilige le acque correnti, E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 82 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

limpide e ricche di ossigeno, tipiche del tratto pedemontano dei corsi d’acqua e può essere rinvenuta in laghetti montani. La sua dieta non specializzata è di tipo onnivoro. L’accrescimento è moderato e vaghe sono le informazioni sulla longevità. La maturità sessuale viene raggiunta a 2-3 anni e durante il periodo riproduttivo, che normalmente si protrae da aprile a luglio, i maschi presentano numerosi tubercoli nuziali distribuiti sulla testa e sulla regione pettorale. Quadro normativo di protezione È oggetto di diverse convenzioni internazionali per la tutela della fauna selvatica autoctona. In particolar modo questa specie è inserita nell’appendice 3 della Convenzione di Berna e nell’allegato 2 della Direttiva Habitat. Status nel SIC Il vairone è elencato nei formulari dei seguenti siti Natura 2000: IT7110202 “Gran Sasso” e IT7120022 “Fiume Mavone”.Per quanto riguarda stazioni di interesse all’interno dell’area oggetto di studio, il Vairone è stato individuato nel tratto mediosuperiore del torrente Mavone nell'ambito delle indagini condotte per la redazione della Carta Ittica della Provincia di Teramo. Fattori di minaccia e criticità Il vairone è un pesce sensibile alla qualità delle acque ed è proprio a causa del degrado dei corsi d’acqua che si registra una riduzione dell’areale di distribuzione e della consistenza delle popolazioni. Strategie di gestione - misure per la conservazione Si reputa importante migliorare il controllo sul carico organico rilasciato soprattutto sul Fiume Mavoneed evitare attività che comportino la modificazione delle rive del corso d’acqua. Attività di monitoraggio È necessario effettuare un costante monitoraggio sulla popolazione di vairone e sull’ambiente elettivo di questa specie, data la bassa valenza ecologica e la bassa tollerabilità ai minimi cambiamenti delle condizioni idriche.

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13 Metodologia di indagine delle incidenze

13.1 Identificazione degli aspetti vulnerabili dei siti considerati

In questo capitolo viene valutata la presenza e quindi la potenziale vulnerabilità, nell’area di influenza del progetto, di Habitat in All. I della Dir. 92/43/CEE e di specie in All. I della Dir.2009/147/CE (Ex 79/409/CEE) e in All. II e IV della Dir. 92/43/CEE segnalati per la ZPS IT 7110128 Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga e il ZSC IT6020020–Lago Secco e Agro Nero

COD. PRESENZA NELL’AREA POTENZIALE HABITAT Natura 2000 DI INFLUENZA VULNERABILITÀ

NESSUNO - -

Tabella 11. Habitat in All I della Dir. 92/43/CEE riportati nel formulario del ZSC IT6020020 e loro potenziale vulnerabilità

COD. PRESENZA POTENZIALE Natura NOME COMUNE NOME SCIENTIFICO NELL’AREA DI INFLUENZA VULNERABILITÀ 2000

1354 Orso bruno Ursus arctos NO NO 1352 Lupo Canis lupus NO NO Camoscio 1374 Rupicapra pyrenaica ornata NO NO appeninico 1308 Barbastello Barbastella barbastellus Possibile presenza SI,indiretta Ferro di Cavallo 1304 Rhinolopholus ferrumequinum NO maggiore Tabella 12. Mammiferi presenti nell’All II della Dir. 92/43/CEE segnalati nei formulari dei siti in esame a potenziale vulnerabilità

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COD. NOME NOME PRESENZA POTENZIALE Natura COMUNE SCIENTIFICO NELL’AREA DI INFLUENZA VULNERABILITÀ 2000

Aquila A091 Aquila reale NO NO chrysaetos Falco A103 Falco peregrinus NO NO pellegrino A215 Gufo reale Bubo bubo NO NO Picchio Dendrocopos A238 rosso NO NO medius mezzano A246 Tottavilla Lullula arborea NO NO Anthus A255 Calandro NO NO campestris Balia dal Ficedula A321 NO NO collare albicollis Averla A338 Lanius collurio NO NO piccola Gracchio Pyrrhocorax A346 NO NO corallino pyrrhocorax Piviere Charadrius A129 NO NO tortolino morinellus Martin A229 Alcedo atthis NO NO pescatore Caprimulgus A224 Succiacapre NO NO europaeus A267 Sordone Prunella collaris NO NO Alectoris A412 Coturnice NO NO graeca Tabella 13 Specie di Avifauna incluse in All I della Dir. 2009/147/CE (Ex 79/409/CEE) e s.m.i., riportati nel formulario del ZSC IT6020020 e potenziale vulnerabilità

COD. PRESENZA POTENZIALE Natura NOME COMUNE NOME SCIENTIFICO NELL’AREA DI INFLUENZA VULNERABILITÀ 2000

Tritone crestato Possibile presenza aree 1167 Triturus carnifex Si Indiretta italiano umide torrenti e fossi Ululone dal ventre Possibile presenza aree 5357 Bombina pachypus Si Indiretta giallo umide torrenti e fossi Salamandrina di Possibile presenza aree 5367 Salamandrina perspicillata Si Indiretta Savi umide torrenti e fossi 1279 Cervone Elaphe quatuorlineata NO NO 1298 Vipera di Orsini Vipera ursinii NO NO Tabella 14. Anfibi e rettili presenti nell’All I della Dir. 2009/147/CE (Ex 79/409/CEE) segnalati nei formulari dei siti in esame e potenziale vulnerabilità

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COD. PRESENZA POTENZIALE Natura NOME COMUNE NOME SCIENTIFICO NELL’AREA DI INFLUENZA VULNERABILITÀ 2000

1074 Bombice del prugnolo Eriogaster catax NO NO Scarabeo eremita 1084 Osmoderma eremita NO NO odoroso 1065 Aurinia Euphydryas aurina NO NO Austropotamobius 1092 Gambero di fiume NO NO pallipes Tabella 15. Invertebrati presenti nell’All I della Dir. 2009/147/CE (Ex 79/409/CEE) segnalati nei formulari dei siti in esame e potenziale vulnerabilità

COD. PRESENZA POTENZIALE Natura Famiglia NOME SCIENTIFICO NELL’AREA DI INFLUENZA VULNERABILITÀ 2000

Presente nel segmento fluviale 1131 Vairone Leuciscus souffia Si Indiretta del Fiume Mavone Tabella 16. Ittiofauna presente nell’All I della Dir. 2009/147/CE (Ex 79/409/CEE) segnalati nei formulari del SIC IT6030010 e potenziale vulnerabilità.

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13.2 Identificazione degli effetti che si producono sugli Habitat e specie

Data la natura del progetto, si riporta di seguito la matrice delle azioni-fonti di pressione-impatti in relazione al sito Natura 2000 e dei vettori-bersaglio riferiti agli obiettivi di conservazione dello stesso, per la fase di espletamento ed esercizio del progetto di miglioramento boschivo.

POTENZIALE EFFETTO AREA DI POTENZIALE AZIONE DI PROGETTO FONTE DI PRESSIONE FATTORE DI PRESSIONE INFLUENZA BERSAGLIO • emissioni in atmosfera di gas di scarico dei mezzi di trasporto a disturbo componente motore (Camion etc.) utilizzati per Tratto vegetale e animale; Habitat, Uccelli e movimentare il materiale per autostradale dal FASE 1: ALLESTIMENTO Mammiferi allestimento del cantiere; km 111 al 133 CANTIERI MOBILI presenti nell’area • emissioni acustiche provenienti disturbo alla fauna della A24 Roma di influenza dall’uso dei mezzi di trasporto a cautelativamente nelle L’Aquila motore e dall’allestimento nel aree dove il livello cantiere stesso. acustico risulta > 60 dB; • emissioni in atmosfera dei gas di disturbo alla fauna scarico mezzi a motore selvatica; endotermico Tratto Habitat, Uccelli e FASE 2: LAVAGGIO disturbo alla fauna autostradale dal Mammiferi SEGNALETICA • emissioni acustiche delle cautelativamente nelle km 111 al 133 presenti nell’area attrezzature di lavaggio; aree dove il livello della A24 Roma ORIZZONTALE di influenza acustico risulta > dB 60 L’Aquila disturbo componente • emissioni di acqua di lavorazione vegetale e animale; • emissioni in atmosfera dei gas di disturbo alla fauna scarico mezzi a motore selvatica; FASE 3 RIPASSO endotermico Tratto Habitat, Uccelli e SEGNALETICA disturbo alla fauna autostradale dal • emissioni acustiche di Mammiferi ORIZZONTALE cautelativamente nelle km 111 al 133 attrezzature meccaniche e Mezzi presenti nell’area aree dove il livello della A24 Roma ALL’INTERNO DEL a motore endotermico; di influenza TRAFORO acustico risulta > dB 60 L’Aquila disturbo componente • utilizzo prodotti chimici vegetale e animale; emissioni in atmosfera dei gas di disturbo alla fauna scarico mezzi a motore selvatica; endotermico Tratto Uccelli e FASE 4: disturbo alla fauna autostradale dal • emissioni acustiche di Mammiferi TINTEGGIATURA PARETI cautelativamente nelle km 111 al 133 attrezzature meccaniche e Mezzi presenti nell’area aree dove il livello della A24 Roma TRAFORO GRAN SASSO a motore endotermico; di influenza acustico risulta > dB 60 L’Aquila disturbo componente • utilizzo prodotti chimici vegetale e animale; • emissioni in atmosfera dei gas di disturbo alla fauna scarico mezzi a motore Tratto selvatica; Habitat, Uccelli e endotermico autostradale dal Mammiferi disturbo alla fauna km 111 al 133 FASE 5: RIPASSO • emissioni acustiche di presenti nell’area cautelativamente nelle della A24 Roma SEGNALETICA attrezzature meccaniche e Mezzi di influenza aree dove il livello L’Aquila ORIZZONTALE a motore endotermico; acustico risulta > dB 60 ALL’ESTERNO DEL Tratto Habitat, Uccelli e TRAFORO autostradale dal disturbo componente Mammiferi • utilizzo prodotti chimici km 111 al 133 vegetale e animale; presenti nell’area della A24 Roma di influenza L’Aquila Tabella 17. Tabella di identificazione degli effetti in fase di cantiere, dei bersagli (habitat e specie vulnerabili)

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13.3 Previsione e valutazione della significatività dei fattori di incidenza Metodologia adottata Per la stima della significatività degli effetti sulla conservazione dei siti della Rete Natura 2000, è stata utilizzata la metodologia di valutazione di seguito descritta. Il metodo adottato prevede di valutare l’entità delle incidenze nei confronti degli elementi bersaglio (Habitat e specie di interesse comunitario/prioritario) sulla base dell’individuazione dei tipi di incidenza possibili. Sulla base delle incidenze possibili, individuate precedentemente, la stima della entità delle incidenze sui bersagli viene effettuata attraverso l’applicazione di specifici indicatori:

• Perdita di superficie di Habitat/habitat di specie;

• Frammentazione di Habitat/habitat di specie;

• Riduzione di densità (perdita di individui o esemplari) di specie;

• Perturbazione (disturbo temporaneo) di specie;

• Alterazione della qualità dell’aria;

• Contaminazione qualità delle acque;

Per ogni tipo di incidenza sono stati individuati degli indicatori di pressione (ad esempio, per la perdita dell’Habitat, la percentuale di perdita) a cui sono stati assegnati dei valori numerici (indici di pressione) compresi tra 0 (nessuna pressione) e -4 (pressione elevata), ai quali sono associati i livelli di incidenza. Il livello di incidenza può assumere diversi valori: nulla/non significativa (trascurabile); bassa; media; alta. In relazione alla parametrizzazione dei singoli indicatori, si precisa che, l’associazione tra livello di incidenza e valore assunto dell’indicatore, è stata assunta in relazione a specifiche conoscenze di tipo naturalistico-ecologico sui parametri considerati nel contesto ambientale di indagine ed alla esperienza maturata nell’ambito di studi di questo genere. La parametrizzazione è stata resa esplicita per garantire la ripetibilità del metodo individuato per la valutazione della significatività degli effetti. L’applicazione degli indici di pressione fornisce un valore (giudizio) che definisce in sintesi il grado di incidenza nei confronti degli habitat, habitat di specie e specie derivante dagli effetti che agiscono in maniera sinergica (ad es. fonoinquinamento + perdita di habitat + inquinamento delle acque).

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1) Perdita di superficie di Habitat/habitat di specie INDICI DI DESCRIZIONE LIVELLO DI PRESSIONE INCIDENZA nessuna perdita di Habitat all’interno del sito 0 nessuna perdita di habitat di specie all’interno o all’esterno del Nulla sito perdita di Habitat all’interno del sito = 0% perdita di habitat di specie all’interno o all’esterno del sito Non -1 trascurabile (ampia disponibilità degli ambienti sottratti significativa nell’immediato intorno) perdita di Habitat all’interno del sito dello 0-5% perdita di habitat di specie all’interno o all’esterno del sito di -2 Bassa bassa entità (media disponibilità degli ambienti sottratti nell’immediato intorno) perdita di Habitat all’interno del sito del 6%-20% perdita di habitat di specie all’interno o all’esterno del sito di -3 Media media entità (ridotta disponibilità degli ambienti sottratti nell’immediato intorno) perdita di Habitat all’interno del sito >20% perdita di habitat di specie all’interno o all’esterno del sito di -4 Alta elevata entità (mancanza di disponibilità degli ambienti sottratti nell’immediato intorno) 2) Frammentazione di habitat/habitat di specie INDICI DI DESCRIZIONE LIVELLO DI PRESSIONE INCIDENZA 0 non c’è frammentazione di Habitat o habitat di specie Nulla la frammentazione non comporta un significativo isolamento Non -1 dell’Habitat/habitat di specie significativa la frammentazione comporta un basso isolamento -2 Bassa dell’Habitat/habitat di specie la frammentazione comporta un modesto isolamento -3 Media dell’Habitat/habitat di specie la frammentazione comporta un isolamento totale -4 Alta dell’Habitat/habitat di specie

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3) Riduzione di densità di specie (perdita diretta di esemplari di specie) INDICI DI DESCRIZIONE LIVELLO DI PRESSIONE INCIDENZA 0 nessuna riduzione di densità di specie Nulla trascurabile riduzione di densità di specie all’esterno o all’interno Non -1 del sito della rete Natura 2000 significativa ridotta riduzione di densità di specie all’esterno o all’interno del -2 Bassa sito della rete Natura 2000 modesta riduzione di densità di specie all’esterno o all’interno del -3 Media sito della rete Natura 2000 grave riduzione di densità di specie all’esterno o all’interno del -4 Alta sito della rete Natura 2000

4) Perturbazione (disturbo temporaneo) di specie della flora e della fauna INDICI DI DESCRIZIONE LIVELLO DI PRESSIONE INCIDENZA 0 non c’è perturbazione Nulla possibile spostamento, allontanamento, perturbazione o Non -1 danneggiamento significativa di specie all’esterno o all’interno del sito della Rete Natura 2000 ridotto possibile spostamento, allontanamento, perturbazione o -2 danneggiamento di specie all’esterno o all’interno del sito della Bassa Rete Natura 2000 modesto spostamento, allontanamento, perturbazione o -3 danneggiamento di specie all’esterno o all’interno del sito della Media Rete Natura 2000 grave spostamento, allontanamento, perturbazione o -4 danneggiamento di specie all’esterno o all’interno del sito della Alta Rete Natura 2000

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5) Alterazione della qualità dell’aria INDICI DI DESCRIZIONE LIVELLO DI PRESSIONE INCIDENZA 0 nessuna alterazione rispetto alla situazione attuale Nulla possibile alterazione della qualità dell’aria che non comporta Non -1 effetti significativa significativi su habitat e specie possibile peggioramento della qualità dell’aria scala locale che -2 Bassa comporta effetti modesti su habitat e specie possibile peggioramento della qualità dell’aria su scala locale che -3 Media comporta effetti rilevanti su habitat e specie possibile peggioramento della qualità dell’aria su scala vasta che -4 Alta comporta effetti rilevanti su habitat e specie Nella valutazione del valore assunto da ogni indicatore in considerazione dei singoli effetti degli interventi, viene considerato il tempo di resilienza dell’effetto, ovvero il tempo necessario perché l’incidenza si auto ripari o scompaia, dando un giudizio tanto peggiore quanto maggiore è il tempo di resilienza previsto.

La significatività o meno delle incidenze degli effetti dell’intervento su specie, habitat ed habitat dei siti della rete natura 2000 sarà quindi determinata dall’insieme di tali giudizi. Il livello di incidenza viene associato, per facilità di lettura a differenti colori, come da tabella sottostante: Livelli di incidenza derivabili dall’applicazione degli indicatori con relativa scala cromatica di rappresentazione (vedi tabella seguente).

Livello di incidenza

Nulla/Non significativa

Bassa

Media

Alta

L’incidenza viene poi scomposta in: incidenza diretta che corrisponde: per gli Habitat di interesse comunitario l’indicatore 1 (perdita di superficie di Habitat); per le specie l’indicatore 3 (perdita di specie o riduzione di densità); incidenza indiretta che corrisponde: E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 91 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

per gli Habitat l’indicatore 2, 3, 4 e 5, (frammentazione, riduzione densità o perdita individui perturbazione di specie, alterazione qualità dell’aria); per le specie l’indicatore 1, 2, 4 e 5(perdita di superficie di habitat di specie, frammentazione, perturbazione di specie alterazione qualità dell’aria); In via precauzionale l’incidenza complessiva diretta e indiretta (che verrà poi riportata nel quadro di sintesi), viene stimata assumendo l’incidenza più alta risultante dall’applicazione degli indicatori.

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Tabella 18 Stima dell’incidenza sugli Habitat bersaglio in All. I Dir. 92/43/CEE rispetto al Area oggetto di valutazione

Perdita di Perdita diretta di Alterazione Significatività COD. Frammentazione Significatività superficie di esemplari di specie Perturbazione della qualità negativa delle Natura HABITAT AZIONI di habitat/habitat negativa delle habitat/habit (riduzione di di specie dell’aria e incidenza 2000 di specie incidenza dirette at di specie densita’ di specie) delle acque indirette

Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla fase 1: allestimento cantieri mobili 0 0 0 0 0 0 0 Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla fase 2: lavaggio segnaletica orizzontale 0 0 0 0 0 0 0 fase 3 ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla all’interno del traforo 0 0 0 0 0 0 0 Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla fase 4: tinteggiatura pareti traforo gran sasso 0 0 0 0 0 0 0 fase 5: ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla all’esterno del traforo 0 0 0 0 0 0 0

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Tabella 19.Stima delle incidenze sulle specie bersaglio di Vegetali presenti nell’All II e V della Dir. 92/43/CEE e altri di rilievo nel sito Natura 2000 considerato

Perdita di Perdita diretta di Alterazione Significatività COD. Frammentazione Significatività NOME NOME superficie di esemplari di Perturbazione della qualità negativa delle Natura AZIONI di habitat/habitat negativa delle COMUNE SCIENTIFICO habitat/habit specie(riduzione di di specie dell’aria e delle incidenze 2000 di specie incidenza dirette at di specie densita’ di specie) acque indirette Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa fase 1: allestimento cantieri mobili 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa orizzontale 0 0 0 0 -1 0 -1 Androsace di Androsace 1630 fase 3 ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa Matilde mathildae all’interno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa gran sasso 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 5: ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa all’esterno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa fase 1: allestimento cantieri mobili 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa orizzontale 0 0 0 0 -1 0 -1 Adonide 1479 Adonis distorta fase 3 ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa curvata all’interno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa gran sasso 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 5: ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa all’esterno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa fase 1: allestimento cantieri mobili 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa orizzontale 0 0 0 0 -1 0 -1 Astragalo Astragalus fase 3 ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa 1558 dell’Aquila aquilanus all’interno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa gran sasso 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 5: ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa all’esterno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 *Allegato II Direttiva 92/43/CEE **Allegato V Direttiva 92/43/CEE

E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 94 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

Tabella 20. Stima delle incidenze sulle specie bersaglio di Mammiferi presenti nell’All II della Dir. 92/43/CEE e altri di rilievo nei siti Natura 2000 considerati

Perdita di Perdita diretta di Alterazione COD. Frammentazione Significatività Significatività NOME NOME superficie di esemplari di Perturbazione della qualità Natura AZIONI di habitat/habitat negativa delle negativa delle COMUNE SCIENTIFICO habitat/habitat specie(riduzione di di specie dell’aria e 2000 di specie incidenza dirette incidenza indirette di specie densita’ di specie) delle acque Non Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa fase 1: allestimento cantieri mobili Significativa 0 0 0 0 0 -1 -1 Non fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Significativa 0 0 0 0 0 -1 orizzontale -1 Non fase 3 ripasso segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa 1354 Orso bruno Ursus arctos Significativa 0 0 0 0 0 -1 orizzontale all’interno del traforo -1 Non fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Significativa 0 0 0 0 0 -1 gran sasso -1 Non fase 5: ripasso segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Significativa 0 0 0 0 0 -1 orizzontale all’esterno del traforo -1 Non Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa fase 1: allestimento cantieri mobili Significativa 0 0 0 0 0 -1 -1 Non fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Significativa 0 0 0 0 0 -1 orizzontale -1 Non fase 3 ripasso segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa 1352 Lupo Canis lupus Significativa 0 0 0 0 0 -1 orizzontale all’interno del traforo -1 Non fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Significativa 0 0 0 0 0 -1 gran sasso -1 Non fase 5: ripasso segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Significativa 0 0 0 0 0 -1 orizzontale all’esterno del traforo -1

E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 95 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

Non Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa fase 1: allestimento cantieri mobili Significativa 0 0 0 0 0 -1 -1 Non fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Significativa 0 0 0 0 0 -1 orizzontale -1 Non Camoscio Rupicapra fase 3 ripasso segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa 1374 Significativa 0 0 0 0 0 -1 appenninico ornata orizzontale all’interno del traforo -1 Non fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Significativa 0 0 0 0 0 -1 gran sasso -1 Non fase 5: ripasso segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Significativa 0 0 0 0 0 -1 orizzontale all’esterno del traforo -1 Non Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa fase 1: allestimento cantieri mobili Significativa 0 0 0 0 0 -1 -1 Non fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Significativa 0 0 0 0 0 -1 orizzontale -1 Non Barbastella fase 3 ripasso segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa 1308 Barbastello Significativa 0 0 0 0 0 -1 barbastellus orizzontale all’interno del traforo -1 Non fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Significativa 0 0 0 0 0 -1 gran sasso -1 Non fase 5: ripasso segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Significativa 0 0 0 0 0 -1 orizzontale all’esterno del traforo -1 Non Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa fase 1: allestimento cantieri mobili Significativa 0 0 0 0 0 -1 -1 Non fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Significativa 0 0 0 0 0 -1 orizzontale -1 Ferro di Rhinolopholus Non fase 3 ripasso segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa 1304 Cavallo ferrumequinu Significativa orizzontale all’interno del traforo 0 0 0 0 0 -1 Maggiore m -1 Non fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Significativa 0 0 0 0 0 -1 gran sasso -1 Non fase 5: ripasso segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Significativa 0 0 0 0 0 -1 orizzontale all’esterno del traforo -1

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Tabella 21 Stima dell’incidenza sulle specie bersaglio di Uccelli in All. I Dir.2009/147/CE (Ex 79/409/CEE) e specie non presenti nel medesimo allegato ma comunque di rilievo.

Perdita diretta di Perdita di Alterazione Significatività COD. Frammentazione esemplari di Significatività NOME NOME superficie di Perturbazione della qualità negativa delle Natura AZIONI di habitat/habitat specie(riduzione negativa delle COMUNE SCIENTIFICO habitat/habitat di specie dell’aria e incidenza 2000 di specie di densita’ di incidenza dirette di specie delle acque indirette specie) Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa fase 1: allestimento cantieri mobili 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa orizzontale 0 0 0 0 -1 0 -1 Aquila fase 3 ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa A091 Aquila reale chrysaetos all’interno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa gran sasso 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 5: ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa all’esterno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa fase 1: allestimento cantieri mobili 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa orizzontale 0 0 0 0 -1 0 -1 Falco Falco fase 3 ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa A103 pellegrino peregrinus all’interno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa gran sasso 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 5: ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa all’esterno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa fase 1: allestimento cantieri mobili 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa orizzontale 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 3 ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa A215 Gufo reale Bubo bubo all’interno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa gran sasso 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 5: ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa all’esterno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1

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Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa fase 1: allestimento cantieri mobili 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa orizzontale 0 0 0 0 -1 0 -1 Picchio rosso Dendrocopos fase 3 ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa A238 mezzano medius all’interno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa gran sasso 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 5: ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa all’esterno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa fase 1: allestimento cantieri mobili 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa orizzontale 0 0 0 0 -1 0 -1 Lullula fase 3 ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa A246 Tottavilla arborea all’interno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa gran sasso 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 5: ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa all’esterno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa fase 1: allestimento cantieri mobili 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa orizzontale 0 0 0 0 -1 0 -1 Anthus fase 3 ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa A255 Calandro campestris all’interno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa gran sasso 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 5: ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa all’esterno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1

E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 98 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa fase 1: allestimento cantieri mobili 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa orizzontale 0 0 0 0 -1 0 -1 Ficedula fase 3 ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa A321 Balia dal collare albicollis all’interno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa gran sasso 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 5: ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa all’esterno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa fase 1: allestimento cantieri mobili 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa orizzontale 0 0 0 0 -1 0 -1 Lanius fase 3 ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa A338 Averla piccola collurio all’interno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa gran sasso 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 5: ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa all’esterno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa fase 1: allestimento cantieri mobili 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa orizzontale 0 0 0 0 -1 0 -1 Gracchio Pyrrhocorax fase 3 ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa A346 corallino pyrrhocorax all’interno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa gran sasso 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 5: ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa all’esterno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1

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Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa fase 1: allestimento cantieri mobili 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa orizzontale 0 0 0 0 -1 0 -1 Alectoris fase 3 ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa A412 Coturnice graeca all’interno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa gran sasso 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 5: ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa all’esterno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa fase 1: allestimento cantieri mobili 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa orizzontale 0 0 0 0 -1 0 -1 Piviere Charadrius fase 3 ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa A129 tortolino morinellus all’interno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa gran sasso 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 5: ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa all’esterno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa fase 1: allestimento cantieri mobili 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa orizzontale 0 0 0 0 -1 0 -1 Martin fase 3 ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa A229 Alcedo atthis pescatore all’interno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa gran sasso 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 5: ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa all’esterno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1

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Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa fase 1: allestimento cantieri mobili 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa orizzontale 0 0 0 0 -1 0 -1 Caprimulgus fase 3 ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa A224 Succiacapre europaeus all’interno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa gran sasso 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 5: ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa all’esterno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa fase 1: allestimento cantieri mobili 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa orizzontale 0 0 0 0 -1 0 -1 Prunella fase 3 ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa A267 Sordone collaris all’interno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa gran sasso 0 0 0 0 -1 0 -1 fase 5: ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa all’esterno del traforo 0 0 0 0 -1 0 -1

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Tabella 22 Stima dell’incidenza sulle specie bersaglio di invertebrati in All. II Dir.93/42/CEE Perdita diretta di Perdita di Alterazione COD. Frammentazione esemplari di Significatività Significatività NOME superficie di Perturbazione della qualità Natura NOME COMUNE AZIONI di habitat/habitat specie(riduzione negativa delle negativa delle SCIENTIFICO habitat/habitat di specie dell’aria e 2000 di specie di densita’ di incidenza dirette incidenza indirette di specie delle acque specie) Nulla Nulla Nulla Non Significativa Bassa Nulla Bassa fase 1: allestimento cantieri mobili 0 0 0 -1 -2 0 -2 fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Non Significativa Bassa Nulla Bassa orizzontale 0 0 0 -1 -2 0 -2 Tritone crestato Triturus fase 3 ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Non Significativa Bassa Nulla Bassa 1167 italiano carnifex all’interno del traforo 0 0 0 -1 -2 0 -2 fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Non Significativa Bassa Nulla Bassa gran sasso 0 0 0 -1 -2 0 -2 fase 5: ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Non Significativa Bassa Nulla Bassa all’esterno del traforo 0 0 0 -1 -2 0 -2 Nulla Nulla Nulla Non Significativa Bassa Nulla Bassa fase 1: allestimento cantieri mobili 0 0 0 -1 -2 0 -2 fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Non Significativa Bassa Nulla Bassa orizzontale 0 0 0 -1 -2 0 -2 Ululone dal Bombina fase 3 ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Non Significativa Bassa Nulla Bassa 5357 ventre giallo variegata all’interno del traforo 0 0 0 -1 -2 0 -2 fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Non Significativa Bassa Nulla Bassa gran sasso 0 0 0 -1 -2 0 -2 fase 5: ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Non Significativa Bassa Nulla Bassa all’esterno del traforo 0 0 0 -1 -2 0 -2 Nulla Nulla Nulla Non Significativa Bassa Nulla Bassa fase 1: allestimento cantieri mobili 0 0 0 -1 -2 0 -2 fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Non Significativa Bassa Nulla Bassa orizzontale 0 0 0 -1 -2 0 -2 Salamandrina Salamandrin fase 3 ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Non Significativa Bassa Nulla Bassa 5367 dagli occhiali a terdigitata all’interno del traforo 0 0 0 -1 -2 0 -2 fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Non Significativa Bassa Nulla Bassa gran sasso 0 0 0 -1 -2 0 -2 fase 5: ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Non Significativa Bassa Nulla Bassa all’esterno del traforo 0 0 0 -1 -2 0 -2

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Non Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa fase 1: allestimento cantieri mobili Significativa 0 0 0 -1 0 -1 -1 Non fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa Significativa 0 0 0 -1 0 -1 orizzontale -1 Elaphe Non fase 3 ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa 1279 Cervone quatuorlinea Significativa all’interno del traforo 0 0 0 -1 0 -1 ta -1 Non fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa Significativa 0 0 0 -1 0 -1 gran sasso -1 Non fase 5: ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa Significativa 0 0 0 -1 0 -1 all’esterno del traforo -1 Non Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa fase 1: allestimento cantieri mobili Significativa 0 0 0 -1 0 -1 -1 Non fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa Significativa 0 0 0 -1 0 -1 orizzontale -1 Non Vipera fase 3 ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa 1298 Vipera di Orsini Significativa 0 0 0 -1 0 -1 ursinii all’interno del traforo -1 Non fase 4: tinteggiatura pareti traforo Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa Significativa 0 0 0 -1 0 -1 gran sasso -1 Non fase 5: ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Non Significativa Nulla Non Significativa Significativa 0 0 0 -1 0 -1 all’esterno del traforo -1

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Tabella 23. Stima dell’incidenza sulle specie bersaglio di invertebrati in All. II Dir.93/42/CEE significatività perdita di perdita diretta di Alterazione significatività cod. frammentazione di negativa nome superficie di esemplari di specie perturbazione della qualità negativa delle natura nome scientifico azioni habitat/habitat di delle comune habitat/habit (riduzione di densità di specie dell’aria e delle incidenze 2000 specie incidenze at di specie di specie) acque indirette dirette fase 1: allestimento cantieri Nulla Nulla Nulla Non Significativa Non Significativa Nulla Non Significativa mobili 0 0 0 -1 -1 0 -1 fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Non Significativa Non Significativa Nulla Non Significativa orizzontale 0 0 0 -1 -1 0 -1 fase 3 ripasso segnaletica Nulla Nulla Nulla Non Significativa Non Significativa Nulla Non Significativa Bombice del orizzontale all’interno del 1074 Eriogaster catax 0 0 0 -1 -1 0 -1 prugnolo traforo fase 4: tinteggiatura pareti Nulla Nulla Nulla Non Significativa Non Significativa Nulla Non Significativa traforo gran sasso 0 0 0 -1 -1 0 -1 fase 5: ripasso segnaletica Nulla Nulla Nulla Non Significativa Non Significativa Nulla Non Significativa orizzontale all’esterno del 0 0 0 -1 -1 0 -1 traforo fase 1: allestimento cantieri Nulla Nulla Nulla Non Significativa Non Significativa Nulla Non Significativa mobili 0 0 0 -1 -1 0 -1 fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Non Significativa Non Significativa Nulla Non Significativa orizzontale 0 0 0 -1 -1 0 -1 fase 3 ripasso segnaletica Scarabeo Nulla Nulla Nulla Non Significativa Non Significativa Nulla Non Significativa Osmoderma orizzontale all’interno del 1084 eremita 0 0 0 -1 -1 0 -1 eremita traforo odoroso fase 4: tinteggiatura pareti Nulla Nulla Nulla Non Significativa Non Significativa Nulla Non Significativa traforo gran sasso 0 0 0 -1 -1 0 -1 fase 5: ripasso segnaletica Nulla Nulla Nulla Non Significativa Non Significativa Nulla Non Significativa orizzontale all’esterno del 0 0 0 -1 -1 0 -1 traforo

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fase 1: allestimento cantieri Nulla Nulla Nulla Non Significativa Non Significativa Nulla Non Significativa mobili 0 0 0 -1 -1 0 -1 fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Non Significativa Non Significativa Nulla Non Significativa orizzontale 0 0 0 -1 -1 0 -1 fase 3 ripasso segnaletica Nulla Nulla Nulla Non Significativa Non Significativa Nulla Non Significativa orizzontale all’interno del 1065 Aurinia Euphydryas aurina 0 0 0 -1 -1 0 -1 traforo fase 4: tinteggiatura pareti Nulla Nulla Nulla Non Significativa Non Significativa Nulla Non Significativa traforo gran sasso 0 0 0 -1 -1 0 -1 fase 5: ripasso segnaletica Nulla Nulla Nulla Non Significativa Non Significativa Nulla Non Significativa orizzontale all’esterno del 0 0 0 -1 -1 0 -1 traforo fase 1: allestimento cantieri Nulla Nulla Nulla Non Significativa Non Significativa Nulla Non Significativa mobili 0 0 0 -1 -1 0 -1 fase 2: lavaggio segnaletica Nulla Nulla Nulla Non Significativa Non Significativa Nulla Non Significativa orizzontale 0 0 0 -1 -1 0 -1 fase 3 ripasso segnaletica Nulla Nulla Nulla Non Significativa Non Significativa Nulla Non Significativa Gambero di Austropotamobius orizzontale all’interno del 1092 0 0 0 -1 -1 0 -1 fiume pallipes traforo fase 4: tinteggiatura pareti Nulla Nulla Nulla Non Significativa Non Significativa Nulla Non Significativa traforo gran sasso 0 0 0 -1 -1 0 -1 fase 5: ripasso segnaletica Nulla Nulla Nulla Non Significativa Non Significativa Nulla Non Significativa orizzontale all’esterno del 0 0 0 -1 -1 0 -1 traforo

Tabella 24. Stima dell’incidenza sulle specie bersaglio di pescii in All. II Dir.93/42/CEE

significatività perdita di perdita diretta di Alterazione significatività cod. frammentazione di negativa nome nome superficie di esemplari di specie perturbazione della qualità negativa delle natura azioni habitat/habitat di delle comune scientifico habitat/habit (riduzione di densità di specie dell’aria e delle incidenze 2000 specie incidenze at di specie di specie) acque indirette dirette Nulla Nulla Nulla Non Significativa Bassa Nulla Bassa fase 1: allestimento cantieri mobili 0 0 0 -1 -2 0 -2 Nulla Nulla Nulla Non Significativa Bassa Nulla Bassa fase 2: lavaggio segnaletica orizzontale 0 0 0 -1 -2 0 -2 Telestes fase 3 ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Non Significativa Bassa Nulla Bassa 5331 Vairone muticellus all’interno del traforo 0 0 0 -1 -2 0 -2 fase 4: tinteggiatura pareti traforo gran Nulla Nulla Nulla Non Significativa Bassa Nulla Bassa sasso 0 0 0 -1 -2 0 -2 fase 5: ripasso segnaletica orizzontale Nulla Nulla Nulla Non Significativa Bassa Nulla Bassa all’esterno del traforo 0 0 0 -1 -2 0 -2 N.B.: in viola le incidenze dirette in azzurro quelle indirette E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 105 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

13.4 Risultati finali di valutazione della significatività dell’incidenza su habitat e specie ritenuti vulnerabili.

Tabella 25 Risultato finale di valutazione della significatività dell’incidenza diretta e indiretta sugli habitat in All. II e IV della Dir.92/43/CEE bersaglio del progetto

COD. SIGNIFICATIVITÀ NEGATIVA DELLE INCIDENZA DIRETTA SIGNIFICATIVITÀ NEGATIVA DELLE INCIDENZA INDIRETTA Natur HABITAT Fase Fase Fase Fase Fase Fase Fase Fase Fase Fase Complessiva Complessiva a 2000 1 2 3 4 5 1 2 3 4 5 Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla

0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Tabella 26 . Risultato finale di valutazione della significatività dell’incidenza diretta e indiretta sulle specie in All.I della Dir. 2009/147/CE (Ex 79/409/CEE) e in All. II e IV della Dir.92/43/CEE bersaglio del progetto

Vegetali COD. SIGNIFICATIVITÀ NEGATIVA DELLE INCIDENZA DIRETTA SIGNIFICATIVITÀ NEGATIVA DELLE INCIDENZA INDIRETTA Natura NOME COMUNE NOME SCIENTIFICO Fase Fase Fase Fase Fase Fase Fase Fase Fase Fase Complessiva Complessiva 2000 1 2 3 4 5 1 2 3 4 5 Androsace di N N N N N Nulla NS NS NS NS NS Non Significativa 1630 Androsace mathildae Matilde 0 0 0 0 0 0 -1 -1 -1 -1 -1 -1

N N N N N Nulla NS NS NS NS NS Non Significativa 1479 Adonide curvata Adonis distorta 0 0 0 0 0 0 -1 -1 -1 -1 -1 -1

N N N N N Nulla NS NS NS NS NS Non Significativa 1558 Astragalo dell’Aquila Astragalus aquilanus 0 0 0 0 0 0 -1 -1 -1 -1 -1 -1 Mammolofauna COD. SIGNIFICATIVITÀ NEGATIVA DELLE INCIDENZA DIRETTA SIGNIFICATIVITÀ NEGATIVA DELLE INCIDENZA INDIRETTA Natura NOME COMUNE NOME SCIENTIFICO Fase Fase Fase Fase Fase Fase Fase Fase Fase Fase Complessiva Complessiva 2000 1 2 3 4 5 1 2 3 4 5 Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla NS NS NS NS NS Non Significativa 1354 Orso bruno Ursus arctos 0 0 0 0 0 0 -1 -1 -1 -1 -1 -1

Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla NS NS NS NS NS Non Significativa 1352 Lupo Canis lupus 0 0 0 0 0 0 -1 -1 -1 -1 -1 -1

Camoscio Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla NS NS NS NS NS Non Significativa 1374 Rupicapra ornata appenninico 0 0 0 0 0 0 -1 -1 -1 -1 -1 -1

Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla NS NS NS NS NS Non Significativa 1308 Barbastello Barbastella barbastellus 0 0 0 0 0 0 -1 -1 -1 -1 -1 -1

Ferro di Cavallo Rhinolopholus Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla NS NS NS NS NS Non Significativa 1304 Maggiore ferrumequinum 0 0 0 0 0 0 -1 -1 -1 -1 -1 -1

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Avifauna COD. SIGNIFICATIVITÀ NEGATIVA DELLE INCIDENZA DIRETTA SIGNIFICATIVITÀ NEGATIVA DELLE INCIDENZA INDIRETTA Natura NOME COMUNE NOME SCIENTIFICO Fase Fase Fase Fase Fase Fase Fase Fase Fase Fase Complessiva Complessiva 2000 1 2 3 4 5 1 2 3 4 5 Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla NS NS NS NS NS Non Significativa A091 Aquila reale Aquila chrysaetos 0 0 0 0 0 0 -1 -1 -1 -1 -1 -1 Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla NS NS NS NS NS Non Significativa A103 Falco pellegrino Falco peregrinus 0 0 0 0 0 0 -1 -1 -1 -1 -1 -1 Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla NS NS NS NS NS Non Significativa A215 Gufo reale Bubo bubo 0 0 0 0 0 0 -1 -1 -1 -1 -1 -1

Picchio rosso Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla NS NS NS NS NS Non Significativa A238 Dendrocopos medius mezzano 0 0 0 0 0 0 -1 -1 -1 -1 -1 -1

Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla NS NS NS NS NS Non Significativa A246 Tottavilla Lullula arborea 0 0 0 0 0 0 -1 -1 -1 -1 -1 -1

Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla NS NS NS NS NS Non Significativa A255 Calandro Anthus campestris 0 0 0 0 0 0 -1 -1 -1 -1 -1 -1

Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla NS NS NS NS NS Non Significativa A321 Balia dal collare Ficedula albicollis 0 0 0 0 0 0 -1 -1 -1 -1 -1 -1 Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla NS NS NS NS NS Non Significativa A338 Averla piccola Lanius collurio 0 0 0 0 0 0 -1 -1 -1 -1 -1 -1

Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla NS NS NS NS NS Non Significativa A346 Gracchio corallino Pyrrhocorax pyrrhocorax 0 0 0 0 0 0 -1 -1 -1 -1 -1 -1

Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla NS NS NS NS NS Non Significativa A412 Coturnice Alectoris graeca 0 0 0 0 0 0 -1 -1 -1 -1 -1 -1

Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla NS NS NS NS NS Non Significativa A129 Piviere tortolino Charadrius morinellus 0 0 0 0 0 0 -1 -1 -1 -1 -1 -1

Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla NS NS NS NS NS Non Significativa A229 Martin pescatore Alcedo atthis 0 0 0 0 0 0 -1 -1 -1 -1 -1 -1

Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla NS NS NS NS NS Non Significativa A224 Succiacapre Caprimulgus europaeus 0 0 0 0 0 0 -1 -1 -1 -1 -1 -1

Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla NS NS NS NS NS Non Significativa A267 Sordone Prunella collaris 0 0 0 0 0 0 -1 -1 -1 -1 -1 -1

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Rettili e anfibi COD. SIGNIFICATIVITÀ NEGATIVA DELLE INCIDENZA DIRETTA SIGNIFICATIVITÀ NEGATIVA DELLE INCIDENZA INDIRETTA Natura NOME COMUNE NOME SCIENTIFICO Fase Fase Fase Fase Fase Fase Fase Fase Fase Fase Complessiva Complessiva 2000 1 2 3 4 5 1 2 3 4 5 Tritone crestato Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla B B B B B Bassa 1167 Triturus carnifex italiano 0 0 0 0 0 0 -2 -2 -2 -2 -2 -2

Ululone dal ventre Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla B B B B B Bassa 5357 Bombina variegata giallo 0 0 0 0 0 0 -2 -2 -2 -2 -2 -2

Salamandrina dagli Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla B B B B B Bassa 5367 Salamandrina terdigitata occhiali 0 0 0 0 0 0 -2 -2 -2 -2 -2 -2 Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla B B B B B Bassa 1279 Cervone Elaphe quatuorlineata 0 0 0 0 0 0 -2 -2 -2 -2 -2 -2 Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla B B B B B Bassa 1298 Vipera di Orsini Vipera ursinii 0 0 0 0 0 0 -2 -2 -2 -2 -2 -2 Invertebrati COD. SIGNIFICATIVITÀ NEGATIVA DELLE INCIDENZA DIRETTA SIGNIFICATIVITÀ NEGATIVA DELLE INCIDENZA INDIRETTA Natura NOME COMUNE NOME SCIENTIFICO Fase Fase Fase Fase Fase Fase Fase Fase Fase Fase Complessiva Complessiva 2000 1 2 3 4 5 1 2 3 4 5 Bombice del Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla NS NS NS NS NS Non Significativa 1074 Eriogaster catax prugnolo 0 0 0 0 0 0 -1 -1 -1 -1 -1 -1 Scarabeo eremita Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla NS NS NS NS NS Non Significativa 1084 Osmoderma eremita odoroso 0 0 0 0 0 0 -1 -1 -1 -1 -1 -1 Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla NS NS NS NS NS Non Significativa 1065 Aurinia Euphydryas aurina 0 0 0 0 0 0 -1 -1 -1 -1 -1 -1 Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla NS NS NS NS NS Non Significativa 1092 Gambero di fiume Austropotamobius pallipes 0 0 0 0 0 0 -1 -1 -1 -1 -1 -1 Pesci Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla B B B B B Bassa 5331 Vairone Telestesmuticellus 0 0 0 0 0 0 -2 -2 -2 -2 -2 -2

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13.5 Valutazione conclusive delle potenziali incidenze sui siti SIC/ZPS

Per la presente valutazione sono stati considerati i seguenti siti SIC/ZPS: · ZPS IT7110128 Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga; · SIC IT7110202 Gran Sasso; · SIC IT7120022 Fiume Mavone. In riferimento all’analisi contenuta nelle tabelle di cui sopra, si riportano di seguito le valutazioni di dettaglio sui possibili effetti negativi significativi derivanti dal progetto, effettuate considerando alcuni indicatori chiave riferiti alla conservazione del sito della Rete Natura 2000 oggetto di valutazione.

Nello specifico verranno valutati, per gli habitat e per le specie di interesse comunitario, i seguenti indicatori: • Perdita di superficie di habitat; • Frammentazione; • Densità; • Perturbazione; • Alterazione della qualità dell’aria. • Alterazione della qualità dell’aria.

Perdita di superficie di habitat

• Habitat Vista la mancata presenza Habitat d’interesse comunitario o prioritario presenti all’interno o nelle vicinanze dell’area oggetto degli interventi di manutenzione ordinaria ricorrente eseguibili nella autostrada A24 Roma – L’Aquila - Teramo NON si evidenziano assolutamente, perdite dirette di superfici di Habitat conseguenti alla realizzazione del progetto. • Specie Considerando che le operazioni manutentive ordinarie sono da svolgere esclusivamente lungo il sedime del tratto autostradale analizzato ( sia all’interno che all’esterno del traforo autostradale del Gran Sasso) si specifica che tale luogo non rappresenta assolutamente un habitat elettivo delle specie analizzate soprattutto poiché ci troviamo in una zona ad alta antropizzazione e soggetta ad elevati fattori di disturbo legati al traffico veicolare e alla presenza costante dell’uomo al suo interno mediante attività manutentive. Pertanto, la perdita di habitat per tali specie è stata valutata essere di entità complessivamente NULLA.

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Frammentazione

• Habitat Vista la mancata presenza Habitat d’interesse comunitario o prioritario presenti all’interno o nelle vicinanze dell’area oggetto dell’intervento proposto NON si evidenziano assolutamente aumenti del livello di frammentazione di Habitat conseguenti allo sviluppo delle attività manutentive oggetto di analisi. • Specie Considerando che le operazioni manutentive ordinarie sono da svolgere esclusivamente lungo il sedime del tratto autostradale analizzato ( sia all’interno che all’esterno del traforo autostradale del Gran Sasso) si specifica che tale luogo non rappresenta assolutamente un habitat elettivo delle specie analizzate soprattutto poiché ci troviamo in una zona ad alta antropizzazione e soggetta ad elevati fattori di disturbo legati al traffico veicolare e alla presenza costante dell’uomo al suo interno mediante attività manutentive. Pertanto, la frammentazione di habitat per tali specie è stata valutata essere di entità NULLA.

Densità di specie

• Habitat Vista la mancata presenza Habitat d’interesse comunitario o prioritario presenti all’interno o nelle vicinanze dell’area oggetto dell’intervento proposto NON si evidenziano assolutamente per gli Habitat di interesse comunitario o prioritario, perdite dirette di specie o riduzione in densità delle stesse conseguenti alla realizzazione del progetto. • Specie Non sussistono fattori che possano determinare una variazione significativa nella densità delle possibili popolazioni di fauna selvatica protetta presenti nella zona indagata, di conseguenza si valuta un livello di incidenza NULLA.

Perturbazione (disturbo acustico)

• Habitat Vista la mancata presenza Habitat d’interesse comunitario o prioritario presenti all’interno o nelle vicinanze dell’area oggetto dell’intervento proposto non sussistono fattori che possano determinare fattori di perturbazione per gli Habitat di interesse comunitario o prioritario.

Specie

E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 110 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

Tale fonte di perturbazione è a carico dei mezzi meccanici a motore endotermico a combustione interna (camion e attrezzature specifiche) utilizzati per le varie operazioni di manutenzione descritte lungo il tratto autostradale descritto posto all’interno delle aree natura 2000 descritte in precedenza. Come riportato in bibliografia il livello di intensità sonora di l motore di un automezzo di trasporto (Camion) in pieno sforzo tra i 70- 80 dB. Il disturbo alla fauna è stato stimato manifestarsi nelle aree dove il livello acustico risulta > 60 dB. Tale livello appare cautelativo in base a quanto emerso dalla consultazione di numerosi studi bibliografici. Per quanto riguarda gli effetti sulla fauna, numerose pubblicazioni e studi specifici sembrano dimostrare che al di sotto dei 50 dB non vi siano effetti palesi sul suo comportamento, e che la soglia dei 70-80 dB sia quella che determina evidenti risposte comportamentali. Rumori di intensità elevata possono causare alterazioni in numerosi organi e sistemi animali (ormoni, circolazione, apparato digerente, sistema immunitario, riproduzione, comportamento, ecc.) (Algers et al,1978). Ciononostante, secondo Busnel (1978), gli uccelli normalmente sono in grado di filtrare i rumori di fondo anche se di intensità elevata, e di riconoscere i suoni per essi rilevanti. In generale mammiferi e uccelli sembrano essere insensibili al rumore, a meno che esso non costituisca un “indicatore di pericolo”, in quanto indice, per esempio, della vicinanza dell’uomo (Dorrance et al., 1975; Busnel, 1978; Bowles, 1995). Sugli edifici delle fabbriche e al loro interno nidificano molte specie di uccelli, anche in presenza di rumori duraturi di 115 dB (Busnel, 1978). Solo in occasione di boati improvvisi gli animali reagiscono e generalmente lo fanno con un riflesso di paura, che al ripetersi dello stimolo non si manifesta più (Stout & Schwab, 1980). Questa insensibilità fa sì che uccelli e mammiferi col tempo si abituino a tollerare qualsiasi stimolo acustico senza reagire (Andersen, 1978; Stout & Schwab, 1980; Reichholf, 1989; Bomford & O’Brien, 1990; Milsom, 1990). In una simulazione condotta sui Beccapesci di Berg, il rumore di aerei appena al di sopra del rumore circostante ha provocato un aumento di vigilanza, al di sopra degli 80 dB l’aumento della “preparazione alla fuga” o addirittura la fuga stessa (Brown & Malthers, 1988, Brown, 1990). Diverse specie in diversi casi hanno mostrato di potersi apparentemente adattare a disturbi acustici regolari di intensità anche superiore. Considerando che l’area di cantiere si trova lungo un tratto del sedime autostradale tra il km 111 e 133 della A24 Roma L’aquila che include il traforo autostradale del Gran Sasso NON si ravvisano assolutamente al suo interno e nelle aree adiacenti ovvero bocche di accesso al traforo siti di svernamento, nidificazione o trofici di specie dell’avifauna, Per tali specie l’entità della perturbazione dovuta al rumore in fase di cantiere per le attività di manutenzione ordinaria oggetto di valutazione è stata stimata essere di significatività NON SIGNIFICATIVA.

E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 111 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

Per quanto riguarda la mammalofauna, ricerche condotte negli Stati Uniti sul disturbo acustico provocato dall’uso delle motoslitte (assimilabile al rumore delle motoseghe e ancor di più a quello del trattore o dell’autocarro), su alcune specie di ungulati selvatici nel periodo invernale, hanno dimostrato che un disturbo temporaneo, peraltro localizzato nello spazio, intervallato da lunghi periodo di non disturbo, provoca un temporaneo allontanamento della fauna che, una volta cessato il disturbo, ritorna nel suo ambiente (Dorrance, M. J., P. J. Savage, and D. E. Huff. 1975); (Bollinger, J. G., O. J. Rongstad, A. Soom, and T. Larson. 1972); (Canfield, J. E., L. J. Lyon, J. M. Hillis, and M. J. Thompson. 1999). Anche in questo caso considerando che l’area di cantiere si trova all’interno di un traforo autostradale NON si ravvisano assolutamente al suo interno e nelle aree adiacenti ovvero bocche di accesso al traforo siti di svernamento, nidificazione o trofici di specie dell’avifauna, Per tali specie l’entità della perturbazione dovuta al rumore in fase di cantiere per le attività di manutenzione ordinaria oggetto di valutazione è stata stimata essere di significatività NON SIGNIFICATIVA

Alterazione della qualità dell’aria

• Habitat Vista la mancata presenza Habitat d’interesse comunitario o prioritario presenti all’interno o nelle vicinanze dell’area oggetto dell’intervento proposto non sussistono fattori che possano determinare fattori di perturbazione per gli Habitat di interesse comunitario o prioritario. • Specie L’esposizione ad inquinanti atmosferici può generare nella fauna impatti indiretti in termini di riduzione della capacità riproduttiva, minor vitalità, insorgenza di malattie. Nello specifico Non comporteranno perturbazione e/o disturbo temporaneo delle specie di interesse conservazionistico (flora- fauna), considerando che gli effetti delle emissioni gassose e rumorose del traffico indotto dall’utilizzo di macchinari e mezzi a motore endodermico utilizzati per le attività manutentive analizzate sono del tutto non significativi se confrontati con quelli già esistenti riconducibili ai mezzi giornalmente transitati sull’asse autostradale. Tale perturbazione sarà oltretutto temporanea e reversibile nel breve termine, a conclusione delle attività manutentive in oggetto; quindi si attribuisce un livello di incidenza NON SIGNIFICATIVA.

Alterazione della qualità delle acque

• Habitat Vista la mancata presenza Habitat d’interesse comunitario o prioritario presenti all’interno o nelle vicinanze dell’area oggetto dell’intervento proposto non sussistono fattori che possano determinare fattori di perturbazione per gli Habitat di interesse comunitario o prioritario.

E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 112 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

• Specie

Le operazioni di manutenzione in oggetto potrebbero avere seppur una minima possibilità di interazione e quindi possibile contaminazione delle acque sia di falda che superficiali con elementi chimici di sintesi quali vernici e prodotti vernicianti termoplastici nel caso delle operazioni di lavaggio e ripasso della segnaletica orizzontale e la tinteggiatura delle pareti del traforo del Gran Sasso. Tale possibilità riguarda soprattutto il SIC Fiume Mavone, dove i possibili fattori di impatto sono riconducibili ad una potenziale contaminazione delle acque connessa al solo evento incidentale di perdita di sostanze liquide che potrebbero teoricamente raggiungere la rete delle acque di drenaggio autostradale le quali sono scaricate nel Fosso Gravone, che a sua volta confluisce nel Fiume Mavone. In condizioni di normale esercizio degli interventi di manutenzione suddetti non si ravvisano particolari emissioni liquide nelle reti di drenaggio autostradale anche perché tutte le operazioni avvengono necessariamente con tempo meteorologicamente stabile e con un uso limitato di acqua tra l’altro utilizzata solamente per le operazioni di lavaggio della segnaletica orizzontale. Per le fasi manutentive oggetto di analisi tale fattore di impatto è infatti stato valutato come “accidentalmente presente, NON SIGNIFICATIVO” in virtù della scarsa probabilità di accadimento di eventi incidentali e della ricostruzione dei percorsi di migrazione fino al recettore finale. La scarsa probabilità di accadimento di eventi accidentali deriva dalle modalità tecniche e procedurali delle operazioni manutentive di Tinteggiatura pareti, Lavaggio segnaletica orizzontale e ripasso segnaletica orizzontale. Inoltre, nell’eventualità di perdita di sostanze liquide (tempera e prodotti chimici termoplastici) , è necessario considerare che le attività avverranno sotto continua supervisione e pertanto sarà possibile attuare tempestivamente tutte le misure necessarie ad evitare il raggiungimento della rete delle acque di scarico autostradale mediante adeguati presidi per la gestione delle emergenze L’evento di contaminazione dell’ambiente circostante e del reticolo idrografico che si collega al fiume Mavone da perdite liquide accidentali di tempera e prodotti chimici termoplastici, si ritiene pertanto che sia del tutto non significativo in relazione alla scarsa probabilità di accadimento dell’evento e della ridondanza delle misure di controllo e mitigazione previste. Considerando lungo il tratto autostradale considerato e nelle aree adiacenti a questo non sono stati ravvisati specifici siti di svernamento, nidificazione riproduttivi o trofici di specie animali, per attribuire ad ogni singola specie un livello di incidenza che il disturbo causato alterazione delle qualità delle acque derivante dell’attività di cantiere potrebbe arrecare, si è considerato come parametro discriminante il tipo di habitat nel quale queste esplicano principalmente il loro ciclo biologico. Da un’analisi accurata è risultato che le specie che possono essere maggiormente disturbate sono riconducibili a quelle che compiono tale ciclo biologico principalmente all’interno di habitat acquatici o altri habitat strettamente legati a quest’ultimo Per

E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 113 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

tali specie l’entità della perturbazione dovuta alla contaminazione delle acque meteoriche durante le varie operazioni manutentive in oggetto è stata stimata essere di significatività BASSA. Le specie che invece che NON svolgono principalmente il loro ciclo biologico anche in parte all’interno di habitat acquatici o altri habitat strettamente legati a quest’ultimo sono meno disturbate; di conseguenza per tali specie l’entità della perturbazione dovuta alla contaminazione delle acque meteoriche durante le varie operazioni manutentive in oggetto è stata stimata essere di significatività NON SIGNIFICATIVA.

14 Valutazione finale delle potenziali incidenze Conclusioni

Alla luce delle valutazioni sopra condotte, le potenziali incidenze ambientali sulle aree protette SIC/ZPS e su habitat e sulle specie flora-fauna di interesse si ritengono del tutto trascurabili e non significative e solo in alcuni case basse. Non emerge quindi la necessità o opportunità di individuare ed attuare particolari misure di mitigazione e compensazione per gli habitat e le specie di interesse conservazionistico, oltre a quanto già incorporato nella pianificazione degli interventi di manutenzione ordinaria descritti in progetto, e nelle misure tecnici e nelle procedure gestionali già attuate dal concessionario autostradale Strada dei Parchi A24- A25. In conclusione, osservato il livello delle incidenze indirette è risultato NON SIGNIFICATIVO per la componente vegetale, NON SIGNIFICATIVO e in alcuni casi BASSO per la componente fauna e NULLO per la componete habitat, La valutazione di screening (Livello I) di Incidenza Ambientale degli interventi in progetto caratterizzati da operazioni di manutenzione ordinaria quali tinteggiatura pareti gallerie autostradali, lavaggio segnaletica orizzontale all’interno e all’esterno delle gallerie, ripasso segnaletica orizzontale non hanno evidenziato incidenze negative sulle aree Natura 2000 indagate e pertanto non risulta necessaria una fase di “valutazione appropriata” di Livello II.

Cervara di Roma (Roma), 03 Marzo 2021

Il Proponente I Professionisti Strada dei Parchi S.p.a. Dott. Agronomo Marco Alimonti

Dott. Forestale Gustavo Eusepi

E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 114 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

15 Allegati

• Allegato schede tecniche e di sicurezza dei prodotti impiegati; • Scheda Natura 2000 ZPS IT 7110218 Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga; • Scheda Natura 2000 ZSC IT IT7110202 Gran Sasso; • Scheda Natura 2000 ZSC IT7120022 “Fiume Mavone” • Allegato Cartografico: -TAVOLA I Carta area d’intervento (scala 1:100.000); -TAVOLA II Carta Rete Natura 2000 (scala 1:100.000);

16 Bibliografia

• ALGERS B., EKESBO I. & STROMBERG S., 1978. The impact of continuous noise on animal health. Acta Vet. Scand., Suppl. 67: 1-26. • ANDERSEN S.A. & HAWKINS A.D. 1978. Scaring seals by sound. Mammal Rewiew 8: 19-24. • AUTORI VARI, 2000. relazione del Piano del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga • BOLLINGER, J. G., O. J. Rongstad, A. Soom, and T. Larson. 1972. Snowmobile noise effects on wildlife. Final Report. University of Wisconsin-Madison. • BOMFORD M. & O’BRIEN P.H., 1990. Sonic deterrents in animal damage control: A review of device tests and effectiveness. Wildl. Soc. Bull. 18: 411-422. • BOWLES, A.E., 1995. Responses of wildlife to noise in Knight R.L. & Gutzwiller K.L. Wildlife and recreationists. Washington, Covelo: 109-156 • BROWN A.L. & MATHERS R. 1988. investigations of the response of nesting seabirds to the noise of aircraft overflight. – In: Berglund B., Berglund U., Karlsson J. % Lindvall T. (eds), Noise as a public health problem, 3: 103-108 • BROWN, A.L. 1990. Measuring the effects of aircraft noise on sea birds. – Environ. Interpe. 16: 587 – 592 • BUSNEL, R.G. and John Fletcher (eds.), 1978. Effects of Noise on Wildlife. New York: Academic Press. • CANFIELD, J. E., L. J. Lyon, J. M. Hillis, and M. J. Thompson. 1999. Ungulates. Chapter 6 in Effects of Recreation on Rocky Mountain Wildlife: A Review for Montana, coordinated by G. Joslin and H. Youmans. Committee on Effects of Recreation on Wildlife, Montana Chapter of The Wildlife Society. • DORRANCE, M. J., P. J. Savage, and D. E. Huff. 1975. Effects of snowmobiles on white-tailed deer. Journal of Wildlife Management 39(3):563-569. • MILSOM T.P. (1990). The birdstrike statistics to monitor the hazard and evaluate risk on UK civil aerodromes. BSCE, Working Papers, 20th Meeting, Helsinki: 303-320.

E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 115 Studio di Valutazione dell’incidenza ambientale (V.Inc.A.) riguardante attività manutentive ordinaria ricorrenti eseguibili nella AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO tratta Assergi - Colledara.

• REICHHOLF J.H., 1989. Vögel und Umwelt in Flugplatzbereichen: Ökologische Grundaspekte, Probleme und Lösungsmöglichkeiten. Vogel und Luftverkehr 9: 155-162. • STOUT, J. F., and E. R. Schwab. 1980. Telemetry of heart rate as a measure of the effectiveness of dispersal inducing stimuli in seagulls. Pages 603 – 610 in C. J. Amlaner, Jr., and D. W. Macdonald, editors. A handbook of biotelemetry and radio tracking.

E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Viale Francesco Petrarca 34 - 00028 Subiaco (RM), CF/PI 1604598100, PEC: [email protected] 116 E.M.R. Progetti, Ambiente e Sviluppo Sostenibile s.r.l. Progettazione e Gestione Agro Forestale srl

AUTOSTRADE A24/A25 ROMA - L’AQUILA - TERAMO

ATTIVITÀ MANUTENTIVE ORDINARIA RICORRENTI ESEGUIBILI NELLA AUTOSTRADA A24 ROMA - L’AQUILA – TERAMO TRATTA ASSERGI – COLLEDARA

STUDIO DI VALUTAZIONE D’INCIDENZA AMBIENTALE

SCHEDE TECNICHE E DI SICUREZZA DEI PRODOTTI IMPIEGATI

Il Committente I Professionisti Strade dei Parchi Spa Dott. Agronomo Marco Alimonti A24 autostrade A25

Dott. Forestale Gustavo Eusepi

Subiaco (Roma) 04 marzo 2021

FONTANA INDUSTRIE VERNICI s.r.l. SCHEDA TECNICO-APPLICATIVA PITTURA SPARTITRAFFICO ALCHIDICA A SOLVENTE GIALLA RIFRANGENTE

CODICE 22331003IRIF Descrizione generale Pittura a base di resine alchidiche modificate con gomme naturali plastificate che conferiscono al prodotto alta resistenza agli agenti atmosferici e alla abrasione. La buona elasticità garantisce adesione perfetta al manto bituminoso. Usi Segnaletica orizzontale per strade extraurbane ad alto traffico.

CARATTERISTICHE TECNICHE

PROPRIETA' U.M. VALORE METODO Colore n.a. Giallo Visivo Peso specifico (20°C) kg/lt 1,60 (± 0,05) ISO 2811 Viscosità (23°C) K. U. 80 - 90 Viscosimetro Stormer Krebs Residuo secco % 76 (± 1) Ponderale Microsfere di vetro % 25 (± 1) Ponderale GRANULOMETRIA MICROSFERE DI VETRO Passanti al setaccio ASTM 60 % 100 UNI EN 1423 Passanti al setaccio ASTM 140 % 15-55 UNI EN 1423 Passanti al setaccio ASTM 230 % 0-10 UNI EN 1423 Stabilità Se immagazzinato a una temperatura compresa tra +5°C e +25°C e conservato in contenitori sigillati, la stabilità è di 6 mesi.

CARATTERISTICHE APPLICATIVE

Modalità applicative Macchina traccialinee airmix (no airless). La superficie di applicazione deve essere pulita ed asciutta. Non applicare con nebbia, in caso di imminente pioggia, con una temperatura al di sotto di 5°C e valori di umidità relativa (U.R.) superiori all'80%. Fare attenzione al punto di rugiada (dew-point): applicare solo se la temperatura del supporto è di almeno 3°C superiore al dew-point. Il mancato rispetto di queste condizioni causa un grave ritardo nell'essiccazione e può compromettere seriamente le qualità prestazionali della pittura. Non lasciare la vernice diluita all'interno della macchina traccialinee. Diluizione 3-5% con nostro diluente Spessore consigliato (umido) 400 - 500 micron Resa teorica 0,7 - 1 kg/mq Post-spruzzatura Non consigliata Apertura al traffico 20 minuti circa con una temperatura compresa tra +15°C e + 30°C e una U.R. < 70%

Data prima emissione 10-04-2013 Revisione n° 2 del 07-03-2016

Nota: le presenti indicazioni sono redatte secondo le nostre migliori cognizioni ed esperienze, tuttavia le caratteristiche applicative, essendo direttamente connesse con il sistema di applicazione, vengono fornite senza garanzie.

FONTANA INDUSTRIE VERNICI srl – Via Garibaldi, 57 – 25030 Paratico (BS) – Tel. 035/914777 – Fax. 035/914705 http://www.fontanavernici.it - e-mail: [email protected] Nome file Master: Scheda Tecnica Master FIV.doc FONTANA INDUSTRIE VERNICI s.r.l. SCHEDA TECNICO-APPLICATIVA PITTURA SPARTITRAFFICO ALCHIDICA A SOLVENTE BIANCA RIFRANGENTE

CODICE 32357023BBM Descrizione generale Pittura a base di resine alchidiche modificate con gomme naturali plastificate che conferiscono al prodotto alta resistenza agli agenti atmosferici e alla abrasione. La buona elasticità garantisce adesione perfetta al manto bituminoso. A capitolato ANAS (Rapporto di prova n° 1159/0099/16). Usi Segnaletica orizzontale per strade extraurbane ad alto traffico.

CARATTERISTICHE TECNICHE PROPRIETA' U.M. VALORE METODO Colore n.a. Bianco Visivo Peso specifico (20°C) kg/lt 1,65 (± 0,05) ISO 2811 Viscosità (23°C) K.U. 75 - 95 Viscosimetro Stormer Krebs Residuo secco % 79 (± 2) Ponderale Titanio biossido % 14,5 (± 0,5) Ponderale Microsfere di vetro % 30,5 (± 0,5) Ponderale GRANULOMETRIA MICROSFERE DI VETRO Residuo al setaccio 250 micron % 0 Setaccio ASTM n° 60 Residuo al setaccio 212 micron % 0 - 5 Setaccio ASTM n° 70 Residuo al setaccio 180 micron % 0 - 15 Setaccio ASTM n° 80 Residuo al setaccio 106 micron % 45 - 85 Setaccio ASTM n° 140 Residuo al setaccio 63 micron % 90 - 100 Setaccio ASTM n° 230 Stabilità Se immagazzinato a una temperatura compresa tra +5°C e +25°C e conservato in contenitori sigillati, la stabilità è di 6 mesi. CARATTERISTICHE APPLICATIVE Modalità applicative Macchina traccialinee airmix (no airless). La superficie di applicazione deve essere pulita ed asciutta. Non applicare con nebbia, in caso di imminente pioggia, con una temperatura al di sotto di 5°C e valori di umidità relativa (U.R.) superiori all'80%. Fare attenzione al punto di rugiada (dew-point): applicare solo se la temperatura del supporto è di almeno 3°C superiore al dew-point. Il mancato rispetto di queste condizioni causa un grave ritardo nell'essiccazione e può compromettere seriamente le qualità prestazionali della pittura. Non lasciare la vernice diluita all'interno della macchina traccialinee. Diluizione 3-5% con nostro diluente Spessore consigliato (umido) 400 - 500 micron Resa teorica 0,7 - 1 kg/mq Post-spruzzatura Non consigliata Apertura al traffico 20 minuti circa con una temperatura compresa tra +15°C e + 30°C e una U.R. < 70% Prestazionale Per lavori di tipo prestazionale, con Rl > 150 mcd x m-2 x lx-1 a 3 anni, si consiglia di applicare una quantità di 1 kg/mq di vernice e 600 gr/mq di microsfere di vetro. La superficie della pittura deve essere interamente ricoperta dalle microsfere, che devono essere distribuite in maniera continua e uniforme, con un affondamento delle microsfere più grosse tra il 60 e il 70%.

Data prima emissione 14-11-2013 Revisione n° 4 del 18-11-2016 Nota: le presenti indicazioni sono redatte secondo le nostre migliori cognizioni ed esperienze, tuttavia le caratteristiche applicative, essendo direttamente connesse con il sistema di applicazione, vengono fornite senza garanzie. FONTANA INDUSTRIE VERNICI srl – Via Panfilo Castaldi, 8 – 20124 Milano – Tel. 035/914777 – Fax. 035/914705 http://www.fontanavernici.it - e-mail: [email protected] Nome file Master: WHITE-Scheda Tecnica Master FIV.doc FONTANA INDUSTRIE VERNICI s.r.l. SCHEDA TECNICO-APPLICATIVA PITTURA SPARTITRAFFICO ACRILICA A SOLVENTE BIANCA RIFRANGENTE

CODICE 32371415 Descrizione generale Pittura a base di resine acriliche plastificate che rendono il prodotto altamente resistente agli agenti atmosferici e alla abrasione. La buona elasticità garantisce adesione perfetta al manto bituminoso. Usi Segnaletica orizzontale per strade extraurbane ad alto traffico.

CARATTERISTICHE TECNICHE PROPRIETA' U.M. VALORE METODO Colore n.a. Bianco Visivo Peso specifico (20°C) kg/lt 1,70 (± 0,05) ISO 2811 Viscosità (23°C) K.U. 90 - 100 Viscosimetro Stormer Krebs Residuo secco % 78 (± 1) Ponderale Titanio biossido % 14,5 (± 0,5) Ponderale Microsfere di vetro % 15,5 (± 0,5) Ponderale GRANULOMETRIA MICROSFERE DI VETRO Passanti al setaccio ASTM 60 % 100 UNI EN 1423 Passanti al setaccio ASTM 140 % 15-55 UNI EN 1423 Passanti al setaccio ASTM 230 % 0-10 UNI EN 1423 Stabilità Se immagazzinato a una temperatura compresa tra +5°C e +25°C e conservato in contenitori sigillati, la stabilità è di 6 mesi.

CARATTERISTICHE APPLICATIVE Modalità applicative Macchina traccialinee airmix (no airless). La superficie di applicazione deve essere pulita ed asciutta. Non applicare con nebbia, in caso di imminente pioggia, con una temperatura al di sotto di 5°C e valori di umidità relativa (U.R.) superiori all'80%. Fare attenzione al punto di rugiada (dew-point): applicare solo se la temperatura del supporto è di almeno 3°C superiore al dew-point. Il mancato rispetto di queste condizioni causa un grave ritardo nell'essiccazione e può compromettere seriamente le qualità prestazionali della pittura. Non lasciare la vernice diluita all'interno della macchina traccialinee. Diluizione 3-5% con nostro diluente Spessore consigliato (umido) 400 - 500 micron Resa teorica 0,7 - 1 kg/mq Post-spruzzatura Per ottenere buoni valori di retro-rifrangenza (Rl superiore a 70 mcd x m-2 x lx-1) è necessario post-spruzzare la pittura con adeguate microsfere di vetro in quantità non inferiore a 400 gr/mq su una quantità di pittura non inferiore a 600 gr/mq. Apertura al traffico 20 minuti circa con una temperatura compresa tra +15°C e + 30°C e una U.R. < 70% Prestazionale Per lavori di tipo prestazionale, con Rl > 150 mcd x m-2 x lx-1 a 3 anni, si consiglia di applicare una quantità di 1 kg/mq di vernice e 600 gr/mq di microsfere di vetro. La superficie della pittura deve essere interamente ricoperta dalle microsfere, che devono essere distribuite in maniera continua e uniforme, con un affondamento delle microsfere più grosse tra il 60 e il 70%.

Data prima emissione 07-06-2017 Revisione n° 0 del 07-06-2017 Nota: le presenti indicazioni sono redatte secondo le nostre migliori cognizioni ed esperienze, tuttavia le caratteristiche applicative, essendo direttamente connesse con il sistema di applicazione, vengono fornite senza garanzie. FONTANA INDUSTRIE VERNICI srl – Via Garibaldi, 57 – 25030 Paratico (BS) – Tel. 035/914777 – Fax. 035/914705 http://www.fontanavernici.it - e-mail: [email protected] Nome file Master: WHITE-Scheda Tecnica Master FIV.doc FONTANA INDUSTRIE VERNICI s.r.l. SCHEDA TECNICO-APPLICATIVA PITTURA SPARTITRAFFICO AD ACQUA BIANCA RIFRANGENTE

CODICE 34747005BA12 Descrizione generale Pittura a base di resine acriliche in emulsione acquosa contenente pigmenti e coalescenti. Garantisce buona elasticità, aderenza al manto stradale e resistenza all'usura. A capitolato ANAS (Rapporto di prova n° 1159/0099/16). Usi Segnaletica orizzontale per strade extraurbane ad alto traffico. CARATTERISTICHE TECNICHE PROPRIETA' U.M. VALORE METODO Colore n.a. Bianco Visivo Peso specifico (20°C) kg/lt 1,75 (± 0,05) ISO 2811 Viscosità (23°C) K.U. 75 - 95 Viscosimetro Stormer Krebs Residuo secco % 81 (± 2) Ponderale Titanio biossido % 14,5 (± 0,5) Ponderale Microsfere di vetro % 15,5 (± 0,5) Ponderale GRANULOMETRIA MICROSFERE DI VETRO Residuo al setaccio 250 micron % 0 Setaccio ASTM n° 60 Residuo al setaccio 212 micron % 0 - 5 Setaccio ASTM n° 70 Residuo al setaccio 180 micron % 0 - 15 Setaccio ASTM n° 80 Residuo al setaccio 106 micron % 45 - 85 Setaccio ASTM n° 140 Residuo al setaccio 63 micron % 90 - 100 Setaccio ASTM n° 230 Stabilità Se immagazzinato a una temperatura compresa tra +5°C e +25°C e conservato in contenitori sigillati, la stabilità è di 6 mesi. CARATTERISTICHE APPLICATIVE Modalità applicative Macchina traccialinee airmix (no airless). La superficie di applicazione deve essere pulita ed asciutta. Non applicare con nebbia, in caso di imminente pioggia, con una temperatura al di sotto di 10°C e con valori di umidità relativa (U.R.) superiori al 70%.Fare attenzione al punto di rugiada (dew-point): applicare solo se la temperatura del supporto è di almeno 3°C superiore al dew-point. Il mancato rispetto di queste condizioni causa un grave ritardo nell'essiccazione e può compromettere seriamente le qualità prestazionali della pittura. Non lasciare la vernice diluita all'interno della macchina traccialinee. Diluizione 1-3% con acqua Spessore consigliato (umido) 300 - 450 micron Resa teorica 0,5 – 0,7 kg/mq Post-spruzzatura Per ottenere buoni valori di retro-rifrangenza (Rl superiore a 70 mcd x m-2 x lx-1) è necessario post-spruzzare la pittura con adeguate microsfere di vetro in quantità non inferiore a 300 gr/mq su una quantità di pittura non inferiore a 500 gr/mq. Apertura al traffico 20 minuti circa con una temperatura compresa tra +15°C e + 30°C e una U.R. < 70% Prestazionale Per lavori di tipo prestazionale, con Rl > 150 mcd x m-2 x lx-1 a 3 anni, si consiglia di applicare una quantità di 700 gr/mq di vernice e 450 gr/mq di microsfere di vetro. La superficie della pittura deve essere interamente ricoperta dalle microsfere, che devono essere distribuite in maniera continua e uniforme, con un affondamento delle microsfere più grosse tra il 60 e il 70%.

Data prima emissione 09-04-2015 Revisione n° 4 del 18-11-2016 Nota: le presenti indicazioni sono redatte secondo le nostre migliori cognizioni ed esperienze, tuttavia le caratteristiche applicative, essendo direttamente connesse con il sistema di applicazione, vengono fornite senza garanzie.

FONTANA INDUSTRIE VERNICI srl – Via Garibaldi, 57 – 25030 Paratico (BS) – Tel. 035/914777 – Fax. 035/914705 http://www.fontanavernici.it - e-mail: [email protected] Nome file Master: WHITE-Scheda Tecnica Master FIV.doc FONTANA!INDUSTRIE!VERNICI!s.r.l Uff.Amm.Vi!e!Unità!operativa:!25030!Berlingo!(BS)!!-!Via!Campagna,!42 Sede!Legale:!20124!Milano!•!Viale!Tunisia,!21!-!C.F./P.I.!11934920155! Tel.030/9789622!!Fax!030/9789654! Http:://www.fontanavernici.it!•!E-mail:[email protected] SCHEDA TECNICA PITTURE SPARTITRAFFICO

Codice: 6600000000 Diluente per pitture spartitraffico Descrizione: Miscela di solventi indicata per la diluizione di pitture spartitraffico a solvente.

CARATTERISTICHE TECNICO/APPLICATIVE

PROPRIETA' U.M. VALORE METODO DI PROVA Aspetto n.a. limpido Visivo Colore n.a. incolore Visivo Viscosità (25°C) sec. 10-11 Coppa Ford 4 mm Peso specifico kg/lt 0,860 - 0,900 ASTM D 1475-85 Uso % 1-5 Ponderale

ALTRI DATI Solventi contenuti: miscele di idrocarburi aromatici (benzolo assente), esteri e alcooli.

Data prima emissione:11/04/11 Rev. n° 03 del 11/04/11

Sede e stabilimento: Via Mazzini 44 46043 CASTIGLIONE DELLE STIVIERE (MN) TEL. 0376 94161 FAX 0376 63100 Prodotto termoplastico bianco

Codice preparato: TP.0 Revisione n. 2.0 Data compilazione: 01.06.2015 Numero di pagine 1/7

SCHEDA INFORMATIVA IN MATERIA DI SICUREZZA Redatta in conformità all’art. 32 del Regolamento (CE) 1907/2006 e successive modifiche

Sezione 1 Identificazione della sostanza o della miscela e della società/impresa.

1.1 Identificatore del prodotto Prodotto termoplastico Bianco: THM 100, THM 99, THM 110, THM 130, THM 225, THM 230, THM Lux 25, THM Lux 30.

1.2 Pertinenti usi identificati della sostanza o miscela e usi sconsigliati Descrizione/Utilizzo: prodotto termoplastico bianco per segnaletica stradale orizzontale – uso professionale

1.3 Informazioni sul fornitore della scheda di dati di sicurezza Ragione Sociale GUBELA Spa Indirizzo via Mazzini 44 Località e Stato Castiglione delle Stiviere (MN) ITALIA tel. 0376/94161 fax 0376/631000

e-mail della persona competente, responsabile della scheda dati di sicurezza [email protected]

1.4 Numero telefonico di emergenza Per informazioni urgenti rivolgersi a: Centro Antiveleni di Pavia 0382 24444 (CAV IRCCS Fondazione Maugeri - Pavia) Centro Antiveleni di Milano 02 66101029 (CAV Ospedale Niguarda Ca' Granda - Milano) Centro Antiveleni di Bergamo 800 883300 (CAV Ospedali Riuniti - Bergamo) Centro Antiveleni di Firenze 055 7947819 (CAV Ospedale Careggi - Firenze) Centro Antiveleni di Roma 06 3054343 (CAV Policlinico Gemelli - Roma) Centro Antiveleni di Roma 06 49978000 (CAV Policlinico Umberto I - Roma) Centro Antiveleni di Napoli 081 7472870 (CAV Ospedale Cardarelli - Napoli)

Sezione 2 Identificazione dei pericoli.

2.1 Classificazione della sostanza o della miscela. Il prodotto non è classificato pericoloso ai sensi delle disposizioni di cui al Regolamento (CE) 1272/2008 (CLP) e successive modifiche e pertanto non richiede a norma di legge la redazione di una SDS. Viene comunque redatto questo documento per fornire agli utilizzatori le informazioni così come previsto dall’art. 32 del Regolamento (CE) 1907/2006 e successive modifiche.

Pericoli chimico-fisici: alti livelli di polvere possono creare potenziale di esplosione durante il processo di lavorazione. Granuli sparsi sul pavimento rappresentano il rischio di scivolare. Il contatto con materiale caldo può provocare ustioni termiche che a loro volta possono causare danno permanente. Il materiale può accumulare cariche statiche che possono provocare una scarica incendiaria. Pericoli per la salute: in caso di generazione di polvere, può tuttavia graffiare gli occhi e provocare lievi irritazioni alle vie respiratorie. Allorché riscaldato, i vapori/fumi rilasciati possono causare irritazioni delle vie respiratorie.

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2.2 Altri pericoli Nessuno conosciuto

Sezione 3 Composizione/informazione sugli ingredienti.

3.1 Sostanze Informazione non pertinente

3.2. Miscele Non contiene nessun componente che deve essere segnalato

Sezione 4. Misure di primo soccorso.

4.1 Descrizione delle misure di primo soccorso. Contatto con gli occhi : lavare con abbondanti quantità di acqua sino a scomparsa dell’irritazione; se questa non recede ricorrere a visita medica. Contatto con la pelle: lavare le aree di contatto con acqua e sapone. In caso di materiale caldo immergere o bagnare immediatamente l’area cutanea interessata con grandi quantità di acqua per disperdere il calore. Coprire con un telo di cotone pulito o una garza e ricorrere tempestivamente a visita medica. Inalazione: a temperature di manipolazione ambiente, non si prevedono effetti di negativi per inalazione di polveri. In caso di esposizione a vapori o aerosol formati a temperature elevate rimuovere immediatamente la persona colpita. Ingestione: non si prevedono effetti negativi per ingestione.

4.2. Principali sintomi ed effetti, sia acuti che ritardati. Per sintomi ed effetti dovuti alle sostanze contenute vedere al cap. 11.

4.3 Indicazione dell’eventuale necessità di consultare immediatamente un medico trattamenti speciali. Seguire le indicazioni del medico.

Sezione 5. Misure antincendio.

5.1. Mezzi di estinzione. Mezzi di estinzione idonei : schiuma, polvere chimica, anidride carbonica e acqua nebulizzata per raffreddare le superfici esposte al fuoco. Mezzi di estinzione non idonei : getti diretti d’acqua.

5.2 Pericoli speciali derivanti dalla sostanza o dalla miscela. N. A.

5.3 Raccomandazioni per gli addetti all’estinzione degli incendi Istruzioni antincendio : assicurare un lungo periodo di raffreddamento per prevenire la riaccensione. Evacuare l’area. Evitare la dispersione o infiltrazione di materiali antincendio in corsi d’acqua, reti fognarie o riserve di acqua potabile. Gli addetti al’estinzione dell’incendio devono usare equipaggiamento di

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protezione completo con elmetto a visiera e protezione del collo, autorespiratore a pressione, giacca e pantaloni ignifughi. Pericolo d’incendio insoliti: evitare la generazione di polvere, in quanto dispersa in aria in concentrazione sufficiente e la presenza di un innesco è una fonte potenziale di rischio d’esplosione. Prodotti di combustione pericolosi: fumi, esalazioni, prodotti di combustione incompleta, ossidi di carbonio, idrocarburi infiammabili.

Sezione 6 Misure in caso di rilascio accidentale.

6.1 Precauzioni personali, dispositivi di protezione e procedure in caso di emergenza. Allontanare le persone non equipaggiate. Per le informazioni relative ai rischi per l’ambiente e la salute, alla protezione delle vie respiratorie, alla ventilazione ed ai mezzi individuali di protezione, fare riferimento alle altre sezioni di questa scheda.

6.2 Precauzioni ambientali. Vedi punto 6.3

6.3 Metodi e materiali per il contenimento e per la bonifica. Dispersione sul suolo di materiale freddo: granuli e polvere su pavimentazioni rappresentano rischi di scivolamento. Raccogliere il materiale con una pala. Dispersione sul suolo di materiale caldo fuso: attendere il raffreddamento e la solidificazione e procedere quindi alla raccolta del materiale utilizzando anche mezzi meccanici.

6.4 Riferimenti ad altre sezioni. Eventuali informazioni riguardanti la protezione individuale e lo smaltimento sono riportate alle sezioni 8 e 13.

Sezione 7 Manipolazione e immagazzinamento.

7.1 Precauzioni per la manipolazione sicura Il materiale sotto forma di polvere può accumulare cariche elettrostatiche dovute all’attrito durante il trasferimento e la miscelazione che possono produrre scintille elettriche (fonti di innesco). Durante lo stoccaggio e la manipolazione, il comportamento del prodotto polimerico è influenzato non soltanto dalla sua natura specifica ma anche dalle condizioni quali umidità, luce diretta e temperatura. Prestare attenzione al fine di evitare l’impilaggio dei contenitori (big bag) in quanto i prodotti polimerici possono risultare instabili sul piano dimensionale.

7.2 Condizioni per l’immagazzinamento sicuro, comprese eventuali incompatibilità Prestare attenzione al fine di evitare l’impilaggio dei contenitori (big bag) in quanto i prodotti polimerici possono risultare instabili sul piano dimensionale.

7.3 Usi finali particolari Informazioni non disponibili.

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Sezione 8 Controllo dell’esposizione/protezione individuale.

8.1 Paramenti di controllo Riferimenti normativi: Decreto Legislativo 9 Aprile 2008 n. 81

8.2 Controlli dell’esposizione La scelta dell’equipaggiamento di protezione individuale varia in base alle condizioni di esposizione che si differenziano notevolmente quando la lavorazione si riferisce a materiale freddo in polvere, oppure a materiale caldo e liquido. Protezione respiratoria: se i controlli tecnici non mantengono le concentrazioni di agenti contaminanti aerodispersi ad un livello adeguato a proteggere la salute dei lavoratori, è opportuno usare un respiratore appropriato. Il respiratore deve essere scelto ed impiegato in relazione alla specifica fase di lavorazione in atto e precisamente dovrà essere idoneo per polveri oppure per vapori aerodispersi. Protezione delle mani: per la manipolazione del prodotto è consigliabile l’uso di normali guanti da lavoro e guanti per protezione termica quando il materiale è caldo, in questo caso è pure consigliabile l’utilizzo di un tipo in grado di proteggere anche l’avambraccio. Protezione degli occhi: nella fase di lavorazione con il prodotto caldo, si raccomanda l’uso di occhiali di sicurezza con protezione laterale Protezione cutanea e del corpo: quando il prodotto è lavorato caldo è opportuno utilizzare indumenti da lavoro con maniche lunghe.

Sezione 9 Proprietà fisiche e chimiche.

9.1 Informazione sulle proprietà fisiche e chimiche fondamentali Stato fisico solido Colore bianco Odore leggero odore di olio minerale Soglia di odore N.D. pH N.A. Punto di fusione o di congelamento N.A. Punto di ebollizione N.D. Intervallo di distillazione N.A. Punto di infiammabilità > 230 °C Tasso di evaporazione N.D. Limite inferiore di infiammabilità N.D. Limite superiore di infiammabilità N.D. Limite inferiore di esplosività N.D. Limite superiore di esplosività N.D. Pressione di vapore N.D. Densità vapori N.D. Peso specifico 1,8-2,1 kg/dm 3 Solubilità insolubile Coefficiente di ripartizione n-ottanolo/acqua N.D. Temperatura di autoaccensione N.D. Temperatura di decomposizione N.D. Viscosità (dinamico) N.D. Proprietà ossidanti N.D.

9.2 Altre informazioni Informazioni non disponibili

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Sezione 10 Stabilità e reattività.

10.1 Reattività Non vi sono particolari pericoli di reazione con altre sostanze nelle normali condizioni di impiego.

10.2 Stabilità chimica Il prodotto è stabile nelle normali condizioni di impiego e di stoccaggio.

10.3 Possibilità di reazioni pericolose Non vi sono particolari pericoli di reazione con altre sostanze nelle normali condizioni di impiego.

10.4 Condizioni da evitare Evitare temperature elevate per periodi di tempo prolungati.

10.5 Materiali incompatibili Ossidanti forti.

10.6 Prodotti di decomposizione pericolosi Il materiale non si decompone a temperatura ambiente. In caso di incendio si possono liberare ossidi di carbonio e vapori che possono essere dannosi per la salute.

Sezione 11. Informazioni tossicologiche.

11.1 Informazioni sugli effetti tossicologici Inalazione: rischio trascurabile a temperatura ambiente. La polvere può irritare il tratto respiratorio. I vapori, le nebbie che si generano a temperature elevate possono irritare l’apparato respiratorio. Ingestione: minimo indice di tossicità. Contatto con la pelle: basso indice di tossicità. Contatti frequenti o prolungati possono causare leggero fastidio per la pelle. L’esposizione a materiali caldi può causare ustioni ed adesioni del prodotto sulla pelle. Contatto con gli occhi: può causare disturbi lievi di breve durata agli occhi.

Sezione 12 Informazioni ecologiche.

Non essendo disponibili dati specifici sul preparato, utilizzare secondo le buone pratiche lavorative, evitando di disperdere il prodotto nell’ambiente. Evitare assolutamente di disperdere il prodotto nel terreno,in fognature o corsi d’acqua. Avvisare le autorità competenti se il prodotto ha raggiunto corsi d’acqua o fognature o se ha contaminato il suolo o la vegetazione. 12.1 Tossicità Informazioni non disponibili

12.2 Persistenza e degradabilità. Informazioni non disponibili

12.3 Potenziale di bioaccumulo. Informazioni non disponibili

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12.4 Mobilità sul suolo. Informazioni non disponibili

12.5 Risultati della valutazione PBT e vPvB. In base ai dati disponibili il prodotto non contiene sostanze PBT o vPvB in percentuale superiore a 0,1%

12.6 Altri effetti avversi Informazioni non disponibili.

Sezione 13 Considerazioni sullo smaltimento.

13.1 Metodo di trattamento dei rifiuti Per tutte le attività di smaltimento di eccedenze di prodotto tal quale non utilizzato e di residui derivanti dall’utilizzazione prevedibile dello stesso e per gli imballaggi rimasti contaminati dal prodotto si dovrà attenersi alle disposizioni vigenti in materia di rifiuti. Lo smaltimento deve essere affidato ad una società autorizzata alla gestione dei rifiuti, nel rispetto della normativa nazionale ed eventualmente locale.

Sezione 14 Informazioni sul trasporto.

Classificazione: ADR/RID - non è regolamentato per il trasporto via terra. ADNR/ADN – non è regolamentato per il trasporto fluviale interno IMDG – non è regolamentato per il trasporto via mare IATA – non è regolamentato per il trasporto aereo

Sezione 15 Informazioni sulla normativa.

15.1 Norme e legislazione su salute, sicurezza e ambiente specifiche per la sostanza o la miscela Restrizioni relative al prodotto o alle sostanze contenute secondo l'Allegato XVII Regolamento (CE) 1907/2006. Prodotto. Nessuna Sostanze contenute. Nessuna Sostanze in Candidate List (Art. 59 REACH). Nessuna. Sostanze soggette ad autorizzazione (Allegato XIV REACH). Nessuna.

15.2 Valutazione della sicurezza chimica. Non è stata elaborata una valutazione di sicurezza chimica per la miscela.

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Sezione 16 Altre informazioni.

Questo documento e' stato redatto da un tecnico competente in materia di SDS e che ha ricevuto formazione adeguata.

Bibliografia generale: 1. Regolamento (UE) 1907/2006 del Parlamento Europeo (REACH) 2. Regolamento (UE) 1272/2008 del Parlamento Europeo (CLP) 3. Regolamento (UE) 790/2009 del Parlamento Europeo (I Atp. CLP) 4. Regolamento (UE) 453/2010 del Parlamento Europeo 5. Regolamento (UE) 286/2011 del Parlamento Europeo (II Atp. CLP) 6. Regolamento (UE) 618/2012 del Parlamento Europeo (III Atp. CLP) 7. Regolamento (UE) 487/2013 del Parlamento Europeo (IV Atp. CLP) 8. Regolamento (UE) 944/2013 del Parlamento Europeo (V Atp. CLP) 9. Regolamento (UE) 605/2014 del Parlamento Europeo (VI Atp. CLP)

The Merck Index. Ed. 10 Handling Chemical Safety Niosh - Registry of Toxic Effects of Chemical Substances INRS - Fiche Toxicologique Patty - Industrial Hygiene and Toxicology N.I. Sax - Dangerous properties of Industrial Materials-7 Ed., 1989 Sito Web Agenzia ECHA

Le informazioni contenute in questa scheda si basano sulle conoscenze disponibili presso di noi alla data dell’ultima versione. L’utilizzatore deve assicurarsi della idoneità e completezza delle informazioni in relazione allo specifico uso del prodotto. Non si deve interpretare tale documento come garanzia di alcuna proprietà specifica del prodotto. Poiché l'uso del prodotto non cade sotto il nostro diretto controllo, è obbligo dell'utilizzatore osservare sotto la propria responsabilità le leggi e le disposizioni vigenti in materia di igiene e sicurezza. Non si assumono responsabilità per usi impropri.

Modifiche rispetto alla revisione precedente. Sono state apportate variazioni alle seguenti sezioni: 01 / 02 / 03 / 04 / 05 / 06 / 07 / 08/ 09 / 10 / 11 / 12 / 13 / 14 / 15 / 16

PRODOTTO TERMOPLASTICO

THM 225 BIANCO

Composizione

• Veicolo 20 %

• Microsfere di vetro 25 %

• Pigmento e cariche 55 %

Caratteristiche tecniche

• Peso Specifico a 25°C 1,8 – 2,0 Kg/dm 3

• Punto di rammollimento > 93 °C

• Punto di infiammabilità > 230 °C

• Fattore di luminanza β > 0,76

• Temperatura di applicazione 180-210 °C

Prodotto per segnaletica stradale orizzontale da applicare a spruzzo.

La postspruzzatura con microsfere di vetro da effettuare sul prodotto caldo consente di ottenere una retroriflessione immediata della striscia; si consiglia l’utilizzo di prodotti con granulometria “850-125”.

Il termoplastico non è un preparato classificato pericoloso. La Scheda Dati di Sicurezza, pertanto non obbligatoria, viene comunque redatta e consegnata, su richiesta, a corredo della fornitura agli applicatori.

13.06.2014

PRODOTTO TERMOPLASTICO THM 130 BIANCO

Composizione

 Veicolo 19 - 21 %

 Microsfere di vetro 30 %

 Biossido di titanio 6 %

 Pigmento e cariche 43 – 45 %

Caratteristiche tecniche

 Peso Specifico a 25°C 1,8 – 2,0 Kg/dm3

 Punto di rammollimento > 93 °C

 Punto di infiammabilità > 240 °C

 Fattore di luminanza β > 0,70

 Temperatura di applicazione 180-200 °C

07/04/2008

Rev. 11 del 19/02/2016 SCHEDA TECNICA TH SP BR TERMOPLASTICO SPRAY BIANCO RIFRANGENTE

Il TH SP BR è un composto termoplastico formulato sulla base di resine idrocarboniche alifatiche opportunamente plastificate in combinazione con pigmenti, riempitivi, aggregati e microsfere di vetro in modo da ottenere un prodotto omogeneo, con un’ottima resistenza all’abrasione e con discreto indice di retroriflessione RL ( inferiore a 100 mcd/mq ). Per ottenere un elevato valore iniziale di riflessione RL ( superiore a 100 mcd/mq.) è necessario post-spruzzare il prodotto con microsfere di vetro in quantità non inferiore a 300 gr./mq,su una quantità di prodotto non inferiore a 2,00kg./mq. Il prodotto può essere riscaldato più volte senza alterare le sue caratteristiche chimico – fisiche. La particolare combinazione del legante ne permette l’utilizzo su ampie latitudini.

Tipo di legante Resina Idrocarbonica

Residuo secco a 105°C ( Rif. Istr. PF 13 ) 98 ± 2 %

Tenore ceneri a 900°C ( Rif. Istr. PF 14 ) 63 ± 3 %

Massa volumica ( Rif. Istr. PF 15 ) 1.85 ± 0,05 ( g/cm 3 )

Viscosità a 180°C ( Rif. Istr. PF 10 ) 600 ± 200 ( cps )

Punto di rammollimento ( UNI 4625-1 ) 103 ± 3 ( °C )

Punto di infiammabilità > 250 ( °C )

Temperatura di applicazione 180 – 190 ( °C )

Microsfere di vetro 30 %

Modo d’uso: Versare il prodotto all’interno della caldaia preriscaldatrice e portarlo ad una temperatura compresa tra 190° - 200°C. Travasare quindi il prodotto fuso nell’apposita apparecchiatura di applicazione precedentemente riscaldata e tenuta sempre ad una temperatura compresa tra 180°- 190°C. Nel caso del confezionamento in sacchetti è obbligatorio versare il prodotto comprensivo di involucro all’interno della caldaia preriscaldatrice. Si raccomanda di applicare il prodotto su superfici perfettamente asciutte, prive di polvere e di grasso e con una temperatura dell’aria non inferiore a 10°C. Nuova Maric s.r.l.

e-m ail: nuovam aric@ nuovam aric.com

SCHEDA DI SICUREZZA

Data di compilazione: 10.01.2017 Revisione n. 09 del 10.01.2017

1. Identificazione del preparato e della società

1.1 Identificazione del preparato

Denominazione: TH SP BR – TH CL BR – TH ES BR – TH ES BR G

1.2 Usi pertinenti identificativi del preparato

Descrizione/utilizzo: TERMOPLASTICO BIANCO PER SEGNALETICA STRADALE ORIZZONTALE

1.3 Identificazione della società

Ragione sociale NUOVA MARIC S.r.l. Indirizzo Via Maurizio Iaconelli, 12 Località e stato 00030 SAN CESAREO (RM) ITALY TEL: +39 06-9570672 FAX: +39 06-95590960 E-mail: [email protected]

1.4 Numeri telefonici di emergenza

Numero Unico di Emergenza: 112 Numero di telefono per contattare i servizi di emergenza nell'Unione europea

Servizio di Urgenza ed Emergenza Medica (in Italia): 118 Numero ancora attivo in Italia nelle realtà territoriali in cui tutti i numeri di emergenza non sono stati ancora unificati sotto il Numero Unico di Emergenza 112, per la richiesta di soccorso medico per emergenza sanitaria. È un numero unico nazionale, attivo 24 ore su 24 e sette giorni su sette, gratuito su tutto il territorio, sia da telefoni fissi che mobili.

2. Identificazione dei pericoli

2.1 Classificazione della sostanza o della miscela Questo prodotto non è conforme ai criteri per essere classificato come pericoloso in base al regolamento 1907/2006 (CE) e successive modifiche.

2.2 Elementi dell’etichetta secondo il regolamento (CE) 1272/2008 (CLP) La miscela non soddisfa i criteri di classificazione in base all’allegato I del Regolamento CE 1272/2008, pertanto non necessita di essere etichettato.

2.3 Altri pericoli Questo prodotto è una sostanza inorganica e non risponde ai criteri per PBT o vPvB in conformità con l'Allegato XIII del REACH.

3. Composizione / Informazione sugli ingredienti.

Identificazione Classificazione 1272/2008 (CLP)

- RESINA IDROCARBONICA Il prodotto non è classificato pericoloso N. CAS: 64742-16-1 N. EC: 265-116-8

- DIOSSIDO DI TITANIO Il prodotto non è classificato pericoloso N. CAS: 13463-67-7 N. EC: 236-675-5

- CARBONATO DI CALCIO NATURALE Il prodotto non è classificato pericoloso N. CAS: 1317-65-3 N. EC: 215-279-6

4. Misure di primo soccorso

4.1 Descrizione delle misure di primo soccorso In caso d’incidente o malessere consultare immediatamente un medico

4.1.1 Istruzione di primo soccorso suddivise secondo le pertinenti vie di esposizione OCCHI: Lavare abbondantemente con acqua e se l’irritazione persiste consultare un medico. PELLE: Non sono necessarie misure speciali di primo soccorso. INALAZIONE: Si consiglia di portare all'aperto la persona esposta. INGESTIONE: Non sono necessarie misure speciali di primo soccorso

4.1.2 Raccomandazioni generali in caso di esposizione a) Non sono noti dati di rilievo per il preparato riguardanti gli effetti ritardati successivi all’esposizione b) Portare il soggetto esposto all'aria aperta e mantenerlo in una posizione comoda per la respirazione c) non è necessario rimuovere le calzature e gli indumenti dell’individuo esposto d) Garantire un'adeguata ventilazione e verificare che l'atmosfera sia sicura e respirabile prima di accedere a spazi confinati

4.2 Principali sintomi ed effetti sia acuti che ritardati Non si osservano sintomi acuti e ritardati

4.3 Indicazione dell’eventuale necessità di consultare immediatamente un medico e trattamenti speciali Non sono richieste azioni specifiche

5. Misure antincendio

5.1 Mezzi di estinzione MEZZI DI ESTINZIONE IDONEI: Schiuma, polveri secche, CO2

MEZZI DI ESTIZIONE NON IDONEI: Non usare mai le lance antincendio all'inizio, potrebbero favorire l'allargamento delle fiamme.

5.2 Pericoli speciali derivanti dalla sostanza o dalla miscela PERICOLI DOVUTI ALL’ESPOSIZIONE IN CASO DI INCENDIO: Evitare di respirare i prodotti di combustione (ossidi di carbonio, prodotti di pirolisi tossici, ecc.)

5.3 Raccomandazioni per gli addetti all’estinzione degli incendi INFORMAZIONI GENERALI: Indossare sempre l’equipaggiamento completo di protezione antincendio. Raccogliere le acque di spegnimento che NON devono essere scaricate nelle fognature. Smaltire l’acqua contaminata ed il residuo dell’incendio secondo le norme vigenti.

EQUIPAGGIAMENTO: elmetto protettivo con visiera, indumenti ignifughi (giacca e pantaloni ignifughi, con fasce intorno alle braccia, gambe e vita), guanti da intervento (antincendio, antitaglio e dielettrici), autorespiratore (auto-protettore).

6. Misure in caso di fuoriuscita accidentale

6.1 Precauzioni personali, dispositivi di protezione e procedura in caso di emergenza

6.1.1 Precauzioni per chi non interviene direttamente Non manipolare il prodotto fuoriuscito senza aver prima indossato l’equipaggiamento protettivo appropriato. Allontanare le persone non equipaggiate. Per informazioni relative ai rischi per l’ambiente e la salute, alla protezione delle vie respiratorie, alla ventilazione ed ai mezzi individuali di protezione, fare riferimento alle altre sezioni della scheda. 6.1.2 Precauzioni per chi interviene direttamente Evitare di generare polvere dispersa nell'aria, in caso di polveri disperse nell’aria, adottare una protezione respiratoria. Idonea maschera con cartuccia per polveri. 6.2 Precauzioni ambientali Impedire che il prodotto venga disperso nell’ambiente. 6.3 Metodi e materiali per il contenimento e la bonifica Evitare di spazzare a secco e utilizzare un aspiratore o sistemi di lavaggio a spruzzo d'acqua per impedire la generazione di polvere dispersa nell'aria. Raccogliere il materiale e depositarlo in contenitori per lo smaltimento, eliminare il residuo con getti d’acqua se non ci sono controindicazioni. Provvedere ad una sufficiente areazione del luogo interessato alla perdita. Lo smaltimento del materiale deve essere effettuato conformemente alle disposizioni del punto 13.

7. Manipolazione e immagazzinamento

7.1 Precauzioni per la manipolazione sicura Evitare di generare polvere dispersa nell'aria. 7.1.1 Misure di contenimento e di prevenzione degli incendi e della formazione di aerosol e polveri Predisporre una ventilazione di aspirazione adeguata nei posti in cui viene generata polvere dispersa nell'aria. In caso di ventilazione insufficiente, indossare dispositivi per la protezione delle vie respiratorie. Maneggiare i prodotti confezionati con attenzione per evitare la rottura accidentale dell'involucro con dispersione del contenuto nell'aria. 7.1.2 Raccomandazioni generiche sull’igiene del lavoro Non mangiare, bere e fumare nelle zone di lavoro. Lavare le mani dopo l’uso e togliere gli indumenti contaminati e i dispositivi di protezione prima di accedere alle zone in cui si mangia.

7.2 Condizioni per l’immagazzinamento sicuro, comprese eventuali incompatibilità Ridurre al minimo la generazione di polvere dispersa nell'aria e impedire la dispersione da parte del vento durante il carico e lo scarico. Tenere i contenitori chiusi e immagazzinare i prodotti confezionati in modo da evitare la rottura accidentale dell'involucro con dispersione del contenuto nell'aria. Temperatura di stoccaggio 0 ; 40 °C.

7.3 Usi finali particolari Informazioni non disponibili.

8. Controllo dell’esposizione/protezione individuale

8.1 Parametri di controllo Rispettare i limiti di esposizione di legge nei luoghi di lavoro per qualsiasi tipo di polvere dispersa nell'aria (ad es. polvere totale, polvere respirabile). Valori limite ( ACGIH ): polveri totali 10 mg/m³, frazione respirabile 5 mg/m³. Per i limiti equivalenti in altri Paesi, rivolgersi a un igienista occupazionale competente o all'ente di ambito.

8.2 Controlli dell’esposizione PROTEZIONE DELLE MANI: Per i lavoratori che soffrono di dermatite o con pelle sensibile, si consiglia una protezione appropriata (ad es. guanti, crema barriera). Lavarsi le mani al termine di ogni turno di lavoro. PROTEZIONE DEGLI OCCHI: Indossare occhiali di sicurezza con protezioni laterali nei casi in cui vi sia il rischio di lesioni agli occhi dovute a penetrazione. PROTEZIONE DELLA PELLE: Nessun requisito specifico. Per i lavoratori che soffrono di dermatite o con pelle sensibile, si consiglia una protezione appropriata (ad es. indumenti protettivi, crema barriera).

PROTEZIONE RESPIRATORIA: In caso di esposizione prolungata a concentrazioni di polvere dispersa nell'aria, indossare un dispositivo per la protezione delle vie respiratorie conforme ai requisiti della legislazione europea o nazionale.

9. Proprietà fisiche e chimiche

9.1 informazioni sulle proprietà fisiche e chimiche fondamentali Stato fisico polvere Colore bianco Odore inodore Punto di infiammabilità ≥ 250 °C

9.2 Altre informazioni nessuna

10. Stabilità e reattività

10.1 Reattività Stabile nelle normali condizioni di impiego e di stoccaggio.

10.1.1 Reattività della miscela Non vi sono particolari pericoli di reazione con altre sostanze nelle normali condizioni di impiego.

10.1.2 Reattività delle sostanze presenti nella miscela La combustione incompleta o la termolisi della resina producono dei gas più o meno tossici quali CO, CO2, idrocarburi vari, aldeidi ecc., e nerofumo.

10.2 Stabilità chimica Prodotto chimicamente stabile nelle normali condizioni di impiego e stoccaggio.

10.3 Possibilità di reazioni pericolose Nessuna reazione pericolosa.

10.4 Condizioni da evitare Temperature molto elevate.

10.5 Materiali incompatibili Nessuna particolare incompatibilità.

10.6 Prodotti di decomposizione pericolosi In condizioni normali di stoccaggio e di utilizzo non si generano prodotti di decomposizione pericolosi. La combustione o la termolisi producono dei gas tossici.

11. Informazioni tossicologiche

11.1 Informazioni sugli effetti tossicologici

TOSSICITA’ ACUTA Resina idrocarbonica LD50 > 16000 mg/kg (orale ratto)

Diossido di titanio CL50 > 6,82 mg/l (ratto 4 ore) LD50 > 5000 mg/Kg (orale ratto)

Carbonato di calcio LD50 > 5000 mg/Kg (orale ratto)

11.1.2 Proprietà tossicologiche della miscela in quanto tale Dati non disponibili

11.1.3 Dati derivanti da prove sulla miscela Non sono stati condotti studi critici per via di esposizione sulla miscela, non sono quindi disponibili dati sufficienti per elaborare una sintesi dei risultati.

11.1.4 Informazioni conclusive Non sono disponibili ulteriori informazioni.

11.1.5 Informazioni sulle vie probabili di esposizione Le vie probabili di esposizione sono pelle, occhi, inalazione, ingestione. Non sono noti gli effetti dell’esposizione alla miscela sulla salute.

11.1.6 Sintomi connessi alle caratteristiche fisiche, chimiche e tossicologiche Non ci sono sintomi particolari riconducibili all’esposizione alla miscela.

11.1.7 Effetti immediati, ritardati e cronici derivanti da esposizione a breve e lungo termine Non sono disponibili informazioni su eventuali effetti ritardati o immediati successivi all’esposizione a breve o a lungo termine per la miscela.

11.1.8 Effetti interattivi Informazioni non disponibili.

11.1.9 Dati specifici Non sono disponibili dati specifici per la miscela.

11.1.10 Miscela La miscela non è stata saggiata in quanto tale per quanto concerne i suoi effetti sulla salute.

11.1.11 Informazioni sulla miscela rispetto alle informazioni sulle sostanze Informazioni non disponibili.

11.1.11.1 Interazione delle sostanze contenute nella miscela nell’organismo Non sono disponibili informazioni sulla possibilità di interazione delle sostanze contenute nella miscela nell’organismo.

11.1.11.2 Contributo delle sostanze agli effetti globali sulla salute della miscela La miscela non contiene sostanze che causano effetti negativi sulla salute.

11.1.12 Altre informazioni Non sono disponibili ulteriori informazioni pertinenti sugli effetti avversi per la salute.

12. Informazioni ecologiche

12.1 Tossicità Non ci sono informazioni sulla tossicità della miscela derivati da dati di test eseguiti su organismi acquatici e/o terrestri.

CARBONATO DI CALCIO Tossicità per i pesci CL50 - Oncorhynchus mykiss (Trota iridea) - > 10000 mg/l - 96 h Tossicità per la daphnia e per altri invertebrati acquatici CE50 - Daphnia magna (Pulce d'acqua grande) - > 1000 mg/l - 48 h Tossicità per le alghe CE50 - Desmodesmus subspicatus (alga verde) - > 200 mg/l - 72 h

DIOSSIDO DI TITANIO Tossicità per i pesci CL50 – Altri pesci - > 1000 mg/l - 96 h Tossicità per la daphnia e per altri invertebrati acquatici CE50 - Daphnia magna (Pulce d'acqua grande) - > 1000 mg/l - 48 h

12.2 Persistenza e biodegradabilità La parte inorganica della miscela non è biodegradabile. Per la miscela come tale non ci sono informazioni disponibili riguardanti la biodegradabilità.

12.3 Potenziale di bioaccumulo Le miscela non contiene sostanze bioaccumulabili.

12.4 Mobilità nel suolo La miscela è costituita da sostanze insolubili in acqua.

12.5 Risultati della valutazione PBT e vPvB Non applicabile

12.6 Altri effetti avversi Non sono disponibili dati su altri effetti avversi per la miscela.

13. Considerazioni sullo smaltimento

13.1 Metodi di smaltimento dei rifiuti Riutilizzare, se possibile, la pericolosità dei rifiuti che contengono in parte questo prodotto deve essere valutata in base alle disposizioni legislative vigenti. Lo smaltimento deve essere affidato ad una società autorizzata alla gestione dei rifiuti, nel rispetto della normativa nazionale ed eventualmente locale.

IMBALLAGGI Gli imballaggi se non riutilizzati, devono essere inviati a recupero o smaltimento nel rispetto delle norme nazionali sulla gestione dei rifiuti.

14. Informazioni sul trasporto

Merce non pericolosa ai sensi dei regolamenti sui trasporti.

Trasporto stradale o ferroviario: Classe ADR: non classificato Packing group non applicabile

Etichetta: non applicabile Nr. Kemler: non applicabile Limited quantity non applicabile Codice di restrizione in galleria: non applicabile Nome tecnico: non applicabile

Traporto marittimo: Classe IMO: non classificato Packing Group: non applicabile Label: non applicabile EMS: non applicabile Marine pollutant non applicabile Proprer Shipping Name : non applicabile

Trasporto aereo:

Classe IATA: non classificato Packing Group: non applicabile Label: non applicabile Cargo: Istruzioni imballo: quantità massima: non applicabile Istruzioni particolari: quantità massima: non applicabile

15. Informazioni sulla regolamentazione

15.1 Norme e legislazione su salute, sicurezza e ambiente specifiche per la sostanza o la miscela Nessuna

Sostanze in Canditate List (Art.59 REACH) Nessuna

15.2 Valutazione della sicurezza chimica Le sostanze contenute nella miscela non sono considerate pericolose ai sensi del Regolamento (CE) 1907/2006 del Parlamento Europeo (REACH).

16 Altre informazioni

LEGENDA: ADR: accordo europeo per il trasporto delle merci pericolose su strada CAS NUMBER: numero del Chemical Abstract Service CE50: concentrazione che da effetto al 50% della popolazione soggetta a test CE NUMBER: numero identificativo in ESIS (archivio europeo delle sostanze esistenti) CLP: regolamento CE 1272/2008 Ems: emergency schedule IATA DGR: Regolamento per il trasporto di merci pericolose della Associazione internazionale del Trasporto Aereo IMDG: codice marittimo internazionale per il trasporto delle merci pericolose IMO: International Maritime Organizzation INDEX NUMBER: Numero identificativo nell’Annesso VI del CLP CL50: concentrazione letale 50% DL50: dose letale 50% REACH: regolamento CE 1907/2008 RID: regolamento per il trasporto internazionale di merci pericolose su treno PBT: persistente, bioaccumulabile e tossico secondo il REACH vPvB: molto persistente e molto bioaccumulabile secondo il REACH ACGIH: American Conference of Governmental Industrial Hygienists

BIBLIOGRAFIA GENERALE

1. Regolamento (CE) 1907/2006 del Parlamento Europeo (REACH) 2. Regolamento (CE) 1272/2008 del Parlamento Europeo (CLP) 3. Manuali e pubblicazioni pertinenti

La Nuova Maric srl non eroga servizi di formazione sulla sicurezza per gli utilizzatori del prodotto.

Le informazioni contenute in questa scheda si basano sulle conoscenze disponibili alla data dell’ultima revisione. L’utilizzatore deve assicurarsi della idoneità e completezza delle informazioni in relazione allo specifico uso del prodotto. Non si deve interpretare tale documento come garanzia di alcuna proprietà del prodotto.

Poiché l’uso del prodotto non cade sotto il nostro diretto controllo, è obbligo dell’utilizzatore osservare sotto la propria responsabilità le leggi e le disposizioni vigenti in materia di igiene e di sicurezza. Non si assumono responsabilità per usi impropri.

MODIFICHE RISPETTO ALLA VERSIONE PRECEDENTE Rev. 08 22/03/16 Sono state apportate variazioni alle seguenti sezioni: 01, 02, 03, 04, 05, 06, 07, 08, 09, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16.

Rev. 09 10/01/17 Sono state apportate correzioni alla versione precedente NUOVA MARIC S.r.L. BRITELINE 200 WHITE – SPRAY

DATE: 14/03/18 ISSUE: 01 REV: 2

TECHNICAL SPECIFICATION

Performance Characteristics

BS EN 1871 BS EN 1436 Physical Performance Properties Properties (Laboratory Conditions) (In Situ)

Luminance

LF 6 ≥ 80 B 41) β ≥ 0,5 0 Softening Point Class

SP 3 ≥ 95°C – Reflectivity

R41) RL ≥ 200 mcd/m2.lx

Drop-on beads – (450g/m2)

Skid Resistance Class APPLICATION AND PREPARATION Ensure the road surface is dry and clean from dust, dirt, grease, salt – S 2 SRT ≥ 50 or any other contaminants. Road surface temperature should be above 5°C.

TEST FREQUENCY Material Characteristics As per BSI Kitemark Licence Protocol. Flash Point >230°C

LICENCE NUMBER Application °C KM 21408 Temperature 180-220

PRODUCT CODE Drying Time 1–5 minutes (approx.) WS 200

M O N E N R T I A V L

N L Y E

F R Y kelly-bros.com I E N D L

N T E A L M L N Y O

R

I

V N Y

Kelly Bros International E L D N F R I E KELLYBROS. Bailieborough Road, Virginia, Co. Cavan, Ireland, A82 DY05 +353 (0) 49 8547173 [email protected] www.kelly-bros.com Kelly Bros (Roadlines/Erinline) Ltd Company Registration No.100127/51555. Directors Damien Kelly, Raymond Kelly INTERNATIONAL

SAFETY DATA SHEET Product Name: White Thermoplastic Cold Mix Powder Page 1 of 5 MSDS No. 03 Briteline Range Rev: 01 Date: 09/02/2017

1. CHEMICAL PRODUCT AND COMPANY DETAILS.

Product Description: White Thermoplastic Road Marking Material -Powdered Mix.

Supplier: Kelly Bros (Erinline) Ltd Bailieborough Road Virginia Co Cavan. Ireland.

Tel No. 00353 49 8547173 Fax No. 00353 49 8547712. E Mail: [email protected] Web Site: http//www.kellybros.ie

2. HAZARD IDENTIFICATION.

. General : When improperly processed, handled or stored dust formation can cause mild irritation to eyes and respiratory tract. . Skin: Non-irritant . Eye: Mild irritant . Inhalation: Avoid inhalation of dust – may irritate the respiratory tract. . Burns: Liquid, molten product adheres to the skin and causes burns. Working temperatures during processing range from 160 to 220°C. . Signal word: Warning

3. COMPOSITION/INFORMATION ON INGREDIENTS.

Dry powdered mix packed in low melt polythene sacks. Weight 25 kgs approx.

Component % CAS EINECS Hazard Statement Soda-lime glass 20 65997-17-3 266-046-0 Not classified Rosin ester resin 20 approx 8050-26-8 - Not classified Lubricating oil 3 approx - - Not classified Titanium dioxide 8 13463-67-7 236-675-5 Not classified Dolomite 50 approx 16389-88-1 240-440-2 Not classified Fatty acids, C16-18, 0.5 approx 91051-01-3 293-049-4 Not classified zinc salts

Ref (I.S. EN 1871) 2000 Road Marking Materials - Physical Properties

SAFETY DATA SHEET

Product Name: White Thermoplastic Cold Mix Powder Page 2 of 5 Briteline Range Rev: 01 Date: 09/02/2017 ______

4. FIRST AID MEASURES. ______

Symptoms and effects: Not expected to give rise to an acute hazard under normal conditions of use

First Aid – Inhalation: Supply fresh air. In case of adverse exposure to vapours formed when using hot material immediately remove the victim from exposure. If rapid recovery does not occur obtain medical attention. No anticipated adverse effects due to dust/vapour exposure is anticipated during normal working conditions. First Aid - Skin: Molten material on the skin should be cooled rapidly with cold water, but not pulled off. Wash thoroughly with soap and water following contact with powder. First Aid – Eye: Flush eye with water. If persistent irritation occurs, obtain medical attention. First Aid – Ingestion: Seek medical advice.

______

5. FIRE FIGHTING MEASURES.

Extinguishing Media Recommended:

If boiler-containing thermoplastic ignites use,

. alcohol resistant foam or dry chemical powder . carbon dioxide . blanket

Do not under any circumstances use liquid fire extinguishers on molten material.

Protective Equipment: Formation of toxic fumes/vapours is possible during a fire incident Avoid inhalation of smoke and fumes. The appropriate respiratory and eye protection is required for fire-fighting personnel.

Fire-fighting Instructions: Evacuate area upon fire incident. Use suitably trained personnel to conduct fire-fighting operations. Prevent the run-off of contaminated firewater to drains, groundwater or surface water bodies.

6. ACCIDENTAL RELEASE MEASURES.

. Land Spill: o Powdered material compacts and hardens. Shovel up and place in suitable container for recycling or disposal using an appropriately licensed waste operator. o Hot, fluid material should be allowed to cool completely. Chip off using appropriate PPE and store in suitable container for recycling or disposal using an appropriately licensed waste operator. Consult an expert on the disposal of any recovered material and ensure conformity to local disposal regulations. . Environment: Avoid discharge to drains, groundwater and surface water bodies . Additional Information: No constituent ingredients are classified in accordance with EU Directives. Dust generation is controlled through dampening.

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Product Name: White Thermoplastic Cold Mix Powder Page 3 of 5 Briteline Range Rev: 01 Date: 09/02/2017 ______

7. HANDLING AND STORAGE.

Storage Temperature: Ambient. Prolonged storage may cause material to harden and compact but remains usable. Storage Conditions: Store in a cool, dry, well-ventilated area. Material may foam/spit when mixed with hot material. Handling: Ensure adequate ventilation; avoid creating and breathing dust. Avoid skin and eye contact. Do not eat, drink or smoke whilst handling. Do not breathe fumes from hot product. Implement good personal hygiene practices and launder contaminated clothing regularly. Fire Prevention: Keep away from sources of ignition and heat. No smoking. Avoid formation of flammable dust clouds. Do not subject material to temperatures above its flash point.

8. EXPOSURE CONTROL / PERSONAL PROTECTION.

Engineering Controls: During normal operating conditions the working area should be well ventilated. When correctly stored, handled and processed there should be no exposure to dust, however if dust or fumes from the molten material occurs, then the use of local exhaust ventilation is recommended. Dust dampening occurs to minimize the formation and spread of dust in the air.

Personal Protection: Eye Protection: Wear safety glasses with side shield or face visor Protection from burns: Where contact may occur with hot materials, wear thermal resistant gauntlets or similar and a face shield. CEN standard EN 420 and EN 370 provide guidance as regards glove type requirements. Respiratory Protection: Use molten material in a well-ventilated area. If airborne concentrations of relevant parameters exceed applicable Occupational Exposure Limits as stipulated in the HSA’s Code of Practice for the Safety, Health and Welfare at Work (Chemical Agents) Regulations 2001, workers should be provided with appropriate PPE as per CEN Standards EN 136, 140 & 405 (Respirator masks) and EN 149 & 143 (Filters).

Exposure Limits: No constituent material is classified under EU Directives. Two parameters of potential concern during adverse working conditions are Total Inhalable Dust and Total Respirable Dust. OEL’s for these parameters have been obtained from the HSA’s Code of Practice for the Safety, Health and Welfare at Work (Chemical Agents) Regulations 2001. Parameter CAS No LT Exp 8hrs ST Exp 15min Total Inhalable dust N/A 10mg/m3 - Respirable dust N/A 4mg/m3 -

Occupational air monitoring should take place on a periodic basis to ensure compliance with applicable OEL’s.

9. PHYSICAL AND CHEMICAL PROPERTIES. Physical State: Cold/ambient conditions - Solid, powder. Heated condition - Liquid, molten. Colour: White Bulk density: 1.9 – 2.0 Flash point: 240°C Solubility in water: No Solubility in solvent: Soluble

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Product Name: White Thermoplastic Cold Mix Powder Page 4 of 5 Briteline Range Rev: 01 Date: 09/02/2017

10. STABILITY AND REACTIVITY. Stability: Stable under recommended storage and handling conditions (Ref Section 7). Exposure to high temperatures may produce hazardous decomposition products such as carbon monoxide.

Conditions to avoid: Sources of ignition. Elevated temperatures. Water or damp. Wet or damp materials could foam/spit when heated. Hazardous Decomposition Products: Harmful fumes (i.e. carbon monoxide, nitrogen oxides) may be emitted upon combustion of material.

Reactivity: Pigment may be dissolved in strong acids or alkalis. In the event of fire oxides of lead, chromium and antimony may be generated.

11. TOXICOLOGICAL INFORMATION.

Eye Contact: If product is molten, burns to eyes may occur if product splashes. Dust forming as a result of product exposure may be irritating to eyes.

Inhalation: . Dust forming at ambient temperatures may be an irritating to the respiratory tract. . Vapours, which may be formed at elevated temperature, may be irritating to the respiratory tract. . Under normal working conditions hazard is considered negligible.

Skin Contact: . Powder form may cause mild irritation. . Hot material will cause thermal burns.

Ingestion: . Minimal toxicity. Constituents not classified according to EU Directives

Chronic Effects: Repeated and prolonged exposure to dust associated with product may lead to respiratory tract irritation. Under normal storage/handling/process conditions dust does not form and spread to the air.

12. ECOLOGICAL DATA.

Not expected to be harmful to aquatic organisms. Do not allow to enter drains, groundwater or surface water bodies.

13. DISPOSABLE CONSIDERATIONS.

Packaging: - Low melt polythene sacks are fed into the pre-heater and dispersed as part of the binder constituent in the molten material. Any unused empty polythene bags, pallet wrap, and pallets should be taken for recycling, recovery or disposal through a suitably qualified or licensed contractor. Ensure compliance with EC, national and local regulations.

Suitable routes of disposal: landfill, incinerators or appropriate recycling methods.

SAFETY DATA SHEET

Product Name: White Thermoplastic Cold Mix Powder Page 5 of 5 Briteline Range Rev: 01 Date: 09/02/2017 14. TRANSPORT INFORMATION.

White thermoplastic material is not classified as hazardous for transport.

. Road (ADR) / Rail (RID) not restricted for transport, TREMCARD not required. . Marine (IMO-IMDG) not restricted for transport. . Airline (ICAO / IATA) not restricted for transport

15. REGULATORY INFORMATION.

Labelling and Classification EC Directives:

This data sheet was prepared in accordance with the CLP Regulation (EC) No. 1272/2008 and the EU’s REACH Regulation (EC) No. 1907/2006 (Annex II).

Hazard Statements: N/A– Constituents not classified in accordance with EU Directives/Regulations

Precautionary Statements: P314: Get Medical advice/attention if you feel unwell

16. OTHER INFORMATION.

The information of this safety data is based on present knowledge, constituent MSDS’s and current EU Directives. It provides guidance on Health & Safety of the product and should not be mistaken as a guarantee of technical performance criteria or suitability for particular applications.

The onus is on the user to satisfy themselves as to the suitability and completeness of such information for their own particular use. ______

NATURA 2000 - STANDARD DATA FORM For Special Protection Areas (SPA), Proposed Sites for Community Importance (pSCI), Sites of Community Importance (SCI) and for Special Areas of Conservation (SAC)

SITE IT7110128

SITENAME Parco Nazionale Gran Sasso - Monti della Laga

TABLE OF CONTENTS

1. SITE IDENTIFICATION 2. SITE LOCATION 3. ECOLOGICAL INFORMATION 4. SITE DESCRIPTION 5. SITE PROTECTION STATUS 6. SITE MANAGEMENT 7. MAP OF THE SITE

1. SITE IDENTIFICATION

1.1 Type 1.2 Site code Back to top A IT7110128

1.3 Site name

Parco Nazionale Gran Sasso - Monti della Laga

1.4 First Compilation date 1.5 Update date

1997-01 2015-12

1.6 Respondent:

Name/Organisation: Regione Abruzzo Direzione Territorio, Urbanistica e beni Ambientali Address: Via L. Da Vinci, 1 67100 - L’AQUILA Email:

1.7 Site indication and designation / classification dates

Date site classified as SPA: 1988-10

National legal reference of SPA designation No data

2. SITE LOCATION

Back to top 2.1 Site-centre location [decimal degrees]:

Longitude Latitude 13.572047 42.45997

2.2 Area [ha]: 2.3 Marine area [%]

143311.0 0.0

2.4 Sitelength [km]:

0.0

2.5 Administrative region code and name

NUTS level 2 code Region Name

ITF1 Abruzzo

2.6 Biogeographical Region(s)

(100.0 Alpine %)

3. ECOLOGICAL INFORMATION Back to top 3.1 Habitat types present on the site and assessment for them

Annex I Habitat types Site assessment

Cave Data Code PF NP Cover [ha] A|B|C|D A|B|C [number] quality

Representativity Relative Surface Conservation Global

3240 1433.11 C C B B 3280 1433.11 D 4060 2866.22 C C B B 5130 1433.11 C C B B 5210 1433.11 C C B B 6110 2866.22 B C A A 6170 5732.44 B C A A 6210 35827.75 A C B B 6220 4299.33 B C C C 6230 1433.11 D 8120 2866.22 C C B B 8130 1433.11 D 8210 2866.22 B C A A 8220 1433.11 D 8240 2866.22 B C A A 8340 28.66 C C C C 9180 1433.11 C C A B 9210 10031.77 B C C B 9220 1433.11 C C B B 9260 2866.22 B C C C 9340 1433.11 C C B B

PF: for the habitat types that can have a non-priority as well as a priority form (6210, 7130, 9430) enter "X" in the column PF to indicate the priority form. NP: in case that a habitat type no longer exists in the site enter: x (optional) Cover: decimal values can be entered Caves: for habitat types 8310, 8330 (caves) enter the number of caves if estimated surface is not available. Data quality: G = 'Good' (e.g. based on surveys); M = 'Moderate' (e.g. based on partial data with some extrapolation); P = 'Poor' (e.g. rough estimation)

3.2 Species referred to in Article 4 of Directive 2009/147/EC and listed in Annex II of Directive 92/43/EEC and site evaluation for them

Species Population in the site Site assessment

D. G Code Scientific Name S NP T Size Unit Cat. A|B|C|D A|B|C qual.

Min Max Pop. Con. Iso. Glo.

P 1479 Adonis distorta p R DD B A C A

B A229 Alcedo atthis r P DD C B B B

B A229 Alcedo atthis c P DD C B B B

B A412 Alectoris graeca saxatilis p 200 200 p G C C C C

P 1630 Androsace mathildae p V DD A A B A

B A255 Anthus campestris r C DD C B C B

B A091 Aquila chrysaetos p 3 4 p G B A C B

P 1558 Astragalus aquilanus p R G B A A B

Austropotamobius I 1092 p R DD C B A B pallipes

M 1308 Barbastella barbastellus r R DD D

F 1137 Barbus plebejus r C DD B B B B

F 1137 Barbus plebejus p C DD B B B B

A 5357 Bombina pachipus p V DD D

B A215 Bubo bubo p 1 3 p G C A B B

M 1352 Canis lupus r R DD C B B B

B A224 Caprimulgus europaeus r 400 400 p G B B C B

B A139 Charadrius morinellus c P DD C A C B

F 5304 Cobitis bilineata p C DD D

B A238 Dendrocopos medius p R DD C B B C

R 1279 Elaphe quatuorlineata p V DD D

B A379 Emberiza hortulana r 150 150 p G C C C C

I 1074 Eriogaster catax p R DD C B A B I 1065 Euphydryas aurinia p R DD B B B B

B A101 Falco biarmicus p 1 2 p G C B C B

B A103 Falco peregrinus p 10 15 p G C B C B

B A321 Ficedula albicollis r P DD C B C C

B A338 Lanius collurio c P DD C B C B

B A338 Lanius collurio r P DD C B C B

B A246 Lullula arborea r P DD C B C B

B A280 Monticola saxatilis r R DD C B C B

B A358 Montifringilla nivalis p 80 150 p G C A C A

I 1084 Osmoderma eremita p V DD C B C B

B A357 Petronia petronia p P DD C A C A

B A267 Prunella collaris p 150 150 p G C A C A

B A345 Pyrrhocorax graculus p 17 19 p G C A B B

B A346 Pyrrhocorax pyrrhocorax p 148 190 p G B A B B

Rhinolophus M 1304 p V DD D ferrumequinum

Rupicapra pyrenaica M 1374 p 33 33 i G B A A A ornata

F 1136 Rutilus rubilio p C DD D

Salamandrina A 5367 p V DD C B C B perspicillata

F 5331 Telestes muticellus p R DD C B A B

B A333 Tichodroma muraria p 30 30 p G C A C A

A 1167 Triturus carnifex p R DD C B C B

M 1354 Ursus arctos p V DD B B A B

R 1298 Vipera ursinii p V DD B A A A

Group: A = Amphibians, B = Birds, F = Fish, I = Invertebrates, M = Mammals, P = Plants, R = Reptiles S: in case that the data on species are sensitive and therefore have to be blocked for any public access enter: yes NP: in case that a species is no longer present in the site enter: x (optional) Type: p = permanent, r = reproducing, c = concentration, w = wintering (for plant and non-migratory species use permanent) Unit: i = individuals, p = pairs or other units according to the Standard list of population units and codes in accordance with Article 12 and 17 reporting (see reference portal) Abundance categories (Cat.): C = common, R = rare, V = very rare, P = present - to fill if data are deficient (DD) or in addition to population size information Data quality: G = 'Good' (e.g. based on surveys); M = 'Moderate' (e.g. based on partial data with some extrapolation); P = 'Poor' (e.g. rough estimation); VP = 'Very poor' (use this category only, if not even a rough estimation of the population size can be made, in this case the fields for population size can remain empty, but the field "Abundance categories" has to be filled in)

3.3 Other important species of flora and fauna (optional)

Species Population in the site Motivation

Species Group CODE Scientific Name S NP Size Unit Cat. Other categories Annex

Min Max C|R|V|P IV V A B C D

I Agabus fuliginosus V X

I Apion frumentarium R X

I Aradus frigidus R X

P Artemisia petrosa R X

Asiorestia peirolerii I R X melanothorax

I Cassida alpina V X

I Ceratapion beckeri R X

I Ceutorhynchus osellai R X

I Charcharodus baeticus R X

M Chionomys nivalis C X

I Coenonympha tullia V X

I Cordulegaster boltoni R X

I Cryptocephalus informis R X

I Decticus verrucivorus C X

I Erebia euryale R X

I Erebia pandrose R X

I Eutrichapion hydropicum R X

M 1363 Felis silvestris R X

P Goniolimon italicum R X

M 1344 Hystrix cristata V X I Liparus interruptus R X

I Liparus mariae V X

I Longitarsus springeri V X

I Longitarsus zangherii R X

I Mannerheimia aprutiana V X

I Meira straneoi R X

I Meligethes caudatus R X

I Microplontus fairmairei R X

I Mylabris flexuosa R X

I Nebria orsinii orsinii R X

I Neobisium osellai R X

I Neocoenorrhinus abeillei C X

Obuchovia I V X galloprovinciale

Oreina alpestris I R X marsicana

I Oreina viridis R X

Otiorhynchus I R X cribrirostris

I Otiorhynchus ovatus R X

I Otiorhynchus pilipes R X

I Otiorhynchus porcellus R X

I Otiorhynchus vestinus R X

Palaeochrysophanus I R X hippothoe italica

I Poecilimon superbus R X

I Prionus coriarius R X

I Pseudochelidura orsinii C X

A 1206 Rana italica R X

A 1185 Speleomantes italicus V X

I Stenobothrus apenninus R X

I Sympetrum flaveolum R X

I Synapion falzonii R X

Trachysoma alpinum I R X italocentralis

A 1168 Triturus italicus R X

I Troglorhynchus angelinii R X

I Tropiphorus imperialis R X

Group: A = Amphibians, B = Birds, F = Fish, Fu = Fungi, I = Invertebrates, L = Lichens, M = Mammals, P = Plants, R = Reptiles CODE: for Birds, Annex IV and V species the code as provided in the reference portal should be used in addition to the scientific name S: in case that the data on species are sensitive and therefore have to be blocked for any public access enter: yes NP: in case that a species is no longer present in the site enter: x (optional) Unit: i = individuals, p = pairs or other units according to the standard list of population units and codes in accordance with Article 12 and 17 reporting, (see reference portal) Cat.: Abundance categories: C = common, R = rare, V = very rare, P = present Motivation categories: IV, V: Annex Species (Habitats Directive), A: National Red List data; B: Endemics; C: International Conventions; D: other reasons

4. SITE DESCRIPTION

Back to top 4.1 General site character

Habitat class % Cover

N10 5.0 N22 3.0 N15 5.0 N07 1.0 N20 2.0 N12 10.0 N23 5.0 N18 2.0 N16 20.0 N11 5.0 N06 1.0 N19 3.0 N09 25.0 N21 3.0 N08 10.0

Total Habitat Cover 100

Other Site Characteristics Il sito comprende tutta la catena del Gran Sasso e buona parte dei Monti della Lga; sono inclusi numerosi tipi di habitat e specie di grande interesse biologico.

4.2 Quality and importance Eccellente la qualità ambientale dell'unità ambientale che presenta una ricchezza in termini di tipologie di habitat, una naturalità concentrata e popolazioni di specie di grande interesse per la comunità scientifica. La presenza anche di una zona umida continentale (Lago di Campotosto) aumenta la qualità ambientale della ZPS che è di notevole valore scientifico, didattico e paesaggistico.

4.3 Threats, pressures and activities with impacts on the site

4.4 Ownership (optional)

4.5 Documentation

5. SITE PROTECTION STATUS (optional)

Back to top 5.1 Designation types at national and regional level:

Code Cover [%] Code Cover [%] Code Cover [%]

IT02 2.0 IT01 100.0 IT05 1.0

5.2 Relation of the described site with other sites: designated at national or regional level:

Type code Site name Type Cover [%]

IT02 ALTIPIANI E LAGO DI CAMPOTOSTO * 2.0 IT05 SORGENTI E PRIMO TRATTO DEL FIUME TIRINO * 1.0 IT01 Gran Sasso - Monti della Laga 100.0 IT02 ALTIPIANI E LAGO DI CAMPOTOSTO * 2.0 IT05 SORGENTI E PRIMO TRATTO DEL FIUME TIRINO * 1.0 IT01 Gran Sasso - Monti della Laga 100.0

5.3 Site designation (optional)

6. SITE MANAGEMENT

Back to top 6.1 Body(ies) responsible for the site management:

Organisation: Ente Parco nazionale Gran Sasso e Monti della Laga Address: Email:

6.2 Management Plan(s): An actual management plan does exist:

Yes

X No, but in preparation No

6.3 Conservation measures (optional)

7. MAP OF THE SITES

Back to top

INSPIRE ID:

Map delivered as PDF in electronic format (optional)

Yes X No

Reference(s) to the original map used for the digitalisation of the electronic boundaries (optional).

360 359 350 349 348 338 1:25000 Gauss-Boaga

NATURA 2000 - STANDARD DATA FORM For Special Protection Areas (SPA), Proposed Sites for Community Importance (pSCI), Sites of Community Importance (SCI) and for Special Areas of Conservation (SAC)

SITE IT7110202

SITENAME Gran Sasso

TABLE OF CONTENTS

1. SITE IDENTIFICATION 2. SITE LOCATION 3. ECOLOGICAL INFORMATION 4. SITE DESCRIPTION 5. SITE PROTECTION STATUS 6. SITE MANAGEMENT 7. MAP OF THE SITE

1. SITE IDENTIFICATION

1.1 Type 1.2 Site code Back to top B IT7110202

1.3 Site name

Gran Sasso

1.4 First Compilation date 1.5 Update date

1995-04 2013-10

1.6 Respondent:

Name/Organisation: Regione Abruzzo Direzione Territorio, Urbanistica e beni Ambientali Address: Via L. Da Vinci, 1 67100 - L’AQUILA Email:

1.7 Site indication and designation / classification dates

Date site classified as SPA: 0000-00

National legal reference of SPA designation No data

Date site proposed as SCI: 1995-04

Date site confirmed as SCI: No data

Date site designated as SAC: No data

National legal reference of SAC designation: No data

2. SITE LOCATION

Back to top 2.1 Site-centre location [decimal degrees]:

Longitude Latitude 13.619722 42.435278

2.2 Area [ha]: 2.3 Marine area [%]

33995.0 0.0

2.4 Sitelength [km]:

0.0

2.5 Administrative region code and name

NUTS level 2 code Region Name ITF1 Abruzzo

2.6 Biogeographical Region(s)

(100.0 Alpine %)

3. ECOLOGICAL INFORMATION

Back to top 3.1 Habitat types present on the site and assessment for them

Annex I Habitat types Site assessment

Cave Data Code PF NP Cover [ha] A|B|C|D A|B|C [number] quality

Representativity Relative Surface Conservation Global

3150 339.95 C C B B 3220 679.9 C B A A 3240 339.95 C C B B 3280 339.95 B C B B 4060 1359.8 B B A B 5130 339.95 C B B B 6110 339.95 C C A B 6170 8838.7 A A A A 6210 6799.0 B B B B 6230 679.9 C B B B 6510 339.95 C C B B 7140 339.95 B B B B 7230 339.95 D 8120 1359.8 B B B B 8130 339.95 C B A B 8210 4419.35 B A A B 8220 339.95 A C A A 8240 1359.8 C B A B 8310 339.95 B C B B 8340 339.95 B C B B 9180 339.95 C C B B 91L0 339.95 B C B B 9210 2379.65 B B B B 9220 679.9 A C B B 9260 339.95 B C B B 9510 339.95 A C B B

PF: for the habitat types that can have a non-priority as well as a priority form (6210, 7130, 9430) enter "X" in the column PF to indicate the priority form. NP: in case that a habitat type no longer exists in the site enter: x (optional) Cover: decimal values can be entered Caves: for habitat types 8310, 8330 (caves) enter the number of caves if estimated surface is not available. Data quality: G = 'Good' (e.g. based on surveys); M = 'Moderate' (e.g. based on partial data with some extrapolation); P = 'Poor' (e.g. rough estimation)

3.2 Species referred to in Article 4 of Directive 2009/147/EC and listed in Annex II of Directive 92/43/EEC and site evaluation for them

Species Population in the site Site assessment

D. G Code Scientific Name S NP T Size Unit Cat. A|B|C|D A|B|C qual.

Min Max Pop. Con. Iso. Glo.

P 1479 Adonis distorta p R DD A B C A

B A412 Alectoris graeca saxatilis p 40 50 p G C C C C

P 1630 Androsace mathildae p R DD A A C A

B A255 Anthus campestris p 300 400 p G B B C B

B A091 Aquila chrysaetos p 2 2 p G C B C C

Austropotamobius I 1092 p P DD C C B B pallipes

A 5357 Bombina pachipus p V DD C B C B

B A215 Bubo bubo p V DD C C C C

P 1386 Buxbaumia viridis p R DD C B C B

M 1352 Canis lupus p 30 40 p G B A B B B A364 Carduelis carduelis DD

R 1279 Elaphe quatuorlineata p R DD D

B A379 Emberiza hortulana r 15 20 p G C C C C

I 1065 Euphydryas aurinia p P DD B B B B

B A103 Falco peregrinus p 5 5 p G C B C B

B A321 Ficedula albicollis r R DD C C B C

B A338 Lanius collurio r R DD D

B A246 Lullula arborea r R DD C C C C

I 1062 Melanargia arge p R DD C B A C

B A280 Monticola saxatilis r 30 60 i G C B C C

B A281 Monticola solitarius DD

B A358 Montifringilla nivalis p C DD

B A357 Petronia petronia p 50 50 p G

B A267 Prunella collaris p 30 30 p G

B A345 Pyrrhocorax graculus p 20 70 i G

B A346 Pyrrhocorax pyrrhocorax p 350 550 i G A B B A

Rupicapra pyrenaica M 1374 p 100 100 i G B A B B ornata

F 1136 Rutilus rubilio p C DD B A B A

B A275 Saxicola rubetra r 5 8 p G C C B C

F 5331 Telestes muticellus p R DD B A B A

B A333 Tichodroma muraria p 5 10 p G

A 1167 Triturus carnifex p R DD C B C B

M 1354 Ursus arctos p V DD C C B C

R 1298 Vipera ursinii p V DD C A A A

Group: A = Amphibians, B = Birds, F = Fish, I = Invertebrates, M = Mammals, P = Plants, R = Reptiles S: in case that the data on species are sensitive and therefore have to be blocked for any public access enter: yes NP: in case that a species is no longer present in the site enter: x (optional) Type: p = permanent, r = reproducing, c = concentration, w = wintering (for plant and non-migratory species use permanent) Unit: i = individuals, p = pairs or other units according to the Standard list of population units and codes in accordance with Article 12 and 17 reporting (see reference portal) Abundance categories (Cat.): C = common, R = rare, V = very rare, P = present - to fill if data are deficient (DD) or in addition to population size information Data quality: G = 'Good' (e.g. based on surveys); M = 'Moderate' (e.g. based on partial data with some extrapolation); P = 'Poor' (e.g. rough estimation); VP = 'Very poor' (use this category only, if not even a rough estimation of the population size can be made, in this case the fields for population size can remain empty, but the field "Abundance categories" has to be filled in)

3.3 Other important species of flora and fauna (optional)

Species Population in the site Motivation

Species Group CODE Scientific Name S NP Size Unit Cat. Other categories Annex

Min Max C|R|V|P IV V A B C D

I Amurophorus spinosus P X

P Androsace vitaliana R X

I Aradus frigidus R X

P 1763 Artemisia eriantha R X

Astrantia pauciflora P R X tenorei

P Bunium petraeum R X

I Cantharis corvina P X

P Carex rupestris R X

P Centaurea ambigua nigra R X

P Cerastium thomasii R X

M Chionomys nivalis C X

Cychrus attenuatus I R X latialis

P Cymbalaria pallida R X

I Decticus aprutianus C X

I Decticus verrucivorus C X

Deltomerus depressus I V X depressus

Dichotrachelus I R X variegatus

I Ephippiger zelleri R X I Erebia euryale R X

I Erebia montana R X

I Forficula apennina R X

P Gentiana magellensis R X

Gymnetron I alboscutellatum R X atratulum

HERNIARIA P BORNMUELLERI V X CHAUDHRI

P ISATIS ALLIONII BALL R X

ISOTOMODES I SEXSETOSUS R X PROVINCIALIS

ITALOPODISMA I V X LAGREGAI

I Leistus glacialis relictus V X

P Leontopodium nivale R X

Leucanthemum P C X tridactylites

MALCOMIA ORSINIANA P V X (TEN.) TEN.

I Mannerheimia aprutiana V X

I Meligethes oreophilus R X

I METRIOPTERA CAPRAI R X

I NEBRIA JOCISHI R X

I Nebria orsinii orsinii R X

I NEOBISIUM FISCELLI R X

I Neobisium osellai R X

I Oreina viridis R X

Otiorhynchus I R X abruzzensis

I Otiorhynchus porcellus R X

P Papaver degeni R X

P Papaver ernesti-mayeri R X

I Podisma goidanichi C X

P Potentilla brauneana V X

P Potentilla fruticosa V X

I Prosimulium latimucro R X

I Pseudochelidura orsinii C X

P Ranunculus seguieri R X

P SALIX HERBACEA L. V X

SAXIFRAGA EXARATA P R X AMPULLACEA

SAXIFRAGA GLABELLA P R X BERTOL.

SAXIFRAGA ITALICA D. P R X A. WEBB

SIBBALDIA P R X PROCUMBENS L.

I Stenobothrus apenninus V X

TARAXACUM P GLACIALE HUET EX R X HAND.-MAZZ.

THLASPI STYLOSUM P R X (TEN.) MUTEL

TRACHYSOMA I ALPINUM R X ITALOCENTRALIS

I TRECHUS ITALICUS R X

P Vaccinium myrtillus R X

P Viola magellensis R X

Group: A = Amphibians, B = Birds, F = Fish, Fu = Fungi, I = Invertebrates, L = Lichens, M = Mammals, P = Plants, R = Reptiles CODE: for Birds, Annex IV and V species the code as provided in the reference portal should be used in addition to the scientific name S: in case that the data on species are sensitive and therefore have to be blocked for any public access enter: yes NP: in case that a species is no longer present in the site enter: x (optional) Unit: i = individuals, p = pairs or other units according to the standard list of population units and codes in accordance with Article 12 and 17 reporting, (see reference portal) Cat.: Abundance categories: C = common, R = rare, V = very rare, P = present Motivation categories: IV, V: Annex Species (Habitats Directive), A: National Red List data; B: Endemics; C: International Conventions; D: other reasons

4. SITE DESCRIPTION

Back to top 4.1 General site character

Habitat class % Cover

N21 2.0 N07 1.0 N10 2.0 N09 20.0 N08 7.0 N22 22.0 N11 19.0 N06 1.0 N16 21.0 N23 5.0

Total Habitat Cover 100

Other Site Characteristics Complessa morfologia comprendente valli glaciali con le più alti vatte dell'appennino. Vistosi fenomeni carsici con moprfologie glaciali. Presenza dell'unico ghiacciaio dell'appennino. Presenti pascoli altitudinali e faggete. Chionomys nivalis è probabilmente specie separata

4.2 Quality and importance Sito di elvata qualità ambientale per la ricchezza di habitat che determina lla presenza di numerose specie endemiche che costituiscono anche indicatori ecologici. Le faggete sono ricche di specie rare e relittuali. Numerosi gli ecotoni. Presenza di sorgenti reocrene. Elevata la qualità ambientale e buona la qualità biologica dei corpi idrici. Presenza di una popolazione di Rutilus endemica non manipolata. Elevati valori scenici

4.3 Threats, pressures and activities with impacts on the site

4.4 Ownership (optional)

4.5 Documentation

5. SITE PROTECTION STATUS (optional)

Back to top 5.1 Designation types at national and regional level:

Code Cover [%] Code Cover [%] Code Cover [%]

IT01 100.0

5.2 Relation of the described site with other sites:

5.3 Site designation (optional)

6. SITE MANAGEMENT

Back to top 6.1 Body(ies) responsible for the site management:

Organisation: Ente Parco nazionale Gran Sasso e Monti della Laga Address: Email:

6.2 Management Plan(s): An actual management plan does exist:

Yes

X No, but in preparation No

6.3 Conservation measures (optional)

7. MAP OF THE SITES

Back to top

INSPIRE ID:

Map delivered as PDF in electronic format (optional)

Yes X No Reference(s) to the original map used for the digitalisation of the electronic boundaries (optional).

139-140 1:100000 Gauss -Boaga 25/2/2021 N2K IT7120022 dataforms

Database release: End2019 --- 12/06/2020 SDF

NATURA 2000 - STANDARD DATA FORM For Special Protection Areas (SPA), Proposed Sites for Community Importance (pSCI), Sites of Community Importance (SCI) and for Special Areas of Conservation (SAC)

SITE IT7120022 SITENAME Fiume Mavone

TABLE OF CONTENTS

1. SITE IDENTIFICATION 2. SITE LOCATION 3. ECOLOGICAL INFORMATION 4. SITE DESCRIPTION 5. SITE PROTECTION STATUS 6. SITE MANAGEMENT 7. MAP OF THE SITE

Print Standard Data Form

1. SITE IDENTIFICATION

Back to top 1.1 Type

B

1.2 Site code

IT7120022

1.3 Site name

Fiume Mavone

1.4 First Compilation date

1995-05

1.5 Update date

2019-12

1.6 Respondent:

Name/Organisation: Regione Abruzzo Direzione Territorio, Urbanistica e beni Ambientali

Address: https://natura2000.eea.europa.eu/Natura2000/SDF.aspx?site=IT7120022&release=10 1/6 25/2/2021 N2K IT7120022 dataforms Email:

1.7 Site indication and designation / classification dates

Date site proposed 1995-06 as SCI:

Date site confirmed No data as SCI:

Date site 2018-12 designated as SAC:

National legal reference of SAC DM 28/12/2018 - G.U. 19 del 23-01-2019 designation:

2. SITE LOCATION

Back to top 2.1 Site-centre location [decimal degrees]:

Longitude: 13.682222

Latitude: 42.522222

2.2 Area [ha]

160.0000

2.3 Marine area [%]

0.0000

2.4 Sitelength [km]:

0.00

2.5 Administrative region code and name

NUTS level 2 code Region Name

ITF1 Abruzzo

2.6 Biogeographical Region(s)

Continental (100.00 %)

3. ECOLOGICAL INFORMATION

Back to top 3.1 Habitat types present on the site and assessment for them

Annex I Habitat types Site assessment https://natura2000.eea.europa.eu/Natura2000/SDF.aspx?site=IT7120022&release=10 2/6 25/2/2021 N2K IT7120022 dataforms

Cover Cave Data Code PF NP A|B|C|D A|B|C Annex I Habitat [tyhpae]s [number] quality Site assessment

Relative C over C ave Dat a Representativity Conservation Global Code PF NP A|B|C|D ASu|Brf|aCce [ha] [number] quality 3270 0 0.00 P D Relative Representativity Conservation Global Surface 3280 16 0.00 B C B B

6430 4.8 0.00 C C B B

91AA 28.8 0.00 B C B B

92A0 32 0.00 B C B B

PF: for the habitat types that can have a non-priority as well as a priority form (6210, 7130, 9430) enter "X" in the column PF to indicate the priority form. NP: in case that a habitat type no longer exists in the site enter: x (optional) Cover: decimal values can be entered Caves: for habitat types 8310, 8330 (caves) enter the number of caves if estimated surface is not available. Data quality: G = 'Good' (e.g. based on surveys); M = 'Moderate' (e.g. based on partial data with some extrapolation); P = 'Poor' (e.g. rough estimation)

3.2 Species referred to in Article 4 of Directive 2009/147/EC and listed in Annex II of Directive 92/43/EEC and site evaluation for them

Species Population in the site Site assessment

Scientific G Code S NP T Size Unit Cat. D.qual. A|B|C|D A|B|C Name

Min Max Pop. Con. Iso. Glo.

Bombina A 5357 p R DD C B C B pachipus M 1352 Canis lupus p 2 4 i G C C C C

Caprimulgus B A224 r 2 3 p G C B C C europaeus Elaphe R 1279 p R DD D quatuorlineata Telestes F 5331 p R DD C B B A muticellus Triturus A 1167 p R DD C B C B carnifex

Group: A = Amphibians, B = Birds, F = Fish, I = Invertebrates, M = Mammals, P = Plants, R = Reptiles S: in case that the data on species are sensitive and therefore have to be blocked for any public access enter: yes NP: in case that a species is no longer present in the site enter: x (optional) Type: p = permanent, r = reproducing, c = concentration, w = wintering (for plant and non-migratory species use permanent) Unit: i = individuals, p = pairs or other units according to the Standard list of population units and codes in accordance with Article 12 and 17 reporting (see reference portal) Abundance categories (Cat.): C = common, R = rare, V = very rare, P = present - to fill if data are deficient (DD) or in addition to population size information Data quality: G = 'Good' (e.g. based on surveys); M = 'Moderate' (e.g. based on partial data with some extrapolation); P = 'Poor' (e.g. rough estimation); VP = 'Very poor' (use this category only, if not even a rough estimation of the population size can be made, in this case the fields for population size can remain empty, but the field "Abundance categories" has to be filled in)

3.3 Other important species of flora and fauna (optional) https://natura2000.eea.europa.eu/Natura2000/SDF.aspx?site=IT7120022&release=10 3/6 25/2/2021 N2K IT7120022 dataforms

Species Population in the site Motivation

Scientific Species Other Group CODE S NP Size Unit Cat. Name Annex categories

Min Max C|R|V|P IV V A B C D

M 5365 Hypsugo savii C X

Nyctalus M 1312 R X noctula Pipistrellus M 2016 C X kuhlii Pipistrellus M 1309 C X pipistrellus Podarcis R 1256 C X muralis Podarcis R 1250 C X siculus

P Salix R X apennina

Group: A = Amphibians, B = Birds, F = Fish, Fu = Fungi, I = Invertebrates, L = Lichens, M = Mammals, P = Plants, R = Reptiles CODE: for Birds, Annex IV and V species the code as provided in the reference portal should be used in addition to the scientific name S: in case that the data on species are sensitive and therefore have to be blocked for any public access enter: yes NP: in case that a species is no longer present in the site enter: x (optional) Unit: i = individuals, p = pairs or other units according to the standard list of population units and codes in accordance with Article 12 and 17 reporting, (see reference portal) Cat.: Abundance categories: C = common, R = rare, V = very rare, P = present Motivation categories: IV, V: Annex Species (Habitats Directive), A: National Red List data; B: Endemics; C: International Conventions; D: other reasons

4. SITE DESCRIPTION

Back to top 4.1 General site character

Habitat class % Cover

N06 30.00

N09 30.00

N14 30.00

N23 10.00

Total Habitat Cover 100

Other Site Characteristics

Tratto medio di corso fluviale nella fascia pedemontana del versante settentrionale del Gran Sasso. Il fondovalle è caratterizzato dalla presenza di depositi alluvionali attuali (Olocene) e depositi alluvionali terrazzati antichi (Pleistocene medio-superiore), poggianti su un substrato costituito da argille marnose alternate a strati arenacei, riferibile alla formazione della Laga (Messiniano).

4.2 Quality and importance

Segmento fluviale con alta qualità biologica delle acque e con habitat di sorgente che rappresentano zone di rifugio per popolazioni di specie animali e vegetali stenoterme fredde (Riserva biogenetica). E' https://natura2000.eea.europa.eu/Natura2000/SDF.aspx?site=IT7120022&release=10 4/6 25/2/2021 N2K IT7120022 dataforms presente una popolazione ben strutturata di Lasca (limite meridionale di Chondrostoma genei). Alta biodiversità di invertebrati acquatici. Alto valore paesaggistico.

5. SITE PROTECTION STATUS

Back to top 5.1 Designation types at national and regional level:

Code Cover [%]

IT00 100.00

6. SITE MANAGEMENT

Back to top 6.1 Body(ies) responsible for the site management:

Organisation: Comune di Isola del Gran Sasso

Address:

Email:

6.2 Management Plan(s): An actual management plan does exist:

Yes

No, but in preparation

X No

https://natura2000.eea.europa.eu/Natura2000/SDF.aspx?site=IT7120022&release=10 5/6 25/2/2021 N2K IT7120022 dataforms 7. MAP OF THE SITE

No data Back to top

SITE DISPLAY

+ –

Esri, HERE, Garmin, INCREMENT P, USGS, METI/NA…

https://natura2000.eea.europa.eu/Natura2000/SDF.aspx?site=IT7120022&release=10 6/6 AUTOSTRADE A24/A25 ROMA - L'AQUILA - TERAMO

TAVOLA I

CARTA AREA DI INTERVENTO

Legenda

Traforo del Gran Sasso Trao autostradale

Il Professionista

Scala 1:100.000 AUTOSTRADE A24/A25 ROMA - L'AQUILA - TERAMO

TAVOLA II

CARTA RETE NATURA 2000 I.G.M. REGIONE ABRUZZO

ZSC IT 7120022 ZSC IT7110202 ZPS IT7110128

Traforo del Gran Sasso Trao autostradale

Il Professionista

Scala 1:100.000